UN AMORE IMPOSSIBILE...NEL 1938

di Non ti scordar di me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presi e Deportati! ***
Capitolo 2: *** Un viaggio movimentato ***
Capitolo 3: *** Oddio? Sei tu, Mary? ***
Capitolo 4: *** Morte sospetta ***
Capitolo 5: *** R.I.P Tyler ***
Capitolo 6: *** Discriminazioni...inutili! ***
Capitolo 7: *** Non mi serve aiuto! ***
Capitolo 8: *** Violenza ***
Capitolo 9: *** Vergogna ***
Capitolo 10: *** Il soffio della morte ***
Capitolo 11: *** Vampiro ***
Capitolo 12: *** Il seme del dubbio ***
Capitolo 13: *** Dichiarazioni ***
Capitolo 14: *** Ti amo ***
Capitolo 15: *** Suicidio ***
Capitolo 16: *** Desiderio di se stessi ***
Capitolo 17: *** Fuga ***
Capitolo 18: *** Arrivo al Pensionato ***
Capitolo 19: *** I ricordinon riaffiorano ***
Capitolo 20: *** Falsa ipotesi ***



Capitolo 1
*** Presi e Deportati! ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 1: Presi e deportati!
Bonnie Pov’s
 
Era il 17 Novembre del 1939. L’anno in cui c’erano le persecuzioni naziste.
Io mi chiamo Bonnie. Figlia di genitori ebrei. Sono minuta, non molto alta, capelli rosso fuoco e ricci.
Non vedevo mamma e papà da circa un anno. Chissà se erano, ancora, vivi? Ogni volta che penso a loro mi venivano le lacrime agli occhi. Loro potevano salvarsi, ma preferirono mettere in salvo me e le mie amiche, Elena e Meredith.
Elena, non sembra un ebrea. Bionda, occhi azzurri e alta. La nostra cittadina era tappezzata dalle sue foto segnaletiche. La mia amica, molto intelligentemente, ha sputato in faccia ad un generale tedesco e da allora era ricercata.
Meredith era alta, slanciata e bruna. Eravamo amiche da sempre. Quando io e la bruna perdemmo i genitori, Elena ci accolse con lei.
Eravamo sole, un giorno trovammo un nascondiglio stabile e ci stabilimmo là, insieme a Matt e Tyler, due nostre vecchie conoscenze.
 
Stavamo davanti al camino. Avevo indosso una lungo vestito verdone e rossiccio, oramai sbiadito, per tutte le volte che l’ho usato.
Fuori faceva un freddo cane. Tutti quanti erano tesi e nervosi, poiché girava voce che i tedeschi stessero ispezionando ogni casa nei minimi particolari.
Spero che non ci trovano, anche se vivere tutta la vita in quella lugubre stanzetta, non era il massimo… però sempre meglio di niente.
Qualcuno mi ridestò dai miei pensieri.
 
“Bonnie c’è la cena.” Mi chiamò Elena sorridente. Come faceva quella ragazza?
Come faceva ad essere così calma? I tedeschi potevano deportarci in un qualsiasi momento e lei era calma!
“Vengo…” dissi con un cenno del capo. Mi alzai da terra e mi sedetti al tavolo. La mia cena? Pane e un po’ d’acqua. Meglio di niente…
Iniziai silenziosa a mangiucchiare il mio pane a sguardo basso.
“Bonnie, piccola come va?” chiese Tyler. Alzai lo sguardo truce. Era impossibile! Perché mi doveva corteggiare, anche, in un momento come questo? Se avessi un coltello, non risponderei delle mie azioni!
“Smettila! Smettila di infastidirmi!” urlai io, alzandomi dalla tavola. Poggiai il tovagliolo sul tavolo e mi rifugia vicino al camino.
 
Mi ricordo quando da piccola con mia sorella andavamo a scuola e ogni giorno, puntualmente, noi ci giravamo e vedevamo nostra madre che ci salutava… Ogni giorno la vedevo… e da più di un anno che non sentivo la voce di mia sorella Mary, è da più di un anno che non mi abbracciava.
“Bonnie…Non volevo farti arrabbiare:” si scusò una voce alle mie spalle. Mi girai e vidi il mio amico con una faccia dispiaciuta. Forse avevo esagerato a trattarlo in quel modo… dopotutto lui non ha detto niente di compromettente. Il problema è che ho i nervi a fior di pelle .
“Tyler, scusami tu. Sono nervosa…” lue si sedette vicino a me e mi cinse le spalle. Sapeva diventare da irritante a dolce in pochi minuti. Restammo abbracciati davanti al caminetto per pochi minuti.
Tyler mi prese il viso fra le mani. Ci scambiammo uno sguardo. I nostri visi si stavano avvicinando… eravamo ad un millimetro, ma un colpo di pistola ci fece riscuotere.
“Cos’era?” chiesi io, impaurita. Non potevano averci trovato. Non potevano … io non volevo andare nei campi di concentramento. Voglio sposarmi, avere figli e un giorno mi piacerebbe avere dei nipotini… I miei sogni si erano infranti prima di averli realizzati.
“I tedeschi!” gridò quasi Meredith abbracciata a Matt. Elena stava preparando una borsa qualsiasi, mettendoci le cose a noi più care.
Io mi alzai di scatto, stavo per lanciare un urlo, quando qualcuno mi zittì.
“NON. FATE. RUMORE.” Ci ordinò Tyler.
Un altro sparo! Seguito da molti, molti altri.
“Stanno entrando!” disse Elena. “Nascondetevi!”
 
In un batter d’occhio persi tutti di vista. Matt e Meredith si rifugiarono in cucina. Elena era sotto il tavolo e Tyler…Tyler non lo vedevo… Dov’era finito? Mi guardai a torno. Qualcuno mi strattonò il braccio.
Mi ritrovai sulle ginocchia di Tyler. Oddio!
“Dio Santo!Mi hai spaventato!” dissi abbassando il tono di voce. Eravamo nascosti nel piccolo armadio. Mi toccai il collo… cercando quella collana. Non potevo averla persa! Mi salirono le lacrime agli occhi e una di loro mi rigò la guancia.
“Bonnie..Non ci prenderanno, tranquilla!” mi consolò abbracciandomi. Non aveva capito niente! Dovevo andare a prendere la collana di mia madre…
Mi liberai dalla sua presa e uscii dall’armadio. Nessun segno di tedeschi in casa. Un sospiro di sollievo.
Entrai in camera- se si può definire camera- e frugai nei pochi cassetti. Dov’era? Dove l’avevo messa?
Continuai a frugare dappertutto. Sotto il letto, nel piccolo armadio…
Non lo trovavo! Eppure io l’avevo visto! Sentii uno sparo e dei brusii. Erano entrati in casa!Mi devo calmare! Stai calma! Non ti innervosire!
Finalmente trovai quella collanina! Cosa ho fatto per trovarti!
Cercai di agganciarlo al mio collo… ma niente! Non riesco ad agganciarlo sarà il nervosismo? Per mia solita sfortuna questa mi sfuggì di mano e rotolò a terra.
Mi girai e vidi il ragazzo più sublime che avesse mai visto. Occhi azzurro ghiaccio, capelli corvini, aveva su per giù vent’anni. Aveva indosso una divisa bianca e blu, in mano aveva un fucile in mano. Era un generale!
Io ero seduta a terra. Il mio respiro si fermò a mezz’aria. Era venuto a prenderci? Giravo un po’ lo sguardo e cercavo il medaglione…
“Cerchi questo?” domandò il generale. Girai lo sguardo. Il ragazzo- non si poteva chiamare ‘signore’, poiché troppo giovane- stava per calpestare il MIO medaglione.
“Per favore, non calpestarlo!” gridai io. Attirando la sua attenzione. Mi fissò un secondo… cercava di leggermi dentro con il suo sguardo.
“Perché non dovrei?” chiese con un ghigno in volto. Abbassai lo sguardo e delle lacrime silenziose mi rigarono il volto.
“E’ l’ultima cosa che mi sia rimasta di mia madre.” Sussurrai malinconicamente. Nei suoi occhi vidi un lampo di freddezza.
Riuscii ad intenerirlo. Mi guardò. Nei suoi occhi c’era un alone di tristezza mista a delusione. Cosa poteva succedere ad un figlio di papà, come lui? Mah! Ha avuto tutto dalla vita.. che vuole più?
Si accovacciò a terra e strinse in mano la collana. Io mi alzai e il generale si avvicinò a me, porgendomi la collana.
“E’ tua!” disse freddo. Gli rivolsi un sorriso. Cercai di agganciarla, mentre lui batteva a terra il piede in segno di nervosismo.
S’incamminò verso di me, mi scostò i capelli e agganciò il medaglione.
Il generale riuscì a sentire il mio profumo… almeno io ebbi quella sensazione. Mi afferrò il polso e mi trascinò via di lì.
Vidi altri tre generali che tenevano ferme le mie amiche. Elena scalpitava arrabbiata, inveendo maleducatamente verso di loro.
“Fate schifo!Mi fate pena! Ammazzate gente senza motivo! Siete degli aguzzini!” urlava lei, dimenandosi tra le braccia di uno di loro.
Il volto del ragazzo, che teneva stretto a sé Elena, era teso. Mi sembrava un tipo dolce, mi rivolse un sorriso di compassione che ricambiai dolcemente.
L’altro generale mi faceva paura. Era uno biondo, alto e muscoloso. Incuteva timore e mi fissava in modo… strano, quasi malizioso.
“Ai campi!” ordinò il biondo. Sentii quel nome e mi dimenai tra le braccia del corvino… Sfuggi alla sua presa.
“Non ci voglio andare! Per favore! Abbiate pietà!” Quello con gli occhi verde smeraldo se ne era già andato con Elena che sembrava un cavallo imbizzarrito.
Il biondo sbuffò e fece un cenno al corvino.
“Sei proprio fastidiosa!” disse lui. Io era accasciata a terra e fissavo il pavimento. Tyler e Matt dov’erano? Li avevano uccisi? Dovevo trovare almeno Tyler.
“Pettirosso, se non ti alzi ti porto di peso.” Gli rivolsi uno sguardo freddo. Ma… come mi aveva chiamato? Pettirosso?! Che bel sopranome… mi piaceva.
“Come mi hai chiamato?”
“Pettirosso, sei dolce e fastidiosa come loro.”
“Io no mi muovo di qui!” dissi io. Stavamo facendo una botta e risposta. Mi guardò, mi prese per i fianchi e mi portò via di peso, mentre urlavo e scalpitavo.
Dove mi avrebbero portata? Che fine avrei fatto? Sarei morta?
La mia vita era nella mani di uno sconosciuto… di un magnifico sconosciuto.

 

ANGOLO AUTRICE: Se piace questa storia la continuerò. Spero vi piaccia, perchè a me mi ha coinvolto molto.
E poi, io mi immagino Damon con una bella divisa!!!! *sbava su una sua foto*
Continuo ad una recensione... Mi serve un po' d'incoraggiamento. Fatemi sapere le vostre idee, come dovrebbe continuare la storia e anche se avete dei consigli.
Mi scuso per coloro che già mi conoscono, mi spiace ma non ho ispirazione per "L'INVESTIGATORE VS IL VAMPIRO" . Prometto che tra poco agiornerò.
Aspetto una sola recensione. Vi voglio bene.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

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Capitolo 2
*** Un viaggio movimentato ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 2: Viaggio movimentato.

Bonnie Pov’s

 

Mi dimenavo, urlavo e scalpitavo in braccio al generale. Mi guardai intorno e vidi diversi camion con dentro tanti bambini che cercavano la loro mamma, i genitori che cercavano le loro mogli… di tutto e di più.

Il generale mi poggiò a terra. Incrociai il suo sguardo… forse dovevo provare a fuggire. O forse no? O la va o la spacca. Diedi una gomitata allo stomaco del corvino e mi allontanai da lui piangendo.

Sbattei contro qualcuno… stavo per perdere l’equilibrio, ma qualcuno mi afferrò i fianchi. Oddio! Fai che non sia il generale… fa che non sia lui…

“Piccola… ti hanno presa!” mi disse Tyler. Lo abbracciai e gli feci un sorrisino amaro.

“Dimmi che ti rivedrò!” gli imposi io. Nel caos generale nessuno ci vide. Lui sbatté la testa… perché non mi risponde? Perché?

“Piccola…Non posso prometterlo…” mi disse prendendomi le mani. Diversi generali, che ci notarono si stavano avviando verso di noi.

Tyler mi guardava triste… Mi prese il viso tra le mani e mi lasciò un bacio a stampo… Come se fosse stata l’ultima volta che ci rivedremo, ma non poteva essere! Io lo avrei rivisto!

“Tyler… non fare così …ci rivedremo…” riuscì a sussurrare tra una lacrima e un singhiozzo. Da lontano vidi che un generale, piuttosto arrabbiato, stava venendo da me. Era ufficiale! Sarei morta, ancora, prima di aver messo piede nei campi di sterminio. Non mi resi conto che Tyler mi stava fissando dolcemente…

Sentì qualcuno strattonarmi via da lì con forza. Ma che maleducato! Finii a terra con una spalla dolorante… che male! Mi contorsi a terra dal dolore, mentre Tyler fissava il ragazzo con odio.

“Insulsa ragazzina! Non ti permettere mai più di sfuggirmi… La prossima volta vedi cosa ti succederà!” mi minacciò lui con voce grave. Continuai a piangere… che aguzzino! Quest’ultimo continuava ad urlare contro di me, mi intimava di alzarmi, ma non ce la facevo. Dopo diverse sue lamentele mi prese in braccio, mi stava portando via … si bloccò al suono di una voce… una voce fin troppo familiare.

“Non la toccare… se le torcerai un solo capello, ti faccio passare le pene dell’inferno!” gridò lui.  Io cercai di dimenarmi, di sussurrargli qualcosa…ma non ne avevo le forze.

Il generale lasciò la presa e mi fece cadere in terra… Urlai di dolore, battei proprio su quella spalla!Mi accovacciai su me stessa, cercando di calmarmi…

“Ops… mi è scappata di mano. Che fai ora?” lo provocò. Tyler incrociò il mio sguardo e si avventò su di lui. Cerco di tirargli un pugno seguito da un calcio… ma lui era più forte. Lo scaraventò dall’altra parte della strada, mentre gemeva di dolore.

“Tyler!” urlai preoccupata. Come poteva? Non provava pietà? Non provava pena per una povera ragazza!? Ma che persona era…

Il generale si avvicinò a me e vidi sulla targhetta che si chiamava Damon Salvatore… che cognome! Il suo cognome era Salvatore? Un cognome non appropriato per un tipo come lui…

Damon mi prese il braccio e mi scaraventò dentro il camion. Dentro esso c’erano tante donne che piangevano, altre che cercavano di riposare. Più in là vidi Elena… non inveiva contro i tedeschi e nemmeno cercava di fuggire… anzi stava parlando civilmente con un generale…. Che se non sbagliai si chiamava Stefan Salvatore… chissà forse Damon era suo fratello? Eppure si ignoravano …

Mi sedetti su quelle scomode panchine. Mi ricordai che avevo ancora indosso il mio medaglione. Era un bella collana: un piccolo filo d’oro con un pendaglio a forma di cuore che si apriva a metà con due foto: una di mia sorella e una mia.

La guardai con nostalgia… vorrei sentire la sua voce, vorrei stare ancora, a casa mia o in quella lugubre stanzetta.

Iniziai a piangere cosa che facevo ininterrottamente da circa un’ora. Sul mio volto si dipinse una smorfia… In questa momento riuscivo solo a pensare a Tyler e a mia sorella.

“E’ tua madre, numero 1274?” chiese Damon. Come mi aveva chiamato? Numero 1274? Ma è lunatico! Come si permette di chiamarmi con un insulso numero?

“Mi chiamo Bonnie…” farfugliai io, alzai di poco lo sguardo. Damon – se, effettivamente, si chiama, così – mi stava osservando.

Che aveva da guardarsi? Ci fissammo negli occhi per pochi minuti… abbassai lo sguardo, stavo diventando rossa… Oddio, perché uno sconosciuto mi stava facendo emozionare in questo modo?

“E’ tua madre…Pettirosso?” chiese, usando nemmeno stavolta il mio nome, ma un dolce diminutivo… deglutì. Perché gli interessava la MIA vita?

“E’ mia sorella Mary Mccollough…” iniziai a singhiozzare… lo faceva a posta? Voleva farmi piangere? Era riuscito nel suo intento.

Damon aveva lo sguardo perso, continuava a fissare il vuoto. Fissava il vuoto assoluto. Era normale finché non nominai mia sorella…cosa gli ricordava quel nome? Non è che… ma NO! Un generale poteva avere tutte le donne che poteva avere… lui non andrebbe MAI da un ebrea! Ma che pensieri facevo?

Ti sei invaghita di lui… sexy, bel generale.. mi diceva un stupida ed insignificante coscienza. Io non potevo innamorarmi di un aguzzino!

Elena, invece, non la pensava al mio stesso modo. Stava seduta vicina al generale con degli occhi verdi smeraldo e della pelle vitrea … i due prima stavano parlando … ma da parlare sono arrivati ad abbracciarsi! Che amica!

“Era il tuo ragazzo?” domandò Damon. Io avevo un ragazzo? Non lo sapevo io…lo sapeva lui, informato il ragazzo. Forse si riferiva a Tyler… di sicuro si riferiva a Tyler. Al solo pensiero che si fosse fatto male mi venivano i conati di vomito. Scoppiai a piangere e i miei riccioli rossi mi coprirono il volto, che momento imbarazzante!

“Non. E’. Il. Mio. Ragazzo! Ma se gli avete fatto del male io…” stavo continuando, ma venni interrotta.

“Tu fai cosa? Già è tanto che tu riesca a sopravvivere 24 ore in un campo come quello!” continuò con una risata amara. Lo ignorai

Mi guardai attorno… nessuno stava guardando il nostro teatrino, tutti erano intenti a riposare o a piangere… Mi girai, dando le spalle al generale.

Dopo pochi minuti sentii qualcuno tirarmi il lembo della gonna. Vidi una tenera bimba che mi fissava con le lacrime agli occhi…Povera bimba.

“Hai perso la tua mamma, piccola?” chiesi gentilmente. Usai il sopranome “piccola”, anche Tyler lo usava con me… mi ricordo che mi infastidiva molto eppure sentivo il bisogno di sentirmi dire “piccola” da lui. Volevo ritornare indietro alle nostre litigate, a quando andavo a scuola, a quando avevo tredici anni… Vorrei tornare indietro nel tempo.

“Tu le assomigli molto…” singhiozzò triste. Le lacrime bagnarono il viso della bambina. Era così fragile. Capelli lisci e scuri con due occhi verdi colmi di tristezza. Volevo consolarla, ma come potevo? Non avevo nemmeno la maggiore età! Avevo bisogno io di mia madre! Figurati se potevo consigliare a lei… come andare avanti.

Le tesi le braccia per prenderla in braccio, ma qualcuno mi precedette. Un persona la prese per i fianchi facendola girare su se stessa e facendola ridere. La sua risata fu contagiosa, in meno che non si dica sia io, che la piccola che lo sconosciuto scoppiamo a ridere. Notai che era il giovane con cui la mia amica parlava amichevolmente. Teneva sulle gambe la bambina facendola sorridere e facendole recuperare il sorriso. Il ragazzo notò, anche me, e mi rivolse un sorriso.

“Piacere, sono il generale Stefan Salvatore.” Disse serio. Che occhi! Quella fu la prima cosa che mi colpì di lui… ma tutti i fratelli Salvatore hanno un magnetismo, per caso?

“Sono Bonnie…ma, ehm … perché..?” Cosa potevo dirgli in una circostanza simile. Potevo farci amicizia? Lui era un odioso generale, figlio di papà che non conosce il dolore… perché parlavo con lui?

“Ti chiedi perché un tipo come me possa essere un generale? Una persona che uccide senza pietà? Un figlio di papà?” mi chiese fissando la piccola. Non avevo che rispondere. Aveva centrato il punto. Colpita e affondata… Ma come aveva fatto a leggere ciò che pensava? Che fosse empatia!?

“Lo so che lo stai pensando…” disse cupo. Forse gli ho trasmesso una sensazione di disgusto nei suoi confronti …

“Io sono Bonnie. Sai non penso che tu sia una cattiva persona… credo!” dissi facendolo scoppiare a ridere.

“Non ho mai voluto fare il generale…” disse facendo cadere lì il discorso. Era più che evidente che non voleva sbandierare i suoi segreti con una sconosciuta. Iniziammo a parlare della guerra, di ciò che pensavamo.Cercava di compatirmi e di farmi forza… Non come suo fratello! Quell’arrogante del generale Damon Salvatore! Eh si… era suo fratello. Stefan- mi aveva detto di chiamarlo per nome- mi ha confermato che erano fratelli. I due opposti… D’un tratto il camion si fermò.

Dio fa che sopravviva!

ANGOLO DELL’AUTRICE: GRAZIE A TUTTI VOI, CHE AVETE LETTO LA MIA STORIA. RINGRAZIO SPECIALMENTE Kire99, Tneroro98,  Bonbon15 e Lulu_styles . Grazie per i vostri complimenti.

Passiamo al capitolo. Chi vuole uccidere Damon per come ha trattato Bonnie *alza la mano*. Damon si mostra arrabbiato contro Bonnie.. e rimane sorpreso nel sentire il nome di sua sorella… cosa le sarà successo?! Stefan è sempre il solito. Elena si è interessata a lui…ehehehe ne vedremo delle belle. E’ stato dolcissima la scena con la bambina. Inizialmente volevo farla fare a Damon quella scena, ma mi sono detta che lui non l’avrebbe mai fatto… Così l’ho Fatta fare a Stefan!!! Chi condivide la mia idea? *rotolo di paglia e rumore di grilli* ahahahaaha

La piccola non ho scritto il suo nome, ma la rivedremo. Si chiama Sarah… come il film “La chiave di Sarah”.

Continuo a un minimo di una recensione. Fatemi sapere ciò che pensate della mia storia.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:*:-*

Cucciolapuffosa

   

 

 

 

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Capitolo 3
*** Oddio? Sei tu, Mary? ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 3: Oddio! Sei tu, Mary?
Bonnie’s Pov’s

Vedevo tanta gente correre qua e là in lacrime. Io mi rannicchiai in un angolino spaventata. Dopo pochi minuti aprii un occhio e vidi che ero rimasta solo io. Con sguardo basso cercai di uscire dal veicolo, ma appoggiai male il piede… lanciai un gridolino e qualcuno mi prese per i fianchi.
Un sospiro. Non caddi a terra, per fortuna. Aprii gli occhi, sperando che fosse Tyler...però ciò che vidi mi sorprese enormemente.
“Stai attenta.” Mormorò quella voce. Quella voce che aveva un non so che di speciale nel suo tono. Era lui. Era Damon.
I nostri corpi erano uno vicino all’altro, i volti a un soffio dalla toccarsi e … quelle labbra… Oddio! Sto impazzendo! Devo dirgli qualcosa…Alzai lo sguardo, nel suo viso  c’era un senso di imbarazzo. Che scena imbarazzante!
“Grazie…per…per avermi presa…” non terminai la frase che lasciò la presa, facendomi cadere a terra. Ma era diventata un’abitudine lasciarmi cadere a terra come un sacco di patate? Mi misi a sedere, mi massaggiai la spalla… faceva ancora male. Mi rivolse un ultimo sguardo, come per accettarsi che non mi fossi fatta niente nella caduta e se ne andò via. Che emozioni… mi dovevo calmare.
Vidi una ragazza bruna avvicinarsi… Era Meredith. Mi alzai pian piano e mi incamminai verso di lei. Era di fronte a me. La mia amica- non in buone condizioni- era viva e vegeta. Ci abbracciamo.
Quando mi staccai dal suo abbraccio, vidi dove mi trovavo. In uno dei tanti campi di concentramento. Era enorme, circondato da una recensione lunga e spinata… era a prova di fuga. C’erano, anche, degli enormi capannoni e molta gente che veniva torturata , vedevo soldati che sotterravano corpi esanimi.
Meredith mi riscosse dai miei pensieri trascinandomi in uno di quei capannoni. Era sporco, sembravano ci vivessero dei topi, c’erano molti letti a castello – alcuni senza materassi - , la mia amica mi portò nell’angolo, dove era seduta Elena.
La abbracciai contenta. Grazie a Dio loro erano vive. Ora dovevo solo trovare Tyler e Matt e poi trovare un modo per scappare da quell’inferno.
“Quegli aguzzini! Li ammazzerei tutti… tranne uno…- sussurra la bionda ad alta voce. Ha detto che ammazzerebbe tutti, tranne uno? La mia amica si è invaghita di un generale!
“Chi è il generale?” la assalì Meredith. Lei si sistema la gonna stropicciata- o quel che ne rimane- e si grattò la nuca.
“E’ lui…” disse indicando un generale, che avevo già visto da qualche parte, dove? Lui era Stefan! La mia amica si era innamorata di Stefan!
“Signorina Gilbert nel camion mi avete detto che vi piacevano i tartufi… ne ho rimedito un paio, vorreste mangiarli con me?” chiese lui. Lo chiese con un romanticismo che mi faceva sognare…sembrava gli dovesse chiedere un invito galante a cena.
“Vengo volentieri…” detto fatto. Si era alzata e sottobraccio al generale se ne era già andata. Ah l’amore…
Meredith era stesa sul letto e fissava il vuoto. Cosa aveva? Soffriva di epilessia o cosa?
“Mer… cosa hai?” chiesi timorosa. Lei si mise a sedere, si sistemò i suoi lunghi capelli. Vidi che il suo viso era solcato da lacrime… molto strano! Meredith non piange mai! Nemmeno sotto tortura piangerebbe!
“Cosa ci succederà? Moriremo? Io. Non. Voglio. Morire.” Mi risponde scandendo le ultime parole. Non sai quanto ho paura io, amica mia; mi dimostrai calma solo perché finii le lacrime nel camion…Ma impaurita, iniziai a piangere anch’io. Ero sicura che non sarei sopravissuta alla prima visita medica.
“Pettirosso?!” mi sentii chiamare. NON. POTEVA. ESSERE. LUI! Mi girai e non vidi nessuno… possibile che me lo ero immaginata? Possibile che uno sconosciuto avesse tutto quell’ascendente su di me?
“Pettirosso?!” Ancora?! Era ufficiale! Stavo diventando pazza… eppure ero sicura di aver sentito Damon. Non ci diedi peso e fissai Meredith. Le volevo infondere coraggio, ma la vidi impallidire… Non sono brava a far calmare le persone! Questa me la dovevo ricordare. La bruna mi puntò un dito.
“Di…di..dietro di te..” sibilò spaventata. Mi stava prendendo in giro? Mi voltai e mi venne quasi un colpo. Damon. Ancora lui.. Quest’ultimo mi prese per un polso e mi fece alzare dal letto. Chiusi gli occhi… avevo paura che mi colpisse e invece..
“Bonnie? Oddio! Bonnie, sei tu?” disse qualcuno, dalla voce profondamente segnata dalla tristezza. La ragazza correva verso di me a braccia aperte e mi abbracciò con le lacrime agli occhi. Sentii il suo odore, toccai i suoi capelli… Non ci credo! Mia sorella! Quella era mia sorella! La abbracciai contenta…
“Bonnie sei viva! Ti voglio bene!” mi confessò con un sorrisino amaro. Era molto cambiata, da come la ricordavo… Era dimagrita molto, aveva il viso smagrito. Ma era VIVA! Dietro Damon sbucò un altro generale. Era quello biondo, quello che non mi ispirava fiducia.
“Vieni, Mccolough. Ritorniamo in cella.” Disse strattonandola via da me. Perché lei era rinchiusa in una cella? La vidi allontanarsi.
“Tua sorella è rinchiusa in quella cella perché non vuole confessare dove si nascondono gli altri vostri compari..” disse freddo. Iniziai a singhiozzare, cosa la faranno in quella cella? Quanto vorrei saperlo… Volevo difendere mia sorella.
Damon con due dita mi alza il mento, facendo incontrare i suoi occhi con i miei. “Grazie per avermela fatta incontrare…” lo ringraziai io. Io ero seduta a terra sul pagliericcio, Damon mi vide e si sedette vicino a me.
“Di nulla, Pettirosso. Sai le mancavi…” stava cercando un buon motivo, per non dire che ha fatto quel gesto per gentilezza?
“Perché?” chiesi. Lui mi guardò stralunatico, non riuscì ad afferrare la mia domanda. “Perché ti sei interessato a me?” gli chiesi più diretta che mai. Si girò verso di me e mi fece un sorriso sghembo e si avvicinò a me.
“L’ho fatto, perché mi hai fatto tenerezza… né di più né di meno…” mi rispose lui, non curante. Lo abbracciai contenta.
Lui era bloccato. Freddo, di ghiaccio. Inizialmente non ricambiò il mio abbraccio, solo dopo poco si sciolse un po’, posò le sue mani sui miei fianchi, io appoggiai il mento nell’incavo del suo collo. A contatto con la sua pelle quasi rabbrividii, pelle vitrea e liscia come il marmo.
“E’ stato il mio primo abbraccio…” sussurrò a bassa voce. Ha detto il suo primo abbraccio? La mia faccia era sconvolta… un uomo così..così magnifico – aggettivo che non lo descrive minimamente – non ha mai ricevuto un abbraccio?
“Per tua informazione ne ho avuti di abbracci, ma non ne ho mai avuti di così puri…” mi sta lusingando? Mi sta dicendo che sono…
“Sei più pura di molte donne tedesche che conosco…” continuò lui, ma come ha fatto? Sembra che abbia letto i miei pensieri?
“Come hai fa..?” mi mise a tacere con due dita sopra le labbra. Il mio respiro si bloccò a mezz’aria.
“Buona fortuna, scricciolo…” se ne andò via con un sorrisetto…avevo una voglia matta di toglierlo dal suo viso divino… altro che divino!
Rimasi bloccata così per altri pochi minuti. Mi ha chiamato scricciolo, mi ha dato un altro sopranome, erano magnifico detto da lui. Però mi aveva dato la buona fortuna? Secondo lui sarei morta ad uno dei primi ostacoli? Non era affetto, era una commiserazione per una povera ragazza che non poteva sopravvivere in un campo come quello!
Gliela avrebbe fatta pagare! In un modo o in un altro lei lo avrebbe fatto ricredere… “Cosa ti è successo?” disse Elena, che mi trovò sola e sconsolata, in un angolino dove prima era seduto il generale.
“Niente… solo che vorrei vedere Tyler…” mentii io. Anche se una parte di me chiedeva di Tyler, voleva sapere se stava bene, dov’era e con chi era! A sentire quel nome Elena sbiancò.
“Cosa gli è successo?” chiesi immediatamente alzandomi di scatto. Lei evitò il mio sguardo, segno inequivocabile che mi stava mentendo!
“Niente” mi rispose lei. Sentivo gli occhi lucidi, mentre qualche ebreo vedeva il mio teatrino. C’era solo un metodo per far dire ad Elena la verità.
“Giuramelo, guardandomi negli occhi.” Dissi seria. Io non sono mai stata una persona seriosa e noiosa, ma le poche volte che lo diventavo era per motivi seri.
Alzò lo sguardo e i suoi occhi color lapislazzuli erano vuoti e freddi… Secondo segno inequivocabile che mi stava nascondendo qualcosa! Ma cosa?
“Mi hanno detto che un generale lo ha picchiato…” farfugliò lei. Subito mi innervosii, qualcuno aveva picchiato il MIO amico?
“Chi?” in quel momento mi ronzavano in mente tante domande: Chi? Per quale motivo? Come? E quando?
“Un certo Damon… o qualcosa di simile” disse lei, come se fosse qualcosa di normale. Ecco perché il bell’imbusto era venuto ad addolcirmi la pillola! Strattonai la presa di Elena, che mi correva dietro, mentre faceva degli scongiuri. Sia meglio per Damon, che Tyler stia bene… altrimenti vedrà, pensai tra me e me.

ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti!!!!!!!!!!1 Ho postato alla fine!!!!!!!!! Martedì sera, alle 22:30. ahaahahah Xd! Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, chi ha inserito nei preferiti, chi nei seguiti e chi nei ricordati. Mi rendete felicissima!!!!!!!!!!!! Breve sondaggio: Meredith l’ha preferite con Matt o con Tyler? CONTINUO AD UN MINIMO DI UNA RECENSIONE.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

 

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Capitolo 4
*** Morte sospetta ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 3: Morte sospetta

Bonnie’s Pov’s

 

Quel fantoccio di un generale aveva picchiato il MIO amico! Solo io avevo il diritto di usarlo come pignatta nei momenti peggiori della mia vita! Lui non ne aveva diritto. Uscii dal capannone sotto gli occhi di tutti. Non sapevo nemmeno dove dovevo andare, sapevo solo che Tyler aveva bisogno di me! Lui aveva sempre bisogno di me e io avevo bisogno di lui!

Mi guardai intorno. A destra c’era il capannone dove poco prima avevo dato spettacolo, a sinistra stavano i campi di lavoro e dritto di fronte a me avevo una strada spianata che si divideva a metà. Arrivata al bivio dovevo scegliere se andare a destra o a sinistra? Non potevo sbagliare, perché se avessi incontrato dei generali non sarebbero stati contenti delle mie ricerche coraggiose.

Sentii dei lamentii provenire da destra… forse dovrei andarmene…Ma no! Se Tyler fosse stato al mio non ci avrebbe pensato due volte e sarebbe venuto a salvarmi, di sicuro. Giro a destra e vedo diverse celle vuote, camminai per il sentiero… fin’ora nessuna cella con un ragazzo dentro! Niente di niente! In lontananza vidi in penombra un piccola e lugubre cella, dove seduto su un pagliericcio c’era Tyler! Corsi verso di lui, appena mi vide si alzò in piedi sorridendomi. Apparentemente non vedevo danni fisici…ma non so se potermi fidare dei miei occhi..

“Cosa ti ha fatto quel bell’imbusto?” chiesi io di getto. Il suo volto s’incupì ed evitò il mio sguardo. Pensava che mi sarei bevuta una scusa che si usavano con i bimbi di tre anni?

“Bonnie riparliamone…” cercò di dissuadermi fissandomi negli occhi lucidi. Cosa gli ha detto per ridurlo così debole, davanti ai miei occhi? Lui non piangeva mai! Mi dovrei preoccupare?

“No, Tyler! Noi ne parliamo, ora e in questo momento!” affermai io con decisione. Ma dove lo trovavo tutto questo coraggio?

“Mi ha detto che sei stata con… Bonnie!” stava iniziando una frase, quando urlò il mio nome. Forse aveva la febbre? Vidi la sua faccia concludersi con una smorfia, cosa aveva visto? I suoi occhi prima vuoti e inespressivi, ora sono colmi di rabbia e anche di paura.

Sentii due braccia forti afferrarmi per i miei fianchi, iniziai a dimenarmi… Le braccia non erano quelle di Damon, il suo tocco era indimenticabile, questo tocco era più rude e goffo.

Il misterioso sconosciuto mi buttò a terra, provocandomi un forte dolore alla testa. Alzai di poco lo sguardo, era un generale, si chiamava Sage. Non mi fece una buona impressione, fin dal primo momento in cui l’ho visto. Mi trasmette ribrezzo e molta malizia. Ma non era la stessa che vedevo negli occhi di Damon, la sua era una malizia diversa, una ossessione…meglio definirla una “ossessione”.

Mi misi a sedere. Tyler si era alzato in piedi e cercava un modo per uscire da quella stupida prigione. Vedevo tutto leggermente sfocato, ma notai il sorriso da maniaco sul volto del biondo. Sfregandosi le mani e ridendo come un pazzo da manicomio si avvicinò a me.

“Hai bisogno di aiuto, Piccola?” disse scimmiottando. Stava imitando i modi di fare di Tyler? Che causa persa? Quel generale non era nemmeno un decimo di Tyler, non poteva avere la sua gentilezza, non aveva il suo charme, non aveva niente di lui!

Sicura che ti riferisci a Tyler?, mi suggerì un vocina interiore. Stupida coscienza! Non era il momento di uno dei suoi discorsi costruttivi!

“Non. Chiamarmi. Piccola.” Sibilai a denti stretti, non mi poteva chiamare così… era un modo tenere di chiamarmi, mentre quando lo pronunciava lui sembrava più un qualcosa di viscido.

“Ah si? Vuoi che ti chiami Pettirosso?” eh no! Questo era troppo! Ti lascio passare la stupida imitazione di Tyler, però non poteva imitare Damon. Con molta delicatezza gli sputai – letteralmente – in faccia.

Mi voltai verso Tyler che mi guardava come per dire ‘Che cazzata hai fatto’? Solo, allora, mi accorsi di aver fatto una mossa non sbagliata, ma sbagliatissima! Avevo sputato in faccia ad un generale? Anche se quel fantoccio se l’era meritato. Non rimpiansi ciò che feci.

Sage si voltò verso di me e con una forza assurda mi alzò da terra e mi sbatté contro un muro. Con rabbia premette le sue labbra contro le mie, il suo corpo mi sovrastava facendomi male. Il generale mi circondò il bacino, toccando languidamente la schiena. Continuava ancora a baciarmi, mentre io iniziai a piangere.

Tyler osservava quella scena e inveiva volgarmente contro il generale. Urlava come un matto, sperando che qualcuno lo senta.

Il biondo lasciò man mano la presa e io mi accasciai al suole dolorante. Quest’ultimo rivolse un occhiata vincente a Tyler, che lo fissava con sguardo pieno di freddezza e rabbia, una rabbia incolmabile.

“Pensi ancora che quel pezzente sia meglio di me?” mi domandò con presunzione. Ma sbaglio o quel tizio stava imitando sia Damon che Tyler in una giornata? Non riusciva né a essere affascinante e tanto meno all’altezza dei due.

“Vai all’inferno.” Ringhiai tra i denti. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Gli occhi del biondo da nocciola stavano diventando neri come la pece. Ma com’era possibile? Sage si avventò sopra di me, iniziò a baciarmi il collo, sentivo i suoi denti affilati… Gli esseri umani non avevano denti così affilati!

Di botto, il corpo del generale si accasciò sopra di me, sentii qualcuno prendermi in braccio e chiusi gli occhi, sperando che quello fosse un brutto sogno.

 

Mi risvegliai dolorante su una brandina. Intorno a me vidi Elena, Meredith e… Stefan? Cosa ci faceva lui qui. Battei più volte le palpebre e notai che mi trovavo in quello stupido capannone. Come era finita lì?

I ricordi erano molto chiari. Quel generale mi baciava, io lo provocai e poi il buio. Chi era il mio misterioso salvatore? Forse Stefan…?

“Bonnie… tutto bene? Mi hai spaventato!” trilla Elena contenta. Meredith mi guardò e poi abbassò il capo. Non era la solita e scherzosa Meredith…lei era più triste del solito.

“Io credo di stare bene…Chi…chi mi ha salvato?” Silenzio. Nemmeno una risposta. Mutismo. Non credo che in balia della pazzia quel tipo mi abbia riportato qui!

Stefan che osservava la scena, dietro le spalle di Elena si schiarì la voce. Tutte noi ci girammo verso di lui, come per dire ‘illuminaci’.

“Damon ti ha trovato in una situazione poco consola con il generale Sage. Lui ti ha portato a me, lo avrebbe fatto lui, ma aveva una faccenda da sbrigare.” Damon mi ha salvato… La testa se ne stava decisamente andando, quante volte mi aveva salvato in un giorno?

Aveva detto ‘poco consola’? Il corno poco consola! Quel generale fasullo tutto muscoli e niente cervello aveva cercato di violentarmi! La rabbia salì alle stelle e a mala pena riuscivo a stare calma.

“Ehm…Grazie…” Stefan si allontanò con un cenno di saluto. Le mie amiche si sedettero vicino a me, sembravano calme eppure Meredith aveva un comportamento troppo strano.

“Mer…cos’hai?” chiesi esitante. Finalmente alzò lo sguardo, iniziò a singhiozzare, appoggiandosi alla spalla di Elena. Io e la bionda ci scambiammo un occhiata… Noi non eravamo brave a consolare le persone… Di solito Meredith consolava noi!

“Matt… Non so…è …” Oddio! Matt era  morto? Com’era possibile? Si sapeva che Mer aveva un debole per lui, ma non pensavo che lo volesse bene fino al punto di disperarsi a tal modo.

“Anche se non si è fatto vivo, non vuol dire che è morto…” solo dopo aver detto la frase, mi resi conto di quanto potesse essere insensibile.

‘Se non si è fatto vivo’? Sei una stupida!, disse quella fastidiosa vocina del mio subconscio. Ma perché era sempre così noiosa?

Sai che io sono te stessa e che di conseguenza ti sei data della noiosa?, che vocina maleducata! Oltre ad essere fastidiosa e noiosa era anche intelligente! Ma se questa vocina era me stessa vuol dire che io ero intelligente!

Non contarci troppo! Ma sono una cretina? Sto parlando da sola! Solo io potevo fare queste stupidaggini!

“Meredith, Matt è uno tosto…Ricorda che ti ha promesso di ritornare!” le dissi io. Forse non facevo così schifo a consolare, dopotutto. Elena era sparita pochi minuti prima e ora veniva affannata verso di noi.

“Ragazze, venite!” disse soltanto. Io e Meredith ci scambiammo un occhiata e seguimmo Elena. Uscimmo fuori dal capannone e vedemmo molti generali intorno a qualcosa. Damon era in disparte che li fissava disgustati e Stefan era accanto al fratello e parlottavano sotto voce. Mi avvicinai a loro.

“Cos’è successo?” Chiesi un po’ impaurita. I due si scambiarono uno sguardo e s’irrigidirono. Stefan deglutì, cercava di nascondermi qualcosa e si schiarì la voce.

“E’ morto, prosciugato, senza un litro di sangue. Colpa di un animale.” Intervenne Damon, prima di lui. Prosciugato? Un animale? Come ha fatto un animale ad entrere nel campo di concentramento. Qui c’è qualcosa che non quadra, pensai tra me e me.

 

Angolo della pazza: Ho aggiornato come promesso!!!!!!!!!! Grazie a tutte voi per le magnifiche recensioni, mi rendete felice!

Spero che questo capitolo vi piaccia. Sage morto prosciugato..Chi sarò mai il colpevole? Un animale?

Vi lancio una sfida: Per far scaturire in quel modo l’ira e il risentimento di Tyler cosa gli ha detto il generale Damon Salvatore?

Vi assicuro che non è molto semplice da capire :) :) :)

Continuo ad una recensione

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

 

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Capitolo 5
*** R.I.P Tyler ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 4: R.I.P Tyler

Bonnie’s Pov’s

 

Erano passati tre giorni. Tre giorni in quell’inferno. Tre giorni senza vederlo, quello che mi faceva più male. Non vedevo Damon… NO! Che cosa sto farneticando? Io mi dovevo preoccupare per Tyler! Non per quel fantoccio.

Ero stesa su uno di quei lettoni scomodi, che condividevo con Mer ed Elena. Quest’ultima era sempre di buon’umore, pensava positivo; Meredith era piuttosto triste e corrucciata, non accennava un sorrisino e io,invece, finché non capisco il motivo per cui Tyler era arrabbiato con me, non ragionavo bene e lucidamente.

Uno spiraglio di luce ricade su di me, facendomi alzare. Le mie due amiche erano in dormi-veglia. Mi scompiglia i miei lunghi capelli ricci e li raccolsi in un codino malfatto con un nastro viola. Mi osservai intorno, c’era un silenzio inquietante. Com’era possibile che tutte le ebree di quella stanza dormivano beatamente? Feci un profondo respiro e scesi dalla brandina. Deglutii e notai che sulla finestrella c’era un corvo…stupido uccellaccio! Mi avvicinai sempre più e vidi il colore dei suoi occhi: azzurro ghiaccio,  vuoti con un filo di tristezza. Erano i suoi! Non poteva essere! Perché quel corvaccio poteva avere quel colore degli occhi? E soprattutto, perché mi ricordavano gli occhi di Damon?

“Scio! Scio! Via uccellaccio!” gridai io, avvicinandomi pericolosamente al corvo. Quest’ultimo planò verso di me, gracchiò e mi graffiò il braccio. Caddi a terra, facendo svegliare Elena e Meredith e così tutte le ragazze del dormitorio.

Uno sparo. Seguito da altri due. Iniziava una nuova giornata. Speriamo bene.

 

 

Stava zappando la terra, mentre il sudore mi imperlava la fronte e il mio respiro si faceva sempre più pressante. Il braccio mi faceva un male… Per non infettare le altre, feci una semplice medicazione. Continuavo a zappare, quando sentii che qualcuno mi prese il braccio dolorante. Mi si mozzò il respiro e rimase bloccato a mezz’aria. Fa che non sia chi penso…

“Che ti sei fatta?” chiese qualcuno. Lascia a terra la zappa e saltai al suo collo. Tyler era vivo! E mi aveva chiesto come stavo! Quindi qualcosa di me doveva importagli… Almeno era stato liberato da quella lugubre cella. Lo abbracciai, ma non ricambiò il mio abbraccio, era rimasto freddo… non sembrava più lui!

Si liberò della mia salda presa, facendomi indietreggiare fino a far perdere l’equilibrio. Mi pizzicavano gli occhi, li sentivo sempre più umidi e abbassai il capo. Perché mi trattava come se non lo conoscessi? Stava per andare via, quando si fermò ad uno dei singhiozzi e si sedette accanto a me.

“Piccola…Devi togliermi una curiosità,cosicché io possa morire in pace.” Disse serio, fin troppo serio. Morire in pace? La mia calma si trasformò in un improvviso senso di agitazione e nausea continua. Lui mi sorrise e mi accarezzò i capelli, facendo ricadere i morbidi boccoli sulla schiena.

“Era un modo di dire…” mi rassicurò con malinconicamente.  Il battito cardiaco riprese a fare la sua funzione. Mi prese per le spalle e il mio viso e il suo era ad una breve distanza.

“Sei stata con Damon Salvatore?” Mi chiese, facendosi coraggio. Mi allontanai da lui e lo guardai negli occhi, mi chiedeva se era stata… In un momento capii tutto quanto. Damon per una ragione a me oscura gli ha detto che ero stata con lui, facendolo inveire contro di lui e di conseguenza sbattuto in cella. Già lo odiavo a quel generale che pensava di essere tanto sexy!

“NO. Non potrei mai…” lui sorrise debolmente e mi abbracciò. Mi aveva creduto! Mi aveva creduto! Si!

“Devo fare una cosa….” Mi sussurrò all’orecchio. Mi prese per i fianchi sollevandomi e mi baciò con dolcezza e sicurezza, trattandomi come un oggetto prezioso da non danneggiare. Un bacio unico.

Mi staccai da lui e gli tirai un ceffone. Come si permetteva di baciarmi? Non eravamo nemmeno fidanzati!

“Perché?Voglio sapere perché!” dissi alzandomi e impuntando i piedi. Tyler scuotè la testa e mi lasciò un casto bacio sulla fronte. Sentii un rumore… mi girai e vidi due generali con le braccia conserte. Tyler mi guardò un ultima volta per poi allontanarsi con quei due aguzzini.

Restai qualche minuto a guardare quei tre che si allontanavano sempre di più, lasciandomi sola, amareggiata e piene di domande, che mi frullavano da molto tempo.

 

 

“Quindi ricapitolando tutto: ti ha chiesto se sei andata a letto con Damon, poi ti ha baciato, ti ha guardata un ultima volta e se ne andato con quei generali?” chiese tutt’un fiato Elena. Io rielaborai le informazione con Meredith che guardava la bionda piuttosto stupita.

“Si, più o meno è andata così.” Affermai io. Meredith lanciò uno sguardo ad Elena ed entrambe scoppiarono in piccoli gridolini da pazze omicide.

“Sai che significa?” chiese Meredith, felice come non mai… Non l’avevo mai vista così contenta in questi ultimi giorni.

“No. Cosa significa?” chiesi innocentemente. Elena mi diede un tenero buffetto sulla guancia e scoppiò a ridere.

“TI AMA!” dissero in coro. Mi ama? Non mi ha mai mostrato un interesse verso di me! Almeno credo.

Sinceramente mi veniva da ridere. Era quasi mezzogiorno, tutte e tre eravamo sedute su un terreno che dovevamo curare e stavamo facendo dei teatrini sull’amore! Ma ci potevamo rendere conto dove eravamo finite?

Tutte e tre eravamo contente per la prima volta in quattro giorni. La prima risata. Questa armonia felice che si stava creando si interruppe in pochi secondi, anzi meno di secondi. Tutta colpa di un annuncio.

“La morte di Tyler Lockwood è programmata per le 12:15. Grazie per l’attenzione.” La rabbia si era impossessata di me, mentre Elena e Meredith si guardavano cercando un modo di calmarmi.

“NO! IO LO UCCIDO!” dissi arrabbiata alzandomi, mentre Elena mi tratteneva e Meredith era, invece, scossa dalla notizia… stava ancora assimilando le informazioni. “Che ore sono!?” chiesi tutt’un tratto. La bionda mi guardò.

“Saranno le 12:05… Non so, Bonnie.” Mi disse dispiaciuta abbracciandomi. Non c’era tempo per gli abbracci, già sentivo le lacrime venir fuori.

Presi per mano Meredith che si portò insieme Elena. Iniziai a correre sempre più, percossi dritto il viale, girai a sinistra ed ero arrivata in un enorme piazza.

La piazza era piena di gente e generali. Avevano montato un palco, su cui era stata montata una… ghigliottina? NO!

Mi feci spazio tra la folla, mentre lacrime rigarono il mio volto. Mi sentivo male, vuota, dovevo sapere perché volevano porre fine alla sua vita! Lui aveva soltanto diciannove anni! NON. DOVEVA. MORIRE.

Corsi con tutta le mie forze, ma ad un certo punto dovetti prendere almeno fiato. Ricominciai a correre finché non vidi quella lama scendere in meno di mezzo secondo e così decapitare il mio amico. Salii sul quel palco, sbattendo i generali dove capitavano.

“Smettila! E’ morto!” mi disse lui. Damon Salvatore, l’uomo più odioso e cinico del mondo! Mi stava sollevando per portarmi via da lì.

“Lasciami! La colpa è la tua!” dissi io. Lui mi fissò con quegli occhi, capaci di perforarti l’anima.

“Non possiamo rimanere in queste condizioni! Dobbiamo ribellarci!” dissi io rivolgendomi agli spettatori. Tutti mi diedero ragione con un cenno di assenso e con dei brusii.

“Fatela stare zitta, a quella mocciosa!” sentenziò uno di loro. Questo si avvicinò a me e mi tirò un pugno. Mi accasciai a terra, sfogando tutta la tristezza e l’angoscia accumulata in quei pochi giorni, ma anche il dolore. Ero a terra e mi doleva tutto il fianco destro.

“Non la toccare. Ti vieto di torcerle un capello! Uno solo!” lo minacciò lui. Damon. Perché gli interessavo a tal punto da difendermi? Ho una calamita per i guai. Notai che Elena e Meredith stavano venendo verso di me… Anche loro volevano morire con me? Bene, erano anche loro accolte nel club della morte, c’erano posti liberi.

“Stronzi aguzzini! Ecco cosa siete!” urlò la bionda. La mia amica aveva la capacità da farsi voler bene da tutti, tranne per quelli che le erano antipatici, cioè i generali. Aprii leggermente gli occhi e vidi un gran trambusto… Ero sicura che avevo segnato la mia... la nostra condanna a morte! Damon si avvicinò a me e mi guardava con uno sguardo penetrante, non lasciava trasparire nemmeno un’emozione.

“Pettirosso hai la capacità di metterti nei guai, sai?” disse ironicamente, si era seduto ed io ero appoggiata sul suo pettorale e solo ora mi rendo conto di quanto sia muscoloso e di quanto la sua pelle potesse essere fredda.

“Buona fortuna” sentii solo quelle due parole, mentre mi accarezzava i capelli. La morte di Tyler mi aveva segnato… Ho bisogno di te, Damon. Aiutami.

 

 

 

Angolo della pazza: SPERO VI PIACCIA. Ringrazio chi recensisce con affetto,chi ha inserito la storia nei preferiti, chi nelle seguiti e chi nelle ricordate.

Continuerò la storia appena arriviamo ad una/due recensioni, i accontento di pochissimo ;) ;)

Vi voglio anche dire che sto lavorando ad una nuova storia, che posterò in questi giorni, non so bene quando, ma prima di Domenica sicuramente.

La trama è un seguito dell’ultimo libro della Smith. Damon è sparito dopo che Elena e lui si erano uniti con una promessa data alle Guardiane. Gli studi riprendono e Bonnie cerca di dimenticarsi di lui. Ma se lui la contattasse per chiedergli aiuto? Lei come reagirebbe?Avverto che è un cross-over con Twilight.

Spero vi abbia intrigato, fatemi sapere che ne pensate, perché non sono sicura di postarla.

Benissimo, ho finito il mio salmone. Al prossimo capitolo. Continuo ad 1 o 2 recensioni.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

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Capitolo 6
*** Discriminazioni...inutili! ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 6 : Discriminazioni… inutili!

Bonnie’s Pov’s

 

Mi svegliai con un forte mal di testa, a cui si aggiungeva il dolore al fianco destro. Battei le palpebre. Ricordavo tutto perfettamente. Mi ricordavo il momento il cui la lama ha mozzato la testa di Tyler, il suo ultimo respiro, la sua faccia quando mi ha vista. Aveva evitato il mio sguardo. Non so come avrei reagito se avessi incontrato il suo sguardo… A quel punto tutto mi fu più tutto più chiaro. Mi fu chiaro, perché mi aveva baciato…Era come fare qualcosa che tu hai sempre sognato di fare per tutta la vita, ma che primo o poi potevi realizzare. Mi era chiaro il perché mi avesse chiesto se ero stato con Damon… non voleva morire con quella domanda, voleva morire contento. Stavo ricominciando a piangere. Un debole raggio mi illuminò il volto. Dov’ero finita? Non ero morta. Questo era sicuro! Ma dov’ero?

Mi alzai da terra e vidi di fronte a me quella persona. Quella dannata persona che io non volevo vedere. Che non avevo voglia né di sentire, né di vedere. Damon. Era dentro quella cella e mi fissava con uno sguardo indecifrabile.

Deglutii. Aveva uno sguardo particolare. Non potevi mentire con lui, quegli occhi maledettamente profondi, ti mettevano in soggezione.

“Cosa vuoi?” chiesi dubbiosa. Non guardandolo direttamente negli occhi, incontrando l’aguzzino di Tyler, non so come avrei reagito incontrando il suo sguardo.

“Guardami, quando ti parlo!” mi disse arrabbiato, venendo verso di me. Io non alzai minimamente lo sguardo. Non gli volevo dare questa soddisfazione, fosse l’ultima cosa che faccio.

Lui si avvicinò sempre più. Il mio cuore andava a mille, le mani iniziavano a sudare e l’adrenalina stava man mano salendo alle stelle. Cosa mi stava succedendo?

Ammettilo! Ammettilo! Ti piace!,  disse quella vocina fastidiosa dentro di me. Era una vocina insopportabile!

Alzai di poco lo sguardo. Era poggiato sulle ginocchia e mi guardava con aria di sfida. Lo odiavo, con tutto il mio cuore. Però mi aveva salvato la vita un paio di volte e per questo un pochino lo stimavo.

Sentii due dita sollevarmi delicatamente il volto. Il suo tocco mi faceva rabbrividire. Non accennai ad alzare lo sguardo, mentre lui si schiarì la voce.

“Hai un odore di fragole, Pettirosso.” Mi disse lui con un sorrisetto provocatorio. Aveva detto che profumavo di fragole. Che olfatto…molto sviluppato! Mi scappò un sorriso. Non aveva mai fatto una considerazione, così positiva su di me, in mia presenza; per giunta.

“Cos’è successo dopo la SUA morte?” dissi fredda e neutra. Non lasciai trasparire un emozione. Non potevo e non volevo farmi ferire da lui o da qualsiasi persona. Era meglio stare in guardia. Nel campo di sterminio avevo sentito molte donne parlare di lui. Era un donnaiolo… faceva finta di amarle e dopo aver avuto ciò che voleva le lasciava lì, morte, malate o con qualsiasi problema loro avessero. In breve…? Detto senza giri di parole: un bellissimo bastardo.

“Dopo la morte di quel tizio, ti hanno portata qui. E la tua amica biondina ha avuto qualche problemino con un paio di generali e insieme alla brunetta che chiedeva dov’era finito un tipo, sono finite in cella come te.” Disse semplicemente. Benissimo, la mia condanna a morte era stata segnata.

“Mi hanno detto che devo farti calmare… o con le buone o con le cattive…” continuò magneticamente. Pensava di farmi calmare con una gentilezza improvvisa e due complimenti fasulli?

“Ha ragione la mia amica. Sei un bastardo.” Risposi io, sicurissima di me stessa. Non sarei ceduta al suo fascino, mai e poi MAI!

Ripeterlo, non serve a niente se lui ti piace già ;), mi canzonò quella vocina interiore, che odiavo! Lui per pochi secondi rimase calmo, serrando i pugni e mascella, come per reprimere un istinto. L’istinto di non uccidermi immediatamente, probabilmente. Alzò lo sguardo e vidi i suoi occhi color ghiaccio in un colore più scuro…un nero simile alla pece. Presi un respiro… Come poteva avere due tipi di colore di occhi?

In meno di mezzo secondo mi ritrovai sbattuta contro il muro, con la SUA mano sul MIO collo. Non facevo bene a provocarlo… me la dovevo segnare. Un errore da non rifare.

“Ripeti se hai coraggio.” Mi intimò lui. Cosa dovevo fare? Se non lo ripetevo mi prendeva per una codarda e se ripetevo mi uccideva… Un respiro.

“Ho detto… che sei un… bastardo…” dissi singhiozzando. La presa sul collo aumentava sempre più. Il suo volto si stava… deformando? Non saprei come definirla.. Abbassò un attimo il volto e facendo un profondo respiro, mi fissò negli occhi, pieni di lacrime. Non riuscivo più a respirare, le mie labbra erano diventate di un color bluastro, stavo perdendo il mio colorito diventando pallido quasi come il suo e iniziai a tossire.

I suoi occhi di colore scuro stavano diventando sempre più chiari e rendendosi conto che mi stava per uccidere, lasciò la presa e mi fece cadere a terra.

Iniziai a tossire sempre più fortemente. Il respiro era affannato, per un momento mi ero vista passare la vita davanti. Lui si stava avvicinando un’altra volta vicino a me…NO! Non volevo morire. Indietreggiai spaventata.

“Pettirosso… Non volevo. Giuro che non avevo intenzione di ucciderti.” Si scusò, alzando le mani in segno di resa. Delle lacrime silenziose mi solcavano le guance. Lui si sedette vicino a me sul pagliericcio,asciugando con il pollice una delle mie lacrime. Rimasi là immobile, non potevo permettermi passi falsi. Damon iniziò ad accarezzarmi i capelli, guardandomi in modo…. Strano… Forse dolce?

“Smettila! Non ti voglio far pena!” gli urlai contro arrabbiata. Mi alzai veloce e mi sistemai la gonna del vestito. Mi osservai meglio… Quel vestito era stracciato, tutto scolorito e i miei capelli erano incrostati di terra. Sembravo un mostro.

“Non mi fai pena. E ho visto mostri peggiori…” disse ironico. Per caso i miei pensieri li avevo detti ad alta voce? Non mi risultava. Come faceva a farlo?

“Come hai fatto?” chiesi ingenua. Mi era sembrato un tipo bizzarro, un tipo sulle sue…

“Come ho fatto a fare cosa?” chiese enigmatico. Non sapevo più cosa dire. Non potevo dirgli che io pensavo qualcosa e che lui successivamente ripeteva le stesse frasi dette dal mio subconscio.

“Tu… leggi nel pensiero?” chiesi. Stavamo sfiorando i limiti della pazzia. Ero così strana da pensare che lui leggesse nel pensiero?

“Pettirosso… se anche leggessi nel pensiero non credo che tu possa giudicarmi… Siamo tutti uguali.” Mi disse serio. Lo guardai un pochino disgustata. Un generale che sterminava gli ebrei parlava di uguaglianza? Che scena comica…

“Parla colui che stermina gli ebrei, però dice che siamo tutti uguali. Uao! Tu puoi essere razziale e io no? Io posso pensare che voi tedeschi siete inferiori a noi ebrei.” Continuai senza prendere mai fiato. Il mio discorso filava alla perfezione. Non c’era un intoppo. Ero sicura che l’avrei zittito in un modo o in un altro.

“Touchè” disse normale. “Il discorso fila, ma vedi noi tedeschi siamo di una razza…” si bloccò a metà discorso. Aveva capito che il suo discorso non reggeva. Mi sentii incolpata. Perché ero nata? Ero un problema…Una complicazione. Non ce la facevo più dovevo vuotare il sacco su cosa provavo…

“Damon tu non sai cosa significa! Non sai cosa significa essere discriminati! Non sai niente di tutto ciò! Che colpa ne ho io, se sono un ebrea! Io non ho colpe se non sono di razza ariana!” gridai in lacrime. Perché ero diversa? Un lampo passò nei suoi occhi. Mentre io continuavo a piangere. Damon aprì le braccia e non resistetti alla tentazione. Mi buttai sopra di lui e lo abbracciai. Gli stavo bagnando la divisa, dopo mi avrebbe uccisa… forse. Era così rigido, non si scioglieva in nessun modo con nessuno. Chiusi gli occhi.

Non so quanto tempo passò. Dieci. Venti. Trenta minuti. Non so. Ero ancora abbracciata a lui e mi sentivo protetta e con un senso di leggerezza, mai sentita.

“Pettirosso, basta piangere. Non ne hai motivo, finché starai qui con me non ti succederà niente.” Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, avrebbe detto mio padre. Lui amava i detti e amava le pesche. Sorrisi al suo ricordo… Speravo fosse vivo e in caso fosse morto volevo che vivesse in pace con se stesso.

“Sorridi?” mi chiese interrogativo. Stavo piangendo e contemporaneamente sorridevo. Scossi la testa. Dirglielo o non dirglielo?

“Papà. Mi ricordo che amava le pesche, come me.” Gli risposi semplicemente, sospirando malinconicamente. Mi sistemò un ciuffo ribelle dietro le orecchie. Sbadigliai, il sonno si faceva sentire. Appoggiai la testa nell’incavo del suo collo e Damon mi accarezzava teneramente il volto.

Ad un certo punto guardò il suo orologio e si fece più nervoso. Cosa doveva fare? “Pettirosso, io devo andare ad un esecuzione di una ragazzina. Devo andare..” mi disse. Di una ragazzina?

“Chi?” chiesi di getto. Mi guardò un momento sopreso.

“Otto anni, bionda, occhi verde smeraldo, che vuole sua madre…?” la stessa ragazzina che incontrai su quel camion. Non poteva morire..

“Per favore, salvala!” stava uscendo dalla cella e annuiva. Io chiusi gli occhi e caddi nella braccia di Morfeo.

Salvala, Damon. Fallo per me.

 

ANGOLO DELLA PAZZA: Ciauuu a tutti! Innanzitutto grazie per chi la leggerà e grazie per chi ha anche letto l’altra mia fan fiction chiamata “RED ROS FOR US”. Passando al capitolo lungo e molto Donnie. Sono stata buona, i due mi facevano tenerezza. La scena di Damon arrabbiato vi ha fatto paura? Non so ci voleva, ma poi si è sciolto… Lasciando un po’ trasparire le sue emozioni! Grazie cielo *cori cantano l’alleluia*

Il discorso di Bonnie sugli ebrei, lo sostengono pienamente, poiché non sono razziale e sostengo che tutti sono uguali tra di loro. Il suo discorso filava a pennello e Damon ha fatto la figura del babbeo… ma quella la fa puntualmente (?)

L’ultima scena della piccola bimba è magnifica! Troppo belli! Speriamo che Damon la salvi! Altrimenti chi glielo dice a Bonnie che oltre alla morte di Tyler c’è anche quella della bimba? Non so… Vediamo come mi gira!

Continuerò ad una recensione per favore. *fa faccia da cucciola*

Grazie a tutti. Capitolo dedicato a tutti coloro che recensiscono la mia storia/la mettono tra preferite/seguite/ricordate. Grazie ancora.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

 

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Capitolo 7
*** Non mi serve aiuto! ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 7 : Non mi serve aiuto!

Bonnie’s Pov’s

 

Era l’alba. Un lieve foschia era presente nell’aria. Sbattei gli occhi e mi stiracchiai. Mi ero addormentata e Damon era andato a quell’esecuzione… Speravo che era riuscito a convincere a quei bastardi di non processare una bambina. Lui era uno di loro, ma le persone diventano in un certo modo per un motivo e io non volevo sapere il suo. Avevo paura che fosse diventato così rude per un motivo che io non condividevo e che avrebbe compromesso la calma che si stava pian piano instaurando tra di noi. Mi misi a sedere.

Mi ero addormentata a terra e mi ritrovai su una brandina con una coperta di lana…Almeno avevo scoperto perché stanotte non avevo freddo. Chi poteva essere stato così gentile? In un primo momento il mio pensiero era andato a Tyler, però mi ricordai che era morto… Presi un respiro. Dagli occhi mi era uscita una sola lacrima. Seguite da molte altre.

Notai che accanto alla brandina c’era una… pesca? Oddio, stavo impazzendo! Presi in mano il frutto, ma in lontananza vidi un foglietto. Mi alzai e lo presi in mano. Sorrisi… Come poteva essere così dolce e stronzo allo stesso tempo. Sul foglio c’era scritto: ‘Sono venuto per una coperta e ti ho lasciato il tuo amato frutto. D.”

Sorrisi ancora come una scema. Cercavo di non sorridere, ma non ci riuscivo. Come era riuscito a rimediare una pesca? E tutto lo aveva fatto per me? Nessuno, fin’ora, si era interessato a me… Cosa stavo pensando? Damon era un generale, non potevo fare certe considerazioni su di lui! Di sicuro per questa gentilezza vorrà qualcosa in cambio.

Non può aver fatto un gesto d’affetto nei tuoi confronti?, mi diceva quella vocina che mi dava il tormento. In effetti non dovevo sempre pensare male! Lui avrà voluto fare un gesto di compassione nei miei confronti. Il sentimento era la compassione. Eppure era contenta ugualmente.

Assaggiai la pesca. Aveva un sapore dolce. Mi ricordava le pesche che io e mio padre raccoglievamo nel prato e poi le mangiavamo sotto gli alberi al fresco, mentre mamma e Mary preparavano la cena.

 

*Flashback*

 

Era un pomeriggio estivo. Io avevo sei anni. Insieme al mio papà stavo raccogliendo le pesche dagli alberi e mi divertivo moltissimo a farmi sollevare dal babbo, diceva che ero leggerissima.

“Sei una piuma, tesoro” mi disse, facendomi girare come una principessa. Io risi contenta, una di quelle risate con tanta gioia e spensieratezza. Anche lui si unì alla mia risata contagiosa.

“Mangiamo le pesche sotto il nostro albero?” mi chiese giocondo. Io riuscii a liberarmi dalla sua presa, mi tolsi le scarpe e corsi verso il pesco, saltellando felicemente. Papà mi raggiunse contento e mi diede un bacetto sulla fronte.

“Noi rimarremo sempre insieme. Ricorda la famiglia viene prima di tutto.”

 

*Fine flashback*

 

Stavo mangiando la pesca e assaggiavo, anche, le mie lacrime.  Ricordarmi dei miei parenti e dei nostri momenti non mi faceva sentire bene. Peggioravano la mia salute fisica e mentale. Posai a terra il nocciolo della pesca e mi coprii con quella coperta. Aveva un buon odore, era il SUO odore. Quell’odore che aveva un non so che di buono e di piacevole.  Il suo odore lo rendeva, ancora, più magnetico di quanto già non lo fosse.

Sentii uno scricchiolio. Qualcuno stava entrando nella mia cella. Alzai lo sguardo, ma non incontrai i suoi occhi blu oceano.

“Piaciuta la pesca, Uccellino?” aveva cambiato nomignolo? Da Pettirosso a Uccellino? Non era un buon segno. Damon era di solito fissarmi negli occhi quando mi parlava, questa volta teneva lo sguardo basso ed evitava ogni mia mossa. Mi alzai di scatto, avvinandomi a lui.

“Generale, sta bene?” chiesi dandogli del lei. Nella mia mente gli davo del tu, ma non avevo il coraggio di dargli del tu nella realtà.

“Sto bene, Pettirosso.” Mi rispose telegraficamente. Era molto schivo e più distaccato del solito. Mi avvicinai a lui e gli sorrisi. Finalmente incontrai quegli occhi, ma non erano del solito color ghiaccio, erano di un nero scuro come la pece.

“I vostri occhi…” sussurrai spaventata. Alzò di scatto il viso e mi guardò con aria interrogativa. Iniziai ad indietreggiare impaurita… I suoi occhi non erano di quel colore. Io ne ero sicurissima… Potrei metterci la mano sul fuoco.

“Uccellino, perché sei così spaventata? Sono io, Damon!” disse indicandosi. Lo osservai meglio… Quegli occhi avevano un non so che di inquietante.

“Signor Generale i vostri occhi sono più scuri…” non riuscivo a spiegarmi. Abbassai lo sguardo, forse avevo le allucinazioni… Ogni persona aveva i suoi problemi personali e io dovevo starne fuori dai suoi!

“Pettirosso… Mi dai del ‘lei’?” mi chiese sorpreso. Dovevo dargli del ‘voi’? Io non lo sapevo.

“Devo darvi del ‘voi’?” chiesi ingenuamente. Lui scoppiò in una risata liberatoria. Avevo detto qualcosa di buffo?

“Puoi darmi del tu, se vuoi mi puoi chiamare per nome, non mi infastidisce…” disse serio. Arrossii, diventando dello stesso colore dei miei capelli! Che imbarazzo. Il mio cuore iniziò a battere a mille e le mani iniziarono a sudare. La sua richiesta molto esplicito di chiamarlo per nome mi aveva del tutto destabilizzato mentalmente.

“La bambina?” abbassò lo sguardo. Era morta… Sentii una morsa allo stomaco. Povera piccola. C’era una cosa che non mi quadrava… Perché fare tanti giri di parole per dirmi che non era riuscito a salvare la bimba?

“E’ morta?” chiesi retorica, era solo per fare un po’ di conversazione. Tanto sapevo già, che non era riuscito a fare niente contro quei bastardi.

“No..Sono riuscito a salvarla. A una condizione.” Alzai lo sguardo. Era riuscito a salvarla? Era una notizia magnifica! Perché era così cruccio?

“Per salvare la piccola Sarah ho discusso, fino ad arrivare a picchiare a sangue una guardia…” la mia faccia era un po’ schifata, aveva picchiato a sangue una persona?

“Il capo ha fatto un brutto apprezzamento su di te e qualcosa mi ha fatto scattare..La bimba è salva.” Disse serissimo. Dalla felicità gli saltai al collo e lo abbracciai contenta. Quando sciogliemmo il nostro abbraccio i nostri volti erano ad un soffio l’uno dall’altra.

“Bonnie… c’è una brutta notizia.” Prese un sospiro. “Tua sorella è deceduta.” Il mondo mi crollò addosso. Mia sorella Mary era deceduta? Gli si facevano più umidi e il battito stava accelerando. Delle lacrime mi rigarono il volto. Prima Tyler e ora Mary. Cosa mi succederà? Rimarrò sola! Morirò sola, senza nessuno! Senza una persona che mi voglia bene… Chissà Elena e Mer se erano vive.

“Tu. Non. Rimarrai. Sola. Ci sono io!” mi disse bloccandomi le spalle. Mentre il mio sguardo era fisso nel vuoto.

“Com’è morta?” chiesi fredda, la morte di Mary mi aveva del tutto smaccato. Non sapevo se potevo andare avanti. Mi sentivo estremamente debole.

“Per estorcerle informazioni, l’hanno uccisa, ma non era loro intenzione…” cercò di giustificarsi. Questa era troppo! Cosa significava che cercavano di estorcerle informazioni? Cosa le facevano in quella cella? Mi ritornò in mente la scena nel camion… Il suo sguardo freddo quando sentì il mio cognome. Lui era uno degli aguzzini di mia sorella! Ecco perché s’interessò a me! Solo per il rimorso!

“Tu! COSA HAI FATTO A MIA SORELLA?” lui abbassò il capo. Nel mio cuore sperai che lui non c’entrasse niente in questa faccenda, ma appena vidi la sua reazione, capii che mi ero illusa. Sentii un crack, una crepa nel mio cuore, molto profonda e difficile da ricucire.

“Pettirosso, io…” Aveva osato chiamarmi Pettirosso? Come poteva! Lui non doveva più rivolgermi la parola!

“Non mi parlare! Sparisci!” Alzai di poco lo sguardo e lui si allontanò. Uscii di cella a sguardo basso, come un cane bastonato.

Mi sedetti a terra, rannicchiando la testa sulle ginocchia. Mi sentii usata e in certo senso anche tradita… Tutte quelle belle frasi, quelle cure, la coperta e la pesca. Iniziai a piangere istericamente… Perché mi doveva mentire? Perché formare quell’armonia, se aveva intenzione di distruggerla?

Sentii un cigolio. Vidi tre generali. Cosa volevano? Indietreggiai, ma uno di loro mi bloccò per le spalle e mi prese in braccio, mentre io urlavo e mi dimenavo. Dove mi portavano? Urlai, urlai più forte che potevo, con tutta la voce che avevo, ma non servii a niente, nessuno mosse un dito per aiutarmi. Passammo, anche, davanti alle celle di Elena e Meredith, che inveivano contro i generali in modo non molto gentilmente.  Mi dimenavo e scalciavo, niente funzionò. Avevo sempre pensato che non mi serviva aiuto, da parte di qualcuno, però ora mi servirebbe una mano. Pensai a Damon. Subito lo cancellai dalla lista e iniziai a pregare. ‘che qualcuno mi aiuti’.

 

ANGOLO DELLA PAZZA : ECCO IL CAPITOLO!!!!!!!!!!!!!!!! PARTIAMO DALLA PARTE DOLCE  BAMON, LI AMO vnifboiknreikosenroiuer, ho finito le mie sclera… xD Passiamo all’annuncio della morte di Mary… Mi spiace da morire, ma senza la sua morte Bonnie sarebbe rimasta tutta la vita chiusa in quella lurida cella, ora passerà a uno standard di vita, molto peggiore!!! Damon è stato stronzo, ma io lo amo così!!!!!!!!!!!

VI AVVERTO CHE NON POTRO’ POSTARE SABATO!! PERCHE’ SONO IN VACANZA. POSTERO’ DOMENICA O LUNEDI SUL TARDI. SPERO MI PERDONIATE!

BUON HALOWEEN A TUTTI! FELICE PONTE DEI MORTI E DIVERTITEVI!! Fatemi sapere cosa ne pensate della storia nelle recensioni. Vi chiedo anche un'altra cosuccia: DEI TRE GENERALI CHE HANNO PRESO BONNIE, UNO DEI TRE CHE SARA’ SEMPRE PRESENTE NELLA STORIA CHI VOLETE CHE SIA? POTETE DIRMI ANCHE I NOMI DEL TELEFILM, IO HO PENSATO A KLAUS O A KOL. DITEMI VOI! ;) ;) ;) ;)

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

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Capitolo 8
*** Violenza ***


Scene di violenza!Descritte in modo orrendo, non le ho descritte nei minimi particolari, ma non sono molto brava a descriverle. Fatemi sapere se devo migliorare.

Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 8: Violenza

Bonnie Pov’s

 

 

Quei generali mi buttarono in un’altra cella, più piccola e sporca dell’altra. In questa non c’era nemmeno una misera brandina e nemmeno una finestrella! Peggio di essere chiusi in una stanza tutta bianca, senza finestre! I volti dei generali erano cattivi, maliziosi e pieno di rancore. Cosa gli avevo fatto? Io, apparentemente, niente…

“Ecco la sorellina della cara Mary…Tu ci dirai dove sono gli altri ebrei? Oppure farai la fine di tua sorella, tua madre e tuo padre. Non è una bella fine…” disse uno. Sembrava che mi facesse il terzo grado. A quelle parole i miei occhi s’inumidirono, ancora una volta, capii che i miei genitori erano morti e capii perché avevano torturato mia sorelle e credo che anche quella sia stata la sorte che toccò i miei genitori. Non era colpa mia se mio padre era a capo dei ribelli, lui sapeva tutto…i nascondigli, chi e dove volevano attaccare. Dopo la loro cattura, compresa quella di Mary, io dovevo continuare quella organizzazione, però non ne avevo il coraggio e me ne andai lasciando tutto nelle mani di un ragazzo di mia fiducia. Io parlavo neanche se mi avessero uccisa! Papà, mamma e Mary non avevano parlato perché dovevo parlare io? Non mi avrebbero estorto informazioni.

“Non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” mi prese in giro uno molto alto, con un leggero filo di barbetta… che dire era magnifico. In questo campo di sterminio i generali erano tutti così belli? Mah… Non alzai nemmeno lo sguardo, sembravo sicura di me, ma in verità stavo morendo dalla paura!

“Ti faccio sciogliere io, la lingua!” continuò minaccioso. Un altro mi prese per il braccio mettendomi in piedi, sfortunatamente nell’alzarmi avevo appoggiato male il piede che mi provocava un dolore lancinante…Forse me lo ero fratturato.

Un altro tipo, che forse si chiamava Klaus, mi fissava in disparte col capo abbassato…Lui sapeva già cosa mi toccava e io me lo immaginavo. L’altro tipo, invece, era più grottesco rispetto a lui. Sembrava due fratelli. Entrambi con nomi tedeschi, per me. Kol e Klaus.

Kol mi tirò un pugno in piena pancia, facendomi accasciare a terra. Il suo compare, biondo e con un mono ciglio, mi tirò un altro pugno dritto in faccia. Non so descrivere cosa provai…Non tanto dolore, quanto dolore e impotenza. Cosa potevo fare, se non subire? Niente!

Il labbro iniziò a sanguinare, non tanto. Grazie a Dio era solo un po’ di rossore. Kol mi prese per il braccio stringendolo a tal punto di farmi malissimo, appena lasciata la presa, era tutto rosso. L’altro, nel frattempo, mi mostra una frusta… Non vorranno veramente…? Non riuscii più a dire altro se non ad urlare di dolore e iniziare a piangere… Mi arrivò un tiro di quella cazzo di frusta…Mi arrivò dritta sul braccio. Mi lasciò l’impronta di quell’oggetto infernale. Cinque puntigli, che leggermente si stavano colorando di rosso.

“Cosa…Volete….sapere?” chiesi tra le lacrime e il dolore. Non so cosa sia personalmente peggio.

“Sei tu a capo della ribellione in paese?” scossi la testa. Se ero bloccata qua come facevo a guidare i ribelli ad una ribellione? Stavamo toccando l’anormale. Saranno pur dei magnifici generale, ma un po’ stupidi!

“Vedremo, vedremo…Dovremo andare, però tra pochi minuti!” urlò fuori di sé, dandomi un'altra sprangata, sulla schiena questa volta. Iniziarono a sghignazzare, inveendo contro la mia famiglia e io ero inerme a terra, dolorante.

“BASTA!” tuonò una voce. Ero così su di giri che non riuscivo a percepire di chi era la voce. Sembrava un timbro caldo e possente, ma anche arrabbiato.

I tre generali sgusciarono fuori dalla cella intimoriti. Chi poteva essere di così importante da far uscire quei tre energumeni?

Due forti braccia mi sollevarono e mi portarono fuori da quella cella, che io soprannominai ‘La morte’.

Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, li tenevo socchiusi. Mi lasciai cadere alle forte braccia del mio salvatore, lasciando cadere leggermente la testa a penzoloni, tanto il dolore.

Dopo poco tempo iniziai a sentire dei brusii che nella mia testa rimbombavano come se fossero degli urli insopportabili e strazianti da sentire, ma in quel momento anche un semplice sussurro mi faceva stare male. Ad un certo punto venni poggiata su un non so che di morbido…Dov’ero? Uno sbattere di porta. Chi era entrato? Riuscii ad aprire gli occhi e a scorgere il mio salvatore. LUI. Una persona. Una maledizione.

“Pettirosso… Cosa ti hanno fatto?” mi domandò, sembrava veramente dispiaciuto. Il suo bellissimo volto era tetro e teso, come un filo di piombo e vidi una lacrima solcargli il volto oppure me l’ero immaginato? Questa non era compassione, era preoccupazione! Lui era preoccupato per me! Per una ebrea! Gli presi la mano, lui mi ricambiò la stretta. Un gesto vale più di mille parole, per una inguaribile romantica come me.

“Non farmi ritornare là dentro!” lo implorai piangendo. Lui mi accarezzò la guancia, scuotendo la testa. Era un no?!

“Non ritornerai nelle mani di quei pazzi, dovessi morire tra atroci sofferenze.” Disse serio. “Me le meriterei, in ogni caso” continuò senza un briciolo di incertezza. Lui pensava che se morisse nessuno ne avrebbe risentito?

“Pettirosso, io sono sicuro che se morissi nessuno ne risentirebbe. Mio fratello, sarebbe contento, i generali sarebbero felici di essersi tolto dalla palle un tipo come me.” Disse amaro e tagliente. La mia mano era ancora intrecciata alla sua e lui non si opponeva a quel contatto… Io dovrei essere arrabbiata con lui, ma avevo capito che non era lui l’aguzzino di mia sorella, lo erano quei tre! Erano dei bastardi!

“Io ne risentirei. Mi mancheresti da morire!” lo precedetti, prima che potesse continuare con la lista delle persone che non risentirebbero della sua morte.

“Ne sono molte…” disse, tutt’al più ironico. Mi ero sempre chiesta come faceva a leggere…diciamo nel pensiero? Lui riusciva a rispondere a domande che io mi ponevo solo nel mio subconscio…come poteva farlo?

“Io non sono su quella lista…” dissi truce. Mi sorrise e appoggiò una mano sui miei capelli. Era così…Non so come descriverlo, non so se esista un aggettivo per descrivere la sua bellezza in tutti i particolari.

“Le donne risentirebbero di me e anche il mondo…Non avrebbe più un generale così magnifico come me.” Disse ironico e mi fece un sorrisetto. Quel sorrisetto era quando era in netto imbarazzo… Sorrisi, senza un motivo.

“Sei così bella quando sorrisi…” mi disse con la sua voce sensuale. Quella voce…Quella voce era di quando provava a rimorchiare le donne. Lo conoscevo da poco tempo, ma era un tipo che si faceva conoscere subito. Aveva un sorriso diverso per qualsiasi occasione si trovasse, un modo di fare tutto suo che ammaliava tutte le donne, ma non ME. Forse…

Il suo volto e soprattutto le SUE labbra si stavano avvicinando troppo a me! Mi cinse i fianchi e io non sapevo cosa fare. Lui mi voleva baciare… Cosa fare? Una parte di me, che non riuscivo a definire, diceva di lasciarsi andare e l’altra parte diceva di non fidarsi. Dovevo seguire ciò che mi rendeva sicura e senza rimorsi.

Lui era così vicino a me e le sue labbra rosee erano una grande tentazione. Mi scansai in tempo per evitarlo. AVEVO EVITATO UN BACIO DI DAMON! Ero fusa, completamente. Ero diventata rossa, ma non so il perché. Forse mi ero pentita di non averlo baciata. Non lo so neanche io.

“Pettirosso… Ho frainteso i tuoi segnali?” Mi disse un po’ sconcertato. Era la prima volta che una donna lo scansava per non essere toccata e baciata da lui, lo poteva notare persino un cieco. NO! Non hai frainteso! Avrei voluto dirgli, ma non so cosa realmente provo per lui.

“Nessuna donna mi aveva mai respinto…” disse fra sé e sé, ad alta voce con aria pensierosa. Avevo capito bene? Nessuna donna lo aveva mai respinto prima? Per lui era un’altra illusa da aggiungere alla lista? Ero solo un divertimento? Mi voleva illudere e mentalmente mi ringraziai per non averlo baciato. Se non mi fossi scansata non oso immaginare cosa sarebbe successo fra noi. Scintille…

Notò il mio viso sconvolto e si rese conto di ciò che aveva detto. SI grattò la nuca imbarazzato e cercava le parole per esprimersi.

“Lo ho ad alta voce?” annuii. Il suo volto ritornò cupo. Le ferite mi davano ancora fastidio, ma con lui il dolore sembrava inesistente. Mi resi solo ora che mi trovavo in una stanzetta con una croce rossa sulla porta. Mi aveva medicato? Il mio braccio era disinfettato, ma la mia schiena mi faceva ancora male. Mi abbassai leggermente per il dolore e Damon mi prese per i fianchi poggiandomi delicatamente sul lettino. Non mi aveva ancora toccato dietro la schiena…forse voleva il mio permesso? Perché un conto era disinfettare il braccio, un conto era medicare la schiena…

“Sono da aggiungere alla tua lunga lista di conquiste?” lui abbassò lo sguardo, come ferito. Lo avevo realmente ferito? La presa sui fianchi non diminuì e mi tirò leggermente a sé.

“Non sto giocando. Sono serio, lo dimostrerò.” Mi sussurrò suadente all’orecchio. Stavo per cedere. Le sue mani salirono verso la schiena e io emisi un debole lamento. Subito ritrasse le mani, mi stava trattando come se fossi di cristallo. Come facevo a non rispondere alle sue avances, se si comportava in questo modo con me?

ANGOLO DELLA PAZZA: Scusate per il mega-ritardo, ma ora ho tre giorni scuola tennis, pianoforte e scuola d’inglese! HO TROPPI IMPEGNI! Posso postare solamente ora! Mi spiace da morire!

Comunque mi spiace per chiunque leggerà questa capitolo e rimarrà disgustato per come ho descritto le scene di violenza. Ditemi cosa ne pensate! Kol e Klaus nuovi personaggi della storia. Damon e Bonnie fanno un passo avanti nella loro strana ‘relazione’, chiamiamola pure così. Il bel Damon fa un passo avanti e cerca di baciarla, ma poi dice qualcosa che non avrebbe dovuto dire…Bonnie è diffidente! E fa bene!!! Che dire li amo a questi due. Il capitolo è venuto fuori da solo…HO scritto l’inizio e il resto è venuto fuori da solo… Che dire..Spero che vi piaccia e che mi lasciate come minimo una recensione! UNA SOLA! Per favore. *mette le mani a mo’ di preghiera* aahahahahah Xd

Alla prossima, che forse è Venerdì.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

                           

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Capitolo 9
*** Vergogna ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 9: Vergogna

Bonnie Pov’s

 

Ero seduta su quello stupido lettino ospedaliero e Damon stava poco in disparte a leggere qualcosa. Il mio sguardo si posò su un anello, con un enorme pietra al centro …un lapislazzulo, se non mi sbaglio. Da quando sono entrata al campo, credo sia quasi un mese, lui aveva sempre con sé quell’anello. Forse era sposato? Mi aveva provato a baciare? E se aveva figli?

Per un momento mi sentii una sciocca, non mi doveva interessare la sua vita privata. La vita era la SUA e in non mi dovevo intromettere! Mi morsi un labbro, forse mi stavo pentendo di non averlo baciato…

La schiena mi faceva ancora male e lui era seduto su quello stupido sgabello ad armeggiare con delle garze. Era una scena molto buffa. Si alzò dallo sgabello venendo verso di me. I suoi occhi aveva un ombra grigia che li rendeva più magnetici di quanto già non fossero.

“Posso medicarti?” mi chiese gentile. Se ero seduta su un lettino come una malata terminale, lui mi chiedeva se poteva medicarmi? Ora avevo la conferma che i generali di questo campo di sterminio era tutti incredibilmente belli e alquanto stupidi. Lui rise… Io non avevo detto niente!

“Posso medicarti la schiena? Ti dovresti togliere il corpetto e la maglia.” Disse serio. Un pugno allo stomaco. Io non potevo spogliarmi, non volevo e non potevo. Scossi la testa, in modo distaccato, il suo volto si era incupito e mi guardava insospettito. Si aspettava una risposta diversa…

“Perché?” chiese semplicemente. Un altro pugno allo stomaco. Io non volevo farmi vedere da lui in biancheria, anche se mi dovevo far vedere solo in reggiseno. Io non sono convenzionalmente bella, ho un sedere quasi piatto e solo un filo di seno…Non ero la persona che lui desiderava e non ero adatta. Provavo vergogna. Sinceramente m’importava il parere che lui aveva su di me e forse vedendomi così scheletrica lui avrebbe provato compassione oppure pena nei miei confronti…

“Io non provo e non proverò mai compassione per te.” Continuò serio. Io feci un cenno si assenso e lui mi fece un sorrisino. Sentii le sue dolce mani sui miei fianchi, con molta delicatezza mi sfilò il corpetto rosso sbiancato. Io mi tolsi pian piano la maglia bianca di flanella consumata. Era magrissima, non avevo un filo di pancia, con occhiaie che solcavano i miei occhi e i miei boccoli rossi perdevano lucidità, da rosso fluente si stavano trasformando ad un rosso tenue.

Le sue mani si posarono sulla mia schiena, il suo tocco era freddo. Tremai leggermente, iniziò a massaggiare la mia schiena con una sostanza ancora più fredda, forse una pomata. Non mi girai, la paura di essere giudicata da lui era troppo forte. Il mio sguardo basso forse stava insospettendo Damon. Due forti braccia mi afferrarono e mi girarono verso di lui, che mi fissava sorpreso. Mi rannicchiai su me stessa impaurita, mentre lui sorrideva… Stava ridendo di me, lo sapevo . Lo sapevo che mi avrebbe preso in giro, sono stata una sciocca.

“Pettirosso…Io penso che tu sia bellissima. Mi piaci così come sei.” Mi consolò, abbracciandomi. Lui aveva detto ‘mi piaci’? Io gli piacevo, mille farfalle svolazzavano nel mio stomaco. Cosa mi stava capitando?

“Non bacio senza un motivo…” ecco il commento inopportuno! Lui bacia sempre con un motivo, allora il nostro Don Giovanni si innamorava così facilmente? E quando arrivava una più bella si innamorava di un’altra? La mia faccia parlaa per me, la mie espressione sconvolta lo aveva colpito.

“Io non intendevo che…” lo zitti con un gesto della mano. Non mi doveva alcuna spiegazione, però mi aspettavo come minimo un po’ di buon senso.

“Non mi devi spiegazioni..” tagliai corto io. Non mi piaceva dare informazioni e non mi piaceva sentire spiegazioni altrui. Ognuno era libero di fare ciò che vuole. Che frase per una persona prigioniera in un campo di sterminio!

“Stai meglio?” mi chiese. Annuii e accennai un debole sorrisino. Allargai le braccia e ci abbracciamo. Il suo corpo era freddo. Aveva una temperatura corporea molto bassa.

Era un momento perfetto, romantico. Con un Damon dolce e vulnerabile e una Bonnie felice, per una volta. Perché stavo parlando di me in terza persona? Mi venne da ridere a questi miei pensieri.

Il bel momento era stato interrotto da un uragano, che io chiamavo semplicemente ‘amica’. Elena entrò come una furia nella stanzetta e vedendoci a stretto contatto e io in reggiseno, rivolse uno sguardo indignato al generale.

“Voi siete un emerito stronzo! Non toccatela altrimenti smetterete di essere un uomo, immediatamente!” urlò arrabbiata. Il volto di Damon era sconvolto, nessuno l’aveva mai offeso davanti ad una terza persona, che poi sarei io.

Entrarono anche delle guardie, io spaventata mi nascosi dietro al corvino spaventata. I generali vedendoci, anche loro, in quelle condizioni cambiarono atteggiamento, presero di peso Elena e si stavano allontanando.

“Ci scusi Generale Damon per avervi interrotto, ma questa scocciatrice vi aveva visto con la signorina e se ne è scappata.” Brontolò uno.

“Lasciatemi! Devo salvarla dalle grinfie di quello!” gridava lei. Si riferiva a Damon! Mi ero dimenticata di dirgli che tra me e lui era nato un rapporto…non so come definire il nostro rapporto, non era amicizia e non era odio. Cos’era?

Io suggerisco amore…, diceva quella vocina. Quella stupida coscienza che mi dava il tormento.

“Un esecuzione per questa squilibrata mentale!” disse Damon. Un esecuzione? Se la mia amica moriva, io seriamente non avrei fatto vedere la luce del sole a quel generale!

“NO!” dissi io. Tutti si girarono verso di me, mentre io mi nascondevo dietro Damon imbarazzata. Quest’ultimo con un gesto della mano, mandò via i generali.

“Lasciate la bionda!” esordì infine. Un sospiro di sollievo. “Niente esecuzioni!” Un altro sospiro. Grazie al cielo aveva cambiato idea.

“Cosa volete?” chiese molto cauto. Lei, in tutta risposta, sibilò qualcosa di incomprensibile tra i denti e gli alzò il dito medio. Ora era nei guai fino al collo! Io l’avevo sempre detto che lei attirava guai in continuazione. Damon però sembrò calmo, non fece né un ringhio, né inveì contro di lei.

“Ripeto:Cosa volete?” chiese ancora calmo. La mia faccia e quella di Elena era stupita. Nessuna delle due si aspettava una reazione così sorprendentemente calma e pacata.

“Voglio salvare Bonnie dalle TUE grinfie!” disse con odio, accentuando l’aggettivo ‘TUE’. Lui scoppiò a ridere, lasciandola interdetta.

“Pettirosso conosci questa squilibrata?” mi chiese con un sorriso. Io indossai la maglia di flanella, pensando sul da farsi. Dovevo rispondere sinceramente, senza far scatenare la sua ira.

“Lei non è una squilibrata! E’ la mia amica!” dissi fiera. Damon si morse un labbro. Quant’era sexy! Oppure era una impressione. Lui sussurrò qualcosa, si avvicinò a lei e gli porse una mano. Elena prese la mano, incerta…Tenendola come se potesse contrarre una malattia.

“Mi spiace per i miei comportamenti, non sapevo foste amica del mio Uccellino. Molto piacere,signorina…?” chiese da galantuomo. Aveva cambiato atteggiamento? E tutto questo solamente perché era la mia migliore amica! Forse non era un manichino e forse qualcosa la provava anche per me. Aveva anche usato l’aggettivo ‘mio’… Che carino!

“Signorina Elena. Il piacere è tutto suo.” Rispose sicura di sé. Oh Santo Dio! Perché doveva complicare le cose! Non può rispondere come una persona normale? NO! Deve sempre far notare il suo odio per i generali. Damon non mostrò nessun sentimento, sembrava che le parole dette dalla mia amica non gli avessero fatto né caldo, né freddo.

“Elena…” sussurrai in lacrime e la abbracciai. Mi ricambiò l’abbraccio con molta dolcezza. Dopo di ché si sistemò i capelli e il suo sguardo indagatore passò prima da me e poi verso Damon.

“Bonnie non me l’avevi detto che ti facevi il fratello del mio fidanzato!” che insolente! Mi stava mettendo in imbarazzo. Rimuginai sulle sue parole…Lei era fidanzata? E non me l’aveva detto?

“Io e lei non siamo fidanzati… Tra poco lo saremo.” Disse in modo presuntuoso. In quel preciso momento, in cui io stavo per urlare contro la mia amica, in infermeria entrò un ragazzo alto, carnagione pallida e occhi verde smeraldo. In un istante Damon si era irrigidito, aveva assunto un’espressione più rigida.

Elena aveva un modo di fare più docile, le pupille si dilatano sempre più e il respiro si bloccò a mezz’aria. Quel ragazzo lo avevo già visto… Dove? Damon mi prese la mano, li salutò entrambi con un cenno della mano e se ne uscì fuori da là. Cosa stava facendo? Iniziò a correre, mano nella mano con me! Dove stavamo andando?

“Ti porto in un posto. Ti fidi di me?” Mi disse. Che fare mi dovevo fidare oppure era meglio non fidarsi? Questa volta non mi volevo pentire, basta pensare a cosa dice la mia testa, seguire il cuore era più importante. Annuii convita e riprendemmo a correre. Ovunque andremo, sarà sempre magnifico con te al mio fianco.

 

ANGOLO DELLA PAZZA: Poche parole dirò, poiché non ho molto tempo. Questo capitolo è solo di passaggio. Il prossimo capitolo è da scleri… jiebnikgbniswrpò scleri assurdi. Sinceramente mi spiace di aggiornare così poco e sono triste perché voi mi avete lasciata da solo una recensione. Sono rimasta delusa… ne aspetto due…Per Favore!!!!!!!!!!!!!!!! Per il resto grazie a tutti.

Bacioni :-:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

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Capitolo 10
*** Il soffio della morte ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 10: Il soffio della morte

Bonnie Pov’s

 

Continuavamo a correre, mano nella mano, per un qualsiasi posto che lui aveva giudicato magnifico. Anche se con lui anche una stalla sarebbe stata un’esperienza  unica e indimenticabile.

Si fermò di colpo. E di conseguenza mi fermai anch’io. Alzai lo sguardo e quello che vidi mi stupì in modo a dir poco assurdo. Eravamo davanti alla recinto di spine, fuori di lì c’era un enorme prato, al centro di esso una vecchia quercia e il prato era pieno di lillà che con il loro profumo m’inondavano completamente le narici. Questo posto era abbellito dal tramonto, che gli dava un aria molto mistica e inquietante, proprio come lui. Ero senza parole. C’era una leggera brezza, che faceva muovere di poco i bei fiori. Tremai leggermente. I miei occhi erano bloccati nel vedere tanta bellezza in questa valle enorme.

Mi girai per ringraziarlo e lo vidi armeggiare con la sua spada. Cosa stava facendo? Era una scena buffa, che mi fece sorridere. Lui si avvicinò al recinto e con due paletti bloccò il filo spinato. Mi fece segno di seguirlo, si stese a terra e molto piano scivolo al di sotto del filo spinato, senza pungersi e farsi male. Era fuori dal campo. Iniziai anch’io con cautela a strisciarne al di sotto. Speravo con tutto il mio cuore di non farmi male, l’idea svanì quando sentii un leggero pizzico sul braccio. Mi ero ferita di striscio il braccio, chiusi gli occhi. I paletti stavano cedendo.

Vidi Damon prendere il mano il filo e alzarlo sofferente. Cosa stava facendo? Velocemente passai sotto il filo. Lo guardai, ero senza fiato. Delle lacrime bagnarono il mio viso… Aveva afferrato con le sue mani il filo di spine, per evitare che io mi facessi male? Io pensavo che non gliene importasse niente di me e invece si era ferito per me! Mi avvicinai a lui, che aveva la testa bassa.

“Po… Posso vedere?” chiesi cauta. Lui scosse la testa, ritraendosi al mio tocco. Non voleva che lo aiutassi? Gli potevo togliere le spine, se mi avesse lasciato libero arbitrio. Sorrise. In poco tempo si spostò dietro di me e posò le sue mani sui miei occhi. Sospirò.

“Cosa senti?” mi chiese malinconico. Rimasi spiazzata da quella domanda…Cosa sentivo? Presi un respiro.

“Sento il profumo dei lillà, il vento sfiorarmi e scostarmi i capelli, l’odore pungente della rugiada sul filo spinata. Immagino bambini felici che scorrazzano qua e là su questo prato, le piogge d’inverno che rovinano il raccolto.” Dissi sorridendo.

“No…Non proprio. Non senti un sentimento particolare?” continuò misterioso. Inspirai. Non sapevo cosa dovrei provare, felicità? Noia? Ora percepivo i cambiamenti nella natura.

“Sei con me, su un prato, senza qualcuno che ti minacci…” era vero! Ero completamente libera! Non ero nei campi, non ero prigioniera, ero libera di correre. LIBERA di fare ciò che più mi piaceva. Tutto! Potevo fare tutto!

“Mi sento libera.” Gli risposi. A quel punto le sue mani si tolsero dai miei occhi, scoprendo tutta la bellezza del paesaggio. Feci un passo in avanti, come per vedere se era vero quello che vedendo intorno a me. Damon m’incoraggiò a fare un altro passo avanti. Tastai i piedi a terra, iniziai a correre contenta. Ero completamente libera! Non avevo catene! Non avevo generali che mi maltrattavano! Fuori da quel campo, non mi sentivo più una razza inferiore, ma una semplice ragazza pronta a vivere la sua vita nel migliore dei modi.

“SONO LIBERA! LIBERA!” urlai a squarciagola, saltellando contenta. Vidi Damon sorridere e si sedette sotto l’albero. I suoi occhi mi stavano chiamando, mi dicevano che lui era cambiato, che io l’avevo cambiato! Ero riuscita a sciogliere quella sua corazza che aveva avuto con me e con tutti gli altri. Corsi verso di lui, che mi sorrideva.

Mi buttai letteralmente su di lui, fortunatamente mi prese al volo. Era una scena così dolce. Lui era completamente steso sotto l’albero, con le due braccia mi teneva per i fianchi lasciandomi sospesa a mezz’aria e io gli sorridevo felice.

Ero poggiata sul suo petto e non riuscivo a dire niente, i suoi occhi mi avevano bloccato, non riuscivo a distogliere lo sguardo e non ne avevo la forza. Ero a cavalcioni su di lui e non ci rivolgevamo la parola, noi comunicavamo con lo sguardo. Gli sorrisi.

“Sei libera.” Disse ad un soffio dalle mie labbra. Emisi una risatina, io prima o poi sarei dovuta ritornare in quei campi e questo bel sogno sarebbe finito. Lui scosse la testa.

“Ti ho liberato… Vivi la tua vita e fuggi lontano da noi mostri, e in particolare dal TUO mostro, che sarei io.” Disse serio. Mi aveva liberato, lui non voleva farmi ritornare dentro i campi di concentramento? Una risposta balenò nella mia mente.

“NO!” risposi categorica. Il suo sguardo era perplesso. Perché avevo rinunciato alla libertà che mi proponeva? Perché!? Forse, in fondo lui mi piaceva con quei modi di fare all’antica e a volte anche presuntuoso e arrogante.

“Pettirosso…Io..” lo fermai con un dito sulle labbra, e scossi la testa. Io non potevo…Volevo scappare da quell’inferno a gambe levate, però non dovevo lasciarlo.

“Io non posso lasciare Elena, Meredith e Matt. Loro sono la mia vita, non me andrò. E se mai un giorno me ne andrò tu verrai con me?” Glielo chiesi con una spontaneità di una bimba piccola. Lui mi diede un tenero bacetto sulla fronte.

Un vento si sollevò facendomi tremare, perché un venticello come quello mi provocava una reazione così freddolosa? Lui mi appoggiò al terreno, si sfilò la giacca e me la porse con molto garbo.

“No... Damon..” cercai di dissuaderlo, lui si era tolto la giacca per darla a me! Vi rendete conto?

“Io te la voglio dare.” Prese fiato. “Tu sei importante, per me. Te l’ho detto che non bacio senza motivo.” Continuò sensuale al mio orecchio. Stava morendo e non ce la facevo a rimanere calma. Prima o poi lo avrei baciato, anche se fosse il giorno della mia morte. Mi promisi quel giorno.

“Grazie…” dissi flebile. Tossii faticosamente, e mi accasciai a terra dolorante. Subito si avvicinò a me e mi prese tra le braccia. Mi toccò la fronte e constatò che avevo un accenno di febbre.

“Pettirosso! Dimmi che stai bene! Rimproverami! Dimmi che sono un aguzzino, dimmi che vuoi! Parla! Fammi sentire il tuo cuore.” Gridò esasperato. Non capivo. Perché non riuscivo a tenere gli occhi aperti? Le labbra si stavano colorando di un bluastro e la mia pelle stava diventando vitrea. E le forze vitali mi stavano abbandonando. Scossi la testa e gli sorrisi.

“Io..Mi sento…Be..ne..” dissi tra un colpo di tosse e l’altro. Il suo volto si stava incupendo, sempre più. La sua espressione cambiò notevolmente, abbassò il viso, e si avvicinò a me, stringendomi a sé e il mio capo si fece più pesante, chiusi gli occhi.

“NO! Non mi puoi lasciare!” urlò in preda ad un attacco d’ira. Non riuscivo a tranquillizzarlo, lo stavo facendo preoccupare.

A malapena riuscivo a parlare, mi faceva male tutto quanto, compreso le dita dei piedi. La testa si faceva pesante e le palpebre mi imploravano di chiudere gli occhi, per un lungo riposo. Gli occhi si ridussero a due piccole fessure. Il vento era diventato più forte. Damon era inginocchiato sotto l’albero con me su di lui, le sue braccia mi tenevano salda a sé. Mi osservava e a volte accennava un sorrisino.

“Pettirosso… Mi senti?” chiese piano, con voce bassa. Mossi leggermente il capo. Mi toccò il volto e una sola lacrima solcò il suo viso, una sola. Quella sola cadde sul mio vestito in corrispondenza del cuore. Quella sola goccia aveva passato il tessuto di flanella grezza. La consistenza della sua lacrima era gelida, fredda e neutra. Sentirla mi aveva procurato un dolore indescrivibile, che non riuscivo a descrivere. Però quel dolore diventava sempre più fievole. Possibile?

“Da…Damo…Damon..Credo che io…non ce…” sussurrai piano. L’avevo capito, avevo capito che forse quella febbre mi stava portando alla morte. La fronte era imperlata di sudore e pulsava in modo incontrollato.

“NO! Non puoi! Tu non devi lasciarmi! Sei sopravissuta fino ora… Sopravissuta alla morte del tuo amico e dei tuoi genitori! Sopravissuta alle cattiverie dei generali! Devi continuare a vivere.” Sospirò.

“Dimmi che è solo un incubo! Che la vita ti riserva ciò che serve spero; che piangerai per cose brutte e cose belle spero; senza rancore che le tue paure siano cure. Dirti che conoscerti è stato un errore, noi sappiamo che non è così e dirti che provare a baciarti è stato un errore, io so che non è così. Magari la nostra allegria poteva diventare amore…” continuava con tono malinconico. Stava recitando una poesia, una magnifica poesia che mi stava dedicando. Sinceramente sentivo le parole che mi sussurrava, ma non riuscivo a capire il loro significo. Sapevo,dentro il mio cuore,che quella parole erano dolci e piene di significato. Capii che avevo sprecato un occasione unica…Mi pentii di non averlo baciato, mi pentii di averlo trattato male e di non aver capito prima i suoi segnali. Mi accarezzò una guancia.

“Devi vivere. O a modo tuo, vivendo questa vita come la vivi sempre oppure a modo mio, come la vivo io.” Decifrai le sue parole e mi chiesi che differenza c’era tra la mia vita e la sua.

Chiusi gli occhi e sperai di poterli riaprire solo per lasciargli il mio ricordo.

 

ANGOLO DELLA MATTA: Sono tornata!! Dopo secoli!!! Vi avverto che scrivere questo capitolo è stato uno strazio per due fondamentali motivi:

1°- Descrivere il dolore di Bonnie è stato un qualcosa di straziante, brutto nell’anima a scrivere quei sentimenti, che le persone non provano da tempo.

2°- Trovare il modo di combinare un momento dolce con un momento drammatico, cioè la presunta morte di Bonnie. E’ stato complicato, spero che voi apprezziate questo mio lavoro e che il passaggio tra dolce e drammatico non sia stato troppo violento.

Passiamo al capitolo. Inizio molto dolce. Poi la scena in cui Damon le dice che è libera, è da scleri assoluti! Io a questi due li amo troppo. Sinceramente mi immagino un Damon così drammatico e teatrale, mi sono attenuta ai caratteri di Lisa Jane Smith e anche un po’ a quelli del telefilm. Arriva la parte bella in cui comunicano con gli occhi, un qualcosa che io sogno, personalmente. Sfortunatamente arriva la parte in cui Bonnie si senti male… Diciamo che non le ha fatto bene correre in quel prato, poiché era già malata e con ciò ha peggiorato e aggravato la situazione. Ammetto che il ‘Pettirosso’ sta morendo. Ma tranquilli! Effettivamente e convenzionalmente lei sta lentamente morendo, ma vi assicuro che nel prossimo capitolo verrete chiariti su questo capitolo molto misterioso. Le parole di Damon sono di una dolcezza unica, ho preso spunto da un testo di Tiziano Ferro e poi mi hanno ispirato per il resto di quella dichiarazione d’amore, visto che si è dichiarato! Il problema è che la cara Bonnie in punto di morte non ha capito un cavolo di tutte le sue parole, ad eccezione di qualcosa. Quindi lui si è dichiarato e lei non ha capito che lui si dichiarato. Nel suo subconscio la cara strega capisce di aver sbagliato con Damon e capisce che a suo tempo doveva baciarlo! Lascio a voi le deduzione su cosa provano i protagonisti, ditemi un po’… Bonnie però ha capito le ultime sue parole.

Domanda: Cosa intende Damon nei diversi modi di vivere tra lui e l’Uccellino? xD Domanda stupida, ma pur sempre una domanda. Ditemi, anche, cosa pensate che Damon faccia! Mi sa che la trasforma e chissà la reazione di Bonnie..

AVVISO: Dopo questo capitolo che è il migliore che abbia scritto mi aspetto almeno due recensioni, altrimenti è del tutto inutile il mio lavoro! ASPETTO LE VOSTRE OPINIONE. Capitolo dedicato a tutti coloro che hanno recensito la mia storia, fino ad ora.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

 

 

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Capitolo 11
*** Vampiro ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 11: Vampiro

Bonnie Pov’s

 

Paura. In quel momento provai solamente paura. Cosa potevo provare? Nervosismo? No. Provavo un senso di rimorso, un enorme senso di rimorso. Sapevo che la morte un giorno mi sarebbe venuta a prendere, ma speravo che quel giorno fosse rimandato a una data da stabilire. Non volevo che il giorno della mia morte coincidesse con il giorno più bello di tutta la mia esistenza. L’avevo capito. Avevo compreso che provavo un’attrazione nei suoi confronti, ma non attrazione fisica, c’era un sentimento che mi riportava a lui. Quale? Non riuscivo ad identificarlo. La parte razionale di me, cioè la mia mente mi diceva che era solo affetto nei suoi confronti, mentre il mio cuore diceva che lo amavo e che non avrei mai smesso di amarlo con tutta me stessa. Quale scegliere delle due parti del mio corpo? Quella più semplice. Quella che mi evitava di soffrire, che evitava anche una sola lacrima versata per lui.

Stavo morendo. Per chissà quale malattia e io a cosa pensavo? A cosa provavo per Damon Salvatore!

Non sentivo dolore, né fisico, né psichico. Dov’ero finita? In una sorta di paradiso terrestre, dove venivano accolti molti martiri delle guerre naziste? Non credo proprio. Gli occhi li sentivo più leggeri, la testa non mi pesava molto e il mio corpo era scosso da mille fremiti. Aprii gli occhi e vidi… Damon?

Damon era morto con me? A giudicare dei miei ricordi, lui era vivo e mi teneva stretto a sé con fare protettivo. La mia bocca era incrostata di una sostanza che non sapevo cos’era, aveva un sapore metallico, simile al ferro. Sangue?

“Pettirosso?” mi chiese debole. Annuii incerta e da lontano vidi un generale, che mi pareva fosse il fidanzato di Elena e per giunta fratello di Damon. Piccolo il mondo!

“Sono viva…” dissi debolmente mettendomi a sedere. Lui annuì accarezzandomi la guancia, era così protettivo e quegli occhi… Quegli occhi erano così particolari, di giorno erano di un azzurro ghiaccio, di sera diventavano un blu notte con sfumature sul grigio e a volte in rari casi persino neri carbone, tanto da non distinguere l’iride dalla pupilla. Metteva molta soggezione.

Mi abbracciò e non fu uno dei suoi soliti abbracci, questo era diverso. Perché mi sentivo legata a lui inspiegabilmente? Non so…

- Lo ami. Quel sentimento che provi è l’amore…- mi ripeté la mia vocina interiore. Quelle sue fantasie vorticavano nella mia mente, rendendomi sempre più agitata.

“ Sei salva. Grazie a una trasfusione di sangue, tra me e te.*” disse semplicemente. La mia bocca era incrostata del suo sangue. Mi faceva ribrezzo bere sangue che non sia mio e mi schifavo solamente all’idea di veder bere qualcuno sangue. Mi stupii del fatto che ero ancora viva. Possibile che il suo sangue mi abbia salvato?

Stavo riflettendo sui miei pensieri e un uragano mi travolse completamente. Vidi Elena che piangeva come una forsennata e corse verso di me abbracciandomi.

“Oh, Bonnie! Non sai cosa è successo…” disse Elena, con le lacrime agli occhi. Cos’era successo? Cosa non sapevo? Stefan teneva gli occhi bassi e mortificai.

“Co..cosa?” chiesi balbettando. Incontrai gli occhi della mia amica e non rispecchiava appieno la sua solita personalità… Di solito esprimevano quella marcia in più che possedeva solo lei, quel suo modo di essere che può sembrare fastidioso, quella sua forza interiore che coinvolge tutti e invece, ora, sono spenti, vuoti e segnati da qualcosa che l’aveva cambiata per sempre. Qualcosa che sapevo riguardava anche me, qualcosa che avrebbe sconvolto la mia esistenza per sempre.

“Meredith è…” sussurrò a bassa voce. Mi abbracciò. Inizialmente ero fredda come un pezzo di ghiaccio, solamente poco dopo mi sciolsi e ricambiai l’abbraccio. Cosa significava quel tono di voce così preoccupate? Cosa le era successo? Alzai impaurita lo sguardo e sperai con tutta me stessa che quello che pensavo non si fosse realmente avverato! Meredith era la più forte di noi…Io dovevo morire! Lei doveva vivere! Vivere la sua vita felice con Matt o con qualsiasi persona lei volesse! Negli occhi della mia migliore amica lessi la disperazione e la conferma di quello che pensavo. Ci abbracciamo entrambe e iniziammo a piangere una sulle spalla dell’altra. Damon e Stefan ci osservavano da lontano e sussurravano qualcosa a me incomprensibile, visto che non possedevo il super udito.

“Com’è morta?” chiese fredda e neutra. Il volto di Elena cambiò espressione. Aggrottò le sopracciglia e mi fissò interrogativa. Perché mi guardava così…così sconvolta?

“Oh…lei non è morta. E’ scomparsa..” disse speranzosa. Sorrisi contenta…Se era sparita, non era detto che era morta. Poteva essere viva, forse era fuggita o magari si stava divertendo con Matt, quei due erano perfetti insieme. Mi alzai in piedi, Damon in pochi secondi mi fu vicino e mi prese delicatamente i fianchi, aiutandomi a ristabilire un equilibrio decente.

Altre lacrime solcarono le mie guance. Si smetteva di piangere per qualcuno e ricominciavamo a piangere per qualcun altro. Perché? Io dovevo scomparire, non Meredith! Tutte le persone che amo, erano morte una dopo l’altra.

“Ci sono io. Non ti lascerò. MAI.” Disse Damon serio. Aveva lo sguardo impenetrabile, non traspariva niente. Mi venivano i conati di vomito al pensiero che dovessi ritornare in quella lugubre cella, senza nessuno e senza la mia migliore amica. Mi rimaneva solamente Elena, che era come una sorella per me.

“Tu NON ritornerai in quella cella.” Continuò Damon. Lo guardai sorpresa. Lui aveva un dono così strano…come faceva a leggermi la mente? Mi spiegò, tempo fa, che non era colpa sua se poteva leggere i pensieri della gente ma a me sembra tutto così bizzarro e surreale, che mi rendeva difficile credergli. Ero sicura che lui manteneva un segreto e che lo custodisse con molta avidità insieme al fratello.

“Ritorni in uno di quei capannoni, insieme alla tua amica, Pettirosso.” A quella notizia abbracciai Elena. Potevo ritornare a stare con la mia amica e non in quella cella, con quei generali che odiavo.

Dire che ero grata a Damon era poco. Avevo un senso di riconoscenza verso di lui, mai sentito prima d’ora. Avevo capito che il sentimento che mi legava a lui era un senso di riconoscenza. Seguito da molto affetto nei suoi confronti.

Io m’incamminai al di fuori di quella stanzetta. Il cielo era cupo e terso. Le nuvole ricoprivano il cielo e sembrava che stesse per piovere. L’aria era molto tesa nel campo, tutti erano tesi per qualcosa. Vedevo che le persone, intorno a noi, ci scrutavano in modo sospettoso. Cosa avevano da guardare?

“Sembra strano che tu e la tua amica passeggiate con noi, che siamo dei generali.” Mi sussurrò all’orecchio. In quel momento mi resi conto che tutti noi avevamo dei pregiudizi. I tedeschi ci giudicavano inferiori per la razza e noi ebrei giudicavamo male i generali, solamente per ciò che facevamo. Capisco che il loro comportamento non era dei migliori, ma Dio non ci aveva insegnato che bisognava sempre perdonare i peccati altrui? Il mondo era sbagliato, tutto era sbagliato.

 

Ero stesa sull’enorme brandina e mi rigiravo per trovare una posizione decente, così da potermi addormentare. Niente. Non riuscivo a liberare la mente da ciò che avevo saputo. Meredith, la mia amica storica, era sparita. Da quello che mi aveva raccontato Matt, l’aveva trovata a terra in una pozza di sangue, si era allontanato per chiedere aiuto e al suo ritorno lei era sparita nel nulla.

Elena riusciva a dormire come un ghiro, però il suo sonno era tartassato da continui incubi e a volte da ricordi suoi, miei e di Meredith.

Mi misi a sedere, ormai, rassegnata al pensiero di non riuscire a prendere sonno. Non mi ero mai resa conto che ero sulla bocca di tutto il campo di sterminio. Tutti parlavano di me,soprattutto i generali, e si chiedeva come ero riuscita ad entrare nelle grazie di Damon. I miei occhi erano pesanti, eppure, non riuscivo a chiudere occhio. Ogni qualvolta li chiudevo si materializzava l’immagine di Meredith e mi sentivo triste. Pensai di andare da Damon, però, non volevo disturbare il suo sonno. Iniziai a ripensare a tutto quello che stavo vivendo e ringraziai mentalmente Damon, più di una volta, per avermi salvato la vita.

Una folata di vento mi fece ridestare dai miei pensieri. Alzai lo sguardo e alle porte del capannone vidi una figura a me familiare...Meredith? Corsi verso di lei, sperando che non fosse solamente una mia allucinazione.

Ero a pochi metri da lei e nessuna della due batteva ciglia. Lei sembrava diversa. Era più alta, la pelle sembrava più chiara, i capelli le ricadevano lisci dietro le spalle e un suo aspetto mi colpì particolarmente: i suoi occhi. Non erano più il solito color marroncino chiaro, erano di un rosso sangue. La paura si stava impossessando man mano di me. Mi rivolse un sorriso, era uno dei suoi soliti sorrisi incoraggianti. Il sorriso le scopriva i denti, lasciando intravedere la forma dei suoi canini più allungati. “Mer…Sei tu?” chiesi timida. Lei annuì, facendo un passo verso di me e allungandomi la mano. Mi ritrassi indietro spaventata. “Cosa sei?” continuai titubante. Avevo sentito le leggende sui visi pallidi, che noi chiamavamo semplicemente ‘vampiro’, ma non credevo che esistessero veramente.

“Non si nota? Sono un vampiro.” Disse seria. Quello che vedevo era vero?

“Bonnie, ti chiedo di stare il più lontano da quel mostro. STAI LONTANA DA DAMON SALVATORE!” mi intimò minacciosa.  

“Lui è come me. E’ stato lui.” Continuò. “Ascoltami.” Disse ciò e con velocità sovraumana sparì dalla mia vista. Mi sorse il dubbio. Damon era un vampiro?

 

ANGOLO DELLA PAZZA: Sono tornata!!!!!!!!! Grazie per le amabili recensioni, sia per il primo capitolo ‘Presi e Deportati’, visto che c’è gente che vuole recensire la storia dall’inizio e grazie anche a quelli che hanno recensito l’ultimo capitolo ‘Il soffio della morte’. Questo capitolo è incentrato sulla scomparsa di Meredith e anche sui pregiudizi. Bonnie, non è un vampiro, *festeggia contenta* . Mi è venuto il colpo di genio, mentre scrivevo. Bonnie si è salvata per una trasfusione di sangue da Damon e lei, lui essendo un vampiro gli ha dato il suo sangue per guarirla e così non è morta e non è diventata vampira!!! Contenti?

Comunque la povera Meredith è stata trovata dal povero Matt a terra piena di sangue e lui è andato a chiamare aiuto, poi ritornato Mer se n’era già andata. Successivamente lei va a fare visita alla Bonnie, dicendole che è stato Damon a trasformarla in un vampiro e le intima di stare lontana da lui. Alla povera Streghetta sorge il dubbio e si chiede se Damon, effettivamente, fosse un vampiro.

Qui così si complicano leggermente le cose. L’ho fatto per rendere più interessante la storia. Per il resto spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi avverto che ho notato che le recensioni sono di meno, rispetto all’inizio e così voi fate sorgere il dubbio a me: sicuri che la storia vi piaccia? Mi avete parecchio deluso sullo scorso capitolo, poiché per me era veramente bello e mi aspettavo almeno tre recensioni e invece solamente due. Ma mi accontento, visto che altre due ragazze hanno recensito il primo capitolo, rendendomi felice. RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE HANNO RECENSITO E/O INSERITO LA MIA STORIA NELLE PREFERITE/RICORDATE/SEGUITE e A CHI HA SOLAMENTE LETTO. Grazie tante! Sono, anche, felice per il fatto che le visite siano schizzate sulle 300/400 e mi fa piacere.

Per il resto chiedo un po’ a voi delle idee su come proseguire la storia, io un’idea ce l’avrei, però mi piacerebbe sentire le vostre idee. :) :) :) :) :) :)

Aspetto i vostri commenti sulla storia.

Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

 

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Capitolo 12
*** Il seme del dubbio ***


Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 12: Il seme del dubbio

Bonnie Pov’s

 

Era mattino presto e il sole illuminava il capannone. Ero ancora incredula delle parole di Meredith che mi vorticavano in mente e mi perseguitavano. Per un momento pensai di essermi immaginata tutto, di essermi immaginata Meredith e di essermi immaginata la sua rivelazione scioccante.

I vampiri esistevano veramente? Non avevo mai creduto a quelle storielle che sentivo e che trovavo estremamente infantili. Ora invece mi ritrovavo con la verità sotto il naso e ancora non ci volevo credere. Io non potevo crederci.

Damon un vampiro? Lui non mi era sembrato un viso pallido. Ma se lo fosse questo spiegherebbe la sua temperatura corporea, sempre molto bassa rispetto il normale; la sua velocità e anche la sua impressionate forza. Possibile?

Raccontai l’accaduto ad Elena, che reagì in modo bizzarro, strabuzzò gli occhi, ma non mi diede della pazza…che lei fosse al corrente di qualcosa?

“Ricapitolando il tutto: Meredith si è presentata a te, diversa e scoprendo i denti più aguzzi e intimandoti di stare lontano da Damon, perché è un vampiro?” chiese leggermente scocciata. Io annuii semplicemente e le feci un sorrisino. Lei mi guardò sconvolta e cercava di rielaborare le informazione appena assimilate.

“Io non saprei…ma ti vorrei confessare un segreto..” disse facendosi seria. Le rivolsi un sorriso a trentadue denti e la incoraggiai a continuare il suo discorso. Lei prese un profondo respiro e cercava le parole per esprimersi, ma ogni cosa che balbettava mi risultava incomprensibile.

“Bonnie…Io non sapevo che Damon potesse essere uno di loro.” Continuò vaga, fin troppo vaga. Perché si stava scusando? Dove stava cercando di andare a parare? Era piuttosto strana. Da quando le avevo raccontato di quello che sospettavo, lei si era irrigidita ed era molto schiva.

“Cosa si..?” mi fermai a metà domanda, visto che l’espressione di Elena era pensierosa e ciò significava che non mi stava ascoltando.

“Chiedilo! Cerca di farlo parlare!” trillò agitata, mentre si arricciava i capelli con la mano. Questo era un segno del nervosismo e segno inequivocabile che lei sapeva qualcosa, di cui io non ero a conoscenza.

Continuammo a parlare ancora per altri minuti e lei si faceva sempre più strana. Ad ogni mia domanda lei rispondeva con un monosillabo, con una risata isterica oppure cercava di sviare la domanda inizialmente. Alla fine non ero riuscita ad estorcerle nemmeno un’informazione.

“Bonnie, dietro di te…” farfugliò, alzandosi dall’enorme brandina. Mi girai e lo vidi. Vidi Damon che mi sorrideva dolce, mentre tutte le ebree ci fissava e sparlavano di noi, rendendomi più agitata.

“Tutto bene, Pettirosso?” Mi chiese con un sorriso magnetico. Io cercavo di evitare il suo sguardo e balbettavo a stento parole incomprensibili, ma che forse lui poteva comprendere. Mi rivolse uno sguardo interrogativo. Stavo facendo la figura della stupida, ma la paura di essere morsa da lui si stava facendo sentire.

“S..Si..Sto b..bene…” dissi, ancora balbettando. Lui ancora sorpreso mi porse il braccio. Un tempo gli avrei afferrato il braccio, ora mi sentivo molto agitata e la testa era piena di domande, a cui non riuscivo a trovare risposta. Mi alzai e mi appoggiai al suo braccio, sforzando un sorriso tirato, forse stavo esagerando.

Ci dirigemmo fuori e iniziammo a camminare. Stavo diventando nervosa, perché non sapevo dove mi stava portando e non ero sicura di voler sapere dove mi stesse portando.

“Dove andiamo?” chiesi, finalmente riuscivo a dire una frase senza balbettare! Lui mi sorrise, ma non mi rispose. Non era un buon segno. Il mio cuore batteva all’impazzata, le mani mi sudavano e sentivo una certa paura nei suoi confronti.

“Ti voglio fare visitare un piccolo villaggio…Ti piacerà. Così magari cambierai idea e preferirai andartene via da me.” Disse serio. Quella parole mi stupirono molto. Secondo quello che mi aveva detto Mer, lui voleva tenermi lì al campo, per poi trasformarmi, se fosse realmente un vampiro, e invece lui voleva darmi la libertà? Qui i conti non tornavano. E la cosa non mi piaceva affatto. Ero dubbiosa sul da farsi, non mi fidavo molto ad andare con lui in questo presunto villaggio. Questo, però, significava fidarsi di Meredith e di tradire quel sentimento che provavo per Damon.

“Non voglio…” dissi semplicemente, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi indagatori. Si fermò di getto e non accennò a muoversi. Perché si era fermato?

Mi guardai attorno e notai che eravamo in una delle tante viuzze senza via d’uscita, con il recinto spinato che ci sbarrava la strada. Alzai lo sguardo e vidi il viso di Damon molto tirato e duro…

“Chi si rivede!” disse una voce alle nostre spalle. Damon si girò immediatamente e di conseguenza mi girai anch’io. Vidi lo stesso generale che mi torturò quel giorno in quella cella, con quegli altri due. Mi si fermò il respiro.

“Cosa vuoi?” sibilò trafelato e arrabbiato Damon. Dai loro comportamenti avevo constatato che i due già si conoscevano.

“Cerco la ragazza che mi vuoi nascondere…” rispose con un sorrisino, che non prometteva niente di buono. Vidi un lampo di odio passare nei suoi occhi e in meno di mezzo secondo Damon scattò all’attacco verso quel generale, che si chiamava Kol. Quest’ultimo fece una risata aspra e sparì dal mio raggio visivo. Dopo pochi secondi sentii un braccio stringermi intorno al collo, sempre più.

“Kol, cosa vuoi?” chiese lui, con una calma eccezionale. Il mio cuore batteva ancora di più. Nonostante la notizia che mi aveva dato Meredith, mi sentivo più sicura nelle braccia di Damon, che poteva essere un vampiro, rispetto alla braccia forzute di Kol. “Vendetta. Quella che aspetto da centonove anni.” Rispose lui serio, rafforzando la presa sul mio collo e iniziai a tossire fortemente. Sbaglio o aveva detto centonove anni? Come poteva aspettare una vendetta da più di un secolo? Damon fece un passo avanti e fissava con molto astio Kol, che invece se la rideva soddisfatto di quello che stava facendo.

“Non torcerle un solo capello, altrimenti non ti farò più vedere la luce del sole.” Lo minacciò seriamente. Sentirlo minacciare qualcuno per me, vederlo oppure incontrare quei suoi occhi mi faceva sentire diversa. Mi faceva sentire qualcuno di importante in questo mondo.

“Una sola parola. Katherine. E’ colpa tua se è morta.” Sputò con odio il generale. Damon aveva provocato la morta di questa Katherine? Perché non me aveva mai parlato? Forse dovevo ascoltare i consigli di Meredith e allontanarmi da lui, ma ogni volta che mi allontanavo da Damon sentivo delle fitte prendermi lo stomaco e un senso di rimorso divorarmi lo stomaco.

Non potevo allontanarmi da lui e io non volevo. Mi sentivo a mio agio con lui accanto, era sempre pronto ad ascoltarmi e ogni volta che lui mi toccava mi sentivo tre metri sopra il cielo.

“Mi hai stufato…” ringhiò feroce, Damon. Si scagliò contro Kol, che lasciò la presa su di me. Il mio respiro era rallentato e riuscivo a malapena respirare. Mi misi le mani al collo cercando di inalare ossigeno e di riprendere a respirare regolarmente.

Non era una bella sensazione sentirsi privati di una tua funzione vitale. Mi accasciai a terra e mi rannicchiai su me stessa.

Damon che fino a poco tempo prima stava combattendo ed inveendo contro il generale, lasciò la presa sul suo collo e corse verso di me.

“Pettirosso, respiri?” mi chiese preoccupato. Accennai un si come risposta. Mi prese tra le sue braccia e lo vidi avvicinarsi sempre più a me. Sentii le sue fredde labbra poggiarsi sulle mie violacee. Questioni di pochi secondi, un’emozione che non si scordava. Mi sorreggeva la testa fra le sue mani e piano soffiava nella mia bocca, passandomi l’ossigeno necessario per ritornare a respirare decentemente.

Le sue fredde labbra si staccarono da me, lasciandomi lì a terra, e man mano riprendevo conoscenza. Lo vedevo così arrabbiato, mai visto così inferocito verso qualcuno.

“Oh…Trovato il punto debole di Damon Salvatore.” Lo canzonò il generale. Damon in risposta lo scaraventò a terra, gli tirò un calcio e gli inveì pesantemente.

“Se osi mettere le tue grinfie sul MIO Uccellino, la prossima volta non te la caverai con qualche calcio. Azzardati a posare il pensiero o solo lo sguardo e vedrei cosa posso fare. Faccio cose che non ti puoi immaginare. Spero che tu possa morire tra le più atroci sofferenze e così raggiungere quella prostituta di Katherine!” disse feroce. Mi faceva paura in quello stato, ma sapevo che lui non mi avrebbe fatto male.

Mi alzai a fatica e lui subito mi affiancò, lasciando a terra inerme Kol. La mia carnagione era ancora pallida, ma non mi ero mai sentita più viva che in quel momento della mia vita.

“Damon…tu sei..” dissi tra le lacrime. Lui mi lasciò un tenero bacio tra i capelli e mi scostò il ciuffo. Vidi il suo sorriso spegnersi alle mie parole. Ero una sciocca a pensare che lui mi poteva mentire…Mi aveva dimostrato tante volte che teneva a me e io dubitavo di lui. Mi sentii in colpa e non so per quale motivo, mi venne spontaneo abbracciarlo.

“Ti porto nel mio dormitorio. Voglio curarti e non voglio lasciarti.” Disse dolce. Poggiai il mio viso nell’incavo del collo, che sembrava scolpito. In quel momento capii che ero completa solamente con lui accanto. Io ero io, solo con Damon accanto a me. Possibile che mi sia innamorato di lui? E se mi fossi innamorata di un vampiro?

 

ANGOLO DELLA PAZZA: Come promesso ho postato!!!!!!!!!!! Ho dovuto perché non potrò postare dal periodo che va dal 28 Novembre al 4 Dicembre, visto che sono all’estero e non posso portare con me il mio amato computer :’( :’( :’( :’( :’( :’(

Passando al capitolo Kol, che è un personaggio di ‘The Vampire Diaries’, decide di vendicarsi su Damon e vi assicuro che la povera Bonnie non avrà l’animo in pace per un po’ di tempo. Nel capitolo non riesce a dire a Damon la verità e nel prossimo? Ci sarà da piangere nel prossimo capitolo, visto che lei va nel suo dormitorio!! Eheeheheheheh xd. Posto così tardi per colpa dei compiti. STUPIDA TECNICA!! La detesto! Aahahahahaha

Passando alla respirazione bocca a bocca. OMG! Stavo morendo quando l’ho scritta e quando l’ho riletto il capitolo stavo avendo una overdose da Donnie eccessiva!!! Grazie mille a tutte le mie amata ragazze che recensiscono la storia e anche a quelle che hanno RECENSITO il capitolo precedente. 4 RECENSIONI! Grandi così ragazze mie!!! Mi aspetto una reazione altrettanto bella per questo capitolo.

Posterò molto probabilmente domani e anche dopodomani. :) :) Contente? *palla che rotola nel deserto* ahahahahahaha

Alle recensioni. Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*

Cucciolapuffosa

 

 

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Capitolo 13
*** Dichiarazioni ***


UN AMORE IMPOSSIBILE...NEL 1938

Capitolo 13: Dichiarazioni

Il dormitorio di Damon era come me lo immaginavo. Era perfetto, l’unica pecca era la luce, molto fioca. Era un piccolo appartamentino, con un letto a baldacchino nero, un armadio in legno d’acero, un piccolo cucinino e un angolo della stanzetta era dedicato ai suoi liquori.
Non sapevo che bevesse, non me l’aveva mai detto e io non l’avevo mai notato, perché quand’era con me non era ubriaco, anzi era molto lucido. Che strano…

Il cuore mi batteva ancora più forte di prima. Mi teneva in braccio, a mo’ di sposa, e con delicatezza mi adagiò sul suo letto. I cuscini erano impregnati del suo profumo, che saltava all’olfatto. Mi misi a sedere e osservai l’interno del dormitorio. Prevalevano colori scuri, come il grigio, il nero e il rosso… Damon era seduto sulla sua poltrona, sorseggiava un liquore particolare e mi fissava sorridente. I suoi occhi risplendevano in quei colori spenti, sembrava avvolto in una nube nera e in un’aria di mistero che lo rendeva più affascinante.

Non mi potevo scordare com’era stato il contatto con le sue labbra fredde sulle mie. Al solo pensiero un fremito passava per la colonna vertebrale e il mio corpo veniva scosso da fremiti di piacere. Divenni rossa, anche pensarlo mi faceva imbarazzare.
Il mio pensiero andò, istintivamente, a Meredith. Lei mi aveva dato un consiglio, anzi chiamiamolo ordine e forse dovevo ascoltarla, dopotutto lei era stata sempre la mia amica più saggia ed la consideravo mia sorella…Per togliersi ogni dubbio c’era solo una cosa da fare: estirpare il problema alla radice.

“Pettirosso, promettimi che non metterai piede fuori, finché non ti dirò che non c’è più alcun pericolo per te!” disse serio. Pericolo? Per me? Stava scherzando? Ero piuttosto sconvolta.

“Perché dovrei essere in pericolo?” chiesi ingenua. Non vedevo grossi pericoli, ovviamente se vogliamo escludere la probabilità di morire per lavori forzati nel campo che non facevo bene alla mia salute. Ma per il resto non incombeva nessun pericolo su di lui e tantomeno su di me!
“Prometti.” Rispose semplicemente. Annuii arresa. Oramai lo conoscevo bene, quando evitava di rispondermi a una qualsiasi domanda era meglio evitare il discorso, perché andavo a toccare qualcosa del passato che non voleva raccontarmi.

Meglio così, pensavo io. Sono una ragazza che stava sempre sulle sue e che evitava di fare domande. Gli sorrisi leggermente e mi sistemai un ciuffo che mi copriva il viso, divenuto rosso dal clima teso e imbarazzante presente in quella stanza.
In poco tempo mi fu vicino, sentii le sue forti braccia cingermi i fianchi e avvicinarmi a lui. Eravamo ad un soffio dal sfiorare le nostre labbra e l’unico spazio che c’era tra me e lui erano le mie mani poggiate sul suo petto. Volevo respingerlo, ma appena incontrati quegli occhi non riuscii più a distogliere lo sguardo, se non da lui.

La mia schiena era poggiata alle sbarre di legno del letto che sorreggevano il baldacchino. Quella pressione m’irritava la schiena, feci uno smorfia e sperai che lui non l’avesse notata.

Damon con il dorso delle dita mi sfiorò il volto e con grande agilità si stese sul letto, portandomi sopra di lui. Il respiro accelerava, la situazione si faceva più bollente e io stavo letteralmente impazzendo. La sua presa non diminuiva sui miei fianchi e la sua espressione si faceva sempre più significativa, cercava di trasmettermi quello che stava provando in quel momento. Le posizioni si invertirono velocemente. Lui era sopra di me. Era così agile che non sentivo il suo peso sul mio corpo. Il suo corpo aderiva perfettamente al mio e le sue mani mi sorreggevano per le spalle.
Il suo volto si avvicinò al mio, chiusi gli occhi e ripensai alle parole della mia amica. Le mie mani si posarono sul petto e appena cercai di dire qualcosa, lui si ritrasse da  me e si mise a sedere con sguardo basso. Mi misi istintivamente le mani sul volto. Mi ero comportata da stupida e lo avevo respinto ancora! Scoppiai a piangere e capii che anch’io stava facendo differenze, anch’io ero razzista…Lo stavo pregiudicando senza avere uno straccio di prova. Ero una persona orrenda.

“Pettirosso…non piangere.. Andiamo piano. Ti voglio far scoprire tutto di me, qualsiasi cosa. Voglio farti girare il mondo con me affianco. Voglio scoprire ogni sfaccettatura del tuo carattere. Voglio farti sorridere, come sorridevi un tempo.” Disse, prendendomi il viso fra le mani. Mi lasciò un tenero bacio sul naso e mi strinse a sé. Solo in quell’istante capii che quella scintilla che sentivo ogni qualvolta si avvicinava, era attrazione che forse poteva trasformarsi in qualcos’altro.

“Insieme impareremo ad amarci, impareremo a capirci con uno sguardo, impareremo a condividere tutto di noi.” Si fermò un secondo. “Io già m’immagino noi sorridenti, su un enorme prato. Tu, con la pelle nivea simile alle pietre levigate dagli artisti, le tue labbra rosse poco più delineate di ora e con un anello in lapislazzulo, che ci unirà sempre.” Disse serio. Quelle parole smossero qualcosa, smossero qualsiasi mia sicurezza e qualsiasi mia convinzione. Io non lo odiavo, non lo potevo odiare.

“Grazie, per tutto.” Dissi grata. Aveva fatto tanto per me e io dubitavo di lui. Lo abbracciai. Speravo che, almeno, lui non mi abbandonasse.
Lui diede uno sguardo all’orologio e si alzò velocemente dal letto, prese la giacca sotto il mio sguardo perplesso.
“Io ho una spedizione, ritorno stasera.” Disse normale. Spedizione? Non suonava bene. Pregai Dio per chiedergli di riportarlo sano e salvo. Mi lasciò un semplice bacio sulla guancia e ammiccò.
“Tranquilla. Ritornerò.” Detto ciò sparì dalla mia vista.

Io ero bloccata in quella stanza. Glielo avevo promesso e io mantenevo sempre le promesse. Mi alzai dall’enorme letto e mi guardai attorno. Cosa potevo fare per ingannare il tempo?

Mi avvicinai al suo banchetto di liquori e vidi in un angolo un piccolo strumento, a corde… un pianoforte a muro, sempre sui colori scuri. Era bellissimo…Per un momento pensai che forse era meglio non toccarlo, ma avevo voglia di provare a suonare. Da piccola volevo imparare a suonare uno strumento, ma papà mi disse che non c’erano i fondi per pagare un buono insegnante e per pagare l’acquisto dello strumento.
Mi sedetti sulla poltroncina e vidi uno spartito scritto con inchiostro, ancora, volubile. Forse l’aveva composta lui quella melodia. Conoscevo qualche nota e qualche accordo e iniziai a strimpellare quella dolce melodia. Era così delicata… Alla fine dello spartito era impressa la lettera ‘D’. Era anche un grande musicista.

Una folata di vento fece spalancare la porta, che io mi affrettai a chiudere. Dalla libreria era caduto un libro. Che scena inquietante.
Presi il libro tra le mani. Esso era aperto ad una pagina particolare. Tenendo il segno su quella pagina, lessi il titolo del libro: ‘Il diario del vampiro’. Metteva i brividi come titolo di un libro.
Notai che la scrittura era simile a quello dello spartito scritto da Damon. Presi un respiro e mi sedetti sul letto. Possibile che Damon amasse scrivere?
Girando le pagine mi accorsi che non era un libro, ma un semplice diario. Non volevo leggerlo…dopotutto era il suo diario e anche lui aveva una privacy che tutti noi dovevamo rispettare.

Un’altra folata fa aprire il diario in una pagina e la data, in questione, era quella della scomparsa di Meredith. Coincidenza fin troppo strana, per i miei gusti!
Chiusi con forza il diario e lo scaraventai a terra. Non potevo tradire la sua privacy! E forse io temevo di quello che potesse esserci scritto su quel diario…

“Povera ragazza…” disse una voce. La porta era nuovamente spalancata e sul ciglio della porta c’era quel generale, che Damon tanto odiava, Kol.
“Mi fai entrare?” chiese lui. Perché mi chiede se poteva entrare? Io annuii semplicemente, lui rispose con un sorrisino e dopo poco me lo ritrovai a pochi centimetri da me, che mi teneva per il collo.

“Non vedo l’ora di ucciderti. E non vedo l’ora di vedere la faccia di Damon…” disse scoppiando in una risata malvagia. Questo tipo mi faceva paura. Delle lacrime sgorgarono dai miei occhi. Speravo che qualcuno mi venisse a salvare, qualsiasi persona, che fosse anche la persona che più detestavo.
“NON. TOCCARLA.” Urlò una voce. Lui fece finta di niente, ma la presa sul collo diminuì sempre più. Si avvicinava sempre di più al mio collo e solo in quel momento mi resi conto di quanto potessi essere sciocca! Avevo invitato un altro vampiro in una casa, che per giunta non era nemmeno di mia proprietà!

“Se non mi vuoi ascoltare…” sussurrò ancora quella voce. Non era una voce da uomo, era più femminile e allora capii chi era.
Ad un tratto Kol emise un verso di dolore e si stava accasciando su di me, quando con una velocità impressionante il mio salvatore si scagliò contro il generale e lo invitò ad uscire da quella casa.
“Cosa non capisci? Mi devi ascoltare!” disse lei. Aprii gli occhi e vidi avanti a me Meredith, che mi fissava con il suo solito sguardo di chi la sapeva lunga. Continuai a piangere, mentre lei si sedette accanto a me e iniziò a consolarmi.
“Ora io ti dirò tutta la verità!” disse seria. Io accennai un ‘si’ di riposta con un cenno del capo. Dopo l’attacco di Kol e la comparsa di Meredith ci volevano delle spiegazioni! Sperando che non riguardassero il mio Damon!



Angolo della pazza: Questo è il capitolo, romanticissimo e anche problematico! Nel prossimo ci sono scottanti rivelazioni che non piaceranno a nessuno.
AVVERTO CHE NON POSTERO’ DAL 28 AL 4 DICEMBRE, PERCHE’ SONO IN UN PAESE ESTERO E NON POSSO PORTARMI IL MIO AMATO COMPUTER.
Voglio sapere cosa ne pensate!!! Grazie a tutti, coloro che recensiranno e a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie alla mia amata Cucciolapuffetta2001 che mi segue sempre! Grazie ad Angie94 che recensisce sempre! Grazie a pagy94 che azzecca sempre le mie idee future! E grazie a tutti voi che leggete solamente! Aspetto recensioni!
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

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Capitolo 14
*** Ti amo ***


~~Un amore impossibile…nel 1938
Capitolo 14 : Ti amo
Bonnie pov’s

Dire che stavo impazzendo era ben poco. Troppe informazioni! Troppe notizie! E soprattutto… Troppi segreti! Segreti di cui io non ero a conoscenza e di cui Damon non mi aveva mai parlato.

“Qualcuno mi aveva adescato in quello stramaledetto vicolo, mi ha morso e un altro vampiro mi ha salvato…” disse fissandomi negli occhi. Mi incoraggiò a continuare.

“Tu hai visto il volto di Damon, ma non sai se è il tuo Salvatore o il tuo aggressore..” continuai rassegnata. Le informazioni filavano, nel suo discorso non c’era una piega. E io mi sentii così delusa da Damon e da me stessa! Io avevo, veramente, riposto la mia fiducia in un generale, che per giunta non era umano e che probabilmente mi voleva come pasto… Ero una stupida. Un’illusa. Una fallita. Nessuno. Venni presa dal più totale sconforto e mi sedetti sul letto ansimando.

Quel letto in cui lui mi aveva, quasi, dichiarato quello che provava per me e quel letto in cui io mi stavo facendo abbindolare da lui, come una sciocca. Tutto mi crollò addosso. Sentì una leggera crepa, all’altezza del polmone sinistro, che man mano si diffondeva. Cos’era? Il mio cuore. Il cuore che lui aveva distrutto.

“Bonnie…Bonnie…Per piacere…Come stai?” Balbettò Mer. Il mio sguardo era freddo e impassibile. Fissavo il vuoto e sentivo tutto quello che accadeva intorno a me, ma non riuscivo a proferire parola. Dai miei occhi uscì una sola lacrima, ma quella lacrima valeva più di tutte le lacrime che avevo versato fino ad ora.

Qualcuno bussò alla porta. Meredith che mi teneva per le spalle, strinse ancora di più la sua salda presa su di me…Questo significava che lui era tornato. Non avevo le forze per aprire quella porta e non avevo il coraggio di affrontarlo faccia a faccia. Non potevo fare finta di niente e non potevo ignorare la mia amica. Riuscii anch’io a percepire le chiavi dell’appartamento che giravano lentamente nella serratura. La porta si aprì e io trattenni il respiro. Damon era gravemente ferito, aveva la camicia strappata e intravedevo il suo sangue, i suoi pantaloni erano impregnati del suo sangue.

Ebbi un sussulto e nella mia testa passò l’idea di corrergli incontro e abbracciarlo, chiedergli come stava e accertarmi che non si fosse fatto niente di grave.
“Tranquilla, le ferite si rimargineranno da sole…” mi sussurrò Mer all’orecchio. Alzai lo sguardo per incrociare il suo. Mi fece un tenue sorriso, che si spense non appena vide Meredith seduta accanto a me. La sua espressione cambiò di rado e si trasformò in un ghigno di rabbia. Buttò tutto a terra e con la sua velocità sovraumana si avvicinò a me, mi trasse a sé e mi portò lontano da Meredith in braccio a mo’ di sposa. La mia amica subito si innervosì, tanto da digrignare i denti. Faceva paura. I capelli le ricadevano dietro la schiena, il volto si contorse in un ghigno, gli occhi si fecero di un rosso scuro e i denti lunghi e affilati risplendevano nel complesso del suo corpo.

Damon mi adagiò a terra e si catapultò su di lei. Meredith scoppiò in una fragorosa risata, lei gli tirò un bel calcio che gli fece perdere l’equilibrio. Un tonfo sordo rimbombò a terra. La mia amica, ora fuori di sé, stringeva in mano il manico della sedia appuntito. Il mio cervello elaborò in poco tempo quelle informazioni.

“NO!” urlai io. La bloccai giusto in tempo ed entrambi si girarono verso di me. Sussultai quando vidi il volto di Damon trasformato e la paura prese il sopravvento. Lui era un vampiro…Era qualcosa di sopranaturale, qualcosa che non doveva esistere! Dio aveva creato noi essere umani per nascere, cresce, avere figli e morire. Questo era il ciclo della vita…Come potevano quindi esistere degli esseri sopranaturali che distruggevano la teoria che noi tutti rispettavamo?
“Bonnie…” sussurrò lui, avvicinandosi a me. Era la prima volta che mi chiamava per nome. Mi allontanai da lui. Meredith si alzò prontamente affiancandomi.
“Bonnie credimi! Lui mi ha ucciso!” urlò lei, con rabbia. Non era lei, non riusciva a controllarsi. Le rivolsi un sorriso.
“Pettirosso! Non crederle. Io non l’avrei mai uccisa! Lei è tua amica. E se è una tua amica, diventa anche mia amica.” Disse serio, fissandomi negli occhi. Riuscivo sempre a capire quando mi mentiva, e questa volta mi stava dicendo la verità.
“Bonnie! Sei solamente accecata dall’amore!” gridò Meredith. Mi si fermò il respiro. Amore? Il vero amore? Quello con la ‘a’ maiuscola! E se io provassi amore nei suoi confronti?

Ogni volta che lo guardavo il mio cuore batteva a mille, mi sudavano le mani, il respiro diventava irregolare, non riuscivo a parlare se non a spicciare qualche parola e ad ogni suo gesto arrossivo vistosamente. Lo amavo?

Alzai di scatto la testa, rivolsi un sguardo di gratitudine ad entrambi e feci un sorriso alla mia ‘seconda’ sorella. Lei ricambiò il sorriso sicura di sé, mentre Damon abbassò la testa deluso. I sentimenti prima di tutto. Mi ero chiesto molte volte se lo amavo e ogni volta non ero riuscita a darmi una risposta seria, fino a quel momento.
Per lui ho provato così tanti sentimenti. Odio, senso di gratitudine, affetto, di nuovo odio, attrazione e ora…eravamo arrivati al vero sentimento, quello che sarebbe durato per sempre.

Mi catapultai nelle sue braccia. Lui era sorpreso, ma subito mi ricambiò l’abbraccio. Mi accarezzava i capelli, sotto lo sguardo allibito di Meredith. L’avevo delusa e la potevo anche capire.

“Bonnie stando con lui, stai infrangendo tutto ciò in cui noi crediamo. Dio ci ha creato per morire, un giorno. E stando con lui un giorno diverrai immortale! E non compirai ciò che ha in serbo per te il destino.” Disse ancora arrabbiata. Questi discorsi. Discorsi troppo lunghi e troppo seri.
“Il destino è futuro! E lo decido io! Se un giorno diverrò immortale, saranno problemi miei! Io non posso lasciarlo. Non voglio.” Continuai con le lacrime agli occhi. Perché non condivideva con me, questo magnifico sentimento!?
“Perché lo fai?” mi chiese. Abbassai lo sguardo… Le lunghe braccia di Damon mi trassero a sé possessivo, fissando Meredith con odio. Deglutii e mi feci corraggio.

“Mi chiedi perché lo sto facendo? Perché sto commettendo questo peccato? Perché lo amo! Lo amo con tutto il cuore! Damon è la cosa più bella e dannata che mi sia successo in vita mia! E non rinuncerò a lui, nemmeno per la tua amicizia!” dissi tutt’un fiato. Avevo detto tutto, ciò che c’era da dire. Né più, né meno. Ammisi che forse avevo esagerato, ma non era solo lei la ragazza saggia nel gruppo. Meredith mi rivolse un ultimo sguardo di disgusto e se ne andò velocissima.

Damon poggiò le mani sulle mie spalle, mi girò e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Diventai tutta rossa, vedendo il suo sguardo puntato su di me.
“Cos’hai detto?” mi chiese solamente. Rimasi di poco spiazzata e ripensai alle parole dette poco prima. Mi coprii istintivamente la bocca con le mani. Cosa avevo detto? Gli avevo confessato tutto quello che provavo per lui, senza il minimo timore.
“Ti amo, Pettirosso.” Mi sussurrò in un orecchio. Mille farfalle svolazzarono nel mio stomaco. Quelle parole dette da lui, mi facevano sentire bene. Delle lacrime uscirono dai miei occhi.
“Ti amo, anch’io.” Dissi tra le lacrime. In meno di un secondo eravamo sul suo enorme letto a baldacchino. Io ero stesa sul suo letto e lui era accanto a me, le sue mani mi tenevano stretta a sé.

Mi lasciò un tenue bacio sul collo, proseguì sulla guancia, fino ad arrivare ala bocca. Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie, combaciavano alla perfezione. Le nostre lingue si unirono creando una danza che poteva durare in eterno. Assaporavo ogni secondo di quel bacio, tutto quanto. Sentivo la sua presa farsi più forte sui miei fianchi, le sue labbra sapevano di menta, fresca e delicata.
Ma quel magnifico bacio non poteva durare per sempre. Ci fissammo negli occhi e si mise a giocare con una ciocca dei miei capelli. La distanza venne accorciata da lui nuovamente. Mi fece un sorrisino e scoprì i denti.

Non mi faceva paura, non più. Lo amavo e ora solo questo contava per me e credo che per lui sia lo stesso. Avvicinò il suo volto verso il mio collo, sentii solleticarmi il collo con i suoi canini.
“NO! Damon…non farlo, per favore…” lo supplicai io. Qualsiasi cosa stava per fare, io non volevo essere coinvolta. Nei suoi occhi balenò un lampo, ma non identificai quale sentimento sia.

“Tu non vuoi passare l’eternità con me?” mi chiese sconcertato. Cosa gli dovevo rispondere? Io volevo stare con lui per sempre, ma non potevo. Non potevo fare un torto alla mia religione.
“Damon…No. Non posso. Io un giorno dovrò morire, come tutti gli esseri umani…” dissi cauta. La sua faccia si contorse in una strana espressione.
“Io ti renderò immortale…” mi spigò gentilmente. Non era riuscito a capire il mio discorso. Come potevo spiegarglielo senza ferirlo?
“Io e te possiamo stare insieme, ma non voglio diventare immortale. E mai lo diventerò.” Misi in chiaro.
Era un peccato troppo grande per me.

“E quando starai per morire? Io cosa farò? Ti guarderò morire sofferente? Dimmelo, Bonnie!” disse serio alzando il tono di voce. Cosa doveva fare?
“Mi dirai addio…” risposi. Damon strabuzzò gli occhi. Si mise a cavalcioni su di me, avvicinando il suo volto sempre più al mio.
“Tu non mi ami come ti amo io. Finita la questione.” Non riuscii a ribattere, era già sparito nel nulla. Quelle parole ferirono molto più di come pensavo.

ANGOLO DALLA MATTA: Non mi sparate !!! PER FAVORE!! Sono tornata dal mio viaggio e posso finalmente postare!!! Ditemi cosa ne pensate e vi avverto POSTO SOLAMENTE SE HO RECENSIONI! Lo scorso capitolo solamente 2!! Mi spiace, ma sono rimasta. MI ASPETTO QUALCOSA DI MEGLIO, ORA! Per due motivi: 1) In questo capitolo Damon e Bonnie si dichiarano il loro amore. 2) Damon la stava per trasformare.
Però c’è anche il lato negativo. Bonnie non vuole essere trasformata…Perché? NON LO AMA ABBASTANZA? Vi lascio con il fiato sospeso. Per il resto tutto okay.
RECENSITE, ALTRIMENTI NIENTE CAPITOLO. Baci

 

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Capitolo 15
*** Suicidio ***


Un Amore impossibile...nel 1938
Capitolo 15: Suicidio
Bonnie pov’s

Damon mi aveva lasciato lì, in camera sua, da sola e con il cuore in mano. Gli avevo detto che lo amavo, che era la cosa più bella della mia vita…anzi della mia esistenza! Mi asciugai una lacrima e mi alzai dal suo letto. Cosa dovevo fare? Lui mi aveva respinto e oltre ad essere respinta, mi aveva lasciata prima ancora che mi facesse la proposta di fidanzarmi con lui.

Caddi nello sconforto più totale e iniziai a riflettere…Meredith mi odiava, Elena era riuscita a trovare l’amore in Stefan, mia sorella Mary e i miei genitori erano morti, Tyler era stato ucciso e ora avevo perso anche Damon? Perché? Perché tutti quelli che mi stanno a cuore muoiono? Oppure mi abbandonavano? Perché non potevo vivere la mia vita come più mi piaceva?

Ero bloccata in questo stupido campo di concentramento. Ed ero sola. Senza nessuno. Senza un amico…mi rimaneva Elena, se non era morta o se non se n’era andata già andata da questo inferno. Senza la mia famiglia. Anche Damon mi aveva abbandonato…e con lui tutte le mie idee di felicità. Per non aggiungere il problema di Kol. Stupido vampiro centenario! Lo detestavo! Damon fino ad ora mi aveva portato così tanti guai…Ma mi aveva salvato la vita così tante volte.

In questo momento capii cosa significa sentirsi sola, completamente esclusa dal mondo, senza nessuno con cui potevo parlare e con cui potevo sfogarmi. Uscii dal suo appartamento e m’incamminai verso gli enormi capannoni, sperando di vedere la mia amica Elena, che respirava e che viveva ancora.

Da lontano la vidi sorridente e solare. Era abbracciata al generale ed erano così felici insieme…Sembrava che ogni istante della loro vita fosse perfetto, che non ci fossero ostacoli da superare e che la loro relazione era meglio di una favola. In un minuto provai così tanta invidia per lei…Elena aveva avuto quello che desiderava. Quello che noi tre, compresa Meredith, sognavamo da sempre: l’amore della nostra vita.

Mi resi conto che io non ero nessuno per andare da lei a raccontarle i miei problemi, era contenta e non avevo il coraggio di ritornare da lei a farmi commiserare…M’immaginavo il suo volto triste mentre mi consolava e la rabbia di Stefan per suo fratello. Se andavo da lei, peggioravo due situazioni: quella di Elena, turbando la sua calma e quella delicata tra i due fratelli, che si parlavano già a malapena.

Continuai a camminare dritto avanti a me, facendo finta di non averli visti. Nel campo era sempre tutto triste e interminabile, ma oggi era sicuramente il giorno più lungo e straziante che avevo mai vissuto.
Un’altra lacrima mi bagnò il volto. Chissà dov’era finito Damon…Dovevo chiarire con lui, altrimenti come riuscivo ad andare avanti senza lui? Senza le nostre liti? Senza il suo sorriso? Senza il suo umorismo?

Mi diedi della stupida una decina di volte. Lui voleva passare con me l’eternità….e io ho rifiutato, ma nel rispetto di Dio e nel rispetto in ciò in cui credo. Se avessi accettato me ne sarei pentita e probabilmente i miei genitori non sarebbero fieri di me e io non voglio questo! Voglio che loro siano fieri della loro figlia e lo stesso vale per mia sorella. Ora sicuramente erano felici e in pace con loro stessi…Forse lassù c’era un mondo che nessun essere umano aveva mai scoperto e che forse io dovevo raggiungere…

“Damon ora tu mi dici che cazzo hai! Sei depresso! Triste e più scorbutico del solito!” disse una voce. Mi nascosi nel primo vicoletto che trovai e osservai quelle due persone: Damon e suo fratello, che parlavano. Loro stavano parlando…civilmente? Un passo avanti per loro due!
“Lei non vuole passare l’eternità con me! Per lei è più importante la religione!

Non mi ama! Non mi vuole! Vuole che io l’osservi morire lentamente!” Sbottò arrabbiato. Capii che stavano parlando di me e un senso di colpa mi pervase tutto il corpo.
“Aspettala!” gli rispose a tono il fratello. Sapeva parlare? Non l’avevo mai sentito parlare in modo così scortese…Lui era sempre molto garbato e perfetto. Un vero gentiluomo. Probabilmente se non ci fosse stato Damon, mi sarei innamorata di lui.

“Non posso! Non voglio! Io le ho detto che l’amavo! La volevo trasformare e poi sfuggire da questo inferno, forse insieme a te e alla tua dolce metà! MA NON VUOLE!” disse alterato. “Va bene così! Ci sono tante donne nel mondo!” continuò. Un’onda di emozioni mi travolse contemporaneamente…Felicità perché lui aveva detto al fratello che voleva passare con me l’eternità e anche un enorme senso di delusione e illusione. Aveva detto che nel mondo ci sono tante donne? Riusciva a dimenticarmi così facilmente?

“Non lo pensi veramente! Lo sento! Sei solamente arrabbiato!” gli urlò contro il fratello. Gli occhi di Damon erano così vuoti e tristi, privi di qualsiasi emozione. La sua era un’infatuazione…non era amore.

“NO! Io non la amo!” Tuonò potente. Il suo volto stava cambiando. Gli occhi diventavano più scuri e la sua bocca si contorse in un ghigno arrabbiato.
Sentii la testa pesante e le palpebre che si chiudevano da sole, indietreggiai di poco e iniziai a correre lontano da là. Ogni secondo passato con lui, ogni minuti passato a pensare a lui e ogni ora passata con lui s’impossessavano della mia mente e mi facevano sentire sempre peggio.
Le mie gambe non mi reggevano e caddi a terra triste in un angolino del campo di sterminio. Quelle parole avevano calpestato il mio cuore…Possibile che lui non avesse avvertito la mia presenza?

In questi momenti mi mancavano i miei genitori che mi davano dei consigli e mi mancano le chiacchierate con mia sorella…Mi mancava la mia vecchia vita. Volevo raggiungerli. Volevo rivederli, sapevo che era impossibile ma speravo che ci fosse un modo per rincontrarli.
“Un modo ci sarebbe.” Disse una voce. Mi girai di scatto e vidi l’espressione divertita di Kol. Mi aveva letto nel pensiero…mi dava fastidio, solamente Damon poteva entrare nella mia mente quando e come voleva!

Ma…sbaglio oppure quel generale mi aveva detto che un c’era un modo per rivederli? Mi stava tentando. E forse non dovrei cedere…
“Quale sarebbe?” Cedetti. Era una curiosità personale. Volevo saperlo…forse non era curiosità, era voglia di poterli riabbracciarli e di rivederli.

“C’è solo un modo.” Disse serio. L’atmosfera si faceva tesa. “Un semplice taglio. Al posto giusto. Ed è fatta.” Continuò. Mi stava proponendo il suicidio? Quel generale era completamente pazzo…Non era normale.
“Io sono più che serio.” Forse aveva ragione. Un semplice taglio e al posto giusto, per sistemare i miei problemi e i miei rimorsi. Tutto poteva ritornare come prima. Tanto cosa lasciavo qui? Niente. Lasciavo Elena, ma lei aveva la sua vita…e la mia vita era legata, fin a quando l’ho conosciuto, a Damon e lui aveva detto che io non ero nessuno per lui…Forse Kol aveva ragione.

“Togli il ‘forse’. Io ho ragione.” Continuò con tono persuasivo. Deglutii. Dovevo veramente farlo?
Non fare mosse azzardate! Tu lo ami e lui ama te!, disse la mia coscienza interiore. Questa volta decisi che era meglio non ascoltarla. Kol mi sorrise e io mi sentivo così debole. Essere debole non significava togliersi la vita, io dovevo affrontare le mie debolezze!

“Guardami, Bonnie!” sospirò. “ Tu vuoi rimanere in questo mondo crudele? Nel mondo che ti vuole morta? Nel mondo che ti ha tolto i genitori? Che ti ha tolto la libertà?” scossi la testa. Stava forse usando il suo potere persuasivo su di me? Non credo che i vampiri abbia poteri persuasivi…Damon non me l’aveva mai detto.

“Bene. Tieni questo.” Mi porse un pugnale. Lo fissai un momento. Il suo manico era decorato con pietre preziose e al centro un enorme pietra rossa e la lama brillava al buio. Lo presi in mano. Dovevo avere coraggio per fare un gesto simile, dote che io non avevo mai avuto…
“Solamente un colpo secco nell’addome…” afferrai il pugnale, lo avvicinai a me. Il momento fatale stava arrivando, ma non so se avevo il coraggio. Basta pensare!

“NO!” urlò una voce straziata, la sua voce. Lo fissai negli occhi. Cosa stavo per fare?
“Bonnie tu vuoi farlo!” mi disse Kol, tenendomi per le spalle. COLPO SECCO!

Un dolore invase tutto il mio corpo. Feci cadere al terra il pugnale e istintivamente misi la mano sul mio stomaco… L’avevo fatto veramente. Non riuscivo a tenere l’equilibrio. Damon scattò in avanti , prendendomi tra le sue braccia. Sentivo il mio sangue uscire dalla ferita e le forze mi abbandonavano man mano.

“Damon…Ora siamo pari. Una morte a testa. E non venire a cercarmi. Ha fatto tutto lei.” Disse scoppiando a ridere malefico. Damon mi teneva stretta a sé e sentivo il suo sguardo puntato su di me.
“Cosa hai fatto?” mi chiese flebile. Battei le palpebre. La parte superiore del mio vestito era sporca di sangue e mi sentivo debole. Iniziai a piangere silenziosamente.

“Bonnie!” Elena. La mia amica Elena era lì con me con gli occhi che le si stavano riempiendo di lacrime. Si sedette accanto a me. Damon era estremamente freddo.
“Come hai potuto? Io ti amo. Ti voglio accanto a me, per sempre. E tu cosa fai?” mi chiese lui con voce rotta dal pianto. Cosa avevo fatto?




ANGOLO DELLA PAZZA: Salve! Ecco il quindicesimo capitolo! Eh già! Già
al quindicesimo! Sono ritornata dopo una settimana. Non è molto tempo! Penso di aggiornare ogni Giovedì e Sabato se tutto va bene e se ci saranno recensioni! Allo scorso capitolo solamente una! Mi avete deluso moltissimo, perché speravo in almeno due recensioni! Al prossimo spero facciate di meglio, perché i quattro innamorati fuggiranno da questo inferno! Contenti?
Per il resto…Ammetto che rileggendo il capitolo mi sono resa conto che è molto malinconico e tratta tematiche delicate, come il suicidio. Spero che vi sia piaciuto. Mi aspetto DUE RECENSIONI, MA NON UNA! Per carità!
Alla prossima
Baci :*:*:*:*:*:*:*:*:*:*:*:*:*

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Capitolo 16
*** Desiderio di se stessi ***


Un amore impossibile...nel 1938
Capitolo 16 : Desiderio di se stessi
Bonnie pov’s

Cosa avevo fatto? Lo avevo veramente fatto! Mi ero colpita dritto allo stomaco e il dolore continuava a persistere ancora e ancora.
Non sapevo neanche io da quanto tempo era così. Mi sembrava passata un’eternità…

Di sicuro erano passati, come minimo, due giorni. Ammisi che mi ero pentita di quello che avevo compiuto. Mi ero colpita e la cosa peggiore e che mi ero lasciata convincere da quel sottospecie di vampiro. Non aveva il coraggio di affrontare Damon faccia a faccia e aveva progettato una vendetta trasversale… Codardo! Non lo sopportavo!

“Non si sveglia….” Sentii dire ad una voce che faceva eco nella mia testa. Qusto sconosciuto aveva una voce sottile e delicata, solamente Elena aveva questo tono così pacato in situazioni terribili. Avvertii due mani poggiarsi all’altezza del mio viso, mani fredde e lisce. O di Damon o di Stefan.
“E’ morta…” NO! NO! Io ero viva! O meglio..Non proprio viva, ma potevo sentirli. Perché potevo sentire le loro voci? Ma non potevo aprire gli occhi? Sentii le carezze sul mio viso farmi meno e poco dopo il silenzio più assoluto.

Lo sbattere di una porta e dei passi. Stava arrivando qualcuno. Volevo tanto aprire gli occhi, ma non ne avevo le forze…Le palpebre erano pesanti e non avevo forza.
“Pettirosso…?” ERA LUI. La sua voce era cristallina e chiara. Si sedette vicino a me e mi prese la mano.
Delle lacrime mi bagnavano la mano, era delle sue lacrime che cadevano sulla mia mano. Lui stava piangendo e la colpa era solamente mia. Un senso di colpa mi pervase tutto il corpo.

“Se mi senti, per favore, dà un segno di vita. E’ passata una settimana! Una settimana senza di te! E io già non ce la faccio più! Non puoi immaginare come sia brutto svegliarti la mattina e chiedersi ‘E l’amore della mia vita? Sta su un filo di piombo, tra vita e morte’!” continuò con tono triste. Quanto lo amavo! Come avevo fatto ad essere così stupida? Era troppo vulnerabile.

La sua mano era stretta alla mia, ma la sua presa era forte e la mia era inesistente, non riuscivo a fare forza per prendergli la mano. Iniziai a muovere leggermente le dita, per poi riuscire a ricambiare la stretta, anche se debolmente.
“Ti sei mossa?” Come facevo? Non riuscivo a rispondergli! Decisi di aumentare la stretta sulla sua mano, sperando che capisse i miei segnali. La mano di Damon si ritrasse dalla mia e non riuscivo più a sentire niente.

Avvertivo la presenza di Elena dal battito accelerato del suo cuore, ma non era molto semplice capire se eri sola o se due vampiri ti stanno osservando, visto che non respirano, non bevono, non mangiano cibo umano e non arrossiscono! Beati loro!

Uno spostamento di vento. Ciò significa che non se n’era andato! Ad un certo punto sentii una leggera pressione sulle mie labbra…Lui mi stava baciando! Non potevo non muovermi!
Sentii qualcosa crescere in me, un’emozione che non riuscivo a descrivere.
Era qualcosa di forte e io mi sentivo inspiegabilmente legata alla natura e a tutto ciò che viveva e respirava.

Avvertivo il cinguettio degli uccellini, il fruscio del vento, lo sbocciar di una rosa e il sole mattutino che illuminava leggermente il capo di sterminio.
Aprii gli occhi. Vidi davanti a me, Damon; che mi fissava stralunato e sorpreso. Sbattei le palpebre.
Mi squadrai un attimo. Il mio corpetto era completamente fradicio dal mio sangue e la lunga gonna era sporca di terra. La ferita, che mi ero procurata, si era rimarginata…Possibile che nel giro di una settimana si fosse già rimarginata?

Incrociai lo sguardo di Damon e non so dove presi la forza, ma mi buttai sopra di lui abbracciandolo con tutto l’amore che avevo. Lui era molto sorpreso. In un primo momento ricambiò l’abbraccio, quasi spaesato…poi rendendosi conto che io ero realmente lì con lui mi prese in braccio di peso e mi sistemò sul letto. Mi resi conto che quello era il suo appartamentino.

“Bonnie! Ti amo! Ti amo! Non dimenticarlo MAI!” Disse stringendomi forte a sé. Gli sorrisi contenta. Ad un certo punto sentii un giramento di testa. Damon mi prese tra le sue braccia e la sua mano tastò leggermente sul mio stomaco.

“Pettirosso…la tua ferita…si è rimarginata!” continuò sorpreso. Alzai le spalle e annuii, io in una settimana non rispondevo di me stessa e non avevo la più pallida idea di come procedesse la mia salute.
“Magnifico!” dissi contenta. Mi sorrise e mi accarezzò i capelli. Quanto mi era mancato! Mi mancava tutto di lui! Il suo sorriso sghembo, le sue dolcezze e anche la parte del vampiro cattivo, che a mio avviso gli stava a meraviglia!

“Bonnie, parlando seriamente, hai rischiato troppe volte la morte e io, mio fratello ed Elena abbiamo pensato di sfuggire da questo inferno.” Disse serio. Era rimasta molto sbalordita, non mi aspettavo una richiesta tanto esplicita! Dopotutto cosa mi costava? Niente. Magari potevo fuggire da là, vivere la mia vita felicemente e poi un giorno si vedrà come fare per non essere trasformata!

“SI! Voglio fuggire con te, per sempre.” Affermai convinta. Dette queste parole lo vidi sorridere di ramando. Ero così contenta di poter rimanere con lui, magari potremo rifarci una vita da persone normali. Questa idea mi rendeva felice e capii che nessuno potrà mai immettersi nel rapporto che io e Damon stavamo man mano instaurando.

Damon si allontanò da me, istantaneamente, e si avvicinò alla libreria da cui estrasse un libro. Lui me lo porse gentilmente. Era un’enorme tomo, con una copertina rigida rossa e su di esso vi era il nome della mia famiglia.
“Su questo libro c’è la storia di tutte le famiglie McCollugh e ho scoperto che i tuoi discendenti sono dei druidi.”
Non potei trattenere una enorme risata. Da piccola mio padre mi raccontava spesso che discendevo dalle streghe druidi, ma era dicerie che usava per farmi addormentare, eppure me le ricordo ancora.

“Vedi..Mio padre diceva che discendevo dalle  streghe druidi…Sono vecchi ricordi.” Dissi un po’ nostalgica. La mia risata non fu molto contagiosa. L’espressione di Damon non cambiò affatto, anzi si fece più seria di quel che era.

“Bonnie come esistono i vampire esistono anche le Streghe…” disse, rivolgendomi uno sguardo più che serio. In effetti non ci avevo mai pensato. Se esistevano i vampiri, forse esistevano anche lupi mannari, Streghe e perché no, anche maghi! Ripensando a ciò che mi aveva detto lui mi stava dicendo che ero una Strega?

“E’ esattamente quello che ti sto dicendo.” Gli rivolsi un occhiata severa. Non mi andava ancora giù il fatto che lui potesse leggermi la mente, e mi dava fastidio che legge la mia mente nei momenti meno opportuni possibili.

“Io sono una strega? Ma per favore!” dissi, mentre lui si avvicinava pericolosamente a me. Feci qualche passa indietro, ma lui mi bloccò il passaggio; intrappolandomi tra il suo corpo e il muro.
“Posso aiutarti. Anche tu sei un essere sopranaturale, come me. Siamo due anime dannate. Io, vampiro e tu, Strega!”disse serio. I nostri visi erano vicinissimi e in quel momento vidi nei suoi occhi quello che provavo anch’io: DESIDERIO.
 
Ci baciammo con foga e passione. La sua lingua cercava la mia e continuammo questo gioco per qualche minuto. Lui era il mio tutto.
Avvertivo il suo desiderio, la sua impazienza…Capivo che in quel momento ci stavamo amando con tutti noi stessi e in tutte le forme che conoscevamo. Con delicatezza ci sedemmo sul letto.
Lui era sopra di me e lasciava una scia di baci che partiva dal braccio fino ad arrivare alla bocca. Poco dopo invertimmo le posizioni.
“Certo, che sei forte, piccoletta.” Sussurrò al mio orecchio con voce roca, che lo rendeva più sexy di quanto già non fosse.

Iniziai a sbottonargli la camicia, mentre lui mi sfilava il corpetto. Mi teneva stretta a sé e la sua presa non diminuiva. Posò le sue labbra fredde sul mio collo, lasciando piccole segni violacei che si rimarginavano dopo poco.
Rimanemmo in biancheria intima. I nostri occhi non si separarono mai. Il suo sguardo indugiò su e giù per tutto il mio corpo e mi sorrise leggermente.

“Sei magnifica..” quel suo tono di voce. “Sei sicura?” mi chiese. Voleva una mia conferma?
“Toccami.” Dissi solamente. Mi guardò per un attimo perplesso e indeciso sul da farsi. Dopo poco continuammo il nostro gioco di lingue, finché non ci ritrovammo completamente senza indumenti. Dio Santo! Quant’è perfetto!

“Dimmi se ti faccio male..” sussurrò al mio orecchio. Entrò dentro di me con dolcezza, anche se avvertii un po’ di dolore, che presto si trasformò in piacere assoluto. Le spinte iniziarono a farsi più intense e veloci ed emisi dei piccoli gemiti.

“Da..Damon…” disse, con voce gronda di piacere e lussuria. Gli misi le mani nei capelli, mentre lui continuava a lasciarmi alcuni baci sul collo.
“Continua a dire il mio nome…” disse, anche, lui notevolmente eccitato. Iniziammo ad urlare i nostri nomi, mentre ci univamo in un'unica anima e una sola persona. Arrivammo insieme al culmine del piacere, dopo di che mi accoccolai nelle sue possenti braccia.

“Anche tu sei come me. Un essere sopranaturale. Ti aiuterò a controllare questo tuo lato. Te lo prometto.” Disse serio. Continuammo a fare l’amore tutta la notte. Lo amavo. E l’avrei seguito ovunque, ero pronta a morire per lui. Era certo.




ANGOLO DELLA PAZZA: Capitolo molto, anzi moltissimo hot!!!!!!!!!!!!!!! Spero che vi sia piaciuto. Analizziamo la situazione: Bonnie si è suicidata, ma la ferita si è rimarginata perché…….*musica in sottofondo* LEI E’ UNA STREGA!!!!
Pensavate che lei era una comune mortale, eh? Invece no, mi sono attenuta un po’ alla storia della Smith, in cui Bonnie è un essere sopranaturale. :) :) :) :) :)
I due finalmente fanno l’amore!!! *angeli intonano l’alleluia* Spero che la scena tra i due non sia stata troppo brutta, poiché non descrivo molto bene queste tematiche, fatemi un po’ sapere se devo darmi una regolata.
Ragazze grazie a tutte colore che hanno inserito la storia tra le preferite:
1 - district_12 [Contatta]
2 - eltanininfire [Contatta]
3 - greece84 [Contatta]
4 - Hard Love [Contatta]
5 - Kire99 [Contatta]
6 - Lulu_Styles [Contatta]
7 - pagy94 [Contatta]
8 - polly93 [Contatta]
9 - Puffetta2001 [Contatta]
10 - SashaJohnson [Contatta]
11 - Titti8 [Contatta]
Chi le ha inserite nelle seguite:
1 - angy94 [Contatta]
2 - BloodyMary3 [Contatta]
3 - BonBon15 [Contatta]
4 - caciottina [Contatta]
5 - Damon4ever [Contatta]
6 - Deb86 [Contatta]
7 - Desyree92 [Contatta]
8 - Fleccia90 [Contatta]
9 - Giuliya [Contatta]
10 - greece84 [Contatta]
11 - immy [Contatta]
12 - Kaname94 [Contatta]
13 - princess of the darkness [Contatta]
14 - sole a mezzanotte [Contatta]
15 - ursula74 [Contatta]
E ringrazio anche l’unica ragazza che la ha inserita tra le ricordate:
1 - Winter bennett [Contatta]
VI RINGRAZIO TUTTE! E ANCHE QUELLE CHE RECENSANO LA MIA STORIA. Spero che la storia vi stia ancora appassionando. Mi spiace però che per arrivare alle due recensioni ho aspettato circa una settimana e più! E ammetto che ne sono rimasta un po’ delusa. Spero che questo capitolo piaccia di più e mi farebbe piacere che qualche lettore silenzioso mi faccia sapere cosa ne pensa. GRAZIE E ALLA PROSSIMA!
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-* Cucciolapuffosa




 

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Capitolo 17
*** Fuga ***


                         Un amore impossibile...nel 1938
Capitolo 16: Fuga
Bonnie pov’s

Erano le cinque del mattino, a detta di Damon, eravamo pronti per fuggire da quell’inferno. Ero pronta per lasciare il passato alle spalle e iniziare una vita con l’uomo che amavo con tutto il cuore, il mio generale.

Nel campo di concentramento tutto taceva, eppure riuscivo a percepire i cambiamenti nella natura. Le foglie degli alberi erano in procinto di cadere, lasciandoli spogli. Gli uccellini emigravano in territori più caldi, l’erba cresceva di poco ogni secondo che passava.

Udivo il respiro regolare degli altri ebrei. E per la prima volta mi resi conto che il battito cardiaco in Damon e Stefan era, completamente, assente.

Come avevo sviluppato queste doti? Questo modo di vedere il mondo, che mi circondava?

“Hai risvegliato i tuoi poteri, Pettirosso.” Mi sussurrò Damon, prendendomi la mano e avvinandola al suo volto freddo. Sulla sua faccia si formò un ghigno irresistibile, ma alquanto fastidioso. Era insopportabile, a volte, quel ragazzo.

Volevo togliergli quel sorrisetto dalla faccia. Per la prima volta sentii una scarica passarmi il corpo fino ad arrivare alle mani. Chiusi leggermente gli occhi, le punta delle dita formicolavano di un’energia nuova, quasi elettrica.

Tutt’un tratto Damon si allontanò da me, con uno scatto veloce. Si ritrasse come scottato da qualcosa. Il suo volto era leggermente cambiato, era entrato nella modalità ‘vampiro’.

Mi avvicinai a lui, porgendogli la mano. Lui scosse la testa, sorridente beffardo.

“Pettirosso, mi terrei lontano dalle tue manine per un po’.” Disse indicandole. Osservai le punte delle dita e notai che erano le vene che scorrevano nelle dite erano evidenziate da un colore blu illuminato. Cosa succedeva?

“Mi piace il tuo lato oscuro.” Disse Damon, traendomi a sé. Gli sorrisi di rimando.

Mi guardai attorno, di Elena e Stefan non c’era traccia. Mi lasciò un bacetto innocuo a fior di labbra. Mi avvicinai a lui, lasciandogli un bacio sul collo. Fece un sorrisino sghembo e poggiò le sue mani sui miei fianchi.

Incrociai il suo sguardo, ci avvicinammo sempre più; ma un colpo di tosse ci fece ritornare alla realtà.

Stefan ed Elena erano di fronte a noi abbracciati, che ci fissavano interrogativi. Come se fossimo le uniche persone a scambiarci tenerezze in pubblico.
“Perfettamente ragione, Uccellino.” Disse prendendomi per i fianchi. Gli rivolsi un’occhiataccia. Doveva smetterla di leggermi la mente.

“Primo problema: come facciamo ad uscire dal campo, senza che Elena e Bonnie si facciano male?” chiese il fratello minore. Dei due fratelli Salvatore, Stefan era sicuramente il più saggio; mentre Damon era quello più carismatico. Damon mise su un’espressione pensierosa.

Elena era vicino a me, che ammirava con occhi a cuoricino il suo amato.
Dopo poco vidi gli occhi di Damon illuminarsi. Non era un buon segno. Prese dal mio zaino l’enorme tomo, che io non volevo portare e iniziò a sfogliarlo freneticamente.

Elena era molto calma, anzi non sembrava sorpresa che quel libro portasse il mio cognome. Possibile che lei già sapesse?
“Elena…tu sapevi…” non riuscii a terminare la frase, che venni interrotta dalla stessa Elena.

“Io già sapevo.” Confermò lei. Sbuffai un po’ indignata. Perché ero l’ultima a sapere? Mah…Mi ricordai istantaneamente di Matt. “E Matt?” chiesi ad Elena. Sul suo volto si formò un’espressione di disgusto e rabbia.

“Quello stronzo era scappato con Meredith. Senza dirci niente.” Sputò Elena con odio. Un’altra notizia che non sapevo, ma ci avevo fatto l’abitudine. Sospirai, almeno lui ora era felice con Mer. Si vedeva che Elena era rimasta notevolmente arrabbiata dal comportamento dell’amico, ma io non lo biasimai.

Dopotutto noi non lo avevamo mai coinvolto nei nostri progetti.

“Trovato!” urlò Stefan, che venne azzittito immediatamente da Damon. Se qualche generale si fosse accorto di questa fuga, ne avremmo pagate le conseguenze. Io e la mia amica ci avvicinammo a loro. Stefan mi porse il libro e m’indicò una frase del tomo. Cos’era?

“Cos’è?” chiesi io, titubante. Riuscivo a leggerlo e a capirlo, ma io non avevo mai studiato le lingue.

“Un incantesimo, recitalo.” Fu subito chiaro Damon. Ancora con questa storia dell’essere una strega? Mi stavano dando i nervi.
Sentimmo uno stramazzo. Uno sparo di fucile. I generali ci avevano sentiti. Cosa dovevo fare? Il respiro accelerò, insieme a quello di Elena. Damon tolse velocemente il tomo, riponendolo nello zaino.

I nostri generali ci cinsero i fianchi, le mani mie e di Elena si tenevano strette. Presi un sospirone, potevo e dovevo farcela.
“Statim Teleportation.*” Dissi flebile, quasi in un sussurro. Chiusi gli occhi e raddoppiai la stretta presa sulle mani si Elena.
Mi sentii più leggera, più libera. Nelle mie mani sentivo un concentrato di forza, che mi faceva acquistare più sicurezza.

Avvertii un leggero spostamento di vento. I miei piedi cedettero e caddi a terra con un tonfo sordo. Aprii prima un’occhi e successivamente anche l’altro.
Non ero caduta a terra, poiché l’impatto con il terreno non l’avevo sentito. Ero caduta su qualcuno. Vidi il volto di Stefan! Dio, che imbarazzo!

Ero caduta sopra il fratello del mio amato, che figura. Incontrai i suoi occhi color smeraldo e vidi anche in lui un leggero senso d’imbarazzo, peccato che lui non arrossiva, come me!

Mi alzai da sopra di lui, con l’aiuto di Damon. Mi teneva fra le sue braccia, mi lasciava dei piccoli bacetti nei capelli e lanciava, di tanto in tanto, occhiate di fuoco a suo fratello.

Osservai tutto intorno a me. Non ero nel campo di concentramento, ero nel luogo in cui mi aveva portato Damon. Quel giorno in cui rischiai di morire. Perché eravamo lì? E soprattutto come diavolo avevo fatto a farci arrivare lì?

“Grande Bonnie! Diventerai una grande strega!” esultò contenta Elena, per poi buttarsi sul povero malcapitato di Stefan. Sorrisi leggermente. Almeno li avevo messi in salvo.

“Pensavi a questo luogo, quando hai detto la formula?” mi sussurrò Damon all’orecchio. Io annuii compiaciuta, questo posto mi ricordava un nostro piacevole ricordo, tralasciando la parta in cui caddi a terra priva di sensi, ovviamente.
Uno sparo. Seguito da altri.

Vidi in lontananza, dietro il filo spinato, i generali con in mano dei fucili ad alta precisione, ci avrebbero fatto fuori in pochi spari.

“Correte!” urlò Damon. Iniziai a correre più veloce che potessi, per quanto le mie gambe potessero reggere quel ritmo. Uno sparo, seguito da un urlo.
Mi girai un secondo, per vedere Elena a terra, le avevano preso di striscio la gamba. Stefan si fermò di colpo. Incrociò lo sguardo di Damon, cosa stavano facendo?

“La salvo io.” Disse solamente. Vidi Stefan serrare la mascella. Corse verso di me, prendendomi in braccio. La sua presa era forte, non quanto quella di Damon; ma abbastanza forte di impedirmi di muovermi.

Dagli occhi della mia amica scesero copiose lacrime. Damon iniziò a correre verso di lei. Non so con quale coraggio, canalizzai in me della forza. Poggiai la mia mano sul braccio di Stefan, che lasciò la presa ringhiando. Le mie mani producevano questa forza?

“Damon!” urlai con tutta la voce, che possedevo. Un altro generale caricava il fucile e sparò. Mi spostai di poco, ma quel proiettile mi sfiorò la spalla.
Altri generali scavalcavano la recinzione e venivano verso di noi.

“Bonnie! Corri!” urlò ringhiando, più arrabbiato che mai. Sentii due mani prendermi e scaraventarmi a terra. Avevo davanti a me quel bastardo di Kol, che sorrideva sadicamente.

“Caecitas.” dissi calma. Le mani le sentivo più livide, sentivo che stavo producendo un’energia che non mi faceva bene. Non so nemmeno se quello che avevo detto sia qualcosa di sensato.

Sapevo solamente che Kol era circondato da una nube, che era prodotta da me. Lo vidi stramazzare al suolo poco dopo.
“Dammi la mia vista, stronza.” M’implorò in ginocchio. Non ci credo..Lo avevo realmente accecato? Sospirai.
Corsi verso Stefan, che mi prese in braccio.
“Ci raggiungeranno. Te lo prometto.” Disse neutro. Iniziò a correre e a sfrecciare verso gli alberi. 

Perché non poteva andare a salvare Stefan la sua amata? Perché era andato Damon? Cercavo di muovermi, ma era difficile. Non riuscivo neanche a concentrarmi. Riuscivo solamente a scalciare e a urlare. Chiusi gli occhi, non sapevo cosa stessi cercando di fare. Forse volevo stabilire un contatto telepatico con lui, non sapevo nemmeno se era possibile.

Pettirosso, non ti preoccupare. Sto benone., quella frase mi arrivò dritto in mente. Dandomi la speranza che mi serviva per calmarmi.

 






*Teletrasporto immediato
*Cecità
ANGOLO DELLA PAZZA: Sono ritornata! Dopo tanto tempo, ma non è colpa mia! E’ colpa vostra! Per arrivare alle tre recensioni ci è voluta una faticaccia. Mi chiedo, ancora, se la storia vi piaccia.
Comunque qui abbiamo una dimostrazione pratica dei poteri di Bonnie. Come potete notare le formule da lei dettate sono in latino, perché non sapevo in che lingua fargliele dire! Come vedete la nostra Streghetta ha bisogno di qualche motivazione per far funzionare i suoi poteri. In questo caso era accecata dalla rabbia. FINALMENTE se ne sono andati da lì! Ma tranquilli prima o poi ci ritorneranno, non so bene quando; ma ci ritorneranno, statene certi!
VI AVVERTO VOGLIO PIU’ RECENSIONI! Lo so che non suona bene, però se le visite ci sono, e c’è gente che l’ha messa nelle preferite/seguite/ricordate perché non recensite?
Vorrei sapere un po’ levostre opinioni. Per il resto vi ringrazio infinitamente perle tre recensioni. Grazie Puffetta2001, Gino10110 e Angy94.
GRAZIE. ASPETTO RECENSIONI.
Baci. BUON ANNO E FELICE 2014!

 

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Capitolo 18
*** Arrivo al Pensionato ***


Un amore impossibile...nel 1938~~

Capitolo 18: Arrivo al Pensionato
Bonnie Pov’s

Stefan mi teneva stretta a sé, continuava a correre, lanciando a volte alcuni sguardi dietro di lui, per accertarsi di non essere seguito. Scalciavo come una matta, dovevo aiutare Damon, dovevo salvare Elena e Stefan doveva lasciarmi andare!

Era molto veloce, scansava alberi e saltava in alto più del normale, non sapevo che i vampiri avevano questi poteri.
Si bloccò un minuto, lasciando la presa sui miei fianchi e poggiandomi a terra delicatamente.

Intorno a noi, c’era un enorme distesa di alberi altissimi, l’erba era molto alta e crescevano piante spontaneamente. Tutto taceva ed tutto fin troppo calmo.
La quiete fu interrotta da un verso, alzai lo sguardo al cielo e vidi che sopra di noi volava un’aquila, che stava planando verso me e Stefan.

Quest’ultimo mi afferrò la mano e ricominciammo a correre, col fiato sospeso. Il vampiro con un agile balzo superò un tronco e mi porse la mano.

La afferrai e con il suo aiuto riuscii a superare anche quello ostacolo.

Quell’aquila non mi piaceva affatto. Il contatto con la mano di Stefan fu gelido. Correndo notai un riflesso di tristezza negli occhi verdi smeraldo del ragazzo, aveva uno stato d’animo pessimo. Ancora mi chiedevo perché non poteva andare lui a salvare Elena!

Vidi Stefan bloccarsi e farsi rigido, i suoi lineamenti erano duri e ancora più scolpiti di quanto già non fossero.

In poco tempo capii, il motivo  del suo comportamento. Vidi davanti a noi, Kol e un suo fedele seguace.

Mi sorse allora un dubbio…i vampiri potevano trasformarsi in un animale? A quanto pare si, quell’aquila era strana…aveva uno sguardo penetrante e le sue piume erano dello stesso colore dei capelli di Kol.

Persi un battito.

“Ecco, il vampiro buono e questa piccola forza della natura.” Disse con un filo di amarezza nella voce. “Klaus, occupati di lui.” Ordinò il dittatore. Subito Klaus scoprì i canini, mostrando ciò che era e si scagliò contro Stefan, che non tardò ad attaccare.

Rimasi faccia a faccia con Kol, senza nessuno che mi potesse aiutare.

Dovevo chiarire la situazione, ora o mai più. Kol con forza mi bloccò tra l’albero e il suo corpo, tenendomi per le spalle.

Mi fissava dritto negli occhi e non capivo, perché non riuscivo a distogliere lo sguardo, era come se quegli occhi erano il mio unico punto di riferimento nel buio più totale. Mi mostrò una piccola fialetta, con dentro un liquido verdastro, mentre il suo sguardo su di me si assottigliava sempre più.

Non riuscivo a muovermi e intorno a me tutto stava cambiando, i colori svanivano, non sentivo più rumori, riuscivo a vedere solo Kol.

Cosa stava accadendo?

“Bonnie, tu vuoi berlo, io ti farò bere questo intruglio. Bonnie, tu vuoi berlo, io ti farò bere questo intruglio.” Pronunciò in modo solenne. Nei suoi occhi vidi un lampo e la mia pupilla si dilatò.

Le gambe erano molli, il suo sguardo pesante mi pressava e la testa mi girava.

Riuscivo a concentrarmi solo su quella fialetta e alla voglia di berla in un solo sorso. Kol con le sue dita mi sollevò il mento, posò quella fialetta sulla mia bocca facendomi ingerire quel liquido. Aveva un sapore strano, sapevo che non dovevo berlo; ma non avevo la forza.

Era come se qualcuno mi avesse tolto la ninfa vitale, che scorreva in me.

“Bonnie, tu non ricorderai che hai bevuto questa fiala. Saprai solo che ti ho tramortita.” Ripeté questa cantilena orecchiabile un paio di volte, finché non vidi il buio più totale e poi più niente.

 

Sentivo qualcuno scuotermi, la testa era molto pesante e la sentivo pulsare fortemente. Sbattei le palpebre e analizzai la situazione intorno a me. Stefan mi guardava preoccupato, mi teneva stretta a sé emi scuoteva leggermente per farmi rinsanire.

“Bonnie, tutto bene?” disse incerto. Avevo la pelle d’oca, avevo freddo dappertutto, mi tremavano i denti e il mio corpo era scosso da leggeri fremiti. Scossi leggermente la testa.

“Si…Kol mi ha…” riflettei un minuto su cosa dire. Non mi ricordo molto di ciò che era successo. Cosa mi era successo? Nella mia mente c’era solamente il buio. Niente.

“Mi ha tramortita, sto benone…” dissi tranquillizzandolo. Mi aiutò ad alzarmi. Faticavo a stare in piedi, mi appoggiai velocemente al braccio del vampiro. Davanti a me tutto girava, vedevo tre Stefan e nemmeno un Damon.

Stefan, perplesso, mi prese in braccio. Inclinai la testa indietro, mentre lui iniziò a correre. Una nausea mi pervase tutto il corpo…Avevo bisogno di Damon. Ora. Mi poggiò delicatamente a terra, vicino ad un albero e appoggiai la mia testa al suo torace.

Socchiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro. Perché mi sentivo incredibilmente stanca? Saranno gli effetti collaterali dei miei poteri, probabilmente. Non ci diedi molto peso. L’importante era trovare Damon e…già, anche, Elena. Mi ero completamente dimenticata di lei, ma la colpa era di Damon…s’impossessava della mia mente e non ne usciva più.

Bonnie! Bonnie! Io sono salvo! Sono a..- in mente mi arrivò chiaro e limpido il messaggio. Era Damon. Era la sua voce. Il mio cuore fece un balzo e delle copiose lacrime salate mi bagnarono gli occhi. Mi alzai velocemente, forse troppo velocemente…

Feci un po’ di fatica a ritrovare l’equilibrio, a tal punto da sorreggermi ad un ramo.

“Bonnie!” urlò Stefan, aprendo le braccia verso di me. Io mi aggrappai ancor di più ad un ramo, per cercare di migliorare il mio equilibro, che forse oggi era andato in vacanza.

“Damon è salvo. Mi ha contattato!” dissi contenta, recuperando un po’ di equilibro e asciugandomi le lacrime di gioia. Stefan mi rivolse un tirato sorriso…forse tra i due fratelli non scorreva buon sangue? Ah, che battuta per due vampiri!

“Stefan…tu e lui..non avete…un buon..rapporto?” chiesi titubante. Cercavo di andare con i piedi di piombo su questi argomenti, anche perché Damon non me aveva mai parlato perciò cercavo di farmi dire qualcosa dal fratello.

“Lui è più forte. Lui ha potuto salvare Elena. Lui ha il potere.” Disse con una note di malinconia. Lo guardai ricambiando il sorriso e posandogli la mano sulla spalle per infondergli coraggio.

Mi fece cenno di sedermi accanto a lui, sotto l’albero nella foresta.

“Tu, sai che io ho una mia dieta e che io non uccido persone..” disse, partendo alla lontana. Annuii accondiscendente. “Lui essendo il più forte poteva salvare Elena..io non sapevo se potevo salvarla…Sono un vile.” Commentò triste.

Lui si credeva un vile? Un codardo! Lui era un grande uomo. Un generale dolce, che non riusciva ad uccidere una mosca! Mi sorprendevo che uccideva animale per nutrirsi. L’aria venne spezzata da una sua risata amara, molto amara.

“Ricordati che se Elena ti ama, ti amerà sempre.” Dissi sorridente. Lui inclinò leggermente la testa. Si sollevò improvvisamente un forte vento, che mi scompigliò i miei lunghi capelli. Rabbrividii leggermente.

“Su, seguiamo il sentiero.” Sentenziò Stefan. Pulii leggermente la mia gonna incrostata di terra e iniziammo a camminare.

Il tragitto fu calmo. Giusto qualche scambio di parole, per constatare che Stefan non voleva essere ciò che era e che era stato condannato a quel che era diventato. I mancamenti era frequenti, ma cercavo sempre di non darli a notare.

Il tempo non passava sembrava eterno e non passava mai. Il sentiero che seguivamo sembrava eterno. Gli alberi sembravano gli stessi e la natura non riuscivo a percepirla.

“Stefan…siamo arrivati?” chiesi quasi in un sussurro. Mi girai verso di lui, osservava qualcosa in lontananza. Cercando di affinare la vista, notai una casetta in mezzo al verde. Presi un sospiro di sollievo.

“Bonnie resisti, quella casa è la nostra salvezza.” Disse sorridente. Era una delle prime volte che lo vedevo con quel sorriso spensierato sulle labbra. Gli risposi debolmente.

Mi prese la mano e iniziammo a velocizzare il passo. Eravamo lì, sani e salvi.

La casa era enorme vista da vicino, sembrava un’enorme pensione. C’erano molte finestre da cui filtrava la luce, l’erba intorno la casa era coltivata e tutto era avvalorato dai fiori profumati. Sembrava una favola, quella casa era surreale. A stento credevo che ci potesse abitare qualcuno.

Con le forze rimaste bussai alla porta, sperando di trovare qualche persona di buon cuore che ci potesse ospitare per un paio di giorni.

Davanti alla porta c’era un signora, su per giù di sulla settantina, con i capelli raccolti in uno chignon e un sorriso comprensivo sul volto. Indosso aveva un vestito semplice e raffinato.

Ci squadrò un attimo, il suo volto s’irrigidì alla vista di Stefan; che mi teneva saldamente la mano. La signora si schiarì la voce, ma la interruppe Stefan.

“Potrebbe farci accomodare?” chiese cortese. La signora ci guardò sospetti, sbuffò leggermente e fece per chiudere la porta.

“Signora Flowers…?” sentii chiamarla. Era la voce di Damon, ero sicura. Lui era lì. Scossi la mano, per liberarmi delle presa del vampiro. Mi scansai dalle proteste della signora. Lo vidi con la sua divisa e i suoi occhi. L’incrociammo un minuto.

Mi catapultai tra le sue braccia, che erano pronte ad accogliermi per sempre. Sempre.







Angolo autrice: Ritornata! Spero vi piaccia il capitolo. Lo so non c’è il Bamon, ma non potevo farli ritrovare già in un capitolo, ma alla fine! Devi fare un sondaggio:
-Bonnie la preferita vampira o uso un metodo ugualmente efficace per farla rimanere immortale?
Posterò tra poco, sicuramente. Una piccola domanda: secondo voi, cosa ha fatto bere Kol a Bonnie? E cosa le succederà?
Vi lascio con il dubbio. Ringrazio per le belle recensioni, per le grandi visite e ai lettori silenziosi.
Cucciolapuffosa :) :) :)

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Capitolo 19
*** I ricordinon riaffiorano ***


Un amore impossibile...nel 1938
Capitolo 19: I ricordi non riaffiorano
Bonnie Pov’s

Ero nelle possenti braccia di Damon, che mi stringevano forte a sé. In quel momento, venni pervasa da una gioia istantanea. Aver ritrovato la persona che amavi con tutto il cuore, significava ricominciare a vedere il mondo con occhi diversi.

Vidi correre nelle braccia di Stefan la mia amica, Elena. Ero al settimo cielo, niente e nessuno poteva togliermi l’enorme sorriso che avevo in volto.

Non avevo la più pallida idea di quanto stessi piangendo, di quante lacrime stessi versando, l’importante era stare lì con lui al sicuro.

Ogni posto era sicuro con lui accanto.

Damon mi prese per le braccia e mi fece roteare, anche lui sorridente.

I suoi occhi chiari brillavano di luce. Incontrando il suo sguardo, lui incontrò i miei occhi.

“I tuoi occhi mi parlano. Mi stanno dicendo che mi ami.” Mi sussurrò all’orecchio. Arrossii leggermente.

Mi prese il viso tra le mani, si avvicinò sempre di più; finché le sue labbra non sfiorarono le mie. Un contatto freddo, leggero e casto. Quasi inesistente. Non era un suo bacio. Si allontanò repentinamente da me e mi squadrò da capo a piedi.

“Sei gelida.” Disse flebile, quasi in un sussurro. Abbassai il capo, pensando a come inventare una scusa credibile in pochi secondi. Era meglio evitare di dirgli che aveva avuto uno scontro ravvicinato con Kol…lo avrebbe preoccupato a vuoto dopotutto.

“Non ho niente.” Gli risposi con voce strozzata, mentre Stefan mi guardava perplesso.

Elena mi sorrise e corse verso di me abbracciandomi.

Poco lontano la signora che ci aveva aperto la porta, ci osservava con espressione interrogativa. Mi chiedevo perché non ci volesse far entrare.

Notai che Elena non indossava più gli stracci che aveva l’ultima volta che l’aveva vista. Indossava un vestito verde, lungo, con scollo a cuore, ricamato in fili del medesimo colore, si sentiva anche l’odore di lavanda. Lo stesso valeva per Damon.

“Cari, accomodatevi. Mi dispiace per il mio comportamento, non sapevo che foste dei loro amici. Quando li ho accolti mi hanno detto di non far entrare nessuno.” Ci spiegò gentilmente la signora.

“Io sono Theophilia. Tu sarai sicuramente Bonnie.” Continuò rivolgendo uno sguardo a Damon.

Capii che gli aveva già parlato di me.

L’appartamento della signora era in stile raffinato, il salotto era enorme, con un enorme scalinata che probabilmente portava nelle camere.
Ci accomodammo in salotto, mentre la signora mi osservava perplessa.

Elena mi guardava sorridente e raggiante, abbracciata a Stefan. Damon si sedette sulla poltrona alla mia sinistra e non smettevamo mai di fissarci.

“Veni ad me!” recitò la signora. Era molto inquietante. Quella lingua che ha usato, mi era familiare, l’avevo già sentita.

Vidi, poco dopo, un servizio da tè servito sul tavolino di cristallo. Ma…? Ci volle poco per capire che la signora era una Strega.

La lingua che ha usato era la lingua che usavo, anch’io, per recitare gli incantesimi.

“Lei è una Strega?” annuii comprensiva.

“Sai, tesoro dovresti farti un bel bagno con oli profumati.” Mi consigliò Theophilia, gentile. Ricambiai il sorriso.

Mi porse la mano e con Elena affiancata alla signora mi portarono su per le scale.

Tutto ciò sotto gli occhi di Damon, che mi guardavano assorto e preoccupato.
 

Il bagno era gigantesco. Appena entrata sul fondo della stanza c’era un’enorme vasca. Ai lati vi erano dei sopramobili rifiniti in oro. La signora aprì il getto d’acqua, Elena da un armadietto prese degli oli e io le osservavo imbarazzata.

Theophilia, dopo pochi minuti chiuse il getto d’acqua e si avviò verso la porta.

“Vi lascio sole. Avrete molto da dirvi.” Annunciò, chiudendo la porta alle nostre spalle. Io e la mia amica ci abbracciammo contente.

Elena mi aiutò a togliere il corpetto del vestito. Quando eravamo piccole adoravamo farci il bagnetto insieme.

Rimasi in biancheria intima, ma non mi vergognavo. Lei era una delle mie amiche storiche e per lei ero pronta a morire, se necessario.

Mi immersi nella vasca, l’acqua era calda. Con una spugna di flanella iniziai a massaggiarmi il mio corpo dolorante. I miei capelli si bagnarono leggermente, Elena con un essenza di fragole, iniziò a bagnarmi i capelli. Ero molto rilassata.

“Bonnie, non sai quanto sono contenta di averti ritrovato.” Disse con le lacrime agli occhi, mentre mi sciacquava i capelli.

“Anch’io, non immagini minimamente.” Le risposi calma. Il viso di Elena si contorse in una smorfia.

“Cosa ti è successo?” chiese sicura di sé. Presi un respiro profondo.

“Cosa faremo ora? Scapperemo per sempre? Dove andremo? Stefan e Damon sono immortali! Noi, un giorno moriremo.” Dissi seria.

Il problema della mia mortalità mi dava il tormento, giorno e notte. Lei scosse la testa e alzò le spalle.

Si alzò da accanto a me e mi porse un enorme asciugamano.

“Non pensiamoci. Pensiamo a come farti ritornare la vera Bonnie!” trillò contenta. Quelle parole dette da lei, non erano un buon segno.

Chiedere aiuto alla Signora Flowers non era stato un’idea geniale. Anzi, quelle due insieme erano una vera forza della natura.

Iniziarono a conciarmi come una bambola.

Dopo diverse lamentele, ero pronta. Pulita, profumata e con un sorriso in volto.

Mi specchiai e ciò che vidi mi sorprese tanto. Quel riflesso era la ‘vecchia’ Bonnie. La ragazzina che non si preoccupava per niente e che viveva tutto ciò che le accadeva con la massima vitalità.

I miei capelli mi ricadevano sulla schiena, bloccati ai lati da piccoli fermagli e con un poco di belletto le occhiaie erano sparite.

Il mio vestito mi rispecchiava in pieno, leggero e lungo di un tessuto rosa chiaro, decorato con dei piccoli brillanti, sopra avevo un’enorme scialle, poiché avevo freddo e dei piccoli tacchetti.

Semplice, raffinato e anche un po’ provocante.

Scesi con cautela le scale. Elena era già scesa da pochi minuti e Theophilia era rimasta a riordinare il bagno.

Damon seduto sulla poltrona fissava ogni mio piccolo movimento, mangiandomi quasi con gli occhi.
Incrociai i suoi occhi e mi si affiancò velocemente.

“Sei bellissima.” Sussurrò in un orecchio. “Stai bene?” Chiese gentile. Avevo un po’ di mal di testa e un leggero fastidio all’altezza dello stomaco, ma questo non era un problema.

“Benone.” Gli risposi accennando un sorrisino. Mi accarezzò la guancia, posò un dito sulle mie labbra.

Incrociò i miei occhi e poggiò le sue labbra sulle mie. La sua lingua e la mia si cercavano e si toccavano leggermente.

In questo bacio riversai tutto quello che provavo per lui. Lo amavo, quanto lo amavo. Speravo che mi stesse leggendo la mente con i suoi Poteri, così da fargli capire che lo amavo alla follia.

“Ti amo, più della mia stessa vita.” Disse sorridente. Abbassai leggermente il capo. Ci sedemmo sul divano, seguiti dalla Signora Flowers, Stefan e la sua dolce metà.

“Damon, colgo l’occasione per ringraziarti, di avermi salvato la vita.” disse Elena, con gli occhi che brillavano di gratitudine.

“Di niente. Tutto farei, pur di far star bene il mio Pettirosso.” Rispose Damon, fissandomi sognante. Stefan si schiarì la gola, ma lo interruppi prima di farlo parlare.

“Grazie Stefan, per tutto.” Lui mi sorrise. “Grazie, per avermi salvato da Kol.” Continuai contenta. Il viso dei due fratelli si fece teso e io ed Elena ci scambiammo un’occhiata preoccupata.

“Io non ti ho salvato. Ti ho trovato già svenuta.” Disse sorpreso.

“Davvero? Pensavo che Kol…” mi fermai a metà frase. Cosami aveva fatto Kol? Non me lo ricordavo…Mi aveva… “Ah si! Mi ha tramortita.”

Continuai sicura di me. Damon mi prese per le spalle. Mi fissò intensamente negli occhi. Così tanto che tutti i colori e le persone che erano attorno a me, stavano man mano scomparendo. Vedevo solamente i suoi occhi.

“Bonnie, ricorda. Cosa ti ha fatto Kol?” chiusi gli occhi. Nella mia memoria più profonda, mi ricordavo di una sua aggressione. Riaprì gli occhi e i ricordi mi affiorarono nella memoria. Non potei parlare, che Damon arrabbiato come non mai, iniziò ad inveire.

“Quello maledetto bastardo l’ha influenzata!” disse arrabbiato, dando un calcio al tavolo, su cui si formò una crepa. Io, la signora Flowers ed Elena eravamo sedute sul divanetto e li fissavamo impietrite.

“Cosa ti ha fatto? Dimmelo, Bonnie! Ti sono riaffiorati i ricordi?” Cercai di pensarci su, ma i ricordi erano vari e non riuscivo ad identificarli.
“Non lo so…Lo giuro.” Dissi con le lacrime agli occhi.
La rabbia di Damon si riversò sul fratello. Gli puntò un dito contro e si scagliò contro di lui.

“Non te ne sei accorto! Chissà cosa le ha fatto!” urlava Damon, contro Stefan.

Non l’avevo mai visto così arrabbiato, così infuriato, così non lui…Era una persona completamente diversa da come l’avevo conosciuta.
Questo suo lato era un lato oscuro che non avevo mai visto.

L’avevo scoperto ora e questo suo lato non mi piaceva affatto. Perché accanirsi tanto sul fratello? Non lo capivo. Per la prima volta non aveva scusanti per ciò che stava facendo.



ANGOLO DELLA PAZZA: Eccomi ritornata! Grazie per le recensioni, ve ne sono grata. Vorrei sapere cosa ne pensate. Per il resto cosa ne pensate del capitolo? Vi piace? Io adoro la parte in cui le due amiche si rincontrano. Capitolo dedicato al mio migliore amico Luigi (gino10110). E a tutti voi che recensano e che leggono.
Per il resto vi ringrazio di cuore. Spero in più di due recensioni, ma se non ci arrivate fa niente! Alla prossima. Bacioni
Cucciolapuffosa

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Capitolo 20
*** Falsa ipotesi ***


Un amore impossibile...nel 1939
Capitolo 20: Falsa ipotesi
Bonnie Pov’s

Dire che Damon era un tipo calmo, era recitare una barzelletta. Aveva perso completamente la calma e c’era andato di mezzo il povero Stefan, che in tutto ciò non c’entrava niente. Non era colpa sua, se quel maledetto di Kol si era portato dietro il tirapiedi!

Elena – non so come – era riuscita a calmare le acque, ma Damon arrabbiato com’era non controllava cosa faceva. La signora Flowers era stata costretta ad usare un incantesimo per dividere quei due.

Io per tutta la scenata, ero rimasta impietrita a fissare il vuoto. Non riuscivo a muovere muscolo e non avevo nè la forza per continuare né il coraggio di farlo. Mi ero cacciata in un guaio più grosso di me, ero entrata in un girone che mi stava uccidendo pezzi pezzi e iniziavo ad avvertire i primi sintomi di stanchezza.

Di stanchezza vera.

“Damon!” lo richiamai seria. Il teatrino che avevo dinanzi a me, si bloccò di colpo e tutti si voltarono verso di me, che fin’ora non avevo spiccicato parola.

“Smettetela! Sono stanca! Non ce la faccio più!” dissi alzando il tono di voce. Mi alzai in piedi e li fissai uno ad uno squadrandoli da capo a piedi. Elena con calma si sistemò i capelli e si sedette sul divanetto con Stefan.

Damon mi guardò solamente, il suo sguardo era freddo come il ghiaccio. Non mi aveva mai rivolto uno sguardo così neutro, neppure ai primi giorni nel campo quando lo odiavo.

Presi un sospirone e cercai di reggere quello sguardo così pesante sul mio cuore. Gli feci cenno di sedersi, ma non riuscì a ribattere che suonò il campanello.

“Signora Flowers, non si scomodi.” Le dissi gentilmente. Mi sorrise e mi avviai verso la porta. La aprii con calma.

Davanti a me, vidi la persona che non mi aspettavo da vedere in quel momento. Klaus? Il tirapiedi di Kol? Mi fece un leggero sorriso. Si schiarì la voce.
“Non mi fai entrare, macherie?” mi chiese con un finto accento francese. I muscoli erano tesi, chiusi di scatto la porta. La sua mano bloccò la porta e scoppiò in una risata cristallina.

“Non voglio farti del male. Voglio darvi un’informazioni.” Continuò con tono interessante, sembrava un imprenditore altolocato. I miei occhi si assottigliarono e feci alcuni passi indietro. Non mi fidavo di lui, avevo uno sguardo troppo intenso e malizioso.

Feci un passo avanti, forse un passo di troppo. Klaus allungò di poco le mani, senza entrare nella casa in cui non era stato invitato e mi trasse a sé, facendo presa sul collo.

“Dì a qualcuno di farmi entrare, o…” non finì la frase, perché venne interrotto da un Damon incazzato, più del solito.

“O che cosa, Klaus?” gli chiese Damon. I suoi occhi erano rosso sangue, non riuscivo più a riconoscerlo. Non era il MIO Damon. La presa di Klaus non diminuiva, ma non mi faceva male.

“La sgozzo qui davanti a te.” Disse strafottente. Non ero agitata dalle sue minacce, Damon non lo avrebbe permesso. Dopo poco, anche, Elena e Stefan lo fissavano impietriti.

“Non mi fa né caldo, né freddo. Uccidila.” Gli rispose Damon con non curanza. Cosa cazzo stava dicendo? Non gli facevo né caldo, né freddo? Una rabbia istantanea mi salì dal profondo del cuore.

Stefan vedendo la scena, alquanto strana, si intromise rivolgendosi al fratello.

“Damon, non sei più tu. Il vampiro che è dentro di te, sta parlando ora. Devi sconfiggerlo!” disse serio. Sperai che Damon cambiasse idea, ma il suo sguardo non era cambiato affatto.

“Vuoi giocare, Damon?” chiese divertito. Estrasse dalla sua cinta un coltello, che mi puntò alla gola. Sentivo il mio cuore battere all’impazzata e le mani sudate. Perché Damon non reagiva? Perché mi stava facendo questo? Puntò la lama alla mia gola e fece una leggera pressione.

Le mie gambe non ressero il peso del mio corpo, non caddi a terra, visto che Klaus mi teneva stretta a sé e rideva, rideva come un sadico.
“Fermati!” gli urlò Elena, nel tentativo di fermarlo.
“Lo farò solo, se sarà Damon a dirlo!” gli intimò Klaus. Era sadico. Non c’era dubbio, io non volevo più parlare con quel bastardo!

Gli occhi di Damon si chiusero un minuto. Sbatté più volte le palpebre. I suoi occhi non erano più rosso sangue, erano un espressivo e profondo azzurro. Ditemi che era ritornato normale, urlavo tra me e me.

Con velocità sovraumana si avvicinò a me e a Klaus. Digrignò i denti.
“Se non togli quella lama dal SUO collo, giuro che ti farò morire in modo lento e atroce, così atroce che implorerai pietà dopo solo un minuto di quello che ti farò.” Disse minaccioso. Sul viso di Klaus si formò un sorrisino, fece cadere a terra la lama e lasciò anche la presa su di me.

Come un peso morto caddi tra le braccia di Damon, che mi stringevano a sé.

“Pettirosso, ti giuro non ero in me. Il vampiro che era in me, ha preso il sopravvento.” Mi sussurrò in un orecchio. Come potevo credergli? Lui non aveva idea di ciò che avevo provato quando aveva esordito con quella maledetta frase, che mi aveva frantumato il cuore per un minuto.

“Entra, Klaus.” Esordì Damon, tra l’arrabbiato e l’infuriato. Klaus con un sorrisino da mediocre, entrò nel Pensionato della Signora Flowers.
Damon mi appoggiò sul divano, la mia testa era appoggiata al suo petto e respiravo a fatica per lo spavento.

Tutti noi, eravamo molto distaccati da Klaus, ad eccezione di Damon che sembrava essere in buoni rapporti con lui, nonostante ci sia di mezzo Kol.
“Qual buon vento?” chiese Stefan scettico. Klaus analizzò la situazione che aveva di fronte a sé e sorrideva come un’idiota. Chissà cosa starà pensando quel bastardo.

“Forse so, cosa Kol ha dato al tuo Pettirosso.” Disse serio, fin troppo serio. Vidi un lampo attraversare gli occhi di Damon e quel rosso inquietante prendevano il posto del suo azzurro.

“Cosa?” chiese Elena, precedendo la reazione di gran lunga esagerata che il mio fidanzato avrebbe avuto sicuramente.
“Filtro di debolezza. Fa perdere la ragione e la voglia di combattere.” Continuò normale. Mi misi a sedere e mi allontanai da Damon, che in quel momento tutto era, fuorché raccomandabile.

“Debolezza?” sibilò Damon irrigidendosi. Io mi allontanai, ancor di più, da lui; ma la sua presa forte mi bloccò tra le sue braccia. Il mio respiro si fermò e il cuore accelerò le pulsazioni.

“Da…mo..n…Mi…fa..i..ma..le.” sussurrai con voce strozzata. La sua presa non cambiò affatto.
“Così la indebolisci prima.” Disse Klaus serio. Non avevo mai provato stima per quel tipo, ma con questa frase già mi era più simpatico. Damon cercò di calmarsi.

“Cosa dovremo fare, per salvarla?” intervenne dura Elena, con un ghigno non proprio amichevole sul volto.

“Damon devi farle bere un intruglio che ho qui con me, ma solo se avrò asilo in questa casa.” Disse, mettendo bene in chiaro cosa voleva in cambio. Voleva asilo in casa della Signora Flowers? Perché?

“Io non ci sto.” Concluse Stefan. Nemmeno io mi fidavo di Klaus, aveva un sorrisino che mi trasmetteva paura e malizia. Lui non ci voleva aiutare. Era solamente un brutto impostore. Quando mi aveva stretto a sé, avevo avvertito una brutta presenza. Lui non era ciò che diceva di essere, o meglio lui non voleva fare ciò che ci aveva proposto.
 

***
Ero sul lettone della stanza di Thephilia, che mi aveva gentilmente ceduto per quei pochi giorni. La mia mano era intrecciata a quella di Damon, che mi sorrideva.

“Io non mi fido.” Gli raccontai per filo e per segno, ciò che avevo avvertito in Klaus; però non mi voleva credere. Perché?
“Bonnie, non posso permettermi di perderti. Non voglio. Non posso.” Nei suoi occhi vedevo una profonda tristezza.

“Perché ti fidi di lui?” gli chiesi semplicemente. Lui abbassò lo sguardo, questo significava che mi stava nascondendo qualcosa.
“Io non mi fido. Qualsiasi cosa, Kol ti abbia dato non può essere filtro di debolezza. Se lo avessi bevuto, già ora non avevi più controllo delle tue azioni. Agisce nel giro di poche ore.” Mi spiegò Damon. Assunsi un’espressione interrogativa.

“Questo significa che era tutto un tranello.” Continuammo contemporaneamente io e il mio bel corvino. Cosa significava tutto questo? Kol non aveva un semplice piano, aveva un piano più grande e complesso; che noi non eravamo riusciti a capire.

Era un passo avanti a noi, aveva un asso nella manica e noi non avevamo scampo. C’era solo una soluzione: entrare nella mente contorta e perversa di Kol. 
Con un semplice incantesimo, tutto si poteva risolvere.





ANGOLO DELLA PAZZA: Non uccidetemi! Sono sicura che appena avete letto filtro di debolezza, avete pensato ‘era semplice! Potevo arrivarci!’ e invece no! Ho deciso che le cose da ora in poi si faranno più complicate.
La mia domanda è: qual è il piano di Kol? Perché ha mandato Klaus? Cosa vuole? Mi piacerebbe sapere, cosa vorreste accadesse. Per farmi un’idea! ;) ;)
Grazie per le splendide recensioni, non vedo l’ora di leggerne altre. Vi voglio bene! Dedico il capitolo a tutti voi! Ringrazio anche coloro che hanno letto la mia nuova storia ‘Love me, I just love you’ e magari se qualcuno di voi vuole passare a leggerla.
Alla prossima! VVB
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

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