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Il timer da cucina suonò, segno che la torta aveva finalmente
terminato il suo tempo di cottura. Regina scattò in piedi e afferrò la presina,
per poi aprire il forno: una nuvola di calore raggiunse subito il suo viso,
costringendola a chiudere gli occhi per un attimo, ma quando tornò ad aprirli
un sorriso compiaciuto appari sulle sue labbra nel constatare che aveva creato
una vera opera d’arte. L’invitante aspetto e l’intenso odore di mele che si era
sprigionato in tutta la stanza, lasciavano intendere che stavolta la donna
aveva superato sé stessa ed era con evidente soddisfazione che continuava ad
osservare il dolce adesso in bella vista sul tavolo.
“Ha il tuo profumo…” commentò una voce alle sue spalle,
facendola leggermente sussultare.
“Hook” disse lei voltandolievemente la testa per lanciargli una rapida occhiata “Mi sembra di
averti detto di aspettare in salotto” continuò in tono ammonitore, troncando
con quella semplice frase quello che si prospettava essere uno dei soliti
tentativi di flirt del capitano.
“D’accordo, come vuoi, vostra Maestà” replicò lui con un
sorrisino, alzando platealmente in alto le mani – o meglio una mano e l’uncino –in
segno di resa.
La padrona di casa scosse la testa con finta irritazione e
gli diede le spalle per dirigersi verso il frigo e prendere le diverse bevande.
“Ti serve una mano?”
Lasciando l’anta aperta e con due bottiglie in mano, si voltò
di nuovo a quella domanda e tornò a guardare il suo ospite con uno sguardo che
sembrava dire: “Ancora qui stai?”. Si
morse la lingua e restò un silenzio per un istante per poi concedergli un
sorriso che sembrava assumere, forse involontariamente, una sfumatura vagamente
maliziosa. Era una delle tacite regole della loro pseudo-amicizia: lui le
faceva una provocazione e lei rispondeva, e funzionava così da sempre, in parte
anche prima di Neverland.
“Ne hai solo una” gli fece notare ironicamente, richiudendo
il frigo con un movimento della spalla.
“Già, ma è tutta tua, tesoro” rispose lui, facendo qualche
passo verso di lei e sottraendole una delle bottiglie “Sidro di mele, è la tua grafia” disse poi incuriosito dando
un’occhiata all’elegante etichetta.
Regina annuì semplicemente e, afferrato il piatto degli
antipasti, sparì senza aggiungere altro verso la sala da pranzo, dove la grande
tavola era insolitamente apparecchiata per intero; era successo solo tre volte
in circa trent’anni e tutte e tre le volte negli ultimi sei mesi. Sospirò a
quel pensiero e lasciò scorrere lo sguardo su ogni piatto, erano nove come i
convitati di quella serata… Biancaneve e il suo principe, Henry con suo padre
Neal e la sua altra mamma Emma, perfino Tremotino insieme alla sua Belle e
infine Hook: tutti sotto lo stesso tetto, il suo tetto. Sistemò qualche
dettaglio e con un ultimo sguardo lasciò nuovamente la stanza, tornando
indietro verso la cucina, ma la scenache l’accolse al suo ritorno le fece desiderare di non averlo mai fatto.
“Che diavolo stai facendo?”
Il tono della domanda era forse risultato persino di qualche
ottava più alto di quanto avesse voluto e si era ritrovata praticamente ad
urlare. Il pirata alzò lo sguardo su di lei con espressione divertita e poi
tornò al suo apparentemente sacrilego esperimento di mescolamento del sidro di
mele di Regina con il fiaschetto di rum che lui portava sempre con sé.
“Non è male” commentò prendendo un sorso di quel miscuglio
dal bicchiere dove l’aveva versato “Sul serio, ne rimarrai sorpresa, tesoro”
aggiunse poi spostandolo con un colpo della mano verso di lei, invitandola a
provare anche lei.
Regina spostò lo sguardo dal bicchiere al volto dell’uomo con
aria dubbiosa, poi allungò lentamente la mano sul tavolo e si portò alle labbra
la bevanda.
“Mmm… Fa schifo” fu il prevedibile verdetto finale che seguì
al rumore prodotto dal vetro nell’incontrare nuovamente il legno, ma la leggera
esitazione tra il momento dell’assaggio e l’articolazione di quelle due forzate
parole non era passata di certo inosservata.
“Pensavo fossi più brava a mentire” la provocò infatti
sorridendo apertamente.
Lei scosse la testa e incrociò le braccia al petto “Mi sto
chiedendo perché sei venuto in anticipo” disse poi con un sospiro esasperato,
aprendosi però in un sorriso complice.
“Non è colpa mia se gli altri sono in ritardo” rispose lui
semplicemente alzando le spalle.
La donna annuì e lanciò uno sguardo all’orologio, per poi
emettere l’ennesimo sospiro: le venti e trentacinque, trentacinque minuti di
ritardo. Non era inusuale che qualcuno incorresse in qualche contrattempo, in
particolare Neal e Emma non erano esattamente i campioni della puntualità, ma
trentacinque minuti erano trentacinque minuti e nessuno degli invitati, a parte
Hook, si era ancora presentato. Mentre sentiva una naturale preoccupazionecominciare a farsi strada in lei – per Henry
ovviamente, dato che si trovava con loro – la suoneria del suo cellulare
interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Pronto, David? Dove siete?... Cos’è successo?… Oh, certo,
capisco… Fammi sapere e congratulazioni”
Killian osservò in silenzio le diverse espressioni che si
formarono sul viso del sindaco mentre parlava in quella piccola scatolina
elettronica che per lui rimaneva ancora fondamentalmente un mistero:
preoccupazione, dispiacere, simulata indifferenza e infine una forzata allegria
nel pronunciare quell’ultima parola. Ed era stato proprio quel
“congratulazioni” a dargli un’idea di cosa fosse successo.
“Che ha detto il principe?” chiese non appena la vide
allontanare il telefono dall’orecchio.
Regina rialzò lo sguardo su di lui e fece una piccola smorfia
che lasciava rivelare finalmente quanto la notizia l’avesse seccata “Non
verranno, Belle è entrata in travaglio”spiegò asciutta, lasciandosi cadere
stancamente su una delle sedie, per poi rialzare lo sguardo sull’uomo per
spiare la sua reazione, che del resto non si fece attendere troppo.
“Splendido” mormorò Hook condensando in quell’unica parola
tutto il rancore mai sopito per il suo eterno rivale “Il coccodrillo ha
finalmente il suo completo lieto fine” continuò scandendo enfaticamente ogni
parola.
“E’ la prova che dopotutto anche i cattivi possono averlo”
aggiunse Regina in tono chiaramente ironico.
Il capitano scosse la testa e, sfilata una sedia dal tavolo,
si mise seduto anche lui.
“E’ in momenti come questi che sento rinascere il desiderio
di vendetta” confessò più a sé stesso che a lei, stringendo involontariamente
il pugno.
“Allora vendichiamoci finalmente” sussurrò lei dopo qualche istante,
ma l’espressione insolitamente dolce che aveva acceso il suo sguardo
contraddiceva l’apparente intento aggressivo “Spolveriamoci da soli tutta la
cena che avevo preparato… Compresa la torta di mele” aggiunse infatti
sorridendo apertamente lanciando uno sguardo al suo capolavoro culinario.
“Mi sembra un buon piano” rispose il pirata fingendosi serio
“E ci scoliamo anche tutto il rum di mele”
aggiunse poi facendole un occhiolino e riproponendole il suo esperimento.
Regina inclinò leggermente la testa e strinse le labbra, come
se stesse soppesando la proposta, poi avvicinò di poco il suo viso a quello di
lui lasciando incontrare i loro occhi.
“Abbiamo un patto, dearie?” chiese poi in una fedele
imitazione di Tremotino.
Una risata sorprendentemente calorosa, cristallina fu la
risposta a quella parodia e la donna restò a guardarlo piacevolmente stupita da
quel suono. Era strano, ma in tutto il periodo della loro lunga conoscenza non
lo aveva mai sentito ridere, forse perché erano secoli che non lo faceva. E non
era solo un’espressione metaforica.
NDA:
Buon sabato sera fans di Once Upon a Time! Finalmente riesco
a pubblicare una long-fiction per questo fandom! Il titolo è preso dall’Eneide
di Virgilio perché la trovo perfetta per questi due (cercherò di spiegare il
parallelo meglio nei prossimi capitoli, si spera) Spero vi sia piaciuto
l’inizio di questa serata insolita (forse con qualche traccia di demenziale
ahah)… Mi piacerebbe moltissimo sapere la vostra opinione!
Altea Gold non ci aveva messo molto
a venire alla luce e paradossalmente tra i primi a saperlo c’erano stati
proprio loro due:il pirata e la regina.
Forse quel “fammi sapere”, che aveva detto a Charming
più per circostanza che per reale interesse, era stato preso un po’ troppo
seriamente dal principe che non aveva esitato a richiamarla circa un’ora e
mezza dopo per comunicarle la lieta notizia. Hook,
comodamente seduto sul divano del salotto con un bicchiere del prodigioso rum di mele in mano, era rimasto in
silenzio per un po’ e poi lentamente aveva assunto un’espressione divertita
nell’apprendere il nome della nuova nata: il significato di Altea era “colei
che guarisce”, ironico per essere la figlia del signore Oscuro, così ironico
che quando lui le aveva fatto notare l’etimologia, aveva ridacchiato anche lei.
Ed era stato con quella breve risata e con un ultimo brindisi
in onore della piccola Gold, che Regina aveva
lasciato la stanza con il preciso intento di riporre i piatti non utilizzati e
di mettere a lavare i pochi su cui era stata servita l’imprevista cena per due.
Ma proprio mentre stava per far partire la lavastoviglie, un suono assordante
raggiunse le sue orecchie seguito ben presto da un urlo di terrore.
“Hook?” chiese preoccupata
affacciandosi in salotto.
Era bastato collegare la visione dell’espressione di puro
smarrimento sul volto del capitano e quella della televisione accesa a tutto
volume per tramutare tuttavia la preoccupazione in irresistibile divertimento.
“Ti spaventi per un po’ di tecnologia capitano, davvero?” lo
provocò con un sorrisino restando a guardarlo dallo stipite della porta.
“Non startene lì impalata, tesoro!” urlò per sovrastare il
rumore, spostando lo sguardo tra lei e l’oggetto indemoniato posto di fronte al
divano “Che devo fare?” le chiese poi cominciando a premere a caso i tasti del
telecomando.
Differenti canali e funzioni si alternavano sullo schermo ma
il volume sembrava restare costantemente al massimo. Sembrava proprio che Hook non avesse imparato ancora a gestire i mezzi del mondo
di Storybrooke, anzi a giudicare dalla sua agitazione
lo spaventavano potenzialmente più della magia.
“Ecco, questo qui” disse infine la donna, decidendosi ad
intervenire, strappandogli il telecomando dalla mano e mostrandogli il pulsante
corretto.
Mentre i suoni si abbassarono immediatamente di intensità,
l’espressione di Hook si rilassò visibilmente e la
solita aria strafottente tornò a formarsi sul suo volto.
“E’ tutto finito, tranquillo” lo rassicurò in tono
palesemente di scherno in una nuova provocazione.
“Non una parola” la ammonì lui lanciandole un’occhiata
glaciale, per poi riportare lo sguardo alla televisione, rimanendo catturato
stavolta non dal suono ma dalla componente visiva “E’ una nave quella?” chiese
accennando con un cenno del capo allo schermo dove uno spropositato numero di
persone di svariata estrazione sociale erano rappresentati mentre salivano a
bordo di un’enorme e lussuosa imbarcazione.
“Oh no” mormorò Regina riconoscendo immediatamente la scena e
alzando gli occhi al cielo con espressione seccata.
“Cosa?” chiese l’uomo incuriosito da quella reazione
spostando lo sguardo tra la donna in carne ed ossa accanto a lui e un’elegante
rossa momentanea protagonista dell’inquadratura.
“E’ il film Titanic… Parla di una tragica storia d’amore e lo
sfondo è un avvenimento realmente accaduto: l’affondamento di un transatlantico
nel 1912” spiegò lei con un tono annoiato che contraddiceva l’evidente
interesse dimostrato dalla quantità di informazioni di cui era a conoscenza
sull’argomento.
“Non ne ho mai sentito parlare…” rispose Hook
con aria pensierosa “Allora, che dici di dare un’occhiata a questo… film?” chiese poi calcando sulla parola
che suonava alle sue orecchie ancora in parte sconosciuta nonostante i sei mesi
di soggiorno fisso a Storybrooke.
“Te lo scordi, lo avrò visto già come minimo cinque volte”
rifiutò la padrona di casa scuotendo energeticamente la testa.
“Questo prova soltanto che ti è piaciuto, tesoro”
“Sul serio, dura più di tre ore”
“E’ un tempo assai limitato più di tre ore per chi ha vissuto più di tre secoli, non ti pare tesoro?”
Il sorriso convinto e fiducioso con cui il capitano aveva
ribattuto a quel nuovo tentativo che lei aveva fatto per dissuaderlo dal proposito
di vedere Titanic, lasciava solo intendere quanto qualsiasi ulteriore sarebbe
risultato fallimentare.
“D’accordo vediamoci questo film” concordò finalmente la
donna “Ma solo se tu la smetti di chiamarmi tesoro” aggiunse fissandolo con
espressione seria.
Il pirata fece finta di pensarci su e poi annuì lentamente:
“D’accordo… tesoro”
Regina alzò gli occhi al cielo a quella prevedibile risposta,
ma con un sospiro rassegnato prese posto ugualmente accanto a lui sul divano.
“Allora, chi è che muore?” le chiese rompendo il breve
silenzio rotto solamente dalle voci provenienti dalla televisione.
“Scusa?” fece lei voltando la testa verso di lui con
espressione confusa.
“Sì, hai parlato di storia d’amore tragica… Allora chi è che muore: la sexy rossa o l’idiota?” spiegò
lui alludendo con il secondo epiteto ad una giovane versione di Leonardo di
Caprio.
“Se vuoi saperlo dovrai guardarlo…”
Con quella semplice risposta accompagnata da un sorriso dispettoso,
i due, seduti vicini (forse troppo) nel salotto di casa Mills,
tornarono ad immergersi nella tragica
storia di Jack e Rose. Sorrisi, occhiatacce, commenti e domande si alternarono
fino alla scena madre del film dove si apprestava a consumarsi la tragedia. Il
tentativo di fuga dei protagonisti, le vicende degli altri personaggi, la
musica dell’orchestra e la visione della grandiosa fine di una nave così
grandiosa: gli effetti speciali e il pathos che l’intenso episodio riusciva a
creare erano segno di un vero capolavoro di regia, che agli occhi di Hook doveva forse risultare ancora più fantastico. Eppure
fu l’espressione di Regina che nonostante le resistenze iniziali, tradiva
adesso maggiore emozione.
“Sono lacrime quelle che vedo?” le chiese infatti il pirata
all’orecchio notando i suoi occhi lucidi, rifacendosi finalmente della beffa
subita per lo spavento della televisione.
“Sì, di noia” rispose prontamente lei sforzandosi di apparire
indifferente, continuando però a fissare lo schermo.
“Io dico che avrebbe potuto fare un po’ di posto anche
all’idiota però… In due ci si entrava” commentò di nuovo l’ospite, contrariato
dalla morte di Jack e soprattutto dalle circostanze in cui era avvenuta.
“Ha salvato la donna che amava!” esclamò Regina lanciandogli
una rapida occhiata “E facendo così è diventato un eroe” aggiunse mentre la
scena mostrava adesso come Rose con il fischietto tra le labbra cercava di
richiamare l’attenzione delle scialuppe.
“Allora è questo il nostro problema… L’eroismo non va di pari
passo con l’intelligenza…” fece notare ironicamente lui.
“Già, gli idioti sono gli eroi”
“No, io direi piuttosto che gli eroi sono gli idioti”
Regina ridacchiò a quella correzione e si voltò completamente
verso di lui, ma quando si ritrovò il viso di Hook a
poca distanza e i suoi occhi blu fissi nei suoi scuri, sentì il suo sorriso
svanire lentamente. Prima che potesse fare qualcosa o solamente fermasi un
attimo a pensare, il capitano posò le labbra sulle sue con una passione che
lasciò la donna sorpresa, ma non per molto dato che pochi attimi dopo stava già
rispondendo a quel famelico bacio. L’unica mano di lui si insinuò tra i capelli
di lei, attirandola maggiormente a sé mentre, continuando a baciarla, la portò
a stendersi sul divano, finché si ritrovò completamente sopra di lei.
Quando si divisero per mera esigenza di aria, restarono a
fissarsi in silenzio per un po’: si volevano, si desideravano, non c’era
bisogno di dirlo ad alta voce perché erano i loro sguardi a parlare, erano i
loro sguardi che facevano l’amore ogni volta che si guardavano. Avevano giocato
con il fuoco e non se ne erano accorti e adesso stavano per bruciare insieme.
Regina chiuse gli occhi sfuggendo al suo stesso desiderio che vedeva riflesso
negli occhi del capitano e per un momento pensò che forse era il caso di
fermarsi, ma quando tornò ad aprirli quel momento sembrava essere svanito
insieme con quel pensiero e si ritrovò a dire istintivamente propriol’unica cosa che il buon senso le imponeva di
tacere.
“Resta qui stanotte”
NDA:
Grazie mille per le belle recensioni, ecco a voi il secondo
capitolo, fresco fresco anche per festeggiare i miei
due 9 a biologia e filosofia (evviva! xD)
Colgo l’occasione per esprimere anche il mio parere sulla 3x02 (quindi spoiler per chi non
l’avesse vista ancora): sono totalmente depressa, non so se mi è
dispiaciuta più l’eccessiva (a mio avviso) interazione CaptainSwan
o la completa assenza del mio orsacchiotto alias Neal!! E mi è mancato anche
Robin Hood! L’unica nota positiva sono stati i Rumbelle
*.* Confido molto nella prossima puntata: è incentrata su Regina e poi confesso
di essermi innamorata di Tinkerbell a prima vista,
insomma è meravigliosa quella fatina!! Ho appena visto lo sneak peek e sono
emozionatissima! *.* Sul serio, non vedo l’ora sia lunedì!
Dopo questa parentesi di fan-sclero, che mette seriamente
in discussione la mia sanità mentale, chiudo questa nota sperando che questo
avvicinamento tra Hook e Regina vi sia piaciuto… Nel
prossimo capitolo farà la sua comparsa Emma! :)
Un sorriso compiaciuto fu la semplice risposta del pirata
all’allettante richiesta che la padrona di casa gli aveva rivolto. Ripresero a
baciarsi di nuovo, mentre il reciproco desiderio liberava una passione sempre più
intensa: era chiaro ormai ad entrambi che l’invito era stato accettato, privato
di ogni possibile sfumatura di significato. Bottone dopo bottone la donna aveva
aperto la camicia dell’uomo e lentamente, facendo attenzione all’uncino,
gliel’aveva sfilata completamente, ma non aveva avuto modo di ammirare la
visione del suo busto nudo di fronte a lei, che Hookera passato al contrattacco: aveva iniziato a
far scorrere la sua unica mano su tutto il corpo di lei da sopra il vestito per
poi infilarla al di sotto per cercare un maggiore contatto, mentre con l’uncino
le aveva abbassato le spalline, iniziando a coprire la pelle nuda dalle spalle
fino a tutta la lunghezza del collo di piccoli baci. Regina reclinò
istintivamente la testa all’indietro e socchiuse gli occhi, mentre un sospiro
le sfuggì dalle labbra per l’inaspettato piacere. Il capitano sorrise contro la
pelle di lei e poi lentamente si staccò per cercare il suo sguardo.
“Dovremmo spostarci di sopra, sai, tesoro?” le chiese
guardandola negli occhi e arrestando ogni altro movimento.
Lei gli restituì uno sguardo leggermente confuso. “Come mai?
Credevo fossi abituato ad ambienti meno confortevoli di un divano” lo provocò
con una nota di ironia, alludendo alle taverne della Foresta Incantata dove di
sicuro aveva fatto collezione di cuori (che metaforicamente era forse più
grande della sua) o molto più semplicemente alla sua nave.
“Ma tu sei una regina, tesoro, e beh… Devi essere trattata
come tale” le rispose l’uomo con un sorriso in un perfetto misto tra dolcezza e
malizia, piegando la sua testa verso il viso di lei e fermandosi a pochi
centimetri dalle sue labbra.
“Mmm, che gentiluomo” mormorò lei
nascondendo con una breve risata la sorpresa che quel riguardo le aveva
suscitato.
Terminato quello scambio di battute, Regina pose i palmi
sulle sue spalle, allontanando leggermente e mettendosi seduta a sua volta; lo
baciò nuovamente e approfittando di quella distrazione lasciò scivolare una
mano verso l’uncino, sfilandoglielo e agganciandoglielo alla cinta dei
pantaloni.
“Che stai facendo?” domandò Hook
con una leggera irritazione nella voce, accorgendosi solo in quel momento
dell’inganno.
Lei sorrise semplicemente e si alzò in piedi attirandolo a sé
proprio tramite l’uncino, finendo per condurlo, attraverso il salotto, il
corridoio e le scale, alla sua camera da letto ai piedi del grande letto
matrimoniale.
“Posso riavere il mio uncino adesso?” le chiese posando la
mano su quella di lei, cercando di sottrarle il prezioso metallo.
Ma lei fu più veloce e con uno scatto si allontanò con
l’oggetto conteso stretto tra le mani per poggiarlo poi sul comodino.
“E’ più sicuro così” commentò semplicemente tornando ad
avvicinarsi a lui.
Hook curvò le labbra leggermente e poi le
afferrò una mano attirandola verso di sè, per poi
ricadere entrambi sul materasso. Si guardarono negli occhi un’altra volta e
bastò quello sguardo per capire che stavolta non ci sarebbero state
interruzioni.
**
Oh mio Dio, questo fu esattamente quello che
Regina pensò aprendo gli occhi la mattina dopo; un forte odore di rum e di mare
le riempiva le narici e il braccio di Hook stretto
intorno ai suoi fianchi le impediva di muoversi. Sospirò cercando di mantenere
la calma e sollevò lentamente il lenzuolo: lei non aveva addosso altro che una
leggera sottoveste, ma lui… beh lui era completamente nudo e apparentemente non
così addormentato, o perlomeno una parte
di lui decisamente non lo era.
“Oh mio Dio!” pensò di nuovo cercando di divincolarsi dalla
presa e stavolta lo disse ad alta voce.
Furono probabilmente l’improvviso movimento e il suono di
quell’esclamazione a svegliare il diretto interessato che, rimuovendo quasi
meccanicamente il braccio in risposta alla sollecitazione della donna al suo
fianco, le lanciò uno sguardo leggermente confuso. Poi lentamente tutti i
ricordi ci ciò che era successo la sera prima riaffiorarono alla sua mente e la
realizzazione di cosa stava accadendo in quel momento lo raggiunse facendogli
spuntare un sorriso divertito sulle labbra.
“Buongiorno anche a tesoro” disse infatti con il suo solito
tono malizioso “Non devi scandalizzarti se il mio amico si alza prima di me la mattina”
Regina si mise seduta e alzò gli occhi al cielo a quel
commento. Non era affatto scandalizzata, anzi seccata e irritata erano le
parole più opportune e l’espressione sul suo viso non lasciava spazio a molte
altre interpretazioni. Il capitano restò a osservarla in silenzio per un po’,
poi si tirò su anche lui e poggiò con leggera esitazione la mano sotto il mento
di lei costringendola ad alzare lo sguardo.
“Qual è il problema?” le chiese semplicemente con un tono di
voce insolitamente dolce.
“Cosa accidenti abbiamo fatto Hook?”
domandò lei scuotendo la testa e sottraendosi a quel nuovo contatto.
Sapeva benissimo cos’era successo ovviamente, ciò che voleva
sapere era il significato che portava per lui. Cosa significava per lei quella
notte d’altro canto non lo sapeva: le era piaciuto stare con lui, avvertire la
sua vicinanza e sentirsi sua, le era piaciuto tutto questo davvero, forse
troppo, ma era davvero il caso di infilarsi in qualcosa più grande di lei? Era
davvero il caso di provare qualcosa per un pirata voltabandiera? Era davvero il
caso di rovinare quella specie di amicizia che si era stabilita tra loro
recentemente?
“Non lo so, Regina” rispose Hook
dopo qualche istante sinceramente con un sospiro.
Il suono del suo nome tra le labbra di lui la riscosse dalle
domande che vorticavano senza sosta nella sua mente e si ritrovò ad annuire
debolmente, poi distolse lo sguardo da lui e scansò le lenzuola alzandosi
lentamente in piedi.
“Vado a fare una doccia” annunciò dandogli le spalle e
dirigendosi a piedi scalzi verso il bagno adiacente alla camera.
“Hai bisogno di compagnia?” le chiese immediatamente lui
tornando al tono provocatorio di sempre.
La donna continuò a camminare e senza curarsi di rispondere
né di voltarsi, si chiuse la porta del bagno dietro; solo allora, ripensando
all’ultima allusione del capitano, alzò gli occhi al cielo di nuovo e
finalmente un sorriso si fece strada sul suo volto.
**
Regina uscì dalla doccia e si strinse nell’accappatoio
rabbrividendo leggermente: venti minuti con l’unica compagnia di un getto
d’acqua gelata era ciò che ci voleva per chiarire i suoi pensieri e adesso,
nella sua via verso il piano di sotto, si sentiva più preparata ad un confronto
con il pirata. Proprio mentre stava per scendere l’ultimo gradino, il suono del
campanello la distolse dal suo proposito, costringendola a cambiare direzione. Si
avvicinò alla porta e diede un’occhiata allo spioncino: era Emma.
“Ehi, ciao Regina” esordì la bionda appena la porta fu aperta
“Scusa se ti disturbo” aggiunse lanciando un’occhiata all’ abbigliamento che la padrona di casa indossava al momento.
“No, tranquilla… Dimmi, cara, cosa ti porta a casa mia di
prima mattina?” domandò l’altra donna con una leggera impazienza nella voce.
Neverland aveva cambiato i suoi rapporti con
le persone e tra tutti proprio lo sceriffo era stata quella con cui era riuscita
a creare un vero legame… Beh, a parte Hook, ma gli
eventi della notte precedente lo scalzavano improvvisamente dalla cima della
lista di possibili amicizie. Già, perché questo era ciò che si stava costruendo
lentamente tra le due donne ed era anche esattamente il motivo per cui la Swan se ne stava adesso con un sorriso sulle labbra a
scusarsi a nome di tutti per la mancata cena e a definire i dettagli per il
trasferimento di Henry a casa Mills durante il
weekend.
“Allora venerdì lo passo a prendere io a scuola e…”
La frase di Regina venne improvvisamente interrotta da una
specie di risata e da qualche parola non facilmente comprensibile; ma se non
era facile riconoscere le parole, molto più facile era riconoscere la voce,
soprattutto per una persona intuitiva come Emma.
“E’… C’è Hook?” chiese infatti
alzando un sopracciglio con aria confusa e sospettosa.
L’altra donna rimase in silenzio per qualche istante,
cercando di restare impassibile.
“Nonè come sembra…”
si limitò a dire infine, passandosi stranamente quasi imbarazzata una mano tra
i capelli.
L’apparizione dell’oggetto della discussione contraddisse
immediatamente quel tentativo; Emma spalancò immediatamente gli occhi fissando
visibilmente sconvolta Hook che era appena entrato
nel suo campo visivo con una tazzina nella mano, un gran sorriso e… sorprendemente senza camicia!
“Ti stai pentendo Swan di ciò che
non hai voluto?” domandò lui lanciandole un’occhiata maliziosa.
La padrona di casa si voltò comprendendo il motivo della
strana reazione della donna e lanciò un’occhiataccia al pirata, per poi
riportare, sempre più imbarazzata lo sguardo su Emma. E Emma non sapeva dire a
quel punto se la sconvolgesse di più la visione di Hook
o il comportamento così inusuale di Regina.
“Forse è meglio che io vada…” mormorò infatti ancora confusa,
indietreggiando lentamente con lo sguardo ancora fisso sull’imprevista coppia.
Regina aspettò qualche istante e poi richiuse la porta
lentamente, appoggiandovisi con la schiena e imbattendosi nell’espressione
palesemente divertita del capitano che stava avanzando verso di lei. Scosse la
testa e sbuffò: con molta probabilità tutta Storybrooke
avrebbe saputo di ciò che era successo, prima che lei stessa se ne fosse resa
conto. Fantastico, pensò con ironia, eppure era un altro il pensiero che
sembrava preoccuparla di più in quel preciso momento.
“Che c’è stato esattamente tra voi due?” gli domandò a
bruciapelo, cercando di nascondere la nota di gelosia che aveva colorato la sua
voce in quella domanda.
Ma a Killian quel particolare non
era sfuggito e, facendosi sempre più vicino, le sorrise semplicemente,
porgendole la tazzina ancora bollente e ignorando bellamente la domanda.
“Sono riuscito ad azionare anche quell’altro aggeggio… Faccio
progressi con la tecnologia che
dici?”
NDA:
Buonasera a tutti! Ecco con un po’ di ritardo questo terzo
capitolo che è uscito però più lungo del previsto:) Spero vi siano piaciuti i
due protagonisti e anche l’intervento di Emma e soprattutto spero di non aver
reso i personaggi OOC! Nel prossimo capitolo conto di far entrare ufficialmente
molti altri personaggi: Henry, Neal, Belle, Tremotino,
i Charmings, Ruby…
Spoiler 3X03 (e per le future puntate)
Ho un bisogno fisiologico di dire la mia, sul serio. Innanzitutto
ho adorato Tinkerbell e confesso che Regina/Robin
Hood non mi dispiace affatto, anzi la costruzione dell’interesse amoroso di
Regina mi è piaciuto nel modo in cui l’hanno realizzato e insomma, non vedo l’ora
di vedere una loro interazione!! Potrei shippare molto
questa coppia… MA… Una parte del mio
cuore continuerà a tifare sempre per Hook e Regina,
la stessa parte che si è frantumata in mille pezzi nel sapere del futuro bacio CaptainSwan!! Neal confido in te
per ristabilire le mie due coppie preferite! Go Swanfire,
go Hooked queen!!
Detto questo, spero di ricevere una vostra recensione! A
presto!
Regina scese dall’auto e afferrò la mano di Henry, diretta
verso la locanda di Granny. La confusione di una molteplicità di voci e risate
proveniente dall’interno lasciava intuire che la festa era già iniziata e dal vetro
della finestra era possibile anche scorgere una buona parte degli abitanti di
Storybrooke, ma il motivo di quella rimpatriata le era ancora pressoché
sconosciuto.
“Sicuro di non volermi dire niente?” chiese per quella che
probabilmente era l’ennesima volta, voltandosi verso il figlio.
“No, mamma” rispose
lui scuotendo la testa sorridendo “La mamma
ha detto che dev’essere per tutti una sorpresa”
La donna annuì semplicemente, restando per qualche secondo
immobile, immergendosi inevitabilmente nei propri pensieri. Doveva ancora
abituarsi a sentire suo figlio
appellare sia lei che lo sceriffo con il titolo di mamma; era qualcosa che le provocava ogni volta una pungente
sofferenza che forse non sarebbe mai scomparsa del tutto, ma erano state
d’accordo nel condividere la custodia di Henry e con essa anche il suo affetto.
Di fatti, appena la porta fu aperta, il ragazzino lasciò la sua mano e andò a
tuffarsi tra le braccia di Emma, e al sindaco non restò altro che lasciar trapelare
il suo fastidio in un sospiro e forzare un sorriso nel trovarsi di fronte gli
altri invitati.
Salutò rapidamente Emma e Neal, scambiò qualche parola con il
dottor Hopper e poi si avvicinò al bancone per lasciare le sue famose lasagne
accanto agli altri cibi, progettando di passare la serata in disparte ad uno
dei tavoli rimasti liberi, finché la vista di due persone non le fece cambiare
momentaneamente idea. Si avvicinò lentamente verso il tavolo dove Tremotino e
Belle apparivano occupati intorno alla culla della loro piccola e, vinta da
un’ironica curiosità, piegò la testa per poterla guardare anche lei.
“Suppongo che le congratulazioni siano d’obbligo!” esclamò,
palesando la propria presenza alle spalle dell’allegra famigliola.
“Regina” sussurrò Gold voltandosi verso di lei con un mezzo
sorriso “Hai visto? Altea ha sviluppato già da sé un ottimo tempismo per far
risparmiare ai genitori la seccatura di una cena a casa tua” continuò
divertito, ridacchiando adesso leggermente.
Belle scosse la testa con espressione preoccupata a quello
scambio di battute e lanciò un’occhiata significativa al fidanzato, che però
stava ancora guardando la sua ex allieva. I rapporti si erano distesi
notevolmente, era vero, ma una conversazione del tutto pacifica era un obiettivo
il cui raggiungimento appariva ancora lontano.
“Dovremmo organizzarne un’altra!” propose la ragazza,
rivolgendosi allora verso la donna.
“Oh, non preoccuparti cara…Ho trovato il modo di passare lo stesso una bella serata” commentò
l’altra mentre un sorriso compiaciuto si formava inevitabilmente sulle sue
labbra al ricordo della notte trascorsa con il capitano circa una settimana
prima “E comunque sono contenta di sapere che la mia Lacey ha portato a qualcosa di buono” aggiunse poi, alludendo al periodo
di concepimento della bambina.
“Già, Altea è stato un regalo che non avevi previsto quando
ci hai giocato questo tiro sporco… Sporco perfino per te, cara” rispose
immediatamente Tremotino, lanciandole un’occhiata non molto benevola.
Belle spostò nuovamente lo sguardo sul sindaco, aspettando
una sua reazione, reazione che però non avvenne. Con uno sguardo
improvvisamente dolce, Regina stava fissando adesso la piccola Gold e fu con un
sorriso sincero che si complimentò nuovamente con la coppia. I due neogenitori
si scambiarono un’occhiata stupita, ma prima che uno dei due potesse
rispondere, lei aveva già raggiunto nuovamente il bancone.
**
Il progetto di trascorrere la serata in disparte fu ben
presto messo in pratica con la semplice compagnia di un bicchiere di vino e una
porzione di carbonara. Seduta ad un
tavolo accanto alla finestra, i cui vetri cominciavano ad essere schiaffeggiati
da una fitta pioggia autunnale, Regina prese un altro boccone complimentandosi
intimamente per i miglioramenti culinari di Emma, su cui del resto lei stessa
aveva influito.
“Non sono male, vero?” domandò una voce familiare alle
spalle.
“Hook” lo salutò lei distrattamente, senza neppure spostare
lo sguardo dalla finestra.
“Devo confessare che preferisco le tue lasagne però, tesoro”
continuò l’uomo, posando rumorosamente il suo piatto sul tavolo e lasciandosi
cadere sulla sedia proprio davanti a lei.
Quell’autoinvito del pirata gli procurò finalmente un po’ di
attenzione, anche se si concretizzò in effetti in una semplice occhiata
seccata.
“Non mi pare di averti dato il permesso di sederti” gli fece
notare infatti, avvicinando lentamente il suo busto al tavolo verso di lui.
Hook alzò le spalle e le rivolse un sorriso sincero: “Ti ho
visto da sola e beh… ero da solo anch’io”
La donna lo scrutò per un po’ alla ricerca di una qualche
traccia di ironia sul suo volto, ma quando non vi trovò altro che una cordiale
disponibilità al dialogo, annuì semplicemente e fece un piccolo sospiro.
“Sai, nonostante tutto, non ho ancora un punto di riferimento
in questa città” ammise alla fine con una non intenzionale nota malinconia.
“Io sto messo peggio, tesoro” rispose lui, mentre il sorriso
comprensivo che le aveva rivolto dopo quell’inaspettata confessione, si
tramutava in una leggera risata divertita “Un punto di riferimento io ce l’ho… E sei tu” concluse fingendosi disperato.
Regina alzò un sopracciglio e poi lentamente fece anche lei
una breve risata. Eraassurdo il modo in
cui quell’uomo riusciva a fare un’offesa e un complimento nello stesso tempo,
ma ci sarebbe voluto molto di più per lasciarla realmente stupita e lo sapeva
anche lui; per questo, prima che lei potesse prepararsi una qualche risposta,
le afferrò istintivamente una mano e gliela strinse leggermente per indurla ad
alzare lo sguardo verso di lui. Era passata più di una settimana dalla loro
notte insieme, ma non avevano avuto ancora occasione di parlarne e, sebbene
nessuno dei due aveva idea di cosa pensare (e figuriamoci dire) in proposito,
era una conversazione che in ogni caso non poteva essere rimandata troppo a
lungo.
“Regina, senti io…”
Il ripetuto suono di un cucchiaio sul vetro di un bicchiere
fece cessare gradualmente ogni altro rumore e anche il tentativo del pirata fu
sopraffatto dal nuovo discorso che aveva attirato l’attenzione generale. Neal,
dopo il sonoro richiamo, aveva infatti raggiunto il centro della stanza e
adesso sorrideva leggermente impacciato, tendendo la mano verso la sua
fidanzata.
“Molti di voi sicuramente si saranno chiesti perché vi
abbiamo convocato qui… Il motivo è semplice. Sono passati sei mesi dal ritorno
da Neverland, sei mesi da quando io e Emma ci siamo ritrovati” disse fissando
la bionda con un o sguardo palesemente innamorato che esprimeva più di quanto
le parole potessero fare “Ho ritrovato mio padre e il mio meraviglioso figlio
Henry;fondamentalmente qui a
Storybrooke in questi mesi ho trovato una famiglia e degli amici. Finalmente
dopo tanti anni – e ne ho vissuti molti – ho scoperto cosa vuol dire essere a
casa… Ed è di fronte a voi tutti che voglio comunicare la notizia che io e Emma
ci sposiamo”
Un applauso entusiasta, fatto partire da Ruby e il suo nuovo
inseparabile fidanzato, il dottor Whale, si diffuse rapidamente nella stanza.
David fu il primo a congratularsi con il futuro genero, mentre Snow con le
lacrime agli occhi, corse ad abbracciare la figlia che appariva chiaramente
imbarazzata. Anche Gold stesso riuscì a stento a trattenere la commozione, ma
sicuramente era Henry il più felice di tutti.
L’unico che era rimasto apparentemente stupito più a lungo
del previsto e che non aveva minimamente preso parte a quell’applauso generale,
fu però Hook e la mancanza di una mano non poteva valere come una scusa.
“Hey?” domandò semplicemente Regina, posandogli una mano sul
braccio, leggermente preoccupata da quella strana mancanza di reazione.
Ma il capitano non rispose e con uno scatto rapido si
divincolò da quel contatto e si alzò dalla sedia. La donna seguì il suo
percorso con lo sguardo per un po’, finché la novella sposa oscurò la sua
visuale, piazzandosi esattamente davanti a lei.
“Congratulazioni davvero” commentò la bruna con un sorriso
sulle labbra, che però non raggiungeva i suoi occhi.
Con gli occhi stava
ancora cercando il pirata.
“Regina…” sussurrò Emma richiamando la sua completa
attenzione. Sorrideva radiosa, ma in qualche modo appariva esitante e
reticente.
“Che succede?” domandò l’altra confusa, posandole una mano
sulla spalla.
La bionda rialzò lo sguardo su di lei e dopo qualche altro
secondo di indecisione, si avvicinò di più a la colse di sorpresa, stringendola
in un abbraccio.
“Mi piacerebbe se tu fossi la mia damigella d’onore” rivelò
infine, staccandosi dal contatto e restando a fissarla speranzosa.
Regina sentì gli occhi istantaneamente riempirsi di lacrime a
quella proposta. Lei che aveva cercato di distruggere il lieto fine di ognuno,
adesso veniva scelta per suggellare la felicità della figlia della donna che
aveva odiato di più. Forse finalmente poteva essere accettata, forse finalmente
le veniva data la possibilità concreta di cambiare e il matrimonio di Emma e
Neal le sembrava un simbolo per fare ammenda alle colpe del suo passato.
“Ne sono onorata…” si ritrovò a sussurrare, facendosi
stringere in un nuovo abbraccio.
E per un attimo non pensò neppure a
Hook. Solo per un attimo.
NDA:
Non proverò nemmeno a scusarmi per quanto orrendamente in
ritardo arrivi questo capitolo. Come avevo detto nello scorso aggiornamento, ho
provato ad inserire un po’ tutti i personaggi di Storybrooke e soprattutto non
ho potuto evitare i momenti Rumbelle e Swanfire! *.*Anche se la mia OTP l’ho un
po’ distrutta ahah :(
Spero che qualcuno sia ancora interessato a questa storia!