-Diana-

di vale 98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #PROLOGO ***
Capitolo 2: *** -1 ***
Capitolo 3: *** -2 ***
Capitolo 4: *** -3 ***
Capitolo 5: *** -4 ***
Capitolo 6: *** -5 ***
Capitolo 7: *** -6 ***
Capitolo 8: *** -7 ***
Capitolo 9: *** -8 ***
Capitolo 10: *** -9 ***
Capitolo 11: *** -10 ***
Capitolo 12: *** -11 ***
Capitolo 13: *** -12 ***



Capitolo 1
*** #PROLOGO ***


#PROLOGO

SOTTOFONDOhttp://youtu.be/WPoG8-WJTt0

23-08-2009
-Diana-. Una voce profonda e dolce pronunciava quelle lettere con delicatezza,facendo sentire bene l’aria uscire da quella bocca. Non risposi la prima volta.
-Diana- richiamò. Mi girai e la guardai.
-Sono pronte le tue cose?.- Abbassai lo sguardo senza pensarci due volte. Mugugnai un sì non facendolo capire molto.

Mi ritrovai seduta sul sedile posteriore della macchina appena verniciata di mia zia. Appena aveva messo in moto mi sentii pronta per affrontare la vita come una tredicenne normale. 
-Stronza,resterai sola-
-Puttana…solo questo sei- Ripensavo a tutte quelle persone che non avevano fatto altro che condannarmi. Pretendere tutto. Che cosa avevo potuto fare di così orribile?. Cosa mi aveva portato ad essere odiata da tutti?.
Il mio nome è Fallimento. Il mio nome è Stronza. Il mio nome è Sola. Tre parole,tra aggettivi che forse nessuno si sarebbe dovuto mai sentir dire. Guardavo fuori dal vetro cercando la pace. Strinsi gli occhi dal troppo sole mentre mia zia fece la curva con agilità. Il mio sguardo si puntò su di lei. Era una donna dalla folta chioma riccia e bruna. La portava sempre raccolta in una coda di cavallo. I suoi occhi scuri. Appena la guardavo mi dava una strana impressione,mi sentivo sicura. Notai che mi guardava nello specchietto. Abbassai la testa e continuai a guardare fuori. Ventitre agosto duemilanove. Quella sarebbe stata una data importante. Tutto sarebbe cambiato. Anzi…tutto sarebbe ricominciato. Da quel giorno io avrei preso a vivere per la prima volta nella mia esistenza. Non ricordavo di aver mai riso tanto. Non ricordo di aver mai avuto un’amica o un amico. Ricordavo solo le lacrime che per anni avevo dovuto asciugare. Tredici erano. Tredici erano gli anni pieni di paura e angoscia. Ora avrei preso a vivere.
“Era la sera del 23-08-1996 quando io nacqui. Mia madre morì quando mi mise alla luce. Da lì partì tutta la mia sofferenza. Fino all’età di cinque anni stetti con mio padre. L’uomo che tutti vorrebbero avere come padre. Ma anche lui mi portarono via. Da quella sera. Dalla sera che lui morì in un incidente stradale,io venni portata in un orfanotrofio. Li passai i miei anni. Anni pieni di paure. Anni pieni di tristezze e colpe. Anni chiusa in una stanza a piangere,mentre dalla piccola fessura della finestra,potevo sentire gli altri bambini,giocare e ridere. Io non sapevo cosa voleva dire. Non lo sapevo. Mi nascondevo sotto il letto,in mezzo alla tanta polvere,quando mi chiamavano per studiare. Io ero testarda e ancora lo sono. Venivo picchiata per tutto. Alcune volte ci ripenso. Poi…appena io abbi undici anni,venni adottata da un uomo. Lui era cattivo. Mi picchiava. Pretendeva il mio corpo. Voleva sesso. Io riuscii a essere dura. A non farmi mettere le mani addosso. Riuscii a scappare. Andai da mia zia. Restai con lei fin quando una mattina i carabinieri non vennero a bussare alla “nostra” porta. Denunciarono lei dovette affrontare una causa davanti un avvocato. Furono gli anni peggiori della mia vita. L’unica cosa che ricordo è il dolore di quei lividi. Il dolore che provavo ogni giorno. Fisicamente e moralmente. Non ce la facevo più.”
Ora è il ventitre agosto. Io Compio finalmente tredici anni. Tutto è finito. Sto per affrontare quello che tutti chiamano “INIZIO”. 
Si…il mio inizio. Respirai profondamente. Chiusi le palpebre per pensare.
“Il mio nome è Diana Rose Anderson…la ragazza cresciuta troppo in fretta” pensai prima di sorridere in modo sarcastico.


-CONTINUA  
Spero vi piaccia il prologo,anche perchè so che -Diana- non è la solita Fan Fiction <3 
Spero davvero che la seguiate. *-* <3

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Capitolo 2
*** -1 ***


SOTTOFONDO: http://youtu.be/r_8ydghbGSg

23-08-2009

Non mancava molto. Dal vetro trasparente potevo intravedere quel piccolo paesino dal nome al quanto strano. Mia zia con il suo tocco leggero girava lo sterzo ad ogni curva. Respiravo a tempo con il ritmo di quella melodia che si sentiva intorno. Proveniva dalla vecchia radio della macchina verniciata. Nei miei occhi c’era il riflesso di quelle grandi praterie verdi e quegli enormi alberi dalle folte chiome che danzavano a causa del venticello fresco. Aprii un po’ il finestrino per respirare quell’aria pura. Quell’aria non inquinata come quella della città. Abbassai poi lo sguardo. Guardai bene i miei polsi guariti. Guariti dalle ferite che mi ero causata da sola. Quelle ferite che era stato difficile chiudere. 
-Diana…- chiamò mia zia. Alzai gli occhi. Notai che mi guardava dallo specchietto. Una scossa passò per il mio corpo. Troppo silenzio.
-Siamo quasi arrivate- disse mentre guardava la strada. Sorrisi e poi deglutii. 
“Stronza…ce la puoi fare.” Mi sussurrai nella mente. Perché me lo dissi?.
Perché avevo paura che sarebbe ricominciato tutto da capo. Ma non come volevo io. Avevo paura che tutto avrebbe preso la strada del mio passato. Mi ero promessa. Avevo promesso a me stessa che non avrei raccontato nulla.
Stavo per “rinascere”. Non mi apparteneva quella vita. Mi guardai intorno. Poi dritto a me notai un cartello.

“WELCOME TO MULLINGAR.”.
Forse sarebbe stato quello il paese del mio cambiamento. Forse sarebbe stata la solita delusione. Avevo dovuto cambiare troppe scuole. Tante scuole in un anno. Avevo paura di non riuscirci. Di non riuscire a cambiare e a concentrarmi solo su quello che era stata la mia vecchia vita.
-Zia…andrà tutto bene…vero?- chiesi consapevole della sua risposta e del suo pensiero.
-Si…questo è il posto giusto per noi.- pronunciò con tono non tanto sicuro. Capivo…sapevo che aveva paura anche lei.
Scossi il capo e poi mi aggiustai i capelli. Un lungo respiro prima di intravedere le piccole casette.
La macchina si fermò. Notai mia zia prendere una piccola cartina politica. Poi guardava fuori per capire il punto di dove eravamo. Sorridevo mentre la guardavo. L’ammiravo.
Rimise in moto la macchina e girò a destra. Rimasi impressionata dalla bellezza di quel posto. Aprii tutto il finestrino per “assaggiare” quell’aria.
-allora cosa ne pensi di questo posto?-chiese facendo manovre strane. Sorrisi e poi mi guardai le mani. Tremavano. Non capivo perché. Ci fu un silenzio di pochi secondi. Poi mi decisi a rispondere.
-Siamo appena arrivate...però…penso sia molto carino e accogliente.-. Un tono troppo basso. Troppo soffocato.
Si girò e mi guardò prima di arrivare davanti a quella che sarebbe stato il nostro “rifugio”. Mi guardai intorno. Era tutto così carino, così nuovo. Fermò la macchina. Il motore si spense. Feci un lungo respiro. Stavo per ricominciare. Tremavo all’idea. Sentii un grande brivido attraversare la mia schiena. 
“Calmati” pensai. Aprii lo sportello della macchina e feci uscire prima una gamba…poi l’altra. Mi alzai. Mi ritrovai in mezzo ad un dolce vento che faceva volare i miei capelli color nocciola. Sorridevo mentre mi guardavo intorno. Sentii qualcosa. Una melodia messa in sottofondo dalle parole di mia zia.
-Entro in casa e porto questa roba dentro-. 
-Ti raggiungo…- dissi. Incominciò a prendere le sue borse,le sue valige. Camminava con fatica. Era un’abitazione al quanto carina. Ci sarebbe stato molto lavoro ma presto sarebbe stata la “casa” che non avevo mai avuto. Aprì la porta ed entrò. Mi guardai intorno per cercare l’artefice di quelle note. 


-CONTINUA <3
Spero vi piaccia!!! :-)
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate!!

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Capitolo 3
*** -2 ***


CAPITOLO 2

SOTTOFONDO: 
http://youtu.be/FOjdXSrtUxA
Passai la lingua tra le labbra. Non capivo da dove proveniva quella melodia. Incominciai a muovere la gamba a ritmo con la musica.
-Diana…- mi sentii chiamare. Mi girai. Mia zia mi sorrideva. Incominciai a camminare verso l’entrata dove mi attendeva lei. Il suo sorriso così sicuro.
Ma come faceva ad essere sicura?. Io avevo paura. Paura di commettere anche un piccolo errore. 
Mi guardai per l’ultima volta intorno prima di entrare dentro. 
Era una casa al quanto graziosa. 
-E’ vuota…ma presto si riempirà- pronunciò mia zia con bocca quasi socchiusa. Sorrideva. 
Aspirai con la bocca prima di fermarmi a pensare.
“Stronza…la tua vita sta per iniziare.”. Non capivo perché mi chiamavo in quel modo. Forse…ero abituata alle critiche e alla “Stronza” che tutti mi davano. 
-Stasera…- interruppe il pensiero,mia zia. La guardai interrogativamente.
-Stasera ti porto a mangiare fuori…è il tuo compleanno.- aggiunse dopo pochi secondi. Sorrisi abbassando lo sguardo. Sentivo i suoi occhi scuri,fissi su di me. Mi provocarono un grande brivido.
-Grazie- accennai. Mi sorrise ed io feci lo stesso.

Ore 17:15
Sdraiata su quello che era il “mio nuovo letto” a pensare un po’ a tutto. Ripensavo a quei bei momenti trascorsi con mio padre. Pensavo se mi avrei fatto nuovi amici. Magari sarebbe andato tutto bene. Tutto liscio senza incontrar nessuno problema. Forse non meritavo una vita “spensierata” come tutte le tredicenni. Forse non meritavo di sorridere un po’. 
D’altronde era così. Avevo fatto morire la donna che mi aveva messo al mondo ed ora stavo ripagando tutto pian piano. Non me lo sarei mai perdonato. Tutti mi dicevano che non era colpa mia. Invece lo era.
Si sentiva solo il mio respiro e il mio cuore battere. La casa era troppo silenziosa. Mia zia era andata a vedere la mia nuova scuola. Avrei incominciato i primi di settembre. Il sangue arrivò alla testa. Decisi di alzarmi. Con passo frettoloso scesi le scale per dirigermi nel salone ancora vuoto. Aprii la porta d’ingresso e respirai a lungo quell’aria. Mi sedetti sul gradino davanti casa e incominciai a scrutare ogni piccola cosa. Anche quella più insignificante. Era tutto così nuovo ed io dovevo scoprirlo. Sentii dei bisbigli che pian piano si trasformarono in chiacchiere. Mi alzai e mi guardai intorno. Notai un gruppetto di ragazzi e ragazze ridere e scherzare. Li invidiavo così tanto. Loro erano “felici”. In mezzo a loro c’era un ragazzo con una chitarra in mano. Lo guardai bene ma era complicato dedurne il viso. Era troppo lontano. Si sedettero su una panchina e incominciarono a cantare e a ridere. Sorridevo. 
“Quel ragazzo è davvero bravo” pensai. 
Tutto era così melodico. Tutto aveva preso una dolce armonia. Accovacciata accanto ad un cespuglio,origliavo quelle note che sembravano essere la causa di qualcosa nello stomaco. Come se tante formichine ci stessero camminando. Era una sensazione che non avevo mai provato.
-Diana…- mi sentii chiamare da una voce femminile al quanto familiare. Mi girai di scatto,come dopo aver preso uno spavento. Il suo volto rigato dalla stanchezza del viaggio affrontato. La guardai con sarcasmo. 
-Cosa facevi?...- chiese sorridendomi. Cercando di non mettermi ansia o disaggio. Cercando di farmi sentire sicura di me stessa. Il mio sguardo oramai rivolto in basso sembrava non dar “segni di vita”. Le mie labbra sembravano “Incollate” dalla paura…quella che forse non avrei mai perso.
-Ascoltavo quei ragazzi cantare- balbettai fino alla fine della frase. Il suo sorriso pieno faceva intravedere le piccole rughe dell’età. Sentii un grande caldo passarmi sulla schiena ed arrivare alla testa. Poi mi guardai indietro.
“Forse avrò anche io degli amici” pensai. Un pensiero troppo profondo. Un pensiero troppo interrogativo.

Le gambe tremavano.
-Quindi lei è tua nipote?- chiese quell’uomo dallo sguardo misterioso. Dietro quei grandi occhi verdi si celava qualcosa di troppo profondo. Rabbrividii.
-Si è Diana… - pronunciò mia zia facendo sentir bene il suono di quel nome. Il mio.
-Piacere di conoscerti. Tua zia mi ha parlato spesso di te. Mi chiamo Martin- sorridendo disse quella frase che mi diede più confidenza. 
“Martin…” pensai. Lei mi aveva spesso parlato di qualcuno che avesse quel nome. Forse doveva essere davvero una persona importante. Presi la forchetta e il coltello e incominciai a tagliare il filetto di pollo che il cameriere poco prima aveva portato. Era ancora fumante.
-Domani se volete vi porto in giro per il paese…dovete vedere quante cose meravigliose abbiamo noi irlandesi- la sua voce così roca che all’inizio mi faceva paura,ora era diventata quella voce che mi dava sicurezza. Sorrisi.
“Gli irlandesi sono così ospitali?” pensai. Però forse…si stava correndo un po’ troppo. Respirai quell’aria che incominciava ad essere troppo soffocante. Non ci riuscivo. Non riuscivo ad essere ottimista. Quel sorriso che pochi istanti prima avevo,scomparve nel nulla lasciando sul mio volto un alone di insicurezza e di quella cosa che forse starò ripetendo troppo. La paura. Mi alzai.
-Scusatemi…ho bisogno di prendere un po’ d’aria- mugugnai. Mi guardarono sorpresi e preoccupati. Con un gesto feci capire di non aver nulla…di stare bene. Ma in realtà non era così. Pian piano andai verso l’uscita del ristorante. Mi guardai intorno. Era buio e l’unica cosa che faceva luce erano le piccole stelle e la luna. Mi diressi verso un muretto e mi ci sedetti. Le mani tra i capelli ed una grande confusione in testa. Appoggiai le braccia sulle gambe. 
-Ei va tutto bene?- mi chiese qualcuno. Respirai profondamente prima di girare il volto e guardare.
Ricordai quello che avevo pensato prima. Loro…gli irlandesi si preoccupavano di tutti.
-Si va tutto bene…grazie- dissi cercando di nascondere quella tristezza che non riuscivo a togliere dal mio volto,dalla mia mente. Venne accanto a me e si sedette. Era un ragazzo dalle grandi guance rosse che si intravedevano anche con il nero.
-Piacere sono Niall…ehm…Niall Horan- sorrise.


-CONTINUA <3
Spero vi piaccia!!! :-)

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Capitolo 4
*** -3 ***


CAPITOLO 3

SOTTOFONDO:
 http://youtu.be/UAWcs5H-qgQ
Il suo accento irlandese che lui cercava di nascondere,di “trasformare” in quell’inglese perfetto.
-Diana Anderson- dischiusi la bocca per far diventare quell’aria intorno,semplici parole. Le sue labbra si arcuarono dando vita ad un grande sorriso. Un sorriso che non avevo mai visto prima. Eppure dietro quel viso,si nascondeva quel ragazzo come tutti. Pensavo.
-Cosa ci fai qui fuori,da sola?- chiese cercando di rispettare i miei spazi,i miei pensieri. Era un estraneo. Eppure io mi sentivo a mio agio con lui. Forse come non mi ero sentita con nessuno.
-Stavo…pensando.- risposi incerta,balbettando un po’. Il fruscio delle foglie che volavano erano da sottofondo a quel silenzio che si era creato. A quel silenzio che pian piano,mi metteva a disagio.
-E…e tu?- chiesi interrogativamente mentre con lo sguardo cercavo di capire che realmente fosse. Ruppi il silenzio. Respirai quell’aria “libera”.
-Mia madre e mio padre stanno di nuovo discutendo- abbassò la testa. Il suo sguardo nel vuoto,in cerca di quel posto solo suo.
-Mi spiace- mugugnai. Ma forse quel mugugno significava qualcosa. Forse lo capivo. Forse no. Respirai profondamente e poi guardai in alto. Le stelle coprivano quella sera. Illuminavano quel posto dove eravamo seduti. Illuminavano quella notte piena di pensieri,piene di domande. 
-Diana…- mi sentii chiamare. Ripresi a far parte del mondo reale. Lui mi guardava e sorrideva. Sorrisi a mia volta prima di alzarmi.
-Be…devo andare…spero di rivederti.- soffocai quelle parole. Si alzò.
-Certo…qui a Mullingar si conoscono tutti…quindi è possibile un altro incontro.- ridacchiò. La sua risata era da sollievo.Contaggiosa. 
Entrai dentro dopo averlo salutato. Dopo avergli detto “A presto”.
Ma quel giorno non sarebbe mai arrivato,o…sarebbe stato il giorno così vicino. Tanto aspettato.
Il giorno che per tutta la sera cercavo,immaginavo.

Quella settimana passò in fretta. Era il trenta agosto. 
Non avevo fatto altro che pensare a quel ragazzo che si era dimostrato tanto gentile e dolce.Quel ragazzo che mi capitava spesso di incontrare nei sogni. Eppure la sua immagina così sfocata,era sempre nella mia mente. Aveva preso un ruolo importante nella mia giornata e alcune volte era quell’immagine che mi tranquillizzava. 

Ore: 7.40
Non mancava molto all’inizio di tutto. All’inizio della mia vita. In realtà mi sentivo pronta ad affrontare gli sguardi di tutti. Ad essere quella che loro chiamavano “Nuova arrivata”. Ed era così. Io non conoscevo nessuno e nessuno conosceva me. E forse sarebbe stato proprio quel “Non mi conoscono” a rendere tutto più semplice. Forse perché avrebbero visto quella tredicenne come tutte. Avrei provato quella sensazione che forse in vita mia non avevo mai provato. Non sarei stata “la ragazza orfana”. O…”la ragazza dalle brutte abitudini”. 
Quei pensieri mi assillavano man mano che la macchina percorreva il suo percorso. Quella mattina era mia zia ad accompagnarmi. Era il mio primo giorno da “studente”. Anche se “studente” era quell’aggettivo che non mi sarei mai assegnata. Odiavo la scuola. Odiavo i professori pur non conoscendoli. Ma tutto quell’odio era la causa del mio comportamento. La causa di tutto quello che io chiamavo “inferno”.
-Pronta?- chiese mia zia girando con delicatezza lo sterzo. Guardava la strada con attenzione.
Sorrisi in modo sarcastico. Non sapevo che rispondere.
“Stronza…sei davvero pronta?” mi chiesi nella mente. L’eco della mia mente.
Avrei voluto rispondere “certo…sono pronta per incominciare”. Ma da un'altra parte mi sarei solo voluta nascondere e non uscire. Non uscire da quel grande fosso che mi ero creata da sola,con le mie stesse mani.
-Diciamo…- pronunciai con poca voce. Con quella voce che non voleva uscire. Mi guardò nello specchietto e mi sorrise. Abbassai la testa e appoggiai le mie mani fredde sulle gambe nude. Quella mattina sarebbe andato tutto liscio. Pensai.

La campanella suonò. Mi sentivo spaesate in quel luogo a me nuovo. Eppure vedevo tutti felici. Tutti con l’entusiasmo sul volto. Salutai mia zia che con un accenno di testa mi fece capire di andare. Mi allontanai dalla macchina. Mi volta per riguardarla. Muoveva la mano. Mi salutò. Sorrisi e in me pensai se era il caso o no. Se era meglio lasciare tutto. Scappare da là.
La macchina sfrecciò appena mi volta a riguardare quel grande ufficio. Respirai.
Mi guardai intorno. Tutti correvano verso l’entrata. Poi…c’ero io che non sapevo che fare,dove andare.
“Sezione E” mi aveva detto mia zia. Incerta mi diressi all’entrata dove vedevo i tanti ragazzini urlare,chiacchierare. Mi girai intorno. 
Mi salì l’ansia,avevo paura. Ma non della gente nuova. Avevo paura di fare di nuovo un buco nell’acqua.
-Ciao…tu dovresti essere la ragazzina nuova- disse qualcuno alle mie spalle. Mi voltai sorridendo.
-Si…be piacere…Diana-. . Quel sorriso che avevo sognato. Quell’immagine così sfocata che era di nuovo presente.
-be…è arrivato quel giorno…ma se non ti ricordi di me…piacere sono Niall- sussurrò in modo ironico.



-CONTINUA <3
Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate!!! Accetto tutte le critiche!!! :-)

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Capitolo 5
*** -4 ***


CAPITOLO 4

SOTTOFONDO: http://youtu.be/FOjdXSrtUxA  

Come facevo a dimenticarmi di quel volto,di quegli occhi. Due grandi pupille nere e profonde contornate dall’azzurro infinito. Era stata la prima cosa che avevo notato in lui. 
-Certo…mi ricordo di te…sei quel ragazzo che ho incontrato davanti al ristorante- pronunciai decisa. Una decisione che ben presto sarebbe svanita. Me lo sentivo. Arcuò le labbra,trasformando in sorriso,quella che a primo impatto sembrava una smorfia. 
-Be…ora devo andare nella mia classe. A dopo- emise . Sorrisi. Barcollavo in quel mondo lontano dalla realtà. Quel mondo dove avevo bisogno di rimanerci per un po’,almeno quel poco per calarmi,per cercare una soluzione alla mia agitazione e alla mia paura. Mentre si allontanava,guardavo i suoi passi sicuri e dentro di me provavo qualcosa di strano. Forse stavo davvero capendo che tutto stava per cambiare,per ri-iniziare al meglio. Mi guardai intorno. Tutti correvano di qua e di là causando in me la confusione più totale.
“Ed ora dove vado?!” pensai. Riflessi.

Seduta sulla sedia abbastanza alta mentre con le dita “disegnavo” sul banco.
Tutti gli sguardi erano su di me. Ripensai di nuovo a quel “Non mi conoscono”.
Quella frase aveva due lati. Uno negativo ed uno positivo.
Quello negativo sarebbe stato quella difficoltà che avrei dovuto affrontare prima di farmi nuovi amici. Anzi…quelli che sarebbero stati i miei primi “amici”. Era quella. La mia paura. Non sapevo come comportarmi. Forse dovevo essere solo me stessa. Ma se tutti mi avrebbero odiata e disprezzata?. Nella mia mente venivano a galla tutti quei pensieri che mi ero promessa di non pensare più. Tutti quei pensieri che prima di partire,avevo “chiuso” con un lucchetto definitivamente.
Poi invece guardai tutto da un altro punto. Notai quelle cose positive. Forse,non raccontando la mia “Storia”, sarei riuscita ad essere trattata come tutte e non presa in giro. Forse non avrei visto più,la pena negli occhi di chi mi guardava. Non avrei più rivisto la compassione. Un ondata di caldo arrivò. La sentii per tutto il corpo. Si concentrò sul mio volto.
Guardavo l’orologio nero sul muro. Il ticchettio metteva più ansia nel mio cuore.
Sentivo bisbigliare. Mi girai e mi guardai intorno. I visi dei ragazzi che cercavano di scrutare ogni mio piccolo movimento,un respiro. 
“Stronza calmati porca miseria.” Pensai,bisbigliai.
Entrò quell’uomo robusto da grandi baffi bianchi. Gli occhiali gli davano quel poco di serietà che vedevo in lui.
-Buongiorno a tutti- sussultò. Sorrisi. Sembrava simpatico.
-Buongiorno- tutti in coro dissero. Lì in mezzo ero l’unica a non dire quel “buongiorno”. Quella parola che era troppo semplice,ma che per me era quel grande passo che prima o poi avrei dovuto fare. 
-Allora alunni. Oggi daremo il benvenuto ad una nuova ragazza- pronunciò. Sentii una grande scossa.
-Diana…vieni- aggiunse sorridendo. Mi guardai intorno mentre sul mio viso comparve quella paura che avrei dovuto accantonare.
Mi alzai facendo poco rumore allontanandomi dal mio banchetto umile. Un grande sarcasmo si “analzò” in me. Respirai profondamente prima di incominciare a camminare verso la “cattedra”.
Mi voltai guardando bene i volti di quelle persone sorprese. Piene di vita e con il sorriso in faccia.
Non sapevo che dire o che fare,ma lo sguardo del professore mi invocava a parlare.
-Ehm…mi chiamo Diana Rose Anderson e vengo da Boston-. Tutti mi sorrisero. Mi sentivo sicura,mi sentivo accettata come non mi ero mai sentita.
-Boston….Negli Stati Uniti D’America…noi stiamo studiando proprio questo in geografia-. 
Notai gli sbuffi di molti e la risata del professore che accompagnava quella bell’atmosfera che c’era. Quella cosa mi rimase impressa. Forse perché dove stavo io…in quel posto orrendo…non capitava questo.
Mi fermai per un minuto a riflettere. Poi il prof dolcemente mi disse di accomodarmi. Lo feci. Tutti mi sorridevano. Tutti cercavano di conoscermi al meglio.

La campanella suonò. Mi alzai lentamente. Quella cosa che odiavo,studiare,era stata per la prima volta,una cosa piacevole. Tutti passarono vicino al mio banchetto e mi dissero –A domani Diana-.
Sorridevo a tutti. Mi sentivo una come tutte. 
“Stronza…è tutto più semplice” pensai. 
Uscii dalla classe appena messo tutto apposto. Mi guardai intorno e poi presi a camminare verso quella direzione dove tutti si dirigevano. 
-Ei…Diana.- Sentii il mio nome. Non ci feci caso. Forse altre persone si chiamavano come me ed io ero l’ultima persona “desiderata”.Continuai a camminare come se nulla fosse.
-Ei…- sentii una leggera pressione. Una mano che con delicatezza stringeva il mio braccio. Mi voltai.
-Ciao Niall- sussurrai con poca voce mentre sul mio volto arrivò quel sorriso che avevo ogni volta che “stavo” con lui. 
-Come è andato il tuo primo giorno?- chiese dolcemente. Deglutii.
-Bene grazie…-.. Mi lasciò il braccio e con timidezza mi domandò –ti va se ti accompagno a casa?-
Sorrisi. Ma quel sorriso ben presto si trasformò in quel pensiero a cui dovevo far caso.
“Stronza…digli di si”. Pensai prima.

-CONTINUA!! <3
Ragazze spero vi piaccia. Allora qui abbiamo visto come Diana sta incominciando la sua nova vita a Mullingar!
Cosa ne pensate dei nuovi ompagni si scuola?
E dei sentimenti che prova per Niall??
Inviatemi delle recensioni su tutto!!! :-)

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Capitolo 6
*** -5 ***


CAPITOLO 5


Non riuscivo a pensare al meglio,non riuscivo ad avere quei pensieri positivi che tutti avevano. Non riuscivo ad essere più sicura come lo ero stata prima. Tutto per una sola domanda. Una domanda a cui rispondere un “no” o un “si”. Avevo paura che se mi sarei fatta nuovi amici,se ci sarei riuscita,anche quella piccola cosa si sarebbe trasformato nel mio incubo.Avevo paura che avrebbero scoperto il mio passato,i miei segreti che non volevo svelare. Avevo paura di essere paragonata a quella “malattia da cui prendere le distanze.” Non volevo. Ci fu un grande silenzio. Troppo da mettermi imbarazzo,da provocarmi piccole ondate di caldo. Un silenzio che era da sottofondo al nostro respiro e ai nostri sguardi,occhiate interrogative.
Il grande baccano che tutti facevano,stava scomparendo man mano. Non mi rimaneva che rispondere e non sbagliare. Provai qualcosa di nuovo,una strana sensazione appena notai i suoi occhi si inoltrarono nei miei,cercando di scrutare quello che davvero pensavo. Solo allora mi resi conto della bellezza infinita di quegli occhi. Mi girai e guardai altro. Cercavo di non far notare la paura che avevo. La paura che era facile da vedere nelle mie grandi iridi brune. Le mani tremavano. Poi…prima che lui potesse aprir bocca,mugugnai qualcosa.
-Ehm…forse un altro giorno…-. Provai un brivido. Un brivido troppo strano che mi fece arcuare la schiena.
-va bene….ecco…allora io vado.- Disse. Sorrisi in modo sarcastico prima di girarmi e guardarlo in viso nuovamente.
-Si…allora a domani- sussurrai tra mille puntini sospensivi. Il suo grande sorriso….quello che alcuni potevano chiamare imperfetto… Era il suo sorriso a rendere tutto migliore. Salutava con la mano mentre si allontanava. A me non restava che guardare i suoi passi e sorridere ad ogni sua mossa.

Entrai in casa consapevole del fatto che,appena mi avrebbe visto mia zia,mi avrebbe riempito di domande. Inutili,stupide. Ma anche se erano inutili,stupide…lei si preoccupava di me. Era quello che non avevo mai avuto. Qualcuno che si preoccupasse per me,della mia vita,di aiutarmi a non commettere grandi errori.
-Diana…allora come è andata?- chiese ancora vestita ancora elegantemente,non avendo avuto tempo di cambiarsi. Forse il troppo lavoro,la stanchezza. Insomma…tutto poteva avere un ipotesi.
-bene grazie-. Sospirai dopo aver buttato la borsa sulla prima sedia che mi era capitata davanti. 
-Oggi comunque non ci sarò, Dason Liegh vuole vedermi-.. Il suo tono scocciato mi faceva capire tutto. Presi una fetta biscottata. Le diedi un morso.
Dason Liegh sarebbe stato il suo nuovo capo. Di preciso,quell’uomo che gli avrebbe dato gli incarichi. Mia zia faceva la giornalista. Era brava ed io l’ammiravo molto nella sua scioltezza e volontà. Quella che io purtroppo non avevo. Ma tra tutte le ipotesi,pensavo che il giornalismo,fosse stata proprio la strada giusta per me. 
-Credevo andassi domani- dissi guardando le briciole sulla tovaglia che copriva quel tavolo di legno. Si girò e mi guardò prima di posare le pentole.
-Anche io- annuì. 
Voltai lo sguardo sul pavimento lucido,appena lavato. Pensai nuovamente. Cercai di mettere bene a fuoco tutte le mie idee. Cercai di riordinare la mia mente. Un operazione troppo complicata. Ero confusa di mio.
-Hai fatto nuove amicizie?- mi chiese mia zia,interrompendo quel silenzio pieno di pensieri. Respirai profondamente prima di rispondere
-Si…insomma…sono tutti molto gentili con me. Pensa che un ragazzo voleva anche accompagnarmi a casa.- risposi. Interruppe quello che stava facendo,io piatti che stava lavando. Mi guardò e mi sorrise.
-E tu gli hai detto di no?- chiese. Feci di si con la testa mentre avevo lo sguardo nel vuoto,a pensare a qualcosa troppo lontana da ricordare.
-Diana…avanti…perché lo hai fatto?. Si è dimostrato gentile nei tuoi confronti e tu gli dici No?!- intervenne nuovamente.
-Zia...- sussurrai prima di fermarmi. Mi alzai e mi diressi all’uscio della cucina.
-E’ troppo presto per me.- aggiunsi prima di salire in camera. Prima di chiudermi di nuovo in me. Prima di restare sola con i miei umili pensieri.


Ore 18.30.
Mia zia ancora non era tornata. Sentivo il cuore battere mentre ero seduta sulla sedia vicino alla finestra della mia stanza. Guardavo il sole che man mano andava via mentre in mezzo alla strada c’erano le persone che camminavano,parlavano e scherzavano.
“Stronza cazzo…esci fatti una vita” pensai,bisbigliai. Forse era così. Mi alzai dalla sedia. I raggi del sole entravano senza lasciare nessun angolo buoi.
Camminai verso la porta bianca. Mi fermai alcune volte. Non potevo. Pensavo alcune volte.
Dovevo. Pensavo altre volte.
Corsi per le scale e appena arrivata all’entrata di casa,aprii la porta. Mi sentii “Libera”.
Guardai il cielo con tutte le sfumature dell’arancione.
Camminai in mezzo alla strada senza chiudere la porta. Mi guardai intorno.
-Diana- mi sentii chiamare.
Mi girai.
-Niall…ciao- pian piano dissi. Soffocai tra le tante paure.
-Come mai da queste parti?- sorrise.
-ci abito- balbettai. Poi guardai la mia casa. La mia spoglia casa. Di nuovo quel silenzio. Nuovamente quel brivido.
-Davvero?.Io abito a pochi isolati distanti- sorrise. Deglutii con fatica. Respiravo.ansimavo. Non sapevo che dire…che fare. Annuii un si con la testa. Poi lui mi fece un'altra domanda. Altri pensieri inondarono la mia mente.
-Ti va di venire con me?. Magari ti faccio conoscere i miei amici- disse prima di far vedere un sorriso. Un grande sorriso. No….non ci pensai due volte. 
-Certo…-. 
Era finalmente arrivato il giorno per cambiare,l’ora per ricominciare.


-CONTINUA  
Eccovi il capitolo ♥ 
Mi scuso di avervi fatto aspettare a lungo. Spero vi piaccia. Lasciate una recensione con la vostra opinione se volete. Mi farebbe piacere.
Lo so fa schifo!!! Mi scuso!! :c

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Capitolo 7
*** -6 ***


CAPITOLO 6


SOTTOFONDO: http://youtu.be/W-TE_Ys4iwM  
Sorrideva mentre io ripensavo. Ero incapace di “sorridere” a mia volta.
Forse un sorriso che sarebbe stato troppo falso. 
Quel “certo” che avevo appena pronunciato stava diventando un pensiero fisso.
-Perfetto,allora andiamo- disse Niall dischiudendo le labbra e mostrando un grande sorriso. Poi abbassò lo sguardo appena notò i miei occhi sulle sue labbra. Il suo sorriso era uno dei più belli. Uno di quelli che pur essendo imperfetto,riusciva a far vedere bene quella perfezione che nascondeva. Prima di annuire un si. Prima di andare con lui,mi girai indietro. Notai la porta socchiusa. Come l’avevo lasciata prima. Pian piano mi incamminai verso essa,dando le spalle a lui. Durante quei passi,nella mia mente c’era il riflesso di quegli occhi così blu,così infiniti. Arrivai davanti la porta. Feci un lungo respiro prima di guardare il cielo nuvoloso. Piccole rondini volavano. Avrei desiderato così tanto volare. 
“Stronza vuoi volare?. Ora non puoi” una voce diceva nella mia mente mentre sbuffavo stanca degli insulti che da sola mia facevo. Chiusi la porta prima di far aspettare troppo Niall. Mi dissi di stare calma e di non agitarmi per nulla. Mi girai nuovamente e guardai in viso Lui. Il viso,il suo abbigliamento, Volevo conoscerlo meglio.
La sua camicia a quadri rossi,e il suo jeans mi facevano capire che non era uno di quei ragazzi che si vantavano troppo. Forse era quel ragazzo che sarebbe riuscito a farmi aprire di più al mondo. Quel ragazzo che,pur non conoscendomi molto,mi stava facendo sentire al mio agio. Camminai verso di lui dopo aver tolto la chiave dalla serratura della porta. Mi guardò e per un attimo i nostri occhi si “sfiorarono”. 
-Possiamo andare ora- dissi sicura. Accennò un si e poi prese a guardare in avanti.

Con fretta corremmo a ripararci. Aveva da poco incominciato a piovere. Quei grandi nuvoloni,avevano portato acqua. Sotto un ponte arrivammo. Era al quanto rovinato.Si trovava sulle rive di un fiumiciattolo. Ad “attendere” Niall c’erano quelli che lui definiva “seconda famiglia”. 
-Niall finalmente- disse scocciata. Era una voce femminile. Pian piano sbirciai tra la “folla” e notai quella ragazza dal look un po’ trasandato. Dall’aria molto maschile.
-Si scusatemi- disse lui sorridendo. 
Notavo che tutti mi guardavano in modo strano,come per dire “E tu chi sei?”. Ma quelle parole non uscirono dalla bocca di nessuno. Con forza accennai un sorriso nascosto sotto un cumolo di timidezza e vergogna. Non conoscevo a nessuno. Questo mi provocava imbarazzo. Lui mi guardò.
-Be…lei si chiama Diana. E’ appena arrivata qui e oggi ha iniziato la scuola.- convinto disse. Schiarendo bene il mio nome.
-Piacere di conoscerti Diana- dissero poi in coro. Sorrisi. In mente avevo tanta confusione. Il rumore delle gocce che cadevano a terra mettevano ancora più angustia e suscitavano in me,una voglia di urlare. Guardavo “fuori”. Oltre quel ponte che riparava le nostre teste e i nostri volti. Si vedeva il piccolo paesino in secondo piano. Quel paese che aveva quel nome così strano.
Mullingar. Eppure…lì mi sentivo a mio agio. Mi sentivo bene. Si vedevano gli alberi oscillare a causa del vento. Un oscillazione che sembrava una danza,accompagnata dal rumore delle foglie e dalle voci dei giovani che facevano parte della “seconda famiglia”.
Nuovamente….ci fu tanto silenzio. Un silenzio che era da sottofondo a risate e bisbigli di alcuni. Niall mi prese la mano. A quel tocco,sentii una grande scossa partire dal mio cuore e fermarsi al centro di tutto. Al centro di tutte quelle emozioni che prendevano nome man mano che venivano fuori. Non avevo mai provato nulla del genere. Forse…perché in vita mia,non ero riuscita a stare con gli altri. Mi rendevoconto solo allora…che stare da sola,non era servito a nulla. Con delicatezza mi tirò. Camminammo fino a trovare posto e a sederci in mezzo agli altri.
-Piacere,il mio nome è Holly- disse la ragazza a cui mi ero seduta accanto. Sorrisi e strinsi la mano che lei mi aveva “posto” davanti. 
-Diana Anderson- con timidezza pronunciai. Una timidezza che poteva far intravedere,scorgere il mio lato debole,il mio lato nascosto.
Mi girai nuovamente a guardare Niall che rideva con i suoi amici. Venne spontaneo sorridere. Arcuare le labbra mentre lo guardavo,era diventata una cosa tanto strana che non capivo neanche io.
-Avanti Niall…prendi quella chitarra e suona- disse uno di loro. Lui…lui scoppiò a ridere e poi fece quello detto. Prese la chitarra classica e l’appoggiò sulle sue gambe. Feci un lungo respiro dovuto all’aria fredda. 
Appoggiò le sue mani sulle corde,facendo uscire una piccola “nota”. Un suono.
Poi….incominciò a far uscire una melodia. Una melodia che ricordavo. Una melodia già sentita prima. Il mio sguardo fisso su di lui mentre cercavo di scavare nella memoria.
Dischiuse la bocca facendo uscire una voce angelica. Quella voce che veniva accompagnata dalle note.
Era bravo. Molto. Eppure quella voce…quella canzone.
“Questa voce l’ho sentita appena arrivata qui…era lui”. Pensai. Sorrisi poi.
-E’ bravo vero?- chiese un ragazzo accanto a me.
Sorrisi e accennai un sì. Poi…poi tutto finì. La pioggia incominciò a farsi più intensa. Il cielo si era davvero fatto grigio. Niall si fermò di scatto. Guardai il cielo nuovamente. 
-Bravo…sei molto bravo…be come sempre bro- disse un altro accanto a lui. Ricordai che mentre camminavamo Niall mi aveva accennato i nomi di tutti…ma soprattutto quello di un ragazzo che dalla sua descrizione fisica e caratteriale,era proprio lui. Quel ragazzo che con modo buffo,lo chiamava “Bro.”
Il sui nome era Giacob. Era quel ragazzo tanto ingenuo che tanto dispettoso. Insomma. Un ragazzo al quanto lunatico. Sorridevo quando guardavo il suo modo ridicolo di mostrarsi.
-Amore…bravissimo- disse quella ragazza accanto a me. Holly. Lo abbracciò.
“Amore?” pensai.



-CONTINUA <3
ECCOVI A VOI IL SESTO CAPITOLO  Allora,spero vi piaccia. Mi raccomando lasciate una recencione.Mi farebbe piacere.
Continuo appena posso  Un bacio e alla prossima

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Capitolo 8
*** -7 ***


CAPITOLO 7

SOTTOFONDO:
http://www.youtube.com/watch?v=kHue-HaXXzg  

Abbassai la testa,mentre con il mio sguardo scrutavo la posizione in cui avevo messo i piedi. Un segno di delusione e di una timidezza che neanche io capivo perché. Le punte si sfioravano. Un tocco netto che mi fece rabbrividire. Sfregavo con velocità le mani sulle mie gambe,per riscaldarle da quella tramontana che si era innalzata da poco. 
“Amore”. Perché lo aveva chiamato così,cosa voleva significare?. Perché lui non parlava,non diceva niente?. Perché non riuscivo a rispondere a tutto?...Erano troppe,precedevano una ad una ed un “passa” riuscivo a pensare. Come se stessi partecipando ad un quiz. Come se fossi la “protagonista” di un’interrogazione. Non sapevo dove “nascondermi” dai miei stessi pensieri,da quelle domande che assillavano la mia mente ogni dannato secondo. Nascondermi anche,dalla mia stessa ombra. Mi esclusi da tutto e da tutti. In quei secondi di silenzio mi chiusi in me,in una bolla che non mi permetteva di capire nulla,di ascoltare neanche il rumore più forte. Tutto era in secondo piano.
-Tesoro,grazie- lui “intervenne” in quel minuto silenzioso. Poi quella distanza che fra loro c’era,venne spezzata da un abbraccio. Li guardai. Ero ritornata nella realtà,in quel mondo che sembrava appartenermi. Sembravano così “carini”. Eppure a me non doveva interessare tanto. Lui per me era solo un conoscente,neanche un amico. Non lo conoscevo eppure con lui mi sentivo bene. Forse perché era stata l’unica persona che si era dimostrata “affidabile”.
Guardai il cielo. La pioggia si era fermata. Riabbassai nuovamente la testa prima che qualcuno invocò il mio nome. Pronunciato a fior di labbra.
Alzai la testa di scatto come se con lo sguardo pronunciassi quel “si?!”. 
-Ti va di venire con noi a prendere una pizza?- chiese Holly. Sorrisi in modo sarcastico mentre guardavo ogni suo piccolo lineamento che per me sembrava “perfetto”. Mi alzai. Ecco. Anche quel briciolo di sicurezza che mi ero creata,per ricominciare,man mano stava svanendo,come ogni fottuta volta. 
“Diamine” pensai con ancora il dubbio,l’incertezza di quello che avrei risposto.
-Ehm…forse un altro giorno.Mi sono appena ricordata che ho da fare- dissi. Quelle erano le solite parole. Le solite scuse che mi creavo quando non riuscivo ad affrontare il presente e i nuovi cambiamenti. 
-Ti accompagno a casa- disse Niall. Con la testa feci un no. Non volevo disturbarlo. Non volevo sentirmi un peso per lui. Fece di si con la testa. Mi esposi alla luce. Lui lanciò uno sguardo agli altri e poi con tono deciso disse –Ragazzi,torno fra un po’-. 

-Ha piovuto molto- incominciò il discorso lui,mentre camminavamo per la “mia” strada. Sinceramente. Avrei voluto arrivare subito. Mi piaceva stare in sua compagnia,ma in quel momento…mi sentivo come quella persona che non sarebbe dovuta entrare nella vita altrui. Eppure io volevo solo farmi delle amicizie.
Annuii un si. Come se le parole mi mancassero. Come se le parole non riuscivano ad uscire da quelle labbra serrate dal dolore e dalla paura. Eppure lui mi sorrideva sempre.
-si…però ora va…farò questi pochi tratti da sola. I tuoi amici ti stanno aspettando- dissi cosciente del fatto che lui continuava a camminare,senza fermarsi. Come se quel gesto avrebbe preso il significato di quel “non preoccuparti”. Ma quel “non preoccuparti”,dalla sua bocca non uscì mai.
Solo qualcosa mugugnò. Un mugugno che capii a malapena 
-Anche tu sei una mia amica-. Sfrontata sorrisi. Un motivo non c’era. O forse si. Mi sentivo accettata per la prima volta. 

L’indomani sarebbe stato il mio secondo giorno di scuola. Con fretta presi la borsa e l’appoggiai sul tavolo,provocando un tonfo. Mi sedetti poi dopo averla aperta. Quel giorno era stato molto significativo. Anzi…andava ricordato. Era stato l’unico giorno in cui mi ero dimostrata “cambiata”.
“Stronza,puttana…ce la farai a mantenere quel coraggio?” mi dissi. Un'altra domanda alla quale non sapevo rispondere.

-Neanche una fetta biscottata prendi?- chiese mia zia mentre mettevo la giacca con fretta.
-non posso,ci vediamo dopo- dissi velocemente per poi darle un bacio sulla guancia. Sorrise prima che uscissi di casa.
Correvo…la velocità del mio cuore aumentava man mano che i metri aumentassero. Il mio respiro si faceva sempre più affannato. Non potevo…non dovevo perdere il pullman. Mi fermai per un momento a pensare. A respirare anche. Guardai il cielo.
“Puttana corri” mi dissi. Ripresi a camminare con fretta. Non mancava molto,ma venni fermata. Questa volta,non dal mio corpo. Ma da una voce.
-Diana…aspetta…oramai il pullman è già passato.- disse. Venne davanti a me. Aveva il fiatone.
-Diamine- dissi con tono basso. Lo sguardo si inoltrò nei suoi occhi celesti. Lo abbassai di scatto dopo aver provato un brivido. Un suo dito si appoggiò sotto sul mio mento e mi “obbligò” a guardarlo.
-Andiamo a piedi insieme?- chiese. Sorrisi.



-CONTINUA <3
 Ragazze scusate per il ritardo, ma non ho avuto tempo di aggiornare con tutti i compiti che ho per scuola!
Recensite e ditemi quello che pensate di questo capitolo!!! :-)

 

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Capitolo 9
*** -8 ***


CAPITOLO 8

SOTTOFONDO: 
http://youtu.be/mllXxyHTzfg

Sorrisi senza volere. Un sorriso non forzato. Voluto dal mio corpo,dal mio stesso cuore che pian piano aumentava con i battiti,raggiungendo una velocità pazzesca. Battiti che mi fecero pensare che il esso stesse uscendo dal petto con delle “spinte” troppo potenti. 
-Lo devo prendere come un si?- chiese lui,titubante della mia risposta. Con la testa feci sì,mentre con la mente pensavo. Mi chiedevo se era stata la cosa giusta,o una cosa troppo “affrettata”.
Ma i miei dubbi non si “risolvevano” mai. Era come un grande mistero. Un mistero troppo strano che girava intorno a quelle che erano le “domande” quotidiane,di una vita intera.
Pian piano cominciammo a camminare. Come se la fretta fosse svanita.Come se stessimo facendo una semplice passeggiata,senza nessun pensiero,senza nessuna meta.
-Da dove vieni di preciso?- chiese lui rompendo quel silenzio che era da sottofondo ai nostri respiri “affannati”. 
Mi lasciai per un minuto trasportare dal canto di piccole rondini. Mi lasciai trasportare dai ricordi di quella che era stata la mia prigione. Di quella che loro chiamavano “casa”. Boston era una bella città.
Boston era stata,però,la città di tutti quegli errori commessi. Quegli errori da cui avrei voluto scappare.
-Vengo…da Boston- pronunciai con sorriso sarcastico. Un sarcasmo che avevo “appreso” oramai,dopo tutti quei sorrisi falsi,dopo tutte quelle lacrime versate e nascoste al mondo. 
Lui mi sorrise. Già. Sorrideva sempre. Come se volesse prendere confidenza con me.Come se volesse davvero conoscermi. Ma io non volevo. Non riuscivo ancora ad aprirmi,a far si che le ferite che mi ero causata,sul corpo e nell’anima,potessero chiudersi per una buona volta. Di nuovo accadde. Quel silenzio si innalzò nuovamente facendo scattare in me,un senso di ansia.
“Puttana…” il mio pensiero nel vuoto. Nel buio della mia mente.
-Sei qui con i tuoi genitori?- chiese ignoto della grande domanda che mi aveva posto. Abbassai la testa.
Non avevo alcuna scusa pronta. Non potevo dirgli tutto.
“Pensa puttana”.
-No,con mia zia…i miei genitori sono rimasti a Boston per lavoro- dissi tutto ad un fiato. Come se volessi liberarmi di quella menzogna che dalle mie labbra era uscita.
-Ah…be sarà difficile vivere lontano da loro…io non riuscirei a vivere senza mia madre che mi prepara da mangiare ogni giorno- tra il sorriso disse. Ridacchiai un po’ prima di riflettere.
Già. Non poteva capire cosa significava vivere senza genitori. Non poteva capire,quanta sofferenza avevo passato. Quando nessuno si preoccupava di me. Quando stavo giorni,settimane,seduta in un angolo con i segni della mani di quelle “persone”. Anzi…animali senza cuore. Non poteva capire il dolore che provavo ogni giorno,quando pensavo che ero la causa della morte di mia madre. Non poteva capire cosa nella mia mente si stava celando. Quale era il realtà,il mio passato.
-Va tutto bene?- mi chiese. 
-Si- con fretta dissi. Una fretta che mi tolse il respiro.

Arrivammo dopo non molto davanti la scuola. La campanella doveva essere già suonata,nonostante il casino che da fuori si sentiva.
-Grazie per aver camminato con me- mugugnai.
Mi sorrise e poi prese a camminare. Lo guardavo mentre le labbra si arcuarono dando vita ad un sorriso.
Si girò e mi guardò. Uno sguardo che mi invocava a seguirlo. Così feci.
Passo dopo passo. Metro dopo metro. Sorriso dopo sorriso. Mi sentii pronta per incominciare un'altra giornata in mezzo alla gente. La folla si precipitava nelle classi. Altre persone invece si appoggiavano agli armadietti. Sembrava tutto un enorme buffonata e quella cosa mi sembrava al quanto strana. Anche perché…io non ero mai stata in una scuola “normale”.
-Io devo andare. Ci vediamo dopo?- chiese Niall. Sorrisi e cercai di far capire che per me andava bene. 

-Smettetela- urlò il professore prima che un'altra pallina di carta volò in aria. Sorridevo mentre assistevo al menefreghismo di quei ragazzi.
“perché non posso essere come loro” chiesi a me stessa. Una domanda su cui riflessi molto prima che una pallina di carta arrivò sul mio banco. Mi girai.
-Leggila- bisbigliò un ragazzo seduto all’ultima fila. Era un ragazzo dalla folta chioma bruna. Sul naso,piccole lentiggini che gli davano l’aria più sbarazzina. Mi rigirai a guardare quella cartaccia arrotolata. Mi decisi ad “aprirla”. In nero la sua calligrafia ricalcata due o più volte. 
-Sei amica di Denti Storti vero?-. Pensai su quelle parole. Mi girai e lo guardai nuovamente. 
“Si sta riferendo a Niall?” pensai in me. Presi la penna dopo aver pensato abbastanza sulla risposta da dare. Avrei voluto dirgliene di tutti i colori. Ma mi limitai a scrivere un “Si”. 
Mi alzai dal mio posto senza fare rumore,senza che nessuno si accorgesse dei miei passi. Mi guardai intorno. Tutti erano “impegnati” a guardare altrove. Chi trovava interessante anche una parete sporca,un bianco rovinato dal tempo. Poi…ripresi a guardare quel ragazzo tanto sfacciato. Gli misi il foglietto aperto sul banco. Anche da lontano si vedeva quel “si” scritto in stampatello grande. Sorrisi poi,come per fargli vedere che ero abituata a tutto,anche a quelli come lui,che non riuscivano a guardare i propri enormi difetti,concentrandosi solo su quelli banali delle persone. Pian piano,con la stessa lentezza di poco fa,mi andai a sedere di nuovo al mio banco,ripensando all’azione che avevo fatto.

La campanella dell’ultima ora suonò. Un grande baccano si fece sentire. Seduta ancora al mio banco mi limitai ad annullare tutti quei pensieri negativi che avevo. Quel giorno volevo essere libera da tutto e tutti. Mi alzai e con lentezza preparai lo zaino. Tutti erano usciti. Tutti tranne io. Tutti erano scappati. Tutti tranne io.Guardai la lavagna nera,con qualche impronta di gesso. Tutto era iniziato nella maniera giusta.
“Oh …e se non ci riuscirai stronza” pensai. Un pensiero passato in secondo piano dopo l’ascolto di parole.
-Diana…-. Guardai l’uscio sulla quale c’era una sagoma maschile. Era Niall. 
-Senti…domani sera ci sarà la festa del mio compleanno.Ti va di venire?- mi chiese. Sorrisi. 
-Si…però dovrai dirmi dove abiti se no…sbaglio casa- ironicamente dissi. Quell’ironia che lo fece scoppiare a ridere. Una risata che per un minuto mi fece “vibrare l’anima”.


-CONTINUA <3
    
Ecco qui il nuopvo capitolo, spero vi piaccia.
Allora in questo capitolo mi stavano uscendo istinti omicidi epr quel ragazzo che ha chiamato denti storti Niall. ahahahhahahah
Cosa ne pensate?
Lasciatemi una recensione :-)

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Capitolo 10
*** -9 ***


CAPITOLO 9

SOTTOFONDO:
http://youtu.be/SR6iYWJxHqs

Non lo capivo. Non riuscivo davvero a “rispondere” ad una domanda a me nuova.
“perché provo questo?.” Pensai. 
Non capivo perché era tutto più “semplice” o “bello” quando lui sorrideva. Vuoto sentii intorno. Solo la sua risata era da eco nella mia mente. Poi…lo vidi avvicinarsi al mio corpo freddo,tozzo come un tronco “morto”. 
Prese una penna caduta a terra. 
-Dammi la mano- disse poi sicuro. Quella sicurezza che non si mostrò in me. Provai disagio quando con incertezza misi la mano in avanti. Mi sorrise prima di poggiare la punta della penna sulla mia pelle. Delle curve fece. Curve e linee che si trasformarono in lettere.
-Questo è il mio indirizzo- disse. Sorrisi prima di puntare lo sguardo sullo scritto. 

12 SETTEMBRE 2009
Una data da ricordare. Forse perché era quel numero decisivo. Piccole sicurezze che potevano sfociare nel cambiamento che aspettavo da tredici anni. Da quando io misi piede sulla terra. Entrai in casa,la porta fece un piccolo cigolio. Non mi ci soffermai molto. Chiusi la porta. 
-Sei già a casa?!- sentii dire. Sorpresa pensai fosse mia zia. Lei non sarebbe dovuta essere a casa. Ma quella sorpresa,però,mi rese “felice”,sicura. 
Posai la borsa su una sedia.
-Zia…- dissi,chiamai. Entrai in cucina dove lei era. Seduta su una sedia,intenta a leggere il quotidiano. Si girò e mi guardò appena sentì i miei passi.
-Dimmi Diana.- dolcemente disse. Mi guardai la mano scritta. Sottopensiero poi respirai.
-Domani sera…- mi bloccai per dei secondi,ancora a pensare. Mi sarebbe piaciuto andare a quella festa. Avrei potuto fare nuove amicizie,nuove conoscenze.
-Potrei andare alla festa di compleanno di un mio amico- Al sentir la parola “amico” lei mi sorrise.
Era la prima volta che lo dicevo. Insomma,era così. Davvero consideravo Niall come un amico. Come l’unica persona che si era interessata di fare nuove amicizie,anche con una come me. Ero sorpresa anche io di me stessa. Quell’arco che sulle sue labbra si era creato,venne interrotto dallo schiudersi della bocca. “Prese” aria.
-Certo- mi disse. Poi,prima che potessi dire quel “grazie”,riprese.
-Sono felice che tu abbia già fatto amicizia.- Sorrisi. Quel sorriso che lei prese come quel “grazie di tutto”.

Afosa era l’aria che occupava tutto il volume della mia camera. Al centro di tutto c’ero io. Sguardo stanco,distesa sul letto a pensare a ciò che l’indomani sera sarebbe potuto accadere. Non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa significasse l’espressione “andare ad un compleanno”.
Non riuscivo neanche ad immaginare,ciò che avrei fatto,come mi sarei vestita o altro. Con sonnolenza pensavo ad ogni cosa,anche a quella su cui molte persone non ne avrebbero fatto un “dilemma”.
Ma forse…la cosa su cui mi fermavo di più. Che pensavo e ripensavo ogni attimo era…
“Perché ha invitato proprio me?”. In realtà quella domanda poteva avere ben due facce.
La prima faccia,ben nascosta agli altri, era quella che mi preoccupava di più. Forse lui avrebbe voluto solo conoscermi meglio. Magari capire chi davvero fossi. 
La seconda invece era quella che aspettavo da tempo. Farmi nuovi amici,avere persone sulla quale contare,ma che sarebbe stato difficile per me. Riuscire solo per una volta a fidarmi di qualcuno,dopo quello che avevo passato,dopo che la fiducia era scomparsa.
E poi…
-Diana- venni chiamata. Una voce che non lasciava passare nulla. Una voce che interruppe quella tranquillità che con fatica avevo creato con me stessa. O forse,quella voce interruppe tutti quei pensieri dalla quale dovevo stare lontana,sulla quale mettere un “basta” per sempre.
Mi alzai con agilità,facendo cadere il lenzuolo a terra. 
-Dimmi Zia- risposi a quel richiamo prima di aprire la porta ed uscire. Davanti a me si “aprivano” le scale.
-Avanti,vieni…andiamo a comprare qualcosa per domani sera?- chiese. Un arco si creò sulle mie labbra,dando vita ad un sorriso.

13 SETTEMBRE 2009
Finalmente era arrivato. Guardavo il regalo che gli avrei dato. Non sapevo se gli sarebbe piaciuto. Speravo.
Non mancava molto. Il mio sguardo si allontanò per un momento da quell’oggetto. La testa abbassata. Con lentezza l’alzai. Guardai il mio riflesso nello specchio. 
“Io ce la posso fare” pensai. Ero diversa. Molto. I capelli mori cadevano sulla schiena coperta da una camicia bianca. Mi girai in dietro per prendere giacca da mettere sopra. Mi fermai un attimo prima di prenderla. Guardai le mie braccia,i miei polsi. Si…i segni si vedevano. Ma era tutto finito. 
“Io ce la posso fare” ripensai nuovamente.

Lei non aveva voluto accompagnarmi.
“cerca di vivere” era stata la sua ultima frase prima che io uscissi dalla porta. In quel momento mi decisi ad essere me stessa. Mi decisi a non restare chiusa con gli altri. Con il mondo esterno. Un passo feci. Uno solo per rendermi davvero conto che stava tutto andando nel modo giusto. Preparai il pugno e con tocco sicuro,bussai alla porta dove si poteva sentire bene,la musica dal volume altro. Aspettai dei secondi. Secondi nella quale le gambe tremavano e il cuore batteva all’impazzata,insicuro anche esso,di riuscire a trattenersi con tutte quelle emozioni che sentivo in me. Si aprì. La porta venne aperta da lui.
“tranquilla stronza” pensai…mentre dalle mie labbra uscivano due parole.
-Auguri Niall-. Mi sorrise. Un respiro profondo. Poi mi abbracciò. Un abbraccio che durò poco ma che per me era stato il miglior tempo avuto in tutta la mia vita.
Già…in tutta la mia vita.
-Grazie mille…avanti entra…ti aspettavo- disse. Poi aggiunse dopo secondi di silenzio nella quale mi sentii in imbarazzo.
-Speravo venissi-. Sorrise dopo quella frase detta.


-CONTINUA <3
 
Eccomi qui!!! Scusate per il mio ritardo, ma non ho avuto tempo per aggiornare!!!
Come potete vedere Diana ha scelto di andare al complenno di Niall e di iniziare una nuova vita.
Finalmente dopo tanto tempo!!!
Cosa ne pensate di questo capitolo??

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Capitolo 11
*** -10 ***


CAPITOLO 10

SOTTOFONDO: 
http://youtu.be/7750JSiVGLg

Un brivido passò per la mia schiena causando nella mia mente una domanda a me comune.
“Cosa voleva significare con quelle parole?”. I mie pensieri terminarono quando mi prese la mano e mi portò con se. Il mio sguardo era puntato solamente da quella mano che stringeva la mia. Una mano sulla quale si potevano vedere piccole vene.
-Ragazzi vi ricordate di lei vero?-. Ci fermammo. Davanti a noi c’erano tutti i suoi amici. Quei ragazzi che avevo conosciuto sotto quel ponte,mentre Niall suonava la sua chitarra. Mi fermai un attimo.
-Certo…Diana…- disse quella ragazza. Si…quella ragazza che mi ricordavo troppo bene. Holly. Annuii un sì. Poi mi ricordai del regalo di Niall.
-Niall…- pronunciai a fior di labbra. Il suo sguardo rivolto su Holly si spostò su di me. Mi sorrise. Un sorriso che prendeva il significato di quelle parole non dette.
-Questo è per te…- dissi. Poi gli presi la mano che per pochi istanti aveva stretto la mia. Gliel’aprii e ci misi quel piccolo scatolino blu. Lo guardò e poi mi sorrise di nuovo.
Quel sorriso che non riuscivo davvero a togliermi dalla mente. Pian piano l’aprì.
Era una catenina con un ciondolo. Esso era un piccolo trifoglio. 
Speravo gli piacesse. Rimase per un po’ a guardarlo. Poi…mi abbracciò. Si lo fece.
Tra le sue braccia mi sentivo così bene.
-E’ bellissimo,grazie mille- mi sussurrò nell’orecchio destro.Accennai un sorriso. Un sospiro di sollievo. 

La musica come sottofondo. Seduta a bere,a guardare le persone divertirsi.
Avevo anch’io assunto la capacità di sentirmi libera. Finalmente. Lui ballava con lei.
Erano una coppia a dir poco perfetta. Oh…per quanto pensassi io. Insomma,si vedeva che si piacevano ed io ero felice per loro. Non era molto che li conoscevo eppure per me erano come amici.
Forse i primi che avevo avuto. Anzi…era così. Mi guarda intorno un altro po’. Quel po’ per cercar di “conoscere” volti nuovi. C’era molta gente. Scrutai un viso già visto. 
“Giacob” pensai. Lui era un suo amico.Quello che avevo conosciuto sotto quel ponte.
Quell’amico sulla quale Niall non mi aveva fatto la solita descrizione grossolana. Aveva cercato di descrivermi ogni lato del suo carattere,ogni suo difetto o pregio. Anche la cosa più banale ma significativa. Dalle sue parole avevo capito che era un ragazzo al quanto simpatico,solare in ogni attimo. Insomma…quello che teneva “accesa” l’allegria nel gruppo. Notò che lo guardavo e mi sorrise. La musica si interruppe. Finì subito dopo che abbassai lo sguardo e guardare terra. 
-Ei,tu non vai a ballare?- sentii poco dopo,mentre intorno una musica più lenta incominciò lievemente ad alzarsi.
Mi girai e guardai il volto di quel ragazzo.
-Ehm no…non so ballare. E tu non vai a ballare Giacob?- Mi sorrise mentre con la testa faceva un no. 
-Non ho la dama- disse con un evidente sorriso sulle labbra. Il mio sguardo si spostò sulla “pista da ballo”.
Vedevo lui ballare con lei.
Non capivo perché Niall per me era il “Lui”. Forse non lo avrei mai capito. Sospesa tra i pensieri. Pensare di essere felice per loro mentre in realtà provavo qualcosa di strano. Felicità,tristezza,delusione. Forse era una cosa momentanea. Come se tutte quelle emozioni che non avevo mai provato,si stavano alterando man mano,causando in me sensazioni diverse. Troppo…
-Quindi,ti va di ballare con me?- mi chiese Giacob cacciando la mia mente fuori da ogni pensiero e da ogni problema. Una domanda che mi fece riflettere.
“Avanti…” pensai.
Un pensiero contemporaneo con quella che fu la mia risposta.
-Si…va bene- dissi ansimando con timidezza. Una timidezza che frese una via diversa dopo che lui mi prese la mano e mi portò a ballare.
-Certo…non pensavo mai di dirlo…ma le ragazze americane sono bellissime-. Disse.
Un sorriso si fece spazio tra la mia bocca. 
-be,anche gli irlandesi hanno un certo fascino- annunciai io. 
Poi un pensiero. Un immagine scolpita nella mente. Sorrisi ingenuamente mentre dalla musica mi faceva lentamente trasportare. 
Un ultimo sorriso.

-E’ stata una festa grandiosa- camminando disse uno di loro.
Ancora non avevo memorizzato i loro nomi.
-Bro’ è stata bellissima- Giacob disse. Sorrisi alle sue parole. Spontaneamente. 
-Grazie ragazzi…e grazie anche a te Diana.- disse lui guardandomi. Mi sorrise ed io continuai quello mio. Quello che era iniziato e che non era ancora finito.
-Però…devo avere anche io l’onore di ballare con te- aggiunse. Non feci a meno di guardare in basso. Con rossore in volta annuii un sì.
Per le strade c’era freschetto e si sentivano le foglie spostarsi con l’aiuto del vento. Quello era da sottofondo alle nostre risate. Si…anche quella mia. Perché stavo vivendo esponendomi ad ogni rischio.
Anche quello di farmi conoscere.
Tutto poi venne interrotto.
-Oh…e quindi oggi è il tuo compleanno Denti storti…- disse qualcuno avvicinandosi al “nostro” gruppo.
-Senti…vatten- si intromise Giacob che venne fermato dalla voce alta ma roca di quel diciannovenne.
-Zitto…eh non mi hai invitato?- chiese avvicinandosi a Niall. Il mio respiro si faceva affannato,il mio cuore batteva forte.


-CONTINUA <3
Eccomi!!! Scusate per il ritardo colossale!!!
Spero vi piaccia!!! :-)

 

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Capitolo 12
*** -11 ***


CAPITOLO 11

SOTTOFONDO: http://www.youtube.com/watch?v=0usuO4NhBBA&feature=share&list=RDyZmcSUjdq0U&index=3

Sembrava un tipo scortese,poco educato. Ma delle parola che gli uscivano dalla bocca,era evidente che non sapeva cosa fosse davvero l’educazione.
-Coglione,piantala- ribattè nuovamente Giacob. Sentii che l’aria non si stava facendo buona. Ero solo una stupida tredicenne. Cosa avrei potuto fare.
-Coglione ci chiami a tuo padre,hai capito.- Il suo tono pesante incominciava a farmi paura. Un brivido passò su per la mia schiena,fino ad arrivare al cervello. Stavo decisamente “esplodendo”. Il suo avvicinarsi a Niall era come un pugnale che cercava di colpirmi,ma che in tutti i modi cercavo di evitare. 
-Vattene…lasciaci stare per una buona volta.- disse poi Holly. La ragazza “perfetta”. Il mio esempio.
-E’ arrivata la puttanella che se la fa con tutti. Ha aperto bocca per difendere il suo ragazzo.- . Urlò.Sul suo collo stavano spuntando piccole vene blu. Aveva l’ira nel sangue che cercava di reggere ancora per un po’. Ma ci fu l’ultima goccia che fecce traboccare il vaso.
-Lei non si chiama Harry Styles…non è come te.- urlò Niall. Per un minuto mi sentii sola. Chiuso in una bolla. Intorno a me sembrava non esserci più nulla o nessuno. Nella mente avevo solo l’Immagine del suo sguardo così nascosto. Nascosto dal male. Harry si chiamava. Per un fottuto minuto mi sentii male. Come se sapessi già il continuo della scena. Il continuo della storia.
“Ed ora…” ebbi il tempo di pensare.
Lui,alto,occhi verdi smeraldo. Si avvicinò pericolosamente a Niall. Le sue intenzioni erano chiare.
-Ed ora vediamo se riesco a farteli raddrizzare quei denti.-la sua ultima frase. La sua ultima occhiata. Poi…lo fece.

Il labro sanguinava. Tutti erano accanto a lui. Nella penombra c’ero io. Spaventata da come le cose stavano prendendo piega. Non mi avvicinai a loro. Non lo feci perché avevo paura.
Si vedeva ancora Harry guardarsi la mano rossa dal pugno. Lo guardai per un po’. 
Non diceva ancora nulla. Si sentiva solo Giacob che continuava a sussurrare “Niall è solo uno stronzo…”.
Sentivo quelle parole bene. Troppo.
-Sai cosa c’è?!. Puoi darmi tutti i pugni che vuoi. Ma resterai sempre un coglione solo,senza amici.- con fiato affannato disse Niall. Lo sguardo cupo,spento di Harry si impossessò di nuovo del volto di Niall. Quella era come una scena di un film. Non mancavano mai le suspance. Ma in realtà non mi erano mai piaciuti quei film. Tutto ebbe un momento.
-Sono sicuro che vuoi un altro pugno…magari dall’altro lato.-. Il suo tono profondo. La sua risata che metteva ancora più ansia. La luce di un lampione si stava quasi per spegnere. Questo rendeva il ” film” ancora più reale. Ma d’altronde ognuno poteva descriverlo diversamente. 
“Per chi è un incubo…” pensai per poi guardare Niall e Holly.
“Per chi una commedia da non perdere”. Dopo questo guardai Harry. E poi c’ero io. Che non riuscivo a decidermi se volevo essere la protagonista di un film di super eroi …o di cartoni senza maturità.
Ma era Harry troppo spaventoso…o io la codarda?.
-Perché non vai a prendertela con quelli della tua stazza?-. Si sentì.
Tutti si girarono a guardarmi. Si…ero stata io. Il suo sguardo “pietrificante” venne da me. Con lentezza si avvicinò. 
-E tu chi saresti bambina?.- chiese cercando di spaventarmi. Con quel tono tanto roco che profondo. Tanto ansimante che forte. 
Respirai. Presi molta aria per pulire il cervello. Per far volare quei pensieri che in quel momento non servivano. Abbassai la testa e dopo aver deglutiti balbettai…
-quella persona che ha detto che devi andartene..-. 
Il suo sorriso malizioso e poi la sua risatina.
-Vabbene…Come tu vuoi…Ci incontreremo di nuovo…Ora hai troppa paura-. Quella frase senza senso che lo acquistava quando pensavo al mio stupido carattere. Quell’ironia che c’era in tutto ciò.Le pause che faceva per creare ancora più disagio in me. La paura di rivederlo ancora. La fierezza dei mie progressi,del mio coraggio che stavo riacquistando. Ogni piccola,stupida cosa era come “nuovo”.
Si allontanò da me. Mi voltai verso Niall che mi guardava preoccupato. 
-Arrivederci Sfigati.- riprese Harry. Un sarcasmo di alzò in me.
“A mai più Mr Educazione perduta” pensai.
Nessuno rispose e lui sorrise mentre si allontanava e la sua ombra scura si fondeva con il buio intorno.

Era oramai mezzanotte. E come tutte le cenerentola,toccava anche a me tornare a casa.
Solo che io non avevo ne un principe ne un castello. Guardai anche il cielo. Oramai era scuro e pieno di nuvoloni. Sapevo che non ci sarebbe voluto molto prima dell’arrivo di pioggia. In Irlanda era così.
-Ehm io…vado a casa.- ansimai. Tutti mi guardarono e mi sorrisero. 
-Ragazzi,io l’accompagno.- disse subito dopo Niall. Sorrisi e feci di no con testa. Mi guardò e poi buttòil fazzoletto che aveva utilizzato per pulirsi il sangue. Venne verso di me.
-Devi solo dirmi dove abiti.- disse sorridendo. Non feci a meno di ridacchiare.
Niall si voltò indietro per salutare gli altri e poco dopo incominciammo a camminare.

“Siamo già arrivati…” pensai. Un pensiero innocuo che prese forma nella mia testa appena vidi la mia casa. 
-Be siamo arrivati.- dissi. Lui mi sorrise. Ci avvicinammo,o come meglio dire,corremmo verso la ed io bussai. Stava piovendo. Il tempo lo aveva annunciato.
-Grazie per avermi accompagnata- dissi. 
-Di nulla.- ansimò ancora sorridendo.
Con lui mi sentivo davvero bene. E saranno state tantissime le volte che avevo pensato a quella frase.
Be era così. 
Mia zia aprì la porta con indosso il suo pigiama color blu notte. Come quella notte piena di sorprese. Una che seguiva l’altra.
-Diana finalmente…mi stavo preoccupando.- disse. Poi si fermò per un attimo. Aprì bocca senza farmi parlare.
-E il tuo amico chi è?- chiese sorridendomi. Guardai Niall.
-Lui…bhe…lui è Niall…un compagno di scuola.- balbettai. 
-Oh piacere…- disse lei.
-Piacere Mio…-Annuì lui. Poi…riprese la frase dicendo…
-Io ora devo andare…- disse guardando il cielo. Sorrisi nel suo modo di comportarsi. 
-Bhe Niall…io non credo che tu possa andare con questo mal tempo e a questa ora. Perché non ti fermi a dormire qui?.- disse mia zia. In quel momento mi sentii crollare.

-CONTINUA <3
 
eccomi qui!!!! Scusate tanto per il ritardo!!!

 No okey…allora spero davvero…che vi piaccia. Ci ho messo un ora per scriverlo ahahah  
Mi piacerebbe anche un vostro pare *faccia da cucciolo* e cosa ne pensate  
Alla prossima piccole.

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Capitolo 13
*** -12 ***


CAPITOLO 12

SOTTOFONDO:  http://youtu.be/HqWlUiYwhwg

Si. Mi sentii crollare. Non capivo il motivo. Non capivo nulla in quel momento. Pensavo solo che qualcuno stesse per entrare nella mia “tana”. Che qualcuno stesse per entrare nella mia vita,soprattutto.
-Bhe…io…creerò disturbo.- ansimando disse Niall. I suoi occhi color oceano dicevano tutto. Raccontavano il suo imbarazzo. Mia zia sorrise. 

Era un sorriso sincero,uno di quei pochi che avevo visto in quei due anni passati con lei.
-No…avanti entrate o prenderete una bronchite.-Interruppe il silenzio poi. Un silenzio in cui io mi sentii in difficoltà. 
Come mi sarei dovuta comportare?. Come avrei potuto?. Per quanto,ancora,potevo nascondere la mia debolezza?. 
Era troppo. Anzi…ero io che mi sentivo piena di tutte quelle domande. Di tutti quei punti interrogativi che non prendevano mai la strada della soluzione. Era come giocare ad un gioco senza fine. Era come una mossa sbagliata o uno scacco matto da parte dell’avversario. In quel caso il mio grande avversario era l’Insicurezza. 
“basta con questa monotonia” pensai. 
Guardai per dei secondi Niall. Sembrava aver messo da parte l’imbarazzo. Entrai in casa e lui mi seguì. 
-Accomodatevi sul divano …io vado a preparare una cioccolata calda.- disse mia zia avviandosi in cucina. La guardai e sorrisi. Un sorriso spontaneo che non ricordo perché lo feci. O forse…non mi resi conto di nulla. 
-Bella la tua casa.- disse lui. Incomincia a camminare avanti e indietro.
-Bhe…grazie mille.- risposi. Poi ci riflessi su.
“Certo che a settembre…la cioccolata calda”. Poi sorrisi senza volere.
-Come mai sorridi?- chiese guardandomi. Cercando di capirmi meglio. Non feci a meno di incontrare i suoi occhi così profondi. Senti qualcosa nello stomaco.
Qualcosa che non avevo mai sentito prima. Ma cosa mi stava succedendo?.
-Ecco…sorrido perché credo di aver trovato un amico.- dissi tra i sospiri. Insicura anche di una piccola parola o pausa.
E se non era cosi?. E se sorridevo per l’ultima volta prima di annegare nell’oceano che aveva negli occhi?.
Mi “lanciò” un sorriso “sotto i baffi”. 
-Anche io ho trovato un amica. Qualcuno che sta accanto a me per quello che sono.- disse con voce profonda. Una voce e una frase che mi provocò un brivido sulla schiena. Un brivido caldo.
La pioggia non aveva preso tempo. Non si era fermata. Il tredici settembre era oramai finito. Le dodici e quaranta erano. 
-Signora questa cioccolata e buonissima.- disse Niall dopo aver sorseggiato ancora. Sorridevo mentre lo guardavo. Non so…
-Grazie…ma chiamami Marie.- disse mia zia alzandosi. La guardai in modo interrogativo. Niall posò la tazza sul piccolo tavolo che c’era davanti a noi.
-Va bene…Marie.- Poi mi guardò e mi sorrise nuovamente. Voleva solo creare un legame. Un legame che non doveva essere incerto.
Non capivo però…perché lo faceva. Insomma neanche mi conosceva. C’era silenzio. Troppo…
Io ero in imbarazzo di fronte a quel sorriso. Un silenzio che io presi come una pausa per guardare mglio il suo viso. La sua fronte,i suoi occhi così blu e profondi,il suo naso…e poi…le sue labbra così rosse. Dove c’era ancora il segno di quel pugno. Deglutii nervosamente e guardai altrove prima che lui potesse accorgersi dei miei occhi su di lui. Tutto era stato un momento. Un attimo fuggente. Per me era stata una fermata di tempo. Come se solo io potessi avere un cuore che batteva nel petto. Tanto da sentirmelo esplodere.
-Io vado a dormire…domani mi aspetta una giornata faticosa.- disse mia zia per poi avviarsi alle scale. 
Il tempo di un respiro che prese a parlare.
-Diana…fa vedere a Niall dove dormire…- disse. Poi si sentirono i suoi passi pesanti sulle scale. Vederla sorridere. Poi il vuoto.
-E’ molto simpatica tua zia.- disse lui. Non feci a meno di sorridere pensando alle sue parole che per me prendevano un tono ironico. Non dissi nulla. 
-Sai…hai un sorriso bellissimo.- riprese lui. Con timidezza abbassai lo sguardo. 
“No…sono solo una stronza che non riesce a sorridere davvero.” 
Un pensiero troppo vero.
-Grazie…anche il tuo lo è.- risposi con sicurezza. Si…perché quando lo vedevo sorridere era una cosa bellissima. Mi guardò. Non disse nulla. Non lo fece. Il suo sguardo era vuoto,nel pensiero più totale. Nel buio. Pensavo di aver detto qualcosa di sbagliato. Non capivo la sua reazione.
-Non lo è. Hai visto anche tu quello che è successo. E non è solo lui che lo pensa. Insomma…ha ragione.- disse.
Per un attimo vidi l’immagine di quel ragazzo. Per un attimo ritornai indietro. Riavvolsi il nastro per ritornare alla scena precedente. Una scena che mi fece riflettere molto sulla risposta da dare. Io non la pensavo così. 
-Non lo ascoltare…non ha nulla da fare. E quelle persone come lui…bhe non sanno cosa significa soffrire.- dissi. Mi sorpresi di me stessa. Da una parte. Dall’altra ero sicura che quelle parole erano il riassunto di tutta la mia vita. Mi guardò come per ringraziarmi. Si avvicinò a me e mi abbracciò. Lui ne aveva bisogno. Io ne avevo bisogno. Fu breve…ma lungo per me. 
-Me lo fai un sorriso?- chiesi. Mi guardò e poi lo fece. 
Un sorriso che non avevo mai visto prima. Un sorriso che mi provocò una fitta nello stomaco. Un sorriso che riuscì a farmi capire tante cose. Un sorriso che resterà sempre nella mia memoria.
-Diana…- mi chiamò. Lo guardai.
-Grazie.- Aggiunse. Sorrisi.
In quel momento scoccò l’una. Si sentì il rintocco del grande orologio che c’era accanto casa mia con il sottofondo della pioggia e dei tuoni. Il suo suono rimbombava per tutta la città. Per tutta la casa. Per tutta la mia anima. I tuoni invece prendevano quella parte di me distrutta. Come il buio di ogni essere. Solo che io ne avevo più di tutti. Perché una delle tante lampadine fondamentali,era caduta e si era rotta. Con tutte le “scosse” che avevo dovuto affrontare.
-Bhe…credo si sia fatto Tardi.- dissi alzandomi dal divano. Lui lo fece a sua volta.
-Ti mostro subito dove dormire…-dissi poi. Fece un sì con la testa. Presi a camminare per la casa fino a portarlo in quella parte riservata agli ospiti. Era il posto più illuminato dalle luci della strada,ma anche dalla luce del sole la mattina. Era là dove di solito andavo a scattare qualche fotografia o a guardare le stelle. 
Entrammo e gli feci spazio. Accesi la luce.
Si guardò intorno mentre sorrideva. Si fermò poi dietro a quel piccolo telescopio.
-Ti piace guardare le stelle?- chiese. Sorrisi e annuii un sì.
-Domani sera ti va di venire con me?.Conosco un posto dove le stelle di vedono benissimo. E’ un bello spettacolo.- disse.
-Sperando che non piova.- aggiunse poi. Lo guardai.
-Si…certo Niall.- dissi. Poi mi avvicinai alla porta.
-Allora buona notte.- aggiunsi. Un suo sorriso era la buona notte perfetta.
-Anche a te Diana.- ricambiò. Uscii e chiusi la porta.
“Va tutto bene…per la prima volta” pensai prima di respirare profondamente e andare verso la mia camera.

-L’INDOMANI-


-CONTINUA <3
 
Eccomi qui!!! Allora oggi ho messo 2 capitoli! Dovevo rimediare!!! :-)

Spero davvero che questo capitolo vi piaccia anche perché Diana e Niall stanno prendendo più confidenza.
Lasciate una recensione magari con la vostra opinione. Mi fanno sempre piacere. E soprattutto mi danno quella spinta in più per continuare a scrivere questa storia. Ancora grazie a alla prossima <3

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