Nothing Like Us

di Beear_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2. Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** 1. Capitolo 1 ***


Le mie dita stringevano saldamente la penna, ignorando il picchiettio della pioggia sulla finestra.

Era una fredda giornata d’ inverno. Fuori pioveva, ma io ero al riparo dall'acqua, al sicuro dal mondo esterno, immersa nelle mie stesse parole scritte velocemente nel mio diario.

I miei pensieri, le mie esperienze, la mia vita contorta, tutto era stato trasformato in un racconto, anche se per me era molto più di questo.

Amavo scrivere, mi faceva sentire libera.

E mi rivedevo in ogni parola, in ogni singolo verso e strofa di quelle parole scritte su pagine e pagine di diario.

Diario, vi chiederete? Si, diario.

Detto così, sembra uno stupido bloc notes su cui le ragazzine di dieci anni scrivevano delle proprie cotte, dei litigi con i genitori, del ragazzo di cui si erano presa una cotta.

Ma era più di questo.

Era un libro di una diciottenne, intriso di emozioni, lacrime, inchiostro di penne scoppiate, sorrisi nostalgici, desideri, sogni mai avverati.

La mia vita, i miei segreti, le mie emozioni, i miei sogni.

Era tutto scritto in quel diario.

Passavano le ore, ma non avevo intenzione di smettere di scrivere.

Avrei scritto per altre ore, sen non giorni, ma il sonno mi costrinse ad abbandonare la penna e stendermi a letto.

Presi il mio sonnifero e caddi in uno stato di incoscienza, senza sogni, senza incubi.

Senza incubi.

Era una cosa rara.

Per questo prendevo il sonnifero.

La mattina mi venne a svegliare la mia migliore amica, come sempre.

Scosse la testa, contraria al fatto che avessi scritto fino a tardi.

-Buongiorno Leona.- mi salutò, con un sorriso dolce. Mi stiracchiai, mentre lei toglieva dal mio letto il mio diario e le mie penne.

Scattai in avanti e gli strappai tutto di mano, spaventata.

Mi guardò con compassione e amore.

-Tranquilla tesoro, li metto solo nel cassetto, okay?- disse tranquillamente. Esitai, poi misi tutto sotto il letto.

Ridacchiò e io stiracchiai un sorriso silenzioso.

-Vado a preparare la colazione, intanto tu vestiti. Oggi usciamo con amici, andiamo fuori tutta la giornata.- annunciò uscendo, con un sorriso beffardo in faccia.

Alzai gli occhi al cielo, ma non opposi resistenza.

Uscii dal caldo del mio letto e mi diressi verso l'armadio, per prendere i vestiti.

Presi dei jeans attillati e un maglione grigio largo. Presi l'intimo, poi andai in bagno a farmi una doccia.

Il caldo mi sciolse i muscoli, rilassandomi. Mi insaponai, mi lavai, poi uscii per asciugarmi. Mi vestii e scesi, per poi mangiare in silenzio mentre la mia amica si vestiva.

Lavai tutto, poi Eva mi raggiunse.

-Su tesoro, adesso dobbiamo andare!- disse lei eccitata, con un borsone in spalla. Non disse nulla quando la guardai senza capire. Sospirai e presi la borsa, il mio diario e il cappotto, poi uscimmo.

Iniziò a parlare dei suoi amici, quelli con cui saremmo usciti quel giorno.

-Andiamo in campagna, siamo in campeggio per un po'.- annunciò.

Sgranai gli occhi, nel panico.

-Tranquilla Lee, ti divertirai!- esclamò cercando di tranquillizzarmi. Non fece nessun effetto.

Il cuore mi martellava il petto mentre ci avvicinavamo alla sua macchina.

Caricò il borsone e vidi che c'erano altre cose nel bagagliaio.

Salii in macchina, con il panico nelle vene.

Stare in campeggio, con altre persone sconosciute, lontana da casa, non era proprio quello che volevo fare.

Anzi, non era assolutamente quello che volevo fare.

In macchina, durante il viaggio verso la campagna, Eva cercò di convincermi che sarebbe andato tutto bene, che mi sarei divertita e mi sarei fatta una vita.

-Sono tutti molto simpatici e capiranno il tuo silenzio. Non ti daranno fastidio, fidati.- disse.

-Poi devi conoscere assolutamente Dennis!- continuò, con una scintilla di eccitazione negli occhi.

Ah si, il suo ragazzo, pensai.

Stavano insieme da un mese, ma lei lo amava davvero.

Sperai per lui che ricambiasse.

-Magari riuscirai anche a parlare di nuovo, magari più spesso.- ridacchiò.

Abbassai lo sguardo e vidi la sua faccia mortificata.

-Io... scusami Leona, non volevo...- si scusò. La zittii con un gesto e un sorriso triste comparve sulla mia faccia, per tranquillizzarla.

Presi un grande respiro, per farla felice, ma con uno sforzo immane, parlai a voce bassissima.

-Tranquilla.- mormorai appena. Ma lei mi aveva sentito.

Il suo viso si illuminò, mentre un sorriso speranzoso le ornava la faccia.

Sorrisi per farla felice, anche se un groppo in gola mi bloccava il respiro.

Non parlò per tutto il tragitto, custodendo quell'unica parola dopo tanto tempo.

Arrivammo in una distesa verde circondata da alberi e trovammo altre macchine e persone, che stavano già iniziando a sistemare le tende.

Notai in particolare un ragazzo.

Era alto, muscoloso, i capelli ricci gli cadevano davanti alla faccia, ma non potevano nascondere gli occhi verdi luminosi. Aveva le labbra carnose, gli zigomi alzati in una risata mentre sollevava la tenda insieme ad un altro ragazzo. Aveva due fossette che gli solcavano il viso e i denti perfetti, bianchi come la neve.

Sentii il mio stomaco chiudersi, mentre tutte le teste si voltavano verso la nuova macchina arrivata.

Fortunatamente, il mio sportello non dava direttamente sulla radura.

Avrei dovuto girare la macchina, prima di essere vista.

Il mio respiro aumentò, mentre un'attacco di panico minacciava di esplodere.

-Lee, calma. Sono miei amici, non ti faranno nulla.- sussurrò lei, stringendomi in un abbraccio.

Aspettò che mi calmassi, che il mio respiro tornasse regolare, poi si staccò con un sorriso dolce sulle labbra.

-Dai, vieni. Andiamo.- disse con calma, scendendo. La imitai e presi un respiro profondo.

Prima che potessi fare un passo, Eva comparve accanto a me, per evitare di farmi prendere dal panico.

-Ev..- panicai, chiamandola quando vidi tutti ad aspettarci. Sorrise dolcemente, stringendomi ancora.

-Sono qui, calmati.- mormorò.

-Stammi dietro, sei tanto bassa che non ti si vedrà subito.- ridacchiò. Un sorriso leggero comparve sulle labbra. Annuii e lei con me.

Prese il borsone, poi mi fece segno di seguirla.

Avevo paura, si.

Non sapevo relazionarmi con le persone, non mi avrebbero capita.

Seguii la mia amica, uscendo allo scoperto.

Per fortuna lei era più alta di me e mi copriva.

Sembravo una bambina piccola, mentre mi aggrappavo al suo braccio.

-Lei è la ragazza muta, mezza pazza. Si dice che abbia perso la voce per aver gridato troppo e perso il senno.- sentii mormorare.

Mi salirono le lacrime agli occhi e mi arrestai di botto. Sentivo le gambe tremare.

Eva si girò dopo aver fulminato una ragazza.

Non mi copriva più ora.

Tutti mi potevano vedere. Gli sguardi curiosi dei ragazzi mi bruciavano sulla pelle.

Mi misi i capelli dietro alla faccia, mentre le lacrime mi rigavano la faccia. Le mie gambe si mossero automaticamente indietro, verso la macchina.

Presi a correre verso di essa.

-Sei una stupida Early.- sentii dire.

Mi accasciai per terra, con la schiena contro la macchina.

Mi rannicchiai su me stessa, con la testa in mezzo alle gambe.

I ricordi affollavano la mia mente e le lacrime offuscavano la mia vista.

Mi prese un'attacco di panico e non riuscii a respirare.

Dischiusi le labbra cercando aria e arrivò Eva.

Passò un po' di tempo con me, calmandomi e rassicurandomi.

Insistette perchè tornassi con lei, ma scossi la testa.

-Vai.- biascicai a fatica. Esitò.

-Starai qui? O te ne vuoi andare? Anzi, ce ne and...-

La zittii, sapevo che lei voleva restare.

-No. Qui.- ordinai in un sussurro. Non volevo che si perdesse tutto il divertimento perchè io non sapevo stare con le persone.

Esitò, poi annuì.

-Va bene. Starò un po' con loro e un po' con te, promesso. Se vuoi andartene, ce ne andiamo.- disse, dolcemente. Annuii, mentre lei si alzava.

Scoprii che lì vicino c'era un piccolo laghetto naturale, non contaminato dall'uomo e mi ci diressi, silenziosa, con il mio libro.

Mi sedetti sulla riva a gambe incrociate, con il diario in grembo, ma rimasi a contemplare il sole che illuminava l'acqua.

Il riflesso era bellissimo, illuminava l'aria fresca e pulita in un modo particolare, diverso.

Ripensai a quando, con mio padre, andavo in campagna, per scappare dal mondo esterno.

A noi piaceva, la natura.

Ci piaceva stare al caldo sotto il nostro sacco a pelo, a guardare le stelle visibili e invisibili.

Mi ricordai di quando andavamo a pesca, per poi lasciare liberi i pesci che prendevamo.

Di quando studiavamo le rane.

Di quando cantavamo e tutta la natura taceva per ascoltarlo, insieme a me.

Mi chiamava usignolo.

Un sorriso triste e amaro di ricordi mi si formò in faccia, e senza che me ne accorsi lacrime di nostalgia mi scivolarono sulle guance.

Passò il tempo e io rimasi seduta, a guardare la luce del giorno mutare.

Un cinguettio mi fece voltare leggermente la testa.

Era sera ormai, il sole aveva smesso quasi del tutto di illuminare quella terra di nessuno.

Un altro cinguettio.

Poi, un gufo.

Rimasi ad ascoltare i suoni della natura.

Fischiettai un piccolo motivetto, tranquillo e dolce, che mi aveva insegnato mio padre.

Un uccellino scese dall'albero e mi si avvicinò, curioso.

Ripetei il motivetto e mi guardò con gli occhi scuri, scrutandomi curioso.

Allungai un dito e lui, dopo un momento di esitazione, vi ci saltò sopra.

Sorrisi dolcemente, accarezzandogli la testa marroncina.

Poi, lo lanciai e volò via.

Il rumore di un ramoscello spezzato mi fece sobbalzare.

Mi voltai con il fiato corto e trovai il riccio a fissarmi, calmo.

Rimanemmo a fissarci per un tempo che sembrò infinito.

Non riuscivo a staccare lo sguardo da quegli occhi magnetici.

Poi, mi alzai di scatto, scuotendomi via la terra. Lui fece un passo avanti e io uno indietro, intimorita.

Sorrise dolcemente.

-Tranquilla, resta qui. Non volevo darti fastidio. Sono venuto qui solo per chiederti se volevi venire a cena.- disse.

Sentire la sua voce roca mi provocò un brivido e una cascata di farfalle allo stomaco.

Il suo sguardo ispezionò il luogo, mentre io rimanevo in silenzio.

-Che bel posto. Sei stata tutto il tempo qui?- domandò, cercando di farmi sentire a mio agio.

Annuii esitante, rimettendomi seduta, con le spalle verso di lui.

Con le mani, strinsi forte il mio diario, come a cercare di nasconderlo alla sua vista.

Sentii i suoi passi verso di me e sentii il cuore in tumulto.

-Posso sedermi?- chiese. Annuii e lui lo fece, sedendomi accanto a me.

Il suo sguardo era su di me, mentre io guardavo il lago. Sentendo il mio disagio, guardò anche lui la natura.

Rimanemmo in silenzio, mentre il buio si faceva sempre più scuro.

Tirò fuori una candela e l'accendino e io scattai in piedi, terrorizzata.

Il fuoco.

I ricordi impressi in mente mi fecero venire un attacco d'ansia e indietreggiai, boccheggiando.

Scuotevo la testa, mentre gli occhi si appannavano.

Il riccio, tolse subito accendino a candela, alzandosi anche lui preoccupato.

Si avvicinò, con uno sguardo preoccupato.

-Tutto okay? Scusami, non pensavo..- lo zittii prima che potesse finire e lui rimase in silenzio, mentre mi riprendevo.

-Scusami davvero.- mormorò. Annuii e sorrisi dolcemente, guardandolo dal basso.

-Tran...- non finii, mi morirono le parole in gola. Non riuscivo a parlare, avevo un groppo in gola.

Annuì.

-Non ti preoccupare. Io, comunque sono Harry Styles.- si presentò, con un sorriso dolce.



**Spazio Autrice**
Salve ragazzee!
Mi presento: sono Costanza, ho 14 anni e amo scrivere. E' la mia passione sin da piccola e ora eccomi qua :')
Non è la prima storia che scrivo, neanche la prima che pubblico, ma visto che non ricevevo recensioni decisi di eliminare le storie. 
Ora, però, la pubblicherò fino alla fine, capitolo per capitolo :D
Come avrete capitolo, Leona non ha avuto una vita facile, e questo le ha lasciato delle fobie e degli "impedimenti", soprattutto psicologici.
E' una ragazza particolare, ma nel corso della storia riuscirete a scoprire tutto ciò che vi serve sapere sulla sua vita e su di lei.
Spero che vi piaccia e, se ci sono degli errori, per favore comunicatemeli
Tengo molto a questa storia c:
Spero di trovare almeno una recensione al mio ritorno, così posto il prossimo capitolo! 
Vi lascio una foto dei protagonisti, poi vi lascio e vado a cena ahah
Baci, e grazie per aver letto!

live, laugh, love, beach | via Tumblr ecco il nostro fantastico Harry :3
Tumblr e lei è la nostra Leona :D
 

 
 
 

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Capitolo 2
*** 2. Capitolo 2 ***


-Non ti preoccupare. Io, comunque sono Harry Styles.- si presentò, con un sorriso dolce.

Non mi porse una mano, forse sapeva che io non avevo contatti con nessuno, se non Eva.

-Tu sei Leona, giusto?- domandò. Annuii, ancora una volta.

Sentivo qualcosa dentro di me, stava nascendo qualcosa di strano.

I suoi occhi brillarono, mentre incontravano i miei.

-Allora Leona, hai fame? Di la stanno facendo una bella cenetta.- disse con un sorriso. Esitai.

-Se vuoi, stiamo lontani dal fuoco. Prendo io il cibo e ci mettiamo lontani, okay?- disse premurosamente.

Un sorriso riconoscente e in qualche modo dolce mi comparve sulle labbra.

Era un mio modo per accettare.

Iniziammo a camminare verso l'accampamento e vidi il fuoco da lontano.

Non riuscivo a staccare gli occhi dal grande fuoco che divampava al centro del campo e sentii l'ansia crescermi in petto.

Harry mi coprì gli occhi mettendomi le mani davanti, ma senza toccarmi.

Respirai di nuovo, grata di quel gesto.

Mi asciugai in fretta gli occhi e mi voltai, coprendo quella vista.

-Vado e torno.- disse con premura. Sorrisi riconoscente, e lui ricambiò, mentre correva a prendere la cena.

Io, intanto, raggiunsi la macchina, dove mi sedetti con le spalle al fuoco.

-Leona!- urlò Eva.

Forse, vedendomi rannicchiata su me stessa, credeva avessi una crisi.

Mi sentii abbracciare da dietro, ma la scossi via con gentilezza.

Sorrisi, a indicarle che stavo bene. Sospirò tranquillizzata, mentre si accasciava accanto a me.

-Pensavo avessi ceduto...- mormorò visibilmente sollevata. Scossi la testa, con una risatina.

Con le mani, mi tirai su i capelli e feci dei boccoli, indicando il riccio.

Capì.

-Harry?- domandò lei, con un sorriso beffardo. Avvampai distogliendo lo sguardo da lei e lei rise, seguita poi da me.

-Eccomi qua signore.- annunciò Harry, con i piatti in mano. Sorrisi raggiante, mentre si sedeva accanto a me.

Mi passò il piatto e iniziai a mangiare, dopo avergli concesso un sorriso di riconoscimento.

Divorai tutto lentamente, mentre Eva e Harry parlavano del più e del meno, facendomi ridere e sentire a mio agio.

-Leona, ti dispiace se vado? Ho un po' di freddo...- chiese Eva. Sorrisi tranquillamente, incitandola ad andare con un cenno della testa. Sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, poi se ne andò al caldo del fuoco.

Guardai e guardai il fuoco, come a chiedergli se volesse andare anche lui.

-No, io rimango qua.- rispose alla mia domanda muta. Annuii e mi strinse nelle spalle, cercando di riscaldarmi.

In quel momento, desiderai non avere quella paura del fuoco.

Sentii qualcosa di caldo che mi veniva posato sulle spalle e sobbalzai, girando la testa.

C'era Harry a poco da me, che mi stava sistemando la sua felpa calda sulle spalle.

Mi rannicchiai dentro, annusando il suo odore.

-Sembri Biancaneve.- si lasciò sfuggire.

Il mio sguardo si fece lontano, con un sorriso amaro sulle labbra.

Mi ricordai di quando mio padre mi chiamava così.

Già, in realtà ci assomigliavo.

Piccola, magra, capelli corvini, carnagione chiara, occhi marroncini e labbra rosee e carnose.

Ero il suo ritratto, soprattutto da bambina.

-Mio... Padre... Mi chiama così.- sussurrai, con un groppo in gola. Sentii le lacrime agli occhi, ma le cacciai indietro.

Voltai la testa.

La mia voce doveva aver sconcertato e sorpreso Harry, perchè per un attimo parve assente, perso.

Gli passai una mano davanti alla faccia scherzando. Lui ridacchiò e io con lui.

-Pensavo... Cioè, dicevano fossi muta.- ammise. Sospirai, scrollando le spalle.

-Non...c'è...nulla... da dire.- sussurrai lentamente, scandendo ogni parola a fatica.

Non parlavo spesso, non c'era nulla da dire e io non volevo sprecare parole e fiato inutili.

Annuì, ma sapevo che non poteva capire a pieno.

Mi sdraiai a guardare le stelle, come facevo con mio padre. Mi infilai nel sacco a pelo e arricciai i piedi, mentre si doveva ancora scaldare. Harry mi imitò.

Lo guardai con aria interrogativa.

-Se non ti dispiace, rimango.- spiegò. Esitai, poi annuii.

Avvicinammo i sacchi, in modo che mi potesse sentire bene.

Se parlavo, lo facevo piano, in un sussurro, e lentamente. Di sicuro non avrebbe sentito se fossi stata lontana da lui.

Era strano, parlare davvero dopo tanto tempo di balbettii biascicati e insicuri.

Non so perchè, ma con Harry, in qualche modo mi sentivo bene e al sicuro.

Di sicuro una cosa ridicola da dire solo al primo giorno che lo conosci. Ma in qualche modo mi faceva sentire così.

-Non ti piace parlare molto, quindi.- constatò. Annuii come conferma e lui con me.

-Bene, perchè odio le persone che parlano troppo.- ammise. Scoppiai a ridere e lui con me.

-Vai al liceo?- domandò.

Annuii, ancora una volta.

Iniziò a farmi domande banali alle quali rispondevo con cenni del capo, per conoscermi meglio, alle quali rispondeva anche per sè. Avevamo abbastanza punti in comune.

Evitò domande sulla famiglia e intuii che non avesse avuto neanche lui una bella esperienza.

-Hai degli hobbie?- domandò, voltando la testa nella mia direzione. Esitai, poi annuii. Non sembrò sorpreso.

-Cioè?- domandò ancora. Presi un respiro profondo, prima di parlare.

-Scrivo.- dissi soltanto.

-Wow, davvero? E cosa?- chiese, visibilmente curioso. Scrollai le spalle, cercando di essere indifferente.

-Tutto, me.- risposi a monosillabi. Per fortuna, capì.

-Hai mai fatto leggere le tue storie a qualcuno?- domandò. Scossi la testa.

-Sarei il primo, quindi? Cioè, se me le lasciassi leggere, ovvio.-

Annuii, divertita in un certo senso del suo disagio.

-Spero allora, un giorno, di poter avere questo privilegio.- disse divertito anche lui. Scrollai le spalle con nonchalance e lui ridacchiò, seguito da me.

Parlò ancora un po', poi io sbadigliai.

Una folata di vento mi fece rabbrividire di freddo. Mi strinsi nella felpa di Harry, ma ebbi freddo comunque e mi maledissi per non aver portato qualcosa di più caldo.

Poi, pensai al borsone che aveva preso Eva  uscendo da casa e mi alzai, diretta verso il bagagliaio. Sperai che fosse ancora lì e, per fortuna, era ancora così. Lo aprii e iniziai a cercare qualcosa di caldo sotto gli occhi di Harry, incuriositi dalla mia ricerca.

Trovai una coperta di lana e la presi, ritornando nel mio sacco a pelo.

Che brutta idea il campeggio d’inverno, pensai.

Feci un cenno a Harry, offrendogli la coperta e lui la accettò con un sorriso. Dovemmo avvicinarci ulteriolmente per condividerla, ma non mi dava fastidio, e men che meno a lui.

Mi sdraiai a guardare il cielo in silenzio.

Non c’erano le luci della città, era tutto buio, fatto eccezione per il fuoco acceso vicino al campo e ad una piccola torcia accanto a noi.

L’aria era limpida, il vento scompigliava delicatamente i capelli, facendomi rabbrividire leggermente.

Immaginai che la brezza fossero le mani carezzevoli di mia madre, delicate, soffici e amorevoli, quando mi dava la buonanotte.

Un sorriso leggero, dolce e istintivo mi si formò sulle labbra, senza che me ne accorgessi.

Poi, mi venne un attacco.

Non avevo preso i miei sonniferi, non li avevo portati insieme a me.

Harry si accorse dell’attacco e mi strinse a lui, come aveva fatto prima Eva.

-Ssh, ssh. Che succede? Tranquilla.- sussurrava, dondolando avanti e indietro leggermente.

Mi aggrappai al suo braccio che mi teneva per la vita, nel panico.

-I sonniferi.- biascicai, nel panico.

Non potevo dormire senza di essi. Non potevo, non volevo e non ci riuscivo.

-Calma, vado a vedere se Eva li ha portati.- mormorò dolcemente, staccandosi dall’abbraccio.

Esitai a lasciarlo, perchè il suo abbraccio mi faceva sentire al sicuro, protetta, mi calmava come neanche quello di Eva riusciva a fare. Ma lo lasciai. Mi vergognavo a trattenerlo.

Annuii e lui corse da Eva. Sperai non glielo chiedesse in pubblico.

Tornò poco dopo, con una scatoletta in mano. Sospirai sollevata e presi la mia bottiglia d’acqua, pronta a perdere i sensi per la notta.

Quando feci per prenderla, Harry esitò a darmela. Corrugai la fronte, capendo che voleva dire qualcosa ma era combattuto se dirla o no.

-Parla.- sussurrai, incitandolo. Sospirò e si mise seduto accanto a me.

-Leona, quei cosi non ti fanno bene. Perchè per una notte, solo oggi, non provi a dormire senza? Solo oggi, una sola prova. Se va male, li prenderai.- parlò.

Inorridii all’idea degli incubi e Harry dovette capirlo dalla mia faccia.

Mi prese una mano, guardandomi negli occhi.

-Non avere paura, non rifiutare. Sii coraggiosa, prova. Poi, mi potrai prendere a botte se non funziona, mi puoi anche ammazzare, promesso.- ridacchiò.

Riuscì a scapparmi un sorriso, ma non ero del tutto convinta.

I miei incubi mi perseguitavano sempre, a volte anche da sveglia.

Era come se giocassimo a nascondino e loro erano sempre lì, dietro l’angolo, pronti a saltare fuori.

Ripensai poi all’abbraccio di Harry, che mi aveva calmato in poco tempo.

Lo fissai, mentre mi accarezzava con il pollice le nocche.

Sentii i brividi lungo la schiena e le farfalle nello stomaco.

Senza dire nulla, lentamente, mi avvicinai a lui e poggiai la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi.

Lui capì cosa intendevo e si stese, avvolgendomi con le sue braccia . Sentii il caldo del suo corpo avvolgere il mio e le farfalle iniziarono a invadermi lo stomaco.

Avvicinai i sacchi a pelo e sistemai la testa sul suo petto.

Ridacchiando, spostò i miei capelli che gli erano finiti in faccia. Risi con lui, poi nascosi  la faccia nella sua spalla.

-Dormi tranquilla, ci sono qui io.- sussurrò, stringendomi e cullandomi dolcemente.

Sorrisi leggermente con gli occhi chiusi, ripensando che così faceva anche mio padre.

Lentamente, riuscii a calmarmi e a convincermi, in qualche modo, che avrei dormito bene.

Sentii che parlava, ma non capivo cosa diceva, nè se era riferito a me.

Ero in un piacevole stato di trance, tra la veglia e il sonno.

Lui mi cullava, mentre io ero aggrappata al suo busto, con la testa nascosta nella spalla.

Poi, senza accorgermene, mi addormentai.

Quella fu la prima notte, dopo tanto tempo, senza incubi.

**Spazio Autrice**

Salve gente, grazie per aver continuato a leggere :3 spero il capitolo vi sia piaciuto e che la trama vi intrighi ahah 
Spero non ci siano errori, ma, in caso ci fossero, per favore comunicatemeli.
A una recensione continuo
Alla prossima xx

 

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