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di serelily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ollie e Nate ***
Capitolo 2: *** Seth e Steve ***
Capitolo 3: *** Scott e Julia ***
Capitolo 4: *** Ollie e Nate #2 ***
Capitolo 5: *** Nate e Ollie #3 ***
Capitolo 6: *** Josh e Lucas ***
Capitolo 7: *** Josh e Lucas #2 ***



Capitolo 1
*** Ollie e Nate ***


Ti aspetterò tutto il tempo del mondo - Extra File
Ollie e Nate


Nate sentiva il cuore palpitare forte nel petto.
In mano aveva un pacco regalo, ma non sapeva cosa ne avrebbe fatto.
Guardò la scatolina, mentre piccole lacrime cominciavano a scendere lungo le sue guance.
Era ansioso e impaurito, ma suonò lo stesso il campanello.
Sperò che lui fosse sveglio, nonostante fosse la mattina di Natale e fossero le sette e trenta. Quando sentì un lieve rumore di passi giungere dall’interno dell’appartamento, sorrise.
La porta si aprì all’improvviso e un Oliver decisamente assonnato apparve sulla soglia. Non lo vedeva da giorni, ed era strano ritrovarselo così all’improvviso.
Nate ebbe di nuovo voglia di piangere, ma doveva essere forte. Era andato lì per un motivo, e doveva rimanere integro fino alla fine.
«Nate.» Oliver spalancò gli occhi quando si rese conto di chi aveva davanti. La mano che aveva appoggiato alla porta prese a tremare leggermente.
Dopo un primo momento di shock, si spostò per farlo entrare in casa. Non disse una parola, troppo incredulo di averlo lì per poter formulare un pensiero coerente.
Nate si sedette sul divano, stando in equilibro sul bordo, i muscoli tesi che riflettevano il suo stato interiore.
Avrebbe voluto correre da Oliver, implorare di perdonarlo e di riprenderlo con sé, ma avevano qualcosa di cui discutere, e non potevano certo lasciare che tutto rimanesse in sospeso tra di loro.
Oliver lo raggiunse titubante, sedendosi di fronte a lui e perdendo tempo per osservarlo.
Gli era mancato terribilmente.
Solo dopo che l’ebbe guardato bene, convincendosi che fosse davvero lì e che non fosse soltanto un miraggio, Ollie parlò.
«Che ci fai qui?»
Nate fece un sospiro profondo, mordendosi la guancia indeciso.
«Devo parlarti.»
 
Ascoltare il discorso di Nate non era stato facile, per Oliver. Si era sentito un totale fallimento per non aver capito il malessere della persona che amava, per non aver saputo porre rimedio prima che diventasse troppo tardi.
Nate aveva pianto mentre gli raccontava tutto, ma lui non si era avvicinato per consolarlo. Sentiva che il momento era importante e che ci sarebbe stato tempo dopo per un contatto.
Ora dovevano chiarire tutto e chiarirsi.
Quando tutto finì, Oliver si sentiva a pezzi.
Nate continuava a piangere sul divano e lui non sapeva, di nuovo, come aiutarlo.
«È colpa mia» disse Oliver con voce fioca.
«No» gemette Nate disperato. «Hai le tue colpe, come io ho avuto le mie. Ma non sei l’unico responsabile.»
Oliver scosse la testa, affranto.
«Avrei dovuto…»
«Ollie.» Nate pronunciò il suo nome con voce dolce, in una maniera che Oliver non sentiva da tempo e che gli fece stringere il cuore in una morsa.
«Ollie, non colpevolizzarti per tutto, non…»
Si alzò, perché era praticamente impossibile per lui aspettare un altro momento. Abbracciò Oliver, perché sentiva il bisogno di toccarlo, ora.
«Ti amo» disse, mentre strusciava il naso lungo il suo collo. «Ti amo e mi dispiace di essere stato una testa di cazzo.»
«Ti amo anche io» Oliver ricambiò l’abbraccio. «Scusami per non aver capito che avevi bisogno di me. Io volevo solo che ti costruissi un rapporto con tuo padre.»
«Non ne avevo bisogno…»
«Sì, invece» disse Oliver, risoluto. «Tu non capisci, Nate! Per tutta la vita ho avuto un padre terribile, che mi ha fatto sentire la peggiore delle persone, che mi ha rifiutato, che mi ha sputato addosso tutto il male che poteva e che ha fatto di tutto per distruggermi. Tu invece hai un padre meraviglioso, che ti ama per come sei, che ti accetta per come sei. Volevo solo che tu avessi la tua occasione di conoscerlo sul serio, di viverlo sul serio. Volevo darti quello che io non ero riuscito ad avere.»
A quelle parole, Nate provò il forte impulso di baciarlo.
Non toccava le sue labbra da troppo tempo e non poteva più resistere. Quando sentì di nuovo il sapore di Oliver, seppe che tutto sarebbe andato bene.
«Avresti dovuto dirmelo» disse il ragazzino. «Dobbiamo ancora lavorare su qualcosa, io e te.»
«Decisamente» rise Ollie tra le lacrime, «ma non compirò mai più lo stesso errore con te, la prossima volta. Puoi starne certo.»
«Lo spero» Nate sorrise. «E ora, avanti, andiamo a preparare qualcosa. È Natale e io sto dannatamente morendo di fame.»
«D’accordo» fece Ollie prima di prendere il cellulare. Non era mai stato così felice di disdire un pranzo in famiglia.
Sentì Nate che trafficava in cucina con le pentole e un sorriso spontaneo apparve sulle sue labbra. Si alzò dal divano per raggiungerlo, mentre un profumo delizioso invadeva la stanza.
Portò il telefono all’orecchio, mentre il suono dello squillo veniva sostituito dalla voce di suo fratello.
«Sei un po’ in ritardo» disse, ma Oliver poté chiaramente sentire che stava ridendo.
«Ecco, ti chiamavo per questo» disse Oliver. «Non vengo a pranzo, io… ho altro da fare, mi dispiace.»
Lucas ridacchiò felicemente.
«Lo sapevo» commentò. «Divertitevi!»
FINE.



Eccovi come promesso la piccola OS che in realtà è un extra della long :) A venerdì con il prossimo capitolo, baci baci.
Sere <3
 

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Capitolo 2
*** Seth e Steve ***



 

 

 

Premessa: Non so se sono riuscita a centrare il prompt, perché vedo la relazione di Seth e Steve molto malsana, e non vorrei parlarne in maniera poco adeguata, visto che in prima persona non ho mai vissuto queste esperienza. Comunque ho fatto un missing moments ambientato prima di Dimmi che ti importa e spero di averti comunque soddisfatto, chiunque tu sia :)
Come sempre un grazie a SNeptune84, la mia beta di fiducia <3
Detto ciò, vi lascio alla OS
Baci, Sere <3
Ps: Nella realizzazione dei prompt vado un po' a caso, ma li faccio sicuramente tutti quanti. Se volete aggiungerne altri alla lista scrivetelo sul mio ask.
http://ask.fm/SerenaPalummieri

Dimmi che ti importa - Extra File
Steve e Seth

 
«Forza, andiamo!»
Prenderlo per un braccio, trascinarlo fuori. Quel buco di appartamento era sempre sembrato un porcile ai suoi occhi. Non che casa sua fosse molto meglio.
Seth strinse la presa sulle spalle di Steve, cercando di convincerlo ad uscire, sebbene l’altro fosse troppo fatto per potersi anche solo alzare in piedi.
«Steve, dobbiamo andare» disse il ragazzino, mordendosi il labbro. L’altro non voleva collaborare, e Seth non se la sentiva di chiamare di nuovo Nate per farsi aiutare.
Voleva essere lui l’unico salvatore di Steve, non voleva che qualcun altro si prendesse i suoi meriti.
Era davvero troppo pesante, però.
 
Aveva tredici anni la prima volta che aveva visto Steve. Era finito in aula punizioni perché non aveva fatto i compiti ed era rimasto tutto il pomeriggio a leggere un manga.
Steve era arrivato poco dopo, svogliato e con una sigaretta spenta in bocca. Si era seduto in fondo all’aula, con i piedi sopra il banco mentre continuava a lanciare sguardi derisori verso il professore.
Era bello, in qualche modo. Ma quello che aveva attirato Seth era la sua aria strafottente, il suo essere un duro.
Tutto quello che Seth non riusciva ad essere; continuava ad indossare maglioni lunghi anche d’estate, per coprire i lividi che gli faceva il suo patrigno.
Seth continuava a guardarlo, non riusciva a distogliere gli occhi da lui. Steve doveva essersene accorto, perché quando uscirono dall’aula gli fece l’occhiolino maliziosamente e poi gli mandò un bacio con le labbra piene.
Seth ricordava bene di essere arrossito fino alla punta dei capelli e di essere scappato via il più velocemente possibile, con lo sguardo fisso a terra per il troppo imbarazzo.
 
«Steve, devi alzarti.» Cercare di convincerlo mentre era in preda al suo delirio di droghe era impossibile, ma Seth in cuor suo sperava che non fosse completamente andato.
Doveva solo riuscire a portarlo fuori dall’appartamento, e poi il gioco era fatto.
«Seth» mormorò Steve, sbavandogli un po’ sulla spalla e ridacchiando languidamente. «Seth, sei venuto a salvarmi?»
Il suo tono di scherno faceva male, ma Seth non aveva tempo di pensare alla sofferenza che provava; doveva impedire che andasse in overdose, per cui doveva allontanarlo da quel posto finché era in tempo.
Se fosse rimasto, sicuramente si sarebbe drogato ancora.
 
«Ho visto come mi guardavi.»
Steve era in piedi, davanti al muretto di casa sua. Seth non si aspettava certo di trovarlo lì, mentre stava tornando a casa.
«Io…»
«Senti, moccioso, ho bisogno di un favore.»
Sembrava tremendamente serio.
«Ho bisogno che porti una cosa ad un mio amico, in cambio io farò un favore a te. Che dici, ci stai?»
«Va bene.»                         
 
Con un pacchetto di droga da consegnare era iniziato il loro rapporto, e ora con la droga poteva finire, se Seth non trovava un modo per far smettere Steve e cercare di mantenerlo abbastanza pulito da non uccidersi.
Quando furono fuori, poggiò l’altro su un paio di gradini e gli si sedette di fianco, carezzandogli dolcemente una guancia.
 
Dopo quel giorno avevano cominciato a vedersi davanti all’entrata della scuola per fumare. Con loro c’era spesso Nate, che Steve trattava come un suo pari e guardava in una maniera strana. Seth non capiva le dinamiche tra quei due, ma aveva l’impressione che a Nate non piacessero le attenzioni di Steve. Eppure lui avrebbe fatto di tutto pur di poterle avere.
Cominciò a fare parte del gruppo, continuando a fare piccoli lavoretti per Steve.
 
«Non morirmi ora» sussurrò al suo orecchio.
Tutto quello che ottenne fu un mormorio indistinto. Almeno stava abbastanza bene per parlare.
 
Si era innamorato di lui dopo che lo aveva difeso da un branco di bulli. Senza di lui non era niente, quindi aveva deciso che sarebbe stato suo per tutta la vita, che lo avrebbe venerato come si deve.
Gli diede persino la sua verginità, una sera d’estate in una macchina che Seth non aveva mai visto e che probabilmente era rubata.
Non era stato premuroso, anzi. Gli aveva fatto un male dell’anima e per tutta la settimana aveva persino fatto fatica a camminare, ma era felice.
Era suo, era di Steve e questo lo faceva sentire appagato.
Non si pentì mai di quello che aveva fatto per lui e con lui, perché lo amava tantissimo. Più volte qualche professore aveva cercato di allontanarli l’uno dall’altro, ma Seth non aveva voluto ascoltarli.
Steve era il suo principe, e chi se ne importava se non era perfetto come tutti gli altri.
 
Lacrime silenziose cominciarono a scorrere sul volto di Seth, che si morse tristemente il labbro e continuò a guardarlo.
Sapeva, ormai, che c’era qualcosa di sbagliato nel loro rapporto, ma non poteva farne a meno. Era troppo innamorato di lui per allontanarsi adesso.
 
Steve continuava a prenderlo ogni volta che voleva, ma questo, per Seth, voleva dire solo una cosa. Faceva ancora parte del suo mondo.
 
***
Seth faceva visita alla tomba di Steve ogni volta che poteva, ma non per onorare la sua memoria. Faceva visita alla tomba di Steve per ricordarsi di non compiere mai più gli stessi errori del passato.
Quel giorno, invece di salvarlo dall’overdose che sicuramente l’avrebbe colto, avrebbe dovuto lasciarlo morire. Sarebbero state evitate molte sofferenze.
Sfiorò con le dita la scritta in rilievo e si chiese se qualcuno, in questo mondo, andasse a piangere per Steve.
Perché qualcuno doveva piangere per una persona simile?
Forse eri solo stato cresciuto senza amore, pensò.
Ma anche lui lo era, eppure il suo cuore batteva ancora per un gesto d’affetto.
Senza darsi una risposta, tornò verso l’auto.

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Capitolo 3
*** Scott e Julia ***


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Scott e Julia


  

Julia lasciò cadere il cesto di frutta davanti a sé, senza fare troppo caso al fatto che si fossero sparse per tutto il marciapiede.
Davanti a lei, fermo sulla sua moto, c’era Scott.
Non poteva credere davvero che lui fosse lì, dopo tutti quei mesi in cui era scomparso senza uno straccio di spiegazione.
Le sorrideva, seduto sul sellino della sua moto. Con un sorriso a trentadue denti, la guardava da sopra gli occhiali da aviatore che lei stessa gli aveva regalato.
«Scott…» mormorò imbambolata, fortemente indecisa se tirargli un pugno oppure correre ad abbracciarlo.
Le era mancato…
Non si era resa nemmeno conto di quanto lui le mancasse, di quanto lui fosse diventato una parte integrante nella sua vita e di come non potesse fare a meno di amarlo.
Aveva sepolto tutto dentro al suo cuore quando l’aveva abbandonata, nonostante le promesse di portarla via da quel buco di merda in cui era costretta a vivere.
«Julia» sorrise lui, alzandosi e avvicinandosi.
E Julia, nonostante fosse ancora arrabbiata marcia con lui, buttò tutto alle ortiche e corse ad abbracciarlo, stringendolo forte a sé.
Risentire il suo profumo fu inebriante e le fece battere il cuore a mille come una scolaretta.
«Mi dispiace» disse lui, baciandole dolcemente la testa, tra i capelli «Non sai quante volte avrei voluto chiamarti per spiegare… per farti capire. Ma ho avuto paura di non farcela e…»
«L’importante è che adesso sei qui con me» disse la ragazza mordendosi il labbro «Il resto non importa. Mi spiegherai tutto a tempo debito, razza di zuccone»
Si baciarono, dopo tantissimo tempo in cui non avevano potuto nemmeno stare vicini, e fu inebriante quanto bere un bicchiere di buon vino.
«Sei ancora qui?» le chiese lui dolcemente, tenendola tra le braccia.
«Dove volevi che andassi?» rispose Julia ridacchiando «Sai che non posso muovermi»
«Tua nonna ti tiene ancora prigioniera?»
Scott ricordava bene che Julia non poteva lasciare la sua vecchia casa e il suo lavoretto perché non voleva stare lontana da sua nonna, visto che le due vivevano assieme.
Julia era stata cresciuta dalla nonna, visto che i genitori non potevano permettersi di mantenerla. L’anziana donna non era proprio quel che si dice una donna di mondo: aveva la mente piuttosto chiusa e non permetteva quasi niente alla nipote.
Di sicuro non le avrebbe mai permesso di lasciare il lavoretto che aveva e andare via con quello che lei chiamava IL figlio di papà.
«Non proprio» disse lei, e i suoi occhi si adombrarono «Mia nonna ha avuto un ictus qualche mese fa. Ora vive in una casa di riposo qui vicino»
Scott le accarezzò le braccia.
«Mi dispiace»
«Non fare finta di dispiacerti» sorrise Julia, allungandosi per baciarlo «Ok, ti permetto di offrirmi da bere, questa sera. Sappi che voglio un lungo resoconto di tutto quello che è successo da quando mi hai mollata. E da questo dipende tutto»
«Vuoi dire che mi farai un test?»
«No, Scott, ti farò un interrogatorio in piena regola!»
«Sissignora!»
 
Julia stava lavando i piatti con gli auricolari alle orecchie.
Adorava ascoltare musica, soprattutto quando era impegnata nelle faccende di casa. Scott era immerso in una telefonata e non sembrava per niente interessato a mettere giù.
Stava succedendo qualcosa di grosso, se lo sentiva.
Si tolse una delle cuffiette per poter ascoltare meglio.
«Vuoi che ti venga a prendere?» aveva chiesto Scott all’interlocutore.
La risposta doveva essere stata negativa, perché aggiunse: «Va bene, ti aspetto qui» prima di riattaccare.
Julia lo osservò perplessa.
«E’ successo qualcosa di grave?» chiese con tono preoccupato, guardando il volto scuro di Scott.
«Sì, no… Mio fratello ha fatto una cazzata.»
Julia era ancora più confusa di prima. Avevano visto Nate due giorni prima e le era sembrato che andasse tutto bene, che fosse solo un po’ stanco magari, ma non capiva cosa diavolo potesse essere successo.
«Ha dei problemi con Oliver» spiegò Scott «Non mi ha detto nel dettaglio, mi ha detto solo che ha bisogno di un posto dove restare per questa notte e forse per i prossimi giorni.»
«Oh, povero caro!»
«Non so che diamine abbia combinato di così grave da andarsene di casa…»
Julia intanto si era asciugata le mani ed era andata da lui, alzandosi sulle punte per baciargli dolcemente le labbra e fargli passare le braccia dietro al collo.
«Vedrai che non è nulla. Quando arriva Nate parlate un po’, magari farò finta di andare a fare la spesa e…»
«Ma io non sono bravo in queste cose. E se lui ed Ollie si sono lasciati, che diamine gli dico? Soprattutto se la colpa è di mio fratello. Io non sarei minimamente capace di consolarlo o consigliarlo.»
«E’ un modo per dirmi che vuoi che gli parli io?» chiese la ragazza con un sorriso dolce.
Scott si passò una mano tra i capelli e ridacchiò.
«Colpevole» disse.
Fu quindi Julia ad accogliere Nate e ad ascoltare il suo racconto. Fu un bene perché Scott non avrebbe saputo che pesci pigliare, quando aveva capito che Nate aveva tradito Ollie.
Lui non concepiva il tradimento, in nessun caso. Avrebbe finito per insultare suo fratello, e vista la situazione non era proprio il caso di infierire. Nate era distrutto e non riusciva a perdonarsi.
Ma Julia gli aveva pazientemente spiegato – più tardi, nel loro letto – che quello di Nate era un grido d’aiuto, un modo per attirare l’attenzione di Ollie.
Lei non era certo una psicologa, ma era un donna e aveva intuito che l’obiettivo di Nate era quello di far soffrire Ollie come stava soffrendo lui in quel momento.
«Potresti rubare il lavoro a Oliver» ridacchiò Scott baciandole il collo magro.
«No, è che Oliver non riesce a pensare in modo razionale quando si tratta di qualcuno a cui vuole così bene. Tende a staccare il cervello e a dimenticare come si fa il suo lavoro.»
«Spero solo che si sistemi tutto. Non è che non voglio Nate per casa… ma lui e Ollie sono anime gemelle e non sarebbe giusto che si perdano per questo.»


Eccomi di ritorno. Mi dispiace, so che avevo detto che sarei tornata il 9, ma dopo l'esame ho avuto dei problemi in famiglia e ho vissuto qualche giorno brutto. Per fortuna ora tutto si sta sistemando e ho trovato il tempo di scrivere questa cosuccia.
Non so quando arriveranno le altre, ma state sintonizzati perché presto cercherò di smaltire tutti i promtp!
Un bacione 
Serelily <3

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Capitolo 4
*** Ollie e Nate #2 ***


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Nate e Ollie #2

«Forse dovremmo dirlo agli altri.»
«Naah, rimaniamo qui ancora un altro poco.»
«Ollie, sono due giorni che non usciamo di casa e non diamo nostre notizie…»
«Nate, non rovinare il momento, ti prego…»
Risero entrambi, ancora nudi e stesi per terra dopo quella che poteva essere considerata la maratona di sesso più lunga che avessero mai avuto.
Complice il piccolo anello che ora si trovava al dito di Oliver e che aspettava solo arrivasse il suo gemello sul dito di Nate.
Ollie non avrebbe mai immaginato che il suo ragazzo si sarebbe proposto prima di lui.
Nate era più giovane, più inesperto, e dopo tutto il casino successo tra loro non si aspettava proprio una proposta di matrimonio.
Voleva sposare Nate, ma pensava che sarebbe stato meglio aspettare ancora qualche anno, essere sicuro che il più piccolo fosse pronto. E invece era stato battuto sul tempo.
E da quando gli aveva fatto la proposta, nessuno dei due era più uscito di casa.
«Avresti dovuto chiamare mio fratello e dirgli che stavi male, come ho fatto io con il lavoro» disse Ollie mettendosi a sedere, visto che cominciava a sentire freddo sulla schiena a contatto con il pavimento.
«Il problema è che tuo fratello non se la sarebbe mai bevuta.» rispose Nate con un sospiro «E scommetto che sa benissimo dove siamo in questo momento. Mi stupisco che ancora non abbia chiamato.»
«Sarà per merito della casalinga disperata» rispose l’altro allungandosi verso di lui e cominciando a posare lievi baci sulla pancia «Ricordami che devo dare un cesto di frutta a Josh per tutte le volte che tiene mio fratello fuori dai piedi.»
Dalla pancia era passato al petto, dedicandosi con cura ai capezzoli.
«Ollie… non dirmi che vuoi un altro round? Sul serio, amore, sono a pezzi.»
«Ohh, non fare il solito guastafeste.»
Ollie si sentiva euforico e molto infantile in quel momento, ma era talmente felice che gli importava poco. Lasciò un morso sulla spalla di Nate e poi si tirò su definitivamente.
«Ok, facciamo così. Ti permetto di prepararmi il pranzo… o la cena… o la colazione , non ho idea di che ora siano» Nate gli lanciò un’occhiataccia «Se dopo torniamo a letto e…»
«Va bene, va bene!»
Nate si alzò ridacchiando e dopo avergli dato un bacio sulla punta del naso si rintanò in cucina per preparargli da mangiare.
Erano le quattro di notte. Sapeva che giornate del genere non erano normali, ma quello era il loro giorno, avevano diritto a festeggiare a modo loro.
Presto sarebbero ritornati nel mondo reale, e avrebbero conservato il ricordo di quelle giornate un po’ assurde e bellissime.
Ollie continuava ad osservarlo, mentre cucinava, e ben presto Nate spense i fornelli lasciando tutto così.
«Forza, prendi il gelato e andiamo a letto… mangerai quello» disse il più piccolo «Non ho voglia di cucinare.»
Ollie prese il gelato e si diresse in camera, dove pochi minuti dopo lo raggiunse il compagno.
«Le coppette?» gli chiese mentre intingeva un dito nel gelato e lo portava alle labbra.
«Non serviranno» disse Nate con un sorriso malizioso.



Ehilà, come promesso in pagina ecco una piccola flash tra Nate e Ollie per festeggiare il rinnovo della mia borsa di studio <3
Ho un paio di comunicazioni di servizio. Allora sebbene abbia passato un esamone ne ho un altro più piccolo il 9, quindi niente aggiornamenti fino a quella data, purtroppo. Però riprendo a leggere e recensire (e rispondere alle vostre recensioni, giustamente). Vi assicuro che non ho dimenticato i prompt, e che dopo il 9 cercherò di farli tutti quanti.
Perdonatemi, quest'anno sono un po' piena di esami -.- *non vuole pensare che l'anno prossimo ci sarà la tesi o.o*
Detto questo, un bacione a tutti voi <3
Sere

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Capitolo 5
*** Nate e Ollie #3 ***





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Nate e Ollie #3
 

Fare la pace era sempre qualcosa di bello. Figurarsi dopo mesi che le cose erano precipitate. Eppure, Nate faceva fatica a riabituarsi a vivere con Ollie.
Sembrava quasi che la loro routine fosse stata per sempre cancellata quando si erano lasciati.
Questo, però, non era necessariamente un male, visto che per compensare alla cosa, Ollie aveva avuto la splendida idea di portarlo in un centro termale per due giorni di fila, dove avrebbero dovuto rilassarsi e lasciarsi coccolare.
La verità era che, dopo aver visto il grande letto a forma di cuore rosso e la montagna di dolci poggiata su uno splendido vassoio, Nate non aveva più permesso a Ollie di uscire dalla stanza.
Era una vita che entrambi  non si concedevano così alte dosi di zucchero tutte insieme, così si erano divertiti a spalmarsi la crema addosso per poi leccarla via, ad imboccarsi a vicenda e a giocare come due bambini.
«La smetti con tutta questa panna» aveva detto Ollie ad un certo punto. «Sto per vomitare per quanti dolci ho mangiato.»
Nate aveva ridacchiato di gusto.
«Allora sarà il caso che ti faccia consumare tutte queste calorie.»
Ollie rise e scosse la testa, baciandolo dolcemente sulle labbra ricoperte di zucchero.
«Ti amo tanto quando ti vengono queste idee geniali» gli disse ridendo mentre incominciava a spogliarlo.
«Ottimo» ridacchiò Nate malizioso mentre Oliver scendeva a baciargli il collo, anche lui ricoperto di crema al cioccolato.
«Sei diventato tu un dolce!»
Nate aveva sorriso per tutto il tempo e Ollie aveva capito di aver fatto un buon lavoro.
Fecero l’amore su quel letto davvero tantissime volte, tanto che persero il conto fino alla fine dei due giorni.
Solo l’ultima sera si concessero dei massaggi, ma entrambi non vedevano l’ora di tornare in camera per riprendere da dove avevano lasciato.
«Ti è piaciuta questa piccola vacanza?»
Nate mugugnò un sì stanco, mentre già sentiva il sonno prendere possesso di lui. Oliver continuava a fissarlo sorridente, soddisfatto del suo lavoro. Sapeva che entrambi avevano bisogno di una pausa per ricucire il loro rapporto a poco a poco.
Sarebbe stato un percorso veramente lungo, ma ora era più fiducioso che mai.
Il ritorno a casa non fu così traumatico come pensavano. Rimaneva in loro il ricordo delle splendide giornate che avevano passato e il piacere di essersi ritrovati come un tempo.
Il pensiero fisso di Ollie ora era di tenersi stretto il suo ragazzo e cercare di non lasciarlo più andare. E da questo, aveva cominciato a pensare anche ad altro… a qualcosa che includesse un anello e una proposta.
Si sorprese di se stesso, visto che non aveva mai pensato al matrimonio prima di Nate, e non credeva nemmeno di essere il tipo. Eppure…
Sorrise dentro di sé, costatando improvvisamente, come un’illuminazione divina, che un letto a forma di cuore e lo zucchero potevano davvero fare la differenza.
FINE 

Sono tornata, anche se solo con questa piccola Flash! Scusate, so che avevo detto che dopo gli esami sarei stata più presente, ma tra internet inesistente in vacanza e impegni vari non sono riuscita a scrivere nulla di che. Però vi assicuro che ho tantissime idee in testa e che sto lavorando ad una OS chiamata My Summer Dream, che sarà l'ultima dedicata all'estate per quest'anno :)
Intanto continuo a scrivere Stardust, anche se sono un po' indietro.
Un bacione a tutti, a presto <3
Sere

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Capitolo 6
*** Josh e Lucas ***





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Josh e Lucas
 
 
Non ti senti minimamente in colpa?
 
Smettila, stai zitto!
 
Non posso farlo, lo sai. Sei tu che devi smetterla di…
 
Ti ho detto di stare zitto!
 
«Stai bene?»
La voce di Lucas giunse ovattata alle sue orecchie, strappando Josh al suo mondo di incoscienza. L’amico stava sorseggiando un bicchiere di vino mentre aveva messo sotto al suo naso una bottiglia di birra ghiacciata.
«Sei strano, oggi» disse Lucas osservandolo perplesso. «Sei sicuro che sia tutto ok?»
Josh annuì con un sospiro.
«Sì, sì, non preoccuparti.»
«Se lo dici tu.»
Si sedette accanto a lui sul divano di pelle, portando il bicchiere alle labbra e bagnandole appena. Josh si fermò ad osservarlo, la posa apparentemente rilassata e gli occhi persi.
Sembrava tranquillo, ma Josh sapeva che era solo una finta. Sentiva disagio anche lui, per quella situazione, ma sarebbe morto piuttosto che ammetterlo ad alta voce.
Lucas era fatto così.
«Domani parto» disse a voce alta per interrompere il silenzio teso. «Non potremo sentirci per un paio di giorni, almeno fino a quando non torniamo.»
«Paura che la tua mogliettina venga a sapere qualcosa che non deve?» replicò l’altro sprezzante.
«Ehi, stai parlando di tuo fratello. Ed è anche il mio ragazzo, per la cronaca. Dovresti smetterla di essere così acido quando parliamo di lui!»
«Ho capito che cos’hai» disse, interrompendo lo sproloquio di Josh. «Ancora con quei dannati sensi di colpa! Dovresti darci un taglio, Joshua! Nemmeno stessimo scopando…»
«Dio, non dire certe assurdità» si coprì gli occhi con le mani al pensiero di una cosa simile.
Non perché gli faceva schifo, anzi, tutto il contrario.
E questo non faceva che aumentare il senso di colpa che già sentiva. Stava tradendo il suo ragazzo in ogni modo possibile.
Se solo Josh fosse riuscito a farli riavvicinare, tutto sarebbe stato più semplice; ma né Lucas né Oliver volevano più sentir parlare l’uno dell’altro, e lui si era trovato in mezzo.
Sei un idiota, disse di nuovo la sua vocina interiore, è questo che succede se desideri il gemello cattivo del tuo ragazzo!
«Va bene» sbuffò contrariato Lucas, «me ne starò buono buono finché tu e la tua mogliettina non tornate dalla luna di miele, ma devi promettermi di vederci il giorno dopo che torni.»
«Certo!»
Non avrebbe dovuto cedere così in fretta, ma lui non riusciva a dire mai di no a Lucas. Sapeva che non era una cosa normale, una cosa sana, ma ormai si era rassegnato.
Rimase fino a tardi, visto che ormai aveva detto a Oliver che sarebbe rientrato a casa intorno a mezzanotte. Quando si alzò per andarsene, vide che Lucas si era addormentato sul divano. Con un sorriso intenerito, Josh andò nell’altra stanza a prendere un plaid e lo coprì senza svegliarlo.
Passò delicatamente una mano sulla sua guancia rasata, prima di trattenere il fiato e allungarsi per depositare un bacio leggero, lì dove un attimo prima erano passate le sue dita.
Uscì all’aria fredda della notte, senza nemmeno un briciolo di voglia di tornare a casa.

No, non è un'allucinazione! Ho aggiornato :D
Sarà il raffreddore o forse il fatto che sono sparita, ma in questo periodo proprio non ci sto con la testa! Spero tanto di ritrovare l'ispirazione! 
Un bacio a tutti e spero a presto <3

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Capitolo 7
*** Josh e Lucas #2 ***


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Josh e Lucas #2


Si tenettero la mano, affranti. Si erano aspettati di tutto, meno che questo.
Il corpicino di Lara era steso sul tavolo bianco, mentre loro la fissavano allibiti. Sebbene sapevano che Emily stesse strillando proprio nella stanza accanto, non potevano proprio staccarsi da quella vista orribile.
Il dottore aveva detto che capitava, nei parti gemellari, che uno dei due bambini non ce la facesse. Erano più rischiosi, del resto.
A Josh e Lucas questo non interessava. La sola cosa che sapevano era che invece di portare a casa due bambine, ne avrebbero portata una sola.
Invece di avere una sorellina con cui giocare, Emily non avrebbe mai conosciuto Lara.
Lucas, che aveva un gemello, era il più sconvolto dei due. Il pensiero di trascorrere una vita senza la presenza costante di Oliver era terrificante, quindi temeva che Emily non si sarebbe mai ripresa.
Josh, invece, continuava a guardare la piccola.
«Ehi» disse una voce delicata.
Era Nate, che non appena aveva saputo era corso in ospedale. Oliver ancora non ne era al corrente, l’avrebbero informato dopo il lavoro, anche se Lucas era convinto che il gemello sapesse che qualcosa non andava.
I due non si voltarono a guardarlo, ma rimasero con gli occhi incollati alla piccola Lara.
«Ragazzi io…» Nate tirò un sospiro. «So che potrò sembrare indelicato, ma vostra figlia, di là, sta strillando come una dannata. È venuta al mondo da un paio d’ore ma non ha ancora conosciuto i suoi papà.»
Lucas si irrigidì all’istante, mentre Josh si voltò rabbioso.
«Anche Lara è nostra figlia…» si bloccò, a causa delle lacrime che minacciavano di uscire di nuovo.
«Lo so» fece Nate, mordendosi il labbro. «Ma volete davvero che la vostra bambina senta subito la vostra mancanza? Non l’avete ancora presa in braccio da quando è nata. Pensate sia giusto?»
Lucas scosse la testa.
«Nate ha ragione» disse con dolore «Non possiamo fare niente per Lara, adesso».
«Ma…»
Lucas posò dolcemente un dito sulle labbra di Josh.
«Amore, so che hai il cuore spezzato. Anche io lo sento, ma non possiamo lasciare che la nostra bambina un giorno venga a sapere che quando è nata non abbiamo nemmeno voluto prenderla in braccio».
Josh annuì, finalmente convinto.
Emily aveva una pelle morbida e guance rosa. Strillava a pieni polmoni, e si calmò solo quando Lucas la prese finalmente tra le sue braccia.
Teneva gli occhietti chiusi, ma la sua manina si arricciò subito lungo il dito di Josh. I loro cuori, sebbene ancora provati dal dolore, sentirono subito sollievo e calore.
Avevano perso una figlia, ma Emily era viva e vibrante, e aveva bisogno di loro. Lei aveva perso una sorella e, anche se non ne era consapevole, sarebbe vissuta tutta la vita sentendone la mancanza.
La coccolarono a turno, depositandole dolci baci sulla fronte.
Quando Oliver arrivò, sorrise tristemente nel vederla e abbracciò il fratello.
«E’ bellissima» gli disse soltanto.

 



Non odiatemi per l'Angst, ma avevo questa cosina pronta da un po' e ho voluto condividerla, anche se triste.
Presto tornerò con cose più allegre, come per esempio un certo matrimonio muahahah! Alla prossima
Sere

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