Apartment six

di Il Saggio Trentstiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settembre - Primo scontro ***
Capitolo 2: *** Ottobre - Halloween ***
Capitolo 3: *** Novembre - Rumori molesti ***
Capitolo 4: *** Dicembre - Regali ***
Capitolo 5: *** Gennaio - Cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Febbraio - San Valentino ***



Capitolo 1
*** Settembre - Primo scontro ***


Dedicata ad Aika, con la Speranza che il nostro amore non finisca mai xD




















Si era imposta di non apparire stronza, almeno non da subito.
Si era preparata un discorso tanto stucchevole quanto falso.
Si era vestita in maniera provocante per far sì che il suo futuro coinquilino diventasse il suo futuro galoppino.
Sorrise tra sé e bussò alla porta dell'appartamento numero 6, stringendo ancora la maniglia del trolley con la mano destra.
Dovette attendere soltanto qualche istante prima che qualcuno aprisse, permettendole di focalizzare lo sguardo sul ragazzo che sostava sull'uscio: alto, attraente, con occhi verdi e pieni di curiosità. Il sesto senso della ragazza – quello che lei amava chiamare il suo “Terzo occhio messicano” – individuò però una certa qual dose di malizia e perfidia in quegli occhi all'apparenza così innocenti. Si costrinse a sorridere affabilmente e tese la mano libera al ragazzo.
-Salve, sono Santana Lopez! Sono qui per l'appartamento!-
Quello non batté ciglio né proferì parola: le fece un brusco cenno del capo e la fece entrare in casa.
Santana avrebbe volentieri affilato le sue curatissime unghie sul volto da bello e impassibile dell'altro ma, di nuovo, seppe trattenersi. A fatica, però.
Varcata la soglia fece appena in tempo a lanciare un'occhiata ai due quadri appesi lungo il corridoio prima che il ragazzo le si parasse davanti e la apostrofasse con poche, pungenti parole.
-Ce l'hai il permesso di soggiorno?-
Qualcosa in quella domanda – o meglio, nel tono con cui le era stata posta – fece trillare un campanello d'allarme nella sua testa: permesso di soggiorno?
Santana inspirò profondamente ed esibì il suo miglior sorriso fintamente dolce.
-Curioso che tu me lo chieda, la polizia ha già emesso un mandato di cattura per me?-
Il ragazzo, se pure quelle parole lo avevano colpito, non lo diede a vedere: incrociò le braccia e osservò con aria infastidita la nuova arrivata.
-Certo, e magari vorresti darmi a bere che sei l'adepta di qualche cartello della droga messicano...- -Portoricano.- lo corresse lei, senza perdere il sorriso -Tienilo a mente e saremo degli ottimi coinquilini.-
Stavolta fu il turno del ragazzo di sorridere: un sorriso crudelmente divertito, vagamente inquietante.
-Coinquilini?- ripeté quasi incredulo -Questa poi...-
Santana percepì il proprio autocontrollo andare a farsi benedire e, gettata ogni cautela alle ortiche, puntò un dito sul petto dell'altro.
-Lo trovi divertente? Vogliamo vedere quanto troverai divertente vedere il tuo ossuto fondoschiena preso a calci, cabròn?-
Affatto toccato dalle minacce di Santana, il ragazzo scostò delicatamente il dito di lei dal suo petto – premurandosi di ostentare un'espressione vagamente disgustata – e, se possibile, il suo sorriso si fece ancora più ampio e inquietante.
-Forse dovrei informarti di un dettaglio che, ahimè, ho dimenticato di menzionare: non sarò il tuo coinquilino, visto che sono il proprietario di questo appartamento.-
Poche volte in vita sua Santana era stata così repentinamente ridotta al silenzio. In pochi minuti ecco volatilizzatasi la possibilità di un appartamento economico a New York, la sua caparra e probabilmente anche la sua dignità.
Fu il ghigno dell'altro a darle però la forza di replicare.
-Non me la bevo.- tentò, pur sapendo che il crudele divertimento che trasudava dalle parole del ragazzo era come una conferma.
Fregata, Lopez pensò irritata, mentre il giovane rideva di gusto E il tutto nell'arco di... Aspetta. Perché sta ridendo?
Il ragazzo aveva infatti ceduto e, appoggiato a una parete, rideva sonoramente: riuscì, seppur con voce strozzata, ad articolare qualche parola per Santana.
-Avresti dovuto... Vedere... La tua faccia!-
Santana, sempre più interdetta e infastidita, lo fulminò con lo sguardo: fece per dire qualcosa di incredibilmente acido ma l'altro la precedette.
-Ti mostro la tua stanza, coinquilina.- dichiarò ghignando e indicando una porta in fondo al corridoio.
Tutto lì? Le aveva fatto fare la figura dell'idiota sprovveduta, e pensava di chiuderla lì? Santana lo superò trascinandosi dietro la valigia e facendo attenzione a far urtare l'angolo del trolley contro il ginocchio del ragazzo, strappandogli un basso singulto.
-Oh, scusami, credevo facessi parte dell'arredamento! Con quel fisico in effetti saresti una lampada perfetta!- -Non si può dire lo stesso di te, sei forse una spogliarellista?- rimbeccò l'altro, riappropriandosi di quell'odioso sorrisetto divertito.
La ragazza emise una breve risata.
-Se anche lo fossi, questa merce per te è tabù, coinquilino.-
Mentre parlava si era distrattamente chinata in avanti come per avvicinare maggiormente il volto al suo interlocutore, mettendo chiaramente in mostra la sua non indifferente mercanzia: tuttavia il ragazzo non sembrò per nulla colpito da quel gesto provocatorio.
-Risparmia la fatica, Lopez: sono gay, e dopo aver visto te ancora più convinto e felice di esserlo.-
Gay?
Quella rivelazione cambiava i piani di Santana, ma nonostante tutto la cosa le sembrava... Interessante.
Scrollò le spalle con fare noncurante e si rimise in marcia verso la sua futura stanza.
-Meglio così, gli attaccapanni con la faccia da roditore non rientrano tra le mie preferenze. E neanche gli uomini normali, a dirla tutta.-
Con queste parole e con il volto stupito del ragazzo ben stampato in mente, Santana si diresse verso la sua camera: aveva però appena poggiato la mano sulla maniglia che la voce beffarda dell'altro la bloccò nuovamente.
-Comunque mi chiamo Sebastian. Sebastian Smythe.-
Santana non si voltò neanche.
-Bel nome. Me ne ricorderò quando dovrò denunciarti per atti osceni.-
Ciò detto, varcò la soglia della stanza e si sbatté la porta alle spalle.
Sebastian sorrise tra sé e sospirò: quella convivenza si preannunciava interessante.

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Capitolo 2
*** Ottobre - Halloween ***


Santana stava sorseggiando una tazza di tè, intenta a sfogliare pigramente una rivista, quando il suo adorato coinquilino si affacciò in cucina.
La ragazza alzò lo sguardo e lo osservò con aria scettica: era vestito completamente di nero, con un mantello dello stesso colore drappeggiato sulle spalle e aveva il volto pallido e corredato da due convincenti occhiaie e da un finto rivolo di sangue all'angolo sinistro della bocca.
-Elegante.- commentò lei, tornando a dedicarsi alla sua rivista -Immagino che la tua esperienza in fatto di make-up ti abbia facilitato di molto il compito.-
Sebastian ghignò e si strinse nelle spalle.
-Sei davvero ripetitiva, Lopez. Oh, comunque ho utilizzato la tua trousse, spero non ti dispiaccia.-
Gli occhi di Santana furono attraversati da un lampo d'ira, ma la ragazza non alzò lo sguardo né tanto meno replicò.
-Sto andando a una festa, a cui tu non sei invitata.- -Hm.- -Passerai Halloween a casa. Da sola.-
Un altro “Hm” fu l'unica risposta di Santana.
-Spero non inviterai delle amichette – sempre che tu ne abbia – per un pigiama party. O forse per un lesbian-pride party.-
Non ottenendo risposte, Sebastian afferrò un sacchetto di cioccolatini e, infilatosene uno in bocca, uscì dall'appartamento.
Santana non riuscì a trattenere un sorrisetto. Aveva utilizzato la sua trousse. Beh, aveva fatto proprio bene a riempirgli i cioccolatini di lassativo.

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Capitolo 3
*** Novembre - Rumori molesti ***


In quel maledetto appartamento non c'era mai un attimo di pace, neanche di notte. Soprattutto, di notte.
Santana scostò le coperte con un gesto stizzito e, accesa la luce, controllò l'ora sull'orologio appeso alla parete: le tre e mezza.
Si levò a sedere e cominciò a battere un pugno sulla parete che disgraziatamente condivideva con la camera da letto di Sebastian.
Gemiti e ansiti si interruppero all'istante ma, qualche secondo dopo, fu Sebastian a bussare alla sua porta: Santana scattò in piedi e spalancò con foga la porta, desiderando più di ogni altra cosa mostrare a quel bellimbusto come venivano trattati a Lima Heights quelli come lui.
-Invidiosa, Lopez?- sussurrò il ragazzo. Santana emise un versetto sarcastico -Ma per favore! Non sono interessata alle modalità di accoppiamento degli scoiattoli, anzi, che ne dite di riempirvi le bocche di ghiande invece che di altro e andarvi a scavare una bella tana?- -Gli scoiattoli non scavano tane.- la corresse Sebastian -Ma per amor tuo ci conterremo.-
Santana fece per sbattergli la porta in faccia, ma lui vi poggiò sopra una mano e la bloccò.
-Trovati una ragazza, Lopez, o qualunque altro essere vivente possa sopportarti: poi magari potrai anche unirti a noi.-
A quel punto tolse la mano e Santana fu libera di sbattere sonoramente la porta e tornare a letto, irritata ma certa di essersi fatta valere.
Infatti 
Sebastian e il suo amichetto continuarono a rumoreggiare fino alle cinque del mattino.

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Capitolo 4
*** Dicembre - Regali ***


La neve cadeva copiosa su New York e le temperature erano scese molto al di sotto dello zero. In tutte le case i riscaldamenti erano a pieno regime e ovunque si respirava la gioiosa aria natalizia. In quasi tutte le case.
-Non hai pagato la bolletta di dicembre?- domandò Santana da sotto molteplici strati di maglioni, pullover e calze pesanti -Hai speso tutti i soldi per fare scorta di arachidi? O per pagare qualche sfortunato da portarti a letto?-
Sebastian, insensibile alle battute pungenti della coinquilina, si sistemò meglio la sciarpa attorno al collo e sorrise.
-Oh, no, niente di tutto ciò! Sai, ho anticipato la mia partenza per le vacanze...-
Dio esiste, dunque pensò Santana.
-... E ho chiesto al proprietario di staccare il riscaldamento.-
Che cosa?
Santana era allibita.
-Stai scherzando, Smythe?-
Quello sorrise con fare mellifluo.
-No, Lopez. Sono tempi di crisi, è meglio risparmiare, non credi?-
Cominciò a ridacchiare ma smise non appena una borsa dell'acqua calda impattò contro il suo volto: Santana, scattata in piedi, lo fissava con astio malcelato. Anzi, per nulla nascosto.
-Questa è l'ultima goccia, Smythe! Richiamalo immediatamente, oppure...- -Oppure cosa?- domandò lui, massaggiandosi vigorosamente il naso. La ragazza si mise le mani sui fianchi.
-Oppure non credo che potrai partire senza biglietto aereo.-
Sebastian vacillò e, come una furia, prese a frugare in tutte le tasche del cappotto che aveva indosso: terminata l'infruttuosa ricerca levò uno sguardo irritato su Santana.
-Dove l'hai messo?- -Tic tac, tic tac...- cantilenò lei indicando l'orologio al polso di lui -Telefona e forse ti concederò di partire. Sarà il mio regalo di Natale.-
Senza alternative valide, Sebastian telefonò al proprietario e si accordò perché sistemasse la faccenda per il giorno seguente: trionfante, Santana estrasse il biglietto dal reggiseno e glielo porse.
-Buon Natale, Smythe.- -Fanculo, Lopez.-

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Capitolo 5
*** Gennaio - Cambiamenti ***


Sebastian rientrò a casa qualche minuto dopo la mezzanotte e, lanciata un'occhiata distratta al salone, fu stupito di trovarvi Santana.
-Ancora qui, Lopez?- la dileggiò prima di potersi fermare -Non dovresti essere a cavallo di una scopa a distribuire dolci e carbone?- -Evapora, Smythe.-
Il ragazzo rimase di sasso. Non per la risposta – le loro conversazioni, sempre se così potessero essere chiamate, terminavano spesso così – ma per la voce di Santana.
Bassa, smorta, come se avesse pianto. Rabbrividì senza poterselo impedire.
Fin da piccolo Sebastian aveva odiato vedere le bambine piangere: se sua sorella si faceva male, o litigava con qualcuno e scoppiava in lacrime, anche lui sentiva il prepotente desiderio di darsi a un pianto liberatorio.
Crescendo aveva modificato questa sua tendenza e aveva appreso a rispondere con rabbia a scene simili. Rabbia che, come rammentò quasi incredulo a se stesso, era sempre rivolta alle cause delle lacrime.
Si avvicinò timoroso alla coinquilina, venendo immediatamente fulminato con lo sguardo.
-Non ti ho detto di sparire?-
Aveva gli occhi arrossati. Sebastian tentò di ignorare il fastidioso groppo che gli era salito in gola e finì col sedersi sul divano accanto alla ragazza.
-Hai pianto.-
Non era una domanda, e a Santana non piacque tutta quella sicurezza. Lei celava le proprie emozioni, non si faceva leggere come un libro aperto dal primo idiota di passaggio! Roteò gli occhi e sbuffò.
-Però, che intuito...- -Cosa è successo?-
Ecco, quella era una domanda. Tra l'altro avrebbe preferito non sentirla.
-Mia nonna ha saputo da qualche impiccione che sono lesbica. Mi ha mandato una lettera dicendo che non vuole più saperne di me.-
Aveva parlato rapidamente, senza riflettere, senza pensare con chi stesse sfogandosi. Si morse un labbro, ma ormai era troppo tardi.
Sebastian occhieggiò la lettera abbandonata sul tavolino davanti a loro ma, contrariamente a quanto avrebbe fatto in una situazione normale, non allungò una mano per prenderla.
-Contento, ora?-
La voce sferzante di Santana lo costrinse a voltarsi. Fissando quegli occhi arrossati da lacrime ingiuste, versate a causa di persone immeritevoli, il ragazzo sentì la risposta salirgli spontanea alle labbra.
-No.-
Stupendo prima di tutto se stesso, Sebastian passò un braccio attorno alle spalle di Santana e la strinse a sé.
Stupendo prima di tutto se stessa, Santana non si sottrasse a quel contatto.

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Capitolo 6
*** Febbraio - San Valentino ***


-San Valentino è una stupidaggine.- -Oh, avanti!- esclamò Sebastian, sollevando impotente le mani -Si tratta solo di uscire, bere qualcosa e ballare un po'!-
Da un mese ormai la convivenza nell'appartamento Smythe-Lopez sembrava essere divenuta perlomeno civile. Certo, i due non perdevano occasione per lanciarsi frecciatine e, di tanto in tanto, litigare come una vecchia coppia di anziani inaciditi dal tempo – sarebbe stato strano il contrario, visti i due – ma fondamentalmente sembravano aver raggiunto un armistizio. Armistizio che, grazie alla proposta serale di Sebastian, stava per essere gettato nel dimenticatoio.
-Mettiamo in chiaro una cosa...- puntualizzò Santana -... Seguirti in qualche bettola, bere sciacquatura di piatti con limone e diventare l'oggetto del desiderio di qualche lesbica dai capelli a spazzola e con un cocktail di ormoni nel bicchiere non accadrà, né oggi né mai.-
Sebastian sbuffò e lanciò alla coinquilina un'occhiata infastidita.
-Sai qual'è il tuo problema?- -Stupiscimi, Freud.- -Hai paura di fare una figuraccia e di collezionare unicamente due di picche!-
Per quanto fosse infantile quell'affermazione, Santana parve prenderla con discreta serietà: si alzò dal divano e, con disarmante lentezza, avanzò fino a trovarsi a pochi centimetri da Sebastian.
-Zia Tana...- sussurrò -... Non ha paura di nulla.-
Sebastian sorrise sornione.
-Dimostralo.-
Il sorriso che incurvò le labbra di Santana sarebbe potuto essere paragonato a quello di uno squalo che sta per riempirsi lo stomaco con un grosso, grasso tonno. La ragazza si fece ancora più vicina al coinquilino e, senza indugi, cominciò a giocherellare con la cintura dei suoi pantaloni; Sebastian, nonostante il primo istante di smarrimento, decise di stare al gioco: afferrò Santana per le spalle e la strinse a sé, facendo aderire i loro corpi e annullando la distanza tra le loro labbra.
Quando le loro lingue si incontrarono, rendendo il bacio via via sempre meno casto, entrambi parvero perdere la ragione. I loro abiti finirono ben presto gettati sul pavimento senza alcun riguardo e le loro urla di piacere riempirono la casa.
Placati i loro bollenti spiriti, i due si abbandonarono l'uno sull'altra: dopo parecchi minuti di silenzio, Santana socchiuse gli occhi e si lasciò andare a una risatina.
-Pare proprio che io abbia vinto...-
Sebastian si puntellò sui gomiti e, sollevato appena il busto, lanciò un'occhiata scettica a Santana.
-Non c'era alcuna scommessa in atto. E se hai vinto è stato unicamente perché sono stato io a conquistarti.- -Sono lesbica, ti è passato di mente, Smythe?-
Il ragazzo ridacchiò.
-Non l'ho dimenticato, Lopez.-
Lei inarcò le sopracciglia e si scostò da lui.
-Trovi divertente il fatto che ho reso indimenticabile il tuo San Valentino?- domandò sarcastica -No, Lopez.- replicò Sebastian -Trovo esilarante il fatto che dopo quattro mesi mi hai chiamato per nome mentre scopavamo!-
A quelle parole Santana assunse un'espressione indecifrabile: dopo qualche istante insinuò le mani tra i capelli del coinquilino e, cominciando a mordergli il collo, sorrise.
-Allora scopiamo ancora, Sebastian.-
Lui le afferrò le natiche e le strinse con foga, pronto a soddisfare nuovamente i propri bisogni.
-Scopiamo, Santana.-

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