When we were young

di SuperEllen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First ime I saw you ***
Capitolo 2: *** Playing together ***
Capitolo 3: *** Romance ***



Capitolo 1
*** First ime I saw you ***


Note alla storia

Note alla storia:

Questa storia è la prima che ho deciso di pubblicare delle tre KakaIru che sto scrivendo, nonostante sia l’ultima che ho pensato in ordine cronologico. Per chi ama la coppia, comunque, non temete che presto arriveranno altre due long fic su questo pairing, e forse anche una traduzione. ^^

Parlando di questa fic, ogni capitolo è raccontato dal punto di vista di Kakashi o di Iruka, o in alcuni casi il racconto si alterna tra i due punti di vista.

Siccome i due protagonisti sono bambini, la maggior parte delle cose che diranno o faranno nel corso della storia saranno dettate dall’innocenza della loro età. Quindi non cercate di vedere malizia in gesti che ne avrebbero solo se fatti da un adulto e non da un bambino.

Nel corso della fanfiction appariranno altri ninja della stessa generazione dei due protagonisti, e anche alcuni altri personaggi del manga di Naruto. In pratica, cercherò di ricostruire intorno a Kakashi e Iruka quella che poteva essere la vita a Konoha ai tempi in cui erano bambini. Non sarà facile, ma spero che apprezziate lo sforzo.

I capitoli sono in ordine cronologico, a meno che non venga specificato che si tratta di un flashback. Si parte da quando i protagonisti sono bimbi piccoli e carini e si finisce durante l’adolescenza.

La lunghezza dei capitoli è variabile. Siccome ognuno racconta un singolo episodio, possono essercene di cortissimi così come di molto lunghi, dipende tutto da che cosa si deve raccontare.

 

When we were young

 

Capitolo 1

First time I saw you

 

Ricordo bene come tutto ebbe inizio.

La prima volta che l’ho visto eravamo solo bambini.

Ero in giro con i miei genitori, che mi tenevano per mano e ogni tanto mi sollevavano da terra, facendomi ridere.

Siamo passati vicino alla foresta, che era una scorciatoia per tornare a casa, ed è stato allora che l’ho visto.

Aveva in mano un kunai e si guardava intorno con ansia, come se aspettasse qualcosa. Sembrava molto stanco.

Pensai che stesse giocando al ninja con qualcuno, in fondo a volte lo facevo anche io con i miei amici.

Chiesi ai miei genitori il permesso di avvicinarmi, e loro mi lasciarono andare.

Corsi verso di lui, senza che mi dedicasse un minimo di attenzione.

«Ciao!» esclamai quando fui alle sue spalle.

Lui non sembrò colto di sorpresa. Probabilmente si era accorto di me.

Lentamente si voltò verso di me, che gli sorridevo felice.

«A cosa stai giocando?» domandai.

«Non sto giocando.» rispose serio «Mi sto allenando per l’esame di selezione dei chunin.»

Scoppiai a ridere, ero convinto che scherzasse.

«Che bel gioco! Posso giocare con te?» gli chiesi.

«Ti ho detto che non è un gioco!» esclamò spazientito.

Dei kunai arrivarono velocissimi verso di noi, all’improvviso. I miei genitori scattarono in avanti, ma non potevano fare in tempo a fermarli.

Il bambino si gettò su di me buttandomi a terra, e ancora sorpreso vidi due kunai passarci molto vicini.

Dopo avermi protetto saltò via, evitando una raffica di shuriken.

«Vedi di stare attento!» disse premurosamente.

Ma quello fu un attimo di distrazione.

Un kunai saltò fuori dal nulla, ferendogli una guancia.

Senza fare una piega, come se non avesse sentito dolore, alzò una mano per pulirsi via il sangue.

Io rimasi impressionato. Perché quel bambino non piangeva dopo essere stato ferito? Non provava forse dolore?

«Mi hai fatto male!» esclamò indispettito.

Uno sbuffo di fumo apparve alle sue spalle, e da esso fuoriuscì un uomo. Sembrava l’esatta copia del bambino, fatta eccezione per i lineamenti più marcati.

«Non dovevi distrarti, Kakashi.» rimproverò con voce seria.

Quell’uomo aveva qualcosa in grado di spaventarmi.

«Mi dispiace, padre.» la voce di quel Kakashi era seriamente dispiaciuta.

Sentii mio padre sollevarmi da terra e mia madre avvicinarsi a me.

«Mamma, perché quell’uomo ha attaccato suo figlio?» domandai a bassa voce.

«Quell’uomo è la Zanna Bianca di Konoha, è un eroe. Avrà le sue buone ragioni.» mi rispose lei.

Io guardai perplesso l’uomo che mia madre aveva chiamato “eroe”. Aveva l’aria di essere un tipo molto serio e rigoroso, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di estremamente affascinante, magnetico.

«Di questo passo non diventerai chunin!» esclamò ancora la Zanna Bianca.

Kakashi abbassò lo sguardo, e solo allora notai che portava il coprifronte del villaggio proprio come i miei genitori. Allora era davvero un ninja!

Mi avvicinai di nuovo a lui.

«Mi dispiace per aver interrotto il tuo allenamento.» mi scusai imbarazzato.

Lui mi guardò negli occhi, poi inaspettatamente sorrise.

«Non preoccuparti! Ti prometto che un giorno giocheremo insieme.» disse allegramente.

Allora anche io sorrisi felice.

«Dai Iruka, andiamo a casa!» sentii dire da mio padre.

«Arrivo!» risposi, ma non mi mossi.

«Allora ciao, Kakashi.» salutai.

«Ciao, Iruka.» mi salutò anche lui.

E poi ci voltammo, diretti da parti opposte. Io a casa, lui al suo allenamento.

È da lì che tutto iniziò. Da una semplice promessa di giocare insieme.

 

Note al capitolo:

Questo era l’inizio. Premetto che prima di scrivere un capitolo di questa storia mi leggo e rileggo tutte le parti del manga dove si fanno riferimenti al periodo in questione, in modo da fare meno errori possibile. Da quello che ho dedotto dal manga, nella situazione trattata in questo primo capitolo Kakashi ha circa sette anni, mentre Iruka dovrebbe averne cinque o sei. Anche se comunque non sono pienamente sicura della differenza di età che ci sia tra i due…

Nel frattempo fatemi sapere che cosa ne pensate. Commenti di ogni genere sono ben accetti.

 

Nel prossimo capitolo:

«Ti meriti un premio.» mi disse poi.

«Sul serio? Che genere di premio?» chiesi immediatamente.

«Oggi potrai fare tutto quello che vuoi. Puoi mangiare tutti i dolci che riesci a far entrare nel tuo stomaco, puoi organizzare una festa, puoi perfino andare a chiedere a quelli del clan Inuzuka se ti lasciano cavalcare uno dei loro cani.» rispose.

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Capitolo 2
*** Playing together ***


When we were young

When we were young

 

Capitolo 2

Playing together

 

Quella era proprio una bella giornata. Il sole splendeva, il villaggio si stava svuotando dagli ospiti e io ero chunin ormai da un giorno.

Il tanto atteso esame di selezione era arrivato, ed io ovviamente lo avevo passato. Avevo messo in pratica tutti gli insegnamenti di mio padre, e non vedevo l’ora che lui tornasse dalla sua missione per raccontarglielo.

Passeggiai tronfio per le strade di Konoha. Mi sentivo stranamente bene.

«Ehi, Kakashi!» mi sentii chiamare.

Mi voltai, e sorrisi alla bambina che mi aveva chiamato.

Kurenai. Era da un bel po’ che non mi capitava di vederla in giro.

«Ciao! Come stai?» salutai.

«Bene!» rispose lei con un sorriso, che mostrava l’assenza di due denti da latte «Ho sentito dire che sei diventato chunin. Che bravo! Io invece ho appena iniziato l’accademia…»

Le misi una mano su una spalla e le sorrisi incoraggiante.

«Vedrai che un giorno io e te saremo entrambi jonin!» esclamai.

Lei scoppiò a ridere.

«Quando fai così sembri Gai!» disse ridendo.

Ridacchiai anche io, ma poi mi affrettai ad abbandonare l’espressione tipica di Gai. Assomigliargli non era proprio il sogno della mia vita…

«Ah, a proposito di Gai!» riprese a parlare Kurenai «L’ho incontrato prima, dice che tuo padre è tornato.»

Il mio sorriso si allargò fino all’inverosimile. Ringraziai al volo la mia amica per avermi dato quell’annuncio, poi corsi verso casa. Non vedevo l’ora di dare a mio padre la grande notizia.

Arrivato a destinazione spalancai la porta. Velocemente attraversai il corridoio, cercando mio padre in tutte le stanze.

«Kakashi!» mi chiamò una voce che riconobbi immediatamente.

Mi voltai di scatto, e sulla porta del bagno vidi mio padre, ancora bagnato e con solo un asciugamano intorno alla vita. Sembrava piuttosto stanco, in fondo era stato via giorni, comunque potei constatare che non era ferito. In momenti come quello ero sempre orgogliosissimo di mio padre: solo lui poteva andare da solo in una missione di livello S e tornare a casa senza neanche un graffio!

«Padre, ce l’ho fatta!» esclamai gioioso.

«Cosa? Mio figlio è diventato chunin?» domandò lui sorridendo.

«Assolutamente sì!» risposi gonfiando orgogliosamente il petto.

«Sono fiero di te!» affermò con decisione mio padre.

Sentirmi dire quelle parole da un mito vivente mi rese felice come mai in vita mia. Quella era la prima volta che mio padre mi guardava come se fossi un adulto, anche se chiaramente non lo ero.

«Ti meriti un premio.» mi disse poi.

«Sul serio? Che genere di premio?» chiesi immediatamente.

«Oggi potrai fare tutto quello che vuoi. Puoi mangiare tutti i dolci che riesci a far entrare nel tuo stomaco, puoi organizzare una festa, puoi perfino andare a chiedere a quelli del clan Inuzuka se ti lasciano cavalcare uno dei loro cani.» rispose.

I miei occhi brillarono di gioia. Valutai molto attentamente l’ultima delle opzioni. Erano mesi che ammiravo di nascosto i meravigliosi cani del clan Inuzuka, ma mio padre mi aveva sempre proibito fermamente di andare a chiedere se potevo salirci sopra, diceva che per lui sarebbe stato umiliante se suo figlio avesse deciso di fare una cosa tanto stupida. Eppure in quel momento era talmente soddisfatto dei miei risultati che mi aveva accordato il permesso.

Stavo per aprire bocca, con tutta l’intenzione di dire che sarei andato immediatamente dagli Inuzuka, quando un pensiero mi colse di sorpresa. Si trattava di un ricordo di un paio di settimane prima.

Ricordai il bambino sorridente che si scusava per aver interrotto il mio allenamento, e la promessa che gli avevo fatto. Gli avevo assicurato che un giorno avremmo giocato insieme. improvvisamente sentii il desiderio di tener fede a quella promessa.

«I cani degli Inuzuka possono aspettare fino a stasera. Adesso vorrei andare a giocare con quel bambino che ho conosciuto quel giorno mentre ci stavamo allenando…» dissi, come a chiedere conferma del permesso che mi era stato accordato.

«Parli del figlio degli Umino?» domandò perplesso mio padre.

Feci cenno di sì con la testa.

«Sì, penso sia meglio lui che quel Gay Maito che ti ronza sempre intorno.» mi disse.

«Padre, si chiama Gai, non Gay!» lo corressi ridacchiando «Comunque non ti preoccupare, giocare con Iruka sarà sicuramente meglio che stare a sentire le chiacchiere di Gai su come un giorno diventerà un ninja formidabile che mi sconfiggerà cinquanta volte.» lo rassicurai poi.

Poco dopo mio padre mi lasciò andare, così mi ritrovai di nuovo a camminare per le strade di Konoha. Solo dopo aver vagato a vuoto per diversi minuti mi resi conto di non avere la minima idea di dove cercare Iruka. Decisi allora di dirigermi verso il luogo in cui l’avevo incontrato per la prima volta, pensando che magari potesse abitare lì vicino.

Raggiunsi lo spazio erboso al limitare della foresta, e allora lo vidi. Iruka era lì. Stava saltando su e giù, cercando di prendere la palla che suo padre teneva fuori dalla sua portata.

Mi avvicinai, e quando fui sufficientemente vicino lo salutai. Iruka si voltò immediatamente verso di me, sorridendo felice.

«Ciao, Kakashi!» sei venuto a giocare con me?» disse.

«Sì! Ora che sono diventato chunin, mio padre mi ha permesso di fare quello che voglio per tutta la giornata di oggi.» spiegai.

«Sei diventato chunin? Forte! Io invece non sono ancora entrato all’accademia… Infatti non riesco nemmeno a togliere la palla a mio padre.» assunse un’espressione indispettita particolarmente buffa nel pronunciare l’ultima frase.

«Se vuoi la prendo io la palla. Così poi giochiamo.» proposi.

«Pensi di riuscirci?» mi chiese.

«Certo!» esclamai convinto «Stai a vedere!»

Subito saltai, iniziando a muovermi rapidamente intorno al padre di Iruka. Feci un paio di finte, poi mi fermai di nuovo vicino al bambino. La palla tra le mani dell’uomo si trasformò in un pezzo di legno, mentre quella vera era al sicuro tra le mie mani.

«Come hai fatto?» domandò Iruka entusiasta.

«Tecnica della sostituzione.» risposi «Ora giochiamo?»

Suo padre ci salutò e se ne andò verso casa. Noi restammo soli, io ancora con la palla in mano.

«Ti va di giocare a calcio?» propose l’altro bambino.

«Come si gioca?» mi informai.

Iruka mi guardò spalancando occhi e bocca.

«Non hai mai giocato a calcio?» mi chiese sconvolto.

Io arrossii un po’. Era così terribile non aver mai giocato a calcio? In quel momento mi sentivo a disagio. Per la prima volta in vita mia, essere un ninja incredibilmente giovane non mi fece sentire mitico bensì anormale. Mi rendevo perfettamente conto che i bambini della mia età di solito passavano le loro giornate a giocare, mentre io impiegavo tutto il mio tempo ad allenarmi per diventare sempre più forte. Ero uno dei chunin più giovani della storia, eppure non avevo mai giocato con i miei coetanei. In fondo di amici ne avevo solo due, e con nessuno di loro mi sarebbe mai venuto in mente di giocare. Kurenai era più un tipo da chiacchiere e roba da femmine, mentre Gai era troppo irritante per pensare di poterlo sfidare a qualche gioco.

«A dire il vero non ho mai giocato a niente prima d’ora.» risposi alla domanda di Iruka con un filo di voce.

Lui mi sorrise amichevolmente.

«Allora ti insegnerò io. Ti insegnerò a giocare se tu mi racconterai com’è essere un ninja.» disse.

Io ci pensai un po’ su, poi annuii.

«Affare fatto! Allora, come si gioca a calcio?» domandai.

«Per giocare a calcio bisogna tirarsi la palla. Però non si possono usare le mani, quindi si usano solo i piedi e la testa. Capito?» spiegò lui; mentre spiegava aveva assunto un tono da vero insegnante.

«Certamente! Io capisco sempre tutto!» esclamai.

«Allora giochiamo.» dette quelle parole corse a qualche metro da me «Dai, tira la palla!»

Io feci come aveva detto. Posai a terra la palla, poi mi preparai a darle un calcio. Però mi venne un dubbio: non sapevo quanto avrei dovuto tirarla forte. Iruka era un bambino normale, non un ninja allenato, quindi c’era il rischio che si facesse male con una pallonata troppo potente. Alla fine decisi di colpire la palla con la forza necessaria a farla arrivare fino a dove si trovava Iruka, e non di più.

Così cominciammo a giocare, scambiandoci continuamente la palla. Io avevo una buona mira, e gli facevo arrivare sempre la palla sui piedi, mentre lui ogni tanto la tirava abbastanza lontano, e io allora facevo delle piccole acrobazie per raggiungere il pallone, facendo divertire parecchio Iruka.

Smettemmo solo dopo un paio d’ore. Iruka era esausto, mentre io ridevo felice. Mi sentivo incredibilmente bene.

«Kakashi, adesso mi racconti le tue avventure da ninja?» disse il bambino sdraiandosi a terra, con lo sguardo rivolto alle nuvole.

Mi sedetti accanto a lui, con le mani puntate per terra e lo sguardo verso il cielo.

«Ok… Allora, ti va di sentire di quando ho dovuto combattere contro un chunin per proteggere una donna?» chiesi sorridendo.

Raccontai di quella missione e di molte altre. Iruka mi ascoltava rapito, facendo ogni tanto qualche commento. Mi piaceva parlargli delle mie imprese: sicuramente era un pubblico più interessato di Gai e Kurenai!

Verso sera i genitori di Iruka vennero a prenderlo per riportarlo a casa. Ci salutammo felici, con la promessa che ci saremmo visti ancora, per giocare di nuovo insieme.

 

Note al capitolo:

Da qui cominciano a comparire anche altri personaggi di Naruto. Per il momento avete visto Kurenai in versione “bimba adorabile”, ma presto potrete vedere anche Gai. Per quanto riguarda quest’ultimo, non vi stupite per come l’ho descritto in questo capitolo, né per come parlerò di lui in futuro. Diciamo che tra tutti i personaggi che compariranno lui è il più complesso da caratterizzare, quindi vi avverto da subito che potrebbe non piacervi come lo rappresenterò.

 

Ringraziamenti e risposte:

Un grazie speciale a chi ha letto e commentato il primo capitolo, ma soprattutto a chi ha messo la storia tra i preferiti. Sono davvero felice di sapere che vi piace, quindi cercherò di fare del mio meglio per non deludere le aspettative di nessuno.

X slice: sono felice che ti piaccia. L’idea di fare una cosa diversa ma non au era esattamente quello che avevo in mente fin dall’inizio.

X GaaChan: ho fatto un po’ di ricerche e un po’ di calcoli prima di mettermi a scrivere questa storia, e mi è venuto fuori che alla morte del padre Kakashi doveva avere circa otto anni… Comunque grazie dell’avvertimento, vuol dire che non ho fatto abbastanza attenzione ai dettagli mentre mi facevo i miei calcoli… :p Per non sconvolgere la storia, però, continuerò a seguire il ragionamento che avevo fatto prima, sennò mi si scombina tutto… @_@ A parte questo “problema”, sono felice che ti sia piaciuto il primo capitolo. In effetti mi sto impegnando per rendere quei due più teneri possibile: in fondo sono sempre due bimbi! ^^

X Wolly: mi fa piacere sapere che hai letto la storia anche se la coppia non è tra le tue preferite. Comunque mi dispiace deluderti ma non credo che il padre di Kakashi comparirà ancora dopo questo capitolo, almeno fino a quando morirà… Comunque può darsi che inserirò qualcosa in tuo onore… ^^ Detto questo, mi scuso per averci messo tanto a postare il capitolo. Come ti avevo già detto, ce l’avevo già pronto e dovevo solo copiarlo. Però in effetti prima di postarlo volevo finire di scrivere quello successivo, e ci sono riuscita solo ieri (visto che come capitolo mi è sembrato un po’ impegnativo da scrivere…)

 

Nel prossimo capitolo:

«Kakashi, ho portato tutte le mie bambole! Giochiamo?» disse allegramente.

«No!» esclamai all’istante «Non vedi che ho altro da fare?» aggiunsi, indicando Iruka al mio fianco con un cenno del capo.

«Non puoi rispondere di no! Hai dato la tua parola di shinobi che se perdevi giocavi con me tutte le volte che volevo. E tu… Hai perso! Quindi adesso giochiamo.» constatò seriamente la mia amica.

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Capitolo 3
*** Romance ***


When we were young

When we were young

 

Capitolo 3

Romance

 

Era un giorno come gli altri, a Konoha. Io non ero in misione, e come in tutti i miei giorni liberi stavo andando ad allenarmi.

Per le strade del villaggio c’erano tanti bambini, quasi tutti più grandi di me, che correvano verso l’accademia. In effetti era l’ora di entrata.

Improvvisamente ricordai che proprio quel giorno Gai avrebbe ricevuto una risposta alla sua domanda di iscrizione all’accademia ninja. Io ovviamente ero certo che non sarebbe mai entrato, per questo motivo avevo fatto una scommessa con Kurenai. Se Gai non fosse stato ammesso, Kurenai avrebbe smesso di provare a coinvolgermi nei suoi discorsi da femmina. Se invece fosse riuscito ad entrare, io avrei giocato con le bambole insieme a Kurenai tutte le volte che voleva. Se avessi perso, la penitenza sarebbe stata terribile. Ma ero certo di vincere.

Pronto a sbattere in faccia a Kurenai il mio successo, decisi di deviare verso l’accademia. Al mio arrivo, Gai mi corse incontro sorridendo come un idiota. Sembrava troppo allegro per aver fallito.

«Ciao! Com’è andata?» mi informai.

«Ce l’ho fatta! Stai parlando con un allievo dell’accademia ninja di Konoha!» rispose mostrando un pollice.

No, non era possibile! Non poteva essere veramente stato ammesso! Non solo era il peggio aspirante ninja che io avessi mai conosciuto, ma quella sua inaspettata riuscita aveva inevitabilmente portato alla mia sconfitta nella scommessa con Kurenai!

«Fantastico…» borbottai sarcastico.

Voltai le spalle a Gai e comincia a guardarmi intorno alla ricerca di una certa bambina. Prima mi toglievo il peso di ammettere il mio errore di giudizio e meglio era.

Poi la vidi. Era davanti all’altalena che parlava con qualcuno. La raggiunsi e per poco non mi prendeva un colpo! Stava parlando con… Iruka?

Ma che ci faceva lui nel cortile dell’accademia? E soprattutto, come faceva Kurenai a conoscerlo? Iruka era il mio amico! Inspiegabilmente fui assalito da una strana sensazione. Sembrava quasi… gelosia?

«Ciao Iruka! Ciao Kurenai!» salutai raggiungendoli.

«Kakashi!» Kurenai chiamò il mio nome allegramente.

Iruka non disse nulla. rimase seduto sull’altalena, con i piedi che non toccavano terra e lo sguardo basso. Sembrava triste. Decisi di avviare una conversazione.

«Ho sentito che quel completo incapace di Gai è stato preso in accademia. Certo che da dopo che mi sono diplomato io hanno cominciato ad accettare proprio chiunque!» dissi.

«Non proprio chiunque…» notò invece Kurenai.

La guardai perplesso, e lei fece un cenno vero Iruka.

Iruka?

Ma che aveva a che fare con l’accademia? Non poteva aver fatto domanda per l’ammissione: non era ancora minimamente in grado di farcela!

«Hai provato ad entrare?» domandai.

«Sì, ma mi hanno respinto.» borbottò in risposta.

«Sono sicura che la prossima volta ce la farai!» cercò di tirarlo su Kurenai.

Provai una grande pena per lui. A quei tempi ero abituato ad essere il migliore in tutto, quindi mi veniva difficile mettermi nei panni di Iruka, visto che non ero mai stato respinto da nessuno. Ma ero sicuro che se un giorno qualcuno mi avesse considerato “non adatto” per qualcosa, probabilmente sul mio viso si sarebbe dipinta la stessa espressione delusa che aveva Iruka in quel momento, quindi non potei non dispiacermi.

I sensei dell’accademia chiamarono a sé i loro allievi, annunciando l’imminente inizio delle lezioni. La maggior parte dei bambini corse verso i maestri. Kurenai, invece, non si mosse. Fu allora che Gai ci raggiunse.

«Kurenai, muoviti, dobbiamo andare!» esclamò frettoloso «Non possiamo perdere tempo con un idiota viziato e il suo amichetto incapace che non raggiungerà mai il suo livello!»

Non so cosa mi trattenne dal saltargli addosso e spaccargli la faccia. Erano in molti a darmi del viziato, dicevano in tanti che ero chunin solo perché mio padre era la Zanna Bianca di Konoha, quindi ci ero perfettamente abituato. Quello che mi aveva fatto arrabbiare era il modo il cui si era rivolto a Iruka. Che idiota! Ma non lo vedeva che Iruka era soltanto un bambino? Io alla sua età mi ero già diplomato all’accademia, ma io ero un caso a parte, e Gai lo sapeva bene… E poi durante l’infanzia non mi ero mai paragonato ai miei coetanei, proprio per evitare che qualche idiota invidioso della mia abilità facesse commenti come quello che era appena uscito dalla bocca di Gai.

«Pensa a raggiungere il mio livello, prima di parlare degli altri. Sempre se ne sarai mai in grado, ovviamente!» ribattei acido.

Gai mise su il broncio e si girò indignato da un’altra parte. Iruka non sollevò lo sguardo da terra ma arrossì.

«Kurenai, va tranquilla. Adesso ci penso io a lui!» aggiunsi notando l’occhiata preoccupata che la bambina aveva lanciato al mio amico.

Lei esitò, poi annuì e si allontanò con Gai. Quando fummo rimasti soli, io scompigliai affettuosamente i capelli di Iruka.

«Sto andando ad allenarmi. Ti va di venire con me? Magari potrei insegnarti qualche tecnica di base…» suggerii.

Lui immediatamente sollevò la testa, mostrandomi un sorriso a dir poco smagliante. Era bastato poco per risollevargli il morale.

Per tutta la mattina ci allenammo insieme. Non se la cavava male, per essere uno che non aveva mai provato nulla di più serio del giocare al ninja. Anzi, sembrava essere più o meno al livello di Gai, che dal almeno due anni si allenava con l’intenzione di sconfiggermi.

Mangiammo insieme, poi andammo ad accomodarci sulla testa di pietra del terzo Hokage. Verso metà del pomeriggio fummo raggiunti da Kurenai.

«Kakashi, ho portato tutte le mie bambole! Giochiamo?» disse allegramente.

«No!» esclamai all’istante «Non cedi che ho altro da fare?» aggiunsi, indicando Iruka al mio fianco con un cenno del capo.

«Non puoi rispondere di no! Hai dato la tua parola di shinobi che se perdevi giocavi con me tutte le volte che volevo. E tu… hai perso! Quindi adesso giochiamo.» constatò seriamente la mia amica.

«Ma… Ma…» provai a giustificarmi, ma non sapevo che cosa dire.

«Tranquillo, va bene. Giochiamo tutti insieme.» si mise in mezzo Iruka.

Io lo guardai sconvolto. Lui  voleva giocare con le bambole? Assunsi uno sguardo allucinato.

«Ehi, non guardarmi così! È solo perché Kurenai è stata buona con me stamattina!» esclamò per tranquillizzarmi.

«Vedi, Kakashi? Lui sì che è gentile!» notò Kurenai abbracciando Iruka.

“Giù le mani!” mi ritrovai a pensare.

Mai come in quel momento avevo sentito il bisogno di brontolare. Comunque mi costrinsi a stare calmo e per distrarmi presi una bambola. Tutto sommato mi sentivo un idiota. Sperai con tutte le mie forze che nessuno mi vedesse.

Poco dopo iniziammo a giocare, e io mi sentii ancora più stupido.

Mentre pettinava la sua bambola, Kurenai prese a parlare di quello che aveva appreso quella mattina alla lezione per Kunoichi.

«Le ragazze amano le cose romantiche. I fiori, le canzoni d’amore, i bei vestiti.» disse con aria sognante «E ovviamente le storie d’amore...» aggiunse sbattendo le ciglia.

«Ti piacciono le cose romantiche?» le domandò Iruka.

Kurenai ridacchiò e poi annuì con convinzione.

«E a te?» Iruka rivolse anche a me la stessa domanda, mentre nel frattempo si rigirava tra le mani una bambola.

«No.» risposi di getto con tono schifato, facendolo scoppiare a ridere.

Insomma, ma dov’ero capitato? Ero certo che se quel pomeriggio non fosse finito in fretta io sarei impazzito! Kurenai mi guardò storto.

Continuammo a giocare. Era ora che le nostre bambole andassero alla festa al palazzo del principe. La mia amica tirò fuori una bambola in versione maschile e la diede a Iruka. Accidenti, avrei voluto farlo io il maschio! Sarebbe certamente stato meno umiliante che fare la principessa! E invece dovetti accontentarmi, e fingere di piangere quando il principe scelse di ballare con la bambola di Kurenai, sotto espresso ordine di quest’ultima. Raccapricciante…

«Fantastico, il principe ha trovato l’anima gemella, ora posso andarmene?» domandai scocciato dopo essere stato escluso dal gioco per alcuni minuti.

«Assolutamente no!» obiettò Kurenai scandalizzata «Devi piangere ancora mentre bacio il mio principe!»

Mi venne un dubbio: erano le bambole che dovevano baciarsi, oppure aveva intenzione di baciare Iruka? Qualcosa mi disse che se fosse stata la seconda opzione la situazione sarebbe diventata improvvisamente insopportabile. Ma fortunatamente il bacio si limitò alle bambole. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo.

«Kurenai, ma perché le persone si baciano?» domandò Iruka, attirando anche la mia attenzione.

«Una persona bacia un’altra persona quando le vuole bene. È così che funziona tra gli adulti.» spiegò saggiamente lei.

Poi cadde il silenzio. Pochi attimi dopo, qualcosa di soffice si posò delicatamente sulla mia guancia. Era… Un bacio? Sbarrai gli occhi e mi irrigidii, mentre Kurenai di fronte a me scoppiò a ridere.

«Allora Iruka vuole bene a Kakashi!» esclamò ridacchiando.

Mai come in quel momento avrei voluto che Kurenai non ci fosse. Se io e Iruka fossimo stati soli, forse anche io gli avrei dato un bacio. Perché ormai gli volevo bene, e sapere che lui ne voleva a me poté solo rendermi felice.

Mi voltai a guardarlo. Era leggermente arrossito, ma mi stava sorridendo. Allora gli sorrisi anche io, rilassandomi.

«Non vedo l’ora di dirlo a Gai!» aggiunse Kurenai.

Rabbrividii e mi bloccai di nuovo. Voleva dirlo a Gai? Santo cielo, lui mi avrebbe preso in giro fino alla fine dei miei giorni! Già  me lo immaginavo a spargere in giro strane voci su me e Iruka…

«No, non dirglielo!» la supplicai.

«E invece sì!» rispose facendomi la linguaccia.

«Se glielo dici, giuro che non giocherò mai più con te e le tue stupide bambole!» minacciai con tono rigido e severo.

Lei fece un ghigno strano, che non prometteva nulla di buono.

Come promesso, quella fu la prima e ultima volta che giocai con le bambole insieme a lei.

 

Note al capitolo:

Qui c’erano un Kakashi al limite dell’esasperazione, un Iruka adorabile, una Kurenai in versione tiranno ed un Gai sbruffone. Io trovo che siano davvero un bel quartetto! Per quanto riguarda Gai, non prendetevela con me se l’ho fatto così! Un motivo c’è, e tra un po’ si scoprirà. L’avevo già detto alla fine del capitolo precedente che per me lui è il personaggio più difficile in assoluto da caratterizzare! Per quanto riguarda possibili anticipazioni, posso dire solo che nel prossimo capitolo compare un altro bimbo!

 

Ringraziamenti e risposte:

Grazie a chi ha letto la storia e chi l’ha aggiunta tra i preferiti. Meno male che c’è qualcuno che mi sostiene! Ecco invece le risposte per chi mi ha lasciato un commento.

X slice: sinceramente non ci ho proprio pensato se alla fine Kakashi ci riusciva o no a cavalcare i cani degli Inuzuka… Ma comunque non sei l’unica a cui piacerebbe farlo, perché anche io sono particolarmente attratta da quei bei cagnoloni!

X dodo: grazie, mi fa piacere che ti piaccia! Iruka è vero che è pucciosissimo, è proprio così che me lo immagino da bimbo!

X Wolly: allora… non so neanche da dove cominciare con questa risposta, visto e considerato che in questo momento stiamo parlando su msn e potrei dirti lì tutto quello che mi viene in mente… Spero che Gai non ti abbia delusa troppo. E poi sappi che ho già in mente un capitolo sul rapporto tra Kakashi e suo padre! ;) Per la scenetta yaoi tra Mizu e Nako dovrai aspettare ancora un pochino, adesso con l’esame alle porte non riesco a stare dietro a tutto quello che devo scrivere!!

X Urdi: sono felice che ti sia piaciuta! In effetti mi ci sto mettendo abbastanza d’impegno per descrivere al meglio tutti i personaggi… Comunque noto che anche tu sei interessata al rapporto di Kakashi col padre. Beh, non sei l’unica! Quindi ti anticipo che, per accontentare Wolly, farò in modo che si vedano ancora insieme! ^^

 

Nel prossimo capitolo:

Kurenai annuì e ci fece segno di seguirla. Noi obbedimmo.

Attraversammo Konoha, per poi trovarci in uno dei campi di addestramento ninja. Seguimmo Kurenai fino a raggiungere una radura con in mezzo tre pali. Appoggiato al paletto centrale c’era un bambino sui sette/otto anni con l’aria da duro. Aveva corti capelli neri e occhi neri, e stava giocherellando con delle lame dall’impugnatura decisamente sproporzionata rispetto alle sue mani.

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