Bad Boy

di aris_no_nami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chloe, piacere mio! ***
Capitolo 2: *** Campetto B ***
Capitolo 3: *** capelli bianchi ***
Capitolo 4: *** nano biondo ***
Capitolo 5: *** Motociclisti con capelli viola, rosa e rossi ***



Capitolo 1
*** Chloe, piacere mio! ***



-Chloe, siamo arrivati.
Mi disse mio padre, aprendomi la porta della macchina.
Scesi dal mezzo e, davanti ai miei occhi, vidi uno spettacolo di città. New York era veramente stupenda!
-Papà… è bellissima…
Dissi, rapita da quello spettacolo.
-Certo che è bellissima. – rispose tutto contento – Dai, comincia a tirare giù gli scatoloni. Io intanto vado dal propetario a ritirare le chiavi di casa.
Disse infine.
-Stai attenta. Io vado.
E se ne andò.
-Ok Chloe. Forza!
Mi dissi, aprendo il bagagliaio e rimanendo completamente scioccata. C’erano tantissime scatole!
Richiusi il bagagliaio e insiparai profondamente. Mi avvicinai a quella che da li a poco sarebbe stata la nostra nuova casa e la guardai per bene da fuori. Era semplice, niente di strano. Tutta bianca, a due piano e un piccolo giardinetto all’esterno con un garage accanto. La zona era una delle migliori, ma sapevo che poco distante da noi, c’era la zona più malfamata di New York.
Eravamo a soli venti minuti dal centro, quindi ci potevo andare perfettamente da sola.
Mi riavvicinai all’auto e riaprii il bagagliaio.
-Ok. Ce la posso fare!
Cercai di incoraggiarmi nuovamente.
Cominciai con una tra le scatole più piccole. La presi e la poggiai davanti al mini cancelletto bianco della casa. Andai nuovamente verso la macchina e presi un’altra scatola piccola e continuai così per un po’, fino a che le scatole piccole non finirono.
-E adesso?
Mi chiesi, vedendo solo scatoloni grandi e dall’aspetto pesante.
Presi quello più vicino a me e, faticosamente, lo poggiai accanto agli altri. Certo che era faticoso! Stavo portando un altro scatolone quando la mia attenzione fu rapita da un ragazzo che stava passando poco lontano da me. Era vestito con dei jeans bassi e stretti e una giacca di pelle lucida. Camminava lentamente con le mani in tasca guardando…
ONE MOMENT!
Guardando me?!
Ma cos...?
Non feci in tempo a completare quel pensiero delirante che vidi tutto ruotare e lo scatolone volare in aria. E poi, sentii un dolore lancinante al fondoschiena.
Mi ritrovai a terra con intorno sparso tutto il contento dello scatolone che era accantoa me, completamente disintegrato.
Alzai lo sguardo e rividi il ragazzo.
“-O mio dio! Ti senti bene?
Mi chiese correndo verso di me e aiutandomi ad alzarmi.
-Oh… be… tranquillo niente di che…
Lui mi guardò intensamente negli occhi e sorridendo mi disse
-E’ un piacere immenso conoscerti. Io sono…”
No no no! Fermi un attimo!
Altro che… Invece di fare ciò che mi ero immaginata si mise a riedere e fece per svoltare l’angolo.
Io mi alzai subito, irritata dalla sua reazione. Ma perché non poteva correre da me ad aiutarmi?! D'altronde era stata colpa sua se ero caduta come una pera!
-Guarda te sto cafon…!
Non feci in tempo a finire la frase che scivolai nuovamente a terra, facendomi ancora più male.
Tornò indietro sui suoi passi e mi guardò divertito.
-Sul marciapiede si cammina, non si striscia il culo!
Urlò tra le risate.
Cosa?!
-Ehi tu! Come ti permetti!
Gli urlai dietro, veramente alterata.
Lui mi si avvicinò. Quando mi fu davanti mi porse una mano. Io lo guardai storto, causando altre risate da parte sua. Ma, come quelle di prima, non erano risate vere, ma bensì risate da presa per il culo.
-Vuoi alzarti o ti piace rimanere la?
Mi chiese.
Io, titubante, presi la mano che mi stava porgendo, e un attimo dopo mi ritrovai addosso a lui.
-Perché mi vieni addosso?
Mi chiese con uno strano sorriso.
-Perché mi hai tirata su in maniera troppo forte.
Risposi avvampando.
-Tz! Mocciosa!
Sussurrò, mollandomi la mano e rifacendo la strada che aveva fatto per raggiungermi.
-Comunque grazie!
Urlai.
Lui si girò di poco e mi regalò un sorriso stupendo, per poi svoltare l’angolo e sparire.
-Madonna… che bello…
Mi dissi tra me e me.
-Mi dispiace rovinarti il bel film mentali che ti stavi facendo su Seungri, ma non è un tipo del quale rimanere innamorate.
Disse una voce alle mie spalle.
Mi girai e mi trovai davanti una ragazza dai lunghi capelli biondi.
Aveva un bellissimo vestitino rosa fino alle ginocchia, con alla fine del pizzo. Delle ballerine, abbinate al vestito e una piccola borsetta a tracolla bianca.
-Hem… chi?
Chiesi, non capendo a chi si riferisse.
-Ho detto che non è il caso di innamorarsi, parlare, frequentare o solo pensare a Seungri.
Rispose in un sospiro.
-Seungri?
Chiesi nuovamente, non capendo veramente.
-Si, il ragazzo che se n’è appena andato.
Rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Io annuii emettendo un “An…”.
-Perché?
Che stupida domanda, pensai dopo averla formulata.
-Tipo poco raccomandabile. Vive nel Bronx e anche le sue amicizie sono da evitare forse è quello più innocuo ma è un gran donnaiolo.
Mi rispose riflettendo su ciò che diceva.
-A-aspetta – balbettai io, scioccata – Intendi QUEL BRONX?
Dissi, marcando le ultime due parole finali.
-Qaunti Bronx conosci?! Certo! Quello e unico!
Rispose scuotendo la testa.
Da quell’informazione ne rimasi completamente sconvolta. Il Bronx… Si sentivano peste e corna su quel posto. E quel ragazzo viveva li?
-Ehi… Che c’è?! Ti ho sconvolto la vita?! Cosa vuoi che sia sapere che quel delinquente viene da quel posto osceno. Siamo a Manhattan tesoro!
Disse sventolandomi la mano davanti agli occhi.
-Ma… vuoi dirmi che noi siamo vicini al Bronx?
Chiesi, ancora un po’ traumatizzata da quella informazione.
-Be… proprio vicini no… diciamo che andare in quel posto equivale, in tempo, ad arrivare in centro.
Mi spiegò.
Io annuii e mi sedetti sul marciapiede seguita a ruota da lei.
Dopo pochi attimi di silenzio mi decisi a chiedergli
-Ma dove sei andata vestita così?
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata.
-Non si capisce?! A messa, mi pare ovvio.
Rispose tra le risate.
-Oh.
Perché doveva essere tanto ovvio?!
Bah…
Io non ero neppure una fedele.
Rimanemnmo il silenzio per un po’, fino a che non mi chiese.
-Di dove sei?
-Mi sono trasferita da un microscopico paesino del Galles.
La ragazza sembrò pensare a lungo su qualcosa. Mi guardò e con un sorriso mi disse.
-Come ti chiami?
-Chloe Waal.
-Piacere Chloe, io sono Rebecca Queen.
Si presentò a sua volta.
-Oh… La Queen… come va principessina?!
Disse in tono ironico una voce.
Ci girammo entrambe verso destra e vedemmo due ragazzi. Uno di loro era veramente alto con i capelli azzurri e sparati tutti per aria, mentre l’altro ce li aveva di un giallo limone.
-Oh, sono arrivati i simpaticoni.
Disse Rebecca con un sorriso falsissimo, alzandosi e andando davanti ai due ragazzi strambi.
-Che volete?
Chiese loro.
-Assolutamente niente.
Ripsose Capelli Gialli.
-Sentite un pò, si è già fatto un giretto Seungri, non c’è bisogno che andiate in giro per il quartiere a far paura ai bambini.
Disse secca.
-Mica facciamo paura ai bambini buoni. Solo alle bimbe cattive.
Disse quello più alto, accarezzando la testa di Rebecca che chiuse gli occhi e fece una smorfia contrariata.
-Vedete di andarvene subito.
Il ragazzo tolse la mano con una faccia schifata.
-Chi cazzo sei per dirci quello che dobbiamo fare?!
Disse, assotigliando gli occhi, diventando veramente inquietante, ma lei non ci badò minimamente e rimase con quello sguardo duro da sbruffona.
-Sono Rebecca Queen, ultimo anno della Matthew’s School, figlia di un giudice e di un avvocato. Vedi un po’ te cosa fare. Rimanere qua e rischiare il carcere o tornartene nella tua topaia.
Sputò acida.
-Non ti azzardare a parlarmi così!
Urlò lui.
Intanto io ero ancora seduta e mi guardavo la scenetta, un po’ preoccupata. Solo in quell’istante mi accorsi che Capelli Gialli mi stava fissando con uno strano sguardo. Diede una gomitata al tipo alto e gli disse qualcosa in una strana lingua. Anche l’altro si mise a guardarmi.
Subito Rebecca si mise in mezzo a noi, per bloccare loro la visuale.
-Non provate ad avvicinarvi.
Disse con una voce che non ammetteva repliche.
-Vogliamo solo sapere come si chiama…
Le rispose Capelli Gialli con sguardo malizioso.
-Mi chiamo Giuly. Ora potete andare.
Mentii alzandomi.
I due si scambiarono un’occhiata d’intesa per poi girare i tacchi e svoltare dove aveva girato prima Seungri. Prima di scomparire, Capelli Gialli mi gridò
-Me lo dirai il tuo nome. Stanne certa!
E poi se n’è andò.
Io guardai preoccupata Rebecca che mi sorrise gentilmente.
-Non preoccuparti. Sono solo dei bulletti da quattro soldi.
Anche se mi aveva detto così non ne ero del tutto sicura…
L’unico pesniero fisso, però, erano quei bellissimi occhi a mandorla di Seungri e quel volto che rideva di me.
Che razza di stronzo!

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Capitolo 2
*** Campetto B ***



Uscii di casa sbattendo la porta infastidita dalle continue litigate per telefono dei miei. Dovevano litigare sempre, anche per le cose più stupide.
Mi diressi a passo spedito verso il Campetto B, ossia un semplice campo da basket dove di solito ci stavano i ragazzi del Bronx. Non mi importava se sarei stata con quei drogati di merda, almeno sarei stata lontana da casa per un po’.
Ad un tratto cominciò a suonarmi il cellulare. Lo presi dalla tasca dei miei jeans già pronta col pollice sul tasto rosso quando vidi chi mi stava chiamando. Risposi subito.
-Rebecca! Perché mi chiami di domenica?
Chiesi un po’ sorpresa.
-Novità! – urlò lei entusiasta –E’ arrivata una tipa nuova, Chloe. Viene da un paesino del Galles.
-E quindi?
-E’ simpatica.
-E mi hai chiamato per dirmi solo questo?
Chiesi con una voce annoiata. Dall’altro capo del telefono la sentii sospirare.
-In verità no… Ti avevo chiamata per dirti che i cretini si sono fatti un giretto per il quartiere e che hanno addocchiato la nuova.
Disse infine.
-Vuoi dire i BB?! Ma chi tra i sei?
Chiesi preoccupandomi un po’.
-Il primo è stato Seungri, poi sono arrivati GD e TOP. Il piccoletto non ha neanche rotto tanto, ma i più grandi hanno scassato fin troppo. Capelli azzurri si è persino messo ad urlare. E prima di andarsene hanno chiesto il nome alla ragazza, la quale ha mentito ma GD se n’è accorto… Forse si è messa un po’ nei casini…
Mi spiegò tutto d’un fiato.
La questione era più seria di quel che sembrava… Anche se sembravano dei “semplici” bulletti da quattro soldi erano parecchio pericolosi… fin troppo.
-Ok… Io adesso sto adnando al Campetto B. Se ci sono mi faccio una bella chiaccherata con quei sei deficenti!
Risposi sicura ed ancora più nera.
-Alex… Però stai attenta. Sai chi sono quindi non fare cazzate.
Mi raccomandò Rebecca.
-Ok ok, non preoccuparti. Ci sentiamo.
-Ok.
E riattaccai.
Sarei andata la e li avrei messi in guardia. Una delle tante fortune di conoscere Rebecca Queen era il fatto che i suoi genitori fossero di cariche così importanti e così non rischiavi molto.
Accellerai il passo sentendo la rabbia crescere sempre più.
Seungri, GD e TOP. Il primo era il più innocuo ma il più donnaiolo… oppure diversamente chiamato “puttaniere”… GD era la scheggia impazzita del gruppo. Un fulmine di ragazzo e disponeva di un casino di espressioni facciali, che però non ne capivi mai il vero significato. Mentre TOP… era quello duro, quello permaloso, rompi palle, incazzoso e chi più ne ha più ne metta. Diciamo che dal caratterino che aveva sembrava avesse sempre il ciclo…
In meno tempo del solito arrivai al Campetto, dove c’erano dei ragazzi che giocavano a basket. Mi avvicinai alla ringhiera per vedere se c’era qualcuno dei BB. Stetti li a cercare capelli azzurri, gialli o di altri strani colori per un bel po’ ma niente. Fino a che non vidi un tipo sul metro e ottanta dai capelli mori, con jeans bassi e maglia nera a maniche lunghe, tirare a canestro attaccandosi praticamente ad esso.
-TOP…
Sussurrai un po’ sorpresa dal vederlo con i capelli di un colore umano. Poco più in la da dove i trovavo io c’erano delle ragazzine che si misero ad urlare quando lui si girò verso di loro e fece quella cosa strana col sopracciglio. Io le guardai schifata. Cosa ci trovavano in dei ragazzi come quelli. Delinquenti, drogati fino al midollo, puttanieri, stronzi… Cosa avevano che le faceva impazzire?!
Stavo continuando a fissarlo quando mi accorsi che lui mi fissava a sua volta con uno sguardo fin troppo serio…
Una persona normale avrebbe subito distolto lo sguardo per non finire nei casini… Ma da quando i metallari sono normali?!
Continuai a fissarlo imperterrita, facendo scaturire dai miei occhi tutto l’odio che potessi incorporare. TOP fece segno di time-out e mi si avvicinò. Ok, adesso ero un po’ in merda.
-Da quando delle ragazze delle zone alte stanno qua?
Mi chiese alzando un po’ il mento.
Io indicai con l’indice le mocciosette che stavano continuando a fissarlo con sguardo sognante. Il ragazzo si schiarì la voce per poi urlare.
-CHE CAZZO VOLETE! FUORI DAI COGLIONI!
Le mocciose corsero via strillando come delle galline.
-Ora sei l’unica.
Disse ritornando a fissarmi.
-Devo parlarti. Vieni qua.
Sbuffando uscì dal campo e mi venne davanti.
-Cazzo vuoi?
-Non toccate la nuova.
Dissi diretta.
Lui mi guardò un attimo perplesso per poi farsi fiorire un sorrisino malizioso sulle labbra.
-E perché non dovremo?
Mi chiese avvicinandosi un po’ a mo’ di sfida.
-Perché altrimenti sai come potrebbe andare a finire.
Risposi con un sorrisino da chi l’ha già vinta.
-Carcere, ergastolo, bla bla bla… - disse con voce annoiata –Ma sai che cazo me ne frega? Tanto io non ci andrò mai in galera.
Concluse avvicinandosi ancora di più e mettendosi le mani in tasca.
-Ma tu hai sempre il cazzo in bocca?
Chiesi schifata da quel suo linguaggio.
-No, in verità è sempre in mezzo alle gambe di qualcuna. Ammettilo che lo vorresti anche tu.
A quella risposta non potei fare a meno che tirargli uno schiaffo. Il ragazzo rimase immobile per un attimo, per poi prendermi il polso di scatto e trascinandomi nel boschetto accanto al Campetto. Quando fummo abbastanza dentro mi sbatté contro il tronco di un albero, procurandomi un male assurdo alla schiena.
Poi si avvicinò pericolosamente al mio volto e sussurrò con rabbia.
-Nessuno mi tratta così. Ti è chiaro?!
Io cercai di divincolarmi da quella presa ferrea, ma con l’unico risultato che strinse ancora di più.
-Voi ve ne state nella vostra topaia e non toccate la nuova e non verrai più trattato così. Ti è chiarp?!
Sussurrai a mia volta, con lo stesso tono pieno di rabbia.
TOP scosse la testa divertito.
-Che razza di putt…
Non gli lasciai finire la frase che gli sputai in viso. Lui mi mollòp subito e cercò di togliersi la saliva dagli occhi. Colsi l’occasione e gli tirai una ginocchiata sui gioielli per poi correre via.
-STAI ATTENTA SAND! STAI ATTENTA!
Urlò ancora più incazzato.
Ero ancora dentro al boschetto. Con la ginocchiata che gli avevo tirato non sarebbe riuscito a correre quindi mi misi acamminare ridacchiando tra me e me. vedevo ormai la fine di quell’insieme di alberi, quando dietro di me sentii dei passi veloci. Mi voltai e lo vidi non tanto lontano, correre verso di me, con uno sguardo killer.
Ricomicniai subito a correre più veloce che potevo.
Ero in merda.
Passammo davanti al Campetto e i tipi con i quali stava giocando fino a prima gli urlarono cose del tipo “Corri che ti fa bene!” o “Prendi quella lecca piedi dei dollari!”.
Stavamo correndo ormai da un po’ ed io ero stanca. Stavo per fermarmi esausta quando vidi accanto a me un parchetto con gli alberi che facevano quasi da labirinto.
Perfetto!
Mi buttai al suom interno e cercai di seminarlo. Dopo poco non sentii più i suoi passi dietro di me. mi guardai un po’ intorno prima di fermarmi e riprendere il respiro. Ero veramente sfinita.
Mi nascosi dietro un grande cespuglio e stetti la per un tempo indeterminato, cercando di fare il meno rumore possibile.
Sporsi la testa un po’ in fuori per vedere se c’era, ma non vedendolo uscii completamente. Feci un passo e qualcuno da dietro mi bloccò con un paio di braccia forti.
Il mio sangue si raggelò.
-Questi cazzo di capelli corti che ti ritrovi non si possono tirare…
Mi sussurrò all’orecchio.
Già, i miei capelli… corti e neri… per un motivo che mi faceva un male assurdo solo a pensarlo…
In una mossa mi girò verso di se e me lo ritrovai a pochi centimetri di distanza dal mio volto.
-Sei una tale cretina…
Sussurrò nuovamente.
Chiusi gli occhi aspettandomi che mi avrebbe stuprata o picchiata a morte, invece lo sentii respirare con fatica, quasi fosse a disagio.
Aprii gli occhi e lo trovai guardarmi con una strana espressione in volto, quasi fosse sorpreso di qualcosa.
Si schiarì la gola e mi mollò, facendomi cadere a terra.
-Al tre non ti devo più vedere.
Disse dandomi le spalle.
-Come?!
Chiesi io parecchio scioccata che non mi avesse fatto niente.
-Cominciò a contare. Uno…
Disse lui.
Mi alzai subito e prima di correre via mi parve di intravedere un sorriso spuntargli sulle labbra.
Che tipo strano…

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Capitolo 3
*** capelli bianchi ***



-Alex, respira…
Dissi tranquillamente al telefono mentre camminavo per le strade di Mahnattan.
-Ok ok, ma tu ascoltami – disse tutta agitata l’altra –Devi fare attenzione a ciò che ti dico ok?! Così lo ficchiamo il galera una volta per tutte!
-Ma chi?
Chiesi non capendo di chi diavolo stesse parlando.
-Topo.
-Topo?
-Capelli azzurri.
-Capelli azzurri??
-Spilungone!
-Spilungone?!
-SGUARDO KILLER!
-SGUARDO KILLER?! MA CHE CAZZO STAI SPARANDO?! CHIUDI IL CULO E APRI LA BOCCA!
Strillai sclerando bloccandomi di colpo sul marciapiede e attirando l’attenzione di tutti. Mi schiarii la gola e ricominciai a camminare come se niente fosse.
-Volevo dire… Potresti essere più chiara?!
Chiesi lentamente.
-Certo certo… Ma non ti scaldare è! – se la rise la metallara dall’altro capo del telefono –Intendevo T.O.P o come cavolo lo vuoi chiamare!
All’udire quelle parole mi fermai di colpo nuovamente.
-Alex… Cosa ti ha fatto?
Chiesi preoccupata.
Non potei sentire la risposta perché il cellulare scomparve dalla mia mano… o meglio dire: un certo idiota mi prese il cellulare e riattaccò per poi guardarlo curioso.
Mi misi le mani sui fianchi e lo trucidai con uno sguardo killer, altro che quello di T.O.P!
-Com’è possibile che una sottospecie di umano di età apparente di venticinque anni, il quale si trova dinanzi a me, sia così infantile, stupido, rimbambito e idiota?! Ecco le grandi domande della vita!
Sputai acida, gesticolando esageratamente.
-Com’è possibile che una ragazza di diciotto anni, la quale sta davanti a me, indossi degli abiti così a dir poco osceni?! Ecco la grande domanda!
Rispose a sua volta il coreano sventolandomi davanti il cellulare.
-E’ un semplice vestito! Di certo io non sono così ridicola da andarmene in giro con dei capelli bianchi e degli occhiali da sole che potrebbero somigliare agli occhi di una mosca drogata!
Dissi a mia volta, riferendomi al suo aspetto.
-Ah… Ma quanto ti amo?!
E si avvicinò col viso fino a pochi centrimetri dal mio.
Io rimasi impassibile senza muovere un muscolo.
-Ma perché non sei come le altre, è?! Ti potrei portare a letto e finirebbe così… E invece no! Fai la complicata…
Gli misi una mano sul petto e lo spinsi indietro.
-Se tu vorresti veramente portarmi a letto ti impegneresti di più.
Dissi per poi girarmi e continuare a camminare, facendo finta di essere la persona più tranquilla di questo mondo, quando invece ero agitata come un pesce fuor d’acqua.
-E il tuo cellulare?! Non lo vuoi?!
Mi chiese raggiungendomi.
CAZZO! ME NE ERO DIMENTICATA!
-Non credo che se ti tressassi raggiungerei un obbiettivo, così aspetto che me tu me lo ridia di spontanea volontà. E poi non è un problema.
Risposi sempre con quel apparente stato di calma più totale.
-Ah si?! Quindi se me lo ficco dove sai tu non ti fa problemi?!
-No. Assolutamente no.
-Ah, benissimo!
Esclamò ridacchiando.
Mi girai a guardarlo giusto in tempo per assistere ad una eresia… infatti quel cinesino se lo mise dentro…  LE MUTANDE!!
-C-c-c-cosa hai fatto…
Balbettai guardando quei cavolo di pantaloni bassi dai quali si vedeva l’elastico dei boxer dove si poteva benissimo vedere meno di metà dello schermo del mio amato cellulare fuori da essi.
Lo guardai in faccia sconvolta. Lui ti tolse gli occhiali da sole e se li aggancciò alla canotta esageratamente sbracciata dalla quale si intravedevano dei tatuaggi.
-Tu… Tu e la tua banda di quattro amichetti cinesini…
Dissi tremando tanta era la rabbia che avevo in corpo.
-Cinque.
-COSA?!
strillai più isterica che mai.
-Io e i miei cinque amichetti.
Rispose tranquillamente pulendosi gli occhiali.
-No. Quattro. Siete in quattro più uno. Totale cinque.
Dissi sicura riacquistando un po’ di controllo.
-Eravamo in cinque totale. Ora siamo in sei.
A quelle parole mi rivenne in mente la prima conversazione al telefono che avevo avuto con Alex…
“-Ok… Io adesso sto andando al Campetto B. Se ci sono mi faccio una bella chiaccherata con quei sei deficenti!”
-Come faceva a saperlo di già…
Dissi a me stessa.
-Se ti riferisci ad Alex è perché con le sue vecchie vicen…
Disse Taeyang per poi bloccarsi di colpo spalancando gli occhi.
-Cioè, volevo dire che visto che abita più vicina al Bronx in confronto a te l’avrà saputo prima. Mi sembra una cosa più che logica.
Concluse rimettendosi gli occhiali.
Io lo guardai perplessa. Non me la stava raccontando giusta.
-Cinque.
Dissi di punto in bianco riprendendo a camminare.
-Oh, ma sei fissata è! Ti ho detto sei!
Si alterò lui standomi accanto.
-E chi sarebbe questo sesto, sentiamo.
Risposi alzando gli occhi al cielo.
-Kim.
I miei piedi, neanche a volerlo, smisero di camminare. Abbassai la testa guardando le mie graziose ballerine rosacee che se ne stavano immobili.
Mi girai verso quel fottuto coreano e lo guardai dritto in faccia.
Uno. Secco. Tanto forte da farlo cadere a terra.
Mi ritrovai con la mano destra leggermente dolorante per l’impatto con la sua mascella, ma non era niente in confronto al male che ormai aveva procurato alla famiglia Kim.
Mi abbassai e lo presi per la maglia facendogli alzare la schiena e cominciai a muoverlo come un cuscino urlandogli dietro.
Stronzo. Non devi toccarli. Voi non li dovete toccare. Siete dei pezzi di merda senza un minimo di cuore. Io vi ammazzo. Vi ammazzo tutti. Come avete osato. Dopo tutto quello che hanno passato i Kim vi permettete pure di prendervi lui? Io vi ammazzo.
Quando ebbi finito lo guardai con gli occhi ancora pieni di odio. Tutte le persone che ci erano accanto si erano fermate a guardare la scena incuriositi ma per nulla al mondo preoccupati.
Lo mollai facendolo cadere di schiena e probabilmente facendogli sbattere pure la testa. Mi abbassai su di lui e gli presi il cellulare non curandomi di dove l’avesse posizionato.
Poi, come se non fosse successo nulla, ripresi a camminare per la mia strada, mettendomi un po’ in ordine i capelli.
Sentivo tutti gli sguardi su di me, anche se per me era una sensazione abituale. Sapevo che quell’atto avrebbe causato problemi al nome dei miei, ma non mi importava. Nessuno toccava i Kim e i Sand, ossia le famiglie di Maya e di Alex. Nessuno di loro. Nessuno di quella topaia.
Salii sul bus e mi sedetti. Il tragitto per arrivare al bar dei Kim non fu molto lungo. Arrivata scesi in tutta fretta. Spalancai la porta e mi fiondai sul bancone di legno scuro.
-KIIIIIM!!
Urlai per farmi sentire da qualcuno sopra la musica sparata a mille che erano soliti a tenere.
-WE SAFE AND SOUND!
Urlò a sua volta quell’idiota dai capelli neri uscendo dalla cucina con un vassoio pieno di bicchieri dai contenuti di vari colori in mano.
Prima di avvicinarsi ad uno dei tanti tavoli occupati mi lanciò un bacio.
-Dunque principessa, che ci fa la nostra nobil donna da queste parti?
Mi chiese avvicinandosi.
-Ho tirato un pugno ed ho urlato dietro a Taeyang, ho dovuto interrompere a metà LA conversazione con Alex, mi serve tua sorella e mi serve pure quel coglione dell’altro tuo fratello.
Dissi tutto d’un fiato annuendo ad ogni frase.
-E io non ti servo?!
Disse con quel sorrisetto furbo che si ritrovava tornando in cucina seguito a ruota dalla sottoscritta.
-Comunque mia sorella non c’è. Dovrebbe arrivare tra un po’. Mentre Jin non ho la più pallida idea di dove sia e soprattutto con chi sia.
Io lo guardai con uno sguardo tra l’arrabbiato e il triste. Mi faceva male vedere un ragazzo d’oro come Him Chan essere così in pensiero e così preoccupato per un idiota come Jin che si andava ad “arruolare” in un gruppo osceno come i BB.
-Lo sai già di tuo fratello, vero?
Lui annuì cominciando a lavare varie stoviglie.
-La vita è la sua. Che la viva. È maggiorenne e vacinato e se ha bisogno di qualcosa me lo dovrà chiedere perché io non gli darò nulla di mia spontanea volontà.
Disse improvvisamente più serio del solito.
-HimChan, non puoi dire così. È pur sempre tuo fratello più piccolo.
Dissi cercando di fargli cambiare idea.
-Abbiamo solo due anni di differenza. Maya è più piccola di lui. – disse smettendo di lavare e appoggiandosi al lavello –Secondo te non ho già cercato di parlargli?! Secondo te non gli ho mai detto di non mettersi in mezzo a quei giri?! Secondo te ha imparato da quello che ci è successo?! No. Ha capito tutto e sa tutto ma non gliene importa. Con la scusa della mancanza dei genitori e tutte quelle boiate che gli hanno sparato i vari assistenti sociali si è fatto l’idea che può permettersi tutto visto che è stato “scioccato da piccolo”. E io mi chiedo quale cazzo di shock!
Disse, alzando la voce per l’ultima frase. Fece un profondo respiro per poi riprendere a parlare.
-Ho già provato di tutto con quello. Ho rinunciato a tantissime cose per lui e credi che gliene importi?! Mi sono proprio rotto di quell’idiota. Ora che si faccia una pelle spessa se vuole vivere la fuori. Cavoli suoi. Io me ne tiro fuori. E tu dovresti fare la stessa cosa.
Concluse puntandomi il dito contro.
In effetti aveva ragione… sia lui che Maya avevano perso e rinunciato a così tante cose per colpa di quello stupido. Ma, come sempre, quello che ci rimetteva di più era Him Chan…
Io gli rivolsi il sorriso più tranquillo che avevo di scorta e lui ricambiò.
-Ma cos’è questa storia di Taeyang?
Mi chiese, tornando alle sue stoviglie.
-Ah… niente di che. L’ho solo ridicolizzato davanti a parecchia gente.
Risposi tranquillamente, guardando con gran interesse le mie unghie.
-E pensare che quel tipo va a messa ogni domenica…
Se la rise lui.
Io strabuzzai gli occhi e stavo per mettermi ad urlare, se non fosse stato per delle urla che sentimmo in strada. Entrambi ci fiondammo subito fuori per vedere cos’era successo. Quando realizzammo la scenetta che si presentò davanti ai nostri occhi Him Chan impazzì completamente…

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Capitolo 4
*** nano biondo ***



-Mollami!
Urlai a quel nano fatto coi capelli biondi ossigenati.
Un attimo dopo mio fratello e Rebecca erano fuori che osservavano la scena con gli occhi sgranati. Him Chan si mise in mezzo a noi due e tirò un pugno tremendo in faccia a quello stronzo che per poco non cadde a terra.
-CHE CAZZO FAI!
Urlò mio fratello in coreano, prendendo il Drago per la maglia.
-Ya! Datti una calmata!
Disse l’altro togliendosi le sue mani di dosso.
-CHE CAZZO VUOI!- urlò nuovamente, ancora più incazzato –CHE VOLETE DA NOI!
Il Drago si mise a ridere scuotendo la testa.
-Signorino Kim, non si urla dietro ai propri hyung!
A quel punto mio fratello perse completamente le staffe… gli si fiondò addosso e cominciò a prenderlo a pugni, come non lo avevo mai visto fare da nessuno. Sia io che Rebecca cercammo di bloccarlo ma con scarsi risultati. Lo stava praticamente devastando quando due figure possenti lo bloccarono. Alex e Bang. Ma, nonostante ciò, continuava a muoversi imbestialito. Il biondo intanto era finito a terra e lo guardava con uno sguardo tra lo spaventato e il sorpreso.
-VATTENE!!
Urlò Him Chan.
L’altro si alzò e barcollando se ne andò lentamente. Quando fù finalmente lontano mio fratello si calmò, sempre tenuto fermò dai due.
-Tutto ok?
Gli chiese Bang.
Lui annuì con la testa bassa per poi liberarsi dalla loro presa e venirmi davanti.
-Che voleva…
Mi chiese in un sussurrò stanco.
Io lo guardai preoccupata…
-Che voleva.
Chiese nuovamente, alzando un po’ la voce.
-Non ne ho idea. Comunque l’hai conciato troppo male… Cavolo Channie! Era innaffiato di alcol come una spugna! Potevi essere anche meno pesante!
Risposi alterandomi il giusto.
-ESAGERATO?- urlò per poi schiarisi la voce ed abbassarla –Forse non hai capito neppure te che quello e la sua banda devono starsene lontani da qui.
Si girò e fece per rientrare nel pub, ma si fermò e in modo sarcastico mi disse.
-Ah, visto che sono stato troppo cattivo con quel bimbo perché non chiedi a Jin di accompagnarti da loro a chiedergli scusa e a mettergli il cerottino, è?!
Io lo guardai entrare nel locale con gli occhi sgranati. Jin… quel coglione…
Guardai Rebecca che teneva lo sguardo basso, e Bang e Alex che mi fissavano seri.

-Spiegatemi.
Dissi loro, sedendomi sulla panchina in legno di un tavolo da campeggio ai bordi di un parco letteralmente pieno nonostante fossimo in ottobre.
-Allora… tuo fratello Jin è entrato nei BB.
Disse schietta Rebecca, ricevendo occhiatacce da parte degli altri due.
-La delicatezza oggi è andata a farsi fottere!
Esclamò Bang.
-E la tua allora?!
Esclamò di rimando la bionda.
-Quindi mi state dicendo che Jin ora è un BB…
Mi intromisi.
-Si…- rispose titubante Alex -… giurami di non fare cazzate.
Io annuii con lo sguardo in fiamme tanto ero nera di rabbia.
-Chissà perché ma non ti credo.
Disse ironicamente Bang, ricevendo una gomitata sul fianco da parte di Alex.
-Ya! E che ho detto ora?!
Esclamò in coreano.
-Bang, l’hai detto in coreano.
Gli feci notare ridacchiando, nella medesima lingua.
-Aish! Hai ragione…
-Che ha detto?
Chiese Rebecca con uno sguardo di puro disgusto rivolto al suo amato cellulare.
-Ho detto che stai guardando il cellulare come se fosse una merda.
Mentì il ragazzo dai capelli viola.
-Balle. Non hai detto quello.
Rispose lei rivolgendogli una smorfia che lo fece ridere di gusto.
-Comunque ha ragione Bang. Hai uno sguardo…
Dissi prendendoglielo dalle mani per vedere cosa potesse avere di strano.
-No! Non farlo! È finito nelle mutande di Taeyang!
Urlò la bionda.
A quelle parole sbiancai come un fantasma. Alzai lo sguardo sconvolta per poi buttare il cellulare per aria facendolo finire tra le mani di Alex, la quale lo lanciò a sua volta verso il ragazzo che rimase impassibile accendendolo e osservandolo incuriosito.
-Non ti fa schifo…?
Chiesi facendo finta di vomitare.
-Perché dovrebbe?! È come se mi grattassi i cogl…
Non finì la frase che Alex gli si fiondò addosso tappandogli la bocca.
-Bang… cosa stavi per dire…
Lui scosse la testa e le fece l’occhiolino.
-IDIOTA!
Strillò tirandogli un pugno in testa.

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Capitolo 5
*** Motociclisti con capelli viola, rosa e rossi ***


                                      
 
 

Finalmente la campanella che annunciava la fine delle lezioni stava risuonando nella mia testa come il suono più bello che avessi mai udito in vita mia. Avevo passato tutte le precedenti ore a presentarmi e a parlare di me per ogni prof che entrava ed ogni volta sentivo addosso gli occhi di tutti ma soprattutto di un gruppetto di ragazzi e uno di ragazze, poco ma sicuro tutte cheerleader.
Uscii spedita dalla classe con l’intenzione di andare diretta a casa a non fare nulla per tutto il giorno. Stavo camminando per il corridoio quando sentii una voce chiamarmi. Mi girai e quattro ragazze, due bionde e due more, mi si stavano avvicinando.
-Ciao… tu sei Chloe Waal, dico bene?!
Mi chiese una delle due more con un sorriso tutt’altro che vero e sincero e con un tono fin troppo mieloso. Io annuii, probabilmente con una strana espressione in volto.
-Piacere, io sono Cherry e loro sono delle mie amiche. Sai, sono la capo cheerleader.
E finì la frase con una risatina. A quella visuale sentii il mio diabete alzarsi a livelli allucinanti.
-Mh… wow… che bella cosa…
Dissi cercando di essere il più entusiasta possibile, cosa che mi riuscì ben poco bene.
-Ok. Ho capito che non ti fai imbambolare, vero?!
Mi chiese Cherry con un sorrisino. Io annuii tornando a camminare velocemente.
-Senti, tu hai un fisico pazzesco! Perché non vieni a fare la cheerleader con noi, è?!
Purtroppo non potei fare a meno che scoppiare a ridere nell’udire quella affermazione.
-Guarda tesoro caro, la cheerleader è l’ultimo degli “sport”- e feci le virgolette per aria – adatti a me. Te lo assicuro.
-Ma dai! Sei veramente perfetta!
E continuò quella lagna anche quando fummo fuori dalla scuola. Ero ormai agli enormi cancelli d’entrata e stavo per attraversare la strada, sempre con quelle quattro alle calcagne, quando la mia attenzione fu rapita da tre ragazzi accanto a delle moto fantastiche.
-Hey!- mi urlò dietro uno di loro, quello con i capelli di uno strano colore quasi viola –Sei tu Chloe Waal o qualcosa del genere?!
Mi chiese avvicinandosi, con una sigaretta tra le labbra. Io annuii sospetta, ma quando il tipo mi sorrise tutto il mio timore svanì. Avevo dubitato di loro non tanto per l’aspetto ma più che altro per gli occhi uguali a quelli dei tipi strani dell’altro giorno…
-Chloe, conosci questi qui?!
Mi chiese quando anche gli altri due si avvicinarono, uno con i capelli rosa e l’altro rossicci. Io stavo per risponderle di no ma quello con i capelli viola mi precedette.
-Certo che ci conosce, stronza!
La ragazza lo guardò con uno sguardo tra lo sconvolto e l’incazzato.
-Come mi hai chiamato, Bang?
-Stronza per caso?!
Rispose mettendomi un braccio intorno alle spalle e incamminandosi verso le tre moto. Mi porse un casco e mi fece l’occhiolino, salendo sul destriero armato.
-Dovrei salire su questa?
Chiesi incredula.
-E’ già.
Rispose tranquillamente.
-Ma… ma io non ti conosco neppure…
-Sono un amico di Alex Sand.
Come se conoscessi questa Alex! Pensai scuotendo la testa.
-Amico di Rebecca Queen.
Nell’udire quel nome mi si illumirano gli occhi. Mi ricordavo perfettamente di quella ragazza!
-E come faccio ad esserne certa?
Chiesi titubante. Il ragazzo, che da quello che avevo capito si chiamava Bang, si girò verso di me con un sopracciglio alzato. Scoccò un’occhiata al rosso che mi si avvicinò e mi mise di peso dietro all’altro.
-Hey! Non potete fare questo!
Urlò Cherry correndo verso di noi.
-Allora… prima regola di questa scuola di merda: non frequentare mai quella e le cheerleader se non vuoi diventare un surrogato della società.
Mi spiegò Bang guardando negli occhi la ragazza che si era piazzata davanti alla moto. Buttò a terra la sigaretta, si mise il casco nero integrale e io feci lo stesso. Ma, nonostante ciò, la ragazza non aveva nessuna intenzione di spostarsi. Ero già pronta a scendere per spostarla di peso ma il ragazzo accese il motore della moto. Vedendo che non cambiava nulla la fece partire e per poco non investì la ragazza. Quando fummo scesi dal marciapiede e fummo sulla strada Bang alzò in aria il dito medio lanciando un urlo. Io mi misi a ridere a mi aggrappai alla sua vita…
Un attimo…
Era su una moto ad una velocità pazzesca con un tipo dai capelli strani che non avevo la più pallida idea di chi fosse, seguita da due tipi altrettanto strani, per giunta senza casco, con gli stessi occhi e forse anche la stessa nazionalità di alcuni tipi che il giorno prima mi avevano dato l’aria di essere dei drogati… Certo… tutto normale…
Fui subito pervasa da un senso d’ansia tremendo… mi vennero in mente tutte le peggiori cose che avrebbero potuto farmi… forse mi aveva drogata solo con lo sguardo, oppure nel casco c’era una strana sostanza che mi avrebbe fatto dimenticare tutto…
I miei pensieri furono bloccati dalla fine della corsa. Bang si tolse il casco, si girò e lo tolse pure a me, che intanto ero come imbambolata, persa nei miei pensieri.
-Hey, scendi.
Mi disse ridacchiando. Io mi guardai attorno ma notai che non era casa mia.
-Dove siamo?
-A casa di Alex. C’è anche Rebecca, non preoccuparti.
Disse scendendo dalla moto, seguito a ruota dalla sottoscritta. Si avvicinò alla casa, una classica casetta americana dal tetto a punta con un piccolo porticato davanti l’entrata.
Suonò il campanello e poco dopo, non ricevendo risposta, aprì la porta senza pensarci due volte. Prima di entrare mi girai ma notai che gli altri due ragazzi se n’erano andati. Lo seguii dentro e urlai per farmi sentire.
-Ma i tuoi amici?!
Girai l’angolo dove l’avevo visto svoltare e mi ritrovai davanti tre ragazze, tra le quali Rebecca, che mi gurdavano chi con uno sguardo sconvolto chi con uno sguardo stupito… ben poca differenza.
-Chloe! Come ti ha trattata quel mostro?
Mi chiese la bionda, facendomi segno di sedere accanto a lei sul divano.
-Hem… paura…
Ammisi sedendomi e vedendolo guardarmi con un faccino da cucciolo, seduto sul bracciolo dell’altro divano dove erano sedute una ragzza orientale e una con i capelli corti e neri.
-Bang! Razza di idiota! Non devi far paura alle ragazze più piccole!
Lo ammonì quella dai capelli neri, dandogli una sberla sulla gamba.
-Alex! Non fare paura ai bambini grandi come il qui presente io!
Gli rispose a tono.
-Comuqnue. I tuoi amici?
Chiesi nuovamente. Pure questa volta ci furono sguardi sconvolti e stupiti, ma erano più incazzate che altro.
-Amici?
Chiesero all’unisolo Alex e Rebecca.
-Hem… io… no… nessuno…
Cercò di mentire Bang lanciandomi sguardi di fuoco. E fu allora che capii che era stata una gran cazzata fare quella domanda.
-Bang… non dirmi che erano loro…
Disse la mora. Il ragazzo si avvicinò alla finestra e si accese una sigaretta.
-Bang!
Lo richiamò lei.
-Che vuoi?! Sei mia madre?! No! E allora non rompere!
Le urlò contro facendo per salire le scale ma fu fermato dalla ragazza che gli bloccò il polso.
-Chi erano?
Lui abbassò lo sguardo per poi rialzarlo ed essere più serio che mai.
-Non sono di qui. Vecchie amicizie. Così vecchie come quella con qualcun altro.
Disse guardando l’orientale la quale sgranò gli occhi.
Alex fece in tempo a voltare lo sguardo che il ragazzo salì le scale velocemente.

 
 

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