Rage can be so Dangerous

di sibley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All by Myself ***
Capitolo 2: *** Smile ***
Capitolo 3: *** Stop reading, start doing pushups ***
Capitolo 4: *** My friend of Misery ***
Capitolo 5: *** All the Small Things ***



Capitolo 1
*** All by Myself ***


"When I was young
I never needed anyone
And making love was just for fun"

L'intero Universo sapeva ormai che avevo una storia con Superman. Era inconcepibile pensare che non l'avessi, vista la frequenza con cui uscivamo insieme. Se non lo sapevano i Terrestri, perlomeno lo sapeva quella maledetta di Supergirl. Non avevo mai avuto bisogno di nessuno, ogni volta che ero andata a letto con qualcuno, l'avevo fatto per gioco, per levarmi di dosso quegli istinti, che nonostante avessi imparato a reprimere negli anni, ogni tanto uscivano impellenti. Davanti a me, nella mia mente si sovraffollavano i ricordi delle notti di passione passate con svariati altri Eroi, proprio come me... Come lui. Era stata una gran cattiveriata quella che aveva fatto lei. Davvero, pensavo che oramai la diffidenza iniziale che c'era tra noi due fosse passata e che se non c'era amicizia, perlomeno ci fosse stato un rispetto reciproco. Ma che rispetto c'era nel baciare il ragazzo di Wonder Woman? 

"All by myself
Don't wanna be
All by myself
Anymore"

Da sola. Ecco come mi sentivo. Non mi aspettavo che Superman, Clark Kent, entrasse da quella porta d'acciaio scorrevole, con un broncio stampato in faccia, pronto a porgermi le sue scuse. Chissà da quanto tempo andava avanti quella storia... Non volevo nemmeno sapere. Non mi interessava neanche sapere perché. Capivo che i desideri sessuali avevano la meglio su qualunque uomo, prima o poi, ma speravo che almeno lui sarebbe stato diverso. Come si faceva a resistere a quei capelli biondi e setosi, così differenti dai miei, neri e spesso indomabili. E come si poteva resistere a quel corpo magro? Ovviamente, non si poteva. Il mio corpo, a confronto, era ben più resistente, era fatto per combattere, mentre il suo era fatto per fare la ragazza copertina, probabilmente. Sicuramente, prima che Krypton esplodesse, faceva la modella, o la spogliarellista. Non me ne sarei stupita affatto. Ma adesso, era il mio cuore ferito che non poteva essere obiettivo. Anche lei aveva i suoi pregi, ma in quel momento non ero proprio disposta a tollerarlo. 

"Hard to be sure
Sometimes I feel so insecure
And loves so distant and obscure
Remains the cure"

In questo momento, io, che ero considerata da molti la Leonessa della Justice League, ero confusa. Il mio lato freddo e razionale voleva solo ed esclusivamente convincere la mia parte emotiva ad accettare il fatto che Clark avesse scelto lei al posto mio. Cos'aveva in più di me? Nessun sano di mente avrebbe mai scelto lei al posto mio! Io avevo tutto! Ero praticamente l'impersonificazione umana della Dea Venere. Forse era proprio così. Viste le mie origini, forse davvero c'era un collegamento. Non c'era nessuna donna che potesse competere con me... E lei mi aveva appena portato via l'uomo della mia vita. Ero indecisa, confusa... In panico. Cosa avrei dovuto fare? Lasciare che lei se lo portasse via? Combattere? E cosa avrei dovuto fare quando Clark sarebbe tornato nella mia stanza? Avrei dovuto sorridere e andare avanti, ignorando il mio lucente palco di corna? Avrei dovuto schiaffeggiarlo e mandarlo dritto al diavolo? Non lo sapevo. Avrei solo voluto dormire... Dormire per ore, fino a dimenticare chi ero e perché ero lì. Ma sapevo che non avrei potuto farlo nemmeno se la mia dannatissima coscienza me l'avesse concesso. 

"All by myself
Don't wanna live
I never, never, never
Needed anyone"

Non volevo più vivere come l'essere freddo e quasi insensibile che ero sempre stata... Ma d'altra parte, non volevo nemmeno venir più ferita in quella maniera. Ed ero certa che se avessi imparato ad affezionarmi alle persone, proprio come stavo facendo in quel periodo, sarei finita scottata un'altra volta. E presto, da Wonder Woman, mi sarei tramutata in Cryin' Woman. Non era esattamente quello che volevo per il mio futuro. Avrebbe avuto più senso ibernarsi e lasciare che il tempo scorresse veloce attorno a me... Un po' come quel fessacchiotto di Capitan America, con la differenza che lui non si era ibernato volontariamente. Risi a quel pensiero, a costo di sembrare pazza. Non avevo pianto, le lacrime non erano scese minimamente, ma dentro di me, mi sentivo morire. Ma ad un tratto, spinta da uno strano desiderio, decisi di dare una svolta a tutto questo. 

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Capitolo 2
*** Smile ***


Decisi che la soluzione al mio problema era proprio il problema del mio amore. Batman, l'uomo pipistrello, con cui Superman più volte si era trovato a litigare. Superman sarebbe come minimo bruciato di gelosia nel vedermi con lui, e sicuramente non sarebbe stato uno scontro piacevole quello che sarebbe avvenuto tra noi due qualche minuto dopo. Si sa, il cuore di una donna è tremendamente mutevole, per certi versi, e sicuramente non ero in grado di ragionare a mente fredda, neanche un po'. Il mio poco raziocinio era ufficialmente andato a farsi benedire e avevo davvero bisogno di una doccia fredda probabilmente, però non mi andava di perdere tempo, e mi mostrai davanti a Superman, che grazie al cielo non era con lei. Lui mi fissò, ed io in risposta lo squadrai quasi con odio. Lui si domandò sicuramente che cosa mi stesse turbando, non sapendo che io avevo visto tutta la scena. Mi sentii stupida nel pensare che qualche minuto prima avevo voluto le sue scuse... Non avrebbe mai potuto sapere che mi doveva delle scuse, a meno che non fosse stato mosso dal rimorso... Ma dentro di me, cattiva e perfida, immaginavo solo il momento in cui lui si sarebbe messo a deprimersi per l'avermi persa.

"When you first left me I was wanting more 
But you were doing that girl next door, what ja do that for 
When you first left me I didn’t know what to say 
I never been on my own that way, just sat by myself all day"

Ci eravamo lasciati solo una volta, e sinceramente era stato doloroso, ma avevo proseguito disperatamente nel mio intento, fino a farlo tornare da me. Questa volta, probabilmente non c'erano ragioni che tenessero. Dovevo solo trovare quello stramaledettissimo uomo pipistrello. Che come chiamato, mi si materializzò davanti, praticamente. Stava uscendo dalla Sala Caffè, e io quasi gli inciampai contro. Lui mi rivolse un sorriso burbero, sapendo che ero la fidanzata di Superman. Istintivamente mi avvicinai a lui, sorridendogli dolcemente. Lui ovviamente si stupì, guardandomi stranito, ma sorrise di ricambio. Mi avvicinai ancora di più, mentre lui era tentato dall'indietreggiare. Lo vedevo chiaramente, aveva già il ginocchio proteso, pronto a scattare all'indietro. Avvicinai la mia testa alla sua, come se volessi sussurrargli qualcosa all'orecchio, e lui, probabilmente pensando che io dovessi davvero mormorargli qualcosa bisbigliando, si avvicinò lentamente, cercando di non spaventarmi. Se solo avesse saputo che in quel momento ero anche pronta a correre nella tana di quei quattro cretinoidi degli Avengers sparando raggi laser dritti nel brutto muso di Hulk...

"At first when I see you cry, 
yeah it makes me smile, yeah it makes my smile 
At worst I feel bad for a while, 
but then I just smile I go ahead and smile"

Sì, era una cosa potenzialmente stronza e bastarda, ma appena ricordavo le labbra di lui su quelle di Supergirl, davvero, mi veniva solo da sorridere. Non c'era altro che potessi fare, se non vendicarmi nella mia personale maniera. Non sarei mai stata una Santa, e nemmeno mai un Angelo caduto dal cielo come lui, ma una cosa era certa: io non tradivo senza motivo. Io non baciavo i miei ex in quella maniera. Se avessi trovato qualcuno che aveva le mie stesse origini, non gli avrei comunque ficcato la lingua in gola al primo momento buono. Davvero, ci sarebbero state molte cose che avrei potuto fare con un mio simile, avremmo potuto prendere un caffè o giocare a tennis, ma andarci a letto o comunque provarci, non era in lista, o per meglio dire, non era in lista fin quando stavo insieme a Superman. Adesso, pur di irritarlo, avrei fatto davvero qualsiasi cosa. Anche una cazzata come quella che stavo per fare, che forse me l'avrebbe fatto perdere per sempre. Ma francamente, tra perderlo senza far nulla, e perderlo ma avendogliela fatta pagare cara, preferivo assurdamente la seconda.

"Whenever you see me you say that you want me back 
And I tell you it don't mean jack, no it don't mean jack 
I couldn't stop laughing, no I just could help myself 
See you messed up my mental health I was quite unwell"

Lo sguardo di Superman prima lasciava ad intendere chiaramente che mi rivoleva ancora. Sicuramente era così. Ma adesso lo sentivo arrivare da dietro, e dovevo affrettarmi se volevo che lui vedesse ciò che stavo facendo. Avvicinai ancora un po' il viso a quello di Batman, e d'istinto, lo baciai. Superman era dietro di me. Lo sentivo. Stava bruciando di rabbia, stava letteralmente ardendo, e grazie al cielo aveva imparato a controllare gli istinti, o davvero sia io che Batman saremmo finiti inceneriti. Batman portò una mano tra i miei capelli, infilandomi la lingua in bocca con delicatezza, premendo un poco contro le labbra per chiedermi l'accesso, che non negai. Mi dispiacque solo per il povero Batman. Forse avrei ferito i suoi sentimenti... Speravo solo non se la prendesse troppo. Ma mi resi conto subito che qualcosa non andava. La presa di Batman era salda, e io mi stavo ritrovando a combattere con me stessa per non dovermi divincolare. Se l'avessi fatto, il mio inganno sarebbe saltato, ma se non l'avessi fatto, Batman avrebbe perso ufficialmente il controllo. Quando riuscii a rimettermi in sesto, e Batman mi lasciò andare, mi sentii sollevata, ma un paio di secondi dopo, Batman mi riprese, ricominciando a baciarmi con forza. E fu l'ultimo ricordo, prima che Batman si trasformasse, prima che mi caricasse in spalla, e corresse all'uscita della Stazione Spaziale sulla quale eravamo... Prima che saltasse nel vuoto, con me in braccio. E lì fui certa che quello non era Batman.

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Capitolo 3
*** Stop reading, start doing pushups ***


Quando saltammo dritti sulla motocicletta, capii in pochissimo con chi avevo a che fare e chi avevo avuto il dispiacere di baciare. L'odoraccio che stava iniziando a comparire, ora che eravamo fuori dalla sfera della Stazione Spaziale, mi dava già i primi segni. E intanto che la motocicletta mi legava automaticamente, mi venne da pensare che era parecchio che non ci incontravamo. Lui era semplicemente pazzo. Lui era Lobo, probabilmente il fuorilegge più disastroso in circolazione. Si teneva fuori dal carcere solo ed esclusivamente grazie al lavoro che si era trovato. Consegnava prigionieri di guerra, o semplicemente persone scomode, ad un noto Colonnello, che si impegnava al massimo per tenerselo fuori dal carcere. Lobo era un mastino, e non era facile sfuggirgli. Così come non era facile farlo fuori. Che ricordassi, non era mai stato ucciso definitivamente. Decisi di tentare la carta del dialogo. Forse sarei riuscita, grazie alle mie abilità dialettali, a farmi almeno slegare da quelle catene che mi stavano segando in due quasi. Tentare di romperle era fuori discussione. Erano fatte di qualche materiale che metteva fuori uso i miei poteri.

"Listen up
You’ve wasted your time
and wasting mine
failing to be somebody
you want to be forgotten, cut like the rest?
Or do you want to stand up and fucking be somebody?"

"Ehi! Ehiii!" dovetti strillare per farmi sentire da sopra il rombo della motocicletta. Non volevo perdere tempo, dovevo agire. Non potevo rimanere ferma lì ancora per molto. Un po' ne andava anche della mia immagine di eroina, no?

"Mh?" biascicò Lobo.

"Senti... Potresti gentilmente slegarmi? Mi starei segando in due..."

"Eh no, kazzo! Sekondo te sono così skrazzo di kretino da slegarti la katena?! Ma anke no!"

Dannazione. Aveva messo su del cervello! Una volta forse l'avrei convinto anche così, ma adesso... Be', tanto valeva perlomeno chiedergli per quale motivo io fossi il suo bersaglio, o anche dove diavolo mi stesse portando di preciso. Dubitavo che mi avrebbe risposto, ma tanto valeva tentare. In fin dei conti, non è che avessi molto da fare, se non riflettere. Superman mi aveva vista baciare Batman, in teoria. Superman però aveva anche visto che il cosiddetto Batman mi aveva appena rapita. Chissà se aveva notato che il cosiddetto Batman era saltato in sella ad una motocicletta e lentamente aveva ripreso le vere sembianze, cioè quelle di Lobo. Ma la questione più importante era un'altra... L'avevo fatto ingelosire o no? Ma mi sembrava stupido disquisire con me stessa sul cosa, o cosa non aveva fatto Superman, visto che in ballo ora c'era la mia vita. Speravo perlomeno che non mi trascinasse al suo rifugio. Ci ero stata una volta, in ricognizione, e per l'amor del cielo... Un po' di deodorante non avrebbe proprio guastato. 

"Dove stiamo andando!? Perché mi hai rapita, brutto...?!" mi trattenni. Sapevo che inveire avrebbe solo spinto Lobo a stringere le catene attorno al mio povero corpo.

"Ke katzo di domande mi fai!? Non penserai mika di interessarmi! Ke kazzo! Ti ho presa perkè mi pagano un sakko di soldoni, bella!"

Ah, stupendo. Stavo per venir venduta a degli schiavisti... O peggio!

"I may have, I may have
More sensitivity than talents
But I, I will be
The king of my world
And thank God that I’ll never be you."

Ringraziavo solo Dio di non essere stata Lobo. Qualsiasi cosa, ma non Lobo. Non avrei mai voluto essere un uomo fallito ormai, sudicio, pieno di rogna, che non avrebbe mai trovato un lavoro serio. Aveva delle grandissime capacità, e se avessi potuto, l'avrei fatto entrare volentieri nella Justice League. Avrebbe senza dubbio tolto le castagne dal fuoco in molte occasioni, ma a lui piaceva uccidere a caso, e noi della Justice League uccidevamo solo se strettamente necessario. Come si dice in questi casi: "Non sarebbe mai potuta funzionare.", ovviamente. Forse non avevo lo smisurato talento che aveva lui, perché nonostante la mia discendenza divina, e i miei poteri sovrannaturali, non avrei mai fatto fuori in così poco tempo tutte quelle persone, e nemmeno avrei avuto le capacità per far saltare per aria il mio pianeta... Però ero certa di avere qualcosa che lui non aveva: una coscienza, un senso per vivere. Lui, per cosa viveva realmente? Per niente. Per il lavoro misero che aveva, per vedere il sangue... E non era una cosa stupida? Lo era. Prima o poi, continuando così, avrebbe sterminato tutti, e cosa sarebbe rimasto a lui? Niente. Niente per cui esistere. Era ancora il povero stupidotto che era anni ed anni fa, per certi versi.

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Capitolo 4
*** My friend of Misery ***


Mi trovai al covo di Lobo. Mi tenne in viaggio per almeno tre giorni, e in quei tre giorni praticamente mi strappò metà corpo, a forza di stringere le catene. Scoprii tra l'altro che un'Autogrill spaziale fa delle grandissime insalate, e addirittura sono buone. Ma intanto, mi aveva rinchiusa in una dannatissima celletta, nei sotterranei di quella strana casa in cui abitava. Mi disse solo che avrei avuto compagnia, ma sinceramente, in viaggio non sapevo neanche a cosa pensare. Adesso che ero lì, vedevo subito chi era la compagnia che mi spettava, e da un lato mi sentivo solo più atterrita, mentre dall'altro ero all'incirca contenta. Sottolineo all'incirca, perché erano tutte persone con le quali avevo avuto scarsissimi legami, e quando c'erano stati, erano andati poco oltre all'antipatia reciproca. Per alcune delle compagne che c'erano in quei sotterranei, provavo rispetto, per altre disgusto. Ma in quel momento, il solo sentimento nei confronti di ognuna di loro, che provavo, era la compassione. Eravamo tutte nella stessa barca. Probabilmente, l'uomo che voleva comprare me, aveva deciso di comprare uno stock di eroine ed anti-eroine.

"You just stood there screaming
Fearing no one was listening to you
They say the empty can rattles the most
The sound of your own voice must soothe you
Hearing only what you want to hear
And knowing only what you've heard
You, you're smothered in tragedy
And you're out to save the world"

"Joker! Joker! Io... Io sono sicura che verrà a prendermi... Joker!"

Le urla che stava lanciando, disperata, Harley Quinn, implorando Joker di venire a salvarla, erano così forti che mi stavano trapanando il cervello. Dopo poche urla, si placava, per poi tornare ad urlare un'altra volta, più forte di prima. Si autoconvinceva che Joker sarebbe arrivato fin lì a salvarla. Ma io, in tutta franchezza, non ero per niente certa che sarebbe mai accaduto. Joker non era come i miei compagni della Justice League, non aveva accesso a navette spaziali, non aveva il potere di volare, e anche se avesse avuto un anello del volo, sicuramente non sarebbe arrivato fin lì senza morire soffocato dalla carenza d'ossigeno. A questo punto, non rimaneva che sperare in Batman o Superman. Batman aveva sicuramente notato la mancanza di Catwoman a Gotham City. Lei ormai si era rassegnata, non piangeva, semplicemente consolava Catgirl, che singhiozzava terrorizzata. Superman invece, forse aveva compreso l'inganno ai suoi danni. Sperò in quello e basta. Intanto, in una gabbia contenitiva, si trovava Batgirl. Opportunamente separate da noi, le donne dell'universo Marvel erano state anch'esse catturate. Miss Marvel stava piangendo disperata, mentre tra qualche istante la Donna Invisibile l'avrebbe presa a calci nel culo. E io l'avrei aiutata! Ma in quel momento, non esistevano donne DC e donne Marvel... In quel momento, esistevamo solo noi. E quel brutto pezzo di... Lasciamo stare... Di Lobo, comunque.

"Misery
You insist that the weight of the world
Should be on your shoulders
Misery
There's much more to life than what you see
My friend of misery"

Tutte noi eravamo convintissime che l'intero mondo dovesse stare sulle nostre spalle. Almeno una volta avevamo immaginato di poter essere per il mondo la panacea. Certo, Harley e qualche altra tizia nelle celle a sinistra, erano fortemente convinte che avrebbe dovuto direttamente stare nelle loro mani, così come Poison Ivy, in una cella contenitiva, per evitare che i suoi gas velenosi intossicassero noi, e anche Lobo. Ma io, così come Miss Marvel, e come Catwoman, o come Catgirl, eravamo convinte che avremmo potuto salvare il mondo da sole. Ci sentivamo forti... Ma non lo eravamo così tanto. Eravamo state tutte prese, in un modo o nell'altro. Mentre intanto, dalla celletta alla mia destra, giungevano dei singhiozzi disperati. E io conoscevo bene quella voce. Davvero, la conoscevo benissimo. Era Supergirl. Ma, se lei era lì... Chi stava baciando Superman? Mi stava salendo un dubbio disumano, che stava mettendo in dubbio tutto quello che credevo. Chiesi spiegazioni direttamente a lei. Forse era vero ciò che avevo visto, ed era stata rapita qualche ora prima di me... Non ricordavo quanto tempo fossi stata chiusa nella mia stanza ad ascoltare la stessa canzone ripetutamente.

"Ehm... Supergirl?... Kara?" azzardai in Kryptoniano. Superman me l'aveva insegnato decentemente, ormai.

"Dimmi, Diana." rispose lei, laconica.

"Io non so se ciò che ho visto sia vero... Ma... Qualche giorno fa, ho visto te, che baciavi... Ehm... Clark."

"COSA?!" sbraitò lei, visibilmente infuriata.

"Okay. Credo di aver già capito." 

Al novanta per cento dei casi, quello che avevo visto, era solo una dannatissima illusione. Forse Lobo e qualcun'altro. Probabilmente Lobo e Supergirl, con la differenza che questa era totalmente stordita. Non me ne sarei affatto stupita. Okay, avrei dovuto scusarmi con Superman, in teoria... In pratica però, gli avrei fatto credere che era stata colpa di qualcuno di quegli aggeggi infernali che costruiva quel dannato Brainiac. Dovevo assolutamente cercare una soluzione. Non mi piaceva affatto mentirgli, e non mi piaceva nemmeno dovergli dire che in fin dei conti ero una mezza stronza vendicativa, che non aveva avuto scrupoli a gettarsi tra le braccia della persona che meno aveva sopportato. Okay, dovevo assolutamente fingere di essere stata sotto il controllo di qualcun altro. Ma cielo, qualcosa dentro di me, spingeva affinché raccontassi la verità... Non era nemmeno il momento di pensarci. Dovevo trovare una via di fuga. Ero probabilmente l'unica e sola che poteva avere lucidità a sufficienza per uscire di lì. Per qualche istante, mi passò per la testa l'idea di lasciare lì le eroine dell'universo Marvel... Repressi il pensiero, e decisi di agire.

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Capitolo 5
*** All the Small Things ***


Nei miei pensieri, iniziavo ad immaginare che non sarei mai più uscita da quel buco che era il covo di Lobo. In mattinata era passato il nostro compratore, e a dirla tutta, non mi ispirava mica male, in quanto a cattiveria. Diceva di essere un appassionato di Supereroi, molto ricco, e che voleva le eroine e basta. Probabilmente, era un banale niubbo che aveva bisogno di una donna e quindi aveva voluto il meglio che c'era in circolazione. Certo, non mi spiegavo cosa c'entrasse She Hulk, ma forse era di cuore tenero, e non voleva fare torto alla gigantesca donna. Sorrisi pensando che era così che le cose dovevano andare, saremmo state per sempre schiave di quell'ometto piuttosto viscido, ma che in sé non aveva alcuna cattiveria vera e propria. Sorrisi, pensando che poteva andare molto peggio di così. Avrei potuto trovare maniaci sessuali, o peggio... Invece no, era solo un poverino che non aveva mai avuto una donna in tutta la sua vita. Mi imposi di pensarla come un atto caritatevole, piuttosto che pensare che mi aveva fatta rapire da Lobo. Pensai infine che avevo baciato Lobo. Volevo vomitare.

"Say it aint so, I will not go
Turn the lights off, carry me home"

Portami a casa. Fu l'unica cosa che riuscii a pensare quando vidi Superman sfondare la porta della prigione. Volevo solo che mi dicesse che non era vero quello che io avevo fatto, ma sapevo che dentro di lui, qualcosa stava urlando. Mi era venuto a salvare sicuramente mosso dal senso di colpa, ma forse sarebbe riuscito a comprendermi... Forse, prima o poi. Mi resi conto che ero stata io in primis a rovinare tutto. Non me ne sarei mai andata dal suo fianco, nemmeno se mi avessero strappata, se solo lui mi avesse voluta al suo fianco per sempre. Dovevo riaverlo, o mi sarei spezzata. Ti prego, Clark... Portami solo a casa. Mi prese in braccio delicatamente, e uscimmo dal covo di Lobo, mentre io ero troppo stordita per parlare. Mi aveva tenuta stretta con dolcezza, e si era librato in volo, dirigendosi verso la Stazione Spaziale dalla quale Lobo mi aveva rapita giorni prima. Sicuramente Superman ci aveva messo un po' a trovare il covo, essendo ben nascosto, ma ce l'aveva fatto e io non gli sarei mai stata abbastanza grata per questo.

"Late night, come home
Work sucks, I know
She left me roses by the stairs
Surprises let me know she cares"

Mi aveva riportata a casa, nel giro di pochissimo. Nel frattempo, il vero Batman e Lanterna Verde si erano messi in azione per riportare nel loro universo le eroine Marvel, e per sistemare le cose con i loro eroi che molto probabilmente erano su tutte le furie. Ovviamente, avevano liberato anche le altre eroine DC, e sveltamente avevano predisposto le cose in modo che potessero tornare nei loro rispettivi luoghi di nascita. Ma tornando al mio viaggio, ovviamente, era più semplice volare che tornare con una motocicletta malmessa. Uscendo dal nascondiglio di Lobo, avevo visto un pezzo del suo mento a terra, che lentamente stava iniziando a far fuoriuscire altra cartillagine per poterlo rigenerare. Ovviamente, Lobo non poteva venir ucciso. Ci avevano provato, e lui di risposta aveva devastato il Paradiso. Insomma, non c'era un posto dove star tranquilli, no e poi no. Superman, mi aveva comunque lasciato delle rose sullo zerbino della porta della mia camera. Insomma, niente male come ritorno a casa. Pensavo non mi volesse più, ma notando questo, mi sorpresi e iniziai a sorridere, con un'espressione leggermente inebetita. Ma non importava. Quello che importava ora era ritrovarlo in giro per la Stazione Spaziale, e parlargli chiaramente, a quattr'occhi, spiegandogli tutto l'accaduto. Sapevo che dentro di lui era ferito, e ferito gravemente. La battaglia con Lobo non era stata sicuramente un problema per lui, ma certamente era stato un problema vedermi con Batman. O per meglio dire, con Batman/Lobo.

"Say it aint so, I will not go
Turn the lights off, carry me home
Keep your head still, Ill be your thrill
The night will go on, my little windmill"

L'avevo trovato subito. Era nella stanza accanto alla mia, e si teneva il viso tra le mani. Mi avvicinai, senza parlare. Non volevo nemmeno parlare, minimamente. Lui però intuì il mio silenzio carico di imbarazzo e vergogna, e mi sorrise debolmente, alzando la testa. Aveva già intuito che ero io, che avevo bisogno di lui ora più che mai. Dovevo guardarlo negli occhi però, e fargli capire tutto quello che volevo che lui sentisse. Mi fece cenno di sedermi al suo fianco, e io obbedii velocemente. Lui mi cinse le spalle con un braccio, e debolmente mi strinse. Io, presa da un lieve impeto di passione, quasi gli saltai addosso, stendendolo sul letto. Lui mi lasciò fare, stranamente. Io gli saltai ufficialmente addosso, mettendomi a cavalcioni sulla sua pancia, e mi chinai a baciarlo dolcemente. Lui affondò una mano nei miei capelli corvini, e io di risposta gli cinsi la vita. Infine, quello che accadde nelle ore successive, fu solo la conseguenza di un amore che non si poteva dissolvere. E questo, avrebbero dovuto capirlo sia Lobo, che il compratore di eroine.

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