Love Is Magic

di Nanek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Darkness meets Sunshine ***
Capitolo 2: *** Strange events ***
Capitolo 3: *** Something new ***
Capitolo 4: *** Love is the prize ***
Capitolo 5: *** Ghosts and Gossip ***
Capitolo 6: *** Something in your eyes ***
Capitolo 7: *** So what? ***
Capitolo 8: *** Close your eyes ***
Capitolo 9: *** Let it burn ***
Capitolo 10: *** The price to pay ***
Capitolo 11: *** Moving on ***
Capitolo 12: *** Dear you ***
Capitolo 13: *** The best of me ***
Capitolo 14: *** Part of me ***
Capitolo 15: *** As long as you love me ***
Capitolo 16: *** Just in love ***
Capitolo 17: *** All that matters ***
Capitolo 18: *** A few mistakes ago ***
Capitolo 19: *** Black keys ***
Capitolo 20: *** It’s over ***
Capitolo 21: *** Wish you were here ***
Capitolo 22: *** You've got a friend in me ***
Capitolo 23: *** Bad Dreams ***
Capitolo 24: *** Yellow & Black ***
Capitolo 25: *** Love is Magic ***



Capitolo 1
*** Darkness meets Sunshine ***


Capitolo 1

Darkness meets Sunshine


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Feeling my way through the darkness


 
*Flashback*

Hogwarts, settembre 2008, quattro anni prima.

Luke Hemmings sbuffava, sistemandosi i capelli, beandosi della sua immagine riflessa sullo specchio del bagno, mentre si preparava ad uscire, per raggiungere insieme ai suoi compagni, la Sala Grande.
Un nuovo anno aveva inizio, il suo secondo anno era appena cominciato, e già provava ribrezzo al rituale di inizializzazione che caratterizzava la sua scuola.
Lo aveva trovato sin dal primo momento una cosa noiosa, lo smistamento dei nuovi arrivati, chiamati in ordine alfabetico, costretti a indossare un cappello parlante, pieno di polvere, indossato da troppe teste; la cosa lo aveva disgustato a tal punto che si lavò i capelli per due volte al giorno per quasi tre mesi: teste di maghi puri, ma anche teste di sporchi mezzosangue, al solo pensiero, rabbrividiva ancora.
Meno male che il Cappello aveva fatto la scelta giusta con lui, e aveva urlato senza troppi giri di parole quella che era la sua casa, il suo destino: Serpeverde.
Serpeverde come sua madre, come suo padre, i suoi due fratelli, come tutta la famiglia Hemmings, sarebbe stato un disonore non farne parte, ma lui, sicuro di sé, e della sua testa, sapeva già di non doversi preoccupare, era un Serpeverde, dalla testa ai piedi, e tutti, a scuola, lo bisbigliavano tra i corridoi, facendolo sentire orgoglioso di se stesso.

«Ehy Luke!» lo chiamò una voce, una mano che si appoggiava alla sua spalla, un viso a lui familiare che si fece avanti: Ashton Irwin, Serpeverde, al terzo anno, suo amico da quando Luke aveva messo piede in quella scuola.
Il motivo di tale simpatia di Ashton nei confronti di uno più piccolo di lui, erano le promesse fatte a sua madre, la signora Anne Marie Irwin, nonché amica di una vita di Liz Hemmings: conosciutesi anche loro ad Hogwarts, stessa casa, Serpeverde, stesso anno, stessi sogni, le inseparabili, figlie di maghi potenti, conosciute da tutti, non c’era nessun’altra se non loro due, non facevano entrare nessuno nel loro duetto, loro due si capivano con uno sguardo, loro due bastavano l’una per l’altra, le altre erano solo delle briciole a confronto con loro.
Se inizialmente Ashton si vide come babysitter personale della famiglia Hemmings, con il passare del tempo scoprì in Luke l’amicizia che legava le loro madri: il più piccolo aveva le idee ben chiare, sapeva il conto suo, non era spaventato da nulla, metteva quasi timore, e la sua voglia di essere più di quel che doveva, affascinava Ashton, che lo considerava sangue del suo sangue.
Luke inoltre, gradiva la presenza di Ashton, sapeva farlo divertire, sembrava capire ogni suo pensiero, lo vedeva come una persona importante, uguale a lui, come se fossero fatti della stessa pasta, creata dalle loro stesse ambizioni, dai loro desideri, due gocce d’acqua, nati per essere amici.
«Ciao Ash» lo salutò a sua volta, fulminandolo un po’: la mano di Ashton era ancora sulla sua spalla.
Un’altra cosa che Luke Hemmings non sopportava, era che la gente lo toccasse; era una cosa fastidiosa, che lui odiava, in casa sua nessuno si toccava, nessuno si sfiorava troppo, ed era stato abituato così, ad avere sempre una distanza minima, ad avere sempre il minore dei contatti: lo aveva ripetuto ad Ashton circa mille volte, ma lui, continuava a scordarselo, con la solita giustificazione del “a casa mia siamo troppo sentimentali”, e Luke, come ogni volta, alzava gli occhi al cielo, sospirando a fondo, e cercando di non lasciarsi sfuggire una formula magica da spavento nei confronti dell’amico.
«Scusa, non volevo» bisbigliò Ashton, allontanando la mano, e mettendosela in tasca, continuando a camminare con lui per il corridoio, raggiungendo insieme la Sala Grande, dove i loro posti, al tavolo di Serpeverde, erano pronti ad aspettarli.

«Queste cerimonie mi annoiano» si lamentò il biondo, sedendosi sulla sedia, e intrecciando le braccia al petto.
«Magari quelli del primo anno sono interessanti» cercò di intervenire l’amico.
«Interessanti dici? Non prendermi in giro» rise appena, come se ci potesse essere davvero qualcuno di interessante, qualcuno che fosse addirittura più interessante di lui.

Una botta lo fece quasi sobbalzare: come se qualcuno gli avesse tirato una leggera pacca sulla spalla, di proposito.
Si girò con occhi fulminei, e quasi non si stupì di trovarseli lì davanti, quei due lì, che con aria innocente, recitavano le loro scuse.
«Hemmings! Oddio scusami, il mio gomito ha accidentalmente urtato la tua spalla, non sai quanto siamo dispiaciuti» diceva con la sua solita voce da idiota.
«Michael Clifford, la tua maturità va oltre le mie aspettative» rispose a tono, continuando a mantenere un’espressione seria e glaciale, mentre guardava gli occhi del ragazzo davanti a lui.
Michael Clifford, terzo anno, come Ashton, occhi verdi, pelle bianca come il latte, capelli strani, non più biondi come l’ultima volta che l’aveva visto, di uno strano azzurro acceso, ma soprattutto: Grifondoro.
Accanto a lui, sghignazzava il suo solito amico, Calum Hood, Grifondoro anche lui, del secondo anno, come Luke: una persona insopportabile, stupida, che non si sapeva per quale motivo, era finita con i Grifondoro, ma che secondo Luke, non meritava neanche di far parte di quella scuola.
«Il colore dei tuoi capelli Michael, una meraviglia, spiegami: è forse la tinta che ti rende ancora più imbecille?» lo derise Ashton, facendo accennare appena un sorrisetto a Luke, che continuava a fissarli con aria di sfida.
E nel momento in cui Michael stava per rispondere, Calum riprese la sua calma, e lo incitò ad andare a sedersi: la cerimonia stava per cominciare.
 
L’entrata dei nuovi arrivati, che si guardavano intorno con sguardi estasiati, che guardavano le candele sospese a mezz’aria quasi increduli, guardavano ogni cosa, e i loro occhi brillavano, facendo alzare gli occhi al cielo Luke: possibile che l’unico, non appena messo piede a Hogwarts, per niente sorpreso dal tutto fosse lui?
Era una scuola di magia, era logico che ci sarebbero state delle sorprese, ma non per questo, si era messo a fissare il tutto con il naso all’insù e la bocca aperta, sua madre gli aveva ben insegnato come comportarsi.
Li guardò avanzare, posizionarsi l’uno accanto all’altra, e li squadrò per bene: già riconosceva, solo guardando la divisa, chi sarebbe diventato un Serpeverde, la classica divisa nuova, che profumava ancora di plastica, i capelli curati, l’aria altezzosa, che li distingueva da tutti gli altri, più umili, modesti, terribilmente ordinari.
Riconosceva i figli di persone non troppo agiate, con divise piene di toppe per coprire i buchi, divise che odoravano di vecchio, di muffa, divise che erano state usate da troppe persone, e che quasi lo disgustavano; riconosceva poi, i mezzosangue, visi che non appartenevano a quel mondo, lui lo sapeva, li fiutava, sapeva riconoscerli, e non osava guardarli per più di un secondo: loro non avrebbero mai fatto parte della sua vita, nessun mezzosangue era dei Serpeverde, nessuno.
Fu tempo di cominciare, e la solita voce della McGranitt, cominciò a chiamare uno ad uno, i novellini, facendoli avanzare, portando sul loro capo il Cappello Parlante, che li smistava dove più li riconosceva.
Luke batteva le mani, e alzava lo sguardo, solo quando sentiva il nome «Serpeverde!» , loro erano gli unici allievi degni di essere guardati in faccia da lui, perché erano suoi compagni, erano come lui, erano parte della sua famiglia.
«Tethy Berenice Juno Clifford» la voce annunciò, nel silenzio che si era calato.
«Che nome stupido» commentò a bassa voce Luke, volgendo lo sguardo verso colei che doveva essere, per forza, una parente di Michael Clifford.
La guardò, per aver ben chiaro il viso di colei che avrebbe potuto comodamente prendere di mira, e quando incrociò il suo sguardo, quasi si stupì.
Aveva i capelli lunghi, castani, scendevano mossi, e sulle punte, erano più chiari, erano biondi, indossava un paio di occhiali enormi, neri, che non gli diedero la possibilità di distinguere il colore delle sue iridi, la bocca rosea, la pelle candida, le guance leggermente più arrossate, la timidezza gliela si leggeva a chilometri di distanza.
La McGranitt le posò il cappello sulla testa, e lui, continuava a fissarla.
Dopo pochi secondi, il verdetto fu annunciato «Grifondoro!» e un boato si fece spazio nella tavola di Michael e Calum, non c’era neanche il minimo dubbio che lei capitasse da un’altra parte.
Tethy Berenice Juno, si mise a correre verso Michael, che l’avvolse in un abbraccio, al quale si aggiunse Calum, come se la stessero aspettando.
Luke si voltò, ed Ashton, ridacchiava.

«Ci sarà da divertirsi con quella lì» commentò, incuriosendo il biondo.
«Ho sentito delle voci su di lei. È la cugina del nostro simpaticone dai capelli blu, suo padre è John Clifford, lo zio di Michael» rise «e la cosa più scandalosa è che si è sposato con una babbana: sua figlia è mezzosangue, una vergona per un mago» sospirò per poi riprendere «fidati, ci divertiremo con lei» spiegò meglio, e Luke, sospirò a sua volta, al sentire quelle parole.
«Ma quando capiranno che a Hogwarts ci vanno i maghi puri? Sono senza parole, altra mezzosangue da aggiungere in lista» sbatté la mano al tavolo, leggermente.
Voltò di nuovo lo sguardo verso la cugina di Clifford, e a sua sorpresa, la beccò in pieno mentre lo stava fissando: la vide arrossire, distogliere lo sguardo con velocità non appena lui le rivolse un sorrisetto divertito, amava mettere in soggezione la gente.

Spostò lo sguardo verso il ragazzo dai capelli blu, che lo fissava a sua volta: lo vide chiamare Tethy, lo vide mentre con l’indice, senza curarsi del fatto che Luke lo stava fissando, lo indicava a sua cugina, che rialzò appena lo sguardo, mordendosi il labbro, lo vide mentre le diceva qualcosa, sicuramente sul suo conto; la stava mettendo in guardia, la stava obbligando a non rivolgergli mai e in nessun contesto la parola: Michael sapeva bene chi fosse Luke Hemmings, e sapeva perfettamente di cosa fosse capace, soprattutto con chi era più insicuro, soprattutto per quelli come lei, che arrossivano per un suo sguardo, che si mordevano il labbro dal nervoso, o forse dalla paura, Michael Clifford stava proteggendo sua cugina, e Luke, sorrise ancora, non appena si trovò i loro occhi contro di lui: gli occhi seri di Michael, e quelli timidi di Tethy.
Li salutò con la mano, prima di girarsi al suo tavolo, e sorrise ancora divertito: chi l’avrebbe mai detto che lui faceva paura? Chi l’avrebbe mai detto che con un sorriso lui facesse battere il cuore alle persone, e le facesse vagamente tremare di fronte ai suoi occhi azzurri?
Sorrideva, e si sentiva potente, sorrideva, e si complimentava con se stesso.
«Hai ragione Ashton» disse rivolgendosi all’amico «Ci divertiremo un mondo, con la piccola Tethy Berenice Juno Clifford».


*Fine Flashback*
 



Note di Nanek
Ed ecco che la storia “tanto” (perché spero sia tanto) attesa sui 5SOS nel mondo magico di Harry Potter è arrivata in EFP!!!! ;)
Ciao a tutte lettrici ;)
Ebbene sì, come avevo accennato ad alcune di voi, lo riprendo qui, Luke Hemmings mi ha travolto in questa nuova “avventura” diciamo, il Fantasy non è mai stato il mio genere, sono sincera, ma Luke.. mi ha in qualche modo convinto, ed ecco qua il primo capitolo! ;)
Ci tenevo a precisare che, i capitoli scritti sono solo 4: sono pochi, lo so, ma se voi, giunte al quarto capitolo mi dite “ma no dai vai avanti mi piace e voglio sapere che succede”, state pur certe che io mi metto a lavorare (anche perché ho un sacco di idee in testa LOL e mi piacerebbe davvero tanto continuare questa storia fino al capitolo 10 magari ;) )
Altra cosa: i primi 3 capitoli sono tutti ambientati su dei ricordi, sono flashback che io vi segnalo all’inizio di ogni capitolo, e solo dal capitolo 4 (in poi) ci sarà una narrazione dei fatti al presente ;)
Spero di aver detto tutto, spero che questa storia vi piaccia quanto piace a me, perché io sono ossessionata da questa storia XD
E basta direi, ho parlato anche troppo! XD sono emozionata!!! XD
Spero di ricevere le vostre recensioni, spero di non deludervi, e se volete, potete dirmi se vi piace come sono stati divisi i nostri 5SOS nelle varie case ;)
Al prossimo aggiornamento ;) grazie sin d’ora <3
Nanek

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Capitolo 2
*** Strange events ***


Capitolo 2

Strange events

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Life’s a game made for everyone
 
*Flashback*

Hogwarts, dicembre 2010, due anni prima.
 
Tethy Berenice Juno si trovava bene in quella scuola, Hogwarts era la sua vera casa, si sentiva a suo agio, studiare non le era mai sembrato così semplice, ogni cosa, di quel posto, lo adorava, l’amava.
Amava le scale dispettose, che a volte la costringevano a perdere dei minuti in più per arrivare al piano desiderato, amava guardare i quadri animati, i suoi occhi brillavano davanti a tale meraviglie che pensava esistessero solo nei libri.
Era ormai al terzo anno, e quasi si stupiva di come il tempo passasse velocemente lì dentro, e ogni anno, quasi era dispiaciuta di dover tornare al suo mondo “normale” per lasciare la magia.
Suo cugino Michael, poi, si era rivelato un grande amico, era il suo appoggio principale, poteva chiedergli ogni cosa, e lui era lì, sempre pronto ad aiutarla, insieme a Calum, che era troppo simpatico per evitarlo: lui sapeva sempre rallegrare i suoi giorni.
Nonostante tutto ciò, però, Tethy Berenice Juno era spesso soggetto di scherzi banali.
Si era ritrovata più volte, in camera sua, o nella sua cartella, qualche topo, che faceva sobbalzare le sue compagne di corso dallo spavento e dal disgusto, mentre lei, sorrideva al nuovo arrivato, e lo accompagnava verso il giardino, per renderlo libero.
Oltre ai topi, qualcuno si divertiva a spedirle gli elfi, che lavoravano in cucina, e che non sempre erano un bel vedere, direttamente in camera, forse nella speranza di spaventarla, ma lei, non si lasciava incantare, e cominciava a parlare con loro, come se niente fosse, e non chiedendo mai chi li avesse spediti, gli elfi erano degli autentici paurosi.
Questi scherzi ricorrevano troppo spesso, tanto da far preoccupare il cugino, ma lei, lo calmava: non erano così pericolosi, erano scherzi innocenti, e lei, non ne aveva paura.
«Saranno quelli del primo anno, sono scemi» diceva lei, tirando fuori dalla tasca l’ennesimo topo.
«Non sono così stupidi, sono i più spaventati» rispondeva Michael, guardandosi intorno, cercando di scorgere le figure di Luke Hemmings e Ashton Irwin.
Tethy faceva spallucce, a lei non importava chi fosse stato, la cosa la divertiva, la faceva sorridere, e di conseguenza, faceva innervosire il cugino.
«Ricordati sempre quello che ti ho detto: Serpeverde off limits. Tethy dico sul serio»
«Michael, me l’hai ripetuto circa mille volte, non sono più una bambina insomma, so guardarmi le spalle» rispondeva lei, sbuffando, e lasciando il cugino nelle sue inquietudini.
 
Tethy si chiedeva spesso il motivo di tanta preoccupazione, e soprattutto il motivo di tale convinzione: perché credere che proprio Luke Hemmings fosse autore di quei giochini senza senso? Lui che neanche la guardava in faccia? Lui, che lo vedeva solo poche volte e che lei si limitava a fissarlo da lontano.
Una Grifondoro che spiava un Serpeverde: una vergogna, si ripeteva nella testa, ma con lei, la psicologia inversa faceva effetto, più Michael le diceva di stargli alla larga, più lei si ostinava a guardare quel ragazzo dai capelli biondi, quel ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, e l’aveva fatta arrossire brutalmente.
Poi Luke, sembrava sempre per conto suo: non parlava mai con troppe persone, e quelle poche, erano Serpeverde, lo vedeva sempre e solo in compagnia di Ashton, nelle pause giornaliere, lo vedeva anche solo, molte volte, mentre guardava gli allenamenti di Quidditch con le braccia intrecciate al petto.
Luke Hemmings: ma chi lo capiva quello lì? Sicuramente non Tethy.
Così misterioso, così solo, dava pure l’impressione di essere un timidone, eppure, faceva parte dei Serpeverde.
Sulla bocca di tutti, quando si nominava quella casa, c’era lui, lui soltanto, come se fosse l’unico allievo, e tutti, parlavano di lui come se fosse la persona più orribile dell’intera scuola: ambizioso da far accapponare la pelle, pronto a buttare sul fuoco pure sua madre pur di riuscire a raggiungere i suoi scopi, pronto pure a pugnalare alle spalle il suo migliore amico Ashton, senza pensarci troppo, pur di coronare ogni suo sogno.

Ma quello che più spaventava, forse, Tethy, di quel ragazzo, era il suo odio per i mezzosangue.
“Sporchi mezzosangue, non si meritano di essere qui, sono la vergogna di questa scuola”, questo era, detto dagli altri, il suo motto.
Tethy quasi si sentì mancare al sentirlo dire, quasi non ci volle credere, e i pettegolezzi di Hogwarts diventarono la sua prima preoccupazione: “Ha picchiato un mezzosangue” dicevano; “Ha una lista di nomi, persone da prendere di mira” bisbigliavano; c’era poi, chi insinuava che lei, Tethy, fosse la sua nuova vittima.
Lei, cercava sempre di non farsi travolgere dalle dicerie, cercava sempre di trovare il lato comico degli scherzi che l’assillavano da quando aveva messo piede in quella scuola, cercava di non spaventarsi, di non agitarsi, al contrario di Michael, e dissimulava sempre, cercando di dare un altro nome all’artefice di quelle sciocchezze, nella speranza di non scoprire mai che fosse proprio lui, proprio Luke, ad averla presa di mira.
Non aveva mai avuto poi, un incontro diretto con lui, e la cosa, se da un lato la faceva sospirare sollevata, dall’altra, le metteva quasi ansia.

«Ehy Tethy!» la richiamò una voce, quel giorno, mentre lei avanzava verso la biblioteca per copiare qualche appunto.
Si voltò, sfoggiando un sorriso, e trovarselo lì davanti, proprio non se l’aspettava.
«Ciao William» salutò a sua volta, non smettendo mai di sorridere.
William George Jones, ultimo anno, Grifondoro, capelli neri come la pece, occhi grandi e color nocciola, un sorriso che metteva a disagio pure qualche ragazza dei Serpeverde, giocava a Quidditch con Michael, era lo studente perfetto, una sorta di “bello della scuola”, al quale non si poteva neanche pensare, troppo irraggiungibile per tutte.
Tethy ci parlava qualche volta, dato che lui e Michael avevano sempre intense conversazioni sugli schemi di gioco; lo trovava simpatico, e pure lei, non poteva negare a nessuno quanto la sua presenza la facesse sentire troppo impacciata e fuori posto.
Si scambiarono qualche battuta di routine: come andava la scuola, dove fosse finito Michael, se gli scherzi continuavano o si fossero, finalmente, placati.
«Ho appena salutato Tupi, il mio ventiseiesimo topo, il mio cuore è triste» scherzò lei, mentre lui le sfoggiava nuovamente il suo sorriso.
Deviarono la conversazione parlando del Torneo Tremaghi, al quale lui stava partecipando, rendendo la casa Grifondoro ancora più orgogliosa del suo allievo, e facendo svenire tutte le ragazze che andavano a curiosare le sue imprese.
Lui, si grattò il capo, con fare piuttosto nervoso, ma senza indugiare ancora, decise di essere diretto.
«Tra due giorni c’è il ballo, in occasione del Torneo, e io, volevo chiederti se.. sì, vuoi venire con me?» disse calmo, sorridendo ancora, cercando di formulare la frase nel più semplice dei modi.
Tethy si sentì avvampare, le guance erano rosse e calde, i suoi occhi andarono a proiettarsi verso il pavimento, e con voce flebile rispose un «Sì» che quasi non sentì neanche lei stessa.
«Sì, vengo volentieri, grazie William» formulò nuovamente, alzando gli occhi, e ritrovandosi il sorriso del ragazzo ancora intatto sul suo viso: aveva forse qualche dubbio? Come si poteva dire di “no” a William George Jones?
«Bene allora, sono contento, grazie di aver accettato» continuò lui, cercando di non peggiorare la situazione di lei.
«Vado.. devo.. biblioteca» formulò lei, rendendosi conto del mancato senso logico della sua frase, ma che fece sorridere ancora il ragazzo davanti a lei.
«Sì, certo, scusami se ti ho disturbata, ci vediamo Tethy» la salutò ancora, senza aggiungere altro, e dandole le spalle, si incamminò per il corridoio.
 
Tethy passò il resto di quella giornata a pensare a cosa mettersi per il ballo, in biblioteca non osò aprire un libro per studiare, al contrario, si mise a disegnare un ipotetico vestito da sogno, cercando di prendere spunto da quello che aveva nell’armadio: per quella serata doveva essere impeccabile, William meritava di non sfigurare.
Abbozzò un disegno, non troppo complicato, non troppo appariscente, ma che rendeva quel vecchio vestito un po’ più presentabile, più colorato e vivace, e pregando il cielo che il suo gufo facesse in tempo, spedì il tutto a sua madre.
Le inviò una lettera, sottolineando quanto fosse importante per lei il ballo, sottolineando quanto fosse importante non far sfigurare William George Jones, pregandola di farle quel favore, che avrebbe ricambiato il prima possibile.
Tethy, aspettò il ritorno del suo gufo con ansia, e il cuore le batteva forte ogni volta che vedeva arrivare la posta.

Fortunatamente, la mamma di Tethy, non deluse le aspettative della figlia, ed il giorno stesso del ballo, verso le cinque e mezza del pomeriggio, un pacco volava sul cielo di Hogwarts.
«Enny!» chiamò il suo gufo, catturando la sua attenzione, il quale le si avvicinò, atterrando sulla sua testa.
«Sempre il solito, meno male che devo ancora lavarmi i capelli» rise prendendo quello che arrivava direttamente da casa sua.
Quasi urlò, mentre scartava la carta rossa in camera sua, squittiva o quasi, alzando quel tessuto, che sembrava così diverso, così fresco: il rosa che lo caratterizzava era come rinato, abbellito da alcune perle sul giro collo e sulla fine delle maniche lunghe, sua madre aveva aggiunto quelle e delle piccole fasce rosa più scuro, nella lunghezza dell’abito: era stupendo, era semplice, ma davvero bello, era il regalo più importante che sua madre le avesse fatto.
Insieme al vestito, era stata spedita una collana, con un ciondolo d’oro, che Tethy riconobbe subito: apparteneva a sua madre, e dentro a quel ciondolo, c’era la foto che ritraeva la sua famiglia.
La voglia di indossarlo era davvero troppa, ma sapeva benissimo che non poteva girare per i corridoi conciata in quel modo, tuttavia, voleva mostrarlo a lui, a Michael, che in quel momento, era a pulire i suoi attrezzi per il Quidditch.
Piegò nuovamente il vestito, e tenendolo sul braccio, corse per le scale, e pregò di non inciampare.
 
Il campo di Quidditch era deserto, non un’anima in circolo, e lei, si beava di quel silenzio, mentre avanzava verso il solito posto dove Mike si isolava molte volte.
Le sembrava fin troppo strano non sentirlo cantare, lui lo faceva sempre, eppure, il silenzio di quel posto, era macchiato solo dai passi di lei, che avanzavano lenti, mentre i suoi occhi, cercavano di scorgere il nuovo colore di capelli di Michael: neri, e un solo ciuffo blu.
Suo cugino sapeva essere davvero strano in fatto di tinte per i capelli, e lei lo prendeva in giro a volte, per i strani colori che sceglieva quasi a caso.
Si guardò i suoi, si guardò le punte chiare che le cadevano lunghe sotto al petto, e pensò che anche lei, una volta ritornata a casa, doveva darsi una sistemata, magari tagliarli un po’, magari farli tutti biondi, magari un taglio corto..
E mentre di perdeva nei suoi pensieri, finalmente scorse dei rumori.
Un rumore strano, che non riconosceva.
«Mike?» lo chiamò appena, con voce flebile, non udibile neanche a due centimetri di distanza.
Sentiva qualcosa, che scoccava, qualcosa di strano, come se qualcuno stesse chiamando un gatto con la bocca, eppure, gatti in giro non ce n’erano.
Solo quando voltò l’angolo, e buttò lo sguardo alla propria destra, capì quello che stava succedendo, e alla vista, indietreggiò, impallidendo.
Suo cugino non era solo nel suo “rifugio”, e soprattutto, non stava pulendo la scopa come era solito fare.
Lo aveva intravisto di spalle, le mani appoggiate al muro, e davanti a lui, con la schiena che aderiva alla parete, una ragazza dai capelli rossi: fin troppo vicini per sembrare due che bisbigliavano cose segrete, le loro bocche facevano quello strano rumore, perché le loro labbra si stavano toccando, sfiorando, si stavano baciando, e Tethy, sperò di non esser stata vista.
Non aveva riconosciuto la ragazza in questione, ma senza indugiare ancora, camminò con passo spedito, lasciandosi alle sue spalle la scena appena vista, e promettendosi di riempire di domande il cugino: nessuno poteva scappare all’interrogatorio di Tethy Berenice Juno Clifford, e ridacchiando su quel pensiero, ritornò per i corridoi.
 
Sorrideva come una bambina, salutava i fantasmi che incrociava, teneva ben stretta il suo vestito: erano appena le sei, ma doveva ancora farsi un bagno, sistemarsi i capelli, e se riusciva, doveva ritornare da Mike, il tutto prima delle otto.
Camminava quasi saltellando, come se essere a scuola non fosse un problema per dare libero sfogo al proprio entusiasmo; le mancava poco prima di giungere alla zona dei Grifondoro, ma in quella lunga retta via, due figure, alla sua destra, vicino alla finestra, catturarono la sua attenzione.
Una figura alta, dai capelli biondi, era rivolta verso di lei, mentre quella più bassa, le dava le spalle, e non appena si accorse della sua presenza, si girò a sua volta.
Gli occhi di Luke Hemmings ed Ashton Irwin erano puntati su di lei come un’aquila punta una preda: erano seri, freddi, e lei si sentì, per un solo istante, quasi paralizzata.
Costrinse le sue gambe ad avanzare, non doveva avere paura di loro, nonostante il cuore le battesse all’impazzata e si sentisse il rossore salire sempre di più; avanzò lentamente, cercando di tenere lo sguardo lontano, non doveva fissarli, doveva andare dritta per la sua strada.

Non appena passò davanti a loro, però, la voce di Ashton Irwin, la bloccò.
«Juno Tethy Clifford Berenice!» esclamò ad alta voce, per poi scoppiare da solo in una risata isterica: si credeva simpatico per aver mescolato i suoi nomi, per caso?
Tethy provò ad avanzare, ma Ashton, continuò.
«Ehy ferma! Dai non scappare, non ti presenti neanche?» le domandò, mentre a lei si raggelava il sangue, e il suo cuore, quasi smise di battere, non appena alzò lo sguardo verso di loro.
«Ciao» riuscì a dire a voce bassa, mentre la mano di Ashton le si appoggiava alla schiena e la trascinava più vicina a loro.
Tethy deglutì a fatica.
Tethy, stava provando paura.
«Dopo tre anni non ci siamo ancora presentati!» diceva la voce di Ashton, che odorava di sarcasmo allo stato puro, che odorava di presa in giro, come se a loro importasse davvero presentarsi a lei.
«Ashton Fletcher Irwin» si presentò, porgendole la mano, che lei non sapeva se prendere e stringere oppure no.
Passava i suoi occhi dalle sue dita allo sguardo di Ashton, che non sembrava per niente rassicurante; decise però, di essere coraggiosa, e alzò la sua, andando a stringere appena la presa, presentandosi al ragazzo davanti a lei.
«Tethy Berenice Juno Clifford» disse decisa, intenta a fargli capire l’ordine esatto del suo nome, come se a lui interessasse.
Sospirò appena, quando le loro mani si divisero, quasi sollevata che non le fosse successo nulla; il passo più difficile, fu quello dopo, quando si voltò verso il ragazzo più alto, il ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, il ragazzo dagli occhi azzurri e dall’animo nero.
Tethy aveva la mano a mezz’aria, quasi intenta a porgergliela, ma i lineamenti duri di Luke, gliela fecero ritrarre, portandola lungo il fianco, facendole abbassare lo sguardo, intimorita come non mai.
«Luke Robert Hemmings» disse una voce profonda davanti a lei, e una mano si fece vedere sotto i suoi occhi.
Deglutì ancora, si morse il labbro inferiore, e alzando i suoi occhi su quelli di Luke, riavvicinò la mano, alla sua: una stretta che poteva sembrare una carezza, si toccarono quasi per sbaglio, nessuno dei due strinse, nessuno dei due esitò a concludere in fretta quel gesto, come se le loro mani, toccandosi, bruciassero.
E lei, sapeva bene il motivo di tale bruciore: Serpeverde e Grifondoro, puro sangue e mezzosangue, una vergogna.
«Cosa tieni lì?» intervenne Ashton, indicando il suo vestito.
Tethy esitò ancora una volta a rispondere.
«Su rispondi, non avrai mica paura» intervenne ancora una volta.
«Un vestito» rispose velocemente, cercando di non approfondire troppo la questione: la domanda era cosa teneva, non serviva specificare a cosa servisse.
«Su avanti mostracelo» la incitò ancora Ashton, e lei, pregò il cielo che non lo distruggessero.
Lo aprì, prendendolo per le spalle, lasciandolo scivolare lungo, continuando a implorare che non lo toccassero, che non lo rovinassero, le sue mani tremavano mentre lo teneva alzato per evitare che si sporcasse per terra, le sue braccia volevano cedere all’istante.
Dopo pochi secondi, tornò a piegarlo, velocemente, e lo appoggiò ancora al suo braccio.
«Odora di babbano, l’ha fatto tua madre?» chiese schifato Ashton, ed ecco che Tethy spalancò gli occhi, la sua paura, aveva inizio: annuì appena, abbassando lo sguardo.
«Ashton, ma le buone maniere dove sono finite?» intervenne, quasi dal nulla, Luke, facendo alzare lo sguardo di Tethy verso il suo.
«Tua madre ha fatto un bel lavoro, falle i miei complimenti» continuò Luke, facendola spaventare a morte: cosa stava dicendo? Fare i complimenti a sua madre? Ma stava male? Aveva bevuto qualcosa? Un incantesimo diabolico lo stava facendo rispondere così?
Pure Ashton sembrava confuso, pure Ashton sembrava non capire: eppure il suo amico era serio, non lasciava trasparire la minima espressione di scherzo, gli occhi di Luke erano seri, i lineamenti duri non cambiavano, immobili, rigidi.
«Vai al ballo con William?» le domandò ancora, guardandola.
Tethy annuì, incredula, stupita, non capiva più niente.
«Direi che bisogna brindare allora, il ballo è un evento unico» propose il biondo, cercando dalla sua tasca una bottiglia nera.
Versò il contenuto su un bicchiere appoggiato al davanzale, la bevanda che ne usciva era arancione.
Porse il bicchiere a Tethy, la quale, cercò di rifiutare «Non credo di avere sete» disse lei, che ricevette da parte di Luke uno sguardo fulmineo.
«È succo di zucca, niente di più» intervenne Ashton, prendendo il suo bicchiere, e mostrando di avere la stessa bevanda, un semplice succo arancione.
Luke stava ancora fissando Tethy, con aria quasi minacciosa, la mano a mezz’aria con il bicchiere pronto, per un istante buttò l’occhio sul vestito che lei teneva in mano, e Tethy, per paura che rovesciasse il tutto sulla cosa più preziosa che aveva, prese il bicchiere, e ringraziò appena.
«Al ballo» brindò Ashton, toccandole il bicchiere, e bevendo in un sorso il tutto; Tethy sospirò, e prendendo coraggio, bevve anche lei.
Il gusto di zucca le riempì la bocca, lo sentì scivolare freddo lungo la gola, tenne gli occhi chiusi fino all’ultimo goccio, per poi appoggiare il bicchiere.
«Com’è?» chiese Luke, che accennò un lieve sorriso sul volto.
«Buono» si affrettò a rispondere Tethy.
«Sono contento ti piaccia, io ne berrei a litri» continuò il biondo.
«Già, anche io» mentì lei, dato che preferiva di gran lunga un semplice succo alla pera, il succo che beveva quando era a casa, e che a scuola, per fare colazione, le mancava da morire.
«Abbiamo qualcosa in comune allora, buono a sapersi» concluse Luke, marcando ancora di più il suo sorriso, facendo arrossire ancora la ragazza, che abbassando lo sguardo, venne richiamata dall’orologio che segnava già le sei e mezza.
«Devo andare» disse velocemente, indietreggiando.
I due ragazzi, non fecero resistenza.
«Divertiti, piccola..» uscì dalla bocca del più alto dei due.

Tethy lo guardò, mentre riprendeva i suoi passi lungo il corridoio, e quasi non si accorse, che stava sorridendo a quel ragazzo, il ragazzo che per suo cugino era assolutamente “off limits”.
I suoi pensieri erano confusi, il caos regnava dentro di lei.
Come poteva Luke, essere quello che gli altri definivano “il demonio”?
Come poteva Luke essere davvero così spaventoso?
Tutti quei pettegolezzi, le sembravano così stupidi, così insensati, e una strana convinzione si fece avanti nella sua testa: e se invece fossero gli altri a sbagliarsi?
Se fossero gli altri a partire con i pregiudizi senza nemmeno conoscerlo?
Se fosse Mike stesso ad averlo valutato male?
Luke non era come lo descrivevano, Luke era.. una ragazzo finito per sbaglio nei Serpeverde, ne era quasi certa.
Non sapeva però, di aver dato origine, nei suoi pensieri, ad una stupida illusione.
 

*Fine Flashback*



 
Note di Nanek
Ed ecco che dopo una settimana giusta, torno a postare un nuovo capitolo =)
Ciao a tutte! =)
Allora come procede questa storia? Vi piace? =)
Questo capitolo è completamente impostato sulla nostra protagonista Tethy ;) che ve ne pare? Una tipetta carina e timidona <3 e che in questo capitolo, ha degli incontri piuttosto inaspettati! Un bell’invito al ballo con il bello della scuola, il nostro William, e pure un incontro alquanto strano con i due Serpeverde più oscuri della scuola.. Luke ed Ashton: che si rivelano moooolto cordiali a quanto pare.. ma sarà davvero così?
Leggevo le vostre recensioni sulla divisione nelle varie case cmq: tutte che vedete Mike Serpeverde LOL devo essere sincera: lo volevo fare anche io.. solo che, se mettevo un’altra parente degli Irwin, veniva monotona :D perché ho un’altra storia in corso e la protagonista è sorella di Ash XD quindi per cambiare, volevo una parente di Clifford <3 spero non vi dispiaccia ;)
Che dire ancora? Sono super felice di aver trovato le vostre recensioni <3 alle quali adesso vado a rispondere così vi avviso di aver postato ;) e voglio, come faccio sempre, in tutte le mie storie, ringraziarvi una ad una <3 siete davvero importanti, e io vi adoro già tutte <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 AnotherWorld1D  crazyforgaskarth HoransCoffee  lookatbiebsmile Nerhs vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 DirectionersLove  irwinmuffin  NeneHoran  Potatoes99  Smile_LWWY vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito la storia <3 Australian boys riordansmjnd irwinmuffin NeneHoran Nerhs Smile_LWWY  vi adoro <3


Detto questo, spero di trovare le vostre recensioni, spero di non deludervi, e spero che questa storia vi faccia un po’ sognare magari ;)
Al prossimo aggiornamento <3
Nanek

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Capitolo 3
*** Something new ***


Capitolo 3

Something new
 
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Some words are hard to speak
“Don’t ever leave” she said to me.

 
*Flashback*

Hogwarts, dicembre 2010, due anni prima. La sera del ballo- Torneo Tremaghi.
 
Luke avrebbe tanto voluto essere in camera di Tethy, quella sera, giusto per gustarsi la scena al vivo.
Vederla immergersi tra le bolle di sapone, vederla asciugarsi e riempirsi il corpo con qualche crema profumata, vederla avvolgere i capelli lunghi nell’asciugamano, e cominciare a vestirsi.
Si immaginava le sue dita, che abbassavano la cerniera del vestito, la vedeva mentre lo indossava, mentre lo richiudeva, senza mai togliere gli occhi dal suo riflesso nello specchio; quasi la vedeva, mentre sorrideva, orgogliosa e soddisfatta del suo aspetto, la vedeva mentre faceva una giravolta per controllare che ogni singolo dettaglio fosse messo al suo posto.
I capelli li avrebbe asciugati velocemente, per poi passare alla fase finale: il trucco.
Chissà che colore userà, si chiedeva Luke, mentre sedeva in camera sua, sul letto, e cominciava già a ridacchiare.
Tethy come ultima cosa, avrebbe indossato le scarpe alte, e lui sapeva, che non appena si sarebbe alzata, avrebbe notato qualcosa di strano.

Luke avrebbe tanto voluto essere in camera di Tethy, per poter sentire il suo urlo di disperazione mentre si specchiava nuovamente.
Avrebbe voluto essere lì con lei, mentre disperata, si toccava la faccia, dove, finalmente, erano spuntati i peli bianchi e un bel paio di baffi; avrebbe voluto essere lì, per poterla guardare, mentre si girava su se stessa e notava la lunga coda bianca che usciva dal vestito, e le sue mani, diventavano sempre più pelose.
Avrebbe voluto essere lì, a gustarsi la scena, a gustarsi il risultato del suo scherzo, che finalmente, aveva raggiunto quello che si aspettava: riuscire a farla disperare.
Ma per sua sfortuna, era costretto a stare in camera, in attesa che Tethy uscisse, in attesa per poterla deridere.
Disteso sul letto, con una piccola palla di pelo bianco che dormiva sulla sua pancia: la sua piccola Molly, la sua gatta bianca, dagli occhi azzurri, che faceva le fusa, quando le sue mani le sfioravano il pelo, la accarezzavano, e la facevano sentire in Paradiso.
«Grazie piccola» le bisbigliò appena, regalandole ancora una carezza: era anche grazie a lei, se Tethy, in quel momento, si ritrovava ad assomigliare ad un gatto che ad un umano.
Quel che doveva essere un semplice succo di zucca, era in realtà, un bel bicchiere di Pozione Polisucco, un’idea di Ashton, che aveva trovato semplicemente geniale, e che finalmente, avrebbe fatto vergognare a morte quella Mezzosangue.
La porta della sua stanza si spalancò d’improvviso, svegliando brutalmente Molly, che quasi sobbalzò dallo spavento, impiantando i suoi artigli nella divisa di Luke.
«Luke! Luke! Corri avanti, c’è da ridere!» esclamava Ashton, con un sorriso da un orecchio all’altro, e una risata che rischiava di rimbombare per tutta Hogwarts.
Il biondo spostò la sua gatta, appoggiandola sul cuscino, lasciandole un’ultima carezza sotto al mento, per poi avviarsi fuori: non voleva perdersi un solo secondo di più, lo spettacolo era troppo interessante.
 
Diversi studenti si erano già fermati lungo il corridoio, fingevano di essere interessati ad altro, mentre con la coda dell’occhio, erano tutti lì, in attesa, curiosi come non mai, impazienti di scoprire cosa stesse succedendo.
Luke ed Ashton, sfacciati, come lo erano sempre, non fingevano: si erano posizionati nel posto migliore, e con le braccia conserte, e gli occhi fissi sui due tipi in questione, aspettarono il grande momento, le risate trattenute a stento.
Davanti agli occhi di tutti, c’era William, vestito elegante, impeccabile, bello e perfetto come sempre, che parlava con una persona, dal viso che mirava a terra, il mantello in testa, irriconoscibile, forse mai vista.
William sembrava quasi confuso, pure un po’ spaventato, e si lasciò scappare a qualche esclamazione.
«Perché non vuoi più venire al ballo con me? Che ti ho fatto?» sembrava sconcertato, e quelle domande arrivavano velocemente alle orecchie delle ragazze, che si voltavano: chi poteva essere così stupida? Chi aveva appena detto “no” a William George Jones?
E Luke, sorridendo, sapeva benissimo chi avesse osato tanto.

«Non capisco, mi lasci così? Io.. che ti ho fatto?» continuava William.
«William, non è che non voglio! Non posso! È.. complicato» rispose finalmente una voce, irritata, nervosa.
«Spiegamelo allora! Dimmi cos’è complicato!» insisteva William, e Luke, quasi la sentì sospirare.
«Non posso» rispose ancora quella voce, puntando ancora di più al pavimento, chinando il capo.
«Perché sei tutta coperta? Tethy ma che ti è successo?» ed ecco che l’identità misteriosa era stata svelata.

Sempre più studenti si accumulavano davanti alla coppia.
Il colpo di grazia, lo diedero Michael e Calum con il loro arrivo.
Si fermarono anche loro, incuriositi come non mai, ma il cugino di Tethy, al sentire quel nome, quasi si sentì raggelare il sangue, e agendo come Grifondoro agirebbe, le si avvicinò.
«Tethy? Sei tu?» le chiese, e la ragazza nascosta dal mantello quasi non esplose a piangere, presa dal panico.
Troppa gente affollava il corridoio, troppa gente dagli occhi indiscreti, troppa gente pronta  a scoppiare a ridere.
La professoressa McGranitt, non tardò ad arrivare.
Si fece spazio, con la sua freddezza, tra gli studenti, che sembravano messi a semicerchio per godersi la scena del secolo, e non appena fu davanti a Tethy, cominciò a riempirla di domande, domande alle quali Tethy, tardava a rispondere.
Il colpo finale, che Luke stava aspettando, finalmente arrivò: la mano della McGranitt si posò sul mantello di Tethy, e senza esitare un secondo di più, scoprì il viso della ragazza, che a grande sorpresa, non era quello che tutti si ricordavano.
I capelli di Tethy, erano bianchi, sopra la testa spuntavano due orecchie enormi, bianche, come lo era il resto del suo viso, bianco come la neve, peli bianchi lo ricoprivano, baffi che le spuntavano sopra le labbra, i suoi occhi, erano grandi e color del ghiaccio, le pupille non più troppo umane.
Il boato generale, una risata da parte dei presenti che fece quasi rimbombare le pareti, solo Michael, Calum e William, e la stessa Tethy, non sembravano troppo divertiti, anzi, i tre ragazzi erano scioccati, pieni di confusione, pieni di rabbia.
Pure Luke ed Ashton se la ridevano come pazzi, portando la mano alla pancia, le lacrime agli occhi dalle grasse risate.
«Cosa ti è successo?!» sbraitò Michael, cercando di avvicinare a sé sua cugina, che era sull’orlo di un pianto isterico.
«Tethy, non volevo io..» cominciò a scusarsi William, cercando di non peggiorare la situazione «voglio andare lo stesso al ballo con te» le disse, cercando di calmarla, ma la voce della McGranitt lo fermò, proibendo assolutamente una cosa simile: un gatto e uno dei migliori giocatori del Torneo Tremaghi, al ballo, una festa tra le più importanti, non lo avrebbe permesso per nessuna ragione al mondo.
«Lei signorinella, deve andare in infermeria, mentre lei Jones, deve trovarsi un’altra accompagnatrice, alla svelta» fu la sentenza finale, facendo scoppiare William.
«Ma non voglio! Ma questo è ingiusto!» urlò esasperato, toccandosi i capelli nervosamente, cercando di convincere la McGranitt, che non dava ascolto alle sue suppliche.
«Chi ti ha ridotto così Tethy?» chiese Michael, stringendo la mano a pugno lungo il fianco.
La cugina, continuava a fissare a terra, e bisbigliò ancora un «Non è stato nessuno, devo aver sbagliato qualcosa..» mentì, sotto lo sguardo fiero di Luke: la ragazza sapeva come doveva comportarsi.
Michael però, non le credeva, e alzando gli occhi verso il Serpeverde, che continuava a ridacchiare, urlò nuovamente «Tethy, chi ti ha ridotto così?! Dimmelo!» e la cugina quasi sobbalzò dallo spavento.
«Non è stato nessuno Michael!» replicò ancora, per poi decidere di correre via, lontana dalla preoccupazione del cugino, che la soffocava, che l’avrebbe fatta cedere, cosa che lei non voleva.
Luke la vide correre per il corridoio, e toccando con una leggera gomitata Ashton, lo incitò ad andare con lui, verso l’infermeria.
«Cosa devi fare?» chiese l’amico, con sguardo confuso.
«Devo essere certo che terrà la bocca chiusa, se ci beccano non oso immaginare che guai ci spettano» rispose a denti stretti, cominciando ad avanzare tra la folla.

Mentre camminava, rifletteva sulle parole appena dette, e per la prima volta in vita sua, credeva di aver esitato, di non essere così sicuro, e la cosa, quasi lo spaventava.
Avanzava lentamente, perché lui non aveva nessuna fretta, ma il cuore, dentro il suo petto, rimbombava prepotente, come se avesse appena corso per miglia e miglia.
Aveva uno strano tremolio alle mani, aveva un respiro diverso, il viso lo sentiva strano, come se sentisse che il colorito della sua pelle stesse svanendo un po’ alla volta, come se stesse impallidendo, e non ne capiva il motivo.
I suoi pensieri poi, erano fermi su Tethy.
Cercò di respirare a fondo più volte, cercando di non farsi prendere dal panico per quelle nuove sensazioni, camminava cercando di essere disinvolto, ma non era certo che le sue gambe avrebbero retto il suo peso ancora per molto, e continuava a non capirne il motivo.
La voce di Madama Pomfrey sviò un po’ i suoi pensieri.
«E voi che volete? Vi siete ammalati tutti nello stesso istante? Quanto sei pallido» commentò ad alta voce, facendo spalancare gli occhi a Luke, temeva che l’amico lo notasse.
«Madama Pomfrey, in realtà volevo parlare proprio con lei per una medicina..» cominciò a recitare Ashton, lanciando un’occhiata complice a Luke: aveva il via libera.
 
La camerata dell’infermeria era deserta, i letti bianchi pronti ad accogliere un nuovo malato, quel profumo di lavanda che dava quasi la nausea, quel posto Luke, non l’aveva mai, fortunatamente, visitato: evitava di mettersi in pericolo, a lui, ospedali e dottori non erano mai piaciuti troppo, perché loro sapevano cose che a lui sfuggivano, loro toccavano e medicavano parti di lui senza che lui sapesse a quali conseguenze andasse incontro, Luke voleva sempre avere il controllo su tutto, e i dottori, non glielo permettevano.
Un solo letto era già occupato, la sua testa bianca quasi si confondeva sul cuscino, rannicchiata con le ginocchia al petto, dei piccoli singhiozzi rimbombavano appena.
Tethy stava piangendo.
E di nuovo, quella sensazione, quel tremolio alle gambe, il cuore che accelerava, il viso che perdeva il suo colorito: che gli stava succedendo?
Luke Hemmings si sentiva… in colpa?
In colpa per aver ridotto alle sembianze di un gatto una Mezzosangue?
In colpa per aver rovinato la serata a una Grifondoro?
In colpa per aver ferito una come lei?
«Cosa vuoi ancora?» lo riprese una voce, che gli fece alzare lo sguardo, verso quello di lei, che lo fissava con quella faccia bianca, con i baffi e gli occhi da gatto, che tanto la facevano somigliare a Molly, ma che in quel momento, non lo divertivano più.
Luke taceva, appoggiandosi con le mani all’asta ai piedi del letto, gli occhi fissi su di lei, ma non più freddi e minacciosi come al solito; gli occhi di Luke erano diversi, erano paralizzati, erano.. tristi.
Ma Tethy, in quel momento, non poteva capirlo.
«Abbi il coraggio di rispondere Hemmings! Cosa vuoi ancora da me?!» urlò più forte, ma Luke, davanti a lei, taceva.
«Hai pure il coraggio di stare zitto?! Hai idea di quanto tempo mia madre abbia perso per prepararmi quel vestito? Hai idea?! Certo, ovvio che no! Cosa ne puoi sapere tu? Tua madre non alza le gambe neanche per pulire il pavimento di casa propria perché si fa servire dagli elfi!» e Tethy, travolta dalla sua rabbia, cominciava a mettersi in pericolo.
«È da quando sono arrivata che mi tormenti! Cosa vuoi ancora da me? Non puoi semplicemente fingere che io non esista? Perché devi continuare ad assillarmi?» Luke continuava a stare in silenzio.
«Sei pure un codardo a quanto pare! Hai solo la fortuna di essere un mago, per questo ti fai gioco di me, ma senza quella bacchetta, senza la magia, sei solo un codardo, ti fai scudo dei tuoi poteri per sembrare più pericoloso, ma in realtà, vali meno di zero» e Luke Hemmings, cancellò quel senso di colpa, facendo scatenare la sua rabbia.
Si avvicinò pericolosamente a Tethy, facendo sbattere la mano sulla testa del letto, gli occhi di Luke erano a pochi centimetri da quelli di lei, quasi riusciva a percepire il suo respiro.
I suoi lineamenti duri e freddi erano più marcati, la fissava con un’intensità tale da zittirla e spaventarla a morte, quasi tremava, e arrossiva brutalmente.
La voce di Luke, poi, le diede il colpo di grazia.
«Non ti conviene sfidarmi, piccola e stupida Mezzosangue» le disse freddo, diretto, puntandole l’indice contro.
«Tu, piccola briciola, non puoi minimamente immaginare di cosa sono capace, non puoi neanche immaginare cosa faccio a quelli come te» e Tethy era sull’orlo di un pianto: era spaventata, spaventata da morire.
«Ora sei tu a tacere? Bene, era quello che volevo..» continuò lui, sorridendo malamente, ma delle mani, una sulla sua spalla, una sul suo braccio, lo trascinarono via, lontano dal viso di Tethy, e lo fecero quasi cadere a terra.
«Osa starle ancora così vicino, e giuro, Hemmings, tu hai finito di camminare tranquillo per i corridoi da solo» la voce di Michael Clifford gli arrivò diretta, minacciosa, e preoccupata come non mai.
«Vattene ora, o giuro che convinco io mia cugina a puntare il dito contro di te per questo casino» continuava il ragazzo moro, che lo fissava, che se avesse potuto colpirlo non avrebbe esitato un solo secondo.
Luke lo fissò a sua volta, e sorridendo ancora, non aggiunse altro: si voltò, e avanzò verso l’uscita.
Prima di chiudere la porta, buttò ancora l’occhio a quel letto, dove lei, avvolta dalle braccia di Michael, continuava a fissare il vuoto, gli occhi persi nel nulla, quell’aria scioccata e spaventata, quasi la vedeva tremare, quasi vedeva quelle lacrime silenziose farsi spazio sul suo volto.
Trovò Ashton ad aspettarlo fuori, e insieme, si diressero verso i dormitori.
«Allora? L’hai fatta stare zitta?» domandò, e Luke annuì.
«Meno male, ma non avevo dubbi, tu sai essere molto persuasivo amico» sorrise Ashton, mentre Luke provava ancora quella strana sensazione.
«Luke? Stai bene? Sei pallido» intervenne ancora Ashton.
«Credo di essere stanco» si giustificò, velocizzando il passo verso camera sua, verso il suo letto.
 
Quella notte, le lacrime di Tethy Berenice Juno se le sentiva cadere sulle guance, le sentiva scendere lungo il viso, le sentiva salate all’angolo delle sue labbra.
Era disteso sul letto, con Molly al suo fianco che dormiva, e Tethy in testa.
Quelle lacrime lo assillavano, quel viso spaventato era il suo pensiero fisso.
Per la prima volta in vita sua, Luke non voleva essere fonte di paura per qualcuno; quell’espressione di panico, di shock, negli occhi di Tethy, era stata come una pugnalata allo stomaco, che lo rendeva debole, lo faceva impallidire…
Che lo faceva sentire in colpa come non mai.
Si alzò dal letto sospirando, all’ennesima immagine di Tethy disperata che riempiva i suoi pensieri, e preso da una strana sensazione, uscì di camera sua.
Sapeva bene che se fosse stato scoperto, avrebbe passato dei guai seri, era proibito girare per la scuola di notte, ma poco gli importava: lui doveva andare da lei, doveva assicurarsi che lei stesse bene.
 
Tethy non aveva più le sembianze di un gatto, il suo viso, appoggiato al cuscino dell’infermeria, illuminato appena dalla luce della luna, era tornato quello di sempre.
Dormiva, Tethy, e i suoi occhi chiusi, non lo facevano sentire in colpa, i suoi occhi chiusi, non facevano più trasparire quella paura che lui le aveva provocato.
Dormiva, Tethy, rannicchiata sul fianco, la mano chiusa a pugno vicino al volto, un ciuffo di capelli che le copriva la guancia.
Luke si sedette vicino a lei, cercando di non svegliarla, e con la mano, andò a spostare quei capelli lunghi, spostandoli all’indietro, per poter vedere quel viso, quei lineamenti.
La mano a mezz’aria, che senza indugiare ancora, andò ad appoggiarsi delicatamente sulla sua pelle, sfiorandola, accarezzandola con i polpastrelli delle dita, sentendola così calda, così morbida, e facendolo sentire così terribilmente in colpa, perché quella pelle sembrava attirarlo, sembrava incitarlo ad accarezzarla, nonostante fosse tutto sbagliato.
Luke Hemmings accarezzava il viso di una Mezzosangue, e nel farlo, si sentiva arrossire, si sentiva.. felice.
Tethy, svegliata da quelle carezze, aprì gli occhi.
Si girò spaventata, a pancia in su, e quasi freneticamente, cercò gli occhiali da vista.
Luke però, le prese la mano, e gliela abbassò, portandola sotto la coperta, come se avesse paura, paura di essere riconosciuto: Tethy senza occhiali, forse, non lo avrebbe guardato con occhi spaventati.
La coprì, e si avvicinò ancora di più a lei, e riprese ad accarezzarla con la mano.
Le dita di Luke passavano sulle sue guance, nuovamente, passavano il contorno delle sue sopracciglia, dei suoi occhi, fino a scendere, lungo il suo naso, fino ad arrivare al contorno delle sue labbra.
Allontanò la mano, sentendo rimbombare nella sua testa la voce della sua coscienza, che sbraitava “è sbagliato” e lo faceva irrigidire.
Stava per alzarsi e andarsene, preso dal senso di colpa, ma una mano, si appoggiò alla sua, e una voce, una voce reale, e flebile, richiamò la sua attenzione.
«No» sentì dire «Resta» una supplica, sincera.
Luke si voltò, verso gli occhi di Tethy, che faticavano a prendere sonno; la mano di lei ancora su quella di lui, e quella sensazione, che lo costringeva a stare lì, seduto su quel letto, accanto a lei.
Portò nuovamente la mano di lei sotto la coperta, per poi riprendere a fare quello che aveva bruscamente interrotto; riprese ad accarezzarla, delicatamente, per paura di farle del male; accarezzava il viso di Tethy come se fosse la cosa più preziosa per lui, senza capire il motivo di quella sensazione.
La accompagnò nel suo sonno, con le sue carezze, e quando fu certo che lei non sentisse più nulla, rimase a vegliare su di lei, fissandola, senza l’ombra di un pensiero in testa.
Le prime luci del mattino quasi lo spaventarono, come se fossero testimoni di quello che aveva appena fatto, come se fossero spie, che lo rendevano nervoso: si alzò in piedi di scatto, e camminò velocemente verso la propria camera.
Tutto quello che era successo quella notte, doveva dimenticarselo: non avrebbe portato a niente di buono, e lui, era il primo a saperlo.

*Fine Flashback*


 
Note di Nanek

Ehyoooooooo =)
Mamma mamma ragazze ma quanto lungo è sto capitolo??
Ringrazio chi è riuscito ad arrivare fino a qui! Vi giuro non me lo ricordavo neanche io così lungo!!
Che dire allora? Ve l’aspettavate? Luke non è esattamente un Santo insomma: Pozione Polisucco con peli di gatto, il suo gatto! Ma quanto può essere bastard?? Troppo troppo, e Tethy povera piccina.. mi spiace troppo per lei =(
Però, a tutto c’è un però: che succede al nostro Serpeverde? Direi che nell’ultima parte succede qualcosa di davvero strano, non credete? ;) chissà che sarà mai! Ahah
Bene, volevo avvisarvi che con questo capitolo sono FINITI i Flashback! Il prossimo capitolo è ambientato al presente.. e ci tenevo a ricordare, che (forse) il prossimo capitolo sarà l’ultimo! E io vorrei tanto sapere che ne pensate di questa storia, spero che mi diciate cose positive, perché anche se mi ero promessa di aspettare il 4 capitolo per continuarla.. io ci sto già lavorando, e ho una griglia che conta 18 capitoli per ora! XD che pazza che sono!
Detto questo, spero quindi di trovare le vostre recensioni <3
Passiamo a voi care mie <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 savedmemusic BradipoHoran  Beyhivex Erika_9493  hemmo1996 vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Kamira  frankliin  Erika_9493 vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 Erika_9493  ti adoro <3
Grazie a voi per aver recensito la storia <3 Nerhs NeneHoran Australian boys Kamira irwinmuffin  riordansmjnd  Xfreehugs5sos  CeceHope_forever  vi adoro <3


E se volete, ringraziando la nostra Kamira , questa canzone merita di essere ascoltata e il video di essere guardato!!! Vi giuro è bellissimo ;) se volete darci un’occhiata ;) 
/http://www.youtube.comwatch?v=xjUb4Pr2HnY  <3
Detto ciò, vi do appuntamento al prossimo aggiornamento ;) sperando non sia l’ultimo ;)
Grazie di tutto <3
Nanek

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Capitolo 4
*** Love is the prize ***


Capitolo 4

Love is the prize
 
 
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Kiss me like you wanna be loved
This feels like I’ve fallen in love


 
Hogwarts, ottobre 2012.

Da quella notte in infermeria, sono passati quasi due anni.
Tethy, cammina per i corridoi della scuola, affiancata da Calum, intenti a raggiungere la biblioteca per copiare un po’ di appunti; lei è al quinto anno ormai, e quasi vede già la fine della sua carriera all’interno della scuola di magia.
Suo cugino Michael è all’ultimo anno, e lei, ha già mille pare sul “come sopravvivere a Hogwarts senza di lui”; sì, perché Tethy, da quella notte, ha cominciato ad essere l’ombra del cugino, non gira mai da sola per la scuola, non si separa mai da Michael, se non per andare a lezione, o in camera; camminare per i corridoi in solitudine non le piace più, girare per la scuola da sola, non le piace più.
Tethy ha paura.
Tethy, da quando Luke Hemmings l’ha minacciata, non si fida più a girare da sola, per nessun motivo: si sente debole, si sente inerme, ha bisogno di qualcuno al suo fianco, qualcuno che le dia calore, e la distragga da quel gelo che la invade ogni volta al ricordo di quegli occhi blu puntati sui suoi, quegli occhi blu che l’hanno spaventata a morte, e che lei, non riesce a cancellare dalla sua mente.
Da quella stessa notte, però, Tethy non ha più trovato un topo in camera, o nella cartella, gli elfi delle cucine, non le hanno più fatto visita all’improvviso: gli scherzi che l’hanno tormentata per quasi tre anni, sono finalmente cessati.
Ma se da un lato, Michael tira un sospiro di sollievo per questo evento, Tethy non riesce a respirare, le manca il fiato, per paura che possa succederle qualcosa di peggio: ed è per questo che lei, ha sempre un accompagnatore in ogni cosa che fa.
Incrocia spesso Luke per i corridoi, lo vede spesso in Sala Grande, ma non osa rivolgergli lo sguardo: lo becca, a volte, mentre lui la fissa da lontano, con quell’aria di sfida, e lei, non ci impiega un secondo di più a volgere lo sguardo altrove, verso suo cugino, verso Calum, verso i suoi compagni.
Ma poco serve a sentirsi protetti: lei sente i suoi occhi, lei sente come la fissa, è come se i suoi occhi la guardassero dentro, bruciassero la sua pelle, facendole passare la fame, facendole battere il cuore all’impazzata, mentre le mani si gelano e deve nasconderle nelle tasche per scaldarle un po’.

Ma la paura, il timore, le gambe tremanti, gli occhi che cercano un riparo, hanno fine di notte, il che può sembrare strano: perché di notte tutto cessa? Perché di notte non ha più paura? Di notte, quando tutto è buio, quando il nero avvolge il tutto, e solo a volte, la luna porta un po’ di luce; di notte, quando i rumori più ordinari possono sembrare creature mostruose, di notte, quando tutto può sfuggirci di mano: eppure Tethy, di notte, non ha paura.
Nella sua mente vaga un ricordo, un’immagine, che da due anni le dà la calma necessaria a dormire tranquilla, come se quel ricordo, fosse il suo antidoto contro la paura.
Non si ricorda bene cosa sia successo quella notte, ma Tethy ricorda, che quando era in infermeria, nel silenzio della notte, una persona si è seduta accanto a lei.
Quella persona non saprebbe riconoscerla, non ha viso per lei, perché avvolta e difesa dalle ombre di quella stanza, e la luce della luna, non era stata sufficiente; ma un ulteriore motivo erano i suoi occhi: senza occhiali, lei vede meno di nulla, e quella persona, quella notte, le ha proibito di indossarli.
La maledice dentro di sé, perché Tethy ora non sa, se è una persona vera o frutto dei suoi sogni.
Non ricorda nulla, se non il suo peso che faceva abbassare appena il materasso; ricorda solo quanto fosse vicina, ricorda solo, il tocco delle sue mani sul suo viso, sulle sue guance, quel tocco così leggero, così morbido, che le aveva tracciato i contorni degli occhi, delle sopracciglia, fino a scendere alle sue labbra, facendole trattenere il fiato.
Ricorda inoltre una cosa strana, ricorda la mano di quella persona che si allontana bruscamente dal suo viso, e lei, ancora oggi, non capisce perché.
Tuttavia, quella notte, lei aveva avuto il coraggio di fermarla, appoggiando la mano sulla sua, sentendola grande, magra, e con voce flebile, era riuscita a chiederle di restare.
Quella persona misteriosa le aveva rimboccato le coperte, e senza aggiungere altro, aveva ripreso ad accarezzarle il viso, calmandola, e accompagnandola nel suo sonno.
Quella persona, è il motivo di tanta calma, è il motivo per cui Tethy riesce a dormire tranquilla, quel tocco, quelle dita, le sente tutt’oggi quando dorme, ma non osa aprire le palpebre, per paura di far svanire il sogno.

«Tethy? Stai bene? Sveglia!» le agita il braccio Calum, seduto vicino a lei.
«Sono sveglia Calum, non serve farmi morire d’infarto, sto copiando gli appunti» si giustifica lei, impugnando stretta la penna, e ricominciando freneticamente a copiare: Calum l’ha beccata in pieno, di nuovo, mentre con la testa si sintonizza nel suo pensiero preferito: quel tocco sul suo viso, il tocco di un angelo.
«Mike ha detto che appena finisce la lezione ti aspetta in Sala Comune, così passate un po’ di tempo insieme» annuncia felice, facendo sorridere Tethy, che lo ringrazia dell’avviso.

 
È ormai notte, è tempo di andare a farsi abbracciare dal dolce pensiero che Tethy non riesce a dimenticare: aspetta con ansia la notte, aspetta con ansia le tenebre, per poter lasciarsi avvolgere da quel ricordo ancora così vivo in lei.
Ma quella notte, Enea, detto “Enny”, il gufo di Tethy, sembra avere qualche problema con il verbo “dormire”: ed ecco che l’animale comincia a lamentarsi, sbattendo le ali, girando per la stanza, emettendo versi fastidiosi che non permettono a Tethy di chiudere gli occhi.
Odia il suo gufo, quando si comporta come un umano, come un bambino capriccioso, e odia quando si mette a fare certe scenate nel pieno della notte: lei sa bene quello che vuole, è desideroso di aria, vuole volare un po’, vuole sentirsi libero.
«Enny, perché a quest’ora? Domani ti libero, te lo prometto» sussurra la ragazza, ma l’animale non sembra volerla ascoltare: ha bisogno di volare subito, non il giorno dopo.
«Ho capito, ho capito! Smettila di fare rumore: mi lavo la faccia e scendiamo okay?» e Tethy sta per perdere la pazienza.
Necessita di sciacquarsi il viso, dato che i suoi occhi tendono a chiudersi dal sonno e dalla stanchezza: guarda il suo riflesso allo specchio e quasi si spaventa.
Si getta dell’acqua fredda in faccia, lo fa per due volte, e poi si asciuga, tornando a fissarsi: il suo viso ha ancora il segno del cuscino, è rosso, gli occhi azzurri ancora mezzi chiusi, decorati dalle borse sotto gli occhi, prende gli occhiali e appena li indossa, nota i capelli in disordine, che lei non ha voglia di sistemare, neanche per legarli a una coda: è notte, tutti stanno già dormendo, nessuno noterà i suoi capelli.
«Andiamo Enny» sussurra ancora al suo gufo, dopo aver indossato il mantello, lo vede sistemarsi sulla sua spalla, pronto ad uscire.
Cammina piano e con attenzione, Tethy, perché di notte non si può girare per i corridoi: spera di non essere vista, spera di non fare troppo rumore, ha bisogno di uscire, ha bisogno di far volare Enny, o lui, non le permetterà di dormire.

Gli occhi azzurri lacrimano un po’, non appena esce dalla scuola per dirigersi verso la guferia, e il vento freddo di ottobre l’avvolge con poca delicatezza.
Sale le scale velocemente, con Enny che sembra congelato sulla sua spalla, o forse, è solo spaventato dagli altri gufi che fissano i nuovi arrivati con occhi forse troppo inquietanti.
«Avanti Enny, vola ora, e fai in fretta» quasi ringhia Tethy, con le mani in tasca, i denti che battono appena dal freddo.
Il suo gufo però, tentenna un poco, e lei, sospira a fondo «Se non ti stacchi dalla mia spalla non so cosa ti faccio, vola!» esclama più forte, agitando le spalle, fino a quando l’animale non si decide a prendere il volo.
Tethy lo guarda volare in alto, la luce fioca di quel posto non le permette di seguire tutto il suo tragitto, e lo vede sparire nel nulla, avvolto dalle tenebre.
Non si sente troppo a suo agio circondata da gufi e civette, i loro occhi le mettono un po’ di ansia, i loro versi le ricordano troppo un film dell’orrore, ma in questo momento, il sonno e la stanchezza, non le permettono di avere paura.
Dei passi, si fanno sentire verso di lei, e neanche quelli sembrano metterla troppo in allerta: forse è solo il vento che fa brutti scherzi, forse sono solo i gufi, ha talmente tante giustificazioni in testa che neanche si preoccupa quando vede un’ombra farsi avanti.
L’ombra però, non sembra quella di un gufo, o di una civetta: è l’ombra di un umano.
Il cuore le batte appena: spera che non sia la McGranitt, o qualche professore, non ha la forza di spiegare il motivo per cui si trova lì, nel bel mezzo della notte; chi le crederebbe poi? La scusa del gufo che non dorme è troppo vecchia per essere considerata vera.
Che scusa inventare? Cosa dire?
E se non fosse un professore? Se fosse semplicemente uno studente?
Magari un Grifondoro con il suo stesso problema, o un Corvonero, Tassorosso..
I castelli e le speranze di Tethy, sono distrutti, quando la persona in questione, è illuminata appena dalla luce fioca di quel posto, e non è un Tassorosso, né un Corvonero, né tanto meno un Grifondoro: niente meno che un Serpeverde, e neanche uno a caso.
Davanti agli occhi di Tethy, si materializza la figura di Luke Hemmings.
E se fino a pochi istanti prima, il sonno la rilassava, in questo momento, i suoi occhi non sono mai stati più svegli, spalancati, increduli, le iridi già tremano di paura.
Le mani, le gambe tremano, i denti battono, ma non è dovuto al freddo, questa è paura, e lei lo sa, la riconosce.
«Clifford, qual buon vento trovarti qui» dice il ragazzo davanti a lei, avvolto da un mantello, gli occhi blu puntati su quelli di lei, un sorrisetto meschino che caratterizza il suo volto.
Tethy, non riesce a rispondere.
«Avanti Clifford, non stare in silenzio, sai essere micidiale con le parole, quando vuoi» continua lui, una frecciatina rivolta all’ultima volta che si sono parlati.
«Quello che faccio non sono affari tuoi» dice a denti stretti Tethy, sperando di non essere tradita dalla sua voce tremante «Tu piuttosto, mi risulta che gufi non ne hai, mi segui ora?» domanda quasi acida, e prega tanto che non si offenda, prega che non si arrabbi, perché sono soli, perché nessuno potrebbe arrivare in tempo a salvarla.
«Diciamo di sì, ti ho seguita» ammette lui, facendola irrigidire, facendole passare davanti agli occhi tutta la sua vita: l’ha seguita di proposito, vuole farle del male, l’unica conclusione possibile.
«Sai, per i corridoi è difficile parlare con te, sei sempre con la guardia del corpo» scherza il biondo, mentre Tethy cerca di prendere fiato, invano.
Lo guarda, mentre le si avvicina, e lei, indietreggia.
«Non scappare Clifford, non avrai mica paura di me?» sorride maligno, mentre lei fa un altro passo indietro, tenendo i suoi occhi su quelli di lui, che le fanno una paura assurda, che la fanno vergognare da morire, perché lei è una Grifondoro, e davanti a un misero Serpeverde, sta tentando di scappare, travolta dalle sue paure, dal tremolio che invade il suo corpo.
Il colpo di grazia, glielo dà il muro, sul quale quasi si scontra, battendo appena le spalle; Luke avanza verso di lei, e lei non ha più via di fuga, è schiacciata contro un muro, non ha neanche la bacchetta con sé, è la fine.
Lui si mette davanti a lei, fin troppo vicino, pericolosamente vicino, non le sussurrerà niente all’orecchio, questa situazione non promette nulla di buono: le farà del male, lei ne è certa, un Serpeverde come lui, non aspetta altro.
Tethy trema, vorrebbe piangere, vorrebbe urlare e chiedere aiuto.
«Tremi perché hai freddo?» chiede Luke, e lei non osa rispondere «O tremi perché hai paura?» e lei arrossisce, abbassa lo sguardo, se continua a fissarlo esplode e scoppia a piangere, ma lei non vuole piangere, ha anche lei una briciola di orgoglio, e non piangerà davanti a un Serpeverde, affronterà il tutto senza ammettere le sue paure, lo giura a se stessa.
La mano di Luke, poi, le tocca la guancia, e lei, non allontana il viso.
Non lo allontana perché.. quel tocco.
Le dita di Luke, le accarezzano la guancia, la sfiorano con delicatezza, non le fanno del male: quelle dita, sono terribilmente uguali a quelle della persona che ogni notte l’accompagna nel suo sonno.
Alza gli occhi, specchiandosi in quelli di Luke, il quale continua a sfiorarle il viso con le dita: traccia il contorno dei suoi occhi, delle sue sopracciglia, del suo naso, delle sue labbra.. come quella persona misteriosa.
«S-sei tu?» balbetta Tethy, con il viso di Luke troppo vicino al suo.
«Hai paura?» chiede lui a sua volta, con viso serio, gli occhi fissi su di lei, le dita che continuano a disegnarle i contorni del viso.
«N-no» balbetta ancora lei, deglutisce a fatica, incredula: mai avrebbe pensato che il suo angelo fosse lui.
«Non avere paura di me, Tethy» bisbiglia lui, facendola rabbrividire «Non è quello che voglio» e la mano di Luke si ferma, si appoggia alla guancia di lei, come a tenerle il viso.
Tethy, non capisce più nulla.
Vede gli occhi di Luke, che fissano le sue labbra, lo vede avvicinarsi ulteriormente, lo vede chiudere gli occhi e piegare appena la testa, la distanza tra loro è minima, e poi si azzera, quando le labbra di lui toccano quelle di lei.
Le labbra di un Serpeverde si sono unite a quelle di una Grifondoro, le labbra di un mago Puro con quelle di una Mezzosangue: la mano di Luke le accarezza la guancia, mentre lei, ricambia quel bacio, senza muoversi, senza sapere cosa fare.
Le loro labbra si cercano, di separano solo per pochi attimi, per poi tornare ad unirsi di più, si assaporano, si cercano freneticamente, e Tethy non trema più dalla paura, a tremare, è Luke, per l’assurdità di quel gesto.
Perché quel bacio, che entrambi stanno volendo, è assurdità, è surreale, e in questo momento, non vogliono immaginare che succederebbe se qualcuno li scoprisse.
Le loro lingue si intrecciano con delicatezza, i loro corpi così vicini, così caldi, le loro menti confuse, che non riescono a dare origine a un pensiero concreto, perché troppe cose stanno per succedere per un bacio, troppi sentimenti si stanno muovendo dentro di loro, e troppe cose dovranno affrontare per un semplice bacio.
Enny, di ritorno dal suo volo, interrompe quell’atmosfera, come se anche un gufo sapesse distinguere il bene dal male: atterra quasi con violenza sopra la testa di Luke, impiantando le unghie nella sua pelle, facendogli del male, facendolo allontanare da Tethy.
«Ahia! Gufo maledetto mi fai male!» si lamenta il biondo, agitando le mani, sperando che l’animale si tolga dalla sua testa.
«Enny! Enea vieni qui! Subito!» lo rimprovera una Tethy scossa, confusa, che non sa spiegare cosa le sia appena successo.
Il gufo si posiziona su di lei, sulla sua spalla, e continua a fissare minaccioso il Serpeverde, che si tocca la testa.
«Feroce come un lupo, tuo cugino ha addestrato il tuo gufo?» domanda serio, facendo abbassare lo sguardo a lei.
«Non si comporta mai così.. non so che gli sia preso» si giustifica, facendo calare il silenzio.
Le mani di Tethy cominciano  a raffreddarsi, e come se lui se ne accorgesse con uno sguardo, le si avvicina nuovamente.
«Vai dentro Tethy, rischi di congelarti» le prende la mano, gliela accarezza appena, per poi lasciarla e andarsene, senza aggiungere parola.
Ma Tethy, è troppo confusa per muovere un solo muscolo: si porta le dita alla bocca, tasta le sue labbra, e quasi le sente ancora calde sotto ai suoi polpastrelli, e quasi non ci crede.
Luke Hemmings l’ha davvero baciata?
Luke Hemmings ha davvero appena baciato una Grifondoro e pure Mezzosangue?
Luke Hemmings è davvero quell’angelo che l’ha accompagnata nel sonno?
Sembra quasi impossibile, sembra una barzelletta, un brutto scherzo, eppure, è tutto assurdamente vero.

Tethy percorre il corridoio che la porta in camera sua come sotto ipnosi, come se il suo cervello non andasse più, ancora troppo incantato, ancora fermo a quell’immagine, l’immagine di Luke che la bacia, che non le fa del male, che non la spaventa più, ma che al contrario, la fa sentire in Paradiso.
Si mette sotto le coperte, con pochissimo sonno in corpo, con gli occhi che non riescono a stare chiusi, con il cuore che le batte ancora troppo forte: l’adrenalina non le dà pace.
Com’è potuto accadere?
Come può essere davvero successo?
Cosa comporterà quel bacio?
E se fosse solo un errore?
Una presa in giro?
Uno scherzo?
Ma come può aver preso in considerazione l’idea di baciarla, per farle uno scherzo?
Luke Hemmings per scherzo bacia una Mezzosangue?
Lui che i Mezzosangue non li tocca neanche per paura di non si sa quale malattia?
Lui che i Mezzosangue non li vuole neanche guardare in faccia?
No, non può essere uno scherzo: si ripete lei nella sua testa.
E allora cos’è?
Perché l’ha fatto?
Cosa l’ha spinto a tanto?
È innamorato di lei?
Può davvero essere possibile?
Può davvero essere reale una cosa del genere?
Può un Serpeverde amare una Grifondoro?
 


Note di Nanek

Ehylààààààààà =)
Ciao a tutte mie care lettrici! <3
Oggi starò veloce, ho Internet che mi fa scherzi assurdi, e devo fare veloce per postare :D
Che dire allora?!?!?!?!?! Vi piace sto capitolo?? Vi avviso l’ho riletto stra velocemente, quindi eventuali errori, vi prego perdonatemeli, li correggerò appena posso!! <3
Ma a parte questo: quante di voi stavano per morire di paura? Quante di voi pensavano che Luke le facesse del male? Beh, io un po’ di fifa ce l’avevo :D
Ma invece il nostro Serpeverde ci stupisce (o almeno spero) e bacia la nostra Grifondoro *-* non sono dolcissimi? Awe :3
Però adesso che casino non viene fuori?? Mah, chi lo sa :D
Allora ho un annuncio: date le precedenti recensioni, ho deciso di accogliere la vostra richiesta, e questa storia: ANDRà AVANTIII! Non si ferma qui, ma continua ;))
Siete felici? ;)) spero di sì, perché io lo sono davvero tanto!!! <3
Sono felice che vi piaccia, e spero di non deludervi mai <3
Passiamo a voi nuove arrivate <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 anirbas1D  CeceHope_forever  xashtonsunicorn  _Hakuna_Matata_ vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 xashtonsunicorn  _Runawaylove_  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 MakeYouBelieve  _little things_  xashtonsunicorn  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 _Hakuna_Matata_ riordansmjnd  Australian boys  Nerhs  CeceHope_forever  Smile_LWWY  NeneHoran  DirectionersLove vi adoro <3


Bene insomma, spero che questo capitolo vi piaccia ;)) e spero di trovare le vostre recensioni <3
Siete davvero dolci, dalla prima all’ultima, e vi voglio bene <3
Al prossimo aggiornamento allora ;)) grazie per ogni cosa <3
Nanek

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Capitolo 5
*** Ghosts and Gossip ***


Capitolo 5

Ghosts and Gossip
 
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Two different worlds that we let collide
and it will never be the way it was before


Hogwarts, ottobre 2012.
 
Ho baciato Tethy Berenice Juno Clifford.
Ho baciato una Grifondoro.
Ho baciato la cugina di quell’idiota di Michael.
Ho baciato una Mezzosangue.

Queste parole gli rimbombano in testa da troppe ore.
Luke Hemmings, disteso sul letto, non ha chiuso occhio per tutta la notte, perché queste parole, non gli danno pace.
Non ha solo baciato la cugina di Michael, ragazzo a lui ben poco simpatico, che vorrebbe incenerire ogni volta che gli passa affianco, ma quel che è peggio, ha baciato una Mezzosangue.
Una Mezzosangue, una che non ha sangue puro nelle vene, che in circolo ha qualcosa di babbano.
Vergogna.
Disonore.
Come ha potuto compiere un gesto simile?
Cosa gli è saltato in mente di dare origine a tale oscenità?
Una cosa surreale, che ha del ridicolo, un Serpeverde, uno come lui, un mago come lui, come ha potuto baciarla?
Vuole far vergognare l’intera famiglia?
Vuole essere deriso come tutti gli altri?
Perché gli è saltato in testa? Perché?
Se sua madre lo venisse a sapere, quali punizioni dovrebbe scontare, quali giorni orribili gli farebbe passare per avere osato tanto.
E nella sua mente, cominciano a formularsi quei pensieri, che durante quel bacio, ha voluto dimenticare, lasciare da parte, solo per un istante.
Quell’istante, lo turba, non lo lascia in pace.
Quell’istante, quanto vorrebbe tornare a quell’attimo, in cui le sue labbra si intrecciano a quelle di lei, in cui le sue dita scorrono leggere sulle sue guance e il suo respiro si unisce con quello di Tethy.
Perché l’ha fatto?
Cosa lo ha spinto a tale gesto?
Luke non lo sa.
Non capisce neanche lui perché, non sa dare con certezza un motivo valido a giustificare l’accaduto.
Sa solo, di essersi sentito strano.
Davanti ai suoi occhi, rivede tutta la scena, quasi a rallentatore, rivede ogni singolo gesto.

Rivede se stesso, mentre si aggira ancora per i corridoi, nonostante sia proibito.
Rivede se stesso, mentre pensa a Tethy, al fatto che da quella notte in infermeria, non l’ha più incontrata da sola, dato che lei, gira sempre accompagnata da qualcuno, pensa a lei che gli vieta lo sguardo, pensa a lei e non ne capisce il motivo.
Rivede se stesso, travolto dai suoi pensieri, che lo fanno arrivare verso la zona dei Grifondoro, facendolo irrigidire appena.
Rivede se stesso, che si ferma, perché sente qualcuno muoversi, e decide di nascondersi appena: ed ecco che Tethy, sbuca dal nulla, con il suo mantello indossato, e il suo gufo sulla spalla.
Si chiede dove stia andando, si chiede se stia scappando, e decide di seguirla.
La osserva da lontano, cerca di non fare rumore, e la vede entrare in guferia, lui tira un sospiro di sollievo: lei non sta scappando.
Rivede se stesso, che avanza verso di lei, rivede gli occhi di lei, increduli nel trovarselo lì davanti.
Quasi sente sulla sua pelle, la paura che scorre nelle vene di Tethy, quasi sente, il battito del suo cuore accelerare non appena lui le dice di averla seguita.
Gli occhi di lei, si spalancano, le iridi blu tremano, le gambe di lei indietreggiano, quando lui fa un passo in avanti.
E poi lei, che sbatte appena contro il muro, e i suoi denti vanno a torturare il labbro dal nervosismo.
Le mani lungo i fianchi tremano, lei trema, e lui, sa che è per paura.
Paura di lui, paura che le faccia del male, paura che la invade senza motivo.
E dentro di lui, ecco quella sensazione, la stessa sensazione provata anni prima, quando si è intrufolato in infermeria nel cuore della notte per andare da lei: quella sensazione strana che gli prende il petto, quella sensazione che non ha mai provato in vita sua.
Quella sensazione di.. colpa.
Si sente in colpa come non mai, perché lei trema di fronte a lui.
Si sente in colpa perché Tethy crede che lui voglia farle del male.
Si sente.. triste, perché lui, non vuole sfiorarla neanche con un dito, se non per accarezzarla.
E preso da queste sensazioni strane, i suoi piedi decidono di avanzare ancora, verso di lei.
Le sue mani non rispondono più ai suoi ordini, ma vanno spedite per conto loro: una in particolare, si avvicina al viso di Tethy, sfiorandole la pelle, accarezzandola con quella delicatezza che lo rende felice.
Gli occhi di Tethy che passano da spaventati a sorpresi, la sua meraviglia nel scoprire che è lui, è lui quella persona che l’ha accompagnata nel sonno anni prima, è lui e nessun altro, e Luke, è quasi felice di averglielo fatto scoprire.
E questa stupida felicità, lo ha spinto verso l’errore.
Lo ha spinto a volere di più, lo ha spinto più vicino al viso di Tethy, lo ha spinto a toccare quelle labbra rosee con le proprie.
Le ha toccate con le dita, solo una volta, mentre lei dormiva, mentre lei non si rendeva conto di nulla.
E in quel momento, ha potuto toccarle con le proprie, unendole, sfiorandole, le avrebbe anche mordicchiate appena, ma il suo cervello, non ha potuto formulare troppi pensieri.
Le loro lingue che si sfiorano, questo ricordo lo fa ancora tremare, lo riempie di brividi lungo la spina dorsale, è un piacere unico ricordare quel momento, un momento così perfetto, dove il vuoto regna nella sua testa, dove tutti i “perché” non hanno importanza.
Ma dura tutto terribilmente poco, perché Enea, il gufo di Tethy, con i suoi artigli,  decide di intervenire, per ricordargli qual è il suo posto.
Gli ha lasciato un graffio sulla tempia, quel gufo maledetto, un graffio che ha notato appena tornato in camera, un graffio che gli ricorda quello che ha combinato.

E la notte, non ha portato consiglio a Luke Hemmings, lo ha solo avvolto di ricordi, di brividi, dovuti a quelle sensazioni nuove, dovuti anche, alla paura che scorre dentro di lui.
Perché Luke Hemmings ha paura di quello che potrebbe succedere, ha paura che qualcuno lo abbia visto, ha paura che gli altri lo prendano sotto gamba, ha paura di non essere più il ragazzo tanto temuto dall’intera scuola, ha paura di perdere quell’immagine che non ha faticato a costruirsi.
Nessuno saprà mai nulla.
Si ripete dentro di sé, per poi alzarsi dal letto e incominciare a vestirsi: le luci del mattino lo hanno colto di sorpresa, il sonno non può più avere libero sfogo, e le occhiaie che si ritrova sotto gli occhi azzurri, ne sono la prova.
Scende le scale a testa alta, finge che vada tutto bene, finge che non sia successo nulla: lui è sempre il solito Serpeverde, il più bisbigliato da tutta la scuola, lui è il ragazzo dall’animo nero, dal quale bisogna stare alla larga, soprattutto, se si è degli sporchi Mezzosangue.
Avanza verso la Sala Grande, incrocia qualche studente assonnato, lo fissa impassibile, e lo vede irrigidire: lo sorpassa sollevato, lui ha ancora quel potere.
Avanza sicuro di sé, sicuro di avere ancora quell’immagine intatta.

Ma non appena varca la porta, davanti a lui c’è qualcosa che non quadra, c’è qualcosa di insolito nell’aria, e lui, lo sente.
Davanti a lui, studenti di tutte le case, mescolati tra di loro, messi a semicerchio, tutti con gli occhi all’insù, tutti concentrati su due figure sospese in aria: Sir Nicholas, accompagnato da Frate Grasso, fantasmi piuttosto socievoli, sono al centro dell’attenzione, questa mattina.
«Bene, possiamo cominciare Sir Nicholas, a lei l’onore di essere il Serpeverde e narratore» annuncia Frate Grasso, ridacchiando appena, e lasciando che la figura dell’altro fantasma si faccia avanti.
«Grazie infinite Frate Grasso, cominciamo questa storia, che ha del ridicolo, ma che vi assicuro di aver visto con i miei occhi! Se quel che dico è fasullo, che qualcuno mi faccia saltare del tutto la testa!» esclama, staccandosi il capo, che rimane attaccato per quel centimetro e mezzo al corpo.
«Ieri notte, cari spettatori, mentre tutti voi esseri mortali sognavate scope e bacchette nuove, o semplicemente voti migliori, due studenti non si sono lasciati sopraffare dal sonno» ridacchia «ed entrambi, sono finiti in guferia, credendo di non essere visti da nessuno!»
Luke spalanca gli occhi.
«E quel che è successo, potrebbe sembrare una cosa da nulla: i due studenti si sono baciati con passione davanti a gufi curiosi, e davanti ai miei di occhi, dato che pure io, li ho seguiti» commenta il fantasma sgozzato, facendo l’occhiolino alla folla.
Gli studenti borbottano, sono curiosi, vogliono sapere, mentre Luke, stringe le mani a pugno, e pensa già a cosa fare al fantasma, in caso decidesse di spifferare i nomi degli studenti in questione.
«Ma la cosa più divertente, cari spettatori, è dirvi i nomi di tali fanciulli!» continua il fantasma, cercando con lo sguardo per la stanza, incrociando gli occhi di Luke.
«E a quanto pare, uno dei due è proprio qui presente!» annuncia alla folla, ed ecco che il colpo di grazia lo dà la puntualità della famiglia Clifford: Tethy, accompagnata da Michael, Calum, e una ragazza dai capelli rossi, fanno il loro ingresso in Sala Grande, e con occhi curiosi, si guardano attorno.
«Ma bene! Posso dire che i due piccioncini sono presenti in questa stanza!» annuncia ancora Sir Nicholas, catturando l’attenzione anche dei nuovi arrivati.
«Frate Grasso, mi concede l’onore?» domanda rivolgendosi all’altro fantasma, che sghignazzando, avanza, al suo fianco.
Frate Grasso si mette con le spalle appoggiate alla colonna, mentre Sir Nicholas, trattenendo una risata, comincia ad accarezzargli il viso, proprio come Luke ha fatto con Tethy.
«Oh Luke Robert Hemmings! Perché mi hai seguita?» recita Frate Grasso, la sua voce rimbomba in tutta la sala, voce che dovrebbe sembrare vagamente femminile: il nome del primo studente è stato svelato, e lo stupore generale si manifesta.
«Oh Tethy Berenice Juno Clifford! Non avere paura di me! Voglio solo baciarti con passione!» recita Sir Nicholas, per poi fingere di avvicinarsi ulteriormente all’altro fantasma, che comincia a ridere senza ritegno.
«Cari spettatori, io qui non bacerò il mio collega, non sarebbe rispettoso, ma posso giurarvi che i due appena citati, si sono dati da fare con bocca e lingua! Che qualcuno mi faccia saltare del tutto la testa, se quel che dico è fasullo!» annuncia ancora, ma la sua testa, resta attaccata al suo corpo.
La folla si fa più rumorosa, i due fantasmi si congedano, gli occhi di tutti cercano quelli di Luke e di Tethy.
Luke ha lo sguardo duro, serio, glaciale, vorrebbe fargliela saltare lui la testa, a quello là, per aver osato svelare quel segreto, per averlo deriso senza ritegno, per aver sfidato un Hemmings, per aver dato inizio al caos più totale.
 Tutti bisbigliano in Sala Grande, tutti spettegolano, tutti sono curiosi di sapere, tutti sono sconvolti.
Luke cerca gli occhi di Tethy.
Li cerca, come se fossero la sua prima preoccupazione, li cerca, e li trova, ma non guardano i suoi: gli occhi di Tethy, sono proiettati per terra, il viso rosso, più del solito, le mani a pugno lungo i fianchi, tutto il suo corpo sembra chino, tenta di sembrare invisibile.
Davanti a lei, Michael, che la fissa, il suo sguardo le entra dentro, la ferisce, senza bisogno di parlare, è in attesa, di una risposta, di un chiarimento, di un “Stanno mentendo” da sentire, ma che Tethy, non osa sussurrare.
Vede poi la ragazza dai capelli rossi, che prende il braccio di Michael, con fare premuroso, come se stesse tentando di calmarlo, come se non fosse successo niente di orribile, la vede aprire la bocca, forse sta cercando di trovare un lato positivo per l’accaduto.
Ma ecco che Michael si libera dalla presa di lei, ed ecco che la sua voce rimbomba per tutta la Sala Grande, arrivando diretta alle orecchie di Luke.
«Stare calmo?! Ma ti sembra tutto normale questo, Emily?!» urla come un esasperato, facendo indietreggiare la ragazza dai capelli rossi, Emily.
Ed ecco che Tethy si spaventa, ecco che Tethy gira le spalle e comincia a correre lontana dalla Sala Grande, con le mani sul viso, come per coprirlo, per il troppo imbarazzo, per la vergogna.
«Tethy fermati!» gli urla il cugino, furioso come non mai.
Ed ecco che Luke sente il bisogno di seguirla ancora, seguirla e fermarla, seguirla e calmarla, dirle che andrà tutto bene.
Cammina velocemente, quasi corre, senza pensare a quello che sta facendo, senza avere il controllo di se stesso, di nuovo.
Vede la figura di Tethy in lontananza, deve velocizzare il passo se non vuole perderla, ma ecco che due mani, vanno a posarsi sulle sue spalle, fermandolo, prendendolo per la divisa.
Si gira, e gli occhi verdi, fulminei, infuriati di Michael si mostrano davanti a lui.
«E tu dove credi di andare? Brutto idiota come ti sei permesso di toccare mia cugina?!» urla, stringendo la presa, non lasciando a Luke modo di andarsene.
«Lasciami andare Clifford, non sono affari tuoi» risponde a denti stretti.
«Tu non devi più avvicinarti a lei, hai capito Hemmings?!» ringhia ancora più forte, e Luke, non trova altra soluzione, se non estrarre la bacchetta, e puntarla contro Michael.
Sta per formulare l’incantesimo, ma ecco che un’altra figura interviene, e blocca il suo intento: la professoressa McGranitt si fa avanti, li divide, e prende per la spalla Luke.
«Signor Hemmings, quello che lei stava per fare è contro le regole, se ne rende conto? O per lei le regole sono solo una pergamena da stracciare? Puntare la bacchetta contro uno studente, pure disarmato, mi segua Hemmings» sentenzia la donna, mentre Michael corre via, seguendo Tethy, al posto di Luke.
Luke sbuffa, vorrebbe ribattere, ma la McGranitt sarebbe pronta a tutto pur di cacciargli una bella punizione in difesa dei suoi Grifondoro, e lui, non ne ha proprio bisogno, non ha bisogno di un altro problema da aggiungere alla lista.
Si incammina con lei, preparandosi per la ramanzina che deve subire.
L’ultima persona che incrocia, prima di voltare le spalle, è Ashton: lo vede, mentre lo fissa, gli occhi spalancati, la bocca come una linea retta, il viso scioccato, confuso, il bicchiere in mano, sospeso a mezz’aria, pronto a cadere a terra, è senza parole, non sa cosa dire, non sa cosa credere.
Luke, deve dare delle spiegazioni pure a lui, e non sa da che parte cominciare, ma a questo ulteriore problema, penserà più tardi.
 
 

 
Note di Nanek

In diretta da Gossip Girl: avvistato, Luke Hemmings mentre si prepara per una ramanzina in seguito a una derisione. Avvistato, Ashton Irwin con il succo di zucca pronto a cadere dallo shock. Avvistata, Tethy Clifford presa dal panico e dalla vergogna. Avvistato, Michael Clifford pronto a distruggere ogni cosa perché preso dall’ira. Al prossimo aggiornamento, kiss kiss GG.
Okay basta mi sono divertita a fare la stupida come mio solito, ma tutto questo per dirvi: ehyaaaaaaaaaa care lettrici =)
Ecco a voi che il segreto non è durato neanche 24 ore!! XD LOL poveri innamorati :D
Il fantasma è peggio di Gossip Girl, non trovate? Io lo adoro però :D mi fa morire dal ridere :D a voi? =) che ve ne pare allora? Come pensate che si evolverà la cosa? ;)
Spero davvero che vi piaccia, spero davvero di non deludervi mai, questa storia è.. diciamo importante, come tutte le altre ovvio, ma è un genere che di solito non uso mai, e se vi piace, mi sento davvero felice, perché vuol dire che sto trasmettendo almeno qualcosina di positivo <3
Bando alle ciance (?) passiamo a voi care mie <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 perfectouis  _hood  mareintempesta  Heiboyloveyou vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 perfectouis ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 perfectouis  Heiboyloveyou vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 mareintempesta  Australian boys  _hood  Smile_LWWY  DirectionersLove  riordansmjnd  CeceHope_forever  _Hakuna_Matata_  NeneHoran  Nerhs  vi adoro <3


Grazie davvero per ogni cosa, se volete lasciare una recensione sappiate che fanno solo tanto piacere <3 e vi aspetto al prossimo aggiornamento <3 ;)
PS: voi avete Twitter? :)
Nanek

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Capitolo 6
*** Something in your eyes ***


Capitolo 6

Something in your eyes
 
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They don’t know what we do best
Is between me and you, our little secret
Hogwarts, ottobre 2012.
 

Umiliata davanti a tutta la scuola.
Umiliata davanti a suo cugino.
Umiliata davanti a tutti i Grifondoro.
Umiliata davanti a tutti da due fantasmi ficcanaso.
Come hanno potuto farle questo?
Chi ha permesso loro di prenderla in giro in questo modo?
Come ha potuto Sir Nicholas, fantasma Grifondoro, farle una cosa del genere?
Non si rende conto della gravità del problema?
O per lui Serpeverde e Grifondoro sono amici per la pelle?
Gliela farebbe saltare lei la testa, per averle fatto quel torto.
Poco importa sembrare cattiva, lei non si meritava la derisione.
Quello era il suo segreto, lei voleva conservarlo, non dirlo a nessuno, e invece, ora lo sanno tutti.
Tutti compreso Michael.
Cosa gli dirà ora?
È furioso, il suo sguardo è qualcosa di indescrivibile, arrabbiato, pericoloso quasi.
Tethy non ha ancora pensato cosa dirgli, la testa le pulsa, si sente male, non riesce a formulare nulla, non sa cosa dire.

Delle voci, si fanno avanti verso camera sua, dove lei si è nascosta sotto al letto.
Riconosce la voce del cugino, che la chiama con impazienza, e le urla di uscire.
Sente anche una voce femminile, più dolce, più tranquilla, che lo rimprovera: la voce di Emily, la ragazza di Michael, la ragazza che Tethy adora, perché lei sa mantenere la calma.
«Mike, per favore, non fare così, è spaventata» la sente dire, mentre suo cugino prende a pugni la porta.
«Emily, smettila di darmi ordini!» si arrabbia Michael, facendo chiudere gli occhi a Tethy.
«Non ti aprirà mai se fai così, stupido Grifondoro» lo deride Emily, ridacchiando appena.
«Prego allora, Corvonero, ci provi lei a convincerla» la sfida il ragazzo, e Tethy prega che se ne vada.
«Tethy?» la chiama da fuori, con voce dolce, che quasi la invoglia ad aprire la porta.
«Tethy non è successo nulla, fidati, non è così grave» continua Emily, mentre la piccola Clifford continua a darsi della stupida.
«Io sono Corvonero e tuo cugino Grifondoro, non è la fine del mondo» continua a dirle, ma lei non può capire, perché non è la stessa cosa.
Non è assolutamente la stessa cosa, perché le case che ha appena citato non sono così ostili l’una con l’altra, e neanche Tassorosso lo è, il problema sono i Serpeverde, sono loro la casa da temere, sono loro, che con le loro ambizioni, la loro sete di potere, si fanno riconoscere come i più sgradevoli, i più pericolosi, persone da evitare, persone da isolare.
«Tethy, una Mezzosangue può uscire con un Purosangue, non esistono regole a privarlo» dice ancora Emily, e lei, si sbaglia ancora.
Lei non può paragonare Michael a Luke, non può proprio permettersi di farlo: Michael non farebbe del male a una mosca, Michael non si permetterebbe mai di fare del male a qualcuno perché non ha il sangue di un mago Puro, Michael è un ragazzo d’oro, non è Luke; Luke è pericoloso, Luke è sulla bocca di tutti per le sue cattiverie, per il suo odio nei confronti di quelli come lei, a Luke, i Mezzosangue, danno ribrezzo, e lei lo sa, e Emily non può davvero permettersi di paragonare suo cugino a Hemmings.
«Tethy, forse non è come credi tu, magari Luke.. è.. buono» balbetta la ragazza dai capelli rossi fuori dalla porta, incredula di averlo detto davvero, di aver davvero associato Luke Hemmings ad una persona buona e dall’animo gentile: un’autentica eresia, un’autentica pagliacciata, alla quale neanche Tethy crede.
Perché Tethy sa che non è vero, sa benissimo com’è fatto Luke Hemmings, e di lui si può dire ogni cosa, ma mai usando aggettivi positivi: non gli appartengono, non sono veri, il suo animo è troppo oscuro.
La piccola Clifford decide di uscire dal letto, decide di dirigersi verso la porta, per aprirla, per affrontare quello che Michael ha da dirle: è inutile scappare, è inutile rimandare, la ramanzina non gliela toglie nessuno.
Davanti a lei, gli occhi verdi di Emily, le labbra che lasciano spazio ad un sorriso, le lentiggini sulle guance, quei capelli rossi, la rendono così bella, così dolce, Emily è davvero speciale agli occhi di Tethy, tanto che si lascia andare ad un abbraccio, per poter prendere da lei, un po’ di coraggio per affrontare un furioso Michael, che la sta fissando, con le braccia conserte sul petto, i lineamenti tirati, la bocca serrata: non promette niente di buono.
«Vi lascio soli» sussurra la ragazza dai capelli rossi, sfiorando appena la guancia di Tethy, e salutando Michael con un bacio sulla guancia, per poi andarsene per il corridoio.

I due cugini restano soli, immobili, nessuno osa dire nulla: Michael fissa la ragazza davanti a lui in attesa di un chiarimento, mentre lei, fissa i suoi piedi e a momenti neanche respira per paura che lui esploda.
Il silenzio è fin troppo imbarazzante, e più il tempo passa, più Tethy sa quanto Michael si sta arrabbiando: decide quindi, di sussurrare delle scuse.
«Mi dispiace» dice, anche se non capisce il motivo per cui debba scusarsi, dato che lei, non ha fatto qualcosa di troppo grave.
«Ti diverti a metterti in pericolo Tethy Berenice Juno?» risponde il cugino, che la mette già in allerta chiamandola con tutta la sua sfilza di nomi.
«No, non volevo..» aggiunge la ragazza, ma più lei si mostra dispiaciuta, più Michael si arrabbia, come se lo facesse di proposito.
«Quante volte te lo devo dire che quello lì è pericoloso eh? Vuoi metterti in testa che quello lì ha fatto del male a persone innocenti? Vuoi che ti distrugga Tethy?» lei alza appena lo sguardo, e un Michael arrabbiato lascia spazio, sul suo sguardo, a un’ombra di preoccupazione.
«Luke non mi ha fatto del male Mike..» cerca di difenderlo, balbettando.
«Ti sei già scordata quello che è successo tempo fa? Quando ha avuto la splendida idea di darti una buona dose di Pozione Polisucco? Come lo chiami questo Tethy? Amore per il prossimo?» ironizza ancora.
«Era solo uno scherzo, dai Michael..» sospira lei.
«Tethy ma ti rendi conto che la prossima volta potrebbe darti qualcosa di peggio?!» ecco che il ragazzo alza le mani al cielo, inizia ad alzare la voce, gli occhi spalancati ed increduli.
«Luke non è così cattivo, ne sono sicura» risponde a tono la ragazza, prendendo uno strano coraggio, cercando di difendere quel ragazzo dagli occhi blu, che tanto la tormenta, e che tanto la fa arrossire.
«Poi cosa ti è venuto in mente di uscire da sola a notte fonda?! Tethy ma ti rendi conto che eri da sola?! Poteva farti del male!» Michael si porta le mani sui capelli al pensiero.
«Luke non è come credi tu» ribatte ancora lei.
«Tu dici?» la sfida «Ma lo sai che prima di venire qui mi ha puntato la bacchetta contro? Senza neanche pensarci due volte, meno male che è intervenuta la McGranitt!» e la ragazza spalanca gli occhi a quelle parole.
Luke ha tentato di fare del male a suo cugino.
Luke ha puntato la bacchetta contro uno studente.
Tethy abbassa gli occhi, si vergogna di aver difeso Luke Hemmings davanti a suo cugino, si vergogna di aver appena difeso un mago che stava per colpire una persona a lei cara.
«Non parli più noto» continua Michael «E poi, come ti è saltato in mente di baciarlo Tethy? Questo è davvero.. il colmo! È troppo da sopportare. Baciare un Serpeverde, e neanche uno a caso, ma proprio lui! Cos’hai dentro quella testa mi chiedo!» sospira rumorosamente.
«Non sono stata io.. è lui che.. mi ha baciata» giustificazioni inutili, ma che fanno preoccupare Mike.
«E perché non l’hai respinto?» chiede, per poi farsi travolgere dalla paura «Ti ha immobilizzata? Ti ha puntato la bacchetta contro? Ti ha bloccata con la magia? Dillo Tethy!» è esasperato, e la cugina è sorpresa.
«Ma come puoi pensare una cosa del genere? No Mike! No! Luke non ha usato nulla contro di me» il cuore di Tethy va all’impazzata, un misto tra stupore e ansia: come può Michael pensare una cosa del genere?
Il loro bacio è stata la cosa più bella del mondo, è stato speciale, è stato spontaneo, senza bisogno di magie, senza bisogno di immobilizzare qualcuno, un bacio come quelli che si danno gli innamorati, un bacio che è venuto dal profondo, un bacio che lei non avrebbe mai voluto dimenticare.
«E quindi sei stata tu a stare ferma. Non hai opposto la minima resistenza, lasciandolo libero di farti qualsiasi cosa, pure di ammazzarti, dato che eri inerme di fronte a lui» sputa il ragazzo, stringendo a pugno le mani.
«Luke non vuole uccidermi, smettila di ripeterlo, lui non è come credi tu, con me è.. buono, diverso» risponde lei, con voce timida.
«Tethy, tu sei una Mezzosangue! Lui è un Purosangue e Serpeverde! Non so se ti è chiaro il concetto!» Michael vorrebbe proprio vedere cosa c’è dentro la testa della cugina, che non sembra capire la gravità del problema.
«Tu non lo conosci» e il ragazzo ride a tale affermazione.
«E tu lo conosci Tethy?» sorride amaro «Cosa credi? Ti ha baciata e ora ti presenterà alla sua famiglia? Sei davvero così ingenua?» la sta deridendo, le sta facendo del male, e lei non può fare altro che abbassare lo sguardo.
«Tu per lui, sei solo un errore, sei la macchia che ha sporcato la sua immagine, sei una vergogna per il suo nome: Grifondoro, e Mezzosangue. Hai idea di che guai gli farà passare sua madre? Liz Hemmings è addirittura peggio di suo figlio» sospira, e lascia che il silenzio si faccia spazio tra di loro per pochi istanti.
«Oppure, non sei un errore, sei un divertimento, un nuovo passatempo, una nuova vittima da torturare» dice secco Michael, come se in quei pochi attimi i suoi pensieri fossero schizzati da ogni parte, fino a farlo arrivare a questa conclusione.
«Non ti permetto di essere la sua marionetta, Tethy, non voglio che un idiota del genere faccia del male a te per ferire anche me. Tu non ti devi più avvicinare a lui» sentenzia.
«Tu non capisci» ribatte la piccola Grifondoro a denti stretti «e tu non sei nessuno per dirmi quello che devo e non devo fare, Michael Gordon Clifford» dice prima di essere invasa da un singhiozzo, e scappare via, lontana da suo cugino.

Corre lontana, nonostante i richiami di Michael, ma si è stufata di starlo a sentire.
Secondo Michael, Luke o la sta usando per far arrabbiare il cugino, o la considera un errore che macchia la sua figura, e quelle parole, dette con quel tono, l’hanno ferita, l’hanno fatta sentire la persona più inutile e senza senso di tutta la scuola.
Lei non è una marionetta, lei non è una macchia, lei è una ragazza, lei è un essere umano, con dei sentimenti che scorrono, con il cuore che batte forte se qualcuno la fissa, con le guance che arrossiscono se qualcuno le sorride.
Ma Michael, a quanto pare, se n’è dimenticato, dicendole a suo piacimento quello che pensa, senza rendersi conto di quanto male faccia.
Lui non può capire, perché lui non sa.
Lui non sa che Luke, in infermeria, l’ha accudita con una dolcezza tale da non sembrare sua, Luke l’ha accarezzata, le ha rimboccato le coperte, l’ha fatta sentire protetta, l’ha fatta addormentare tranquilla, lontana dalle sue inquietudini; Luke, la notte precedente, l’ha seguita, ha aspettato fosse sola, ma non per ucciderla o farle del male, non per spaventarla, solo per poterle stare vicino, così vicino.
“Non avere paura di me, Tethy”
“Non è quello che voglio”
Le ha sussurrato, e quella voce, quella voce così profonda, la fa ancora rabbrividire, la fa tremare appena, e le mette in circolo la voglia di baciarlo ancora, toccare quelle labbra con le sue, lasciare che i loro respiri si confondano, lasciare che il profumo di Luke la invada, lasciare le sue mani libere di sfiorarla.
Michael non può capire, non può neanche immaginare cosa prova lei per Luke, è troppo influenzato dai pregiudizi, è troppo accecato dalla rivalità che ha con tutti i Serpeverde.
Ma lei non è lui, lei non è come Michael, lei vede quello che gli altri si ostinano a negare, lei vede che in Luke c’è un po’ di luce, lei vede che il suo animo non è così nero come credono gli altri, lei vede che c’è qualcosa di più, qualcosa di più luminoso.
E quello che Mike definisce “macchia”, non è altro che quel piccolo spiraglio di sole che Tethy ha sempre visto in Luke, da quando i loro occhi si sono guardati per la prima volta.
 
 
Note di Nanek

Ehyaaaaaa =) ciao a tutte mie care ;)
Questo capitolo è mooooooooolto inutile, lo ammetto: forse un po’ noioso, forse a nessuno interessa un bel nulla dei pensieri di Mike.. ma io ho voluto metterlo lo stesso.
Ho voluto scriverlo perché: beh 1- ci tenevo a scrivere questa piccola discussione tra i due, e mostrarvi le due idee che turbano Mike al pensiero di Luke e Tethy insieme, e ricordatevele queste idee, perché verranno fuori molto presto ;) 2- dai un po’ è tenero il cugino Mike no? Mi sembra così dolce e preoccupato, lo abbraccerei e poi lo manderei a quel paese ma dettagli :D
Emily, ecco a voi che entra in scena una ragazza della casa dei Corvonero!!! Spero vi piaccia, è tanto dolce, e anche lei, avrà un ruolo niente male in questa storia ;) quindi ricordatevela!! ;)
Tethy scappa, e di Luke in questo capitolo non c’è traccia, intendo fisicamente, perché la discussione tra Clifford se avesse un titolo sarebbe “Luke Robert Hemmings” LOL
Ma vedrete che il nostro Serpeverde comparirà, ve l’assicuro ;)
Bene care mie, spero vivamente che il capitolo vi piaccia e che vi porti a lasciare qualche recensione <3 io vi adoro quando scrivete quelle cose così asdfghjkl <3
Passiamo a voi adesso, nuove arrivate  <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 allIneedisyouandI  Marshall_Mathers_s_wife  vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 I dont exist  ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 _Vale99Vale_  RedLife  SmileMe   vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Australian boys  Smile_LWWY  DirectionersLove  HoransCoffee CeceHope_forever  _Hakuna_Matata_  NeneHoran  Nerhs  vi adoro <3


In attesa del prossimo aggiornamento, vi saluto! Ringraziandovi sempre per ogni cosa che fate per questa storia, grazie per la vostra.. diciamo clemenza, perché non sono una Potterhead, e i miei sforzi nel non combinare qualche castrone, sono in qualche modo ripagati dalle vostre parole <3 grazie davvero, mi rendete felice <3
A presto care mie <3 vi adoro tutte <3
ps: volete che dal prossimo capitolo, vi metta qui nelle note, un'anticipazione del capitolo che segue? se lo desiderate basta dirlo :))
Nanek

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Capitolo 7
*** So what? ***


Capitolo 7

So what?

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Am I sleep am I awake or somewhere in between?
 
Hogwarts, ottobre 2012.

«Dimmi che quei due fantasmi erano ubriachi, ti prego» una voce interrompe la lettura di Luke, che siede su una poltrona in Sala Comune, da solo, con i suoi pensieri.
Il biondo alza lo sguardo e irrigidisce un po’, perché quella voce la riconosce, la conosce troppo bene e conosce bene anche quel tono, un misto tra preoccupazione e rabbia, due cose che lui mette insieme solo per rivolgersi ad altre persone, mai a lui.
L’immagine di Ashton si fa avanti, si posiziona in piedi davanti all’amico, le mani lungo i fianchi e strette a pugno, il viso serio e gli occhi preoccupati, che lo guardano come non hanno mai fatto.
«Dimmi che quello che è successo a colazione è stato uno stupido scherzo, fammi questo favore, Luke, sei sulla bocca di tutta la scuola!» esclama.
«Sono sempre sulla bocca di tutta la scuola, Ashton» ribatte il biondo, accennando un sorriso convinto, fiero.
«Non sto scherzando Luke. Rispondimi!» urla più forte, irritando il ragazzo davanti a lui: le persone che urlano lo infastidiscono, soprattutto quando sono a pochi centimetri dalle sue orecchie.
Luke sospira, non ha avuto tempo di pensare a un discorso valido da dire al suo amico: dopo la ramanzina dal Preside, è corso a lezione, dove la sua unica preoccupazione è stata Tethy, l’immagine di lei che scappa via, quasi in lacrime, poi la pausa è arrivata e lui si è perso a leggere un libro, per scacciare l’ansia della mattina.
Ma ecco che Ashton, il solito Ashton che può arrivare in capo al mondo pur di trovare una persona, lo ha beccato, non ha via di fuga da quell’interrogatorio, e lui dovrà essere sincero e onesto: il suo amico lo conosce fin troppo bene, l’ombra di una bugia la noterebbe ancora prima di iniziare a raccontarla.
«No, non è uno scherzo, è tutto vero, contento ora?» dice tutto d’un fiato, senza troppi giri di parole, facendo sbiancare l’altro Serpeverde.
«Ho baciato Tethy Berenice Juno Clifford, ieri notte, in guferia, vuoi sapere altro?» lo sfida, sperando di intimorirlo e farlo allontanare.
Ma Ashton, non è intimorito, Ashton è disgustato ed incredulo.
«No, non ti credo» dice infatti «Tu non puoi averla baciata davvero, a te... a te i Mezzosangue danno il volta stomaco!» ribatte sbalordito.
«Luke, che ti prende? Ti prego dimmi se hai qualche problema, è da un po’ che lo noto: sei strano, sei diverso, non sei tu» la voce preoccupata di Ashton fa alzare gli occhi di Luke al cielo.
«Ma non è vero...» tenta di giustificarsi, ma l’amico sembra aver preparato quel discorsetto da troppo tempo.
«È da quella sera, quando abbiamo dato a quella lì la Pozione Polisucco, che sei strano; non hai più voluto farle scherzi, non ti sei più avvicinato a lei, ti vedo arrossire quando incroci il suo sguardo! Tu arrossisci guardando una sporca Mezzosangue, Luke!» lo rimprovera, facendo deglutire Luke a fatica, facendolo sudare freddo e pugnalandolo nei peggiori dei modi.
«Non hai più importunato nessuno, cosa che ti divertivi a fare, prima di quella sera; tu sei cambiato Luke e sei cambiato perché... ti piace quella lì» ed ecco che Luke spalanca gli occhi, incredulo, di fronte a tanta stupidità.
Come può davvero pensare una cosa del genere?
Come può davvero offenderlo in questo modo?
Ma come si permette?
Lui è un Serpeverde puro, lui non prova sentimenti nei confronti di una Grifondoro e per di più Mezzosangue.
Lui non è così stupido, lui non farebbe mai una cosa simile, per il semplice fatto che sarebbe solo qualcosa di vergognoso per la sua famiglia, una mancanza di rispetto.
«Spero tu stia scherzando Irwin o potrei offendermi» risponde freddo, fulminando gli occhi dell’amico.
«Semplicemente mi annoio a fare scherzetti idioti a questi stupidi che girano per i corridoi...» lascia la frase in sospeso e l’idea geniale gli balza in testa «...quando posso puntare a qualcuno di più interessante» conclude, con un sorriso maligno in viso.
Ashton inarca il sopracciglio, è confuso, la bocca chiusa, in attesa di più dettagli.
«Perché perdere tempo con quelli del primo anno, quando posso manipolare la cugina dell’atleta più acclamato tra i Grifondoro» sorride ancora «Io non provo nulla per quella lì, io voglio solo colpire Michael Gordon Clifford, colpire lui e divertirmi davvero» lascia scivolare quelle parole, sperando che Ashton gli creda, sperando che l’amico non capisca che sta improvvisando.
Lo vede sorridere e riprendere un po’ di colorito: si porta una mano sulla testa, si lascia andare a un sospiro di sollievo.
«Brutto idiota, ma dirmelo prima no? Mi hai spaventato da morire» gli dice, mentre il biondo gli dà un pacca sulla spalla.
«Hai davvero pensato che io, Luke Hemmings, provassi qualcosa per quella briciola? Mi deludi Ash, mi ritengo offeso» e nel dire queste parole, Luke sente nuovamente una fitta allo stomaco, una fitta che deve mascherare, una fitta che gli toglie quasi il fiato.
«Quindi quel bacio, è fasullo? È parte del tuo piano?» domanda curioso Ashton.
«Sì. Non so se hai notato la reazione di Clifford, sto riuscendo nel mio intento» dice orgoglioso, con un sorriso finto.
«E cosa intendi fare ora?» Luke alza gli occhi al cielo davanti alla curiosità senza limite dell’amico.
«Credo andrò a cercare Tethy, povera piccola, sarà disperata» fa l’occhiolino e l’amico ridacchia.

Luke si avvia per il corridoio con lo sguardo di Ashton che lo fissa da lontano: si sente quei suoi occhi puntati contro, li sente e si irrita, perché si sente controllato, si sente manipolato da Irwin e la cosa lo infastidisce.
Odia essere messo alle strette, odia sentirsi in difficoltà, odia Ashton quando lo fa sentire insicuro, inerme, senza una scusa buona per farlo tacere.
È riuscito per miracolo a non farsi scoprire, è riuscito per un pelo a tenere nascoste quelle nuove sensazioni che crescono dentro di lui e che per il momento non vuole condividere con nessuno, ma solo con se stesso: non ha il coraggio di dire ad Ashton di provare felicità quando vede Tethy, non ha il coraggio di raccontargli di quella notte in infermeria, non ha il coraggio di confidargli tutto quel mix di sentimenti che si sente nel petto quando qualcuno dice quel nome o quando il suo sguardo incrocia quello di lei.
E Luke sa benissimo perché non può condividere tutto questo con il suo amico: perché Luke si vergogna, si vergogna da morire e si odia, odia se stesso per essere arrivato a tanto.
Lui, che i Mezzosangue neanche li guarda, è arrivato a baciarne una e per di più Grifondoro: dovrebbe essere cacciato da Hogwarts per aver sporcato il nome degli Hemmings.
I suoi pensieri vengono interrotti, quando i suoi occhi incrociano una figura che corre, passandogli davanti: Tethy corre, il viso riempito di lacrime, singhiozza e si dirige verso il giardino.
«Tethy!» la chiama Luke, velocizzando il passo, notando che la ragazza si è fermata, immobilizzata dalla sua voce, gli occhi verso di lui.
Non appena è a un passo di distanza, lei abbassa la testa, si vergogna forse, lui ha intravisto il suo rossore.
«Ciao» lo saluta tra i singhiozzi, cercando di non scoppiare.
«Perché piangi?» chiede lui, portando le mani sul volto di lei, alzandoglielo e cominciando ad accarezzarle le guance con il pollice, cercando di cancellare quelle lacrime.
«Michael... lui non capisce..» si interrompe bruscamente «Lascia perdere, non ti interessa» si corregge, fissando un punto lontano dagli occhi azzurri di Luke.
«Mi dispiace, Tethy» dice sincero, continuando ad accarezzarla, mentre lei singhiozza piano e lacrime calde scendono ancora, toccando le dita di Luke.
«Non piangere, per favore» le sussurra, appoggiando la fronte su quella di lei, portando la mano sotto al suo mento, alzandole il viso.
«Tethy, guardami» le sussurra ancora e finalmente anche le iridi blu di lei sono rivolte verso di lui «Non è successo niente, te lo assicuro» bisbiglia ancora, abbassando lo sguardo sulla bocca di lei.
«È successo invece e lo sai meglio di me, lo sai benissimo che è tutto così sbaglia...» e la voce di Tethy viene interrotta dalle labbra di Luke, che si appoggiano alle sue.
La ragazza si immobilizza, si pietrifica, mentre lui guida le sue labbra, mentre le mani di lui le prendono il viso con delicatezza.
Le labbra di Luke sfiorano quelle di Tethy, i denti di lui vanno a mordicchiarle il labbro inferiore, questo secondo bacio è ancora meglio del primo, è un bacio diverso, è un bacio non nascosto, ma sbandierato ai quattro venti: la bocca di un Serpeverde è appoggiata a quella di una Grifondoro e i due interessati non sembrano far caso agli studenti che passano, che osservano il tutto, sbalorditi, pure un po’ inorriditi, sconvolti.
Ma a loro due poco importa, i loro pensieri sono annebbiati, non c’è nulla nelle loro teste, se non le mille emozioni che provoca quel bacio.
Luke sente il sangue balzargli sulle guance, sente le mani diventare fredde e caratterizzate da uno strano tremolio, sente le labbra di Tethy sulle sue e le sente così dannatamente perfette, così morbide, così speciali; si diverte a mordicchiarle appena, si diverte a sfiorarle la lingua, si diverte a sentire l’incertezza della ragazza, che ricambia lentamente quei movimenti, come se fosse persa, come se non ci capisse più nulla, ama torturarla, ama sentirsi la sua fonte di nervosismo, ama l’effetto che ha su di lei, così inerme, così debole.
Un pensiero poi si fa vivo dentro di lui e ripensa alle parole dette ad Ashton: sta fingendo, la sta prendendo in giro.
Eppure in questo bacio, non è mai stato così sincero... 
Come?!
Sincero?!
Cosa?!
Ed ecco che Luke si allontana, lasciando Tethy senza parole, incredula, con gli occhi spalancati, confusi.
«D-devo andare» balbetta, preso dal panico e, senza aggiungere altro, si incammina per il corridoio, con la testa che esplode.

Lui non è stato sincero in quel bacio.
Lui lo ha fatto per ingannarla.
Lui l’ha baciata per illuderla.
Lui deve colpire Michael.
Lui sta recitando, non è sincero.
Lui non prova niente per lei, lui è un Serpeverde astuto e la sta abbindolando.
Lui deve farla vergognare a morte.
Lui deve solo metterla in difficoltà.
Continua a ripetersi queste parole, continua a farlo con le mani che tremano, con il battito cardiaco che pulsa sulle tempie, con le gambe che non lo reggono più in piedi.
Appoggia le spalle al muro e si lascia cadere, come senza forze.
Si tiene il viso tra le mani, troppi pensieri lo stanno assillando.
Se lui sta davvero fingendo, perché non si rende neanche conto di mentire?
Se lui sta davvero recitando, perché non scoppia a ridere, dato che lui, le bugie, non sa gestirle troppo bene?
Se lui la sta davvero prendendo in giro, perché crede che non ci sia altra persona al mondo che vorrebbe tenere tra le sue braccia?
Se lui non prova davvero niente per Tethy, perché ama avvolgere le sue labbra alle sue?
Perché ama darle conforto?
Perché ama quel mix di emozioni che prova quando sta con lei?
Ma lo ama veramente?
Lo ama?
Amare?
Forse gli piace, non può amarlo, lui ama solo se stesso.
Gli piace allora.
Ma può essere una consolazione il fatto che gli piaccia?
Piacere e amare non sono consolazioni, sono fonte di confusione, perché in nessuna delle due c’è l’ombra dell’inganno.
Ed è inutile negare a se stesso quello che prova: a lui piacciono quelle sensazioni, piacciono e basta, non può farci niente, non può nasconderle a se stesso.
E questo è un guaio.
E questo è un problema.
Perché dovrebbe provare disgusto, dovrebbe essere in bagno a sciacquarsi la bocca, dovrebbe avere una sola frase in testa: “che schifo”; e invece non c’è, perché l’unica cosa a cui pensa è: “è stato bellissimo e lo voglio ancora”.
E con questo pensiero comincia a spaventarsi di più, perché lui non può davvero volerlo ancora, perché lui sta fingendo, deve smetterla di pensare alle labbra di Tethy, deve smetterla di pensare a come si sente in pace con il mondo, quando le tiene il viso tra le mani.
Luke Hemmings deve smetterla o tutto gli si rivolterà contro.
Rischia di perdere la sua immagine, la sua importanza, il suo potere.
E il potere è la cosa che lo interessa di più.
Più dei baci, più delle labbra di lei, più del suo viso così candido, più dei suoi occhi gentili che lo fanno arrossire, più di Tethy Berenice Juno.
Ma... è davvero così?
 


 
Note di Nanek

Questa domanda finale lascia tutte con il dubbio lol :D
Che cattiva che sono..
Ciao a tutte cmq! =)
Allora come procede questa storia?? Beh, io non posso essere più felice di così!!! 10 recensioni allo scorso capitoloooooooooooooooooooooooo *-* vi amo. Sappiatelo.
Come notiamo insomma, c’è questo cambiamento in Luke che sta diventando sempre più evidente, ma lui, continua a negare, a sopprimere i sentimenti, si fa del male da solo insomma, povero piccino.
Ennesimo capitolo un po’ di passaggio, ma ci tenevo a far vedere anche la reazione di Ash dato che l’avevo lasciato sconvolto con il succo di zucca a mezz’aria :D ahaha!
Bene insomma, il prossimo capitolo.. vi lascio la piccola anticipazione ;) per suscitare curiosità in tutte voi u.u

Nel prossimo capitolo:
«Tethy fermati!! Non farmi usare la magia per fermarti!» la minaccia pure? Le gambe di Tethy continuano ad accelerare.
«Sei una testarda! L’hai voluto tu!» urla ancora.


Che succederà mai??? MAH! ;)
Il prossimo aggiornamento è martedì prossimo, spero riusciate a resistere ;))
Passiamo alle nuove arrivate ora <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 haroldsmile_ hjsjuliet_ _skinnylove vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 Eliisa_ ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Eleanor_Rigby _skinnylove allIneedisyouandI vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Eleanor_Rigby Eliisa_ xashtonsunicorn riordansmjnd  Australian boys  Smile_LWWY  HoransCoffee Cece_writes_Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3

Grazie di cuore a tutte quelle che leggono in silenzio, grazie di cuore a tutte voi perché mi rendete davvero felice per ogni cosa <3
Spero di trovare le vostre recensioni, spero di non deludervi mai <3
Al prossimo aggiornamento <3
Nanek

Ps: un grazie di cuore alla mia nuova Beta soprannominata da me in questo momento “Virgola” e lei capirà perché :D, sperando che arrivi a leggere queste righe, grazie per il tuo aiuto, questa storia ha bisogno di occhi esperti :D <3

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Capitolo 8
*** Close your eyes ***


Capitolo 8

Close your eyes

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Let me tell you all the reasons why
You’ll never gonna have to cry
Because you’re one of a kind


Hogwarts, novembre 2012.
 
«Tethy, devi smetterla di comportarti come una bambina, diamine! Ma non lo vedi che lui lo fa apposta? Non lo capisci che vuole solo prendersi gioco di te per ferire pure me? E per fortuna usi gli occhiali!» urla Michael Clifford, la sua voce rimbomba per tutta la scuola, facendo vergognare a morte la cugina: ancora lo stesso problema, ancora le stesse parole, ancora a stressarla sull’argomento Luke Hemmings.
Sono passati diversi giorni da quel bacio in corridoio, sono passati diversi giorni dall’ultima volta che Luke si è fermato a parlare con lei e Tethy ha dato inizio alle sue paranoie: che sarà successo? Perché non la cerca più? 
Domande alle quali suo cugino, dà risposte piuttosto ovvie: cosa si aspetta ancora? Da uno come lui poi? Che vada ancora a chiamarla? A cercarla per baciarla in corridoio? Lui che è Serpeverde e Purosangue? Illusa lei a credere che Luke fosse davvero preso da una come lei, questo è quello che le dice Michael, glielo urla ogni giorno, come se fosse una bambina, una bambina che merita di essere rimproverata davanti a tutti.
Ma Tethy non lo sta ad ascoltare, perché lei sa che suo cugino non la capisce, non potrà mai capirla, lui non conosce Luke quanto lei e le sue risposte sono da classico ignorante superficiale, che si basa su quello che dice la gente.
Ed è grazie a queste convinzioni che Tethy crede che Luke stia male per altri motivi, a lei sconosciuti, ed è per questo che con rabbia, urla al cugino, ribattendo a tono.
«Gordon, non sei al centro del mondo, lo vuoi capire? Luke neanche ti calcola! Smettila di ripetermi sempre le solite idiozie! Non esisti solo tu in questa scuola, ficcatelo in quella testa rosa!» e quasi si mette a ridere a quell’affermazione: il nuovo colore di capelli del cugino è divertimento allo stato puro, capelli rosa, tipo lo zucchero filato, una tinta voluta da Michael stesso, che gli ha procurato solo tante risate da parte di tutti gli studenti.
La stessa Tethy, infatti, è tra quelli che si divertono a deriderlo e, pure quando litigano, lei mette sempre in mezzo i suoi capelli, in modo da farlo tacere almeno un po’.
Non lo sopporta più, non desidera altro che se ne vada da quella scuola, in modo da lasciarla in pace, lasciarla libera di fare quello che vuole, senza dover sempre trattarla come gli pare: lei ha raggiunto il limite della sopportazione.
E non solo con lui.
Tethy vuole parlare con Luke e lo farà oggi, perché non può continuare ad interrogarsi senza avere una risposta precisa, non può continuare a prendere sonno pensando a lui e ai suoi cambiamento d’umore, chiedendosi in continuazione che ha fatto di sbagliato per meritarsi il suo silenzio: non è stata lei a baciarlo, non ha voluto lei quei baci, né in guferia, né tanto meno in corridoio, davanti a tutti, li ha voluti lui, è lui che è andato a cercarla, è lui che le si è avvicinato e, senza neanche chiedere il permesso, si è azzardato ad avvicinarsi alla sua bocca.
Luke deve darle spiegazioni, non se la può dare a gambe levate così, che l’affronti e le dica le cose come stanno, o è solo un codardo?
Sì, lui è un codardo, ecco cos’è, altro che Serpeverde spaventoso dall’animo oscuro, lui ha l’animo di un coniglio.
Tethy cammina velocemente per i corridoi, i suoi occhi scrutano ogni studente che incrocia, sospira all’ennesimo Serpeverde sbagliato, vorrebbe solo urlare il suo nome pur di trovarlo, sta perdendo la pazienza, è sicura di essere al limite.
Luke non immagina neanche il discorsetto che lei si sta preparando mentalmente, lui non immagina neanche quello che lei gli dirà: lo farà restare a bocca asciutta, lo pietrificherà, lo spaventerà a morte per la sua sicurezza e freddezza, il lato di lei che ha sempre nascosto verrà fuori, lui capirà perché è una Grifondoro, capirà quanto sa essere micidiale, capirà che lei non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da lui.
Scaccia via ogni pensiero riguardante i baci improvvisi di Luke, deve farlo se vuole apparire sicura di sé, se vuole evitare di balbettare come una bambina spaventata, se vuole riuscire nel suo intento.

Ed ecco che, finalmente, Tethy scorge dei capelli biondi uscendo in giardino e il cuore le balza in gola, facendola deglutire a fatica.
Lo vede, messo di lato, seduto e attorniato da troppi Serpeverde, che gli parlano, sorridono appena, non osano apparire ridicoli davanti a lui che, nonostante abbia baciato una Mezzosangue, è sempre il ragazzo più pericoloso dell’intera scuola.
Tethy non riesce a deglutire, si sente la gola secca, il coraggio che la caratterizzava è come svanito nel nulla e l’esitazione si fa avanti: che fare? Andare a parlargli? Lì davanti a tutti? Davanti a quelli lì che la deridono e basta?
Non ha il coraggio per farlo, si sente così... invisibile.
Rimane però, ferma a fissarlo, aspetta che gli altri se ne vadano, aspetta che lui volti lo sguardo verso di lei.
Si perde in quel ragazzo dai capelli biondi, si perde nella sua bellezza, anche se è abbastanza distante, il suo fascino le arriva come un vortice, il suo essere così perfetto la fa arrossire: il modo in cui muove appena la mano destra, mentre spiega cose che lei non sente, i suoi occhi così seri, mentre osservano attentamente chi ha davanti, il suo sorriso, che è diverso da quello che lei vede nei suoi amici Grifondoro, perché il sorriso di Luke è tirato, è un leggero cenno con le labbra, non è vero, non è suo, è il sorriso che ha la sua maschera, ne è certa, perché lui le ha sorriso una volta e sulle sue guance ci sono delle fossette adorabili che si fanno avanti, fossette che, in questo momento, non hanno il diritto di comparire.
Tethy sospira, ammirando la bellezza di quel ragazzo, e si chiede perché debba essere finito proprio tra i Serpeverde.
I suoi pensieri però, vengono distrutti, non appena l’impensabile si crea davanti ai suoi occhi: una ragazza dai capelli lunghi, lisci, neri come la pece, la pelle chiara, gli occhi smeraldini, si è appena seduta sulle gambe di Luke.
Niente meno che Amanda Higgs: conosciuta Serpeverde, Purosangue, dello stesso anno di Luke, la ragazza che tutti vorrebbero come compagna di studio, ma che mette in soggezione pure i professori per il suo sguardo freddo, la ragazza che tutti vogliono e che temono allo stesso tempo, la ragazza dalla bellezza dolce e delicata, ma dall’animo egoista e senza pietà per nessuno.
Niente meno che Amanda Higgs, davanti agli occhi di Tethy, una briciola in confronto, siede in braccio a Luke Hemmings, davanti a tutti, sotto lo stupore generale.
La mano di Amanda tocca l’altro Serpeverde con familiarità, come se fosse normale per lei toccarlo, come se lei potesse farlo, solo lei e nessun altro; guarda Luke negli occhi con sicurezza, è sfacciata, non esita e il Serpeverde sembra quasi divertito, dato che le sorride e non si azzarda ad allontanarla da lui, lui che odia ogni contatto umano.
E Tethy è lì davanti ed è come se le fosse crollato il mondo addosso, sente questo peso schiacciarla come una briciola, si sente la persona più stupida del mondo, per aver solo pensato che lei potesse interessare davvero a un Serpeverde che odia i Mezzosangue, che se potesse li farebbe sparire tutti, compresa lei.
Dentro la testa di Tethy, la voce di Michael le grida di essere un’ingenua, una bambina, una credulona, che non ha voluto dare ascolto a chi le vuole bene davvero, a chi ne sa davvero più di lei sul conto di Luke Hemmings.
Si sente paralizzata davanti a quella scena, si sente piccola e invisibile davanti ad Amanda, che continua a parlare fin troppo vicina a Luke; sente l’imbarazzo salire nel vedere lui che sta al gioco di lei e le risposte che Tethy cercava hanno finalmente risposta: Amanda ha vinto e lei è stata solo una valvola di sfogo, un divertimento, un modo per colpire Michael e ferire anche lei, allo stesso tempo.
Si sente degli occhi, che la fulminano e volge lo sguardo verso Ashton Irwin, che seduto vicino all’amico, la guarda divertito, con un sorrisone in viso e una risata pronta ad esplodere: Tethy lo vede, mentre tira una gomitata a Luke, lo vede mentre la indica con l’indice al biondo, il quale perde il suo sorriso e allontana bruscamente la ragazza dai capelli corvini dal suo corpo.
Ma Tethy non starà ad aspettarlo, perché ha le lacrime agli occhi, perché è rossa in viso per la vergogna e, dandogli le spalle, si mette a correre lontana, sperando di trovare Michael, sperando di poter meritarsi di nuovo la sua protezione.

Corre per i corridoi e sente la sua dannata voce richiamarla.
«Tethy! Tethy fermati!» le ordina, ma lei continua a correre il più veloce possibile.
Che cosa vuole ancora da lei? Perché continua a seguirla? Non può semplicemente lasciarla stare? Ha già la sua bella dai capelli corvini pronta a distrarlo dalla noia, che vuole ancora da lei?
«Tethy, fermati! Non farmi usare la magia per fermarti!» la minaccia pure?
Le gambe di Tethy continuano ad accelerare.
«Sei una testarda! L’hai voluto tu!» urla ancora lui e Tethy si sente le gambe un po’ pesanti, ma non è a causa di un incantesimo, è il suo corpo che rallenta, perché lei sa schivare alcuni colpi, non si lascerà prendere con facilità; ed eccola che si gira, si blocca e la mano sta per estrarre la bacchetta, per difendersi da lui.
Ma davanti agli occhi di Tethy non c’è un Luke pronto a immobilizzarla, davanti a lei, il ragazzo è solo più vicino, le mani libere che si alzano al cielo e lui rallenta la sua corsa per raggiungerla.
«Non colpire uno studente disarmato, Clifford, è sleale» dice sorridendo, avvicinandosi lentamente a lei, a due passi di distanza.
Tethy però è arrabbiata e poco le importa della lealtà, soprattutto con uno come lui davanti agli occhi: estrae la bacchetta all’ennesimo passo avanti del biondo e, con la voce più dura che può, gli dice di non osare avvicinarsi a lei.
«Giuro so usare la magia meglio di te» dice, vantandosi un po’, mentre lui, sempre con le mani al cielo, continua a sorridere.
«Mi chiedo perché tu sia finita tra i Grifondoro, piccola Clifford, hai del potenziale per essere una Serpeverde» ride appena.
«Non ti conviene deridermi, Hemmings. Oggi sono capace di tutto» risponde ancora lei, non abbassando la bacchetta di un solo centimetro, il viso serio come non mai, ma lacrime pronte a farsi avanti.
«Non pensavo potessi essere così terribile, mi sorprendi, Clifford, sei più interessante di quanto credessi» sorride quasi malizioso, tentando di fare un passo in avanti, verso di lei, ma Tethy alza la bacchetta e la punta alla sua bocca.
«Ti ho detto di starmi lontano. Non osare avvicinarti Hemmings, torna dalla tua Amanda» e al sentire quel nome, Luke passa da un sorriso divertito, a una risata rumorosa.
Lui ride davanti a Tethy, che non trova il lato comico della cosa, ma che, anzi, continua a rimanere seria e con gli occhi che proibiscono alle lacrime di farsi avanti.
La risata del ragazzo non riesce a contagiarla e lui, fissandola, cerca di ricomporsi.
«Tu sei gelosa!» esclama, mentre il viso di Tethy passa dal bianco al rosso acceso e i suoi occhi cercano un punto diverso da fissare.
«Piccola Clifford, ecco perché sei in Grifondoro: il sentimentalismo scorre nelle tue vene come se fosse il tuo stesso sangue» dice con voce calma, per poi finire in un sussurro «ed è questo che mi piace di te» ma a questa piccola confessione, Tethy non fa altro che arrabbiarsi ancora di più, stringe più forte la bacchetta, alza nuovamente lo sguardo e, fulminando gli occhi azzurri del Serpeverde, urla con tutta la rabbia che ha dentro.
«Vattene via! Brutto idiota che non sei altro! Guarda che l’ho capito sai, non sono ingenua come credi tu: mi stai solo prendendo in giro e, mi spiace per te, ma al tuo gioco non ci sto!» ed ecco che una lacrima le riga la guancia, facendo tornare serio il viso di Luke.
Tethy gli volta le spalle il più veloce possibile, cerca di correre via, lontana da lui, perché vuole piangere da sola, perché vuole essere lasciata in pace.
Ma la mano di Luke le prende il braccio, la blocca, la fa voltare verso di lui.
L’altra mano di Luke, si poggia sul suo fianco, e la guida più vicino a lui, unendo i loro bacini.
Tethy guarda per terra, si morde il labbro, cerca di soffocare un singhiozzo, mentre la mano che le teneva il braccio passa alla sua guancia, l’accarezza leggera, dolce, come lui sa fare, ma lei è stanca, è esausta di essere presa in giro e quelle carezze non le fanno lo stesso effetto.
«Devi lasciarmi stare Luke. Non merito quello che mi stai facendo» balbetta, mentre le sue lacrime calde scendono, fino a bagnare le dita di lui.
«E cosa ti sto facendo Tethy, se non...» si blocca, perché neanche lui crede a quello che sta per dire «...se non tentare di starti vicino, perché... mi piace stare con te» confessa, ma lei non crede a una singola parola.
«Certo. Infatti sei sparito, infatti lasci che Amanda si sieda sulle tue gambe, quando tutti sanno quanto odi il contatto umano. Non farmi ridere Luke» dice secca, mentre lui accenna ancora un sorriso divertito.
Le mani di Luke prendono quelle di Tethy, le loro dita si intrecciano e lui le accarezza la pelle bianca con il pollice, per poi lasciarle andare: le porta ad unirsi dietro il collo di lui.
In seguito, il ragazzo unisce le mani dietro la schiena di lei.
«Mi stai toccando anche tu ora» sussurra, tirando Tethy ancora più vicina al suo petto.
«Lo fai perché vuoi prendermi in giro, se ti importasse di me non saresti sparito» la piccola Clifford non vuole sentire ragioni.
«Tethy... non è facile per me. Non è facile... accettare tutto questo» confessa e sente la presa di lei indebolirsi e si sente costretto ad avvolgerla di più.
«Tu non puoi capire, Tethy, quanto sia... sbagliato, assurdo, e strano, per me. Non lo può capire nessuno» dice serio, mentre lei alza gli occhi, perdendosi nei suoi.
«Ma se sto qui, in questo corridoio, abbracciato a te, forse un motivo c’è, non credi?» le chiede e lei risponde acidamente.
«Mi stai solo prendendo in giro» dice flebile, arrossendo, mentre lui alza gli occhi al cielo.
«Dannazione, Clifford, dannazione a te e al tuo essere così assurdamente attraente ai miei occhi; dannazione a te, perché mai avrei creduto di poter arrivare al punto di voler baciare una Mezzosangue... ogni secondo della mia vita» e non dà neanche il tempo a Tethy di mettere a fuoco quelle parole dentro la sua testa, che le si avvicina ancora di più e unisce nuovamente le sue labbra a quelle di lei, che mai, come in questo momento, si è sentita così bisognosa di lui, di quelle parole e di quel bacio.
Le mani di Tethy si intrecciano tra i capelli biondi di lui, lo tengono stretto, lo spingono più vicino a lei, come se lo sentisse ancora troppo lontano, quando invece è più vicino che mai; sente le mani di lui, che premono sulla sua schiena, che la fanno sentire desiderata, che la proteggono e le danno sollievo dalle inquietudini di quei giorni; le labbra di Luke non sono mai state così dolci sulle sue, il bacio che Luke le sta dando vale più di mille frasi d’amore, supera senza ostacoli le sensazioni che dà la musica, questo bacio vale più di ogni meraviglia del mondo, perché è unico e insuperabile, perché riesce a consolare Tethy e a farla uscire dalla sua condizione di ragazza invisibile.
Si guardano negli occhi quando il bacio finisce, sono seri, e lei sembra ancora un po’ scossa.
«Amanda non è niente, stava solo... giocando. Credimi, non c’è nulla, è una mia amica, la conosco da tanto, non avere paura di lei» la rassicura e Tethy appoggia il viso sul petto di lui, intrecciando le mani dietro la sua schiena, abbracciandolo semplicemente, come fa spesso con Michael quando si sente debole.
Tethy ha paura eccome, ha paura di ogni cosa, perché lei per prima sa bene a cosa sta andando incontro: lei vuole fidarsi del ragazzo che sta abbracciando, vuole affidarsi a lui e alle sue parole, vuole dargli la sua fiducia nonostante sia tutto estremamente sbagliato, senza voler dare troppo peso alle conseguenze di quella decisione, senza pensare a nulla, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.
Tethy non vuole pensare a quello che succederà, non vuole pensare ai troppi ostacoli da superare, perché lei sta bene così, sta bene così vicina a lui, sta bene con il suo profumo che l’avvolge con delicatezza.
E neanche un abbraccio di Michael è mai stato così rassicurante, neanche un abbraccio di sua madre è mai stato così perfetto: tra le braccia di Luke, Tethy riesce a convincersi che andrà tutto bene, riesce a vedere una luce bellissima davanti ai suoi occhi.
Con Luke al suo fianco, non deve temere il futuro



Note di Nanek

Ehyoooo =)
Eccomi tornata, con esattamente un giorno di ritardo lol
Scusatemi davvero, è che sono presa un po’ indietro con i capitoli e devo darmi una mossa prima di cominciare a non avere più neanche un minimo di tempo causa esami  -.-
Credo che aggiornerò ogni mercoledì ;) e se ritardo, spero possiate perdonarmi =(
Cmq, che abbiamo qui? Una Grifondoro gelosa a quanto pare ;) e un Serpeverde troppo dolce per essere reale *-* ma LUKE è REALEEEEE *-* gah.
Cmq, i due amorini qui continuano a volersi bene, a consolarsi a vicenda, ad abbracciarsi… e no, nessuno ha usato la magia :D beh ci mancherebbe anche altro: quale Principe osa colpire la propria Principessa?!?! U.U
Ma non temete, la magia sta per arrivare, ve lo garantisco ;)
Passiamo ai ringraziamenti <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 niallspringles thedreamgirl _freesoul appina hejnialler___ HEdwardCupcake  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Luke_is_a_penguin la ragazza del pane Fr_ _freesoul Little_Panda appina hejnialler___ _Very vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Eleanor_Rigby leosfire Australian boys  Smile_LWWY  Cece_writes_Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3


Vi lascio anche una piccola anticipazione per il prossimo capitolo ;) perché vi voglio bene e mi rendete felice <3

Nel prossimo capitolo:
«Everte Statim!» esclama, senza esitare e il corpo di Ashton, viene scaraventato via, lontano da Tethy e va a sbattere violentemente contro il muro, facendo rimbombare quel botto per i corridoi.
Gli occhi di tutti vanno su di lui, che con la bacchetta in mano, trema, quasi non ci crede di averlo fatto davvero.

Ecco che c’è la magiaaaa :D e vi lascio così, con la curiosità (si spera) :D
Vi voglio bene sappiatelo <3 spero di trovare le vostre recensioni <3
Al prossimo aggiornamento <3
Nanek

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Capitolo 9
*** Let it burn ***


Capitolo 9

Let it burn

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That's what crazy is 
When it's broken, you say there's nothing to fix 
And you pray that everything will be okay 
While you're making all the same mistakes 

Hogwarts, aprile 2013.

Sole.
Il sole splende oggi a Hogwarts.
Splende come gli occhi di Tethy, illuminati da una strana luce, ancora più bella del solito, mentre gioca, in giardino, con Enea: lo fa volare, lo chiama, lo fa atterrare sulla sua spalla, ma lui, solita “peste”, si ferma sui suoi capelli, facendola arrabbiare perché li ha appena lavati e lui sta rovinando il lavoro di un’ora.
Ma oggi lei, è troppo felice per arrabbiarsi, oggi è un giorno importante, perché oggi, Michael giocherà a Quidditch, una partita importante per il capitano dei Grifondoro, all’ultimo anno: questa partita farà la storia, il nome di Michael Clifford verrà ricordato da molti se gioca bene, ma nessuno ha dubbi sulla sua prestazione, neanche lei.
Michael è un campione, è nato per giocare, nel suo DNA c’è la voglia, c’è la bravura, c’è la perfezione e in questi anni, lo ha sempre dimostrato, rendendo orgogliosi tutti i Grifondoro e una Corvonero in particolare, la sua Emily che, durante le partite, è costretta a stare sulla torre della propria casa, ma con il cuore è sintonizzata nei colori bordeaux e giallo.
Luke fissa Tethy, dal corridoio, appoggiato alla finestra e pensa che sia una bambina: giocare ancora con il gufo, ma non ha altro da fare? Tipo studiare, tipo copiare gli appunti, tipo riposarsi, tipo… dedicarsi a lui.
Da quel brutto episodio con Amanda, Luke non è più riuscito a stare troppo lontano dalla piccola Grifondoro: corre per i corridoi, sperando sempre di incontrarla, passa la sua vita in biblioteca pur di spiarla da lontano, cerca spesso di “rapirla”, prendendole il polso e trascinandola con sé in qualche posto nascosto, anche solo per guardarla negli occhi per pochi secondi, anche solo per poterla salutare come si deve, con un bacio, con un sorriso, con qualsiasi cosa, basta averla vicina a lui, così vicina da poter essere travolto dal suo calore.
Il Serpeverde si potrebbe definire innamorato perso, nonostante lui lo neghi: non stanno insieme, è solo una cosa per… passare il tempo, o almeno così si ripete ogni sera, prima di addormentarsi e lasciarsi avvolgere da dolci pensieri sulla piccola Tethy.
Con Ashton, deve sempre fingere che sia tutto uno scherzo, che la stia prendendo in giro solo per colpire Mike: ma sa benissimo che l’amico gli crede ben poco dato che lo guarda sempre male, dato che, quando Luke prende Tethy per mano, Ashton non sembra del tutto convinto e si lascia andare ad espressioni indecifrabili.
Ashton lo scoprirà, ne è certo, è così palese che non sta recitando, è così palese che quel rossore che gli si forma sulle guance è provocato da vero sentimento.
E Luke sospira a volte perché non sa davvero che fare, non sa più che giustificazioni trovare, la sua immagine perde potenza ogni secondo che passa e lui se ne accorge, si spaventa, suda freddo, le mani gli tremano, la testa gli fa male: ma dura tutto così poco perché il sorriso di Tethy lo invade, facendogli scordare il motivo di tanta afflizione.
Lei gli fa scordare il suo nome, lei gli fa scordare il suo lato oscuro che tutti temono: è un bene o un male? Questo Luke ancora non lo sa.
Si decide ad avanzare verso di lei perché ormai quel gufo riceve più attenzioni di lui e non è valido: un animale che trionfa su un Serpeverde come lui? No, è inaccettabile.
Lei è di spalle e lui, portando le mani sui suoi fianchi, la fa spaventare: sobbalza e si volta spaventata, gli occhi spalancati, la bocca serrata, mentre lui ride di lei.
«Dovresti vedere la tua faccia, sei buffa» le dice, mentre lei lascia spazio sul suo volto a un sorriso timido, accompagnato dal suo solito rossore, che lui tanto ama guardare, mentre si forma piano sulle sue guance.
«Qualcuno è di buon umore, noto» dice lei, abbassando lo sguardo.
«Sì, la partita di Quidditch mi mette sempre una certa allegria» ironizza lui e lei sa bene che mente: si annoia da morire a guardare chi gioca, infatti trova sempre una scusa per non andarci, si finge anche malato pur di non subire quella tortura.
«Quello che piace agli altri a te non piace mai, eh? Sempre il solito» lo riprende, per poi bisbigliare «Strano però: io piaccio anche ad altre persone» lo istiga, mordendosi il labbro inferiore.
«Sei l’eccezione alla regola, Clifford. Sentiti onorata» risponde con tono altezzoso, per poi vederla scoppiare a ridere.
Lui le si avvicina ancora un po’ ed un bacio va a zittire quella risata.
Ma Luke deve ancora imparare a tenere a freno i suoi istinti, quando nei dintorni c’è Enea il gufo-lupo: eccolo che non aspetta un secondo di più per volare sopra la testa di lui, che si stacca immediatamente ed alza le mani al cielo.
«Gufo maledetto! Non sto facendo niente! Perché mi vuoi morto?» gli chiede, mentre Tethy riprende a ridere ancora.
«Il grande ed oscuro Luke Hemmings fermato da un gufo! Me la devo segnare» lo deride, portandosi la mano sulla pancia, mentre lui la fulmina con i suoi occhi glaciali.
«Ti stai mettendo nei guai, Clifford» dice a denti stretti, dimenandosi per allontanare il gufo, che si mette a volare verso il ramo di un albero.
Ma Tethy continua a ridere, a prendersi gioco di lui e notando i suoi occhi così minacciosi, comincia a correre, scappando dentro la scuola, urlando come una pazza «Hemmings messo in difficoltà da un gufo! Udite, udite, gente!» 

Luke spalanca gli occhi, arrossisce brutalmente: non può fargli una cosa del genere, non per i corridoi, non davanti a tutti.
Comincia a rincorrerla, sussurrandole di non urlare, ma lei non lo sente, lei è lontana, lei urla troppo forte per sentirlo e tutti gli studenti la stanno fissando, stanno fissando entrambi: una Grifondoro seguita da un Serpeverde, ma nel dettaglio, una Mezzosangue inseguita da Luke Hemmings.
L’imbarazzo di Luke è alle stelle, vorrebbe sparire, vorrebbe tanto zittirla con un incantesimo, ma non lo farebbe mai, mai la colpirebbe con la magia, neanche sotto tortura, ma lei deve smetterla, deve stare zitta, lo sta mettendo in ridicolo davanti a tutti.
«Tethy, basta!» esclama più forte, ma lei continua a ridere, continua a farlo arrabbiare.
Ma a tutto c’è una fine, fortunatamente: ed ecco che Tethy, nella sua corsa, si imbatte in un gruppetto di ragazzi che, fissandola, la paralizzano e lei si ferma, a pochi passi da loro.
Niente meno che Calum Hood, Michael Clifford e la rossa Emily.
La ragazza, nel vederla, le sorride e l’accoglie in un abbraccio «Ciao piccolina!» la saluta, mentre Tethy si lascia avvolgere dalla Corvonero.
«Aiutami, Emily! Luke vuole uccidermi» recita, facendo sorridere appena la rossa, mentre gli altri due Grifondoro, si affrettano a fulminare con lo sguardo il povero Luke che, a pochi passi da loro, si è immobilizzato, lo sguardo incerto, preso da uno strano nervosismo: non sa che fare, non sa cosa rispondere, ma sa solo di essere completamente fuori posto.
Tethy sembra accorgersene e avvicinandosi a lui, gli sfiora la mano con le dita: è intenta a prendergliela, ma una voce dietro di loro la fa irrigidire, la spaventa, le fa perdere coraggio: si allontana, tornando più vicina ai suoi amici.
«Buongiorno a tutti, signori e signorine» dice la voce di Ashton Irwin, che si materializza dietro la figura di Luke, dandogli un colpetto sulla spalla.
«Amico mio, neanche mi presenti i tuoi nuovi... come li definisco... parenti?» lo istiga, facendo abbassare lo sguardo a Luke: la situazione non andrà per niente bene.
«Luke? Da quando sei diventato timido? Mi deludi, Hemmings: pensavo fossi all’altezza del nome che porti» e il biondo deglutisce a fatica: che fare? Recitare o essere se stesso? Essere il Serpeverde che tutti conoscono o essere... Luke?
Non si è mai trovato davanti a una cosa simile, non ha mai mescolato Tethy con Ashton e mai avrebbe pensato che potesse succedere: che fare ora? Come comportarsi? Non lo sa, non si è mai preparato a una cosa simile.
Il silenzio tombale invade il piccolo gruppetto, ma, dentro ognuno di loro, c’è il caos.
«Nessuno parla... nessuno vi ha insegnato la buona educazione? Eppure tra di voi ci sono pure figlie di babbani, a voi non insegnano a salutare quando arriva qualcuno?» Ashton li sta sfidando e Luke non muove un solo muscolo per impedirlo.
«Buongiorno a te, Ashton Irwin» risponde infine una voce, una voce che Luke non avrebbe voluto sentire, quella voce da testarda, da stupida che crede di avere a che fare con uno qualsiasi, la voce di Tethy che sfida quella di Ashton.
Luke alza lo sguardo e la vede, mentre sorride appena.
Volta lo sguardo verso Ashton e lo vede con quel ghigno divertito, diabolico.
«Bravo Luke, almeno le hai insegnato ad essere educata, a questa sporca Mezzosangue» un colpo al cuore, quelle parole, per il biondo.
«Ashton, andiamo via» gli dice, prendendogli il gomito, ma l’amico sfugge alla sua presa.
«Perché tanta fretta? Voglio proprio farmi due chiacchiere con queste due qui» ridacchia malefico, mentre Michael prende la mano di Emily e quasi la incita ad andarsene con lui.
«Dove vai, Clifford? Ci stiamo scambiando due parole, non essere maleducato» lo deride e Michael non osa guardarlo in faccia.
«Emily, piccola ed insignificante Emily, una Corvonero se non sbaglio: girano belle voci su di te, sembri molto intelligente» dice Ashton, avvicinandosi a lei, toccandole la spalla.
Ma la mano di Michael è veloce, si affretta a spintonare via il ragazzo.
«Credo tu debba andare, Irwin» ringhia Michael, l’altro ride.
Luke assiste alla scena senza dire nulla.
Dentro di lui c’è solo tanta ansia: farsi vedere debole davanti ad Ashton? Far sì che lui si renda conto del suo cambiamento? Essere se stesso e aiutare gli amici di Tethy? Distruggere una volta per tutte la sua immagine? È davvero così sicuro di questa scelta?
No.
Luke non lo è per niente.
Ma non può neanche lasciare che l’amico combini qualche guaio, ha bisogno di una soluzione, al più presto.
E l’ansia, l’agitazione, lo portano a trovare risposta nella sua immagine oscura: se Ashton lo vede come il solito Serpeverde, avrà paura di lui, lo ascolterà e lascerà in pace Tethy e gli altri.
«Ashton, perché tutto questo interessamento per queste nullità?» dice con la voce più fredda che può, sentendosi fulminare dagli occhi di Tethy, che, incredula, assiste alla scena.
«Da quando tocchi ragazze dal sangue sporco? Non mi sembrava che avessimo scommesso pure con te di far colpo su una Mezzosangue» continua, si sente una pugnalata allo stomaco, ma deve tenere quello sguardo malefico, diabolico, deve essere convincente.
L’amico lo osserva, con il sopracciglio appena inarcato, lo squadra dalla testa ai piedi, per poi puntare ai suoi occhi, come se questi gli lasciassero intendere qualcosa, come se gli occhi di Luke rispondessero ad alcune domande: ed ecco che gli si avvicina, ecco che gli occhi di Irwin guardano di nuovo l’altro Serpeverde con rispetto e un po’ di paura: sorride, ma lo teme, il biondo ha ancora potere su di lui.
«No, Luke, hai solo tu l’onore di prendere in giro la piccola nullità qui presente» dice Ashton, scandendo per bene quelle parole, guardando negli occhi la diretta interessata: vuole che Tethy senta per bene, vuole che si senta umiliata, vuole sfidare Luke, ancora una volta, per studiare la sua reazione, per essere convinto di avere davanti a lui il suo amico Hemmings, quello vero, quello che ha conosciuto, quello oscuro che tutti non osano guardare.
Luke sorride, come se fosse compiaciuto da quelle parole e nel farlo sente su di sé lo sguardo disgustato di Michael e Calum, ma, cosa peggiore, sente l’animo turbato e confuso di Tethy: quanto vorrebbe abbracciarla, quanto vorrebbe rassicurarla, quanto vorrebbe non essere mai stato un Serpeverde.
Perdonami piccola. Pensa dentro di sé, cercando di mantenere la sua immagine alla quale il suo amico sorride fiero: Luke è tornato, non si è perso davvero.
«Andiamo via, Ash» lo incita ancora, non guardando nessuno dei presenti, ma a sua sorpresa, l’amico ribatte ancora.
«E dai, Luke, lasciami divertire» lo rimprovera per la sua poca pazienza.
Ed ecco che Michael stringe ancora più vicino la sua Emily, mentre Calum, senza dover aspettare suggerimenti dall’altro Grifondoro, si affretta a portare il braccio attorno alle spalle di Tethy, che sembra paralizzata e non si decide a muoversi: tutto avrebbe pensato, ma non che Luke stesse ancora giocando con lei, lei si è fidata di lui, lei è stata un’autentica sciocca.
«Sai cosa vedo Luke?» chiede con tono divertito Ashton.
L’amico scuote la testa.
«Questi qui che abbiamo davanti, se mai avranno figli, sai che orribile miscuglio verrà fuori?» Luke sospira rumorosamente, non sa cosa rispondere.
«Altri sporchi Mezzosangue» continua schifato Ashton «Non meritereste neanche di esistere, voi, vergogna assoluta per questo mondo» e Luke stringe i pugni, mentre con le labbra accenna quel che deve sembrare un sorriso divertito. 
«È la vostra casa che non merita di esistere. Maledetto Serpeverde» di nuovo quella dannata voce: Tethy ha parlato ancora, ha parlato ed insultato Ashton, Luke ora ha più paura che mai, Luke ora vorrebbe tanto zittirla: possibile che non si renda conto del guaio in cui si è appena cacciata? Possibile che non conosca Ashton Irwin? Mai sfidare un Irwin, mai, per nessuna ragione al mondo.
«E tu come osi? Piccola insolente» la richiama il ragazzo offeso da tale affronto, il quale le si avvicina pericolosamente, facendo scattare in Michael quella sensazione che fa agire senza pensare.

Un misto di paura, ansia e rabbia, acceca la mente di Mike, il quale non pensa a quello che fa, ma sa che deve intervenire per proteggerla da Irwin: e la sua mano, cerca la bacchetta, la punta contro il nemico e la sua bocca pronuncia quell’incantesimo che va a colpire il ragazzo, sotto gli occhi di tutti i presenti.
«Everte Statim!» esclama, senza esitare, ed il corpo di Ashton, viene scaraventato via, lontano da Tethy e va a sbattere violentemente contro il muro, facendo rimbombare quel botto per i corridoi.
Gli occhi di tutti vanno su Michael, che con la bacchetta in mano, trema, quasi non ci crede di averlo fatto davvero.
Emily ha una mano sulla bocca, Calum trattiene il respiro, Tethy trema mentre Luke, non sa da che parte guardare.
«M-Mike...» balbetta la piccola Clifford, avanzando verso di lui, andando ad abbracciarlo, sentendolo ancora impietrito da quel gesto.
Ma la fortuna, oggi, non sembra dalla parte dei Grifondoro ed ecco che sul posto giungono studenti increduli, scossi dal botto: alcuni sono Serpeverde, vanno da Ashton, che dolorante, fatica ad alzarsi; altri sono Grifondoro, non osano dire nulla, i Corvonero richiamano Emily, per allontanarla dai guai, alcuni Tassorosso, cominciano a borbottare, a dare inizio al brusio.
Sul posto intervengono, per dare il colpo di grazia, i professori: arriva la McGranitt, che si avvicina a Michael, ancora sotto shock, ma interviene pure il professor Piton, che corre in soccorso del suo allievo ferito.
«Chi è stato?» si sente chiedere, nessuno risponde: la voce del Preside rimbomba per il corridoio.
Piton aiuta il giovane Ashton ad alzarsi, è dolorante sulla schiena, il braccio non riesce a muoverlo, quel colpo è stato piuttosto brusco, violento.
«Portatelo in infermeria, è ferito!» esclama e un gruppetto di quattro Serpeverde, si affretta a prendere l’amico, mentre il professore, avanza verso Tethy e Michael, gli occhi furibondi.
«Chi è stato?» chiede ancora, ma la risposta viene da sé, in quanto il Grifondoro, ha ancora la bacchetta tra le mani.
Il Preside si avvicina loro, mentre il professore volge lo sguardo verso Luke.
«Hemmings, chi è stato?» lo interpella e il giovane guarda i due Clifford, senza aggiungere altro.
«S-sono stato io» ammette il Grifondoro, facendo spalancare gli occhi alla cugina, che presa dal panico, interviene in sua difesa.
«Lo ha fatto per proteggermi! Ashton stava per farmi del male!» esclama e un’altra voce si fa avanti, in aiuto di Michael.
«C’ero anche io! L’ho visto anche io» dice Emily, allontanandosi dai suoi amici Corvonero, andando a prendere la mano di Michael. 
«L’ha fatto per difenderla!» si aggiunge ancora una voce: Calum.
Ma vicino a loro, passa anche il diretto interessato: tenuto in piedi da due ragazzi, anche Ashton fa sentire la sua voce.
«Professore, non le avrei fatto niente! Non ci si può neanche più avvicinare ora? Clifford mi ha colpito e basta, non ha difeso nessuno! Ero pure senza bacchetta» si difende meglio che può, il professore lo guarda.
«Luke può testimoniare per me! Era qui davanti!» tira in ballo l’amico, il quale si sente un nodo in gola.
«Vero, Luke? Diglielo che non avevo neanche la bacchetta in mano! Non puoi lasciare che mi incolpino per non aver fatto nulla» recita il povero Ashton, guardando negli occhi il biondo come per sfidarlo ancora, come per studiare per l’ennesima volta la sua reazione.
Ed il silenzio cala, Luke non apre bocca, l’ansia generale sale.
«L-Luke» balbetta Tethy, con quel briciolo di speranza che riserva in lui: non può davvero difendere Ashton, non può davvero mettersi dalla parte di chi stava per aggredirla, non può davvero voltarle le spalle in questo modo.
«Allora, Hemmings?» lo richiama il professore, e Luke, abbassando lo sguardo, lascia scivolare quelle parole.
«Ashton ha ragione, non ha puntato nessuna bacchetta contro Tethy» dice secco, facendo sorridere l’amico, che sghignazza appena, mentre il viso di Michael diventa sempre più bianco.
«Allora: Clifford, a lei le conseguenze, per aver attaccato uno studente disarmato, in corridoio» afferma il Preside e la McGranitt tocca la spalla del suo Grifondoro.
«Ci vuole un’espulsione immediata» suggerisce Piton, facendo sorridere Silente.
«Non sia così drastico, Severus, il suo allievo è sano...» tenta di dire, ma il professore Serpeverde vuole fargliela pagare a quel Grifondoro, dato che Luke, per avergli solo puntato la bacchetta contro, è stato ripreso dal Preside e ha fatto perdere alla Casa ben trenta punti.
«Suggerisco, allora, l’espulsione dalla squadra di Quidditch» interviene ancora, il brusio generale si alza.
«Ma non è giusto!» si sente dire, le lamentele crescono, ma il Preside ha le mani legate: non può lasciar scorrere il tutto, un ragazzo è stato ferito, un ragazzo ha violato le regole.
Sospira quindi, e annuncia la triste decisione «E sia, Piton: Clifford è espulso dalla squadra di Quidditch» sentenzia, per poi allontanarsi, seguito dal professore Serpeverde e dalla McGranitt, lasciando Luke da solo, contro l’odio dei molti.
 
 

Note di Nanek

Ehyoooo =)
Ma insomma Luke! Brutto IDIOTA! Ma cosa ti è saltato in mente?!?!
Mike… amore mio, che hai fatto? =(
Ashton sei un fottuto cretino.
Tethy =( Emily =( Calum =( mi spiace =(
Okay direi che mi basta così.
Questo capitolo si commenta da solo, il più idiota di tutti è Luke, seguito da Ash, mentre i più amorini che vorresti coccolare e consolare sono tutti gli altri :D
Ebbene si… il nostro Luke ha deciso di schierarsi con l’amico suo… fiol Hemmo, FIOL.
Ma secondo voi ha fatto bene o male? Perché parlavo con la mia Virgola e secondo lei Luke ha fatto bene per evitare il peggio, mentre secondo me è stato uno stronzetto micidiale che merita di essere sotterrato vivo *risata diabolica* Tethy come reagirà?
A voi la parola insomma ;) ma soprattutto, vi aspettavate fosse Mike a colpire Ash? Se volete rendermi partecipe delle vostre idee: scrivetelo nella recensione ;)
Non aggiungo altro, passo a voi <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 thkirwin ehyhemmings DiRECTiONER_4F Meliloves1D  irish_power  KikkaStyle  Smile_LWWY vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 ehyhemmings  BlueEyedGuy vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 BlueEyedGuy poseyssmile calumstattoo  ehyhemmings  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 irish_power  leosfire Potatoes99 KikkaStyle  Smile_LWWY  Cece_writes_Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3


Passiamo a una piccola anticipazione tutta per voi perché vi voglio troppo bene <3

Nel prossimo capitolo:
Non osa guardarlo in faccia, non osa rivolgergli lo sguardo per la vergogna, si tiene il viso tra le mani, lo nasconde, perché il suo viso rappresenta quel che lei è: una stupida.
La voce di lui, arriva calda al suo orecchio e lei piange ancora di più, perché non si merita quelle parole, non si merita niente da parte sua.
«Non piangere piccola, non è successo niente» la rassicura, lei scuote la testa: sta mentendo.

Awww *-* chi saranno mai questi due in questione? <3 vi lascio alla vostra curiosità u.u
Grazie mille per ogni cosa che fate/scrivete, sono davvero felice di notare quanto questa storia vi stia prendendo, sono davvero… FELICE, non so che altro aggettivo usare, forse ho bisogno come Calum di un dizionario per apprendere qualche aggettivo in più ;) vi ringrazio di tutto <3
Al prossimo aggiornamento <3
Nanek

 

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Capitolo 10
*** The price to pay ***


Capitolo 10

The price to pay

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I'm sorry for breaking all the promises 
That I wasn't around to keep.
Filled with sorrow, filled with pain 
Knowing that I am to blame for leaving your heart out in the rain.


Hogwarts, aprile 2013.

Ashton viene portato via, il braccio gli fa davvero troppo male, mentre Michael quasi non si regge in piedi ed Emily deve quasi trascinarlo per evitare che le sue gambe crollino.
E piano piano tutti si allontanano dal gruppetto, tutti tranne Tethy che guarda Luke con uno sguardo schifato e pieno di rabbia, uno sguardo che non ha mai rivolto a nessuno, che non ha mai rivolto a lui.
È piena di dolore, di delusione, ma soprattutto, di vergogna.
Si vergogna, si sente in colpa, si sente responsabile di tutto, perché per colpa sua, colpa della sua ingenuità, ha dato fiducia a un Serpeverde, gli ha dato tutta se stessa ed è stata ripagata con una pugnalata alle spalle: per colpa sua, Michael è stato appena espulso dalla squadra di Quidditch, il suo Michael ha giocato ogni anno mettendo anima e cuore per vincere, per rendere orgogliosa la casa dei Grifondoro ed ora, per la gara più importante, per colpa di lei, non potrà giocare, non potrà coronare il suo sogno.
Tethy guarda Luke con viso schifato, vorrebbe tanto fargliela pagare, vorrebbe tanto sapere cosa lo fa soffrire di più, per poterlo punire per bene, per aver privato suo cugino di quella felicità immensa.
«Tethy io...» balbetta Luke, avvicinandosi a lei, cercando di prenderle la mano, ma lei indietreggia, lei lo scansa: non deve neanche pensare di toccarla.
«Mi fai... sei… mi disgusti!» la sua voce è acuta, i suoi occhi sono lucidi, è sull’orlo di un pianto, è sull’orlo di scoppiare, lui non può neanche immaginare come si senta.
«Non potevo voltare le spalle ad Ash...» cerca di giustificarsi il biondo, ma lei urla, lei lo aggredisce con le parole.
«Però a me puoi voltare le spalle vero?! Tanto io cosa sono? Se non frutto di una scommessa?! Brutto idiota!» esclama più forte che può, spintonando via il ragazzo, che tenta ancora una volta di avvicinarsi, invano.
«Io mi fidavo di te! E per colpa tua, mio cugino si è giocato la partita più importante, la partita che sogna da una vita! Ed è solo colpa tua e della tua slealtà!» gli punta l’indice contro, urla e lascia uscire tutta la rabbia che ha dentro.
«Io non... non pensavo si arrivasse a...» continua a trovare una scusa e questa cosa fa arrabbiare ancora di più Tethy: a cosa serve giustificarsi ancora? A cosa serve adesso che tutto è stato fatto? Serve solo ad infastidirla, a farla arrabbiare, a farla sentire ancora più stupida.
«Non ti avvicinare mai più a me o ai miei amici» dice a denti stretti, facendo spalancare gli occhi al biondo che apre appena la bocca, stupito da quelle parole.
«Tethy, non puoi...» balbetta appena, avvicinando ancora la mano verso di lei, cercando ancora un contatto che lei schiva di nuovo, indietreggiando, fulminandolo con lo sguardo.
«Azzardati a parlarmi ancora Luke e giuro che verrò espulsa per averti colpito con un incantesimo molto più potente di quello usato da Mike, lo giuro che lo faccio. Io... ti odio» conclude, per poi scappare via, senza dargli tempo di dire niente.

Corre per i corridoi la piccola Clifford e i singhiozzi si impadroniscono di lei, passo dopo passo.
Lei si è fidata di lui.
Lei ha distrutto il sogno di suo cugino per lui.
Lei è stata ingenua.
Lei ha voluto ascoltare se stessa e non chi ne sa più di lei.
Lei si sente in colpa.
Si sente orribile.
Si sente così male, vorrebbe solo sparire, vorrebbe solo andarsene da quella scuola.
Michael è stato espulso dalla squadra di Quidditch per colpa sua.
Michael ha colpito Ashton per difenderla perché lei ha osato sfidarlo.
Ma Ashton si è avvicinato perché ha visto Luke con loro.
Se lei non avesse continuato questa farsa con il biondo, l’altro Serpeverde non avrebbe mai osato tanto, non si sarebbe mai avvicinato.
È colpa sua, della sua ingenuità e a pagarne le conseguenze è stato Michael.
Tethy raggiunge la Sala Comune dei Grifondoro, prende posto su una poltroncina, lascia libero sfogo alle lacrime, con la mente piena di quelle immagini, immagini di tutti i tipi, che la fanno tremare ancora.
Vede Luke, il Luke che ha conosciuto lei, il Luke che l’ha trattata come la cosa più importante del mondo, il Luke che le sorride sincero, che l’abbraccia e le fa credere di non essere come dicono gli altri; ma vede poi lo stesso Luke, che comincia a dare corda ad Ashton, lo stesso Luke di sempre, ma dall’animo diverso, l’animo che Tethy ha sempre creduto fasullo: e lo vede, mentre dice che lei è una nullità, che lei è solo una scommessa e niente di più.
Ma l’immagine peggiore è rivederlo, mentre punta il dito contro Michael, il suo Michael, la persona più cara che ha: l’ha pugnalata alle spalle, l’ha abbandonata, l’ha presa in giro, distruggendo quelle immagini così felici che lei conserva nel suo cuore, distruggendo dentro di lei quella felicità creata con lui.
Tethy piange in silenzio, ma una mano, le si appoggia sulla schiena, quella mano così grande, che non fatica a riconoscere.
Non osa guardarlo in faccia, non osa rivolgergli lo sguardo per la vergogna, si tiene il viso tra le mani, lo nasconde, perché il suo viso rappresenta quel che lei è: una stupida.
La voce di lui, arriva calda al suo orecchio e lei piange ancora di più, perché non si merita quelle parole, non si merita niente da parte sua.
«Non piangere piccola, non è successo niente» la rassicura Michael, lei scuote la testa: sta mentendo, non è vero che non è successo niente, il suo sogno è andato in frantumi per colpa sua, questo non è da considerare “niente”.
«Tethy non fare così, mi si spezza il cuore a vederti piangere» sussurra ancora il ragazzo, avvolgendola di più, facendole appoggiare la testa sul suo petto.
«L’unico cuore che merita di essere distrutto è il mio, non il tuo» risponde lei, con voce flebile, balbettando.
Lui le accarezza i capelli, sorride benevolo a quella ragazza, che lui considera ancora una bambina, ma alla quale non darebbe nessuna colpa per quel che è successo.
«Tethy, non è colpa tua. Ashton stava per farti del male e io sono intervenuto: mi sarei odiato a vita se non avessi fatto qualcosa, nessuno deve permettersi di farti del male, nessuno» le spiega, ma lei non sembra voler sentire ragioni.
«Ashton è venuto lì perché c’era Luke. Se io ti avessi dato ascolto, se io avessi lasciato perdere quello lì… tutto questo non sarebbe successo» e un singhiozzo la ferma.
«Tethy, è solo una partita a Quidditch, non è la fine del mondo» le sorride ancora, baciandole i capelli.
«Non è “solo” una partita, Michael: è il tuo sogno, è la tua vita e io ho distrutto tutto, è colpa mia, non so cosa fare adesso. Sento di averti privato della tua felicità» Tethy alza lo sguardo, il sorriso di Mike l’accoglie, mentre le sue dita vanno ad asciugarle le lacrime.
«La tua vita, è più importante di qualsiasi cosa, compreso il Quidditch» le dice dolce, lasciandole un altro bacio, sulla fronte. «La mia felicità è vedere le persone a cui voglio bene felici e possibilmente sane e salve. Non voglio altro» quelle parole così sincere fanno battere il cuore a Tethy: quanto buono può essere suo cugino? Questo lato di lui le è sempre sfuggito un po’.
«Perdonami, Mike. Ti prego, non lo vedrò più, non gli parlerò più, non penserò più a quello lì, ma perdonami» lo implora, lui alza gli occhi al cielo, con un sorriso divertito.
«Sei perdonata Tethy, ma sei comunque libera di fare le tue scelte: tanto tu non mi ascolti mai, piccola peste» ridacchia appena, facendola sorridere.
«Ho visto un sorriso!» esclama lui, mentre lei lo avvolge in un altro abbraccio, sentendosi nuovamente al sicuro.
«Forza adesso, dobbiamo andare alla partita: i nostri amici hanno bisogno di sentire il nostro appoggio» annuncia lui, e lei, lo guarda con occhi ancora più sorpresi: Michael è davvero un ragazzo d’oro: nonostante l’espulsione, non si vuole perdere quell’incontro tanto importante.
Si alzano in piedi, ed insieme, si avviano verso il campo, dove Calum li sta aspettando.

«Siete stati grandiosi! Vi giuro avete giocato benissimo!» esclama un emozionato Michael, che in Sala Comune, festeggia insieme agli altri Grifondoro la vittoria schiacciante: nessuna “pietà” per le altre case, Grifondoro è destinato a vincere, quest’anno.
Tethy lo guarda, appoggiata al muro, sorridente, senza parole: come può essere così felice nonostante tutto? Dove la trova questa bontà immensa? Suo cugino deve insegnarle quell’arte nascosta, dove prima di tutto viene il bene degli altri e la propria felicità messa sempre al secondo posto.
«Pensierosa?» la interrompe una voce e al suo fianco, si materializza la figura di Emily: i capelli raccolti in una treccia, gli occhi puntati su di lei, quel sorriso benevolo che si fa spazio sul suo viso.
«Un po’» risponde semplicemente, continuando a fissare il cugino, che parla, ascolta, dà pacche sulle spalle ai suoi compagni di squadra.
«Michael è davvero speciale, ti vuole bene davvero, Tethy» sussurra la ragazza, facendo annuire la piccola Grifondoro.
«Non mi merito tanto affetto, non so perché si ostini a proteggermi, a capirmi» spiega, non distogliendo lo sguardo dal cugino.
«Ti capisce, Tethy, ti capiamo tutti... o quasi: sappiamo che vuol dire fidarsi di qualcuno, anche se questo qualcuno... non è esattamente l’ideale per te» la sente sospirare appena, la sente esitare mentre dice quelle parole.
«Non lo rivedrò più, l’ho promesso: non si merita niente da me» dice decisa, cercando di non balbettare, cercando di apparire sicura e senza ripensamenti.
Le braccia di Emily vanno ad avvolgerla.
«L’anno prossimo Michael non ci sarà più a scuola e neanche io... chissà quante volte cambierai idea, piccola innamorata» la deride, accarezzandole la guancia.
«Io mantengo le mie promesse» e guarda Emily negli occhi, seria.
«L’ho sentito dire tante volte anche questo... ma fidati: non si sfugge da chi si ama, è... impossibile. E stiamo pure parlando di Luke Hemmings, non è facile» Tethy la guarda curiosa: che sta tentando di dirle?
«Fidati, non sei la prima ragazza che mette gli occhi su di lui: ho visto tante Corvonero tentare il tutto per tutto per lui. Nessuna è mai stata fortunata come te: tu l’hai... colpito nel profondo, Tethy, non lasciarti sfuggire questa occasione, siete… legati, da qualcosa, un sentimento che neanche lui conosce» spiega, la piccola Clifford sbuffa, facendo spallucce.
«L’unica cosa che mi lega a lui è odio allo stato puro» annuncia, sente Emily ridacchiare.
«E l’odio... non è pur sempre un sentimento?» Tethy resta senza parole, mentre la ragazza dai capelli rossi, le si allontana, avvicinandosi al suo campione, al suo Michael che le prende la mano e le bacia la guancia.
Tethy resta appoggiata al muro con in testa il rimbombo delle parole della Corvonero.
Non sa esattamente cosa pensare, non sa esattamente cosa credere, la confusione regna dentro di lei: perché Emily le ha detto quelle cose? Perché, nonostante tutto, Emily è convinta che ci sia qualcosa di positivo in Luke? Perché Emily si è sempre schierata in suo favore? Non riesce proprio a capirla: forse è peggio di Michael, è troppo dolce, è troppo buona, è addirittura più ingenua di lei, non sa com’è il vero Luke Hemmings, non sa di cosa è capace, non sa che il suo animo è sempre pronto a pugnalarti alle spalle, a colpirti quando meno te l’aspetti, Emily non lo sa, è accecata da sogni e illusioni.
Ma Tethy: lei sa com’è il vero Luke?
Luke è davvero quello che ha appena descritto nella sua mente?
Eppure non è lei che ha urlato contro Michael la vera immagine del biondo? Non è lei che ha preso le sue difese, scontrandosi con il cugino, descrivendo quel che è veramente il Serpeverde? Difendendolo dalle etichette che la scuola gli ha sempre dato?

I mille pensieri di Tethy vengono zittiti da Jack, un giocatore della squadra di Quidditch che, mettendosi in piedi sopra un tavolino, fa cenno con le mani ai presenti di stare in silenzio: ha un annuncio da fare.
«Carissimi Grifondoro! E carissima Corvonero qui ospite tra noi: cara Emily! Ormai sei installata qui» esclama, facendo ridacchiare tutti, mentre lei arrossisce con un sorriso imbarazzato.
«Oggi, in campo, è mancato un giocatore che, come tutti sappiamo, ha dato sempre il massimo in questi anni per rendere la nostra casa orgogliosa e fiera della propria squadra» e volge lo sguardo su Michael che sorride appena e abbassa lo sguardo: un applauso generale si alza, fischi che rimbombano, voci che urlano il nome di Michael.
«E per questo motivo noi tutti abbiamo deciso, convincendo anche qualche professore, di dedicare a te, Michael, la coppa della vittoria» altro boato generale, altri applausi pronti a travolgere Mike che spalanca gli occhi, dice di “no” con la testa, con l’indice: non vuole accettare, lui non ha neanche giocato.
«Non spetta a te decidere, Capitano, la squadra ha deciso e questo è il nostro ringraziamento: ci mancherai Mike, ogni giorno» continua Jack, che porgendo la mano verso l’amico, lo incita a raggiungerlo sopra il tavolo.
Emily lo spinge verso di lui ed ecco che il Capitano sale in piedi, sopra tutti, rosso in viso e con gli occhi un po’ lucidi: i suoi compagni gli porgono quella coppa che lui prende in mano tremante, incredulo del gesto appena fatto dai suoi amici, legge ad alta voce quello che c’è scritto nella targhetta, balbetta appena pochi secondi e si emoziona.
«Torneo di Quidditch, 30 aprile 2013, Grifondoro. Coppa dedicata al Capitano: Michael Gordon Clifford, un atleta sensazionale, un amico da ricordare per sempre» e si blocca.
«Bravo Michael!» si sente urlare, si sentono ancora mani che battono tra loro, il Grifondoro non può far altro che bisbigliare i suoi ringraziamenti, abbracciare Jack, poi tutti i suoi compagni che lo accolgono a braccia aperte, che gli dicono quanto mancherà loro l’anno prossimo, che gli scompigliano i capelli facendolo sorridere appena.
Tethy applaude, ringrazia con tutta se stessa quei ragazzi, perché hanno appena ricostruito il cuore di Mike, perché l’hanno appena salvato da quella tristezza che i suoi occhi non sono riusciti a nascondere: ringrazia quei ragazzi per la loro bontà immensa, si lascia andare anche lei a qualche urlo per acclamare il Capitano dei Grifondoro.
Sorride felice a quella scena, le mani le fanno quasi male ormai, ma l’entusiasmo la travolge.
Con la coda dell’occhio però, nota qualcosa di strano, fuori dalla porta: si gira e guarda, ma non c’è nessuno, eppure avrebbe scommesso di aver visto qualcuno, di aver intravisto dei capelli biondi.
Forse, se Michael non fosse stato espulso, sarebbe andata fuori dalla Sala Comune, sarebbe uscita per controllare meglio.
Ma dopo gli avvenimenti di quel giorno, Tethy volta lo sguardo verso i suoi amici e cancellando velocemente quell’immagine sfocata, si avvicina loro per andare a festeggiare l’onestà, la felicità e la bontà che caratterizza la sua casa.

 

Note di Nanek

E fu così che Tethy mandò a quel paese il Serpeverde… ve lo aspettavate?
Credo di no, leggendo le vostre recensioni: purtroppo Luke ha voltato le spalle a Tethy in modo troppo brutale, lei poi ci tiene un sacco a suo cugino, si sente tradita da morire, si sente in colpa, nonostante Mike l’abbia già perdonata all’istante.
Quello che dice Emily è davvero dolce, a me piace tanto quella ragazza, è troppo cara <3
Eeeeee, basta, non ho molto da dire :D
Passiamo ai ringraziamenti <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 _Verity_  ILoveThey avicii_ vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 dumbledoreisgay avicii_ xbeliebswift  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 irish_power avicii_ Australian boys thedreamgirl  leosfire KikkaStyle  Smile_LWWY  Cece_writes_Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3

E dato che siete tutte stupende, e una di voi ha anche segnalato questa storia per le Scelte, cosa assolutamente meravigliosa, ma da pazze, perché credo di non meritarmelo per niente (sì parlo di te avicii <3 ) vi lascio con un’anticipazione ;)

Nel prossimo capitolo:
«Come siamo dolci e romantici, Hemmings» lo deride l’altro, ma Luke non fa in tempo a fissarlo, che il ragazzo pronuncia quelle parole «Stupeficium» la bacchetta puntata contro di lui, la voce ferma e sicura, nessuna esitazione.
E Luke non fa in tempo a difendersi, l’incantesimo lo colpisce, lo stordisce, lo fa cadere a terra, facendogli perdere i sensi.

Yeeeee la magiaaaaaa *-* io adoro scrivere capitoli con la magia di mezzo u.u qualcuno vuole tirare ad indovinare chi colpisce il nostro Lucas??? ;)
Io aspetto le vostre recensioni, con pareri, insulti (se proprio me li merito), e quel che volete ;)
Nel frattempo, io vi saluto, e ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà un’autentica BOMBA,
vi adoro tutte, dalla prima all’ultima arrivata <3
Nanek

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Capitolo 11
*** Moving on ***


Capitolo 11

Moving on

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We got a way of living life
If they can’t get down
Well we don’t need them around

 
Hogwarts, giugno 2013.
 
Quasi due mesi.
Quasi due mesi dall’ultima volta che la voce di Tethy Berenice Juno si è rivolta a lui.
Quasi due mesi da un bacio.
Quasi due mesi da un abbraccio.
Quasi due mesi così lontani tra di loro.
Lui la vede che cammina per i corridoi, la vede in compagnia di Calum o di Michael o di Emily e non osa avvicinarsi, non osa fare un passo nella sua direzione, ma, dentro di lui, la voglia di prenderla, portarla con sé in un posto isolato è tanta, troppa.
La guarda camminare, la guarda studiare, la guarda vivere la sua vita senza di lui, senza di lui al suo fianco, senza di lui a farne parte.
E la cosa lo tortura come non mai: è inconcepibile, è orribile, non può essere tutto vero, sta sognando, è bloccato in un incubo, un incubo dove lui non può parlarle, dove lui non può toccarla, dove lui non può baciarla.
Luke Hemmings è sull’orlo della disperazione, poco gli importa se si sta parlando di una Mezzosangue: per lui, si sta parlando di Tethy, la sua Tethy, sua e di nessun altro, colei che è riuscita a travolgerlo, a farlo sentire in colpa, a farlo sentire così male di fronte al suo silenzio e alla sua differenza.
Luke non riesce a concentrarsi, ha sempre mille pensieri rivolti solo a lei, ha sempre mille preoccupazioni nei suoi confronti, arriva sempre a fine giornata con il mal di testa a forza di pensare a lei, a forza di domandarsi cosa stia succedendo nella sua vita.
Quando la vede parlare con un altro studente, gli sale la rabbia, sente male all’altezza dello stomaco, peggio di una pugnalata, sente il bisogno di avanzare verso di lei e spingere via quella nullità che le sta rivolgendo la parola, perché solo lui è destinato a lei, solo lui è meritevole del suo sorriso, della sua risata divertita, dei suoi occhi che brillano perché è di buon umore.
Eppure non lo fa.
Eppure non trova mai il coraggio sufficiente ad avvicinarsi.
Qualcosa lo blocca ancora, qualcosa lo tiene lontano: quel “qualcosa” è l’onore, l’orgoglio, il suo essere Serpeverde, il suo essere un Purosangue perfetto che non si abbassa a certi livelli, che non abbasserà mai la testa di fronte a una briciola Mezzosangue e pure Grifondoro.
Il suo orgoglio è la causa del suo male.
L’anno scolastico sta per finire, fino a settembre non rivedrà più Tethy, resterà senza i suoi occhi blu, senza il suo sorriso dolce per molto, molto tempo: come fare? Come sopravvivere? Domande alle quali non osa rispondere perché sa benissimo a quanto dolore sta per andare incontro.

«Hemmings! Che stai facendo?» lo richiama una voce, una mano gli si appoggia sulla spalla: Ashton.
L’amico fissa il punto che lui stesso sta guardando, appoggiato ad una colonna sotto il portico, guarda un punto abbastanza distante da lui, in giardino, guarda Tethy, seduta con Calum, che parla, gesticola, sorride.
«Ancora quella lì? Luke sei fissato insomma. Vuoi importunarla ancora?» domanda maligno, l’amico non osa neanche rispondergli.
«Tu dovresti studiare per gli esami, Ashton» lo riprende, dato che lui è all’ultimo anno e dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di prendere in mano qualche libro, invece di fissarli da lontano.
«I giochetti per deridere i Mezzosangue non sono tempo perso» ridacchia ancora, estraendo la bacchetta, sussurrando «Wingardium Leviosa».
«Cosa stai facendo, idiota?!» lo richiama Luke, gli occhi spalancati che passano dalla bacchetta dell’amico alla figura di Tethy: vicino a lei, il libro di pozioni si alza in aria, senza che lei se ne accorga, va a posizionarsi dietro la sua schiena.
«Che dici Luke? Sembra pesante… Glielo faccio cadere in testa, o direttamente nel fango? Qual è più divertente?» chiede ancora il Serpeverde, mentre l’altro si sente il cuore in gola: lo lascerà fare ancora? Lo lascerà colpire Tethy? La sua Tethy? Colei che gli sta lontana a causa dei suoi strani modi di difendere la gente che non se lo merita?
«Non farlo» dice a denti stretti, portando la mano sul polso dell’amico, stringendo la presa, non deve osare farlo.
«Su, Luke, non essere patetico» continua l’altro, facendo volare sempre più in alto il libro di Tethy.
«Ti ho detto di smetterla!» esclama più forte, ma l’altro non sembra voler cedere.
«Se no che mi fai? Piccolo ed inutile innamorato?» gli occhi di Luke tremano.
«Guarda che l’ho capito, sai, che stai in pena come un cane per quella sporca Mezzosangue. L’ho capito molto tempo fa, amico mio. Farti prendere le mie difese, quando Clifford mi ha colpito, è stata la soddisfazione più bella della mia vita, ti ho manipolato, stupido Hemmings, con una facilità incredibile» ridacchia, ecco il lato di Ashton che tutti vociferano in giro, Ashton Serpeverde, Ashton dall’animo oscuro.
«Non sei quello che cerchi di essere, non sei così oscuro, anzi, sei degno di essere un Grifondoro, uno stupido sentimentalone. Sei la vergogna per la casa Serpeverde e per il nome che porti» dice ancora con tono maligno, il libro sale ancora di più sopra la testa di Tethy, ma Luke decide di intervenire preso dalla rabbia, preso dalla vergogna, preso da un odio profondo nei confronti di quello che considerava suo amico.
«Stai attento a come parli» ringhia ancora, per poi spostare il suo sguardo verso il libro: Ashton, con movimento veloce, lo lascia cadere, senza pensarci due volte.
«Protego!» urla Luke, estraendo la bacchetta con una velocità tale che gli fa tremare la mano: ed ecco che il libro cade sulla sua barriera, senza colpire Tethy, Luke è intervenuto in tempo.
«Come siamo dolci e romantici, Hemmings» lo deride l’altro, ma Luke non fa in tempo a fissarlo, che il ragazzo pronuncia quelle parole «Stupeficium» la bacchetta puntata contro di lui, la voce ferma e sicura, nessuna esitazione.
E Luke non fa in tempo a difendersi, l’incantesimo lo colpisce, lo stordisce, lo fa cadere a terra, facendogli perdere i sensi.

Non sa quanto tempo è rimasto ad occhi chiusi, ma è bastato per far avvicinare degli studenti curiosi: vede studenti di tutte le case che lo attorniano, occhi curiosi, voci che bisbigliano cose che lui non sente, poi scorge lei, vicina a Calum, occhi che tremano, la mano sulla bocca dallo stupore, Tethy è lì a fissarlo.
Ma lo sguardo di Luke si proietta su un’altra persona, una persona che merita la sua ira, perché lo ha offeso, ha osato colpirlo, ha osato sfidarlo ed ora non la passerà liscia: Ashton è davanti a lui, la bacchetta in mano, un sorriso beffardo che gli fa saltare i nervi, lo sta aspettando.
Luke si alza in piedi, riprende il possesso della sua bacchetta, la stringe forte tra le dita, la sua voce suona così terribile «Petrificus Totalus!» lo attacca, ma l’altro sa difendersi meglio di lui, tanto che si protegge senza neanche dover formulare ad alta voce l’incantesimo.
«Tutto qui quello che sai fare? Ridicolo» sghignazza e Luke urla ancora più forte la sua mossa.
«Exulcero!» e stavolta riesce a colpirlo, ferendolo appena, perché non mette il massimo della sua forza perché nonostante l’offesa subita, sta attaccando il suo amico, l’unica persona che in questi anni ha saputo aiutarlo, ha saputo capirlo, ha saputo meritare la sua fiducia, per poi distruggere tutto.
Lo sguardo di Ashton è spaventoso, lo sguardo di Ashton mette paura a tutti i presenti: lui si mette a fissare quella piccola folla, scruta ogni singolo individuo, fino ad arrivare agli occhi di Tethy che tremano, che lo fanno sorridere maligno, che fanno balzare il cuore in gola a Luke, non deve osare farle del male.
«Sono qui, Irwin, sto aspettando. Hai paura a colpirmi?» lo richiama, mentre l’altro lascia salire la sua ira, la sua cattiveria e puntandogli la bacchetta contro, lascia scivolare quelle parole.
«Diffindo» la sua voce gelida fa spalancare gli occhi a Luke, che sente sulla guancia quel lieve dolore, quel taglio che l’incantesimo gli ha procurato.
Luke non attacca più.
Esce sangue dal suo taglio.
Ashton abbassa la bacchetta lungo il fianco, non osa attaccare ancora, non osa formulare altri incantesimi contro di lui: sta aspettando, vuole essere colpito, vuole essere ferito.
Ma Luke non alza la bacchetta, Luke la porta lungo il fianco, non ha voce per attaccare, non ha forza per pensare ad un incantesimo, il taglio che ha sulla guancia lo ha bloccato, lo ha lasciato senza parole, è incredulo, è sconvolto: il suo amico l’ha attaccato per due volte, lui ha fatto lo stesso, non ci sono parole adatte a questa situazione.
Mai avrebbero pensato di arrivare a tanto, mai avrebbero pensato di scontrarsi per davvero, scatenando la loro rabbia, la loro delusione: questa è la fine.
Ashton lo guarda.
Luke lo guarda.
Il duello è finito.
«Addio, Ashton» dice Luke.
«Addio, Luke» dice Ashton ed entrambi si voltano, consci dei guai che potrebbero passare per aver dato luogo ad un duello a scuola; si avviano per strade diverse, scappano dai guai, scappano dagli occhi indiscreti, scappano da loro stessi.

La loro amicizia è appena stata chiusa, un capitolo delle loro vite è appena stato concluso con uno scontro, le loro strade non si incontreranno più.
Luke avanza per i corridoi, vuole raggiungere camera sua, vuole stare lontano da tutto e da tutti, ha ancora l’adrenalina a renderlo nervoso, ha ancora quella sensazione di vuoto all’altezza del petto, è ancora incredulo di quello che gli è successo.
Raggiunge camera sua, la ferita sulla guancia gli brucia, si guarda allo specchio: per quanto piccolo possa essere il taglio, deve tamponarlo un po’.
Immagini nella sua testa lo fanno esplodere.
Immagini di Ashton, immagini di loro due in tutti questi anni.
Lo rivede, mentre gli si avvicina per la prima volta, non appena il Cappello Parlante lo assegna ai Serpeverde.
Lo rivede, mentre gli appoggia la mano sulla spalla e lui si scansa, perché lui odia il contatto umano.
Sente la sua voce «Sei proprio come ti descrivono, mi stai già simpatico».
Sente la sua voce «Tu toccami ancora e non mi starai mai simpatico».
Sente la sua risata, rivede i suoi occhi complici, rivede l’inizio della loro amicizia.
Amicizia che non tornerà più, amicizia trasformatasi in odio, amicizia conclusa con un duello, amicizia distrutta per motivi banali.
Ma di chi è la colpa?
È colpa di Ashton? È colpa del suo essere così ostile nei confronti del mondo? È colpa del suo atteggiamento malefico e diabolico?
O è colpa di Luke?
È colpa del suo cambiamento? È colpa del suo nuovo modo di vedere gli altri? È colpa della sua ossessione per Tethy, che è arrivato ad abbandonare per sempre il suo amico? È colpa sua?
Ma lui è davvero cambiato? È davvero così diverso da come si è presentato anni prima a quel ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi? Ne è sicuro? Perché molti atteggiamenti negano il suo cambiamento: il suo essersi schierato con una persona non innocente, il suo provare rabbia e odio nei confronti di chi ha offeso il suo nome, osare puntare la bacchetta contro uno stesso Serpeverde perché ha osato definirlo sentimentalone e degno di essere Grifondoro.
Lui Grifondoro? Lui che di lealtà ne sa davvero poco? Lui che ha appena combattuto contro il suo amico? L’amico che ha sempre difeso ed aiutato? 
Questo non è atteggiamento degno di un Grifondoro, questo è ciò che scorre nelle vene di un Serpeverde puro, ne è sicuro.
Eppure, perché invece di gioire per il male che ha appena fatto, prova questa sensazione di tristezza dentro di sé? Perché l’immagine di Ashton che gli dice “addio” lo trafigge e brucia più del fuoco? Perché l’immagine del suo amico che gli volta le spalle e prende una strada diversa dalla sua, una strada che non percorreranno mai più insieme, lo fa sentire male? 
Pure gli occhi gli pizzicano di fronte a tale idea: che cos’hanno i suoi occhi? Perché vede d’improvviso tutto torbido? Perché sente i muscoli del viso tirati? Perché le sue labbra sono rivolte verso il basso? Che gli sta succedendo? Perché reagisce in questo modo?
Ed eccola, poi, una lacrima, piccola, minuscola che si fa avanti e va a tracciare una riga sulla sua guancia ferita: quella piccola goccia passa sopra il taglio, quella piccola goccia salata brucia, quella piccola goccia lo fa vergognare ancora di più.
Con il palmo della mano la porta via, non la vuole sul suo volto, non vuole lacrime sul suo viso, non gli si addicono per niente, non gli appartengono, le lacrime sono per i deboli, cosa che lui non è perché lui è potente, lui è il più temuto dalla scuola…
Eppure, aver perso Ashton gli è costato una lacrima: l’unico amico che aveva al mondo se n’è andato via, lo ha abbandonato, dopo averlo colpito per ben due volte.
Luke ha perso l’unica persona che poteva considerare importante perché ha messo una ragazza al primo posto, davanti a tutto, pure all’amicizia, pure davanti ad Ashton: Tethy è la ragione per cui, dall’anno prossimo, lui sarà solo, non camminerà più per i corridoi accompagnato da Ashton, non solo perché l’amico non frequenterà più Hogwarts, ma perché dentro di lui sentirà quel vuoto che Ashton ha sempre riempito, camminerà con il vuoto sul petto, un vuoto che nessuno riuscirà più a colmare perché nessuno gli sarà mai amico come lo è stato Ashton.
Vivrà dei suoi ricordi, vivrà delle loro immagini insieme, vivrà della sua voce così piacevole che lo metteva di buon umore, vivrà con l’immagine del suo sorriso e della sua mano invadente che gli si appoggiava sempre sulla spalla.
Vivrà pensando che l’ultima cosa che gli ha lasciato il suo amico, come segno della loro amicizia, è stato un taglio sulla guancia.


 
 
Note di Nanek

Vi rendete conto che ho fatto colazione alle 12:45??? È tardissimoooo!!!
Che pessima che sono. Mi sono alzata adesso!
Care lettrici! Ciao a voi intanto <3 un Buongiorno a tutte voi <3
Ecco a voi la fine dell’amicizia tra i due Serpeverde: Ashton “scopre” i sentimenti di Luke e via di duello improvvisato a scuola: un duello che in sé, racchiude la rabbia di Ashton nei confronti dell’amico, racchiude la sua delusione, la sua incredulità… voi siete d’accordo con lui? Credo di no :D sta di fatto cmq, che questa separazione costa al nostro Hemmings una lacrima, e un taglio sulla guancia… la cosa è molto triste =(
Tethy poi, continua a non filarselo troppo… =(
Bene, passo direttamente a voi, perché sono in ritardo e devo rispondere alle recensioni e scappare a preparare il pranzo >.<

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Geo7bello marijaneriri vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 diciassette Geo7bello JulieFF  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 just a trjbute  xbeliebswift  avicii_ Australian boys thedreamgirl  BradipoHoran leosfire KikkaStyle  Geo7bello   Smile_LWWY  Cece_writes_Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3
Grazie a te, per aver fatto quella cosa da pazze ma che apprezzo davvero, ossia aver segnalato la storia per le scelte: Nerhs   <3


Un grazie speciale a una mia amica, la mia Grifo ;) che io chiamo anche GrIphone, che mi ha dato una mano con questo scontro, aiutandomi a scegliere gli incantesimi più adatti ;) visto Grifo?? Ti ho fatto pure la dedica!!! ciao Greeee XD Tua Serpy ;)

Sì mi chiama Serpy, nomignolo adorabile no? :D
Bene, che dire, passiamo a una breve anticipazione:

Nel prossimo capitolo:
«Dai adesso ti ascolto, lo giuro» dice infine, girandosi sul lato, come per sembrare più attenta.
«Chiedevo: hai risposto a Luke?» ecco perché quella domanda non riusciva a sentirla: domande alle quali non vuole rispondere.
«No» afferma duramente, l’altro sbuffa, quasi ride.
«Poverino» sussurra, lei spalanca gli occhi.
«Poverina io, non mi lascia in pace» dice a denti stretti.

 
Qualche idea su chi sta parlando? ;) a voi la parola.
Ultima cosa: carissime, stanno iniziando le vacanze di Natale, e come tutte voi, anche io vado in vacanza, ma in modo diverso: io ho l’Università, e diversamente dal liceo… per noi “Vacanze di Natale” sono “DA DIMENTICARE”, il motivo è semplice: a Gennaio ho gli esami, dovrò studiare come una matta, quindi vi avviso sin d’ora: il prossimo mercoledì è Natale, quindi non penso di aggiornare, proverò a postare il martedì se faccio in tempo, ma la vedo davvero moooolto dura :( mercoledì dopo ancora è il 1.1.2014, e non so se sarò reduce da una nottata pesante e quindi in grado di aggiornare, e poi appunto, inizia la sessione: quello che vi chiedo è, perdonatemi, perdonatemi i ritardi che saranno da spavento, lo so, non ve lo meritate, ma purtroppo è così, Gennaio sarà un mese incasinato e io non so quando avrò tempo di aggiornare, conto sulla vostra pazienza e sul vostro affetto, per chiedervi di non abbandonare la storia e di non arrabbiarvi con me.
Io torno, il prima possibile, ve lo giuro, appena posso sarò qui per voi, ma gli esami incombono e sono presa davvero male =(
Credo di aver detto tutto: vi aspetto forse settimana prossima, spero di ricevere le vostre recensioni, e spero di non avervi fatto arrabbiare =(
Vi voglio bene, a tutte voi <3 vi auguro già un Buon Natale in caso sparissi all'improvviso, Buon anno nuovo e vi mando tutto l'affetto possibile <3
Nanek

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Capitolo 12
*** Dear you ***


Capitolo 12

Dear you

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As I write this letter, 
Send my love to you, 
Remember that I'll always, 
Be in love with you. 


Brighton, agosto 2013.

«Tethy! C’è posta per te… di nuovo» esclama la signora Clifford dal piano di sotto, rivolgendosi a sua figlia che, distesa sul letto di camera sua, sbuffa a sentire nuovamente quelle parole: ha ricevuto lettere per tutta l’estate, sempre le solite cose scritte, sempre il solito, scocciante, mittente da Glasgow.
Luke Robert Hemmings.
«Che scocciatura!» urla infatti, lanciando lontano il libro di incantesimi che sta leggendo e andando verso le scale.
«Dammi qua, ma chi sarà mai?!» il suo tono di voce è irritato, è nervosa, non lo sopporta più.
«È tutta l’estate che ti scrive, povero ragazzo, se rispondessi non ti assillerebbe» suggerisce sua madre, ma lei ride isterica: si vede che non conosce Luke, lui la assillerebbe anche se le dicesse in tutte le lingue di smetterla di importunarla.
«Tethy?» la richiama «Mi dici allora chi è questo Luke Robert… non ricordo il cognome?» recita sua madre, curiosa come non mai, un sorriso a tradirla.
Tethy sbuffa «Un idiota» dice secca, facendo sparire l’allegria alla donna.
«Qualche informazione in più?» la incita, mentre la osserva salire di nuovo le scale.
«Serpeverde, Purosangue, ha fatto in modo che Mike non partecipasse al torneo di Quidditch: credo possa bastare» e riprende la sua salita, per andare a leggere da sola il contenuto di quella ennesima lettera.
È stufa di ricevere lettere da parte sua, è stufa di leggere sempre le stesse cose, è stufa di essere presa in giro in questo modo: non può semplicemente lasciarla perdere? Certo che no, lei è “Valvola Di Sfogo” non “Tethy Berenice Juno Clifford”, dovrebbe proporre a sua madre di cambiarle nome di battesimo, essere chiamata “Valvy” come nomignolo, lo trova semplicemente adorabile.
Sorride tra sé per i pensieri sciocchi che si costruisce, per poi aprire la busta bianca ed estrarre quei fogli scritti con inchiostro nero e calligrafia da spavento: il ragazzo scrive male, c’è poco da fare, dovrebbe seguire un corso per rendere più leggibili le sue lettere.

“Tethy Berenice Juno,
ormai non so più come iniziare la mia novantanovesima lettera, destinata a te.
E non ti preoccupare, lo so che sembro ripetitivo, ma ogni giorno sento il bisogno di scriverti, sento il bisogno di farti capire quanto tu sia indispensabile per me, dato che ti sento sempre più lontana.
Non mi rispondi mai, la cosa mi… sbalordisce sempre: possibile che tu non sia arrivata al limite della sopportazione? Potresti scrivermi, anche solo per chiedermi di smetterla, anche solo per insultarmi, ma fallo, non lasciarmi scrivere ad un muro, il tuo silenzio uccide, è… sgradevole ed insopportabile, non lo trovo giusto nei miei confronti.
Cosa devo fare per meritare il tuo perdono, piccola Clifford?
Dimmelo tu, ma dimmelo, non lasciarmi in questo stato, sto impazzendo, sono davvero… pazzo.
Ti prego, Tethy, dammi la possibilità di rimediare al mio errore: lo so, per colpa mia Michael non ha potuto giocare la sua partita più importante, la sua squadra ha trionfato senza di lui in campo, ma non ho scontato per bene la mia punizione?
Tu non mi hai più rivolto la parola, il tuo silenzio è la cosa più micidiale al mondo; ma, cosa più importante, ho duellato a scuola contro il mio migliore amico.
Mi sono scontrato contro Ashton per te, l’ho colpito pensando a te e a nessun altro, l’ho colpito e ho messo fine al mio rapporto con lui, per sempre.
Perché questo non può bastare, Tethy?
Sai che significa perdere un amico? Hai una vaga idea di come mi sia sentito in quell’istante in cui l’ho colpito? Hai una vaga idea di cosa voglia dire, sentirsi pugnalato all’altezza dello stomaco, perché l’amicizia più cara che hai è andata in frantumi?
Io la sento ancora oggi quella lama che mi trafigge, io sento ancora quella sensazione di vuoto che Ashton mi ha lasciato, abbandonandomi, bruciando la nostra amicizia; e a questo vuoto, giusto perché è immenso di suo, si aggiunge pure il vuoto che mi hai lasciato tu.
Sono vuoto Tethy, non ho nulla, sono solo e bisognoso di te.
Perché non lo vuoi capire? Perché ti ostini a non ascoltarmi?
Commettiamo tutti degli errori, lo so, ma ho pagato le conseguenze, ne sono sicuro.
Rispondimi Tethy, per favore, ti sto implorando.
Luke Robert Hemmings”


«Ma vai a giocare con Amanda! Brutto idiota!» esclama Tethy a voce alta, stropicciando e riducendo a una pallina di carta la lettera di Luke, lanciandola lontana da lei, ogni sua lettera la mette di cattivo umore, la innervosisce, perché lui sembra così dispiaciuto, così dolce, così triste e bisognoso d’affetto, però il coraggio di presentarsi lì da lei e dirle quelle cose di persona non lo trova, si nasconde dietro un foglio di carta, si nasconde dietro a inchiostro nero, si nasconde e basta, codardo che non è altro.
«Parli da sola, cuginetta?» la richiama una voce dalla finestra: Michael, sulla scopa, le sta sorridendo: un classico del ragazzo volare per quel paesino di campagna dove vivono senza preoccuparsi che qualcuno lo veda, tanto per quelle vie non passa mai nessuno, è tutto sotto la proprietà dei Clifford.
«Ciao Mike» sbuffa lei, avvicinandosi.
«Hai litigato con tua mamma?» le chiede, volgendo lo sguardo al pezzo di carta per terra: sa benissimo che sua zia non c’entra nulla… sua zia non è bionda, occhi blu e Serpeverde.
«No. È l’altro idiota che continua ad importunarmi con le sue stupide lettere!» esclama esasperata.
Suo cugino ride divertito «Che dici di venire a fare un giro? Ho due sorprese per te» le dice, volgendo lo sguardo verso la scopa di lei: Tethy inarca il sopracciglio, è curiosa, non direbbe di “no” per nessuna ragione al mondo.

«Tethy puoi volare un po’ più in alto? Ti schianterai a terra!» la richiama Mike, prendendole il braccio, portandola ad alta quota: sua cugina non sa volare, è incapace, ne è certo, o forse soffre di vertigini, sta troppo vicina al terreno, rischia di farsi del male.
«Abbi pietà! È da giungo che non uso la scopa!» urla lei, cercando di volare più in alto, verso il cielo, verso le nuvole, andando incontro al sole, vietando ai suoi occhi di guardare in basso: un po’ di paura dell’altezza, effettivamente, ce l’ha, ma non lo confesserebbe a nessuno, la prenderebbero in giro, la istigherebbero a volare più spesso e lei non vuole andare incontro a queste difficoltà, la scopa non la fa sentire sicura, ha paura di cadere, ha paura di precipitare.
«Dove vai così in alto ragazza?» la richiama una voce, una voce a lei familiare: un ragazzo moro, il sorriso più bello del mondo, gli occhi marroni che sorridono dolci l’ha appena superata, le blocca la strada, non serve salire ancora di più.
«Calum!» urla stupita della sorpresa, togliendo una mano dalla scopa, sentendo il suo corpo perdere appena l’equilibrio.
«Oddio, Tethy, ti prego, tieniti stretta» la incita il moro, mentre lei si aggrappa nuovamente con entrambe le mani al manico della scopa, arrossendo brutalmente, implorandolo di non dire a nessuno della sua figuraccia.
«Stai tranquilla Tethy. Dai scendiamo un po’, i due piccioncini ci aspettano per una gara» le fa l’occhiolino, lasciandole intendere che Emily è l’altra sorpresa per quella giornata.
«Emily!!» urla la piccola Clifford, non appena la vede davanti ai suoi occhi: Emily, in tutta la sua dolcezza, un vestito rosso, con i pallini bianchi, la pelle chiara, i capelli rossi hanno qualcosa di strano, nota che le punte sono tinte di un altro colore, sono rosa.
«Che bello questo colore! A te sì che dona il rosa!» guarda Michael, che arrossisce violentemente: anche lui ha finalmente cambiato colore, capelli bianchi, ma con la parte centrale nera, sempre meglio di quel rosa shock.
«Ciao piccola Clifford» l’abbraccia Emily «Tu invece sei sempre uguale noto… quando ti decidi a cambiare colore di capelli?» le domanda, mentre la ragazza fa spallucce.
«Michael mi ha detto che volevi provare qualcosa di nuovo» le fa l’occhiolino, Tethy sorride, annuendo.
«Magari un colore più sobrio dei vostri…» ride di loro «Biondi magari, normali» ipotizza, mentre i due ragazzi alzano gli occhi al cielo: donne e i loro discorsi sui capelli, noiose.
«Che dite di una gara di velocità? Sarà divertente» propone Michael, mentre Emily lo fulmina: con il vestitino che si ritrova, le propone una gara di velocità? La galanteria del suo ragazzo la sbalordisce ogni giorno.
«Ti metti davanti a me, amore, così nessuno vede nulla» le rivolge un sorriso malizioso, che la fa arrossire, ridacchiare appena ed accettare senza pensarci due volte.
Tethy non osa dire di “no” e volgendo lo sguardo verso Calum, gli fa ben capire di non lasciarla cadere.

La gara di velocità è la cosa più adrenalinica del mondo, la cosa più bella che Tethy abbia mai provato sulla propria pelle: logicamente, Michael vola più veloce di Calum, ma la velocità non era proprio niente male, era tutto così… unico.
Tethy è stata protetta dall’aria, grazie al corpo di Calum, dato che si è messa dietro di lui, tenendosi stretta al suo petto, il viso incollato sulla sua schiena, il profumo del ragazzo ad avvolgerla.
La paura di cadere non c’è stata, la paura di schiantarsi è stata travolta via dall’entusiasmo, dalla voglia di andare sempre più veloce, dalle risate, dagli urletti delle due ragazze.
Eppure Tethy, in tutto questo divertimento, si è lasciata travolgere da un pensiero, un pensiero che ha continuato a rimbombarle in testa per tutta la giornata, l’ha accompagnata anche alla sera, quando Michael le ha chiesto di ospitare Calum a casa sua, dato che Emily sta da lui… e si sa, dormirà con lui.
Tethy ha accettato senza neanche pensarci, senza dare peso alle sue parole.
Ed ora eccola, distesa sul suo letto, affiancata dal materasso dove è disteso Calum, che parla, parla a raffica di ogni cosa, della gara, di quanto si sia divertito, della scuola, dell’ultimo anno, delle sorprese che spettano loro, neanche se ne accorge che lei non lo sta ascoltando.
Perché lei sta pensando sì a quel pomeriggio, sta pensando anche lei a quella gara, ma sta pensando a come sarebbe stato… se al posto di Calum ci fosse stato Luke, se ci fosse stato lui su quella scopa, se ci fosse stato il suo profumo ad avvolgerla, se ci fosse stata la sua di risata ad avvolgerla: sarebbe stato davvero bello, perfetto, unico.
E Tethy si tormenta con questi pensieri, si fa tanti di quei castelli mentali che neanche se ne rende conto, vede Luke al posto di Calum, vede lei messa davanti e non dietro, vede lei che si tiene stretta, vede il suo viso così vicino a quello di Luke, le sue guance così vicine, le sue labbra così rosee e morbide, che non avrebbe esitato a baciare, anche ad alta velocità.

«Clifford non sei simpatica» la richiama l’amico, tirandole una cuscinata in pieno viso.
«Ahia!» si lamenta lei, lui ride.
«Così impari, ti ho fatto la stessa domanda circa sei volte!» la rimprovera, sentendola sbuffare: gli chiede scusa, i suoi pensieri l’hanno distratta un po’.
«Dai adesso ti ascolto, lo giuro» dice infine, girandosi sul lato, come per sembrare più attenta.
«Chiedevo: hai risposto a Luke?» ecco perché quella domanda non riusciva a sentirla: domande alle quali non vuole rispondere.
«No» afferma duramente, l’altro sbuffa, quasi ride.
«Poverino» sussurra, lei spalanca gli occhi.
«Poverina io, non mi lascia in pace» dice a denti stretti.
«Non fare troppo la preziosa, o quando torniamo a scuola non ti calcolerà più per davvero…» le spiega l’amico, ma lei finge di gioire a quelle parole: questa è la volta buona che Luke la smetta di importunarla.
«Voi femmine siete strane» sospira Calum, portandosi una mano sulla faccia in segno di disperazione.
«Un ragazzo tenta l’impossibile per voi… e voi che fate? Lo evitate, non vi capiremo mai» dice ancora, incuriosendo la ragazza: Calum, a quanto sembra, non sta parlando solo di Luke, ma anche di se stesso.
«Sentiamo, Cal: chi è la fortunata che è assillata da te?» domanda diretta, puntando i suoi occhi contro quelli dell’amico, che ride isterico, imbarazzato, non era nei suoi piani svelarle un segreto.
«Nessuno… era per dire» e Tethy lo colpisce con il cuscino.
«Okay, ho capito: è Amanda, contenta?» la ragazza è incredula.
«Amanda… ti prego, quella che è con i Tassorosso vero? Non intendi Amanda Higgs, Serpeverde, una vipera, che fa la stupida con il mio Luke, vero, Cal?» domanda esterrefatta.
«Wow, Luke è tuo adesso? Mi sono perso qualche passaggio» ride il moro, ma l’amica è più seria che mai.
«Calum, ti prego. Non lei, per piacere, non lo fare. È… una persona orribile! Non merita un Grifondoro come te» e si morde la lingua: perché, invece, Luke si merita una Grifondoro come lei? Si merita l’amore che lei prova nei suoi confronti?
«Potrei chiederti la stessa cosa, sai?» touché.
«Ma Amanda è…» cerca di ribattere, ma Calum la precede.
«Bella, attraente, unica: Serpeverde e Purosangue» Tethy non crede alle sue parole.
«Ma anche orribile, falsa, ipocrita, sleale, cattiva, manipolatrice» si sente uguale a Michael.
«La copia al femminile di Luke Hemmings insomma, con la sola differenza, che io non ho avuto la tua stessa fortuna: lei mi considera meno di nulla» dice con voce rotta, triste.
«Cal… tu meriti qualcosa di più… speciale di lei» cerca di consolarlo, portando la mano sulla guancia del suo amico, accarezzandogliela.
«Infatti io mi sono dato pace: non continuo a torturarmi come stai facendo tu, Tethy. Luke ti piace, da morire, continui a negarlo a te stessa, ma presto esploderai, Tethy, esploderai e avrai perso l’occasione della tua vita» 
Ed il silenzio cala tra i due amici.
Lei non ha più niente da dire, lui ha fatto quello che il cugino gli ha chiesto di fare: smuoverla un po’, farla ragionare, mettendola di fronte alla possibilità di perdere tutto per la sua cocciutaggine, Tethy soffre ogni giorno, passa dai ricordi felici di Luke, all’odio che prova ancora nei suoi confronti, si distrugge da sola, senza cambiare nulla, senza dare una svolta a tutto: Calum e Michael dovevano aiutarla, dovevano fare qualcosa, almeno provare a metterle in testa qualche nuovo pensiero, nella speranza di riuscire a cambiare qualcosa.
E gli occhi di Tethy e Calum si chiudono, per lasciarsi travolgere dal sonno, si lasciano avvolgere da mille pensieri, per poi fare capolinea nei sogni.

E nessuno dei due, si accorge di altri occhi, lì fermi a fissarli, fuori dalla finestra: seduto sulla scopa, Luke fissa i due amici dormire, li ha fissati tutto il giorno, il coraggio di affrontarla lo ha trovato, ma in presenza di Michael, Calum ed Emily non ha osato avvicinarsi a lei: li ha spiati per tutta la giornata, li ha guardati con occhi gelosi, perché voleva essere lui a portarla con sé sulla scopa, voleva essere lui la fonte di quelle risate, di quel sorriso bellissimo, voleva essere lui a dormire accanto a lei, voleva essere lui ad accompagnarla nel suo sonno, ma non è successo, perché sa di essere solo un codardo, si è fatto un viaggio lunghissimo da Glasgow a Brighton per nulla, per limitarsi a guardare da lontano la sua possibilità di farsi perdonare.
Sospira, Luke, per poi riavviarsi verso casa: la sua occasione è andata persa, forse non c’è davvero più nulla da fare, forse lei lo ha davvero dimenticato completamente, forse lui non è davvero così incancellabile, Tethy è capace di vivere la sua vita, con o senza di lui.
E non osa immaginare quanto male gli faccia questo pensiero, non osa immaginare che estate infernale ha passato: ma a cosa serve torturarsi ancora? A che serve soffrire ancora per lei? Non serve a nulla.
Forse lui ha solo bisogno di tempo, forse lui ce la può fare a vivere senza di lei, lui è Luke Hemmings, non uno qualunque, non ha bisogno di nessuno, non ha bisogno di Tethy.
E sorride isterico a questi pensieri, perché si rende conto di non riuscire più a convincere neanche se stesso.
 
 
Note di Nanek

Ed ecco che riappare dal cilindro la Nanek! *che battuta pessima santi numi, Nanek curati e fatti un Protego per evitare i pesci in faccia che stanno per tirarti le lettrici*
Bene ho finito con le baggianate :D sono tornata genteeeeeeeeee <3 vi mancavo? Spero di sì, a me siete mancate un casinoooooooooooo =( ma vi avevo avvisato… purtroppo questi ritardi continueranno fino a febbraio almeno =( e non sapete quanto mi piange il cuore =(
Ma oggi sono qui!! Oggi che è il compleanno di NEK *-* e che mi ha reso la persona più felice del mondo rispondendomi in Twitter e facendomi morire leggermente <3 sono qui perché oggi sono felice per questo e perché la Emy ha rallegrato questa bellissima giornata <3
Queste cose non se le filerà nessuno ma dovevo scriverle pure qui u.u
Passando al capitolo, è davvero… boh, non lo so, ma è sciocco, inutile e balordo: povero capitolo :D ma dovevo inserirlo, dovevo parlare dell’estate di Tethy, del povero Luke che manda lettere a manetta, del tenero Calum che, colpo di scena, è innamorato di quella famosa Amanda (ve l’aspettavate? ;)) scommetto di no ;) ) e dei teneri Emily e Mike che sono la coppietta perfetta <3 ma oltre a parlare di loro… non succede nulla, succede solo che Tethy deve darsi una smossa, sta perdendo Luke e manco se ne accorge, e lui, mio amore piccino, vola da Glasgow a Brighton solo per lei: se non è amore questo! Sveglia piccola Clifford!
Vi chiedo perdono se questo capitolo è una noia, ma spero lo possiate apprezzare lo stesso <3
Passiamo a voi care mie, che siete davvero speciali <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 you save me IdolsDimples zaynismyhero_ Frenzy125 Fra_Horan_Irwin_Bieber_ vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 hugmeLukey ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 smileeh Percy_Tyson ILoveMrHazza Chantii_ kristabell Hischocolateeyes 5secoflittlemix figh Love_Sucks22  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Eleanor_Rigby ILoveMrHazza Fra_Horan_Irwin_Bieber_ StayStrongForMe HoransCoffee thedreamgirl  leosfire KikkaStyle  Smile_LWWY  _Hakuna_Matata_  Nerhs  vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo, che personalmente lo trovo davvero emozionante, ma che purtroppo… non so quando posterò =(

Nel prossimo capitolo:
Ed oggi eccolo, Silente lo chiama, con in mano quel pezzettino di pergamena bruciato appena, lo chiama, scandendo bene il suo nome.
«Luke Robert Hemmings!» e la casa Serpeverde lo acclama, tra fischi e applausi, l’orgoglio di Luke è alle stelle, avanza con passo deciso, un mezzo sorriso in volto: neanche pensa alle dure sfide che dovrà affrontare, neanche immagina cosa lo aspetta, neanche pensa al rischio che corre la sua vita, per lui, il Torneo Tremaghi è solo fonte di gloria, di fama, di onore e se è vero che la sua famiglia è l’artefice di tutto, non vede l’ora di ringraziarli per la possibilità datagli, per poter dimostrare la potenza degli Hemmings, per trionfare e schiacciare gli altri due partecipanti.

 
Torneo Tremaghi is back my dears ;)) e purtroppo… vi farò aspettare un bel po’ prima di rendervi partecipi =( mi spiace, lo giuro =(

Grazie a tutte coloro che hanno scoperto questa storia da poco, ma grazie anche a chi c’è già e non mi abbandona proprio ora =( grazie per tutto, grazie per le 1139 visite al primo capitolo di questa storia, visite che non credo proprio di meritare. Grazie per aver portato questa storia al quinto posto tra le popolari, grazie per le 103 recensioni ricevute, grazie per le segnalazioni per le scelte, grazie semplicemente di essere così dolci e meravigliose <3

Ve lo giuro, come ho sempre detto, tornerò, il prima possibile, per voi, lo giuro, non mi sto dimenticando di nessuna, non mi dimentico di voi e di tutto quello che state facendo per me, io torno, quando posso, vi sorprenderò e comparirò dal nulla, sperando di sorprendervi, sperando di meritare ancora i vostri occhi curiosi che leggono le mie righe, vi voglio bene, a tutte voi, ve lo giuro <3
Nanek

 
 

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Capitolo 13
*** The best of me ***


Capitolo 13

The best of me

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I'm sorry, it's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done if I could start again
I'd throw it all away to the shadows of regrets
And you would have the best of me

 
Hogwarts, novembre 2013.

Il Torneo Tremaghi ha avuto luogo esattamente tre anni fa, nel 2010.
Eppure, a grande sorpresa di tutti gli studenti, il Torneo verrà celebrato questo stesso anno, l’anno in cui Luke frequenterà per l’ultima volta la scuola di Hogwarts.
Lo stupore generale ha innalzato quesiti di ogni genere, il Torneo Tremaghi è pericoloso, gli studenti scelti rischiano la vita ad ogni prova, eppure ecco che si ripresenta, ma, stranamente, senza coinvolgimenti di altre scuole: solo tre studenti di Hogwarts; girano strane voci nei confronti della famiglia Hemmings, c’è gente che osa insinuare che siano stati loro a richiederlo, che siano stati loro a pagare le persone giuste solo per poter celebrare ancora il Torneo a distanza di pochi anni, ma Luke, che sia stata la sua famiglia o meno, è più che lieto di accogliere questa novità, è più che lieto di sentire questa sorpresa.
E Luke infatti, mentre avanza verso Silente, ricorda, nella sua mente, il giorno in cui il Torneo è stato annunciato, ricorda bene di aver preso un pezzo di pergamena, di aver scritto il suo nome e di averlo messo nel Calice di Fuoco, senza pensarci due volte.
Ed oggi ecco che Silente lo chiama, con in mano quel pezzettino di pergamena bruciato appena, lo chiama, scandendo bene il suo nome.
«Luke Robert Hemmings!» e la casa Serpeverde lo acclama, tra fischi e applausi, l’orgoglio di Luke è alle stelle, avanza con passo deciso, un mezzo sorriso in volto: neanche pensa alle dure sfide che dovrà affrontare, neanche immagina cosa lo aspetta, neanche pensa al rischio che corre la sua vita, per lui, il Torneo Tremaghi è solo fonte di gloria, di fama, di onore e, se è vero che la sua famiglia è l’artefice di tutto, non vede l’ora di ringraziarli per la possibilità datagli di dimostrare la potenza degli Hemmings, per trionfare e schiacciare gli altri due partecipanti.
Avanza con viso fiero, non si ferma a guardare nessuno, neanche Tethy, che quasi si lascia scappare una lacrima sulla guancia: Luke non osa guardarla, lei è il passato, il suo futuro è la coppa del Torneo, il suo futuro è la vittoria.

Luke Robert Hemmings, Serpeverde.
Arthur Tim Wall, Grifondoro.
Christian Jake Town, Corvonero.
Sono i tre ragazzi scelti, i ragazzi che oggi, affronteranno la prima sfida del Torneo Tremaghi.
Sono in piedi nella grande Arena, circondati da tutti gli studenti di Hogwarts, divisi secondo le case di appartenenza, circondati dai professori, circondati da giornalisti curiosi per l’evento così tanto inaspettato, così diverso dal solito: le urla, gli applausi li acclamano, i tre ragazzi si lasciano travolgere, si montano un po’ la testa, si sentono importanti come non mai.
Luke fissa i suoi avversari, il suo sguardo è altezzoso e sicuro di sé, non hanno speranze contro di lui: Arthur è il classico Grifondoro “inutile”, non lo ha mai visto in giro per i corridoi, non lo ha mai visto a lezione, chissà dove passa la sua vita, chissà con che coraggio ha deciso di mettere il suo nome nel Calice di Fuoco; ha i capelli ricci, gli occhi azzurri, occhiali da vista troppo grandi, un’aria così stupida e insensata, sembra pure pauroso, sembra un incapace, Luke sospira di fronte a tale persona, continua a chiedersi il motivo della sua presenza al suo fianco; il partecipante che Luke teme è Christian, Corvonero, occhi color della pece, capelli rossi come il fuoco, lui sì che lo conosce, lui sì che se lo ricorda bene, i voti di Chris sono tra i migliori, le sue capacità sono uniche ed inimitabili, ha del potenziale per essere un Serpeverde, sa essere davvero brutale, invece è tra i Corvonero: il Cappello a volte, commette sbagli, Christian ne è l’esempio.
Luke lo teme, non lo nega a se stesso, non vorrebbe mai avere uno scontro diretto con lui, ha la capacità di ricordare fin troppi incantesimi, conosce contrattacchi di ogni tipo, lancia gli incantesimi con foga, la sua potenza viene quasi naturale, è meglio essergli amico, piuttosto che nemico, Luke ne è sicuro.
La voce di Silente rimbomba, facendo zittire i presenti, la prima prova sta per essere acclamata.
«Benvenuti al Torneo Tremaghi, cari studenti» e comincia il suo solito monologo noioso, che fa innervosire i concorrenti, armati di sola bacchetta e buon coraggio, che stanno davanti a tutti, nervosi come non mai, pronti a scoppiare da un momento all’altro.
«La prima prova… è misteriosa: ogni concorrente avrà il compito di salvare una persona della propria casa seduta qui in questa Arena, dovrà salvarla da un Drago» e Luke tira un leggero sospiro di sollievo: deve salvare qualcuno dei Serpeverde, nessun altro in particolare e spera che, tra tutti i Grifondoro presenti, non sia proprio lei la prescelta.
«La persona in questione si scoprirà durante la gara, questa persona non è protetta dalla barriera che difende il resto degli spettatori, occhi ben aperti concorrenti. Una volta salvata, il Drago non attaccherà più, i nostri addestratori sono pronti ad intervenire ad ogni occasione. Buona fortuna» la voce di Silente sembra preoccupata, più degli anni precedenti: da quando le prove vengono spiegate? Da quando un Torneo del genere si celebra così presto? Da quando è riservato ad una scuola?
Luke scrolla le spalle, a lui poco importa, una spiegazione è un vantaggio, è una buona cosa, è un passo in avanti verso la vittoria.
I draghi fanno il loro ingresso, Luke si sente una briciola a confronto della grandezza dell’animale che ha davanti: il suo Drago porta il simbolo dei Serpeverde, l’Ironbelly Ucraino è davanti ai suoi occhi, la pelle color grigio metallico, gli occhi dalle iridi rosse che si specchiano in quelle azzurre del Serpeverde che, con tono altezzoso, quasi lo sfida, quasi gli fa capire quanto la sua stazza non lo fermerà, ed il Drago non tarda a far sentire la sua “voce”, non muovendo il ragazzo di un solo centimetro.
Al Corvonero è destinato il Grugnocorto Svedese, dalla pelle blu-grigia, l’animo che sembra quasi calmo, ma che inganna; infine, per il Grifondoro, l’esemplare di Leodrago, proveniente dalla Cina, la pelle rossiccia, gli occhi che mettono paura al ragazzo, che si azzarda a fare un passo indietro.
Ridicolo. Pensa il Serpeverde, tornando a fissare il suo Drago, che non smette di dimenarsi come preso anche lui dall’impazienza: Luke sorride, che la sfida abbia inizio.

I Draghi sembrano disorientati, l’Arena sembra quasi fin troppo piccola per loro, ma sanno bene chi colpire, sanno bene che devono mettere in difficoltà i tre ragazzi, cercando di colpirli con la coda, sputando fuoco, aggredendoli direttamente: attacchi che pure il Grifondoro riesce a schivare, dimostrando di non essere troppo impreparato per quella prova, ma i Draghi hanno un compito, devono trovare la vera preda tra il pubblico.
E, quando le loro iridi vanno a scrutare tra i presenti, cala il silenzio generale, la paura avvolge ogni studente, uno di loro è stato scelto, uno di loro non è sotto la protezione del “Protego Totalum” di Silente, uno di loro rischia la vita, uno di loro è in pericolo.
Luke fissa il suo Drago, in attesa, cercando di non farsi distrarre dal Drago dei Grifondoro, che è intento a cercare la sua preda: scaccia via il viso di Tethy dalla sua mente, uno studente della sua casa rischia la vita, la sua preoccupazione per lei deve sparire, non può rischiare di non superare la prova, non se lo può proprio permettere.
E nel momento in cui il suo Drago lo fissa un’ultima volta, Luke capisce che ha trovato la persona che cercava: l’animale, infatti, attacca senza pietà la parte di Arena vicina ad alcuni studenti del primo anno, attacca in particolare un gruppetto di ragazzine.
Luke interviene con un «Protego!» urlato velocemente, che va a difendere l’intero gruppo, cercando di prendere tempo: le ragazzine sono sette, ma solo una deve essere salvata, solo una deve essere portata in salvo.
Il Drago si innervosisce di più, colpisce il biondo con il fuoco, lui si protegge ancora, riesce a vedere la coda del Drago che colpisce ancora lo stesso punto e, finalmente, riesce a capire chi sta tentando di uccidere: la ragazza dai capelli rossi in mezzo alle due ragazze castane urla, la coda del Drago l’ha schivata per un pelo, ha il viso scioccato, spaventato, negli occhi scorre la sua vita, il timore della morte è alle stelle.
Luke non esita un secondo di più, urla l’incantesimo di attacco «Lumus Solem!» e va ad accecare il Drago che comincia a dimenarsi, non vede più nulla, il ragazzo è libero di agire, ma deve fare in fretta: «Accio!» grida, richiamando la sua scopa e salendoci velocemente, raggiungendo la ragazza e, prendendola per il braccio, la fa salire dietro di lui; volano dall’altra parte dell’Arena, dove ad aspettarli c’è il piccolo podio dove, una volta atterrati, sono messi al sicuro perché il suono di un campanello richiama il Drago che si calma e, senza opporre resistenza, esce dall’Arena.
Ma Christian Corvonero è già arrivato prima di lui.
La rabbia dentro di Luke cresce, non può essere superato già alla prima prova, non è possibile, non è accettabile, non può permettersi di perdere il Torneo organizzato dalla sua famiglia per lui.
La piccola Serpeverde gli sta vicino, non osa toccarlo, ma gli sta vicino, cerca di balbettare qualcosa «G-grazie, t-tu… mi hai… salvata… io…» cerca di ringraziarlo per il gesto appena compiuto, ma Luke non si spreca neanche a guardarla in faccia, è arrivato secondo, la cosa rode più del fuoco; sarà Christian, infatti, ad avvicinarsi a lei, a dare a lui del rude, dell’insensibile, dato che la ragazza è sotto shock, è spaventata da morire, trema tutta e fatica a stare in piedi: l’avvolge in un abbraccio e lei non oppone resistenza al Corvonero, la paura della morte l’ha travolta.
Serpeverde, sei un errore, non una Serpeverde. Pensa Luke nei suoi pensieri, disgustato da quella ragazza, che si lascia avvolgere da un Corvonero, che si lascia travolgere dalla paura e dal timore: cosa credeva? Che lui non sarebbe arrivato in tempo? Ma è stupida a pensarlo? Sì, lo è e Luke prova ribrezzo nei suoi confronti.
Si perde poi a guardare l’Arena, manca ancora un concorrente prima di considerare conclusa la prima prova: quell’incapace di un Grifondoro è a terra, il suo Drago sputa fuoco con tono vendicativo e brutale, Luke ride quasi divertito, sapeva che di lui non doveva temere nulla.
Ma il suo sorriso svanisce, non appena si rende conto di sentire una voce a lui familiare: la ragazza salvata da Christian sta assistendo alla scena con un binocolo, che lui si affretta a rubarle di mano, senza chiedere “per piacere”, senza tempo da perdere: e quello che vede, gli fa raggelare il sangue.
Perché Calum sta tentando in tutti i modi di intervenire con la sua bacchetta, perché urla la parola “Protego” come un pazzo, perché la barriera di Silente non gli consente di intervenire in aiuto della vittima scelta; lo vede disperarsi, lo vede con gli occhi pronti a far scendere le lacrime, lo vede che esasperato urla quel nome, Luke glielo legge nelle labbra: Tethy.
E la vede, lei, che è caduta dalla tribuna, perché il posto dove era seduta è stato distrutto, la vede messa a terra, senza bacchetta, senza niente per difendersi, il viso sporco, il corpo dolorante per la caduta, il Drago pronto a colpirla senza pietà.
«Brutto idiota di un Grifondoro!» impreca Luke, buttando a terra il cannocchiale, prendendo la sua scopa e, senza dare ascolto ai richiami dell’altro concorrente, ritorna dall’altro lato dell’Arena, ritorna verso il pericolo, ritorna da Tethy.

Vola veloce Luke, sotto lo stupore generale, vola e, pieno di rabbia, colpisce il Drago con il primo incantesimo che gli passa per la mente, sufficiente a distrarlo, sufficiente a non fargli guardare Tethy che urla, è spaventata, è in pericolo.
«Lumus Solem!» esce dalla sua bocca e l’animale non vede più troppo bene, tanto che sputa fuoco e si dimena ancora di più, allontanandosi da Tethy, muovendo la coda e andando a colpire Luke, che cade a terra, ma non ha tempo di lasciarsi travolgere dal dolore, si rialza e corre veloce, come un pazzo, per avvicinarsi a lei.
«Tethy? Tethy, stai bene?!» la scuote appena, con gli occhi di lei che lo guardano stupita, quegli occhi blu che lasciano libero sfogo alle lacrime, il suo corpo trema, è sotto shock, non riesce a parlare, non riesce a dire niente, Luke prova una sensazione nuova all’altezza dello stomaco: è preoccupato, ha paura per lei.
Ma i loro sguardi vengono interrotti dal Drago che riprende a farsi sentire, che, non appena Luke si volta verso di lui, lascia uscire dalla sua bocca una fiamma: Luke si mette davanti a Tethy, il fuoco gli prende il braccio destro, il dolore è tale da farlo urlare dalla disperazione, con la mano sinistra cerca di formulare qualcosa, sotto lo sguardo ancora più scioccato di Tethy.
«Aguamenti!» urla, e l’acqua esce dalla sua bacchetta, acqua che si scontra contro il fuoco del Drago, per allontanare quella fiamma dal suo braccio dolorante.
«Confringo!» urla ancora e un bombardamento ha inizio vicino al Drago: non lo ucciderà di certo, ma lo può distrarre, può permettere a Luke di salvarsi, di salvare Tethy.
«Accio!» urla quasi esasperato, richiamando la sua scopa, prendendola con la mano sinistra: trascina Tethy con sé, la fa salire davanti a lui, lei sembra avere una presa debole sul suo corpo.
«Ti prego Tethy, tieniti forte, ti prego» le sussurra, con il braccio destro che fa troppo male, mentre la scopa si alza in cielo, la loro fuga dal Drago ha inizio: la stretta di Tethy si fa più decisa, il braccio sinistro di Luke tiene il manico della scopa più forte che può, volano via, volano lontani dal Drago, arrivano al podio per miracolo.
«Sei un folle, Hemmings» lo richiama Town, andando a soccorrere lui e Tethy, ancora sotto shock; in quel momento, Silente annuncia la fine della prima prova, annuncia l’ultimo in classifica, che logicamente, è Wall, il Grifondoro e premia il coraggio del Serpeverde.
«Luke Hemmings ha salvato ben due persone, questa manifestazione di grande coraggio lo porta a salire al primo posto in classifica» e un boato generale accoglie quella sorpresa, Luke se lo merita; ma Christian, lo guarda schifato.
«Salvare la tua fanciulla ti porta alla vittoria, ma senza di lei… marciresti alle mie spalle» gli dice come per sfidarlo, ma Luke è troppo dolorante per rispondergli, Luke ha bisogno di andare in infermeria, all’istante.
Madama Pomfrey infatti, arriva più veloce della luce sul posto, non appena il biondo fa il suo ingresso a scuola, trascinato dai suoi stessi piedi: lo shock, la paura di perdere Tethy, il dolore provato e che continua a sentire e la stanchezza lo portano a cedere, le sue iridi puntano verso l’alto e Luke Hemmings si lascia cadere, senza più forze.
Tethy è in salvo. È l’unica cosa a cui pensa mentre perde i sensi.


 
Note di Nanek

Hi, or hey? Hello! =)
Se devo essere sincera: questo capitolo è stato un autentico parto gemellare lol
Scherzi a parte care lettrici, voi non avete idea di quanta fatica abbia fatto a scriverlo: il Torneo Tremaghi mi ha messo davvero a dura prova, mi ha portato via mezzo cervello, perché lo volevo fare… beh diciamo benino insomma! E spero vivamente di essere riuscita nel mio intento.
Come possiamo vedere: il nostro Luke è l’amore fatto a persona, si è dimostrato completamente dipendente dalla nostra Tethy, le ha salvato la vita e… beh chi non lo vuole un amore di ragazzo così? Uno stolto non lo vorrebbe! <3 facciamo quindi un applauso al nostro Hemmings ;)
Su questo capitolo non ho molto da dirvi, vorrei lasciare a voi la parola, spero davvero di avervi stupite <3
Passiamo alle nuove arrivate <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 _phenomeniall  lol3  Imlovinit muahahaha ImDiamond fassarina_1D zymic styles dimples tienimiconte  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 Black Hurricane lol3 bellascema vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 tienimiconte Bieber_Hug Zimo hexvenly Imlovinit kidrauhl__ Giuliabellaefp  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Eleanor_Rigby Cece_writes leosfire _Hakuna_Matata_ avicii_ niallspringles tienimiconte Nerhs HoransCoffee  vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Sei un idiota, sei un incosciente, sei completamente fuori di testa!» urla ancora lei, mentre i singhiozzi la invadono, ma lei deve dirglielo, deve fargli capire quello che pensa, quello che l’assilla, deve dirglielo, perché lui se lo deve ficcare in testa.
E Tethy comincia così il suo monologo, travolta dalle lacrime, travolta dall’angoscia.
«Hai rischiato di morire!» sì, ha rischiato la vita, ha rischiato di perdere la vita per lei, ha rischiato di brutto, affrontando un Drago che non era il suo, andando a correre in suo aiuto, andando a proteggerla contro il fuoco, andando lì, quando il suo compito lo aveva già svolto.

Cutie potatoie qui <3
Il prossimo capitolo vi scioglierà ;) ve lo assicuro ;) gli esami procedono, e vedrete che i miei ritardi non saranno più troppo disastrosi, parola di Serpeverde onesta! :D
Grazie ancora per ogni cosa che fate care mie <3 ci sentiamo presto ;)
Nanek

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Capitolo 14
*** Part of me ***


Capitolo 14

Part of me

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C'è una parte di me che fa parte di te. 
Ci convivo da un po' oramai.
Da quando ci evitiamo, chi siamo... 
Non lo so.
Nel silenzio che c'è, quella parte di me 
Se ne va, dietro te 
Io rimango così con quell'altra metà 
E il rumore che fa non lo sai.
Mi mancano i ritardi, gli sguardi 
Spenti ormai. 



Hogwarts, novembre 2013.

Quando Luke apre gli occhi, non capisce dove si trova.
Sotto il naso c’è un profumo che non riconosce, non è la sua camera quella, ne è sicuro; le lenzuola poi sembrano così strane, così fresche, il cuscino è quasi fin troppo alto, non può essere il suo.
Batte le palpebre più di una volta, prima di mettere a fuoco ogni cosa: riconosce quelle pareti, riconosce quelle finestre, è il posto in cui non è mai stato fin ad ora, è il posto che ha sempre odiato, che ha sempre cercato di evitare: è in infermeria.
Sente sulla sua guancia, una mano calda.
Ecco che si volta di scatto, ecco che nota pure la presenza di una persona seduta accanto a lui: e la vede, con gli occhi blu ancora persi, le borse nere sotto agli occhi, le labbra serrate, prive di qualsiasi tipo di emozione, i capelli raccolti in una coda bassa, le dita di lei che sfiorano la sua pelle, che lo accarezzano con fare gentile e tenero, Tethy è lì con lui.
Nota la mano destra di lei, fasciata, nota un graffio sulla mandibola, sono i segni della caduta, quando quell’idiota di un Grifondoro, non è riuscito a metterla in salvo.
Luke tenta di alzarsi appena, vuole appoggiarsi alla testiera del letto con la schiena; i suoi movimenti sono fin troppo bruschi, tanto che sente una fitta su tutto il braccio destro, una fitta che parte dalla spalla e arriva alla mano: nota solo ora di essere completamente fasciato, nota solo ora di essere ferito, ricorda solo ora di essere stato preso in pieno da quella fiamma per proteggere Tethy.
Ricorda anche di esser svenuto, di aver perso i sensi, ma che è successo? Perché è crollato? Non si dà una spiegazione, non capisce, sa solo di essersi sentito stanco, di essersi sentito fin troppo pesante per le sue gambe.
Si sistema a fatica, aiutato da Tethy che lo aiuta a mettere per bene il cuscino.
«Ce la faccio anche da solo» sbotta con tono antipatico, un tono che la ragazza non sta neanche ad ascoltare, Luke Hemmings non le fa più paura, non la mette più a disagio, è inutile che faccia lo strafottente.
«Stai meglio?» chiede lei, continuando a non esprimere nessun tipo di emozione mentre lo guarda: la cosa lo inquieta, lei ha gli occhi che parlano, che esprimono gioia e delusione, felicità e tristezza, ma perché in questo momento lui non riesce a cogliere nulla nel suo sguardo? Perché sembra diventata così fredda? Che le è successo? Sta male?
«Che è successo?» chiede lui, alludendo al suo strano comportamento, ma Tethy risponde spiegando quel che è successo a lui.
«Il fuoco… il Drago… c’è il veleno… e tu… » dice con voce flebile, esitando, cercando le parole da dire, la sua voce così insicura che viene bloccata da un singhiozzo appena udibile; Luke la guarda, vede i suoi occhi blu lucidi, li vede riempirsi di lacrime, li vede far scivolare due gocce lungo le sue guance, mentre lei si morde nervosamente il labbro inferiore, sospira più a fondo che può, come a trattenersi, come a non voler esplodere del tutto, Luke la guarda, è senza parole.
«Tu sei svenuto per questo… e sei… caduto… sotto i miei occhi…» continua lei, lasciando che le lacrime le solchino le guance, lasciandole scivolare silenziose, quelle lacrime che sembrano non avere fine.
Luke cerca di avvicinarsi a lei, cerca di accarezzarla, cerca un contatto con lei, ma lei continua a raccontare, continua a spiegargli ogni cosa, lasciandosi travolgere da quelle immagini che le riempiono la mente, immagini che la stanno torturando, immagini che l’hanno fatta piangere per tre ore di seguito, perché Luke sta dormendo da tre ore e non sembra neanche rendersene conto.
«Eri… ferito… abbiamo fatto l’impossibile per portarti qui… ed eri… pallido… eri…» continua lei, fissando le lenzuola bianche, fissandole senza battere ciglio, lasciando che le parole le escano di bocca: l’immagine di Luke a terra, Luke così pallido, il suo braccio ferito, Luke che non le risponde, perché Tethy ha urlato il suo nome come una matta, l’ha urlato mentre lo scuoteva, lo ha urlato fino a non avere più voce, fino ad avere quel flebile suono che le ha permesso solo di sussurrare il suo nome, il nome che ha sussurrato di continuo nella speranza che lui aprisse gli occhi, nella speranza che le sue iridi azzurre si specchiassero su quelle di lei; ma Luke non ha risposto, Luke è stato portato via di corsa, lui doveva essere curato alla svelta.
E dopo tre ore Tethy è riuscita ad andargli vicino, ad averlo nuovamente con sé.
«Draghi che hanno veleno nel fuoco, Silente mi vuole morto non c’è dubbio» ironizza lui, cercando di sdrammatizzare, prendendo la mano a Tethy, trascinandola più vicina a sé, fino a poter respirare quel profumo, fino a poter sentire nuovamente il suo calore, la sua presenza sul suo petto: quanto gli è mancata, lei non lo può neanche lontanamente immaginare, non lo può capire.
E Tethy piange ancora sul suo petto, piange e non riesce a sorridere a quello che lui ha appena detto, perché lui non può neanche immaginare quello che ha passato lei, non può neanche lontanamente pensare quanta preoccupazione l’ha invasa, quanta paura di perderlo ha avuto in circolo, lui non lo può sapere, non lo può capire.
Tethy ha vissuto il peggiore dei suoi incubi, ha rischiato la vita, ma soprattutto ha rischiato di vederlo morire per colpa sua.
E nella sua mente, nonostante lei si trovi sul petto di lui, quelle immagini non smettono di assillarla.

Non riesce a non pensare a quel momento, il momento in cui il Drago ha colpito la parte di tribuna dove lei era seduta, non riesce a dimenticare lo spavento, la paura, l’agitazione che sono salite a mille dentro di lei, non riesce a scordare quell’impatto, non riesce a toglierselo dalla mente, è impossibile; rivede se stessa che tenta di non cadere, che nonostante questa sorpresa cerca di essere fiduciosa nelle doti di Arthur, perché lui può aiutarla, perché lui è un Grifondoro, la salverà, ne è certa, non ha dubbi e Calum non deve preoccuparsi, non deve temere nulla, lei è in ottime mani.
Ma Tethy è una stupida illusa, perché quell’idiota non è in grado di salvarla, e se ne rende conto quando cade dentro l’arena, facendosi male, graffiandosi un po’, rendendosi contro di avere un Drago davanti ai propri occhi, un Drago che è inferocito, che continua ad attaccarla, usa la coda, sputa fuoco e lei, senza bacchetta e senza armi di difesa, non ha nessuno a salvarla.
Cerca di nascondersi, cerca di non essere colpita, ma il Drago l’ha presa di mira, la guarda con quegli occhi cattivi e pericolosi, la guarda e l’attacca, l’attacca e Tethy si fa male alla mano, cade, non ha via di scampo.
Prega che Arthur l’aiuti, prega che colpisca il Drago, ma il Grifondoro sembra più in difficoltà di lei.
E quando la fine sembra essere arrivata, dal nulla, ricorda di aver urlato, di aver lasciato libero sfogo alle lacrime, di aver chiuso gli occhi, per poi riaprirli e trovare le sue iridi azzurre davanti alle sue: Luke.
Luke che le parla, che la chiama e lei che non sa cosa dire, non sa cosa rispondere, trema, è spaventata da morire, è paralizzata, è incredula che lui sia davvero lì; e poi il Drago torna ad attaccare, torna a rivoltarsi contro di loro e quella fiamma prende in pieno il braccio di lui, lui che urla dal dolore, davanti ai suoi occhi, urla per disperazione e lei non sa cosa fare.
Luke si protegge con un incantesimo, Luke richiama la sua scopa, Luke la supplica di reggersi a lui, Luke la porterà in salvo, le salverà la vita: si tiene a lui, cerca di non lasciarsi andare, cerca di non cadere, si tiene a lui ancora sotto shock, ancora con la paura ad invaderla, con il cuore che batte all’impazzata, con il corpo che trema come non mai.
E poi ecco che arrivano al sicuro, al riparo, lontani da pericolo ed ecco che Luke, il suo Luke, perde i sensi.
Viene portato via.
I suoi occhi azzurri non la guardano, sono chiusi.
La sua pelle pallida.
Il suo corpo così inerme.

«Sei un idiota!» sbotta Tethy di colpo, spaventata ancora da quel ricordo, mentre la mano di Luke la tiene stretta a sé, come a non voler lasciarla andare, come se capisse la sua reazione.
«Sei un idiota, sei un incosciente, sei completamente fuori di testa!» urla ancora lei, mentre i singhiozzi la invadono, ma lei deve dirglielo, deve fargli capire quello che pensa, quello che l’assilla, deve dirglielo, perché lui se lo deve ficcare in testa.
E Tethy comincia così il suo monologo, travolta dalle lacrime, travolta dall’angoscia.
«Hai rischiato di morire!», sì, ha rischiato la vita, ha rischiato di perdere la vita per lei, ha rischiato di brutto affrontando un Drago che non era il suo, andando a correre in suo aiuto, andando a proteggerla contro il fuoco, andando lì, quando il suo compito lo aveva già svolto.
Ha rischiato la vita compiendo quel gesto, ha rischiato di morire mettendo il suo stupido nome in quel Calice di fuoco, ha rischiato la vita partecipando a quello stupido torneo che, per giunta, è stato organizzato dalla sua famiglia o almeno così dice la gente: e la sua famiglia poi, chi è così stupido da organizzare una cosa del genere? Chi è così idiota da organizzare un torneo simile per la gloria della propria famiglia? Chi? Gli Hemmings evidentemente e suo figlio è ancora più idiota perché li asseconda.
Luke prende quegli insulti, li prende tutti, ma non ci dà troppo peso, lei sta piangendo, lei è una ragazza, è fragile, è condizionata da qualsiasi tipo di emozione, è debole, è… innamorata di lui, sì, lo è, ne è convinto, questo pensiero è più che corretto.
È innamorata di lui, per questo sta piangendo, per questo si arrabbia nei confronti di tutto e tutti, perché lei è innamorata di lui e non vuole perderlo, non vuole vederlo morire.
«Non devi più salvarmi la vita Luke» dice ancora lei, mentre lui sorride: come può davvero pensare che non interverrà più per aiutarla? Come può pensare che la lascerà in pericolo? Come può pensare che lui non farà più nulla per proteggerla da ogni cosa?
Neanche lui la vuole perdere.
Neanche lui vuole vederla morire.
Si sentirebbe colpevole.
Si sentirebbe l’unico responsabile.
Perché lui è…
Innamorato di lei. Giunge a questa conclusione nei suoi pensieri, giunge a questa conclusione e sospira, perché lo ha ammesso a se stesso, ha ammesso di essere innamorato di Tethy Berenice Juno Clifford, Grifondoro, Mezzosangue, la sua ragione di vita, la sua ragione per ogni cosa, è innamorato di Tethy e lei prova lo stesso per lui, ne è certo, ne è convinto e continua a ripeterlo nella sua testa, come se fosse la cosa più bella del mondo, la cosa che non riusciva a confessare nei suoi pensieri, ma ora è la cosa più semplice.
«Tu devi smetterla di essere il mio principale pensiero» confessa lui, sentendola quasi paralizzata tra le sue braccia, notando il suo sguardo alzarsi lentamente verso il suo, quelle lacrime che si ostinano a scendere.
«Devi smetterla di assillarmi, devi smetterla di farmi pensare a te, devi smetterla di farmi preoccupare» continua lui, baciandole le guance, baciando quelle lacrime salate, come se le sue labbra potessero essere l’unica cura possibile. «Devi smetterla di evitarmi, devi smetterla di negarmi lo sguardo, devi smetterla di trattarmi così» ancora un bacio, ancora un altro, il rossore sulle guance di lei è evidente.
«Devi rispondere alle mie lettere, devi parlare con me, devi smetterla di farmi arrivare da Glasgow a Brighton e farmi perdere il coraggio di bussare alla tua porta, devi smetterla Tethy, di farmi sentire ancora colpevole» e anche lui ora arrossisce, perché sta confessando tutto quello che ha passato, sta confessando di non aver fatto altro per tutta l’estate: ha solo pensato a lei, ha solo sperato di essere degno di un perdono.
«Devi perdonarmi, Tethy» conclude, mentre lei resta senza parole, non sa cosa dire, non sa cosa fare, arrossisce e basta, sente il cuore balzarle in gola, sente le mani diventare fredde tutto d’un tratto.
«D-devo tornare al mio… letto» balbetta, cercando una scusa per allontanarsi, una scusa stupida, dato che deve dormire anche lei in infermeria, dato che lei è esattamente a un letto di distanza da quello di lui; ma Luke non ha ancora perso quella parte del suo carattere, non ha ancora perso quel brutto vizio di non lasciare libera scelta alle persone, tanto che la stringe ancora più a sé, tanto che cerca di farla distendere affianco a lui, senza incontrare troppa resistenza da parte di lei: lei è sua, gli appartiene, non può sfuggirgli.
E Tethy è vicina a Luke, quel letto è fin troppo piccolo per entrambi, lei glielo fa notare, lui è ferito, lui deve riposare, lei è solo un impiccio.
«Non mi importa» sussurra fin troppo vicino alle sue labbra, sussurra così vicino a lei, baciandole le guance, baciandole il collo, ma non osa baciarla per davvero e non sa neanche lui perché.
«Grazie… per avermi salvato la vita» la sente bisbigliare, mentre lui sorride, continuando a bearsi del suo profumo, continuando a passare le labbra su quella pelle così morbida.
«Dovevo» sussurra lui. «Dormi Tethy» le dice ancora, baciandole la fronte, distendendosi anche lui, beandosi della sua presenza, ringraziando di averla almeno lì con lui in quel momento, ringrazia per così poco, quel poco che basta a renderlo felice.
Sa bene che non l’ha ancora perdonato, vuole sentirsi dire quelle parole, vuole il suo perdono più di qualsiasi cosa al mondo e, tutto sommato, averla lì con lui, così vicina, è un passo avanti verso quel momento.
Ne è convinto, ne è certo, perché lui… è innamorato di lei, è innamorato per davvero.

 
Note di Nanek

L’ha detto.
O meglio, l’ha pensato.
Luke Hemmings merita un premio per aver messo in funzione il cervellino ed aver capito che è innamorato di Tethy! Un applauso per il nostro Hemmo, fa progressi degni di nota :D
Mentre io con i miei ritardi faccio passi indietro lolol perdonatemi.
Gli esami… sono andati! Alcuni moooolto bene e mi hanno dato una felicità immensa, altri invece sono andati alla cavolo ma vabbè :D grazie a tutte quelle che hanno chiesto <3
Volevo dirvi che… ho aspettato un po’ ad aggiornare perché… speravo che il capitolo 13 vi entusiasmasse! Certo, le 5 persone che hanno recensito mi sono sembrate le persone più felici al mondo, ma boh, speravo in altro forse, non lo so, per questo ho tardato, ho voluto osservare che succedeva… ed ora eccomi qui!
Spero davvero che questa storia non stia perdendo il suo “““fascino””” anche perché mancano ancora diversi capitoli, e ne succederanno di tutti i colori :D non vorrei perdervi, dico davvero, ora gli esami sono andati, non ritarderò più, lo prometto, e spero davvero che voi continuiate a seguire questa storia <3
Passiamo a voi <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Megan99 amorelove C_A_L_M_ vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 5sos Incubo vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 finns hugmeLukey C_A_L_M_ vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Cece_writes leosfire  tienimiconte Nerhs HoransCoffee  vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Sapevo di poterti trovare qui, il bagno dei Prefetti è fonte di curiosità per tutti» continua a sorriderle, un sorriso che lei non sa definire, sembra malizioso, è così strano, così diverso dal solito.
«Hai migliorato la calligrafia, mi complimento» dice lei, fingendosi a suo agio, mentre nelle vene le scorre l’imbarazzo più totale.
«Ho fatto scrivere quell’idiota di Wall, non volevo essere riconosciuto» si spiega lui, avvicinandosi sempre di più al bordo della vasca, tastando con un dito l’acqua, per poi cominciare a togliersi la divisa.
«Che stai facendo??» domanda lei, come se la risposta non fosse ovvia, dato che si sta spogliando sotto ai suoi occhi.
«Beh, questa vasca è enorme, direi che possiamo starci entrambi, non trovi?» ecco di nuovo quel sorrisetto, un sorrisetto che fa arrossire Tethy ancora di più.

 
Eheheh questa anticipazione che vi fa pensare? ;) a voi i commenti ;)
Per chi volesse, ho appena iniziato una MINI long: si intitola Believe , è la storia che ho scritto per un contest, classificandomi al primo posto <3 se volete leggerla è un cross over tra 1D e 5SOS, protagonisti Niall Horan e Luke Hemmings, sono solo 5 capitoli, se vi incuriosisce un po’, è lì ;)
Vi ringrazio per aver portato questa storia come terza tra le popolari *-* ormai non so più in che lingua ringraziarvi!! Grazie. Merci. Thanks. Gracias. Danke (? Il tedesco non lo parlo lol). Arigatooo (? Neanche il giapponese lo parlo)
Credo di aver finito per oggi con la mia stupidità :D vi saluto e vi do appuntamento a presto ;) prestissimo ;)
Nanek

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Capitolo 15
*** As long as you love me ***


Capitolo 15

As long as you love me

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'Cause when you love me, I can feel it 
When your heart beats, I can hear it 
Be glad, don't say a word 
Don't say no, girl, I'm all yours 
Love me like you do
Hold me tight and don't let go 

Hogwarts, 2 dicembre 2013.

È passato un mese da quella fatidica prima prova.
È passato un mese da quell’episodio in infermeria.
È passato un mese e, ovviamente, Luke Hemmings non le ha più rivolto la parola.
Forse è troppo impegnato, essere un concorrente del Torneo Tremaghi non è cosa da poco, i giornalisti sono sempre in giro per la scuola nella speranza di intervistare il più possibile i tre ragazzi che si sfidano per la Coppa: sono curiosi, sono assetati di notizie, questo Torneo è anche più intrigante del solito, dato che è stato organizzato, dato che un concorrente ha salvato una studentessa che non doveva salvare, dato che lo studente in questione è il tanto acclamato Luke Robert Hemmings, Serpeverde, Purosangue, mentre lei è una studentessa dei Grifondoro, Mezzosangue e dal nome troppo difficile da ricordare. Non ha importanza chi è lei, l’importante è lui, il ragazzo dai capelli color dell’oro e gli occhi azzurri, il ragazzo più temuto dall’intera scuola, il ragazzo che sta affrontando sfide incredibili organizzate dalla sua stessa famiglia, il ragazzo che non parla mai, che non lascia troppe parole ai giornalisti, che regna nel silenzio, che si lascia scappare solo qualche sguardo inquietante e un sorrisetto beffardo: lui è il bersaglio preferito dai giornalisti, lui è il misterioso, lui è quello che vogliono.
Ma lui non vuole loro e fa di tutto per evitarli: si nasconde in biblioteca, si nasconde in guferia, cerca di scappare da loro, ma molto spesso i suoi tentativi falliscono miseramente.
E Tethy crede sia questa la ragione per la sua assenza, è sicuramente per questo che non le parla da un mese, è sicuramente per questo che non ha tempo da dedicarle, deve scappare, deve nascondersi…
O forse, deve nascondere lei, dato che la parola “Mezzosangue” associata ad un Serpeverde, sembra la cosa più assurda al mondo, sembra un’eresia: Luke si vergogna di lei, si vergogna del sangue che scorre nelle sue vene, si vergogna delle sue origini, ne è certa, non ha dubbi, è così palese.
Come può sbandierarla ai quattro venti? Come può mostrarla al mondo intero sapendo quanto rovinerebbe la sua immagine, sapendo quanto deluderebbe la sua famiglia? Lei lo sa che lui si vergogna, lo sa che per lui l’onore viene prima di ogni cosa e tutto questo la innervosisce, la fa arrabbiare, le fa desiderare di non essere mai nata, le fa desiderare di poter tornare in quell’arena, per essere ammazzata da quel Drago, mettere fine a questa situazione, a queste sofferenze che lui le provoca stando lontano, lei vuole sparire, vuole andarsene, è al limite della sopportazione.
E Tethy, da un mese, non fa altro che piangere di notte, quando è sola, quando non c’è Calum a distrarla, lei piange e si chiede perché: perché è una Mezzosangue? Perché lui deve essere un Purosangue della Casa Serpeverde? Perché proprio a lei questo destino crudele? Perché non a qualcun altro? Cos’ha fatto per meritarselo? Cos’ha fatto per ridursi così? A cercare incantesimi su come essere una Purosangue, a cercare un possibile aggancio tra sua madre e il mondo della magia, a cercare l’assurdo pur di essere all’altezza di Luke, solo per lui e nessun altro.
E si sente stupida Tethy, si sente la ragazza più assurda al mondo, perché in realtà, l’unico a sbagliare è lui: cosa gliene importa del suo nome? Cosa gliene importa del suo sangue? Non può bastarle lei e basta? Lei come Tethy Berenice Juno Clifford? Lei che darebbe qualsiasi cosa pur di sembrare la perfezione davanti ai suoi occhi? Lei che, insomma, lo ama più di se stessa? Lo ama a tal punto che vorrebbe cambiare quel che è solo per compiacerlo? Questo non gli basta? L’amore non gli basta? Il suo è Amore a tutti gli effetti, è un sentimento così potente, così forte, in grado di farti sentire in pace con ogni cosa che ti circonda: non gli basta questo? Non è sufficiente?
No, non lo è per niente.

«Tethy, svegliati! Per piacere, concentrati!» la richiama dai suoi pensieri una voce e una gomitata sul braccio: Calum è seduto alla sua destra, sono in biblioteca a ripassare alcune pozioni e lei sta ancora fissando il vuoto, si è persa ancora nei suoi pensieri, si è persa senza rendersene conto lasciando il suo amico solo, a parlare con un muro, sta spiegando queste cose per lei, dato che i suoi risultati sono poco soddisfacenti.
«Ci sono, Cal, ci sono» borbotta lei, buttando l’occhio sui suoi appunti, neanche si ricorda che pozione stanno ripassando, neanche si ricorda come si prepara.
«Dici che esiste una pozione per far cambiare il sangue a una persona?» dice senza pensare, lascia che la stupidità di quella domanda arrivi alle orecchie di Calum, il quale, sospirando rumorosamente, non le rivolge lo sguardo.
«Sei davvero una sciocca» dice a denti stretti, continuando a sfogliare il libro che ha tra le mani.
«Dici di no?» insiste lei, facendolo innervosire: le sue paranoie ormai sono al limite della sopportazione, tanto che Calum non osa rivolgerle più la parola, continua a leggere senza badare a lei, non vuole più sentirla parlare perché, se lo fa, i discorsi girano sempre attorno a Luke Hemmings, lui e il suo maledetto sangue puro.
E lei, capendo il suo stato, non si lamenta del silenzio che cala tra di loro, perché il silenzio le permette di pensare, le permette di perdersi nei suoi pensieri preferiti, pensieri che partono da iridi azzurre, passano a capelli biondi e terminano sempre con l’argomento “sangue puro”.


Quel pomeriggio, Tethy gira per la scuola con una meta precisa, un posto che le ha suggerito un pezzo di carta trovato sopra i suoi appunti di pozioni, nel momento in cui si è assentata dal suo posto in biblioteca per cercare un libro su vecchi incantesimi: il foglietto era lì, piccolo e ben scritto, aspettava solo i suoi occhi, occhi che lo hanno letto più di una volta, occhi che hanno cercato fino all’ultima parola una traccia di riconoscimento: la calligrafia di colui che lo ha scritto non la conosce, ne è certa, il messaggio era semplice e diretto.
“Bagni dei Prefetti, così magari non ti perdi nei tuoi pensieri, mio Biancospino” così c’era scritto e il suo pensiero è volato subito a Calum: lui è l’unico a vedere in che condizioni si trova, lui è l’unico a sapere del suo animo tormentato; eppure, quella calligrafia non è sua, ne è certa, l’ha vista tante volte, la sua è cicciottella e tendente allo stampatello, mentre quella sul foglio, è magrolina, in corsivo, con troppi ghirigori sulle lettere in maiuscolo.
Ma lei non ha avuto troppi pensieri a riguardo: il bagno dei Prefetti è vociferato da tutti come una stanza bellissima, meravigliosa, così rilassante, così unica, un’occasione unica poterci entrare dato che è riservata a pochi fortunati e lei, che dà sempre fiducia alle parole altrui, si è lasciata convincere con poco ed ora avanza per il corridoio, senza troppa paura di essere beccata, non le importa nulla, vuole solo provare ad entrare.
E, quando dalla sua bocca esce quella parola che è la chiave d’accesso a quella stanza, «Biancospino», la porta si apre e l’adrenalina sale a mille dentro di lei.

E davanti ai suoi occhi il bagno dei Prefetti si mostra davvero come la stanza meravigliosa che tutti descrivono: interamente in marmo bianco, la vasca rettangolare in mezzo, i rubinetti in oro, il dipinto della sirena sulla parete, le finestre che lasciano entrare un po’ di luce, quell’atmosfera così rilassante solo a vederla, l’atmosfera che avvolge l’animo tormentato di Tethy e la invita a riempire la vasca, a spogliarsi a godersi quel momento così unico e irripetibile.
Tethy si immerge, lascia che anche i suoi lunghi capelli si bagnino in quell’acqua così calda, così profumata da quel sapone che Tethy ha lasciato spargere, creando un po’ di schiuma, i suoi capelli se li porta davanti, sul suo petto, li guarda, li prende tra le dita, non ha più cambiato colore, non li ha più tagliati, non li ha più curati troppo.
«Domani, lo giuro, chiedo a mamma di mandarmi qualcosa per schiarirvi: vi faccio biondi, che ne dite?» parla ai suoi capelli come se potessero davvero rispondere, sorride di fronte a questa sua stupidaggine, ma tanto nessuno la sentirà mai, nessuno la vedrà, lei è lì da sola, in quella stanza tanto bella, a rilassarsi, a prendersi del tempo per lei, lei e nessun altro, ne ha bisogno, ha questa necessità.
E sul più bello, quando chiude gli occhi per godersi a fondo questo momento, sente una voce provenire da fuori che evoca la parola d’ordine per entrare.
Tethy sente il cuore balzarle in gola, si immerge più che può sotto l’acqua, pregando di essere nascosta dalla schiuma che galleggia, apre gli occhi e non riesce neanche a cominciare con le sue giustificazioni, perché la persona che è entrata la fa arrossire tutto d’un colpo, le blocca le parole in gola: Luke, con un sorriso quasi beffardo, ha appena chiuso la porta, bloccandola con un incantesimo che lei non ha neanche sentito.
«Ciao, Tethy» la saluta, avanzando verso la vasca, mentre lei cerca di raccogliere più schiuma possibile vicino a sé.
«Sapevo di poterti trovare qui, il bagno dei Prefetti è fonte di curiosità per tutti» continua a sorriderle, un sorriso che lei non sa definire, sembra malizioso, è così strano, così diverso dal solito.
«Hai migliorato la calligrafia, mi complimento» dice lei, fingendosi a suo agio, mentre nelle vene le scorre l’imbarazzo più totale.
«Ho fatto scrivere quell’idiota di Wall, non volevo essere riconosciuto» si spiega lui, avvicinandosi sempre di più al bordo della vasca, tastando con un dito l’acqua, per poi cominciare a togliersi la divisa.
«Che stai facendo?» domanda lei, come se la risposta non fosse ovvia, dato che si sta spogliando sotto ai suoi occhi.
«Beh, questa vasca è enorme, direi che possiamo starci entrambi, non trovi?» ecco di nuovo quel sorrisetto, un sorrisetto che fa arrossire Tethy ancora di più: e gli occhi di lei sono imbarazzati come non mai, si sente le guance caldissime, si sente irrigidire non appena Luke resta a petto nudo davanti a lei, si sente la gola secca di fronte a tanta bellezza, si sente così inferiore che abbassa lo sguardo verso la schiuma che ha sul petto, che sta diminuendo, che la sta scoprendo troppo: si mette a cercarla con le mani, si mette a trascinarla il più vicino possibile e lei, lei che si vergogna come non mai del suo corpo, si vergogna perché lui è lì, in quella stanza, ed è così perfetto che la fa sembrare un’autentica briciola.
Il corpo di Luke si immerge in quell’acqua calda, tanto che si lascia sfuggire dalle labbra un piccolo gemito, appena sussurrato, la sensazione che si prova a stare in quell’acqua è magnifica.
«Potrei vivere qui dentro» annuncia lui, immergendosi del tutto, per poi lasciare solo il suo capo fuori da quel caldo che avvolge il resto del suo corpo.
Tethy lo guarda dall’altro lato della vasca, lo guarda con occhi meravigliati di fronte a tale bellezza: lui ha gli occhi chiusi, i capelli indietro, quell’espressione così pacifica, i lineamenti così rilassati, così dolci, si bea della sua immagine e, dentro di lei, lascia crescere il desiderio di potersi avvicinare a lui.
Quanto vorrebbe potersi mettere più vicina, quanto vorrebbe ridurre questa distanza, solo per poterlo vedere ancora meglio, solo per poter… baciare quelle labbra che non bacia da troppi mesi, quelle labbra che sta dimenticando, quella loro morbidezza, quel loro essere così perfette quando si uniscono alle sue. Quanto le mancano quelle labbra, quanto vorrebbe poterle assaporare ancora.
«Se vuoi puoi venire più vicina» dice Luke dal nulla, aprendo un occhio e guardandola, come se avesse appena letto nella sua mente.
«Sto bene qui, Hemmings» risponde lei, cercando di mascherare il suo stato d’animo, cercando di apparire indifferente.
«Mi ero abituato a sentirti dire “Luke”, siamo tornati ad essere formali, Clifford?» la prende in giro lui, sapendo bene cosa sta provando lei, sapendo bene quanta voglia ha dentro di poterlo stringere a sé.
«Io non dimentico quello che mi hai fatto» dice a denti stretti; lo sente sospirare rumorosamente, lo vede avvicinarsi a lei, si avvicina fin troppo, senza il suo consenso.
«Non ti ho chiesto di venire qui vicino a me» brontola lei, facendolo ridere appena, mentre lui appoggia la schiena al muretto, immergendosi come aveva fatto precedentemente.
«Mi piace starti accanto» confessa lui, guardandola, mentre lei distoglie lo sguardo per cercare altra schiuma per coprirsi il petto.
«Non vergognarti di te stessa, Tethy» dice lui, prendendole la mano «L’unico che si dovrebbe vergognare… sono io» ammette tutto d’un fiato, fissando l’acqua davanti ai suoi occhi: Luke Robert Hemmings ha appena confessato di provare vergogna di se stesso.
«Lo so che non ti dimentichi del disastro che ho fatto, l’ho capito da solo, ti ho mandato lettere fino alla nausea senza ricevere risposta, non sono così idiota, lo vedo nei tuoi occhi che mi odi ancora…» lascia il discorso in sospeso, le dita di lui si intrecciano a quelle di lei, il cuore di Tethy batte all’impazzata.
«Non ti odio, Luke…» dice con un fil di voce, guadagnandosi da lui un sorriso appena accennato.
«Però non mi ritieni ancora degno di un perdono, di un tuo sorriso, di un tuo sguardo sincero… di un bacio» Tethy deglutisce a fatica, il rossore sulle sue guance non svanisce.
«Non ti ho salvato la vita perché sono buono e altruista con tutti, Tethy, ti ho salvato la vita perché era la tua vita, eri tu quella che rischiava di morire, è della tua vita che mi importa, non quella degli altri» la voce di lui sembra così incerta mentre dice queste parole, esita, cerca di nascondere la sua insicurezza, come se avesse paura di sbagliare «Ashton era il mio migliore amico e io l’ho colpito, l’ho ferito, solo perché ho messo te al primo posto, l’ho sfidato perché lui ha iniziato a insultare te, perché lui… non poteva accettare questo…» si blocca, cambia parole «questa cosa… che provo per te» e Tethy si lascia sfuggire un sorriso divertito, l’imbarazzo del Serpeverde è davvero buffo.
«E cos’è questa cosa, Luke?» lo istiga, guardandolo, fissando il ragazzo che punta le sue iridi contro l’acqua, il ragazzo con un lieve rossore sulle guance, il ragazzo che lei ha conosciuto per davvero.
«Non credo tu sia degna di saperlo, dato che mi tratti come se fossi un specie di giocattolo vivente» si difende lui, arrampicandosi sugli specchi pur di non confessare quella cosa tanto nascosta.
«Ti perdono» dice lei tutto d’un fiato, con un sorriso in volto che è divertito da morire: lei vuole sentirsi dire quelle parole, vuole sentirlo confessare, deve ammetterlo.
«Lo fai solo perché hai un animo da curiosa, Clifford, sei… sei…» si volta per guardarla, iridi blu contro iridi azzurre, Luke si avvicina di più a lei, fa sfiorare i loro nasi e su quelle labbra termina la frase «Sei bellissima» confessa timidamente e, avvicinando ancora di più le sue labbra, dice quello che Tethy sta aspettando «Sono convinto di essere innamorato di te» e non c’è più distanza a dividerli, non c’è più nulla tra le loro labbra, perché si sono unite nuovamente.
La mano di Luke accarezza la guancia di Tethy, lei arrossisce e cerca di calmare il suo cuore, che potrebbe uscirle dal petto per la troppa felicità, le loro labbra si cercano, non vogliono dividersi più, si sono mancate da morire, hanno aspettato fin troppo, non avevano più pazienza, si appartengono e così devono stare, unite tra di loro; poi le loro lingue che si sfiorano di nuovo, i denti di Luke che vanno a mordicchiarle il labbro, quelle sensazioni così familiari, quelle sensazioni che entrambi riconoscono, che entrambi hanno cercato di non dimenticare, sensazioni uniche e speciali, sensazioni che sono mancate loro come l’ossigeno.
Le mani di Tethy vanno ad intrecciarsi dietro il collo di Luke e il suo animo è così felice, i suoi pensieri sono così positivi, sembra aver dimenticato tutto d’un tratto le sue paure, le sue insicurezze, perché lui gliel’ha detto, lo ha confessato, è innamorato di lei, Luke Robert Hemmings è innamorato di lei e nulla può essere più perfetto di così.
«Ti perdono per davvero» sussurra Tethy in quei pochi istanti in cui le loro labbra si dividono, facendo comparire un sorriso solare e un po’ timido in quelle labbra così perfette ai suoi occhi, in quelle labbra che nessuno ha mai visto sorridere per davvero.
E Luke bacia la sua Tethy, la bacia come se fosse la cosa più bella al mondo, la bacia e le fa capire quanto sia meravigliosa ai suoi occhi, la bacia e lascia intendere che vuole di più, lascia intendere che vuole amare la sua Tethy, la vuole amare davvero, la vuole amare completamente.
E le mani di Luke, vanno ad accarezzarle il collo: quel tocco così prezioso, così unico, così leggero, che scende, scende sulle spalle, scende sul suo corpo provocandole brividi, provocandole quella sensazione così meravigliosa; le mani di Luke la sfiorano ovunque, ogni parte di lei ed in seguito sono le sue labbra a baciarle il collo, le spalle, facendola sentire così bene, facendola sentire così importante per qualcuno.
Tethy ricambia ogni singolo gesto, ricambia con tutto l’amore che ha dentro, nella speranza di far provare anche a lui quelle sensazioni così… magiche, che lei stessa sta sentendo, sensazioni che vuole procurargli, vuole bearsi anche lei dell’espressione del suo viso, quell’espressione di piacere che rende i suoi lineamenti così belli, così unici, quell’espressione che vedrà solo lei e nessun altro.
E da una carezza ad un’altra, da un bacio ad un altro, la stanza si riempie di quei lievi rumori, il rumore delle loro labbra che si uniscono e si separano, che vanno a toccare, a sfiorare le loro pelli, il rumore lieve dell’acqua che si muove, il rumore lieve dei gemiti che si lasciano sfuggire.

Un Serpeverde, Purosangue, discendente da una famiglia degna di nota nel mondo della magia, un discendente degli Hemmings, si sta unendo con una ragazza, una ragazza della Casa Grifondoro, una Mezzosangue, figlia di un Mago e di una babbana. Mai nessuno avrebbe creduto possibile una cosa come questa, mai nessuno crederebbe a tutto questo, perché lo riterrebbe irreale, impossibile, al limite del ridicolo.
Eppure sta succedendo, in quella vasca, in quel momento.
Ma i due ragazzi in questione non hanno pensieri per le loro discendenze, non hanno pensieri rivolti alle loro famiglie, alle Case di appartenenza, al sangue che scorre dentro le loro vene, alle opinioni altrui, perché quello che stanno facendo loro, è amarsi, semplicemente questo.
Luke, ragazzo dell’ultimo anno, sta amando con tutto se stesso lei, Tethy, ragazza al penultimo anno, la sta amando come non ha mai fatto perché è innamorato di lei, perché sa che sta facendo la cosa più bella del mondo con la persona giusta, con la persona che ha conquistato ogni suo pensiero, con l’unica persona che ha saputo guardarlo con occhi sinceri, con occhi benevoli, con occhi blu che lo fanno arrossire.
E Tethy non può davvero desiderare altro dal mondo che la circonda perché si sente amata, perché lui la fa sentire importante, la fa sentire speciale, la fa sentire parte essenziale della sua vita, lui che è sempre stato un tipo difficile da conoscere, lui che è misterioso e schivo, lui che si nasconde dietro una maschera che lei ha saputo amare, che ha saputo togliere, come in questo istante, perché il ragazzo che sta amando più di se stessa è il Luke che sfugge a tutti, è il Luke che lei ha sempre visto.
Serpeverde e Grifondoro si stanno amando, Purosangue e Mezzosangue innamorati come non mai, Luke Robert Hemmings e Tethy Berenice Juno Clifford, non potrebbero essere più felici di così.
 
 

Note di Nanek

Posso dire che questo capitolo mi piace tanto? Non perché l’ho scritto io, ma mi piace tanto l’idea di una cosa come questa: al di fuori della magia, al di fuori che questa vasca sia nel bagno dei Prefetti, quello che questi due combinano nell’acqua è qualcosa che mi contorce lo stomaco.
Sembro pervertita? Okay pensate quello che volete, ma vi giuro, mi fanno una tenerezza incredibile: anche io voglio essere Tethy! =(
Ad ogni modo, salve a tutte =) eccomi qui ritornata =)
Che dire allora? Ve l’aspettavate un perdono così? Spero di no, così vi ho sorprese ;) i nostri amorini sono tornati ad essere quel che erano, le cose stanno tornando ad essere serene per loro <3 siete felici? Io sì <3
Non ho molto da dire, motivo per cui, passo alle nuove arrivate <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Hollypops98 Universe Fede9756 vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 booksakalife hissmilemakemehappy _siamoinfinito Directionina Teenage_dirtbag vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 _siamoinfinito luke_is_a_penguin HoransCoffee fight_till_its_over leosfire  Nerhs  hemmo96 Lou_Live vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Dammi un motivo per non andare a trasformarlo in un rospo, il tuo amico Calum» ringhia lui, mentre lei, parte con un’espressione quasi confusa, per terminare in una risata.
«Non c’è nulla da ridere, Clifford» le dice con tono serio, tono che lei non teme più, dato che continua a ridacchiare.
«Come siamo formali Hemmings, o dovrei dire… come siamo gelosi» Luke spalanca gli occhi, quasi indietreggia «Io non sono geloso» si difende, mentre lei annuisce come per deriderlo, alzando gli occhi al cielo.


Awwwww *-* beh il prossimo capitolo sarà coccoloso da morire <3
Bene care mie, per oggi è tutto <3 spero di trovare le vostre recensioni <3 e spero davvero che questa storia continui a piacervi =) vi rendete conto che siamo al capitolo 15 e al 25 finisce?? T.T NO. Fermi, non disperiamo, c’è ancora davvero TANTO da fare e da leggere ;) quindi un bel sorriso e via! ;)
A presto <3 vi adoro tutte <3
Nanek

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Capitolo 16
*** Just in love ***


Capitolo 16

Just in love

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Girl listen to me 
I was running from the truth 
I’m scared of losing you 
You are worth too much to lose 
Girl I’m just in love with you 
Do you hear what I say? 

 

Hogwarts, 24 dicembre 2013. Ballo del Ceppo- Torneo Tremaghi.

Una cosa che Luke non imparerà mai, è il romanticismo.
Luke non ci sa proprio fare con queste cose, non fanno per lui, non gli si addicono, lui deve apparire come spaventoso e crudele, non si discute su questo.
Non ferma mai Tethy per i corridoi per baciarla, lui si limita a rapirla, a nasconderla in un angolo, senza occhi troppo indiscreti a fissarlo mentre le accarezza il viso e appoggia le sue labbra alle sue; se camminano insieme, si tengono per mano, certo, ma lui non osa abbracciarla, non osa lasciarsi scappare a voce troppo alta complimenti per lei, preferisce sussurrarglieli quando solo da soli, preferisce apparire distaccato e freddo agli occhi degli altri: lui serio e posato, mentre lei… l’esatto contrario: un sorriso che occupa il suo viso, le guance sempre perennemente rosse, la voglia di baciarlo ogni istante, anche davanti all’intera scuola, la voglia di abbracciarlo e di stringerlo forte, Tethy è una Grifondoro affettuosa, ha bisogno di esprimere le sue emozioni, non può davvero tenerle tutte per sé, non può stare senza abbracci e carezze, sono cose che le appartengono, non può farne a meno.
E logicamente, lei come Grifondoro, ma anche come ragazza, vorrebbe tanto che il gelido Hemmings si sciogliesse un po’ di più, vorrebbe tanto ricevere da parte sua bigliettini dolci, da trovare nei libri quando meno se l’aspetta, vorrebbe tanto sentirlo dire quelle due semplici parole che tanto sta aspettando, vorrebbe tanto che Luke fosse il principe azzurro che tutte le ragazze sognano.
Ma lui, non lo diventerà mai, questo è poco ma sicuro.
E la dimostrazione di tale assenza di galanteria, è stata data in occasione del Ballo del Ceppo: ovviamente Tethy ci sarebbe andata quest’anno, accompagnata dal suo Serpeverde, se non lo avesse fatto lo avrebbe seriamente ucciso, lo avrebbe seriamente piantato in asso, per sempre, senza via di ritorno; ma il modo in cui Luke ha invitato la sua Tethy… è stato così entusiasmante che sembrava un invito a un funerale: lui l’ha vista, l’ha salutata con un bacio sulla fronte e con un «Domani sera c’è l’odioso ballo. Passo a prenderti» l’ha invitata, lasciandola pietrificata e delusa morire di fronte a tale mancanza di tatto.
Perché pure Wall, “il brutto idiota”, ha dato il meglio di sé per invitare Cinthia al ballo, le ha portato delle rose, si è inginocchiato ai suoi piedi supplicandola di accompagnarlo e, la Tassorosso, era così rossa in viso, era così felice, che non ha esitato a dire di “sì”; e chi se lo scorda poi, Christian? Quel Corvonero ha quasi fatto svenire la sua fortunata di fronte a tale galanteria: è stato tutto il giorno con lei, l’ha riempita di attenzioni e di complimenti, e prima di salutarla per andare a dormire, porgendole una rosa, le ha chiesto di andare con lui al ballo, sottolineando che «Non c’è nessun’altra persona che vorrei al mio fianco per questa serata così importante» e facendo diventare la povera Sarah color rosso acceso, facendole comparire un sorriso così raggiante che pure i Fantasmi hanno notato, un sorriso che la caratterizza da ben due settimane.
E Tethy invece? Cos’ha ricevuto lei? Un semplicissimo “vengo a prenderti”, né un bacio, né un fiore, né una confessione degna di Romeo per la sua Giulietta, meno di nulla e, la cosa, per quanto possa sembrare stupida, dato che andare al ballo con lui è già una grande fortuna, la turba lo stesso, perché, dannazione, lei non è speciale? Lei non si merita qualcosa di più?
Evidentemente no.

E Tethy sbuffa, davanti allo specchio in bagno, sbuffa e si chiede perché si stia pure tingendo i capelli, si chiede perché tanta preoccupazione per il suo aspetto: a che serve essere carina, se lui non ha neanche fatto la fatica di rendere speciale quell’invito? Vuole farla arrabbiare? O semplicemente non se ne accorge?
Lei prega che sia per farla arrabbiare, perché non accorgersi di questa cosa è impossibile: l’umore di Tethy è sotto i piedi, da quasi ventiquattro ore, è insopportabile, risponde male a tutti e, per l’intera giornata, non ha voluto incrociare Luke neanche con lo sguardo, perché se lo avesse fatto davvero, lo avrebbe incenerito.
Rientra in camera sua con l’asciugamano tra i capelli, la pelle del suo corpo che profuma di crema, la speranza di non aver sbagliato tinta: non si merita tale punizione; si asciuga i capelli guardandosi allo specchio e, fortunatamente, nulla è fuori posto: i capelli mossi le cadono a pennello, lunghi e biondi, color dell’oro, si lascia sfuggire un sorriso di fronte a questo nuovo stile, si piace, si trova davvero carina, ha fatto un bel lavoro.
I suoi occhi poi, vanno a puntare al suo armadio, il vestito che sua madre le aveva messo a posto ancora anni prima la sta…
«Dov’è finito il mio vestito?!» urla, la sua voce quasi rimbomba per l’intera scuola: il vestito rosa non c’è, sparito, nessuna traccia, né di lui né delle scarpe.
Il cuore di Tethy le balza in gola.
Senza vestito come può andare al ballo?
Eppure lo aveva visto, era lì il vestito, chi mai ruberebbe un vestito?
Il panico.
Ansia.
Nervosismo.
Salgono a mille dentro di lei, questa non ci voleva proprio.
A dare il colpo di grazia, è qualcuno che bussa alla porta di camera sua, una voce maschile a chiamarla, una voce che non potrebbe neanche stare nel dormitorio delle ragazze.
«Calum. Sono nei guai» lo accoglie, mentre l’amico si mostra a lei in abito da sera proprio niente male: completo grigio, camicia bianca, un papillon a dare il tocco perfetto, Calum è bellissimo.
«Ciao a te, Tethy. Sono venuto solo a salutarti, Isis mi sta aspettando» dice lui restando alla porta, mentre la ragazza continua a cercare il suo vestito ovunque, sotto al letto, nei cassetti, sotto al tappeto.
«Perché non sei ancora vestita? Che stai facendo?» le chiede curioso, ma lei risponde con un’altra domanda «Non dovevi chiedere ad Amanda di venire al ballo con te?» Calum perde un po’ il suo sorriso.
«Ha detto di no. Isis mi ha invitato… e ho accettato» dice un po’ troppo tristemente, tanto che la ragazza si ferma, incredula: quella… quella Serpeverde lì, neanche sa cosa si è persa, il suo amico è bellissimo, è un amore di ragazzo e, lei, lo ha distrutto con il suo rifiuto.
Tethy gli si avvicina «Mi spiace Cal» sussurra, accarezzandogli la guancia, mentre lui continua a fissare il pavimento «Non mi aspettavo un “sì”, non è niente di grave, fidati» cerca di non balbettare, mentre l’amica lo avvolge in un abbraccio, la mani di Calum sulla sua schiena nuda, le braccia di Tethy avvolte attorno al suo collo «Quella non ti merita, neanche un po’» gli sussurra all’orecchio, e lui sorride, grato di aver trovato un po’ di conforto da parte sua.
Quel momento però, è interrotto da un colpetto di tosse fatto di proposito: colpo di tosse che sentono per bene, colpo di tosse isterico, colpo di tosse che li fa dividere e volgere lo sguardo verso colui che ha appena tossito.
E niente meno che Luke Robert Hemmings è lì presente, in abito da sera nero, camicia bianca, una cravatta che lo fa sembrare ancora più bello e irraggiungibile, i capelli biondi pettinati per bene, in mano regge degli oggetti e, in viso, due occhi che stanno letteralmente trafiggendo il corpo di Calum, che sta abbracciando la sua Tethy, che è solamente in mutande e reggiseno.
«Mi sa che devo proprio andare, Isis mi uccide se faccio tardi» balbetta il Grifondoro, baciando la fronte di Tethy in velocità, per poi scappare verso la stanza della sua accompagnatrice.
«Luke, non è davvero quello che sembra, te lo giuro» dice Tethy, cercando di non morire sotto quello sguardo glaciale che si ritrova davanti agli occhi «Tu non ci crederai, ma mi hanno rubato il vestito!» esclama in preda dal nervosismo, dall’ansia e dall’angoscia, e non solo per aver perso quel vestito a lei caro, ma anche per la reazione che Luke potrebbe scatenare proprio in questo momento.
Lui resta impassibile.
Tethy abbassa lo sguardo, nota che in mano tiene delle cose: ha qualcosa di lungo… ha dei fiori anche!
«Cosa tieni lì?» gli chiede curiosa, mentre lui nasconde appena quegli oggetti.
«Dammi un motivo per non andare a trasformarlo in un rospo, il tuo amico Calum» ringhia lui, mentre lei, parte con un’espressione quasi confusa, per terminare in una risata.
«Non c’è niente da ridere Clifford» le dice con tono serio, tono che lei non teme più, dato che continua a ridacchiare.
«Come siamo formali Hemmings, o dovrei dire… come siamo gelosi» Luke spalanca gli occhi, quasi indietreggia «Io non sono geloso» si difende, mentre lei annuisce come per deriderlo, alzando gli occhi al cielo.
«Certo, tu non sei geloso…» lascia la frase in sospeso, facendo un passo dentro la sua camera «…Infatti mica ti interessa cos’abbiamo…» dice a voce più lieve, tanto che Luke deve avanzare per riuscire a sentirla «combinato qua dentro, da soli» termina lei, per poi sentire la porta di camera sua sbattersi e vedere gli occhi di Luke completamente terrorizzati davanti a lei.
«Ma tanto, mica sei geloso!» lo prende in giro, scoppiando nuovamente a ridere di fronte alla faccia buffa che si ritrova; gli si avvicina, presa anche da uno strano senso di colpa, dato che se lo merita di patire un po’, se lo merita dopo il pessimo invito ricevuto, ma forse… non se lo merita davvero e le mani di Tethy, prendendo il viso di Luke, lo avvicinano a quello di lei, baciandolo dolcemente, come per rassicurarlo, come per fargli capire quanto sia solo lui l’unico padrone dei suoi pensieri.
«Calum è solo venuto a salutarmi, io stavo cercando il mio vestito. Ti prego, credimi» gli sussurra baciandolo ancora, sentendo, finalmente, una reazione da parte sua.
«Ti credo Tethy, perché l’ho fatto sparire io il tuo vestito» confessa lui, mostrando uno dei tre oggetti che tiene in mano, quello più lungo: è un vestito blu, le spalline fine, scende lungo, ed è bellissimo, perché è perfetto, perché lei non ha mai visto un vestito più bello.
«Ho pensato di dover farmi perdonare, dato che il mio invito è stato piuttosto sgarbato: spero ti piaccia, spero ti vada bene, il gufo della mia famiglia è quasi morto per arrivare in tempo» e sorride divertito: Luke ha davvero appena fatto del sarcasmo? Ma da quando?
«E spero che queste scarpe siano della taglia giusta» ecco che delle scarpe blu si mostrano agli occhi di Tethy che, incredula prende tutto in mano, senza parole, senza coraggio di aggiungere altro, si allontana da lui e comincia ad indossare quei doni.
Il vestito, oltre ad essere perfetto su di lei, toglie il fiato a Luke, che arrossisce davanti a quell’immagine così bella.
«Luke io… non so cosa dire, è… magnifico e… oddio io non me l’aspettavo per niente» dice lei infine, guardandosi, girando su se stessa, cercando il rossetto da mettersi per poter completare l’opera.
«Meglio andare ora… abbiamo un ballo da cominciare» la incita lui, prendendola per mano, porgendole la rosa rossa che ha portato per lei, avviandosi poi verso la sala dove tutti li stanno aspettando: i partecipanti al torneo, devono dare inizio alle danze.

A Luke Hemmings non piace ballare, ma a Luke non Hemmings non piacciono tante cose: come tenere per mano qualcuno, come avere così tanto contatto con qualcuno, come essere dipendente da qualcuno, come essere completamente perso a causa di qualcuno.
Tutte cose che però, Luke ha cominciato ad amare, ad avere bisogno di queste, grazie a Tethy.
Tethy che vorrebbe solo svenire, Tethy che si vergogna da morire ad entrare in quella sala, piena di occhi a osservarla, piena di persone che bisbigliano qualcosa su di lei: tutto questo la imbarazza a morte, non può sopravvivere, non riuscirà a ballare, ne è certa.
La mano di Luke stringe la sua, come a voler farle capire che si trovano nella stessa situazione; lei nota che lui sta cercando il suo sguardo, lei sa che quelle iridi azzurre sono puntate su di lei, ma non può guardarlo, non ora, non adesso che stanno entrando, rischierebbe di arrossire brutalmente, di inciampare sulle scarpe troppo alte, di cadere e rovinare quel vestito che Luke le ha regalato: no, lei non può proprio guardarlo, lei deve sembrare a suo agio, deve fare bella figura, deve dimostrare a tutti che lei, Mezzosangue, Grifondoro, si merita di essere lì, al ballo, con Luke.
«Tethy» la chiama lui in un bisbiglio, ma lei non lo ascolta, avanza, un sorriso abbozzato appena, evita pure lo sguardo di Calum, cammina dritta per la sua strada, non vuole fare figuracce.
Lei e Luke si mettono uno di fronte all’altra: la mano destra di Tethy sulla spalla di Luke, l’altra tiene la mano del ragazzo, che è completamente gelida, lo sente portare l’altra lungo il suo fianco, sente la musica cominciare, la melodia entra nelle sue orecchie così dolcemente, lei si sente pronta a iniziare.
Ma qualcun altro, esattamente davanti a lei, sembra avere i piedi incollati al pavimento.
Tethy si ritrova a guidarlo, cercando di aiutarlo con movimenti lenti, ma Luke non può stare così immobile, deve essere lui a condurre, è lui che, tra pochi istanti, la dovrà alzare.
«Tethy…» la chiama ancora e, finalmente, occhi blu si specchiano in quelli azzurri.
«Credo di essere a disagio» sussurra ancora lui «Non fa per me ballare» dice arrossendo, le guance che si colorano di rosso lentamente, la voce quasi incerta, trema, la mano che tiene quella di Tethy la stringe troppo forte.
«Non devi sentirti così» cerca di rassicurarlo lei, con un sorriso «Sei il ragazzo più bello che c’è in questa sala… e stai ballando con me, sono io a dovermi sentire a disagio» Tethy gli si avvicina di più «Non avere paura, immagina di essere solo Luke, solo, con me però» la voce di Tethy arriva alle orecchie di lui come se fosse una specie di ipnosi «Chiudi gli occhi Luke, siamo io e te, ascolta la musica, muoviti piano, sai salvare una ragazza da un Drago, posso assicurarti che ballare non è più difficile» e il viso di Luke sembra così rilassato, i muscoli del suo corpo meno tesi, quell’espressione così bella, così attraente, che Tethy non può resistere e appoggia le labbra alle sue, un bacio lieve, un bacio veloce, perché quando lei si allontana e lui apre gli occhi, le mani di Luke vanno entrambe sui fianchi di lei, la sollevano appena, gli occhi fissi su quelli di lei, gira su se stesso, e quel passo che sembrava così complicato, è stato fatto in modo impeccabile.
«Adesso sei pure un ballerino, Hemmings» sorride Tethy, mentre il ragazzo comincia a ballare come se stesse semplicemente camminando: la cosa più facile del mondo, che lui ora sa fare, che ora lui trova davvero piacevole, solo grazie a lei.

È quasi mezza notte quando Tethy e Luke stanno ancora ballando, a ritmo di quella musica così lenta, così bella: lei ha le braccia attorno al suo collo, lui tiene le mani intrecciate dietro la sua schiena, i loro occhi a fissarsi, così complici, così felici.
Luke le si avvicina, baciandole dolcemente le labbra, per poi cominciare a dirle quelle parole che tanto deve confessarle.
«Sei bellissima Tethy, non te lo scordare mai» un bacio «Non sei tu ad essere fortunata, il fortunato sono io, io che ho trovato una come te» un bacio sulle fronte «Ho… avuto un po’ paura, dopo il mio pessimo invito di ieri, quando ti ho vista con Calum, pensavo non volessi più venire al ballo con me» e la ragazza alza gli occhi al cielo.
«Quanto sei sciocco Luke» gli sussurra «E non serviva comprare questa meraviglia di vestito. Grazie Luke, per aver reso questa serata degna di un sogno» dice arrossendo.
«Ti amo Tethy, voglio solo… renderti felice, sempre» e il cuore di lei accelera all’impazzata: lo ha detto davvero? Non se l’è sognato, lo ha detto davvero, vero?
E negli occhi di lui, si forma quella timidezza che solo lei sembra conoscere.
«Ti amo anche io» quasi non riesce a dirlo a voce troppo alta, perché la felicità che prova in questo momento sembra quasi bloccarla, ma quelle parole Luke le sente, le sente e sorride, sorride e arrossisce ancora, si avvicina a lei e la bacia, la bacia come se quelle parole fossero la cosa più preziosa al mondo, perché forse, quelle parole non gliele ha mai dette nessuno, quelle parole che rimbomberanno nella sua testa per sempre, quelle parole che scaldano al cuore pure ad un Serpeverde come lui.
Un Serpeverde felice con la sua Grifondoro.
 



Note di Nanek

Dire che sono da ammazzare è dire poco: quanti millenni sono passati??! Sono pessima. Imploro pietà: se vi regalo un vestito e un Luke Hemmings mi degnate del vostro perdono?^-^
Ciao a tutte care lettrici <3
Eccolo qui il capitolo tanto awe aweeee awwwwwww che aspettavamo :D
Luke. Dio. Cioè, ragazze, qui si vedono progressi degni di un genio!!! Questo Ballo… chi se lo scorda? Sicuramente non Tethy!! Lo ha detto, la ama, la ama dannazione!! Sono emozionata per lei, non sto bene.
Voi siete felici per loro? <3 spero di sì!
Mi spiace davvero per avervi fatto aspettare, ma ho una giustificazione a tutto! Avevo 3 ff in corso, ho voluto terminare le altre due, poi mi è venuta una OS, poi un’altra e dovevo pubblicarle prima di esplodere lol quindi ho tardato qui, chiedo davvero perdono, cercherò di non arrivare più in ritardo! Posterò ogni mercoledì u.u promesso!
Bene, altro da aggiungere… a sì! Perdonatemi se trovate qualche errore, ho riletto, ma la mia Beta è in vacanza e non volevo romperle le balle, quindi spero che i miei occhietti non abbiano tralasciato qualche erroraccio lol
Passiamo a voi <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 NonaD WeirdniM Believe_in_yourself  ehitommo Frankie_smile I_want_just_write jade herondale  lightblueeyes make_it_shine  mynameismary  niallself onedirection_hugxx piccola98 y0urvojce__  _beconfident_  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 Dalayth mylittlehope Torn_F vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 nabhe kathiebomer maristella_armstrong  A_Just Me xstylescurles _odette Teenage_dirtbag  ireloveonedirection bi_styles BenZ Anto Malik vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 onedirection_hugxx Cece_writes leosfire Lou_Live xyolo_bitchesx _siamoinfinito HoransCoffee Nerhs luke_is_a_penguin fight_till_its_over
 vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Buonasera signora Clifford» saluta nuovamente, porgendole la mano «E Buon Natale» ; la donna, ancora senza parole, porge la sua, stringe appena la presa, guarda negli occhi quel ragazzo mai visto prima.
«Sono Luke Robert Hemmings» si presenta infine, volgendo poi lo sguardo verso la sua Tethy «Ciao piccola Clifford» sorride quasi dolcemente, mentre le due donne che ha davanti agli occhi continuano a non sapere cosa dire.
«Disturbo?» chiede lui titubante, risvegliando l’animo da perfetta donna di casa della signora Clifford «Ma certo che no, signor Hemmings! Prego venga avanti» e Tethy vorrebbe ucciderla: Luke ha la metà o forse più, dei suoi anni, e gli dà del “lei”? No, non deve farlo, questo è orribile.
«Signora Clifford mi dia pure del “tu”, non si preoccupi» e meno male che Luke ha imparato a capire i messaggi di Tethy con un solo sguardo.

 
Altro capitolo molto aaaaaaaaaawwwwwww :3
Vi avverto però, non date niente per scontato u.u ne succederanno delle belle, molto presto! Preparatevi psicologicamente per favore u.u
Detto questo, mi dileguo ;) spero di trovare qualche vostra recensione <3 spero di non avervi perso :D
Grazie di tutto <3 a presto!
Nanek

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Capitolo 17
*** All that matters ***


Capitolo 17

All that matters

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Maybe you could be the light 
That opens up my eyes 
Make all my wrongs right 
Change me

Brighton, 25 dicembre 2013. Natale

Neve.
Tutto quello che Tethy vede non appena si alza dal letto è neve bianca, ovunque.
È tornata a casa alle sette del mattino da Hogwarts, ha corso come una matta per riuscire a tornare in tempo, dalla sua famiglia: Natale è una delle feste che più ama, sta insieme alla sua famiglia, non se lo sarebbe perso per nessuna ragione al mondo, la cena di Natale poi, preparata da sua madre e da sua zia, è qualcosa di davvero unico e speciale.
E poi c’è la neve, c’è la neve a rendere tutto così perfetto: non può desiderare un Natale migliore di questo.
Nelle vene scorre ancora l’adrenalina della notte appena passata, nella mente ci sono ancora quelle immagini così nitide, immagini di lei e Luke al ballo, immagini di lei e lui che si baciano, ma soprattutto, nella sua mente rimbomba il suono di quelle parole che tanto sognava: Ti amo.
Luke gliel’ha detto davvero.
Luke ha detto che la ama, lo ha fatto per davvero, ha ancora i brividi al solo pensiero, ha ancora un sorriso da autentica sciocca in viso, un sorriso che non passa inosservato, tanto che quando si alza, a mezzogiorno passato, e scende le scale verso la cucina, suo cugino Michael sembra averla già capita.
«Qualcuno è felice, a quanto pare» sorride alla piccola Clifford, andandole incontro per abbracciarla. «Ben tornata, piccina» sussurra al suo orecchio, facendola accomodare.
«Dai, racconta, che ha combinato Luke stavolta?» chiede curioso, come se fosse una ragazza, e, mentre la cugina lo fulmina con lo sguardo, la madre di Tethy si volta verso la figlia con sguardo di chi si è davvero perso qualche particolare.
«Tethy Berenice Juno, devo essere informata di qualcosa?» chiede infatti la signora Clifford, ricevendo come risposta gli occhi spalancati della figlia, accompagnati dal rossore delle sue guance.
«Ti racconto io, zia, ci sarà da ridere e lo zio… potrebbe arrabbiarsi!» la prende in giro Mike, cominciando a parlare a raffica, nonostante la cugina urli contro di lui, incitandolo a tacere, a farsi gli affari suoi, ma si sa: Michael Clifford ha sempre la meglio.

La famiglia Clifford alle nove in punto, è al completo: come piccola ospite aggiuntasi c’è la cara Emily che, logicamente, siede tra Michael e Tethy, come se fosse colei che deve calmare i due cugini in caso di rissa improvvisata; il padre di Tethy vicino a sua fratello, il padre di Mike e le rispettive mamme vicine per scambiarsi i soliti discorsi da mamme: i figli, la scuola, la cucina, la casa, discorsi troppo distanti ai più giovani lì presenti.
«I tuoi capelli sono davvero belli Tethy, dovevi farti bionda molto tempo prima!» si complimenta Emily, toccandole una ciocca di capelli, facendo arrossire la ragazza e scatenando un po’ di gelosia da parte di Michael, che si affretta a farle notare la sua camicia nuova di zecca messa per l’occasione.
«Sei bello anche tu amore mio» gli dice dolce, baciandolo appena sulle labbra.
«Chi vuole il dolce?» chiede la mamma di Tethy, richiamando l’attenzione generale e, logicamente, tutti i presenti alzano la mano, rendendo felice la donna: il suo dolce è uno dei migliori, non si può proprio concludere una cena senza di questo.
La mamma di Tethy si alza per raggiungere la cucina, seguita anche dalla figlia che non ha proprio voglia di fare da terza incomoda al cugino Michael.
Mentre si avviano, sentono un rumore strano proveniente da fuori, rumore che sembra il motore di una macchina, ma viene dall’alto, non può essere una macchina, loro sono tutti arrivati, nessuno gira mai per quella via.
Il rumore, però, non cessa.
«Vado io a vedere, tu vai in cucina» si offre la mamma di Tethy, sorridendole e avviandosi alla porta d’ingresso.
Ma la giovane Clifford, non fa in tempo a varcare la porta della cucina che la voce della madre la richiama, facendola quasi sobbalzare e avanzare verso di lei con passo nervoso e pesante.
«Mamma che succ…» non riesce a domandare, perché quello che vede davanti ai suoi occhi è una macchina, sospesa in aria, che piano piano scende verso terra, parcheggiata perfettamente, lasciando madre e figlia sbalordite, incredule e senza parole, non è esattamente da tutti i giorni vedere una macchina volante.
Ma per Tethy non è da tutti i giorni ritrovarselo davvero qui.
«Buonasera» dice la sua voce profonda, mentre scende dalla macchina, la solita sicurezza che lo caratterizza, chiude la porta solo dopo aver recuperato qualcosa e si avvicina loro a testa alta.
«Buonasera, signora Clifford» saluta nuovamente, porgendole la mano «E Buon Natale» ; la donna, ancora senza parole, porge la sua, stringe appena la presa, guarda negli occhi quel ragazzo mai visto prima.
«Sono Luke Robert Hemmings» si presenta infine, volgendo poi lo sguardo verso la sua Tethy «Ciao, piccola Clifford» sorride quasi dolcemente, mentre le due donne che ha davanti agli occhi continuano a non sapere cosa dire.
«Disturbo?» chiede lui titubante, risvegliando l’animo da perfetta donna di casa della signora Clifford «Ma certo che no, signor Hemmings! Prego, venga avanti» e Tethy vorrebbe ucciderla: Luke ha la metà o forse più, dei suoi anni, e gli dà del “lei”? No, non deve farlo, questo è orribile.
«Signora Clifford, mi dia pure del “tu”, non si preoccupi» e meno male che Luke ha imparato a capire i messaggi di Tethy con un solo sguardo.
«Affare fatto, ma chiamami Daphne, “signora Clifford” mi rende così vecchia» scherza ancora la donna, trascinando il giovane dentro casa, prendendolo sotto braccio e facendo balzare il cuore di Tethy fuori dal suo petto: Luke odia il contatto umano!
Ma è troppo tardi per intervenire, dato che Daphne, ha già trascinato il nuovo arrivato in salotto, prendendo i fiori che lui lei ha portato, prendendo anche il dolce che Luke ha con sé e presentandolo ai presenti: e se i fratelli Clifford hanno semplicemente guardato il giovane, Mike e Emily si sono soffocati con la loro stessa saliva alla vista di niente meno che Luke Robert Hemmings in quella stanza.
«Ehm, buonasera…» dice perdendo quella sicurezza iniziale, cercando con lo sguardo gli occhi di Tethy che, affiancandolo, interviene «Ehm… beh, la mamma lo ha già presentato…» cerca di dire, indicando al biondo suo padre «Lui è il mio papà, John Clifford» e Luke gli si avvicina, guardandolo negli occhi, cercando di non sprofondare, porge la mano, stringe senza esitazione le sue dita.
«Lui invece è mio zio, il papà di Michael, Matthew Clifford» indica l’uomo accanto, stesso procedimento «E loro due, beh, credo tu li conosca già» arrossisce, non volgendo di un solo millimetro lo sguardo verso il cugino, l’imbarazzo alle stelle.
«Qual buon vento ti porta in questa casa, Hemmings?» lo interroga Michael, facendo morire Tethy con quella domanda.
«Volevo… passare a trovare Tethy» risponde il biondo, con sincerità assoluta, prendendo posto vicino alla ragazza che deglutisce a fatica e che ringrazia il cielo quando sua madre entra in salotto con le fette di dolce già preparate.
«Quindi, Tethy, lui è il Luke di cui abbiamo parlato fino a prima?» interviene Daphne, facendo andare di traverso il boccone alla figlia: tutto si sarebbe aspettata, ma non che sua madre le facesse quella domanda!
È ovvio che sia lui quel Luke, è ovvio e non serve ripeterlo, dato che suo padre lo guarda già storto, dato che siede a tavola con un Serpeverde, la cui famiglia gli è ben nota, dato che Luke, descritto da Michael come essere micidiale e diabolico, a quanto pare è qualcosa di più che un semplice amico per la propria bambina.
«Spero tu abbia detto solo cose positive, Tethy» sorride Luke, sapendo benissimo che non è lei la fonte di aggettivi poco carini nei suoi confronti, ma Michael, il quale lo fissa come se fosse una specie di alieno.
«Quindi, Tethy: tu e Luke ora siete fidanzati, dico bene?» si mette in mezzo pure Emily, facendo quasi sputare alla ragazza l’acqua che sta bevendo, facendola tossire e arrossire così tanto da far ridacchiare pure Luke che, tranquillamente, risponde per lei «Se vuoi definirci così, Emily, per me va bene» e Tethy ha il cuore che non batte più, ne è certa: ma chi è questo essere al suo fianco? Dov’è il Luke schivo, sgarbato, antipatico che lei conosce? Sicuramente non in quella stanza, perché anche se gli assomiglia fisicamente, il ragazzo vicino a lei non è Luke, non può essere lui, lui non è così.
«Tethy ci raccontava che sei un concorrente al Torneo Tremaghi, la cosa ti fa onore» interviene il padre della ragazza che con viso tranquillo, senza la minima espressività, guarda negli occhi il ragazzo e pone quella domanda.
«Sì, sono il primo in classifica adesso. Spero di rendere la mia Casa fiera di me, senza offesa per voi Grifondoro o Corvonero» sorride appena, cercando di apparire così dannatamente gentile.
«Tethy ci ha anche detto che le hai salvato la vita: te ne saremo sempre grati» continua il signor Clifford.
«Ho fatto solo quello che dovevo; voglio bene a sua figlia, non l’avrei lasciata in pericolo» dice sincero, facendo arrossire Tethy, facendola sentire un po’ imbarazzata perché quelle parole sono così dolci, sono così buone e dette da lui sono ancora più belle: vorrebbe tanto abbracciarlo, vorrebbe tanto baciarlo, ma non lo fa, non davanti a tutti; ma Luke, che sembra averla capita, cerca un contatto con lei, e le loro mani, sotto al tavolo, si intrecciano tra di loro.
«Posso chiederle una cosa, Daphne?» domanda il biondo, dal nulla, scatenando la curiosità generale dei presenti «Perché avete nomi così… diversi?» e Tethy spalanca gli occhi: gliel’ha davvero chiesto? Quasi scoppia a ridere.
«Non mi fraintenda, sono nomi davvero unici, mitologia greca se non sbaglio. Ma… può raccontarmi da cosa derivano? Tipo “Tethy Berenice Juno”, “Daphne” e ovviamente “Enea”» e la signora Clifford, davanti a quegli occhi azzurri puntati su di lei, quasi arrossisce, per poi mettersi dritta sulla schiena e raccontare il suo solito monologo che di solito la gente evita, sul significato dei nomi di sua figlia.

Tethy.
«Mitologia Greca, giusto» sorride la donna.
Tethy era la più bella delle Nereidi, le ninfe dei mari, aveva il dono della metamorfosi che contribuiva ad aumentare il suo fascino; sia Zeus che Poseidone si innamorarono di lei, ma la profezia nascosta dietro la figura di Tethy era chiara: avrebbe dato alla luce a un figlio potente, in grado di superare anche il padre, dotato di intelligenza e carattere ambizioso. Nessuno dei due pretendenti voleva, logicamente, che questo accadesse ed entrambi rinunciarono a lei; Tethy però, ebbe comunque un figlio, il grande Achille, il quale poté sempre contare sull’appoggio della madre: le parole di Tethy gli avevano sempre dato conforto, lei lo aveva protetto in tutti i modi possibili, compì una cerimonia che lo rese invulnerabile, chiese aiuto per rendere le armi del figlio invincibili nello scontro contro Ettore.
Tethy era una donna premurosa, il bene del figlio sopra ogni cosa e la sua bellezza era perfetta.
Esattamente come la mia Tethy. Pensa Luke mentre ascolta quelle parole.

Berenice.
Moglie di Toloméo III Evergete, re d’Egitto.
Il marito dovette lasciarla per partire in guerra contro la Siria; la giovane, fece voto agli dèi: tagliare i suoi bellissimi capelli, pur di riveder tornare sano e salvo suo marito. 
Toloméo tornò con un ricco bottino, il voto di Berenice era stato compiuto: la sua folta chioma fu posta sull’altare del tempio, ma il giorno dopo, sparì: da qui, nacque la leggenda secondo cui, Afrodite portò quei capelli nel firmamento, dando origine ad una nuova costellazione «Chioma di Berenice».

«Tethy, quindi a fine Torneo Tremaghi ti tagli i capelli se Luke è vivo e vegeto?» prende in giro la cugina, Mike, facendola arrossire brutalmente: nel suo secondo nome è incisa questa leggenda e, guarda caso, Luke rischia davvero la vita in quel Torneo e lei, sua Berenice, prega davvero che non gli accada mai niente di male.

Juno.
Sorella e moglie di Zeus, strabiliante bellezza, ma dovette subire i tradimenti del marito che ripagava con atroci vendette sulle malcapitate amanti e sui figli illegittimi.
Divinità del matrimonio e del parto, protettrice degli animali, a lei sacro era il pavone.

«Questo nome l’ho scelto perché… nonostante il suo animo vendicativo: Juno è una donna strabiliante, riesce a perdonare, riesce a porgere l’altra guancia, spero che mia figlia sia davvero così con le persone che ama» spiega Daphne, mentre Luke non potrebbe essere più d’accordo con lei, dato che sia figlia, è davvero Juno, di nome e di fatto: la sua gelosia per Amanda, il suo silenzio micidiale, la sua vendetta nei suoi confronti, ma poi il perdono, il voler ricominciare, il voler dargli una seconda possibilità.
«Credo che lei abbia azzeccato i nomi giusti, Daphne» si congratula, mentre la donna arrossisce e lascia la parola alla figlia, la quale deve spiegare lei il nome Enea.
«Niente di particolare: era il figlio di Afrodite, dea della bellezza, e Juno lo odiava: odiava tutti i troiani perché Paride non aveva premiato la sua bellezza; il mio gufo tende a essere antipatico, quindi… boh, si chiama così» scrolla le spalle, facendo ridacchiare il cugino.
«Daphne invece… è una storia un po’ più triste, un amore non corrisposto, una donna convertita in alloro come aiuto degli dèi, no, non ho una bella storia celata nel mio nome» commenta la mamma di Tethy, facendo l’occhiolino verso suo marito, il quale sorride dolce.
«Ma parliamo d’altro: Luke, resti qui a dormire direi, so che sei di Glasgow, non vorrai farti tutta quella strada!» e Tethy sente la saliva andarle di traverso, di nuovo.
«Il divano è comodo» dice il papà di Tethy, facendola arrossire ancora, lasciandola incredula e esterrefatta.
«Non accetto “no” come risposta» continua sua madre, non permettendo a Luke di ribattere, in nessun modo.

All’una di notte, però, mentre tutti dormono e il silenzio cala in casa Clifford, passi lievi e appena udibili, scendono le scale e Tethy, avvicinandosi al divano, chiama Luke con voce lieve.
«Ti porto in un posto» bisbiglia, cogliendolo di sorpresa, prendendogli la mano e portandolo verso la porta d’ingresso.
Tethy in mano ha la sua scopa.
«Sali» dice piano, mentre lui stropiccia gli occhi, ancora un po’ assonnato.
Sale dietro di lei, sente che si sollevano piano piano, si stringe a lei, facendole battere il cuore così forte che teme di essere sentita da lui; volano in alto, volano piano e lei sembra così nervosa, ha paura, lui lo sa.

Arrivano in un campo, ricoperto totalmente di neve, illuminato dalla luce fioca della luna, bellissimo da guardare dall’alto, ma ancora più bello da vivere insieme, perché in quel campo ci rimangono per quasi due ore: si rincorrono, si lanciano palle di neve in faccia, cadono per terra, le loro mani sono rosse e congelate, i loro cuori battono come non mai, i loro baci, sono così caldi, nonostante le labbra fredde, nonostante la neve sulle sopracciglia, sui capelli, neve fredda, ma che non sembra neanche così sgradevole, perché sono troppo presi l’uno dall’altra, sono troppo presi a ridere, a far rimbombare in quel silenzio le loro risate, i loro urletti, le loro “minacce”, sembra tutto così irreale, sembra un sogno, eppure loro sono lì davvero, sono lì insieme e nulla potrebbe essere più perfetto di così.
«Credo di doverti dare una cosa» sussurra Tethy, quando le loro labbra si separano un poco e le mani di lei vanno a togliere dal suo collo una collana, la collana più preziosa che ha, la collana con un ciondolo d’oro, all’interno c’era la foto di Tethy e la sua famiglia, questa collana gliel’ha regalata sua madre molti anni prima, dicendole di donarla alla persona più importante della sua vita, dicendole di compiere una scelta giusta, di non darla via solo per liberarsene.
«Per te» la mette al collo di Luke «Ho cambiato foto all’interno, ma tu… sei libero di mettere quella che preferisci» sussurra, mentre lui non apre bocca «Questa collana è destinata a persone speciali, e io… voglio che la tenga tu, sperando di portarti fortuna per il Torneo» gli bacia le labbra, così felice della sua scelta.
«Tethy, io…» ma lei non vuole sentirsi dire nulla e poggia nuovamente le labbra sulle sue, portando le mani sul suo viso, accarezzando quelle guance così morbide, accarezzando quel ragazzo così importante che fa parte della sua vita.
«Torniamo a casa, fa freddo» gli dice ancora, mentre lui annuisce, prendendo la scopa, avvolgendola davanti a lui, sentendola così vicina, riportandola a casa, volando più velocemente, solo per poter sentire le sue mani stringersi a lui.

Luke la porta in braccio fino in camera sua, la appoggia sul letto coprendola con le coperte di lana, le bacia le labbra un’ultima volta, prima di tornare al piano inferiore.
Ma, prima di spegnere quella luce fioca sul suo comodino, apre il ciondolo della collana e ai suoi occhi si mostra una foto che non ha mai visto: sono lui e Tethy, sicuramente a scuola, dato che lui indossa la divisa, si stanno guardando e lui giura di non aver mai visto il suo sorriso così sincero: Luke che sorride, quando mai ha avuto una foto così? Mai, ne è certo. 
Eppure il suo sorriso è così evidente, è così… bello, gli piace il suo sorriso, perché è sincero, perché è rivolto a lei, perché è così… unico e speciale.
Sorride a quella foto e si alza dal letto, ma i suoi piedi, inciampano sul cestino della stanza di Tethy e dei fogli di carta si spargono per terra.
Impreca nella sua mente, perché spera di non aver svegliato nessuno, comincia a raccogliere quei fogli di mille tipi e uno di questi si rende diverso dagli altri, dato che è una busta con sovrascritto “Luke Robert Hemmings” e il suo indirizzo di casa.
Resta immobile a fissare quella busta nera, le scritte in bianco, quella busta che non è mai arrivata a casa sua; la mette in tasca, giurando di leggerla in un altro momento, spegnendo la luce e andando a dormire, domani Tethy lo porterà ovunque, ne è certo e, si sa, Tethy è la persona più attiva del mondo, è difficile starle dietro e lui vuole essere all’altezza, non vuole perdersi neanche un secondo di loro due insieme: dormire è quello che gli serve per poter affrontare il giorno dopo.



 
Note di Nanek

Heeeeeeeeeeeeeyyyyyyyyyyy =)
Sono puntualeeeeeeee troppo troppo brava u.u
Mi faccio i complimenti da sola, che pessima! Lol
Bene care mie, posso dire che oggi non ho molo da dire? Sono di fretta e in più è dalle 9 che parlo di continuo: quindi sono senza parole :D:D
Cosa di dirvi? Beh, preparate i fazzoletti, perché care mie, dal prossimo capitolo, iniziano i guai, ve lo garantisco, quindi: fazzoletti per tutte!!
Oltre a questo: non dimenticatevi la parte finale di questo capitolo, quella busta nera è importante, non scordatela ;)
Passiamo direttamente a voi e poi me la svigno ;)

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 love_cake AnotherBrickInTheWall  1Dforeverlove Illusion never changed  TheSistah _onedJlife  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 fatato Ineedhoranhugx  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3  Gioismile iosonolameglio Lyubochka Smile26  vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3  thedreamgirl xyolo_bitchesx fatato Smile26 _siamoinfinito luke_is_a_penguin HoransCoffee fight_till_its_over leosfire  Nerhs   vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Tethy andiamo via» sussurra Calum, facendole inarcare il sopracciglio «Perché?» chiede cocciuta, come se dovesse sempre avere una riposta su ogni cosa.
«Meglio non incrociare quelle due persone lì» dice a denti stretti il moro, mentre le due figure avanzano verso di loro, fissandoli.
«Cal non capisco, chi sono?» chiede ancora lei, il ragazzo le prende il braccio come per trascinarla via, ma ecco che una voce richiama la loro attenzione.
«Voi due!» esclama quella donna, quella voce così… altezzosa, come se si stesse rivolgendo a due stupidi; Tethy li vede avanzare ancora verso di loro, e quando sono a un passo di distanza, nota gli occhi di entrambi, iridi di ghiaccio, iridi che la stanno bruciando dentro, come se fossero in grado di trafiggerla, forse era meglio dar retta a Calum, quando erano ancora in tempo.
«Dov’è Luke Robert Hemmings?» chiede ancora la donna, facendo balzare il cuore di Tethy in gola al sentire quel nome.
«Non lo sappiamo, Signora Hemmings» risponde Calum, con voce che trema, facendo sbiancare Tethy: questi sono i genitori di Luke?


Casini, casini e casini: aspettatevi solo questo!
Grazie di tutto <3 ci vediamo il prossimo mercoledì ;)
Nanek

 

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Capitolo 18
*** A few mistakes ago ***


Capitolo 18

A few mistakes ago 

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I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places i'd never been 
So you put me down

Hogwarts, febbraio 2014.

Ci sono due cose nelle quali Tethy crede fermamente: nel destino e nella felicità vera.
Crede nel destino perché le piace pensare che qualcuno abbia già scritto la sua vita, qualcuno che sappia già quale decisione prenderà davanti a un bivio, qualcuno che sappia già che cosa farà una volta uscita da Hogwarts, come sarà la sua vita in generale, come si taglierà i capelli, tutte cose così, alcune sciocche e banali, altre importanti e significative, ma comunque scelte, che qualcuno prima di lei ha già capito, ha già intuito e le ha trascritte tutte, lasciando a lei il solo compito di viverle.
E nel suo destino, lei sa per certo, che c’è pure il raggiungimento della felicità vera, quella pura, quella che si legge nei libri, la felicità perfetta fatta di amicizia, fatta di posti straordinari, fatta di magie e incantesimi che solo a poche persone sono permesse… fatta d’amore.
Perché sì, Tethy può ritenersi davvero la ragazza più fortunata al mondo, la ragazza più innamorata di tutta la scuola, innamorata, poi, del ragazzo più bello al mondo, ai suoi occhi.
Non ci crede che stia succedendo davvero tutto questo, ancora non ci crede di avere nella sua mente i ricordi delle vacanze natalizie passate con lui, lui in casa sua, lui e la sua macchina nel suo parcheggio, lui e il suo buon umore così stabile, così duraturo, mai ha visto Luke sorriderle così tanto, mai l’ha visto così felice, mai l’ha sentito ridere così frequentemente: Luke ha una nuova luce che brilla negli occhi, ha davvero qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che a lei piace, piace davvero tanto, qualcosa che la fa star bene, qualcosa che le assicura che lui a lei ci tiene davvero, ci tiene tantissimo a lei, la fa sentire desiderata, la fa sentire protetta, nulla potrebbe essere più perfetto di così.
Calum è felice di poter vedere Tethy così raggiante, è davvero felice di sapere che le cose vanno nel migliore dei modi, si lascia contagiare da tutta quella felicità, abbraccia Tethy come per riuscire a farsi travolgere, come per poter godere anche lui di tutta quella perfezione, tutta quella positività, che lo porta ad essere felice, che lo porta a sognare di nuovo, che lo porta ad aprire il suo cuore sincero a quella famosa Isis che ha portato al Ballo del Ceppo.
«Ma quindi? State insieme?» lo interroga Tethy, mentre lui arrossisce come non mai, volgendole un sorrisetto compiaciuto, dandole della curiosa.
«Ci vediamo spesso» risponde lui, alludendo agli interi pomeriggi in cui si chiude in biblioteca per studiare solo con lei, lasciando Tethy incredula e stupita: il suo amico la sta abbandonando per Isis, la cosa la turba un bel po’, ma due braccia l’avvolgono da dietro, un profumo le passa sotto il naso, due labbra le baciano la guancia: e Luke la distoglie dal quel senso di solitudine.

«Non so, Cal, è davvero cambiato, in positivo» dice con occhi sognanti la piccola Clifford, mentre cammina per il corridoio affiancata dall’amico.
«Anche tu sei cambiata, sei sempre sulle nuvole» la prende in giro, ricevendo da lei un colpetto sulla spalla e un «Senti chi parla» alludendo alla ragazza dagli occhi marroni e i capelli castani che aspetta sempre il suo amico in biblioteca.
«Piuttosto: non ti ho vista ieri, per la seconda prova… come mai?» le chiede, e lei abbassa lo sguardo, vergognandosi un po’ della riposta che sta per dare: paura.
Non voleva proprio vedere quale missione doveva affrontare Luke, lo spavento della prima le è bastato, il ricordo di quel Drago se lo sente ancora addosso, si sente sulla pelle i lividi che ormai sono spariti, li sente e basta, non ha coraggio di andare a vederlo rischiare ancora, no, non lo può proprio fare.
«Com’è andata però? L’ho visto di sfuggita prima, mi sembrava intero» commenta quasi ironicamente, facendo ridacchiare appena il moro.
«Non era una prova troppo violenta, anzi, per me era pure noiosa: l’Arena era divisa secondo i quattro elementi: acqua, fuoco, terra e aria, e da questi nasceva un po’ di tutto, tipo tormente di neve, fuoco ovunque, fulmini a manetta; loro dovevano trovare un oggetto che rappresentasse la loro Casa, cercando di non ridursi a pezzi di ghiaccio o arrostiti per bene; Wall, in compenso, si è ibernato un braccio e ustionato un polpaccio» si porta la mano sul viso come in segno di rassegnazione «A volte mi chiedo perché ha partecipato, non ce la può fare!» commenta ancora, mentre Tethy lo rimprovera: non si parla male dei propri compagni, Wall è pur sempre un Grifondoro.
«Parli tu che fai il tifo per il Serpeverde» la riprende a sua volta l’amico «Comunque tranquilla, Luke si è preso il suo ennesimo primo posto. Dovevi vedere la faccia di Town, era di mille colori» ridacchia ancora, facendo alleviare quel peso che Tethy teneva sul petto: Luke sta bene, è sano e salvo e ancora al primo posto, il destino ha giocato ancora una volta a suo favore.
Nel loro cammino, Tethy e Calum scorgono davanti a loro due figure.
«E quelli?» quasi sussurra lei, per poi cominciare a studiare per bene quelle due persone mai viste prima a Hogwarts: una donna, dai capelli biondi, piuttosto boccolosi, vestita interamente di nero, lo sguardo un po’ smarrito, che parla con un uomo più alto di lei, anche lui completamente in nero, i capelli biondi a sua volta, le labbra ridotte a una linea retta; camminano a testa alta, ma Tethy scorge la loro incertezza, sembra che stiano cercando qualcosa o qualcuno.
«Tethy, andiamo via» sussurra Calum, facendole inarcare il sopracciglio «Perché?» chiede cocciuta, come se dovesse sempre avere una riposta su ogni cosa.
«Meglio non incrociare quelle due persone lì» dice a denti stretti il moro, mentre le due figure avanzano verso di loro, fissandoli.
«Cal, non capisco, chi sono?» chiede ancora lei, il ragazzo le prende il braccio come per trascinarla via, ma ecco che una voce richiama la loro attenzione.
«Voi due!» esclama quella donna, quella voce così… altezzosa, come se si stesse rivolgendo a due stupidi; Tethy li vede avanzare ancora verso di loro e, quando sono a un passo di distanza, nota gli occhi di entrambi, iridi di ghiaccio, iridi che la stanno bruciando dentro, come se fossero in grado di trafiggerla, forse era meglio dar retta a Calum, quando erano ancora in tempo.
«Dov’è Luke Robert Hemmings?» chiede ancora la donna, facendo balzare il cuore di Tethy in gola al sentire quel nome.
«Non lo sappiamo, signora Hemmings» risponde Calum, con voce che trema, facendo sbiancare Tethy: questi sono i genitori di Luke?
«L’ho visto prima, signora Hemmings, ma credo sia andato dai soliti giornalisti» interviene la piccola Clifford, facendo in modo di ritrovarsi le iridi di quella donna sui suoi: occhi azzurri contro occhi blu, ma questi occhi non sono come quelli di Luke, questi occhi la stanno uccidendo, la stanno facendo vergognare a morte, tanto che si sente costretta ad abbassare lo sguardo verso il pavimento.
«E tu saresti?» ancora quella voce che la fa tremare.
«Tethy Clifford, signora Hemmings» balbetta appena, sentendo delle dita all’altezza della sua cravatta.
«Grifondoro» la sente dire, mentre allontana quasi con disgusto le dita dal suo corpo. «E pure Mezzosangue a quanto pare» un crampo allo stomaco: ma come può essere così palese?
«Il tuo nome è accanto a quello di mio figlio su tutti i giornali. Non sai quanta vergogna sto provando a causa tua e della tua sciocca illusione di poter corteggiare mio figlio» e Tethy non riesce a deglutire, resta in silenzio, non osa alzare lo sguardo dalla vergogna, sicuramente non si aspettava rose e fiori con la famiglia di Luke, ma neanche un livello simile.
Un rumore di passi si fa sentire, passi piuttosto frettolosi, passi che fanno alzare lo sguardo a Tethy, la quale, tira un sospiro di sollievo al vederlo qui, con lei: Luke, che con viso piuttosto sconvolto viene notato pure dai genitori che, invece di abbracciarlo o salutarlo teneramente come fanno le famiglie che Tethy conosce, si limitano a fulminarlo, a bruciarlo con lo sguardo e lui ricambia quel gesto, come se fosse un loro stranissimo modo di salutarsi.
«Madre, padre, a cosa devo questa visita improvvisa?» la sua voce è dura e tagliente, Tethy sa bene cosa significa: il Luke che ha conosciuto è tornato, il Luke che tutti evitano e temono, il Luke con la solita maschera che Tethy odia, che Tethy teme, perché quella maschera non ha mai portano nulla di buono, non le ha mai dato una mano, non le ha mai dato salvezza, quella maschera è contro di lei, quella maschera la farà soffrire, ne è sicura, ne è certa, non c’è scampo da quella situazione.
Ma il suo cuore, ha sempre la meglio sul suo cervello e sulla sua ragione: il cuore di Tethy è caldo, è puro e lui crede che invece Luke la difenderà, Luke la proteggerà, non può mandare all’aria tutti quei mesi in cui sono stati così complici tra di loro, non può davvero dimenticarsi tutte le cose belle che hanno vissuto, non può farlo, lui è cambiato, lui le vuole bene, lui le ha salvato la vita, lui la ama, gliel’ha detto, gliel’ha dimostrato, non la abbandonerà sta volta.
E il cuore di Tethy la porta ad avvicinarsi un po’ a quella figura a lei così cara, il cuore di Tethy non capirà mai davvero la vita perché pieno di troppi sentimenti, perché pieno di troppe convinzioni che non tutti sono in grado di mettere in pratica.
«Ciao, Luke» dice la sua voce lieve, sperando di ricevere quello che il suo cuore vuole.
«E tu che ci fai qui?» la risposta di lui arriva dura e decisa, senza neanche guardarla negli occhi, senza degnarla di un contatto, senza degnarla di nulla.
E Calum sembra quasi sentire la prima crepa nel cuore della sua amica, tanto che si avvicina, le prende la mano, come in cenno ad andare via.
«Non trattarmi così» fa sentire la sua voce la piccola Clifford, come se fosse ostinata a far sentire quello che ha da dire, come se non fosse pronta ad essere abbandonata di nuovo, come se i ricordi del male che lui le ha fatto molto tempo prima fossero ritornati e l’avessero travolta di nuovo, come se tutto questo fosse solo una continuazione a quello che hanno lasciato in sospeso.
«Io ti tratto come mi pare. Spero non vi abbia importunato troppo» dice rivolgendosi ai genitori, i quali non lo degnano neanche di una risposta.
«Non farlo, Luke, ti prego» sibila ancora la ragazza, le lacrime pronte a cedere, il cuore che si frantuma pian piano, facendole sentire quel dolore al petto, quel dolore insopportabile, che lei non riesce a sopraffare.
«Clifford, credo tu debba proprio andare, non è questo il posto per te» l’ennesima risposta del Serpeverde che porta il cervello di Tethy a dire quelle parole.
«Neanche io sono più posto per te, Hemmings» parole dette con rabbia, dette con tutta la cattiveria che ha in corpo, dette con delusione, dette con convinzione, dette da una Grifondoro stanca di dover essere considerata meno di zero, stanca di essere vista come Mezzosangue che distrugge la sua immagine, stanca, all’improvviso, di sopportare tutto questo.

La mano di Calum stringe la sua con prepotenza, la trascina via, lontana dal Serpeverde che non si degna di guardarla negli occhi, lontana da quel ragazzo che lei tanto sperava di aver conosciuto davvero, ma che di nuovo ha deciso di nasconderla, ha deciso di farla vergognare del sangue che scorre nelle sue vene, ha deciso di privarle pure la parola e tutto perché i suoi genitori trovano vergognoso e privo di onore quello che c’è tra loro due.
«Tethy, non diceva sul serio…» cerca di intervenire Calum, sussurrandole quelle parole come per confortarla, ma Tethy non ha bisogno di questo, Tethy è furibonda, è la persona più arrabbiata al mondo.
«Cerca di capirlo… i suoi genitori sono potenti, potevano farti del male» continua a giustificarlo, facendola sghignazzare istericamente.
«Ma certo! Povero Luke, sciocca io!» esclama con ironia, sorridendo malevola, fulminando con lo sguardo il suo amico, cominciando ad urlare le sue colpe, urlando così forte che Calum teme che la senta l’intera scuola.
«Sono stufa di quello lì!» comincia il suo monologo, sotto gli occhi spalancati del moro.
E Tethy dà sfogo alla sua rabbia, dà voce ai suoi pensieri, incolpando se stessa per essere una Mezzosangue, incolpando se stessa per essere una Grifondoro, incolpando sua madre per essere una babbana, incolpando suo padre per essere un mago che ha deciso di sporcare il suo sangue, incolpando i suoi genitori per averla lasciata andare ad Hogwarts, incolpando il Cappello per averla messa in quella casa, incolpando se stessa per aver sorriso a quel brutto idiota di un Serpeverde, incolpando se stessa di essere così perdutamente innamorata della persona sbagliata.
E maledice il suo cuore perché l’ha illusa, l’ha ingannata, le ha fatto credere che lui fosse diverso, che lui l’avrebbe salvata dagli insulti gratuiti della sua famiglia almeno per questa volta, almeno per dimostrare che il suo amore è vero e non fasullo, almeno per non farla sentire così male, almeno non farla arrivare ad odiare se stessa per quello che è.
«Ma lo sai cosa, Calum? Il problema è che… io voglio bene a me stessa» dice poi, abbassando i toni, cercando di respirare un po’, facendo tremare le iridi marroni dell’amico, che mai, lo giura, ha visto Tethy in questo stato.
«Io mi accetto per quella che sono, io sono Tethy Berenice Juno Clifford, Grifondoro e Mezzosangue. Io amo mia madre, amo lei e tutto l’amore che mi ha sempre dato, amo lei e il suo modo di avermi educata. Amo mio padre e non mi piace considerarlo come “colui che ha sporcato il sangue della famiglia”, mio padre è la persona più meravigliosa al mondo e io non mi vergogno di lui, non mi vergogno di mia madre: io non mi vergogno di me stessa» dice convinta di quelle parole, cominciando a dire quello che invece la fa vergognare a morte: si vergogna per aver appena insultato la sua famiglia, per aver insultato le persone che più ama al mondo, si vergogna di aver desiderato tante volte di essere diversa da quello che lei è, si vergogna di aver desiderato cambiare se stessa per lui, per poterlo compiacere, per potersi meritare l’amore da parte sua, si vergogna per tutte queste cose, e vorrebbe solo poter cancellare queste oscenità.
«Se c’è qualcuno che deve davvero cambiare, quello è lui. Non io.» dice freddamente «E fino ad allora, a me di lui non importerà più nulla» sentenzia, mentre Calum tenta di farla ragionare, perché sta esagerando, perché non può mandare tutto all’aria per una cosa simile, perché lui la stava proteggendo, perché lui la ama, l’ha dimostrato e in tanti modi.
«Sono stanca Calum, sono stanca di dover odiare me stessa perché non sono come lui vorrebbe. Io voglio essere me stessa, voglio qualcuno in grado di accettarmi per come sono e non che per un imprevisto… cancelli tutto quello che abbiamo passato» dice ancora, per poi sospirare ed avviarsi da sola per i corridoi, lontana da Calum, per stare da sola, per cercare di mettere ordine nella sua testa.

E mentre cammina, fissa per terra, tanto che non si accorge della persona che bruscamente urta, e la costringe ad alzare lo sguardo.
«Tethy, fa attenzione, rischi di farti male se cammini così» sorride dolcemente il Corvonero: Christian Town, in tutta la sua eleganza.
«Mi spiace, non volevo» si scusa balbettando, per poi riprendere la sua camminata.
«Tethy?» la richiama, facendola fermare e voltare ancora. «Ti va… un succo alla pera? Giuro non ci sto provando con te, è solo che devo finirlo e so che a te piace!» sorride ancora, facendole inarcare il sopracciglio: ma tanto, che ha da perdere? Il succo alla pera le manca da morire, lo berrebbe molto volentieri.
«Certo, Christian, mi farebbe molto piacere» sorride di rimando, avvicinandosi a quel ragazzo, senza neanche porsi troppe domande.



 
Note di Nanek

PROTEGO!
Sì mi proteggo per le botte che volete darmi, perché lo so che volete essere violente, e non vi do torto anzi: ma questa bomba andava lanciata, ed ecco che Tethy, arriva al punto di esplodere.
Spero non sia stato troppo brusco questo capitolo, ma nei capitoli precedenti, questo problema di Tethy, ossia il considerarsi troppo poco per lui, il suo sangue che la mette in soggezione perché lei non è una maga “completa”, è stato trattato diverse volte, e non potevo poi lasciarlo sparire nel nulla: Luke ha dimostrato chiaramente come stanno le cose, e davanti alla sua famiglia, ha voluto nascondere Tethy, o almeno questo è quello che LEI vede.
Calum fa delle supposizioni, cerca di mantenere la calma, cerca addirittura di difendere Luke!! Il nostro Kiwi ha delle idee giuste, non teniamole in disparte… ma la domanda è: Tethy capirà? Riuscirà a non farsi sovrastare dalle sue paure? Perché alla fine sono queste che la fregano: lei ha paura e piuttosto di affrontare la cosa, tende a scappare.
Vedremo insomma.
Visto che questo capitolo è abbastanza triste, dato che c’è una nuova litigata tra i due, volevo farvi un bellissimo annuncio (o almeno spero sia bello): sia per questa storia, sia per No Heroes Allowed (questo è indirizzato a chi la legge lol) ho deciso di fare i TRAILER!!!!! Ci pensate?? I trailer di queste due storie!!! Io sono stra emozionata, voi?? =)) spero vivamente che vi piacciano, appena saranno pronti vi metto il link per andare a vederveli ;)
E visto che parliamo di trailer: la ragazza che mi aiuta a fare quello di Love is magic, mi ha chiesto “ma che canzone mettiamo a Luke e Tethy?” e qui mi è caduto il naso: non sapevo cosa dirle!!! Alla fine abbiamo deciso la canzone, ma non ve la svelo sennò addio sorpresa :D ma voi: che idea avete? Che canzone mettereste a questi due? ;) se volete dirmelo nella recensione sarò lieta di vedere che ne pensate =)
Detto questo, passiamo a voi!

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 njallvans james00 hipsthorans Lazy girl muccaswag SidEfp vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 DarkAngel1  ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3  DarkAngel1 Angy98 vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 DarkAngel1 elirache  thedreamgirl xyolo_bitchesx _siamoinfinito luke_is_a_penguin HoransCoffee fight_till_its_over leosfire  Nerhs  vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
E Luke li vede, o meglio, lo vede, quello lì, quel Christian, che tenta in ogni modo di abbracciarla, di avvolgerla, di tenerla così vicina a lui, che tenta di far scatenare il lato peggiore di Luke Hemmings che, mordendosi il labbro inferiore, è costretto a deglutire, a camminare velocemente, raggiungendo il posto più lontano possibile da quella vista che lo fa rabbrividire, che gli lascia l’amaro in bocca, che lo fa innervosire come non mai, tanto che è costretto a battere il pugno sul muro, come unica valvola di sfogo.
Tethy e quella distanza lo stanno uccidendo, lo stanno facendo impazzire, non riesce a concentrarsi, non riesce a essere lucido e l’ultima prova è pronta a cominciare, in pochi minuti.

 
PROTEGO!
Lo so, mi merito il linciaggio, pure questa anticipazione è da colpo al cuore.
Mi dileguo, sperando di non avervi fatte arrabbiare troppo.
Ci vediamo il prossimo mercoledì! Spero di trovare qualche parolina carina, oltre alle minacce lol
Vi adoro tutte! <3
Nanek

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Capitolo 19
*** Black keys ***


Capitolo 19

Black Keys

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And I hope you know,
You never left my head,
And if I ever let you down,
I'm sorry. I'm sorry for the things I've done,
I'm sorry for the man I was,
And how I treated you.

 

Hogwarts, maggio 2014.

L’ultima volta che Luke ha rivolto la parola a Tethy è stato davvero troppi mesi fa, ancora a febbraio, ancora al tempo della seconda prova, la loro ultima conversazione è stata la peggiore in assoluto, davanti ai suoi genitori: da quel giorno, Luke non ha osato avvicinarsi a lei.
Si sente un codardo per questo, sa benissimo di essere dalla parte del torto, sa benissimo che questo suo silenzio ha dato una svolta negativa alla loro storia, alla loro relazione, ma non ha potuto fare altrimenti: i suoi genitori sembrano essersi stabiliti a Hogwarts, sembra che la sua scuola sia diventata la loro nuova casa, sono sempre lì, cercano sempre di stargli vicino, cercano in tutti i modi di controllarlo, lui lo sa bene, sua madre è stata molto chiara sin dal primo giorno.
La figura di Tethy intasa ogni articolo riguardante il giovane Serpeverde, l’onore della sua famiglia è macchiato da quella “mocciosa”, così la chiama sua madre, il sangue sporco di quella lì rovina la sua immagine come non mai, tale affronto non lo possono sopportare, non dopo aver organizzato un Torneo per lui, lui non si deve permettere di mettere in ridicolo la loro famiglia, il loro nome, loro non glielo permetteranno; e Luke, per quanto la cosa lo infastidisca, deve sottostare, deve lasciarli fare, deve lasciarli liberi di credere che lo stiano controllando al meglio e, soprattutto, che lui si sia dimenticato di Tethy: non può permettersi di sbagliare, non può permettersi di avvicinarsi a lei, neanche di nascosto, neanche per un saluto e lui sa benissimo perché.
I suoi genitori potrebbero farle del male, ne è sicuro, glielo legge negli occhi e lui non sarebbe in grado di salvarla, non contro di loro, non contro gli Hemmings: per il bene di Tethy, sua unica ragione di vita, deve starle lontano, deve scendere a questi compromessi per metterla in salvo, nonostante lei stia soffrendo.
Sta soffrendo e lui lo sa, non ha bisogno di chiedere in giro, non ha bisogno di dare ascolto alle voci di corridoio: a lui basta incrociare lo sguardo di lei, basta guardarla negli occhi anche solo per un secondo, per capire quanto Tethy stia soffrendo, quante notti insonni stia passando perché travolta dalle lacrime, lui lo sa e sente male all’altezza del petto, come se il suo cuore fosse ferito davvero, come se il senso di colpa lo stesse lacerando.
Ma lui, non può davvero fare niente.
Non può agire, non può andare a parlarle, non può andare a riempire di insulti quello lì: Christian Jake Town che, da quando lui e Tethy non si parlano, sembra essere diventato l’ombra della piccola Grifondoro, come se fosse il suo sostituto, come se lo stesse facendo di proposito per farlo imbestialire ancora di più; li vede mentre camminano per i corridoi, l’uno sorridente all’altra, li vede che si siedono troppe volte vicini in biblioteca, li vede mentre ridono per qualche stupida battuta che il Corvonero si lascia sfuggire, li vede come stanno diventando così intimi, sotto i suoi occhi senza troppa paura di manifestare i loro “sentimenti”.
E Luke li vede, o meglio lo vede, quello lì, quel Christian, che tenta in ogni modo di abbracciarla, di avvolgerla, di tenerla così vicina a lui, che tenta di far scatenare il lato peggiore di Luke Hemmings che, mordendosi il labbro inferiore, è costretto a deglutire, a camminare velocemente, raggiungendo il posto più lontano possibile da quella vista che lo fa rabbrividire, che gli lascia l’amaro in bocca, che lo fa innervosire come non mai, tanto che è costretto a battere il pugno sul muro come unica valvola di sfogo.
Tethy e quella distanza lo stanno uccidendo, lo stanno facendo impazzire, non riesce a concentrarsi, non riesce a essere lucido e l’ultima prova sta per cominciare in pochi minuti.

Luke sospira, alla sua destra il solito Wall, sempre molto agitato, sempre il solito codardo che è riuscito ad arrivare fino a qui, mentre alla sua sinistra si fa avanti Christian, con quello sguardo spavaldo, un ghigno in viso, l’aria di sfida, quella dannata faccia da schiaffi che Luke colpirebbe volentieri, lui non osa immaginare quante cose gli farebbe passare per tutti gli affronti subiti, per tutte quelle moine con Tethy, per tutta quella sfacciataggine dimostrata sotto i suoi occhi: Christian Town deve guardarsi le spalle, il Luke vendicativo è più vivo che mai e non vede l’ora di fargliela pagare.
«Siamo giunti alla fine di questo Torneo Tremaghi…» la voce di Silente rimbomba, entra nella testa di Luke, lo distoglie dai suoi pensieri tormentati, lo distoglie dalla sua voglia di vendetta, lo distoglie da Tethy e lo focalizza solo su una cosa: la vittoria, la Coppa Tremaghi.
«In questa ultima prova i concorrenti devono inoltrarsi nella Foresta Proibita e trovare la Coppa del Torneo: il primo concorrente che prenderà la Coppa vincerà» Silente prende un sospiro, come se quello che sta per annunciare quasi lo preoccupasse. «Nella foresta, ci sono pericoli di ogni genere, i concorrenti devono essere in grado di mettersi in salvo in ogni circostanza, ma, soprattutto, i primi nemici che incontreranno sono i rispettivi concorrenti: non sono ammesse le maledizioni senza perdono, per il resto…» sospira ancora. «Tutto è lecito» e lo stupore generale si alza: attacchi diretti che sono ammessi? Tre ragazzi hanno il permesso di attaccarsi? L’unico limite le maledizioni senza perdono?
Gli Hemmings hanno ben capito la situazione del figlio, gli Hemmings vogliono vederlo in azione, vogliono vederlo mentre lancia incantesimi contro i suoi avversari, gli Hemmings sono riusciti a trasformare il Torneo Tremaghi nel Torneo più pericoloso che sia mai esistito.
Wall deglutisce a fatica, Luke quasi sorride divertito davanti al suo essere così pallido: può mettersi l’animo in pace, i suoi unici problemi sono quelli che la Foresta può dargli, da parte del Serpeverde e del Corvonero non avrà nulla, loro due hanno un conto in sospeso, loro due sono coloro che si colpiranno come non mai, loro due daranno libero sfogo alla propria ira.
«Che la sfida cominci» dice a denti stretti il Corvonero, puntano le sue iridi su quelle azzurre di Luke, il quale, con un sorrisetto maligno, sussurra un «Pagherai» stringendo con la mano la sua bacchetta: Christian non ha scampo, Christian è in trappola.

E inizialmente i tre concorrenti prendono strade diverse: Wall verso destra, Town a sinistra, mentre lui, Luke, procede dritto correndo, cercando di ripetere tutti gli incantesimi che conosce, cercando di concentrarsi, cercando di non farsi uccidere da qualche creatura prima di scontrarsi con Christian.
Cammina con cautela, la mano che stringe la bacchetta, la mente libera da ogni tipo di preoccupazione per Tethy, la sua vita in questo momento ha la meglio, ha la precedenza, la vittoria è il suo punto fisso.
E poi un’immagine si fa viva ai suoi occhi, un’immagine che inizialmente non riconosce: un Centauro è sul suo cammino, lo fissa quasi sorpreso, non ne ha mai visto uno così reale, così vicino a lui, lo sguardo puntato sul suo, uno sguardo non troppo rassicurante, che non gli mette paura, ma lo fa fermare, non osa avanzare, non osa nulla, resta in silenzio, come in attesa.
«Luke Robert Hemmings» dice la creatura, facendogli quasi mancare il fiato: e lui come fa a sapere chi è? «Il tuo nome è sulla bocca dei molti, gli astri poi, parlano chiaro: Serpeverde, Purosangue.» Luke deglutisce, cosa rispondere? Come comportarsi con una creatura come un Centauro? Ha sempre studiato di comportarsi con grande rispetto nei loro confronti, di non attaccarli o offenderli, ma mai si è messo a pensare a come reagire, non ha mai pensato a cosa dire di preciso.
«Ehm» balbetta, esita: non ha mai provato una sensazione simile, come se stesse riconoscendo la superiorità della creatura che ha davanti, come se temesse di offenderlo anche con un respiro.
«Coraggioso, sfrontato, egoista: balbetti adesso? Avevo un ritratto diverso della tua immagine» pure insultato, ora sì che è spiazzato.
«Se devo essere sincero, non so come comportarmi con lei, vorrei evitare di essere colpito, ho un altro duello da vincere» resta serio, facendo sorridere il Centauro: ha davvero fatto sorridere una creatura magica? Non si capisce più.
«Il duello della vendetta, il Corvonero segnato dalla sconfitta… ma non avrai l’animo in pace dopo la vittoria, giovane Serpeverde» sentenzia, facendo inarcare il sopracciglio al biondo.
«La vittoria è fonte di gloria, di onore, come può la mia anima non essere in pace?» e il Centauro sembra quasi sospirare, cominciando ad allontanarsi piano.
«La risposta la sai, hai solo paura di ammetterla, sei Serpeverde, non uno stolto. Buona fortuna Serpeverde, anche se quello che serve a te è altro, non fortuna» e Luke viene lasciato solo con troppa confusione in testa: i Centauri sono creature un po’ strane, sentenziano cose senza senso, non si capiscono e lui non riesce a decifrare quello che gli ha detto, nonostante le sue parole gli rimbombino in testa.

Solo dopo aver camminato un altro po’ la vede, vede la Coppa del Torneo, la Coppa della vittoria, ma il gioco non è così semplice, li sente quei passi, passi lenti, passi che avanzano verso di lui e l’immagine del suo nemico si fa avanti, l’immagine di quel Corvonero si fa nitida ai suoi occhi: il ghigno sul suo volto non è svanito, ma sulla sua guancia un graffio piuttosto evidente non sfugge agli occhi del Serpeverde.
«Qualcuno non ha saputo difendersi» lo deride, alludendo al fatto che Christian sia stato attaccato da una creatura.
«C’è chi soffrirà fisicamente e chi soffrirà nell’animo per l’eternità» risponde sorridente, confondendo ancora di più il Serpeverde: sono tutti contro di lui oggi? Tutti che gli parlano con frasi senza senso? Frasi che lui deve decifrare?
«Sorridi di meno, Town, non hai neanche una vaga idea di quanto voglia colpirti e non per lasciarti un misero graffio sulla guancia» lo sfida, stringendo la bacchetta, ricevendo, però, una reazione strana da parte del Corvonero: Christian porta la bacchetta dietro la schiena, continua a sorridergli, continua a sfidarlo con lo sguardo.
«Userò la mia bacchetta solo per difendermi dai tuoi attacchi. Ma per colpirti mi bastano solo le parole» Luke si innervosisce ancora di più: lo prende in giro? Ha voglia di farlo imbestialire ancora? Vuole per caso… morire? Perché l’ira di Luke è tale che gli fa prendere in considerazione pure questa opzione.
«Sai, Hemmings… Tethy è davvero una bambolina graziosa, mi complimento per la scelta» gli occhi di Luke si spalancano, stringe i denti, è letteralmente senza fiato: è questa la sua arma? È con questo che spera di sconfiggerlo? Illuso.
O forse no?
«Non sai quanto mi sia divertito a consolarla in questi mesi: inizialmente solo con le parole… ma poi sono arrivati pure i fatti» sghignazza, facendo urlare a Luke quell’incantesimo pieno di disperazione. «Diffindo!» ma Christian sa difendersi da quell’attacco.
«Prima un abbraccio, poi una carezza, un bacio sulla guancia…» continua il Corvonero.
«Everte Statim!» urla ancora il Serpeverde, ma Christian non si muove di un solo centimetro.
«Per poi finire con un bacio su quelle labbra, così uniche, così fragili, così… perfette. Bacia bene la piccola Clifford» sentenzia ancora, lasciando senza parole il Serpeverde che non ha la forza di attaccare, non ha la forza di colpirlo, si sente paralizzato, si sente un peso sul petto che lo tortura, che gli fa del male, si sente distrutto, si sente le gambe quasi cedere: Tethy ha davvero baciato Christian? Come ha potuto farlo davvero? 
«Sei solo un bugiardo! Orbis!» urla ancora, attaccando con tutta la potenza che ha in corpo, ma non riuscendo a colpire Christian che riesce a cavarsela ancora, riesce a sfuggirgli.
«Sai a cosa pensavo? Di riportarla nel Bagno dei Prefetti. Mi ha raccontato, sai, della vostra piccola avventura lì dentro: che dici? Meglio se le faccio vivere qualcosa di più eccitante da spazzare via il tuo ricordo?» sghignazza, facendo rabbrividire Luke, rabbrividisce al solo pensiero, rabbrividisce perché nella sua mente ricorda quel momento, ricorda la sua pelle su quella di Tethy, ricorda le loro labbra, ricorda i loro occhi, ricorda ogni singolo secondo passato con lei lì dentro, non gli permetterà mai di toccarla in quel modo, mai.
«Osa toccarla e giuro, Town, non so cosa ti faccio» dice a denti stretti, sentendosi d’improvviso così privo di speranza, così inerme.
«Cosa mi fai, Hemmings? Devi ancora colpirmi, cosa speri di fare? Mi fai ridere» gli sorride divertito. «Fa male vero? Fa male vedere una persona così tanto cara con un altro vero? Dillo, ammettilo, voglio vederti ridotto al livello di un miserabile, voglio vederti nelle stesse condizioni di Tethy, tu, idiota che non sei altro, Serpeverde maledetto che si diverte a giocare con una ragazza meravigliosa come lei, una ragazza che si merita sicuramente di più» Luke si morde il labbro, stringe la bacchetta, non osa rispondere, non osa reagire.
Christian Town sorride ancora, avanza verso la Coppa del Torneo, passi decisi, come se avesse già vinto.
«Non così in fretta, Town» lo riprende Luke, senza dargli il tempo di voltarsi lo colpisce ancora, alle spalle, senza esitare «Stupeficium» e il corpo del Corvonero cade a terra, perde i sensi, a solo un passo dalla vittoria.

Luke prende in mano la sua gloria, prende tra le mani quella Coppa e si vede trasportare all’interno dell’Arena, dove tutta la Casa Serpeverde lo acclama: lui sul podio, la Coppa tra le mani, il boato ad avvolgerlo, le urla dei tanti, gli applausi da parte delle altre Case, Luke è il vincitore, Luke ha vinto, Silente fa sentire i suoi complimenti, mentre il giovane non osa sorridere davanti a tutto questo, non osa farlo, perché dentro di sé si sente… vuoto.
I due avversari compaiono d’improvviso al suo fianco, Town sulla pedana del secondo posto, Wall sulla pedana più bassa.
Battono le mani al campione, batte le mani pure il Corvonero che si affretta a sussurrare quelle parole, prima che il boato lo sovrasti ancora di più.
«Vincere quella coppa non ti farà vincere il perdono di Tethy, né ora, né mai» e sorride al pubblico, come se quelle parole fossero la cosa più semplice da dire, ma che su di Luke hanno un effetto quasi micidiale.
Non ha vinto il perdono di Tethy. 
Si sente vuoto.
Si sente incompleto.
Quella Coppa non gli sta dando quella sensazione che sperava di trovare.
Lui non ha bisogno di fortuna.
E nella sua testa riprendono vita quelle parole, le parole del Centauro, quelle parole così prive di senso, ma che ora hanno un significato preciso.
Lui era destinato a vincere.
Ma vincere una Coppa non porta alla felicità.
Lui non aveva bisogno di fortuna, non è una persona bisognosa di fortuna.
Luke ha bisogno di amore, del suo amore, dell’amore di Tethy, il vuoto che sente è l’amore mancato, sono gli abbracci di Tethy, sono i suoi sorrisi, sono i suoi baci, sono le sue mani che gli accarezzano le guance, è la sua voce che gli sussurra quella parole di cui ha bisogno.
Luke è vuoto senza tutto questo.
Luke ha vinto il Torneo Tremaghi, ma non il perdono di Tethy.
E le sue gambe tremano appena, quando nel suo cervello quella frase si fa avanti.
Non mi perdonerà più.
Si sente mancare il fiato, sente gli occhi diventare lucidi, le mani diventare pezzi di ghiaccio, il sangue non scorre più, la testa gli gira, tutto sembra così sbagliato, tutto sembra così privo di senso: non riesce a vedere uno spiraglio di luce nel suo buio, non riesce a vedere la sua immagine accanto a quella di Tethy, non riesce neanche ad immaginarla, è come se fosse impossibile, surreale, l’ha persa, l’ha persa davvero, definitivamente.
Questa è la fine.

 

 

Note di Nanek

Avrei voglia di nascondermi dopo questo capitolo, perché so benissimo che mi state odiando con tutta l'anima, e non posso darvi torto, anzi: la situazione qui sta letteralmente precipitando, Luke e Tethy stanno passando il peggiore dei loro incubi e io non faccio nulla per cambiare le cose... vi chiedo scusa, ma la storia è stata scritta così!
Questo capitolo... spero vi piaccia, spero vi piaccia vedere Luke in difficoltà a causa di semplici parole, un Luke che in passato non ci avrebbe impiegato così tanto tempo prima di colpire quell'idiota di Christian, ma che ora, è diventato un vero debole di cuore lol
Tethy ha baciato Christian UDITE UDITE! Ma sarà vero? Quante di voi ci credono? A voi i commenti ;)
Un ringraziamento speciale oggi, va a due personcine: la Emi e la Fede <3 perchè loro mi hanno dato una mano con l'inserimento del Centauro ^^ ed ecco qui il risultato ;) spero vivamente che vi piaccia, l'idea della profezia mi ispirava troppissimo!! *-*
Per il trailer ci sarà da aspettare lol colpa mia, lo so: sono una pignola e sto rompendo le palle alla povera ragazza che lo sta facendo, devo costruirle una statua per la sua pazienza :D cara lei! <3
Detto questo, direi che è ora di passare a voi <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 AliceLovesMusic88 anna0098 Aprilia CarmenLicitra EhyPotter_  Haz_dimples Jawaaadshope_ Lipstick Potter_1Direction vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 EhyPotter_ Elelele vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Always_Smile_Gin  Emi00 Sere14 vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 fight_till_its_over _siamoinfinito BradipoHoran EhyPotter_ cassiecas HoransCoffee luke_is_a_penguin onedirection_hugxx Nerhs DarkAngel1  vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
Uno schiaffo.
La mano di Tethy ha toccato la guancia di Luke, ma non per una carezza, non per avvicinarlo a lei, non per dargli quelle cose di cui lui ha bisogno.
Tethy ha dato uno schiaffo a Luke, uno schiaffo dato con tutta l’ira che ha dentro, con tutto il disprezzo nei suoi confronti, con tutto l’odio che prova e che non riesce più a nascondere.
«Come ti permetti? Con quale coraggio sei ancora qui ad insultarmi, a credere di avere ragione?» dice a denti stretti, gli occhi lucidi, l’amaro in bocca, lei non ha sbagliato, lei non si vergogna di lui, non lo ha mai fatto, lei non è sparita per mesi, lei non è scappata da lui, lei non ha fatto nulla per meritarsi tutto questo, eppure la gatta morta è lei.
«Christian mi ha detto ogni cosa, nella Foresta Proibita, mi ha detto come ti sei lasciata consolare» la voce di Luke trema, la voce di Luke non è più così sicura, quelle parole lo fanno impallidire, quelle parole lo turbano.

«E io ti ho chiesto cosa ti importa?!» urla ancora più forte la ragazza.

E voilà! Tethy parte al contrattacco lol è tosta sta ragazza, sempre detto io :D
Bene, direi che il mio lavoro per oggi è terminato :) spero di trovare qualche parolina carina <3 e spero sì... che questo capitolo vi piaccia :)
Domani è il 3 aprileeeeeeeeeeeeeeeee *-* okay sclero. Se siete a Milano e andate in giro ad urlare “Tethy Berenice Juno” state pur certe che vi troverò ahahah :D
Al prossimo mercoledì :) grazie ancora di tutto <3
Nanek

 

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Capitolo 20
*** It’s over ***


Capitolo 20

It’s over

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You were the greatest thing
and now you're just a memory to let go of. 
In the mourning I'll rise 
In the mourning I'll let you die 
In the mourning. all my sorries

 

Hogwarts, giugno 2014.

Sapeva benissimo che la loro storia non poteva essere finita così, sapeva benissimo che una volta terminato il Torneo Tremaghi lui si sarebbe fatto vedere, sapeva benissimo che avevano bisogno di parlare, di discutere, di chiarire, ma sapeva benissimo anche che sarebbe finita.
E Tethy alza lo sguardo seduta in biblioteca, alza lo sguardo e lo vede, lui, che la fissa con fare piuttosto nervoso, lui che la sta incitando ad uscire in corridoio, lui che la sta aspettando, lui che non ha bisogno di parole per essere capito da lei, lei che sospira, guarda Calum, il quale sta a sua volta fissando il biondo, lo sente accarezzarle la schiena, come ad incitarla ad essere forte, come ad incitarla a stare calma: può sopravvivere a quello che l’aspetta, non è mica la fine del mondo, è solo… la fine di loro due.
«Ciao» bisbiglia Tethy, non appena si trova ad un passo di distanza da lui, lui che non osa neanche guardarla in faccia, ma si limita a prenderla per il polso, a trascinarla da qualche parte, lontano dagli occhi indiscreti di tutti, nascondendola ancora una volta, rendendola ancora fonte di disonore per il suo nome.

Escono, raggiungono la Guferia, lei quasi si sente mancare il fiato: perché in questo posto tutto è cominciato e qui tutto finirà.
Luke non parla, si limita a sospirare rumorosamente, non la guarda, non vuole incrociare i suoi occhi, vuole solo starle lontano, appoggiato alla parete, fissa ogni cosa a circondarlo tranne lei, cerca in tutti i modi qualcosa da dire, sentendosi così impreparato, così insicuro. Sa benissimo che quella sarà la loro ultima conversazione e la tristezza che sta provando in questo momento è tale da fargli male al petto.
«Così… ora esci con Christian Jake…» esordisce lui, facendo quasi dell’ironia, alzando le mani, mimando il segno per le virgolette «“tento spudoratamente di assomigliare a Luke Robert Hemmings ma non ce la faccio” Town?» ridacchia delle sue stesse parole, ride da solo, perché Tethy non ha la forza di ridere, non ha la forza per niente, neanche di rispondere, riesce solo ad abbassare lo sguardo.
«Avanti, Clifford, abbi il coraggio di ammetterlo almeno» la esorta lui, preso da un nervosismo tale che davanti al suo silenzio lo porta a sbattere la mano sul muro, facendosi del male come se,in questo momento, neppure il dolore fisico può competere con il dolore che prova dentro.
«Da quando ti interessa della mia vita, Hemmings? La mia vita non ha posto nella tua» risponde lei, citando quelle parole che lui stesso le ha detto in presenza dei suo genitori.
«Credi di poter prenderti gioco di me, Clifford?» le si avvicina pericolosamente, Tethy ha le spalle contro il muro, lui che punta ai suoi occhi come se volesse imbarazzarla, come se tentasse di metterla a disagio, le sue labbra poi, fanno uscire quelle parole: «Credi di poter fare la gatta morta con chiunque solo per farmi ingelosire?» e Tethy non resiste più.
Uno schiaffo.
La mano di Tethy ha toccato la guancia di Luke, ma non per una carezza, non per avvicinarlo a lei, non per dargli quelle cose di cui lui ha bisogno.
Tethy ha dato uno schiaffo a Luke, uno schiaffo dato con tutta l’ira che ha dentro, con tutto il disprezzo nei suoi confronti, con tutto l’odio che prova e che non riesce più a nascondere.
«Come ti permetti? Con quale coraggio sei ancora qui ad insultarmi, a credere di avere ragione?» dice a denti stretti, gli occhi lucidi, l’amaro in bocca. Lei non ha sbagliato, lei non si vergogna di lui, non lo ha mai fatto, lei non è sparita per mesi, lei non è scappata da lui, lei non ha fatto nulla per meritarsi tutto questo, eppure la gatta morta è lei.
«Christian mi ha detto ogni cosa, nella Foresta Proibita, mi ha detto come ti sei lasciata consolare» la voce di Luke trema, la voce di Luke non è più così sicura, quelle parole lo fanno impallidire, quelle parole lo turbano.
«E io ti ho chiesto: cosa ti importa?!» urla ancora più forte la ragazza, la sua voce così alta, così disperata, tanto che Luke spalanca gli occhi davanti a tale comportamento: sembra così aggressiva, sembra così decisa a ferirlo, sembra così decisa a non risolvere nulla.
«Lo sai benissimo che di te mi importa, sciocca Grifondoro» quasi mormora il biondo, facendo scoppiare a ridere Tethy.
Tethy ride.
Ride per disperazione, ride perché è arrivata al limite della sopportazione, ride per poi lasciare che la sua risata si trasformi in un pianto, lasciando che le lacrime le righino le guance, lasciando che quel dolore che ha sempre tentato di trattenere dentro di sé riesca ad uscire completamente, come a volersi sbarazzare di questo in modo definitivo.
Tethy è stanca.
Non ne può davvero più.
Tethy non ama svegliarsi al mattino con gli occhi gonfi e ancora un po’ rossi per tutte le lacrime versate ogni notte per lui; lei non può più vivere quella situazione, non riesce davvero più a trovare un motivo per andare avanti, lui non è più quello che era all’inizio per lei.
Luke l’ha abbandonata e sembra proprio non capirlo.
«Sei sparito per mesi» comincia così il suo monologo, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano, lasciando che quelle parole escano, per la prima volta, e arrivino alle sue orecchie: perché Tethy non ha mai detto a nessuno quanta tristezza ha dentro di sé, non si è mai, e ripete mai, aperta con nessuno, né con Calum, né tanto meno con Christian.
«Sono affari nostri che io tento di non sbandierare ai quattro venti» dice con rabbia e delusione, delusione perché lui l’ha davvero creduta capace di tradirlo in quel modo, come se lei fosse davvero così sciocca, così stupida, così gatta morta.
«Tethy, io…» cerca di dire Luke, cerca di scusarsi per quelle insinuazioni, cerca di spiegarle quanto Christian lo abbia riempito di dubbi, cerca un modo per farle capire quanto sia geloso di lei con un altro, cerca di dire qualcosa, ma lei lo interrompe, continuando il suo discorso, continuando a parlare di quella sofferenza.
Tethy ha tenuto per sé quel dolore, Tethy soffre in silenzio e non dice una parola in giro: ma il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso parlano per lei, i suoi occhi fissano il vuoto da mesi, i suoi occhi si sentono vuoti senza quelli di Luke che fissano le sue iridi blu, il suo sorriso non ha motivo di essere sfoggiato, il suo vero sorriso è mascherato, è finto, non è mai stato così falso, ma che motivo ha di sorridere? Che motivo ha di essere felice quando lui l’ha letteralmente abbandonata senza dirle nulla?
«Non ti ho abbandonata, Tethy, perché non lo vuoi capire, dannazione?! Non potevo starti accanto, avresti rischiato la vita!» dice quasi esasperato, mentre passa la mano tra i capelli biondi con fare nervoso, come se non sapesse più cosa dirle, come se ogni istante che passa sia un passo verso la fine, la fine che lui tanto teme, la fine che lui non vuole, la fine che lo porterà alla distruzione.
Ma la ragazza sembra non voler ascoltare le sue parole.
Come se nella testa di Tethy rimbombassero solo le sue paure, i suoi singhiozzi, la sua rabbia, la sua delusione, il suo odio per quel ragazzo.
E Tethy lo insulta, Tethy lo riempie di quelle parole così fredde, il suo sguardo sembra perso nel vuoto, non osa neanche fissarlo, non osa neanche toccarlo: lui non è più quello che lei vedeva, lui non è più quello che lei vuole, lui non è più quel ragazzo dagli occhi azzurri di cui si è innamorata.
Lui è un estraneo, è solo colui che l’ha abbandonata di nuovo, è solo un ragazzo che, senza dire una parola, l’ha piantata in asso, di nuovo, sempre per il solito motivo: lei è Mezzosangue, lei non è degna di stargli accanto, lei non è degna di toccarlo, lei non è degna di nulla, si merita solo umiliazione, si merita solo sofferenza.
«Lo sai che quello che dici non è vero, lo sai che non ti farei mai una cosa del genere: dannazione, Tethy, come puoi davvero pensare che mi importi ancora se il tuo sangue è Puro o no?!» esclama lui, alzando così tanto la voce che alcuni gufi volano via, è sull’orlo della disperazione.
Le va ancora più vicino, le spalle di Tethy contro il muro, il petto di Luke si unisce al suo, la mano di lui che le alza il viso, ma gli occhi di lei non osano guardarlo.
«Dopo tutto quello che abbiamo passato, come puoi pensare a questo?» le sussurra ancora, le sue labbra che sfiorano quelle di lei. «Ho fatto l’amore con te, ti ho confessato il mio amore per te, sei l’unico pensiero che riempie la mia mente: come puoi ancora pensare quello che dici?» ma lei non osa rispondere, lei non osa portare le sue iridi blu a specchiarsi in quelle di lui.
«Guardami, Tethy!» la sua voce si alza un po’, la sente sospirare, sente il suo sospiro spezzato ancora dai singhiozzi, per poi ritrovarsi i suoi occhi a fissarlo.
«E tu che ci fai qui?» la flebile voce di Tethy dice quelle parole, facendo inarcare il sopracciglio al ragazzo.
«Io ti tratto come mi pare. Spero non vi abbia importunato troppo» continua a recitare a memoria quelle parole, parole che Luke quasi stenta a riconoscere.
«Clifford, credo tu debba proprio andare, non è questo il posto per te» conclude, come se quelle frasi se le fosse imparate a memoria, come se quelle parole avessero lasciato delle ferite incurabili dentro di lei, come se l’umiliazione subita quel giorno fosse la causa di quel pensiero che l’assilla da giorni: finire la loro storia.
«Tethy, diamine» si morde il labbro. «Perché non mi credi? Perché ti comporti come una sciocca? Non lo capisci? I miei genitori avrebbero fatto di tutto per ucciderti, dannazione, fidati di quel che ti dico!» gli occhi di lei si abbassano nuovamente. «Volevi morire, Tethy? Volevi essere messa davanti a una creatura della Foresta Proibita, piuttosto che un Drago? Preferivi questo?! Non lo capisci che sei stata scelta per essere distrutta? I miei genitori vedono ogni cosa: sanno di noi, sanno quanto ci tengo a te, sanno quello che sei e, pur di allontanarmi, avrebbero fatto qualsiasi cosa» e il cuore di Luke quasi si ferma, al solo pensiero di Tethy in pericolo.
«Puoi dire ai tuoi genitori che non c’è bisogno di fare altro» sussurra la ragazza davanti a lui, facendolo sbiancare un poco. «Non voglio più vederti, mai più» dice con tono freddo e deciso, tono che lascia senza parole il giovane Hemmings, spiazzato, distrutto, lei non vuole ascoltarlo, lei non vuole capire che l’ha fatto per lei, non vuole capire quanto gli sia costata quella scelta, non vuole sentire altre scuse da parte sua.

E Tethy scosta il ragazzo davanti a sé, si allontana dal suo corpo, si allontana da lui per sempre.
Ma la disperazione porta il Serpeverde a compiere quel gesto, un gesto che mai, prima d’ora, avrebbe mai pensato di fare.
«Immobilus!» punta la bacchetta contro di lei, nel tentativo di fermarla, nel tentativo di non lasciarla andare veramente.
Ma Tethy sa ben difendersi da quegli attacchi, sa ben difendersi da lui, tanto che si volta, lui tiene in mano la bacchetta, mano che trema per il gesto appena compiuto, nel vano tentativo di fermarla.
«Avevo ragione quella volta» lei quasi ridacchia appena al ricordo «Quando mi avevi dato la Pozione Polisucco e poi ti sei presentato in infermeria per farmi stare zitta» si asciuga una lacrima con le dita. «Senza la magia, senza quella bacchetta vali meno di zero» recita quelle parole, parole che vanno a scatenare in Luke una reazione diversa da quella notte: perché Luke si sente ferito, si sente abbandonato.
«Senza quella bacchetta, non sei in grado di dimostrare nulla, non vali niente senza magia, non sei niente senza tutto questo» sorride. «E indovina un po’, Hemmings? Ringrazio di essere babbana e maga: perché io, senza magia, riesco a salvarmi, riesco a non perdere le persone di cui ho bisogno, cosa che tu, miserabile Purosangue, non riuscirai mai a fare» e si volta per poi andarsene davvero.
Tethy se n’è andata e Luke crolla sulle sue ginocchia.
Crolla sulle sue ginocchia come se il peso del mondo gli fosse crollato sulle spalle.
Crolla sulle sue ginocchia e non riesce a fare niente, riesce solo a respirare, a fatica.
Non riesce a crederci che tutto questo sia vero, non riesce a credere che Tethy, la sua Tethy, lo abbia lasciato davvero.
Eppure questo non è un sogno, non è un incubo, è reale, e lui non riesce a crederci.
È tutto finito.
Non ci sarà più nulla.
Non c’è più spazio per loro due.
C’è spazio solo per i ricordi.
C’è spazio solo per la sofferenza.
Non c’è più spazio per Luke nella vita di Tethy.
Non c’è più spazio per quella felicità.
Il buio, il nero circondano il tutto.
E Luke Hemmings, non vede più quello spiraglio di luce.
Lo ha perso.
Per sempre.

 

Note di Nanek

PROTEGO!

Sì, meglio proteggersi ancora, perché dopo il capitolo dell'altra volta, questo è ancora peggio, volete uccidermi lo so, chiedo scusa in tutte le lingue che conosco, ma doveva andare così.
Lo so che nessuno dei due si merita questa cosa, ma la nostra Tethy... insomma... poverina!! Lui è stato uno stronzo, lei è una Grifondoro (e NON ha baciato Christian!!) , si doveva far valere!!! no?
*si mette lo scudo davanti alla faccia perché nessuno è d'accordo*
Bene, dopo questa bella introduzione, che cosa vi posso dire ancora? Non ho davvero nulla da scrivere, se non che mi dispiace.
Passo direttamente a voi, mi sento uno schifo di persona :( perdonatemi :(

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Imacossarina LovelyOneD __Francesca nena9327 HoranHugs_Nialler _andyoumakemestrong_ vi adoro <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 horansmouth puzzettaalcocco vi adoro <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 maraudersmap ThisFeelsRight LondraSmiley17 Anita1993 xstaywithmeforever EffySkins vi adoro <3

Grazie a voi per aver recensito <3 HoranHugs_Nialler Smile_LWWY _siamoinfinito fight_till_its_over Jane Mable Green Nerhs hazza_harold_25 markchangedme_ Hipster_WildChild 1Derful_ irish_canadian_boy HoransCoffee elirache EhyPotter_ DarkAngel1 vi adoro <3

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
«Clifford, la goffaggine peggiora con il tempo, noto» risponde lui, quella voce, voce che Tethy ha anche provato a dimenticare, voce che non perde mai il suo lato minaccioso, neanche quando sono fuori dalla scuola.
«Ashton Fletcher Irwin, esisti ancora?» domanda Tethy, dimenticandosi completamente con chi ha a che fare, dimenticandosi che Luke non è lì a proteggerla, dimenticandosi che lui non esiterebbe un solo secondo ad ucciderla.
«Sempre più coraggiosa, Berenice Juno Tethy, mi complimento» la riprende lui, sghignazzando appena, quella battuta riesce sempre a farlo sorridere, battuta che Tethy trova davvero stupida e degna di un idiota, tanto che alza gli occhi al cielo.
«Irwin, un corso di comicità ti farebbe bene, sempre le solite battute… stancano, sai?»

UDITE UDITE! Ma guarda un po' chi torna tra noiiiiiiii *-*
Vi mancava vero? ;) anche a me un pochetto <3
Bene, detto questo, io non posso far altro che ringraziarvi ancora per ogni cosa, ringraziarvi perché siete ancora qua a leggere (spero) e mi sopportate nonostante tutto <3
Siete davvero speciali :)
Al prossimo mercoledì :)
Nanek

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Capitolo 21
*** Wish you were here ***


Capitolo 21

Wish you were here

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And the truth is that I really miss
All those crazy things you said
You left them running through my head
You're always there, you're everywhere
Right now I wish you were here

Londra, dicembre 2014.

Tethy non ha mai passato un Natale più brutto di quello di appena tre giorni fa.
Tethy non ha mai passato quei mesi ad Hogwarts con quello stato di tristezza e desolazione incorporati nella sua anima, senza mai riuscire a sorridere un solo giorno.
Tethy, da giugno, non è più la Tethy che tutti conoscono.
Tethy ha passato l’estate più brutta della sua vita, segregata in casa, qualche uscita solitaria durante la notte quando i suoi genitori non se ne accorgevano, ma durante il giorno se ne stava in camera, scendeva solo per mangiare, ma nulla più: sedeva sul suo letto, leggeva romanzi d’amore, studiava per l’ultimo anno che doveva affrontare, non voleva vedere nessuno, né Michael, né Calum, né tanto meno Emily, voleva essere lasciata in pace, voleva starsene per i fatti suoi.
L’inizio del suo ultimo anno è arrivato così velocemente che le sembra incredibile come il tempo le sia sfuggito di mano. Ecco che Tethy ha affrontato i primi mesi in quella scuola, ha affrontato il suo ultimo anno ad Hogwarts che, nonostante i suoi buoni risultati, si stava dimostrando il peggior anno accademico mai esistito: a scuola non c’era più nessuno.
E con nessuno non intendeva solo l’amico Calum che l’aspettava sempre per i corridoi.
Con nessuno intende lui: lui che non frequenta più la scuola di magia, lui ha finito i suoi anni lì dentro, lui se n’è andato, è tornato a Glasgow o forse lavora per il mondo magico o forse si è trasferito da qualche altra parte, ma lui non è più in quei corridoi, lui non è più lì a spiarla da lontano, lui non è più nei corridoi più nascosti pronto a “rapirla” per pochi istanti, lui non è più lì e basta.
Non è più lì e lei non lo rivedrà più, questo è poco ma sicuro.
È finita, questa volta per davvero, è finita e lei non può davvero star peggio di così: ha raggiunto il punto più in basso, il suo umore non può andare peggio di così, la sua tristezza ha raggiunto la perfezione, niente è più triste dei suoi occhi blu che fissano il vuoto, niente è più triste di questi occhi che cercano l’animo oscuro di un Serpeverde, nulla è più triste di quelle labbra rivolte verso il basso che non esprimono più nulla, che non lasciano più libero sfogo al sorriso che Tethy ha deciso di nascondere per sempre, niente è più triste dei pensieri che le balzano alla mente ogni volta che cammina per i corridoi perché, è inutile negarlo, in quella scuola rimbombano i ricordi di loro due insieme, ricordi che le fanno venire il magone, le manca il fiato quando quelle immagini le passano davanti agli occhi, le lacrime sono sempre sul punto di scendere quando si rende conto di vivere di illusioni e di immagini passate, ma quelle lacrime non cadono mai, perché Tethy è stanca anche di piangere.
A che serve piangere?
A che serve farsi venire gli occhi rossi?
A che serve farsi distruggere da quei singhiozzi?
Lei lo ha lasciato, lei ha messo se stessa e il suo bene al primo posto, perché dovrebbe piangere ancora? Perché piangere per una persona del genere? Una persona che non ha aspettato due volte ad abbandonarla, una persona che dopo esser stata lasciata, non ha più provato a contattarla, non ha più provato a salvare la loro storia: perché piangere ancora? Perché piangere quando può incontrare qualcuno di speciale? Più speciale di lui?
Perché Luke le manca, da morire.
Le mancano i suoi occhi che la cercano di continuo, le mancano quelle mani che si intrecciano alle sue, le mancano le sue labbra che si appoggiano alle sue, le mancano tutte quelle cose dolci e romantiche che si trovano nei romanzi, tutte cose che sono troppo zuccherose da sopportare, ma di cui lei ha bisogno come non mai.
Legge romanzi d’amore nella speranza che il suo vuoto si colmi un poco, legge storie di amori impossibili ma che hanno sempre un dannato lieto fine, legge di coppie che si amano così tanto che a volte lancia lontano il libro maledicendoli tutti, sia l’autore sia i protagonisti, perché quello che legge non è reale, è solo una bugia, il lieto fine non esiste, non per lei almeno, non esiste l’amore così forte da sovrastare ostacoli impossibili, non esiste quel sentimento che porta le persone ad essere migliori, non esiste l’amore e basta, non esiste e lei ne è certa perché se quello che lei ha provato era amore, lei non sarebbe in queste condizioni.

E Tethy, ora, è tornata a casa per le vacanze di Natale, è tornata a casa per potersi segregare nuovamente in camera.
Ma quel giorno, esattamente tre giorni dopo Natale, Michael sembra essere deciso a volerla smuovere un po’, sembra deciso a farla arrabbiare sul serio, tanto che si presenta con Emily e Calum alla finestra della sua camera.
«Dai, Tethy! Andiamo a fare un giro per Londra! Non fare l’asociale» l’ha rimproverata, ma lei ha continuato a dire “No” fino a farlo arrivare alle maniere forti: se inizialmente il cugino aveva pensato di colpirla con la magia, ha cambiato idea per passare direttamente al contatto fisico e, sollevandola di peso, nonostante le sue lievi lamentele, l’ha trascinata nella sua macchina volante, volando verso Londra, la città che Tethy ama più di ogni altra cosa… ma mai quanto Luke Hemmings.

Una cosa che le piace di Londra è in assoluto London Eye: lei deve sempre farci un giro, nonostante il biglietto sia troppo costoso, lei sta senza pranzo pur di poterlo comprare, le piace troppo guardare la città dall’alto e, a differenza dalla scopa, si sente molto più sicura.
Le piace davvero troppo guardare Londra dall’alto, le piace davvero troppo fissare il Big Ben, le piace troppo fissare l’orizzonte, le piace troppo fissare un punto, avanzando con lo sguardo, andare ancora più lontana con l’immaginazione e fingere di fissare Glasgow, nonostante sia a fin troppi chilometri di distanza da lì. Ma la finzione la fa stare bene, le dà un po’ di quella felicità che le manca e lei finge di fissare Glasgow, finge di fissare casa sua, finge di fissare la sua camera, finge di vedere Luke, nella sua stanza, intento a combinare qualcosa, intento, forse, a pensare a lei fissando il cielo, fissandolo di notte, perché il cielo è blu e potrebbe ricordargli gli occhi di lei, fissando il cielo e ripetersi “Almeno dormiamo sotto le stesse stelle” o almeno così dice sempre Michael ad Emily, ma Tethy finge che pure Luke la pensi esattamente così perché è così romantico, è così dolce, è così degno di essere preso come spunto per un romanzo troppo sdolcinato. Ma a lei, in questo momento, mentre la ruota di London Eye gira lentamente, va bene così, le va bene fingere che tutto possa davvero mettersi a posto, le piace fingere che tra di loro ci possa essere un’ulteriore svolta, le piace credere che quei libri non sono così surreali.
Ma non appena il suo giro panoramico finisce, pure quel breve momento di felicità scompare e il viso di Tethy è degno di una persona appena uscita da un funerale.
Raggiunge i suoi amici, trova Emily seduta sulle gambe di Michael, trova Calum mano nella mano con Isis, arrivata da poco a quanto sembra, e Tethy vorrebbe solo ammazzarli tutti: questa è insensibilità, lei sta soffrendo come non mai per amore e loro cosa fanno? Formano coppiette, sotto i suoi occhi, senza un minimo di tatto, potrebbe odiarli, vorrebbe correre via, si sente in più.

E non appena questo pensiero si fa vivo, nonostante Michael l’abbia già vista e la stia fissando, Tethy si volta di scatto, come se il suo istinto stesse manipolando ogni sua azione: si gira di scatto come per scappare, ma destino vuole che qualcuno sia proprio dietro di lei e la ragazza si ritrova ad andare contro una persona, bruscamente.
«Ahia!» si lascia scappare lei, per poi continuare «Mi scusi, non volevo» parole che vorrebbe rimangiarsi immediatamente, non appena il diretto interessato si mostra completamente ai suoi occhi.
Occhi verdi, sfumature di marrone, occhi maledetti, occhi che lei riconosce, sorrisetto malefico, un ghigno degno di un mago come lui, degno di un Serpeverde come lui, degno di un dannato idiota come lui.
«Clifford, la goffaggine peggiora con il tempo, noto» risponde lui, quella voce, voce che Tethy ha anche provato a dimenticare, voce che non perde mai il suo lato minaccioso, neanche quando sono fuori dalla scuola.
«Ashton Fletcher Irwin, esisti ancora?» domanda Tethy, dimenticandosi completamente con chi ha a che fare, dimenticandosi che Luke non è lì a proteggerla, dimenticandosi che lui non esiterebbe un solo secondo ad ucciderla.
«Sempre più coraggiosa, Berenice Juno Tethy, mi complimento» la riprende lui, sghignazzando appena, quella battuta riesce sempre a farlo sorridere, battuta che Tethy trova davvero stupida e degna di un idiota, tanto che alza gli occhi al cielo.
«Irwin, un corso di comicità ti farebbe bene, sempre le solite battute… stancano, sai?» la ragazza parla con fin troppa leggerezza, parla come se fosse superiore a lui, parla e si mette in pericolo ogni secondo che passa, si mette in pericolo perché nel più remoto dei suoi pensieri, spera che lui venga a salvarla.
«Ti ha addestrato bene...» comincia Ashton, bloccato però dall’arrivo di Michael, il quale appoggia una mano sulla spalla di Tethy seguito da Emily, Calum e Isis che si mettono dietro la ragazza.
«Tutta la combriccola al completo, siete in vacanza?» riprende il Serpeverde, salutando ironicamente ognuno di loro, lasciandosi scappare, volontariamente, commentini poco gradevoli.
«E tu, Irwin? Sei a spasso?» chiede Tethy, facendo spalancare gli occhi a Michael: perché gli sta ancora parlando? Perché sembra voler parlare con lui?
E la risposta non può essere più semplice di così: lui era il migliore amico di Luke, lui è qualcosa che la collega a Luke, lui è stato parte della vita di Luke, e Tethy sembra sentirsi bene, sembra essere quasi felice di vederlo, perché avere Ashton davanti agli occhi è come avere il suo Hemmings con lei.
«Non sono affari tuoi, piccola Grifondoro» risponde lui strafottente, facendola sbuffare.
«Quanto sei noioso, Irwin» commenta a voce alta, come a volersi far sentire, tornando a fissarlo dall’alto al basso: non lo ha mai visto al di fuori della scuola, trovarselo in jeans e con un cappotto pesante la fa quasi sorridere, sembra quasi buffo, è così strano.
Ma anche Ashton si sta guardando intorno in questo momento, fissa la piccola compagnia, fissa oltre le loro spalle, come se stesse cercando qualcosa, come se stesse cercando proprio lui.
«E… Hemmings dove lo hai lasciato, Tethy? Lo hai chiuso in una torre per evitare che qualcuno te lo portasse via?» cerca di deriderla, quando invece lascia trasparire perfettamente quanto gli interessi ancora della vita del suo amico, come a volersi dimostrare ancora troppo interessato a lui, come se gli mancasse, come se volesse sapere qualcosa su di lui, lui che non lo vede da più di un anno.
E Tethy si sente un po’ mancare a quella domanda.
«Hemmings? E chi lo ha più visto, quello lì» cerca di sembrare distaccata, cerca di sembrare disinteressata, ma a nessuno sfugge il tono della sua voce, una voce che trema al pronunciare quel nome, una voce piena di tristezza, una voce che pure Ashton riconosce come sofferente e in pena.
«Qualcuno ha problemi di cuore, povera piccola Mezzosangue» fa dell’ironia, ridacchia a quel commento, Tethy però non abbassa lo sguardo, tanto che continua a fissarlo, sfidandolo, pronta a reagire nel peggiore dei modi.
«L’unico che sembra averli sei tu, inutile Serpeverde: ti manca il tuo amichetto? Povero cucciolo, ti vedo triste» sorride malamente, osa pure alzare la mano verso il viso di Ashton, arriva quasi a sfiorargli la guancia, cogliendolo alla sprovvista, tanto che si scosta solo quando Tethy lo sta accarezzando, come se fosse stato pietrificato.
«Non toccarmi!» si ribella lui, facendola ridacchiare malefica, lasciando tutti gli altri stupiti da quel gesto: ha davvero tentato di accarezzare Ashton Irwin? Questa è follia.
Tethy sta impazzendo.
«Torna dal tuo amico, Ash» quel nomignolo, come osa chiamarlo così? Solo… Luke poteva farlo.
«Tu non devi permetterti di…» cerca di aggredirla, ma Tethy continua a parlare, come se lui non avesse voce.
«Torna da lui. Gli manchi, ha bisogno di un amico, ma non uno qualunque, lui ha bisogno di te» sospira. «La sua scelta, ossia preferire me a te, credo se la sia rimangiata tante volte, rimpiange questa decisione, fidati, tu sei davvero più importante di qualsiasi altra persona» e si sente un nodo in gola. «Più importante anche di me» ammette, per poi voltarsi e camminare lontana, seguita dai suoi amici, che però non vuole con lei in quel momento.
«Ho bisogno di restare da sola, ci vediamo alle sei alla macchina» si congeda, fermata ancora una volta da quella mano, la mano di Michael. Si volta a guardarlo, ha già due lacrime a solcarle le guance, gli occhi verdi del cugino sono sorpresi come non mai.
«Ti prego, Mike, lasciami sola» lo implora, togliendosi dalla sua presa, camminando più veloce, lontana da loro, lontana dalla loro felicità, lontana da quel posto dove ha appena ammesso di non essere così importante per Luke.
Cammina veloce, si ritrova a correre, corre via con le lacrime sul viso, corre via e in ogni persona che incontra vede lui, vede i suoi occhi, vede i suoi capelli color dell’oro, vede le sue labbra, vede il suo sorriso, vede tutte quelle cose che i protagonisti dei romanzi vedono quando sentono la mancanza della persona che amano, si sente come loro, si sente sofferente come loro, ma con la sola differenza che il loro finale sarà dei migliori, il loro finale sarà felice e pieno di positività, mentre lei è condannata al buio e alla sofferenza.
Maledizione ai romanzi, maledizione a chi li scrive, maledizione a te Hemmings.


 
Note di Nanek

Hellooooo =)
Bene, sono in ritardo, non nell’aggiornare ma nel senso che ho delle cose da fare e sono in ritardo lol a me.
A nessuno frega nulla ma… vabbè :D
Care mie, ecco qui il nostro Ashhhhh!!!!! <3 è tornatooooo :D sempre più cattivello neh? ;)
Tethy, la mia piccina T.T nessuna di voi la capisce cmq, siete cattive T.T *abbraccia la sua bimba e le accarezza i capelli*
Bene bene insomma, sono in ritardo, meglio darsi una mossa :D

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Jadeslaugh SwEeT_DrEaM_98 vale07 vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 This Life chiariBlue vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 _Directioner_Horan99_ MadappleStyles hazza_harold_25 vale07 mondinella99 Lottie_ SwEeT_DrEaM_98 onedirectioners99 Manu_Directioner vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 mondinella99 leosfire _hood LittleCrazyAuro __Francesca fight_till_its_over luke_is_a_penguin Nerhs 1Derful_ HoranHugs_Nialler _MrsHoran Smile_LWWY niallspringles cassiecas Hipster_WildChild hazza_harold_25 markchangedme_ horansmouth porcalum DarkAngel1 likefireandrain  vi adoro <3 e siete matte: mai avute così tante recensioniiiii *-* vi amo.

Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
Luke fa spallucce a quella domanda «Dovrei interessarmi della tua inutile vita?» la risposta arriva fredda e forte al petto di Ashton, il quale non nasconde le mani che si stringono a pugno, non nasconde di volerlo colpire, non nasconde di essere arrabbiato come non mai con il biondo, perché lo ha abbandonato per una Mezzosangue, perché ha voluto bruciare la loro amicizia per una Grifondoro, perché ha preferito lei a lui, perché, nonostante tutto, in questo momento su questa riva, è lui ad essere ancora al suo fianco, mica quella sciocca, ma questo dettaglio sembra notarlo solo lui.
«Sì, dovresti, dato che sono l’unico che si interessa ancora di te e della tua stupida esistenza, dato che la tua amata Grifondoro non ci ha pensato due volte a lasciarti di nuovo» dice con rabbia Ashton, scatenando in Luke la reazione più sbagliata al mondo: il biondo lo fulmina con lo sguardo, estrae la bacchetta senza pensarci due volte, gliela punta contro, a pochi centimetri dal suo naso, lo sguardo diabolico e maligno, le labbra serrate in una linea retta, Ashton deglutisce a fatica.
«Avanti fallo! Colpisci l’unica persona che dimostra di provare un po’ di pietà per te, Luke. Sto aspettando»
 

Ashton ancoraaaaaa *-* ma con Luke sta volta…. Chi vuole cominciare con le scommesse? Si uccideranno tra di loro o no? :D io aspetto risposte :D
 
Per concludere, ragazze ce l’ho fatta!!! Ho finito il TRAILER DI QUESTA STORIA!!! Yeeeee un applauso a me *nessuno batte le mani* =(
Questo è il link https://www.youtube.com/watch?v=ftIiIhRYZHk =) e… spero davvero vi piaccia <3 <3 ci ho messo anima e cuore per farlo =)
 
Bene, detto tutto ciò, io vi saluto, dandovi appuntamento al prossimo mercoledì =)
Grazie davvero per ogni cosa che fate <3 siete adorabili <3 vi adoro tutte <3
Nanek

 

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Capitolo 22
*** You've got a friend in me ***


Capitolo 22

You've got a friend in me 

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And as the years go by 
Our friendship will never die 
You're gonna see it's our destiny 
You've got a friend in me 



Glasgow, febbraio 2015.
 
Da quando lui e Tethy si sono lasciati crede di aver raggiunto il limite della solitudine, perché senza di lei, lui non ha più nessuno.
Siede sulla riva del fiume, è notte fonda, il buio a circondarlo, lo scorrere dell’acqua, le foglie che si muovono, qualche animale che si fa sentire a volte, sporcano il silenzio perfetto di quel posto, il bosco vicino casa sua, l’unico posto che sembra poterlo accogliere, che sembra poter accettare i suoi pensieri, i suoi problemi, il suo stato di miserabile.
Luke Hemmings non avrebbe mai creduto di ridursi in questo stato per una stupida Mezzosangue, eppure, la sua vita sembra andare sempre più in peggiorando, come se non avesse via di fuga da quel precipizio, precipizio che lo porta sempre più in basso, sprofonda ad ogni suo respiro, scende sempre di più verso il vuoto, verso il buio, senza possibilità di risalita.
Passa le sue giornate chiuso in casa, come se avesse paura della luce, come se il sole rappresentasse Tethy, come se lui non potesse davvero girare per la città come se niente fosse, perché intorno a lui vede solo persone felici e soddisfatte, vede solo sorrisi e vite normali, mentre lui cammina con la sua ombra, senza nessuno al suo fianco, senza nessuno per cui continuare a vivere.
Luke si ritrova ad odiare il sole, le belle giornate che caratterizzano Glasgow, che sono così rare, le odia e vorrebbe solo le tenebre, la pioggia, le nuvole, vuole solo il riflesso del suo animo su ogni cosa, pure sul tempo.
Di notte esce, scappa di casa per poter andare al fiume, si isola dal mondo, si isola dalla sua famiglia, che sembra voler farlo impazzire con i soliti discorsi: ha finito gli studi, dovrebbe pensare al suo futuro, dovrebbe pensare a che strada intraprendere, dovrebbe fare un salto al Ministero della Magia, provare ad entrare lì, provare a darsi una mossa, invece di stare chiuso in casa a fissare il soffitto.
Ma lui non ci pensa nemmeno ad andare al Ministero: Londra è troppo vicina a Brighton, potrebbe fare delle pazzie, potrebbe presentarsi in casa Clifford e fare qualcosa di cui si pentirebbe, ne è certo, sta andando fuori di testa senza di lei, sarebbe capace di tutto, sarebbe capace di immobilizzarla con la magia, sarebbe capace di baciarla mentre lei resta impassibile ad ogni suo bacio, sarebbe capace di sfiorarla, sarebbe capace di tutto, pur di riavere Tethy con sé, ma sa bene che lei… lo respingerebbe, gli rimarcherebbe quelle parole, lo offenderebbe ancora, lei non lo perdonerà mai, lei non sente neanche la sua mancanza, se così fosse lo avrebbe cercato, ne è certo.
Sospira, Luke, mentre siede in riva al fiume e pensa a lei.
Pensa a quello che hanno passato, ripensa a quei ricordi come se fossero l’unica cosa rimasta a lui, ripensa ad ogni cosa di lei, ai suoi occhi, alle sue labbra, i suoi capelli lunghi, le sue mani intrecciate alle sue, il suo corpo così fragile: Luke potrebbe riprodurre Tethy in ogni suo minimo particolare, i ricordi sono così vivi, sono così forti, che fanno male.
Fanno male perché lei non c’è più per lui, certo.
O forse fanno male perché lui è solo?
Fa più male il pensiero di non avere più Tethy, o il fatto di non avere più nessuno nella sua vita?
Si interroga troppo spesso su queste cose, si interroga troppo spesso sulla sua situazione e non capisce: è triste perché lei non c’è più? O è triste perché è abbandonato con la sua ombra?
Mette in dubbio i suoi sentimenti, Luke, mette in dubbio il suo essere innamorato di Tethy, perché, forse, lui non lo è mai stato, forse si è illuso di essere innamorato, forse era solo la felicità di quei momenti a farglielo pensare, forse, essendo in sua compagnia, credeva di essere innamorato di lei, ma se ci fosse stato un amico, le cose sarebbero state uguali, con la sola differenza che mai avrebbe pensato di essere innamorato di un amico: eh no!
Luke Hemmings le studia davvero tutte pur di levarsi il pensiero di Tethy dalla testa, osa pure negare il suo amore per lei, osa pure paragonarla ad un’amicizia: Luke sta impazzendo, ride di se stesso, ride isterico dei suoi inutili tentativi di dimenticarla.
Lui ama Tethy, dannazione se la ama!
Come si può non amare quella lì? La ami anche per i nomi strambi che si ritrova, la ami per la sua risata buffa che fa ridere anche se non lo vuoi, fa ridere la sua goffaggine quando inciampa sui suoi stessi piedi, fa ridere quando Enea si diverte a scompigliarle i capelli e lei impreca in tutti i modi contro di lui, senza apparire troppo volgare, inventandosi parolacce che solo il suo cervello può produrre, Tethy è la persona che ami fino alla fine dei tuoi giorni, non importa quanto male ti possa fare, la ami e basta, sei condannato.
Che poi, Tethy ha ragione ad averlo lasciato, almeno questo lo ammette Luke.
Ammette di aver fatto l’idiota, ammette di aver stretto troppo la cinghia con lei, ammette di aver sbagliato, ammette ogni cosa, però, anche lei, dannazione: possibile che non può capire il suo punto di vista? Possibile che le piaccia essere vittima di maghi potenti? Possibile che le sue parole non siano bastate a farla restare?
Tethy è una cocciuta, Tethy è dannatamente testarda, non sembra capire quello che lui prova per lei, sembra che ogni cosa che lui dica sia una bugia, cosa non vera, dato che lui quello che dice lo pensa, lo sente con tutto se stesso, ma lei sembra non averlo capito, sembra troppo presa a pensare a che tipo di sangue scorre dentro di lei.
Che poi, a Luke, cosa gliene frega? Dopo tutto quello che hanno passato, cosa gliene frega se lei è mezza babbana? Si è pure presentato in casa sua, più di una volta, non ha mai pensato cose negative su sua madre, cosa che un tempo gli sarebbe venuto molto semplice, dato che i babbani non dovevano neanche sfiorarlo con gli occhi, eppure con Daphne non ha mai pensato nulla di brutto, l’ha apprezzata come donna, come moglie perfetta, come madre che anche lui avrebbe voluto, una madre buona e affettuosa, una madre che non vive per il male altrui, una madre che, invece di organizzare un Torneo con Draghi e Creature Magiche da affrontare, si mette vicino a te e ti avvolge stretta quando ti vede giù di morale, proprio come Daphne faceva con Tethy, gesti semplici e necessari, gesti che lui non ha mai avuto da nessuno.
Nessuno, tratte Tethy.
Tethy che lo abbracciava così spesso da farlo abituare, da farlo diventare dipendente da quelle braccia che gli circondavano il petto, braccia che ora non può più avere, lasciandolo al freddo della sua vita, lasciandolo senza quegli abbracci a lui tanto cari, lasciandolo nuovamente senza un buon motivo per sorridere a quella vita, che lui adesso osserva impassivo, senza ragione per cambiare.
 
Un rumore lo distoglie dai suoi pensieri.
Una foglia calpestata, la presenza di un’altra persona lo porta ad irrigidirsi, a stare sull’attenti: chi può girare a quest’ora di notte? In quel bosco? E proprio lì, dove è messo lui?
Si volta di scatto, una luce ad illuminare il volto del nuovo arrivato, una luce che dà fastidio ai suoi occhi abituati alle tenebre: una bacchetta ad illuminare il buio, occhi seri a fissarlo, passi decisi che si avvicinano sempre di più, quell’espressione sul viso che non dimenticherebbe mai.
«Ashton» riesce a far scivolare dalle proprie labbra, sorpreso di trovarselo qui, sorpreso di vederlo di nuovo, dopo così tanto tempo, sorpreso a tal punto che si sente il cuore battere più veloce: non ci crede.
«Proprio io, Luke» risponde quella voce così famigliare, quella voce che non sente da anni, quella voce che gli è mancata, non lo nega.
Il ragazzo si avvicina al biondo, si mette fin troppo vicino, tanto che Luke si sposta più lontano, tanto che porta la mano all’altezza dei pantaloni, dove tiene nascosta la bacchetta, sua unica arma di difesa.
«Sei ridicolo» lo accusa l’altro, appoggiando la bacchetta tra loro due, per continuare ad illuminare i loro volti «Credi davvero che sia venuto a farti del male? Ti faccio così tanta paura? Questa cosa mi rende orgoglioso» gli ride in faccia, mentre il biondo allontana la mano dalla bacchetta e ricomincia a fissare il fiume, senza aggiungere altro, come se non avesse davvero niente da dire: non tenta di difendersi, non si avventa su di lui per colpirlo per l’offesa subita, non fa nulla, non ha più la forza per queste cose, non ha più voglia di combattere per un’immagine che non gli appartiene.
Luke fissa il fiume, resta in silenzio, si concentra sullo scorrere dell’acqua, non fa neanche caso agli occhi di Ashton, che lo fissano come se fosse la persona più strana al mondo, non si sente infastidito dai suoi occhi, per lui è come essere da solo in quella riva, Luke è lì fisicamente, ma i suoi pensieri sono altrove, sono a Brighton, sono a Hogwarts, sono da Tethy.
«Non mi chiedi neanche che ci faccio qui?» interrompe i suoi pensieri l’altro ragazzo, seduto con le braccia incrociate al petto, il viso illuminato dalla luce della sua bacchetta, lo sguardo preoccupato e deluso: preoccupato perché quello che ha davanti non può essere davvero quel che era il suo “migliore amico”, non ci crede che sia lui, forse è solo un suo gemello, ma non può essere Luke Hemmings, e da qui nasce la delusione, delusione per aver perso il suo amico, delusione per averlo lasciato libero di agire come voleva, riducendosi ad essere un miserabile, un poveraccio vuoto dentro, rovinato da una stupida Mezzosangue, perché Ashton sa di chi è la colpa e non glielo perdonerà mai, non la perdonerà mai per aver ridotto in queste condizioni Luke.
Luke fa spallucce a quella domanda «Dovrei interessarmi della tua inutile vita?» la risposta arriva fredda e forte al petto di Ashton, il quale non nasconde le mani che si stringono a pugno, non nasconde di volerlo colpire, non nasconde di essere arrabbiato come non mai con il biondo, perché lo ha abbandonato per una Mezzosangue, perché ha voluto bruciare la loro amicizia per una Grifondoro, perché ha preferito lei a lui, perché, nonostante tutto, in questo momento, su questa riva, è lui ad essere ancora al suo fianco mica quella sciocca, ma questo dettaglio sembra notarlo solo lui.
«Sì, dovresti, dato che sono l’unico che si interessa ancora di te e della tua stupida esistenza, dato che la tua amata Grifondoro non ci ha pensato due volte a lasciarti di nuovo» dice con rabbia Ashton, scatenando in Luke la reazione più sbagliata al mondo: il biondo lo fulmina con lo sguardo, estrae la bacchetta senza pensarci due volte, gliela punta contro, a pochi centimetri dal suo naso, lo sguardo diabolico e maligno, le labbra serrate in una linea retta, Ashton deglutisce a fatica.
«Avanti, fallo! Colpisci l’unica persona che dimostra di provare un po’ di pietà per te, Luke. Sto aspettando» lo istiga, senza alzare le mani in segno di arresa, lo sfida con lo sguardo, anche se teme che quegli occhi lucidi lo possano tradire da un momento all’altro: quanto fa male essere sostituiti, quanto fa male essere gettati via perché l’amore sovrasta l’amicizia, quanto fa male Ashton lo sa, ma Luke sembra l’unico a non essersene mai reso conto, troppo preso da occhi blu che si perdono in quelli azzurri di lui.
«Vattene Ashton, io e te non abbiamo proprio nulla da dirci» abbassa la bacchetta, mentre l’altro comincia a dare voce ai suoi pensieri, comincia a ribellarsi, comincia a dargli contro, cosa che mai aveva osato fare in passato.
«Sciocco io, a credere di poter rimettere le cose come stavano, sciocco io, che ho nuovamente abbassato la testa, ho frantumato il mio orgoglio, in nome della nostra amicizia, perché tu sei mio amico, perché io ammetto che mi sei mancato, perché io ammetto di odiare con tutto me stesso Tethy Berenice Juno Clifford, dannata Mezzosangue, che mi ha portato via il mio migliore amico» le mani di Ashton si affrettano a prendere la sua bacchetta, Luke lo ammazza, ne è convinto, cala il buio tra di loro.
«Nessuno ti ha chiesto di farlo, Ashton, io vivo anche senza di te» quel tono da strafottente, il tono che Ashton apprezzava quando lo usava sugli altri, ma che ora gli si sta rivoltando contro, non lo può sopportare.
«Si vede, infatti, come vivi» ridacchia divertito «Chiuso in casa, esci solo di notte perché non riesci più a vivere senza una stupida Grifondoro, vivi come un miserabile, vivi come se non ti meritassi altro» sospira «Infatti hai così tanti amici al tuo fianco, che solo io sono venuto qui, per cercare di salvarti» Luke si sente così debole, si sente colpito da una lama ad ogni sua singola parola: la verità lo uccide.
«Smettila Ashton! Smettila! Tu non sai proprio niente di me!» urla il biondo, cercando in tutti i modi di non scoppiare in lacrime, non lo deve fare, non giunti a questo livello, non davanti ad Ashton «Io amo Tethy, la amo con tutto me stesso e tu sei solo un idiota che non capisce assolutamente nulla! Lei mi ama, lei è l’unica che può davvero salvarmi» e la risata di Ashton si fa sentire ancora.
«Ti ama a tal punto che sei ancora qui, da solo, come un miserabile, ti ama a tal punto che non si preoccupa per te, ti ama a tal punto che pure io sono arrivato prima di lei, io che ti ho odiato con tutto me stesso per quello che mi hai fatto, per quello che hai fatto alla nostra amicizia».
E nessuno dei due ha più il coraggio di parlare, Luke non sa come reagire, ha solo tanta confusione in testa, ha solo l’immagine di Tethy che lo lascia, ha solo tanta voglia di piangere, cosa che non farà mai, neanche sotto tortura, ha solo le immagini di loro due insieme, ha solo gli occhi blu di lei che lo guardano per l’ultima volta, ha solo voglia di essere capito, ha solo voglia di cambiare tutta la sua vita, ha solo voglia di ricominciare a vivere.
E se lui non fosse davvero bisognoso di Tethy? Se lui non fosse davvero in quelle condizioni per Tethy? Se fosse solo la nostalgia di quell’amicizia che solo Ashton ha saputo dargli? Se gli mancasse un amico? Troppi “se” gli riempiono la testa, troppe domande, troppe ipotesi, eppure la risposta ce l’ha davanti agli occhi: il suo amico è tornato per lui, lui è tornato e lei no, lui è qui che vuole ricominciare tutto da capo mentre lei vive la sua vita anche senza di lui, Ashton soffre il suo abbandono mentre Tethy lo ha abbandonato senza problemi.
Tutto questo avrà pure un senso, o no?
Ashton ci tiene a lui come se fosse suo fratello, Tethy lo ha trattato come se fosse lo zerbino di casa.
Ashton è qui e sta combattendo contro il suo orgoglio per andargli incontro, mentre lei non è riuscita neanche a capire il suo intento, non ha voluto capirlo, ha preferito la via più semplice, lasciandolo, abbandonandolo di nuovo.
Forse lui non è davvero innamorato di Tethy, forse lui ha davvero bisogno solo e solamente dell’amicizia di Ashton, ha bisogno di lui come non mai, gli manca da quando hanno combattuto, gli mancava quando Tethy stava con Calum, gli mancava e si sentiva terribilmente solo, gli mancava quando sentiva il bisogno di aprirsi con qualcuno, gli mancava in quel momento in cui Tethy lo ha lasciato, lo voleva al suo fianco, desiderava i suoi occhi marroni con sfumature di verde a incoraggiarlo a sorridere, a non abbattersi, a dargli quella forza che lui è sempre riuscito ad infondergli.
Ashton è qui davanti a lui e ha paura di perderlo di nuovo.
Luke mette via la bacchetta.
Luke si avvicina.
La mano di Luke abbassa la mano destra di Ashton, abbassa la sua bacchetta.
Le braccia di Luke vanno ad abbracciare la figura davanti a lui, lasciando l’amico senza parole: da quando, Luke Hemmings abbraccia Ashton Irwin? Da quando Luke si avvicina così tanto alle persone? Da quando il contatto umano non lo infastidisce?
«Luke che stai…» balbetta l’amico, sentendo la stretta del biondo un po’ più forte sul suo corpo: Ashton è troppo confuso, è felice e preoccupato; felice perché non può far altro che ricambiare quel gesto, un gesto che Luke non gli aveva mai lasciato fare, un gesto che però, avrebbe sempre voluto, d’altronde, gli Irwin sono dei “sentimentaloni”; preoccupato però, perché il suo amico ha subito un cambiamento che ha paura di scoprire, che ha paura di affrontare.
«Torno dal mio migliore amico, torno dall’unica persona che vuole salvarmi» sussurra il biondo, facendo sorridere Ashton, facendolo sorridere così tanto che sente le guance fargli quasi male, sorride e lo abbraccia più stretto, sorride e si lascia sfuggire quelle parole «Mi sei mancato» parole che confessa con tutto il bene possibile, parole che non vedeva l’ora di dirgli.
«Mi sei mancato anche tu Ash» quel soprannome «Però ora smettiamola, sembriamo due idioti, peggio dei babbani, disgustoso» commenta ancora il biondo, facendo ridacchiare l’amico che, però, non si decide a lasciarlo.
«Solo un altro po’, poi possiamo tornare ad essere quelli di sempre» lo stringe ancora, felice di sentire che quel gesto è ricambiato ancora, felice di riavere Luke nella sua vita, felice di constatare che la loro amicizia è davvero più potente di qualsiasi altra cosa, pure dell’amore per una sciocca Mezzosangue.
 



 
Note di Nanek

Hey a tutte =)
Ma ciao belle mie! Ma cosa non combinano sti maschi? :D non sono adorabili? Certo, Ash è uno stronzetto, non la smetterò mai di ripeterlo, ma alla fine non è un amore pure lui? Cioè, insomma, sì lo è <3 e io awwwww sono tutta coccolosa <3
Bene, stranamente non ho molto da commentare :D sarà che stiamo arrivando sempre di più al capolinea e sto diventando triste =( passiamo a voi!

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Maraborto  AJ Arrow   Alice1234567890  ashtonsdimples_  FANTASYY   Sharon_1994  vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le ricordate <3 Puffet​todire  ti adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 justinonedirection99  vivendodistanti  Sono_un_unicorno_  lol3  Smile1007  ludomalik  Maraborto vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 Maraborto fight_till_its_over zayn_andperrie Kukukuju Lipstick Tralala _MrsHoran LittleCrazyAuro _liz_03 1Derful_ HoranHugs_Nialler mondinella99 markchangedme_ vale07 luke_is_a_penguin hazza_harold_25 DarkAngel1 Nerhs  _Directioner_Horan99_ vi adoro <3

Ecco cosa vi devo dire: sappiate che vi vedo U.U vedo le persone che sul gruppo di Facebook sui 5SOS fanno pubblicità gratuita a questa storia e pure a “So out of reach”, non farò nomi, ma vedo i miei titoli in quella pagina, non sapete quanta voglia ho di dirvi “Non si fa!!” :P perché non si fa e basta!!!! Volete condannare altre persone innocenti alla mia stupidità più estrema? Siete diaboliche U.U ma vi ringrazio lo stesso <3 vi voglio bene <3
Anticipazione per il prossimo capitolo ;)

Nel prossimo capitolo:
Un ragazzo è disteso accanto a lei, un ragazzo che, nonostante il buio di quella stanza, lei riconosce, lei vede i suoi capelli biondi, lei vede i suoi occhi azzurri puntati sui suoi, come se il buio fosse fasullo, come se il buio fosse luce; vede il viso di Luke così vicino al suo, vede le sue labbra serrate, vede la sua espressione dura e fredda, senza emozioni, nulla.
La voce le muore in gola, si sente irrigidire come non mai, balbetta quella domanda “Che ci fai qui?”, ma non sente nemmeno lei il rumore della sua voce, la sua voce si perde nell’aria, non riesce a sentirla.
Percepisce, però, la mano di Luke sulla sua guancia, sente le sue dita sulla sua pelle, sente come la sfiora delicato, sente che sta per crollare ancora.
Le lacrime le rigano il viso, le lacrime calde toccano quelle dita così perfette, ma non lo fermano: Luke continua ad accarezzarla, continua a guardarla con quello sguardo perso, non parla, non dice niente, ha solo il compito di accarezzarla, mentre lei piange davanti ai suoi occhi, piange e singhiozza, ma lui sembra non rendersene neanche conto, come se le sue lacrime fossero qualcosa di ordinario, non lo sorprendono, sono “cose normali” che fanno parte del suo viso.
“Perché mi fai questo?”

 
Cosa sarà mai sta cosa?! ;)
Lo scopriremo nel prossimo capitolo ;) a mercoledì prossimo <3
E grazie ancora per ogni cosa, vi giuro, vi voglio tanto bene <3
Nanek

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Capitolo 23
*** Bad Dreams ***


Capitolo 23

Bad Dreams
 
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And I didn't think it was over 
Until you walked away 
Like it was nothing, baby 
And that moment was so hard for me to breathe 
'Cause you took away the biggest part of me, yeah 
Life is so unpredictable
 


Hogwarts, aprile 2015.
 
I sogni sono stati creati per varie ragioni.
I sogni si dividono in belli e brutti, ma questi ultimi sono davvero rari, succedono una volta ogni tanto, la maggior parte dei nostri sogni sono felici e sereni, ritraggono parti della nostra vita, ci sembra di essere ancora svegli, ci sembra di non essere ancora andati a dormire, come se la nostra vita continuasse ancora, anche di notte.
Quelli che noi definiamo “incubi” sono cose orribili: ci si sveglia con il cuore in gola, il tremolio alle gambe o alle braccia, la sensazione che qualcosa ci stia fissando nel buio della nostra stanza, la sensazione di panico che ci fa restare svegli per almeno una ventina di minuti, prima di azzardarci a chiudere di nuovo gli occhi; gli incubi sanno essere micidiali, perché sembrano così dannatamente reali, ci fanno vedere cose che mai vorremmo vivere, ci fanno sentire quella sensazione di dolore al petto, dolore che mai pensavamo di poter provare, gli incubi non hanno pietà di nessuno.
Per Tethy, tuttavia, gli incubi sono diversi da tutti gli altri.
Perché Tethy non sogna la sua rottura con Luke, questo sì che è un incubo, lei sogna di averlo ancora con sé.
Come questa notte.
Si dimena nel letto, la piccola Clifford, si dimena e sente tanto, troppo caldo, nella sua stanza ad Hogwarts, si agita come non mai, mentre nella sua mente scorrono quelle immagini.
 
Sta correndo, Tethy.
Corre e riconosce quelle vie, sono le viette di casa sua, Brighton è nei suoi sogni, la voglia di tornare a casa è all’estremo, non ce la fa più a stare a Hogwarts, quella scuola è impestata dai ricordi, non può davvero resistere lì dentro e menomale che è il suo ultimo anno.
Corre Tethy e non sente le gambe affaticate, corre come se stesse volando, corre e non si sente stanca, anzi, non si è mai sentita così viva.
Vede Michael, vede Calum, ma non si ferma, lei continua a correre, ma neanche lei sa quale sia la sua meta, corre verso l’ignoto, corre e non si sente neanche il fiatone.
Viene portata dal suo sogno in camera sua, dal nulla: i sogni sono strani ti fanno balzare da un posto all’altro e tu non te ne rendi neanche conto.
È in camera sua adesso, si guarda attorno, è esattamente come l’ha lasciata, un disastro catastrofico, vestiti ovunque, la scrivania che straborda di libri, il letto fatto solo per miracolo: è decisamente camera sua.
Guarda fuori dalla finestra, è buio, è già notte fonda: eppure, solo pochi istanti prima, il sole era alto in cielo, ma quando si sogna non si fa caso a certi dettagli.
Si corica sotto le coperte, ma non ha sonno, non riesce a dormire, si gira di lato ed è qui che vede il suo incubo.
Un ragazzo è disteso accanto a lei, un ragazzo che, nonostante il buio di quella stanza, lei riconosce, lei vede i suoi capelli biondi, lei vede i suoi occhi azzurri puntati sui suoi, come se il buio fosse fasullo, come se il buio fosse luce; vede il viso di Luke così vicino al suo, vede le sue labbra serrate, vede la sua espressione dura e fredda, senza emozioni, nulla.
La voce le muore in gola, si sente irrigidire come non mai, balbetta quella domanda “Che ci fai qui?”, ma non sente nemmeno lei il rumore della sua voce, la sua voce si perde nell’aria, non riesce a sentirla.
Percepisce, però, la mano di Luke sulla sua guancia, sente le sue dita sulla sua pelle, sente come la sfiora delicato, sente che sta per crollare ancora.
Le lacrime le rigano il viso, le lacrime calde toccano quelle dita così perfette, ma non lo fermano: Luke continua ad accarezzarla, continua a guardarla con quello sguardo perso, non parla, non dice niente, ha solo il compito di accarezzarla, mentre lei piange davanti ai suoi occhi, piange e singhiozza, ma lui sembra non rendersene neanche conto, come se le sue lacrime fossero qualcosa di ordinario, non lo sorprendono, sono “cose normali” che fanno parte del suo viso.
Perché mi fai questo?” chiede ancora lei, tentando di toccarlo, ti spintonarlo lontano, ma le braccia non le sente, non sente il suo corpo, come se fosse paralizzata, sente solo quelle lacrime, sente solo gli occhi che bruciano, sente solo la sua mano sulla sua guancia; Luke la guarda, Luke non parla, lei è condannata a questo, al silenzio, il suo silenzio, alle sue carezze che mai la lasceranno libera di vivere, quelle carezze che le mancheranno sempre, quelle carezze che sono la sua condanna.

 
E Tethy apre gli occhi, finalmente, li apre e lei non è più sul letto di casa sua, ma a Hogwarts, in un letto dove lei è sola, senza Luke al suo fianco, dove lei si sveglia con il cuore che batte troppo forte, con il viso stravolto dalle lacrime, con le mani che le tremano e l’animo tormentato: questo è un incubo per Tethy, l’incubo di vedere Luke ancora con lei, l’incubo che la fa svegliare con le lacrime, l’incubo che la tormenta troppo spesso.
Non è la prima volta che succede, non è la prima e non sarà neanche l’ultima, lei lo sa benissimo.
Ma questa volta sente dentro di lei la voglia di scappare: non riesce a respirare lì dentro, quella stanza è troppo piccola, si sente le pareti addosso, si sente mancare il fiato, si sente pronta a scoppiare, non può stare lì, non può proprio resistere ancora.
E la follia ha il sopravvento, la pazzia, la confusione le riempiono la testa: Tethy vuole scappare, scappare da Hogwarts, andarsene via da quella cella, da quella prigione impestata di ricordi, ricordi di loro due insieme, ricordi che non la lasciano vivere, ricordi che la stanno portando alla distruzione.
E Tethy è folle, questa notte, è folle e prende la sua scopa, è folle ed esce dalla sua camera, senza un mantello, senza niente, in pigiama e con la scopa tra le mani: sa come si scappa da Hogwarts, Calum gliel’ha mostrato quel passaggio segreto, Calum le ha sempre detto di non pensarci neanche per scherzo a quella via, non si scappa da Hogwarts, non si può proprio fare, si rischia troppo, si rischia l’espulsione, non si scappa di lì, mai.
Ma la follia ha la meglio sulla ragione, la follia schiaccia la voce di Calum e Tethy non esista solo un secondo di più: quella via è la sua unica speranza per scappare di lì.
 

Fuori piove.
Per la precisione, piove a Newcastle.
Tethy è sulla sua scopa, vola senza preoccupazioni, vola perché sa che alle tre di notte nessuno la vedrà su una scopa magica, nessuno alzerà gli occhi al cielo, la pioggia l’aiuta, le tenebre la proteggono, la ragazza vola veloce verso quella casa che sta cercando: casa di Calum.
Lo detesta, quasi, il suo amico: perché abita a Newcastle? Perché abita così vicino a Glasgow? Perché la via che lei sta percorrendo, potrebbe benissimo essere cambiata all’ultimo in direzione casa Hemmings? Questa tentazione è davvero estrema, vorrebbe davvero andare lì, vorrebbe davvero presentarsi a casa sua, fargli vedere che è pure scappata da Hogwarts per lui, ma a cosa servirebbe? A nulla.
Scorge la casa di Calum, si affretta ad accelerare, la paura di volare è assente questa notte, è la follia a guidarla, non c’è spazio per la paura, non c’è spazio per il timore, solo follia e disperazione.
Batte contro il vetro della finestra di Calum, batte forte perché ha paura dei tuoni e dei lampi, batte forte perché è in pigiama e bagnata dalla testa ai piedi, batte forte perché è disperata.
Non appena scorge l’ombra di Calum, le lacrime ricominciano a scorrere ancora, si mischiano alla pioggia, dolore e acqua uniti.
«Tethy?! Cosa… diamine!» dice il ragazzo aprendo la finestra, trascinando dentro la sua amica, sentendola tremare come non mai.
«Cosa ci fai qui?! Sei impazzita?!» la rimprovera abbracciandola, ma Tethy non parla, Tethy è confusa, non sa neanche lei perché sia qui, non sa neanche lei perché sia arrivata a casa di Calum.
«Sei fradicia! Dannazione, Tethy, vuoi prenderti una polmonite?» il suo amico è terrorizzato: il sonno che lo avvolgeva fino a qualche istante prima è sparito, si è fatto sostituire dall’angoscia, dall’agitazione, dalla preoccupazione. Tethy si è presentata in casa sua a notte fonda, completamente bagnata, trema come non mai, ha le labbra e le unghie viola dal freddo, gli occhi blu stravolti e pieni di lacrime, non l’ha mai vista in queste condizioni, si sente quasi colpevole di tutto questo, colpevole per non aver evitato una cosa simile.
«Devi farti una doccia, sei un pezzo di ghiaccio io… dannazione, Tethy!» non ha parole da dire Calum, quel “dannazione” sembra essere diventato parte del suo vocabolario, non sa cosa dire, non sa cosa fare: ha una ragazza tremante in camera sua, bagnata, che piange senza dire niente, ha volato con la sua scopa fino a casa sua sotto quel diluvio, chissà da quanto stava…
«Sei scappata da Hogwarts?!» giunge alla conclusione, spalancando gli occhi e sentendosi il cuore in gola: ci mancava pure questa, Tethy che scappa da Hogwarts, in che guaio vuole cacciarsi?!
Calum si passa la mano tra i capelli con fare fin troppo nervoso, non sa da che parte guardare, non sa cosa fare, ha troppa confusione in testa e, da fuori, un tuono si fa sentire più forte, un tuono che spaventa Tethy ancora di più, che crolla a terra, portandosi le mani sul viso.
Calum l’abbraccia, la solleva e la porta verso il bagno di camera sua, ringrazia il cielo di avere un bagno personale in quella casa enorme, ringrazia il cielo che i suoi genitori non sentiranno nulla a causa del temporale, prega il cielo di riuscire a sistemare tutto questo casino.
Porta Tethy nel suo bagno e la fa sedere su una sedia, si allontana da lei pochi secondi per riempire la vasca d’acqua calda aggiungendo il bagnoschiuma, per poi tornare da lei, avvolgendola, mettendola seduta sulle sue gambe, stringendola a sé, sentendola ancora tremare.
«Devi toglierti questi vestiti, Tethy, e non darmi del pervertito! Sei un pezzo di ghiaccio» cerca di farla sorridere, ma lei non sembra neanche ascoltarlo, troppo presa dalle sue lacrime, troppo presa dai suoi pensieri tormentati.
«Tethy, avanti, non ti spoglierò mai, Michael potrebbe uccidermi, però per favore, fatti aiutare» la incita ancora, cominciando ad alzarle la maglia del pigiama, completamente inzuppata d’acqua.
«Non guardare» dice lei duramente, irrigidendosi al sentire le sue mani sulla sua schiena, si sente in imbarazzo come non mai, si alza dalle sue gambe; Calum si volta, le dà le spalle, si sente pure arrossire: se Isis lo sapesse lo ammazzerebbe, ne è certo.
Sente Tethy immergersi nell’acqua, la sente ancora singhiozzare, ma non osa girarsi per andarle vicino: le dà le spalle, resta in silenzio, come se in quel momento non ci fosse altro da fare.
Tethy resta in quella vasca solo sette minuti, e non ha mai smesso di piangere.
Calum le ha prestato un suo vecchio pigiama, gliel’ha passato senza guardarla, senza voltarsi, fino a quando non l’ha sentita abbracciarlo ancora, da dietro.
In quel momento si è voltato, l’ha avvolta di nuovo, ha finalmente avuto modo di comportarsi da amico.
Ora sono distesi sul letto di lui, lei che singhiozza ancora un po’, lui che le accarezza il braccio sussurrandole parole dolci per confortarla, parole che Tethy sente ma che non ascolta, parole che non sembrano cambiare la sua condizione.
«Devi tornare a Hogwarts» le sussurra, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio di lei. «Se ti scoprono è la fine, Tethy» lei annuisce: è folle, ma non stupida, sa benissimo in che guaio si è cacciata.
«Ti riaccompagno io, ci metteremo poco, mio padre mi ha… mostrato una via più veloce» lascia intendere l’esistenza di un altro passaggio, ma Tethy non sembra troppo entusiasta della notizia, tanto che si nasconde sul petto di Calum, stringendolo ancora più forte, facendolo sentire ancora più triste perché lui non è riuscito a curarla.
«Mi manca» la sente sussurrare, lui le accarezza i capelli. «Mi manca e mi odio per questo» la sua voce è travolta da un altro singhiozzo.
«Basta piangere, Tethy, ti prego» la voce di lui non è mai stata così amareggiata. «Andrà tutto bene, Tethy, te lo prometto» promette ma esita, la sua voce trema, non è sicuro delle sue parole che suonano come una bugia.
Bugia che Tethy percepisce, bugia che le lascia un vuoto pesante sul petto, un vuoto che neanche le promesse di Calum possono riempire, un vuoto che solo il ritorno di Luke Hemmings può colmare.
Un vuoto destinato a rimanere tale per sempre.
 
 
 
Note di Nanek
 
Ma… ho scritto io questa tristezza di capitolo?
Cioè che l’ho riletto come faccio sempre e arrivata alla fine ero tipo: ma che cazz…?
Ma che triste!! Ma che ho scritto?!
Poi qui da me piove!! Ho pure controllato se vedevo arrivare qualcuno *scema*
Ad ogni modo, congratulazioni ad alcune di voi :D siete delle veggenti!! Era una sogno!! Non riesco più a fare l’effetto sorpresa, che brutto! Ma vabbè :D
Qualcuna di voi richiedeva un capitolo per la dolcezza di Cal? O sbaglio? Beh eccolo qui il nostro Kiwi! <3 non è un amore? Io direi di sì u.u
Tethy invece, mi va in depressione quasi, povera stellina =(
Bene, detto questo, io passo a ringraziarvi, devo fare super veloce oggi :D
Quindi, vi ringrazio così, perché siete davvero tantissime e io sono senza parole O.O
Cioè i primi capitoli di questa storia arrivavano a massimo 8 recensioni, ora non so che sia successo ma tipo che arriviamo a 20/21 O.O com’è possibile?!?!
Siete l’amore, non c’è niente da dire <3

Grazie a quelle 175 fanciulle che hanno messo la storia tra le preferite <3 siamo al terzo posto o.o ditemi che volevate farmi venire un colpo, tipo Calum!! Vi adoro <3
Grazie a quelle 31 personcine che hanno messo questa storia tra le ricordate <3 vi adoro <3
Grazie anche alle 124 seguite!!! O.o siete troppe. Non me lo merito, vi adoro <3
Ma ringrazio quelle fantastiche persone, per la precisione 24 O.O mai avute così tante recensioni o.o ad ogni modo, quelle 24 che hanno recensito l’ultimo capitolo <3 Reader_xx HoranHugs_Nialler thedreamgirl Strange girl mondinella99 nnsocomekiamarmi _MrsHoran onesecondofdirection irish_canadian_boy 1Derful_ Tralala SushiJoy hazza_harold_25 ilikeit SheevaQuinn markchangedme_ justanotherbrickinthewall LittleCrazyAuro DarkAngel1 dadalovehim ashtonsdimples_ _Directioner_Horan99_ vale07 Nerhs
vi adoro <3


Volevo, inoltre, dire parole a queste due lettrici: godblessyoukidrauhl thedreamgirl  per aver segnalato questa storia per le scelte: siete delle matte, roba che mi emoziono!!! Quanto posso amarvi? Grazie, di tutto cuore.
 
Bene, piccola anticipazione per il prossimo e PENULTIMO capitolo T.T
 
Nel prossimo capitolo:
Quello che Ashton nota, in mezzo a quel disordine, è una busta nera.
La prende tra le mani, la scruta con attenzione, fino a scorgere il mittente “Tethy Berenice Juno Clifford” scritto in bianco, il cuore di Ashton accelera, le mani vengono impossessate da un tremolio: la voglia di strappare con rabbia quella busta è alle stelle.
Ma quella busta è chiusa, mai stata aperta.
«Ce la fai, Ash?» la voce di Luke lo richiama, ma lui non riesce a rispondere.
Fissa quella busta, la brucia con lo sguardo, si ritrova incerto sul da farsi: buttarla via? Ma se Luke se ne accorge? Ma se Luke non l’avesse neanche letta? La busta è chiusa, sembra che se la sia scordata… ma è una busta da parte di quella lì, com’è possibile che non l’abbia aperta?
Ashton è diviso in due: buttarla via, o portarla all’amico?

 
CHI SI RICORDAVA DELLA BUSTA?!?! :D che farà Ash? La butta via? A voi le idee ;)

Nell’attesa del prossimo mercoledì, volevo fare pubblicità gratuita alla mia nuova One Shot: no, non è sui 5SOS ma, udite udite, la OS è su Kellin Quinn <3 cantante degli Sleeping With Sirens <3 si intitola Iris e se vi va di passare a leggere, mi rendereste super felice <3
Bene care mie, io passo e chiudo! Spero di non deludervi, siamo quasi giunte alla fine T.T comincio a prepararmi i fazzoletti!
A presto! <3 vi adoro <3
Nanek

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Capitolo 24
*** Yellow & Black ***


Capitolo 24

Yellow & Black

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Don't tell me you're my heartbreaker
'Cause girl my heart's breaking.
So what I'm really trying to say is, and what I hope you understand
Is despite of all the imperfections of who I am I still wanna be your man.
But, this is personal, this is, for me and you
And I want you to know that I still love you.

Glasgow, luglio 2015.
 
Eppure Ashton credeva davvero di essere quello di cui Luke avesse bisogno.
Quando ha deciso di tornare da lui, quando le parole di quella sciocca si sono messe contro di lui e il suo orgoglio pur di farli riappacificare, credeva davvero di riuscire a riportare il suo amico com’era un tempo.
Già si immaginava il ritorno del vecchio Luke, già se lo vedeva mentre lo aiutava con qualche cattiveria in giro per il loro paese, già se lo vedeva mentre importunavano qualche babbano inutile, già si rivedeva i vecchi tempi ritornare dal nulla come se non si fossero mai persi nel tempo, come se si fossero solo nascosti per poi tornare alla luce tranquillamente.
Ashton ci credeva davvero e la delusione che sta provando in questi giorni è davvero difficile da reggere.
Luke non è davvero più lo stesso, Luke non è più quello che ha conosciuto, non fa neanche più caso alla mano di Ashton sulla propria spalla, gesto che un tempo avrebbe liquidato con uno sguardo glaciale, mentre ora sembra apprezzarla quella mano, come se gli desse conforto, come se volesse addirittura di più: gli abbracci sembra quasi cercarli, sembra bisognoso di affetto, sembra un cucciolo smarrito che teme persino la sua ombra.
Il suo animo nero sembra essere sparito nel nulla, il suo lato oscuro pieno di cattiveria e malvagità sembra essersi trasformato, una trasformazione che Ashton proprio non si aspettava, una trasformazione che lo delude e non poco.
Si sofferma molte volte a fissare l’amico, lo trova spesso a fissare il vuoto, gli occhi azzurri che osservano un punto indefinito, i suoi pensieri che vagano come non mai, è inerme e, se lui lo colpisse, Luke non si muoverebbe di un solo centimetro per bloccarlo, non è più quel ragazzo sempre sull’attenti, non è più quel ragazzo fanatico del controllo degli altri e di se stesso, non è davvero più l’amico che pensava di aver lasciato.
Delusione pura scorre nelle vene del Serpeverde, delusione mescolata a odio, ma non nei confronti di Luke, odio nei confronti di lei, unica colpevole, l’unica meritevole di una maledizione, lei miserabile Mezzosangue che ha osato ridurre in questo modo il suo migliore amico, il migliore amico che lui non riesce più ad aiutare.
Non sa cosa fare, Ashton, si sente davvero una briciola di fronte a questo cambiamento, si sente inferiore a confronto con l’amore che Tethy ha dato a Luke, si sente davvero deluso anche da se stesso: è tornato per salvarlo, è tornato per aiutare Luke, è tornato perché era l’unica persona rimasta, ma nulla è servito.
Le sue proposte non entusiasmano il biondo, che si limita ad accettarle con un leggero cenno con il capo, le sue idee non lo fanno più ridacchiare compiaciuto, i suoi occhi non lo guardano più con quell’intesa di sempre: Luke sta ancora in pena per lei e la sua amicizia deve rassegnarsi a questo.
Tethy è il suo pensiero, Tethy è la sua ragione di vita, Tethy lo rende miserabile e privo di voglia di cambiare, di voltare pagina: Tethy lo ha condannato a tale sofferenza e solo Tethy sembra davvero in grado di poter cambiare le cose.
Ed Ashton ci pensa a quella babbana, ci pensa a quella sciocca e il pensiero che gli ha sfiorato la mente lo fa rabbrividire perché mai, lo giura, avrebbe mai pensato di formularlo dentro di lui: e se lui intervenisse? E se lui convincesse Tethy a tornare?
Che razza di idea è questa? Ashton Irwin che implora una sporca Mezzosangue di perdonare il suo amico? Da quando Irwin pensa cose del genere? Ha bevuto qualche pozione strana? È caduto e ha battuto la testa?
O è semplicemente… preoccupato?
Preoccupato per il suo migliore amico?
Preoccupato perché si rende conto di non poter fare davvero nulla?
Sì, Ashton deve ammetterlo a se stesso, almeno questo: è preoccupato come non mai.

Sospira il ragazzo dagli occhi marroni con sfumature verdi, sospira e avanza verso la camera di Luke, dopo aver cordialmente salutato la signora Hemmings.
Quando apre la porta, Luke è disteso sul letto, pancia in su, come sempre, con gli occhi fissi sul soffitto, come se fosse l’unica cosa che gli resta per passare il tempo, mentre aspetta l’arrivo del suo amico.
«La tua pigrizia rasenta il ridicolo, Luke, dico davvero» lo prende in giro, non ricevendo neanche una risposta dall’amico che, troppo preso dai suoi pensieri, non l’ha neanche capito, dato che risponde un «Come?» che fa alzare gli occhi al cielo ad Ashton.
«Niente, niente» lo liquida, appoggiando la mano sull’ammasso di fogli che occupano la scrivania di Luke, ma scivola goffamente, tanto che stringe i denti per non imprecare, mentre i fogli cadono a terra.
«Sempre il solito, Ash» lo deride il biondo non muovendosi dal letto, mentre l’altro inizia a raccogliere il tutto.
Quello che Ashton nota, in mezzo a quel disordine, è una busta nera.
La prende tra le mani, la scruta con attenzione, fino a scorgere il mittente “Tethy Berenice Juno Clifford” scritto in bianco, il cuore di Ashton accelera, le mani vengono impossessate da un tremolio: la voglia di strappare con rabbia quella busta è alle stelle.
Ma quella busta è chiusa, mai stata aperta.
«Ce la fai, Ash?» la voce di Luke lo richiama, ma lui non riesce a rispondere.
Fissa quella busta, la brucia con lo sguardo, si ritrova incerto sul da farsi: buttarla via? Ma se Luke se ne accorgesse? Ma se Luke non l’avesse neanche letta? La busta è chiusa, sembra che se la sia scordata… ma è una busta da parte di quella lì, com’è possibile che non l’abbia aperta?
Ashton è diviso in due: buttarla via o portarla all’amico?
E Ashton, per la prima volta in vita sua, comincia a ragionare da amico e non da Serpeverde.
Buttare via quella busta, che molto probabilmente Luke non ha letto, significherebbe distruggere forse l’unica possibilità di cambiare la situazione, significherebbe condannare l’amico a quella vita che Ashton odia e non riesce a sopportare, la vita di un autentico miserabile che non sa darsi pace.
E Ashton, nella sua testa, afferma che non vuole più vedere quegli occhi azzurri persi nel vuoto un solo secondo di più; Ashton ragiona come migliore amico di Luke e decide che la felicità del biondo è quello che conta davvero, anche se c’è di mezzo una sporca Mezzosangue che lui non perdonerà mai.
Ed è per questo che Ashton si alza in piedi, si dirige verso il letto di Luke, dove l’amico si è alzato e siede a gambe incrociate, lo guarda avanzare verso di lui, scorge sul suo viso un sorrisino amichevole, un sorriso felice di vederlo lì con lui, un sorriso che però ha bisogno di molto di più.
Porge quella busta, sedendosi davanti a lui, cerca di non farsi travolgere dal suo animo oscuro. «Mi sa che questa è tua» dice sicuro, mentre Luke abbassa lo sguardo sulla carta nera tra le dita dell’amico: gli occhi del biondo si spalancano sorpresi.
«D-dove l’hai trovata?» balbetta.
«In mezzo al tuo casino» fa dell’ironia l’altro, ma senza sorridere: non è felice della sua scelta, ora Ashton ha pure paura, paura che lui lo possa abbandonare di nuovo per lei.
Ma Luke allontana la sua mano, allontana quella busta da sé.
«Buttala» dice freddamente, facendo inarcare il sopracciglio all’amico. «Non la voglio vedere» conclude tornando a buttarsi a pancia all’aria, buttandosi di peso sul cuscino.
E Ashton potrebbe sorridere vittorioso a questa risposta, potrebbe stracciare in mille pezzi quella busta, potrebbe urlare al vento che lui ha schiacciato quella Mezzosangue, potrebbe davvero festeggiare… se non fosse per il fatto che si sente troppo preoccupato per farlo.
«Non vuoi leggerla?» insiste infatti, ricevendo da parte di Luke una scrollata di spalle.
«Non è importante» mente il biondo, l’amico sospira.
«Posso leggerla io?» chiede ancora. «Giusto per non restare con il dubbio… no?» lo incita, come a voler fargli cambiare idea, Luke annuisce appena. «Non ci sarà nulla di importante» ipotizza, mentre le dita di Ashton vanno ad aprire quella busta ed ad estrarre i fogli al suo interno: fogli gialli con calligrafia in nero.
«Comincio?» cerca lo sguardo di Luke che è già puntato sul suo: per fortuna non gli interessa, si ritrova a pensare Ashton, sospirando un poco e cominciando a leggere le parole che Tethy ha scritto davvero tanto tempo prima.
 
“Giallo.
È da quando sono nata che sono innamorata di questo colore, di questa parola, di questo giallo, di questa luce.
Da piccola raccoglievo solo fiori gialli, come i tulipani, come le rose, come i girasoli, ma anche fiori con piccole sfumature di giallo, come le margherite, l’importante era avere un po’ di giallo, sempre e comunque; ho sempre avuto un debole per qualsiasi cosa fosse gialla, come i capelli di una persona, che ai miei occhi non erano “biondi”, erano “gialli”, avevo due anni non potevo sapere questi dettagli così sciocchi, io per disegnare i capelli biondi usavo il giallo, mica il color “biondo”; ho sempre avuto un debole per le maglie gialle, per le scarpe gialle, per le macchine gialle, il giallo era, ed è, il mio colore preferito in assoluto.
Giallo perché giallo è il Sole, giallo come le stelle e la Luna nei libri per bambini, giallo come alcune luci di Natale, giallo come troppi fiori, giallo come troppi dolci, giallo come simbolo della gelosia, ma anche come simbolo della luce, della speranza, dell’essere solare, dell’essere felice, giallo perché illumina il buio.
Giallo.
Perché è un colore unico e speciale, non ha bisogno di essere creato da altri colori, il giallo viene da sé e da lui derivano altre sfumature: giallo e blu che creano il verde, giallo e rosso che creano l’arancione e, più giallo ci aggiungi, più luminoso è il risultato, è raggiante, è rassicurante, ti mette gioia, ti mette allegria, il giallo è fatto per creare sfumature bellissime.
Il Giallo è il mio colore, il Giallo mi rappresenta davvero perché non posso vivere senza giallo nella mia vita, non posso vivere senza felicità, senza la mia luce, senza il mio sorriso, sono una persona che punta alla gioia immensa, sono una persona che vuole il massimo da questa vita, sono una persona che cerca sempre di sopraffare i colori più freddi perché voglio calore intorno a me, voglio calore, voglio affetto, voglio essere felice.
Nero.
Il nero è un colore che ho sempre odiato da piccola, lo detestavo, mi stava antipatico: il nero non scherza, il nero distrugge, il nero, per quanto utile possa essere, va usato con cautela, perché può davvero ridurre a una schifezza il disegno che hai appena fatto mettendoci anima e cuore, il nero non ha pietà, il nero o si sa usare o lo si lascia da parte: quando usavo gli acquerelli, il nero filtrava in tutti i colori ancora bagnati, li rovinava, lasciava quelle pieghe orribili, i miei disegni diventavano la cosa più brutta al mondo; quando usavo gli acrilici, mescolare colori chiari con il nero era pericoloso, se mettevo troppo nero, lui sovrastava tutti, senza pietà, riducendo quel rosso a una macchia scura, riducendo quel verde a un colore orribile e inutilizzabile, rendeva l’azzurro così sporco, il nero non è mai stato facile da maneggiare.
E purtroppo, il mio Giallo che tanto dovrebbe contrastare questa oscurità, neanche lui riusciva ad avere la vittoria contro il Nero: ricordo il mio sole fatto con gli acquerelli, ricordo di aver provato a disegnare dei gabbiani in nero, come se fossero ombre, ricordo il mio sole, diventato una palla gialla con al centro mostruosità scure; ricordo il mio giallo acrilico, mi ricordo di aver sporcato appena la punta del mio pennello con il nero ed aver mescolato il tutto: il mio giallo aveva perso, il nero aveva vinto di nuovo, distruggendo la sua luminosità, rendendolo schiavo delle sue tenebre, rendendo la vita del mio giallo non più così calda come la volevo io.
No, Luke, non sono ancora diventata una pazza, non ho consumato inchiostro solo per raccontarti quello che facevo da bambina, il mio intento è chiaro, il mio intento è farti capire che… tu sei il Nero.
Tu sei in grado di distruggere ogni cosa, anche se non commetti niente di troppo evidente, anche solo con una piccola parola, un solo piccolo gesto, una sola piccola goccia di nero, tu riesci a travolgere tutti i colori che incontri, riesci a sopraffarli, sempre, riesci a rovinare la loro natura, riesci a farlo senza bisogno di troppe difficoltà.
Tu sei il Nero, sei come la notte, sei buio, sei l’ombra che cammina a fianco ad ogni essere umano, sei il colore che tutti temono perché hanno paura di essere distrutti da te.
E io… solo il Giallo che tenta di starti accanto, nonostante tutto.
Sono il Giallo che ha voluto essere macchiato da te, il Giallo che voleva conoscerti, che voleva provare un po’ di Nero su di sé nella speranza di non essere rovinato o travolto, sono il Giallo che spera di riuscire a brillare ancora un po’, anche con un po’ di Nero con sé; e io mi odio per questo perché… a me piace il Nero che tu mi dai, tu non sei il Nero che tutti vedono, tu non sei il nero delle tenebre, del buio, il nero che tutti temono: tu sei quel Nero che rende un disegno la cosa più bella del mondo; sei il Nero che traccia i contorni dei petali di un girasole, sei il nero che accompagna il Giallo delle api, sei il Nero che dà forma alle persone che siedono davanti a un tramonto, sei il Nero che caratterizza le foto in bianco e nero, sei il Nero che accompagnato all’azzurro dà effetti stupendi che non si vorrebbero mai dimenticare: io sono innamorata di questo Nero, sono innamorata del colore che nessuno riesce a controllare, che nessuno riesce a conoscere ed apprezzare, perché questo Nero è quello di cui ho bisogno.
Ma tu Luke, non… non hai avuto bisogno di me.
Tu mi hai dato quella sfumatura di te che conservo dentro di me, ma io… non sono riuscita a darti la mia parte, nonostante io abbia davvero tentato in tutti i modi di far entrare un po’ di Giallo nel tuo cuore, tu non hai mai voluto nulla da me.
La cosa mi ferisce, mi fa stare male, mi hai pugnalato alle spalle, mi hai reso il Giallo più sporco del mondo, un Giallo che vive del tuo Nero ma che non riceve quanto dà.
Tu, Luke, sei così e io… io voglio provarci, tornare ad essere quel colore puro e unico, tornare alla mia vita quando tu ancora non ne facevi parte, eppure guarda cosa sto facendo, guarda cosa sto scrivendo, guarda a cosa sono ridotta: scrivere una lettera che non vedrai mai, scrivere parole usando termini degni degli sciocchi, sono un Giallo condannato, Luke, condannato ad avere quella macchia di Nero per sempre.
Mi hai condannato a questo e non sai quanto vorrei lasciare un po’ del mio Giallo nella tua anima: vorrei davvero che tu lo avessi, che fossi segnato, anche da un solo puntino di Giallo, solo per sapere che hai bisogno di me, che hai bisogno di me per davvero, non per poi abbandonarmi di nuovo, non per vergognarti di me, non per cercarmi solo quando il tuo Nero ha bisogno di travolgere qualcuno; cercami quando vorrai davvero un po’ di Giallo per te stesso, cercami quando vorrai Tethy e non “Tethy Berenice Juno Clifford, Grifondoro, Mezzosangue”.
Cercami quando sarai pronto a macchiare davvero il tuo Nero, macchiarlo di un Giallo potente, diverso dal Giallo che usano tutti: un Giallo in grado di schiarire il tuo Nero, un Giallo in grado di rendere più luminoso il tuo colore, un Giallo in grado di migliorarti e renderti davvero felice.
Cercami quando sarai pronto a volere Tethy, Tethy e basta, Tethy e nessun’altra al mondo.”
 

«Fine» dice Ashton, completamente travolto da quelle parole, completamente senza fiato: se Tethy crede davvero di non aver lasciato una traccia di lei in Luke è davvero una stupida, mai visto così tanto giallo nel suo amico, pensa ironicamente, per poi portare lo sguardo su Luke che nel frattempo si è nuovamente alzato, le gambe incrociate, gli occhi persi in quei fogli gialli, la bocca leggermente aperta, la testa che non capisce più niente e gli gira appena.
«Credi davvero che non sia niente di importante?» lo riprende Ashton, mentre l’amico alza lo sguardo su di lui, gli occhi del biondo non sono mai stati così insicuri, non li ha mai visti tremare, non li ha mai visti lucidi.
«Credo che tu di giallo ne abbia a quintali, non un puntino» gli dice ancora, accennando un sorriso quasi divertito, un sorriso che Luke non ricambia, perché Luke arrossisce, non ha il coraggio di sorridere.
«Credo di non averti mai visto con il viso rosso come adesso, quella lì ti ha trasformato in un sentimentale, dannazione ai babbani» ma in questo “insulto” non c’è cattiveria, Luke lo coglie, Ashton sta scherzando, Ashton lo sta incitando a tornare da lei, Luke non riesce quasi a crederci.
«Perché non tiri fuori un po’ di Nero e vai a prenderti il tuo Giallo?» cita ancora le parole di Tethy, come se fossero davvero le uniche parole da usare.
«Non ha bisogno del mio Nero» dice freddamente Luke, come se avesse appena recuperato l’uso della parola.
Ashton alza gli occhi al cielo.
«L’ho vista a Londra, prima di trovare il coraggio di tornare da te» ammette finalmente quel segreto, quell’episodio che non gli aveva ancora confessato, quel segreto che voleva tenere nascosto nei suoi pensieri. «Lei mi ha detto di tornare da te, le sue parole… mi hanno convinto a tornare dal mio migliore amico» ammette, abbassando lo sguardo. «Credo abbia il potere della persuasione, dato che è riuscita a convincere pure Ashton Irwin» sorride divertito, per poi alzare lo sguardo su Luke, di nuovo. «Ma io ho il potere di leggere nello sguardo delle persone, cosa che lei non ha ancora capito» sorride compiaciuto. «Lei, al sentire il tuo nome, è diventata inerme, è pure scappata via in lacrime: credo che il tuo Nero le serva davvero tanto» sentenzia, per poi sussurrare le sue scuse. «Non volevo dirtelo perché… volevo apparire migliore di quel che sono, volevo sembrare capace di perdonarti senza bisogno di aiuti esterni, senza il bisogno delle parole di una Mezzosangue, di quella Mezzosangue: ho fallito miseramente» sta per alzarsi in piedi, ma le braccia di Luke lo avvolgono e danno vita ad un abbraccio.
«Sei il migliore amico che io possa volere» sente la voce di Luke sussurrare al suo orecchio, sente il bisogno di stringerlo forte anche lui, sente il bisogno di dirgli quelle parole che tanto odia. «Devi tornare da lei, rivoglio il mio migliore amico» e la stretta di Luke si fa sentire ancora.
Sente però, il bisogno di sussurrare ancora qualcosa, sente il bisogno di chiedergli di non abbandonarlo, sente il bisogno di chiedergli di non dimenticarsi di lui, ma non c’è bisogno di altri sussurri.
«No, Ashton, ho bisogno anche di te nella mia vita, ho bisogno di entrambi, non ti abbandono» lo rassicura quella voce, quella voce che lo fa sorridere sincero, quella voce che potrebbe addirittura farlo commuovere, ma lui non lo farà mai, Ashton è Nero, non è macchiato da nessun colore, lui non piangerà, né ora né mai.
«Vai a riprenderti il tuo Giallo, idiota, e torna ad essere felice».
 
 
 
 
Note di Nanek
 

Questo capitolo è davvero molto… GIALLO XD
Non a caso io ho addosso una felpa gialla, la cover del cellulare fatta a Game Boy GIALLO, ho i capelli gialli e dovrei comprarmi delle ciabatte gialle adesso che ci penso u.u
Quasi non si nota che mi piace il giallo eh? :D lo amo, è il colore più bello che esista al mondo, non vivrei senza <3
Bene, questo è il penultimo capitolo… e io sono senza parole… ditemi voi che devo dire.
Cioè vi rendete conto che inizialmente dovevano essere 4 capitoli? Poi ho continuato ed ero arrivata a 20, se devo essere sincera, come capitoli mancanti c’era pure la riappacificazione tra questi due amorini, non li volevo mica far tornare insieme, però poi… ho detto, no non si può fare, e allora allunga la storia fino a 25 capitoli.
Sono sincera, io apprezzo davvero ogni parola che mi lasciate, sono felice di notare che continuate (anche se io non sono d’accordo) a segnalare questa storia per le scelte del sito, e sono felice di notare che molte di voi vorrebbero un sequel o qualcosa del genere…
Purtroppo però, non posso accontentarvi in questa cosa, non perché voglio essere cattiva o altro, ma vi svelo un segreto: scrivere questa storia è la cosa più difficile che abbia mai fatto, io il mondo di Harry Potter lo conosco appena, ho sempre paura a scrivere boiate che non c’entrano nulla, e arrivare a 25 capitoli, fidatevi, è stata una fatica assurda :D
Grazie al cielo ho notato che diverse Potter head hanno apprezzato questa storia, e vi giuro, questa cosa mi rende super felice <3
Con il prossimo capitolo, siamo giunte alla fine, purtroppo, però vedetela così: doveva finire a febbraio, siamo a maggio, ed è da ottobre che la porto avanti!! È un sacco di tempo :D è ora di cambiare aria :D
Come già annunciato ad alcune di voi, inizierò una collaborazione a 4 mani ;) questa ff mi prende un sacco e non vedo l’ora di proporvela ;) e a breve, potrebbe comparire una OS su Michael :D sono sempre a scrivere oh, ma quando studio??? Devo studiare, o qua mi serve davvero la magia per andare avanti.
Detto questo, come faccio sempre ad ogni penultimo capitolo, io vi saluto qui: niente anticipazione sul finale ;) crudele che sono, e vi ringrazio così <3 la prossima volta ringrazierò meglio, e piangerò tanto lol
Pensavo solo ad una cosa, che mi farebbe piacere sentire che ne pensate, per “So out of reach” ho fatto l’hashtag “#SoOutOfReachMemories” in Twitter … che mi dite, volete che diamo inizio anche a “#LoveIsMagicMemories” quando pubblico l’ultimo capitolo?
Ditemi voi ;)
Io direi che chiudo qui, queste note sono stra lunghe O.O
Vi ringrazio di tutto cuore per ogni cosa, sono felice per ogni cosa, dico davvero <3 siete come il giallo: mi rendete la persona più felice al mondo<3
Al prossimo ed ultimo mercoledì T.T
Nanek

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Capitolo 25
*** Love is Magic ***


Capitolo 25

Love is Magic
 
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Just think of the future,
And think of your dreams.
You'll get away from here,
You'll get away eventually.
So, just think of the future,
Think of a new life.
And don't get lost in the memories,
Keep your eyes on a new prize.

 
Da quando ha preso quella decisione non fa altro che darsi della stupida.
Scegliere il lavoro di guaritrice è stata la scelta più stupida mai fatta prima.
Lei che cura le persone, ma cosa le è saltato in testa? È stata una scelta folle, ne è sicura, anche se Michael ha insistito tanto in quella scelta, ma la fa semplice lui, allenatore di Quidditch, mica deve salvare qualche vita o trovare pozioni contro incantesimi che lei ha solo intravisto nei libri di magia, fare la curatrice è un lavoro importante, fare la curatrice è mettere nelle proprie mani la vita di qualcuno, come può farlo davvero?
Lei che non sa neanche badare al suo gufo, come può salvare un ragazzo con ferite sul proprio corpo?
Scuote la testa, mentre legge ancora una volta come si prepara la pozione per far ricrescere le ossa: non la imparerà mai.
«Devi stare più calma, Tethy, è logico che se ti perdi nelle tue paranoie non ti ricorderai mai nulla» la rimprovera Michael, seduto davanti a lei in quei corridoi che ha lasciato solo pochi mesi fa, i corridoi di Hogwarts, ancora una volta in quella scuola, prima dell’inizio dell’anno, scuola che lei non deve più frequentare come studentessa, ma come apprendista.
Grazie a Michael ed Emily, entrambi ancora legati a quel posto, dato che lui allena la squadra di Quidditch Grifondoro, mentre lei prende sempre più piede all’interno dell’insegnamento, Tethy si ritrova ad avere la possibilità di fare un po’ di pratica nel campo della medicina, perché i due “piccioncini” hanno trovato un modo per convincere Madama Pomfrey a prendere in considerazione la talentuosa e giovane Clifford, che a parole del cugino è «Perfettamente in grado di essere d’aiuto, visti i suoi ottimi risultati e dato il suo impegno costante durante l’estate per avere questa occasione».
Tethy crede che Michael abbia esagerato, e non poco, dato che continua a ripassare come una matta, nonostante la mano dolce di Emily la stia accarezzando sulla schiena: Tethy si sente davvero al limite, si sente le mani fredde, i piedi che non stanno fermi, le gambe che tremano, ha paura di deludere le aspettative di Madama Pomfrey, ha paura di far fare una brutta figura al cugino, ha paura come non mai e non riesce a pensare ad altro.
Per la prima volta, nella sua mente non c’è traccia di Luke Hemmings.
Ma pure in questo stato di ansia, quello lì riesce ad andare a tormentarla, dato che Tethy, alzando lo sguardo, nota i colori della casa Serpeverde sbandierare sopra di lei insieme alle altre bandiere delle varie case.
Luke Hemmings, da quanto tempo che non lo vede.
Chiude il libro, ha bisogno di camminare un po’, non riesce a respirare, si sente soffocare, ha bisogno di un istante di stacco prima di affrontare quell’esercitazione.
E Tethy cammina per i corridoi, lasciano che i polpastrelli tocchino quelle mura, lasciando che quella sensazione di ruvido le accarezzi la pelle, lasciando che i pensieri su Luke si facciano più vivi che mai, come se, per assurdo, fossero l’unico modo per calmarla davvero.
I corridoi di Hogwarts non sono mai stati così vuoti, le lezioni non sono ancora cominciate, la sensazione che prova in questo momento è strana e non riesce neanche a spiegarsela.
 
Cammina lentamente, lasciando che i ricordi di quel posto l’assalgano, lasciando che quelle immagini di loro due insieme cancellino gli ingredienti per una pozione qualsiasi e poi lo vede.
Vede quella divisa davanti ai suoi occhi, vede quei capelli biondi, quella figura alta davanti a lei, lo vede di spalle, mentre cammina davanti a lei.
Tethy si sente gli occhi un po’ umidi, sente le lacrime farsi vive, ma nelle sue labbra sboccia un sorriso a quel ricordo: lei sta ricordando, Luke non è lì davvero, l’immagine che lei vede è surreale, è frutto della sua immaginazione e, per la prima volta dopo tanto tempo, quell’immagine le dà sollievo.
Lo vede camminare, la testa alta, il passo sicuro, l’aria di chi non deve neanche essere guardato, l’aria di chi, come lui, può permettersi di essere considerato come il più pericoloso dell’intera scuola, un ragazzo da non sfidare, neanche per scherzo, un ragazzo che potrebbe ucciderti solo con il suo sguardo, sguardo che lei vede, perché lui si volta, occhi azzurri vanno a fissarsi su quelli di lei, con la stessa freddezza di quando si sono conosciuti la prima volta.
Ma lei non teme quegli occhi, non li ha mai temuti davvero perché, quegli occhi che la stanno guardando, vengono accompagnati da un sorriso appena accennato, un sorriso che lascia intravedere una fossetta sulla guancia, un sorriso che solo lei ha sempre capito, a differenza degli altri.
Lo guarda, mentre quel ricordo avanza verso di lei, mentre quell’immagine cammina nella sua direzione: le mani lungo i fianchi, gli occhi che non osano perdere quel contatto tra di loro, quel sorriso che non sfugge e che continua a farle bene, continua a renderla così felice, senza un motivo preciso.
E quando quell’immagine è davvero troppo vicina a lei, così vicina che lei potrebbe percepirne la presenza, tutto svanisce.
 
«Tethy muoviti!» sente esclamare Michael che, raggiungendola, la trascina via, prendendole il braccio, portandola via da quel ricordo, distruggendo quell’immagine che le dava la calma necessaria.
«Pure tu sei qui? Mi fate salire l’ansia» dice in tono troppo sgarbato non appena nota la figura di Calum vicino ad Emily: il moro l’avvolge in un abbraccio, nonostante quelle parole, per poi prenderla in giro.
«Qualcuno è troppo nervoso» la giustifica, mentre Michael annuisce dietro di lei e mimando con le labbra un “Dopo ti racconto”.
«Dico davvero, peggio degli esami finali, ho paura adesso» si lamenta di nuovo la giovane Clifford che sente il cuore balzarle in gola non appena la porta dell’ufficio di Madama Pomfrey si apre: nessuna voce a chiamarla, nessuno che dice il suo nome, è il suo turno e basta, la cosa la fa innervosire ancora di più.
Madama Pomfrey è di cattivo umore, ne è certa.
Emily, Calum e Michael le lasciano un altro abbraccio prima di farla entrare, nonostante i lamenti di lei che, non appena chiude la porta alle sue spalle, lascia scappare un sospiro di sollievo.
Respira Tethy, respira. Si ripete dentro di sé, avanzando verso la scrivania di Madama Pomfrey che ancora non ha notato: che si sia nascosta? Che se la sia data a gambe pur di non fare questo colloquio? Mille idee la invadono, molte delle quali sono proprio assurdità.

«Tethy Berenice Juno Clifford»
Una voce le fa voltare lo sguardo verso sinistra.
Una voce che la fa pietrificare.
Una voce che non può essere reale, ne è così convinta.
Eppure: perché alla sua sinistra, seduto su una sedia, c’è davvero quella figura a lei tanto cara? Perché c’è davvero un ragazzo dai capelli color dell’oro in quella stanza? Perché a fissarla ci sono davvero occhi azzurri che si perdono in occhi blu? Perché c’è davvero quel sorriso, che pensava di aver dimenticato, che si rivolge a lei?
«L-Luke?» balbetta, mentre quella figura si alza, avanzando verso di lei.
«Balbetti?» inarca il sopracciglio «L’ultima volta che ti sei rivolta a me non hai balbettato nemmeno un secondo, lo sai?» ecco che gioca quel gioco che tanto gli piace: rinfacciarle quello che fa «Non hai balbettato neanche per dirmi che valgo meno di zero, la cosa mi sorprende, lasciatelo dire» sorride appena, facendola arrossire ancora, facendole voltare lo sguardo.
«Che ci fai qui? Io avrei un colloquio, un test, qualcosa, con Madama Pomfrey…» si spiega, mentre lui riprende posto alla sua sedia.
«Sì lo so, lo so» gesticola con le mani «Sono io che mi occupo di queste cose» si mette a rovistare delle carte, mentre il viso di Tethy passa dal rosso al bianco.
«C-come?» non ci crede, non può essere vero.
«Sì, Tethy, io mi occupo di queste cose: analizzo gli aspiranti aiutanti, mica possono farlo i professori» continua a cercare fogli di carta, non rivolgendole lo sguardo «Pensavo lo sapessi, ho dato io a Michael l’appuntamento per questo colloquio» e Tethy si sente svenire, ancora in piedi, imbambolata, la bocca semi aperta: la prima cosa che fa è uccidere Michael, lo giura a se stessa.
Luke sorride, alza lo sguardo su di lei «A quanto pare non te l’ha detto» sghignazza appena.
«Da quanto tempo fai…» non riesce a finire la domanda.
«Da un mese ormai: mia madre non mi sopportava più in casa, quindi ha “costretto” un po’ di gente a farmi lavorare così, mia madre sa essere molto persuasiva» spiega, dando il giusto tono di voce ad ogni singola parola, per poi continuare «è per questo che non sono potuto venire da te quest’estate, scusami» dice veloce, porgendole un foglio, dicendole di firmare in vari punti e di sedersi, dato che la trova un tantino agitata e sull’orlo di un cedimento.
Tethy firma con la mano tremante, riconsegna il foglio, Luke lo scruta.
«Nella lettera che mi hai scritto avevi una calligrafia più carina, sai?» e il cuore di Tethy perde un battito: ma di che parla?
«Quella busta nera, con fogli gialli, so che te la ricordi» spiega ancora, mentre lei si irrigidisce: come diamine ha fatto a trovarla?
«Te lo racconterò, magari non ora, devo farti alcune domande» alza nuovamente gli occhi su di lei: Tethy non riesce a pensare, non riesce a fare nulla in questo momento, ha solo un tremolio alle gambe e il cuore che potrebbe esploderle da un momento all’altro, ne è sicura.
«Il paziente è stato pietrificato: qualche rimedio?» e secondo lui, lei riesce pure a pensare alla soluzione? È davvero così spiritoso? A momenti neanche si ricorda il suo nome, figuriamoci una pozione.
Ma se è vero che il suo destino come aiutante curatrice dipende da lui, meglio concentrarsi, al meglio.
«Pozione Ricostituente alla Mandragola» dice sicura, senza esitazione, mentre gli occhi azzurri di Luke la incitano a dire qualcosa di più «A base di: Mandragore ben mature, Bezoar, Bile di Armadillo, Crine di Unicorno, Elleboro, Lumache Cornute, Pietra di Luna, da non confondere con l’Elisir di Mandragola...» Luke le fa segno con la mano di fermarsi, possono andare avanti.
«Pozione Polisucco: che mi dici?» una risata scappa, Tethy si sente presa in giro, ma risponde ugualmente, lei non deve deludere Michael.
«Permette di trasformarsi in un'altra persona per la durata di un'ora…» Luke interrompe il suo discorso, scoppiando in una risata troppo rumorosa che infastidisce Tethy.
«O in un gatto magari» la corregge il biondo, continuando a ridere da solo, facendo arrossire Tethy che, se potesse, non esiterebbe a colpirlo con un incantesimo, si limita a sospirare.
«Andiamo avanti: parlami del Filtro d’Amore» e Tethy diventa rosso fuoco, la sta prendendo in giro, è palese!
«Ma che gioco è questo?! Dannazione!» si ribella, esausta: come si permette di prendersi gioco di lei? Come si permette di poter manipolarla a suo piacimento in questo modo? Con chi crede di avere a che fare? O deve per forza trattarla così e magari non farle avere quel posto? Giusto per vendicarsi, dato che l’ha lasciato.
Tethy si alza dalla sedia, non resterà un solo secondo di più per essere derisa in questo modo.
«Fermati Clifford! Fermati, siediti» la incita il biondo, mentre lei si prepara l’arma di difesa «Se no che fai? Cerchi di bloccarmi con un misero “Immobilus”?» il biondo accenna un sorriso, nulla sembra turbarlo, tanto che le si avvicina e la prende per il polso.
«Scusami, per favore» lo sente sussurrare, quegli occhi azzurri vanno a puntare contro il pavimento «Ho bisogno di parlarti» confessa, mentre dentro di lei l’ansia da esame si mescola all’ansia che lui riesce sempre a procurarle.
«Non essere stupida, è ovvio che verrai spesso qui, Madama Pomfrey sarà soddisfatta» le dice lui, come se le avesse letto nei pensieri, come se avesse già notato la sua inquietudine, lasciandola senza parole.
«La lettera l’ho trovata molto tempo fa» comincia a spiegare «Ancora quella volta a casa tua, l’unico Natale passato insieme» i ricordi si fanno vivi alla mente di Tethy, i ricordi le fanno strani effetti, si sente tremare.
«L’ho trovata per caso e l’ho presa, c’era il mio nome come destinatario, ho pensato mi appartenesse» le iridi azzurre di Luke si alzano, finalmente, andando a specchiarsi su quelle blu di lei, che non osano fissare altro.
«Ma l’ho letta solo qualche mese fa, a luglio, prima ancora di avere questo lavoro, grazie ad Ashton: l’ha trovata nel macello di camera mia» al sentire quel nome le sfugge un sorrisino.
«È tornato da te, Irwin» afferma, mentre Luke annuisce appena, sorridendo anche lui un po’, per poi cambiare discorso, non è Ashton il loro argomento, ma loro due.
«Poteva buttarla, non l’ha fatto, quello lì mi stupisce sempre di più» dice ancora Tethy, mentre Luke comincia a spazientirsi: da quando Ashton è il suo argomento preferito? Da quando le interessa così tanto?
«Possiamo andare avanti? Non è di lui che devo parlare, dannazione!» il viso di Luke è rosso, stringe i denti nel dire quella frase, la gelosia è fin troppo evidente, tanto che Tethy sorride appena, non aggiunge altro.
«Voglio essere macchiato dal tuo giallo» confessa tutto d’un fiato, dandosi dell’idiota al pronunciare quelle parole a voce così alta: sembra un pazzo, un pazzo ostinato a riprendersi ciò che gli appartiene.
«Lo voglio davvero, Tethy, io…» abbassa gli occhi, arrossendo ancora «Io non so neanche con che coraggio ti sto dicendo queste cose, ma se lo sto facendo è perché…» respira a fondo, la vergogna nell’ammettere quei sentimenti è all’estremo, Tethy lo guarda, non vuole dire nulla, vuole vedere di cosa è capace.
«Perché ti amo. Ti amo e sono un miserabile, ti amo e solo adesso capisco quanto idiota sono stato, nonostante stessi cercando di proteggerti, a modo mio». Ecco che deve sempre avere ragione, pensa Tethy nella sua testa.
«Ma ti amo Tethy e tu mi hai cambiato, anche se a te non sembra, io non sono più quello che ero, io non sono più quel Nero che tutti vedevano: lo ha detto Ashton, nessuno mi conosce meglio di lui, quindi fidati di quel che dico, io sono cambiato, sono cambiato davvero» alza gli occhi su di lei «Sono cambiato per te, perché sei l’unica persona che voglio al mio fianco, l’unico colore che voglio mescolato al mio, voglio il tuo giallo» e sorride «E mi sento un idiota: trovare una metafora più seria no, Clifford? Mi sembra di essere un poppante» sorride anche lei, lei che non crede a quello che sente, se lo sta sognando?
«Voglio Tethy, non Tethy Berenice Juno Clifford, Mezzosangue e Grifondoro: Tethy e basta, e nessun’altra al mondo» la mano di Luke si intreccia a quella di lei, il pollice che le accarezza il dorso «Non lasciarmi Tethy, ti sto implorando di…» non riesce a terminare la frase perché Tethy, alzandosi in punta di piedi, agisce ascoltando quello che sente dentro di lei e, il suo grande cuore, le dice solo di appoggiare le labbra alle sue.
Le labbra di Tethy si uniscono a quelle di Luke, le mani di Tethy gli accarezzano le guance, mentre quelle del ragazzo la sollevano di peso, la stringono a lui, i loro petti combaciano alla perfezione, i loro respiri si fondono in un unico respiro e, per la prima volta dopo tanto tempo, Tethy sa che questa è la cosa più giusta da fare.
Nella sua testa si sente così libera da ogni inquietudine, da ogni pensiero triste e desolante, sente che quello che sta facendo è giusto e sente pure un leggero senso di colpa dentro di sé: lui è stato un idiota, uno sciocco, ma lui l’ha fatto perché la ama più di ogni altra cosa al mondo, ha solo cercato di proteggerla da qualcosa di più grande di lui, ha solo cercato di pensare a lei e alla sua vita, vita che gli è molto cara, vita che ora vuole mescolare alla sua, perché lui lo ha detto, lui è tornato per restare, questa volta per sempre: se lui è qui con lei, se lui ha appena detto quelle parole, se lui la sta baciando con lo stesso amore di troppi mesi fa, vuol dire che qualcosa è davvero cambiato in lui, significa che Luke, il Serpeverde Puro sangue, ha deciso di andare contro la sua stessa famiglia per lei, mettendo lei davanti ad ogni cosa, pure al suo onore, pure al suo sangue puro, lei e basta, lei che è l’unica persona che vuole nella sua vita, perché lui l’onore degli Hemmings non lo vuole più.
Dentro di lei non sente l’insicurezza, dentro di lei non c’è nessuno a dirle “Lui è pericoloso e ti farà del male”, dentro di lei sente solo la forza necessaria a perdonarlo, sente la volontà di ricominciare tutto dall’inizio, sente che la sua vita sta cambiando, sta per intraprendere un nuovo viaggio, un viaggio che da sola non avrebbe mai vissuto al meglio, perché sarebbe stata sola, avrebbe sentito il vuoto dentro di sé, il vuoto che solo lui può riempire, con il suo nero che si mescola al suo giallo, il suo nero che le appartiene come non mai, il suo nero che ha ammesso di non vivere senza il suo giallo.
«Ti amo Tethy» sente la sua voce bisbigliare sulle sue labbra.
«Ti amo anche io, Luke» risponde sicura come non mai, sicura che sta volta sarà tutto diverso, sicura che lui non l’abbandonerà di nuovo, sicura che questa volta è per sempre, sicura che questa è la cosa più giusta.
 
E se qualcuno si stesse ancora domandando “Può un Serpeverde amare una Grifondoro?”, Tethy e Luke si prenderebbero la mano, si guarderebbero negli occhi, sorriderebbero complici e lui risponderebbe per entrambi, prima di posare ancora una volta le labbra su quelle di lei.
«Sì, un Serpeverde può amare una Grifondoro. Sì, e sarà per sempre»
 
THE END
 
 



Note di Nanek
 
Vedere quel “The End” mi fa un po’ di tristezza, anzi, tanta tristezza: mi succede sempre quando termino una storia e, ad essere sincera, chiudere una storia come questa mi fa davvero venire i lacrimoni, soprattutto con quell’ultima frase di Luke che ricorda troppo il tenero Piton T.T
Il lieto fine regna, e spero che questo vi renda felici, ma sono triste comunque: come già detto l’altra volta, questa storia è stata un’autentica sfida per me, non è una storia d’amore ambientata tra comuni mortali, qui c’è la magia, qui ci sono luoghi e personaggi che avevo davvero paura di descrivere, perché non mi appartengono, perché non ho letto Harry Potter ecc cc…
Eppure, siamo arrivate qui, con 25 capitoli, tante recensioni e troppe persone che hanno seguito/ricordato/messo in preferiti questa storia: la cosa non può che rendermi più felice <3
Mi dispiace davvero di non potervi dare un sequel, mi dispiace perché molte di voi avrebbero anche lanciato qualche idea: tipo Ashton che si innamora di una babbana, questo sì che è forte! Oppure qualche battaglia contro le tenebre, figo anche quello, ma, purtroppo, non posso proprio farlo, lascio quindi a voi, l’immaginazione di continuare questa storia, come più volete <3
Io non so davvero che cosa dire, se non GRAZIE.
Grazie a tutte coloro che hanno seguito da subito questa storia, che inizialmente riceveva solo 5-6 recensioni, ed è arrivata a superare le 20.
Grazie davvero a chi si è aggiunto in seguito, grazie a chi ha trovato la storia solo al capitolo 24 e ha voluto lo stesso leggerla e recensirla, grazie di cuore a coloro che hanno fatto della pubblicità, consigliando questa ff ad amiche che sono arrivate a leggere e recensire, grazie per tutte quelle segnalazioni per le scelte, non me le dimentico, neanche una, sono state le sorprese più belle che potessi ricevere.
Grazie a chi non si è perso, grazie a chi ha sopportato i miei ritardi (suvvia ero sotto esami), grazie a chi ha passato tutti questi mesi qui con me e questi personaggi <3
Grazie grazie e mille volte grazie a tutte: grazie alle 191 persone che hanno lesso questa storia nelle preferite <3 grazie per le 35 ricordate <3 grazie per le 135 seguite <3 grazie per quel terzo posto tra le popolari <3 grazie per le 302 recensioni che mi fanno ancora commuovere <3
Grazie davvero ad ognuna di voi <3

Bene, e dopo tutti questi grazie, volevo solo concludere con un: VI VEDO.
Questa cosa che sto per scrivere non mi piace, però, mi sembra doveroso dirla, in quanto ho notato delle cose e alcune mie lettrici mi hanno segnalato questa cosa.
Io sono felice che questa storia piaccia, sono felice che l’idea dei 5SOS nel mondo di HP possa piacere anche ad altre persone e sono felice che magari voi possiate prendere spunto da quello che scrivo MA, a tutto c’è un limite.
Ho visto alcune storie, dove la trama di 200 parole che si mette per ogni ff era davvero TROPPO simile alla mia; ho letto capitoli di alcune storie dove la protagonista assomigliava TROPPO alla mia Tethy; ho trovato titoli di storie TROPPO simili al mio, e io qui non posso continuare a fare la finta tonta.
Ho gli occhiali, quindi ci vedo bene, vedo che tendete a “copiare” senza farvi troppi problemi, vedo quello che fate e molte persone, se qualcosa mi sfugge, mi segnalano queste cose un po’ troppo scorrette a mio parere: non vi sto dicendo che questa cross over sia di mia proprietà, assolutamente, ma almeno cercare di non copiare e lavorare con la vostra testa mi farebbe davvero piacere.
Perché lo sto scrivendo in queste note? Perché la cosa più “bruttina” da scoprire è che siete mie lettrici e copiate, e non lo trovo giusto, non credete?
Bene, dopo questa “ramanzina” che mi farà apparire cattiva/brutta/stronza/acida/quel che vi pare, io chiudo questa parentesi e mi auguro di non ritrovarmi la stessa storia copiata ancora.

Concludo, come faccio sempre, dedicando questa ff alle mie principali fonti di ispirazione <3
A Nek, perché è un dovere dedicargli qualcosa, sempre e comunque <3
A Luke, perché è il mio Serpeverde preferito e non sa quanto sexy sia quando fa il cattivone <3
A Michael per essere stato un bravo cugino ed aver recitato bene la parte del tenero <3
A Calum per essere sempre così adorabile <3
Ad Ashton perché anche se lui in realtà non è così cattivo, me lo vedo bene come bad boy <3
A Tethy, per aver fatto innamorare un Serpeverde con la sua semplicità <3
Uuuuuuuuuuuultima cosa: darò inizio all’hashtag #LoveIsMagicMemories in Twitter, spero di ritrovarvi anche lì <3
E con questo, io vi saluto, grazie davvero per ogni cosa <3 questa storia e voi lettrici mancherete molto alla sottoscritta <3
Vi adoro <3
Nanek

 
 
 

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