Behind the appareances

di Barby1205
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Show must go on ***
Capitolo 2: *** Bad things ***
Capitolo 3: *** Forgive and forget ***
Capitolo 4: *** The truth ***
Capitolo 5: *** I need you in my life ***
Capitolo 6: *** I'll be here, by your side ***
Capitolo 7: *** Everything has changed ***
Capitolo 8: *** Again. ***
Capitolo 9: *** Out of limit. ***



Capitolo 1
*** Show must go on ***


Show must go on
 
“Il dolore ti colpisce in tutte le sue forme: una fitta leggera, un po' di amarezza, un dolore che va e viene, la normale sofferenza con cui conviviamo tutti i giorni.
Poi c'è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare, una sofferenza così grande che cancella tutti gli altri pensieri, che fa scomparire il resto del mondo. E a un certo punto non riusciamo a pensare ad altro che alla nostra grande sofferenza.
Come affrontiamo il dolore dipende da noi. Il dolore: ci anestetizziamo, lo accettiamo, lo elaboriamo, lo ignoriamo, e per alcuni di noi il miglior modo per affrontarlo è conviverci.
Il dolore... devi aspettare che se ne vada, sperare che scompaia da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca. Non ci sono soluzioni né risposte facili, bisogna fare un respiro profondo e aspettare che il dolore si nasconda da qualche parte.
La maggior parte delle volte il dolore può essere sopportato, ma a volte il dolore ti afferra, quando meno te lo aspetti ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.
Il dolore: devi solo conviverci, perché la verità è che non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre dell'altro.”
Si concludeva, con questa frase di Meredith Grey, la quinta puntata del mio telefilm preferito: Grey’s Anatomy. Ogni volta che rivedevo quell’episodio mi scendeva una lacrima. Avevo il dvd di tutte le stagioni e, ogni sera, mi divertivo a guardare quello che al momento più rispecchiava il mio stato d’animo: e quella sera mi sentivo proprio così. La mia testa era piena di pensieri confusi, il mio cuore ormai non c’era più. Per abitudine, mi sdraiavo a pancia sotto, con la testa appoggiata sul cuscino, sul divano della cucina e rimanevo così almeno per un paio d’ore. Misi il dvd nella sua scatola e notai la dedica di mia sorella: me lo aveva regalato esattamente due anni prima il giorno di Natale e ci aveva scritto una dedica, che avevo praticamente dimenticato.
 
Sono sicura che questo sarà il regalo che ti piacerà di più: tutte le serie del tuo telefilm preferito! Ti voglio bene, Taylor!
 
Appena lessi quelle parole, un brivido mi scosse la schiena e chiusi di scatto stracciando quel fogliettino.
 
*Flashback*
 
Le vuoi veramente bene? Allora allontanati da lei e non dire a nessuno che siete sorelle!
-affermò mia madre più convinta che mai-
 
Mamma ma cosa mi stai chiedendo? Di andarmene di casa? Di vivere senza di voi? Io ho sbagliato e non solo una volta, ma…ma posso rimediare!  
 
Si Joy! Per la tua felicità e per quella di tua sorella! Non riuscirà mai ad avere il successo che meriterebbe avendo una sorella alcolizzata!
-annunciò-
 
E’ questo quello che volete?
-chiesi, ma non ricevetti alcuna risposta-
 
Bene allora così farò!
-aggiunsi-
 
 
*Fine flashback*
 
La sorella alcolizzata: era questo quello che ero per loro. Forse in parte era vero, ma in parte. Ogni volta che avevo un problema, andavo in un pub e cominciavo ad ordinare alcolici e bevevo: prima uno, poi un altro e poi un altro ancora. Ritornavo a casa in condizioni pietose, se riuscivo a ricordare la strada, oppure dormivo dove capitava, anche fuori ad un locale seduta a terra, come un barbone. Ma avevo deciso di rimediare a questa situazione, proprio perché avevo realizzato che, sfuggendo dai problemi e cercando di dimenticarli, non finivo che stare peggio. Anno nuovo, vita nuova: era quello che mi ero ripromessa. Con il nuovo anno avrei ricominciato tutto da capo.
 
Buttati il passato alle spalle e ricomincia.
-ripetevo a me stessa-
 
Liberarsi dalle vecchie abitudini, dei vecchi ricordi mi risultava difficile rimanendo in Pennsylvania, così presi la decisione di trasferirmi da mia nonna paterna Allyson a Londra, in Inghilterra. All’inizio il nostro rapporto era molto complicato: lei aveva le sue regole rigide inglesi e poi c’ero io che credevo che le regole fossero state create per essere infrante; con il passare dei mesi però, imparai a conviverci e a volerle bene. E’ stato proprio grazie al suo aiuto che ho smesso di bere e ho trovato addirittura un lavoro.
 
Joy alzati da quel letto! C’è un sole magnifico stamattina
-annunciò mia nonna, aprendo le finestre della mia stanza-
 
Nonna, ma che ore sono?
-domandai, sbadigliando-
 
Joy Swift, quante volte ti ho detto di mettere le mani davanti alla bocca quando sbadigli? Ti comporti come una neonata!
-mi rimproverò-
 
E comunque sono le 8! E’ ora di alzarsi!
-concluse-
 
Stai scherzando? E tu mi svegli alle 8 di domenica mattina? Fammi dormire!
-implorai-
 
Non se ne parla! Abbiamo tante cose da fare!
-concluse, uscendo prima che potessi aggiungere altro-
 
Ecco…questa era una delle sue regole più importanti, ma anche quella che odiavo di più: alzarsi presto la mattina. Non riuscivo a tollerare il fatto che dovessi togliermi le coperte di dosso e dovessi cominciare una nuova giornata. Era il mese di gennaio e Londra era ricoperta di neve, ma nonostante ciò, c’era il sole quel giorno. Mi vestii velocemente e, dopo aver fatto colazione, uscii per andare a comprare il solito quotidiano per la nonna: era una persona molto curiosa e le piaceva sapere tutto quello che succedeva nel mondo.
 
Buon giorno signorina! Prende il solito?
-domandò premuroso il ragazzo dell’edicola-
 
Ormai ha imparato anche lei!
-esclamai, sorridendo-
 
Pagai e mi allontanai quando notai un giornaletto di gossip con il titolo scritto in caratteri cubitali: HARRY STYLES E TAYLOR SWIFT: E’ AMORE!
Quando lessi il suo nome, il mio volto diventò scuro. Mi sentivo mancare le forze.
 
****
 
Signorina come si sente?
-sentii una voce familiare-
 
Cosa è successo?
-domandai confusa-
 
Lei è svenuta ed è caduta!
-affermò-
 
Oh, mi dispiace! Ora sto meglio, la ringrazio! Devo tornare a casa o mia nonna si preoccuperà. Ah e… quanto le devo per questo?
-dissi mostrando il giornale che avevo visto prima-
 
1 pound
-rispose-
 
Grazie ancora allora e arrivederci!
-salutai-
 
 
****
 
Non appena arrivai a casa, salii in camera mia. Mi mancava il coraggio di aprire la pagina dell’articolo e leggerlo, perciò decisi di farlo in compagnia. Mandai così un messaggio alla mia vicina. Era davvero una mia cara amica: c’era sempre quando glielo chiedevo, e anche quando non glielo chiedevo; mi aveva aiutato quando ero arrivata a Londra, mi sopportava, mi abbracciava, mi sorrideva ed era tutto quello che mi bastava per essere felice.
 
Eve!
-le mandai un messaggio-
 
Che succede? Quando mi chiami con il mio nome intero c’è qualcosa che non va!
-affermò sicura di quello che diceva-
 
Sono in camera mia…mi raggiungi se puoi?
-inviai-
 
Non mi rispose nemmeno che sentii suonare al campanello.
 
Nonna è per me!
-mi fiondai giù per le scale-
 
Eve!
-la abbracciai-
 
Mi fai preoccupare con tutto questo affetto! In genere sei acida a quest’ora! Allora, che succede?
 
Sali con me.
-le ordinai-
 
Se avessi creduto alla storia della migliore amica, l’avrei definita così. Ma erano tutte palle! La migliore amica? Non esisteva! Non c’era una persona che avrebbe sacrificato la sua vita per te; non c’era colei che non ti avrebbe lasciato sola una sera invece di uscire con un ragazzo; nessuno poteva fare nulla del genere semplicemente per un’amica.
 
Allora?
-mi guardò con volto interrogativo una volta giunte in camera mia-
 
Ho letto su un giornale che mia sorella si è fidanzata con un ragazzo di nome Harry Styles..
-dissi tutto d’un fiato-
 
Harry Styles? Il cantante dei One Direction? Joy cosa stai dicendo? Te lo ha detto lei?
 
Cos’è questo il quarto grado?
-ironizzai-
 
Ti pare che lei mi dica questo? Io le saprò sempre da un giornale e sempre per ultima queste cose…non sono mica sua sorella!
 
Che altro sai?
 
Niente, cazzo vuoi che sappia? Ho letto un titolo di un fottuto giornale e non ho avuto il coraggio nemmeno di leggere l’articolo!
-sputai acida-
 
Joy, calmati! Leggiamolo insieme…
-mi propose-
 
Deglutii e aprii a pagina 7.
 
TAYLOR SWIFT E HARRY STYLES E’ AMORE!
E’ scoppiata una nuova fiamma per il giovane cantante della famosa boyband anglo-irlandese dei One Direction: si tratta della cantante statunitense Taylor Swift. Sono stati ripresi in un video mentre si baciavano dolcemente al concerto di fine anno tenutosi la notte di Capodanno a Times Square, la famosa piazza americana, subito dopo l’esibizione della cantante.
 
Ok, può bastare così al momento!
-annunciò Eve, guardando una lacrima rigare il mio volto-
 
Prendilo tu! Non voglio saperne più nulla! Io..io la odio!
 
Come si poteva passare in due anni da amore intenso a odio profondo? Eppure era stato così. Lei aveva tutto quello che io avevo sempre sognato: era bellissima, era famosa, ora aveva un ragazzo meraviglioso, tutti la amavano, aveva una famiglia e cosa più importante di tutte? Era felice! Dovevo essere io al suo posto: d’altronde dovevo far fede al mio stesso nome Joy. Ma forse fu proprio quando mi fu dato quel nome che cominciai ad essere triste.
 
Dai, guarda il lato positivo! Puoi uscire e fare quello che vuoi senza avere lo sguardo pubblico in continuazione alle calcagne…
-cercò di risollevarmi ma senza un risultato-
 
E’ credenza comune che pensare positivo porti ad una vita più salutare e felice. Da bambini ci dicevano di sorridere, essere allegri e fare una faccia felice. Da adulti ci dicono di guardare il lato positivo, di essere ottimisti e vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma a volte la realtà può ostacolare la nostra capacità di recitare la parte felice. La salute può peggiorare, i fidanzati possono tradire, gli amici possono deludere. E’ in questi momenti, quando si vuole solo che sia reale, che si getta la maschera e si mostra la nostra faccia infelice e spaventata. Se chiedessimo alla gente cosa vorrebbe dalla vita, senza dubbio tutti risponderebbero ‘Essere felici’. Forse però è proprio questa speranza, il voler essere felici, che ci tiene lontani dall’arrivarci mai. Forse più proviamo a raggiungere uno stato di felicità, più confusi diventiamo, finchè addirittura arriviamo a non riconoscerci più.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: Tadatààààààà! Ecco a voi il primo capitolo! Ad essere sincera è la prima ff che scrivo e sono intenzionata a continuare, quindi mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate! Che ne dite? Mi lasciate una recensione? Jcontinuo appena posso! Baci baci :*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Bad things ***


 
 
Bad things
 
 
La mia vita era diventata alquanto monotona: mi svegliato, andavo a lavorare in un bar tutta la mattina, tornavo a casa per pranzo, stavo un po’ di tempo con mia nonna, guardavo la tv, uscivo con i miei amici, ritornavo a casa e andavo a letto. E la stessa cosa si ripeteva giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Erano queste le mie tipiche giornate inglesi.
Passo a prenderti alle 10 p.m per andare alla festa di Alex stasera! Fatti trovare pronta! Eve Xx
-mi scrisse la bruna-
Eve aveva gli occhi e i capelli scuri, non era molto alta, era molto estroversa e sempre pronta a dare una mano agli altri: la ragazza più dolce che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. E poi c’ero io, il suo esatto contrario sia fisicamente che caratterialmente: occhi castano chiaro e capelli biondi, abbastanza alta e nell’ultimo alto molto acida e con poca voglia di fare nuove amicizie.
 
****
 
Ci mettemmo quasi due ore per raggiungere la discoteca. Si trovava al centro di Londra e, anche se non era durante il week-end, quella città era sempre molto trafficata. A mezzanotte entrammo nel locale: si chiamava Sotto sopra. Erano due sale su due livelli diversi, come si poteva capire dallo stesso nome. C’era un mini palco sul quale si erano posizionati lo speaker e il dj. Ormai conoscevo bene quei posti: se l’orologio non scoccava le 2 a.m. non si cominciava a ballare e divertirsi.
 
Tanti auguri Alex!
-gli saltò in braccio legandosi al suo collo-
Stronza! Sei venuta!-disse-
Probabilmente Eve aveva fatto come al suo solito: quando teneva ad una persona e veniva invitata ad una sua festa importante, fingeva di non poterci andare, magari inventando una scusa, così che, vedendola arrivare poi il giorno stesso, riusciva farla più felice.
Io non conosco nessuno, mi sentirei a disagio…
-annunciò imitando il suo tono di voce-
Infatti ho portato una mia amica! Joy, lui è Alex! Alex, lei èJoy
-ci presentò-
Finalmente ho il piacere di conoscerti! Eve mi parla sempre di te!
-sospirai-
Ma sempre cose buone eh!
-aggiunsi, facendogli l’occhiolino e sorridendogli-
E’ ORA RAGAZZIIIII! THIS IS THE MOMENT, TONIGHT’S THE NIGHT
-fu annunciato dal microfono e il dj inserì la canzone Can’t hold us di Macklemore ft Ryan Lewis –
Amavo quella canzone. Molti credevano che le canzoni disco non avessero un significato ed era così la maggior parte della volte, ma non in questo caso. Cogli l’attimo e pensa come se non dovessi mai morire: era questo l’insegnamento. Eve ed io ci fiondammo al centro della pista e cominciammo a muoverci a ritmo di musica.
 
Scusami bionda..ti va di ballare?
-mi chiese uno sconosciuto con gli occhi sbarrati, palesemente drogato-
Cosa ti sembra stia facendo?
-sputai acida-
Si, ma devi stare calma!
-aggiunse cominciando a toccarmi le braccia-
Hai ragione!
-affermai-
Non mi andava discutere: non capiva nemmeno quello che diceva. Ma non volevo nemmeno giudicarlo. Sapevo cosa si provava a non essere in se stessi, a fare delle cose che il giorno dopo si sarebbero dimenticate. La gente si drogava, beveva e fumava, credendo di riuscire a risolvere i problemi. E io potevo benissimo capirlo. D’altronde ci ero passata! E poi…La verità è che siamo tutti dei tossici. C’è a chi manca l’amore e non sa come fare. C’è chi ha bisogno della droga e si strugge. C’è chi deve per forza uscire, perché in casa si sente detenuto. Chi ha bisogno di condurre una vita di lusso… La verità è che siamo tutti dei tossici. Tutti abbiamo bisogno della ‘nostra droga’. Non esistono drogati di serie A o di serie B. Qualunque cosa può diventare una droga. E non si parla solo si sostanze stupefacenti. Il punto è che ognuno ha bisogno di qualcosa, senza la quale la vita non avrebbe senso. Perché la gente è sana solo quando si accorge di essere malata.
 
****
Quando la compagnia era giusta e ci si divertiva, il tempo volava. Erano già passate due ore e nemmeno me ce ne eravamo accorte.
 
VOGLIAMO FARE GLI AUGURI AL NOSTRO ALEX?
-urlò dal microfono lo speaker-
Tutti i presenti cominciarono ad imitare un Auguri per il festeggiato e ad urlare cose insensate.
MI DICONO CHE C’E’ UNA SORPRESA PER IL FESTEGGIATO!
-aggiunse poi dopo qualche minuto-
Sai qual è la sorpresa?
-domandai con il mio tono curioso ad Eve-
Si! Mi pare i suoi amici, in collaborazione con la famiglia, hanno chiamato il suo cantante preferito!
-mi spiegò-
E chi sarebbe?
Ehm..Aspetta che non lo ricordo! E’ inglese, Shaken, ah no..Sheren, una cosa del genere comunque..
-cercò di farmi capire chi fosse-
Ed Sheeran sarà qui?
-la guardai meravigliata-
Si lui! Lo conosci?
Lo conosco? E’ un grande, Eve!
 
LADIES AND GENTLEMEN, SUL PALCO PER IL NOSTRO ALEX, ED SHEERANNNNNN
-annunciò-
Wow, wow, wow! Non potevo crederci! Per caso ero capitata ad una festa senza conoscere nessuno degli invitati, era uno dei locali inglesi più belli, mi stavo divertendo da pazzi e ora? Ora c’era su quel palco uno dei miei cantanti preferiti! E chi lo avrebbe mai immaginato? Io, al posto di quel ragazzo, sarei morta.
I’m gonna pick up the pieces and build a lego house
-cominciò a cantare-
If things go wrong we can knock it down
-continuammo i presenti all’unisono-
Dopo Lego House, The A Team e Kiss Me scese dal palco e, dopo aver fatto personalmente gli auguri ad Alex, si diresse verso l’uscita.
Mi accompagni? Voglio fare una foto con lui!
-dissi ad Eve-
Ti prego, ti prego, ti prego!
-la pregai-
Arrivo, arrivo!
Raggiungemmo i bodyguards sulla soglia della porta e intravidi in lontananza la figura di Ed. Mi avvicinai-
Ehi Ed! Ti andrebbe di fare una foto con me?
-gli chiesi, consegnando il mio cellulare alla bruna-
Certo!
-sorrise-
Era davvero una persona gentile, proprio come dimostrava nei suoi testi. Ero un’amante della sua musica e mi piaceva soprattutto perché, essendo cantautore, era come se sentisse di più le parole delle sue stesse canzoni. Proprio quando stavo per chiedergli un autografo, ricevette una telefonata.
Sono al sotto sopra! Si, raggiungimi qui! Andiamo via insieme.
-furono le uniche cose che riuscii a capire prima che riattaccasse-
Mi faresti anche un autografo?
-osai dire-
Ah no! Non ho la penna cazzo! Eve, andiamola a cercare!
-mi precipitai-
Un attimo solo, ti prego!
-lo pregai-
Tornai dentro e riuscii a procurarmi un foglio con una penna, chiedendoli come elemosina a tutti i presenti. Uscii fuori ma non c’era più. Mi guardai intorno e non lo vidi.
Merda! Se ne è andato!
No. Aspetta…quello non è lui?
-indicò Eve poco lontano da dove ci trovavamo-
Dio, è lui!
-annunciai-
Feci una corsa nella sua direzione e mi accorsi che non era più da solo. Parlava con qualcuno, anzi con qualcuna.
Ti ho aspettata, come promesso!
-disse, notando la mia presenza-
Oh, grazi..
Non feci in tempo a finire che riconobbi quella persona. Era lei; era Taylor Swift; era mia sorella.
Ti colpiscono dal nulla. Quando le cose brutte arrivano, arrivano all’improvviso, senza avvertire. E’ raro vedere che la catastrofe si avvicina. Non importa quanto ci prepariamo ad affrontarla. Facciamo del nostro meglio, ma a volte non è mai abbastanza. Allacciamo le cinture, indossiamo il casco, scegliamo strade illuminate, cerchiamo di difenderci…cerchiamo di proteggerci con tutte le forze, ma non fa alcuna differenza. Perché quando le cose brutte arrivano, sbucano dal nulla. Le cose brutte arrivano all’improvviso, senza avvertire.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: BUM, BUM, BUM! POVERA JOY! HA INCONTRATO DI NUOVO SUA SORELLA TAYLOR. COSA CI FA LEI A LONDRA E CON ED SHEERAN? COSA SUCCEDERA’ QUESTA VOLTA? SOFFRIRA’ DI NUOVO O FARANNO PACE? LO SCOPRIREMO NEL CAPITOLO 3 :* RECENSITE E FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE ;)

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Capitolo 3
*** Forgive and forget ***


Forgive and forget
 
In un momento tutte le mie certezze crollarono. E mi accorsi che tutto quello su cui avevo fondato la mia vita negli ultimi due anni era una semplice illusione. Un’illusione che mi ero creata io stessa. Credevo di stare bene, credevo di essere riuscita a dimenticare sia lei sia la mamma, credevo di non avere più una famiglia ormai, credevo di essere felice, credevo che la mia vita stava finalmente prendendo la giusta direzione. Eppure? Eppure tutte queste, che fino a qualche momento prima erano le mie certezze, ora rappresentavano il mio più grande incubo. Il mio sguardo divenne in pochi secondi di ghiaccio e il mio volto sbiancò.
Jay! Jay!
-mi sentii chiamare due volte-
Avrei riconosciuto la sua voce tra mille: quel tono squillante e dolce allo stesso tempo.
Abbracciami!
-mi chiese-
Era forse impazzita? Si comportava come se non fosse successo nulla, eppure io ci stavo così male. Avevo voglia di urlarle in faccia, di rinfacciargli tutto quello che ero stata costretta a passare. Volevo farle sapere di tutte le volte che ero stata male per quella situazione; di tutte le volte che, dopo essermi chiusa in un bagno, cominciavo a piangere; di tutte le volte che, ascoltando la sua voce in radio, vedevo le lacrime rigare il mio viso; di tutte le volte che avevo realizzato di essere meno importante di una carriera musicale. Volevo farle sapere tutte queste cose, eppure rimasi in silenzio per un paio di minuti. L’unica cosa che riuscivo a fare era osservarla negli occhi per poi cercare lo sguardo profondo di Eve per trovare conforto. Il mio corpo sembrava non rispondere più ai miei comandi: i miei piedi erano impiantate a terra, le braccia immobili lungo i fianchi e il mio sguardo si muoveva esclusivamente da destra a sinistra. Soltanto dopo una manciata di secondi avvertii un brivido. Non appena le sue braccia si legarono al mio collo, il mio sguardo si ghiacciò. La prima cosa che mi venne in mente da fare era scappare. Dovevo allontanarmi, dovevo pensare, dovevo realizzare tutto quello che stava succedendo.
E’ solo un sogno Joy, solo un brutto sogno!
-ripetevo a me stessa mentre correvo senza una meta-
 
Eve’s POV
Era strano vederle lì insieme. Non me ne ero mai accorta: si somigliavano così tanto. Negli occhi di Joy, però, si poteva leggere quando al momento la odiasse. Scappò via senza dire una parola. Forse le sembrava la scelta più giusta. Istintivamente mi precipitai a raggiungerla, ma fui tenuta per il braccio da Taylor.
Lasciala da sola!
-mi consigliò-
Sai? E’ sempre stata così, da quando eravamo bambine. Ogni volta che si trovava in difficoltà scappava e si nascondeva nel nostro nascondiglio segreto e stava lì, da sola, ore e ore.
-aggiunse-
Non posso lasciarla da sola! Lei è la mia migliore amica…
-annunciai, sfilando il mio braccio dalla sua presa-
Fidati di me! E’ meglio così… Ed, puoi lasciarci un attimo sole?
-chiese, molto gentilmente, al cantante di cui non ricordavo nemmeno il nome-
Certo Tay! Se hai bisogno, sai dove trovarmi.
-rispose con tono amichevole-
Non appena andò via, notai sul suo volto comparire una lacrima.
Perché piangi? Le tue sono lacrime di coccodrillo! Prima pensi alla tua carriera e cacci tua sorella dalla tua vita e poi piangi? E’ facile vero? E’ facile comportarsi così. Quando si ha un problema con qualcuno, è facile farlo uscire dalla tua vita e dimenticarlo. E poi…perché fai finta di niente? Qua sappiamo tutti la verità…TAYLOR SWIFT
-le dissi tutto d’un fiato enfatizzando il suo nome e cognome alla fine della frase-
Cosa si può fare per amicizia? Dove avevo trovato il coraggio di dire quelle cose ad una persona che nemmeno conoscevo? Dove trovavo il coraggio di attaccare in questo modo la famosa cantautrice statunitense, Taylor Swift? Eppure ero più decisa che mai. Avrei fatto di tutto per la mia migliore amica e questa era soltanto una piccola dimostrazione.
E ora? Rimani in silenzio! Asciugati le lacrime! Qualcuno potrebbe vederti così e..potresti rovinare la tua fama se ti vedessero piangere, no?
-ironizzai-
Tu non sai niente di noi. Non sai quello che è successo, non sai tutto quello che c’è dietro, non sai niente! Non puoi giudicare.
 
Pov. Taylor
 
Detestavo quelle persone che sprecavano il loro tempo a giudicare la vita altrui, soprattutto se non la si conosceva. Conoscere il nome di una persona non basta e non vuol dire conoscere la sua storia. Sarebbe dunque utile evitare di inventarla per quieto vivere, per tenere una coscienza pulita, per capire che molte volte il silenzio fa fare più bella figura di aprire bocca inutilmente. Ma come funziona nella vita? Più odi che ti venga fatta una cosa, più spesso ti succede. Soprattutto se sei famosa. La gente ama giudicare, ama etichettare le persone in base ai loro vestiti e al trucco. Che brutta cosa l’apparenza.
Io so tutto…Joy mi ha spiegato..
-osò-
Tu sai la sua verità! Sai la piccola parte che sa lei..non sai nient’altro!
-le spiegai-
E allora dimmi tu come sono andate le cose, spiegami la tua verità.
Chi era lei perché le raccontassi la mia storia? Una perfetta sconosciuta. Ma al momento non mi interessava. L’unica cosa che contava era che Joy si fidava di lei e le aveva raccontato la nostra storia..quindi perché non avrei potuto farlo anche io? Le feci cenno di sedersi su un muretto che stava accanto all’entrata e lì cominciai a raccontarle tutto. Ogni mia parola sembrava colpirla sempre di più e, a giudicare dalla sua espressione, sembrava molto meravigliata da quello che le stavo dicendo.
****
Pov. Joy
Avevo passato la notte sveglia, a guardare le stelle. ‎Perdersi con lo sguardo tra le stelle era come cominciare a camminare nella propria anima, esplorando, passo dopo passo, pensieri, sentimenti e desideri. Perdersi con lo sguardo tra le stelle a volta fa ritrovare parti di sé che neppure noi credevamo di avere o conservare. Mi ero addormentata probabilmente sfinita, quando le mie lacrime erano ormai terminate. Mi svegliai solo quando sentii dei rumori in giardino: doveva essere tardi dato il calore del sole e la nonna doveva essere già sveglia. Era il mio giorno di riposo al lavoro e così decisi di andare a fare un giro in città con la mia vespa.
Nonna io esco. Vado a fare un giro in vespa.
-la informai-
E no! Non ti preoccupare, vado piano e soprattutto torno per mezzogiorno.
-anticipai le sue parole, conoscendo ormai a memoria le sue raccomandazioni-
Ogni volta che salivo sulla mia vespa mi sentivo libera. Accellerare mi dava una scarica adrenalinica assurda che mi lasciava sospesa tra la vita e la morte. Andare in vespa era come provare l’ebbrezza di volare. Un sorpasso, una curva, una strada dritta, le macchine che correvano, i capelli che volavano in direzione del vento: tutte emozioni indescrivibili. E proprio quando ero completamente assorta nei miei pensieri e tenevo lo sguardo dritto sulla strada, ecco un semaforo. Erano l’unica cosa della strada che odiavo e ce n’era uno ogni 100 metri in quella città. Era come se ti bloccassero; era come quando, durante la notte, ti accadevano cose belle e poi scoprivi che erano semplicemente un sogno; era come se ti riportassero nel mondo reale proprio nel momento più bello dell’immaginazione.
Parti! Parti, ti prego!
-disse una voce a me sconosciuta, salendo sulla mia vespa-
Che caz?
-mi bloccai-
Il semaforo è rosso!
-annunciai-
Non preoccuparti! Se arriva una multa te la pago io..ma partiiiii!
-insistette-
Non ci pensai più volte e accellerai come mi aveva chiesto. La strada era libera, così ci allontanammo velocemente da quel posto. Mi fermai in un angolo e tolsi il casco.
Ora mi spieghi che diavolo succede?
-urlai-
Ma come..non mi riconosci?
-domandò-
Perché dovrei riconoscerti? Ci conosciamo già? Mi dispiace.. ma vedi non ho una buona memoria e faccio difficoltà a ricordarmi le cose, soprattutto le persone!
-scherzai-
Ma no! Sono Calum Hood!
-affermò-
Calum chi?
-chiesi confusa-
Calum Hood! Faccio parte della band australiana dei 5 Seconds of Summer.
-mi spiegò-
Ah sei famoso? Ecco perché mi hai chiesto di partire ed ecco perché c’era tutta quella gente lì!
-realizzai-
Bhè, scusami Calum, ma devo andare!
-dissi, guardando l’orologio che segnava le 11.30 a.m.-
 
****
Tornai a casa e pranzai. Andai in camera mia e presi il cellulare: 5 messaggi di Eve. Mi ero completamente dimenticata di averla lasciata lì alla festa e senza nemmeno una spiegazione. Molto probabilmente l’avevo fatta stare in pensiero tutta la mattinata, quindi non esitai a chiamarla. Il cellulare squillava, ma lei non rispondeva, così decisi di telefonare a casa sua.
Pronto?
Anne sono Joy! Eve è in casa?
-chiesi alla madre-
Certo! Te la passo subito!
Che cazzo di fine avevi fatto? Mi hai fatto preoccupare! Potevi fare qualsiasi stronzata dopo quello che è successo ieri sera!
-sbraitò-
Calma, calma, calma. Non sono morta. Sto bene, se così si può dire.
Devo dirti una cosa!
-disse Eve dall’altra parte della cornetta-
Non è andato tutto come pensi. Lei mi ha spiegato, ma non posso dirtelo io. Non spetta a me questo compito. Devi parlare con lei. Le ho detto che ti avrei convinta ad incontrarla e ti prego fallo! Fallo per la tua vita, per il bene che le vuoi o le hai voluto, per il tuo futuro! E se non vuoi farlo per tutto questo… fallo per me!
-disse d’un fiato-
Non lo so, Eve. Io..io ho paura! Paura di soffrire, paura di illudermi di nuovo, paura di tutto. Devo pensarci.
-ammisi-
Puoi chiedere consiglio agli altri. Circondarti di pensieri fidati. Ma alla fine la decisione è sempre tua e solo tua. E quando è il momento di agire e sei da solo, con le spalle al muro, l’unica voce che conta è quella nella tua testa. Quella che ti dice ciò che probabilmente sapevi già, quella che quasi sempre ha ragione.
 
Io penso che tu debba darle l’opportunità di spiegarti come sono andate le cose! Io sono sicura che chiarirete…
-fece una pausa, per poi riprendere-
Sono sicura che chiarirete, la perdonerai e ti dimenticherai di tutto questo! Perdona e dimentica Joy.
 
Perdona e dimentica. E’ così che si dice. È un buon consiglio ma non molto pratico. Quando qualcuno ci ferisce vogliamo che soffra quanto noi. Quando qualcuno ha torto sul nostro contro, vogliamo avere ragione. Senza perdono, i vecchi debiti rimangono inestinti; le nostre ferite inguarite. E il massimo cui possiamo aspirare è che un giorno avremo la fortuna di dimenticare.
 
Spazio dell’autrice: Allora, allora, allora! Ecco a voi il terzo capitolo! In realtà non mi piace molto come è venuto, lo ammetto.. Anyway.. Cosa sta succedendo? Cosa sono tutti questi misteri? Forse Joy non sa tutta la verità? E vorrà saperla? Incontrerà Taylor per una spiegazione? Lo scopriremo nella prossima puntata (?) Okay sono impazzita! Ahahah Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite e tra le seguite, grazie a chi la recensisce perché mi spingete a continuarla e infine grazie anche ai lettori silenziosi! Un grande bacio :* Ps. Recensite come al solito <3

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Capitolo 4
*** The truth ***


The truth
 
 
La vita dell’uomo è fatta di scelte: si o no. Dentro o fuori. Su o giù. E poi ci sono le scelte che contano. Amare o odiare. Essere un eroe o essere un codardo. Combattere o arrendersi. Vivere o morire. Quando dobbiamo fare una scelta, è come se ci trovassimo di fronte ad un bivio. Le strade sono due e non sappiamo quale prendere. E a volte ci affidiamo alla sorte, tiriamo il dado, speriamo che qualcuno ci indichi la strada da prendere, attendiamo una risposta e poi, riflettendo, ci accorgiamo che queste siano cose stupide. Invece no. Non è sbagliato affidarsi alla sorte. E’ come quando, non sapendo che musica ascoltare, si sceglie la riproduzione casuale. Parte una canzone a caso e si continua a mandare avanti la playlist, fino a quando non arriva la canzone giusta e la si ascolta ed è così: è così che ti accorgi che quella era l’unica che volevi ascoltare. E nella vita funzionava esattamente allo stesso modo. Darle una seconda opportunità o no. Questo era il mio problema al momento e la mia mente era oscurata. Misi il pigiama, chiusi la porta della mia camera, mi sdraiai sul mio letto e presi un dvd di Grey’s Anatomy.
 
 
-Cristina: Meredith, perché ti importa di quello che penso io?
-Meredith: Perché tu sei la mia persona! E se farò questo con lui, e se divento una ragazza sana, tenera e sdolcinata che convive... Ho bisogno di te. Devo sapere che ci sei, ho bisogno che mi incoraggi, perché sei l'unica che mi conosce, veramente. Che sa tutto di me. Ho bisogno che fai finta che ce la farò anche se non ci credi. Perché se mi abbandoni adesso, sul serio non ce la farò. E non avrò mai il lieto fine e questa sarà solo…
-Cristina: La vita.
-Meredith: Guarda che ti sto pregando.
-Cristina: Io credo che tu e Derek ce la farete, farete funzionare la cosa...
-Meredith: Lo dici solo per farmi felice?
-Cristina: Sono la tua persona, sono dalla tua parte.

 
*FLASHBACK*
 
Sei una piagnucolona, Joy!
-mi accusò-
 
Ma hai sentito cosa si sono dette?
 
E’ soltanto un film!
-annunciò, vedendo una lacrima scendere dal mio volto-
 
Si, ma è il film. E questo può succedere nella vita reale, ci pensi? Potrebbe accadere anche a me un giorno e potrei trovarmi a parlare con la mia migliore amica del mio ragazzo. Un giorno potrò dire queste cose anche io ad una persona magari. Un giorno avrò anche io una migliore amica come Cristina: una persona che crede sempre in me; una persona capace di confortarmi con una sola parola, con un sorriso, un abbraccio; una persona che… che sarà la mia persona!
-spiegai a mia sorella-
 
Un giorno la troverai, si! Al momento, sappi che…
-si interruppe per poi continuare-
 
Tu sei la mia persona, sorellina mia. E io ci sarò, io voglio esserci, sempre. Voglio esserci quando mi dirai che hai trovato il ragazzo giusto per te e mi abbraccerai in lacrime. Quando litigherete, e io sarò lì a sostenerti per affrontare tutto insieme. Voglio esserci quando prenderai la patente e farai il tuo primo incidente, quando prenderai il diploma. Quando tu improvvisamente mi dirai ‘Mi sposo Taylor!’. Quando gireremo come matte tutti i negozi per cercare il tuo vestito da sposa e poi voglio esserci nel giorno più importante della tua vita, quello del tuo matrimonio e farti da testimone se lo vorrai. E continuerò ad esserci quando mi mostrerai l'ecografia del tuo bambino e dicendomi "Sono incinta", scoppieremo in lacrime guardando e riguardando quella foto nera. Voglio essere con te, lì in sala parto, quando sarai pronta a dare alla luce la creatura più bella del mondo. E ancora quando vedremo crescere i nostri figli insieme, proprio come abbiamo fatto noi.
E infine, una volta vecchie, stanche, con il nostro bastone, ci siederemo ancora lì, nello stesso posto che ci ha viste crescere, in quello che è stato il nostro posto, e mentre lavoreremo il maglioncino per i nostri nipoti ricorderemo tutta la nostra vita passata insieme.

-disse tutto d’un fiato-
 
*FINE FLASHBACK*
 
Non ero una ragazza che si commuoveva molto facilmente dopo un discorso. Ma quella puntata, quelle parole che mi disse quel giorno, mi provocarono una stretta al cuore e cominciai a singhiozzare come una bambina. Le emozioni, che provai in quel momento, ora si facevano risentire. Guardai l’orologio: segnava le 8 p.m. Mi feci coraggio e composi il suo numero. Lo ricordavo ancora a memoria. Le mandai un messaggio.
 
Ci vediamo al Regent’s park stasera? Eve ha detto volevi parlarmi… Joy xx
 
Perfetto! T xx
 
Ehm..a dopo allora! Joy xx
 
Puoi anche smettere di firmarti! Sai, ho ancora il tuo numero in rubrica!
 
Mi erano mancati i nostri momenti. Mi erano mancati i suoi messaggi. I suoi rimproveri. Mi era mancata lei. A volte, ci vuole una perdita enorme per ricordarti a cosa tieni di più. Si, perché non capisci quanto tieni ad una cosa fino al momento in cui la perdi. Funziona così in tutti i rapporti. Funziona così nella vita. In un attimo sembrava che tutto il tempo passato senza di lei si fosse azzerato. Ero più decisa che mai. Volevo incontrarla. Mi rivestii alla velocità della luce e raggiunsi il piano di sotto.
 
Dove corri a quest’ora?
-urlò mia nonna dalla cucina, intenta a preparare la cena-
 
Esco un attimo nonna! Un’oretta e dovrei essere a casa!
-annunciai-
 
Ti aspetto per cena! Sbrigati
-concluse-
 
Dopo cinque minuti, giunsi a destinazione. Ero in uno dei parchi più belli di Londra e avrei incontrato presto mia sorella. Non ci eravamo viste per anni e, negli ultimi due giorni ci eravamo incontrate ben due volte. I casi della vita. Ero lì da un po’, ma di Taylor nessuna traccia.
 
Prima che dica qualsiasi cosa, devo raccontarti tutta la verità. Quella che tu non sai, quella che nemmeno io conoscevo fino a qualche mese fa.
-disse prima che potessi aprire bocca-
 
Mi limitai ad annuire e cominciò il suo racconto.
 
Tutto è cominciato due anni fa. Mamma aveva scoperto che qualche sera tornavi fuori di te a casa e non sapeva cosa fare. Mi aveva parlato molte volte di questa situazione e mi ripeteva ogni volta che tu non volevi saperne. Un giorno, esattamente due anni fa, quando tornai a casa, dopo un’esibizione in un locale di un amico di papà, mi disse che avevi preso una decisione e noi dovevamo rispettarla. Mi raccontò che tu avevi deciso di andartene. La tua vita era diventata uno schifo: non avevi amici, non avevi un ragazzo e odiavi la nostra città.
-cominciò a spiegare-
 
Stai dicendo che lei ti ha detto che sono stata io ad andarmene? E tu le hai creduto? Non è possibile…
-commentai-
 
Joy! Come facevo a non crederci? E’ nostra madre! Credevo non fosse capace di mentire, soprattutto se si trattava di mentire alle sue stesse figlie!
-si scusò-
 
Nostra madre? Nostra madre ci ha fatto questo? E per cosa? No, no, no!
-la guardavo incredula-
 
Fammi continuare e capirai. Mi aveva detto che aveva provato a farti ragionare. Aveva provato a dirti che le cose si sarebbero aggiustate, che insieme avremmo potuto risolvere tutto. Ma tu, tu non volevi saperne niente. Non volevi che la tua vita continuasse in questo modo. E io ho creduto alle sue parole tutto questo tempo.
-continuò-
 
E poi? Come hai scoperto che non era così?
-domandai-
 
Un giorno la sentii parlare con Austin. Nostro fratello le stava chiedendo spiegazioni sul perché della tua fuga e lei, credendo che non fossi in casa, cominciò a raccontargli tutta la verità.
 
E quando hai scoperto la verità, perché non sei venuta a cercarmi Taylor?
-singhiozzai-
 
Sono venuta Joy! Sono venuta a casa di nonna! Ma mi ha detto che non volevi vedermi, che dovevo andarmene per non farti soffrire ancora di più, che eri felice così. E io l’ho ascoltata e… e sono andata via!
-deglutì-
 
Taylor, io non so cosa dire… Io… mi dispiace! Scusami!
-la guardai dritta negli occhi, in quegli occhi nei quali potevo perdermi ogni volta, anche se erano uguali ai miei-
 
Non mi rispose. Mi guardò e poi mi abbracciò. Quanto mi piaceva stare così!
 
Ora devo andare ma…mi prometti che domani ci vediamo? Sai non mi sono dimenticata delle nostre promesse e… voglio conoscere il tuo ragazzo inglese!
-sorrisi-
 
Promesso!
 
Una promessa è una promessa Tay!
-pronunciai le parole che lei mi ripeteva sempre tempo fa e me ne andai-
 
****
 
Sono tornata!
-urlai aprendo la porta-
 
Nessuno mi rispose, così andai in cucina per controllare se ci fosse la nonna. Di lei nessuna traccia. Andai al piano di sopra e la sentii parlare con qualcuno.
 
Sarà al telefono, come sempre!
-pensai tra me e me-
 
Ritornai in camera mia e notai il telefono sulla scrivania. Così ritornai nella stanza della nonna per vedere cosa stesse facendo.
 
Albert ma quand’è che torni? Oggi sei uscito così presto e io e la tua nipotina ti stiamo aspettando per la cena! Possibile che ti fai sempre aspettare? E dove vai tutto il giorno? La prossima volta non esci senza di me eh!
-ripeteva guardando la foto di mio nonno posta sul comodino accanto al letto-
 
Vedi… mi lasci sempre da sola! Siete fatti della stessa stoffa tu e tua nipote! Uscite sempre! E poi…stasera ho messo il rossetto e il vestito, proprio come piace a te!
-terminò-
 
Nonna, ma con chi stai parlando?
-le chiesi-
 
Con nessuno, tesoro mio.
-dichiarò-
 
Allora, vogliamo cenare?
-continuai-
 
Tuo nonno non è ancora tornato! Dobbiamo aspettarlo.
-disse-
 
Ma cosa stai dicendo? Ti senti bene? Vuoi che chiami il dottor Fox?
 
Tranquilla Joy! Sto benissimo. Non devi preoccuparti.
 
Come era possibile? Mia nonna stava parlando alla foto di mio nonno. Gli stava chiedendo di tornare a casa come se non sapesse fosse morto ormai da più di due anni. Cominciavo a preoccuparmi, perciò, nonostante la sua risposta, decisi di chiamare il suo medico di fiducia. Cercai il suo numero nell’agenda e lo digitai velocemente.
 
Pronto?
-una voce mi rispose-
 
Buonasera, è il dottor Fox?
 
Si, lei chi è?
 
Sono la signorina Swift! Dovrebbe venire urgentemente a casa nostra. Mia nonna non sta molto bene.
-gli spiegai-
 
Arrivo!
 
Non passarono nemmeno dieci minuti e il campanello suonò. Il dottor Fox, molto pazientemente, raggiunse la nonna al piano di sopra. La visitò e poco dopo uscì.
 
Allora? Cos’ha mia nonna?
-domandai-
 
Nessuna risposta.
 
Mi dice cos’ha mia nonna, per favore?
-dissi di nuovo-
 
Perché non mi rispondeva? Mi faceva morire dall’ansia così.
 
Sua nonna ha…
 
 
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: No, no, no! Che finale per questo capitolo! Cosa starà succedendo? Cos’ha la nonna? Povera Joy… sembra che nella vita tutto le vada male! Ora che finalmente ha chiarito la situazione con Taylor cosa succederà? Non vi anticipo nulla! :P Che cattiva che sono quando faccio così hahaa <3 Alla fine vi voglio bene dai hahaaha Prometto di pubblicare il prima possibile! Ma… me la lasciate una recensione? *faccia da cucciolo*  grazie a tutti! Un bacio.
 

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Capitolo 5
*** I need you in my life ***


I need you in my life
 
Signorina Swift…sua nonna ha l’Alzherimer
-terminò la frase che aveva cominciato poco fa-
 
C-cosa?
-balbettai veramente preoccupata-
 
Conoscevo della gravità di questa malattia grazie al mio telefilm preferito. La mamma della protagonista era morta a causa di quest’ultima. E se mia nonna fosse morta? Lei era la mia famiglia ormai. Non riuscivo ad immaginarmi la mia vita senza di lei. Non potevo. E se invece, si dimenticasse di me? Se tutto ad un tratto non riuscisse a riconoscermi? Se mi prendesse per una sconosciuta? Cosa farei? No, no, no! Non potevo nemmeno pensare a tutto questo. Perché tutte a me? Perché mia nonna? Perché lei?
 
Signorina, mi dispiace molto ma è così. Sua nonna fortunatamente, nonostante l’età, non è ancora in uno stato avanzato. Conosce la malattia? E’ dovuta ad una distruzione progressiva di neuroni e purtroppo, al giorno d’oggi, non c’è ancora una cura definitiva.
-cominciò a spiegare-
 
Quindi non possiamo fare nulla. Dobbiamo soltanto aspettare e sperare che non peggiori progressivamente. Ora è tardi e io devo andare. Mi faccia sapere se ci sono novità.
 
Ah e un’ultima cosa! Quando avrà delle crisi, tipo quelle di poco fa, la assecondi. Se le fa capire che sta avendo un’allucinazione, non fa altro che peggiorare la situazione.
-disse infine per poi andare via-
 
Nessun medico, nessun farmaco, nessuna cura. Potevamo avere tutti i soldi del mondo, e mia sorella ne aveva veramente tanti, ma niente poteva migliorare le condizioni di mia nonna. Ero triste, arrabbiata, delusa, sconfitta. Mia nonna era diventata il mio esempio di vita. Era quella donna che, nonostante la perdita del marito, era rimasta forte. Lei riusciva sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno, riusciva sempre a sorridere nonostante le difficoltà. Mi aveva insegnato tanto in questi anni e io cosa stavo facendo per lei? Veramente niente. E ora, ora che era malata, continuavo a non poter fare niente. L’impotenza..che brutta cosa! Avere accanto una persona che sta soffrendo e non poter fare nulla per farla stare meglio: questa era forse la cosa che più odiavo.
 
Joy? Joy mi stai ascoltando?
-sentii improvvisamente chiamarmi-
 
Era mia nonna che continuava a muovere la mano davanti ai miei occhi e che io, probabilmente, fio a qualche secondo fa, non avevo proprio sentito, immersa nei miei pensieri.
 
Certo! Dimmi nonna!
-risposi-
 
Allora, cosa ti ha detto il dottor Fox?
-domandò ansiosa di conoscere la risposta-
 
Mi ha detto che soffri di Alzheimer e che noi non possiamo fare nulla al momento. Probabilmente ti dimenticherai presto di me, della tua famiglia, di te, e addirittura potresti morire per questa malattia. Questa era la verità.
 
Era come dicevi tu, nonna. Non era nulla di grave! Mi ha solo detto che, data la tua età, dovresti riposarti un po’ in più perché ti trova stressata.
-mentii spudoratamente come mi aveva consigliato il dottore-
 
Ma che età? Io sono giovane!
-insinuò, mostrando un sorriso a trentadue denti-
 
Si, si, sei giovane! Comunque devi riposarti!
-le ordinai, come se fossi io l’adulta e lei la bambina da crescere-
 
Quindi, adesso andiamo di sopra e ci mettiamo a dormire. Si è fatto tardi ormai.
-suggerii-
 
Le augurai la buona notte e andai in camera mia. Lei fece lo stesso. Decisi di fare un bagno caldo. Era l’unico rimedio in momenti come questi. Ogni volta che tutto sembrava andare per il verso sbagliato, ogni volta che ero preoccupata per qualcosa, ogni volta che avevo voglia di rilassarmi, ogni volta che dovevo riflettere su qualcosa, mettevo la radio nel bagno a basso volume, riempivo la vasca e mi sdraiavo. L’acqua era il mio rimedio naturale. Con essa, scendevano giù tutti i dolori e le preoccupazioni. E, pur essendo una soluzione solo momentanea, riusciva a farmi sentire meglio, anche se solo per qualche minuto. Quando uscii dal bagno, misi il pigiama e andai a controllare se mia nonna aveva fatto come le avevo detto. La trovai distesa sul letto che dormiva, con la finestra aperta.
 
Sarai anche più grande di me, ma rimani una bambina! Hai lasciato la finestra aperta e, considerando le temperature inglesi, è una cosa molto irresponsabile.
-sussurrai con un filo di voce per non farla svegliare-
 
Chiusi la finestra, spensi la televisione, che era ancora accesa, e le sistemai le coperte sul corpo.
 
Ti voglio bene!
-esclamai ancora sull’uscio della porta-
 
Ora ero tranquilla. Tutto andava bene, almeno per il momento.
 
E ora che si fa?
-chiesi a me stessa, per poi prendere il cellulare e controllare l’orario-
 
C’erano due messaggi.
 
Allora, come è andata con Taylor?  
-il primo era di Eve, che, curiosa come al solito, voleva sapere tutti i dettagli del nostro incontro-
 
Ti racconto tutto appena ci vediamo!
-mi precipitai a rispondere-
 
Sono contenta che le cose si siano sistemate! Spero che il nostro rapporto si recuperi giorno dopo giorno e ritorni quello di una volta! Ti voglio bene sorellina! T.xx
-il secondo era di Taylor-
 
Lo spero anche io! Ora vado a dormire perché sono stanchissima, buona notte! Ti voglio bene anche io J.
 
Buona notte! Ah, come promesso, domani sera ti presenterò il mio ragazzo! Preparati ad una serata con 5 inglesi.
 
5 inglesi? Hai 5 ragazzi? O.o
 
Ma no! Ahahah Sicuramente ci saranno tutti i suoi migliori amici! Non si perderebbero per nessun motivo al mondo un evento tanto importante.
 
Mhhh, va bene!
 
Non rispose più. Impostai la sveglia, spensi il cellulare e chiusi gli occhi. Mi addormentai in qualche secondo. Ero veramente stanca.
 
****
 
*Too much light in this window, don’t wake me up, only coffee no sugar inside my cup. If I wake and you’re still here, give me a kiss, I was in this dreamin about to lapse, don’t wake me up, up, up, up, up*
 
Sveglia, fottuta sveglia! Possibile che sia già mattino?
 
Era così strano! Quando si è svegli e si vuole arrivare alla sera, il tempo sembra non passare mai. E quando invece, finalmente, ci si mette comodi nel letto, puff, in un lampo, il sole sorge.
 
Il lavoro mi chiama!
-dissi a me stessa, come per convincermi ad alzarmi-
 
Scesi di corsa le scale e, arrivata in cucina, trovai la colazione già a tavola.
 
Buon giorno amore mio!
-annunciò mia nonna sorridendo e abbracciandomi-
 
Cos’è tutta questa dolcezza a prima mattina? Mi farai venire il diabete!
-scherzai-
 
La solita acida! Quand’è che cambierai tu eh?
-chiese ironica-
 
Mai!
-le diedi un bacio e cominciai a mangiare-
 
Non avevo molto tempo e ad essere sincera avrei preferito saltare la colazione, ma, dato che aveva preparato tutta quella roba, decisi di farla contenta. Wrustel, patatine, fagioli, uova, bacon: era tutto ben sistemato sul tavolo.
 
Vuoi proprio farmi ingrassare oh!
 
Zitta e mangia! La colazione è..
 
E’ il pasto più importante della giornata!
-la anticipai, avendo imparato la sua citazione ormai a memoria-
 
****
 
Prende solo questo?
-domandai al cliente, che aveva tra le mani un pacco di biscotti-
 
Sono 1.30£!
-dissi, mostrando lo scontrino-
 
Grazie mille e arrivederci!
-terminai con la solita frase-
 
Ciao
-rispose-
 
Il mio turno era finalmente finito e stavo per andare via. Al Tesco c’era sempre folla e dopo cinque ore consecutive di lavoro, non ne potevo più. Questa gente faceva sempre la spesa? E’ che cazzo! Avevo appena posizionato il cartello ‘La cassa è chiusa’  quando fui interrotta da una signora.
 
Signorina, devo pagare solo questo!
-mi disse con un tono di voce strano-
 
Mi dispiace ma ho chiuso la cassa, ce ne sono altre aperte!
-le annunciai gentilmente-
 
Ma è soltanto questo, la prego. Lì c’è una fila enorme.
 
Signora, le ripeto, ho chiuso la cassa, non è possibile!
-dissi di nuovo, ripetendo le stesse parole usate precedentemente-
 
Ma..
-stava per controbattere, ma la anticipai-
 
Nessun ma!
 
Quanto erano scostumati alcuni clienti. In questi casi gli avrei risposto molto acidamente o li avrei semplicemente mandati a quel paese, ma Max, il mio capo, mi ripeteva sempre di essere gentile e evitare discussioni inutili. ‘Il cliente ha sempre ragione’ si giustificava. Ma spesso non era così, anzi, non era mai così.
 
Pensavo mi avessi mandato a quel paese!
-mi disse la stessa voce di prima-
 
Eh?
-chiesi confusa-
 
Sono io! Taylor!
-esclamò-
 
Taylor? E che ci fai conciata così?
-non mi fece terminare la frase e mi mise la mano davanti alla bocca-
 
Shhh! Non volevo che mi riconoscessero.
 
Dimenticavo che la tua privacy è andata a farsi fottere!
-bisbigliai-
 
Max, io vado! A domani.
-lo salutai-
 
Tu, levati quel cappello dalla testa e questi occhiali, non ti riconosco così! Mi sembra tanto di parlare con una sconosciuta!
 
Era questo il mio scopo: non farmi riconoscere!
-disse alzando un sopracciglio-
 
In momenti come questo non invidiavo per niente i vip. Very important person, si, ma perdevano la loro vita privata nel momento in cui salivano su quel palco. Era vero: i fans volevano soltanto un autografo, una foto, un abbraccio, ma spesso lo chiedevano in momenti inopportuni. Era brutto non avere più la privacy; era brutto dover indossare degli occhiali e un cappello per camminare per strada. Però, tutte queste ‘sofferenze’ erano ben ricambiate dall’amore che tutti mostravano nei loro confronti.
 
Sono venuta a prenderti con Harry! Andiamo a mangiare qualcosa da Nando’s con i suoi amici, ti va?
-interruppe i miei pensieri-
 
Va bene!
-mi mostrai d’accordo-
 
Volevo conoscere il fidanzato di mia sorella e non solo tramite una rivista. Eve mi aveva detto che era membro di una boy band molto famosa in tutto il mondo, ma, ad essere sincera, non lo avevo mai sentito questo Harry Styles, né tantomeno questi suoi amici. Taylor mi indicò una macchina scura dall’altro lato della strada. Era una Range Rover.
 
Si tratta bene il ragazzo eh!
-pensai ad alta voce, facendo ridere Taylor-
 
Eh si! Sali!
-mi disse, aprendomi lo sportello della macchina-
 
Ciao! Io sono Louis!
-si presentò un ragazzo dai capelli castani non appena salii in macchina-
 
Joy! Piacere!
-allungai la mano nella sua direzione-
 
E lei è Eleanor, la mia ragazza!
-continuò sempre lui-
 
Joy!
-dissi ancora-
 
E il riccioluto alla guida è Harry, tuo cognato!
-spiegò, per poi scoppiare a ridere-
 
Lou potevo fare da solo! Io sono Harry comunque!
-spiegò-
 
Sempre Joy!
-risposi ironica-
 
Il tragitto durò una decina di minuti, d’altronde lavoravo al centro della città. Andammo al Nando’s più vicino, che si trovava nei pressi del Tamigi. Durante la strada in macchina, Louis non faceva altro che prendere in giro il povero Harry, che probabilmente doveva essere in imbarazzo, a differenza mia. Anche se avevo vissuto a Londra, non ero mai stata in locali come questo. Appena entrammo, fui colpita da una vista meravigliosa. Da lontano si vedeva tutto Westminster che, al tramonto, era una cosa spettacolare.
 
Wow! E’ bellissimo!
-esclamai-
 
Non ci eri mai stata?
-mi domandarono all’unisono Harry e Louis, evidentemente sorpresi-
 
Ehm, no.
-risposi grattandomi la nuca-
 
Raggiungemmo il tavolo che avevano preparato e che era già occupato da tre ragazzi. Ci presentammo velocemente e cominciammo a parlare del più e del meno. Erano tutti molto simpatici e soprattutto erano veramente un bel gruppo. Si vedeva che si volevano molto bene e che il loro rapporto andava ben oltre la loro carriera. Improvvisamente mi squillò il cellulare. Accesi lo schermo ed era Eve, che mi stava chiamando.
 
Mi allontano un attimo!
-annunciai ai presenti-
 
Dio mi hai salvato Eve! Non sapevo più cosa dire e sai che il silenzio mi imbarazza parecchio! Ma non vorrei essere logorroica
-dissi a bassa voce per non farmi sentire-
 
Ma dove stai?
-rise-
 
Sono a cena con i famosi cantanti qua! Però stiamo per tornare a casa!
 
Tu sei a cena con loro e non mi hai invitato? Cattiva Joy, cattiva!
-finse di essersela presa-
 
Rimedieremo, promesso!
 
Voglio sapere brevemente dai! Come sono dal vivo? Sono belli? Sono simpatici?
 
Ma che è il quarto grado? Uhm, si! Il finto biondo, Niall, è molto simpatico e mangia molto come me! Ha un punto in più solo per questo! Poi Liam sembra un ragazzo molto dolce e tra tutti sembra quello più normale. Louis è un pazzo scappato dal manicomio. Zayn è quello che ho inquadrato di meno! Non ha parlato molto per tutta la serata. E infine, Harry è il cognato perfetto!
-gli spiegai tutto d’un fiato-
 
Si, ma queste cose già le sapevo! Ufff!
 
Non è colpa mia se sai tutti i loro cazzi!
-la accusai-
 
Taylor POV.
 
Joy era andata a rispondere al cellulare: doveva essere la nonna, che, sicuramente preoccupata, voleva sapere dove stesse. Era stupendo tornare a condividere tutto con lei. Raccontarle la mia vita, vederla sorridere insieme ai miei amici, guardarla mentre cercava di conoscere il mio ragazzo: era tutto perfetto. Mi sarebbe piaciuto che quella serata, con le persone più importanti della mia vita, sarebbe durata per sempre, ma purtroppo dovevamo tornare a casa.
 
E’ carina la piccola Swift eh?
-domandò Louis-
 
Quasi di più della sorella!
-risposero Harry e Zayn contemporaneamente-
 
Ehi, ehi, ehi! Primo: è mia sorella e non si tocca! Secondo: Grazie Harry eh! E menomale che c’è la tua ragazza presente!
-esclamai, facendo ridere tutti a crepapelle-
 
Alla fine noi due andavamo d’accordo perché eravamo due ragazzi affetti dalla sindrome di Peter Pan. Non volevamo crescere. Preferivamo essere bambini: mettere il muso per le cose più stupide per poi risolvere tutto con un bacio; essere felici per una piccola cosa senza aspettarci nulla. E poi…stavamo realizzando lo stesso sogno!
 
Ma stavo scherzando!
-si giustificò per poi rubarmi un bacio-
 
Appena Joy tornò, chiedemmo il conto e, dopo aver pagato, tornammo a casa.
 
E’ stato un piacere conoscervi! Ho passato veramente una serata stupenda! Grazie a tutti!
-disse mostrando uno di quei suoi sorrisi che andavano da una parte all’altra-
 
Spero di rivederti presto!
-rispose Harry ricambiando il sorriso-
 
Ciao Taylor!
-mi lasciò un bacio sulla guancia destra-
 
A domani sorellina!
 
Scese dalla macchina e, prese le chiavi, entrò in casa.
 
Joy POV.
 
Che serata magnifica!
-pensai tra me e me, gettandomi a capofitto sul letto-
 
Erano le 11 p.m. e non avevo ancora sonno. Come si poteva dormire? Come si poteva entrare nel mondo dei sogni quando la realtà era diventata così perfetta? No, non si poteva!
 
Joyyyy
-mia nonna mi chiamò-
 
Che c’è?
-non ebbi alcuna risposta e decisi di alzarmi dal letto-
 
Nonna lo sai che odio quando mi chiami e poi non mi rispondi!
-la rimproverai andando in camera sua-
 
Entrai e la vidi a terra.
 
Nonna. Nonna, nonna! Che hai?
-domandai-
 
No…non puoi! Nonnaaaa!
-urlai-
 
Non puoi abbandonarmi anche tu!
-le lacrime cominciarono a scendere velocemente-
 
Io ho bisogno di te!
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: Prima di dire qualsiasi cosa, mi dispiace per aver pubblicato un po’ in ritardo, ma ultimamente ho molte cose da fare e non riuscivo a trovare il tempo per scrivere. Ma comunque, non vi interessa, quindi parliamo del capitolo hahaha
Bene! La nostra Joy ha incontrato i famosi One Direction! Mio Dio, quanto vorrei essere io al suo posto! Avere Taylor Swift come sorella, essere americana, vivere a londra e andare da Nando’s con i miei cantanti preferiti! Uffa L
Poi, poi, poi! Soffermiamoci sulla parte iniziale del capitolo e su quella finale, dedicate alla nonna! La povera nonnina soffre di Alzheimer..cosa le succederà? In questo caso non vorrei essere nei panni di Joy.
Ho scritto questo capitolo pensando molto alla storia di mia nonna. Mi ha abbandonato un paio di anni fa e ogni giorno sento sempre di più la sua mancanza..quindi questo è un capitolo che mi tocca veramente molto!
L’ho scritto con tutto il mio cuore e le emozioni che prova la nostra piccola Swift, come chiamata da Harry, le ho provate anche io!
Ok, ok, ok. Ho parlato anche troppo! Me ne vado! Cosa pensate succederà?
Recensite per favore! E’ davvero bello leggere cosa pensate della storia J Un bacio e grazie a tutte!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
 

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Capitolo 6
*** I'll be here, by your side ***


I’ll be here, by your side
 
 
Attenda qui signorina! Appena sapremo qualcosa la informeremo.
 
Aspettare: il verbo più difficile da pronunciare e da mettere in atto. Rimanere seduti su una sedia in una sala, in attesa che qualcuno ti faccia sapere qualcosa di qualcuno che per te è fondamentale nella tua vita. Passano i secondi, i minuti, le ore e nessuno esce varca quella porta, nessuno si preoccupa di venire ad informarti. L’attesa: non c’è cosa più brutta di attendere lì, senza poter fare niente.
 
Infermiera, infermiera, sa qualcosa della signora ricoverata lì?
-bloccai un’infermiera che stava uscendo dalla sala-
 
Mi dispiace ma al momento non sappiamo nulla di certo! Tra un po’ uscirà il dottore e le presenterà la situazione!
-mi spiegò gentilmente-
 
Va bene, la ringrazio!
 
Quanto dovevo ancora aspettare senza saper nulla? Continuavo a vedere medici e infermieri che entravano e uscivano dalla sala, ma nessuno, nessuno mi diceva quello che stava succedendo. Che cosa stavano facendo a mia nonna? Come stava? Volevo saperlo! Avevo il diritto di sapere!
 
Dottore!
-balzai dalla sedia, non appena vidi un medico uscire dalla sala e sollevare la mascherina dalla bocca-
 
Mi può dire come sta mia nonna?
-terminai la frase-
 
Ehm…mi dispiace signorina! Lei non ce l’ha fatta… lei è…
-pronunciava le frasi molto lentamente-
 
Non lo dica! Non lo dica! Lei non può essere..no no!
-lo interruppi improvvisamente-
 
Lei è forte, lei non può essere morta, no, no, no!
-cominciai a piangere ininterrottamente-
 
Joy, Joy!
-mi svegliai e notai la figura di mia nonna accanto al mio letto-
 
Avevo le lacrime agli occhi ed ero tutta sudata.
 
Amore era soltanto un sogno, soltanto un incubo! E’ finita!
-non appena sentii quelle parole, tirai un sospiro di sollievo-
 
Solo un incubo!
-annunciai, per poi correre ad abbracciarla-
 
Dovevo farle sapere quanto le volevo bene e quanto era importante per me. Poteva succedere qualcosa da un momento all’altro e non potevo più dirglielo.
 
Nonna, ti voglio tanto bene!
-le dissi per poi sciogliere l’abbraccio e darle un bacio-
 
Deve essere stato proprio un brutto sogno per farti addolcire così, di prima mattina!
-sorrise-
 
Poi mi chiedi da chi ho preso eh! Questo bel caratterino che mi ritrovo è uguale al tuo!
-insinuai-
 
Ma..ma..
-cercava qualcosa da dire, ma non sapeva nemmeno lei come giustificarsi: sapeva benissimo che avevo ereditato questa parte del suo carattere e, a dire la verità, non mi dispiaceva affatto-
 
Mi ero svegliata presto quel giorno e, non sapendo cosa fare tutta la mattina, dato che avevo il turno di pomeriggio, decisi di andare a svegliare Eve. Abitava a due passi da me e sicuramente stava ancora dormendo. La sera andava a letto tardissimo e la mattina, poi, se non era ora di pranzo non si alzava. Andai in camera mia, mi lavai e mi vestii. Optai per un jeans, una felpa verde e le mie adorate converse. L’abbigliamento ideale per andare in giro a Londra in pieno inverno.
 
Buon giorno Anne! Eve sta ancora dormendo scommetto!
-annunciai non appena sua mamma mi aprì la porta-
 
Quanto la conosci!
-osò-
 
Ci penso io a svegliarla stamattina!
-sorrisi-
 
Sei terribile Joy! Ho paura per te!
-esclamò-
 
Se tra dieci minuti non torno in salone, vuol dire che mi è successo qualcosa! In questo caso chiama mia nonna, ricordale che le voglio bene e dona tutti i miei beni a qualche associazione!
-scherzai-
 
Sarà fatto!
-mi rispose per poi scoppiare a ridere-
 
Mentre stavo pensando a come svegliarla, guardai Anne con uno sguardo minaccioso.
 
Hai intenzione di fare uno dei tuoi scherzetti?
-mi domandò, conoscendo già la risposta-
 
Uhm…ci stavo pensando! Ma ho bisogno del tuo aiuto!
 
Quello che vuoi Joy!
-disse-
 
Io adoravo quella donna. Era meravigliosa: era una donna modello, una mamma fantastica e un’amica eccezionale. Sempre accogliente, sempre dolce, sempre comprensiva e soprattutto ci appoggiava sempre in qualsiasi cosa. Mi sarebbe piaciuto veramente molto avere una mamma così al mio fianco e non sempre assente come la mia. Non avevo la figura della madre ben presente, ma avevo una nonna che avrebbe fatto qualsiasi cosa per la mia felicità.
 
Credo basti così!
-annunciai, dopo aver preso una pentola con un due cucchiai-
 
Avevo deciso di usarli come un tamburo. Raggiunsi la sua stanza, levai le scarpe e mi posizionai in piedi sul suo letto.
 
Sveglia, sveglia, svegliaaa! Questa deve essere una mattinata Jove e devi alzarti da questo letto! Su, su
-cominciai ad urlare, colpendo la pentola con i cucchiai-
 
Santo cielo Joy, che ore sono? Vai a dormire, vai!
 
Nooo, dai dai!
-le tirai le coperte-
 
Uhm..
-mormorò-
 
Che sarebbe sta mattinata Jave? E’ così importante da venirmi a svegliare a quest’ora?
-domandò-
 
La perspicacia Eve! Jove è l’unione dei nostri nomi: Joy e Eve!
-le spiegai-
 
E tu…
-mi indicò per poi continuare la frase-
 
Vorresti farmi fare questi ragionamenti appena mi sveglio?
-alzò un sopracciglio-
 
Smettila di parlare e lamentarti, vestiti e usciamo! Ho bisogno di un po’ di shopping!
-ordinai e poi uscii dalla sua camera-
 
 
Eve POV
 
Odiavo essere svegliata in quel modo ma, nonostante ciò, mi faceva piacere vederla così di prima mattina. Era una ragazza tanto dispettosa e a volte vendicativa, ma le volevo un gran bene. Mi preparai velocemente e la raggiunsi.
 
Detto fatto, Anne!
-diede il cinque a mia madre-
 
Complotto, complotto!
-urlai-
 
Le serviva un aiuto! E come dici tu? Per Joy farei qualsiasi cosa. Quindi ho seguito il tuo consiglio!
-mi fece la linguaccia-
 
Mamma!
-la rimproverai-
 
Mi prendo tutte le colpe, lasciala stare!
-dichiarò Joy mostrando il suo bellissimo sorriso-
 
Vi perdono solo perché siete voi!
 
Joy POV
 
Andiamo prima a fare colazione da Sturbucks?
-mi domandò-
 
Uhm..già ho fatto colazione, ma un triple chocolate muffin lo prenderei!
-le risposi-
 
Sei un pozzo senza fondo Joy!
 
Ehiiii
-misi il finto muso-
 
E’ un pò che non te lo chiedo…come stai?
-chiese-
 
Come sto?
-la guardai confusa-
 
Si! Come stai?
-riformulò la domanda-
 
Mi aveva preso alla sprovvista. Come stavo? Non lo sapevo nemmeno io al momento.
 
Fino a qualche giorno fa ero felicissima. Avevo ritrovato la sorella che avevo perduto per due anni; l’avevo abbracciata di nuovo come una volta; cominciavamo a guardarci di nuovo con lo stesso sguardo di quando eravamo piccole; stavamo cercando di recuperare il tempo perduto. E si..questo doveva essere il periodo più felice della mia vita. E invece? Invece no. Invece il mondo mi stava crollando addosso: avevo scoperto che mia nonna aveva l’Alzheimer e che poteva lasciarmi da un momento all’altro. ‘Non ti lascerà Joy. Lei è forte’ mi ripetevo per autoconvincermi e, qualche volta funzionava, ma non sempre. Avevo tanta voglia di raccontarle tutto quello che mi passava per la testa, ma non potevo. Ero quel tipo di persona che si teneva tutto dentro, che piangeva tutta la notte in camera da sola, ma che, quando poi sorgeva il sole, si asciugava le lacrime, si tirava su il naso e andava avanti. Ero quel tipo di ragazza che, oltre ai vestiti, indossava ogni mattina un sorriso finto e fingeva che tutto andava bene. Ero quel tipo di ragazza che si fingeva forte, ma in realtà non lo era affatto. Non mi andava che gli altri vedessero quello che sentivo realmente. Non mi piaceva che gli altri mi vedessero triste, sconfitta e delusa. Era come se, nel bel mezzo di una battaglia, proprio sul punto della vittoria, mostrassi il mio tallone d’Achille e offrissi al mio avversario la vittoria su un piatto d’argento.
 
Tutto bene!
-mi limitai a rispondere-
 
A te?
-continuai-
 
Io sto bene ma stavamo parlando di te..
-obiettò-
 
Sai puoi mentire a tutti e me compresa, ma non puoi mentire a te stessa. I tuoi occhi non hanno la stessa luce di sempre, sono cupi. E gli occhi, come dici sempre tu, non mentono mai. Pensi non me ne accorga? Spesso fingo di non capire perché penso non sia pronta a parlarne evidentemente, ma non puoi dire che va tutto bene! Joy, maledizione, non devi tenerti tutto dentro! E’ la cosa più sbagliata del mondo…
-disse tutto d’un fiato-
 
Non sapevo cosa risponderle. Sapevo che aveva ragione ma non mi andava di ammetterlo. Ero troppo orgogliosa per farlo.
 
Non ci sono problemi. Non mi dire niente, non me la prendo, tranquilla. Ma quando avrai bisogno, quando non ce la farai più ed esploderai, sappi che io sono qui. Sono qui e sarò qui, almeno fino a quando non ti stancherai di me!
-terminò facendomi la linguaccia-
 
Lo sai che non mi stancherò mai di te!
-la abbracciai-
 
E pure hai ragione! Chi ti potrebbe mai sopportare se non io?
-osò-
 
Stronza!
-colpii il tavolo con un pugno e mi alzai di scatto-
 
Ecco la Joy che conosco! Certo che i tuoi momenti dolci durano poco eh?
 
Si!
-scoppiai a ridere-
 
Amavo questi momenti. Amavo lei.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: Eccooooooooo il capitolo! Tutto per voi, girls (?) Ho aggiornato presto presto questa volta, visto? Faccio progressi! Anzi a dire la verità sono curiosa di vedere come continuerà la storia! LOL Direte..è impazzita? No, no, no! Il fatto è che faccio i programmi per un capitolo, ma quando apro word, poi cambio tutto D: Roba da matti!
Ok..basta! Parliamo del capitolo! J
Numero 1. Vi è venuto un colpo leggendo la storia della nonna? Mamma mia…io mi sono spaventata a morte. Credevo fosse vero e poi? Solo un sogno? Brutti incubi, vi odio, vi odio!
Numero 2. Ma quanto, quanto sono dolci i momenti Jove? Hahahahah Jove mi sa tanto del pianeta Giove o.O Ok sto sclerando.. seriamente parlando! Mi piacciono molto i momenti tra migliori amiche..ispirano dolcezza e poi sono veri. Non so se capite cosa voglio dire. Vi è mai capitato? con la mia migliore amica succede sempre :P
Numero 3. Bhè non c’è un numero 3 hahahahaah lol
Detta questa, posso andare! Grazie a tutti voi che leggete la mia storia, grazie a chi l’ha messa tra le preferite, chi tra le seguite e un grazie speciale a chi la recensisce <3 Non smetterò mai di ringraziarvi! Un bacio a tutte :*
E..dimenticavo u.u Come al solito lasciatemi una recensione se vi va! xoxo

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Everything has changed ***


EVERYTHING HAS CHANGED

Quando diciamo cose come ‘Le persone non cambiano’ facciamo impazzire gli scienziati perché il cambiamento è letteralmente l’unica costante in tutta la scienza. Energia, materia: tutto cambia di continuo. Mutare, unirsi, crescere, morire. È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale. Il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono; il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi; il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre. Il cambiamento è costante. Come rapportarci al cambiamento è compito nostro. Può sembrarci di morire o può sembrarci come una seconda chance nella vita. Se apriamo le nostre dita e allentiamo le nostre prese, andiamo avanti! All’inizio può sembrare difficile ma poi può essere pura adrenalina, come se in qualsiasi momento potessimo avere un’altra possibilità nella vita, come se in qualsiasi momento potessimo rinascere. E io ero rinata. La mia vita era cambiata. Dall’alcolizzata che frequentava il centro di riabilitazione ero passata alla studentessa aspirante medico di Cambridge. Tutto in soli quattro anni. Era passato un anno da quando avevo chiarito con mia sorella Taylor ed erano passati già due mesi, da quando, sotto consiglio del dottor Fox, mia nonna si era trasferita in una casa di cura con tutte persone della sua età. Starà molto meglio lì. Mi aveva detto il medico di famiglia. Sarà sempre in compagnia e soprattutto sarà tenuta d’occhio dai migliori medici della zona. Erano queste le parole che aveva utilizzato e se era per il suo bene, perché non dare la mia approvazione? Avevo tenuto la sua casa e ormai ci vivevo con Eve, la mia migliore amica. Qualche volta veniva anche a stare un po’ con noi anche il mio migliore amico, Calum. Si, l’ho detto. Erano i miei MIGLIORI AMICI. Non avevo mai usato queste apposizioni prima d’ora per descriverli, ma ora sentivo di farlo. Ne avevamo passate tante insieme e ormai sapevo di poter contare su di loro per qualsiasi cosa. Ricordo ancora la prima volta che incontrai Calum: stava scappando da un gruppo di fan e salì sulla mia vespa pregandomi di portarlo lontano. Lo avevo rincontrato grazie ad Harry, che una sera aveva deciso di presentarmi i componenti della band che apriva i loro concerti del Take me home tour. E fu veramente una sorpresa quando, ancora di spalle, riconobbi il ragazzo che mi aveva fatto avere una multa per aver circolato nonostante il semaforo rosso. E chi avrebbe immaginato che lui sarebbe diventato il mio migliore amico? Io sicuramente non lo avrei mai detto. Taylor, invece, aveva cominciato il suo tour in America con Ed Sheeran e non la vedevo ormai da quando era partita. Lei e Harry si erano lasciati poco dopo il nostro incontro. Non erano poi così affiatati e litigavano spesso anche per la cosa più stupida, tanto che era diventato insostenibile il loro rapporto. Per fortuna, però, io mi vedevo ancora con i ragazzi. In davvero poco tempo avevamo instaurato un bellissimo rapporto e, anche se ci vedevamo poche volte, le cose non cambiavano.
Continuava a suonare il campanello, ma ero sdraiata troppo comodamente sul mio divano, per alzarmi.
Eve vai tu ti prego!
-la supplicai-
Sono sotto la doccia!
-urlò dal bagno-
Che dici, me la apri questa porta? Lou xx
-squillò il cellulare e lessi il messaggio di Louis per poi fiondarmi ad aprire la porta-
Appena lo vidi varcare la porta, gli saltai addosso e posizionai le mie gambe intorno alla sua vita. Lo strinsi a me e lo abbracciai forte. Non lo vedevo da cinque mesi e dovevo recuperare il tempo perduto.
Ehi, ehi, ehi! Così soffoco però!
-mi rimproverò per la mia troppa dolcezza-
Silenzio! Non mi sopporti da ciiiiiiiinque mesi!
-allungai la i per fargli capire che era veramente tanto tempo-
Lo lasciai soltanto quando riconobbi, dietro di lui, la figura di Niall!
Biondo tintoooo!
-urlai nell’orecchio di Louis-
Grazie per avermi rotto i timpani!
Il solito spiritoso! Awwww, quanto mi sei mancato, biondo tinto, non lo immagini nemmeno!
-esclamai-
E’ necessario sottolineare BIONDO TINTO ogni volta? Lo so, Joy, lo so!
-scoppiammo tutti a ridere-
Un abbraccio anche a noi no eh?
-domandò Liam, fingendosi offeso-
Ma noi non siamo nessuno!
-ironizzarono all’unisono Zayn e Harry-
Ma…ma voi non dovevate tornare domani?
-chiesi sorpresa realizzando solo adesso la situazione venutasi a creare-
Si chiama sorpresa, piccola mia!
-annunciò Louis con un sorriso da far invidia a chiunque-
E la vuoi sapere un’altra cosa? Rimarremo qui un paio di settimane!
-disse Niall-
Qui a Londra un paio di settimane? Wow!
-risposi-
Ma che hai capito? Qui a casa tua!
-aggiunse Zayn tutto contento-
E per cominciare a sentirmi a casa mia, vado a riposarmi un po’!
-concluse Harry per poi scomparire dietro le scale-
Quanto cazzo mi erano mancati? Loro, insieme a Taylor, mia nonna e Eve erano la mia famiglia. Erano i cinque fratelli che avevo sempre desiderato e ognuno aveva il suo lato speciale e, nonostante avessero solo qualche anno in più a me, mi trattavano come la piccola della situazione. In Louis avevo trovato il fratello maggiore perduto: ogni volta che uscivo mi faceva il quarto grado. Voleva sapere con chi uscissi, dove andassi e cosa indossassi. Tante volte Eleanor gli aveva detto di smetterla, ma lui era cocciuto come un mulo e diceva che al giorno d’oggi non bisognava fidarsi di nessuno e che quindi lui doveva proteggere la sua sorellina. Niall era la mia copia maschile. Amava il calcio, amava il cibo e considerava l’Irlanda il paese più bello al mondo. Riuscivamo a capirci al volo, o meglio, lui mi capiva al volo ogni volta. Mi ripeteva sempre che i miei occhi parlavano. Bastava solo saperli leggere. Harry era il mio compagno di scherzi. Avevamo la stessa età: era soltanto qualche mese più grande di me. Sia quando era fidanzato con Taylor sia quando si sono lasciati poi, si divertiva a farmi arrabbiare combinandone di tutti i colori, ma non riusciva nel suo intento, anzi mi provocava e poi era sempre lui ad essere sconfitto. Liam era il papà di famiglia. Tra tutti noi era quello più responsabile e più affidabile, e soprattutto era uno dei ragazzi più dolci che avessi mai conosciuto. Il suo sorriso poi,  bastava a farmi stare bene. E poi c’era Zayn, il mio amico ciuffo. Poteva essere paragonato ad un flan: visto in apparenza, dall’esterno, sembrava una persona superficiale e con pochi sentimenti, ma, in realtà nascondeva all’interno un cuore di dolcezza. Si, Zayn era un flan al cioccolato. Inoltre era il mio hairdresser preferito.
Harry POV.
Ero stanchissimo. Andare in tour era una cosa meravigliosa. Vedere tutte quelle persone lì per te, che cantano insieme a te le tue canzoni, che per un tuo sorriso, un tuo autografo, una foto con te o un tuo abbraccio avrebbero fatto qualsiasi cosa era sempre stato il mio sogno. E dopo diciannove anni si era realizzato. Ora però ero veramente sfinito. Ogni sera avevamo avuto un concerto e non facevamo altro che spostarci da un posto all’altro. Registrazioni, concerti, registrazioni, concerti: così erano trascorsi i nostri ultimi mesi. Decisi perciò di andare a riposarmi un po’. Salii al piano di sopra e andai a sistemarmi in una camera. Doveva essere la camera della nonna di Joy, in quanto c’erano molte sue foto sui comodini. Spostai le lenzuola e mi scaraventai sul letto.
When you try your best but you don’t succeed, when you get what you want but not what you need, when you feel so tired but you can’t sleep, stuck in reverse.
-sentii qualcuno cantare nella stanza accanto e andai a vedere chi fosse-
Non doveva esserci nessun altro in casa oltre Joy. Ci aveva detto che, da quando la nonna si era trasferita, stava vivendo da sola. Eppure questa non poteva essere lei, dato che stava al piano di sotto. Aprii leggermente la porta per non far notare la mia presenza e sentii la sua voce più chiara. Era fantastica.
And the tears come streaming down your face when you lose something you can’t replace, when you love someone but it goes to waste. Could it be worse?
-continuava con la sua voce melodiosa-
Lights will guide you home and ignite your bones and I will try to fix you..
-finii a cantare anche io-
Ero uno stupido. Perché? Ora avrebbe notato la mia presenza e avrebbe smesso di cantare. Non avrei mai immaginato che Eve avesse avuto una voce così, così, come definirla?
Harry…
-si fermò, come previsto-
Non sapevo fossi qui!
-concluse-
Urm, sono arrivato da poco e ti ho sentito cantare! Eve, non sapevo cantassi così bene! I miei complimenti!
-annunciai, facendo il mio solito movimento di polsi per sistemarmi i capelli-
Grazie!
-arrossì evidentemente imbarazzata-
Dovresti farti sentire in giro!
-le consigliai-
Sai? Non si sprecano così i talenti!
-le feci l’occhiolino per poi tornare nella stanza accanto-
 
Eve POV.
Ora potevo anche morire. Harry Edward Styles mi aveva fatto l’occhiolino dopo essersi complimentato per la mia voce. Wow, wow, wow! Come si respirava? Lo avevo dimenticato! Ma poi lui che ci faceva qui? Joy mi aveva detto che sarebbero tornati domani. Scesi al piano di sotto e li trovai tutti lì, seduti sul divano a guardare i cartoni animati.
Ma quanti anni avete?
-domandai-
Shhhhh!
-mi zittirono all’unisono-
Scusate, scusate eh! Dimenticavo che è più importante guardare Spongebob, piuttosto che salutare me!
-feci la finta offesa, ma nessuno mi rispose-
Presi il cellulare e decisi di postare un video su Keek. Lo feci senza che nessuno se ne accorgesse. Scrissi sopra ‘Alle 8 p.m. I One Direction o sono sul palco o fanno questo!’ e lo pubblicai oltre che su Keek, anche su Twitter, menzionandoli tutti. Dopo qualche secondo, trillò il cellulare di Louis. Avevo dimenticato quanto fosse legato ai social network e gli arrivò presto la notifica.
Eveeeeeeeeeee!
-urlò-
Era l’unico modo per farmi notare!
-dissi alzando un sopracciglio e cominciando a correre-
Tanto ti prendo!
-annunciò il castano-
Ma che è tutto questo casino?
-domandò Harry che evidentemente non era riuscito ad addormentarsi-
C’è chi vorrebbe dormire!
-ammiccò-
Styles, bloccala, subito!
-ordinò Louis-
Mi bloccò sulle scale e mi prese, sollevandomi sulle sue spalle come un sacco di patate.
Lui me lo ha detto eh!
-cercava di scrollarsi ogni colpa-
Da quando fai tutto quello che ti dicono?
-ironizzai-
Da quando me lo chiede il mio migliore amico
-rispose senza pensarci due volte-
Chi ti ha detto di pubblicare quel video? Lo potevi anche tenere per te!
-mi guardò Louis con aria di sfida-
E voi, voi non mi fate dormire per un video?
-chiese Harry-
Parla con il tuo migliore amico!
-sottolineai la parte finale, usando lo stesso accento che aveva usato lui prima-
Dai, amico, poi ti vendicherai!
-mi fece scendere dalle sue spalle finalmente-
La vendetta è un piatto che va servito freddo!
-cercò di giustificarsi-
Fossi in te, mia cara Eve, starei mooolto attenta
-insinuò il castano con uno sguardo che non prometteva niente di buono-
Ringrazia Spongebob!
-terminò scendendo al piano di sotto per tornare a guardare la televisione-
Grazie Spongebob!
-urlai-
Grazie Harry!
-gli sussurrai all’orecchio-
Di niente tesoro!
-sfoggiò uno dei suoi sorrisi mozzafiato-
Le sue fossette, le sue fottute fossette. Il suo sorriso, il suo fottuto sorriso. Le sue labbra, le sue fottute labbra. I suoi ricci, i suoi fottuti ricci. Tutte cose che mi mandavano in tilt. ‘Smettila di fare pensieri perversi, Eve! Lui è Harry Styles, il famoso cantante dei One Direction e tu sei Eve Smith, la sconosciuta ragazza inglese’ mi ripetevo da quando lo conoscevo. Era facile a dirsi, ma difficile a farsi.
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: Bene, bene, bene! Ecco a voi il settimo capitolo! Wow, già siamo al settimo capitolo :’) Che emozione! Mi ricordo come fosse ieri il momento in cui mi venne il lampo per questa ff J Comunque, parliamo del capitolo. Comincio col dire che non mi piace molto a dire la verità :/ E’ un capitolo di passaggio che doveva andare così, ed ho cercato di scriverlo nel migliore dei modi. E’ passato un anno e molto velocemente direi haha Avete visto quante cose sono cambiate? First of all, la nostra dolce Joy è cresciuta! Finalmente anche nel suo vocabolario ora esiste la parola migliore amico e sono davvero orgogliosa di lei, lo ammetto! Poi, poi, poi, la nonna è andata via di casa *piange*
Mi piacevano troppo i loro momenti, ma il dottor Fox, ha detto che era meglio così! E i dottori si ascoltano e.e
Ma Eve e Harry? Asdfghjkl *.* Sono così cucciolosi! Ma le cose secondo voi andranno bene tra loro due? Mmm non saprei.. e Joy lo sa? Come la prenderà? Harry è l’ex fidanzato di sua sorella…
Il keek è stato favoloso hahaha immaginate un video del genere? Io morirei davanti al cellulare hahahah sarebbe fantastico! Mi ha divertito molto quella parte ad essere sincera! Vederli tutti applicati a guardare Spongebob uahahahhaha me li immagino!
Ok, ho parlato anche troppo, ora tocca a voi! Cosa ne pensate? Come pensate andranno avanti le cose? Che succederà? Azzardiamo una cosa: continuo a tre recensioni :P Baci baci xoxo

 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Again. ***


 
Again.
Joy POV.
Era ottobre ormai. Era una di quelle sere fredde tipiche di Londra. Tutte le persone dicevano di amare l’estate, ma io preferivo l’inverno. Si, amavo andare al mare, prendere il sole, vestirmi soltanto con un pantaloncino e una canotta e dormire senza coperte, ma l’inverno aveva qualcosa di speciale. Ogni cosa fatta durante quel periodo dell’anno era sempre più bella: sentire il rumore della pioggia che cade sul tetto mentre si è al coperto; guardare la forza del vento che, con un solo soffio, riesce a sollevare gli oggetti; stare a casa a guardare un film da paura con i propri amici e avere l’atmosfera giusta; o semplicemente perdersi nelle enormi felpe invernali. Amavo l’inverno in ogni suo aspetto, punto. Ehm, forse no, perché in inverno si ricominciava lo studio e andare all’università a seguire i corsi diventava alquanto noioso. I ragazzi erano ritornati da pochi giorni e avevano concluso finalmente il loro tour. Avevano preso una meritata pausa dal loro lavoro e, questa volta, erano decisi più che mai a rilassarsi e a non fare nulla per le prossime settimane. Quella mattina mi svegliai presto. Andai, come era mia abitudine, in giardino. Appena svegliata, prima di prendere il pullman per raggiungere l’università, amavo uscire all’aria aperta con il pigiama. Ma quel giorno faceva veramente freddo così che fui costretta a tornare dentro casa per vestirmi. Stavano ancora dormendo tutti e, per evitare di svegliare qualcuno, mi preparai silenziosamente e gli lasciai un bigliettino sul frigo in cucina.
Buon giorno dormiglioni! Avevo tante cose da dirvi ma, a differenza vostra, non vi sveglio inutilmente e vi lascio un bigliettino e.e
  1. La cosa cosa, e la più importante aggiungerei, la dico a Liam. Cucina qualcosa di buono stasera che prima di uscire con Tom, mangio qualcosa. Sai, a lui piacciono tutte queste cose di Mc Donald e KFC, io preferisco andare sul pesante :P Quindi per evitare di rimanere digiuna, mangio qualcosa di buono prima! Fatti aiutare da Niall che conosce benissimo i miei gusti haha
  2. Louis, mio caro Louis *.* Dovrebbe essere la mia faccina cucciolosa, ma su un fogliettino non rende molto l’idea! Allora, come ho detto prima, e scusami se non te l’ho detto prima, stasera devo uscire con Tom. Ora sto già quello che stai pensando, ma no, non ti preoccupare, poi te lo farò conoscere!
  3. Eve e Zayn, dato che non state facendo nulla, perché voi non fate mai nulla, andate in giro e compratemi qualcosa di carino! Comprendetemi al volo  c.c
  4. Harry, tu invece, fai il bravo, ok? E, anzi, perché non mi vieni a prendere al ritorno? Così arrivo prima a casa!
 
Vi voglio bene, Joy xx
 
I corsi di quel semestre erano molto duri: anatomia, chimica organica e biologia. Avevo tre esami da affrontare a gennaio e, a dire la verità, non mi sentivo molto pronta. Fare il chirurgo era sempre stato il mio sogno. Tagliare, rimuovere, suturare: i tre verbi fondamentali della chirurgia. Molti mi avevano detto che si trattava di un mestiere molto complicato: non solo era una laurea molto difficile da raggiungere, ma, una volta raggiunta, era anche difficile ‘fare il chirurgo’. Bisognava non farsi prendere dalle emozioni, avere le mani ferme e soprattutto avere un gran coraggio. Non sempre i pazienti riuscivano a sopravvivere alle operazioni. Ed era veramente dura. Operare era come intraprendere  una battaglia: a volte si vinceva, altre si perdeva, ma, la cosa più difficile a farsi, era quando, ritornando in patria, bisognava annunciare la morte dei soldati ai parenti. Dire ad un marito che aveva perso una moglie, dire ad una madre che aveva perso un figlio, dire ad un ragazzo che aveva perso la fidanzata: ci voleva coraggio.
 
Ero così presa ad ascoltare la lezione quando, improvvisamente, mi arrivò una pallina di carta sul foglio sul quale stavo prendendo appunti. Mi voltai nella direzione dalla quale era arrivata e notai Tom, che mostrò uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Quel ragazzo era fantastico: aveva i capelli castani, gli occhi blu ed un sorriso mozzafiato. E mi aveva chiesto di uscire. A me…come era possibile?
 
Joy Swift allora? Mi concederà un’uscita con lei stasera?
-lessi non appena aprì il fogliettino-
 
Mmm non so…ci devo pensare ancora!
-scrissi la risposta e la inserii all’interno della penna, per poi soffiarci dietro e spedirla verso l’altro lato dell’aula-
 
Tom lesse e poi mi rivolse lo sguardo. Apriva e chiudeva gli occhi velocemente e con le labbra imitò il musino che facevo ogni volta che volevo chiedere qualcosa a qualcuno. Come potevo resistere? Avevo già deciso di accettare, ma volevo tenerlo sulle spine. Ma ovviamente prendevo una decisione, che poi non sapevo mantenere quando quei suoi occhi, blu come il mare, mi osservavano. Gli stavo per inviare un altro biglietto, quando il prof. annunciò che la lezione fosse finita.
 
Ruffiano U.u Mi passi a prendere alle 8 allora?
-dissi notando che era già al mio fianco-
 
Ho imparato dalla migliore!
-insinuò-

 
Alle 8 sono da te!
-terminò la frase e poi tossì-
 
Che succede?
-gli domandai-
 
M-ma…volevo sapere…giusto per curiosità eh.. m-ma..
-cominciò a blaterare frasi senza senso non centrando il punto-
 
Cosa Tom? Respira e parla, su su!
-cominciai ad imitare il respiro di una donna mentre sta partorendo-
 
Hai parlato con il tuo amichetto della nostra uscita? Sai..non vorrei morire, sono ancora giovane!
-alzò un sopracciglio-
 
Parli di Louis?
-scoppiai a ridergli in faccia-
 
Gli avevo parlato di lui e gli avevo raccontato di quanto fosse geloso nei miei confronti. Per lui ero la piccola di casa e non dovevo uscire con nessun ragazzo, soprattutto se non lo aveva prima conosciuto lui in persona.
 
Urm, si lui!
-annuì-

Tranquillo, non ti uccide! Può farti molto male, ma ti farà uscire vivo da quella casa!
-scherzai per spaventarlo-
 
Non è divertente Joy!
-si finse offeso-
 
Scherzavo! Ma guardati!
-lo indicai per poi riprendere a sorridere-
 
Ok, ok, la smetto!
-mi bloccai guardandolo negli occhi ma poi, scoppiammo a ridere entrambi-

****
 
Mi sedetti a leggere un libro sotto l’albero nel parco dell’università, aspettando che Harry mi venisse a prendere. Leggere era in assoluto la cosa che amavo fare di più: dava sfogo alla mia immaginazione che, a dire la verità, era veramente molta. Mentre leggevo l’ultima riga del quarto capitolo, mi sentii coprire gli occhi.
 
Chi sono?
-disse una voce alle mie spalle-
 
Probabilmente aveva cambiato il tono di voce, perché, veramente, non riuscivo a riconoscerla. Cominciai a toccare le mani e mi accorsi che, sul polso, aveva qualche bracciale. Era sicuramente Harry che, come al suo solito, si divertiva a scherzare e a prendermi in giro.

Idiota!
-annunciai-


Non ci vediamo da una vita e tu mi chiami idiota, grazie eh! Ti voglio bene anche io!
-cominciò a parlare e riconobbi la sua voce, la sua inconfondibile voce-

Calummm
-lo abbracciai fortissimo e gli saltai addosso-
 
Quanto cazzo mi sei mancato!
 
Sempre la stessa eh? Non sei tu se non usi la parola ‘cazzo’ in una frase!
-polemizzò-

 
E tu sempre a puntualizzare eh?
-sorrisi sciogliendo l’abbraccio-
 
Ma non doveva venirmi a prendere Harry?
-lo guardai confusa-
 
Si, ma siamo passati per casa tua e ho avvisato! Tranquilla!
-mi fece la linguaccia-
 
Ah quanto mi era mancato! Il suo lavoro gli portava via tanto tempo e capitavano mesi in cui non ci vedevamo proprio. Ma la cosa più bella era che io sapevo che lui stesse lì. Potevo chiamarlo a qualsiasi ora, con qualsiasi fuso possibile, lui aveva sempre il cellulare acceso. A volte mi era anche capitato di voler sentire soltanto la sua voce e di svegliarlo durante la notte per questo motivo. Era il migliore amico che avessi mai potuto desiderare e adesso era qui, qui al mio fianco. Il suo unico difetto era quello di non avere ancora la patente, ma tra qualche anno avrebbe provveduto. Tornammo a casa in metro.
 
Siamo tornatiiiii
-annunciai spalancando la porta-
 
Nessuna parola. Nessun rumore. Niente di niente. Non doveva esserci nessuno in casa o non sarebbe regnato il silenzio. Calum si sdraiò sul divano, io andai a controllare se ci fosse qualcuno di sopra. Mi bloccai quando, aprendo la stanza della camera di nonna, notai Louis sdraiato. Mi avvicinai e mi accorsi che stava dormendo.
 
Che dolce che sei quando dormi!
-bisbigliai ormai accanto al letto-
 
Solo quando dormo!
-urlò il castano-
 
Bene, non stava dormendo allora. Ma che stava facendo allora?
 
Mio Dio Louis mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo dormissi!

Tu...
-mi puntò il dito contro-

Io?
-cominciai ad indietreggiare-
 
Cominciamo bene! E’ arrabbiato, ma cosa ho fatto? Quando non mi chiama per nome ma usa quel pronome personale di seconda persona e mi punta il dito contro, c’è qualcosa che non va.
 
Tu dov’è che devi andare stasera eh?
-domandò-
 
Devo uscire con un ragazzo!
-sorrisi a trentadue denti-
 
Un ragazzo? Tu sei piccola!
-insinuò-

Si, si, si e tu hai gli occhi scuri!
-scherzai per poi fare una corsa in camera mia-
 
Avrei parlato dopo con il castano. Ora dovevo prepararmi per l’uscita con il mio ragazzo ideale. Sul letto c’era poggiata una scatola. Sopra c’era una nota che diceva ‘Questo è per te! Eve e Zayn xx’. Ero molto curiosa e decisi di aprirla subito. All’interno c’era un vestitino verde tiffany con una cintura dello stesso colore e una collana abbinata.  Era perfetto. Era il mio colore preferito, dopo il blu ovviamente. Lo misurai e mi calzava a pennello. Sicuramente lo aveva provato Eve che aveva la mia stessa taglia.

Wow...
-esclamai guardandomi allo specchio-
 
Sembravo veramente un’altra persona. Non ero una ragazza tutto tacchi, vestitini e trucchi. Avevo sempre preferito un semplice pantalone. Ma questo vestito mi stava veramente d’incanto. Cadeva morbido sui fianchi e nascondeva anche qualche linea di grasso in più. Finalmente qualcosa che mi piaceva veramente.
 
Sei bellissima Joy!
-disse Calum, che era appena entrato dalla porta-
 
Dici?
-gli chiesi-
 
Cal… e se mi stessi solo illudendo? Lui mi attrae, ma se non fosse lo stesso? Se volesse soltanto aggiungere Joy Swift alla lista delle sue conquiste?
-cominciai a farmi prendere dai dubbi-
 
Solo ad un coglione Joy stasera non piaceresti! E non farti prendere dalle paranoie ora!
-sputò-
 
Il campanello!
-annunciai sentendo quel suono assordante alla porta-
 
C’è Louis giù!
-mi invogliò a stare tranquilla-
 
Questo è il problema!
-risposi-
 
Chiesi al mio migliore amico di scendere al piano di sotto e rimanere con quei due per dieci minuti: il tempo di mettere le scarpe, un filo di trucco e scendere. Fece come gli avevo chiesto. Non si poteva sapere quello che avrebbero potuto combinare quei due insieme ma soprattutto Louis: gli avrebbe fatto il quarto grado e non volevo accadesse.
 
Allora, allora!
-gridai scendendo le scale-

Tom!
-lo guardai dritto negli occhi-

Andiamo?
-gli chiesi-
 
Sta parlando con te amico!
-Louis disse per poi dargli una pacca sulla spalla-
 
Urm..s-si! Sei bellissima
-sorrise imbarazzato-
 
Ciao Lou
-gli feci l’occhiolino e gli mandai un bacio volante-
 
Ciao Louis!
-salutò Tom-
 
Il castano non rispose, ma fece soltanto un segno a Tom con le dita che voleva  significare ‘Ti tengo d’occhio’. Era venerdì sera e Londra era affollatissima. Decidemmo di andare a mangiare qualcosa e poi di andare insieme ad una festa di una nostra compagna di corso, che festeggiava in un locale quella sera stessa. La prima parte della serata era già andata alla grande. Mi stava trattando come una principessa e, a dire la verità, speravo andasse veramente come nei film. Questa era la nostra prima uscita insieme ma ci conoscevamo ormai da un po’. Il nostro primo appuntamento, wow. Ci tenevo veramente tanto e speravo che questo, finalmente, sarebbe stato il ragazzo giusto. La cenetta da soli, poi l’uscita con gli amici e poi perché no, il bacio sotto casa. Guardavo troppi film e mi faceva veramente male. Mi illudevo e al momento era l’ultima cosa di cui avevo bisogno. ‘Rimani con i piedi per terra Joy. I ragazzi sono tutti stronzi’ ripetevo nella mia testa.
 
Ti va qualcosa da bere?
-si propose gentilmente-
 
No, non posso! Si, dai!
-accettai volentieri-
 
Ormai avevo imparato a controllarmi, quindi potevo permettermi un bicchierino.
 
Per te!
-disse facendomi l’occhiolino-

Grazie!
-arrossii-
 
Controllarmi? Vicino a lui? Ma anche no. Non riuscivo a controllare il mio respiro, il mio battito di ciglia, il battito del mio cuore e come potevo pretendere di controllarmi da questo? Non stavo bene da tanto tempo ormai. Non ero felice da tanto tempo. E almeno per quella sera dovevo dimenticare tutto e sapevo che Tom mi avrebbe potuto aiutare. Bevvi un bicchiere, poi due, poi tre. Il brutto della dipendenza è che non finisce mai bene. Perché ad un certo punto qualunque cosa sia quella che ti fa stare bene, smette di farti stare bene e comincia a farti stare male. Eppure dicono che non ti togli il vizio finché non tocchi il fondo. Ma come fai a sapere quando l’hai toccato? Non importa quanto una cosa ci faccia male, certe volte rinunciare a quella cosa fa ancora più male.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE: Ehi girls (?) Come va? Avete ricominciato la scuola? Io due giorni fa c.c Che cosa brutta! Comunque, comunque, parliamo di cose belle. Il capitolo..uhm! Questa volta non voglio proprio esprimermi..lascio a voi i commenti! Non ho molto da dire in verità, quindi, ora più che mai, ci tengo ad una vostra recensione .-. dico solo che asddfghjkl *.* Sono innamorata di Tom!
Grazie a Kerolo, VanEss, Mary2609 e ILoveMrHazza che l’hanno inserita tra le preferite!
Grazie a Marianne_13 che l’ha inserita tra le ricordate!
Grazie a 5secsoflittlemix, DirectionersLove, JenniferK, niallspingles, dandelion17, Aleran, I need them e JB_1D che l’hanno inserita tra le seguite!
Infine, e scusatemi se rompo, un grazie speciale a MaryDirectioner01, vik_mio, fearless13k, VanEss, ILoveMrHazza, JB_1D, LoveNiallVoice, Mary2609, superfanfiction1D che trovano sempre il tempo di recensire e anche inconsapevolmente mi rendono felicissima! Grazie a tutti! E anche se non vi conosco, vi voglio bene!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

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Capitolo 9
*** Out of limit. ***


OUT OF LIMIT.
 
Non sappiamo se può sentirci, quindi è meglio uscire per parlare.
-disse una voce che non riuscii a riconoscere-
Va bene dottore!
-annunciò una voce familiare-
Non collegai con grande facilità la voce alla persona, ma dopo un po’ riuscii a capire che si trattava di mia sorella. Qualche minuto più tardi, rientrò di nuovo e si sedette sulla sedia accanto al mio letto. Ero su un letto d’ospedale, ma perché? Cosa mi era successo? Non riuscivo proprio a ricordare. Da quanto tempo stavo lì? Chi aveva avvisato Taylor? E soprattutto, cosa c’era di tanto grave che non potevo sentire? Erano tante le domande che mi ponevo alle quali però non riuscii a trovare alcuna risposta. Tanti erano i dubbi che mi ronzavano per la testa e nessuno di questi trovava la sua certezza.
Ma che cosa hai combinato?
-mi chiese prendendomi la mano-
Cosa ti passa per la testa, Joy? Che hai risolto ora? Io non posso credere che ci sia ricaduta! E poi? Quel coglione che stava con te? Sorellina io…non voglio perderti di nuovo!
-continuò singhiozzando per le lacrime-
Taylor, perché stai piangendo? Io sono qui con te! Sto bene; ti sento e non c’è niente che non vada!
-volevo risponderle, ma non potevo-
Ero stesa su quel letto ed era come se nessuno dei miei muscoli rispondesse ai miei comandi. Il mio cervello ordinava qualcosa che però non veniva eseguito. Volevo aprire gli occhi, volevo ricambiare la sua stretta di mano, volevo dirle tante cose, ma non ebbi la possibilità di fare nulla di tutto questo.
Io pensavo fossi cambiata, pensavo che questa volta ci saresti riuscita, ma mi sbagliavo, di nuovo! Mi sono illusa di ritrovarti la ragazza che eri prima di bere ma purtroppo non è stato così. Ora sei grande, ora sai cosa fare, ora sai tutti i rischi che porta l’alcol, ora sai tutto, eppure…
-deglutì per poi continuare-
Eppure continui a farlo. Continui a fare una cosa che sai fa stare male sia te sia quelli che ti amano. Quanto vorrei che ora mi stessi ascoltando; quanto vorrei che ti svegliassi e mi raccontassi quello che è successo; quanto vorrei che quel giorno fossi rimasta a casa e non fossi uscita con un ragazzo che, al momento, non è nemmeno qui con te; quanto vorrei che tutto questo fosse solo un incubo; quanto vorrei che ti svegliassi e ti fiondassi su di me, prima per abbracciarmi e poi per rimproverarmi per tutte le cose che ti sto dicendo.
-terminò-
Io ti sto ascoltando, io ti devo spiegare, devo dirti come sono andate le cose, devo raccontarti cosa è successo quella notte. Io sono qui: non voglio che voi stiate male per me, non lo merito.
-era questa la mia risposta ma, ancora una volta, rimase soltanto nella mia testa-
Tra un po’ viene a prendermi Ed, si, il tuo Ed Sheeran… sai? Ormai siamo da più di due mesi in tour insieme e sta andando veramente alla grande! Ti stai perdendo grandi cose che vorrei sapessi, ma non è possibile. Tu…non..puoi…
-cominciavo a percepire la sua voce sempre più lontana, fino a non riuscire più a sentirla
 
 
Taylor’s POV
Era passata una settimana da quando era lì. Quella sera mi aveva chiamato uno sconosciuto che, assicuratosi che fossi la sorella di Joy, mi aveva ordinato di raggiungerli al King Hospital di Londra. Presi il primo volo dall’America e feci come mi aveva detto. L’avevo trovata in condizioni pessime. Il dottor Hume mi aveva spiegato che mia sorella aveva avuto un incidente perché era alla guida, completamente ubriaca e senza patente, di un’auto che non era nemmeno la sua. Era da sola al momento dell’urto e aveva perso conoscenza. L’ambulanza era stata chiamata da una serie di passanti. ‘E’ andata in morte bianca’ mi aveva annunciato uno dei dottori. E ora era in coma da più di una settimana. Ogni giorno andavo a trovarla sperando che si svegliasse ma, ogni volta tornavo a casa sempre più sconfitta vedendo che la situazione non migliorava affatto. Mi sedevo sulla sedia e le tenevo la mano immaginando che sarebbe accaduto come nei film quando, nel momento in cui si afferra la mano della persona in coma, questa si risveglia improvvisamente. Ma era una mia fantasia da film: ne avevo visti veramente troppi e sapevo che quella era la vita reale e che tutto fosse diverso.
Dottore, dottore!
-urlai quando uno di quei computer ai quali era collegata Joy attraverso una serie di fili cominciò a suonare-
Cosa succede signorina Swift?
-corse un’infermiera dalla stanza accanto-
Dottor Hume, corra! Lei deve uscire, mi dispiace.
-annunciò per poi cacciarmi dalla stanza-
Ma è mia sorella! Non posso abbandonarla ora.
-tentai di spiegare-
E’ andata in fibrillazione
-fu l’ultima cosa che sentii-
 
Joy’s POV
 
Tutto intorno a me era bianco. Mi sembrava di essere nella stanza dello spirito e del tempo al palazzo del Supremo nel cartone di Dragon Ball. Intorno a me non riconoscevo più nulla. Dove mi trovavo? Era realtà o sogno? Non riuscivo a distinguere nessuna figura, vedevo soltanto nuvole. Ero morta e quello era l’aldilà? Nah, non era possibile.
Joy!
-mi sentii chiamare-
Non sapevo chi fosse, così cominciai a guardarmi intorno, senza ottenere risultati. Non c’era nessuno né davanti a me né dietro di me. Dovevo essermi impressionata.
Joy!
-la stessa voce rimbombò in quel posto vuoto-
Sono qui, dietro di te.
-aggiunse mettendomi la mano sulla spalla-
Mi spaventai e feci un passo in avanti. Mi feci coraggio e mi voltai.
Papà…
-annunciai e poi corsi ad abbracciarlo legando le mie gambe alla sua vita-
Tu sei qui…tu sei morto…quindi sono…
-realizzai-
No, tu non sei morta, piccola mia. Hanno ancora bisogno di te, laggiù! Vedi, ti aspettano ancora tante cose da fare, tante esperienze da vivere, tante materie da studiare. C’è tua sorella che ti aspetta. E poi devi realizzare il tuo sogno: devi diventare un chirurgo, devi salvare la vita di tante persone, devono conoscerti tutti per quello che sei. Tu devi tornare.
-disse d’un fiato-
Ma non voglio. Non mi piace quello che mi succede, non mi piacciono le mie giornate, non mi piace niente della mia vita. E poi…preferisco stare qui con te. Loro avranno anche bisogno di me ma mai quanto io ho bisogno di te ora, papà.
Devi andare…
-mi incitò lasciandomi la mano-
Si allontanò da me e si dissolse proprio come una nuvola nel bianco che mi circondava. Come dovevo uscire da quella parte? Sembrava non esserci via d’uscita finchè non vidi un tunnel nero. Quella era l’unica cosa che ora riuscivo a distinguere.
Ricordati, piccola Joy, se un giorno dovrai scegliere una strada non imboccare mai quella più semplice. E’ facile andare per la strada facile, ma non è la cosa giusta da fare. L’apparenza inganna. Non tutto quello che vediamo è così com’è veramente. Prendi il bruco, sembra un animale così brutto, ma poi si trasforma in una bellissima farfalla. Non fare quello che, a prima vista, ti sembra più semplice. Scegli sempre la strada più difficile perché, dopo tante impervie e peripezie, ti porterà sicuramente al traguardo. Le cose nella vita non potranno mai essere semplici. Nulla ci viene regalato. Dobbiamo guadagnarci tutto con le nostre forze. Non avere paura della notte piccola mia e ricordalo sempre.. è di notte che è bello credere nella luce.
-mi passarono come in un flash le parole che la mamma mi aveva sempre ripetuto da piccola quando mi raccontava la storia di Cappuccetto Rosso-
Ogni volta, quando mi leggeva la parte in cui il lupo consigliava alla bambina la strada che doveva essere più breve, mi ripeteva questa frase.
Non fare come Cappuccetto Rosso che, seguendo la via che le sembrava più semplice e breve, si ritrova a percorrere la strada più lunga.
-spiegava-
Ora sapevo quello che dovevo fare.
 
TAYLOR’S POV.
L’attesa. Non ero buona ad aspettare. Aspettare senza sapere era la più grande incapacità della mia vita. Nell’attesa ho sempre avuto lo spazio per costruire enormi impalcature di significato, e dieci minuti dopo farle crollare, per mia stessa mano. Poi riprendere da un punto qualunque, correggere il tiro di qualche centimetro per rendere la costruzione immaginata più solida. Vederla crollare di nuovo. Io non sapevo aspettare e non volevo farlo, nell’attesa i mostri prendevano forma e si ingigantivano, mangiavano le ore per crescere e mangiarmi.
Sua sorella si è appena svegliata!
-annunciò l’infermiera che prima mi aveva mandato fuori dalla sala-
Balzai da quella scomodissima sedia e mi fiondai in quella camera. Camera 17, che brutto numero. Finalmente potevo vedere i suoi occhi. Appena mi vide, mi prese la mano e disse.
Prima ti sentivo. Ho sentito tutto quello che hai detto. Mi dispiace Taylor. Mi dispiace per tutto: per averti farti tornare dal tour, per averti illuso di nuovo, per tutte le volte che sei stata qui, su questa scomoda sedia, solo per me. Io non potrò mai ricambiare nulla di tutto questo perché non c’è tempo. Non ho tempo…
-mi disse tenendo la sua mano sempre più stretta-
Non devi ricambiare nulla. L’ho fatto perché volevo farlo, perché ti voglio bene!
-spiegò-
E poi hai tutta una vita se anche volessi ricambiare!
-continuai-
Non c’è tempo, Taylor. Non ho tempo. Io devo tornare. Devo andare da papà.
-riprese allentando la presa-
Ma che stai dicendo?
-la guardai confusa-
La sua mano scivolò lungo il perimetro del letto. Di nuovo? No, non poteva essere in coma di nuovo. Il rumore di quel computer rimbombò nuovamente nella mia testa ma, questa volta era diverso. Lo avevo sentito spesso nei film e non mi piaceva. La linea che segnava il suo battito cardiaco stava diventando dritta.
Infermieraaaa!
-urlai-
Il dottore giunse immediatamente. Poggiò le sue dita sul collo e abbassò lo sguardo.
Mi dispiace…
-disse-
 
Spazio dell’autrice: Scusatemi, scusatemi, scusatemi. Ho pubblicato con molto ritardo ma sapete com’è, no? E’ ricominciata la scuola e veramente non trovo, tra i vari impegni, il tempo di scrivere. Avevo nella mia mente questo capitolo da parecchio tempo e a dire la verità, nella mia testa, era molto meglio. Ho deciso di pubblicare comunque però! Almeno spero che a voi piaccia più che a me! (Fatemelo sapere tramite recensione :P)
Allora…Joy è andata in coma in seguito ad un incidente. Ma cosa è successo veramente? Di chi era quella macchina? E’ perché la stava guidando lei? Non sembra esserci un filo logico in tutto questo. Come si spiega quest’evento? Taylor le è stata vicina tutto questo tempo e finalmente si è svegliata…ma poi? La nostra Joy è veramente volata in cielo? Non posso crederci… *piango*  Voi che dite? Non dico altro perché preferisco che immaginiate voi sui prossimi capitoli e non voglio sgamarvi nulla e.e Un bacio a tutti, Barby xoxo
Ps.scusatemi per eventuali errori di ortografia, battitura o grammatica ma non ho avuto il tempo nemmeno di rileggerlo .-.

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