Demos

di Kay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Demos 2016 ***
Capitolo 2: *** 2 la nuova squadra speciale ***
Capitolo 3: *** 3 i giorni prima dell'inizio della missione ***
Capitolo 4: *** 4 avventure intercontinentali ***
Capitolo 5: *** 5 nuovi pericoli ***
Capitolo 6: *** 6 la caccia riprende ***
Capitolo 7: *** 7 il gioco delle parti ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** 1 Demos 2016 ***


CAPITOLO 1
DEMOS 2016

“Anche un mondo
   Come tanti altri
      Nell’Universo
         Può cambiare di bene in male…”


Demos (il mondo parallelo terrestre) era uno dei tanti pianeti dell’Universo in cui regnava la pace e la serenità prima dell’anno 1987, anno in cui arrivarono due vampiri con lo scopo di conquistarlo. Sette anni dopo, poi, ebbero un figlio e lo chiamarono Rei; ed è proprio a causa di quest’ultimo se ora Demos si trova in condizioni catastrofiche, perché anche lui, dall’età di 14 anni, divenne malvagio e fondò, con un vampiro e un lupo mannaro, un gruppo, con il quale cominciò ad attaccare le persone della sua città facendole diventare suoi seguaci, in altre parole vampiri. Dopo la sua città, iniziò ad attaccare la sua provincia, la sua regione, la sua nazione, il suo continente, fino ad arrivare a tutto Demos.
Fu così che quest’ultimo cadde sotto il suo controllo e quello del suo esercito d’alleati, ovvero demosiani divenuti vampiri, guidati da Cody Lloyd, l’amico vampiro, e Duke Roland, l’amico lupo mannaro. Per questo motivo, la gente aveva paura di uscire di casa, casomai potesse essere attaccati dai vampiri e quindi diventare tali; in più, ogni crimine era lecito. La legge non esisteva più e ciò rendeva la vita facile a Jigen Daisuke, Aì Aibarat e Arsenico Lupin III, i tre famosissimi ladri. Una volta, questi ultimi appartenevano alla stessa banda di Fujiko Mine e Goemon Ishikawa; ma, siccome degli ultimi due si era persa ogni traccia, erano rimasti loro e basta.
Nonostante le leggi non venissero rispettate c’era ancora chi voleva farle valere come Pam Hiwatari, una poliziotta che voleva vendicarsi del fatto che dopo la morte dei suoi genitori suo fratello Kei era diventato un drogato alcolista; e Max Mizihara, il presidente del continente americano che con i suoi collaboratori cercava di cacciare Rei a qualunque costo, tanto è vero che nel 2014 aveva formato una squadra speciale che potesse ammazzare tutti i vampiri, ma che fallì dopo un anno. Pam e Max volevano, insomma, che Demos potesse tornare quello di una volta, ovvero un pianeta con abitanti felici, acque pulite, boschi ricchi di alberi, animali e piante…
Oltre a loro due, c’erano Buffy Summers, migliore amica d’Aì e ammazza vampiri, ed Angel Aibarat, fratello d’Aì e vampiro che una volta era socio di Rei, ma che poi ha cambiato idea e si è schierato contro; entrambi volevano sbarazzarsi dei vampiri per lo stesso motivo per cui li volevano uccidere la poliziotta e il presidente. Inoltre, Angel, che era un umano trasformato in vampiro, sarebbe potuto tornare un umano solo dopo che Rei fosse stato sconfitto.
Ad avere problemi, oltre al fratello di Pam, c’era anche Takao Kinomiya, un uomo di 35 anni che si era chiuso in solitudine ed era finito in un manicomio, “Villa Giose”, perché era convinto di poter salvare il mondo ammazzando Rei a mani nude e da solo. Veniva visitato dalla sorella Dalila, una ballerina sfigata che lavorava in un bar gestito da lei di nome “Divertiti per l’ultima volta”, dove andavano spesso i famosi ladri, e proprio da lì ha inizio la storia…


Era il 17 agosto 2016, ore 19:45. In un vicolo del quartiere Gesù (quello più malfamato) della città di Crotone, un ragazzo alto, magro e dai capelli argentati stava passeggiando, incurante degli altri e di ciò che lo circondava. Era Kei Hiwatari.
“Che vita da cani!” pensava. “Non ho più nulla da fare in questo mondo! Se non avessi cominciato a bere e a drogarmi sono sicuro che non sarei diventato così pessimista, starei anche meglio di salute. Avrei dovuto dare retta a mia sorella; anche se ora ho smesso, sono sicuro che ormai è troppo tardi per tornare indietro, lo so. Ormai non c’è nessuno con me, non ho nessuno come amico; sono solo.”.
Il ragazzo ad un tratto si trovò davanti un bar con scritto sull’insegna “Divertiti per l’ultima volta”. Decise di entrare. Sapeva in cuor suo che non avrebbe dovuto continuare a bere, ma la sua forza di volontà non era più quella di una volta. Si sedette al bancone per ordinare un bicchiere di birra.
Quando comparve la barista, a Kei quasi non venne un colpo: era una donna magrissima, bionda, alta, teneva sempre una sigaretta in bocca e indossava un tutù rosa confetto e delle scarpe di danza classica.
“Che diamine! Divertiti fuori per l’ultima volta e poi entra in questo bar che muori d’infarto! Ecco il significato del cartello!” esclamò esterrefatto il giovane. “Mi scusi signora, mi può portare un bicchiere di birra?” chiese, poi, gentilmente.
“Abbiamo solo bottiglie” rispose la barista. “Vuoi la Peroni, la Nastro Azzurro, la Heineken, la Beck’s, la Tuborg… a te la scelta. Da un litro, uno e mezzo, due, scegli con comodo; il bar è aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Vendiamo anche sigarette, abbiamo le MS mild, le Palmall azzurre, blue e bianche...”.
“No grazie, ancora non ho iniziato a fumare! Non potrebbe aprire la bottiglia e versare il contenuto nel bicchiere?”.
“Stai scherzando? Il bicchiere dopo devo lavarlo io, mica tu!”.

Nel frattempo, in un tavolo a parte Aì e Jigen, due dei tre famosi ladri, discutevano sul prossimo furto che avrebbero dovuto compiere.
“Di cosa si tratta zio Jigen?” chiese la ragazza al parente.
“Non lo so Aì ” rispose Jigen. “Per quel che ho capito da Lupin al telefono, si tratta di un pezzo di stella grande quanto un palmo di mano che brilla di sette colori”.
“Non possiamo agire da soli, in altre parole fare il piano da noi?” chiese Aì.
“Ma cosa dici?! Ricordati che siamo una squadra!” esclamò Jigen.
“Quando c’erano Fujiko e Goamon ai piani ci pensava solo Fujiko e noi agivamo tranquilli senza reagire contro! Ora che lei non c’è perché dobbiamo farlo assieme e invece non lo fa solo uno di noi?” si alterò Aì.
“Perché io non voglio prendermi la briga, ho altri compiti, tu anche e l’unico che non né ha è Lupin” rispose Jigen. “È lui che si occupa di trovare informazioni e da esse ricavarne il piano.”.
“Dici sempre così!”.
Aì si era alterata con lo zio, così si alzò dal tavolo e andò a sedersi vicino a Kei, casualmente. Anche a lei, la barista chiese cosa voleva, ma contrariamente al ragazzo lei non ordinò niente.
Kei, quando la notò, rimase colpito dalla sua bellezza: capelli biondo rame, occhi cangianti dal verde al grigio, carina…
Rifletté su ciò che avrebbe potuto fare per rivolgerle la parola, ma non gli venne in mente niente, se non quello di chiederle “Come mai non hai ordinato nulla, piccola?”.
Aì si voltò e gli mollò un ceffone.
“Cosa t’importa a te?!” esclamò ancora alterata Aì.
Solo dopo si rese conto di quello che aveva fatto. “Perdonami” si scusò. “Non volevo risponderti in quel modo. Il fatto è che sono incavolata con mio zio per lavoro” rispose poi con calma.
“Come ti chiami?” chiese Kei.
“Io mi chiamo Aì e prima che tu me lo chieda ho 22 anni” rispose. “Tu invece?”.
“Io mi chiamo Kei Hiwatari, ho la tua stessa età” rispose. “Come mai una bella ragazza come te sta in un bar come questo? Insomma, non è un bel posto.”.
“Per lavoro” rispose lei. “Te l’ho accennato prima. Sono qui con mio zio per lavoro; aspettiamo un collega. Tu, piuttosto, come mai sei qui? Sei giù di morale e vuoi tirarti su?”.
“Forse è meglio che tu non lo sappia. Scapperesti come tutti gli altri.”.
“Non sono come tutti gli altri.”.
“Può darsi che tu abbia ragione. Ecco, vedi, io sono… un drogato alcolista, anzi drogato lo ero, ora ho smesso; l’unico difetto che mi è rimasto è che devo bere almeno una bottiglia di birra al giorno.”.
“Non c’è niente di male. I miei colleghi di lavoro ne devono bere anche due.”.
“Senti Aì, tu vivi sola?” le chiese.
“Veramente vivo con mio zio da quando i miei genitori sono morti. Per me è come un padre. In pratica è da quando sono nata che vivo con lui. Comunque, ho anche un fratello, è ospite a Sunnydale a casa di una mia amica, Buffy” rispose Aì.

Ad un tratto, nel bar entrò un tipo strano con spalle larghe, alto, vestito con una cravatta gialla su una camicia blu e una giacca rossa. Era Lupin. L’uomo aveva circa una trentina e più d’anni; siccome vide che Aì stava parlando con un ragazzo, non la salutò per non disturbarla e andò direttamente al tavolo dov’era Jigen.
Come al solito, quest’ultimo aveva acceso la sua sigaretta. Nel momento in cui vide il collega di lavoro, si alzò e si diresse insieme a lui verso la nipote. I due dovettero far interrompere la conversazione ad Aì perché dovevano andare a casa a mettere appunto il piano per rubare quel prezioso pezzo di stella e, siccome si erano fatte le 20:05 e loro dovevano agire alle 24:00 dello stesso giorno, la ragazza dovette salutare Kei.
“Aspetta Aì!” esclamò il ragazzo. “Quando posso rivederti di nuovo?”.
“Io vengo qua tutte le sere con mio zio e il suo amico alle 19:00. Ci vedremo domani molto probabilmente” rispose Aì, mentre salutava l’amico; intanto Lupin squadrava il ragazzo in maniera strana.
Pochi minuti dopo che se n’andarono, una ragazza alta, magra e dai capelli lilla si avvicinò a Kei.
“Cosa ci fai in un bar?!” gli domandò, stupita.
“Niente” rispose, calmo, il ragazzo.
“Niente?!” esclamò la ragazza. “L’ultima volta che sei stato dentro un locale simile, ti ho trovato sbronzo come non mai! Ora io e te ce ne torniamo subito a casa!”. Finita la frase, prese il fratello per un braccio e lo trascinò alla villa.
“Ehi! Lasciami andare!” esclamò Kei, mentre veniva trasportato via.


Nel frattempo, i tre ladri arrivarono a casa. Vivevano in un gran palazzo di sette piani con tre appartamenti l’uno, ormai evacuato da molto tempo; occupavano un piano l’uno. Lo chiamavano “Palazzo di Lupin” perché era stato quest’ultimo a scoprirlo. Quel giorno decisero di occupare l’ultimo piano. Appena entrati, Lupin si sdraiò sul pavimento a bere una birra, anzi una granita di birra; Jigen si sdraiò sul divano sempre con la sua inseparabile sigaretta piegata in bocca e Aì si affacciò alla finestra.
“Ah! Me ne stavo dimenticando!” esclamò Jigen. “Il pezzo di stella come si chiama?” domandò poi a Lupin.
“Si chiama SL1. Si trova nella villa Hiwatari, precisamente al secondo piano, nella seconda camera a sinistra appena finite le scale” rispose Lupin.
Aì rimase stupita nel sentire il nome della villa. Era uguale al cognome di Kei. Per non far insospettire Lupin e Jigen, decise di assumere un’aria normale.
“Chi la ruberà di noi?” chiese Aì svogliatamente, sempre per non destare sospetti.
“Ovvio, tu!” esclamò Jigen.
“Non fartene un problema solo perché è la casa del tuo nuovo amico. Lui non sarà dentro stasera secondo quello che ho scoperto” aggiunse Lupin.
“Come fai a saperlo?!” si stupì Aì. Non aveva detto a nessuno di Kei; inoltre Lupin non era ancora arrivato quando il ragazzo si era presentato. Può darsi che l’abbia sentito suo zio? Forse era un’ipotesi da scartare, dato che il tavolo era lontano dal bancone. L’unica era che Lupin avesse trovato anche una foto di Kei mentre cercava informazioni sulla SL1.
“Aì!” esclamò Jigen. “Si può sapere cosa ti prende? Sono un bel po’ d’anni che vivi con noi, dovresti sapere com’è fatto Lupin!”.
“Scusa” disse la ragazza. “Io non so cosa mi abbia preso.”.
“Te lo dico io” rispose Lupin. “Ti sei innamorata del ragazzo! Potresti fare come faceva Fujiko: fai finta di esserti innamorata di lui per abbindolarlo e poi lo derubi.”.
“Non è vero!” ribatté Aì. “Non mi sono innamorata di lui!” poi aggiunse più calma “In ogni caso, non voglio fare come Fujiko, quello era il suo modo di derubare, non il mio.”.
In quel momento, bussarono alla porta. Lupin andò ad aprire. Erano Angel e Buffy.
“Salve!” salutarono gentilmente.
“Angel! Buffy! Che sorpresa!” esclamò Lupin. “Qual buon vento vi porta qui?”.
“Passavamo da queste parti e abbiamo pensato di venirvi a trovare” rispose il ragazzo.
Tutti e tre andarono nella stanza dove Aì e Jigen stavano ai loro soliti posti.
“Salve” salutarono Buffy ed Angel. Jigen e Aì fecero altrettanto. Quest’ultima era ancora turbata per l’incarico che le spettava ed Angel se n’accorse.
“Aì” le disse. “Che cos’hai? Perché sei giù di morale?”.
“Questioni di lavoro” rispose Aì.
Lupin ne approfittò.
“Allora, cos’hai deciso di fare?” le chiese. “Ruberai la SL1?”.
Aì non sapeva cosa fare: doveva tradire un amico o perdere il suo lavoro? Non sapeva cosa rispondere, ma ciò che Lupin aggiunse le fece trovare una risposta.
“Se non vuoi possono farlo Angel e Buffy, sono sicuro che a loro farebbe piacere prendere il tuo posto per sempre e tu ti occuperai solo dei piani!” affermò il capo banda.
“Quand’è così” disse Aì. “Dico che accetto.”.
Aì non si sarebbe mai fatta soffiare il lavoro. Avrebbe rifiutato se nessuno l’avrebbe sostituita nella banda e avrebbe fatto le sue veci solo in quell’occasione, ma in caso contrario no.
“Molto bene!” esclamò Lupin. “Allora ci conviene cominciare ad andare; si sta facendo ora.”.
Tutti si avviarono alla porta.
“Imbroglione!” pensava Aì. “Cos’ha di tanto speciale quella cosa che dobbiamo rubare?!” chiese, poi.
“È una mezza parte di una stella speciale” rispose Jigen. “Trovando anche l’altra metà si possono ottenere poteri incredibili!”.
Aì si poneva molte domande. Che poteri poteva dare la stella completa? A che scopo sarebbe servita a Lupin? Era già il ladro numero uno al mondo, quindi di cos’altro aveva bisogno?
Alla fine, il quintetto uscì di casa. Angel e Buffy andarono per i fatti loro, mentre Lupin, Jigen ed Aì si diressero verso la villa Hiwatari, il luogo dove avrebbero colpito. Erano le 23:50 e il trio era dietro un cespuglio del giardino dell’abitazione.


All’interno della casa si stava avendo una discussione di famiglia.
“Io esco” disse Kei alla sorella. “Non dovevi andare a lavorare?” chiese poi seccato.
“Ho chiesto un giorno di riposo” rispose Pam. “Finché non tornerai a casa ti aspetterò alzata in camera.”.
“Ma perché devi fare così?! Ti ho già detto che sto smettendo anche di bere, e poi io sono più piccolo di te di solo un anno, non puoi comportarti in questo modo!”.
“Guarda che io lo faccio per il tuo bene, non per il mio!”.
“Ma figuriamoci!”. Kei era arrabbiato nero con la sorella; così uscì di casa sbattendo la porta.

Da fuori, Aì lo notò.
“Oh! Kei” pensava. “Ti prego, perdonami per quello che sto per compiere. Credimi, non vorrei farlo; ci ho provato, ma non ci sono riuscita.”.
A farla riprendere dai suoi pensieri, fu Jigen.
“Aì, ti sei addormentata?” le chiese. “Muoviti!”.
La ragazza raggiunse suo zio e Lupin.
“D’accordo” disse Lupin. “Aì, tu entrerai nella casa. Sai già dove si trova la SL1, Jigen, tu resterai fuori a fare la guardia e io andrò al piano di sotto ad aspettarla.”.
Tutti annuirono.

Aì entrò nella casa, senza fare il minimo rumore, con Lupin. Quest’ultimo si fermò davanti le scale che conducevano al secondo piano, mentre lei continuò a salire. Trovò subito la stanza, nonostante ci fosse tanta oscurità, e vi entrò. La guardò bene, era una camera come tutte le altre, a prima vista; mentre se l’aspettava più lussuosa. Si guardò attorno, poi, e trovò la SL1 su di uno scaffale. La prese. Pensava di andarsene, ma un particolare la bloccò. Sulla scrivania sotto la mensola su cui era appoggiata la metà stella, c’era un foglio dove lei vide di sfuggita il suo nome. Lo prese in mano e lo lesse.


“ Aì…Fin dalla prima volta che l’ho vista,
   Il suo sguardo mi ha rapito…
      Non posso fare a meno di pensare a lei…
        Alla sua bellezza…”.


La ragazza non sapeva a cosa pensare, per un istante si sentì mancare e si appoggiò alla scrivania facendo cadere un oggetto di cristallo che si ruppe provocando un gran rumore.
Pam e Lupin l’avvertirono all’istante, perché si trovavano in luoghi molto vicini alla stanza della SL1, e si precipitarono entrambi. La persona che arrivò prima, però, fu la poliziotta. Per un breve istante, e per la prima volta nella sua carriera, Aì si lasciò prendere dal panico, permettendo a Pam di catturarla mettendole un paio di manette. Lupin arrivò tardi.
“Aì!” esclamò.
“Scappa Lupin!” gli gridò lei.
“Ma cosa dici?!”.
“Ecco l’altro complice della tua banda!” esclamò Pam.
“Lupin scappa!” gli gridò Aì.
Lupin era indeciso sul da farsi, ma alla fine decise di seguire il consiglio dell’amica e scappare.
Aì e Pam erano rimaste sole nella stanza.
“Molto bene” disse la poliziotta. “Vuoi darmi la SL1 spontaneamente, o devo portarti in prigione?”.
“Fa di me quello che vuoi” rispose Aì. “Ma io non ridarò mai quel pezzo di stella.”.
“Allora andremo in prigione per rinchiuderti.”.
Così la poliziotta fece salire nella sua auto Aì e la condusse alla centrale di polizia.


Al dipartimento, le due ragazze incontrarono l’ispettore Zenigata, che aveva il turno di notte; l’uomo le fece entrare per interrogare Aì.
Oltre all’ispettore, c’erano altri agenti che dovettero portare la ventiduenne in una sala per interrogarla.
“Chiariamo una cosa” disse l’ispettore ad Aì. “Se tu ci dirai dov’è nascosto Lupin e ci restituirai la SL1, allora noi ti lasceremo libera. Al massimo sconterai una pena di tre giorni, perché hai lavorato con loro. Cosa intendi fare?”.
“Non tradirò mai la mia banda e non vi restituirò la SL1!” rispose Aì.
“Sei sicura?”.
“Preferisco stare qui dentro rinchiusa!”.
“Peggio per te, se la metti così! Potresti pentirtene un giorno!”.
“Sto tremando di paura.”.
“Adesso basta! Agenti venite qua!”
Zenigata diede l’ordine di rinchiudere Aì in una cella; poi raccomandò a Pam e ad altri quattro uomini di sorvegliarla (gli ultimi quattro erano fuori la porta delle celle, Pam era dentro la stanza). In seguito, l’ispettore se n’andò nel suo ufficio.


A casa di Lupin, quest’ultimo, Jigen, Angel e Buffy (tutti e quattro si erano incontrati mentre i primi due fuggivano verso casa) non erano rimasti con le mani in mano, anzi avevano già preparato un piano d’azione.
“Siete d’accordo, agiremo come stabilito?” domandò Lupin al resto del gruppo.
Tutti annuirono e partirono in auto verso il distretto di polizia.


In quel posto, nel frattempo Pam aveva deciso di attaccare discorso con la prigioniera.
“Mi stavo chiedendo” iniziò a dire. “Come mai una ladra esperta come te si è lasciata prendere dal panico di fronte ad una poliziotta soltanto; chissà quante n’avrai soggiogate prima di me!”.
“Ecco” disse Aì. “Avevo letto una cosa che mi aveva scioccata e…”.
“Che cosa?”.
“Era un insieme di pensieri, credo. C’era il mio nome.”.
“Lo sai di chi è quella stanza dove eri entrata, vero?”.
“La tua non di sicuro.”.
“È di mio fratello Kei.”.
“Il ragazzo del bar?!”.
“È stato con te, in quel posto?”.
“Sì, ma non preoccuparti, non ha toccato un goccio di birra o altra roba simile e non si è nemmeno drogato; stai tranquilla.”.
“Ho capito. Vuoi sapere una cosa? Pensavo che tu fossi più aggressiva; sentivo parlare di te e della tua banda alla televisione e vi descrivevano come assassini.”.
“Sono un mucchio di cavolate! Noi non abbiamo mai ucciso nessuno! Non siamo quel genere di ladri che entrano in banca, prendono gli ostaggi e dicono ‘consegnateci tutto o li uccideremo!’”.
In quell’istante si sentirono dei rumori. Erano Lupin e il resto della banda, venuti per riprendersi Aì.
Lupin e Jigen trattenevano i poliziotti, mentre Angel e Buffy entravano. Purtroppo Pam si parò davanti a loro; quindi Buffy, per permettere all’amico di liberare la sorella, iniziò una lotta contro di lei.
Angel provò in tutti i modi a liberare Aì, ma non ci riuscì; le celle erano troppo irremovibili. Intanto la sorella scarabocchiava qualcosa su un foglio che aveva trovato in precedenza.
“Accidenti!” esclamò il ragazzo. “Non si muove di un millimetro!” poi aggiunse guardando la sorella “Ma cosa fai?!”.
“Niente, non farci caso; e in ogni caso solo la chiave potrebbe aprirla!” disse innervosita Aì.
“Intendete questa?” domandò una voce familiare. Tutti si fermarono. Sulla soglia della porta c’era Kei che teneva in mano la chiave che serviva per liberare Aì.
“Ehi tu! Prendila!” gridò ad Angel, lanciandogli la chiave. Il vampiro l’afferrò e liberò la sorella.
Zenigata arrivò in tempo per assistere alla scena di Aì, Buffy, Angel, Lupin e Jigen che saltavano dalla finestra e atterravano sulla loro auto, per poi partire a tutta velocità; lasciando i quattro poliziotti svenuti e Pam un po’ scombussolata, mentre si rialzava da terra. La stanza era nel più totale disordine. Ad un tratto, l’ispettore notò Kei che si chinava dentro la cella dov’era stata messa Aì per raccogliere un foglio.
“Cos’è quella roba?” gli chiese.
“Cartaccia” rispose. “Pensavo ci fosse scritto qualcosa d’interessante.”.
Il ragazzo, dopo aver finito la frase rivolta all’ispettore, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle; aprì il biglietto e lo lesse.


Fatti vedere alle 00:45 am.
Ti aspetto di fronte il bar “Divertiti per l’ultima volta”.
                                                                                          A. A.


Kei sapeva che quelle due iniziali potevano essere o di Aì o di Angel, il fratello; tuttavia aveva dei dubbi sul fatto che potesse avergliela lasciata il vampiro. Solo Aì poteva averlo fatto, anche perché era l’unica dei cinque fuggitivi che lo conosceva, come amico.
Mancavano quindici minuti, giusto il tempo per arrivare dalla centrale di polizia al bar; allora, il ragazzo iniziò ad avviarsi.


Aì era già sul posto quando arrivò Kei.
“Sapevo che me l’avevi lasciato tu quel biglietto!” esclamò vedendola. “Perché mi hai fatto venire?”.
“Devo restituirti una cosa” rispose lei.
Aì prese una mano del ragazzo e gli mise la SL1, con grande stupore di lui.
“Perché?” domandò incredulo. “Hai passato tutti quei guai solo per quest’oggetto! A me non serve, tienilo pure!”.
La ragazza fece un gesto negativo con il capo.
“Appartiene a te” gli rispose. “Non preoccuparti, a Lupin dirò che l’ho perso mentre saltavamo dalla finestra.”.
“Lo cercheranno di nuovo da me, capiranno subito che ce l’ho ancora io.”.
“Potrebbe averlo trovato chiunque a quell’ora, no?” gli domandò ironicamente, facendogli l’occhiolino.
“Che mente diabolica!”.
“Devo chiederti un’ultima cosa Kei. Come facevi a sapere che eravamo tutti alla centrale di polizia?”.
“Ero tornato a casa e non avevo trovato mia sorella, così avevo pensato che potesse essere lì. Una volta arrivato, ho scoperto che eri stata catturata perché me l’aveva riferito un agente.”.
“E le chiavi, come facevi ad averle?”.
“Le ho trovate appese su un chiodo appena sono entrato nella stanza dov’eri rinchiusa. Pare strano che nessuno le ha notate prima, ma in mezzo a quella confusione...!”.
“Ah! Ah! Ah! Ho capito. Non so come potrei ringraziarti.”.
“Quando avrò trovato un modo, te lo farò sapere.”.
I due ragazzi risero.
“Vuoi fare una passeggiata?” domandò Kei alla ragazza.
“Ecco, io…” rispose lei. “Non lo so, forse è un po’ tardi.”.
“Non avrai il coprifuoco?!”.
“Chi? Io? Ma per favore! È solo che…”.
“Che?”.
“Fantastico!” pensò Aì. “Ora come faccio a dirli che mi vergogno? Farò la figura della fifona! Non è che non sia bello come ragazzo, al contrario, però… forse è meglio temporeggiare. Sarebbe il mio primo appuntamento; non ho potuto frequentare nessuno a causa del mio lavoro da ladra, ma ormai lui conosce la mia identità, quindi…”.
“Solo una passeggiata?” domandò la ragazza.
“Sì, certo!” rispose il ragazzo.


I due, nonostante l’ora stavano attraversando un piccolo parco; mentre camminavano parlavano, finché non si fermarono a sedersi su una panchina.
“I miei genitori hanno dovuto affidarmi a mio zio perché erano dovuti andar via” raccontava Aì.
“E da quel giorno, tu ed Angel avete vissuto sempre con tuo zio Jigen” disse Kei. “Tu, poi, hai deciso di diventare una ladra, mentre tuo fratello si è trasferito da una vostra amica di nome Buffy, ovvero la ragazza che combatteva contro mia sorella.”.
“Esatto! Di te che mi dici?”.
“Non credo sarà una storia interessante la mia. Ho vissuto felice finché non sono morti i miei. Da quel giorno ho iniziato a bere, drogarmi ed a buttare via al vento la mia vita, per ottenere nulla!”.
“Mi dispiace. Non preoccuparti, comunque; non tutto viene per nuocere! Puoi sempre cercare di disintossicarti!”.
“È quello che ho iniziato a fare da sei mesi; per mia fortuna non ero messo così male.”.
“Hai rischiato di morire.”.
“Lo so. Prendere qualche malattia tipo l’A.I.D.S. sarebbe stato un gioco da ragazzi in quelle condizioni. Però, c’è una cosa che non ho fatto ancora: fumare.”.
“Non penserai di farlo?!”.
“Tranquilla, no.”.
“Vuoi sapere una cosa? Adesso che ti conosco meglio, mi fido anche di più di te!”.
“Che tipo! Ti salvo la vita, non ti aggredisco e ancora non ti fidi di me?!”.
“Scusa, ma sono stata abituata così; quando sei un ladro non puoi fidarti di nessuno. Dimmi, hai un lavoro?”.
“No. Non ho mai pensato di cercarmene uno. Per ora vivo sotto le spese di mia sorella; so che mi comporto da egoista, ma…”.
“Perché non ti arruoli nella mia banda?”.
“Non credo di essere fatto per fare il ladro; senza offesa, ma non va bene come lavoro per me. Non credo di essere agilissimo come te o qualcuno della tua banda!”.

I due parlarono senza rendersi conto che erano passate più di tre ore.
“Accidenti!” esclamò Aì. “Ma che ore sono?!”.
L’orologio messo come un palo, accanto alla loro panchina segnalava le 4:10.
“Oh no!” esclamò di nuovo Aì. “È tardissimo! Mio zio mi fucilerà!”.
“Puoi sempre svignartela in fretta” suggerì Kei.
“Magari! Lui è il miglior tiratore del mondo; riesce sempre a colpire un bersaglio quando vuole.”.
“Questo significa che devi tornare a casa, vero?”.
“Sì, mi dispiace. Sappi, però, che mi ha fatto piacere stare con te!”.
Aì sorrise dicendo la frase e Kei ricambiò.
“Grazie, sei la prima persona che lo dice” disse per ringraziarla.
“E tu sei il primo ragazzo con cui sono mai uscita prima d’ora!” esclamò lei. “Ci vediamo al bar qualche giorno di questi!”.
I due si salutarono a malincuore. Avevano preso gusto a parlare; in particolare Kei, che si era innamorato di Aì. Non voleva lasciare che se n’andasse, ma non poteva ad ogni modo tenerla sotto chiave! Non sapeva né quando e né dove, ma sapeva che l’avrebbe rincontrata prima o poi. Solo lei, come aveva detto prima il ragazzo, aveva dichiarato che le aveva fatto piacere stare in sua compagnia, quando non lo aveva mai detto nessun altro.


Arrivata a casa, la ragazza si rese conto che non aveva chiesto a Kei la cosa più importante che voleva sapere da lui: era davvero innamorato di lei? Ancora la ragazza non era a conoscenza di quella verità.
Entrò nell’appartamento dell’ultimo piano per avvisare gli altri del suo arrivo e Lupin le si avvicinò.
“La SL1?” le chiese.
“Ops! Mi ero scordata di dirti che l’avevo persa mentre saltavamo dalla finestra!” rispose, facendo finta di essere allarmata.
“Oh no!” gridò Lupin. “Tutto quel lavoro per niente!”.
“Mi fa venire in mente i tempi in cui in squadra eravamo io, tu, Goemon e Fujiko soltanto!” esclamò divertito Jigen.
“Davvero?” domandarono Buffy ed Angel.
“Succedeva sempre così. Non riuscivamo a rubare niente perché Fujiko ci voltava le spalle. Non mi fidavo mai di quella donna e facevo bene. Metterei la mano sul fuoco se quello che ho detto sui nostri furti non fosse vero!”.
“Allora te la bruceresti, perché ogni tanto riuscivamo a portare a segno un colpo!” esclamò irritato Lupin.
“Ma se gli unici oggetti che riuscivamo a rubare li prendeva Fujiko!” lo rimproverò Jigen.
“Ecco perché non avevate mai un soldo bucato!” esclamò Aì.
Ci fu una risata generale.


Alla villa Hiwatari, invece; il ritorno di Kei aveva fatto arrabbiare Pam.
“Finalmente sei tornato!” esclamò.
“Grazie per l’accoglienza!” ribadì Kei.
“Adesso devi spiegarmi per quale motivo hai liberato Aì!”.
“Sono fatti miei!”.
“Hai liberato una ladra! La gente come lei va spedita in galera! Hai mai letto un fascicolo di Lupin? Per i suoi furti dovrebbe essere mandato ad Alcatraz anche se non ha ucciso nessuno!”.
“Ti sbagli! Lei… non è malvagia. È buona, sensibile… non è una ladra come tutte le altre!”.
“Farò finta di crederti. In fin dei conti sei sempre mio fratello. Penso che ora sia meglio andare a dormire.”.
I due fratelli andarono nelle proprie stanze.
Kei si coricò solamente in boxer. S’immerse nell’ozio, mentre guardava il soffitto.
“Per la prima volta in tutta la mia vita, sono felice” pensava. “Felice di aver fatto amicizia con qualcuno di speciale! Vorrei che questa amicizia diventasse qualcosa di più. Aì, tu non immagini quanto amore io ho iniziato a provare per te! Vorrei incontrarti ancora.”.


Alla stessa ora, ma in un altro luogo, anche Aì stava pensando a Kei.
“È stato gentile, infondo” pensava mentre ricordava le ore trascorse poco tempo fa con lui. “Ha qualcosa di speciale e non una persona come tante. Credo che mi farà piacere rivederlo; infondo non è male come ragazzo e pensandoci bene direi quasi che… lo amo. Sembra strano. Quando l’ho visto al bar, non ho pensato a queste cose su di lui. Magari, in futuro…”.
Aì si addormentò, dimenticandosi di finire il pensiero.

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Capitolo 2
*** 2 la nuova squadra speciale ***


CAPITOLO 2 LA NUOVA SQUADRA SPECIALE “Cercare di salvare un mondo Sembra quasi impossibile, Ma se si uniscono le persone giuste… Allora il pianeta avrà qualche possibilità” Dal giorno del furto (avvenuto il 18 agosto, visto che era passata la mezzanotte) erano passati quattro giorni. Aì non era ancora riuscita a vedere Kei da quel giorno, per fargli la domanda che l’ossessionava notte e dì. Ci teneva molto a porgliela, visto che ormai anche lei provava qualcosa per lui. Erano le 19:30 del 22 agosto, a Washington, Casa Bianca. Il Presidente dell’America stava discutendo con il suo agente più fidato, James Walker. “Chi, anzi quanti ne sono morti ancora?” chiese il Presidente. “Mi dispiace informarla, signore, ma sono morte altre quindici persone” rispose James. “Quei maledetti vampiri! Signore, non possiamo permettere loro di fare ciò che vogliono, bisogna trovare una soluzione a questo problema!”. “Sono a conoscenza di ciò che potrebbero causare. Se per caso dovessero aumentare ancora di più di numero, prego che non succeda, potrebbero prendere il pieno controllo di Demos. Io sono l’unico probabilmente, tra i sei presidenti, ad essere ancora umano, mentre gli altri sono oramai al servizio di Rei oppure deceduti, perciò non possiamo organizzare piani assieme alle altre potenze mondiali; più ci penso e più divento nervoso! Tuttavia, c’è un’altra soluzione: bisogna ricreare una squadra speciale in grado d’affrontare i nemici, come quella di due anni fa” affermò il Presidente. “Sapevo che avreste detto una cosa simile, perciò mi sono preso la briga di fare una ricerca sui vecchi membri della squadra e su alcuni che potrebbero farne parte come nuovi elementi” disse James. “Ma parlo di gente giovane, per i nuovi, ovviamente ci sono anche quelli sulla quarantina.”. “Molto bene” confermò il Presidente. “E chi sarebbero costoro?”. “I vecchi elementi” cominciò a dire James. “Sono Kelly e Sheila Okisawa, le uniche superstiti, hanno 38 la prima e 36 la seconda. I nuovi giovani sono Aì Aibarat che ha 22 anni ed è una ladra abilissima e agilissima, Buffy Summers che ha pure 22 anni e ha fatto un corso di ammazza vampiri dalla madre che era un ex membro ormai deceduto e Angel Aibarat che ha 25 anni una volta stava dalla parte nemica e ora dalla nostra per merito delle prime due nuove reclute che vi ho nominato. I nuovi più anziani sono Fujiko Mine che ha 35 anni, Arsenio Lupin III che ha 37 anni, Jigen Daisuke che ha 41 anni e Goemon Ishikawa che ne ha 38. Questi ultimi quattro sono ladri come Aì. Ah! C’è anche una certa Pam Hiwatari di 23 anni che fa la poliziotta.”. “Hiwatari? Ha per caso un fratello?” chiese incuriosito il Presidente. “Certo, si chiama Kei” rispose James. “Un drogato alcolista ventiduenne che pare sia riuscito a smettere da sei mesi. Incuriosisce questo fatto; non crede anche lei?”. “Non importa” disse il Presidente. “Porta sia quelli che hai elencato qui, che Kei Hiwatari.”. Stesso momento, in un covo nascosto da qualche parte nel mondo. Rei Kon, il capo dei vampiri, stava conferendo con i suoi seguaci Cody e Duke. “Quante vittime, anzi alleati avete fatto oggi?” chiese Rei. “Altre quindici solo io e Duke” rispose Cody. “I vampiri ancora non ci hanno comunicato il loro risultato, in ogni caso dai nostri calcoli risulta che la popolazione demosiana comprende 1.969.022.000 vampiri e 4.030.975.000 umani circa.”. “Molto bene, ma se vogliamo sottomettere Demos il più in fretta possibile, dobbiamo farci come alleati gente in gamba, come la sorella di Angel, Aì Aibarat” disse Rei. “Ho sentito che si muove come una pantera quando deve rubare qualcosa; con uno scatto felino come il suo, chissà quanti nuovi alleati potremo avere in pochi giorni! Perciò andate a trovarla e poi portatemela qui.”. “Come vuole lei” disse Duke. “Ma cosa facciamo se non vuole venire?”. “La costringete!” rispose in tono alterato Rei. I due scagnozzi si allontanarono dalla stanza, lasciando Rei solo a pensare. “Arriverà quel giorno!” pensava il capo vampiro. “Riuscirò a controllare l’intero pianeta e lo governerò senza l’aiuto di nessuno! Porterò a termine il piano dei miei genitori e farò venire a vivere qui la mia gente. Io governerò il pianeta e diventerò il nuovo sovrano!”. Aì stava passeggiando per i fatti suoi in un vicolo buio della città mentre faceva ritorno a casa alle 23:35 (a causa del fuso orario, a Washington erano quattro ore prima rispetto Crotone). C’era una lieve brezza. In quel momento incontrò i due scagnozzi di Rei. Lei li conosceva molto bene perché una volta, suo fratello, Angel, li frequentava. Le bloccarono la strada. “Ciao bambolina!” esclamò Duke. “A chi bambolina?! Come ti permetti?!” esclamò Aì a sua volta. “Senti, noi vogliamo parlarti” iniziò a dire Cody. “Tu sai qual è il nostro scopo e chi serviamo, perciò non c’è bisogno di spiegarti tutto dal principio. Ti pongo subito la domanda: vuoi unirti a noi?”. Aì rimase lì a fissarli. Come mai tra tutte le persone che c’erano, Cody e Duke erano andati a cercare proprio lei? Forse perché era la sorella di un vampiro, ovvero Angel? Era difficile capire a quale scopo erano andati a parlare con lei e a chiederle di schierarsi dalla loro parte; tuttavia non poteva rispondere altro, se non… “Mi dispiace, ma devo rifiutare la vostra offerta” rispose Aì. “Vi conviene chiedere aiuto a qualcun altro.”. “O ti schieri con noi o dovremo farti fuori!” esclamò Duke, infuriato al massimo, che non riusciva a trattenersi per poco dal rapire Aì e portarla dal suo capo. “Mi sa che dovrete provare a farmi fuori!” esclamò in tono ironico la ragazza. Fra i tre iniziò una rissa. Cody e Duke attaccavano Aì da due lati opposti e lei doveva difendersi come meglio poteva da entrambi. Ad un tratto Duke la colse di sorpresa e la fece sbattere ad un muro e ferendola gravemente ad un braccio. La ragazza si trovò ad essere più in svantaggio di prima, ma non si arrese; continuò a combattere contro i due nemici. Purtroppo Cody, questa volta, la ferì ad una gamba; tuttavia, dopo molti sacrifici, Aì riuscì a cacciare i due vampiri ed a scappare via. Sentiva sanguinare i suoi due arti feriti, così cercò qualcuno che potesse aiutarla, ma il dolore ebbe il sopravvento su di lei e le fece perdere i sensi. Una persona, che passava di lì per caso, la riconobbe, la prese in braccio e la portò in salvo. Dopo essere svenuta, Aì aveva iniziato a sognare. Si poneva molte domande all’interno del sogno. Dov’era? Chi l’aveva sottratta al crudele destino che stava per avverarsi? Era in un luogo senza confini, tutto bianco. Non c’erano persone o animali o oggetti. Ad un tratto si svegliò di soprassalto. Si trovava in una piccola casa ben arredata, in un letto e aveva le ferite bendate. Ma chi poteva averla salvata? “Ti sei svegliata finalmente!” esclamò una voce. Aì la conosceva molto bene. Era di una persona che non era riuscita più a vedere; che era diventata importante per lei. La cercò per la casa, con lo sguardo, e finalmente la trovò, sdraiata su di un divanetto a due posti, sotto una finestra, nella parte opposta della stanza, rispetto il letto su cui stava lei. I suoi capelli argentati brillavano sotto la luce lunare e i suoi occhi dolci sembravano ancora più profondi di quanto non lo fossero già. Le sue pupille erano più grandi perché avevano alle spalle la luce della luna e in faccia l’oscurità, ma sembrava che fossero molto più magnetiche di prima. Era proprio lui, Kei Hiwatari. “Dove siamo?” chiese Aì. “A volte mi fai ridere Aì! La prima cosa che pensi dopo esserti ripresa da uno svenimento, è il posto in cui ti trovi?” le domandò ironicamente Kei. “Hai ragione!” rispose lei. Ci fu un momento in cui entrambi tacquero. “In ogni caso ci troviamo a casa mia” disse Kei. “Non preoccuparti, sei al sicuro.”. “Me la ricordavo molto più grande la villa Hiwatari!” commentò Aì. “Infatti, questa non è la villa Hiwatari” confermò Kei. “Questa era la casa dove andavo a dormire quando mi ritiravo tardi dai bar. Mia sorella pensava che io dormissi all’aperto con altri ubriachi o drogati. Nessuno, tranne te e me, sa che io ogni tanto ci vengo; anche se è solo per sentirmi un po’ tranquillo e, diciamo, a casa mia, siccome nella villa chi comanda è mia sorella.”. Aì divenne rossa sulle guance dall’imbarazzo. Come aveva fatto a non pensare che il posto in cui si trovava in quel momento non fosse la villa Hiwatari? Fu a quel punto che Kei si alzò dal divano, prese una sedia, la mise vicino il letto su cui stava Aì e poi ci si sedette sopra. Al ragazzo era piaciuta Aì quando arrossiva, la trovava un po’ buffa e per questo motivo che si era seduto accanto a lei; proprio per osservarla da più vicino. Questo fatto, però, fece agitare un po’ la ragazza. “Senti, mi sei stato vicino tutto questo tempo?” chiese nervosa. Poi ripensò a quello che aveva detto: come poteva esserle stato vicino se prima si trovavano in due parti opposte della casa? Ancora una volta pensò di aver fatto un’altra figuraccia di fronte a Kei. “Sì” rispose Kei, sempre con aria divertita. “Prima che ti svegliassi sono andato a sdraiarmi sul divano.”. La ragazza divenne un po’ meno rossa di prima sentendo la risposta dell’amico; si rassicurò. Pensò che probabilmente Kei avesse intuito che lei aveva pensato di aver fatto una figuraccia e che avesse detto apposta quelle parole, così, pensando a ciò, tornò a riassumere il colore rosso. Quella reazione fece scappare una piccola risatina a Kei e Aì se n’accorse. “Perché stai ridendo?” chiese timidamente Aì. “Non ci posso fare niente” rispose Kei. “Senza offesa, ma quando t’imbarazzi diventi rossa in viso e allo stesso tempo un po’ buffa.”. “Non posso farci niente anch’io se è nella mia natura” si difese la ragazza. “In ogni caso, che ora è? Devo tornare a casa!”. “Oramai è tardi, sono le 24:45” rispose Kei. “Riposa qua, io dormirò sul divano.”. Aì annuì. In quel momento le venne in mente una cosa che voleva chiedere all’amico da un po’ di tempo. “Kei” iniziò a dire. “Volevo chiederti se per caso tu… in pratica, io ti…?”. Kei aveva intuito cosa voleva dire Aì, infatti, aveva ragione, lui si era innamorato di lei, ma ancora non glielo aveva detto. Quell’occasione, però, per entrambi sembrò quella giusta per dichiararsi l’uno all’altra. Il cuore di Kei batteva a mille, mentre avvicinava il suo viso a quello di Aì. Quest’ultima avvertì l’alito di Kei sulle sue labbra e viceversa, finché… le loro labbra si toccarono, ognuno assaporava quelle dell’altro; provarono una sensazione gradevole e piacevole, siccome era per entrambi il primo bacio, poiché Demos viveva sotto il controllo dei vampiri da più di venti anni e nessuno aveva avuto il tempo per trovarsi una ragazza o un ragazzo perché doveva pensare a difendersi. Kei e Aì, però, avevano deciso di rompere quella che ormai era diventata una specie di usanza per i demosiani. Il ragazzo sentiva il sapore delle labbra di Aì, le gustava sempre di più e anche quest’ultima assaporava le labbra dell’amante. Ormai si sentivano una cosa sola. Dopo un po’ di tempo si staccarono l’uno dall’altra. “Ci siamo baciati?” chiese Aì. “Si” rispose Kei. “Beh, diciamo che era il ringraziamento per sdebitarti per l’altra sera. Forse… è meglio se ora andiamo a dormire…”. “Hai ragione…” disse suo malgrado la ragazza. Non le sarebbe dispiaciuto ricevere un altro bacio dal ragazzo, ma neanche di parlare ancora un po’ con lui. Kei si stava dirigendo verso il divano, quando Aì lo chiamò. “Aspetta Kei!” esclamò Aì. “Puoi… dormire nel letto, se vuoi.”. “E tu?” chiese Kei. “Non preoccuparti, posso stringermi e poi va bene per due persone. Certo, non è un letto matrimoniale, ma può andare bene lo stesso.”. “Se ti fa piacere… voglio dire, non ti dispiace…”. Aì annuì. Era di nuovo rossa in viso; a questo punto stava diventando un’abitudine per lei. In seguito si spostò un po’, per fare largo a Kei, che si stava sdraiando. Nessuno dei due riusciva a dormire. Kei guardava il soffitto per farsi passare il nervosismo e Aì era ancora rossa. Lei decise, lo stesso, di prendere l’iniziativa: si avvicinò al ragazzo e poggiò la testa sul suo petto. Questo l’abbracciò. A quel punto ad entrambi prese il sonno. Il mattino arrivò presto. I raggi del sole, che entravano dalla finestra sopra il letto (c’era una finestra anche lì), svegliarono Kei. Notò che sia lui che Aì erano ancora abbracciati come la sera prima. Gli dispiaceva che la notte fosse durata poco, perché avrebbe voluto stare in quel modo con Aì ancora un altro po’. Purtroppo, come al cuore, allo stomaco non si comanda. Al ragazzo venne fame, voleva andare a fare colazione, ma allo stesso tempo non voleva svegliare Aì per alzarsi lui; siccome lei era sdraiata sul suo petto. Vedeva i suoi capelli biondo rame diventare un misto tra lo stesso colore e quello dell’oro sotto i raggi del sole, la frangia che le copriva gli occhi risplendeva come il resto della sua faccia. Sembrava che emanasse lei la luce nella casa. La bellezza di Aì non poté fermare l’impulso di Kei di darle un bacio sulle labbra, così si alzò lentamente e le sistemò la testa sul cuscino, poi la baciò. Non provò proprio la stessa sensazione della sera prima perché allora anche Aì l’aveva baciato, mentre in quel momento no. Dopo di ciò andò in una pasticceria lì vicina e comprò due cornetti alla crema per entrambi. Nella città c’era qualche negozio che rimaneva aperto nonostante gli attacchi vampiri. Alla piccola casa, Aì si era svegliata. Non trovando più Kei, si alzò per andare a cercarlo. La gamba le faceva ancora male; infatti, camminava a stento tenendosi dal muro, mentre il braccio le era praticamente guarito. Ad un tratto, il ragazzo rientrò e la vide in piedi. “Ti sei svegliata!” esclamò. “Ho aperto gli occhi e non ti ho più trovato, mi sono spaventata” disse Aì, contenta di rivedere il ragazzo. “Mi fa piacere sapere che eri in pensiero per me” confessò lui. Sentite queste parole, Aì gli corse incontro, incurante del dolore della gamba, e l’abbracciò. Dalla sera scorsa, non poteva fare a meno di lui; perché assieme si sentiva protetta. Il ragazzo la strinse forte a sé. A causa dello stomaco di Kei che aveva brontolato sempre per il motivo della fame, i due si staccarono e andarono a fare colazione. “Tornerai a casa ora?” chiese un po’ cupo Kei. “Si” rispose Aì. Vedendo che il ragazzo diventava un po’ triste aggiunse “Anche se non mi sarebbe dispiaciuto rimanere ancora con te. Il problema è che mio zio e Lupin si preoccuperebbero non vedendomi rincasare neanche la mattina.”. Kei si sentì un po’ più sollevato alle ultime parole aggiunte dalla ragazza che amava; che poi non le aggiunse solo perché lui si era intristito, ma anche perché le pensava veramente. Finirono la colazione e uscirono che erano le 9:00. L’aria era fresca, il sole splendeva, gli uccelli cantavano; il giorno perfetto da passare con il ragazzo di cui si era innamorata, pensava Aì. Voleva che in quel momento le proponesse di andare da un’altra parte e non a casa di Lupin. Ad un tratto, Kei si fermò. “Cos’hai?” gli chiese Aì. “Vuoi proprio tornare a casa?” chiese a sua volta Kei. A quel punto anche la ragazza vuotò il sacco. “Certo che no!” esclamò. “Ti prego; possiamo andare da qualche altra parte? Io voglio stare con te! Finalmente ho capito quello che provavo quando ti stavo vicino e perché la sera del furto ero nervosa a stare con te! Ho capito di amarti!”. “Aì...” disse Kei, stupito, ma felice, nel sentire quelle parole. “Ti prego Kei!”. “Dove vorresti andare?”. “Facciamo una passeggiata, chiacchieriamo, qualunque cosa ma non torniamo a casa” rispose calma. “Come vuoi, piccolina!” esclamò Kei. “Sì, però non chiamarmi piccolina!”. “D’accordo… piccolina!”. “Kei smettila!”. Kei, dal divertimento, si mise a ridere; in seguito i due passarono ancora tempo assieme, prima di tornare al Palazzo Lupin. Al ritorno, per la strada di casa, Kei chiese ad Aì “Ti sei divertita?”. “Sì” rispose lei. “Vorrei tanto che ci fossero sempre giornate così!”. Salirono al piano dell’appartamento del palazzo, dove Aì aprì la porta con la copia sua della chiave ed entrò con Kei. Insieme, i due trovarono Jigen e Lupin che parlavano con un agente del presidente americano, James. I due ladri, appena videro Aì rincasare, saltarono di gioia. Jigen andò ad abbracciarla, addirittura. “Aì! Dove sei stata?! Eravamo preoccupati per te!” esclamò dalla felicità. “Ma zio, ormai sono grande, non ho bisogno di una balia!” lo rimproverò la ragazza cercando di liberarsi dalla morsa dello zio. “E poi ero…”. “Cos’hai fatto alla gamba e al braccio?!” chiese Lupin, che aveva notato le bende. “Nulla, qualche graffio. Ora non mi fa più male; posso levarle” rispose Aì. “È stato Kei a salvarmi.”. “O a conciarti così?” chiese Lupin irritato e allo stesso tempo incuriosito. “Per carità, no!” rispose la ragazza. “Ringrazialo perché è merito suo se sono ancora viva.”. “Meno male che non ti serviva la balia!” esclamò Jigen. Ad interrompere quella discussione fu James. “Scusate, ma dovrei comunicarvi che tutti e quattro voi siete stati convocati alla Casa Bianca dal Presidente del continente americano” disse. “Dobbiamo sbrigarci, è una questione urgente, se non vi dispiace.”. Durante il viaggio, Aì e Kei vennero a sapere in breve il perché erano stati convocati, dovevano formare una squadra speciale. Alle 16:00 un gruppo di persone si ritrovò alla Casa Bianca al cospetto del Presidente. Lupin e Jigen notarono due persone a loro molto familiari, Fujiko e Goemon, e andarono da loro. “Fujiko! Goemon!” esclamarono. “Salve! Dopo tanto tempo ci si rivede!” esclamò Fujiko. “Ma non eri morta?” chiese Jigen. “Vi ricordate in quell’incidente? Goemon mi ha salvata. Abbiamo passato tutti questi anni a cercarvi; poi James ci ha detto di questa riunione ed eccoci qui! Però a te, Jigen, non ti sarebbe dispiaciuto non vedermi più, vero?”. “Tsk!”. Kei, invece, fu notato da una ragazza, sua sorella Pam. “Eccoti finalmente!” esclamò vedendolo. “Dove sei stato per tutta la notte?! Eh?! Scommetto che sei andato ad ubriacarti!”. “No” rispose Aì. “Lui mi ha salvato e si è preso cura di me da ieri sera!” e le mostrò le bende, che aveva ancora addosso. “Come?!” esclamò chiedendo Pam, guardando il fratello. “Ha ragione Aì” confermò il ragazzo. Oltre a loro sette, c’erano anche Kelly, Sheila, Buffy ed Angel. Vedendoli tutti presenti, il presidente iniziò a parlare. “Sono contento di vedervi tutti presenti!” iniziò a dire. “James vi ha già detto come mai vi ho convocati. Immagino sappiate tutti in che condizioni sia ora Demos. Io e un’altra persona siamo rimasti gli unici due presidenti su sei non corrotti, ma siamo troppo pochi perché formiamo un esercito in grado di affrontare tutti quei vampiri. Per questo motivo, non avendo altra scelta, abbiamo deciso di convocarvi per formare una squadra speciale; ammesso che voi accettiate di farne parte.”. “Chi è l’altro presidente?” chiese Angel. “È il presidente del continente asiatico” rispose James. “Che cosa succederà se questo presidente non volesse aiutarci?” chiese Kei. “Infondo, non può comandare il suo continente perché è tutto infestato dai vampiri.”. Il presidente guardò il ragazzo, poi disse “Non è detto che debba esserci d’aiuto proprio in quelle vesti, sig. Hiwatari. Inoltre le faccio notare che l’Asia non è completamente invasa dai vampiri; quelli ancora umani si nascondono nelle grotte, nelle montagne, nelle caverne, pur di non essere trovati dai nemici.”. “Scusi se mi permetto” disse Pam. “Non credo che ci convenga contare tropo su di lui, intendo il presidente asiatico. Comunque, una cosa che lei non sa è che c’è anche il presidente europeo, o meglio, il suo erede ancora vivo.”. “Vedo” rispose il presidente. “Che tu sei la più informata tra tutti quanti. Gradirei, poi, ricevere te e gli altri due presidenti in privato, se non dispiace a nessuno. Torniamo a noi ora, cosa avete deciso? Formerete la squadra?”. Tutti i presenti annuirono. Alla luce dei fatti, il presidente ordinò a James di dare loro delle mappe digitali del mondo in grado di rilevare la posizione di ogni elemento della squadra. Segnalavano anche lo stato di salute di ognuno. I continenti disegnati erano colorati in sei colori diversi. Kei alzò la testa dalla sua carta di Demos e guardò il presidente. “Che cosa succederebbe se dovesse accadere qualcosa ad un membro?” chiese. “Non dovrebbe accadervi niente, siete sotto la mia responsabilità e protezione” rispose il presidente. “Ora gradirei ricevere te e Pam nel mio studio. Gli altri dovrebbero aspettare. Il lavoro lo inizierete domani o il giorno dopo, come vi fa più comodo; purché sia il prima possibile.”. Il presidente, Kei, Pam e James si congedarono dagli altri. Entrati nello studio privato si accomodarono su due divani a due posti, a parte James che stava in piedi. “A quanto ho capito Kei, tu sai chi sei” disse il presidente. “Dimmi una cosa, perché hai abbandonato il tuo posto?”. “Lei sa che io ero un drogato alcolista, vero? Ho cominciato a farmi quattro anni fa. Avevo appena ereditato quel posto da mio padre, ma non volevo mantenerlo. Mia sorella non poteva perchè la legge diceva che solo i secondogeniti potevano ereditare il posto, quindi nessuno del continente ha mai saputo a chi spettava il posto; conoscevano solo il nome Kei Hiwatari, ma non mi avevano mai visto in faccia. Io poi mi sono trasferito a Crotone, in Europa, con mia sorella” rispose. “Ma ora saresti disposto a riprenderlo, il tuo posto?” domandò il sig. Mizihara al ragazzo. “In mezzo a questa guerra, sono disposto a prendermi le responsabilità del continente, ma non risalirò a quel posto finché non sarà finita” rispose di nuovo. “Lo sa anche lei: anche se sono il legittimo erede al trono, non posso mica presentarmi lì senza l’adeguata presentazione a tutte le persone asiatiche, com’è sempre stato fatto da generazioni!”. “Molto bene” affermò il presidente, poi si voltò verso Pam. “Per quel che ho capito poi, tu sai chi è il presidente europeo, giusto?”. “Forse non ci crederà, ma è Aì Aibarat” rispose Pam. “Suo padre, David Aibarat, è stato presidente fino a ventuno anni fa, alla sua morte lasciò il posto ad una bambina di pochi mesi di cui non si sapeva niente, perché, come ha detto Kei, esisteva la legge del secondogenito. Quella bimba, ovvero l’erede del presidente dell’Europa, era Aì. Era stata affidata da David in persona a Jigen Daisuke, il noto ladro, nonché suo cognato. È cresciuta insieme a lui imparando la stessa professione. Proprio qualche giorno fa era stata sorpresa per la prima volta, ma poi è riuscita a scappare.”. finita la frase, la poliziotta gettò un veloce sguardo di rimprovero al fratello. Il presidente ordinò a James di andare a chiamare Aì Aibarat e quella arrivò all’istante. Poi disse a Pam di raccontarle ciò che aveva detto a lui poco prima. “Ecco” cominciò Pam. “Tuo padre, David Aibarat, era il Presidente dell’Europa. Come tu sai è morto quando tu eri molto piccola, mentre tuo fratello aveva tre anni, ma prima di andarsene per sempre vi ha affidato a Jigen Daisuke, il fratello di tua madre. Nonostante la tua età ti affidò il continente europeo secondo la legge del secondogenito, dicendo a Jigen di dirti la verità quando tu saresti stata pronta. Per tutti questi anni tu sei stata all’oscuro di tutto, ma ora è tempo di scoprire le carte. Demos è in pericolo e deve essere salvato prima che sia troppo tardi! I presidenti rimasti sono tre: tu, Kei e il sig. Mizihara. Tre su sei è un buon risultato. Ora tocca a te scegliere se tenere il tuo posto o cederlo.”. “Allora? Lo accetterai?” le chiese il presidente. “Non so proprio cosa dire” rispose Aì. “Mio padre mi ha lasciato un continente da custodire senza avvisare nessun altro oltre mio zio. Vorrei riprendere ciò che mi appartiene, ma come faccio poi a svolgere questo compito e quello di membro della squadra speciale?”. “Non preoccuparti” disse il presidente. “L’importante è che tu tenga a diventarlo. Io ho finito la riunione; potete tornare a casa vostra ora. James vi darà una mano con la missione; vi aiuterà ad ammazzare i vampiri. Inizierete a lavorare domani o il giorno dopo, come vi ho già accennato, a seconda dei vostri comodi. Arrivederci!”. Kei, Pam, Aì e James uscirono dalla stanza, raccontarono ciò che il presidente aveva detto. “Visto che iniziamo a lavorare domani” disse Sheila. “Perché non andiamo a discutere del nostro lavoro al bar "Divertiti per l’ultima volta"?”. Tutti annuirono. Presero l’aereo per giungere a Roma, da lì Crotone. Arrivarono nel primo pomeriggio a causa del fuso orario. Capitolo 2 finito! Questo è uno dei miei preferiti. Ora che ci sono ne approfitto per spiegarvi i personaggi, i protagonisti (alcuni non sono ancora comparsi nella storia): - Aì Aibarat: 22 anni, è una dei protagonisti (probabilmente la principale con Kei) ed è di mia invenzione. - Kei Hiwatari: 22 anni, un altro protagonista preso, ovviamente, dall’anime di “Beyblade” (precisamente della terza serie). - Angel Aibarat: 25 anni, il fratello di Aì, in realtà è l’attore David Borneaz che interpreta Angelus nel telefilm “Buffy l’ammazza vampiri”. - Buffy Summers: 22 anni, migliore amica di Angel e Aì, è l’attrice Sarah Michelle Gellar che interpreta Buffy Summers nell’omonimo telefilm. - Jigen Daisuke: 41 anni, zio materno di Angel e Aì, è stato preso dall’anime “Lupin”. - Arsenio Lupin III: 37 anni, miglior amico di Jigen, preso dall’omonima anime “Lupin”. - Goemon Ishikawa: 38 anni, ex elemento della banda Lupin, anche lui preso dall’anime “Lupin”. - Fujiko Mine: 35 anni, futura moglie di Lupin, presa ovviamente dall’anime “Lupin”. - Pam Hiwatari: 23 anni, sorella di Kei, interpreta Pam Fujiwara nell’anime “Mewmew amiche vincenti”. - Kelly Okisawa: 38 anni, futura moglie di Jigen, interpreta Kelly (il cognome non lo so) nell’anime “Occhi di gatto”. - Sheila Okisawa: 36 anni, sorella di Kelly, interpreta Sheila la sorella di Kelly nell’anime “Occhi di gatto”. - Tati Okisawa: 24 anni, sorella di Kelly e Sheila, interpreta la sorella di Kelly e Sheila nell’anime “Occhi di gatto”. - James Walker: 24 anni, futuro ragazzo di Pam, è in realtà Ozuma dell’anime “Beyblade G Revolution” (gli ho cambiato il nome). - Morea Walker: 38 anni, sorella di James, è Morea/Sailor Jupiter dell’anime “Sailor Moon” (tutte e cinque le serie). - Rea Walker: 31 anni, sorella di James e Morea, è Rea/Sailor Mars dell’anime “Sailor Moon” (di tutte le serie). - Martha Walker: 22 anni, sorella di James, Morea e Rea, lei è Martha/Sailor Venus anche lei di tutte le cinque serie di “Sailor Moon”. - Dalila Kinomiya (detta “la barista”): 45 anni, in realtà è mia sorella che ha voluto avere per forza una parte e si è accontentata di questa. - Takao Kinomiya: 35 anni, fratello di Dalila, è stato preso anche lui dalla terza serie di “Beyblade”. Inoltre ci sarebbero gli antagonisti: - Rei Kon: 22 anni, il primo nemico da affrontare, è stato preso dalla terza serie di “Beyblade”. - Cody Lloyd: 21 anni, uno dei due scagnozzi di Rei, è in realtà Jessy della terza serie di “Beyblade” anche lui. - Duke Roland: 22 anni, l’altro scagnozzo di Rei, è Heiji (neanche di lui ricordo il cognome) dell’anime “Detective Conan” l’amico del protagonista. - presidente Max Mizihara: 45 anni, è il presidente dell’America, è il Max della terza serie di “Beyblade”.

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Capitolo 3
*** 3 i giorni prima dell'inizio della missione ***


CAPITOLO 3 I GIORNI PRIMA DELL’INIZIO DELLA MISSIONE “L’amicizia e la fiducia sono doni importanti, Non vanno sprecati Perché a volte Possono rivelarsi gli enti più utili” Tutti i membri della squadra speciale erano al bar “Divertiti per l’ultima volta”, che stranamente era deserto ed erano le 17:45. Approfittarono dell’occasione e unirono dei tavoli, con loro si sedettero anche la barista, Dalila, e suo fratello, Takao. Questo era appena uscito dal manicomio, o, per meglio dire, evaso. Anche loro due avevano sentito parte del piano ed erano entrati a far parte del “club”. Dalila e Takao Kinomiya erano due fratelli che volevano essere sempre coinvolti in ogni situazione, anche nella più pericolosa; in particolare la barista. “Scusate, ma non sarebbe meglio se vi dessimo una mano anche noi?” chiese Dalila. “Quattordici elementi sono meglio di dodici!”. “Potrebbe essere un’idea!” esclamò Kelly. Kei girava il suo bicchiere pieno di birra e con due cubetti di ghiaccio; non accennava a voler parlare e solo Aì se n’accorse, siccome anche lei stava zitta. “Cos’hai Kei?” gli chiese. “Stavo pensando a cosa faremo quando tutto questo sarà finito” rispose Kei. “Io dovrò governare un continente, tu un altro, gli altri diventeranno nemici perché alcuni sono poliziotti e altri ladri… !”. “Non è detto. Potremo diventare altre persone.”. “Io dovrò in ogni caso essere un presidente.”. Jigen aveva sentito i loro discorsi. “Aì e Kei hanno ragione. Cosa faremo dopo? Torneremo quelli di prima?” chiese agli altri. “Io e Fujiko ci sposeremo!” esclamò Lupin. “Ovviamente rimarremo sempre dei ladri!”. “Allora sarò costretta a perseguitarvi” commentò Pam. “Io tornerò finalmente normale!” esclamò Angel. “Io m’iscriverò all’università se non sarò troppo vecchia” disse Buffy. “Io aprirò un ristorante!” disse felicemente Sheila. “Vuoi far concorrenza al mio bar, dolcezza?” chiese Dalila. “Tanto moriremo tutti. Vi dirò che ho trascorso molto bene i miei 45 anni d’età; infatti, mi sento una ragazzina!”. “Io insegnerò, nel tempo libero ovviamente, ad usare la spada, ma la mia professione rimarrà quella di ladro; sempre se Lupin, Jigen e il resto della banda mi rivorranno, ovviamente non voglio costringerli a riprendermi con loro” disse Goemon. “Ma certo!” esclamò Lupin. “Tu eri un elemento prezioso! Hai dimenticato cosa riusciva a fare la tua spada?!”. “Io sarò sempre l’agente del presidente dell’America” disse James in tono moscio. “Ehi Kelly, che ne dici di lavorare con noi?” chiese Jigen alla donna. “Non è una cattiva idea, sai?” disse Kelly. “Infondo, mi manca quella vita da latitante!”. “E chi mi aiuterà col ristorante?!” esclamò Sheila. “Non te la prendere!” esclamò Kelly. “E voi due, invece? Ve ne state seduti e muti, avete detto solo due frasi ciascuno! Cosa farete alla fine della guerra?” chiese a Kei ed Aì. “Forse… ma che dico, sono destinato a diventare un presidente!” esclamò Kei irritato. “Io non voglio essere una presidentessa!” obbiettò Aì. “Voglio cedere il mio posto!”. “Possiamo sempre unire Asia ad Europa” disse Kei. Tutti rimasero di sasso a sentire la frase di Kei, soprattutto Jigen ed Angel. “Dimmi la verità, cosa le hai fatto l’altra sera?!” esclamarono entrambi. “Niente, perché?” chiese Kei. “Ha dormito a casa mia e basta, poi la mattina abbiamo fatto una passeggiata e siamo venuti al Palazzo Lupin, tutto qua.”. “Non penserete male di lui spero?” chiese Aì. “Non fidarti troppo” disse Pam. “Non si sa mai cosa potrebbe fare se bevesse più di un bicchiere di birra!”. Dalila si alzò ed andò a posare tutte le bottiglie di birra in uno stiletto chiudendole a chiave. Tutti la guardarono stupiti. “Non si può mai sapere cosa potrebbe fare a quella povera ragazza indifesa” disse. “Io indifesa?” chiese stupita Aì. “Se è indifesa lei allora una formica com’è?!” esclamò Kei. “Cos’avete fatto?!” esclamò Jigen. “Insomma!” obbiettò Dalila. “Sono dei ragazzi! Fate loro vivere la propria vita! Se si sono accoppiati non è successo nulla di male!”. “Ma noi non ci siamo accoppiati!” dichiararono Aì e Kei assieme arrossiti e più stupiti che mai. Abbiamo solo dorm…”. Improvvisamente uno tappò la bocca all’altra e viceversa. “Dormito?” chiesero tutti. “Gli ho detto io di coricarsi sul letto accanto a me” confessò Aì. “Mi faceva… ecco… pena!” “Non potevo farla dormire per terra!” enfatizzò Kei. “E se facevo il contrario…”. Dopo la bizzarra discussione, i dodici della squadra uscirono a fare una passeggiata, mentre la barista e suo fratello erano rimasti ad occuparsi del bar. Ormai si era fatto tardi; infatti, erano le 21: 25. Kei ed Aì si allontanarono per i fatti loro, ma sfortunatamente incontrarono Cody e Duke. “Ehi Cody! Guarda chi c’è!” esclamò Duke. “Aì, la ragazza che ci ha tradito.”. “Hai fatto come tuo fratello?” aggiunse rivolgendosi esclusivamente alla ragazza. “No” rispose Aì. “Io non mi ero schierata con voi!”. “Guarda chi c’è con lei!” esclamò Duke. “Non è Kei Hiwatari? Quello che una volta era il migliore amico del capo?”. “Hai detto bene!” rispose Kei. “Una volta! Vale a dire più di sedici anni fa, quando non era un pazzo che voleva conquistare il mondo!”. “Cos’hai detto?!” esclamò Aì. “Conoscevi Rei!”. “Sì” rispose Kei. “Lo conoscevo.”. “Perché non vi riunite a noi?” chiesero assieme i due malvagi. “Avrete ottimi posti una volta che avremo conquistato Demos!”. “Te lo puoi scordare!” urlò Kei. “Allora dovremo farvi fuori” rispose Duke. “Ad Aì volevamo dare un’altra chance, ma l’ha sprecata come la prima, perciò addio!”. Cody e Duke attaccarono rispettivamente Aì e Kei, così fra i quattro iniziò una lotta. I due nemici erano forti, Kei se la cavava bene, mentre Aì, ancora provata dal dolore della gamba, schivava a stento i colpi. Ad un certo punto, i due seguaci di Rei si scambiarono gli avversari. “Ti farò diventare uguale a me Aì, così non sarò più solo!” sussurrò, in un orecchio di Aì, Duke. “Io sono l’unico lupo mannaro; sai? L’ultimo è morto; era l’unico oltre a me. Rei non vuole animali, solo vampiri; ma visto che sei tu, credo che farà un’eccezione! Ha detto che ti muovi come una pantera nella notte, quindi potresti esserci utile per avere altri alleati. Io, poi, sarò più contento di lui visto che ci sarai tu a giocare con me!”. Duke scandì bene l’ultima parola. Aì si disgustò dalle sue parole e gli sputò in faccia; così Duke aprì la bocca come per morderla. Per lei non c’era più scampo, Duke l’aveva imprigionata; la ragazza sentiva l’alito del nemico sul suo collo. Quando ormai sembrava tutto perduto per Aì, Kei la scostò velocemente e subì il morso al suo posto. “Ah!”. Kei urlò dal dolore. Sentiva il sangue colargli per il braccio. Tutto gli sembrava sfuocato e improvvisamente non sentì nulla! Si ritrovò in un baratro, nell’oscurità, dove non c’era nulla oltre al buio e ad una luce che illuminava i suoi passi. Ad un tratto si sentì scuotere. Nell’istante in cui riaprì gli occhi, vide il viso di Aì. Aveva l’impressione di essere preoccupata. Il ragazzo non ricordava nulla all’inizio, poi rammentò che i due seguaci di Rei li avevano attaccati e che lui, per difendere Aì, aveva subito il morso di Duke e che era svenuto. “Kei!” esclamò Aì. “Ti prego, svegliati!”. Kei aprì gli occhi totalmente e vide che oltre Aì c’erano altre due persone, Buffy ed Angel. Scattò in piedi. “Eh!” esclamò. “Si sta riprendendo” disse Buffy. “Kei!”. Aì si gettò addosso al ragazzo facendogli perdere l’equilibrio. “Sono stata così in pensiero!”. “Ehi!” esclamò Kei. “Calma! Cos’è tutto questo entusiasmo per me?”. “Avrei potuto non rivederti più… !” gli rispose Aì, che iniziava a singhiozzare. “Ma cosa è successo?” chiese Kei guardandosi intorno. “Io ed Angel” iniziò a spiegare Buffy. “C’eravamo accorti della vostra assenza e siamo venuti a cercarvi. Quando siamo arrivati abbiamo trovato Cody e Duke, che stavano attaccando Aì, e te che giacevi a terra svenuto. Ci siamo occupati dei due nemici facendoli scappare, mentre Aì cercava di svegliarti.”. Kei abbassò il capo, poi si ricordò del morso sul braccio, che ancora non aveva smesso di sanguinare, ed emise un piccolo gemito. Angel lo notò. “Chi ti ha morso?”. “Duke” rispose il ragazzo. “Stava per mordere Aì, ma per salvarla mi sono fatto mordere io.”. “Oh no!” esclamò Angel. “Non ti rendi conto di cosa succederà ora?! Duke è un lupo mannaro; quindi ora lo diventerai anche tu!”. Aì e Buffy sbiancarono improvvisamente. Kei abbassò ancora di più il capo. “Cosa mi succederà?” chiese, poi, con un filo di voce. “Mi sa” iniziò a dire Angel. “Che per tre notti di fila al mese ti trasformerai in un lupo.”. “Ma i lupi mannari riconoscono gli amici, no?” chiese Aì turbata. “No” rispose Angel. “E finché non ci faranno l’abitudine non ricorderanno neanche ciò che hanno fatto quando erano trasformati.”. “Bisogna fare qualcosa!”esclamò la sorella. “È un caso simile al mio” disse il vampiro. “Fino a quando questa guerra non cesserà sarà condannato a restare così, poi ritornerà normale. Per adesso dobbiamo evitare che vada in giro solo; potrebbe uccidere…”, Angel si fermò di colpo, quando guardò Kei. “Ma cos’hai in testa?” gli chiese. Kei si toccò il capo, aveva due cose a punta e pelose che davano l’aria di essere… due orecchie da lupo! Buffy lanciò un urlo, anche lei notò qualcosa d’anomalo in Kei. “K-kei! Tu hai la coda!” esclamò scandalizzata. Il ragazzo si girò dietro di sé e la notò. Scodinzolava, poco più in basso della sua schiena, una coda color argento. Aì notò anche che i suoi occhi erano diventati da nocciola a celestino chiarissimo. Ormai anche il ragazzo lupo si sentiva più strano del solito. Sulla sua pelle iniziava a crescere una pelliccia dello stesso colore della coda e delle orecchie e sentiva il bisogno di camminare a quattro zampe. “D’accordo, dobbiamo rinchiuderlo da qualche parte” disse Buffy. “E come farò a perlustrare il continente quando lui si trasforma?” chiese Aì. “Io perlustrerò l’Africa solo e Buffy ti darà una mano” le rispose Angel. “Auuu!” ululò Kei. “Ti pare il momento di ululare, Kei?!” esclamò Angel. “Perdonatemi!” si scusò il ragazzo lupo. “Mi è scappato!”. “L’animale sta avendo il sopravvento su di lui!” esclamò Buffy. “Dobbiamo scappare!”. Kei aveva iniziato a ringhiare contro Angel. I suoi occhi erano ridotti a strette fessure e il colore dell’iride li faceva sembrare di ghiaccio. I tre iniziarono a scappare e Kei, che ormai era un lupo in tutti i sensi, li seguiva correndo. Ad un tratto, Aì inciampò, ma Kei non ci badò. La evitò e poi attaccò Angel che si era distratto a causa della caduta della sorella. La ragazza caduta se n’era accorta poco dopo. “Fermo Kei!” gridò al lupo. “Scappate! Buffy, Aì mettetevi in salvo!” urlò Angel, che si era dovuto trasformare in vampiro per difendersi da Kei. “Non fargli del male! E stai attento a non farti mordere anche tu, Angel!” strepitò Aì al fratello. “Dai Aì! Vieni, non preoccuparti!” le gridò Buffy. Aì era rimasta a fissare il lupo e il vampiro che se le davano di santa ragione. Quel brutto spettacolo se lo sentiva riflettere negli occhi, che ormai gli erano diventati lucidi. Voleva che nessuno dei due si facesse male, infondo voleva molto bene ad Angel; tuttavia con Kei era tutta un’altra cosa. Provava un affetto indescrivibile per quel ragazzo, forse perché sentiva un certo legame che andava oltre l’amicizia intima, o perché lo trovava accanto ogni volta che si trovava in difficoltà. Non voleva perderlo, non le importava che tre notti al mese si trasformasse in lupo, per lei rimaneva sempre Kei Hiwatari, un ex drogato alcolista, figlio del presidente asiatico e fratello di una coraggiosa poliziotta; simpatico, gentile, insomma la persona perfetta. La persona che amava! Sentiva le grida di Buffy che le dicevano di scappare, ma non voleva lasciare Angel e Kei da soli; anzi, più che Angel, Kei perché in quel momento gli serviva più aiuto del fratello. Capì, poi, che voleva più bene a lui del ragazzo vampiro, probabilmente. Non poteva stare ferma a guardare che si ammazzassero, doveva agire e in fretta, prima che fosse troppo tardi. Alla fine si decise e sotto gli occhi increduli di Buffy, Aì si gettò sul lupo facendolo allontanare da Angel. “Aì!” esclamò quest’ultimo. “Che cosa fai?! Attenta!”. La ragazza e il lupo rotolarono per terra e Angel, intanto, si rialzò. I primi due, poi, si ritrovarono una sotto l’altro; infatti, il lupo aveva imprigionato Aì sotto di sé e le ringhiava contro. Aì non aveva paura del lupo; al contrario, quest’ultimo aveva paura di lei. La ragazza glielo leggeva negli occhi di ghiaccio sempre stretti come fessure, che una volta ricordava di color nocciola, profondi e magnetici. In quel momento lo abbracciò. A quel gesto, il lupo rimase come paralizzato; poi si riprese e guardò Aì negli occhi come lo guardava lei. Dopo il lupo fissò uno dei due bracci, quello sinistro, e gli diede un morso; in seguito scappò via. Angel e Buffy rimasero a vedere la scena e non appena si accorsero di quel che aveva fatto Kei, che non era in sé, corsero da Aì. “Aì!” gridarono all’unisono. La ragazza svenne, allora i due la portarono a casa di Lupin, che ormai era come il loro quartiere generale, e l’adagiarono sul suo letto. “No Kei! Fermati! Non scappare via!” gridava una voce femminile. Come risposta si sentì un lungo ululato. “Ti prego no!” gridò la prima voce. “Svegliati Aì!” esclamò Angel. Aì si svegliò di colpo. Quello che aveva vissuto era un sogno, per fortuna; ma quello che era successo la sera prima era vero. “Stavi sognando” le disse tranquillamente il ragazzo vampiro. Il primo pensiero, che venne in mente ad Aì, fu rivolto a Kei. Dov’era? Cosa stava facendo? Era tornato umano? “Dov’è Kei?” chiese ad Angel. “Sarà addormentato da qualche parte” le rispose il fratello. “Puoi andare se vuoi. Va’ a cercarlo!” aggiunse facendo un piccolo sorriso. La ragazza si vestì, prese un gilet casomai avesse fatto freddo e uscì di casa. Iniziò a cercare Kei in lungo e in largo, a destra e a sinistra, per tutta la città. Era stanca morta, ma non voleva smettere le ricerche. Andò oltre la città, vicino un bosco chiamato “Cuneo del lupo”; lì finalmente, tra dei cespugli, trovò il ragazzo. Corse subito da lui e solo quando gli fu più vicina si accorse che era completamente nudo e arrossì un po’. “Oh! Mamma santa, ci mancava pure questo!” esclamò Aì. Alla luce dei fatti e non avendo altre idee, prese il gilet e gli coprì le parti intime, dopo lo svegliò. “Kei! Svegliati!” gli disse. Kei aprì piano gli occhi e vide la persona che aveva appena visto nei suoi sogni. Si ricordò che non stava più sognando, ma che era sveglio. “Aì! Ma cos’è successo? Perché non ho vestiti?” chiese, stupito, alla ragazza. “Non ti ricordi nulla?” gli chiese a sua volta Aì. “Ieri ti sei trasformato in un lupo e hai aggredito Angel, poi io ho tentato di fermarti e tu sei scappato lasciandomi un… il morso!”. Aì si guardò il braccio sinistro. Non aveva alcuna traccia di denti; c’era solo la ferita di prima che Cody le aveva procurato qualche giorno fa. “Ma tu mi avevi morso! Non ho neanche una traccia, però; come si spiega?” aggiunse. “Io non ho i denti sporchi di sangue” disse Kei. “Oh, ma che importa!” esclamò Aì. “Ora siamo qui! Tu stai bene e io…”. La ragazza era rimasta senza parole, l’unica cosa che le venne in mente di fare, fu di abbracciare forte quel ragazzo che credeva di aver perduto per sempre dopo la scorsa notte. Kei la stacco da sé e la guardò negli occhi grigi -come il cielo in quel momento- e lucidi; ci fu un momento in cui si fissarono come la sera prima. Lo sguardo del ragazzo aveva incantato Aì. Fu allora che lui le prese il viso tra le mani e la baciò. Per entrambi quel momento fu interminabile, ma fu presto interrotto. “Aì! Kei cosa le stai facendo?!” urlò una voce maschile alle spalle di Aì. Lei e Kei si staccarono. La prima si girò e trovò Angel incavolato nero e Buffy confusa. “Non saltare a conclusioni affrettate!” lo rimproverò Aì. “A no?!” le domandò irritato il fratello. “Oh senti, io non sono più una bambina! Sono un’adulta, ho 22 anni. Non voglio dipendere da te o dallo zio Jigen!” gli gridò Aì. “Aì ha ragione, Angel” aggiunse Buffy. “Pensaci bene, loro hanno entrambi 22 anni.”. “Ti schieri dalla loro parte?!” esclamò Angel. “Concordiamo con Buffy!” dissero Aì e Kei assieme. “Ok” s'arrese Angel. “Ma perché non lo avete detto prima a tutti che stavate assieme?” “Perché non stavamo assieme. C’eravamo baciati solo una volta” rispose Kei guardandosi per un momento con Aì negli occhi. “Forse due con quello d’oggi, ma non stavamo assieme.”. “Vi baciate e non siete fidanzati?!” chiese Angel stupito. “Dovrò farvi un discorsetto sullo stare insieme con una persona… !”. “Scusa un attimo” lo interruppe Kei. “Per caso hai dei boxer di riserva?” gli chiese. “Starai scherzando, spero” disse il ragazzo vampiro. “Vi baciavate e lui era pure nudo!”. Tutti i presenti lo guardarono male. Angel alla fine si decise a portarli tutti al Palazzo Lupin. Arrivati, Kei si rivestì e rimase in camera con Aì che gli faceva compagnia. “Com’è essere un lupo mannaro?” chiese Aì. “Te l’ho detto” rispose Kei. “Ho un vago ricordo di ciò che ho fatto. Ma… ti ho morso davvero?” le chiese, cupo. “Non credo. Probabilmente hai fatto finta. Insomma, mi hai morso, ma non mi hai morso, non so se mi spiego.”. “Mi dispiace, non volevo che accadesse qualcosa di simile.”. Kei era sempre più cupo. “Non è colpa tua, dai!”. Stettero in silenzio per un po’. Kei era giù di morale; così Aì lo strinse a sé. Non voleva vederlo in quello stato, perché faceva soffrire anche lei. “Non vedo l’ora che finisca la guerra” gli disse accarezzandogli i capelli. “Già” l’assecondò Kei. “Come fai a pensare positivo?”. “Non lo so” rispose. “Probabilmente sei tu che mi fai quest’effetto!”. “Vuoi sapere una cosa?”. “Sì!”. “Ti amo, non so se l’avevi capito nel bosco, ma…”. Le parole di Kei furono interrotte da un bacio di Aì, improvviso. In quell’attimo sopraggiunse Lupin, che vedendo quella scena romantica s’intenerì molto. I due finirono di baciarsi, si voltarono verso la porta e videro Lupin che si scioglieva in lacrime. Rimasero stupiti. L’uomo se n’accorse. “Oh! Scusatemi!” esclamò riprendendosi e giustificandosi per la scenata. “Ero venuto per dirvi che è pronto il pranzo e che inizieremo domani la missione.”. “Lupin” lo chiamò Kei. “Oggi c’è la luna piena?”. “No” rispose. “Non preoccuparti. Non ti trasformerai!”. L’uomo se n’andò, lasciando soli i due amanti. “Orami lo sanno tutti che sono un lupo mannaro” disse Kei. “È normale” rispose Aì. “Se siamo una squadra è giusto che sia così. Certo, però, che abbiamo una fortuna con i baci!”. “Perché?” le chiese Kei. “Prima, nel bosco, ci hanno beccato Angel e Buffy e il primo si è incavolato. Poco fa Lupin si è messo a piangere dopo che ci siamo staccati… !”. “Hai ragione! Ma posso chiederti una cosa?”. “Si, dimmi.”. “Perché mi difendi sempre?”. “Ovvio, perché anch’io ti amo!”. I due stavano per ridarsi un bacio, ma Aì si fermò. “Cosa c’è?” le chiese Kei. “Aspetta!” esclamò Aì. “Chissà chi potrebbe venire e vederci mentre ci baciamo!”. “T’immagini la barista e suo fratello?!”. I due scoppiarono a ridere immaginando la faccia che avrebbe fatto la barista e le parole che avrebbe detto. Secondo loro sarebbe apparsa con la bocca spalancata, la sigaretta caduta a terra, piegata in due, e avrebbe detto “Ah! Questi ragazzi d’oggi non si rendono ancora conto di quello che commettono, ma meglio così, tanto moriremo tutti!”. In seguito alla risata, andarono nella sala da pranzo a pranzare. Durante il pomeriggio, dopo aver mangiato, Dalila, la barista, andò in cucina a preparare il ponce per la sera. Aveva mescolato assieme liquore all’amarena, olio, birra (tutti i tipi possibili), vino, sherry, vodka e Martini. Alla fine lo mise in frigo. Quella sera a cena ne bevvero un bicchiere Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko, James, Angel e Pam; ovvero quelli che avevano più di 23 anni. Nessuno di loro lo trovò abbastanza “potabile”. L’unico che lo trovò buono era anche l’unico dei ventiduenni che lo bevve, Kei. Dopo che assaggiò il primo sorso, ne bevve altri nove bicchieri. “Ehi! Barista!” esclamò brillo. “Porta tutta la ciotola di ponce!”. “Ma cosa dici?!” lo rimproverò Aì. “Hai già bevuto dieci bicchieri!”. “Oh! Ma io lo faccio per… Hic! Te! Dobbiamo divertirci… Hic! Stanotte!”. “Ora basta! Sei troppo ubriaco!”. “Non ti preoccupare! Hic! Tanto il… Hic! Divertimento è… Hic! Riservato esclusivamente per… Hic! Noi due, bambolina!”. Dalila arrivò con tutta la ciotola di ponce, la diede a Kei e questo la bevve tutta fino all’ultima goccia sotto gli occhi di Aì. “Forse è meglio portarti a letto!” esclamò quest’ultima. “Ottima idea Aì! Hic!” urlò Kei. Aì prese Kei e cercò di portarlo in camera sua per farlo addormentare, prima che dicesse altre fesserie. “Andiamo di già… Hic! A letto?” chiese Kei. “Sh! Zitto! Ora ti porto in camera; così ti addormenti!” rispose Aì. Kei era troppo ubriaco per reggersi in piedi, così inciampò e fece cadere anche la ragazza. Dopo vari sacrifici riuscì a stenderlo sul letto, ma il ragazzo la strinse a sé facendo sdraiare anche lei su di esso. “Ti amo Aì! Hic! Non posso vivere senza di te! Hic!” gridò, poi. “Sì! Anche io, ma ora fammi alzare!” gli disse Aì. “Aì! Tutto bene?” chiese Angel che era appena entrato in camera; in seguito notò i due ragazzi nella posizione in cui erano messi. “Non è come pensi!” si difese Aì. “Che cosa vuoi tu?!” gli chiese in modo acido Kei. “Io e lei dobbiamo… Hic! Passare la notte assieme se… Hic! Non ti dispiace!”. “Razza di maniaco pervertito!” lo assalì Angel. “Lascia stare mia sorella!”. “Solo se stanotte viene a letto con me! Hic!” rispose Kei. “Cosa?!” domandò stupita Aì. “Brutto ricattatore depravato prova solamente ad abusare di lei e ti faccio vedere io chi si divertirà stanotte!” lo minacciò il ragazzo vampiro. “Sì” rispose Aì a Kei. “Ci verrò se mi farai alzare.”. “Ok” rispose il ragazzo lupo. Kei fece alzare Aì. La ragazza uscì dalla camera del ragazzo e andò in quella di Angel con quest’ultimo. “Dico” cominciò a dire Angel. “Sei forse impazzita?! Ci stai con Kei quando è in quello stato?!”. “Ma che stai dicendo?!” gridò la sorella. “Io volevo farlo addormentare per evitare che causasse guai da ubriaco!”. “Parlandogli dolcemente?!”. “Non potevo mica ammazzarlo!”. “Eh che peccato! Sarebbe stata una disgrazia!”. “Non farne un dramma!”. “Tanto, se la gente dice che vai a letto con un ubriaco come Kei, non succede niente! Non è vero?!”. “Vuoi smetterla! Io non stavo facendo niente!”. “Si è visto, infatti! Faceva tutto lui!”. “Non faceva niente nemmeno lui; parlava solo a sproposito! E poi, io lo amo; indipendentemente se oggi si è ubriacato o no!”. “Ma lui è un drogato alcolista!”. “Lo era sei mesi fa! Ora ha smesso!”. “Io non voglio che vi frequentiate!”. “Vuoi sapere una cosa? Quasi quasi torno da lui e mantengo la promessa che gli ho fatto!”. “Non ti sarai stordita con il suo alito!”. Aì, per tutta risposta, uscì dalla camera dirigendosi verso quella dove dormiva Kei. Angel uscì pure dalla sua camera, ma si diresse verso la sala dove c’erano tutti. Aì era di fronte la porta di quella camera. Non sapeva cosa fare: entrare per vedere come stava Kei o aspettare fino al giorno dopo? Non sapendo quale scegliere tra le due idee, si sedette a terra appoggiandosi alla porta. Voleva entrare, ma poi… cosa sarebbe successo? Per sua sorpresa la porta si aprì alle sue spalle e lei cadde all’indietro non sentendosi l’appoggio. Alzò lo sguardo e vide che Kei la guardava strano. Evidentemente si chiedeva cosa ci facesse dietro la porta della sua camera senza entrare. Come ogni volta che si sentiva in imbarazzo o in difficoltà, Aì diventava rossa in viso. Il ragazzo l’aveva trovata dietro la sua porta; probabilmente poteva pensare che lo stesse origliando o cos’altro. Invece non andò come lei pensava; lui le fece un sorriso, poi la fece entrare. “Dovevi dirmi qualcosa?” le chiese. “Veramente, volevo sapere come stavi” rispose lei. “Forse ora non lo ricordi, ma eri brillo fino a poco fa e…”. “Lo so” disse il ragazzo. “Mi sono ritrovato coricato qua sul letto che non ricordavo molto. All’inizio ho pensato che mi fossi trasformato in un lupo mannaro, poi mi sono ricordato che ho cominciato a bere un bicchiere o due di ponce della barista. Evidentemente aveva una dose d’alcool che aveva una durata breve ma potente. Voglio dire, più alcool c’era e meno durava. Dopo di questo non ricordo niente; cos’ho fatto?”. “Dimmi una cosa, cos’è che dice uno quando è brillo?” gli chiese. “Mi ricordo che sei mesi fa, mi capitava di dire quello che pensavo nella testa, quando ero ubriaco.”. Aì rimase stupita dalla risposta di Kei. Se quello che aveva detto quest’ultimo fosse stato vero, allora avrebbe voluto davvero portarsela a letto. Chiuse gli occhi, strizzando le palpebre e ripetendo nella mente che non ci doveva pensare. Ad un tratto si sentì un peso sulle spalle: Kei la stava abbracciando. Di colpo aprì gli occhi verso Kei; il suo sguardo diventò un po’ triste rispetto prima. Il ragazzo se n’accorse. “Aì, cos’hai?” le chiese. “Kei, tu non vuoi che ci siano segreti tra noi, vero?” gli domandò Aì a sua volta. “Se non vuoi neanche tu, per me vale lo stesso.”. “Kei, tu prima… hai detto che…”. “Non preoccuparti, dimmi tutto quello che vuoi. Cosa avevo detto?”. “… avevi detto che… v-volevi andare … a letto con me!”. Aì era riuscita a dire a Kei cos’aveva fatto lui prima, quando era ubriaco. Era imbarazzatissima; il suo viso era rosso come non mai. Il ragazzo non rideva sotto i baffi come al solito mentre guardava la sua faccia; in quel momento il suo sguardo era perso nel vuoto. Era come se avesse visto un fantasma. Ancora non era riuscito a crederci; aveva chiesto ad Aì di andare a letto con lui?! Tuttavia era ubriaco, non era capace di intendere; forse lei l’avrebbe perdonato, ma in caso contrario? Cosa sarebbe successo?! “Mi dispiace” cercò di scusarsi. “Io… non volevo metterti in imbarazzo in quel modo…”. “Non preoccuparti” lo perdonò Aì. “Eri brillo e poi… non è colpa tua, è normale che un ragazzo pensi queste cose di una ragazza. Certo non pensavo che qualcuno l’avrebbe mai pensato di me, ma… non fa niente. Ormai è passato, Kei.”. “Sicura?”. “Certo, non preoccuparti!”. Aì abbracciò forte Kei, che si abbandonò tra le braccia della ragazza. In quel momento arrivò Angel, nella camera. Aì lo guardò male e Kei si alzò subito. “Scusatemi” disse. “Non avrei dovuto comportarmi in quel modo. Non è stata colpa di Kei, ma di Dalila. Ha messo dentro il ponce tutti i liquori e le birre possibili!”. Aì sentendo quelle parole andò ad abbracciare il fratello e lo scusò. Anche Kei lo perdonò. Nel momento in cui Aì si staccò da lui, Angel disse “Hanno deciso tutti di andare a dormire, così domani potranno svegliarsi in tempo. Fareste bene ad imitarli. Dai Aì.”. “Ho capito!” esclamò Aì. La ragazza salutò Kei e uscì con Angel dalla stanza; poi andò a dormire nella sua camera.

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Capitolo 4
*** 4 avventure intercontinentali ***


CAPITOLO 4 AVVENTURE INTERCONTINENTALI “Non importa dove andiamo O con cosa andiamo, L’importante è… Andare insieme a chi si vuol bene” Casa di Lupin, ore 08:30. Tutti i membri della squadra speciale si erano riuniti al tavolo grande della sala dell’ultimo piano; tutti seduti, con capotavola Lupin e James. Quest’ultimo aveva in mano un foglio che gli aveva dato il presidente degli Stati Uniti; lo poggiò davanti a sé. “Vedo che ci siamo tutti” iniziò a dire. “Cominciamo ad assegnare i continenti. Kelly, Sheila, Aì e Buffy; voi vi occuperete dell’Asia e dell’Europa. Fujiko, Pam e Dalila, a voi spettano l’Antartide e l’Oceania. Kei, Jigen, Lupin, Goemon, Takao e Angel, voi penserete all’America. Io penserò all’Africa.”. “Ma come farai da solo?” chiese Angel. “L’Africa è grande quanto metà America!”. “Possiamo esservi d’aiuto?” domandarono tre ragazze che apparvero sulla soglia della porta. La prima era bionda, aveva lunghi capelli e gli occhi azzurri; la seconda era mora e con i capelli lunghi anche lei, ma aveva gli occhi neri. L’ultima aveva i capelli castani raccolti in una coda alta e aveva gli occhi marroncini. “E voi cosa ci fate qui?!” chiese loro James. “Le conosci?” domandò Pam. “Chi sono?”. “Io mi chiamo Martha” rispose la prima. “Io Rea” rispose la seconda. “Molto piacere, sono Morea” rispose l’ultima. “Vi presento le mie sorelle” disse un po’ seccato James. “Sappiamo tutto della vostra squadra speciale” disse Morea. “Per questo motivo abbiamo pensato di darvi una mano.”. “Chi vi ha informato?” domandò Kelly. “Il presidente del continente americano” rispose Rea. “Aveva chiesto a tutt’e tre di raggiungervi a questo palazzo.”. “Tu che hai risposto sei Kelly, vero?” chiese poi. “Sì” rispose la donna. “Perché?”. “C’è una sorpresa per te e tua sorella Sheila!” esclamò Martha. “Vieni fuori, dai!” disse Morea rivolgendosi a qualcuno fuori la porta. Dopo che ebbe detto la frase, una persona dai capelli corti e ricci, entrò nella stanza. Sheila e Kelly non credevano ai loro occhi, per loro era come un sogno che si avverava. La persona che fece il suo ingresso nella stanza, era una donna; che i due ex membri della prima squadra speciale conoscevano fin troppo bene. “Tati!” esclamarono all’unisono. “Salve!” disse lei. Le tre si abbracciarono. Finalmente, dopo tanto tempo, potevano rivedere la sorella che credevano morta; invece, lei era lì, insieme a loro, pronta a ricominciare una nuova avventura come quella di due anni fa. Tuttavia, avevano un po’ paura per lei. Era venuto a loro in mente l’ultima volta che l’avevano vista. Si trovavano di fronte a Cody, loro due erano a terra ferite, mentre Tati voleva affrontarlo per dar loro la possibilità di scappare. “Oh Tati! Finalmente sei di nuovo con noi!” esclamò Sheila. “Ma che fine avevi fatto?”. “Ecco, io avevo deciso di sfidare Cody per salvarvi. Voi, come vi avevo chiesto di fare, siete fuggite; ma Cody voleva inseguirvi. In quel momento gli sono saltata addosso, ma lui mi ha fatto cadere da un precipizio. Per mia fortuna, di sotto c’era il mare; così, dopo che sono caduta ho cominciato a nuotare. Sono arrivata, poi, su di un’isola di nome Nuova Zelanda e ho vissuto lì per tutto questo tempo. Ieri sera sono stata contattata dal presidente americano come le sorelle di James e ora eccomi qui!”. “Fantastico!” esclamò Aì. “Ora saremo di più! James, puoi rifare lo smistamento?”. “D’accordo” rispose James. “Allora Kelly, Sheila, Tati, Rea, Morea e Martha si occuperanno dell’America. Fujiko, Pam, Dalila e Buffy si occuperanno dell’Asia e dell’Europa. Lupin, Jigen e Goemon penseranno all’Africa. Io e Takao all’Oceania e Angel, Aì e Kei all’Antartide.”. “Così va meglio” affermò Angel. “In questo modo ci aiuteremo di più; cioè più siamo e meglio è!”. “Per noi va bene anche” dissero Kelly, Sheila, Tati, Morea, Rea, Fujiko, Buffy, Marta e Dalila. “Lo stesso per noi!” esclamarono i maschi. “E tu Aì?” chiese James. “Cosa ne pensi della formazione?”. Aì riflesse sul quadro della situazione. Che cosa avrebbe fatto suo fratello per tutto il tempo della missione? Ricordava la scenata che aveva fatto il giorno prima quando Kei si era ubriacato, ovvero che era uscito fuori di sé dalla rabbia. Che cosa sarebbe successo se l’avrebbe fatto di nuovo? In quel momento d’indecisione, Angel le poggiò una mano sulla spalla, come a volerle dire di non preoccuparsi. “È ok anche per me!” rispose facendo un ampio sorriso. “A queste conclusioni” si affrettò a dire Lupin. “Propongo di iniziare la missione! Con che cosa ci sposteremo?”. “Eh eh!” rise James. “Noi americani saremo anche considerati dei fissati con la tecnologia e tutto il resto, ma grazie a ciò siamo riusciti ad ideare queste cinture in grado di far volare la gente. In pratica potete decidere come volare, veloci, lenti… basta che inseriate un codice e potrete comandare la vostra cintura mentalmente; perché, una volta inseritolo, obbedirà solo a voi. Inoltre, attaccate ad incastro ci sono delle trasmittenti; attraverso le quali potrete comunicare e trasmettere dati!”. “Interessante” ribadì Goemon. James consegnò ad ogni membro della squadra una cintura, dopodiché salì insieme con gli altri sul tetto del palazzo e indossò la sua. Tutti lo imitarono, inserirono un codice, che sarebbe valso per sempre, e presero il volo. Dalila in particolare si sentiva felice; poteva toccare il cielo con un dito! Suo fratello provava la stessa cosa, come Morea, Rea, Tati, Sheila, Kelly e tutti gli altri. Goemon, per qualche motivo, teneva gli occhi chiusi. Morea se n’accorse. “Ehi Goemon! Cos’hai?” gli chiese. “Niente!” rispose lui impacciato. “Non è che soffri di vertigini?”. “Ma come ti viene in mente una cosa simile?!” esclamò arrossendo per la vergogna. Tutti i presenti avevano udito ciò che si erano detti i due e avevano iniziato a ridere. “Sì ragazzi, ora basta chiacchiere!” esclamò James. “Partiamo. Le vostre mappe indicheranno i luoghi o le città dove ci sono i vampiri o i lupi mannari che -senza offesa per Kei ed Angel- dovrete uccidere.”. “Mi ricorda il signor Giles” disse Buffy. “Siete due lupi mannari?” chiese Martha rivolgendosi a Kei ed Angel. “Veramente solo Kei, io sono un vampiro” rispose quest’ultimo. “Lo sono anch’io!”. “Davvero?” chiese stupita Aì. “Certo!” rispose Martha. “E ti confesso che è bello esserlo! Vedrai che piacerà anche a Kei prima o poi!”. “Perché?” chiese il ragazzo appena nominato. “Per il semplice fatto che, una volta passata qualche settimana, anzi mese; imparerai a controllare le trasformazioni e a mutare quando vuoi oltre che i giorni di luna piena.”. Aì provava un senso di gelosia nei suoi confronti, ma aveva soprattutto paura che Martha, per la faccenda del lupo mannaro, potesse piacere a Kei più di quanto gli piacesse lei. Chinò il capo verso il basso, fissò il vuoto, chiuse gli occhi e fece un lungo respiro. Pensò che non potesse succedere davvero, ma aveva sempre quella voce interiore che la portava a sospettare delle persone di cui si fidava di più, che le diceva di diffidare. Era come una specie di sesto senso. A volte succede a tutti di sentirla. Nel momento in cui stava riaprendo gli occhi, sentì una voce che la chiamava. Si ritrovò in una dimensione oscura che emanava un’energia negativa immensa. Di fronte a lei c’era una donna dai capelli lunghi, color lilla chiaro; aveva un vestito bianco che si abbinava a questi ultimi perfettamente; e poi aveva quello sguardo triste in quegli occhi blu profondi. Aveva l’impressione d’averla già vista; conosciuta, d’averle rivolto la parola un tempo. D’un tratto qualcuno la scrollò, facendole cancellare dalla mente quella visione. Era Angel. “Cosa ti è preso?” le chiese guardandola con aria sconcertata. “Perché?” chiese a sua volta lei. “Ti eri addormentata e stavi precipitando sorellina! Se non ti avessi presa in tempo, chissà cosa sarebbe successo!”. “Come addormentata?!”. Aì si guardò intorno. Erano rimasti solo lei, suo fratello e Kei. Anche quest’ultimo la guardava stupito. Evidentemente, quell’immagine era un’immaginazione ottica; possibile che si fosse addormentata e avesse sognato tutto? “Aì?” disse il fratello. “Sei sicura di stare bene?”. “Si” rispose Aì. “Non ti preoccupare! Possiamo partire!”. I tre partirono per l’Antartide. Rispetto a quella terrestre, l’Antartide di Demos era abitabile. Il clima era mite, crescevano piante, scorrevano ruscelli, vivevano animali e persone. Il mondo di Demos era messo in una posizione diversa da quella della Terra, perciò c’era la differenza climatica. Quando Angel, Aì e Kei arrivarono, però, non trovarono il continente che tutti descrivevano come il paradiso demosiano, perché nessuno aveva modificato l’ambiente; l’unica cosa che c’era era una landa desolata, priva di fauna e flora. La piccola squadra si guardò attorno per verificare se ci fossero eventuali forme di vita, ma non si scorgeva nulla; inoltre, la mappa segnalava solo forme di vita vampiri. “Accidenti!” esclamò Angel. “Dovevamo partire ieri! A quest’ora avremmo potuto fare qualcosa!”. “Diciamo che saremmo dovuti partire un anno prima” disse un po’ ironicamente Aì. “Ora non possiamo piangere sul latte versato” affermò Kei. “L’unica cosa da fare è cercare i vampiri e ucciderli.”. “Scusa Angel, ma i vampiri muoiono se li colpiamo con un paletto; allora come facciamo a farli tornare come prima?” chiese Aì. “I vampiri non possono tornare come prima” rispose il fratello. “Ma allora come facciamo?”. “Bisogna eliminarli.”. “Aspetta! Questo significa che neanche tu potrai tornare normale?!”. “Né io, né Martha e né Kei. Ormai siamo destinati a rimanere così. L’ho saputo questa mattina da Rea. Purtroppo è la verità.”. Aì rimase di pietra. Avrebbe dovuto amare un lupo mannaro per tutto il resto della vita? E poi cosa sarebbe successo? Angel aveva visto la faccia assunta dalla sorella. Forse non avrebbe dovuto dire la verità davanti a lei. Avrebbe dovuto pensarci prima, ma ormai era troppo tardi e non poteva tornare indietro. Pensò poi che era meglio se fosse venuta a conoscenza di ciò prima e non alla fine della guerra contro i vampiri. Kei, che non sapeva nemmeno, ma immaginava, che non sarebbe più tornato normale, andò a consolare Aì. “Dai, non preoccuparti” le disse, vedendo che stava iniziando a piangere. “Vedrai che troveremo una soluzione. Presto o tardi.”. “Lo so che non è possibile” disse Aì riprendendosi. “Non tentare di risollevarmi il morale. Non fa niente. Tra un po’ mi passa; forza ora, andiamo a cercare i vampiri!”. La ragazza si era quasi ripresa. Kei ed Angel la invidiavano, come faceva ristabilirsi in fretta in quel modo? Ad Angel vennero in mente delle parole dette da Rei. “Ascoltami” disse alla sorella. “Una volta, Rei mi aveva detto che esisteva qualcosa di magico che avrebbe potuto liberare i vampiri e farli tornare normali. La stesa cosa valeva per i lupi mannari. Può darsi che esista un modo; non disperare, capito?”. “Sì” rispose Aì. Nel frattempo che cercavano i vampiri, i tre iniziarono a parlare. “Il punto da raggiungere è vicino” affermò Kei. “Scusate” disse Aì. “Ma se proprio non dovessimo farcela, non potremmo chiedere aiuto agli umani terrestri?”. “No” rispose Angel. “Non credo che ci aiuterebbero. Loro sono egoisti! Pensano solo a sfruttarci!”. “Perché? Tu non hai mai vissuto sulla Terra e non puoi capire!”. “Sei stata sulla Terra?” chiese stupito Kei. “Ci ho vissuto per un anno e mezzo. Sono andata all’età di quattro anni e mezzo e sono tornata su Demos all’età di sei anni. Angel non c’è voluto venire; diceva che sulla Terra c’erano tipi poco raccomandabili che potevano ucciderti all’istante o catturarti per farti degli esperimenti. Aveva ragione, infatti. All’età di quasi sei anni, degli uomini scoprirono la mia vera identità e mi rapirono portandomi in una base militare. Erano americani ambiziosi. L’unica cosa che ricordo, è che dissero che io avevo qualcosa d’anomalo rispetto ai soliti demosiani che avevano catturato in precedenza.”. “Se gli americani terrestri avevano scoperto che dentro di te c’era qualcosa d’anomalo, tu potresti anche essere nata tra due mondi diversi” disse Angel scherzando. “Ma dai!” disse Kei. “Non è possibile! Saranno state quelle macchine ad essere guaste.”. “Come te la prendi!” esclamò il ragazzo vampiro. “Io scherzavo! Certo che Aì non è di due mondi diversi!”. “Hai ragione” confermò Kei. “L’importante è che ora riusciamo a salvare Demos, guardate là!” esclamò indicando l’orizzonte. Aì ed Angel guardarono nel punto indicato da Kei; c’erano una trentina di vampiri. I due ragazzi del piccolo gruppo si trasformarono, mentre la ragazza estrasse il suo paletto. Andarono ad attaccare i vampiri. In Europa, anche Buffy, Fujiko, Dalila e Pam stavano combattendo contro i vampiri; ma a differenza di Kei e i fratelli Aibarat, avevano già finito di ucciderli. “Mamma mia!” esclamò Fujiko. “Non ho più la forza di una volta. Quanti ne abbiamo uccisi?”. “Credo, all’incirca 1274” rispose Pam. “su 1.969.022.000. in pratica ora ne sono rimasti 1.969.020.726.”. “Non vedo l’ora che finisca tutto quanto!” esclamò Dalila. “Cosa succederà al mio bar mentre io non ci sono?!”. “Che cosa vai a pensare?!” esclamarono le sue compagne assieme. “Preoccupati delle nostre vite, piuttosto!”. “Scusate” si scusò Dalila. “Ora che facciamo?”. “Non vorremo starcene qui, vero?” domandò in tono di sfida Buffy. “Forza! Andiamo a sterminarli tutti! Dobbiamo liberare Demos!”. “Ma sì!” esclamò la barista. “Tanto moriremo tutti! Cos’abbiamo da perdere?!”. “Sei sempre così ottimista?” le domandò Pam. “Solo nei casi più disperati!”. “Chissà cosa dirai quando vedrai cose peggiori?!”. “Lasciamo perdere!” le riprese Fujiko. “Ora dobbiamo ripartire! Forza, noi siamo donne!”. “D’accordo” disse Buffy. “Possiamo partire, ma cosa centra che siamo donne?”. “Era così per dire!” rispose Fujiko. “Voi potete considerarvi donne!” esclamò la barista. “Io sono una vecchia decrepita!”. Il quartetto di ragazze, dopo aver riso per la battuta di Dalila, ripartì per la missione. Ormai era quasi passati sei mesi. In America, la squadra di Kelly andava a meraviglia. Aveva fatto fuori 5804 vampiri in soli sei mesi! “Mamma mia!” esclamò Sheila. “Sapevo che l’America era il continente più grande del mondo, ma non pensavo che fosse anche quello con più vampiri!”. “Fortuna che una volta che li colpisci col paletto, i vampiri spariscono!” sospirò Tati. Come aveva notato Tati, infatti, i vampiri che avevano ucciso si erano ridotti in polvere ed erano stati spazzati via. “Io non capisco” disse Buffy. “Di solito, i vampiri non uscivano di giorno.”. “Si sono evoluti” disse Kelly. “Non sono vampiri comuni. Più vivono in un posto e più ci si adattano.”. “Però in questi tempi ne abbiamo uccisi un bel po’” si consolò Fujiko. “Conviene approfittarne per riposarsi un po’” disse Morea. “Infondo, ne abbiamo cacciato dai piedi 342 solo poco fa!”. “D’accordo, come vuoi!” esclamarono le altre cinque. All’improvviso, una figura si presentò di fronte le sei ragazze. Man mano che si avvicinava a loro, diventava sempre più chiara. Era un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi estremamente celesti chiari. Era di bell’aspetto, ma aveva uno sguardo quasi crudele. Andò verso Kelly. “Voi sei fate parte della squadra speciale, vero?” le domandò. “Anche se fosse?” gli chiese Kelly a sua volta, guardandolo male. “A te cosa importerebbe?”. “Forse potrete darmi una mano” rispose il ragazzo misterioso. “Sto cercando una ragazza di 22 anni che si fa chiamare Aì Aibarat. Sapete dov’è?”. “Cosa?!” domandarono tutte. “Lo sapete o no?”. “Tu chi sei?” chiese Martha. “Mi chiamo Irhys ed ho il compito di cercare la vostra amica” rispose il ragazzo. “Aì si trova in Antartide, il continente che le è stato assegnato” rispose Rea. “Non sappiamo di preciso la zona, però.”. “Grazie tante, dolci fanciulle!” esclamò Irhys. “Spero di rincontrarvi ancora! Addio!”. Il giovane salutò e se n’andò volando, lasciando i sei membri della squadra speciale a bocca aperta. Chi era in realtà? Da dove veniva? E soprattutto, cosa voleva da Aì? C’era una fitta aria di segreti tra quell’Irhys. A Morea venne in mente di chiamare Jigen, era probabile che lui conoscesse il ragazzo e avrebbe potuto dare loro spiegazioni. In Africa, nel deserto del Sahara, Jigen, Lupin e Goemon stavano lottando contro dei vampiri. Il primo sparava contro di loro piccoli paletti a misura di pallottole, il secondo la stessa cosa e il terzo l’infilzava con un gigantesco paletto leggero ma efficace dentro ogni nemico. In quell’istante ricevettero la telefonata di Morea. “Sì? Chi è?” domandò Jigen parlando attraverso la sua trasmittente. “Ah! Sei tu Morea! Cosa c’è? ... Sì… sto combattendo contro dei vampiri… come? Irhys? ... non l’ho mai sentito nominare in vita mia! … sta andando da Aì?! … ho capito! … l’avverto io o lo fate voi? … d’accordo allora… sì, grazie, ciao!”. “Chi era?” domandò Lupin. “Era Morea” rispose Jigen. “Ha detto che un ragazzo di nome Irhys aveva chiesto di Aì perché aveva il compito di cercarla. Mi avevano chiesto se io lo conoscevo, ma non l’ho mai sentito nominare in vita mia!”. “Secondo te cosa può volere da Aì?”. “Non né ho idea”. “Cugino dalla parte del padre?”. “Non credo, in ogni modo mi hanno detto che avrebbero avvertito Aì; io spero che lo facciano prima che lo incontri mia nipote.”. Morea chiamò Aì, e la ragazza rispose. “Sì, chi è? ...Ah sei tu Morea! Cosa c’è? … chi? … Irhys? No, non lo conosco…”. “Sei sicura?!” gridò una voce interrompendo l’ascolto di Aì. “Ti richiamo dopo, scusa” disse Aì chiudendo il suo trasmettitore. Angel e Kei guardavano verso l’alto. C’era lo stesso ragazzo che era comparso alle sei ragazze in America, ovvero Irhys. “Ehilà!” esclamò. “Come stai Aì? Sono molti anni che non si hanno più tue notizie!”. “Chi è, lo conosci?” domandò Angel alla sorella. “No” rispose lei. “Ma ha un non so che di familiare.”. “Vorrei vedere!” esclamò di nuovo Irhys. “Sono più di 20 anni che non ci vediamo! Avrai sicuramente scordato chi sono.”. “Taglia corto e dicci chi sei!” s’irritò Kei. “Quale dei due ragazzi è il fratello adottivo di Aì?” domandò lo sconosciuto. “Sono io!” rispose Angel. “E comunque non sono suo fratello adottivo; poi, se non ti dispiace, vorrei sapere chi sei tu!”. “Io sono Irhys, il futuro sposo della ragazza che voi chiamate Aì, scelto personalmente da sua madre prima di andarsene!” esclamò Irhys. Tutti rimasero sorpresi; in particolare Kei. Ora che si presenta questo ostacolo, cosa ne sarà di lui ed Aì? Chinò il capo e pensò. Probabilmente Aì l’avrebbe respinto e si sarebbe sistemato tutto; ma in caso contrario? Se ad Aì fosse piaciuto? Aveva i capelli rossi un po’ scompigliati come i suoi, gli occhi celesti, era alto, ma ancora non sapeva niente del suo carattere e della sua storia. Improvvisamente anche a lui vennero in mente le stesse domande di Jigen: da dove veniva e da chi aveva avuto il permesso di sposare Aì se la madre di quest’ultima era morta? “Scusa, non è che puoi scendere e spiegarci tutto?” chiese Kei ad Irhys. Questo scese e gli si parò davanti. “Perché sei tanto curioso?” gli chiese sfidandolo. “Per caso ti piace la mia promessa sposa?”. “No è che mi piace” rispose Kei. “Stiamo assieme, il che non ti farà affatto piacere!”. “Oh! Che peccato, non sai quanto mi dispiace, invece! Vorrà dire che t’inviteremo al matrimonio!”. “Aspetta un secondo!” esclamò Aì. “Dove hai visto mia madre, da dove provieni?”. Kei guardò Aì sorpreso. Di tutto quello che poteva dire sul fatto che stava insieme a lui, ha chiesto a quello sconosciuto dove aveva visto sua madre e da quale paese proveniva?! Perché non gliel’aveva detto che stavano assieme? Non teneva più a lui, forse? “Se ci tieni a saperlo” rispose Irhys. “Tua madre proviene dal pianeta dal quale provengo io; è là che l’ho incontrata.”. “No, ti sbagli!” ribadì Aì. “Sei un bugiardo! Mia madre è morta molto tempo fa!”. “Quale? Quell’adottiva. La tua vera madre si trova su un altro pianeta! Tu sei stata adottata!”. “Non è vero! Se quelle che dici non sono bugie, portami sul tuo pianeta!”. “Non posso. Ho avuto l’ordine di non doverti portare lì per il momento perché è troppo presto! In ogni caso, devo seguirti in questa missione.”. “Fa un po’ come vuoi!”. In Antartide si era fatta sera, erano le 19:00. Aì e gli altri non avevano avvistato altri vampiri. Kei ed Angel si erano addormentati nei loro sacchi a pelo perché avevano faticato nel camminare durante il giorno ed erano stanchi morti; per Aì valeva la stessa cosa, ma lei preferiva stare sveglia e seduta accanto al fuoco che avevano acceso in precedenza. Irhys la fissava da lontano e lei se n’era accorta. “Non fare l’asociale, puoi venire a sederti” gli disse Aì, mentre fissava il fuoco che scoppiettava. Il ragazzo si avvicinò e si sedette accanto a lei. La notte aveva portato una fredda brezza. Aì cercava di non soffrire il freddo; finché Irhys non l’abbracciò. “Come va ora?” le chiese. Aì lo guardava incuriosita. “Meglio, grazie” rispose lei. “Ma perché si comporta così?” si chiedeva Aì. “Perché ci tieni a me? Chi sono io in realtà?” gli domandò poi. “Ascoltami” le disse Irhys. “A te piace quel ragazzo dai capelli argentati, vero?”. In quel momento Kei si era svegliato, ma nessuno se n’era accorto. Vedendo Aì ed Irhys abbracciati, decise di ascoltare i loro discorsi. “Ecco” disse lei. “Vedi a me… perché?”. “Te l’ho già detto quando ci siamo incontrati oggi pomeriggio!” rispose Irhys. “Io e te dobbiamo sposarci! Quindi te lo ripeto, a te piace il ragazzo dai capelli argentati, sì o no?”. “Non è solo il fatto che mi piace” rispose Aì. “Stiamo insieme e io lo amo!”. “Cambierai idea dopo stasera”. “Contaci che non lo farò!”. Al sentire quelle parole, Irhys prese Aì per le braccia e l’avvicinò a se baciandola sulle labbra. Kei, che guardava da poco lontano, voleva intervenire; ma si fidava di Aì e sapeva che l’avrebbe respinto. Come volevasi dimostrare, infatti, la ragazza si staccò subito da Irhys. “Come ti sei permesso?!” gli gridò contro. “Non preoccuparti” rispose lui. “Dimentica quel ragazzo, lui non è come te! Siete di due razza diverse, non avete speranze di stare assieme! Saluta tuo fratello e i tuoi amici, dì addio a lui e vieni via con me!”. “Te lo puoi scordare amico!”. “Stai facendo l’errore più grave della tua vita!”. “Se la scelta giusta è quella di sposarmi con te e abbandonare Demos, preferisco sbagliare! Ora, se a te non dispiace, vado a dormire!”. Detto ciò Aì si alzò e andò a coricarsi nel suo sacco a pelo vicino ad Angel e Kei, mentre Irhys rimase accanto al fuoco. In quel momento, vedendola avvicinare, Kei fece finta di dormire. Non riusciva a pensare che quello strano ragazzo avesse baciato Aì, la sua Aì. Da dove veniva in verità? Non era possibile che avesse visto la madre di Aì se era morta. A meno che non fosse stata davvero adottata, la questione sembrava poco credibile però. Decise di non pensarci, per il momento, ma era una cosa troppo ossessiva, quanto personale; infondo, era la sua ragazza la promessa sposa di Irhys. Kei già immaginava che quel ragazzo avrebbe annunciato l’arrivo di nuovi problemi. Solo a pensare a questi ultimi si ricordò che quella sera ci sarebbe stata la luna piena. Si alzò dal sacco a pelo e si diresse lontano dai suoi amici. Per fortuna Irhys si era addormentato pure, poco distante dal fuoco; quindi non lo vide. Kei si trasformò in un lupo mannaro. Durante la notte, però, non fece altro che ululare per cercare di levarsi dalla testa il bacio tra Irhys e Aì; poi si addormentò. La mattina lui si svegliò in fretta e si rivestì; poi si ricaricò nel suo sacco a pelo. “Forse non dovrei preoccuparmi tanto” pensò. “Infondo, Aì ama me e lo ha dimostrato ieri sera. Devo fidarmi di più del suo amore.”.

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Capitolo 5
*** 5 nuovi pericoli ***


CAPITOLO 5 NUOVI PERICOLI “Anche se due persone di due razze sono diverse Non c’è differenza fra loro Perché, nonostante non si assomiglino C’è il sentimento dell’amore che li rende uguali sotto gli occhi di tutti…” Il mattino dopo, Angel, Aì, Kei ed Irhys incontrarono altri vampiri. Fino alle tre del pomeriggio ne uccisero 2.347, mancava ancora molto per finire il continente e renderlo sicuro, però. Mentre si stavano riposando, Jigen chiamò sulla trasmittente di Angel. “Sì? … a sei tu zio! Dimmi pure! … davvero? … ok, vi raggiungiamo! Ciao!”. “Chi era?” chiese Irhys ad Angel. “Jigen, mio zio” rispose Angel. “Aveva detto che siccome stavamo lavorando un po’ troppo, dovevamo tornare al bar. Sono tutti lì, manchiamo solo noi! Vogliamo andare?”. In men che non si disse, i quattro ragazzi si ritrovarono al bar “Divertiti per l’ultima volta” assieme agli altri della squadra. Era passato molto tempo dall’ultima volta che c’erano stati; ma non era cambiato nulla. “Ehi! Salve!” li salutarono. “Vi trovo tutti in forma!” esclamò Angel. “Scusate, ma chi è quello?” domandò James indicando il ragazzo accanto ad Aì. “Sono Irhys” rispose l’indicato. “Ho il compito di riportare Aì sul suo pianeta d’origine e… di sposarla.”. “Cosa?!” esclamarono tutti, a parte chi già sapeva tutto. “Ma non può sposarla!” esclamò Buffy. “Lei sta con Kei! Nemmeno il fatto che lui è un lupo mannaro è bastato a dividerli, come pensi di riuscirci tu?!”. “Buffy ha ragione!” esclamò Lupin. “Jigen, per l’amor del cielo! Dì qualcosa anche tu! È tua nipote, l’hai cresciuta come una figlia! Mandalo a quel paese!”. Jigen guardava male Irhys. Per lui, già il fatto che Aì stava con Kei gli dava fastidio, figuriamoci poi se sbucava dal nulla un altro che pretendeva di sposarla! Cosa avrebbe dovuto fare? Tutti però si erano fermati al fatto che Aì dovesse sposarsi, ma non al fatto che lei venisse da un altro pianeta, come sosteneva Irhys. Evidentemente, anche per loro, come per Aì, lui mentiva sul quell’argomento. Alla fine cambiarono discorso e iniziarono a parlare di quanti vampiri avevano sterminato. “Noi in America ne abbiamo uccisi altri 3.499” affermò Kelly. “Noi solo altri 3.513” disse Lupin. “Il merito però è soprattutto di Goemon e della sua spada!”. “In Oceania solamente 2.125” sostenne Takao. “In Euroasia 4.211” disse, fiera di sé e della sua squadra, Buffy. “In Antartide com’è andata?”. “2.347” rispose Kei. “Meglio di quanto mi aspettassi!”. “Quindi, facendo un po’ di conti, dovremmo essere a… 1.969.000.773 vampiri!” esclamò Pam. “Secondo la carta dell’Antartide ne mancherebbero 166.835.989 nel mio continente” disse Aì. “In Oceania ne sono rimasti 44.171.883” disse Takao. “In America 399.234.002” sostenne Kelly. “In Euroasia 459.453.897” disse Martha. “In Africa 899.305.002” “Questi sono gli ultimi rimasti, se li sottraiamo a 1.969.000.773 arriviamo a zero!” esclamò Pam. “Mamma mia Pam!” esclamò Angel. “Come hai fatto a fare quel calcolo? A me tutti quei numeri mi avrebbero mandato in tilt!”. “La matematica mi ha sempre appassionato!”. “Ma tu sei una calcolatrice umana!”. “Grazie! Apprezzo il complimento!”. “Mi sarei preoccupato, se tu avessi detto il contrario!”. Parlando e discutendo, il tempo era passato, oramai si erano fatte le 21:00. Kei ed Aì erano usciti sul lungomare. Camminavano sulla dolce sabbia osservando le persone sedute sui tavolini delle pizzerie, gelaterie, yogurterie… Erano tutte impegnate a mangiare o a parlare. Le luci, che illuminavano l’immenso marciapiede del lungomare, erano coperte dalle gambe delle persone che passavano avanti e indietro. Si sentiva il rumore dell’acqua delle fontane scorrere dolcemente e quello delle onde del mare. C’era qualcuno che cantava in un bar al karaoke. Le stelle illuminavano il manto scuro del cielo di notte, la luna si rispecchiava nel mare ed una lieve brezza si levava e faceva volare i capelli di Aì e Kei. “Che bella serata!” esclamò Aì. “Più che bella direi perfetta” aggiunse Kei. “Perfetta per cosa?” chiese Aì. In quel momento, i due si guardarono in faccia; intanto, al karaoke, una ragazza stava cantando la canzone “My heart will go on” di Celine Dion. “Ascoltami” disse Kei. “Tutti hanno detto che io e te stiamo assieme. Siamo amici dalla prima volta che ci siamo visti, e questo è vero; ma non ci siamo mai messi assieme.”. “Che cosa vuoi dire?”. “Io non mi sono dichiarato a te e questo mi fa andare sui nervi.”. “Non preoccuparti Kei! Io ti amo lo stesso! Non devi dimostrare niente a nessuno, tanto meno a te stesso. In ogni caso, io e te… non so nemmeno io come abbiamo fatto ad arrivare a desiderarci così… voglio dire, ci siamo messi assieme senza dichiarazione e già questo significa che siamo fatti l’uno per l’altra.”. “Aì, ti sei offerta sempre di aiutarmi; già questo dimostrava quanto tu tenessi a me. Ma se vuoi che la nostra relazione duri, mi devi promettere che non ci saranno segreti.”. “Veramente, c’è una cosa che dovresti sapere; però non arrabbiarti, ti prego. Avrei voluto dirtelo prima ma mi mancava il coraggio e visto che ora stiamo parlando e nessuno ci disturba, voglio dirti che Irhys, mentre tu ed Angel dormivate, la scorsa notte mi ha baciata mio malgrado. Io l’ho respinto.”. “So già tutto. Non sono intervenuto perché sapevo che tu non mi avresti tradito e così è stato.”. “Vuoi detto una cosa? Questa storia che io provengo da un altro pianeta mi sembra una montatura! Non ci credo! Non mi sento migliore a nessuno.”. “Per me sei e sarai la migliore ragazza dentro e fuori i confini di Demos!”. In quell’istante, i due videro una stella cadente. Si guardarono negli occhi, che brillavano come la coda della stella; come se ne fosse rimasto un pezzetto all’interno. I due si baciarono e si strinsero in un forte abbraccio. Quella era l’occasione perfetta, soprattutto con il finale della canzone di Celine come sottofondo che rendeva molto più romantica la scena. Nessuno dei due sapeva, però, che sarebbe durata per un istante, perché Irhys fece la sua apparizione e questa volta non era da solo! Con lui c’erano altri due ragazzi. Uno era biondo, con i capelli tirati all’indietro con il gel e aveva gli occhi scuri; l’altro aveva i capelli rosso fuoco come Irhys e anche gli stessi occhi. Sembravano tutti e tre agguerriti; infatti, guardavano Kei, in particolare, come se dovessero pugnalarlo alle spalle. I due innamorati si accorsero troppo tardi della presenza del trio alle loro spalle. “Che bella scenetta romantica!” esclamò quello biondo, alla sinistra di Irhys, divertito; poi aggiunse, rivolgendosi all’altro, “Non lo pensi anche tu Yuri?”. “Già, hai ragione Spike!” rispose l’altro alla destra. “Peccato che non possa durare a lungo!”. “Spike! Yuri! Non esagerate con i complimenti!” ribadì Irhys, insolente. “Che cosa vuoi ancora?!” gridò Aì contro di lui. “Solo te, amore mio!” rispose lui. Kei aveva già preso in antipatia gli altri due e si era trasformato in un lupo. Oramai aveva imparato bene a controllare la sua trasformazione. “Che bel lupo! È il mio animale preferito, sai?” disse Yuri. Kei, per tutta risposta, gli ringhiò contro. “Buono Kei” gli disse Aì. “Guarda tu che ragazza!” esclamò Spike. “Prima è il suo amore e poi lo tratta come il suo cagnolino!”. Il lupo dal pelo argentato, stanco delle critiche, attaccò Spike, ma questo si difese colpendolo con un raggio d’energia. “Kei!” urlò Aì. Corse subito da lui, che intanto si era ritrasformato in umano. “Cosa gli hai fatto?!”. Il ragazzo lupo aveva un fianco insanguinato. Quel raggio sarebbe potuto costargli la vita, se l’avesse colpito al petto per puro caso. “Era solamente un piccolo raggio d’energia!” rispose Spike. “Solo se vuoi, mia futura regina, tu potresti fare di meglio!”. “Regina? Che significa?!” domandò Aì. “Scusa se non te lo avevo detto prima!” si giustificò Irhys. “Tu sei la futura regina del mondo da cui provieni!”. “Mettitelo bene in testa, io sono una demosiana comune; al massimo posso essere la ladra più brava del mondo dopo Fujiko, ma non sono la vostra regina e tanto meno provengo dal vostro pianeta!”. “Cos’è che t’impedisce di credere che tu lo sia?” domandò Yuri. “Te lo dico io, Yuri!” rispose Irhys. “È l’amore che prova per quel ragazzo!”. “Lascia perdere! Ti ho già detto che l’amore tra due mondi diversi non può funzionare! Quel sentimento appanna la mente! Inoltre, voi due siete troppo diversi perché possiate stare assieme!” aggiunse poi rivolgendosi ad Aì, che teneva fra le sue braccia Kei moribondo. “Apri bene le orecchie e ascolta!” esclamò Aì. “Anche se due persone sono di due mondi diversi, di razza diversa o di qualunque altra cosa diversa, c’è un sentimento che li accomuna sotto ogni punto di vista! È qualcosa che tu non puoi capire perché hai gli occhi accecati dall’invidia e dall’odio! Questo qualcosa è il sentimento più bello e profondo di tutti! È l’amore, e io ne provo una quantità indescrivibile per Kei! Lasciateci in pace! Vogliamo vivere senza le vostre stupide idiozie! Io e Kei ci amiamo e niente e nessuno potrà mai dividerci; non è bastato il fatto che è un lupo mannaro- come già vi hanno detto- e non basterete voi! Capito?!”. Il trio nemico rimase un po’ colpito da quelle parole, ma non cambiò atteggiamento. “Ne sei davvero convinta?” domandò Yuri. “Mai stata di più!” rispose Aì fissandoli male. “Allora peggio per te!” esclamò Irhys. I tre ragazzi malvagi se n’andarono e basta, senza lasciare commenti contro la ragazza; lasciando quest’ultima sola ad aiutare Kei a ritornare al bar dagli altri. Le persone sul lungomare si erano agitate per aver sentito il colpo lanciato da Yuri, ma per fortuna poi si avevano ripreso a fare quello che facevano in precedenza senza più badarci. Tornando al bar, Kei cominciò a stare male. “Ah!” urlava di dolore. “Ti prego Kei” gli sussurrò Aì. “Tu sei forte, ce la farai! Resisti; ti prego amore mio!”. “A-aì!” esclamò Kei. “Kei, ti scongiuro, ormai ci siamo quasi! Pensa a qualcosa di bello!”. “N-non credo che il mio compleanno m-mi possa rendere felice.”. “Quand’è?”. “I-il 16 gennaio; fra una settimana. N-non voglio passarlo con la febbre o malato, però!”. “Sarebbe il colmo.”. Nel frattempo, parlando, Kei ed Aì erano arrivati al bar. Angel, Buffy, Jigen e Kelly li videro arrivare e gli corsero incontro. “Cos’è successo?!” esclamò Kelly. “È tutta colpa d’Irhys e dei suoi scagnozzi!” rispose Kei con voce bassa. “State bene? Nulla di grave spero!” esclamò Buffy. “Spike ha ferito Kei!” rispose Aì. “Non so come ha fatto; comunque…”. “Non preoccuparti!” la rassicurò Jigen. “Lo cureremo bene!”. “Con che cosa l’ha ferito?” chiese Angel. “Con un raggio d’energia” rispose Aì. “Quelli non vengono da Demos; era già strano il fatto che potessero volare, ma ora…”. Kei, alla fine, fu portato sul letto della sua camera al palazzo di Lupin. Jigen gli curò come meglio poteva quelle ferite, mentre lui dormiva e Aì gli stava accanto. Passarono cinque giorni, prima che Kei si riprendesse. Lui aprì un occhio, poi entrambi. Aì era sdraiata con la testa sul suo petto, dormiva. Doveva essergli stata vicina per tutto il tempo che dormiva. In quel momento entrò Jigen, senza fare rumore. “Jigen, Aì…” cominciò a dire Kei, ma Jigen gli disse di parlare piano. “È stata vicino a te tutto il tempo che sei stato sdraiato su questo letto” aggiunse poi. “Lo immaginavo” disse Kei. “Come stai?” chiese il ladro al ragazzo. “Meglio” rispose Kei. “Ho solo un po’ di male al fianco; ma, senti Jigen, cosa ne pensi di quell’Irhys?”. “È solamente uno stupido!” rispose il ladro irrequieto. “Se pensa di portarsi via Aì e farle qualcosa, cadrà sotto i colpi della mia magnum!”. Kei lo guardava un po’ spaventato; così Jigen, calmandosi, aggiunse “Ma non credere che non conti anche quello che ti ha fatto!”. “Da quanto tempo Aì vive con te?” domandò Kei a Jigen. “So più o meno i fatti, ma ci sono cose che ancora non riesco a spiegarmi bene su Aì.”. “Aì vive con me da quando aveva compiuto un anno” rispose lui. “Ricordo ancora come andarono i fatti…”. Jigen iniziò a narrare la vicenda. In una stradina di Yokohama, tre adulti stavano parlando. Erano lui, David Aibarat e la moglie Rashika. Stavano discutendo. La donna teneva in braccio una bimba di un anno, che era Aì; mentre David teneva per mano un bambino di tre o quattro anni, ovvero Angel. “Jigen” disse David. “Ti prego, molti parenti si sono trasformati in vampiri! Sei rimasto solo tu. Possiamo affidare solamente a te Aì ed Angel.”. Jigen aveva uno sguardo preoccupato. “Non potete andare!” esclamò poi. “Già pensarlo sarebbe un suicidio!”. “Ti scongiuro Jigen!” lo supplicò Rashika. “Siamo sicuri che con te e gli altri della banda Lupin staranno bene.”. “Non potete andare a combattere contro quei due vampiri!” ripeté ad alta voce il ladro. “Potete anche affidarmi i bambini, ma non potete partire per quella missione!”. David strinse la mano d’Angel e guardò a terra. Jigen lo guardava turbato. “Jigen” disse il signor Aibarat. “Vorrei anch’io stare acanto ai miei figli in questi tempi, ma il mio dovere di presidente me l’impedisce. A proposito, ho deciso che sarà Aì il mio successore, ti prego rivelale ciò solo quando compierà più di venti anni; quando la riterrai pronta e matura per il ruolo! Purtroppo questa è la legge del secondogenito.”. Il ladro annuì. Nel momento in cui i coniugi Aibarat se n’andarono fu un po’ difficile calmare Angel che piangeva a più non posso. “Da quel giorno, Aì ed Angel crebbero in compagnia di me della banda Lupin” disse Jigen. “Nel dicembre del 1998, Aì ed io partimmo per la Terra, che all’epoca veniva considerato il pianeta più bello della Via Lattea. Dovevamo andare a controllare dei contratti delle case cinematografiche con cui avevamo collaborato per fare alcuni film. Dovevamo verificare le caratteristiche di quelli che avevamo girato con la banda Lupin. Vivemmo sulla Terra per un anno e mezzo, ma poi…”. Jigen stava preparando una valigia. Si trovava in una camera d’albergo americano con Aì, che nel frattempo era seduta su una poltrona. “Perché dobbiamo andarcene zio Jigen?” domandò la piccola. “Avevi detto che volevi passare il tuo compleanno con gli altri della banda perché qui non ti piaceva o no?” le chiese Jigen. “Io volevo passare lo scorso compleanno con loro! Adesso devo fare sei anni! Gli amici con cui gioco, hanno detto che a questa età si inizia la scuola elementare qua!”. “Tu però non puoi frequentarla qui. Senti, aspettami cinque minuti in camera; devo andare a prendere una cosa che ho dimenticato allo studio.”. “Va bene.”. Non appena Jigen uscì dall’albergo, quattro uomini entrarono nella camera e rapirono Aì. “Chi siete?” domandò la bimba. “Amici dello zio” rispose uno di loro. “Ha detto che dovevamo accompagnarti in un posto.”. Detto ciò, l’uomo prese la bambina e scappò con gli altri tre verso un laboratorio. Cominciò a fare su di lei delle analisi e guardando i risultati si stupì. “Questa bambina è diversa dagli altri demosiani!” esclamò e tutti gli scienziati si avvicinarono a lui. “Guardate, ha qualcosa d’anormale!” esclamò di nuovo. “Scusate” chiese Aì, rivolgendosi a loro. “Perché dovete fare esperimenti su tutti i demosiani? Cosa volete da quelli come me?”. “Siete l’unico popolo oltre a noi di cui conosciamo l’esistenza” rispose lo scienziato, ovvero l’uomo che l’aveva rapita e gli aveva fatto delle analisi. “Demos, che si trova fra la Terra e la Luna, è stato scoperto di recente, nel 1992; ma nessuno è mai riuscito a ricavare informazioni sugli abitanti quanto sul pianeta. Per questo motivo il governo americano ha deciso di fare delle analisi e degli esperimenti ad ogni demosiano che capitava sulla Terra. Sappiamo inoltre che è un mondo parallelo al nostro e vogliamo ricavare più informazioni possibili sullo stesso pianeta e la gente che lo abita.”. Lo scienziato stava per iniettare una siringa sul suo braccio; quando dal nulla sbucò Jigen, che la liberò e dopo tanta fatica riuscì a portarla via. A quel punto del racconto, Jigen si tolse il cappello. “Lei non ricorda molto” disse Kei. “Probabilmente perché era troppo piccola.”. “No” rispose Jigen. “Non era per l’età. Vedi, noi demosiani, sulla Terra, quando siamo disoccupati o vogliamo fare successo andiamo su quel pianeta per girare film o serie. Dobbiamo, però, stare attenti! Se per caso dovessimo farci male, il dolore che sentiremo sulla Terra diventerebbe il doppio quando torniamo su Demos. Evidentemente, Aì avrà dimenticato qualche particolare dell’incontro con quegli scienziati per questo fatto; non so se mi spiego. Nel suo caso ha dimenticato il doppio delle informazioni che avrebbe dovuto dimenticare probabilmente per lo spavento.”. “Non è poi così grave, vero?”. “Dipende” rispose il ladro. “In questo caso potrebbe essere grave; se quello che hanno detto quegli scienziati fosse vero, Aì potrebbe avere qualcosa in più di noi.”. “Stai dicendo che potrebbe…”. “… venire, anche, da un altro pianeta!”. A sentire quelle parole, Kei rimase sbigottito. Aì poteva essere un alieno! Cercò di non pensarci; non poteva essere vero. Erano così uguali, la pensavano allo stesso modo, avevano gli stessi sentimenti… in pratica, Aì era tale e quale ad ogni demosiano che aveva visto! Le gettò un’occhiata. Stava ancora dormendo. “Scusa Jigen” disse Kei. “Non può esserlo, voglio dire, guardala! È uguale a noi e tu che l’hai cresciuta dovresti saperlo meglio di tutti!”. “Hai ragione” rispose Jigen. “L’unico enigma che rimane è Irhys. Che cosa vogliono lui e la sua banda da Aì?”. “Irhys sosteneva che Aì doveva sposarlo; che doveva tornare a regnare con lui e che l’aveva incaricato la madre d’Aì di venire su Demos a cercarla.”. “Sarà vero?”. “Sì, se sosteniamo l’ipotesi che è un alieno.”. “Forse hai ragione; e poi Aì non ci abbandonerebbe mai, non lo direi se non la conoscessi bene.”. In quell’istante, Aì si svegliò. Vide che Jigen e Kei stavano parlando. Non ricordava cosa stava facendo, però. Ad un certo punto le venne in mente: lei e Kei erano stati attaccati da Irhys e la sua banda, Kei era stato ferito gravemente e lei era riuscita portarlo in salvo in tempo per farlo curare. “Ben svegliata!” esclamarono Jigen e Kei. “Ah!” esclamò a sua volta Aì. “Mi sono addormentata! Kei come…?”. “Si sta riprendendo” rispose lo zio. “Allora come facciamo per la missione?” chiese Aì. “Kei rimarrà qui e tu lo assisterai, mentre l’Antartide lo lasceremo da parte ed Angel si unirà a Takao e James” rispose Jigen. “Cosa?!”. “Kei non si è ancora ripreso del tutto e la stessa cosa vale per te”. “Siete sicuri? E se l’Antartide potrebbe peggiorare?”. “Non preoccuparti, Aì; non succederà!”. Detto ciò, Jigen se n’andò dalla stanza e lasciò soli i due ragazzi, che iniziarono a parlare. “Ormai mancano due giorni” disse Aì. “Per cosa?” domandò Kei. “Per il tuo compleanno. Vedi riprenderti presto o dovremo ricominciare da capo!”. “Io, veramente, vorrei riprendere da dove eravamo rimasti l’altra sera sul lungo mare; se non ti dispiace.”. Questa volta fu Aì ad avvicinarsi a Kei e a baciarlo. Dopo essersi staccati, Aì chiese al ragazzo “Kei, come reagiresti se un giorno io dovessi davvero andare veramente via da te?”. “Ti seguirei in ogni capo dell’Universo!” rispose Kei. Aì sorrise; dopo un po’ lui aggiunse “Quando questa guerra sarà finita, saresti disposta a sposarmi?”. “Sicuro” rispose la ragazza. “Ma non del tutto; dammi un po’ di tempo per pensare.”. “Non preoccuparti! Ci vorranno altri mesi prima di cacciare tutti i vampiri!”. “Hai ragione. Forse è meglio che ora vada, avresti bisogno d’altro riposo.”. “Però, io…”. “Domani gli altri partiranno; potremo parlare ancora, non preoccuparti. Per il momento riposa.”. Aì finì la frase e se n’andò dalla stanza sorridendo a Kei e chiudendosi la porta alle spalle. Il ragazzo si sdraiò sul suo letto e fissò il soffitto finché non gli venisse sonno; come aveva fatto l’ultima volta che aveva dormito nella casa dove andava tutte le notti molto tempo prima quando era brillo. La mattina dopo, il tempo era nuvoloso. La pioggia batteva sulle finestre provocando un fastidioso rumore. Probabilmente avrebbe svegliato tutti gli abitanti della città, parallela a quella terrestre -se pioveva anche lì-, tranne Kei; lui stava ancora dormendo, nonostante fossero le 12:10 am. Al contrario, Aì era sveglia ed era seduta sul suo letto, nella sua stanza. I suoi amici erano partiti alle 6:00 am e lei si era svegliata per salutarli. Adesso sarebbe rimasta sola, insieme a Kei, in un palazzo disabitato; con il pericolo che Irhys, Spike e Yuri avrebbero potuto attaccarla una seconda volta. In quel momento invidiava Kei che stava ancora dormendo beato. Si stava annoiando a casa, così decise di scrivere un messaggio a Kei e di andare a controllare il bar “Divertiti per l’ultima volta”. Fuori pioveva ancora. Era domenica e tutti i negozi erano chiusi. Alcuni avevano le tende da sole bagnate, perché non erano state raccolte. Aì arrivò al bar tutta infradiciata; aprì la porta, entrò e si sedette al bancone. Senza saperlo, occupò lo stesso posto che aveva occupato il 17 agosto del 2016. Prese un bicchiere e l’osservò. Ricordò tutti i momenti passati con i suoi nuovi compagni, quelli della SS, la squadra speciale, che aveva il compito di salvare Demos, il pianeta parallelo della Terra. Il modo in cui si erano conosciuti era un po’ strano; tutti erano stati reclutati dal presidente del continente americano perché erano collegati in qualche modo. Forse perché volevano che Demos ritornasse un pianeta libero, forse perché erano imparentati con i presidenti di alcuni continenti, forse perché erano amici che non ricordavano di esserlo o che si erano divisi… erano tanti i motivi. Smise di fissare il bicchiere, si alzò dal suo posto e si affacciò ad una finestra. La pioggia non accennava a smettere. Aì cominciava ad essere preoccupata per Kei. Lui era solo e lei non gli stava accanto; il trio proveniente da un altro pianeta avrebbe potuto attaccarlo un’altra volta. Se quello scagliato da Spike era solamente un piccolo raggio d’energia, chissà come poteva essere uno potente. Il ragazzo era anche debole dopo l’attacco subito; magari con un secondo avrebbe potuto perdere la vita! Aì non poteva stare lì ferma a pensare; doveva tornare indietro o sarebbe stato troppo tardi. Così, uscì dal bar e si diresse verso il palazzo abbandonato; anche perché era quasi ora di pranzare e avrebbe dovuto preparare da mangiare anche per Kei. Nel frattempo, Kei si era svegliato. Non aveva trovato nessuno a casa, a parte un biglietto che diceva: Sono andata al bar, per qualunque cosa ti servisse raggiungimi lì. Aì. “È andata al bar con questo tempo?!” esclamò Kei. “Ma che aveva nella testa?!”. Il ragazzo si vestì di corsa e uscì di casa dirigendosi al bar. Purtroppo incontrò un’altra volta il trio di Irhys. “Guarda chi si vede!” esclamò Yuri. “Ti riprendi in fretta!” ribadì Spike. “Forse dovrei darti un altro colpo un po’ più potente di quello dell’ultima volta!”. Spike stava per sferrare un altro colpo a Kei; finché Aì non sopraggiunse. Impulsivamente, per difendere colui che ama; si gettò contro il raggio d’energia. Esso, quando la sfiorò ritornò indietro e colpì Spike. “Ma com’è possibile?!” domandò esterrefatto. “Idiota!” gli rinfacciò Irhys. “Lei è la futura regina dell’Universo. È normale per lei rimandare al mittente un colpo solo con la forza del pensiero!”. “Ed è per questo, che deve ritornare al suo pianeta d’origine! Abbiamo bisogno della sua energia!” pensò poi, nella mente. Aì riuscì a riprendersi, grazie anche all’aiuto di Kei. “Voi non vi stancate mai di scocciare la gente?!” domandò al trio nemico. “Che cosa volete, ancora con la storia che io sono la futura regina?!”. “Senti, Aì, abbiamo bisogno che tu torni sul tuo pianeta; anzi sul nostro!” disse Yuri. “Serve il tuo immenso potere!” esclamò Spike. “La vegetazione non cresce più, rischia di morire!”. “Un pianeta che muore?” chiese incredula Aì. “Com’è possibile che non cresca più la vegetazione?”. “Lux, il nostro pianeta, ha subito una mancanza d’acqua dopo che la nostra regina, ovvero tua madre, ha sconfitto Malia!”. “E chi sarebbe?”. “La sorella, tua zia. Voleva impossessarsi del trono, ma tua madre riuscì a respingerla. Purtroppo, durante quella guerra perdette te.”. “Pur di non farti patire sofferenze e non farti ferire; tua madre ha preferito che ti allontanassi da Lux” aggiunse Irhys. “Sapeva che eri l’ultima speranza per il nostro pianeta e così è stato; o meglio dovrebbe essere! Malia ha lasciato il suo successore, tua cugina Caleu, sua figlia; insieme a lei una maledizione che non fa più piovere. Adesso lei ha deciso di riconquistare il pianeta come avrebbe voluto fare sua madre per diventare lei la regina dell’Universo al tuo posto!”. “Tu menti! Mentite tutti e tre!” esclamò Aì. “Queste sono solo bugie! Dove volete arrivare?! Vi ho già detto chi sono e vi ripeto che non sono e non posso essere la vostra futura regina. A proposito, dov’è quell’attuale?”. “Allora ci credi?!” disse Yuri. “No” rispose Aì. “Voglio solo sapere quale scusa inventate ora.”. “Tua madre” raccontò Yuri. “È sparita dopo che la guerra finisse. Andò a cercarti, ma di lei si persero le tracce. Qualche mese fa, poi, i consiglieri di Lux, nonché i più grandi saggi dell’Universo, incaricarono noi tre -insieme ad altri due ragazzi che ora non sono qua- di ritrovarti. Dopo incaricarono ad Irhys di essere il tuo futuro sposo, come aveva lasciato detto tua madre. Ora ti chiediamo se vuoi venire con noi, almeno per salvare il tuo pianeta.”. “Io vi dico ancora che siete dei bugiardi!” esclamò Aì. “Non esiste nessun Lux e nessuna regina dell’Universo. Vi chiedo di lasciarmi in pace definitivamente.”. Detto questo si diresse con Kei verso il palazzo di Lupin. “Cocciuta!” pensò Irhys, mentre faceva segno di ritirata ai suoi amici.

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Capitolo 6
*** 6 la caccia riprende ***


CAPITOLO 6 LA CACCIA RIPRENDE! “Alcune persone sostengono il detto ‘meglio soli che male accompagnati’ Altre quello che dice ‘l’unione fa la forza’ Secondo quello che mi ha detto la mia mamma Non c’è differenza fra loro…” Da quando Aì aveva rifiutato di andare sul pianeta Lux era passato un mese. Per sua fortuna, Irhys e i suoi amici non erano andati ad infastidirli, durante questo tempo. Era il pomeriggio del 14 febbraio dell’anno 2017 a Crotone. Kei e Aì erano nella sala del terzo piano del Palazzo Lupin e parlavano. Era l’unica cosa che entrambi riuscivano a fare insieme da soli. Da quando gli altri della squadra speciale se n’erano andati, entrambi erano diventati più timidi; ma i loro sentimenti non erano cambiati. Ognuno provava per l’altra lo stesso amore che provava prima; inoltre quel giorno era San Valentino. Da qualche parte del mondo, Rei tramava la sua prossima mossa insieme ai suoi scagnozzi. “Ascoltatemi bene” disse al vampiro e al lupo mannaro. “In base alle informazioni che ho ricevuto, ho scoperto che l’Antartide è rimasto l’unico continente che possiamo occupare velocemente. Kei Hiwatari e Aì Aibarat sono stati feriti e ora stanno in un palazzo a Crotone. Purtroppo noi possiamo entrare nella città, ma non possiamo attaccare i suoi abitanti; a meno che non siano loro ad attaccarci per primi. Questo è il piano: Cody, tu andrai a dire a tutti gli altri vampiri nel mondo che dovranno trasferirsi in Antartide, dove organizzeremo un attacco a sorpresa; Duke, tu andrai a trovare Kei ed Aì. Sono sicuro che appena ti vedrà, Aì ti attaccherà; allora tu potrai attaccarla e portarla dalla nostra parte. Sono sicuro che non le dispiacerebbe diventare un lupo mannaro come il suo adorato Kei.”. “Ottima idea, capo!” esclamò Duke. “Molto bene” annuì Rei. “Allora mettetevi all’opera. Ah! Dimenticavo! Vorrei conoscere Irhys anche, il tizio che ha aggredito Kei.”. “Glielo porterò qua appena avrò finito il mio incarico!” esclamò Cody. “Andate, dunque” disse Rei. Nel frattempo, in America, Kelly, Sheila, Tati, Morea, Rea e Martha avevano fatto fuori altri 4.098 vampiri. “Uffa!” esclamò Martha. “Non stiamo facendo altro che uccidere vampiri da quando siamo partiti da casa! Mi sono stancata!”. “Calmati” le disse Morea. “Ricordati che la nostra missione è proprio quella di uccidere i vampiri per difendere il pianeta Demos! Non possiamo tirarci indietro! Abbiamo ucciso solo 21.227 vampiri! Dobbiamo ammazzarne altri 1.968.996.675.”. “È una parola…”. “Dai sorellina, non preoccuparti! Vedrai che riusciremo nella nostra missione!”. “Sì, ma poi? Cosa faremo se Demos dovesse venire attaccato un’altra volta da mostri peggiori dei vampiri?!”. “Guarda il presente; aspettalo il futuro.”. “Ragazze” disse Sheila. “La mia mappa digitale ha avvistato 10.486 vampiri!”. “Sono troppi!” esclamò Tati. “Non possiamo; non né abbiamo mai affrontato così tanti!”. “Dobbiamo farlo, però” disse Kelly. “Forza andiamo!”. Le sei ragazze attaccarono i vampiri. Lottarono contro di loro; per loro fortuna erano disarmati (a parte i denti), così fu più facile ammazzarli. Impiegarono due giorni, circa; ma alla fine ebbero la meglio. Purtroppo, erano un po’ malconce. “Quanti ne mancano?” chiese Rea, stanca morta. Erano tutte sdraiate a terra, a parte Morea e Kelly che cercavano di montare una tenda per la notte, visto che si era fatta sera. “Ne mancano 1.968.986.189” rispose Kelly. “La tenda è pronta. Entriamo, così ci riposiamo. ”. Le ragazze entrarono, s’infilarono nei loro sacchi a pelo e iniziarono una conversazione. “Ragazze” disse Tati. “Non per qualcosa, ma in quale zona dell’America ci troviamo? Nord, sud, ovest o est? O al centro?”. “Secondo la mappa, nella zona nordica” rispose Sheila. “Però, secondo voi perché la mia segnala questi spostamenti di vampiri verso sud?”. Tutte controllarono le proprie mappe. “Non è solo la tua!” esclamò Martha. “Già, li segnalano anche le nostre!” esclamarono le altre. “Sapete cosa significa, vero?” domandò Sheila. “Certo” rispose Morea. “Significa che sta succedendo qualcosa di strano; se i vampiri si spostano tutti da una parte, vuol dire che stanno organizzando qualcosa!”. “Provate a mettere la modalità mondiale della mappa!” esclamò Rea. “A quanto pare, tutti i vampiri si stanno dirigendo verso l’Antartide!”. “Probabilmente perché sapranno che adesso è incustodito!” affermò Kelly. “Dobbiamo avvisare gli altri!” consigliò Tati. Detto questo, la ragazza prese il suo trasmettitore e mandò un segnale di soccorso a tutti gli altri elementi della SS. Ognuno richiamò alla radio delle sei ragazze e queste le avvisarono del pericolo che sarebbe potuto esserci. Tutti avevano avuto la stessa idea: Rei e gli altri vampiri potevano attirarli in trappola e colpirli tutti assieme. Dato l’allarme, decisero di ritrovarsi a New York. “Oddio!” esclamò Lupin. “Questa non ci voleva! Già è complicato ucciderne mille o duemila, figuriamoci un milione alla volta!”. “Fortuna che ce ne siamo accorti!” esclamò Sheila. “Sapete cosa significa, vero?” domandò Buffy. “Sì” rispose irritato Lupin. “Che dovremo sciropparceli tutti noi! Almeno, Aì e Kei sono al sicuro. A proposito, non abbiamo più avuto notizie di loro due! Ormai è un mese che li abbiamo lasciati soli!”. “Non è stato prudente!” esclamò Dalila. “Che cosa vuoi che facciano, scusa?” chiese Takao. “Infondo sono adulti e vaccinati!”. “È proprio questo il nocciolo della questione!” rispose la barista. “Chissà cosa potrebbero aver fatto in nostra assenza! Da loro è il giorno di San Valentino! Magari avranno fatto… ehm, ehm… avete capito cosa intendo, no? I giovani d’oggi sono questi; non sai mai quello che ti puoi aspettare da loro!”. A sentire le parole di Dalila, tutta la squadra rimase di sasso. Jigen sembrava che stesse scoppiando da un momento all’altro, Angel era rimasto traumatizzato solo al pensiero di quello che avrebbero potuto fare e Pam altrettanto. Conoscevano i due benissimo, ma a volte si dice che nessuno può conoscere una persona abbastanza bene nonostante ci viva da un’eternità assieme. Kei ed Aì erano dei ragazzi responsabili; secondo Takao non avrebbero fatto niente di male, ma chi poteva dirlo visto che erano lontano da loro? A Pam ed Angel venne in mente di chiamarli, per avere notizie. Il telefono al Palazzo Lupin squillava. “Kei!” esclamò Aì. “Puoi rispondere tu? Sono sotto la doccia!”. “Sì, certo!” rispose Kei, mentre si dirigeva verso il telefono sbadigliando per l’insonnia. La sera prima, entrambi avevano visto un film fino a tardi, perciò erano assonnati. Kei più d’Aì. “Pronto?” chiese rispondendo al telefono. “Ah! Pam sei tu! Pensavo… come? ... sì stiamo bene. Ieri sera, però, io ed Aì…”. Pam al sentire l’ultima frase del fratello si paralizzò. Angel, nel vederla, si preoccupò. La poliziotta si riprese tuttavia a parlare con il fratello. “Scusa Kei, stavi dicendo?” chiese parlando all’apparecchio. “Ahw! Ah! Sì! Ti stavo dicendo che andava tutto bene… ahw!” rispose Kei. “Perché hai quella voce da uno che non ha dormito?”. “Ieri io ed Aì ci siamo visti un film di notte; è durato tre ore, quindi, siccome si stava facendo giorno, abbiamo preferito rimanere alzati e non andare a dormire.”. “Nient’altro?”. “A meno che non abbia perso la memoria, non è successo nient’altro; perché?”. “Ehm… no… dicevo così, tanto per dire…! Sai… è San Valentino e pensavamo, cioè pensavo che foste usciti assieme!”. “Sei sicura?”. “Sì e poi erano tanti giorni che non sentivamo né te e né Aì e c’eravamo preoccupati anche che vi fosse successo qualcosa. Tutto qui! Visto che state bene, non c’è bisogno di preoccuparsi quindi. Volevo dirti, poi, che probabilmente Rei e gli altri vampiri si stanno dirigendo verso l’Antartide per organizzare un attacco contro di noi; state attenti!”. “Non preoccuparti. Fino a quando io e Aì saremo insieme, non ci capiterà nulla.”. Detto ciò, Kei riattaccò il telefono e tornò nella sala dell’appartamento. Aì stava uscendo dal bagno, quando lo incrociò; lui la fissava. Il ragazzo divenne improvvisamente nervoso: Aì era andata da lui in accappatoio e lui la stava a fissare come uno scemo? Doveva essere proprio un insensibile! Come faceva a rimanere in quel modo di fronte una ragazza in accappatoio, che per di più era Aì?! La ragazza, intanto, lo guardava stranamente. Pensava a cosa poteva essergli preso per fargli assumere quel comportamento. “Kei? … va tutto bene?” gli domandò. Kei ritornò in sé. “Sì” rispose velocemente. “Non… voglio dire, va tutto bene… sì.”. “Non sarà il fatto che sono in accappatoio a farti assumere quel comportamento nervoso?”. “Cosa? No, non è quello.”. “Se vuoi, mi cambio.”. “No, no… ehm, voglio dire, non sei costretta… insomma, se ci tieni a cambiarti vai pure…”. Kei si sentiva in imbarazzo. Probabilmente non se n’era accorto; ma era rosso come un pomodoro, forse anche più d’Aì quando aveva il suo stesso stato d’animo. Lei se n’accorse; infatti, si avvicinò a lui, che nel frattempo si era seduto sul divano. Gli si sedette accanto e lo guardò negli occhi. Kei si agitò di più. “Ma cosa sto facendo?!” pensava il ragazzo. “Mi sembra di essere un cretino! Stavo anche per fare la figura del pervertito! Che cosa mi prende? Se continuo così va a finire che… che…”. A Kei venne in mente il fatto che Aì potesse lasciarlo per il modo in cui si comportava in quel momento e potesse scappare via da lui con Irhys su Lux. Aì lo fissava ancora. “Sei sicuro di stare bene?” gli domandò. “Aì” disse lui. “Tu… insomma… perché ti piaccio?”. “Kei…” cominciò a dire lei. “Io, in pratica tu… mi sei piaciuto perché…”. “Ti sono piaciuto? Che vuol dire ‘ti sono piaciuto’?”. “No, aspetta; non fraintendermi. Mi piaci ancora, probabilmente più di prima.”. “Ma non mi hai risposto alla prima domanda.”. “Perché non c’è una risposta. Mi sono innamorata di te per il semplice fatto che sei unico.”. “Però, al bar, mi hai trattato solo da amico.”. “Kei, io ho capito che ti amavo solo dopo che anche tu me l’hai dimostrato.”. “Quando ti ho liberato dalla cella?”. “No, quando hai scritto quei pensieri su un foglio. Stavo rubando la SG1, quando proprio quel foglio mi distrasse. Forse anche la sera che abbiamo fatto quella passeggiata quando ti ho consegnato quel pezzo di stella…”. “Allora tu hai letto…”. “Io non volevo violare la tua privacy, ma avevo letto il mio nome su quel foglio e poi non sapevo che fosse la tua camera. La notte stessa, poi, siamo usciti, ti ho conosciuto meglio e… quando sono tornata a casa ho capito che mi ero innamorata di te.”. Kei abbracciò forte Aì. Questa volta fu lei a stupirsi. Kei si fermò un attimo. “Cos’hai?” gli chiese. “Ti amo!” rispose Kei; poi baciò Aì e ricominciò a stringerla a sé. La ragazza non rimase ferma; abbracciò anche lei il ragazzo. A New York, i sedici membri della SS si erano riuniti in un parco e discutevano. “Ragazzi” disse James. “Bisogna fare qualcosa in proposito. Qualcuno deve andare a Crotone a vedere come stanno Kei ed Aì; se si sentono meglio possono raggiungerci. Uno di voi dovrà venire con me in Antartide, mentre gli altri continueranno la caccia ai vampiri separati. Credetemi, ormai per fermarli, è meglio attaccarli divisi; in questo modo ci sbrigheremo prima per intercettare i gruppi ed evitare che si riuniscano tutti.”. “Io andrò a Crotone” disse Angel. “Andrò a vedere come stanno Aì e Kei.”. “Dillo che hai i miei stessi dubbi!” esclamò la barista. “Ma no!” esclamò Angel a sua volta con una faccia di uno che era stato letto nel pensiero. “Sono preoccupato per loro e basta.”. “Se lo dici tu!”. “Io verrò in Antartide con te, James” disse Pam. “Molto bene” acconsentì James; poi si rivolse verso Jigen. “Jigen, tu dovrai fare un’altra cosa. Per il bene di Aì dovrai trovare Irhys e parlarci a tu per tu. Il signor Mizihara mi ha raccomandato di assicurarmi che ogni elemento della squadra speciale sia protetto.”. “Conta su di me” rispose Jigen. “Lo farò per la squadra, ma soprattutto per il fatto che Aì è mia nipote.”. Una volta accordatisi, i membri della SS si diressero in direzioni opposte. Jigen aveva un compito particolarmente complicato. Trovare Irhys, infatti, non era facile come bere un bicchiere d’acqua; perciò iniziò il prima possibile le ricerche. Il ragazzo che lo zio di Aì doveva trovare era intanto riunito con la sua squadra al completo. C’erano Spike, Yuri, Ryan e Chris oltre a lui. “Ho un nuovo piano” disse Irhys. “Il problema è che bisogna attirare Kei fuori dalla casa dove per il momento sta con Aì. Io andrò da Aì e questa volta la convincerò a ritornare su Lux; una volta per tutte! Mi serve solo il vostro aiuto, posso contare?”. “Non preoccuparti Irhys” disse Ryan, un tipo un po’ arrogante, biondo e con gli occhi azzurri. “Attireremo Kei in trappola noi, così tu puoi entrare in casa.”. “Sì” acconsentì Irhys. “Ci sarebbe solo un piccolo problema, che in realtà potrebbe sorprendervi. Qualunque cosa succederà a Kei, non preoccupatevi.”. “Scusa” disse Chris. “In che senso, non dobbiamo preoccuparci?”. “Fidatevi di me” rispose Irhys. “E riavrete una regina e… anche un re.”. Finita la frase uscì. Da New York, tutti i componenti della squadra erano partiti a caccia di vampiri, Angel aveva deciso di temporeggiare e aspettare un giorno prima di partire. Jigen, invece, non aveva perso tempo. Ormai tutta la squadra si era divisa e forse più in là nel tempo si sarebbe riunita; perché anche se le loro strade erano diverse, il loro obiettivo restava sempre lo stesso: liberare Demos. Pam e James erano arrivati in Antartide e cominciarono ad esplorarla. “Qui non c’è ancora nulla di anomalo” affermò James. “Bisogna cambiare posto.”. Pam si sentiva un po’ insicura; ma non sulla missione di trovare il gruppo di vampiri con Rei, perché era da qualche tempo che si era accorta di provare qualcosa per James. Un uomo con i capelli neri e un po’ rossi, gli occhi verde smeraldo, un carattere simpatico, il suo tipo ideale in poche parole. Anche lei, come Aì, non aveva la cotta facile; non s’innamorava subito di una persona, si accorgeva che le piaceva solo dopo aver passato un po’ di tempo con lei. “Senti James” gli disse. “Forse tu non te lo saresti mai aspettato da me; io…”. “Non preoccuparti” la interruppe lui. “Se ti hanno corrotta una volta o due, non è un caso tanto grave.”. Per Pam era un ragazzo affascinante; peccato che non pensava all’amore. La poliziotta, però, aveva deciso di conquistarlo. “No” rispose Pam. “Io mi sono innamorata di te.”. James rimase quasi impassibile all’inizio. “Pam” disse poi. “Non è per qualcosa; ma siamo in una guerra e preferirei non pensare all’amore in questo momento. Anche tu sei una bella ragazza, non dico di no; ma ora non è possibile che io e te ci mettessimo insieme.”. La ragazza ci rimase un po’ male, ma non lo fece notare. “Ho capito” rispose. “Non sarà per questo motivo che hai voluto seguirmi fin qui, vero?” le domandò James. Pam arrossì un attimo, poi si riprese e rispose alla domanda. “No”. “Sicura?”. “E va bene, è vero, hai ragione tu. Sono venuta qua con te perché mi ero infatuata di te.”. “Dai andiamo” le disse il ragazzo mettendole una mano sulla spalla. “Infondo, non ho mica detto che non mi piaci! Ho solo detto che fino a quando ci sarà la guerra contro i vampiri; non ho intenzione di innamorarmi. Adesso diamoci una mossa! Prima li cacciamo dai piedi e prima potrai avere una mia risposta.”. Pam si sollevò di morale. Così, i due si incamminarono per cercare il gruppo con il capo. Mentre stavano cercando, Cody li avvistò. Il vampiro aveva appena finito la sua missione di dire a tutti quelli della sua specie di recarsi in Antartide; si trovava là perché aveva comunicato a Rei di aver finito la sua prima missione e in quel momento si stava dirigendo alla ricerca di Irhys. Siccome aveva visto due membri della SS, però, decise di fermarsi. “Guarda chi sono venuti a farci visita!” esclamò. I due della squadra speciale si voltarono verso il punto in cui proveniva la voce e trovarono Cody. “Che cosa vuoi?!” esclamò a sua volta James. “Veramente dovrei chiederlo io a voi” rispose il vampiro. Ad un tratto, tre vampiri li bloccarono. “Portateli da Rei” ordinò Cody, mentre i due ragazzi cercavano di liberarsi. “Lui saprà cosa farne.”. Buffy, Kelly e tutti gli altri avevano già bloccato sette o otto gruppi di vampiri. Tutti, a parte Dalila e Takao, erano partiti soli. Al Palazzo Lupin, Aì e Kei erano ancora abbracciati sul divano; la prima non si era ancora cambiata. “Kei” disse lei. “Forse sarebbe meglio che io ora andassi a cambiarmi.”. “Oh! Scusa!” esclamò Kei. “È colpa mia. Ti ho intrattenuto e…”. “Non fa niente” lo perdonò Aì, interrompendolo. “Non è il caso di farne un dramma, Kei. Il fatto è che mi sento più a mio agio con i vestiti; senza offesa…”. “Non preoccuparti. Ho capito cosa intendevi dire.”. Aì andò nella sua camera a cambiarsi, mentre Kei aspettò in salotto. In quel momento, qualcuno bussò alla porta. Il ragazzo andò ad aprire e trovò Ryan; il primo non conosceva il secondo, mentre Ryan sapeva chi era Kei. “Tu sei Kei Hiwatari?” gli chiese fingendo di non averlo mai visto. “Sì” rispose Kei. “Che cosa vuoi?”. “Puoi venire con me cinque minuti sotto casa?”. “Per quale motivo?”. “Vorrei che tu mi aiutassi per una cosa.”. “D’accordo.”. I due uscirono di casa. Personaggi nuovi: -Ryan: 21 anni, amico di Irhys e i suoi seguaci, viene dall’anime “Mewmew amiche vincenti” dove interpreta appunto Ryan. -Chris: 22 anni, amico di Ryan e socio di Irhys e la sua banda, è stato preso dall’anime “Ufo baby” e in realtà Kanata con un carattere più menefreghista.

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Capitolo 7
*** 7 il gioco delle parti ***


CAPITOLO 7 IL GIOCO DELLE PARTI “Se qualcuno potesse dirci cosa prevede il futuro Sarebbe molto più facile prendere le nostre decisioni Perché in questo modo Sapremo cosa ci attende…” Kei e Ryan arrivarono al portone del palazzo, dove incontrarono gli altri tre della banda d’Irhys. “Ma voi due siete Spike e Yuri!” esclamò Kei; poi si rivolse agli altri due. “Allora anche voi due state dalla loro parte!”. “Loro sono Ryan, quello che ti ha preso, e Chris, il tizio bruno accanto a noi” disse Yuri. “Mi dispiace per te, ma ora dobbiamo tenerti nascosto; finché il nostro capo non deciderà cosa fare.”. “Ma io so già cosa fare!” esclamò una voce alle loro spalle. Era proprio Irhys. “Prenderò le tue sembianze, Kei” disse. “E tu prenderai le mie. Così facendo, la tua Aì verrà con noi cinque –ovviamente intendo con me e la mia banda- su Lux a riprendere il suo posto da regina e io… (a questo punto si avvicina a Kei, che era tenuto dai soci di Irhys) quello di re!”. “Non lo farai!” esclamò Kei. Irhys era vicinissimo a Kei. Lo fissò negli occhi e per un istante l’abbagliò. Quando si risvegliò, il ragazzo non si sentiva più lui. Non era più tenuto fermo dai soci d’Irhys; era stato legato e imprigionato in una gabbia, per di più i quattro lo guardavano. “Cos’è successo?” chiese. “Nulla di grave” rispose Spike. “Se tutto va male ritornerai come prima.”. “Dove sono?” chiese ancora. “Sei nel nostro quartiere generale.”. “Che si trova?”. “Ah! Ah! Ah! Sei troppo curioso! Non posso dirti tutto; credi che io sia scemo?”. “Spike!” esclamò Chris. “Ormai sono le 22:00! Dovrebbe assumere quelle sembianze!”. “Quali sembianze?!” domandò Kei. Non gli diedero risposta. Il ragazzo cominciò a sentirsi ancora più strano, come se il suo corpo stesse mutando. In effetti, era proprio quello che stava facendo! Lui si stava trasformando… in Irhys! I suoi capelli iniziavano a diventare rossi; il suo corpo diventava diverso rispetto al solito. “Cosa mi sta succedendo?!” esclamò improvvisamente. “Oh! Non te l’abbiamo ancora detto!” esclamò a sua volta Yuri. “Trenta minuti fa, Irhys ti ha abbagliato. Facendo in quel modo ha fatto sì che tu diventassi lui e lui te. L’unico modo che ti permetterà di ritornare te stesso, è che Irhys decida di ritornare com’era prima. In casi estremi, se Aì dovesse accorgersi entro ventiquattro ore che in realtà quello che sta andando da lei non sei tu, allora potrai tornare sicuramente il vero Kei.”. “Allora Irhys è…”. “È andato a casa tua per convincerla a tornare.”. “Oh no! Liberami ti prego!”. “Mi dispiace, no. Neanche trasformandoti in lupo mannaro potrai scioglierti, perché quelle con cui sei legato sono corde resistentissime. Non potrai neanche uscire, poi, da quella gabbia; rassegnati.”. Nel frattempo, al Palazzo Lupin, Irhys stava entrando in casa sotto le spoglie di Kei. Aì stava stirando una sua maglietta; intanto che Irhys aveva preso le sembianze di Kei, si era vestita. In quell’istante, al ragazzo venne in mente un’idea. Si avvicinò ad Aì e la strinse a sé; poi cominciò a baciarla sul collo. La ragazza non sapeva ancora che in realtà quello che appariva Kei era Irhys, così non fece niente; si girò solamente verso di lui. “Ehi!” esclamò. “Kei! Che ti prende?!”. “Niente” rispose Irhys. “Ho solo voglia di baciarti.”. “Ora no, dai! Non vedi che ho da fare?”. Irhys ricominciò a baciarla, mentre stavolta Aì era girata e lo guardava. Lo fermò. “Kei! Aspetta!” esclamò di nuovo. “Ti ho detto che ho da fare!”. “Avanti” l’invogliò Irhys. “Non ti costa nulla!”. Irhys ricominciò a baciare Aì e questa volta anche lei contribuì. Lui la portò nella stanza di Kei e la fece stendere sul letto e si sdraiò sopra di lei; poi continuò di nuovo a baciarla e ad abbracciarla. “Kei, aspetta un attimo!” esclamò Aì, un po’ preoccupata. “Cosa stiamo facendo?”. “Nulla di male” rispose Irhys. “Ci stiamo solo baciando, tutto qui! Non dirmi che hai paura!”. “No, ma…”. “Non preoccuparti inutilmente! Io e te stiamo assieme; ti ho già detto che non fa niente. Andiamo!”. “No, Kei. Non voglio!”. Aì tentò di sollevarsi; ma Irhys la bloccò. “Ehi!” le disse. “Ti ho già detto di no!”. “Si può sapere che ti succede?!” gli chiese. “Il Kei che conosco non si sarebbe mai comportato così!”. Irhys ricominciò a baciarla. “Dai! Sono sempre lo stesso!” rispose lui. “Lo stesso che prima era in imbarazzo perché mi ha visto in accappatoio?” gli domandò lei. “Sì, certo.”. I due ripresero a baciarsi. Irhys, intanto, cominciava a spogliare Aì e lei la stessa cosa con lui. Il vero Kei, che si trovava ancora nel nascondiglio di Irhys e la sua banda, si era trasformato in lupo. Anche in quello stato si sentiva diverso. Continuava ad ululare, con la speranza che Aì sapesse riconoscere lui da Irhys. Era disperato; voleva fare qualcosa, ma non aveva nessuna idea in mente. Non sapeva dov’era e per di più non sapeva cosa stesse facendo Aì, la ragazza che aveva sempre amato. Ripensò a tutti i momenti che aveva passato con lei. Più erano belli i ricordi e più forte ululava. Ricordò quel giorno che l’aveva incontrata al bar, quando le aveva permesso di fuggire di prigione, quando l’aveva salvata da Cody e Duke e poi l’aveva ospitata e si era preso cura, quando avevano dormito nello stesso letto… Ryan e Chris, siccome non sopportavano che ululasse in continuazione, volevano ucciderlo; ma non lo fecero grazie a Spike e Yuri che li fermarono. Per fino questi ultimi due si erano commossi nel vedere un lupo piangere di dolore. Yuri gli si avvicinò; Kei era accasciato al suolo e aveva smesso di ululare. Il ragazzo dai capelli rossi gli accarezzò il manto per consolarlo e gli sussurrò di non preoccuparsi, perché presto o tardi sarebbe riuscito a liberarlo facendolo tornare sé stesso. Il ragazzo lupo neanche ci contava più di tornare normale. Aveva perso ogni speranza. Senza Aì si sentiva insignificante. Solo lei riusciva a farlo sentire utile, perché lei lo amava; più lui ci pensava e più stava male. Pam e James erano ancora in Antartide, anche loro legati, dentro una cella, e sorvegliati da Cody; quest’ultimo aveva rifiutato l’incarico di cercare Irhys, siccome aveva altri impegni. “Accidenti!” esclamò Pam. “Se avessi avuto più furbizia avrei potuto capire che era una trappola!”. “Se continua così” disse James. “Se questa guerra non finirà più, andrà a finire che non mi sposerò mai!”. “Meno male che non ci volevi pensare all’amore!”. “Volete tacere un po’, voi due!” esclamò irritato Cody. “Ti prego” lo supplicò Pam. “Cody devi liberarci!”. “Perché dovrei?” domandò il vampiro. “Dì la verità” gli disse la ragazza. “Anche tu vuoi essere libero!”. “Io sono già libero!”. “Tu sei schiavo della tua natura! Essere un vampiro ti rende schiavo di Rei!”. “Tu cosa ne sai?”. “Ho parlato con Angel. Mi ha raccontato come si sentiva quando era al servizio di Rei. Perché non vuoi unirti a noi come ha fatto lui?”. “Per il semplice fatto che non si può! Rei ci darebbe la caccia per sempre e ci ucciderebbe!”. “Se ci liberi, ti porteremo al sicuro, al Palazzo Lupin.”. “Come?”. “Lascia perdere” disse James. “È fiato sprecato! Non ti ascolterebbe!”. Per gran sorpresa di James, Cody liberò i due ragazzi. “Adesso ditemi come mi porterete via da qui” disse Cody. I due presero il vampiro da due braccia, attivarono la loro cintura e presero il volo verso l’Europa. Al Palazzo Lupin, Irhys e Aì erano coricati nel letto, coperti e nudi. Erano le 09:30. Erano abbracciati l’uno all’altra; la ragazza dormiva ancora. “Fino ad ora va tutto bene” pensò Irhys. “Ho ancora l’aspetto di Kei e ho convito Aì a venire a letto con me. Non potrei chiedere di meglio per il momento!”. “Kei” disse Aì. “Sei già sveglio?”. “Sì” rispose Irhys. “Se vuoi, puoi dormire ancora; non preoccuparti.”. “Senti, perché l’abbiamo fatto?”. “Come?”. “Perché tu sei voluto andare a letto proprio ieri notte; quando potevamo anche essere attaccati da Irhys?”. “L’hai voluto anche tu; ma a proposito di Irhys, cosa pensi di fare? Andrai su Lux?”. “No, io non voglio lasciarti! Non m’importa di quello che sta succedendo su quel pianeta, sempre se esiste; anche se dovesse cadere, io ti amerò lo stesso!”. Aì l’abbracciò. Irhys s’immerse nei suoi pensieri. Per quale motivo stava facendo tutto questo ad Aì? Perché la stava illudendo? Il ragazzo che l’aveva portata a letto non era Kei, ma lui. Era disposto a tutto pur di sposarla, tornare sul suo pianeta, salvarlo e governarlo insieme a lei; ma per quale motivo doveva prenderla in giro? “Aì” disse piano. “Io ti devo parlare.”. “Dimmi, allora” disse Aì. “Lo sai che possiamo dirci tutto.”. “Se io dovessi venire con te su Lux, cosa faresti?”. “Con te andrei ovunque!”. Irhys si alzò e si rivestì velocemente. “Dove vai?” gli chiese la ragazza. “Io…” rispose Irhys. “Devo andare da una parte. Ti prego Aì, cerca di capirmi, è urgente!”. “Quando torni?”. “Il prima possibile, te lo prometto!”. Irhys se n’andò dal palazzo, lasciando Aì di stucco. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa. Era così diverso rispetto i giorni passati e lei quasi non lo riconosceva più; cosa poteva essergli successo? Duke, nel frattempo, si stava dirigendo al Palazzo Lupin; quando incontrò Irhys, sempre visibile come Kei. “Kei!” esclamò. “Che sorpresa! Cosa ci fai qui?”. “Nulla che ti riguardi, Duke” rispose Irhys. Irhys, essendo diventato Kei, poteva usufruire dei suoi ricordi anche, oltre che dei propri; per questo motivo conosceva Duke, però non poteva diventare un lupo mannaro. “Che carattere!” esclamò di nuovo Duke. “Cos’è? Ti sei alzato con la luna storta? Oggi non è piena.”. “Poco spirito” disse Irhys. “Dimmi tu, piuttosto, cosa ci fai di fronte il palazzo.”. “Stavo giusto cercando te e Aì.”. “Per quale motivo?”. “Così, tanto per fare qualcosa. Non hai idea di quanto ci si annoi in questi giorni.”. “Ma davvero? Senti un po’, io non ho tempo da perdere con uno come te; torna un’altra volta!”. Detto ciò, Irhys si teletrasportò nel luogo dove Kei era tenuto prigioniero. Arrivato lì, entrò nella porta di un vecchio supermercato. Duke, alla fine, l’aveva trovato e seguito. All’interno, Irhys stava parlando con i suoi amici; quando Duke entrò. “Oh no!” esclamò Irhys. “Ancora tu! Si può sapere cosa vuoi ancora?”. “Niente di nuovo” rispose il mezzo lupo. “Mi sembra strano il fatto che tu possa teletrasportarti. Vorrei solo… (Duke notò che nella gabbia alle spalle di Irhys c’era un lupo argentato) ma quello non sei tu?”. “Cosa?” domandò Irhys. “Quello è un lupo selvatico!”. “Ma guarda un po’! Ho saputo che tu quando ti trasformi in un lupo diventi uguale a lui!”. “Ti hanno informato male! Prendetelo ragazzi!”. Di tutti e quattro, solo Chris e Ryan attaccarono Duke, mentre gli altri due guardarono la scena. Irhys se n’accorse e si avvicinò a loro. “Ho detto di attaccare!” gridò. “Non crediamo sia una buona idea!” rispose Yuri. “Irhys, noi avevamo il compito di riportare la principessa sul nostro pianeta; non uccidere i demosiani! Che razza di principe vuoi diventare, scusa?!”. “Sono io che prendo le decisioni, non tu!” affermò Irhys. “Ora vai e combatti contro Duke!”. Il vero Kei, dall’interno della gabbia, guardava ciò che succedeva. Ad un tratto, gli vennero in mente dei ricordi. Vedeva nella sua mente un bambino dai capelli rossi ed un uomo che parlavano con quattro donne. Queste dicevano al bimbo che sarebbe diventato il futuro re, come la regina aveva stabilito. L’uomo gli raccomandava di ritrovare la legittima erede al trono non appena compiuti i 18 anni per poter far tornare la felicità e la pace su Lux. Quei ricordi dovevano appartenere, probabilmente, ad Irhys di quando era piccolo. Solo dopo averli visti, poteva capire per quale motivo si comportava in quel modo. Dunque, il pianeta Lux esisteva davvero ed era veramente in una situazione poco piacevole. Le sei persone che aveva visto e sentito parlare si trovavano in una zona deserta di fronte un castello, dove gli alberi erano spogli e l’erba non cresceva; un posto peggiore dell’Antartide, quando l’aveva visto con Aì ed Angel. Jigen stava ancora cercando Irhys. Si trovava nella Basilicata, quando consultando la mappa notò qualcosa di strano. A Crotone, sullo stesso punto erano segnalati sia Kei che Duke; così andò a controllare. Non era passato molto tempo che era già arrivato sul posto per vedere la scena. “Ma che succede?!” gridò vedendo la scena. “Cosa state facendo?!”. Tutti si fermarono nel vederlo. “Jigen!” esclamò Irhys. “Meno male che sei arrivato! Volevano attaccarci tutti assieme! Per fortuna con me c’erano questi due ragazzi (disse avvicinandosi a Chris e Ryan). Se non fosse stato per loro, chissà come sarebbe andata!”. Kei, nella gabbia, cominciò ad agitarsi e Jigen lo notò. Aveva l’impressione che volesse dirgli qualcosa. “Quello chi è?” domandò. “È solo un lupo che appartiene ai miei due amici” rispose Irhys. “Non preoccuparti, stasera non esisterà più; lo uccideranno.”. Jigen si avvicinò alla gabbia dell’animale. “Siamo sicuri?” chiese. “Certo” rispose Chris. “L’ho catturato perché volevo mangiarlo a cena.”. “Kei” disse il ladro rivolgendosi a quello che per lui era Kei. “Dov’è Aì? Non doveva essere con te?”. Il lupo tese le orecchie e Jigen se n’accorse. “Aì è a casa che dorme” rispose Irhys. Il lupo iniziò a ringhiare; non poteva immaginare cos’era successo alla sua ragazza, ma sapeva che non era sicuramente nulla di buono. “L’hai lasciata sola a casa?!” esclamò Jigen. “Stai tranquillo!” rispose Irhys. “Non le può capitare nulla di male!”. “Tengo ad aggiungere che io non centro niente con questa storia” disse Duke, che era stato buttato in un angolo della stanza dove si trovavano. “Ma se volete la mia opinione, posso dirvi che secondo me questo (indica il falso Kei) non è Kei. Quello vero non era così arrogante! Inoltre, quello rinchiuso nella gabbia non è un semplice lupo; ma un lupo mannaro!”. Il lupo ululò. “Fammi capire” disse Jigen. “Vuoi farmi intendere che quel lupo nella gabbia sia Kei?”. “Io non voglio farti intendere niente” dichiarò Duke. “Ma voglio farti solo ragionare un minuto. Secondo me è il lupo nella gabbia è Kei. A meno che non mi sbagli, mi ricordo che l’avevo morso alla spalla sinistra; se quel segno che ha sul braccio sinistro è il mio stesso morso, sarò sicuro al cento per cento che si tratti del vostro Kei.”. “Come fai a saperlo?”. “Perché a tutti i lupi mannari rimane il morso che li fa trasformare.”. Il lupo cominciò ad agitarsi di più come a voler uscire. Duke gli si avvicinò e lo liberò. A quel punto, l’animale uscì e si trasformò in umano; ovviamente agli occhi di tutti appariva con il corpo di Irhys. “Meno male che era Kei!” esclamò Jigen beffardamente. “Ma non è possibile!” strepitò Duke incredulo. “Ero pronto a giurare che quello fosse Kei!”. “Anche se fosse stato quello vero, come si spiegherebbe che ce n’è anche un altro?”. “Non lo so!”. “Io lo so” disse il vero Kei. “È stato Irhys!”. “Non raccontare balle!” disse irritato Jigen. “Sei tu Irhys!”. “Lui è il vero Kei!” esclamarono assieme Yuri e Spike. “Cosa?!” gridò Duke. “Allora è come dicevo io!”. “Ma come fa ad avere lo stesso aspetto di Irhys?” domandò Jigen. “Mi ha abbagliato e dopo quell’azione non ci ho più capito niente” spiegò Kei. “Però, penso che ora sia meglio chiedergli cos’ha fatto veramente ad Aì. Io non credo che stia dormendo! Magari può anche averle somministrato del sonnifero e averla portata su Lux!”. “Se ci tieni a vederla” disse Irhys ghignando. “Perché non vai a casa?”. “Se hai provato solamente a farle del male” lo minacciò Kei. “Dovrai scappare via dall’Universo; altrimenti ti ammazzerò con le mie mani!”. “Ho già parlato” disse Irhys. “Ora tocca a te andare a vedere!”. “Forza!” esclamò Jigen. “Portiamo anche lui con noi!”. Quando Jigen si avvicinò per prendere Irhys, questo si teletrasportò via. “È sparito!” esclamò Duke. “Maledetto!” urlò Kei. Il ragazzo cominciò a correre via dal supermercato dirigendosi verso il Palazzo Lupin. Irhys doveva essersi teletrasportato per forza lì, visto che c’era anche Aì in quel posto. Jigen e Duke, con l’aiuto di Yuri e Spike avevano legato e chiuso in gabbia Chris e Ryan. A loro sorpresa, comparvero anche Cody, James e Pam. “Jigen!” esclamarono gli ultimi due. “Cos’è successo qua?!” domandò Cody. “Kei non è Kei!” rispose allarmato Duke. “È troppo complicato da spiegare! Dovete correre verso il Palazzo Lupin!”. Nel frattempo, al Palazzo Lupin, Irhys era già all’ultimo piano dove c’era Aì; quando Kei lo raggiunse. La ragazza non sapeva niente dell’imbroglio, così scambiò il vero Kei per Irhys e il vero Irhys per Kei. “Ancora tu!” esclamò non appena il vero Kei mise piede nell’appartamento. “Aspetta!” strepitò il vero Kei. “Io non sono Irhys! Sono Kei, Kei Hiwatari il… tuo ragazzo!”. “Vuoi che non ti riconosca? Sei Irhys!”. “Non è vero! Mi ha fatto una specie di magia!”. “Poverino!” affermò il falso Kei. “È così disperato perché non ricambi il suo amore!”. Pam, James e Cody erano entrati di soppiatto nell’appartamento e avevano visto tutto. Quello che somigliava ad Irhys diceva di essere Kei; quello che somigliava a Kei diceva che era lui quello vero. C’era troppa confusione; ma in realtà uno dei due mentiva e l’altro diceva la verità. I tre appena entrati non sapevano chi dei due mentisse, così presero quello che somigliava ad Irhys pensando che fosse l’impostore. “Stai fermo!” gli gridò Pam. “Cosa fai?!” esclamò il vero Kei. “Sono io! Tuo fratello; quello che definisci povero drogato alcolista!”. “Sì certo” affermò ironicamente il falso Kei. “E io sono Cappuccetto Rosso!”. “Non ci staresti male, vestito!” esclamò divertito il vero Kei. “C’è un solo modo per sapere chi dei due mente!” dichiarò Cody. “Bisogna fare loro delle domande!”. “Cosa?!” esclamarono i due che pretendevano di essere il vero Kei. “Molto bene” disse Pam. “Formulo io le domande! Quando siete nati?”. “Il 16 gennaio 1993” esclamarono i due pretendenti assieme. “Dove siete nati?”. “All’ospedale della città.”. “Quando avete cominciato a bere?”. “Appena morti i nostri genitori.”. “Chi era il vostro migliore amico?”. “Rei.”. “Non ci siamo!” esclamò James. “Non possiamo formulare questo tipo di domande!”. “Bisognerebbe fare loro una domanda complicata a cui solo uno di loro due può rispondere!” affermò Cody. Aì cominciava ad avere dei dubbi; se quello con l’aspetto di Kei non fosse stato Kei, poteva anche essere andata a letto con Irhys! Come avrebbe fatto, poi, a dirlo al vero Kei, una volta conclusa questa storia dello scambio? Cosa avrebbe pensato di lei il vero Kei? Come l’avrebbe presa? Erano troppe le domande che si poneva a lei stessa. Pam, intanto, notò che sulla faccia della ragazza era sceso un velo di tristezza; proprio allora le venne in mente un ricordo che le permise di trovare una domanda trabocchetto. “Ho trovato!” strepitò. “Adesso possiamo finalmente sapere la verità! La domanda è questa: quanti anni aveva Elisabetta Canalis quando nel 2003 è andata in onda la fiction di ‘Carabinieri 3’?”. “Che razza di domanda è?!” domandò James. “Più cretine no, e?!” esclamò quello con l’aspetto di Irhys. “Rispondete!” gridò Pam. “Lo sanno tutti che aveva più o meno 26 o 27 anni!” rispose uno dei due, solamente. “Chi ha risposto?” chiese Pam. “Io” rispose quello con l’aspetto di Kei. “Questo dimostra che sono il vero Kei! Irhys non poteva sapere chi fosse Elisabetta Canalis!”. “Ma poteva essere che l’avesse visto nei miei ricordi come io ho visto i tuoi!” esclamò il vero Kei. “Visto che ti credi un saputello, perché non hai risposto tu?!” gli domandò irritato il falso Kei. “Perché il vero Kei non sapeva quanti anni avesse” rispose Pam. “Voglio dire, lo sapeva, ma non se lo ricordava mai.”. “Mi avete incastrato!”. “Calmati! Avrai quello che ti meriti!”. “Hai visto Aì?!” esclamò James. “L’abbiamo preso! ... Ma cos’hai?!”. Aì era diventata bianca come un cadavere! I suoi timori si erano dimostrati veri, lei era veramente stata a letto con Irhys! E adesso come se la sarebbe cavata se questo gliel’avrebbe rinfacciato contro? “Ah!” esclamò Irhys. “Non credete che sia finita qui!” detto ciò Irhys cominciò a scomparire e a riprendere il suo vero aspetto; e anche Kei tornò come prima. “Ci rivedremo presto!” aggiunse il ragazzo dai capelli rossi. “Ah! Dimenticavo, grazie tante per l’altra notte… Aì!”. La ragazza cominciò a versare qualche lacrima, quando gli altri si voltarono verso di lei. “Aì” disse Kei. “Che ti prende? Cos’è successo l’altra notte?”. Lei lo guardava con gli occhi vuoti, ma dai quali scendevano piccole lacrime. A quel punto non ce la fece più; si buttò tra le braccia di Kei e cominciò a piangere. Lui le accarezzò i capelli e l’abbracciò, cercando di calmarla. “Dai su!” le disse. “Calmati, se vuoi ne parliamo un’altra volta; sei d’accordo?”. “Stasera” rispose Aì. “Se non ti dispiace, in privato.”. Pam, James e Cody uscirono fuori dalla casa sul pianerottolo dell’ultimo piano. “Chiariamo una cosa” disse Pam al vampiro. “Tu e Duke, da adesso, starete dalla nostra parte?”. “Sì” rispose Cody. “Non preoccuparti. In caso non vuole, lo convinco io.”.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8 LO STERMINIO TOTALE “La mia mamma mi diceva sempre di stare attenta, Perché quando tutto sembra andare per il meglio, Può esserci sempre qualcosa Che potrebbe andare storto…” Kei ed Aì erano rimasti nella sala dell’appartamento all’ultimo piano. Seduti sul divano, il ragazzo guardava Aì, lei guardava nel vuoto. Dare una brutta notizia non era facile, soprattutto se riguardava un argomento delicato come quello in questione. Kei prese l’iniziativa. Prese, fra le sue mani, il viso della sua ragazza e la fissò negli occhi. Per quanto tempo ancora aveva intenzione di farlo aspettare? “Aì” le parlò dolcemente. “Senza aver paura, dimmi cos’è che ti turba. Affronteremo con calma la questione, se tratta di un argomento delicato. Non devi preoccuparti.”. Aì guardò gli occhi magnetici di Kei; poi parlò. “Io…” disse quasi con un filo di voce. “Sono a-andata a…”. Aì non riuscì a trattenersi dal piangere. Non trovava il coraggio per dire a Kei ciò che aveva fatto e questo la faceva sentire una vigliacca. Intanto, se non gliel’avesse detto, Kei l’avrebbe sicuramente presa male. In che modo poteva risolvere la questione? Il ragazzo, vedendola in quello stato, l’abbracciò. “Raccogli tutto il coraggio che ti serve se è una cosa delicata” le disse per consolarla. “Non preoccuparti, non mi comporterò bruscamente; te lo prometto.”. Al sentire le parole di Kei, Aì si calmò e, prendendo tutto il coraggio che aveva dentro di sé, parlò. “Kei senza saperlo, l’altra sera… sono andata a letto con Irhys. Ti giuro che non sapevo nulla dell’imbroglio” disse fra le lacrime. Kei sapeva benissimo che avrebbe dovuto aspettarsi una mossa del genere dal nuovo nemico. Non poteva più rischiare di lasciare Aì sola; la posta in gioco era alta e lui non voleva perdere la sua ragazza per nessuna ragione al mondo. “Non dici niente?” gli chiese ancora piangendo Aì. Kei le asciugò le lacrime. “Non è colpa tua” le rispose. “Tu non potevi immaginare che Irhys avrebbe fatto una mossa del genere e francamente neanche io. Non immaginavo che, pur di riportarti su Lux, avrebbe fatto una sciocchezza simile; anche se me lo sarei dovuto aspettare! Adesso, però, non ci pensare. L’importante è che te ne sia pentita e poi tu non volevi.”. Kei abbraccia la sua ragazza per tranquillizzarla. Fuori dall’appartamento, Pam, James, Duke e Cody si erano ritrovati nuovamente per discutere di un nuovo piano d’azione per la liberazione di Demos. “Adesso dovete spiegarci cosa significano quegli spostamenti di massa verso l’Antartide!” esclamò Pam. “Quello è rimasto l’unico continente incustodito” spiegò Cody. “Dovevamo far riunire tutti i vampiri lì per organizzare un attacco a sorpresa per voi della squadra speciale. Io avevo il compito di diffondere la notizia; mentre Duke quello di farsi attaccare da Kei ed Aì in modo tale da attaccare i due.”. “Come farsi attaccare?” domandò James. “In pratica” disse Duke. “Se una zona viene disinfestata dai vampiri, essi non possono attaccare a meno che non subiscano un’aggressione in quel posto. Era quello che dovevo fare io, così potevo sterminare Aì e Kei; ma ora sapete che ho cambiato idea.”. “C’è un modo per distruggere tutti i vampiri in una volta?” domandò Pam. “Ci sarebbe, ma è pericoloso” rispose Duke. “Bisognerebbe usare la SL al completo; insomma entrambe le parti, ma solamente la regina dell’Universo può utilizzare quel potere, ma è scomparsa per cercare la figlia.”. “Anche voi sapete questa storia?” domandò James. “Potete raccontarci quello che sapete a riguardo?”. “In pratica” disse Cody. “Noi proveniamo dal pianeta più vicino a Lux, ovvero Donyan; questo pianeta ha sempre vissuto dotto la sua vigilanza perché era governato dalla sorella della regina luxiana. Un giorno, però, la regina del nostro pianeta, Malia, attaccò Lux ed Eleanor facendo scatenare la guerra tra i due mondi! I vampiri dovettero tutti scappare; infatti, i genitori di Rei vennero a stabilirsi qui su Demos proprio a causa di questa guerra. Loro pensavano che impadronendosi di un pianeta, avrebbero potuto portare tutti noi in salvo. Noi abitavamo ancora lì, siamo arrivati qua cinque o sei anni dopo la nascita di Rei. Sul nostro pianeta; quando ci abitavamo ancora, si era sentito parlare dello scettro di luce, detto anche SL. Era una stella che durante la guerra venne usata da Eleanor per sconfiggere tutti i vampiri e i lupi mannari nemici, ma che si divise in due parti, quando l’erede al trono di Lux venne inviata nello spazio per salvarsi. Un pezzo rimase ad Eleanor e l’altro ad Aylwin, la figlia.”. “Un pezzo è a casa mia!” esclamò Pam. “Credete che basterà?”. “L’unica è provarla” rispose James. “Se un pezzo della SL si trova su Demos, vuol dire che l’erede al trono di Lux è su questo pianeta! La domanda rimane chi potrebbe essere?”. “Potrebbe essere stata trasformata in un vampiro!” esclamò Pam allarmata. “Non credo” rispose Duke. “Non sarebbe possibile, perché se uno di noi tentasse di morderla o aggredirla con raggi d’energia lei emanerebbe una talmente forte che la difenderebbe sbaragliando gli avversari. Almeno così ho sentito dire.”. “Bisogna trovarla al più presto!”. “Chi?” domandò una voce alle loro spalle. Tutti si voltarono e videro Angel arrivare. “Finalmente!” esclamarono Pam e James. “Dove sei stato?!”. “Perdonatemi!” si scusò Angel. “Avevo sbagliato strada! Cos’è che dovevate cercare?”. “L’erede di Lux” rispose Cody. “Aspettate un secondo! Perché Cody e Duke sono qui? E cosa centra la storia falsa che Irhys e la sua banda si sono inventati su Aì?!”. “Giusto! Aì!” esclamarono Pam e James. “Potrebbe essere lei!”. “Scusate” disse Angel. “Che cosa significa tutto questo?”. “Cody e Duke hanno abbandonato Rei” spiegò Pam. “Insieme stavamo trovando un piano per sconfiggere tutti quei vampiri che si riuniranno in Antartide per risparmiare tempo; siamo risaliti alla storia del pezzo di stella SL che un tempo venne usato dell’ex regina luxiana per annientare vampiri e lupi mannari. L’unico problema è che serve l’erede al trono d’Eleanor per usare almeno un pezzo di quella stella; avevamo pensato che fosse Aì, visto che Irhys la chiamava regina.”. “Non vorrete dar retta a quella storia!”. “Hai altre idee?”. “No, ma se la SL venisse usata da un qualsiasi demosiano che cosa succederebbe?”. “Solamente Aylwin, l’erede d’Eleanor, o il suo sposo futuro potrebbero usarla” rispose Duke. “Se così non fosse, la persona che la userà potrebbe anche morire!”. “Irhys dice di essere il futuro sposo della regina!” esclamò Angel. “Possiamo far provare a lui, ma dubito che ci aiuterebbe.”. In quell’attimo, Kei ed Aì stavano uscendo dall’appartamento. La ragazza aveva gli occhi arrossati per il pianto; Kei continuava a tenerla abbracciata a sé. Vedendoli arrivare, tutti rimasero colpiti dal suo stato d’animo. Angel in particolare. Il fratello non l’aveva mai vista in quel modo. “Aì!” esclamò. “Cosa ti è successo?!”. “Niente” rispose Kei. “Non preoccuparti; è solo giù di morale per…”. Kei non riuscì a finire la frase, che Angel gli si buttò addosso come per ammazzarlo. “Cosa le hai fatto?!” esclamò. “L’hai ridotta tu in quello stato?! Perché l’hai fatto?!”. “Calmati!” rispose Kei. “Io non le ho fatto niente!”. “Ah sì?! E come faccio ad essere sicuro che tu non l’hai violentata, eh?!”. “Angel fermati!” gridò Aì. “Non è colpa sua, lui non centra niente, lascialo in pace!”. Sentendo la sorella, Angel si fermò. “Non lo farebbe mai, per quanto mi ami!” esclamò Aì. “Io mi fido di lui; posso sentire quello che prova per me.”. “Aì” disse Duke. “Tu per caso sei la regina di Lux? Devi dircelo se così è; perché in quel caso solo tu potresti salvare Demos!”. “Non lo so” rispose Aì. “Non c’è un modo per scoprirlo?” domandò Pam. “Uno ci sarebbe” rispose Cody. “Se la SL s’illumina nelle sue mani, allora è lei Aylwin; altrimenti tutto è perduto.”. “State parlando di questo pezzo di stella?” domandò Kei mostrando un pezzo della SL agli altri. “E tu come mai ce l’hai qua?!” esclamò Pam, vedendo l’oggetto nelle mani del fratello. “L’ho sempre avuto con me” rispose Kei; poi guardò Aì ed aggiunse “È come un ricordo da non disfarsene. Il ricordo di un giorno speciale, da non dimenticare.”. “Saresti disposto a darcelo, vero?” domandò James. “Certo” rispose il ragazzo, dando l’oggetto all’amico. “Aì” disse James. “Saresti disposta a provare la SL? Sei la nostra ultima speranza; solo tu potresti essere la futura regina di Lux, se quello che Irhys ha detto è la verità.”. “Io sì” rispose Aì. “Comunque, non voglio prendermi responsabilità se non lo fossi. Insomma, io non…”. “Non preoccuparti, so cosa vuoi dire. Tu hai paura di non riuscire nell’impresa nel caso dovresti essere la regina, vero?”. “Sì. Non voglio avere le vite di tutti i demosiani sulle mie spalle.”. “Ok, ma adesso prova la stella; fallo per noi, per te stessa, almeno per le persone a cui tieni.”. Aì guardò Kei; se avesse dovuto salvare qualcuno fra tutti gli abitanti di Demos, avrebbe salvato lui per primo. Sì, per il ragazzo che ama avrebbe fatto di tutto. “Datemi la stella!” esclamò la ragazza decisa. James mise il pezzo di roccia extraterrestre nelle mani d’Aì. Con lo stupore di tutti, la stella non s’illuminò! “M-ma come?!” esclamarono tutti. “Ve lo dico io!” esclamò una voce alle loro spalle. “Per trovare la futura regina e verificare se è quella giusta, servono entrambi i pezzi della SL!”. Dietro di loro comparve Yuri. “Non è detto che Aì non potrebbe essere l’erede di Eleanor e non è neanche detto che lo sia. La regina non è morta, ma è alla ricerca della figlia sul pianeta Plutone. Arriverà ad ispezionare Demos fra un paio di giorni” disse Yuri. “E tu cosa ci fai qui?” domandò Cody. “Se non lo sai, mi sono convertito! Ho voltato le spalle ad Irhys.”. “Quindi dovremo aspettare due giorni, prima che arrivi la regina” disse Pam. “Ma cosa possiamo fare nel frattempo?”. “Riunire la squadra speciale!” esclamarono Yuri, Cody e Duke. “È l’unica cosa che potete fare.”. “Io direi anche di riunirvi al bar per discutere la strategia da usare per l’attacco finale!” esclamò Spike, arrivato dopo che l’amico e gli ex collaboratori di Rei erano giunti al Palazzo Lupin. “Date loro il segnale di raggiungervi e aspettateli lì!”. La mattina dopo, Kei si svegliò. Ancora Jigen, Lupin e gli altri non erano arrivati. Decise di alzarsi. Si vestì, visto che aveva dormito solamente con i boxer. Andò nella cucina del primo piano, dove solitamente si riunivano per mangiare. Mentre stava andando nella camera incontrò di sfuggita Duke, che non aveva dormito perché la notte si era trasformato in lupo di sua volontà; lo salutò e si diresse verso la cucina. Nella stanza c’era, per sua sorpresa, Aì. “Cosa ci fai qui?” le chiese. “Niente” rispose lei. “Non riuscivo a dormire.”. “Sei nervosa per quello che ha detto Cody ieri a proposito della regina di Lux?”. “Non è per quello. Io vorrei… Kei, vedi… voglio…”. “Sei hai qualcosa da dire, fallo e basta.”. “Ti ricordi il giorno prima dell’inizio della missione?”. “Cioè?”. “Tu volevi che io venissi a letto con te…”. “Non ti spaventerai di me per quella frase, adesso!”. “Voglio andare a letto con te.”. “Come?!”. Aì se ne andò dalla sala e ritornò in camera sua. Chiuse, poi, la porta a chiave e vi si appoggiò con le spalle. “Ma cosa ho fatto?!” pensava tra sé rimproverandosi. “Stupida che non sei altro! Come ho fatto a dirgli quelle cose?! Forse l’ho fatto per invidia? Forse… è così. Non volevo che fosse Irhys il ragazzo della mia vita e gli ho detto che volevo andare a letto con lui? Quanto sono idiota! Ora cosa penserà di me?”. Kei era rimasto stupito da quello che Aì gli aveva detto. Non se l’aspettava da lei. Tuttavia, decise di andarle a parlare: se gli aveva detto quelle cose doveva pur esserci una spiegazione logica. Il ragazzo non riusciva a togliersi le parole dalla mente. Arrivò di fronte la porta della camera di Aì e bussò. “Che cosa vuoi?” chiese Aì, senza aprire la porta e con voce spezzata. “Apri la porta, per favore” rispose Kei. “N-no” disse Aì. “Si può sapere cosa ti prende?!”. Dall’altra parte della porta, Aì aveva iniziato a piangere silenziosamente. “Ti prego Kei!” pensava, mentre le lacrime le rigavano il viso. “Vai via! Come devo fare per fartelo capire? Non voglio vederti almeno fino a domani. Non posso vederti dopo quello che ho detto!”. “Aì ti scongiuro” diceva Kei nel tentativo di convincerla. “Non voglio parlare ad una porta chiusa, ma a te!”. “Per favore” disse la ragazza. “Ti ho chiesto di lasciarmi sola.”. “Pensi di uscire almeno per l’arrivo degli altri della squadra?!”. “No. Neanche se doveste aspettarmi tutti fuori la porta!”. “D’accordo; me ne andrò solo se mi darai un buon motivo per farlo.”. Aì decise di alzarsi, senza aprire la porta. “Io non posso” rispose lei. “Non dopo quello che ti ho detto nella sala…”. “Aprimi un secondo” disse Kei. Arrendendosi, Aì aprì la porta e fece entrare Kei nella camera. Lei aveva ancora gli occhi lucidi. Appena vide la faccia della sua ragazza, Kei la strinse e sé e lei fece altrettanto. Si abbracciarono forte; poi lui le asciugò le lacrime che aveva ancora sul viso. “Allora?” chiese Kei ad Aì. Questa fece un respiro profondo chiudendo gli occhi, poi rispose alla domanda. “Io non so perché ti ho detto quelle cose prima e nella sala” disse. “Non volevo, te lo giuro.”. “Dimmi la verità” le disse a sua volta Kei. “Se non lo fai, farai stare male me e ci rimarrai anche tu allo stesso modo.”. “Credevo di saperlo il vero motivo, ma mi sbagliavo.”. “Aì.”. “Io non volevo esserci andata con Irhys; io volevo… io sono andata a letto con lui perché pensavo che fossi tu, è vero; ma era anche perché volevo andarci davvero con te!”. “Lo vuoi davvero?”. Aì guardò Kei con uno sguardo misto tra lo stupore e la tristezza. Gli aveva detto che voleva andare a letto con lui perché lo amava; ora cosa avrebbe dovuto rispondergli? La verità? Di no? Oppure sì? Era di fronte un bivio in quel momento. Cosa avrebbe risposto a Kei? “Se rispondo in maniera positiva” cominciò a dire. “Quando vorresti che… ?”. “Quando vuoi tu” rispose Kei. “Non voglio darti fretta; se vuoi decidere tu quando e dove…”. “Io veramente…”. Aì s’interruppe all’istante. Sentì delle voci provenire da sotto il palazzo. Sotto, al portone, infatti, erano arrivati gli altri membri della squadra. “Hai trovato le chiavi?” domandò Kelly. “Sì” rispose Jigen. “Un momento, infilo la chiave nella serratura!”. Nella camera al terzo piano, Aì si era affacciata alla finestra e aveva visto gli amici; poi si girò verso Kei incontrando i suoi occhi. Quegli stessi occhi che aveva visto quattro giorni dopo che l’aveva visto per la prima volta, ovvero il giorno in cui l’aveva salvata dopo l’attacco di Cody e Duke. Quegli occhi magnetici. Lui le si avvicinò, lei rimase immobile. Si guardavano entrambi negli occhi e sembrava quasi che si parlassero mentre erano in quel modo. Sia il cuore di Aì che quello di Kei batteva forte, finché ai due non venne l’impulso di baciarsi. Si stesero sul letto, sempre mantenendo il contatto; poi Kei si levò la maglietta. I due si abbracciarono, si rotolarono e continuarono a baciarsi. Al primo piano, invece, tutta la squadra, ovviamente senza Kei ed Aì, si era riunita seduta ad un tavolo. Oltre ai diciotto membri c’erano anche Duke, Cody, Yuri e Spike. “Sono contento di rivedervi!” esclamò James. “Chiariamo subito una cosa: i vampiri si trovano tutti in Antartide e l’unico modo per fermarsi è quello di aspettare la regina di Lux che sarà qui su Demos entro domani… ma ci siamo tutti?”. “Io non ho ancora visto Aì” disse Buffy. “Io, invece, non ho visto Kei” disse Duke. Si sentirono dei rumori per le scale. All’improvviso sbucarono, dalla porta d’ingrasso dell’appartamento dove erano riuniti i loro amici, Kei ed Aì. Avevano entrambi il fiatone per la corsa che avevano fatto per arrivare da loro. Entrati, tutti li fissarono. “Scusate il ritardo!” esclamarono all’unisono i due ragazzi. “Visto che ora siete tutti presenti” disse James. “Posso continuare il discorso che stavo facendo prima.”. Kei ed Aì si sedettero tra Duke e Buffy, ovviamente Kei accanto al primo e Aì accanto alla seconda. Duke notò qualcosa di strano all’amico appena arrivato. “Kei?” gli domandò. “Sì?” chiese Kei a sua volta. “Stai bene o hai sonno?”. “Cosa?”. “Hai la maglietta alla rovescia, non so se te ne sei accorto.”. “Alla rovescia?!”. “Guardala. Ma cos’hai fatto? Stamattina ce l’avevi alla diritta, ne sono sicuro.”. “Ecco, veramente…”. Aì si voltò verso Kei; gli diede una piccola gomitata, facendogli poi segno di andare da un’altra stanza a cambiarsela e metterla alla diritta. Purtroppo se ne accorsero anche gli altri dell’indumento alla rovescia e iniziarono a parlare a riguardo. “Dicevi?” domandò Takao affascinato dal discorso. “Perché hai la maglietta al contrario?”. “Perché…” Kei cercò di rispondere, ma non ci riuscì. “Ci sarebbe qualcosa da dire…”. Il ragazzo si bloccò per un’altra gomitata di Aì, che lo guardò storto. “Ancora con questa storia?!” esclamò la barista alzandosi in piedi. “È evidente il motivo! Basta osservare i comportamenti dei due ragazzi. Kei ha la maglietta alla rovescia. Mentre noi cerchiamo di scoprire il motivo per cui è alla storta, Kei cerca di rispondere ma si blocca di colpo! Non avete notato che anche Aì è un po’ nervosa? Deve essere successo qualcosa tra i due!”. Kei e Aì si guardarono stupiti. “In altre parole?” domandarono assieme. “Dite la verità, siamo tra amici!” esclamò la barista. “Che cosa dovremo dire?”. “Non fatemi continuare, che avete capito…!”. “Senza offesa, ma non è come pensi tu” si giustificò Kei. “Fatemi capire” disse Jigen. “Avete dormito assieme?!”. “No!” esclamò Aì. “Vi siete cambiati assieme!”. “No!”. “E va bene! Confesso! Ci siamo strusciati un po’ e baciati ma nulla di più!” esclamò Kei che non né poteva più. “Siete soddisfatti?!”. “A-ha! Cosa vi avevo detto?!” esclamò Dalila. “Loro si… un momento, questo non spiega come mai Kei ha la maglietta alla storta!”. “Perché me la sono cacciata e…”. Aì bloccò la bocca del suo ragazzo. “Come ti sei permesso?!” esclamarono Jigen, Pam ed Angel più incavolati che mai con Kei. Il ragazzo s’intimorì un po’. “Ma cosa ho fatto?!” esclamò a sua volta. “Io e Aì stiamo insieme; per noi è normale fare queste cose! Insomma fateci vivere la nostra vita!”. “Che grinta!” esclamò quasi sottovoce Aì, impressionata dal comportamento del ragazzo. “Non gli si può dar torto, effettivamente” disse Fujiko. “Sono grandi e vaccinati, sanno cavarsela!”. “Fai presto a parlare!” esclamò Jigen. “Non è tua nipote!”. “È pur sempre una ragazza come lo sono io! Aì e Kei hanno tutto il mio appoggio!”. “Vogliamo smetterla?!” urlò Aì, ormai incavolata al massimo. “Non ci siamo riuniti per discutere di me e di Kei; ma per decidere cosa fare mentre arriva la regina Eleanor!”. “Aì ha ragione!” l’appoggiò Buffy. “Non sono più dei bambini irresponsabili!”. “Li appoggiamo anche noi!” esclamarono James e Takao. “Anche noi!” aggiunsero le sorelle di James e Kelly, Sheila e Tati. “Grazie amici!” esclamò Aì. Alla luce dei fatti, Jigen dovette arrendersi. “D’accordo” disse. “Da oggi in poi potrete fare quello che volete senza ricevere alcun impedimento.”. Finita la discussione della relazione che c’era tra Kei e Aì, James prese la parola. “Allora” disse. “Che cosa vogliamo fare mentre sua maestà Eleanor arriva?”. “Io vado a dormire, se non vi dispiace” rispose Duke. “Noi usciamo a fare compere!” esclamarono le sorelle di James e Fujiko, Kelly, Sheila e Tati. “Dove volete fare shopping?” domandò Lupin. “Non è che ci sia una vasta scelta!”. “C’è sempre qualche negozio!” esclamò Fujiko. “E gli altri?” domandò di nuovo James. “Possono venire al bar a darmi una mano” rispose la barista contenta. “Devo ripulirlo tutto!”. Non avendo scelta, tutto il resto della SS andò ad aiutare la barista; Pam e James, invece, erano rimasti al Palazzo Lupin. Ormai era sera, le 19:30. I due decisero di andare sul tetto del palazzo a vedere il panorama. “Che bel tramonto!” esclamò James. “Già” accordò Pam. “È la prima volta che ne vedo uno così bello!”. James mise le sue mani sulle spalle di Pam facendola voltare verso di lui. “Senti Pam” disse. “Io volevo…”. “Volevi?” chiese Pam. Non sapendo come continuare, James prese tra le mani il viso della ragazza e la baciò sulle labbra. Pam non se l’aspettava; non quel giorno. Il suo desiderio si era finalmente avverato. James le aveva dichiarato il suo amore e lei si sentiva al settimo cielo. Il bacio non durò per un breve momento; ma per uno lungo. Purtroppo tutto ha una fine e James si staccò da Pam. “Ecco…” disse James. “Ti amo anch’io!” esclamò Pam. “Lo so, te l’avevo già detto; però volevo che te lo ricordassi.”. “La storia che c’è stata tra tuo fratello e Aì mi ha fatto riflettere” disse James. “Devo dirtelo! Vuoi essere la mia ragazza?”. “Certo!” esclamò Pam. I due si ribaciarono con lo sfondo del bellissimo tramonto rosso fuoco! Anche al bar era sera e i membri della squadra speciale erano stanchi morti per il lavoro svolto durante tutto il pomeriggio. Lupin stava spolverando da ore il bancone, purtroppo i suoi amici continuavano a poggiarci le mani sporche e ad imbrattarlo; così lui s’irritava. “Adesso basta!” gridò e tutti si voltarono verso di lui. “Mi avete stufato! Volete smetterla di poggiare le vostre sporche mani sul bancone?!”. “Bastava dirlo!” rispose Goemon. Alla fine della giornata, tutti andarono al Palazzo Lupin a dormire. La mattina dopo il sole splendeva sereno. Cody e Duke si erano alzati di buon’ora ed erano usciti di fronte il palazzo per aspettare Eleanor. “Dici che arriverà seriamente?” chiese Cody. “Stai tranquillo” rispose Duke. “L’ha promesso. Farebbe questo e altro per riavere sua figlia e allo stesso tempo aiutarci.”. “Lo spero, come vorrei ritornare anch’io su Lux. Una volta non eravamo vampiri o lupi mannari!”. “Hai ragione.”. In quel momento furono raggiunti da tutti i loro compagni. Molti di loro erano assonnati, ma ansiosi di vedere come sarebbe stata la regina dell’Universo. “Non è ancora arrivata?” chiese James. “No” rispose Duke. “Eccola!” esclamò Cody vedendo una carrozza di nuvole e stelle nel cielo. Quest’ultima atterrò e ne uscì dall’interno una donna dai capelli mossi color lilla, più chiari di quelli di Pam, e un vestito tutto bianco con delle sfumature dei colori dell’arcobaleno. Aì rimase impressionata appena la vide. La regina Eleanor era la stessa donna che aveva visto il giorno della partenza per l’Antartide. “Buongiorno altezza” dissero assieme Cody e Duke; poi s’inchinarono e gli altri della SS li imitarono. “Salve a voi tutti” salutò Eleanor. “Mi è stato riferito che mia figlia, la principessa Aylwin, si trova su questo pianeta. Posso vederla?”. “Veramente altezza” disse James. “Noi pensavamo che potesse dircelo lei. Non per qualcosa, ma abbiamo trovato la SL per puro caso; non sappiamo però dove potesse essere finita la principessa.”. Eleanor si accorse dopo di Aì. “A volte molte persone commettono errori” disse. “Il vostro è stato quello di non aver cercato sotto il vostro naso.”. Dicendo ciò si avvicinò ad Aì. Aì s’inchinò di nuovo, ma la regina la pregò di alzarsi. “Voi non lo sapevate, ma è lei Aylwin” disse Eleanor. “Purtroppo vi sbagliate” disse Cody. “Abbiamo provato a verificarlo con la SL, ma non è successo nulla.”. “Perché voi non sapevate che dovevate essere provvisti di entrambi i pezzi di SL.”. “Aì” disse Kei. “Prova di nuovo” poi si rivolse ad Eleanor. “Se non le dispiace vorrei fare con lei un accordo.”. “Dimmi pure, ragazzo” disse allora la regina. “Vorrei che lei ci aiutasse a salvare il nostro pianeta, magari utilizzando entrambi i pezzi della SL. Molti vampiri si sono stabiliti qui e adesso si sono stabiliti nel continente Antartide.”. “Esaudirò la tua richiesta e poi verificherò se la vostra amica è davvero mia figlia, anche se sono sicura che lo è.”. “La ringrazio altezza.”. “Partiamo per questo continente allora.”. La squadra speciale e la regina Eleanor partirono per l’Antartide; dove nel frattempo Rei stava parlando ai suoi futuri sudditi in un edificio. “Ascoltatemi tutti!” esclamò rivolgendosi agli altri vampiri. “Tra poco i membri della squadra speciale arriveranno qua e voi dovrete ucciderli! Una volta fatti fuori non avremo più problemi e potremo partire una seconda volta alla conquista di Demos! Ci riprenderemo le città protette e convinceremo quelli ancora umani a diventare uguali a noi!”. Tutti i vampiri esultarono. Fuori l’edificio dove parlava Rei, la SS e i suoi nuovi alleati erano arrivati e organizzavano un piano per sorprendere tutti i loro nemici. “Come facciamo allora?” domandò Goemon. “Non complicatevi la vita!” esclamò Fujiko. “Io ho un piano!”. “Hai sempre il cervello di una volpe!” esclamò Lupin. “Dunque, uno di noi deve attirare i vampiri tutti da una parte e noi li attaccheremo. In quel momento la regina Eleanor userà la SL e toglierà di mezzo tutti i nemici uccidendoli.”. “Ti sbagli Fujiko” disse Eleanor. “Io non ucciderò i vampiri, ma li farò ridiventare demosiani.”. “Ok, ma chi farà l’esca?” domandò Kelly. “La farò io!” si offrì Sheila. “Sta’ attenta!” le disse James. Sheila annuì e andò senza farsi notare entrò nell’edificio. Rei parlava ancora. Per farsi notare decise di salire su quello che sembrava un enorme scaffale e iniziò a gridare. “Ehi Rei!” gridò. “Sono quassù! Vienimi ad uccidere se ci riesci e non sei un codardo! Dubito, però, che i tuoi sudditi siano così bravi da riuscire ad acchiapparmi!”. “Come ti permetti?!” esclamò Rei. “Nessuno può chiamarmi codardo! Prendetela!”. I vampiri si gettarono all’inseguimento di Sheila, che uscì subito dall’edificio e si diresse fuori. I suoi amici, non appena videro la loro compagna correre, accorsero in suo aiuto cercando di uccidere più vampiri possibili. Eleanor, intanto, si alzò in volo con la SL tra le sue mani. Guardò ciò che succedeva sotto di lei, poi gridò. “Fermatevi!” esclamò, e tutti si voltarono verso di lei. “Basta lottare fra di voi! So che il vostro mondo è sotto il dominio di un tiranno che non vi da pace; tuttavia questa non è una scusa per far guerra ad un altro pianeta! Io, regina di Lux e di tutto l’Universo, io, Eleanor vi rendo liberi dalla maledizione che vi portate dietro! Ritornerete demosiani o luxiani! Lasciate che la Star’s Light illumini i vostri curi e porti dentro di loro la sua luce infinita!”. Ci fu un momento quasi indescrivibile. La SL iniziò a brillare e ad espandere la sua luce per tutto il pianeta Demos. I vampiri trasformati ripresero il loro aspetto da umani. Dappertutto cominciava a ricrescere la vegetazione, in ogni continente; mentre gli animali, che erano andati a nascondersi nei luoghi più remoti, erano ritornati. Anche il presidente americano notò il cambiamento dal bene in male del pianeta. “Ce l’hanno fatta!” esclamò. “Sapevo che sarebbero riusciti nella loro missione! Sono persone uniche nell’Universo! Grazie a loro Demos riprenderà il corso vitale che perse negli ultimi venti anni!”. Ovunque, una specie di nebbiolina di colore come l’arcobaleno brillava e scendeva come polvere di stelle. Era uno spettacolo bellissimo. Ritornando in Antartide, la regina dell’Universo aveva compiuto la sua missione di far tornare normali i vampiri e riportarli nei loro rispettivi posti, mondi o case; così scese dove la squadra speciale l’aspettava. “Incredibile!” esclamò Lupin. “Ci siamo riusciti!” esclamò Takao. “Non siamo morti?!” si meravigliò la barista. “Abbiamo liberato Demos!” esultarono tutti assieme. “Ma non ce l’avremo mai fatta senza l’aiuto di sua maestà Eleanor” ricordò Aì. “Il merito è in particolare vostro” disse la regina. “Voi avete dimostrato di essere forti, di tenere veramente al futuro del vostro pianeta! Sono orgogliosa di questo fatto, che nell’Universo esistono persone come voi!”. La squadra era per la maggior parte ferita, a parte qualcuno. Si tenevano l’uno con l’altro. “Per voi è meglio andare dal presidente americano” aggiunse Eleanor. “Vi starà aspettando. Io verrò con voi, in ogni caso.”. “Sempre per la promessa della principessa?” chiese Jigen. “Sì, Jigen.”. Erano le 20:30 del 24 febbraio 2017. I salvatori di Demos erano tutti nella sala della Casa bianca del presidente americano. “Mi congratulo con tutti voi!” esclamò Max Mizihara. “Avete dimostrato di essere degni del vostro compito. Per ringraziarvi vi farò avere ottimi posti nella classe sociale. Iniziamo dal mio ex assistente, James Walker, e dalla formidabile poliziotta, Pam Hiwatari.”. I due nominati si fecero avanti. “Io vi nomino responsabili e capi della nuova FBI” disse. “Vi occuperete di far rispettare quest’ordine che avete fatto ristabilire!”. “La ringraziamo presidente” ringraziarono i due nuovi agenti dell’FBI. “Poi passiamo ai quattro membri della banda Lupin, Arsenico Lupin III, Jigen Daisuke, Goemon Ishikawa e Fujiko Mine” disse Max. “Per i servizi prestati cancellerò tutte le pene che dovrete scontare per i furti compiuti. ”. “Oh! Questo è anche troppo per quello che abbiamo fatto!” esclamò Lupin. “Per Kelly, Sheila, Tati, Martha, Rea e Morea, un posto nella nuova FBI” disse il presidente. “Molto bene” rispose, per tutte e sei, Kelly. “E se non dispiace a loro, gradirei far entrare nella società anche Buffy ed Angel” aggiunse Max. “Grazie presidente!” esclamò Buffy. “La ringrazio per ciò, ma io non voglio entrarci” disse Angel. “Forse in futuro.”. “Come vuoi, allora. Per la barista e suo fratello farò costruire un nuovo bar superaccessoriato” disse sempre il signor Mizihara. “Oh! Lei è troppo gentile!” esclamò Dalila. “Rimangono, dunque, Kei ed Aì” disse Max. “Per voi ci sarà l’annunciazione come presidenti nei vostri continenti. Cody, Duke, Yuri e Spike potranno fare ritorno su Lux, e chiuderò un occhio anche su quello che hanno combinato loro; mentre alla regina Eleanor…”. “Io vorrei solo ritrovare mia figlia” disse Eleanor interrompendo Max Mizihara; poi guardò Aì e aggiunse “Vorrei vedere se è quella ragazza dai capelli ramati.”. “Veramente” disse Aì. “Io non credo di essere lei…”. “Provar non costa nulla!” le disse Buffy. “Sai quante ragazze vorrebbero essere principesse? Tu nei hai l’occasione, dovresti considerarti fortunata!”. “Però… d’accordo.”. Aì si avvicinò ad Eleanor e questa le porse la SL. Aì aveva paura di prenderla, ma alla fine la toccò e… “La stella!” esclamò Sheila. “Si è illuminata!” aggiunse Morea. Aì teneva la SL, che brillava di sette colori, nelle sue mani. Sulla sua fronte era comparso un disegno a forma di stella. “Aylwin! Figlia mia!” esclamò Eleanor e corse ad abbracciarla. Aì, invece, si sentiva confusa. Lei era una futura regina? Com’era possibile?

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


CAPITOLO 9 “ADDIO AI’” “C’è un tempo per ridere, Un tempo per piangere, E anche uno per dirsi addio… Solo che quando bisogna dirselo Non si è mai pronti per farlo…” Tutti gli ex membri della Squadra Speciale ritornarono ognuno a casa loro, non al Palazzo Lupin, ma alle loro vere abitazioni. A Crotone erano rimasti solo la barista e suo fratello, Jigen, Angel, Aì, Lupin, Fujiko, Pam e Kei. Questi erano tutti riuniti al Palazzo Lupin con la regina Eleanor, a parte Pam che era alla centrale di polizia per sbrigare alcune pratiche prima di andare negli Stati Uniti da James; stavano seduti in salotto mentre aspettavano Aì e la regina, che erano nella camera della prima a discutere. “Ascoltami” disse Eleanor. “Io ho mantenuto la promessa, ora tocca a te, Aylwin, mantenere la parola data. Tu dovrai prendere il mio posto e dovrai anche sposarti con un ragazzo in gamba. Spero che tu l’abbia già incontrato.”. Aì assunse un’espressione di controvoglia e tristezza. “Io veramente volevo chiederti una cosa” disse sempre con lo stesso umore. “Cos’è che ti turba?” le domandò la madre. “Non sei felice di rivedermi?”. “Al contrario, lo sono; vorrei solo sapere perché mi avete abbandonato sola, senza nessuna persona che si prendesse cura di me o almeno che mi restasse a fianco.”. “Vedi, devi sapere che ancora adesso su Lux incombe una guerra che si preannuncia peggio di quella che c’è stata più di venti anni fa. L’unica scelta che rimaneva era quella di mandarti al sicuro su un altro pianeta. Non potevamo mandare altre persone, altrimenti sareste stati intercettati subito; così decidemmo di mandarti con allegato un pezzo di SL, anche perché finita la guerra avremo potuto intercettarti attraverso essa. In seguito al tuo invio nello spazio, non abbiamo più avuto tue notizie.”. “Sì. Ho saputo che una volta atterrata su Demos, una coppia di sposi, David e Rashika Aibarat, mi ha presa con sé; in seguito Soichiro Hiwatari, il nonno di Kei, trovò il pezzo della SL nello stesso posto in cui trovarono me.”. “Esatto. Da quel momento, le vostre famiglie si sono collegate. Era destino che proprio voi avreste dovuto formare la squadra speciale che avrebbe salvato Demos; non è un caso, nulla accade per coincidenza, ricordalo.”. “Era tutto prestabilito?”. “Certo.”. “Quindi, Kei si è legato a me per la SL, io a Buffy ed Angel perché sono amici o fratelli adottivi, Angel a Jigen perché sono nipote e zio, Jigen a Lupin, Fujiko e Goemon perché sono nella stessa banda di ladri. Sempre da Kei si è collegata Pam. Per quanto riguarda Kelly, Sheila e Tati, loro facevano già parte della prima squadra. Alla prima squadra si lega il presidente americano, al presidente si lega James e a quest’ultimo le sue tre sorelle Martha, Morea e Rea. Infine restano la barista e suo fratello che si legano a me, Jigen e Lupin perché frequentavamo il loro bar.”. “Dal quale è iniziata la vostra avventura.”. “Ora mi è più chiaro tutto. Tu, però, sapevi che sarebbe dovuto accadere tutto questo?”. “Non esplicitamente; ma per salvare Lux dovrai utilizzare la SL, solo questa può farti sperare di vincere Caleu. Ricorda, però! Vincere, non uccidere!”. “Cos’ha di speciale la SL?”. “È composta dalla parte vitale di ogni pianeta appartenente all’Universo. Non ce n’è uno escluso; anche se molti di essi sono disabitati, hanno sempre un’energia vitale al loro interno. Rammenta, poi, che una volta salvato anche Lux, dovrai sposarti e lasciare il tuo seme di stella puro, ovvero una piccola dose dei tuoi poteri, piantato nel giardino reale e dovrai crescere quello che sarà dentro di te sano e forte.”. “Come vuoi. Tu, però, dove andrai?”. “Io ti accompagnerò su Lux e poi farò rotta verso Eternal, il pianeta dove le ex regine vanno a vivere come pensionate. Quello è un pianeta immortale; chiunque ci vada vivrà in quel modo.”. “Io, però, non… voglio dire…”. “C’è qualcosa che ti turba e di cui mi vuoi parlare?”. Aì voleva chiedere alla madre se poteva non sposarsi con Irhys; tuttavia qualcosa la frenava dal farlo. “Posso partire stasera e non subito?” le domandò, poi. “D’accordo” rispose Eleanor. “Come vuoi tu; ma bada! Entro domani mattina dovrai essere su Lux! Prima arrivi e prima potrai sposarti e diventare regina al mio posto.”. La regina si congedò dalla camera della figlia, lasciandola con aria malinconica. Aveva capito che Eleanor le aveva detto implicitamente di sposarsi con Irhys perché doveva trovare un re; tuttavia non voleva che fosse proprio lui, il ragazzo crudele, spietato e freddo che pensava solo a voler diventare un regnante. C’era solo una persona che amava e che avrebbe per sempre amato e proprio quella stava entrando nella sua camera. Erano le 17:30. “Ehi!” esclamò quest’ultimo. “Allora?”. “Kei” disse Aì. “Io devo partire per forza. Purtroppo l’avevo promesso; tu però non…”. La ragazza aveva iniziato a piangere. “Indipendentemente se sposo o no Irhys, tu rimarrai sempre il ragazzo che amo!”. Al sentire quelle parole, Kei, anche lui con le lacrime che gli scendevano sul viso, scappò via dalla stanza. Corse per le strade della città immensa che cominciava a ripopolarsi. Aì, invece, si sdraiò sul letto, fissando il soffitto. Jigen entrò in quell’istante. “Aì, non stai bene?” domandò alla nipote. “Come potrei stare meglio?” chiese a sua volta lei. “Devo partire, lasciare tutto e tutti! Non ci riuscirò! Non né avrò la forza! E poi…”. “Kei?”. “Sì, lui… mi mancherà moltissimo!”. “Oh Aì… !”. “Non voglio lasciarlo!”. “Se vi amate veramente, nulla riuscirà a separarvi.”. “Spero sia così, allora.”. “Ora dov’è?”. “Non lo so. Quando gli ho detto che l’avrei amato sempre, lui è scappato via piangendo.”. “È l’amore. Rende triste anche lui, non tralascia nulla e nessuno purtroppo. Succede sempre così; per questo non volevo sposarmi. Vedevo in giro molte persone che avevano questi problemi; inoltre ero protettivo nei tuoi confronti anche perché non desideravo che tu facessi la loro stessa fine. È per questo motivo che ero contrario al fatto che tu stavi con Kei. Angel la pensava come me. Purtroppo, come dovevo aspettarmi, è arrivato quel momento anche per te.”. “Ma perché?! Perché doveva capitare proprio a noi due?!”. “Aì, nella vita esistono momenti di gioia, come di sofferenza. Sono due facce della stessa medaglia inseparabili come il bene ed il male, la luce e l’oscurità, la vita e la morte. Nessuno vorrebbe soffrire, ma è così; è la pura verità e tu, da futura regina dell’Universo, dovresti saperlo più di chiunque altro. Devi ricordarti, però, che non esistono solo queste due emozioni; esistono anche l’odio, la tristezza, la malinconia, la paura, la felicità, la speranza! Sì. Finché ci sarà la speranza, tu dovrai continuare a sperare, perché lei è sempre l’ultima a morire!”. Aì continuava a piangere; le parole dello zio, però, le avevano fatto capire che, nonostante le difficoltà della vita, doveva andare avanti se voleva resistere. Jigen si diresse verso la porta della stanza della nipote. “Spero che tu abbia capito ciò che ti ho detto” disse andandosene. Aì si alzò dal letto e iniziò a preparare le robe per la partenza. Decise di portare con sé solo ciò che aveva di più caro. Aprì un cassetto; al suo interno trovò alcuni oggetti che le fecero ricordare gli ultimi mesi trascorsi assieme ai suoi più cari amici, i membri della squadra speciale. Trovò una foto di squadra con la SS più Yuri, Spike, Cody e Duke; una dove c’erano lei e Kei. Nel frattempo, Kei era arrivato al bar “Divertiti per l’ultima volta”. Era cambiato rispetto all’ultima volta: era tutto molto più pulito, c’erano mobili nuovi, c’era più luce e più tranquillità. La barista aveva fatto mettere un jukebox anche. Il locale era un po’ pieno. Kei si sedette ad un tavolo. La barista gli si avvicinò. “Cos’hai ragazzo?” gli chiese sedendosi di fronte. “Niente” rispose lui con un tono moscio. “Che vuoi? Prendere in giro una vecchia come me, figliuolo? Si vede che sei giù di morale!”. “Veramente…”. “E forse so anche il perché!”. “Hai ragione, il fatto che Aì se ne vada mi manda in crisi!”. “Allora perché te ne stai qui? Và da lei!”. “È da lì che torno. Non riesco a pensare che lei abbia accettato di andare via da qui, insomma lei…”. “L’ha fatto per tutti noi, anzi lo farà, visto che partirà stasera.”. “Come lo sai?”. “Me l’hanno detto per telefono Jigen ed Angel prima che tu arrivassi. Tengo a ricordarti che lei ha chiesto alla regina di salvare Demos per permetterci di vivere di nuovo sereni come una volta! Inoltre, ha fatto una promessa che ora deve mantenere! E se dobbiamo essere sinceri, le hai dato tu l’idea di provare ancora una volta se era o no l’erede; così come le hai dato l’idea per la promessa. Cioè che si fa ci ricade addosso!”. “Sono parole sprecate! Non mi convinci!”. “Se vuoi la mia opinione, non dovresti comportarti così! Devi farti forza!”. “Lei se ne andrà comunque se non l’hai capito!”. “Ragazzo, lei se ne andrà tra un’ora. Devi deciderti!”. “Sai, vorrei tanto andare con lei.”. “Perché non lo fai?”. “Perché lei… non avrebbe senso, lei sposerà Irhys… questo è poco ma sicuro…”. “Adesso basta!” esclamò alzandosi la barista, e tutti quelli nel bar la fissarono. “Lei ha detto alla madre che avrebbe preso il posto di regina dell’Universo, ma non che avrebbe sposato a tutti i costi quel ragazzo arrogante che se l’è addirittura portata a letto e costretta a…”. “Non dire altro!” gridò Kei. “Non continuare, e poi sono sicuro che lo sposerà anche per questo motivo!”. “Sì, certo, come no?! Magari la figlia la chiamerà Margherita(senza offesa per chi si chiama così in realtà nda) visto che il nome di Irhys si scrive quasi come il fiore iris! Ma che razza di discorsi sono?! Lei non ama quel delinquente egocentrico, ma te!”. “Il che rende tutto più difficile di quanto non lo sia già!”. La barista si calmò e disse con voce più calma “Ascoltami, Kei. Tu sei un ragazzo giovane, hai una vita da vivere. Non devi rovinarti la vita solo perché Aì parte. Troverai qualcun’altra come lei, non preoccuparti.”. “No” ribadì il ragazzo. “Tu non capisci. Io riconoscerò Aì solamente in quella vera” poi aggiunse con calma anche lui “Se non potrò amare lei, non amerò nessun’altra.”. “Tu stai delirando. Nessuno è così idiota da starsene qui a fare il cretino quando la ragazza che ama sta partendo e rischia fortemente di non fare più ritorno da lui!”. “Tu cosa ne vuoi sapere?! Sei mai stata innamorata di qualcuno? Non credo proprio! E…”. “Cosa ne sai? Chi ti dice che non ho mai provato un affetto maggiore di quello dell’amicizia? Non sai niente di me!”. “Io… io non…”. Kei rimase senza parole, la barista lo aveva messo a tacere. “Dammi retta” gli suggerì Dalila. “Se è vero che la ami, rendila felice, ragazzo. Adesso lei ti starà aspettando, mentre tu non fai altro che gingillarti qua. Và da lei, segui l’istinto. Và dove ti porta il cuore!”. Kei, per tutta risposta, si alzò dal tavolo e uscì dal bar. Continuò a camminare per la città finché non decise di dirigersi verso il mare. Lì si mise a pensare. “Adesso so cosa devo fare” pensava mentre guardava il mare. “Devo farlo per il suo bene, se la amo davvero è giusto che io compia questo gesto, anche se sembrerà da vigliacco! Addio Aì!”. Lì, lo vide Takao. “Ehi Kei!” lo chiamò. Kei si girò verso di lui. “Ma è un vizio di famiglia?” gli domandò Kei. “Quale?”. “Quello di venire a parlare con me.”. “Ascoltami, Aì partirà stasera tra meno di un’ora. Tu non vai a salutarla?”. “Aì non ha più bisogno di me. È stato bello finché è durato.”. “Eh?”. “Io non verrò a salutarla. Fallo tu da parte mia se vuoi e…” prese un foglio che aveva in una tasca. “Dalle questa. È una lettera che dovrai farle leggere. Io non potrò farlo; conto su di te, quindi.”. “Ma Kei! Non puoi fare così! Lei ci teneva a te! Anzi, ci tiene tuttora! In questo modo, non salutandola, la rendi solo più triste di quanto già lo sia!”. “So quello che faccio!” esclamò andandosene via. Takao, invece, tornò dagli altri, dove Aì e gli altri del pianeta Lux stavano per fare ritorno a casa. Sul tetto del Palazzo Lupin, Aì stava per andarsene. “Dunque è arrivato il momento dell’addio…” cominciò a dire Aì. “Io…”. La ragazza si guardò intorno. “Ma dov’è Kei?” pensò. “Ci mancherai tanto” disse Pam, che era andata a salutarla prima di partire anche lei. “Abbiamo passato bei momenti assieme.”. “Come scordarli?!” esclamò Jigen. “Praticamente ti ho vista crescere e ti ho cresciuta come una figlia.”. “Sei stata come una vera sorella per me” disse Angel. “Già, peccato che non sia così…” aggiunse Aì. “Su, dai!” esclamò Fujiko. “Non fare così! Tirati su il morale!”. “Non capisco dove possa essere finito!” dichiarò Pam. “Ti riferisci a tuo fratello?” domandò Dalila. “Non verrà!” rispose Takao, mentre si avvicinava ad Aì e prendeva dalla tasca la lettera per lei. “Me l’ha data prima di andarsene.”. “Che cos’è?” domandò Aì mentre prendeva la lettera e l’apriva. Poi cominciò a leggerla. “Parto con le stelle che mi guardano. Tra loro c’è il tuo pianeta, dal quale mi guarderai… Sempre se avrai voglia di guardarmi ancora… Sono partito solo. Mi manchi tanto. Scusami se non ti saluterò, non ne ho il coraggio. Non voglio vedere il tuo viso triste, non voglio ricordarti in quel modo. Mi basta averti sempre nel cuore con l’ultimo sorriso che ti ho visto in viso, amore mio. Ricorda, ti amerò per sempre; non prendere questo mio gesto come quello di un codardo, per favore…”. “È sua, come avrai capito” disse Takao. La barista chiuse gli occhi come per dire “Kei, sei uno sciocco!”. Aì aveva le lacrime agli occhi. “Quindi non verrà seriamente…” disse sforzandosi di ridere. “Avrei dovuto pensarlo! Ormai, però, è troppo tardi” guardò la madre. “Sono pronta, possiamo partire per Lux.”. “No aspetta! Sono certa che verrà!” esclamò Fujiko. “No! Lui non verrà. È inutile aspettare” disse Aì. “Salutiamoci noi, chi c’è, c’è e chi no, no.”. “Aì” disse Lupin. “Sei stata come una nipote per me e Fujiko.”. “Non dimenticarti di noi!” aggiunse Fujiko. “Vi ringrazio!” li ringraziò la ragazza. “Se qualche volta ti viene sete” cominciò a dire Dalila. “Pensami, ti farò avere il mio ponce speciale il prima possibile!”. “Sei troppo gentile! Mi mancheranno le tue battute!” esclamò Aì. “Noi ti considereremo sempre parte della famiglia” disse Jigen. “Non scordarci mai! Guardaci tutti dal cielo!”. Angel fece cenno di sì con la testa insieme a Pam, la quale aggiunse “Non ricordare i momenti brutti passati con noi, ma quelli belli. Pensaci sempre sorridenti!”. “Vi ringrazio tanto anche a voi!” esclamò Aì, poi guardò Takao. “Ti rivelerò una cosa solo ora” disse il fratello della barista. “Ho sempre invidiato Kei, perché ha potuto averti tutta per sé per qualche tempo. Mi sei sempre piaciuta, lo ammetto, ma se penso che lui ti abbia abbandonato per una stupidaggine ci sto male. Non pensarlo se ti fa’ stare male, anzi, ti consiglio di trovare un luxiano più maturo; perché chiunque compia gesti da codardo si può considerare benissimo tale e infantile!”. “Grazie per il consiglio!” esclamò la ragazza. “E scusami se non ho mai capito i tuoi sentimenti!”. “Sono io che te li ho tenuti nascosti!”. Una volta che anche Cody, Duke, Yuri e Spike ebbero salutato tutti, Eleanor, utilizzando la SL, aprì un varco tra Demos e Lux. Il cielo si fece nero e un buco di colore dorato e argentato si aprì sulle teste di chi doveva partire. I quattro ragazzi, più la regina Eleanor si sollevarono verso l’apertura, mentre Aì era rimasta ancora a terra. “Forza Aylwin, raggiungici!” le gridò la madre. Aì, però, non voleva ancora andarsene, alla fine, purtroppo, anche lei dovette sollevarsi. “Fermati! Non andarci!” gridò una voce. Aì, che prima aveva la mente persa nel vuoto, alzò lo sguardo e lo vide… Kei era piegato e poggiava le mani sulle sue ginocchia. Era sudato e respirava affannosamente. Tutti lo notarono. “Kei!” esclamò Aì. Il ragazzo, nonostante la stanchezza, corse verso il luogo esatto in cui Aì si era sollevata. “Non partire!” esclamò poi. “Non andarci, ti prego!”. “Ormai è tardi, dovevi pensarci prima” gli disse Aì. “Lo so, ma non è mai troppo tardi se si comprendono gli errori e si rimedia!”. “Quel che è fatto, è fatto. Il passato non si può cambiare, Kei.”. “Ma io ti amo!”. Kei tese una mano verso Aì. Lei all’inizio era indecisa su cosa fare, poi cercò di afferrarla, ma ci riuscì a fatica. Si strinsero forte le mani, ma la loro presa diminuiva. La ragazza guardò Kei negli occhi, che in quel momento erano ludici; stava piangendo e cominciava a farlo anche lei. “Non piangere, ti prego!” la supplicò. “Io non stavo piangendo!” sciamò lei. “Ho visto te in questo stato! Tu mi stai facendo piangere! … ah!” la presa stava diminuendo sempre di più. “Non andartene!” disse il ragazzo piangendo. “Non lasciarmi qui da solo! Non voglio viverti come un ricordo!”. “Nemmeno io” rispose lei. “Mi dispiace!”. In quel momento, le mani si separarono. “No! Aì!” esclamò. “Ah!” gridarono gli altri amici da dietro. Anche loro avevano assistito alla scena e ne erano rimasti commossi. “Addio Kei” disse Aì. “Io voglio restare con te!”. “Devi tornare nel tuo mondo” rispose Kei. “Ti amo!”. “Anch’io!”. Così dicendo, Aì volò in cielo con sua madre e gli altri quattro amici. “Addio Kei!” esclamò un’ultima volta, prima di scomparire. “Addio Aì” disse Kei, mentre l’apertura si chiuse e il cielo ritornò sereno. “È andata via” disse Jigen mettendo una sua mano sulla spalla di Kei, che era caduto in ginocchio. “Non possiamo più fare niente.”. “Eh ragazzo…” sospirò la barista. “Devi ancora passarne di momenti difficili… accadono quando meno te lo aspetti… ci sono momenti per ridere, come ci sono momenti per piangere… ma ci sono anche quelli per dirsi addio, solo che quando bisogna dirselo non si è mai pronti…”. “Torniamo a casa, Kei” disse Pam al fratello; e sul tetto di quel palazzo, si salutarono per sempre Aì e i suoi amici… e chissà se un giorno si rincontreranno, potendo finalmente ritrovare quel sentimento che li riavvicinava e che ora li aveva abbandonati per un po’. Chissà se Kei ed Aì potranno un giorno ritrovarsi per ridirsi ancora una volta “Ti amo” e scambiarsi un nuovo bacio… Ma è quasi impossibile che tutto questo accada, perché quella apertura che per qualche minuto ha collegato due mondi, non si riaprirà più… o forse… Per loro è stata dura dirsi addio, dopo quello che avevano passato insieme, dopo tante avventure, tanti momenti tristi, tanti momenti belli, tanti pianti, tante risate e… un solo addio!

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