Timeless

di Giulia23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'altra epoca ***
Capitolo 2: *** Si, è ufficiale! Lo odio! ***
Capitolo 3: *** Mister Bipolarità ***
Capitolo 4: *** Promesse infrante ***
Capitolo 5: *** Si, ok sto impazzendo! ***
Capitolo 6: *** Caos ***
Capitolo 7: *** Maledette gite a cavallo! ***
Capitolo 8: *** La bisbetica domata, forse no. ***
Capitolo 9: *** Transizione. ***
Capitolo 10: *** Tutto merito dell'alcool. ***
Capitolo 11: *** Qualcosa in lui, si trasformò... ***
Capitolo 12: *** Se questa non è una favola ... ***
Capitolo 13: *** Col senno di poi. ***
Capitolo 14: *** Quando meno te lo aspetti. ***
Capitolo 15: *** Homeless. ***
Capitolo 16: *** Amore e Psiche. ***
Capitolo 17: *** Portrait. ***
Capitolo 18: *** I need a hero ... maybe not! ***
Capitolo 19: *** Il castello di sabbia. ***
Capitolo 20: *** Alleati. Non sempre servono poi a tanto! ***
Capitolo 21: *** Ritorno al futuro. ***
Capitolo 22: *** Scappatoie. ***
Capitolo 23: *** Revelation. ***
Capitolo 24: *** Always and forever. ***



Capitolo 1
*** Un'altra epoca ***


Allora salve ragazzi =), mi sembra stupido dire che voglio che Klaus e Caroline combinino qualcosa di concreto anche in “The Vampire diares”! Ad ogni modo, la storia parte dalla puntata seguente la  4x18 del nostro amato telefilm. Spero che il primo capitolo vi piaccia, io adoro l’epoca in cui ho catapultato i nostri beniamini, epoca che vi svelerò nel prossimo capitolo non preoccupatevi =). Fatemi sapere che ne pensate, se vi piace continuerò a pubblicare con assiduità. È la mia prima fanfiction su questa coppia e temo di non riuscire a rispettare i personaggi. Ad ogni modo buona lettura, cercherò di postare con regolarità! Un bacio!

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Un grazie Speciale a Sara J. Meleleo per questo splendido manip che ha creato apposta per la mia fanfiction.  
 
 
 
Caroline si sentiva stordita, la testa le faceva un male cane e non riusciva proprio ad aprire gli occhi.
Cosa diavolo le era successo? L’ultima volta che aveva controllato, era nel suo morbido letto, abbracciata a Mister Teddy ed era … al caldo.
Un brivido intenso le attraversò la schiena e si accorse di essere sdraiata su un pavimento umido ed appiccicaticcio. “Avanti Caroline!” si spronò mentalmente la ragazza prima di trovare il coraggio di aprire gli occhi.
Alla vista di sbarre, catene e lerciume Caroline li richiuse immediatamente. < No, no, no, no, no!> bofonchiò mentre tentava di tirarsi in piedi.
Un dolore lancinante le impedì di alzarsi e ricadde sulle sue ginocchia. Si trovava in una squallida cella dall’aria per niente accogliente, illuminata da una strana fiaccola mentre delle catene la ancoravano a terra.
 < Oh, questo è un incubo.> sussurrò Caroline incredula mentre una strana fitta le attraversava la gamba.
 < Mi dispiace contraddirti, tesoro.> una voce suadente la sorprese alle sue spalle. La ragazza si voltò di scatto afferrando la ferita alla gamba nel tentativo di evitare una ulteriore fonte di dolore.
Klaus in tutta la sua bellezza si ergeva sopra di lei, lo sguardo arcigno ma quasi divertito. Alla vista dell’espressione sconvolta della ragazza un sorriso malizioso apparve sul suo viso.
 < Tu? Che ci faccio qui? Cosa diavolo mi hai fatto?> sbottò la giovane vampira ancora sotto shock. Se quel maledetto ibrido l’aveva rapita e rinchiusa in quella gattabuia per chissà quale stramaledettissima ragione, questa volta gliene avrebbe dette quattro!
Klaus inclinò la testa di lato, quasi a voler studiare meglio quello strano animaletto che aveva messo in gabbia.
 < Questo dovresti dirmelo tu. Eri tu quella che ho trovato stamattina svenuta davanti ai cancelli del mio palazzo.> l’aria divertita ed accondiscendente di Klaus la fece infuriare.
Ma aspetta …. “palazzo?”. L’egocentrismo dell’uomo era un lato del suo carattere che Caroline aveva imparato bene a conoscere, ma definire la sua pur stupenda villa un palazzo sembrava troppo persino per l’ego smisurato dell’ibrido.
Solo in quel momento la vampira si concentrò appieno sulla figura che si stagliava elegante e fiera davanti a lei.
C’era qualcosa di diverso in Klaus, come aveva fatto a non notarlo prima? I capelli erano più lunghi, eleganti boccoli d’orati gli incorniciavano il viso ed i suoi abiti erano …a dir poco inusuali. Alti stivali da cavallerizzo, un panciotto, una camicia fin troppo vaporosa ed una giacca color verde scuro decorata con strani ghirigori d’argento.
 < Bonnie.> imprecò quasi Caroline. Doveva certamente essere colpa di Bonnie! Si trovava in un’altra dannatissima epoca! La cella, le catene, gli abiti di Klaus…
Ma c’era qualcosa che aveva colpito Caroline più di ogni altra. Era il volto di Klaus. Sembrava più rilassato, l’espressione meno dura rispetto a quella che Caroline era abituata a vedere nel “presente”, futuro o come diamine doveva chiamarlo adesso.
I suoi occhi erano più attenti, vigili …. Forse persino curiosi. Era una piacevole sorpresa vederlo così … diverso.
 < Devi aver sbattuto la testa molto forte mia cara. Io sono Klaus.> piacevole sensazione che sparì in un batter d‘occhio. Farla irritare sembrava   essere una qualità innata del Klaus di tutte le epoche. A proposito in che secolo si trovava ora? Doveva cercare di avere più informazioni possibili da lui senza rivelargli la verità.
Punto primo perché non gli avrebbe creduto e punto secondo perché conoscendo la sua scarsa propensione a fidarsi delle persone l’avrebbe uccisa seduta stante. In fondo lui non la conosceva, o meglio non ancora.
 < Spiritoso.> bofonchiò la ragazza tentando di mettersi in piedi.
Klaus accennò un sorriso sorpreso. Gli piaceva il modo in cui quella strana ragazza cercava di tenergli testa.
 < Buffo, io avrei definito spiritoso il tuo modo di vestire. Non si vede tutti i giorni una donna che veste come un uomo.> e in maniera teatrale Klaus indicò l’abbigliamento di Caroline.
La ragazza lo fissò irritata prima di scendere ad osservare il suo outfit. Vestita come un uomo? Passò una mano pensierosa sui suoi jeans attillati e si lisciò il top senza spalline con fare disinvolto. Doveva essersi addormentata vestita. In quegli ultimi giorni si era sentita stranamente spossata, costantemente stanca e … affamata. Se non fosse stato per la riserva di sacche di sangue dei Salvatore avrebbe finito coll’uccidere qualcuno o ancora peggio … col mangiare qualche coniglio come faceva Stefan.
La ragazza arricciò le labbra con disgusto al pensiero di assaggiare di nuovo il sangue animale. Voleva davvero molto bene a Stefan ma non poteva magiare di nuovo quello schifo!
 < Non preoccuparti dolcezza, ti farò avere io qualcosa di più consono.> la rassicurò Klaus che aveva frainteso il motivo della sua espressione disgustata.
 < Non voglio assolutamente nulla che provenga dalle tua mani Klaus. Né adesso, né mai!> sbottò Caroline fissandolo con odio mal celato.
Klaus ricambiò l’occhiataccia visibilmente infuriato e forse … sorpreso.
 < Fossi in te abbasserei i toni …> lasciò la frase in sospeso con aria interrogativa.
 < Caroline> gli rispose la ragazza.
 < Caroline.> Klaus ripetè il suo nome in modo molto poco casto ed incastonò i suoi splendidi occhi celeste cielo a quelli della ragazza.
 < Hai intenzione di farmi uscire da qui o vuoi semplicemente continuare a fissarmi come una strana specie di guardone?> lo punzecchiò Caroline che in tutto quel trambusto non era ancora riuscita a tirarsi in piedi. Osservò le catene che le bloccavano caviglie e polsi, erano abbastanza lunghe da permetterle di muoversi per tutta la cella constatò con felicità.
 < Guardone?> domandò divertito l’ibrido.   < Sei mia prigioniera Caroline, posso restare qui a guardarti tutto il tempo che voglio e poi perché dovrei farti uscire? Non so praticamente nulla di te se non il fatto che sembri davvero una fanciulla …particolare.> Klaus proferì quell’aggettivo con garbo, come se fosse stato un complimento e non un insulto.
Caroline decise di soffocare la risposta a tono che avrebbe tanto voluto rivolgergli e rimase per un attimo a pensare a cosa diamine avrebbe mai potuto inventarsi.
  < Particolare io? Fino a prova contraria non sono io quella che indossa stivali da cavallerizzo e non è evidentemente a cavallo!> ok, non ci era riuscita granchè, ma vedere l’espressione disorientata di Klaus mentre si abbassava a fissare le sue scarpe non aveva davvero prezzo!
 < E ad ogni modo non credo proprio che tu possa considerarmi tua prigioniera solo perché mi hai trovata addormentata davanti casa tua! Potrei essere semplicemente narcolettica non ci hai pensato?> lo punzecchiò la ragazza con fare deciso.
 < Sei spiritosa, qualità rara in una donna.> osservò Klaus accennando un sorriso sinistro. Un sorriso che non illuminò affatto i suoi occhi. Quella ragazza sembrava fin troppo intelligente per i suoi gusti. Se era certo di una cosa era che la vampira non si trovava da quelle parti solo per fare una passeggiata.
 < Ora dimmi che cosa ci facevi nella mia proprietà o a malincuore dovremmo interrompere la piacevole conversazione per passare a metodi di interrogatorio … più tradizionali.> Il tono di voce grave e roco fece rabbrividire Caroline. Era stramaledettamente serio.
 < Mi sono persa, tutto qui. Ero stanca e credo di essermi addormentata senza nemmeno accorgermene.> Caroline si congratulò con se stessa per la balla appena inventata.
 < Cosa ci facevi da sola nel bosco?> solo a lei la sua domanda era sembrata quella del lupo cattivo?
La ragazza deglutì, si sentiva nervosa come lo era stata poche volte in vita sua.
 < Ero andata in cerca di … mirtilli.> fu tutto ciò che riuscì ad inventarsi.
Klaus sollevò le sopracciglia. No, non se l’era evidentemente bevuta. Cominciò a girare attorno la cella come un animale famelico che aspettava il momento migliore per aggredire la sua preda.
 < E il tuo abbigliamento?> le domandò con un sorrisino divertito sulle labbra. Voleva metterla in difficoltà? Bene, avrebbe avuto pan per focaccia!
 < Non volevo rovinare i miei vestiti, i pantaloni sono molto più comodi per girare nel bosco.> fiera di sé, Caroline lo fissò con aria trionfante.
 < Mm … Allora Caroline devi vivere molto lontano da qui per non sapere chi sono io, per non sapere che queste terre sono private per non dire proibite a chiunque non faccia parte della mia famiglia e che per legge chiunque viene pescato a rubare … mirtilli > pronunciò quella parola con aria divertita, per prenderla in giro   <  nelle mie terre è punibile con la morte.> Uno sguardo indagatore e truce prese il posto del suo irritante sorriso.
 < Devi tenere molto ai tuoi mirtilli.> rispose piccata Caroline nonostante la gola le si fosse seccata e lo stomaco le mandava fitte di dolore pressanti. Da quanto non si nutriva? Un giorno forse, per questo si sentiva così debole?
In meno di un secondo Caroline si ritrovò attaccata con le spalle alle sbarre della sua prigione. Una morsa d’acciaio le stringeva la gola quasi a stritolarla.
Klaus era entrato senza preavviso e in uno scatto d’ira l’aveva a dir poco aggredita. Il viso infuriato dell’ibrido a pochi centimetri da quello di Caroline la terrorizzò. Gli occhi di Klaus erano diventati gialli ed iniettati di sangue mentre i doppi canini spuntavano minacciosi dalle sue labbra.
La ragazza afferrò la mano dell’ibrido senza  riuscire minimamente a smuoverlo.
 < Dimmi che cosa vuoi da me?! > le urlò contro rabbioso. Il viso terrorizzato di Caroline non sembrava minimamente colpirlo.
 < Niente, niente. Non so nemmeno perché mi trovo qui. Davvero Klaus, non so darti le risposte che cerci.>disse sincera.
L’ibrido la fissò a lungo prima di ritrarre le zanne e allentare la presa attorno al suo collo, ma non appena Caroline potè poggiare il peso sulle sue gambe cadde rovinosamente a terra. O quasi.
Istintivamente Klaus l’aveva accolta tra le sue braccia prima che la vampira riuscisse a toccare il suolo.
Il respiro accelerato di Caroline lo colpì in pieno viso, stordendolo. Rimase a fissare quel viso perfetto e a dir poco angelico. Lui l’aveva aiutata e lei lo stava guardando con stupore e …poteva essere gratitudine?
 < Grazie.> sussurrò ancora sbalordita Caroline. Le sue mani stritolavano le braccia di Klaus che protettive la sorreggevano per la vita.
Quando il respiro caldo di Klaus le sfiorò il collo la ragazza riuscì finalmente a tornare alla realtà. Con dolcezza tentò di divincolarsi dalla presa di Klaus che contrariamente non sembrava affatto volere lasciarla andare.
 < Sicura di stare bene? > le domandò dolcemente.
Ma quell’uomo era bipolare o cosa? Un attimo prima la terrorizzava al punto da farle cedere le ginocchia e l’attimo dopo si preoccupava per lei.
Caroline annuì, catturata di nuovo dalle iridi limpide dell’uomo. Non era sicura di riuscire a parlare.
Quando Klaus allentò un po’ la presa permettendo a Caroline di posare nuovamente il peso sulle sue gambe rischiò di nuovo di cadere. Si, ma tra le braccia di Klaus.
L’ibrido la strinse con più forza contro il suo corpo provocandole un brivido inaspettato.
 < Non si direbbe.> gli sorrise lui.
Caroline abbassò lo sguardo per tentare di capire cosa c’era che non andava. La ferita alla gamba non accennava minimamente a guarire e faceva un male cane. Strano.
 < Devi nutrirti. Sei molto debole, per questo non riesci a guarire velocemente.> le rispose Klaus quasi avesse letto le domande che le frullavano nella testa.
La ragazza annuì ancora scombussolata.
 < Ah bastava questo per farti perdere le parole.> constatò scanzonato Klaus. Solo lei si era accorta che erano ancora intrecciati l’uno all’altra?
 < Non contarci.> lo provocò poco convinta Caroline.
 < Fratello, Kol richiede la nostra presenza.> un Elijah davvero affascinate ed inopportuno discese le scale della prigione col suo solito passo elegante.
Alla voce del fratello, Klaus sembrò risvegliarsi e tornare ad indossare quella maschera di cinismo e freddezza che lo contraddistingueva. Depositò con cura la ragazza sull’unica panca di legno che si trovava nella cella ed uscì senza più degnarla di uno sguardo.
 < Eccomi Elijah. Quale pasticcio ha combinato questa volta nostro fratello che vuole farci sistemare?> domandò l’ibrido tra il divertito e lo scocciato prima di posare una mano sulla spalla del fratello maggiore.
Elijah gli sorrise e si voltò a guardare una Caroline a dir poco confusa e forse un po’ amareggiata. Le era solo sembrato di vedere una scintilla di umanità in Klaus?
 < Chi è la nostra giovane e bellissima ospite?> e detto questo fece un piccolo inchino rivolto a Caroline. Elijah, il solito gentiluomo. La ragazza gli rispose con un flebile sorriso, la gamba cominciava a farle davvero male.
 < Non è un ospite fratello, è una prigioniera. L’ho trovata a girovagare nelle nostre proprietà, il che rende lei di diritto una nostra proprietà.> disse disinvolto come se possedere una persona fosse qualcosa di assolutamente naturale.
 < Io non appartengo a nessuno, tanto meno a te Klaus!> sbottò con orgoglio Caroline, ancora seduta.
Klaus la fulminò col peggiore dei suoi sguardi mentre Elijah sembrò assolutamente sorpreso. Sorpreso del coraggio della ragazza ma soprattutto del fatto che suo fratello non le avesse ancora strappato il cuore. Nessuno si era rivolto in quel modo a Klaus ed aveva avuto l’onore di poterlo raccontare.
 < Sei in errore mia dolce Caroline.> ma il tono duro e sprezzante col quale proferì quelle parole  le fece apparire come una minaccia.   <  Datele del sangue, lavatela e vestitela decentemente. Quando avete fatto portatela nei miei appartamenti. Se fugge, manderò i vostri cuori a cercarla.> ordinò Klaus alle sue guardie.
Caroline di tutta risposta si sentì svenire. Cosa voleva farle? Ma prima che la ragazza riuscisse a fare qualsiasi domanda o ad insultarlo, i due fratelli erano scomparsi a velocità disumana dalla prigione.
 
 
 
 
Farsi insaponare e risciacquare da due ragazze non era di certo stata un esperienza che avrebbe voluto ripetere. Mai.
Inutili erano state le sue proteste. Gli ordini di Klaus dovevano essere rispettati e quelle due benedette ragazze sembravano davvero terrorizzate dall’ibrido, così Caroline le aveva lasciate fare.
La parte in cui la vestivano e la pettinavano come una bambola però non era poi stata così male. Il meraviglioso vestito color rosa antico le metteva in risalto la vita sottile ed il seno prosperoso. Per non parlare del fatto che il rumore che le sue enormi ed ingombranti gonne facevano quando si metteva a volteggiare come una bambina la faceva divertire da matti.
Per lo meno quell’assurdo teatrino l’aveva portata ben due passi avanti.
Il primo: si era finalmente nutrita di uno squisito bicchiere di sangue fresco; secondo: togliere gli stivali alti che portava ai piedi si era rivelata un’ottima idea.
Solo allora infatti si accorse del pugnale che qualcuno vi aveva egregiamente nascosto. Non il paletto di quercia bianca che avrebbe ucciso Klaus e così lei e tutti i suoi amici, ma quello che lo avrebbe addormentato…per un bel po’. Il pugnale che l’ibrido aveva usato più e più volte sui suoi fratelli.
 <  Avresti almeno potuto avvertirmi Bonnie.> bofonchiò irritata Caroline mentre cercava un nascondiglio sicuro per la sua arma. Di certo non poteva nasconderlo dentro gli appartamenti di Klaus così per il momento lo incastrò nella giarrettiera che le era stata prontamente fatta indossare.
Dopo essere stata lavata e vestita, Caroline fu condotta dentro quella che doveva essere la camera da letto di Klaus. Una parte di lei voleva scappare a gambe levate, ma adesso che aveva finalmente capito lo scopo per il quale si trovava in quel maledetto luogo sapeva di non poter tirarsi indietro.
Addormentare Klaus nel passato avrebbe significato non averlo mai conosciuto nel loro futuro. Nel futuro di Caroline e di tutti i suoi amici. Jenna, Carol, il papà biologico di Elena, gli ibridi di Tyler nessuno di loro sarebbe morto e Tyler non avrebbe mai dovuto andarsene da Mystic Falls per sfuggire da quel mostro.
No, non poteva assolutamente scappare. Klaus non aveva ancora spezzato la maledizione della luna e del sole, questo voleva dire che il pugnale avrebbe avuto effetto su di lui. Certo, c’era sempre il fatto “lui è un Originale e tu no” ma Caroline tentò di ignorarlo mandando giù il groppo che sentiva stringerle la gola. Non sarebbe stata forte come Klaus ma di sicuro era più furba di lui. O almeno lo sperava.
Troppo nervosa per mettersi seduta ed aspettare l’arrivo dell’ibrido, Caroline cominciò a girovagare nella sua stanza.
Un enorme letto completamente in legno e a baldacchino riempiva la camera, una parete con immense vetrate e tende color panna illuminava tutto lo spazio mentre un camino in stile antico troneggiava ai piedi del letto, oh si certo lasciando nel mezzo lo spazio per uno splendido divano in pelle bordeaux e per una pista da ballo!
 < Esagerato come al solito.> bofonchiò Caroline prima di sentirlo ridere sommessamente. Si voltò di scatto e trovò Klaus, fin troppo rilassato e con le braccia incrociate al petto che la fissava malizioso, appoggiato con una spalla allo stipite della porta. Per un attimo la vampira si sentì stordita da tanta bellezza, ma scrollando la testa ritrovò il controllo dei suoi pensieri.
 < Deduco che la mia stanza non ti piaccia molto.> disse divertito.
 < Ti rispecchia.> rispose Caroline incatenando il suo sguardo irritato a quello placido dell’uomo.
 < Lo prenderò come un complimento.> disse in tono freddo senza  togliersi quel sorrisetto divertito dalla faccia.
 < Prendilo come vuoi.>
Klaus la fissò irritato questa volta e facendo un passo verso la direzione di Caroline si voltò per chiudere la porta dietro di sé.
Erano soli, nella camera da letto di Klaus che con ogni probabilità quel maniaco aveva chiuso a chiave. Fantastico!
L’ibrido si avvicinò a lei seducente mentre Caroline indietreggiava, impaurita. La cosa non fece altro che eccitare di più l’ibrido. Amava essere temuto e quella ragazza sembrava abbastanza intelligente da sapere quando il pericolo era reale.
 < Dovrai cominciare a darmi del voi Caroline.> un ordine seducente ed intenso, ma pur sempre un ordine.
 < Io non prendo ordini da te, né da nessun altro.> gli rispose con coraggio Caroline mentre le sue gambe non la smettevano di indietreggiare all’avanzare del vampiro Originale.
 < Da voi.> la corresse minaccioso facendo un altro passo avanti.
 < Perché dovrei mai darti del voi se sei il primo a darmi del tu?> osservò irritata la ragazza.
Klaus accennò un sorriso sadico.
 < I padroni danno sempre del tu alle loro serve, di certo non deve avvenire il contrario.> la ammonì Klaus facendosi pericolosamente vicino a lei. Sembrava un serpente a sonagli pronto a morderla da un momento all’altro.
 < Non sono una delle tue serve.> disse Caroline prima di andare a sbattere contro il muro alle sue spalle. Era in trappola.
Klaus poggiò seducente la mani contro il muro, all’altezza della testa di Caroline. La ragazza si trovò all’improvviso rinchiusa nella prigione che il corpo marmoreo di Klaus aveva prontamente costruito. Ma fu lo sguardo magnetico dell’ibrido ad inchiodarla definitivamente al muro.
 < Caroline …> la ammonì come farebbe un padre paziente con la sua bimba capricciosa.
 < Solo se mi darai del voi anche tu!> sapeva di non poter spingere la pazienza dell’Originale molto oltre, ma non avrebbe mai acconsentito a quella follia. Almeno non in pieno.
Klaus la fissò a lungo. Rabbia, frustrazione e forse persino pena si alternarono sul suo viso facendo fermare il respiro di Caroline ogni secondo di più.
L’uomo sollevò lentamente una mano quasi per non volerla spaventare e con una dolcezza che Caroline era sicura Klaus non potesse dimostrare le accarezzò la guancia.
 < Come volete mia signora.> le sussurrò pericolosamente vicino alle sue labbra.
Stava cercando di farla impazzire e ci stava riuscendo alla grande.
 < Non mi lascerò sedurre da voi, né ora né mai. Potete anche scordarvelo.> sussurrò Caroline guardandolo negli occhi e cercando di apparire il più ferma possibile.
Klaus sorrise malizioso e prolungò il dolce contatto contro la guancia della ragazza mentre posava delicatamente l’altra mano sul collo di Caroline facendola rabbrividire a causa del contatto con la sua pelle nuda.
 < Non era proprio quello che avevo in mente, ma mi piacciono le sfide.>
Capendo a pieno il significato delle sue parole Caroline riuscì a riscuotersi dallo stato di intorpidimento che la vicinanza di Klaus le aveva provocato e grazie alla sua velocità vampiresca schizzò dall’altra parte della stanza, mettendo più distanza possibile tra loro.
Klaus si voltò di scatto, spiazzato e sorpreso.
 < Klaus no.> e la sua era una supplica. La voce di Caroline uscì fuori flebile, impaurita. Sapeva bene che nulla avrebbe potuto contro la forza dell’ibrido. Avrebbe potuto fare di lei tutto quello che voleva.
Klaus rimase esterrefatto. Era riuscito davvero a spaventarla così tanto? Lei che rispondeva a tono ad ogni sua provocazione e che si rivolgeva a lui come mai nessuno aveva fatto prima d’ora?
Si sentì terribilmente in colpa alla vista di quel bellissimo angelo quasi in lacrime. Avrebbe voluto spazzar via quella paura con una carezza, ma la distanza che lei aveva posto tra di loro glielo impediva e colmarla sembrava tutto d’un tratto qualcosa di illecito. Non se questo la faceva stare così in pena.
 < Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso.
A dire il vero l’intera situazione era nuova per lui. Di solito le serve che sceglieva per la loro bellezza non opponevano alcuna resistenza, anzi erano lusingate delle sue attenzione. Lusingate per essere state scelte, significava vivere agiatamente senza dover compiere le faccende domestiche ed agricole che tutti gli altri servi erano obbligati a svolgere senza sosta ogni giorno.
Ma lei era diversa. Avrebbe dovuto aspettarselo. Non lo era forse stata dal primo momento in cui aveva poggiato gli occhi su di lei? Quella bellezza celestiale ed innocente e quello spirito agguerrito, coraggioso e a dir poco eccitante lo avevano stregato.
La ragazza sembrò rilassarsi almeno un po’. Ma quell’espressione di timore e disorientamento non accennavano a scomparire.
 < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
 < Giuro.>  le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.  < Ed io vi credo.> 
Klaus si sentì stranamente felice a quelle parole. Lei si fidava di lui. Non poteva deluderla, non adesso che quella dolce straniera si era affidata a lui senza il minimo ripensamento.
Dolce, ingenua e disarmante Caroline. Pensò Klaus posizionandosi davanti a lei.
 < Sarete al mio servizio. Vi occuperete della tenuta e gestirete i miei incontri, mi farete da accompagnatrice alle feste se ne avrò bisogno e non abbandonerete mai il mio fianco.> ordinò Klaus con tono serio, ma la dolcezza che illuminava i suoi occhi riuscì stranamente a non far irritare la ragazza.
Caroline annuì quasi sollevata per come quella bizzarra situazione era andata a finire. Certo la storia della serva non gli andava affatto a genio, ma doveva restare vicino a Klaus se avesse voluto trovare il momento giusto per colpirlo e prenderlo di sorpresa e non c’era opportunità migliore di quella che lo stesso Klaus le stava fornendo su un piatto d’argento.
Klaus le sorrise soddisfatto.  < I servi vi mostreranno la vostra stanza, vi attendo per la cena.>
Caroline accennò un sorriso timido.  < Grazie.>  disse in un sospiro.
 < Lasciatevi dire che vedervi vestita come una nobildonna è un piacere per gli occhi. Siete splendida Caroline.> sussurrò suadente l’ibrido all’orecchio della ragazza facendole girare la testa e detto questo sparì richiudendo la porta alle sue spalle.

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Capitolo 2
*** Si, è ufficiale! Lo odio! ***


Ragazzi eccomi qui col secondo capitolo! Spero che la fanfiction vi piaccia! Volevo ringraziare bulmass e Mery1992 per i commenti che hanno fatto al primo capitolo! Avere delle buone recensioni o solo degli incoraggiamenti all’inizio è essenziale, almeno per me quindi davvero grazie mille!
Detto questo … buona lettura e ricordatevi di dirmi cosa ne pensate!!
 
 
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Dire che si sentiva scombussolata era dir poco. Stravolta, terrorizzata, confusa, sola, intimorita e completamente  spaesata erano i termini giusti.
Caroline si sedette davanti al mobiletto fornito di un grande specchio ovale che si trovava nella “sua” camera. Osservò per l’ennesima volta il suo riflesso. L’acconciatura elaborata e le morbide onde lasciate cadere ad incorniciarle il viso le davano un’aria eterea, quasi irreale.
Si diede un pizzicotto sulla guancia.  <  Non è un sogno Caroline e tu sei reale!> disse cercando di apparire convinta mentre parlava alla sua immagine riflessa. Sospirò sconfitta.
C’era un’unica cosa a cui non aveva effettivamente pensato fino a quel momento troppo presa a sopravvivere agli sbalzi d’umore di Klaus. Come sarebbe tornata a casa?
Una parte di lei sperava che Bonnie avesse già pensato a risolvere quel “piccolo” problema tecnico ma l’altra parte le suggeriva che in fondo lei era sacrificabile. Insomma messa al confronto con tutte le vite che avrebbe potuto salvare mettendo fuori gioco Klaus era vero, la sua vita appariva insignificante. Ma una paura più profonda le attanagliava l’anima. E se i suoi amici non erano semplicemente disposti a rischiare il tutto per tutto per riaverla indietro?
Caroline scrollò la testa in cerca di pensieri positivi ma non c’era proprio nulla da fare. Decise che guardarsi intorno sarebbe stato un ottimo passatempo.
Anche quella stanza rifletteva l’impeccabile gusto di Klaus, ma contrariamente alla stanza dell’ibrido era più piccola. I colori del legno e delle decorazioni erano più tenui e sul letto a due piazze troneggiava  un’intarsiata e lussureggiante testata. Già anche quella stanza aveva il suo fascino.
Per non parlare della piccola biblioteca che rivestiva una delle pareti della stanza. E dei quadri. Non aveva avuto il tempo di osservare quelli che decoravano la stanza di Klaus ma aveva già potuto osservare quel tratto deciso ma gentile, quella pennellata rude, quasi violenta sulla tela. Erano quadri di Klaus.
Si avvicinò ad un magnifico dipinto raffigurante un ponte su un ruscello. L’intero quadro era inondato dalla luce del giorno e fiori e vegetazione verdeggiante completavano il capolavoro. Una cascata colmava lo sfondo con la sua forza dirompente. Chissà se quel posto fosse esistito davvero. Se sì, le sarebbe tanto piaciuto andarci. Notò con stupore che la vernice era ancora fresca, poteva notarlo dalla brillantezza quasi lucida dei colori ed il suo olfatto da vampira non poteva mentirle. L’odore della pittura era ancora forte. Lesse la data dipinta all’angolo dell’immensa tela.
1532.
 < Sono nel 1500?>  si domandò stupita Caroline. Il Rinascimento.
Per un attimo sperò di trovarsi a Roma per poter stringere la mano di Michelangelo, poter osservare gli affreschi della Cappella Sistina o poter parlare con Tiziano e Leonardo. Che forse pensandoci bene era già morto nel 1532... Mm… non era mai stata molto brava in storia dell’arte.
< Sua Signoria Lord Niklaus vi attende al piano inferiore.> tutti i suoi magnifici sogni furono interrotti dall’ingresso di quello che sembrava avere tutta l’aria di un maggiordomo. “ Si, del ‘500 però.” Pensò tra sé e sé la ragazza accennando un sorriso incredulo.
 < Non conosco la strada e la villa mi sembra piuttosto grande. Mi fareste il favore di accompagnarmi?> le domandò lei gentilmente.
L’uomo rimase a fissarla per un attimo di troppo con gli occhi sbarrati e l’espressione smarrita. Ad un sorriso imbarazzato di Caroline si riebbe dallo shock e le porse il braccio per scontarla dai MIkaelson.
 < È un piacere per me signora.>
 < Oh no, per favore chiamatemi Caroline.> disse la ragazza accennando un sorriso genuino prima di lasciar scivolare l’altra mano al suo fianco. Controllò con disinvoltura che il pugnale si trovasse ancora ben ancorato alla sua giarrettiera e decise che quello sarebbe stato in assoluto il posto più sicuro e più strategico dove custodire la sua unica garanzia di ritorno a casa.
All’improvviso un’illuminazione scioccante le attraversò la mente. Se avesse pugnalato Klaus , Rebekah non sarebbe mai arrivata a Mystic Falls, non avrebbe mai buttato giù Elena da quel ponte … La sua migliore amica non sarebbe mai dovuta diventare una vampira, non avrebbero dovuto andare in cerca della cura e Jeremy non sarebbe mai morto. Si, questa volta non poteva assolutamente fallire. La vita di tutte le persone a lei care era nelle sue mani.
 < Grazie mille Gustave.> la sentì proferire gentilmente al servo che l’aveva accompagnata in sala. Klaus non si era perso una sola parola della loro conversazione. Caroline aveva chiesto all’uomo chi vivesse insieme a lui nel palazzo. Quando il servo, che aveva appena appreso chiamarsi Gustave, le aveva detto che tutti i fratelli Mikaelson si trovavano nella reggia l’aveva sentiva trattenere il respiro quasi spaventata.
Quella ragazza doveva ancora spiegargli molte cose. E l’avrebbe fatta parlare anche a costo di spaventarla.
Caroline lasciò il braccio del servitore e lo salutò con un sorriso prima di posare lo sguardo su Klaus. La stava fissando con aria dura, seduto con disinvoltura su una sedia di imponenti dimensioni come quelle che circondavano il lungo e rettangolare tavolo che riempiva quella che doveva evidentemente essere la sala da pranzo.
Caroline rabbrividì non appena i suoi occhi freddi e circospetti si posarono su di lei.
 < Felice di rivedervi Caroline. Prego sedetevi al nostro tavolo.> solo allora la vampira si accorse che Elijah era seduto alla destra di Klaus, che naturalmente sedeva a capo tavolo.  “ Il solito idiota con manie di potenza” pensò Caroline alzando gli occhi al cielo. Klaus la fissò dubbioso ed accennò un sorriso.
 < Sapete che non è conveniente parlare con i servitori, tanto meno essere gentili con loro.> le disse Klaus fulminandola con lo sguardo.
Caroline lo fissò di rimando quasi sprezzante.  <  Beh dalle mie parti essere gentile con le persone è un pregio, non qualcosa di cui ci si deve vergognare.> disse con fierezza mentre si accomodava vicino ad Elijah.
Klaus sorrise divertito e alzando la mano, cominciò ad oscillare l’indice in segno di dissenso.
 < No, no, no.>  bofonchiò divertito.
Caroline non capì a cosa si stesse riferendo e lo guardò perplessa.
 < Qui, amore.> le indicò la sedia alla sua sinistra.
La ragazza lo guardò imbufalita e non mosse un muscolo.
 < Quando vi ho detto che non avreste dovuto lasciare il mio fianco ero letterale.> la canzonò fin troppo divertito per i gusti di Caroline.
La ragazza sbuffò pesantemente e si alzò dalla sedia.
 < Sempre a dimostrare di essere il maschio alpha è?> bofonchiò ricordando il ballo anni ’20 in cui Klaus l’aveva obbligata a ballare con lui.
Klaus sorrise genuinamente della sua battuta.
 < Siete contento ora?> domandò scocciata la ragazza mentre si metteva seduta vicino a lui. Quei vestiti erano davvero ingombranti, constatò Caroline mentre si sistemava.
 < Si.> rispose sincero l’ibrido guardandola con la coda dell’occhio e regalandole un sorrisetto divertito.
 < Quindi da dove avete detto di venire Caroline?> le chiese in tono gentile il fratello di Klaus.
La ragazza rivolse la sua attenzione ad Elijah.
 < Non l’ho detto.> rispose secca. Un po’ le dispiaceva riservare lo stesso trattamento di Klaus anche al gentile Elijah, ma non era ancora riuscita a pensare ad una balla abbastanza credibile da essere creduta.
Klaus mandò giù a fatica il sorso di vino che stava bevendo. Divertito dalla risposta di Caroline e dalla faccia spiazzata del fratello.
 < Non prendertela fratello, la ragazza sembra non conoscere la buona educazione, se non con i servi. Quale suo padrone sta a me educarla.> il doppio senso  delle sue parole non passò inosservato a nessuno in quella stanza.
 < Voi non siete il mio padrone.> disse Caroline con fare di sfida.
L’umore di Klaus cambiò in un battito di ciglia. Non amava che la sua posizione, guadagnata in anni ed anni di complotti e stragi, venisse messa in discussione.
Afferrò la mano di Caroline e con uno strattone la avvicinò a lui.
 < Dovrete iniziare a portarmi più rispetto Caroline. Posso sempre contrattare i termini della vostra permanenza in questo luogo.> il gelo del suo sguardo la paralizzò. Klaus era nato per comandare, per essere un leader e per incutere terrore alla gente. Solo adesso che per la prima volta, quelle minacce erano rivolte a lei, Caroline se ne rese veramente conto.
 < Da dove venite?> le rivolse una domanda che era un ordine.
Caroline fissò quelle iridi di ghiaccio con terrore.
 < Le Americhe.> disse in un soffio.
L’espressione dubbiosa dell’ibrido la fece pentire immediatamente della sua risposta.
 < Siete una prostituta?> domandò perplesso l’uomo.
 < Klaus non mi sembrano domande da fare …> ma prima che Elijah potesse venire in suo soccorso, Caroline strattonò la mano, liberandosi dalla presa ferrea di Klaus e lo guardò con disgusto.
 < Cosa diavolo vi viene in mente!> gli urlò quasi contro.   < Come osate? Solo perché una persona è gentile con il prossimo, non si da delle arie da prima donna come voi o non ha una palazzo, non vuol dire che sia una prostituta! E poi io vi sembro una prostituta? Ah no, non rispondetemi, potrei uccidervi!> sbottò Caroline.   <   Inoltre non tutte le donne che vengono dalle Americhe sono prostitute! Si può viaggiare anche in senso contrario sapete? Non è che l’oceano Pacifico ha un solo senso di marcia!> continuò. Ricordava che all’epoca l’America era un continente tutto da scoprire, il fatto che qualcuno potesse essere emigrato in quelle terre ed aver fatto ritorno era improbabile. Per non parlare del fatto che gli unici “occidentali” che vi vivevano erano i pionieri, i coloni e per quanto riguardava le donne … beh le prostitute.
 < Prima donna?> domandò Klaus scoppiando a ridere come Caroline non lo aveva mai visto fare. Si copriva goffamente la bocca con la mano, cercando di darsi un contegno che le sue risa non avevano. Poco dopo anche Elijah lo seguì. Caroline si alzò dalla sedia e rimase a fissarli indignata.
 < No, ti prego resta amore. Non volevamo offenderti.> bofonchiò tra le risa Klaus mentre l’afferrava per un braccio.
 < Cosa avete da ridere?> domandò con tono meno iroso. L’atmosfera si era fatta stranamente rilassata.
 < Vedervi dare in escandescenze è un vero spettacolo Caroline.> le disse Elijah con un sorriso divertito.
Anche Caroline scoppiò a ridere e si accomodò di nuovo al fianco di Klaus che la guardava con una strana scintilla negli occhi. Sembrava felice.
Si, quell’uomo era assolutamente bipolare! Ma come faceva a farla tremare di paura un attimo prima e farla sentire così a suo agio l’attimo dopo?
“Questa è tutta colpa della tua mente bacata Caroline!” Si ammonì la ragazza.
< La cena è servita.> Gustave fece un piccolo inchino e fece cenno  a tre ragazze di farsi avanti.
Bene, stava morendo di fame.
Klaus tornò serio e con un gesto della mano acconsentì alle ragazze di avvicinarsi a loro.
 < Prego amore, devi essere molto affamata.> le disse Klaus con un sorriso sghembo che scomparve l’attimo dopo.
Caroline fissò inorridita la ragazza che si ergeva al suo fianco. Non portava alcun vassoio, alcun calice di sangue fresco, diavolo nemmeno i conigli che Stefan tanto adorava! Quanto avrebbe voluto vedere un coniglio in quel momento!
La ragazza allungò un polso davanti a lei e con orrore Caroline notò che era già stata morsa, più volte.
 < È così che vi nutrite?> domandò quasi senza voce Caroline, non riusciva a staccare gli occhi dal polso della ragazza.
Klaus la guardò perplesso.   <  Siamo vampiri amore, come dovremmo nutrirci?>
Caroline sentì un tonfo al cuore guardando il viso esangue e spento della ragazza. Doveva essere stata soggiogata.
Si alzò in piedi e prese la giovane serva per le spalle.  <  Guardami. Dimenticherai tutto quello che ti è successo qui dentro, nessuno ti ha mai fatto del male. Tornerai dalla tua famiglia e vivrai una vita felice e spensierata lontano, lontano da qui. Corri!> e detto questo la ragazza sembrò risvegliarsi e in un attimo fuggì fuori dalla stanza.
Klaus afferrò Caroline per un braccio e con uno sgrullone la fece girare. Gli occhi gialli ed infuocati dell’ibrido la fecero raggelare. Si, questa volta aveva proprio superato il limite.
 < Come osi?> le urlò totalmente fuori di sé Klaus.
 < Come osate voi! Approfittarvi di povere fanciulle soggiogandole! È un abominio! Ricordo bene quando lo fecero a me, è orrendo!> gli urlò contro Caroline senza nemmeno rendersene conto.
Una parte di lei sapeva di dover abbassare i toni, Klaus avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento. Anzi era sbalordita che non lo avesse ancora fatto, ma l’altra parte di lei, quella umana, le diceva di dover fermare quello scempio. Ed era lì più forte che mai. Ricordava bene cosa Damon le avesse fatto, non avrebbe mai permesso a nessun altro di distruggere così la vita di un’altra persona.
Proprio mentre Caroline fissava con coraggio il volto infuriato di Klaus, aspettando il colpo che l’avrebbe molto probabilmente portata alla morte, contro ogni aspettativa gli occhi dell’ibrido tornarono normali ed uno sguardo spiazzato e triste prese il posto della furia che vi aveva letto poco prima.
 < Andate nelle vostre stanze.> le ordinò lasciandola andare. Caroline non se lo fece ripetere due volte e grazie alla sua super velocità da vampiro arrivò nella sua camere in un secondo.
< Molto interessante la nostra nuova ospite Niklaus.> osservò Elijah con aria concentrata.
Klaus annuì sovrappensiero.  <   Dovrò insegnarle un po’ di educazione se vuole restare in questa casa.>
 < Oserei dire che è una fanciulla gentile, fratello. Forse fin troppo … umana. È una piacevole sorpresa sapere che c’è ancora uno di noi in grado di sentire qualcosa di così puro.>  disse quasi incantato dall’animo di quella ragazza.
 < Già … ha un fuoco dentro che noi abbiamo perso da molto tempo, non è vero fratello?> osservò quasi stregato Klaus mentre fissava la porta dalla quale Caroline era scomparsa.
< Credo che ci farà bene averla intorno.> disse Elijah prima di uscire dalla stanza.
 
 
 
 
Caroline si sentiva infuriata. Aveva voglia di rompere qualcosa. No peggio, aveva voglia di uccidere qualcuno. Quel lato ferino e selvaggio la spaventava sempre, essere un vampiro aveva i suoi effetti collaterali come l’assoluta incapacità di controllare le proprie reazione e la sete … “Oh, mio Dio la sete” pensò Caroline portandosi un mano alla gola. Da secca era diventata infiammata ed ora le bruciava come l’inferno.
Se solo avesse potuto uscire e …
 < Un momento. Non sono sua prigioniera, posso uscire.> osservò Caroline felice.
Si diresse verso la porta della sua stanza. Chiusa a chiave.   <   Perfetto.> bofonchiò irritata. Chi l’aveva chiusa a chiave poi?
  <  Mi sottovaluti Klaus.> sussurrò la ragazza mentre facendo forza sulla maniglia, la ruppe attenta a fare poco rumore. Un sorriso di vittoria le illuminò il volto quando riuscì ad aprire la porta ma appena messo un piede fuori due guardie le sbarrarono la strada.
 < Oh ma stiamo scherzando?> sbottò la ragazza spazientita.
 < Non può lasciare la sua stanza, ordine di Sir Niklaus.> le disse l’uomo armato di spada.
 < Perfetto! Prima una porta chiusa a chiave e poi … > Caroline riuscì a percepire il battito rilassato dei loro cuori.   <  Umani.> disse in un sospiro strozzato.
Una fitta di dolore le attraversò la gola lasciandola senza fiato. Doveva allontanarsi da loro.
 <  Amore.> la sua voce familiare la prese alla sprovvista. Caroline si voltò di scatto verso Klaus, gli occhi iniettati di sangue, i canini scoperti e le vene attorno ai suoi occhi gonfie. Si gettò contro di lui attaccandolo al muro.
Klaus alzò le mani in segno di resa e la fissò esterrefatto.
 <  Mandali via, subito!> gli ordinò Caroline mentre schiacciava la gola di Klaus con il braccio.
L’ibrido sembrò capire all’istante il senso delle sue parole.
 < Andatevene.> ordinò senza staccare gli occhi da lei.
Le guardie fuggirono a gambe levate, spaventate dalla scena che si era loro parata davanti. I loro cuori battevano all’impazzata e pompavano sangue nelle vene dilatate dalla paura.
Caroline scrollò la testa obbligandosi a concentrarsi su altro che non fossero quei cuori impazziti.
Lasciò andare piano la presa su Klaus e chiuse gli occhi prendendo respiri profondi.
Senza nessun preavviso le forti mani dell’ibrido le circondarono il volto e la obbligarono a guadarlo.
Quegli occhi di un blu più scuro del suo la pietrificarono. Limpidi come l’acqua sembravano preoccupati. Sentì i canini ritirarsi.
< Hai bisogno di nutrirti. Vieni.> disse con voce calma, suadente. Klaus la prese per mano e rimase a fissarla, serio.
“Al diavolo! Non potrebbe andare peggio di così” Pensò Caroline ed annuì ancora un po’ scioccata dalla sua stessa reazione di un attimo prima.
Si ritrovò a correre con velocità vampiresca dietro Klaus che teneva fermamente la sua mano.
In un battito di ciglia si trovarono all’aperto.
Caroline si guardò attorno. Erano in un bosco. Il suo sguardo tornò perplesso su Klaus che la stava fissando a debita distanza con fare enigmatico.
 < Avevi fame, eccoti servita.> disse indicando teatralmente con una mano il bosco attorno a lui.
Caroline lo fissò stupita. Non si aspettava tanta …attenzione da Klaus. Avrebbe persino potuta chiamarla premura.
 < Non voglio ritrovarmi senza serve per cena.> disse con tono glaciale, quasi a giustificare il suo atto gentile.
La ragazza lo guardò disgustato. Come aveva potuto pensare per un solo istante che lui fosse … gentile?
 < Bene.> sbottò Caroline divenendo dura e fredda come lui. Avrebbe giocato alle sue regole.
 < Vuoi rimanere qui a guardare?> gli domandò irritata, incrociando le braccia al petto.
Klaus accennò un sorriso sinistro.  < Non ti lascerò cacciare da sola. Ci sono cose pericolose nel bosco e poi potresti scappare.>
 < Dio non voglia!> sbottò irritata Caroline facendolo sorridere in modo malizioso. Caroline gli rispose con una leggera smorfia che lo lasciò spiazzato.
La ragazza si voltò dandogli le spalle felice della reazione dell’ibrido e si concentrò su quello che la circondava.
La gola le faceva un male cane.
Aprì gli occhi di scatto e si indirizzò a velocità sovrumana contro un cervo che stava pascolando ad una ventina di chilometri da dove si trovavano.
Si avventò sul suo collo senza tentennamenti ed una volta che quel liquido caldo le inondò la gola si sentì subito meglio.
Era strabiliante l’effetto che il sangue aveva su di lei. La faceva sentire viva, tutte le sue terminazioni nervose si riaccendevano magicamente, inebriandola.
Prosciugò l’animale in pochi minuti ed una volta finito si alzò in piedi aggraziata.
Klaus l’aveva raggiunta ed aveva osservato tutta la scena in disparte, incantato. La ferocia e al tempo stesso l’eleganza con la quale Caroline si era avventata sulla sua preda e l’aveva finita lo avevano ammaliato.
Aveva potuto percepire il brivido d’eccitazione che la caccia le aveva donato, aveva quasi potuto assaporare il gusto del sangue caldo ed impregnato di terrore di quell’animale.
Era da ormai troppo tempo che non si sentiva così eccitato nel cacciare nonostante le sue prede urlassero e fossero più divertenti da inseguire.
Caroline si voltò ad osservare il sorriso sadico che illuminava il viso di Klaus. La stava fissando quasi trionfale.
 < Cosa c’è?> le domandò lei scocciata.
 < Ti impegni tanto per apparire come la brava samaritana ma …> l’ibrido si avvicinò in un secondo a lei prendendola alla sprovvista. Col pollice pulì l’angolo della bocca di Caroline sporco di sangue e lo portò alla bocca per leccarlo.
Quella scena era stata così seducente che la ragazza si trovò a fissarlo incantata.
 < Sei come me in fondo.> finì lui posandole l’altra mano sulla vita.
Caroline fissò le sue soffici labbra ancora posate contro il pollice e deglutì. Maledetta caccia, la rendeva ogni volta così su di giri.
Posò entrambe le mani sul petto di Klaus e con forza lo spintonò lontano da lei. L’ibrido la fissò stupito.
 < Puoi combattermi quanto vuoi amore, ma io e te sappiamo che mi vuoi.> disse in modo così sicuro da farla andare su tutte le furie.
 < Io non ti voglio Klaus, come non ti ho mai voluto prima e mai ti vorrò in futuro! Oh Dio! Sei così asfissiante a volte, possibile che non ti dai mai per vinto?> gridò Caroline sperando che le sue parole non svelassero l’estrema irritazione che provava anche per le attenzioni future dell’ibrido.
Klaus la fissò estremamente irritato. Fu di nuovo vicino a lei in un istante e l’afferrò per le braccia.
 < Klaus.> sospirò spaventata la ragazza. L’ibrido strinse la prese mentre la fissava furente.
 < Quella ragazza che hai gentilmente liberato dalle mie grinfie era venuta da noi spontaneamente. Come tutte le altre Caroline. Sono ben pagate e con quei soldi aiutano la loro famiglia, non le uccidiamo. Avrai notato che non ci sono vampiri al nostro servizio, ci piace che le nostre faccende rimangano tali, non vogliamo diffondere l’isterismo in città. Ad ogni modo complimenti amore, hai spedito quella giovane ragazza e la sua famiglia verso morte certa. Sai quanto è doloroso morire di fame?> gli domandò sadico mentre leggeva negli occhi della ragazza un rimorso disarmante.
Caroline trattenne un singhiozzo. Klaus le stava facendo davvero male. E non si trattava solo del dolore alle braccia.Lei pensava di aver fatto la cosa giusta liberando quella ragazza, voleva solo aiutarla.

 < Lasciatemi.> disse fuori singhiozzando. Klaus si allontanò da lei fissandola con distacco.
 < Adesso tornate nella vostra camera e vedete di non uscire da lì fin quando non sarò io ad ordinarvelo. Non vorrei dover rimediare ad altri vostri pasticci.> il tono gelido di Klaus la ferì come lei non si sarebbe mai aspettata. Come poteva giudicarla in quel modo?
Lui! Lui che era un assassino senza scrupoli! O forse erano state le sue azioni sconsiderate a ferirla, le conseguenze che ne erano derivate. Quella era una dannatissima altra epoca, avrebbe dovuto pensare prima di comportarsi da eroina in gonnella.
Caroline voleva piangere ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farlo davanti a lui.
In un battito d’ali fu di nuovo al castello e poi sù nella sua camera. Batté con forza la porta dietro di lei e si gettò sul letto, in lacrime.
Voleva tornare a casa.

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Capitolo 3
*** Mister Bipolarità ***


Salve ragazzi, questo capitolo è lungo e pieno di “eventi”. Spero che vi piaccia, ci ho messo una settimana, tra impegni e vita sociale a scriverlo e l’ho voluto pubblicare “corposo” chiamiamolo così =D. Fatemi sapere cosa ne pensate, temo di aver creato un scena un po’ troppo sdolcinata verso la fine ma… bisogna fare passi avanti no? Detto questo, buona lettura! =)
 
 
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Come faceva a trovarsi nella sua camera? Non la stanza maestosa ed estranea in cui Klaus l’aveva rinchiusa ma la sua camera. Caroline corse ad abbracciare Mr Teddy e si gettò sul letto sorridente.
< Caroline.> la voce della sua migliore amica la fece scattare in piedi.
Bonnie era in piedi davanti a lei, i contorni un po’ sbiaditi. Strano.
Caroline si gettò tra le sue braccia felice di averla ritrovata.
 < Bonnie!> squittì di felicità Caroline mentre l’abbracciava. La strega contraccambiò con calore l’abbraccio.
 < Stai bene?> le domandò preoccupata.
 < Perché non dovrei? Sono a casa, con te.> osservò Caroline. C’ era qualcosa nelle sue stesse parole che non aveva senso, ma non riusciva a ricordare cosa.
 < Care, è un sogno. Perdonami, Elijah è venuto da me e … il suo piano non sembrava poi così male. Ha fatto un patto con Elena, io avrei dovuto mandarlo nel passato col tentativo di cambiare gli eventi. Cambiare Klaus così che non sarebbe mai diventato un problema per noi mentre Elijah avrebbe potuto mantenere unita la sua famiglia ma quando sono entrata in contatto col mondo degli spiriti … non hanno acconsentito. Mi hanno detto che loro avrebbero scelto chi mandare. Non ho potuto contrattare o avvisarti, ma ho potuto fare un patto con loro. Avrei acconsentito solo se non avessero spedito quella persona indietro nel tempo e per di più da Klaus senza un’arma di difesa.>
 < Il pugnale.> sussurrò Caroline che stava finalmente cominciando a ricordare cosa fosse successo durante l’ultimo scombussolato giorno della sua vita.
 < Già. Ed è stato lì che abbiamo avuto questa idea, sai quanto gli spirito odino l’esistenza di Klaus. Un ibrido che ha violato ogni legge naturale così …>
< Ho capito Bonnie. So cosa devo fare con il pugnale.>
< Care ...> le disse con aria preoccupata l’amica.  La vampira rimase a fissarla senza capire a cosa fosse dovuto quel tono spaventato.
 <  Morire.> La vampira si portò una mano alla fronte, come diavolo aveva fatto a scordarlo? Ah beh si, tutta la storia del “sono in un’altra epoca” le aveva tenuto la mente un po’ impegnata.
Caroline gli sorrise, per rincuorarla.   < Come faccio a tornare a casa?>
La strega la fissò con aria colpevole.    < Non lo so Care. Non sono più io quella che muove le fila qui. Sono gli spiriti. Sto cercando di mettermi in contatto con loro ma mi stanno bloccando. Troverò un modo per invertire le contro indicazioni del pugnale. Ad ogni modo credo che quando avrai portato a compimento la tua missione ti lasceranno tornare.>
 < Non voglio affidare la mia vita nelle mani di quattro pazze defunte Bonnie!> sbottò la vampira facendo scoppiare a ridere l’amica.
 < Prometto che lavorerò da sola ad una soluzione alternativa. Mi farò sentire presto. Devo andare.>
Caroline riuscì a dare un ultimo abbraccio veloce all’amica prima di spalancare gli occhi.
Si, era ancora bloccata in quella maledetta epoca, in quel maledetto palazzo, in quella maledetta stanza.
Si tirò in piedi ancora scombussolata. Dopo aver versato tutte le lacrime che aveva si era addormentata, ancora vestita.
La sua vita in cambio di quella di migliaia di persone … non sembrava un compromesso tanto male.
Peccato che fosse la sua vita e caso strano lei ci tenesse un po’!
“ Se i miei amici … lo avessero messo in conto? Se Bonnie lo avesse messo in conto e …” La vampira scrollò la testa sforzandosi di sorridere. Doveva smetterla con quei pensieri. I suoi amici non avrebbero mai barattato la sua vita per liberarsi di Klaus.
Caroline si alzò dal letto e controllò che il pugnale si trovasse ancora ancorato alla sua gamba. Con sollievo constatò che era al suo posto.
Qualcuno bussò alla sua porta. La ragazza si diede una veloce occhiata alla specchio – il viso pallido, gli occhi ancora arrossati e l’acconciatura spettinata- ed urlò a chiunque si trovasse dall’altra parte di entrare.
Due giovani ragazze fecero il loro ingresso a testa bassa. Caroline riuscì comunque a riconoscerle. Le insaponatrici folli. Fantastico!
 < Sir Niklaus ci ha mandato a vestirla. Vuole vederla tra un’ora per la colazione.> disse timidamente la ragazza di colore.
 < Grazie. Qual è il tuo nome?> domandò gentilmente Caroline.
 < Becky.> rispose la ragazza guardandola negli occhi.
 < Perfetto Becky, sappi che mi piace lavarmi da sola.> e detto questo le due si scambiarono un sorriso complice.
Dopo essersi fatta un bagno ed aver scoperto che l’altra ragazza si chiamava Rose, Caroline era entrata dentro un vaporoso vestito giallo che enfatizzava ancor più il colore dei suoi splendidi capelli e scese al piano di sotto.
Non voleva vederlo, figuriamoci parlargli. Ma doveva mandare avanti quello stupido teatrino se avesse voluto trovare l’occasione di “metterlo a dormire” per così dire. Adesso che si era rimessa in forze grazie a quel cervo doveva solo aspettare di essere da sola con Klaus. Magari riuscendo persino a prenderlo alla sprovvista. A dire il vero, coglierlo di sorpresa, sarebbe stato l’unico modo in cui sarebbe riuscita a farlo. Ah e si, doveva aspettare che Bonnie trovasse una soluzione alla “controindicazione”, così l’aveva chiamata l’amica, del pugnale.
Klaus camminava nervosamente avanti ed indietro per la stanza. Le mani dietro la schiena e lo sguardo perso.
Elijah e Kol erano comodamente seduti sulle loro sedie. Avevano evidentemente finito di fare colazione, stando ad osservare le facce pallide delle ragazza che erano al loro fianco.
 < Smettila di fare così, mi fai venire il mal di mare.> Caroline sentì Kol lamentarsi, evidentemente rivolto all’ibrido.
Quando la ragazza entrò nella stanza, Klaus si bloccò e si voltò a guardarla con una strana scintilla negli occhi.
Ma si era già dimenticato di come si erano salutati la notte precedente?
 < Caroline.> sussurrò l’ibrido per salutarla e dicendo così, allungò una mano verso la direzione della ragazza.
 < Oh sia lodato il cielo!> bofonchiò Kol felice che quella bella ragazza avesse fatto desistere il fratello dal suo atteggiamento irritante.
La vampira guardò il più giovane dei Mikaelson e sorrise notando la sua espressione divertita.
Nel frattempo Klaus si era avvicinato a lei, la sua mano ancora tesa. Caroline inclinò il viso con fare irritato ed alzò un sopracciglio per fargli capire che no, non avrebbe preso la sua mano.
Kol scoppiò a ridere facendo solo irritare di più l’ibrido.
 < Caroline.> questa volta il tono duro e minaccioso della sua voce non la stava salutando.
La ragazza alzò gli occhi al cielo ed afferrò la mano di Klaus che con un sorrisetto compiaciuto, per la resa della ragazza, la strinse facendola ancorare al suo braccio.
 < Fratello lei è la signorina Caroline … > disse Klaus rivolto a Kol, prima ancora di rendersi conto di non sapere ancora il cognome della ragazza.
 < Forbes.> concluse la vampira.
 <  è un piacere poter fare la conoscenza di una persona che non sembra intimorita da mio fratello.> scherzò il vampiro con fare disinvolto.
Come aveva fatto a diventare un idiota come Caroline lo ricordava? Insomma aveva praticamente costretto lei ed i suoi amici ad ucciderlo nel suo presente.
 < Kol Mikaelson.> le sorrise il giovane. Caroline fece un goffo inchino. Riuscì a non cadere solo grazie alla presa ferrea che Klaus aveva sul suo braccio. Vide l’ibrido sorridere. Fantastico, se n’era accorto.
 < Elijah.> lo salutò Caroline con un sorriso.
L’originale ne sembrò sorpreso e compiaciuto.  <  Buongiorno a voi Caroline. Se permettete oggi siete più radiosa del solito.>
Caroline gli sorrise di tutta risposta ed abbassò lo sguardo. L’eleganza e la galanteria di quell’uomo erano incantevoli.
Con un leggero strattone Klaus la obbligò a camminare al suo fianco. Senza nessun motivo apparente stavano passeggiando attorno alla stanza, a braccetto. Solo un altro dei mille modi di Klaus di dimostrare di poter fare tutto di lei.
 < Vi starete domandando perché vi ho mandato a chiamare, Caroline? E perché ci sono con me i miei fratelli.> esordì Klaus voltandosi a guardarla con aria di trionfo. Era così meschino e freddo che Caroline si sentì raggelare.
 < Mi volevate sempre al vostro fianco no?> lo provocò la ragazza. Notò l’espressione divertita degli altri due Originali.
Klaus sembrò ignorarla.   <  Credo sia arrivato il momento delle risposte amore. E visto che vi ho fatto una promessa … ho chiamato il mio caro fratello Kol ad aiutarmi. Elijah ha voluto partecipare di sua spontanea volontà.>
C’era un’unica promessa che Klaus le avesse fatto. Quella di non farle del male.
Caroline deglutì, nervosa. Sentì le ginocchia cederle, ma il passo deciso di Klaus la obbligò a seguirlo.
 < Non preoccupatevi Caroline, se sarete onesta con noi non vi verrà fatto alcun male.> cercò di rassicurarla Elijah ottenendo scarsi risultati. Certo, onesta! Praticamente tutto quello che non avrebbe potuto essere.
 < Cosa ci facevate veramente nelle mie terre?> le domandò Klaus con fermezza.
Caroline si sentiva svenire. Cosa mai avrebbe potuto inventarsi?
 < Come sta quella ragazza? Siete andato a cercarla?> domandò la vampira per tutta risposta.
 < Sono io quello che fa le domande qui, Caroline.> la ammonì perentorio l’uomo.
 < Perfetto. Io risponderò alle vostre domande se voi risponderete alle mie.> sbottò Caroline con una sicurezza che non credeva di avere in quel momento.
Klaus si fermò di colpo e la fissò irritato.
 < Mi sembra un patto equo fratello.> intervenne Kol fin troppo divertito dalla situazione. Vedere Niklaus in difficoltà non era una cosa da tutti i giorni.
 < Purtroppo non sappiamo dove abiti quella ragazza. Mi dispiace Caroline.> rispose Elijah in modo affabile.
Caroline annuì mandando giù il groppo che le aveva ostruito la gola.
 < Bene, vedo che i miei fratelli hanno acconsentito al mio posto. Ad ogni modo adesso sta a voi risponderci Caroline.> Klaus sembrava fin troppo seccato ed impaziente.
 < In realtà io non sapevo nemmeno che queste fossero le vostre terre. Ve l’ho detto vengo dalle Americhe, non conosco bene questi luoghi e mi sono persa. Dovevo essere molto stanca e mi sono semplicemente addormentata.> rispose in modo evasivo Caroline senza guardare nessuno negli occhi.
Klaus riprese a camminare trascinandola con sé.
 < Perché siete venuta nell’Hampshire?>  domandò Kol interessato.
 < Volevo … vedere il mondo e l’imbarcazione che ho preso mi ha portata qua.> Caroline cercò di apparire il più credibile possibile, in fondo stava dicendo una mezza verità. Era sempre stato il suo sogno nel cassetto vedere posti nuovi, viaggiare.
Klaus la fissò di sottecchi, un sorriso appena accennato agli angoli della sua bocca.
 < Siete sola?> domandò Elijah stupito. Per quell’epoca la sola idea di una donna che girava per le strade della città senza scorta o senza la sua balia era impensabile, figuriamoci il pensiero di una donna che decideva di attraversare l’oceano senza nessun tutore a farle da guardia o da accompagnatore.
A quella domanda Caroline sentì la stretta di Klaus farsi più ferrea attorno alla sua mano.
 < Si, ho perso tutta la mia famiglia ed i miei amici … tempo fa. La persona che mi ha creato credo che lo abbia fatto per sbaglio, quindi sì … sono sola.> rispose Caroline rendendosi conto della veridicità delle sue parole. Era vero, lei era sola. Bloccata in un’epoca che non le apparteneva, forse per l’eternità.
 < Lasciateci soli.> ordinò Klaus prima di fermarsi nuovamente e far voltare Caroline verso di lui.
I fratelli dell’ibrido annuirono ed uscirono dalla stanza.
 < Persino i tuoi fratelli fanno tutto quello che dici?> domandò in tono acido e di disprezzo Caroline, ancora ad occhi bassi.
Klaus le posò delicato l’indice sotto il mento obbligandola a sollevare il viso per guardarlo. Gli occhi preoccupati dell’ibrido la incatenarono a lui.
 < Ieri avete detto che sapete cosa si prova ad essere usata come la ragazza che avete deciso stupidamente di liberare.> disse l’uomo con tono affabile, quasi comprensivo.
Caroline lo fissò di rimando senza capire dove volesse andare a parare.
 < Cosa volevate dire?> gli domandò lui, sinceramente curioso.
Non era di certo pronta a confidarsi con lui.
 < Non voglio dirvelo.> rispose sincera e piccata la ragazza.
Klaus scrollò la testa con fare quasi disperato.
 < Caroline quando la smetterete di contraddirmi sempre?> domandò esasperato mentre faceva scivolare le sue mani sulle braccia della ragazza.
 < Mai.> rispose Caroline facendolo sorridere.
 < Non fatemi pentire di tutta la benevolenza che vi sto dimostrando.> il suo tono di voce era più serio stavolta.
 < Benevolenza? Mi avete rinchiusa in camera mia, minacciate di uccidermi ogni dieci minuti e per di più ieri sera siete stato …> la voce le tremò impercettibilmente.  <  Crudele.> fu tutto ciò che riuscì a dire la ragazza.
 < Sincero vorrete dire.> osservò scocciato l’uomo.  <  Ad ogni modo sarei potuto essere molto più crudele di quanto sono stato fin d’ora con voi. Vi sto trattando da mia pari, vi ho dato un alloggio rispettabile e non vi ho gettato in una prigione o giù nelle cucine con le altre serve. Fossi in voi mi sarei riconoscente.>
Caroline cercò di divincolarsi dalla sua presa e contro ogni aspettativa ci riuscì. Molto probabilmente perché lui glielo aveva permesso. La ragazza fece due passi indietro troppo scombussolata per rispondere.
 < Temo che a breve dovremo abbandonare questa dimora. Ho intenzione di dare un ballo per inaugurare la nuova residenza, vi voglio al mio fianco. Sarà tra una settimana.> le disse l’ibrido con un tono che non ammetteva repliche.
Caroline si sentiva … terribilmente scombussolata.  <  Ci sarò.> disse lei decisa.
Klaus sorrise divertito.  < Lo so, il mio era un ordine non una proposta Caroline.>
 < Ed allora perché continuate ad avvisarmi? Perché vi interessa così tanto di me?> gli domandò Caroline quasi sull’orlo di una crisi di nervi.
Klaus si scagliò contro di lei a velocità disumana ma si bloccò ad un centimetro dal viso di Caroline.
 < Perché potreste essere venuta qui per uccidermi. Potreste essere l’ennesimo trucchetto inventato da Mikael per distruggere me e la mia famiglia. Perché nonostante la pessima idea che vi siete fatta di me, vi ho fatto una promessa ed intendo rispettarla.> le sbuffò contro più che irritato. Era evidente che cercava di tenere a bada la sua furia.
 < Mikael?> domandò stupita Caroline. Era per quello che stavano per cambiare residenza? Per questo quella mattina Klaus sembrava così nervoso?
 < Non ho intenzione di dirvi altro.> disse perentorio l’ibrido troppo vicino alle labbra di Caroline.
 < Fratello, devo parlarvi.> Elijah li interruppe facendo capolino dalla porta. Klaus lo guardò irritato e si diresse dal fratello senza dire una parola di più.
Perfetto, Klaus non le aveva detto di tornare in camera sua. Questo significava che poteva gironzolare per il castello indisturbata giusto? Pensò eccitata la vampira.
Dopo aver passato l’intera mattinata a girovagare per il palazzo ed aver esaminato con cura quasi tutti i libri che l’immensa libreria di casa Mikaelson offriva,  Caroline decise che era giunta l’ora di passare ai giardini.
La vista che le si parò davanti fu strabiliante.
Se possibile l’immensa distesa di siepi ben curate, alberi in fiore e viottoli ricoperti di ghiaia era più grande del palazzo stesso. Una vera meraviglia, senza contare che il sole che brillava alto e splendente nel cielo rendeva il tutto più incantevole.
Caroline si ritrovò a passeggiare con un quanto mai inopportuno sorriso sulla faccia. Era più forte di lei, il sole la metteva di buon umore.
Notò Becky, la ragazza di colore che l’aveva aiutata ad entrare in quel vestito e la salutò con un cenno della mano. La giovane serva rimase immobile col cesto dei panni poggiato su un fianco e la bocca aperta.
Caroline le sorrise imbarazzata. Ma perché la stava guardando in quel modo?
Senza alcun preavviso delle mani forti la afferrarono per le spalle con violenza e in un battito di ciglia si ritrovò schiacciata contro il muro della residenza Mikaelson.
La vampira alzò gli occhi, spaventata. Cosa diavolo era successo?
Klaus la teneva ancora ferma, il suo corpo la inchiodava al muro senza lasciare il minimo spazio tra di loro. I suoi occhi erano accessi da una strana scintilla. Sembrava profondamente arrabbiato.
 < Non bruci.> notò scioccato l’uomo mentre la osservava da capo a piedi con stupore.
 < Beh è evidente.> gli rispose Caroline guardandolo come se fosse pazzo.
Klaus afferrò la mano della ragazza e rimase a fissare l’anello che la impreziosiva.
 < Lapislazzulo. È un anello diurno.> sussurrò più a se stesso che a Caroline.
 < Chi te lo ha fatto?> domandò senza accennare a sciogliere la posizione più che equivoca in cui si trovavano.
 < Una mia amica, non capisco. Per quale motivo dovrebbe interessarvi?> domandò scocciata la ragazza.
Klaus la fissò con aria truce.   <  Mi interessa perché vi ho lasciata a casa senza scorta, non vi ho rinchiusa in camera vostra o incatenata al letto perché pensavo che non poteste uscire alla luce del sole, come la maggior parte di noi vampiri. Beh quelli che non hanno una strega come loro conoscente, ovvio.> le rispose perentorio e seccato.
Ce l’aveva con lei perché possedeva un anello diurno? Davvero? Pensò Caroline irritata.
 < Se volevate trovare una ragione per essere arrabbiato con me, potevate trovarne un’altra che non vi facesse apparire come un emerito cretino!> osservò scocciata la ragazza.
Se possibile Klaus si avvicinò ancora di più a Caroline. La distanza tra i loro corpi era inesistente. Il viso di Klaus a pochi centimetri dal suo la troneggiava. Si, dannazione. Klaus poteva farle davvero paura quando voleva.
Le mani dell’ibrido le afferrarono con violenza la vita e con uno strattone Caroline si ritrovò ad un centimetro dalla bocca di Klaus. Il respiro accelerato.
 < Allora volete proprio essere punita Caroline.> sussurrò seducente e letale Klaus mentre la fissava negli occhi con un espressione seria e crudele sul volto.
La vampira sentì le ginocchia cederle, il respiro accelerare. Cosa intendeva quel mostro?
Un sorriso diabolico e divertito apparve sul viso di Klaus che si ritrovò ad osservare le labbra di Caroline.
La trascinò con forza all’interno del palazzo e caricandola in spalla la portò dentro la sua camera.
 < Lasciatemi andare!> urlò la vampira mentre tirava calci e pugni contro l’ibrido. Klaus sorrise della sua testardaggine e la depositò ai piedi del letto.
 < Che ci faccio io qui?> domandò scioccata Caroline mentre si guardava intorno. Erano nella camera da letto di Klaus.
 < Avete forzato la vostra porta ricordate? Non posso chiudervi a chiave là dentro.> le disse con aria tronfia mentre cominciava a camminare avanti ed indietro nella stanza, quasi sovrappensiero.
 < Cosa volete fare?> la vampira cercò di nascondere la paura che le attanagliava lo stomaco.
Klaus posò con fare enigmatico la mano contro il suo mento, sorrise.
 < Fatemi pensare. Cosa potrò mai fare per insegnarvi una volta per tutte le buone maniere?> disse con aria divertita.
 < Trovato.>  in un attimo Klaus le afferrò la mano e le tolse l’anello diurno.
Il tentativo di Caroline di opporre resistenza la portò solo ad un brutto livido sul polso.
Klaus fece un passo indietro, con aria vittoriosa.
 < Ridatemelo!> Sbuffò fuori con un ringhio la ragazza mentre sentiva i canini allungarsi e le vene attorno ai suoi occhi gonfiarsi.
 < Calmatevi Caroline.> sussurrò con tono di comando l’ibrido, ma la vampira fu su di lui in un secondo e lo scaraventò contro il muro. Ancor prima che Caroline riuscisse a vederlo, l’ibrido la afferrò per i fianchi e si ritrovò stesa sull’enorme letto a baldacchino. Klaus era sopra di lei, una mano a stringerle il collo, l’altra a sorreggere il suo peso per non schiacciarla.
 < Ora basta!> sibilò tra i denti con tono furioso. Caroline impietrì di fronte a tanta furia.
Si, aveva decisamente oltrepassato il limite questa volta ma era più forte di lei, non riusciva a controllarsi quando si  trattava di Klaus. Era così irritante a volte da farle venire voglia di prenderlo a schiaffi … o di saltargli alla gola!
La ragazza rimase pietrificata a fissarlo. Lo sguardo furioso di Klaus si incatenò al suo e per i successivi  minuti rimasero in quella posizione.
Klaus attendeva con pazienza che il respiro accelerato di Caroline si calmasse prima di lasciarla andare o lo avrebbe attaccato di nuovo e questa volta non poteva giurare di non farle del male.
Ma ad un tratto si trovò ammaliato dalla sua bellezza. Era lì, stesa sotto di lui. Impotente, sua.
I capelli d’orati erano sparsi in disordine attorno al suo viso. Gli occhi innocenti e smarriti, le labbra appena socchiuse, morbide, suadenti e quel profumo.
Senza nemmeno accorgersene la mano libera di Klaus cominciò a vagare seducente lungo il fianco di Caroline. Risalì dalla vita fino al suo invitante collo e poi giù dalla spalla fino al suo braccio.
La ragazza rabbrividì al passaggio del suo tocco caldo sulla pelle. Era stupefacente come lo sguardo poco prima iroso di Klaus fosse diventato tutto d’un tratto caldo, desideroso. Doveva ancora abituarsi a quei cambi d’umore repentini.
 < Quando avete detto di conoscere quello che quella serva ha passato, cosa intendevate?> domandò con aria dolce l’ibrido. Quella domanda gli frullava in testa dalla sera prima, senza sosta. Sapere che lei aveva sofferto lo rendeva … curioso. Forse sapendo, sarebbe riuscito a spiegarsi qualcosa di più dell’anima, del tutto particolare, di Caroline.
La ragazza rimase a fissarlo, dubbiosa. Aveva davvero tirato la corda un po’ troppo aggredendolo. Forse doveva parlare, un modo semplice per dimostrarsi riconoscente della sua … come l’aveva chiamata quel pazzo? Ah, si … benevolenza.
 < Quando ero umana un vampiro mi ha soggiogata e … usata per i suoi scopi.> Fu tutto quello che fu in grado di dire. Dopo il magico ritorno di quegli orribili ricordi grazie alla sua trasformazione, Caroline si era obbligata a non pensare più a Damon e a quello che le aveva fatto. A parte la volta in cui lo aveva preso a calci nel culo per fargliela pagare, ovvio.
Adesso ricordava bene da dove proveniva tutta la sua ostilità per Damon e conseguentemente per la sua relazione con Elena!
Gli occhi blu dell’ibrido la scrutarono a lungo prima diventare più calmi, quasi sofferenti. Lasciò andare la presa attorno al collo della ragazza ma non accennò a muoversi.
 < Cosa intendete per… i suoi scopi? > domandò stranamente titubante. Caroline trattenne un risolino nervoso. Klaus si stava davvero preoccupando per lei?
 < Ero la sua sacca di sangue personale come quelle povere ragazze per voi.> E no, non gli avrebbe detto di come Damon l’avesse sedotta e poi … sedotta di nuovo contro la sua volontà. Ci mancava solo farsi compatire da quell’essere!
 < C’è dell’altro.> disse con tono sicuro l’uomo.  Caroline tornò a guardarlo, stupita. La sua non era stata una domanda ma un’affermazione. Cos’è leggeva anche nel pensiero ora? O forse … No! Non c’è nulla di umano in lui! Lui non può riuscire a capirmi! Si ammonì mentalmente la ragazza.
La vampira si schiarì la gola e cercò di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire. Posò le mani sulle braccia di Klaus e provò ad alzarsi. L’ibrido si fece da parte immediatamente.
Rimase seduto sul letto semplicemente a guardarla. Per la prima volta dopo tanto tempo Caroline non riusciva a decifrare il suo sguardo. Ne fu stranamente impaurita.
Si inginocchiò davanti a lui senza mai smettere di scrutare i suoi profondi oceani blu. Doveva ammetterlo, erano gli occhi più belli che avesse mai visto. Stranamente caldi sotto quel viso scolpito e molte volte duro, glaciale.
 < È stato lui a trasformarvi?> le domandò all’improvviso.
 < No, non credo mi ritenesse degna di meritare un tale onore. Ve l’ho detto, il mio creatore voleva semplicemente fare del male alle persone che amavo e mi ha uccisa. Avevo sangue di vampiro in circolo e così…> dirgli che con ogni probabilità Katherine l’aveva creata per essere il vampiro da sacrificare nel rituale per renderlo un ibrido a tutti gli effetti, era davvero fuori discussione!
Klaus posò con gentilezza le nocche della sua mano sul viso di Caroline. La accarezzò.
 < Non riesco a capire come quelle persone non abbiano visto … voi.  Come non rimanere abbagliati dalla vostra bellezza, dal vostro spirito?> sembrò domandare più a se stesso che a lei, concentrato sul viso di Caroline. Avrebbe voluto chiedere i loro nomi, sapere se quel bastardo l’avesse violata … ma conosceva già quella risposta. Un ringhio uscì fuori soffocato dalla sua gola.
Caroline sbarrò gli occhi come un cucciolo impaurito ma non si mosse. Rimase fiera a guardarlo, l’espressione dubbiosa.
 < Non dovete avere paura di me, ve l’ho già detto.> le sussurrò quasi scocciato l’ibrido.
  < Perfetto e ci risiamo con gli sbalzi d’umore! > bofonchiò Caroline alzando gli occhi al cielo.
Klaus la fissò divertito.   <  Sapete che sono un vampiro e bofonchiare non vi aiuta a non farmi ascoltare quello che dite, vero?> domandò scoppiando a ridere.
Si, era ufficiale. Caroline non riusciva a stargli dietro. Ma quel sorriso da ragazzo felice e spensierato non poteva non coinvolgerla. Era bello vederlo così.
 < Sapete che potrei aver voluto farvelo sentire? Qualcuno dovrà pur mettervi di fronte ai vostri difetti!> scherzò un po’ inacidita la ragazza.
Klaus fu su di lei in un secondo. La gettò a schiena in giù sul letto e con un sorriso più che malizioso si posizionò sopra di lei.
 < Cosa fate?> domandò lei,  presa alla sprovvista.
 < Se devo sentire l’elenco dei miei difetti almeno voglio farlo in una posizione che mi renda questo supplizio più facile.> scherzò sorridente mentre si avvicinava alla bocca di Caroline.
 < Perfetto!> sbottò la ragazza.   <  Nessuno vi ha mai detto che siete troppo autoritario?>
Klaus sorrise.  <  Ditemi qualcosa che io possa realmente definire difetto.>
Caroline si morse un labbro, innervosita dalla sua risposta.
  <  Siete egocentrico, superbo … > Klaus fece scorrere un braccio sotto la sua vita e la strinse a sé con foga. Allo sguardo allarmato di Caroline, sorrise malizioso.
 < Posizione migliore.> sospirò contro le labbra della vampira a mo’ di spiegazione.
 < Non accettate le critiche e volete avere sempre ragione.> continuò stizzita la ragazza.
 < Oh amore non vorrei puntare il dico contro di voi, ma non potreste proprio parlare.> osservò l’uomo mentre si illuminava in una splendida risata.
Caroline posò le mani sul petto di Klaus, i tentativi di fare forza per alzarlo si rivelarono inutili.
 < Io non voglio avere sempre ragione.>
Si fissarono per un secondo e poi scoppiarono a ridere. Insieme.
Fu in quel momento che Caroline notò apparire affianco a loro un pezzo di carta, accartocciato.
Non riuscì a non sbarrare gli occhi attirando così l’attenzione di Klaus.
L’espressione dell’ibrido si fece tutto d’un tratto glaciale e veloce riuscì ad afferrare il foglio prima di Caroline.
Klaus era in piedi di fronte a lei. Il foglio tra le mani, la fissava come un boia prima dell’esecuzione.
Caroline rabbrividì e scese dal letto.
 < Resta seduta.> le ordinò con crudeltà Klaus mentre apriva il pezzo di carta.
 < Klaus …> cercò di parlare la vampira ma lo sguardo d’odio che l’uomo le rivolse la raggelò.
Lo sguardo dell’ibrido divenne ancora più glaciale. Accartocciò con furia il foglio e lo scaraventò a terra.
Quando i suoi occhi si posarono di nuovo su Caroline, la vampira si sentì svenire.
Una sensazione più che spiacevole e familiare le bruciò la pelle. In un attimo Caroline si si ritrovò rannicchiata, spalle al muro nella parte più oscura della stanza.
Klaus aveva aperto la grande finestra della sua camera e tolto le pesanti tende che fino ad un attimo prima la schermavano dal sole.
L’ibrido la guardava furioso, un lato della tenda ancora in mano ed il respiro accelerato.
 < Se provate ad uscire da questa stanza ucciderò un’altra delle servette a cui tenete tanto.> sussurrò tra i denti digrignati.
Caroline lo fissò di rimando ad occhi sbarrati, spaventata come un cucciolo.
 < Sono stato chiaro?> urlò totalmente fuori di sé l’ibrido.
La vampira si rannicchiò ancor più su se stessa ed annuì. No, non avrebbe pianto.
In un battito di ciglia Caroline si ritrovò sola nella stanza. Per quale strano motivo si sentiva come se … lo avesse tradito?
La vampira osservò la stanza illuminata dal sole. Pregò che quella piccola parte in ombra non fosse scomparsa durante il pomeriggio o …
Con uno scatto si gettò sul foglio che aveva creato tutti quei problemi. Per fortuna Klaus lo aveva gettato nella zona in ombra.
Care, perdonami non sono più riuscita a mettermi in contatto con te. Gli spiriti mi impediscono di parlarti, non riesco a capirne il motivo ma spero che almeno questo biglietti ti arrivi. Ci sono delle novità: sto cercando un incantesimo che ti permetta di concludere la tua missione senza perdere la vita. Gli spiriti non hanno minimamente pensato ai danni collaterali, sei una vampira dopo tutto. MI serve solo altro tempo, mi farò sentire presto.
Ci manchi,
Bonnie.”

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Capitolo 4
*** Promesse infrante ***


Ed eccomi di nuovo qui ragazzi! Allora ho finito di scrivere questo capitolo proprio oggi, di solito mi do qualche giorno per rileggerlo ma visto che vi avevo promesso di pubblicarlo nel week end eccoci qui! Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate soprattutto perché ho intenzione di introdurre un po’ d’azione nei capitoli successivi, spero di aver per questo creato una base idonea per lo sviluppo della storia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Che altro dire, buona lettura!! =)
 
 
Erano passate ore dall’ultima volta in cui Caroline aveva visto Klaus. Quegli occhi pietrificati dalla rabbia continuavano a tormentarla ogni volta che provava ad addormentarsi. Per fortuna dopo qualche bruciatura e posizioni scomode il sole aveva finalmente deciso di tramontare permettendo a Caroline di stendersi sul suntuoso letto a baldacchino dell’ibrido. Non avrebbe voluto farlo irritare ancora di più ma si sentiva davvero sfinita.
Le ustioni ci avevano messo più del solito a guarire e quel giorno non si era nutrita. Non ricordava che il sangue animale fosse così poco … nutriente. Non aveva mai apprezzato le sacche di sangue come in quel momento.
Ogni tentativo di riposare era stato vano. Non era stata solo la paura a tenerla sveglia ma un pensiero. Un pensiero fisso che la stava tormentando. Negli occhi di Klaus aveva potuto vedere per un terrificante momento non rabbia, né furia o odio ma dolore. Lei lo aveva ferito.
In fondo erano amici nel suo presente. Gli amici non tradiscono, non dovrebbero farlo.
L’immagine di Bonnie, Elena, Stefan e Jeremy la investì come un treno in corsa. Anche loro erano suoi amici e l’unico modo per salvarli, per poter stare di nuovo con Tyler, era mettere fuori gioco Klaus anche se adesso la cosa la faceva sentire una crudele voltafaccia.
Caroline strinse con più forza la coperta di piume d’oca che ricopriva il letto. Avrebbe giurato di sentire freddo. Forse erano solo i suoi sensi di colpa che la stavano divorando dall’interno.
Sentì all’improvviso la porta della stanza fare uno strano rumore, poi aprirsi ma non riuscì a trovare il coraggio per voltarsi e vedere chi fosse venuto a prenderla e con ogni probabilità a portarla nella cella più scura e buia di tutto il castello.
Caroline prese un profondo respiro mentre sentiva dei passi avvicinarsi al letto. Chiuse automaticamente gli occhi e attese. Attese a lungo.
Chiunque fosse entrato nella stanza adesso sembrava essere scomparso.
La vampira si costrinse a non aprire gli occhi, nemmeno a gridare anche se era tutto quello che si sentiva di fare.
Doveva essere notte fonda, il verso di un gufo la fece rabbrividire ulteriormente. Come se tutta quella situazione non fosse già abbastanza inquietante!
Ad un certo punto, senza nessun preavviso il materasso affianco a lei si abbassò e qualcuno si stese al suo fianco sotto le coperte.
Si, era evidentemente il momento di aprire gli occhi e uccidere il maniaco ma Caroline non riusciva più a trovare le forze per muovere un muscolo.
 < Hai freddo.> la voce atona e distante di Klaus la fece sentire estremamente colpevole. Si sentiva stranamente sollevata di sentirlo parlare di nuovo, con lei. Certo il suo tono era freddo e glaciale ma almeno non aveva deciso di ignorarla o peggio …
Caroline si portò le coperte vicino al viso, ancora stesa su di un fianco dava le spalle all’ibrido.
 < Credo siano solo i sensi di colpa.> sussurrò con sincerità la vampira. Non aveva più senso mentire o fare finta che quel biglietto non volesse significare niente.
Klaus rimase paralizzato a guardare il soffitto. La sua risposta lo aveva spiazzato.
La sua Caroline, pensò mentre accennava un sorriso stanco e scrollava la testa. Onesta e sincera anche di fronte alla morte. Perché era quello che avrebbe dovuto fare. Ucciderla.
Klaus aveva passato le successive otto ore dal ritrovamento di quel maledetto biglietto ad imprecare, bere e a cacciare. E no, non si trattava di dolci cerbiatti. Aveva cercato di starle il più lontano possibile o la tentazione di spezzarle il collo per averlo tradito ed avergli mentito lo avrebbe sopraffatto. Si conosceva bene, anzi era sinceramente stupito del sangue freddo che aveva dimostrato con lei.
Gli aveva fatto quella stupida promessa. Non poteva farle del male, ma c’era qualcosa di più.
Lui non voleva.
In modo impacciato Caroline cominciò a voltarsi verso l’ibrido. Klaus non potè fare a meno di notare come apparisse indifesa e forse persino triste con le labbra imbronciate e lo sguardo perso, quasi vitreo. Sembrava davvero molto stanca.
La vampira posò delicatamente la mano sul cuscino e vi adagiò la testa. Rimase a fissare il profilo scolpito di Klaus che si ergeva a pochi centimetri da lei. L’ibrido aveva l’aria pensierosa, le mani dietro la testa in una posizione rilassata. Ma il gelo che era sceso tra loro la faceva quasi sentire male, a disagio.
 < Avete deciso cosa fare di me?> domandò con titubanza Caroline. Non voleva apparire sconfitta, non voleva giustificarsi o implorare la sua misericordia. Come avrebbe potuto?
Era stata lei a tradire la sua fiducia. Qui tra i due per la prima volta lei era il cattivo.
Il viso di Klaus si girò per guardarla. L’espressione dubbiosa e le sopracciglia corrugate.
 < No. >rispose sincero mentre notava come il respiro di Caroline fosse accelerato.
La vampira annuì in silenzio. Non sapeva cos’altro dire o fare.
 < Da domani comincerete a svolgere le vostre mansioni. Dovremmo trasferirci prima del previsto quindi dovrete coordinare la servitù e far imballare il necessario. > disse con aria serena tornando a fissare il soffitto.
Caroline rimase in silenzio, scioccata dalle parole dell’ibrido.
 < Temo che i nostri incontri diminuiranno drasticamente Caroline. Primo perchè non mi fido di voi e secondo perché non è bene che un nobile passi tutto questo tempo con una serva, a meno che …> La mano dell’uomo andò a posarsi lasciva sulla guancia della vampira. Le parole lasciate in sospeso erano state più che chiare.
Caroline sentì la guancia andare in ebollizione ed una strana morsa di paura ed eccitazione le chiuse la bocca dello stomaco.
Lo fissò di rimando smarrita e confusa.
Alla vista dello sguardo trionfante di Klaus, la ragazza riuscì a ritrovare la lucidità.
Afferrò la mano dell’ibrido e la strinse forte nella sua, portandola sul letto.
 < La mia amica Bonnie mi ha mandata da voi per … trovare un modo per impedirvi di fare del male alle persone che amo. È una strega.> disse Caroline fissandolo intensamente negli occhi. Notò con piacere la sorpresa di Klaus alle sue parole.
L’ibrido rimase a fissarla godendo della stretta forte della mano della vampira.
 < Come? Come vorreste impedirmi di fare qualsiasi cosa?> il tono glaciale e duro della sua voce fece raggelare Caroline che decise però di non lasciare andare la mano dell’uomo.
 < Avete letto il biglietto, anche lei ha detto che ci stava lavorando sopra.>
 < E perché venire qui quando siete ancora completamente disarmata?>domandò Klaus voltandosi di fianco.
Ora si trovavano faccia a faccia. Solo le loro mani intrecciate li separavano.
 < Io non ho proprio voluto fare niente. Un attimo prima ero a casa mia a dormire e l’attimo dopo dormivo davanti i cancelli del vostro palazzo.>osservò un po’ irritata Caroline.
Klaus accennò un sorriso stanco.
 < Quindi una vostra amica vi ha spedito qui senza arte né parte per impedirmi di fare del male a dei vostri amici. Quali amici? > domandò tutto d’un tratto Klaus con aria pensierosa.
Perfetto. Ed ora cosa diavolo avrebbe potuto rispondergli?
 <  Vi basti sapere che … non era mia intenzione ferirvi. Ma … voi avete ferito me e tutte le persone a me più care. Non volevo ritrovarmi immersa in questo bel pasticcio ma ci sono e non posso tirarmi indietro. Farò tutto il possibile per evitare che facciate del male alla mia famiglia.> la voce le uscì fuori spezzata. Sapeva bene di rischiare molto parlando chiaro con Klaus ma non vedeva altra via di scampo.
L’ibrido sciolse la presa attorno alla sua mano e la posizionò sul viso di Caroline. Con una mossa fluida, seducente si portò sopra di lei ed ancor prima di capire cosa stesse accadendo Caroline sentì le labbra soffici e umide di Klaus posarsi sulle sue.
Non poteva rifiutare quel bacio. Sarebbe stata una terribile bestemmia. C’era così tanta gratitudine in quel gesto da farla sentire inerme contro di lui.
Un bacio soffice, lento. Un solo bacio e Klaus si allontanò da una Caroline pietrificata.
 < Grazie.> le disse inchiodandola al letto con quello sguardo intenso e profondo.  < Per la vostra onestà>.Precisò Klaus mentre i suoi occhi correvano ingordi sul viso di Caroline.
La ragazza si schiarì la gola ancora imbambolata ed annuì lentamente facendo ridere l’ibrido.
Klaus si lasciò cadere sulla sua parte del materasso, scombussolato dalle molteplici sensazioni che quel breve discorso aveva suscitato in lui.
 < Dormite Caroline. > ordinò con aria serena. < Domani sarà una lunga giornata.>
Senza lasciarselo ripetere due volte e senza riuscire a formulare un pensiero coerente Caroline si voltò di fianco, dando le spalle a Klaus e per la prima volta fu felice di obbedire ad un ordine.
 
 
 
 
Il profumo dell’aria mattutina la svegliò dolcemente. Caroline si stiracchiò un po’ indolenzita e in un attimo di lucidità sbarrò gli occhi, terrorizzata.
Era mattina, perché non stava andando a fuoco?
La stanza era ancora all’oscuro, durante la notte Klaus doveva aver richiuso la finestra e le tende.
Caroline si voltò alla ricerca dell’ibrido col quale aveva condiviso il letto. Ma non lo trovò.
Si sentì stranamente delusa e si domandò come avrebbe reagito quel giorno Klaus alla sua presenza. Riusciva a cambiare umore così velocemente che non si sarebbe stupita se quella mattina fosse arrivato alla sua porta armato di paletto e verbena.
Con difficoltà si alzò dal letto, non togliersi quel pesante vestito non era stata l’idea migliore del mondo.
Caroline si guardò attorno. Nessuna traccia del suo anello diurno. Diavolo non sapeva nemmeno se poteva uscire da quella stanza o no.
Klaus le aveva detto che avrebbe dovuto cominciare ad occuparsi del trasferimento, questo includeva uscire da quella camera no? Ma le aveva anche detto che se lo avesse fatto avrebbe ucciso una delle sue serve. Non poteva permetterlo assolutamente.
Ma doveva pur lavarsi, cambiarsi. Doveva mangiare.
Una volta in piedi la testa le girò facendola barcollare. Cosa diamine stava succedendo? Poteva la fame farla sentire così debole? Era un vampiro dopo tutto!
Qualcuno bussò alla porta. < Avanti.> sussurrò la vampira con una tremenda sensazione allo stomaco.
Caroline si voltò lentamente, non sapeva assolutamente cosa aspettarsi. Forse era Becky, venuta ad aiutarla a vestirsi.
Sul ciglio della porta un Elijah dal volto preoccupato e severo la stava fissando. Al suo fianco c’era Becky con un’aria più preoccupata di quella dell’Originale . Si fiondò su di lei e l’aiuto a sorreggersi. Non pensava fosse così evidente che riusciva a mal pena a stare dritta.
 < Sedetevi. Sembrate distrutta.> le sussurrò dolcemente la serva. Caroline le riservò un sorriso gentile prima di mettersi seduta sul letto.
 < Klaus ha mandato voi a fare il lavoro sporco?> domandò la vampira senza guardare il suo interlocutore negli occhi.
 < No. A dire il vero sono voluto venire io di mia spontanea volontà per accertarmi che non vi fosse successo niente di male.> si chiarì il vampiro entrando nella stanza e richiudendo la porta dietro di lui.
 < Vi preoccupate per me?> domandò sbalordita Caroline.
Elijah le si avvicinò e dopo aver fissato il posto vicino alla ragazza ed aver accennato un gesto gentile con la mano per avere il consenso della ragazza si sedette al suo fianco.
Becky si recò svelta in quella che doveva essere la camera di Caroline, passando per una porta nascosta che la ragazza non aveva notato prima. Fantastico, la sua stanza e quella di Klaus erano comunicanti. Inquietante!
 < Dovreste nutrirvi di qualche essere umano, sembrate davvero vicina all’orlo del disseccamento. > le sussurrò gentile l’uomo.
Ma certo, ecco cosa poteva essere.
 < Ricordo che ci vogliono anni per arrivare a quel punto.> osservò pensierosa la ragazza.
 < Da quando non bevete sangue umano? > domandò Elijah fissandola con aria dolce.
 < Troppo credo. Ultimamente mi sento continuamente affamata.> affermò la ragazza fissando di rimando le iridi color nocciola dell’Originale. Caroline non poteva credere che quell’uomo così gentile e amorevole fosse un assassino.
Elijah inclinò la testa e la studiò attentamente. Aveva un’aria confusa sul viso.
  < Non capisco il motivo per il quale tenete tanto alla vita umana. È all’ordine naturale che contravvenite, siamo predatori. Il sangue ci dona la vita.>
 < La mia umanità è tutto ciò che mi resta. È l’unica ragione per la quale riesco a guardarmi allo specchio ogni mattina e ad accettare quello che sono diventata. Essere un vampiro non significa per forza essere un mostro, io posso essere ciò che voglio e voglio essere migliore di quello che la mia natura mi impone. Posso farlo e non è … un semplice capriccio. La mia vita ha lo stesso valore di quella dei miei amici, sono esseri umani come lo siamo ancora noi, in fondo.> disse con aria gentile la ragazza. Sembrava voler far comprendere davvero le sue parole ad Elijah.
Il vampiro le sorrise dolcemente e le baciò il dorso della mano. < Siete un essere incantevole Caroline, unico oserei dire. Non ho mai incontrato un vampiro più puro di voi. La nostra natura ferina non sembra toccarvi. Ed è per questo che mi stavo domandavo cosa fosse mai accaduto tra voi e mio fratello da farlo infuriare tanto. L’altra sera ha ucciso metà degli abitanti del villaggio più vicino. >
 < Ucciso? > sussurrò col fiato corto Caroline. Una voragine le attanagliò lo stomaco, facendola annaspare alla ricerca d’aria. Klaus si era arrabbiato con lei e degli innocenti avevano pagato al posto suo.
La ragazza si alzò dal letto e si aggrappò al comodino per posarvi il suo peso in attesa che le lacrime le rigassero il viso.
  < Caroline mi dispiace avervi dovuto dire questo ma stamattina mio fratello è intrattabile ed abbiamo degli importanti affari in sospeso. Mi ha ordinato di farvi uscire dalle sue stanze e di mostrarvi cosa dovete fare. Ho temuto per la vostra incolumità, credevo che Niklaus vi avesse … fatto del male.> Elijah si alzò dal letto e le posò una mano sul braccio, dandole una stretta amichevole. Caroline sollevò un poco il viso per sorridergli.
 < Perché vi preoccupate così per me?> domandò la ragazza nel tentativo di eludere la domanda dell’uomo.
  < Non per ferire il vostro ego Caroline, ma mi sto preoccupando per mio fratello e la mia famiglia. Se Klaus vi facesse del male credo perderebbe la lucidità di cui adesso abbiamo davvero bisogno .> Elijah fece segno a Becky di rientrare nella stanza.
Si era fermata sulla soglia aspettando il permesso del suo padrone. Portava in mano uno splendido vestito azzurro.
  < Credete davvero che Klaus mi abbia preso così in simpatia? > domandò con aria sarcastica Caroline mentre osservava Becky depositare il vestito sul letto. La ragazza si chinò scoprendo il collo delicato. Il profumo del suo sangue la investì in pieno.
  < Lo credo.> rispose secco Elijah come se non volesse parlare di quell’argomento in quel momento.
  < Becky andatevene!>la implorò quasi Caroline mentre indietreggiava dalla ragazza, spaventata dai pensieri che stava facendo. Affondare i denti in quella pelle deliziosa la stava tentando più del previsto.
Becky si voltò a guardarla con lo sguardo perso e preoccupato di un bambino. Elijah si frappose tra le due.
 < Becky credo sia arrivato il momento di andare.> le disse l’Originale.
 < Ma io … posso donarvi un po’ del mio sangue Caroline. > cercò di protestare la ragazza che si era fatta all’improvviso seria e spavalda.
Gli occhi di Caroline diventarono rossi e le vene attorno ai suoi occhi si gonfiarono. I canini esposti ed un ghigno sadico sul viso. < Non voglio il vostro sangue! Andate via!> le urlò contro.
Il tentativo di spaventarla a morte riuscì alla perfezione e la ragazza fuggì dalla stanza.
Caroline chiuse gli occhi cercando di ricontrollare il suo respiro impazzito. Si obbligò a non correre dietro quel cuore accelerato che pompava sangue nelle vene della serva.
Le dispiaceva averla aggredita ma quella dolce ragazza non sapeva a cosa sarebbe andata in contro se Caroline avesse acconsentito.
Elijah le posò dolcemente le mani sulle spalle. domandò incuriosito.
 < Non sarei riuscita a controllarmi. Non ho mai imparato.> affermò con aria triste mentre i canini tornavano al loro posto.
 < Siete sicura di riuscire a resistere per la giornata senza cibarvi?> le domandò preoccupato. Caroline annuì.
 < Non appena il sole sarà calato chiederò a Niklaus il permesso di farvi uscire nel bosco così che possiate nutrirvi liberamente.>
 < Grazie.>  gli disse riconoscente la ragazza.
  < Vestitevi. Vi aspetto in sala da pranzo. Vi farò vedere cosa dovrete fare oggi.> e detto questo Elijah scomparve oltre la porta.
Entrare in quel fantastico vestito da sola si verificò più difficile del dovuto. Caroline sorrise della scelta mirata di Becky. Era un vestito evidentemente non adatto alla giornata di lavoro che l’aspettava. Era magnifico. Il colore tenue le ricordava il cielo d’estate, dello stesso colore dei suoi occhi. Le finissime rifiniture in oro erano dei veri capolavori. Il taglio lungo dell’abito, la piccola fascia dorata che le circondava la vita subito sotto il seno risaltava il suo fisico asciutto ed elegante.
Fu una lunga, lunghissima giornata. Elijah la presentò alla servitù al completo, il suo compito era coordinare tutti, dare ordini a destra e a manca. Dovevano impacchettare una reggia per il trasferimento.
E come avrebbe potuto ordinare a Tom, un ragazzino di appena dodici anni dallo sguardo innocente ed i capelli color miele di portare un baule più grosso di lui senza dargli una mano? Senza “sporcarsi le mani” anche lei assieme a tutti loro?
Non si era fermata un solo secondo. Durante l’ora di pranzo si era unita alla servitù. Sam, un omone alto quasi due metri, dal fisico asciutto e la faccia da cucciolo la aveva letteralmente costretta ad unirsi a loro anche se tutti avevano intuito che lei non avesse bisogno di quel tipo di cibo.
In quell’unica ora di riposo si era ritrovata a ridere e persino a dimenticare la stanchezza e la sete che la attanagliavano. Un po’ di calore umano, ecco di cosa aveva bisogno.
Se all’inizio Becky si teneva a debita distanza da lei poco a poco cominciò a parlarle. A Caroline quella piccoletta dalla pelle color nocciola cominciava a piacere davvero.
Di Klaus nemmeno l’ombra. La vampira non sapeva se sentirsi sollevata o triste. In realtà si sentiva solo confusa dall’atteggiamento dell’ibrido.
La sera giunse in fretta. Caroline si ritrovò nelle cucine con Sam, che aveva scoperto essere il garzone del castello, Becky, il piccolo Tom e l’anziana e vivace Amanda, la cuoca.
 < Avreste dovuto vedere la faccia di Tom mentre sollevava quel baule.> osservò Sam scoppiando a ridere assieme a tutti gli altri. Tom lo guardò di traverso mettendo il broncio.
 < Avresti dovuto sapere che lady Rebecca ha più vestiti che giorni della settimana per indossarli.> continuò a punzecchiarlo il ragazzo passandogli amorevole una mano tra i capelli e scompigliandoli. A quel gesto affettuoso anche Tom scoppiò a ridere.
 < Sam, smettila. Se ben ricordo anche tu hai rischiato di cadere dalle scale oggi pomeriggio.> lo rimproverò col sorriso sulle labbra Caroline mentre si metteva seduta su una panca vicina al fuoco che Amanda stava attizzando. Il calore delle fiamme la fece sentire meglio.
 < E quella è colpa della mia altezza. Non posso essere un gigante, dal fisico di un dio greco ed essere per di più coordinato. Non pensate anche voi milady? > scherzò il ragazzo bevendo un altro sorso di birra.
 <  Ti ho detto di darmi del tu!> sbottò Caroline sorridendogli.
Sam fece un lieve inchino per prenderla in giro.
 <  Il tuo ego non ha fine non è vero Sam?> domandò sarcastica Amanda mentre puliva le ultime stoviglie.
 <  Aspetta, ti do una mano.>si offrì Becky mentre posava a terra una cesta di panni.
 <  Ci penso io.> le sorrise Caroline, raggiungendo Amelia. Becky le sorrise entusiasta in risposta.
 <  Grazie Caroline. > le disse solare Amanda mentre le passava un piatto da insaponare.
 <  Per così poco.> rispose la ragazza.
 <  Domani potremo vedere se la nostra Caroline è in grado di lasciar fare un po’ di lavoro pesante anche a noi e smetterla di comportarsi come un feudatario nel giorno dell’affitto.> scherzò Sam alzandosi in piedi.
La vampira si voltò a guardarlo con un sorrisetto irritato sul viso e gli lanciò lo straccio col quale stava asciugando i piatti. Lo prese in pieno viso, lo straccio gli ricoprì il capo nascondendo il sorriso divertito dell’uomo.
Tutti scoppiarono a ridere ma ben presto la loro attenzione fu attirata da un imponente figura in piedi sulla soglia della porta.
Caroline si voltò a fissarlo pietrificata. Klaus.
Il suo sguardo trapelava odio e disapprovazione. La stava fissando con aria truce. Fece un passo verso di lei mentre tutti si mettevano sull’attenti.
 <  Non è vostro compito lavorare nelle cucine.> disse gelandola con lo sguardo.
 <  La perdoni Signore, è stata colpa mia. La signorina  … > cercò di intervenire Amanda.
  < Taci! Non sto parlando con te Amanda. > il rimprovero colmo d’ira che l’ibrido rivolse all’anziana donna fece infuriare Caroline che si dimenticò del fatto che Klaus avrebbe potuto, anzi dovuto strapparle il cuore dal petto e lo affrontò.
 < Non potete trattarla così! Non vi ha fatto nulla, così come io non sto facendo niente di male! Sto solo aiutando i miei amici.> gli sbuffò contro Caroline facendo raggelare tutti nella stanza.
Lo sguardo d’odio di Klaus si accese ancora di più. Fece un altro passo nella direzione di Caroline.
 <  Questo non è il vostro posto Caroline! Non sono le vostre mansioni! > le urlò contro infuriato.
La ragazza si avvicinò a lui, furibonda.  <  Sono una delle vostre serve o lo avete dimenticato? Voi mi avete detto di cominciare il mio lavoro oggi e l’ho fatto! Quindi smettetela di comportarvi da pazzo psicopatico!> gli urlò contro la ragazza mentre stringeva i pugni nel tentativo di non prenderlo a schiaffi.
Klaus riempì la breve distanza che ormai li separava e l’afferrò con forza per le braccia. < Vi sto cercando da ore! Non potete fare di vostra testa qui dentro! Sono il vostro padrone e vi ho espressamente ordinato di non allontanarvi mai dal mio fianco!> le urlò contro infuriato. Lei lo stava umiliando davanti a tutti, alla servitù! Dopo un giorno passato lontani sperava che la tensione tra loro si sarebbe calmata, ma la trovava ancora più irritante di prima!
 <  Vi dico che non vi appartengo e quasi mi strangolate, mi comporto come volete, come una serva ed ottengo lo stesso trattamento! Cosa dovrei mai fare per accontentarvi?> gridò Caroline ormai a pochi centimetri dal volto dell’Originale. Erano entrambi furibondi.
 <  Obbedirmi!> urlò l’ibrido sgrullandola violentemente.
 <  Non potrei mai prendere ordini da un assassino a sangue freddo! Perché avete ucciso quelle persone? Loro non c’entravano niente, io vi avevo fatto arrabbiare! Era me che dovevate punire!> la vampira cercò di trattenere le lacrime ma non ci riuscì troppo bene a notare dall’espressione smarrita dell’uomo.
 <  Non tentatemi Caroline.> sibilò tra i denti Klaus con aria gelida e fin troppo seria dopo essersi ripreso dallo shock. Quel fannullone di Elijah doveva averle detto tutto.
Sam si fece avanti protettivo.  < Lasciatela andare, le state facendo del male.>
Klaus si voltò a guardarlo con aria truce, un sorriso sadico apparve sul suo viso.
Caroline sapeva benissimo cosa sarebbe successo poco dopo.  < No. > sibilò prima che l’ibrido si lanciasse sul ragazzo.
Prima che Klaus riuscisse a spezzargli il collo, Caroline prese il posto di Sam gettandolo a terra.
Tutto era avvenuto così velocemente che Klaus si accorse di aver spezzato il collo di Caroline solo quando la vide riversa, senza vita ai suoi piedi.
Tutti rimasero pietrificati. Becky fu la prima a muoversi. Si gettò su Caroline con le lacrime agli occhi. Le fece posare la testa sulle sue ginocchia e le scostò i capelli dal viso. < Caroline, Caroline! > le sussurrava cercando di farla svegliare.
Klaus era rimasto immobile ad osservare la scena. Lo sguardo disgustato mentre fissava il corpo senza vita della sua Caroline.
Si sentì infintamente incolpa. Aveva violato la sua promessa.
Anche quello stupidissimo ragazzo ora si era avvicinato a lei e le aveva posato una mano sul viso. Era troppo.
Klaus lo afferrò per il bavero della giacca e lo scaraventò contro il muro. Lo bloccò.
Sam lo fissava con aria terrorizzata ma non implorate. Quell’idiota aveva fegato, doveva ammetterlo.
   < È il tuo giorno fortunato.> sibilò furioso contro il ragazzo.   <  Ma se la toccherai un’altra volta non avrai più mani per farlo.> Detto questo Klaus lo gettò a terra con disprezzo. Non poteva uccidere quel parassita dopo che Caroline si era fatta spezzare il collo al posto suo. Solo Dio sapeva per quale assurda ragione.
Senza dire altro Klaus si chinò su Caroline facendosi spazio tra gli amici che le si erano radunati attorno e la prese in braccio.
Uscì dalla cucina e salì le imponenti scale che portavano alle camere da letto.
Sentirla così vicina al suo corpo lo fece sentire stranamente più rilassato. Elijah lo aveva avvisato di quanto Caroline gli fosse apparsa stanca ed affamata due ore prima ed aveva deciso di portarla insieme a lui nel bosco, come aveva già fatto. Ma non era riuscito a trovarla nella sua camera, né in quella della ragazza. Sembrava svanita ed il pensiero che fosse scappata lo aveva fatto sentire … male. Lo aveva fatto sentire ferito, dolorante. Tradito.
 L’aveva cercata per due ore in ogni parte del castello, persino nel bosco senza fortuna. Quando l’aveva vista in quella piccola cucina, la pelle candida, i boccoli semplicemente raccolti in una mezza coda, il corpo avvolto dalla seta azzurra del suo vestito, si era sentito di nuovo vivo. L’ossigeno era tornato ad inebriare i suoi polmoni. L’aveva trovata.
Poi l’aveva sentita ridere e scherzare con tono rilassato e familiare con quelle persone, con quell’idiota. Come con lui non aveva mai fatto. Si sentì all’improvviso geloso e fuori di sé.
Arrivato nella sua stanza aprì la porta con un piede e depositò Caroline con delicatezza sul letto.
Le scostò i capelli dal viso e rimase a fissarla ammaliato. Persino adesso sembrava appena uscita da uno dei suoi sogni più belli. Quell’innocenza quasi celestiale riusciva a farlo sentire in pace col mondo intero. Mondo che in realtà odiava profondamente.
Con un tocco leggero accarezzò la ferita che proprio lui gli aveva inflitto. Non accennava ancora a guarire. Elijah lo aveva avvisato dello stato di Caroline, ma Klaus non poteva immaginare che potesse essere tanto debole.
Avrebbe dovuto darle del sangue.
Per un attimo l’idea di nutrirla col suo sangue gli balenò per la mente. La scacciò poco dopo. Condividere il proprio sangue non era qualcosa da prendere sotto gamba, era qualcosa di speciale, unico ... intimo. Avrebbe voluto condividerlo con lei, non imporglielo.
 
Caroline cercò di aprire gli occhi, ancora assonnata. Si sentiva indolenzita ed aveva la  bocca impastata.
Ma si sentiva stranamente meglio. Cercò nuovamente di aprire gli occhi ma la luce del sole le fece portare automaticamente una mano sul viso. Perfetto, non stava bruciando.
Deglutì rumorosamente notando che la sua bocca aveva un buon sapore ed osservò la sua mano. L’anello di lapislazzulo era tornato al suo posto.
  <  Credevo lo rivoleste indietro.> sussurrò gentilmente Klaus.
Caroline si voltò per vedere dove l’ibrido si trovasse. Era seduto su una lussuosa poltrona color ebano a pochi metri di distanza dal letto. Una caviglia poggiata elegantemente sull’altro ginocchio e le mani incrociate al petto. Non riusciva a vedere il suo viso perché il sole alle spalle dell’uomo era ancora troppo forte per i suoi occhi.
  <  Come vi sentite? > domandò con uno strano tono di voce.
  <  Indolenzita.> rispose sincera Caroline. Non si sentiva male, anzi. A parte quel senso di intorpidimento generale poteva dire che si sentiva alla grande. Ah e già c’era il fatto che lui le aveva appena spezzato il collo a farla sentire un po’ strana.
   <  Mi dispiace Caroline.> sussurrò Klaus abbassando lo sguardo ed avvicinandosi a lei. Il tono di voce basso e colpevole dell’ibrido le fece sbarrare gli occhi. Klaus Mikaelson le aveva per caso appena chiesto scusa?
Caroline riuscì finalmente a vedere il viso dell’ibrido. Una profonda ruga di preoccupazione gli solcava la fronte ed i suoi occhi erano tristi, spenti. La vampira sentì un tuffo al cuore, Klaus stava soffrendo. Per lei?
  <  Sto bene, davvero Klaus.> sussurrò automaticamente davanti a tanta pena la ragazza. Non le piaceva vederlo così, preferiva il Klaus dalle pupille dilatate, il tono di voce alle stelle e quello sguardo infuocato … le riusciva più facile così capire che lo odiava e basta!
L’ibrido la scrutò a fondo senza togliersi quell’espressione corrucciata dalla faccia. Senza nessun avviso si alzò in piedi e si avvicinò ad un mobiletto posto nell’altra parte della stanza.
Solo allora Caroline si accorse di trovarsi  nella stanza dell’Originale.
 <  Cos’è nemmeno da morta vi fidate a lasciarmi in una camera con la serratura forzata?> domandò un po’ inacidita la vampira.
Klaus si voltò a guardarla con un bicchiere di acqua in mano. Lo sguardo truce ma ancora triste.
 <  Smettetela Caroline, non mi sembra il caso di fare del sarcasmo anche su questo.> la rimproverò come farebbe un padre autoritario con la sua bambina capricciosa.
Stranamente la vampira pensò che fosse il caso ubbidirgli. Klaus era evidentemente sconvolto. Ma c’era qualcosa che la irritava.
  <  Un attimo! Qui sono io quella a cui è stato spezzato l’osso del collo! Quella arrabbiata e sofferente dovrei essere io, non voi?> sbottò la ragazza cercando di mettersi seduta.
Klaus fu vicino a lei in un secondo. Come aveva fatto a non versare nemmeno una goccia d’acqua dal bicchiere?
Lo sguardo colmo d’ira dell’ibrido  la obbligò a fermarsi. Caroline deglutì rumorosamente un’altra volta. Strano, non sentiva più la gola in fiamme.
Tutto d’un tratto l’aria arrabbiata dell’ibrido svanì per lasciare posto ad un espressione preoccupata. Posò il bicchiere sul comodino vicino il letto e con fare dolce sistemò i cuscini dietro la schiena di Caroline per aiutarla a mettersi seduta.
Il viso di Klaus era troppo vicino a quello della ragazza. Il respiro dell’ibrido le colpì la guancia provocandole un dolce brivido lungò il collo, la spalla, la spina dorsale.
Non potè non ripensare a quel breve e soffice bacio. Le labbra di Klaus si erano posate così delicate e soffici sulle sue da averla paralizzata. E lo stava facendo di nuovo, lasciarla pietrificata. Senza forze mentre lui si avvicinava seducente a lei.
Klaus sembrava davvero preso nella sua “impresa” quando posò le mani lungo i fianchi di Caroline per aiutarla a sollevarsi. La sollevò con gentilezza. I loro visi finalmente uno di fronte all’altro. E quegli occhi, quegli occhi di un blu così intenso da farla star male si incatenarono ai suoi.
Lo aveva visto infuriato con lei, preoccupato per lei. L’aveva perdonata per averlo tradito, beh qui c’era da considerare un bel forse, ma l’aveva visto ora ed era diverso. Un Klaus meno duro, meno … ferito. Ferito da secoli di lotte, fughe e tradimenti. Poteva sperare in un suo mutamento?
L’immagine di Jeremy riverso senza vita sul divano di casa Gilbert le investì la mente ed in un attimo di lucidità la vampira allontanò il suo sguardo da quello di Klaus e voltò la testa.
L’ibrido indietreggiò lentamente. Caroline non aveva la forza di osservare la sua reazione.
Per un attimo Klaus aveva letto negli occhi di Caroline il suo stesso desiderio, i suoi stessi dubbi. Ma il rifiuto non era una cosa alla quale aveva mai reagito bene. E questa volta per di più … faceva davvero male.
 <  Vi manderò Becky, si prenderà cura lei di voi. Bevete altro sangue, non preoccupatevi non ho ucciso nessuno dei plebei a cui tenete tanto. Chiamatele donazioni spontanee senza le quali sareste morta. > disse con tono iroso e crudele l’ibrido.
Si, si era solo illusa di poterlo vedere redento. Caroline alzò lo sguardo, fiera. E non potè non notare di averlo ferito. Ma la rabbia sembrava il sentimento predominante sul viso dell’Originale.
 <  Non cambierete mai non è vero? Gli umani non sono solo sacche di sangue di cui potete fare quel che volete! Siete un mostro! Come posso fidarmi di un mostro!> gli urlò contro Caroline con i pugni stretti sul letto.
 < Senza questo mostro ora voi sareste morta! Dimostrate un po’ di riconoscenza!> e la furia di Klaus era di gran lunga più spaventosa di quella della ragazza.
In un attimo era tornato vicino a lei e l’aveva afferrata per le spalle.
Caroline sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi. Vederlo così sconvolto in qualche modo la feriva, ma più di tutto erano le parole di Klaus a ferirla.
 <  Siete stato voi a spezzarmi l’osso del collo.> osservò in un sussurro la ragazza.
 <  Si perché voi siete così sciocca da mettervi tra me e un idiota che meritava di morire.> sibilò iracondo Klaus. La stava incenerendo con lo sguardo.
 <  Perché? Perché lo meritava? Perché aveva cercato di difendermi da voi? > domandò Caroline ritrovando la sua grinta.
 <  Già.> disse serio l’ibrido come se quella fosse la risposta più ovvia.
La vampira lo guardò con disprezzo mentre sentiva la presa attorno alle sue braccia farsi più intensa.
 <  Perché si è preso libertà con voi che non doveva. Perché mi ero preoccupato per voi, non riuscivo a trovarvi. Pensavo mi aveste … abbandonato.> Klaus sussurrò l’ultima parola distogliendo il suo sguardo di ghiaccio da Caroline.
Senza nemmeno rendersi conto di quello che stava facendo Caroline posò dolcemente una mano sul viso di Klaus e lo costrinse a guardarla di nuovo negli occhi. Erano infinitamente tristi e lontani, come se quelle parole avessero riportato alla mente ricordi troppo dolorosi.
 <  Non vi abbandonerò.>sussurrò Caroline gentilmente mentre legava il suo sguardo a quello dell’ibrido.
Klaus la fissò stupito. Ogni traccia d’ira era scomparsa dal suo volto. Si sentiva … scombussolato e sollevato.
Perché quella ragazza che sembrava odiarlo profondamente gli aveva fatto una promessa del genere?
Una parte di Caroline si pentì immediatamente di quella promessa. Ma doveva pur conquistarsi la sua fiducia, far abbassare le sue difese per … metterlo a dormire.
“Ucciderlo Caroline, dillo!” la sua vocina interiore le gridò contro arrabbiata. No lei non lo avrebbe ucciso! Era falso!
Ma una parte di lei non aveva potuto resistere a quello sguardo triste, al suo dolore. Una parte di lei voleva farlo sentire meglio, rassicurarlo e quelle erano state le prime parole che le erano venute in mente.
“ Perfetto così ora oltre che ucciderlo lo ferirai a morte, tradendo la fiducia e l’affetto che ha risposto in te! Traditrice!” un’altra volta quella maledetta vocina. “ Taci!” le ordinò mentalmente Caroline.
La forte mano di Klaus la riportò al presente. Si posò delicata sulla sua spalla ed un sorriso innocente apparve sul volto dell’ibrido.
   <  Grazie Caroline.> sussurrò l’Originale e sembrava sincero.
La vampira gli sorrise sperando di evitare un altro momento di imbarazzante vicinanza.
Klaus si sollevò dal letto e si diresse verso la porta.
   <  Becky arriverà al più presto. Riposatevi per oggi, domani continuerete il vostro lavoro. >Disse senza voltarsi e l’attimo dopo era scomparso.
Klaus sollevò il viso per sentire la sensazione calda e familiare del sole che gli scaldava la carne. Un sorriso rilassato comparve sul suo volto. Si sentiva felice ma scombussolato. Doveva capire cosa volesse in realtà da lui quella ragazza. Doveva pensare.

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Capitolo 5
*** Si, ok sto impazzendo! ***


Salve ragazzi, scusatemi davvero tanto per il giorno di ritardo! Ho avuto davvero tanto da fare e volevo ricontrollare questo capitolo prima di pubblicarlo! In compenso, per scusarmi, è lungo ed … interessante! Spero tanto vi piacerà! Fatemi sapere cosa ne pensate, devo dire che mi è quasi essenziale dopo questo capitolo! =) Inoltre volevo ringraziare infinitamente Elyxa85, Mery1992  e Sibilla9 e dedicare loro questo capitolo, sperando che vi piaccia! Grazie ragazze, siete state la mia ispirazione ed i vostri commenti mi fanno venire voglia di scrivere, quindi questa fan fiction è anche un po’ merito vostro! Scusate ancora per il ritardo! Buona lettura!
 
 
 
 
 
La giornata era passata davvero molto lentamente. Becky si era rivelata essere un cane da guardia impeccabile e le proteste di Caroline per alzarsi dal letto era state vane. Si sentiva davvero bene! Perché nessuno sembrava crederle?
   < Potrei almeno alzarmi per fare un bagno e cambiarmi? Non vorrei sembrare uno spaventapasseri quando… >  “Klaus tornerà in camera sua.”  Le parole le si strozzarono in gola.
Becky che fino al momento prima era indaffarata a rifare il letto con la vampira dentro, si fermò e le rivolse un sorriso complice.
   < Va bene. Ma a patto che vi lasciate aiutare da me.> disse con aria seria la ragazza.
Caroline alzò gli occhi al cielo.  < Per l’amor di Dio, va bene!> sbuffò fuori facendo ridere quella che poteva cominciare a considerare sua amica.
Dopo averla aiutata a vestirsi Becky aveva fatto sistemare Caroline su una sedia davanti al mobile-specchio e le stava sistemando i capelli in un acconciatura elaborata.
   < Sir Niklaus sembra davvero preso da voi.> disse con naturalezza la ragazza mentre nascondeva un sorriso e fissava il riflesso di Caroline nello specchio.
  < Punto primo: dammi del tu. Punto secondo: ricordi? Meno di ventiquattro ore fa “Sir sembra davvero preso da me” mi ha spezzato il collo!>  osservò un po’ scocciata la vampira.
  < Mi è sembrato molto sconvolto. Ha risparmiato Sam, cosa che non gli avevo mai visto fare e ti ha portato personalmente nei suoi alloggi. È rimasto con te per tutta la notte, non ha chiuso occhio e non ti ha mai voluto lasciare sola, nemmeno per nutrirsi.> le comunicò con finta nonchalance  la ragazza mentre tornava ad armeggiare con i capelli della vampira.
Caroline sentì la bocca dello stomaco chiudersi. Klaus si era davvero preoccupato così tanto per lei? Saperlo così gentile e premuroso le creava una strana sensazione. Lui era gentile con lei. E nonostante tutti i suoi sbalzi d’umore e le loro litigate furibonde lui non le aveva mai realmente fatto del male. Almeno non intenzionalmente.
Diamine dopo aver letto quel biglietto persino Caroline si sarebbe sbattuta in una cella buia e stantia. Klaus avrebbe potuto torturarla per sapere cosa lei volesse, avrebbe potuto tenerla prigione, avrebbe potuto fare tutto di lei, anche ucciderla. Ed invece si era dimostrato … gentile.
“Buono.” Si ritrovò a pensare Caroline con stupore.
 < Ecco fatto!> squittì felice la ragazza.
Caroline si guardò allo specchio. Becky ci sapeva proprio fare, non c’erano dubbi e a quanto pareva non solo con i capelli. La vampira notò che le sue guance erano diventate rosse. Era arrossita pensando a Klaus?
Si alzò di scatto, lasciando Becky di stucco. Aveva bisogno d’aria, di camminare, di un analgesico, di un’aspirina, di una bastonata in testa!
Cosa diavolo le stava facendo quell’uomo? Doveva essere l’aria che si respirava nel ‘500, non c’erano altre spiegazioni!
 < Non devi torturarti così. È evidente che tra te e Niklaus c’è qualcosa. Il modo in cui vi guardate, il modo in cui vi comportate quando siete assieme, persino il modo in cui vi urlate contro fa capire che provate dei sentimenti l’uno per l’altra.> le fece osservare tranquillamente Becky mentre si metteva seduta sul letto di Klaus.
 < Ma non è così! Io non provo nulla per lui! O meglio si, lo odio! Lo odio dal profondo del mio cuore! È così irritante ed autoritario che a volte mi viene voglia di prenderlo a schiaffi! E poi come potrei provare qualcosa per lui? Ha sterminato metà villaggio solo perché si sentiva arrabbiato! Io non posso amare un assassino. >sbraitò più che altro contro se stessa Caroline mentre camminava nervosamente avanti ed indietro nella stanza.
 <  Amare ?> bofonchiò la vampira, scioccata per aver usato quel verbo. Si gettò sulla poltrona coprendosi le mani con la faccia. < Sto impazzendo! Lui farà del male alle persone che amo, che amo davvero! Ed io sono qui in preda ad una crisi di nervi! Perfetto! Tipico di me!>
  < Farà? > domandò incuriosita la ragazza.
Caroline si accorse troppo tardi dell’errore commesso e cercò di rimediare come meglio poteva.
 < Nel senso che … è ancora reversibile la cosa. No, cioè …rimediabile. Ma devo rimediare io! Ah! Bonnie ti odio! > Caroline strinse i pugni e puntò i piedi prima di incrociare le braccia al petto e mettere il broncio.
Becky scoppiò a ridere.  < Sembri davvero una bambina.> osservò ancora ridendo.
Caroline la osservò seriamente per un minuto e poco dopo scoppiò a ridere assieme all’amica.
 
Klaus si stava accertando che tutte le disposizioni per il trasferimento fossero state ben capite dagli incompetenti dai quali era circondato. Umani, cosa diavolo ci vedeva di tanto speciale Caroline in loro?
Erano lenti, stupidi e deboli. Eppure una delle cose che più lo attraevano in lei era la sua grinta, la sua energia, la sua voglia di vivere. Si ritrovò a pensare che Caroline fosse la vampira più umana che avesse mai incontrato.
Una vampira che per proteggere i suoi amici aveva palesemente deciso di mettergli i bastoni tra le ruote. Come poi,  lo sapeva solo lei. Cosa che non andava affatto bene a dire il vero!  Ma la sera in cui era entrato in camera sua insicuro se sbatterla in prigione o darle la chance di parlare lei era stata sincera con lui. Di sua spontanea volontà. Aveva ovviamente omesso qualcosa, qualcosa di importante ma dopo secoli passati a soggiogare, torturare ed uccidere persone per ottenere un barlume di verità, l’onestà di Caroline lo aveva completamente disarmato.
   < Fratello il tuo ultimo sfogo di rabbia ha creato più problemi del previsto. L’isteria si sta diffondendo per la campagna e le voci di un demone assetato di sangue cominciano a girare.> disse Elijah col suo solito tono gentile.
  <  Tra quattro giorni cambieremo residenza, non mi sembra più un problema.> tagliò a secco Klaus mentre si dirigeva verso le stalle.
  < Già, ma se le voci arrivassero a nostro padre prima della nostra partenza non ci troveremmo in una situazione felice. > osservò l’Originale mentre accarezzava il muso di un cavallo.
  <  Domani dopo l’ora di pranzo voglio due carrozze e tre cavalli sellati ad aspettarci nel giardino.> ordinò Klaus allo stalliere.
  <  Visto fratello? Problema risolto! Io, te, Kol e Rebekah partiremo domani. La maggior parte delle nostre cose sono già state trasportate nella residenza in Scozia e credo che nostra sorella possa sopravvivere con due soli armadi colmi di indumenti.> disse con aria scanzonata e divertita l’ibrido prima di dare una pacca amorevole al suo stallone.
 < Per chi è l’altra carrozza?> domandò con aria innocente Elijah ben conscio di quale sarebbe stata la risposta.
 < Non sono affari tuoi fratello.> sbottò irritato Klaus.
 < Caroline.> affermò Elijah sicuro.
Klaus si voltò per fulminarlo con lo sguardo.
  <  Elijah.> pronunciò il nome del fratello come se il suo fosse stato un avvertimento. In effetti lo era.
  < Potrei almeno sapere come mai ti sei comportato così stranamente con lei negli ultimi giorni? > Elijah conosceva bene Klaus e sapeva fino a quando gli era consentito tirare la corda. Così come sapeva che suo fratello gli stava nascondendo qualcosa.
  <  È evidente che Caroline ha qualcosa da nasconderci. Ha un’amica strega ed è venuta qui per impedirmi di fare del male ai suoi amici, non sono riuscito a tirargli fuori altro. > osservò quasi sovrappensiero Klaus mentre usciva dalla stanza con le mani dietro la schiena.
   <  Una volta riuscivi ad essere più persuasivo fratello. Quella ragazza potrebbe essere stata mandata da Mikael, se ha una strega dalla sua parte non dovremmo sottovalutare il pericolo che corriamo lasciandola gironzolare nel nostro palazzo.> osservò Elijah senza malignità, solo buonsenso.
Klaus notò con la coda dell’occhio Becky, stava dando da mangiare ai cani da caccia nel cortile. Si domandò cosa stesse facendo Caroline in quel momento.
Domanda che trovò una facile risposta.
Caroline aveva appena oltrepassato la soglia del palazzo. Un sorriso innocente le illuminava il volto. Klaus non l’aveva mai vista così bella.
Con un passo titubante si avvicinò al sole e quando fu colpita dal fascio di luce chiuse gli occhi ed il sorriso di prima sembrò nulla in confronto alla felicità che le illuminava il volto in quel momento.
La vampira chiuse gli occhi e fece una giravolta, felice come una bambina. Il sole le era mancato immensamente ed il rumore delle gonne che volteggiavano le faceva ricordare la sua infanzia. Ad ogni Halloween voleva travestirsi da principessa. Adorava quei vestiti quasi fatati e le piaceva il modo in cui la gonna del vestito si gonfiava ad ogni giravolta.
Se c’era un lato positivo in tutta quella storia era proprio quello. “ Vedere il volto di Klaus così rilassato non ti tocca minimamente è?” Maledetta vocina! L’avrebbe uccisa prima o poi.
   <  Caroline.> ancora ad occhi chiusi la vampira si sentì attraversare da un brivido caldo. Doveva ammetterlo, il tono di voce basso e suadente dell’ibrido l’affascinava. Quando quell’accento poi veniva usato nel pronunciare il suo nome aveva un effetto mille volte più dirompente.
La ragazza si voltò verso di lui con un sorriso malizioso e solare ad accoglierlo.
Klaus si immobilizzò. Rimase affascinato dal modo in cui quella giovane ragazza lo aveva appena accolto. Un sorriso raggiante e giocoso le illuminava il viso. Ed era rivolto a lui.
   <  Lo so, sono nei guai. Ma mi stavo annoiando tutta sola in quella camera. E poi sto bene!> Caroline sfoderò la sua aria da bambina. Avrebbe fatto di tutto per convincerlo a farle prendere un po’ d’aria.
Klaus le sorrise in risposta e scrollò la testa.   <  Avete adottato un’altra tattica per farmi fare quello che volete vedo.>
  < Per quanto mi piacerebbe ammetterlo voi non fate mai quello che voglio.> osservò più seria Caroline.
 Klaus incatenò i suoi occhi a quelli della vampira.  <  Neanche voi. E ad ogni modo siete troppo debole, dovete riposare e nutrirvi.>
   <  Oh vi prego, vi prego, vi prego. Prometto che farò la brava e mangerò, potrete persino imboccarmi se vi va! Solo una passeggiata!> Caroline congiunse le mani e le portò vicino al viso, implorandolo giocosamente.
Come avrebbe potuto resistere a quegli occhi celeste cielo e a quelle labbra leggermente imbronciate?
Klaus cominciò a ridere nel modo timido ed affascinante che Caroline aveva visto purtroppo poche volte.
 < Soltanto se mi permettete di accompagnarvi.> rispose lui scanzonato, porgendole il braccio.
Caroline gli sorrise. Aveva vinto lei!
Con una mossa fluida si mise sottobraccio all’ibrido e con un sorriso reciproco si indirizzarono verso i giardini.
 Elijah rimase a guardarli mentre si allontanavo. Scrollò la testa poco sicuro se sentirsi felice o preoccupato per suo fratello. Doveva assolutamente fare qualcosa per scoprire chi era e soprattutto cosa voleva quella ragazza dalla sua famiglia.
 
 
 
   <  I vostri giardini sono stupendi.> osservò Caroline allontanandosi da Klaus per accarezzare una rosa che spuntava dalla siepe, più in alto delle altre.
Un sorrisetto malizioso apparve sul viso di Klaus.   <  Non stupendi come voi.>
La vampira si voltò a guardarlo. Alzò entrambe le sopracciglia facendolo scoppiare a ridere.
  <  Avete ragione. Elogio banale.> riconobbe Klaus alzando le mani in segno di resa.
 L’ibrido si fece più vicino a lei e la fissò con aria seducente chinando leggermente il viso di lato, quasi per osservarla meglio. Ci sapeva fare con le donne.
   <  Siete una creatura affascinante Caroline. Non credo di aver mai incontrato una persona che riuscisse ad irritarmi e allo stesso tempo ammaliarmi come fate voi. Oltre la vostra indiscussa bellezza c’è qualcosa in voi che mi attrae come una falena verso la fiamma. So perfettamente che il rischio di bruciarmi è alto ma ogni volta che vi guardo riuscite ad abbattere ogni mia barriera. La vostra onestà mi fa credere di aver trovato una persona di cui fidarmi e credetemi Caroline dopo aver vissuto tanto quanto me capirete che è la qualità più rara da trovare in una persona.>
La vampira rimase immobile ricambiando lo sguardo fiero ma aperto di Klaus con un espressione serena ma colpevole. Perché era così che si sentiva. Lui non poteva fidarsi di lei, lui non doveva!
La vampira abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente. Klaus si fece più vicino a lei e le sollevò il viso con una carezza.
   < Le mie parole vi turbano? Non era questo l’effetto che avevo sperato.> scherzò dolcemente facendola finalmente sorridere.
   < Come fate a fidarmi di me? Insomma dopo quel biglietto … > Caroline cercò di non pensare al fatto che Klaus era esageratamente vicino a lei tanto da sentire il calore del suo corpo ed il suo inebriante profumo. Sapeva di pino, di pelle. Sapeva di buono.
Lo sguardo di Klaus tornò serio.   <  Mi avete confessato la verità di vostra iniziativa. Siete stata sincera.> osservò l’ibrido pensando che fosse finalmente arrivato il momento delle rivelazioni.
 La vampira annuì stordita dall’intensità del blu oltremare degli occhi dell’ibrido. Se le stava leggendo l’anima in quel momento come le sembrava, doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava.
L’Originale porse nuovamente il braccio a Caroline che lo afferrò volentieri. Continuarono a passeggiare in silenzio per un po’ permettendo alla vampira di godere a pieno del fantastico paesaggio che le si parava davanti.
Doveva evidentemente essere primavera, gli alberi di pesco erano in fiore, le siepi che creavano il grande labirinto che stavano attraversando proprio in quel momento erano così verdi da sembrare essere state prese da uno dei paesaggi di Van Gogh.
   < Il quadro appeso in camera mia. È vostro non è vero? > domandò la ragazza ricordando la bellezza dell’immensa cascata  e del ponte rosso che vi erano dipinti.
Kluas corrugò la fronte sorpreso.   <  Come fate a saperlo?>
   <  Intuizione. > si corresse automaticamente la vampira.   <  è un luogo reale o appartiene solo alla vostra immaginazione?>
   <  è uno dei posti che preferisco. Potrei portarvici un giorno.> un sorriso malizioso comparve sul suo volto. Sembrava divertito da qualcosa che Caroline non poteva sapere. La guardò eccitato e seducente di sottecchi.
  <  Ora spetta a me fare una domanda. Non vi sembra giusto?> domandò sorridendole.
Caroline annuì serena. Si stava sentendo a suo agio, perfettamente se stessa con quel Klaus rilassato e gioviale.
   <  Quali sono gli amici di cui sono accusato mettere a rischio la vita? A meno che non li abbia già uccisi. > osservò tutto d’un tratto più serio.
 Bella domanda! In effetti li aveva già uccisi ma no, non li aveva ancora uccisi! Insomma erano nel ‘500! I suoi amici non erano nemmeno ancora nati!
  < È complicato. Nemmeno io riesco a spiegarlo. Credo che la definizione più corretta è che si, li avete uccisi. Non tutti con le vostre mani, altri indirettamente ma si.> confessò Caroline sentendosi stranamente più leggera. Klaus non sembrò essere minimamente toccato dalla cosa, continuò a camminare guardando avanti.
  <  Siete qui per vendetta.> osservò l’ibrido tentando di celare la delusione che stava nascendo dentro di lui.
  <  No. Assolutamente no.> disse con ansia la ragazza. Non sembrava volersi discolpare, voleva rassicurarlo.
Caroline notò come lo sguardo poco prima vitreo dell’ibrido tornò luminoso e vivace. Si voltò a guardarla e le sorrise timidamente.
   <  Hanno attentato alla mia vita? > domandò nel tentativo di riuscire a capire se la situazione era ancora rimediabile.
   < La maggior parte ma … > Caroline cercò di giustificare i suoi amici, ma l’unica vittima innocente che le venne in mente fu zia Jenna. Le parole di Stefan la investirono in pieno.
“Tutti noi abbiamo fatto cose orribili. Sto cercando di capire cosa rende noi migliori di lui. La sola cosa che ci differenzia è che noi abbiamo una famiglia di cui possiamo fidarci.”
Solo in quel momento riuscì a comprendere fino in fondo il senso. Avevano ucciso Kol, suo fratello in nome della loro salvezza, quando avrebbero solamente potuto addormentarlo. E tutto questo solo per trovare la cura. Avevano ucciso lo zio di Tyler e la sua ragazza, Vicky, gli ibridi di Klaus, Finn  … aveva perso il conto di tutte le vittime il cui sangue macchiava le mani dei suoi amici, le sue. Certo, le mani più rosse erano quelle di Damon e molto spesso avevano ucciso per difendersi, ma avevano ucciso!
Non era stato giusto. Come potevano ergersi a modelli di moralità, come potevano pensare di essere i buoni quando erano degli assassini anche loro?
   <  A cosa pensate? > le domandò Klaus interessato.
 Caroline scrollò la testa alla ricerca di pensieri positivi, ma non riuscì a trovarli.
   <  Vorrei tanto che non fossimo nemici.> sussurrò più a se stessa che all’ibrido.
L’espressione di Klaus mutò in un secondo, si fece serio quasi guardingo.
  <  E allora smettete di considerami tale.  O almeno ditemi cosa ho fatto perché vi possa chiedere scusa o per quanto possibile rimediare.>
Caroline sentì le ginocchia tremare e fu obbligata a fermarsi. Klaus stringe la presa attorno al suo braccio in tutta risposta.
Se i vampiri potevano andare in iperventilazione di sicuro in quel momento Caroline stava avendo una dannata crisi!
 Klaus voleva chiederla scusa per il male che aveva inflitto a lei e alla sua famiglia? Voleva rimediare? Dov’era finito il mostro senz’anima che ricordava?
 L’ibrido notò quanto le sue parole erano riuscite a sconvolgerla, ma non ne fu pentito.
 < Tengo molto a voi Caroline. Nonostante siate l’essere più testardo ed irritante che esista sulla faccia della Terra, desidero il vostro bene. > disse con aria seria Klaus mentre posava le mani sui fianchi della vampira che si ritrovò a fissarla come un cucciolo spaventato.
 < So perfettamente di non essere l’uomo più equilibrato del pianeta, ma farò tutto ciò che è in mio potere per non fare del male a voi e alle persone che amate. Non desidero il vostro odio …> e come per completare la frase lasciata in sospeso Klaus si avvicinò pericolosamente alle labbra di Caroline.
Il respiro fresco dell’ibrido le colpiva ormai il viso, il calore del suo corpo adagiato contro il proprio la fece sentire … al sicuro.
Tutte le preoccupazioni ed i cattivi pensieri sembrarono sparire tra le sue braccia, ma una parte di lei non le permetteva di chiudere gli occhi e lasciarsi andare a quello che sarebbe stato un bacio inebriante quanto proibito.
Le labbra di Klaus sfioravano quasi quelle della ragazza. Un centimetro ed avrebbe soddisfatto la sua sete, ma decise di non colmarlo. Rimase vicino a lei, cercava di scrutare nei suoi splendidi occhi celeste … sperava di leggervi un consenso che non avrebbe attardato a soddisfare.
Desiderio e paura, era tutto quello che riusciva a scrutare in quelle limpide iridi.
  <  Avete paura di me?> sussurrò seducente contro le labbra della ragazza.
La testa di Caroline cominciò a girare vorticosamente. La sua vicinanza la mandava in tilt.
  <  No. > rispose sincera la vampira.
Klaus si accese in un sorriso gioviale e senza pensarci due volte pose fine alla piccola distanza che separava le loro labbra anelanti.
Fu come tornare a respirare! Le labbra soffici e formose dell’ibrido coprirono la sua bocca con un bacio dolce ma bisognoso. Le braccia di Klaus le avvolsero la vita e con uno strattone si ritrovò abbracciata a lui. Le gambe di Caroline erano diventate gelatina molle ed il suo peso era completamente sorretto dalla presa ferrea dell’uomo.
Con un sospiro Klaus cominciò a muovere le labbra e finalmente Caroline rispose al suo bacio.
La vampira si afferrò con forza ai bicipiti dell’ibrido e socchiuse la sua bocca permettendo alla lingua di Klaus di insinuarsi con urgenza.
Un formicolio quasi doloroso le attanaglio lo stomaco e scese sempre più giù. 
L’abbraccio di Klaus si fece ancora più stretto quando la ragazza fece scivolare la sua lingua nella bocca dell’ibrido dando vita ad una danza inebriante. Sentirla gemere di soddisfazione lo aveva mandato fuori di testa.
Le mani di Caroline corsero al viso perfetto dell’uomo e la sensazione piacevole che la sua barba incolta le provocò le fece scappare un leggero risolino.
 Con un ruggito Klaus lasciò la presa attorno alla vita della vampira e la attirò a sé con forza afferrandola per la nuca. Un bisogno impellente e passione pura avevano preso il posto della gentilezza.
Klaus non aveva mai desiderato così tanto un’altra donna in vita sua. La sua Caroline.
La ragazza che riusciva a tenergli testa come mai nessuno era riuscito a fare, la donna matura ed intelligente che sapeva come uscire dalle situazioni più difficili, la sua onesta, dolce e troppe volte cocciuta Caroline. Si era insinuata silenziosamente nella sua mente portando una strana e calda scintilla di vita nella sua fin troppo disumana esistenza ed ora che la stava stringendo a lui, che la sentiva donarsi completamente a quel bacio come aveva sperato facesse da quando l’aveva vista, riuscì a capire che non avrebbe mai lasciato che nessuno le facesse del male. Tantomeno gliene avrebbe fatto lui.
Un dirompente desiderio di vederla felice gli inondò il cuore ed in un attimo di dolce realizzazione le fece scivolare seducente le mani lungo la schiena e si chinò a baciare voracemente il collo della ragazza prima di tornare a torturare in quella splendida lotta per il territorio le labbra di Caroline.
 < Fratello.> tossì fuori Elijah con un po’ di imbarazzo.
Klaus allontanò controvoglia la bocca da quella di Caroline. Depositò con nonchalance un casto bacio sulle sue labbra, quasi a suggellare quello che era appena successo.
 < Cosa c’è Elijah?> domandò scocciato. Quando però il suo viso si voltò nuovamente verso Caroline, che teneva ancora stretta tra le sue braccia, un sorriso dolce e complice gli illuminò le labbra.
La vampira rimase a bocca aperta. Cosa diavolo era appena successo? Cosa aveva fatto?
Cercò di allontanarsi da Klaus ma l’ibrido la guardò incuriosito stringendo ancora di più la presa attorno alla sua vita. Incrociò le dite posando disinvolto il peso delle sue braccia sulla curva che il vestito della ragazza creava poco al di sopra del suo fondoschiena.
L’aveva imprigionata in  una trappola di sorrisi e compiacimento. Il suo!
 < Mi dispiace interrompervi ma state dando spettacolo ed inoltre nostra sorella vuole vederti.> disse sereno Elijah prima di posare lo sguardo sulla posizione equivoca in cui i due piccioncini si trovavano.
Il viso di Caroline avvampò per l’imbarazzo mentre Klaus appariva vittorioso e persino felice. Di sicuro estremamente divertito dall’imbarazzo che sentiva nascere in Caroline.
 < Non sono più nemmeno libero di baciare una stupenda donna nei giardini della mia residenza? Ad ogni modo dite a Rebekah che la raggiungerò subito.> disse con tono seccato l’ibrido mentre scioglieva la presa attorno alla vita di Caroline per guardare meglio il fratello.
La vampira, finalmente libera, indietreggiò di quattro passi ancora sotto shock. E prima che Klaus potesse voltarsi verso di lei per guardarla, Caroline era fuggita nella sua stanza.
 
 
Cosa diavolo era successo? Cosa?
Caroline si aggirava nervosamente nella camera in cui aveva dormito la prima notte. Non riusciva a darsi pace. Lei aveva ricambiato il bacio!
Non c’erano altre spiegazione, lui l’aveva soggiogata!
“ Si certo, ed io sono la Regina d’Inghilterra!” la schernì la sua vocina interiore.
Eppure quel bacio … quei baci …
La lontananza dagli sguardi ammonitori di Elena e dalle scenate di gelosia di Tyler la stavano rammollendo!
 < Oh Stefan dove sei? Ho un disperato bisogno di te adesso! > sussurrò Caroline mentre si gettava a braccia incrociate sul divano bordeaux posto davanti al camino acceso. Tentò di rannicchiarsi contro lo schienale ma quello stupido vestito era così ingombrante da non permetterglielo.
Si alzò in fretta e si diresse verso il suo letto. Sotto i cuscini c’era una comoda veste da camera, di seta bianca. La indossò liberandosi di tutti i suoi indumenti e nascose il pugnale sotto il materasso. La camicia da notte era troppo fina e aderente per rischiare.
Ritornò con la testa più confusa di prima sul divano e riuscì finalmente a raggomitolarsi su se stessa.
Doveva riflettere. Doveva farsi una maledetta lobotomia e tornare ad essere una donna con un cervello funzionante!
Un’alternativa cominciava ad affacciarsi nella sua mente. Un pensiero da bambina boriosa, da traditrice maledetta!
 
Eppure una parte di lei non poteva credere che mettere a dormire Klaus fosse l’unica soluzione. Lui era diverso in quell’epoca, era diverso con lei. Forse sarebbe riuscita a cambiarlo.
Ma a quale prezzo? Restare bloccata nel passato con lui? Perdere la sua vita, i suoi amici, tutto per poi ritrovarlo più di cinque secoli dopo? Sempre se la storia dei viaggi nel tempo funzionava in quel modo.
Come avrebbe fatto a spiegare a Bonnie che non voleva più concludere la missione che le avevano affidato. Perché non voleva più giusto?
Ma cosa diavolo stava pensando? Non poteva tradire i suoi amici! E per cosa poi? Per quale motivo? Un suo capriccio? E perché allora salvare Klaus le sembrava la cosa giusta da fare?
  < Maledizione! > imprecò Caroline mentre si teneva la testa tra le mani. Troppi pensieri, troppe decisioni da prendere. Era ad un bivio e non aveva la più pallida idea di che strada prendere.
La vampira posò la testa sui comodi cuscini del divano e con grande fatica e la mente affollata da pensieri contrastanti scivolò in un sonno ristoratore.
 
 
Un sorriso beato comparve sul volto di Klaus. La tenue luce lunare che filtrava dalla finestra ancora aperta le illuminava il viso ed il collo, andandosi a posare leggera sul suo corpo. Quella camicia da notte lasciava poco all’immaginazione e si modellava attorno alle dolci curve di Caroline come una seconda candida pelle. Sembrava una dea addormentata, un quadro dall’indicibile bellezza. L’ibrido le accarezzò leggero la guancia ma decise di non svegliarla. Una parte di lui voleva darle lo spazio ed il tempo necessario per farla riflettere, ma l’altra … voleva aggirare tutte quelle premure e quei turbamenti e farla sua. Come era suo diritto, ma sapeva che non era solo la sua morbida carne che bramava, Klaus voleva il suo affetto. 

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Capitolo 6
*** Caos ***


Salve ragazzi! Eccomi qui, questa volta puntuale! Spero che vi piaccia il modo in cui ho deciso di far incontrare Klaus e Caroline dopo il loro bacio =)!Volevo ringraziare tutte le persone che seguono e recensiscono questa storia!
Ho solo un’altra cosa da dirvi prima di lasciarvi ai nostri beniamini ... ho davvero faticato tanto e lo sto ancora facendo per scrivere questa storia e pubblicare regolarmente e sapere cosa ne pensate per me è davvero importante perché mi da l’ispirazione per continuare a scrivere. Quindi che ne dite di farmi felice e criticarmi, insultarmi, darmi qualche consiglio o dirmi cosa vi è piaciuto? Insomma ci tengo davvero a sapere cosa ne pensate ed i pochi commenti per il capitolo del bacio mi hanno lasciato un bel po’ delusa. Non dico altro se non … buona lettura!
 
Caroline si stiracchiò ancora indolenzita. Si era addormentata sul divano senza nemmeno accorgersene, gli eventi del giorno prima l’avevano davvero messa fuori gioco.
   <   Buongiorno, ben svegliata!> la voce fin troppo allegra di Becky la fece rizzare in piedi, di scatto.
   <  Tranquilla sono solo io. Bella giornata ieri non è vero?> domandò la sua amica con l’aria di chi la sa lunga mentre apriva le finestre.
 Caroline decise di ignorare i suoi poco velati riferimenti al bacio del giorno prima e si indirizzò verso il letto. Con la coda dell’occhio notò che una coperta era appallottolata ai piedi del divano. Strano, non ricordava di averla vista là l’ultima volta.
  <  Hai intenzione di fare scena muta anche con me?> la imbeccò la giovane ragazza mentre tirava fuori un vestito dall’armadio.
  <  Sai che sai essere molto irritante quando ti ci impegni?> scherzò Caroline con un tono di acidità un po’ alto. Si sentiva … frustrata. Forse a causa del cattivo risveglio.
  <  Non si parla d’altro nel palazzo da quando lo hai abbandonato nel giardino.> continuò non curante Becky.
  <  Fantastico!> sbottò la vampira ancora più irritata di prima mentre si avvicinava all’amica per osservare l’abito che aveva scelto per lei.
Era un vestito più modesto degli altri, più leggero. Effettivamente appariva mille volte più comodo di quelli che aveva indossato prima d’allora. Era verde scuro con leggeri ricami argentati lungo le maniche e la scollatura. Le piaceva.
  <  Come mai questa scelta? C’è così tanto lavoro da fare oggi?> domandò Caroline mettendosi seduta sul letto.
  < Sir Niklaus mi ha ordinato di prepararvi per la partenza di oggi pomeriggio. Andrete con lui ed i suoi fratelli nella nuova residenza prima degli altri. Credo che per un viaggio in carrozza preferisci stare comoda.> disse Becky mentre slacciava i lacci del corpetto.
 La vampira si alzò in piedi di scatto.    <  Partire? Quando l’ha deciso? Credevo mancassero ancora quattro giorni! E perché poi io dovrei andare con lui?> la voce di Caroline era salita di tre ottave. Si sentiva arrabbiata. Klaus doveva smetterla di darle ordini, per di più tramite ambasciatore!
Non voleva restare chiusa in una carrozza per le successive Dio solo sa quante ore con lui! Avrebbe dovuto costringerla visto che non si era minimamente degnato di consultarla!
Il disappunto perchè non l’aveva raggiunta quella notte la investì di colpo. Aveva sperato di poter parlare con lui,  aveva creduto di essere riuscita a guadagnarsi per lo meno il suo rispetto. Ed invece era tornato tutto alla come prima. Lui che le dava ordini e che non si curava minimamente di lei o dei suoi sentimenti. Idiota!
  < Perfetto, se è la guerra che vuole, l’avrà!> tuonò furibonda Caroline mentre incrociava le braccia al petto con aria stizzita.
 
 
Il suo cavallo cominciava a divenire inquieto a causa della prolungata attesa. Klaus dovette tirare indietro le redini e stringere le ginocchia per obbligare lo stallone a restare al suo posto.
Dove diavolo era finita quella benedetta ragazza?
La partenza era stata fissata per le ore successive il pranzo, al quale Caroline non aveva partecipato. Becky era scesa presentando le scuse della vampira, a quanto aveva detto la serva era indaffarata nei preparativi per il viaggio e non poteva unirsi a loro.
  < Dov’è Caroline?> tuonò fuori iracondo Klaus, voltandosi assieme al suo cavallo verso la residenza.
Rose, la giovane serva che insieme a Becky aveva riservato i suoi servigi a Caroline negli ultimi giorni lo fissò terrorizzata.
 < Non lo so Signore.> sussurrò spaventata dalla collera e dall’impazienza che vedeva dipinta sul viso dell’uomo.
 < Beh allora andate a chiamarla!> ordinò con tono brusco l’ibrido mentre si riaccostava ai suoi fratelli.
Elijah e Kol attendevano apparentemente rilassati sui loro destrieri. A dire il vero Kol sembrava persino divertito dall’aria spazientita  dell’ibrido.
 < Devi baciare orrendamente fratello per suscitare un tale astio in una ragazza!> lo schernì Kol rivolgendogli un sorrisetto malizioso. Klaus lo fulminò in tutta risposta suscitando finalmente un po’ di buon senso nella zucca vuota del suo fratello minore. La furia dell’ibrido poteva tenere a bada gli spiriti più ribelli.
Una sola eccezione venne alla mente di Klaus. Solo perché non lo aveva mai visto davvero infuriato! Ebbe la netta impressione che Caroline non avrebbe sofferto di questa mancanza ancora a lungo se non si fosse sbrigata a raggiungerlo. Tutta l’eccitazione che aveva animato il suo cuore al pensiero di rivederla dopo il loro bacio si era spenta lasciando posto alla rabbia.
  < Nik abbiamo deciso di partire o no? Sono stanca di aspettare la tua cortigiana! Ne troverai altre ad attenderti ad Inverness>. Brontolò con aria petulante Rebekah.
Klaus rivolse anche a lei uno sguardo iracondo e si rivolse a guardare la giovare Rose fare il suo ritorno. La ragazza si avvicinò all’ibrido con gli occhi bassi e le mani tremanti.
 < Mio Signore la signorina Caroline non vuole scendere. Mi ha detto di dirvi che … partiate senza di lei. > riferì terrorizzata.
Klaus rimase a fissarla mentre sentiva tutta la rabbia che aveva cercato di reprimere fino a quel momento salire.
Scese con una mossa fluente da cavallo ed entrò nel castello, percorrendo il viale a lunghe falcate. Appena oltrepassata la porta si diresse a velocità vampiresca verso la camera di Caroline. Cercò di aprire la porta senza preoccuparsi di chiedere permesso, ma la trovò chiusa.
 < Aprite Caroline!> urlò mentre rompeva con facilità la serratura che proprio lui aveva fatto aggiustare il giorno prima. Cercò di spalancare la porta ma c’era qualcos’altro ad impedirglielo.
Al rumore dei passi di Klaus, Caroline si era asserragliata nella sua stanza. L’armadio, il comodino e persino il grosso divano bordeaux su cui aveva dormito la notte precedente ora bloccavano l’ingresso della sua camera.
La ragazza incrociò le braccia al petto, furiosa quanto l’ibrido.
 < No! Non ho alcuna intenzione di farlo, come non ho alcuna intenzione di partire per chissà dove con voi oggi!> gli urlò per tutta risposta la vampira.
Alla vista dei mobili, che con non poca fatica era riuscita a collocare davanti la porta, muoversi la ragazza si gettò contro di loro facendo a sua volta resistenza.
 < Caroline aprite immediatamente la porta  o giuro … > l’ira dell’ibrido sembrava essersi moltiplicata, ma la ragazza non lo lasciò finire.
 < O cosa? Mi farete vostra prigioniera? Mi tratterete come un vostro giocattolo? O mi obbligherete prendendomi con la forza a seguirvi?> lo schernì la ragazza, la cui rabbia sembrava eguagliare quella dell’ibrido. Per un attimo Caroline pensò di essere infuriata con se stessa per aver ceduto al suo fascino. Ma decise che era più facile  e sicuramente più logico prendersela con lui!
D’un tratto la forza che minacciava di spalancare le imposte della stanza cessò. Caroline decise di non allentare la presa. Non poteva credere che Klaus si fosse arreso così facilmente.
 < Già vi date per sconfitto mio prode cavaliere?> disse con aria canzonatoria la ragazza mentre premeva con tutta la sua forza contro la porta.
 Uno strano cigolio la costrinse a voltarsi di scatto. Klaus si ergeva al centro della stanza in tutta la sua ira. I pugni chiusi e lo sguardo truce puntato su di lei le fecero salire un nodo alla gola.
Caroline si guardò attorno disorientata cercando di capire come avesse fatto quel mascalzone ad entrare. La porta semiaperta che intravide vicino al suo letto le fece accendere una lampadina.
Ma certo! Le loro camere erano collegate, come aveva fatto a scordarlo!
 < Adesso voi verrete con me, con le buone o con le cattive Caroline. Vi ho dato un ordine, perché vi è così difficile obbedire?> sbraitò l’uomo facendosi più vicino a lei. Non poteva credere che dopo il loro bacio Caroline si stesse comportando così con lui, non sapeva perché ma il suo atteggiamento lo stava mandando su tutte le furie.
La vampira sentì le ginocchia tremarle convulsamente. Klaus era davvero infuriato.
 < Perché non sono una vostra proprietà! Non potete comandarmi a bacchetta e perché vi odio! Vi basta?> gli urlò in faccia in tutta risposta la vampira.
L’espressione di Klaus cambiò in un istante lasciando Caroline completamente disorientata.
I suoi pugni si aprirono e sul viso prima scuro dalla rabbia comparve un sorriso piacente e vittorioso.
 < Allora è di questo che si tratta? Avete ceduto alle mie avance, oserei dire con travolgente trasporto ed ora volete addossare la colpa della vostra debolezza su di me. > la punzecchiò divertito mentre le si fece vicino e le passò le nocche della mano sul viso.
Caroline ricambiò il suo gesto con uno sguardo inceneritore e fece un passo indietro indignata.
 < Io non ho ceduto proprio a niente! Tanto meno a voi! Mi avete raggirata! > la vampira strinse i pugni nel tentativo di non aggredirlo. La stava facendo irritare così tanto che temeva di perdere il controllo e saltargli alla gola un’altra volta.
 < Oh continua a ripeterti tutto quello di cui hai bisogno per dormire la notte amore!> scherzò Klaus lasciandosi andare ad una fragorosa risata.
 La reazione di Caroline lasciò di stucco Klaus quanto lei. Un sonoro ceffone colorì di rosso la guancia dell’ibrido.
Nonostante lo shock dovuto al suo stesso gesto Caroline rimase fiera di fronte a lui, lo sguardo altezzoso fisso negli occhi blu dell’ibrido.
 < Bene!> ringhiò Klaus sottovoce e senza alcun preavviso afferrò la vampira per la vita e se la caricò in spalla stringendo maggiormente la presa ad ogni tentativo della ragazza di liberarsi.
In un soffio Klaus apparve nel cortile della sua magione, un’aria estremamente irritata gli scuriva il viso mentre trasportava in spalla Caroline. Lo stava ricoprendo di insulti.  
I fratelli dell’ibrido si voltarono ad osservare la scena e persino ad Elijah scappò un mezzo sorriso divertito mentre Kol si reggeva lo stomaco dalle risate e Rebekah osservava per la prima volta e con evidente ostilità Caroline.
 < La ragazza non sembra avere molta voglia di seguirti fratello.> bofonchiò tra le risa.
 < Taci Kol.> ordinò Klaus innervosito dalla situazione.
Depositò Caroline vicino alla carrozza che aveva fatto preparare per lei –  Rebekah non avrebbe mai condiviso il suo mezzo di trasporto con una serva – e la fissò con aria truce mentre sulle labbra della ragazza stava già per formarsi il successivo insulto.
Lo sguardo ammonitore di Klaus riuscì a farla desistere e con la coda dell’occhio Caroline si accorse della presenza della famiglia Mikaelson al completo. A parte Finn, dov’era? Ah giusto Klaus l’aveva tenuto in una bara per 900 anni! Mostro!
 < Adesso salite su quella carrozza e vedete di non creare più problemi.> le ordinò Klaus così vicino al viso di Caroline da farle avvertire il suo respiro caldo ed irregolare sulla bocca.
 < No.> rispose secca Caroline incrociando le braccia al petto.
 Le labbra di Klaus si strinsero mentre socchiudeva gli occhi come per metterla meglio a fuoco.
Il desiderio di sbatterla dentro quella maledetta carrozza e darle la lezione che si meritava lo stava tentando enormemente.
 Klaus l’afferrò rudemente per un braccio ed aprì la portiera.    < State veramente mettendo alla prova la mia pazienza Caroline! Salite o vi incatenerò al mio cavallo e vi farò venire fino ad Inverness a piedi!> sbraitò l’uomo.
  < Chi vi dice che non scapperò non appena saremo in viaggio?>  gli urlò contro Caroline mentre cercava di divincolarsi dalla presa dell’ibrido senza successo.
  < Perfetto!> disse con tono trionfale Klaus mentre senza sciogliere la presa la trascinava ai piedi del suo destriero.   <  Allora verrete con me!>
L’ibrido lasciò andare la ragazza e montò sul suo stallone con agilità. Una volta in sella fissò Caroline con arroganza e allungò la mano verso di lei.
La vampira lo fissò con astio ed incrociò nuovamente le braccia al petto. Sembrava una bambina ostinata e testarda, pensò Klaus.
 < Volete seguirmi a piedi? Non vi lascerò qui Caroline, potete mettervi l’anima in pace. Quindi a voi la scelta. O arrivate fino in Scozia sulle vostre gambe o venite con me.> disse serio l’ibrido.
La vampira si sentì sopraffatta dalla rabbia ma cercò di controllarsi. Non voleva dargliela vinta ma a quanto pareva, non aveva altra scelta. Farsi un viaggio di chissà quante miglia a piedi non era un’idea allettante.
Afferrò con riluttanza la mano di Klaus e con un balzo si sedette davanti a lui. Grazie al cielo dandogli volutamente le spalle non poté osservare il sorriso trionfante che illuminò il volto dell’ibrido.
  < Andiamo!> ordinò spazientito sotto lo sguardo indagatore della sua famiglia che aveva intelligentemente deciso di non intervenire nella sua discussione con la ragazza.
Alla testa della piccola carovana Klaus riuscì pian piano a tranquillizzarsi, beandosi del calore del corpo di Caroline tra le sue braccia. La ragazza era ancora infuriata con lui e non accennava a voltare la testa per guardarlo, ma dallo strano tremolio del suo corpo capì che c’era qualcos’altro che non andava.
  < Cosa c’è? La sconfitta vi fa tremare di rabbia? > la schernì con aria pungente Klaus.
Caroline voltò quel poco necessario il viso per rivolgergli uno sguardo d’odio e tornò a concentrarsi sul paesaggio.
  < Non è divertente quando non mi rispondete.> le sussurrò lascivo all’orecchio sentendola rabbrividire con più forza.
  < O è il ricordo del nostro bacio che vi turba amore?> disse con aria seducente quanto canzonatoria e riuscì finalmente nel suo intento. Farla infuriare.
  < So che ai vostri occhi può sembrare impossibile ma il ricordo delle vostre luride zampacce su di me non mi fa rabbrividire se non di orrore.> rispose stizzita senza guardarlo in faccia.
Le parole di Caroline riuscirono a ferirlo. Sperava di essere riuscito a vincere un po’ dell’ostilità che sembrava riservargli.
 Tenendo le redini con una sola mano Klaus posò l’altra sul fianco di Caroline e vi indugiò lascivamente.    <  Non sembravate dello stesso parere quando vi afferravate alle mie braccia e vi lasciavate baciare. Giurerei che vi è piaciuto più di quanto sia piaciuto a me.>
Caroline si voltò a fissarlo con odio mal celato, ma ad una piccola impennata del cavallo la ragazza si ritrovò abbracciata a Klaus.
  la schernì di nuovo l’ibrido ridendo prima di accorgersi che Caroline aveva ricominciato a tremare più forte di prima.
  < Avete paura dei cavalli?> le domandò riuscendo finalmente a capire il motivo del suo strano comportamento.
 < Mi piacciono molto a dire il vero. Solo non sono mai salita su uno di loro.> rispose secca Caroline mentre lo fissava altezzosa nonostante gli stesse rivelando una sua debolezza.
Klaus le sorrise dolcemente ma l’ilarità non si allontanò dai suoi occhi.
  < Non siete di nobili natali devo dedurre. Solo i plebei non possono permettersi un destriero.> osservò con naturalezza Klaus mentre stringeva con più forza le braccia attorno a lei con la scusa di recuperare le briglie.
Caroline lo guardò aggrottando le sopracciglia.   <  Dalle mie parti non esistono questo tipo di ignobili distinzioni sociali. Semplicemente non ne ho mai avuto l’opportunità o il tempo! >
  < Dovete vivere in un mondo fatato allora amore!> disse scoppiando a ridere Klaus.
Caroline afferrò con una mano il crine del cavallo mentre questo sbuffava irrequieto e decise di ignorare il commento dell’ibrido. Il viaggio sarebbe stato lungo e non aveva la benchè minima voglia di passarlo a litigare con lui.
  < Dove stiamo andando?> domandò più pacata Caroline.
  < Scozia, Inverness. Lì ho una splendida residenza sul fiume Ness ad attenderci.> rispose con gentilezza l’ibrido felice che le tensioni tra di loro cominciassero ad affievolirsi.
Caroline annuì sovrappensiero mentre osservava le distese di grandi campi di grano estendere infinite davanti a loro.
 < Quanto impiegheremo per arrivarci?>
  < Due notti e tre giorno se non incontriamo problemi. > rispose sereno Klaus mentre si godeva la vista del profilo fiero di Caroline che si stagliava a pochi centimetri da lui.
 La ragazza si voltò a fissarlo con aria implorante ed impaurita. Klaus scoppiò ridere e con tutta la naturalezza di questo mondo le toccò la punta del naso.
  < Non preoccupatevi amore. Riposeremo nel bosco durante la notte. Vi ricordo però, per quanto riguarda la vostra paura dei cavalli, che se mi aveste dato retta senza fare tutte quelle protesto Dio solo sa per quale motivo ora viaggereste in una comoda carrozza.>
La vampira rimase a guardarlo con un espressione seria in volto. Klaus sostenne lo sguardo con tranquillità domandandosi cosa gli stava frullando per la testa.
  < Perché ci stiamo trasferendo?> domandò curiosa.
  < Volevo cambiare aria.> disse serio, allontanando o sguardo dal viso della vampira.
  < Partenza repentina per una persona che vuole solo cambiare aria.> bofonchiò Caroline tornando a guardare l’orizzonte.
Klaus decise di ignorarla mentre sentiva la frustrazione di nuovo avvampare dentro di sé. Impudente, testarda e cocciuta ragazza!
Ed il viaggio proseguì nel più teso silenzio.
Era finalmente arrivata la sera e Klaus ed i suoi fratelli avevano deciso di accamparsi in una radura al centro dell’immenso bosco che avevano da poco iniziato ad attraversare.
L’ibrido scese da cavallo con agilità e si voltò ad afferrare la sottile vita di Caroline per aiutarla a scendere. La strinse volutamente tra lui e l’animale facendola scivolare lentamente contro il suo corpo.
La vampira si ritrovò finalmente a terra con le mani poggiate sulle spalle di Klaus mentre quelle dell’ibrido le avvolgevano la vita in una stretta calda ed avvincente.
Sollevò il viso per guardare il volto dell’ibrido e vi lesse desiderio e determinazione.
Con uno strattone Klaus la fece aderire completamente al suo corpo e la baciò con tutta la passione che aveva sentito dilaniargli le viscere da quella mattina.
I tentativi di Caroline di resistergli furono inutili mentre le labbra avide dell’ibrido premevano bramose contro le sue con violenza. Un desiderio bruciante lo spinse a stringerla contro di lui per avvertire il soffice corpo della ragazza contro il proprio. Mentre una mano era stretta attorno alla vita di Caroline l’altra scivolò seducentemente sul seno della vampira.
A quel tocco Caroline sentì la pelle andare in fiamme. La sensazione delle labbra morbide di Klaus sulle sue la mandò quasi in estasi tanto era il desiderio che le comunicavano, ma la presa ferrea e l’impudenza di prendersi libertà non concesse riaccesero il suo quasi sopito ardore e la vampira cominciò a dimenarsi tra le braccia dell’ibrido.
Con uno spintone si staccò da lui e voltandosi si allontanò dall’uomo a grandi falcate.
 < Viscido, idiota, prepotente e impertinente bastardo!> bofonchiò irosa mentre si allontanava. Sapeva che non avrebbe avuto la forza per affrontare un altro scontro con lui dopo aver sentito le calde labbra dell’ibrido riscaldare avidamente le sue.
Klaus che si ritrovò improvvisamente senza la dama tra le sue braccia, scoppiò a ridere di gusto della reazione di Caroline. Ne era certo, non esista una ragazza come lei in tutto il mondo.
 
I tre servitori a cavallo che Klaus aveva fatto venire con loro avevano montato in poco tempo un vero e proprio accampamento. Quattro tende color crema erano disposte in circolo a debita distanza dal fuoco. I cavalli e le carrozze erano state sistemate vicino così che tutti i loro beni fossero ben visibili e vicini.
Caroline aveva aiutato i tre ragazzi che sembravano avere più o meno la sua stessa età come poteva. Raccolse un po’ di legna ed approfittò dell’assenza dei fratelli Mikaelson che erano andati a caccia per rilassarsi vicino al crepitio del fuoco. Si portò le ginocchia al petto e le abbracciò, rannicchiandosi su se stessa. Il sangue del cervo che aveva bevuto poco prima le solleticava ancora la gola. Non era riuscita ad aspettare che tutti si sistemassero prima di andare a caccia. Era troppo affamata. Condizione che sembrava perseguitarla ormai. Si domandò distrattamente come mai in quel periodo si sentisse così debole, così affamata. Concluse che molto probabilmente l’incantesimo che Bonnie aveva fatto su di lei doveva averla indebolita molto.
Cercò di scacciare ogni tipo di pensiero dalla sua mente ma non sembrava così facile.
D’un tratto si sentì terribilmente sola, persa. Perché quel peso doveva gravare sulle sue spalle?
Per quale stramaledetto motivo gli Spiriti avevano scelto lei per intraprendere quel viaggio? Pensavano davvero che un bel visino sarebbe bastato ad incantare l’essere più potente sulla faccia della terra?
Le mancavano i suoi amici, Tyler. La sua mamma. Lei sì che avrebbe saputo darle un ottimo consiglio. E se non avesse più potuto rivederla?
Quella consapevolezza le attanagliò lo stomaco e senza riuscire a porvi resistenza le lacrime bagnarono copiosamente il suo viso.
Quando Klaus tornò dalla battuta assieme ai suoi fratelli, un po’ seccato per il saporaccio che il sangue animale aveva lasciato nella sua bocca notò Caroline accovacciata vicino al fuoco con la testa tra le ginocchia.
Fece segno ai fratelli di non seguirlo e si avvicinò a lei lentamente mentre Kol, Elijah e Rebekah entravano nelle loro tende, stanchi per il viaggio.
Klaus scivolò silenzioso vicino a lei. Solo quando parlò Caroline sembrò accorgersi della sua presenza.
 < Cos’è? Pensierosa perché avete visto solo quattro tende? Non preoccupatevi amore, non vi lascerò dormire al gelo!> la schernì Klaus che si sentiva stranamente di buon umore.
Caroline sussultò alle sue parole e sollevando il capo si affrettò ad asciugare le lacrime che le rigavano il viso.
Klaus la fissò spiazzato. Corrugò le sopracciglia e rimase immobile a guardarla.
La vampira cercò di smetterla di piangere ma nuove lacrime affioravano senza controllo ai suoi occhi. Si sentiva così stanca, spossata. La verità era che si sentiva sfinita.
Il pensiero di non poter più rivedere sua mamma era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
  <  Caroline.> sussurrò dolcemente Klaus cercando di attirare la sua attenzione.
La vampira si voltò finalmente a guardarlo ostentando tutta la forza e la risolutezza che si sentiva mancare.
L’ibrido la fissò con aria corrucciata. Non aveva mai dovuto consolare una donna, non credeva nemmeno di esserne capace.
Le posò con risolutezza le mani sulle spalle e la fissò con sguardo serio, indagatore.
  <  Posso aiutarvi in qualche modo?> le domandò sinceramente preoccupato.
La sua gentilezza non fece altro che straziare di più il cuore di Caroline che scrollò la testa, di nuovo in lacrime e si lasciò sfuggire un singhiozzo. Perché doveva essere così gentile con lei?
Klaus fece scivolare la presa delle sue mani sino alle braccia della vampira e sollevandola da terra la prese in braccio lasciando che Caroline poggiasse la testa contro la sua spalla e si lasciasse andare ad un pianto incontrollato.
Klaus aprì la tenda che li avrebbe ospitati per la notte, la sua tenda e depositò con gentilezza la vampira sul giaciglio di paglia che per quella notte avrebbe fatto loro da letto.
Senza mai perdere il contatto col corpo della vampira si stese affianco a lei abbracciandola mentre Caroline posava delicatamente la testa contro la sua spalla e si aggrappava teneramente al suo torace.
Sentirla così piccola e vulnerabile contro di lui gli mandò il cuore in frantumi. Klaus cominciò ad accarezzarle i capelli per tranquillizzarla e dopo un tempo che sembrò infinito finalmente Caroline smise di piangere e si addormentò tra le sue braccia.

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Capitolo 7
*** Maledette gite a cavallo! ***


Bene, bene … che dire, spero davvero che questo capitolo non vi faccia decidere di non seguire più lamia storia! Sono molto incerta e ci ho messo davvero tanto per scriverlo! Credo che la notizia ormai quasi certa che Candice non sarà in “The Originals” mi abbia un po’ destabilizzato! Noi comunque continuiamo a sperare e vi prego ditemi se la fanfiction sta prendendo una piega che vi piace o se … sto andando troppo in fretta diamo così! Detto questo, buona lettura!
 
Caroline si stiracchiò ancora sonnecchiante. La testa le faceva male e si sentiva terribilmente spossata. Si rotolò sul rozzo materasso e si ritrovò di schiena. Aprì gli occhi di colpo ricordando finalmente il perché si sentiva come se un camion le fosse passato sopra e tremò al pensiero di voltare la testa ed affrontare Klaus.
Una parte del suo cervello però registrò che il giaciglio sembrava troppo largo e vuoto. Rabbrividì di freddo e notò con un sorriso che una pesante coperta la copriva interamente. Certo, il calore del corpo di Klaus era sicuramente più piacevole. “Efficace Caroline! Efficace!” si ammonì mentalmente la ragazza.
Si tirò a sedere lentamente e capì dai rumori che venivano dall’accampamento che tutti erano ormai svegli e affaccendati.
In un attimo il panico le attanagliò la gola. Cosa avrebbe detto a Klaus? Si era comportata come una stupida. Gli aveva mostrato quello che in cuor suo Caroline temeva e sapeva di essere. Un’insicura, debole, nevrotica ragazzina.
Sospirò pesantemente e scrollò la testa. Una morsa d’acciaio le impediva di respirare correttamente ma non avrebbe lasciato di nuovo che la disperazione prendesse il controllo su di lei. Mai più.
Uscì titubante dalla tenda ed un fascio di sole la costrinse a chiudere gli occhi che già le pizzicano. Sentiva le guance irritate e la gola secca.
Tutti si voltarono a guardarla celando chi abbastanza bene, chi alquanto malamente il loro stupore.
Dovevano averla sentita piangere per tutta la notte,  super udito da vampiri, ed ora la stavano fissando come se fosse uno strano animaletto di cui avere pietà o da scansare. Caroline non riuscì a interpretare in pieno i loro volti. A parte quello di Rebecca, lei sembrava detestarla.
Lo sguardo della ragazza corse impaziente alla ricerca dell’ibrido.
Notò Klaus vicino al suo cavallo, intento a sistemare la sella. Era stato l’unico a non voltarsi per guardarla. Sembrava davvero preso dal suo lavoro.
Caroline si avvicinò a lui titubante mentre sentiva gli occhi di tutti su di lei.
 < Buongiorno Caroline.> la salutò Elijah facendo un mezzo inchino e rassicurandola con un sorriso. La vampira lo abbagliò con un sorriso sincero. Un modo per ringraziarlo della sua gentilezza.
 < Buongiorno a voi Elijah. >
Caroline si voltò di nuovo in direzione di Klaus sperando che lo scambio di battute col fratello gli avesse fatto capire che lei si era finalmente svegliata, ma l’ibrido sembrava non averla notata.
Caroline prese un profondo respiro e si avvicinò. Si fermò a solo due passi da lui ma l’ibrido non accennava a voltarsi.
  < Klaus volevo ringraziarvi per questa notte. Non avrei dovuto riversare su di voi la mia frustrazione.> sussurrò la ragazza sperando che gli altri vampiri tenessero il loro super udito rivolto altrove.
L’ibrido strinse con cura la cinta della sella ed abbassò una staffa. Non accennò a voltarsi ma chinò leggermente il capo verso la direzione della ragazza.
 < Come vi sentite?> domandò con aria trita, come se quella fosse una domanda di routine. Il cuore di Caroline sussultò e la ragazza corrugò la fronte davanti a tutta quella formalità. L’aveva tenuto stretta a lui per tutta la notte, le aveva dolcemente accarezzato i capelli e l’aveva cullata verso la serenità del riposo. Come poteva trattarla così freddamente adesso?
 < Bene.> sbuffò fuori irritata e si allontanò da lui senza chiedere spiegazioni.
Klaus si passò pensieroso la lingua sulle labbra e finalmente si concesse di osservarla. Il passo accelerato e l’ancheggiare seducente gli suggerivano il suo stato d’animo. L’aveva irritata. Ne sorrise mentre lasciava scorrere i suoi occhi sulla leggera veste, color verde scuro che le aderiva perfettamente al corpo. Diavolo se la desiderava!
La osservò darsi da fare per aiutare le tre guardie che aveva deciso di portare con loro. Avevano già fatto amicizia, dedusse l’ibrido notando il modo in cui gli uomini le si rivolgevano gioviali ed allegri. La cosa lo irritò non poco. Ruggì sommessamente e strinse i pugni. Non gli piaceva vederla scherzare, sorridente con altri uomini, ma si costrinse a non intervenire.
Doveva mettere a tacere quell’insulso sentimento. I vampiri non provano gelosia, ma possesso. Non amano, desiderano. Oltremodo lei gli apparteneva, lei era sua. Non aveva niente di cui preoccuparsi.
Aveva passato la notte ad occhi aperti. Per lungo tempo aveva osservato il soffitto della tenda, aspettando che Caroline si addormentasse tra le sue braccia, ma poi non aveva non potuto resistere all’impulso di osservarla dormire, tenera e completamente inerme tra le sue braccia. Le labbra più gonfie ed invitanti a causa del pianto ed il viso arrossato. Era bellissima.
Le sciolse delicatamente l’elaborata acconciatura lasciando che la sua chioma ribelle si sparpagliasse libera e indomita come era lei.
Non voleva svegliarla ma non riuscì a resistere. Le posò leggero un dito sotto il mento ed avvicinandosi a lei le depose un bacio tenero sulle labbra. Ah quelle labbra! Cosa avrebbe fatto pur di sentirle nuovamente muovere avide contro le sue!
Vederla piangere lo aveva scombussolato in un modo così pericoloso e profondo che lo aveva sconcertato. Aveva assistito più e più volte ai pianti isterici della sorella e qualche volta si era persino dispiaciuto per lei, ma con Caroline era stato diverso. Nell’istante in cui aveva visto le lacrime bagnare il suo splendido viso, aveva desiderato spazzarle via con la mano, avrebbe voluto soffocare il suo dolore prendendolo al suo posto se fosse stato possibile. E quelle emozioni lo avevano risvegliato dallo strano incantesimo che Caroline sembrava avere su di lui.
Si stava lasciando coinvolgere fin troppo da quella fragile ragazza. La morte, che sarebbe potuta persino arrivare per mano sua, avrebbe potuto strapparla dal suo fianco da un momento all’altro e lui cosa avrebbe fatto? Non riusciva nemmeno a sostenere le sue lacrime, come avrebbe potuto vederla soffrire?
Per non parlare del fatto che, ne era certo, lei lo avrebbe tradito, abbandonato. Non era questo quello che facevano tutti? E se non ricordava male lei era addirittura arrivata fin lì per mettergli i bastoni tra le ruote. Come aveva detto proprio Caroline, loro due erano nemici. Doveva smetterla di provare qualcosa per lei.
 Oltremodo la sua vita non era priva di pericoli, proprio ora stava fuggendo. Se qualcuno avesse saputo che lui teneva alla sua compagnia l’avrebbero presa e uccisa.
Il pensiero che proprio lui potesse essere stato la causa della sofferenza di Caroline, lo faceva sentire colpevole, persino stordito. Avrebbe ripreso il controllo della situazione e si sarebbe allontanato da lei.
Non c’era altra soluzione, doveva dimenticarla ora che era ancora in tempo. Era l’unica soluzione per non rimanere ferito.
< Sam ci aveva avvertito della tua tempra ma non avevamo voluto crederci. Ci sbagliavamo!> scherzò John, il ragazzo dai capelli nero corvino ed i lineamenti duri, che aveva preso maggiore confidenza con Caroline. Era un ragazzo forte e dal cuore d’oro, i suoi occhi teneri tradivano l’imponenza della sua stazza e del suo fisico muscoloso.
Caroline stava ripiegando la tenda nella quale aveva dormito e si voltò a sorridergli. Il calore umano era sempre stato la migliore medica per lei e John gli ricordava il suo amico Matt.  <  Sono solo una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano, quando può aiutare.> scherzò attirando su di sé lo sguardo arcigno di Rebekah.
  < Vedo che finalmente hai deciso di fare il tuo lavoro.> la imbeccò audacemente l’Originale mentre si lisciava l’ampia gonna color oro. Era in piedi con aria tronfia ed autoritaria, sormontava volutamente la vampira che si trovava ancora inginocchiata.
Caroline fulminò l’Originale con uno sguardo e tornò al suo lavoro, decisa a non degnare quella sciocca della minima attenzione. Aveva problemi più grandi a cui pensare, ci mancava solo iniziare una battaglia senza fine con Rebekah.
  < Pensare che a causa tua ho potuto colmare la mia carrozza solo con le valigie a me più strettamente necessarie. Non capisco cosa trovi in te Nik, una piagnucolosa sgualdrina.>
Quell’idiota di Rebekah Mikaelson le aveva appena dato della piagnucolosa sgualdrina?
Caroline non riuscì a contenere la rabbia ed in un lampo balzò in piedi e si avvicinò minacciosa all’oca giuliva.
 < Non c’è bisogno che ti affanni a imbellettarti Rebekah, la malignità non si può nascondere sotto un bel vestito! Puoi portare con te tutte le valigie del mondo, non servirà a nascondere il fatto che sei un’arpia.> le rispose fieramente la vampira, mentre la fissava da pari a pari.
Tutti si erano voltati per assistere smarriti alla scena. Caroline non solo aveva risposto alla vendicativa Rebekah, ma si era rivolta a lei con brutale familiarità.
Gli occhi dell’Originale si colmarono d’ira e si avvicinò con lentezza terrificante a Caroline.  < Come osi darmi del tu?>
   < Vorrei ricordarti che sei stata la prima.> rispose secca la vampira senza indietreggiare di un solo passo all’avanzare di Rebekah.
   < Torna al tuo posto serva.> l’Originale alzò una mano pronta a colpire la vampira, ma Klaus si frappose tra di loro costringendo la sorella ad indietreggiare.
   < Ora basta. Smettila. > sibilò severo l’ibrido, fissando di rimando lo sguardo indignato di Rebekah.
  < Quella sgual…> iniziò a rispondere la sorella ma Klaus non la lasciò finire. < Prova a chiamarla un’altra volta così Rebekah e giuro che ti lascerò qui senza ripensamenti. >
  < Come puoi difenderla? Lei mi ha mancato di rispetto!> gridò la sorella sbattendo i piedi a terra.
Klaus cominciava davvero ad irritarsi. Chiuse i pugni nel tentativo di non aggredire la sorella.
   < Credo ci sia una facile soluzione al diverbio. Voi eviterete di incrociare la mia strada così come io la vostra. Ne saremo più che felici entrambe!> Caroline fece un passo avanti e si mise al fianco di Klaus.
L’ibrido l’aveva difesa apertamente, spiazzandola di nuovo col suo cambio improvviso di atteggiamento nei suoi confronti, ma nonostante tutto aveva notato la frustrazione di Klaus e voleva aiutarlo a calmarsi.
L’ibrido la guardò di sottecchi accennando un sorriso divertito che Caroline non potè notare, troppo presa a fissare con sguardo fiero e iroso Rebekah. L’Originale strinse gli occhi come a fulminarla e se ne andò infuriata in direzione della sua carrozza.
Caroline si voltò per rivolgere un sorriso di ringraziamento a Klaus che la guardava passivo. Nessuna emozione coloriva il suo volto.
  < Non ce n’era bisogno, ma grazie.> sussurrò Caroline.
Klaus si allontanò da lei per raggiungere il suo cavallo.   < Me ne sono reso conto.> ripose distrattamente, prima di salire in sella.
Tutti sembravano pronti a partire e Caroline si ritrovò la sola senza sapere cosa fare o dove andare. La reazione di Klaus l’aveva confusa ancora di più
Mentre si guardava intorno in cerca della seconda carrozza, Klaus si avvicinò a lei ed allungò una mano per afferrarla senza dire una parole.
La ragazza si lasciò trascinare di fronte a lui ed accavallò le gambe pensierosa. Quando si voltò a guardarlo per studiare la sua espressione, Klaus spronò il destriero e si limitò a guardare fisso davanti a sé per tutto il viaggio.
Caroline strinse le labbra, ferita.  Si era mostrata per la ragazza debole ed immatura che era in realtà ed ora lui si era accorto che lei non valeva tutti i suoi sforzi, era evidente. Non la degnava nemmeno più di uno sguardo.
Caroline sentì una fitta di dolore attraversarle lo stomaco. Cercò di ignorare la consapevolezza che sentiva crescere dentro di lei: quel dolore silenzioso e acuminato che la stava attagliando era dovuto all’indifferenza di Klaus. Le faceva più male di quanto avesse mai potuto pensare.
L’intera mattina proseguì segnata dal silenzio teso che era sceso tra di loro. Caroline per la prima volta in vita sua non trovava le parole per aprire un discorso, chiedere spiegazioni o che ne so, insultarlo un po’! Si ritrovò a stringersi  a lui più del dovuto, quella maledetta bestiaccia sembrava indemoniata quel giorno!
Klaus sembrava non accorgersene nemmeno.
In un attimo di lucidità, Caroline pensò che era meglio così. Si stava affezionando a lui e questo non poteva essere una buona cosa, lei doveva addormentarlo non appena Bonnie avesse trovato la soluzione alle controindicazioni del pugnale. Ritrovare il Klaus freddo, calcolatore e glaciale del futuro non poteva farle altro che bene.
Dal canto suo Klaus guidava il suo cavallo dentro qualsiasi buca, cespuglio o rovo che incontrassero lungo il cammino. Ad ogni mossa irrequieta dell’animale Caroline lo afferrava forte per la vita e si accoccolava contro di lui, facendolo sorridere di sottecchi. Sarebbe stato un viaggio piacevole dopo tutto.
La strada sterrata sembrava aver lasciato gradualmente il posto a sentieri serpeggianti e vegetazione sempre più verde. Caroline si ritrovò a sorridere. Era bello guardarsi intorno e non vedere altro che natura.
Un rumore sordo, quasi un fischio la risvegliò dal suo stato di trance. Il cavallo impennò e Caroline cadde rovinosamente a terra. Cosa diavolo stava succedendo?
I gemiti e le urla di dolore che avvertì poco dopo, la catapultarono all’improvviso nell’incubo che le si stava materializzando attorno.
Erano circondati da nemici invisibili che avevano già colpito Elijah e due delle guardie con delle frecce.
Tutto quello che accadde dopo fu praticamente indistinguibile agli occhi di Caroline. I cavalli si muovevano frenetici in preda al terrore, le guardie tentarono di individuare chi li stava aggredendo mentre Kol ed Elijah urlavano a Rebekah di restare nella carrozza.
Una lancinante fitta di dolore le attraversò la spalla. Caroline gemette e sollevandosi su un gomito, ancora stordita per la caduta, fissò con orrore la freccia che le trapassava la spalla da parte a parte. Bruciava come l’inferno. Molto più di quanto avrebbe dovuto.
Frecce imbevute di verbena. I loro aggressori non erano degli sprovveduti, sapevano perfettamente contro chi stavano andando a scontrarsi.
Tentò di afferrare l’estremità che fuoriusciva dalla sua carne, ma a contatto con il legno la sua mano bruciò facendole lasciare la presa.
All’improvviso si trovò circondata dal corpo di Klaus. L’ibrido sobbalzò per tre volte mentre si teneva a terra con le mani per non cadere rovinosamente su di lei. L’intensità con la quale stava cercando di incatenare gli occhi della vampira ai suoi, non riuscì a non farle capire cosa era appena successo.
Caroline scese ad osservare il petto di Klaus, tre frecce lo avevano trapassato da parte a parte. Una lo aveva colpito dritto al cuore.
 La vampira si lasciò sfuggire un grido di terrore soffocato.  < Andrà tutto bene Caroline, vi fidate di me?> La rassicurò Klaus confondendo la sua preoccupazione per lui, per sola paura.  < Si.> sussurrò ancora sotto shock la vampira.
L’ibrido afferrò la freccia conficcata nel corpo di Caroline e dopo aver ricevuto un tacito assenso dalla vampira la estrasse, non curante del dolore che la verbena di cui era imbevuta l’arma, infliggeva alla sua mano.
Un altro sobbalzo e Caroline si sentì quasi svenire. Un’altra freccia aveva colpito Klaus al fianco.
L’ibrido la sollevò tra le sue braccia, per la prima volta con difficoltà, e facendole scudo col suo corpo la portò lontano dallo scontro. Due fiale di verbena lo colpirono al collo e alla gamba ma scrollando la testa cercò di resistere al dolore.
La quantità di verbena che sentiva andare liberamente in circolo nel suo corpo lo stava letteralmente stordendo, ma non poteva mollare. Non con Caroline tra le sue braccia.
Corse finchè riuscì, la super velocità era estenuante per i suoi muscoli già atrofizzati ma in ballo c’era molto più della sua vita.
Caroline strinse più forte la presa attorno al collo dell’ibrido e chiuse gli occhi, sperava con tutte le sue forze che nessuno riuscisse a prenderli. Nessuno poteva fare del male a Klaus, il suo maledettissimo ed asfissiante Klaus! Ma una forza estranea riuscì a dividerli e la vampira si ritrovò a rotolare sul terreno a tutta velocità, fino a quando la sua corsa non fu fermata da un grosso albero.
La botta era stata violenza e la testa le cominciava a fare un male cane. Per non parlare della spalla. La ferita non accennava a rimarginare, la verbena glielo impediva. Dannazione era in circolo nel suo sangue!
Ancora scombussolata Caroline sollevò la testa alla ricerca di Klaus. Giaceva anche lui a terra a pochi metri da lei, completamente ricoperto di fango e foglie secce. Si osservò intorno allarmata. Nessun pericolo in vista. Cosa era successo allora?
Dovevano essere … caduti. Klaus aveva corso fino a quando le forze non lo avevano abbandonato ed era precipitato al suolo. La velocità vampiresca aveva fatto il resto.
Caroline cercò di alzarsi facendo leva sulle braccia, ma il lampo di dolore che le attraversò la spalla non appena cercò di farlo, la fece ricadere a faccia in giù tra le foglie.
  < Maledizione.> imprecò sottovoce, mettendosi supina. Osservò quella poca porzione di cielo che i rami degli alberi le consentivano di vedere e sospirò.  < Klaus.> doveva sapere che lui stava bene. Il solo pensiero che stesse soffrendo per averla protetto le faceva venire voglia di vomitare. Beh forse per quello doveva incolpare la caduta!
   < Klaus tutto bene?> non si era accorta fino a quel momento di quanto la sua voce fosse roca.
Sentì l’ibrido tossire rumorosamente e tirò un sospiro di sollievo. La vampira riuscì finalmente a mettersi seduta e con non poche difficoltà si trascinò fino da lui.
Era riverso a terra a pancia all’aria. Gli occhi ancora chiusi ed il respiro affannato.
Caroline si portò sopra di lui e gli posò delicatamente una mano sul viso.   < Klaus rispondetemi! Mi state facendo preoccupare!>
Un sorriso sornione apparve sul volto di Klaus, ancora ad gli occhi chiusi.   < Cosa c’è? Avete finalmente capito quanto sarebbe monotona la vostra vita senza di me, amore? > scherzò.
   < Idiota!> sbottò Caroline già pronta ad alzarsi, ma lo sguardo pieno di gioia e serenità che Klaus le rivolse la obbligò a restare al suo fianco. L’aveva completamente abbagliata.
   < State bene?> le domandò preoccupato mentre le posava dolcemente una mano sulla spalla ferita.
La vampira annuì completamente stordita.   < Grazie.> sussurrò gentilmente.
  < Oh esistono tanti modi in cui potrai ringraziarmi amore.> scherzò l’ibrido, felice di sapere che era riuscito a salvarla.
 Klaus provò a mettersi seduto, ma la fitta che gli attraversò il corpo lo costrinse a desistere.
Caroline si inginocchiò prontamente dietro di lui e fece appoggiare il busto dell’ibrido contro le sue cosce.
  < Vedo che il mio prode cavaliere non se la sta passando tanto bene.> lo canzonò la vampira, prendendosi la sua vendetta. Con gesto naturale gli accarezzò il viso sporco di terra e Klaus inclinò la testa all’indietro per poterla guardare.
  < Il tuo prode cavaliere sta benissimo e ti ha salvato la vita, mostragli un po’ di benevolenza.> continuò a scherzare Klaus. Strano, non sembrava voler perdere il suo buon umore nonostante…
  < Elijah, Kol, le guardie! Sono ancora lì! Dobbiamo andare ad aiutarli!>
Caroline si ritrovò, senza preavviso nella morsa dolorosa che Klaus stava stringendo attorno alle sue braccia.  La stava fissando arrabbiato e perentorio.  < Tu non tornerai laggiù. Mi hai capito Caroline?>
La vampira cercò di divincolarsi dalla sua presa e ci riuscì. Si sollevò un po’ traballante e si stupì del fatto che Klaus non l’avesse raggiunta all’istante.
  < Non potete lasciarli lì, li uccideranno!> osservò scioccata Caroline.
Trattenendo a stento un gemito Klaus si sollevò, o quasi. Giunto a metà della sua epopea ricadde in ginocchio privo di forze. Caroline lo soccorse immediatamente sorreggendolo in un abbraccio.
  < Sanno cavarsela da soli e poi nessuna arma può ucciderci, lo stesso non vale per te.> le sussurrò protettivo contro un orecchio, mentre si lasciava cullare da lei. Si sbagliava o le aveva dato seducentemente del tu?
Solo allora Caroline si accorse che le frecce erano ancora conficcate dentro di lui. Si erano spezzato tutte a causa della caduta ma poteva chiaramente sentire le loro estremità appuntite.
  < Le frecce …> bofonchiò sconvolta Caroline.
  < Se aveste intenzione di togliermele, mi fareste un grande favore amore.> il tono giocoso di Klaus si spense in un gemito strozzato quando la vampira si scostò da lui, privandolo del suo sostegno.
 < Smettetela di fare l’idiota e voltatevi.> lo ammonì la vampira aiutandolo a stendersi a pancia in giù.
 < Ai vostri ordini.> bofonchiò l’ibrido.
La vampira arrotolò un pezzo di stoffa attorno alla mano, per evitare di bruciarsi a contatto con la verbena e rimase inorridita ad osservare le ferite dell’uomo.
 La mano tremante di Caroline si fermò a pochi centimetri dalla freccia che stava perforando il cuore di Klaus. Non sapeva se sarebbe riuscita a trovare il sangue freddo che le serviva per estrarla.
 < Io qui sto soffrendo. Se potessimo darci una mossa amore.> la schernì un po’ seccato l’ibrido.
“Al diavolo la premura!” Pensò Caroline irritata e con una sola mossa affondò le dita nella carne di Klaus ed estrasse la freccia. L’ibrido gettò un urlo di dolore e strinse i pugni furibondo.
 < Così va bene?> domandò sarcastica.
Klaus si sollevò sui gomiti e la fissò con aria truce. La vampira gli sorrise con aria forzata e si dedicò prontamente all’altra freccia.
Cercò di mantenere la calma, non voleva provocargli più male di quello che già stava stoicamente sopportando.
 < Non avreste dovuto rischiare tanto per me.> sussurrò sovrappensiero Caroline.
  < Se questo è il vostro modo di dire grazie amore, allora dovete fare degli evidenti miglioramenti.> sbuffò fuori l’ibrido tra l’irritato ed il sarcastico.
Caroline sollevò gli occhi al cielo ed afferrò l’estremità della freccia che gli perforava il fianco.
  < Sapete cosa voglio dire.> osservò scocciata, mentre con un gesto fluido tirava fuori la freccia.
Klaus ruggì in tutta risposta, probabilmente al dolore. Ma chi poteva mai dirlo con quello psicopatico!
   < No, non lo so.> disse con serietà Klaus mentre si voltava per guardarla. Si inginocchiò di fronte a lei e la afferrò gentilmente per le braccia. Quegli occhi blu le stavano leggendo l’anima.
   < Avrei dovuto lasciare che vi uccidessero? > le domandò corrugando la fronte ed avvicinandosi a lei con aria preoccupata.  Ah non voleva mica suicidarsi! Perché la stava guardando così?
   < No.> bofonchiò irritata Caroline, ma la vicinanza  dell’ibrido cominciava a far vacillare la sua rabbia.
   < Come avrei potuto vedervi morire davanti ai miei occhi? Se quella freccia vi avesse preso solo poco più giù.> la mano di Klaus si posò poco sopra il suo cuore. Caroline si sentì mancare il respiro, mentre il suo sguardo restava intrecciato a quello tormentato dell’ibrido.
Sembrava stravolto, serio e persino preoccupato. Lo era per lei?
  < Per un momento ho pensato che …> le parole gli si strozzarono in gola e con un gesto naturale, fece salire la mano fino al collo della ragazza e poi dietro il suo orecchio.
Il tocco leggero dell’ibrido la fece rabbrividire inaspettatamente. Un brivido caldo che le attraversò la schiena e le fece uscire un sospiro involontario. Non poteva continuare a fare finta …
Un rumore sordo attirò la loro attenzione. Si voltarono all’unisono verso la direzione dove a breve, lo sapevano, qualcosa sarebbe spuntato dal sottobosco.
Qualcosa di informe venne scagliato contro di loro, ma Klaus riuscì ad alzarsi prontamente. Parandosi davanti a Caroline afferrò la fiala di verbena e la gettò a terra, pronto a scagliarsi contro il loro aggressore.
La vampira si sollevò in piedi allarmata, mentre finalmente riusciva a vedere in faccia l’uomo vestito di pelle e dai capelli lunghi che li stava aggredendo armato di spada e quella che aveva tutta l’aria di essere una granata alla verbena.
Nonostante la super velocità di Klaus l’uomo riuscì a sganciare la sicura e far scoppiare la granata sul volto dell’ibrido che era riuscito poco prima ad atterrarlo.
Klaus ruggì per il dolore ed indietreggiò di qualche passo.
 < Klaus!> gridò spaventata la vampira mentre una parte di lei capiva quanto l’ibrido fosse evidentemente provato, la verbena che aveva in circolo nel sangue lo aveva indebolito. Un altro rumore.
Una freccia le attraversò lo stomaco lasciandola senza aria. Mentre altre, colpivano quello che avevano capito essere il vero osso duro, Klaus. Ce n’era un altro.
L’ibrido aveva attaccato il loro primo aggressore e lo aveva scaraventato contro un albero, ma al suono della voce strozzata di Caroline si era gettato su di lei allarmato, cercando di capire cosa le avevano fatto.
Afferrò con la mano una granata indirizzata a Caroline e la lasciò scoppiare imprecando sottovoce.
  < Scappa!> Urlò alla vampira prima di correre contro il secondo uomo.
No, non lo avrebbe mai fatto! Lei non era una codarda! Lei non lo avrebbe mai lasciato solo …
Caroline ignorò il dolore alla spalla e allo stomaco e nonostante la vista annebbiata a causa della verbena, si gettò contro il secondo nemico, dai capelli neri che aveva appena ferito Klaus ad un braccio con la sua spada.
Si gettò su di lui come una furia e lo inchiodò al muro, la vista di Klaus vacillare sulle sue stesse ginocchia era stato troppo.
La sua natura selvaggia prese il sopravvento e ancor prima di potersene accorgere aveva affondato i denti nel suo collo.
Delle mani forti la staccarono dall’uomo troppo presto e Caroline si ritrovò seduta per terra.
  < No, Caroline!> la ammonì severo e furioso Klaus.
Ma era impazzito o cosa? L’aveva fermata dall’uccidere l’uomo che li voleva morti?
Klaus le riservò un sorriso divertito e si scagliò contro l’uomo coi capelli lunghi.
Caroline si tirò su, infuriata e lo raggiunse. Afferrò il polso dell’uomo e torcendoglielo dietro il braccio lo costrinse a mollare la presa sulla sua spada. Klaus la fissò infuriato, ma Caroline gli restituì lo stesso sorriso sornione che poco prima, proprio lui le aveva rivolto e spezzò il braccio del loro aggressore.
L’uomo ormai a terra, afferrò una fiala di verbena e con uno scattò si voltò per conficcarla nella gamba di Caroline, ma fu quella di Klaus che riuscì a colpire. Si era parato davanti a lei. Il ginocchio dell’ibrido cedette al bruciore del veleno e Caroline tentò di sorreggerlo per il busto, ma cadde assieme a lui.
Si guardò intorno allarmata, ma sia l’uomo dai capelli nero corvino che aveva morso, sia il pazzo con le fiale erano spariti nel nulla.
Fece stendere Klaus, posandolo delicatamente contro un albero e si portò davanti a lui.
Aveva gli occhi aperti, i denti digrignati  ed una, non per niente rilassata, aria da macho.
Caroline ignorò lo stordimento e strappò dal petto di Klaus le due frecce rimanenti.
L’ibrido le rivolse uno sguardo di ammonimento ed alzò un sopracciglio.
  < Che c’è?> domandò seccata Caroline dopo aver tolto l’ultima freccia.
  < Vi avevo detto di andare. > disse scontroso.
  < Vi ho salvato la vita quindi se fossi in voi sarei più riconoscente!> sbottò Caroline cantilenando le sue parole.
Klaus le sorrise provato.  < Perché non mi avete permesso di ucciderlo?> domandò la vampira, felice in realtà di non averlo fatto.
 < Quelle persone erano cacciatori amore, se ne aveste ucciso uno la sua maledizione vi avrebbe perseguitato fino a condurvi alla morte.> rispose serio, incatenando i loro sguardi.
Come aveva fatto a non capirlo prima? Umani, frecce alla verbena, abbastanza organizzati da attaccare un Originale. Era ovvio cosa fossero, ma il terrore di vedere Klaus morire davanti ai suoi occhi per difenderla, l’aveva accecata.
  < Non preoccupatevi, per il momento sembra siate riuscita a metterli in fuga.> mugugnò l’ibrido mentre cercava di alzarsi, tentò persino di accennare un sorriso.
Caroline lo afferrò per le braccia  e lo riadagiò contro il tronco.
  < Caroline …> sembrò ammonirla l’ibrido, ma la vampira non gli prestò attenzione. Controllò con  noncuranza le ferite di Klaus e notò che seppur migliorate erano ancora visibili. Come degli strani segni di bruciatura.
 L’ibrido afferrò con dolcezza le dita di Caroline, quel tocco delicato lo aveva risvegliato dal torpore che lo attanagliava. In un attimo si era dimenticato del dolore lancinante. Tutto quello a cui riusciva a pensare era che voleva sentirla contro di lui, voleva prolungare quelle dolci carezze …voleva lei.
Caroline lo fissò spaventata. Klaus la stava guardando con aria preoccupata, ma non c’era solo quello. Sembrava ferito, come se qualcosa dentro di lui continuasse a provocargli dolore. La vampira abbassò lo sguardo per osservare la sua mano racchiusa dolcemente in quella dell’ibrido e tremò di paura.
Non sapeva spiegarsi perché, ma si sentiva terrorizzata. Aveva avuto così tanta paura per lui, perché? Perché si sentiva così infuriata per il fatto che si era beccato quattro frecce in pieno petto per proteggerla? Perché non riusciva a dirgli di no, proprio in quel momento. No!
Ma l’urlo che le risuonò forte e chiaro nella testa non riuscì neppure a sfiorare le sue labbra. Qualcos’altro lo fece al suo posto.
La bocca infuocata e bramosa di Klaus si posò sulla sua, priva di delicatezza. Un desiderio accecante sembrava spingerlo verso di lei. L’ibrido afferrò Caroline per la nuca e la portò più vicina alle sue labbra anelanti, avide di ogni suo tocco.
Caroline chiuse gli occhi e sentì la testa girarle come mai aveva fatto prima di quel momento. La furia di quel bacio l’aveva stordita, lasciandola senza difese tra le braccia dell’ibrido, che come un favoloso serpente l’avevano avvolta in una morsa tanto seducente quanto pericolosa.
Aveva quasi rischiato di perderla, che sciocco era stato a pensare di poterla allontanare. In quel momento Klaus decise di essere egoista. Non gli importava di metterla in pericolo, non gli importava di complicarle la vita. La voleva, voleva le sue labbra, voleva lei e non avrebbe atteso il suo consenso. Lei non lo aveva abbandonato, aveva mantenuto la promessa.
In preda ad una paura nuova, Klaus strinse con più forza il caldo corpo di Caroline contro il suo, non gli importava di farle del male, doveva sentirla viva e soffice tra le sue braccia.
Senza nemmeno rendersene conto Caroline si ritrovò stesa sul terreno, erano caduti chissà come. Klaus era sopra di lei, reggeva il suo peso sulle braccia per non schiacciarla. La lingua dell’ibrido scivolò seducente nella bocca della vampira. Come avevano fatto a cadere senza perdere il contatto tra le loro labbra?
Una domanda che perse ogni senso nell’attimo esatto in cui le mani di Klaus scivolarono seducenti dal suo ginocchio fino al suo bacino, con lentezza calcolata.
Con un gemito Caroline afferrò il viso di Klaus tra le mani e rispose al bacio con tutto l’ardore che sentiva infiammarle ogni parte del corpo.  Non le importava più resistergli, fargli capire che con lei non l’avrebbe mai avuta vinta. Non le importava di Bonnie, dei suoi amici e della vita reale a cui sarebbe dovuta tornare.
Voleva abbandonarsi a lui, voleva continuare a sentirsi così forte, amata, protetta. Così speciale agi occhi di un uomo che poteva avere tutto ed aveva sceltolei, non una ma mille volte.
Le mani di Caroline corsero alla giacca di Klaus e con una foga, che nemmeno lei sapeva di possedere, lo aiutò a toglierla. Quel breve attimo in cui avevano dovuto separare le loro labbra era sembrato ad entrambi un’eternità. I loro occhi corsero a cercarsi e si trovarono lasciandoli senza fiato.
Dopo aver gettato la giacca a terra, Klaus si gettò nuovamente su di lei alla ricerca di quella bocca soffice e maledettamente maliziosa. Le sue mani corsero al viso della vampira, ai suoi fianchi, scivolarono seducenti sui suoi seni e la strinsero per la vita.
Caroline gettò la testa indietro e sospirò pesantemente nel momento in cui Klaus si portò a baciare il suo collo, la sua clavicola, l’incavo del suo petto. Stava impazzendo, lo voleva. Lei voleva Klaus Mikaelson!
La lucidità l’aveva abbandonata definitivamente nell’attimo in cui anche la camicia dell’ibrido era scivolata a terra, vicino alla sua giacca. Il petto marmoreo di Klaus l’aveva lasciata senza respiro.
Klaus si sorprese a sorridere, assurdamente felice di trovarsi in quella situazione. Non che faticasse a crederci, la reazione di Caroline lo aveva completamente scioccato. Lei aveva risposto al bacio, lei aveva impudicamente cominciato a privarlo dei suoi vestiti. In un istante scoppiò in una sonora risata lasciando Caroline, con il fiatone e sotto di lui completamente scioccata a guardarlo.
 < Cosa c’è? Cosa c’è di tanto divertente?> domandò stizzita e ansante la vampira. Stava ridendo di lei?
 < Voi. Siete stata una sfacciata, non vi credevo così impudente ed accattivante amore.> disse Klaus ancora ridendo.
Caroline lo fissò scioccata mentre faceva scivolare le sue mani lungo le braccia tese dell’uomo. Quello sfrontato stava scherzando vero?
 < Non posso ammettere che la cosa non mi piaccia, ma mi state rendendo il tutto fin troppo facile.> disse con aria maliziosa ma vagamente ammonitrice.
Caroline lo gettò di lato e si sollevò a sedere, scioccata, irritata e infuriata con se stessa e con quell’imbecille.
 < Siete un’idiota!> sbottò la ragazza senza sapere realmente cosa rispondere. Si sentiva punta sul vivo. Si sentiva scoperta, diamine si sentiva persino in imbarazzo! Lei! Caroline Forbes, Miss Mystic Falls, la reginetta di ogni ballo scolastico si sentiva una cretina che si era fatta abbindolare dal primo idiota dagli occhi azzurri che aveva incontrato sulla sua strada.
Si alzò in piedi di scatto e notò con felicità che il dolore alla spalla e allo stomaco stava diventando sopportabile.
 < Oh avanti! Non fate così, stavo scherzando Caroline. Volevo solo farvela pagare per il trattamento che mi avete riservato ieri mattina dicendomi che non provate nulla per me.> disse Klaus con aria divertita e canzonatoria mentre alzava un ginocchio per posarvi, con aria non curante il suo braccio. Un maledetto Adone a petto nudo e per di più in posa davanti a lei. Ah quanto lo odiava in quel momento!
 < Ed è così! Io non provo nulla per voi! Oh Dio vi strangolerei con le mie stesse mani se potessi!> sbraitò furiosa Caroline mentre si voltava a guardarlo.
Klaus scoppiò nuovamente a ridere facendola irritare il doppio e cercò di alzarsi.  < Mentre mi toglievate gli abiti di dosso continuavate a ripetervi questo?> ma nel bel mezzo della sua battuta Klaus sentì le gambe vacillare e si ritrovò di nuovo in ginocchio.
Caroline lo raggiunse immediatamente, dimenticando al suono del gemito di dolore di Klaus, l’irritazione dell’attimo prima.
Gli posò una mano sul viso contratto in una smorfia di dolore e con l’altra corse a controllare i fori lasciati dalle frecce.
Aveva troppa verbena in circolo nel suo sangue. Caroline aveva visto Rebekah svenire e rimanere priva di sensi a lungo con una quantità di verbena tre volte minore di quella che l’ibrido aveva in circolo in quel momento. Eppure era ancora in piedi. Beh quasi.
  < Dovete nutrirvi.> osservò più a se stessa che all’ibrido. Senza pensarci due volte Caroline affondò i denti nel suo polso ed attese che l’odore del sangue spingesse Klaus a riaprire gli occhi.
L’ibrido l’accontentò l’attimo dopo, riuscendo a capire  ancor prima di vedere la ferita aperta sul polso della vampira, quale fosse la malsana idea che stava frullando nella sua testa bacata.
 < Caroline, no!> rispose piccato e serio. La fissò con aria ammonitrice, come farebbe una padre arrabbiato con la propria figlia. Il profumo squisito del sangue di Caroline lo investì in pieno mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Quella benedetta ragazza gli stava a dir poco complicando la vita!
  < Avete bisogno di sangue per guarire più in fretta!> osservò seccata la vampira.
Klaus la afferrò per le braccia con aria ancora più seria.   < Carol …> ma la vampira non lo lasciò finire.
  < Caroline, Caroline! > gli fece il verso la ragazza,  < Mettetela così, non ho la ben che minima intenzione di restare qui per tutto il giorno a farvi da balia. Ora bevete!> sbraitò la vampira facendolo scoppiare a ridere. Anche Caroline rise della sua stessa reazione e si sentì stranamente leggera.
Klaus scrollò la testa ancora ridendo e poggiandosi alla vampira riuscì finalmente a rialzarsi.
  < Il bosco è pieno di animali. Mi nutrirò di loro, non preoccupatevi.> sussurrò stanco ma pacato.
Caroline lo fissò con aria corrucciata e capì che cercare di imporgli qualcosa, con lui non avrebbe mai funzionato. Il suo polso nel frattempo era persino guarito.
 < Se quei cacciatori dovessero tornare questa volta potrebbero avere la meglio. Siete troppo debole per tenergli testa in questo momento. A meno che non beviate sangue umano, per così dire. E visto che siamo in un bosco dispersi chissà dove, l’unica soluzione sono io. Fatelo per me, volete essere in grado di proteggermi non è vero?>
 < Chissà perchè credo che non ne abbiate veramente bisogno.> osservò sereno Klaus facendole intendere che era riuscito a capire il giochetto psicologico che aveva tentato di mettere in atto su di lui.
Ma in fondo le parole di Caroline avevano un senso e resistere a qualcosa che desiderava non era mai stato il forte di Klaus. Osservò le vene bluastre che accarezzavano la superfice del collo della vampira. La sua pelle candida come la neve era fin troppo invitante.
Seguendo il suo istinto Klaus avvolse le braccia attorno alla vita di Caroline e con uno strattone la portò contro di lui. Il respiro caldo ed accelerato dell’ibrido le colpì il collo facendole tremare le ginocchia. Caroline sapeva perfettamente cosa sarebbe successo dopo e non credeva di volerlo. Insomma non lì. Ma ancor prima che riuscisse a parlare i denti affilati di Klaus affondarono nella sua pelle.

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Capitolo 8
*** La bisbetica domata, forse no. ***


Salve ragazze =)! Come posso esprimere quanto vi sono grata per i commenti che avete scritto per il capitolo precedente? Beh… è la settimana del mio compleanno e tra studio e preparativi pensavo proprio di non farcela a pubblicare, ma eccomi qui! Solo e soltanto per voi, per rispondere al vostro calore che vi giuro mi ha davvero portato a voler scrivere anche di sera! Quindi che altro dirvi, grazie mille davvero! E buona lettura!
 
Un gemito soffocato le sfuggì dalle labbra ed istintivamente Caroline portò la testa indietro, per permettere all’ibrido di nutrirsi più facilmente. La barba incolta di Klaus le fece il solletico e la sensazione travolgente che le mani dell’ibrido avevano su di lei, presero finalmente il sopravvento.
Il collo le faceva male, ma se non lottava il dolore era sopportabile. Persino stranamente invitante. Si stava donando completamente a lui e la cosa la faceva sentire eccitata e stranamente priva di forze, ma in un senso buono. Più che buono, stupendo.
Klaus sorseggiò quel liquido caldo e prezioso con avidità. Il sangue di Caroline sapeva di qualcosa di proibito, di unico. Troppo denso ed invitante, così delizioso e vellutato da costringerlo a constatarne la consistenza con la lingua.
Fermarsi sembrava impossibile ora che lei si era abbandonata al suo abbraccio mortale, troppo debole o stordita da opporgli resistenza.
 < Klaus.> la voce flebile di Caroline risuonò nella mente dell’ibrido come un allarme. Ne stava prendendo troppo. Senza lasciare la presa attorno alla vita della vampira, Klaus allontanò la bocca da quel collo invitante ed ancora con i canini allungati e gli occhi gialli la fissò preoccupato.
Caroline batté gli occhi stordita, un paio di volte. Come per metterlo a fuoco e poggiò le mani sulle braccia dell’uomo per cercare di restare dritta.
 < Caroline. Come vi sentite?> le domandò con aria profondamente corrucciata, persino colpevole.
La vampira deglutì pesantemente e sentì la testa girarle. Klaus se ne rese conto immediatamente e con delicatezza la fece sedere contro un albero.
Si chinò di fronte a lei, sentendosi finalmente in forze, nuovamente se stesso e recuperando la camicia che aveva gettato poco prima a terra ne strappò una manica per tamponare la ferita che proprio lui aveva inflitto a Caroline. Un lato del suo cervello registrò che la vampira cominciava a guarire sempre più lentamente ma decise di ignorare il problema, almeno per il momento. Doveva prendersi cura di lei ora.
 < Perdonatemi.> sussurrò colpevole Klaus mentre puliva il collo della vampira dal sangue ormai quasi incrostato.
 Caroline sbarrò gli occhi e lo fissò stupita, facendolo sorridere e scacciando in un attimo l’aria contrita dell’ibrido.
 < Dovrei farmi mordere più spesso. > bofonchiò sarcastica la vampira. Klaus la fissò con aria seria, fermandosi con la mano contro il suo collo.  < Non tentatemi Caroline.>
Un brivido di pura ed eccitazione percorse il corpo della vampira. La minaccia di Klaus non aveva nulla dello scherzo.
 < Klaus!> l’urlo implorante di Elijah squarciò la foresta costringendoli a voltarsi.
 < Hanno preso Kol, Mikael ha preso Kol!>  gridò L’Originale schizzando vicino al fratello.
 < Come preso?> domandò sotto shock Klaus alzandosi in piedi ed afferrando Elijah per le spalle.
 < Erano troppi! Dov’eri?> sbraitò il vampiro scrollandosi di dosso le mani dell’ibrido.
Gli occhi dei fratelli si posarono su Caroline che stava ancora tentando di riprendersi dallo sfinimento e dallo stupore.
La vampira fissò implorante l’ibrido. Lui non aveva difeso la sua famiglia perché era con lei. Perché aveva protettolei ed adesso la frustrazione e la rabbia che leggeva sul suo viso la facevano sentire terribilmente in colpa.
 < Mentre tu ti gingillavi noi venivamo attaccati dai cacciatori!> lo ammonì furioso Elijah dopo aver gettato un’occhiataccia nella direzione della vampira. Il sangue pesto che le sporcava ancora la gola e Klaus a petto nudo dovevano aver lasciato poco spazio all’immaginazione.
 < Smettila Elijah!> gli urlò contro Klaus prendendolo per il bavero della giacca.   < I miei affari sono solo miei! Ora calmati e spiegami cosa è successo. I cacciatori non possono ucciderlo!>
Elijah fissò con astio il fratello e dopo averlo allontanato sembrò riprendere il controllo di se stesso.
 Caroline tentò di alzarsi, vedere Elijah in quel modo l’aveva messa più che in allarme. Non si trattava solo dell’ira dell’Originale, che per nulla si confaceva al suo carattere ma anche le condizioni di suoi vestiti, quasi tutti a brandelli, il sangue che macchiava gran parte del suo corpo e gli occhi arrossati erano segni evidenti del fatto che la situazione era sfuggita di mano a tutti loro.
 < Ho portato in salvo Rebekah mentre Kol si era allontanato, nonostante le mie proteste, per aggredirli. Quando sono tornato indietro per portalo via, lui non c’era più.> disse Elijah con aria ancora tesa.
 < Come puoi essere sicuro che qualcuno lo abbia catturato? Conoscendolo è fuggito e non si è guardato indietro una sola volta. > osservò iroso Klaus mentre indossava di nuovo la sua giacca.
Caroline stava lentamente scivolando lungo il tronco, nel tentativo di mettersi in piedi. Ma quando aveva quasi raggiunto il suo obbiettivo, inosservata grazie alla sfuriata che stavano avendo i due vampiri, le ginocchia le cedettero facendola quasi cadere a terra.
Klaus che fino all’attimo prima le dava le spalle e stava litigando col fratello, si voltò immediatamente ed afferrò la ragazza per la vita, incastrandola tra il tronco dell’albero ed il suo corpo marmoreo.
 < Caroline.> sussurrò preoccupato contro la guancia della vampira. Caroline sollevò lo sguardo, mordendosi il labbro nel tentativo di mettere a tacere le sensazioni contrastanti che stava provando.
Il volto di Klaus era a pochi centimetri dal suo, gli occhi blu dilatati per lo spavento, magnetici ed incantevoli come ogni volta. Il respiro caldo e regolare dell’ibrido le accarezzò dolcemente le labbra e Caroline si sentì nuovamente mancare le forze. La presa dell’ibrido si fece più forte ed i loro corpi aderirono perfettamente l’uno all’altro. Era bello lasciarsi cullare in quell’abbraccio preoccupato e possessivo.
 < State bene? Vi gira la testa?> le domandò Klaus mentre con una mano le scostava dolcemente i capelli dal viso. Sembrava così allarmato …
Caroline gli sorrise, un sorriso così sincero e luminoso da togliergli il fiato. Klaus si ritrovò a fissarla, completamene imbambolato, ammaliato e rapito dalla sua assurda bellezza. Quegli occhi di un celeste così chiaro da ricordargli le giornate di giugno, i capelli mossi, spettinati che le incorniciavano il viso candido e perfetto e quella piccola fossetta che aveva proprio al centro del naso. No, in quasi mezzo secolo di vita non aveva mai visto nulla di più bello.
 < Sto bene Klaus. Non preoccupatevi, dobbiamo andare a cercare vostro fratello.> sussurrò Caroline con tono dolce. Si, la testa le girava ma sarebbe passato velocemente se solo le mani dell’ibrido l’avessero smessa di scivolare seducenti contro i suoi fianchi.
Come se quelle parole lo avessero scosso da un sogno, Klaus rizzò le spalle e si voltò a guardare Elijah senza allontanarsi minimamente da Caroline.
 < Siamo a un giorno di distanza da Inverness. Dobbiamo dividerci, tu e Rebekah andate  al palazzo e vedete se nostro fratello ha deciso di fuggire e mettersi semplicemente in salvo. Io seguirò le tracce che quei cacciatori hanno lasciato.> ordinò Klaus ritrovando la severità e l’autorità del comando.
 < Il tuo piano sarebbe più che opportuno fratello, se non vogliamo considerare il fatto che con ogni probabilità quei cacciatori erano al soldo di Mikael. Andare da solo sarebbe un suicidio.> osservò Elijah mentre si ripuliva i pantaloni dalla terra.
Senza voltarsi per guardarla, Klaus si chinò e prese tra le braccia Caroline. La ragazza protestò sottovoce, presa alla sprovvista ma nessuno sembrò curarsene.
  < Ed aspettare significherebbe lasciare il tempo a quei maledetti di portare Kol da nostro padre. > osservò con aria seria e perentoria l’ibrido. Persino Caroline sapeva cosa avrebbe comportato quell’opzione. Mikael sapeva come uccidere un Originale.
  < Verrò io con voi. > osservò con naturalezza Caroline mentre intrecciava le dita dietro la nuca dell’ibrido.
Klaus, che aveva già preso a camminare al fianco di Elijah, diretti non si sa dove, si fermò e finalmente si costrinse a guardarla. Un’aria truce e severa gli scurivano il viso.    < Voi andrete a palazzo con i mei fratelli. Non si discute su questo Caroline.>
  < Ed io non prendo ordini da nessuno, non si discute neanche su questo.> sbottò la ragazza sostenendo fieramente l’occhiataccia che le aveva rivolto l’ibrido.
  < Bene, volete costringermi ad incatenarvi alla carrozza che vi condurrà ovunque io decida voi dobbiate andare?> la minacciò l’ibrido senza mai allontanare gli occhi dai suoi.
  < Voi non decidete nulla, non quando si tratta di me! Non sono semplicemente un pacco che potete spedire ovunque vogliate. Ed andare da solo per voi sarebbe troppo pericoloso! Vi ho fatto una promessa ed intendo rispettarla.> al suono di quelle parole Caroline potè vedere lo sguardo poco prima fiero e iroso di Klaus tramutare. Le labbra prima contratte dell’ibrido si schiusero ed un espressione persa, quasi ferita comparse sul suo viso.
Caroline corrugò la fronte e rimase a fissarlo, stordita e preoccupata da quella strana reazione.
  < Avete promesso di non abbandonarmi, mai.> sussurrò con voce roca l’ibrido. Gli occhi sbarratati e fissi in quelli della vampira sembravano lucidi.
La mano di Caroline corse a posarsi sul viso dell’ibrido quasi in maniera automatica. Lei gli aveva fatto quello? Lei lo aveva ferito?
Lo sguardo perso e l’espressione triste di Klaus sembravano velati, distanti. Sembrava perso in ricordi lontani quanto dolorosi.
Si era commosso? Per quello che lei le aveva detto? No, per la promessa, realizzò la vampira … Klaus la stava fissando ferito, scioccato per non dire sorpreso perché aveva realizzato che Caroline aveva tenuto fede alla promessa, aveva rotto una consuetudine che andava avanti da secoli. Tutti lo avevano abbandonato. Tutti lo avevano lasciato solo, ma lei no.
E non solo, stava dimostrando di non volerlo fare neanche in futuro. Voleva restare al suo fianco, voleva stare con lui.
Elijah sospirò pesantemente attirando l’attenzione di entrambi. Klaus si schiarì la gola e batté velocemente gli occhi mandando indietro il nodo che gli chiudeva la gola mentre Caroline si costrinse a riaversi dallo shock.
L’aveva visto, in Klaus c’era ancora umanità. Non solo una scintilla, ma un intero mare di emozioni, paure e ricordi. Aveva visto la sua anima umana, vulnerabile. Caroline non poteva far finta, non poteva dimenticare l’attimo in cui Klaus aveva per sempre smesso ai suoi occhi di essere un mostro.
   < Per quanto mi dispiaccia separarmi da voi, non ammetto repliche Caroline.> le sussurrò con aria perentoria l’ibrido, ritrovando la fierezza che lo contraddistingueva.
La vampira lo fissò stizzita ed incrociò le mani al petto come una bambina. Klaus trattenne a stento un sorriso.
   < Non vi lascerò andare da solo!> si impuntò la ragazza. Ritrovarlo così perentorio e … freddo, il Klaus al comando, la infastidiva più del dovuto. Soprattutto dopo quel momento, dopo aver visto quella profonda scintilla nei suoi occhi, nella sua anima.
Klaus guardò di sottecchi il fratello che rispose con un cenno del capo. Almeno questo lo doveva ad Elijah, era un uomo intelligente.
Klaus depositò a terra Caroline con estrema delicatezza.  < Elijah.> con reticenza allontanò una mano dalla vita della vampira per invitare il fratello a prendere il suo posto.
 < Aspettate cosa sta succedendo?> domandò allarmata la ragazza che non potè fare altro che poggiare il peso del suo corpo contro il petto dell’Originale sbagliato. La testa le girava così forte da farle venire il mal di mare.
 Senza riuscire a dire altro Caroline si sentì afferrare per la vita, un tocco delicato ma … diverso da quello che si era abituata a sentire contro la sua pelle.
Una folata di vento improvvisa la costrinse a chiudere gli occhi, ma quello non era vento. Elijah la stava portando via alla velocità della luce.
 < Idiota!> l’urlo che Caroline riservò a Klaus come ultimo saluto lo fece scoppiare a ridere.
 < Se queste sono le ultime parole che mi avete rivolto potreste pentirvene un giorno, sapete amore?> le domandò di rimando, sapendo che grazie al super udito da vampira sarebbe riuscita a sentirlo.
Klaus scrollò la testa ancora sorridente, si sentiva felice. Cosa mai gli aveva fatto quella piccola impertinente?
Schiarendosi la gola ritrovò il controllo di se stesso. Doveva andare a trovare Kol, il pericolo era troppo alto per non capire che anche la sua vita era appena stata messa a rischio.
 
 
 
 
 
  < Caroline non capite! Lo faccio per il vostro bene!> disse con tono esasperato Elijah mentre lasciava cadere le braccia lungo i fianchi e si faceva sfuggire un sospiro colmo di disperazione. Quella ragazza sapeva davvero come far perdere la pazienza ad un santo. Adesso riusciva a capire come mai fosse la prima persona che riusciva a tenere testa a suo fratello.
 < Il mio bene? Cosa vi importa del mio bene! Sono una sorta di prigioniera qui! Mi scaricate dove volete e pretendete che obbedisca! Dov’è il mio bene? Vostro fratello è lì fuori tutto solo! Cominciate a preoccuparvi di questo e non di me! O non vi interessa se ci lascia le penne?> sbraitò Caroline alzando le braccia la cielo e camminando avanti ed indietro nella cella dove l’Originale l’aveva rinchiusa da ben due ore.
 < Ci lascia le penne?> domandò tra il divertito e lo stupefatto Elijah alzando le sopracciglia. Non riuscì a trattenere una risata. Il viaggio, se così si poteva chiamare, intrapreso con Caroline e sua sorella per arrivare nella residenza scozzese era stato fin troppo interessante.
Caroline aveva tentato di fuggire una dozzina di volte, diretta lei solo sapeva dove visto che le tracce di Klaus erano sempre più lontane, mentre i battibecchi tra le due ragazze diventavano più frequenti e suo mal grado, Elijah doveva ammetterlo, divertenti.
Caroline sapeva davvero come rispondere per le rime. Come aveva chiamato sua sorella solo tre ore prima? Giusto, stupida ochetta indifferente dal cervello di un criceto.
Ridicolo quanto azzeccato, si ritrovò a pensare l’Originale scoppiando in una sonora risata.
La cosa fece solo infuriare Caroline ancora di più.
 < Ridete! Ridete? Klaus potrebbe essere morto a quest’ora e così vostro fratello Kol e voi ridete? Non vorrei essere nei vostri panni se foste obbligato a trascorrere il resto dell’eternità con Rebekah perché sarà l’unico membro ancora in vita della vostra famiglia!> gli urlò contro la vampira stringendo i pugni, una reazione involontaria. Non che sentisse veramente l‘impulso di prendere a schiaffi Elijah come le succedeva ogni volta con Klaus, quell’imbecille che l’aveva fatta trascinare contro la sua volontà fino a quello stupido palazzo!
Senza pensarci due volte Caroline usò la super velocità per raggirare Elijah e uscire dalla cella. La porta era spalancata, era evidente che in realtà l’Originale non voleva tenerla rinchiusa lì dentro, ma anche lei sapeva bene che non gli aveva lasciato molta scelta.
In un batter d’occhio Elijah le si parò davanti afferrandola per le spalle. Quella scena si era ripetuta almeno una decina di volte quel giorno. Maledetti Originali e la loro forza sovrumana! Non era giusto!
  < Caroline ho già mandato un nutrito numero di uomini ad affiancare mio fratello nella ricerca. Non è solo e non è uno sprovveduto. Sarà di ritorno ancor prima che voi riusciate a raggiugerlo. Soprattutto considerando le condizioni in cui vi trovate. Avete bisogno di nutrirvi.> gli occhi gentili di Elijah si posarono sulla ferita che si stagliava sul collo della vampira. Si era rimarginata, ma una mezzaluna di un rosa più intenso si stagliava sull’avorio della sua pelle.
Caroline fissò di rimando le iridi profonde e ipnotizzanti di Elijah e sospirò pesantemente. Era tutto il giorno che provava a fuggire, convincerlo, imbrogliarlo o intontirlo. Nessun risultato, oltremodo le sue parole avevano senso. Avevano impiegato tutto il giorno per arrivare al palazzo, Klaus poteva già aver concluso la questione ed essere di ritorno.
 < Va bene.> bofonchiò mettendo il broncio. Elijah le rivolse un sorriso paterno e la lasciò andare. Si fece di lato e con un piccolo inchino la invitò a prendere il suo braccio per seguirla al piano di sopra.
 < Riesco a capire cosa veda mio fratello in voi.> sussurrò divertito l’Originale mentre si incamminava.
Caroline abbassò lo sguardo, se fosse stato possibile credette di essere arrossita come un peperone.
 < Non c’è niente di così speciale da vedere in me.> rispose con sincerità la vampira.
Elijah la guardò con aria stupida e posò una mano su quella della vampira.  < Vi sbagliate mia dolce Caroline. Non ho mai incontrato un vampiro così nobile come lo siete voi. Laggiù, nella foresta avete deciso di non abbandonare mio fratello, a dire il vero contro ogni logica visto che siete venuta da noi come nemica.  Vi siete preoccupata degli uomini che ci facevano da scorta, mi avete praticamente obbligato a condurvi da loro. Li avete guariti col vostro sangue, quando eravate voi quella che stava morendo di fame. Se questa non è nobiltà d’animo non saprei come altro chiamarla. E vi assicuro che è una qualità più che rara in un vampiro. >
Caroline sollevò lo sguardo per osservare il viso dell’Originale. La stava prendendo in giro? Non sembrava, le sue pupille erano dilatate e fisse in quelle di lei e la bocca incurvata in un sorriso sincero, se non fosse impazzita poteva persino dire che di trattasse di un sorriso d’approvazione.
 < Grazie, ma non credo di aver fatto nulla di speciale. Ho fatto ciò che era giusto fare, nulla di più e non capisco come voi possiate stupirvi di un tale comportamento.> osservò scioccata Caroline.
 Elijah aprì una grande porta e fece passare per prima la vampira, da vero gentiluomo. Caroline notò che la stanza era più grande di quella che aveva avuto nell’Hampshire, ma non aveva avuto minimamente il tempo di osservare l’arredamento, tantomeno il palazzo. Un angolino del suo cervello le ricordò di inviare una lettera a Becky per dirle di portale il pugnale che era ancora nascosto sotto il materasso della sua vecchia camera.
 < Dovete capire Caroline che il nostro modo di vedere il mondo è molto diverso dal vostro. È evidente che siete diventata un vampiro da poco tempo, i sentimenti umani ancora albergano in voi, vivi e onesti come mai ho avuto l’onore di osservare. Avete un animo puro e questo lato del vostro carattere è stato amplificato con la trasformazione, ma noi, io e la mia famiglia siamo su questa terra da quasi Cinquecento anni ormai. Capite come possono cambiare le prospettive, il modo di vedere ogni cosa vivendo così a lungo?> le domandò con fierezza l’Originale mentre si avvicinava ad odorare una rosa disposta nel grande vaso che ornava il tavolo della stanza.
La vampira rimase imbambolata a guardarlo ed annuì leggermente. Elijah sapeva davvero come incantare la gente con suo fare calmo, elegante.
 < Oltremodo la nostra vita non è una vita facile, come avrete capito. Siamo in fuga da quando siamo diventati vampiri. I primi della nostra specie. Non avevamo mentori, né manuali d’istruzione. Abbiamo dovuto imparare a convivere con questa maledizione che ci affligge non per nostra scelta ed accettare il nostro lato selvaggio e predatorio ci è sembrata la scelta più logica, più ovvia per sopravvivere. Mio fratello inoltre ha dovuto affrontare prove a noi sconosciute. A volte persino io stento a riconoscere il suo animo, soffocato oramai da secoli di fughe, tradimenti e delusioni, ma dovete continuare a scavare Caroline come vi ho visto fare in questi giorni. Anche voi sapete che Niklaus può essere salvato, siete con me in questa impresa?> le domandò stordendola con quegli occhi magnificamente scuri e fieri. Le porse un bicchiere di sangue accennandole un sorriso.
Caroline si ritrovò a fissarlo come un cucciolo spaventato. Per la prima volta sapeva perfettamente cosa avrebbe risposto a quella domanda.
 < Si.> disse con aria risoluta la ragazza mentre afferrava il bicchiere dalle mani dell’ibrido e mandava giù una dissetante sorsata. Un sorriso sbarazzino apparve sul volto di Caroline non appena ebbe bevuto l’ultima goccia di quel liquido ristoratore. Avrebbe aiutato Klaus, ma l’avrebbe fatto a modo suo.
Corse a velocità vampiresca verso l’uscita, sperando di riuscire a sfuggire ad Elijah grazie all’effetto sorpresa, ma non appena messo un piede fuori dalla porta la vampira si sentì afferrare per le vita, un braccio le avvolse lo stomaco e si ritrovò all’improvviso a gambe all’aria.
Contro ogni aspettativa Caroline scoppiò a ridere della ridicola situazione in cui si stavano trovando.
Elijah la sollevò ancora un altro po’ per farla sorridere ancora e rise assieme a lei depositandola a terra.
 < Non si può certo dire che non siete testarda.> scherzò mentre la lasciava andare.
 
 
 
Due giorni. Due giorni! E di Klaus ancora nessuna notizia! Caroline sentiva che stava per impazzire. L’unica cosa che riusciva a rincuorarla era il fatto che se l’ibrido fosse morto lei lo avrebbe saputo. Si, morendo a sua volta, ma sono dettagli giusto?
Attendere non era mai stato il suo forte, dannazione la pazienza non era mai stata il suo forte! Non poteva starsene con le mani in mano, era più forte di lei. E visto che dopo aver fatto la brava per un giorno intero, in preda ad una crisi di nervi aveva tentato nuovamente di andare alla ricerca di Klaus, Elijah a malincuore le aveva fatto mettere una specie di cavigliera magica. Una pesante catena le circondava la caviglia, una specie di guinzaglio, se avesse tentato di allontanarsi più del dovuto dalla tenuta l’incantesimo l’avrebbe bloccata. Ci aveva provato, funzionava.
Elijah si era scusato mille volte per l’inconveniente , soprattutto perché Rebekah aveva deciso che prenderla in giro era diventato il suo passatempo preferito.
 < Le catene vi si addicono.> l’aveva schernita mentre Caroline si trovava intenta ad osservare i quadri che decoravano uno dei mille corridoi del palazzo.
La cosa positiva di tutta quella storia? Aveva potuto visitare la residenza da cima a fondo e non c’era stata una volta che entrando in una stanza dai soffitti affrescati con scene mitologiche o in saloni le cui pareti erano ricoperte da enormi specchi lavorati in oro e candelabri di puro cristallo o in corridoi affacciati magicamente sui giardini attraverso delle enormi arcate che non aveva trattenuto il respiro e sorriso come una bambina. Klaus aveva davvero gusto e da quel poco che conosceva di arte, anche una profonda e raffinata cultura.
L’altra nota positiva era che Becky era riuscita finalmente a raggiungerla e come le aveva richiesto nella lettera le aveva portato il pugnale. Aveva persino fatto poche domande, il che sembrava fin troppo strano a Caroline ma decise che se per una volta le era andata bene, se la sarebbe semplicemente goduta.
Il secondo giorno senza notizie di Klaus era stato troppo. Non c’era un dannato ballo da organizzare? Perfetto!
A fine giornata, grazie all’aiuto di Becky, Sam, John e la maggior parte della servitù – e come non dirlo, alle sue super capacità di organizzatrice maniacale – il più era stato fatto. Persino Elijah aveva dato una mano, felice di poter conoscere più a fondo quella che aveva tutta l’aria di cominciare ad essere sua complice.
  < Perfetto Sam. Sposta solo quel tavolino più a destra.> urlò Caroline che si trovava all’altro lato dell’immenso salone da ballo della residenza scozzese. La sala aveva persino un nome, la Sala degli Specchi. Chissà se Luigi XIV avrebbe tratto ispirazione proprio da quella sala per la sua Galleria degli Specchi a Versailles. Erano estremamente simili, per questo Caroline l’aveva scelta nonostante non fosse l’unica sala da ballo del palazzo.
  < Qui?> domandò il ragazzo con voce roca a causa dello sforzo. John scoppiò a ridere e posò l’enorme candelabro che era andato a prendere su richiesta di Caroline nella polverosa cantina della residenza.
  < Così è troppo! Più a sinistra!> lo ammonì Caroline mentre con la coda dell’occhio si ritrovò ad osservare il suo riflesso che si stagliava fiero in uno dei tanti, enormi, splendidi e dorati specchi della sala. I boccoli le ricadevano selvaggi sul viso, l’elaborato chignon cominciava a dare i primi segni di cedimento, ma il vestito color pesca che indossava da quella mattina era delicato e leggero come lo ricordava.
  < È la millesima volta che sposto questo maledetto tavolino Caroline! Non morirà nessuno se lo lasceremo dove lo sto per depositare adesso.> le rispose con aria scocciata ma amichevole quell’omone.
La vampira rimase a bocca aperta, stupita della reazione dell’amico e scoppiò a ridere assieme a John.
 < Qualcuno si è svegliato con la luna storta oggi! Cosa dovrei dire io? Sono qui a recuperare cianfrusaglia costosa dagli sgabuzzini e non è nemmeno il mio lavoro!>  scherzò John, ma i due amici sembravano non averlo ascoltato. Si stavano fissando in cagnesco ma con un sorriso divertito agli angoli della bocca.
Sam allentò la presa attorno al tavolino facendo così avvicinare le zampe al pavimento in parquet.
 < Non oserai!> lo ammonì Caroline ricevendo in cambio un’occhiataccia da Sam.
Il ragazzo posò il tavolino a terra mentre continuava a fissare la vampira con aria di sfida. Grazie alla super velocità da vampira Caroline fu in attimo di fronte a lui e ritrovandosi a farsi il solletico a vicenda, scoppiarono a ridere sotto lo sguardo divertito di tutte le persone ancora a lavoro in quella sala, nonostante l’ora tarda.
 < Caroline.> la voce bassa e seducente di Klaus le fece stringere la bocca dello stomaco. Ancora boccheggiando la vampira si voltò verso di lui, non avrebbe mai potuto non riconoscere quella voce, quell’accento accattivante e suadente.
Era lì, fiero e bellissimo. Un passo oltre la soglia, le braccia incrociate al petto e lo sguardo acceso da una scintilla d’irritazione. Non le importava, non le importava se l’ibrido fosse irritato, furioso o semplicemente lunatico come al solito. Si sentiva troppo felice sapendolo vivo e al sicuro.
Il viso di Caroline si illuminò nel più sincero e gioviale dei sorrisi, un sorriso che fece titubare la rabbia che Klaus aveva avvertito salire lungo le sue membra fino a infiammargli il cervello alla vista di Caroline e di quello stupido ragazzino. Non poteva lasciarla due giorni da sola che tutti gli uomini della contea decidevano di prendersi libertà con lei che assolutamente non dovevano?
Ma la nuova ondata di ira, per non dire cieca gelosia, che sentì avvampare dentro di sé quando spostò il suo sguardo dal viso di Caroline a quello di Sam e John svanì nell’istante preciso in cui la vampira si avvicinò a lui quasi piroettando dalla felicità.
 < State bene?> più che una domanda quella della vampira era sembrata un’esclamazione di sollievo ed incatenando i suoi occhi accesi dalla gioia a quelli incerti e dubbiosi di Klaus gli posò una mano sul petto, quasi per essere sicura che quella non fosse un’allucinazione.
Eccolo. Il momento in cui tutta la rabbia sparì e sul viso di Klaus apparve un sorriso sincero, dolce.
La sua Caroline.
Si era davvero preoccupata così tanto per lui? Sembrava così felice dal momento in cui lo aveva visto. Uno strano calore si irradiò dal centro del suo petto, proprio dove la mano di Caroline era delicatamente adagiata, raggiungendo le terminazioni nervose più periferiche.
Erano stati due giorni infernali. Due giorni che non avevano portato a niente se non a false piste e ad un’imboscata in grande stile. Di Kol nessuna traccia. Ma tornare al castello e vedere lei così affaccendata, gioviale era stato un toccasana per la sua sanità mentale. Un raggio di luce era entrato in quel luogo, riscaldato dal suo sorriso.
Era così solare da catturare i cuori di tutte le persone che incontrava lungo il suo cammino, il fatto che la maggior parte fossero uomini non lo aiutava, ma non poteva biasimarli. Avanti, chiunque avesse avuto occhi per guardarla sorride, orecchie per ascoltare il suono melodioso delle sue risate o mani da affondare in quella pelle morbida e vellutata non avrebbe potuto resisterle.
Klaus non aveva non potuto notare lo sguardo divertito di Elijah, che aveva osservato Caroline all’opera seduto su una poltrona al lato della sala. Lei era un raggio di sole, di luce pura e abbagliante, entrato nelle loro vite grigie e spoglie per illuminare ogni cosa di una nuova vita.
   < Sto bene amore.> le sussurrò seducente mentre posava una mano sul lato della sua nuca, per giungere poi ad accarezzarle il viso gioviale.
Quelle parole, la dolcezza con la quale le aveva proferite. La complicità e il sentimento che sottintendeva tra loro la fecero sorridere, scaldata dal tocco della mano dell’ibrido.
Un momento … complicità? Quale complicità? Quello scemo l’aveva fatta portare a forza lontano da lui, aveva deciso per lei ancora una volta!
Caroline sentì l’irritazione salire fino alla sua gola e senza pensarci due volte tirò un sonoro ceffone a Klaus che rimase esterrefatto a guardarla. La vampira lo fissò di rimando, fiera e impettita.
  < La prossima volta che deciderete qualcosa al posto mio non sarà solo uno schiaffo quello che vi darò.> lo minacciò iraconda Caroline.
In un attimo la vampira notò l’aria stupita e completamente spaesata dell’ibrido svanire per lasciare il posto a quella scintilla di eccitazione e sfida che Caroline aveva imparato a conoscere. E forse, ma solo forse ad apprezzare. In ogni modo quell’uomo la irritava!
  < Oh spero che al mio prossimo ritorno dal campo di battaglia vogliate riservarmi qualcosa di molto meglio.> disse con tono di sfida l’ibrido mentre la fulminava con lo sguardo.
Caroline non li lasciò sfuggire il doppio senso.   < Tutto quello che avrete da me saranno calci nel sedere se non la smetterete di decidere per me! Mi avete lasciata qui a preoccuparmi e rigirarmi i pollici!>
Klaus osservò con un sorrisetto malizioso la stanza decorata a gran festa in cui si trovavano.  < Quando diventate operosa cosa riuscite a combinare amore?> osservò cercando di nascondere la punta di orgoglio che provava di fronte alla capacità di Caroline di rendere ogni cosa che toccava incantevole in così poco tempo.
Ma l’ilarità sparì in un secondo dal viso di Klaus che noncurante del pubblico che stava assistendo alla scena afferrò Caroline per la vita e con uno strattone la portò contro di lui.
 < Avete detto che eravate preoccupata. Per me?> domandò con fare seducente e sarcastico l’ibrido. Poi le diede un bacio intenso ma troppo, troppo breve. Non per sua scelta.
Caroline andò su tutte le furie e si dimenò nel tentativo di sfuggire a quella presa d’acciaio. Ricordava bene il loro ultimo bacio e quanto quell’imbecille si fosse divertito alle sue spalle proprio come stava facendo ora. Ma questa volta non si sarebbe lasciata incantare! Le stava rendendo le cose troppo facili? Bene, da ora in poi sarebbe diventata Miss Gelo Polare!
Klaus rise divertito dalla reazione di Caroline.  < Potevate benissimo cadere in un burrone e restarci per il resto della vostra vita per quanto mi riguarda! Siete un dispotico dittatore borioso! Ma chi vi credete di essere! Lasciatemi! > gli urlò contro Caroline mentre tentava in vano di liberarsi. Klaus sembrava sbellicarsi dalle risate.
< Fratello mi dispiace interrompervi, ma hai notizie di Kol?> domandò Elijah avvicinandosi ai due e facendo segno ai servitori che si trovavano nella stanza di lasciarli soli.
Klaus tornò serio in un secondo, così come Caroline smise di dimenarsi tra le sue braccia per fissarlo preoccupata. L’ibrido la stava ancora stringendo, ma la presa si era fatta più delicata. Quasi tenera.
  < Ho seguito le tracce dei cacciatori fino a Culloden, ma lì ci hanno teso un’imboscata. Sembrano spariti nel nulla, l’unica cosa che sono riuscito a scoprire è che le tue supposizioni erano vere. Gli abitanti del villaggio mi hanno detto di aver visto un uomo dalla cui descrizione deduco essere Mikael, quel vigliacco si è messo a lavorare assieme ai cacciatori. Mi domando quale assurdo piano si inventerà la prossima volta per rovinarci la vita.> disse Klaus con aria seria, poteva persino apparire fredda agli occhi di chi non era riuscito a vedere la debolezza che l’odio del padre, il tradimento della madre e le continue fughe avevano avuto sull’anima, ben nascosta, di Klaus. Aveva pur dovuto trovare un modo per sopravvivere a tutto quel dolore, no? Spegnere le sue emozioni era stata la cosa più logica e naturale da fare, era un vampiro dopotutto.
L’abbraccio di Klaus si fece più intenso quando un gemito soffocato uscì dalla bocca di Caroline. Non aveva trovato Kol, come faceva a non sentirsi colpevole o terrorizzata?
L’ibrido fissò il fratello, in attesa di conoscere la sua opinione ma quando sentì il corpo caldo di Caroline accoccolarsi contro il suo non potè non voltarsi a guardarla stupito.
Klaus aveva bisogno di quell’abbraccio, ecco qual era la verità e nel momento in cui la vampira lo aveva capito, non aveva potuto far altro che difendere quel ragazzo spaurito che cercava ancora l’approvazione della sua famiglia nonostante tutti i tradimenti e le bugie che aleggiavano tra di loro.
  < Forse dovremmo trasferirci di nuovo.> osservò pensieroso Elijah mentre portava le mani dietro la schiena.
   < Cosa? No! Io qui ho lavorato tutto il giorno per addobbare e ripulire la sala e poi gli inviti sono già stati inviati e …> ma il modo in cui Klaus la strinse a sé la obbligò a smettere di blaterare e cedere alla sua crisi di nervi. L’ibrido la guardava con aria interrogativa, ma pacata. Si stava comportando da bambina lo sapeva, ma ci aveva davvero lavorato tanto! “Ok, va bene. La smetto, ma finiscila di guardarmi così!” pensò la vampira.
  < Ad ogni modo non ce ne sarà bisogno.> sorrise Klaus al pensiero di stringere tra le braccia l’essere più adorabile del pianeta.   < Credo che i cacciatori ci stessero seguendo dall’Hampshire, la notizia del … di quello che era successo al villaggio deve aver raggiunto l’orecchio di Mikael. > disse l’ibrido cercando di apparire indifferente alla cosa. In realtà lo era. Non che gli interessasse quello che aveva fatto a quella gente, ma sapeva che Caroline non glielo avrebbe mai perdonato. Era di sicuro un argomento da non toccare, ma le preoccupazioni di Elijah dovevano trovare conforto.   < Oltremodo abbiamo molte residenze qui in Scozia ed Inverness non è di certo la più accessibile, spostandoci di nuovo rischieremmo solo un’altra imboscata.> osservò infine l’Originale.
  < E dare un ballo ti sembra il modo migliore per passare inosservati?> domandò con aria sarcastica il fratello.
Caroline deglutì, nervosa. Ricordarle la strage che aveva compiuto dopo il loro litigio, se così voleva chiamarlo, non era stata una mossa da maestri. Ma lui non era un mostro, Klaus non era un mostro. Ripeterlo mille volte nella sua testa forse l’avrebbe rincuorata un po’!
 < Vivere la mia vita senza che Mikael rovini quel poco che mi è rimasto da godere, ecco cosa voglio! Ti sembra troppo cercare di condurre delle esistenze normali, per quanto le nostre possano esserlo, per dare un maledetto senso al nostro continuo fuggire?> urlò Klaus improvvisamente fuori di sé.
Tanto Elijah che Caroline rimase stupiti e vagamente impauriti dalla sua reazione. La vampira tentò di allontanarsi da lui, la stretta attorno alla sua vita si fece di nuovo ferrea. No, peggio. Questa volta faceva male.
 < Io sono Niklaus Mikaelson! Non un qualsiasi parassita che deve nascondersi nelle fogne e mangiare scarafaggi! Se Mikael deciderà di unirsi al ballo ben venga! Mi troverà ad aspettarlo! Potremo persino mettere fine una volta per tutte alle torture che da troppo ci infligge!> quel tono furioso e la superiorità che ostentava con le sue parole resero Caroline così nervosa da cominciare a tremare. Per quel poco che conosceva del Klaus assassino, sapeva che farlo sentire forzato a fare qualcosa contro la sua volontà, farlo sentire inferiore in qualsiasi maniera era il modo più immediato per svegliare l’omicida che era in lui. Uccidere significa essere al controllo.
 < Sai bene quanto me che Mikael ha trascorso gli ultimi Cinquecento anni ad uccidere vampiri, è un cacciatore oramai a tutti gli effetti! E se non bastasse possiede l’unica arma in grado di ucciderci! > cercò di farlo ragionare il fratello.
 < Ha rapito Kol, ci perseguita da secoli! Ha ucciso nostra madre! Cos’altro ti serve Elijah per decidere di porre fine alla sua vita? Ma non posso contare su di te non è vero? Mi segui come un cagnolino solo per riavere Finn! Consideralo la mia garanzia per la tua lealtà fratello! > la furia che fino all’attimo prima aveva mostrato, sembrava nulla al confronto dell’odio che aveva messo nel pronunciare l’ultima parola.
 < Klaus.> sussurrò Caroline mentre veniva stritolata nel rude abbraccio dell’ibrido.
Klaus voltò lentamente il viso, quasi ricordandosi all’improvviso che la ragazza si trovava ancora al suo fianco. Il volto preoccupato e gentile di Caroline riuscì a far scomparire la sua ira. Non l’aveva mai vista guardarlo in quel modo, aveva spaventato a morte il suo tenero angelo.
 < Mi fate male.> sussurrò la vampira quando sentì la stretta di Klaus toglierle il respiro. Come se una valanga di lava bollente lo avesse colpito in pieno viso, l’ibrido si allontanò immediatamente da lei. La guardava scioccato e prima che chiunque riuscisse a dire qualcosa svanì.
Caroline rimase esterrefatta a fissare la porta dalla quale era scomparso.
 < È preoccupato per Kol, penso che si senta persino un po’in colpa, ma non lo ammetterebbe mai. Temo che la vostra vicinanza cominci a far vacillare i muri di menzogne che si è costruito attorno.> osservò Elijah avvicinandosi alla vampira e posò una mano sulla sua spalla, nel tentativo di rincuorarla. Le rivolse un sorriso gentile e Caroline riuscì finalmente a far arrivare una boccata d’ossigeno ai polmoni.
Come una scarica elettrica un pensiero le attraversò repentino la mente e in meno di un secondo corse fuori da quella sala. Gli aveva fatto una promessa, non lo avrebbe lasciato solo.

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Capitolo 9
*** Transizione. ***


Salve ragazze! Ri eccomi qua con delle buone e delle cattive notizie. Innanzitutto fatemi ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto gli auguri di buon compleanno ( siete state dolcissime ed ho molto apprezzato ) dopo di che si passa alle news. Allora sono sotto esame, quindi il mio tempo per scrivere è praticamente nullo, ma visto che vi adoro ed adoro scrivere ho pensato ad una soluzione. Capitoli più brevi! Meglio di nulla no? =) Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo abbreviato, non ne sono molto convinta ma non ho il tempo per rileggerlo, quindi a voi la parola e… buona lettura =)!
 
< Klaus!> urlò per la seconda volta Caroline con tono spazientito. Non era stato difficile trovare Klaus dopo la sua fuga dalla Sala degli Specchi, era fermo, immobile subito fuori l’ingresso principale del palazzo. La vampira non potè studiare la sua espressione perché l’ibrido era di spalle, ma non appena aveva tentato di avvicinarsi, lui aveva sbraitato qualcosa di incomprensibile che assomigliava molto a “Stai lontana da me!” e si era indirizzato a passo svelto verso il bosco.
Caroline sbuffò pesantemente.  < Molto maturo devo dire!> Di certo non si sarebbe fatta scoraggiare dal suo atteggiamento burbero, ci era abituata.
 < Klaus fermatevi!>gli urlò contro, mentre tentava di raggiungerlo allungando il passo.
 < Vi ho detto di lasciarmi stare Caroline! Ma quando mai avete obbedito ad un mio ordine, giusto?> sbraitò Klaus senza voltarsi. Sembrava un treno in corsa, diretto non si sapeva dove.
 < Appunto! Quindi vedete di fermarvi e parlare con me!>
Klaus si voltò di scatto, senza alcun preavviso. La vampira sussultò per lo spavento e si immobilizzò fiera a fissarlo in quelle iridi, scure in quel momento come la notte che li circondava.
 < Di cosa vorreste mai parlare? Di come ho infranto in tutti i modi la promessa che vi ho fatto? O di come mi sento dopo aver lasciato che Mikael prendesse Kol? Non sono una delle donnicciole che siete abituata a frequentare Caroline! Non ho intenzione di sfogarmi con voi o piangere sulla vostra spalla, quindi lasciatemi in pace e tornate alle vostre faccende! Voglio stare solo!> le urlò contro l’ibrido con aria furente.
 < Io vi ho promesso che non vi avrei abbandonato e contrariamente a voi tendo a mantenere la parola data!> colpo basso, doveva ammetterlo ma odiava quando Klaus si comportava così con lei. Un padre padrone autoritario ed arrogante.
Un ringhio basso, spettrale sfuggì dalle labbra dell’ibrido, facendola rabbrividire.
 < Siete una maledetta spina nel fianco sapete?> le ringhiò contro Klaus prima di voltarsi e scomparire tra la boscaglia grazie alla velocità accelerata.
 < Oh no! Non mi lascerete qui così! Abbiamo un discorso da finire!> gridò Caroline, ormai infuriata quanto lui, prima di gettarsi al suo inseguimento. Ma aveva scordato un piccolo dettaglio, la barriera che le impediva di allontanarsi dalla villa.
Quando la volta precedente aveva messo alla prova la gabbia magica che Elijah aveva fatto costruire per lei, era stato come prendere a calci una lastra di vetro. Non che avesse fatto male, non era semplicemente riuscita a far andare il piede più avanti di quanto avesse voluto, era stata cauta, aveva fatto piano.
Questa volta invece, dimenticandosi completamente della catena stregata che portava al piede, aveva inseguito Klaus con la sua super velocità. Non era stata affatto una buona idea.
Era stato come scagliarsi a velocità sovrumana contro un muro di  mattoni. Senza sapere come, né ricordando il perché Caroline si ritrovò a schiena a terra completamente stordita e dolorante.
Si portò automaticamente una mano sulla tempia e la massaggiò vigorosamente.
 < Auh.> bofonchiò ancora disorientata.
 < Caroline!> la voce allarmata dell’ibrido la risvegliò dall’intorpidimento. Doveva fermarlo, doveva parlare con lui.
Ancor prima di riuscire ad alzarsi sul suo gomito, la vampira avvertì le forti mani di Klaus avvolgerle le spalle per sorreggerla.
 < Cosa vi è successo?> domandò allarmato. Il tono iracondo e padronale della sua voce sembrava aver lasciato il posto alla gentilezza.
Caroline fissò sconvolta la sua nuova, adorabile cavigliera e ancora massaggiandosi la testa emise un gemito di odio misto a sgomento. Klaus accennò un sorriso divertito, Caroline sapeva essere così adorabile quando voleva. Ma l’aria rilassata svanì non appena gli occhi dell’ibrido si posarono sulla catena che circondava la caviglia della vampira.
 < Chi è stato?> domandò con aria truce e fin troppo seria. Caroline voltò il viso per guardarlo. Non poteva spifferargli di Elijah, non lo avrebbe tradito così! Tanto meno aveva la ben che minima intenzione di spiegargli il perché suo fratello era stato costretto a metterla al guinzaglio.
 < Chi vi ha fatto questo Caroline?> il tono di voce dell’ibrido si fece più alto e aspro. Pretendeva una risposta.
 < Calmatevi! Non potete prendervela con me, sonoio la vittima innocente! Quindi abbassate i toni ed aiutatemi a rialzarmi.> dove riusciva a trovare tutto quell’autocontrollo nemmeno lei sapeva spiegarselo, ma gestire ogni tipo di situazione, per quanto stressante o complicata era sempre stato il suo forte.
Klaus la fissò prima sorpreso, poi seccato. Senza troppa gentilezza la afferrò per la vita e la sollevò di peso.
Allontanò le mani dalla vita di lei e la fissò quasi sul punto di esplodere. Stava cercando di trattenersi, era evidente.
 < Perfetto. Siete stata esaudita, ora ditemi chi vi ha messo quella maledetta cosa al piede.>  sibilò iracondo mentre la fulminava con lo sguardo. Non poteva crederci, dover scendere a patti con lei per avere una semplice informazione! Avrebbe dovuto strapparle il cuore dal petto per quella insolenza, per avergli addirittura rivolto un ordine.
Caroline deglutì rumorosamente, cosa si sarebbe inventata ora?
“Scappa!” Una vocina, un comando nella sua testa. Non ci pensò su due volte e corse in direzione della residenza, di certo non di nuovo verso il bosco. Non era una sprovveduta masochista dopotutto.
Klaus rimase scioccato ad osservare il vuoto che la ragazza aveva lasciato davanti  a lui, si voltò a guardare la sua scia, corrugò la fronte e senza sapere il perché la inseguì.
Cosa diavolo stava facendo? Aveva una maledettissima catena magica al piede! Dove stava correndo? In tondo intorno al castello? Beh si. Era evidente.
Caroline scoppiò a ridere dimenticandosi della corsa. Poggiò le mani sulle ginocchia e si lasciò andare ad una risata contagiosa e gioviale. Si sentiva una bambina.
Notò la scia di Klaus oltrepassarla, dopo un secondo tornare indietro. L’aveva superata e se ne era accorto in ritardo. Klaus la stava fissando sorpreso e scioccato, ma un sorriso aleggiava su quel volto di ghiaccio.
La vampira alzò un sopracciglio e si costrinse a guardarlo, rivolgendogli un sorriso mozzafiato. Un attimo magico, persino incantevole prima di continuare a ridere.
 < Voi siete folle!> osservò senza più parole l’ibrido avvicinandosi a lei a braccia aperte e con un’espressione così buffa e dubbiosa da costringere Caroline a tornare dritta e reggersi lo stomaco con le mani, per il troppo ridere.
Era una visione. Doveva ammetterlo, una splendida ed unica visione. Vederla così felice e spensierata, vederla sorridere e scherzare, con lui. Con lui! E non con uno di quegli imbecilli che le ronzavano attorno. Finalmente …
Klaus scoppiò a ridere, anzi no, cominciò a ridere a crepapelle. Dopo più di Cinquecento anni si lasciò andare ad un’emozione senza senso, ma così gioviale da costringerlo a stringersi il petto. Cos’era quello strano calore vicino al cuore?
Caroline lo fissò rapita. Sorrideva ancora, ma aveva smesso di fare rumore, persino di muoversi. Lui l’aveva completamente catturata. Niklaus MIkaelos stava davvero ridendo?
Per di più non di lei, come aveva fatto altre volte, ma con lei. Sembrava così giovane, spensierato. Persino innocente.
Sembrava così … umano. “Beh, questa meglio non dirgliela va’!” pensò la ragazza.
Klaus scrollò la testa ancora sorridente e si sorprese ad osservare lo sguardo amorevole che Caroline gli stava riservando. Tornò subito serio, con un passo si portò di fronte a lei, troppo, troppo vicino ed accarezzò dolcemente la guancia della vampira.
Caroline chiuse gli occhi immediatamente. Non poteva permettersi di perdersi nelle iridi profonde di quell’incantatore. Si stupì nel constatare la leggerezza di quel tocco, che lasciava però una scia di fuoco contro la sua pelle. Sospirò pesantemente e giurò a se stessa che non ci sarebbe caduta di nuovo. Aveva stipulato un vero e proprio patto, col senno di poi, con Elijah ed includere atteggiamenti … promiscui, non sembrava un’ottima idea. Senza contare il fatto che nella sua testa c’era un vero e proprio caos.
Quando aprì gli occhi notò che Klaus era pericolosamente vicino alle sue labbra. Non se ne era neanche accorta, sembrava una cosa così normale. Quello doveva essere il suo posto nell’universo, sembrava essere nato per completarla con una naturalezza disarmante. “Basta!”
Caroline fece un passo indietro, stordita più dal respiro delizioso dell’ibrido sulla sua bocca che dall’incidente di poco prima. Klaus rimase immobile, la mano ancora alzata in quella che fino ad un attimo pima era una carezza. Ma contro ogni aspettativa non si infuriò, anzi il suo sguardo si fece più dolce, comprensivo.
  < Mi dispiace Caroline. Mi dispiace di avervi condotta a forza nella mia vita. Lo so, non è un vero e proprio spettacolo di piacere, ma sa essere interessante come avete potuto notare. Temo di essere caduto in una spirale senza fine dalla quale non posso sfuggire. Non che me ne fossi mai curato prima, ma con voi … per la prima volta voglio che tutto questo finisca. Voglio smetterla di procurare dolore alle persone che dovrei amare. A voi oltremodo ho fatto una promessa che temo di non aver rispettato. Non posso assicurarvi che non commetterò di nuovo qualche errore, ma Caroline...> e nel pronunciare il suo nome l’ibrido si parò davanti a lei  e prese le mani della vampira nelle sue.    < Vi prometto sul mio onore che farò qualsiasi cosa in mio potere per cambiare questo fatto.  Voglio sapervi felice e al sicuro. Se c’è una cosa che potrebbe spingermi a fare tutto è il non vedervi soffrire, non riesco a sopportarlo.>
Caroline rimase imbambolata e con il cuore in gola, a fissarlo. Così sincero, così galante. Diamine così perfetto!
Le mancò il respiro, sul serio e la gola secca non l’aiutò a rimettere in ordine le idee. Le mani forti dell’ibrido cingevano le sue con rude dolcezza e tutto quello a cui Caroline riusciva a pensare era che era tutto troppo bello per essere vero.
Gli stava fornendo la soluzione a tutti i suoi dilemmi giusto? Proprio lui … Cambiarlo, renderlo una persona migliore. Una persona che non avrebbe mai fatto del male ai suoi cari. Non poteva essere così facile, in effetti cambiarlo non lo sarebbe stato affatto, soprattutto senza potergli svelare del futuro, ma la cosa che più la rendeva incredula ed assolutamente felice allo stesso tempo, era che lui voleva farlo per lei. Lei.
Lo sguardo gentile di Klaus stava aspettando una risposta. Già, ma quale?
L’acciaio del pugnale bruciava come verbena contro la sua coscia e le strane capriole che il suo cuore stava facendo, le mandavano in tilt il cervello.
Sarebbe mai riuscita a cambiarlo? In fondo lui era già diverso.  Il Klaus del ‘500 era più … umano, meno ferito, meno duro. Un uomo che si era fatto largo nel suo cuore, che aveva saputo tenerle testa e l’aveva difesa, che la voleva. Un Klaus che Caroline avrebbe potuto persino ritrovarsi ad amare.
 < Elijah, Elijah mi ha messo questo dannato affare alla caviglia.> confessò tutto d’un fiato la vampira. Doveva cambiare discorso, doveva restare lucida.
Klaus corrugò la fronte, sconcertato tanto dalla risposta della vampira alla sua dichiarazione, quanto dall’insolita azione del fratello.
 < Perché?> domandò incuriosito. Caroline sospirò pesantemente e facendo un passo indietro allontanò le loro mani fino a poco prima congiunte.
 < Perché vi avevo fatto una promessa e dovevo mantenerla!> sbottò la ragazza chiudendo gli occhi e portandosi le mani alle tempie.
 < Perché nonostante non volessi, ero preoccupata per voi. Ed ho tentato di raggiungervi. Credo di aver portato Elijah all’esasperazione così per tenermi a bada mi ha fatto mettere questo aggeggio. Non prendetevela con lui, non ha fatto niente di male. Lo ha fatto solo per proteggermi e per tenere fede al vostro comando. > Disse mentre cominciava a camminare nervosamente avanti ed indietro sotto lo sguardo attento di Klaus.
 < Non … non posso continuare così dannazione! Mi state facendo scoppiare la testa! Non dovrei essere così preoccupata sapendovi in pericolo, non dovrei permettervi di baciarmi perché è tutto solo un gran bel casino ed io non faccio altro che alimentarlo e alimentarlo e alimen …> ma la bocca dell’ibrido che piombò sulla sua con forza e desiderio, mise fine al suo sproloquio. Mai nessuno era riuscito a farla uscire da una crisi di nervi in modo così immediato o … piacevole.
Klaus non aveva più potuto resistere. Voleva baciarla dal momento in cui l’aveva rivista a palazzo ed ora vederla così nervosa ed indifesa lo aveva reso furioso. Con se stesso.
Doveva mettere fine alle sue pene e per di più le domande che cominciava a leggere nella mente di lei, gli fecero paura. Lei non poteva pensare che quello che stava succedendo tra loro fosse un male. Doveva dimostrarglielo assolutamente.
Inoltre vederla in preda alle sue piccole crisi di nervi gli faceva sempre venir voglia di chiuderle amorevolmente la bocca con un bacio, per rassicurarla. Per farle capire che a lui, lei andava bene così. Anzi più che bene, doveva ammettere di adorare quelle sue scenette.
Klaus fece scivolare la lingua nella bocca di Caroline e la strinse per la vita con foga facendo aderire perfettamente i loro corpi.
La vampira prima titubante, poi con più foga rispose al bacio. Era quello che anche lei voleva, non poteva negarlo. Non poteva negarlo più nemmeno a se stessa.
Sarebbe stato stupido cercare di negare l’effetto che le mani di Klaus che scorrevano seducenti lungo la sua schiena fino ad intrecciarsi nei suoi capelli, avevano su di lei; sarebbe stato idiota negare che quelle labbra morbide ed invitanti non la eccitavano da morire, lei lo voleva. Ogni fibra del suo essere desiderava abbandonarsi all’amore che Klaus le aveva manifestato in così tanti modi, ed ora stava finalmente cedendo. Vederlo nella sua umanità, nella sua fragilità. Vivere la sua vita, capire cosa doveva aver passato per diventare lo spietato assassino del futuro, le apriva davanti agli occhi una visione tutta nuova dell’ibrido. E con quella, una nuova possibilità di scelta …
Troppe volte nella sua vita si era sentita sola, odiata da tutti, inopportuna e crudele. Anche lei aveva ucciso, anche lei temeva la solitudine, temeva di non essere accettata per quella che era in realtà, temeva di essere abbandonata. Lei era quello in realtà, lei era esattamente come Klaus. L’unica differenza era che lei aveva avuto amici su cui contare. La sua famiglia. Klaus era realmente solo. O perlomeno così si sentiva. Solo, rifiutato ed odiato e come non aveva fatto a tramutarsi in una bestia, quando persino i suoi genitori non lo avevano amato?
Caroline realizzò con un sorriso che si era sentiva amata ed accettata per quella che era … con Klaus, no molto di più. Era stato grazie a Klaus.  
Tanti cavoli se quello in cui si stava ficcando era un vero e proprio casino. Voleva solo che quella sensazione di appagamento, protezione e calore non la lasciassero più.
Caroline afferrò il viso di Klaus con foga tra le mani e rispose al bacio con tutta la passione che sentiva infiammarle il cuore in quel momento. Lui l’aveva vista piangere, scherzare e dare i numeri e tutto quello che le aveva rivolto era stato un sorriso. Mai un “ Caroline smettila!”, un “ Stai diventando maniacale!” o un “ Sei inopportuna!”.
L’aveva vista, davvero e l’aveva scelta. E se non era da folli egocentrici, Caroline poteva persino affermare che aveva cominciato ad amarla per quello che lei era.
Troppe realizzazioni e tutte troppo ravvicinate, dopo settimane di caos nella sua testa tutto sembrava prendere forma. Stava riuscendo ad analizzare i suoi sentimenti, a metterli in ordine, a dagli un senso. Non sapeva se quel senso andava bene, ma ci avrebbe pensato un’altra volta.
Sembrava quasi che le soffici labbra dell’ibrido riuscissero a farla sentire in pace. Le donavano una chiarezza che non riusciva a trovare quando era lontana da lui. Una boccata d’ossigeno per i suoi polmoni indolenziti, un raggio di sole nella coltre nube che le offuscava la testa. Se non si fosse allontanata subito da lui, quelle labbra sarebbero potute diventare la sua ossessione, la sua dose quotidiana di serenità. Al diavolo, in quel momento le andava benissimo così.
Klaus prese a baciare freneticamente la sua bocca, quasi in risposta ai suoi pensieri. Era troppo.
Caroline fece scivolare le dita tra i capelli dell’ibrido e premette la sua bocca contro la propria con forza, voleva sentirlo, voleva affogare in quei baci, in quelle labbra.
Klaus le portò la testa all’indietro, afferrandole la nuca con una mano, mentre l’altra scivolava sinuosa lungo il suo fianco. I baci che lasciava contro il suo collo, la sua clavicola, l’incavo del suo seno erano infuocati. Senza riuscire a capire chi aveva spinto l’altro, Caroline si era ritrovata schiacciata tra un albero secolare e il corpo dell’ibrido che rispondeva con passione e foga ad ogni suo sussurro.
Quando la mano di Klaus corse a slacciarle il corsetto, sfiorandole la pelle la vampira afferrò l’ibrido per le spalle e con foga lo scaraventò contro lo stesso albero contro il quale lei stessa era adagiata fino all’attimo prima.
Klaus la fissò perplesso e scioccato, ancora col fiatone. Caroline gli sorrise maliziosa e si avventò di nuovo, con passione contro le labbra di lui.
Quella piccola impertinente, pensò Klaus mentre sorrideva dei suoi baci. Non era un sogno, Caroline lo stava ricambiando con la stessa foga e lo stesso desiderio che lui le aveva dimostrato. Per di più era una baciatrice gloriosa*.
Caroline tolse la giacca di Klaus, senza allontanare mai le sue labbra da quelle dell’Originale mentre sentiva le forti mani dell’ibrido afferrarla per la vita e schiccarla contro di lui. Quel tipo di vicinanza le fece mancare il respiro, il modo possessivo e rude col quale l’aveva stretta non lasciavano spazio all’immaginazione. Lui la voleva, lui la desiderava. E dopo tutto lui era davvero irresistibile.
Un’altra scia di forme incolore e Caroline si ritrovò di nuovo contro un albero, le mani di Klaus erano ormai riuscite ad allentare la parte superiore del suo vestito color pesca ed aveva cominciato a depositare baci voraci ed appassionati sopra il suo seno, lungo lo sterno. Ad ogni gemito della vampira, l’ibrido si faceva più audace, felice di essere ricambiato.
Caroline gli strappò la camicia di dosso facendolo ridere e si gettò di nuovo contro quelle labbra morbide ed avide di ogni parte del suo corpo.
Klaus la fissò per un momento e ne rimase estasiato. La stessa espressione di gioia ed eccitazione che sapeva illuminare il proprio viso, era riflessa nel viso della fanciulla più bella che avesse mai incontrato.
Si scaraventò contro il collo della vampira, per baciarlo, morderlo, adorarlo mentre con una mano la inchiodava contro l’albero afferrandola per la vita e con l’altra aveva cominciato ad alzarle la gonna. Una carezza seducente quanto dolce la riportò alla cruda realtà.
La mano di Klaus stava risalendo lungo la sua gamba, il ginocchio, la coscia. Il pugnale!
Caroline afferrò la mano dell’ibrido appena sotto la sua giarrettiera ed allontanò Klaus e la sua mano birichina da lei con uno spintone.
L’ibrido la fissò sconvolto.  Poi un sorrisino malizioso riapparve sul suo viso. Si fece di un passo più vicino a lei, allargando le braccia in un seducente invito.
 < No, abbiamo smesso di comportarci come degli adolescenti in amore!> sbottò la vampira facendo un passo indietro.
Klaus chinò la testa di lato, come per studiarla meglio e le rivolse un’occhiata incuriosita.
 < Tralasciando il fatto che parlate in modo molto strano amore, c’è stato qualcosa che vi ha dato fastidio? Vi ho fatto male per caso?> le domandò preoccupato quanto dubbioso.
Caroline alzò gli occhi al cielo e sospirò. Possibile che doveva sempre addossarsi la colpa per qualcosa?
 < A parte il fatto che io non parlo in maniera strana, non c’è stato niente che non … andava.> disse con voce titubante mentre si guardava la punta delle scarpe.
 < Siete adorabile quando siete in imbarazzo.> osservò con voce dolce l’ibrido mentre faceva un altro passo per avvicinarsi a lei.
Caroline sollevò il viso e lo fissò fiera ed altezzosa, facendolo scoppiare a ridere.
 < Ma è mai possibile che ogni volta che vi bacio, dobbiate scoppiare a ridere?> disse la vampira con aria stizzita.
Klaus tornò subito serio e con un altro passo si parò davanti a lei. La baciò dolcemente sulle labbra, un bacio soffice, tenero.  < Non rido mai di voi amore. > le sussurrò a pochi centimetri dalla sua bocca.
Caroline deglutì rumorosamente ed alzò gli occhi per incontrare quelli sinceri e disarmanti dell’ibrido.
 < Mi rende felice baciarvi, e poi così difficile da capire?> le domandò dolcemente, mentre con una carezza le portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
La vampira scrollò la testa, poco sicura di riuscire a trovare la voce per rispondergli.
 < Bene.> sorrise l’ibrido dandole un altro casto e lento bacio, che confuse ancora di più la mente di Caroline.
 < Allora volete spiegarmi il perché della vostra reazione di poco fa? Mi sembrava che le cose stessero andando … molto bene oserei dire.> un sorriso malizioso gli illuminò il viso e a Caroline venne una malsana voglia di prenderlo a schiaffi.
La vampira sbuffò rumorosamente e risistemandosi il corsetto si allontanò da lui, lasciandolo di stucco. Con lei quei trucchetti da seduttore non avrebbero funzionato, doveva smontarsi la testa!
 < Non preoccupatevi terrò bene a mente che il vostro ego è smisurato e non c’è bisogno che io lo alimenti ancora di più!> disse con tono acido la vampira mentre si incamminava verso il palazzo. Tentare di rimettere a posto i lacci del corsetto le stava facendo incrociare gli occhi, dannazione!
 < Vi prego. Restate con me amore, aumentate ancora un po’ il mio ego e poi prometto, vi lascerò andare!> la schernì col sorriso sulle labbra Klaus mentre compariva davanti a lei, bloccandole la strada.
 < Sapete cosa vi dico? Sono io l’idiota qua.> gli sbraitò contro Caroline dandola definitivamente vinta a quello stupido corsetto.
La vampira sentì le lacrime affiorarle agli occhi e voltò la faccia, sperando che Klaus non lo avesse notato. Cosa stava facendo? Aveva quasi rischiato che Klaus scoprisse il pugnale, aveva mischiato due vite e ne stava tirando fuori un casino. La promessa fatta ad Elijah e quella fatta ai suoi amici, alla sua famiglia. Stava tradendo tutti, in realtà ancora nessuno. Ma una persona stava sicuramente ingannando, ed era se stessa.
Klaus si avvicinò a lei con gentilezza. Ogni traccia di ilarità era scomparsa per lasciare il posto ad un espressione corrucciata e dispiaciuta. Posò l’indice sotto il mento di Caroline e con dolcezza le sollevò il viso per sorriderle.
 < Voi non siete un’idiota, voi siete stupenda. > le disse dolcemente mentre le posava un bacio sulla fronte. Un gesto così amorevole da spiazzare lui stesso.
 < Klaus.> singhiozzò infine la vampira. Al suono del suo dolore l’ibrido la avvolse in un abbraccio caldo e protettivo e le baciò la testa.
 < Caroline? Se state così per colpa mia, parlatemene. Risolverò tutto! Se si tratta dei vostri amici, farò qualsiasi cosa in mio potere per aiutarli, per rimediare. Se sono stato troppo impudente prima con voi ed ho esagerato, perdonatemi non lo farò mai più, ma voi siete così … > Klaus boccheggiò alla ricerca di un aggettivo che non la offendesse. Eccitante? Invitante? Focosa? Passionale?
Caroline scoppiò a ridere e sollevò il viso per guardarlo. Gli occhi arrossati e le guance bagnate stonavano col meraviglioso sorriso che le increspava le labbra.
 < State attento a ciò che state per dire ora.>lo ammonì dolcemente. Klaus rise con lei e prima che Caroline potesse rivolgergli un’altra domanda la baciò. Le loro labbra si scontrarono in una dolce danza, profonda. La bocca soffice dell’ibrido sembrò oltrepassare la sua pelle per posare quel caldo bacio contro le sue ossa, al centro esatto del suo cuore.
 < Perfetta. >le sussurrò contro la bocca dischiusa. Caroline si illuminò in un sorriso solare. Nessuno aveva mai pensato di associare quell’aggettivo al suo nome, nemmeno lei stessa ed ora tra le braccia di quel bipolare, misterioso e nobile ibrido, riusciva veramente a sesentirsi così, perfetta. Ed era tutto merito di Klaus.
 < Ho così tante domande nella testa che la sento scoppiare e stando vicino a voi, almeno in questo momento temo di peggiorare solo le cose.> rivelò con sincerità la vampira allontanandosi da lui a malincuore. Una fitta dolorosa le aveva attraversato il corpo quando non aveva più potuto avvertire il tocco dell’ibrido sulla sua pelle, ma doveva farlo. Doveva ragionare.
Klaus la fissò con aria addolorata. < Odio vedervi così>. Le confessò lui incatenando i loro sguardi.
 < Voi tenete veramente a me?> domandò Caroline tutto d’un tratto.
Klaus non sembrò spiazzato da quella domanda, anzi accennò un sorriso. Un sorriso nuovo, tutto  per lei. Sembrava dirle “Sapevo che lo avresti detto, mi piaci anche per questo.”
 < No Caroline, io non tengo semplicemente a voi. Io provo affetto per voi, io vi desidero, io vorrei potervi stringere a me ogni volta che voglio, vorrei donarvi il mondo, vorrei conoscervi e farmi conoscere a mia volta, vorrei far accendere i vostri occhi di eccitazione davanti alla vista delle bellezze, della cultura, dell’arte che questo pianeta ha da offrirci. Quindi no, io non tengo a voi, sarebbe troppo poco.>
Caroline si portò una mano a coprirsi la bocca, meravigliosamente scioccata mentre sentiva nuove lacrime bagnarle il viso.
 < Devo andare.> sospirò con la voce strozzata dal pianto e in un secondo svanì lasciando dietro di sé il vuoto.
 
 
 
*So che l’espressione baciatrice gloriosa è orripilante in italiano, ma la mia intenzione era citare la frase “ And you are a glorious kisser” che Klaus,nel corpo di Tyler, rivolge a Caroline in occasione del loro “primo bacio” ( maledetta Plec, ti odio! Klaus-Tyler si, KLau-Klaus no?). Quindi spero il riferimento sia chiaro e che soprattutto vi sia piaciuto! Un bacione ragazze e al prossimo emozionante capitolo ;-)

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Capitolo 10
*** Tutto merito dell'alcool. ***


Salve ragazze, ho cercato di scrivere il più in fretta possibile, il primo dei miei famosi esami è venerdì e quindi non avrei avuto tempo per postarlo dopo oggi. Allora, spero vi piaccia, l’ho scritto col cuore, ma è breve ( almeno dal mio punto di vista, volevo darvi di più ;-) ) e non ho avuto tempo per rileggerlo quindi … se dovete criticarmi fate pure, vi voglio sincere! =) Ed inoltre volevo ringraziarvi dal profondo del mio cuore, siete tutte magnifiche ed i vostri commenti mi scaldano il cuore! Che altro dirvi se non grazie davvero e … buona lettura!
 
 
 
Caroline si gettò sull’enorme letto a baldacchino della sua nuova camera. Affondò il viso tra le mani e tra i soffici cuscini, non riusciva a smetterla di tremare. Cosa doveva fare, qual era la scelta migliore?
Doveva o meglio, poteva veramente fidarsi di lui?
Uno scricchiolio la ridestò dai suoi pensieri e mettendosi seduta, la vampira si asciugò in fretta le lacrime. Becky le sorrise amorevole e richiudendo la porta la raggiunse, si sedette di fronte a lei a gambe incrociate e l’abbracciò stretta senza dire niente.
Caroline si strinse forte all’amica e cercò di trattenere un singhiozzo. Quello che le stava dimostrando la giovane ragazza era un affetto incondizionato e sincero, che la vampira non pensava avrebbe mai potuto guadagnare.
 < Si tratta di quel pugnale che mi avete chiesto di portarvi, non è vero?> le domandò Becky, dopo averle accarezzato dolcemente la schiena, nel tentativo di rassicurarla.
Caroline scrollò la testa, non poteva confessarle nulla nonostante avesse assoluto bisogno di un consiglio. Quanto avrebbe voluto sentire la voce di Bonnie o Elena in quel momento. Ma loro non potevano capire, loro non avevano conosciuto quel Klaus che meritava di essere salvato.
 < Sta tranquilla, non devi rispondermi se non vuoi. Sappi solo che semmai ti servisse una mano, puoi contare su di me.> la rassicurò l’amica mentre la stringeva più forte.
 < Vorrei tanto smetterla di piangere ma mi sento così vulnerabile, così sola. Mi sento una traditrice, una stupida. Vorrei solo capire, capire quale sia la decisione più giusta ma non ci riesco.> singhiozzò Caroline mentre Becky l’aiutava a mettersi sotto le coperte. Era tardi e la ragazza si era accorta di quanto la vampira fosse sfinita.
 < Avete mangiato oggi? Tremate, non è una cosa normale per la vostra specie.> osservò Becky mentre rimboccava le coperte dell’amica e le posava una mano sulla fronte. Era stupito controllare la temperatura corporea di un vampiro, ma Caroline sembrava davvero ammalata.
 < No, ma non ho fame.> osservò la vampira. Ed era stranamente vero, altri dolori le attanagliavano lo stomaco.
 < Segui il tuo cuore Caroline, con lui non puoi sbagliare.> Becky le sorrise benevola prima di ordinare ad un servitore che stava passando fuori la stanza, di portarle un bicchiere di sangue fresco.
 < Grazie Becky, senza di te questa folle storia, sarebbe stata mille volte peggiore.> la ringraziò di cuore la vampira dopo aver mandato giù il liquido scuro ed invitante. Opporsi a Becky e alle sue manie da mamma preoccupata, era stato inutile.
 < Anche io vi considero mia amica.> e dopo averle detto la frase più dolce e sincera che Caroline potesse aspettarsi, la ragazza si congedò dandole la buonanotte.
Restare sola.
La sua più grande paura, ma in quel momento Caroline riuscì ad apprezzarne l’amaro retrogusto.
In quell’epoca lei era effettivamente sola, Bonnie non si faceva viva da non sapeva quando ormai. L’intera questione gravava sulle sue spalle, lei doveva decidere. Tutto dipendeva da lei. Eppure Becky, Elijah …Klaus. Le sembrava di aver cominciato a trovare il suo posto caldo e al sicuro in quella strana epoca. Certo, il suo cellulare le mancava da morire e vivere senza una arricciacapelli cominciava ad essere insostenibile, ma essere circondata da tutta quella storia, quell’arte la elettrizzava.
Prima decisione presa: doveva godersi quell’esperienza. Insomma quante altre possibilità aveva di vedere il passato? E per di più quella in cui era stata catapultata, era un’epoca stupenda.
Data la serata, una decisione presa le sembrò un passo avanti da gigante. Decise così che poteva smetterla di rimuginare e provare a dormire.
Grazie al cielo Becky l’aveva aiutata ad uscire dalla trappola, che ogni volta si rivelavano essere i suoi vestiti. Non aveva fatto nessuna domanda sul corsetto slacciato, ma era una ragazza intelligente. Non ci avrebbe messo molto a giungere alla ovvia conclusione.
Caroline sfoderò con cura il pugnale dalla sua giarrettiera e lo nascose sotto il materasso, si ritrovò a pensare che sarebbe diventata una triste abitudine, a quanto pareva.
Si sistemò la vestaglia di seta, a collo alto in pizzo trasparente e si arrotolò sotto le coperte, doveva assolutamente dormire. Becky aveva ragione, stava tremando come una foglia. Ma cosa le stava succedendo?
Aver lasciato Klaus in quel modo era stata una mossa da vigliacche. Lo aveva ferito, forse persino deluso. Ah sicuramente lo aveva fatto arrabbiare! Con quel pazzo, solo quella cosa poteva essere certa!
La vampira sospirò pesantemente, si adagiò su un fianco e strinse le coperto contro il suo petto. Voleva tanto rivedere sua madre, Tyler. Era sempre stato così, lei si attaccava a tutto ciò che le era familiare, che la faceva sentire al sicuro e persino riuscendo a capire, con una piccola parte di sé, di non amare più il suo ragazzo, la tentazione di tornare tra le braccia di quel porto sicuro era troppo allettante.
E se l’unico modo per ritornare dalla sua famiglia fosse stato concludere la missione come Bonnie le aveva detto? Avrebbe veramente mai potuto addormentare Klaus? Non lo sapeva.
Chiuse gli occhi e lacrime silenziose le rigarono il viso, scivolando lente sul cuscino.
Una mano forte e amorevole si posò contro il suo ventre, un corpo caldo e rassicurante aderì perfettamente al suo, facendola sentire tutto d’un tratto al sicuro. Un’altra mano si posizionò sotto il suo collo, lo sentiva giocare con i suoi capelli, con la punta delle dita. Il naso affondato in quella chioma dorata, il suo respiro regolare e seducente contro la sua pelle.
L’ibrido la strinse forte, in un abbraccio senza parole, così dolce e comprensivo da farla sorridere. Un bacio si posò contro la sua nuca e Caroline si sentì finalmente intatta. Klaus.
Senza versare più un’altra lacrima, col cuore finalmente calmo e la mente a riposo, Caroline scivolò dolcemente nel sonno più amorevole della sua vita.   < Grazie.> sussurrò sorridendo prima di addormentarsi.
 < Vi amo Caroline.> il sospiro di Klaus raggiunse come una magnifica eco le orecchie della vampira.
Un sogno, doveva essere stato un magnifico sogno.
 
 
 
 
 < Caroline?> Dove si trovava? La vampira si guardò attorno spaesata. Era a scuola? Come diavolo …?
 < Caroline!> la voce di Bonnie divenne così forte da costringerla a coprirsi le orecchie. Cos’era quel rumore fastidioso di sottofondo?
 < Bonnie? Si, sono io! Puoi abbassare il volume?> urlò la vampira.
La sua amica attraversò la grande porta a doppio battente, che si trovava all’inizio del corridoio e la raggiunse di corsa. Aveva il fiatone ed i suoi occhi erano arrossati e dilatati. Sembrava sfinita, ma felice di vederla.
Si gettò su di lei e la stritolò in un abbraccio che lasciò Caroline senza respiro.
 < Oh Care! Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ma non ho molto tempo!> trillò quasi la strega mentre si allontanava da lei.
 < Cosa devi dirmi Bonnie?> domandò la vampira con aria preoccupata. Con la coda dell’occhio notò che i contorni dell’edificio sembravano cominciare a svanire.
 < Ho trovato una soluzione!> esordì entusiasta l’amica. Caroline si sentì improvvisamente male. Non poteva aver risolto quel problema. Non ancora dannazione! Lei non era pronta!
 < Non riesco a capire perché, ma gli Spiriti sembrano ostacolarmi! Non sai cosa ho dovuto fare per riuscire a parlare con te! Anche adesso, sento che mi stanno bloccando. >
 < Da quando non dormi Bonnie, sembri distrutta?> le domandò preoccupata la vampira. Bonnie sembrava così strana …
 < Non importa. Damon l’ha trovata, è riuscito a prenderla Care … > la figura della strega svanì davanti agli occhi di Caroline come fosse fatta di nebbia. < Bonnie?>
La strega apparve poco dopo.  < So come usar … > lo strano ronzio di sottofondo che Caroline aveva avvertito fin dall’inizio del sogno si fece così forte da coprire le parole di Bonnie.
 < … Serve tempo, ma potrai tornare … Klaus si comporta in modo … puoi farcela Care …> la vampira cercò di afferrare la figura evanescente dell’amica che cominciava a tremare e pian piano svanire davanti ai suoi occhi, ma non poteva. Bonnie non era realmente lì.
 < Bonnie, non posso! Io non so se … > dannazione, non poteva dirglielo così. Durante un sogno di pessima qualità audio-video! Doveva avere il tempo di spiegargli tutto.
 < Come posso tornare a casa?> urlò la vampira, quel dannato rumore le stava facendo scoppiare la testa.
 < Non posso … gli Spiriti dicono che tu … è il tuo destino, solo tu potevi farlo.> Ma in quell’istante la figura di Bonnie svanì del tutto, inghiottita da un boato assordante.
Caroline si ritrovò seduta sul letto, il respiro accelerato e la fronte sudata. Un incubo, era stato solo un brutto incubo.
La vampira si voltò per osservare il posto lasciato vuoto al suo fianco. Eppure Klaus l’aveva dolcemente cullata tra le sue braccia, addormentandosi assieme a lei … Oppure lo aveva solo sognato?
No, la sensazione delle mani ruvide dell’ibrido contro il suo ventre, la sua spalla. Quel respiro caldo e regolare contro il collo. Si sentiva ancora bruciare dove le dita dell’ibrido erano scivolate, disegnando seducenti ghirigori lungo la sua coscia. Quello lo ricordava bene.
Bonnie, quello era stato un sogno. Un terribile sogno. Non aveva praticamente capito quasi nulla!
L’unica cosa certa era che la sua amica aveva trovato una soluzione. Quale fosse non le era stato detto, ma sapeva che a giorni avrebbe avuto risposta a quella domanda.
Sempre che Bonnie riuscisse di nuovo a contattarla! Perché gli Spiriti erano così ostili alle loro comunicazioni?
Ah come li odiava! L’avevano catapultata laggiù e non le lasciavano nemmeno dare una mano dai suoi amici? Se avesse potuto licenziarsi, lo avrebbe fatto. Stupido destino!
Caroline si stiracchiò insonnolita. Era mattina inoltrata, poteva notarlo dai caldi raggi solari che illuminavano il giardino sottostante. La sua nuova stanza era bellissima, doveva ammetterlo. Il soffitto era completamente affrescato.  Un’enorme scena, forse mitologica, non lasciava spazio ad angoli bianchi mentre sulle pareti di legno scuro intarsiato erano appesi quadri di ogni dimensione. Sembravano rappresentare tutti più o meno la stessa cosa. Venere, Cupido, Marte, banchetti, forse persino uno sposalizio, quello nella volta. Erano incantevoli nei loro toni chiari, quasi raffaelleschi.
La vampira afferrò il pugnale e lo nascose con cura sotto il vestito rosso scuro che aveva deciso di indossare quel giorno. Non sapeva se lo avrebbe usato ma di certo non era astuto lasciarlo alla mercé di tutti, nascosto nel nascondiglio più scontato sulla faccia della terra.
Il ballo si sarebbe celebrato il giorno seguente, doveva andare a controllare che tutto fosse a posto e doveva dare gli ultimi ritocchi alla Sala. Si sarebbe concentrata sui preparativi per quel giorno. Quando avesse rivisto Klaus avrebbe saputo cosa dirgli, era inutile starsi a scervellare in quel momento.
“ Vi amo Caroline” un sussurro rauco e distante risuonò nella sua testa. Caroline si immobilizzò lungo la lunga scalinata in marmo bianco che portava al piano inferiore. Se l’era solo sognato o Klaus …? No, doveva essere stato un sogno. La vampira scrollò la testa disorientata e stordita, decise di non pensarci più. Stava impazzendo, era più che evidente.
 
Vegliare su di lei per tutta la notte era stato un immenso piacere per lui. Restare però, gli era sembrata una pessima idea. Non avrebbe trovato il coraggio di alzarsi ed andare a cercare Kol, se avesse visto gli occhi ancora insonnoliti di Caroline, aprirsi per rivelare il celeste intenso che riusciva a rapirlo ogni volta. A dirla tutta si sentiva ancora irritato, forse in disappunto verso di lei. Il modo in cui aveva posto fine alla loro conversazione quella sera lo aveva ferito. Si era aperto con lei, le aveva rivelato la natura profonda dei suoi sentimenti e lei era scappata.
Ma quando salendo le scale, per recarsi a passo svelto nella sua camera, aveva sentito i singhiozzi della vampira, non aveva potuto ignorarlo. Caroline era ferita, era evidentemente tormentata da qualcosa. Non poteva sopportare di sentirla così.
Ed il suo desiderio di porre fine a quel dolore era stato più forte della sua rabbia, della sua delusione. Vederla soffrire gli era intollerabile. Non l’avrebbe mai lasciata sola ad affrontare qualunque cosa la rendesse così triste.
 
 
< Mi servirà un esercito per fermare Caroline quando saprà che sei partito di nuovo alla ricerca di nostro fratello.> osservò Elijah, nascondendo un sorrisetto divertito.
Klaus montò sul suo stallone con agilità e rivolse un espressione divertita all’Originale.
 < Non vorrei essere nei tuoi panni Elijah.> scherzò.
 < Ha uno spirito forte e combattivo. Era davvero molto preoccupata per te, ho dovuto prendere misure di sicurezza estreme per non lasciarla inseguirvi.>  osservò mentre accarezzava il collo dell’arabo nero che l’ibrido cavalcava.
 < Già. Ho notato la splendida cavigliera che le avete donato.> ringhiò truce Klaus, abbandonando improvvisamente i suoi modi formali.
 < Calmati fratello. È dispiaciuto più a me che a te, te lo assicuro. Ma Caroline ha tentato di fuggire ben diciassette volte, prima o poi ti avrebbe raggiunto e sarebbe stata in pericolo.> la tensione nella voce di Elijah fece capire a Klaus che il fratello era veramente dispiaciuto del suo gesto.
Lo sguardo dell’ibrido si tranquillizzò pian piano, fino ad accendersi di felicità per una nuova realizzazione.
 < Voleva venire ad aiutarmi? Temeva che mi facessero del male?> Forse con lei, non tutto era perduto. Forse poteva davvero avere una possibilità di fare breccia nel suo cuore. Forse l’aveva persino già fatta.
 < Quella ragazza è speciale Niklaus, non puoi fartela sfuggire e nonostante abbia notato il suo bel caratterino ed il modo in cui riesce a metterti in riga, lei tiene a te. È evidente, non darti per vinto.>
Klaus grugnì qualcosa di incomprensibile al fratello, non gli piaceva far conoscere la profondità dei suoi sentimenti e speronando il suo cavallo partì al galoppo, seguito dai suoi uomini.
 
 
 
 < Come non c’è?> sbraitò Caroline a Rose, la giovane serva che le aveva comunicato l’assenza di Sir Niklaus.
Aveva trascorso tutta la mattinata a controllare che gli inviti fossero stati spediti e le rispettive conferme arrivate, ed ora che aveva bisogno di una delucidazione da Klaus, lui non c’era?
Si, ok … forse avrebbe potuto decidere da sola se fornire una lista degli invitati alla servitù, completa di nomi e cognomi, ma non era quello il punto!
Ah e non voleva nemmeno trovare una scusa per vederlo, ovvio! Si trattava solo di chiedere un consiglio visto che lei non aveva mai organizzato un ballo nel ‘500! Doveva esserci un trombettiere che suonava all’ingresso di ogni invitato, un servitore che proclamava i loro nomi e cognomi o i film della Disney l’avevano traviata?
Caroline si alzò come una furia dalla scrivania che aveva fatto trasportare nel Salone degli Specchi, per tenere tutto sotto controllo e si diresse come un treno verso le stanze di Elijah.
Senza nemmeno bussare spalancò la porta della camera da letto dell’Originale, lo trovò indaffarato con due serve e un anziano signore. La stanza era sommersa da tessuti e cuscinetti ricoperti di aghi.
Caroline mise da parte lo stupore e si rivolse a lui, putandogli un dito contro.
 < Dov’è Klaus? E se adesso state per dirmi che è di nuovo andato, completamente da solo alla ricerca di Kol, sappiate che me la prenderò con voi!> 
Elijah e tutte le persone presenti nella stanza rimasero a guardala esterrefatti. La cosa non la placò minimamente.  < Dovete calmarvi Caroline.> disse dolcemente l’Originale.
  < Dov’è, Elijah? Pensavo che i termini non scritti del nostro accordo prevedessero che lui fosse vivo! Sapete è un po’ difficile cambiare un uomo morto!> gli sbraitò contro facendosi più vicina a lui.
Elijah la stava guardando spaventato? Davvero? Ah meglio così!
  < Sarti, per voi.> disse quasi in tono implorante l’Originale mentre allargava le braccia per mostrarle gli abiti meravigliosi, adagiati contro ogni mobile della stanza.
  < Abiti? Abiti? Non mi farò corrompere con dei vestiti! L’idea di chi è stata? Di Klaus? Quell’idiota pensa che così non mi ritroverà ad aspettarlo come una Furia quando ritornerà? Sempre se ritornerà ovvio! O siete voi l’idiota in questione?>
Elijah la fissò sconvolto e riacquistò la compostezza che da sempre lo caratterizzava.
  < Niklaus è un uomo adulto e sa badare a se stesso Caroline. Ora, questi sarti hanno confezionato il vestito di Rebakah ed hanno pensato anche a me, volete andare vestita di stracci domani sera al ballo o preferite continuare ad insultarmi per aver mostrato interessamento per voi?>
Maledetto, la stava buttando sul senso di colpa!
Caroline sbuffò pesantemente e si sedette sconfitta sul letto dell’Originale, mettendo da parte uno dei  meravigliosi vestiti che vi erano adagiati.
  < Siete furbo, devo ammetterlo.> sbuffò fuori la vampira.
  < E voi avete un cuore d’oro. Avete compassione, nonostante quando perdiate le staffe diveniate impertinente,  il mio sotterfugio non avrebbe mai funzionato con una persona priva di cuore.> Elijah le rivolse un sorriso luminoso e sincero. Un sorriso da amico.
 <  È andato a cercare Kol?> domandò Caroline stendendosi sul letto, felice per la comprensione che l’Originale le stava mostrando.
 < È nostro fratello Caroline, potreste aspettarvi qualcosa di diverso?> domandò con tono serio, ma stranamente malinconico.
 < E voi perché non andate con lui allora?> domandò Caroline mentre osservava Elijah sedersi al suo fianco.
 < Qualcuno deve pur badare a voi. > le sorrise complice l’Originale mentre le offriva la sua mano, per aiutarla ad alzarsi.
 < Ok, vediamo questi vestiti.> sussurrò sconfitta la ragazza mentre stringeva la mano dell’amico. In un’altra occasione avere tre persone a sua disposizione, pronte a vestirla come una principessa l’avrebbe elettrizzata, ma la preoccupazione che sentiva per le sorti di Klaus le contorceva lo stomaco in una morsa difficile da ignorare. 
 
 
 
Il pomeriggio era trascorso in un vero e proprio simposio, o una sfilata di bellezza. Dipendeva dai punti di vista. Elijah, Becky, Sam, John, Tom e Rose l’avevano passato seduti in salotto a ridere, scherzare e parlare tra loro mentre si divertivano a far andare avanti ed indietro Caroline dalla sua stanza per mostrare loro i mille vestiti, che il sarto aveva cominciato a sfornare per lei.
 < Per me dovrebbe indossare quello rosso.> disse per la millesima volta Sam, mentre si versava un bicchiere di vino.
 < Così quando si arrabbierà con Sir Niklaus sembrerà davvero una Furia a tutti gli effetti! No per me quello color oro è il migliore.> scherzò Becky, facendo mettere a ridere un Elijah elegantemente adagiato sul divano.
 < Volete smetterla di prendermi in giro?> urlò la vampira dalla stanza affianco.
 < Oh avanti esci Caroline, non abbiamo tutto il giorno!> la spronò con un sorriso John, che si trovava appoggiato contro la grande finestra a vetrate.
  < Per me è bellissima, non importa cosa si mette addosso.> bofonchiò il piccolo Tom facendo sorridere Caroline che proprio in quell’istante aveva fatto il suo ingresso nella stanza, avvolta nel vestito più bello che avesse mai visto, si sentiva davvero una principessa.
 < È questo.> affermò incantato Elijah e per la prima volta tutti erano d’accordo.
 
 
 
Tutto era pronto per il grande giorno, che sarebbe arrivato l’indomani e persino il battibecco avuto con Rebekah non era riuscito a rovinarle il morale. Certo, si sentiva infuriata nei confronti di Klaus, ma partecipare ad un ballo, che sapeva sarebbe stato stupefacente ( l’aveva organizzato lei in fondo ) la entusiasmava.
C’era solo un maledetto tarlo. Klaus, perché non era ancora tornato?
Caroline si stava torturando le mani da mezz’ora mentre camminava nervosamente avanti ed indietro nella sua stanza. Dalla finestra al letto, dal letto alla finestra. Nulla, non si vedeva nemmeno l’ombra di quel dannato ibrido!
Se le avesse rovinato il ballo facendosi uccidere, lo avrebbe ucciso con le sue mani! Non aveva senso, ma l’avrebbe ucciso comunque!
Era troppo, era tarda sera, non ce la faceva ad aspettare ancora. Caroline decise di andare a trovare Elijah per sfogare la sua frustrazione su di lui. Era così paziente con lei, che approfittarsene un po’ non lo avrebbe di certo infastidito. Non più del sopportabile.
Ma non era nelle sue stanze, tanto meno nel salotto. Dopo aver cenato insieme si era accomiatato dicendole che aveva degli affari in sospeso da risolvere. Certo, la biblioteca!
La vampira si diresse a passo svelto verso quella stanza meravigliosa, le ricordava tanto la biblioteca del cartone animato della “Bella e la Bestia”. Sorrise ritrovandosi a pensare che c’era una sottile parallelismo con la sua situazione. La sua personale Bestia.
La biblioteca era illuminata dallo splendido lampadario in cristallo, che pendeva al centro dell’alto soffitto. Caroline notò vicino al cammino acceso una figura seduta su una delle due poltrone, rivolte verso il fuoco.
 
   < Ah finalmente! Sapete se Klaus è tornato? È via da un giorno intero e domani sera ci sarà il ballo e non può perderselo dopo tutto il lavoro che ho fatto per renderlo perfetto! Insomma non dovremmo iniziare a preoccuparci? Non dovremmo mandare un reggimento a cercarlo? Potrei andare io se vi decideste a togliermi questo dannato aggeggio! Insomma … sono un vampiro, potrei dare una mano e poi … non voglio  vederlo morto, quindi avete un motivo in più per lasciarmi andare, potreste persino venire voi con me!> sproloquiò la vampira, in preda ad una delle sue crisi di nervi.
Notando che l’amico non la degnava della minima attenzione, si fece più vicina a lui.
  < Sarebbero questi i vostri affari in sospeso? Contemplare il camino come un depresso … ubriacone?> domandò scioccata la vampira notando la bottiglia di whisky mezza vuota ai piedi dell’Originale. Ce ne erano altre due già vuote vicino al camino.
  < Elijah, se si tratta del rapimento di Kol, Klaus riuscirà a trovarlo ne sono sicura. È un Originale come voi in fondo, non è facile ucciderlo. E poi vostro padre vuole Klaus, non lui. Lo sta usando solo per attirarlo in una trappola è evidente. È per questo che vorrei tirare il collo a quell’idiota per essere andato dritto, dritto in un’imboscata!> Cercò di rassicurarlo la ragazza mentre si portava al suo fianco.
 < Vedo che avete avuto molto tempo per fare le vostre considerazioni  amore. E ditemi cosa farà adesso mio padre? Dove avrà portato Kol? Se ci conoscete così bene … illuminatemi!> il tono rauco e biascicato dell’ibrido le spezzò il respiro. Klaus.
Caroline gli si parò davanti, furiosa quanto scioccata. Perché non l’aveva fermata dicendole che lui non era evidentemente Elijah? Aspetta un attimo …
 < Klaus? Siete tornato?> tuonò fuori la vampira mentre stringeva i pugni e si ritrovava a fissare sdegnata il viso dell’ibrido. Le fiamme creavano dei strani giochi di luce su quel viso perfetto, rendendolo però più informe, pauroso. Gli occhi arrossati, le occhiaie e la camicia sgualcita che indossava completavano lo spettacolo.
 < Da quando siete tornato?> urlò fuori la vampira. Klaus si alzò di scatto parandosi davanti a lei come una furia.
 < Questo pomeriggio.> sibilò iracondo prima di voltarsi, riprendere la sua bottiglia e dirigersi verso l’altro lato della stanza.
Caroline rimase pietrificata a fissarlo. La sua solita falcata sicura era rallentata, oscillante, sembrava muoversi a fatica.
 < Siete tornato da questo pomeriggio e non vi siete minimamente preoccupato di informarvi?> il tono basso della vampira lasciava trapelare tutta la sua rabbia. Perché Klaus si stava comportando così? Lei aveva passato una giornata infernale a preoccuparsi per lui!
 < Perché mai avrei dovuto? Voi siete solo una delle mie serve! Una serva dalla lingua lunga, lo ammetto, ma pur sempre una serva.> sbiascicò mentre voltandosi a braccia aperte le rivolgeva un sorrisetto divertito quanto sadico.
La vampira sentì una fitta colpirla al cuore, Klaus si stava comportando in modo così meschino da farle dubitare di essere mai riuscita a trovare un briciolo di umanità in lui.
  < Andatevene ora.> ordinò Klaus, prima che Caroline riuscisse a controbattere.
  < Dovete smetterla di darmi ordini.> sibilò iraconda la vampira.
   < Tanto non li rispettate, che differenza fa?> il tono sarcastico e scocciato della sua voce la irritarono ancora di più.
   < Non fate altro che pretendere e comandare. Date ordini persino ad Elijah e ai vostri fratelli.> sbottò Caroline mentre stringeva i pugni fino a sentirli doloranti.
  < Sono un maniaco del controllo, non fatico ad ammetterlo. Non c’è bisogno di psicanalizzarmi, è abbastanza evidente amore.> disse Klaus prima di mandare giù un’altra lunga sorsata dalla bottiglia.
  < Vostro padre vi ha terrorizzato quando eravate umano e continua a farlo anche adesso. Per questo non lo affrontate apertamente, ma non solo. Temete di essere respinto e ripudiato da lui un’altra volta. Temete di vedere una pura scintilla d’odio nei suoi occhi che non potreste sopportare. Nonostante tutto è vostro padre ed avete sempre voluto la sua approvazione. Mikael controlla ancora la vostra vita, siete costretto a scappare, per questo siete ossessionato dal potere e dal controllo. Non lo avete su ciò che conta veramente, voi stesso, e quindi lo imponete su tutto il resto, lo bramate immensamente. Non sono certo la persona che vi conosce da più tempo, ma sappiate che comprendervi senza che voi lasciate trapelare nulla delle vostre vere emozioni, quelle umane, impedisce a chiunque di aiutarvi così come impedisce a me in questo momento di giustificare il vostro assurdo comportamento.> Si, quando si arrabbiava conluiparlava decisamente troppo.
   < Avete finito? Oppure preferite sproloquiare su questioni che non vi riguardano minimamente? > ruggì fuori l’ibrido tentando di trattenere la rabbia che sentiva salirgli su per la gola. Lo sguardo di fuoco che le rivolse sembrò ustionarla, Caroline indietreggiò senza volerlo. Forse aveva esagerato, ma non le importava. Gli aveva detto la verità.
   < Bene. Vedo che non c’è il minimo bisogno che io risponda alle parole che mi avete rivolto ieri sera, erano solo lo sproloquio di un seduttore.> lo accusò indignata la ragazza mentre si avvicinava alla porta da dove era entrata per fare la sua uscita trionfale. Ah se avrebbe sbattuto quella porta!
Klaus l’afferrò per un gomito e la  costrinse a voltarsi. L’alito puzzolente di whisky dell’ibrido la investì in pieno.
  < Siete scappata. Io vi ho aperto il mio cuore e voi mi avete abbandonato! Avevate giurato che non l’avreste mai fatto. Ma sembra la storia della mia vita, no?> le ringhiò contro mentre la strattonava più vicino.
  < Dovevo pensare! > gli urlò contro Caroline furente.
Senza alcun preavviso Klaus le afferrò il viso tra le mani, in modo rude, possessivo e si gettò contro le labbra della vampira con violenza. La spinse contro gli scaffali della biblioteca, facendo cadere qualche libro tanto era stata la sua foga e cominciò a baciarla con rabbia, con disperazione. Con rude bisogno.
Tutta quella angoscia, quella pena che sentiva provenire da Klaus la paralizzarono. Quel bacio vorace, violento, le sue labbra che si muovevano frenetiche sulle sue, le sue mani che la tenevano ferma per la nuca. Era tutto tremendamente stupendo, tutto tremendamente sbagliato.
Caroline si dimenò nel tentativo di allontanarsi da lui, senza ottenere alcun risultato. Posò allora le mani sul petto dell’ibrido e lo spintonò via con tutta la forza che aveva.
  < No! No! Non potete dirmi quelle cose e poi baciarmi! Non sarò la vostra valvola di sfogo, non mi farò trattare in questo modo!> gli urlò contro Caroline cercando di trattenere le lacrime.
  < Caroline.> sussurrò l’ibrido che sembrava in un attimo essere tornato lucido. La fissava preoccupato e guardingo. Gli occhi ancora vitrei ed arrossati erano colpevoli e disperati.
  < Maledizione, questa notte mi avete stretta tra le vostre braccia! Cosa è cambiato in un giorno?> domandò Caroline, ancora sconvolta dall’atteggiamento dell’Originale.
  < Vi ho sentita piangere. Come potevo non curarmi di voi? > sussurrò quella domanda con indignazione e gentilezza. Come se la risposta ai dubbi di Caroline fosse così evidente da renderli assurdi.
  < Non ho trovato Kol. Sembra svanito nel nulla, non so cosa fare ora. Mikael non può averlo … >sussurrò Klaus mentre crollava sulla sedia dietro di lui. Mandò giù un’altra sorsata di whisky.
Caroline sentì la rabbia diminuire mentre capiva il perché del comportamento dell’ibrido. Era ferito, era in pensiero per suo fratello.
 < Lo troveremo insieme. Kol non può essere morto o lo sapremmo. Se uno di voi viene ucciso, con lui muoiono tutti i vampiri creati dalla sua linea di sangue. La morte di un quinto di noi non passerebbe inosservata.> confessò la vampira mentre si avvicinava a lui. Forse aveva parlato troppo, ma vederlo così distrutto la faceva sentire così male.
 < Come lo sapete?> domandò scioccato Klaus mentre sollevava il viso per guardarla. Le lacrime che gli bagnavano gli occhi sembravano congelate, quasi temessero di poter scendere lungo quel viso perfetto.
 < La mia amica Bonnie. È una strega potente.> confessò Caroline.
Klaus si alzò e si avvicinò a lei.  < Voi sapete fin troppe cose sulla mia famiglia. Prima avete detto che Mikael vuole me, non Kol, come fate a saperlo?> Il viso di Klaus era così vicino al suo che fissarlo negli occhi significava perdervisi dentro.
  < Non facciamo finta che io sia qui per un soggiorno di piacere. Non sono venuta impreparata, so di Mikael.>sussurrò Caroline mentre una strana paura le attanagliava lo stomaco. Aveva detto troppo.
 Klaus la fissò altezzoso e furente. Poi qualcosa sembrò mutare dentro di lui. Guardarla riusciva a soffocare la parte scettica e crudele che lo caratterizzava, lui non poteva dubitare di lei. Non ci riusciva, qualcosa gli suggeriva che qualunque fosse stato l’enorme segreto di Caroline, lei non lo avrebbe mai tradito.
  < Posso fidarmi di voi?> le domandò serio, guardingo.
   sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi.
No, la risposta era no. Una menzogna, aveva appena dovuto mentirgli. Ma una parte di lei le suggerì che quella era la risposta che aveva voluto dargli, quella che sentiva nel cuore.
 < Perdonatemi per prima, non avrei dovuto aggredirvi in quel modo.> la mano di Klaus andò a posarsi contro la guancia di Caroline per scivolare in una lenta e dolce carezza.
La vampira fissò di rimando quegli oceani blu così tormentati e profondi. Gli sorrise e posò la sua mano su quella dell’ibrido.
  < So di aver sbagliato scappando. Solo … non mi aspettavo quelle parole da voi.> confessò infine la vampira.
 < Non erano solo parole Caroline.> “Vi amo” un’altra volta quel sussurro. Questa volta più forte nella sua testa. La vampira sussultò facendosi un passo indietro.
 L’espressione di Klaus mutò in un secondo. Una profonda ruga di preoccupazione solcò la sua fronte ed allontanò la mano dal viso di Caroline.
 < Vi ho spaventata. Caroline vi giuro che non vi farei mai del male. Sono ubriaco e confuso e vi ho baciato contro la vostra volontà, lo ammetto ma non riuscirei mai a concepire contro di voi nulla se non una carezza … o un bacio.> disse posandole un bacio soffice sulle labbra. Una dolcezza così soave da stordirla.
Quando Klaus si allontanò dal suo viso, la vide sorridere ancora ad occhi chiusi e si sentì un idiota. Come aveva potuto arrabbiarsi con Caroline?
 Klaus si inchinò goffamente davanti a lei. < Avete detto che avete bisogno di tempo per pensare. Ve lo concederò. Cominciamo con l’invitarvi al ballo di domani sera come mia accompagnatrice. Sarebbe per me un onore potervi scortare. > ma l’eleganza delle sulle parole cedette all’instabilità delle sue ginocchia.
 < Cominciamo con il lasciare la bottiglia qui e andare a letto.> sorrise Caroline mentre lo aiutava a mettere a terra il whisky. Passandosi un braccio dell’uomo sopra le spalle lo sorresse e lo aiutò a camminare.
Klaus le sorrise amorevole e si lasciò trasportare fino alla sua camera da letto.  < Vi ringrazio amore.> le sussurrò suadente contro un orecchio. Caroline scoppiò a ridere e lo depositò sul suo enorme letto a baldacchino.
 < Cercare di sedurmi quando il vostro alito puzza di alcool non mi sembra una buona idea.>
Le labbra imbronciate di Klaus e lo sguardo da cucciolo la fecero ridere ancora di più.
Klaus era precipitato di schiena contro il materasso, ma riuscì a tirarsi su posando il suo peso sui gomiti.
 < Allora ammettete che ho un certo ascendente su di voi.> scherzò l’ibrido abbagliandola in un sorriso disarmante.
No, in quel momento Caroline non si sentiva alla presenza di uno spietato assassino. Solo di un uomo solare e … si, ubriaco. Ma umano e buono.
La vampira sbuffò alzando gli occhi al cielo e sollevò le lenzuola per convincerlo a coricarsi.
 < Avete proprio bisogno di una dormita, è evidente. Cominciate a delirare.> lo punzecchiò la ragazza.
Klaus rotolò fino a raggiungerla e poi la guardò con sguardo tremendamente serio. Caroline cercò di non scoppiargli a ridere in faccia, ma stava risultando un’impresa impossibile.
 < Quello di domani non è un ordine. È un invito Caroline … se non voleste venire con me vi basterà farmelo sapere ed io non opporrò resistenza. Il vostro rifiuto mi ucciderebbe ed io non desisterei tanto facilmente, non lo farei mai quando si tratta di voi, ma lo rispetterei in fine.  Se invece direte di si … sappiate che mi renderete l’uomo più felice e fortunato sulla faccia della Terra. > Il tono intenso e suadente del suo invito scemò verso la fine in un bisbiglio da uomo sonnecchiante.
Caroline lo coprì con un sorriso e senza lasciarsi il tempo di pesare, posò un bacio su quelle soffici ed imbronciate labbra. Era così adorabile quando voleva. In realtà quando beveva, ma le andava bene comunque.  < Siete diverso. > sussurrò la vampira.
Klaus accennò un sorriso sonnecchiante e Caroline lasciò la stanza col cuore più leggero. Si sentiva più vicina alla decisione da prendere.

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Capitolo 11
*** Qualcosa in lui, si trasformò... ***


Salve ragazze! Lo so, lo so capitolo breve e mi dispiace moltissimo ma ho davvero fatto i salti mortali per trovare il tempo di scrivere, correggere e pubblicare e temo di dover saltare per la prossima settimana! Mi dispiace un mondo ma gli altri tre esami rimasti mi stanno richiedendo molto tempo e tutte le mie attenzioni, ma una volta finiti prometto che tornerà tutto come prima… anzi mi saprò far perdonare! Detto questo, mi dispiace dovervi dare così poco ma spero dal profondo del cuore che vi piaccia! E si, il titolo si riferisce proprio a quello che state pensando ;)! Buona lettura =)!
 
 
 
Il gran giorno era arrivato e di Bonnie ancora nessuna notizia. Caroline decise che non si sarebbe fatta rovinare quel giorno dai mille pensieri che ormai le affollavano la testa. A dire la verità era riuscita ad escogitare una sotto specie di soluzione incasinata.
Poteva raccontargli tutto, farsi promettere che lui non avrebbe commesso quegli omicidi, quelle orribili azioni e poi tornare a casa con l’aiuto di Bonnie. Già c’erano solo dei piccoli problemi logistici.
Klaus le avrebbe mai creduto? E se anche lo avesse fatto, come poteva pensare che lui non le avrebbe tagliato la gola seduta stante? No, non lo avrebbe fatto. Era l’unica cosa di cui era certa.
Già, ma non poteva essere certa di riuscire a cambiarlo, insomma quale maniaca egocentrica può pensare una cosa del genere? Eppure … se lui l’amava. Era un grande e lampeggiante “se”.
Oltremodo, poteva davvero sperare che lui potesse desistere dallo spezzare la maledizione del sole e della luna, una volta trovata Elena? Certo che non poteva. E raccontargli tutto del futuro era come fornirgli una mappa dettagliata delle cose da fare e da non fare, così da renderlo indistruttibile. Ah c’era sempre il fattore “ Tornerai a casa quando avrai compiuto la tua missione”, come le aveva riferito la sua amica strega. Non poteva essere sicura che Bonnie sarebbe riuscita ad ingannare gli Spiriti per farla tornare al futuro. Soprattutto visto che erano stati loro a fare il più del lavoraccio per spedirla in questa epoca.
Caroline si diede uno schiaffo in fronte.  < Smettila!> si ammonì  < o diventerai pazza! Per oggi niente pensieri, niente rimorsi, niente piani geniali. Una giornata di vacanza, possiamo prendercela?>
Sentì bussare alla porta. < Avanti.> sussurrò ancora ad occhi chiusi. Sarebbe stata una lunga, lunga giornata.
Becky entrò nella sua camera con un sorriso così abbagliante e sbarazzino da farle venire i brividi.
 < Sir Niklaus mi ha detto di riferirvi che ti aspetta nelle scuderie. Dice di vestirti in modo comodo.> trillò quasi per la felicità la ragazza.
 < Cosa sta succedendo?> domandò guardinga la vampira. Ci mancava solo qualche momento di follia dell’ibrido per incasinarle di più la testa.
 < Una sorpresa!> risposte Becky mentre si gettava dentro l’armadio di Caroline alla ricerca di un vestito adatto.
 
 
Caroline scese le scale del palazzo quasi trasportata da Becky, che la trainava prendendola per mano. Non le aveva voluto rivelare nulla della sorpresa, della quale sapeva evidentemente qualcosa. L’aveva fatta entrare dentro quel leggero vestito color avorio e l’aveva trascinata fuori dalla stanza.
Si, stava sicuramente succedendo qualcosa. L’amica la condusse vicino alle stalle ed una volta lì Caroline notò Klaus, fiero e assolutamente stupendo dentro quella giacca blu e quegli aderenti pantaloni beige, vicino al suo splendido stallone nero. Ma c’era dipiù, con una mano teneva le redini del suo cavallo, con l’altra quelle di uno splendido stallone completamente bianco. Di un bianco quasi splendente, innaturale. La criniera così candida da ricordarle la neve invernale ed uno sguardo fiero ma allo stesso tempo pacato, docile.
 < Pensavo fosse appropriato per voi … Elijah non fa altro che ripetere quanto siate pura. Io oserei più dire celestiale e accattivante, ma non ho trovato nessun cavallo che rispondesse a queste caratteristiche quindi ...> un sorriso da perfetto seduttore increspò le sue labbra piene, facendo mancare un battito al cuore già morto di Caroline.
 < Mi avete comprato un cavallo?> domandò scioccata la vampira.
Klaus le rivolse un sorriso ancora più smagliante e fece avvicinare lo splendido esemplare alla ragazza, tirandolo per le redini. Vederla così sorpresa lo rendeva inspiegabilmente felice.
 < Avete detto che vi piacciono, ma che non ne avete mai avuto uno. È uno stallone arabo, proprio come il mio. Adoro questa razza, ne possedevo uno quando ero ancora umano e la prima cosa che fece mio padre quando iniziò a perseguitarmi fu tagliargli la testa. > confessò l’ibrido mentre osservava con attenzione il viso di Caroline che fino a poco prima era fisso e sorridente sul cavallo davanti a lei.
La vampira lo fissò corrucciata e pensierosa. Senza sapere come si ritrovò ad accarezzarlo dolcemente. Ricordava quella storia, lui gliene aveva già parlato, ma questa volta conoscendo veramente la pena che Mikael aveva inflitto e stava ancora infliggendo a Klaus, aveva un sapore completamente diverso. Faceva male. Oltremodo Klaus non aveva detto Mikael, ma “mio padre”. Come poteva non volerlo consolare in quel momento?
L’ibrido sbarrò gli occhi, preso alla sprovvista da quel dolce gesto. I loro sguardi intrecciati sembravano riuscire a leggere nelle profondità più recondite delle loro anime. Era innegabile … provavano qualcosa l’uno per l’altra.
In quel momento lo stallone di Caroline sbuffò e scosse il capo, risvegliandoli dall’incantesimo che era sceso su di loro. La vampira sobbalzò per lo spavento mentre Klaus sorrise divertito, riacquistando tutto il suo charme.
 < Inoltre credo davvero sia arrivato il momento che impariate a cavalcare, anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe affatto ripetere l’esperienza del nostro ultimo viaggio.>  seducente, maledettamente seducente. Klaus si avvicinò alle labbra di Caroline con così tanta sicurezza da farla irritare.
La vampira fece un passo indietro e ricambiò l’espressione sbalordita e ferita dell’ibrido con un sorriso mozzafiato.
  < Mentre io preferirei evitarla quindi perfetto! Cosa ne dite di cominciare? Potrei persino diventare più brava di voi.> lo canzonò con aria felice e sbarazzina. Klaus si coprì la bocca con la mano e rise. Quella ragazza riusciva sempre a stupirlo.
  < Come volete chiamarlo?> le domandò dando una pacca sul collo dello stallone, mentre notava Caroline avvicinarsi al suo muso e cominciare ad accarezzarlo amorevolmente.
Il sorriso felice, quasi da bambina che vide illuminare il volto di Caroline in quel momento lo lasciò senza fiato. Era lo spettacolo più bello e affascinante che avesse mai potuto osservare nel corso della sua intera esistenza. Non riusciva a staccare gli occhi da lei.
 < Non so … cosa ne dite di O’Hara.> sussurrò sognante. Rossella O’Hara era sempre stata il suo idolo.
 Klaus le sorrise divertito.  < Mi sarei stupito se l‘aveste chiamato con un nome normale.> la punzecchiò.
Caroline strinse le labbra e lo fulminò con lo sguardo. < Ehi! Cosa vorreste dire? Che sono strana? Voi mi avete regalato un cavallo! Chi è la persona strana tra i due?>
< Non scherzavo quando dicevo di volervi donare il mondo. Vi donerei ogni cosa solo per vedervi sorridere come state facendo proprio ora.> le sussurrò seducente contro un orecchio, mentre posava la mano sul fianco della vampira. Fine dello scherzo, più nessuna ilarità coloriva il viso dell’ibrido.
Caroline sentì un brivido di eccitazione attraversarle il corpo, quel tocco, quelle parole, quei sussurri. Tutto di lui cominciava a farla impazzire. Aveva assaggiato un pezzetto di paradiso, non poteva non chiedersi come fosse il resto.
L’altra mano si posò delicata sotto il suo mento e senza darle il tempo di parlare, le labbra dell’ibrido si posarono leggere come le ali di una farfalla sulle sue. Fu un tocco infuocato quanto delicato e fugace. Breve, brevissimo.
Caroline rimase imbambolata, senza respiro dopo quel contatto e si ritrovò a fissare stupita un Klaus seducente quanto accattivante.
 < Non voglio approfittarmi di voi. Ho deciso che non vi bacerò finchè non sarete voi a farlo. D’altronde non avete ancora risposto al mio invito dell’altra sera.> sussurrò contro le labbra della vampira.
Caroline deglutì rumorosamente, stordita da quella vicinanza. < Allora dovrete aspettare parecchio.> disse con voce strozzata e del tutto insicura.
Klaus scoppiò a ridere e si allontanò da lei.  < Vedremo amore, il tempo saprà dirci chi avrà ragione.>
Fu in quel momento che Caroline riacquistò lucidità e si sentì tremendamente frustrata. Lo guardò stizzita. < Siete troppo sicuro di voi stesso. Non credo che riuscirete a stare lontano dalle mie labbra per più di un giorno, forse dovrei essere io a lanciare una scommessa!>
Klaus che si era messo ad aggiustare le staffe della sella, per adeguarle all’altezza di Caroline, si voltò a guardarla con un sopracciglio alzato ed un’aria divertita.
 < Non ne faccio un segreto come voi, mi piace baciarvi. A dire il vero mi piacerebbe ancora di più vedere cosa farete dal momento che non sarò più io a prendere l’iniziativa per deliziarvi con le mie labbra. Dovrete finalmente ammettere che mi volete anche voi. Forse vi ho reso la vita fin troppo facile fino a questo momento. Sarà una scommessa interessante ...> la schernì Klaus con un inquietante tono di serietà, mentre le porgeva la mano per aiutarla a salire in sella.
  < Si certo, continuate a sognare.> bofonchiò iraconda la vampira.
Caroline lo fissò malamente e si avvicinò al cavallo senza accettare l’aiuto di Klaus che scoppiò a ridere come un … cretino. Ecco cos’era! Un borioso ed egocentrico cretino.
La vampira posizionò il piede sinistro nella staffa e si ritrovò a fissare la sella. Dove diavolo doveva aggrapparsi per salire?
  < La criniera.> suggerì divertito l’ibrido.
 Caroline gli rivolse uno sguardo di fuoco.  < Lo sapevo.> sbuffò irritata e mentre si tirava sù e faceva passare l’altra gamba sopra lo stallone, bofonchiò uno “ sbruffone!” ed afferrò le redini ostentando una risolutezza che non possedeva.
Klaus cercò di nascondere un sorriso. Se avesse continuato a prendersi gioco di lei, quella testarda si sarebbe fatta ammazzare dal cavallo piuttosto che prendere qualche consiglio da lui.
  < Fate scorrere le redini tra l’anulare ed il mignolo e tenetele sempre basse o il cavallo non vi darà retta. > le disse serio mentre intrecciava le sue mani a quelle della vampira per aiutarla. Caroline rimase a fissare le loro dita intrecciate e sospirò pesantemente.
  < Tiratele tutte e due indietro quando dovete fermarlo, colpitelo con i talloni per farlo partire o per fargli aumentare velocità. Ricordate sono animali intelligenti e fedeli, vi basterà conquistarvi la sua fiducia. Vedete, ora le sue orecchie sono rivolte indietro, vuol dire che non si fida di voi. Che non vi conosce e che pensa che non siate molto esperta ,per questo vi presta tutta la sua attenzione. Quando invece vedrete che rivolgerà le orecchie in avanti allora vorrà dire che avete imparato, che siete una cosa sola.> le spiegò con fare deciso, sicuro. Sembrava avere molto rispetto per quegli animali.
Caroline lo fissò ed annuì, troppo presa dai suoi pensieri e dalla bellezza di quelle parole, per parlare. Sarebbe mai riuscita a rivolgere le orecchie in avanti con Klaus? Forse lo stava già facendo …
 < La cavigliera?> domandò tutto d’un tratto allarmata la vampira. Non voleva di certo ripetere l’esperienza traumatica di andare a sbattere contro un muro magico!
 < Ho detto ad Elijah di allentare un po’ il guinzaglio.> un sorriso poco convinto increspò gli angoli della bocca di Klaus. Cosa voleva dire?
 < Bene, state sempre dietro di me. I cavalli tendono a fare quello che fa il capo branco che è davanti a loro.> disse mentre saliva agilmente in sella e le rivolgeva un sorriso malizioso. Si, ok lui era il maschio alfa! Lo aveva capito!
 < Ok. > sussurrò Caroline che cominciava ad avere un po’ di paura.
Pensandoci bene, cosa le sarebbe potuto capitare di male? Cadere e rompersi l’osso del collo? Sarebbe sopravvissuta. Più tranquilla dopo questa considerazione spronò il cavallo e seguì il suo cavaliere.
 
Dopo poco più di due ore di marcia Caroline era riuscita a prendere familiarità con O’Hara. Cavalcare si era rivelato estremamente eccitante e liberatorio. Un’azione naturale quasi quanto correre,ma mille volte più elettrizzante.
La vampira aveva spronato un paio di volte il suo stallone per superare Klaus ed andare al trotto, ma l’ibrido l’aveva ripresa entrambe le volte, afferrando le redini e l’aveva minacciata di farle ripetere l’esperienza del loro viaggio verso Inverness. Non voleva perderla di vista, non nella foresta.
Era un talento nato, sembrava un’amazzone su quel destriero candido come la neve, i capelli dorati e scompigliati dal vento, la veste leggermente alzata a mostrare le gambe … Dio, se la desiderava. Voleva farla sua in ogni maniera possibile. Voleva far capire al mondo intero che quello splendore gli apparteneva, nessun altro ne avrebbe potuto cogliere i frutti.
 < Inviterete anche le persone che lavorano al castello al ballo?> domandò all’improvviso Caroline, spezzando il dolce silenzio che era sceso tra loro.
 < No.> rispose placido l’ibrido, mentre faceva perdere il suo sguardo verso l’orizzonte.
 < Come no? Perché non invitarli? Perché sono la servitù? Perché voi siete troppo altolocato per parlare con loro?> sentenziò iraconda ed irritata la vampira. Il solito crudele, munito di manie di superiorità, idiota.
 < Non posso perché li ho già invitatati.> le rispose calmo l’ibrido, voltandosi a guardarla. Un sorriso malizioso gli illuminò il viso, sapeva come avrebbe reagito Caroline alla sua provocazione, amava vederla andare su tutte le furie. Non aveva potuto resistere alla tentazione. Inoltre l’espressione sbalordita e poco dopo colpevole della ragazza non avevano prezzo.
Caroline si sentì arrossire, voltò la faccia di lato per non far scorgere all’ibrido il suo imbarazzo per gli insulti ingiustificati e perché non voleva fargli vedere quanto, in realtà  quella notizia l’avesse resa felice. Si, Klaus era davvero diverso in quell’epoca … lei lo stava cambiando in una persona migliore, una persona che in realtà già esisteva. Era solo sommersa da secoli di tradimenti, solitudine e rancore.
< Cos’è avete perso la lingua amore?> la punzecchiò Klaus, felice.
 Caroline si morse un labbro per non rispondergli male e voltando la testa gli rivolse un sorriso tirato ed eloquente. Più una mezza specie di smorfia a dire il vero.
La risata di Klaus riecheggiò in tutta la foresta, rendendola improvvisamente magica e piena di vita.
 < Ad ogni modo, dove stiamo andando? C’è una meta precisa per questa escursione o stiamo semplicemente girando intorno al castello? > domandò la vampira nel tentativo di cambiare discorso.
 < Siamo quasi arrivati. > le rispose l’ibrido rivolgendole un sorriso elettrizzato.
All’improvviso spronò il suo cavallo facendolo andare al galoppo.   < Vediamo quanto siete diventata brava.> la punzecchiò, facendola mettere a ridere. Caroline fece lo stesso con O’Hara e si gettò all’inseguimento di Klaus.  Si ritrovarono a ridere e scherzare mentre i due cavalli si alternavano alla testa della competizione.  All’improvviso gli alberi cominciarono a diradare ed i due si trovarono catapultati in una splendida pianura.
Klaus fermò il suo cavallo di gettò, facendolo impennare mentre Caroline lo superò e rallentò man mano rivolgendogli uno sguardo trionfale.  < Ho vinto io!> sentenziò con il fiatone.
 < Io non direi proprio amore, mi sono fermato perché siamo arrivati.> le sorrise malizioso l’ibrido indicandole con un gesto della mano il panorama intorno a lei.
Caroline si voltò per osservare lo spettacolo più bello che avesse mai visto in vita sua.
Un’alta cascata si infrangeva sulle bianche rocce che si ergevano maestose dal lago tumultuoso che si era formato ai suoi piedi. Un ruscello più calmo, trasparente si apriva la sua strada separando il bosco in due metà incantate. Un piccolo ponte di pietra a due arcate ogivali lo sormontava. Era ricoperto di edera rampicante e sembrava vecchio, molto vecchio ed in quello era il suo fascino.
Si trovava immersa nel quadro di Klaus. Quello che aveva visto nella vecchia residenza dell’Hampshire.
 < Mi avevate detto di volerlo vedere. Eccoci qui. > le disse Klaus mentre si metteva al suo fianco.
 <  È meraviglioso. > bisbigliò Caroline incantata da quello spettacolo.
 < Già.> sussurrò Klaus che stava fissando tutto un altro genere di meraviglia. La più incantevole ai suoi occhi. Lei.
La vampira si voltò per rivolgergli un sorriso sincero ed incantato. Il più bel sorriso che Caroline gli avesse mai rivolto. Klaus ne rimase stregato, abbagliato.
Caroline sembrava guardarlo con gratitudine e ... amore, poteva davvero essere amore?
 < Accetto. Mi piacerebbe davvero molto avervi come cavaliere stasera. > disse Caroline con una dolcezza disarmante.
 < Dovremmo andare adesso, si è fatto tardi. Dovremo rientrare per il ballo.> disse con aria così serena e rilassata da farle capire, più di mille parole, quanto quella risposta lo avesse reso felice.
Klaus in un attimo ritrovò la sua fermezza e le rivolse un sorriso mozzafiato.  < Sarò l’ibrido più invidiato della festa.>
Caroline rise della sua strana reazione e dopo aver annuito, calciò il suo cavallo al galoppo.
 < Vediamo se riuscite a prendermi questa volta.> gli gridò, voltandosi a guardarlo mentre lei ed O’Hara cominciarono ad inoltrarsi nella foresta.
  < Caroline state attenta!> la ammonì perentorio Klaus mentre spronava il suo cavallo.
  < Si, papà!> gli rispose la vampira, facendoli scoppiare a ridere come due bambini.
  < Fareste meglio a correre come il vento mademoiselle, Il lupo cattivo sta venendo a prendervi!> scherzò l’ibrido gettandosi al suo inseguimento.
 
 
 
  < Un regalo da parte di sir Niklaus, per ringraziarvi di aver accettato il suo invito.> sorrise Rose mentre porgeva il cofanetto vellutato a Caroline. La vampira era seduta davanti al suo mobile specchio mentre Becky ultimava la favolosa acconciatura che aveva creato con quei lucenti boccoli dorati.
Caroline la guardò stupita e con titubanza afferrò il cofanetto.
 < Oh avanti aprilo, cosa aspetti!> la spronò entusiasta Becky, senza allontanare però le mani dal suo capolavoro. Caroline sorrise alle due ragazze e con mano tremante aprì il suo regalo.
Un respiro soffocato le strozzò la gola alla vista del braccialetto di diamanti che l’ibrido le aveva donato.
Non era un semplice bracciale, era quel bracciale. Il primo dono che Klaus le aveva fatto dopo averle salvato la vita nel futuro. Era lo stesso, ne era sicura.
 “ È appartenuto ad una principessa, bella quasi quanto voi.” Le sue parole le tornarono alla mente.
 < Oh mio Dio, è meraviglioso. Ti aiuto ad indossarlo.> disse Becky con aria felice. Caroline allungò il polso e le sorrise con aria distante. Una coincidenza, una stramaledetta coincidenza. Forse era normale … insomma Klaus era pur sempre Klaus, era normale che le sue scelte non cambiassero. In fin dei conti così come si era innamorato di lei nel futuro, sembrava averlo fatto anche nel passato. “Sembrava Caroline, tienitelo bene in mente.”
Eppure il cavallo, quella magnifica passeggiata … le aveva mostrato quel luogo incantato che lui tanto amava. La stava ricoprendo di attenzioni ed aveva deciso di non forzarla. Le aveva salvato la vita e la rispettava, sapeva prenderla in giro senza cattiveria e sapeva calmarla come mai nessuno aveva saputo fare. Se quello non poteva chiamarsi amore, allora in che altro modo avrebbe dovuto chiamarlo?
Lui non aveva mai mollato quando si trattava di lei, non l’aveva mai abbandonata, non l’aveva mai tradita.
 < Siete bellissima.> sussurrò in imbarazzo Rose. Caroline le rivolse un sorriso solare, alzandosi dalla sua sedia e facendo accomodare la ragazza. Becky e Caroline le sorrisero, riflesse allo specchio.
 < Dove credi di andare, adesso è il tuo turno!> le disse la vampira mentre lasciava a Becky l’inizio dei lavori.
 < Sarai favolosa stasera.> sentì Becky rassicurare la giovane ragazza. Sperando di passare inosservata Caroline estraesse il pugnale dalla sua giarrettiera, per inserirlo nella tasca interna che aveva fatto cucire, su sua esplicita richiesta,  dal sarto. Doveva o non doveva incominciare ad essere più prudente e meno scontata? Nessun secondo motivo!
 < Non pensare di passarla liscia anche tu Becky, la tua folta chioma sarà nelle mie mani.> scherzò la vampira tornando vicino alle sue amiche. Si, sarebbe stata una notte davvero interessante, pensò Caroline mentre fissava lo splendido braccialetto di diamanti che Klaus le aveva regalato.

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Capitolo 12
*** Se questa non è una favola ... ***


Ebbene sì, il grande momento è arrivato mie care! =) Ho scritto il capitolo in fretta perché tutte le idee per renderlo degno delle aspettative, stavano esplodendo nella mia testa. Spero davvero che vi piaccia, ci ho messo tutto il mio impegno per dedicarlo a tutte le persone che mi seguono, che commentano e che mi dimostrano il loro calore. Ma una dedica speciale va a Elyxa85 Mery1992  jo_gio17 e terry88febbraio, siete la mia ispirazione, non saprei come esprimere meglio l’importanza delle vostre parole, questo capitolo è per voi. Mie care siete state ufficialmente invitato al ballo dei Mikaelson ;-).
 
 
Alla fine Caroline aveva deciso che l’idea del trombettiere fosse un po’ troppo strana, almeno per lei ma aveva fatto sì che un nutrito gruppo di guardie controllasse discretamente l’arrivo di ogni invitato, depennandolo così dalla vista. Non voleva avere sorprese da Mikael proprio quella sera, e non era mai stata una stupida.
C’era solo un piccolo problema che non riusciva a risolvere. Visto che praticamente viveva nello stesso palazzo dove ci sarebbe stata la festa, Klaus sarebbe dovuto passare a prenderla?
Forse no, forse doveva aspettare un altro po’ nella sua camera, ricontrollare il trucco, i capelli… rifare il letto, pulire un po’ la canna del camino, mettersi a ricamare qualcosa!
No, ok …. Doveva tranquillizzarsi. Diamine, doveva trovare il coraggio di aprire la porta, scendere quelle enormi scale di marmo, sperando di non cadere, ed entrare nel salone. Perché poi si sentiva così agitata?
Come prima di  un … oh no, no e poi no! Quello non era un appuntamento vero? Ma certo che non lo era!
Klaus l’aveva invitata a fargli compagnia per la serata …. Solo quello. Insomma sicuramente andare ad un ballo non accompagnati doveva essere una sorta di tabù nel ‘500. Sicuramente!
 < Caroline, avanti! Sono arrivati quasi tutti! L’orchestra ha già iniziato a suonare, vuoi farti attend…> ma alla vista di Caroline, Becky rimase paralizzata e con la bocca aperta sul ciglio della porta.
 < Sei bellissima.> sussurrò fuori l’amica quasi sotto shock. L’aveva lasciata poco meno di mezz’ora prima per andare ad indossare il suo vestito e lasciar fare a Caroline lo stesso. Aveva già visto separatamente vestito, acconciatura e trucco ed era tutto meraviglioso, ma osservare il risultato finale l’aveva lasciata senza parole.
 < Sir Niklaus questa sera non riuscirà a staccare gli occhi da te.> le sorrise civettuola e complice l’amica.
 < Non credo sarò solo io stasera a fare incetta di cuori!> scherzò la vampira andando ad abbracciare Becky.
 < Sei bellissima anche tu! John è un ragazzo fortunato.> le sussurrò amorevolmente all’orecchio la vampira.
L’amica si scostò da lei e la fissò interrogativa.
 < Oh avanti! Lui è cotto di te ed il modo in cui lo guardi … Mi domando solo se ve ne siate accorti voi due.>
Becky arrossì e si lisciò il vestito color rosa antico, che metteva in risalto il suo splendido incarnato nocciola.  < In realtà questo vestito me lo ha regalato lui. > sussurrò sognante prima di rivolgere un mega sorriso a Caroline che contraccambiò con lo stesso calore.   < Ma non è successo nulla …> si corresse Becky.
 < Ancora!> scherzò Caroline prendendola sottobraccio e facendola ridere.
  < Perché sei nervosa?> le domandò con tranquillità l’amica, tornando seria.
Caroline deglutì rumorosamente, pensò distrattamente che la gola non le bruciava. Strano, non beveva sangue umano da più di un giorno, ma non aveva fame. Affatto. Forse era per via dei crampi allo stomaco che le stavano togliendo il respiro.
 < Non lo so. Ho un brutto presentimento. O forse no, forse vorrei solo che questa serata andasse veramente bene. Credo di aver bisogno di normalità. Sono state settimane fin troppo movimentate.> “E poi ho paura di combinare un bel casino con Klaus”. Ma quella paura era meglio tenersela per sé.
 < Non si approfitterebbe mai di te. Credo che lui ti ami, anche Elijah lo pensa. L’ho sentito litigare con Rebekah riguardo a questo. E devo dire che da quando ti ha conosciuta è diventato un padrone migliore. Più … umano.> osservò serena Becky.
Caroline scoppiò a ridere di gusto, tanto da doversi coprire la bocca con la mano. Becky la stava fissando con aria enigmatica e preoccupata, così decise di placare almeno un po’ le sue risa.
 < Scusa. È che … umano! Klaus … umano. Non avrei mai pensato di sentir pronunciare le due parole in una stessa frase!> commentò ancora ridendo. Cavolo, ma anche lei lo aveva pensato!
Era diverso… lei lo aveva visto. Aveva potuto vedere l’immensa umanità che muoveva le fila di ogni azione del suo ibrido, ma non pensava nessun altro avrebbe potuto notare o accettare quel cambiamento. Ma se così era … forse c’era davvero una speranza. Le sue non erano solo illusioni, lo aveva cambiato. Forse i suoi amici sarebbero riusciti a capire, se avessero potuto vedere coi loro occhi …
Qualcuno bussò alla porta facendola sobbalzare per la sorpresa.
 < Becky, Amelia ci vuole parlare nelle cucine, ora. > si sentì la voce di Rose provenire dall’altro lato della porta.
 < Scusami, ci vediamo di sotto … nel frattempo cerca di recuperare la sanità mentale ok?> scherzò con aria un po’ troppo seria la ragazza, mentre usciva velocemente dalla stanza.
  < Ok. > bofonchiò Caroline mettendo il broncio e facendo scoppiare a ridere l’amica.
Ok, il grande momento era arrivato. Doveva solo autoconvincersi che tutto sarebbe andato bene. Se ogni grande serata a Mystic Falls finiva inevitabilmente per diventare un immenso e sanguinario delirio, non voleva di certo dire che sarebbe successo anche quella notte. Giusto?
Caroline prese un profondo respiro e si ripeté per l’ennesima volta che tutto sarebbe andato bene.
 
 
 
Più della metà degli ospiti aveva già fatto il suo ingresso ed era stata accolta da un elegantissimo Elijah, una civettuola Rebekah ed un educato ma alquanto impaziente Klaus.
L’orchestra aveva cominciato a suonare musica da sottofondo, per allietare le noiose chiacchiere di rito. Tutto era stupendo, Caroline aveva reso quella sala già molto bella, un vero e proprio splendore.
Gli enormi candelabri in cristallo che pendevano dal soffitto e quelli da parete illuminavano la stanza di una luce calda, quasi incantata. Su ogni bicchiere o superficie bagnata un piccolo arcobaleno di colori andava a crearsi, gli alti candelabri a forma di angelo delimitavano la stanza. Gli specchi, lucenti come non lo erano mai stati, creavano così tanti giochi d’illusione da far sorridere chiunque, come fosse un bambino. E poi fiori in ogni dove e le tende di velluto bianco lasciate aperte per lasciar trapelare la dolce luce lunare. Era tutto meraviglioso. Ma ben presto Klaus dovette ricredersi, c’era qualcosa di ancor più meraviglioso ad attenderlo.
Una forza misteriosa gli aveva suggerito di voltarsi. Proprio in quel momento. Un profumo inconfondibile lo raggiunse, facendolo sorridere.
Ferma, immobile, bellissima all’inizio della breve scalinata che introduceva nella sala, c’era un angelo.
Caroline sembrò guardarsi intorno allarmata, quando incrociò lo sguardo di Klaus però il suo viso si accese in un sorriso mozzafiato. Aveva trovato quello che stava cercando. Sembrò in imbarazzo, sollevò lievemente il suo vestito e concentrò tutta la sua attenzione sui gradini.
In maniera automatica Klaus si incamminò a passo svelto e deciso verso di lei, rischiando di prendere a spallate persino qualche invitato. Il cavaliere che era in lui era difficile da soffocare, voleva aiutarla. Come se quella fosse l’impresa più difficile che Caroline potesse intraprendere in vita sua.
Lei, che era bellissima. Le parole non potevano esprimere quello che Klaus sentiva incendiargli il cuore e la mente mentre le si avvicinava.
Caroline era avvolta in un lungo e sensuale vestito blu. Un tono di blu che sembrava richiamare quello più intenso degli occhi di Klaus, e quello più chiaro, luminoso dei suoi. In realtà il corsetto aderente di un blu azzurrite, impreziosito lungo la scollatura da una cascata di piccoli diamantini, andava a placarsi pian piano fino a raggiungere una dolce tonalità celeste lungo la fine della gonna. Una sottile cintura color avorio, decorata con piccoli lapislazzuli le cingeva la vita sottile, per poi scivolare sinuosa dietro di lei, tra le pieghe del suo vestito. Le maniche trasparenti, lasciate cadere seducentemente poco al di sotto delle sue spalle univano i due elementi che impreziosivano l’intero vestito in un gioco incantevole di blu, celesti e bianchi : diamanti e lapislazzuli ne percorrevano l’intera lunghezza, sparsi qua e là sul tessuto celeste chiaro, fino a diventare due bracciali di luce intesa attorno alle maniche. I lunghi boccoli, più luminosi del solito, erano lasciati ricadere lungo le sue spalle, sul suo petto prosperoso. Solo i ciuffi laterali erano stati tirati indietro in due incantevoli trecce per scoprirle il volto perfetto. Erano tenute da uno splendido diadema medievale che le cadeva sulla fronte in piccole gocce diamantate.
No, lei non era solo una fata, una miraggio, una visione. Caroline era una creatura celestiale. La ragazza che si era scoperto, con sua immensa sorpresa, ad amare più di ogni cosa al mondo.
Klaus afferrò la mano di Caroline con delicatezza, la vampira era ancora intenta a fissare le sue scarpe felice di essere arrivata sana e salva all’ultimo gradino. Alzò il viso lentamente, non si aspettava di trovarlo lì.
 < In pensiero per me? Visto, sono stata in grado di non farvi sfigurare atterrando al centro del salone.> scherzò Caroline con aria così dolce da farli accendere entrambi nel medesimo, sconvolgente sorriso.
 < In realtà stavo temendo di vedervi svanire davanti ai miei occhi, siete stupenda stasera Caroline. La donna più bella ed incantevole che io abbia mai avuto l’onore di osservare. E fidatevi, in cinquecento anni ho potuto incontrare molte donne. Ma voi siete semplicemente un angelo. Non si può competere con un miraggio. > disse Klaus con tutta la serietà e la galanteria di un uomo d’altri tempi.
Caroline rimase a fissarlo incredula e sorpresa. Lui le aveva davvero rivolto quelle parole? O se l’era solo sognato? Qualcuno doveva darle un pizzicotto! Ora!
 La vampira fece scorrere audacemente i suoi occhi sul corpo di Klaus. La giacca di velluto rigido, color marrone ambrato che indossava era completamente chiusa fino al collo donandogli un’aria austera, ma seducente. Di certo non lasciava spazio all’immaginazione. La sottile cintura color oro cadeva … beh cadeva dove era meglio non soffermarsi a guardare. I Pantaloni di pelle nera, aderenti gli conferivano un’aria temibile ed elegante allo stesso tempo. Era perfetto.
 < Non ci ho sicuramente messo tanto tempo quanto voi.> la punzecchiò solare l’ibrido. < E dopo questo studio approfondito della mia persona vorreste ancora dire che non vi piaccio?> un sorriso sornione e malizioso increspò gli angoli della sua bocca. Subito dopo le rivolse un elegante inchino, offrendole la sua mano.
 < Volete dirmi che per apparire bella, devo impegnarmi più del solito?>  osservò la vampira, alzando un sopracciglio. Klaus sollevò lo sguardo e le donò un sorriso così malizioso da farla sentire imbarazzata.
 < Non volevo assolutamente dire questo, e lo sapete. Vedo che avete un ottimo modo per eludere le domande delle quali non volete dare risposta.> la punzecchiò divertito senza accennare ad alzarsi.
 < Non illudetevi, le mie labbra non toccheranno le vostre di mia spontanea volontà nemmeno sotto coercizione stasera!> rispose stizzita la ragazza.
Caroline lo fissò, giocosamente irritata e lo superò con passo deciso, lasciandolo solo ed ancora inchinato. Klaus si tirò sù, sorridendo come un bambino e la raggiunse per pararsi davanti a lei.
 < Avete accettato di essere la mia dama per stasera, offritemi almeno un ballo.> la fissò con aria così seducente e perentoria che Caroline non potè fare nulla se non rimanere a fissarlo intrappolata dal suo magnetismo.
 < La musica non è adatta per nessun ballo.> osservò, quasi sollevata Caroline. Si, Becky il giorno precedente aveva cercato di farle un corso accelerato di balli rinascimentali, ma doveva ammettere che ricordare tutti i passi sarebbe stato impossibile.
Klaus non allontanò un solo istante gli occhi da lei e dopo un gesto della mano, la musica cambiò intonando una melodia più gioviale.
Solo allora Caroline si accorse che quasi tutte le persone nella stanza li stavano fissando e prontamente si era creato un grande vuoto al centro della sala. I più coraggiosi si inchinarono davanti alle loro dame per condurle al centro della sala e Caroline si ritrovò ad afferrare la mano di Klaus con un sorriso.
Klaus la allineò con fare disinvolto assieme alle altre dame,  e raggiunge gli uomini che si trovavano schierati davanti a loro.
Si, dire che si sentiva disorientata era dire poco. Cosa che sembrò non passare inosservata a Klaus. Infatti quando tutti gli uomini fecero un profondo inchino, l’ibrido non staccò mai gli occhi da lei e le sorrise con aria seducente e rassicurante, tanto da ammaliarla.
Con un secondo di ritardo anche Caroline si inchinò assieme alle altre dame. Klaus l’aveva distratta, non era giusto! Ed ora quello scemo stava ridendo sotto i baffi della sua gaffe.
Finalmente Caroline riuscì a riconoscere la musica e ad associarne così i primi passi. Il ballo più complicato di tutti, favoloso!
Le dame ed i loro cavalieri si avvicinarono, pronti a cominciare le loro danze.
 < Siete incantevole. > le sussurrò seducente in un orecchio Klaus, mentre faceva scorrere la sua mano lungo il basso ventre di Caroline, per poi posarsi contro il suo fianco. La vampira fece lo stesso, con molta meno malizia ovviamente. Ed i due presero a girare lentamente, così come le altre coppie.
 < Lo avete già detto. Cos’è avete finito le battute del vostro repertorio da seduttore?> lo punzecchiò Caroline, irritata dal modo eccitante e fin troppo possessivo con il quale Klaus faceva muovere le sue mani su di lei.
 < Dinanzi alla vostra bellezza mi sento disarmato, non prendetemi in giro per questo amore. Non esistono altre parole che io conosca per esprimere la vostra perfezione. E non solo questa sera. Siete incantevole in ogni vostro gesto. Non sono solo i vostri profondi e limpidi occhi azzurri che adoro, ma anche quello che vi è dietro. Voi. Quale incantesimo mi avete fatto?> Le labbra di Klaus le sfiorarono la guancia, lasciandole scivolare sulla pelle il suo respiro caldo. Un brivido inaspettato le attraversò la spina dorsale, facendola annaspare per un po’ d’aria.
Ma proprio in quel momento Klaus si allontanò da lei, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Ah già, il ballo! Caroline tornò alle sua postazione e si preparò a prendere la mano di ogni uomo, facendo una mezza giravolta, così come facevano le altre donne.
Non potè non notare gli sguardi di approvazioni che le rivolgevano alcuni uomini, due o tre di loro provarono persino a parlarle. Caroline rispondeva cordialmente, ma il suo sguardo era fisso su quello di Klaus. Si avvinava a lei con passi di danza eleganti, seducenti. Nonostante tutto sembrava un cacciatore intento a raggiungere la sua presa.
 < Non posso separarmi da voi nemmeno per la durata di un ballo a quanto pare.> osservò iracondo l’ibrido mentre le afferrava una mano e la aiutava a compiere la sua giravolta.
 Caroline lo fissò malamente ma non ebbe il tempo di rispondergli. Stupido ballo!
Un altro giro del genere e Klaus ripiombò su di lei come un falco. Non sapeva quale fosse l’umore di quello psicopatico, non lo aveva più degnato di uno sguardo.
 < Non sto facendo niente di male, io non vi appartengo!> sibilò la ragazza prima di fare due passi indietro e tornare nella postazione iniziale. Si guardarono in cagnesco, ognuno irritato verso l’altro. Se quella non era passione, nessuno nella stanza sapeva spiegarsi cos altro fosse!
Con una sola, iraconda falcata Klaus si avvicinò a Caroline, un attimo prima di tutti gli altri. La afferrò per la vita e la strattonò contro di lui.
  < È vero, non mi appartenete. Ma siete mia. Non consento a nessun uomo di posare gli occhi su di voi in quel modo.>  le ruggì contro mentre la fissava con aria severa.
  < Allora dovrete estrarre molte orbite oculari! E poi io non sono vostra! > rispose irritata la vampira mentre si lasciava trasportare nel ballo dall’ibrido. La musica si era fatta più calma, romantica.
Senza staccare gli occhi da lei Klaus fece scivolare la mano libera sotto quella di Caroline, per alzarle all’altezza delle loro spalle. La vampira posò automaticamente l’altra mano sulla spalla dell’ibrido.
  < Continuate a mentire a voi stessa, ma non potete negare l’attrazione che vi lega a me.>  le sussurrò maledettamente seducente contro le sue labbra.
Klaus chinò il viso di lato dolcemente e si avvicinò ancor più al viso della vampira.
Caroline chiuse gli occhi, troppo stordita dalle emozioni contrastanti che provava verso di lui. Voleva quel bacio, come negarlo?
Ma invece delle soffici labbra dell’ibrido la ragazza si ritrovò a contemplare la sua risata.
  < Oh no mia dolce Caroline, abbiamo fatto una scommessa ed intendo vincerla. Voi però mi sembrate molto vicina alla sconfitta.> scherzò con aria fin troppo felice ed eccitata l’ibrido mentre la trascinava in una gioiosa giravolta.
Caroline lo guardò stizzita e cercò di divincolarsi da lui.  < Non vi stavo baciando!>
 < Ma non stavate nemmeno opponendo resistenza.> osservò l’ibrido.
Touchè, maledizione! Touchè!
 < Va bene, cosa ne dite se ricominciamo da capo?> le domandò dolcemente Klaus mentre incatenava i loro sguardi.
 < Cosa intendete?> domandò la vampira ancora irritata.
 < Mi concedete l’onore di questo ballo?> le domandò sorridente l’ibrido mentre la faceva volteggiare sotto il suo braccio.
La riportò contro il suo corpo con un seducente strattone ed entrambi scoppiarono a ridere.
 < Come non potrei negarlo ad  un ballerino provetto come voi!> scherzò Caroline che finalmente riusciva a sentirsi rilassata. Se stessa.
Klaus le riservò un sorriso sincero, luminoso. Un sorriso così umano e gioviale da confonderla.
Per il resto del ballo si lasciarono trasportare dalle dolci note della musica, stretti l’uno all’altra in un abbraccio sicuramente poco consono. Persi l’uno negli occhi dell’altro.
Klaus avvicinò le sue labbra a quelle di Caroline e rimase fisso, combattendo contro la sua voglia di colmare quella breve distanza.
Quando la musica cessò si ritrovarono fermi al centro della sala senza nessuna voglia di allontanarsi. Fu Caroline la prima ad abbassare gli occhi, imbarazzata mentre Klaus le riservava un sorriso gentile e comprensivo.
 < Venite con me.> le sussurrò con aria sognante. Klaus fece scivolare il braccio di Caroline sotto il proprio e si indirizzò verso una delle porte finestre che si stagliano sul lato della sala.
 < Niklaus, questo ballo credo sia il migliore che abbiate mai organizzato. È tutto incantevole.> un ragazzo sulla trentina, alto, moro ed affascinante si parò davanti a loro, accompagnato da una ragazza dai capelli rossi ed il viso a forma di cuore.
 < Non è merito mio devo ammettere.> rispose con tono falsamente educato l’ibrido.
 < Siete stata voi?> domandò stralunato il ragazzo guardando Caroline.
 < Si, come avete fatto ad indovinarlo?> la vampira percepiva l’impazienza di Klaus, non voleva di certo perdere tempo a chiacchierare con i suoi ospiti, ma la reazione del giovane l’aveva davvero incuriosita.
 < Il modo in cui Niklaus lo ha detto …> osservò con fare  enigmatico. < Avete fatto davvero un ottimo lavoro … ?>
 < Caroline.> rispose gentilmente la vampira. Cercò di sorridere alla giovane ragazza davanti a lei, ma sembrava essere un ornamento appeso al braccio del suo accompagnatore.
 < Miss, Milady … come dovrei chiamarvi?> domandò l’uomo.
 < Basta così.> tuonò perentorio l’ibrido catturando tutti gli sguardi su di lui.
 < Se siete venuto qui per indagare sulla mia vita privata, potete andare. Adesso!> ruggì l’ibrido con aria minacciosa.
L’uomo balbettò qualcosa, cercando di scusarsi ma lo sguardo di fuoco che Klaus gli rivolse lo fece desistere. Sotto lo sguardo di tutti, il gentiluomo e la sua dama lasciarono in fretta la sala.
 < Perché lo avete fatto?> gli domandò scioccata Caroline, con tono d’accusa.
 < Vi stava apertamente offendendo.> sibilò iracondo l’ibrido mentre stringeva la presa attorno al braccio di Caroline e ricominciava a camminare verso la sua vecchia destinazione.
 < Cosa? Aveva solo chiesto il mio nome?> si, Klaus era ufficialmente uscito fuori di testa.
 < Caroline, ma come fate a non capire? Siete così ingenua … Cercava di capire con quale titolo chiamarvi. Voleva sapere se siete la mia cortigiana, la mia amante o la mia puttana.> sentenziò duramente, mentre si fermava per osservare la reazione di Caroline. Era ancora arrabbiato, si vedeva.
 < Oh …> sussurrò fuori la vampira, scombussolata.   < E che differenza c’è? > non riusciva davvero a capirlo.
Klaus scrollò la testa con fare disperato e si accostò al tavolino dei liquori.
 < Sareste la mia cortigiana se foste una prostituta di mestiere ed io vi avessi pagato. La mia amante se foste di nobili natali, magari sposata ma in una relazione adultera con me, mentre sareste … se foste una serva e vi obbligassi a venire a letto con me.> parlò lentamente, con fare calmo mentre versava il whisky in due bicchieri di cristallo.
Ne passò uno a Caroline che lo afferrò prontamente e mandò giù una lunga sorsata. Si sentiva la gola in fiamme.
 < E cosa sarei io per voi in realtà?> domandò con voce strozzata. Quello strano modo di pensare era mille miglia lontano dal suo mondo. Ma era il mondo di Klaus. E all’improvviso non poteva fare a meno di domandarsi cosa fosse lei per lui. Uno strano panico si impossessò delle sue membra in attesa di quella risposta.
Lo sguardo di Klaus si fece calmo, dolce. Con la mano libera accarezzò il viso di Caroline mentre le rivolgeva un sorriso disarmante.
 < Voi siete Caroline. Non esistono etichette che possano imprigionare il vostro spirito.> le disse con tono rassicurante. Sembrava quasi sconvolto dal fatto che lei non lo capisse.
Bella risposta, pensò Caroline mentre riprendeva a respirare.
 < Ma se proprio questa gente deve parlare di voi, che vi pensi come la dama che sto cercando in ogni modo di conquistare. Siete una donna libera Caroline e spero che un giorno potrò chiamarvi mia.> gli occhi blu dell’ibrido si legarono ai suoi con così tanta devozione e profondità da farla sentire nuda di fronte a lui.
 < Provo qualcosa per voi.> sbuffò fuori Caroline senza trovare il controllo della sua bocca.
 < E le splendide parole che mi rivolgete mi fanno sentire… bene. Riuscite a rendermi persino felice delle volte, certo quando non fate di tutto per irritarmi a morte.> scherzò la vampira nel tentativo di alleggerire l’atmosfera. Si portò a guardare il bicchiere che teneva tra le mani e ne mandò giù un’altra profonda sorsata. Cosa stava facendo?
 La mano di Klaus le sollevò dolcemente il viso. Voleva vederla in quell’istante, doveva riuscire a credere con i suoi occhi che le parole di Caroline fossero reali.
Il sorriso di Klaus … quel sorriso. In quel preciso momento sembrava un giovane innamorato, così felice da far accendere della stessa gioia i suoi profondi occhi blu.
 < Alla fine avete ceduto.> scherzò facendola ridere.  < Voglio mostrarvi una cosa.>
Klaus afferrò il suo bicchiere e lo posò sul tavolino, la prese sottobraccio e la guidò in silenzio oltre la porta finestra più vicina.
Quei giardini di notte sembravano incantati e la luce lunare quella sera sembrava così forte da stendere il suo candido velo in ogni dove.
Camminarono per un po’ in silenzio, scambiandosi sguardi imbarazzati o sognanti ed osservando il mondo attorno a loro.
 < Vorrei mostrarvi così tante cose. Questo mondo a volte sa essere un incantevole luogo in cui vivere, ma per stasera ,mi accontenterò di mostrarvi il mio. > disse a voce bassa, suadente l’ibrido mentre le stringeva la mano. Caroline gli rispose con un sorriso solare e piacevolmente sorpreso.
Klaus si fermò all’improvviso.  < Eccoci arrivati.> aprì una porta che si trovava sull’ala est del castello e da vero gentiluomo si inchinò, facendola entrare per prima.
La stanza era completamente al buio ma quell’odore era inconfondibile.
 < Aspettate.> le sussurrò seducentemente Klaus prima di allontanarsi da lei. Accese le candele sfruttando la super velocità da vampiro, così che in un attimo Caroline si ritrovò immersa nello studio di Klaus.
Quadri di ogni dimensione erano appesi ovunque, qualcuno era adagiato a terra, altri erano coperti. Foreste di pini, la Sfinge, immense distese di grano, il Colosseo e persino una mandria di cavalli si materializzarono davanti a lei lasciandola senza parole.
Caroline si accese in un sorriso mozzafiato, che non venne interrotto nemmeno dall’avvicinarsi suadente dell’ibrido.
Klaus si fermò pochi centimetri di fronte a lei.
 < La mia passione.> sussurrò senza staccare gli occhi dai suoi.
Le mani di Caroline si gettarono sul suo volto e le sue labbra si schiantarono voraci e sensuali su quelle dell’ibrido. Non le importava di perdere la scommessa, non avrebbe tollerato un altro giochetto sensuale da parte sua, senza avere prima un bacio.
Klaus rispose al bacio con prontezza, vorace, repentino come un cobra. Afferrò rudemente il bacino di Caroline e lo premette contro il suo, mentre un ruggito sommesso gli usciva dalle labbra.
La lingua di Klaus scivolò sinuosa e dirompente dentro la sua bocca per dare vita ad una danza inebriante.
Oh mio Dio, lei doveva avere di più, lei doveva sentirlo contro la sua pelle!
Caroline lo scaraventò contro il muro, facendolo inciampare in qualche quadro. Nessuno dei due ci fece troppo caso. Si gettò contro di lui, facendo aderire perfettamente i loro corpi. Le mani di Caroline scivolano frenetiche sul petto, l’addome e la schiena di Klaus facendolo andare fuori di testa.
L’ibrido la afferrò per le cosce e la fece salire su di lui.
Le gambe di Caroline erano intrecciate dietro la vita di Klaus, che con desiderio travolgente e possessivo continuava a baciarla senza interruzione.
Sentire la mani di Klaus sorreggerla le fece andare il sangue in ebollizione. Una mano ferma, rude contro il suo fianco, l’altra aperta, seducente contro la sua natica.
 < Oh al diavolo tutto.> sussurrò fuori la vampira tra un bacio e un gemito di piacere.
Afferrò il bavero della giacca di Klaus e la aprì, rompendone i bottoni e la camicia sottostante.
Fu in quel momento che Klaus la depositò a terra contro voglia. Si tolse con velocità vampiresca giacca e camicia e riafferrò Caroline per la vita, schiacciandola contro di lui facendoli scoppiare a ridere.
Mentre le sue mani scorrevano seducenti sulla schiena di Caroline, a slacciare i lacci del vestito, la lingua di Klaus si divertiva a tormentare il collo della vampira.
Un gemito di piacere e Caroline sentì il vestito scivolare a terra.
Si afferrò con maggior bisogno alle spalle di Klaus e lo baciò con tutta la passione che le incendiava il cuore.
Klaus la afferrò dolcemente per la vita e scostò le sue labbra da lei.
Caroline lo fissò allarmata e ansante.
 < Alla fine avete ceduto voi, posso vedere.> scherzò l’ibrido senza alcun tono d’accusa o di vittoria. Solo gioia.
I due scoppiarono a ridere assieme, ma Klaus si fece subito serio quando il suo sguardo si posò sulla leggera sottoveste di seta della vampira. Ne stropicciò il tessuto adagiato sotto la sua mano, posata contro la vita di Caroline.
 < Ne siete sicura?> domandò con aria seria tornando a fissarla negli occhi.
Caroline rispose alla sua domanda con uno smagliante sorriso. A dire il vero un po’ divertito.
 < È per questo che vi siete fermato?> domandò con aria incredula.
 La dolcezza e la serietà con la quale Klaus ricambiò il suo sguardo la fecero sentire inopportuna, ma … al sicuro.
 <  So di aver scherzato a lungo con voi su questo fatto, ma non voglio che vi sentiate obbligata, non voglio che ve ne pentiate.> la ruga di preoccupazione che era comparsa sulla sua fronte le scaldò il cuore.
Caroline fece scorrere le mani sul petto dell’ibrido, sempre più sù fino ad intrecciarle dietro la sua nuca.
 < Volete farmi sentire una poco di buono o volete che vi implori, mio cavaliere?> scherzò la ragazza.
Lo sguardo di Klaus si accese di desiderio ed eccitazione, abbandonando in un istante la preoccupazioni dell’attimo prima.
Sollevò Caroline, prendendola in braccio con uno scatto felino e le rivolse il più seducente e malizioso dei sorrisi.
 < Non si dica mai che ho lasciato insoddisfatta una donzella.> scherzò facendola scoppiare a ridere. Si indirizzò con la super velocità fuori dalla studio, diretto nella sua stanza.
Sapeva che sfruttando le sue doti sovrannaturali, nessun occhio umano avrebbe potuto vederli.
Ma le urla,  il rumore di vetri infranti e il frastuono che ne seguì interruppero la sua marcia.
Klaus si immobilizzò ancora con Caroline tra le braccia. Era appena uscito dalla porta e quel delirio era cominciato all’improvviso. Sentiva odore di bruciato, di sangue. Cosa diavolo stava succedendo?
Depositò Caroline a terra, anche lei allarmata quanto lui.
 < Va nelle tue stanze Caroline, ora!> non era stato un ordine, ma una supplica dettata dalla sua disperazione. Non poteva saperla in pericolo.
Caroline ricambiò il suo sguardo preoccupato e sembrò combattere contro se stessa, ma l’attimo dopo era scomparsa.
Klaus gettò fuori un sospiro di sollievo e schizzò verso il Salone degli Specchi. Era da lì che proveniva tutto il frastuono.
La scena apocalittica che gli si parò davanti lo lasciò senza parole.
C’erano persone riverse a terra in un lago di sangue, altre che si accalcavano contro ogni uscita nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme o … ai lupi.
Ogni vetrata era in frantumi, una quindicina di lupi mannari aggredivano e divoravano ogni cosa trovavano sul loro cammino.
Il suo sguardo corse ad Elijah e Rebekah, erano bloccati in un angolo del salone, completamente accerchiati dai lupi.
In un attimo Klaus fu al loro fianco. Spezzò la gamba di uno dei tavolini della sala e avvicinandola alle fiamme creò una fiaccola.
Cominciò ad agitarla davanti al muso delle bestiacce mentre Elijah seguiva l’idea del fratello e si muniva anche lui di quell’arma improvvisata.
 < Dove eri finito fratello?> gli domandò Elijah mettendosi al suo fianco. Poi osservando il petto nudo di Klaus, alzò un sopracciglio ed annuì divertito. < Capito.>
 < Cosa è successo?> domandò l’ibrido al fratello mentre con la coda dell’occhio notava che anche Rebekah si era ripresa dallo shock e si era armata.
 < Stavamo ballando, tutto era normale. All’improvviso i lupi hanno infranto le finestre e gettato a terra i candelabri e la stanza ha preso fuoco. Dovremmo fuggire.> osservò con tono calmo Elijah mentre gettava a terra un lupo che aveva avuto la pessima idea di scagliarsi contro di lui, allontanandosi dal branco.
 Fu Rebekah a finire l’opera spezzandogli l’osso del collo col piede.
 < Brutti pidocchiosi, fareste bene ad andarvene se non volete fare la stessa fine del vostro amico!> gridò la vampira.
I lupi sembrarono alzare un ringhio lamentoso alla vista del loro compagno morto ed in un attimo, all’unisono si lanciarono tutti all’attacco.
Klaus stava tentando di mettere se stesso in prima fila. Il morso di un lupo non lo avrebbe di certo ucciso, ma non sapeva se poteva infettare i suoi fratelli.
Aveva ucciso due lupi con un colpo netto alla testa, ed aveva dato fuoco ad un terzo. Ma uno di loro, approfittandosi della sua distrazione si era gettato contro il suo braccio, mordendolo fino a straccarne la carne.
Elijah aveva afferrato il lupo e scaraventato dall’altra parte della sala, ma in quel momento Rebekah stordita dalla vista del fratello ricoperto di sangue, scoprì il collo ad uno dei suoi assalitori.
 < Rebekah!> urlò l’ibrido, a terra e con un braccio quasi del tutto andato.
Non poteva vederla morire così, davanti ai suoi occhi.
Ma in quell’istante una Furia dai capelli dorati si parò davanti a Rebekah e utilizzando un candelabro come una mazza da baseball colpì il lupo sul muso facendolo capitolare a terra.
La vampira fissò con aria preoccupata l’ibrido, che a sua volta la stava fissando scioccato e furente.
Caroline si voltò in direzione di Rebekah.  < Usa questa.> e le consegnò tra le mani una strana piantina.
 < Strozzalupo.> sussurrò l’Originale rivolgendole un sorriso di ringraziamento.
Caroline si voltò verso i lupi rimanenti. Elijah era intento a fermare due di loro, mentre Klaus era già tornato in piedi.
La vampira afferrò qualcosa dal suo corpetto e lo lanciò contro i lupi facendoli indietreggiare. La gita a cavallo di quella mattina si era rivelata più fruttuosa di quanto si aspettasse. Aveva potuto notare con stupore numerose piante di strozzalupo nel bosco.
Klaus si portò al suo fianco e parando una mano davanti a lei, la fece indietreggiare di un passo. Per portarla dietro di lui.
 < Ti avevo detto di andare via Caroline.> sibilò mentre riafferrava la fiaccola e la agitava davanti ai lupi.
 < Ed io ti ho fatto una promessa. Non avrei mai potuto lasciarti da solo a combattere.> lo rimproverò la vampira.
Il ruggito profondo e spettrale che Klaus gettò fuori alla vista di un lupo che puntava la gola di Caroline, fece abbassare le orecchie degli animali e rabbrividire tutti loro.
 < Lei non si tocca.> ruggì fuori prima di gettarsi contro il lupo e rompergli l’osso del collo.
Fu in quel momento che Caroline notò Sam riverso a terra in un mare di sangue.
Senza pensarci due volte si gettò su di lui e constatò con sollievo che respirava ancora. Morse il suo polso e lo portò vicino alle labbra dell’amico facendolo bere ma in quel momento un lupo le morse la caviglia trascinandola verso di lui.
Klaus fu vicino a lei in un secondo. Afferrò il lupo per la coda e lo scaraventò contro il muro. Solo sentire il rumore delle sue ossa che si spezzarono riuscì a tranquillizzarlo.
 < Sono solo tre, puoi gestirli?> domandò Klaus al fratello.
Elijah lo fissò negli occhi ed annuì sicuro, così fece Rebekah ponendosi al suo fianco.
Klaus prese tra le braccia Caroline e corse via dalla sala.
In un battito di ciglia si ritrovarono alla cascata che quella mattina era stata la meta della loro cavalcata.
Klaus adagiò Caroline contro un albero e controllò la sua caviglia.
 < Ti ha morsa.> sibilò fuori come se fosse stata una bestemmia.
 < Non è niente.> sussurrò Caroline che già cominciava a sentire il veleno bruciarle la pelle.
 < Non è vero! Perché diavolo devi metterti sempre nei guai? Perché non puoi darmi retta una dannata volta!> le sbraitò contro l’ibrido tirandosi in piedi.
 < Sam stava morendo!> gli urlò contro la vampira scioccata.
 < Tu stavi morendo, dannazione non lo capisci? Se ti avesse morsa alla gola? Se ti avesse strappato a morsi la testa?> non lo aveva mai visto così furioso. Le stava persino dando del tu.
 < Non potevo non intervenire!> rispose con le lacrime agli occhi la ragazza.
Klaus si immobilizzò per guardarla. Caroline stava piangendo, la sua Caroline stava piangendo. Tutta la rabbia svanì di colpo, si chinò davanti a lei e le afferrò il viso tra le mani, le sorrise e con una mossa rapida corse alle sue labbra dischiuse per placare il loro terrore.
Un bacio vorace, passionale ma dolce, calibrato. Sembrava temere di farle del male, ma le loro labbra bruciavano dello stesso desiderio. Dovevano sapere di non essersi persi.
Caroline staccò le labbra da lui e lasciò le lacrime scorrere libere sulle sue guance.
 < Il tuo braccio.> sussurrò piangendo.
Klaus le sollevò il volto con le dita, rivolgendole il più amorevole dei sorrisi.
 < Sta già guarendo, non preoccuparti.> disse mentre le scostava i capelli dal viso e giocava con i diamanti del diadema che ancora le impreziosiva la fronte.
Caroline gli rivolse un sorriso provato ma sincero.  < Non posso perderti.> sussurrò quasi singhiozzando.
Il volto di Klaus si contorse in una smorfia di dolore, non poteva vederla soffrire in quel modo. Le accarezzò il viso con entrambe le mani e la baciò con dolcezza, lentamente. Sembrava voler prolungare il contatto tra le loro labbra per sempre.
 < Non mi perderai, ma non sono certo di poter dire lo stesso di te se continui a metterti in prima linea in questo modo.> cercò di farla sorridere. Ci riuscì nonostante il tono di rimprovero della sua voce.
< Non credo riusciremo mai a trovarci d’accordo su questo.> gli rispose Caroline cercando di soffocare le lacrime.
Klaus le sorrise e la baciò di nuovo, con più passione. Ogni bacio sembrava essere una piccola riprova dell’averla lì, davanti a lui, viva.
Caroline si afferrò alle sue spalle e cercò di soffocare il terrore provato, in quelle magnifiche labbra.
Una sensazione di pace riuscì ad avvolgerla facendole dimenticare il dolore. Le sue mani corsero lungo il petto nudo dell’ibrido mentre quelle di Klaus le avvolsero la vita per farla scivolare a terra.
Si portò sopra di lei, reggendo il suo peso sul braccio ancora sano mentre con l’altro le accarezzava il collo.
Quei baci, quelle labbra. Sembravano essere diventati il loro ossigeno. Si sentivano completi, al sicuro… felici solo quando le labbra dell’altro sfioravano le proprie.
 < Non vi perderò.> sussurrò con tono possessivo e perentorio l’ibrido, contro la bocca della ragazza.
Klaus fece scivolare il vestito di Caroline lungo il suo busto. Aveva ri indossato frettolosamente l’abito del ballo, il corsetto ancora slacciato si rivelò provvidenziale.
 < Dovete bere il mio sangue.> sussurrò seducente Klaus contro il collo di Caroline.
La vampira lo fissò spiazzata, ma ben presto capì che l’ibrido aveva ragione. Il veleno aveva già cominciato a far salire la sua temperatura corporea. La vampira annuì mordendosi le labbra. Non sapeva perché, ma assaporare il angue di Klaus mentre era mezza nuda sotto di lui sembrava avere tutto un altro sapore rispetto alle altre volte in cui lo aveva fatto. C’era una complicità ed una tenerezza tra loro che mai prima era riuscita ad avvolgerli completamente.
Klaus morse il suo polso e lo avvicinò alla bocca della vampira. Caroline posò dolcemente le sue labbra sulla ferita, ma al contatto col sapore inebriante del sangue di Klaus perse totalmente il controllo. Affondò i canini nella sua carne e succhiò avidamente quel nettare vitale ed afrodisiaco. Da quando non si nutriva? Diavolo, stava morendo di fame. Come aveva fatto a non accorgersene!
Klaus chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella sensazione di abbandono e condivisione che mai aveva provato prima d’allora. Non aveva mai condiviso il suo sangue con nessuno. Non così, donare non era mai stato il suo forte, ma con lei sentiva di poter fare a meno persino della sua anima, se ancora ne avesse avuta una. Gliela avrebbe donata, come in realtà stava facendo.
In preda ad una strana estasi Klaus afferrò la nuca di Caroline per aiutarla a bere, mentre le mani della vampira si aggrappavano al suo braccio per premerlo con desiderio contro la sua bocca. Con un gemito il viso di Klaus affondò nel collo di Caroline, saggiandone il profumo.
Vi depositò un dolce bacio che fece tornare Caroline alla realtà. Si staccò all’improvviso dal suo polso e lo fissò scioccata. Klaus sollevò un poco la testa per sorriderle in modo maledettamente malizioso.
 < Ne stavo bevendo troppo.> disse in un soffio la vampira, ancora sotto shock. Aveva il fiatone e la testa le girava vorticosamente. Sentiva tutte le terminazioni nervose del suo corpo accendersi, bruciare. Si passò la lingua sulle labbra, quel sapore … era inebriante.
 < Perché non mi avete fermata?> lo rimproverò la vampira ad occhi sbarrati.
In quel momento la mano di Klaus si posò sulla coscia di Caroline, la strinse affondando seducentemente le dita nella tenera carne della vampira.  < Volete fermarmi?> sussurrò contro le labbra della vampira mentre fissava gli occhi in quelli di lei. Caroline deglutì, ancora ansante senza essere in grado di emettere una parola. La situazione era tremendamente seducente.
La mano di Klaus scivolò sinuosa fino alle sue natiche e risalì lasciando una scia di fuoco e brividi lungo il fianco di Caroline.  < Ed ora?> le domandò con la voce resa rauca dal desiderio. Si avvicinò ancora di più alle labbra di Caroline, le sfiorò impercettibilmente ma non la baciò.
 < Klaus …> sospirò Caroline ormai incantata dalla stupenda creatura che si ergeva sopra di lei.
Un angolo della bocca dell’ibrido si alzò in un sorriso malizioso e complice. La mano di Klaus sfiorò il seno della ragazza fino a raggiungere la spalla. Con un solo dito fece scivolare la spallina della sottoveste di Caroline.  < Adesso?> domandò di nuovo, con aria seducente.
Ok, aveva capito il concetto! Ora basta! Caroline afferrò con foga la nuca di Klaus e lo portò  rudemente contro le sue labbra. Lo desiderava da morire.
Klaus rispose al bacio facendo muovere la sua soffice bocca sulle labbra di Caroline. Le sue mani corsero a sollevarle la sottoveste mentre baciava con foga il viso, il collo ed infine le la labbra della vampira.
Caroline gettò la testa indietro lasciandosi sfuggire un gemito di piacere che fece perdere definitivamente qualsiasi inibizione a Klaus.
Senza smettere per un momento di baciarla con vorace passione, l’ibrido fece scorrere la leggera sottoveste di seta di Caroline fino alla sua pancia. La vampira lo aiutò a toglierla completamente tra un bacio e l’altro.
Klaus rimase immobile, esterrefatto dinanzi alla bellezza di Caroline. Rimase retto sulle sue braccia a guardarla, dolce e seducente, completamente nuda stesa sotto di lui. No, nulla avrebbe mai potuto eguagliare quel momento. In cinquecento anni di vita, quell’attimo era l’unico che Klaus sentisse sarebbe mai valso la pena rivivere.
Caroline lo fissò accennando un sorriso timido ma stranamente malizioso. Klaus si accese allora in un sorriso solare ed incredulo. La sua Caroline, era il suo porto e la sua tempesta.
 < Non lo trovo giusto.> disse trattenendo un sorriso la vampira.
 < Cosa amore?> domandò solare l’ibrido prevedendo l’imminente battuta di Caroline.
 < Fissare una signora quando voi siete ancora vestito.> scherzò la vampira mentre faceva scivolare le mani lungo l’addome tonico dell’ibrido fino ai suoi pantaloni.
 < Che maleducato. Aspettate, possiamo sempre rimediare.> disse mentre si slacciava i primi bottoni. I due amanti scoppiarono a ridere assieme prima di scontrarsi in un nuovo, seducente e dirompente bacio.
I pantaloni di Klaus scivolarono al suolo e l’ibrido adagiò seducentemente il suo corpo contro quello di Caroline, pelle contro pelle. La vampira lo fissò allarmata, sentiva ogni parte del suo corpo andare in ebollizione a contatto con lui, con Klaus, con le use mani, il suo torace muscoloso, le sua braccia, la sua pelle.  Ma stava facendo la cosa giusta?
 < Quando vi ho detto di volervi donare il mondo non scherzavo. Me stesso però è la cosa più preziosa che ho da offrirvi. Prendete tutto, sono vostro. > Le disse con aria seria e rassicurante Klaus mentre la fissava magneticamente negli occhi, donandole una promessa sempiterna.
Si, stava facendo la cosa giusta.
Il sapore delle dolci labbra di Klaus cancellò ogni suo dubbio mentre con un movimento sinuoso, dolce affondava dentro di lei per fondersi in un corpo solo, una persona sola … un’anima sola.
 
 
 
Allora ragazze che ne pensate? Avrei voluto approfondire un po’ di più la situazione finale ;-), ma non sapevo se vi avrei scandalizzate o meno, quindi chiedo prima il vostro parere! Nel caso in cui volessi scendere nel dettaglio, non vi scandalizzereste vero? Penso comunque di rimanere fedele al rating arancione, beh più o meno ;-). Un bacio grande a tutte voi e … come sempre critiche, consigli, futuri desideri per la storia sono più che ben accolti! Spero tanto di non avervi deluso!

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Capitolo 13
*** Col senno di poi. ***


Ok, ok! Parliamone … Tutte voi mi avete accertato del fatto che non vi sarete scandalizzate ed io vi ho preso in parola! Quindi se il capitolo sarà troppo hot sarà colpa vostra! =) Scherzo ovviamente… allora torniamo serie. È stato difficile scrivere questo capitolo, spero solo di non aver esagerato in un senso o nell’altro, adoro il fatto che la fanfiction vi stia piacendo così tanto quindi non voglio in alcun modo deludervi e non voglio farvi odiare un capitolo. Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate e fatemi tirare un sospiro di sollievo vi prego =), nel caso in cui il capitolo fosse un flop, non avrò problemi a cancellarlo e riscriverlo, davvero. Ok, ora basta con le parole… vi lascio ai fatti ;). Buona lettura! Ah solo un’altra cosa…GRAZIE a tutte voi per i commenti ed il calore che mi dimostrate! Siete tutte fantastiche!
 
 
Non c’era stato un solo attimo in cui i loro occhi non erano stati fissi gli uni negli altri. La devozione con la quale Klaus l’aveva guardata fin dal primo istante le aveva fatto scordare tutti i dubbi, tutte le incertezze.
Lei era sua, era dannatamente vero. Ci aveva messo troppo tempo per capirlo.
Il modo lento e seducente in cui era entrato dentro di lei, le sue mani calde, rudi che l’avevano stretta saggiando ogni parte del suo corpo e poi quei baci… la stava divorando avidamente, stava marchiando a fuoco ogni parte di lei a cominciare dalla sua bocca. Era stato tutto tremendamente stupendo.
Perfetto.
La passione che li stava bruciando da tempo si era mescolata, in egual misura, col desiderio di non far finire mai quel momento. Quello in cui avevano capito stavano facendo la cosa più perfetta al mondo … amarsi.
Ogni contatto tra di loro sembrava troppo breve, troppo limitato. Si erano rincorsi, cercati, baciati con foga e bruciante desiderio solo per giungere a quel preciso istante.
Il modo in cui Klaus incurvò la schiena per entrare lento e maledettamente seducente dentro di lei la fece impazzire. L’ibrido sembrava voler assaporare ogni più piccolo movimento, ogni falcata, ogni brivido.
Con un gemito di rimprovero Caroline riuscì ad attirare l’attenzione di Klaus, che allontanò a malincuore le sue labbra da quelle infuocate della vampira e intrecciando le sue dita tra i capelli di lei le rivolse un sorriso vittorioso e divertito.
 < Cosa c’è? Mi desiderate troppo?> domandò con aria maliziosa l’ibrido.
La vampira cercò di non fargli notare il brivido d’eccitazione che l’aveva percossa nell’attimo preciso in cui Klaus, proferendo quelle parole, era uscito e rientrato dentro di lei così lentamente da farle mancare l’aria.
 < Affatto…è che comincio ad annoiarmi.> proferì in una specie di sussurro smorzato. Del tutto poco convincente.
Klaus scoppiò a ridere e fece scivolare la sua mano sul seno della vampira. < Siete … indescrivibile. Lasciatemi rimediare al mio onore, vi prego.> scherzò Klaus mentre incurvava la schiena in un modo che riusciva a farle salire il sangue alla testa.
Suo malgrado Caroline rise della risposta di Klaus.  Realizzò in un attimo che mai prima di quel momento era riuscita a sentirsi così a suo agio con un uomo. Almeno non in quella situazione. Riuscivano a scherzare, a parlare … ad amarsi come se quello che stessero facendo fosse la cosa più naturale del mondo. Erano complici, compagni, amici ed amanti in una volta sola. Ed era stupendo.
I suoi pensieri furono interrotti dall’urgenza dei baci di Klaus. Il messaggio era chiaro, basta parlare.
 < Caroline …> gemette l’ibrido contro le sue labbra, facendola rabbrividire. Possessione, devozione, amore, piacere, passione andarono a confluire in quella semplice parola. Le mani dell’ibrido corsero ad afferrare il viso di Caroline per portarlo più vicino al suo, per far collidere le loro labbra in un bacio senza parole.
Quando Caroline riuscì a trovare la lucidità mentale per allontanare le labbra da lui, per guardarlo negli occhi … sentì qualcosa di ancor più magico scattare tra di loro. Dentro di lei.
 < Io vi … io credo di ….> aveva sussurrato la ragazza senza pensarci, senza riuscire a capire che quello che stava per dire era vero, così vero da farle male. Una strana eco era risuonata nella sua testa, prendendo il sopravvento. Non poteva finire quella frase, aveva la gola secca ed il cuore le batteva all’impazzata.
Klaus la fissò stupefatto, gli occhi spalancati ed il fiato corto. Poi si accese nel sorriso più sereno e commosso che Caroline avesse avuto l’onore di osservare. Sul viso di chiunque.
 Le accarezzò il viso con la mano e affondando lentamente dentro di lei, gemette di piacere. Posò la fronte su quella della vampira e chiuse gli occhi, estasiato.
 <  Va tutto bene … Siete voi Caroline. Solo voi.> sussurrò seducentemente, con un tono quasi commosso.
I due incatenarono i loro sguardo nello stesso attimo. Caroline si accese in un sorriso solare e felice, sembrava risplendere della luce che solo lei era riuscita a portare nella sua vita.
E poi quel bacio … oh, quel bacio. Era stato il momento più emozionante, più doloroso e maledettamente travolgente della loro vita.  Come due pianeti che vengono a collidere, un esplosione dalla forza dirompente li aveva storditi, avvolti e poi … magicamente quei due pianeti avevano cominciato a girare l’uno intorno all’altro, attratti dalle rispettive orbite.
Fu in quel momento che Caroline perse la pazienza. Il modo calmo, seducente e rispettoso con cui Klaus stava facendo l’amore con lei, la faceva bruciare di desiderio fino ad infiammarle il cuore e la mente. Doveva sentirlo, contro di lei, sentire le sue labbra, le sue mani, il suo corpo con più forza.
Utilizzando la velocità vampiresca si era portata sopra di lui, senza allontanare le loro labbra ed aveva cominciato a muoversi sinuosa, seducente.
Le mani di Klaus corsero con un ruggito alla sua vita, afferrandola con possesso. Gettò la testa indietro eccitato e sopraffatto dalle emozioni, come non lo era mai stato in vita sua. Caroline non riuscì a resistere all’invito che il collo scoperto di Klaus le stava offrendo.
Si avventò contro la sua carne ricoprendola di baci, mordendola sommessamente. Quando con la punta della lingua scivolò sulla sua pelle, Klaus emise un risolino strozzato facendola sorridere a sua volta. Ah allora anche lei riusciva a farlo uscire fuori di testa!
Rallentò volutamente la falcata, non era solo lui l’unico in grado di farla impazzire, torturandola con il suo corpo, con quella dolce attesa.
Mordicchiò il lobo dell’orecchio di Klaus, facendogli perdere del tutto il controllo.
 < Impertinente.> sbuffò fuori Klaus afferrandola con una mano dietro la nuca e con l’altra sul braccio.
Con uno strattone la portò nuovamente sotto di lui e affondando dentro di lei con maggiore forza e maggiore urgenza la sentì gemere di piacere.
Era ufficiale, non riuscivano a smetterla di provocarsi nemmeno mentre facevano l’amore.
Caroline sollevò il bacino andando incontro ad ogni nuova, possente falcata dell’ibrido. Le loro mani sfioravano ingorde ogni parte del loro corpo fino a quando, con un gemito di piacere, Caroline si sentì investire da quella sensazione familiare e travolgente, che mai prima però era riuscita a sconvolgerla così tanto. Eppure non era un pivellina … ma Klaus era stato semplicemente.. fuori dalla norma. Diamine fuori dall’atmosfera!
L’ibrido divorò la bocca della vampira di baci passionali, febbricitanti, eccitato come mai lo era stato in vita sua, dalla vista di Caroline andare completamente in estasi grazie a lui.
Un altro movimento veloce e la vampira lo aveva riportato schiena a terra, sovrastandolo. Lo baciò con una devozione emozionante e decise di tormentarlo col suo fare seducente e accattivante.
Klaus portò indietro la testa, afferrò i fianchi ondeggianti di Caroline e si lasciò travolgere dall’estasi del piacere.
Caroline gettò fuori un sospiro affaticato e crollò sopra di lui, facendoli scoppiare a ridere assieme.
 < Siete …> sussurrò Klaus con il fiatone senza riuscire a trovare le parole adatte per descrivere quello che sentiva fargli battere il cuore all’impazzata in quel momento.
 < Impertinente?> scherzò Caroline fissandolo maliziosa negli occhi.
Klaus scoppiò a ridere e le posò una mano sul viso scostandole i capelli. Le sorrise con il sorriso di un uomo innamorato.
 < Già.> scherzò l’ibrido prima di sollevarsi per afferrare Caroline per la schiena, stringerla in un seducente abbraccio e baciarla. Erano ancora stupendamente intrecciati.
Un brivido caldo attraversò il corpo di Caroline che intrecciò istintivamente le sue dita ai capelli di Klaus e rispose al bacio con passione e devozione.
Diavolo, gli aveva quasi detto che lo amava! La vampira si scostò dalle labbra dell’ibrido e rimase ad occhi sbarrati a fissarlo.
 < Cosa c’è?> domandò allarmato Klaus.
  < Niente … niente.> sussurrò Caroline accennandogli un sorriso rassicurante. Cosa diavolo aveva fatto? Perché non riusciva mai a tenere la bocca chiusa? E poi … era vero? Lo amava? Ricordò l’attimo di irruenta realizzazione che l’aveva spinta a dirgli quelle parole… diamine, era vero. Lei lo amava ... wow. Non se ne era mai accorta prima.
Forse era stata troppo presa a tormentarsi con i dubbi ed i sensi di colpa, forse vedere Klaus così dolce, così suo l’aveva svegliata dal torpore che le stritolava il cuore. Klaus … il suo Klaus. Era bello pensare a lui in quel modo.
In un attimo di foga Caroline gettò le braccia attorno al collo dell’ibrido e lo fece cadere di nuovo schiena a terra, portandola con sé. Scoppiarono entrambi a ridere e il timore dell’attimo prima svanì nei loro cuori.
 < Oh signorina Forbs, mi fate impazzire.> sussurrò seducente l’ibrido prima di baciarla e decidere che per quella notte non sarebbe mai riuscito a dire basta. 
 
 
Caroline era rivolta a pancia in giù, con una gamba intrecciata a quelle dell’ibrido e la testa posata contro la sua spalla. Con la punta delle dita si stava divertendo a disegnare strani ghirigori sul petto tonico di Klaus che a sua volta, con la mano del braccio immobilizzato,  giocava con i suoi capelli.
Teneva gli occhi chiusi, il viso rivolto verso le stelle era illuminato da un sorriso beato e sognante. Sembrava godersi il momento più bello della sua vita. Caroline si ritrovò estasiata a fissarlo, sorridendo dei suoi sorrisi.
 < Avete deciso di farmi impazzire?> domandò con tono scherzoso l’ibrido mentre apriva un occhio per guardala di sottecchi.
Caroline lo guardò stupita. A cosa si stava riferendo?
Allora Klaus afferrò la mano della vampira, che lo stava deliberatamente mandando su di giri e voltò la faccia per guardarla con aria maliziosa.
 < Pensavo voleste un po’ di riposo, sono un cavaliere. Dopo la quinta volta tendo a pensare che le mie dame siano sfinite.> la provocò alzando maliziosamente un sopracciglio.
Caroline strinse le labbra cercando di non scoppiare a ridergli in faccia, non voleva dargli quella soddisfazione, ma basandosi sull’espressione divertita del viso di Klaus non ci era riuscita molto bene.
 < Non volevo stuzzicarvi. La mia vicinanza deve davvero ammaliarvi se con un semplice tocco riesco a farvi perdere il controllo.> lo provocò a sua volta la ragazza.
Klaus si portò sopra di lei con fare autoritario, spiazzandola.  < Dal momento preciso in cui vi ho visto vi ho desiderata. Ed ho atteso Caroline, a lungo. Almeno per i miei standard … > scherzò infine dopo aver usato il più roco e seducente dei suoi toni. Caroline scrollò la testa divertita.
 < Vi amo … e così disdicevole trovare una tortura il solo vedervi camminare davanti a me senza potervi toccare?> le domandò con aria seducente ma rauca. Sembrava ricordare con timore quei momenti.
< No.> sussurrò la vampira portando le sue mani ad accarezzare il viso di Klaus. Lui l’amava … che dolce suono, che strane parole. Le aveva proferite con una tale naturalezza da farle scaldare il cuore.
 < Perché lo è stata. Ora che vi ho tra le mie braccia non voglio lasciarmi sfuggire un solo secondo, non voglio resistere più all’immenso desiderio che provo per voi. Quindi si, anche un semplice vostro tocco mi fa impazzire. Vi desidero adesso che vi ho avuta, ancora più di prima.>  e come per suggellare quelle parole si portò a baciare con passione la bocca di Caroline.
 < Aspettate, aspettate.> disse la vampira allontanando quelle stupende labbra da lei. Klaus la fissò sorpreso ma sereno.  < Avete detto di amarmi?> domandò quasi sotto shock la vampira.
Klaus le rivolse un sorriso così malizioso da farle venire voglia di prenderlo a schiaffi.
 < Volete parlare di sentimenti? Anche voi se non sbaglio prima stavate per dire qualcosa di importante, oppure volete dare la colpa  all’estasi del momento pur di non prendervi le vostre “colpe”?> Stupido ibrido! Possibile che doveva scherzare con quell’aria da seduttore incallito, anche su quello?
 < Smettetela. La cosa è tremendamente seria! Io … > ma in quel momento Klaus posò l’indice sulle soffici labbra di Caroline saggiandone seducentemente la consistenza. Incatenò i suoi profondi occhi blu a quelli di lei e le rivolse un sorriso rassicurante. < Vi ho detto che vi amo, cos altro c’è di più serio? L’ho detto e lo pensavo e potrei ripetervelo mille volte, ma questo non cambierebbe questa notte, il modo in cui l’avete vissuta. Non cambierebbe quello che provate per me, quello che c’è tra di noi. So che avete dei dubbi, so che domani questa notte potrebbe essere stata solo un immenso errore per voi, ma lasciamo le paure ed i nostri dubbi a domani. Questa notte è nostra, la realtà ci starà comunque aspettando al sorgere del sole.>
Caroline rimase immobile, persa in quegli occhi magnetici, in quelle dolci parole. Parole che lei stessa avrebbe potuto pronunciare. Klaus aveva ragione, quella che era riuscito ad unirli quella notte meritava di essere vissuto fino all’alba. Niente problemi, dubbi o ripensamenti … solo loro due.
  < Staranno bene a palazzo?> domandò Caroline ricordando improvvisamente i turbolenti avvenimenti di quella notte. Era strano, sembravano essere accaduti mesi prima.
Klaus le rivolse uno sguardo ammonitore. < Non avevamo detto di lasciare i problemi a domani?> domandò con aria scherzosa.
Caroline cercò di rispondere ma un rapido bacio dell’ibrido glielo impedì.  < E comunque stanno tutti bene, a parte qualche invitato. Elijah sarebbe già venuto a cercarci altrimenti e poi riesco a sentire qualcosa, se mi concentro. Stanno rimettendo a posto il Salone e … quel ragazzo sta bene.> sibilò infine l’ibrido. Parlare di Sam lo rendeva davvero furioso.
 < Riuscite a sentire fin da quaggiù?> domandò incredula la vampira.
  Klaus cominciò a giocherellare sovrappensiero col diadema che ancora decorava la fronte di Caroline, poi scese ad osservare il suo polso. Lo afferrò amorevolmente e passò il pollice sul braccialetto che le aveva regalato. Ne sorrise con aria tremendamente felice.
 < Sono un Originale Caroline. Vedo che il mio regalo vi è piaciuto.> osservò tornando a guardarla. Solo lei era rimasta stordita dal repentino cambio d’argomento?
 < Già … ma credo di aver apprezzato ancor più il gesto. Non dovete regalarmi cose preziose, ma qualcosa che abbia un significato. Per voi.> rispose Caroline mentre faceva scorrere le mani sulle spalle contratte dell’ibrido fino a intrecciare le dita dietro la nuca di Klaus.
 <  Perfetto, allora posso riprendermi anche il vestito.> scherzò l’ibrido mentre cercava di alzarsi per afferrare lo splendido abito color azzurrite che giaceva al loro fianco.
Caroline lo afferrò per le braccia e con uno strattone si portò sopra di lui ridendo.  < Non ho detto questo. E poi il vestito è un regalo di Elijah e non credo che a voi piacerebbe se tornassi al palazzo con indosso solo il mio diadema e questa maledetta cavigliera.>  lo stuzzicò la vampira. Klaus scoppiò a ridere e prese a giocare con i capelli della vampira.
 < Oh mi piacerebbe vedervi arrossire. Siete incantevole quando siete in imbarazzo.>  la prese in giro Klaus afferrandola per la vita e riportandola a terra.  Si stese affianco a lei, sereno mentre fissava le fronde degli alberi scosse dal vento. Sembrava concentrato su qualcosa di lontano. Forse stava dando un’altra controllatina riguardo la situazione a palazzo.
 < Non avete proprio intenzione di togliermela vero?> gli domandò Caroline rivolgendogli uno sguardo da cucciolo, mentre guardava la sua cavigliera. Cambiare argomento era sempre stato un suo talento nascosto. La vampira imbronciò appena le labbra e sbattè le ciglia nel tentativo di commuoverlo.
Klaus scoppiò a ridere come un bambino e cominciò a giocare con i suoi capelli. Si voltò a guardarla rivolgendole lo sguardo più dolce ed infantile che Caroline gli avesse mai visto fare.
 < State tentando di ammaliarmi. Coercizione ecco cosa mi mancava da voi!> disse mentre sorrideva felice e divertito.
Caroline lo fissò indignata e gli tirò un sonoro ceffone sul petto.  < Questa non è coercizione, cerco di commuoverti! Oh avanti non vuoi proprio toglierla?>
Klaus rispose alle sue parole in modo del tutto inaspettato. Si sollevò piegando il gomito e poggiando la testa sulla sua mano come per poterla ammirare meglio. La fissò con aria concentrata e sognante. Accennò un piccolo sorriso agli angoli della bocca.
Sembrava così estasiato, così perso nel suo mondo. Caroline gli sorrise arrossendo un po’ sotto il suo sguardo insistente, ma dolce. La guardava con ammirazione, ma quel sorriso… la guardava come un cacciatore guarda la sua presa dopo averla conquistata. Una vena di possesso e gratificazione.
 In realtà non sapeva se la cosa la irritasse. Sembrava solo infinitamente soddisfatto e felice di averla tra le sue braccia. Beh si il fatto che fosse nuda aiutava!
 < Ti ho dato del tu … scusa. Ma tu non hai risposto alla domanda! > sussurrò Caroline mentre veniva catturata da quello sguardo magnetico. < Oh scusa, l’ho fatto di nuovo.> Si, il normale filtro tra bocca e cervello spariva quando era con lui.
 Klaus allargò il suo sorriso, rendendolo ancor più  accattivante.   < In realtà mi piace … molto.> le disse con aria seducente. Portò una mano a sfiorare le punte dei capelli di Caroline che si adagiavano selvaggi sul suo petto. Fissò la sua mano e con lentezza scivolò ad accarezzare il petto della vampira, poi la sua pancia, arrivato sotto l’ombelico deviò tempestivo verso il suo fianco facendoli scoppiare a ridere insieme. La guardò negli occhi. Caroline.
Lo sguardo era perso, sognante. Gli occhi lucidi ed il respiro un po’ accelerato. Non pensava sarebbe mai stato possibile, ma le sue carezze le facevano perdere il controllo. Le piacevano.
Sorrise, felice a quel pensiero. Voleva sedurla come lei riusciva a fare con lui semplicemente respirando. Quel corpo perfetto, dolcemente adagiato sull’erba riusciva a farlo accendere del più dirompente desiderio. Era la donna più bella che avesse mai visto, non avrebbe mai smesso di stupirsi per questo o di ricordarlo a lei. Lei doveva sapere quanto fosse eccezionale, in tutto quello che era, in tutto quello che faceva.
Gli tornò alla mente il discorso avuto tempo addietro con Caroline riguardo il suo creatore, riguardo l’uomo che l’aveva…
Un ringhio furioso uscì dalle sue labbra facendo sobbalzare Caroline dallo spavento.
 < Klaus? Cosa c’è? I lupi?> domandò impaurita la ragazza dal cambio repentino d’umore dell’ibrido.
Klaus sembrò tornare alla realtà al suono della sua voce. I suoi occhi persi, non sapeva in quale ricordo tornarono a guardarla. Dolci, ma turbati da una strana scintilla.
 < Klaus ?> domandò di nuovo la vampira, questa volta preoccupata per lui. Gli posò una mano sul petto e gli sorrise amorevole. Voleva rassicurarlo.
 < Quel vampiro … quel vampiro che ti ha … è morto ora non è vero?> domandò cercando di nascondere l’ira che sentiva nascere dentro di lui. Cercava persino di essere stranamente delicato verso di lei.
La vampira sbarrò gli occhi, fissandolo come un cucciolo spaventato davanti a degli abbaglianti.
 < Emh …no, ma non voglio che muoia. È complicato … è diventato mio amico adesso.> cercò di spiegare Caroline.
Klaus si sollevò di scatto e la fissò con aria furente.  < Amico? Come puoi essere diventata amica di un uomo che ti ha violata? La tua umanità, la tua bontà si spinge fino ai confini della follia dunque?>
Caroline afferrò la vestaglia di seta e sollevandosi la indossò frettolosamente. Sentiva le lacrime salirle agli occhi ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Come poteva rivolgersi a lei con quel tono?
 < È complicato!> gli urlò contro la ragazza mentre si voltava a raccogliere il suo vestito. Ma la mano di Klaus si strinse sulla sua facendole lasciare la presa e costringendola a voltarsi.
 < Cosa c’è di complicato? Dimmi chi è ed io andrò a strappargli il cuore con le mie mani!> sibilò iracondo l’ibrido mentre la inceneriva con lo sguardo.
 < Non ho bisogno di te! Non ho bisogno di nessun cavaliere in armatura scintillante che mi venga a salvare Klaus! So badare a me stessa!> rispose con aria piccata la ragazza mentre con uno strattone allontanava la mano di Klaus dalla sua.
 < È evidente che non è così! La tua umanità ti sta rendendo ceca! Devi pensare a te Caroline, non posso  tutelarti dai pericoli in cui proprio tu vai a gettarti a capofitto. Non posso tutelare il tuo onore, la tua vita se non mi dai una mano. Se sei tu la prima a cui non interessa!> sbraitò Klaus mentre la afferrava rudemente per le spalle.
 < Ti ho detto che non ho bisogno di aiuto! Ho preso la mia vendetta con Damon, ma era già cambiato quando mi sono trasformata! Stava diventando una persona migliore, buono! Come potevo io strappargli la sua possibilità di redenzione? Ti ricorda per caso qualcuno?> gli urlò contro la vampira completamente fuori di sé. Si sentiva furiosa e triste allo stesso tempo.
 < Damon …> sibilò Klaus come se stesse pronunciando una terribile bestemmia. Maledizione … aveva detto troppo!
Caroline cercò di divincolarsi dalla presa di Klaus ma in quel momento un rumore sospetto li fece voltare contemporaneamente nella stessa direzione. Il bosco.
Klaus indossò in fretta i pantaloni mente Caroline si sentiva così stordita da non riuscire a muoversi. Quel brutto litigio l’aveva lasciata senza fiato. Mister bipolarità le accarezzò amorevolmente il viso.
< Resta qui, hai capito Caroline? E scusa per prima.> le ultime quattro parole pronunciate da Klaus la svegliarono dal suo intorpidimento come una doccia d’acqua gelida. Lo fissò stralunata ed incapace di essere sicura di aver sentito bene e prima che Klaus si potesse allontanare da lei, Caroline fece scorrere una mano sul braccio dell’ibrido fino a stringere la sua mano, intrecciandovi le dita.
Klaus si voltò a guardarla. Stupito e rassicurato allo stesso tempo da quel dolce gesto. No, non sarebbe mai riuscito a cambiarla. Caroline metteva se stessa in prima linea per le persone che amava ed in quel momento lo stava facendo per lui. Per la prima volta nella sua lunga esistenza Klaus ebbe la certezza di non essere solo. Un angelo si ergeva maestoso al suo fianco, aveva trovato una compagna, una donna fiera e coraggiosa con la quale condividere le sue paure e le sue gioie. Con lei al suo fianco più alcun nemico avrebbe potuto fargli del male.
Fu in quel momento che un ombra uscì fuori dall’oscurità. I due amanti rimasero stupefatti ad osservare la persona che si era materializzata davanti ai loro occhi.
 < Vedo che alla fine sei riuscito a conquistare la ragazza, fratello.> disse Kol con aria scanzonata mentre rivolgeva ad entrambi un sorriso divertito e sinistro.
 < Kol?> proferì fuori in un soffio Klaus. Caroline rimase immobile, spiazzata dall’arrivo dell’Originale almeno quanto lo stesso Klaus.
 < Cosa c’è? Non sei felice di rivedermi?> domandò con aria sarcastica Kol mentre si avvicinava a loro.
Istintivamente Klaus portò dietro di sé la vampira, strattonandola con forza.
 < Come hai fatto a scappare da Mikael?> una domanda che uscì fuori più come un ruggito.
 < Fratello … > disse l’Originale mentre scuoteva la testa.  < Sapevo che la nostra famiglia non è mai stata così unita ma addirittura temere che faccia del male alla tua dama… E comunque, nemmeno un abbraccio?> Kol allargò teatralmente le braccia, ma fu costretto a tornare serio. Lo sguardo infuocato di Klaus non permetteva repliche.
 < Spiegati.> ordinò l’ibrido mentre sentiva la mano di Caroline che tentava di divincolarsi dalla sua presa. Ruotò a malapena la testa e le ruggì contro. Nessuna parola, solo un profondo, iracondo ruggito e Caroline sentì le ginocchia tremarle. Lo fissò con aria impaurita ma approfittando della sicurezza acquisita da Klaus al pensiero di averla spaventata, strattonò via la mano da quella dell’ibrido. Non poteva trattarla come una bambina, da proteggere ed accudire. Lei poteva, anzi voleva aiutarlo!
Fu allora che l’ibrido si voltò nella sua direzione e l’afferrò per le spalle con violenza. < Caroline!> la rimproverò ormai agli sgoccioli  della sua pazienza.
 < I piccioncini felici non sembrano poi così felici infondo. > osservò con aria divertita Kol mentre si avvicinava pericolosamente alla vampira.
Fu un istante. Nessuno lo vide muoversi, nessuno lo vide neppure voltare la testa. Klaus si scagliò contro il fratello come una furia e lo immobilizzò contro una albero. Una mano a stritolargli la gola e l’altra conficcata nel suo petto. Pronta ad affondare solo un altro po’ per strappargli via il cuore.
Un ringhio feroce increspò le sue labbra mentre i suoi occhi diventavano gialli ed i canini si allungavano.
 < Non toccarla.> sibilò furioso e completamente fuori di sé l’ibrido. < Dimmi come hai fatto a tornare!> urlò infine Klaus, terrorizzando Caroline quanto il fratello.
 < I lupi … erano a guardia della mia cella, ma la luna piena li ha fatti allontanare … sono riuscito, sono … > cercò di dire Kol mentre la mano di Klaus non voleva saperne di allentare la presa attorno alla sua gola.
 < Klaus non riesce a parlare … devi calmarti.> Non sapeva se stava facendo la mossa giusta o se così facendo si sarebbe ritrovata con la gola squarciata. Aveva provato sulla sua pelle cosa significava avere a che fare con un Klaus fuori di testa, ma Caroline si avvicinò all’ibrido e poggiò amorevolmente una mano sul suo braccio teso.
Klaus voltò il viso di scatto, le labbra ancora contratte a mostrare i canini e gli occhi gialli come la luna.
Caroline cercò di nascondere la paura e portò l’altra mano ad accarezzare il viso del suo ibrido. < Sto bene, io sto bene. Lascia andare Kol.> lo rassicurò la vampira.
Gli occhi di  Klaus diventarono pian piano del consueto e meraviglioso color blu oltremare mentre la sua espressione furiosa lasciava spazio all’incredulità e alla dolcezza.
Continuando a guardare Caroline lasciò la presa attorno al collo di Kol, si sentiva così furioso. Ma non quando lei lo guardava. Non poteva essere un mostro quando c’era lei intorno.
 < Deve essere la luna piena …> sussurrò l’ibrido più a se stesso che a Caroline.
  < Torniamo al castello. > disse Klaus mentre intrecciava le sue dita a quelle della vampira, che gli rispose con un dolce sorriso.
 < Va bene. Fammi prendere il vestito.> rispose Caroline, stranamente felice di sapere di poter avere quell’effetto su di lui. Le cose sembravano essere mille anni luce lontane da quando, in preda ad uno scatto d’ira, l’aveva morsa lasciandola morente per ore, mentre si trovava al suo capezzale.
 < Seguici al palazzo. Ristorati se ti serve, domani mattina parleremo.> ordinò con tono perentorio al fratello che si stava passando una mano sulla gola indolenzita. Kol lo fulminò con lo sguardo e schizzò via, seguendo la scia lasciata dei due amanti.
 
La reazione di Klaus era stata a dir poco eccessiva. Caroline non poteva fare a meno di ripensarci persino in quel momento in cui, con non poco imbarazzo, si trovava mano nella mano col suo ibrido e col vestito della festa frettolosamente allacciato, a nascondersi dallo sguardo curioso che John le stava rivolgendo. Il soldato aveva fermato il suo padrone per informarlo della situazione del palazzo dopo la sua “scomparsa”. Due ospiti erano morti, i feriti erano stati portati nelle loro dimore ed avevano chiamato i loro medici.
In realtà c’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello che era successo quella notte. E no, non stava parlando della sua follia con Klaus, ma dell’aggressione dei lupi, del ritorno di Kol … di una strana atmosfera pregna di magia che sentiva soffocarla. Forse anche Klaus l’aveva avvertita, forse per questo era così suscettibile, sull’attenti.
 < I miei fratelli si sono ritirati nelle loro stanze?> domandò Klaus con fare autoritario. Era tornato ad essere il padrone della tenuta, il generale delle sue guardie.
 < Si, stavano bene a mio parere. La servitù ha già cominciato a risistemare il disastro creato dai lupi, c’è qualche ferito tra di noi ma stiamo tutti sommariamente bene.> al suono di quelle parole Caroline sembrò ridestarsi dai suoi pensieri.
 < Becky? Becky sta bene? E Sam?> domandò allarmata. In realtà Klaus l’aveva già rassicurata a riguardo, ma non  riusciva a non temere per la vita dei suoi amici.
John le rivolse un sorriso amichevole.  < Sta benissimo, non preoccuparti. Si è presa cura lei di Sam dopo che gli hai salvato la vita e Tommy non fa che chiedere di te. Eravamo tutti molto preoccupati.> il ragazzo posò una mano sulla spalla della ragazza e la strinse con delicatezza. Un gesto dolce per farle capire che gli era grato per la sua preoccupazione, per il suo aiuto, ma soprattutto per farle sapere che era felice che lei stesse bene.
Caroline sorrise all’amico e afferrò la mano per darle una leggera stretta. Con la coda dell’occhio notò l’espressione arrabbiata di Klaus, ma decise di non dargli importanza.
 < Kol è tornato. Informa i miei fratelli, domani mattina di buon ora li voglio tutti nel salotto. Andiamo.> sbraitò Klaus prima contro John e poi contro Caroline. Strinse la presa attorno alla mano della vampira e con uno strattone la costrinse a seguirlo su per le scale.
 < Devi smetterla! Cosa ti sta prendendo?> gli urlò contro la vampira mentre cercava di liberare la sua mano, ma Klaus non sembrava volerne sapere. Con un altro strattone le fece salire tre scalini, portandola così al suo fianco.
 < Non mi sta prendendo proprio nulla Caroline. Non è sicuro qui fuori e tu sei fin troppo preoccupata per i tuoi amici per badare alla tua salvaguardia quindi devo pensarci io!> le rispose secco e con aria irritata.
 < Non sei il mio padrone.> disse la vampira con freddezza.
 < Dobbiamo riaffrontare questo discorso proprio ora Caroline? C’è qualcosa che non va nell’aria, voglio portarti al sicuro!> il tono più accondiscendente dell’ibrido e la preoccupazione che trasparì dalle sue limpide iridi non riuscirono a farla sentire meno irritata. Sapeva che doveva esserlo, ma quando era con lui la razionalità non era il suo forte. Anche lei riusciva a percepire il pericolo, i loro sensi sviluppati stavano lanciando segnali lampeggianti, ma lui non poteva trattarla così!
 < Ed io voglio che tu la smetta di trattarmi come un tuo oggetto! Non puoi prendermi e spostarmi come vuoi senza darmi delle spiegazioni! Non riesco a starti dietro! > rispose seccata la ragazza mentre con uno strattone liberava la sua mano ed incrociava le braccia al petto.
 < Bene.> disse Klaus con aria seccata e perentoria. Prese tra le braccia la vampira, non curante del suo dimenarsi e salì i gradini due alla volta.
 < Lasciami scendere! È proprio questo quello di cui stavo parlando!> gridò la vampira mentre cercava in tutti i modi di complicargli il lavoro.
Klaus scrollò la testa accennando un sorrisino divertito e strinse la presa. < Questa scena non ti ricorda qualcosa amore?>
Caroline incrociò di nuovo le braccia al petto, sconfitta e lo fissò malamente.  < Si, mi ricorda il fatto che sei un prepotente!>
Il sorriso di Klaus si allargò ancora di più ed i suoi occhi si incatenarono finalmente a quelli della vampira.
 < E tu una testarda. Lasciami indovinare, ogni volta dopo esserti fatta sedurre da me dovrò caricarti di peso per farti fare quello che ti dico?> le domandò con aria divertita.
Fu allora che lo sguardo di Caroline si addolcì ed un piccolo sorriso incurvò le sue labbra. Non voleva fargliela passare liscia, affatto! Ma come poteva resistergli quando si faceva così maledettamente seducente? Quando scherzava con lei con quell’aria innocente, ma sottilmente maliziosa?
 < Potrebbe andare così, si.> scherzò la ragazza ancora fortemente decisa a non cedere del tutto al suo fascino.
Klaus aprì la porta della sua camera con il piede e dopo aver raggiunto l’enorme letto a baldacchino, in mogano intarsiato, depositò Caroline sul letto con gentilezza. Avvicinò il suo viso a quello della ragazza, le rivolse un sorriso malizioso e poi si allontanò da lei, lasciandola a bocca aperta.
Si, ok era irritata ed era più che sicura che al sorgere del sole si sarebbe pentita di tutto, ma era ancora notte no? Ed avevano uno splendido letto a disposizione!
 < Per tutelare la tua incolumità e la mia sanità mentale allora sarà meglio che non ti tocchi più, nemmeno con un dito.> disse con aria falsamente rilassata l’ibrido mentre imbeveva un asciugamano nella tinozza d’acqua, posata su un elaborato piedistallo in oro.
 < Anche tu senti che qualcosa non va non è vero?> domandò all’improvviso Caroline. Voleva fargli quella domanda dall’attacco dei lupi ed ora non poteva più aspettare. Inoltre aggirare quelle sue battutine sembrava la soluzione migliore per non strozzarlo!
Klaus si voltò a guardarla ancora intento a ripulirsi dalla fuliggine e dalla terra. Era a petto nudo quel maledetto. Un’altra volta! Quando si era tolto la camicia? Se voleva farla impazzire per vederla implorare un suo tocco poteva proprio scordarselo.
Caroline si sollevò a sedere sul letto, una gamba “casualmente” scoperta ed il corsetto ormai calato.
Gli occhi di Klaus sembrarono lampeggiare di lussuria e desiderio, ma dopo un mezzo sorrisino divertito sembrò recuperare il suo solito savoir-faire.
 < Kol … mi è sembrato molto strano. Mikael è un osso duro ed è sveglio, non se lo sarebbe mai fatto sfuggire. Non così in fretta almeno, se Kol è libero è perchè nostro padre lo ha liberato. E non voglio che tu ti avvicini a lui, almeno per il momento.>  osservò Klaus mentre si avvicinava a lei ancora con l’asciugamano tra le mani.
 < Ma Kol ha detto che i lupi che erano di guardia alla sua cella si sono trasformati permettendogli di scappare … > Klaus si sedette sul bordo del letto, al suo fianco e la guardò di traverso alzando un sopracciglio.  < Ok, ok. Mikael lo avrebbe previsto. Ma perché avrebbe dovuto lasciarlo andare?> domandò la vampira.
L’ibrido sollevò la mano e posò il panno bagnato sulla guancia della ragazza. Lo strofinò con delicatezza cercando di pulirle il viso dalla fuliggine.  Caroline gli sorrise, spiazzata ma piacevolmente sorpresa da quel dolce gesto.
 < Forse Kol crede di essere riuscito a fuggire con le sue sole forze, è abbastanza megalomane da esserci cascato. Mikael ad ogni modo conosce già la nostra posizione quindi per il momento mio fratello non può fare più danni di quelli che ha già fatto.> il suo tono serio e pacata la stregò, facendola perdere lungo i lineamenti di quel viso a dir poco perfetto. Quel naso all’insù, quelle labbra stupendamente carnose e quegli occhi blu incorniciati da folte ciglia, i suoi capelli color del grano di notte e quella barba. Quanto le piaceva quella barba appena accennata.
 < Se i lupi sono stati mandati da lui dovremmo andarcene di nuovo, sarebbe più prudente. Sa dove siamo.> osservò quasi sovrappensiero la vampira, troppo persa negli occhi di lui. Klaus passò a pulire la terra incrostata sul collo della ragazza e sorrise ripensando a come si era sporcata.
 < Per farci trarre in un’imboscata di nuovo? No, è troppo vicino, è evidente. Sta solo giocando con noi, sta aspettando il momento giusto per attaccare. Il fatto che io ed i miei fratelli siamo riusciti a sterminare i suoi lupi però dovrebbe darci un po’ di vantaggio. Domani mattina elaborerò un piano con Elijah.> Una mano discese sensuale dalla sua clavicola al suo petto, con un leggero movimento Klaus fece scivolare una spallina lungo il braccio della vampira e le rivolse un sorriso malizioso.
 < Perché non lo affrontate? Perché fuggire?> domandò Carline pentendosene immediatamente.
L’espressione di Klaus mutò in un istante e le sue mani tornarono lentamente al suo fianco. La fissò serio, tentando di mantenere la poca calma che gli era rimasta.
  < Perché è mio padre. E non importa il fatto che abbia passato gli ultimi cinquecento anni della nostra vita a tentare di uccidermi, non importa nemmeno che non sia il mio vero padre … non riuscirei a guardarlo negli occhi mentre mi ripete quanto io lo abbia deluso, quanto vigliacco e solo, io sia. Inoltre lui è l’unica incognita riguardo la mia esistenza. Potrei vivere per sempre, sono l’essere più potente sulla faccia della terra dopotutto … ma lui potrebbe trafiggermi col paletto di quercia bianca e uccidermi. Potrebbe uccidere i miei fratelli, potrebbe … distruggere tutti gli sforzi che ho fatto per mantenere unita la mia famiglia.> Non c’era paura o rammarico nelle sue parole. Klaus sembrava sereno, perso in ricordi lontani quanto tormentati. Solo le sue labbra contratte ed i suoi occhi lucidi tradivano le sue emozioni.
 < Anche mio padre non ha accettato quello che ero diventata. Un vampiro.> spiegò Caroline alla vista dell’espressione sorpresa e dubbiosa dell’ibrido. Come faceva a dirgli che lei sapeva il perché di tutto il suo dolore? Come faceva a dirgli che sapeva di sua madre, delle bugie, dei suoi tormenti?
 < Ha provato a cambiarmi. Con metodi di certo non approvati da nessun istituto per la correzione giovanile.> cercò di sdrammatizzare Caroline, ma la fronte corrucciata e lo sguardo addolorato di Klaus non glielo permisero.
L’ibrido si portò a sedere al suo fianco con una mossa fluida. Posò la schiena contro la spalliera e passò un braccio sulle spalle di Caroline, la strinse a sé facendole posare il viso poco sopra la sua clavicola.
 < So cosa vuol dire deludere il proprio padre Klaus, so cosa vuol dire soffrire per causa loro, cosa vuol dire odiarli … ma quando è morto sono stata al suo capezzale fino alla fine, perché seppure in modo insano lui mi amava ed io non potevo fare a meno di amare lui.> confessò infine Caroline mentre sentiva la stretta dell’ibrido farsi più forte. Si sentiva così protetta tra le sue braccia.
 < Abbiamo molte più cose in comune di quanto pensassi. Mi dispiace Caroline, davvero.> le sussurrò con tono solenne, rassicurante contro l’orecchio.
 < Non credo di poter biasimare mio padre per quello che sta facendo.>confessò infine Klaus guardando dritto di fronte a sé. Caroline sollevò lentamente la testa e tornò seduta, per riuscire a guardare il suo viso contratto in ricordi lontani.
 < Non so fino a che punto si siano spinte le tue ricerche amore, ma essere stato ripudiato da mia madre ed odiato da mio padre non è stato una specie di fiabesca leggenda per me. Non sono una persona Caroline, è bene che tu lo sappia. Non potrò mai essere ciò che tu vuoi, non posso cambiare. Sono un vampiro, un Originale. E questa è la mia vita, devo uccidere per sopravvivere, devo tramare, complottare, non provare sentimento per nessuno, nemmeno per i membri della mia famiglia se voglio ottenere quello che desidero. Ho fatto cose orribili, accecato dalla mia rabbia, dal mio dolore. Non posso prometterti di cambiare, è una promessa che non potrei mantenere.> ammise Klaus voltandosi quel poco che bastava per guardarla con aria triste, affranta.
Forse era una follia, ma quelle parole risuonarono nelle sue orecchie come la più promettente e sincera delle promesse. Klaus voleva cambiare, voleva farlo per lei, solo che non riusciva a rendersi conto di quanta bontà ci fosse in lui. Non era una stupida, non aveva mai pensato di riuscire a fare di lui un santo. Le bastava un compromesso, le bastava il suo totale impegno. Non era nemmeno una ragazzina, era un vampiro e sapeva che uccidere era parte della loro natura, ne andava della loro sopravvivenza. Si sarebbe accontentata di un cambiamento alla Damon. Non fare del male agli umani, alle persone o agli essere sovrannaturali che non lo meritavano. Cambiamento era in fin dei conti una parolona pensando all’esemplare, Damon era pur sempre Damon! Ma era quello che desiderava vedere in Klaus e come per incanto stava accadendo. Quell’ibrido plagiato da anni di tormento e solitudine stava ammettendo le sue colpe ed i suoi errori e non lo stava facendo solo per lei, ma per lui stesso.
Caroline afferrò la mano di Klaus ed intrecciò lentamente le loro dita. Il viso dell’ibrido guardò stupito le loro mani congiunte e poi si sollevò per fissarla con la stessa aria interrogativa e sorpresa.
 < Tu sei già cambiato Klaus. E a me vai benissimo così. Sono riuscita a vedere la persona dietro lo spietato assassino, ora devi solo lasciare che gli altri lo vedano. > disse con aria dolce e rassicurante la vampira prima di posare l’altra mano sul viso di Klaus e donargli un bacio privo di urgenza o lussuria. Un bacio profondo, dolce, passionale … tutto loro.
Con il cuore che sentiva sul punto di esplodere per la felicità Klaus si portò sopra Caroline e decise di perdersi ancora una volta in quella pelle candida, in quel corpo perfetto, in quelle labbra ammaliatrici …
Non importava il pericolo imminente, non quando lei era tra le sue braccia.
 
 
Ragazze… sono davvero insicura riguardo questo capitolo, spero vi piaccia … è stato difficilissimo scriverlo col senno di poi! Comunque non mi dilungo, volevo solo chiedervi scusa per il ritardo ed informarvi che fino al 15 luglio non posso confermare una pubblicazione assidua! Mi dispiace tantissimo! Cercherò in tutti modi di non dover saltare, dopo gli esami mi farò perdonare sappiatelo! =) Grazie per tutto, un bacione mie care e a presto!

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Capitolo 14
*** Quando meno te lo aspetti. ***


E poi non osate dire che non vi voglio bene! =) Sono riuscita a pubblicare tra uno studio e l’altro! Spero di riuscire ad emozionarvi con questo capitolo, questo è l’intento! Spero anche di essere riuscita a farmi perdonare per la settimana di assenza, quindi fatemi sapere se vi piace o se … beh saprete dirmelo alla fine! =) Quindi non mi rimane altro che augurarvi buona lettura!
 
 
 
Come era successo? Perché si trovava lì? Un attimo, prima di tutto dov’era “lì”?
Caroline si guardò attorno disorientata. Nessun riferimento vagamento familiare riuscì a tranquillizzarla. Diamine perché c’era tutto quel bianco?
La vampira si voltò di scatto coprendosi gli occhi con la mano, la luce era davvero abbagliante in quel luogo … ma certo, un altro sogno! Bonnie si era così indebolita da non riuscire nemmeno ad evocare un luogo a loro familiare? Diamine, si trovava in una maledettissima scatola bianca!
  < Caroline.> una voce la chiamò senza farle capire da dove provenisse. Ma quella non era Bonnie.
   < Chi è?> domandò in allarme la ragazza guardandosi attorno. Nessuno.
   < Ci dispiace dover intervenire, ma la situazione è diventata troppo complicata. Il futuro comincia a scivolare dalle nostre mani, si è oscurato.> una figura eterea apparve allora davanti a Caroline.
Una splendida ragazza dai lunghissimi capelli corvini e gli occhi di un verde smeraldo disumano, si avvicinò a lei. Portava una leggera veste bianca, legata da una fibbia argentata sopra la spalla. Era a piedi nudi ed era così bella da far sentire male persino Caroline. Sembrava una divinità greca. Almeno da quello che riusciva a vedere. Maledetta luce bianca! Ma non si poteva abbassare un pochino il voltaggio?
   <  Pensavamo di fare la cosa giusta rimandandoti indietro, ma la tua amica ci sta rendendo le cose troppo difficili. Ha aggiunto incognite che non potevamo calcolare.> si spiegò con aria dolce, sinceramente dispiaciuta quella strana entità.
  <  Sei uno Spirito?> domandò scioccata la vampira.
  <  Si, uno dei tanti. Ma mi hanno mandato a parlarti, pensavano mi avresti ascoltata.> quel tono dolce ed accondiscendente suonò alle orecchie della vampira stranamente familiare.
   <  Perché dovrei dar ascolto a te?> Caroline cominciava a sentirsi davvero fuori fase. Mandarla indietro nel tempo era un conto, fare casini con il suo cervello era un altro!
Solo allora la vista della vampira sembrò abituarsi alla luce, forse era stata proprio quella ragazza a farlo. A dire il vero con ogni probabilità era stata lei. La sua vista mise lentamente a fuoco la figura mentre la luce nella stanza sembrava affievolirsi. Finalmente …
Caroline rimase senza fiato a fissare la creatura che si ergeva davanti a lei. Sentì il cuore stringersi in una morsa straziante.
 < Elena.> sussurrò senza parole la vampira. La sua amica era …morta?
Gli occhi di un verde brillante la fissarono inespressivi. L’unica nota che stonava sul volto familiare, erano proprio quegli stupendi ed innaturali occhi verdi, ma era lei …era Elena, non c’erano dubbi.
Caroline sentì le lacrime salirle agli occhi ed il respiro mancarle. Non poteva essere morta, non Elena.
 < Come?> domandò senza voce la vampira sentendo tutto il mondo attorno a lei cadere. Nulla aveva più senso se lei era morta. Quella missione non era servita a nulla.
 < Non sono la tua amica Caroline. Elena è ancora viva. Io sono Tatia.> spiegò con fare calmo la ragazza.
Elena era viva! Era viva! Una gioia immensa le riempì il cuore facendole abbassare la guardia. Un respiro affannato le uscì dalla bocca, non si era nemmeno accorta di aver smesso di respirare fino a quel momento.
 < Diamine! Potevi dirmelo prima di farmi venire un infarto!> bofonchiò irritata la vampira contro Tatia. Tatia … Perché quel nome le suonava stranamente familiare?
 < Sono stata una degli Spiriti che più ha approvato l’idea di mandarti da Klaus ma … non pensavamo il rischio sarebbe diventato così alto. Non sapevamo dell’Espressione.> continuò a parlare Tatia avvicinandosi a Caroline.
La vampira fece un passo indietro.  < Cosa c’entra l’Espressione? Cosa sta facendo Bonnie, come sta? E soprattutto cosa vorreste adesso voi da me? Voi fate i casini ed io dovrei sistemarli?>  domandò seccata.
 Tatia accennò un mezzo sorriso divertito. Poteva capire cosa Klaus trovasse di tanto speciale in quella ragazza.    <   Mi dispiace, ma devi tornare a casa. Ora.> disse lo spirito allungando una mano verso di lei.
Caroline la fissò indignata e scrollò la testa.   <   Io non verrò da nessuna parte con te! Sono vicina al mio obiettivo, Klaus sta cambiando! Klaus è cambiato! Dovete lasciarmi spiegare come stanno le cose, lui capirà! Non farà del male a nessuno, posso cambiare il futuro!>
Tatia la fissò con aria contrita, ma serena.    <  Anche io pensavo di essere riuscita a cambiarlo Caroline … ma Klaus…>
Ma certo! Tatia … la doppelganger originaria. La donna che Klaus aveva amato da umano e suo padre aveva ucciso per la sua trasformazione. Stefan gliene aveva parlato.
  <   Tu non lo conosci!> rispose secca la vampira. Non sapeva bene il perché ma, si sentiva improvvisamente ostile verso quella ragazza, spirito o quello che era!
   <  Caroline, Bonnie sta cercando di entrare in contatto con te e si è affidata all’Espressione per farlo. Lo hai detto proprio tu, c’è qualcosa di strano nell’aria … è l’incantesimo della tua amica. La sua magia è molto potente. Si sta spingendo troppo in là e non sappiamo fino a che punto può arrivare. Hai fatto il tuo lavoro amica mia, ora sta a Klaus capire e mutare.> E dicendo questo Tatia apparve all’improvviso di fronte a Caroline e le posò una mano sulla guancia.   <  Mi dispiace.> sussurrò lo spirito.
  <  NO!> gridò Caroline facendo un passo indietro che sembrò farla precipitare in uno strapiombo senza fine.
Stava precipitando nel buio più assoluto e poi … una sverzata, una scossa improvvisa e tornò a respirare.
Contro ogni aspettativa si ritrovò seduta su un letto. Il respiro affannato e la fronte sudata, si sentiva sfinita.
Dov’era?
Una mano calda scivolò lungo la sua schiena ed un bacio si posò dolce sul suo collo.
  <  Caroline va tutto bene. Era solo un incubo.> le sussurrò Klaus con aria rilassata.
Caroline voltò il viso per guardarlo e notò come il tono dolce della sua voce contrastava con la preoccupazione che gli increspava la fronte.
  < No, non lo era.> disse la vampira ancora con il fiato corto mentre intrecciava gli occhi a quelli di Klaus.
L’ibrido si portò a sedere poco più avanti e posandole una mano sulla spalla e l’altra sulla guancia la fece voltare verso di lui.
   < Cosa è successo?> le domandò preoccupato, ma perentorio.
   < Mi hai riportata indietro.> sussurrò Caroline realizzando solo in quel momento quello che era accaduto.
    < Stavi urlando, ti ho svegliata. Volevo porre fine al tuo brutto sogno.> le spiegò con semplicità l’ibrido mentre le accarezzava il collo.     <   È tutto finito, sei con me adesso.> le sussurrò dolcemente contro un orecchio.
La mano calda dell’ibrido scivolò lungo la sua schiena nuda, facendola accendere di un desiderio dirompente e mai sopito. Non quando era con lui, stramaledettamente bello e seducente seduto in quel letto enorme, a petto nudo e con un semplice lenzuolo bianco  a coprirgli distrattamente il bacino.
   <  Non vale però…> sussurrò più a se stessa che a Klaus. Doveva riflettere su quello che era appena successo, non farsi stregare nuovamente da quel maledetto Adone.
Klaus si accese in un sorriso rilassato e sarcastico mentre posava un gomito sul ginocchio alzato e la fissava con aria poco, meglio dire per nulla, innocente.
 <  Cosa non sarebbe giusto? > le domandò con aria divertita.
Caroline rispose al suo eccesso di sicurezza con una smorfia ed una mezza linguaccia, facendolo scoppiare a ridere. Dannazione doveva riflettere non mettersi a flirtare con lui!
  < Cosa è successo?> domandò l’ibrido notando l’espressione pensierosa e preoccupata della vampira. Aveva immediatamente abbandonato ogni traccia di ilarità, era divenuto in un attimo attento e protettivo.
Caroline aveva qualcosa che non andava, doveva aiutarla.
  < Non lo so … un brutto sogno forse o …> pensò ad alta voce la vampira mentre si portava a sedere poggiando la schiena contro la spalliera intarsiata del letto. Si strinse distrattamente il lenzuolo attorno al petto, un gesto più che altro abitudinario e non pudico. Non si sentiva minimamente imbarazzata quando era con Klaus, persino così. Era strano, non c’era nulla di perverso o sporco … erano solo loro due, si completavano in modo così naturale da apparire favolosamente semplice. Si stavano semplicemente amando.
Klaus si voltò a guardarla, le scostò un boccolo ribelle dal viso, portandolo dietro il suo orecchio e le sorrise. Rassicurante e dolce, così perfetto da farla sorridere a sua volta senza nemmeno accorgersene.
  < Klaus … So che ti sembrerà una domanda strana, ma … cosa sai dirmi di Tatia?> domandò senza pensarci troppo la vampira. Se lo avesse fatto, sapeva benissimo che non avrebbe mai trovato il coraggio di rivolgergli quella domanda.
L’espressione rilassata di Klaus mutò in un secondo. L’ibrido sembrò paralizzarsi l’istante preciso in cui aveva sentito pronunciare quel nome dalle labbra di Caroline. Profonde rughe di sconcerto gli segnarono la fronte contratta e dopo aver fissato con aria tesa la vampira, si passò nervosamente una mano tra i capelli sospirando.   <  Come fai a sapere di lei?> domandò con aria quasi rassegnata. Caroline sapeva evidentemente molto della sua vita, cosa a dir poco particolare. Ma la cosa che in realtà lo infastidiva era non sapere ancora nulla del come e soprattutto del perché la sua dama sapesse tutto quelle cose su di lui.
  <  Te l’ho già detto … non sono una sprovveduta.> osservò la vampira con aria seria. Sentiva lo stomaco contorcersi dolorosamente. E se stava facendo un enorme sbaglio parlando a Klaus del suo incubo? Rivelandogli troppo?
Forse il problema era un altro … non sapeva cosa fare. Non si sarebbe mai aspettata di doversi ritrovare a fare i conti con i suoi sentimenti, tanto ben repressi in precedenza, dopo aver per di più combinato un bel pasticcio. Era andata a letto con Klaus … in realtà lo era ancora!
Poteva parlargli del futuro? No, non avrebbe potuto capire, si sarebbe infuriato … e allora? Se veramente gli Spiriti volevano farla tornare al futuro come spiegare la sua imminente scomparsa a Klaus? Ah per non parlare del problema con la P maiuscola del confrontarsi con un Originale infuriato nel futuro …
“Maledizione, cosa devo fare?” pensò la vampira tra sé e sé.
  < Caroline Tatia è vissuta Cinquecento anni fa e …> non voleva delle vere spiegazioni. No, in realtà le voleva e come, ma desiderava fosse Caroline a dargliele di sua spontanea volontà. Klaus lasciò cadere la frase a metà. Non si sentiva minimamente preparato ad affrontare quella conversazione con lei. Non pensava a Tatia da tanto tempo ormai.
 < Ho le mie fonti, diciamo così.> si giustificò Caroline accennando un sorriso tirato. Non poteva continuare a dargli le stesse trite e contorte risposte, non se voleva risolvere quella situazione.
 In un istante di pieno sconforto Caroline sospirò pesantemente portandosi le mani sulle tempie e posando la testa sulle ginocchia rialzate. Non poteva farcela, no non poteva assolutamente. La situazione  si stava tramutando in un vero delirio. Aveva fatto l’amore con Klaus! L’amore!
Tyler. Un pensiero negativo aggiunto ad altri pensieri negativi gli squarciò la mente e la vampira cominciò a sbattere ripetutamente la fronte contro le ginocchia.
Aveva tradito Tyler, aveva tradito Tyler.
 “ Beh tecnicamente voi due non state più insieme!” le suggerì una vocina nella sua testa.
“ Taci e lasciami crogiolarmi nel mio senso di colpa!” la ammonì mentalmente la ragazza.
Si sentiva irritato e una spiacevole sensazione di sfiducia si era insinuato in lui nei riguardi di Caroline dopo l’ennesimo enigma, ma vederla capitolare sotto il suo sguardo non poteva non spingerlo a rassicurarla. Lei era la sua Caroline, nessuno gli avrebbe fatto del male. Doveva saperlo.
  < Caroline, andrà tutto bene. Ci sono io con te … > le sussurrò Klaus con tono amorevole mentre l’afferrava per le spalle e la obbligava a guardarlo.
 Un triste e lacerante dubbio dilaniò in cuore di Klaus.  <  Se avete ripensamenti o state male per quello che è successo questa notte … > non riusciva a trovare altre parole. Il dolore gli aveva bloccato il respiro.
  < No!> urlò quasi Caroline ritrovando la sua grinta.   <  No, e smettila di darmi del voi.> lo rimproverò col sorriso sulle labbra la vampira. Un sorriso mille volte più smagliante comparve sul volto di Klaus, abbagliandola. L’ibrido si portò di schiena contro i soffici cuscini e afferrando Caroline per la vita la fece sdraiare affianco a lui. La baciò con dolcezza, le sorrise gioviale ed allegro e la strinse con più forza contro il suo petto.
Caroline scrollò la testa sorridendo del suo folle ed innamorato ibrido e posò la testa sulla sua spalla per poterlo guardare negli occhi.
  <  È solo che … ho sognato Tatia. O meglio credo che lei sia venuta realmente, per così dire, nel mio sogno. Mi ha detto delle cose … vorrei solo sapere se posso fidarmi di lei. Tu la conoscevi … > confessò infine la vampira. Klaus meritava di sapere. Magari non tutto, tutto, ma un pochino. Che male avrebbe fatto no?
  <  Sognato Tatia? Perché mai lei dovrebbe venire a parlare …> la domanda morì sulle labbra dell’ibrido che persero le dolci increspature del sorriso. C’era solo un motivo per il quale Tatia sarebbe andata a cercare Caroline, avvisarla.
  <  Non posso dire di lei cose positive, tantomeno negative. Ne ero innamorato, con la sua dolcezza e la sua bontà era riuscita ad ammaliarmi, ma ha anche saputo tradirmi e spezzarmi il cuore. Quindi non so cosa rispondere amore, ma … quello che penso ti abbia detto è vero. Il suo sangue ha permesso la trasformazione dei miei fratelli e la mia, ma non siamo stati noi a volerlo. Ho sofferto della sua morte, ma non come il mio cuore da immortale avrebbe dovuto. Non ne ero più in grado. E come avrai ben capito non ho mai saputo reagire bene all’essere tradito dalle persone che amavo. Ho semplicemente smesso di provare qualsiasi tipo di sentimento per una persona che mi aveva ingannato e ferito andando persino a letto con mio fratello Elijah. E se lei è venuta ad avvisarti, ad intimarti di fuggire via da me … potrei capirla. Ma Caroline, tu non sei Tatia ed io ti amo come non ho mai amato lei o nessun'altra. Non sopporto l’idea di vederti piangere come potrei sopravvivere alla tua morte? E la cosa mi infastidisce e mi terrorizza allo stesso tempo. Non mi è mai piaciuto avere punti deboli ed ora … il mio unico punto debole sei tu.>  Klaus chinò il viso per guardarla con aria distesa ma provata. Le accarezzò il viso con la mano libera e si perse a fissare ogni piccolo dettaglio di quel viso angelico, il viso della ragazza che lo aveva salvato da se stesso.
  < Sai come far sentire speciale una ragazza.> scherzò con aria sognante la vampira. Si sentiva stranamente e piacevolmente in imbarazzo. Diavolo, si sentiva felice come mai prima nella sua vita.
   < Mi hai salvato da me stesso Caroline … non potrei mai smettere di ripeterti quanto unica ed assolutamente stupenda tu sia per me in tutto quello che fai, in tutto quello che sei.>  esprimendo a parole il pensiero che poco prima gli aveva scaldato il cuore.
   < Klaus … io … non so cosa dire.> confessò la vampira mentre sentiva il cuore esploderle dal petto e la testa farsi troppo pesante. Oddio, lei sapeva cosa provava per lui, ma non poteva dirglielo! Non ne era sicura e poi … quanto sarebbe riuscita a farlo soffrire dicendogli che lo amava per poi tradirlo il giorno seguente? Non che volesse farlo, ma se la situazione lo avesse imposto … Ah basta pensare!
   < Non dire nulla allora. So aspettare Caroline e per te aspetterei per sempre. > proferendo le più dolci parole che Caroline avesse mai sentito in vita sua, Klaus si chinò per baciarla teneramente prima di stringerla con ardore tra le sua braccia ed approfondire il contatto tra i loro corpi intrecciati.
   <  Aspetta, aspetta! > bofonchiò Caroline tra un bacio e l’altro.
Klaus si scostò immediatamente da lei, allentando la presa.   <  Che c’è?> domandò allarmato.
  <  Ho bisogno di spiegarti almeno qualcosa. Io voglio spiegarti, ma … ho paura di creare un bel casino, ho paura di … perderti.> ed eccola l’amara verità. Era sgorgata fuori senza che lei e ne rendesse veramente conto. Lei non voleva ferirlo, non voleva tradirlo per poi vederlo scomparire dalla sua vita.
Caroline si sollevò dal letto usando la velocità vampiresca… doveva dirgli quelle cose con dei vestiti addosso diavolo! Almeno quello!
Ma quando la vampira afferrò la sua vestaglia di seta dal divano in pelle bordeaux, su cui poche ore prima Klaus l’aveva letteralmente lanciata, la mano dell’ibrido la strinse bloccandogliela.
Caroline tentò di voltarsi per guardarlo stizzita, ma Klaus la afferrò per un fianco e con un violento strattone fece aderire il corpo della vampira al suo. La vampira avvertì contro la sua schiena, il calore della pelle dell’ibrido ed istintivamente lasciò cadere a terra la sua sottoveste.
   < Cos..?> ma la domanda si perse sulle labbra di Caroline quando Klaus scese a baciare il suo collo, scostandole dolcemente i capelli.
   < Chi ti ha mai detto che potevi scendere dal letto?> le domandò maledettamente seducente.
Caroline cercò di trattenere un gemito di piacere quando le mani ruvide di Klaus scesero voraci lungo i suoi fianchi, fino alle sue cosce. Cosa aveva in mente, farla impazzire?
  <  Klaus non hai capito quello che ti ho detto?> domandò in un sussurro la vampira mentre sentiva le mani dell’ibrido vagare lungo il suo corpo. Chiuse gli occhi sperando di riuscire a trovare la concentrazione per mandarlo al diavolo, ma era stata decisamente una pessima idea.
   <   Oh si che capito amore, e voglio ascoltare tutto quello che hai da dire. Ma non voglio che tu ti rivesta. È ancora notte, la nostra.> quel tono di voce rauco ed autoritario le fecero venire la pelle d’oca. Ah al diavolo tutto!
Caroline si voltò usando la super velocità, si scagliò  vorace contro le labbra di Klaus e con tutta la forza che sentiva scorrerle nelle vene, lo scaraventò letteralmente contro il muro.
Klaus la fissò eccitato, accennando un risolino. Era stata una frazione di secondo, a Caroline sembrò di non aver mai allontanato le sue mani dal corpo marmoreo di Klaus ed in un attimo fu addosso a lui. Selvaggia e bramosa come non lo era mai stata in vita sua, si lasciò gettare sul divano dall’ibrido mentre in un gemito di piacere sentiva affondare i suoi canini nel collo.
 < Caroline?> sentì la voce di Klaus titubante, intimidita ma stranamente speranzosa. Faceva bene ad esserlo, la cosa non l’aveva per niente infastidita.
 Klaus allontanò la sua bocca dal collo della vampira e si sollevò per guardarla con aria felice ma eccitata. Era stato un attimo di assoluto black out. Sentirla così selvaggia, desiderosa gli aveva fatto perdere del tutto il controllo. Voleva farla sua in ogni modo possibile. E a lei la cosa non dispiaceva a quanto pare.
Le offrì il suo polso, avvicinandolo alla bocca della ragazza. Non una parola, non una domanda. Quello sguardo magnetico la faceva sentire stranamente al sicuro.
Ma c’era qualcosa di più … lui voleva che anche lei potesse possedere ogni parte del suo corpo, la sua anima, il suo cuore, la sua mente. Se doveva gettare al diavolo secoli di egoismo, freddezza e solitudine … voleva farlo con lei, e voleva farlo per bene.
In un secondo Caroline affondò i denti nel polso di Klaus, lasciandosi invadere da quella stupenda sensazione. Il sangue caldo, vivo e maledettamente buono del suo ibrido.
Quando la vampira sentì i canini di Klaus affondare nuovamente nel suo collo, spinta da una bramosia che mai l’aveva invasa prima, lasciò andare il polso dell’amante e si scagliò anche lei contro il suo collo.
Fecero l’amore così … intrecciati gli uni agli altri.
 
 
 < Meno male che dovevamo parlare.> osservò con un sorrisino Caroline mentre stesa sul letto si beava della vista di un Klaus completamente nudo al chiarore del sole. L’alba era arrivata troppo presto.
Klaus indossò velocemente i pantaloni di pelle della sera precedente e si voltò per rivolgerle un sorriso complice.
  < Beh non mi sembra che ti sia dispiaciuto.> osservò scoppiando a ridere.
Caroline incrociò le braccia al petto e si sistemò diligentemente il lenzuolo attorno al corpo.
  < Disse quello che mi ha praticamente violentata! E se poi se è stato così sgradevole non preoccuparti, non vedrai mai più un solo centimetro di tutto questo.> gli rispose stizzita la ragazza.
Usando la super velocità Klaus fu subito al suo fianco e posandole leggero un dito sull’incavo dei seni le rivolse un sorriso sornione.  <  Non ho mai detto questo e lo sai … E poi non è un segreto che non riesco a resisterti.> Le sue dita scivolarono seducenti un po’ più in giù quasi a sancire la verità di quelle parole.
Un sorriso sfuggì al controllo della vampira, che voleva fare ancora per un po’ la finta offesa con lui.
  < E poi io non mi approfitterei mai di una fanciulla indifesa, sono un gentiluomo. La stessa cosa non si può dire di te, lasciami pensare … chi è stato a violentare chi, stanotte? Se mi desideravi così ardentemente bastava dirlo, sai che non ti avrei mai negato… > ma prima che Klaus potesse finire di prenderla in giro, Caroline afferrò uno dei cuscini che aveva incastrato tra la spalliera e la sua schiena e lo gettò in faccia a Klaus soffocandolo.
   < Cosa vorresti dire?> cercò di urlare Caroline mentre lottava col suo ibrido, che tentava di liberarsi dal cuscino. Difficile visto che lei si era praticamente messa a cavalcioni su di lui per tenerlo sotto scacco.
   < Sai che non posso morire soffocato vero? > bofonchiò Klaus mentre alzava le mani in segno di resa. O quasi.
  < Oh non si sa mai, vale la pena provare.> gli rispose ridendo la vampira.
  < Ah questo è troppo!> sentì dire da Klaus prima di ritrovarsi di schiena sul materasso, sovrastata dall’ibrido che con una mano teneva minacciosamente sollevato il cuscino sopra la sua faccia, guardandola con aria sbarazzina.
Caroline lo fissò spaventata, mentre Klaus le rivolgeva un sorriso da vero e proprio vincitore. Scoppiarono entrambi a ridere come due bambini mentre l’ibrido posava il cuscino al suo fianco. La sua attenzione fu catturata dalla ferita che ancora si stagliava sul collo di Caroline.
  <  Ancora non si è rimarginata, è strano.> mormorò Klaus mentre le sfiorava il collo con aria pensierosa.
  < Non fa male, a dire la verità non so più da quando non bevo un bel bicchiere di sangue. Beh intendo da quando …> un sorriso malizioso increspò le labbra della ragazza, mentre si sentiva un po’ arrossire. Klaus la guardò e le rivolse un sorriso complice e tenero, prima di tornare a guardare la ferita. Sapevano perfettamente entrambi a cosa si stava riferendo.
  < Dopo il colloquio con i miei fratelli andremo un po’ a caccia nel bosco. Non puoi ridurti in questo stato.> la rimproverò dolcemente l’ibrido.
  < Si, signor capitano.> rispose scherzando la vampira mentre Klaus si sollevava dal letto per indossare una camicia pulita.
  < Ah lo dici come se fosse vero.> disse l’ibrido prima di scoppiare in una risata sonora.
  < Quando tornerai…> Caroline lasciò in sospeso la frase, insicura se completarla o no.
  < Parleremo.> le sussurrò contro le labbra l’ibrido. Quella super velocità le stava facendo venire il mal di stomaco.  < Di tutto Caroline. È l’alba in fondo.> le disse prima di portare una mano sul suo viso e baciarla languidamente. Quando la lingua di Klaus si insinuò maliziosa e seducente nella sua bocca Caroline si costrinse ad allontanarsi da lui.
  < Va’ o non raggiungerai mai i tuoi fratelli.> sussurrò contro quelle labbra carnose e seducenti. Klaus accennò un risolino e dopo averle dato un lungo e profondo bacio si indirizzò verso la porta.
  < Sarai qui ad aspettarmi?> le domandò all’improvviso Klaus, voltandosi a guardarla.
  < Se non ci metterai troppo …> gli rispose la ragazza, facendolo sorridere ancora una volta prima di tornare ai suoi doveri.
 
 
Meglio non rimanere da sola a pensare, Caroline scese dal letto ed indossò il vestito della sera precedente. Era ancora stupendo, un po’ bruciacchiato e sporco di fumo, ma perfetto. Le ricordava vagamente il vestito che Klaus le aveva regalato la sera del ballo a casa Mikaelson, quando tutta la sua famiglia era finalmente riunita. Klaus aveva davvero riposto tanta speranza in quel ricongiungimento col senno di poi. L’ennesimo tradimento e come diceva lui, non riusciva a perdonare chi lo tradiva. Cosa che non la stava affatto rincuorando!
Caroline scrollò la testa ed uscì dalla camera di Klaus per raggiungere la sua,  doveva assolutamente farsi un bagno e sicuramente cambiarsi d’abito.
“Ok, guarda i tuoi piedi! Guarda i tuoi piedi Care e veloce come un treno …un attimo, sono un vampiro!” Caroline si diede uno schiaffo in fronte e sfruttando la sue doti soprannaturali si indirizzò come una scheggia nella sua stanza.
Ma la corsa non andò come sperato. Un giramento di testa la costrinse a chiudere gli occhi e l’attimo dopo si trovò nella gabbia d’acciaio che le braccia di Elijah avevano formato attorno a lei.
  < Oh scusate Elijah.> sussurrò imbarazzata la vampira mentre alzavo la testa per guardarlo.
  < Dove andavi così di fretta?> le domandò Rebekah che si trovava al fianco del fratello. Stavano andando all’incontro impostogli da Klaus.
Perfetto c’era anche Rebekah? Ci mancava solo Kol e tutta la famiglia al completo avrebbe saputo della sua notte passata con Klaus.
  < State bene Caroline?> le domandò preoccupato l’Originale mentre la aiutava a rimettersi dritta.
  < Oh si, un …giramento di testa. > bofonchiò la ragazza, ricambiando la gentilezza dell’amico con un sorriso.
  < Da quanto non ti nutri?> le domandò allora Rebekah posandole una mano sul braccio.
Caroline la guardò stralunata e rimase a bocca aperta a fissarla.   
  < Cosa?> domandò allora stizzita l’Originale.
 Elijah scoppiò a ridere, ma da vero gentiluomo si coprì la bocca prima di smetterla immediatamente quando entrambe le bionde si voltarono a fissarlo con astio. Quelle due si assomigliavano così tanto da riuscire a metterlo quasi a disagio.
 < Forse Caroline non si aspettava tanta premura da parte tua, sorella.> osservò allora Elijah, sperando di far tronare l’attenzione sulla questione.
 < Non è premura. Mi sta ancora antipatica, ma Nik stamattina è venuto a tirarmi giù dal letto con un enorme sorriso sulla faccia … Non lo vedevo così da tanto tempo. E poi mi ha salvato la vita, solo per questo non ho intenzione di dirle che i suoi capelli sembrano un groviglio di rovi!> sbottò Rebekah contro il fratello.
Del tutto inaspettatamente Caroline scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di Elijah e della sorella.
I fratelli di Klaus l’avevano beccata a sgattaiolare via dalla sua stanza dopo una notte di fuoco ed ora …questo! Rebekah che nel suo strano modo le diceva che le era grata … in che strana epoca era finita?
 < Io … io vado.> riuscì a dire tra le risa la vampira mentre si allontanava, reggendosi lo stomaco. Elijah e Rebekah rimasero a guardarla accennando il medesimo sorriso. Quella ragazza non poteva non attirare chiunque le orbitasse attorno.
 
 
Ok, non poteva stare tutto il giorno chiusa in camera sua ad aspettare il ritorno di Klaus! Lei non era quel tipo di ragazza, non lo era mai stata! Aveva una sua vita in fondo! Beh in quell’epoca più o meno, ma Klaus ci stava mettendo davvero tanto e a lei non andava di non fare niente. Doveva pensare.
Caroline nascose il pugnale nella sua giarrettiera e sospirando pesantemente decise di uscire dalla sua stanza per andare a fare una passeggiata negli splendidi giardini del castello. Dopo il bagno e l’attacco isterico dovuto all’atteggiamento di Rebekah era riuscita a calmarsi, ma aveva bisogno d’aria pulita, voleva camminare, correre. Non le sarebbe dispiaciuta nemmeno una cavalcata su O’Hara a dire il vero.
Aveva bisogno di riflettere. Dopo quella notte era cambiato tutto. Tutti i suoi magnifici piani erano semplicemente divenuti anacronisti. Nel giro di quanto? Due mesi?
Non poteva addormentare Klaus, lei non voleva tradirlo. Forse sarebbe riuscita a spiegargli ogni cosa, a tornare a casa e … a fare cosa?
Rincontrare Klaus dopo cinquecento anni ,trovando un futuro completamente diverso? Magari peggiore?
Non appena fu uscita dall’immenso portone principale il sole le riscaldò la pelle, doveva quasi essere mezzogiorno. Klaus ed i suoi fratelli stavano parlando da ore oramai. Sperava solo che ci fosse realmente una soluzione al problema di Mikael. Mikael …
Klaus non avrebbe mai rinunciato a diventare un ibrido a tutti gli effetti. Era questa la triste verità che le attraversò la mente, se lo avesse fatto per di più avrebbe rischiato di compromettere il futuro fino al punto che …No!
Caroline si paralizzò al pensiero che le aveva attraversato la mente. Klaus era riuscito ad uccidere Mikael aiutato dai suoi ibridi, quando lui era un ibrido a sua volta. Sicuramente più forte del padre a quel punto …
E se non attivando la sua parte di lupo latente fosse … morto? L’ennesimo scontro con suo padre, o forse il primo dopo secoli lo avrebbe portato alla sua fine senza possedere un potere maggiore, acquisito grazie alla morte di Jenna ed Elena. Grazie a quel maledetto rituale.
La vampira si portò una mano al petto per stringerlo convulsamente. Aveva cominciato a farle male, di un dolore così forte da toglierle il respiro.
Non c’era soluzione, questa era la verità.
Confessargli ogni cosa avrebbe portato solo a due intolleranti conseguenze: nel caso in cui per il bene di Caroline non avesse ucciso le sue amiche, alla morte di Klaus; e se invece non vi avesse rinunciato … Caroline non avrebbe mai potuto perdonarlo.
Non c’era via d’uscita. Caroline corse verso le stalle, non sapeva dove era riuscita a trovare le forze per fare quello scatto, a dire la verità voleva usare la sua super velocità per andare da O’Hara, ma si sentiva così stanca da non esserci riuscita.
Il suo splendido stallone nitrì gioioso non appena la vide e Caroline, dopo aver aperto il cancelletto, si gettò con le lacrime agli occhi ad abbracciarlo.
Lo stallone posò il muso sulla schiena della vampira e con uno strattone sembrò stringerla più a sé. Caroline scoppiò allora a ridere mentre le prime lacrime le solcavano il viso.
 < Tranquillo O’Hara, sto bene.> gli rispose la vampira sorridendo e stringendo la presa attorno al collo del cavallo, per abbracciarlo meglio.
Dopo un lungo abbraccio, Caroline si scostò dallo stallone e si asciugò frettolosamente le lacrime. Oddio stava morendo di fame. Si sentiva stanchissima, come non lo era mai stata da quando era diventata un vampiro. E quello strano dolore al petto …era ufficiale anche per lei lo stress aveva un limite!
 < Non so cosa fare O’Hara. È diventato tutto così complicato ed ora ci si sono messi anche gli Spiriti. Ho paura ad addormentarmi … potrebbero portarmi via. Non che io non voglia tornare a casa ma… Klaus? Come potrebbe interpretare la mia scomparsa? Forse non dovrei dirgli nulla, nel futuro lui potrebbe saper interpretare il tutto da solo. Non sarebbe la prima volta che tradisco la sua fiducia lì, forse a Mystic Falls saprebbe perdonarmi …> confessò la vampira mentre faceva scorrere le briglie sulle orecchie del suo cavallo. Allacciò per bene la sella e portò O’Hara fuori dalla stalla mentre gli accarezzava amorevolmente il muso. Vedere fino alla nausea “Via col Vento” si era rivelato più che utile alla fine, era riuscita a sellare un cavallo tutta da sola!
Caroline sorrise a quel pensiero ma dopo un sussulto, rimase paralizzata alla vista di Kol.
Era a braccia incrociate, posato contro il tronco di un albero con un sorriso sadico e sinistro sulla bocca. La stava fissando come un lupo fissa la sua preda.
  < Avete … avete finito?> domandò la vampira cercando di ostentare tranquillità. Non sapeva perché, ma si sentiva il cuore in gola.
 < Oh si, è stata una conversazione interessante.> sibilò quasi Kol, scostandosi dal suo precedente appoggio per avvicinarsi alla vampira.
Caroline riprese a camminare, portando con sé O’Hara.  <  Avete trovato qualche soluzione al problema?> non sapeva perché ma una parte di lei le ripeteva nella testa di farlo parlare.
  <  Di quale dei molti problemi che hai portato nella nostra vita parli, milady?> domandò malizioso l’Originale mentre si parava davanti a lei. O’Hara sembrò contrariato dalla sua apparizione e tentò di dimenarsi, ma Kol afferrò le redini del cavallo facendolo arretrare.
 < Scusate dovrei darvi del voi.> il tono sarcastico della sua voce la fece rabbrividire, ma Caroline sollevò fieramente il viso e lo fissò orgogliosa. Non esisteva sulla faccia della Terra che un uomo riuscisse a spaventarla!
  < Non ce n’è bisogno, mi basterà darti del tu a mia volta.> rispose piccata la ragazza.
Kol la fissò con aria furente, ma accennò un sorriso di circostanza all’angolo della bocca. “Colpito e affondato!” pensò Caroline.
 < Ora…se non ti dispiace.> la vampira strattonò le redini per toglierle dalle mani dell’Originale e fece un passo avanti, per superarlo.
Kol la afferrò rudemente per un braccio, obbligandola a voltarsi di scatto.
 < Oh non andrai proprio da nessuna parte. Il mio soggiorno forzato mi ha illuminato su parecchie cose. Sapevi che il tuo adorato Klaus non è altro che un matricida? Oh e per di più bugiardo … Tutti questi secoli di fuga quando lui era l’unico che meritava di morire.>  Con un altro violento strattone Kol la fece aderire al suo corpo, contornandole le braccia con le proprio. L’aveva completamente immobilizzata.
Caroline lo fissò scioccata. Mikael era riuscito a portare dalla sua parte Kol dicendogli la verità sulla morte della loro madre. Non poteva credere al fatto che Kol ci avesse creduto senza sforzo. Certo, era la verità ma voltare faccia così repentinamente era pazzesco persino per lui.
 < È inutile fare questa faccia Caroline, anche tu a quanto pare non sei una santarellina. Non è la mossa più intelligente del mondo confessare i propri peccati ad un cavallo. Qualcuno potrebbe sentire!> le sussurrò in un orecchio prima di scoppiare in una sadica risata.
Non aveva più voce, quella presa ferrea le stava bloccando il respiro e lo shock non la stava aiutando a reagire.
Aveva provato a liberarsi ma non era riuscita a smuoverlo di un centimetro. Si sentiva come un piccolo uccellino indifeso tra le ferree fauci di un mostro.
  <  Cosa volete fare? Tradire la vostra famiglia … per Mikael?> riuscì a sibilare Caroline in preda al terrore.
Kol la fissò malizioso e fece scorrere una mano sul suo seno e poi giù fino alle sue cosce della ragazza.
  < Oh non prima di averla fatta pagare a Klaus a modo mio.> le ringhiò contro l’Originale mentre i suoi occhi divenivano rossi ed i canini si allungavano.
Caroline tentò di urlare ma Kol la scaraventò contro il muro del palazzo, spezzandole il respiro e sfruttando la velocità vampiresca fu addosso a lei in meno di un secondo.
Le coprì la bocca con una mano, mentre con l’altra la teneva inchiodata al muro ed affondò i suoi denti nel tenero collo della vampira.
Non era stato per nulla piacevole come lo era stato con Klaus.
 Kol affondò i canini in profondità facendole oscurare la vista per il dolore e dopo uno strattone aveva cominciato a mordere e succhiare con avidità, affondando le sue fauci ad ogni movimento della ragazza. Sembrava un animale furibondo che stava squarciando il collo del proprio avversario, per ucciderlo selvaggiamente.
 Era spacciata, ma non poteva arrendersi … non lo avrebbe mai fatto nonostante si sentisse sul punto di perdere conoscenza.
Caroline provò a mordere la mano che le teneva la bocca serrata e contro ogni aspettativa ci riuscì. Kol si staccò da lei di scatto e senza alcuna delicatezza. Imprecò fissando la sua mano insanguinata mentre Caroline faceva appello a tutte le forze che le erano rimaste per urlare.
 <  Aiuto.> voleva chiamare Klaus ma … Kol sapeva di lei, del futuro. Aveva ascoltato tutto e senza un motivo del tutto razionale aveva deciso che non avrebbe voluto vedere Klaus invischiato in quel casino. Doveva farcela da sola, doveva proteggerlo. Doveva proteggere loro due e per farlo doveva proteggere il suo segreto.
Kol la afferrò per la gola l’istante dopo, strozzando il suo grido disperato che in realtà era stato un sussurro.
Le gambe le cedettero e si ritrovò senza sapere come a terra. Il dolore alla guancia le fece capire che Kol doveva averle dato uno schiaffo.
L’Originale si avventò su di lei, bloccandole le braccia sopra la testa con una mano sola.
 < Mi hai fatto arrabbiare ora Caroline. E pensare che volevo farti morire velocemente …che brutta reazione, eppure se non sbaglio stanotte con Klaus non hai fatto tutte queste storie.> le ringhiò in un orecchio Kol mentre con la mano libera le sollevava la gonna del vestito.
Cosa voleva fare?
In un attimo di panico assoluto Caroline riuscì a divincolarsi dalla sua presa, l’adrenalina le scorreva in circolo così veloce da farla sentire stordita.
Kol la fissò furente, nella mano stava stringendo qualcosa … “oh mio Dio!” pensò Caroline scioccata.
Era la sua giarrettiera, strappata.
Si voltò per seguire lo sguardo infuriato di Kol, stava fissando il pugnale che era caduto poco a pochi metri da lei. Dopo un ringhio furibondo, l’Originale si buttò contro la vampira che aveva cercato di afferrare l’arma. L’unica che sarebbe riuscita a metterlo fuori gioco per troppo tempo.
Prendendola per la gola la sollevò senza sforzo e la inchiodò al muro, soffocandola. Strinse allora le dita attorno al suo collo fino a perforarle la pelle.
Era finita, era veramente finita. Caroline sentiva le forze abbandonarla, si sentiva pesante come un macigno mentre il suo respiro irregolare sembrava bruciarla dall’interno come fuoco rovente. Tragica e violenta … questa sarebbe stata la sua morte. In un luogo dove i suoi amici e la sua famiglia non esistevano, non avrebbero potuto seppellirla, non avrebbero nemmeno avuto una lapide su cui piangere. Non era giusto.
Senza nessun preavviso la presa ferrea di Kol cessò di stritolarle la gola, Caroline precipitò a terra accasciandosi e notò che l’Originale era inginocchiato davanti a lei, con le mani tra i capelli ed una espressione più che sofferente sul volto.
La vampira sollevò il viso in direzione della strana figura che sembrava essere venuta in suo soccorso.
Becky era diritta a pochi metri di distanza da loro, con una mano sollevata verso Kol e gli occhi … i suoi occhi erano completamente bianchi. Innaturali e spettrali, così come la sua espressione vacua ed inespressiva.
 < Scappa Caroline!> le ordinò la ragazza.
La vampira sentì il respiro farsi più veloce, bruciarle lo sterno mentre il sangue pompava frenetico nelle sue vene. Era sconvolta e vicina ad un crollo ma avrebbe potuto riconoscere la voce della sua amica anche sul punto di morte.
 < Bonnie no!> urlò la vampira in direzione della giovane serva posseduta dalla strega. Kol era riuscito ad alzarsi e dirigersi veloce come una freccia contro la sua amica.
Fu un attimo, un istante in cui pensare non le era stato concesso.
Caroline afferrò il pugnale e frapponendosi tra Kol e le sue due amiche, entrambe presenti nel corpo di Becky, lo pugnalò.
L’Originale la fissò scioccato mentre le sue membra diventavano grigie e le vene del collo si gonfiavano, facendolo essiccare lentamente.
Tutto il resto accadde in una manciata di secondi, i più lunghi della sua esistenza.
Caroline avvertì il respiro fermarsi nella sua gola, soffocandola. La mano ancora stretta al pugnale, come tutto il resto di lei si bloccò dolorosamente in una morsa di pietra e fuoco. Il suo cuore ormai morto sembrò battere dolorosamente, un’ultima volta.
 “Poetico.” Riuscì a pensare Caroline mentre moriva.
Solo allora, inaspettatamente riuscì a vedere Klaus, immobile e scioccato di fronte da lei. Solo il corpo di Kol e qualche altro passo a separarli. Era un’allucinazione? Un ultimo dono concessogli dalla vita? No, lui era sconvolto.
Caroline cercò di parlare, ma la sua voce come ogni parte del suo corpo aveva semplicemente smesso di rispondere ai suoi comandi. Sentì allora le lacrime più sentite e strazianti della sua breve esistenza, cominciare a rigarle copiosamente il viso.
 Klaus non avrebbe capito, non avrebbe mai potuto capire. Era tutto finito, così. Con la sua morte. Lui l’avrebbe persino potuta odiare per il resto della sua esistenza, senza sapere … che lei lo amava.
 < Mi dispiace.> riuscì a mimare la vampira con le labbra, mentre i suoi occhi si chiudevano e capitolava a terra, morta.
Solo in quell’istante Klaus sentì la circolazione riattivarsi nelle sue membra.
 Ancora scioccato, sconvolto e assolutamente disorientato corse verso di lei. Non sapeva quando le sue gambe avevano cominciato a muoversi, ma lo avevano fatto.
Non avrebbe mai permesso che quell’esile e bellissimo corpo cadesse tra la polvere. Non avrebbe mai permesso che Caroline cadesse a terra, lui era sempre stato lì per riprenderla. Glielo aveva promesso … Solo quel pensiero era stato in grado di farlo reagire.
La afferrò tra le sue braccia poco prima che toccasse il suolo e le passò una mano sul viso, che ricadeva spento e privo di vita all’indietro. Istintivamente Klaus pulì con le dita, il rivolo di sangue che le colava dalla bocca e rimase immobile a guardarla.
 < Caroline.> la chiamò dopo un tempo che sembrò eterno.
Perché Caroline non rispondeva?
Klaus la strinse con più forza contro di lui, affondando il viso tra i suoi capelli ed assaporandone il delizioso profumo, gli occhi ormai in lacrime.    <  Caroline?> la chiamò un’altra volta con la voce spezzata dall’angoscia.
Lei non rispondeva.
Un brivido straziante attraversò il corpo di Klaus. Lei era morta,  per questo non ribatteva con un sorriso alla sua voce, per questo non ricambiava con calore e passione il suo abbraccio.
Lei era morta.
Un gemito doloroso sfuggì dalle labbra di Klaus mentre si metteva seduto e la depositava sulle sue gambe, facendole posare la testa contro la sua spalla. Fissò scioccato il corpo senza vita del fratello senza smettere di accarezzare amorevolmente la nuca della vampira, prima di tornare a guardarla.
Cercò di deglutire, cercò di uscire dallo stato di tranche che sentiva annebbiargli la testa, ma non riusciva a farlo. Continuò ad accarezzarla, senza sosta mentre sentiva il cuore sbriciolarsi, lacerando ogni lembo della sua anima. In Cinquecento anni di vita non aveva mai saputo cosa fosse il dolore. Credeva di averlo provato, di aver sofferto persino più del dovuto … che sciocco che era stato.
< Mi dispiace Care, era l’unico modo.> Il viso rigato dalle lacrime di Klaus si sollevò a guardare la giovane serva dagli occhi bianchi che aveva appena proferito quelle strane parole. L’istante seguente tornò senza esitazione ad affondare il viso tra i capelli della sua Caroline.
L’attimo dopo Becky chiuse gli occhi e cadde a terra, priva di sensi.
 
 
 
 
Ok, ok non odiatemi vi prego! =D In cambio prometto di postare davvero mooooolto presto il prossimo capitolo! Non voglio essere così cattiva! Ma non vi darò spoiler, sarebbe un controsenso … perdonatemi! Un’altra cosa, sarò in modalità off-limits nel weekend da studio quindi potrei metterci un po’ a rispondere ai vostri commenti, quindi perdonatemi in anticipo, ma lasciateli!!! Vi prego, la storia si sta facendo … diciamo contorta ed interessante vorrei tanto sapere cosa ne pensate! Magari mi date l’ispirazione giusta e pubblico non so … entro martedì ;)! Detto questo un bacione mie care e al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Homeless. ***



 
PERDONO! Lo so dovevo pubblicare ieri, l’avevo promesso quindi mi dispiace da morire ma non ero a casa e se non ero a casa non avevo con me praticamente la storia, e se non avevo la storia non potevo pubblicarla! Perdonatemi di nuovo! Comunque, ragazzi so che all’inizio la narrazione potrebbe sembrarvi un po’ sconnessa ma sappiate che la cosa è voluta. Cerco di parlare, o meglio di pensare come farebbe Klaus dopo la morte di Caroline. Vorrei riuscire a rendere il disorientamento ed il trascorrere senza senso del tempo dal suo punto di vista. Spero la cosa possa piacervi, non è stato per nulla facile riuscire ad immedesimarsi in una situazione così tragica senza scadere in lamenti senza fine o banalità… ad ogni modo a voi il nuovo, atteso capitolo! Giuro non vi farò più scherzi come quelli del capitolo precedente …. Forse ;)! Buona lettura!
 
 
Caroline giaceva senza vita tra le sue braccia, il corpo ancora caldo e straziato da ferite aperte e sanguinanti.
Lui avrebbe dovuto proteggerla, lui glielo aveva promesso. Ogni ferita sulla sua candida pelle sembrò aprirsi su di lui, avrebbe voluto così tanto prenderle al suo posto. Lui che non era nulla senza Caroline, la sua redenzione, la sua luce, il suo amore … perso. Non gli importava del pugnale, del tradimento, delle bugie che lei gli aveva rivolto. Per la prima vota avrebbe dato la vita, la sua immortalità in cambio di tutte quelle bugie. Ma era troppo tardi, lui era arrivato troppo tardi.
Si era innamorato di una traditrice, un’altra volta. Lei che lo aveva pugnalato alle spalle, lei che gli aveva mentito per tutto il tempo, lei … senza la quale non riusciva a pensare di poter vivere un solo istante.
Chissà chi avrebbe dovuto avvisare? Non conosceva veramente nulla della vita di Caroline.
Klaus scrollò la testa e tornò ad osservarla.
Forse era calata la sera, il candido rosa della pelle di Caroline non risplendeva più alla luce del sole. Già, forse era arrivata la sera.
Klaus afferrò Caroline passandole un braccio attorno alla vita e sollevandola riuscì a liberare le coperte incastrate sotto di lei.
Se era arrivata la sera doveva avere freddo.
Klaus la coprì fino al petto e le depositò un bacio amorevole sulla tempia.
  <  Nik …> sussurrò con le lacrime agli occhi Rebekah. Era vicina alla porta della camera di Klaus assieme ad Elijah da più di venti minuti oramai e il dolore che vedeva impresso sul volto del fratello l’aveva lasciata senza parole.
 Lei che pensava Klaus non avesse un cuore per amare, stava assistendo alla scena più straziante e colma d’amore e devozione alla quale avesse mai potuto assistere.
Si erano occupati del corpo di Kol ed avevano cercato di tranquillizzare gli amici di Caroline, soprattutto Becky. Era sotto shock. Klaus aveva ordinato di non rimuovere il pugnale dal cuore del fratello e date le condizioni mentali in cui si trovava, per il momento Elijah e Rebekah pensarono di fare come diceva.
< Nik … > Rebekah non riusciva a trovare altre parole. Come poteva consolarlo? Klaus era così disperato da essere arrivato al punto di negare la morte di Caroline.
Elijah depositò una mano sulla spalla della sorella e le sorrise amorevolmente, per rassicurarla. Prese un profondo respiro e si avvicinò con passo calmo al fratello.
Klaus era seduto sul bordo del letto, gli occhi fissi sul viso di Caroline e l’espressione indecifrabile. Non gli importava di niente, voleva solo stare un po’con lei! Perché tutti sembravano non capirlo?
Elijah si fermò al suo fianco e non potè non posare lo sguardo sul corpo senza vita della ragazza. Era bella persino in quel momento. La morte non sembrava aver turbato la sua bellezza, il candore della sua pelle costituiva ancora un piacevole spettacolo, ma c’era qualcosa di così macabro in quella scena da costringere persino Elijah a chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo.
Non vederla sorridere o scherzare, non vederla saltellare da un lato all’altro della stanza riuscendo a portare uno spiraglio di sole persino nelle tenebre delle loro anime era più che sconcertante … era profondamente sbagliato.
  <  Klaus dovresti andare a riposare. Penseremo io e Rebekah a Caroline.> Da quando aveva sentito il grido rabbioso e disumano di Klaus, che lo aveva portato a  precipitarsi alle stalle, Elijah non aveva visto neppure per un istante suo fratello allontanarsi da Caroline.
Il solo riuscire a convincerlo a spostare il suo corpo nella camera, era stata un’epopea straziante. Aveva quasi ucciso Becky e John per essersi avvicinati al cadavere di Caroline con le lacrime agli occhi. L’aveva stretta a sé con fare possessivo ed aveva ringhiato contro i due ragazzi con la furia di una bestia selvaggia.
Stranamente solo il piccolo Tom riuscì a convincerlo a portare dentro Caroline, gli aveva detto che poteva stare più comoda su un letto. Piccolo Tom, anche lui non voleva credere che lei fosse morta.
Klaus allora l’aveva presa in braccio e senza proferire una sola parola da quel momento in poi, l’aveva portata nella sua camera ed aveva vegliato su di lei.
  < No, non la lascio sola.> sussurrò Klaus con aria pacata mentre le stringeva una mano.
Rebekah non potè non lasciare che le lacrime le rigassero il viso. Si avvicinò al letto e sedendosi sull’altro lato richiamò lo sguardo di Klaus su di lei.
  < Posso darle un bacio? Mi ha salvato la vita in fondo. > domandò l’Originale ricevendo in cambio uno sguardo offuscato dal dolore ed un breve cenno di consenso. L’espressione di Klaus sembrava così assente.
Rebekah fissò Elijah alla ricerca della sua approvazione e subito dopo si avvicinò a Caroline per depositarle un bacio sulla guancia. Se Klaus avesse visto i suoi fratelli dirle addio, con rispetto, forse sarebbe riuscito a capire che doveva lasciarla andare.
Elijah sorrise alla sorella, comprendendo a pieno in quel momento che ogni speranza di rivedere in Klaus un briciolo di umanità, era svanito assieme a Caroline. Quella perdita sarebbe stata irreparabile … quella piccola e ostinata ragazza era riuscita persino a far affezionare Rebekah in uno strano e complicato modo!
Quella dolce e generosa ragazza sarebbe mancata anche a lui. Molto.
 Solo allora sul ciglio della porta apparvero Sam, Becky e John. Becky stava piangendo senza sosta, pallida ed evidentemente provata per l’esperienza di poco prima. John cercava di trattenere le lacrime mentre il volto straziato dal dolore di Sam non lasciava spazio ad alcuna riflessione.
Elijah annuì, invitandoli ad entrare. Klaus sembrava essersi calmato, aveva appena permesso a Rebekah di toccarla.
Posò allora una mano sulla spalla del fratello richiamando la sua attenzione. Becky si inginocchiò vicino al corpo dell’amica per stringerle la mano mentre John la stringeva forte dandole forza, anche lui ormai in lacrime. Sam era rimasto in piedi, vicino al letto. In silenzio.
Klaus osservò quasi pigramente la scena, ma quando il suo sguardo si posò sul ragazzo la sua espressione mutò divenendo furibonda.
Si gettò contro Sam ed afferrandolo per la gola lo scaraventò contro la parete facendogli quasi perdere i sensi. I doppi canini e gli occhi gialli sembrarono apparire all’istante mentre si rigettava sul corpo del ragazzo.
Elijah e Rebekah riuscirono prontamente ad afferrarlo per le braccia, portandogliele dietro la schiena per immobilizzarlo. Ma la furia cieca dell’ibrido sembrò sovrastarli con una facilità incredibile.
In quel momento un rumore quasi ovattato e subito dopo basso e pesante provenne dalle loro spalle.
Tutti voltarono il viso per capire cosa lo avesse provocato, mentre Elijah e Rebekah approfittavano della distrazione di Klaus per stringere ancora di più la presa, nel tentativo di bloccarlo.
Caroline era seduta sul letto, la mano premuta sul cuore e lo sguardo sconvolto. I capelli arruffati e le guance arrosate le donavano un’aria sconvolta quanto adorabile. Sembrò annaspare alla ricerca d’aria mentre il suo respiro si faceva faticoso e rauco. Un altro rumore sordo, un tonfo che persino gli umani dentro quella stanza riuscirono ad ascoltare ed il cuore di Caroline cominciò a battere, veloce e leggero come quello di un colibrì.
Solo allora Caroline sentì il respiro farsi più regolare e non doloroso come poco prima, mentre con uno sguardo interrogativo  e scioccato guardava tutte le persone presenti nella stanza. La stavano fissando in modo strano, insistente.
 < Cosa c’è? Sono nuda?> domandò in preda al panico mentre abbassava lo sguardo per osservarsi.
Un sospiro di sollievo le uscì dalle labbra mentre toccava il suo leggero vestito color avorio … sporco di sangue … Si portò automaticamente una mano sulla gola. Dove il profondo squarcio provocatogli da Kol sembrava ancora lacerargli la pelle. Aveva smesso di sanguinare fortunatamente. Strano, un saporaccio nauseabondo le fece portare le mani davanti alla bocca e dopo un breve colpo di tosse sembrò sputare piccoli pezzetti di vetro … o cristallo. Cosa diavolo …?
Un attimo, cosa era successo? Lei doveva essere morta, aveva pugnalato Kol. Il flashback le investì la mente mentre sollevava lo sguardo per incontrare l’espressione scioccata di Klaus.
  < Perché lo state trattenendo?> domandò sorpresa alla vista di Elijah e Rebekah con le bocche praticamente spalancate, ancora fermamente ancorati alle braccia di Klaus. Tutti avevano potuto sentire il battito del cuore della ragazza divenuto ormai incessante, ma nessuno riusciva a darvi un senso nella propria mente, troppo ottenebrata dallo stupore.
Elijah accennò un sorriso divertito mentre Becky si avvicinò a lei con fare titubante.
 < Sei viva?> le domandò scioccata l’amica mentre le posava una mano sul polso.
 < Già, come avete fatto?> domandò  a sua volta la vampira, mentre faceva scorrere il suo sguardo su tutte le persone presenti nella stanza.
Solo in quel momento Rebekah lasciò andare il braccio del fratello per avvicinarsi alla ragazza e contro ogni aspettativa, la strinse in un poderoso abbraccio che fece mancare il respiro a Caroline. Guardò con aria interrogativa Elijah che a sua volta le rispose con un sorriso solare, ma quando posò il suo sguardo sul viso di Klaus si sorprese nel vederlo impassibile quanto scioccato.
Lei era viva, se quello era solo un altro scherzo giocatogli dalla sua mente si sarebbe tolto la vita in quell’attimo stesso. Questo era tutto quello a cui riusciva a pensare Klaus.
 < Noi non abbiamo fatto niente … aspetta.> osservò l’Originale mentre scioglieva lentamente l’abbraccio. Fece scivolare una mano dalla spalla al petto di Caroline.
 < Oh Rebekah sei davvero una bella ragazza, ma non credo di essere interessata in quel senso …> bofonchiò in imbarazzo la ragazza, facendo scoppiare a ridere quasi tutti nella stanza. Tutti tranne Klaus …la stava fissando con aria concentrata ma priva di qualsiasi sentimento.
 < Il tuo cuore … batte. Sei umana Caroline, per questo non sei morta usando il pugnale.> disse Rebekah troppo scioccata per badare alla battutina della ragazza.
Umana? Caroline sbarrò gli occhi, scioccata quanto tutte le altre persone presenti nella stanza. No, peggio! Ancora di più! Come era successo?
Bonnie, ovvio. Era questa la soluzione che aveva trovato alle controindicazioni del pugnale? Una specie di incantesimo che l’avebbre fatta tornare umana quando lo avesse usato?             Questo oppure il tempismo della sua amica doveva essere proverbiale!
Dannazione, consultarla prima no? Non avevano il diritto di disporre della sua vita senza nemmeno chiederle il permesso. La vampira portò l’indice contro la vena più esterna del suo collo … batteva.
Ecco il perché del suo costante e continuo indebolimento da quando era apparsa in quell’epoca. Le ferite che guarivano sempre più lentamente, i continui giramenti di testa, il dolore bruciante al petto, la sete che da troppo acuta era andata pian piano ad affievolirsi fino quasi a scomparire… Da quando Bonnie stava cercando di trasformarla?
Il saporaccio che aveva in bocca … cos’era?
Solo allora Klaus sembrò animarsi e tornare alla realtà, emise un gemito strozzato e sembrò rabbuiarsi in un’espressione ferita quanto furente.
Lei era viva, non era un sogno! Certo … perché lei era una sporca traditrice. Tornare umana, aveva già messo tutto in conto! Caroline era piombata nella sua vita con uno scopo, lo aveva fatto persino perdutamente innamorare solo per … poterlo ucciderlo. Per conficcargli quel maledetto pugnale nel cuore! Non era neppure disposta a morire per le persone a lei più care, aveva messo in conto tutto! Per questo usare il pugnale non l’aveva uccisa … per questo era stata così sciocca e sconsiderata da usarlo contro Kol! Faceva tutto parte del suo piano! Sapere di non poter morire! Un piano fallito miseramente visto che lui doveva essere la sua vittima! Lei era solo un altro dei tanti nemici da cui guardarsi. Il più furbo che avesse mai incontrato.
  < Klaus …> sussurrò la vampira che alla vista della reazione dell’ibrido sentì il suo nuovo cuore da umana, mancare dolorosamente un battito.
L’ibrido le ringhiò contro. Un ringhio basso, crudele gli increspò le labbra.   <  Uccidetela.> sibilò prima di scomparire dalla stanza lasciando tutti senza parole.
Caroline cercò di non soccombere al dolore lancinante che sentì colpirla al petto al suono di quelle parole e con uno scatto si gettò fuori dal letto per rincorrerlo.   <   Klaus!> urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, ma non era abbastanza veloce. Non più.
Appena messo un piede fuori dalla porta pronunciò in un soffio il nome dell’ibrido e senza rendersene conto il mondo tornò oscuro e Caroline cadde a terra.
 
 
   
  <  La cura Caroline, Damon è riuscito a recuperarla. Era l’unico modo per poterti far usare il pugnale! Perché lo hai usato su Kol? Non so come farti tornare ora! È Klaus quello che deve morire!>
Caroline si svegliò di scatto, gettando un urlo disumano. Mani amiche corsero a stringerla e ancor prima di riuscire a ripetere a mente le parole che Bonnie sembrava averle sussurrato in un orecchio, notò Elijah seduto sul bordo del letto, le stava dicendo qualcosa.
  <   Caroline va tutto bene! Siete svenuta, le ferite che avete riportato … sono molto gravi. Vorrei potervi curare se me lo permettete.> L’Originale strinse amorevolmente la presa attorno alle sue spalle quasi a richiamare la sua attenzione. Caroline lo fissò spiazzata e sconvolta.
  <  Da quando sono svenuta?> domandò ancora col fiato corto. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto ed una sensazione spiacevole attanagliarle lo stomaco. Klaus, doveva assolutamente parlare con lui!
   <  Qualche ora, Becky è andata a chiamare il dottore mentre gli altri hanno riportato Sam nella sua camera.> spiegò Elijah con il tono elegante che lo contraddistingueva.
  <  Sam? > perché avrebbero dovuto accompagnare Sam nella sua camera?
   <  Vi spiegherò, ad ogni modo … credete che potrei riuscire a guarirvi col mio sangue senza creare problemi? È la prima volta che mi imbatto in un vampiro divenuto mortale, temo una reazione negativa.> le spiegò mentre si tirava sù la manica della camicia.
Caroline posò una mano sul braccio del vampiro per farlo fermare.   <   Non so se posso … a dire la verità credo proprio che sia meglio non provare, ma grazie.> se le parole di Bonnie non erano state solo il frutto di un brutto incubo … i suoi amici avevano sacrificato l’unica fiala della cura per lei. Lei che non voleva tornare umana, lei che non lo avrebbe mai voluto!
 < C’è qualcos’altro che posso fare per voi?> le domandò gentilmente il vampiro. Caroline rispose con un sorriso colmo di gratitudine.
 < Perché non mi avete ucciso? Klaus … Non vi ho mai visto disubbidire ad un suo ordine.> riuscì a domandare con la voce strozzata dal pianto.
Elijah scrollò la testa e le posò un dito sotto il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi.
 < Non ho problemi a disubbidire se l’ordine è sbagliato, e così Rebekah. NIklaus era solo … ferito, non avrebbe mai voluto che ti facessimo del male, sapeva che non te ne avremmo fatto. Siamo tutti tuoi amici Caroline. Ed inoltre io posso affermare di conoscere il temperamento di mio fratello molto bene. Rimettiti in salute, lasciagli il suo spazio. Riuscirà a trovare la forza per ragionare lucidamente e tornare da te e nel caso non ci riuscisse da solo … mi troverà ad indirizzarlo sulla giusta strada.>  le disse con voce calma e rassicurante.
Caroline non potè non afferrare la mano dell’amico e stringerla in segno di affetto. Era la prima volta che Elijah le dava del tu, che si definiva suo amico. Cercò di trattenere le lacrime, sapeva di non dover piangere ma … tutto era andato storto, tutto era andato nel peggiore dei modi.
Era ancora incastrata in quell’epoca, a quanto pareva senza via di uscita. Era umana maledizione! Una stupida, fragile, lenta ed inutile umana!
E Klaus … non riusciva nemmeno a pensare a lui. A quanto lo aveva ferito, a quanto anche lei si sentisse morire. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro mentre sentiva la presa attorno alla sua mano farsi più forte, salda. Elijah, pensò accennando un sorriso sincero la ragazza.
  < A dire il vero qualcosa ci sarebbe … muoio di fame!> confessò tra il riso ed il pianto Caroline, portandosi le braccia allo stomaco. Ed era vero, ecco cos’era quel dolore fastidioso alla bocca dello stomaco.
   < Certo!> disse Elijah scattando in piedi e rivolgendosi a passo sostenuto verso la porta. Dopo un secondo si immobilizzò, evidentemente in imbarazzo.
   < Non credo di sapere dove teniamo le provviste per la servitù … forse è il caso che chiami Becky.> osservò l’Originale rivolgendole uno sguardo di scuse.
Caroline scrollò la testa nascondendo un risolino.   < Ma certo, non preoccuparti.>
L’espressione sul viso di Elijah mutò all’improvviso facendosi seria.
  < Cosa c’è?> domandò allarmata la vampira, già pronta ad uscire dal letto.
 < Nulla di serio.> sussurrò l’Originale. Ma dopo un secondo di concentrazione il suo sguardo sembrò divenire ancora più cupo.
 < Elijah?> Caroline si sentiva in fibrillazione, stupido corpo umano! Perché il petto le faceva così male?
 <  È meglio che vada, tu aspetta l’arrivo del dottore!> e detto questo il vampiro svanì oltre la soglia.
 <  Elijah!> urlò Caroline mentre sbatteva i pugni sul materasso. Stupida velocità vampiresca!
La vampira si portò le mani sulla fronte in segno di disperazione e profondò tra i cuscini. Si sentiva così debole, così stupida. Perché non aveva detto prima a Klaus la verità? Adesso lui … non le avrebbe mai creduto. Diamine, aveva persino ordinato di ucciderla.
In un attimo di assoluta disperazione Caroline scoppiò a piangere come mai aveva fatto in vita sua. Stava vivendo in un dannato incubo! Non c’erano soluzioni, non c’erano vie d’uscita.
Sentiva dolore in ogni parte del corpo, si sentiva debole. Lei non voleva tornare umana e con la storia della cura … non pensava fosse reversibile. Nel caso in cui ci avesse provato sarebbe anche potuta morire definitivamente!
I suoi amici, se così poteva ancora chiamarli avevano preso una decisione così importante senza nemmeno chiederle se le andava bene! L’avevano tradita, avevano anteposto il loro benessere alla sua stessa esistenza!
“Stupida, stupida, stupida! E tu che eri pronta a tradire Klaus per loro!” Non c’era più nessuna vita ad aspettarla a Mystic Falls, quelle persone che lei considerava la sua famiglia non lo erano affatto. In realtà dopo aver pugnalato Kol non c’era più nessuna vita per lei nemmeno lì.
Doveva smetterla di sacrificarsi per persone che non meritavano tutto il suo amore e la sua infinita lealtà. Aveva capito una cosa in tutto quel casino. Non era lei quella che doveva dividersi in quattro per farsi apprezzare dai suoi amici, da qualsiasi individuo. Erano gli altri a dover dimostrare di meritare il suo amore, non sarebbe mai più stata l’insicura e troppo affettiva Caroline. Non doveva piacere a tutti i costi alle persone, da quel momento in poi o l’avrebbero accettata o amen!
Perché lo avevano fatto perché? Che razza di amici erano?
“ Forse loro non sapevano che tu non volessi tornare una vampira, magari pensavano di farti un favore … Hanno dato la cura a te, togliendola ad Elena infondo.” Ed eccola là la sua stupida coscienza, la sua stupida bontà! No, non sarebbe mai riuscita a prendere decisione mostruose come avevano fatto Elena, Bonnie, Damon e forse persino … Stefan. Chissà se Matt ne era a conoscenza?
Pensando a fin troppo cose Caroline si addormentò esausta, tra le lacrime.
 
 
   < No, odio i dottori e poi quello lì è un vecchio maniaco, lasciatelo dire!> urlò Caroline stizzita mentre si tirava le coperte fin sopra la testa in segno di protesta.
  < Elijah per favore dille qualcosa tu!> protestò senza pazienza Rebekah rivolta al fratello.   < O la strozzo con le mie mani!>
Elijah accennò un risolino e si avvicinò al letto di Caroline.
  < Caroline è l’unico dottore del villaggio più vicino, non hai molta scelta e poi se preferisci Rebekah può restare con te così non sarai sola col maniaco.> disse tentando di trattenere una risata.
   < Oh si certo, ora devo anche farle da balia!> protestò l’Originale, scocciata per le proteste di Caroline.
 < No e poi no! Ed inoltre Rebekah se ti da così tanto fastidio la mia vicinanza perché sei sempre qui?> sbuffò ancora sotto le coperte la ragazza.
  < Perché sei ingestibile, peggio di una bambina!> gli urlò contro la vampira mentre andava ad aprire la porta al dottore, con aria furente.
 Caroline si scoprì la faccia, guardò di traverso quella che poteva cominciare a definire una strana amica e le fece una linguaccia. Rebekah alzò gli occhi al cielo, nascondendo un sorrisino e fece accomodare il dottore.
Erano tre giorni che non facevano altro che battibeccare, ma stranamente la cosa si risolveva in una risata. Non che nessuna delle due avrebbe mai ammesso di sopportare l’altra ovvio!
Erano tre giorno che Elijah e Rebekah si prendevano cura di lei, Becky, John, Amelia e Tommy andavano a trovarlo non appena il lavoro alla tenuta glielo permettesse. In realtà non aveva mai passato un solo minuto da sola. Non le avevano fatta alcuna domanda riguardo a Kol, non sembravano feriti o amareggiati. Solo molto pazienti. Cosa che la faceva sentire amata e coccolata come poche volte in vita sua.
Una vocina nel cervello le diceva che in realtà erano turni di guardia per controllare che non si alzasse dal letto per “evadere”. I suoi amici e quello strano dottore le avevano ripetuto fino alla nausea di riposarsi e rimanere al letto, aveva perso troppo, sangue, aveva ematomi in tutto il corpo, forse un’emorragia interna e bla bla bla. Ripetitivi!
Erano tre giorni che non vedeva Klaus. Di lui nessuna notizia, quelle rare volte in cui aveva provato a chiedere di lui tutti davano risposte vaghe e cambiavano discorso. Soprattutto Elijah. Cosa che le aveva fatto nascere uno straziante dubbio. Non volevano lasciarla mai da sola perché … la stavano proteggendo dall’unico essere che la odiava in quel momento?
Il respiro le se strozzò in gola. Non poteva pensare a Klaus, non riusciva a farlo senza sentirsi morire. Sarebbe andata a cercarlo dopo aver formulato un discorso più che eloquente, un discorso coi fiocchi, un discorso che avrebbe fatto commuovere chiunque! Era brava i queste cose …
  < Bene signorina, cominci a spogliarsi.> le ordinò il medico mentre posava la borsa piena di medicine amare come il fiele, sul letto.
Caroline sbarrò gli occhi scioccata e fissò Elijah con aria implorante.   <  Visto?>
Elijah scoppiò a ridere mentre usciva dalla stanza per lasciare loro la giusta privacy, mentre Rebekah si metteva seduta sulla poltrona al fianco del letto. Le rivolse un sorriso divertito ed incrociò le mani al petto, pronta a godersi lo spettacolo.
  < Aiutami.> mimò con le labbra la ragazza rivolta alla pseudo amica. Rebekah scrollò la testa con aria divertita.
  < Sei esagerata.> sussurrò la vampira mentre riceveva in cambio da Caroline un occhiataccia che avrebbe spaventato chiunque.
 
 
 
  <  Klaus non puoi continuare così!> lo rimproverò Elijah mentre afferrava le redini dello stallone di Klaus per impedirgli l’ennesima “fuga” nei villaggi circostanti. Era stato più guardingo questa volta, nessuna strage ma ogni sera tornava con gli abiti disfatti e sporchi di sangue.
Era inavvicinabile da quando Caroline era tornata tra di loro e più di una volta Elijah lo aveva letteralmente placcato e scaraventato dall’atro lato del palazzo. Per ben due volte lo aveva trovato ubriaco fradicio mentre cercava di andare in camera di Caroline con l’intento, come diceva lui, di togliersi dalla testa quella  traditrice.
Dopo un cazzotto ben assestato cadeva a terra ed Elijah si vedeva costretto a caricarlo in spalla per riportarlo nei suoi alloggi. La mattina seguente non una parola veniva menzionata al riguardo e Klaus scompariva per giornate intere.
Inutili erano stati i tentativi di Elijah di riuscire a parlare col fratello, ma adesso che lo aveva in pugno non se lo sarebbe di certo fatto scappare.
  < Non sono affari tuoi Elijah, lascia le redini!> gli urlò furibondo.
  < Lasciala spiegare, sono più che sicuro che le sue ragioni saranno valide e …> doveva arrivare dritto al punto, Elijah lo sapeva o Klaus gli avrebbe strappato un braccio a morsi pur di non  starlo ad ascoltare, ma l’ibrido lo interruppe bruscamente.
  < Non mi interessa nulla di lei! La voglio fuori dal castello Elijah non mi ripeterò un’altra volta!> Elijah riuscì a vedere in Klaus una scintilla di dolore attraversarlo. Per la prima volta da quando erano nati Elijah non vedeva in suo fratello la rabbia furente che aveva imparato a temere ed evitare, ma un dolore così straziante da renderlo cieco a qualsiasi dettaglio, non voleva parlare di Caroline, non voleva più vederla non perché la odiasse, nonostante Klaus cercasse di autoconvincersi, ma perché lo aveva ferito. Come mai nessuno era riuscito a fare prima.
   < Ed io non ripeterò il fatto che la proprietà è di tutti noi, Caroline è mia ospite, come lo è di Rebekah.> puntualizzò stizzito l’Originale mentre strattonava le redini che Klaus aveva tentato bruscamente di strappargli dalle mani.
   < Perché non stenderle un tappeto rosso per quando vi pugnalerà alle spalle? > domandò con crudeltà l’ibrido.   <  Ah giusto, ricordo tu adori le traditrici.>
Elijah alzò la testa, offeso ma fiero e pronto allo scontro. Verbale o fisico se sarebbe servito.   <  Ti sembrano argomenti da toccare con tutta questa leggerezza Niklaus?> domandò con aria severa. Tatia era un argomento fuori discussione tra di loro. A dire la verità se far ingelosire Klaus lo avesse fatto tornare sui suoi passi, Elijah sarebbe anche stato disposto a non smentire per quanto riguardava Caroline.
  < Lasciami andare Elijah.> gli ruggì contro l’ibrido.
  < Non ti avevo mai visto scappare da una donna. Secoli di fuga ti hanno reso così incline alla viltà?> domandò serio l’Originale. Se conosceva bene suo fratello come credeva, sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. Certo, c’era sempre l’opzione che gli sarebbe saltato al collo per sgozzarlo ma se il rischio vale la candela …
Klaus gli rivolse un’occhiata furibonda. Gli occhi sembrarono assumere una venatura gialla che non preannunciava nulla di buono, ma contro ogni aspettativa e dopo un bel respiro Klaus accennò un mezzo sorriso. A dir poco sadico.
  < Hai ragione fratello > disse mentre smontava da cavallo  < Questa è la mia casa, non sarà di certo una inutile ragazzina ad impedirmi di abitarla. Sono io il padrone, lei la tua gradita ospite. Se qualcuno deve impegnarsi ad evitarmi dovrà essere lei. > e così dicendo si incamminò a passo svelto dentro il castello.
Elijah rimase immobile a fissare l’immenso portone dentro il quale Klaus era svanito. Sperava di poter migliorare la situazione, far tornare il fratello in casa poteva essere un bene ma doveva farlo ragionare.
 < Rose, va a chiamare mia sorella per favore. Dille di mettere due guardie davanti la porta di Caroline e raggiungermi. L’ordine è di non far avvicinare Niklaus.> con ogni probabilità il fratello si sarebbe infuriato se lo avesse scoperto, ma Elijah sapeva di starlo a difendere da se stesso.
 
 
 
  <  Sta attenta! Aspetta ti prendo per il braccio.> gli urlò contro un orecchio Becky.
Caroline alzò gli occhi al cielo e sgrullò la testa. Benedetta ragazza, ma perché doveva essere così protettiva?
   <  Becky posso farcela davvero! Il dottore ha detto che devo cominciare a camminare un po’, quindi vuol dire che sono in grado di farlo, no?> le domandò accennandole un sorriso vittoriosa.
Cinque giorni, e di Klaus nessuna notizia. Cinque giorni in cui persino Becky si era messa a farle da balia quasi a tempo pieno. Le aveva chiesto scusa almeno mille volte per quell’”incidente”, anche se era evidente che non era affatto colpa sua, ma un solo grazie. Semplice, stupendo ed uscitole dal cuore.
   <  In realtà hai un brutto ematoma sulla gamba e forse un emorragia interna, il dottore ha detto di provare.> osservò l’amica riportando i pensieri di Caroline al mondo reale.
La ragazza ormai seduta da più di un quarto d’ora sul letto cercò di alzarsi, mentre Becky si voltava blaterando qualcosa riguardo la sua salute. Pessima idea.
Le gambe le faceva un male cane e quasi cadde in ginocchio, ma afferrandosi ad una delle aste del baldacchino Caroline riuscì a rimanere in piedi. Quando l’amica si voltò e la fissò malamente, la ragazza le rivolse un sorriso a trentadue denti facendola scoppiare a ridere.
  <  Lascia almeno che ti aiuti.> disse Becky mentre le stringeva un braccio in vita e afferrava la mano più vicina a lei, quasi a guidarla.
  < Guarda che non sono cieca, mi fa solo male la gamba.> bofonchiò Caroline ricevendo in cambio un’occhiataccia.
Becky riuscì ad aprire goffamente la porta della camera senza staccarsi da Caroline e dopo qualche minuto era riuscita persino a convincerla a rimanere dentro il castello, era prima mattina faceva freddo fuori e lei non era più immune al raffreddore.
  < Grazie, ricordarmi ogni due minuti quanto debole e fragile io sia, mi consola molto sai.> osservò Caroline mentre aiutata dall’amica si indirizzava verso una precisa ala del palazzo.
  < Non ti piace essere tornata di nuovo umana?> le domandò allora l’amica con naturalezza.
Caroline la fissò accennando una mezza smorfia. Quanto le sarebbe piaciuto poter sdrammatizzare anche su quello, ma la voce le si strizzava in gola in maniera innaturale ogni volta che ci provava.
  < Sai che fine hanno fatto fare a Kol?> domandò allora Caroline con un doppio fine: cambiare discorso, e distrarre l’amica.
 < In realtà ho sentito il signor Niklaus ordinare ai suoi fratelli di lasciarlo così come tu lo hai …> boccheggiò infine Becky.
Caroline annuì, apparentemente sovrappensiero. Aprì la porta che avevano davanti e quasi strattonando Becky riuscì finalmente a raggiungere il loggiato. La meta del suo viaggio.
 < Ma!> protestò presa alla sprovvista Becky. Caroline le sorrise, le diede un bacio sulla guancia e si indirizzò da sola verso il cornicione in marmo bianco dello splendido balcone ornato con colonnine classiche ed affreschi nella volta.
 < Sono cinque giorni che non vedo il sole, ti prego!> la implorò allora Caroline, felice di poter sorreggere il suo peso sul balcone.
Si voltò per osservare le sue mani, piantate sopra il cornicione per sorreggersi. Erano quasi più bianche del marmo stesso, doveva davvero aver perso molto sangue.
Alzò lo sguardo verso l’orizzonte e si perse a contemplare il sole appena sorto. L’alba.
Ricordò l’ultima alba che aveva visto ed una morsa d’acciaio le stritolò il cuore, bagnandole gli occhi.
 < Va bene, ma solo perché penso che un po’ di rossore sulle quelle guance mi farebbe preoccupare di meno. > disse Becky mentre si avvicinava a Caroline per abbracciarla.
La ragazza le sorrise con gratitudine e poggiò la testa contro la tempia dell’amica.   <  Si sistemerà tutto lo sai? Io ne sono più che certa.> sussurrò Becky facendo quasi scappare un singhiozzo a Caroline che si stava sforzando di non mettersi a piangere.
  < Vado a prenderti uno scialle, aspetta qui fa freddo.> le disse l’amica, non appena aveva poggiato la mano sulla maniglia della porta però, la voce di Klaus fece voltare di scatto entrambe le ragazze.
 < Camminata mattutina? Non dovresti essere a lavorare Becky?> domandò con una tranquillità quasi agghiacciante. Klaus si avvicinò a loro con passo calibrato mentre l’espressione sadica e quasi divertita che aveva in volto fece raggelare il sangue di Caroline. Sentì le ginocchia cederle alla vista dell’ibrido ma si costrinse ad essere forte. Era la sua opportunità, doveva parlargli anche se non era riuscita a formulare il fantastico discorso che avrebbe tanto voluto progettare.
Becky fece un piccolo inchino prima di fissarlo negli occhi con aria fiera.  < La signorina Rebekah mi ha ordinato di prendermi cura di Caroline, quindi si sto lavorando.>
Klaus accennò un mezzo sorriso divertito. Si avvicinò ancora di più alle ragazze, affiancando quasi a Caroline ma senza mai posare il suo sguardo su di lei. Da parte sua Caroline si sentiva una vera idiota, col fondoschiena e le mani appoggiate al cornicione per non cadere e con lo sguardo fisso su di lui come un uccellino in gabbia. Per la prima volta in vita sua non riusciva a parlare.
 < Beh mia cara Becky, ti pago per mandare avanti la tenuta non per intrattenere gli ospiti. Sono io qui il padrone. Va a dare da mangiare ai cavalli o a fare qualunque cosa fai di solito. > ordinò con tono autoritario Klaus. Non ammetteva repliche.
Becky fissò allora Caroline, con aria spaventata. La ragazza annuì nel tentativo di rassicurarla e le fece cenno di andare.  
  < È un ordine.>  sibilò quasi Klaus. Non solo i suoi fratelli non facevano più quello che lui gli aveva ordinato, ora quella ragazzina gli stava mettendo contro persino la servitù.
Senza un inchino o un cenno di saluto Becky girò i tacchi e se ne andò. Klaus scrollò la testa in senso di diniego, poi si voltò lentamente verso Caroline.
Erano così vicini, Klaus era a un passo da lei minaccioso e guardingo come Caroline stentava a ricordare.
 < Bene.> sussurrò l’ibrido facendole accapponare la pelle. Piegò la testa di lato, quasi per scrutarla meglio ed accennò un mezzo sorriso.  < Vedo che raggirare ogni persona sul tuo cammino è divenuto fin troppo facile per te.>
Non importava quanto crudelmente si stesse comportando con lei, in fondo aveva ragione. Doveva restare calma e spiegargli.
  < Klaus…> riuscì a dire Caroline prima di essere interrotta.
  < No, no, no amore. Non voglio sentirti parlare.> ordinò con tono fermo e distante l’ibrido.
Caroline deglutì rumorosamente e sentì il cuore cominciare a battere all’impazzata. Klaus sembrò catturato da quel suono. I suoi occhi prima colmi di disprezzo si posarono pensierosi e sconvolti sul petto della ragazza.
Posò le dita sopra il suo cuore, assorto. Caroline si sentì mancare il respiro, quanto le era mancato quel tocco. Sentire la mano di Klaus sfiorarla gentilmente, la fece quasi scoppiare a piangere dalla commozione e dalla gioia.
  < Il suono del tradimento. Voglio chiedertelo, venire a letto con me faceva parte del piano o semplicemente ti sentivi sola?> Ed eccola lì. La sofferenza pura. Si era illusa che lui potesse aver capito, che lui … non importava. Lei avrebbe detto quello che doveva dire e poi sarebbe fuggita. Ovunque, non le importava più dove.
Caroline si voltò, attenta a non allontanare almeno la mano destra dal suo unico appoggio. Non poteva guardare in quei profondi pozzi neri, colmi di odio e rimprovero quando aveva imparato a scorgervi amore e affetto.
  < Ti capisco …> iniziò la ragazza, finalmente certa di quello che doveva dirgli.
  < Il voi.> sibilò Klaus. Caroline lo fissò di nuovo senza capire.  < Non mi farò di certo dare del tu da una serva che ha persino cercato di uccidermi.> spiegò l’ibrido con fare autoritario.
La ragazza lo fissò, apparentemente imperturbata dalle sue parole. Klaus non poteva sapere quello che la stava dilaniando dentro. Caroline prese un respiro profondo, l’ennesimo. Aveva ragione a trattarla così, doveva mantenere la calma e spiegargli. Non poteva prenderlo a schiaffi come tutte le parti del suo corpo le ordinavano di fare. Voltò di nuovo il viso e decise di cominciare a parlare, parlare all’infinito fino a che avrebbe avuto voce. Ma non poteva guardarlo negli occhi, non in quegli occhi e trovare la forza di spiegare.
 < Vengo dal futuro. Lì voi avete ucciso molti dei miei amici, avete portato distruzione e orrore nella mia vita come nella loro e siete stato ingiusto e meschino. Non volevo essere qui, non l’ho mai voluto. Gli Spiriti mi hanno semplicemente presa e scaraventata qui. Come potevo rifiutarmi? Mi era stata data l’opportunità di addormentare lo spietato assassino che aveva rovinato l’esistenza di tutta la mia famiglia. Avrei potuto farlo! Avrei potuto pugnalarvi mille volte, e mille altre ancora! Come avete potuto vedere non ho problemi con il martirio ma non l’ho fatto perché mi sono accorta … di non potere.> Il cuore le martellava in petto così forte che Caroline fu costretta a portare una mano sul cuore e prendere profondi respiri. Lo aveva fatto, aveva detto tutta la verità a Klaus ed ora non trovava il coraggio per tornare a guardarlo.
  < Siete pazza.> sussurrò l’ibrido sotto shock. Non poteva credere a quelle assurdità.
  < Pazza? Pazza? Io vi dico tutta la verità e questa è la vostra reazione?> Si, lo sapeva! Si era ripromessa di mantenere la calma e subire in silenzio tutte le giuste accuse che le avrebbe rivolto, ma quando era troppo era troppo. E poi lei non era mai stata una santa! Per non parlare della poca pazienza che l’universo le aveva concesso!
 < Come faccio a credere ad una storia del genere? Come faccio a credere a voi? È facile inventarsi assurde fandonie dopo essere stati scoperti! Perché non me lo avete detto prima?> gli urlò contro Klaus mentre stringeva i pugni nel tentativo di non perdere il controllo.
 < Perché sapevo sarebbe stata questa la vostra reazione!> urlò a sua volta Caroline facendo un passo verso di lui. Oh quanto voleva prenderlo a schiaffi in quel momento!
 < No! Non se foste stata voi a dirmi la verità! Senza farmela scoprire perché i vostri piani vi si sono ritorti contro!> i loro toni di voce erano arrivati alle stelle. Erano entrambi furiosi.
 < Volevo parlarvene! Quella stessa sera ricordate! Ma non me l’avete permesso, quel giorno vi avrei spiegato tutto ma Kol mi ha aggredita, ha cercato di … > no, non poteva dirglielo. Caroline scrollò la testa nel tentativo di porre fine al giramento che l’aveva appena stordita. Non doveva allontanarsi dal cornicione.
Il volto di Klaus sembrò rabbuiarsi ancora di più, aggrottò la fronte e la afferrò rudemente per le braccia.
 < Cosa ha cercato di farvi?> domandò furente. Si sbagliava o Caroline aveva appena visto una pagliuzza gialla apparire negli occhi di Klaus?
  < Cosa vi interessa?> domandò allora la ragazza con le lacrime agli occhi.
  < Già. Non mi interessa nulla, avrebbe persino potuto uccidervi, mi avrebbe fatto un favore.> sussurrò Klaus, stordito e furente. La lasciò andare senza delicatezza e si voltò dandole le spalle.
Caroline sentì il cuore andarle in frantumi. Le ginocchia le cedettero e la ragazza si ritrovò seduta per terra.
Klaus si voltò di scatto e la raggiunse.  < Cosa è successo?> domandò preoccupato, reggendola per le spalle.
  < Va tutto bene, sono solo stanca.> sussurrò tra le lacrime Caroline. Piccole bastarde, alla fine avevano vinto loro.
La fronte dell’ibrido si increspò facendo trasparire la sua preoccupazione e l’aiutò ad alzarsi con delicatezza.
  < Avete detto che non vi importa nulla di me, perchè mi aiutate?> domandò la ragazza cercando di asciugarsi le lacrime.
Klaus la teneva stretta per le spalle, senza accennare a sciogliere la presa.   <  Vi odio, ma non riesco a farne a meno. Non posso non aiutarvi.> confessò.
Caroline sollevò finalmente lo sguardo per guardarlo. Klaus sembrava provato e sofferente almeno quanto lei. Eccola, la persona dietro tutta la sua rabbia. Il suo Klaus.
<  Posso capirlo. Ma voglio che sappiate che non ho mai mentito quando si trattava di noi. Tutto quello che vi ho raccontato è vero. > singhiozzò Caroline nel modo più dignitoso che poteva. Lui la odiava, la cosa non riusciva a non straziarle il cuore.
  < Siete umana, come riuscite a giustificare questo?> domandò allora l’ibrido senza alcuna ira nella sua voce. Cosa che risuonò stranamente più dolorosa alle orecchie di Caroline.
Klaus era ferito, era deluso. Tutti sentimenti più profondi e duraturo della sola rabbia.
  < Lo definirei uno sfregio. Non ho mai voluto tornare umana, non sapevo che Bonnie aveva in mente questo piano. È buffo … li odio per questo. Mi ritrovo senza più un luogo a cui appartenere quando prima mi sentivo legata indissolubilmente ad entrambi. Ne ero così combattuta …> sussurrò Caroline. I loro visi erano così vicini, quanto avrebbe voluto colmare quella breve distanza. Klaus la guardava con aria triste ma assorta. La ragazza sperava che lui avesse capito il significato profondo delle sue parole.
Fu in quel momento che Elijah e Becky apparvero, il primo aveva quasi sfondato la porta, la seconda aveva il fiatone e le guance arrossate. I loro visi preoccupati divennero immediatamente dubbiosi alla vista di Caroline quasi in lacrime sorretta amorevolmente da Klaus.
  < Il vostro salvatore è venuto a portarvi via dall’uomo cattivo.> li schernì Klaus con voce grave, riacquistando tutta la freddezza che con Caroline non era riuscito a mantenere.
Elijah si avvicinò allora alla ragazza mentre Klaus la depositava tra le braccia del fratello. Si indirizzò verso la porta senza dire una parola. Fissò Becky rivolgendole un mezzo sorriso, quella ragazzina era furba. Ma si voltò all’improvviso, poco prima di rientrare nel palazzo, attirando l’attenzione di tutti.
 < Io vi amavo. Mi avete tradito. Non si può tornare indietro Caroline, non posso più fidarmi di voi.> disse con tono calmo, pacato prima di andare via. Una tranquillità che aveva dovuto ostentare facendo appello a tutta la sua forza. Era distrutto, confuso. Lei gli mancava come l’ossigeno per un umano, ma non poteva semplicemente dimenticare, doveva riflettere. Doveva pensare.
Caroline si lasciò cadere tra le braccia di Elijah che la sorresse prontamente e cominciò ad accarezzarle la nuca mentre la ragazza affondava il viso nel collo dell’Originale e scoppiava a piangere silenziosamente.
 < Sh … sta calma Caroline, sta calma.> le sussurrò amorevolmente Elijah mentre fissava la porta dalla quale era scomparso il fratello. Non poteva credere alle parole che Klaus aveva rivolto alla donna che amava più di ogni cosa al mondo.
Una domanda terrificante attraversò la mente di Elijah.
“ E se lo avesse spento?”
 
 
 
 
 
Ragazze … a dire la verità ho un po’ paura a leggere i vostri commenti! So che la cosa più logica sarebbe stata far tornare Caroline nel futuro dopo la sua morte, ma ho dei piani ben precisi in mente e poi … non mi piacciono le storie brevi e poco complicate! Adoro scrivere questa fanfiction e non ho intenzione di chiuderla sommariamente, ma non preoccupatevi non durerà in eterno ;)! Vi prego, ditemi cosa ne pensate sinceramente o credo che non riuscirò a scrivere il prossimo capitolo. Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, spero inoltre che tutti i piccoli indizi che ho seminato durante i capitoli precedenti siano ricollegabili nel quadro generale che vi ho presentato in questo capitolo. Ok, non dico altro se non scusate ancora per il ritardo e grazie a tutte voi per il supporto, ne ho bisogno ;) siete una specie di vitamina dello scrittore! Un bacione e a prestissimo,giuro!

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Capitolo 16
*** Amore e Psiche. ***


Ragazze perdonate il mio ritardo spaventoso! Mi dispiace tantissimo, ma non ho trovato un minuto libero, né per scrivere tantomeno per pubblicare! Voglio farmi perdonare però, non prometto nulla visto che a quanto pare quest’estate si prospetta movimentata per me e le mie promesse ultimamente fanno cilecca -.-‘ ! Però perlomeno state per leggere un lungo capitolo. Quindi scusatemi ancora, ma il fatto che pubblicherò una volta a settimana non viene assolutamente messo in dubbio, sappiatelo =)! Vi lascio al capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate … la storia sta per evolversi in fretta ( vi faccio solo questo “spoiler” ) e spero che anche questo capitolo vi piaccia. Un bacio grande a tutte voi che siete la mia ispirazione ragazze, grazie! E ovviamente, buona lettura!
 
 
Il futuro …    <   Lì voi avete ucciso molti dei miei amici, avete portato distruzione e orrore nella mia vita come nella loro e siete stato ingiusto e meschino. > Le parole di Caroline martellavano la sua mente con una costanza assillante.
  < Maledizione!> imprecò Klaus mentre tirava un pugno al muro della sua stanza, sfondandolo letteralmente.
   < Vorrei tanto che non fossimo nemici. > l’ibrido ritirò la mano dall’enorme cratere che aveva creato e si voltò gettando un profondo respiro.
 Lei sapeva del quadro, sapeva della sua passione. Conosceva Mikael, sapeva come addormentare i suoi fratelli, sapeva di Tatia e poi … in certi casi parlava in modo così bizzarro.
Come aveva fatto a non accorgersene? Forse la storia assurda che Caroline gli aveva raccontato … era la verità.
Cosa importava però? Lei lo aveva tradito.
Lo aveva ferito come mai nessuno era riuscito a fare prima, nemmeno sua madre. Perché con Caroline non riusciva a prendersi la sua vendetta, non riusciva a smettere di amarla.
Cercò in vano di spegnere la sua umanità. Dopo cinquecento anni quella scappatoia sembrava essere diventata così inutile, illusoria … Ma lo aiutava a mantenere la mente lucida, a prendere le dovute distanze quando serviva. A dire la verità la prima volta che non era riuscito ad annullarle totalmente … era stato con lei, con Caroline.
Ma doveva farlo, se voleva continuare a sopravvivere doveva spegnere le sue emozioni e dimenticarla, non c’era altro modo.
 
 
 
Caroline si rotolò di fianco stringendosi le coperte al petto. Guardò fuori dalla finestra. L’alba …
Non poteva soffrire più di quanto non stesse facendo in quel momento.
Aveva passato la notte insonne, alternava lacrime strazianti a ore di apatia totale. La mente si svuotava nel tentativo di donarle un po’ di pace, ma quei maledetti occhi azzurri tornavano sempre a turbarla. Se lo meritava, diavolo. Aveva combinato un bel casino. Stupidi Spiriti, megalomani maniaci del controllo, questa non l’avevano proprio prevista però!
   < Non puoi continuare così. > le sussurrò Becky mentre piantava un gomito sul materasso per posare la testa sulla sua mano aperta. Aveva dormito, per così dire, con Caroline. Non se l’era proprio sentita di lasciarla sola quella notte. Era evidentemente distrutta e allo sbaraglio, ma temeva di non averla potuta aiutare troppo.
< Vorrei parlare con Elijah e Rebekah, potresti chiamarli e farli venire qui per favore?> domandò con voce atona la ragazza, senza accennare il minimo movimento.
Becky le accarezzò la fronte e le scostò i capelli dal viso.   < Sei calda, potresti avere la febbre. Forse dovresti riposarti un altro po’ e parlare con loro quando sarai più lucida.>
Caroline si voltò lentamente, tornando supina ma i suoi occhi non incontrarono quelli dell’amica. Erano vuoti, spenti e fissavano il soffitto.
 < Sto bene, davvero. È solo che … ci ho pensato e glielo devo.>sussurrò la ragazza.
 < Cosa?> domandò allarmata Becky.
 < Una spiegazione.> disse Caroline con tranquillità. No, il pensiero che Rebekah le avrebbe strappato il cuore dal petto dopo aver saputo la verità non l’aveva fatta sentire felice. No, in cuor suo non ci stava sperando …
 
 
Non sapeva se Becky le avesse dato retta o no. Sapeva solo che il sole era ormai alto nel cielo e nessuno era entrato nella sua stanza.
Non se la sentiva di alzarsi dal letto per andare alla loro ricerca. Aveva sottovalutato la fragilità del corpo umano, e forse persino la tristezza che le toglieva ogni voglia di reagire. Almeno per il momento.
Era sempre stato così. Dopo Matt, Tyler, persino Damon, dopo ogni delusione o amarezza si prendeva tre giorni di lutto. Tre giorni in cui “abbrutirsi” come diceva sempre lei. Consistevano praticamente nell’affogare senza remi o ciambelle di salvataggio nella propria depressione, piangere, essere negative e pessimiste, non alzarsi dal letto per nessuna ragione se non per mangiare e non guardarsi mai allo specchio. Trucco, piastre, vestiti erano assolutamente proibiti.
Ma questa volta era diversa, in cuor suo Caroline non sapeva se sarebbe andata come le altre volte … Non sapeva se sarebbe riuscita a trovare la forza per reagire, per parlare di nuovo con Klaus senza sentirsi morire. Tre giorni non sarebbero mai bastati per cominciare a superarlo.
   <  Almeno alzati dal letto pigrona!> squittì innervosita Rebekah entrando nella stanza.
Caroline si coprì gli occhi con entrambe le mani quando la vampira spalancò le tende, facendo entrare la luce del sole e si maledisse per aver voluto parlare anche con lei.
  <  Buongiorno Caroline.> quella di Elijah fu un’entrata di scena decisamente più elegante e sopportabile.
  < Buongiorno.> bofonchiò la ragazza con la bocca impastata.
  < Ci hai fatto scomodare per venire fin qui, degnati di metterti seduta per lo meno.> sbottò Rebekah mentre si lasciava cadere sul divano, accavallando le gambe.
   < Te l’ho mai detto che sei insopportabile?> le disse Caroline mentre si metteva seduta.
    <  Si, tredici volte per la precisione.> osservò Rebekah con non curanza, facendo sorridere Elijah mentre si sedeva al suo fianco.
  <  Beh sono comunque poche.> le rispose piccata Caroline.
  < Ci hai fatto chiamare per parlare di quanto sono insopportabile o hai un motivo serio?> la punzecchiò l’Originale accennando un sorrisino vittorioso.
  < Rebekah.> la ammonì Elijah che si sentiva estremamente protettivo nei confronti di Caroline. Poteva scorgere tutta la pena che la attagliava e si sentiva stranamente legato a lei. Forse per via del cambiamento che era riuscita a suscitare in Klaus, o forse solo perché lei era diventata sua amica.
  < Quello sarebbe abbastanza serio, ma no.> Caroline prese un profondo respiro mentre i due vampiri la fissavano, in attesa.  <  Ho pugnalato Kol perché ha tentato di aggredirmi. Come avrete capito Mikael era riuscito a portarlo dalla sua parte. Voleva colpire me per fare del male a Klaus … ho dovuto. Quando ha tentato di uccidere Becky … non ho potuto non pugnalarlo, mi dispiace. Mi dispiace perché sono venuta qui in veste di vostra nemica, ma si sono ritrovata a dover fare i conti con un Klaus completamente diverso da come lo ricordavo. Credevo di essere nel giusto, volevo addormentarlo per salvare la mia famiglia, ma col tempo ho capito che sarebbe stato un errore e volevo dirvelo perché … ve lo devo. Non vi avrei mai traditi alla fine.> si, aveva omesso la parte del futuro, ma pensava davvero di complicare fin troppo le cose in quel modo.
Si sentiva così nervosa, non avrebbe mai pensato di tenere all’opinione che Elijah e soprattutto Rebekah avevano di lei. Non avrebbe mai pensato che in fondo al cuore desiderava non deluderli. E adesso si trovava davanti due statue di ghiaccio.
Il primo a muoversi fu Elijah. Si alzò dal divano col suo solito savoir fare e si avvicinò al letto di Caroline. La ragazza deglutì rumorosamente, sotto lo sguardo indagatore dell’Originale.
 “ Oddio ora mi uccide, ora mi sgozza … no, Elijah è troppo galante per sporcarsi le mani di sangue. Potrebbe soffocarmi, ah si… Oddio, sta per soffocarmi!” pensò quasi in iperventilazione Caroline. Con la coda dell’occhio notò che Rebekah stava diventando nervosa e attenta.
Elijah afferrò all’improvviso le lenzuola con le quali Caroline era coperta e le scostò in una mossa sola, scoprendo la ragazza.
Non riuscì a fare nient’altro, Rebekah si fiondò su di lui come un fulmine. Si frappose tra i due e afferrando il fratello per le spalle cercò di fermarlo.   <  Elijah metti da parte tutte le tue stupidate sull’onore, Caroline ha deciso di dirci la verità per quanto scomoda, di sua iniziativa. Va rispettata per questo e sappiamo quanto Kol possa diventare molesto, non è morto. Ci basterà togliere quel pugnale, non è successo nulla di irreparabile.>
Caroline sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, completamente spiazzata dalla situazione.  < Cosa?> gridò attirando l’attenzione dei due Originali.
  < Che c’è?> domandò irritata Rebekah.
  < Tu stai prendendo le mie difese? Pensavo avresti finalmente sfruttato la cosa per farmi fuori ed avere un valido movente! Cos’è qui nel ‘500 il mondo va al contrario?> domandò ancora sotto shock la ragazza. Perché era vero, si sentiva assolutamente presa in contro piede.
Rebekah lasciò la presa sul fratello e si voltò per fronteggiare Caroline.
  < Invece di stare zitta e ringraziare, stai davvero cercando di darmi dell’arpia? Ti sto salvando la pelle qui!> le rispose con aria estremamente irritata la vampira.
Fu allora che la risata di Elijah fece voltare tutti. L’Originale scrollò la testa ancora ridendo e si avvicinò alle due ragazze.
  <  Signore, qui nessuno sta salvando la pelle a nessuno. Non avevo cattive intenzioni, volevo solo convincere Caroline a scendere dal letto per andare a fare una passeggiata. Potremmo parlare con più tranquillità e un po’ d’aria le farebbe bene.> entrambe le ragazze rimasero quasi a bocca aperta a fissarlo. Ma quanto poteva essere elegante quell’uomo?
Rebekah si voltò per guardare Caroline ed entrambe scoppiarono a ridere.
  < Grazie per aver tentato di salvarmi la vita da una minaccia inesistente, lo apprezzo molto.> disse Caroline accennando un sorrisino. Ma il tono della sua voce tradiva la sincerità delle sue parole.
Rebekah le sorrise di rimando ma dopo un secondo tornò in sé.    <   Sta zitta e vieni a fare due passi con noi, sei così bianca che un vampiro morirebbe di fame solo a guardarti.>
  < Grazie, ma non me la sento proprio. Vorrei restare a letto per oggi.> osservò Caroline afferrando le coperte per disporle di nuovo attorno a sé.
Rebekah ed Elijah non fecero in tempo a protestare che Caroline si era già sdraiata comodamente. Aveva bisogno dei suoi tre giorni infondo.
   <  Avanti! Non ti lascerò poltrire un minuto di più! > urlò Rebekah dentro l’orecchio di Caroline. La ragazza la fissò con gli occhi quasi di fuori e strattonò via la mano dalla presa della pseudo amica.
  < Per caso vuoi farmi diventare sorda? Ricordi? Il maniaco mi ha detto di riposare!> le rispose con aria stizzita Caroline.
  < Ma non ti ha ordinato di deprimerti! Alzati dal letto o ti tirerò giù con la forza e lo sai che lo farò!> la minacciò l’Originale afferrando le lenzuola e gettandole ai piedi del letto. Caroline si rannicchiò automaticamente su se stessa, faceva un freddo cane solo con la sua sottoveste.
  < Sapevo che volevi uccidermi ma pensavo lo avresti fatto con le tue mani e non tramite una polmonite!>
  < Se non scendi da quel letto potrei sempre farlo, sarebbe più soddisfacente quindi fossi in te non mi darei strane idee!> le rispose piccata la vampira. Caroline la guardò di traverso e le fece una sottospecie di linguaccia, più una smorfia a dire il vero mentre si lasciava aiutare da Rebekah ad alzarsi.
 La vampira la prese sottobraccio, ma Caroline dovette reggersi al comodino per non cadere a causa del giramento di testa.
< Stai davvero uno schifo.> osservò preoccupata Rebekah.
 < Tu si che sai come tirare su un malato!> la zittì allora la ragazza rimettendosi inpiedi.
 < Vado a chiamare Becky, ti aiuterà a vestrirti.> osservò Elijah che nel frattempo si era goduto l’intera scena appoggiato allo stipite della porta.
 < Sei ancora lì? Non ti è passato per la mente di venire a darmi una mano? E poi non serve Becky, una vestaglia ed è pronta.> osservò Rebekah mentre afferrava una vestaglia pesante dall’armadio.
 < A dire il vero vedervi interagire è un esperienza molto interessante e poi non pensavo avessi bisogno d’aiuto per gestire la nostra Caroline.> disse Elijah portandosi una mano davanti la bocca, per nascondere un risolino divertito.
 < Oh esci fuori! Non sei di alcuna utilità.> disse Rebekah gettandogli contro la vestaglia più leggera che aveva scartato. Elijah scrollò la testa, afferrando al volo l’indumento e rimettendolo poi al suo posto.
In due secondi Caroline fu pronta ed operativa, Rebekah la strattonò fuori dalla porta e le due ragazze finirono con l’inciampare l’una con l’altra. Scoppiarono a ridere sotto lo sguardo attento di Elijah che si era elegantemente appoggiato allo stipite della porta.
   < Non doveva essere una passeggiata per aiutarmi a rimettermi in forze?> domandò con sarcasmo Caroline mentre la vampira la prendeva sotto braccio.
  <  Infatti. Smettila di inciampare e comportati da brava ragazza.> la punzecchiò Rebekah prima di alzare o sguardo, attirata da qualcosa.
  < Inciampare io? Ma se mi hai praticamente trascinata!> sbottò Caroline mentre notava che anche l’attenzione di Elijah veniva catturata da qualcosa davanti a loro. Alzò allora lo sguardo e lo vide.
Lo sguardo crudele e magnetico, il viso contratto in un espressione dura, ma non furiosa. Sembrava arrabbiato, ma soprattutto … ferito.
Elijah fu il primo ad andargli incontro, ma non appena si mosse Klaus svanì dalla loro vista.
  <  Niklaus!> urlò Elijah preso alla sprovvista. Si voltò per cercare gli occhi della sorella ed una volta fatto si indirizzò alla ricerca di Klaus.
Caroline era rimasta letteralmente senza fiato. Rebekah la sorresse per la vita e l’aiuto a calmarsi.
   < Sta tranquilla. Gli passerà, solo non riesce a capire perché anche noi non ti odiamo come lui si sta sforzando di fare.> le sussurrò la vampira, per la prima volta senza alcun sarcasmo o alcuna punta di acidità.
 < A dire la verità non lo capisco neanche io.> rispose allora la ragazza staccandosi dalle mani amiche di Rebekah per andare a sedersi sul primo scalino della lunga scalinata in marmo che portava ai piani inferiori.
  < Non so spiegartelo bene. Se il tuo può essere chiamato un tradimento è di certo mille volte di minore importanza rispetto a quello che hai cambiato, arrivando nelle nostre vite. Elijah sorride, l’ho visto persino ridere di gusto da quando gli sei attorno e te lo assicuro, non è un’esperienza molto facile da vedere. Per quanto mi riguarda mi sei sempre antipatica, ma mi hai salvato la vita quando potevi tranquillamente lasciarmi sbranare da quel lupo e poi … è da tanto tempo che non ho un’amica. Tu mi sembri abbastanza fuori di testa da potermi tollerare.> disse Rebekah mentre si sedeva affianco a lei.
  < Ah grazie, le tue parole commuovono sempre.> cercò di scherzare Caroline, ricevendo in cambio un sorriso timido.
  <  Mentre per quanto riguarda Nik… è meno duro, freddo. Meno calcolatore, sembra aver rivalutato l’importanza delle persone che lo circondano il che include anche me ed i miei fratelli. In cinquecento anni non l’ho mai visto mutare, se non in peggio. Almeno questo devo accreditartelo, la tua umanità lo ha cambiato.> concluse infine la vampira voltandosi per guardare Caroline in viso.
La ragazza annuì, cercando di trattenere le lacrime.   <  Credo che tutto il lavoro fatto, sia perduto per sempre ormai. L’ho perso, l’ho tradito… con Klaus non si torna indietro.>
  < Ed hai intenzione di arrenderti così? Senza combattere? Non ti facevo così arrendevole!> sbottò Rebekah alzandosi in piedi e ponendosi davanti  a lei con le mani sui fianchi.
  < Ehi? > protestò Caroline con la voce di una bambina.
  < Pensavo di aver trovato una ragazza testarda e caparbia quanto me, ma mi trovo davanti una bambina piagnucolona che non fa altro che sbattere i piedi e lamentarsi.> la rimproverò quasi con aria di sufficienza la vampira.
Non era stupida, Caroline aveva capito quale fossero le intenzioni di Rebekah. Beh poco importava, era riuscita nel suo intento!
La ragazza si alzò in piedi di scatto, ignorò il giramento di testa e portando anche lei le mani ai fianchi fulminò Rebekah con lo sguardo.
 < Piagnucolona io? Bene, vado a cambiarmi. Mi metterò chili di cipria e striminzirò il corpetto fino a togliermi il respiro e mi riprenderò il mio ibrido! Tu per una volta vedi di chiudere la bocca e di renderti utile!> e detto questo si voltò e tornò a grandi falcate verso la sua camera.
Ormai vicina alla porta Caroline si voltò per vedere l’enorme sorriso che era spuntato sul viso di Rebekah.
  < Grazie, avanti vieni o vuoi farti pregare Barbie Klaus?> le domandò con aria complice e divertita Caroline.
La vampira trotterellò fino a lei con aria interrogativa.   <  Barbie Klaus? Cos’è una Barbie?>
Caroline scoppiò a ridere.   < Lascia perdere, lo scoprirai. Lasciati solo dire che potrebbe essere un insulto più che un complimento.>
 < Ehi!> protestò l’Originale mentre entrando in camera della ragazza, si sbatteva la porta alle spalle.
 
 
 
Non solo la servitù e tutti gli umani sulla faccia della Terra, persino Elijah e Rebekah avevano scelto di aiutarla, di stare dalla sua parte.
Scherzavano tra loro come vecchi amici, ignorando il dolore lacerante e la sensazione rabbiosa di rifiuto e tradimento che ormai incendiava le sue giornate. Tanti piccoli traditori, ecco cos’erano tutti loro!
Con una mossa fluida, senza darsi troppo tempo per pensare Klaus estrasse il pugnale dal petto di Kol.
In preda alla furia che gli accecava la mente aveva pensato che forse Kol sarebbe stato l’unico fratello a capirlo, o per lo meno a raccontargli la verità. Doveva sapere, doveva sapere che le parole di Caroline non fossero solo il folle sproloquio di una condannata a morte.
Non gli restava che aspettare. Afferrò la bottiglia di whisky che aveva portato con sé nello scantinato dove aveva ben nascosto la bara di Kol. Mandò giù una lunga sorsata e si voltò per tirare un cazzotto al muro.
Era stato uno stolto, un cieco. Caroline non era altro che un angelo mandato a lui per ammaliarlo e condurlo verso la morte.
Una grande, subdola congiura.
Eppure non riusciva a togliersela dalla testa, non riusciva ad ucciderla con le sue mani, non riusciva a smettere di pensare a lei. A quel sorriso, a quelle labbra, alla sua lingua lunga, alla sua forza e alla sua compassione. Era stato tutto una splendida finzione? Il modo in cui l’aveva scoperta a guardarlo, quei baci, quelle parole … Lui le aveva detto che la amava, le aveva dato totale fiducia anche quando tutti i segnali dicevano di non farlo e lei non si era fidata di lui, non tanto da svelargli quella scomoda verità. Se quella era la verità.
Mandò giù un’altra lunga sorsata e scrollò la testa emettendo un profondo ruggito, doveva smetterla di pensare a lei.
Senza alcun preavviso Klaus si trovò scaraventato contro le ruvide pareti del seminterrato, la sua bottiglia rotta e la sua testa dolorante.
Kol lo afferrò rudemente per il bavero della giacca e lo inchiodò contro il muro, gli occhi iniettati di sangue ed i canini allungati.
  < Ciao fratellino. Sei venuto a concludere il lavoro della tua squaldrina con le tue mani? > gli ringhiò contro.
Klaus accennò un risolino, e poggiò una mano sulla spalla di Kol dandogli una pacca.
  <  Potrei.> sibilò tra le risa. Kol lo fissò stralunato.   <  Sei ubriaco?> domandò scioccato. Ma certo, Caroline era morta, Klaus non poteva saperne il perché. Lo aveva liberato per quello forse, non sapeva del suo tradimento. Un sorriso sadico illuminò il viso di Kol mentre con uno strattone lasciava andare il fratello.
 < Mikael mi aveva avvisato, ma non ti credevo così sadico. Gioire della tragica morte della tua dama. Insomma un conto è uccidere nostra madre, facendo finta di nulla un altro è stringere tra le proprie mani la donna amata, ferita e moribonda per poi ignorare del tutto l’accaduto.> ringhiò fuori di sé Kol. Si sentiva eeccitato, per la prima volta aveva il potere, tutto il potere che mai aveva avuto contro Klaus. Poteva ferirlo.
Aveva visto Caroline morire davanti ai suoi occhi mentre lo pugnalava. Poteva inventare qualsiasi cosa, l’unico testimone ormai non c’era più per dissentire.
In un attimo Klaus sembrò riacquistare l’autocontrollo. Nessuna risatina o nessun barcollamento, si gettò contro il fratello, inchiodandolo di nuovo dentro la sua bara.
  <  Tu non sai nulla, traditore! Secoli a nasconderti dietro di me ed ora vuoi uccidermi?> gli urlò contro Klaus, completamente fuori di sé. Con la super velocità afferrò il pugnale, ma mentre stava per affondarlo nel petto di Kol, il vampiro riuscì ad afferrare la mano del fratello. Sapeva di non poter resistere ancora per molto alla forza di Klaus, l’unico modo per vincere era giocare sporco.
   < Dovevi sentire come gridava mentre la prendevo, in fondo credo che non le sia nemmeno dispiaciuto tanto.> sibilò con la voce rotta dallo sforzo Kol.
La furia che fino a quel momento aveva mosso le fila di Klaus sembrò triplicarsi in un istante. Gli occhi divennero immediatamente gialli ed i canini spuntarono in un istante.
  <  Cosa le hai fatto?> urlò in preda al furore più cieco l’ibrido.
Klaus era sconvolto, aveva colto nel segno. Approfittandone Kol si liberò dalla sua presa e corse verso la porta spezzandone un battente.
Klaus si scagliò immediatamente contro di lui, ma il fratello voltandosi lo trafisse in pieno stomaco con il paletto improvvisato.   < Sai com’è, l’ho sentita parlare del futuro. Volevo darle un bel ricordo da portare con sé quando sarebbe tornata. Sapevi che anche lei non era altro che l’ennesima persona che vuole vederti morto? Dovresti ringraziarmi, quel pugnale era destinato a te fratello. > infierì sadicamente il vampiro.
L’ibrido ruggì, sembrò non venir minimamente scalfito dal bastone di legno che lo trapassava da parte a parte. Lo sguardo iniettato di sangue e più nessun segno di umanità nel suo viso, nella postura del suo corpo. Sembrava un animale rabbioso.
Fu in quel momento che Kol capì di essersi messo tra Klaus e l’unica cosa per la quale lo aveva mai visto combattere davvero. In prima linea, senza riserve, senza nascondersi come aveva fatto per secoli.
L’istante dopo avvertì il ferro rovente perforargli nuovamente il cuore. L’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il viso furibondo e totalmente fuori controllo di Klaus.
 
 
 
 
Era stato un bel pomeriggio infondo. Venir coccolata dai suoi amici non era poi così male. Tra bagno, vestiti, acconciature e piacevoli chiacchierate Caroline si sentiva un po’ più se stessa. Stava tornando in carreggiata.
Certo, non aveva la più pallida idea di cosa fare, non vedeva soluzioni né per la sua misera condizione umana, né per tornare al futuro ma non poteva pensarci. Sarebbe ricrollata in un baratro di disperazione!
C’era solo una cosa che poteva sforzarsi di raggiungere in quell’epoca. La cosa più importante. Il perdono di Klaus.
Rebekah ed Elijah erano andati al villaggio, aveva cercato di seguire i loro discorsi ma quando avevano cominciato a parlare di mezzadria e poderi, il suo cervello si era spento. Aveva annuito loro, facendo finta di aver capito ed aveva passato le ultime ore in compagnia di Becky, John e Tommy.
Inutile dire che John e Becky non avevano fatto altro che lanciarsi sorrisini ed occhiate imbarazzate per tutto il tempo. Per la disperazione Caroline si era offerta di leggere loro un libro, ad alta voce. Si era stupita nello scoprire che nessuno di loro sapesse leggere o scrivere. Glielo avrebbe insegnato, si appuntò mentalmente.
Erano davanti al camino acceso, la sera era giunta velocemente ed il piccolo Tommy, accovacciato sul tappeto davanti al fuoco, sembrava rapito dal racconto. Becky e John erano seduti vicini sul divano mentre sull’altro si era comodamente seduta Caroline con il libro tra le gambe.
Era stato difficile decidere cosa leggere tra le meraviglie che quell’immensa biblioteca offriva ma poi lo aveva visto … “L’asino d’oro” di Apuleio.
Era corsa nella parte centrale del libro per giungere al racconto della favola di Amore e Psiche. Quella favola l’aveva sempre stregata, ricordandole mondi lontani. In cuor suo aveva sempre sperato di poter trovare un amore come quello sbocciato tra Cupido e la dolce Psiche, ma la sua “fortuna” in campo sentimentale l’aveva convinta che c’era un motivo se quel racconto si chiamava favola.
Eppure per la prima volta sapeva di poter contare totalmente su di lui. Sapeva di potersi gettare da una rupe senza garanzie di salvezza perché in cuor suo Caroline sapeva che anche Klaus, come Cupido, sarebbe andato a salvare la donna che amava. In realtà non poteva scegliere libro più perfetto per quel momento. Anche lei come Psiche doveva lottare per riconquistare la fiducia del suo amato, e lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.
 < Ma perché Cupido non voleva far vedere il suo volto a Psiche?> domandò Becky, arrossendo timidamente sotto lo sguardo incantato di John. In fondo quella favola, non era certo molto casta ma parlava di amore, di tenerezza e non c’era niente di più bello su cui scrivere.
 < Aveva disubbidito all’ordine di Venere innamorandosi di lei e portandola con sé, per di più era un dio e lei una semplice umana. E poi mi piace pensare che Cupido temesse un suo rifiuto, una sua fuga … infondo lei non poteva diventare la sua sposa se non divenendo una dea a sua volta.> disse Caroline con fare calmo.
Era quasi arrivata alla fine della storia, in realtà mancavano solo due righe ma sembrava non le avrebbe mai lette dato il dibattito che era nato attorno al racconto.
 < E tutto perché quella Venere era invidiosa di Psiche? Doveva essere bella come te allora per fai invidia a una dea!> commentò Tommy rivolgendo a Caroline un enorme sorriso. La ragazza scoppiò a ridere ed arruffò i capelli del bambino.
 < Smettila di fare il cascamorto Tommy, ah devo insegnarti ancora tutto sulle donne!> lo punzecchiò John ricevendo in cambio un’occhiataccia e una linguaccia.
 < Perché hai scelto questa storia?> le domandò allora Becky, attirando di nuovo l’attenzione dei due ragazzi. John stava “facendo a botte” con Tommy e non si sapeva chi dei due era il vero ragazzino.
 < Non lo so … Psiche tradisce la fiducia di Amore solo perché vuole vedere il viso del suo innamorato che la tiene prigioniera in una torre d’avorio.  Pensare di fare una cosa giusta può portarti a perdere per sempre il tuo Cupido.> osservò con voce bassa Caroline. Il suo sguardo catturato dalle fiamme nel camino.
  < E come finisce la storia?> domandò allora John rimettendosi seduto.
  < Cupido la abbandona, facendo ritorno tra gli dei. > il cuore di Caroline fece una capriola al suono della sua voce.
Si voltò di scatto, assieme agli altri, per vedere Klaus ergersi maestoso vicino alla porta della biblioteca.
Si trovava nell’ombra così che Caroline non riuscì a decifrare la sua espressione, al solo pensiero di essere alla sua presenza sentiva un vuoto al centro dello stomaco che sembrava allargarsi ad ogni respiro.
  < Ma è un finale triste.> sussurrò Tom, l’unico che era rimasto ancora seduto.
  < Oh no … è una favola Tommy e come tale deve avere un finale idilliaco ed irreale. Psiche si strugge dal dolore per aver tradito la fiducia dell’uomo che l’aveva salvata dall’invidia di Venere, cerca di richiamare Cupido a sé, ma fallisce. Allora in preda alla disperazione si getta da una rupe e lo fa per amore. Ma l’istante prima di toccare terra Cupido accorre a salvarla. Psiche si è dimostrata degna del suo amore, del suo perdono ed è divenuta una dea e come tale può divenire la sua sposa.> raccontò con voce calma, ma stranamente tesa, troppo roca.
  <  È una bella storia.> osservò Becky nel tentativo di attirare l’attenzione  dell’ibrido su di sé. In contro luce aveva potuto notare cosa stringeva in mano, una bottiglia mezza vuota e sicuramente non d’acqua.
  < Come già detto dal finale irreale e fiabesco.> osservò Klaus facendo un altro passo avanti.
Caroline era in piedi, la sua figura snella si ergeva con eleganza e grazia, ma era tesa. Lui poteva sentirlo.
Ed era così bella, in quel vestito oro chiaro che cadeva ad onde attorno ai suoi fianchi soffici e sottili. I boccoli raccolti in un elaborato chignon per scoprire quello splendido viso fino all’attimo prima tanto assorto nella lettura.
Era così bella …. E così pura. Come poteva averlo tradito? Come poteva Kol averla violata? Come poteva chiunque farle del male? Con quale cuore picchiare quella dolce fanciulla che non aveva nemmeno voluto accusare Kol della sua brutalità?
E perché non riusciva a perdonarla allora? Non riusciva a guardarla senza pensare al dolore che gli aveva provocato.
 < Andate via, ho bisogno di parlare con Caroline.> ordinò Klaus appoggiandosi ad uno scaffale.
I tre non mossero obiezioni, ammoniti dallo sguardo di Caroline e troppo intelligenti per non capire che non si poteva discutere con un Klaus in quelle condizioni.
  <  Ah e Becky, se il nostro discorso verrà interrotto un’altra volta ti terrò personalmente responsabile.> la minacciò con tono autoritario l’ibrido, bloccandole l’uscita. John non fece neanche in tempo a voltarsi che Klaus si era già fatto da parte accennando un sorrisino divertito quanto sadico.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo senza controbattere ed uscì dalla stanza, lasciandoli soli.
Caroline prese un profondo respiro e fece un passo verso la sua direzione.
  < Anche io ho bisogno di parlarvi.> disse la ragazza ostentando tutto il coraggio che in quel momento non sentiva di avere.
Klaus si avvicinò a lei, lasciando finalmente che le fiamme del camino illuminassero il suo viso.
Quello che Caroline vide la lasciò senza fiato, scioccandola.
Il volto contratto di Klaus sembrava stravolto, addirittura disumano a causa della disperazione e della rabbia che Caroline riuscì a leggervi. Ma la cosa che la scioccò di più fu il sangue.
Una grande macchia sporcava la sua giacca e la sua camicia entrambe rotte, il viso, la fronte, il collo, le sue mani … sembrava ricoperto di sangue.
Senza pensarci Caroline si avvicinò a lui preoccupata e tastò l’addome duro sotto i suoi abiti. Tirò un sospiro di sollievo, sembrava essersi già rimarginato tutto.
  < Cosa vi è successo? Chi vi ha fatto questo? State bene?> domandò senza riprendere fiato la ragazza. Armeggiò con i bottoni della camicia nel tentativo di aiutarlo a toglierla ma le sue mani furono catturate dalla presa ferrea ma gentile dell’ibrido che le allontanò da lui.
  < Sto bene.> le sussurrò con aria sorpresa. Fu allora che i loro sguardi si incontrarono, così pericolosamente vicini. L’ibrido non le aveva ancora lasciato andare le mani e quel semplice contatto in quel momento sembrò mandarla in tilt.
Lo sguardo apparentemente dolce e preoccupato di Klaus nascondeva qualcos’altro lo sapeva bene, ma in quel momento si sentì rapita dal suo magnetismo. Non pensava l’avrebbe più guardata in quel modo.
  < Vi aiuto a cambiarvi, a pulirvi … > sussurrò Caroline senza riuscire a capire il senso delle sue parole. Diavolo lo aveva appena invitato a spogliarsi o sbagliava?
Klaus la fissò con aria interrogativa ed allontanò una mano da quelle di Caroline per accarezzarle la guancia.
  <  Vi preoccupate per me?> le domandò con aria felice quanto incredula.
 < Certo che mi preoccupo per voi. E mi dispiace non avervelo fatto capire fino in fondo, ma io sono qui. Io ci sono, per la prima volta non voglio sfuggirvi, non voglio imbrogliarvi. Io voglio solo voi.> le parole erano sgorgate con sincerità e disperazione dalle sue labbra.
Il viso di Klaus cambiò espressione, incupendosi. Si allontanò bruscamente da lei, indirizzandosi verso il camino.
  < Non posso credervi…> sbiascicò più a se stesso che a Caroline. Ma lei aveva sentito ed una pugnalata al cuore avrebbe fatto meno male.
  < Nel futuro siamo stati nemici. Avete ucciso molte delle persone a me care per i vostri scopi, i vostri maledetti rituali e la vostra sadica vendetta. Ma un giorno, quando avete messo ingiustamente in mezzo anche me vi siete ravveduto. Mi avete salvata col vostro sangue e da lì … ho potuto vedere uno spiraglio di luce in voi, una salvezza. Avete continuato a fare cose spregevoli a coloro che più amavo ma quando si trattava di me riuscivate a mettere da parte l’orgoglio e la cortina di ferro che vi eravate costruito in secoli di esistenza. Siamo diventati amici nel futuro, è il mio ultimo ricordo del mio tempo. Ma qui ho potuto vedere davvero il vostro cuore e non solo quel piccolo spiraglio. Qui vi ho potuto conoscere, qui ho imparato … ad amarvi.> concluse infine Caroline mentre si avvicinava a lui. Non poteva studiare la sua espressione, era di spalle intento a contemplare il fuoco.
Con uno scatto Klaus fu su di lei, la afferrò rudemente per le braccia e la portò contro gli scaffali della biblioteca.
  < Smettila.> sibilò furente l’ibrido mentre faceva aderire il suo corpo a quello della ragazza. Era immobilizzata in una presa d’acciaio, il cuore in gola ed il respiro accelerato. Non si aspettava di certo quella reazione.
   < No, io vi amo e non posso smetterla! Non posso ed è tutta colpa vostra!> gli urlò contro tra le lacrime Caroline. L’attimo seguente le sue labbra venivano divorate da quelle soffici e bramose dell’ibrido.
La strattonò a sé con forza e la strinse fino a farle mancare il respiro mentre insinuava la sua lingua nella bocca di Caroline con così tanta forza e passione da farle girare la testa.
Il sapore salato delle lacrime si confuse in quel bacio disperato e vorace. Caroline si sentiva così inerme, così  stordita e dolorante da riuscire a malapena a rispondere come poteva a tutta quella furia.
Le mani dell’ibrido corsero alla sua gonna, sollevandola completamente mentre accarezzava con desiderio ogni centimetro del corpo di Caroline.
Ma c’era qualcosa di sbagliato in tutto quello, Caroline non poteva non avvertirlo. Tentò di divincolarsi dalla presa di Klaus, ma questa volta nessuna forza sovrumana riuscì a percorrerle le vene. Sembrò non essersi minimamente mossa tra le braccia di Klaus.
Tentò allora di voltare il viso, per allontanare la bocca di Klaus dalla sua, ma solo quando l’ibrido decise di passare a divorare il suo collo di baci lei riuscì a parlare.
  <  Klaus no, aspetta.>sussurrò senza fiato la ragazza. La presa dell’ibrido si era fatta troppo forte attorno al suo corpo, togliendole il respiro. Non era più una vampira, non riusciva più a rispondere alla forza e alla veemenza di Klaus come avrebbe voluto.
Ma l’ibrido sembrò non averla ascoltata, tornò a baciare con ferocia le sue labbra soffici mentre Caroline tentava in vano di divincolarsi.
La ragazza morse allora, con tutta la forza che aveva, il labbro del vampiro facendolo allontanare con un ringhio.
 < Vi ho detto di fermarvi!> gli urlò contro scioccata Caroline. Notò l’espressione spiazzata di Klaus farsi sofferente, quasi supplichevole.
Scrollò la testa in preda alla disperazione ed afferrò Caroline per la vita, costringendola a guardarlo.
Che stupido che era stato, il pensiero di Kol l’aveva portato a volerla fare sua di nuovo. Non poteva sostenere il pensiero che il fratello l’avesse violata in quel modo.
 < Perché non melo avete detto?> le domandò con aria perentoria.
 < Detto cosa? Del futuro?> domandò allora scioccata Caroline. Non riusciva più a capire le reazioni contrastanti di Klaus.
 < Avevo promesso di proteggervi ed invece …> Sussurrò Klaus con aria triste e sconfitta.
 < Io  non …?> ma cosa poteva chiedergli? Caroline attese che lo sguardo di Klaus divenisse più sereno, ma l’ibrido sembrava non volersi tranquillizzare.
 < Cosa vi ha fatto Kol?> domandò più a se stesso che a lei, mentre la faceva avvicinare di più al suo corpo.
< È solo qualche brutto graffio, guarirà.> cercò di rassicurarlo Caroline accennando un sorriso stanco e posando la sua mano sul viso del vampiro.
 < Dovete smetterla di mentire, quel verme vi ha … e lo ha fatto solo per ferire me.> ammise infine Klaus con un filo di voce.
 < Cosa? Chi vi ha detto che è riuscito ad insidiarmi?> domandò allora scioccata Caroline, capendo finalmente il senso delle parole dell’ibrido.
 < Ho liberato Kol …> cercò di spiegare Klaus, ma il panico che si insinuò in Caroline non gli permise di proseguire.
 < Cosa? No, no! Adesso dov’è? È lui che vi ha ridotto in questo stato? Klaus, Kol sa cose che se riferisse ai vostri fratelli … sareste perso.> cercò di spiegare in piena iperventilazione Caroline.
 < Cosa sa Kol?> domandò allora guardingo Klaus. Sapeva bene cosa Mikael aveva raccontato al fratello, ma il pensiero che Caroline fosse a conoscenza del suo più oscuro segreto lo aveva reso vigile ed ostile.
 < Di vostra madre, lo sapevo già o meglio nel futuro io ed i miei amici lo avevamo già scoperto ma Kol quando mi aggredita mi ha riferito tutto.> si spiegò Caroline senza staccare lo sguardo dal viso di Klaus.
L’ibrido fece qualche passo indietro, barcollando. Non poteva credere che Caroline sapesse anche quello.
 < Quanti altri segreti mi tenete nascosti?> gli ruggì contro.  <  Avete la coscienza a posto ora amore non credete? Sono il mostro che vi ostinavate a cercare in me, potrete pugnalarmi alle spalle senza avere il minimo rimorso.> le urlò contro facendosi pericolosamente vicino.
Caroline tentò di parlare ma prima di riuscire ad aprire bocca Klaus fuggì come un razzo fuori dalla stanza, conscio che rimanere con lei un altro istante avrebbe anche potuto significare farle del male in preda alla sua furia cieca.

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Capitolo 17
*** Portrait. ***


Salve ragazze! Come promesso sto cercando di scrivere e pubblicare il prima ed il più possibile =). Il prossimo capitolo verrà pubblicato però la settimana prossima temo, ad ogni modo “Here we are” con un nuovo capitolo che spero vi piacerà tanto, l'ho scritto in fretta e furia e temo che non sia uno splendore! Un bacione grande a tutte voi, fatemi sapere cosa ne pensate e buona settimana! Ah giusto… come non augurarvi… buona lettura! =)
 
  <  Niklaus.> la voce ferma di Elijah risuonò per tutto il corridoio costringendo Klaus a fermarsi emettendo un pesante sbuffo. Non era assolutamente in vena di parlare, ma sapeva che Elijah sarebbe stato in grado di inseguirlo per giorni se non si fosse fermato. Era molto meglio togliersi il dente il prima possibile.
L’ibrido si voltò senza nascondere il suo evidente nervosismo ed incrociando le braccia al petto fissò con aria impaziente il fratello.
  < Metà dei bagagli sono stati impacchettati. Domani mattina la servitù, con gran parte della scorta armata partirà diretta nella nostra residenza irlandese. MIkael dovrebbe cadere nel tranello senza troppi problemi e seguirli.> disse l’Originale ostentando a sua volta un atteggiamento freddo e distaccato.
 < Bene, mi hai fermato solo per dirmi questo?> domandò seccato l’ibrido.
 < A dire la verità no, ma visto che per parlare di cose importanti, come la nostra incolumità devo inseguirti ho pensato di aggiornarti prima sulle cose di importanza vitale.> rispose secco il vampiro. Persino Klaus notò che nel fratello c’era qualcosa che non andava.
 < Ho parlato con Caroline ieri, mi ha raccontato il perché del vostro litigio.> a quelle parole tutti i muscoli di Klaus si irrigidirono, sentì il sangue pompare nervosamente nelle sue vene e senza nemmeno accorgersene il suo sguardo era puntato contro la gola di Elijah.
Caroline gli aveva raccontato di sua madre? Certo, perché non avrebbe dovuto farlo?
Se il suo scopo era metterlo fuori gioco, l’aiuto di Elijah e Rebekah le avrebbe fatto più che comodo.
 < Cosa ti ha detto?> ringhiò fuori Klaus, acquattandosi leggermente. Ogni muscolo in tensione ed il respiro corto, era pronto allo scontro.
Elijah lo fissò perplesso e senza raccogliere la “sfida”, scrollò la testa e sospirò pesantemente.  < Sei diventato così irascibile? Mi ha parlato del pugnale, dei suoi intenti iniziali … Klaus se è venuta qui per proteggere la sua famiglia non merita altro che il nostro rispetto. Oltremodo non ho visto nessun pugnale conficcato nel tuo petto e sono più che sicuro, basandomi sui rumori che avrei preferito non sentire, che Caroline abbia avuto più di una occasione per colpirti alle spalle. >
 < E basta? Ti ha detto solo questo?> domandò scioccato Klaus, tornando dritto.
 < Cos’altro avrebbe dovuto dirmi?> Elijah lo fissò con aria interrogativa, ma Klaus sembrava ormai perso nei suoi pensieri. Il fratello alzò una mano come a volerlo fermare, voltò i tacchi e se ne andò senza dire più un’altra parola.
Caroline non lo aveva tradito quando ne aveva la possibilità …
Elijah rimase immobile, fissando la sua uscita di scena.  < Forse dovrei andare a chiamare un dottore anche per lui.> bofonchiò spazientito.
 
 
 < Oh avanti, non sei nemmeno un tantino entusiasta?> le domandò Rebekah saltellando quasi davanti a lei.
Caroline sollevò gli occhi al cielo e scrollò la testa facendo sorridere Elijah che la stava scortando sottobraccio verso la carrozza.
  < A dire la verità io non volevo venire.> osservò Caroline salutando con un cenno della mano Sam, che a quanto pareva avrebbe fatto loro da cocchiere. Il ragazzo distolse subito lo sguardo da lei dopo averla timidamente salutata. Strano …
  < Sei sempre la solita guastafeste!> bofonchiò Rebekah salendo per prima sulla carrozza.
Elijah aiutò Caroline che venne però afferrata per una mano e strattonata a sedersi al fianco di Rebekah.
  <  Ricordami di non uscire mai da sola con te! Potrei ritrovarmi con un braccio in meno.> la rimproverò stizzita Caroline.
  <  Esagerata.> sbuffò Rebekah rivolgendo una linguaccia alla ragazza. Elijah si accomodò sedendosi davanti a loro e fece cenno a Sam di partire.
  <  Vuoi farmi qualche altro complimento per oggi o pensi che sia abbastanza?> domandò irritata Caroline.
  <  Non è colpa mia se ti sei svegliata con la luna storta, io te lo faccio solo notare! Avanti stiamo andando a fare compere, sei una donna o no? Dovrebbe piacerti la cosa!> l’eccitazione di Rebekah in realtà la stava coinvolgendo un po’, ma non aveva intenzione di farglielo vedere e dargliela così vinta.
  <  Non ho un soldo con me Rebekah e poi non so … > osservò Caroline sovrappensiero.
 <  Sei mia ospite, non devi farti di questi problemi.> le disse Elijah accennandole un dolce sorriso.
  <  Non posso approfittare fino a questo punto della vostra ospitalità e poi non so … mi sento come la figlia adolescente depressa per problemi di cuore che i genitori portano a fare shopping solo per tirarla un po’ su di morale! > squittì quasi Caroline, ritrovando però il suo buon umore.
I due fratelli scoppiarono a ridere di cuore, facendola sorridere a sua volta.
  < Quindi io sarei tua madre?> le domandò in un risolino Rebekah.
  < Metaforicamente parlando … si!> scherzò la ragazza dando il via al divertimento generale.
Il viaggio non era stato troppo lungo e seppure lo fosse stato Caroline non se ne rese conto. Era piacevole conversare con Elijah e malgrado tutto forse era persino confortante battibeccare con Rebekah. Le dava un senso di casa.
Da gentiluomo qual era Elijah aiutò sia Rebekah sia Caroline a scendere dalla carrozza e lo spettacolo che si parò davanti a Caroline fu spettacolare.
Una miriade di gente, chi in abiti dai colori sgargianti, chi ( la maggior parte in realtà ) in vestiti più modesti ma comunque incantevoli per lei, camminava vorticosamente in ogni dove. Bancarelle ai lati delle strade, così tante da non lasciar intravedere le pareti delle case a cui erano addossate, ma persino Caroline capì che non si trovavano ancora nel cuore del mercato… sbagliava o di solito si trattava di una piazza?
  < Ho voluto farvi scendere qui, per farti godere a pieno la bellezza di questo paesino e la frenesia del mercato. Non so perché ma ho sempre trovato stimolante questo ambiente. Così tante persone che parlano tra loro, che fanno scambi, che si conoscono. > disse Elijah mentre le porgeva il braccio che Caroline afferrò prontamente e con un sorrisino da bambina stampato in faccia.
A Rebekah fu riservato l’altro braccio ma prima che i tre potessero incamminarsi, Caroline notò che ai lati della strada che usciva dal paese, quella su cui si erano fermati, erano state scavate numerosissime fosse.
  <  Quante persone sono morte ultimamente nel villaggio?> domandò tristemente Caroline.
Elijah fissò prima lei, poi gli uomini adoperati a seppellire uno dei corpi avvolti in un misero lenzuolo e distolse lo sguardo, visibilmente dispiaciuto.
  <  Non so purtroppo.> rispose prima di costringerla a seguirlo. Sembrava così evasivo ed addolorato da far sentire Caroline stranamente turbata.
  < Ci compreremo un vestito di seta veneziana, lo voglio rosso, tu potresti comprarlo azzurro chiaro così potremo scambiarcelo.> le disse Rebekah con un sorriso smagliante.
Caroline non potè non contraccambiare tutto quel calore e le sorrise a sua volta, allontanando la sua mente da quei brutti pensieri.
 < Ok ci sto, ma quello rosso lo voglio io!> scherzò la ragazza iniziando un battibecco che fece venire il mal di testa ad Elijah.
Una volta arrivate in piazza le ragazze erano diventate come due schegge impazzite, andavano da una bancarella all’altra parlando tra loro e lasciando ad Elijah l’onere di saldare i conti. Stavano praticamente comprando un nuovo arredamento per la casa e a quanto pareva un nuovo guardaroba anche per Elijah, che sapeva vestirsi bene di suo, ma a nulla erano valse le sue proteste.
Rebekah fu attirata da una bancarella di gioielli, mentre Caroline contrattava sul prezzo dei tessuti da comprare per fare un nuovo completo ad Elijah.
  < Visto che a quanto pare i ruoli sono invertiti e non ho ancora visto un oggetto comprato per te, vado a comprarti un mantello invernale. Ne avrai bisogno, l’inverno è alle porte. > le disse Elijah con aria così amichevole da farla sorridere di gratitudine.
   <  Poi dovresti andare a controllare Rebekah se non vuoi che si porti via tutta la bancarella compresa del commerciante.> osservò ridendo Caroline. Elijah si voltò a guardare la sorella intenta a flirtare col giovane gioielliere e corse da lei accennando un grazie, rivolto all’amica.
 <  Caroline.> si sentì chiamare all’improvviso da una flebile voce.
  < Si.> rispose gentilmente, osservando la giovane e pallida ragazza dai capelli ricci che la stava fissando con aria quasi spaventata.
 < Tu sei lei?> le domandò facendo un passo titubante nella sua direzione.
 < Cosa? Scusami non capisco…> Caroline arretrò automaticamente, tutto di quella ragazza seppur esile e gentile le gridava “stai alla larga!”.
 < Ripeteva sempre il tuo nome mentre …> la ragazza si toccò il collo come un automa, scostando la cascata di capelli castani che lo ricopriva.
Caroline rimase scioccata a fissare il profondo segno rosso ed ancora aperto che sfregiava la pelle di quella fanciulla. Non c’erano dubbi, era il morso di un vampiro.
 < Chi? Chi è stato?> le domandò col panico nella voce Caroline mentre la afferrava le spalle per costringerla ad uscire dallo stato di tranche in cui sembrava essere caduta la ragazza.
 < A fare cosa?> rispose la giovane come se fosse appena scesa dalle nuvole.
  < La ferita! La ferita che hai sul collo! > Caroline si ritrovò ad urlare, ormai sull’orlo della crisi.
 < Sono inciampata e mi sono fatta male, sono così sbadata a volte.> Caroline avvertì i peli rizzarsi lungo le sue braccia, attraversate da un brivido d’orrore. Era stata soggiogata, era più che ovvio.
Il cimitero, tutte quelle fosse aperte, le innumerevoli bare …
  < Oh mio Dio.> sussurrò Caroline sentendosi mancare. Si guardò attorno con fare nervoso e colmo di paura … quasi tutte le donne che le camminavano affianco indossavano un foulard ben stretto al collo.
Senza starci a pensare due volte Caroline si avventò contro la prima ragazza a portata di mano e le strappò il pezzetto di stoffa.
Morsa.
Non riuscì nemmeno a sentire le proteste della ragazza, tanto era scioccata. Un altro scatto ed il foulard di un’altra donna era tra le sue mani.
Morsa.
Ripetè la folle azione altre due volte.
Morsa.
No, Klaus non poteva averlo fatto!
Morsa anche lei…
Caroline sentì girare la testa come mai aveva fatto prima.
 Sentì qualcuno urlare il suo nome tra la folla, ma decise di non dargli ascolto.
Come una furia si fece largo tra la gente, diretta al palazzo.
 
 
 
Caroline scese dalla carrozza, sapeva di aver messo nei guai Sam per avergli detto che Elijah e Rebekah le avevano ordinato di tornare al castello quando non era vero, ma avrebbe pensato a quello più tardi.
Salì i gradini che conducevano al piano superiore due alla volta                senza avvertire alcuna fatica. Era un treno in corsa, non poteva fermarsi. O meglio lo avrebbe fatto, ma solo contro quell’assassino.
Spalancò come una furia la porta della camera da letto di Klaus. Nulla. Evitò accuratamente di posare lo sguardo sul suo letto e girò i tacchi diretta verso il salone. Avrebbe rigirato quel maledetto palazzo, ma lo avrebbe trovato.
Saloni, biblioteca, sale da ballo, balconi … nulla.
Stava uscendo dalla biblioteca quando un’illuminazione le attraversò la mente.   <  Ma certo …>
Perché non ci aveva pensato prima? La ragazza si indirizzò verso le studio di Klaus, non un solo briciolo della sua rabbia perso per via della lunga ricerca.
Una volta arrivata alla porta, la spalancò con tutta la forza che sentiva scorrerle nelle vene.
Klaus era in piedi, di spalle. Il pennello in mano, intento a dipingere quello che sembrava un solitario fiocco di neve, immerso nella notte più scura. Caroline distolse presto l’attenzione da quel quadro che le ricordava con un brivido quello portato da Klaus per la festa di Natale a Mystic Falls e si gettò contro di lui.
Klaus fece appena in tempo a voltarsi per guardarla esterrefatto prima che Caroline lo spintonasse con così tanta violenza da farlo arretrare di alcuni passi.
  < Perché? Perché prendersela con delle persone innocenti quando IO ero la causa della vostra ira?> gli sbraitò contro Caroline senza una briciola di autocontrollo.
  < Quante persone avete ucciso? E quante ragazze soggiogato? C’erano decine di fosse appena scavate al cimitero! Siete diventato il mostro che non ho mai creduto voi foste! > urlò Caroline mentre stringeva i pugni nel tentativo di non aggredirlo di nuovo, nel tentativo di non lasciar scendere le lacrime che a stento riusciva a trattenere.
L’aria scioccata e presa alla sprovvista di Klaus, lasciò immediatamente spazio alla rabbia. Gettò a terra il pennello e si avvicinò pericolosamente a Caroline.
  < State tirando la corda Caroline!> gli urlò contro Klaus, sembrava aver perso anche lui il controllo.
  < Credevo foste diventato una persona migliore, invece erano tutte bugie non è vero?> rispose piccata la ragazza facendo un passo avanti e guardandolo con aria accusatoria. C’era così tanta rabbia, frustrazione e cieca passione in quella stanza da stordire persino loro.
 < Proprio voi vi sentite in diritto di parlare amore? Per chi, per quale motivo dovrei essere cambiato inoltre? Voi? Per una grande e subdola congiura che avete architettato alle mie spalle? Questa non è una favola Caroline e voi non siete la ragazzina innocente che vorreste far credere al mondo!>
  < Almeno io non sfogo la mia rabbia su persone innocenti! Il mio obiettivo era addormentare un lurido assassino che avrebbe ucciso e devastato tutta la mia famiglia! Sono stata stupida io a credere che voi poteste cambiare! A tradire i miei amici perché vedevo in voi un briciolo d’umanità! > gridò Caroline, ormai sentiva tutto il corpo scosso da tremiti tanto era furibonda, le tempie sembravano pompare sangue all’impazzata, ma non le importava di rischiare un ictus. Doveva sfogare tutta la rabbia, la delusione ed il dolore che provava in quel momento.
Klaus ruggì così forte da farla arretrare, la afferrò rudemente per le braccia e con forza la fece scontrare contro il suo corpo scultoreo. Diavolo se faceva male questa volta quella presa ferrea.
 < Vi stavate sbagliando è vero Caroline! Sono il mostro che ha ucciso sua madre per pura crudeltà d’animo ricordate? Vi siete illusa e non è colpa mia! Non ho mai nascosto la mia reale identità come invece voi avete fatto!> le ringhiò contro a denti stretti, tentando di trattenere a malapena tutta la sua furia.
Caroline tentò di divincolarsi da lui, ma nulla poteva la sua fragile forza d’umana contro quella dell’Originale. Ma più di quella presa d’acciaio, erano state le sue parole a fare male.
  < L’avete uccisa perché vi aveva ferito, ripudiato e tradito! Ma avete rimediato, so che lei si trova rinchiusa in una di quelle bare che amate portarvi dietro! Ho saputo vedere del bene in voi nonostante tutto! Nonostante conoscessi tutta la vostra storia, ma non adesso … Non riesco più a vedere nulla nei vostri occhi se non odio, crudeltà e rabbia!> confessò Caroline lasciando che la sua voce si spegnesse con un sussurro.
Klaus la fissò tornando calmo a sua volta. Scrollò la testa, quasi confuso dalle sue parole e si allontanò da lei per tornare a guardare il suo quadro.
   < Sapevate ogni cosa … perché non avete rivelato il mio segreto ai miei fratelli? Sarebbe stato mille volte più facile per voi sbarazzarvi di me. Non riesco a capire …> domandò con aria stanca l’ibrido.
Caroline inspirò pesantemente, cercando di non perdere il poco controllo che era riuscita a riguadagnare.
  <  Non riuscite a capire? In quale altro modo dovrei dimostrarvi che … Innamorarmi di voi era l’ultima cosa che volevo fare sulla faccia della Terra! Ho lottato, Dio solo sa quanto ma non ho potuto farci niente! Non volevo amarvi, io non voglio amarvi! Sarebbe tutto così tremendamente facile per me se vi odiassi e basta! Avrei potuto pugnalarvi e tornare a casa, da mia madre! Dai miei amici … è l’unico modo che conosco per andarmene da qui. Sarei a casa ora … da Elena, Bonnie … oh mio Dio da Stefan!> sospirò infine Caroline, portandosi le mani sulla bocca e voltandosi a sua volta per non far vedere a Klaus quanto quel semplice ricordo la turbasse. Era stata una terribile idea parlare di loro, le mancavano terribilmente nonostante quello che le avevano fatto.
  < Stefan … quanto vorrei parlare con te ora. > sussurrò in un singhiozzo. Cercò di recuperare l’autocontrollo e con sforzo sembrò riuscirci.
Klaus si voltò ritrovandosi a contemplare la schiena di Caroline. Era così turbata … il suo dolore sembrava così vero da costringerlo a domandarsi se tutto quello che le stava raccontando non fosse vero.
  <  Stefan … Lo ami?> le domandò con titubanza Klaus mentre si avvicinava a lei.
A Caroline scappò un risolino, si asciugò in fretta le poche lacrime che erano sfuggite al suo controllo e si voltò per guardarlo.  <  Voi riuscireste ad amare Rebekah in quel modo?>  domandò sperando di riuscire a fargli capire cosa provava davvero per Stefan.
Klaus la guardò con aria interrogativa facendo un altro passo verso di lei.
  < Quando mi sono trasformata … lui mi ha aiutato a diventare la persona che sono ora. Mi ha aiutato a capire che non devo essere un’assassina solo perché è la mia natura ad impormelo. È il mio migliore amico, è come un fratello per me. Mi ha salvato la vita in ogni modo possibile e mi manca, molto. > confessò Caroline mentre fissava il pavimento. Non sapeva perché ma non riusciva a guardare Klaus negli occhi.
Notò la mano di Klaus andare a posarsi sul suo braccio. In realtà la sua fu più una carezza. Caroline alzò lo sguardo perplessa e lo vide vicino a lei. Lo sguardo corrucciato e assorto, stava fissando il punto dove le sue dita erano andate a posarsi con tanta delicatezza.
Caroline seguì il suo sguardo e capì immediatamente a cosa fosse dovuto quel cambio repentino d’umore.
Un grosso livido bluastro stava cominciando a formarsi nel punto esatto dove Klaus l’aveva afferrata poco prima, lo stesso stava avvenendo sull’altro braccio.
  < Sei umana …> sussurrò Klaus, come se riuscisse a realizzare solo in quel momento la cosa.
  < Non fa tanto male, anche io devo abituarmi a non essere più l’indistruttibile Caroline di prima.> spiegò la ragazza incrociando il suo sguardo magnetico.
  < Vi h fatto del male … Mi dispiace.> sussurrò Klaus con aria fin troppo pentita e triste per un semplice livido. Solo Klaus poteva sapere che in realtà voleva chiederle scusa per tutto.
  < Dovrebbero essere i miei amici a chiedermi scusa. Odio essere umana, ma questo voi lo sapete già. Nel futuro siete l’unica persona che ha capito quanto io amassi essere un vampiro e quanto odiassi la me stessa di prima, quella umana.> disse Caroline più a se stessa che a lui. Ma gli rivolse un timido sorriso, un ringraziamento muto e tardivo al ricordo di quelle parole.
  <  Voi non sapevate che usando il pugnale sareste tornata umana?> domandò allora scioccato Klaus.
  < No, assolutamente! Bonnie mi aveva avvisato di aver trovato una soluzione ma … se me lo avesse detto le avrei detto di no. E non solo per il fatto della mia umanità ma perché non intendevo più uccidervi.> ma Caroline sapeva che tutte quelle parole erano parole gettate al vento. Klaus sembrava non voler ascoltare.
L’ibrido sembrò fissarla con così tanta intensità da riuscire a leggere ogni meandro della sua anima. Caroline sperava che riuscisse a farlo perché avrebbe capito che nulla di tutto quello che gli stava dicendo era falso.
 < Sarebbe inutile ripetervi allora che mossa stupida e suicida avete fatto!> sbraitò Klaus nuovamente arrabbiato. Caroline e la sua maledetta propensione al martirio!
Ma vedere Caroline indietreggiare di un passo con sguardo spaventato riuscì a tranquillizzarlo all’istante. Non poteva più permettersi di perdere il controllo quando era con lei, era che era umana.
  < Potreste morire … > osservò scioccato Klaus prima di distogliere lo sguardo da lei. Era stato così preso a cercare di non pensare a lei, a tutto quel dolore che non aveva ancora realizzato cosa volesse dire avere tra le mani una Caroline umana.
L’amore della sua vita era destinato a morire… di vecchiaia, di malattia. Klaus scrollò la testa quasi ad allontanare quei pensieri.
Lei non era l’amore della sua vita e considerando le ultime rivelazioni che gli aveva fatto, Caroline voleva tornare alla sua vita. Una vita a lui sconosciuta, un futuro ignoto in cui non sapeva se sarebbe mai riuscito a rivederla. Poteva ripetere mille volte che l’amava, ma la pena che aveva letto nei suoi occhi, nella sua voce gli aveva fatto capire che non era giusto tenerla lontana dalla sua famiglia. Famiglia dalla quale voleva evidentemente tornare. Lasciandolo solo … per Dio solo sa quanti secoli.
  < La vostra amica è una strega potente. Non ero a conoscenza di alcun incantesimo in grado di far tornare umano un vampiro.> osservò Klaus tornando freddo ed austero.
  < Si tratta della cura, è una storia molto lunga ma credo proprio che io sarò l’unico caso della storia. L’unico vampiro tornato umano, ironicamente forse uno dei pochi che non voleva farlo.> Caroline accennò alla fine un sorriso sarcastico, disperato. Preferiva vederlo furente contro di lei piuttosto che indifferente come lo era in quel momento.
Klaus annuì sovrappensiero. Non sapeva a cosa credere, cosa domandarle. Era tutto così strano da confonderlo.
Caroline annuì cercando il suo sguardo, ma non lo trovò.
Era inutile restare lì, doveva andarsene per concedersi finalmente di crollare. Si voltò pronta ad uscire dalla porta ma la voce di Klaus la fece bloccare.
  < Non sono stato io comunque ad uccidere quelle persone, è stato il tifo. Io le ho solo soggiogate, nessun omicidio.>  confessò con non curanza l’ibrido prima di riavvicinarsi al suo piano di lavoro, occupato da colori pennelli e pezze.
Caroline si voltò per fissarlo scioccata, a stento trattenendo le lacrime. Per la prima volta da tempo erano lacrime di felicità. Espirò di sollievo ed annuì sorridendogli. Klaus sembrò notare appena quel gesto prima di voltarsi verso il suo quadro. Voleva corrergli incontro ed abbracciarlo, chiedergli scusa per aver dubitato di lui, c’era sempre il fatto del soggiogamento certo ma sapere che non aveva ucciso nessuno la rendeva così felice, così sollevata.
Ma fu in quel momento che lo sguardo di Caroline si posò su un quadro. Si trovava a terra, posato senza cura contro il muro. La luce del sole ormai al tramonto lo aveva finalmente fatto uscire dalla zona d’ombra in cui si era trovato fino a qualche minuto prima.
Caroline sentì un tonfo al cuore e non poté trattenere un gemito strozzato.
Era un suo ritratto, l’acconciatura, la cascata sullo sfondo e le spalline del vestito le fecero intuire immediatamente l’occasione in cui l’aveva vista così. La sera del ballo.
Ma sul suo viso un profondo squarcio divideva in obliquo il quadro, altri tre ne tagliavano tutto il resto.
  < Vi chiedo solo un’ultima cosa.> sussurrò Caroline con la voce strozzata dal pianto. Klaus si voltò per guardarla. Non aveva notato cosa l’avesse turbata tanto.
Quegli occhi magnetici su di lei le fecero capire che aveva la sua attenzione.
  < Potreste chiedere alla congrega di streghe che vi portate dietro di trovare un modo per farmi tornare a casa?> domandò con aria fiera la ragazza.
Klaus sentì un dolore lancinante al centro del petto al suono di quelle parole, ma non si scompose. Se l’era immaginato in fondo, lei voleva allontanarsi da lui e tornare dalla sua famiglia.
 <  Non c’è più alcun motivo di restare qua per me … è ovvio che non potete perdonarmi, partendo vi farò solo un favore. E poi tornerò dalla mia famiglia.> si spiegò Caroline cercando di mantenere salda la sua voce. Si sentiva morire … “ Chiedimi di restare, chiedimi di restare ti prego”. Lo supplicò mentalmente.
  <  D’accordo. Chiederò alle mie streghe se conoscono qualche incantesimo per farvi tornare a casa.>
Caroline si sforzò di non scoppiare a piangere davanti a lui. Respirò profondamente e sollevò gli occhi al cielo nel tentativo di non far scendere le lacrime. Annuì nervosamente ad occhi chiusi e si voltò per lasciare la stanza di corsa.
Klaus fece un passo avanti, la sua mano protesa nel tentativo di asciugare le sue lacrime. Fissò il vuoto lasciato dalla sua scomparsa.
Sollevò il viso, lei se n’era andata. Cosa aveva fatto?
 
 
 
Caroline si sedette espirando pesantemente. Non le sembrava vero essere riuscita a sfuggire ai suoi innumerevoli guardiani. Non era stato per nulla facile, ma adesso si trovava seduta su un albero sradicato dal terreno che aveva creato una splendida panchina naturale. O’Hara nitrì attirando la sua attenzione e si avvicinò a lei, Caroline gli accarezzò il muso, sovrappensiero. Fissò la cascata che si infrangeva a pochi metri da lei, non poteva voltare il viso e guardare l’erba verde e soffice, proprio sotto quell’immensa quercia che aveva visto… quello che adesso non riusciva più a togliersi dalla mente.
Era stata una mossa stupida andare lì, cosa voleva fare? Torturarsi da sola? Ma aveva bisogno di riflettere dopo quello che era avvenuto. Una piccola e stupida parte del suo cuore in realtà sperava d trovarlo lì, a contemplare e ricordare i momenti felici trascorsi insieme. Ma c’era ancora speranza, Caroline aveva potuto vederlo nelle profondità dei suoi occhi blu oltremare.
Sapeva inoltre con un balzo al cuore, che quella speranza riguardava solo lui. Klaus poteva ancora essere salvato, ma  non da lei.
O meglio … loro due non potevano essere salvati. Non potevano stare insieme, oltre la distanza temporale, tutto il passato che pesava sulle loro spalle, le bugie, i tradimenti, la paura … era semplicemente finito tutto. Lui poteva ancora tenere a lei, ma non poteva più fidarsi di lei e quindi amarla.
L’amore non è forse questo? Fidarsi ciecamente dell’altro, al punto di gettarsi ad occhi chiusi da un burrone, sapendo che l’altro sarà lì a riprenderti?
Klaus non lo sapeva… eppure lei lo avrebbe fatto, cento ed altre mille volte. Per lui.
O’Hara nitrì e scalpitò allontanandosi da lei con fare nervoso. Caroline si alzò e lo raggiunse afferrandolo per le redini.
 < Calmo O’Hara … sta calmo.> gli sussurrò la ragazza mentre lo accarezzava amorevolmente lungo il collo nel tentativo di tranquillizzarlo. Ma lo stallone indietreggiò di nuovo sbattendo nervosamente le zampe a terra.
Un rumore alle sue spalle attirò l’attenzione di Caroline, ma quando si voltò col cuore in gola non vide nulla.
Che idiota era stata… era andata nel bosco da sola?
Non era più una vampira, in grado di difendersi da tutto e da tutti. Non riusciva a ricordarlo. Essere un vampiro era sempre stato per lei più di uno stato, una condizione … era diventato tutto il suo mondo, il suo vero essere. La cosa che la rendeva se stessa.
Un’ombra schizzò al suo fianco, tra la boscaglia facendola sobbalzare. O’Hara si impennò quasi atterrando la ragazza e corse via nel bosco nonostante il tentativo di Caroline di fermarlo.
Era sola, completamente spaventata in balia di qualcosa che nemmeno lei riusciva ad identificare.
 < Chi c’è?> urlò la ragazza afferrando l’orlo del suo vestito, pronta a correre fino a che le forze non le avessero ceduto.
Un altro rumore e poi il buio più totale.
L’ibrido gettò a terra il suo quadro emettendo un grido di rabbia e disperazione in grado di far rizzare i peli al più saldo degli uomini.
Solo allora notò che il ritratto di Caroline che aveva sfregiato in preda alla furia più ceca la sera della sua “resurrezione” da umana, era lì. Caroline lo aveva visto…
Klaus indossò in fretta la giacca che aveva posato sul tavolo ed uscì di corsa dallo studio, ma un’immagine inaspettata lo fece paralizzare sulla soglia.
Il cavallo di Caroline stava correndo come una furia verso il palazzo.
 < O’Hara.> sussurrò Klaus col gelo nella voce non appena vide l’animale apparire dalle boscaglie.
Dov’era Caroline?

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Capitolo 18
*** I need a hero ... maybe not! ***


Salve ragazze! Allora, allora … non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di questo capitolo! Ho un po’ osato con … ah non posso anticiparvi niente, ma penso lo capirete da sole  ;)! Siete sveglie voi! È stato un capitolo difficile da scrivere e ci ho impiegato il meno tempo possibile per riuscire a pubblicarlo entro questa settimana, visto che da domani non sono a casa e quindi non avrei avuto il modo per farlo.  Che altro dire, vi lascio al capitolo, spero di aggiornare presto ma con ferragosto e tutto il resto temo di non farcela, mi dispiace =(! Sappiate che ci metterò tutto il mio impegno però, come ho fatto con questo capitolo e se mi aiutate donandomi un po’ d’ispirazione con i vostri commenti sono sicura che potrei farcela! Buona letture mie care, a presto!
 
Non poteva essere successo. Non potevano averla presa!
Mikael doveva cadere nella trappola, era stato tutto progettato. Doveva essere ormai miglia lontano da loro. Lui non doveva sapere di Caroline! Lei era sua e di nessun altro!
Klaus si ritrovò, per l’ennesima volta, vicino alla cascata, il nido del loro amore. Un ruggito agghiacciante uscì dalle sue labbra contratte e senza più riuscire a trattenere la sua furia i suoi occhi diventarono gialli. Si aggrappò al cornicione in pietra del ponte e tentò con tutte le sue forze di contenere l’ira che sentiva scuotergli ogni arto, facendolo tremare dalla testa ai piedi.
Aveva sperato che Caroline avesse rimandato O’Hara a casa per rimanere sola, magari a pensare, aveva avuto persino paura fosse caduta da cavallo. Ma lì, dove pensava l’avrebbe trovata, non c’era. E non era da nessuna parte. Aveva girato in lungo e in largo quella maledetta foresta tutta la notte senza trovarla. Stava albeggiando ormai ed il timore che Caroline fosse stata speronata venne sostituito da uno molto più grande. Aveva sperato fino all’ultimo che non l’avessero rapita, o peggio … uccisa per fare del male a lui, ma adesso quell’idea non si presentava più come una terribile opzione., che aveva tentato di soffocare nelle sua mente, ma come la crudele e raccapricciante realtà.
  < Caroline?> urlò per l’ennesima volta Klaus, con tutta la furia che sentiva scuoterlo dentro. E come ogni volta non ottenne alcuna risposta.
Avvertì un rumore, impercettibile ad orecchio umano, provenire dalle sue spalle e come una furia si gettò contro il suo assalitore, afferrandolo per la gola e sbattendolo contro un albero.
D’istinto Elijah afferrò Klaus per le spalle, pronto a scaraventarlo lontano da lui, ma Rebekah intervenne prontamente frapponendosi tra i due fratelli. Klaus arretrò di qualche passo emettendo un basso ringhio.
  < Klaus siamo noi! Calmati!> disse la vampira con tono autoritario, ma comprensivo.
Elijah si risistemò il colletto della giacca e con eleganza posò una mano sulla spalla del fratello ancora scosso da tremiti. Aveva un’aria così preoccupata da far domandare a Rebekah chi dei due stesse più male-
 < Becky ci ha detto di O’Hara. È tutta la notte che cerchiamo di parlarti, ma non ti fermi mai da nessuna parte, se non … qui.> Klaus serrò la mascella fissando come ipnotizzato Elijah. Sembrava concentrarsi a pieno sulle parole proferite dal fratello, ma la sua aria era fin troppo assente.
 < Hai sentito qualcosa?> domandò Rebekah riuscendo ad interpretare l’atteggiamento di Klaus.
 Senza nemmeno risponderle, l’ibrido corse alla velocità della luce nella direzione dalla quale aveva sentito provenire uno strano rumore, ma una volta giunti in un luogo anonimo e troppo simile al resto della foresta Klaus, Rebekah ed Elijah si ritrovarono a contemplare un cervo intento ad affilare le sue corna contro la corteccia di un albero.
 < Dividiamoci. La troveremo.> sussurrò Rebekah con voce strozzata. Non poteva pensare che Mikael avesse preso Caroline, non poteva pensarlo perché in tal caso … non c’erano dubbi. Caroline era morta. Il loro padre non si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione così ghiotta per ferire Niklaus.
< Non avrei dovuto lasciarla sola al mercato… mi sono voltato e non c’era più.> sussurrò Elijah portandosi una mano sul viso. Si sentiva così preoccupato per Caroline e così in colpa che trovare la forza per non pensare al peggio sembrava impossibile.
 < Cosa?> sibilò Klaus a denti stretti, guardando con odio improvviso il fratello.  < L’hai lasciata sola?> ringhiò prima di tirare un pugno così forte ad Elijah, da farlo capitolare a terra, ma prima che la situazione degenerasse Rebekah intervenne prontamente, frapponendosi di nuovo tra i due e rischiando a sua volta uno spintone. Ma Klaus sembrò paralizzarsi alla vista del fratello a terra, che si toccava la mascella dolorante e della sorella terrorizzata … per causa sua. Cosa stava succedendo? Cosa stava diventando?
Senza Caroline era questo quello che sarebbe diventato? Un mostro così spietato da ferire persino i propri familiari senza giustificazione?
 < Nik sta calmo, non è colpa di Elijah! Adesso prendercela tra di noi non porterà a nulla! Dobbiamo cercare Caroline. Dividiamoci, ci incontreremo di nuovo qui tra un’ora.> Rebekah deglutì a fatica, ma notando che Elijah si era già ripreso si sentì più rilassata.
 < Devo ritrovarla …> sussurrò Klaus quasi sotto shock, mentre fissava con aria pentita i suoi fratelli. Ottenne in risposta un sorriso provato, ma sincero da entrambi.
 < Lo so Nik, lo so.> disse Rebekah con voce strozzata dal terrore, terrore di perdere per sempre la sua unica amica ed inevitabilmente suo fratello. I loro destini sembravano così intrecciati ed indissolubilmente uniti da farla rabbrividire al solo pensiero di perdere Caroline. Klaus sarebbe diventato un mostro.
 
 
 
 
 
Cos’era quel fischio sordo che sentiva nelle orecchie?  “Oddio qualcuno lo faccia smettere!” pensò Caroline mentre sentiva la testa così pesante da non riuscire a sollevarla.
Cercò di aprire gli occhi ma erano così pesanti da costringerla a desistere. Si sentiva la bocca impastata e le gambe pesanti. Ma cosa era successo?
Provò a muoversi ma qualcosa glielo impedì.
  < La fanciulla ha finalmente deciso di svegliarsi!> qualcuno la afferrò rudemente per i capelli, costringendole a portare la testa indietro. Si lasciò sfuggire un grido sommesso a causa del dolore improvviso e finalmente riuscì ad aprire gli occhi.
 < L’hai colpita troppo forte Paul.> lo rimproverò un ragazzo dai capelli biondo grano che si avvicinò al tizio di nome Paul, lo stronzo che ancora la teneva dolorosamente per i capelli.
Caroline cercò di mettere a fuoco lo spazio attorno a lei, ma la testa le faceva così male da costringerla a chiudere di nuovo gli occhi. Erano così pesanti.
 < L’ultima volta che l’ho vista era un vampiro, come facevo a sapere che non sarebbe guarita da sola?> domandò scocciato Paul prima di lasciare con uno strattone la presa dai capelli di Caroline.
La ragazza concentrò le poche forze che sentiva avere e sollevò il capo da sola, aprendo gli occhi.
Il fascio di luce che proveniva da una finestra alla sua sinistra la accecò momentaneamente, ma pian piano sembrò riacquistare la vista.
Si trovava in una specie di vecchio capanno diroccato, forse uno scantinato o una vecchia, lurida e sporca casetta in pietra scura.
Caroline si portò a guardare le sue mani. Perché non riusciva a muoverle?
La risposta non tardò ad arrivare. Era legata ad una sedia, mani e caviglie strette in corde spesse e fin troppo ruvide.
 < Chi siete?> domandò con voce rauca Caroline mentre cercava di vedere i loro visi.
Paul si chinò davanti a lei, sorridendole con aria divertita e crudele. Un brivido la percosse fino alla punta dei piedi. Conosceva quell’uomo.
 < Come, ti sei già scordata di me?  Mi ferisci … Eppure questo ricordino me lo hai lasciato tu!> la canzonò il ragazzo, alzando il braccio sinistro completamente avvolto in una pesante fasciatura.
Caroline poteva ancora ricordare il rumore dell’osso di Paul spezzarsi sotto le sue forti mani da vampira, il giorno dell’imboscata in cui sia lei che Klaus avevano rischiato di morire. Il giorno in cui Mikael era riuscito a rapire Kol.
Maledizione … Era stata rapita dai cacciatori al soldo di Mikael.
  < Io dico di mandare a chiamare Mikael ed aspettare che torni per decidere il da farsi con lei. Da quanto ci ha raccontato Kol, Klaus farebbe di tutto per riaverla. È un’occasione troppo importante per mandarla all’aria. Dopo anni di caccia potremmo davvero ucciderlo, ti rendo conto Paul?> osservò il ragazzo biondo con aria quasi sognante.
 < Va bene Jason,  va bene! Manda Dean a richiamare Mikael. Dovrebbe essere ad un giorno di viaggio di distanza adesso. Papà torna a casa … ma questo non toglie il fatto che io possa divertirmi un po’ nel frattempo. Non dobbiamo ridargliela tutta intera no? > ridacchiò con aria sinistra l’uomo.
Caroline sentì il cuore alla gola. Perché ogni volta che si trattava di rapimenti e torture doveva toccare sempre a lei, maledizione?
 Sentì qualcosa di umido colarle lungo la guancia e a causa di un nuovo e più forte giramento di testa fu costretta a chiudere gli occhi. Doveva avere un trauma cranico …
  < State sprecando il vostro tempo … Klaus non verrà mai a salvarmi. Mi lascerà nelle vostre mani, per lui non sono altro che una sgradita ospite.> riuscì a biascicare Caroline con la testa penzoloni. E assurdamente quelle parole facevano più male di tutto il dolore fisico che stava provando. Perchè in cuor suo sapeva che erano vere.
Un sonoro ceffone le fece voltare la faccia, facendole sputare sangue dalla bocca. Oddio non ricordava facesse così male.
 < Sta zitta puttana! Credi davvero di poterci raggirare come hai fatto con l’intera famiglia Mikaelson? Lasciatelo dire … come hai fatto? Sei lurida e meschina come loro in fondo non è vero? Questa faccina da angelo è tutta una falsa non è così? Ma lasciamelo domandare … che tipo di donna va a letto con l’essere più crudele e spregevole della Terra?> le domandò con odio Paul mentre la costringeva a guardarlo, afferrandola rudemente per il mento.
Caroline per tutta risposta gli sputò in faccia l’eccesso di sangue che sentiva ostruirgli la gola.  < Tu ed i tuoi amichetti messi insieme, non valete la metà di nessuno di loro.> disse con voca roca e colma d’odio la ragazza.
Questa volta ricevette un pugno in pieno viso, mille volte più doloroso dello schiaffo di prima.
 < Paul è umana, la uccidi!> lo rimproverò Jason, mentre Caroline sentiva il sangue colarle dallo zigomo tagliato e dal labbro.
 < Mi ha sputato addosso la squaldrina!> ringhiò l’uomo quasi a giustificarsi per il suo gesto.
  < A Mikael serve viva, lo ricordi?> disse Jason mentre afferrava Paul per un braccio e lo allontanava con uno strattone dalla ragazza.
Quella fu l’ultima cosa che Caroline riuscì a sentire prima che la vista tornasse ad offuscarsi. Con un gemito decise di arrendersi alle tenebre che sentiva avanzare nella sua mente.
 
 
 
< Mi dispiace Caroline.> il viso preoccupato di Tatia si materializzò all’improvviso davanti ai suoi occhi, illuminando l’oscurità. Un altro sogno, fantastico! Come se non avesse già abbastanza problemi!
 < Tatia che ci fai qui?> domandò Caroline notando con stupore che la sua voce era tornata armoniosa e alta come al solito. Si accorse con sollievo che il dolore e la stanchezza erano svaniti. Oh … forse quel sogno non le dispiaceva così tanto pensandoci. Soprattutto pensando a cosa la stava aspettando di ritorno alla realtà.
 < Da quando sei tornata umana abbiamo avuto dei problemi per riuscire a contattarti, ma adesso sono qui per aiutarti, per offrirti una via d’uscita. Klaus non può affrontare Mikael in questa epoca, comporterebbe un mutamento troppo grande nel corso della storia. Tutto è sfuggito al Nostro controllo, dammi la mano Caroline. Torna a casa con me. > Quegli occhi di un verde acqua disumano la fissarono, imploranti. Questa volta sembrava non volerla afferrare con la forza, a dire la verità persino Tatia sembrava agire quasi contro la sua volontà.
 < Ed io che pensavo lo faceste solo per la mia incolumità.> bofonchiò con sarcasmo Caroline.
Tatia accennò un sorriso divertito e scosse la testa, ricordandole terribilmente Elena. Oh Dio quanto le mancava la sua amica.
 < La tua amica è sana e salva, nel futuro. Ha riabbracciato le sue emozioni e ti sta aspettando, come tutti gli altri del resto.>le disse con fare amorevole lo spirito.
Caroline la guardò stupita. < Cos’è leggi anche nella mente adesso?> le domandò con aria stizzita.
 <  È un sogno Caroline, sono già nella tua testa. Non mi serve origliare i tuoi pensieri, io sono nei tuoi pensieri. >  spiegò Tatia.
 < Ah.> bofonchiò Caroline, mentre si grattava la testa che a dire la verità sentiva un po’ troppo violata ultimamente.
 < Caroline …> Tatia allungò una mano verso di lei, aspettando la sua risposta.
“Oh Dio … “ fu l’unica cosa che Caroline fu in grado di pensare in quel momento.
 < Io … io non posso.> sussurrò la ragazza, scioccata quanto Tatia dalle sue stesse parole.
 < Caroline, stanno per torturarti. Rischi di morire!> osservò lo spirito.
 < Lo so, ma … io non voglio lasciarlo.> confessò infine Caroline ostentando tutto il coraggio che sentiva scorrerle nelle vene.
 <  Allora Mikael lo ucciderà.> concluse Tatia con aria distaccata.
 < Non è detto! E poi come farete ad avvisare Klaus che non sono più nelle mani dei cacciatori? Verrà comunque a cercarmi se non lo avv …> ma  Caroline realizzò in quel momento di star dicendo la stupidaggine più grande della sua vita.
 < Lui non verrà a cercarmi. Mi voleva fuori dai piedi e lo sono … > disse più a se stessa che a Tatia. Era così in fondo, lui non aveva opposto resistenza quando aveva detto di voler andare …
Lo spirito si avvicinò a lei, pronta a posarle una mano sulla spalla ma la ragazza fece una passo indietro con aria guardinga.
 < Se credi che Klaus non ti ami più, che preferisca vederti morta perché vuoi restare e morire per nulla?> le domandò Tatia, per la prima volta mostrando un sentimento che non fosse compassione o preoccupazione.
 < Perché Mikael è vicino, devo avvisarlo. Perché non posso lasciarlo così, è vero mi odia ma devo provare a salvare qualcosa! Perché … non lo so perché! Perchè voglio un addio degno di essere chiamato tale! Perché non voglio perderlo! Non voglio perdere tutti gli sforzi fatti per renderlo una persona migliore! Gli devo almeno questo! Non posso tramutarlo in un mostro con la mia scomparsa, avrei solo peggiorato tutto con il mio arrivo.> gridò Caroline, cominciando a parlare così velocemente da rendere difficile persino a Tatia starle dietro.
 < Ma c’è … > disse Tatia stranamente su di giri come Caroline. Ma qualcosa di invisibile sembrò impedirle di continuare a parlare. Tatia si portò una mano alla gola e guardò la ragazza con aria contrita.
 < Devo andare Care. Veglierò su di te, te lo prometto. Non riusciranno ad impedirmi anche questo.> promise Tatia rivolgendole un sorriso amorevole, prima di scomparire dalla sua vista.
 < Tatia!> urlò la ragazza, convinta in cuor suo di aver trovato un’alleata. Quella conversazione era stata fin troppo strana e contraddittoria per non lasciarle intuire che stava succedendo qualcosa di più grande di lei.
 
 
 
 
 Damon era seduto comodamente sul divano della sua casa vittoriana. Si girava nervosamente tra le dita un bicchiere di bourbon, intento a fissare la porta d’ingresso.
Era stupido restare lì, in attesa che Elena spalancasse la porta e corresse tra le sue braccia con un sorriso smagliante stampato in faccia. La storia del soggiogamento era finita dopo che lei aveva riacceso i suoi sentimenti, ma doveva darle il tempo per decidere. Senza contare il fatto che tutta la storia di “salviamo la nostra bionda in gonnella” li stava tenendo impegnati più del dovuto.
Gettando il bicchiere a terra Damon si indirizzò con la super velocità verso casa di Bonnie, dove Elena per il momento aveva deciso di restare.
 < Oh al diavolo tutto! Non sono mai stato io, quello paziente!> riuscì a bofonchiare prima di imbattersi in Klaus.
L’Originale sembrava aggirarsi nervosamente fuori dalla casa ormai distrutta di Elena, tappa obbligata se Damon voleva raggiungere casa Bennett. Sembrò non accorgersi della sua presenza e con fare sospetto si indirizzò al Mystic Grill sfruttando la super velocità.
Oltre ad aver sempre avuto poca pazienza, Damon era sempre stato un tipino fin troppo curioso e fin troppo orgoglioso per temere qualcosa o qualcuno.
 < Il vecchio Klausy trama qualcosa.> sussurrò Damon mentre lo seguiva dentro il bar e con non calanche si sedeva al fianco dell’Originale, già munito di un drink.
  < Ammiravi il fascino delle rovine? O stavi complottando un altro dei tuoi piani diabolici, beandoti dello scempio che hai portato nella vita di Elena?> domandò allora Damon col sarcasmo che lo contraddistingueva, facendo segno a Matt di portargli un whisky.
Klaus sbuffò nervosamente, mandò giù tutto d’un sorso il suo scotch e voltò lentamente il viso per guardare in faccia il suo scocciatore.
Damon gli rivolse un sorriso rilassato ma beffardo, ma prima che potesse rendersi conto di cosa stava succedendo si ritrovò di schiena sul bancone con la mano di Klaus serrata come una macigno contro la sua gola e le schegge dei bicchieri piantate tra le sue vertebre.
 Un ringhio disumano fuoriuscì dalle labbra serrate di Klaus ed i suoi occhi divennero gialli.
  < Damon…> sibilò come se stesse pronunciando una terribile bestemmia. 
  < Non meritavi di posare un solo dito su di lei!> gridò in preda alla rabbia più ceca, mentre Damon ormai rosso in viso cercava in ogni modo di allentare la presa di Klaus contro la sua gola. Non ottenne alcun risultato.
  < Cosa … di cosa parli?> riuscì a sibilare Damon, sconvolto da quell’assurda reazione. Si, Klaus lo aveva sempre odiato, insomma loro due non avevano di certo un buon rapporto. Non come quello che tra amore e odio avevano Klaus e Stefan, ma quell’aggressione senza senso era troppo persino per quel folle di un ibrido.
 Solo allora Klaus sembrò riuscire a sentire il trambusto che la sua reazione aveva suscitato. Quello strano ragazzo, per il quale Rebekah sembrava avere una cotta, gli stava urlando di lasciar andare quel parassita che teneva stretto tra le mani, mentre il resto della gente era letteralmente terrorizzata. Avvertì qualcuno comporre il numero della polizia, l’ultima cosa che voleva era avere noie in quel momento e poi …
Il suo sguardo furioso sembrò rabbonirsi, lasciando spazio allo stupore. Perché aveva aggredito Damon? Perché all’improvviso sentiva verso di lui un astio più profondo del solito?
Lasciò andare il vampiro che restò un altro secondo disteso e a gambe penzoloni nel tentativo di recuperare il respiro.
 < Cosa diavolo ti è preso?> domandò Damon con voce roca, ma prima che riuscisse a sollevarsi per guardarlo in faccia Klaus se n’era già andato.
 
 
 
 
 < Dov’è?> urlò Klaus scardinando letteralmente la porta della casa di Talìa, la strega più potente che aveva al suo seguito.
Era una signora anziana, di colore e molto ben curata per essere una popolana al soldo di un signore.
 < State calmo! Sto facendo tutto quello che è in mio potere per trovarla!> rispose con aria fiera e stizzita l’anziana signora.
Rebekah li raggiunse in un lampo, porgendo a Talìa il braccialetto che Klaus aveva regalato a Caroline.  < Ecco, questo era suo. Può bastare?> domandò la vampira portandosi davanti al fratello.
 < Era di Caroline?> domandò la strega prendendo il prezioso gioiello tra le mani.
 < Gliel’ho regalato io … ora vedi di darti da fare. Se entro stasera non sarai riuscita a trovarla considerati licenziata.> gli ruggì contro Klaus, prima di usciva da quella casa con fare così ostile ed autoritario da far rabbrividire persino Rebekah.
Talìa annuì mettendosi subito all’opera, sapeva bene cosa significasse essere “licenziati” dai servigi di Niklaus Mikaelson. Un Klaus per a prima volta assolutamente fuori controllo e sull’orlo della pazzia per di più.
 
 
 
 
 
  < Bonnie devi farla tornare da noi! Più tempo passa con Klaus dopo che il suo piano è stato svelato e più crescono le probabilità di perderla se ...> sussurrò Elena in preda allo sconforto, lasciandosi cadere sul divano di casa Bennett.
Stefan la fissò con aria preoccupata e si sedette al suo fianco, prendendola per mano.
   < Se non l’ha già uccisa!> osservò Damon con fare disinvolto mentre incrociava le braccia al petto e si appoggiava contro lo stipite della porta che conduceva in salotto.
 < Damon! Smettila, qui non è morto proprio nessuno!> lo rimproverò Bonnie mentre si portava le mani tra i capelli con fare disperato.
  < Oh si, molto convincente!> la punzecchiò Damon ottenendo in cambio uno sguardo inceneritore.
  < Smettila. Non c’è proprio nulla su cui scherzare Damon, non possiamo perdere Caroline. Lei è lì, completamente sola a combattere per noi. Mostrale almeno un po’ di rispetto.> disse Stefan, che nonostante sembrasse mantenere la calma appariva agli occhi del fratello il più stanco ed il più provato di tutti. Sapeva perfettamente che Stefan non poteva permettersi di perdere la sua seconda ed irritante Lexi.
 < Gli Spiriti mi stanno bloccando completamente. Dopo il mio “viaggetto” nel passato sembrano concentrare tutte le loro forze contro di me. Non capisco, loro volevano Caroline lì perché non dovrei darle una mano?> sbraitò Bonnie, così provata e furiosa contro gli Spiriti da apparire più pallida del solito.
Elena andò a sedersi vicino a lei e le passò un braccio attorno alle spalle per stringerla forte.
  < Sappiamo che stai facendo del tuo meglio,  è solo che … dopo l’incantesimo che hai fatto per indebolire la sua parte vampiresca, la decisione di darle l’unica cura ed il fallimento del piano … siamo tutti molto nervosi. > osservò Elena cercando di rassicurare Bonnie.
  < Senza contare il fatto che Klaus si sta comportando in modo davvero strano ultimamente. Sarà una conseguenza del passato che sta vivendo con Caroline?> domandò Stefan pensieroso.
  < In questo caso avrebbe dovuto ucciderci tutti senza pensarci due volte, non diventare … strano, come è adesso. > disse Bonnie alzandosi per andare a prendere una tazza calda di tè. Le serviva davvero.
 < L’ho trovato più… è assurdo dirlo, ma umano. Più disposto a collaborare con tutta questa storia di Silas.> osservò Stefan. Damon riuscì a vedere le rotelle nella mente del fratello mettersi all’opera per giungere alla stessa conclusione alla quale anche lui era riuscito a giungere, dopo il suo incontro-scontro con Klaus.
 < Cos’hai da ridere?> gli domandò allora Elena con aria interessata.
 < Scommetto sul cavallo vincente. Che a quanto pare sembra essere mio fratello, come al solito.> non era riuscito a trattenersi dal lanciarle quella battutina cattiva. Ma così facendo era riuscito ad attirare l’attenzione di tutte le persone lì presenti.
 < Ho avuto un non molto piacevole incontro con il caro, vecchio Klausy … La nostra Caroline ha combinato un bel pasticcio ed odora di tradimento e perdizione.> disse Damon, pronto a raccontare loro tutti i dettagli del suo “rande vous romantico” con Klaus.
 
 
Non poteva averla persa… lei non poteva essere morta. Lui sapeva che sarebbe riuscito a sentirlo. Non c’era una spiegazione razionale, ma se il destino è così sadico da strapparti dalle mani l’essenza della tua vita, l’unico raggio di sole che illumina le tenebre dell’esistenza … devi avvertirlo. Devi sentire una parte di te morire, perché è quello che sta accadendo. E Klaus avrebbe dato la sua vita pur di non perderla, pur di non diventare un morto, in grado di non morire.
Fissava da un’ora il letto di Caroline, sperando come uno sciocco che lei potesse apparire, bellissima come la ricordava tra le coperte color avorio.
 < L’ha trovata.> disse Elijah con una nota di speranza nella voce, distogliendolo dai suoi pensieri. Klaus si voltò immediatamente e quasi gettandosi contro di lui, lo raggiunse per posare un braccio sulla spalla del fratello.
 < Dove?> domandò con urgenza, pronto ad uccidere chiunque avesse osato solo sfiorarla con un dito.
 < Seguimi, Rebekah è già lì. > rispose Elijah prima di voltarsi e cominciare a correre, seguito da un Klaus furioso quanto spaventato da quello che avrebbe potuto trovare. Ma se Talìa era riuscita a localizzarla, voleva dire che lei era ancora viva, no?
E questa volta non se la sarebbe lasciata sfuggire ancora tra le mani.
 
 
 
Nonostante la super velocità, i due fratelli impiegarono un quarto d’ora a raggiungere il luogo dove Caroline era tenuta prigioniera.
Si trovavano in alto, avevano dovuto scalare una montagna rocciosa per arrivare più infretta, ma la vista di Rebekah in piedi vicino ad un albero li fece paralizzare.
Era ovvio che Caroline fosse vicina, ma non così tanto da permettere a Rebekah di attenderli in tranquillità. Se quella dipinta sul suo volto poteva chiamarsi tale.
Era pallida ed il suo sguardo preoccupato corse subito da Klaus ad Elijah, in evidente ricerca di un consiglio da parte del fratello maggiore.
Fu allora che Klaus afferrò Rebekah per le spalle.   <  Dov’è lei? L’hai vista? È viva?> le domandò con tono autoritario ed urgente, quando solo i suoi occhi comunicavano l’angoscia che gli stava attanagliando l’anima.
  < Nik … la stanno tenendo prigioniera in una specie di bunker, nascosto dentro una vecchia casa diroccata. È a un chilometro da qui.> rispose la vampira con fare titubante.
  < Rebekah non hai risposto alla domanda più importante.> sibilò impaziente Klaus. Elijah si avvicinò allora ai fratelli, pronto ad intervenire nel caso in cui Klaus avesse perso di nuovo il controllo.
  <  È viva, ma Nik … non sta affatto bene.> confessò infine Rebekah senza nascondere tutto il suo sconcerto. Si era affezionata a Caroline, l’unica amica che avesse mai avuto.
Klaus lasciò la presa attorno alle spalle della sorella ed indietrò barcollando. Deglutì a fatica al pensiero di essere stato la causa delle sue sofferenze, ma la voce di Elijah lo aiutò a restare lucido.
  < C’è Mikael con loro?> domandò l’Originale.
  <  No, solo cacciatori. Sono cinque ed uno è con Caroline in questo momento.> rispose Rebekah.
Klaus si lasciò sfuggire un ringhio sommesso e senza consultare nessuno si indirizzò a velocità sovrumana verso quel luogo maledetto.
Un rumore sordo lo fece fermare di botto. Fu solo così che Elijah e Rebekah riuscirono a pararsi davanti a lui.
 < Cosa vuoi fare? Dobbiamo progettare un piano! Non possiamo ucciderli ricordi? E loro sanno come …> ma la voce di Rebekah e la concentrazione di Elijah furono bruscamente interrotti.
Anche loro riuscirono ad udire quel rumore.
Erano le ossa di Caroline che resistevano a stento a urti così forti da smorzarle il respiro. Non erano riusciti a tirarle fuori nemmeno un grido.
Prima ancora che i due vampiri riuscissero a razionalizzare quello che stava succedendo, la furia cieca di Klaus si scagliò dentro quel nascondiglio.
In un istante l’uomo lasciò il posto alla bestia, un ringhio così forte da mettere in allerta persino i cacciatori, uscì dalle sue labbra, i suoi occhi divennero gialli ed iniettati di sangue, i doppi canini spuntarono in un istante ed il mostro apparve tra i cacciatori.
Gettò a terra la porta di quella casa come fosse fatta di paglia e nulla poterono le frecce alla verbena che i cacciatori cominciarono a scagliare contro di lui. Non tentava nemmeno di difendersi, di evitarle. Si gettava contro gli assalitori di Caroline intento ad eliminarli.
Elijah e Rebekah furono subito dietro di lui, Rebekah riuscì a metterne uno fuori gioco sbattendolo al muro e facendogli perdere conoscenza mentre Elijah riuscì a strappare dalla presa di Klaus uno dei cacciatori.
Lo stava mordendo al collo, non con l’intento di nutrirsi era ovvio ma per sgozzarlo come fanno i lupi selvaggi. Ancora con la bocca sporca di sangue Klaus fissò il fratello, ringhiandogli contro.
 < Non puoi ucciderli! Vuoi passare altri 50 anni perseguitato dai tuoi peggiori incubi? Vuoi aiutare così Caroline?> gli urlò contro Elijah, fissando di rimando le iridi color oro del fratello.
Un movimento impercettibile e Klaus teneva tra le mani una freccia indirizzata al cuore di Elijah. I due fratelli si scambiarono un’occhiata colma di comprensione e di quella complicità che da tempo avevano perduto.
Gli altri due cacciatori vennero messi fuori gioco in poco tempo e la furia di Klaus venne mitizzata dai fratelli.
Rebekah si chinò, pronta a legare i quattro uomini, per non avere più problemi. Solo allora Klaus riuscì a sentire il suo respiro forzato. Caroline era nell’altra stanza. Solo una porta a dividerli.
Con la super velocità e senza pensarci due volte, Klaus spalancò la porta senza badare all’urlo di Rebekah che gli intimava di fermarsi.
Quello che vide riuscì a pietrificarlo sul ciglio, privandolo persino della forza di parlare.
Caroline era legata ad una specie di poltrona di pietra con corde spesse ed insanguinate. Era evidente che aveva tentato più e più volte di allentarle per fuggire, ma era solo riuscita a recidersi la carne.
Il volto le cadeva di lato, apparentemente senza vita. I capelli sporchi di sangue erano appiccicati alla guancia e nulla del suo splendido viso appariva riconoscibile sotto quella maschera rossa.
Profondi tagli ed escoriazione le percorrevano la lunghezza delle braccia e delle gambe, come se qualcuno si fosse divertito a disegnare sadiche figure sulla sua carne.
Notò a malapena un’ombra nell’oscurità muoversi, l’unica cosa che riuscì a vedere era quel coltello. Sporco del sangue di Caroline.
Elijah lo spintonò facendolo cadere all’indietro ed afferrò la granata di verbena che Paul gli aveva lanciato contro, mirando alla faccia. La gettò fuori dalla finestra ed in un attimo prese il cacciatore per il braccio e lo scaraventò nell’altra stanza. Si avvicinò a Caroline con mano tremante, sembrava svenuta e tutto l’orrore che sentì farlo rabbrividire alla vista dell’amica ridotta in quello stato, non gli permise di intervenire quando Klaus si alzò furibondo e tramortì Rebekah.
Avvenne tutto troppo in fretta, Klaus sapeva che entrambi i suoi fratelli glielo avrebbero impedito. Anche se gli stava risultando difficile pensare, il suo egregio istinto di cacciatore gli aveva suggerito di eliminare tutti gli ostacoli che lo portavano alla sua preda.
Richiuse la porta e si gettò su Paul, lo afferrò per il bavero e lo scaraventò contro il muro rompendogli qualche costola, le sue zanne affondarono nella sua gola e con uno strattone riuscì a recidergli la giugulare.
Lo lasciò scivolare a terra, gioendo dello sguardo vacuo e terrorizzato dell’uomo mentre lo guardava morire. Elijah fu al suo fianco l’attimo seguente e non potè far altro che osservare, assieme al fratello, la vita scivolare via dal corpo di quell’uomo.
Sapeva che avrebbe potuto tentare, avrebbe potuto donargli il suo sangue anche se sembrava troppo tardi. Ma Elijah decise di non intervenire. Quell’uomo meritava di morire e dubitava che Klaus gli avrebbe risparmiato la vita, persino a mente lucida. Lui stesso non lo avrebbe mai fatto.
Klaus si voltò per guardare Caroline. I suoi occhi tornarono pian piano al consueto e magnifico blu, ma una lacrima scese bagnandogli le guance.
  < Non deve sapere che sono venuto a salvarla.> disse Klaus all’improvviso.
Elijah lo fissò esterrefatto, ma prima che riuscisse a parlare Klaus lo interruppe.
  < Deve credere che io la odi, deve allontanarsi da me. Deve tornare al suo futuro … sarà al sicuro solo così.> sussurrò Klaus facendo un passo indietro e voltandosi a controllare Rebekah. Era svenuta e lo avrebbe insultato un quarto d’ora per quello che le aveva fatto, ma stava bene.
  < Devi lasciare a lei la scelta, non è giusto decidere per lei Klaus.> osservò allora Elijah riportandosi vicino a lui e voltandosi a guardare Caroline.
  < Guardala …> sibilò con voce strozzata Klaus.  <  Mikael potrebbe ritrovarla … potrebbero ucciderla solo perché io la amo. Dimmi adesso cosa è giusto, fratello? Lasciarla al mio fianco per puro egoismo o allontanarla da me per saperla viva e al sicuro? Ad ogni modo lei ha già deciso. Vuole tornare dalla sua famiglia e non siamo noi Elijah.> disse infine con voce provata.
 Il fratello gli posò amorevole una mano sulla spalla ed annuì, segretamente felice.
Caroline c’era riuscita. L’aveva cambiato.
  < Solo una cosa prima.> disse Klaus avvinandosi  alla ragazza.
Slegò con cura e senza fretta tutte le corde, tentando di non farle male e scostandole i capelli dal viso, sentì il suo cuore immortale fare un tonfo. Altre lacrime bagnarono il suo viso, ed erano lacrime di dolore … lacrime d’addio.
Morse il suo polso e portando delicatamente indietro la testa di Caroline la fece bere.
  < Bevi amore. Starai meglio, te lo prometto. > sussurrò Klaus spontaneamente.
Mentre rimordeva il suo polso per permettere ad un’altra ferita di aprirsi, si ritrovò con l’altra mano a pulirle il viso dal sangue incrostato.
Rebekah si era appena ripresa, e pronta a dar battaglia al fratello si era avvicinata alla porta.
 < Cos …> ma il tono iracondo della sua voce fu interrotto da quella scena. Rebekah rimase paralizzata al fianco di Elijah per assistere all’umanità di quel gesto. All’amore che nonostante il sangue, le catene e la morte che aleggiava in quel posto, colmava l’aria di una nuova speranza.
 < Elijah …> Klaus chiamò il fratello quando notò che il respiro di Caroline era fatto più regolare, la sollevò passandola tra le braccia dell’Originale e donandole un’ultima, lenta carezza corse via. Sapeva fin troppo bene che restare un altro secondo, avrebbe significato non trovare la forza per lasciarla.
  < Klaus …?> la voce rauca di Caroline richiamò l’attenzione dei suoi amici.
  < No Caroline, sono io Elijah. È tutto finito, io e Rebekah ti riportiamo a casa.> le sussurrò amorevolmente il vampiro, portandola alla luce del sole.
Strano, credeva di essere tra le braccia di Klaus.
Caroline si guardò attorno, si sentiva tremendamente intontita e scombussolata ma doveva vederlo. Voleva sorridergli, vedere i suoi occhi blu accendersi di gioia sapendola al sicuro …
Un sussulto la percosse.
 < Caroline tutto bene?> le domandò preoccupata Rebekah, avvicinandosi a lei.
 < Si.> sussurrò Caroline sentendosi attraversare da un’altra fitta di puro dolore.
No, lei non stava affatto bene … Klaus non era andato a salvarla.
A Klaus non interessava più  nulla di lei.
 
 
Come dicevo prima =), ho osato con gli “sbalzi” temporali, mischiando passato e futuro spero la cosa vi sia piaciuta! Ah e perdonate errori di distrazione che non sono riuscita a ricontrollare, ma ho davvero scritto in fretta e furia questo capitolo! Spero il capitolo vi sia piaciuto, vi mando un altro bacio e buon week-end. E GRAZIE a tutte voi!

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Capitolo 19
*** Il castello di sabbia. ***


Salve ragazze! Mi siete mancate davvero tanto, tutte voi! Allora mi dispiace per la settimana di assenza ma non ho davvero trovato un attimo libero e devo avvisarvi … ho scritto questo capitolo praticamente in due ore e visto che non avrò la possibilità di pubblicarlo nel weekend, eccolo a voi! Ergo, mi dispiace se ci saranno millemila Orrori grammaticali o se magari il capitolo non scorre molto bene! Ma non volevo farvi aspettare ancora  =)! Allora cercherò di continuare a postare una volta alla settimana, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e scusate se è corto! Un bacio grande a tutte voi!! Buona lettura =)!
 
 
 
 Elijah depositò con cura Caroline sul letto a baldacchino che occupava la sua stanza. Scostò le coperte per coprirla attentamente, mentre si sforzava di studiare ogni sua espressione.
 Caroline sembrava cosciente, provata certo … molto provata e debole, ma qualcos’altro sembrava aver rapito la sua mente ed Elijah poteva ben immaginare cosa fosse.
 Rebekah si avvicinò ai due, fissò con aria preoccupata Caroline ma tentò di sorriderle.
 < Vado a chiamare il dottore. Il sangue di … Elijah è riuscito a guarirti, ma non si sa mai … sei umana adesso.> le disse la vampira pronta a lasciare la stanza immediatamente. Vedere Caroline così triste e provata, le faceva venire una voglia matta di mettersi ad urlare che Klaus non aveva smesso di amarla, che lui aveva rischiato tutto per andare a salvarla … che la amava così tanto da decidere di farsi odiare da lei pur di saperla al sicuro. Un gesto che neppure lei si sarebbe mai aspetta da Nik… un atto di puro ed incondizionato amore.
 < Forse dovremmo contattare Talìa, con la storia della sua rediviva umanità, temo il mio sangue possa crearle dei problemi.> osservò Elijah, fermando la sorella per un braccio. Rebekah annuì e si indirizzò fuori dalla stanza, ma prima di riuscire a mettere la mano sulla maniglia, Caroline sembrò risvegliarsi dal suo stato di semi incoscienza ed afferrando il polso di Elijah tentò di sollevarsi.
 < Mikael! Sta tornando qui, dovrebbe arrivare domani o … o oggi non ricordo! Dovete scappare, dovete andarvene! > urlò quasi la ragazza in preda al terrore. Come aveva fatto a sentirsi così stanca e triste da aver dimenticato di avvisarli?
Elijah la strinse per le spalle e la aiutò a riadagiarsi sul letto.   <  Caroline stai calma, lo avevamo intuito. Penseremo a tutto noi … tu devi solo riposare.> tentò di tranquillizzarla e Caroline si sentiva troppo stanca per opporre resistenza. Si fidava di Elijah, sapeva che non era uno stupido … e poi per quanto ne sapeva, Klaus poteva aver già lasciato la tenuta, il paese o lo stato nell’ennesima fuga da suo padre. Non aveva mai avuto nulla per cui fermarsi e combattere. Lei si era solo illusa di poter essere quel qualcosa.
 < Dormi Caroline.> il tono di voce dolce e rassicurante di Elijah la convinsero a chiudere gli occhi ed in meno di un secondo le tenebre prese il posto di quell’orribile realtà. Non aveva più motivo di essere forte, di combattere. Era tutto finito e tutto quello che voleva era addormentarsi per poi riaprire gli occhi nel suo futuro, a casa sua. Lì dove qualcuno che l’amava era pronto ad aspettarla.
 
 
 
 
 
 < Bonnie cosa c’è?> domandò allarmata Elena all'amica. Erano giorni che la strega si stava comportando in modo più che anomalo ed il fatto di vivere sotto lo stesso tetto, non aiutava Bonnie nel tentativo disperato di nascondere ad Elena gli incubi, ormai fin troppo frequenti.
 < Nulla, perché continui a domandarmelo? > chiese gentilmente la strega mentre indossava la sua borsa a tracolla, pronta per uscire di casa e passare un’altra lunga mattinata a scuola.
 < Bonnie, avanti! Ti conosco da una vita, davvero pensi di potermi prendere in giro?> domandò allora seccata Elena, parandosi davanti alla porta.
 < Cosa farai, mi terrai prigioniera qui dentro fino a quando non parlerò?> tentò di sdrammatizzare la ragazza, ma la sua amica non sembrava proprio in vena di scherzi.
< Qui stanno impazzendo tutti Bonnie, compresa tu! Devi dirmi cosa sta succedendo davvero, almeno tu! Damon è più schivo e scontroso del solito, Stefan sembra così assorto, in Dio solo sa cosa, che mi evita in continuazione, per non parlare di te! Cosa sta accadendo?> disse con aria perentoria la ragazza, incrociando le braccia al petto.
Non poteva dirglielo, insomma … avevano combinato un bel casino, era vero e le supposizione che Damon si ostinava a voler far passare come oro colato non aiutavano … ma la cosa che più la preoccupava erano quei sogni.
Credeva di essere riuscita a buttare fuori dalla sua mente Silas ed ora … questo.
 < Bonnie, non ho molto tempo. Devi smetterla di interferire … Caroline è andata nel passato per compiere un’azione mille volte più onorevole di quella che pensate. Ma è in pericolo! Per il momento non è giusto farla tornare, penserò io ad aiutarla ma tu devi fare una cosa per me … dobbiamo unire le forze, ma devi essere comprensiva.> ricordava ancora ogni singola parola detta da quella strana ragazza, che aveva capito solo dopo qualche minuto non essere Elena, ma Tatia.
Dire che quello spirito le aveva chiesto una cosa troppo grande persino per lei, era dire poco. E poi quelle interferenze, quegli strani incubi che erano seguiti … no, non poteva parlarne con nessuno. Persino Tatia si era raccomandata di custodire ogni parola  nella sua mente. L’unico luogo apparentemente protetto.
Si, avrebbe collaborato con Tatia, ma prima doveva fare i conti con se stessa. Prima  doveva credere a quello che lei le aveva detto. Che le aveva fatto vedere … Impresa non troppo facile a dire il vero.
Persino nel sogno aveva passato ore a negare tutto, ad urlare contro Tatia ma qualcosa dentro di lei si era acceso. Quello Spirito sembrava riuscire a farla ragionare, a calmare il suo potere fuori controllo. Doveva solo capire se poteva veramente fidarsi di lei. Dopo Shane non poteva più fare conto sul suo sesto senso. Era evidente che faceva schifo.
 < Bonnie, allora?> domandò scocciata Elena all’amica, riportandola alla realtà.
In quell’istante suonarono al campanello e sbuffando pesantemente Elena si voltò per aprire.
Matt le rivolse un sorriso solare, genuino come ogni fibra del suo essere.  < Allora, per quel passaggio a scuola, l’offerta è ancora valida?> domandò alle amiche con tranquillità.
Bonnie non si fece sfuggire l’occasione, sgattaiolò sotto il braccio di Elena, ancora appoggiato alla porta e prese sottobraccio Matt.
 < Devi davvero comprarti un rottame nuovo sai! > scherzò la strega, facendo scoppiare a ridere Matt e facendo diventare Elena viola dalla rabbia.
 < Cos’ha il mio attuale rottame che non va?>  domandò divertito Matt mentre si indirizzavano alla macchina di Bonnie.
Elena prese il suo zaino e li seguì, scrollando la testa.
 < Per essere un rottame si rompe più del dovuto, ecco cos’ha!> scherzò Elena, rivolgendo un’occhiata ammonitrice a Bonnie, che ricambiò rivolgendole un sorriso smagliante che per il momento sembrò far rasserenare Elena.
 
 
 
Klaus entrò nella sua stanza come una furia. Si sentiva così fuori controllo, così tremendamente arrabbiato da avere voglia di uccidere qualcuno … tutti quei mostri che avevano assistito alle torture di Caroline senza muovere un dito!
Un ringhio furibondo uscì dalle labbra dell’ibrido mentre, in preda ad una rabbia cieca, gettava a terra il pesante tavolino in ebano intarsiato. Il vaso di cristallo che vi era poggiato si ruppe in mille pezzi facendo un rumore che si avvicinava molto a quello del cuore di Klaus.
Aveva dovuto abbandonarla … aveva dovuto!
Ma ripeterlo cento, mille volte nella sua mente non riusciva a calmarlo, non riusciva a farlo rassegnare.
Eppure credeva di odiarla! Credeva di non poter riuscire a perdonarla, a fidarsi di nuovo di lei …
Era stato così orgoglioso e cieco. Lei se ne sarebbe andata, per sempre e cosa avrebbe mai potuto fare lui ora, se non metterla in pericolo?
No, doveva saperla al sicuro sopra ogni cosa… anche sopra la sua felicità.
Caroline non era stata solo la donna che era riuscita a risvegliare l’uomo sepolto in lui, aveva fatto di meglio … lo aveva fatto sentire l’uomo che non avrebbe mai immaginato di poter essere. Non un uomo buono, chi … persino tra gli umani in fondo lo è. Lui non poteva cambiare in quel modo, i suoi nemici, la sua natura e persino la sua imprevedibilità lo rendevano quello che era. E lei lo aveva capito, lei non lo aveva reputato un mostro. Con Caroline aveva capito di poter essere semplicemente migliore. Aveva imparato a donare, a tenere, a sperare … aveva imparato ad amare e a sentirsi amato a sua volta. Con lei al suo fianco aveva dimenticato cosa significasse essere soli.
Un altro pugno ed il baldacchino del letto crollò come fosse fatto di sabbia.
Non poteva reggere tutto quel dolore, quella rabbia. Non poteva perderla.
Ma paradossalmente era quello che stava facendo lasciandola andare. Non poteva tollerare il pensiero di essere stato la causa di tutto il suo dolore … L’immagine di Caroline grondante di sangue, svenuta e legata come fosse stata un animale gli attraversò la mente, schiacciandolo sotto il peso del fallimento. Aveva fallito nel proteggerla, lui che avrebbe dato la sua vita solo per saperla felice.
In preda ad uno scatto d’ira Klaus si indirizzò come un fulmine verso la porta, intento a trovare quei maledetti cacciatori e farli fuori. Non importava se Rebekah li avesse imprigionati nelle segrete della magione più inaccessibile del pianeta, li avrebbe trovati e avrebbe strappato loro la gola.
 < La tua follia omicida si spinge dunque fino al suicidio? Non ti è bastato fare fuori me, mostro?>
Klaus si immobilizzò, il suo corpo fu percosso da tremiti improvvisi e come un cane rabbioso ruggì mostrando i canini. Si voltò e si gettò contro Paul come un lupo rabbioso, pronto ad ucciderlo altre mille volte perché sapeva non sarebbe mai riuscito a dire basta, ma si ritrovò a sbattere contro la parete.
I suoi occhi diventarono gialli e si acquattò, pronto allo scontro che desiderava con tutte le sue forze.
  Paul scoppiò a ridere sadicamente.   <  Mi hai ucciso ricordi? Mi dispiace mostro, ma non puoi fare il bis! >
Klaus afferrò il comodino al suo fianco e lo scaraventò contro lo spirito, passandogli attraverso.
Sapeva di non poter nulla contro qualcuno di incorporeo, ma odiava quell’uomo come mai aveva odiato nessuno in vita sua. Doveva ferirlo, doveva vederlo morire di nuovo. Lo desiderava con ogni parte del suo essere.
 < Non ti facevo così stupido.> sibilò Paul, guardandolo con un ghigno divertito.
 < Va via!> gli urlò contro Klaus fuori controllo.
 < Oh no mio caro! Non me ne andrò finchè non avrai messo fine alla tua miserabile vita! È quello che meriti, lo sai anche tu!> Paul si passò distrattamente una mano tra i suoi capelli color mogano e scrollò la testa.
 < So che vederti morire mentre soffocavi nel tuo sangue è stato uno spettacolo patetico quanto esaltante per me. Mi basta.> rispose Klaus con la ferocia di un mostro.
L’ibrido riuscì nel suo intento, far scomparire quel sorrisino divertito dalla faccia del cacciatore.
 < È stato estremamente divertente torturare la tua puttana. Se non l’avessi infettata con la tua presenza avrei persino potuto farci un giretto, ma sentirla urlare dal dolore è stato molto più interessante!> Paul si avvicinò ad un Klaus completamente fuori controllo, nel tentativo di farlo infuriare ulteriormente.
 < Ora basta!> gridò Klaus scagliandosi contro il cacciatore, gli occhi gialli ed i canini allungati coronavano il terrore che tutta la sua collera riusciva a trasmettere.
Klaus affondò la mano nel petto di Paul, riuscendo finalmente a sentire qualcosa. Il suo cuore caldo, pulsante. Era lì, tra le sue mani.
Il sadico sorriso che illuminò il viso dell’ibrido mutò non appena vide la persona che si era materializzata davanti a lui. Paul era scomparso lasciando il posto a qualcun altro.
 < Henrik.> sussurrò Klaus sotto shock. Estrasse la sua mano insanguinata dal petto del fratello e lo afferrò per le braccia mentre capitolava a terra.
 < Henrik. Henrik.> continuò a ripetere Klaus sotto shock mentre cadeva assieme a lui, a terra. Fece adagiare il fratello minore sulle ginocchia mentre le sue mani tremavano dal terrore. Non poteva ripetersi ancora, non poteva!
 Un rivolo di sangue uscì dalla bocca di Henrik, il suo volto straziato dal dolore si rivolse a fissare con occhi vitrei il fratello.
 < Perché?> domandò con voce rauca e provata il giovane ragazzo.
Un rantolo strozzato uscì dalla bocca di Klaus mentre i suoi occhi divenivano lucidi. Cosa poteva dire al suo fratellino? Non c’erano giustificazioni per quello che aveva fatto. Henrik era morto per colpa sua.
 < Perdonami. Perdonami Henrik, io … io … > ma le parole non riusciva ad uscire. Henrik stava morendo tra le sue braccia, un’altra volta. Ed era ancora per colpa sua.
 < Vedi. Riesci a portare con te solo morte e disperazione, figlio mio. Sei la causa della distruzione della tua famiglia. Non puoi proteggerla se ti ostini ad assassinarci tutti. > la voce amorevole e dolce della madre costrinse Klaus a voltarsi, stringendo automaticamente con più forza il cadavere del fratello tra le braccia.
Esther era in piedi, bella come Klaus la ricordava. Una lunga vestaglia da notte bianca, cadeva rigida fino ai suoi piedi. I suoi capelli lunghi ed ondulati le incorniciavano il viso tanto simile a quello del figlio.
 < Mamma …> sibilò Klaus più scioccato di prima. Quelle parole, il solo rivederla … tutto era fin troppo per la sua sanità mentale. Venire ricatapultato nel periodo più orribile della sua vita. I ricordi più strazianti e dolorosi che sperava di essere riuscito a seppellire nei meandri più reconditi della sua mente, erano tornati a perseguitarlo.
 < Poni fine alla tua vita Niklaus. È l’unico modo per salvare le persone che ami.> ordinò con voce perentoria Esther.
Fu allora che Klaus si alzò di scatto, furente. Si voltò per constatare che Henrik non fosse crollato a terra dopo il suo gesto, ma il cadavere del fratello non c’era più.
 < Tu non puoi decidere chi vive e chi deve morire! Tu sei il mostro che ostini tanto a voler vedere in me! Tu mi hai reso quello che sono e poi mi hai tradito, abbandonato! Sei tu quella che merita di morire!> gli urlò contro Klaus completamente fuori controllo.
< Ma io sono già morta. Tu mi hai ucciso.> una macchia di sangue cominciò a formarsi al centro del petto di Esther, allargandosi man mano e colando lungo la sua candida sottoveste.
Tutti i muscoli di Klaus sembrarono irrigidirsi in un attimo e rimase, fermo, immobile a fissare Esther negli occhi mentre moriva di nuovo davanti a lui.
Le lacrime rigarono il viso di Klaus ed in un battito di ciglia Esther era sparita. Non poteva incolpare nessuno … lui era il mostro.
 
 
 
 
 
 
 
  < Cosa diavolo sta succedendo? Che cosa significa?> sbraitò Stefan mentre si dimenava tra le mani di due perfetti e fin troppo forti sconosciuti.
Mancava solo quello ad incasinare la sua vita, già fin troppo fuori dai binari … venire rapito da due vampiri al soldo di Klaus.
  < Eccolo.> comunicò uno dei due rapitori, entrando nella soggiorno della maestosa casa dell’ibrido.
L’altro vampiro spintonò senza garbo Stefan dentro la stanza mentre Klaus sollevava con calma il volto dal suo blocco da disegno.
Era comodamente seduto sul suo lussuoso divano di pelle, sembrava così assorto in quello che stava facendo da aver notato a mala pena l’intera scena.
 < Vorresti spiegarmi cos’è tutta questa messa in scena? > gli ringhiò contro Stefan mentre si rimetteva a posto con disprezzo la giacca stropicciata dai due scagnozzi di Klaus.  < E chi sono questo due?> domandò rivolgendogli un’occhiataccia.
 < Diciamo solo che non tutti i vampiri del mondo amano mandare giù verbena come fosse un rinfrescante bicchiere d’acqua, Stefan.> rispose con garbo ed indifferenza Klaus mentre posava il suo blocco sul divano e si alzava per raggiungere il suo amico-nemico.
Klaus sembrava fin troppo rilassato, Stefan aveva imparato a conoscerlo bene e questo non portava mai a nulla di buono.
 < Cosa vuoi da me? Perché non venire a trovarmi a casa? Sai dove abito.> domandò il vampiro, notando con la coda dell’occhio che i due scagnozzi di Klaus avevano lasciato la stanza.
 < Sapevo che non sarei riuscito a trovarti da solo. > rispose l’ibrido come se quella fosse stata la risposta più scontata sulla faccia della Terra. Passò affianco a Stefan e si diresse al mobiletto degli alcolici.
 < Vuoi un bourbon?> domandò versandone uno per sé.
 < Klaus tralasciamo le buone maniere ed arriviamo al punto. Cosa vuoi da me?> disse Stefan con aria scocciata.
 < Le buone maniere sono l’unica cosa che mi ferma dallo sbatterti al muro e strapparti il cuore dal petto, Stefan. Apprezzale.> sibilò furibondo Klaus, voltandosi per guardare negli occhi il vampiro.
Vi notò una scintilla di puro terrore attraversarli, ma l’attimo dopo Stefan era eretto, fiero di fronte all’uomo che avrebbe potuto strappargli la vita in un soffio. Era una cosa che aveva sempre apprezzato in lui, il suo coraggio. La sua lealtà … non ricordava perché, ma sapeva che poteva fidarsi di Stefan. Sapeva di avere davanti un’anima pura. Così come sapeva di non volerlo uccidere … chissà perché poi?
Klaus scrollò la testa cercando di mettere fine alla confusione che da settimane la stava ottenebrando e tornò alla realtà.
 < Hai presente la storiella che avete inventato per giustificare l’assenza di Caroline? Ho chiesto in giro, ho consultato le mie streghe … Caroline è introvabile. D’altro canto ho trovato Tyler, è in Kansas disperso in una foresta, cercando di radunare un branco. E lei non è con lui come mi avevate detto. Non so … potrei sempre fare un sopralluogo lì. Tanto per controllare sai. Poi se Tyler dovesse avere un terribile incidente … insomma, io vi avevo avvisato.> La tranquillità che cercava di ostentare, lo rendeva ancora più terrificante. Si stava girando nervosamente tra le dita quel bicchiere da dieci minuti, senza berne una goccia.
Forse quello che Damon cercava di affermare da giorni era vero. Forse i suoi sospetti non erano infondati.
Ma no. Klaus aveva sempre avuto una malsana ossessione per Caroline, era tutto nella norma. Damon lo stava rendendo paranoico!
 < L’ultima volta che l’ho vista mi ha detto che voleva raggiungerlo, per vedere come stava. Mi ha detto che non poteva farsi sentire o farci sapere dove stava andando perché altrimenti tu saresti venuto a saperlo e l’avresti seguita. Sta scappando da te Klaus, devi smetterla di inseguirla. Lei non ti vuole.> Stefan parlò piano, con calma. Non voleva ferire Klaus, o peggio … farlo arrabbiare, voleva solo farlo ragionare.
Fu tutto inutile.
Klaus si gettò su di lui come una furia e lo inchiodò al muro, rompendo il bicchiere di bourbon che teneva in mano contro la parete, a pochi centimetri dalla testa di Stefan.
Si era trasformato, e le sue labbra erano increspate in un ringhio furibondo.
 < Stai mentendo? Dov’è lei? Lei non ama quel Tyler, ama me!> gli urlò contro Klaus.
In quell’istante Damon fece la sua comparsa nella stanza. Rimase per un secondo paralizzato ad osservare la scena, ma l’attimo dopo usando la velocità vampiresca, afferrò Klaus per le spalle e con uno spintone lo fece indietreggiare barcollando. Afferrò Stefan prima che cadesse al suolo. Aveva sbattuto così forte la testa da aver macchiato di sangue la parete.
 < Stefan, tutto ok?> domandò preoccupato Damon mentre si passava un braccio del fratello sulle spalle, per aiutarlo a stare in piedi. Stefan annuì, stordito dalla botta ma già in via di guarigione.
Klaus rimase a fissarli scioccato. Cosa gli stava succedendo? Doveva smetterla di pensare a Caroline, doveva farla finita con lei. Stefan aveva ragione, se ne era andata dall’uomo che realmente amava. Era scappata da lui. Come gli era venuto in mente che lei lo amasse?
 < Se è Caroline il tuo problema, va a prendertela con lei e smetti di perseguitarci! Cerca di risolvere i tuoi problemi di cuore da psicopatico stalker, da solo!> gli urlò contro Damon, furioso almeno quanto Klaus.
Damon seguì lo sguardo di Klaus, che colpevole si era posato sul blocco da disegno che aveva lasciato sul divano.
Il volto di Caroline troneggiava al centro dell’ampio foglio, ma era diversa da come la ricordava Damon.
I boccoli erano intrecciati in un elaborata acconciatura, alcuni ciuffi ribelli le cadevano sinuosi sul collo. Un diadema, di certo per nulla del ventunesimo secolo, le impreziosiva la fronte. Ma non era quella la cosa che più lo aveva scioccato. Caroline era distesa su un letto, un leggero lenzuolo le copriva distrattamente il seno lasciandole scoperto l’addome  dolcemente scolpito.
 < Quello è un ritratto a mezzo busto di Caroline, completamente nuda in un letto?> domandò scioccato Damon, senza nascondere una vena di sarcasmo.
 < Fuori da casa mia, se tieni alla tua miserabile vita Damon.> gli ringhiò contro Klaus, facendo un passo avanti.
Senza lasciarselo ripetere due volte, Damon e Stefan schizzarono via alla velocità della luce.
Si fermarono solo quando furono entrati dentro casa loro. Damon depositò Stefan sul divano e si passò nervosamente una mano sul viso.
 < Te l’avevo detto che quella biondina sta combinando un bel pasticcio! Dobbiamo farla tornare il prima possibile.> disse Damon al fratello, che dopo aver visto quel ritratto stava realmente cominciando a dubitare della fermezza di Caroline.

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Capitolo 20
*** Alleati. Non sempre servono poi a tanto! ***


Sorpresa, sorpresa! Ve l’avevo detto che mi sarei fatta perdonare, no? =) Eccomi qui, prima del previsto con un nuovo capitolo scritto in fretta e furia. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate! Per molte e molte ragioni che scoprirete leggendo il capitolo. Ma non voglio anticiparvi nulla, quindi ci vediamo dopo ;-). Buona lettura!
P.S. Elisa, Mery e Terry … questo capitolo è tutto per voi! Questa fanfiction non sarebbe mai arrivata a questo punto senza il vostro fantastico supporto. Grazie mille, dal profondo del mio cuore!
P.P.S =) Ragazze questa settimana avrò poco tempo quindi perdonatemi se non risponderò subito ai vostri commenti, ma vi prego… lasciateli, lasciateli, lasciateli!  =)
 
 
 
 
 
 < Le allucinazioni non tarderanno ad arrivare e Niklaus comincia a darei primi segni di instabilità. > sussurrò Elijah con aria preoccupata mentre depositava ai piedi di Talìa, l’anziana strega che li aveva aiutati a ritrovare Caroline, il corpo apparentemente senza vita del giovane Jason.
 < Tu almeno sei riuscito a vederlo. Ogni volta che riesco a trovarlo scappa come se fossi un’indemoniata!> protestò Rebekah mettendosi a sedere distrattamente sul divano. Tornare in quel vecchio nascondiglio ammuffito non era stata per nulla un’esperienza piacevole. L’odore del sangue di Caroline permeava l’ambiente, rendendolo ai suoi occhi un luogo terribilmente macabro. Ma ne era valsa la pena se Jason era davvero il nuovo cacciatore. Nik avrebbe potuto così gettarsi alle spalle il redivivo capitolo allucinazioni-da-cacciatore ed avrebbero potuto attuare il piano di Elijah per garantirsi una via di fuga sicura da Mikael. Scagliare contro di lui il cacciatore che il loro padre era riuscito così magistralmente a raggirare.
 < Stiamo facendo del nostro meglio. Abbiamo capito che Jason era l’allievo di Paul … ma non è molto facile trovare un vampiro pronto a sacrificarsi. > si giustificò Talìa, lanciandosi un’occhiata d’intesa con un’altra anziana strega che stava posando, sul tavolino del sontuoso palazzo di Klaus, tutto il necessario per l’imminente incantesimo. 
 < Ed inoltre dobbiamo aspettare che il pivellino si svegli. > puntualizzò con aria annoiata Rebekah, mentre si fissava distrattamente le unghie.
 < E di chi sarebbe la colpa Rebekah?> domandò stizzito Elijah mentre teneva sott’occhio le due anziane signore.
 < Ha cercato di pugnalarmi!> si giustificò la vampira, scioccata per la disapprovazione del fratello.
 < Non saresti morta…> rispose Elijah con nonchalance mentre giocava distrattamente coi petali di un mazzo di fiori che ornava il tavolino intarsiato.
 < Mi avrebbe rovinato il vestito!> Ed eccola lì, la solita insopportabile Rebekah. La lontananza da Caroline non le faceva affatto bene, pensò Eliajh.
L’originale scrollò la testa, esasperato.
 < Nik sta bene Elijah, ricordi? Non possiamo morire! Non sarà un problema per lui aspettare cinque minuti in più che questo ragazzino si risvegli.>  disse la vampira mentre con una pedata faceva rotolare Jason a pancia all’aria.
 < Staremo a vedere. >  sussurrò l’Originale con poca convinzione. Sapeva di non poter nulla contro la forza di Klaus, ma se avesse potuto si sarebbe sentito molto più tranquillo, sapendolo incatenato da qualche parte.
 
 
 
 
Caroline si alzò dal letto, la visita del dottore non era ovviamente servita a nulla. Elijah l’aveva guarita col suo sangue, non c’erano più ferite da medicare o medicine da somministrare. Povero maniaco, se ne era andato mesto, mesto con la coda tra le gambe.
Caroline sorrise a quel ricordo ed indossò la lussuosa vestaglia color avorio che Becky le aveva portato.
Aveva dovuto far finta di addormentarsi profondamente per essere lasciata sola e non era del tutto certa che la sua amica non fosse appostata fuori la porta. Voleva davvero bene a Becky, l’unica persona che avrebbe abbandonato per sempre, tornando al futuro. Le dispiaceva da morire, ma quello non era più il suo posto. Si era solamente illusa che la sua casa fosse con lui, lui che non l’amava più. Che molto probabilmente non l’aveva mai amata abbastanza, perché se ami davvero una persona non puoi smettere con così tanta facilità.
Lei si era gettata dal dirupo per lui e lui non era stato lì, pronto a prenderla.
Non c’era molto altro da discutere, altro su cui pensare. Poteva solo farsi forza e lasciarsi tutto alle spalle. Tornare a casa, ricominciare a vivere la sua vita come se nulla fosse mai accaduto.
Caroline si voltò, rimanendo a fissare il suo riflesso nello specchio. Era così pallida da far paura, ma l’avorio e gli intarsi argentati della sua vestaglia riuscivano a mimetizzare il suo pallore. Chissà cosa avrebbe comportato bere il sangue di un vampiro dopo aver preso la cura… A dire la verità non le importava molto, se la morte era quello che quell’infame destino le aveva riservato, aveva deciso che lo avrebbe semplicemente accettato. Basta lottare, lottare non l’aveva condotta a nulla.
Lacrime silenziose rigarono le sue guance. Caroline le asciugò in fretta, ma era inutile. Altre lacrime scendevano veloci a ricordarle quanto in realtà facesse male. Ma lei doveva ripetersi quel mantra, lei doveva mentire a se stessa. Non poteva amare un uomo che l’aveva lasciata morire senza tentennamenti, senza pietà.
 < Oh Stefan! Dove sei?> sussurrò tra i singhiozzi Caroline mentre si copriva il volto con le mani.
Doveva smetterla di soffrire e soprattutto doveva trovare il modo di tornare a casa. Elijah e Rebekah avevano già radunato il team di streghe che Klaus si portava sempre dietro da secoli, per aiutarla. E forse chissà nel futuro avrebbe potuto ricominciare con loro due da dove stava lasciando, adesso. Sempre se non l’avessero odiata per la storia delle menzogne, o delle celate verità come amava chiamarle lei. Tutta la storia del “vengo dal futuro” sarebbe stata difficile da digerire per chiunque.
Se non aveva capito male dovevano essere tutti riuniti nel salone principale … quello del ballo. Il ballo.
Caroline scrollò la testa, non poteva permettersi di ricordare quei momenti. Aprì la porta, prendendo un profondo respiro. Nessuno doveva accorgersi di quanto stesse soffrendo … per lui.
Percorse in silenzio il corridoio, sperando di passare inosservata. Faceva abbastanza freddo, stranamente più del solito. Forse qualcuno aveva lasciato delle finestre aperte.
Caroline si indirizzò verso il luogo dal quale proveniva quello spiffero. Si mise le mani in tasca, ma urtò qualcosa di metallico.
Estrasse il piccolo oggetto che evidentemente Becky aveva depositato lì.
Il braccialetto che Klaus le aveva regalato. Caroline si morse le labbra, intenzionata a non crollare e lo ripose con noncuranza nella tasca.
Un giorno all’altro avrebbe ucciso la sua amica!
Doveva smetterla di fare il tifo per una storia d’amore che era stata una falsa. Insomma dopo secoli di vita, appassionarsi a qualsiasi cosa porti una ventata di novità, è più che comprensibile. E lei era stato questo per lui, una piacevole quanto effimera novità. Non poteva spiegare a se stessa quell’assurda situazione se non altrimenti.
Era stata per l’ennesima volta la cretina di turno, che si innamora del bel fusto col lato oscuro e tenebroso ed è pronta a sacrificare la sua vita per lui, ricevendo in cambio … dolore, umiliazione ed una sensazione di vuoto e sconfitta che per un attimo le fece ricordare se stessa. La se stessa di quattro anni prima. E cosa era cambiato da allora? Era di nuovo umana, pateticamente innamorata di un uomo che non l’amava abbastanza o forse peggio … non l’amava affatto. E come ciliegina sulla torta si sentiva di nuovo così piccola, insicura e sola da avere una voglia matta di attaccarsi ad una bottiglia di whisky e mandarla giù fino all’ultimo sorso. Le bastava solo trovarne una cassa!
 < Non puoi più giudicare ogni mia mossa … No, tu non mi conosci, non mi hai mai conosciuto! > Caroline si avvicinò in silenzio verso quella voce, straziata dal dolore e dalla furia. Proveniva dalla fine del corridoio. Non era mai stata in quell’ala del castello, ma doveva andare a controllare che fosse tutto a posto.
 < Non mi sto difendendo da te e dalle tue ingiurie! Non mi interessa più cosa pensi di me, Mikael! > questa volta le grida di Klaus arrivarono forti e chiare alle sue orecchie. Non c’era nessun dubbio che fosse lui.
Ma quel nome… Mikael. Caroline dovette appoggiarsi allo stipite della porta per non crollare al suolo, senza forze.
La porta era semiaperta, per quello le grida di Klaus si sentivano così forti. Ma cosa poteva fare lei contro Mikael? Nulla, lo sapeva bene ma il suo istinto l’aveva già portata dentro quella stanza. Doveva chiamare aiuto, lo sapeva. Ma aveva fatto una promessa e nulla, nemmeno il suo odio l’avrebbe spinta ad infrangerla.
 
 
 
 
 
 < Se volevi invitarmi in camera tua, bastava essere chiari Bonnie.> disse Damon, alzando maliziosamente un sopracciglio mentre varcava la soglia della camera.
Bonnie, che stava ancora reggendo la porta, gli rivolse un’occhiataccia ed entrò.
  < Sai dov’è Elena?> gli domandò la strega mentre girava con cura la chiava dentro la serratura.
  < Emh … davanti ai nostri occhi?> domandò scioccato Damon.
Bonnie si voltò sconcertata. Poi capì.
Tatia era apparsa al centro della stanza, con la sua solita aria naturale.
 < A proposito di occhi, come mai hai due fari verdi che mi stanno inquietantemente fissando?> domandò con sarcasmo Damon mentre si toglieva la sua giacca di pelle. Era evidente che aveva capito che c’era qualcosa che non andava, ma continuava a ostentare la sua nonchalance da macho. Bonnie alzò gli occhi al cielo e scrollò la testa. Il solito Damon.
 < Questa è Tatia, non è Elena, Damon. È per questo che ti ho chiamato.> puntualizzò Bonnie mentre andava a sedersi sul suo letto, dove un enorme librone dalle pagine ingiallite era ancora aperto.
 < Oh.> fu l’unica cosa che il vampiro fu in grado di dire.
Bene, avevano la sua attenzione, pensò Bonnie.
 < I miei occhi sono così perché sono uno Spirito. L’innocenza e la purezza di ogni anima che si è unita a noi, risplende dentro di me. Come dite voi umani … gli occhi sono lo specchio dell’anima. > disse Tatia con voce calma, comprensiva.
 < Inquietante.> sussurrò Damon mentre si avvicinava a Bonnie con fare sospettoso.
 < Damon!> lo rimproverò la strega, sollevando finalmente il naso dal libro.
  < Che c’è? Ho detto la verità! Non dirmi che la cosa non ti sembra strana.> rispose stizzito il vampiro senza togliere gli occhi di dosso al nuovo, inquietante spirito.
  < Non avremmo dovuto coinvolgerlo, te l’avevo detto.> bofonchiò Bonnie, rivolta a Tatia.
  < Abbiamo bisogno di lui, per l’incantesimo. Io e te saremo fuori gioco per un po’, ricordi?> osservò lo spirito, come se avesse dovuto ripetere quella cosa almeno cento volte.
 < Da quando ti ho reso visibile, sei diventata una rottura sai?> le disse Bonnie, con aria scocciata. Si vedeva che le due, erano in comunicazione da un po’, che non si piacevano alla grande, ma che in uno strano modo erano diventate amiche, alleate.
 < A proposito come hai fatto?> le domandò Damon, fin troppo interessato.
 < Non preoccuparti, non sto combinando casini. Tatia mi sta insegnando a canalizzare il mio potere, è lei che mi ha detto come riuscire a trasportarla in questo mondo. Almeno temporaneamente.> osservò distrattamente Bonnie, mentre continuava a sfogliare quell’immenso librone.
 < Quindi … lei è il nostro nuovo Casper?> domandò con aria ironica Damon mentre rubava da sotto il naso di Bonnie, il suo grimorio.
 < Ehi, ridammelo!> sbottò la strega mentre tentava di allungarsi per riagguantare il suo libro.
 < Damon, non sono qui per divertirmi. Sono qui perché la situazione con Caroline nel passato sta a dir poco degenerando. La colpa è anche vostra, ma sorvolerò su questo.> osservò Tatia, avvicinandosi al vampiro.
 < Con me non hai sorvolato.> bofonchiò Bonnie, che ricevette in cambio un’occhiataccia.
 < Dobbiamo aiutare Caroline. Volevo concederle più tempo, ma temo non ne abbia più. Gli Spiriti cominciano a sospettare di me. Con questo incantesimo, collegandomi maggiormente a questa realtà piuttosto che alla mia, sono riuscita ad interrompere il mio collegamento con loro, ma non durerà a lungo. Io e Bonnie dobbiamo isolare Caroline dal Loro intervento. Dobbiamo concederle il tempo necessario affinchè il suo viaggio abbia avuto un senso. Resteremo in contatto con lei, senza che se ne accorga. Sarà anche un modo per tutelarla.> spiegò Tatia, riafferrando il grimorio dalle mani di Damon e restituendolo a Bonnie.
 < Quindi voi due volete schermare Caroline dall’intervento degli Spiriti che vogliono riportarla qui prima che … ?> domandò il vampiro, lasciando intendere con aria maliziosa che era riuscito a scoprire più di quanto Tatia volesse rivelargli.
 < Non prima che Caroline abbia salvato Klaus da se stesso. Ho mostrato a Bonnie tutto quello che c’è da sapere, per ritenersi degni di giudicare le azioni di Caroline, non ammetto allusioni Damon. Lei sta salvando tutti noi.> il tono autoritario e severo di Tatia spiazzò sia il vampiro che la strega. Tatia rispettava Caroline in un modo che nemmeno loro due riuscivano a capire, in realtà … come loro non avevano mai fatto.
 < Va bene, qual è il mio compito in tutto questo?> domandò risoluto Damon, perdendo ogni traccia di ilarità. Dovevano salvare un’amica, quella che grazie a Tatia era apparsa anche ai loro occhi come una compagna d’armi, una coraggiosa martire pronta a tutto per salvarli.
 < Tu sarai il nostro collegamento terreno.> rispose lo spirito, portandosi a sedere davanti a Bonnie.
Allungò le mani davanti a lei, per stringere quelle della strega ed entrambe chiusero gli occhi. Le candele si accesero all’unisono, facendo sobbalzare Damon ed il libro levitò, portandosi all’altezza delle loro braccia.
 < Tutto qui? > domandò stizzito il vampiro, mentre ogni luce nella stanza andava ad affievolirsi.
 < Sta zitto Damon!> lo rimproverarono in coro le due ragazze, prima di incominciare l’incantesimo.
 
 
 
 
 
 < Klaus?> la dolce voce di Caroline sembrò riportarlo alla realtà. Klaus si voltò per fissare con orrore l’unica persona che non avrebbe mai dovuto vederlo in quello stato.
Non poteva dirle delle allucinazioni, avrebbe comportato spiegarle perché aveva ucciso un cacciatore …
Klaus si voltò di scatto, per vedere se Mikael fosse ancora dove lo ricordava. Non c’era nessuno. Solo l’acqua della fontana interna, che scrosciava contro la superfice in marmo del catino.
Un’altra allucinazione.
 < Stai bene?> gli domandò titubante la ragazza mentre faceva un passo verso di lui.
Si teneva stretta al petto la lunga vestaglia color avorio che le donava un’aria quasi eterea. Aveva freddo.
 < Sei umana.> sussurrò Klaus passandosi una mano sul viso, nel tentativo di tornare lucido. Aveva la fronte così accaldata da poter ben dire di avere la febbre, ma era un vampiro e la situazione era mille volte più grave di una semplice influenza.
 < Devi andartene, va via Caroline!> disse Klaus mentre andava a poggiarsi, ormai allo stremo delle forze, contro il catino della fontana.
Aveva sempre amato quella stanza. Aveva affrescato lui stesso le pareti. Immense vedute di paesaggi quasi paradisiaci sembravano sfondare le pareti, dando l’illusione di affacciarsi in ogni dove da un‘immensa balconata. E in una nicchia poco profonda, aveva fatto portare quella statua per renderla un’incantevole fontana.
La statua rappresentava il ratto di Proserpina.
Come poteva non guardare Ade rapire la giovane e bella Proserpina e non rivedere se stesso … e Caroline. L’aveva rapita alla luce, alla sua vita per trascinarla con lui negli inferi. Nella notte perenne che era la sua esistenza. E tutto solo per averla al suo fianco, per godere di quella luce che tutto di lei, riusciva a trasmettergli. Non aveva pensato alle conseguenze, non aveva mai dovuto farlo prima. Prima doveva pensare solo a se stesso, ma con lei al suo fianco … non poteva più farlo.
 Gli occhi di Caroline sembrarono riempirsi di lacrime, ma la ragazza non si mosse. Non sembrava minimamente intenzionata a lasciarlo andare.
Klaus non potè non avvicinarsi a lei. In un attimo la raggiunse e rimase, fermo, immobile a fissare quelle iridi così celesti in quel momento, da ricordare il ghiaccio. Caroline lo fissava di rimando, visibilmente provata ma così ostinata a non mollare da far sorridere Klaus. La sua cocciuta e testarda Caroline, gli sarebbe mancata immensamente.
Klaus posò una mano sulla guancia di Caroline, non aveva potuto resistere. Dopo ore di torture mentali, dopo aver sentito tutti i membri della sua famiglia ripetergli che era un mostro… non poteva non godere dell’amore che solo Caroline sapeva riservargli. Solo lei poteva guardarlo negli occhi e non farlo sentire un mostro.
Perché quella parte del suo cuore, la sua umanità era sua. E di nessun altro … di Caroline.
 < Non capisco … > sussurrò allora la ragazza, corrucciando la fronte ed implorandolo con quello sguardo affranto.
 < Sei umana Caroline.> era tutto quello che Klaus riusciva a ripetersi. Era umana, era mortale. Era fragile ed indifesa nel suo inferno. E per quanto avesse tentato, non avrebbe mai potuto difenderla da tutto. Doveva lasciarla andare e saperla viva, al sicuro, felice con la sua famiglia.
 < È questo il problema? La mia umanità? Non mi consideri più degna del tuo amore? Nemmeno io vorrei esserlo, ma eccomi qua! Non posso farci nulla! Preferirei morire piuttosto che tornare ad essere l’indifesa e patetica Caroline, ma è quello che sono adesso! E non ho possibilità di scelta! Pensavo mi odiasti per quello che ti ho fatto, non per quello che sono. > gli urlò contro Caroline con le lacrime agli occhi.
 < Ed è tutta colpa tua.>  L’ultima frase uscì dalle labbra contratte di Caroline, con tono glaciale. Fece un passo indietro allontanandosi da Klaus, prese qualcosa dalla tasca della sua vestaglia e lo gettò a terra. Con un tonfo al cuore Klaus si accorse che era il braccialetto che le aveva regalato. 
Rimase sconvolto a guardarla, non poteva sapere quanto lei odiasse essere umana. O meglio, non aveva prestato attenzione a tutto il suo dolore … erano successe così tante cose da lasciarlo senza fiato. Era stato uno stupido a non capirlo prima. Ma Caroline non poteva travisare ogni cosa come stava facendo adesso.
 < Non sono stato io a venire nella tua epoca per ucciderti Caroline, non sono nessuno dei tuoi amici che ha deciso per te … come può essere colpa mia? > domandò con tono serio Klaus, cercando di mantenere la calma che sentiva scivolare via.
< Sai benissimo che avrei potuto ucciderti mille e mille volte se avessi veramente voluto! > gli gridò contro per tutta risposta Caroline. Sembrava così arrabbiata.
 < Ed invece mi hai lasciata a morire … Mikael vuole uccidermi per fare del male a te, ma a te non interessa nulla di me, giusto? Tuo padre ha solo fatto un grande sbaglio! La mia morte non ti toccherebbe minimamente.> le lacrime che tanto a lungo Caroline aveva cercato di trattenere scivolarono lente lungo le sua guance.
Klaus si sentì all’improvviso così furioso da dover arretrare per essere sicuro di non perdere il controllo.
 < Dopo tutto quello che hai fatto per lei … è così che ti ripaga? > le labbra di Esther sfiorarono il suo orecchio.
Klaus cercò di ignorare le sue parole, ma si sentiva così stremato e fuori di sè da non riuscire ad opporre resistenza.
 < Hai rischiato la tua vita, hai ucciso un cacciatore … per non parlare di come lei ti abbia mentito, raggirato … per quanto? Mesi. > Esther si portò di fronte al figlio, oscurandogli la vista di Caroline. Lo fissò con occhi amorevoli e gli sorrise, per la prima volta da quando era bambino.
 < La mia vita è segnata adesso. Morirò e lo sai, Mikael non si darà mai per vinto. Ucciderà la donna che ami come tu hai ucciso la sua. Ed è per colpa tua Klaus, solo tua. La mia colpa è stata solo quella di credere di poter amare un mostro come te.> La crudeltà con la quale Caroline stava pronunciando quelle parole era mitigata solo dalla sua tristezza, dalle lacrime che le inondavano il viso.
Klaus si sentì morire. Come poteva Caroline definirlo un mostro? Lei, lei che lo aveva redento.
Barcollò all’indietro andando a sbattere contro il muro.   <  Non puoi dirmi queste cose. Non puoi.> sussurrò scioccato, col fiato rotto dal terrore.
  < Klaus, cosa sta succedendo? Cos’hai?> Caroline era di nuovo vicino a lui, questa volta nessun tono distante, solo la preoccupazione era dipinta sul suo viso perfetto.
  <  Hai ragione … Mikael ti ucciderà.> sussurrò più a se stesso che a lei.
  < Sono fuggita da Mikael, Elijah mi ha salvato. E poi non credo che la cosa ti interessi … Non sei venuto a salvarmi.> disse in tono stizzito Caroline prima di voltarsi, prendere un profondo respiro e avvicinarsi alla fontana.
Parlare con lui si stava rivelando più difficile del previsto. Era insostenibile. Non sapeva come reagire alle sue parole, alla sua distanza. Non sapeva se aveva più voglia di prenderlo a schiaffi o se aveva semplicemente già buttato la spugna. Non c’era più nulla per cui combattere. Lui non aveva combattuto per loro. Non ci aveva nemmeno provato. Ed il fatto di trovarlo così strano e apparentemente in preda alla follia, non la stava aiutando affatto a dirgli addio.
 < Verrò a prenderla, lo sai. E quest’anima innocente dovrà pagare per le tue colpe. Ma se mettessi fine alla tua vita … Sarebbe tutto finito. Non trovi?> disse il padre portandosi davanti a lui, ma per la prima volta l’aria autoritaria di Mikael riuscì a non sfiorarlo.
Lo sguardo di Klaus era fisso su di lei. Caroline si era seduta sul bordo della fontana, una mano a sfiorare l’acqua e lo sguardo triste. Sembrava una stupenda bambina.
 < Io non posso morire. Non posso uccidermi, Mikael.> sussurrò Klaus, in preda allo shock. Quella che stava apparendo anche ai suoi occhi come l’unica, vera soluzione per tenerla al sicuro … non era attuabile.
Mikael non si sarebbe accontentato di vederlo addormentato … tantomeno di ucciderlo. Voleva vederlo soffrire, voleva togliergli tutto quello a cui aveva mai tenuto. L’affetto dei suoi fratelli, l’amore di Caroline, quel poco di stabilità che era riuscito a raggiungere, persino con se stesso. Solo allora avrebbe concluso il suo piano di vendetta, uccidendolo.
Alla sua morte inoltre, chi gli avrebbe mai garantito che Caroline sarebbe stata al sicuro? Sarebbe morta, tra un anno, tra settanta, uccisa da uno dei suoi nemici, di vecchiaia, di tisi …
  < Morire? Klaus di cosa stai parlando?> Caroline si era voltata per guardarlo, aveva uno sguardo così scioccato ed impaurito da farlo rendere stranamente più risoluto della decisione appena presa.
 < Fallo Klaus! Poi potrai morire in pace, potrai venire a consegnarti … a me.> la voce di Mikael risuonò nelle sue orecchie così forte e chiara da farlo rabbrividire.
 < Non voglio morire per causa tua. Salvami e poi potrai scontare la pena che è giusto tu sconti.> Klaus sentì un vuoto al cuore. Ma Caroline aveva ragione. Dopo tutto quello che le aveva fatto passare, l’inferno era l’unico modo in cui poteva ripagare le sue pene.
 < Lei lo vuole Niklaus. Fallo!> a quell’ordine Klaus scattò verso Caroline, la afferrò con violenza per la vita, sollevandola e sfoderò i suoi canini.
Gli occhi gialli ed iniettati di sangue di Klaus si incatenarono a quelli terrorizzati di Caroline. Ma la ragazza non ebbe il tempo di parlare.
Klaus la baciò. Un bacio così profondo e devastante da farla abbandonare tra le sue braccia, senza forze.
Le labbra di Klaus sapevano di bisogno e disperazione. La lingua dell’ibrido si insinuò decisa nella sua bocca, lasciandola senza fiato. Un altro bacio ed i canini di Klaus le sfiorarono le labbra. Ogni parte del suo essere le diceva di scappare, ma non poteva. Era dove doveva essere, si trovava nel posto che l’universo aveva creato per lei. Tra le braccia di Klaus.
Avvenne tutto così in fretta da non permetterle di reagire. Il sapore metallico del sangue di Klaus le inondò la bocca all’improvviso, tentò di divincolarsi ma la presa ferrea dell’ibrido non glielo permise.
Il polso di Klaus era premuto contro la sua bocca, gli occhi dell’ibrido sembravano guardarla terrorizzati quanto si sentiva lei in quel momento. Ma c’era una scintilla nuova ad animarli, la risolutezza.
Non poteva permettersi di pensare, si sentiva così teso e su di giri da riuscire a capire da solo che aveva completamente perso il senno.
 < È l’unico modo che hai per salvarla, figliolo.> Il viso amorevole di Esther apparve dietro Caroline. La madre posò una mano sulla spalla della ragazza ed annuì, nel tentativo di rassicurarlo.
Le mani di Klaus avvolsero il viso di Caroline e con una mossa fluida, repentina le spezzò il collo.
Il corpo di Caroline ricadde senza vita tra le sue braccia. Era bella come il primo giorno in cui l’aveva vista.
Solo allora le allucinazioni sembrarono sparire, diradando dalla sua mente la nebbia che fino al momento prima l’aveva offuscata.
 < Caroline?> sussurrò Klaus sotto shock. Cosa aveva fatto?
Klaus cercò di scrollarla, nella speranza di vederla riaprire gli occhi. Di vederla sorridere di quel sorriso che riservava solo a lui.
 < Caroline!> urlò mentre la consapevolezza di quello che aveva fatto, si stava impossessando delle sue membra.
Klaus crollò a terra, sotto il peso dell’orrore e della devastazione. Strinse Caroline contro il suo petto ansante. L’aveva uccisa. Lui aveva ucciso Caroline.
 
 
 
 
 < Dannazione Bonnie!> urlò Tatia, risvegliando Damon dal sonnellino che si era concesso di fare, sulla poltrona dell’amica.
 < No!> gridò per tutta risposta la strega, mentre stringeva automaticamente la presa attorno alle mani di Tatia.
 < Cosa diavolo sta succedendo?> domandò Damon con aria preoccupata mentre posava una mano sulla spalla di Bonnie, nel tentativo di farla tornare da lui.
 < Non ora!> gli gridò contro l’amica, prima che Damon volasse dall’altra parte della stanza quasi fosse fatto di piume.
Una raffica di vento spalancò le finestre e le candele presero a bruciare con fiamme così alte da sfiorare quasi il soffitto.
 < Bonnie, adesso. > ordinò Tatia, riaprendo gli occhi. La sua figura cominciò a scomparire e riapparire lasciando Damon, con un bel bernoccolo nuovo di zecca, completamente scioccato.
 < Lo so.> disse con tono sicuro ed autoritario la strega, mentre i suoi occhi diventavano neri e la stanza intorno a loro sembrava impazzire. 
 
 
 
Caroline si risvegliò di scatto, portandosi a sedere. Il respiro irregolare e spezzato e la testa più confusa che mai. Si portò una mano al collo. Aveva solo immaginato di sentirlo spezzarsi dolorosamente sotto il peso delle mani di Klaus o stava diventando completamente pazza?
Si guardò allora attorno, in preda allo shock.
 < Oh mio Dio!> sussurrò Caroline, sbarrando gli occhi e costringendosi a non svenire.
Mr Teddy la stava fissando, comodamente adagiato ai piedi del suo letto. Le foto di lei, Elena e Bonnie erano incastrate nella cornice dello specchio del suo mobile. La sua cabina armadio era semiaperta, come l’aveva lasciata e la sete che sentì bruciarle all’improvviso la gola  la costrinse a ragionare lucidamente.
 < Sono a casa.> sibilò Caroline, completamente sotto shock.
 
 
 
Eccomi qua =D. Allora volevo solo dirvi due cose … ci sono ancora un po’ di capitoli che ho intenzione di scrivere, non mi piacciono i finali aperti. Non preoccupatevi =D!! E poi … lo so che le allucinazioni di Klaus sono molto incasinate, soprattutto quando c’è Caroline di mezzo. Ma è una cosa voluta. Volevo confondere anche voi, così come lo era Klaus. Chissà quali parole ha proferito la vera Caroline e quali quella delle sue allucinazioni? Spero che questo “trucchetto” vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando, ho paura il capitolo non vi sia piaciuto =( … insomma siete la mia ispirazione, lo sapete! =) Un bacio a tutte voi e a presto!

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Capitolo 21
*** Ritorno al futuro. ***


Eccomi di nuovo qui ragazze!! =) Allora, allora … capitolo “importante” e sapere la vostra opinione è di vitale importanza per me! Soprattutto perché purtroppo non avrò molto tempo per scrivere la prossima settimana e mi servirà taaaaanta ispirazione =)! A parte gli “scherzi” temo di non riuscire a postare la prossima settimana e mi dispiace tantissimo ma è di nuovo periodo d’esami =’(. Però spero di avere due buone notizie da darvi, la prima è che ci sono ancora un po’ di capitoli in programma e la seconda… dipende da voi e la saprete nei prossimi capitoli =D! Un bacione mie care e buona lettura!!
 
 
 
 
Elijah corse come un ossesso verso il salone di Proserpina, aveva sentito solo un’altra volta in vita sua quell’urlo. Non poteva credere fosse successo qualcosa a Caroline, forse Klaus aveva cominciato a delirare … forse le sue allucinazioni stavano prendendo il sopravvento. Era pronto ad aspettarsi di tutto, ma non quello che vide una volta raggiunto il fratello.
Arrivato nella stanza, Elijah si immobilizzò senza parole sulla soglia. Era diventato una statua di ghiaccio.
Non poteva credere di star realmente assistendo a quella terribile scena.
Niklaus era a terra, col volto rigato di lacrime. Stringeva tra le mani il corpo senza vita di Caroline, lo cullava nervosamente tra le braccia mentre con una mano le accarezzava ripetutamente la testa riversa all’indietro in una sorta di movimenti meccanici, ripetitivi.
< No, no, no, no… NO!> gridò Klaus, senza prendere nemmeno un attimo per respirare.
Rebekah fece allora la sua comparsa nella stanza. Gemette dallo sgomento, portandosi una mano davanti alla bocca ed indietreggiò barcollando.
 < Nik… Caroline?> domandò sotto shock la vampira, avvicinandosi al fratello. Non poteva aver perso la sua unica amica. La ragazza che cominciava a considerare sua sorella.
Ma nulla sembrò distogliere Klaus dalle attenzioni che riversava sul corpo senza vita della sua amata.
Elijah non riusciva a trovare le parole, non riusciva a pensare … a reagire.
Klaus affondò il viso tra i suoi capelli, cercando conforto in quel semplice contatto, odorando il suo irresistibile profumo.
Poi qualcosa di strano accadde.
Il corpo di Caroline svanì tra le braccia di Klaus, come fosse stato fatto di nebbia.
L’ibrido sollevò il viso e rimase ad osservare scioccato le sue mani.
 < Che cosa è successo?> domandò tornando a guardare i fratelli.
Elijah e Rebekah si guardarono con aria interrogativa, ma nessuno dei due riuscì a trovare una risposta.
 < Ti abbiamo sentito urlare. > sussurrò Elijah come se nemmeno lui riuscisse a credere alle sue parole.
 < Eppure …> Rebekah si portò le mani al viso. Era bagnato, così come quello di Klaus. Stavano piangendo?
Non ne ricordava il motivo…
 < Forse un incantesimo di Mikael.> cercò di spiegarsi la vampira.
 Al suono di quel nome Elijah sembrò tornare improvvisamente alla realtà.   < Niklaus dobbiamo lasciare la residenza immediatamente. Ho mandato Jason, un cacciatore novello a rallentare l’arrivo di Mikael ma non abbiamo troppo tempo. È tutto pronto, i cavalli ci aspettano in giardino.>
Klaus si alzò in piedi, autoritario e risoluto.
 < Cosa stiamo aspettando? > domandò con tono severo l’ibrido prima di oltrepassando i fratelli in direzione della porta, senza degnarli neppure di uno sguardo.
 < Nik!> lo rimproverò stizzita Rebekah, ma solo Elijah sembrò curarsi di lei.
 < Sai di non poterti aspettare altro da Niklaus, Rebekah. Non stuzzicare le sue ire …  Inoltre questa potrebbe essere l’occasione giusta per capire dove tiene nascosto il corpo di Finn.> disse Elijah ottenendo in cambio una mezza occhiataccia. Rebekah non avrebbe mai tradito Klaus, nemmeno per un altro dei suoi fratelli. Avrebbe dovuto ricordarselo, eppure …
Elijah scrollò la testa e dopo essersi voltato a guardare il punto in cui Klaus era seduto, uscì da quella stanza senza ripensare mai più a quello che era successo quel giorno.
 
 
 
 
 
 
Non riusciva ancora a respirare regolarmente. Dannazione era in preda ad una vera e propria crisi di panico!
Caroline si portò una mano al petto e strinse con foga la stoffa della vestaglia che stava ancora indossando.
 < Oh Dio!> borbottò mentre fissava scioccata il lussuoso tessuto, decorato con figure di fiori di cardo dalla sfumatura argentata.
 < Era vero! Non è stato un sogno.> realizzò Caroline mentre balzava dal letto, come se il materasso l’ avesse appena morsa.
Si liberò goffamente della vestaglia e rimase con orrore a fissare il suo riflesso nello specchio.
Indossava una leggera sottoveste di seta e i capelli, ancora elaboratamente intrecciati, le scoprivano il viso così pallido da spaventarla.
 < Oddio… sono in fase di trasformazione. Devo bere sangue umano.> sussurrò mentre si portava le mani alla fronte.
Ricordava tutto… come Klaus le avesse spezzato il collo, senza rimorsi …. Senza tentennamenti. Quel bacio, il suo sangue …
Lei che gettava nella fontana il braccialetto che lui le aveva regalato … Non pensava l’avrebbe presa bene, ma addirittura ucciderla, era troppo persino per quello psicopatico!
  < Ah!> gemette Caroline quando riuscì a capire. A ricordare.
Nulla era cambiato. Il passato che aveva tentato di mutare… lo ricordava perfettamente come lo aveva “lasciato”. Ma una nuova consapevolezza era giunta nel suo cuore.
Ricordava di non aver mai ricordato, fino a quel momento ...
Era come se il suo viaggio nel passato non fosse mai accaduto per la Caroline del giorno precedente la partenza per il suo folle viaggio. Lei non ricordava di essere stata nel passato ed era rimasto tutto così nella sua mente. Solo ora riusciva a ricordare i palazzi, i magnifici vestiti … il suo amore per lui.
 Gli Spiriti avevano circoscritto l’evento, il suo viaggio nel passato, in una specie di bolla temporale privandoli della loro memoria …. Fino a quel preciso istante. Fino al suo ritorno a casa.
 Klaus aveva ucciso Jenna, Elena, aveva soggiogato Stefan, aveva ucciso centinaia, migliaia, forse milioni di persone innocenti. Elena era morta al Wichery Bridge, era diventata una vampira, Jeremy era morto. Tyler era andato, il suo branco ucciso da Klaus così come sua madre.
Nel futuro si erano incontrati per la prima volta senza ricordare, perché la memoria del loro passato gli era stata cancellata.
Eppure … Klaus le aveva regalato di nuovo il braccialetto che per la prima volta le aveva donato durante il viaggio temporale, che gli Spiriti l’aveva obbligata a compiere.
Il vestito che nel “presente” le aveva donato per il ballo … era così simile a quello che aveva indossato nel ‘500. Il suo odio ingiustificato per Damon, il suo apprezzamento per Stefan. Lei gli aveva detto che avrebbe tanto voluto viaggiare, lui le aveva proposto Roma, Parigi, Tokyo …
Le aveva fatto vedere i suoi quadri la sera del ballo, svelandole che era stato proprio lui a farli… come quella sera a Mistyc Falls.
Il primo ritratto che le aveva donato … era con uno splendido stallone. Lui le aveva donato O’Hara ...
Ma neanche lui ricordava “davvero”, era evidente! Una parte di Klaus però l’aveva spinto a combattere l’oblio che ottenebrava la sua mente, come quella di Caroline.
Klaus aveva cercato in mille modi di recuperare tutto quello che c’era stato tra loro, aveva fatto di tutto per costringerli a ricordare, senza nemmeno saperlo.
Quante cose trovavano adesso il loro posto, nel puzzle della sua vita.
L’attrazione magnetica e l’ostilità che aveva cominciato a sentire nei confronti di Klaus fin da subito. La sua ossessione così repentina per lei. Il suo odio per Tyler … Nel ‘500 lei non gli aveva mai parlato del suo fidanzato, era ovvio che nel futuro, anche se senza i suoi ricordi, avesse reagito male alla sua presenza.
  < Non può essere.> sussurrò Caroline mentre si portava una mano sul collo. Se lei ricordava … questo voleva dire che anche Klaus…
L’aveva uccisa, di certo non aveva tutta questa voglia di andare ad trovarlo, ma …  e se il suo odio cieco si fosse riservato sui suoi amici oltre che su di lei? Forse in quel momento stava correndo come una furia verso casa sua per concludere il lavoro lasciato a metà. Ucciderla. Eppure lui le aveva donato il suo sangue…
  < Non ha il minimo senso!> sbraitò Caroline mentre tentava con tutte le sue forze di tornare lucida.
Doveva pensare prima a nutrirsi o sarebbe morta, doveva andare ad informare Bonnie ed Elena che era tornata. Cavolo, doveva spiegare loro un po’ di cose.  
  < Oh no, no, no, no, no!> non poteva affrontare le sue amiche, sua madre e forse persino Tyler senza … senza …. Oh Dio! Cosa poteva raccontare loro? Come sarebbe stato Klaus da quel momento in poi? E se … riavere indietro i suoi ricordi non avesse fatto altro che peggiorarlo?
Insomma l’ultima volta che l’aveva vista le aveva spezzato il collo! Non poteva smetterla di ripeterselo. Ma doveva reagire.
Caroline fece scivolare a terra la sua sottoveste e si gettò nell’armadio come una furia.
Era così strano trovare jeans e vestitini appesi alle stampelle e non quegli splendidi vestiti in seta e broccato che la facevano sentire una principessa …
 < Non è il momento di pensare alla moda, Caroline!> si rimproverò mentalmente la ragazza. Afferrò un leggero vestitino senza spalline, era bianco perla e la parte finale della gonna si gonfiava a campana, terminando poco sopra le sue ginocchia. Non era psicologicamente pronta per indossare di nuovo dei jeans.
Si infilò in fretta e furia un paio di ballerine chiare ed uscì di casa senza nemmeno guardarsi allo specchio.
 Una volta arrivata sulla soglia della porta però si portò una mano alla fronte, dandosi una sonora sberla.
  < La borsa … oh certo, il telefono!> squittì la ragazza mentre si precipitava di nuovo nella sua stanza.
Afferrò il suo cellullare e rimase per un secondo a fissalo, completamente spiazzata.
  < Maledizione, devo riabituarmi a tutta questa tecnologia.> bofonchiò prima di aprire la rubrica.
Si portò il telefono all’orecchio e sospirò pesantemente, non poteva credere che stava davvero per risentirlo.
  < Pronto! Caroline?> domandò allarmata quanto felice, la persona all’altro capo del telefono.
  < Stefan! Stefani si, sono io! Sono tornata e devo assolutamente vederti, ne va della mia sanità mentale! Ma prima metti in allerta tutti gli altri. Dì loro di stare alla larga da Klaus e … non dirgli ancora che sono tornata.> disse Caroline cercano di apparire il più naturale possibile. Non voleva allarmarlo.
 Nessuno rispose però al suo sproloquio. Caroline allontanò il telefono dall’orecchio per fissarlo con aria interrogativa.  < Non ditemi che non so più usare uno i questi cosi?> bofonchiò la ragazza.
Ma in quell’istante la sua attenzione fu catturata da una figura che era apparsa sulla soglia della porta della sua camera.
Stefan era lì, davanti a lei ancora con il cellulare vicino all’orecchio … non appena la vide, un sorriso disarmante gli illuminò il viso.
Caroline non potè non fare lo stesso. Si ritrovò a sorridere come una bambina, uno squittio di felicità uscì dalle sue labbra e l’attimo dopo si ritrovò abbracciata al suo migliore amico.
Stefan la strinse così forte da toglierle il fiato, ma non importava … non si sarebbe mai lamentata.
Solo in quell’istante capì quanto le era veramente mancato il suo amico, la sua vita a Mistyc Falls. Solo ora che si trovava tra le braccia di Stefan riusciva a rendersi realmente conto di essere tornata a casa.
  < Oddio Care, temevo fossi morta.> sussurrò Stefan contro la sua nuca. Le accarezzò amorevolmente la testa e con riluttanza sembrò lasciarla andare.
  < Non ti avrei mai lasciato qui da solo a tenere a bada Damon. Senza di me saresti perso, lo sai.> cercò di sdrammatizzare Caroline con le lacrime agli occhi.
Stefan l’afferrò di nuovo con foga e la stritolò in un altro abbraccio.
  < Wow, ti sono mancata davvero.> sbiascicò col sorriso sulle labbra la ragazza mentre il viso di Stefan si illuminava di un sorriso gioioso e divertito.
  < Non mi era di certo mancato il tuo pessimo senso dell’umorismo.> la punzecchiò l’amico. Caroline si scostò da lui e gli diede uno spintone.
  < Ehi sta zitto! A quanto ricordo sei tu il signor musone.> rispose la ragazza mentre cercava di non scoppiare a ridere.
Stefan rimase per qualche secondo a fissarla. In silenzio. Gradualmente il sorriso svanì dalle loro labbra e la realtà piombò di nuovo su di loro.
  < Hai detto che non vuoi che avvisi gli altri … perché? > domandò con aria seria Stefan mentre notava una strana vestaglia color avorio adagiata sul letto.
 < Ah… vai subito al dunque è? > cercò di sdrammatizzare Caroline, ma sapeva di non poter imbrogliare Stefan.
  < Bella acconciatura …> osservò in maniera più che eloquente il vampiro. Il ricordo del ritratto che aveva visto a casa di Klaus gli attraversò la mente.
Ok, era ufficiale. Stefan aveva capito tutto. Caroline si accasciò senza forze sul letto e chiuse gli occhi, emettendo un lungo sospiro.
  < Potresti avvisare gli altri di stare alla larga da Klaus? Credo sia la cosa più importante per il momento. Basterà restare in case in cui non è stato invitato ad entrare.> disse Caroline mentre fissava il soffitto. Doveva trovare una versione almeno lontanamente giustificabile da dare ai suoi amici. Ergo doveva mentire o omettere, come piaceva chiamarlo lei.
Ma con Stefan … non lo sentiva per nulla giusto. Oltremodo aveva davvero bisogno di sfogarsi col suo migliore amico.
  < Ho già avvisato tutti.> le rispose Stefan mentre si metteva seduto vicino a lei.
  < Davvero? Come hai fatto?> domandò scioccata Caroline, alzando soltanto quel poco la testa per guardare in faccia l’amico.
  < Con un messaggio … sicura di stare bene? Mi sembri… > l’espressione di Stefan mutò in un secondo, lasciando spiazzata persino Caroline.
  < Messaggi, ovvio …. Credo di dovermi riabituar …> ma prima che riuscisse a terminare la frase, Stefan le afferrò con forza il polso e lo strattonò verso di lui.
 < Ehi!> bofonchiò Caroline, tirandosi sù.
 < Non batte.> osservò sotto shock Stefan prima di tornare a guardarla in viso, con una faccia così confusa da far quasi scoppiare a ridere l’amica. Peccato che sembrasse vicino all’infarto e la cosa non fosse divertente.
 < Cosa è successo? Tu dovevi essere umana! > urlò quasi Stefan, senza smetterla di tastare il polso di Caroline come se cercando e ricercando alla fine sarebbe riuscito a trovare il suo battito cardiaco.
 < Sono in fase di trasformazione. È successo un bel pasticcio nel passato, ma per essere brevi … Klaus mi ha ucciso. Avevo il suo sangue in circolo quando è successo e così … ma non so dirti altro. So solo che l’attimo dopo mi sono ritrovata qui e non appena ho ricordato di avere un cellulare ti ho chiamato. A proposito come sta mia madre? Cosa le avete detto per non farle prendere un colpo?> domandò allarmata Caroline.
 < Sta tranquilla. Le abbiamo raccontato la stessa versione che abbiamo dato a Klaus. Che sei andata alla ricerca di Tyler ed ora sei con lui, ma tornerai il prima possibile. Le ho lasciato una lettera fingendomi te per non farla preoccupare.> spiegò con fin troppa calma Stefan mentre lasciava finalmente andare il polso dell’amica.
 < Klaus ti ha uccisa? Pensavo si fosse innamorato di te … > sussurrò Stefan più a se stesso che a Caroline.
 < Lo credevo anch’io, ma dopo che ha scoperto il vero motivo per il quale sono andata nel passato… ha semplicemente cominciato ad odiarmi. Credevo davvero di essere riuscita a cambiarlo Stef, ma … > la voce le tremò costringendola a fermarsi. Non sapeva davvero come spiegare quello che era successo nel passato al suo amico, sapeva solo che non voleva ricordare.
Stefan le passò un braccio attorno alle spalle e stringendola verso di sé, le fece poggiare la testa contro la sua spalla.
Caroline accennò un sorriso tra le lacrime, che silenziose avevano cominciato a scendere.
Stefan aveva capito tutto. Ma non stava facendo domande, non la stava accusando di nulla. La stava solo consolando come solo un vero amico sa fare.
 < Mi dispiace … ho fallito miseramente ed ora non so proprio cosa dovremmo aspettarci da Klaus. È totalmente fuori controllo … credo che qualcosa gli stesse parlando poco prima che mi spezzasse il collo ma … non so davvero … nulla Stef, nulla.> singhiozzò alla fine Caroline.
L’amico si scostò da lei e la afferrò per le braccia, costringendola a guardarlo negli occhi.
 < Ehi, smettila di dire stupidaggini. Tu non hai fallito proprio in nulla, ok? Tu sei stata grande. Te la sei cavata in un’altra epoca e vicino a Klaus. L’unica cosa importante è che ora sei tornata da noi, sana e salva. Beh … più o meno!> il tono di voce rassicurante lasciò il posto a quell’espressione ironica che costrinse anche Caroline a sorridere.
 < In effetti mi sento un po’ uno straccio. Dovrei nutrirmi.> sussurrò con un mezzo sorriso la ragazza mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano.
  < Vieni, andiamo a rendere la tua trasformazione effettiva. Poi incontreremo gli altri a casa mia.> disse Stefan alzandosi in piedi e porgendole il braccio con aria divertita.
 < Non vorrai andare a caccia di conigli, vero?> domandò scioccata Caroline, facendo credere per un momento all’amico che stesse parlando sul serio.
Scoppiarono entrambi a ridere, Caroline si sollevò finalmente dal letto ed i due amici si indirizzarono a braccetto fuori dalla stanza.
  < Avevo ragione quando ho detto che hai un pessimo senso dell’umorismo!> scherzò Stefan, ricevendo in cambio una pedata sul fondoschiena.
 < Sta zitto Salvatore!> protestò sorridendo Caroline, felice di aver ritrovato.
 
 
 
 
Erano giorni che si sentiva così scombussolato da cominciare a sospettare qualcosa, qualcosa di grave. I mal di testa si stavano facendo sempre più frequenti e ricordi che non sapeva di aver mai vissuto, apparivano davanti ai suoi occhi all’improvviso, lasciandolo senza parole.
Erano ricordi di Caroline.
Klaus gettò a terra il blocco da disegno che negli ultimi tempi era divenuto la sua sola valvola di sfogo. Disegnare le immagini che gli affollavano la testa era diventato l’unico modo per non scivolare nella pazzia.
Un urlo di rabbia uscì dalle labbra contratte dell’ibrido, mentre crollava a terra sotto il peso delle sue visioni.
   < Nik? > domandò allarmata Rebekah mentre faceva il suo ingresso del salotto di casa Mikaelson.
 Klaus era in ginocchio, le mani a comprimere la sua testa in un gesto di disperazione e dolore mentre le sue grida strozzate riecheggiavano per l’intera casa.
  < Cos’hai?> domandò Rebekah prima di essere investita da un dolore lancinante che sembrava irradiarsi dalle sue tempie.
Barcollò all’indietro e si aggrappò al bordo del tavolino per non cadere a terra.
Ricordi che non aveva mai saputo di possedere cominciarono a scorrere nella sua testa come un film, lasciandola senza parole.
 Dopo fin troppo tempo il dolore sembrò attenuarsi ed i due fratelli alzarono il viso allo stesso tempo. Scorgendo negli occhi dell’altro il proprio sconcerto e la stessa scintilla di terrore.
   < Va a cercarla.> sussurrò Rebekah, ancora sotto shock.
Senza rivolgerle nemmeno una parola, Klaus scomparve alla sua vista. Aveva potuto notare con un tonfo  al cuore, l’espressione terrorizzata e colpevole di Nik ma tutto quello che poteva fare era sperare che, per qualche strano scherzo del destino, Caroline fosse ancora in vita nel presente.
 
 
 
 
   <  Devo proprio?> domandò Caroline col terrore nella voce, facendo sorridere Stefan.
Erano impalati davanti la porta di casa Salvatore da dieci minuti ormai, ma Caroline sembrava non voler muovere un passo.
Stefan allungò una mano verso di lei, sfoderando l’espressione più rassicurante di tutti i tempi.
  < Sanno già del tuo ritorno. Sono i tuoi amici Care, non devi preoccuparti di nulla. Ci sei mancata davvero e sono più che sicuro che tutte le tue paure svaniranno una volta oltrepassata la soglia.>
Caroline gli sorrise titubante ed afferrando la mano dell’amico, gli fece cenno di aprire la porta.
Seduti sui divani, in comoda attesa, la ragazza potè notare i volti familiari dei suoi amici.
Elena, che era seduta vicino a Damon si voltò abbagliandola con un sorriso solare. Bonnie si alzò in piedi di scatto, quasi incredula mentre Matt, poco prima intento a giocherellare con una palla da football trovata in giardino, si fermò di colpo.
  < Il figliol prodigo è tornato a casa a quanto pare.> bofonchiò Damon con sarcasmo, prima di rivolgere a Caroline un sorrisino malizioso.
Se non fosse stato impossibile, Caroline avrebbe scommesso che Damon sapesse già tutto del suo sordido segreto.
  < Stavi dicendo?> sussurrò a denti stretti a Stefan, che si trovava un passo avanti a lei.
 Bonnie ed Elena si avvicinarono a Caroline quasi a passo di carica, tanto da farla indietreggiare per lo spavento.
Ma una volta raggiunta l’amica, le tre ragazze si strinsero simultaneamente in un abbraccio. In una specie di riflesso incondizionato. Ed in quel momento Caroline si sentì amata incondizionatamente. Non ricorda di essere mai stata così apprezzata tra i suoi amici prima del suo viaggio nel passato …
 < Io e Tatia temevamo di averti persa. Mi dispiace non essere riuscita a riportarti nel presente prima che Klaus … > le sussurrò in un orecchio Bonnie.
Caroline si allontanò automaticamente dalla stretta familiare delle sue amiche.  < Tatia? Come fai a conoscerla?> domandò allucinata la ragazza.
  < Lei mi ha … convinto a sostenere la tua causa, Care. Facendomi vedere quello che hai combinato nel passato.> disse in modo più che eloquente la strega, rivolgendole uno sguardo complice e d’ammonimento, allo stesso tempo.
Diamine, ma era mai possibile che tutti avevano già capito che bel pasticcio aveva combinato!
   <  Di cosa stai parlando?> domandò guardinga Elena, ma Matt arrivò giusto in tempo per salvarle.
Caroline fu travolta da un abbraccio mozzafiato ed inaspettato, che la fece indietreggiare di alcuni passi. Matt la stava letteralmente stritolando sotto lo sguardo allegro di tutti.
  < Anche tu mi sei mancato, Matt.> sibilò Caroline con quel poco di voce che le era rimasta.
 < Amico, credo che dovresti allentare la presa se non vuoi liberarti di lei, proprio il giorno del suo ritorno a casa.> lo ammonì sorridendo Stefan.
 < Oh, si certo.> bofonchiò Matt, lasciandola andare.  Caroline lo abbagliò con uno di quei sorrisi solari e colmi di gioia che solo lei sapeva rivolgere a chiunque.
 < Odio interrompere questa scena così toccante, ma vogliamo cercare di capire perché siamo segregati in casa nostra o vogliamo aspettare che Klaus venga ad ucciderci tutti?> domandò Damon mentre si avvicinava ai suoi amici.
  < Prima Care deve nutrirsi. La porto di sotto.> rispose secco e risoluto Stefan.
E non fu solo l’occhiataccia di Stefan, quella che Damon dovette sopportare. Il resto della ciurma lo oltrepassò lanciandogli occhiatacce furtive, mentre andavano ad attendere sui divani il ritorno di Caroline. Damon sollevò le mani in segno di resa ed alzò gli occhi al cielo, bofonchiando qualcosa di incomprensibile.
 
 
 
 
 
Non era stato affatto facile. E le continue e puntigliose domande di Damon non l’avevano aiutata minimamente, ma alla fine era riuscita ad inventarsi un storia accettabile. Certo, sotto lo sguardo ammonitore di Bonnie che ad ogni sua bugia sobbalzava come se le avesse dato un pizzico.
Avrebbero dovuto trovare il tempo di parlare in privato, insomma se Bonnie sapeva veramente tutto … e non aveva voluto strozzarla  con le sua mani appena rivista … forse lei aveva capito, forse poteva ottenere da lei consigli calzanti e non il “ non preoccuparti, troveremo una soluzione” che Elena le aveva ripetuto mille volte.
Beh nel caso in cui Klaus non avesse ricordato mai nulla … lei e i suoi amici avrebbero dovuto andare in pellegrinaggio in qualche luogo sacro per ringraziare chiunque gli avesse concesso quella grazia.
Nel caso in cui avesse ricordato … li avrebbe fatti fuori tutti, non c’era il minimo dubbio.
  “ Ma ti ha dato il suo sangue, non voleva ucciderti! Voleva trasformarti!” bisbigliò la sua vocina.
 “ Perché mai avrebbe dovuto? Perché non gli piacevo da umana? Non poteva chiedere il mio permesso? Ad ogni modo, sta zitta! Lui non è venuto a salvarmi … trova una giustificazione anche per questo!” sbraitò Caroline contro quell’impertinente della sua coscienza.
La vampira scrollò la testa, stava ufficialmente impazzendo.
Si sentiva così debole e spossata, cosa che doveva apparire anche agli altri visto che era riuscita a convincere Stefan a lasciarla da sola, soltanto dicendogli che aveva un bisogno assoluto di dormire. L’aveva scortata fino a casa di Tyler, dove lei e sua madre sarebbero rimaste finchè Klaus poteva entrare liberamente a casa loro. Cioè finchè non avessero fatto un passaggio di proprietà col quale intestare anche casa loro a Matt. Di questo passo Matt avrebbe potuto cacciare di casa tutti i suoi amici e diventare milionario vendendole al miglior offerente. Forse era meglio non suggerirgli l’idea …
Naturalmente il passaggio di proprietà aveva comportato spiegare qualcosina allo sceriffo, ma Caroline dopo aver abbracciato la madre, aveva lasciato la patata bollente a Stefan. Aveva voluto accompagnarla fino a casa? Ora si beccava anche Liz.
In effetti si sentiva davvero sfinita, forse si trattava di una conseguenza dovuta al viaggio nel tempo. Era stata una giornata lunga ed impegnativa, domani avrebbe pensato a tutto il resto.
Forse doveva andare a “trovare” Klaus … Giusto per capire se quel dannato ibrido ricordava o meno …
Un attimo! E se Klaus pensava che lei fosse morta? Ah! Gli stava bene a quello scemo!
Ma tanto non ne avrebbe sofferto … insomma era stato proprio lui a farla fuori!
E se non ricordava nulla? Lei sarebbe riuscita ad andare avanti con la sua vita, facendo finta che quello che era successo tra di loro, non fosse mai avvenuto?
Eppure … credeva di amarlo. Ma come poteva amare il mostro che, alla fine dei conti, Klaus si era rivelato realmente essere?
  < Basta cervello! Lasciami dormire in pace! > bofonchiò Caroline coprendosi la faccia con un cuscino.
Era ancora pomeriggio ed il sole che filtrava dalle persiane chiuse, non la aiutava affatto a prendere sonno. Eppure si sentiva davvero stanca!
 < Ok, basta! Mi arrendo! > disse Caroline sollevandosi a sedere. Era capitolata a letto ancora vestita, non era riuscita nemmeno a trovare la forza  per disfare l’acconciatura che le legava i capelli.
Se solo ci fosse stata Becky …
 < Becky.> sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi, non era riuscita a dire addio alla sua amica.
Era tutto fin troppo fuori da qualsiasi logica razionale, non ce l’avrebbe mai fatta a dormire! Doveva pensare …
Al diavolo qualsiasi premura, se Klaus avesse voluto ucciderla non avrebbe avuto troppi problemi a dar fuoco alla casa di Tyler.
Oddio Tyler … cosa avrebbe dovuto dirgli? Certo, nel caso in cui fosse mai riuscita a rivederlo. Avere il consenso di Matt per alloggiare nella casa del suo ex-non-ex ragazzo scomparso, le era sembrato sufficiente per il momento. Oh no, avrebbe pensato a Tyler un’altra volta, aveva già troppi pensieri per la testa.
Caroline aprì piano la porta della stanza di Tyler e facendo meno rumore possibile uscì, senza farsi vedere dalla madre. Non avrebbe saputo spiegargli il perché della sua uscita e ad ogni modo non voleva farla preoccupare.
Camminare per strade affollate di gente, tra macchine, lampioni, insegne al neon e bar si stava rivelando uno shock. Per quanto tempo aveva vissuto nel ‘500?
 < Ah … la borsa!> ricordò Caroline. Doveva riabituarsi ad avere sempre il cellulare con sé, insomma se le fosse successo qualcosa, avrebbe almeno potuto invocare aiuto!
All’improvviso vide Damon, più pallido in viso del solito, uscire quasi di fretta dal Mistyc Gryll. Si guardava attorno nervosamente, come se stesse cercando un fantasma.
Caroline si nascose prontamente dietro un albero, per non farsi vedere ed attese che Damon tornasse dentro il locale.
Fortunatamente sembrava non averla vista, Caroline sospirò di sollievo e sollevò lo sguardo davanti a sé, pronta ad attraversare quel piccolo parchetto verde, proprio al centro della città, per andare a casa di Bonnie, voleva parlarle.
Ma guardando meglio davanti a sé, si sentì mancare il respiro.
Klaus la stava fissando con un’espressione indecifrabile sul viso. Si trovava ad una decina di metri di distanza da lei, bellissimo come lo ricordava nei suoi pantaloni di pelle nera ed una maglietta grigia aderente, con lo scollo a “v”.
Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. Il suo cervello aveva semplicemente smesso di dare segni di vita. Una parte del suo corpo voleva fuggire a gambe levate, l’altra era completamente paralizzata e stava vincendo.
Le rughe che solcavano la fronte contratta di Klaus, sembrarono dissolversi l’attimo in cui l’ibrido aveva posato il suo sguardo su di lei, sembrava scioccato, sollevato e forse persino arrabbiato. Non sapeva come le sembrava, Caroline sapeva solo che le ginocchia avevano cominciato a tremarle.
Klaus cominciò a camminare verso di lei a grandi falcate. Sembrava così risoluto da farle paura.
Caroline chiuse istintivamente gli occhi, l’unica parte del suo corpo che sembrava ancora rispondere ai suoi comandi e trattenendo il respiro, aspettò il colpo che l’avrebbe condotta alla morte.
L’attimo dopo avvertì le calde braccia di Klaus avvolgerla completamente. Con uno strattone l’ibrido fece aderire perfettamente il corpo di Caroline al suo e la strinse.
Non con foga, affetto o impeto … quell’abbraccio non si avvicinava minimamente a nessuno dei mille abbracci che aveva ricevuto quel giorno. Lì, col viso poggiato contro il petto di Klaus, con le sue forti braccia attorno a lei come a proteggerla da qualsiasi male … lì, si sentiva completamente amata.
Sentì i muscoli di Klaus, prima tesi come una corda di violino, rilassarsi. Un sospiro di disperazione e sollievo uscì dalle sue labbra e come per provare a se stesso che Caroline fosse realmente lì, una mano scivolò sullo chignon della ragazza per stringerlo delicatamente. Con quel gesto costrinse Caroline a sollevare il viso, per guardarla negli occhi. Le loro labbra erano così vicine da sentire il respiro dell’altro sulle guance.
  < Caroline.> sussurrò Klaus, accennando poco dopo un sorriso di pura gioia.
  < No! No maledizione, no!> sbraitò all’improvviso Caroline, allontanandosi da lui. Non poteva fare così e pretendere che lei dimenticasse, non poteva guardarla con quei profondi occhi blu ed aspettarsi che lei si sciogliesse tra le sue braccia! Lui l’aveva trasformata senza il suo consenso, non aveva mosso un dito per salvarla!
Klaus rimase scioccato a fissarla con le braccia, dove lei era dolcemente adagiata, ancora incurvate . Fece un passo in avanti, pronto ad accogliere di nuovo verso di sé la vampira, ma Caroline indietreggiò istintivamente.
  < Come osi? Tu! Tu mi hai uccisa! Mi hai trasformato, mi hai lasciata a morire! Cos’è questo? Un sadico gioco che hai inventato per farmela pagare? Spiegati Klaus perché io non capisco!> gli urlò contro Caroline
  < Calmati amore, la gente può sentirti.> disse con tono calmo l’ibrido senza degnare la gente che li stava fissando, neppure di uno sguardo.
 < Non mi interessa! E non chiamarmi amore, non lo sono! Io ti odio! Hai rovinato la mia vita! Ho dovuto mentire ai miei amici, a mia madre! Dovrò spiegare quello che è successo a Tyler … e spiegami! Spiegami come potrò dimenticare quello che mi hai fatto! > gli gridò contro Caroline completamente fuori controllo. Sapeva di doversi controllare, stava facendo una scenata, ma non le importava. Si sentiva così ferita, così umiliata … la verità era che era furiosa con lui perché non la amava.
 < Io fatto a te? Ero in preda alle allucinazioni Caroline! Non avrei mai potuto alzare un solo dito contro di te altrimenti e lo sai bene. Nonostante tutte le volte che mi hai pugnalato alle spalle io sono rimasto qui! Ci sono sempre stato! Senza giochetti o sotterfugi, senza piani diabolici o tradimenti! Io sono sempre stato qui, al tuo fianco.> gli urlò contro Klaus, avvicinandosi pericolosamente a lei. Sentire il nome di Tyler gli aveva fatto salire il sangue alla testa, sentirsi dire da lei che lo odiava poi … lo aveva letteralmente ucciso.
 < Allucinazioni? > domandò scioccata Caroline mentre rilassava le mani, chiuse fino all’attimo prima in pugni che avrebbe voluto volentieri dargli.
Come poteva dirle la verità? Le cose non erano cambiate. Lui aveva ancora dei nemici … avrebbero potuto ucciderla per fare del male a lui. Non avrebbe potuto sopportare di saperla in pericolo per l’amore che nutriva per lei. Klaus sapeva che continuare a mentirle era l’unica cosa giusta da fare, ma dopo essere riuscito a ricordare di averla persa per tutti quei secoli … non poteva far altro che desiderare di riaverla al suo fianco.
 < Parla Klaus!> gli urlò contro Caroline, facendo un altro passo per avvicinarsi a lui. Ma in quel momento un forte giramento di testa le tolse ogni forza, facendola cadere a terra. Era di nuovo l’oblio.
Klaus riuscì ad afferrare Caroline prima che toccasse il suolo e la strinse automaticamente tra le sue braccia senza riuscire a capire cosa fosse successo.
 < Caroline? Caroline?> Klaus tentò di farle riprendere coscienza, ma la vampira giaceva senza forze nel suo abbraccio. Era svenuta.
La gente che fino al momento prima aveva assistito al loro epocale litigio cominciò a raggrupparsi attorno ai due amanti e solo quando Klaus sentì una delle persone presenti chiamare il 911, capì che non si trovava più nel ‘500, che Caroline non era morta … doveva portarla al sicuro.
Klaus sollevò il corpo della vampira e noncurante delle proteste della gente, si indirizzò a passo svelto verso la casa dell’unica persona che avrebbe potuto aiutarli.
 
 
 < Avanti Bonnie! Apri questa porta!> urlò Klaus prima di tornare ad osservare il viso di Caroline. Non poteva averla persa, non di nuovo.
La strega spalancò la porta con un espressione furibonda e rabbiosa che scomparve alla vista della sua amica riversa, apparentemente senza vita, tra le braccia dell’ibrido.
 < Cosa è successo?> domandò scioccata la strega.
 < Non lo so, stavamo discutendo e ad un tratto è svenuta. Fammi entrare Bonnie, devi aiutarla.> ordinò con tono autoritario Klaus, come era solito fare con le persone che lo circondavano.
La strega fissò prima l’amica e poi Klaus, non sarebbe mai riuscita a trasportare da sola Caroline nel soggiorno, ma non poteva invitare quell’essere in casa sua.
 < Ti prego … > la implorò inaspettatamente Klaus.
Bonnie riuscì a notare negli occhi dell’ibrido una scintilla di umanità che non aveva mai scorto prima in lui. I sogni che Tatia le aveva inviato erano tutti veri, allora. Klaus si era innamorato di Caroline.
 < Avanti, entra. Mettila sul divano.> ordinò Bonnie mentre spariva al piano di sopra per andare a prendere il suo grimorio.
Klaus adagiò dolcemente il corpo di Caroline sul sofà e rimase immobile al suo fianco. Gli occhi lucidi e le membra così rigide da sembrare fatto di pietra, stava fissando Caroline con uno sguardo straziante. Fu così che Bonnie lo trovò al suo ritorno e non potè fare a meno di pensare che forse Care era riuscita davvero a cambiarlo.
 < Non posso perderla un’altra volta.> sussurrò Klaus senza allontanare lo sguardo dalla vampira.
Bonnie si sedette al fianco dell’amica ed aprì il suo libro.   <  Non la perderemo!> disse con sicurezza mentre portava le mani sopra il corpo di Caroline, a pochi centimetri di distanza.
Cominciò a parlare nella lingua incomprensibile delle streghe e a far vagare le sue mani per tutta la lunghezza del corpo dell’amica.
  < Cos’ha?> domandò allarmato Klaus quando vide Bonnie sbarrare gli occhi.
La strega si voltò per guardarlo, scioccata quanto lui.  < La trasformazione non è stata completata. Sta morendo. Il sangue umano che ha bevuto … non è servito a nulla.> 

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Capitolo 22
*** Scappatoie. ***


Ok, merito la fustigazione! Perdono! Ma se posso discolparmi i miei professori hanno deciso di giocare all’estrazione dei numeri, per le date dei miei esami! Dopo il primo ottobre tornerò super operativa e per farmi perdonare della lunga assenza ( mi siete mancate!! ) ecco a voi, praticamente due capitoli in uno ( diciamo uno e mezzo ;) ) Risponderò al più presto ai commenti che ho lasciato in sospeso e … oddio visto che è da tanto che non pubblico mi sento emozionata e spaventata! Non è che sono diventata una “capra”? =S Ad ogni modo buona lettura e … mie care, se questo capitolo piacerà ( o ancora meglio in base a quanto non lo odierete ) nel prossimo potrei darvi la famosa buona notizia o meno! Un bacione a tutte voi e buona lettura =)!
 
 
 
 
 
  < Cosa vuol dire non è servito a nulla? Lei sta morendo!> urlò Klaus, sentendo il briciolo di razionalità che si era costretto a mantenere fino a quel momento, scivolare via dalle sue mani.
Bonnie si alzò di scatto, così autoritaria e furente da sembrare di venti centimetri più alta.
 < Lo vedo anche io! Non so cosa vuol dire, so solo che non ha sangue umano in circolo. È come se non lo avesse mai bevuto! > rispose a voce alta, in preda ad un vero e proprio attacco isterico. Ed era la paura a renderla così aggressiva, paura di perdere Caroline e paura di lui. Non poteva permettersi di restare da sola con un Klaus fuori di testa.
 < Sei sicura che si sia nutrita? Caroline tiene così tanto a voi che pur di correre a salvare le vostre inutili vite, non avrebbe problemi a dimenticarsi di pensare a lei!> digrignò l’ibrido tra i denti, con un astio che poche volte in vita sua Bonnie aveva avuto il terrore di vedere.
 < Ignorerò quello che hai appena detto Klaus, non ti permetto di giudicare Caroline. Tantomeno il nostro rapporto con lei. Tu non la conosci!> l’ibrido era così furente da far tremare l’animo della strega, ma non poteva farci niente. Non poteva farsi insultare senza controbattere.
 < Non sono stato io quello che ha deciso al suo posto! Io non metterei mai in pericolo la sua vita, per salvare la mia o quella di nessun altro! Io sapevo che Caroline non voleva quella maledetta cura, ma voi eravate troppo impegnati a pensare di uccidermi per rendervi conto che le stavate rovinando la vita …> ma inaspettatamente, tutta la furia che stava scuotendo il corpo di Klaus in veri e proprio tremori, sembrò svanire al suono della sua ultima frase.
 < Non siamo stati noi ad ucciderla, ma tu.> Bonnie proferì quelle parole con una calma così glaciale, da riuscire a trasmettere tutto l’odio ed il disprezzo che provava per l’ibrido, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Il cervello di Klaus registrò la voce della strega, una lama d’acciaio gli attraversò il cuore ma svelato la sua debolezza a nessuno, avrebbe ucciso quella stupida ragazzina che credeva di sapere tutto della vita, piuttosto. E c’erano cose molto più importanti a cui pensare … Caroline.
 < La cura … > sussurrò Klaus, troppo scioccato per riuscire a capire se il tremore alle mani fosse dovuto alla collera che stava tentando di trattenere o al terrore che la sua supposizione fosse giusta.
 L’espressione di Bonnie mutò così velocemente da lasciare stordita persino lei. Seguì lo sguardo sconfitto dell’ibrido e si ritrovò a fissare con orrore la sua migliore amica. Stava morendo.
 < La cura, certo … ma se è così …> gemette Bonnie, lasciandosi scappare un gemito strozzato.
 < No.> disse Klaus con tono sicuro, si costrinse a reagire ed afferrò Bonnie per le braccia nel tentativo di attirare la sua attenzione.
 < Bonnie guardami!> le ordinò con tono autoritario ma calmo. La strega allontanò a malincuore gli occhi da Caroline e quando si voltò per guardare Klaus non potè far nulla contro le lacrime che sentiva pizzicarle gli occhi.
 < Non devi mollare. Lei  non è ancora morta, dobbiamo restare calmi e ragionare. Possiamo salvarla. Se c’è qualcuno in grado di aiutarla su questa Terra, siamo io e te.> i profondi occhi blu dell’ibrido la incatenarono a lui. Quell’uomo era dotato di un magnetismo disarmante.
 < Su questa Terra … ma certo!> si illuminò all’improvviso la strega.
 < Cosa intendi?> chiese Klaus allontanandosi da lei.
 < Tatia!> squittì Bonnie, ma non stava parlando con lui. Era così elettrizzata da aver scordato dove aveva messo l’occorrente per l’incantesimo.
 < Tatia? Cosa c’entra lei?> la situazione poteva diventare più complicata di così?
 < Ma certo, lei saprà aiutarci! Lei doveva averlo previsto … o forse no, gli Spiriti l’avevano bloccata. Ad ogni modo, ci darà una mano! Devo solo entrare in contatto con lei!> cominciò a blaterare Bonnie.
 < Tatia vi sta dando una mano?> domandò di nuovo, sempre più scioccato Klaus. Perché avrebbe dovuto aiutarli, perché avrebbe dovuto aiutare lui? Aveva letteralmente bevuto il suo sangue, l’aveva ferita … e salvare Caroline significava salvare lui, come faceva Tatia a non capirlo?
 < Klaus non c’è tempo per le spiegazioni qui, devo farlo e subito. Caroline potrebbe morire da un momento all’altro.> Bonnie tentò di mantenere la calma, ma la sua voce stridula ed autoritaria era sfuggita al suo controllo, trasmettendo tutta l’urgenza e la tragedia della situazione.
Klaus fece un passo indietro per lasciarle lo spazio necessario.   <  Certo. Fa in fretta.> ordinò tornando ad indossare quella maschera di freddezza e austerità che da secoli era diventata il suo secondo volto.
Bonnie corse verso la cucina e tornò in men che non si dica, armata di sale, strane erbe, candele ed una tavola degli spiriti.
 < Vuoi comunicare con lei in quel modo?> domandò Klaus mentre si passava nervosamente una mano sul viso, nel tentativo di ritrovare la calma. I minuti scorrevano come ore, a volte stentava persino a rendersi conto dei movimenti di Bonnie.
 < Si, sarà più prudente. Non credo che gli Spiriti mi permetteranno di contattarla in carne ed ossa, per così dire, un’altra volta. Ci staranno tenendo d’occhio.> disse la strega mentre si metteva seduta, a gambe incrociate nel cerchio magico appena creato da lei.
Avvicinò a sé la tavola degli spiriti, ma il suo sguardo corse a Caroline. Sembrava così inerme ed indifesa, così pallida.
Klaus invece … sembrava sotto shock. Era immobile, una statua di ghiaccio … Bonnie stentava a credere ai suoi occhi. Lui era preoccupato per Caroline.
La strega tirò fuori il suo cellulare dalla tasca dei jeans ed inviò un messaggio comune. Se l’incantesimo fosse andato male avrebbe avuto bisogno d’aiuto.
 < Cosa stai facendo?> domandò Klaus con voce assente, come se in realtà non gli interessasse affatto saperlo.
 < Sto informando gli altri. Noi siamo la famiglia di Caroline. > ed in quelle parole Klaus riuscì a sentire tutto l’odio che la strega provava nei suoi confronti. Beh, non poteva biasimarla, l’aveva quasi uccisa più di una volta ed aveva costretto i fratelli Salvatore ad uccidere sua madre, che avevano poi trasformato in un vampiro. E come dimenticarlo, aveva osato toccare l’intoccabile Elena.
No, lui non faceva parte di quella famiglia, lui non poteva fare parte dell’esistenza di Caroline. Non in quel mondo, non in quella vita.
 < Fa il tuo lavoro.> sibilò quasi in un ringhio Klaus. Bonnie sbarrò gli occhi, spaventata dal brusco cambiamento d’umore dell’ibrido. Si era divertita a stuzzicare la bestia, ora doveva ritrovarsi a fare i conti col vecchio Klaus.
 < Non ti lascio solo con lei mentre io sono impegnata qui.> disse la strega con tono d’insulto.
Klaus accennò un sorriso sadico, un sorriso vittorioso.
 < Caroline potrebbe morire da un momento all’altro.> cantilenò l’ibrido, riprendendo parola per parola quello che poco prima le aveva detto Bonnie.
La ragazza deglutì, si sentiva nervosa e non si fidava affatto di lui ma non aveva altra scelta, non aveva tempo.
Chiuse gli occhi, pregando in cuor suo che quella terribile storia sarebbe finita per il meglio ed iniziò a pronunciare le parole dell’incantesimo. Posò le dita sul puntatore, ma non sentì alcuna forza attraversarle le braccia come le succedeva di solito.
In vita sua aveva incontrato streghe più talentuose e meno insopportabili di lei, quello era sicuro. Pensò Klaus mentre sospirava pesantemente. Poi voltò letamente, guardarla gli faceva sempre così male.
Soprattutto ora, ora che non sapeva se sarebbe riuscito a salvarla.
Pensare che in realtà, in cuor suo lui aveva sempre ricordato. Ecco perchè ogni volta che la vedeva non riusciva a distogliere lo sguardo da lei per un solo istante. Non aveva potuto vederla per secoli.
Era buffo come avesse tentato senza nemmeno saperlo di ripercorrere tutti i passi della loro storia d’amore. Le aveva regalato di nuovo quel braccialetto, e solo ora riusciva a ricordare chi fosse quella principessa a cui lo aveva “rubato”. Era lei, aveva gettato il braccialetto a terra quel giorno, lasciandolo nel passato.
La fiducia che provava nei confronti Stefan … tutto merito delle lodi che Caroline aveva tessuto in suo onore e Damon …
Un ringhio sfuggì dalle labbra di Klaus, senza nemmeno rendersene conto. Ma in quel momento la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro.
Gli occhi di Bonnie divennero completamente neri, la strega iniziò a tremare e dopo aver urlato un “no” a dir poco da brivido, cadde a terra priva di sensi.
Klaus corse verso di lei, l’afferrò per le spalle cercando di farla riprendere ma Bonnie, non sembrava dare segni di vita.
 < Bonnie! Bonnie rispondimi!> urlò l’ibrido mentre le scostava i capelli dal viso, ma in quell’istante qualcosa sembrò afferrarlo e scaraventarlo contro il muro.
I fratelli Salvatore lo aveva inchiodato alla parete, premendo i loro gomiti sul suo petto.
 < Cosa le hai fatto?> urlò Damon mostrando istintivamente i canini.
Elena gettò allora un urlo soffocato, facendo voltare i due fratelli. Entrando aveva potuto vedere solo Bonnie, svenuta tra le braccia di Klaus. Una scena per nulla rassicurante, ma adesso che potevano vedere il divano …
 < Caroline.> sussurrò sconvolto Stefan prima che Klaus scaraventasse i due fratelli lontano da lui.
I tre nemici si misero subito in posizione d’attacco. Le labbra contratte in ringhi feroci.
 < Io non ho fatto niente a nessuno in questa stanza! Ma mi piacerebbe fare qualcosa a voi due, stupidi idioti!> sbraitò Klaus mentre i suoi occhi diventava gialli e le sue parole cominciavano a somigliare a ruggiti.
 < Perché? Perché le hai uccise?> domandò furente Elena facendo un passo verso Klaus. Damon la afferrò prontamente per un braccio e con uno strattone la portò dietro di lui.
 < Dove vai?> le sibilò contro a denti stretti.
 < So che sei una vampira da poco Elena, ma dovresti sentire il cuore di Bonnie. È flebile, ma batte .> le spiegò Klaus con tutta l’eleganza che lo contraddistingueva.
Tutti sembrarono scioccati dalla sua affermazione, l’attimo seguente Stefan abbandonò la posizione d’attacco e ritirò i canini. Lo sguardaccio che Damon gli lanciò lo stesso istante, sembrò non sfiorarlo.
 < Caroline?> domandò Stefan fissando negli occhi Klaus. Anche l’ibrido sembrò rilassarsi, poteva vedere negli occhi del vampiro la sua stessa paura. Perderla.
 < Stavamo litigando e l’attimo dopo ha perso i sensi. L’ho portata qui da Bonnie perché pensavo sarebbe stata in grado di aiutarla.> si spiegò Klaus avvicinandosi al divano.
Fu istintivo. Stefan si parò davanti a Caroline. Non perché non si fidasse di Klaus, in realtà non si fidava eccome, ma aveva sempre fatto questo con lei da quando era diventata una vampira. L’aveva protetta.
Lo sguardo amareggiato che l’ibrido gli rivolse non sembrò correlato dalla furia, solo in quel momento Stefan capì che Caroline non era stata l’unica a fare un errore nel passato.
La proverbiale irascibilità di Klaus era stata domata, aveva capito che il gesto di Stefan era dovuto ad amore nei confronti di Caroline. E sembrava rispettarlo per questo.
 < Vuoi un incitamento da coro di cheerleader per continuare o la storia è semplicemente finita qua? No, perché abbiamo una strega in meno e non sappiamo ancora il perché.> disse Damon avvicinandosi con atteggiamento spavaldo.
 < Damon.> sussurrarono in coro Stefan ed Elena, per ammonirlo. Klaus sembrava non volerli uccidere , ma per questo potevano tranquillamente istigarlo a farlo.
Gli occhi dell’ibrido diventarono gialli, non tollerava minimamente la presenza di quel viscido essere, figurarsi tollerare le sue buffonate da ragazzino immaturo.
Ma avvenne qualcosa di strano in quel momento, proprio un attimo prima che squarciasse la gola di Damon a morsi. Stefan ed Elena non indietreggiarono per salvarsi la vita, come era logico che facessero. No, loro si sedettero sul divano per coprire il corpo di Caroline, che si trovava tra lui ed il vampiro.
Klaus si voltò, per fissarli. Guardò il viso di Caroline, sembrava dolcemente addormentato. Non gli avrebbe mai perdonato l’assassinio di quel mentecatto, anche se si sentiva più che giustificato nel farlo. Lei lo aveva perdonato, Damon faceva parte della sua famiglia. Una famiglia che a quanto sembrava non era pessima come credeva. Poteva vederli in quel momento, disposti a sacrificarsi per lei.
 < Nik?> la voce di Rebekah lo prese alla sprovvista, facendolo voltare di scatto.
Assieme a lei, sul ciglio della porta c’era anche Elijah. I tre fratelli si guardarono a lungo. La medesima espressione dipinta sui loro volti. Erano provati, era stanchi, ma soprattutto erano spaventati.
Spaventati dai loro ricordi, dal fatto che con Caroline attorno erano riusciti ad essere una famiglia. Una vera famiglia, come non lo erano mai stata. Spaventati dal fatto che sembravano essersi dimenticati come fare dopo di lei, la verità era che erano spaventati di perderla.
 Quando lo sguardo di Rebekah si posò su Caroline, la vampira chiuse automaticamente gli occhi senza respiro. Non c’era nessun battito.
Nel frattempo Elena, Stefan e Damon si erano alzati, scioccati dall’apparizione degli altri Originali. Era ufficiale, non avevano alcuna possibilità di riuscire a fare qualsiasi cosa per cui Bonnie li aveva convocati.
Ma i secondi di gelo e tensione cessarono improvvisamente quando Rebekah si sedette affianco a Caroline, per accarezzarle i capelli.
Una lacrima silenziosa rigò quel viso perfetto ed anche Elijah la raggiunse l’attimo seguente. Si portò dietro la testa di Caroline, dietro Rebekah e rimase in silenzio con una mano posata sulla spalla della sorella. Non poteva far altro che fissare il volto di Caroline e chiedersi cosa avrebbero fatto adesso.
I fratelli Salvatori assistettero esterrefatti alla scena, quei tre sembravano soffrire davvero per la “morte” della loro amica.
 < Non tutto è perduto. Caroline è in trasformazione, o così dovrebbe.> disse Klaus attirando l’attenzione di tutti i presenti su di sé.
 < Come può essere? Ha bevuto del sangue umano. L’ho vista con i miei occhi!> intervenne allora Stefan, rianimando la situazione che sembrava essersi congelata fino ad un momento prima.
 < Lo so, Bonnie ha detto che quel sangue non è servito a nulla.> specificò Klaus cercando di mantenere il controllo della situazione.
 < E allora diamogliene dell’altro. Magari non le  è bastato o era una partita avariata.> disse Elena, pronta a correre a casa alla velocità della luce, per prendere altre sacche di sangue.
 Klaus cercò di sopprimere una risatina nervosa, ma non ci riuscì granchè bene. Rebekah scattò in piedi ed assieme ad Elijah si avvicinò guardinga al fratello. Sapevano perfettamente quando Klaus stava per perdere le staffe e quello era uno di quei momenti.
 < Ma certo, come abbiamo fatto a non pensarci.> bofonchiò Klaus in preda ad una risata isterica.
Rebekah posò una mano sulla spalla del fratello, attirando la sua attenzione.
 < Ce la faremo Nik, se c’è anche solo una speranza di salvarla noi la salveremo.> disse col tono più confortante e materno che Klaus avesse mai sentito in Rebekah. Si, Caroline li aveva cambiati tutti.
 < È la cura non è vero?> domandò Stefan deglutendo rumorosamente, come per costringersi a non vomitare.
Al suono di quelle parole gli occhi di Elena si fecero lucidi e l’attimo dopo la vampira corse via dalla casa.
 < Elena?> gli urlò dietro Damon, ma non poteva seguirla. Non poteva lasciare da solo suo fratello con la gran famiglia Corleone al completo.
 < Si, crediamo sia la cura. Bonnie ha tentato di convocare gli Spiriti per saperne di più, ma …> tutti si voltarono per osservare la strega ancora priva di sensi. Le candele attorno a lei continuavano a bruciare, come se l’incantesimo fosse ancora in atto.
 < Sarà meglio metterla comoda. > sussurrò Damon, capendo che Bonnie era la loro unica speranza.
Damon si avvicinò a lei, per prenderla in braccio e portarla in camera sua, ma le fiamme delle candele si alzarono creando una barriera di fuoco attorno alla ragazza.
Damon si allontanò di scatto, reggendosi la mano mezza ustionata e bofonchiò qualcosa di incomprensibile.
 < Che diavolo succede?> sbraitò allora il vampiro.
 < Non tutto è perduto.> sussurrò Rebekah, animata da una nuova speranza.
 
 
 
 < Tatia?> domandò Bonnie per l’ennesima volta. Era assurdo, quella benedetta donna non riusciva mai a fare le cose con semplicità. A dirla tutta assistere al continuo battibecco tra gli Originali ed i Salvatore era stato snervante quasi quanto l’attesa. Per non parlare del fatto che essere praticamente un fantasma non la faceva sentire proprio a suo agio.
 < Tatia avanti!> sbraitò Bonnie tentando di uscire dal cerchio magico che proprio lei aveva creato, ma una forza sconosciuta glielo impedì.
 < Non puoi allontanarti dal tuo corpo Bonnie, non sei realmente morta. La tua è una proiezione astrale temporanea.> Una voce sconosciuta la fece voltare di scatto.
Una signora, avrebbe potuto avere cinquant’anni, la stava fissando attraverso quelle iridi spettrali che Bonnie aveva imparato a riconoscere. Era uno spirito, e non era Tatia.
 < Dov’è Tatia? Che le avete fatto?> domandò allarmata la ragazza.
 < Tatia non può venire a parlarti Bonnie, avete già combinato fin troppi guai. Se Caroline sta morendo è solo colpa vostra.> la ammonì lo spirito. Il naso a punta ed i capelli castani che le ricadevano fino alle spalle le davano un’aria severa.
 < Non sono qui per decidere chi tra tutti noi abbia sbagliato. Ti ricordo che il nostro patto prevedeva mandare Elijah nel passato, non la mia migliore amica. Ma non sono qui per mettere i puntini sulle i, sono qui per sapere come salvarla. Cos’ha che non va?> domandò la strega, cercando di non far vedere a quello Spirito quanto non la sopportasse.
La donna la fissò con aria ammonitrice e scrollò leggermente la testa.
 < No …> sussurrò senza voce Bonnie, mentre sentiva le forze venirle meno.
 < È davvero così, è per via della cura?> ma la strega sapeva già quale sarebbe stata la risposta a quell’orribile domanda.
 <  Si. È un incantesimo potente Bonnie, fatto dalla strega più potente che il mondo abbia mai conosciuto. Caroline non può completare la trasformazione.> ogni parola giunse come una coltellata al petto della strega. Era assurdo, un fantasma poteva svenire? Perché era quello che era sicura, stava per fare.
 < Ci deve essere un modo. Uno qualsiasi! Deve esserci un modo per ovviare la cura, deve esserci equilibrio! Dimmi dov’è il vostro dannato equilibro ora!> gli urlò contro Bonnie, ricevendo in cambio solo un’occhiata d’astio. Oh si, era di gran lunga molto meglio quella rompiscatole di Tatia.
 < Voglio parlare con Bill.> esordì all’improvviso Bonnie, animata da una nuova scintilla.
 < Cosa?> domandò sconvolta la donna.
 < Mi hai sentito, voglio parlare con Bill Forbes. È morto da eroe, secondo i vostri punti di vista. Pur di non diventare un vampiro ha preferito morire, è uno di voi. Ne sono certa, voglio parlare con lui. È sua figlia, non la lascerà morire come un cane abbandonato sul ciglio della strada, come volete fare voi.> sibilò iraconda Bonnie.
La donna sembrò andare su tutte le furie, ma proprio quando la situazione sembrava essersi fatta irrecuperabile Bonnie sentì una mano posarsi sulla sua spalla, costringendola a voltarsi.
 < Nonna …> sussurrò scioccata. Non si aspettava di certo di vedere lei.
 < Cosa ci fai qui Sheila? Tu non puoi…!> ma lo spirito non riuscì a finire la frase.
 < Sta zitta Kendra! Fatti da parte, devo parlare con mia nipote.> le ordinò l’anziana strega, con quell’aria autoritaria che Bonnie aveva imparato a temere fin da piccola.
Con un gesto della mano la strega fece dissolvere lo Spirito in una fitta nebbia che sembrò avvolgerle.
 < Ma come…?> provò a domandare Bonnie, ma venne bruscamente interrotta.
 < Non c’è tempo tesoro mio. Hai rischiato molto cercando di convocare Tatia, lei adesso… non se la sta passando bene.> le disse Sheila, prendendo amorevolmente le mani della nipote tra le proprie.
 < Dobbiamo aiutarla allora!> urlò quasi Bonnie.
 < Penserò io a lei, a te spettano decisioni più importanti ora.> il tono solenne con quale le stava parlando le fece venire i brividi. Non c’era nulla di buono nell’aria.
 < Cosa significa questo? Se è veramente la cura …> ma il fiato le si spezzò in gola.
 < Bonnie, so che hai già trovato la soluzione. Devi solo decidere se ne vale la pena, piccola mia.> Sheila le accarezzò il viso e le rivolse un sorriso rassicurante, ma nulla poteva calmarla in quel momento.
 < No … no, insomma. Come puoi lasciarmi solo pensare a questa possibilità! Sei una strega! Dovresti odiarmi per il solo fatto di averlo pensato!> era ufficiale, non riusciva più a capirci nulla.
 < Ho visto Bonnie, e so che Tatia ha mostrato tutto anche a te. Lascia morire Caroline e Klaus diventerà un mostro fuori controllo, è sicuro. Ma se la salvi … c’è la possibilità di salvarlo.> le spiegò la nonna con calma.
 < Ma lui non merita di essere salvato.> rispose con astio la ragazza, ben sapendo che era solo la rabbia a farla reagire in quel modo. C’era la vita di Caroline di mezzo, poco importava del resto.
 < Se Klaus riuscisse a cambiare diventerebbe una fonte di inestimabile valore per noi, per il bene. Ma non è questo il punto Bonnie e lo sai. > Sheila si guardò attorno nervosamente, non avevano più tempo.
 < Nonna, non credo che stiamo parlando della stessa cosa, come faccio a sapere che non la ucciderò!> Bonnie sentiva il cuore martellarle in petto all’impazzata mentre la nebbia cominciava a girare vorticosamente attorno a loro.
 < Bonnie, Caroline non può tornare un vampiro, ma può tornare! È la scappatoia! È in trasformazione Bonnie, puoi farcela amore mio! Devi solo fidarti!> urlò Sheila per sovrastare il rumore sordo che il tornado che si era scatenato attorno a loro, stava provocando. Bonnie afferrò le mani della nonna mentre sentiva una forza sovrumana strapparla via da quel luogo.
 < Grazie.> gridò la strega prima di vedere sua nonna scomparire tra la nebbia.
 
 
 
 
 Klaus era fermo, immobile contro lo stipite della porta che dava sul salotto. Fissava Caroline ormai da tempo. Nessun movimento, nessun respiro, sembrava non battere nemmeno le ciglia.
Rebekah ed Eliajh erano seduti in cucina, in silenzio anche loro. Non sapeva perché, ma Rebekah aveva pensato fosse una buona idea fare un tè caldo per calmare i nervi a tutti. Non era servito a nulla.
Elena era seduta vicino a Caroline e faceva oscillare il suo sguardo preoccupato dal corpo di Bonnie a quello di Care. Stefan era poggiato contro il muro, le braccia incrociate, era il più lontano di tutti, sembrava tenere sotto controllo la situazione. Damon … era semplicemente Damon, si aggirava guardingo e sospettoso per tutta la casa lanciando occhiatacce e battutine a chiunque gli capitasse a tiro. Era nervoso, l’attesa lo stava distruggendo. Lui era un uomo d’azione.
 
Guardarla come se fosse la prima volta. Questo era quello che provava Klaus dopo averla ritrovata dopo cinquecento anni. Non c’era stato nulla di semplice nel loro incontro, sembravano essersi innamorati a piccoli passi, in epoche diverse. Ma era proprio quello il bello, non importavano i pregiudizi, non importava la perdita della memoria. Si erano ritrovati, sempre.
Proprio per questo non poteva perderla. Non era contrattabile, non poteva scendere a patti con la sua morte. Non poteva perché cosciente o meno, per cinquecento anni Caroline era stata la linfa vitale che lo aveva tenuto in vita fino a quel momento, fino al giorno in cui l’aveva rincontrata. Come poter spiegare quanto lei gli fosse indispensabile?
Elena era tornata dopo la sua fuga apparentemente dovuta ad una crisi di nervi, armata di cassoni di sacche di sangue. Se era possibile aveva letteralmente ubriacato Caroline di 0 negativo … nulla.
Quindi non era per via del sangue. Era ovvio, la cura non poteva essere aggirata così facilmente, altrimenti perché farla? Perché farne solo una?
Aggirata … una scintilla si accese nella testa di Klaus. Era ovvio, per ogni incantesimo doveva esisterci una via di fuga, una scappatoia. Lui era immortale, l’essere più potente della terra, ma il legno dell’albero usato nell’incantesimo per renderlo un vampiro, poteva ucciderlo. C’è sempre una scappatoia …
Come un fulmine Klaus si gettò verso Caroline, morse il suo polso e lo posò sulle labbra della ragazza, ma in men che non si dica si ritrovò a lottare contro Stefan e Damon per liberarsi dalla loro presa. Lo tenevano stretto per le braccia, che gli avevano vigliaccamente portato dietro la schiena.
Rebekah ed Elijah corsero nella stanza, rimanendo esterrefatti dalla scena che si parò loro davanti.
 < Che succede?> domandò Elijah con aria sconvolta.
 < Chiedilo al tuo fratellino pazzo! Non ti è bastato ucciderla una volta? Vuoi fare il bis?> gli domandò Damon poco prima di essere gettato dall’altra parte della stanza. Klaus si sgrullò di dosso Stefan con altrettanta facilità, gettandolo a terra. Questa volta Damon non l’avrebbe passata liscia, quello stupido aveva davvero bisogno di una lezione.
 < Io non volevo ucciderla! L’ho trasformata perché voi idioti avete deciso di renderla una debole umana!> gridò Klaus, fuori controllo.
 < Allora è vero! La piccola Caroline invece di fare il lavoro sporco ha deciso di unirsi al nemico!  E dimmi, l’hai dovuta soggiogare per convincerla ad amarti?> sibilò crudelmente Damon mentre cercava di rimettersi in piedi.
 < Non ho tempo da perdere con te.> gli occhi di Klaus divennero gialli ed i doppi canini spuntarono in un istante, contraddicendo le parole che aveva appena pronunciato.
Ma era vero, doveva pensare a Caroline prima. Klaus si avvicinò di nuovo alla ragazza, ma questa volta Elena gli si parò davanti. L’ibrido chiuse gli occhi e sospirò pesantemente. Stava per perdere la pazienza, se Caroline non si fosse svegliata al più presto, avrebbe trovato tutti i suoi amici sgozzati sul pavimento di casa Bennett.
 < Lasciatelo fare.> la voce di Bonnie, attirò l’attenzione di tutti.
 < Come stai?> domandò allarmata Elena, senza muovere un passo.
 < Sto bene, ma Caroline ancora no. Elena togliti e lascialo fare.> ordinò la strega mentre tutti la fissava con aria interrogativa.
Solo Klaus si voltò per guardarla con una nuova scintilla negli occhi, era speranza. Si lasciò scappare un sospiro spezzato mentre la strega lo incitava a fare il suo lavoro, accennandogli un sorriso tirato. Forse stava per commettere l’errore più grande della sua vita, ma non c’erano alternative se l’altra opzione era perdere Caroline.
 Klaus si sedette con delicatezza affianco a lei, era la prima volta che la toccava da quando l’aveva portata a casa di Bonnie. Le prese dolcemente la nuca e la sollevò per aiutarla a bere. Si procurò una ferita più profonda sul polso per essere sicuro che il sangue sgorgasse in grande quantità ed attese, così come fecero gli altri. Posò la testa di Caroline sul bracciolo del divano e le scostò i capelli dal viso, riportandoglieli dietro l’orecchio. Le accarezzò la fronte, ancora gelida ed aspettò.
 < Il sangue di Klaus può salvarla?> domandò tra l’eccitato e l’incredulo Rebekah.
Bonnie la fissò, con aria così provata da far credere a tutti che quello fosse solo un tentativo disperato.
In quel momento Caroline gemette, un gemito di dolore che fece accapponare la pelle di tutti e l’istante dopo la sua testa ed il suo braccio caddero di lato, senza vita.
 < Caroline …> sussurrò Stefan con gli occhi sbarrati dal terrore. Lei era morta. Il vampiro si voltò per cercare nel volto di Bonnie una qualsiasi spiegazione, ma la strega sembrava essere diventata un blocco di pietra.
 < Caroline non può tornare come vampiro, ma può tornare come qualcos’altro.> sussurrò la strega, conscia delle conseguenze che le sue azioni avrebbero avuto.
Il corpo di Caroline si inarcò all’improvviso verso l’alto, le sue mani affondarono nei cuscini del divano stritolandoli e con un respiro sordo, affannato reclinò la testa all’indietro ed aprì gli occhi.
Le sue iridi gialle vagarono all’impazzata per tutta la stanza finchè non si posarono sulla persona che cercava.
 < Klaus.> sussurrò Caroline con voce affannata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 < Un ibrido.> gemette Elena arretrando scioccata, fino ad inciampare in una sedia.
Klaus sentì in un istante il macigno che stava comprimendo il suo petto svanire, la patina grigia che era calata sul mondo sembrò illuminarsi della luce che solo lei sapeva emanare.
 < Cosa …? > domandò scioccata la ragazza mentre cercava di mettersi seduta. In men che non si dica quattro persone piombarono su di lei, impedendole di alzarsi.
 < Sta ferma. Dove vuoi andare?> la rimproverò Rebekah mentre l’afferrava per le spalle e la rimetteva sui cuscini.
 < Bentornata.> le disse Elijah accennando un sorriso che la fece illuminare di gioia. Allora il suo amico non la odiava! E nemmeno Rebekah a giudicare dalla rottura di scatole che stava facendo affinchè non si alzasse.
La mano di Stefan corse al suo polso.  <  Emh … cosa stai cercando? Sono morta ricordi? Sono un vampiro. Un attimo perché siete tutti qui? > in quel momento Caroline sembrò ricolleggare gli eventi. Beh le mancavano dei pezzi importanti per capire il tutto, ma il semplice fatto di vedere riunita in quella stanza quella strana combriccola le faceva intuire che non era successo nulla di buono mentre era svenuta.
 < Aspetta un attimo. Cosa succede? Sento … sento il mio cuore battere.> sussurrò Caroline, con aria sconvolta. Fu Bonnie a farsi avanti nella mandria di gente che la accerchiava.
 < Care non avevo altra scelta, avevi preso la cura. Non potevi tornare come vampiro. Non potevi tornare umana perchè eri in transizione, ed eri morta per esserlo quindi … > provò a spiegarsi la ragazza. Fu in quel momento che Caroline balzò in piedi inaspettatamente, ma il giramento di testa la costrinse ad appoggiarsi al muro.
Un muro muscoloso e con due mani calde che le avvolsero la vita. Un attimo …
Caroline sollevò lo sguardo per vedere che era appoggiata a Klaus. Come se avesse preso una scossa ad alto voltaggio si scostò da lui, alla velocità della luce e traballò fino a che le mani di Stefan non accorsero a salvarla.
L’ibrido rizzò le spalle, severo. E rimase a fissarla come un padre autoritario fa con la sua bambina. Scrollò la testa, quasi divertito. Non gli importava del rifiuto palese che Caroline gli aveva mostrato, lei era viva e buffa come al solito. Nient’altro era importante.
 < Sono un ibrido.> gemette Caroline mentre Stefan la faceva sedere su una sedia.
 < Come diavolo è possibile? Solo i licantropi per generazione possono diventare ibridi e poi c’è tutta quella storia del sangue di Elena!> sbraitò Damon, odiava non capire assolutamente nulla di quello che gli stava accadendo attorno.
 < È un dubbio che mi era venuto da un po’ di tempo.> ammise Bonnie, guardando di soppiatto Caroline.
 < Klaus è un ibrido a tutti gli effetti ora, donando il suo sangue ad un umano … può tranquillamente creare altri ibridi. Ma certo, è ovvio. Non hai trasformato nessun umano dalla tua trasformazione vero?> gli domandò Rebekah che sembrava aver capito tutto, prima degli altri.
 < No, nessun umano. Non sono mai stato molto propenso ad avere a che fare con loro. > disse Klaus con tranquillità mentre osservava scrupolosamente ogni sospiro, ogni espressione del volto di Caroline.
Averla lì, a pochi metri da lui e non poterla toccare, quella si che era una terribile tortura.
 < Questo vuol dire che … > osservò scioccato Stefan mentre porgeva un bicchiere d’acqua a Caroline che si sentiva più che scioccata, sentiva di non appartenere alla sua vita.
 < Klaus può creare un esercito di ibridi a suo piacimento. Ottima mossa Bonnie, svelare il tutto al caro vecchio ibrido, con manie di grandezza.> gli ringhiò quasi contro Damon.
La strega fece un passo avanti, iraconda. < Avrei dovuto lasciarla morire?> gli urlò contro mentre Elena l’afferrava per le braccia e la portava con sé in un’altra stanza. Era più che evidente che Bonnie fosse vicina ad una crisi di nervi, come tutti d’altronde in quella stanza.
 < Per la storia dell’asservimento?> domandò preoccupato Stefan, per tutta risposta Caroline gemette in maniera teatrale e si portò le mani sul viso.
 < Voglio andare a casa.> sibilò ancora sotto shock il nuovo ibrido. Stefan l’aiutò ad alzarsi e la prese sottobraccio.  < Certo.> le sussurrò amorevole.
 < Credo sia il caso di andare tutti. È stata una lunga giornata e Caroline è salva. Penseremo domani a tutto il resto.> disse Stefan mentre usciva dalla porta con l’amica.
 < Caroline.> la chiamò Klaus, raggiungendola. La ragazza non si voltò neppure a guardarlo, ma costrinse Stefan a fermarsi.
Il sole sembrava accecarla più del solito e sentiva la gola secca , gli odori erano amplificati ( e Damon portava un dopobarba disgustoso ) ma si sentiva agile e scattante come mai prima in vita sua. Si, era tutto davvero un dannato pasticcio.
 < Stefan vorrei riaccompagnarla io a casa se a Caroline non dispiace. Voglio parlarti.> disse infine l’ibrido portandosi davanti a lei.
 < Non c’è nulla da dire. > rispose secca l’ibrido senza riuscire a guardarlo negli occhi.
 Il fatto che Stefan fosse lì ad assistere alla scena non lo aiutava affatto, ma non poteva lasciarla andare così.
 < Potrei spezzare tutte e due le gambe a Stefan e agli amichetti che correrebbero in suo soccorso, in quel caso sarei l’unica persona nei paraggi in grado di riportarti a casa. > disse con voce calma, come se quella che gli stesse rivolgendo non fosse palesemente una minaccia.
 Caroline lo guardò con disgusto e si allontanò da Stefan, incrociando le braccia al petto.
 < Vattene Stefan, me la vedo io con lui. > disse Caroline con una sicurezza che Stefan non aveva mai visto in lei.
 < Caroline non ti lascio qui, da sola, con lui.> il vampiro scandì per bene le ultime parole, ma ad un’occhiataccia che entrambi gli ibridi gli rivolsero fece automaticamente un passo indietro.
Non si stava intromettendo in una faida mortale, si era palesemente intromesso in un litigio tra innamorati.
Rebekah gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma solo dopo che Caroline gli rivolse un’occhiata minacciosa e allo stesso tempo rassicurante, Stefan decise di andarsene. Dopo averle prontamente detto che sarebbe restato nei paraggi, nel caso.
 < Come puoi ben vedere le tue minacce non mi toccano. Inoltre sono perfettamente in grado di tornare a casa da sola, quindi non mi servi, puoi andare. Ma potresti sempre ordinarmelo, mettiamo alla prova il caro, vecchio legame di asservimento. Ma sappi che ti arriverò ad ogni modo un calcio nelle palle.> gli disse con tono stizzito la ragazza, mentre concentrava tutte le sue attenzioni nel non cedere alla sensazione di vertigine che le faceva girare la testa. Da vampira a umana ad ibrido. Se il suo corpo aveva deciso di entrare in sciopero poteva ben capirlo.
Klaus si avvicinò a lei con aria autoritaria e severa. La sovrastò con la sua imponenza e la guardò con aria contrita.
 < Non fare la bambina, non lo sei. E ad ogni modo non ho mai lasciato una donzella in difficoltà, non voglio sporcare la mia buona fama.> sarcastico, autoritario e con quella faccia da sberle. Caroline lo fissò con disgusto, pensare che una volta avrebbe apprezzato tutta la sua preoccupazione.
 < Mi dispiace ricordartelo, ma mi hai lasciato nelle mani di quei carnefici. La tua buona fama è nera come la pece da tempo ormai.> sibilò tra i denti la ragazza. Strano … si sentiva così arrabbiata. Irrazionalmente furiosa.
 < È il lupo che è in te. > provò a spiegarle Klaus. Divertente, riusciva ancora a leggerle nel pensiero come faceva quando …
Caroline scrollò la testa. Pessima mossa, sentì la terra sotto i piedi mancarle e l’attimo dopo si ritrovò ancorata alle braccia di Klaus.
L’ibrido la fissò con aria sconfitta, quasi distante e la strinse contro il suo petto.  < Ti riporto a casa.> sussurrò e l’attimo dopo Caroline era sul ciglio della porta di casa sua.
Klaus la lasciò andare con titubanza e solo dopo essere stato certo che riuscisse a restare in piedi da sola, si allontanò da lei.
Fu allora che i loro occhi si incontrarono. Per un attimo Caroline ricordò quella sera, nel portico a casa di Elena. Klaus la stava guardando esattamente allo stesso modo e quelle parole le tornarono alla mente.
 < Ho mostrato gentilezza, perdono, pietà. Per te Caroline, è stato tutto per te.>
Ed erano di nuovo lì, in un momento cruciale, un momento di rottura.
 < Se non volessi più vedermi lo capirei Caroline. Ma prima di andarmene, prima di scomparire per sempre dalla tua vita volevo dirti una cosa.> disse Klaus con aria provata. Sembrava così tormentato e triste da far dimenticare per un attimo a Caroline perché ce l’avesse tanto con lui.
 < Non posso darti quello che desideri. Non posso darti la felicità e la pace che meriti, restando al mio fianco tutto quello che potrai avere sarà guerre e dolore. Non sono un uomo perfetto e da quando ti ho incontrata ho solo reso la tua vita un inferno, ma so anche un’altra cosa, ed è che sta a te la scelta. Perché se dovessi essere solo io a scegliere allora sceglierei di perderti, sapendoti al sicuro. Ed è quello che voglio fare, ma non posso lasciarti sapendo che proprio tu mi reputi un mostro. Non lo sopporterei. Perché se c’è un briciolo di umanità in me Caroline, sei stata tu a donarmela. Odiami, posso capirlo, ma odiamo perché ti ho ferita, non perché anche tu hai smesso di credere in me.> confessò Klaus, donando ad ogni parola una profondità senza pari. I suoi occhi ludici e provati contrastavano con la postura eretta, fiera.
 < Come …?> Caroline sentì una stretta al cuore. Non aveva il ben che minimo senso quello che Klaus le stava dicendo se … solo se …
 < Sei venuto. Eri in preda alle allucinazioni perché hai ucciso uno dei cacciatori che mi teneva prigioniera. Ecco con chi parlavi … Sei venuto.> sussurrò sotto shock Caroline, mentre tutto quello che riusciva a fare era fissarlo con aria sconvolta.
Klaus non rispose, il suo volto rimase imperturbabile.  < Dovresti andare a dormire Caroline. Hai bisogno di tempo per riflettere.> disse prima di voltarsi per andarsene. Che stupido che era stato, era ovvio che Caroline sarebbe riuscita a capire ogni cosa. Non era più abituato ad essere compreso con così tanta facilità.
Ma le parole che Caroline gli aveva rivolto nelle ultime ore, non potevano non aver lasciato il segno. Poco importava se adesso conosceva la verità, non era cambiato nulla. Lui era ancora lui, e nessuno degli amici di Caroline aveva fatto a gara per non ricordarglielo.
 < Klaus. > lo chiamò la ragazza, ma prima ancora che l’ibrido fosse riuscito a voltarsi completamente le labbra di Caroline si scontrarono con le sue.
Le braccia di Klaus corsero automaticamente a stringerla, mentre le mani di Caroline si intrecciavano ai suoi capelli. L’ibrido la strinse più forte ed inarcò la schiena, sollevandola da terra.
I loro respiri sembrarono bruciarono la loro pelle, mente Klaus faceva scivolare una mano sul viso di Caroline, per accarezzarlo con dolcezza e foga infinita.
Le loro lingue tornarono a sfiorarsi, a danzare come avevano fatto, troppe poche volte, in passato. I loro gemiti strozzati riempirono l’aria mentre Caroline gettava indietro la testa per permettere a Klaus di divorare di baci il suo collo. Con uno strattono fece aderire di più i loro corpi, mentre per tutta risposta Caroline baciava voracemente quella bocca che le era mancata come l’ossigeno.
  < No.> gemette all’improvviso la ragazza, allontanandosi da lui con uno strattone.
Klaus fece qualche passo indietro e rimase esterrefatto a guardarla, ancora col fiatone e le braccia protese verso di lei.
 < No, no, no, no!> urlò quasi Caroline, coprendosi la bocca che ancora sapeva di lui.
 < Caroline?> domandò guardingo Klaus facendo un passo verso di lei.
 < È tutto troppo complicato! Non puoi guardarmi con i tuoi occhi maledettamente profondi e risolvere tutto. I miei amici, non capiranno! E poi… sono un ibrido! Diamine, sono un ibrido … io sono un ibrido.> cominciò a ripetere sotto shock Caroline, rimanendo a fissare le tavole di legno sotto i suoi piedi.
 < Amore, sei viva e sei immortale. Ha importanza in cosa tu ti sia dovuta trasformare?> domandò calmo Klaus senza accennare ad avvicinarsi a lei. Voleva lasciarle il suo spazio, farla calmare.
 < Certo che la ha! Come è possibile? Oddio, promettimi che non creerai altri ibridi ora che puoi farlo!> gli ordinò Caroline evidentemente in preda ad una delle sue crisi isteriche.
Klaus la afferrò per le braccia e la costrinse a guardarlo.
 < Non ho intenzione di parlare di questo ora. > disse Klaus con aria autoritaria.
 < Quindi dovrei far cadere la conversazione solo perché me lo hai ordinato tu?> sbottò irritata la ragazza.
Klaus accennò un sorriso divertito e la baciò con un bacio veloce, rubato.  < Non sei evidentemente asservita a me.> disse ridendo.
Caroline si sentì immediatamente meglio e posò le sue mani sulle braccia toniche di Klaus.
 < Quindi per te non avrebbe senso creare un esercito di ibridi che non vogliono eseguire i tuoi ordini.> osservò prudentemente Caroline, suscitando la reazione che sapeva sarebbe venuta dopo.
Klaus si rabbuiò improvvisamente e cercò di allontanarsi da lei, ma Caroline non era una stupida, aveva previsto tutto. Strinse la presa attorno alle sue braccia e con uno sgrullone lo costrinse a rimanerle vicino.
 < Si ritorna a parlare dell’equilibrio tanto amato dalle streghe, presumo. Posso creare ibridi da persone umane, senza bisogno del sangue di Elena ma loro non sono asserviti a me. > rispose secco, guardingo.
Caroline annuì, sovrappensiero e si allontanò da lui, voltandogli le spalle. Avrebbe sempre potuto soggiogarli. Con lei non lo aveva mai fatto …
 < Tutto qui, hai voluto sapere se ero tornato il grande lupo cattivo ed ora te ne vai?> domandò con ira Klaus. Con quella furia che gli squarciava il cuore ogni volta che qualcuno che amava, stava per abbandonarlo.
Caroline si voltò furente e tornò vicino a lui.  < Certo che no, idiota! Ho solo troppe cose a cui pensare, troppe situazioni in sospeso! Per te saranno passati cinquecento anni da quando mi hai visto l’ultima volta, ma per me un giorno! Uno stramaledettissimo giorno, in cui mi hai trasformata senza il mio volere, sono tornata nel futuro, ho dovuto spiegare a mezza bocca almeno qualcosa ai miei amici e sono diventata un ibrido, un maledettissimo ibrido! E poi arrivi tu con la tua aria da grand’uomo e mi dici che mi hai salvata, ma non hai voluto dirmelo! Perché non lo hai fatto? Era divertente vedermi piangere la notte perché pensavo che mi odiassi, che non mi amassi più?> gli urlò contro Caroline, stringendo i pugni fino a farsi male.
Klaus la prese con forza e la portò contro il muro di casa, stringendola col suo corpo. Era furioso.
 < Ti avevano quasi uccisa! Eri riversa nel tuo sangue, in fin di vita e solo per colpa mia! Colpa mia che credevo di odiarti perché mi avevi ferito! Ma non ti odio più, non ho mai potuto odiarti! Io ti amo Caroline, come fai a non capirlo? A dubitare di me con tutta questa leggerezza? > le gridò in risposta l’ibrido, a pochi centimetri dalla faccia.   < Cos’altro dovrei fare per provarti quanti io tenga a te?>
Caroline si morse le labbra per non scoppiare a piangere e cercò di liberarsi dalla sua presa senza alcun successo.
 < Tu non puoi decidere per me. Perché quello che mi ha fatto quel mostro, non è nemmeno lontanamente paragonabile al dolore che mi hai fatto provare spezzandomi il cuore …> sussurrò Caroline allontanando lo sguardo da lui, non voleva la sua compassione. Non voleva più essere la fragile e bisognosa Caroline, ma se in vita sua avesse mai avuto bisogno di qualcosa, quel qualcosa era lui.
Klaus la fissò con intensità lasciando scivolare via tutta la sua rabbia, le portò le dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo. Un’aria serena ma stanca cominciava a rasserenare il suo viso.
 < Perdonami. È l’unica cosa che ho tentato di evitare con tutte le mie forze, farti soffrire per causa mia. Ma a quanto pare non sono bravo in questo.> confessò l’ibrido con dolcezza, accarezzandole il viso.
 < Caroline.> la voce autoritaria di Liz li fece sobbalzare, ed in meno di un secondo Caroline si allontanò da Klaus, che era già vistosamente arretrato. Non l’aveva sentita arrivare, quando era con Caroline non riusciva a concentrarsi su altro che non fosse lei.
 < Mamma!> squittì quasi la ragazza, asciugandosi in fretta le lacrime.
 < Cosa sta succedendo qui?> domandò allarmata lo sceriffo, poggiando la mano sulla fondina della sua pistola.
 < Nulla, non sta succedendo niente. Klaus se ne stava andando.> rispose Caroline avvicinandosi a lei.
Klaus annuì, visibilmente irritato per quell’interruzione. Ma da perfetto gentiluomo, sorrise educatamente alle due donne e si voltò per andarsene.
 < Mamma che ci fai qui? Ti avevo detto di restare a casa di Tyler!> la rimproverò allora Caroline, ritrovando la lucidità.
 < Già. Per nasconderci dall’ibrido col quale stavi , credo amoreggiando o litigando sul portico di casa nostra. Non trovi qualcosa di strano in questo, Caroline? > domandò stizzita Liz alla figlia.
Caroline notò con la coda dell’occhio che Klaus si era fermato, di spalle. “ Impiccione” bofonchiò la ragazza, facendolo sorridere.
 < Ti spiegherò tutto, giuro. > Caroline cercò di fare il suo sguardo da cucciolo, ma non ci riuscì granchè bene.
 < Entra in casa, dovrai parlare per tutta la sera per spiegarmi tutte le cose, che devi spiegarmi!> la rimproverò Liz prima di entrare in casa.
Caroline si voltò per vedere dove fosse finito Klaus, ma era scomparso. Meglio così, cosa avrebbe potuto dirgli? Che forse l’intervento di sua madre li aveva salvati dal fare un  madornale errore? Che in realtà quell’errore voleva farlo?
 < Buonanotte Klaus.> sussurrò all’oscurità la ragazza poco prima di avvertire le soffici labbra dell’ibrido sfiorare le sue.
 < Buonanotte amore.> le sussurrò dolcemente contro la bocca, ma fu questione di attimo. Quando Caroline riaprì gli occhi l’oblio aveva preso il suo posto.
Sarebbe stata una lunga notte, aveva bisogno di rimettere ordine nella sua vita.

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Capitolo 23
*** Revelation. ***


Salve ragazze … maxi capitolo scritto con il cuore ed il penultimo devo ammettere! Mi si stringe il cuore al pensiero che siamo alla fine ( mi lascio però la possibilità di pubblicare un capitolo in più, se scrivendo l’ultimo capirò che ho concentrato troppe cose insieme, tanto per informarvi ;) ) e volevo dirvi che siete state TUTTE stupende! Grazie a tutte, a chi ha seguito in silenzio, chi ha commentato con costanza ( questa fanfiction è merito vostro ) e chi meno, e chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti ( piccole pazze, siete magnifiche! Grazie mille ). Ma credo proprio di dovervi una buona notizia no? =) Beh … ve la darò alla fine dl capitolo o forse al prossimo … Mm… come sono crudele ;)! Ad ogni modo spero tanto che il capitolo vi piaccia, è colmo di eventi e mi piacerebbe tanto avere il vostro parere. Grazie a tutte voi dal profondo del mio cuore, un bacio e buona lettura =)!Ah ovviamente il titolo vuole essere un omaggio al film diretto da Joseph ;)!
 
 
 
 < Hai intenzione di darmi la tua versione dei fatti o di dirmi finalmente la verità Caroline? Per tutto questo tempo non sei stata alla ricerca di Tyler, non è vero? Eri con lui? Con Klaus? > domandò Liz senza cercare di nascondere l’irritazione che il comportamento della figlia aveva suscitato in lei.
Caroline la raggiunse nel salotto, alzando gli occhi al cielo ed incrociò le braccia proprio come aveva fatto sua madre. Erano pronte alla battaglia.
 < No, non ero andata a cercare Tyler. Ero nel passato dove quei cretini dei miei amici e quei megalomani degli Spiriti mi avevano mandato per addormentare Klaus.> rispose secca Caroline, notando con soddisfazione l’espressione scioccata della madre.
 < Il passato?> boccheggiò fuori Liz, sbarrando gli occhi.
 < Si, ed è una lunga storia che mi piacerebbe raccontarti quando tu sarai più calma ed io avrò dimenticato questa lunga giornata!> sbottò Caroline con un’arroganza che non aveva mai avuto.
 < Tu mi devi delle spiegazioni e me le devi ora, sono tua madre! Sono stanca di essere tenuta all’oscuro di quello che accade nella tua vita.> Disse Liz alzando sensibilmente il tono della voce.
Caroline alzò gli occhi al cielo e si voltò per andare in camera sua. Quella discussione era l’ultima cosa di cui aveva bisogno quel giorno!
 < Dove credi di andare? Caroline! > gli gridò dietro la madre, tanto da irritarla e costringerla a fermarsi. Non sapeva perché ma quella sera il tono di voce di Liz la innervosiva più del solito.
 < In camera mia!> sbottò Caroline prima di voltarsi a guardarla, o ancor meglio a fulminarla con lo sguardo.
 < Non lo hai addormentato vero? > domandò senza preavviso Liz, ben cosciente che se voleva avere delle risposte dalla foglia doveva andare subito al sodo.
 < Il tuo spirito di osservazione mi stupisce sempre di più mamma. Adesso capisco perché come sceriffo fai tanto schifo!> lo aveva detto sul serio? Caroline si portò una mano davanti alla bocca, scioccata dal suo stesso comportamento. Liz la fissò con aria ferita, ma non disse nulla.
 < Lui … lui è cambiato, non è più un mostro. C’è del buono in lui, serviva solo qualcuno che non lo giudicasse, che non lo screditasse, per tirarlo fuori. Qualcuno che credesse in lui come nessuno aveva mai fatto, tanto meno lui. È una brava persona, non dico che sia un santo, nemmeno io lo sono. Ho ucciso, merito anch’io secondo te l’odio che tutti sembrano riservargli? Ha scelto la redenzione, perché volete ostacolarlo?> disse la ragazza con tono concitato, in realtà quel discorso non era solo per sua madre. Ma al momento doveva accontentarsi.
 < Ha ucciso Meredith! Eravamo amiche da così tanto tempo, era la madre di Tyler! Come puoi dimenticare tutto questo? Klaus è un assassino! Non puoi venire a dirmi che è una brava persona. Non sei lucida, non stai ragionando! Io non ti ho cresciuta per diventare un mostro come lui! > le gridò contro Liz, temendo che lui l’avesse cambiata. Quella ragazza così aggressiva non era sua figlia.
Caroline sentì una rabbia incontrollata scuoterle le ossa, avvertì una spiacevole sensazione salirle su per la gola, bruciava. Un ringhio sommesso uscì dai suoi denti serrati e ancor prima di rendersene conto si era lanciata a velocità vampiresca contro la madre.
Due mani forti la afferrarono per le spalle e la inchiodarono con violenza al muro, le iridi gialle di Caroline si spalancarono alla vista del suo assalitore.
 < Klaus. > sussurrò Caroline con i canini scoperti. L’ibrido cercò di liberarsi dalla presa dell’Originale, ma Klaus non sembrava voler mollare.
 < Lui non è un mostro!> sbraitò Caroline contro la madre.
 < Sta calma! Caroline, Caroline guardami! > gli urlò Klaus mentre col peso del suo corpo la imprigionava tra lui ed il muro.
Lo sguardo scioccato di Liz ed il suo terrore sembrarono passare inosservati agli occhi dei due, che solo allora intrecciavano le loro iridi.
 < È il gene del lupo, non sei tu amore. Respira, guardami. È tua madre, non vuoi farle del male.> disse con calma Klaus, mentre si sentiva abbastanza sicuro da allontanare una mano dal suo braccio per accarezzarle amorevolmente il viso. 
E fu così che Caroline si perse nel blu di quegli occhi. La rabbia sembrò scivolare via come sapone dalla sua pelle mentre il suo mondo andava a racchiudersi in lui.
 < Brava … > Klaus le rivolse allora un sorriso fiero, così dolce e rassicurante da farla annullare totalmente dentro il suo sguardo.
Piano, piano il suo respiro accelerato cominciò a calmarsi ed i suoi canini scomparvero.
 < Forse sarà meglio che per questa notte tu venga a dormire a casa mia.> le sussurrò gentilmente Klaus, portandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Caroline annuì senza che alcun pensiero coerente riuscisse a formarsi nella sua testa. Sapeva solo che non voleva far del male a sua madre.
Klaus La strinse a sé e si indirizzò assieme a lei verso la porta, ancora spalancata dopo il suo fulmineo ingresso.
 < Caroline!> sussurrò con tono scioccato Liz mentre faceva un passo verso di loro. Non voleva che sua figlia se ne andasse via con quel mostro, non lo avrebbe permesso.
 < Signora Forbes, ho udito tutti i nobili aggettivi che ha usato per descrivermi e capisco perché si senta preoccupata per l’incolumità di sua figlia. Ma se c’è un posto su questa Terra dove Caroline è al sicuro, è con me. > le disse Klaus, voltandosi a guardare lo sceriffo. E forse erano state le sue parole oppure il modo in cui stringeva Caroline a sé o la guardava, ma Liz sembrò rilassarsi. O forse arrendersi.
 < I suoi occhi …?> domandò allora la donna con voce impaurita.
 < Caroline è diventata un ibrido. Non voleva aggredirla, è ancora giovane … imparerà a controllarsi.> la giustificò Klaus senza nemmeno sapere il motivo per il quale lo stava facendo. Stare assieme a Liz lo faceva sentire … furente. Era solo una delle altre persone che vedevano in lui il demonio, la nemesi sulla quale riversare tutto l’odio che provava nei confronti del mondo. Ma era la mamma di Caroline e sapeva quanto lei la amasse.
 < Sei stato tu a farle questo? > domandò Liz cercando in vano lo sguardo della figlia. Caroline era appoggiata contro il petto di Klaus, ad occhi chiusi intenta con tutte le sue forze a distogliere l’attenzione dal sangue caldo che scorreva nelle vene della madre.
 < Si, stava morendo. Non lo avrei mai permesso. > e fu proprio in quel momento che Klaus riuscì a scorgere in Liz una nuova emozione. Non più odio o rabbia, ma approvazione.
 < State attenti.> sussurrò lo sceriffo, mentre incatenava il suo sguardo a quello di Klaus. Era chiaro quello che voleva significare. Gli stava affidando la sua vita, Klaus poteva capirlo molto bene perché Caroline lo era anche per lui.
Klaus la aiutò ad uscire dalla porta e decise che sarebbe stato molto meglio fare una passeggiata. Caroline era già abbastanza sfinita, correre a velocità disumana non l’avrebbe di certo aiutata.
Proseguirono in silenzio, Klaus fece scivolare la sua mano, fino ad allora stretta attorno alla spalla di Caroline, lungo il suo fianco. Voleva aiutarla a camminare, voleva starle vicino.
L’ibrido per tutta risposta si rannicchiò il più possibile contro il fianco dell’Originale, aveva freddo. Ma non un freddo normale, quello che ti fa venire i brividi e la pelle d’oca, quello era un freddo glaciale che le era entrato nelle ossa e  lei stessa stentava a credere di potersene liberare.
 < Ho aggredito mia madre.> sibilò Caroline senza distogliere lo sguardo dalla strada.
 < Non l’hai nemmeno sfiorata, non dire stupidaggini.> le rispose piccato Klaus.
 < Già, ma solo per merito tuo.> era strano come non le servisse più guardarlo per capire il suo stato d’animo.
 La stretta al fianco si fece più forte, si stava arrabbiando.
“ Perfetto, proprio quello che mancava! La ciliegina sulla torta!” pensò la ragazza.
 < Ti insegnerò a tenere sotto controllo il lupo. Credo che per te sarà più difficile non essendo stata un licantropo a tutti gli effetti, ma imparerai. Ne sono sicuro. > rispose sereno Klaus, prima di aprire il cancello della sua residenza.
Si era allontanato da lei solo per un istante, ma le era sembrato infinito.
 < Ho freddo, è normale?> domandò tranquillamente Caroline, sperando che in quel modo Klaus sarebbe tornato al suo fianco alla velocità della luce.
L’ibrido si tolse prontamente la giacca e la depositò sulle sue spalle prima di tornare a stringerla per la vita.
A Caroline sfuggì un sorrisetto che non passò per nulla inosservato.
 < Credo di si, sei per metà lupo. Loro tendono ad essere più “umani” dei vampiri. > le spiegò con calma Klaus  mentre salivano i gradini del suo patio.
 < Quindi anche tu hai freddo?> domandò scioccata Caroline, insomma con … Tyler non le era mai capitato di affrontare quel discorso.  “Tyler … bene, no davvero Caroline, complimenti! Dovevi pensare a Tyler proprio in questo momento?” si rimproverò mentalmente la ragazza.
Klaus scoppiò a ridere, ridestandola dal suo folle monologo con se stessa ed ancora ridendo l’ibrido aprì la porta.
 < Cosa c’è di tanto divertente?> domandò un po’ irritata la ragazza mentre faceva il suo ingresso in casa Mikaelson, ma ancor prima di aver messo un piede dentro Rebekah le piombò addosso armata di un calice di sangue e di un consistente strato di vestiti nell’altra mano.  < Questo.> sorrise Klaus, indicando la sorella.
 < Perfetto, questo è tuo.> le disse Rebekah porgendole il bicchiere.  <  e questi sono miei, stasera ho uno pseudo appuntamento con Matt, devi aiutarmi a scegliere.> le disse con disinvoltura, come se il fatto che dovesse passare la notte a casa loro fosse la cosa più normale del mondo. Un attimo… effettivamente negli ultimi mesi, nel passato… lo aveva fatto. Oddio, le stava venendo mal di testa.
 < Matt? Tu esci con Matt?> le domandò scioccata Caroline, alzando la voce di dieci decibel.
 < Non rompere, bevi il tuo bicchiere e seguimi!> le ordinò Rebekah afferrandola per la mano.
 < Ad ogni modo, se vuoi saperlo … ho freddo solo quando non sei con me.> le sussurrò inaspettatamente Klaus nell’orecchio prima che Rebekah la rapisse per portarla al piano di sopra.
La vampira si voltò per guardare il fratello e rivolgergli un ‘occhiata di preoccupazione. Klaus annuì, quella di Becka era stata un’ottima idea. Caroline aveva bisogno di svagarsi.
Raggiunse Elijah nel salotto, che aveva tentato invano di raggiungere Caroline per salutarla, era solo riuscito ad urlarle un “buonasera Caroline!” prima di vederla svanire nella stanza di Rebekah.
 < Deduco che abbiate ascoltato la nostra conversazione.> disse Klaus mentre si lasciava cadere elegantemente sul divano. Aveva davvero bisogno di un bicchiere di buon whisky.
 < Non è stato molto carino da parte nostra origliare, ma eravamo preoccupati.> si scusò elegantemente Elijah mentre versava in due bicchieri di cristallo un ottimo whisky scozzese.
 < Certo. > sbottò Klaus, mentre Elijah gli porgeva il bicchiere.
 < Gli Spiriti si sono di certo superati. Farci dimenticare del nostro passato con lei …> disse Klaus più a se stesso che al fratello.
 < Temo anche io delle ripercussioni. Hanno usato una magia potente e a quanto pare non siamo immuni ai loro trucchetti. Dovremmo cercare di radunare di nuovo un clan di streghe al nostro servito temo.> Eliajh si accomodò nella poltrona vittoriana che si trovava di fronte al divano e sorseggiò con calma il suo whisky.
 < Temo anch’io … > rispose Klaus sovrappensiero.
 < Ma parliamo di cose più urgenti.> esordì Elijah con sicurezza. Klaus lo guardò interrogativo prima di allargare platealmente le braccia, per invitarlo a parlare.
 < La ragazza … si trova in una situazione molto difficile …> ma prima che Elijah riuscisse a finire la frase, Klaus si alzò in piedi.   < Non ho voglia di parlare di questo fratello, ho bisogno di dormire.> disse prima di scomparire anche lui al piano di sopra.
 
 
 
 
 
 < Come? Cosa stai dicendo Damon, è impossibile! > sbraitò Tyler contro la cornetta della cabina telefonica dalla quale aveva risposto.
 < Perfetto se non mi credi, vieni a controllare con i tuoi occhi e torna a mettere un po’ di sale in zucca alla tua ragazza!> lo schernì il vampiro allontanandosi dalla strega che lo aveva aiutato a mandare un biglietto al licantropo.
 < Se torno Klaus mi taglierà la gola.> puntualizzò irritato Tyler, maledicendosi per aver seguito le istruzioni del biglietto ed aver risposto a quel dannato telefono.
 < Vuoi trascorrere il resto della tua insignificante vita a fuggire dall’uomo che più odi sulla faccia della Terra o hai intenzione di diventare un bambino grande  e prenderti la tua vendetta?> gli domandò con sarcasmo Damon, sapendo che dopo quella mossa Stefan, Elena e Bonnie lo avrebbero linciato vivo.
Tyler rimase in silenzio a lungo prima di riattaccare la cornetta, afferrare il suo zaino e salire sul primo autobus diretto a Miystic Falls.
 < Ah potrei fare il pubblicitario.> si congratulò con se stesso Damon prima di tornare a casa.
 
 
 
 
 
 < Quello blu.> ripetè per la millesima volta Caroline, ormai senza forze.
 < Ma forse sembrerei meno entusiasta della cosa se indossassi un paio di jeans e quella maglietta bianco perla che mi mette in risalto la carnagione, no?> domandò Rebekah scomparendo di nuovo nella sua cabina armadio.
Caroline gettò un gemito di disperazione e crollò sdraiata sul letto.
 < Spiegami come fa un vestito a mostrare quanto tu sia entusiasta!> sbottò ricevendo in cambio una scarpata sugli stinchi.
 < Ahi! Assassina!> le urlò dietro Caroline.
 < Esagerata come la solito, smettila di bofonchiare ed aiutami!> le gridò Rebekah mentre usciva dall’armadio con altri vestiti.
 < Te l’ho detto! Il vestito blu e non ho intenzione di cambiare idea!> sbraitò Caroline mettendosi a sedere. Una camicia da notte le ricoprì la testa, facendola scoppiare a ridere.
 < Tieni e stai zitta! E poi non dire che non sono generosa. E se mi darai una mano a vestirmi, domani poteri persino prestarti il vestito blu che tanto adori.> scherzò Rebekah mentre indossava un vestitino color avorio aderente e in pizzo.
Caroline si tolse la vestaglia dalla faccia ed osservò l’amica.  < Si, ok questo.> confessò infine. Aveva dovuto cedere, quella vampira era assurda!
 < Ah ah visto?> gongolò Rebekah mentre si metteva le scarpe ed afferrava la sua pochette.
 < E adesso dove vai?> le domandò allarmata Caroline mentre la vedeva uscire dalla stanza. Non sapeva perché ma un panico improvviso si era impossessato di lei.
 < All’appuntamento! Oddio cominci a preoccuparmi sai.> le rispose con sarcasmo la vampira prima di fuggire alla velocità della luce.
Caroline si alzò, pronta ad inseguirla, ma appoggiato con disinvoltura allo stipite della porta era magicamente apparso Klaus.
 < Ancora continui a domandarti perché io l’abbia lasciata addormentata per novant’anni?> le domandò scherzosamente l’ibrido.
 < Assolutamente no. Anzi non è che ci stai di nuovo facendo un pensierino?> chiese con finta speranza la ragazza, facendolo ridere.
 < Klaus, lo so che dobbiamo parlare, ma … > disse all’improvviso Caroline, avvertendo la tensione latente che c’era tra di loro.
 < Hai bisogno di pensare, lo capisco. A dire la verità mi bastano le parole che hai detto a tua madre stasera, per farmi rendere conto che … > Klaus si avvicinò pericolosamente a lei e le posò le dita sulla bocca, fino a scivolare sul suo collo.
Caroline rabbrividì di piacere e chiuse gli occhi, al diavolo tutti i buoni propositi.
 < Mi ami ancora, non è vero? > le sussurrò seducente contro le labbra.
A quelle parole Caroline sbarrò gli occhi, allarmata e fece un passo indietro.  < Non è … abbastanza.> sussurrò con le lacrime agli occhi.
 < Che significa?> domandò allarmato Klaus. Preso alla sprovvista da quel brusco cambiamento.
 < Che il fatto che ti amo non giustifica il mio comportamento! Ho mentito ai miei amici, ho tradito Tyler ed anche te … mia madre aveva ragione, sono diventata una persona terribile! Ho pensato solo a me, mi sono fatta guidare dall’amore e sono stata ceca! Ho ferito così tante persone e solo perché sono un’egoista! Una stupida e narcisistica egoista! Avrei potuto salvare Jenna, Maredith, Jeremy e forse persino mio padre e metà Mystic Falls se solo fossi riuscita ad addormentarti ed ora mi sento colpevole! Come se fossi stata io ad uccidere tutte quelle persone e … e fa male! Fa così male che non riesco a respirare, ma rifarei tutto. Tutto perché non potrei mai vivere senza di te! > urlò Caroline mentre le lacrime scorrevano libere sulle sue guance. Strinse le mani contro il petto nel tentativo di alleviare il dolore che le stava lacerando il cuore, ma nulla sembrava funzionare.
Klaus sentì una fitta al petto di proporzioni così grandi da farlo traballare sulle sue ginocchia. Caroline stava soffrendo, stava crollando e cosa poteva fare lui se non peggiorare la situazione? In fondo era per colpa sua se lei si trovava in quelle condizioni, ma fu inutile pensare di andarsene, di scomparire dalla sua vita. Le sue gambe si mossero senza comandi, senza preavviso, al solo scopo di raggiungerla. Voleva solo prenderla tra le braccia e darle un bacio in grado di spazzare via ogni paura, ogni lacrima. E fu così.
Caroline rispose con foga e disperazione, afferrandosi al collo di Klaus ed insinuando la sua lingua nella bocca dell’ibrido. In un secondo Klaus l’aveva afferrata per la vita e le aveva fatto intrecciare le gambe dietro il suo bacino.
Utilizzando la super velocità la portò nella sua stanza e la sbattè al muro con forza, prima di baciarla rudemente, ansiosamente.
Caroline gemette di piacere, lasciandosi scappare un gridolino quando Klaus le strappò letteralmente di dosso il vestito che portava.
Le loro labbra, ancora salate per le lacrime di Caroline, tornarono a scontrarsi mentre le loro mani vagavano selvagge sul corpo dell’altro.
Tutta quella foga, quella fretta … quella passione, erano dettate da un bisogno soffocante: placare il loro dolore nell’altro. Solo quando erano stati insieme, legati in un corpo solo erano riusciti a dimenticare il mondo esterno.
In quella notte nessuno, nemmeno la realtà era riuscita a scalfirli, a far loro del male e sapevano che solo legandosi di nuovo l’uno all’altra sarebbero riusciti a tornare sani, intatti.
Caroline gettò a terra la maglietta di Klaus e cominciò ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni mentre Klaus la sorreggeva per le natiche e divorava il suo collo di baci e morsi.
In preda all’estasi del momento, la ragazza ruppe la cinta e la gettò a terra, tornando a posare il peso sulle sue gambe.
Klaus le afferrò allora le mani e le immobilizzò sopra la sua testa, cominciò a divorare le sue labbra, le sue guance ed il suo collo di baci in modo autoritario e feroce fino a che non la sentì impazzire sotto il suo tocco. Premette il suo corpo scultoreo contro il suo, facendole perdere ogni controllo.
Le liberò le mani che corsero avidamente lungo il suo petto scolpito fino alla chiusura dei pantaloni, Caroline si gettò su di lui, scaraventando dall’altro lato della stanza. Mentre le mani di Klaus si intrecciavano ai suoi capelli ribelli, Caroline sbottonò i pantaloni di Klaus e tirò giù anche il suo intimo.
L’originale si liberò in fretta degli indumenti portando Caroline contro uno degli stipiti del letto a baldacchino, tra baci e strette possessive.
Utilizzando la super velocità Caroline lo afferrò per la vita e lo gettò sul letto. Completamente nudo ed evidentemente felice di vederla, Klaus la stava fissando con lussuria e devozione, un mix letale.
  < Non lo trovo giusto.> disse trattenendo un sorriso l’ibrido.
  < Cosa?> domandò allarmata Caroline.
  < Fissare un gentiluomo quando voi siete ancora vestita.> scherzò Klaus, citando le parole che proprio lei le aveva rivolto la prima volta che avevano fatto l’amore.
 Caroline scoppiò a ridere e si portò le mani dietro il reggiseno, per sganciarlo.
 < Che maleducata. Aspettate, possiamo sempre rimediare.> gli rispose la ragazza, riecheggiando le parole di Klaus.
 
 
 
Quanto gli era mancato, sentirla gemere, rabbrividire ad ogni suo tocco, ad ogni sua spinta. Sentire il suo respiro affannato, scontrarsi con le sue labbra voraci, soffici. Lei … era tutto quello di cui aveva bisogno.
Klaus lasciò una scia di baci infuocati partendo dal petto di Caroline per giungere fino al suo collo, alla sua bocca arrossata per la foga dei loro baci. Era seduto e Caroline era seduta sopra di lui, viso a viso stretti in un abbraccio possessivo e vorace. I loro bacini ondeggiavano all’unisono e tutto quello che Klaus riusciva a sentire, oltre l’effetto paradisiaco del calore della pelle di Caroline contro la sua, era l’estasi del momento, la felicità sovrumana che avvertiva ogni volta che i suoi occhi si soffermavano in quelli di  lei e lei gli sorrideva. Un sorriso così dolce, complice … un sorriso che Klaus sapeva essere solo per lui.
Per la prima volta si sentiva diverso dagli altri non per la sua sete di sangue, la sua crudeltà o la sua triste storia … si sentiva diverso perché aveva trovato lei. Perché sapeva che una fortuna così grande, una complicità ed un amore così sincero come quello tra lui e Caroline erano una rarità in questo mondo apatico, crudele. Aveva trovato il suo diamante prezioso, la luce abbagliante, avvolgente nell’oceano di oscurità che era stato la sua esistenza.
La risata di Caroline lo svegliò dallo stato di pace e lussuria in cui era piombato, Klaus la guardò con aria interrogativa mentre in maniera involontaria stringeva il suo abbraccio, facendo scivolare le mani lungo la schiena nuda di Caroline.
 < Stai pensando a Megan Fox?> le domandò lei sorridente, scatenando in Klaus una reazione ancora più disorientata.
 < Cosa?> domandò l’Originale, immobilizzandosi completamente.
 < Avevi un’aria così persa e pensierosa, stavi immaginando di essere qui con Megan Fox? > specificò lei offrendogli un sorriso così sbarazzino da farlo sorridere a sua volta.
 < No perché lo capirei, anche io… > ma prima che Caroline riuscisse a finire la frase, Klaus l’afferrò per la vita e la portò sul materasso, ergendosi sopra di lei con aria maliziosa.
Stavano entrambi ridendo come due adolescenti in amore.   <  Stavo pensando a quanto sono fortunato … > le sussurrò Klaus in un orecchio mentre faceva risalire la sua mano dal ginocchio di Caroline, fino alla sua vita.
Caroline smise immediatamente di ridere, catturata dal magnetismo di quel seduttore.
 < Pensavo che ho intenzione di trascorrere ogni giorno per il resto dell’eternità a fare questo … > disse mentre la sua mano scivolava fino al seno della ragazza per poi andare ad accarezzare il suo viso.
Le guance arrossate, le labbra un po’ gonfie, i capelli ribelli sparsi sul cuscino e gli occhi vitrei, sorpresi. Klaus non sarebbe mai più riuscito a dimenticare quell’immagine, quella visione. Avrebbe per sempre ricordato Caroline così, innamorata di lui, innocente e maliziosa un mix che solo lei sapeva amalgamare così bene.
 < Maniaco.> sussurrò Caroline accennando un sorriso divertito. La gola le era diventata improvvisamente secca ed il cuore aveva cominciato a galopparle all’impazzata, cosa che Klaus non si sarebbe fatto sfuggire. Quelle parole … era stato più che scioccante sentirle proferire da Klaus, era quello di cui aveva bisogno. Se doveva mettere a rischio ogni minimo dettaglio della sua vita, doveva sapere di farlo per qualcosa, o meglio qualcuno che non l’avrebbe delusa, abbandonata.
 Klaus scrollò la testa ridendo e si avvicinò maggiormente a lei, facendo aderire il suo corpo a quello di Caroline, che sobbalzò di piacere.
 < Vuoi dirmi che opporresti resistenza?> domandò lui con tono sarcastico, alzando un sopracciglio mentre scivolava di nuovo lentamente dentro di lei.
Caroline trattenne un gemito di piacere e gli sorrise con aria birichina.  < Potrei, ma so che con te non servirebbe a nulla.>
 Klaus la baciò sulle labbra, prolungando volutamente il loro soffice contatto.  < Sono una persona autoritaria è vero, ma dopo la nostra esperienza nel passato, ho capito che con te dare ordini non funziona per niente. > le sussurrò contro il collo che era sceso a baciare.
A Caroline sfuggì un sospiro mentre intrecciava le dita ai capelli di Klaus,  < Riesci ad irritarmi a morte quando lo fai.>
 < Lo so.> soffiò Klaus contro il suo orecchio.  < Come so che la cosa infondo ti piace, come piace a me. Riesci a tenermi testa, vorrei obbligarti a fare quello che ti dico a volte, ma mi piace questo lato di te, sei tu Caroline.> confessò infine Klaus facendola accendere di un sorriso sincero.
 < Mi stai dicendo che nonostante l’irritazione amiamo i rispettivi difetti dell’altro?> domandò Caroline mentre assecondava la falcata dell’Originale.
Klaus la guardò, le diverse tonalità di blu dei loro occhi si intrecciarono magicamente.
 < Non è forse questo l’amore?> domandò con un’innocenza disarmante che spinse Caroline ad afferrarlo per la nuca e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo.
 < Si.> sussurrò estasiata la ragazza, e fu la loro ultima parola. Non servivano più, si era già detti tutto quello che poteva con semplici parolem descrivere il loro amore.
 
 
 
 
Il telefono squillò, quel maledetto fischiettio. Forse non era il primo, ma Caroline non era riuscita ad aprire gli occhi fino a quel momento.
Klaus era dietro di lei, un braccio sotto il suo collo e l’altro posato sulla sua vita. Per non parlare della mano che la teneva stretta per la spalla, era immobilizzata. Ma la cosa non le dispiaceva affatto, voleva solo arrivare al comodino per gettare il suo cellulare fuori dalla finestra!
Un altro fischio. Caroline voltò un poco il viso per vedere se Klaus si fosse svegliato.
Dormiva beatamente, con un’espressione rilassata e innocente che Caroline non aveva mai avuto l’onore di osservare.
L’ibrido cercò di allungare la mano per afferrare il suo telefono e con estremo sforzo e molto probabilmente slogandosi una spalla, riuscì ad afferrarlo.
  < Dieci messaggi e quindici chiamate perse?> disse con voce stridula ed incredula la ragazza.
Klaus aprì gli occhi e strinse istintivamente la presa attorno al corpo di Caroline. Posò un bacio sulla sua spalla e si accoccolò contro di lei.
 < Che succede?> le domandò con la voce ancora impastata dal sonno.
 < I miei amici sono usciti fuori di testa! Voglio che vada a casa di Bonnie, per parlare e mia madre mi ha chiamato un milione di volte! Insomma non ho più dodici anni! Non devo rendere conto a loro di dove sono e di quello che faccio.> sbraitò Caroline mentre leggeva ad uno ad uno tutti i messaggi.
 < Che ore sono?> domandò con aria seria l’ibrido mentre si alzava su un gomito per guardarla. Caroline si portò con le spalle sul materasso e lo guardò con aria colpevole.
 < Mezzogiorno.> ammise la ragazza.
 < È tardi, sono solo preoccupati per te. Soprattutto tua madre.> disse Klaus con aria enigmatica, riuscendo a spiazzare la ragazza. Li stava difendendo? I suoi amici che avevano cercato di ucciderlo almeno una ventina di volte e sua madre che proprio l’altra sera aveva usato epiteti a dir poco non lusinghieri contro di lui?
Ma le labbra morbide dell’Originale le fecero dimenticare ogni cosa. Klaus si portò sopra di lei e cominciò a baciarle il collo, scendendo sempre più giù.
  < Che vuoi fare?> domandò divertita Caroline mentre Klaus scompariva sotto le coperte.
 < Lo saprai presto.> scherzò l’ibrido, facendola ridere.
Il telefono cominciò a squillare di nuovo, una chiamata.
Caroline sbuffò pesantemente e Klaus riemerse dalle coperte per afferrare il cellulare della ragazza, ma stranamente non era il suo a suonare.
Afferrò allora il suo telefono ed osservò il numero sconosciuto, poi rispose stendendosi sul letto e portando Caroline contro il suo petto per abbracciarla.
 < Pronto?> disse con voce scocciata l’ibrido mentre Caroline cominciava a mordicchiargli l’orecchio.
 < Signora Forbes! Che succede?> al suono di quelle parole Caroline si immobilizzò.
 < Caroline è con me, ci siamo svegliati tardi. Mi dispiace è colpa mia, avrei dovuto pensare a mettere una sveglia, capisco che si è preoccupata. > disse Klaus con voce formale, ma gentile.
A Caroline sembrò tutto un brutto sogno, come aveva fatto sua madre ad avere il numero di Klaus?
 < Certo, gliela passo subito.> sbuffò quasi Klaus. Era evidente che stava cominciando a perdere la pazienza.
 < Mamma!> squittì Caroline nel tentativo di ammonirla. Klaus portò le mani dietro la testa e voltò il viso per fissarla.
 < Eravate davvero molto vicini … ci ha messo poco a passarti il telefono.> sibilò Liz, facendo arrossire la ragazza. Klaus nascose un sorriso divertito, ma ricevette comunque un’occhiataccia in cambio.
 < Chi ti ha dato il numero di Klaus? E poi non sono più una bambina, posso gestire la mia vita!> sbraitò Caroline contro il telefono. Forse doveva chiederle scusa per l’altra sera, ma si sentiva così irritata con lei.
 < Sono a casa di Bonnie con tutti i tuoi amici, Stefan mi ha dato il suo numero. Siamo preoccupati per te, potresti venire qui per favore? > chiese Liz sforzandosi evidentemente di non alzare la voce.
Caroline rimase spiazzata dal cambiamento di tono della madre e cominciò a tranquillizzarsi anche lei. Non sapeva che Stefan era intervenuto, mimando a Liz di calmarsi.
 < Ok, il tempo di vestirmi e arrivo… e mamma, scusa per ieri sera. Non ero io.> disse infine Caroline con sincerità.
 < Non fa niente.> le rispose la mamma, ed il medesimo sorriso apparve sul volto di entrambe.
 < Ci vediamo fra poco.> disse Caroline prima di riattaccare.
Le mani di Klaus tornarono ad abbracciarla e la ragazza si portò sopra di lui.
 < Devo andare.> disse mettendo il broncio.
 < Ho sentito.> rispose con aria seria Klaus.
 Rimasero per qualche minuti abbracciati, persi l’uno negli occhi dell’altro. Uscire da quella stanza  avrebbe significato tornare al mondo reale, ed entrambi sapevano che lì fuori tutti erano contro il loro amore.
 < Voglio venire con te.> disse all’improvviso Klaus prima di baciarla.
 < È meglio di no, con te nei paraggi sarebbe difficile parlare tranquillamente.> confessò Caroline, dandogli un altro bacio.
 < Non mi interessa, sarai sola lì Caroline. Loro non possono capire, mi vedono ancora come un mostro, un assassino e non hanno tutti i torti. Non voglio che tu combatta da sola contro la tua famiglia per me. Devo esserci anche io, capisci?> le disse cercando di nascondere la rabbia e che tutta quella situazione gli provocava. Ma c’era molto di più, aveva paura di perderla.
Caroline lo guardò come una mamma apprensiva e gli sorrise prima di alzarsi dal letto.
 < Smettila, tu non sei un mostro e poi posso gestirli, lo faccio da diciotto anni. E a dire la verità … presentarmi con te al mio fianco peggiorerebbe la situazione. Loro non possono capire te, ma io posso farli ragionare. Mi conoscono, so come parlargli.  > si spiegò la ragazza mentre si rimetteva le mutandine e cercava di riallacciare il suo reggiseno.
Le grandi e calde mani di Klaus apparvero dal nulla, per aiutarla e voltando il viso Caroline riuscì ad ottenere un bacio così dolce e appassionato da farle venir voglia di togliersi di nuovo tutto.
 < Non voglio vederti andare via, non voglio che tu esca da questa casa, da questa stanza. E se ti tenessi prigioniera?> le sussurrò con lussuria all’orecchio mentre le sua mani calde si posavano sul ventre della ragazza.
 < Tornerò … non devi preoccuparti.> sussurrò Caroline chiudendo gli occhi per godere appieno delle stupende sensazioni che la vicinanza di Klaus gli comunicavano.
 < Ti aspetterò allora. > disse Klaus voltandola verso di lui e dandole un bacio mozzafiato.
 < Già ma non posso di certo presentarmi da loro in lingerie. Hai distrutto il mio vestito.> scherzò Caroline intrecciando le mani dietro la nuca dell’Originale.
Klaus le sorrise malizioso e cominciò a dondolarla tra le sue braccia.  < Daresti conferma a tutti i loro dubbi.> scherzò l’ibrido.
 < Come se non avessi già abbastanza problemi.> lo ammonì Caroline. Klaus andò ad aprire il suo armadio e le passò una delle sue camicie.
Indossò i pantaloni e la prese per mano, guidandola fuori dalla stanza.
 < Anche i miei vestiti non hanno fatto una bella fine.> scherzò l’Originale ricevendo una sonora pacca sul fondoschiena.
Scoppiarono entrambi a ridere mentre Klaus la strattonava per stingerla tra le sue braccia.
 < Buongiorno ragazzi.> disse con un sorriso a trentadue denti Rebekah che  stava tornando in camera.
Caroline si irrigidì all’istante mentre Klaus le sorrise, malizioso.
 < La nostra dama qui ha bisogno di un vestito, pensavo che l’avresti aiutata con piacere.> disse Klaus alla sorella, senza mai distogliere lo sguardo da una Caroline evidentemente in imbarazzo.
Rebekah l’afferrò per la mano e la strattonò via dalla presa di Klaus.
 < Finalmente riuscirò a vederti vestita in maniera decente.> borbottò Rebekah trascinandola in camera.
 < Ehi! > protestò Caroline, voltandosi a guardare con ira il suo amante.
 < Grazie mille! Davvero!> gli disse, facendolo scoppiare a ridere.  < Ti aspetto giù.>
 
 
 
 < No Rebekah! Non devo andare a fare una sfilata! Dammi quei jeans e quel top e sono a posto! > protestò Caroline mentre cercava di strappare dalle mani dell’amica gli abiti che aveva scelto.
 < Preferirei dare fuoco al mio guardaroba che vederti un’altra volta andare in giro come una barbona!> protestò Rebekah porgendole il vestito che lei aveva scelto.
 < Io non vado in giro … ah! Ma che ci parlo a fare con te! Ed ogni modo cerco di essere comoda, non sono trasandata! Sono stata Miss Mystic Falls, ho gusto nel vestire!> sbraitò Caroline mentre entrava nel vestitino aderente che le aveva dato Rebekah.
 < Già, quanti secoli fa è successo?> la punzecchiò Rebekah mentre prendeva le scarpe da abbinare al vestito.
Caroline la lanciò uno sguardo inceneritore, le strappò le scarpe dalle mani e scese al piano di sotto, urlando un “ti odio!”.
 < Lo so che mi vuoi bene! Ah e non c’è di che!> rispose divertita e sarcastica la vampira mentre guardava la sua amica scendere le scale.
 
 
 < Se mi farai un’altra volta una cosa del genere, giuro che ti uccido!> sbraitò Caroline contro Klaus che era seduto sullo sgabello della cucina assieme ad Elijah. Stavano facendo “colazione”.
Elijah nascose un risolino mentre Klaus si alzò in piedi per andare ad abbracciarla.
 < Il vestito ti dona molto e poi io non avevo molte cose della tua taglia da prestarti. > scherzò l’ibrido mentre ammirava le forme di Caroline, scolpite in quel vestito celeste acceso che le illuminava il viso e le metteva in risalto gli occhi.
 < Tutte scuse, vi siete divertiti ad origliare dite la verità?> disse Caroline voltando il viso per fulminare anche Elijah. Il vampiro tossì portandosi una mano davanti la bocca e le sorrise.
 < Non puoi privarci di un così divertente piacere.> le rispose, ricevendo in cambio una linguaccia.
 < Va bene, io vado. Fatemi gli auguri.> disse Caroline, dando un bacio a Klaus.
L’Originale la riprese per un braccio e le porse un bicchiere di sangue fresco.  < Devi prima mangiare o potresti perdere il controllo.> la ammonì, severo.
 < Ah giusto!> disse la ragazza, ignorando l’irritazione dell’amante e mandò giù il bicchiere con una sola sorsata.
 < Molto elegante.> scherzò Elijah, facendola scoppiare a ridere.  < Vado di fretta!> si giustificò Caroline mentre Elijah alzava le mani in modo scherzoso, in segno di scusa.
Klaus la prese per le braccia e la strattonò a sé con violenza, le imprigionò il viso tra le mani e la baciò con foga, insinuando la sua lingua nella bocca calda di Caroline.
 < Ecco, questo era un bacio di arrivederci.> puntualizzò Klaus ancora vicinissimo alle sue labbra.
Caroline mandò indietro il senso di piacevole vertigine che quel bacio le aveva provocato e lo baciò di nuovo, con leggerezza.
 < E non provare a seguirmi.> gli disse gioviale prima di scomparire alla velocità della luce.
 < Hai intenzione di fare come ti ha detto?> domandò tra lo speranzoso e l’incredulo Elijah.
 < L’ho mai fatto? > confessò Klaus, fissando il portone dal quale era uscita.
 
 
 
Caroline prese un profondo respiro, si trovava sul marciapiede di fronte l’ingresso di casa Bennett, chissà perchè le avevano chiesto di andare da lei? Di solito il loro “covo segreto” era casa Salvatore.
L’ibrido scrollò la testa, doveva entrare. Non poteva restare per tutto il giorno lì, sperando che magicamente i suoi problemi svanissero.
Si fece forza e si incamminò verso la casa, bussò con leggerezza e riuscì a percepire il battito del cuore della madre che accelerava, c’era anche un altro battito. Matt? Avevano coinvolto persino Matt in tutto quello?
Fu Liz ad aprirle la porta e contro ogni aspettativa le due donne si vennero incontro, abbracciandosi.
 < Sono felice di sapere che stai bene. > le sussurrò Liz in un orecchio mentre la stringeva forte.
 < Scusa ancora per ieri mamma.> le rispose Caroline sentendosi di nuovo una bambina, l’abbraccio di sua madre la faceva sentire così al sicuro che staccarsi da lei fu molto difficile.
 Liz la fece entrare in casa dove erano riuniti tutti i suoi amici.
Elena era vicina al cammino con le braccia incrociate e lo sguardo ferito, Damon beveva un bicchiere di bourbon comodamente adagiato sul divano mentre Stefan e Bonnie si voltarono a guardarla preoccupati. Stavano parlando.
< Wow … bene, com’è che si dice? Il primo passo è ammettere di avere un problema? Sembra proprio una seduta familiare per incitarmi a smettere di bere! > sbottò Caroline, notando le espressioni di tutti.
 < Per quel che mi riguarda potresti mandare giù litri di whisky, saresti di sicuro più rilassata, ma la dipendenza della quale dobbiamo parlare … credo non vada a genio a molti.> disse Damon con fare sarcastico, rivolgendole un sorriso forzato ed irritante.
Ma questa volta nessuno lo zittì, era ufficiale la decisione era unanime.
 < Perché non ce lo hai detto?> le domandò Elena avvicinandosi a lei. Caroline era ancora sul ciglio della porta, immobile.
 < Cosa avrei dovuto dirvi? Non avreste capito, come è evidente.> disse la ragazza senza mostrare alcuna emozione.
 < Sbagliare è umano Caroline, ma a tutto c’è rimedio. Stai per iniziare il college, potrai andartene e scordare tutto e se Klaus cercasse di seguirti, di ricattarti o di farti del male penseremo noi a proteggerti.> le disse la madre, superandola per andare a schierarsi dalla parte dei “vincenti”.
 < Potremmo essiccarlo come l’altra volta… non ti riuscirà poi tanto difficile distrarlo questa volta, no Caroline?> la punzecchiò Damon alzandosi in piedi.
L’ibrido si voltò per guardare Stefan e Bonnie, le uniche due persone che sapevano da prima.
Non avevano ancora parlato perché erano combattuti, era evidente. Se doveva cercare di convincere tutti che Klaus poteva essere salvato, doveva iniziare da loro.
 < Non lo farò. Significherebbe gettare al vento tutto il lavoro fatto nel passato e non è stata una passeggiata. E Damon, se solo mi interrompi con una delle tue battutine del cavolo, giuro che ti strappo la testa a morsi!> lo minacciò Caroline, Damon alzò le mani in segno di resa ed il suo sguardo stralunato la spinse a continuare.
 < Non sono una stupida, anche se qualcuno di voi può pensarlo e non sono più la ragazza svampita e dalla cotta facile che ero una volta. Ho affrontato molto in questi ultimi anni e so giudicare. Ho visto umanità in Klaus, dovevo solo farla notare a lui stesso e può stare dalla nostra parte. Non dico che potrà mai diventare un angelo, ma può diventare ciò di cui abbiamo bisogno, un alleato corretto. Dovete solo concedergli un po’ di fiducia, saprà stupirvi come ha stupito me, posso assicurarvelo.> disse Caroline mettendo in quelle parole tutta la speranza e la sincerità che aveva.
 < Dimentichi cosa ci ha fatto? Cosa ha fatto a tutti noi? > e per la prima volta vide in Elena una scintilla d’odio che non le aveva mai rivolto.
 < No, non l’ho dimenticato e nemmeno lui. Ma ti senti davvero in diritto di giudicare Elena? Chi di noi può farlo? Abbiamo ucciso, a volte per nobili scopi, se esistono nobili scopi in questo campo, molte volte per salvarci la vita ed altre senza alcuna giustificazione. Stefan ricordi quello che mi hai detto? Noi e Klaus siamo simili, l’unica differenza è che noi abbiamo una famiglia, degli amici per cui combattere. Dovete solo dargli una chance, se tradirà la vostra fiducia o la mia, sarò la prima a cercare un piano per metterlo fuori gioco. Lo abbiamo fatto per Damon dopo quello che … > ma la voce le mancò, non voleva farsi compatire da nessuno. Lo sguardo di Stefan divenne all’improvviso triste e si avvicinò a lei, rivolgendole un sorriso amichevole. Solo lui aveva capito.
 < Lo abbiamo fatto per Damon, nonostante gli omicidi e gli atteggiamenti da pazzo psicopatico, perché non possiamo farlo per Klaus? > domandò seria Caroline facendo vagare il suo sguardo su Elena, sua madre ed infine Damon. Nessuno sapeva come risponderle.
 < Dov’è Matt?> domandò all’improvviso la ragazza, avvertendo un altro cuore nelle vicinanze,  che batteva fin troppo veloce. Non lo vedeva da nessuna parte, ma c’era.
Bonnie sembrò irrigidirsi e Stefan lanciò un’occhiataccia a Damon che gli sorrise con aria vincente.
 < È in ritardo.> la voce di Tyler arrivò forte e chiara alle sue orecchie. Caroline si voltò di scatto per osservare il suo ex-forse-non-ex fidanzato uscire dalla cucina.
Le mancò il respiro ed il suo cuore cominciò a galoppare all’impazzata. Non era pronta per quello, non era pronta ad affrontare i suoi amici, figuriamoci lui!
La ragazza indietreggiò e si voltò per fissare la porta, forse scappare non sarebbe stata poi una mossa da vigliacca considerando l’imboscata che avevano ordito contro di lei.
 < Dove vuoi andare?> la ammonì con aria un po’ troppo severa Tyler. La conosceva bene.
 < Non ho intenzione di proferire nemmeno una parola con voi! Questo è il modo di risolvere i problemi? Aggredendomi, agendo alle mie spalle? Complottando e richiamando Tyler affinchè mi faccia tornare il sale in zucca? Io non ho alcun problema, siete voi ad aver chiuso il vostro cuore in un blocco di ghiaccio! Qui non c’entra nulla quello che posso provare o meno per Klaus! Non c’entrano i miei sentimenti con lui o quello che è successo nel passato! > sbraitò Caroline, cominciando a sentire la rabbia risalirle la gola come un veleno amaro.
 < Ah davvero? Ti ha uccisa nel passato!> le urlò contro Elena, che venne prontamente fermata da Stefan.  < Elena calmati. Caroline ha ragione…>
 < Ragione? Davvero? Fratello il tuo affetto per quella biondina comincia ad offuscarti il cervello!> gli ringhiò contro Damon.
 < Vogliamo ricordare chi ha ucciso Lexi, Damon.> disse con voce glaciale Stefan, riservando un’occhiata glaciale al vampiro.
 < Basta! Non dovete litigare tra voi e poi sì Elena, Klaus mi ha dato il suo sangue e mi ha ucciso per trasformarmi, ma lo ha fatto solo perché era in preda alle allucinazioni dopo che aveva ucciso un cacciatore per salvarmi la vita! Se qualcuno qui è da biasimare siete voi! Mi avete dato la cura senza chiedermi nulla! Io non la volevo, non volevo tornare umana, non l’ho mai voluto. Io non sono te Elena, sono abbastanza matura da accettare chi sono oggi e sono abbastanza intelligente da capire quali siano i lati positivi della mia e della tua condizione. Andiamo, volevi davvero avere figli ed invecchiare stando al fianco di Stefan? O di Damon? Flashnews sono vampiri, loro non possono avere bambini! Volevi davvero strappare i loro cuori e farli a brandelli vedendoti morire, vecchia e malata? Riesci a pensare veramente agli altri per una volta? Stefan non merita questo! > le mani cominciarono a tremarle, era davvero andata su tutte le furie e forse aveva un po’ esagerato, ma si sentiva libera e leggera come una piuma.
 < Caroline stai esagerando, ti capisco e sono dalla tua parte. Ma devi calmarti.> le prime parole che Bonnie proferì in quel putiferio, riuscirono a non far sentire Caroline più sola.
 < Come ti permetti di … > cominciò ad urlare Elena, ma Stefan la afferrò per le spalle visto che stava cominciando ad avvicinarsi pericolosamente a Caroline e la portò fuori dalla casa.  < Elena no! Non è il momento!> le sussurrò in un orecchio.
 < Vuoi dirmi che io non merito una spiegazione.> sibilò Tyler, che aveva assistito in silenzio alla scena. Doveva vedere con i suoi occhi, doveva essere certo del fatto che Caroline provasse dei sentimenti per Klaus.
Caroline si portò le mani alla testa, stava per esploderle. La mano di Bonnie si posò sulla sua spalla ed il suo sguardo dolce e comprensivo la aiutò a riprendere il controllo di se stessa.
 < Forse è meglio lasciarvi soli.> suggerì Bonnie mentre riceveva in cambio un’occhiata di aiuto ed un disperato “no” mimato con la bocca.
L’amica scrollò la testa e convinse Liz e Damon ad uscire con lei, per raggiungere Elena e Stefan nel giardino sul retro.
 Guardare Tyler negli occhi la faceva sentire così piccola, così meschina e l’espressione di rabbia contenuta e rammarico che era dipinta sul suo viso, non la aiutavano affatto.
 < Alla fine è riuscito ad avere anche te.> esordì il ragazzo con un misto di tristezza e disprezzo.
 < Non sono un oggetto Tyler, nessuno può avermi. Tantomeno lui o te.> disse secca Caroline, incrociando le braccia al petto.
L’ibrido sembrò irrigidirsi ma fece un passo verso di lei.
 < Avevi intenzione di dirmelo?> le domandò rivolgendole uno sguardo di fuoco.
Non riusciva a capire perché ma Caroline cominciò ad indietreggiare, c’era qualcosa che non andava in Tyler.
 < Tyler … non mi sono comportata bene nei tuoi confronti, hai ragione ad essere arrabbiato, ma è successo tutto nel passato e ci eravamo lasciati … > cercò di spiegarsi la ragazza.
 < Per colpa sua.> puntualizzò glaciale l’ibrido.
 < Si, per colpa sua. Sono tornata soltanto ieri, avrei voluto parlartene io.> disse Caroline in un sussurro.
 < Lo ami?> le domandò Tyler facendo un altro passo verso di lei. I suoi occhi scuri la stavano bruciando.
 < Io …io … > balbettò la ragazza, come poteva dirlo a lui? Come poteva rivelarlo a tutti gli altri, che sicuramente non si stavano perdendo una virgola della loro conversazione?
 < Sei innamorata del mostro che si è preso la mia libertà, il mio branco, mia madre ed infine la mia ragazza, Caroline?> urlò Tyler afferrandola rudemente per le spalle e scaraventandola contro il muro, il suo viso era a pochi centimetri dal suo ed i suoi occhi erano diventati gialli.
Era stato mille volte più doloroso di quando Klaus la immobilizzava contro il muro, non che ci fosse mai andato leggero, ma quello di Tyler … aveva fatto davvero male. L’odore del suo stesso sangue riempì immediatamente la sala, aveva sbattuto la testa.
Fu una frazione di secondo più veloce di tutti gli altri, Klaus si scagliò contro Tyler afferrandolo per i capelli e trascinandolo lontano da Caroline. I suoi canini affondarono voraci e rabbiosi nel collo del ragazzo prima di scaraventarlo contro il muro.
 < Klaus no!> urlò Caroline che fu immediatamente raggiunta dai suoi amici, Damon e Stefan si gettarono su Klaus che nel frattempo aveva afferrato Tyler per il collo e lo aveva sollevato, soffocandolo in una stretta d’acciaio. Le loro iridi gialle si scontrarono in un misto di odio e rabbia animalesca.
Inutili furono i tentativi di Tyler di liberarsi, così come la carica dei fratelli Salvatore, che  vennero facilmente atterrati.
Klaus affondò la mano nel petto di Tyler ed afferrò il suo cuore.
 < Klaus smettila!> gli urlò Caroline prima di afferrare il suo braccio. Klaus se la scrollò di dosso con un ringhio, facendola cadere a terra ed estrasse dal petto dell’ibrido il suo cuore pulsante.
 < Klaus … > sibilò la ragazza completamente scioccata e con le lacrime agli occhi. Solo allora le iridi dell’Originale tornarono del consueto blu oltremare ed un’espressione sconvolta prese il posto della furia.
Klaus fissò il cuore che teneva in mano, poi Caroline.
 < Perdonami, non sapevo fossi tu.> sussurrò sotto shock. Sarebbe dovuto intervenire prima, ma sapeva che Caroline doveva farcela da sola per quella volta, era una cosa di cui aveva bisogno. Ma quello che Tyler le aveva fatto era stato troppo, persino la sua sola presenza aveva scatenato in Klaus una furia incontrollata che era riuscito a tenere a bada fino a quando quell’essere aveva osato mettere le sue zampacce su Caroline.
Klaus gettò a terra il cuore di Tyler, sotto lo sguardo basito di tutti e traballò all’indietro.
 < Ti aveva fatto del male.> si spiegò Klaus con fare scioccato mentre osservava Caroline avvicinarsi al corpo senza vita di Tyler.
 < Non gli ho staccato la testa, è ancora vivo.> disse Klaus, tornando finalmente a respirare.
Caroline sollevò il viso in lacrime e scrollò la testa in preda ad un dolore accecante.
L’aveva persa …
Klaus si accovacciò vicino a lei e le scostò una ciocca di capelli dal viso, erano entrambi in lacrime.
 < Caroline non trarre conclusioni affrettate, non … Ti aveva toccato, ti ha fatto del male!> disse Klaus con una tale serietà e urgenza da farla sorridere, un sorriso di disperazione.
  < Non l’ho ucciso.> cercò di dire Klaus, ben sapendo che quella non poteva essere una scusa.
 < Solo perché è un ibrido. È stata una fortuna, se fosse stato Damon, o Stefan?> singhiozzò fuori Caroline allontanando il viso dalle carezze dell’ibrido.
Tutti i suoi amici erano dietro di loro, immobili ed in silenzio. Non sapevano cosa dire, non potevano fare nulla per aiutarla.
 < Devi andartene.> sussurrò Caroline, troppo stanca e provata in quel momento per riuscire a dire altro.
Klaus scrollò la testa con aria scioccata. Le sue labbra era contratte verso il basso ed i suoi occhi lucidi avevano cominciato ad arrossarsi.
 < Non lasciare che ci dividano.> disse in una supplica l’ibrido.
 < Non è per colpa loro che ti dico di andare via Klaus, è per colpa tua! Hai quasi ucciso Tyler, hai persino aggredito persino me …> sussurrò Caroline senza riuscire a smettere di piangere.
 L’ibrido annuì, ferito.   < Sai che non ti farei mai del male.> sussurrò sconfitto prima di sollevarsi traballando ed indirizzarsi verso la porta a testa bassa.
 < Spero siate felici, avevate ragione. Il grande lupo cattivo è tornato in città!> sibilò Klaus con voce crudele e colma d’odio contro la “famiglia” della ragazza, prima di scomparire.
 < Klaus … > sussurrò Caroline prima di crollare sul corpo di Tyler, ma le parole non riuscivano ad uscire. Come poteva gestire tutto quello senza cadere a pezzi?
 
 
 
 
 
 
Lo so … finale un po’ …. Chiamiamolo non positivo! Quindi …. Forse, forse potrei darvi la buona notizia =D! Ed è che … potrebbe esserci un seguito, un “Timeless 2 “ la vendetta! Ahahah insomma voglio proprio perseguitarvi, ma questo dipenderà solo da una cosa: la reazione che avrete di fronte all’ultimo capitolo! Quindi… a presto ragazze e mi raccomando, almeno nel prossimo capitolo fatemi sapere la vostra ;)! Avete capito che le vostre opinioni contano no? Un bacio a tutte!

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Capitolo 24
*** Always and forever. ***


 
Ed eccoci qua, mi viene quasi da piangere. L’ultimo capitolo della storia che ho scritto insieme a voi e grazie a voi. Sappiate che senza i vostri commenti, il vostro supporto ed il vostro affetto non sarei mai riuscita a portare avanti questa fanfiction che è per questo un po’ anche vostra. Se dovessi iniziare con i ringraziamento non la finirei più e diventerei melodrammatica perché davvero vi devo tanto, ma non posso non dedicare questo capitolo a tutte voi, che avete seguito in silenzio, che avete commentato assiduamente o non e che mi avete sostenuta col vostro immenso calore.
Elisa, Mery, Terry, Alessia ( si lo so, vi chiamo per nome, ma solo perché siete mie amiche e capirete =)!) MariaMirella, team_Damon, buffy46, giudo, Amyvitamina, Anna Veronica, klaroline, ariaag, sabry e Mollica … Grazie, questo capitolo è dedicato  specialmente a voi, spero di non deludervi. Buona lettura =)!
 
 
 
Klaus spalancò la porta della sua magione. Gli occhi gialli ed il fiato corto, si indirizzò con la super velocità verso il vassoio degli alcolici e nel tentativo di afferrare una bottiglia di bourbon fece cadere a terra tutti i bicchieri. Un pezzo di carta precipitò al suolo assieme ai frammenti, ma Klaus decise di ignorarlo.
Gettò la bottiglia contro il muro ed urlò. Urlò nel tentativo di gettare fuori tutta la rabbia che sentiva spingerlo ad uscire fuori da quella casa e tagliare la gola a tutti quegli insulsi esseri che credevano di poter dire la loro su Caroline, su di lui.
Un altro grido di rabbia e dolore uscì dalle viscere del suo essere costringendolo a piegarsi. Fu in quel momento che Elijah accorse per aiutare il fratello.
Ma nessun nemico lo stava aggredendo, non stava sanguinando, non era ferito. Almeno non fisicamente.
Elijah assistette basito alla scena che gli si parò davanti. Cosa poteva fare? Cosa era successo?
Klaus sembrava impazzito.
L’ibrido tirò un pugno così forte contro la parete da trapassare il muro da parte da parte. Fu in quel momento che il fratello si sentì in dovere di intervenire.
 < Niklaus! Cosa ti succede? Caroline sta bene? > gli domandò allarmato Elijah mentre cercava di aiutare Klaus a tirare fuori il suo braccio rotto, dalla parete.
L’ibrido lo allontanò con un ringhio e liberò da solo la sua mano, noncurante del dolore.
Fu allora che Elijah notò a terra, quella che aveva tutta l’aria di essere una lettera. Si chinò per raccoglierla, era indirizzata a Klaus.
Andando contro le sue buone maniere, decise di leggerla. Klaus non sembrava minimamente in grado di dargli ascolto, tantomeno ragionare.
 <  È una lettera di Caterina . > sussurrò stupito, lei non lo aveva informato di nulla.
Al suono di quelle parole Klaus imprecò a bassa voce ed afferrò la lettera dalle mani del fratello.
Ci mancava solo quella stupida sanguisuga a completare il momento! Se non poteva sfogare la sua rabbia su quei molluschi degli amici di Caroline, lo avrebbe fatto su di lei.
Lesse in silenzio, sotto lo sguardo attento di Elijah che cercava di studiare ogni espressione di Klaus per capire cosa avesse Caterina da dire al suo peggior nemico.
< Una congrega di streghe sta complottando contro di me. > sibilò iracondo Klaus, gettando a terra la lettera. Col braccio ancora sano afferrò la bottiglia di bourbon e la scolò tutta d’un fiato.
Elijah decise di tenere per sé il monito che avrebbe tanto voluto rivolgere al fratello e prese la lettera da terra, per leggerla.
 < Dovremmo andare a New Orleans per vedere se quello che Caterina dice sia la verità.> osservò Elijah, voltandosi a guardare il fratello. Conosceva molto bene Caterina, sapeva che mentire per lei era un’abilità innata. Lo aveva sperimentato a sue spese.
 Klaus scoppiò a ridere, con aria crudele e saccente.  < Cos’è? Non ti fidi più della tua piccola amante fratello? Sai cosa ti dico? Fai bene … non appena commetti una leggerezza sono pronte a pugnalarti alle spalle.> sbuffò fuori massaggiandosi il braccio dolorante, ma già in via di guarigione.
 < Di che cosa stai parlando? Cosa hai fatto a Caroline? > domandò allarmato l’Originale.
 < Dovresti piuttosto dire, mio caro fratello, cosa ha fatto lei a me!> gli ringhiò quasi contro Klaus, mentre si lasciava cadere sul divano.
 Elijah lo raggiunse e si sedette di fronte a lui. Non poteva credere che Caroline avesse fatto qualcosa di male, ma di certo dirlo a Klaus non lo avrebbe aiutato a scoprire la verità.
 < I tuoi abiti sono sporchi di sangue.> osservò con finta calma Elijah.
 < Non preoccuparti, non ho ucciso nessuno. Per il momento. > osservò, con aria saccente l’ibrido mentre poggiava la testa sullo schienale del sofà, per guardare il soffitto.
 < Vedo che non sei in vena di compagnia. Ti informo che ho intenzione di andare a controllare come sta Caroline.> disse Elijah alzandosi e riallacciandosi la giacca.
Klaus lo afferrò prontamente per il bavero della camicia e con uno sgrullone lo avvicinò a sé.
 < Caroline sta bene, Elijah! Non azzardarti a ficcare il tuo naso nei nostri affari!> gli urlò contro, fuori di sé.
Elijah lo allontanò con forza, facendolo barcollare, stava perdendo la pazienza anche lui.  < Cosa è successo? Come posso aiutarti se non mi rendi partecipe della tua vita!>
 < Non ho bisogno d’aiuto Elijah, tanto meno del tuo!> gli ringhiò contro Klaus con una rabbia così profonda ed ancestrale da convincere il fratello che il motivo per il quale stavano litigando non era solo Caroline.
 < Cosa diavolo sta succedendo dentro questa casa?> domandò allarmata Rebekah, fermandosi sul ciglio della porta d’ingresso.
 < Esco per fare un po’ di shopping e quando torno è questo quello che mi ritrovo per le mani?> domandò stizzita la vampira raggiungendoli in salotto.
 < Va di sopra Rebekah.> sibilò Klaus.
 < Cosa? Non ho più quattro anni Nik! Non puoi dirmi cosa fare!> sbottò la ragazza, andando ad affiancarsi ad Elijah.
Klaus scoppiò a ridere, di una risata raccapricciante.  < Uno contro due, come al solito. Hai dato per scontato che il caro, vecchio Elijah fosse nel giusto, vero Rebekah? >
La sorella guardò allarmata Elijah e fece un passo nella direzione di Klaus. Gli posò una mano sul viso, per rassicurarlo.
 < Sei sconvolto Nik e sei sporco di sangue. Non ho intenzione di schierarmi da nessuna parte, non so nemmeno cosa è successo! Caroline sta bene?> domandò con aria calma la ragazza.
Klaus alzò gli occhi al cielo, trattenendo un’imprecazione.  < Visto che tenete tanto a lei perché non l’adottate e mi gettate nella fossa dei leoni?>
I tre fratelli rimasero in silenzio, gli occhi fissi gli uni negli occhi dell’altro. C’era tensione, ma soprattutto c’erano domande in sospeso che aleggiavano tra loro. Il silenzio durò fino a quando Rebekah non notò la lettera che Elijah aveva posato sul tavolo. La lesse tutta d’un fiato e si voltò per guardare scioccata i fratelli.
 < Cosa stiamo aspettando? Facciamo i bagagli, prendiamo Caroline e andiamo a New Orleans! > sbottò la vampira con tono stridulo e saccente.
 < Sono d’accordo con te Rebekah.> disse con eleganza Elijah, sperando di suscitare una qualsiasi reazione in Klaus.
L’ibrido sospirò pesantemente e si coprì il volto con la mano. Per riflettere.
 < Partiamo domani, ma Rebekah tu non verrai con noi.> ordinò perentorio Klaus.
 < Cosa? Non se ne parla! Io…> ma prima che la vampira potesse iniziare il suo sproloquio, Klaus la interruppe bruscamente.
 < Caroline non verrà con noi. Non credo abbia la minima intenzione di seguirmi, ma soprattutto se veramente una congrega di streghe sta cercando di uccidermi non voglio coinvolgerla. Non posso metterla in pericolo deliberatamente, per non contare il fatto che meno persone sanno del mio attaccamento a lei, meno possibilità ci saranno che le facciano del male per arrivare a me. Devi restare qui Rebekah e proteggerla in mia assenza.> si spiegò con calma Klaus mentre afferrava la lettera dalle mani della sorella.
 < Lo farò.> sussurrò Rebekah, consapevole che chiedere in quel momento il motivo dell’evidente screzio tra Klaus e Caroline, non l’avrebbe di certo portata ad una risposta. Molto probabilmente l’avrebbe portata ad un calcio nel sedere.
 < Jane-Anne Deveraux.> sussurrò Klaus, imprimendo in mente il nome della donna che lo voleva morto.
 
 
 
 
 
 
Il gelo era calato in casa Bennett l’attimo preciso in cui Klaus aveva varcato la soglia. Caroline era rimasta pietrificata al fianco di Tyler. Era inginocchiata vicino a lui, con una mano vicino al foro che la mano del suo amante, aveva creato nel petto del suo ex ragazzo per strappargli il cuore. Tyler non meritava di morire e se non fosse stato un ibrido lo sarebbe stato. Non era giusto.
Klaus si era dimostrato degno della sua fiducia, del suo amore ma vari erano stati gli errori commessi durante il tragitto. Si era obbligata a non ricordare la carneficina che aveva fatto nel villaggio vicino all’Hampshire dopo che avevano litigato …
Lui era cambiato con lei, forse con i suoi fratelli ma c’era ancora molto lavoro da fare e se voleva davvero aiutarlo, Caroline doveva cominciare a scavare più a fondo. Quell’irascibilità, la sua furia cieca … doveva aiutarlo ad imparare come tenerle sotto controllo o per lui … non c’era alcuna speranza.
Klaus doveva imparare che la vita di un qualsiasi essere umano o sovrannaturale aveva valore così come quelle dei suoi cari e Caroline non avrebbe più permesso lo spargimento di sangue, più o meno, innocente in nome della sua salvezza.
 < Caroline?> la voce di Stefan la riportò lentamente alla realtà mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Avrebbe dovuto seguirlo, gli aveva fatto una promessa e per la prima volta non era riuscita a rispettarla.
 < Bonnie chiama Matt, Caroline vieni con me. > la dolcezza con la quale il suo amico la stava guardando la fece quasi sorridere, Stefan era sempre stato il suo cavaliere in armatura scintillante pronto a salvarla dalle situazioni più estreme senza mai chiedere nulla in cambio.
Afferrò la mano tesa del vampiro e lo osservò mentre prendeva in braccio Tyler. Non si voltò a salutare i suoi amici, tantomeno sua madre. Se c’era una cosa della quale era sicura, era che dopo l’attacco di Klaus il briciolo di fiducia che era riuscita ad ottenere da loro, se n’era andato.
 
 
 
L’offerta di Matt di restare a vegliare su Tyler per l’intera notte era stata accolta con calore sia da Caroline che da Stefan, che dopo aver caricato in macchina il corpo dell’ibrido lo avevano riportato a casa Lockwood.
 < Ehi.> le sorrise Stefan passando un braccio sulle spalle di Caroline per abbracciarla.
 < Ti riporto a casa, ok? Che ne dici di fare una passeggiata? > le domandò amorevolmente, incominciando ad incamminarsi.
 < Grazie.> rispose la ragazza, rivolgendo un sorriso sincero all’amico che contraccambiò solare.
 < Come stai?> le domandò dopo un po’ Stefan, Caroline aveva cominciato a tremare e temeva avesse freddo.
 < Uno schifo. Mi sento la persona peggiore del pianeta perché voi avete ragione, avete dei validi motivi per odiarlo ma Klaus merita di essere salvato e non so perché nonostante io pensi questo, l’ho cacciato da casa di Bonnie come se avessi visto in lui il mostro che tutti voi vi ostinate a vedere. Sarà così infuriato, ferito … E poi non lo so, credo di aver capito una cosa importante. Non basta che Klaus cambi quando ci sono io nei paraggi, non può essere buono solo con me o con le persone a cui io o lui teniamo. C’è ancora tanto da fare ed io … ho paura. Temo di non essere in grado di aiutarlo.> singhiozzò infine Caroline, affondando il viso nel petto di Stefan che l’aveva stretta a sé.
 < Veramente volevo sapere se avevi freddo, ma va bene comunque.> cercò di ironizzare il vampiro, nella speranza di tirarla su di morale.
La sentì ridere e quando Caroline allontanò il suo viso rigato dalle lacrime da Stefan, un sorriso di gratitudine apparve magicamente.
 < Care, sei la persona più cocciuta, testarda, maniacale e puntigliosa che io conosca. Tieni ai tuoi amici e alla tua famiglia più di quanto tu tenga a te stessa, se c’è una persona in grado di rendere Niklaus Mikaelson un uomo nuovo, quella sei solo tu.> le disse fissandola intensamente negli occhi mentre le sue mani erano posate sulle spalle di Caroline.
La ragazza gli sorrise, evidentemente più sollevata e lo prese sottobraccio.
 < Andiamo brontolone c’è un bicchiere di sangue fresco che ci aspetta a casa mia.>
 
 
 
 
La mezz’ora passata con Stefan le aveva fatto più che bene. Era riuscita a calmarla, a farla sentire amata e dopo essere stata attaccata da tutte le persone che considerava la sua famiglia, ne aveva avuto davvero bisogno.
Ma andare a dormire si rivelava sempre un’impresa terrificante. Lì, nell’oscurità della sua stanza non poteva sfuggire ai suoi pensieri.
Si distese sotto le coperte e sospirò guardando il suo riflesso allo specchio, non sapeva cosa fare ma di certo doveva parlare con lui. Magari il giorno dopo sarebbe andata a casa sua e lo avrebbe obbligato ad affrontare una discussione matura che non sarebbe finita con loro due nudi a fare l’amore o con qualche collo spezzato.
Un’ombra apparve alle sue spalle, Caroline notò a malapena il riflesso nello specchio e si voltò di scatto mettendosi a sedere.
 < Klaus!> urlò quasi, felice di poter chiarire con lui, ma l’ombra era svanita lasciando dietro di sé nulla se non una lettera.
Era posata sul cuscino, poteva ancora sentire l’odore di Klaus sulla carta, persino nella sua stanza. Super olfatto da lupi mannari.
Caroline prese la lettera e la lesse in silenzio, prima di sdraiarsi di nuovo sul letto e decidere che crollare le avrebbe fatto bene per una volta.
 
 
 
 
 
 
 < Andiamo Care, non fare storie! Devi venire alla consegna dei diplomi!> disse Bonnie passando all’amica un bicchiere di sangue fresco. Erano a casa di Caroline. Erano passati tre giorni da quello scombussolato pomeriggio e solo Bonnie e Stefan erano rimasti al suo fianco.
 < Bonnie sono mancata da scuola per mesi! Non penso proprio che mi diplomerò.> la rimproverò l’amica mandando giù una profonda sorsata, mentre in cuor suo sperava che Bonnie le avesse passato del whisky.
 < Riguardo a questo…> la strega si sedette al suo fianco con l’aria sbarazzina e le sorrise.
 < Cosa hai combinato?> domandò severa l’ibrido. L’unica cosa di cui non aveva bisogno in quel momento erano altri problemi.
 < Non sono stata proprio io … è stato Stefan. Io potrei aver dato una mano facendo magicamente apparire nel fascicolo della scuola una cartella con tutti gli ottimi voti che hai riscossi negli ultimi mesi e Stefan potrebbe aver soggiogato qualche membro del corpo studentesco.> confessò mettendo su una faccia così buffa ed innocente da far scoppiare a ridere Caroline.
 < Siete folli lo sapete?> sussurrò tra le risa generali Caroline.
 < Già … Tu come stai?> domandò all’improvviso la strega, tornando seria. Era molto preoccupata per Care, le erano successe così tante cose negli ultimi giorni che stentava persino lei a starle dietro.
Inoltre la partenza improvvisa di Klaus sembrava averle dato il colpo finale. Ma non sembrava volerne parlare.
Stefan le aveva detto che l’aveva sentita piangere la sera, quando era nel suo letto. Si era intrufolato in camera sua e l’aveva abbracciata per tutta la notte. La mattina dopo, al loro risveglio Caroline era sveglia e pimpante come se nulla fosse mai successo.
 < Elena non  mi parla più da giorni ormai, sto evitando in tutti i modi di dover affrontare di nuovo Tyler perché sono una tremenda fifona e non ho la più pallida idea di che cosa penso, figuriamoci se so cosa dirgli e mia madre e metà dei miei amici mi odiano o stanno al mio fianco senza farmi domande perché temono un mio crollo emotivo, ah e sono un ibrido. Dire che ho il controllo sulle mie emozioni sarebbe mentire. Ieri ho quasi ucciso una vecchietta perché ha attraversato sulle strisce senza guardare e stavo per metterla sotto. Per non parlare del fatto che Silas è ancora in giro. Si, insomma sto benone.> sproloquiò Caroline alzandosi per camminare un po’ e calmare i nervi. Avrebbe ucciso Bonnie se non si fosse tranquillizzata. Stupide cose da ibrido.
 < Mm … stai alla grande.> ironizzò Bonnie, facendo scappare un sorriso divertito all’amica.
 < Perché sei dalla mia parte Bonnie? Tu e Stefan? Non so nemmeno io cosa devo fare, ma voi siete con me. Mi appoggiate.> osservò sconfitta la ragazza, continuando a camminare avanti ed indietro.
 < Da un po’ di tempo agli altri, capiranno. Beh forse Tyler no … ma… non posso proprio biasimarlo.> disse Bonnie a mezza bocca.
 < Grazie, riesci sempre a tirarmi su di morale!> sbottò Caroline con sarcasmo.
Bonnie sorrise e scrollò la testa.  < Tatia mi ha mostrato il passato, o meglio il passato in cui gli Spiriti ti hanno catapultata ed ho potuto vedere … anche cose che avrei preferito non vedere!> osservò con aria disgustata e sconvolta la strega.
 < Bene, la mia vita privata è di pubblico dominio. Pervertiti.> scherzò Caroline facendo scoppiare a ridere Bonnie.
 < Ti giuro avrei voluto cavarmi le orbite oculari dopo!> scherzò, ma tornò subito seria.  < Ho faticato anch’io a capirti Care. E non credo che ci sarei mai riuscita senza l’intervento di Tatia e a dirla tutta ho ancora le mie remore su Klaus e dopo l’ultimo incontro … > al suono di quelle parole Caroline ebbe come un sussulto, l’amica lo notò e cambiò prontamente discorso.
 < Insomma sai benissimo quello che ha fatto, ma … c’è speranza. Possiamo salvare una vita, in realtà la vita di molte persone o possiamo contribuire a creare un mostro. Se questa è la scelta, scelgo di fidarmi del tuo istinto ed appoggiarti.> confessò con sincerità la strega.
Caroline la guardò con le lacrime agli occhi e fece segno all’amica di seguirla in camera sua.
 < Che c’è?> domandò allarmata Bonnie una volta entrata, ma Caroline non le rispose. Aprì un piccolo scrigno che aveva sul comò e ne tirò fuori una lettera.
 < Non so quale scelta fare Bonnie, sono bloccata … ho paura. Temo di trasformarlo nella bestia che ha strappato il cuore di Tyler, stando al suo fianco. Viviamo una vita pericolosa, lo sai bene e lui più di tutti. Cosa dovrebbe succedere se cominciasse a uccidere ogni persona che mi mette le mani addosso? > disse Caroline lasciando scorrere le lacrime sul suo viso.
Si sedette sul letto e porse la lettera che stringeva tra la mani, a Bonnie.
 < Klaus.> la strega lesse in un sussurro la firma posta sul retro del foglio ed incominciò a leggere.
 
 
 
Caroline,
   Sto partendo per New Orleans. Mi dispiace non avere il tempo di venire a salutarti di persona, ma credo che tu abbia bisogno di spazio per pensare, ora. Non ho intenzione di scusarmi, non mi scuserò mai per averti protetta, non posso tollerare che qualcuno ti faccia del male, perché significa farne a me. Ed ho sentito, tutto ciò che hai detto in mia difesa quando eri sotto attacco, dalla tua famiglia. Grazie, ti chiedo solo una cosa: non cambiare idea fino al mio ritorno. Ti spiegherò tutto, Rebekah resterà a Mystic Falls per proteggerti, non esitare a chiedere il suo aiuto. Sarò di ritorno il prima possibile.
 
Tuo,
Klaus.
 
 
 
 < Wow. Sembra così … diverso.> osservò sovrappensiero Bonnie una volta finito di leggere.
 < No, è arrabbiato. Ho dubitato di lui, non gli ho concesso la possibilità di spiegare, non ho capito. Ed ha ragione, ma… perchè diavolo è dovuto andare a New Orleans? Lasciandomi qui tutta sola ad affrontare questa maledetta situazione!> sbraitò infine Caroline gettandosi sul letto.
Bonnie la raggiunse  e le due amiche si guardarono negli occhi.
 < In realtà ha lasciato Rebekah.> scherzò la strega, ricevendo una cuscinata in faccia per tutta risposta.
 < Caroline … smettila di pensare. Pensi troppo. Lo ami? Bene, allora raggiungilo a New Orleans. Tua madre capirà come lo farà Elena, potrei obbligarle a starti a sentire se vuoi. Non so legandole da qualche parte!> scherzò Bonnie rivolgendole un sorriso sincero.
 < Grazie Bonnie.> disse infine Caroline, ringraziando il cielo di averle donato un’amica come lei.
 < Ma prima dovresti chiarire con Tyler, spiegare qualcosina a tua madre, seminare Rebekah e … partecipare al nostro diploma! Non te lo perdonerò se lo perderai!> disse Bonnie alzandosi in piedi.
 < Ok, ok … avrò più tempo per pensare almeno.> sorrise Caroline alzandosi di scatto per raggiungere l’amica che aveva già preso la borsa e, lo sapeva bene, la stava portando a fare shopping.
Un giramento di testa la fece barcollare, ricadde di nuovo sul letto e Bonnie la raggiunse prontamente.
 < Cosa è successo?> domandò la strega con aria preoccupata.
 < Non lo so, questa storia dell’ibrido mi sta destabilizzando più del dovuto … o almeno credo.> osservò Caroline prendendo un profondo respiro. In quel momento il suo cellulare cominciò a squillare e alla vista del nome apparso sullo schermo, l’ibrido fece un sorriso sbarazzino all’amica nel tentativo di commuoverla.
 < È un problema se Rebekah viene con noi?> ma prima che Bonnie potesse replicare, Caroline rispose al telefono, evitando la sua scenata ed invitando la vampira al pomeriggio di shopping.
 
 
 
 
 
 < Non è possibile … > sussurrò Klaus in pieno shock. Alzò lo sguardo per cercare di scorgere in quella ottusa strega la menzogna, ma non ve ne trovò traccia.
Elijah fece un passo verso di lui, il suo sguardo era sorpreso quanto quello del fratello ma era diverso. Era felice.
 < Niklaus questo bambino è una benedizione per la nostra famiglia. Accetta il patto che ti stanno offrendo.> disse lentamente il vampiro, come se Klaus non fosse in grado di sentirlo. Ed era così effettivamente.
Come lo avrebbe detto a Caroline? Non poteva essere vero. Lui non poteva essere padre! Non sapeva nemmeno come fossero fatti i veri padri… Non aveva mai pensato di poterlo essere, semplicemente perché non voleva esserlo.
 < Non mi farò ricattare da voi o da nessun altro!> urlò all’improvviso l’ibrido, spintonando via il fratello e gettandosi sulla strega di nome Sophie.
Elijah fu pronto a reagire, prese Klaus per il bavero della giacca e lo scaraventò contro il muro ponendosi di fronte alla strega.
 < Marcel è fuori controllo! Abbiamo bisogno del tuo aiuto, hai creato un mostro che solo tu puoi disinnescare e se dovrò uccidere il tuo bambino perché sei troppo orgoglioso per accettare questo accordo, lo farò.> disse Sophie con aria autoritaria, con tutta la rabbia che dopo la morte della sorella si portava dentro.
 <  Chi mi impedisce di ucciderti ora? > gli ringhiò contro l’ibrido ancora a terra.
 Sophie deglutì rumorosamente e le altre streghe presenti nel mausoleo si fecero vicino a lei.
 < Mia sorella non è morta solo per confermare la gravidanza, ma anche per legare la mia vita a quella della tua bella. Uccidi me e lei ed il bambino moriranno.> confessò Sophie con aria trionfante.
 < Stai mentendo! È tutto un grande bleff, io non posso essere padre!> sbraitò Klaus, sollevandosi con aria minacciosa. Ma c’era qualcosa che non incuteva timore guardandolo, ed erano i suoi occhi arrossati, provati.
 < Niklaus ragiona, sei un ibrido.> osservò Elijah avvicinandosi al fratello.
 < Sei nato come lupo, questa è una delle scappatoie della natura. Segui le nostre regole, diventa nostro alleato ed il tuo bambino sarà salvo.> disse con aria autoritaria la strega.
 < Non ho intenzione di restare ad ascoltare un’altra sola bugia!> urlò Klaus uscendo dal mausoleo grazie alla super velocità.
Non poteva essere vero, era tutto un tremendo scherzo del destino. Doveva tornare da Caroline, doveva tornare alla sua vita … alla sua vita con lei.
 < Datemi un po’ di giorni e vi prometto che lo farò ragionare.> disse Elijah voltandosi a guardare Sophie, cercando di nascondere la preoccupazione nei suoi occhi.
 Sophie annuì  < Quarantotto ore Elijah, non un minuto di più.>
Elijah annuì, in tensione. Ricevere la notizia più bella che avesse mai toccato la loro famiglia dopo ben novecento anni e vedere Niklaus scappare da essa non era un’esperienza alla quale era preparato.
 < Grazie, ma sappiate che se verrà fatto del male al bambino o alla madre dovrete vedervela con me. >
Detto questo il vampiro svanì nella notte, alla ricerca di suo fratello.
 
 
 
 
 
 
 < Sei bellissima, dovresti comprare questo vestito.> disse Bonnie, osservando Caroline fare capolino dalla cabina prove.
Era seduta vicina a Rebekah, l’aria era evidentemente tesa tra loro, c’erano state battutine, frecciatine, una mezza rissa, ma erano riuscite a scegliere il vestito di Bonnie e Rebekah senza problemi. Tutt’altra storia scegliere il vestito per Caroline. Si sentiva un cagnolino in mostra alle fiere di paese o un figlio conteso tra i genitori divorziati.
 < Per me è troppo lungo, ma se vuoi vestirti come una suora per il giorno del tuo diploma fa pure.> osservò Rebekah con nonchalance, guardandosi le unghie.
Bonnie la fulminò con lo sguardo.  < Non tutte per conquistare un ragazzo, devono mostrare l’ottanta per cento del loro corpo. Ma questa cosa vale solo per le ragazze con un po’ di cervello.> osservò la strega, facendo infuriare la vampira.
 < Come ti permetti, piccola straccion..> ma Caroline piombò tra le due.
 < Ok, basta! Smettetela! So che non vi siete simpatiche e mi sta bene, ma possiamo almeno non ucciderci a vicenda? Comprerò entrambi i vestiti, quello più lungo per la consegna dei diplomi e quello più corto per il party che faremo la sera stessa, ok?> domandò con aria implorante la ragazza.
Entrambe le amiche la guardarono accennando un sorriso, poi si guardarono con astio di sottecchi ed incrociarono le braccia al petto.    < Va bene.> bofonchiò Bonnie.
 < Se proprio devo.> sussurrò Rebekah beccandosi un’altra occhiataccia.
 < Bene …>la voce di Elena arrivò strozzata alle sue orecchie. Caroline si voltò di scatto per vedere lo sguardo colmo d’ira e rammarico che la stava scrutando.
 < Vedo che vi state divertendo.> disse Elena tenendo fin troppo stretta la busta che aveva in mano.
 < Elena, aspetta! Lascia che ti spieghi.> cercò di dire Bonnie avvicinandosi a lei, ma la ragazza fece un passo indietro.
 < Cosa c’è da spiegare? Hai deciso evidentemente da che parte stare Bonnie. > sibilò tra i denti la vampira.
 < No Elena, non mettere in mezzo lei. È colpa mia, ho invitato io Rebekah e non ti ho chiamata perché sono tre giorni che ignori i miei messaggi e le mie telefonate! Vuoi calmarti un attimo e starmi a sentire?> disse Caroline portandosi avanti a tutte.
 < Stai facendo shopping con la puttana psicopatica che mi ha uccisa. Vuoi parlare? Bene iniziamo dalla tua favolosa facoltà di dimenticare!> gli urlò contro Elena facendosi vicino a lei. Fu Rebekah ad intervenire, si parò davanti a Caroline, ma la mano che le afferrò il braccio per fermarla non servì a nulla.
 < Ho intenzione di sorvolare sugli epiteti che mi hai affibbiato piccola ragazzina dall’ego smisurato, ma se tocchi Caroline giuro che ti strappo la gola a morsi.> disse quelle parole con così tanta calma da renderle inquietantemente reali.
 < Rebekah …> sussurrò Caroline, ma la vampira sembrò non sentirla.
 < Visto che ti diverti tanto ad interpretare il ruolo della ragazza timida e comprensiva, l’angelo di Mystic Falls perché per una buona volta non dimostri al mondo, e non solo ai ragazzi che ti porti al letto, di esserlo. Hai dimenticato quello che Damon ha fatto a milioni di persone solo perché non le conoscevi, non facevano parte della tua vita, così per Stefan quando era lo squarciatore e solo perché tu lo amavi. Tutti hanno dovuto dimenticare il sangue sulle loro mani solo perché era Elena Gilbert ad ordinarlo. Ed ora che Nik può essere salvato, può essere redento da Caroline ti permetti di giudicarla? Perché? Perché Nik ha ucciso o ferito persone che conoscevi? Perché questa volta non sei tu l’eroina al centro dell’attenzione? Se non è ipocrisia questa non so davvero come chiamarla.> tutte e tre le ragazze rimasero basite ad osservarla. Il gelo più assoluto era calato tra loro.
Rebekah aveva maledettamente ragione, tutte quante se ne erano rese conto.
Elena indietrò scioccata, distolse lo sguardo da Rebekah e guardò per un momento Caroline prima di fuggire letteralmente dal negozio.
Caroline la inseguì, ma al suono dei passi di Rebekah dietro di sé, si voltò.  < No  Becka, devo risolverla da sola ,ma grazie.> le disse dal profondo del suo cuore prima di uscire dal negozio.
 < Siamo rimaste io e te a quanto pare.> osservò un po’ scocciata la vampira, guardando Bonnie.
 La strega annuì nervosamente.  < Beh … non hai ancora comprato il vestito per il party a casa Salvatore o sbaglio?> le domandò, facendo sorridere Rebekah stupita da quel cambiamento di comportamento nei suoi riguardi.
Ancora la odiava ovviamente, ma dopo quel piccolo siparietto Bonnie aveva potuto vedere qualcosa di buono in Rebekah. Se non altro voleva davvero bene a Caroline.
 
 
 < Elena!> la chiamò Caroline, ma la vampira non accennava a fermarsi. Caroline si guardò attorno. Erano nel parco di Mystic Falls, c’era poca gente a parte qualche bambino in bici, così usò la super velocità per pararsi davanti all’amica.
 < Mi dispiace per quello che ti ha detto Rebekah, è troppo protettiva a volte. Capisco perché ti stai comportando così, capisco che sei ferita. Klaus ha fatto del male a te più che a tutti gli altri, beh … forse c’è Tyer prima di te, ma con lui la risolverò un’altra volta, ad ogni modo. Non ti ho tradita, non è mai stata mia intenzione innamorarmi di Klaus, ho combattuto e Dio solo sa quanto! Credo di averlo odiato così tanto dal primo istante solo per mettere a tacere l’attrazione che provavo per lui, ma l’ho visto … nel passato ho visto un Klaus più umano ed ora è qui. Quei ricordi lo hanno davvero cambiato, so che non è perfetto ma chi di noi lo è? Permettigli di trovare la strada per diventare un uomo migliore, lo è già devi solo sforzarti di vederlo e se non ci riesci, devi fidarti di me.> blaterò all’impazzata Caroline, sperando che Elena non fosse scappata nel bel mezzo del suo sproloquio.
Inaspettatamente le braccia di Elena si strinsero attorno a lei.  < Mi dispiace Care.> sussurrò Elena contro la sua spalla.
Caroline la strinse automaticamente a sé, sorridendo con aria sconvolta.
 < Io mi fido di te. E sono l’ultima persona sulla faccia della Terra che può giudicarti, Rebekah ha ragione.> le disse l’amica sciogliendo l’abbraccio e sforzandosi di sorridere.
 < Emh … grazie. Hai capito davvero Elena? Cioè … credi di potermi perdonare, di potermi comprendere? > le domandò ancora sconvolta Caroline. Le parole di Rebekah dovevano aver colpito al cuore la sua amica, ma non poteva credere fosse così facile.
 < Si, anche se io non devo perdonarti nulla. Sono stata … una pessima amica, ma … forse stavo riversando su te e Klaus le mie paure riguardo Damon …> e furono le parole lasciate in sospeso a far capire ogni cosa all’ibrido.
 < Appuntamento a quattro allora? Forse Damon e Klaus non si ammazzeranno questa volta.> scherzò Caroline, così felice di aver ritrovato la sua migliore amica da aver voglia di fare le capriole all’indietro. Anche se una parte di lei voleva dirle che Stefan era la scelta giusta, sapeva bene che non era affatto il momento migliore per parlarne. Si erano appena ritrovate dopotutto.
Elena scoppiò a ridere con le lacrime a gli occhi.  < Non esagerare ora, mi servirà un po’ per abituarmi alla presenza di Klaus nella nostra vita.> disse con calma la ragazza.
Caroline annuì, felice.  < Avanti, vieni dentro con noi. Voglio vedere cosa hai comprato.>
 < Care … c’è Rebekah lì dentro ed io …> sussurrò Elena, tentava e allo stesso tempo disgustata dall’idea.
 < Dai potrai prenderla in giro insieme a Bonnie. Ti sei persa delle scene esilaranti!> scherzò l’ibrido, prendendola per mano e trascinandola dentro il negozio.
 
 
 
 
 
 < Cosa diavolo stai dicendo?> urlò Rebekah al telefono, rendendo momentaneamente sordo Elijah.
 < Abbassa la voce sorella, ci sento ancora molto bene nonostante la mia veneranda età.> sussurrò il vampiro, risistemandosi la cravatta.
 < Nik … padre. Povero bambino … diventerà un serial killer!> disse la vampira mentre si preparava per andare alla cerimonia dei diplomi che si sarebbe svolta quel pomeriggio.
 < Rebekah smettila di scherzare, la storia è molto seria. Non credo che Niklaus abbia veramente realizzato l’intera faccenda. È scappato, non crede addirittura che ci sia alcun bambino. È la nostra strada per la redenzione, è la nostra unica possibilità di tornare ad essere una famiglia Rebekah e lo sai bene.> disse Elijah con un’aria così sognante da far sorridere persino la sorella.
 < Credevo che con Caroline ci stessimo già riuscendo.> osservò la vampira mentre metteva le scarpe.
 < Forse questo è il modo per concludere il puzzle.> osservò Elijah mentre entrava nella loro vecchia dimora di New Orleans, sperando di trovare il fratello.
 < Caroline ne rimarrà scioccata. Dovrei dirglielo?> domandò allarmata Rebekah mentre si guardava un’ultima volta allo specchio ed afferrava la borsetta.
 < Spetta a Klaus farlo. Anche se ora è introvabile.> disse il vampiro dopo aver fatto il giro della casa.
 < Va bene, ma adesso devo andare. C’è la consegna dei diplomi e Caroline sarà lì, non prometto di tenere la bocca chiusa ma la terrò d’occhio. Fallo ragionare, ah e se puoi uccidi quelle megere che lo ricattano.> disse Rebekah prima di riattaccare, senza lasciare il tempo ad Elijah di replicare, che rimase basito ad osservare il telefono.
 < Sarebbe chiedere troppo riuscire ad avere un fratello nella norma?> domandò sconfitto alzando gli occhi al cielo.
 
 
 
 
 
 Caroline chiamò per l’ennesima volta Klaus, imprecando sotto voce. Silas era tornato vivo e vegeto e migliaia di fantasmi-non-fantasmi stavano uccidendo praticamente metà dei suoi amici. Uno dei cacciatori aveva sparato a Damon con un proiettile imbevuto di veleno di lupo e tutto perché lui non aveva voluto rivelare chi avesse preso la cura.
 < Klaus, maledizione! So che mi odi adesso, ma se non porti immediatamente il tuo culo qui ed aiuti Damon, giuro che ti odierò per il resto della mia vita.> di certo un messaggio in segreteria non troppo convenzionale.
Caroline riattaccò e raggiunse i suoi amici. Le toghe bordeaux donavano a tutti un’aria così seria, ma nonostante tutto il casino si sentiva realizzata. C’erano ancora mille problemi da risolvere e la storia di Silas era fuori controllo, ma era riuscita a fare una scelta e questa volta nessuno gliela avrebbe fatta cambiare.
 < Klaus non risponde, ma sono sicura che richiamerà.> disse Caroline agli amici che si erano voltati a guardarla con aria speranzosa.
 < C’è ancora tempo, il veleno agisce nell’arco di due giorni ed adesso c’è una cerimonia alla quale dobbiamo partecipare.> osservò con voce strozzata Elena.
Stefan le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise, nel tentativo di rassicurarla.  < Dobbiamo fidarci di Caroline … e di Klaus.>
L’amica gli rivolse un sorriso smagliante e lo abbracciò.
 < Grazie Stef.> sussurrò Caroline mentre la presa di Stefan si faceva più forte.
 < Smettetela o mi metterò a piangere! > disse Bonnie facendo ridere tutti. I ragazzi si abbracciarono, sperando in cuor loro che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
 
Quando arrivò il suo momento, Caroline salì i gradini del palco col cuore che le batteva all’impazzata. Si voltò a guardare la madre, la fissava con aria fiera e le lacrime agli occhi. Non importavano le loro discrepanze, i litigi, Liz era sempre rimasta al suo fianco. Afferrò il diploma dalle mani del sindaco e spostò il battocchio del suo cappello dall’altro lato, ma in quel momento qualcosa verso il fondo del campo attirò la sua attenzione.
Klaus in giacca e cravatta, elegante e sorridente la stava osservando. Sembrava teso, ma non le importava. Caroline si illuminò di un sorriso così abbagliante e luminoso da far tremare le ginocchia all’ibrido. L’aveva perdonato.
Gli amici di Caroline si voltarono per vedere cosa l’avesse fatta sorridere in quel modo e dietro la fila di sedie, in piedi c’era Klaus.
La ragazza scese dal palco quasi di corsa e si diresse verso di lui, ma quando arrivò col cuore in gola nel punto preciso in cui l’aveva visto, Klaus non c’era più. Era semplicemente scomparso.
 
 
 
 
 
 < Non ho intenzione di cedere ad una crisi di nervi Elena, tranquilla.> la rassicurò Caroline alla terza occhiata preoccupata che l’amica le aveva lanciato.
Erano a casa Salvatore, la festa del dopo diploma era ormai iniziata da un’ora e dopo la sua fugace apparizione durante la consegna, Klaus era andato da Stefan per dargli con riluttanza una sua fiala di sangue, per curare Damon. Il tutto senza farsi vedere da nessun altro e scomparendo con la stessa facilità con la quale era apparso.
 < Klaus non vuole vedermi, non mi farò di certo rovinare la festa di diploma per questo. > osservò stizzita Caroline mentre osservava Rebekah che si strusciava su Matt, in un ballo del tutto poco casto. Osservò il vestito rosso Dior che la vampira le aveva fatto scegliere ed arrossì un poco. Era davvero troppo scoperta con quel coso addosso. Lo scollo vertiginoso a “v” sulla sua schiena, arrivando fino al suo fondoschiena, non le aveva nemmeno permesso di indossare il reggiseno. La merlatura in pizzo che le “copriva” per così dire il petto era fin troppo trasparente ed il gancetto dietro il collo cominciava a pruderle. Ah si, aveva una voglia matta di squarciare la gola di qualcuno, ma erano solo dettagli!
 < Almeno loro due si divertono.> osservò Elena mandando giù una sorsata di bourbon.
 < Già. Sai qualcosa della situazione Silas? Cioè perché non ce ne stiamo preoccupando? > domandò tranquillamente l’ibrido, come se stesse parlando del tempo.
 < Perché è la festa del nostro diploma e perché entro poche ore il velo verrà automaticamente rialzato e saremo tutti al sicuro. > si spiegò Elena togliendo dalla mani di un ragazzo che era appena passato al suo fianco, una bottiglia di whisky.
  < Beh almeno siamo tutti insieme. A proposito hai parlato con Damon e Stefan?> le domandò Caroline con delicatezza.
 < Ancora no, conto di ubriacarmi e poi andare a spezzargli il cuore.> disse Elena mandando giù un’altra sorsata.
 < Ottimo piano.> osservò Caroline prima che le due amiche si scambiassero uno sguardo complice.
L’ibrido fece vagare il suo sguardo sulla sala, Bonnie e Stefan stavano prendendo un bicchiere di punch, Damon e lo spirito di Alaric stavano confabulando in maniera sospetta e Rebekah e Matt … erano spariti.
Ma all’improvviso Klaus apparve davanti a lei, poco distante tra la folla di gente che ballava e beveva. Era magnifico, severo, inquietante e seducente. Era lui.
Caroline afferrò la bottiglia di whisky dalle mani di Elena e mandò giù una profonda sorsata prima di riconsegnarle la bottiglia ed andare da lui. Pronta … beh dato lo strano comportamento di Klaus, pronta a tutto.
 < Sei tornato.> osservò calma ma guardinga la ragazza, facendo un passo verso di lui.
Klaus teneva le mani dentro le tasche dei pantaloni, la fissava con aria concentrata ed indecifrabile. Sembrava corrucciato in effetti. La sua espressione prima tesa e pensierosa si fece tutto d’un tratto scioccata, turbata, come se avesse avuto all’improvviso un’illuminazione o una rivelazione sconvolgente. Indietreggiò un poco senza mai allontanare i suoi occhi, a dir poco spalancati, da lei.
 < Cosa c’è?> domandò la ragazza, facendolo risvegliare dal suo torpore.
 < Lo so che ho sbagliato, lo so che avrei dovuto darti la possibilità di spiegare! So che dopo tutto quello che abbiamo affrontato non dovrei dubitare di te ed hai ragione! Ma dopo tutto quello che i miei amici mi avevano detto, le domande alle quali non sapevo dare risposta, tu che strappi il cuore di Tyler confermando i timori di tutti… la verità è che ho paura,  paura del mio futuro con te! Significa rinunciare a tutta la mia vita, andare contro ogni mio principio ed affidare il mio cuore a te che hai la facoltà di distruggerlo! Sono una fifona lo so … ma tu! Andare a New Orleans? Cosa ti viene in mente? Se hai intenzione di affrontare tutti i nostri problemi futuri, scappando allora …>
Ma Klaus non la lasciò finire, la raggiunse a grandi falcate e la prese tra le sue braccia, sollevandola da terra e facendola roteare. La baciò, un bacio che non chiedeva parole che cancellava tutte le loro preoccupazioni, le domande. Sapeva che sarebbero arrivate, avrebbero dovuto affrontare la realtà, ma in quel momento Klaus decise di annegare in lei, decise di dimenticare per un attimo ogni cosa. Decise che amarla era tutto quello di cui aveva bisogno. Decise che era fin troppo adorabile quando era in preda ad una crisi di nervi per non rassicurarla con un bacio.
Caroline intrecciò le dita ai suoi capelli e scoppiò a ridere tra un bacio e l’altro, la lingua calda di Klaus si insinuava leggera e passionale nella sua bocca, le sue mani vagano lungo la sua schiena mentre la faceva volteggiare come una bambina. Lui sì che sapeva come metterla a tacere.
Una dolce carezza le scivolò sul viso, facendola rabbrividire così come il contatto sotto le sue dita della leggera barba incolta di Klaus. Oh quanto le piaceva tutto quello, era assuefatta ad ogni particolare del corpo di lui, ad ogni suo tocco possessivo e seducente, al sapore fresco della sua lingua, al modo in cui stringendola a sé faceva aderire i loro corpi, facendola impazzire dal desiderio.
Quando posò i piedi a terra, Caroline rimase ad ogni chiusi saggiando quel momento assolutamente perfetto. Temeva di trovarlo arrabbiato al suo ritorno, temeva di averlo ferito ma tutto era tornato come prima. Anzi, con l’appoggio e la comprensione della sua famiglia tutto era diventato fin troppo bello per essere vero.
 < Emh … Care.> tossì fuori Elena, indicando di sottecchi Tyler, che dall’altra parte della stanza aveva assistito all’intera scena.
Caroline si allontanò imbarazzata da Klaus, che la teneva stretta a sé per la vita in modo possessivo e non sembrava intenzionato a mollare la presa.
Era vigile, sull’attenti, pronto ad un altro, inevitabile scontro stando alle iridi gialle di Tyler.
 Ma prima che Tyler potesse fare un solo passo, tutti i presenti si chinarono sotto il peso del loro stesso dolore.
 Klaus afferrò Caroline per la vita evitando che crollasse a terra, ma nessuno di loro riusciva a parlare o a  muoversi.
L’ibrido alzò a stento il viso per osservare tutti gli amici di Caroline agonizzare a terra, persino Bonnie. La sua unica speranza. Sapeva benissimo chi aveva deciso di fare il suo ingresso alla festa.
Abbracciò forte contro il suo petto Caroline e cercò di collegarsi mentalmente a lei, per alleviare il suo dolore facendosene carico e ci riuscì. Le grida di Caroline divennero più flebili e le mani della ragazza corsero al viso contratto di Klaus, che spalancò gli occhi per legarli a quelli di lei.
 < No, Klaus …no.> lo implorò Caroline che era riuscita evidentemente a capire cosa stesse facendo l’Originale.
Ma in quel momento il dolore sembrò svanire, all’improvviso, lasciandoli liberi di tronare a respirare, a muoversi.
Quando si alzarono, notarono però che tutti gli esseri umani che partecipavano alla festa erano ancora a terra. Sembravano addormentati.
 < Cosa diavolo sta succedendo?> domandò con rabbia Damon mentre si guardava attorno, notando solo i membri della sua sconclusionata banda.
 < Bonnie.> la chiamò Klaus, e tra i due non ci fu bisogno di spiegazioni. Erano gli unici in grado di avvertire quel potere, erano gli unici in grado di affrontarlo.
La strega annuì avvicinandosi a lui, ma il dolore cominciò di nuovo. Ed era più forte di prima. Caroline crollò a terra sbattendo la testa, Klaus non riuscì a prenderla … il dolore era stato così forte e repentino da averlo lasciato senza vista per un secondo.
Elena, Damon, Stefan e Tyler si contorcevano a terra per il dolore mentre Caroline … non dava segni di vita.
  < Vedo di aver attirato la vostra attenzione.> disse con un modo di fare così raccapricciante da essere chiaro a tutti, fin da subito che quello che si trovavano davanti non era Alaric.
 < Lasciali andare.> gli ringhiò contro Klaus mentre tentava di alzarsi, ma ad un cenno della mano di Silas l’Originale ricadde in ginocchio.
 < Oh no … mi ci è voluto un po’, ma alla fine ho capito chi aveva preso la mia cura. La tua dolce Caroline priva di sensi affianco a te. > esordì Silas-Alaric facendosi minacciosamente vicino a loro. Non si preoccupava nemmeno di oltrepassare i corpi dei ragazzi addormentati, gli passava sopra quasi fossero stati degli inquietanti tappeti.
 < Non provare a toccarla.> e nonostante la pena dipinta sul viso di Klaus, la rabbia e la concretezza di quella minaccia spinsero Silas a fermarsi.
 < Ma io ho bisogno di lei. Ho bisogno di riprendere ciò che è mio … di punire chi ha rubato qualcosa che non doveva toccare.> chiarì lo stregone come se stesse spiegando la cosa più lampante di tutte.
 < Punisci me allora, sono stato io a darle la cura.> sibilò l’Originale.
 < No, Klaus!> urlò Bonnie mentre tentava di strisciare verso di loro.
 < Basta parlare!> ordinò Silas accentuando la pena nelle uniche due persone che non erano state sopraffatte dal suo potere.
Klaus dovette poggiare le mani a terra, crollando sotto il peso del sensitivo mentre Bonnie stava per perdere i sensi.
Era la fine, erano spacciati. Lui non poteva fare niente senza l’aiuto della strega.
 < Visto che sei stato tu il piccolo Robin Hood che mi ha messo i bastoni tra le ruote, dovrei cominciare proprio da te.> osservò sadicamente lo stregone, avvicinandosi a Klaus.
Silas era ormai a un passo da lui, pronto a dargli il colpo finale ma la sua attenzione gravitò all’improvviso sul viso di Caroline.
 < Cos’è?> chiese allarmato, afferrandola per le spalle e sollevandola.
 < Non osare …> ma il dolore fece finire la minaccia di Klaus in un urlo agonizzante.
 < Possibile che non riesci a mollare la presa? Ho vinto, smettila.> osservò Silas prima di riportare la sua attenzione su Caroline. Quello che aveva sentito non era stato solo una tremenda allucinazione, il suo cuore batteva.
 < Un ibrido … l’hai resa come te. Inutilizzabile!> gli urlò contro Silas, furente prima di alzare una mano pronta ad affondare nel petto di Caroline.
Fu in quell’istante che Klaus notò dall’altro lato del salone sua sorella. Stava dolorosamente strisciando verso di lui. Silas non doveva aver amplificato la presa attorno alla sua mente, credendola innocua.
Un unico sguardo d’intesa, un ultima disperata speranza. Gli occhi di Klaus divennero improvvisamente gialli. Alla vista di Caroline in pericolo il bisogno di saperla al sicuro, la certezza di un piano concreto avevano avuto il sopravvento sul dolore. La pena che gli attraversava le ossa era nulla a confronto alla rabbia che sentiva nei confronti di quello psicopatico, per aver osato toccare lei.
Klaus si scaraventò contro Silas, immobilizzandolo al muro ed affondando i suoi canini nel collo del sensitivo, mentre Rebekah afferrava al volo Caroline, evitando di farla crollare rovinosamente a terra.
 Liberati momentaneamente dall’incantesimo e quindi dal dolore, Stefan e Damon accorsero ad aiutare Klaus, nel tentativo di tenere Silas immobilizzato, ma l’effetto sorpresa stava per finire..
 < Bonnie!> urlò Klaus, ritirando i suoi canini fino ad allora conficcati nella carne di Silas.
L’atmosfera cambiò, tutti riuscirono a percepirlo e la loro attenzione gravitò prontamente sulla strega.
I capelli di Bonnie erano agitati da una brezza soprannaturale e la sua mano tesa, adunca andava a stringersi ad ogni passo che faceva verso Silas, che aveva cominciato ad urlare.
 < Spezzerò ogni osso, disseccherò ogni vena e arteria del tuo corpo. Forse non posso ucciderti Silas, ma ti trasformerò in pietra!> gli urlò contro la strega mentre i suoi amici indietreggiavano, per lasciarle campo libero. Silas cominciò ad annaspare alla ricerca d’aria, la sua pelle cominciò a seccarsi come fosse stata fatta di fango e voltandosi per coprire il suo volto con le mani, diventò pietra come Bonnie gli aveva ordinato.
Le gambe della strega cedettero e fu Elena ad afferrarla, offrendole un sorriso sollevato.
Era impossibile, ce l’avevano fatta. Tutti si guardarono negli occhi trovando la stessa scintilla di gioia e felicitò, soltanto Klaus sembrava non riuscire a sorridere.
< Caroline?> domandò allarmata Rebekah alla ragazza che stringeva tra le braccia. 
Klaus si avvicinò alle due e fulminò la sorella. Prese in braccio Caroline e la guardò, sperando di vedere i suoi stupendi occhi celesti aprirsi.
Tyler si sollevò a fatica dal pavimento e si portò una mano alla testa dolorante, era vivo ma … Caroline? L’aveva vista svenire sotto il peso del potere di Silas.
 < Ciao, abbiamo vinto?> sussurrò Caroline mentre si sentiva svenire. Klaus le sorrise, solare e potè sentire i sospiri di sollievo che tutti i suoi amici, avevano emesso nel medesimo momento.  < Si, amore.> le rispose rivolgendole un sorriso stanco ma felice. Ma il suo umore cambiò repentinamente quando tornò a guardare la sorella.
 < Ti avevo chiesto di proteggerla! Dov’eri?> gli urlò contro Klaus mentre gli altri assistevano basiti alla scena. Insomma avrebbero dovuto festeggiare! Caroline era sana e salva, una botta alla testa non aveva mai ucciso un ibrido.
 < C’eri tu, credevo fosse al sicuro! Come sta il bambino?> domandò allarmata Rebekah, scostando una ciocca di capelli dal viso di Caroline, che era dolcemente adagiato contro il petto di Klaus.
Caroline spalancò gli occhi e si voltò a guardarla.  < Bambino?> domandò la ragazza con la voce strozzata dal terrore.
Un ringhio basso scosse il petto di Klaus e Rebekah indietreggiò, coprendosi la bocca con le mani.
 < Oddio … non glielo avevi ancora detto?> sibilò scioccata.
 < Rebekah!> urlò Klaus sconvolto dalla rabbia.
 < Bambino?!> gridò quasi Caroline, attirando l’attenzione di Klaus su di lei.
L’Originale la guardò, perdendo in un istante tutta la rabbia che aveva riservato alla sorella e le sorrise dolcemente.
La baciò, sentendo le labbra morbide di Caroline rispondere istintivamente al bacio e ne sorrise.
 < Stefan getta il corpo di Silas nel fiume. Chiudiamo una volta per tutte questa storia.> disse senza staccare gli occhi da Caroline che era evidentemente sotto shock.
Il vampiro annuì con fare incerto e guardò Caroline con aria impaurita, ma stranamente felice. Fu un attimo e Klaus e Caroline erano svaniti.
 < Bambino?> domandò sconvolta Elena che, come tutti gli altri, si voltò a fissare Rebekah in cerca di spiegazioni.
L’Originale accennò un sorriso forzato ed annuì.
Sul viso di Tyler apparve la sconfitta ed il dolore più sincero. Non poteva credere a quelle parole. Lui l’aveva persa per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Klaus depositò con delicatezza Caroline sul letto a baldacchino della sua camera. Era evidentemente provata, l’incantesimo di Silas doveva aver infierito su di lei più che su qualsiasi altro.
 < Klaus che significa quello che ha detto Rebekah?> domandò con un filo di voce Caroline.
 < So che sembra impossibile amore mio, ma sei un ibrido ora … come me. C’è un piccolo furfante dentro la tua pancia.> scherzò l’ibrido con le lacrime agli occhi.
Caroline sbarrò gli occhi ed il suo respiro cominciò ad accelerare all’impazzata. < Un … un .. io aspetto … no, cioè noi …. >
Le calde mani di Klaus corsero ad avvolgerle le spalle, per tranquillizzarla. I loro sguardi si intrecciarono scatenando quella magia e quel magnetismo che univa le loro anime in un solo battito.
 < Io ti amo, Caroline.> le disse con calma, con devozione e con una tale sicurezza Klaus da farle scaldare il cuore. Caroline ne sorrise, trovando la pace solo negli occhi di lui.
 < Ti amo anche io.> gli rispose la ragazza facendo apparire sul viso dell’Originale il suo medesimo sorriso.
 < Allora non dobbiamo preoccuparci di nulla. Possediamo tutto quello di cui abbiamo bisogno.> all’amore profuso in quelle parole Caroline non potè far altro che afferrare il viso di Klaus per donargli un bacio stanco ma sincero.
 < Devi riposare amore, ne parleremo quando ti risveglierai. Non preoccuparti, sarò sempre al tuo fianco.> e per la prima volta da quando l’aveva incontrata, Klaus usò i suoi poteri mentali su di lei, facendola scivolare in un sonno ristoratore.
L’ibrido scese le scale di corsa e si ritrovò in salotto con la testa tra le mani ed un insanabile voglia di uccidere Rebekah.
Lui avrebbe dovuto dirle tutto, si era sentito finalmente pronto quando l’aveva osservata. Quando si era trovato a pochi passi da lei, a casa Salvatore ed aveva potuto sentire il battito soffocato del piccolo essere vivente che stava crescendo dentro di lei.
Fino a quel momento aveva negato con tutte le sue forze quell’opzione. Non era pronto per diventare padre, non voleva esserlo, era sicuro di non poter avere figli.
In un istante tutte le sue certezze erano crollate, lasciandolo completamente disorientato. Sapeva di non volere quel bambino, ma pensare che era di Caroline, che una piccola Caroline stava crescendo dentro di lei … aveva cambiato tutto.
Aveva deciso di negare ogni cosa, persino l’ovvietà ma quando l’aveva vista, una strana sensazione di gioia e paura si era insinuata dentro di lui portandolo verso un’importante realizzazione … Caroline era incinta del loro bambino.
Ne sorrise, di sottecchi, quasi stupito e fu in quel momento che Elijah, facendo il suo ingresso in casa  Mikaelson, riuscì finalmente a vedere in Klaus l’umanità che suo fratello aveva perso da tempo.
 < Noi resteremo insieme come uno solo …> sussurrò Klaus con le lacrime agli occhi.
 Rebekah raggiunse i due fratelli nel salotto e sorrise loro di una nuova gioia.
 < Sempre e per sempre.> dissero in coro Elijah e Rebekah, commossi davanti allo spiegarsi del nuovo capitolo delle loro vite.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ragazze spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è stato davvero triste e difficile scriverlo per me. Ed eccoci qui … il colpo di scena. Caroline è incinta di Klaus ed ovviamente Sophie ha legato la sua vita a quella della “bella” Caroline, ma so che la mia idea potrebbe lasciare l’amaro in bocca ad alcune di voi quindi “Timeless 2” o come la vorrò chiamare, ci sarà solo se questo risvolto vi è piaciuto e se ovviamente volete un sequel che si basi su questa mia idea =D ( panico ). Che altro dire, vi lascio in attesa dei vostri commenti e delle vostre opinioni. Ah! Già mi mancate! Però siate sincere, non mi sento troppo soddisfatta del capitolo ah e anche per il sequel … non voglio rendere sempiterna una storia che poteva finire decentemente con questo capitolo =)! Ok, basta…mi sto dilungando… Un bacio grande, grandissimo a tutte voi! Grazie, grazie, grazie, grazie e grazie di TUTTO! Siete state le sostenitrici e le lettrici più adorabili sulla faccia della Terra. Grazie dal profondo del mio cuore, Giulia. ECCOVI UNA NEWS: TIMELESS, AGAIN è già al secondo capitolo. Abbiamo un sequel ;) grazie a chiunque deciderà di seguirlo.

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