Una leggenda narra che..

di marty1894
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo: 1
Ormai il sole era tramontato da molti su quel vecchio castello. Non vi era più nessuno in quel regno, tutti uomini, demoni, donne e bambini, compresi i mezzi demoni avevano abbandonato quel posto un tempo una terra fertile, da far invidia al paradiso. Ora quelle terre, quei campi e gli stessi giardini del castello non erano altro che terreno per i poveri cani abbandonati, per le fecce di demoni, dimenticati dalla società, soprattutto erano il cimitero di antichi guerrieri. Si, perché quel regno e quel castello, non furono abbandonati intenzionalmente, ma i suoi abitanti furono obbligati per colpa della Terza Grande Guerra. In molti cercarono di capire il perché di ciò, ma solo pochi furono in grado di dare una risposta, solo pochissimi sopravvissuti. La Terza Grande Guerra enne combattuta demoni e i signori dei draghi e questi ultimi. Alla creazione del mondo quattro draghi cedettero una grossa parte del loro potere ad un mondo povero e incapace di sopravvivere. Il potente drago della terra, Dilong, fece si che la terra germogliasse in alberi, prati, e soprattutto doni che garantissero la sopravvivenza. La dolce dragonessa d'acqua, Lotol, fece si che dal cielo piccole gocce d'acqua creassero i mari, i fiumi e i laghi, ma ancora più temuti gli oceani. Il furibondo dragone, Berfur, del fuoco creò il sole e il fuoco in modo da costituire un riparo dal freddo e dagli animali feroci. Infine la dragonessa dei venti, Upa, fece in modo di donare vita a tutto ciò che regnava nel mondo.
In futuro la generazione di draghi andò crescendo, i figli dei quattro dragoni costruirono un legame importante e affettivo, con alcuni uomini della terra, tanto è che nacquero i signori dei draghi, coloro che stringevano un legame di vita eterno con draghi possenti. I signori dei draghi erano descritti secondo le leggende come uomini eterni che garantivano la pace nel mondo e i draghi erano i loro fedeli compagni di battaglie quando ce ne fosse stata qualcuna. Purtroppo, però il potere di alcuni signori dei draghi creò disordine e scompiglio in quel fragile equilibrio che il mondo aveva, ecco perché le guerre iniziano e finivano un mare di sangue. Poi i pianti delle madri e delle mogli che chiedevano vendetta e giustizia, creando così nuove guerra. Una scena orribile, impossibile da sopportare. Così in una notte di pioggia, altri era che il pianto di Lotol, i quattro dragoni della Genesi crearono una signora dei draghi. Questa ragazzina aveva al suo cospetto cinque draghi, ognuno di loro con un ruolo diverso da assolvere, ognuno di loro dedito alla signora. Il nome che venne dato alla piccola, sarebbe stato sulle bocche di tutti gli uomini e di tutti i draghi, il suo nome sarebbe stato il terrore del più potente signore dei draghi che aveva osato abusare del suo potere per distruggere i suoi simili in quelle battaglie sanguinose: Kagome sarebbe stato il suo nome. Lei avrebbe avuto un potere immenso che nessuno avrebbe potuto eguagliare, il potere di Lotol, il potere del vento di Upa, il potere rabbioso e distruttivo di Befur e il potere di Dilong, inoltre il quinto potere era quello più nascosto e più comune ad ogni uomo, demone e drago, il potere della speranza e della compassione. I suoi draghi erano suoi fedeli amici e anche loro avevo poteri tanto potenti quanto distruttivi, poiché erano i signori delle cinque casate e ciò che li accomunava era il potere delle guerra, della distruzione e del caos  Ares, Cruhand, Belendithas, Ricmorn e Searmon questi i suoi compagni di viaggio e di distruzione.
Lei sarebbe stata la salvezza di un mondo ormai in rovina che si stava auto distruggendo in così poco tempo, per colpa del demone Naraku. Naraku un demone viscido, insidioso e subdolo, che fu disposto a tutto pur di ottenere maggior potere, uccise i genitori e gli amici per garantirsi la vita eterna, e per far si che nessuno dei suoi colleghi ostacolasse la sua salita al potere decimo signori dei draghi e le loro famiglie e ridusse in esilio i pochi draghi rimasti, ormai consapevoli di essere futura carne da macello. Ma ciò che Naraku ignorava era proprio la nascita di una bambina, di Kagome, che molto presto sarebbe venuta a reclamare il diritto al trono e il diritto di libertà e pace che lei aveva come obiettivo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo: 2 La grande e troppo estesa foresta di Dilong nascondeva al suo interno un magnifico regno, divenuto potente sia per i suoi sovrani che per le abilità mostrate in guerra, ma anche perché aveva un rapporto molto intenso con alcuni draghi di casate ormai quasi scomparse. Il regno di Iangeon era in buoni rapporti con altri regni che stavano al i fuori della foresta e proteggeva i draghi, ormai pochi, che si nascondevano dal famigerato Naraku. Il sovrano del regno non era altri che un demone maggiore, di una delle stirpi più importanti quella canina, il suo nome Inu No Taisho. Il sovrano era felicemente sposato con una yasha di nome Izayoi, la quale diede alla luce a quattro anni di distanza due demoni. Il primogenito che nei suoi anni si era dimostrato abile nelle strategie di guerra: Sesshomaru, un demone molto affascinante e imponente. Il fratello di quest'ultimo non era da meno, il secondogenito della famiglia reale: Inuyasha, si era distinto nell'arte del combattimento e del duello. Il padre orgoglioso di entrambi una volta raggiunto la maggiore età regalò loro due spade di ottima fattura, nonché estratte direttamente dai canini del padre: Tenseiga e Tessaiga. Ormai cresciuti i due fratelli erano sempre impegnati con il regno, le spedizioni e le apparizioni pubbliche sia nel proprio e vasto regno che in quelli vicini. Infatti confinanti con Iangeon, vi erano il regno dei demoni lince, agili, furbi e subdoli come volpi. I due sovrani che detenevano il potere avevano un solo figlio Miroku, bonzo di professione e cascamorto per passione. Purtroppo il demone aveva la strana indole di correre dietro ad ogni cameriera o governante che le capitasse a genio. Però la sua attenzione era rivolta solo alla primogenita e unica figlia del re dei demoni puma, Sango. Era la futura regina del regno dei demoni puma, tale regno confinava con gli altri due e costituiva un importante appoggio militare, in quanto si allenavano i demoni sin dalla giovane età al combattimento corpo a corpo e alla guerra. Tra i quattro, per fortuna dei genitori, era nata una sana e solida amicizia che avrebbe contribuito al successo della battaglia futura contro Naraku. Inoltre ciò che accomunava i quattro demoni era il fatto di essere dei signori dei draghi, infatti Sesshomaru aveva stretto un solidissimo legame con un drago femmina: Darrath. Inuyasha, così come il fratello, aveva instaurato un rapporto molto profondo con un altro affascinante drago femmina: Katara. Il giovane demone depravato infatuato dalla primogenita dei puma Sango, aveva il pieno appoggio di: Elamors, un giovane maschio di drago, paziente con il proprio signore. Infine Sango era fedele alla sua amica più fidata, un femmina di drago che si era invaghita di Elamors: Eilaga, accompagnate in ogni loro avventura dalla gattina Kirara. Quel giorno non era come gli altri, qualcosa stava cambiando nella foresta, qualcuno si stava avvicinando molto lentamente, e quella strana sensazione che il re Inu No Taisho si portava dietro non era del tutto sbagliata. Sentiva sia lui che i figli e sia Sango che Miroku, che qualcosa non andava, il cielo era strano da molti giorni e preannunciava pioggia in ogni angolo del regno. Sentivano un potente aurea venire da quel regno che si trovava all'inizio della foresta, quel regno ormai abbandonato da molti anni, quel regno che aveva visto la sua gloria e poi la sua decadenza, quel regno dove una volta vi abitavano i loro più cari amici. Nessuno aveva un'aurea tanto potente quanto quella di Naraku e adesso il re temeva per la vita dei suoi sudditi, ma ancora non capiva come quel demone li avesse trovati. Quanto si sbagliava il re Inu, quell'aurea potente era Kagome e i suoi cinque draghi che si stavano rifugiando nella foresta per scappare al demone Naraku, bramoso di ottenere il potere della ragazza.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo: 3

Era fuggita, finalmente libera, erano liberi, tutti loro non erano più nelle grinfie di quel tiranno, poteva dopo cinque lunghi ed estenuanti anni poteva respirare di nuovo aria. Aria diversa, aria di libertà. Purtroppo non avevano un posto dove tornare, la loro casa e tutto ciò che conoscevano era stato distrutto, era stato demolito spazzato via come la cenere di un camino. Cosa fare? Dove andare? C'era futuro per loro?

Nessuno lo sapeva, la cosa sicura in quel momento era fuggire, fuggire lontano da lui, che per anni aveva tentato di toglierli tutti i suoi poteri e quelle cinque creature che lei amava più della sua stessa vita.

Adesso nascoste le loro identità, nascosti i loro poteri, nascosti alla luce del sole si addentrarono nella foresta di Dilong, lontano dal passato e oscurati dal futuro, poiché si sa che il futuro è un ente incerto e inaffidabile.

Kagome era, adesso più che mai, una donna, che aveva detto addio agli anni della fanciullezza della spensieratezza; era cresciuta come lo dimostravano i suoi lunghi capelli neri, molto simili al mantello di una cara amica che si mostra alla fine della vita umana. Lo dimostravano i suoi occhi, temerari, audaci, sfrontati...ribelli; i suoi non erano più gli occhi di una bambina, ma gli occhi di una cacciatrice, una vendicatrice pronta, al momento opportuno, a fare in piccoli pezzi il suo avversario. Soprattutto il segno della sua maturità era dovuto all'evolversi dei suoi poteri, erano cresciuti, aumentati, poiché riusciva, ora più che mai, a dominare perfettamente i suoi cinque draghi.

Kagome: “ Ricmorn, sorvolate la zona e non fatevi vedere” disse la signora dei draghi, parlando con un solo drago ma rivolgendosi a tutti e cinque.

Cruhand: “ Tu cosa farai nel frattempo?” chiese apprensivo il drago.

Kagome: " Io pattuglierò da terra" disse

Questi non risposero, si fidavano di Kagome, più di una volta quando ancora erano piccoli, prima i essere imprigionati, li aveva salvati; inoltre non osavano mai mettere in discussione uno dei suoi piani ben strutturati perché avevano salvato loro la vita.

Senza perdere tempo, i cinque dragoni si alzarono in volo, rallentando il loro potere per non essere individuati, e sorvolarono la zona, come era stato richiesto. Kagome, al contrario, cominciò la sua traversata nella foresta, mantenendo un contatto telepatico e un contatto visivo con gli altri.

Belendithas: “ Va tutto bene laggiù Kagome?” chiese il drago d'oro alla ragazza.

Kagome: “ Si, per ora ci sono chilometri e chilometri di foresta, qualche animale ogni tanto, ma per tutto tace. Lassù, invece, come siete messi?” chiese, guardando automaticamente Ares.

Ares: “ Qui tutto a posto, però si intravedono delle torri, sono molto lontane da noi. Pensi che ci possa essere un regno?” chiese volando verso l'orizzonte assieme ai suoi fratelli.

Kagome:”Si il regno di Iangeon, situato al centro della foresta. Scendete, adesso” disse la ragazza fermandosi.

Ricmorn: “ Cos'è il regno di Iangeon?” chiese Ricmorn mentre atterrava a terra davanti a Kagome.

Kagome: “ E' solo un regno, dove vi abitano alcuni amici dei miei genitori, e dove molti draghi hanno chiesto asilo, per non finire nelle grinfie di Naraku. Così ho sentito dire” disse la ragazza.

Dopo quella conversazione nessuno dei ebbe la forza di continuare, il cammino, troppo stanchi per lo sforzo fatto per uscire dalle celle del castello di Naraku. Così al calare del sole, dove la luce del giorno si ritira, per poter sorgere altrove, e lasciava il suo palcoscenico alla luce lunare. Una luce, chiara, semplice che però nasconde il male agli occhi del bene. Purtroppo non era alleata del giusto e ne dello sbagliato, patteggiava per il miglior offerente.

Così si addormentarono molto velocemente, stanchi morti per tutto quel viaggiare.

Nel cuore della notte un leggero movimento fece svegliare Kagome, che era comodamente addormentata al fianco di Searmon, il quale non si accorse di nulla.

La ragazza percepiva nell'aria un'aurea molto potente, non quanto la sua ovvio, accompagnata da una molto simile e due poco importanti. Si alzò e si addentrò nel folto della foresta, per capire chi fossero se demoni o briganti che possedevano armi demoniache.

 

Sesshomaru e Inuyasha erano partiti quella mattina su richiesta del padre, per capire a chi appartenesse una potenza del genere percepibile a chilometri di distanza. Inoltre i regni vicini sentendosi minacciati avevano supplicato il re Inu Taisho affinché assieme ai suoi figli andassero anche Miroku e Sango. Però non da soli ma accompagnati dai loro fedeli draghi, compagni di viaggio e di combattimento.

Sessho: “ Partiremo così Darrath, Katara, Elamors e Eilaga sorvoleranno la zona dal cielo, noi dalla terra, in questo modo dovremo vedere e attaccare meglio, ci sono obbiezioni?” chiese il principe guardandoli negli occhi.

Nessuno di loro rispose, si fidavano delle strategie di Sesshomaru e non volevano contraddirlo, anche perché significava andare in contro a morte certa. Infine partirono, addentrandosi nel folto della foresta, lasciandosi casa alle spalle.

Una casa che un giorno, molto presto, sapevano che avrebbero dovuto difendere e governare. Una casa fatta di ricordi , speranze e amore. Loro avrebbero dato la vita per quella casa, dove da piccoli erano stati felici.

Al calar del sole verso occidente, i draghi dei tre principi e della principessa, scesero a terra.

Inuyasha: “Avete trovato o sentito qualcosa di strano?” chiese Inuyasha alla sua Katara.

Darrath: “ Si, abbiamo sentito sei aure molto potenti, ma non sembravano malvagie, al contrario erano, non saprei come dirlo” rispose il drago di Sesshomaru al posto di Katara.

Sango: “ Per adesso riposiamo, non siamo in grado di combattere contro queste sei potenze, siamo troppo provati dal viaggio” disse la yasha sedendosi di fronte al suo dragone.

Miroku: “Sango ha ragione per adesso riposiamo” e anche lui come la prima si sedette di fronte a Elamors.

Fu stabilito, sempre da Sesshomaru, che il primo turno di guardia sarebbe toccato a lui e suo fratello.

Nel cuore della notte i due demoni mentre facevano la guardia, sentirono un'aurea micidiale e potente nelle vicinanze. Intimoriti da chi potesse essere, svegliarono i loro due compagni, Sango e Miroku, e assieme a loro si avviarono nella direzione da dove proveniva quel potere così immenso, lasciando i propri draghi al loro accampamento improvvisato, dove sarebbero intervenuti se chiamati e se ne fosse stato necessario.

Rifugiati dietro alcuni grandi cespugli, lontano da dove dormivano Kagome e i suoi cinque draghi, la videro alzarsi e venire nella loro direzione. Non sapendo chi fosse e da dove venisse, cercarono di andarsene, ma la loro fuga creò solo rumore e movimento da indurre Kagome a seguirli.

 

Kagome: “ Chi è là? Mostratevi?” urlò la ragazza sentendo movimento dietro ad alcune piante.

Non giunse nessuna risposta, solo il rumore di una corsa, che lei, curiosa come era decise di seguire.

Li seguì fino ad arrivare al loro accampamento, ciò che vide non erano altri che demoni,ma non demoni qualsiasi, demoni dell'alta società, considerando il loro vestiario.

Sesshomaru: “ Chi sei donna?” chiese estraendo la sua spada Tenseiga.

Kagome rimase impassibile a tanta spavalderia, nessuno le aveva mai risposto a quella maniera, o posto una domanda del genere.

Inuyasha: “ Rispondi donna, sei alleata con il signore dei draghi Naraku?” chiese in tono scontroso il fratello.

Kagome: “ Mi chiamo Kagome, e non sono alleata di quel maledetto bastardo, se il fuoco dell'inferno se lo prendesse mi farebbe un enorme favore”

Sango: “ Allora chi sei tu?” le chiese Sango con un po' di paura, cercando di nasconderla.

Kagome: “ Mi chiamo Kagome” disse semplicemente la ragazza.

Inuyasha: “ Cosa saresti un'umana o una yasha?” chiese sfrontato il demone, senza troppi peli sulla lingua.

Kagome: “Una yasha, perché ci sono problemi cagnolino?” rispose sarcastica la yasha.

Inuyasha: “ Come osi chiamarmi CAGNOLINO” disse furioso il ragazzo, cercando di non dare in escandescenza per quella offesa.

Kagome: “Non sei forse della stirpe dei demoni cani, dico solo la verità”, non finì la frase che tutti e cinque avvertirono un potere immenso, provenire dall'entrata della foresta.

I draghi di Kagome si alzarono avvertendo anche loro tale potere, ma la loro attenzione non fu subito da a quell'aurea, bensì alla scomparsa della loro padrona. Preoccupati si alzarono in volo per cercarla, temevano che potesse essere di nuovo nelle mani di Naraku.

Cruhand in cima al branco avvertì la presenza di Kagome sotto di loro, così dopo essersi assicurati di averla trovata atterrarono dietro di lei.

Sesshomaru: “Cosa sta succedendo?” chiese il demone sentendo la terra tremare improvvisamente.

Kagome non si scompose più di tanto sapeva chi fosse arrivato, e sapeva benissimo che avrebbe avuto una bella ramanzina.

Belendithas: “TU PICCOLA DANNATA, PERCHE' SEI FUGGITA SENZA AVVERTIRCI CREDEVAMO CHE QUEL MALEDETTO DI NARAKU TI AVESSE CATTURATO DI NUOVO, STUPIDAA!!” urlò il drago portandosi davanti alla sua padrona.

Kagome cambiò la sua espressione, che fino a poco tempo fa era sarcastica, in una più dolce.

Kagome: “Scusatemi, non lo farò più” disse abbassando la testa.

Ricmorn: “ Calmo Belendithas, Kagome non giocarci più uno scherzo del genere, l'importante è che tu stia bene” disse rivolgendosi alla ragazza.

Ares: “ Chi sono questi quattro demoni, Kagome?” chiese il drago parandosi di fronte a lei.

Kagome: “ Non lo Ares” disse avvicinandosi a loro.

 

Dal canto loro i quattro principi, compreso il freddo e glaciale Sesshomaru, rimasero senza parole, alla vista dei cinque draghi di fronte a loro. Nessuno aveva osato aprire o proferire parola, tanta era la paura e il timore, trovandosi di fronte cinque draghi possenti e maestosi di quelle fattezze. Non riuscivano a capire chi fosse quella ragazza e chi fossero quei cinque draghi.

Sesshomaru parlò per primo.

Sesshomaru: “Voi chi siete?” chiese stupito.

Ma ahimé la domanda non trovò risposta poiché una palla illuminò il cielo e cominciò a prendere fuoco una volta atterrata nella foresta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo: 4

Quella palla di fuoco aveva illuminato il cielo e dopo essere atterrata poco più in là dal luogo dove si trovavano incendiò la foresta circostante. Adesso niente e nessuno avrebbe potuto fermare la furia omicida di Naraku. Si quel maledetto si era accorto della loro fuga, e adesso li rivoleva ad ogni costo anche se per farlo avrebbe dovuto distruggere quella dannata foresta.

Searmon: “ Ci ha scoperti Kagome, cosa facciamo?”

Kagome stava riflettendo, fuggire non se ne parlava, il tempo a loro disposizione era finito, restava solo combattere, ma con cosa? Quali armi? Il problema si risolveva, dovevano combattere a mani nude come avevano fatto i suoi antenati prima di lei, un ritorno all'antichità, alle origini del mondo.

Kagome: “Non possiamo fuggire, lui è qui” disse voltando lo sguardo verso alcuni alberi.

Il gruppo di Sesshomaru e Inuyasha venne raggiunto piuttosto velocemente dai propri draghi, allarmati dalla potente aurea demoniaca che molto velocemente si stava avvicinando a loro.

 

Un'aurea demoniaca così potente che nessuno aveva mai avuto il coraggio di poter contrastare. Lì di fronte a loro fece il suo ingresso trionfale un enorme dragone, nero come la pece di un corpo ormai morto e abbandonato a se stesso. Gasin il drago della morte si mostrò d'innanzi a loro, con il suo sguardo assassino, freddo, di chi non teme e non tiene a niente se non al proprio benessere. Dietro a Gasin apparve in tutta la sua orribile presenza lui, sterminatore, assassino, omicida di migliaia e migliaia di innocenti. Il conquistatore di anime, che vendette l'anima sia sua che dei suoi genitori al diavolo pur di ottenere il potere e la vita eterna: Naraku.

Naraku: “ Così piccola e innocente Kagome siete scappati?” chiese con quel tono sarcastico.

Kagome: “ Ti aspettavi che fossi rimasta, in modo da potermi uccidere al momento opportuno” rispose sprezzante la ragazza, guardandolo con disprezzo e disdegno.

Naraku: “Non temere rimedierò subito, ti ucciderò ora, ponendo fine alle tue sofferenze!!” urlò lanciandosi contro la yasha ad artigli scoperti, puntando alla gola per reciderle la carotide.

Fortunatamente la ragazza si tolse in tempo dalla traiettoria del demone appena in tempo per non sentire quegli artigli sul suo collo.

Kagome: “Ricmorn, Belendithas prendete quei quattro con i loro draghi e andatevene, muovetevi” urlò la ragazza a due dei suoi draghi, i quali rimasero un attimo a riflettere sulle sue parole. Però non contraddissero il suo ordine e quindi una volta obbligati Inuyasha, Sesshomaru e tutto il resto del gruppo volarono via facendo perdere ogni loro traccia.

Kagome guardò nella direzione in cui scomparvero e poi rivolse il suo sguardo anche se in modo riluttante verso il suo avversario, che intanto sorrideva.

Naraku attaccò di nuovo con una palla di fuoco che venne fatta svanire da Kagome con un colpo d'acqua, ma quella palla lanciata era solo un diversivo per farla avvicinare e sbatterla violentemente a terra che si incrinò sotto il suo sottile corpo.

Ares, Cruhand e Searmon cercarono di intervenire per aiutarla ma furono bloccati da Gasin; il quale ingaggiò contro di loro una combattimento,dove non ci sarebbero stati ne vincitori e ne vinti dato che il loro potere si eguagliava.

Kagome intanto si dimenava sotto il controllo del demone, mentre con una mano Naraku la teneva giù bloccandola al collo, con l'altra si avvicinava pericolosamente al suo petto pronto a trafiggerlo e ridurlo in piccoli pezzi. Kagome non avendo le gambe bloccate sfoderò un potente calcio sulla schiena del demone, la prese delle sue mani si allentò sul collo della ragazza, che fu in grado di liberarsi ferendolo al volto. Tale ferita fece urlare Naraku dalla rabbia.

Naraku: “Maledetta bastarda, come osi” disse tentando di aggredirla di nuovo.

Il demone decise di andarsene, aveva perso e sicuramente non avrebbe digerito molto bene l'affronto subito.

Naraku: “Ci rivedremo Kagome e la prossima volta sarà per celebrare il tuo funerale. Gasin!!” urlò il demone richiamando il suo dragone.

Kagome: “Non crederti potente Naraku, ti distruggerò prima di quanto tu pensi” disse la ragazza asciugandosi la fronte colante di sangue e guardando il demone andarsene con sguardo assassino.

Searmon: “Stai bene?” chiese il demone rivolgendosi a Kagome, che guardandolo fece cenno di si con la testa.

Kagome: “ Dobbiamo trovare Belendithas e Ricmorn, andiamo” così dicendo si alzarono in volo cercando i loro compagni, cosa che non fu molto facile.

Ricmorn e Belendithas avevano fatto come aveva richiesto Kagome avevano messo in salvo Inuyasha, Sesshomaru, Miroku, Sango e i loro draghi, costringendoli a seguirli. Arrivarono molto facilmente e senza troppi intoppi in un spazio abbastanza grande nel cuore della foresta Dilong.

 

Belendithas: “Adesso che facciamo?” chiese il drago girando su se stesso per trovare un modo di ricongiungersi con il resto del gruppo.

Ricmorn: “ Dobbiamo aspettare che Kagome e gli altri ci trovino, inoltre voglio capire chi sono loro, soprattutto cosa vogliono da noi” disse il drago guardando in modo investigativo e ripugnante il gruppo di demoni e draghi che si ponevano di fronte a loro.

Kagome: “Sai Ricmorn è quello che gradirei sapere anche io” disse una voce alle loro spalle. I due draghi si voltarono appena sentirono il suono della loro padrona e le furono subito vicini contenti e felici di poter essere di nuovo tutti insieme.

 

Sesshomaru: “Vorrei sapere io piuttosto chi siete realmente voi?” disse alzando il timbro della voce il demone nei confronti della yasha.

Kagome lo fissò negli occhi, e solo dopo molto riflettere decise di rispondere.

Kagome: “ Mi chiamo Kagome Higurashi, primogenita e unica figlia del re Osurai Hgurashi reggente dell'ormai demolito regno di Darerris, il regno che fu distrutto da Naraku”.

Inuyasha: “Voi ci state mentendo, tutti in quel regno compresi i suoi regnanti sono morti sotto il massacro di Naraku, nessuno si salvò” disse il ragazzo sentendosi chiaramente preso in giro.

Kagome: “Come osi dirmi che sto mentendo, io non mentirei mai sulla memoria dei miei genitori o sulla mia identità” rispose furiosa lei alle parole di quel demone insolente.

Sesshomaru: “ Fate silenzio, verrete con noi nel nostro regno e li sarete riconosciuta come colei che dice la verità oppure come una bugiarda” disse in tono glaciale il demone.

Kagome non accettò che le si venisse a parlare in quella maniera. Adesso ancora per la seconda volta avrebbe dovuto obbedire ad un altro demone e lei proprio non ne aveva nessuna voglia.

Kagome: “ Con voi non verrò da nessuna parte, sono stata, mi correggo siamo stati prigionieri di un demone per cinque anni, chi mi dice che voi non farete lo stesso” disse la ragazza rivolgendosi a loro con tono sprezzante, acido e furente.

Sesshomaru: “Avete la mia parola che non vi verrà torto un solo capello ne a voi ne ai draghi. Per favore adesso seguiteci” disse il ragazzo facendo da strada per raggiungere il confine del suo regno.

 

Calata ormai la notte era inutile continuare, la cara e vecchia stanchezza che accomuna demoni, uomini e draghi si fece sentire per tutti compresa per Kagome e i suoi draghi, ecco perché venne stabilito di comune e tacito accordo di riposare e riprendere il cammino il giorno dopo.

Di fronte ad un fuoco non del tutto spento, Kagome cercava di prendere sonno come stavano facendo i suo draghi, si appoggiò sul lungo collo di Ares, il quale non si mosse al suo tocco, tenendo gli occhi chiusi sentiva ogni suo movimento sino a sprofondare in un sonno profondo.

Ora che Kagome si era addormentata anche gli altri potevano dormire felici l'uno accanto o appoggiato all'altro.

 

Darrath: “Ci possiamo fidare di loro Sesshomaru?” chiese interrogativo il drago guardando il padrone.

Sesshomaru: “Direi di si, in fondo se ci avessero fatto del male non ci avrebbero slavato dall'attacco di Naraku, non credi” rispose il demone appoggiato al suo drago, con gli occhi chiusi e le braccia chiuse al petto, così lui come i suoi amici e suo fratello si addormentò.

 

Nel tardo mattino seguente i ragazzi con i loro draghi e con Kagome e il suo gruppo, fecero il loro ingresso nel regno, richiedendo subito un'udienza con il re.

 

Inu No Taisho: “ Siete tornati velocemente ragazzi miei, allora che notizie portate a vostro padre?” chiese il re sedendo sul trono e con sguardo rilassato ai suoi due figli.

Sesshomaru: “ Padre le potenti aure che abbiamo sentito, abbiamo capito di chi fossero, per questo vi chiederei di seguirci nei giardini sul retro del castello” disse il ragazzo inchinandosi accompagnato da suo fratello.

Inu No Taisho: “ Per quale motivo dovrei seguirvi nei giardini del castello?” chiese incredulo il re.

Inuyasha: “ Perché padre le creature a cui appartengono le aure sono qui, le abbiamo portate da voi” rispose il figlio.

Il re stupendosi di tale notizia seguì i figli nel luogo in cui si trovavano, ma la sorpresa e lo stupore fu ancora più grande quando si trovò di fronte lei e tutti loro.

Inu No Taisho: “Tu chi sei? Non sei chi penso io ?” disse il re tremando leggermente.

Kagome: “Sono Kagome Higurashi” rispose la ragazza.

Inu No Taisho: “ La figlia di Osurai e Kira Higurashi” rispose il re, la ragazza fece si con un cenno della testa. “ E loro sono...” continuò il re indicando i cinque draghi dietro di lei.

Kagome: “ Ares capostipite della casata dei dragoni d'oro, suo fratello Cruhand primogenito della stirpe dei dragoni d'argento, Belendithas discente dei creatori dei dragoni d'acqua, Ricmorn primogenito dei dragoni del fuoco bianco e infine Searmon padre dei draghi blu” rispose la ragazza indicando ognuno di loro, guardandoli con occhi fieri e infine rivolgendosi al re.

Inu No Taisho: “ Tu sei la loro signora dei draghi, devo dedurre” disse guardandola.

Inuyasha: “Padre ma state delirando quella ragazza non può essere la signora dei draghi di ben cinque draghi” disse sarcastico.

Inu No Taisho: “ Invece caro figlio mio lo è, non vi siete accorti di chi voi avete di fronte, la prima signora dei draghi in assoluto, lei è stata la prima bambina a domare ben cinque draghi delle casate più potenti in assoluti. Lei è la ragazza della leggenda che ucciderà il nemico riportando la pace” disse il re.

I ragazzi a quelle parole rimasero di sasso. Non avevano considerato che lei potesse essere la prima signora dei draghi, non si erano posti il problema che lei potesse impartire ordine a ben cinque draghi e altri ancora. Non si erano resi conto di chi avevano di fronte sino ad allora e per loro questo era uno shock enorme.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo: 5

Lo stupore, la meraviglia, soprattutto lo sconcerto aleggiavano nella sala, nessuno dei presenti compreso il re avrebbe creduto di poter rivedere, un giorno, la speranza fatta persona. Si quella ragazzina che avevano di fronte accompagnata dai suoi cinque draghi era la speranza reincarnata in terra, adesso avevano un motivo per distruggere Naraku, un motivo per vendicare le persone e gli innocenti persi nella Seconda Grande Guerra, adesso che avevano una condottiera, ma non una qualunque, su cui poter contare, le ore di quel bastardo erano contate.

Kagome non riusciva a comprendere il perché di tanto stupore, perché erano così famosi, in fondo la sua fama e la sua identità l'avevano sempre preceduta ovunque lei andasse, ma la meraviglia sui loro volti proprio non riusciva a spiegarsela, si erano loro, loro che secondo la leggenda avrebbero ucciso Naraku, ma allora perché tanto stupore nei loro volti, proprio non lo capiva.

Il re ripresosi dal momentaneo e lungo stupore rivolse lo sguardo ora non più sognante alla ragazza e alle cinque creature dietro di lei.

Inu No Taisho: “Kagome, sapevamo che tutta la famiglia reale di Darerris era stata decimata per mano di Naraku” disse alla ragazza sottintendendo il perché lei fosse anche ancora viva.

Kagome: “Quando mio padre e mia madre furono uccisi, scappai dalla grinfie di Naraku per quattro anni, ma infine lui riuscì a trovarci e a tenerci prigionieri per cinque anni fino ad oggi almeno” disse le ultime parole con un pizzico di furbizia di malizia, contenta di averla fatta sotto al naso del demone senza che lui se ne rendesse conto.

Inu No Taisho: “Adesso che non avete più una casa, un posto dove andare cosa farete?” chiese apprensivo il re, sperando che lei rimanesse per combattere.

Kagome: “ Ora come ora abbiamo un solo obiettivo in mente, la vendetta contro quel bastardo e lurido demone che ci ha tenuti prigionieri” disse divenendo rossa per la rabbia.

Inu No Taisho: “ Allora, con il vostro consenso vorrei che rimaneste qui, tra le mura del mio castello, per pianificare la vostra vendetta, in modo da aiutarvi se necessario” disse il re, ma anche chiedendo indirettamente alla ragazza di rimanere, e lui sperava davvero in un suo si.

Kagome guardò prima i suoi draghi, uno ad uno i quali in rigoroso silenzio esprimevano la loro opinione, infine decise; sarebbe rimasta non perché era stato il re in persona a chiederglielo ma perché dove altro potevano andare per non essere cercati e tartassati da Naraku.

Kagome: “ Si” rispose solo con quella parola e il re ne fu felice, come un bambino che a natale vede babbo natale scendere dal camino.

Inu No Taisho: “ Allora dobbiamo festeggiare il vostro ritorno, vi invito ufficialmente ad un ballo in vostro onore” disse tutto contento il re, senza dare il tempo alla ragazza di rispondere con un si o con un no, che già stava dando predisposizioni ai suoi sevi sugli addobbi e sulle tovaglie da adoperare in quella festa così speciale.

 

Kagome: “Ho come l'impressione di essermi cacciata in un grande guaio” disse con gocciolone sopra la testa rivolgendosi ai suoi draghi che se la ridevano sotto i baffi.

 

Inuyasha, Sesshomaru, Miroku e Sango compresi i loro draghi erano ancora stupiti dalle rivelazioni sull'identità della ragazza, si ripresero solo quando capirono che lei sarebbe rimasta con loro finché non avessero ucciso Naraku, ma una parte del loro cervello ancora non ragionava lucidamente.

Inu No Taisho: “ Sesshomaru, Inuyasha, Sango, Miroku e anche voi riprendetevi per favore” disse il re accorgendosi della loro botta di assenza.

Sesshomaru: “ Scusate padre” rispose il figlio guardandolo e scrollando il fratello.

Inu No Taisho: “ Miroku e Elamors, anche tu Sango e Eilaga tornate a casa, ci vedremo stasera alla festa il re. Invece Sesshomaru e Inuyasha mostreranno a Kagome e ai suoi draghi i loro dormitori” disse il re.

Kagome: “ Altezza, se non paio scortese ci sarebbe un dormitorio da cui raggiungere facilmente le stalle dei draghi?” chiese la ragazza con un tono di voce diverso da quello di prima, un tono più gentile, più calmo; ma il fatto era dovuto dai cinque anni in cui era stata separata dalle sue creature e non voleva che accadesse di nuovo.

Inu No Taisho: “ Certo vi è un appartamento proprio accanto alla stalla” rispose alla yasha, la quale fece un inchino in segno di riconoscimento, un segno che il re fu ben lieto di accettare come gratitudine.

 

I figli fecero come richiesto dal padre accompagnarono la ragazza e i draghi ai loro alloggi, i primi sistemati proprio i draghi, messi in una comoda stalla, finemente decorata con motivi floreali. Nella piccola casa accanto, anche se non degna di una principessa, vi erano un enorme salotto con un camino, adatto nelle notti invernali per ripararsi dal freddo, una piccola cucina annessa a quest'ultimo e poi dietro una porta rigorosamente e precisamente intarsiata vi era la camera da letto con un enorme finestrone che dava sugli immensi giardini reali. Kagome si guardava stupita da tutto ciò, mai in vita sua avrebbe avuto così tanta fortuna.

I due fratelli stavano per andarsene quando lei li fermò.

Kagome: “ Grazie” rispose, e bastò quella semplice e ingenua parola a far sorridere entrambi prima di andarsene ai loro alloggi nel castello.

 

Kagome subito, una volta che i principi se ne erano andati si diresse verso le stalle dove stette un paio di ore in totale tranquillità con i suo i draghi. Almeno così sperava perché nel tardo pomeriggio venne trovata da due domestiche che la trascinarono letteralmente contro la sua volontà all'interno del castello dentro una enorme stanza da bagno ricolma di vestiti e accessori. A Kagome non era mai importato molto dell'etichetta, anzi da bambina quando ne aveva la possibilità scappava da ogni ballo e specie non si faceva mai trovare per le lezioni di galateo che lei non riteneva affatto necessario, erano solo un modo per intrappolarla a corte diceva la sua povera nonna.

Dopo due ore di tira e molla, di urli, di imposizioni e chi più ne ha più ne metta Kagome era pronta per il ballo, il vestito era stato scelto da lei stessa in persona e non voleva altro. Un semplice abito con corpetto stretto in vita di un tenue azzurro da cui partiva una gonna molto ampia lunga sino alle scarpe che andava sfumandosi nel bianco più candido.

Quando bussarono alla porta le cameriere accorsero ad aprire, entrarono tre demoni maggiori, vestiti di tutto punto e una ragazza poco più giovane di Kagome e una donna che doveva essere la regina stretta al braccio del re.

Inu No Taisho: “ Kagome vi presento mia moglie Izayoi” la prima fece una riverenza alla ragazza allargando la gonna molto ampia del vestito rosa pallido “ e la principessa Rin fidanzata da poco con mio figlio Sesshomaru” disse indicando una yasha dai capelli neri avvolti in una coda alta e minuta vestita anch'essa di un abito sfarzoso. La quale fece un inchino a Kagome, quest'ultima abbassò leggermente la testa in segno di risposta.

Inu No Taisho: “ Mio figlio Inuyasha” disse spingendolo verso di lei “questa sera sarà il vostro cavaliere. E adesso senza troppi indugi andiamo che i nostri sudditi ci attendono” disse prendendo sotto braccio la moglie, così come fece Sesshomaru offrendo il braccio a Rin. Inuyasha offrì il braccio destro alla ragazza, la quale timorosa lo accettò e così assieme vennero presentati a corte.

Kagome per tutta la sera venne aggredita da migliaia di domande del tipo dove siete stata fino ad ora, i vostri genitori chi erano, come si chiamano i vostri draghi, avete un piano per uccidere Naraku; a questa domanda lei rispose che non erano argomenti adatti ad un ballo e per questo aveva sviato il discorso semplicemente cambiandolo. Era ore che parlava e parlava delle stesse cose, così mentre nessuno la guardava fuggì nei giardini lontana da occhi indiscreti.

Belendithas: “ Stai bene?” chiese una voce nella sua testa.

Kagome: “ Si tranquilli voi riposate” rispose la ragazza.

Ricmorn: “ Buona notte Kagome” rispose.

 

Inuyasha l'aveva vista andare via e non tornare, non si poteva dire preoccupato però il fatto che lei non ci fosse, cominciava a disturbarlo quasi a preoccuparlo,cosa insolita per lui che si preoccupava solo per se stesso e per la sua Katara. Qualcosa in lui stava cambiando, sin da subito, dal momento che l'aveva vista qualcosa era scattato portandolo allo sfinimento, e lui non se lo sapeva spiegare. Forse per i suoi modi poco gentile, per la sicurezza che aveva riscontrato in quegli occhi marroni, una tenacia da pochi o forse per il semplice fatto che quella yasha, anche se conosciuta da 24 ore stava scatenando in lui sentimenti mai provati.

Con questa coscienza anche lui, lontano da occhi indiscreti uscì dalla sala da ballo e cominciò a cercarla. La trovò dopo una buona mezz'ora seduta intenta a guardare le stelle, cercò di avvicinarsi facendo il più piano possibile, ma lei se ne accorse.

Inuyasha: “ Come hai fatto a capire che ero io e non mio fratello o mio padre?” chiese dato che tutti e tre avevano lo stesso odore.

Kagome: “ Dall'odore del tuo drago che impregnano le tue mani e poi dalla pesantezza dei tuoi passi” disse lei continuando a guardare le stelle.

Inuyasha: “ Come hai fatto oggi hai fatto ieri a fuggire da Naraku?” chiese poiché era qualcosa che non riusciva a capire.

Kagome: “ Con questi” disse indicando i piedi.

Inuyasha: “ Gli hai sfoderato un calcio, un semplice calcio” chiese incredulo, la ragazza senza troppe smancerie assentì con la testa.

Kagome: “ Perché me lo chiedi?” chiese adesso spostando il suo sguardo dalle stelle su quello del demone.

Inuyasha: “ Era semplice curiosità, però rimango a mani nude” disse accennando ad un sorriso.

Kagome: “ Per il momento ancora devo trovare la mia arma che mi aiuterà nella lotta contro Naraku, i miei sono morti prima di dirmi dove fosse” disse sospirando la ragazza.

Inuyasha la guardava dopo quell'affermazione non osò chiedere oltre. Kagome pensando e pensando si distese sull'erba alla luce delle stelle e di quella inaffidabile luna, ormai divenuta sua amica nelle notti che aveva passato in prigionia. Inuyasha copiò gli stessi movimenti della ragazza, anche lui si distese e osservò a lungo le stelle e la luna.

Ormai passato molto tempo era ora di tornare al ballo, quando il ragazzo si alzò però ebbe di che stupirsi, Kagome si era addormentata, aveva un volto rilassato quando dormiva non quell'aria da dura, era stupenda agli occhi del demone in quella sua semplicità. La posizione sul fianco, i capelli ribelli che le cadevano davanti agli occhi chiusi, la bocca leggermente dischiusa in un sorriso e il vestito facevano una perfetta cornice a quella creatura celestiale.

Ripresosi da quella vista, spinto da una forza sovrannaturale si piegò sulla ragazza e la sollevò tra le braccia, facendo molta attenzione a non svegliarla e la portò nelle sue stanze. Una volta arrivati la pose sopra il letto e la coprì con un piumone bello caldo.

Mentre stava per uscire udì una cosa che mai avrebbe pensato uscire dalle sue labbra.

Kagome: “ Per...do...na...te...mi” disse la ragazza fra il sonno mentre una lacrima triste, solitaria proprio come lei le solcava le guance.

Inuyasha rimase esterrefatto, possibile che lei avesse dei rimpianti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo: 6

Inuyasha quella notte non riusciva a prendere sonno, si rivoltava nel letto senza poter dormire, molti, forse troppi pensieri lo assillavano, specie uno non riusciva a dargli pace, la parola detta da Kagome, perché lei doveva farsi perdonare, da chi e soprattutto da che cosa doveva farsi perdonare. Perché aveva visto in lei una ragazza sola, una ragazza che doveva portare un fardello enorme sulle spalle, perché chiedeva quasi implorando il perdono. Questo pensiero lo avrebbe torturato per tutta la notte, ma aveva bisogno di spiegazioni e l'unica che poteva dargliele era proprio la yasha che ogni notte prendeva il sopravvento nei suoi pensieri riducendolo ad un cadavere la mattina seguente.

 

Il giorno successivo mentre il castello era animato dalle prime luci dell'alba, nella piccola casetta immersa nel verde, dove alloggiava Kagome la quiete e il silenzio le facevano da padrona, poiché la ragazza ancora dormiva nel letto. Quando improvvisamente sentì bussare alla porta, forse per lo spavento o forse perché era ancora nel mondo dei sogni, fatto sta che Kagome volò di sotto dal letto avendo così un incontro ravvicinato con il pavimento di legno.

Bussarono di nuovo alla porta, e ripresasi dalla momentanea caduta si alzò e andò ad aprire. Il suo volto si stupì di chi si trovò di fronte, la regina in persona accompagnata da bene tre cameriere con dietro circa tremila vestiti da far provare alla ragazza, che ancora le fissava con la bocca spalancata.

Izayoi: “ Buongiorno cara” disse con voce gentile, calma e soprattutto materna. Una voce materna che a Kagome ricordava quella della madre morta nove anni prima nella sua giovane infanzia.

Kagome: “ Buongiorno maestà” rispose la ragazza.

Izayoi: “ Chiamami Izayoi ti prego cara, maestà è troppo formale, comunque possiamo entrare?” chiese cortesemente la regina.

Kagome: “ Certo accomodatevi” rispose lei spostandosi e facendo entrare sia la regina, le tre cameriere e la pila di vestiti.

Izayoi: “ Bene, signore affido a voi la ragazza, guardiamo di trovare dei vestiti adatti a lei” disse sedendosi sul divano e incitando le cameriere a vestire la yasha.

Kagome nella stanza intanto provò un primo vestito, una volta acconciati i capelli venne mostrata alla regina, e questa tarantella andò avanti per ore. Kagome provò ogni sorta di vestito da quello in lino a quello in seta, da quello in pizzo a quello in cotone, da quello svasato a quello ampio a quello lungo a quello corto, provò ogni sorta di acconciatura, lisci, mossi, legati, liberi; ogni sorta di bracciale, collana e orecchino; ma niente, lei non voleva indossare quegli abiti da principessa, non li interessavano erano orribili per lei.

Cameriera 1: “ Provate questo signorina” disse una di loro avvicinandosi con un vestito.

Kagome: “ No basta” chiese supplichevole la ragazza.

Cameriera 2: “ Allora questo principessa, vi starà d'incanto” disse un'altra.

Kagome: “ No per favore” rispose cominciando a perdere la pazienza.

Cameriera 3: “ Provate questo abito da giorno” disse l'ultima proponendo un abito pesca.

Kagome: “ HO DETTO BASTA, NON VOGLIO PIU' PROVARE QUESTA ROBA” urlò la ragazza contro le cameriere, che rimasero paralizzate dalla sua voce. Zitte, ammutolite, non osavano più parlare, adesso tremavano, avevano paura di lei, Kagome le capiva aveva mostrato il suo lato peggiore e per rincarare la dose i suoi poteri avevano fatto tremare molto violentemente la terra.

Belendithas e Searmon, così come gli altri avevano sentito quel tremore e preoccupati uscirono fuori dal loro giaciglio, abbatterono il recinto e in un battito d'ali erano intorno alla casetta dove Kagome alloggiava.

La regina sentito l'urlò e la terra tremare, sfondò molto velocemente la porta della stanza della yasha e la scena che si parò davanti fu sconcertante. Kagome in piedi con lo sguardo chino e le tre cameriere rifugiate in un angolo tremanti.

Kagome: “ Chiedo e domando scusa sia voi vostra maestà, che a voi signorine” disse assumendo un tono di voce freddo e uscendo da quella casa.

Izayoi la vide passare davanti a se, quando vide la strada che stava imboccando cercò di fermarla ma non vi riuscì. Kagome uscì dalla casetta e trovò i suoi draghi davanti a lei, Izayoi intanto la seguì sino ad arrivare sulla porta d'ingresso dove si fermò, quando vide Kagome andare dai suoi draghi sempre a capo chino.

Searmon abbassò lo sguardo verso di lei e capì che non era ne il momento ne il luogo più adatto per parlare e far domande, così sollevandola letteralmente di peso la pose sopra la sua schiena e se andò con lei.

Ares: “ Chiediamo umilmente perdono vostra altezza” disse il drago abbassando il volto come i suoi fratelli, in segno di scuse.

Nel frattempo che stavano parlando giunse in soccorso alla moglie, per così dire, il re e i loro figli.

Inu No Taisho: “ State tutte bene?” chiese il re prendendo le mani della moglie che fino a quel momento non aveva parlato.

Izayoi: “ Si sto bene caro” disse la donna tranquillizzandolo.

Sesshomaru: “ Cosa era quel terremoto che abbiamo sentito?” chiese il principe rivolgendosi sia alla madre che ai draghi di Kagome.

Belendithas: “ Quel terremoto che avete sentito è stato causato da Kagome, e per questo ci scusiamo” disse il drago.

Inuyasha: “ E' stata Kagome, ma quale motivo?” chiese stupendosi che una ragazza minuta come lei potesse aver generato un casino di quelle proporzioni.

Ricmorn: “ Purtroppo accade quando Kagome si sente in pericolo oppure troppo oppressa come in questo caso, non gli è mai stato imposto niente, i suoi genitori dopo...” il drago si fermò subito.

Ares: “ Ricmorn taci” lo rimproverò il fratello.

Inuyasha: “ Dopo cosa? Parlate dannazione!” urlò contro di loro.

Cruhand: “ All'età di nove anni mentre Kagome e suo fratello Sota stavano giocando in giardino, Naraku abbatté in poche mosse la barriera che fungeva da protezione al regno. Era venuto per prendere sia noi che Kagome, ma nello scontro che vide Kagome vincitrice, a causa di un terremoto da lei causato per mettere in fuga Naraku e destabilizzarlo, suo fratello morì” spiegò il drago ai presenti.

Belendithas: “ Purtroppo i genitori di Kagome non l'hanno mai perdonata per questo e così lei è cresciuta senza una vera e propria guida, non seguendo mai le regole di galateo o sul vestiario, e alla fine è successo ciò che temevamo, per fortuna nessuno si è fatto male”disse il drago abbassando lo sguardo.

Izayoi non parlò lasciò le mani rassicuranti del marito e si avvicinò a loro sorridendo e fece loro un inchino.

Izayoi: “ Dite a Kagome di stare tranquilla, capisco e una cosa del genere non accadrà. E se per lei conta molto la perdono” sorrise andandosene con il marito e i figli al seguito.

I draghi raggiunsero Searmon e Kagome nelle stalle, e li purtroppo trovarono Kagome che piangeva rannicchiata accanto al dragone.

Belendithas: “ Kagome...” disse il drago cercando di avvicinarsi alla yasha.

Kagome: “ Mi dispiace non volevo che accadesse di nuovo, non era mia intenzione, spero solo che nessuno di loro si sia fatto male” disse la ragazza che si fermò un attimo e poi ricominciò a piangere.

Cruhand: “ Tranquilla la regina ti perdona, ora però calmati” disse il drago accarezzando la testa della padrona con il muso.

Kagome: “ Grazie” disse la ragazza rispondendo con un bacio sul volto di ognuno di loro.

Ricmorn: “ Kagome loro sanno di ciò che è successo a Sota” disse il drago.

Kagome: “ Cosa? Perché glielo avete detto?” chiese la ragazza quasi urlando.

Ares: “ Purtroppo abbiamo parlato troppo” disse il drago sedendosi.

Kagome: “ Ora come ora potevate risparmiarvelo” disse rivolgendosi a tutti loro.

In coro: “ Scusaci” dissero in coro i draghi.

 

Sulla porta delle stalle dove Kagome, tiratasi su un po' di morale giocando con i suoi draghi, come una bambina che gioca con il miglior amico o a palla; apparve il principe Inuyasha.

Inuyasha: “ Kagome” chiamò freddo il ragazzo, temendo la sua reazione.

Kagome si alzò e lo guardò, poi infine parlò.

Kagome: “ Si?” chiese la ragazza con gli occhi ancora arrossati per il pianto.

Inuyasha: “ Seguimi” disse lui girandosi e dirigendosi verso il palazzo.

Kagome lo seguì senza fiatare, prima di andarsene però salutò i suoi draghi che erano usciti per perlustrare un po' la zona, dopo di che corse per tenere il passo del ragazzo.

Kagome: “ Dove siamo?” chiese mentre entravano in un'ala del castello e salendo delle scale. Inuyasha non rispose si limitò ad aprire una porta e vi entrarono.

Inuyasha: “ Scegli ciò che vuoi” disse il ragazzo.

Kagome: “ Cos'è questo posto?” chiese Kagome mentre gironzolava tra i vestiti.

Inuyasha: “ Diciamo un cabina armadio molto rifornita di vestiti che non si usano da molto” disse mentre la seguiva con gli occhi, guardava ogni suo movimento, ogni suo piccolo gesto, ascolta ogni sua piccola parola o richiesta, fino a che lei non si fermò con un paio di pantaloni in pelle nera e una camicia bianca in una mano e degli stivali nell'altra.

Kagome: “ Girati” disse mentre cominciava a spogliarsi per potersi cambiare. Li per li Inuyasha non connetteva molto bene, per questo non aveva sentito la richiesta della ragazza, solo quando si accorse che si stava spogliando si girò essendo divenuto prima rosso come un pomodoro.

Una volta finitasi di cambiare, Kagome si guardò allo specchio stava davvero bene con quegli abiti addosso.

Kagome: “ Possiamo andare” disse riassumendo quel tono freddo che la distingueva da resto del regno.

Inuyasha e Kagome uscirono dal castello. Mentre camminavano Inuyasha chiese a Kagome.

Inuyasha: “ E' vero ciò che è successo a tuo fratello?” si maledì per averglielo chiesto.

Kagome: “ Mio fratello Sota era più grande di me un anno, quando venimmo attaccati da Naraku, lui tentò di proteggermi ma non ci riuscì” sospirò alzando lo sguardo al cielo e poi riprese “ quando vidi Naraku prenderlo e sbatterlo a terra con una mano alzata pronto a ucciderlo, non ci vidi più mi avventai contro di lui, poi la terra sotto i nostri piedi si aprì e ci risucchiò mio fratello mi salvò, ma nella caduta Naraku lo portò all'inferno” finì abbassando lo sguardo e asciugandosi una lacrima.

“ I miei genitori non mi hanno mai perdonato quel fatto, e così non mi rivolsero più ne uno sguardo ne una parola, e ora l'unica viva di quella famiglia ormai decimata sono io” disse abbozzando un sorriso triste.

Inuyasha: “ Mi dispiace” cercò di dire Inuyasha.

Kagome: “ Fa niente, adesso non ha molta importanza” disse la ragazza facendo spallucce.

Inuyasha: “ Andiamo” disse prendendola improvvisamente per mano e sollecitandola a seguirlo. Kagome non ebbe il tempo di rispondere che lo seguì.

Kagome: “ Dove andiamo?” chiese curiosa.

Inuyasha: “ Lo vedrai” disse nascondendosi in un cespuglio.

Kagome lo seguì e riapparve in un paesaggio da favola, un lago si estendeva per chilometri e si perdeva a vista d'occhio, circondato da migliaia e migliaia di ettari di bosco.

Inuyasha: “ Qui è dove io e Katara ci alleniamo” disse fiero il demone, notando il volto leggermente sorpreso della yasha. “ Se vuoi...possiamo...condividerlo...” disse imbarazzato il demone, divenendo per la seconda volta in quella giornata rosso come un peperone.

Kagome: “ Grazie...” disse e con un gesto del tutto inaspettato si alzò sulle punte e lo baciò.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo: 7

Kagome corse via da quel luogo, troppo imbarazzata per vedere la reazione del demone al suo bacio. Corse lontano, corse in luogo dove nessuno ne demoni ne draghi potessero trovarla.

Perché gli aveva dato quel bacio, perché non aveva fatto a meno di trattenersi, proprio non se lo spiegava, era stato qualcosa di così bello bello per lei, di così profondo, certo era un bacio a fior di labbra, ma pur sempre un bacio che l'aveva fatta tremare, un tremolio piacevole diffusosi in tutto il corpo. Era sempre stata un tipo riservato freddo, invisibile da quando suo fratello era morto e i suoi genitori non li avevano più rivolto la parola. Però quando era con Inuyasha le sue difese si dissolvevano e anche solo per poco si sentiva di nuovo la bambina di nove anni che giocava e perlustrava felice il suo regno.

Al tempo stesso aveva paura, paura di essere di nuovo felice, paura di voler bene ad una persona, aveva paura che quei sentimenti che cominciava a provare verso il demone potessero essere distrutti in un batter di ciglia. Aveva paura di soffrire di nuovo, ma soprattutto lei non doveva innamorarsi o essere felice.

 

Inuyasha dal canto suo, dopo il bacio, l'aveva seguita con la coda dell'occhio e l'aveva vista fuggire per la strada da dove erano venuti. Aveva una gran confusione in testa, ma una domanda che lo assillava perché l'aveva baciato? Non che gli fosse dispiaciuto anzi era stato meraviglioso, anche se era un bacio a stampo sulle labbra era stato stupendo.

Aveva provato un mix di emozioni, forti molto forti, le stesse emozioni che provava in battaglia, ma letteralmente diverse. Quella ragazza, quella yasha lo aveva colpito si da subito, gli era entrata nel cuore e non riusciva più a togliersela. Lo avevano colpito i suoi modi di fare, il suo carattere freddo e distaccato, lo aveva colpito la sua mente ben attenta ad ogni minimo particolare. Soprattutto lo avevano colpito i suoi occhi, occhi marroni profondi da perdersi in un abisso, da cascare in un eterna confusione, come gli era capitato con quel semplice bacio; dai quali aveva capito che nascondeva qualcosa e ora sapeva la crudele verità su di lei, ma a lui non importava, voleva conoscere la Kagome del presente e per la prima volta in vita sua voleva amare la Kagome del presente, il passato era un ora dietro di lei lui voleva solo vedere l'orma davanti a lei. Voleva essergli vicino in ogni suo movimento e questo bisogno aveva capito che non poteva essere appagato, il suo bisogno, la droga di cui lui si era invaghito era proprio Kagome, la quale corrispondeva, a come aveva ben capito, il suo amore.

 

Ormai il sole era calato da molto e l'ora di cena giunse molto presto, con molta convinzione e soprattutto molto insistenza il re e la regina vollero che Kagome cenasse con loro, tutte le sere a partire da quella. Prima di andare a cena però sorse un dubbio atroce, problema di ogni singola ragazza e ogni singola yasha, cosa si sarebbe messa? Dubbio doloroso perché Kagome non ne aveva la più pallida idea.

Ormai era tardi per decidere quindi prese uno dei tanti vestiti che aveva scelto precedentemente e andò senza troppe cerimonie. Una volta entrata nel castello si trovo un lungo corridoio che alla sua fine saliva in una grande scalinata, ma la povera Kagome non aveva la minima idea di dove andare e così cercò l'odore di un dei membri della famiglia reale. Anche gli odori dei membri della famiglia erano ben nascosti da altri meno importanti, ma più forti, Kagome riuscì a trovarli, si fermò davanti ad una porta enorme, quasi ne ebbe paura della sua immensità e maestosità che aveva, bussò, un piccolo colpo che rimbombò per tutta quella porta. Stava per ribussare un'altra volta, quando essa si aprì davanti a se rivelando un enorme sala, si presuppone quella da pranzo; dal soffitto scendeva un enorme lampadario di cristallo, e giù a terra vi era un enorme tavola, forse più lunga di Belendithas. Solo dopo notò che all'estremità della tavola vi era riunita e seduta la famiglia reale che in quel momento la fissava.

Kagome: “ Chiedo scusa per l'immenso ritardo” disse abbassando lo sguardo poiché i volti dei presenti la fissavano ancora.

La regina si alzò e si diresse verso la ragazza, che in quel momento la fissava negli occhi.

Izayoi: “ Non hai fame Kagome?” chiese sorridendo.

Kagome: “ Da morire” disse la ragazza sorridendo e seguendola si mise accanto alla regina e di fronte a Inuyasha, che nel frattempo alla vista della yasha era arrossito ripensando a quello stesso pomeriggio al lago.

La serata proseguì per il meglio, Kagome per la prima volta si sentiva a casa, ma non quella casa fredda in cui aveva vissuta, ma una casa piena di gioia e felicità, al di fuori delle vesti reali quella famiglia era una famiglia normale, il re era spiritoso e la moglie lo stesso, Sesshomaru faceva impressione perché per la prima volta rise, Kagome ne rimase stupita, lo aveva conosciuto come un demone composto e altolocato, mai avrebbe pensato che anche lui sapesse ridere.

 

Purtroppo per lei era costretta ad abbandonare quella sfiorata felicità, lei e i suoi draghi dovevano mettersi in cammino per cercare la spada della signora dei draghi, con il cui aiuto avrebbe stabilizzato sia i suoi poteri e con cui avrebbe fatto fuori una volta per tutte Naraku.

Kagome: “ Vostra altezza” disse la yasha assumendo un tono di voce più serio.

Inu No Taisho: “ Si dimmi Kagome” rispose il re vedendo in quel suo sguardo qualcosa di strano.

Kagome: “ Mi duole annunciarlo con così poco preavviso, ma a partire da domani mattina stessa sarò costretta a lasciare il vostro palazzo” disse con aria di chi non ammette discussioni.

Izayoi: “ E per quale motivo devi lasciare il palazzo?” chiese un po' preoccupata la donna, soprattutto erano sorpresi i due principi, che non staccavano gli occhi da Kagome.

Kagome: “ Vedete, io apprezzo molto il vostro aiuto e ho apprezzato la vostra ospitalità di questi giorni, ma devo partire per cercare un'arma lasciatami dai miei genitori, devo trovare l'arma della signora dei draghi” disse la ragazza spostando lo sguardo dalla regina al re.

Sesshomaru: “ L'arma della signora dei draghi? Ma è solo una leggenda” disse il ragazzo sarcastico.

Kagome: “ Non è una leggenda, è la verità quella che vi dico” disse la ragazza fulminando il demone.

Inu No Taisho: “ Allora alla fine esiste davvero” disse il re.

Kagome: “ Si l'arma esiste,sono due spade che furono forgiate da un antico demone con il potere dei quattro draghi della Genesi, doveva essere mia all'età di diciotto anni, ma con tutto quello che è successo è andata perduta. Io devo trovarla ad ogni costo” disse la ragazza.

Inu No Taisho: “ Partirai domani allora se è questo che desideri” disse.

Izayoi: “ Come la lascerai andare via da sola?” urlò la donna spaventando il marito da quanto era arrabbiata.

Inu No Taisho: “N-No non andrà da sola...cara...con loro andranno Inuyasha ...Sango ...e … Miroku ... e i loro draghi... stai calma” disse il re cercando di tranquillizzare la moglie.

Izayoi: “ Adesso ragioniamo caro” disse sedendosi tranquillamente.

Inuyasha: “ Io devo andare con lei, padre?” disse il ragazzo.

Inu No Taisho: “Si ci sono forse dei problemi”, chiese in un tono autoritario da far scappare il servo che era venuto ad annunciare l'arrivo del prince Miroku e la principessa Sango. Inuyasha fece di no con la testa, mentre Kagome non parlava, si sarebbe aspettata una reazione del genere.

 

Il mattino seguente di buon ora, un enorme gruppo di compagni, se così si può dire lasciò il luogo sicuro dove era stato e si addentrò nella foresta di Upa, la signora dei venti.

Sango si raggiunse a Kagome che era in testa con i suoi cinque draghi al seguito.

Sango: “ Kagome, posso farti una domanda” chiese timidamente la ragazza.

Kagome: “ Dimmi” rispose in tono freddo.

Sango: “ Dove siamo diretti?” chiese. Kagome comprese bene la sua domanda in fondo si erano messi in viaggio e non aveva detto loro dove erano diretti. Allora si fermò e si girò per guardarli.

Kagome: “ Stiamo andando vecchio Totosai, un demone fabbricatore di spade e ami demoniache, lui saprà dirci qualcosa in più su le spade che cerchiamo” detto questo si girò e tornò sui suoi passi.

Inuyasha l'aveva capito la Kagome che adesso vedeva non era altro che una sfaccettatura delle tante maschere che Kagome i era creata. In quel momento aveva assunto di nuovo il suo atteggiamento brusco e distaccato di sempre.

Il giorno passò velocemente, e presto fece buoi, dopo aver cenato con quel poco che avevano portato Sango e Miroku come i loro draghi si addormentarono come sassi, forse non molto abituati a camminare così a lungo.

Kagome invece di dormire non ne aveva proprio voglia, così fissava il fuoco, in cerca di quella calma interiore che non riusciva ad avere da tempo.

Inuyasha: “ Va tutto bene?” chiese il demone.

Kagome lo guardò, ma non li diede nessuna risposta, si alzò e se ne andò lontano da li, lontano da lui.

Inuyasha la guardò andare via, non riusciva a capire aveva fatto qualcosa di male, soprattutto voleva una risposa così la seguì.

Inuyasha: “ Ti ho fatto una domanda, almeno degnami di una risposta” disse appena la trovò.

Kagome alzò il voltò e si girò verso il demone, nei suoi occhi solo il freddo il vuoto.

Cosa aveva quella ragazza, che le era successo per cambiarla in quel brevissimo frangente di tempo. Il demone si avvicinò a lei, poggiò le mani sulle spalle della yasha.

Inuyasha: “ Kagome, stai bene?” chiese fissandola negli occhi.

Kagome: “ Si” disse liberandosi dalla stretta dolce del demone per tornare dai suoi draghi, con i quali molto presto venne accolta dalle braccia di Morfeo, anche se con molta fatica.

Aveva lasciato Inuyasha li in mezzo da solo, perché si era comportata così non lo sapeva, forse a causa dei suoi poteri, forse perché non poteva essere felice, forse perché come aveva sempre sostenuto aveva solo paura di amare, poter di nuovo trovare la felicità. Quella felicità era Inuyasha.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo: 8

Di ciò che era successo ne Kagome e ne Inuyasha ne fecero parola con nessuno, entrambi troppo orgogliosi e troppo puntigliosi per perdonarsi e capirsi a vicenda. In fondo loro erano così due caratteri troppo uguali e troppo simili per riuscire a giungere ad un accordo, un accordo pacifico che avrebbe garantito stabilità, ma con due teste calde come quelle si poteva fare bene poco.

 

Il mattino il cammino riprese abbastanza velocemente, al tramontare di quel giorno sarebbero arrivati a destinazioni, in modo da poter riposare decentemente per poi ripartire verso la ricerca delle spade sacre. Il viaggio si proiettava molto lungo, in silenzio simile a quello di un cimitero era sceso sul gruppo specie tra Kagome e il gruppo, nessuno osava parlava soltanto un colpo di tosse ogni tanto per farsi sentire se si era vivi o morti.

 

Kagome quel giorno era molta nervosa, qualcosa in quella foresta la infastidiva e non poco, come un prurito che entra in circolazione al momento sbagliato, quella era la sensazione che lei provava in quel preciso momento, una sensazione fastidiosa che non voleva andarsene. Il quesito era perché quella strana sensazione, Kagome non sapeva spiegarselo sapeva solo che qualcosa non andava e sarebbe successo qualcosa di molto grave.

Mentre camminava in cima al gruppo seguita dai suoi draghi, intenta a riflettere sui suoi pensieri, un urlò si levò per l'aria e poi di nuovo il silenzio.

Inuyasha: “ KAGOMEEEEEEEE” urlò il demone alla yasha.

 

Kagome sentì il suo nome troppo in ritardo, quando alzò gli occhi al cielo vide a poca distanza un potente attacco contro di lei, la yasha non ebbe i riflessi abbastanza pronti per potersi proteggere, così come con una bomba che scatena l'inferno, lei venne scaraventata contro un enorme albero. Dietro a lei il gruppo si era riparato alla meno peggio ma anche per loro le cose non erano tutte rose e fiori.

 

Kagome era seduta a terra, i suoi draghi si alzarono e quando la videro rimasero orribilmente stupiti dalla scena che si parava loro di fronte, Kagome appoggiata al albero con una spalla attraversata da una profonda ferita, ma non vi era solo quella vi era anche una grave incisione alla testa. Mentre giaceva a terra priva di energia per poter contrastare il nemico, un enorme oni dalla corazza indistruttibile, si stava avvicinando a lei, con le spade sguainate

 

Joyomaru: “ Così sei tu la yasha che devo uccidere, non sei forte come dicevano,...tu saresti una minaccia” disse puntando una delle sue spade contro il collo di Kagome.

Belendithas: “ Tu maledetto bastardo” disse usando il suo potere con il demone.

Joyomaru si scansò velocemente dal luogo dove era per evitare un altro attacco a sorpresa di uno dei draghi di Kagome, i quali le erano di fronte per proteggerla.

 

Intanto il resto del gruppo si era un po' ripreso, quando videro il demone mandato da Naraku per uccidere Kagome ingaggiare una battaglia contro i draghi della ragazza.

Kagome sedeva ancora con le ferite che non finivano di sputare sangue, la scena era orribile.

I draghi vennero battuti da Joyomaru in poco tempo, così lui poté di nuovo avvicinarsi a Kagome per potergli infliggere il colpo di grazia.

Belendithas: “ Maledettooo...” urlò il drago cercando di alzarsi.

Searmon: “ Lasciala stare” urlò il fratello.

 

Ma Joyomaru non conosceva la pietà, era stato allevato come una macchina assassina, che doveva uccidere innocenti su commissione, lui era solo un espediente, un ammasso di carne che doveva solo obbedire agli del suo padrone. Era solo un'emanazione di Naraku e come tale era orrendo e diabolico.

 

Stava per affondare le sue spade nella carne troppo tenera del corpo di Kagome, ma fu bloccato da una lama d'acciaio e avorio. Inuyasha era intervenuto in aiuto della yasha, gli si era posto davanti e con la sua Tessaiga aveva bloccato il colpo di Joyomaru. Si sorprese, ma poi cominciò a sorridere per lui ci sarebbe stato più gusto nel togliere una vita in più, così avrebbe fatto volentieri fuori prima il demone e poi la yasha.

Ingaggiò contro Inuyasha un combattimento ad armi pari, le loro due potenze e le loro due auree di eguagliavano, l'uno cercava di avere la meglio sul altro, le spade cozzano con suoni acuti e profondi che rimbombavano nella foresta. I loro movimenti erano sempre più precisi e sempre più vicini, tanto è che le lame sfioravano la carne con le loro punte, entrambi riportavano ferite superficiali, per questo non bastava volevano mettere alla prova il loro potere, vedere chi avrebbe vinto quella battaglia.

 

Kagome era ancora a terra, con le ferite che non smettevano di sanguinare, ma la sua preoccupazione era rivolta ai suoi draghi che si stava rialzando anche se ancora privi di energie, purtroppo sapeva che senza il suo aiuto loro potevano fare ben poco. Essendo la prima signora dei draghi lei condivideva con loro il suo potere e se lei veniva ferita gravemente loro avevano poche energie e pochi poteri a disposizione.

Intanto Miroku e Sango accompagnati dai loro draghi si avvicinarono alla ragazza e cercarono di capire come curare le ferite della ragazza che guardava in modo distratto il duello tra Inuyasha e Joyomaru, quando con un fendente Inuyasha venne sbattuto violentemente contro un duro masso con il quale si ferì ad un fianco.

 

L'attenzione si spostò dal demone caduto in uno stato di incoscienza, verso il punto dove vi era Kagome, Miroku e Sango e i loro draghi. Joyomaru si avvicinava a loro in modo lento, ma una lentezza che avrebbe fatto paura anche ai morti; quando poi si fermò alzò le se due spade e con un colpo potente li volle colpire. Quell'attacco mangiava terra e macinava tutto ciò che aveva intorno a se, Inuyasha e i draghi non riuscirono a intervenire, un boato, i nomi dei loro compagni che venivano urlati, una luce e poi il fumo.

Quel fumo coprì tutto e tutti, ormai erano morti.

Joyomaru: “ Morta” disse sibilando.

 

Al contrario, Kagome quando aveva visto che Joyomaru aveva alzato le spade per lanciare un poderoso attacco contro di loro per sterminarli tutti, si era alzata e con le poche forze che aveva recuperato lanciò una controffensiva per bloccarlo, in modo da proteggere sia lei che gli altri demoni dietro di lei. Quella controffensiva in contrasto al colpo delle spade di Joyomaru aveva creato un enorme polverone che coprì sia lei che la terra circostante in modo da oscurare la vista.

Inuyasha aveva urlato il primo nome che gli era venuto in mente, quello di Kagome. Alla vista di quella fumea e dopo le parole di Joyomaru, credeva che fossero tutti morti, ma approfondendo la vista notò una figura in piedi con le braccia avanti e le mani aperte per aver lanciato un colpo.

Kagome era viva, ma stavolta in serio pericolo perché aveva utilizzato il suo potere per proteggerli, e con la mancanza di forze cadde di nuovo a terra, e stavolta tossiva sangue, segno che non era una buona cosa.

Joyomaru era rimasto impassibile ma al tempo stesso arrabbiato perché non era riuscito a uccidere la yasha, distratto non notò che Inuyasha si era rialzato e si era lanciato contro di lui con la sua Tessaiga, accorgendosi troppo tardi del demone, non riuscì a scansarsi e per questo venne affettato a metà, il suo corpo fu distrutto, diviso e macellato sotto la lama demoniaca di Tessaiga e al suo trapasso il corpo sparì, in una fumea di polvere.

Inuyasha rifoderò Tessaiaga e la sua preoccupazione fu subito rivolta ad un corpo a terra che respirava faticosamente.

Inuyasha: “ Kagome” disse solo il suo nome, non sapeva che cosa dire. Si inginocchiò accanto a lei e la sollevo leggermente, gli si stringeva il cuore a vederla in quelle condizioni. Una parte della testa aveva una profonda ferita che si propagava sino ad un sopracciglio, la stessa parte destra, alla spalla precisamente riportava una profonda ferita, solo pochi centimetri e sarebbe stato fatale, in più alla base della sua bocca un rivolo di sangue cadeva velocemente.

Inuyasha tenendola tra le braccia con una mano, ben attento a non ferirla ulteriormente gli asciugò la bocca.

Inuyasha: “Kagome” ripeté ancora una volta il suo nome.

Kagome lo guardò negli occhi, quegli occhi color ambra che dal primo momento in cui l'avevano vista ne era stata affascinata, incantata ed era finita con l'innamorarsi sia di quegli stessi occhi che del suo padrone, ma adesso leggeva in loro solo una profonda preoccupazione per la sua salute che era in serio rischio.

Sango: “ Dobbiamo portarla a casa del vecchio Totosai” disse la yasha inginocchiandosi accanto a loro.

Inuyasha annuì e mentre Sango si alzò, lui prese tra le braccia Kagome e si alzò.

Kagome: “ I... draghi...come...stanno?” chiese la ragazza, piangendo avendo paura di averli messi in pericolo.

Ares: “ Stiamo tutti bene tranquilla piccola” disse Ares per tutti, i quali si avvicinarono ai due demoni.

Cruhand: “ Dobbiamo muoverci, in volo faremo prima” disse guardando i fratelli che fecero cenno di si con la testa.

Kagome venne messa sulla schiena di Ricmorn, e una volta presi in sella gli altri demoni, i draghi si issarono in volo, raggiungendo in poco tempo il luogo dove il vecchio Totosai abitava ormai da 150 anni.

Quando scesero, Searmon urlò il nome del demone, il quale con un borbottio apparì alla loro vista. Totosai era un vecchietto abbastanza in forma per la sua precaria età, era un demone innocuo di poca importanza, ma abile fabbricatore di armi, la sua memoria molto spesso faceva cilecca con l persone, ma con le armi era un altro discorso, si ricordava ogni singola spada fabbricata.

Totosai: “ Si può sapere cosa avete da urlare così tanto” chiese arrivando con a seguito una mucca vecchia e smagrita.

Belendithas: “ Siamo stati attaccati e Kagome è gravemente ferita, le serve il tuo aiuto” disse.

Totosai: “ Allora presto portatela dentro” disse il vecchietto entrando nella capanna seguito dagli altri. Kagome fu deposta sopra un letto e lasciata li con Sango vicina, i ragazzi invece vennero letteralmente bloccati in un'altra stanza da un aiutante non che vecchio amico di Totosai: Myoga.

Il piccolo demone pulce si occupò di curare Inuyasha, mentre Totosai si occupava delle gravi ferite di Kagome. Le ferite della ragazza erano molto profonde e ci sarebbero volute alcune settimane prima che potessero ripartire. Kagome non sentiva niente era totalmente silenziosa, ascoltava la voce distinta del vecchio Totosai, le fasciature dell'amica Sango che le ricoprivano il petto, mentre altre applicate da Totosai la testa. Kagome stava in silenzio, troppo stanca per poter parlare oppure anche solo pensare.

Solo un demone preoccupava adesso i suoi pensieri: Inuyasha, la ragazza aveva visto con i suoi occhi la ferita al fianco, lasciatagli da Joyomaru, e adesso era preoccupata perché la ferita non era in ottime condizioni, con questi stessi pensieri si addormentò, con la preoccupazione per Inuyasha.

Durante la notte, mentre tutti dormivano tranquillamente cullati dalla pioggia che cadeva come tante piccole lacrime sul tetto della capanna del vecchio demone, Inuyasha, essendo preoccupato già dal pomeriggio per la sorte della ragazza di cui non aveva più avuto notizie, si infiltrò furtivo nella camera dove lei dormiva, così pensò lui.

Il ragazzo si sedette accanto a lei che dormiva, mentre una ciocca ribelle dei suoi capelli lottava per restare al posto, ma invece cadde sugli occhi chiusi della yasha. Inuyasha molto delicatamente scostò la ciocca, ma quel gesto bastò a far svegliare Kagome.

Kagome: “ Inuyasha” disse con poca voce.

Inuyasha: “ Stai bene?” chiese notando le fasciature sia sul petto e il braccio che sulla testa.

Kagome: “ Insomma, tu invece?” chiese lei preoccupata.

Inuyasha: “ Ora che ti ho vista si, posso tornare di là” disse alzandosi, ma fu fermato dalla mano di Kagome che lo aveva gentilmente tirato per la mano.

Kagome: “ Rimani, per favore” chiese la ragazza cominciando a piangere, lei non voleva essere più lasciata sola e solo adesso se ne era veramente resa conto. Si adesso lo ammetteva a se stessa lei amava quel testardo demone in ogni suo difetto e in ogni suo pregio e adesso voleva sentire il suo abbraccio e il suo calore.

Inuyasha, come ti tacito accordo si distese accanto a lei, che nonostante le ferite le dessero molta noia e le facessero molto male, lei si accoccolò tra le sue braccia, facendosi avvolgere da un caldo abbraccio e godendo entrambi l'uno della compagnia del altro, fino ad addormentarsi.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo: 9

Quell'abbraccio era stato speciale, profondo, intenso e stupendo, sapeva che lei non poteva essere felice, ma stare con Inuyasha, essere tratta con cura e per la prima volta qualcuno nutriva nei suoi confronti un profondo affetto che andava oltre a quello fraterno, la rendeva veramente felice e in pace con se stessa.

Era ancora tra le sue braccia, poteva sentire il suo odore, che la mandava subito in confusione, si sentiva bene, non voleva abbandonare quel luogo caldo e pieno di amore, un amore che lei aveva scoperto solo da poco di provare nei suoi confronti, si nei confronti di quel demone, di Inuyasha.

Il mattino era giunto molto velocemente, senza avere il tempo di avvisare, fece una bella sorpresa, apparve con una luce soffusa, chiara e leggera, disturbando il sonno Inuyasha. Appena aprì gli occhi il demone era un po' spaesato, non ricordava che quella fosse la camera in cui era stato ospitato il pomeriggio prima, quando cercò di alzarsi, non ce la fece, qualcosa, meglio dire qualcuno gli bloccava il passaggio. Kagome era ancora accoccolata al suo petto, dormiva tranquillamente, sembrava felice.

Il demone si sorprese di vedere per prima volta il viso di quella yasha dormire rilassata, il suo volto dolce, rilassato solo a quel tocco. Era felice, ma allo stesso tempo sorpreso, alla prima impressione gli era sembrata fredda, distaccata ed egocentrica, solo perché era la prima signora dei draghi, però un poco alla volta aveva abbattuto ogni sua barriera fino a farla scoprire per quello che era.

Lei era sola, nessuno più voleva aver a che fare con lei, e lui aveva capito che non era stato sempre così, un tempo doveva aver qualcuno con cui essere felice, ma gli fu strappato via. Ora lei stava trovando di nuovo la felicità, con lui ovvio, e si promise che non l'avrebbe lasciata andare via, lei e lui avrebbero cercato la felicità insieme. Provava questo, per la prima volta in vita sua aveva trovato una persona, una donna, per cui valesse la pena morire, si lui amava Kagome in ogni suo difetto e in ogni suo pregio.

Kagome: “ Giorno” disse la ragazza alzando il viso e rivolgendo un piccolo sorriso a Inuyasha.

Inuyasha: “ Buongiorno” rispose il demone baciandola sulla punta del naso, cosa che fece arrossire lievemente la yasha.

Entrambi si alzarono, Kagome a molta fatica a causa delle ferite del giorno prima. Quando fecero per uscire, rimasero spiazzati da chi si trovarono di fronte, infatti Sango, Miroku e il vecchio Totosai, stavano facendo un'amabile colazione, quando li videro fermi sulla porta della camera di Kagome.

Miroku: “ Bravo Inuyasha” fece l'amico vedendo comparire sul suo volto uno strano sorrisetto.

Inuyasha e Kagome non dissero niente troppo imbarazzati dalla situazione, si misero a sedere e fecero colazione con loro in assoluto silenzio.

 

Mentre Miroku, Sango e Inuyasha assieme ai loro draghi si esercitavano, in quel tempo che sarebbe servito a Kagome per poter rimettersi in sesto e continuare la loro ricerca, la yasha assieme ai suoi draghi doveva cercare informazioni sulle spade fabbricate da Totosai.

Kagome: “ Totosai dovrei parlarti di due spade che hai forgiato, sotto il regno di mio padre” disse la ragazza seduta accanto al fabbro che intagliava il manico di una zanna di demone.

Totosai: “ Quali armi? Ne ho costruite molte per tuo padre e tuo fratello sai Kagome” disse il vecchio.

Kagome: “ Due spade che ti ordinò di costruire, due zanne molto potenti che dovevano andare in mano alla prima signora dei draghi” disse le ragazza fermando le mani del demone.

Totosai: “ Quelle due spade mi hanno fatto dannare un po', tutte le sere vibrano per la richiesta della loro padrona, le ho dovute incatenare e nascondere a demoni e umani, erano troppi potenti per entrambi eccetto per te” disse guardandola negli occhi.

Kagome: “ Totosai ora dove sono quelle spade; devo trovarle per uccidere Naraku” disse la yasha.

Totosai guardava quella yasha davanti a se, con i suoi occhi color marrone pieni di vendetta e rancore. Sapeva cosa aveva passato la yasha, la perdita del fratello e i genitori che l'accusavano della sua morte; aveva visto quegli occhi la prima volta che venne presentata al regno ancora in fasce, ricordava bene gli occhi pieni di orgoglio e felicità che avevano sia il re che sua moglie, soprattutto ricordava la richiesta di suo fratello anche se ancora piccolo e biascicava con le parole, di costruire per lei due spade molto potenti con cui abbattere ogni male.

Totosai ricordava a malincuore anche i momenti in cui aveva visto pian piano quel piccolo fiore meraviglioso rovinarsi con il tempo, l'odio e la tristezza e ciò gli spezzò il cuore.

Totosai: “ Kagome sai chi fu a chiedermi di fabbricare quelle armi?” chiese alla ragazza.

Kagome: “ Mio padre, prima che mi avesse in odio” disse abbassando lo sguardo, i draghi si rattristarono sentendo quella risposta, ricordando ciò che avevano fatto per essere vicini alla loro padrona, abbattere tutte le barriere e non seguire le regole imposte dal re di stare lontani da lei, considerata in tenera età troppo pericolosa per il regno.

Totosai: “ No Kagome è stato tuo fratello a chiedermelo, sapeva che un giorno avresti distrutto Naraku, lui credeva in te” disse vedendo la ragazza cominciare a piangere.

Totosai l'abbracciò consapevole che ciò era un segno d'affetto per lei.

Kagome: “ Dove si trovano ora?” chiese asciugandosi le lacrime.

Totosai: “ Sul monte Akurei, là” disse indicando una montagna di fronte a loro “ però devi stare attenta, un guardiano apparirà per verificare che tu sia la vera padrona che le spade hanno scelto” disse.

 

Il resto della giornata trascorse molto tranquillo,eccetto per Kagome che non faceva altro che pensare a cosa volesse dire il vecchio riferendosi alla prova per vedere che padrone hanno scelto le spade, era un dubbio che la assillò per tutto il giorno, finché ormai stanca non si addormentò in mezzo ai suoi draghi che riposavano sotto l'ombra di un piccolo bosco.

 

Alcuni giorni dopo, dopo aver fatto provviste e avute le indicazioni per trovare le spade, l'enorme gruppo si rimise in marcia, alla ricerca delle spade.

Miroku e Sango in quel periodo, da quando si erano incontrati la prima volta sino ad oggi avevano instaurato un rapporto molto profondo, non di semplici amici, ma di qualcosa in più, non si sa come ma erano diventati più intimi.

Mentre Inuyasha e Kagome camminavano dietro di loro con i lor draghi si erano accorti del comportamento, molto cambiato sia di Sango e di Miroku, non erano da loro troppe smancerie o bacetti, oppure discorsi poco normali espressi all'orecchio.

Questo loro lato tenero e dolce, fece sorridere entrambi i due demoni contenti per i loro amici. Adesso la cosa più importante era trovare le spade e un modo per distruggere Naraku.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo: 10

Il viaggio era cominciato, alle loro spalle avevano lasciato la casa di Totosai, quella vecchia capanna che forse non avrebbero più rivisto fino alla fine delle guerra, che purtroppo era iniziata anni prima. Kagome fu felice di rivedere una faccia amica in quel mare di odio, e triste perché Totosai era l'unico vero amico che aveva avuto quando era ancora in vita il regno.

Mentre camminava ripensava ancora alle parole dette da Totosai sulle spade, loro dovevano scegliere la loro vera padrona, cosa aveva voluto dire con quelle parole, cosa significavano, lei proprio non riusciva a capirlo.

Pensava e ripensava a quelle parole e poi ebbe un dubbio, ma lo scacciò subito via come a non voler ammettere quella verità che forse per lei sarebbe stata troppo dolorosa da rivivere.

 

Intanto davanti alla yasha che si contorceva nei suoi pensieri, gli altri parlavano tranquillamente tra di loro, scherzavano con i loro draghi. Sango e Eilaga chiacchieravano con il loro fare da civette, mentre dietro sia il maniaco Miroku e il suo drago Elamors sbavavano dietro a quelle creature celestiale, come le chiamavano. Intanto Inuyasha e Katara se la ridevano a crepa pelle, perché mai avrebbero pensato che un drago composto come quello di Miroku potesse rivelarsi sotto sotto un maniaco pervertito come il padrone.

 

Kagome si fece sfuggire un piccolo sorriso, invidia quei demoni davanti a lei come invidiava i loro draghi che gioivano felici con loro, invidia il modo in cui non dovevano ancora avere nessuna responsabilità nei confronti dei loro regni. Invidiava la superficialità con cui affrontavano la vita, invidiava la loro spensieratezza e la loro felicità. Loro non dovevano portare un fardello grande come le speranze di tre regni, loro non dovevano affrontare i demoni del passato per garantire un buon futuro alla gente di quei regni, loro non dovevano affrontare perennemente la sofferenza della perdita delle persone care. Loro non avevano affrontato e sfiorato la morte in molte occasioni. Molto spesso avrebbe voluto avere una vita normale, ma a lei questo non era concesso. Anzi era stato proibito.

Belendithas: “ Kagome, guarda” disse il drago, mentre rivolgeva lo sguardo verso l'entrata di una grotta su cui poco più avanti vi erano due lapidi una con un incisione e l'altra no.

Kagome si avvicinò, mentre gli altri la guardavano non capendo cosa stesse facendo. Kagome lesse l'incisione sulla lapide sgranando gli occhi.

 

Un giorno molto presto una donna e cinque draghi

reclameranno ciò che di loro diritto.

Le spade sceglieranno tra due fratelli

solo uno sarà in grado di domarle

e poi sconfiggere il mostro del mondo.

S.Higurashi

 

Kagome sgranò ancora più gli occhi, non credeva a ciò che aveva visto, non poteva essere. Ora si spiegava il significato delle parole di Totosai, per riuscire a domare quelle spade avrebbe dovuto combattere contro l'anima che vi stava dentro, contro colui che diede l'ordine di fabbricarle: suo fratello Sota.

Al solo pensiero una morsa al petto le prese il cuore facendo preoccupare molto i draghi dietro di lei che avevano letto e capito cosa volesse dire quel messaggio, avrebbe dovuto affrontare il fratello e proprio non ne aveva voglia, voleva solo fuggire da quella realtà già creata per lei.

 

Allorché il gruppo decise di riposare nei paraggi avendo così un motivo per studiare un piano per entrare nella grotta.

Nel cuore della notte mentre tutti dormivano Kagome si alzò dal giaciglio dove dormiva e si presentò davanti la grotta con di fronte le due lapidi, cosa fare entrare o non entrare, un pensiero che occupò la sua mente per alcuni minuti, fino a quando decise di entrarvi senza dire nulla a niente e a nessuno.

Aperta una mano fece salire dal suo palmo una fiammella di fuoco, molto piccola, ma in grado di illuminare abbastanza la grotta. Anche se non voleva ammetterlo lei odiava con tutta se stessa il buoi, non riusciva a sopportarlo, ma adesso non era il momento di pensare a questo, doveva trovare le spade.

Mentre si addentrava nel buoi della caverna, l'uscita dietro di lei si faceva sempre più lontana, fino a scomparire nel nulla, la sua forza demoniaca scomparve come una traccia o un'impronta mai esistita, in modo che nessuno la trovasse nemmeno i suoi draghi.

 

Intanto al piccolo accampamento creato per la notte Ares e gli altri draghi si erano accorti dell'assenza della padrona e ciò li preoccupò molto, dato che Kagome non si allontanava mai da loro senza avvisarli. La dovevano trovare prima di Naraku o qualsiasi altro demone che voleva ucciderla, cercarono in tutto il bosco e sorvolarono le zone vicine ma di lei o delle sue tracce niente, il suo odore e la sua forza erano spariti dalla faccia della terra. Avevano paura per lei, che le fosse capitato qualcosa ancor peggio che fosse finita di nuovo nelle mani di Naraku.

 

Kagome dopo aver percorso un terreno abbastanza scivoloso a causa della pioggia e dell'umidità nella caverna, giunse al cospetto di un piccolo altare dove illuminate dalla luce fioca della luna, all'interno della roccia erano conficcate due lame in argento e il manico in cuoio.

La yasha si avvicinò quel tanto che bastava per sentirle vibrare sotto il suo tocco, erano loro le spade che stava aspettando e da molto loro avevano aspettato lei, ora però chi scegliere tra i fratelli, tra loro.

Mentre ammirava quelle due spade, e studiava un modo per estrarle, una freccia per poco non le passò la testa, la ragazza presa dal momentaneo spavento si girò per vedere chi aveva osato ucciderla. Voltò la testa e ciò che vide la fece meravigliare, non poteva credere ai suoi occhi, ma lui era li e non era un finzione.

Kagome: “ Sota” disse la ragazza con un filo di voce guardando il fratello che ormai era cresciuto, era divenuto un uomo, un grande condottiero e un gran soldato, solo che ora li per decidere il suo destino se lei era degna delle armi che lui aveva fatto costruire per lei. Ma ciò che non poteva assolutamente fare era combatterlo, questo mai.

Sota: “ Così alla fine sei giunta” disse, ma lui era freddo e lei non poteva accettarlo, perché essere freddi in fondo era sua sorella, ma lei sapeva che non era una visita di cortesia.

Mentre ancora pensava e ammirava suo fratello lui scoccò un'altra freccia, che Kagome riuscì a evitare, ma distratta non vide che aveva estratto la spada e si era lanciato contro di lei pronto ad ucciderlo.

Kagome: “ Cosa vuoi fare Sota?” disse mentre si parava dai fendenti della sua lama.

Sota: “ Combatti sorella” urlò lui, colpendola più velocemente e con molti più colpi, quando lei si distrasse un attimo e lui la scaraventò contro la roccia dove erano conficcate le due spade.

La ferita alla testa che aveva riportato nel ultimo scontro contro Naraku non era del tutto guarita, e quella botta aveva fatto si che si riaprisse; così un piccolo fiume di sangue scivolò giù indisturbato dalla sua fronte sul suo viso.

Kagome guardava il fratello con in pugno la sua spada, non voleva combattere contro di lui anche se questo significava essere vigliacchi, non lo avrebbe mai fatto.

Sota: “ Combatti Kagome” disse di nuovo.

Kagome: “ No, non lo farò mai” rispose parando un colpo.

Sota: “ Per cosa ho fatto...fabbricare quelle spade...per far si che...Naraku...vinca su queste terre...e prenda il tuo potere...sono morto...per cosa...per niente...COMBATTI KAGOMEEEEE” urlò il demone alla sorella che aveva alzato gli occhi stupita.

Aveva ragione lui era morto per salvarla, lui non avrebbe voluto morire, ma sapeva che a lei sarebbe toccato un destino prospero, stupendo e glorioso. Lui era stato ucciso da Naraku, Naraku lui la causa delle sue sofferenze, lui il maledetto demone che gli aveva portato via tutto. Suo fratello non era morto invano, non doveva morire, eppure lui aveva creduto n lei, tanto da fabbricargli delle spade potenti che solo lei avrebbe potuto domare.

Cosa stava facendo? Perché indugiava? Aveva paura, ma adesso che aveva rivisto suo fratello e lui la incoraggiava a combattere non doveva temere più niente e nessuno.

Kagome si alzò e poggiò le mani sulle impugnature delle spade, facendo forza su di esse venne avvolta da una luce bianca, che permise di estrarre le due spade della prima signora dei draghi.

 

Sota assistette a tutto, proprio la scena che aveva immaginato, come nei suoi sogni. Lui aveva immaginato e sognato tutto. Era orgoglioso della sua sorellina, era cresciuta. Si ricordava ancora il giorno in cui nacque e con lei vennero al mondo i cinque draghi che ora aveva come compagni. Ricordava le giornate passate ad allenarsi, i sorrisi che lei faceva sempre quando era felice oppure quando lui era triste. Era orgoglioso della yasha che era diventata, della donna che era divenuta, senza bisogno di cambiare, era allo stesso tempo triste perché lei era cresciuta con l'odio dei genitori che l'accusavano del suo assassinio.

L' unico rimpianto che lui aveva in qualità di fratello era quello di non essere stato in grado i proteggerla, lui non aveva avuto le possibilità di difenderla dal suo doloroso destino, non aveva potuto aiutarla a divenire la donna che adesso impugnava quelle due spade, questo il suo unico rimpianto.

 

Kagome ammirava estasiata quelle due spade forgiate dal fuoco bianco lunare, che risplendeva magnificamente, sorrideva nel vederle,quando il suo sguardo fu catturato dal volto del fratello.

Sota aveva riposto la spada nel suo fodero, adesso sorrideva e la guardava con fare fraterno.

Kagome: “ Cosa c'è che non va?” chiese imbarazzata arrossendo a quel volto.

Sota: “ Buona fortuna sorella” disse voltandosi e andandosene.

Kagome non capì cosa stava succedendo perché suo fratello se ne voleva andare.

Kagome: “ Dove vai fratellone?” disse avvicinandosi a lui.

Sota: “ Non posso dirtelo, però ho compiuto il mio dovere, assicurarmi che le spade cadessero nelle tue mani, e non in quelle sbagliate. Adesso posso ritirarmi” disse sorridendo cominciando pian piano a scomparire.

Kagome: “ Non...voglio...che...tu...te...ne...vada...di...nuovo” disse cominciando a piangere, non voleva che lui la lasciasse di nuovo sola, “ non voglio rimanere di nuovo sola” disse la ragazza abbassando il capo.

Sota: “ Non sarai sola sorellina, hai ancora Ares, Belendithas, Ricmorn, Cruhand e Searmon e poi ho visto che hai dei nuovi amici, che sono pronti a sacrificarsi per te. Tu non sei sola, devi solo aprire gli occhi e vederli, loro non ti lasceranno mai sorellina” disse abbracciandola.

Kagome strinse per un ultima volta il corpo del fratello, prima di vederlo scomparire di nuovo nella luce da dove era apparso.

Sota: “ Sii...forte...Kagome” disse il fratello mentre Kagome usciva dalla caverna e guardava verso la luna.

 

Inuyasha: “ E' riapparsa, sento il suo odore, di qua” urlò un demone riconoscendo l'odore di quella yasha che da tempo aveva rubato il suo cuore.

Corsero verso la sua traccia e il primo che la trovò fu Inuyasha, preoccupato più che mai nel vederla da sola, in mezzo alla foresta e per di più ferita.

Inuyasha: “ Kagome, stai bene?” disse mentre l'abbracciava, sia perché era preoccupato sia perché non voleva che fosse un'illusione.

Kagome: “ Si sto bene” disse mentre rispondeva al gesto del demone.

Belendithas: “ Kagome, finalmente ci hai fatto preoccupare, dove sei stata?” chiese il drago arrivando dalla sua padrona con a seguito il resto del gruppo.

Kagome sciolse l'abbraccio e fece qualche passo verso i suoi draghi, mostrando le due zanne in suo possesso.

Kagome: “ Ecco le spade che Sota ha fatto per me, sono venuta a prenderle”.

Ares: “Perché sei ferita?” chiese preoccupato.

Kagome: “ E' una lunga storia, adesso che abbiamo le spade possiamo distruggere Naraku una volta per sempre” disse sorridendo.

Gli altri la guardarono, era vero adesso avrebbero dovuto combattere in quello che sarebbe stato uno scontro epico con un solo vincitore, chi sarebbe morto non era dato sapere.

Inuyasha: “ Adesso però curiamo quella ferita che si è riaperta di nuovo” disse prendendola in braccio e portandola dal luogo da dove erano venuti, e dove vennero seguiti dal resto del gruppo eccetto i draghi di Kagome. La loro attenzione era stata catturata dalla nuova profezia sulla lapide un tempo bianca.

 

Ora che le spade sono prese grandi gesta attendono coloro che sono gli eroi.

Ora un futuro sereno ci attende ma a un prezzo troppo caro.

Il pagamento sarà con qual vita.

Loro vinceranno sul nemico, un nuovo regno sorgerà

sulla tomba di un eroe.

 

Cosa voleva dire quella nuova profezia, qualcuno sarebbe morto? Forse si o forse no.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo: 11

In quella notte che per tutti era stata troppo lunga, molte cose erano accadute e adesso che Kagome aveva recuperato le spade, nessuno poteva fermarli per distruggere una volta per tutte Naraku.

Passò molto velocemente la notte, quando giunse a loro insaputa di nuovo il giorno, in cui sarebbero tornati a palazzo, per studiare una tattica abbastanza potente da poter uccidere quel demone che da tempo aveva venduto l'anima a Lucifero.

Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso, tranquillo e placido; nessuno dei presenti parlava o chiacchierava o emetteva una sola sillaba, tutti si erano chiusi in quella loro piccola tranquillità di poter di nuovo sperare in un futuro, forse migliore dove la pace e la felicità sarebbero tornate più rigogliose e meravigliose di prima. Si tutti avevano sul volto un piccolo sorriso, un sorriso di speranza che non poteva sparire, ora che c'era una nuova possibilità, un nuovo sprazzo di luce in cui sperare e combattere. Già combattere per lei era sempre stato normale, non solo doveva combattere battaglie con il proprio essere, adesso una nuova si aggiungeva alle altre.

Kagome pensava ancora alle parole della profezia che era apparsa dopo il suo passaggio, gli era stata riferita dai suoi draghi e lei anche se a malincuore sapeva a cosa si riferiva, la tomba sarebbe stata la sua e quella dei suoi draghi, le vite spezzate per sempre le loro, sarebbero stati solo un eterno ricordo di una guerra che non avrebbe avuto senso. Però per la pace si è disposti a tutti. Camminava dietro e li guardava uno ad uno, intanto pensava a quanto, anche se gli costava ammetterlo, gli sarebbero mancati, il demone depravato e il suo drago, l'eterna gentilezza e sfacciataggine di Sango e il suo drago. Però fra tutti gli sarebbe mancato lui, che dal primo momento l'aveva fatta sentire amata, non quell'amore di compassione o di pena, ma un amore profondo e intenso, il loro anche se ancora non si erano dichiarati.

Per quello, purtroppo non vi era tempo, adesso ogni minuto era contato, calcolato nei minimi dettagli, per poter vincere una volta per tutte anche a costo della vita. Una vita che era ben lieta di lasciare se valeva la pena di salvare le persone a lei care, una vita futura per quei marmocchi che sarebbero nati dall'unione dei due demone di fronte a lei che litigavano, e quelli futuri nati tra due parenti che li attendevano a casa impazienti. Ecco il futuro che aveva visto per loro, perché per lei non ci sarebbe stato futuro ne ora ne mai, e questo lei lo sapeva.

 

Ormai in viaggio da molti giorni, riuscirono senza troppi intoppi a raggiungere di nuovo il castello del re Inu no Taisho, il che era un bene per Kagome, che poteva avere la possibilità di allenarsi con le spade.

Quando il suono della campana di rientro del principe Inuyasha venne fatta risuonare in tutto il castello, i re e le regine che in quel momento erano indaffarati tra pratiche e calcoli sul bilancio, lasciarono in balia di loro stessi quella stramaledette carte e corsero fuori per abbracciare di nuovo i figli e i loro draghi.

Il cancello del castello si aprì davanti a loro, i due demoni Inuyasha e Miroku e Sango vennero letteralmente travolti dalle loro madri, seguiti dietro, però in modo più consono dai re, nonché loro genitori.

Kagome guardava stupita la scena, che fece sorridere sia lei che i suoi draghi, adesso aveva la conferma che loro non potevano dipartire da quel mondo lasciando un vuoto enorme, ero dei principi amati dalla loro famiglia, dal loro popolo, ma se fossero morti l'oscurità sarebbe calata su quei regni che continuavano la loro vita felici, senza pensare troppo al pericolo o alla tristezza che avrebbe comportato la guerra.

Vedeva quelle madri, che anni prima avevano partorito quelle creature che adesso anche se molto grandi abbracciavano affettuosamente e che piangevano per la loro lontananza, vedeva nei loro volti la preoccupazione e l'insonnia che aveva portato sui loro volti alcune rughe di stanchezza, vedeva come adesso il loro sorriso si faceva sempre più grande fino a scoppiare. Alzò il volto verso i loro padri, i re e anche in loro vide la gioia e l'orgoglio, loro erano felici, certo non quanto le madri, di rivedere e poter di nuovo parlare con i propri figli, anche sul loro volto si notava una nota di stanchezza, forse la paziente e antica arte dell'aspettare il ritorno di un figlio sia morto che vivo, l'importante era il suo ritorno.

 

Kagome, la prima signora dei draghi, lasciò nell'assoluto silenzio della gioia le famiglie assieme ai suoi draghi e si rifugiò in quel posto segreto dove Inuyasha l'aveva portata e dove lei lo aveva baciato qualche settimana prima, li avrebbe dovuto capire l'utilizzo delle spade che le erano stata affidate.

Belendithas: “ Allora come funzionano?” chiese impaziente il drago, tra un misto di gioia e curiosità-

Kagome: “ Non lo so ancora ragazzi” rispose la loro padrona guardando le due spade tra le sue mani.

Kagome fissava quelle spade come se da un momento all'altro gli avrebbero risposto o meglio gli avrebbero dato un indizio sul loro funzionamento o sulle loro abilità.

Ares: “ Proviamo a combattere, vediamo cosa succede” prose il drago, guardando i fratelli.

Kagome fece cenno di si con la testa e si allontanò dal gruppo di draghi che si era disposto di fronte a lei.

 

Intanto, vicino al cancello di entrata, ancora le regine non avevano finito di baciare, abbracciare e coccolare i propri figli, tanta era la loro mancanza. Al contrario i principi non ne potevano più di quei gesti di affetto così plateali, tanto da chiedere aiuto ai propri padri, che furono ben felici di intervenire per salvarli.

Inu No Taisho: “ Mie signore, se non finite di abbracciare questi ragazzi, moriranno prima di poter vedere l'alba di domani” disse il re, vedendo con suo enorme piacimento che le regine si erano staccate dalle loro creature, facendole finalmente respirare.

Tutti erano contenti di essersi ritrovati in quel momento molto difficile, tanto da non notare l'assenza di una yasha e cinque creature immense, parlarono a lungo del loro viaggio con i genitori, mentre facevano rientro al castello. Nessuno aveva notato la sua assenza, ma era abitudine di lei non essere notata, così poté compiere il suo dovere senza troppi intoppi.

 

Kagome: “ Ragazzi, vi chiedo un enorme sacrificio, date sfogo a tutta la vostra energia” disse estraendo le spade e mettendosi in posizione di attacco e assumendo un aria molto seria di non scherza.

I draghi sapevano cosa volesse dire, usare i loro attacchi più potenti contro di lei, che al momento voleva testare per la prima volta, la sua immensa forza. Si tirarono indietro un solo attimo, non volevano sprigionare la loro forza contro la loro padrona, ma poi capirono che era per il loro bene, per il bene della vita, del passato, del presente in cui vivevano, sopratutto era per il bene del futuro che avrebbero lasciato in eredità alle nuove generazioni a venire.

Ognuno di loro attaccò con il proprio colpo, vedendo in lei non più la loro padrona, ma quel bastardo di Naraku, che aveva privato loro di una vita felice e serena, vedevano il segno della vendetta di fronte a loro e così sprigionarono la loro rabbia repressa per molti anni.

Kagome aveva capito a chi avevano pensato in quel preciso momento, a lui che aveva reso le loro vite un inferno. Sorrise, vedendo quel colpo combinato, molto, forse troppo, potente, con un colpo altrettanto facendo una piroetta e poi un affondo riuscì a farlo sparire in poco tempo, come se la sua aurea demoniaca non fosse mai esistita. Rimasero sbalorditi dal potere, sopratutto dalla facilità con cui Kagome aveva spazzato via il loro colpo, ma ciò servì a capire il loro utilizzo, erano spade fatte apposta per assorbire e rilanciare incantesimi, e potevano amplificare il potere della loro padrona in maniera sproporzionata. Adesso non restava che allenarsi e preparasi per la guerra ormai imminente.

 

Non l'aveva vista più da quando erano rientrati, era letteralmente scomparsa dalla loro vista, si era voltato per chiederle di cenare e festeggiare con loro, ma non l'aveva trovata, però Katara aveva individuato il loro piccolo nascondiglio, il suo luogo secreto dove si erano dati il primo bacio. Era arrivato appena in tempo per vedere i cinque draghi attaccarla e lei li tranquilla con le spade, che non faceva niente. Possibile che qualcuno avesse il controllo di quei cinque, fece per sporgersi e proteggerla quando lei con le due spade contrattaccò facendo scomparire il colpo in poche mosse. Solo allora ritornò al proprio posto, cosa voleva dire tutto ciò poi però sentendo la loro conversazione Inuyasha capì, il potere enorme di quelle spade.

Inuyasha stava per andarsene quando sentì, una cosa che forse non doveva, che a lui avrebbe fatto troppo male, era la cruda e nuda verità quella con cui era venuto a contatto.

 

Cruhand: “ Adesso possiamo distruggere una volta per tutte Naraku” disse fiero il drago.

Searmon: “ Si possiamo distruggerlo, giusto Kagome?” chiese guardando la padrona un po' preoccupato.

Kagome: “ Voi siete a disposti a morire? A lasciare questo mondo?” disse guardandoli. Lei non voleva andarsene, non voleva che loro morissero per lei così come era successo a suo fratello.

Ares: “ Siamo disposti a perdere la vita per questo nuovo che deve nascere, che è ancora troppo ingenuo e troppo fragile per potersi proteggere da solo, tu vuoi questo?” chiese abbassando lo sguardo verso di lei.

Kagome: “ Voglio che tutto torni normale, però non con le vostre vite. Non voglio che voi moriate per me non è giusto” urlò guardandoli uno ad uno e cominciando a piangere.

Belendithas: “ Noi ti seguiremo fino alla morte, Kagome sappilo”.

Ricmorn: “ Siamo con te qualunque cosa accada” riprese e incalzò l altro.

Kagome li guardò uno ad uno e sempre piangendo li ringraziò, ma non pianse solo per la gratitudine, ma anche per il vuoto che avrebbe lasciato, ma ogni singola battaglia richiede un sacrificio.

La battaglia sarebbe stata imminente, con un fiume di sangue che avrebbe impregnato per sempre quelle terre fertili, di dolore e tristezza per l'eternità.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo: 12

Entrambi avevano sentito quel discorso, anche se non dovevano. Avevano sentito ogni singola vocale, ogni singolo accento. Erano arrivati proprio nel momento della verità, una verità dura e ostile da accettare che forse loro non avrebbero accettato, lui non avrebbe accettato. Inuyasha e Katara avevano ascoltato quel discorso triste, malinconico e orribile; però avevano avuto un incontro diretto con quella realtà, piuttosto scomoda e irreversibile.

Katara: “ E' vero quello che ha detto?” chiese il drago seguendo il proprio padrone verso il castello.

Inuyasha: “ Temo di si Katara” rispose lui abbassando lo sguardo, come non voler fare i conti con quella verità e quella realtà a lui troppo dolorose.

Katara: “ Tu li fermerai? Vero Inuyasha, li fermerai?!” disse parandosi di fronte a lui e guardandolo con uno sguardo raggelante.

Inuyasha: “ Io...” non riuscì a rispondere. Cosa doveva dire al suo drago che li avrebbe fermati, che avrebbe trovato un'altra soluzione, che si sarebbe sacrificato a posto loro, non sapeva cosa rispondere, cosa fare e soprattutto cosa pensare. La sua testa in quel momento era vuota, nessun pensiero passava in lui, uno faceva eccezione, avrebbe dovuto rinunciare ad avere Kagome come sua compagna di vita, avrebbe dovuto rinunciare in un modo o nel altro ad una vita insieme, ad una famiglia insieme, ad avere figli insieme a lei e ad una vecchiaia longeva assieme a lei. Non voleva questo, voleva una soluzione, una realtà dove loro avrebbero potuto stare insieme per sempre, voleva una persona da amare e ora che l'aveva trovata non poteva lasciarsela scappare.

Inuyasha, però, anche impegnandosi non riusciva a trovare una soluzione che lo aiutasse in quel preciso momento, non riusciva a riflettere con chiarezza. Ciò che avrebbe fatto era di non parlare affatto con gli altri o con i suoi genitori, sapeva che avrebbero impedito a Kagome di poter proseguire il suo cammino, ma questo a lui poco importava, lui voleva solo evitare un inutile spreco di sangue, sangue innocente, sangue della donna da lui amata.

Kagome dal canto suo, aveva preso la sua decisione, sarebbe partita la sera stessa, senza lasciare traccia del suo passaggio. Kagome sapeva a cosa andava incontro abbandonando, una volta per tutte quelle terre che, anche se per poco tempo, l'avevano fatta sentire a casa amata e coccolata, come non lo era mai stata. La signora dei draghi aveva scelto il proprio destino, aveva fatto molte scelte e adesso aveva deciso di sacrificarsi per il bene di quel popolo, e lei non lo rimpiangeva, no non avrebbe avuto rimpianti per quella vita dove aveva scoperto che una yasha come lei poteva trovare una persona da amare. Adesso accettava il proprio destino, così come i suoi draghi, lieta e felice, perché sapeva che stava facendo la cosa giusta, giusta per quel mondo, giusta per lei.

Il suo volere non doveva essere discusso, sapeva che i suoi draghi gli sarebbero stati vicini qualunque cosa sarebbe accaduta, e lei adesso doveva andarsene, non voleva dire addio a tutto, ma tutto ciò era necessario per far si che tutto sia il mondo sia le loro vite potessero continuare indiscusse e senza il fardello di quel demonio di Naraku.

 

La notte giunse velocemente, forse troppo veloce, tutti in quel preciso stavano cenando, festeggiando il ritorno dei principi, il ritorno della speranza e finalmente dopo molto tempo forse anche della felicità, una felicità forse strappata troppo presto per la sua giovane vita. Miroku e Sango erano seduti molto vicini, però rispetto alle altre il demone non fece il depravato o il cascamorto con la yasha, anzi si comportò come un perfetto gentiluomo, pieno di attenzioni e feste solo ed esclusivamente per quella yasha dalle movenze angeliche.

Provava per quella dolce e molte volte violenta fanciulla un profondo affetto, ben al di là di quello fraterno, poiché per lui lei era come il sole, la luce che illuminava il suo cammino, di demone maniaco depravato. Sango era la donna per cui si preoccupava, anche quando erano stati attaccati di Joyomaru e avevano rischiato di morire il suo primo pensiero era stato quello di proteggere Sango, anche a costo di sacrificare la sua vita per lei, un sacrificio che era disposto a fare per lei.

Sango era tutto per lui, e non avrebbe sopportato l'idea di perderla per sempre, ecco perché dopo aver rischiato così tanto voleva che lei diventasse qualcosa di più per lui. Il demone di si alzò dal proprio posto a tavola, e si parò di fronte alla yasha, che in quel momento stava parlando con la madre e Izayoi. Sango si ritrovò Miroku in ginocchio davanti a lei, non capiva cosa stava accadendo, finché lui non parlò.

Miroku: “ Sango, principessa delle terra dei demoni puma, ci conosciamo da una vita noi due, e solo da poco abbiamo conosciuto i sentimenti che ci legano l'uno all'altra. Alcuni giorni fa, ho rischiato seriamente di perderti, senza nemmeno confessarti i sentimenti che provo per te. Ora, però, qui davanti ai nostri genitori e ai nostri più cari amici, ti chiedo solo una cosa, e mi auguro in tuo si. Vuoi passare il resto della vita assieme ad un demone maniaco e depravato?” disse guardando la ragazza e aprendo una scatolina con dentro un piccolo anello di argento decorato con piccoli smeraldi di acquamarina, le gemme più rare al mondo, che si diceva fossero create per le nozze della dea terra.

Sango rimase alquanto stupita, sorpresa e meravigliata; quel demone che lei aveva sempre considerato essere solo un grandissimo maniaco e ancor peggio un maniaco depravato, adesso era li davanti a lei che le chiedeva di sposarlo. Lei sorrise dolcemente, era felice, gli aveva chiesto una promessa da mantenere, gli stava offrendo il suo amore, soprattutto la sua profonda voglia di costruire una vita assieme a lei, di avere dei bambini con lei e di passare ogni singolo momento ad amarla, come lei aveva scoperto di amare lui. Si conoscevano sin da cuccioli, e lui nei suoi confronti aveva sempre provato gelosia per qualunque bambino o ragazzo si fosse fatto avanti con lei, e lei rimane stupita per quel suo comportamento per lei così strano. Ma a volte quel maniaco la faceva soffrire rincorrendo ogni yasha o cameriera davanti a lui, ma aveva scoperto che il suo era un modo per attirare la sua attenzione, cosa che gli riusciva abbastanza facile.

Sango: “ Si voglio passare il resto della mia vita con te Miroku” disse piangendo per la felicità. Miroku la guardò, gli mise quel semplice e piccolo anello al dito e la baciò e abbracciò nello stesso tempo, cosa che fece anche Sango. Era vero si erano innamorati forse troppo presto, le cose stavano andando troppo velocemente, ma avevano ancora una lunghissima vita, forse l'eternità per conoscersi e amarsi per sempre.

Le madri di entrambi i giovani piangevano per la gioia, il gesto semplice e impacciato di Miroku per chiedere la mano di Sango aveva reso tutto più reale, più vero; si avvicinarono tutte e tre le regine per vedere l'anello si Sango, mentre Miroku riceveva complimenti da suo padre e gli altri. Entrambi i futuri sposi erano rossi in volto sia per la gioia che per l'imbarazzo di tanta attenzione, ma in fondo era una cosa naturale.

 

Belendithas: “ Finalmente quei due si sono dichiarati” disse un drago mentre camminava verso il cancello del castello.

Ares: “ Era ora, non trovi Kagome?” disse il drago fissando la padrona davanti a se.

Kagome: “Si era era veramente l'ora per loro due, adesso andiamo” disse fermandosi un attimo e guardando indietro.

Fissò per l'ultima volta quel castello illuminato nel folto della notte, cercò d guardare dalle finestre la gioia di quella notte, di tutti loro. Adesso poteva andarsene senza rimpianti, solo quello di non poter assistere alla loro gioia, ma andava bene così.

Kagome si girò di nuovo e nel folto della notte lasciò per sempre il castello dove aveva provato per la prima volta nella sua vita la felicità e il calore di una famiglia, scomparve per sempre alla loro vista, scomparve come una folata di vento che rinfresca le giornate autunnali.

Inuyasha improvvisamente si staccò dallo stritolare Miroku, che in quel momento la aveva fatto arrabbiare, quando sentì che l'aria demoniaca sia di Kagome e dei draghi era sparita. Repentino come una gazzella lasciò il collo del amico e usci fuori dalla sala e poi dal castello fino a raggiungere la casetta dove lei aveva abitato, ma di loro nessuna traccia, niente aurea demoniaca per seguirla.

Un grosso nodo alla gola si fece avanti e un atroce pensiero prese il sopravvento nella sua testa, possibile che lei avesse deciso di affrontare Naraku da sola, senza il loro aiuto, senza il suo aiuto, possibile che lei fosse pronta a sacrificarsi per loro. Non poteva accettarlo, non poteva perdere la donna che amava, non senza poter lottare per lei o almeno al suo fianco, no non doveva e non poteva accadere. Così tornò alla piccola festa e vi entrò come un fulmine a ciel sereno.

Inuyasha: “ Kagome e i draghi se ne sono andati” disse sorprendendo tutti i presenti.

Sesshomaru: “ Dove è andata?” chiese al fratello alzandosi dal proprio posto.

Inuyasha: “ Ieri mentre la cercavamo. Ho visto che si allenava con Belendithas e gli altri nel maneggiare quelle spade che abbiamo trovato, ma quando stavo per andarmene via, ho sentito...” non ebbe la forza di continuare un groppo si formò di nuovo alla base della gola.

Miroku: “ Cosa hai sentito Inuyasha? Rispondi dannazione” disse scuotendo l'amico. Anche se Miroku non lo dimostrava cominciava ad avere affetto per Kagome e i draghi, li considerava come dei fratelli.

Inuyasha: “ Ho sentito che avrebbero affrontato Naraku da soli, e che se dovevano morire lo avrebbero fatto senza troppe esitazioni”

Sango: “ COOOSAAAA!” urlò la yasha alzandosi e buttando la sedia a terra.

Miroku: “ Prepariamoci e andiamo a cercarla, questa cosa è cominciata insieme e insieme finirà” disse il demone.

Gli altri annuirono e così muovendosi si preparano per cercare la loro compagna.

 

Ma Kagome era già lontana, si era mossa molto velocemente per raggiungere il palazzo del suo nemico, in quelle terre che un tempo appartenevano alla sua potente famiglia. Dopo molti anni era tornata nel luogo dove anni prima tutto era cominciato e come per tacito accordo tutto lì sarebbe dovuto finire. Non avevano un piano per entrare, lui sapeva del suo arrivo, era un demone con un ottimo intuito, e sapeva anche in quello scontro non ci sarebbero stati ne vinti e ne vincitori, però i loro nomi sarebbero stati sulle bocche di tutto il mondo. Ora in quel momento il destino veniva fatto, una treccia giungeva al suo capolinea e una nuova veniva fatta da mani estranee.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo: 13

Erano partiti tardi dal castello, il loro viaggio era reso difficile dal non riuscire a trovare un collegamento con Kagome o con i suoi draghi, erano spariti dalla faccia della terra. Ecco perché prima di partire si erano fatti dare le coordinate per raggiungere il castello di Iangeon, perché era li che loro erano diretti, in quello che una volta era il loro regno.

Kagome sapeva bene che una volta arrivati li non sarebbero stati accolti a braccia aperte, anzi sapeva già che Naraku non li avrebbe fatto sorpassare il limite delle terre che la battaglia tra qui due titani sarebbe cominciata e finita con la morte di uno dei due. Lei camminava imperterrita, andava incontro al suo destino con la testa alta senza abbassarla nemmeno per vedere la terra che calpestava sotto i suoi piedi, guardava di tanto in tanto i suoi compagni di viaggio, i suoi compagni di vita che ora più che mai erano con lei e sarebbero stati li per lei sempre e anche nell'eternità.

 

Loro cercarono in tutti i modi di trovare una loro traccia, ma erano spariti, e più non sentivano un loro odore, una loro aurea, più si faceva avanti quell'insopportabile pensiero, sentimento che loro non facevano più parte di quel mondo, che la guerra contro Naraku fosse stata vinta da quest'ultimo. Quanto si sbagliavano, quanto erano malfidati nei confronti di Kagome, nei confronti dei suoi draghi; loro erano ancora vivi, non sarebbero morti senza portare con se quello stramaledetto bastardo omicida di Naraku, giù nelle profondità dell'inferno. Quella era una promessa che lei, come aveva detto loro, si era ben premunita di mantenere.

 

Kagome e i draghi erano arrivati al confine delle terre di Berfur, il dragone di fuoco; guardava lontano da lì, in quelle pianure deserte e malinconiche, dove dalla terra ormai non cresceva più una singola pianta, dove il fuoco era il padrone assoluto ed indiscusso di tutto ciò e dove la pioggia aveva finito di piangere i suoi ultimi giorni. Guardava in quelle terre un tempo un tempio sacro e luogo di rifugio id molti pellegrini, una volta un luogo sicuro e lontano da ogni, quel luogo un tempo festoso e gioioso, dove la vita non doveva essere data per scontata ma celebrata come se quella festa fosse il tuo ultimo giorno. Guardava quel posto un tempo casa sua, adesso vi faceva ritorno per vendicarlo, per vendicare tutti coloro che erano morti in precedenza per stabilire un nuovo ordine, lei era li per finire il tutto.

Kagome: “ Siete pronti? Una volta passato questo confine non si torna indietro” disse fredda la yasha che guardava di fronte a lei l'esercito di Naraku apparso di fronte a loro, numeroso, puzzolente e con lui in cima a tutto a spade sguainate pronto per ucciderla, con un sorriso di soddisfazione e compiacimento dipinto sul volto.

Ares: “ Noi siamo pronti, dicci solo cosa fare” rispose a nome di tutti il drago.

Kagome si voltò, li guardò uno ad uno e poi li ringraziò di tutto, di essere sempre dalla sua parte anche quando non aveva ragione, di averla protetta, di averla salvata e poi li ringraziò per averla amata, in ogni modo possibile e di essere stati la sua famiglia, quello non era un addio era un arrivederci, perché lei, loro sapevano che sarebbero stati sempre insieme anche nella morte.

Si voltò di nuovo, il suo sguardo era quello di una guerriera, i suoi occhi non avevano paura. Il cielo si era oscurato, lei alzò una mano con una spada, un urlò, un fulmine spaccò il cielo, lei sguainò l'altra spada, i draghi si issarono in volo e poi tutto piombò nella guerra, guerra che ormai non avrebbe risparmiato vite di nessun genere.

 

Erano arrivati nel mezzo della foresta di Berfur, la via più veloce per arrivare a Iangeon, quando si fermarono e udirono, con loro orrore grida di guerra. Già la guerra era cominciata, stavolta più crudele e spietata di quelle precedenti, perché era una per il potere eterno, in cui nessuno sarebbe uscito illeso.

Katara: “ Inuyasha sono là” disse il drago rivolgendosi al suo padrone, con sguardo preoccupato. Inuyasha e gli altri non pronunciarono parola salirono sui loro draghi e si issarono in volo, volando verso la guerra.

 

Uno scenario di una guerra antica si presentava ai loro occhi, quando atterrarono, in quello che in futuro sarebbe stato ricordato come una guerra epica, fondamentale per la sovranità del bene e della memoria. Una memoria incancellabile e indelebile nelle persone e nei demoni che l'avevano combattuta, fondamentale per chi ne fu testimone indiscusso, per chi ne avrebbe scritto e letto in futuro remoto. Un futuro che sarebbe stato costruito sulla tomba di un'eroina, che in futuro molto lontano sarebbe stata lodata e osannata per la sua eroica impresa.

 

Belendithas e gli altri draghi al via di Kagome si erano issati in volo per aiutare la padrona dall'alto, ma sull'inizio del loro attacco furono fermati dal drago di Naraku accompagnato da altri quattro e tra loro cominciò una guerra aerea. Kagome capì subito che a terra avrebbe dovuto fare tutto da sola, combatteva contro Naraku che la teneva impegnata, facendo si che il suo esercito passasse indisturbato, marciando verso i regni della terra di Dilong. Kagome combatteva con entrami con una spada sterminava quegli inutili esseri di carne e con l'altra fronteggiava maestralmente il demone, che si accaniva contro di lei.

Kagome si destreggiava tra quelle immense forze con molte fatiche, tener lontano quell'enorme esercito dalla foresta era quasi impossibile, e in più la sua attenzione doveva essere tutta rivolta a Naraku che approfittava di un suo attimo di distrazione per poterla far fuori, cosa che lei non dava per scontata, ma era troppo difficile, tanto che distraendosi un attimo venne ferita dalla lama del demone e li cadde a terra.

Era un'ottima cosa per Naraku, un momento perfetto per ucciderla, ma una lama non gli permise di proseguire nel suo intento.

Tessaiga, in quel momento al massimo delle sue forze si materializzò tra la lama di Naraku e il petto della yasha; Kagome si sorprese, possibile che lui l'avesse trovata nonostante avesse nascosto le sue tracce.

Inuyasha: “ Tu non la toccheraiiii!” urlò il demone respingendo il nemico, proprio come nella lotta contro Joyomaru lui l'aveva protetta con la sua zanna.

Inuyasha ingaggiò contro Naraku un duello all'ultimo sangue, le loro spade cozzavano perfettamente, i loro suoni erano pianoforti accordati da due musicisti diversi, la lucentezza delle loro lame rispecchiava la potenza delle loro anime, una che apparteneva al demonio l'altra ad una yasha.

 

Kagome era ancora seduta a terra, le due spade ancora impugnate, il suo sguardo perso nel vuoto, e la sua testa per la prima volta piena di domande, perché lui era li? Perché loro erano qui? Si guardava attorno Inuyasha combatteva con molta fatica contro Naraku che sorrideva compiaciuto nel poter uccidere quel giovane demone. Katara dal alto spargeva il suo fuoco fermando l'avanzata dei nemici, quegli ammassi di carne prendevano facilmente fuoco sotto il fuoco nemico. Al momento della fiamma che si scatenava attorno a loro gridavano e agognavano la pietà, persino la morte, purché quel dolore inflitto dal bene svanisse. Lo stesso dolore che a loro volta avevano fatto quando anni prima avevano ucciso gli abitanti di quel regno.

Sango e Miroku, alle sue spalle, combattevano contro altri demoni, si muovevano con estrema eleganza e massima velocità nell'uccidere e nel togliere per sempre la vita all'esercito di Naraku. Erano da poco fidanzati e si paravano gli attacchi a vicenda, in modo da non doversi dire addio per sempre.

I loro draghi combattevano in cielo. Un cielo oscuro, buio, tenebroso portatore di sventure e sciagure, un cielo che in quel giorno non avrebbe risparmiato nessuno, un cielo carico pronto a esplodere da un momento al altro; combattevano contro due draghi restanti di bassa lega che morirono subito sotto il fuoco nemico.

Poi un urlo, un urlo agghiacciante, di dolore e disperazione; lo sguardo della yasha si rivolse al cielo e poi alla terra. Ricmorn era stato abbattuto dal drago di Naraku, Gasin. La ragazza lo vide cadere, tutto sembrò fermarsi in quel preciso istante, la guerra si era fermata solo per loro, si avvicinò al suo corpo inerme, dove non usciva più aria. Una ferita di artigli molta profonda gli attraversava il collo fino a sprofondare sul cuore, quella era stata la sua ferita mortale, la ragazza si inginocchiò accanto a lui e una lacrima gli attraversò la guancia. Non credeva che uno dei suoi draghi sarebbe morto così presto, non voleva crederci, adesso però era lì davanti a lei privo di vita.

Si alzò con il dorso della mano si asciugò gli occhi poi tutto cominciò di nuovo a muoversi intorno a lei, la battaglia tra Naraku e Inuyasha riprese tutto ritornò come prima.

Kagome: “ NARAKUUUUUUU!!!” urlò la yasha voltandosi contro il demone, che intanto aveva scaraventato il demone lontano da lui.

I draghi di Kagome dopo aver ucciso quegli esseri alati informi, atterrarono circondando il corpo del loro compagno, tutti e cinque volevano una sola cosa la vedetta per tutto. Loro si concentrarono su Gasin e Kagome contro Naraku.

 

Si issarono di nuovo in volo, dopo aver detto arrivederci al loro fratello, e si pararono di fronte a Gasin, il quale vide scomparire il suo sorrisetto compiaciuto di poco fa lasciando posto ad una sorta di espressione di paura mista a sorpresa. Non erano più i draghi di poco fa, la loro forze era aumentata notevolmente, i loro poteri erano aumentanti a dismisura. Ciò che faceva più paura al drago del diavolo era l'espressione dei loro occhio, rabbia, crudeltà, caos e distruzione avevano dentro di se, il tutto che sarebbe scoppiato in pochi istanti senza avere il tempo di capire cosa stia succedendo.

Kagome: “ Guarda morire il tuo prezioso drago” disse calma la yasha, puntando una delle zanne verso l'alto “ ORAA” urlò infine. Naraku seguì la linea della spada della ragazza fino guardare in alto, poi ciò che vide lo sconvolse per la prima volta in vita sua, quattro fuochi incrociati uscivano dalle bocche dei draghi di Kagome andando a formare un unico potente attacco contro Gasin, il quale troppo spaventato per la loro potenza non riuscì a muoversi, che fu preso proprio in pieno dal fuoco facendolo sparire per sempre.

Naraku rimase sconvolto dalla potenza di quei draghi, ancora di più sentì una rabbia pervaderlo in tutto il corpo, quando aveva visto il suo drago scomparire per sempre, guardò Kagome che lo fissava con uno sguardo gelido, freddo, distaccato, caotico, creando in lui per la prima volta una debolezza, perché vedeva in li la prima yasha che l'avrebbe sconfitto.

 

I draghi, Sango e Miroku, Katara assistettero a quella scena sbalorditi, possibile che la loro rabbia gli avesse spinti a così tanta sete di vendetta, ecco perché il mondo li temeva, tutti loro, e nessuno osava mai parlare di loro, perché forse avevano visto il loro potere distruttivo.

 

Belendithas e gli altri per il troppo sforzo si accasciarono a terra, le loro ali non sostenevano più il loro peso, così piombarono a terra attorno al corpo ormai senza vita di Ricmorn, erano stanchi, spossati e conciati molto male, le loro condizioni erano gravi, niente gli avrebbe potuti salvare. Ormai i giochi tra vita e morte erano fatti.

 

Kagome sapeva che quell'enorme attaccato gli avrebbe ridotti in fin di vita, ma cosa fare se non usare il loro potente repertorio. Si voltò verso Naraku, carico di odio e di ira, ora lo scontro era tra loro due, uno scontro glorioso che sarebbe stato ricordato per molti anni avvenire e nei secoli postumi.

 

Il primo ad andarsene fu Belendithas, ferito gravemente alla testa, una colpo di zampa di uno dei draghi con cui aveva combattuto se l'era portato via. Mentre lottava con Naraku e si difendeva dai suoi attacchi magici, Kagome capì che poco dopo anche Cruhand esalò il suo ultimo respiro, all'altezza delle ali un grosso squarcio si estendeva sulla schiena.

 

Kagome combatteva con le sue zanne demoniache, parò un colpo molto potente con la zanna destra e con la sinistra riuscì a ferire al petto Naraku, che si allontanò di qualche metro da lei.

Kagome: “ Hai paura Naraku, che ti possa uccidere?” disse sorridendo attaccandolo di nuovo.

Naraku: “ Tu non mi ucciderai, io non morirò” sibilò facendo avvicinare il suo volto a quella della yasha.

Kagome: “ Tranquillo tu andrai all'inferno a scontare i tuoi peccati” disse ferendolo al volto.

Le loro spade facevano un'antica danza di guerra,una danza dove bene e male erano in continua lotta tra di loro, dove uno tentava di avere la meglio su altro.

 

Katara: “ Inuyasha,svegliati” disse il drago al suo padrone ancora svenuto, per la botta alla testa ricevuta da Naraku.

Inuyasha: “ Cosa succede Katara?” chiese alzandosi e appoggiandosi al suo drago, dato che ancora era traballante

Katara: “ Ricmorn, Belendithas e Cruhand sono morti, così come è morto Gasin il drago di Naraku: disse guardando negli occhi del padrone la sorpresa, poi succeduta dalla disperazione.

Inuyasha: “Kagome, dov'è lei?” chiese preoccupato.

Katara: “ Sta combattendo contro Naraku” rispose mostrando il luogo del combattimento.

Tutto l'esercito era stato annientato, adesso ne rimaneva solo uno a uccidere, per sempre.

 

Searmon osservò per l'ultima volta quel mondo dove aveva avuto il piacere di conoscere Kagome e gli altri, di conoscere Inuyasha, Sango e Miroku e i loro rispettivi draghi, dipartì da quel mondo accompagnato come un eroe caduto dall'amica di tutti i morti.

Kagome combatteva ancora contro Naraku, era allo stremo delle forze, ma doveva ucciderlo per il bene di tutti.

Si avvicinò al suo ultimo drago, Ares che ancora era in vita.

Kagome: “ Ares ce la fai ancora per un ultimo attacco” chiese rivolgendosi a lui.

Ares annui con la testa sapeva che attaccò aveva in mente la sua padrona. Kagome alzò le due spade al cielo, che ormai piangeva sopra di loro, come uno spettatore al momento dell'atto finale. Pronunciò una semplice parola, le sue spade presero fuoco improvvisamente, un fuochi argentato, dorato e di altri colori. In quelle spade tutti e sei avevano messo le loro anime, i loro poteri, con un ultimo sforzò le lanciò contro Naraku che non poté fare niente per sfuggire ora più che mai alla morte.

Un urlò, un grido, un nome, un tonfo, una fumea e poi il silenzio come alle luci di quella mattina.

Il campo di battaglia era un'immensità di corpi ammassati l'uno sul altro, privati per sempre della vita, il sangue padroneggiava quelle terra da molti anni e anche ora non faceva molta eccezione.

Inuyasha si alzò da sotto l'ala di Katara, così come Sango e Miroku, si avvicinarono tutti al posto dove vi erano i corpi dei loro amici, speravano che fossero ancora tutti vivi, ma purtroppo la speranza era morta. Ares aveva fatto il suo ultimo volo, lasciando assieme a Kagome il mondo che avevano contribuito a costruire.

Inuyasha, si inginocchiò al corpo senza vita di Kagome, era ancora caldo come lei, cercò di scuoterla per far si che si svegliasse, ma gli occhi di cui si era innamorato non esistevano più e non si sarebbero più aperti, sembrava che dormisse, felice e beata lontana da quel mondo che l'aveva odiata per il suo essere. Adesso piangeva quel demone sopra il suo gracile corpo, come piangevano Sango e Miroku vicino ai corpi inermi e freddi di Ricmorn e Cruhand, fratelli di sangue che dormivano sempre l'uno con il collo sopra il corpo dell'altro come il quel momento. Piangeva anche i draghi, perché avevano perso i loro amici, con i quali in quelle poche settimane avevano legato tantissimo, piangevano e tremano sui corpi di Belendithas con il steso e il volto dolce vicino a quello di Searmon i quali spesso litigavano tra loro sugli eterni misteri dell'universo e piangeva la piccola Katara sul corpo di Ares sul quale era appoggiata poco prima Kagome.

A poco a poco i loro corpi stavano sparendo, loro essendo esseri immortali sarebbero vissuti nel ricordo, il loro corpo non era degno della terra, ma era destinato a un progetto più grande molto più grande. Così scomparvero come erano apparsi sei settimane prima. Sarebbero stati vivi nel ricordo.

 

Tranquilli non è finita ancora deve arrivare il meglio. Solo dovete aspettare un po' perché questo ultimo capitolo richiede una settimana per la sua creazione, per ora vi dico solo che niente è come sembra.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo: 14

Il suo corpo era sparito, sparito in una folata di vento caldo, sparito, dissolto nel nulla. Le sue mani non stringevano più quelle braccia leggere e forti allo stesso tempo, la sua bocca non avrebbe più pronunciato il suo nome, il naso di demone non avrebbe più riconosciuto il suo odore disperso tra altri mille. Il fine udito non avrebbe ascoltato mai più le sue risposte pungenti o i suoi complimenti; ma ciò che lo distruggeva era che non avrebbe mai più visto quegli occhi così belli, di quella tonalità malinconica e felice al tempo stesso, non avrebbe più visto il suo volto contratto in mille maschere o le sue movenze per affrontare il nemico, non sarebbe stato più in grado di rivederla.

Se ne erano andati così senza dire addio, senza dire un arrivederci oppure avere l'opportunità di ringraziarli, ringraziarli per averli aiutati. Avevano lasciato un enorme vuoto in tutti loro, adesso però che la guerra si era compiuta, che la pace era tornata e che Naraku era finalmente morto, si poteva di nuovo avere una vita felice senza avere paura della paura stessa.

 

Sango era ancora inginocchiata dove Ricmorn e Cruhand erano distesi senza vita, li aveva visti sparire così come era sparita Kagome. In un primo momento quando conobbe quella giovane ragazza gli sembrò solo arrogante e presuntuoso, ma poi dovette ricredersi. Ricmorn un giorno gli disse che Kagome non era arrogante, si comportava da dura e testarda solo perché aveva imparato a non contare su nessuno se non su se stessa, che si era fidata di molte persone, ma ne fu sempre tradita. Però con il passare delle settimane, Sango notò un cambiamento nel comportamento della ragazza, lei si avvicinò molto alla principessa dei demoni puma, che divennero amiche. Erano molto unite, una che comprendeva e condivideva le gioie e i dolori dell'altra, ridevano e scherzavano insieme. Adesso però Sango non avrebbe più avuto questa opportunità, lei se ne era andata lasciando un divario troppo grande da colmare, un amaro in bocca che difficilmente se ne sarebbe andato. L'unico rimpianto quello di non aver fatto promettere a Kagome di essere la sua damigella d'onore al suo matrimonio, questo non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Miroku guardava il posto dove poco prima era sdraiata la figura di Searmon, anche lui come quella piccola combriccola se ne era andato via, lasciando solo un lieve ricordo di se. Miroku non poteva credere che tutti loro fossero spariti, Searmon, Ares, Belendithas, Ricmorn e Cruhand, era solo un incubo, ahimé quanto si sbagliava quel demone. Loro se ne erano andati e molto difficilmente sarebbero tornati. Ciò che lo distruggeva maggiormente era il fatto di non aver conosciuto meglio Kagome, la prima signora dei draghi; per lui era sempre stata un mistero fin da quando l'avevano trovata nella foresta di Dilong, un mistero che avrebbe voluto districare volentieri, ma il tempo era stato crudele. Inizialmente, come per Sango; gli era parsa come una ragazza fredda e insensibile, ma si era sbagliato su tutta la linea, per lui era cominciava ad essere come una sorella, la sua presenza gli infondeva coraggio, e per sua fortuna si era accorto che Kagome c'era sempre stata per dargli una mano. Molto spesso per districare quel mistero che era la ragazza aveva parlato con Ares e Searmon, solo allora aveva capito chi realmente fosse, chi era quella persona che loro seguivano senza fare troppe domande. Sopratutto Miroku, il principe, doveva molto a Kagome, si perché era stato grazie a lei se adesso aveva avuto l'eterna possibilità di sposare Sango, conosceva quanto Kagome tenesse alla yasha e aveva chiesto la sua benedizione per avere la sua mano, Kagome acconsentì, ma lo minacciò di morte se avrebbe fatto soffrire la sua migliore amica. Gli sembrava di vederla perseguitarlo dalla tomba, era una cosa semplice per lei che non si fermava davanti a niente, adesso sorrideva sotto i baffi, un sorriso amaro e nostalgico. Il rimpianto di non aver avuto la possibilità di ringraziarla.

 

Sango e Miroku si alzarono e si avvicinarono l'uno all'altra, poi dopo essersi guardati negli occhi, si presero per mano e andarono incontro a Inuyasha, ancora seduto nel luogo dove Kagome gli aveva detto addio.

Sango: “ Lei sarà sempre con noi Inuyasha” disse la ragazza inginocchiandosi e abbracciando l'amico, che però non rispose. Poi si alzò e si affiancò di nuovo al compagno.

Miroku: “ Andiamo Inuyasha, ci aspettano” disse il demone porgendo la mano all'amico, il quale non dicendo niente la prese e si tirò su, per poi lasciarla e andando verso Katara che non osò parlare.

 

Erano tornati al castello, la notizia della morte di Naraku si era diffusa piuttosto velocemente, tutti i regni e ogni singolo cittadino festeggiava quella agognata vittoria, sopratutto festeggiarono il ritorno dei loro eroi, ma non nessuno sapeva che era vivo grazie ad altre creature; così inconsapevolmente applaudiva loro che erano stati delle comparse.

I portoni del palazzo si aprirono alla loro entrata, tutto il castello li accolse a braccia aperte, specialmente i loro genitori li accolse con preoccupazione e con lacrime. Piangevano quei demoni, che avevano visto molti anni e molte cose nelle loro vite, piangevano perché avevano fortemente temuto di poterli perdere, di perdere qualcosa di prezioso che non sarebbe mai tornato indietro, ma vederli tornare tutti sani e salvi era una gioia immensa che aveva sostituito la paura di quei giorni difficili. Li abbracciarono e si congratularono con loro, ma si vedeva chiaramente che loro non erano felici, tutto il contrario.

Sesshomaru: “ Inuyasha dov'è Kagome?” chiese il fratello visibilmente preoccupato, poiché non vedeva ne lei ne i suoi draghi.

Izayoi: “ Si dov'è la nostra eroina?” chiese contenta la madre.

Inuyasha: “ Lei...è...” non riuscì a finire, il suo viso per la prima volta in vita sua si riempì di lacrime, lo abbassò come un eroe sconfitto, come un medico che annuncia la catastrofe, come colui che non avrebbe mai voluto dire quella parola.

Tutti guardarono i volti i quei ragazzi, che per la prima volta in vita loro avevano combattuto una guerra, forse una guerra troppo impegnativa, ma conoscendo il pericolo nessuno di loro si era tirato indietro, avevano fatto tutto il possibile, ma non era stato sufficiente perché avevano perso. Guardandoli un ad uno capirono cosa volesse dire quello sguardo triste, vago e disperato di chi non vuole parlare degli orrori della guerra, di chi ormai sa che la sua esistenza è stata segnata. Capirono che Kagome e i suoi draghi erano morti, morti per un futuro, futuro affidato a loro, morti per dare una possibilità alle nuove generazioni di non vivere sotto il dominio di Naraku. Morti per una giusta causa. Ma la loro mancanza, la loro assenza sarebbe stata sentita per tutti coloro in cui lei aveva lasciato un pezzo di se, della sua anima, del suo essere semplicemente Kagome, la quale li aveva colpiti con la sua semplicità.

 

Sacerdote: “ Adesso io vi dichiaro marito e moglie, può baciare solo e soltanto la sposa e la sua futura moglie, signor Miroku” disse il sacerdote.

Miroku ancora rosso in volto per la ramanzina del prete alle proprie nozze, baciò colei che era e sarebbe stata sua moglie, Sango. Un bacio semplice e fantastico per i due sposi.

Si finalmente erano marito e moglie e anche due giovani genitori. Si alcuni giorni dopo quella guerra Sango aveva scoperto di aspettare un figlio da quel maniaco di Miroku. Così avevano deciso di rimandare le nozze di mesi, però poi quei mesi si erano trasformati in anni, e adesso il pupillo, Aikino; aveva ben cinque anni, un maschietto bellissimo con i caratteri somatici simili alla madre, e le mani troppe lunghe come quelle del padre. Sano aveva tanto sperato che fosse femmina, ma gli dei l'avevano punita dandogli un maschio depravato e donnaiolo come il marito, l'unica nota positiva era che con padre e figlio in giro la poveretta non si annoiava mai.

Sango: “Aikino, Miroku muovetevi ci stanno aspettando” urlò una giovane donna, ancora fresca e piena di energie. I suoi due uomini arrivarono di corsa, con il fiatone per aver corso giù per le scale, montarono sui draghi e si diressero verso il castello di Inu No Taisho.

 

Erano tutti lì dopo cinque anni, in quel giorno di tristezza adesso erano li a rendere loro omaggio. Quando erano tornati dalla guerra cinque anni prima, Kagome non ebbe l'opportunità di tornare a casa con loro, in seguito loro tre dissero alle famiglie cosa era successo veramente e la notizia sconvolse molto. Così per ricordare chi veramente aveva sconfitto Naraku venne creata una statua in loro onore.

Quando Miroku e Sango si sposarono vollero assolutamente che lei ci fosse, così invece che in chiesa, il prete decise di sposarli sotto la statua sotto quel volto gentile e malinconico che la caratterizzava. La statua fatta per loro sarebbe resistita per le epoche future per non dimenticare il passato che è qualcosa di troppo importante da scordare.

Una ragazza giovane dai lineamenti molto semplici si caratterizzava da quelle figure, gli occhi rivolti al cielo, in segno della libertà conquistata, i capelli sciolti al vento e le mani sulle impugnature delle sue spade, Kagome era stata raffigurata come in quel giorno che l'avevano conosciuta, fiera e spietata, ma tanto dolce e attenta. Dietro di lei cinque figure, i cui nomi erano sulla bocca di tutti, Cruhand e Searmon seduti a terra uno a un lato e un al altro di Kagome, Ricmorn in piedi dietro di lei e ancora dietro Ares e Belendithas in piedi con le ali spiegate pronti a spiccare il volo. Eccoli li riuniti nel giorno della lotta che avrebbe deciso il loro futuro.

Quando Sango e Miroku si baciarono sotto i loro sguardi, Inuyasha sorrideva per la tenerezza di quel gesto, mentre li guarda, qualcosa o meglio qualcuno dietro di loro catturò la loro attenzione, Kagome in cima ad una collina poco distante, che lo fissava e gli sorrideva con accanto tutti loro, continuava a sorridergli finché non si voltò e scomparve. Inuyasha da quel giorno non seppe mai se era stata la sua mente a giocargli un brutto scherzo, oppure ciò che aveva visto era stata la realtà.

 

A cinque anni di distanza adesso erano tutti li a pranzare con lei e a parlare del più e del meno, si vedevano raramente, perché i doveri di un regno venivano prima di qualsiasi altra cosa. Parlavano di tutto del figlio che cresceva come il padre, maniaco e depravato; parlavano delle condizioni dei genitori e della loro salute, parlavano dei fratelli e dei loro draghi. Erano felici l'uno per altro, l'importante era stare bene.

 

Mentre parlavano tra di loro Aikino giocava con i draghi poco più in la quando non notò la statua, il piccolo non sapeva chi fossero quelle figure.

Aikino: “ Chi saranno mai queste figure, mamma e papà mi ci portano tutti gli anni ma non ho mai capito chi fossero” disse a voce il piccolo con un enorme gocciolone sulla testa.

Voce: “ Quella che vedi è una yasha di una dinastia molto antica,estinta cinque anni fa, si chiamava Kagome, lei era stata prigioniera di Naraku, tu lo conosci?” disse la yasha rivolgendosi al piccolo.

Aikino: “ Mamma e papà me ne hanno parlato, mi hanno detto che era un essere cattivo” disse il bambino guardando quella donna.

Voce: “ Era davvero un essere spregevole, che aveva ucciso la famiglia di quella ragazza, ma lei era riuscita a sopravvivere e quando lei scappò gli promise che si sarebbe vendicata. Infatti si vendicò uccidendolo” disse sorridendo la donna, sedendosi accanto al bambino e guardando la statua.

Aikino: “ Ma chi sono quei draghi dietro la signorina?” chiese ingenuamente il bambini indicando ognuna delle figure.

Voce: “ Loro erano la famiglia che era rimasta alla ragazza sono i draghi che lei comandava, o meglio a cui lei voleva bene e considerava fratelli. Ares capostipite della casata dei dragoni d'oro, suo fratello Cruhand primogenito della stirpe dei dragoni d'argento, Belendithas discente dei creatori dei dragoni d'acqua, Ricmorn primogenito dei dragoni del fuoco bianco e infine Searmon padre dei draghi blu. Ognuno di loro aveva lasciato la propria famiglia corrotta e si era unito a lei, con un giuramento valido anche nella morte” disse la ragazza indicando ognuna delle figure.

Aikino: “ Ma perché sono così importanti per i miei genitori e per mio zio Inuyasha?” chiese il piccolo.

Voce: “ Perché lei voleva bene ad ognuno di loro, sai Kagome considerava la tua mamma come la sua migliore amica, il tuo papà era per lei come un fratello, un fratello che non aveva mai potuto avere. Inoltre lei amava tantissimo tuo zio Inuyasha lo sai piccolo. Non avrebbe mai voluto andarsene, però qualcuno doveva sacrificarsi. Dico bene ragazzi?” disse rivolgendosi ai proprio draghi dietro di lei e ai draghi degli amici che sino a quel momento gli avevano ascoltati senza rivelare al piccolo la loro identità.

Sango non vedendo più suo figlio e i draghi andò a cercarli, si stava facendo tardi e dovevano rientrare per prepararsi per cenare tutti assieme.

Sango: “ Aikinooo, ragazzi dove siete fatevi vedere è tardi dobbiamo andare, forza”urlò la donna cercandoli.

Quando Miroku e Inuyasha sentirono Sango gridare i nomi sia del figlio e dei draghi, la aiutarono a cercarli, la notte non era un buon alleato per giocare a nascondino se non si è sicuri della terra circostante.

Sango: “ Finalmente vi ho trovato, cosa fate qui?” chiese vedendosi venire incontro il piccolo.

Aikino: “ Mamma non sai cosa è successo?” disse tutto contento il piccolo.

Sango: “ Cosa è successo?” chiese un po' preoccupata rivolgendo lo sguardo ai draghi, che fissarono il bambino, come dire fattelo dire da lui, non ci crederai.

Aikino: “ Ho parlato con una signora che mi ha spiegato chi sono queste figure, anche lei è una signora dei draghi come noi” disse tutto contento il piccolo, che si ammutolì di colpo all'urlo della madre.

Sango: “ COSAAA CONCHI HAI PARLATO?!!!” chiese la donna, al cui urlò il piccolo si rifugiò dietro le gambe di un'altra donna.

Voce: “ Non sei un po' troppo dura con lui, in fondo abbiamo solo parlato” disse quella voce femminile, accarezzando la testa del piccolo.

Sango: “ Lascia stare mio figlio” disse, mentre veniva affiancata da Miroku e Inuyasha, i quali avevano entrambi estratto le loro spade.

Voce: “ E' proprio bello tuo figlio Sango, ti assomiglia” disse continuando ad accarezzarlo.

Inuyasha: “ Lascia stare mio nipote o te la vedrai con me” disse il demone avvicinandosi.

Belendithas: “ Non cambieranno mai sai” disse il drago avvicinandosi assieme agli altri alla ragazza.

Ares: “ Andiamo metti fine alle loro sofferenze, rivelati e basta” la incitò l altro.

 

I tre rimasero stupiti, riconoscevano quelle cinque figure e quelle cinque voci, non poteva essere loro erano vivi, erano davanti a loro in carne ed ossa, non odoravano di morti, le loro aure demoniache erano presenti, il profumo era vero. Erano vivi, allora quella donna...

Kagome si tolse il cappuccio e mostrò il suo volto, erano passati cinque anni, ma non sembravano averla segnata molto. Loro poi non erano cambiati di una virgola.

Kagome: “ Lo ripeto è proprio bello tuo figlio amica mia” disse la yasha cominciando a piangere.

Sango l'aveva riconosciuta, era lei la sua migliore amica, adesso era li davanti a lei viva e reale, che corse ad abbracciarla; si tenevano strette l'una all'altra, forse per la paura che tutto fosse un sogno, ma non lo era.

Anche Miroku, ripresosi dallo shock iniziale andò ab abbracciarla e abbracciare i draghi a cui si erano affezionati.

L'unico che ancora non si era mosso era lui; Inuyasha era davanti a lei fermo, immobile, impassibile, era davvero lei, non era un'illusione.

Kagome: “ Inuyasha..” lo chiamò ma niente, Riprovò varie volte ma lui non rispose. Quel suo silenzio la faceva stare male, la fece piangere di dolore, forse lui non l'amava più. Inuyasha la vide piangere a causa sua, cosa stava facendo perché non correva ad abbracciarla, cosa glielo impediva, aveva paura che lei se ne sarebbe andata, no lei sarebbe rimasta. Al diavolo le domande, al diavolo le risposte, rifoderò Tessaiga e corse da lei, la bacò stringendola contro il suo petto, abbracciandola. Lei rispose finalmente, felice a quel bacio stringendosi di più al suo amato. Felici entrambi di essersi finalmente ritrovati dopo tante peripezie. Lei era tornata e adesso non se ne sarebbe più andata, questo gli bastava, adesso poteva avere una famiglia, delle nozze, dei figli con lei, una casa dove tornare,una casa con lei. Adesso sarebbe potuto invecchiare con lei, e vivere la sua longeva vita con lei e i suoi migliori amici. Adesso aveva un motivo per essere grato e felice, di essere andato in quella foresta, in quel giorno e averla trovata e essersi innamorato di lei.

 

La storia è stata narrata, la leggenda si conclude con questo

finale molto reale. Non vi sono troppe dolcezze, quanto basta a

rendere il racconto bello e misterioso.

Dei protagonisti ancora oggi si sa poco, ci si chiede dove

abitino. Ma a questa domanda nessuna risposta sarà data.

Adesso cari lettori, la storia finisce con un amore

che supera anche la morte, con un amore eterno.

Ciò che i nostri eroi ci dicono prima di lasciarci è che

il bene vincerà sempre sul male.

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