All I feel is strange

di LadyAgnesFreiheit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo; ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo; ***
Capitolo 4: *** Capitolo Secondo; ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto; ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto; ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto; ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo; ***
Capitolo 9: *** Capitolo Ottavo; ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono; ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo; ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo; ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo; ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Attraversò quei grandi corridoi gremiti di gente come faceva da ben sette anni, con suo passo deciso, la borsa Louis Vuitton sulla spalla, gli occhiali da sole sul naso e guardò tutti i ragazzi ammiccante. La divisa era sbottonata scoprendo la pancia e il piccolo tattoo sul fianco con una scritta fluida e sfumata con tanti nastri d’inchiostro e un piercing hip surface nella elle che formava il simbolo dell’infinito. Tuttavia quel tattoo rappresentava l’unica parola che ancora non le apparteneva. Almeno, non  del tutto: Liebe. 
Sull’ombelico un navel d’argento e dalla scollatura appariva un top di pizzo nero, la cravattina era allacciata sul colletto e la gonna a pieghe grigia e nera posata sui fianchi.
Arrivò davanti ad un armadietto che aveva accuratamente fatto dipingere di nero laccato con dei tribali in argento e lo aprì. Quell’armadietto la distingueva da tutti gli altri. Sorrise con l’angolo della bocca e prese i libri di tedesco e un block notes, si guardò allo specchio che aveva fatto installare nell’armadietto e ripassò il rossetto rosso sulle labbra, sistemò il ciuffo nero e mise ancora un po’ di mascara sugli occhi castani.
<< Uhuh, la diva non si smentisce mai!>>, rise qualcuno alle sue spalle.
La ragazza guardò quella figura conosciuta attraverso lo specchio e sorrise maliziosa con un angolo della bocca. << Oh. La principessa ha cambiato look?>>, sussurrò voltandosi verso la ragazza con i capelli castani e le ciocche bionde. La sua divisa era molto più formale, alle gambe aveva delle calze fino alle cosce, la gonna era un po’ più alta rispetto a quella dell’amica e la camicia era allacciata coprendole la pancia, la cravatta era lenta sul petto. Era appoggiata ad un armadietto e fissava la ragazza dai capelli neri inarcando un sopracciglio. << A volte ci vuole, Agnes.>>.
<< Vieni qui, mi sei mancata, Sofie!>>, Agnes avvolse le braccia intorno al collo dell’amica e le stampò un bacio  sulla guancia. 
Sofie cercò di staccarsela da dosso e prese la sua borsa tornando a camminare nel corridoio affollato, dove la maggior parte dei ragazzi la squadravano dal basso all’alto, ammiccandole. Inarcò il sopracciglio e non li degnò di uno sguardo.  Agnes chiuse il suo armadietto e la seguì nel corridoio.
<< Che hai combinato in queste vacanze, mh?>>, sorrise guardandosi attorno.
<< Oh, concerti su concerti. Berlino è piena delle locandine col mio viso sopra. Ho devastato Neuköln e l’Arena a Treptow era gremita di gente! Non hai visto nessuna locandina?!>>, chiese sconcertata.
Agnes si voltò verso di lei sconvolta. << Sofie, sono APPENA tornata da Los Angeles!>>.
<< Oh, giusto. Come vanno le sfilate?>>.
<< Bene. La mia linea è piaciuta, OVVIAMENTE.>>, ammiccò squadrando il capitano della squadra di basket. Se lo sarebbe passato altre dieci volte. 
<< Tua madre è soddisfatta?>>, chiese lei guardando dritta davanti a sé.
<< Mia madre è totalmente FIERA di me.>>, gesticolò e seguì lo sguardo dell’amica. << Ohoh. Il capitano delle Cheerleader ore dodici!>>.
Una ragazza dai lunghi capelli castani le stava guardando con il sorriso stampato sulle labbra. 
<< Hellen!>>, urlò Sofie.
La moretta corse loro incontro e le abbracciò strette. << Oh, ragazze! Finalmente, non ne potevo più di queste vacanze!>>.
<< Hey! Ti vedo in forma!>>, ammiccò Agnes facendole fare un giro su se stessa. << Wooh!>>.
Hellen sorrise ed entrò nell’aula di tedesco gettando lo zaino sul banco dell’ultima fila accanto al muro. 
<< Puoi dirlo! Quest’anno sono andata in vacanza in Italia, ci siete mai state?!>>.
<< Oh, forse una decina di volte.>>, asserì Agnes sedendosi nel posto accanto ed accavallò le gambe.
<< Hey.  Agnes, come vanno i preparativi per il matrimonio di tua madre?>>, chiese Sofie sedendosi sul banco.
<< Nah, bene! Fra oggi e domani dovrebbero arrivare!>>.
<< Fra oggi e domani?!>>, urlò Hellen. 
<< Sì, sai che palle?>>.
<< Ragazze, guardate chi c’è!>>, ammiccò Sofie verso la porta.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi le guardò dall’alto del suo metro e settantacinque e si avviò da loro urlando. << Le mie dive!>>.
<< Sarah!>>, Hellen e Sofie la abbracciarono forte e Agnes le mandò un bacio volante.
<< Oh come mi siete mancate!>>, si sedette accanto ad Hellen ed accavallò le gambe.
<< Oh beh, tu vai a Los Angeles con la diva qui accanto, che pretendi?>>, rise Sofie.
<< Questioni di lavoro!>>.
<< E che lavoro! Sarah ha totalmente spopolato a Los Angeles, è una modella fantastica!>>, ammiccò Agnes posandole un bacio sulla guancia.
<< Di che parlavate, bimbe? Ho sentito gli ultrasuoni di Hellen e…>>.
<< Arrivano oggi!>>, urlò ancora Hellen.
<< Diventeranno i miei fratelli!>>.
<< I tuoi. Non i miei, cara!>>.
<< Oh Hellen, magari sono dei cessi!>>, rise Agnes.
<< Beh….>>, continuò Sofie. << Giudicando Gordon avrei SERI dubbi!>>.
<< Oh, perché siete tutte fissate col mio patrigno?>>.
<< Perché è figo!>>, risposero in coro le tre.
<< Okay, ammetto che se fosse vent’anni più giovane e non fosse il mio patrigno un pensierino ce lo farei, ma… Dio! Rimane il fatto che i vostri sogni erotici non mi riguardano minimamente!>>.
<< Fammi capire! Tu non hai MAI conosciuto i figli di Gordon?>>, chiese stupita Sarah.
<< Nah…>>, alzò le spalle lei guardando i tipi della squadra di basket che entravano nell’aula. << E ad essere sincera non m’interessa minimamente conoscerli.>>.
<< Ancora questa storia!>>, girò gli occhi Sofie.
<< Saranno due intellettualoni del cazzo. Insomma, Gordon poteva lasciarli a Magdeburgo no?>>.
<< Sì, certo!>>, girò gli occhi Hellen. << Quale padre lascerebbe i figli in provincia, quando ha la possibilità di sposare la più famosa stilista di Berlino, vivere in un Megavillone nel Mitte e mandare i figli a studiare al Graues Kloster? Sarebbe un pazzo!>>.
<< Ad ogni modo….>>, alzò le mani Agnes. << Vi terrò informate, okay?>>, ammiccò.
<< DEVI!>>, urlarono le tre. 
Agnes mordicchiò la penna guardando entrare in classe il capitano della squadra di basket che le rivolse uno sguardo ammiccante. << Non do seconde possibilità a nessuno, caro Dieter.>>, sussurrò a se stessa. 
<< Agnes è un pezzo esclusivo, fattene una ragione.>>, ammiccò.
Le ragazze ridacchiarono. << Sono tre anni che ci riprova!>>, rise Sarah.
<< OVVIAMENTE!>>, sorrise lei con un angolo della bocca. << Chi non vorrebbe una seconda volta con una fra le quattro ragazze più in vista della scuola?>>.
<< Oh, piccola!>>, Sofie schioccò le dita davanti ai suoi occhi. << Ricorda che la TU sei la stilista troietta più glam di Berlino, io sono la semplice cantante che spopola in questa città, Hellen il Capitano delle Cheerleader del Kloster e Sarah una semplice modella. Ti sei accorta che l’aggettivo “troietta” lo hai solo te?>>.
Agnes rise. << Oh mio Dio, quanto siete noiose! Io sarò anche una troietta, come dite voi, ma non do MAI una seconda possibilità. Sono una di lusso, io.>>.
<< Intanto però tutti i ragazzi migliori del Graue Kloster te li sei passati prima te!>>, ammiccò Hellen. 
<< Già! Che noia, quest’anno non c’è nessun tipetto interessante!>>, girò gli occhi lei.
<< Magari i tuoi nuovi fratellastri….>>.
<< HELLEN! NO! Caso chiuso!>>.
<< Ma…>>.
<< NO!>>.
<< Ragiona!>>.
<< Dio, che schifo, no!>>.
<< Vorrei proprio vederti!>>.
<< Okay! Ooookay. Ragazze, stop pensieri erotici sui miei nuovi fratelli!>>, rise lei alzandosi alla vista della prof.
Le ragazze risero e si sedettero composte ascoltando l’appello.
Al nome di ognuno di loro tutti gli occhi dei restanti venti compagni si posavano su di loro. Chi con ammirazione, chi con malizia, chi con invidia. Sebbene il Graue Kloster fosse il college privato migliore di Berlino, sebbene ci fossero solo figli di papà, ricchi sfondati, gente selezionata, alla vista di quelle quattro ragazze tutti si sarebbero potuti sentire inferiori. Erano le personalità più glam, più in vista, più alla moda, più chic di tutta la scuola… o forse di tutta Berlino stessa. 
Chi non avrebbe voluto essere come loro? 
Nonostante in quel college nessuno discriminasse nessuno, nonostante non ci fossero stereotipi, o qualsiasi tipo di razzismo, nonostante nessuno venisse preso in giro e tutti pensassero per se stessi, era totalmente impossibile non notare quelle quattro ragazze. 
Agnes sorrise fiera del suo ruolo nella società e, insieme alle sue amiche, iniziò a seguire la lezione. 
Quell’anno, l’ultimo per loro, era iniziato fin troppo bene.

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo; ***


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Primo capitolo
Scesero dal taxi e all’unisono esclamarono un sonoro “wooh” davanti alla villa a tre piani che avevano davanti. Le siepi contornavano il grande perimetro del grande giardino, il tetto era spiovente e si riuscivano a scorgere le grandi e luminose porte finestre.
Il ragazzo con i lunghi cornrows neri si avvicinò tenendo sulla spalla il suo borsone nero e guardò oltre il cancello grigio. << Bill!>>, sussurrò al ragazzo dietro di lui.
Bill di canto suo serrò le labbra e alzò gli occhiali sui capelli neri cotonati all’indietro. << E’…>>.
<< Quella è una vera Mercedes 350 o sto sognando?>>, il ragazzo con le treccine tirò a sé l’altro ragazzo vestito con una canotta nera con degli strass sparsi e i pantaloni di pelle che gli fasciavano le lunghe e magre gambe longilinee.
<< E’ fottutamente stupenda, Tom!>>, sussurrò il moretto tirando con sé il suo trolley. << Credi che possiamo…>>.
<< E’ casa nostra, Bill! Certo che possiamo entrare!>>, Tom tirò il gemello all’interno del grande giardino e sgranò ancora di più-se possibile-gli occhi.
<< Tom, dovremmo avvertire che siamo arrivati!>>, sussurrò Bill prendendo Tom dal braccio.
<< Oh mio Dio!>>, mormorò Tom guardando l’immenso giardino. << Non posso credere che questa diventerà casa mia!>>.
Ai lati un grande prato inglese veniva irrigato da irrigatori sparsi, dei tigli facevano ombra ad un grande gazebo di pietra bianca e a delle panchinette. Dal retro della casa si vedeva un grande spazio mattonato con una grande piscina dalle forme sinuose, con dei grandi ombrelloni color panna che facevano ombra a delle sdraio di legno, dei divani da giardino e alcuni tavolini da cocktail. Tom volse lo sguardo sulla grande casa color ghiaccio: Era FANTASTICA. Nel piano superiore vi erano delle finestre ad arco, scendendo nel primo piano grandi portefinestre illuminavano la grande villa e dei balconi le circondavano; da uno di questi si vedeva chiaramente un ombrellone. Nel piano terra un portone in mogano era contornato da due lampioni a muro e sul lato sinistro un’altra grande porta finestra illuminava la casa; nel lato destro delle grandi finestre da cui si scorgevano delle tende candide.  Dal cancello partiva una stradina di mattoni che portava dritta fino agli tre scalini contornati da due piccole fioriere che  contornavano l’ingresso; un’altra piccola viuzza di mattoni portava prima al gazebo e poi al retro della casa.
Bill affiancò Tom e spalancò la bocca guardando con ammirazione tutto. << Tom non possiamo entrare!>>.
<< Piantala, Bill!>>.
<< Ma…>>.
<< Hey voi due!>>, un uomo vestito in un modo strano uscì da quella villa ed andò loro incontro. << E’ una proprietà privata, non potete stare qui!>>, disse l’uomo che aveva tutta l’aria di essere un maggiordomo.
<< Oh, noi siamo qui con nostro padre!>>, Tom sventolò le mani davanti al viso.
<< Sì, siamo Bill e Tom Kaulitz, i figli di Gordon Kaulitz!>>, continuò Bill timidamente.
<< Oh!>>, l’uomo fece un passo indietro. << Vi aspettavamo per domani, signori!>>. Bill e Tom si lanciarono uno sguardo perplesso inarcando le sopracciglia. SIGNORI? << La signora Sabine non è in casa! Ad ogni modo, tutti i vostri scatoloni sono già nelle vostre stanze, volete darmi le valigie?>>.
Bill e Tom si guardarono ancora, questa volta sorridendo complici. << Grazie!>>, dissero all’unisono porgendo all’uomo trolley e borsone.
L’uomo prese tutto con fatica. Cosa ci avevano messo lì dentro? Gatti scuoiati?
 << Ad ogni modo, io sono Alfred! Il maggiordomo che si occupa della casa. Seguitemi…>>, disse facendo loro strada fino in casa. << Spero vivamente che apprezzerete il nuovo ritmo di vita, per voi sono state liberate due delle più grandi stanze della casa, in cui potrete trovare anche una cabina armadio… oh, no, per favore pulitevi le scarpe allo zerbino, signori!>>, aprì il grande portone e Bill e Tom, dopo aver pulito le scarpe –ma da dove stava uscendo quell’uomo?!- lo sorpassarono e un altro “wooh” si alzò dalle loro labbra.
Il parquet lucido correva fino ad una rampa di scale  sulla destra su cui era installato un passamano in ferro battuto nero con inserti di ferro dorato, accanto alle scale una porta e sulla estrema sinistra un grande appendiabiti.  Sulle loro teste delle luci nel soffitto sembravano tante stelle luminose ed ancora dei lampadari scintillanti di pietre moderne correvano fino ad un arco sulla sinistra da cui proveniva una forte luce naturale; in fondo altre due porte e sulla destra un ulteriore arco.
L’uomo continuava a parlare a ruota libera del ménage della casa, delle regole da seguire, delle loro stanze, della cabina armadio…
<< Tom…>>, Bill si guardò attorno.
<< Sì, Bill, è casa nostra!>>, Tom tirò il gemello dal braccio e lo trascinò fino al grande arco da cui scoprì che quella luce proveniva da un salone immenso.
<< E’ quanto tutta casa nostra lì a Magdeburg!>>, Bill si portò la mano alle labbra.
<< Oh, no, Bill!>>, Tom girò piano su se stesso, << E’ decisamente più grande!>> .
Bill osservò tutto camminando per l’immenso salone con le labbra schiuse e accarezzò il grande divano di pelle bianca ad elle.
Tom si abbandonò su quel divano lanciando un “oh” liberatorio.
<< La mia povera schiena!>>.
<< Tom! Non è educato!>>.
<< Piantala. E’ meraviglioso.>>.
<< Non ci siamo neanche presentati agli altri camerieri!>>, sussurrò Bill con le labbra strette e guardò delle donne che si occupavano della casa.
<< Altri che?!>>.
<< Ce ne saranno almeno altri quattro!>>.
<< Quanto cazzo son ricchi qui?>>.
Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare e Tom si alzò di scatto dal divano.
<< Alfred?>>, Agnes scese velocemente le scale. << E’ per caso rientrata mamma?>>.
L’uomo scosse la testa. << No, però…>>.
<< Oh meglio!>>, la ragazza prese la sua borsa dall’appendiabiti e inforcò i suoi occhiali da sole. << Devo ASSOLUTAMENTE vedermi con le ragazze! Ho da scrivere un articolo per il giornale della scuola sulla nuova moda berlinese sulle giacche di pelle e gli inserti di eco-piume e questa è una questione di VITA O DI MORTE! Cassiee!!!>>, chiamò la ragazza e si abbassò sulle ginocchia giusto per vedere arrivare da lei una piccola chihuahua bianca con un guinzaglio fuxia in bocca. << Oh, sei pronta per uscire con mammina? Sì?>>, la ragazza prese la cagnolina e la coccolò baciandole il musetto.
<< Signorina Agnes, lei non può uscire in questo momento, sono desolato!>>.
Agnes inarcò il sopracciglio sull’uomo e si alzò tenendo la cagnolina con una mano. << Perché mai?>>.
<< Beh vede, con mio grande stupore sono arrivati i suoi futuri fratellastri!>>.
<< COSA?!?>>, sgranò gli occhi. << Non è possibile! Sarebbero dovuti arrivare domani!>>, lasciò andare la cagnolina.
<< Oh, lo so! Mi dispiace, sono lì in salone e si stanno ambientando!>>.
<< Oh cazzo!>>, buttò borsa ed occhiali su una sedia e si precipitò in salone.
Vicino al divano due ragazzi la guardavano come se fosse un fenomeno da circo. Il più basso era vestito con larghi vestiti hiphop, sulla fronte aveva una bandana alla Samy Deluxe e un piercing al labbro luccicava. Inarcò un sopracciglio osservandolo: beh! Senza contare i vestiti totalmente fuori moda e quell’orrenda bandana, il ragazzo prometteva DAVVERO bene.
Al suo fianco un altro tipo con gli occhi vistosamente truccati di nero, i capelli cotonati all’indietro e i vestiti decisamente TROPPO attillati ed appariscenti. Lo squadrò inarcando ancor di più il sopracciglio pensando che se quello sarebbe dovuto essere il suo futuro fratellastro, beh… lei sarebbe decisamente scappata di casa! Cioè, si disse, minimo era un ragazzino emo depresso, sessualmente confuso che non sapeva neanche come si usasse quello che aveva fra le gambe e PERCHE’ avesse quel coso fra le gambe.
<< Voi siete Wilhelm e Thomas Kaulitz?>>, chiese retoricamente, sperando nell’inconscio che la risposta fosse: No, siamo il nuovo costumista di Sabine e il nuovo ragazzo-che-cura-le rose.
<< Sì!>>, fecero loro all’unisono.
Merda!
<< Agnes.>>, sbuffò lei avvicinandosi a loro ancheggiando. Allungò loro una mano con fare superiore ed annoiato e li squadrò ancora.
<< Bill!>>, fece il primo guardandola con una smorfia indecifrabile sul viso e strinse appena la sua mano.
Le stava già altamente sulle palle! Chi si credeva di essere? Un minimo di interesse poteva anche fingerlo, cazzo!
<< Tom!>>, le strinse la mano e spostò il piercing con la lingua umettandosi le labbra.
Davvero niente, ma niente male, si disse. Quell’espressione da fashionvictim viziata, quel broncio da pura stronza, quegli occhi. Oh, lei sì che era una grande porca….
Agnes ritirò la mano issando gli occhi in quelli di Tom e alzò l’angolo della bocca in un sorrisino malizioso.
Dopotutto, Hellen non aveva tutti i torti.
Tossì ed prese l’Iphone dai suoi jeans selezionando in rubrica tre nomi conosciuti.
“Sono arrivati i ragazzi e, CAZZO! Avete presente i ragazzi intellettualoni ed ordinari che mi aspettavo? NON ESISTONO! Uno è un mezzo emodepresso con non poche perplessità sessuali che non gli danno la possibilità di capire che quel coso che ha fra le gambe non serve solo per far pipì, ma potrebbe essere l’arma che lo farebbe uscire dalla sua vita di totale depressione monofonica. Ad ogni modo, mi piace la sua canotta. L’altro.. OHI, sono sicura che è TERRIBILMENTE, FOTTUTAMENTE, bravo a letto. Non aggiungo altro. Vi terrò aggiornate, ci vediamo più tardi su Skype. XOXO, Diva. <3”, inviò il messaggio soddisfatta e si schiarì la voce.
<< Avete visto… le vostre camere?>>, posò una mano sul fianco fissandoli dalla testa ai piedi.
<< Veramente no.>>, fece Bill guardandola con la mascella tesa. “Quanto mi sta fottutamente sul cazzo. Dio. La voce lamentosa mi sta sul cazzo, l’atteggiamento da diva mancata mi sta sul cazzo, le sue scarpe Louboutin mi stanno sul…. ASPETTA! LA SUE SCARPE LOUBOUTIN?!”.
Agnes sospirò e si voltò. << Seguitemi!>>, sculettò lentamente fino alle scale.
Tom posò lo sguardo sul suo sedere e fece un sorriso inclinato e perverso. << Questa sì che è porca!>>.
<< HA LE SCARPE LOUBOUTIN!>>, sussurrò Bill ancora sconvolto.
<< Lo vedi come sculetta?>>.
<< HA LE SCARPE LOUBOUTIN!>>.
<< Una vera e propria…>>.
<< HA LE SCAR….>>.
<< Allora venite?>>, urlò la ragazza dal piano superiore.
I due ragazzi si guardarono e corsero di sopra raggiungendo la ragazza che era appoggiata allo stipite di una porta color mogano. Alzò lo sguardo verso di loro e fece un sorriso inclinato.
<< Questa è la mia stanza e finché IO non vi darò il permesso di entrarci per voi sarà solo un semplice sogno, come quelle stanze che contengono un tesoro, come…>>, fece gesti vaghi con le mani. << La camera blindata numero seicento ottantasette nella Gringott! Insomma, state a debita distanza da questa porta!>>, fece languida fissandoli entrambi. << Per il resto, le vostre camere sono quelle lì di fronte.>>, sorrise gelida ed indicò due porta. << Se avessi saputo le vostre personalità mi sarei occupata PERSONALEMENTE di arredarle secondo i vostri gusti! Sapete? La mia è stata arredata direttamente da un Interior designer di Vogue, il MIGLIORE interior designer di Vogue, INTENDIAMOCI.>>, inarcò il sopracciglio.
Bill la guardava con un sopracciglio inarcato e sentiva solo “Blablabla” uscire da quelle labbra bordeaux. Dio, quanto non la poteva vedere.
<< Bene, Fashionvictim, potrei andare nella mia stanza?>>, sbuffò incrociando le braccia al petto.
Agnes inarcò il sopracciglio e squadrò Bill. << Nessuno ti ha chiesto di restare, vi stavo solo CORTESEMENTE informando delle mie capacità nel mondo del design.>>, sussurrò abbassando di poco la voce su quel “cortesemente”. << Qualora tu volessi dare una svolta alla tua vita da emodepresso sessualmente confuso, almeno saprai a chi rivolgerti.>>, ammiccò lei dandogli le spalle. Entrò nella sua stanza sbattendo la porta.
<< Ma…>>, Bill sgranò gli occhi. << TOM! MI HA CHIAMATO EMO DEPRESSO E SESSUALMENTE CONFUSO!>>.
<< E’ così fottutamente eccitante!!>>, Tom si portò le mani sul viso e si trascinò nella sua nuova stanza lasciando Bill solo nel mezzo del corridoio.
<< TOM!!>>, urlò e bussò alla sua porta. << Sono stato insultato!>>.
<< Bill, falla finita!>>, urlò Tom da dentro.
<< Ma quella…>>.
<< Ooh, è così…>>.
<< AFFATTO!! E’ UNA STRONZA!>>.
Agnes aprì la porta di scatto. << La vuoi smettere di urlare in questo modo? Ti ricordo che ancora non è definitivamente casa tua!>>.
Bill si voltò verso di lei e la guardò con odio. << Mi hai appena definito sessualmente confuso!>>.
<< Preferisci che ti chiami Mirtilla Malcontenta o Mercoledì Adams?>>, ammiccò lei.
<< Preferisci che ti chiami Strega delle Nevi o Samara?>>.
Agnes sbatté le ciglia e si posò una mano sul cuoricino. << Strega delle Nevi! Fa così glam! Aspetta, non ricordo come ti chiami… Wilhelm-sono una checca-lamentosa?>>.
<< CHECCA A CHI?!>>, urlò lui.
<< Ops! Pardon, forse preferisci direttamente che ti chiami Wilhelmina! Fa così Ugly Betty che potrei VOMITARE!>>, sbatté con forza la porta.
Bill strinse i pugni lungo i fianchi e guardò quella porta con odio, come se volesse fare esplodere quella stanza da un momento all’altro. << Sei così…. Così…>>, sussurrò.
Tom lo sorprese da dietro posandogli le braccia attorno al collo e sospirò. << E’ così eccitante!>>.
Bill se lo scrollò da dosso ed entrò nella sua stanza sbattendo la porta. << FOTTITI!>>, urlò.
Dalla stanza di Agnes provenne una risata tanto cristallina quanto falsa. << Oh, stai tranquillo che lo farò!>>.
<< Strega!>>, urlò Bill.
<< Sfigato!>>.
<< Mi stai sul cazzo!>>.
<< Ah perché ne hai uno?!>>.
Bill lanciò un urlo esasperato e si buttò sul letto recuperando il suo cellulare. Selezionò il nome del suo migliore amico in rubrica e digitò velocemente un sms. “Andi, sono qui da meno di un ora e già odio la mia fottuta sorellastra fashionvictim-sono glam! Mi ha chiamato CHECCA, EMO, DEPRESSO, SESSUALMENTE CONFUSO!”, digitò queste parole con una tale rabbia che sentì gli occhi pizzicargli. “Speravo che qui a Berlino non fossi stereotipato, invece mi ritrovo con la figlia di Salazar Serpeverde in casa! Ti farò sapere. E, oh… mi manchi tanto.”, si morse il labbro ed inviò il messaggio gettando poi il cellulare sul grande letto a due piazze.
 
Agnes si buttò sul suo grande letto a due piazze ed accese il pc, legò i lunghi capelli con un mollettone ed aprì la finestra di Skype, da dove provenivano tre chiamate insistenti. Sorrise e rispose a tutte e tre contemporaneamente vedendo i visi delle tre amiche su tre diverse schermate.
<< Non perdete tempo, mh?>>, prese uno smalto color bordeaux di Chanel e lo agitò.
<< Devi dirmi TUTTO!>>, la voce di Hellen provenne chiara dalle casse del pc.
<< Hey baby, sono la sua modella, ho il primato!>>.
<< Ferme tutte, ragazze! Sono la più grande fra le tre e quella che siede più vicina ad Agnes, perciò tocca a me fare queste domande! Agnes, ti decidi a parlare?>>.
<< Oh, ragazze, un po’ di contegno!>>, ammiccò la mora passando lo smalto sulle unghie. << Nah, ho appena finito di urlare contro l’emo depresso con gli occhi da panda.>>.
<< Con…..?>>.
<< Questo ragazzo non ha un nome?>>, sbuffò Sofie.
<< Oh, Bill.>>, girò gli occhi. << Ma io preferisco Wihlelmina.>>.
<< Oh, dai! Non potrà essere così effemminato!>>, Sarah incrociò braccia e gambe sul letto.
<< Credetemi ragazze, lo è!>>, soffiò sullo smalto ancora fresco. << Ha addirittura il French alle mani! Sculetta più di ME! DI ME, ragazze, vi rendete conto?>>.
<< Non esiste qualcuno che sculetta più di te.>>, Hellen inarcò il sopracciglio.
<< Ve lo giuro! È una donna, totalmente!>>.
<< E l’altro? Te lo sei già scopato con gli occhi, sì?>>, ammiccò Sofie.
Sul volto di Agnes si dipinse un sorriso inclinato, tutto fuorché casto e si morse il labbro inferiore guardando le tre amiche. << Presto, ragazze, molto presto.>>.
<< Hai davvero intenzione di portarti a letto tuo fratello?>>, Sarah trillò più volte sulla chat di Agnes.
<< Beh, non c’è nessuna legge che lo vieta, no? Non abbiamo legami di sangue.>>, ammise stringendosi nelle spalle.
<< Hey, Sexy Bitch!>>, Hellen trillò ancora nella chat di Agnes. << Quando potremo vederli?>>.
La mora sbuffò. << Domani a scuola. Purtroppo!>>.
<< COSA?!>>, le tre ragazze si avvicinarono di più alla webcam.
<< Sono al Graues Kloster?!>>, Agnes sbuffò guardandole.
<< Purtroppo!>>.
<< Da domani?!>>.
<< Ah-a.>>.
<< Oh mio Dio, non posso crederci!>>.
<< Neanche io voglio crederci, credetemi! Aspettate… >>, si alzò dal letto e aprì violentemente la porta. << Vi ho palesemente detto di stare alla larga dalla mia stanza!>>, urlò così forte che anche le amiche dalla chat dovettero abbassare il volume del microfono.
Appoggiato al passamano un uomo dai capelli neri, il pizzetto e gli occhi verdi, si portò la mano all’orecchio socchiudendo un occhio; nell’altra mano aveva un mazzo di rose rosse e bianche. << Spero che non sia colpa dei miei figli, principessa!>>.
Agnes si portò le mani alle labbra e lanciò un urletto di gioia. << Gordon!>>, buttò le braccia al collo del patrigno e lo abbracciò forte.
L’uomo rise e le accarezzò la schiena con una mano, porgendole poi il mazzo di rose. << Chiedo umilmente scusa per aver posticipato il mio trasferimento di due settimane, signorina! Potrà mai perdonarmi?>>.
Gli occhi di Agnes si illuminarono come quelli di una bimba davanti alla sua Barbie preferita e prese il mazzo di rose. << Sono stupende!>>, sussurrò ispirando l’odore. << A te lascio passare tutto, Gordon, lo sai! Sei il mio nuovo papà!>>, sussurro quasi vergognosamente portando una ciocca che le aveva sfiorato il viso dietro l’orecchio.
Gordon le sorrise e le rialzò il viso. << La mamma è di sotto e non vede l’ora di vedere la famiglia al completo, finalmente.>>.
Agnes inarcò il sopracciglio e guardò le porte delle stanze dei suoi fratellastri. << Oh, approposito!>>, spostò il peso su una sola gamba e sporse il fianco sinistro assumendo l’aria di una vera e propria pseudo Paris Hilton mancata. << Non posso ASSOLUTAMENTE credere che quelli siano i tuoi figli!>>, puntò il dito contro il petto del patrigno premendolo piano. Gordon rise. << Cioè, sei un giornalista  FAN-TA-STI-CO, perché quei due devono essere così… così…>>.
<< Diversi?>>, Gordon rise forte. << Oh, beh! Non so che immagine stereotipata ti sia creata nella mente, principessa, ma non posso che darti ragione! I miei figli sono strani, sì.>>.
<< Oh, andiaaamo! Tom è okay se non fosse per quei pantaloni ESTREMAMENTE larghi e quelle bandane che ha rubato a Samy Deluxe!>>, roteò gli occhi e Gordon rise. << Ma Wilhelm! Oh!>>.
<< Bill è un bel tipo. Devi solo conoscerlo bene e poi vedrai che riuscirai a capirlo…>>.
<< Bill è indefinibile! È peggio di una vecchia zitella petulante.>>, inarcò il sopracciglio.
<< E questo riesci a dirlo in un’ora di conoscenza?>>, Gordon ridacchiò.
<< OVVIAMENTE! Adesso scusami papi, ma le mie amiche mi stanno aspettando su Skype e se non vado subito credo che inizieranno a pensare ad una fuga d’amore con te.>>, ammiccò e gli mandò un bacio.
<< Oh, ovviamente!>>, rise lui e le posò un bacio sulla fronte. << Fra mezz’ora è pronta la cena, mh?>>.
Agnes annuì e sorrise al patrigno tornando in camera; posò il mazzo di rose in un vaso di vetro e cristalli neri e rise ascoltando le strane ipotesi delle amiche dal pc.
<< Secondo me è tornata a litigare con Bill>>, disse Sofie mordendo una barretta di cioccolata.
<< O magari stanno facendo pace.>>, proseguì Sarah.
<< Scherzi? Quella è in camera di Tom e sta facendo un bel lavoro di…>>.
<< Mi dispiace deluderti…>>, tossicchiò Agnes. << …Hellen.>>, si sedette sul letto incrociando le gambe e spolverò piano i jeans chiari. << Semplicemente è arrivato Gordon e mi ha salutata…>>.
<< Hai un culo pazzesco ad avere un patrigno così figo, fidati!>>, Sofie inarcò il sopracciglio.
Agnes rise e si arricciò una ciocca fra le dita. << Già. In quanto a culo, credo che nessuno al Graues Kloster possa battermi, o sbaglio?>>.
<< AGNES!>>.
<< Okay, okay! Scusate!>>, aprì le braccia. << Piuttosto, ci siete domani, sì?>>.
<< Come ogni venerdì sera, certo!>>, annuì Sarah.
<< Bene…  ho bisogno di soldi, ho intenzione di fare un salto a Los Angeles durante le vacanze di Natale e dovrei anche organizzare degli… oh, non guardatemi così ragazze!>>.
<< Agnes, non è- una bella- cosa.>>, scandì Hellen.
La mora girò gli occhi mentre le ragazze sovrapponevano le loro voci con commenti come “Non sono affari nostri, ragazze!”, “Taci, almeno entriamo Gratis in discoteca” e “Oh! Che ne dite della mia nuova pelliccia di Fendi?!”.
<< Sarah, quella pelliccia presto sarà un bene comune.>>, le mandò un bacio virtuale. << Ad ogni modo. Per ora è okay, al diavolo il moralismo!>>.
<< Sei profondamente influenzata!>>, Hellen scosse il capo.
<< No, è semplicemente okay quel che faccio. Al diavolo il moralismo, le idee femministe e l’idealismo. Per ora è…. COSA?!>>, urlò verso la porta. Girò gli occhi e poi guardò ancora la webcam. << Ragazze, il mio pseudo fratellastro che presto sarà sotto le mie coperte mi chiama! Ci si vede domani, ciao, ciao e ciao.>>, mandò tre baci virtuali ciascuno e chiuse il pc. Slegò  capelli e sistemò la maglia appena sotto l’ombelico, lasciando scoperto il tattoo e l’hip surface; indossò delle decolleté nere e aprì la porta.
<< Oh.>>, Tom fece un passo in dietro e la squadrò dalla testa ai piedi deglutendo a vuoto. << Io… beh… papà ha detto che….>>.
La ragazza sorrise ammiccante verso il fratello e gli posò un dito sulla guancia issando gli occhi nei suoi.
<< Sssh, lo so, è l’ora della cena.>>, sussurrò lentamente fissandolo maliziosa.
Tom deglutì fissandola ancora e sollevò l’angolo della bocca maliziosamente.<< Ci vogliono giù.>>.
Agnes si prese il labbro fra i denti e posò entrambe le mani sul petto di Tom lisciando piano la maglia.
<< Cosa c’è? Stai sudando freddo.>>, sussurrò levando un filo di cotone dalla maglia. << Cos’è che ti fa quest’effetto?>>.
Tom, di canto suo, posò una mano sul fianco della ragazza e sorrise guardandola a lungo negli occhi. << Beh
Sono tranquillissimo.>>.
<< Davvero?>>, la ragazza prese un cornrow fra le dita e lo accarezzò lentamente fissandolo, come per studiarlo. << Beh, non sembra affatto così.>>, si appoggiò innocentemente al muro e strinse fra le mani la maglia del fratellastro attraendolo lentamente a sé; aderì il bacino sul suo e fece un sorriso radioso. << Oh, no! Non mi sono sbagliata!>>.
<< Vedo che di esperienza ne hai!>>, mugugnò il ragazzo posando entrambe le mani sui fianchi scoperti della sorellastra. Li accarezzò con i pollici senza staccare lo sguardo dal suo.
Agnes sorrise maliziosamente e si avvicinò all’orecchio del fratello. << Questo è solo l’inizio, mio caro fratellino.>>, sussurrò sensualmente e posò un leggero bacio sul lobo. Tom deglutì a vuoto e Agnes sorrise scostandolo dal proprio corpo. << Se levassi quella bandana se ne potrebbe parlare seriamente.>>, ammiccò scendendo la prima rampa di scale. << E… oh!>>, si leccò le labbra squadrandolo e soffermando lo sguardo sull’inguine. << Il bagno è in fondo al corridoio.>>.
Tom sgranò gli occhi fissando quella figura curvilinea scendere le scale e pensò per l’ennesima volta che era troppo, eccessivamente, fottutamente eccitante per essere vera. Sospirò. L’unica cosa da fare ora è raggiungere il bagno, si disse sconsolato.
 
La cameriera portò finalmente a tavola la Suppe di verdure e Sabine la ringraziò con lo sguardo tenero. Era una donna stravagante, con dei capelli di un color rosso ramato stravagante, gli occhi truccati erano stravaganti, le ciglia finte che metteva accuratamente ogni mattina erano stravaganti. Gli occhi erano di un azzurro cielo e le labbra rosse erano uguali a quelle della figlia. Erano perfettamente identiche, se non fosse stato per il colore degli occhi: entrambe avevano lo stesso taglio orientale degli occhi, lo stesso naso, le stesse labbra carnose; entrambe erano non eccessivamente alte e magre; entrambe erano eccessive nel vestire, amavano le scarpe, avevano una cabina armadio SOLO per le scarpe; entrambe avevano un carattere aperto e cordiale, amavano le feste ed i party esclusivi. Erano molto spesso scambiate per sorelle, e questo non poteva che far piacere a Sabine, visti i suoi quarantacinque anni.
Sorrise radiosa guardando Gordon all’altro capo del tavolo, sua figlia alla sua destra e i gemelli alla sua sinistra: finalmente la famiglia era riunita!
Tom non aveva staccato un minuto gli occhi dalla sorellastra ed Agnes aveva ricambiato gli sguardi molto volentieri; Bill sembrava essere in un mondo parallelo, di tanto in tanto lanciava sguardi di puro odio alla sorellastra e spingeva il suo chihuahua col piede quando si avvicinava e tirava con i denti l’orlo dei jeans.
Girò il cucchiaio dentro quella zuppa che aveva cucinato Sabine e che sembrava non essere tanto appetitosa e spinse per l’ennesima volta Cassie col piede lontana dai suoi nuovi jeans neri.
<< Beh?>>, Sabine sorrise felice. << Siete molto loquaci!>>.
Agnes puntò lo sguardo su quello di Tom e giocò con l’orlo della tovaglia immacolata. << Sono felice che GORDON sia qui, mamma.>>.
<< Hai fatto amicizia con Bill e Tom, principessa?>>, Sabine portò il cucchiaio alle labbra. << Sono molto carini, non è così?>>.
<< Beh, abbiamo avuto modo di…>>, inarcò il sopracciglio guardando il ragazzo di fronte a lei. << …conoscerci.>>.
Tom alzò l’angolo della bocca maliziosamente e fece un sorso d’acqua.
<< Agnes, domani i ragazzi dovranno venire a scuola con te, lo sai, sì?>>, Sabine puntò gli occhi chiari in quelli scuri e profondi della figlia.
<< CHE COSA?>>, sgranò gli occhi. << Mamma, non ho nessuna intenzione da fare d’autista a nessuno! Che prendano la U-bahn!>>.
<< AGNES! Questo è scortese!>>.
Gordon soppresse una risatina con un colpo di tosse e Bill alzò lo sguardo su di lei inarcando il sopracciglio.
<< Nessuno ti ha chiesto niente!>>, sussurrò con una nota di cattiveria nella voce. << Tanto presto me ne torno a Magdeburgo!>>.
<< BILL!>>, Gordon fulminò il figlio. << Chiedi immediatamente scusa!>>.
<< Scusa!>>, fece un sorriso ironico verso la ragazza, che immediatamente ricambiò facendo un falso sorriso. << Ma non ho intenzione di passare tutto l’anno con l’Erede di Salazar Serpeverde!>>.
<< BILL!>>.
<< Oh, tranquillo Gordon! Neanche io ho intenzione di condividere niente con la brutta copia di Andy Sixx.>>, sorrise ironicamente.
<< AGNES!>>, Sabine guardò Gordon.
<< Se è per questo…>>, Bill serrò la mandibola. << Io non ho la minima intenzione di passare un minuto di più a contatto con una ragazzina con la puzza sotto il naso e con…>>, spinse ancora Cassie col piede. << Il suo peluches vivente che mi sta divorando i Jeans!>>.
Agnes spalancò la bocca e prese la cagnetta fra le braccia. << Come OSI?>>, strinse la cagnetta al petto e lo guardò con odio. << Cassie non dovrebbe neanche abbassarsi ai livelli di rosicchiare i TUOI jeans-non-firmati, eppure lo fa perché è una signorina ben educata!>>.
<< Esattamente come la sua padrona?>>.
<< Esattamente! Cassie, dì a Wihlelmina cosa pensiamo che sia!>>, la cagnetta abbaiò verso Bill e Agnes sorrise baciandole il musino. << Ha detto che i tuoi Jeans non sono buoni neanche da rosicchiare!>>.
<< Beh, dì al tuo sacco di pulci che lei e la sua padrona posso benissimamente paragonarle ad una strega oscura e al suo ragno di compagnia!>>.
<< Wilhelm, ascolta un consiglio spassionato. In quanto a paragoni, RITIRATI!>>.
<< Agnes, ascolta un consiglio spassionato. VAFF….>>.
<< MA CHE BELLA FAMIGLIA FELICE!>>, Sabine tossì e guardò entrambi severamente.
<< Ma mammaaa!>>, Agnes mise il broncio. << Non voglio scarrozzarli io per Berlino!>>.
Sabine la guardò con un cipiglio di sadismo nello sguardo. << Amore mio, vuoi ancora uscire ogni venerdì, sabato e domenica sera e tornare a casa tardi vero?>>, Agnes urlò un “CERTO CHE LO VOGLIO”. << Bene, allora vedi di coinvolgere anche i tuoi fratelli e di smetterla di trattare Bill così!>>.
<< Ma…>>.
<< Un’altra cosa! Domani Bill e Tom verranno con te al party, vuoi o non vuoi. Siete al 40Seconds giusto?>>.
Agnes distolse lo sguardo da lei e girò il cucchiaio nel piatto ormai vuoto. << Sì.>>, mentì.
<< Benissimo! Bill e Tom verranno con te!>>.
Quattro paia di occhi sgranati si posarono sulla donna e un unisono “Cosa?!” riecheggiò nell’aria.
<< Sabine, non puoi costringere tua figlia…>>.
<< Al 40Seconds?!>>, strillò  Bill.
<< MAMMA NON PUOI FARMI QUESTO!>>.
Sabine sorrise sadicamente e guardò tutti. << Certo che posso.>>.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo; ***


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Terzo Capitolo
 
<< Ma assolutamente NO!>>, la guardò dallo specchio. << E’ assolutamente fuori discussione!>>, pettinò con forza i capelli lisci e lunghi.
<< Bill e Tom devono ambientarsi e tu, signorinella, li porterai con te!>>, Sabine, appoggiata allo stipite della porta, guardò la figlia dall’alto dei suoi tacchi tredici sorridendo beffarda.
<< Mamma….>>, Agnes sospirò aggiustano i capelli in una coda alta. Andò dalla madre e le poggiò una mano sulla spalla. << Ho già accettato di portarmeli dietro questa sera, non voglio una cosa lamentosa e irritante dietro anche mentre faccio Shopping con le mie amiche.>>, schioccò la lingua ed uscì dal bagno scendendo velocemente le scale; prese il guinzaglio della sua cagnetta ed inforcò gli occhiali. << Cassie!>>.
La cagnetta corse dalla padrona e scodinzolò alzandosi sulle zampe posteriori poggiando quelle anteriori sulle gambe di Agnes. << CASSIE! I MIEI JEANS ARMANI NO!>>, la prese in braccio e le mise il guinzaglio color fuxia tempestato di strass.
<< Dove credi di andare, signorina?? Non ho ancora finito!>>, Sabine le sbarrò la strada mettendosi davanti la porta d’ingresso. << Tu porterai i tuoi fratelli con te alla Fayette e al KDW senza fare storie, mi sono spiegata? A meno che tu non voglia rinunciare alla sfilata sotto la porta di Brandeburgo.>>.
<< MAMMA QUESTO NON E’ LEALE!>>, Agnes sgranò gli occhi.
Quella sfilata era il suo sogno più profondo. Aveva fatto sfilate a New York, Los Angeles, Milano, Parigi, a Berlino stesso, ma mai era riuscita a conquistare quel monumento che tanto la affascinava. C’era qualcosa di magico lì, sotto quelle colonne, sotto quella Quadriga, in quella piazza meravigliosa. C’era qualcosa che l’affascinava e le metteva i brividi ogni qual volta passava con la macchina per andare a scuola, le sere tranquille passeggiando, quando si sentiva triste e si rifugiava tra le colonne di quella porta.
Era solo un fottuto monumento, ma lei ne era innamorata. Totalmente.
E il suo sogno ultimo era quello di fare una sfilata, una grande sfilata di Alta Moda proprio lì, con tutta Berlino che ammirava le sue creazioni e le luci che si riflettevano sulle colonne della porta.
E sua madre non poteva assolutamente ricattarla in quel modo!
Lei sapeva quanto fosse importante per lei.
<< Porta i tuoi fratelli in giro con te, Agnes!>>.
<< Ma perché?!>>, strillò.
<< Perché…>>, sospirò. << Agnes, amore mio, voglio che vi vediate come dei punti di riferimento, come una spalla a cui appoggiarsi più in là nel tempo.>>.
<< Io non voglio che Voldemort mi porga una spalla su cui piangere, io voglio solo andare a fare shopping!>>, guardò l’orologio a pendolo sul muro. << E sono fottutamente in ritardo! Le altre mi aspettano a Pariser Platz!>>.
<< Smettila di appellare Bill! Tu non lo conosci ancora….>>.
<< Spiacente, non è nelle mie priorità!>>, fece un sorriso splendente e prese le chiavi della Mercedes.
<< Agnes, tu uscirai con tuo fratello, che ti piaccia o no!>>, Sabine le prese dalle mani le chiavi dell’auto e salì le scale. << Bill, sei pronto, tesoro?>>.
Bill si guardò un’ultima volta allo specchio e scese le scale. << Tom non viene! Odia lo shopping ed io spero vivamente che la strega del male non mi rovini la giornata!>>.
Sabine rise e posò un bacio sulla guancia del figlioccio porgendogli le chiavi.<< Guida tu. Mi fido di te, Agnes deve imparare!>>.
Bill guardò le chiavi della Mercedes e poi la donna, mentre i suoi occhi si illuminavano e le sue labbra si allargavano in un sorriso trionfante. << Io…. La Mercedes….?>>.
Sabine le schiacciò l’occhio e ridacchiò salendo le scale.
<< Allora? Ti muovi?>>, Agnes sbuffò ed aprì la porta uscendo. << Voglio le mie chiavi!>>, fece entrare la cagnetta nell’auto dal lato del passeggero e sbuffò allungando una mano verso Bill che la raggiungeva con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
<< Il tuo peluche dovrebbe stare sul tappetino, non sui sedili di pelle, questi jeans costano un sacco!>>,Bill ammiccò guardando la sorellastra.
<< La mia Cassie non starà mai sui tappetini, primo. Secondo, è dieci volte più importante di te, quindi merita lei di stare avanti, terzo, pff! Sicuramente li avrai presi da un negozietto delle pulci!>>, Agnes ridacchiò allungando di più la mano verso di lui. << Chiavi, prego!>>.
<< Mi dispiace, ma oggi guido io, ordini dall’alto!>>, il ragazzo salì al volante e mise in moto. << Allora? Ti muovi?>>.
<< COSA???>>, Agnes salì al suo fianco prendendo Cassie fra le braccia. << ESCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA AUTO O IO… IO… IO TI MORDO!>>.
<< Spiacente. >>, Bill abbassò gli occhiali sugli occhi facendo retromarcia ed uscendo dalla villa. << Ma non ho interesse per le tue prestazioni sessuali!>>.
<< Nessuno ha interesse nel dartele, Wihlelmina!>>, Agnes incrociò le braccia al petto e guardò Cassie seduta comodamente sulle sue gambe. << Sai dov’è il KaDeWe, almeno?>>.
Bill si accese una sigaretta mentre svoltava verso il centro. << No.>>, ammise facendo il primo tiro. << Sto andando a La Fayette, se non l’hai capito.>>.
<< Ma le mie amiche mi stanno aspettando al KaDeWe!!>>, urlò rubandogli la sigaretta dalle dita. << E non ti ho dato il permesso di fumare nella MIA auto!>>, si portò la sigaretta alle labbra facendo un lungo tiro.
<< E poi, DIO, WILHELM!>>, rise guardando il filtro unto. << Metti davvero il lucidalabbra?>>, rise forte guardando il fratellastro. << Sei così fottutamente checca!>>
Bill si sporse stizzito e le rubò la sigaretta dalle labbra. << E tu devi per forza mettere queste etichette del cazzo a tutto ciò che non sia fottutamente mascolino e non abbia dei muscoli unti e un cazzo ben esposto?>>, girò gli occhi cercando un parcheggio in Friedrischstraße. << E poi è un burrocacao!>>.
Agnes accavallò le gambe e scrollò le spalle. << Non sono etichette. Sei tu che ti metti addosso l’etichetta della checca lamentosa; lo sai che puoi essere gay anche senza farlo notare a mezza Sassonia?>>.
Bill parcheggiò e piantò gli occhi nei suoi. << Primo: non sono gay. Secondo: che male c’è nel mettere il burrocacao? Terzo: guarda che un ragazzo che si trucca non è necessariamente gay. Gli stereotipi li fai tu e tutti quelli che credono come te che tutti i ragazzi un po’ più eleganti e con il trucco agli occhi siano per forza delle checche isteriche che non vedono l’ora di essere sbattute su un qualsiasi piano per urlare e farsi sentire da tutta la Germania. Ops, quella sei tu. >>, ammiccò prendendo la sua borsa di pelle.
Agnes lo guardò negli occhi sconvolta mentre Bill slacciava la cintura e scendeva dall’auto. << Allora, vieni?>>.
La ragazza prese la sua borsa e Cassie fra le braccia scendendo dalla propria auto per poi urlargli: << Come scusa?!>>.
Bill continuò a fumare ancheggiando tranquillamente sul marciapiede opposto alla Fayette, ammirando i negozi delle grandi firme; Agnes lo rincorse sui suoi tacchi e prese il suo polso facendolo voltare. << Come… come OSI?>>, urlò sconvolta.
Bill se la scrollò da dosso e continuò a camminare da solo.
<< WILHELM!>>, urlò ancora facendo voltare un gruppo di ragazzi vicino a Gucci e una vecchietta col carrello della spesa stracolmo. Bill di canto suo girò gli occhi al cielo e gettò il filtro sul marciapiede e si bloccò senza voltarsi; Agnes lo raggiunse e guardò il suo profilo attentamente. Poteva giurare di non aver mai, MAI nella sua vita, visto un profilo così perfetto come quello di Bill. I lineamenti erano femminili sì, ma bellissimi: il naso dritto con l’attaccatura alta, gli occhi truccatissimi e le ciglia lunghe, le labbra carnose così belle e delicate, la mandibola tesa era forse l’unico elemento che tradiva quel viso apparentemente femminile e delicato del suo fratellastro. Scosse il capo da quei pensieri ed imbronciò le labbra stringendo Cassie con una mano. << Primo punto: tu non mi lasci sola in quel modo, okay? Secondo punto: IO non sono una troia che ama farsi sentire da tutta la Germania! Terzo punto: COME SAREBBE A DIRE CHE NON SEI GAY?!>>, spalancò la bocca guardando Bill scoppiare in una fragorosa risata.
<< Perché eri così sicura sul fatto che fossi gay? Lo vedi che stereotipizzi tutto?>>, Bill la guardò entrando nel grande centro commerciale.
<< Beh…>>, Agnes si accorse che non aveva una risposta valida e presto si sentì una stupida davanti alla grande gaffe che aveva fatto. Arrossì mordendosi un labbro e lo seguì nell’area dei cosmetici.
Strano, si disse, di solito a lei non fregava molto di fare brutte figure; di solito lei NON FACEVA brutte figure!
Quel fottuto ragazzino egocentrico e megalomane aveva quella fottutissima capacità di farla andare in tilt e per questo Agnes sentì una strana sensazione nello stomaco: una grandissima voglia di picchiarlo, lì, davanti a tutti!
<< Ascolta, Bill… a me non importa un tubo della tua sessualità!>>, concluse.
Bill rise mentre frugava fra i profumi da uomo. << Non sai rispondermi, giusto?>>.
Agnes abbassò il viso e posò a terra Cassie mettendole il guinzaglio al collare. << No…>>, ammise.
Bill si sedette sulle caviglie e prese una boccettina quadrata ricoperta da un legno chiaro. << Wood.>>, sussurrò a se stesso spruzzandosene un po’ su un polso e poi su un tester.
Agnes posò la mano sul fianco e lo guardò dall’alto. << E’ di Dsquared. È in vendita da pochi mesi e hanno diverse varianti. Dean e Dan sono miei amici.>>, ammiccò guardandolo.
<< Adoro Dsquared.>>, sussurrò ancora annusando appena il tester.
<< Fa’ sentire!>>, Agnes gli levò il tester dalle mani e lo annusò facendo una smorfia. << Sì, mia piace, ma ora va abbastanza di moda, insieme al One Million.>>, ammise alzando le spalle. << Lo hanno tutti i ragazzi. Almeno…>>, si leccò le labbra. << Tutti quelli che conosco IO.>>.
Bill scosse il capo e mise il tester nel portafogli lasciando la boccettina al suo posto. << Immagino che siano anche i più belli e ricchi della scuola, non è così?>>, fece una smorfia canzonatoria.
<< OVVIO.>>.
Bill rise e si avviò verso le scale mobili.
<< Hey, non lo compri?>>, Agnes riprese Cassie fra le braccia e lo seguì.
<< Costa troppo e poi non voglio “mescolarmi” con i tipi che ti sei portata a letto. Sai, non vorrei che riconoscessi le tue vittime da immolare sniffandole, non vorrei essere fra di loro.>>, ammiccò.
Agnes rise ironica e girò gli occhi. << Spiacente, non amo il fetish.>>.

<< Ragazze, vi chiedo umilmente perdono!!>>, strillò al ricevitore all’ennesimo “ci hai dato buca, traditrice!” di Hellen, mentre aggiustava i fiocchetti di seta fuxia sulla coda di Cassie. << Non ho assolutamente guardato il telefono!>>.
<< Non dirmi che sei riuscita a portarti a letto quel gran figo di tuo fratello!>>, Hellen strillò ancora così forte da doverle far allontanare il telefono dall’orecchio.
<< No!>>, ridacchiò guardando Bill al suo fianco guidare verso casa. << Non ancora…>>.
<< Che stavi facendo, allora?>>, la voce di Sofia prevalse su quella di Hellen.
<< Ve l’ho detto, facevo shopping!>>, ammise facendo dei cuoricini con l’aria condensata sul finestrino.
<< Sì, ma con chi?>>, strillarono tutte e tre le amiche facendola ulteriormente trasalire.
Si schiarì la voce e guardò la villetta avvicinarsi. << Mia mamma mi ha costretta ad uscire con il gemello cattivo!>>, roteò gli occhi.
<< Con Wihlelmina?>>.
<< Con la checca?>>.
<< Con Bill?>>.
Bill sentendo le tre ragazze sbuffò spazientito e parcheggiò davanti al cancello. Erano venti minuti buoni che quelle quattro streghe straviziate stavano urlando cose senza senso come oche giulive, esattamente da quando erano usciti dal centro commerciale e Madama Oscura lo aveva costretto a portare le sue quattro buste che contenevano una pochette Burberry, un vestito Chanel e delle scarpe Louboutin, senza contare poi tutti i completini intimi e gli oggetti da troia di lusso e la giacca Alexander Mcqueen.
DIO, QUANTO LA ODIAVA.
<< Sì con lui, purtroppo. Hey, devo lasciarvi.>>, sorrise sinceramente prendendo la cagnetta fra le braccia scendendo dall’auto. << Ci vediamo alle dieci e mezzo all’Adagio, mh?>>, prese le chiavi.
Bill inarcò il sopracciglio guardando la sorellastra e prese le sue buste.
Quando furono nel vialetto di casa Bill si schiarì la voce catturando l’attenzione della ragazza che riponeva il cellulare nella borsa. << Prego?>>.
<< Adagio?>>.
Agnes girò gli occhi prendendo il mazzo di chiavi. << Tu non sai niente!>>.
<< Agnes!>>.
<< Sfigato?>>.
<< Non eravamo al 40Seconds? >>.
<< QUESTO è quello che deve sapere mia madre.>>, ammiccò entrando in casa. Lasciò libera la cagnetta e gettò la borsa sul tavolino. << Siamo a casa!>>.
<< Se mi metti nei casini…>>.
Agnes si voltò e lo fissò negli occhi. << Osa dire una sola parola a mia madre….>>, si avvicino a lui posando la mano sulla cintura del ragazzo. << …ed io ti stacco le palle a mani nude.>>, sussurrò guardandolo negli occhi con un falso sorriso amorevole.
Bill deglutì terrorizzato e gli prese il polso alzandolo con disgusto ad altezza del suo viso. << O-okay…>>.
La ragazza inarcò il sopracciglio ed inclinò il viso verso il polso del ragazzo strusciandoci piano il naso contro. << Mmh…>>, sussurrò odorando il suo polso. << E questo profumo…?>>.
Bill la guardò come se fosse un’animale da circo ed inarcò il sopracciglio. << E’ il wood, l’ho messo quando tu eri vicino a me…>>.
Agnes scosse la testa ed afferrò il suo polso premendoselo contro la guancia. << No…>>, sussurrò annusando ancora quell’essenza così diversa da tutte le altre. << Non è come… come tutti…>>.
<< Ho solo quello addosso!>>, protestò ancora il ragazzo.
La ragazza chiuse gli occhi godendosi quel profumo inebriante. << A contatto con la pelle della gente… cambia. Credo sia questo…>>, sussurrò. << Hai davvero un buon profumo, Wilhelmina!>>.
<< MI STAI PRENDENDO PER IL CULO?!>>.
<< No.>>, sussurrò seria e riaprì gli occhi. << Questa volta sono seria… è buonissimo sulla tua pelle.>>.
Bill la guardò e sbatté le palpebre senza capire. << Grazie…>>, arrossì piacevolmente sorpreso.
<< Heeey, voi due!!>>, Tom scese le scale di corsa e cinse le spalle al fratello e un fianco ad Agnes, premendo poi irruentemente le labbra sulle sue in un bacio tutto fuorché casto.
Bill ritirò subito il polso dalle mani della sorellastra e si spostò in cucina prendendo Cassie fra le braccia.
<< Mi sei mancata.>>, ammiccò Tom leccando le labbra della ragazza.
<< Non ci credo!>>, Agnes lo spinse piano ridendo. << Allora? Sei pronto per stasera?>>.
<< Sì, che hai comprato?>>, chiese non molto interessato alla risposta, quanto al decolleté di Agnes che dava poco spazio alla fantasia.
<< Dei completini intimi che vedrai a tempo debito, mio caro fratellino.>>, ammiccò lei posandogli un bacio sul lobo. << Me li porti su vicino la mia camera? Io faccio una doccia e mi preparo.>>.
<< Posso sbirciare?>>, sussurrò lui stringendole il sedere fra le mani.
<< Non ci pensare neanche!>>, Agnes rise e lo spinse via correndo su in bagno.

Dopo mezz’ora fu pronta e scese le scale sui suoi tacchi sedici, prese la sua giacca blu elettrico ed andò a salutare la madre che era comodamente accoccolata su Gordon mentre guardavano un film strappalacrime.
Posò un dolce bacio sulla guancia della madre e uno su quella di Gordon, salutò Cassie con una carezza sul musino e prese la sua grande borsa uscendo da casa, seguita dalle raccomandazioni della madre che ormai conosceva a memoria.
Non fare tardi, non fumare, non bere, stai attenta…. E bla bla bla.
Quante cose non sai di me, mamma.
Salì in auto sentendo lo sguardo infuocato di rabbia di Bill addosso e quello arrapato di Tom sulle cosce scoperte. << Cinque minuti, eh?>>, borbottò Bill dal sedile posteriore.
<< Quante storie!>>, roteò gli occhi mentre guidava velocemente per il centro.
Berlino dopo le dieci di sera era isolata: tutti si ritrovavano in locali, pizzerie, discoteche, teatri e cinema e lasciavano alle coppiette la meraviglia e la magia delle piazze vuote.
Tom la guardava famelicamente, le squadrava le cosce scoperte, il minidress blu notte che le fasciava il corpo, le labbra che si muovevano velocemente mentre litigava col fratello…. Dio, quanto lo avrebbe torturato ancora?
Posò istintivamente la mano sulla sua coscia e l’accarezzò sentendola sussultare e poi ridacchiare.
<< Non ora, Thomas.>>, mormorò mentre superava Potsdamen Platz e parcheggiava davanti ad un palazzo di circa nove piani. L’ingresso era gremito di gente che aspettava per entrare.
Agnes scese dall’auto e prese la sua borsa lucida andando verso un’Audi bianca. << Heeey, dive!>>.
Dall’auto scesero tre ragazze vestite altrettanto sexy con tacchi vertiginosi.
<< Non ci credo, ti sei portata dietro i fratellini!>>, ammiccò Sofie guardando i due ragazzi dietro di loro.
<< Ho dovuto! Mia madre rompe con la storia della famigliola felice!>>, ridacchiò e si fece spazio fra le gente mostrando un pass che aveva fra le mani. Guardò il bodyguard e ammiccò. << Hey, Adam, i due tipi strani là stanno con me, fai il modo di avere entro oggi due altri pass, grazie!>>.
Il ragazzo le sorrise ammiccante e fece entrare prima le ragazze che lo salutarono cordialmente e poi anche i gemelli.
Bill lo guardò a bocca aperta: nonostante lui fosse un metro e novanta quell’uomo era VERAMENTE enorme! Il petto era nudo e gli addominali scolpiti, ai polsi aveva dei polsini da camicia, al collo un colletto con un papillon, delle bretelle poi terminavano su dei pantaloni di pelle aderenti.
Quando furono tutti dentro l’ascensore, Agnes pigiò il cerchio in oro col numero otto inciso.
<< Non dirmi che ti sei fatto anche lui!>>, Sarah la affiancò guardandola sconvolta mentre l’ascensore saliva verso il piano della discoteca.
<< Aprile dell’anno scorso, era fuori servizio.>>, ammiccò quando furono arrivate all’ottavo piano; salutò il barista e il deejay.
<< Dio, sei davvero una troia senza… senza…>>, Sofie si bloccò.
<< Senza pudore, lo so.>>, Agnes sorrise freddamente guardando le amiche. << Ma non importa. Non MI importa. L’unica persona di cui m’importerà, l’unica persona che mi imbarazzerà, l’unica persona per cui piangerò… beh, quella sarà la persona che amo.>>, sorrise dolcemente alle amiche mordendosi il labbro. << Ancora non esiste quella persona, per cui, lo so, sono una troia senza pudore, e va bene così.>>, annuì stringendosi nelle spalle.
Le sue amiche sapevano che non era così. Non era AFFATTO così.
<< Non perdete di vista i due sfigati, mh? Se no mamma chi la sente.>>, ridacchiò e le salutò andando verso una porta chiara.
<< Hey, ma dove va?>>, Tom affiancò Hellen guardando la sorellastra sparire tra la folla.
Hellen alzò lo sguardo verso di lui e gli pattò la spalla. << A lavorare, Thomas, a lavorare.>>.

<< E allora Dieter Bohlen mi disse: Hey, quando canti è come se mi avessero dato del veleno! Per me però è un sì.>>, Sofie rise sorseggiando il suo drink mentre Bill la ascoltava con gli occhioni da cucciolo, come se avesse davanti Nena. << Cioè, hai capito? Fa di tutto per smontarti però poi è così tenero!>>.
<< Adoro quell’uomo, totalmente!>>.
La musica li sovrastava e l’alcool stava iniziando a prendere il controllo del loro corpo. Tom ballava avvinghiato ad Hellen e Sarah ballava con un tipo che aveva da poco conosciuto e che sin da subito aveva categorizzato come “passabile”. Aveva gli occhi a mandorla scuri, i capelli neri e i lineamenti un po’ mediorientali.
Il deejay mixò due canzoni ed annunciò l’entrata delle “Adagio Cats”, mentre al centro della pista si alzavano due cubi con una gabbia e due pali da lap dance. Due ragazze ballavano nella gabbia fra parrucche rosa e blu e i bikini borchiati. Ai lati della gabbia due altre ragazze ballavano la lap dance in modo sensuale: le parrucche erano argentate o platinate, il bikini superiore era borchiato di argento od oro ed intonato allo slip. Gli stivali argento a mezza coscia facevano risaltare le cosce lunghe ed abili.
Bill si voltò a bocca aperta verso le ragazze e Sofie schioccò le dita davanti ai suoi occhi. << Hey, sveglia! Hai la bavetta alla bocca!>>.
<< Sono… vere?>>, balbettò in estasi.
<< Se ti riferisci alle tette, beh, so per certo che quelle della tipa con il bikini argento che balla la lap dance sono verissime!>>, ridacchiò mandando un bacio alla ragazza che volteggiava intorno al palo.
<< La… conosci?>>.
Sofie rise forte guardando l’espressione beata del ragazzo. << Bill, Dio, ti stai venendo nelle mutande!>>.
<< Non è vero!!!>>, Bill arrossì e si alzo di scatto andando verso la folla; raggiunse Tom che aveva la sua stessa espressione.
<< Bill….>>.
<< ….>>.
Tom ammiccò guardando le ragazze e si leccò famelicamente il labbro avvicinandosi ancora un po’ al cubo. Guardò bene la ragazza col bikini in argento e fu piacevolmente sorpreso notando che il tattoo sul fianco gli era alquanto famigliare, insieme all’hip surface e il secondo tattoo sulla bassa schiena. Tirò il fratello a sé dal braccio ed ammiccò. << Questa ha il tattoo simile al tuo, Freiheit.>>, gli sussurrò facendogli notare la bassa schiena della ragazza tatuata: era vero! Il tattoo che Bill aveva al braccio e che aveva tatuato per i suoi diciotto anni era molto simile a quello che aveva tatuato la ragazza fra i baci di venere. Entrambi avevano linee morbide e fluide come nastri, entrambi il soggetto era uno: la libertà. Quello della ragazza era femminilizzato da alcune stelle circondate da nastri d’inchiostro e da una chiave di violino e da una di basso che formavano un cuore all’estremità del tattoo.
<< E’ bellissima.>>, ammise leccandosi le labbra in modo poco casto.
Tom ridacchiò insieme al fratello e guardò la ragazza intensamente: e brava Agnes!
<< Dai, scatenati un po’ anche tu, pappamolla!>>, rise Tom dando una gomitata nello stomaco del fratello che rise di gusto ed iniziò a ballare con lui.
 
La spinse velocemente al muro mentre le sue labbra cercavano con foga le sue e le mani stringevano le sue cosce piegate sui suoi fianchi.
<< Come… come hai fatto…?>>, Agnes si lasciò sfuggire un ansito sentendo la lingua del ragazzo percorrerle il collo.
<< A riconoscerti?>>, Tom premette il bacino sul suo stringendo di più la coscia attorno la sua vita. << Il tattoo, i piercing… Dio sono così…>>.
La ragazza premette le labbra sulle sue famelicamente baciandolo con foga e mordendo il suo labret, scese la mano fra le sue gambe e strattonò i jeans abbassandoglieli fino alla ginocchia. << Sei sicuro… qui..?>>.
 << Qui!>>, annuì Tom adagiandola su una panca. << In questo fottuto camerino!>>, si leccò famelicamente la bocca e le levò la parrucca color argento lasciando che i lunghi capelli neri coprissero la panca.
 Agnes lo guardò maliziosamente ed insinuò la mano nei suoi boxer sentendo il calore del suo membro semieretto. << Spogliami, Tom.>>, sussurrò con la mano che si muoveva nei suoi boxer facendolo gemere.
Il ragazzo la guardò eccitato; sganciò il bikini e lo lanciò a terra sentendolo fare un rumore sordo, le sfilò famelicamente gli slip lanciando anch’essi per terra.
<< Dio, Ag!>>.
Agnes lo fissò a lungo negli occhi sentendo il suo membro crescere nella propria mano; sfilò i suoi boxer e si strusciò con lentezza contro di lui.
<< Sì, Tomi?>>.
Tom lanciò un ansito e sollevò la sua coscia portandosela attorno alla vita.
<< Voglio…>>.
<< Fallo!>>, ansimò lei. << Ora! Non aspetto altro, fratellino!>>.
Quel gioco poco casto ed immorale che gli faceva vivere Agnes lo stava eccitando e non poco, così premette la bocca aperta sulla sua baciandola fra un gemito e l’altro.
 << Senza preliminari?>>.
<< Fanculo i preliminari, Tom, ti voglio!>>, gemette lei e si spinse verso l’alto sentendo il membro del ragazzo entrare appena.
<< Entra!>>, gemette. Tom strinse forte i suoi fianchi e ansimò sulla sua bocca spingendosi in lei con un colpo di reni facendola urlare di dolore misto al piacere. Restò fermo in lei per pochi secondi per farla abituare e dopo il suo “okay” visivo iniziò a muoversi in lei con lentezza ed intensità. Agnes si aggrappò alla sua schiena e posò una mano sul suo sedere per aiutarlo nei movimenti incitandolo; inarcò il collo e Tom scese a leccarlo con foga lasciando di tanto in tanto qualche succhiotto. La musica era ancora alta e veniva ovattata dalla porta chiusa a chiave di quel camerino dove le “Adagio Cats” si cambiavano, l’orologio a muro segnava le due e mezzo del mattino e l’alcool che Tom aveva assunto durante la serata gli faceva sembrare tutto molto più fantastico di quanto sembrasse. Agnes lo sentiva affondare dentro di sé con spinte decise e secche e premeva sempre più spesso le unghie nella sua schiena nuda incitandolo di fare più veloce. Lo spinse con la schiena contro la panca e si sedette sul suo bacino strusciandosi lentamente contro il suo membro eretto e, guardandolo con un sorriso malizioso sulle labbra, si fece penetrare ancora muovendosi intensamente su e giù. Tom lanciò un gemito appagato stringendo i suoi fianchi fra le mani e fremette quando la ragazza strinse i muscoli attorno al suo membro baciando le sue labbra con foga e succhiando il piercing al lato della sua bocca. Sentiva l’orgasmo sempre più vicino, così si inarcò in lei sentendola muoversi su di sé.
 << Ag, io… io…>>.
 << Fa niente!>>, ansimò lei continuando a muoversi sul suo membro. << Ho le pillole!>>, gemette sulla sua bocca leccandolo sul mento e poi sul collo.
<< Vieni, Tomi…>>, ansò con la bocca premuta sotto il suo orecchio.
Tom strinse forte i fianchi della sorellastra fra le mani e gemette riversandosi in lei scosso dal piacere.
<< Dio!>>, ansò in fine, quando la ragazza si accasciò stremata sul suo petto, i capelli appiccicati al viso sconvolto dal piacere.
<< Dimmi che lo rifaremo, Tomi.>>, ansimò lei. << Sei il mio fratellino, pretendo il meglio da te.>>.

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Capitolo 4
*** Capitolo Secondo; ***


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Secondo Capitolo
Il suono fastidioso della sveglia riecheggiò nella stanza buia alle sette in punto e da un accumulo di coperte e cuscini spuntò una mano che afferrò la sveglia lanciandola contro il parquet scuro. La sveglia continuò a suonare disturbando il sonno del ragazzo che lanciò un urlo esasperato.
<< Fottuta scuola!>>, Bill sbucò dalle coperte ed andò a recuperare la sveglia. La guardò con odio e la disattivò. << Stupido affare inutile!>>.
Si stiracchio e passò una mano fra i capelli scombinati e morbidi, sbadigliò e tirò le tende color arancio facendo il modo che la luce penetrasse dalla porta finestra che si affacciava sul lato ovest della casa, da cui, facendo un po’ d’attenzione, si poteva scorgere la Quadriga sulla porta di Brandeburgo e la cupola vetrata del Bundestag.
Sorrise guardando tutto con gli occhi di un bambino un po’ cresciuto: finalmente viveva a Berlino. Se solo ci fosse stato il suo migliore, Andreas, lì con lui! Lui, Tom e Andi erano migliori amici da quando avevano due anni: le loro madri erano migliori amiche ed abitavano a solo due isolati di distanza. Quando Inga, la mamma di Bill e Tom, venne a mancare, quando i ragazzi avevano appena cinque anni, Andreas e la sua famiglia si strinsero ai gemelli e a Gordon e il loro rapporto si rafforzo ancor di più.
Ad interrompere i suoi pensieri fu qualcuno che bussava cortesemente alla sua porta. Inarcò il sopracciglio e si trascinò fino alla porta aprendola; davanti a lui una cameriera gli sorrise dolcemente.
<< Buongiorno, le ho portato la sua nuova divisa e le scarpe per la scuola!>>, gli porse l’ammasso di vestiti piegati accuratamente e poi entrò nella stanza spalancando la porta finestra.
Bill la guardò inarcando il sopracciglio e poi guardò i vestiti puliti che aveva fra le braccia. << Devo indossare una divisa per andare a scuola?>>.
La donna rise intenta a rifare il letto. << Certo! Il Kloster offre ad ogni studente una divisa formale, una più informale, una invernale, una estiva e le scarpe... oh, lasci stare! Faccio io!>>, lo fermò quando lo vide avvicinarsi per dare una mano. << Vada a vestirsi, la signorina Agnes è solita partire verso le otto meno un quarto. Sa, Charlottenburg-Wilmersdorf  non è così vicino al Mitte!>>.
<< Charlottenburg….?>>, balbettò.
Non conosceva bene Berlino: al di fuori del quartiere del Mitte, aveva visitato solo Kreuzberg, Tiergarten e Wedding. Non aveva idea di dove si trovasse Charlotenburg, né tanto meno immaginava le distanze.
<< Bill!>>, Tom entrò nella sua stanza e gli posò un bacio sulla guancia. << Buongiorno.>>.
Il ragazzo guardò suo fratello che aveva già indossato la sua  divisa: i pantaloni scuri erano abbottonati a vita bassa e lasciavano scoperti i boxer grigi, la camicia bianca era lasciata fuori dai pantaloni e la cravatta era lenta sul collo.
<< Hai davvero intenzione di andare così a scuola?>>, inarcò il sopracciglio.
<< Oh, nessuno mi vieta di mantenere un minimo di stile!>>.
<< Hai il culo di fuori, Tom!>>.
<< Questo perché non hai visto la nostra cara sorellina.>>, ammiccò il ragazzo indicando con un cenno del capo la stanza di fronte quella di Bill. << L’ho incrociata stamattina mentre usciva dal bagno e, oh! Lei è già pronta ed è giù con Sabine e papà!>>.
<< Oh merda!>>, Bill sgranò gli occhi e prese i suoi vestiti correndo nel grande bagno di fronte la camera.
Chiuse a chiave e si guardò attorno: era passato un uragano?!
Nei lavandini degli asciugamani rosa cipria, sui ripiani di vetro tante boccette di profumi e delle trousse di vario tipo e dimensione; sulla tazza un reggiseno di pizzo nero ed un paio di boxer.
Bill inarcò il sopracciglio sollevando con un dito della mano sinistra il reggiseno e con due dita della mano destra i boxer. Pensò subito che le opzioni fossero solo due: o suo fratello e quella strega della sua sorellastra non conoscevano il senso dell’ordine o quella mattina avevano avuto una sveltina. Fece una faccia schifata e gettò tutto nel cesto dei panni da lavare e si spogliò entrando in doccia. Dopo dieci minuti era già lavato, vestito, truccato e pettinato; uscì dal bagno e agganciò ai pantaloni delle bretelle di catena e indossò dei bracciali di metallo, anelli sul medio e sull’anulare e il suo inseparabile ciondolo di oro.
Era un regalo di sua madre: non poteva separarsene.
Inforcò gli occhiali e prese la sua tracolla rossa scendendo fino in cucina. Intorno al tavolo tutti mangiavano, nell’angolo il cane-topo-pipistrello-formato mini mangiava dalla sua scodella.
<< Buongiorno a tutti!>>, sorrise verso il padre e Sabine sedendosi al suo posto. Cassie al suo passaggio abbaiò e scodinzolò avvicinandosi ai suoi piedi. << Cane del Demonio.>>, mugugnò spingendola col piede.
<< Fottuto giorno anche a te, Wilhelm! Pronto a mescolarti con l’élite?>>, Agnes ammiccò bevendo il suo tè alla fragranza di rosa.
<< Oh, certo, cara sorellastra cattiva! E tu pronta a farti vedere a scuola con i tuoi nuovi fratelli di provincia?>>, ammiccò mordendo un biscotto alla cannella.
<< Hey, non hai capito nulla! IO entro da una porta e VOI da un’altra. Io e voi non ci conosciamo! Non ho alcuna intenzione di farmi vedere con uno sfigato e con…>>, lanciò uno sguardo ammiccante a Tom. << Un mini Sean Paul con i pantaloni sotto il culo. Oh, approposito, niente male i boxer, Thomas. Sono Armani, giusto?>>.
Tom la guardò e tossicchiò alzandosi i pantaloni coprendo di poco il sedere. << Oh, sì!>>.
<< APPROPOSITO!>>, Bill si alzò di scatto e indicò i due ragazzi tenendo in mano un Pfannkuchen con la glassa al cioccolato.<< CHE CI FACEVANO I TUOI BOXER E IL TUO REGGISENO DA PORNODIVA SULLA TAZZA DEL CESSO?!>>.
<< BILL!>>, Gordon sgranò gli occhi posando il suo caffè.
Sabine si voltò di scatto verso la figlia e poi guardò il figliastro.
<< Era tardi.>>, Agnes alzò una spalla e si alzò prendendo la sua Louis Vuitton. << Hai finito di fare le tue prediche da andropausato che si sconvolge anche solo per un reggiseno di pizzo?>>.
Bill la guardò male e morse la sua ciambella. << Non potevo neanche lavare i denti, i tuoi asciugamani erano ovunque!>>.
<< Oh, quanto rompi!>>, posò una mano sul fianco scoperto. << Vi aspetto in auto. Vedete di non far troppo tardi, altrimenti vi lascio a piedi! Cosa che avrei dovuto già dire da tempo.>>, lanciò uno sguardo di odio da pura diva viziata alla madre e corse in giardino.
Tom la seguì con lo sguardo e prese il suo zaino nero su una sola spalla. << Io… io vado! Bill, muoviti.>>, baciò il padre sullo zigomo e Sabine sulla fronte ed uscì in giardino.
Agnes stava facendo retromarcia con una Mercedes nera.
Una. Mercedes. Nera.
Sgranò gli occhi e la guardò parcheggiare di fronte al cancello; lei uscì dall’auto e si poggiò ad essa abbassando gli occhialoni neri di Chanel e incrociò le braccia fissando Tom con uno sguardo indecifrabile. Tom sollevò l’angolo della bocca e la guardò ancora avvicinandosi a lei.
<< Bell’auto.>>.
<< Bel culo.>>, ammiccò lei sporgendosi per guardarlo meglio.
<< Oh, per quello tu mi batti alla grande.>>, ammiccò lui posando una mano sul fianco della ragazza.
<< Non c’è bisogno neanche di dirlo, Thomas. Lo so.>>, sollevò l’angolo della bocca maliziosamente e lo afferrò dal colletto attraendolo a sé. << Lo hai già notato, sì?>>, mormorò.
Tom la guardò dall’alto e strinse i suoi fianchi. Senza tacchi gli arrivava alle spalle: faceva quasi tenerezza.
<< Mi chiedo come potrei non averlo notato.>>, sussurrò leccandosi le labbra.
Agnes fissò le sue labbra, la lingua che umettava il piercing di metallo ed infine i suoi occhi color nocciola; posò un dito sul suo labbro inferiore e sorrise maliziosa avvicinando il viso al suo, alzandosi sulle punte.
<< Te l’ho detto, Thomas: è solo l’inizio.>>, sussurro a due centimetri dalle sue labbra. << Pazienta un po’ ed avrai TUTTO quello che vuoi.>>.
Tom deglutì sentendo le sue labbra sempre più vicine alle proprie e la fissò negli occhi. Entrambi sapevano cos’era quel “tutto”, entrambi volevano la stessa cosa. Strinse i suoi fianchi fra le mani e l’attrasse a sé; Agnes sorrise compiaciuta e lo tirò dal colletto premendo la bocca chiusa sulla sua. Schioccò un piccolo bacio a fior di labbra e si allontanò appena sorridendo soddisfatta. << Ci stai?>>, sussurrò.
<< Puoi dirlo!>>, si morse il labbro Tom. Avvicinò ancora una volta le labbra alle sue per baciarla di nuovo, ma lei voltò il viso ridacchiando.
<< Accontentati per oggi, fratellino.>>, sussurrò spingendolo appena indietro tanto da poter vedere Bill uscire dal cancelletto e guardarli inarcando il sopracciglio.
<< Beh? Che hai da guardare?>>, inarcò il sopracciglio e schioccò la lingua salendo al volante. << Muoviti! Devo fermarmi a Pariser Platz, ho bisogno di un caffè al caramello dallo Starbucks!>>, mise in moto e chiuse col telecomando il cancello. Tom al suo fianco portò una sigaretta alle labbra e la accese aspirando il fumo. << Oh, Tom!>>, Agnes guardò la strada svoltando per Unter den Linden e sporse le labbra, tenendo  fra di esse una sigaretta. Tom schioccò l’accendino accendendola anche a lei e poi al fratello.
<< Starbucks?>>, Bill aspirò dalla sua sigaretta tenendo il gomito sul finestrino aperto.
<< Starbucks, Bill.>>, Agnes girò gli occhi guidando lungo il grande viale alberato. << Ne hai sentito parlare o sei VERAMENTE fuori dal mondo come ho previsto anni luce fa?>>.
<< Anni luce significa IERI?>>.
<< Anni luce significa che speravo vivamente che non mi arrivasse uno sfigato come te in casa, ma purtroppo le mie preghiere non sono state esaudite!>>, buttò la cenere dal finestrino passando davanti Friedrischstraße e gettò un’occhiata alla Fayette: era aperta. Dopo scuola si sarebbe dedicata ad un po’ di sano shopping antistress.
<< Oh, credimi, io speravo vivamente di non venirci proprio qui!>>.
<< Bill, sei a Berlino cazzo!>>, intervenne Tom guardando con gli occhi sgranati tutta la meraviglia di quella città, tutta la sua natura e la sua compostezza.
Agnes ridacchiò e gettò la cicca dal finestrino parcheggiando davanti allo Starbucks. Scese dall’auto e prese la sua borsa. Tom sgranò gli occhi scendendo dall’auto e guardò Pariser Platz su cui si ergeva la Porta di Brandeburgo: era fottutamente a Berlino, sì.
<< Volete qualcosa da bere?>>, chiese con poco interesse Agnes.
<< Oh, la strega malefica ci ha chiesto cosa vogliamo da bere! Cos’è, ti hanno drogata?>>, Bill le lanciò uno sguardo ironico.
<< No, ho semplicemente finito le scorte di veleno da bere durante la notte per tenermi in forma e non posso offrirti quello. >>, si portò la mano sul cuoricino falsamente dispiaciuta. << Tut mir Leid.>>.
<< Per me un caffè con panna.>>, Tom alzò la mano poggiandosi alla macchina.
 
Aveva parcheggiato nel grande cortile del Kloster e, prima di metter piede fuori dalla macchina, aveva ben ribadito il concetto del “io e voi non ci conosciamo”; aveva preso la sua borsa, chiuso l’auto ed era scappata nel college dall’entrata principale. Bill aveva sbuffato un “io la odio!” e Tom aveva scosso il capo mormorando un “non posso crederci che quella meraviglia sia in casa mia!”; subito dopo avevano raggiunto la segreteria della scuola per i moduli da compilare.
<< Dovrebbero mettere una cartina degli armadietti in questa scuola! Dove cazzo è ora questo numero 254?>>, Bill sbuffò passando lo sguardo sui numeri infissi sugli armadietti. << Tomi, tu hai trovato il tuo?>>.
<< Sì, eccoli lì!>>, Tom indicò due armadietti vicini e si affrettò ad aprire il proprio. << Hai visto che tipe ci sono in questa scuola? Wooh!>>.
<< Sinceramente? Ero troppo impegnato a non perdermi per pensare alle tipe.>>, Bill ridacchiò lasciando i libri nel suo armadietto.
<< Bill, dovresti aprire di più gli occhi! Sei circondato da fighe assurde!>>, Tom chiuse il suo armadietto e tirò su i suoi pantaloni leggendo l’orario del giorno.
<< Ascolta Tom, io non sono come te: guarda che ti ho visto stamattina con la strega nera! Che lezione abbiamo ora?>>, gli andò affianco.
<< Inglese. Beh? Senti, Bill, nostra sorella è una figa assurda. Non posso lasciarmi sfuggire un’occasione del genere, visto e giudicato che piaccio fottutamente anche a lei!>>.
<< Lei vuole solo scoparti, Tom!>>, girò gli occhi Bill camminando in cerca dell’aula d’inglese.
<< Cosa credi? Che io voglia giurarle amore eterno, una famiglia e diamanti a non finire?? Hey, Bill, scordatelo, non sognare. Il tempo delle mele è finito ed io sono fottutamente in astinenza!>>, si morse il labbro guardando dritto davanti a sé. << Dio, guarda com’è….>>.
Bill inarcò il sopracciglio seguendo il suo sguardo: la sua sorellastra sfilava nel corridoio tenendo la sua borsa nell’incavo del gomito, gli occhiali da sole sul naso e ad accompagnarla tre ragazze con i suoi stessi atteggiamenti da Paris Hilton. Intorno a loro occhi maliziosi, invidiosi ed ammirevoli le squadravano.
<< Oh. Il Diavolo sui tacchi a spillo e le sue sostenitrici stanno venendo verso di noi.>>, Bill posò la mano sul fianco fissando la sorellastra con odio.
Agnes, in tutta risposta, gli alzò il dito medio sorpassandolo.
<< Stupida ragazzina viziata.>>.
<< Sfigato.>>, Agnes ammiccò verso Tom e sorrise radiosa. << Non voglio che sembri che ti sto in qualche assurdo modo aiutando, ma la lezione è proprio qui.>>, entrò in un’aula.
<< Beh… potevi startene zitta allora, brutta acida di…>>.
<< Voi siete Wilhelm e Thomas Kaulitz?>>; una donna bassa sulla quarantina li stava squadrando dalla testa ai piedi con un’aria perplessa. Sul naso degli occhiali da vista ed in mano dei libri d’inglese. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo e poi annuirono alla donna. << Sono Frau Miller. Vi dispiace seguirmi? Devo parlare con voi del programma.>>, la donna sorrise dolcemente posando la mano sulle loro spalle spingendoli verso un’aula vuota.
<< QUELLI erano i TUOI fratellastri?!>>, Hellen si sporse sul suo banco guardando Agnes che sistemava accuratamente il rossetto rosso sulle labbra.
<< Ah-a.>>.
<< E sarebbero quelli gli SFIGATI? Dio, sono dei fighi della Madonna!>>, la mora si stese totalmente sulla bancata levando lo specchietto dalle mani dell’amica. << Diva, sto parlando con te!>>.
<< Uhm, sì, Tom è abbastanza figo!>>.
<< Anche Bill, mia cara!>>.
<< Bill è uno sfigatone depresso.>>, Agnes accavallò le gambe ridacchiando.
<< Beh…>>, Sofie portò alle labbra il suo caffè fumante. << Sinceramente non mi ha dato quell’impressione, mia cara!>>.
<< In effetti, Agnes, non puoi dire che è sfigato dopo un solo giorno di convivenza!>>, Sarah si voltò a guardare le amiche appoggiandosi al banco.
<< Mi sta altamente sulle palle, ragazze. Non mi piace affatto. E…>>, bloccò Hellen con una mano. << Non chiedetemi perché. A pelle, okay?>>.
<< Rimane il fatto che son due fighi.>>, Hellen tornò al suo posto appoggiandosi con la schiena al muro.
<< Tesoro mio, secondo me dovresti essere meno… come dire?>>, Sofie le passò il caffè. << …Influenzabile da come qualcuno si presenta.>>.
<< Difetto professionale.>>, bevve un sorso di caffè.
<< Ma non va bene,  magari è anche simpatico!>>.
<< Bill?!>>, Agnes scoppiò a ridere. << Come un vecchio petulante in andropausa!>>.
<< Sei così cattiva!>>, Sarah rise fissandola. << Che ne sai? Magari è davvero simpatico e tu non vuoi scoprirlo perché vivi nel tuo piccolo mondo di pregiudizi a cui non fai accedervi nulla per cambiare le cose! Magari Bill è davvero formidabile, a differenza di quello che hai visto tu!>>.
<< Ragazze, ma perché dare tutta quest’importanza ad un ragazzino sessualmente confuso?>>, soffiò sul proprio ciuffo scostandolo dagli occhi. << Dateci un taglio, io neanche lo stavo pensando fino a poco fa!>>.
Hellen ridacchiò fissandola. << Lei stava pensando al gemello figo che presto porterà nel suo letto!>>.
Agnes sorrise maliziosa e le sussurrò un “esattamente”. << Ma chi ti dice che è sessualmente confuso?>>, Sofie inarcò il sopracciglio. << Agnes, mio Dio, non starai mica facendo degli stereotipi?>>.
<< Stereotipi?! Io?>>, Agnes si portò la mano sul cuore. << Sofi, sai benissimo che questa parola è ABOLITA dal mio dizionario!>>.
<< Li stai facendo, principessa!>>.
<< Confermo!>>.
<< Beh, in effetti. ..>>.
<< Ragazze, okay! Non mi frega minimante se lui sia gay, bisex, trans, etero o quello che è. Non è quello il punto! E non mi frega neanche se si trucca e sembra emo. Il punto è che ho una sensazione strana verso di lui, non so perché. E sapete benissimo che quando non capisco qualcosa automaticamente inizio a detestarla. E così è successo con Bill. Sin dall’inizio. Non mi dice niente, se non un continuo: insultami, insultami, insultami. Stop, fine della storia, possiamo cambiare argomento ora? Oh, è anche arrivata la Miller con quei due…>>, sbuffò guardando i gemelli in fondo alla classe.
Gli occhi dei gemelli si posarono su un’aula spaziosa e luminosa, composta da quattro bancate su cui sedevano sei alunni ciascuno. Solo l’ultima bancata era occupata da sole quattro ragazze.
Bill girò gli occhi: i Volturi dovevano SEMPRE distinguersi.
<< E questa sarà la vostra nuova classe. È una delle migliori, qui al Kloster. In questa scuola selezioniamo i migliori ragazzi e questa classe ne è il modello. Lavoro con loro da sette anni ormai e conosco perfettamente tutte le capacità di tutti i ragazzi. Io SO, ragazzi, che voi non siete da meno, altrimenti non vi avrebbero ammesso al Kloster. Okay, magari venite da…>>, la donna li squadrò. << …Una cittadina che non ha nulla a che vedere con Berlino, ma non importa! Presto imparerete ad ambientarvi anche qui, con i vostri nuovi compagni. E…>>, li guardò negli occhi. << Mi aspetto grandi cose da voi.>>.
Bill la guardò in quegli occhi glaciali e deglutì. Quella donna gli incuteva terrore, per non parlare dell’ansia.
Quarantaquattro occhi erano posati su di loro e li squadravano, chi con interesse, chi no, chi come se si trovassero davanti a due scimmie ballerine, altri continuarono a fare quel che avevano cominciato.
<< Ragazzi, loro sono Wilhelm e Thomas Kaulitz. Vengono da Magdeburgo e sono qui a Berlino perché il loro papà, un grande giornalista della Sassonia, deve sposarsi.>>.
Agnes lanciò uno sguardo all’insegnante e scivolò pian piano dalla sedia coprendosi il viso con una mano: Fa che non lo dica, Ti prego! Inizierò a venire in Chiesa, non dirò più blasfemie, non farò più ses….
<< Agnes, visto che diventeranno i tuo fratelli, ho pensato…>>.
Ventidue paia di occhi si voltarono verso di lei.
Al diavolo!
Agnes tornò seduta compostamente e guardò l’insegnante. << Sì?>>, deglutì.
<< Beh, che ne dici se liberassi i due posti al tuo fianco?>>.
CERTO CHE NO! << Certo, Frau Miller.>>, fece un sorriso forzato e liberò le sedie al suo fianco dal suo giubbotto di pelle e dalla sua borsa.
Gli occhi di Tom si illuminarono guardando la sorellastra, che in tutta risposta lanciò uno sguardo di fuoco a Bill ed uno annoiato a Tom.
Sofie, al suo fianco, prese fra le mani il lembo della sua camicetta e la scosse eccitatamente.
<< COSA?>>, Agnes si voltò e fulminò l’amica.
<< Stanno venendo accanto a te!>>, sussurrò con gli occhi luminosi.
<< PURTROPPO!>>, sospirò lei. << Purtroppo li ho ventiquattro ore su ventiquattro accanto a me, Sofie.>>, sbuffò lei.
Un bigliettino accartocciato arrivò sul suo banco: Agnes sbuffò afferrandolo e voltò il volto verso le due ragazze alla sua destra che la salutarono luminose.
<< L’ho scritto io!>>, sussurrò Hellen  battendo le mani.
<< Oh, che novità!>>, borbottò ed aprì il bigliettino stirandolo sul banco.
“Il gemello sexy sarà la tua prossima vittima. Che ne dici se lo passassi a me, dopo la tua scappatella pseudo-incestuosa?”, il resto del foglio era occupato da tanti smile e cuoricini.
Mentre Tom si sedeva al suo fianco seguito da Bill, Agnes scrisse sul bigliettino un enorme “NEIN.” E rispedì il bigliettino all’amica insieme ad un bacio volante.
 
<< E allora le ho detto: “MIO DIO, NO! È fuori discussione, quest’assurda modella non entrerà MAI nella MIA casa di moda”...>>, inforcò gli occhiali da sole e prese una sigaretta dalla borsa e la mise fra le labbra; prese anche l’accendino ed uscì dalla classe. << Era pelle ed ossa! E voi sapete quanto io DETESTI vedere sulla MIA passerella degli scheletri ambulanti!>>, gesticolò tenendo la sigaretta fra l’indice ed il medio.
<< Ovviamente sempre molto delicata, amore mio.>>, Sofie la seguì tenendo l’elastico stretto fra i denti mentre armeggiava con i capelli.
<< Dovete sapere che ai provini per selezionare le modelle lei e sua madre sono due streghe ciniche.>>, Sarah le seguì scendendo nella zona mensa. << Neanche le costumiste sono così… così assatanate!>>.
<< Tale madre tale figlia.>>, Hellen rise e guardò nella vetrinetta i pasti del giorno. << Mmh, oggi ci sono i Pretzel!>>.
<< Ragazze, ma davvero non volete accompagnarmi a fumare?>>, Agnes posò la mano sul fianco fissando le ragazze che ormai erano attaccate alla vetrinetta dei pasti e commentavano la mensa del giorno. << Ho capito! Sempre le solite stronze.>>, ridacchiò ed attraversò la grande area illuminata, passando fra i tavoli gremiti di gente. Al suo passaggio tutti gli sguardi furono su di lei e sul suo ancheggiare.
Il capitano della squadra di basket le lanciò l’ennesima occhiata arrapata, che lei puntualmente snobbò.
Uscì nel cortile sul retrò e si recò dietro la grande palestra coperta; sorpassò il capannone della piscina coperta e si fermò fissando maliziosamente il ragazzo con le grandi cuffie sulle orecchie che fumava tranquillamente  appoggiato al muretto.
Si morse l labbro ed ancheggiò verso di lui silenziosamente; si appoggiò al muretto al suo fianco e gli scese piano le cuffie sul collo. Tom sussultò e si portò la mano sul cuore.
<< Mi hai fatto prendere un colpo!>>, rise mentre la musica rimbombava ovattata dalle cuffie.
<< Vedo che ti sei già ambientato.>>, ammiccò mettendosi la sigaretta fra le labbra guardandolo negli occhi; si posizionò davanti al ragazzo e si alzò sulle punte.
Tom rise malizioso ed abbassò il viso facendo congiungere la sigaretta a quella della sorellastra; Agnes tirò piano chiudendo gli occhi godendosi il fumo che scendeva nei polmoni. << Grazie.>>.
Tom issò gli occhi nei suoi e fece un tiro. << E così sei la Vip della scuola.>>.
La mora si appoggiò al muretto al suo fianco e sollevò l’angolo della bocca compiaciuta mentre rilasciava una nuvoletta di fumo nell’aria. << Ritieniti estremamente fortunato ad essere considerato da me.>>.
Tom si guardò le punte delle scarpe calciando un sassolino e ridacchiò. << Ti sei scopata tutta la squadra di basket, non è così?>>, portò la sigaretta alle labbra aspirando piano.
Agnes si voltò a fissarlo negli occhi e posò la mano sul suo braccio aggiustando piano il risvolto delle sue maniche. << Solo quelli passabili.>>, sussurrò.
<< Anche io gioco a Basket.>>, issò gli occhi nei suoi e fece un lungo tiro. << Ero il capitano, a Magdeburg.>>, inarcò il collo gettando il fumo nell’aria.
Agnes fissò il suo collo e poi le sue labbra; il labret che brillava al sole. << Sai, Tom. Non c’è bisogno che inventi la storia del basket per portarmi a letto.>>, sussurrò e si posizionò davanti a lui premendo piano la gamba contro il suo inguine. Fece un lungo tiro fissandolo negli occhi e poi gettò il fumo sul suo viso. Tom chiuse d’istinto gli occhi mordendosi le labbra, quando sentì le labbra della ragazza sul suo lobo. << Io ho deciso di volerti scopare molto tempo prima che tu dicessi questa cazzata!>>.
<< Io…>>, deglutì e lasciò cadere il mozzicone a terra. << Ero davvero il capitano della squadra di basket.>>, sussurrò umettandosi le labbra, posando entrambe le mani sui fianchi scoperti della ragazza. << E, sì, l’avevo capito anche da solo.>>, ammiccò premendo il bacino contro quello della sorellastra.
Agnes lo fissò piacevolmente sorpresa e fece l’ultimo tiro dalla sua sigaretta, la gettò a terra e gli cinse il collo premendo le labbra aperte sulle sue passandogli lentamente il fumo che si dissolse fra le loro labbra.
<< Voglio una prova.>>, sussurrò premendo le labbra sulle sue.<< Voglio che diventi il nuovo Dieter Schiller del Kloster! Voglio vederti fare l’ultima tripla nel campionato di fine anno. Voglio vederti lì, su quel campo, su quel parquet, su quel canestro.>>, sussurrò e scese la mano sulla sua coscia. << Ed io sarò lì a fare il tifo per te, in mezzo alle cheerleader. E…>>.
<< E sbandiererai che anche quest’anno ti sei fatto il capitano della squadra, mh?>>, mugugnò Tom divertito scendendo le mani  sul suo sedere.
Agnes ridacchiò compiaciuta e premette la mano aperta sul suo inguine. << Esattamente.>>.
Ebbe la sana accortezza di palpare il ragazzo e rivolgergli senza tante esitazioni un sorriso sorpreso e compiaciuto allo stesso tempo, mentre Tom si mordeva il labbro laddove c’era il labret.
<< Però! Davvero niente male!>>, sussurrò muovendo la mano con lentezza.
<< Hai intenzione di….?>>.
<< Sì.>>, tagliò corto lei.
<< Qui?>>, sfiatò il ragazzo mentre sentiva le mani della sorellastra giocavano con la cinta.
<< Hai paura, Thomas?>>, Agnes lo fissò negli occhi inarcando un sopracciglio maliziosamente mentre accarezzava con lentezza ancora l’inguine del ragazzo e slacciava la cintura.
<< No!>>, Tom guardò dapprima le sue mani e poi le sue labbra, umettando le proprie. << Ma… potrebbe arrivare qualcuno e… e…>>.
<< Tom…>>, Agnes ridacchiò e gli accarezzò una guancia. << Tutti, e dico TUTTI, i giocatori di basket che ho deciso di portare a letto si sono lasciati andare proprio qui… proprio come te!>>, Tom la fissò e poi guardò il muretto a cui era appoggiato con una smorfia. <>, strinse la mano sul suo membro e Tom sospirò di piacere. << Lo prendo come un sì.>>.
Il ragazzo l’attrasse di più a sé e le alzò il viso premendo con foga le labbra sulle sue, mentre la mano della sorellastra s’insinuava prima nei suoi pantaloni e poi nei suoi boxer. Accarezzò a mano aperta il membro del fratellastro e lo sentì respirare affannosamente sulle sue labbra.
Sentiva il calore di Tom sulla mano e questo la compiaceva assai. D’altronde, chi avrebbe mai resistito alla Diva?
Sorrise e gli morse forte il labret quando un urlo la fece immobilizzare sul posto, la mano nei pantaloni del ragazzo e le labbra pressate sul suo mento.
<< Che diavolo state facendo?!>>.
<< La vedova nera guastafeste in andropausa è tornata a fracassarci le palle!>>, Agnes sfilò la mano dai pantaloni del ragazzo e si voltò a guardare Bill che li stava raggiungendo con un’aria fra lo sconvolto e l’arrabbiato. Incrociò le braccia al petto e si avvicinò a lui con un sorrisino malizioso stampato sulle labbra.
<< Ed invece Satana in versione Paris Hilton ha preso mio fratello come una vittima da immolare per il suo spuntino quotidiano?>>, Bill fece un sorriso tanto ammiccante quanto falso trovandosi la sorellastra a cinque centimetri dal suo corpo, i gomiti sfioravano le costole del ragazzo. Sorrise compiaciuto notando quanto fosse piccola nei suoi confronti: questo gli dava un senso di potere su di lei.
<< Geloso perché tu non potrai mai essere una vittima della Diva-Satana-Regina delle Nevi?>>.
<< Oh, non ci penso proprio!>>, Bill diede un’occhiata al fratello che si stava avvicinando a loro tenendo lo zaino premuto sul bacino. << Non vorrei essere una tua preda neanche se mi pagassero con oro e vestiti Dsquared a volontà!>>.
Agnes portò una mano alla bocca con fare melodrammatico. << Sentilo! Sai cos’è Dsquared? Non vivi solo del mercatino delle pulci e di H&M?>>,ammiccò e gli posò la mano sulla guancia pizzicandogliela. << E brava Wihlelmina! Sappi che non saresti fra le mie possibili vittime neanche in una vita parallela in cui tu non sei uno sfigato depresso e sessualmente confuso.>>, ammiccò e gli diede un buffetto sulla guancia; inforcò i suoi occhiali e si avviò verso la scuola.
Bill serrò la mascella e solo dopo pochi minuti le urlò dietro un “FELICE DI NON ESSERLO, strega del male!”.
<< Tom, io…>>.
<< Tempismo perfetto come al solito, vero fratellino?>>, Tom sbuffò avviandosi verso la scuola.
<< Non potevo sapere!>>.
<< Lo so, Bill, lo so…>>, Tom ridacchiò e prese le scale antincendio per arrivare ad un bagno che non fosse popolato. << Mi aspetti fuori, vero?>>.
<< Io in realtà ero venuto a dirti che fra un quarto d’ora finisce il pranzo, che se non vogliamo stare nel tavolo dei novellini, dobbiamo stare con la strega e che…>>, si appoggiò al muro sospirando. << Tomiii! Non hai notato che una delle amichette di Satana è Sofie Star??>>, Bill batté il pugno sulla porta della Toilette dove il fratello si era chiuso. << Cioè SOFIE STAR! Colei che è sopravvissuta a Dieter Bohlen, Colei che ha sfiorato il podio di DSDS, colei che ora spopola in tutta la Sassonia…>>, sospirò.<< Toooomi!>>.
<< BILL, CAZZO, STO CERCANDO DI FARMI UNA SEGA!>>.
<< Oh…. Giusto. Sorry!>>.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto; ***


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Quarto capitolo
Bill attraversò il corridoio da solo, lo zaino che penzolava da una spalla sola e gli occhiali da sole poggiati sul naso. Aprì stancamente il suo armadietto prendendo i libri per la giornata e sbadigliò trascinandosi nell’aula di matematica.
Era un mese che abitava a Berlino ormai ed era un fottuto mese che ogni lunedì si ritrovava sotto gli occhi delle occhiaie viola da far concorrenza ad Edward Cullen nel periodo del digiuno.
Sbuffò sonoramente sedendosi al suo posto, il penultimo accanto alla finestra, e buttò la propria tracolla sul banco accanto al suo lasciandosi scivolare sulla sedia.
Sabine voleva che si adattassero.
Sabine voleva vederli come una vera famiglia.
Sabine lasciava il weekend della figlia completamente privo di regole.
Per tre sere consecutive, giovedì, venerdì e sabato, Agnes li trasportava in quella discoteca d’élite, piena di tipi d’élite, con tavoli d’élite, musica d’élite, e…
Sospirò buttando la testa in avanti sul banco, mentre un’immagine ben precisa scuoteva il suo animo e i suoi ormoni.
Spogliarelliste d’élite…
La donna dalla parrucca chiara, il corpo morbido, i tattoo particolari che sicuramente aveva fatto nel suo stesso centro; era un fottuto mese, pensò, che da buono sfigato pensava e ripensava a quella ragazza sconosciuta e si chiudeva in bagno per ore cercando di placare i suoi ormoni in subbuglio, mentre dalla camera del gemello provenivano rumori e parole soffocate alquanto discutibili.
Sospirò sconsolato e accavallò le gambe.
La strega scopava con suo fratello.
Suo fratello avrebbe da lì a poco iniziato far parte della squadra di Basket della scuola.
La strega e suo fratello da circa un mese sfilavano nel corridoio principale della scuola avvinghiati lasciandosi alle spalle sguardi di gente invidiosa, ammirata o arrapata.
E lui, invece, entrava dal portone secondario, non era notato da nessuno e non…
<< Hey, depresso!>>.
…Aveva amici.
Alzò stancamente la testa e mugugnò strizzando gli occhi infastidito.
Sofie rise e gli schioccò un bacio sulla guancia. << Serata impegnativa quella di ieri, eh?>>.
Sofie era l’unica che lo considerava, l’unica che riusciva a metterlo di buonumore, l’unica che, nonostante la sua notorietà, non si lasciava compromettere la vita dal suo successo.
Dal suo vero successo: quello di cantante.
<< Mmhh.>>, mugugnò solamente riappoggiando la fronte contro il piano liscio e bianco.
Sofie rise lasciando la borsa al suo posto e gli andò dietro posando le mani sulle sue spalle esili e le massaggiò. << Ieri siete stai all’Adagio?>>.
Bill lanciò un mugolio rilassato al tocco della ragazza e scosse la testa. << 40 Seconds, Sofie. Dov’eri finita ieri sera?>>, borbottò alzando lo sguardo verso di lei. << Quello stronzo di mio fratello e la sua troietta si sono strusciati addosso come due conigli in calore tutta la sera! Ed io sono rimasto solo a scoppiarmi di Mojito e Mai Tai tutto il tempo. Da solo. Sai che significa scoppiarsi fino all’una di notte da solo, Sofie?!>>, sbuffò sonoramente mentre la ragazza gli massaggiava il collo e le spalle.
<< Lo so, scusami! Ma ieri ero DISTRUTTA! Devi sapere che io non ho le energie della tua sorellina dopo tre sere consecutive di superalcoolici, balli sfrenati, fumogeni e quanto di più orribile ci sia in questa società d’élite in cui siamo.>>, alzò gli occhi al cielo e si sedette al fianco del ragazzo.
Bill alzò lo sguardo su di lei fulminandola con lo sguardo. << Nessuno ti obbliga, Sofie!>>.
Sofie, di canto suo, rise e gli scompigliò i capelli facendogli alzare un urletto esasperato. << La tua sorellina adora la mia presenza, esattamente come te e… Oh, ciao Agnes!>>, Sofie ridacchiò guardando la figura dell’amica entrare stancamente in classe, gli occhialoni neri calati sul viso, la carnagione chiara ancora più spenta rispetto al normale e la camminata strascicata.
Gettò la sua borsa sul suo banco e il cappotto di pelle bianco accanto alla borsa e lanciò un’occhiataccia ai due da sotto gli occhialoni neri. << Fottuto lunedì, Sofi.>>.
<< E’ la seconda volta che lo dici, oggi!>>, borbottò Bill tenendo ancora il viso contro il banco.
<< Qualche problema?!>>, si appoggiò al suo banco e tirò fuori dalla borsa il suo portacipria di Dior e lo aprì levando gli occhiali da sole.
Sofie si portò le mani alla bocca. << Santo Dio, Agnes!!>>.
<< LO. SO.>>, Agnes le lanciò uno sguardo fulminante tornando a guardarsi allo specchio.
<< Sei… sei…>>, si morse la lingua un paio di volte, prima che Tom facesse la sua irruzione nella classe seguito da Sarah e Hellen.
<< ORRIBILE!>>, continuò il ragazzo ricevendo un’occhiataccia da parte della mora.
<< Santo cielo, non credo di averti mai vista così sciatta nella mia vita!>>, Sofie si avvicinò al suo viso ispezionando quei grandi solchi viola sotto ai suoi occhi.
<< Vorrei capire come hai fatto a ridurti in questo modo!>>, intervenne Sarah alzandole il viso con una mano. Prese il suo portacipria e le passò la spugnetta piano sul viso.
<< Sarah, non farti domande stupide.>>, Hellen si sedette al suo posto e lanciò uno sguardo a Tom poggiato sulla schiena del fratello con gli occhi socchiusi. << Sappiamo TUTTI CHI l’ha ridotta così.>>, abbassò l tono della voce vedendo entrare dei compagni di corso. << Vero, caro?>>.
Tom ridacchiò alzando lo guardo prima su Agnes e poi su Hellen. << Hey, è tutto reciproco, okay? È lei che alle quattro di mattina mi ha infilato la mano nei boxer e…>>.
Bill alzò una mano mugugnando indispettito. << Taci. Ti prego. Evitate i particolari. Le mie orecchie hanno già sentito troppo, stanotte.>>.
Agnes ridacchiò sedendosi al suo posto ed accavallò le gambe in modo sensuale. << Ti sei fatto una sega mentre noi davamo del nostro meglio, non è così?>>.
Bill voltò il viso verso di lei e le mormorò un ‘fottiti’, prima che il professore facesse il suo ingresso nella classe.

Quella giornata era passata così, a dormire sul banco senza ascoltare una minima parola delle lezioni. Per Agnes era una novità: lei non stava MAI distratta durante le spiegazioni, era contro la sua morale. I suoi quaderni erano stracolmi di appunti ordinati di ogni tipo, ricerche e fogli allegati che facevano di lei la migliore del suo corso.
Quel giorno, ahimè, si sentiva un pesce fuor d’acqua, sentiva la testa scoppiare e lo sguardo perso nel vuoto mentre la prof di filosofia illustrava il pensiero di Kant.
Sbatté le palpebre guardando la donna che parlava senza capire propriamente quel che stesse dicendo e posò lo sguardo sui suoi fratelli davanti a sé: Bill aveva la testa sprofondata nello zaino posato sul banco e Tom era stravaccato sulla sedia con un’espressione assente.
Si morse le labbra sentendosi subito in colpa….
Non avrebbe dovuto trascinarli n discoteca fino alle due di notte.
Imbronciò le labbra chiedendosi se sarebbe stato giusto chiedere scusa o meno ai suoi fratelli per le bravate in cui li aveva coinvolti nel mese passato insieme, ma poi ripensò a quanto entusiasta fosse Tom quando, dopo aver consumato un soddisfacente rapporto sessuale, erano rimasti sotto le coperte della sua camera a ridere e scherzare su tutto.
Sorrise ripensando alla notte prima e si accorse del grande sentimento che li stava pian piano legando.
Erano crollati sul letto di Tom soddisfatti del precedente rapporto e Agnes aveva posato la testa sul petto del ragazzo. << Tomi, mi racconti di quando facevi parte della squadra di basket di Magdeburgo?>>, aveva sussurrato Agnes, facendo ghirigori immaginari sul petto del ragazzo.
Tom aveva sorriso e coperto entrambi. << Avevo solo tredici anni… e papà mi aveva portato alla palestra comunale per insegnarmi dei tiri liberi. Sai che papà è molto bravo a giocare a Basket?>>, Agnes aveva scosso la testa ammirata. Lei stimava pienamente Gordon e il fatto che sapesse giocare bene a basket gli dava ancora più punti in graduatoria. << Bene, in quell’occasione mi notò il Coach della squadra di Basket del Gymnasium e, beh… dopo pochi anni diventai capitano della squadra di Basket del Joachim.>>.
Avevano parlato del più e del meno fino alle quattro di notte e, dopo il bis sessuale, si erano addormentati come due bambini, abbracciati.
Sorrise ancora ripensando alla sera prima: si trovava così bene quando parlava con Tom, era così autentico, così vero, così umano con lei.
Nessuno, oltre alle sue migliori amiche, era mai stato autentico con lei, tutti cercavano di accaparrarsi la sua simpatia solo per poter entrare nelle sue grazie, per poter diventare popolare, per poter dire in giro che di essere andati a letto con lei, per i giornali, per i posti in prima fila alle sfilate…
Sospirò lanciando uno sguardo a Bill e sorrise guardando il suo viso addormentato, le labbra semiaperte, gli occhi perfettamente truccati serrati e un rivolo di bava al lato della bocca. Ridacchiò appena: in fondo era tenero, si disse, restava sempre uno sfigato rimpicoglioni, ma era tenero…
Continuò a fissare Bill per pochi secondi, contemplando il suo viso e si disse che non era davvero niente male, dopo tutto; e poi ripensò al suo profumo. Al profumo della sua pelle. Al suo vero profumo mischiato al Wood. Quel mix perfetto le era rimasto impresso nella mente: era l’odore migliore del mondo e non si capacitava del fatto che Bill non volesse comprarlo. Insomma, era perfetto su di lui!
<< Ag! Hey, Ag!>>, sussurrò Sofie posando il viso dietro il suo astuccio.
<< Mh?>>, Agnes scosse la testa voltandola verso l’amica trovandosi sei occhi puntati verso di lei. << Che ho fatto?!>>.
<< Stai mangiando con gli occhi Bill?!>>.
<< Cosa? No!>>.
Sarah ridacchiò. << Ossì, lo sta facendo!>>.
<< Spero VIVAMENTE che voi stiate…>>.
Hellen ridacchiò e lanciò uno sguardo complice alle amiche. << Lo sta facendo, sì.>>.
<< NON STO GUARDANDO LO SFIGATO!!>>.
<< Oh, ma dai! Non mi dire che ti piace Bill!>>, Sofie ridacchiò ammiccante e la guardò negli occhi.
Stavano per caso IMPAZZENDO? Lo sfigato? Quale oscuro maleficio si era impossessato delle loro menti, quella mattina?!
<< Mi sa che la droga vi sta dando al cervello!>>, urlò sotto voce la mora.
Le tre ragazze inarcarono il sopracciglio e la guardarono sconvolte. << Dobbiamo ricordarti CHI fra noi quattro tira di naso, baby?>>, Sarah schioccò la lingua.
<< E CHI si fa canne?>>.
<< E CHI balla la lap dance come una…>>.
<< Okay, okay! Avete reso il concetto, che palle!>>, sbuffò attorcigliando una ciocca fra le dita. << Fatto sta che vi siete bevute il cervello! Bill non lo guardo neanche! E se ora l’ho fatto è stato perché quel DEMENTE sfigato s’è addormentato sul banco. Ecco perché!>>.
Le tre amiche ridacchiarono ed Hellen piegò un foglio in quattro piccoli pezzi. << Hey Tom!>>, sussurrò.
Agnes sgranò gli occhi incredula. << HELLEN, CHE STAI CERCANDO DI FARE?>>.
<< Fidati, mi ringrazierete alla fine!>>.
<< HELLEN!!>>, urlò in un sussurro la mora e allungò un braccio verso l’amica afferrandole il polso. << Dammi quel maledetto coso!!>>.
Sarah guardò complice Sofie: ridacchiò afferrando il bigliettino e, mentre Agnes perdeva l’equilibrio e finiva con il viso contro la schiena di Sofie e la mano chiusa sul polso di Hellen, lanciò il bigliettino verso Tom che lo afferrò al volo.
<< Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi cosa succede là dietro?>>, la Frau si alzò il piedi guardando quello strano –stranissimo! Le sue alunne modello?!- quadretto insolito. << Signorina Lorenz?>>.
Agnes tossicchiò e si rimise composta sentendo il sangue invaderle il viso. << Mi scusi, Frau Böhm. Non accadrà più, lo prometto.>>.
La signora dai capelli castani e i tratti nordici si aggiustò gli occhiali sul naso riprendendo posto sulla sua poltroncina. << Lo spero bene, signorina Lorenz. Lo spero bene.>>.
Agnes aspettò che la donna riprendesse a spiegare la lezione per voltarsi poi verso le amiche e fulminarle con uno sguardo. << No, dico, siete COMPLETAMENTE impazzite?!>>, disse in un urlo sussurrato, mentre le ragazze ridacchiavano fra di loro e un assonnato Bill scriveva qualcosa frettolosamente.
Gli lanciò uno sguardo terrorizzato pensando che se SUL SERIO su quel bigliettino c’era scritto quel che le sue amiche avevano PAUROSAMENTE interpretato MALE, beh, lei avrebbe scatenato l’Apocalisse.
Tornò a guardare le sue amiche in cagnesco e prese una matita –rigorosamente nera con una piuma nera e fucsia in cima-puntandole a turno. << Se quel manico di scopa del mio purtroppo-fratellastro-depresso ha davvero fra le mani qualcosa che parla di ME, GIURO che vengo nelle vostre case e strappo tutti i vostri poster dei One Direction che avete nascosto nelle vostre cabine armadio!!!>>.
Le tre ragazze assunsero un’espressione contrariata che aveva tutta l’aria di significare “Ma noi non abbiamo i poster dei…”, << E non dite che non li avete! Li avete e ci sono baci stampati OVUNQUE!>>.
Mentre Sofie apriva la bocca per controbattere che lei non si sarebbe MAI E POI MAI messo il rossetto come una perfetta bimbaminchia per baciare un poster dei suoi idoli, un bigliettino a righe accartocciato atterrò sul banco di Agnes.
La mora sgranò gli occhi e, prima che Hellen potesse allungarsi ed impossessarsene, lo afferrò aprendolo sotto lo sguardo colpevole di Tom che aveva –poteva capitare, cazzo!-sbagliato mira e quello terrorizzato delle tre amiche.
Lanciò uno sguardo ammiccante verso le tre e aprì il foglietto a righe riconoscendo subito la scrittura tonda ed elegante di Hellen e poco più sotto quella tonda di Bill. Inarcò le sopracciglia e lesse il contenuto del bigliettino.
-Hey Boy, apri quei due occhi!
P.S. : Ag dice di non chiederle gli appunti stasera: non sta seguendo. Helly.-
Sbatté più volte le ciglia e dondolò una gamba sull’altra sotto il tavolo seguendo con lo sguardo quelle due righe scritte con un evidente doppio fine.
Lei non aveva detto proprio un bel niente! Perché volevano creare un approccio forzato fra lei e il suo fratellastro?
Lesse velocemente la risposta del ragazzo ed inarcò il sopracciglio in modo stizzito.
- Sono sveglio e dì alla moglie di Voldemort che non ho bisogno dei suoi appunti oscuri, piuttosto mi faccio bocciare.
P.S. : Tom dice che LUI ha bisogno di TE per gli appunti. È fuori dal mondo. Bill-
Portò la mano alla bocca e rise piano leggendo la risposta del suo fratellastro: quei suoi nomignoli la facevano sempre divertire, dopotutto. Prese la penna e levò il tappo muovendola velocemente fra indice e medio mentre la sua mente elaborava una risposta tanto acida quanto pungente da scrivere. Posò la punta della penna sul foglio ed iniziò a scrivere:
- Primo: moglie di Voldemort ci sarai TE, razza di Vedova Nera monocellulare; Secondo:....- lanciò uno sguardo di fuoco alle amiche: Sofie stava prendendo appunti, Sarah manovrava col cellulare nascosta dietro ad un borsellino firmato Gucci ed Hellen aveva lo sguardo puntato sul foglio. Ammiccò guardandola e tornò a scrivere:- è un’idea di queste STRONZE! Non metterei nelle tue mani da sfigato i miei eleganti appunti-da-Vip neanche sotto torture cinesi.
P.S. :…-guardò la nuca di Tom: stava giocando con delle matite allineandole da quella più grande a quella più piccola, scese lo sguardo sulla schiena curvata in avanti, le braccia poggiate sul banco, la camicia fuori dai pantaloni e i Boxer firmati Armani che spuntavano da essi mettendo in mostra il sedere sodo.- Dì a Tom che se non alza i suoi pantaloni e non copre SUBITO il suo culo d’oro, il turno di bocca serale SALTA.- sorrise soddisfatta e lasciò la penna. Lanciò uno sguardo ad Hellen cogliendo i suoi occhi ancora posati sul bigliettino che cercavano di cogliere quel che vi era scritto. Sorrise e riprese la penna.
-P.P.S: Helly accetta MOLTO volentieri, TROPPO volentieri per i miei gusti.- le ammiccò. –Cosa a tre??- concluse disegnando un cuoricino e piegò il foglietto lanciandolo sul banco davanti al suo prima che Hellen potesse allungare la mano per impossessarsene.
Bill aprì il fogliettino ripensando ancora quel che Hellen aveva scritto precedentemente: Cosa voleva mai dire con ‘apri quei due occhi?’. Alzò lo sguardo controllando se la prof potesse vederlo e no, non c’era alcun pericolo. Davanti a lui una ragazza dai folti capelli lunghi e ricci lo coprivano completamente ed altre tre bancate lo precedevano. Era senza dubbio una frase a doppio senso: COSA doveva capire?!
Assorto dai suoi pensieri confusi, non si accorse che Tom gli aveva sfilato il bigliettino dalle mani, aveva letto quelle poche rise ed aveva ridacchiato con una mano premuta sulle labbra leggendo l’intervento di Agnes. Adorava la sua sorellastra, in tutto. Adorava il suo modo di rivolgersi, le sue battutine taglienti, il sorriso gelido, lo sguardo fermo ed autoritario, adorava quando in casa camminava con dei mini-short per provocarlo e quando, dopo aver ottenuto quel che bramava, lo abbracciava così forte da farle capire che tutti quei suoi atteggiamenti da super-diva-vip-ereditiera non erano altro che una maschera che abbassava con le persone che amava. Con lui, per esempio. Tom sapeva bene che Agnes si era affezionata a lui e non di certo per le loro prestazioni quotidiane…
Lo aveva capito da come lo stringeva, da come gli parlava quando erano da soli, da come gli metteva il broncio per ottenere qualcosa, da come scherzavano insieme.
Prese la penna in mano e sorrise ancora.
Le voleva un gran bene. E, ne era certo, sarebbe stato la stessa cosa anche se non avesse avuto quella fottuta maschera sul viso; SAPEVA bene che per Agnes era fondamentale mantenere quell’atteggiamento, per la popolarità, per tenere a distanza gli approfittatori, per la Casa di Moda, per avere il dovuto rispetto.
Era la stilista più piccola nell’azienda della madre: CHIUNQUE lì dentro avrebbe potuto metterle i piedi in testa, pur essendo lei la figlia della Direttrice creativa.
Scrisse velocemente sul foglietto, muovendo continuamente il piercing al labbro, non accorgendosi della prof che lo stava insistentemente fissando facendo muovere velocemente la Biro fra l’indice il medio.
Bill osservò la donna bionda con i lineamenti severi e nordici alzarsi ed avanzare lentamente verso di loro, mentre il fratello era ancora intento a scarabocchiare sul foglio, quindi decise di sferrargli un calcio negli stinchi, gesto che Tom non apprezzò.
<< Bill, porca troia!>>, sussurrò posando una mano sullo stinco colpito ed alzando gli occhi al cielo incrociò gli occhi celesti e gelidi della Prof, che lo scrutavano con finta ironia.
Si rizzò velocemente sulla schiena e chiuse nel pugno il bigliettino. << Frau Böhm, le assicuro che…>>.
<< Sì, so che sta per dire che stava seguendo, Signor Kaulitz. Per cui vorrei gentilmente chiederle di riassumermi la lezione del giorno, se non è chiedere troppo.>>, sussurrò indispettita la donna donando un leggero accento su quel falsissimo ‘gentilmente’.
Tom la guardò e deglutì a vuoto non sapendo che rispondere. << Io… io..>>.
<< Non lo sa? Beh, mi auguro che lei, sua fratello e le signorine qui dietro abbiate finito di interrompere la mia lezione con starnazzi non adeguati a questo livello di scuola. Se così non fosse, vi invito gentilmente a seguirmi in presidenza.>>, sussurrò la donna squadrando i gemelli e le tre ragazze dietro.
Agnes scattò in piedi guardando la donna con lo sguardo fisso e gelido e la mano posata elegantemente sul fianco scoperto. << Mi scusi, Frau Böhm, stanotte Thomas è stato poco bene per cui mia madre mi ha espressamente detto di tenerlo d’occhio.>>, lanciò uno sguardo al ragazzo inarcando un sopracciglio, << Mi dispiace di averle creato problemi, ma tutti siamo davvero molto apprensivi l’un con l’altro, non potevamo fare altrimenti. Non succederà più!>>, le sue labbra si muovevano sicure come quelle di una brava attrice che, come da copione, faceva risultare il tutto molto veritiero.
Bill la guardò a lungo rivolgendole uno sguardo grato e poi, insieme al gemello graziato, decise di iniziare a seguire la lezione.
E questa volta sul serio.
<>, Agnes aprì violentemente il portoncino di casa vedendosi correre incontro una Cassie scodinzolante ed infiocchettata che abbaiava e saltellava ai suoi piedi per attirare la sua attenzione. Sbuffò sonoramente e gettò il giubbotto e la borsa sulla poltroncina. << Non ora, Cassie. Mammina è TANTO irritata da questo…>>, lanciò uno sguardo di fuoco a Bill che aveva appeso il suo giubbotto sull’appendiabiti ed infilato le sue ciabatte azzurre e snobbò anche Alfred che le era andato in servizio per resettare la sua borsa e la giacca-Non poteva ASSOLUTAMENTE lasciare quella meraviglia di Vivienne Westwood accartocciata lì, NO!- << …Questo sfigato!>>, sibilò tra i denti.
Sabine, intenta a tagliuzzare le verdure per l’insalata, alzò gli occhi al cielo divertita e Gordon abbassò il giornale sul tavolo apparecchiato e guardò la compagna con un sorriso ironico sulle labbra.
<< Che si saranno inventati questa volta?>>, ridacchiò e piegò il giornale guardando Sabine che portava in tavola i piatti aiutata da due cameriere.
<< Che famiglia piena d’amore ed armonia!>>, commentò la donna sarcastica; i ragazzi fecero il loro ingresso nella grande sala da pranzo e Tom, dopo aver baciato il padre e la matrigna, si gettò sulla sedia lanciando occhiate loquaci ai genitori.
<< Senti, non me ne frega nulla dei tuoi sedili di pelle di coniglio reale! Se non vuoi che cada la cenere, aprimi quel fottuto finestrino!>>, Bill aprì le braccia esasperato e si lasciò cadere sulla sedia afferrando un grissino.
La ragazza spalancò la bocca ed afferrò la cagnetta che guaì infastidita dall’eccessiva violenza della sua padroncina. << Stai SCHERZANDO?>>, urlò. << Con il vento di metà ottobre, le foglie che volano, la pioggia, la mia BAMBINA correrebbe il rischio di diventare una COMUNISSIMA Mercedes sporca e di seconda mano! E inoltre..>>, alzò la manina altezzosamente fermando la voce di Bill-che stava per dire che SAREBBE PURE ORA DI SCENDERE DA QUEL PIEDISTALLO SU CUI ERA IMPIANTATA DA SECOLI-così riprese: <<…Inoltre quei sedili sono di VERA PELLE disegnati apposta per la sottoscritta da Karl Lagerfeld in persona. Ma vista e giudicata la tua scarsa preparazione nel MIO campo, DUBITO che tu sappia chi sia il GRANDE Karl.>>, spostò il peso su una gamba sorridendo maliziosa ad un Bill rosso di rabbia.
Il ragazzo spezzò il grissino in due ed impugnò il cucchiaio-RIGOROSAMENTE D’ARGENTO-puntando la ragazza che aveva preso posto. I genitori e Tom avevano lo sguardo sul piatto e facevano finta di non ascoltarli.
<< Per TUA informazione, piccola ninfomane egocentrica….>>, Sabine evitò per un pelo il soffocamento e Tom tossì rumorosamente. << …Io SO MOLTO più di quanto tu non immagini in fatto di moda.>>.
Agnes ridacchiò afferrando con due dita il lembo della camicia di Bill costringendolo ad abbassare la mano sul tavolo; si pulì subito dopo la mano sul tovagliolo di lino, come se dovesse immediatamente eliminare i germi di contatto.
<< Ah, sì? H&M ha rilasciato una nuova collezione completata da VERI COOL HUNTER e non in collaborazione con grandi VERI stilisti? Dolce&Gabbana chi ha plagiato questa volta?>>, Agnes inarcò il sopracciglio e mosse la gamba sotto il tavolo iniziando a mangiare altezzosamente.
Bill ingoiò il primo boccone e lasciò il cucchiaio nel piatto lanciando alla sorellastra uno sguardo annoiato.
<< H&M, mia cara sorellina, è piacevolmente consapevole di non avere un gruppo creativo serio, come quello del grande Karl Lagerfeld, o Alexander McQueen, o tutti quei senza alcun dubbio magnifici stilisti a cui sono devoto e a cui TU lecchi il culo per dei sedili di pelle di gatto spellacchiato o una borsa personalizzata in regalo per i Diciott’anni….>>, Bill alzò il dito per zittire la sorellastra che stava per urlare alla madre che non voleva che dicesse i suoi desideri a mezza Sassonia.<< … Ed è anche consapevole di vestire una fascia d’età inferiore ai Quarant’anni, certo! Eppure, se tu conoscessi la storia di Hennes e Mauritz, sapresti che il loro marchio è diventato famoso in TUTTO, e ripeto TUTTO, il mondo proprio perché è riuscito a distinguersi da tutte le grandi case di moda, grazie alle collaborazione, alle campagne contro l’AIDS e, qualora non lo sapessi, la Grande Regina del Pop, Madonna, nel 2006 ha fatto realizzare esattamente da quella che tu credi incompetente, H&M, la linea per il suo Tour. E non provare a dire che non ti piace Madonna, ti sento ogni pomeriggio cantare a squarciagola Like a Virgin e My sex is a killer, do you wanna die happy….>>, la fissò inarcando il sopracciglio lanciando uno sguardo anche a Tom che scivolò sulla sedia colpevole. << …E di sicuro non piace A ME.>>, spostò lo sguardo sulla sorellastra notando il suo sopracciglio sollevarsi sempre di più, quindi prese un altro boccone.<< E poi…>>, spostò col piede la cagnetta che gli stava tirando le ciabatte. << Fossi in te non mi darei tutte queste arie, visto e giudicato che tu non sei ancora arrivata al Paris Fashion Week. O sbaglio?>>, sussurrò incattivito e Gordon voltò il viso verso il figlio posando il bicchiere sul tavolo.
<< BILL! Chiedi scusa a Sabine, immediatamente!>>.
La donna sorrise dolcemente al figlioccio e scosse la testa. << No. Bill ha ragione. La mia casa di moda non è ancora arrivata al massimo, pur essendo la più famosa nella Germania Est. Sono cose che richiedono tempo.>>.
Bill si morse il labbro. << Sabine, non prenderla sul personale, ma la mia critica era rivolta solo ed esclusivamente a Miss-Sono-Ai-Livelli-Di-Chanel-Lorenz.>>, voltò lo sguardo verso Agnes che lo stava letteralmente fulminando.
<< Per tua informazione, Mr.-Penso-Di-Conoscere-Il-Segreto-Della-Vita-Kaulitz, IO sono stata notata dalla stessa Anna Wintour in persona.>>, Bill sgranò gli occhi urlando un acuto “Cosa?!”. << E non permetto ad un ragazzino arrogante di giudicare il mio lavoro.>>.
<< Agnes! Ora basta, chiedi scusa a tuo fratello!>>, Sabine la fulminò con lo sguardo.
<< Ma mamma…>>.
<< Bill ha le sue conoscenze nel nostro campo e TU non hai il diritto di trattarlo come lo stai trattando da un mese!>>, le indicò il ragazzo col mento e Bill incrociò le bracca al petto stizzito.
<< Di che conoscenze parli? L’azienda della Diesel non rientra nel….>>.
<< Bill è diplomato da un anno all’Accademia di Moda di Hamburg, Agnes.>>, la bloccò ancora e la guardò fissa negli occhi, mentre lei sgranava i suoi e Bill abbassava il viso e lanciava uno sguardo irritato al padre sibilando un “Avevi promesso di non dirlo”.<< Ci ha studiato per tre anni, andando ogni volta ad Hamburg per dare gli esami. Proprio come te qui a Berlino. E non guardarmi così! Come vedi, avete le stesse competenze! E’ da un mese che ti supplico di fare amicizia con i tuoi fratelli e con amicizia non intendo solo….>>, mosse la mano in gesto vago verso Tom imbarazzata e il ragazzo sgranò gli occhi insieme ad Agnes. << Voglio che tu e i tuoi fratelli vi sosteniate a vicenda, perché non voglio che fra due anni, quando ognuno sarà andato per la sia strada… beh, non voglio che alle… non so, cene di Natale, incontri di famiglia, voi vi guardiate con astio! O che non vi guardiate neanche! Ed ora mangiate, in silenzio.>>.
Agnes aprì le labbra e poi le richiuse girando il cucchiaio nella zuppa.
Sua madre riteneva DAVVERO così importante che fra lei e i gemelli ci fosse quel tipo di rapporto?
E poi, cosa più importante, perché Bill le aveva nascosto la verità?
Serrò la mascella lanciando uno sguardo di sfida al fratello e bevve un sorso di vino.
‘Non cantare vittoria, Wihlelmina, questo è solo l’inizio.’

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto; ***


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Quinto capitolo
 
<< Avete capito? Tre anni ad Hamburg!!>>, Agnes sistemò violentemente la sua ultima creazione sul manichino e serrò la mandibola osservando l’abito.
Era del colore del mare, un blu profondo e lucente, impreziosito da piccoli strass e zaffiri sintetici incastrati nelle varie rouche che si aprivano in una particolare linea a sirena con il bordo di pizzo. Sulla spalla del manichino era appoggiato un boa sfumato con i colori del mare, dal blumarine all’azzurro e al collo un collier di diamanti impreziosiva il tutto.
Hellen era seduta sulla scrivania di ciliegio con le gambe accavallate ed osservava con ammirazione quel vestito che Agnes aveva finito di confezionare mentre raccontava loro della vicenda accaduta all’ora di pranzo; Sofie, tenendo il mento appoggiato sulla spalliera della sedia , guardava un’Agnes furiosa chiedendosi la vera motivazione del suo umore; Sarah era beatamente stesa sul letto a due piazze fra le lenzuola di seta rosa e nere e i cuscini degli stessi colori.
<< Sarah? Facciamo notte così.>>, strillò Agnes verso la ragazza bionda e mentre Sarah si alzava lanciando uno sguardo d’intesa alle altre due amiche, Agnes sfilò da un altro manichino un vestito rosso di tulle e raso, impreziosito da cristalli dello stesso colore.
La bionda si spogliò lasciandosi infilare quella creazione che la fasciava perfettamente: la gonna era stretta fino al ginocchio con un grande spacco che le lasciava metà gambe scoperte, lo strascico era di tulle e ricopriva almeno mezzo metro di parquet.
<< La cosa che mi fa incazzare di più….>>, sussurrò mentre stringeva i laccetti dietro la schiena alla bionda che sussultò. << …è che me l’ha nascosto! Mi ha fottutamente presa in giro, facendo lo sfigato del cazzo!>>.
Sofie la guardò inarcando il sopracciglio. << Scusa se te lo dico, mia cara, ma Bill, visto e giudicato il vostro rapporto, non aveva alcun dovere nei tuoi confronti.>>, Sofie la puntò con una penna.
Agnes inarcò il sopracciglio e la fissò dall’alto tirando i laccetti del vestito. << Solo perché vai a letto con Bill non vuol dire che te lo devi difendere in modo così sfrenato, gioia!>>.
Sofie sgranò gli occhi e Hellen la guardò sconvolta scoppiando in una fragorosa risata che coinvolse anche Sarah seppur fosse senza fiato. Agnes le guardò facendo il fiocchetto al limite del bustino ed increspò le labbra contrariata. << Che avete da ridere?>>.
Sofie posò la fronte sulle braccia ridendo forte e poi disse fra i singhiozzi un semplice: << Sei fumata già da ora?>>.
La mora sgranò gli occhi e sbatté il piede per terra. << Come scusa??>>, trillò.
Sofie si ricompose e sistemò l’orlo del maglioncino verde che la fasciava perfettamente. << Io e Bill non siamo MAI andati a letto insieme e mai ci andremo.>>, ridacchiò mentre Hellen scuoteva divertita la testa e Sarah si contemplava alla grande specchiera della cabina armadio. << Non è il mio tipo.>>, concluse schioccando la lingua con fare altezzoso.
<< Che cosa?!>>, la moretta fissò Sofie e si piegò per sistemare l’orlo dello strascico. << E quelle sere in cui uscite insieme? Quei baci sulla guancia? Non fate sesso nelle DarkRoom?>>.
Hellen girò gli occhi scambiandosi uno sguardo d’intesa con Sofie. << Agnes, non siamo te che scopi con Tom in ogni angolo nascosto dell’Adagio.>>, sussurrò ironica la ragazza afferrando una lima.
Agnes le lanciò uno sguardo da sopra le spalle sistemando l’orlo del vestito sul pavimento e fece un sorriso malizioso. << Non sarai mica gelosa, Helly!>>, si rimise dritta prendendosi il mento fra pollice ed indice mentre ammirava la sua nuova creazione addosso alla sua amica e scoprendosi piacevolmente ed impensabilmente soddisfatta.
Al contrario di quello che tutti potessero pensare, Agnes era una di quei tipi insicuri e perfezionisti. Adorava le cose fatte bene, alla perfezione e non tollerava nessun tipo di sbaglio; adorava fare tutto e bene, adorava quando qualcosa esprimeva al massimo quello per cui era stata creato.
Sorrise appena ed abbassò lo sguardo sul vestito.
Peccato che lei non facesse mai nulla alla perfezione…
<< Che cosa?!>>, Hellen la riportò alla realtà facendola voltare. La vide arrossire leggermente e lasciare la lima in un portaoggetti nero con dei fiori di ciliegio incisi sopra. << Sei TOTALMENTE fuori strada! Non mi piace Tom!>>, scrollò le spalle e incrociò le braccia al petto spostando lo sguardo fuori dalla grande portafinestra dove delle nuvole dense preannunciavano l’arrivo imminente dell’inverno.
Sofie e Sarah si lanciarono uno sguardo d’intesa e poi guardarono la ragazza che stava riordinando i pezzi di stoffa in un contenitore di metallo.
<< Okay, okay!>>, Agnes guardò Hellen inarcando il sopracciglio. << Non c’è bisogno che tu te la prenda in questo modo, è solo una considerazione.>>.
<< Non sono tutti come te, Agnes!>>, Hellen scese dalla scrivania e prese il suo soprabito blu di panno e le lanciò un’occhiata mettendo gli occhiali da sole ambrati sul naso. << Ricordalo.>>.
Agnes guardò prima Sofie e Sarah che le lanciarono un’occhiata perplessa e poi fissò Hellen. << Helly, sul serio, hai COMPLETAMENTE frainteso!>>, le andò incontro afferrandole il polso per trattenerla, mentre lei apriva la porta facendo per andarsene. << Aspetta!>>.
<< La verità è che…>>, la ragazza sospirò e guardò Agnes. << ….Ci sono persone che hanno dei sentimenti, Ag! Non tutte sono delle bambole di ghiaccio ciniche e fredde come te! Mettitelo bene in testa.>>, indossò il soprabito e cercò le chiavi della sua Audi nella sua borsa di Prada. << Devo andare, ho allenamento fra poco.>>, le guardò e sorrise appena. << Ricordate di venirmi a vedere per le selezioni della nuova squadra di Basket, io e le ragazze abbiamo preparato una coreografia degna della squadra di Cheerleader del Graues Kloster.>>, alzò la mano in segno di saluto ed uscì.
Agnes la guardò con un’espressione dispiaciuta in volto e la seguì. << Aspetta, ti accompagno alla porta…>>.
Lei si voltò e le regalò un sorriso freddo. << Non ce n’è bisogno, conosco la strada. Ciao, bambola.>>, le schioccò un bacio sulla guancia e scese le scale salutando il maggiordomo che entrava in casa dalla passeggiata pomeridiana di Cassie tenendo la cagnetta al guinzaglio. Si abbassò e le regalò una carezza, rivolgendo poi un saluto fluttuante a Sabine che si sporse per salutarla dal salone.
Fece per aprire la porta, ma si accorse che qualcuno la stava anticipando dall’esterno, per cui lasciò la maniglia vedendosi arrivare davanti un Tom infreddolito. << Hey!>>, le sorrise cortesemente aprendole la porta. << Già te ne vai?>>.
La ragazza sorrise ed uscì annuendo. << Ho allenamento, fra una settimana sarà la selezione per la squadra di basket. Dobbiamo provare.>>, abbassò lo sguardo sulle scarpe stringendosi nel caldo soprabito.
<< Oh.>>, annuì Tom. << Beh, allora ci vediamo lì! Fai il tifo per me, okay?>>, le sorrise sghembo e la ragazza sgranò gli occhi.
<< Ci sarai anche tu?>>.
Tom sorrise e si strinse nelle spalle. << Spero solo di fare una figura degna del capitano di una squadra di Basket della Provincia.>>.
La ragazza fece un passo indietro evitando per poco di cadere dallo scalino. << Bene… allora…>>, sorrise imbarazzata torturandosi le mani. << Ci vediamo lì!>>, lo salutò con la mano e scese i gradini andando verso l’auto parcheggiata nel vialetto.
<< Ci conto eh!>>, le urlò dietro il ragazzo ricevendo un okay da Hellen, prima di chiudere il portone.
Agnes osservò la scena tenendo le mani sul passamano in ciliegio e quando fu sicura che l’amica fosse uscita e che Tom si fosse ritirato in cucina a –Ne era SICURA! Lo faceva ogni sera- cercare qualcosa di ipercalorico da sgranocchiare, spostò il peso sul fianco sinistro e alzò gli occhi al cielo assumendo una posa da vera Diva. << DIO, è stracotta!>>, sbottò alle ragazze che la raggiunsero sistemando le loro cianfrusaglie.
Sofie ridacchiò e si strinse nel suo piumino color grigio fumo. << Se ne sei così sicura perché non rinunci a Tom e l’aiuti a farsi avanti, Barbie?>>.
Sara annuì guardando l’amica e si appoggiò alla ringhiera guardando Agnes che sgranava gli occhi senza saper come ribattere. << Ag, non ti starai innamorando di Tom!?>>.
La mora sgranò ancor-se possibile-di più gli occhi e portò prontamente le mani davanti al viso. << Oh, no no no, ragazze!>>, si morse le labbra colpevole. << Avete capito malissimo! Io e Tom ci divertiamo! Semplicemente questo. Sto bene insieme a lui, mi piace passare del tempo con lui sotto le coperte…>>, sogghignò ripensando alle capacità sessuali del ragazzo e si umettò maliziosamente le labbra, tossicchiando poi.<< Tutto qui! E poi è un buon amico, mi piace il modo in cui mi tratta. Ma… NO! Non mi sono AFFATTO innamorata di lui! Agnes Lorenz innamorata? Ma non scherziamo!>>, ridacchiò istericamente e si schiarì la voce guardando le due amiche che la scrutavano non convinte.
Sofie scosse il capo e sorrise teneramente come se stesse per fare un discorso ad una bambina. << Ag, arriverà anche per te, fattene una ragione. Non puoi tenere questo cuoricino segregato con una serratura antica….>>.
<< ….Come la tua camera ai gemelli!>>, continuò Sarah per lei inarcando il sopracciglio.
<< Come la tua camera ai gemelli, esatto! Voglio dire, ben presto arriverà una persona che sarà capace di distruggere quella patina di ghiaccio duro e pungente che ha avvolto il tuo cuore. Credimi, Ag. Io SENTO che presto arriverà quel giorno. E quando io sento qualcosa….>>.
<< E’ quella, sì.>>, ripetettero insieme le due ragazze facendole da coro.
<< Esattamente.>>, Sofie si strinse nelle spalle soddisfatta e prese la sua borsa nell’incavo del gomito.
La mora si morse le labbra rosse e scosse la testa.
Non sarebbe mai arrivato quel qualcuno capace di farla ricredere su quegli esseri quali sono gli UOMINI. Sono una razza inferiore, si disse.
Sono fatti per essere usati.
Per essere gettati.
Devono soffrire come loro fanno soffrire le donne, s’impose ancora.
Non avrebbe mai trovato un uomo capace di farla ricredere su quel concetto così delicato e pericoloso qual era l’amore. Nessuno ci sarebbe riuscito. Nessuno.
I suoi pensieri vennero interrotti dal rumore della serratura che si aprì e da un sonoro “Siamo a casa!” di Gordon. Alzò lo sguardo e guardò il patrigno che posava le buste della spesa all’ingresso e s’incamminava verso sua madre che lo aspettava felice con un cucchiaio di legno in mano. L’uomo le baciò dolcemente le labbra prima di assaggiare quello che la compagna gli aveva avvicinato alle labbra teneramente, tenendo una mano sotto al suo mento ed imboccandolo come se fosse un bambino in tenera età bisognoso ancora di attenzioni.
Sorrise dolcemente guardando la scena ed abbassò il viso sospirando.
Oh sì, disse una vocina nella sua testa, l’amore esiste eccome. E i suoi genitori ne erano la prova vivente.
<< Io…>>, sussurrò più a se stessa che alle amiche. Sospirò << Io non voglio nessuno…>>.
Le due ragazze si guardarono alzando lo sguardo al cielo e poi si soffermarono sul ragazzo che stava entrando infreddolito in casa tenendo fra le braccia altre buste della spesa.
<< DI’ AL TUO TOPO DI SPOSTARSI DA QUI!!!>>, urlò Bill cercando di evitare la cagnetta che gli saltava intorno scodinzolante.
Agnes, suo malgrado, sorrise. << CASSIE, vieni da mammina! Non vale la pena fare le feste ALLA PLEBE.>>.
Sofie e Sarah ridacchiarono e poi salutarono l’amica con un bacio sulla guancia commentando che se avesse continuato così sarebbe rimasta sempre una vecchia zitella acida e piena di sé.
Sara salutò con la manina Bill e sorrise uscendo dal portoncino. << Agnes non è dell’umore migliore stasera, stai attento.>>, ridacchiò raggiungendo la sua BMW grigia metallizzata.
Bill girò gli occhi esasperato e salutò la bionda guardando poi Sofie che lo abbracciò prontamente.
<< E quest’affetto improvviso?>>, chiese il ragazzo piacevolmente sorpreso dal gesto dell’amica che poteva il più delle volte sembrar diffidente da gesti affettuosi. Tuttavia le cinse la vita stringendola.
<< Mi andava.>>, sorrise staccandosi appena. << Ci vediamo domani a scuola.>>, posò le labbra sulla guancia del ragazzo schioccando un casto bacio. Guardò ancora Agnes appoggiata alla ringhiera e la salutò con la mano raggiungendo l’amica.
Bill salì le scale non degnando di uno sguardo la sorellastra che lo stava fulminando con gli occhi, appoggiata alla ringhiera e le braccia conserte. La snobbò e si diresse verso il bagno sbadigliando profondamente.
<< Come diavolo hai potuto??>>, Agnes lo squadrò con lo sguardo di odio. Gli occhi in un’espressione cattiva e il sopracciglio inarcato.
<< Mmmh?>>, Bill non si voltò e prese delle salviettine struccanti passandosele delicatamente sul viso candido e bianco.
Agnes si avvicinò osservandolo e non poté ancora una volta fare a meno di pensare che, DIO, quel fottuto ragazzo non aveva un minimo difetto. Neanche UNO!
Osservò il suo profilo che si specchiava nella grande specchiera illuminata e rifletteva un Bill intento a levare quella leggera ombra di matita che gli sottolineava quei due occhioni di cucciolo. Sgranò gli occhi e DEPENNO’ CATEGORICAMENTE il suo ultimo pensiero inarcando ancora di più in sopracciglio incattivita.
<< Sei pregato di guardarmi negli occhi quando ti parlo!>>.
Bill sospirò. << Che vuoi?>>, la guardò dallo specchio gettando le salviette sporche nella pattumiera.
<< Perché non mi hai detto che TU, orrido sfigato depresso, hai preso un diploma in quell’IMPORTANTISSIMA e pregiatissima accademia ad Hamburg?? Perché?! Non avevi il diritto di prendere in giro ME.>>, spostò il peso sulla gamba sinistra.
<< Te?! TE?! Si parla sempre e solo di TE! Non avevo nessun dovere a dirtelo, Agnes!>>, Bill prese degli asciugamani puliti ed uscì dal bagno superandola.
<< Sono una stilista anche io!>>, gli urlò dietro.
<< E QUINDI?!>>, urlò lui dalla sua stanza, prese tutto il necessario per il bagno e sfilò jeans e maglietta.
<< E quindi, DIO, GUARDAMI QUANDO TI URLO CONTRO!>>.
Bill si morse le labbra e mise un asciugamano in vita uscendo dalla sua camera. La fronteggiò guardandola dall’alto con uno sguardo incattivito ed esasperato.
Agnes lo squadrò deglutendo piano. Anche se non si vedeva, Bill aveva un fisico quasi perfetto, con i muscoli al punto giusto seppur non troppo accentuati; era pieno di tattoo e piercing, pensò notando il piercing al capezzolo, il tattoo a forma di stella nel basso ventre, un enorme tattoo che formava una B di scritte su tutto il fianco e…
Granò gli occhi.
Era il suo stesso tattoo.
Si soffermò poco su quel tattoo che conosceva bene. Era sull’avambraccio sinistro ed era molto simile a quello che aveva lei fra i baci di venere.
Freiheit.
Fece una smorfia e tornò a guardarlo negli occhi.
<< Non ho nulla da dirti, Agnes. Tu non sei NESSSUNO per me.>>, sussurrò serrando la mascella issando gli occhi in quelli della ragazza. << Sei solo una ragazzina viziata e piena di sé, a cui non importa nulla della gente altrui, a cui importa solo dell’apparenza, di quanto sia figo il giocatore di Basket da portare a letto, di quanto sia alla moda un vestito. Tu non hai NIENTE dentro, Agnes. Sei arida, fredda, vuota.>>, sussurrò mentre la ragazza sgranava gli occhi sentendosi colpita e, Dio, anche ferita da quelle parole. << Sei nata per stare sola e morirai da sola, perché… sì… perché sei troppo, TROPPO cattiva perché qualcuno ti ami davvero!>>, la puntò con un dito. << Ed io me ne andrò appena prenderò questo fottuto diploma, sì! Me ne andrò come se ne andranno tutti da te.>>, concluse con disprezzo e face un passo indietro fissandola scuotendo la testa. << E non mi dispiacerà AFFATTO.>>.
La guardò ancora con una freddezza tale da far rabbrividire chiunque, anche la stessa Agnes che tremò stando immobile.
Prima che la ragazza potesse alzare anche solo un dito per fermarlo, Bill sbatté con forza la porta del bagno.
<< Io….>>, la ragazza sentì le lacrime invaderle e pizzicarle gli occhi. << IO NON SONO SOLA!!!>>, urlò dietro la porta del bagno. << Io ho TANTI AMICI, tutti MI VOGLIONO, tutti VOGLIONO ESSERE MIEI AMICI!>>, urlò ancora sentendo le lacrime scivolarle sul viso.
Come risposta ricevette solo lo scroscio dell’acqua.
Premette le mani sul viso e corse nella sua stanza sbattendo la porta con forza. Si buttò sul letto singhiozzando piano col viso nel cuscino, per seppellire i singhiozzi.
Lo odiava.
Lo odiava con tutta se stessa.
Ed era strano, disse una vocina nella sua testa.
NESSUNO mai era riuscito a ferirla, a farla sentire così, nessuno.
Nessuno, prima di Bill.
Si morse forte le labbra ed afferrò il suo Iphone scorrendo nella rubrica.
Si asciugò le lacrime col dorso della mano e portò l’Iphone all’orecchio attendendo che una persona ben precisa rispondesse.
<< Agnes, cos’hai combinato?>>.
Si sentì subito sollevata nel sentire quella voce e sorrise dolcemente lasciando cadere altre lacrime.
<< Natalie… ho bisogno di te.>>.

Erano giorni che quell’insopportabile, arrogante sfigato non le rivolgeva la parola. Giorni che faceva finta che non esistesse. LEI!! Agnes Lorenz, ignorata in quel modo da uno sfigatello di Provincia?
Guardò Bill prendere velocemente appunti, mentre la professoressa spiegava cose incomprensibili come le funzioni, o qualcosa di simile.
Era totalmente preso, era assente da giorni ormai.
Niente più battibecchi a tavola, niente più urli per il turno del bagno, niente più litigi per Cassie; non saliva più nella sua auto da giorni, ormai… preferiva prendere la U-Bahn, diceva.
Dio MIO, pensò, la U-Bahn! Lì c’era un insopportabile odore di Curry Wurst e Kebab, unito all’indecente rumorio delle metro che arrivavano, delle metro che partivano, delle metro che venivano annunciate, dei tacchi dei passanti che si affrettavano a prendere la metro per andare a lavoro.
Sbuffò.
Roba da sfigati.
Perché preferire una metropolitana vecchia e sporca ad una Mercedes di lusso e pulita, come la sua?
Perché preferire il contatto con gli sconosciuti a….
Si morse l’interno della guancia.
…. A lei.
Si passò piano le morbide piume della sua matita sulla guancia, pensando assorta che magari aveva davvero sbagliato lei ad essere così cattiva nei suoi confronti, così invadente ed indelicata. Era già una settimana che Bill non le rivolgeva neanche uno sguardo e tre giorni che non andava in Discoteca con loro.
Preferiva rimanere a casa a leggere un libro o a videochiamarsi col suo migliore amico, diceva.
Stava SERIAMENTE pensando di chiedergli scusa, ma poi il suo orgoglio le diceva che NO! Era stato Bill a chiamarla in tanti modi orrendi, era BILL a doversi scusare!
Mise il broncio aggrottando le sopracciglia e guardò il ragazzo che fissava attento la lavagna bianca.
Quella sera sarebbe arrivata a casa la persona più importante della sua vita e né Bill, né Tom, né Gordon ne sapevano nulla.
Natalie era la sua ancora, la sua confidente più sincera, la persona che non avrebbe potuto MAI E POI MAI giudicarla, perché l’aveva vista nascere, crescere, diventare quello che era.
Adorava sua sorella maggiore. L’adorava in tutto e per tutto.
Abitava a Treptow, un quartiere nell’estremo Est di Berlin, era sposata ed aveva una bambina. Lavorava in banca e dirigeva una vita ordinaria; era tutto il contrario di Agnes, tutto.
Conosceva Gordon da due anni ed erano sin da subito andati d’accordo. Per non parlare della piccola Mia, una bimba di due anni con due grandi occhioni azzurri e i capelli a boccoli dorati; si era subito affezionata al nuovo “nonno” , anche se in quasi due anni l’aveva visto forse tre o quattro volte.
Spesso aveva parlato con Tom di sua sorella, esternando ancora una volta il lato tenero del suo carattere.
Ormai, si disse, non le importava. Tom e lei erano come due fratelli e lei si sentiva al sicuro fra le sue braccia.
Pensò che l’unico a non sapere dell’esistenza di Natalie fosse Bill ed ancora una volta il suo sguardo si rabbuiò pensando di essere stata una vera e propria stronza a trattarlo in quel modo.
Voleva farsi perdonare, in qualche modo.
DOVEVA, anche perché, doveva ammetterlo, a tavola era diventato tutto una noia mortale senza i loro litigi.

<< Sei sicura di quello che dici, Ag?>>, Tom prese le chiavi della macchina e guardò la sorellastra come se fosse un’aliena con tre occhi e cinque orecchie.
Agnes annuì sorridendo dolcemente al ragazzo. << Sicurissima.>>, strinse la cinta del suo soprabito nero di panno in vita e fece due passi indietro. << Devo fare delle commissioni. Tu va’ pure a casa con… con lo sfigato! Io mi fermo a mangiare in uno di quei ristorantini italiani, sai…>>, mosse la mano in un gesto vago e Tom annuì inarcando un sopracciglio.
<< Okay… okay! Ci vediamo a casa, allora.>>
Agnes sorrise al ragazzo e si alzò sulle punte posandogli un dolce bacio sulla guancia. << Trattami bene la mia bambina se non vuoi finire sotto la Santa Inquisizione di Sua Maestà Sabine e soprattutto se non vuoi assaggiare le MIE unghie.>>, sussurrò ammiccante guardando il fratellastro negli occhi.
Tom deglutì e poi rise. << Oh, beh…>>, passò le callose dita dietro la nuca tastandone due piccoli tagli non molto profondi ma molto, molto eccitanti. << A quelle ci sono abituato ormai, bellezza.>>.
Agnes rise e gli diede le spalle ed alzò la manina coperta dal guantino di pelle nera e ripresa con un fiocco di velluto sul dorso e mosse le dita in segno di saluto, camminando poi come una vera modella fino all’Audi bianca di Hellen, che l’aspettava parlando con le altre due amiche sui sedili posteriori.
Entrò in auto al posto del passeggero e sospirò accavallando le gambe. << Questa volta non ho assolutamente idea di cosa comprare alla mia nipotina!>>, prese dalla sua Prada nera uno specchietto e il suo rossetto Chanel delineando una linea netta sul labbro inferiore e una su quello superiore.
Hellen guidava spedita per le strade berlinesi e le due ragazze dietro osservavano Agnes truccarsi in quel modo così perfetto come solo pochi riuscivano a fare in auto.
<< Un giocattolo? Ha due anni!>>, Hellen le lanciò uno sguardo.
<< Macché! E’ piena di giochi>>, protestò Agnes chiudendo la borsa.
<< Una bella sciarpa di lana!>>, annuì fiera Sofie.
<< SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO, SOFIE.>>, Agnes la fulminò voltandosi e la ragazza si strinse nelle spalle dicendo che sarebbe stata utile!
<< Oh, Sofie! Quello che non sai di Mia è che è TOTALMENTE, INCREDIBILMENTE, FOTTUTAMENTE uguale a sua zia!>>, Sarah rise afferrando un bacio mimato per aria da Agnes e posandosi la mano sulle labbra. << E’ la sua fotocopia, ovviamene molto più piccola, con i capelli biondi e gli occhi blu, molto ma molto più tenera e bella.>>, cercò l’approvazione negli occhi di Agnes che annuì fiera di essere la zia di una bambina così bella. << E ovviamente non è TROIA come lei.>>.
Hellen e Sofie scoppiarono a ridere, mentre sul volto di Agnes si dipingeva un’espressione delusa e le labbra si increspavano in un broncio. << Heeeey!!>>.
<< Mi dispiace dirtelo, Ag, ma Sarah questa volta ci ha preso di brutto!>>, Hellen ridacchiò parcheggiando davanti ad un edificio antico dal tetto spiovente color matto.
<< Mia nipote è STUPENDA ed IO non sono troia!!>>, Agnes rise con loro afferrando la sua borsa. Scese dall’auto e tremò colpita da un vento gelido tipico Berlinese.
<< Ag…>>, Sofie le afferrò un braccio camminando con lei. << Quando tu non sarai più troia, io sarò troppo vecchia per fare concerti, Sarah troppo grassa per essere una modella ed Hellen troppo imbranata per essere una Cheerleader.>>.
Agnes rise entrando nel KDW, camminando su quei tacchi a spillo che aveva messo nel bagno della scuola, insieme ad una gonna nera a pieghe a vita alta ed una blusa bianca.
<< Ragazze, non mi dipingete come una mangia uomini, su!>>.
<< Devi semplicemente trovare chi ti farà cambiare visione del mondo e dell’amore, soprattutto.>>, Hellen si strinse nel cappotto entrando in Gucci.
Agnes abbassò il viso incupendosi per un attimo.
No. Non avrebbe trovato nessuno. Il mondo era così e l’amore non esisteva.
Fece un finto sorriso all’amica e la seguì nelle compere.

<< Ristorante italiano??>>, Sofie camminò accanto alle amiche tenendo le buste sulle braccia piegate. << Non potete immaginare la fame che ho! Potrei mangiarvi a tutte e tre!>>.
<< Sofie, la dieta non è un optional!>>, Sarah ancheggiò al suo fianco tenendo le sue buste.
Tutti gli sguardi del KDW erano rivolti a quelle quattro ragazze che ancheggiavano come se fossero su una passerella, portando con sé buste delle più grandi e costose firme che una persona normale poteva solo sognare.
<< Ti sembro grossa??>>, Sofie afferrò con due dita un lembo di pelle sul braccio dell’amica che urlettò dal dolore e si ritrasse prontamente dalla morsa letale dell’amica urlando che NON AVEVA DETTO QUESTO!
<< Dio ragazze, un po’ di contegno!>>, ridacchiò Hellen guardando le vetrine illuminate.
<< E’ colpa sua!>>, urlò Sarah indicando Sofie col dito. << Lo fa a tutti! Strano che non l’abbia fatto anche a voi! Bill ha un livido enorme sul braccio per colpa sua!>>.
Agnes, che stava camminando sorseggiando un caffè caldo, sussultò sentendo quel nome, come se la sua amica le avesse aperto gli occhi verso qualcosa di DAVVERO IMPORTANTE da fare.
Il problema era… che non sapeva cosa.
Voleva davvero farsi perdonare da Bill, ma non sapeva in che modo!
Si guardò intorno cercando delle ispirazioni e la sua mente fu attirata da un negozio che vendeva diversi cosmetici di importanti firme.
Sgranò gli occhioni come se una lampadina si fosse appena accesa sulla sua testa e un sorriso a trentadue denti si aprì sul suo viso. Gettò il cartone del caffè in una pattumiera e si avvicinò al negozio mentre le ragazze si erano già accomodate in un ristorantino italiano.
<< Agnes!>>, urlò Sofie verso di lei alzando una mano, ma vide l’amica sparire nel negozio. << Niente. E’ andata. Sicuramente avrà visto qualche rossetto Dior o Chanel che ESIGE.>>.
Mentre le amiche continuavano a fare battutine affettuose sul suo conto, Agnes cercava qualcosa di ben preciso nel reparto maschile dei profumi. Guardò minuziosamente ogni profumo, dal primo all’ultimo, anche più volte, ma non trovò ancora quello che cercava.
<< Serve aiuto?>>, una commessa col sorriso cordiale e una coda di cavallo bionda le si avvicinò.
Agnes si voltò ed assunse un’aria superiore posando la mano con le unghie laccate di nero sul fianco fasciato e sporse quest’ultimo assumendo una posa da Vera-Vip-Snob quale era.
<< Sto cercando un profumo. Per… per il mio ragazzo.>>, si morse appena l’interno delle labbra arrossendo impercettibilmente. << Wood. Di Dsquared.>>.
La commessa la squadrò dal basso con un sopracciglio inarcato –da dove stava uscendo quella Paris Hilton mora?!-e controllò su un Ipad la vendita del prodotto. << Mi dispiace, lo abbiamo terminato!>>.
Agnes sgranò gli occhi delusa. << Oh…>>, sussurrò a se stessa e poi tossicchiò tornando a guardare freddamente la donna davanti a lei. << OH. Che razza di fornitore avete?! Dean e Dan non vengono pagati per questo tipo di servizio. Valgono molto di più.>>, sussurrò snobbando la commessa –Il cliente ha sempre ragione, il cliente ha sempre ragione, il cliente ha se…- << Non metterò mai più piede qui dentro e speri che non ne parli mai con Dean e Dan in persona perché potrebbe farvi chiudere.>>, uscì ancheggiando e la donna girò gli occhi al cielo. Piccole ragazzine ricche credono di poter conquistare il mondo.
Uscita da quel negozio un forte senso di sconforto la invase e si trascinò sconsolata fino al tavolo della amiche, sedendosi e sospirando sommessamente .
<< Non hai trovato il rossetto che cercavi?>>, Hellen le porse un menu.
<< No…>>, sospirò lei afferrando il libro di cuoio nero. << Ci tenevo tanto.>>
<< Capirai!>>, ridacchiò Sofie colpendo piano il braccio dell’amica che stranamente non si ribellò. << Sarà stato un altro tuo capriccio che fra due settimane non ricorderai più!>>.
<< Una settimana!>>, precisò Sarah.
<< No. Questa volta è diverso!>>, Agnes le guardò sconsolata.
<< Lo dici sempre!>>, Sofie si attorcigliò intorno al dito una ciocca di capelli.
<< Non è vero!>>.
<< Daaaai, Ag! L’hai detto anche per la villa sul Lago di Como!>>, Sofie la indicò e lei girò gli occhi dicendo che non era poi COSI’ importante.
<< E per la sfilata a New York a Times Square in piena notte!>>.
<< E per un tigrotto bianco!>>.
<< L’hai detto persino per Cassie!>>.
<< Solo che poi Cassie l’ha ottenuta!>>.
<< Okay, OKAY, BASTA!>>, Agnes fermò le ragazze alzando le manine e le guardò esasperata. << Questa volta è diverso! E’ per un regalo!>>.
Tre paia di occhi increduli si puntarono su di lei. << Un regalo??>>, esclamarono all’unisono e Agnes annuì timidamente.
<< E per chi sarebbe questo regalo?!>>, chiese sconcertata Hellen.
<< Le uniche persone a cui fai regali sono TE e… E CASSIE!>>, protestò Sarah.
Agnes rise riconoscendo la verità nelle parole dell’amica e si morse le labbra sentendosi tremendamente in imbarazzo. Non voleva che pensassero cose strane su quel regalo, non voleva dire loro la verità.
<< E’ per… per mio cognato! Per il marito di Natalie! Sì, sapete, è sempre disponibile con me, per cui…>>, mosse le mani in gesti vaghi ed impacciati. << Solo che qui quello che cerco non c’è e… quindi, nulla! Non lo farò più!>>.
Sofie la guardò inarcando il sopracciglio. << Potresti andare a La Fayette!>>.
<< E come ci arrivo a La Fayette se non ho l’auto, genia?!>>.
<< Se prendi la U-Bahn non muori mica!>>, continuò Hellen.
<< COSA?! NON SE NE PARLA NEANCHE. QUEL MARCIUME.>>.
Sarah girò gli occhi e la puntò con la forchetta. << Se continui così non dimostrerai mai NIENTE a NESSUNO, cara mia!>>.
Agnes la guardò e poi abbassò lo sguardo. Non aveva tutti i torti.
<< Sapete che vi dico?>>, sospirò e si alzò in piedi prendendo un grande respiro. << OKAY!>>.
Le tre ragazze sgranarono gli occhi e urlarono un ‘COSA?!’.
<< Ci vediamo domani a scuola, bellezze!>>, la mora la salutò con la manina e si avviò velocemente verso l’uscita del grande centro.
Non poteva credere che stava per fare una cosa del genere. LEI. In una sudicia U-Bahn!
Si chiese più volte il perché di quella grande e scandalosa scelta e si disse che OVVIAMENTE era per lavarsi la coscienza.
Mentre scendeva le scale della U-Bahn, sentì un fastidiosissimo languorino e presto un altrettanto fastidiosissimo odore di Curry Wurst la invase facendo sì che il suo stomaco si lamentasse ancor di più.
Fece una smorfia e controllò la linea per arrivare al Mitte, scoprendo che avrebbe dovuto aspettare ancora 6 minuti.
‘Il tempo per prendere un Kebab’, le disse una vocina nella sua testa.
<< NO!>>, protestò lei guardando la bancarella di fronte. << Dio, a cosa sono arrivata!>>, mugugnò addentrandosi nella Kebaberia dove un odore di pollo la invase.
<< Prego, il prossimo!>>, un uomo scuro di carnagione, molto probabilmente turco, la guardò inarcando il sopracciglio. << Mi dica, signorina!>>.
Agnes lo guardò impacciata e guardò tutte le strane salse che c’erano nel bancone. << Ehm… un Kebab… e una coca cola. Light, per la dieta!>>.
L’uomo inarcò il sopracciglio fissando quella strana piccola principessa vestita di nero come un’aliena e poi si mise al lavoro. << Preferisce qualche salsa?!>>.
Agnes sgranò gli occhi in imbarazzo. Che imbranata, neanche sapeva di cosa fossero fatte quelle salse!
<< Ehm, no! Solo dell’insalata!>>, disse infine guardando l’uomo che metteva l’insalata nel panino imbottito di carne.
<< Ecco a lei, sono tre e cinquanta!>>, l’uomo le porse il panino insieme ad una cocacola.
Agnes estrasse dal portafoglio Dior un bigliettone da cinquanta e glielo posò sul banco prendendo le due pietanze con le manine impacciatamente e, mentre aspettava il resto, sentì la metro arrivare.
<< Oh! Tenga pure tutto!>>.
L’uomo guardò quella stramba ragazza correre sui tacchi e precipitarsi nella metro e inarcò il sopracciglio un po’ confuso. Beh, almeno aveva ottenuto cinquanta euro.

<< Io non ho ancora capito quand’è che verrai!>>, Bill mise in bocca un cucchiaino di yogurt alla fragola guardando l’amico biondo dall’altra parte del pc e si aggiustò una cuffia nell’orecchio.
<< Oh, Bill! Sei sempre il solito ripetitivo. Non so, devo solo trovare il modo e il momento per venire. Non lo so!>>, Andreas, il migliore amico dei gemelli, si passò la mano fra i capelli biondi.
<< Sì, ma a me e a Tom manchi!>>, si lamentò ancora Bill stringendosi nel piumone color arancio.
<< Devi solo aver pazienza! Verrò presto, te lo prometto! Piuttosto, non hai trovato nessuno di interessante? Sei a Berlino, amico!>>.
Bill posò il barattolo vuoto sul comodino e si strinse nelle spalle. << Lo so, ma nella mia scuola non mi ha colpito nessuno, credo.>>, scrollò le spalle. << E tu? Come va con Kathrin?>>.
Andreas rise. << Nah. Era solo una storia da una sera, non fa per me! A me piacciono le tipe solari, lo sai. >>.
Bill rise e guardò l’amico sorridere. << Quanto vorrei abbracciarti. La distanza fa schifo.>>.
<< Bill!>>, rise Andreas. << Non ci starai provando!>>.
Il ragazzo sgranò gli occhi. << Coglione!>>, lo guardò inviandogli uno Smile in Chat e sentì bussare alla porta. << Chi rompe??>>, urlò.
<< Posso entrare?>>, una voce familiare fece balzare in piedi Bill levando prontamente le cuffie ed abbassando la finestra della Video Chat nonostante le proteste dell’amico.
Corse ad aprire e si trovò sulla porta la sorellastra impeccabile nel suo completo nero. Nascondeva le mani dietro la schiena e sul volto aveva un’espressione seria.
<< Cosa vuoi?>>, Bill serrò la mascella.
<< Mi fai entrare prima che cambi idea?>>, sussurrò lei cercando di mantenere un tono freddo ed arrogante.
Bill si spostò lasciandola entrare e poi chiuse la porta guardando la sorellastra indietreggiare sui tacchi ed infine sedersi sul suo letto accavallando le gambe.
<< Forse hai sbagliato stanza, Tom non riceve qui.>>, disse lui distaccato.
<< Non ho sbagliato stanza e smettila di trattarmi come una prostituta. Non mi faccio pagare, IO.>>, Agnes lo fissò inarcando il sopracciglio.
<< Bene, allora che vuoi?>>, chiese Bill seriamente incuriosito dall’irruzione della sorellastra nella sua stanza.
<< Mi fai il favore di sederti?>>, chiese lei indicando il letto accanto a sé.
Bill la guardò ancora un po’ rigido, ma poi decise di sedersi al suo fianco e a tacere per scoprire le intenzioni di quella strana sorellastra.
<< Non vorrei che pensassi che ti sto in qualche modo dando ragione…>>, premise la ragazza fissandolo negli occhi. << Ma… ecco, credo che in fondo, MOLTO IN FONDO, mamma abbia ragione. E..>>, deglutì e guardò il ragazzo. << Non mi piace quando non mi pensi!>>, arrossì. << Non mi piace quando non ci insultiamo, quando non mi sgridi per l’educazione che ho impartito a Cassie, quando non mi chiami regina delle nevi o Samara, quando fai finta che non esisto. Siamo fratelli no?>>, lo guardò arrossendo ancor di più. << A me sta bene quando ci insultiamo, quando litighiamo in tavola, quando litighiamo ovunque, perché so che lo facciamo scherzando. Ma quelle cose che ci siamo detti quella sera, beh, quelle cose erano vere… ed erano cose… brutte.>>, sussurrò sentendosi incredibilmente piccola e fragile. << Ti chiedo scusa se sono cattiva, ti chiedo scusa se a volte ti faccio male, ma io lo faccio perché… perché sei sfigato, e sembri emo e anche un po’ frocio… ma in realtà.. ecco.. in realtà io ci tengo.>>, trattenne il respiro.
Bill la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, non credendo alle proprie orecchie e non sapendo assolutamente che dire. La strega si stava SCUSANDO??
<< Sei senza dubbio la più viziata, snob, svampita ragazza che abbia mai conosciuto e mai mi sarei aspettato di vederti entrare da quella porta per chiedermi scusa.>>, disse sinceramente il ragazzo. << Ma.. lo apprezzo. Sul serio.>>.
Agnes annuì incerta e tirò fuori da dietro la schiena un cofanetto nero porgendoglielo timidamente.
Bill sgranò gli occhi e allungò la mano afferrandolo esitante. << Co… cos’è?>>.
<< E’ una cosa da nulla. Giusto per non venire a mani vuote.>>, deglutì lei.
Il ragazzo la guardò ancora sconvolto ed inarcò il sopracciglio scartando il pacco lentamente, come per assaporare ogni secondo di quello strano momento. Tirò fuori la confezione color sabbia con la scritta nera e sgranò gli occhi impiantandoli in quelli della sorellastra. << Ag!>>.
Lei lo guardò e gli portò prontamente due dita alle labbra per farlo tacere. << Questo è il TUO profumo, Bill. Dovevi averlo, assolutamente. Non mi piace su nessun altro se non su di te. E’ tuo.>>.
Bill la osservava con gli occhi sgranati sentendo il sangue invadergli le guance e le labbra calde sotto le sue dita ghiacciate, segno che la sorella fosse appena arrivata a casa.
<< Devi metterlo sempre.>>, continuò lei. << Sempre. Me lo prometti, Bill? Io prometto che non farò più la cattiva con te…>>, sussurrò e Bill la guardò teneramente come se fosse una bimba.
Non avrebbe MAI immaginato una scena del genere. Mai.
<< Te lo prometto…>>, disse incerto lui contro le dita fredde della ragazza.
Agnes sorrise e Bill potette giurare di non aver mai visto sino a quel momento sorriso più sincero da parte sua. << Indossalo. Voglio sentirlo addosso a te.>>, la ragazza prese la boccettina quadrata e si inginocchiò sul letto sbattendola piano.
<< Cosa…?>>, sussurrò Bill in imbarazzo premendosi contro la testata del letto.
<< Alza il collo, avanti! Te lo spruzzo.>>, Agnes sorrise e lo affiancò posando una mano sul suo petto e puntandogli la boccettina al collo.
Bill deglutì e lo inarcò piano sperando che non si accorgesse del battito accelerato del suo cuore contro la sua mano. La ragazza sorrise e spruzzò piano un po’ di profumo sul collo del ragazzo, posandovi poi il naso congelato strofinandolo.
Bill rabbrividì ancor di più e chiuse automaticamente gli occhi sentendo uno strano movimento nello stomaco. Forse era fame, forse era solo imbarazzo.
<< Mmh.>>, Agnes sorrise e alzò il viso verso quello di Bill puntando gli occhi nei suoi. << Forse ti voglio bene, Bill. In fondo sei un bravo fratello. Ma ti prego di non tentare di diventare un fratello normale, mi piaci così come sei. Mi piace litigare con te.>>, sussurrò avvicinando appena le labbra alle sue.
Bill deglutì restando immobile e inspirò il profumo della sorellastra mischiato col Wood. Incapace di rispondere delle sue azioni, sentì la testa girare vorticosamente e il cuore correre all’impazzata mentre Agnes posava dolcemente le labbra rosse su quelle del fratellastro, assaporandone la morbidezza.
Bill si sentì mancare e rimase immobile mentre lei schioccava le labbra, si allontanava e scendeva silenziosamente dal letto comunicandogli che da lì a poco sarebbero arrivati ospiti per la cena.
Rimase a guardare il vuoto mentre lei rimetteva le scarpe, prima il piede destro e poi il sinistro, osservò, mentre ancheggiava verso la porta, mentre apriva la porta, mentre usciva, mentre chiudeva la porta delicatamente, mentre sentiva il rumore dei suoi tacchi allontanarsi sempre di più…
Mentre il suo migliore amico urlava dalle cuffie. << Sei fottutamente INNAMORATO, Bill.>>.
Continuò a guardare il vuoto, sentendo ancora il calore di quelle labbra sulle sue, le dita sulle sue labbra, la mano sul suo petto e fu lì, si disse, che capì di amare Agnes.
La amava sin dal primo giorno, la amava e si sentiva in una gabbia dorata con le sbarre di fuoco, la amava e si sentiva un completo idiota.
La amava e voleva morire per questo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sesto; ***


Okay, eccomi ragazze con un nuovo Capitolo.
Prima di postare, però, vorrei spendere due parole per tutte quelle che seguono la mia storia.
'All I fell is Strange' è nata fra i banchi di scuola, mentre leggevo una fra le mie fanfiction twincest preferita: Losers. Mi sono chiesta come sarebbe stata la storia vista da una prospettiva diversa, con dei protagonisti diversi, con alcune vicende, ovviamente, diverse. Cosi è nata la mia ff: dapprima era destinata a rimanere chiusa sul mio pc, per me e le mie migliori amiche, ma poi sono stata convinta ad inserirla qui su EFP, spinta anche dalla curiosità di sapere cosa ne pensate voi del mio modo di scrivere. Ora, la linea della storia è molto simile a Losers ed anche alcune scene sono simili, però andando avanti inizierà la VERA storia che è completamente diversa da Losers. Ovviamente la linea è quella, ma le vicende no e questo era già in programma da un anno, da quando ho fatto il punto della situazione.
Non vorrei aver urtato la sensibilità di qualcuno od aver in qualche modo infastidito, ma, ripeto, questa storia era destinata a rimanere chiusa nel pc.
Mi hanno detto che bisogna specificare questo nella premessa, ma purtroppo io non lo sapevo, perché sono una grande imbranata in queste cose... ahahah
Ora spero che continuerete comunque a seguirmi e mi scuso ancora se vi ho in qualche modo infastidite...
Un bacio,
Liebe.
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SESTO CAPITOLO

Bill era rimasto con la stessa espressione da ebete per gli ultimi mesi. O almeno, mesi gli erano sembrati quei quindici minuti quando una cameriera lo informava che da lì a poco sarebbe arrivata la signorina Natalie con la famiglia,-Non si era neanche domandato chi fosse questa signorina Natasha con la famiglia-quando prendeva dei vestiti a caso e si recava in bagno per un bagno caldo. Si era spogliato con la stessa espressione da ebete e si era lavato sorridendo come un completo idiota, mentre lui ed Agnes nella sua testa correvano in campi dorati di grano, tenendosi per mano e ridendo felici, mentre lui abbracciava quel piccolo angelo vestito di una seta bianca e lucida, mentre baciava le sue labbra, mentre le giurava amore eterno. Continuò ad avere quell’espressione per tanto tempo, finché Tom non fece irruzione nella sua stanza guardandolo con un sopracciglio inarcato mettere una scarpa diversa dall’altra.
<< Io l’ho sempre detto che non sei normale, ma credo fermamente che ultimamente tu sia PEGGIORATO un sacco, Bill!>>, Tom gli andò dietro.
<< Vai al diavolo, fratellino.>>, Bill aveva sorriso come un idiota guardando il fratello.
<< Ti senti bene?>>, Tom, seriamente preoccupato per la salute mentale del fratello, gli aveva posato una mano sulla fronte e lo aveva aiutato a capire-COME LUI DICEVA SEMPRE-che una scarpa Blu notte non sarebbe MAI E POI MAI potuta andare con una scarpa nera lucida.
E continuava ad avere quell’espressione da ebete anche davanti a Sabine che stava comunicando ai tre uomini della casa che da lì a poco sarebbe arrivata la sua primogenita, insieme a suo marito e a sua figlia. Agnes era al suo fianco, sorridente. Aveva indossato un abito con le maniche di pizzo, lo scollo a cuore e la gonna ampia e corta. La schiena era scoperta e appena sopra i suoi baci di venere era annodato un fiocco. Il tutto in color blu reale che, a detta di Bill, le risaltava la pelle diafana. Ai piedi aveva delle decolleté dello stesso colore con l’immancabile suola rossa Louboutin.
<< Bill, Tom, vostro padre ha già un buon rapporto con Natalie, Mia e Gustav. Voi non li conoscete ma so che Agnes ve ne ha parlato!>>, guardò la figlia e solo in quel momento Bill si risvegliò.
<< Che cosa?! NO!>>, disse guardando la ragazza che inarcò il sopracciglio.<< Noi non sapevamo dell’esistenza di una seconda figlia!>>, guardò Tom. << Neanche tu, vero Tomi?>>.
<< In realtà, Bill, io sapevo che Sabine ha un’altra figlia!>>.
<< COSA?! Perché son l’unico a non sapere le cose qui dentro??>>, urlò Bill guardando tutti e Sabine rifilò un’occhiataccia alla figlia.
<< Non è colpa mia se tu sei uno sfigato asociale e anche sordo, oltretutto!>>, Agnes assunse la sua solita posizione da Vip Snob, guardando Bill negli occhi.
Bill non poté fare a meno di notare la bellezza di quei due occhioni color ambra, contornati da una linea di eyeliner perfetta che facevano sembrare l’occhio ancora più orientale di quanto già non fosse.
<< Sei tu quella che in realtà dice tutto solo a Tom perché è l’unico che te lo….>>, due mani si posarono sulla sua bocca prima che potesse aggiungere altro.
<< Bill scherzava!>>, commentò Tom con un risatina nervosa.
Prima che quell’imbarazzante conversazione potesse degenerare, nel salone fece irruzione Alfred trascinando con sé due trolley. << Signori, la signorina Natalie è nel salone e vi…>>, una vocina si fece spazio nell’aria e Agnes si illuminò vedendo correre da lei una meravigliosa bimba con i capelli biondi e gli occhioni azzurri, avvolta in un vestitino rosa.
<< Zia!!>>, urlò la piccola Mia correndo da Agnes e buttandosi fra le sue braccia. La ragazza la sollevò riempiendola di baci e Bill non poté fare altro che sorridere intenerito da quella scena ed immaginare ancora loro due che correvano in quel campo dorato, aggiungendo poi una bimba che li chiamava mamma e papà. Sgranò gli occhi ed arrossì del pensiero appena fatto, DEPENNANDOLO CATEGORICAMENTE.
<< La mia piccolina!>>, Sabine sporse le braccia verso la bimba che si tuffò letteralmente sulla nonna aggrappandosi a lei come fosse un Koala.
<< Spero che Mia non abbia fatto già danni, grazie mille Alfred, non avresti dovuto.>>. Una donna bionda, alta e magra, col corpo perfetto fasciato da un vestito nero, fece il suo ingresso nella sala accompagnata da un uomo biondo con gli occhiali quadrati, il viso paffuto e simpatico e l’espressione dolce e pacifica. << Oh, finalmente conosco i miei nuovi due fratellini!>>.
Bill e Tom guardarono la figura snella davanti a loro e furono sorpresi della somiglianza fra lei ed Agnes. Avevano gli stessi lineamenti nordici, gli stessi occhi orientali, seppur Natalie li avesse del colore della madre. La donna corse ad abbracciare la sorella e il marito a salutare Gordon e Sabine, riprendendo la figlia fra le braccia forti e muscolose.
<< Dio, quanto sei cresciuta mostriciattola!>>, Natalie teneva la sorella stretta fra le braccia e Bill non poté fare a meno di notale quanto fosse forte il rapporto fra di loro. Sorrise dolcemente osservando le mani di Agnes aggrappate possessivamente alle spalle della sorella maggiore.
Poteva giurare di non aver mai visto Agnes sotto quelle vesti e pensò ancora una volta che fosse bellissima.
L’uomo dagli occhiali quadrati si avvicinò a loro tenendo la bambina sul fianco e porse la mano a Bill, che scosse la testa come per scacciare quei pensieri.
<< Salve, io sono Gustav!>>, sul suo volto si dipinse un sorriso sincero e dolce.
<< Oh, ehm… piacere, Bill!>>, il ragazzo strinse la mano a Gustav e sorrise dolcemente alla piccola. << Ciao! Tu devi essere Mia>>, sorrise dolcemente e la bimba annuì guardandolo assorta tenendo fra le labbra il ciuccio rosa.
<< Pecché hai gli occhi neri come zia Agnes?>>, chiese la bimba con una dolcissima esse moscia indicandogli gli occhi.
Bill non poté fare a meno di sorridere dolcemente e Natalie, dopo essersi presentata a Tom, affiancò il marito. << Mia!>>, la guardò dolcemente. << Scusala, Bill, questo è un aspetto che credo abbia ereditato da sua zia. A volte può essere così schietta…>>, rise la donna porgendo la mano a Bill. << Sono Natalie.>>.
Bill sorrise abbassando il viso e strinse la mano della donna. << E’ una bambina dolcissima.>>, sussurrò.
<< E non ha detto niente di male, è molto intelligente.>>, continuò accomodandosi insieme a tutti sul grande divano di pelle ad Elle.
<< Proprio come sua zia.>>, intervenne Agnes prendendo fra le braccia la bimba che si accoccolò al suo petto. << Vero principessa?>>.
<< Ho detto intelligente, non straviziata-snob.>>, precisò Bill e i genitori girarono gli occhi ironicamente.
<< Oh!>>, Natalie guardò il marito, rivolgendo poi uno sguardo a tutti i presenti. << Vedo che andate d’amore e d’accordo.>>, scherzò guardando la sorella.
<< Neanche se mi estrapolassero il cuore a mani nude. >>, sorrise amorevole Agnes mentre Mia giocava con la sua collana di Swarowsky blu.
<< Magari lo facessero, vedova nera.>>, Bill sorrise verso la sorella ammiccando, mentre nella sua mente le prendeva il viso e baciava quelle labbra rosse senza mai fermarsi.
<< Vedova non direi proprio.>>, Agnes inarcò il sopracciglio. << Non ho alcuna intenzione di assicurare un’eredità a qualcuno che non sia Mia.>>, sistemò dolcemente l’orlo del vestino della bimba. << E Cassie, OVVIAMENTE.>>, precisò e la cagnetta abbaiò ai suoi piedi.
<< Cassie!>>, urlò felice la piccola scendendo dalle gambe di Agnes e sedendosi sul tappeto.
<< Nessuno sarebbe così masochista da sposare una sorta di strega malvagia sui tacchi a spillo!>>, ribatté Bill a tono, mentre nella sua mente le loro labbra erano ancora incollate e Bill le stava sussurrando che era lui, lui era quel masochista che l’avrebbe sposata. Lui l’amava, solo lui, maledetta strega.
Natalie si scambiò un’occhiata con la madre che mosse la mano con nonchalance, nascondendo il viso dietro la tazza di tè fumante.
<< Fanno sempre così?>>, chiese Gustav a Tom.
<< Peggio.>>, rise il ragazzo. << Anzi, sono felice che ora abbiano fatto pace, la casa era così silenziosa senza i loro battibecchi.>>.
<< NON ABBIAMO FATTO PACE!>>, urlarono i due verso Tom facendolo indietreggiare contro la spalliera del divano.
<< Litigato? È per questo che l’altra sera mi hai chiamato in lacrime, Ag?>>, Natalie guardò dolcemente la sorella che assunse un colorito dapprima bianco, poi passò al rosso fino a sfiorare ogni sfumatura esistente.
Bill sgranò gli occhi e guardò Agnes.
In lacrime? Possibile che le sue parole le avessero fatto COSÌ male? Un senso di colpa lo invase e per la prima volta ebbe l’impulso di prenderle il viso e baciarla davvero, così, per chiederle scusa. Ma poi si rese conto che non era una buona idea se non voleva beccarsi un tacco a spillo in faccia.
<< NO.>>, asserì Agnes ferma.
<< Oh.>>, Natalie capì che quello era un argomento tabù e decise di tacere.
<< Cambiamo argomento?>>, Sabine sorrise nervosa e si alzò. << Chi vuole un po’ della mia Zuppa???>>, unì le mani soddisfatta mentre sui visi dei presenti si dipingeva un’espressione di supplica.
Tutto ma non la zuppa di Sabine.

<< Allora?>>, Natalie stava comodamente sdraiata sul letto della sorella, tenendo la figlia addormentata fra le braccia.
<< Allora cosa?>>, Agnes non la guardò levando il vestito.
<< Perché piangevi l’altra sera?>>, la guardò mentre metteva un vestito nero visibilmente corto e dei tacchi vertiginosi. << La verità, per favore.>>.
La ragazza sospirò e si avvicinò al letto. << La zip, per favore.>>.
Natalie le chiuse la zip sulla schiena e la fissò ancora. << Ag.>>.
<< Secondo te è meglio il pellicciotto Bianco Dior o quello Nero Dsquared?>>.
<< AG.>>.
<< Lo credo anche io, Dior è la salvezza di ogni donna il vener…>>.
<< AGNES LORENZ. DIMMI TUTTO, ADESSO.>>, Natalie la fissò ferma.
A volte riusciva ad esserlo più di Agnes.
La ragazza sospirò e si sedette sul letto senza guardare la sorella. << Okay. Okay, era per colpa di Bill.>>.
<< Su questo non c’erano dubbi. Cos’hai combinato?>>, Natalie inarcò il sopracciglio guardando la sorella sgranare gli occhi.
<< IO?! Lui mi ha detto cose brutte.>>.
<< Okay, ma tu che hai fatto a lui?>>, il suo sopracciglio andò ancora più su.
<< Nattie, io non so perché, ma a volte sono cattiva con lui, ma in realtà, in fondo… MOLTO IN FONDO… gli voglio bene. È bello avere un fratello.>>, annuì convinta.
<< Spero tu ti sia fatta perdonare, sai che a volte ferisci quando parli a sproposito!>>.
Agnes annuì. << Gli ho regalato un profumo… non è un profumo normale, è il suo profumo. Lo adoro sulla sua pelle, starei giorno e notte attaccata al suo collo per inspirare quel pro…. Che c’è???>>, la mora guardò Natalie che la stava squadrando piuttosto perplessa.
<< Tu e Bill state insieme?>>.
<< COSA??? NO!>>.
<< Oh, non mi dire che te lo porti a letto!>>, la donna si posò la mano sulle labbra.
<< No, non lui almeno!>>.
<< Dio! Ti porti a letto Tom!>>, gemette la sorella scuotendo la testa. << Ma cosa ti ho insegnato in questi anni? Sei così… così…>>.
<< Troia?>>, Agnes la precedette sorridendo freddamente. << Dovresti saperlo, sorellina.>>, si alzò e si guardò ancora allo specchio ripassando il rossetto rosso.
<< Devi smetterla di fare queste porcate, Ag. Spero tu abbia almeno chiuso con quella robaccia!>>, la fulminò visibilmente preoccupata.
<< Nah.>>, la mora mosse le labbra. << Quando qualcuno me la offre io non dico di no. Mi piace non capire niente il sabato sera.>>.
Natalie la guardò sconvolta. << Ag, con quella roba SI MUORE!>>.
<< Ma che sarà mai, un po’ di cocaina il sabato sera, o qualche pasticca nel drink. Dai, Nattie, tutti lo fanno!>>, Agnes sistemò il reggiseno in modo da mettere ancor di più in mostra le sue forme.
<< Io non so davvero chi tu sia, Ag. Non lo so. Non sono questi i valori che abbiamo in questa…>>.
<< Famiglia?>>, Agnes sorrise falsamente guardando la sorella dallo specchio.
<< Sì, Ag, famiglia! Perché io, te e mamma lo siamo sempre state! Ora c’è anche Gordon con Bill e Tom, Gustav e Mia. Siamo una famiglia, Ag.>>, Natalie le andò dietro guardandola. << Non permetterò che tu rovini la tua vita per uno stupido capriccio. Non permetterò tutto questo, Ag.>>.
Agnes la guardò dallo specchio e indossò il suo pellicciotto bianco.<< La tua vita la hai, Natalie. Questa è la MIA vita, ci faccio quel che voglio.>>.
Natalie le afferrò il braccio facendola girare. Con i tacchi arrivavano alla stessa altezza e potettero fissarsi negli occhi. << Non te lo permetterò. Hai tutto il diritto di vivere anche tu una vita NORMALE. Gli eccessi non vanno mai bene. Un’altra di quelle pasticche e giuro che spiffero tutto alla mamma.>>.
Agnes la fissò serrando le mascelle. << Non lo farai.>>, sussurrò solo prima di uscire dalla stanza.
 
Agnes mandò giù tutto d’un fiato quel cocktail e subito si sentì più leggera, come se tutti i problemi che la circondavano-Problemi?! Agnes Lorenz non aveva nessun tipo di problema, era solita ripetersi-fossero tutti d’un tratto spariti.
Morse le labbra rosse con un’espressione trasognata e pensò che portarsi a letto il barman fosse stata la soluzione migliore per ottenere ogni sabato quella pasticca di Ecstasy nel suo drink che, detto modestamente, la faceva diventare la MIGLIORE fra le ballerine.
Detto sinceramente, non avrebbe mai e poi mai pensato di poter diventare una ballerina di Lap Dance nel locale più in vista della sua città. Aveva fatto dieci anni di hip hop-dai  sette ai diciassette anni-, certo, ma non poteva di certo definirsi una ballerina professionista. Tuttalpiù si considerava un ceppo di legno con delle belle forme e una grande sensualità: era questo il segreto del suo successo.
Le sue colleghe provenivano tutte da realtà molto diverse dalla sua: chi aveva bisogno di soldi per pagare l’affitto, chi proveniva da una famiglia disastrata e per una forma di ribellione aveva deciso di andar contro i propri ideali morali, chi voleva semplicemente farsi vedere e sbattere il sedere in faccia al primo uomo che le capitava sotto tiro.
Afferrò la propria parrucca, che quella sera di color blu elettrico e si guardò allo specchio.
“Avanti, Ag!”, si disse cercando di restare lucida. “Fa’ vedere a tutti chi sei!”.
 
<< Sei alquanto strano, Bill, lasciatelo dire.>>, disse Sofie passando le mani fra le sue nuove-bellissime, fantastiche, meravigliose…-ciocche verdi che le cadevano sulle spalle.
<< Strano?>>, ripetette il moro buttando giù tutto d’un fiato il secondo bicchiere di Sex on the Beach.
<< Cosa ti fa pensare che io sia strano?>>, alzò la mano richiamando il cameriere per ordinarne un terzo.
<< Perché…>>, Sofie dovette afferrare il polso al ragazzo e chiedere al cameriere-che conosceva benissimo, ci mancherebbe- di lasciar perdere quel suo strambo amico. << Siamo qui solo da mezz’ora e hai già ingurgitato un litro di superalcoolici e consumato mezzo pacchetto di sigarette!>>.
<< Questo non vuol dire che io sia in qualche strano modo strano!>>, prese a ridere istericamente e allungò un braccio verso il cameriere. << Alan, se mi vuoi un briciolo di bene portami un angelo azzurro!>>.
Sofie girò gli occhi e guardò l’uomo. << Alan, è tutto okay.  Credo di sapere cosa lo turba!>>.
<< Alan, ti preeeego!>>.
<< Bill!>>, lo richiamò la ragazza afferrandogli il braccio per farlo tornare seduto, mentre l’uomo scuoteva il viso divertito godendosi la scena. << Avanti, spara! È stata Ag?!>>.
<< Ag?>>, Bill singhiozzò sbattendo le lunghe ciglia. << Chi è Ag?>>.
La ragazza fece roteare gli occhi e impuntò le mani sui fianchi. << TUA SORELLA!>>.
<< Mia sorella?>>, Bill scoppiò a ridere istericamente e sfilò dal pacchetto l’ennesima sigaretta accendendola. << Non ho sorelle. Okay che Tom può essere un po’ ambiguo con quelle sue ORRIBILI magliette che gli arrivano alle ginocchia, ma non credo che sia una donna… ancora…>>, gettò il fumo in aria e rise ancora. << O no?>>.
Sofie lo guardò con un’espressione fra lo sconvolto e il seccato. < Ag, Bill. Agnes. Quella di cui sei innamorato. O sbaglio?!>>, la ragazza inarcò il sopracciglio sorridendo maliziosamente e vide lo sguardo di Bill saltare come una pallina da ping-pong su ogni persona che gli si trovasse davanti. Per non parlare del suo colorito che passò dal verde al bianco al rosso in meno di un secondo.
<< IO NON SONO INNAMORATO DI QUELA STREGA FIGLIA DI SATANA.>>
La ragazza girò gli occhi e rise. << Certo, Bill… certo. Alan…>>, schioccò le dita chiamando il ragazzo, mentre Bill continuava ad urlare che NON SAREBBE MAI POTUTO ESSERE INNAMORATO DI UNA RAGAZZA COSI’ SQUALLIDA E SENZA VALORI, CHE  PIUTTOSTO AVREBBE BEVUTO UNA BOTTIGLIA PIENA DI ARSENICO.
Il ragazzo dagli occhi color ghiaccio si avvicinò notando quello strano ragazzo che gesticolava freneticamente ed inarco vistosamente il sopracciglio mentre lucidava un bicchiere. << Che gli prende?!>>.
<< Una camomilla, Al, per favore….>>, asserì cercando di non guardare il suo amico.
 
Agnes gettò per terra la sua parrucca e spinse Tom al muro, sorridendo maliziosamente mentre faceva scorrere una mano lungo la sua coscia.
<< Oggi sei più esaltata del solito.>>, deglutì Tom passando la lingua sul suo labret.
<< Oh…>>, rise lei guardandolo con lo sguardo malizioso e languido. << Beh, oggi in questo posto c’è una persona davvero importante, sai mio caro fratellino?>>, prende fra le dita i lembi della sua maglia e l’alzo premendo la lingua sul suo sterno.
<< E… e chi sarebbe questa persona speciale?>>, deglutì il ragazzo sentendo la lingua della sorella scendere sempre più giù, premere sui suoi addominali e sul suo bacino.
<< Drake.>>, asserì la ragazza intenta a slacciare i jeans del fratello.
<< Dr…?>>.
Prima che potesse chiedere chi fosse quel tipo, nel camerino fece irruzione una delle ballerine, che girò gli occhi e posò la mano sui fianchi. << Mi dispiace interrompervi, ragazzi. Ag, Drake è già nel suo privet. Fatti bella, su!>>, la ragazza la prese per un braccio e la fece alzare.
<< Mio Dio, Jessica. Sempre nei momenti meno opportune, eh?>>, si lamentò Agnes, sotto lo sguardo imperterrito di Tom.
<< Non fare i capricci, questa volta sarà splendido.>>, ridacchiò la ragazza con la parrucca lilla, mentre Ag indossava la sua blu.
<< Non ne sto facendo.>>, Ag ridacchiò e premette le mani sul petto di Tom baciandogli il mento. << Ti giuro che non te ne pentirai, Tomi. Vieni con me…>>.
Il ragazzo deglutì senza capire e si lasciò trasportare dalla sorella fino ad un privet coperto da una tendina a frange bianca. Cercò di guardare oltre la tendina: da fuori si vedevano solo un mucchio di ombre.
Ag aprì la tendina scoprendo a Tom quello che c’era dietro.
Riuscì a contare almeno sette ragazzi  seduti su dei divanetti di velluto color rosso bordeaux, sulle loro gambe ed accanto a loro c’erano diverse ragazze, fra cui le ballerine di quella serata.
Un uomo sulla trentina si alzò in piedi e salutò con un bacio a stampo prima Jessica e poi Agnes. Tom arricciò le labbra e lo squadrò: aveva una camicia bianca e dei jeans scuri, il suo fisico era imponente e scolpito ed era quasi più alto di lui. Doveva essere Drake, si disse.
<< Drake, lui è Tom.>>, Agnes prese per mano Tom facendolo avanzare verso di lei.  << Il figlio del mio patrigno.>>.
<< Oh!>>, l’uomo sorrise languidamente e porse la mano a Tom che esitò prima di stringerla. << Piacere di conoscerti. Spero, Ag, che non sia uno spione con i tuoi.>>, sorrise prima di sedersi al suo posto.
<< Certo che no, Drake.>>, Agnes accavallò le gambe sensualmente.<< Avanti, Tomi, siediti.>>, sorrise al ragazzo che si sedette incerto al fianco della sorella.
<< Stanotte siamo fortunati.>>, sussurrò uno, tenendo fra le dita quella che sembrava essere una canna.
Tom arricciò il naso infastidito da quell’odore: erano anni che non si faceva una canna ed in più aveva scoperto di essere allergico alle cartine quando a casa era tornato con le labbra gonfie e suo padre, intuendo quello che aveva fatto, gli aveva rifilato un bel ceffone e due settimane di punizione senza poter uscire né giocare alla playstation.
Drake rise guardando prima l’amico e poi tutti gli altri presenti infilando la mano nel taschino interno della sua giacca di pelle. << Ne abbiamo molta di più. Abbiamo speso una fortuna.>>.
<< Vi ripagheremo al meglio, stanne certo.>>, disse una ragazza seguita dalla risata sguaiata di un’altra.
Uno fra i presenti estrasse dal suo portafogli una carta di credito e Tom sgranò gli occhi: non ci poteva credere. Posò lo sguardo su Drake che aveva fra le mani due fiale contenenti della polverina bianca e deglutì a fatica pensando che Agnes NON POTEVA essere caduta così in basso.
Mentre l’uomo divideva con la carta di credito la polverina bianca, Tom afferrò il braccio di Agnes guardandola agitato. << Sei forse impazzita?!>>, sussurrò.
<< Mh?>>, la ragazza ridacchiò fissando il fratello.
<< Agnes, sai cos’è quella roba?>>.
<< Tomi, rilassati!>>, sussurrò lei posando dolcemente una mano sul suo viso e premette umidamente le labbra sulle sue.
Tom non ricambiò il bacio e vide la sorella avvicinarsi a Drake e prendere una cannuccia, si chinò ricurva sul tavolino e sniffò in una maniera piuttosto esperta la sua parte.
Il moro aveva gli occhi sgranati ed increduli. Non poteva credere che sua sorella, la sua Ag, fosse caduta così in basso. Non voleva e non poteva crederci.
<< Hey Tom!>>, Drake sorrise con un ghigno al ragazzo. << E’ il tuo turno, vieni qui!>>.
Tom sgranò gli occhi fissandolo e poi guardò Agnes, seduta sul suo posto. << Non prendo quella roba.>>, asserì serio indurendo la mandibola. Si alzò e fissò la sorella. << Io vado via con Helly! Fa’ guidare Bill, mi raccomando.>>, la guardò freddamente ed uscì da quel luogo piuttosto schifato.
<< DIO!>>, si appoggiò ad un muro e posò le mani sugli occhi. << Che schifo.>>, sussurrò fra sé e sé.
Fece per andarsene, ma una mano si posò sul suo braccio. << Tomi…>>.
Agnes, visibilmente sballata, si aggrappò al braccio del fratello tentando di rimanere in equilibrio su quei tacchi.
Tom si voltò e la guardò schifato. << Che cazzo ti viene in mente, Ag?!>>, urlò sulla musica rimbombante.
<< Dai Tomi…>>, la ragazza ridacchiò e baciò il mento del fratello cercando le labbra. << E’ solo per divertirsi un po’.>>.
<< SI MUORE, AGNES!>>, lui la spinse piano tenendola per le braccia e la guardò negli occhi. << Si muore.>>.
Agnes sbatté le palpebre più volte guardando il ragazzo che nella sua mente si sdoppiava e triplicava di continuo e la sua voce sembrava rimbombare facendosi un tutt’uno con la musica. Le ginocchia le cedettero e Tom la prese prontamente fra le braccia. << Dio, Agnes!>>, la guardò cercando di rimetterla in piedi. << Ti senti male?!>>.
Agnes scoppiò a ridere fissando il ragazzo e cercò di rimettersi in piedi e di rimanerci. << Sto bene… sto da Dio… Ora…>>, indicò ancora il privet prima di avere un altro capogiro ed appoggiarsi nuovamente a Tom.
<< Ora tu vieni con me!>>, il ragazzo l’afferrò per un polso e la trascinò con sé nel camerino.
 
Bill era rimasto seduto tutto il tempo, guardando le tre amiche che ballavano fra di loro e si divertivano.
Aveva ingurgitato la sua camomilla-ERA STATO COSTRETTO! Maledetta SofieStar- in silenzio ed aveva cercato con lo sguardo Agnes.
Era strano: ogni volta che si trovavano all’Adagio, Ag spariva per un paio di ore e tornava col fratello prima delle tre di notte.
Gli occhi si rattristirono e pensò che evidentemente quei due non erano solo compagni di letto, ma qualcosa di più. E non voleva assolutamente privare Tom di questo suo sentimento.
In ogni caso, pensò ticchettando le unghie sulle cosce, Agnes non sarebbe mai e poi mai potuta essere sua: era troppo bella, troppo importante, troppo speciale per poter stare con un tipo come lui.
Dio, la odiava così tanto.
Avrebbe dovuto distrarsi, avrebbe dovuto trovare che avrebbe sostituito Agnes… anche solo per una notte, anche solo per pochi mesi.
Voleva… DOVEVA dimenticarla.
Guardò fra la folla scorgendo il cubo dove si esibivano le ballerine e sgranò gli occhi: forse la soluzione ai suoi problemi era MOLTO più vicina di quanto pensasse.
Perché non provarci con la sua ballerina di Lap Dance?
Era pur sempre un uomo e, modestamente, il suo sex appeal era invidiabile, quando si metteva d’impegno. Si alzò ed avanzò con un passo felpato fra la folla cercando con lo sguardo quella ragazza che gli aveva messo in subbuglio gli ormoni.
Ci volle poco per trovarla: la vide uscire da un privet e cercare con lo sguardo qualcuno.
Sorrise maliziosamente e si umettò le labbra, facendo per raggiungerla, ma si bloccò subito dopo assistendo a quello che non si sarebbe mai aspettato quella sera.
Osservò in silenzio quello che dapprima sembrava una discussione fra la ragazza e suo fratello, poi vide quella ragazza baciare Tom, abbracciarlo ed infine li vide sparire dietro ad un camerino.
In silenzio, serrò la mandibola e tornò al suo posto.
Perché tutte a Tom?!
Cos’aveva in più di lui?
Sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi, alzò una mano verso il barista. << Alan… per favore, un altro drink.>>, deglutì. << Il più forte. Voglio perdermi.>>.

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Capitolo 8
*** Capitolo Settimo; ***


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Settimo capitolo
Agnes fu svegliata dal trambusto che proveniva dal piano inferiore e allungò automaticamente una mano sulla sua sinistra cercando il suo cellulare sul comodino. Si accorse subito, però, di aver posato la mano su qualcosa di più morbido rispetto al suo comodino ed alzò il viso dal cuscino assonnata, con gli occhi che ancora le bruciavano e la gola secca.
Ci mise un bel po’ per capire che quella non era la sua stanza, bensì quella del fratello.
Fece per mettersi seduta ma la testa le girò vorticosamente e fu costretta a premere di nuovo il viso nel cuscino.
<< Ma che orribile spettacolo.>>, Tom, senza alcun preavviso, entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle.
<< Mmhh!>>, Agnes, in tutta risposta ficcò la testa sotto al cuscino e si coprì completamente col piumone.
Tom si sedette sul letto al suo fianco e la scoprì completamente levandogli il cuscino dalla testa e la mora, automaticamente, si rannicchiò in una posizione fetale.
<< Dobbiamo parlare!>>.
<< Mmh, Tomi…>>, si lamentò lei girandosi dall’altra parte.
<< ORA.>>.
<< Che c’è?>>, sbuffò spazientita. << Il servizietto di stanotte non ti ha soddisfatto?>>.
<< Non c’è stato alcun servizietto stanotte!>>, Tom inarcò il sopracciglio ed aiutò la sorella a mettersi seduta.
Agnes si stropicciò l’occhio che le bruciò subito dopo. << No?>>, guardò la mano sporca di ombretto nero e sbuffò. << Dio! Perché non mi sono struccata?!>>.
<< Perché…>>, Tom l’afferrò prontamente per i fianchi prima che potesse alzarsi. << Perché stanotte ti sei addormentata fra le mie braccia, una volta che ti ho rivestita come una bambina ed ho dovuto portarti fino alla macchina in braccio. Per non parlare di quell’idiota di mio fratello….>>, Agnes lo guardò imbronciata inarcando un sopracciglio. << Era ubriaco fradicio! Alan lo ha dovuto trasportare su una spalla.>>, inarcò anche lui il sopracciglio.
Agnes sgranò gli occhi. << Non avrà mica sboccato l’anima sui MIEI sedili, nella MIA bambina?!>>, urlò.
Tom dovette tapparsi le orecchie: non si sarebbe mai abituato agli ultrasuoni emessi dalla sorella.
<< Questo non ha importanza!>>.
<< COSA?!>>, urlò ancora sgranando gli occhioni sporchi di trucco. << LA PULIZIA DELLA MIA BAMBINA E’ PRIORITARIA!!>>.
<< Sì, ma ora ascolt…>>.
<< No che non ti ascolto!>>, Agnes si alzò ed infilò una maglia di Tom che era stata appesa sulla testata del letto.
<< Ma il problema adesso è….>>.
<< NON M’INTERESSA QUAL E’ ADESSO IL PROBLEMA!>>, urlò ed alzò i capelli in una coda disordinata.
<< DIO, ora mi sente quel… quel…>>, lanciò un urletto isterico ed aprì la porta. << KAULITZ!!!>>, urlò.
 
Bill sobbalzò sentendo le urla della sorella rimbombargli nel cranio e decise che quella mattina l’avrebbe categoricamente ignorata, perciò ficcò la testa sotto al cuscino e si coprì completamente col piumone con tutte le intenzioni di dormire per il resto della mattinata.
Aveva passato una nottata ORRIBILE, per non parlare della sera prima.
Ricordava solo di aver preso la drastica ed affrettata decisione di DOVER dimenticare quella svampita- stupenda, meravigliosa, adorabile- di Agnes ed aveva pensato di iniziare a farlo nel modo più facile e codardo che potesse esistere: con un’altra donna.
Peccato che la suddetta donna in questione fosse caduta anche lei fra le muscolose e forti braccia del suo fratello gemello, che l’aveva fugacemente trasportata fino ad uno squallido camerino. Chissà, magari lì ad aspettarli c’era anche Agnes, pensò con una nota di amarezza.
‘Che bel quadretto!’, sospirò.
Dopo quell’orribile scena, ricordava di aver pregato Alan di portagli l’ennesimo cocktail e da quel momento fu il buio.
Per non parlare della notte passata in bagno ed espellere tutto l’alcool, preoccupandosi oltretutto di non far troppo baccano per non svegliare gli inservienti e-SOPRATTUTTO- la bambina di Natalie.
Doveva assolutamente, incondizionatamente, imperturbabilmente dimenticare Agnes, che gli piacesse o no. Doveva; non aveva altra scelta, se non voleva soffrire per l’ennesima volta come un cane.
<< KAULITZ!>>.                     
I suoi pensieri silenziosi che si muovevano senza un filo logico nel suo stato di dormiveglia, furono presto scacciati da quell’acutissimo strillo che-Maledetta Agnes, maledetta fottutissima Agnes-gli trapassò i timpani arrivando dapprima al cervello e poi fino alla schiena facendolo rabbrividire.
Agnes afferrò con poca grazia il piumone del fratellastro e lo gettò per terra insieme al cuscino. << IO TI AMMAZZO, BRUTTO SFIGATO MEZZO FROCIO!>>, sbatté con forza una mano sul sedere di Bill che urlò rizzandosi in piedi prontamente.
<< Dico, ti sei forse bevuta il cervello?!>>, Bill, massaggiandosi la zona colpita, la guardò in cagnesco e non poté fare a meno di notare due piccoli particolari che lo turbarono non poco.
Posò lo sguardo dapprima sul suo viso macchiato ancora di trucco, l’ombretto nero era sbavato lungo le guance e il rossetto rosso aveva macchiato anche il mento, poi scese man mano lo sguardo lungo il corpo coperto da una maglia bianca del gemello che lasciava poco spazio all’immaginazione ed infine guardò le cosce scoperte assumendo un’espressione da perfetto idiota, pervertito tra l’altro.
Agnes girò gli occhi e posò la mano sul fianco. << Quando avrai finito di farmi la radiografia vorrei che mi guardassi NEGLI OCCHI mentre ti parlo. Prima che ti venga nei boxer!>>.
Bill, sentendo quelle parole, arrossì fino alle punte dei capelli ed alzò lo sguardo sul suo. << Mi dispiace deluderti, sorellina cara, ma non mi fai nessun effetto. Scordati che il tuo sex appeal funzioni con me, riceveresti solo una grandissima, enorme, favolosa delusione.>>, ammiccò falsamente pensando che non aveva mai detto una cavolata più grande di quella. Maledetta Agnes, maledetti ormoni, maledetto tutto.
Agnes sollevò il sopracciglio. << E questo cos’è?!>>, con la mano aperta accarezzò i boxer rigonfi del fratello che sgranò gli occhi e sussultò.
STRAMALEDETTISSIMA AGNES.
<< E’… è semplicemente mattina!>>, le afferrò il polso e la costrinse ad allontanare la mano. << Non farlo mai più, vedova nera!>>.
La mora ridacchiò e si allontanò mordicchiandosi il labbro. << Da quanto è che non….?>>.
<< NON SONO AFFARI TUOI!>>, Bill la bloccò prontamente assumendo un colore fra il rosso pomodoro e il bordeaux.
<< Deduco che non sei così fortunato da questo punto di vista. Avresti bisogno di una sana scopata, sai? L’acidità ti sta corrodendo l’anima. Per non parlare di queste piccole rughe…>>, Bill assottigliò lo sguardo guardandola in cagnesco mentre lei premeva un dito sulla sua fronte. << Proprio qui.>>, fece scorrere il dito lungo la sua tempia e sulla sua guancia, posandolo in fine al lato della bocca sfiorando col pollice uno dei due labret argentati. << E qui…>>, sussurrò.
 Il cuore di Bill fece venti capriole e la testa gli girò vorticosamente prima di accorgersi che, sì, quella strega di sua sorella l’aveva fatto di nuovo.
La ragazza premette dolcemente le labbra su quelle del moro schioccando un casto bacio. Rimase con gli occhi chiusi e il fiato sospeso anche quando Agnes si staccò lentamente dalle sue labbra e si allontanò per osservarlo meglio. << Dio! Questo sarebbe l’effetto che ti fa un bacio?!>>, sghignazzò alludendo al fiato corto del ragazzo e lanciò ancora uno sguardo ai suoi boxer. << Però, devo ammetterlo, Wilhelmina: davvero niente male… niente ma….>>.
<< LA VUOI PIANTARE?>>, Bill urlettò sedendosi sul letto ed accavallando le gambe. << Cosa vuoi? Sei venuta a svegliarmi a…>>, osservò l’orologio alla parete e sgranò gli occhi: le 11 e mezza. << ALL’ALBA per commentare le mie prestazioni fisiche e per testare il mio livello di mascolinità? Sei una che si diverte con poco, Strega dell’Est, non c’è che dire!>>.
La ragazza sospirò teatralmente e si sedette al fianco del fratellastro accavallando le gambe. << In realtà…>>, iniziò strusciando le unghie delicatamente sulla coscia di Bill. << Volevo solo farti sapere…>>, continuò a salire la mano lungo la coscia del ragazzo che prese a respirare piano; la vista gli si offuscò ed iniziò a sudare freddo, mentre la sua mente cercava di frenare l’istinto di sbattere una volta per tutte sul letto-o fuori dalla porta a pedate, dipende dai punti di vista-la sua sorellastra. Agnes con un gesto felino afferrò il cavallo dei boxer del ragazzo e strinse forte facendolo urlare dal dolore.
<< SEI IMPAZZITA??? MI VUOI FORSE CASTRARE??>>.
<< Se trovo UNA SOLA traccia biologica del tuo DNA nella MIA macchina, sui MIEI sedili, giuro che ti strappo questi gioiellini a mani nude e poi li do’ in pasto ai cani randagi. Siamo intesi??>>.
<< Io…>>, deglutì e strinse gli occhi che presero a lacrimargli dal dolore.<< Agnes, ti scongiuro! Non ho fatto nulla nella tua auto!>>, piagnucolò il moro.
<< LO SPERO PER TE, Ugly Betty.>>, lo guardò ancora negli occhi e poi levò la mano pulendosela teatralmente sulla maglia di Tom assumendo un’espressione quasi schifata. Si alzò e sculettò uscendo dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Bill rimase immobile sul letto col fiato corto e un dolore linciante all’inguine.
Afferrò un cuscino e se lo premette sul viso. << TI ODIO!>>, urlò.
Dal corridoio provenne una semplice risata cristallina. << L’odio è del tutto corrisposto, Mirtilla Malcontenta.>>.
Il moro digrignò i denti e lanciò il cuscino contro la porta.
Maledetta.
 
<< Mia?!>>.
Natalie non sapeva assolutamente dove si potesse essere cacciata quella piccola peste: la casa era enorme ed era già mezz’ora che sua figlia era sparita con Agnes in qualche luogo sperduto della casa.
<< Ag?>>, la bionda urlò da sotto le scale volgendo lo sguardo verso l’alto. << Allora, scendete? E’ pronto in tavola!>>.
Tom, con una felpa rossa e dei pantaloni ancor più larghi del solito, scese le scale ficcando le mani nelle grosse tasche della felpa.
<< Ciao, Natalie.>>, la salutò con poco entusiasmo.
<< Santo cielo, Tom!>>, la donna sgranò gli occhi e gli prese il mento fra le mani facendogli voltare il viso a destra e sinistra come per ispezionarlo da ogni punto di vista. << Queste occhiaie da dove spuntano fuori?>>.
Tom la guardò ed inarcò il sopracciglio facendo spallucce. << Lasciamo perdere. Non ho dormito nemmeno un’ora. Ag s’è preso tutto il mio letto.>>, sbuffò senza peli sulla lingua e si appoggiò con la schiena allo stipite della porta.
Natalie, aggrottando le sopracciglia, fissò il fratello con un lieve rossore sul viso e riuscì a pronunciare solo un muto ed imbarazzato ‘Oh!’.
<< No, no, no! No, Nattie, non è come credi!>>, ridacchiò Tom muovendo appena il piercing al labbro imbarazzato. << Solo….>>, sospirò. << Ag non vuole che entriamo nella sua stanza, quindi… sai… lei era ubriaca, ho dovuto portarla in braccio fino in camera mia, l’ho spogliata e l’ho coperta.>>, lanciò uno sguardo alla bionda che lo stava ascoltando in silenzio. << Beh, il tempo di sistemarmi per la notte e lei aveva preso tutto il…. Che c’è?>>.
Natalie inarcò il sopracciglio e si morse le labbra rosse. << Mi chiedevo se… Tom, Ag non ha smesso con quella robaccia, vero?>>, disse in un sussurro.
Il moro fece saettare lo sguardo dai suoi occhi fino al lampadario, dal lampadario a Cassie che stava beatamente sonnecchiando nella sua cuccetta e via di seguito. << Io… io…>>.
<< Dio!>>, sussurrò solo lei.
<< Ho cercato di fermarla.>>.
La bionda si portò le mani al viso coprendosi gli occhi con le mani.
<< H..hey..>>, Tom posò delicatamente  la mano sul braccio della ragazza. << Ti senti bene?>>.
La bionda scosse leggermente il capo e poi guardò il fratellastro con uno sguardo vuoto. << Quello che devi sapere è che…>>.
<< Mamma!>>, un turbine color azzurro cielo scese le scale e si fiondò addosso a Natalie aggrappandosi a lei come se fosse un Koala. Natalie sorrise dolcemente prendendo sua figlia e Tom abbassò lo sguardo.
Cos’è che doveva sapere di così importante?
<< Zia Ag mi ha dato quetto!>>, la bimba si indicò il vestitino di tulle e raso del colore del cielo e Tom non poté fare a meno di pensare che quella bambina era davvero un angelo, splendida: fra i boccoli biondi correvano due nastrini di raso dello stesso colore del vestitino e gli occhioni erano ancor più grandi e felici quando parlava della zia, tenendo stretto fra i denti l’inseparabile ciuccetto.
<< Oh, ma come siamo belle oggi!>>, dal salone fece il suo ingresso Gustav con in mano il quotidiano e gli occhiali calati sul naso. Si avvicinò a Natalie e le baciò dolcemente le labbra, poi si sporse sulla bimba e la prese fra le braccia baciandole la guanciotta.
<< Hey, Tom!>>, lo salutò e Tom sorrise dolcemente alzando una mano. << Hai l’aria di uno che stanotte ha dato una festa da sballo, amico!>>.
Gustav era un buon uomo, si disse Tom. Agnes gli aveva raccontato che lui e Natalie si erano incontrati al liceo ed avevano frequentato l’università insieme, si erano innamorati ed avevano deciso di metter su famiglia, una volta terminati gli studi. Il piccolo intoppo avvenne quando Natalie aveva 23 anni e frequentava l’ultimo anno di Università ed inutile dire che quell’intoppo aveva portato nelle loro vite un angelo, un vero e proprio angelo che in quel momento era piegato su Cassie e le accarezzava il dorso e la coda ornata da un fiocco blu.
Tom sorrise a Gustav e scosse la testa. << Nessuna festa, niente Rave Party, Gustav!>>.
Natalie a quelle parole sussultò e guardò il fratello fulminandolo.
<< Qualcuno parlava di feste?>>.
Tom voltò lo sguardo verso le scale e vide la sorellastra scenderle in perfetto equilibrio su dei tacchi altissimi: indossava delle Decolleté nere JimmyChoo , un maglioncino con lo scollo a barca sui toni dell’azzurro e una gonna nera a tubino che arrivava sin sopra al ginocchio. I capelli erano raccolti in una coda alta e il ciuffo era sui lati del viso.
Tom non aveva mai visto Agnes in quelle vesti:  cosi rigorosa, cosi elegante, cosi severa ed adulta.
Sgranò gli occhi ed ebbe un senso di timore e piccolezza. Era quella la vera Agnes?
<< Mamma ti cercava, il pranzo è pronto e vuole parlarti poi.>>, Natalie con un tono fermo e glaciale guardò la sorella e poi si recò col marito e la figlia in sala da pranzo.
La mora abbassò il viso e poi lo voltò verso Tom. << Beh? Cassie ti ha mangiato la lingua?>>, sorrise piano.
Tom boccheggiò per un po’ e poi si schiari la voce. << Sei… sei cosi…>>.
<< Seria? Professionale?>>, ridacchiò lei. << Tom, credi che in azienda mi rispetterebbero se andassi vestita come una troia?>>, posò le labbra dolcemente sulla guancia del fratello e gli sorrise.<< A volte anche Agnes Lorenz deve mettere giù le armi, non credi?>>, si morse dolcemente le labbra e poi si recò silenziosamente in cucina.
 
<< Agnes, posso parlarti un secondo?>>, Sabine, subito dopo aver apparecchiato la tavola aiutata dalle due cameriere, si voltò verso la figlia minore rivolgendole uno sguardo severo.
<< Che succede?>>, la mora inarcò il sopracciglio: quello sguardo non portava mai nulla di buono.
Le mani iniziarono a sudarle e il cuore prese a batterle forte. E se Natalie avesse spifferato tutto? Non poteva pensarci.
<< Vieni un attimo nel mio studio.>>, Sabine superò l’arco della sala da pranzo ed entrò nella stanza vicino alle scale. Subito fu seguita silenziosamente da Agnes che si chiuse la porta alle spalle.
Lo studio di Sabine era bellissimo, Agnes lo aveva sempre pensato: alte librerie di mogano ospitavano libri di ogni tipo: al centro della stanza c’era una scrivania con su diversi numeri di Vogue su cui era stato o citato o elogiato o scritto addirittura un articolo sulla loro casa di moda; dall’altro lato c’era la loro Bibbia: un grosso Book con dentro i diversi MoodBoard del mese.Sulla destra due macchine da cucire e tre manichini per il momento spogli.
Agnes si sedette sulla poltroncina color bordeaux e guardò la madre. << Allora?>>.
<< Agnes, ho due notizie per te.>>, la donna poggiò i gomiti sul tavolo ed unì le mani intrecciando le dita.
La ragazza la fissò a lungo e poi schioccò la lingua. << Che genere di notizie? Mi devo forse preoccupare?>>.
Sabine sorrise dolcemente e scosse il capo. << No. Solo…>>, ridacchiò. << Sei seduta comoda?>>.
Agnes sgranò gli occhi. << Oh, sì, mi devo DECISAMENTE preoccupare.>>.
<< Tesoro…>>, iniziò Sabine fissandola negli occhi. Dai suoi color ghiaccio non trapelava nessuna emozione, né indizio. << Come sai nel mese di luglio ci sarà il Fashion Week qui a Berlino. La prima tappa è Milano, poi Parigi, po...>>.
<< Poi New York e poi Londra.>>, concluse lei mnemonicamente. << Sì, mamma, lo so. E noi parteciperemo a tutte e cinque le settimane. Lo so.>>.
<< Bravissima….>>, annuì fiera la madre. << L’unica notizia che ho appena ricevuto dal capo dell’organizzazione è che quest’anno il luogo in cui si svolgerà….>>, abbassò di poco la voce mentre gli occhioni di Agnes prendevano ad allargarsi a dismisura come quelli di un cucciolo felice. << ….Proprio a Pariser Platz, amore mio.>>, concluse ed Agnes si premette la mano sulle labbra. << Sotto la porta di Brandeburgo.>>. Sabine sorrise dolcemente alla figlia, sapendo che quella notizia l’avesse resa la ragazza più felice del mondo: finalmente il suo sogno si sarebbe realizzato.
Non aveva mai capito l’origine di quell’amore incondizionato verso quella porta, non lo avrebbe MAI capito, ma poteva solo immaginare quanto fosse importante per lei fare una sfilata proprio lì, nel posto dei suoi sogni.
Spesso, sin da quando Agnes era piccola, aveva visto i suoi occhi allargarsi sotto quella porta così maestosa e bella e quella luce nei suoi occhi non era cambiata nello scorrere degli anni.
Ed in quel momento, vedere sua figlia cosi felice, con gli occhi velati di lacrime e le mani premute sulle labbra, mentre diceva che non poteva crederci, le faceva scoppiare il cuore di gioia.
La ragazza si alzò e si gettò fra le braccia della madre che l’accolse affettuosamente baciandole la tempia.
<< Sei felice, principessa?>>, chiese accarezzandole la schiena.
<< Non puoi immaginare quanto, mamma…>>, rispose solo lei tornando seduta al suo posto. Accavallò le gambe cercando di ricomporsi. << Allora… allora qual è la seconda notizia?>>.
<< Oh…>>, Sabine annuì e cercò qualcosa fra le sue cartelle. << Valuta questi.>>, le porse una cartellina nera ed Agnes l’aprì prontamente: all’interno era custodito un book. La ragazza accarezzò la copertina bianca e rigida su cui era stata stampata una scritta in rilievo con un carattere a lei molto familiare: Freiheit.
Alzò lo sguardo verso la madre guardandola confusa: perché il suo tattoo era stampato su un Book?
Sabine le sorrise e la invitò ad aprirlo, così Agnes silenziosamente ubbidì.
All’interno una vera e propria collezione di Haute Couture la fece rabbrividire. Lo stile era molto simile al suo e la mano anche, sembrava quasi che qualcuno le avesse rubato le idee, la mano, lo stile, l’amore per il suo lavoro. Qualcuno di davvero molto simile a lei.
Man mano che sfogliava il book, si accorgeva di provare una forte ammirazione per chiunque ne fosse l’artefice. Le linee erano morbide ed anche i corpi; ogni particolare era al suo posto e i visi delle modelle erano perfetti , con tutti i particolari. Proprio come lei.
Sorrise accarezzando la carta liscia e doppia del book e lesse sull’ultima pagina il nome dell’autore scritto in nero.
Wilhelm Kaulitz. Fashion Abitur 2010-2011. Hamburg.
Non poteva crederci.
Alzò lo sguardo verso la madre e posò il book sulla scrivania.
<< Bravo, vero?>>, sorrise lei.
Agnes annuì appena restando in silenzio.
<< Agnes, io vorrei proporti una cosa.>>.
La ragazza inarcò il sopracciglio e lei continuò. << Vorrei assumere Bill in prova nella nostra azienda.>>.
L’unica cosa che riuscì a dire Agnes fu un sonoro ed incredulo: CHE COSA?!
 
Di una cosa era certo: non avrebbe MAI più assunto tutto quell’alcool in vita sua.
Erano le otto della e, dopo un pranzo stressante come quello, un pomeriggio di studio e una videochiamata col suo migliore amico Andreas, le ci sarebbe voluto più di una seduta di rigenerazione per riprendersi.
Non aveva mai visto Agnes in quel modo, si disse mentre lavava i capelli unti dalla tintura per capelli nera nel lavandino. Quel giorno era così seria e professionale da mettergli i brividi. Per non parlare del suo sguardo incattivito e freddo: quel giorno lo era più del solito.
Si arrotolò un asciugamano in testa a mo’ di turbante e si rimise dritto.
Era stupenda, pensò mentre si guardava alla specchiera enorme.
Quel giorno, dopo pranzo, lei e Sabine erano uscite insieme e si erano recate nella loro azienda per parlare di qualcosa come l’assunzione di un nuovo direttore creativo o qualcosa di simile.
Bill fece spallucce e si passò un disco di cotone sul viso struccandosi completamente, mise dell’acqua bollente con il disinfettante in un bicchiere e levò ad uno ad uno ogni piecing sul suo corpo immergendoli poi nel bicchiere per sterilizzarli; levò i boxer e li gettò nel cesto dei vestiti da lavare e controllò la temperatura dell’acqua nella Jacuzzi che aveva appena riempito facendo creare delle morbide bollicine.
Infine prese il suo Ipod e infilò le cuffie nelle orecchie immergendosi nell’acqua.
Aveva sistemato il bagno in modo che assomigliasse ad una vera e propria Spa rigenerante: aveva spento le luci ed acceso delle candele profumate sul bordo della Jacuzzi; dalla finestra proveniva un solo spiraglio di luce proveniente dal giardino che gli illuminava mezzo volto.
Non ci volle molto, fra la musica rilassante di Sting e la stanchezza post-sbornia, a addormentarsi profondamente.
 
Agnes sbatté la porta della propria camera e decise che aveva bisogno di un fottuto bagno rilassante dopo quella giornataccia.
In riunione era stata accettata l’idea di Sabine di assumere un terzo stilista: sarebbe rimasto in prova fino ad aprile ed a maggio avrebbero deciso se assumerlo o meno. Se lo avessero assunto avrebbe partecipato anche lui alla realizzazione della nuova collezione Spring/Summer per le settimane della moda.
Sarebbe stata d’accordo SE non si fosse trattato di LUI. Del suo odiosissimo, maledettissimo, antipaticissimo fratellastro.
Aveva urlato contro la madre che non voleva Bill al suo fianco a dirigere l’azienda e Sabine le aveva professionalmente risposto che, come si era anche lei resa conto, lei e Bill avevano MOLTO di più in comune di quanto pensasse.
Quella frase l’aveva fatta rabbrividire, perché, sì, in effetti era vero: le loro collezioni consegnate per il diploma erano a dir poco simili. E questo era piuttosto inquietante, visto che lei e Bill, due anni prima non si erano MAI conosciuti, né tanto meno incontrati.
Sciolse i capelli e si spogliò restando in intimo.
Aveva anche pensato che fosse stato Bill in persona a dare a Sabine il suo Book, in modo da guadagnarsi un posto in azienda; lo aveva chiamato opportunista e con tanti altri appellativi coloriti che la madre aveva smontato con fermezza dicendo che era stata lei a chiedere a GORDON il book del figlio, con la scusa di volerlo valutare. E Bill di tutto questo non sapeva nulla.
Chiuse a chiave la porta della sua stanza e si recò nel bagno accanto.
Si chiuse la porta alle spalle e sussultò guardando la vasca già occupata da qualcuno: Tom sonnecchiava fra la schiuma e un turbante gli copriva i cornrows.
Notò l’atmosfera e si disse che evidentemente aspettava proprio lei: avrebbe dovuto farsi perdonare per la sera prima, o no?
Si sfilò gli slip e sganciò il reggiseno gettandoli nella cesta.
Facendo attenzione alle candele sul bordo, si immerse delicatamente nella vasca mettendosi a cavalcioni sulle gambe del ragazzo che sembrava profondamente addormentato.
La scarsa luce che lo illuminava non aiutava per nulla ed Agnes pensò che fosse troppo smielato ed eccitante per i suoi gusti ed anche per quelli di Tom.
Posò il viso nel collo del ragazzo e lo baciò sotto la mascella maliziosamente, mentre con la mano accarezzava il suo addome fino ad arrivare all’inguine.
<< Tomi…>>, sussurrò languida mordendo il pomo d’Adamo del ragazzo e con una mano afferrò il suo membro dolcemente iniziando a muoverlo. << Voglio farmi perdonare…>>.
Bill mugugnò nel sonno e si morse le labbra pensando che non era proprio il momento di fare certi sogni che gli avrebbero lasciato solo un’erezione e una voglia immensa di sbattere la sorellastra su un qualsiasi piano orizzontale.
Agnes continuò a muovere il membro del fratello, sorridendo compiaciuta nel sentire la sua reazione. << Allora mi senti.>>, sussurrò e dolcemente gli levò le cuffie dalle orecchie poggiandole sul piano di marmo. << Hey.>>, mormorò ancora leccando il suo lobo.
Peccato che ben presto si accorse che QUELLO non ERA affatto il LOBO dilatato del suo fratellastro. NON DEL SUO FRATELLASTRO TOM.
Bill di canto suo sgranò gli occhi sentendo quella voce e ben presto si accorse che, NO, non stava affatto sognando e che, SI’, la sua sorellastra stava nuda su di lui ed aveva fra le mani sul SUO membro e le labbra sul SUO lobo.
Ben presto si trovarono faccia a faccia con gli occhi sgranati ed entrambi all’unisono diedero un urlo.
<< Mio DIO, CHE CI FAI TU QUI???>>, Agnes si alzò di scatto uscendo dalla vasca e cercò di coprirsi le parti intime con le mani.
<< COSA CI FAI TU QUI!?>>, urlò Bill avvicinando a sé quante più bollicine possibili per coprirsi. << Sei tutta NUDA!! Tutta nuda SU DI ME. Ed avevi la mano…..>>.
<< SO dove era la mia mano!!>>, urlò lei cercando un asciugamano. << Pensavo fossi TOM!>>.
<< SEI CIECA???>>, urlò Bill imbarazzato. << DIO, mi stavi facendo una sega. Dio!>>.
<< Ripeto: PENSAVO FOSSI TUO FRATELLO GEMELLO.>>, scese dal gradino di marmo ed afferrò un asciugamano.
Bill, col viso in fiamme, fece scivolare lo sguardo lungo la sua schiena e un particolare gli fece gelare il sangue nelle vene.
Freiheit.
Mentre Agnes usciva sbattendo la porta la sua mente riuscì a fare due più due e presto gli venne l’istinto di lasciarsi annegare, lì, nella Jacuzzi.
Agnes e la sua spogliarellista erano la stessa persona.
Afferrò il suo telefono e scrisse un messaggio ben preciso ad una persona ben precisa:
Sono fottuto, Andi. Fottutamente fottuto. La prossima settimana ti voglio qui e non cercare scuse… ho appena scoperto di essere innamorato di una PROSTITUTA. xoxo Bill.
Mentre le lacrime gli scivolavano sul viso, un senso di rabbia lo invadeva.
ORA avrebbe dovuto dimenticarla. Per sempre.

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Capitolo 9
*** Capitolo Ottavo; ***


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Ottavo capitolo
Quando Bill era venuto a conoscenza del fatto che da lì a poco sarebbe entrato a far parte di una fra le più grandi ed importanti case di moda della Germania, aveva a dir poco urlato al padre che non voleva essere considerato come chi si era approfittato della propria matrigna per arrivare al successo.
Ma poi, pian piano, l’idea di lavorare per la Lorenz Couture aveva iniziato ad allettarlo fino a sfociare ad un vero e proprio entusiasmo.
La quiete dopo la tempesta, aveva pensato.
Se in amore la sua vita faceva a dir poco schifo, in affari stava iniziando ad andare decisamente meglio.
In effetti l’idea di far parte di una multinazionale  non era poi così male.
Chiuse la sua borsa e la poggiò sul piano chiaro del banco poggiandosi con la schiena contro al muro.
Dall’altro lato la sua maledetta strega stava animatamente annunciando alle sue amiche il lietissimo evento con tutto l’entusiasmo che aveva in corpo.
<< Così io ho detto ‘NO! NON SE NE PARLA NEMMENO!’, ma ovviamente quella dittatrice qual è Sabine Lorenz ergo mia madre mi ha implicitamente fatto capire che non avrei avuto voce in capitolo, COME AL SOLITO.>>, Agnes muoveva le mani freneticamente stando comodamente seduta sulle gambe di Tom, che ridacchiava e lanciava sguardi fugaci e loquaci alle tre amiche. << E’ tutto!>>.
<< Oh!>>, Hellen la guardò sconvolta e poi lanciò uno sguardo a Bill che osservava la scena con un sopracciglio inarcato e un’espressione infastidita sul volto. << Beh…. Se tua madre ha ritenuto Bill all’altezza di questo compito…>>.
<< Non credo che Sabine assuma senza un criterio, Ag.>>, Sarah inarcò il sopracciglio accavallando le gambe madre e sistemò l’orlo del suo maglioncino.
<< Certo che no, ma…>>.
<< Ma… niente ‘ma’, Ag!>>, la interruppe Sofie. << Sei sempre la solita esagerata.>>.
<< IO NON VOGLIO LAVORARE AL FIANCO DI MIRTILLA MALCONTENTA.>>, urlettò la mora lanciando uno sguardo di fuoco a Bill.
<< CHE COSA?!>>, urlò Bill avvicinandosi alla bancata delle ragazze. << SOL PERCHE’ LA PRINCIPESSA NERA SUL PISELLO NON GRADISCE LA MIA PRESENZA IN AZIENDA NON VUOL DIRE CHE IO DEBBA RIFIUTARE UNA TALE OFFERTA. >>, urlò fulminandola mentre girava gli occhi e incrociava le braccia. << Scendi dal piedistallo, Strega dell’Est. O forse dovrei dire ‘dal cubo’?>>, Bill inarcò il sopracciglio e Agnes arrossì.
<< Oh oh oh!>>, Hellen guardò Agnes prendendo il proprio borsone.<< Anche il Kaulitz numero due ha saputo della tua doppia vita, Miss Hyde?>>.
<< Lo ha saputo?!>>, Sofie e Sarah con una sincronia strabiliante si voltarono verso Agnes che mosse una mano con nonchalance. << Come lo hai saputo?>>, continuò Sarah rivolgendosi a Bill.
<< Come non accorgersi dei suoi tattoo se mi si mette addosso in una vasca da bagno come una cagna in calore credendo che fossi Tom?!>>.
Le tre ragazze sgranarono gli occhi e guardarono l’amica che stava replicando CHE NON ERA COLPA SUA SE SENZA TRUCCO ERANO COSI’ STRAMALEDETTAMENTE UGUALI. Tom scoppiò a ridere e Bill lo colpì sulla nuca urlettando che non era divertente.
Il suo viso andò in fiamme e quello fu un particolare che non sfuggì a Sofie. Scosse il viso e rise guardando l’amico: “E’ stracotto.’’.
<< Smettila, Tomi!>>, Bill imbronciò le labbra e Tom rise più forte. << La prossima volta non ti racconterò più nulla, al diavolo!>>.
<< Bill! Come non ridere davanti alle tue uscite da checca isterica?>>, Tom voltò lo sguardo verso le amiche. << Dovevate vederlo: ERA SCONVOLTO…. Oh, Helly…>>, sorrise guardando la mora che aveva inforcato gli occhiali e teneva con una mano il borsone sulla spalla. << Vai in palestra?>>.
Hellen sorrise annuendo. << Ho gli allenamenti. Perché?>>.
Tom prese per i fianchi Agnes e la fece alzare dalle proprie gambe, fece il giro della bancata e prese il proprio borsone. << Vengo con te. Le selezioni sono fra due ore e voglio fare due tiri liberi… sai…>>, il ragazzo sorrise e la affiancò.
<< Oh..>>, la ragazza annuì dolcemente. << Beh, okay… andiamo?>>.
Tom le sorrise e poi si voltò verso la sorellastra baciandole la guancia. << Torno a casa con la U-bahn.>>.
<< TOM QUESTO POMERIGGIO PAPA’ VA A PREND….>>, Bill non fece in tempo a finire la frase che i due ragazzi erano già usciti in corridoio. << OH BENE, LA USERO’ IO LA TUA FOTTUTISSIMA R8.>>.
<< Tom ha una R8?!>>, Sarah sgranò gli occhi e si alzò in piedi prendendo la propria borsa. << Sul serio?>>.
<< Sì.>>, annuì Bill. << Regalo di nonna.>>.
<< E tu?>>, continuò Sofie indossando il proprio cappotto.
<< Ed io…>>, Bill sorrise gelidamente. << Io non sono esattamente il prototipo di nipote modello.>>.
Fra i quattro ragazzi calò il silenzio e Agnes si schiarì la voce. << Beh…>>, iniziò. << … Beh, spero che tu abbia un ricambio adatto, sfigato.>>, lanciò uno sguardo al fratellastro.
Sperava di scatenare una qualsiasi reazione in modo da riuscir a rompere il ghiaccio che si era creato intorno a lui: sembrava che il suo corpo fosse stato contornato da lance ghiacciate che lo custodivano come a non volerlo scalfire. Quello era un argomento tabù, poco ma sicuro.
<< Ricambio adatto per cosa?!>>, Bill aggrottò le sopracciglia.
<< Sveglia!>>, Agnes girò gli occhi e portò la mano sul fianco. << Oggi ti porto a visitare l’azienda, ordini dall’alto!>>.
<< Cosa?!>>.
<< DIO, non dirmi che verrai vestito da scolaretto!>>.
<< Se solo mi avvisassi!>>.
<< Se solo mi ascoltassi!>>.
<< Non mi hai detto niente di simile, vedova nera!>>.
<< Oh, piantala!>>.
Sarah e Sofie si guardarono con uno sguardo complice e sorrisero: Sì, erano DECISAMENTE cotti.
 
<< E’ molto che pratichi basket?>>, Hellen percorreva velocemente gli androni della scuola seguita da Tom.
<< Sono circa sei anni.>>, rispose lui tenendo il proprio borsone e quello della ragazza. Lei non avrebbe mai acconsentito a darglielo se lui non avesse insistito così tanto.
<< E sei bravo?>>, sorrise lei lanciandogli uno sguardo. Entrò nella palestra coperta dove altre ragazze erano intente a fare stretching.
<< Beh…>>, Tom sorrise appena. << Io non mi sono mai definito un bravo giocatore… semplicemente sono stati gli altri a valutarmi. E… beh, sì, dicono che son bravo.>>, si strinse nelle spalle.
<< Voglio vederti. >>.
<< Oggi alle selezioni mi vedrai.>>.
<< No…>>, la ragazza sorrise e corse verso il cesto che conteneva i palloni di basket. Ne prese uno e palleggiò. << Voglio vederti ORA.>>, fissando negli occhi Tom lanciò la palla che andò a finire dritta nel canestro.
Tom sgranò gli occhi senza parole e fissò la palla rimbalzare sonoramente sul parquet. << Ma… ma questo è un tiro da almeno due punti.>>.Hellen rise e riprese la palla lanciandola a Tom che la bloccò con le mani. << Come diavolo hai fatto?!>>.
La ragazza rise. << Beh…>>, prese fra i denti un elastico e passò le mani fra i lunghi capelli acconciandoli con una coda alta. << Per una che studia basket da dieci anni è anche normale, non credi?>>.
<< Dieci…>>, Tom le si avvicinò. << Giochi nella squadra femminile?>>.
Hellen sorrise e gli rubò il pallone dalle mani. << Per i miei genitori giocare per una squadra femminile in una scuola sarebbe poco… riconoscente?>>, sorrise appena. << Per cui, mentre loro gestiscono una linea di palestre, io faccio parte della squadra femminile berlinese. Tutto qui.>>.
Tom la osservava con gli occhioni granati e una nota di ammirazione nello sguardo: quella ragazza lo incuriosiva davvero tanto. Era sempre al suo posto, posata e sulle sue, non ostentava il suo successo e, se non fosse capitata quella occasione, magari lui non avrebbe mai saputo quelle informazioni che aveva appena saputo.
E poi, pensò arrossendo appena, era anche molto molto bella. La pelle olivastra era risaltata dai suoi capelli castani e lunghissimi, gli occhi erano anch’essi castani e poco truccati. Vista così, non aveva nessun tratto tedesco ed il corpo, per di più, era muscoloso e sodo: aveva le spalle abbastanza larghe e il bacino stretto, un seno non eccessivamente grande e la pancia piatta.
<< Allora?>>, rise lei inarcando il sopracciglio. << Finito di squadrarmi? Non sono mica Agnes, non mi piace essere guardata come un animale da circo.>>.
Il ragazzo arrossì visibilmente e si schiarì la voce. << Mi chiedevo….>>, si morse le labbra.  << Non hai origini tedesche, vero?>>.
La ragazza sorrise e prese a palleggiare avanzando verso il canestro. << Beh… mia madre è italiana, mio padre è tedesco. Fa’ un po’ tu.>>, e fece nuovamente canestro.
<< Oh…>>, Tom sorrise e afferrò prontamente la palla. La fece girare su un dito e poi face a sua volta canestro. << Helly, che ne diresti di…. C’è un buon ristorantino italiano in centro… beh…>>, deglutì.
Hellen sgranò gli occhi e lo fissò. << Mi stai forse chiedendo di uscire, Thomas Kaulitz?>>.
<< Beh…>>, Tom si passò imbarazzato il braccio dietro la nuca e sorrise. << Magari tu ne sai più di me di cibo italiano… potremmo andare insieme… cioè…>>.
I suoi farfugliamenti  furono presto smorzati dalle labbra della ragazza che si erano fugacemente posate sulla sua guancia. << Abbordare una ragazza non ti riesce proprio bene, Tom.>>, sorrise lei. << Venerdì alle otto passo io.>>, sorrise dolcemente e Tom rimase imbambolato a guardarla avanzare verso lo spogliatoio.
<< Oh… hey…. E con l’Adagio?>>.
In risposta ebbe solo una risata cristallina.
 
Bill poteva giurare di non aver mai visto nulla di simile nella sua vita: le larghe colonne di marmo bianco si ergevano al centro del grande spazio dove il colore dominante era appunto il bianco. In fondo una grande bancata anch’essa di marmo con la facciata anteriore di pelle nera cuscinata e luccicanti strass, nascondeva quattro ragazze bellissime vestite elegantemente e con i capelli e il trucco perfetto. Sulla destra due ascensori aiutavano che il via vai di gente fosse troppo affollato sulle scale col passamano in ferro battuto sulla sinistra dell’area.
Il palazzo in cui erano entrati ospitava forse sette piani e sull’ultimo si ergeva un’insegna a caratteri cubitali ed eleganti: Lorenz.
Agnes, sui suoi tacchi dodici e nel suo vestito rosso che lasciava la schiena scoperta, camminava con passo svelto e sicuro affiancata da Sarah. Da quando erano entrati aveva potuto notare almeno cinque persone correrle incontro con diversi documenti da firmare e con messaggi da comunicare. Lei aveva risposto ad ognuno con un severo: fatemeli avere sulla mia scrivania, adesso.
Mentre un uomo vestito di tutto punto chiamava l’ascensore, Sarah affiancò Bill e gli regalò un sorriso.
<< Spaventato?>>, sussurrò solamente.
<< Terrorizzato.>>, Bill guardava tutto con gli occhi sgranati e si mordeva ripetutamente le labbra rosse.
Sarah rise dolcemente e lo fissò. << Stai tranquillo, Bill.>>.
<< Non sono neanche vestito bene.>>, guardò il suo abbigliamento scolastico fatto eccezione per un paio di anfibi che portava ogni giorno con sé- le scarpe della divisa erano SCOMODISSIME.
<< Vedrai che non sarà un problema.>>, la ragazza gli sorrise ed entrò con i due nell’ascensore.
L’uomo pigiò il numerino 5 in oro laccato e l’ascensore li portò velocemente fino a quel piano.
<< Grazie, Ernst.>>, Agnes uscì dall’ascensore e si diresse verso una grande porta di  vetro, mentre intorno diverse modelle la salutavano, altre persone spingevano attaccapanni pieni di capi e altre persone abbassavano lo sguardo per non incontrare il suo.
<< Non aver paura: è solo molto molto rispettata.>>, sussurrò Sarah ridacchiando.
Bill voleva replicare che MAGARI ERA SOLO MOLTO TEMUTA VISTO CHE E’ UNA STREGA ACIDA DELL’EST, ma si trattenne vedendo Sabine seduta dietro ad una scrivania simile a quella del piano terra.
<< Oh, siete arrivati.>>, disse levando gli occhiali.
Sulla scrivania diversi cataloghi Vogue e un Apple fisso attirarono la sua attenzione e strinse le labbra sentendosi chiamato in causa.
<< Ti ho portato lo sfigato.>>.
<< Agnes.>>, la fulminò la madre. << Ciao Bill… Sarah!>>.
<< Ciao Sabine.>>, la ragazza sorrise dolcemente.
<< Quali sono i tuoi programmi oggi, signorina?>>, Sabine rivolse uno sguardo alla figlia che stava leggendo la propria agenda elettronica attentamente.
<< Photoshoot per la collezione Fall/Winter.>>, posò l’Ipad e guardò la madre. << Georg è già lì?>>.
Sabine annuì e guardò Bill. << Tesoro, ora assisterai a delle scene di puro DELIRIO. Spero non ti sconvolgerai!>>.
Bill rise e lanciò uno sguardo alla sorella. << Come sconvolgersi se il delirio è di casa?>>.
Agnes rise falsamente. << Come sei simpatico.>>, lo fulminò e Bill rabbrividì. << Andiamo. Ciao!>>, salutò fugacemente la madre e si diresse nuovamente verso l’ascensore e i due ragazzi non potettero fare a meno di seguirla.
Arrivati all’ultimo piano Agnes entrò nell’area che-poteva giurarlo- era ancor più bianca dell’edificio stesso. Sui lati del set erano sistemati diversi fari e riflettori e al centro un uomo non troppo alto con i tratti nordici, i capelli ramati e corti e gli occhi verdi era intento a sistemare le proprie diavolerie da fotografo.
<< Ciao Gè!>>, la ragazza urlò e si gettò letteralmente addosso all’uomo che l’abbracciò prontamente.
<< Heey, principessa!!>>.
<< Ag si è passato anche lui.>>, sussurrò Sarah con una nota di disappunto nella voce e seguì un lungo sospiro che a Bill non passò inosservato.
<< Cos’è?>>, guardò dolcemente la bionda. << Sei gelosa?>>.
Sarah sgranò gli occhi e si appuntò i capelli dietro l’orecchio. << NO!>>, rispose prontamente-troppo prontamente, osservò Bill-<< Non dire stronzate!>>.
<< Ti piace il tipo delle foto?>>, un sorriso beffardo nacque sul volto di Bill e Sarah assunse un colore rosso bordeaux.
<< Smettila, Bill. E poi è fidanzato…>>.
<< Lo sai per certo?>>.
<< No…>>, sussurrò timidamente Sarah. << No, ma lo è di sicuro.>>.
<< Hey Sarah!>>, il ragazzo sorrise dolcemente guardando dalla loro parte ed avanzò piano verso di loro.
<< Dov’eri finita? Il mio obbiettivo aveva bisogno della tua bellezza!>>, disse lui e posò un bacio sulla guancia della ragazza che arrossì.
<< Ciao, Gè. >>, sorrise lei.
Georg le sorrise e poi spostò lo sguardo verso Bill. << Tu dovresti essere il nuovo stilista!>>, sussurrò il ragazzo che iniziava a stare profondamente simpatico a Bill. << Io sono Georg. Georg Listing. Il fotografo personale di Mrs e Miss Lorenz.>>, gli porse la mano e Bill la strinse volentieri.
<< Piacere mio. Wilhelm Kaulitz, ma puoi chiamarmi Bill… sono in prova in azienda fino ad aprile.>>.
Il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere che Agnes arrivò da loro con le mani sui fianchi. << ALLORA?>>, urlettò. << Così facciamo notte. Sarah, sei assolutamente in ritardo, Ge, ti voglio pronto in tre minuti e TU…>>, indicò il fratellastro afferrandolo per il polso. << VIENI CON ME.>>.
Presto Bill si ritrovò davanti a forse venti modelle: chi girava nuda in cerca del proprio capo, chi si spogliava, chi parlava con le diverse costumiste.
Deglutì a forza terrorizzato e le sentì le gambe sciogliersi come gelatina al sole.
<< Oh mamma.>>.
 
<< Tu sei sicuro al cento per cento che quel biondo non ci abbia preso in giro?>>, Tom fece un tiro dalla sua sigaretta mentre Bill camminava avanti ed indietro per Potsdamerplatz. << Bill!>>.
<< Sì, Tom… sono sicuro!>>, disse seccato il moro lanciando sguardi alla stazione ormai deserta.  << Mi ha detto che sarebbe arrivato alle sette e mezzo di martedì.>>.
<< Cioè un’ora fa.>>, concluse Tom premendo il piede sulla cicca per spegnerla.
<< Ha detto che avrebbe passato la settimana di vacanza autunnale con noi, perché mentire?>>, urlò spazientito Bill e una coppia di vecchietti si voltarono a guardarlo.
<< Semplicemente perché Andreas è un grandissimo, enorme, impareggiabile stronzo SMEMORATO.>>, ridacchiò Tom mentre Bill gli faceva il verso chiudendo l’ennesima chiamata in cui quella fastidiosissima voce metallica gli aveva fatto saltare i nervi.
<< Stronzo smemorato a chi?>>.
I gemelli sgranarono gli occhi e guardarono dall’altra parte della strada un ragazzo alto e magro-quasi più alto e magro di Bill- che teneva sulle spalle un borsone e tirava con sé un trolley. Il ciuffo biondo era tirato indietro e un sorriso sincero era dipinto sul volto.
Presto fu assalito dai gemelli e si ritrovò in un caloroso abbraccio di gruppo. << Brutti stronzi, potreste evitare di urlare come due checche isteriche per strada! Siamo a Berlino, ragazzi!>>.
<< Finalmente sei qui, DIO quanto ti odio!>>, Tom ridacchiò e sciolse l’abbraccio dandogli una pacca sulla spalla.
<< Hey Bill, dici che per il prossimo disgelo mi lascerai andare?>>, Andreas rise tenendo stretto a sé il moro che aveva nascosto il viso nel collo dell’amico e non indugiava ad allontanarsi. Andreas sorrise dolcemente intuendo le ragioni della reazione del suo amico e lo strinse più forte. << Ci sono qui io.>>.
 
<< Cazzo, ragazzi!>>, disse il biondo scendendo dalla R8 di Tom e guardando la grande villa in cui l’amico aveva parcheggiato. << Voi vivete QUI?>>.
<< Affermativo.>>, rise Tom prendendo il borsone dell’amico.
<< Così sembra.>>, Bill girò le chiavi nella serratura ed aprì la porta.
Presto fu assalito dalla mascotte del diavolo che quella sera aveva dietro al collo un fiocchetto nero di velluto. Cassie prese a saltellargli ai piedi abbaiando e si piegò sulle zampe anteriori sporgendo la coda.
<< Non ora, cane del diavolo!>>.
<< Zio Bill, Zio Tom!>>, Mia corse da loro con i piedini scalzi e si lanciò addosso a Bill che la prese prontamente.
<< MIA! METTI IMMEDIATAMENTE LE SCARPE.>>, Natalie corse all’ingresso con in mano due scarpine antiscivolo. << Oh…. Ciao Bill, Ciao Tom… lui dev’essere il vostro amico!>>.
Andreas osservava quella stramba famiglia con gli occhioni azzurri sgranati ed annuì piano alla donna bionda davanti a lui. << Sono Andreas.>>.
Natalie sorrise e gli porse la mano che lui strinse. << Natalie. Sono la sorella della principessa dell’Est.>>, rise lei rivolgendo uno sguardo a Bill.
<< Rettifico: STREGA dell’Est.>>, precisò Bill tenendo Mia che gli toccava con le manine tutte le collane.
<< Mi hai già presentata, Wilhelmina?>>, dalle scale scese un’Agnes vestita semplicemente con un jeans damascato blu e un maglioncino nero che lasciava scoperta la spalla. << E’ bello sapere che sono sempre al centro dei tuoi pensieri.>>, sorrise gelida e guardò Andreas. << Tu dovresti essere il fidanzato di Wilhelmina.>>, ridacchiò.
Andreas e Bill arrossirono fino alla punta dei capelli e Bill urlò che PER L’ULTIMA VOLTA, LUI NON ERA GAY E ANDREAS ERA SEMPLICEMENTE IL SUO MIGLIORE AMICO.
 
Dopo le diverse presentazioni, Sabine aveva maternamente scortato Andreas nella camera che aveva fatto preparare dai camerieri  e poi lo aveva invitato a lavarsi in uno dei bagni.
Ora erano tutti seduti intorno al tavolo e mangiavano in silenzio il proprio arrosto.
Ci fu un gioco di sguardi fra Sabine e Gordon che fece inarcare il sopracciglio ad Agnes.
C’era qualcosa che non andava.
La conferma le fu data da Sabine che si alzava tenendo le dita intrecciate a quelle di Gordon.
<< Noi dovremmo dire una cosa, oggi che siamo al completo…>>, sorrise Sabine e lanciò uno sguardo ad Andreas. << E non solo.>>.
Gordon sorrise dolcemente e tutti guardarono la coppia in silenzio.
<< OH MIO DIO.>>, urlò Agnes mentre una terrificante idea le attraversava la mente. << NON SARAI MICA INCINTA!!!>>, indicò la madre che arrossì.
<< Non essere sciocca!>>, Sabine sgranò gli occhi.
<< Dio, che spavento.>>, sfiatò teatralmente la mora. << Okay, non interrompo più.>>.
<< Grazie.>>, sorrise Sabine. << Famiglia….>>, guardò Andreas e le cameriere. << E amici di famiglia…. Io e Gordon volevamo dirvi che FINALMENTE…>>, fece una lunga pausa mentre tutti i presenti smisero di respirare ansiosi di sapere. << Abbiamo deciso la data del nostro matrimonio.>>.
Un urlo felice all’unisono si alzò nella sala e presto tutti si alzarono a fare gli auguri ai due novelli sposi. Agnes nascose la commozione nel collo della madre quando la prese fra le braccia e le sussurrò un semplice Ti voglio bene. La ragazza a quelle parole tremò e strinse ancor di più la madre fra le braccia.
<< Finalmente hai quel che meriti. Ti voglio bene anche io, mamma.>>.

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Capitolo 10
*** Capitolo nono; ***


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Nono Capitolo
<< Ho mai parlato di oro bianco?! E’ un matrimonio tradizionale, l’oro bianco è semplicemente out per il matrimonio tradizionale del secolo!>>.
Bill sbuffò un’ennesima volta mentre guardava la sorellastra, quel giorno vestita con una gonna a ruota blu notte e una camicetta bianca, che solcava il perimetro del pub nel quale erano chiusi da un’oretta piena-per un pomeriggio tranquillo, aveva detto-e urlava con chiunque sbagliasse colore delle rose, composizione dei fiori, colore dell’oro per le fedi…
Da quando Sabine e suo padre avevano annunciato il loro matrimonio-ovvero poco più di quindici ore prima—Agnes aveva deciso che sarebbe stata LEI ad organizzare TUTTO.
<< Assumere un Wedding Planner no, vero?>>, ridacchiò Andreas che era comodamente seduto sul salottino blu  mentre sorseggiava il suo succo all’ananas.
Bill girò gli occhi e guardò l’amico. << Non glielo nominare neanche. È una fottutissima testarda!>>.
Il ragazzo dai capelli biondi guardò l’amico succhiando dalla cannuccia e si sporse a guardarlo maliziosamente. << E tu sei un fottutissimo sfigato, fottutamente innamorato della fottutissima testarda. Auguri, Bill.>>.
Bill sgranò gli occhi e gli intimò di tacere lanciando degli sguardi fugaci alla sua sorellastra che sembrava piuttosto disinteressata alla loro conversazione ed interessata ad urlare a qualcuno al telefono che NO, NON VOLEVA ANCHE I CAVALLI BIANCHI, NON ERA MICA CENERENTOLA.
<< Smettila, Andi. Potrebbe sentirci….>>, il ragazzo arrossì bevendo poi la propria coca cola.<< E smettila di usare sempre quell’aggettivo!>>.
Andreas fece per replicare, ma fu interrotto da Agnes che si avvicinò a loro sedendosi  sul proprio salottino. Posò il cellulare sul tavolino in vetro azzurro ed accavallò le gambe nervosamente, prima di prendere il proprio Malibu e sorseggiarlo nervosamente.
Bill inarcò il sopracciglio e la fissò, prima di afferrare il calice dalle sue mani ed allontanarlo. << Non ti sembra di esagerare? Il tuo fegato sta chiedendo pietà!>>.
Agnes lo fissò sconvolta sbattendo le lunghe ciglia truccate più volte. << SCUSAMI?!>>.
<< Oh-oh….>>, sussurrò Andreas guardando la ragazza che sembrava tutt’altro che felice di quel gesto compiuto dal suo migliore amico. Dal suo stupido migliore amico.
<< Non sono neanche le sei del pomeriggio e bevi già alchool? Ma che razza di cura per la salute hai?>>, la voce di Bill iniziava a tremare, notando gli occhi truccati della sorellastra che si sfilavano in due piccole fessure incattivite. << E… e poi non conviene arrabbiarsi…. Non vuoi mica arrivare con le rughe al…. OH!>>, lanciò un urletto di dolore mentre le unghie rosse della sorellastra gli torturavano la coscia.
<< NON OSARE MAI PIU’ LEVARMI IL BICCHIERE DALLE MANI, RAZZA D’IDIOTA MONOCELLULARE!>>.
Bill lanciò un gridolino poco virile facendo girare un gruppetto seduto sul salottino accanto al loro e Andreas scivolò sul divanetto di pelle coprendosi il viso imbarazzato, finché non sentì la porta del pub aprirsi e riaprirsi e delle voci avvicinarsi a loro.
<< Noto con piacere che il vostro rapporto va migliorando giorno dopo giorno.>>, una ragazza dai lunghi capelli castani e le ciocche verdi posate sulle spalle rise posando-lanciando-la borsa su un divanetto e si sedette accanto ad Agnes che sembrava non volerne sapere di lasciare la coscia del fratellastro. Andreas non notò neanche che dietro di lei fosse arrivato Tom con due altre ragazze, tanto fosse preso a squadrare la ragazza dai capelli strani.
Sofie inarcò il sopracciglio infastidita da quel ragazzo biondo che, a livello di stranezza, doveva per forza essere Andreas, il migliore amico dei gemelli. << Un autografo?>>.
Andreas sgranò gli occhi e la indicò con poca grazia. << IO LO SO CHI SEI!>>.
Sarah ed Hellen scoppiarono a ridere e Sofie girò gli occhi storcendo le labbra. << SEI SOFIESTAR DI DSDS!!!>>, continuò il biondo.
<< E tu sei l’amico biondo, isterico….>>, lo squadrò. << …Ed anoressico dei gemelli.>>, fece un sorrisetto sarcastico. << Onorata.>>.
Andreas, sentendosi colpito nel profondo, assottigliò gli occhi chiari in due fessure e fulminò la ragazza assumendo un’espressione da vip mancato.<< Antipatica.>>, sussurrò.
Sofie si sedette in uno dei divanetti e, mentre prendeva il menu, rivolse uno sguardò di pura antipatia al biondo. << Wow, neanche cinque minuti e mi stai già sulle palle!>>.
In tutta risposta, Tom, Sarah ed Hellen si guardarono sconvolti, mentre fra Andreas e Sofie poteva tagliarsi la tensione con un coltello da cucina ed Agnes e Bill non volevano saperne di mettere fine a quel loro teatrino.
 
Agnes sistemò il cappottino rosa della bambina e se la strinse al petto nascondendo le lacrime dietro il lungo ciuffo nero. << Fa’ la brava, Mia. Zia verrà a trovarti presto con tanti regalini nuovi…..>>, sospirò stringendo forte la piccola Mia che con le manine continuava ad accarezzare i lunghi e lisci capelli della zia. << Promesso.>>, concluse e l’allontanò dal proprio petto sistemandole la sciarpa e il cappellino ben bene.
Seppur abitassero a soli quindici minuti in auto, ogni qual volta Agnes doveva lasciar andare quella piccola principessa, sentiva il vuoto invaderle e –ogni santissima volta- si ripeteva con costernata convinzione che non avrebbe MAI e poi MAI voluto bambini.
La bimba fece ‘ciao ciao’ con la manina alla zia e poi, dopo essersi beccati altri baci dalla nonna e dai presenti uomini, corse in braccio a Gustav che la mise nel seggiolino allacciandole le cinture.
Natalie salutò i ragazzi con un lungo abbraccio e Gordon e poi posò l’ennesimo bacio sulla guancia alla madre. << Avanti! Sol perché non ci vediamo ogni domenica non dovete far sembrare tutto un addio!>>, rise la bionda con la solita aria ottimista; Si avvicinò alla sorella e le alzò il viso sorridendole teneramente. << Dico soprattutto a te.>>, sussurrò prima di abbracciarla.<< Apri il cuore, Ag. Apri il cuore.>>, le disse all’orecchio e la ragazza sgranò gli occhi come se fosse stata colpita da una lama dritta nel segno. Natalie salutò ancora e raggiunse la propria famiglia nell’Auto.
Apri il cuore.
Quelle parole le risuonavano la testa.
A chi doveva aprire il cuore?
Cosa voleva dire ‘aprire il cuore’?
Si crogiolò nelle stesse domande per tutto il giorno non facendo neanche attenzione a quello che mangiava, a quello che le veniva detto, alle critiche di Bill per qualsiasi cosa ella facesse, a Tom che stava più e più volte cercando di richiamare la sua attenzione.
Possibile che sua sorella con una semplice frase riuscisse a metterla così in confusione?
Sbuffò stando seduta a gambe incrociate, mentre aspettava che Tom uscisse dalla doccia. Aveva bisogno di lui, quella sera. Aveva bisogno di non pensare a nulla.
Si sporse dal letto e toccò con le lunghe unghia laccate di rosso le corde della Gibson che Tom teneva premurosamente posata su un cavalletto accanto al letto.
Più di qualche volta lo aveva sentito strimpellare qualche motivo e, doveva ammetterlo, si era spesso fermata dietro la porta ad ascoltarlo quando intonava le note di qualche famosa canzone degli anni passati, canzoni che lei amava incondizionatamente.
Accarezzò le dure corde dolcemente e sorrise quando sentì un suono metallico ed un po’ stonato provenire da esse. Chissà se avrebbe mai imparato a strimpellare qualcosa.
<< Hey…>>, Agnes si voltò sussultando e guardò Tom entrare a petto nudo e con i pantaloni del pigiama in camera; in testa aveva un turbante che conteneva i corn e intorno al collo un asciugamano. << Che combini, piccola?>>, sorrise e si abbassò su di lei posandole un dolce bacio fra i capelli.
La ragazzo sorrise socchiudendo gli occhi e si alzò in piedi sul letto abbracciando il fratellastro. << Voglio dimenticarmi tutto stasera.>>.
<< Beh….>>, Tom sorrise e la abbracciò dalla vita sollevandola e facendola poi sedere sulle proprie gambe. << Credo che oggi un bel po’ di cose tu le abbia dimenticate.>>, sbuffò una risata.
Agnes imbronciò le labbra e lo guardò con gli occhioni struccati. << Hey. Non è colpa mia se ancora non ho realizzato di avere un ospite in casa!>>.
<< Ag, dopo due giorni è il colmo dimenticarsi di apparecchiare anche per Andreas.>>, ridacchiò il moro levando il turbante e lasciando i corn liberi sulle spalle.
<< Ero pensierosa…>>, disse la ragazza in un sussurro.
Tom fece per parlare ma Agnes premette irruentemente le mani sul suo petto e si mise a cavalcioni sul su bacino. << Giochiamo?>>, disse con un sorrisetto malizioso.
<< Ag, è tardi….>>, replicò lui sentendosi non del tutto indifferente ai baci sul collo della sorellastra e ai movimenti sensuali del suo bacino. << Agnes…>>.
<< Sssh, Tomi. Stai facendo i capricci?>>, ridacchiò lei mordendogli il lobo.
Il ragazzo deglutì e accarezzò i fianchi della ragazza decidendo che, sì, era proprio arrivato il momento di confessarle quel piccolo segreto che lo stava torturando ogni notte.
La prese per i fianchi e la sollevò facendola sedere al suo fianco. << Agnes, dobbiamo parlare.>>.
La ragazza inarcò un sopracciglio. << Soffri di disfunzione erettile?>>.
Tom girò gli occhi. << No.>>
<< Oh mio Dio, ti prego dimmi che non ti sei innamorato…..>>, la mora  sgranò gli occhioni e Tom arrossì violentemente sulle gote. << Oh no!>>.
<< Ti posso spiegare….>>.
<< No, Tomi… No!>>, Agnes  si alzò e lo fissò disperata. << Non puoi.>>.
<< Perché non..>>.
<< Perché….>>, Agnes esitò. << Beh…. Io non sono innamorata di te, Tom. E non voglio che tu soffra per me. E’ l’ultima cosa che vorrei. SEI l’ultima persona che vorrei vedere star male, Sei il mio fratellone….>>, arrossì lei. << Il mio migliore amico…>>.
Tom ci mise un po’ per realizzare quello che la sua intelligentissima e piccatissima sorellastra aveva inteso e non poté fare altro che scoppiare in una sonora risata. << Ag! Hai bevuto?>>.
La mora, sentendosi offesa dalla reazione del fratello, puntò una mano sul fianco e lo guardò male. << Cosa c’è da ridere?>>, sbatté il piede per terra.
Tom rise e cinse la vita alla sorella poggiando teneramente il viso sulla sua pancia piatta. << Non è di te che sono innamorato, sorellina.>>.
Agnes si sentì sollevata da quella dichiarazione e posò la mano sulla testa  accarezzandolo dolcemente sui corn bagnati, aspettando che lui continuasse. << Non so come dirtelo….>>, sussurrò lui. Agnes poté giurare di sentire il calore delle guance arrossate del fratellastro attraverso la maglia sottile e sorrise fra sé e sé.
<< Si tratta di Helly, vero?>>, sussurrò con un tono di voce caldo e rassicurante.
Tom, a sua volta, alzò gli occhi su di lei e guardò quel sorriso sincero e  sereno che gli piacque inverosimilmente. << Come… come fai a saperlo?>>, sussurrò.
La mora sorrise dolcemente e premette le labbra sulla fronte di Tom. << Sembra strano, ma anche io capisco quando c’è qualcosa di grande fra due persone. I vostri sguardi, l’imbarazzo, la tua gentilezza nei suoi confronti, la sua irascibilità quando io le parlo di quanto tu sia bravo a letto…>>, rise piano guardando Tom che sbottava un ‘COSA?!’ arrossendo ancor di più all’inverosimile. << ….Sono tutte cose che mi fanno capire che c’è qualcosa fra di voi, DENTRO DI VOI. Qualcosa che, sinceramente, a me è sconosciuto. Qualcosa che….>>, questa volta fu lei ad arrossire e sentì il proprio stomaco aggrovigliarsi come se vi stessero annodando un nastro intorno. << ….che vi invidio.>>, sussurrò in fine a bassa voce, quasi con la paura di esporsi troppo, quasi con la paura di farsi del male da sola.
Il ragazzo la guardava sorpreso, non aveva mai sentito parlare Agnes in quel modo. Non l’aveva mai sentita parlare davvero, in realtà.
I suoi discorsi giravano sempre intorno alla moda, al lavoro, ai bei ragazzi, al sesso, alle serate cool and swag. Poteva sembrare una ragazza vuota, ma Tom sapeva che non lo era: sapeva che c’era qualcosa dentro ci lei che le faceva paura, che voleva tenere stretto per sé e non voleva affatto forzarla a tirar fuori tutto. L’avrebbe rispettata, perché le voleva un gran bene.
Non riusciva a rispondere alle parole della sorellastra, si limitava a guardarla negli occhi e a godersi le sue tenere carezze, per una volta, fraterne.
<< Smettiamola di fare gli amanti, Tom….>>, disse lei facendolo rimanere sorpreso. << Ora hai trovato chi può darti più di un bel corpo sempre pronto a soddisfarti.>>, la sua voce era amara ma sincera e Tom si sentì tremendamente in colpa: possibile che non avesse pensato un solo momento che anche Agnes avesse dei sentimenti? Possibile che se ne fosse approfittato così vigliaccamente e sfacciatamente?
<< Io… non volevo offenderti, Agnes. Voglio dire…>>, deglutì a vuoto. << Non ti considero come una troietta che si da a tutti…. Sono stato un idiota.>>.
La ragazza sorrise amaramente e si abbassò premendo un ultimo bacio sulle sue labbra. << E’ solo colpa mia, Tom. Solo che… non immaginavo di affezionarmi così a te. Non potevo immaginare di trovare in te un vero e proprio fratello. Credimi, è giusto così.>>, sorrise e si stese sul letto di Tom. << Ora però voglio dormire con te. Solo dormire. Mi piace molto di più dormire al tuo fianco che fare sesso, te lo giuro.>>.
Il ragazzo sorrise dolcemente e le rimboccò le coperte. << Aspettami qui, mi asciugo i capelli e vengo.>>.
<< Capelli? Vuoi dire quei serpenti che hai sulla testa?>>.
Tom le uscì la lingua e si diresse verso la porta massaggiandosi la cute con l’asciugamano pulito. << Oh, Ag…>>, fece un passo indietro e si voltò verso il letto mentre e sue labbra si allargavano in un sorriso a trentadue denti. << Venerdì non posso venire in discoteca…. Ho un appuntamento con Hellen.>>.
Agnes sgranò gli occhi e si mise a sedere. << COSA?!>>, urlò e Tom socchiuse gli occhi colpito dagli ultrasuoni della sorella.  << DEVO ASSOLUTAMENTE AIUTARTI A TROVARE QUALCOSA DA METTERE.>>, saltò giù dal letto euforica mentre Tom indietreggiava verso la porta. << E… oh! DEVO ASSOLUTAMENTE FAR SPARIRE QUEI SERPENTI DAI TUOI CAPELLI.>>.
Prima che Agnes potesse finire la frase, Tom si era già chiuso a chiave in bagno.
 
Andreas sentì dei strani movimenti al suo fianco e sporse la mano sul comodino afferrando il suo telefono. Le 10.30. Chi rompeva alle dieci e trenta?
Sentì delle braccia allacciarglisi in vita e sobbalzò fuori dalle coperte spaventato. << OH! BILL, TI SEMBRANO SCHERZI DA FARE?>>.
La chioma scompigliata e corvina dell’amico era riconoscibilissima anche sotto quell’ammasso di coperte che coprivano il suo corpo e gran parte del suo viso.
<< Se eri intenzionato a mettere quelle lunghissime mani da checca bisessuale sulla mia carrozzeria, beh, ti faccio presente che la fase da ‘Andi, scopriamo se quello che dicono gli altri su di me è vero’ è passata nel momento in cui tu hai messo le mani nelle mie mutande a tredici anni e hai commentato con un ‘Che schifo, lo hai piccolo!’>>, Andreas imbronciò le labbra ancora profondamente offeso da quella dichiarazione che l’amico gli aveva fatto più di cinque anni prima.
Bill, di canto suo, scoppiò a ridere e sbucò dalle coperte. << Non ho alcuna intenzione di tastarti di nuovo. Sai che schifo? Era solo per capire se davvero fossi gay o no.>>.
<< Infatti poi ti sei rivelato bisessuale, gran genio.>>, Andreas roteò gli occhi.
<< Anche Agnes lo è. Me lo ha rivelato Sofie.>>, Bill incrociò le gambe mentre sul viso di Andreas si apriva una smorfia di fastidio. << La Sofie che ti piace tanto.>>.
<< E’ una mantide.>>.
<< Lo dico anche io con Agnes.>>.
<< Tu sei innamorato di Agnes.>>.
<< Sì, ma lei….>>, sospirò il moro e si avvolse nuovamente nelle coperte dell’amico. << ….è una troia, una snob, una mantide, una regina delle nevi, una strega dal cuore di ghiaccio….>>.
Mentre l’amico parlava, Andreas aveva aperto le tende facendo filtrare dalla finestra la fioca e gelida luce di fine novembre. << Sì, Bill, ma tu sei un brontolone, sfigato ed innamorato. Che vogliamo fare?>>.
<< Vogliamo fare….>>, una voce proveniente dalla porta socchiusa li fece sobbalzare –Bill perse vent’anni di vita sperando che non fosse Agnes, CAZZO, CAZZO, CAZ…-. << Che ora ALZI IL CULO DA QUEL LETTO, Bill, smetti di lagnarti e inizi a far qualcosa di costruttivo!>>.
<< Sofie!?>>, Bill sgranò gli occhi guardando la ragazza perfettamente truccata –un giorno avrebbe scoperto il segreto delle donne: come facevano alle 10.30 del mattino ad essere PERFETTAMENTE truccate come se stessero andando ad un festiva, o ad una sfilata, o ad un matrimonio….?- che entrava nella stanza e gli strappava le coperte da dosso.
<< La mantide?>>.
<< Sempre molto simpatico, riccioli d’oro, non c’è che dire!>>, la ragazza rifilò un’occhiataccia divertita ad Andreas che urlava che QUANDO I SUOI LISCISSIMI CAPELLI PLATINATI SAREBBERO DIVENTATI RICCI  E DORATI LEONARDO DI CAPRIO AVREBBE VINTO UNO O PIU’ OSCAR.
<< Che ci fai qui?>>, il moro le andò incontro e le posò un bacio sulla guancia.
<< La tua AMATA sorellastra mi ha dato appuntamento alle 10 in punto per dare un’ultima revisione all’articolo da inserire nella rubrica Fashion&Freiheit del giornalino della scuola, ma C.V.D è ancora sotto la doccia e fra poco dovremmo incontrare le altre allo Starbucks di Alexanderplatz, pensa un po’.>>.
La mente di Bill aveva smesso di pensare a ‘è ancora sotto la doccia’ e il suo cervello aveva prodotto pensieri poco casti su Agnes in quella situazione, sull’episodio della vasca, su Agnes che gli si avventava addosso baciandolo come non aveva mai fatto prima con nessun altro, ritrovandosi presto in una situazione poco piacevole d’imbarazzo.
Arrossì e si sedette al bordo del letto accavallando le gambe e guardò i due amici che battibeccavano ancora sulla questione dei capelli.
<< Mentre tu sei qui a brontolare sui tuoi peli argentati, qui c’è il tuo, OPS mi correggo, il NOSTRO migliore amico che soffre le pene d’amore di una principessa di ghiaccio che non vuole uscire allo scoperto e che scopa con tutta Berlino per PAURA di innamorarsi davvero.>>.
<< Cosa, cosa, cosa? La Strega ha paura di far entrare nel suo cuoricino un essere vivente? Beh, mi pare che non abbia avuto problemi a far entrare….>>.
<< Okay, STOP, BASTA, TIME OUT.>>, Bill sospirò e rifilò un’occhiataccia all’amico. << Ragazzi, non siete costretti ad aiutarmi. Tanto è tutto inutile: io ed Agnes siamo TROPPO diversi. Non potrà mai esserci niente fra di noi.>>.
<< Oh, no. Voi siete UGUALI, invece.>>, sbottò la ragazza. << Identici, oserei dire. Entrambi brontoloni, paurosi, ossessivi, OSSESSIONATI dal giudizio degli altri anche se non lo ammetterete mai….>>, Sofie bloccò con una mano Bill che era già pronto ad ostentare il suo ‘menefreghismo verso il giudizio altrui’. << …musoni, insoddisfatti, isterici, perfezionisti ma soprattutto...>>, Sofie mise la mano sul fianco e girò gli occhi. << Due grandissimi IDIOTI.>>.
<< HEY!>>, Bill imbronciò le labbra.
<< Concordo con capelli di ganja.>>.
Sofie fulminò il biondo e continuò. << Dovresti avere più fiducia in te stesso, Bill.>>.
<< Sì, ma io non voglio più vederla in quelle condizioni all’ Adagio. Mezza nuda, ubriaca, strafatta, che si vende a chiunque, SOPRATTUTTO A MIO FRATELLO.>>, digrignò i denti verde d’invidia.
<< Sfigato.>>, tossì Andreas.
La ragazza gli rifilò un ennesimo sguardo di ghiaccio. << Beh, che problema c’è? Venerdì invece di andare all’Adagio andiamo a prendere una pizza ad un bel ristorantino italiano che conosco. Io, te e….>>, guardò Andreas sospirando sconfitta. << Quest’essere biondo qui.>>.
In quel momento un’Agnes ritardataria correva sui suoi stivali neri Prada tenendo in mano Cassie  che si dimenava dalla morsa della padrona. << CASSIE, DOBBIAMO TROVARE ZIA SOFIE, NON C’E’ TEMPO PER I CAPRICC….Oh!>>, si fermò davanti alla camera degli ospiti guardando Bill e Andreas in pigiama seduti sul letto e Sofie in piedi che teneva entrambe le mani al moro.
Un senso di nausea la invase e decise di sopprimerlo facendo irruzione nella stanza.
<< Sofie, ci sbrighiamo, gioia?>>, sbottò con la solita aria da snob. << Non abbiamo tutto il giorno.>>.
La ragazza non poté far altro che guardare Agnes sconvolta e frenò l’impulso di tirarle addosso una lampada. << AH, IO MI DOVREI SBRIGARE?>>.
<< Beh, sei qui a parlare con Mirtilla Malcontenta e la brutta copia di Draco Malfoy.>>.
<< Sempre gentilissima, cara Agnes.>>, Andreas le regalò un sorriso pieno d’odio che lei ricambiò con piacere.
<< Stavamo giusto organizzando un’uscita a quattro. Vuoi venire?>>, Sofie inarcò un sopracciglio cercando di captare le emozioni di Agnes.
Emozioni che lei fu molto brava a nascondere: seppur mille domande le si stessero piazzando in mente-Chi sarebbe la coppia? Venerdì? Perché mi stanno invitando ad uscire? Hanno un annuncio importante da fare? OH MIO DIO stanno insieme? SOFIE E’ INCINTA? Dio, devo smetterla con quest’ossessione sulle gravidanze…- l’unica domanda atona fu. << Ed io con chi dovrei far coppia?>>.
<< Con…. Nessuno.>>, rispose Sofie. << Insomma, al diavolo le formalità, Ag. Ti piacerebbe venire?>>.
<< Venerdì ho l’Adagio, Sofie.>>, lei girò gli occhi. << Ora possiamo andare per favore?>>.
Sofie guardò maliziosamente Bill e gli alzò il pollice. << Ora vado, ti chiamo stasera.>>, e tenendo sempre lo sguardo sull’amica posò le labbra sull’angolo della bocca di Bill lasciando basiti Andreas ed Agnes che seguivano la scena chi con un cipiglio di fastidio chi con una stretta allo stomaco indecifrabile.
Bill, invece, aveva perfettamente capito il piano della sua migliore amica e la guardò grato con la consapevolezza che, ahimè, neanche quella volta avrebbe funzionato.
 
Il gran giorno era arrivato e Tom sentiva i nervi a pezzi e il corpo in fibrillazione mentre Agnes gli intimava di stare fermo e zitto sistemandogli la camicia-LARGA, non avrebbe mai acconsentito a mettere una di quelle camicie di Bill strizzacapezzoli- a quadri verdi su una maglia leggermente più attillata e dei jeans che lo facevano sembrare FINALMENTE quasi della sua taglia.
<< E se balbetto? E se inizio a parlare male e non mi escono le parole? E se le verso la cocacola addosso? E se tremo? E se….>>.
<< TOM.>>, la sorellastra lo guardò esasperata. << Andrà tutto benissimo. Sta’ tranquillo.>>, sorrise dolcemente lei posandogli un bacio sulla guancia.
In quel momento fecero irruzione nella stanza di Tom, Bill e Andreas vestiti di tutto punto per la serata con Sofie. << Oh, avete iniziato presto stasera. >>, sorrise amaro Bill e Tom gli lanciò una pantofola che lui schivò prontamente.
<< Noi andiamo, è arrivata la mantide con i capelli color ganja.>>, continuò Andreas –che si era preso la pantofola di Tom in fronte, maledetto Tom.
<< Okay, sparite.>>, Agnes rifilò loro un’occhiataccia e tornò ad occuparsi dei risvolti della camicia di Tom.
Quando i ragazzi furono usciti, Tom sospirò sonoramente. << Credi che avrei dovuto dirlo a Bill?>>.
<< Beh, io dico proprio di sì. E’ il tuo gemello.>>.
<< Sì, però…. Ag, Bill è un romantico inguaribile, se gli avessi parlato di Hellen avrebbe iniziato con i suoi film mentali, si sarebbe illuso e sarebbe rimasto deluso per me.>>.
<< Tom, ti butti giù prima ancora di aver provato. E poi è normale avere questa forte empatia fra gemelli…>>, affermò lei mordicchiandosi le labbra. << No?>>.
Tom la guardò inarcando il sopracciglio e le alzò il viso.<< Che c’è che non va, Ag?>>.
La ragazza sospirò e gli posò una carezza sulla guancia. << Vai. Sei in ritardo.>>.
<< Agnes.>>.
<< Un giorno forse ti dirò, Tom.>>, sussurrò tenendo gli occhi nei suoi. << Ora non posso. Non sono pronta.>>.
Tom, in un rispettoso silenzio,annuì e le baciò la guancia ringraziandola; prese le chiavi della sua Audi e scese le scale.
Fece un sospiro di sollievo mentre ingranava la retromarcia ed usciva dal cancello della villa.
<< Niente paura, Tom. Niente paura.>>.
Detto questo, ingranò la marcia e partì velocemente sgommando per Doroteenstasse.
I battiti acceleravano sempre di più: più si avvicinava alla villa di Hellen più sentiva il cuore salirgli in gola e poi scendergli nello stomaco provocandogli un senso di ansia.
Parcheggiò la sua R8 davanti ad una grande villa asettica, dai colori freddi e dalle forme precise.
Si ritrovò a pensare che quella villa rispecchiasse profondamente il carattere preciso e razionale di Hellen e sorrise fra sé e sé sentendo il cancello aprirsi.
Alzò lo sguardo e rimase incantato davanti ad Hellen in un vestito scampanato color ambra, i capelli tirati su in un mezzo raccolto e un trench beije che le avvolgeva il corpo perfettamente; a completare l’opera erano i vertiginosi tacchi dello stesso colore del trench che la slanciavano ancor di più.
La ragazza salì in auto e sorrise dolcemente a Tom che continuava a guardarla come se non avesse mai visto una donna prima.
<< Buonasera.>>, arrossì lei sentendosi in imbarazzo totale davanti a quei grandi occhi color ambra che la fissavano.
<< S-sei bellissima.>>, balbettò lui. –Maledetta ereditarietà da suo padre!.
La ragazza sorrise ed abbassò il viso impuntandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. << Grazie… anche tu stai benissimo.>>, si schiarì la voce. << Dove mi porti?>>.
<< Oh, beh… a pregustare qualche piatto italiano. Ti va?>>, Tom ingranò la marcia ripartendo verso il centro.
<< Certo che mi va. Sarò un giudice molto severo.>>, rise lei.
<< Io invece sarò un giudice poco obbiettivo. Ho una fame.>>.
 
<< Allora mi dite dove andiamo?>>, sbuffò Andreas stando seduto nel sedile posteriore dell’Auto di Sofie.
<< Se solo smettessi di blaterare capiresti che siamo già arrivati.>>, la ragazza uscì dall’auto e si diresse con Bill verso un ristorantino italiano che lei conosceva bene in quanto spesso andava a pranzare con le ragazze.
I due ragazzi la seguirono e subito dopo presero posto ad uno dei tavoli a quattro in religioso silenzio.
<< Allora? Bill?>>, Sofie prese il menu iniziando a sfogliarlo.
<< Allora cosa?>>, disse lui facendo lo stesso.
<< Sviluppi con Agnes?>>.
<< Nah. Stasera era già avvinghiata a mio fratello prima che tu arrivassi. Passeranno una bellissima serata insieme e io li sentirò gemere tutta la notte e come ogni volta mi rintanerò nella mia camera sperando che un giorno Agnes si dichiari a me e Tom trovi la sua metà….>>, sospirò.
<< Vuoi dire quella metà, Bill?>>, Andreas con gli occhi sgranati indicò la coppia che stava entrando nel ristorante e Bill e Sofie non potettero fare a meno di sgranare gli occhi dalla sorpresa.
<< Tom ed Helly?!>>, urlettò Bill.
Una mano subito gli chiuse la bocca. << VUOI STARE ZITTO?>>, urlò in un sussurro Sofie. << Evitate di fare scenate e non rovinate la serata a quei due. Se siamo fortunati non ci vedranno e noi avremo scoperto qualcosa che non può che farti piacere, Bill.>>, ammiccò lei.
Bill la guardava con gli occhioni sgranati e lo sguardo confuso. << E cioè?>>.
<< E cioè che Tom è perdutamente innamora ed AGNES gli sta semplicemente dando una mano con Hellen. E’ semplice, Bill.>>, sbottò Andreas dandogli un colpo sul braccio.
Bill sembrò solo in quel momento capire e sgranò ancor di più gli occhioni che si aprirono, questa volta, in una luce di felicità.
Dopo tanto, tantissimo tempo.
 
<< Forse non hai capito che voglio distruggermi!>>, Agnes rideva a crepapelle cercando di allontanare Sarah che le stava costantemente addosso.
<< Tu da quel maniaco non ci vai, hai capito?!>>, urlò la bionda cercando di sovrastare la musica rimbombante.
Era solo mezzanotte e mezzo ed Agnes era, per qualche strano motivo, già su di giri e fuori di sé. Appena aveva saputo della presenza di quel Drake con la sua gang aveva iniziato a scalpitare dicendo che avrebbe voluto andare da lui per dimenticarsi di se stessa.
<< Drakeee!>>, urlò la mora scoppiando a ridere. << Oh, Sarah Star, ti prego!>>, rise la bionda gettando il collo indietro lasciando cadere i lunghi capelli corvini sul bancone dove Alan stava servendo-con disappunto- l’ennesimo angelo azzurro alla mora.
<< Ora basta, AG!>>, Sarah la prese per le spalle e la fece mettere seduta composta. << Ora mi ascolti. Alan, per favore, porta via questo cocktail.>>.
Agnes continuava a ridere non capendo assolutamente quello che le stesse succedendo intorno. << Stasera siamo sole io e te, Sarah. Non sei felice?>>, le si avvinghiò al collo e ci soffiò sopra. << Finalmente potrai avere la tua prima esperienza lesbo!>>.
Sarah girò gli occhi infastidita e se la scrollò di dosso. << Ora vieni con me.>>, la prese per mano e la trascinò sul balcone che dava su Potsdamerplatz.
Agnes fu subito colpita dal freddo gelido di quella serata e si strinse nel cappotto. << Non nevica. Perché non nevica? Amo quando nevica.>>.
<< Certo.>>, sorrise Sarah. << Sei la regina delle nevi, come dice Bill.>>.
Agnes sgranò gli occhioni truccatissimi e la guardò come se fosse una bimba. << E’ proprio per questo che amo la neve!>>.
Bingo!
Sarah sorrise e le prese le mani scaldandole nelle proprie. << Ti piace quando Bill ti chiama in quel modo?>>.
La mora annuì dolcemente e sorrise.  << E anche quando mi chiama principessa di ghiaccio. Oh, anche quando sento che ha addosso il mio profumo mi sento felice.>>, sorrise sentendo la testa girare vorticosamente. Cadde in avanti e fu prontamente presa da Sarah che sorrise e la strinse forte al petto.
<< E perché oggi volevi dimenticarti di tutto?>>.
<< Beh…>>, la mora ci pensò un po’ su. << Perché tutti sono felici ed io no.>>.
Sarah aveva voglia di ringraziare Alan per avergli concesso di ingerire tutti quei cocktail  che la stavano facendo sciogliere come non mai.
<< Tom sta con Hellen…. Bill con Sofie…. E tu non mi vuoi.>>, disse la mora imbronciando le labbra.
<< Tom sta con Helly?>>.
<< Sì.>>, Agnes continuava a guardarla con gli occhioni. << Sono così belli insieme! Tom si è innamorato ed io sono felice perché lui è il mio fratellino.>>.
<< E Bill…?>>.
<< Bill non è il mio fratellino.>>, borbottò lei. << E non sta con Sofie. Vero che non sta con Sofie, Sarah?>>.
<< Beh, immagino di no, Ag….>>, balbettò la bionda. << E…. perché vorresti andare da Drake?>>.
<< Perché….>>, Agnes fece una smorfia e si appoggiò alla ringhiera ghiacciata.<< Perché quando mi da’ quella polvere magica io mi dimentico di tutto quello che mi fa essere nervosa. E mi fa dimenticare del passato. E del male che ho… ancora…>>, singhiozzò e Sarah sgranò gli occhi.
Non avrebbe permesso che Agnes soffrisse ancora per il passato. Non voleva mai più vederla come tanto tempo prima.
L’attrasse a sé e l’avvolse con le braccia in un abbraccio sincero e protettivo. << Ti fa ancora male, Ag? Stai ancora male?>>.
La mora annuì contro il suo petto. << Le braccia. Quando ci penso…>>.
<< Lo fai ancora, Ag?>>, le alzò il viso e la fissò negli occhi preoccupata. << La verità per favore.>>.
La mora la guardò negli occhi prima di chiudere i propri lasciando le lacrime calde cadere sulle proprie guance. << No.>>.
<< Ho detto la verità, Agnes.>>.
<< Non lo faccio più.>>.
<< Ricorda che ci sono io, Ag. Sempre. Ci sono io.>>, continuava a sussurrare la bionda cullando l’amica dolcemente e sperando, in cuor suo, che si accorgesse presto di aver accanto la cura per tutti i suoi mali.
 
<< Sono stata davvero bene oggi, Tom.>>, Hellen si appoggiò al cancello della propria villa guardando il ragazzo che le stava di fronte.
<< Anche io. Ed il cibo era davvero buonissimo.>>, annuì il ragazzo.
La serata era stata perfetta: non era inciampato, non aveva versato la coca cola, non aveva balbettato troppo e non si era mangiato le parole.
Erano stati benissimo e si erano raccontati tante cose: Tom aveva parlato della morte di sua mamma e si era emozionato parlando del dolore che avesse provato nel vedere Bill attaccato dai bulli della scuola. Hellen lo aveva preso per mano e lo aveva rassicurato che ora erano un gruppo e nessuno avrebbe mai permesso che un componente di quel gruppo stesse male.
<< Sei stato davvero dolce….>>, sussurrò lei arrossendo di colpo. << Insomma, non ti avevo sotto questo punto di vista. Sei… diverso.>>, soffiò e una nuvoletta di vapore ghiacciato si disperse nell’aria.
<< Sono semplicemente me stesso, ora….>>, Tom notò le labbra viola della ragazza che tremavano e portò la mano sul suo viso. Le accarezzò la guancia e passò dolcemente il pollice sulle labbra. << Mi fai stare bene, Helly.>>.
La mora sgranò gli occhi e tremò. Questa volta non dal freddo, ma dall’emozione.
<< Mi piaci, Hellen.>>, sussurrò Tom dolcemente. << Credo di provare qualcosa per te.>>.
Il cuore della ragazza fece cinque salti mortali insieme e deglutì a vuoto sentendo le gambe cederle e le farfalle svolazzarle nello stomaco.
Tom sorrise dolcemente. Sorrise con lo sguardo, con le labbra, con gli occhi, col cuore.
Abbassò il viso verso quello di Hellen che teneva delicatamente fra le mani e la fissò negli occhi intensamente. << Credi che potremo rivederci…?>>.
La ragazza lo guardò negli occhi e un senso di nausea la colpì dritta allo stomaco, mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle inspiegabilmente.
Fu allora che si decise ad alzarsi sulle punte e a farlo.
Premette morbidamente le labbra su quelle di Tom e lo baciò. Fu un bacio casto e dolce, senza forzature né voglie di andare oltre. Si staccò dopo pochi secondi con un dolce schiocco e sorrise mentre il vapore gelato si riscaldava fra le loro bocche. << Buonanotte, Tom.>>.

Okay, non so come farmi perdonare. Purtroppo gli impegni lavorativi e scolastici mi hanno letteralmente affogata in quest'ultimo periodo. Però, come promesso, eccomi qui con un nuovo capitolo. Volevo dirvi che tengo tantissimo a questo capitolo perché ha una parte molto personale anche della mia vita. Spero che vi piaccia come lo scorso capitolo perché, credetemi, è stato un parto scriverlo. Vorrei ringraziare DAVVERO tutti quelli che seguono questa ff, che pian piano sta diventando sempre più personale, anche per me. E' la mia unica valvola di sfogo, oltre al disegno. Grazie a tutti i lettori silenziosi, grazie a chi recensisce, a chi critica, a chi l'ha messa fra le preferite e a chi l'ha messa fra le seguite. Un grazie immenso va a loro: _Vesper_ e auroramyth Sono i miei due pilastri, le mie sorelle maggiori. Grazie di tutto, vi voglio bene. Grazie mille a chi leggerà i miei pensieri. Un grande bacio, Liebe. <3

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo; ***


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Eccomi con un nuovo capitolo. Ebbene si', questa volta mi sono sbrigata.
Vorrei annunciarvi qualcosa, prima di postare quello che è uno fra i miei capitoli preferiti:
Fra meno di un mese, su per giù, avrò gli esami di stato, quindi mi sarà difficile, per non dire impossibile, scrivere. Per cui posterò subito dopo gli esami. (Fatemi gli auguri, oddio c.c).
Inoltre come sempre vorrei ringraziare tutti quelli che seguono questa storia che sta diventando giorno dopo giorno più importante per me. Mi piacerebbe tantissimo, però, sentire le vostre opinioni, vedere le vostre recensioni. Sia negative che positive, certo! Sarebbe qualcosa che mi gratificherebbe tantissimo. Non mordo, tranquille. <3
Inoltre vorrei dire che per chi volesse seguirmi su Twitter, Instagram o aggiungermi (o seguirmi) su Facebook, ho aggiunto i link nella descrizione. Sarebbe bello anche parlare con voi, come faccio con le mie carissime amiche _Vesper_ ed auroramyth. 
Detto questo vi auguro una buona lettura e, come dice la mia amica _Vesper_, buona Vita.
Un bacione,
Liebe. <3

 
Decimo capitolo
 
Bill non riusciva a capire quale miracolo si fosse imbattuto nella loro casa quella mattina, quando Agnes aveva acconsentito a portarsi dietro in azienda quel –come l’aveva definito lei- biondo platinato uscito male con la puzza sotto il naso.
Arrivati alla Lorenz, come ogni volta, gli era sembrato di stare sul cast de ‘Il diavolo veste Prada’ nella scena in cui Miranda Priestly faceva il suo primo ingresso nell’azienda e tutti i suoi dipendenti si affannavano a sembrare viscidamente perfetti e composti per lei.
Quella mattina avrebbero avuto, come stava ripetendo per l’ennesima volta quella –stupenda, fantastica, meravigliosa…- strega sui tacchi a spillo ed in un tailleur con i pantaloni a palazzo, il photoshoot finale per il fall-winter, avrebbero incontrato i cool hunter per discutere sulla collezione spring-summer e come ciliegina sulla torta avrebbero dovuto incontrare in un convegno i migliori giornalisti di Berlino per promuovere la nuova rivista.
Agnes camminava decisa sui suoi tacchi e Bill la seguiva in un religioso silenzio, seguito a sua volta da Andreas che si guardava attorno come un bambino curioso.
<< Questo è anche meglio di casa vostra!>>, urlettò il biondo e Bill gli sferrò una gomitata nello stomaco.
<< Era solo per dire.>>, si lamentò.
La ragazza aprì il grande portone ritrovandosi nella solita area bianca ed asettica che a Bill faceva tanta paura.
<< Wooh.>>, Andreas sgranò gli occhi guardandosi intorno sorpreso e Bill corse a salutare Georg che stava sistemando le sue attrezzature.
<< Ciao, Gè!>>.
Il ragazzo dai capelli ramati e gli occhi verdi che, a detta di Agnes, erano incredibilmente sexy, si voltò e regalò al moretto un dolcissimo sorriso. << Hey, Bill!>>, lo abbracciò. << Stai bene?>>.
<< Da Dio.>>, annuì lui. << Oh, ti presento il mio migliore amico.>>, con poca grazia, Bill afferrò Andreas –che stava ancora col naso per aria e lo sguardo trasognato, dicendo che quello era il suo mondo, era il paradiso, era meglio di una vasca di panna montata ….- e lo attrasse a sé. << Lui è Andreas. Andreas, lui è Georg, il fotografo della Lorenz.>>.
Il biondo sgranò gli occhioni chiari e strinse con vemenza la mano del ragazzo davanti a lui. << Sono onorato. E’ un posto fantastico, ho sempre desiderato di poter fare un giorno il modello. Come Andreij Pejic. Hai presente Andreij? Casualità della sorte si chiama anche come me ed ha anche il mio stesso colore dei capelli e…>>.
<< Certo…>>, Bill sbuffò una risata. << Ti sei ispirato a lui quando ti sei fatto biondo!>>.
<< ….E BILL ha una cotta per lui.>>.
Il moro arrossì fino alla punta dei capelli e urlettò un ‘NON E’ AFFATTO VERO!’, mentre Georg rideva divertito da quello strambo teatrino.
<< Se avete finito di parlare del MIO CARISSIMO AMICO Andreij e se tu..>>, Agnes indicò Bill e fulminò con uno sguardo Andreas che aveva bloccato il cervello alla frase ‘MIO CARISSIMO AMICO’ –Dopotutto Agnes-Strega-Lorenz non era così male- << Avrai smesso di urlare come una checca nel MIO set fotografico, avrei URGENTE bisogno di parlare con te e Georg.>>.
Georg sorrise ad affiancò Agnes e Bill fulminò l’amico. << Se non ti cuci quella fogna giuro che ti faccio uscire da qui a calci in culo. Dalla finestra. E siamo all’ultimo piano.>>, detto questo affiancò Agnes e Georg ascoltando il loro discorso.
<< Come sarebbe a dire che Luke si è rotto una gamba?>>, sbraitò il ragazzo dagli occhi verdi. << Ed il Photoshoot? Dobbiamo consegnare entro OGGI POMERIGGIO gli scatti al settore grafica e non abbiamo il modello principale?!>>.
<< Non lo so, Gè, non lo so!>>, Agnes prese a rosicchiarsi un’unghia e rivolse uno sguardo a Bill. << Hai delle idee?>>.
<< Beh, non c’è nessuno che potrebbe sostituire Luke?>>, Bill si piantò le mani sui fianchi.
<< NO!>>, urlettò Agnes in un tono disperato. << Dove lo troviamo uno alto, biondo, magro e….>>, il suo sguardo finì sul set e non poté credere ai suoi occhi: la persona che per lei era l’essere più inutile della Terra stava per salvare la sua reputazione da oltre dieci giornalisti di tutto il Paese. << Oh Santa Madonna Star.>>.
Bill e Georg seguirono il suo sguardo, il quale era rivolto ad un Andreas che era comodamente seduto su una sedia piazzata in mezzo al set e sfogliava una rivista con fare annoiato. << Oh…. No, Agnes! Non starai pensando sul serio…..>>, Bill sgranò gli occhi guardando la sorellastra avvicinarsi pericolosamente al set e non poté non mettersi le mani fra i capelli. << Oh mio Dio, sta facendo sul serio!>>.
Agnes afferrò Andreas dalla camicia e lo tirò violentemente con sé.
<< Ma… ma… ma cosa fai??>>, balbettò lui.
<< Se è come penso, penso che ti darò un posto d’onore a tavola e non mi dimenticherò mai più della tua esistenza!>>, Agnes aprì la porta dello spogliatoio e ci fece entrare Andreas che sgranò gli occhi trovandosi in mezzo a più di venti ragazze mezze nude.
<< Questo è un sogno!>>.
<< NO!>>, Agnes prese a sbottonargli velocemente la camicia. << Questo è il tuo nuovo lavoro, baby!>>.
<< Il mio NUOVO CHE?>>, urlò il biondo sconvolto e guardò Sarah vestita solo da una blusa color nude andare da lui.
<< Oh, anche tu qui, amico biondo dei gemelli?>>.
<< Non ci sto capendo nulla; che significa, Bill?>>, urlettò lui e Bill roteò gli occhi pensando che quella sarebbe stata senza dubbio la peggior giornata della sua vita.
 
Sarah si appoggiò al muretto recintato sulla quale si ergeva la grande scritta che denominava la fabbrica e sorseggiò il suo caffè fumante coccolata dai fiocchi di neve che si stavano morbidamente posando sul suo cappello di lana e sulle sue mani coperte dai guanti.
Il Photoshoot era finito da poco ed erano tutti rimasti piacevolmente sorpresi da Andreas: il suo set era letteralmente spettacolare e il suo corpo androgino era tutto ciò che Agnes cercava nei suoi modelli uomini e, chissà –sorrise la bionda- anche nell’uomo della sua vita.
Era tremendamente soddisfatta del suo lavoro, del nuovo set, del photoshoot e della sua fama. Non che gliene importasse più di tanto, certo, ma da quando Agnes tre anni prima aveva visto in lei il viso perfetto per la sua carriera emergente come vice-direttore creativo dell’azienda di famiglia, la sua autostima era man mano aumentata ed anche i suoi genitori avevano iniziato a credere in lei. Davvero.
Persa fra i suoi pensieri non  si accorse della presenza alle sue spalle che si stava pian piano avvicinando con uno sguardo dolce e rilassato.
<< Ma guarda, guarda!>>, Georg aveva fra le mani la sua inseparabile Reflex e Sarah si voltò sobbalzando. Il cuore le finì in gola non appena i suoi occhi incontrarono quelle perle verdi, maledettamente belle, maledettamente dolci. << La modella più bella della Lorenz.>>.
Sarah s’impuntò una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed abbassò il viso sorridendo imbarazzata. << Tu mi sopravvaluti, Georg.>>.
<< Posso?>>, il giovane uomo indicò il muretto al suo fianco e Sarah annuì facendogli spazio. << Ti piace qui?>>.
<< Lo adoro.>>, disse semplicemente la ragazza.
<< La neve che cade sui tetti, Berlino innevata, il ghiaccio sulle strade….>>, continuò lui. << Davvero preferisci tutto questo a Los Angeles?>>.
Sarah annuì convinta. << Los Angeles è bellissima, certo. Ma Berlino, come direbbe Agnes, è la città della libertà. Io qui a Berlino mi sento davvero…>>, mosse velocemente le gambe per scaldarle e guardò il cielo bianco di neve scontrarsi all’orizzonte con i tetti spioventi dei palazzi e dei numerosi attici. << …Libera.>>.
Dritta davanti a loro sorgeva come al solito la Torre della Televisione che col suo alternarsi di luci arancioni e verdi in cima risplendeva nello sfondo di un cielo innevato.
Georg pendeva dalle sue labbra e, quasi senza accorgersene, puntò un occhio nell’obbiettivo della sua reflex che fece un suono che era musica per le sue orecchie.
La ragazza sgranò gli occhi e si voltò verso il moretto. << C-che fai?>>.
<< Sai….>>, iniziò lui. << Non importa quanto tu sia bella su un set fotografico. Le foto più belle rimarranno sempre quelle spontanee, proprio come questa.>>.
La bionda abbassò il viso in fiamme e sorrise in imbarazzo. Quelle parole sembravano averla colpita in pieno al cuore. << Ripeto, mi sopravvaluti.>>.
<< Ed io invece dico che sei tu….>>, Georg la prese per mano e la tirò con sé verso il centro della terrazza. << ….che ti sottovaluti.>>.
Sarah si ritrovò preso a posare le mani fredde sul petto del ragazzo e lo guardò negli occhi fronteggiandolo quasi perfettamente. Le sue guance andarono in fiamme e si morse un labbro dolcemente.
<< Posa per me, principessa.>>.
Quella proposta, per quanto potesse sembrare scontata per una modella professionista, risuonò nella testa di Sarah come una dolcissima dichiarazione d’amore che non aveva bisogno di altre parole, ma solo di gesti, di gesti spontanei.
Gesti che si aprirono in una dolce e morbida danza sotto la neve immortalata da una reflex di un fotografo innamorato della sua modella.
 
Bill quando dipingeva si sentiva tremendamente libero.
Doveva ringraziare sua madre per quella grande dote donatagli in eredità.
Tutto il mondo poteva scomparire: sarebbe rimasto solo lui, il suo foglio, i suoi pastelli acquerellabili e i suoi innumerevoli pennelli con le loro innumerevoli funzioni.
Il grande fiocco che stava dipingendo con un nero pece, la schiena ricurva in avanti e lo sguardo puntato sulla piccola tela color avorio, avevano fatto da isolante per Bill.
Ad ogni pennellata, ad ogni sfumatura, od ogni dettaglio aggiunto a quel dipinto di una modella mora con gli occhi orientali e i capelli raccolti in un mezzo raccolto basso, Bill si sentiva sempre più libero e spensierato.
Agnes lo osservava in un rispettoso silenzio alle sue spalle: conosceva benissimo quella sensazione e, sebbene non avesse ancora visto il modello di haute couture che Bill stava creando, sentiva che tutta quella passione, quella concentrazione, quell’amore stavano rendendo giorno dopo giorno Bill uno stilista valido ed invidiabile.
Era strano il sentimento che inconsciamente si presentava sempre in Agnes ogni qual volta si trovasse davanti ad una scena di totale empatia muta e professionale col fratellastro.
Era come la sua anima si dividesse dal suo corpo ed incontrasse quella del moretto. Come se sentisse i suoi pensieri…. Come se le loro mani si stessero muovendo allo stesso ritmo per creare qualcosa di meraviglioso.
Bill posò il pennello e si allontanò con cautela facendo ruotare le rotelle della poltroncina girevole ed ammirò il suo primo ed ufficiale modello di haute couture: la modella disegnata di tre quarti lasciava vedere la particolare e profonda scollatura sulla schiena che terminava in un grande fiocco di pelle nero ed il vestito continuava con un tessuto morbido e bordeaux fino all’orlo del foglio. In basso a destra era stata dipinta con un pennello a punta sottile la firma dello stilista e la data.
Il ragazzo si sentì soddisfatto e dentro di lui moriva dalla voglia di mostrare la sua creazione alla sua (amatissima) brutta strega, inconsapevole che la sua regina delle nevi stava già ammirando la sua opera finita col fiato sospeso alle sue spalle.
<< Dio mio, Bill.>>.
Bill sussultò e si guardò alle spalle scoprendo la sorellastra che ammirava con gli occhioni truccatissimi il suo disegno appena finito.
<< Volevi farmi prendere un infarto? Ci sei quasi riuscita, moglie di Vold….>>.
<< Sssh….>>, la mora affiancò il ragazzo e studiò minuziosamente il dipinto. << Io e te siamo….>>, boccheggiò in cerca del termine adatto. << Identici.>>.
Bill sobbalzò e le parole di Sofie del giorno prima gli riecheggiarono nelle orecchie, provocandogli un forte capogiro.
Dovette tenersi  ai braccioli della poltroncina per evitare una grassa figura sgradevole.
<< Adoro la tua tecnica…>>, sussurrò lei. << Dico sul serio.>>.
<< D-devo fidarmi?>>, balbettò lui.
Agnes voltò lo sguardo nel suo ed annuì convinta. << Nel lavoro, sì. Devi assolutamente fidarti di me.>>.
Bill voleva prenderle il viso e dirle finalmente che lui si fidava di lei, anche se era la peggiore egocentrica, la più odiosa Diva, una stramaledetta viziata che gli aveva rubato il cuore sin dal primo momento in cui aveva messo le sue Louboutin nel loro salone.
Nulla di tutto ciò riuscì a spingere Bill a confessare i suoi sentimenti, ma l’impulso lo fece alzare in piedi e compiere un gesto che mai avrebbe potuto compiere in  un momento di totale razionalità.
Premette dolcemente le labbra su quelle di Agnes schioccandole un piccolo bacio casto e dolce.
Fu proprio quella dolcezza e quella purezza, infatti, a far tremare Agnes. Il cuore prese a battere velocemente e le gambe le cedettero sentendo il profumo inebriante che il moro aveva addosso –il SUO profumo inebriante. Voleva allontanarlo, voleva prenderlo a schiaffi, non rivolgergli mai più la parola.
Ma riuscì semplicemente a premere le mani sul suo petto caldo e a spingerlo lontano da sé crollando subito dopo sulla poltroncina.
Bill fu colpito da quel gesto. Era come se un treno lo avesse investito al massimo della sua velocità.
<< Agnes, scusa…io…>>.
<< Va’ via.>>.
<< Non so cosa mi è preso.>>.
<< Esci.>>, deglutì lei cercando di coprire il tremore che aveva nelle mani mettendole fra le cosce.
<< Per favore….>>, Bill deglutì  vuoto.
<< Vattene.>>, soffiò la mora con un tono glaciale che fece rabbrividire il ragazzo.
Bill sentì gli occhi pizzicare riconoscendo che quella volta non sarebbe bastato un battibecco divertente a pranzo o delle battute per riagganciare i rapporti.
Era finita.
Lo sapeva. Lo sentiva.
In silenzio fece un passo indietro ed uscì dal proprio ufficio mentre le lacrime premevano per uscire sempre più violentemente. Doveva assolutamente trovare Andreas.
Agnes rimase col fiato corto per tre minuti e ci vollero altri minuti per far sì che il tremore finisse. Le lacrime sembravano cristallizzate dentro di lei, come sempre.
Le braccia le facevano maledettamente male ed i suoi polmoni, la sua testa, il suo cuore erano ancora cullate da quel maledettissimo profumo.
Le cicatrici le bruciavano. Di nuovo.
Ed era tutta colpa di Bill.
 
<< Mi volete spiegare che diavolo è successo?!>>, sbraitò per l’ennesima volta Tom stando seduto sul letto del gemello.
Bill era immerso nelle coperte e singhiozzava da circa mezz’ora: da quando Andreas era piombato nel suo letto urlando che erano successe delle cose assurde quella mattina.
Tom non aveva ben capito la storia del modello biondo, alto, con una gamba rotta e non aveva altrettanto capito perché suo fratello era tornato circa un’ora prima piangendo ed urlando, seguito da Cassie che gli abbaiava appresso.
<< Io la odio!>>, mugugnò da sotto le coperte il moretto.
<< Oh no!>>, puntualizzò Andreas. << Tu la ami!>>.
Tom li guardava sempre più confuso. << Odi CHI, Bill?>>, urlò spazientito. << E ami CHI?>>.
Un ammasso di coperte si mosse emettendo solo dei versi indistinti.
<< Mi spieghi che ti ha fatto?>>, il biondo mise la mano sulla massa di coperte e Bill si mosse.
<< DI COSA STATE PARLANDO?>>.
Furono interrotti dal rumore di una porta sbattuta, segno che Agnes fosse tornata.
<< Allora?>>, si alterò Tom. << Chi è questa tipa che odi/ami? Devo andare a parlare con A…..>>, solo in quel momento tutti i tasselli sembrarono andare al proprio posto e Tom aprì la bocca in un sonoro ed alquanto colpevole. << Oh!>>.
<< Complimenti, Tom.>>, Andreas batté falsamente le mani. << Sei così fottutamente innamorato che i tuoi neuroni son rimasti traumatizzati a ieri con…..>>, Andreas non riuscì a concludere la frase perché una cuscinata da parte di Bill glielo impedì.
<< Cos… voi come….? INSOMMA BILL!>>, i nervi a fior di pelle sembravano voler schizzare via dal corpo di Tom.
Si gettò al fianco del gemello e lo attrasse a sé abbracciandolo contro la sua volontà. << Mi chiedo come ho fatto ad essere così stupido a non capire che…>>, gli alzò il viso tenendole dita sotto al suo mento. << Ti sei innamorato di Agnes.>>.
Bill lo guardò con gli occhi gonfi e sporchi di trucco ed abbassò il viso sul petto del gemello. << Che importanza ha? Lei mi odia.>>.
<< E questo te l’ha detto lei?>>.
<< Beh, no…>>, mormorò Bill. << L’ho baciata e mi ha cacciato… tremava e sembrava pietrificata. E’ solo che… dovevo capire che i suoi baci erano un semplice passatempo come giocare ai sudoku o leggere qualcosa. Come ho fatto ad illudermi con una come lei? Come ho fatto ad essere così idiota?>>, soffiò sentendo le mani callose del fratello accarezzargli la testa. << Insomma, sono un uomo! Ho fatto il mio primo passo da coglione e l’ho baciata. Era così bella, Tom… era così dolce mentre guardava il mio disegno che in un certo senso la raffigurava… era così… dovevo baciarla.>>.
Tom l’ascoltava in silenzio e non smetteva un attimo di accarezzarlo e di guardarlo negli occhi.
<< Bill, ho imparato a conoscere Agnes in questi mesi…>>.
<< Cosa? La sua lingerie?>>, intervenne Andreas che fu subito incenerito da uno sguardo di Tom.
<< …E ho capito che c’è qualcosa che la turba. C’è qualcosa nel suo passato, nella sua vita che la tiene intrappolata. A lei non importa di nessuno, giusto?>>, Bill annuì amaramente. << Beh, non credo che il tuo bacio l’abbia lasciata impassibile. O mi sbaglio?>>.
<< N-no, mi ha cacciato.>>, mormorò.
<< Ecco.>>, annuì Tom. << Non ha importanza quale reazione abbia avuto lei. L’importante è che lei abbia avuto una reazione. Così forte, aggiungerei. Bill…>>, i due gemelli si fissarono negli occhi. Così identici, così maledettamente magica era la loro empatia. << Tu non le sei indifferente, sappilo.>>.
Quelle parole fecero tremare Bill che affondò il viso nel collo del gemello. << Ma lei mi fa capire il contrario.>>.
<< AH, INSOMMA.>>, Andreas scattò in piedi e puntò le mani sui fianchi. << Li vuoi tirare fuori questi attributi, sì o no?>>, lo prese per le spalle e lo fece alzare in piedi. << Ora ti strucchi e vai NELLA SUA STANZA. E le confesserai tutto.>>.
<< Ma… no! Io non posso entrare nella….>>, tremò. << Nella camera dei segreti.>>.
<< E basta con questi riferimenti ad Harry Potter!>>, il biondo roteò gli occhi. << Non mi frega nulla che quella è l’antro della strega o la camera dei segreti. Ora tu VAI e fai l’uomo per una volta!>>.
Bill rimase sconvolto dalle parole schiette dell’amico, ma tuttavia non poté fare a meno di pensare che forse era davvero arrivato il momento di affrontare tutti i suoi timori. TUTTI.
Voltò lo sguardo verso Tom che, ne era sicuro, aveva già intuito la sua risposta e gli stava regalando un dolce sorriso fraterno.
Vai.
Una vocina nella sua testa lo fece sorridere ed annuì guardando il gemello.
<< Vado.>>.
 
Bill non si sentiva così nervoso da quando diede l’ultimo esame all’accademia della moda di Hamburg. Le mani gli sudavano incredibilmente e le gambe sembravano volerlo lasciare da un momento all’altro.
Chiuse una mano in pugno e fece per bussare, ma non lo fece.
<< Avanti Bill, non fare la femminuccia.>>, si sussurrò a bassa voce.
Ripeté quel gesto forse cinque volte e solo dopo aver girato su sé stesso quasi bruciando il pavimento per un minuto che gli parve infinito si decise a bussare davvero.
<< A-ag….>>, sibilò. << Mi apri? Voglio chiarire.>>.
Dall’altro lato della stanza non ebbe risposta e sospirò.
<< Agnes, ti prego. Concedimi SOLO due minuti.>>.
Silenzio.
Bill inarcò il sopracciglio ed appoggiò l’orecchio sulla porta. Dall’interno non trapelava alcun rumore, sembrava che la stanza fosse vuota. Cosa impossibile, visto che aveva sentito Agnes entrarci pochi minuti prima.
L’istinto gli diede una spinta e si decise ad appoggiare la mano sulla maniglia e chiuse gli occhi aprendo la porta cautamente.
<< Agnes…>>, sussurrò spiando nella stanza vuota.
Era molto più grande di quanto immaginasse, forse il doppio della sua.
Si ritrovò a pensare che ovviamente la sua strega si era accaparrata con le unghia e con i denti la suite imperale e sorrise da solo del suo pensiero.
Timidamente fece un passo in avanti e si chiuse silenziosamente la porta alle spalle osservando quella grandissima area luminosa.
Davanti a lui una grandissima vetrata da cui trapelava la luce bianca ed invernale era ornata con una soffice tenda rosa cipria con un fiocco di raso nero al centro. La vista dava sul Mitte e da lì si poteva benissimo scorgere la maestosa cupola del bellissimo Duomo di Berlino e, ovviamente, la torre della televisione in Alexanderplatz.
Subito alla sua sinistra un grande letto matrimoniale con la testata in pelle bianca cuscinata e gli strass –Bill si ricordò subito delle scrivanie e delle poltroncine dell’azienda e sorrise-era coperto da una coperta in seta nera e da una dozzina di cuscini neri, bianchi ghiaccio e rosa cipria. Sul muro colorato da un bianco ghiaccio damascato con del glitter c’erano delle mensole su cui erano posti dei libri, delle riviste e diversi peluches e sotto ad esse una scrivania con su l’Apple della sorella che non faceva toccare a nessuno. Accanto erano poste diverse riviste e varie cornici di diversa misura. Si avvicinò e sorrise guardando le foto: in una era raffigurata Agnes con in braccio una bambina neonata –era sicuro fosse Mia-, in una più grande Sofie, Sarah, Hellen ed Agnes indossavano dei grandi cappelli da spiaggia e sorridevano all’obbiettivo stese in una grande spiaggia tropicale dalla sabbia bianca, diverse foto erano di Sabine, di abiti da lei realizzati ed esposti ora in azienda, di lei con le sue amiche e con la sorella, il cognato e la nipote.
Ma quella che colpì di più Bill fu senza dubbio una foto che sembrava essere accartocciata e poi strappata a metà: raffigurava una Sabine più giovane che teneva in braccio una bambina di poco più di quattro anni dagli occhioni ambrati col taglio orientale e i capelli rossicci e morbidi, sotto di lei una ragazzina bionda che doveva senza dubbio essere Natalie.
La foto in principio ritraeva un’altra persona, ma quella parte di carta era stata strappata e di essa ne rimaneva solo un mezzo braccio intorno alla vita di Sabine.
Bill deglutì e si morse le labbra pensando che evidentemente era questo che Agnes nascondeva in questa camera ed era questo il motivo del perché non volesse farli entrare.
<< Che cosa ci fai tu qui.>>.
Bill si voltò col cuore in gola e vide Agnes sulla soglia di quella che doveva essere senza dubbio una cabina armadio, fra diversi manichini spogli.
<< Io…. Ag… devo parlarti.>>.
<< Ti avevo vietato di entrarci.>>, ringhiò lei e strinse i pugni.
Bill fu colpito dal suo abbigliamento sportivo e sgranò gli occhi notando le mani insanguinate e fasciate. Il suo sguardo cattivo lo fece tremare e deglutì a vuoto. << C-cos’ hai alle mani?>>, sussurrò non certo di voler sentire la risposta.
Agnes lo guardò con lo sguardo di fuoco, come se volesse farlo esplodere da un momento all’altro, e si avvicinò minacciosamente a lui. << Ti ho detto che non dovevi entrare qui dentro!>>, urlò.
Bill sgranò gli occhi quando vide gli occhi della ragazza rossi di lacrime ed Agnes prese a tiragli pugni sul torace sporcandogli la maglia di sangue. << Esci immediatamente! Non ti voglio qui! Esci!>>, continuava a ripetere la ragazza senza fermare i pugni sul suo petto. << Va’ via da me!>>, urlò premendo entrambe le mani sul suo petto spingendolo.
Bill la guardava con gli occhi sgranati, totalmente paralizzato da quella situazione e vide le mani sporche della ragazza tremare contro il suo petto ormai sporco. << Agnes, basta!>>, disse lui.
<< Via, Bill! Vattene. Perché sei entrato nella mia vita? Perché mi stai facendo questo, Bill? Perché? Non ho bisogno di te…>>, continuava a ripetere la ragazza sferrando pugni sempre più deboli e di sfogo al ragazzo.<< Non… ti voglio… non voglio nessuno.>>.
Il moretto deglutì e la prese fra le braccia stringendosela forte al petto, ancora sconvolto da quella scena incredibile e per nulla impaurito da quelle parole.
Lui sapeva che non era vero. Sapeva che c’era qualcosa sotto.
<< Sssh…. Sta’ calma, piccina.>>, sussurrò lui cullando la ragazza che si era lasciata andare in un pianto disperato e stremato. Teneva le mani chiuse a pugni contro il suo petto e lui poteva sentirla tremare come una foglia. << Non sei sola. Non sei sola, Ag.>>.
<< Io… non ti voglio…>>, continuava a ripetere lei.
<< Ed io non ti lascio.>>, Bill le baciò dolcemente la testa tenendola fra le braccia forti ed incredibilmente muscolose.
Agnes prese a respirare regolarmente ed inspirò il profumo del ragazzo a pieni polmoni sentendosi in qualche modo protetta da quel corpo che sembrava così esile ma che era in realtà così perfetto e protettivo.
<< Ti va di raccontarmi cos’hai alle mani, Ag?>>, sussurrò lui.
La ragazza esitò, ma poi annuì contro il suo petto tremando sempre meno. << Vieni con me…>>.
Agnes prese per mano debolmente Bill, che sentì lo stomaco attorcigliarsi.
Entrarono in quella che sembrava essere una semplice cabina armadio ma che in realtà era il vero pozzo dei segreti della ragazza di cui era follemente innamorato. Percorrendo l’area dei vestiti si domandò quanti ne avesse e lo stesso fece con le scarpe, paragonando quella stanza a quella di Paris Hilton. Passarono da una stanza piena di stoffe e diversi premi ed attestati di cui Agnes andava terribilmente fiera. Finalmente, poi, entrarono in un’ultima stanza che sembrava non avere vie d’uscita.
Al centro vi era un sacco da box  ed intorno vari attrezzi per la forma fisica. Sul pavimento erano adagiati dei guantoni da box e delle fasce di garza inzuppati di sangue.
Agnes lasciò la sua mano e si srotolò dalle mani le garze ormai zuppe lasciandole cadere accanto alle altre.
<< Questo è il mio inferno, Bill.>>.
Bil si guardava intorno sempre più confuso, facendo attenzione a non toccare nulla.
Fece il giro del sacco da box e poi tornò davanti alla sorellastra che si stava disinfettando le mani seduta a terra. << Che significa?>>.
<< Significa che quando sto male mi sfogo così.>>, sussurrò semplicemente lei.
<< Questa è una buona cosa, ma perché stai male?>>.
Agnes si fece ancora rigida e sospirò. << Perché il mio passato non è stato rose e fiori come adesso, come avrai ben capito.>>, sorrise amaramente e guardò negli occhi il moro.
Bill la guardò colpevole e si sedette a gambe incrociate di fronte a lei. Le prese la mano e la aiutò a disinfettarla, girando la mano verso l’esterno.
Aveva le mani sbucciate, doveva aver picchiato davvero forte, ma tuttavia non sembravano bruciarle. Tenne lo sguardo sulla sua mano e rabbrividì notando i polsi rovinati della ragazza. Diversi lunghi solchi rimarginati e più chiari erano sopraelevati dalla pelle diafana, non erano molti, ma sembravano essere stati aperti più e più volte. << Cosa sono questi?>>, deglutì lui.
La ragazza tentò di ritrarre il polso ma Bill aumentò la presa.
<< Ag, rispondimi. Siamo nel tuo inferno, non sei sola. Rispondimi.>>.
<< Sono quel che vedi.>>.
<< Sono quel che penso?>>.
<< Sono semplicemente errori di una ragazzina abbandonata da un padre infame e da una sorella mai conosciuta.>>, sussurrò lei. Più a se stessa che al ragazzo che gli era di fronte.
Bill la guardò, erano tante le domande che voleva farle, ma decise di rimanere zitto e di ascoltare quello che la sua amata aveva da dire.
<< Anche io avevo una gemella, Bill.>>.
Il cuore di Bill prese a battergli velocemente e perse il fiato. << C-cosa?>>.
Agnes lo guardava con uno sguardo indecifrabile. << E’ nata morta. Per colpa mia.>>, sospirò. << Io ero più forte di lei…. E se non me l’avesse detto quell’infame quella sera io non l’avrei mai saputo… quella maledetta sera in cui…>>, una lacrima silenziosa le rigò il viso. << In cui capii di aver perso una parte di me…. Una sera in cui persi anche mio padre. Quel padre che tanto odiavo, ma che era comunque un padre. In un incidente stradale…>>, sussurrò tornando a tremare.
Bill l’avvolse con le proprie braccia mentre il magone che gli si era formato in gola stava iniziando a sciogliersi in lacrime.
Agnes alzò lo sguardo umido su di lui e posò il dorso della mano sulla sua guancia.
Non avrebbe mai raccontato a nessuno il suo passato in quel modo. Nessuno le ispirava così tanta fiducia, solo il moretto che in quel momento avrebbe tanto voluto baciare.
Non riusciva a spiegarsi il perché di quell’innata voglia, ma sapeva per certo che Bill era la persona a cui avrebbe affidato la propria vita. Da sempre.
E si disse che era proprio per questa paura, per questa stranissima paura, che lo aveva in qualche modo allontanato: perché in realtà lei era troppo sola per poter ammettere di affidare la vita nelle mani di qualcun altro. Ed invece poi era arrivato lui, che con quegli occhioni dolci ed espressivi, la sua passione che era la sua medesima, il suo profilo perfetto e la pelle color perla, era riuscita a farla entrare in uno stato di totale empatia che avrebbe provato -immaginava- solo con la sua gemella, se solo fosse stata al suo fianco.
Bill la guardava, a sua volta come se fosse stata l’unica donna sulla faccia della terra. Di una cosa era certo: era l’unica che avrebbe mai amato.
La ragazza silenziosamente socchiuse gli occhi e premette le labbra su quelle del ragazzo che sospirò sorpreso. Lei accarezzò dolcemente la sua guancia e dischiuse dolcemente le labbra accarezzando con la lingua quelle del ragazzo, costringendolo a socchiudere le sue. Con una dolcezza mai privata prima accarezzò umidamente la lingua del ragazzo muovendola con la propria in una danza in cui le parole non servivano.
Si staccò dopo pochi secondi con uno schiocco e respirò sulle sue labbra come se quello fosse stato il bacio più toglifiato di tutti. In realtà era la dolcezza di quest’ultimo che l’aveva fatta rimanere senza parole né fiato.
<< S-scusami.>>, disse in fine.
Bill deglutì a vuoto senza parole e fissò la ragazza negli occhi. << Hai ragione, Ag. Siamo identici.>>.
 
Sofie si era precipitata nello Starbucks di Pariserplatz subito dopo essere stata chiamata da un Bill alquanto provato e da un Andreas isterico.
Era rimasta piuttosto sconvolta dall’assunzione immediata di Andreas alla Lorenz , soprattutto quando lui aveva annunciato di volersi immediatamente trasferire a Berlino dal momento in cui avesse terminato le scuole con il minimo dei voti.
Ma quello che l’aveva turbata ancor di più era stato quello che aveva raccontato Bill. Possibile che Agnes gli avesse rivelato ciò che solo loro quattro erano riuscite a scoprire dopo ben due anni di intensa amicizia con Agnes?
Possibile che si fosse fidata cosi ciecamente dopo cosi poco tempo?
Bill aveva raccontato tutto, tutto d’un fiato e quando aveva raccontato del bacio i suoi migliori amici avevano urlato un sonoro ‘COSA?’ costringendolo a raccontare ogni minimo dettaglio.
<< E poi?>>, urlettò Andreas tenendo la sua tazza di cartone a mezzaria fra il tavolo e la bocca.
<< E… poi… lei mi ha detto che sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto.>>.
<< Perché?>>, urlarono all’unisono i due.
<< Perché…>>, lanciò uno sguardo a Sofie. << Non voleva fare un torto alla sua migliore amica. E perché..>>, sospirò. << Non prova nulla per nessuno. E non è pronta per provare nulla.>>.
<< Cosa?>>, Sofie sgranò gli occhi.
<< Beh…>>, Andreas posò il proprio cartone. << Anche io pensavo che Bill fosse il tuo tipo, inizialmente.>>.
<< Bill? Il mio tipo? Pff. Andreas, spero che tu stia scherzando!>>, Sofie lo guardò.
<< Pensavo ti piacesse, è così evidente!>>.
<< Evidente? Solo perché siamo molto amici questo non vuol dire che....>>.
Bill girò gli occhi e ridacchiò. << Non siamo mai stati insieme, Andreas e prima che tu possa dire qualsiasi cosa, NO, non siamo MA andati a letto insieme e, NO, non la stavo usando per fare breccia nel cuore di pietra della regina dell'Est!>>.
<< Oh...>>, Andreas sembrò cadere dalle nuvole.
<< Sai, Andi…>>, continuò divertita Sofie. << …l'amicizia fra uomo e donna esiste. Non esiste solo l'amicizia fra uomo e.... qualsiasi esemplare tu sia.>>, inarcò il sopracciglio.
Il ragazzo guardò Sofie scettico. << Grazie Sofie, la tua dolcezza mira al cuore, complimenti!>>.
<< Dote innata!>>.
Bill girò distrattamente la cannuccia nel suo cappuccino al caramello. << E comunque non voglio fare breccia nel cuore di......>>.
<< Ci stai ancora pensando, Bill?>>, Andreas lo guardò divertito.
<< NO!!! Stavo solo pensando a quanto sia triste non essere il tipo di qualcuna...>>, sussurrò Bill sinceramente..
<< Oh, no, Bill!>>, la ragazza posò la mano su quella dell’amico. << Non travisare le mie parole! Io ho detto che non sei il MIO tipo. E credo fermamente che tu sia il tipo di...>>.
<< Oh lo credo anche io...>>, ridacchiò Andreas annuendoo.
<< DI...?!?>>, Bill sgranò gli occhi.
<< AGNES.>>, dissero all’unisono i due amici.
<< DAVVERO?>>.
<< Lui vuole l’amore vero, non sta cercando di fare breccia nel cuore della... come l'hai chiamata?>>, rise divertito Andreas riferendosi all’orgoglio di Bill. Non avrebbe mai ammesso di star cercando DISPERATAMENTE di conquistarla, sebbene fosse esplicitamente innamorato di lei, ammettendolo anche agli amici.
<< Cuore di pietra della Strega dell'Est, Andi, non storpiare i miei nomignoli! E COMUNQUE, NO!>>.
I due ragazzi si guardarono con un sopracciglio inarcato ed attesero pochi secondi in silenzio, come per troncare il discorso.
<< Sofie ti prego DIMMI PERCHE' HAI DETTO QUESTO!!!>>, strillò il moretto afferrando la mano dell’amica.
Sofie rise. CVD. << Semplicemente perché conosco Agnes da una vita e so che tu fai al caso suo.>>.
<< Sofie.>>, sospirò Bill giocando con lo scontino facendolo a pezzi. << A lei basta un pene caldo e grosso che la soddisfi e la riempia d'attenzioni per una sera. Io non....>>.
<< Ecco l'eterno innamorato...>>, rise Andreas.
<< ...NON sono quel tipo di ragazzo.>>, lo fulminò Bill.
<< Bill.>>, Sofia sorrise dolcemente verso il moro. << Sto parlando del vero amore. Quello che è per sempre. E questo, Bill, questo sei tu.>>.
Quelle parole rimbombarono nella testa di Bill per tutto il giorno.
Era vero?
Era davvero lui IL vero amore?
E perché Agnes lo aveva baciato?
Quella notte il suo pensiero volò spesso alla giornata infinita appena trascorsa e si addormentò dopo ore cullato dalle immagini di un sogno in cui lui e la sua amata erano felici.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo; ***


Undicesimo Capitolo
 
La sensazione che sentiva quando maneggiava la palla arancione e ruvida, il rumore dei palleggi sul parquet, le scarpe che strisciavano contro quel parquet liscio e vissuto. Non c’era nulla che lo facesse sentire meglio del basket.
Schivò un avversario, mentre sentiva le goccioline di sudore scendergli lungo la nuca, quella sera scoperta, e fece un salto lanciando un tiro da due punti, raggiungendo così il punteggio degli avversari.
Tom sentì il pubblico impazzire e si voltò verso l’ala destra dove sugli spalti più alti poteva benissimo scorgere suo fratello in piedi che batteva le mani, al suo fianco Sofie e Sarah che urlavano il suo nome entusiaste e battevano le mani. In piedi sullo spalto più alto, in tutta la sua maestosità, Agnes con i suoi occhialoni neri calati sul viso –come una vera e propria Star Hollywoodiana degli anni ‘4°-il foulard rosa cipria che le copriva il collo e il toupet lasciando solo il ciuffo nero libero accanto al viso, sorrideva soddisfatta tenendo le braccia incrociate al petto, stretta nel suo trench nero con gli inserti rosa cipria.
Tom sentì il suo nome urlato in coro dalle cheerleaders e fece loro un cenno col capo cercando poi lei.
Hellen, nel suo completo rosso e bianco, sorrise dolcemente verso di lui e gli mandò un bacio alzando poi i pollici verso l’alto.
Sarebbero bastati altri tre fottuti punti e si sarebbero classificati per la finale di fine anno.
La partita riiniziò e il pubblico riprese col suo tifo caloroso.
<< Deve fare un tiro dei suoi! DAI TOM!>>, urlò Bill impaziente.
<< Ti siedi, per cortesia?>>, fece Agnes dallo spalto più alto. << Sei troppo alto e i tuoi capelli a spazzolone mi ostruiscono la visuale.>>.
<< Non è mica colpa mia se sei alta un metro ed un tappo.>>, la liquidò lui imprecando subito dopo per un punto da tre punti mancato per un soffio. << DAI, TOM!!>>.
Agnes sbuffò una risata e sorrise abbassandosi il foulard scoprendo il tupet. << Sono sicura che vinceranno. Tom è un asso!>>.
Tom sentì la pressione degli ultimi 90 secondi della partita e strinse i denti palleggiando verso l’ala avversaria, schivando gli avversari. Nella sua mente non c’era altro che l’obbiettivo da raggiungere.
Due avversari gli si pararono davanti.
Per un millesimo di secondo la sua mente attraversò un bivio: attraversarli e rischiare di essere scartato o lanciare quel fottuto tiro da tre fottutissimi punti?
Lanciò uno sguardo ad Hellen che stava urlando il suo nome tenendo le dita incrociate vicino al viso e sorrise. Se solo fosse riuscito a fare la tripla….
La decisione ormai era presa.
Si alzò con uno slancio e lanciò la palla accompagnato da un ‘oh!’ dagli spalti.
La palla ruotò sul cerchio della rete più volte tenendo tutti i fiati in sospeso. Tom la guardava con la stessa espressione di suo fratello e dei suoi amici, come se volesse ipnotizzarla…. E finalmente, la palla cadde segnando la fine della partita.
Il Graues era in finale.
In un secondo tutti gli spettatori si riversarono nel campo acclamando Tom, che venne subito preso dai suoi compagni di squadra. Addirittura Agnes era scesa in campo, correndo sui suoi tacchi a spillo.
Quando Tom venne lasciato a terra, si fece spazio fra la folla che acclamava e andò verso Hellen.
Se solo fosse riuscito a fare la tripla…
<< E’ per te!>>, urlò lui per sovrastare i cori. Attrasse Hellen a sé e la sollevò facendola volteggiare. << E’ per te questa vittoria, Hellen!>>.
Mentre lei non sapeva che dire e la scuola li guardava, Tom posò le labbra su quelle della ragazza suscitando stupore in tutti, ammirazione in altri, invidia in molte e felicità nei suoi amici.
<< Era pure ora!>>, urlettò Sarah.
<< Che finale da film…>>, rise Sofie.
<< E’ diabetico…>>, Agnes smorzò i commenti. Sorrise felice guardando i suoi migliori amici  ed abbassò il viso. Erano splendidi, altro che diabetici.
Bill sorrise verso il fratello e una morsa allo stomaco lo disarmò: il suo fratellino era cresciuto, finalmente.
La voce dello speaker annunciava la vittoria poco oggettivamente, acclamava Tom Kaulitz e la squadra della propria scuola.
<< Passo la parola al Coach dei Graues, il Signor Miller.>>, così il ragazzo della tredicesima classe passò il microfono ad un uomo sui quaranta, con un fisico scolpito e i lineamenti nordici.
Tutti tacquero e il palazzetto fu invaso da un silenzio mentre l’uomo iniziava a parlare. << Ebbene sì, miei cari!>>, sorrise l’uomo. << Siamo in finale!>>, tutti i presenti accolsero l’ormai ovvia affermazione con un urlo felice e da alcuni applausi assordanti. La preside, una donna piuttosto grande ma pur sempre curata, batté le mani dietro il Coach. << Questo è stato il match più difficile, a parer mio e voglio che accogliate i giocatori con un caloroso applauso, perché se lo meritano.>>.
Il palazzetto esplose ancora, mentre i giocatori salivano sugli spalti battendo le mani, con un’aria stanca ma sicuramente felice. Tom, che aveva sciolto i corn lungo le spalle salì per ultimo e sorrise ai suoi amici in prima fila.
<< Bene, credo sia arrivato il momento di farlo.>>, continuò il Coach guardando i ragazzi che annuirono convinti. Tom inarcò un sopracciglio. Fare cosa?
Il Signor Miller sorrise verso quest’ultimo. << Kaulitz, vieni qui, accanto a me.>>, Tom, preso alla sprovvista guardò prima i propri amici che gli fecero segno di andare, e poi si avvicinò al Coach e che gli passò il braccio intorno alle spalle. << E’ con immenso piacere che vi presento il nuovo Capitano dei Graues….>>, Tom sgranò gli occhi e si sentì per un attimo svenire. << Thomas Kaulitz.>>.
Il palazzetto esplose ancora e Tom guardò la propria squadra e poi il Coach. << Ma signore, Dieter?>>.
<< Dieter ha acconsentito a cederti il suo posto, Kaulitz.>>, sorrise l’uomo fuori dal microfono.
<< Vuole dire che non è uno scherzo?!>>.
L’uomo annuì felice. << Proprio così, Capitano.>>.
 
La festa che seguì in casa Lorenz-Kaulitz quella sera fu tutta incentrata su Tom. Alla famiglia si aggiunsero anche le tre amiche di Agnes e Natalie con la sua famiglia.
Il giorno dopo, mentre la casa era ancora addormentata, Agnes stava animatamente discutendo con la madre tenendo Cassie con una mano e beveva il suo caffè aromatizzato alla vaniglia.
<< Ho detto di non strillare.>>, sussurrò Sabine mentre preparava la tavola per la colazione.
<< Non permetterò che al tuo matrimonio tu metta un semplice vestito Versace.>>, Agnes batté il piede per terra e Cassie abbaiò contro la madre. << Lo dice anche Cassie.>>, la mora abbassò il viso verso la cucciola e quella le leccò affettuosamente le labbra quel giorno al naturale.
<< Mio Dio….>>, Bill entrò in quel momento nella grande cucina con un’espressione schifata ed infastidita. << Non solo la tua voce mi trapassa la testa alle nove del mattino di SABATO, ma oltretutto assisto a questa scena raccapricciante. Dovrai pagarmi lo psicologo.>>.
<< Dovresti esserne deliziato.>>, Agnes lasciò andare la cagnetta che corse in braccio a Bill che si era appena seduto al tavolo accanto a Sabine.
Bill sembrò ignorarla, come sembrò ignorare anche Agnes, ed inzuppò un biscotto nel proprio caffelatte.
<< Allora… cos’avevi da strillare questa volta?>>.
<< Agnes è impazzita.>>, asserì la madre bevendo il proprio tè.
<< Beh, questo era risaputo.>>.
<< IO impazzita?>>, strillò ancora lei beccandosi due sonori ‘SSSHHH!’. << MIA…mia madre non vuole comprare un abito da sposa ed IO sarei la pazza?!>>, sussurrò.
<< Cosa?!>>, questa volta fu Bill ad urlare. << NO, Sabine! L’abito da sposa è OBBLIGATORIO!>>, Agnes lo accompagnò annuendo vigorosamente.
<< Per una volta siamo d’accordo.>>.
<< Cos’è un matrimonio senza abito bianco?!>>.
<< Esattamente!>>.
<< E’ l’anima della festa!>>.
<< E tu dovresti saperlo, mamma!>>.
Sabine sbuffò guardando i due ragazzi divertita. << Okay, okay!>>, ammise. << Lo faccio solo perché QUESTA è l’unica cosa che vi ha messi d’accordo.>>.
I due ragazzi esultarono e Cassie saltellò ai piedi della padroncina. << MA…>>, continuò Sabine e i due si azzittirono. << …Dovrete essere pronti entro e NON oltre le NOVE E MEZZA.>>.
Presto due turbini corsero sulle scale seguiti da Cassie che si infilò nella camera della padroncina.
Sabine sorrise soddisfatta rilassandosi sulla sedia. << E ora finalmente posso fare colazione in pace.>>.
 
Dopo un’ora i tre camminavano nel KDW, Bill teneva due delle tre borse Dior di Agnes ed imprecava contro di lei dicendo che NON ERANO ANDATI PER LEI, MA PER UNA QUESTIONE MOLTO PIU’ IMPORTANTE.
<< Bla bla…>>, Agnes girò gli occhi ed entrò nell’Atelier le cui vetrine erano adornate da splendidi abiti bianchi. Lo stomaco le si strinse in una morsa e sorrise sentendosi particolarmente nervosa.
Un’assistente li accolse e li fece accomodare su delle poltroncine bianche, chiese il budget ed alcune informazioni sul matrimonio a cui rispose prontamente Agnes; dopodiché portò con sé Sabine lasciando i due ragazzi da soli sul grande divano.
Bill guardò di sbieco la mora e poi si guardò intorno.
Erano in un negozio di abiti da sposa, insieme. La sua mente prese a viaggiare per mete lontane, senza che lui potesse farci assolutamente nulla.
Agnes si alzò ed andò incontro ad un abito da sposa pieno di perline e Swarovski sul corpetto; passò le mani sulla gonna di tulle e sorrise sentendo il nervosismo crescere. Bill le fu subito accanto e lei gli sorrise cercando di nascondere il nervosismo.
<< Sei nervosa?>>, sussurrò lui.
Lei abbassò lo sguardo. Come diavolo faceva?
<< Non trovi sia bellissimo?>>, toccò lo scollo a cuore del vestito.
<< Trovo. Tu…>>, deglutì lui. << Tu vorresti mai sposarti?>>.
Il cuore di Agnes fece un salto e si diresse di nuovo verso il divano. << Non ci ho mai pensato.>>, mentì.
Bill fece per parlare, quando la porta bianca si aprì e da lì ne uscì prima l’assistente e poi Sabine.
I ragazzi sgranarono gli occhi col cuore che batteva all’impazzata.
Il corpo morbido della donna era fasciato da un abito di pizzo con una linea a sirena e le perline sullo scollo dritto.
Agnes fissava la madre con gli occhi che le luccicavano e riuscì a sussurrare solo un ‘Sei bellissima’.
<< Vi piace?>>, sorrise la donna guardandoli dallo specchio.
<< Sei splendida, Sabine…>>, deglutì Bill, i cui occhi erano diventanti luccicanti ed umidi.
<< Adoro la linea a sirena.>>, disse sicura Sabine, da brava fashion director. << Ma non mi convince il pizzo.>>.
<< Approvo.>>, dissero insieme i due ragazzi, che si guardarono arrossendo contemporaneamente.
<< E vorrei delle spalline.>>, asserì la donna. << Non sono più una ragazzina, sono anche nonna!>>, rise più sciolta.
L’assistente annuì e l’aiutò a scendere dalla pedana.
<< E più perline!>>, disse Agnes.
<< E che sia avorio, non bianco ghiaccio.>>, continuò Bill.
La donna sorrise annuendo. << Sarà fatto.>>.
<< Mi sa che non era preparata ad avere tre stilisti in Atelier, oggi.>>, continuò Bill ridendo. Guardò Agnes che guardava il pavimento con gli occhi pieni di lacrime. << Hey…>>, sussurrò dolcemente lui, posando un braccio sulle spalle della ragazza, con la paura di una sua reazione negativa. << Io so a cosa stai pensando…>>.
Agnes annuì e con grande sorpresa di Bill poggiò il viso nel suo collo. << Sono così felice che mamma stia per sposare tuo padre, Bill.>>.
Bill la cullò dolcemente e sorrise. << Anche io sono felice che mio padre abbia trovato una donna come tua madre.>>.
<< Se lo meritano…>>, disse Agnes in un sussurro.
Bill le alzò il viso e sorrise appena. << Anche tu meriti di essere felice. O sbaglio?>>.
Agnes si allontanò dal suo viso. << Io SONO felice.>>.
Il ragazzo stava per replicare, quando la porta del camerino si aprì ancora. I due si ricomposero sul divano e rimasero a guardare.
Sabine uscì lentamente, con un sorriso luminoso presente sulle labbra e gli occhi brillanti. Il vestito era splendido, pensarono i ragazzi: la linea a mezza sirena le valorizzavano le  forme, il tessuto luminoso color avorio le dava luminosità in volto, sul corpetto erano presenti diverse perline e Swarovski e le maniche di velo erano scese sulle spalle. Fra i capelli raccolti, era stato applicato un velo che le sfiorava la schiena.
<< E’ lui…>>, sussurrò Agnes con la voce tremante. Bill posò una mano sulla sua e sorrise cercando di trattenere le lacrime.
<< Sei bellissima, Sabine.>>, sussurrò con la voce rotta e sussultò quando sentì la mano di Agnes stringere la sua.
La donna si guardò ancora allo specchio e sorrise mentre due lacrime di commozione le attraversavano il viso. << E’ lui.>>.
 
Subito dopo aver pagato l’abito della madre con la sua American Express, Agnes seguì la commessa per scegliere il proprio abito da damigella.
Sabine aveva espresso il desiderio che le sue damigelle- Sofie, Sarah, Hellen- e le sue damigelle d’onore, nonché testimoni -Natalie ed Agnes-, fossero vestite con un color blu imperiale sui toni del blu elettrico od oltremare, in tono con gli odierni colori moda.
Agnes passò le mani fra gli abiti nelle diverse tonalità di blu e posò lo sguardo su un abito di quel colore splendido –il suo preferito, in fondo-con il corpetto pieno di rouche e la gonna lunga in morbido chiffon. Sul seno erano presenti swarovski  sulla zona dello sterno, lungo la scollatura a cuore e scendevano obliquamente lungo il fianco fino a sfiorare la gonna.
<< E’ splendido. >>, sussurrò e poi si voltò verso la commessa. << E’ un Pnina Tornai, vero?>>.
<< Sì, è esatto.>>, rispose cortesemente la donna.
<< Ne riconoscerei uno a mille miglia lontano da me.>>, sorrise lei prendendo cautamente la gruccia su cui era appeso. << Pnina me ne ha confezionato uno personalmente l’anno scorso in occasione del NYC Fashion Week. E quello stesso anno Vera Wang per sostenere la concorrenza mi ha regalato un fantastico abito color rosso intenso per il Milan Fashion Week.>>, parlò velocemente la ragazza.
Non era per vantarsi, pensò, ma semplicemente perché era straordinariamente fiera delle sue conoscenze nel mondo della moda.
La commessa la ascoltava pensando esattamente il contrario, ma lei continuò. << Se mai un giorno…. Un giorno MOLTO lontano… beh… se mai decidessi con MIO grande rammarico di sposarmi, vorrei un mix fra un abito di Pnina e uno di Vera. Vorrei la gonna di tulle di Vera, il suo velo lunghissimo e il corpetto pieno di perline e swarovski di Pnina. Sarebbe splendido.>>.
La donna l’ascoltava meravigliata: per una che odiava l’idea di un possibile matrimonio, aveva le idee abbastanza chiare al riguardo.
<< Vuole provarlo?>>.
 
<< Devo ammettere, Bill, che ne è valsa la pena.>>, annuì Sabine al fianco del figlioccio. << Quell’abito è splendido. Credi che possa piacere a Gordon?>>.
<< Sono sicuro…>>, iniziò Bill.<< … Che rimarrà senza parole, come sono rimasto io poco fa.>>, si passò le mani sui pantaloni neri levando un filo di cotone dal ginocchio.
In quel momento Agnes fece il suo ingresso sfilando come una vera e propria modella, con indosso la sua meraviglia. Sabine sorrise radiosa guardando la figlia e Bill alzò lo sguardo rimanendo pietrificato al suo posto, le labbra schiuse e gli occhi sgranati.
<< Pnina, tesoro?>>, chiese la madre.
<< Non potrebbe essere altrimenti.>>, sorrise Agnes. Posò lo sguardo sul fratellastro sentendosi stranamente ansiosa per il suo giudizio. << Allora? Non dici nulla…?>>.
<< Non so che dire…>>, disse infine il ragazzo con la voce tremante. << Sei… sei bellissima.>>.
La ragazza arrossì fino alla punta dei capelli e si impuntò una ciocca dietro l’orecchio. << Oh.. beh… ti ringrazio.>>.
<< Io...>>, tossì il ragazzo alzandosi. << Vado a provare il mio…>>, disse rosso in viso e seguì la donna in un altro camerino.
La commessa, che stava sistemando il suo abito gessato, sorrise nella sua direzione. << E’ molto bella, vero?>>.
Bill sospirò con aria sognante. << E’ un sogno.>>.
Dopo pochi minuti uscì anche lui dal camerino ed affiancò Agnes sulla pedana. Sabine si premette le mani sulle labbra sospirando un sognante ‘I miei bambini!’ ed Agnes rimase a fissare il fratellastro dallo specchio senza saper che dire.
Bill aprì le braccia. << Beh… cosa ne dici?>>.
La mora voltò il viso verso di lui e lo squadrò dalle scarpe fino ai capelli perfettamente in ordine. << Sei splendido.>>, disse semplicemente.
Bill sgranò gli occhi e la guardò esterrefatto.<< Come scusa?>>, deglutì.
Agnes si ricompose e posò una mano sul fianco. << Intendo… il blu ti sta splendidamente, sì.>>.
 
<< Sì, insomma è fantastico!>>, urlettò Agnes camminando fra la gente col proprio vassoio in mano. << Ovviamente voi non siete obbligate a prendere quello lì.>>, posò il vassoio sulla propria tavolata seguita da Sofie, Sarah, Hellen e i gemelli. << Per esempio, per Sofie ne vedrei benissimo uno corto, morbido, con pochi luccichii!>>, si rivolse a Sarah ed Hellen, che aveva intrecciato la propria mano con quella di Tom. << Immaginate la Star con corpetto e lustrini?>>.
<< Assolutamente NO.>>, asserì sicuro Hellen.
<< E tu!>>, continuò Agnes indicandola. << Scollatura americana. Dobbiamo pur nascondere quelle spalle!>>.
<< Cos’hanno che non vanno le mie spalle?>>, borbottò Hellen.
<< Sono mastodontiche!>>.
<< SONO MUSCOLOSE!>>, precisò la ragazza e Tom gliene baciò una.
<< Sono bellissime, permettetemi.>>, disse lui.
<< Tom è completamente partito.>>, Sofie rise inzuppando una patatina nel curry.
<< E’ fuso, Sofie.>>, precisò Bill. << A casa ha la testa fra le nuvole, fa lunghissime telefonate con Hellen chiuso in camera per ore e lo sentiamo ridere….>>, fece una pernacchia. << ‘Chiudi tu. No chiudi tu. Oh, no amore, chiudi tu….’>>.
Tutti scoppiarono a ridere e Agnes confermò.
<< Sono innamorato, rettifico.>>, Tom lanciò una pallina di carta al gemello, che la schivò.
<< Oh amore!>>, Helly fece una voce alquanto stridula e schioccò un dolce bacio sulle labbra di Tom che ricambiò più che volentieri.
Agnes girò gli occhi masticando la propria insalata. << Che melensa.>>.
<< Oh!>>, Bill scattò colto da un improvviso ricordo. << Andreas ha trovato casa qui a Berlino!>>, disse tutto contento e Tom annuì vigorosamente, continuando.
<< Nel quartiere di Zehlendorf! Ce lo ha detto proprio ieri.>>.
<< COSA?!>>, urlettarono le ragazze insieme.
<< Perché riccioli d’oro avrebbe dovuto affittare casa qui?!>>, disse infastidita Sofie infilzando una patata.
<< AVETE DETTO ZEHLENDORF?!>>, strillò Sarah sgranando gli occhi poco truccati.
<< Zehlendorf?!>>, le fece eco Helly.
<< QUESTO NON E’ GIUSTO.>>, Agnes inarcò il sopracciglio. << Non lo pago perché mi rubi i sogni!>>.
I gemelli le guardavano con le sopracciglia che sfioravano l’attaccatura dei capelli. << Qualcosa non va?>>, dissero all’unisono.
<< Non va nulla.>>, Sofie separò le patate dalle carotine e riunì i pezzi della Schnitzel ormai tagliata. << Perché dovrei aver a che fare con quel pomposo pieno di sé>>, borbottò.
<< Il vero problema….>>, Agnes la sovrastò guardando i gemelli. << E’ che quel quartiere è il PIU’ BELLO di Berlino. E’ pieno di Ville magnifiche, un lago togli fiato e tanto tanto verde.>>.
Le due amiche annuirono dandole ragione.
<< Sono anni che desidero una villa lì.>>, disse Sarah.
<< Dopo il diploma vorrei tanto abitare lì.>>, continuò Helly.
<< IO NO.>>, le fulminò Sofie. << Tutto, ma non con quel biondo intorno.>>.
Bill e Tom la guardarono e poi si scambiarono uno sguardo eloquente , che Sarah ed Hellen accompagnarono.
<< Beh… perché non farlo?>>, sorrise Agnes guardandoli tutti. << Insomma, casa mia è enorme, certo, ma non possiamo vivere per sempre lì.>>, l’attenzione di tutti si focalizzò su di lei, tutti erano curiosi di sapere cosa stesse sognando in quel momento. << Perché non prendiamo delle ville lì? Insomma, io e le ragazze in una villa, Hellen e Tom nell’altra e riccioli d’oro con Voldemort in un’altra ancora.>>, sorrise come se fosse la cosa più sensata che avesse mai detto. << Giardino e piscina in comune. Non me le sto sognando, Hellen, se è quello che intendi.>>, rise ed Hellen disse un semplice  ‘Allora?!’. << Allora… semplicemente mi sono informata e queste ville esistono per davvero.>>.
I ragazzi sgranarono gli occhi.
<< E non appena finiremo la scuola potremo…. Beh… mi sembra una splendida idea, vero?>>, Agnes sorrise radiosa e tutti gli altri continuarono a guardarla.
Agnes, da che la conoscevano tutti, era sempre stata un po’ sognatrice, sì. Ma dovevano ammetterlo: non aveva mai avuto un’idea migliore di quella.
 
 
Agnes inforcò gli occhiali da vista leggendo quel libro di storia, stando con la schiena sprofondata nella sua morbida poltrona di fronte a quel camino acceso che padroneggiava l’immenso salone di Villa Lorenz.
Sofia era distesa sul divano ad L con lo stesso libro aperto sul viso e le mani poggiate sullo stomaco.
Sara beveva il suo tè, sottolineando tutto ciò che le sembrava importante e di tanto in tanto dava carezze a Cassie, accucciata fra le sue cosce.
Hellen aveva inforcato i suoi occhiali da vista, si era munita di riga ed evidenziatori: rosa per le date più importanti, verde per gli eventi da ricordare, azzurro per i nomi dei diversi protagonisti della storia.
Una cameriera poggiò un’altra teiera di tè fumante sul tavolino basso in mogano e Agnes la ringraziò distrattamente.
La neve cadeva morbida fuori dalla finestra e si posava sul giardino che sembrava dipinto per una cartolina di Natale.
Sofie sbuffò sonoramente levando dal viso quel libro tanto odiato.<< Io ODIO la storia.>>.
<< L’hai già ripetuto cinque volte oggi, Sofie.>>, asserì Agnes leggendo attentamente un paragrafo sulla prima guerra mondiale.
<< Perché non facciamo una pausa?!>>, propose.
<< Scherzi?>>, trillò Hellen scandalizzata. << Il compito del due dicembre –e ripeto del DUE dicembre, quindi fra quattro fottuti giorni- deve essere un successo.>>.
<< Come tutti i nostri compiti in classe, del resto.>>, intervenne Sarah portando una mano alle labbra per nascondere uno sbadiglio.
<< Appunto!>>.
<< Hellen...>>, Agnes la guardò da sopra gli occhiali. << Siamo le migliori del corso. Non può andar male il compito di fine trimestre.>>.
<< APPUNTO!!>>.
Sofie stava per ribattere quando sentì dei passi avvicinarsi a loro: Bill e Tom in pantofole si gettarono sul divano ad L, irritando Agnes che li fulminò.
<< Vi avevo detto che oggi non vi volevo fra i piedi.>>, disse acida rivolgendo un’occhiataccia a Tom che baciava –con molta passione-Hellen.
<< E se volessimo studiare con voi?>>, rispose a tono Bill indispettito. << Il compito in classe lo abbiamo tutti e sei!>>.
<< Siete arrivati solo un minuto fa e già Hellen ha perso la sua concentrazione. HELLEN, ripeto, HA PERSO LA SUA…>>.
<< Non ho perso la mia concentrazione!>>, ribatté la ragazza stando fra le gambe di Tom che la stringeva teneramente. << Stavo semplicemente facendo una piccola, piccolissima pausa.>>, ed accarezzò il nasino perfetto del ragazzo che sorrise e riavvicinò le labbra alle sue.
<< Aaaah-AH!>>, Sofie si alzò di scatto e la puntò con un dito ed Hellen sorrise colpevole.
<< Sono le sette di sera…>>, continuò Bill laconico. << Perché non ordiniamo una bella pizza e la mangiamo qui di fronte al fuoco?>>, disse incrociando i volti entusiasti di tutti, tranne che di Agnes. << Papà e Sabine sono a cena fuori, perché….>>.
<< Abbiamo dei camerieri che potrebbero cucinarci aragosta e caviale, Bill.>>, Agnes, visibilmente stanca da quello studio disperato, girò gli occhi.
<< Perché non tenti, solo per tre secondi, di scendere dal piedistallo e vivere la vita VERA?>>.
<< Mmmh…>>, Agnes sembrò pensarci su. << Nah….>>.
<< Io avrei un’idea migliore.>> Tom, che aveva avvolto Hellen fra le braccia li guardò. Tutti ricambiarono con degli sguardi curiosi, così lui continuò. << Il gioco della verità.>>, e rivolse uno sguardo al fratello che sgranò gli occhi e indurì le labbra riducendo gli occhi a fessure, quasi volesse incenerire il gemello.
<< Tom, è un gioco da poppanti.>>, contestò Agnes accucciandosi nella poltrona.
<< Ma Ag…>>, continuò Sarah.<< A volte è bello lasciarsi andare.>>.
<< Dai, Ag!>>.
<< Rimarrà fra noi!>>.
Agnes guardò le tre amiche e poi sospirò abbassando le spalle. << E va bene. Ma inizio IO.>>.
Tom si sfregò le mani sedendosi per terra a gambe incrociate. << Bene, bene, bene. Cara sorellina adorata, hai qualche confessione esclusiva da fare o preferisci ricevere una doman…>>.
<< Ho lasciato l’Adagio.>>, Agnes parlò tutto d’un fiato lasciando la domanda di Tom in sospeso.
Tutti gli occhi dei presenti puntavano su di lei, come per assicurarsi che quello che dicesse fosse vero o meno. Agnes non diede segni di ilarità. << Sono seria.>>.
Sarah scattò in avanti facendo guaire Cassie e abbracciò stretta l’amica. << Sono fiera di te.>>.
Agnes sorrise e le accarezzò i lunghi capelli biondi. << Sì, insomma… che senso aveva? Mostrarsi ad arrapati per pochi euro, quando guadagno milioni con IL MIO estro.>>, assunse un’aria di superiorità. Gli amici la guardarono e sorrisero fieri: per quanto riguardasse il suo lavoro, sì, poteva benissimo ritenersi superiore a molti.
Tom sorrise alla sorellastra e prese un cuscino lanciandolo a Sarah. << A lei, mia cara.>>.
<< Oh…>>, la bionda lo afferrò e fece un sorrisino timido. << Ragazzi, non vorrei che pensaste che ve l’ho nascosto per secondi fini ma…>>, tutte le orecchie si tesero verso di lei. << Beh… ci sarebbe un ragazzo…>>.
<< UN RAGAZZO?!>>.
<< Chi è?>>.
<< Lo conosciamo?!>>.
<< La fate parlare?>>, Tom schioccò un’occhiataccia alle tre ragazze che tornarono al loro posto, innocue.
<< Lo conoscete benissimo.>>, sorrise lei. Alzò lo sguardo verso Agnes e sorrise dolcissimamente, con lo sguardo di una che aveva appena conosciuto l’amore della sua vita, sguardo che lei, Agnes, non aveva mai avuto. << Georg.>>.
Le tre ragazze non furono le sole ad urlare, anche Bill aveva lanciato un urletto poco virile che aveva fatto scappare Cassie sotto al tavolo più in là.
<< IL MIO FOTOGRAFO?!>>, urlò Agnes eccitata con un sorriso a trentadue denti.
<< Proprio lui.>>.
<< SIETE INSIEME?>>, urlettò ancora, accompagnata da Bill.
<< Beh… no. Insomma, ci frequentiamo, usciamo anche insieme… e, oh, Agnes! E’ così….>>.
<< Bravo a letto? Oh, quello lo so bene.>>, dopo quella frase la ragazza si beccò quattro cuscinate in faccia.
<< Grazie per avermi ricordata che il MIO uomo è passato prima dalle tue grinfie.>>, Sarah roteò gli occhi ed Hellen inarcò il sopracciglio fissando Tom.
<< Anche il MIO.>>.
<< Ahi.>>, Sofie guardò Bill. << Si mette male.>>.
Tom cercò di abbracciare teneramente Hellen che si muoveva contrariata e Agnes prese parola.
<< Okay, scusate a tutte!>>, sbuffò. << Purtroppo pretendo sempre il meglio dagli uomini…. E a volte non resisto alla carne fresca.>>, disse senza troppi complimenti.
Bill indurì la mascella e sentì il sangue andargli dritto al cervello, così prese il cuscino dalle mani di Sarah interrompendo quella ridicola conversazione. << Sono innamorato.>>.
Tutti si voltarono a fissarlo con gli occhi fuori dalle orbite: Sofia e Tom sorridevano compiaciuti, Sarah si mordeva le labbra sorpresa, Hellen spalancò la bocca. Tutti, consapevoli della situazione, lanciarono uno sguardo ad Agnes che sembrava pietrificata sul posto.
Dentro di lei stava accadendo qualcosa che non era successa mai prima: sentì una strana sensazione nello stomaco, la sua mascella si indurì e deglutì a vuoto. Strinse i pugni ignorando quella stana voglia di afferrare Bill dalla collottola e sbatterlo al muro così forte da fargli male, senza un motivo ben preciso.
Non aveva mai sentito una sensazione così intensa: avrebbe voluto sapere di CHI era innamorato quel ridicolo ragazzino in piena crisi adolescenziale.
Lo guardò a lungo, Bill non staccò per un secondo gli occhi dai suoi.
Agnes tremò fissando intensamente quegli occhi.
Quei due diamanti.
Così intensi.
Così profondi.
Così belli.
Si sentì stranamente arrabbiata e voleva solo scappare in camera a piangere dal nervoso.
Fu un attimo.
Bill distolse lo sguardo da lei, facendola sentire completamente persa.
Per la prima volta si sentì sola.
Fu proprio lì che capì.
“Non posso essere innamorata di te….”, pensò mentre il cuscino passava di mano in mano e a lei non interessava più dei Gossip e dei segreti più profondi di tutti i suoi più cari amici. “Non puoi essere tu il vero amore…”.
Quel pensiero le smorzò lo stomaco. Si alzò con un senso di nausea e corse su per le scale, seguita da Cassie.
Maledettissimo Bill.




Ed eccomi qui! Finalmente sono tornata dopo aver affrontato il periodo più devastante della mia vita. No, scherzo! Gli esami son passati in un soffio ed ora come ora posso dire anche io che "Non erano nulla di che". 
Spero di vedere qualche recensione in più, questa volta... devo ammettere di esser rimasta un po' male quando ho visto di averle ricevute solo dai miei due pilastri _Vesper_ ed auroramyth. Non che i loro non siano importanti, anzi... ma avrei voluto sentire le opinioni di altre persone. Comunque, non importa. sono qui per scrivere e continuerò a scrivere, con o senza recensioni....
Vi auguro una dolcissima estate e la auguro anche a me e... che il divertimento abbia inizio.
Buona lettura e buona vita. <3

Liebe.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo; ***


 Tadaaan! Guardate un po' chi c'è qui! Bene, bene! Chiedo assolutamente perdono per l'incolmabile ritardo, ma ho da spiegare un paio di cosette. Primo, sono una sfigata cronica, non c'è nulla da fare: il mio pc si rompe ogni tre per due. Secondo, in questi mesi d'assenza sono successe un po' di cose, belle e brutte. Purtroppo ho perso il mio caro nonno improvvisamente, esattamente 37 giorni fa. Era semplicemente la mia forza ed ora è il mio angelo... lo sento vicino, sento che è qui con me e che mi da' la forza. 
In quanto a cose belle, sto preparando la mia seconda collezione che verrà presentata ad ottobre e questo mi porta via molto molto tempo. In più sto organizzando un possibile viaggio a Los Angeles per andare a trovare delle amiche e degli amici, quindi se voglio andarci presto devo fare il modo che la mia collezione sia veduta al miglior prezzo possibile!
Queste sono state le ragioni della mia assenza, ecco tutto.
Ora, spero che voi mi perdoniate e che ci sia ancora qualcuno pronto a leggere e recensire la mia storia.
Vi lascio con questo capitolo e spero che vi piaccia.
Oh, quasi dimenticavo! Augurissimi a tutti per il nuovo anno!
Un grande bacio,
La vostra Agnes. <3


                                                          Capitolo 12- The Wedding.
 
20 dicembre.
Agnes sorrise guardando la data sullo schermo del suo Iphone.
Non poteva credere che il tempo fosse passato così in fretta e che il grande giorno fosse già arrivato.
Finalmente, da lì a poche ore, sua madre avrebbe sposato l’unico uomo che avesse mai amato, l’unico in grado di farla sentire una donna, di valorizzarla al di fuori del lavoro.
Sorrise dolcemente, ripensando che incontrare Gordon era stato un vero dono di Dio. Passò le mani fra i lunghi capelli che, da neri, erano diventati proprio il giorno prima di un rosso mogano con dei riflessi di una tonalità intensa di rosso.
Un dono di Dio, disse la vocina nella sua testa, perché ti ha finalmente portato il tuo angelo custode.
Arrossì del suo stesso pensiero e scosse il capo come per liberarsene.
Si alzò dal letto ed indossò la sua vestaglina di seta cipria, che si appoggiava sul suo corpo come per accarezzarlo.
Si avvicinò allo specchio e contemplò la sua immagine con una nota compiaciuta verso la sua nuova acconciatura.
Nuova acconciatura, nuova vita.
Pensò accarezzandosi i capelli setosi e lucidi che le scendevano sul seno e le sfioravano la vita.
Con Bill, magari.
I suoi occhi color ambra si spalancarono e le labbra carnose, completamente al naturale quel giorno, s’incurvarono. ODIAVA quella voce nella sua testa.
Era da quando aveva scoperto i suoi sentimenti che non faceva altro che combattere con la sua coscienza e, seppur non lo desse a vedere all’esterno dentro di lei cuore e mente facevano a pugni ogni qual volta si ritrovasse da sola a riflettere.
Bill, ultimamente, era stato molto impegnato con il trasloco di Andreas, che aveva da poco iniziato la sua nuova carriera da modello alla Lorenz Couture.
Agnes, doveva proprio ammetterlo, aveva iniziato a nutrire una stranissima ammirazione nei confronti del biondo: era esattamente come non si sarebbe mai aspettata che fosse, ovvero professionale, capace, dedito al lavoro e puntuale.
Bill era fiero del suo migliore amico e-pensò Agnes trascinandosi nel suo bagno personale-non si era mai accorto che ogni giorno, sui diversi set, da sotto i suoi grandissimi occhialoni Valentino, la ragazza lo scrutava e lo osservava per diversi minuti.
Ma la cosa peggiore era un’altra.
Quando Agnes si trovava faccia a faccia col moretto, quella strana guerra che c’era fra i suoi organi vitali più importanti, improvvisamente si bloccava ed era come se tutte le viscere le si attorcigliassero in una morsa, come se si trasformassero poi in una cosa sola e si dissolvessero, infine, in infinite farfalle che svolazzavano nel suo stomaco.
Sospirò affranta e si spogliò per fare una doccia rilassante.
Erano solo le sei del mattino e già la sua mente aveva iniziato a partorire pensieri di intensità nettamente superiore alla media.
Maledettissimo Bill.
 
<< Bill!>>.
Il moretto, che si stava contemplando allo specchio, si voltò di scatto e rimase piuttosto interdetto davanti all’immagine che gli si parò di fronte.
<< Mio Dio, Tom!>>.
Il ragazzo davanti a lui sorrise timidamente ed aprì le braccia. << Cosa ne dici?>>.
Tom aveva decisamente deciso di stravolgere il suo look in vista del matrimonio di suo padre. Aveva sciolto i cornrows e i tagliato i capelli che gli sarebbero arrivati altrimenti fino a sotto le scapole: li aveva tagliati fin sopra le spalle ed in quel momento li aveva acconciati in uno chignon maschile che ricordava molto lo stile di Samy Deluxe. Sulle guance una barbetta incolta faceva risaltare il suo viso dai lineamenti estremamente dolci, quasi femminili e al labbro, le due palline del labret erano state sostituite da un anellino di metallo molto sottile.
Per il matrimonio aveva optato per uno stile piuttosto semplice: i pantaloni blu erano quasi della sua taglia e al posto della camicia bianca aveva optato per una maglia bianco acceso con un colletto, da cui spuntava un cravattino color grigio perla che era allacciato lento sul petto. La giacca dello stesso tessuto e colore dei pantaloni gli pendeva da un dito portato sulla spalla destra e ai piedi le immancabili Nike color bianco acceso.
<< Sei davvero…>>, Bill sbatté le ciglia e poi sorrise teneramente avvicinando le mani al gemello e sistemandogli la cravatta. << Perfetto.>>.
Tom fece una smorfia contrariata e guardò il gemello: era bello come il sole, quel giorno.
I capelli neri erano stati cotonati in modo da formargli una piccola cresta, agli occhi aveva applicato una leggerissima ombra nera sotto gli occhi e un leggero filo di mascara per sottolineare gli occhi a mandorla; aveva rasato la barba e la pelle diafana era naturalmente morbida e levigata.
<< Anche tu lo sei.>>, disse Tom. << Ma sei ancora mezzo nudo.>>, osservò.
Bill rise e superò il gemello andando a prendere la sua camicia di un bianco perlaceo con piccole rouche sottili e verticali sui bottoncini. << Stavo pensando.>>, disse infilandola delicatamente.
<< Ad Agnes?>>, chiese prontamente Tom sedendosi sul suo letto.
<< Beh…>>, Bill arrossì e prese i suoi pantaloni gessati blu a cui aveva cucito un panciotto a vita alta panneggiato. << Tom, ultimamente non la vedi un po’ strana?>>.
Tom prese un peluche enorme a forma di orso che Bill amava chiamare Teddy . << Beh.>>, si grattò una guancia pensandoci su. << Sfuggente, isterica, poco presente a casa.>>, elencò. << Direi che è tutto normale, Bill.>>.
Il moro sospirò mettendo anche la sua cravatta color perla ed infine la sua giacca. << E’ come se volesse evitarmi.>>.
<< No, no.>>, intervenne Tom. << Ti sta volutamente evitando, Bill.>>.
<< Volutamente?>>.
<< Volutamente.>>, asserì Tom. << Non hai la minima idea di quanto la abbia sconvolta il tuo bacio? Il tuo vero bacio? Il suo concedersi alla tua mente e dare la sua preziosa fiducia a te? Bill, Ag è inequivocabilmente confusa  al momento. Devi essere tu a continuare a tenerle la mano per non farla cadere.>>.
Bill guardò il gemello e sorrise.
Era così fortunato ad averlo.
Eppure quel pensiero lo fece rattristire.
 
Un’ora dopo la casa era un perfetto delirio e le urla isteriche di un’Agnes che correva da una parte all’altra ancora in vestaglina e con dei grandi bigodoni appuntati sui capelli, fece alterare i gemelli così tanto che decisero che sarebbe stato meglio portare Cassie a fare la passeggiata mattutina.
La situazione non migliorò quando arrivarono anche Natalie, Gustav e Mia che dormiva ancora beata fra le braccia del suo papà ciucciando serena il suo ciuccetto rosa.
<< Quelle rose non dovrebbero essere lì!>>, sbottò Agnes contro un addetto ai lavori che trasalì-per l’ennesima volta-sentendo la voce della ragazza.
Gustav affondò il viso nella sua tazza di caffè soffocando una risatina e lanciò uno sguardo alla moglie che picchettava con le dita sul tavolo nervosamente.
<< Ag, la mamma sono DIECI MINUTI che ti aspetta di sopra e TU ti preoccupi delle rose?!>>, Natalie spostò il peso su una gamba ed inarcò il sopracciglio.
Agnes alzò gli occhi al cielo. << Ci sto andando! Gordon è ANCORA su con lei e QUEI DUE sono fuori con LA MIA bambina!>>, lanciò un urletto isterico e salì le scale in fretta diretta verso la camera della madre.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, si bloccò guardando la figura alta ed attraente che usciva dal bagno: aveva addosso ancora la vestaglia e attorno al collo un asciugamano. I capelli neri erano bagnati sulla fronte e il pizzetto era ancora ispido ed incolto.
Un magone le salì in gola ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Era diventata profondamente sensibile.
Era diventata profondamente empatica.
Tutto ciò da quando aveva capito di essere innamorata di…
<< Piccola. Hai visto Bill?>>.
Agnes sobbalzò sentendo quel nome ad alzò lo sguardo bagnato sul patrigno. << E’… è uscito con Tom e Cassie. Non mi sopportava.>>, rise piano pensando che fosse piuttosto comprensibile, in effetti.
<< Oh…>>, Gordon rise, suo malgrado, e la guardò negli occhi. << Allora. Perché hai gli occhi lucidi, mh?>>.
Gli occhi di Agnes si allargarono ancor di più e portò lo sguardo sulle proprie ciabatte di pelo rosa e nere.
Perché i suoi occhi erano diventati lucidi?
Bella domanda.
Perché, per una volta nella sua vita, per la prima volta nella sua fottutissima vita si sentiva finalmente felice.
Perché dopo anni di rabbia ed ostinazione, la sua maschera stava cadendo a pezzi e lei non ne era affatto preoccupata.
Perché la sua battaglia contro gli uomini, contro quegli esseri ignobili –come lei li giudicava-che erano solo bravi a usare, far soffrire e gettare via, stava finalmente giungendo al termine.
Perché, finalmente, era arrivato. Era arrivato quel qualcuno per cui vivere e morire, era arrivata quella persona che riusciva a spiazzarla, zittirla, farla diventare isterica, dolce, tenera, triste, felice negli stessi attimi. Era arrivato, finalmente, quel ragazzo che non era come tutti gli altri, ma era così perfetto da farle attorcigliare le viscere ogni qual volta si fermava a contemplare il suo viso stanco le mattine a scuola, concentrato quando disegnava, felice quando anche lei era felice. Ebbene sì, aveva notato anche questo piccolo particolare.
Era arrivata quella persona che era riuscita a sconvolgerla, travolgerla come uno tsunami, cambiarla da un giorno all’altro, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Ed ora, sorrise al pensiero, anche lei iniziava a credere al lieto fine.
Si asciugò una lacrima che le era scesa sul viso e sorrise senza guardare il patrigno.
<< Perché sono felice…>>, sussurrò e poi alzò lo sguardo guardando gli occhi chiari di Gordon timidamente.
Gli occhi verdi di Gordon sorrisero e senza pensarci due volte, attrasse a sé Agnes e la strinse protettivamente al petto. << Sai…>>, iniziò con una nota piuttosto bassa nella voce. << Se avessi avuto una figlia femmina, avrei voluto fosse esattamente come te.>>. Agnes rimase in silenzio, così lui continuò. << So di non essere il tuo padre biologico, o quello di Natalie. O il nonno di Mia. Ma voglio che tu sappia, che VOI sappiate, che siete entrate nel mio cuore dal primo momento in cui siete entrate nella mia vita. Proprio come vostra madre e non potrei mai…>>, Agnes lo sentì deglutire, segno che era piuttosto provato. << Mai farla soffrire. Perché la amo e voglio passare tutta la mia vita con lei.>>.
La ragazza sorrise e strinse forte la vita del patrigno. Era alto quasi quanto Bill e questo le dava un senso di sicurezza.  << So che non te ne andrai. So che tu sei diverso. So che ora tutto…>>, si umettò le labbra cercando di soppesare le parole. << E’ migliore di prima.>>, si staccò dolcemente e guardò il patrigno negli occhi. << Ora va’ a farti bello per la mia mamma.>>, inclinò il viso dolcemente mentre un’ennesima lacrima di commozione attraversava il suo viso. << Papà.>>.
 
Sabine contemplava la propria immagine riflessa allo specchio, mentre Agnes la aiutava a chiudere l’abito da sposa.
Il trucco era perfetto, la sua makeup artist di fiducia aveva fatto un ottimo lavoro, lodevole: gli occhi chiari erano stati truccati con un color bianco perlaceo e sottolineati da una leggera sfumatura sotto le ciglia di ombretto marrone. Le ciglia erano lunghe e piegate verso l’alto e le labbra erano colorate con un rossetto nude lucido.
Anche i capelli erano perfetti: aveva deciso di schiarirli un po’, facendoli diventare color caramello e li aveva appuntati dietro la nuca in uno chignon basso con dei piccoli swarowski. Non voleva mettere il velo, le sembrava inutile, ma Agnes aveva talmente insistito che aveva deciso di accontentarla solo per pietà del proprio mal di testa.
Ma ora che si guardava allo specchio e pian piano realizzava che era finalmente arrivato il giorno e, sì, era perfetta, anche con quel velo che le cadeva lungo la schiena, non poteva fare a meno che benedire l’insistenza della sua figlia minore.
La guardò attraverso lo specchio e sorrise: era davvero splendida.
Il nuovo colore di capelli –aveva fatto ferro e fuoco purché tornasse al suo castano rossiccio naturale, ma Agnes era un osso duro e quando era tornata a casa il giorno prima con i capelli in quello stato, aveva semplicemente detto “Ringrazia Dio che non abbia deciso di farli Rossi fuoco”- le stava incredibilmente bene. I boccoli erano stati impuntati in un bellissimo mezzo raccolto  e fermati con un copricapo con le piume azzurre, stranamente sobrio per i gusti di Agnes.
Gli occhi erano truccati di nero e sfumati con il blu elettrico fino ad arrivare al bianco perla, le labbra erano color porpora.
Sorrise fra sé e sé e Agnes parve accorgersi, infatti non esitò a chiederle spiegazioni.
<< Pensavo solo…>>, mormorò la donna voltandosi per guardare negli occhi la figlia. << Che la mia bambina è splendida.>>. La donna passò teneramente una mano su una ciocca rossastra di Agnes delineandone il boccolo che si fermava sotto al seno.
Agnes sorrise con gli occhi alla madre ed abbassò lo sguardo sui propri stivaletti di pelle.
Non era ancora pronta, per nulla: doveva andare in chiesa, revisionare tutto (fiori, composizioni, addobbi, il Prete…), tornare a casa e revisionare Hellen, Sarah, Sofie, Natalie, la piccola Mia ed OVVIAMENTE anche Cassie, vestirsi  e partire in quella splendida Limousine bianca (Sperava che quell’incompetente di autista avesse messo i guanti bianchi ed il cilindro, proprio come gli era stato IMPOSTO da lei stessa) che li avrebbe portati dritti al Duomo di Berlino. In tutto questo avrebbe dovuto evitare di incrociare lo sguardo di Bill, se non voleva perdere il lume della ragione come avveniva da circa venti giorni a quella parte.
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sulla madre. << Cosa dici? L’unico splendore qui sei tu…>>, sussurrò.
Quell’abito, quel velo e, soprattutto, gli occhi luminosi della madre rendevano quel giorno finalmente vero. Sua madre stava finalmente per sposare il miglior patrigno che avesse mai potuto desiderare.
Doveva ammetterlo, un giorno sperava anche lei di indossare un abito bianco ed essere radiosa proprio come lo era sua madre in quel momento…
Senza nemmeno accorgersene si ritrovò a sorridere come avveniva spesso nelle ultime settimane.
Non aveva mai sorriso in quel modo, non si era mai sentita in quel modo: quando pensava a lui, quando fantasticava su di lui, quando incrociava il suo sguardo sentiva le farfalle scatenarsi nel suo stomaco, la testa le girava e gli occhi si illuminavano e, insieme alle labbra, si aprivano in un bellissimo sorriso.
Un sorriso che non passò di certo inosservato.
<< Avanti…>>, le labbra della donna si mossero velocemente. << Chi è?>>.
Agnes sgranò gli occhi. Non era affatto pronta ad una domanda così mirata. << Mamma, i.io non…>>.
<< Ag.>>, Sabine posò delicatamente la mano sulla spalla di sua figlia. << Ti ho tenuta in grembo per nove mesi, ti conosco meglio di qualsiasi altra persona e sento che c’è qualcuno che è riuscito finalmente ad entrare nel tuo cuoricino…>>, la mano della madre si posò sul cuore della ragazza che martellava nel petto. << …ed è riuscita a colmare il vuoto che…>>, Agnes si irrigidì e si gettò fra le braccia della madre come non faceva da anni. Non avevano mai affrontato quell’argomento e sapeva quanto potesse essere difficile per una madre parlare della morte di un figlio. << Sento, mia piccola Ag, che questa è la tua occasione. Stai attenta, non lasciarti sfuggire questa persona. Se è in grado di farti sorridere così è sicuramente una persona speciale. Proprio come te… proprio come te, piccola mia.>>.
Quelle parole fecero tremare Agnes.
Non doveva lasciarselo sfuggire. Per nulla.
 
Dopo aver passato in rassegna tutto il duomo – aveva letteralmente reso pazzi i ragazzi dello staff, quelli che stavano sistemando i fiori e, addirittura, il prete perché “LA TOGA VIOLA NON SI ABBINA CON GLI ABITI DELLE DAMIGELLE E COL COLORE TEMA DEL MATRIMONIO”- Agnes era tornata a casa dove, per sua grandissima fortuna, aveva appreso che gli uomini erano già usciti di casa per la tradizionale ‘bevuta’ con gli amici. Amici che comprendevano i due gemelli, Gustav, Andreas, Georg e pochi colleghi di Gordon.
Agnes aveva ammesso SOLO questa tradizione perché, a discapito delle tradizioni tedesche, non voleva ritrovarsi cocci di porcellane per casa la sera prima del matrimonio e non voleva tantomeno vedere i genitori tagliare legna al di fuori del Duomo.
Salì velocemente le scale ed indossò finalmente il proprio abito, mise il pellicciotto bianco ed i guantini. Si rivolse uno sguardo accurato davanti allo specchio per controllare che fosse tutto perfetto.
Sorrise compiaciuta e si spostò in salone dove da un lato un’équipe di cinque fotografi stava facendo un photoshoot alla madre e dall’altro le sue amiche, Natalie e Mia erano pronte e parlavano fra di loro.
Le osservò e sorrise fra sé e sé: erano splendide. La scollatura di Hellen era all’americana  ed il vestito si apriva a campana dalla vita fino alle ginocchia, in modo da equilibrare le sue spalle muscolose con i suoi fianchi più stretti. Sarah presentava un monospalla in taffetà ornato da piccoli Swarovski  sul fianco e sulla gonna a tubino. Sofie sfoggiava con eleganza e semplicità allo stesso tempo un abito a palloncino con le spalline di tulle scese sulle spalle. Ed infine Natalie aveva un abito lungo con le maniche che le coprivano le spalle fino agli avambracci; Cassie aveva un fiocco blu legato intorno al collarino di swarovski e uno più piccolo sulla coda.
Ma gli occhi di Agnes si illuminarono solo davanti alla sua nipotina: Mia aveva un vestitino bianco con un nastro blu in vita e fra i capelli biondi aveva un fiore di tessuto blu. Appena la vide si buttò fra le sue braccia urlando felice.
Si chiese com’era stato possibile non accorgersi prima delle cose belle della vita. Come aveva potuto fino a quel momento prediligere cose non essenziali come l’amore? E come aveva fatto quel moretto in pochi giorni a farla cambiare in quel modo?
Sorrise ancora spontaneamente e, mentre teneva fra le braccia la sua nipotina, disse alle donne più care della sua vita che era ora di andare: qualcuno stava aspettando Sabine per rendere il suo sogno realtà.
 
<< Stai tranquilla. Fai un respirone e sii la donna che sei sempre stata.>>, Natalie prese la madre per un braccio dolcemente e si posizionò davanti all’entrata del Duomo.
Tutto era perfetto, pensò Agnes guardandosi attorno.
A parte il prete con la toga viola, disse una vocina nella sua testa.
Scosse la testa da quei pensieri e si concentrò sulla madre. << Testa alta, pancia in dentro e petto in fuori. Fai finta che stai percorrendo una passerella.>>, le suggerì.
Cercò di sbirciare all’interno del duomo, ma la navata era troppo luminosa ed il suo sguardo non era in grado di scorgere ciò che cercava.
Allo stesso modo, Bill era in fondo alla navata al fianco del padre e di Tom e cercava di guardare oltre alla luce biancastra che trapelava dal portone d’entrata. Non vedeva l’ora di vedere la sua Agnes. Non vedeva l’ora di incontrare il suo sguardo. Era troppo tempo che non la vedeva… insomma, dal pomeriggio prima, ma a lui quelle ore erano sembrate un’eternità.
Ormai per lui Agnes era diventata essenziale come l’aria, come l’ossigeno. Non poteva immaginare più una vita senza di lei. Aveva bisogno di  averla al suo fianco.
Fu distolto da quei pensieri solo nel momento in cui la musica si alzò e la soprano iniziò a cantare l’Ave Maria di Schubert.  Vide la piccola mia entrare per mano con Sarah, che sfilava perfettamente solcando la navata con passi eleganti e ponderati, seguita da Sofie che cercava di seguire il passo della migliore amica davanti a lei con grandi risultati ed infine Hellen che guardava un punto fisso accanto a lui.
Sorrise fra sé e sé e si voltò a guardare il fratello che ricambiava lo sguardo della sua ragazzo con un’espressione rapita, le labbra schiuse e gli occhi grandi.
Rise dolcemente della sua espressione e tornò a guardare al centro della navata.
Ci volle un momento prima che sentisse la testa girare vorticosamente: Agnes sfilava accanto ad una Sabine vestita di bianco che teneva gli occhi fissi in quelli di Gordon e poteva giurare che i suoi occhi fossero posati nei suoi.
La sua mente prese a viaggiare e presto si ritrovò proiettato al posto di Gordon in attesa della sua Agnes, vestita di bianco che lo guardava con lo stessa espressione in cui Sabine guardava Gordon, in cui Hellen guardava Tom.
Sorrise guardando la ragazza e per un momento lei parve ricambiare. I suoi occhi brillavano come diamanti contro i suoi e le sue labbra parsero muoversi velocemente in una frase che gli fece sgranare gli occhi.
Ich liebe dich.
Prima che potesse realizzare cosa aveva appena letto dalle labbra della ragazza, Agnes baciò la guancia alla madre e la consegnò a Gordon emozionata.
Chi voleva prendere in giro?
Quella frase era sicuramente destinata a sua madre…
 
<< Io non posso credere che un biondo sfigato come te abbia trovato casa a Zehlendorf ed io viva ancora con i miei genitori!>>, la discussione fra Andreas e Sofie andava avanti più o meno da quando avevano messo piede fuori dal Duomo ed era continuata anche a tavola in quella splendida sala dell’Adlon.
<< Questo perché io lo merito e tu no. Ah, sai che il verde sta male col blu?>>, ribatté il biondo prendendo una ciocca verde dei suoi capelli fra due dita.
<< Questo chi te l’ha detto?>>, Agnes inarcò il sopracciglio bevendo un sorso di vino bianco.
<< Già, non è detto che il verde ed il blu stiano male insieme!>>, disse Sarah stando al fianco di Georg. Agnes aveva notato che mentre mangiavano si erano spesso sfiorate le mani, lanciato sguardi innamorati e sorrisi imbarazzati. Era sicura che fosse un linguaggio segreto che conoscevano solo loro per dirsi qualcosa.
<< Tu non credi, Bill?>>, disse la ragazza bionda inarcando il sopracciglio verso Bill che, dall’inizio del pranzo, aveva la testa in un’altra dimensione.
Tom guardò intensamente il profilo del gemello col viso chinato sul piatto intento a dividere i funghi dal roast bief e sorrise piano. Sapeva benissimo cosa stava frullando nella sua testa: non era l’unico ad aver notato il labiale di Agnes. Era il momento che si desse una mossa perché era senza dubbio rivolto a lui quel ‘ti amo’ così strano ed improvviso.
Bill, sentendosi osservato, voltò il viso verso il gemello che lo fissò accigliato, inarcando il sopracciglio destro.
Il moretto inarcò il proprio e poi scosse il capo. << Non è assolutamente così, Tom.>>, sussurrò.
<< Fidati di me, è così.>>, ribatté Tom, prima che Hellen posasse la sua mano sulla sua per attirare la sua attenzione. Tom la guardò col sorriso sulle labbra finché lei non espresse il suo desiderio.
<< E’ tradizione che tutte le coppie presenti al matrimonio ballino il lento intorno agli sposi, Tomi!>>, con gli occhi castani che luccicavano, Hellen congiunse le mani al petto e sfarfallò le lunghe ciglia nere. << Ti prego!>>.
Tom, che non sapeva resistere a quei due occhioni da Bambi, sospirò affranto e si alzò porgendo la mano alla propria ragazza. Scesero in pista al fianco di Georg e Sarah e Natalie e Gustav, che teneva stretta fra le forti braccia la piccola Mia.
<< Allora?>>, sospirò Sofie verso Andreas. << Quanto mi vuoi far aspettare prima di chiedermi di ballare, riccioli d’oro?>>.
Andreas la guardò con gli occhi sgranati mentre un sorso di vino gli finiva di traverso in gola. << P-prego?>>.
Sofie schioccò la lingua sul palato e sorrise teneramente. << Sappi che te lo rinfaccerò per tutta la vita.>>, si alzò e porse la mano al biondo. << Vuoi ballare con me?>>.
Andreas la guardò di sbieco con gli occhioni azzurri pieni d’incredulità. << Ma… lo dico io che hai i capelli pieni di Ganija.>>.
La ragazza si abbassò al livello del biondo e lo fissò negli occhi. << Sei molto più stupido di quanto credessi.>>, con la testa indicò Bill che era tornato ad ispezionare il piatto e Agnes che si accarezzava con entrambe le mani una ciocca di capelli.
Solo in quel momento Andreas parve capire, così si illuminò. << Oh… OHH! Certo, certo… vengo a ballare con te! Come no!>>, e con un cenno a Bill prese la mano di Sofie e la trascinò con sé in pista.
Agnes alzò lo sguardo sul moretto e poi lo posò sulle coppie in mezzo alla pista che ballavano beate: i suoi genitori si sussurravano all’orecchio e si baciavano di tanto in tanto, sua sorella aveva una mano sulla spalla di Gustav e l’altra dietro la schiena di Mia che guardava tutto con gli occhioni, Tom ed Hellen erano intenti a misurarsi l’esofago a vicenda –Dio, lo avrebbe rinfacciato a VITA a quei due! Che orrore!- Sarah aveva appoggiato il mento sulla spalla di Georg e teneva gli occhi chiusi mentre lui le sussurrava all’orecchio e-ebbe un sobbalzo improvviso ed inaspettato-Andreas teneva stretta fra le braccia Sofie e lei lo guardava negli occhi intensamente, come se volesse dirgli qualcosa con gli occhi.
Proprio come avrebbe voluto succedesse a Bill poche ore prima.
Voleva dirglielo in qualche modo.
Avrebbe dovuto dirgli tutto ciò che provava per lui.
E sussurrarglielo con gli occhi e col labiale le era sembrato il modo più….
<< Che stupida!>>, affondò il viso nelle mani, tenendo le braccia posate sulle ginocchia.
Le opzioni erano due: o Bill aveva capito il messaggio e l’aveva volutamente ignorato, o lei era stata una stupida a credere che potesse in qualche modo capire che quel ti amo era indirizzato a lui.
Serrò la mandibola e si affrettò a prendere le sigarette dalla sua borsetta, mise il pellicciotto e corse al balcone più vicino.
Appena uscita, portò la sigaretta alle labbra tremanti e l’accese aspirando il fumo. Quel giorno le temperature erano sotto lo zero e il tramonto iniziava a rendere quel cielo bianco di neve con le sfumature dell’arancione e del rosa, mentre un pallido sole si abbassava sotto la porta di Brandeburgo proprio lì di fronte.
Sorrise innamorata della propria città e pensò che fosse senza dubbio splendida e che sarebbe stata perfetta l’atmosfera per una dichiarazione d’amore.
Abbassò lo sguardo e sorrise fra sé e sé mentre la sigaretta si consumava da sola fra le sue dita.
<< Sai che quando sorridi sembri quasi buona?>>, una voce alquanto conosciuta al suo fianco la fece sobbalzare e sentì il suo cuore fare una capriola.
Come diavolo faceva?
Si voltò e premette la schiena contro la ringhiera ghiacciata. << E tu lo sai che potrei accusarti di tentato omicidio?>>.
Bill rise ma sembrò ignorare la sua battutina tagliente. << Perché sei scappata via?>>.
Agnes scrollò le spalle.
Diglielo, stupida Agnes!
<< Volevo fumare.>>.
<< Perché hai gli occhi lucidi, allora?>>, continuò Bill issando gli occhi nei suoi.
Perché sto pensando che vorrei prenderti e baciarti fino a farti perdere il fiato, fino a farti capire che sei mio e che ti amo. Sì, ti amo così tanto da poter capovolgere il mondo per te. Così tanto da poter spegnere le stelle, prosciugare il mare, arrivare fino all’infinito e sorpassarlo per poter stare con te.
<< Beh… vedere mamma e Gordon così innamorati mi ha emozionata, semplice.>>, sorrise lei distogliendo lo sguardo da quello del fratellastro.
<< E tu?...>>, sussurrò Bill con la voce più calda che mai. << Tu sei innamorata?>>. Non seppe mai la fonte di quella presa di coraggio, ma improvvisamente si sentì più leggero, più forte, come se da quel momento in poi si sarebbe potuto anche sbilanciare.
Agnes al contrario prese a tremare e la sigaretta le cadde dalle mani nella neve che si stava accumulando su quel lussuoso balcone.
<< I-io… n-no… insomma…>>, balbettò con le labbra che le tremavano non solo dal freddo.
Bill sorrise intenerito davanti alla ragazza che in quel momento sembrava più piccola che mani e avvolse le sue spalle con le braccia facendole posare così il viso sul suo petto.
Agnes sussultò sorpresa e il profumo inebriante di Bill le fece girare vorticosamente la testa.
<< Sussurrami tutti i tuoi segreti, Ag…>>.
Quella fu la frase che fece crollare del tutto la maschera che Agnes aveva sempre portato con lui. La fece sgretolare in mille pezzi, cadere e frantumare, per sempre. Gli occhi le iniziarono a pizzicare e con le mani si aggrappò al trench del moretto.
<< S-sei l’unica persona con cui abbia mai voluto essere sempre, in ogni momento. Sei la persona che quando non è al mio fianco mi manca e quando è al mio fianco mi fa sentire sicura e protetta. Sei quella persona che mi è sempre mancata… quella persona che ho sempre sperato arrivasse un giorno… e sono così…>>, un singhiozzo le attraversò la gola. << Sono così grata a Gordon… e a mamma… e a Tom… per averti portato qui da me. Dal primo momento in cui ti ho visto ho saputo che eri speciale, ho sentito che c’era qualcosa in te che ti rendeva diverso dagli altri. Il fatto che mi lasciassi sempre senza parole. Il fatto che le nostre storie fossero così simili, le nostre passioni così complementari, i nostri…>>, tremò più forte e posò l’orecchio contro il petto del fratellastro mentre il cielo si macchiava di un rosso intenso e il sole tramontava sotto la porta di Brandeburgo. << …i nostri battiti battessero allo stesso ritmo. Non mi è mai davvero importato di qualcuno oltre che della mia famiglia e di poche altre persone… ma tu… tu, Bill, sei diverso. Sei un fottuto ragazzino sessualmente confuso, sei Mirtilla Malcontenta, sei Voldemort in persona, a volte… ma sei anche un piccolo principe. Il mio piccolo principe… ed io… io…>>, alzò lo sguardo verso il ragazzo che era rimasto per tutto il tempo in mobile ad ascoltare le sue parole come se fossero frutto della sua immaginazione, come se stesse solo sognando. Erano mesi che aspettava quel momento. Aveva rimuginato notti intere su come sarebbe potuto essere quel giorno, su quali frasi d’amore si sarebbero scambiati, su quanti baci le avrebbe dato. Eppure, in quel momento tutto sembrava superfluo e nulla necessario. Aveva solo bisogno di dirglielo. Aveva bisogno di farlo per primo.
Senza pensarci prese il suo viso e lo alzò delicatamente verso il suo. << …Mi sono innamorato di te.>>.
Una lacrima attraversò il viso della ragazza e il sole tramontò completamente su Berlino.
<< Anche io mi sono innamorata di te, Bill Kaulitz.>>.

 

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