Eternity

di Patosangel32
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Londra 1890 ***
Capitolo 2: *** Galles 1879 ***



Capitolo 1
*** Londra 1890 ***


L’atelier di Madame Rossini era invaso da stoffe di ogni tipo. I colori originari della stanza si confondevano tra la marea di tessuti e tendaggi che la donna era impegnata a cucire, rattoppare o anche solamente scegliere per modelli che si era proposta di realizzare. Quando Gideon de Villiers bussò alla porta con molta discrezione – non gli era mai piaciuto far visita alla sarta, se non altro perché lo costringeva ad indossare indumenti raccapriccianti e ad abbinarli tra di loro in modi assurdi – la donna gli sorrise incoraggiante.
-“Madame. E’ un piacere rivederla, la trovo in splendida forma” Gideon provò con l’approccio più educato. Sperava che a fare il galantuomo ci avrebbe solo guadagnato. Non aveva nessuna intenzione di tornare indietro nel tempo con indosso buffi calzoni giallastri e giacche decorate con ricami tropicali. Per non parlare delle ridicole parrucche settecentesche. Nonostante fossero molto più comode delle originali, Gideon si sentiva sciocco nell’indossarle. Ma ciò che conta è ‘l’autenticità’ come diceva sempre Madame Rossini. Il ragazzo riconosceva che la donna fosse una vera artista in campo di moda. Riproponeva con estrema precisione abiti ed indumenti di secoli precedenti a partire dal XVI. Un mestiere piuttosto utile al servizio della Loggia segreta dei Guardiani.
 Forse è meglio spiegare che Gideon aveva ereditato un gene non meglio noto che gli permetteva, anzi più che altro lo costringeva, a tornare indietro nel tempo. Dalla famiglia De Villiers discendevano gli eletti di sesso maschile, mentre la linea femminile discendeva dalla famiglia Montrose. Gideon era il discendente numero 11 noto anche come “Diamante” o “Leone”. 
Viaggiare nel tempo a 18 anni può sembrare una cosa straordinaria, e sotto certi aspetti, lo è davvero. Ma Gideon non la pensava così. Da bambino aveva ricevuto severe lezioni di Galateo, scherma, equitazione, arti marziali, e diversi corsi di lingua straniera. Sapeva parlare il Francese e il Latino, una cosa di cui andava fiero, anche se nel 2011 la lingua del Futuro era rappresentata dall’inglese.
Però sinceramente, per un ragazzo capace di trasmigrare in  diversi secoli precedenti, il futuro cosa può rappresentare? In realtà, per Gideon futuro era una parola inadatta. Dopo aver confessato a Gwendolyn i suoi sentimenti, entrambi si erano dedicati a svelare i segreti del Conte di Saint Germain, fondatore della loggia. I piani originari del conte erano stati quelli di chiudere il cerchio dei 12 viaggiatori, di cui l’ultima sarebbe proprio stata la sua Gwendolyn , meglio nota come “Rubino” o “Corvo”.  Una volta che il cerchio si fosse chiuso –prima il conte avrebbe dovuto raccogliere il sangue di tutti e 12 i viaggiatori e conservarli in un cronografo, lo strumento che permette di regolarizzare i viaggi indietro nel tempo – il Conte sarebbe riuscito ad estrarre la formula per la pietra filosofale, la quale avrebbe garantito al Conte l’immortalità. Ebbene in qualche modo, dopo una serie di avventure troppo lunghe da ricordare, Gideon aveva bevuto quell’intruglio per l’eterna giovinezza. Et voilà, per citare Madame Rossini,  ora si ritrovava con un’eternità davanti insieme a una ragazza straordinaria, terribilmente cocciuta e l’unica che lui avrebbe mai amato.
-“Bando alle formalità, giovanotto. Ho una quantità di lavoro che non può attendere. Dunque ti mostro l’abito per il tuo prossimo viaggio” la donna si girò il metro intorno al collo e si affrettò a scartare stoffe su stoffe. Gideon l’aveva sempre trovata piuttosto buffa. Era decisamente più bassa di lui e anche se Gideon a volte avrebbe davvero voluto risponderle male, non lo aveva mai fatto. Quella donna infondeva su di lui un effetto di rilassante tenerezza.
-“Madame, se posso, vorrei chiederle di non proporre colori troppo eccessivi” il ragazzo la seguiva con uno sguardo speranzoso. All’inizio si era preoccupato di apparire ridicolo agli occhi di Gwendolyn, ma ora che stavano insieme ufficialmente avrebbe potuto indossare un vestito da clown e non gli sarebbe importato più di tanto.
-“Giovanotto, niente colori  vistosi  nella Londra di fine Ottocento. Mon Dieu, dovresti conoscere oramai le correnti modaiole a memoria. Per l’esattezza quante volte sei tornato indietro nel tempo?” la donna parlava da dietro un elegantissimo porta abiti laccato in oro a cui erano appesi vestiti, che Gideon considerò piuttosto sobri. Forse questa volta non sarebbe sembrato un francese post Rivoluzione del 1789.
-“Molte, Madame” rispose correndo in suo soccorso. La donna gli lanciò un’occhiata di rimprovero quando, senza pensarci, aveva posato una mano su quello che sembrava essere un pantalone nero, sgualcendolo. 
-“Di grazia, Madame, c’è un cappello da indossare questa volta?” Gideon sperava che la risposta fosse negativa. Nelle ultime trasmigrazioni aveva evitato il cappello con la scusa di dover passare le tre ore giornaliere nel 1953 per aiutare Gwendolyn a ‘ fare i compiti ‘.
Nessuno però poteva pretendere che due ragazzi ancora adolescenti, rinchiusi per ore nello scantinato nel secolo precedente, con il divieto assoluto di uscire,  potessero pensare solo ai compiti. E poi la loro era un’attrazione fuori dal comune. In una maniera o nell’altra, Gideon era incondizionatamente, vergognosamente, spaventosamente innamorato di Gwen.
-“Ovviament, mon petit, ovviament. Collo di Cigno ha chiesto espressamente di dotarti di cappello a cilindro nero con una striscia di raso in tinta.” La donna con il suo dolcissimo accento francese, che dopo anni passati in Inghilterra, non si era alleviato di una consonante, lo accompagnò dietro il separé dove il ragazzo iniziò a sbottonarsi la camicia bianca, contro voglia. Poi le scarpe e i pantaloni.
Santa autenticità, ma Gideon avrebbe preferito stare il più comodo possibile, anche perché non aveva semplicemente intenzione di accompagnare Gwendolyn in un’innocente passeggiata nella Londra del 1890, ma Che Zeus lo fulminasse, se non avesse tentato di baciarla togliendole il trucco dalle labbra, scompigliato i capelli… e per come si sentiva in quel momento, le avrebbe strappato con i denti, se fosse stato necessario, tutti i bottoni del maledetto corsetto che sicuramente Madame Rossini le avrebbe fatto indossare. Chissà se Hyde Park nell’inverno del 1890 fosse frequentato quanto nel 2011. Gideon sperava vivamente di trovarsi solo con Gwendolyn e i suoi occhi azzurri.
Proprio in quel momento la porta dell’emporio si aprì cigolando. Gideon sollevò lo sguardo oltre il separé. Dall’altra parte della stanza, Gwendolyn aveva infilato la testa nella stanza e sorrideva, i suoi occhi brillavano maliziosi. Gideon non provò neanche ad allontanare il contatto visivo da Gwenny. Almeno fino a quando Madame Rossini non lo colpì in testa con quello che sembrava essere un bastone nero, probabilmente accessorio nel teatrino autentico che stavano per improvvisare nel 1890.
Si affrettò ad infilarsi i pantaloni, che rispetto a quello che aveva indossato precedemente, erano anche piuttosto comodi.
C’è di peggio” pensò allacciando il bottone interno. Le scarpe erano lucide e con un tacchetto che ad ogni passo produceva un antipatico rumore. La camicia bianca invece, aveva un indisponente colletto alto e dei bottoni decisamente piccoli per le sue dita. Gwendolyn gli diceva sempre che sarebbe diventato un ottimo chirurgo e che invidiava la scioltezza delle sue dita. Beh insomma, sul violino scorrevano abbastanza bene e anche con bisturi e punti di sutura non se la cavavano male. Ma secondo lui, la cosa migliore che riuscivano a fare era scivolare dalle sopracciglia, agli zigomi, al mento, sulle labbra, dietro il collo, per tutta la schiena di Gwendolyn. In quello anche lei era brava.
-“Nel 1890 non si portavano parrucche bianche, vero?” si informò Gwendolyn che ora si era appoggiata al ripiano di lavoro di Madame Rossini e sorrideva compiaciuta.
Gideon si sorprendeva sempre dell’effetto che Gwendolyn suscitava in lui. Era come se tutto il resto intorno a lui scomparisse e l’unica cosa che potesse e volesse fare era proprio colmare la distanza che c’era tra di loro. In modo piuttosto sprovveduto, fu proprio quello che fece. Proprio come volevano gli Annali, si avvicinò alla ragazza come un leone con l’unico intento di infilarle la lingua in bocca. Pardon, di salutarla con… molta passione.
-“Lo dici perché non vuoi nascondere i miei morbidi capelli neri come l’ebano?” sussurrò Gideon tanto vicino a Gwen che i loro nasi si sfioravano. Gideon adorava il modo in cui la ragazza tendeva ad arrossire in sua presenza.
-“Sei bellissimo” mormorò Gwendolyn fissando gli occhi azzurri nei suoi. Gideon pensava di guardare due pietre di zaffiro. Aveva gli occhi della mamma. Da quando Gwendolyn aveva scoperto chi fossero davvero i suoi genitori era riuscita a scavarsi un posticino nel mondo. Adesso conosceva la sua vera identità e anche se la loro vita sarebbe stata sempre complicata da queste continue alternanze tra passato e presente, entrambi si sentivano realizzati.
Ad un certo punto Gideon, che si era dimenticato della presenza di Madame Rossini, si affrettò a baciarla. Solitamente Gwendolyn lo circondava con entrambe le braccia e lui le infilava le mani tra i capelli, ma quella volta forse per paura di sgualcire il nuovo vestito, Gwendolyn si staccò immediatamente. Abbassò lo sguardo imbarazzata. Gideon le alzò il mento con in dito e le sorrise.
-“Anche tu e la tua pessima divisa scolastica”
-“Ehi, non insultare la mia gonna a scacchi e il maglione color piscio, come dice Xemerius” Gwendolyn lo guardò torva, ma poi scoppiò a ridere.
Per la cronaca, Gwendolyn ha il ‘potere’ di vedere, ascoltare e parlare con i fantasmi. Xemerius è uno dei suoi migliori amici. Una volta Gwen aveva costretto Gideon a trasmigrare alla fine del Settecento per convincere il fantasma della Lennox , la scuola di Gwendolyn, un certo James Pimplebottom***, (“uno con un cognome del genere dove vuole andare?”, si chiese Gideon all’epoca) che l’anno seguente sarebbe morto contagiato dalle pustole, e siccome Gideon studiava per diventare medico, Gwendolyn l’aveva pregato di portarsi dietro un vaccino contro il vaiolo e benché James li avesse scambiati per due briganti, alla fine era morto di vecchiaia qualche decennio dopo.
-“Mia bellissima Collo di Cigno” la salutò Madame Rossini. Le aveva dato quel soprannome poiché la sarta era praticamente priva di collo, mentre quello di Gwendolyn era sottile e lungo e Gideon adorava baciarlo, specialmente quando Gwendolyn usava il bagnoschiuma ‘proibito’ di Grace, la donna che Gwendolyn aveva creduto essere sua madre per circa sedici anni.
Gwendolyn si staccò dal tavolo di lavoro e andò a dare un bacio sulla guancia alla donna paffuta, che sorrise teneramente.
-“Cos’ha per me, oggi?” chiese Gwendolyn entusiasta. Gideon non riusciva a spiegarsi quale fosse il motivo di tanta esaltazione nell’indossare abiti scomodi.
Madame Rossini la trascino via e lasciò Gideon ad allacciarsi il suo papillon bianco decisamente grande.
Quando poco dopo Gideon alzò la testa, il suo cuore perse un battito. Gwendolyn indossava uno splendido abito rosa antico, che più tardi Madame Rossini avrebbe chiamato Damasco Italiano, con delicati ricami dorati sulla gonna. Il punto vita era segnato da una sottile striscia di raso nero simile a quella che Gideon aveva sul cappello. Il corpetto che si chiudeva sul davanti era intrecciato da fili dorati sottilissimi che poi le ricadevano in splendidi fiocchi. In mano Gwendolyn portava un mantello nero e un curioso cappello molto più piccolo del suo.
-“Se pronta?” chiese Gideon porgendole la mano. Gwendolyn sorrise e annuì.
-“Quando vuoi” rispose intrecciando le dita in quelle di lui.
Poco dopo si ritrovarono nella stanza del cronografo con un insidioso ragazzino dai capelli rossi di cognome Marley, che aveva il compito di gestire la loro trasmigrazione.
-“Avete tre ore di tempo, signori. La data è il dicembre del 1890” Gideon sorrise, senza lasciare la mano di Gwendolyn. Probabilmente non lo avrebbe fatto neanche una volta che fossero tornati indietro di centoquaranta anni. Si chiese se nella Londra di quegli anni fosse accettabile che un ragazzo e una ragazza camminassero mano nella mano. Male che andasse, li avrebbero guardati con sdegno.
Entrambi porsero il loro dito indice. Prima la stanza fu inondata di luce rossa poi di luce bianca.
 
Nella Londra nel 1890, Hyde Park era dipinto di bianco. La neve su Londra ne aveva imbiancato le strade e gli alberi, che senza foglie erano davvero innaturali. Non stava nevicando per ora, ma la gente si ostinava a tenere aperti ombrelli di ogni grandezza e tessuto. Gwendolyn invece aveva indossato il suo mantello nero e lo aveva fermato sulla spalla sinistra con un’enorme spilla rossa. Forse era un vero rubino quello.
Gideon le aveva chiesto se desiderasse un anello, e lei le aveva risposto che aveva il miglior Diamante di sempre. In quel momento Gideon l’aveva amata e da allora il suo sentimento era solo aumentato.
-“Perché abbiamo scelto proprio questa data?” chiese Gwendolyn per attaccare discorso. Se non lo avesse fatto lei, probabilmente Gideon l’avrebbe scaraventata su una panchina e avrebbe iniziato a baciarla con trasporto. Non sapeva ancora se fosse giusto toglierle l’innocenza, nonostante Gwendolyn continuasse a chiederlo con discrezione. Una volta gli aveva detto che non si sentiva desiderata. Gideon le aveva risposto che se non fossero andati con i piedi di piombo Paul de Villeirs, un lontano cugino di Gideon conosciuto come Tormalina nera, nonché padre biologico di Gwendolyn, gli avrebbe spezzato le gambe. Gwendolyn aveva riso di gusto e poi gli aveva sussurrato all’orecchio che non avrebbero dovuto necessariamente saperlo.
-“E’ l’anno di Dorian Gray, Jack lo squartatore e Dottor Jekyll e Mister Hyde. Pensavo che ti interessassero i personaggi affetti da bipolarismo” disse Gideon cingendole la vita con un braccio, Gwendolyn sorrise notando l’andatura da banchiere di Gideon. Il bastone con il pomello bianco gli assegnava un’aria di almeno cinquant’anni in più.
“Beatissima Madame Rossini” , pensò Gideon.
-“Un giorno vorrei incontrare Dickens. Avrei un sacco di domande da fargli sui suoi racconti” disse Gwendolyn sognante. Fissava una panchina davanti a sé. Gideon pensò che le scarpe del completo fosse decisamente scomode se già dopo pochi minuti Gwendolyn volesse sedersi.
-“Charlotte* mi ha sempre detto che non ti piacesse leggere i classici” notò Gideon accompagnando Gwendolyn verso la panchina di fronte il lago. Nonostante la bassa temperatura le paperelle nuotavano tranquillamente nell’acqua che stranamente non era ghiacciata. Anche la neve sembrava fuori luogo, ma Gideon non ci fece caso.
Si fermò a fissare le impronte che avevano lasciato sulla neve, quelle di Gwendolyn erano più piccole delle sue e in alcuni punti era segnato solo il tacco dello stivaletto che indossava. Gideon pensò che metaforicamente quello era lo strano e pericoloso percorso che loro avevano compiuto e che adesso li aveva portati a vivere insieme per sempre. Senza pensarci due volte si girò, afferrò il viso di Gwendolyn fra le mani e la baciò incurante dei passanti. Aveva voglia di farlo e lo aveva fatto anche nella Londra di fine Ottocento. Che importava, tanto entro qualche ora sarebbero scomparsi di nuovo!
Al diavolo le dicerie sulla scarse probabilità di riuscita nei rapporti tra De Villiers e Montrose **. Il loro rapporto sarebbe durato per l’eternità. Gideon sapeva cosa si provava a vivere senza Gwendolyn.
 “Tecnicamente non si vive”, preciso tra sé, mentre Gwendolyn goffamente gli afferrava i capelli e faceva cadere il cappello nella neve. Gideon non si curò di raccoglierlo.
-“Paul non sarebbe molto fiero del nostro comportamento” ansimò Gwendolyn con le guance e il nasino arrossato dal vento freddo. Gideon avrebbe voluto offrirle la sua sciarpa, ma l’aveva dimenticata da qualche parte probabilmente.
-“Hai paura che riesca a piombare qui da un momento all’altro?” chiese Gideon sorridendo. Afferrò i guanti che Gwendolyn si era tolta per accarezzare meglio i suoi capelli. Prese la sua mano destra,baciò una nocca per volta e vi infilò un dito per volta. Poi prese la mano sinistra ed esitò sull’anulare. Le mani di Gwendolyn tremavano vistosamente. Era così tenera in sua presenza, nonostante preferisse fare le cose che diceva lei come tutte le Montrose, ovviamente.
-“Oh no! Non lascerebbe mai Lucy da sola in questo periodo. Durante la gravidanza è diventato iperprotettivo, come se non lo fosse già abbastanza. La povera Lucy non può nemmeno alzare la tazzina di tè che Paul è già lì a controllare che non si stia affaticando più del necessario”
Gideon aveva notato che Gwendolyn non si rivolgesse a Paul e Lucy come ‘mamma e papà’. Teoricamente il fatto che loro avessero rubato il cronografo e fossero diventati dei ricercati, li aveva costretti ad affidarla ad appena due giorni dalla nascita, a Grace che era la madre adottiva di Gwen.
-“Mi sembra giusto. Lo sarei anche io con te” disse Gideon fissando i suoi occhi verdi in quelli di Gwenny.
-“Oh, Mr De Velliers, io non te lo permetterei. Nel 2011 le donne incinte non sono considerate gravemente malate ” disse Gwendolyn accarezzandogli la guancia fredda con un pollice.
Entrambi si voltarono a guardare il lago. Era calmo e rifletteva il grigio del cielo. Londra era uguale in ogni epoca e poi dopo la rivoluzione industriale, il grigio era diventato il colore caratteristico. Non che per illuminare le sue giornate servisse il Sole. Lui aveva Gwendolyn .
Una giovane donna con un lungo vestito color prugna avanzava verso il centro del parco. Un bambino arzillo, come Gideon non si ricordava di essere mai stato, correva di qua e di là, raccogliendo e lanciando palle di neve ai passanti che prima lo guardavano con aria di rimprovero, poi forse addolciti dai suoi occhi azzurri, gli sorridevano benevoli. Somigliava a Raphael, suo fratello, con la differenza che lui aveva i capelli biondi e il bambino invece neri. La donna avvolta in un lungo cappotto nero con i capelli legati elegantemente sulla testa, cercava di ricorrerlo e sembrava tanto felice anche se fingeva di arrabbiarsi con il bambino. Almeno fino a quando i passanti li avessero superati, perché dopo entrambi scoppiavano a ridere. Poi la donna prese posto proprio sulla panchina a fianco alla loro e aprì un libro.
-“Sta leggendo il racconto di due città, di Dickens” sussurrò Gwendolyn cercando di non farsi sentire. Gideon notò con piacere che la sua ragazza avesse ragione. Certo, non era sicuramente il suo libro preferito, ma lo aveva letto con estremo interesse.
-“Non dovremo fissarla” suggerì Gideon, che si era momentaneamente incantato. Non che la ragazza alla sua sinistra gli interessasse particolarmente, ma riteneva che fosse affascinante. Così riportò lo sguardo su Gwendolyn, che dal suo canto stava fissando il bambino con le sopracciglia aggrottate. Fino al momento in cui esclamò “Oh mio Dio”. Gideon voltò velocemente la testa verso il lago.
Il bambino scivolato da qualche parte aveva iniziato a frignare e ora correva con l’affanno verso la panchina su cui la ragazza sedeva.
-“Mamma, mamma” gridava.
“Mamma?” si chiese Gideon. Mostrava al massimo 18 anni.
-“Oh, James, cosa ti è successo di nuovo? Non venirmi a raccontare storie fantastiche su orribili mostri che ti assalgono mentre cerchi di costruire un pupazzo di neve” lo richiamò la madre. Si alzò posando il libro sulla panchina e si avvicinò al figlio.
-“Ma mamma… Quella volta è stato davvero un mostro a spingere il vaso dalla finestra. Non è colpa mia se zio Gabriel si trovasse di sotto.” Per essere piccolo, parlava incredibilmente bene.
La donna si accovacciò scuotendo la testa. Il bambino riprese a frignare come se si fosse ricordato proprio in quel momento di essersi fatto male.
Gwendolyn puntellò un dito sul suo braccio.
-“Cosa c’è?” chiese Gideon un po’ irritato. Era interessato davvero alla storia.
-“Vai a vedere cosa si è fatto il bambino. Senti un po’ come urla poveretto”
Così Gideon si alzò infilandosi il cappello e si avvicinò cautamente alla donna.
-“Mi perdoni, Miss” disse schiarendosi la gola “sono uno studente di Medicina, posso aiutarla in qualche modo. Vorrei solo capire se suo figlio si è davvero fatto male” la donna alzò gli occhi su di lui.
-“Oh mi perdoni, non mi sono neanche presentato! Sono Gideon de Villiers”
-“Come lo zio Gideon!” esclamò il bambino passandosi una manica della giacca sotto il naso gocciolante. Gideon gli sorrise e notò che in realtà gli occhi non erano azzurri ma grigi come quelli della madre.
-“Allora piccoletto, cosa è successo?” domandò Gideon sedendosi sui talloni. I bambini e le loro storie sono terribilmente affascinanti. Non a caso Gideon aveva guardato con Nick e Caroline, i fratellastri di Gwendolyn, tutta la maratona di Trilli.
-“C’era questa papera.. Mi guardava così male. Al che io le ho detto ‘smamma animale cattivo’ e lei è uscita dal lago e mi è quasi saltata addosso. Menomale che papà mi ha insegnato a difendermi da animali così cattivi” sussurrò intervallando il discorso da singhiozzi enfatici.
Gideon non pensava che le papere fossero così cattive.
-“James, ascolti troppo volentieri le storie di tuo padre” disse in un accento poco londinese la donna sorridendo. Forse era Americana.
-“Mamma, era cattiva. Signore, è vero che le papere sono cattive e che hanno lunghi denti affilati con gli occhi rossi e gli artigli lunghi?” Gideon guardò la donna sorridendo. Intanto Gwendolyn si era avvicinata incuriosita.
-“Oh assolutamente sì. Una volta io ne ho vista una che andava in giro un secchio di mollette e quando meno te lo aspettavi, te le appendeva alle orecchie o al naso. Da quello che ho sentito era veramente doloroso” disse Gwen con estrema partecipazione. Gideon stava per scoppiare a ridere. La donna rise di gusto. Mentre James la guardava torvo.
-“Vedi mamma” disse con tono altezzoso “ papà aveva ragione. Le papere sono animali pericolosi e furbi!” annuì convinto. Anche Gwendolyn rise. Il bambino allora iniziò a raccontare di episodi con tanta carica emotiva che Gideon quasi quasi ci stava credendo.
“ Se si può tornare indietro nel tempo, se Gwendolyn vede i fantasmi, perché non è possibile credere a mostri, demoni e compagnia bella ?” si chiese.
-“Non mi sembra che sia niente di grave, Miss…” Gideon guardò la donna negli occhi, poi afferrò la mano di Gwendolyn. La donna sorrise al loro gesto. Fece scivolare lo sguardo sul bambino con gli occhi grigi e i capelli ribelli neri.
-“Tessa, Tessa Gray” disse lei. Poi arrivarono i soliti dolori di stomaco e i ragazzi scomparvero sotto lo sguardo incredulo della signorina Gray e del bambino dalla fervida fantasia.
 
 
*E’ la cugina di Gwendolyn, che era destinata secondo alcuni calcoli, a ricevere il gene che le avrebbe permesso di trasmigrare. Era la compagna di allenamento di Gideon prima che Gwendolyn scoprisse il suo dono ereditario. Inoltre è innamorata di Gideon dall’inizio della trilogia e non sopporta Gwendolyn.
** Per tradizione i rapporti tra le due famiglie non sono dei migliori. I De Velliers sono antipatici e arroganti almeno quanto lo sono i Montrose. In realtà la rivalità risale alla fondazione della Loggia per la successione alla carica di Gra Maestro dei Guardiani. Più recentemente il rapporto che non ha funzionato è quello tra Falk De Velliers, lontano cugino di Gideon e fratello di Paul, che era fidanzato con Grace Montrose in Shepherd. Sembra che i due continuino ad essere attratti reciprocamente. Le eccezioni sono rappresentate da Lucy Montrose e Paul de Velliers, genitori di Gwendolyn, e da Gideon e Gwendalyn.
***letteralmente sedere brufoloso

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Capitolo 2
*** Galles 1879 ***


Se fingessi direi che non ti penso e mi porrei divieti, ma la verità è che mi completi.
Siamo lo yin e lo yan, pensiero e azione, il bene e il male, gli ingranaggi di un motore in funzione, il giorno e la notte, Sole e Luna, il sogno reale.
Io senza te? Non c’è ragione alcuna.
 
-“Stiamo davvero andando in Galles?” chiese Gwendolyn stringendo lo zaino contro il petto. Anche se oramai nessuno poteva rubarle il cronografo, lo proteggeva con le unghie e con i denti. A volte non lo faceva toccare neanche a Gideon per paura che lo rompesse o che lo graffiasse. Che strano! Gideon non avrebbe mai potuto fare niente di male a quell’oggetto, se non altro perché era un oggetto. Gwendolyn invece, insisteva che il Cronografo fosse l’unico strumento che gli permetteva di incontrare Lucas, e lei teneva tantissimo a quegli incontri con il bisnonno, e Gideon non aveva niente in contrario.
-“Beh, teoricamente ci siamo già” rispose Gideon affondando le mani in tasca. Avrebbe voluto intrecciare le dita della sua mano a quelle di Gwendolyn, ma dal momento che erano aggrappate convulsamente alla cerniera dello zaino di Leslie, quello nero con la scritta “Hello Kitty must die”, Gideon dubitava che anche la sua ragazza avrebbe stretto la mano. O forse sì?
Era la prima volta che il cronografo faceva un’uscita così lunga. Il Galles è parecchio lontano dalla Londra, e un viaggio così distante dallo spazio in cui in nonno Lucas l’aveva nascosto parecchi anni prima, non l’aveva ancora percorso.
-“Sei mai stato in Galles prima?” chiese Gwendolyn avvicinandosi a lui. Aveva un profumo buonissimo e quando era a mezzo centimetro da lui, si sentiva in maniera impressionante. Gideon non riusciva ad abituarsi ad averla intorno per tutto il giorno. Quanto tempo era passato da quando l’aveva vista per la prima volta? Quel giorno aveva pensato che fosse la solita adolescente con tendenze auto celebrative, non la ragazza di cui era perdutamente innamorato. Ecco, mettiamola così. Gwendolyn era esattamente la persona di cui non si sarebbe stancato mai, e questo era un punto a loro favore, visto e considerato che avevano un’eternità da vivere insieme. Gideon e Gwendolyn ogni tanto si chiedevano come sarebbe stato il mondo dopo cinquant’anni, cento o trecento. Sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale? Avrebbero inventato gli ascensori come quelli di Willy Wonka? La Merkel sarebbe stata ancora il primo ministro tedesco o sarebbe morta anche lei prima o poi? Ma soprattutto, Superman avrebbe smesso di fare la farsa ‘ho gli occhiali e sono Clark Kent, non ho gli occhiali e sono Superman’?
-“No, e non capisco perché siamo qui a dirla tutta” disse Gideon che adesso aveva circondato la spalla di Gwendolyn con un braccio.
-“Perché tu mi hai chiesto di scegliere anno e posto per la trasmigrazione di oggi, e io ti ho detto Galles 1879” rispose Gwendolyn come se questo bastasse come risposta. Ovviamente Gideon insieme a lei sarebbe andato a nuoto in Australia e ritorno in apnea, ma avrebbe preferito il leggendario divano verde dello scantinato del 1953, con la speranza che il giovane Lucas Montrose non entrasse a vederli nel bel mezzo di azioni di cui non sarebbe andato fiero.
Il viaggio in treno era stato poco noioso, Gwendolyn si era accoccolata sulle sue gambe e Gideon aveva passato tutto il viaggio ad ammirarne i lineamenti delicati. La parte più bella probabilmente era stata vederla risvegliarsi. Gwendolyn aveva aperto prima un occhio azzurro, poi l’altro, e alla fine gli aveva sorriso mozzandogli il fiato. Come premio, Gideon l’aveva baciata, anche se aveva una gamba addormentata e una mano schiacciata contro il finestrino altrimenti Gwen avrebbe sbattuto la testa.
-“Ma perché proprio il Galles?” chiese Gideon oramai sorridendo. Sapeva che la scelta di Gwendolyn era stata casuale e che non ci aveva pensato due volta prima di rispondere.
-“Ma che importa!? Un posto vale l’altro, no?” chiese lei fermandosi davanti a lui. Gideon non sapeva perché di fosse fermata. Entrambi non sapevano dove andare.
-“Se ci sei tu, un posto vale l’altro” sussurrò Gideon al suo orecchio. Gwendolyn gli circondò il collo con entrambe le braccia e lo baciò dimenticandosi del cronografo.
E’ decisamente il miglior ‘grazie’ che io abbia mai ricevuto, pensò Gideon ricambiando il bacio. Lo stato in cui si sentiva adesso non era esattamente ‘gentile’. Non poteva essere eccitato. Insomma, si trovava in Galles, a metà pomeriggio, in una stazione affollata, e Gwendolyn era a meno di due centimetri da tutto il suo corpo. Afferrò il viso di Gwen tra le mani, e l’allontanò dolcemente sorridendole. Lei aveva le guance arrossate e le labbra gonfie e qualche ciocca di capelli sfuggiva dalla coda. Gideon si affrettò a camminare per non dover mostrare a Gwen quanto la sua vicinanza lo sconvolgesse.
-“Ehi, stavo pensando” –disse Gwendolyn raggiungendolo sul fianco sinistro, automaticamente Gideon le porse la mano –“che stiamo per trasmigrare con vestiti a dir poco moderni. Proprio oggi dovevi indossare un maglione Abercrombie?”
-“Anche tu hai un paio di Jeffrey Campbell* nere con le borchie. Non mi sembra tanto Ottocentesco, o mi sbaglio? E vogliamo parlare dei tuoi pantaloni, nelle fattispecie Jeans” Gideon lanciò un’occhiata rapidissima al sedere di Gwendolyn. Quei jeans chiari le fasciavano le gambe in maniera impeccabile, maledizione.
-“Se lo sapesse Madame Rossini ci ucciderebbe” ridacchiò Gwendolyn.
Il giorno precedente entrambi era stati all’emporio di Madame Rossini e aveva cercato in tutti i modi di convincerla che sarebbero potuti trasmigrare benissimo senza tutto quell’armamentario di roba autentica che la donna aveva preparato loro. Ma considerando che il giorno precedente per viaggiare nel 1890 avevano usato il cronografo della Loggia, tutto sarebbe finito negli Annali, quindi avevano dovuto sottostare alle regole di autenticità, con la C francese di Madame Rossini, per quelle tre ore.
-“Chi mai potremmo incontrare nelle sperdute lande del Galles?” chiese Gideon retorico, come al solito sperava di non incappare in nessun abitante del luogo, animale o essere vivente che avrebbe potuto disturbare la loro intimità.
-“Effettivamente non avevo pensato ai pantaloni, sai? Ma in ogni caso non avrei gonne tanto lunghe o ampie…” Gideon sapeva che Gwendolyn non avesse gonne che non fossero ‘mini’ o ‘strettamente mini’. All’inizio era stato un problema guardarla in faccia mentre parlava e non far scivolare lo sguardo sulle lunghe gambe bianche, adesso ci stava facendo quasi l’abitudine.
-“Ehi, credo che dovremmo tornare a far visita al nostro amichetto James di Hyde Park” notò Gwendolyn sorridendo. Si era avvolta nella sciarpona e adesso si vedeva solo il suo naso. Faceva freddo in dicembre, ma avevano intenzione di trasmigrare nella primavera del 1879, quindi stando alle stime, clima non doveva essere tanto rigido. Anche se in Galles, come a Londra dopotutto, Gideon non sperava di trovare il sole.
-“Dopo che gli siamo spariti sotto gli occhi? Nel senso di scomparsi realmente nel nulla” disse Gideon. Una delle cose che nella sua vita di lunga durata non dimenticare mai, sarà proprio l’espressione di Miss Gray. Insomma era scioccata, ma non più di tanto come se lei robe del genere le vedesse tutti i giorni.
-“Che ne pensi di fermarci qui? Nel 1879 doveva esserci il nulla da queste parti” disse Gwendolyn sussurrando. Gideon annuì deciso. Si appartarono, cercarono di camuffare in ogni modo il cronografo che sarebbe rimasto da solo con grande disapprovazione di Gwendolyn, e dopo aver aspettato la luce rossa – rubino di Gwendolyn, quell’angusto spazio fu investito anche di luce bianca – diamante.
-“Gideon?” chiese Gwendolyn poco distante da lui. Gideon si alzò da terra e si spolverò i pantoloni. Oltre ogni previsioni, il tempo era tipicamente primaverile. Niente nebbia o nuvole all’orizzonte. Ma il maglioncino di Gideon era sufficientemente adeguato al vento fresco che soffiava da nord. Il sole non proprio giallo dorato, si stava per nascondere dietro la montagnola a occidente dipingendo il cielo di un soffuso rosa simile a quello del vestito di Gwenny il giorno prima.
-“Sono qui, Gwen” rispose Gideon affrettò a raggiungere Gwendolyn che intanto aveva trovato una tranquilla ombra appartate e apparentemente comoda. Vi si era seduta al centro e poggiando le mani dietro la testa fissava il cielo. I suoi occhi ne avevano assunto completamente il colore.
Prese posto al suo fianco reggendosi sui gomiti. Il vento leggero gli arricciava i capelli sulla fronte.
Gwendolyn poi si spostò lentamente su di lui fino a farlo sdraiare completamente inerme sotto il suo peso. Gwendolyn aveva puntato le mani ai lati della testa del ragazzo e bramava visivamente le sue labbra. Gideon si morse il labbro inferiore consapevole dello scombussolamento interiore. Dio, quella ragazza lo avrebbe fatto morire prima o poi, anche se tecnicamente era immortale.
-“Siamo lontani da occhi e da orecchi indiscreti” mormorò Gwendolyn con una voce talmente sensuale che Gideon fu costretto a governare tutti gli istinti che lo conducevano a ribaltare Gwendolyn con le spalle sull’erba e stare lui sopra. Eppure non aveva le capacità mentali di muoversi. Qualunque cosa Gwendolyn gli avesse chiesto, lui l’avrebbe fatta senza pensarci.
-“Senti anche tu questo rumore?” chiese Gideon ad un tratto allarmato.
-“Gideon de Velliers, non cercare di cambiare discorso, chiaro? Non rovinare questi momenti”
-“Gwen, ti giuro che ho sentito qualcosa!” rispose Gideon che a quel punto avrebbe solo desiderato che Gwendolyn lo baciasse giusto per farla contenta. Ma la verginità di Gwen poteva aspettare un altro po’. Piuttosto Gideon avrebbe voluto metterla in salvo dal pericolo, qualora ci fosse stato.
-“Puoi semplicemente dire che faccio pena come seduttrice”
E come spiegarle che non c’era davvero bisogno che facesse niente per sedurlo?
-“Ecco, lo senti? E’ come uno scalpiccio lontano.. Sembrano cavalli, o risate. O forse cavalli e risate” disse Gideon dimenticandosi del discorso di autocommiserazione di Gwendolyn. Avrebbro ripreso più tardi.
-“Gideon.” Gwendolyn si era imbronciata come faceva quando non le davi tanto importanza. Allora Gideon le sorrise con tutto il cuore e la baciò trascinandola sotto di sé. La sentiva sorridere mentre le loro bocche si scontravano. In quell’istante tutto scomparve. Distese verdeggianti, zoccoli, nitriti, parole.
Nitriti e parole?
Ma se loro due stavano usando le rispettive labbra per fare altro, chi era a parlare?
Gideon aprì gli occhi e anche Gwendolyn lo imitò.
-“Signori, queste cose sono veramente poco cortesi” disse una voce maschile dietro di loro. Gideon guardò Gwendolyn con disapprovazione come per dire ‘la prossima volta che ti dico che c’è qualcuno, faresti meglio ad ascoltare’. Gwendolyn lo guardò con tanto amore con un occhiata che celava false scuse. Gideon si alzò nuovamente e si voltò per la prima volta.
Il ragazzo che gli stava di fronte vestiva un gilè marrone in tinta con i pantaloni e una camicia con le maniche gonfie bianca. Lo guardava con uno sguardo truce, come se gli avessero rubato l’iniziativa. Dietro di lui spuntava la testolina di una ragazza con profondi occhi blu mare.
-“Siamo terribilmente dispiaciuti.. Noi, ecco.. Gwendolyn vieni qui” Gideon era rosso di imbarazzo. Un conto era rendere conto a persone adulte, ma quando in un’altra epoca vieni rimproverato da ragazzi che hanno all’incirca la tua età ti viene solo una gran voglia di ridere.
-“Sì, noi.. Ecco. Non è come pensate. Voglio dire, sì” Gwendolyn continuava a sfregarsi le mani.
-“Andiamo Gabriel, non stavano facendo niente di così sconvolgente” disse la ragazze alle spalle del tipo con gli occhi verdi. Aveva uno strano accento del posto con un tono autoritario. Gideon non poté che notare gli strani tatuaggi sul collo e sulle mani. Possibile che in quell’epoca andassero di moda i tatuaggi in Galles?
-“Sono Gideon de Velliers e lei è Gwendolyn Shepherd. Veniamo da Londra” dal 2011 evitò di aggiungere.
In lontananza si udì un secondo cavallo. Quando Gideon girò la testa, notò con non poca sorpresa che il cavallo nero era già più vicino. Montarono dalla sella due ragazzi all’incirca della loro età.
-“Miss Gray!” esclamò Gwendolyn che non era riuscita a trattenersi. Gideon la guardò con rimprovero.
-“La conoscete, Miss Shepherd?” chiese la ragazza.
-“Chi conosce chi, Cecily?” chiese il ragazzo che era appena sceso da cavallo. Era incredibilmente attraente notò Gideon. Guardò Gwendolyn, che aveva sul viso un’espressione sconvolta. Si chiese se anche lui faceva quest’effetto alle ragazze.
-“Herondale, non puoi intervenire così durante una conversazione tra altre persone.” Lo rimproverò Gabriel. Il ragazzo con i capelli neri e gli occhi blu mare come quelli della ragazza che si era capito si chiamasse Cecily, alzò gli occhi al cielo. Stringeva la mano alla signorina Gray che con grande discrezione studiava i visi dei nuovi amici.
-“Siete consapevole, Miss Sheperd, di indossare un paio di pantaloni?” chiese Cecily con non poca ammirazione.
-“Oh sì, sono dei jeans e li uso per uscire per Londra nel 2011”
Tutti la guardarono con gli occhi sgranti, anche Gideon a dire la verità.
-“Ha detto 2011?” chiese il bel ragazzo a Miss Gray. La ragazza si toccò il colle dove probabilmente c’era stata una collanina, che adesso con suo grande ragguaglio non c’era più.
-“Credo che abbiate frainteso…”
-“Allora Lightwood, non ci presenti i tuoi nuovi amici? Sei sempre stato molto scortese. Faccio da solo. Sono William Herondale” disse porgendo la mano a Gideon e poi a Gwendolyn. Era molto sicuro di sé, lo si leggeva negli occhi.
-“E questa è la mia fidanzata Tessa Gray” aggiunse guardando la donna come se non ci fosse niente di più bello al mondo. Miss Gray era tale e quale a quando l’aveva vista l’ultima volta, ovvero quattro anni dopo.
-“Gideon de Villiers e Gwendolyn Shepherd” si presentò Gwendolyn con molta tranquillità.
-“Sapete, Mister de Velliers, avete un viso stranamente familiare..” notò la ragazza sorridendo gentilmente ad entrambi.
-“Sembra che ci siamo incontrati ieri anche a me..” borbottò Gideon. Gwendolyn sorrise trattenendo una risata.
-“E lei è mia sorella, Cecily Herondale, povera sventurata ha scelto di stare con un Lightwood… Va beh Gabriel, penso che voi vi conosciate già” disse quello guardandolo con aria divertita.
La ragazza dai capelli neri lo guardava torva come se avesse intenzione di iniziare una discussione accesa con il fratello William.
Dopo attimi di imbarazzo, Gideon tossicchiò.
-“E’ uno splendido esemplare” disse indicando il cavallo nero che brucava l’erba alle loro spalle.
-“Oh beh, è il migliore di tutto il Regno Unito” disse William. Gabriel sbruffò sonoramente.
Gideon lo guardò con molta ammirazione. Immaginava lui e Gwendolyn cavalcarlo per tutto il Galles senza una meta e un tempo definito. Il vento che faceva lacrimar gli occhi e le mani di Gwendolyn strette intorno al suo corpo. Sarebbe stato romantico.
-“Nel… 2011, le ragazze portano i pantaloni liberamente?” chiese Cecily che doveva avere all’incirca l’età di Gwendolyn. Sembrava così piccola a confronto con il fratello che invece aveva gli occhi di un bambino cresciuto in fretta. Gideon avrebbe scommesso che dietro quel blu mare si nascondeva una lunga storia.
-“Nessuno nel 2011 indosserebbe scarpe in quel modo” notò William con una mano sul mento. Gideon scoppiò a ridere mentre Gwendolyn gli tirava una gomitata tra le costole.
-“Come è possibile che veniate dal 2011?” chiese Miss Gray con l’espressione di una che stava pensandoci sul serio. Gideon guardò Gwendolyn per sapere cosa avrebbe dovuto rispondere. Non si aspettavano tante domande, né a dire il vero incontri del genere. Per un attimo poco prima Gideon aveva sperato che nessuno gli avrebbe disturbati.
Gwendolyn lo guardava come per dire ‘questo è compito tuo’.
Gideon restituì uno sguardo come ‘mi hai messo tu in questa situazione’.
-“E’ una lunga storia..” disse Gideon scivolando per terra. Gwendolyn lo raggiunse incrociando le gambe sull’erba. Cecily si affiancò a Gwendolyn sorridendo, tenerissima.
Gideon fece in tempo a dare un’occhiata a Tessa e William che si guardavano in tacito discorso. Sembrava che per capirsi non avessero bisogno d’altro che guardarsi.
-“Beh, tutte le storie sono vere” sussurrarono in coro tutti gli altri.
 

*stilista inglese
 
Per  av0nboy che l’ha richiesta con dolcissima insistenza.

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