Le anime dell'oceano

di Agaphantus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sfida ***
Capitolo 2: *** Le origini ***
Capitolo 3: *** La voce ***
Capitolo 4: *** La prima anima ***
Capitolo 5: *** Un altro incontro ***



Capitolo 1
*** La sfida ***


                          Le anime dell'oceano
 

Capitolo 1

                                                                                    LA SFIDA
 
Girava nervosamente il cucchiaino, sprofondato in quella tazza di tè verde. Il tempo scorreva velocemente tra quelle dita così lunghe e magre: ora non rimaneva che una bustina rattrappita, che faceva roteare lentamente davanti ai suoi occhi, così, per inerzia.
L'editore era in attesa: doveva scrivere un racconto sul mare. Viola avrebbe potuto rifiutarsi, ma perché mettere in pericolo la propria reputazione? Una vera scrittrice non si tira mai indietro, neppure se constretta a fronteggiare argomenti dolorosi.

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Capitolo 2
*** Le origini ***


Capitolo 2

Suo padre era un pianista, suonava su una delle navi da crociera più lussuose del paese.
Lei aveva le sue stesse dita ed erano l’unica cosa rimastale del padre, oltre ad un ricordo sfocato e ad una lapide nel cimitero di una chiesetta di campagna.

Fissava lo schermo pensando a quanto il mare la terrorizzasse e a quanto la paura avesse invaso la sua personalità.
Viola aveva paura della profondità, della vertigine, dei cani, del buio, dei ragni, di quelle porte fatte da vetrate…come quelle della sua vecchia casa, che avevano un’aria così pericolosa, come se potessero esplodere da un momento all’altro e spargere schegge ovunque! Sì, la nostra scrittrice era vittima del mondo, perennemente spaventata dalla realtà circostante.
Per scrivere il suo libro aveva bisogno di avvicinarsi a quell’ambiente che da sempre aveva evitato.

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Capitolo 3
*** La voce ***


Capitolo 2
 
LA VOCE
 
Decise di affittare una villetta proprio di fronte alla "spiaggia delle tartartarughe" un luogo suggestivo caratterizzato da scogli simili a gusci di tartaruga. Viola odiava gli scogli, erano così...pericolosi! Ma doveva affrontare tutto quel pericolo, doveva sentire un brivido attraversare la sua vita ormai piatta.
Piatta, come quel mare che ora stava fissando, concentrata: non ricordava fosse così meraviglioso.
Possibile che fosse anche il peggiore degli assassini?
Quella mattina i suoi piedi iniziarono a camminare sulla sabbia, appena riscaldata dal sole delle cinque. Scappavano nervosamente dalle onde che serafiche si allungavano sul bagnasciuga.
Ad un certo punto, pur non capendo quale forza glielo stesse imponendo, il suo passo rallentò e le sue dita sentirono freddo, un freddo piacevole che ora le invadeva le caviglie, ora i polpacci, le ginocchia, il ventre, le entrava nelle orecchie le accarezzava i capelli.
Anche la mente era fredda. All'interno di essa rimbombava una voce femminile, sembrava così reale, parlava di un ragazzo, raccontava una storia

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Capitolo 4
*** La prima anima ***


 

                                                                    Capitolo 4. (ovviamente il precedente era il tre, scusate :))
                                                       
                                                                             LA PRIMA ANIMA                      
                                     
Decise di affittare una villetta proprio di fronte alla "spiaggia delle tartartarughe" un luogo suggestivo caratterizzato da scogli simili a gusci di tartaruga. Viola odiava gli scogli, erano così...pericolosi! Ma doveva affrontare tutto quel pericolo, doveva sentire un brivido attraversare la sua vita ormai piatta.
Piatta, come quel mare che ora stava fissando, concentrata: non ricordava fosse così meraviglioso.
Possibile che fosse anche il peggiore degli assassini?
Quella mattina i suoi piedi iniziarono a camminare sulla sabbia, appena riscaldata dal sole delle cinque. Scappavano nervosamente dalle onde che serafiche si allungavano sul bagnasciuga.
Ad un certo punto, pur non capendo quale forza glielo stesse imponendo, il suo passo rallentò e le sue dita sentirono freddo, un freddo piacevole che ora le invadeva le caviglie, ora i polpacci, le ginocchia, il ventre, le entrava nelle orecchie le accarezzava i capelli.
Anche la mente era fredda. All'interno di essa rimbombava una voce femminile, sembrava così reale, parlava di un ragazzo, raccontava una storia: "Questa è la storia di un amore mai nato.
Sì, non ti parlerò di quei racconti romanzeschi, di quelli dove la fine è sempre lieta, di quelli in cui c'è sempre qualcuno che insegue un treno, o raggiunge qualcun altro in aereoporto, o insomma, si prodiga per raggiungere un qualsiasi mezzo di trasporto, giungendo miracolosamente sempre in tempo per fermare la partenza del proprio amato.
Già, sempre in tempo...E parlando giustappunto del tempo, chi non lo ha mai maledetto? Spesso è proprio lui, il malefico "castigamatti", a stravolgere le situazioni, a rompere un filo sottile, un collegamento tra due anime.
Ma si pensi all'espressione "che tempismo!":a seconda che una stessa azione venga compiuta in due diverse fasce temporali, darà esiti differenti, se non opposti.
Un caldo vento aveva portato dal Sudamerica il viso pulito di un ragazzo naturalmente sensuale: i suoi movimenti esprimevano una grazia quasi femminile, il suo sguardo rideva di un sorriso amaro.
Amavo guardare le sue mani ondeggiare, come in una danza orientale, mentre mi parlava fissandomi dritto negli occhi.
Ci eravamo conosciuti sulla pista da ballo, nel locale accanto alla "baia delle sirene", il ritmo di una bachata accarezzava l'ombra di due corpi inconsapevolmente amanti.
Le nostre figure si incastravano alla perfezione in un flessuoso movimento cadenzato, come se fossero le due parti di un unico grande corpo tornate a congiungersi.
Quelli stessi corpi sono stati costretti a separarsi, ma la causa non è stata un oceano, non uno stato, neanche un muro: erano così vicini che i loro respiri si incrociavano, danzavano, bruciavano a causa del freddo notturno e volavano via.
Un saluto veloce e ognuno per la sua strada.
Il confine che delimitava il nostro amore era un capello, un lungo capello vermiglio.
Al termine delle danze, il nodo che ci stringeva si era sciolto. I fili di quell'unica marionetta erano stati tagliati. Ecco apparire una ragazza, minuta, con i capelli di un rosso acceso.
"Ah! Ti presento Ragazzacheinfrangeisogni...lei è...la mia fidanzata".
E stop! Mandate a casa i suonatori!Licenziate i venditori di sogni! Lo show è finito, signore e signori! Auguro a tutti una buona serata.
Quella notte ho fatto un tuffo in mare e ho respirato l'acqua limpida...la sentivo mentre mi riempiva i polmoni...La sentivo purificare il mio corpo, liberare il mio dolore. Ad un certo punto divenni un tuttuno con l'acqua, divenni acqua.
 

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Capitolo 5
*** Un altro incontro ***


Capitolo 5.
UN ALTRO INCONTRO
 
Gli occhi si aprirono di scatto. L'invadente odore del sale le impregnava la pelle, le sue mani erano rugose, Dio mio! Era in mare! Cominciò ad agitarsi, a sbracciare respirando sempre più affannosamente,sino a rendersi conto che era a riva. La sabbia soffice aveva già cancellato le tracce del suo passaggio e lei era finalmente pronta a scrivere qualcosa, una storia vera, che andava raccontata e che nessuno poteva conoscere, tranne lei.
 
Ormai era pomeriggio inoltrato e le sue lunghe dita picchiettavano nervosamente sulla tastiera del portatile. Doveva sbrigarsi, finire la storia subito, prima che le parole esatte della giovane, momentaneamente impresse nel suo cervello, sparissero o venissero in qualche modo alterate dalla sua memoria. Stava vivendo un' esperienza al limite della follia, scrivendo una storia altrettanto surreale: un suicidio causato da un galeotto colpo di fulmine. Quale giovane sana di mente sarebbe arrivata a tanto?
Ma l'importante non era questo. Ciò che contava era rianimare quell'esperienza, farla conoscere al pubblico, non poteva andare in pasto ai pesci.
 
Quella notte Viola era irrequieta. Aveva scritto una storia, sì, ma era breve, come un'esperienza lasciata a metà. Aveva rubato un ricordo o sognato un racconto delirante?
Eppure aveva avvertito ogni sentimento di quella ragazza, malgrado non avesse idea di chi fosse.
Decise di passeggiare sulla spiaggia: magari camminare le avrebbe riattivato quella parte razionale del cervello che ormai pareva la avesse abbandonata.
L'acqua era nera, come la pece, come l'inchiostro. Non poteva evvicinarsi ad una tale presenza inquietante ,perciò scappò, doveva allontanrsi dal mare. Sentì la sabbia sotto i piedi, poi i sassi, poi la roccia.
Era sulli scogli, le gambe pericolosamente a penzoloni. La pervase l'estasi della brezza marina e, come un'onda, un sussurro le inondava già le orecchie, entrava del profondo della sua psiche:
"Io dovevo averla. Dovevo avere quella catenina. Dovevo"

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