Peter e Wendy

di Chiachiachia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo la fine c'è sempre un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Il famoso nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** A.A.A. Tiratore scelto cercasi ***
Capitolo 4: *** Seconda stella a destra ***
Capitolo 5: *** Back to Neverland ***
Capitolo 6: *** Dal diario di James: Come ho incontrato i Pellerossa ***
Capitolo 7: *** Piccola, ma tutt'altro che innocua ***



Capitolo 1
*** Dopo la fine c'è sempre un nuovo inizio ***


Prologo

“Non mi dimenticherai, vero, Peter?” Chiese la bambina.
“Mai. E Tu?”
“Come dimenticare?” Il ragazzo sorrise; stava già allontanandosi dalla finestra.
“Arrivederci, Peter.” Lo salutò.
“Arrivederci, Wendy.” E andò via.


Erano passati quattro anni, ma non c’era notte in cui Wendy Darling non tenesse la finestra aperta. Lei non aveva dimenticato, probabilmente non l’avrebbe mai fatto. Ed era questa la cosa che la faceva stare peggio: il ricordo costante di quanto aveva perso. Alla bambina di dodici anni che era stata, tornare a casa e riprendere gli studi importava così tanto da lasciare andare via lui, l’unico che l’aveva mai capita fino infondo, l’unico che non sarebbe cresciuto, mai. E gli anni successivi, quando lui non era tornato per le pulizie di primavera, a lei si era spezzato il cuore. Ogni singola parte della sua mente si sforzava di non pensare, di non crederci più, ma era difficile oltre l’immaginario. Wendy ormai aveva sedici anni e tanti ragazzi avrebbero dato di tutto pur di avere un bacio da lei. Però loro non sapevano: la ragazza aveva dato il suo vero unico bacio ad un altro, tanti anni prima, ed insieme a quello gli aveva donato il suo cuore. Portava ancora quella ghianda al collo, nonostante la signora Darling le avesse ripetutamente chiesto di toglierla, almeno nelle occasioni importanti. Solo che lei non capiva: quella ghianda era l’unica cosa che la teneva unita a lui e le rammentava che anche Peter l’aveva amata, anche se per poco, tanti anni prima.
Ormai si era rassegnata all’idea che non sarebbe mai più tornato da lei, però, fosse per un briciolo di speranza nascosto nella profondità del suo cuore, fosse per abitudine, continuava a non chiudere quella finestra e a cercare un ombra che vagava da sola o un brilluccichio accompagnato da un suono di campanelli. Quella sera di Marzo andò a letto alle 22.00, come sempre, dopo aver osservato la seconda stella a destra. Indossò la camicia da notte e si coprì con le coperte, ricordandosi con malinconia di quand’era bambina. Fu per questo che quando una figura entrò nella camera lei credette di stare sognando. E fu per questo che si alzò nella calma più assoluta ed andò a salutare il suo vecchio amico, prima con un inchino e poi con un bacio, uno di quelli veri, che gli dava sempre nei sogni.
Solo che la reazione di Peter fu diversa. Iniziò a diventare rosso, e poi viola, e poi blu, e poi di nuovo di un incarnato normale, solo con le guance arrossate.
Nei suoi sogni questa cosa non succedeva mai. Perciò Wendy Moira Angela Darling si rese conto di trovarsi di fronte all’unico ed inimitabile Peter Pan e di aver avuto quel bacio che bramava da così tanto tempo.
“Peeeeteeeeeeeeeeeeerr” esclamò con gioia “Sei tornato da me!”
“W- w- wendy, sei cambiata” furono le uniche parole che il ragazzo riuscì a dire.
Solo allora la sedicenne si mise nei suoi panni. –una ragazza totalmente diversa da quella che si aspettava di trovare, lo aveva baciato, ma baciato davvero, mentre lui era sempre lo stesso, con quel sorriso sghembo di sempre-
“Oddio, scusami, io- io- non so che mi è preso, Peter.”
“Non ho detto che non mi sia piaciuto, sia chiaro, ma credevo che fossi diversa ecco tutto. Sei cresciuta.”
“Lo so, e mi dispiace, io avrei voluto aspettarti, ma lo sai, qui il tempo passa. Tu invece sei belliss- ehm- proprio come ti ricordavo” Peter Pan si alzò in volo e sorrise come solo lui sapeva fare.
“Ero passato a prenderti per le pulizie di primavera, ma immagino che ad una della tua età l’Isola Che Non C’è non interessi più” c’era una nota di tristezza nella sua voce.
“Oh, no, che non sia mai detta una cosa del genere. Ho passato gli ultimi quattro anni ad aspettare che venissi qui, Peter, però ora come ora non posso andare via. E so che me ne pentirò a vita, di averti lasciato andare via un’altra volta, ma si vede che non sono cambiata così tanto. Addio.” E si girò, intenzionata a tornare a letto.
“Wendy, aspetta!” la fermò il giovane.
“Cosa c’è?”
“Non voglio lasciarti come l’ultima volta. Forse è venuto il momento che io resti qui per un po’, poi partiremo insieme.”
“Oh, Peter, non potrei immaginare cosa più meravigliosa.” E corse ad abbracciarlo. Poi le sue labbra si posarono su quelle del ragazzo.
Era la notte migliore di sempre, si disse Wendy.

 

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Capitolo 2
*** Il famoso nuovo inizio ***


1- Il famoso nuovo inizio

Peter si svegliò col sorgere del sole. Era la seconda notte che dormiva a casa di Wendy, a Londra, dov'era nato ma non aveva mai vissuto. La ragazza gli aveva spiegato che l'indomani sarebbero andati in centro per comprargli un vestito, poichè non poteva presentarsi a scuola vestito di foglie.
In un primo momento il giovane non capì: cosa c'era che non andava nei suoi 
vestiti? Poi realizzò che indossava sempre la stessa cosa da anni ed aveva vissuto per tutto quel tempo in un albero, avendo così dimenticato gli abiti che gli abitanti di Londra mettevano usualmente. Quindi, il lunedì mattina, i due ragazzi uscirono di casa presto, affinchè Peter potesse "rifarsi il guardaroba".

Il martedì, se possibile, fu ancora peggiore. Wendy decise che anche lui avrebbe dovuto frequentare una scuola, la sua scuola.
Forse non tutti sanno che nonostante l'Isola Che Non C'è sia un posto bellissimo, un'oasi incontaminata dove i bambini non crescono mai ed esistono le fate, dove si vivono tante meravigliose avventure, dove si gioca con le Sirene e ci si confronta con i Pellerossa, non esistono scuole. E mentre questo potrebbe sembrare bellissimo, c'è un lato negativo: non è che tutti fossero ignoranti, ma, beh, sicuramente il livello di cultura non era alto come quello della intelligente, perbene e diligente Wendy Moira Angela Darling. Come se tutto ciò non bastasse, entrare in una classe già formata cinque anni prima, con persone di un anno più piccole ma decisamente più colte, non è il massimo per l'autostima. 
Fortunatamente però parliamo di Peter Pan, l'unico ed inimitabile, quello che di problemi di autostima non ha mai sofferto, nè soffrirà mai: Peter era consapevole di essere un bel ragazzo, con i capelli biondo cenere scompigliati sul volto, gli occhi blu come il mare più limpido, le spalle larghe e un fisico che faceva invidia a chinunque. Ed era il ragazzo di Wendy, la bellissima e responsabile Wendy, quella a cui tutti facevano il filo ed a cui lei non si concedeva mai; ed invece a lui, l'ignorante e infantile, bello e presuntuoso, si era concessa. 
"Oh Peter!" sospirò la ragazza appoggiandosi alla sua spalla. "Sono così felice che tu sia qui!" 
"Ho avuto una grande idea, sì." rispose lui con il suo solito sorriso. "Non ce n'è di brillanti come me!" 
Wendy rise a quella frase che ormai le era tanto familiare. Tornò ad appoggiarsi a lui, sussurrando qualche frase d'amore. Peter, tutto sommato, era felice.




James era furioso. -'Non ce n'è di brillanti come me!' ma sentilo!- pensò tra sè e sè. Vedere come lei lo guardava, come rideva, come lo abbracciava, tutte queste piccole cose lo facevando stare male. Perchè lui, James Brown, ci provava da un anno e mezzo a farla sorridere in quel modo; perchè in ogni abbraccio che lei gli dava, lui ci vedeva qualcos'altro; perchè con ogni 'ti voglio bene' lui voleva dirle che l'amava. Solo che questo Wendy non l'aveva mai capito. O meglio, diceva di non essere pronta. Ed invece per quel Peter sì. A lui, poi era bastato uno sguardo per capire che James era innamorato di lei, e da allora aveva deciso di tenersi ancora più stretta la ragazza, baciandola ogni qual volta ne avesse l'occasione. E quei baci, ohh, quei baci lui li bramava da così tanto tempo! Cosa aveva in più di lui quel biondino scambiato? James non era brutto, anzi, era considerato uno dei ragazzi più belli dell'intero istituto, con i capelli ricci neri, gli occhi espressivi, una bocca che pareva urlare 'baciami!' ed un fisico più che rispettabile. Ma di tutte le ragazze che poteva scegliere, di tutte quelle bellissime ragazze, lui aveva scelto d'innamorarsi dell'unica che non lo avrebbe mai ricambiato, l'unica che aveva un cuore grandissimo che era come congelato, che niente faceva entrare e niente faceva uscire. Probabilmente era stato questo a colpirlo di lei: il suo distacco emotivo da quello che era vero. 
Nell'ultimo anno erano diventati molto amici e lei più volte gli aveva raccontato che avrebbe voluto scrivere, una volta finita la scuola. Scrivere fiabe per bambini, di quelle che insegnano a sognare ed a non smettere mai di credere. In un primo momento James aveva creduto che fosse una stupidaggine, un lavoro che non aveva basi logiche e sicuramente non era facile, specialmente se a scrivere era una donna e se il libro era per bambini. Insomma, le mamme le inventano le storie, non è che comprano libri per leggerle, comunque non in un periodo di povertà. 
Ma più ne parlavano, più Wendy lo convinceva. La sua passione, la sua voglia di credere nella magia nonostante tutto, il suo modo di raccontare le storie, tutto questo gli permetteva di astrarsi, anche se solo per poco, da quelle che erano le difficoltà della vita vera, come le morti, le malattie e la distruzione. Fu allora che si rese conto che i suoi sentimenti per lei andavano oltre sia la semplice amicizia, sia l'invaghimento: lui l'amava, ed ormai ne era certo.
Perciò James ci stava male. Da un lato era felice di vederla così contenta, come mai era stata da quando l'aveva conosciuta, dall'altro era disperato, poichè di disperazione si trattava, per non essere stato lui a renderla così felice. Era come se Wendy fosse la protagonista di una di quelle fiabe che raccontava solitamente, con uno dei personaggi di cui era innamorata, che si era finalmente trasformato in realtà. Ed era straziante. 



Angolo autrice: aaaaaaaaaallora che dire; per chi non mi conoscesse già, mi chiamo Chiara e frequento il liceo Classico. Sono una maniaca di libri, tra cui, ovviamente il capolavoro di Barrie, Peter Pan.  Perdonatemi se ho un po' stravolto le cose. Innanzitutto, Peter ha diciassette anni, semplicemente perchè avevo bisogno di personaggi grandi. Wendy non è potuta partire con lui nel prologo solo perchè appunto, siamo in un periodo di povertà e a casa serve l'aiuto di tutti. Inoltre non se la sentiva di abbandonare di nuovo i genitori. 
In questo primo capitolo invece fa la sua prima comparsa il mio James <3 Mi auguro che col tempo impariate ad amarlo, anche se mi rendo conto in prima persona che non amare Peter Pan è più che difficile, ma vabeh, una cosa non esclude l'altra. 
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
Chia

 

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Capitolo 3
*** A.A.A. Tiratore scelto cercasi ***


2- A.A.A. Tiratore scelto cercasi
 
Il Signore e la Signora Darling ormai passavano le giornate a chiedersi cosa facesse la loro bambina chiusa in camera tutto il giorno. Era una settimana che appena varcata la soglia di casa, portava il pranzo di sopra e non usciva fino a cena, quando la cosa si ripeteva. Strano, considerando che la ragazza solitamente cercava ogni escamotage possibile per fuggire da quella bolgia di casa in cui viveva. "E' sotto pressione per la scuola: troppe aspettative." ecco cosa si rispondevano i due genitori, in un misto tra sensi di colpa e orgoglio.
Quello che Wendy faceva realmente in camera sua, però, di sicuro non era studiare, anche se a volte le era capitato di dare ripetizioni a Peter. Solo che questo i Signori Darling non lo sapevano. Così, quando alla porta bussò un compagno di scuola di Wendy, James Brown, gli dissero tranquillamente di salire in camera della ragazza, così almeno si distraeva un po'.
"Hey, ragazzina!" disse il giovane aprendo la porta della stanza. La sua faccia mutò in un istante. Lei era stesa sul letto, e fin qui tutto normale. Il problema era che non era sola. La faccia nascosta nel collo di Peter, abbracciata a lui, con la gamba appoggiata sul suo corpo, il ragazzo che la stringeva forte e la baciava, carezzandola in ogni punto anatomicamente toccabile: era troppo. James richiuse la porta di scatto, lottando contro se stesso per non crollare a terra.

-Cazzo, sono nella merda!- fu il primo pensiero di Wendy. Sì, lo sapeva che quelle parole non si confacevano ad una ragazza perbene come lei, ma se le suddette rimanevano nella sua testa, allora era un'altra storia. E poi l'aiutavano a scaricarsi. Insomma, il suo migliore amico l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo. E c'erano anche delle aggravanti. Perchè c'erano diverse ipotesi:
Ipotesi 1- Il suo migliore amico l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo. Bene, ci può stare.
Ipotesi 2- Il suo migliore amico l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo Peter Pan. Okay, si può risolvere.
Ipotesi 3- Il suo migliore amico l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo Peter Pan, che gli aveva rubato tutte le spasimanti. D'accordo, è un po' un guaio, ma vabeh, passerà.
Ipotesi 4- Il suo migliore amico, innamorato di lei da un sacco di tempo, l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo Peter Pan, che gli aveva rubato tutte le spasimanti. Gran bel casino, ma, avanti, l'amicizia fa superare tutto.
Ipotesi 5, quella effettiva- Il suo migliore amico, innamorato di lei da un sacco di tempo, che lei aveva respinto perchè gli aveva detto che non era pronta ad avere una relazione, l'aveva appena beccata a pomiciare con il suo ragazzo Peter Pan, che gli aveva rubato tutte le spasimanti. -Benissimo, Wendy, sei totalmente fottuta.-

A Peter era preso un attacco di risata isterico. Per quanto volesse smettere, non ci riusciva. Gli lacrimavano gli occhi e gli doleva la pancia, ma continuava a comparirgli davanti l'espressione che aveva quel ragazzo appena li aveva visti ed il modo brusco in cui aveva chiuso la porta. E le risate aumentavano, se possibile. Lei lo guardava trucemente e lui avrebbe voluto abbracciarla e dirle che non era successo niente e che la sua amicizia con quel tipo sarebbe rimasta intatta, ma c'era un problema: lui era Peter Pan, l'eterno bambino. E per quanto si applicasse nel trovare il risvolto tragico della faccenda, riusciva a vedere solo quello ironico. Però sapeva che Wendy non lo avrebbe mai perdonato se avesse continuato a ridere e a volare rotolando per tutta la stanza, per cui tentò di calmarsi e tornò a terra. Le alzò il viso, asciugandole le lacrime. "Perdonami" le disse. "So quanto tutto questo sia difficile per te. Sappi solo che se mi vuoi ancora io ci sono, e se ti va di tornare un po' bambina non è un reato." Così la baciò dolcemente ed aprì la finestra, come per andare via. "Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino." La ragazza si era alzata e lo aveva abbracciato da dietro. "Vorrei tanto tornarci Peter, ma non è ancora il momento. Però ti giurò che arriverà." Ed insieme si sollevarono lentamente, lei con la testa appoggiata sul suo busto, lui che la teneva stretta a se.

James scese le scale di corsa, salutò frugalmente e uscì dalla casa. La rabbia aveva preso il posto dello sconforto. -Che gran troia.- pensò, ma poi si corresse. -E' tutta colpa di quel Pan, con quel suo fascino da eterno bambino della cippa.- Un flash della scena che aveva visto poco prima gli tornò in mente. Le mani, le gambe, le carezze, l'elettricità quasi palpabile -Io quello lo ammazzo.- 




Angolo autrice: ebbene eccoci al secondo capitolo. Che ve ne pare? L'ho un po' rivisitata, adattandola a quelli che sono i tipici problemi adolescenziali ed i tipici genitori ignari del mondo strano e pensieroso dei figli. Perdonatemi vi prego. Sono totalmente da ricovero.
Chia

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Capitolo 4
*** Seconda stella a destra ***


3- Seconda stella a destra.

"Weeeeeeeeeeeeeenddddddddddyyyyyyyyyy!" urlò Michael "E' un ora che sei in bagno! Muoviti, o faremo tutti tardi a scuola!" 
"Sto uscendo! Calma!" ed aprì la porta. Una versione truccata e curatissima di sua sorella gli comparve davanti agli occhi. Sarebbe rimasto colpito, ma erano ormai più di due settimane che la ragazza si conciava in quello strano modo. La prima volta che l'aveva vista per poco non gli prendeva un colpo. Insomma, Wendy Darling, la racconta favole che aveva giocato con lui e John fino ai quattordici anni, che si truccava. Era troppo strano. Ma, vabbè, doveva pur accadere prima o poi; di sicuro non poteva continuare a credere in Peter Pan per tutta la vita, no? 
"Grazie" disse sarcastico il dodicenne, facendo un inchino. La sorella rispose con una smorfia e andò in camera sua. -Bah, io le donne non le capirò mai- pensò Michael.

"Fratello, sorella, muovetevi!" John Darling era stanco di aspettare i fratelli. Anzi, era esasperato. Aveva quindici anni, e non aveva memoria di un tempo in cui quei due fossero puntuali. Che poi, tra le tante cose, John aveva anche dei problemi con la sua ragazza. Ebbene sì, aveva una ragazza, Sarah. Bella, intelligente, divertente: tutto ciò che si potesse chiedere, lei lo aveva. Ed era tutto perfetto. Finchè poi lei non lo aveva visto abbracciato ad una sua compagna di classe, che tra parentesi il ragazzo conosceva dalle elementari, ed era scoppiata in una scenata di gelosia. Solo che quella tipa aveva appena perso sua mamma, ed aveva bisogno di un abbraccio. Ma questo Sarah non voleva capirlo e si era messa in testa che John la tradiva. Perciò quella mattina doveva arrivare prima. Per parlare con lei. 

"James, James, dai, aspetta!" Wendy correva nel cortile, nel disperato tentativo di fermare l'amico. "Prima o poi dovrai dovrai ricominciare a parlarmi!"
Il ragazzo si bloccò e senza neanche girarsi rispose: "Ah, sì? Per quale motivo dovrei? Tanto lo sai che quello che provo per te non si ridurrà mai ad una semplice amicizia." 
-Voltativoltativoltati- pensò Wendy -se ti volti c'è ancora una speranza.- E James si voltò. 
"Senti, sei il mio migliore amico, e per quanto tu voglia fare l'arrabbiato lo so che ti manco." Il ragazzo fu costretto ad ammetterlo. 
"Il punto è che non riesco a vederti con Peter" ammise. "Per quanto io ci provi non ce la faccio. Mi fa stare male. Mi sembra che il personaggio principale dei tuoi racconti sia venuto a trovarti nella realtà. Ed ovviamente tu non puoi respingerlo, perchè è chiaro che sei innamorata di lui." La sedicenne agì e basta, senza pensare alle conseguenze. 
"E' così" disse "Peter Pan. Lui è il personaggio di cui parlano tutte le mie fiabe." 
"Cosa? Sapevo che lo conoscessi
 già, ma non pensavo da così tanto tempo. Tu scrivi da quando eri bambina."
"Io scrivo da quando l'ho incontrato. O meglio, da quando entrò nel mezzo della notte in camera mia perchè la sua ombra si era nascosta da noi" sospirò. "Oh, che ricordi!"
"Aspetta, stai dicendo che ha fatto irruzione in casa tua e nessuno l'ha denunciato?" 
"James, è Peter Pan! Lui vola! E noi eravamo piccoli, lo seguimmo senza esitare."
"Lo seguiste?" chiese il ragazzo perplesso.
"All' Isola Che Non C'è, dove tutti restano bambini e ci sono i pirati, i pellerossa e le sirene. Dove ogni giorno si vive un'avventura nuova."
"Wen, sicura di non avere la febbre? Mi stai facendo preoccupare." 
"Ma no, ti dico. Oh, eccolo. Peeeeteeeeer, vieni qui, su." James fu sul punto di andarsene, ma la ragazza lo bloccò. Pan la salutò con un rapido bacio sulle labbra, ma al moro diede fastidio comunque. Se non fosse stato per la stretta di Wendy sarrebbe già scomparso. La sedicenne riprese a parlare. "Peter, diglielo che sai volare. E digli che anche io ho volato. Che siamo stati all' Isola Che Non C'è e abbiamo sconfitto Uncino. Diglielo." 
Il biondo sorrise. "Posso fare di meglio" rispose. "Posso mostrarglielo." E con un balzo, afferrò la mano dell'altro ragazzo e lo sollevò in aria. James era incredulo, specialmente perchè nel bel mezzo del cortile fuori dalla scuola nessuno si era accorto di due ragazzi sospesi nel nulla. Pensò si trattasse di un'allucinazione, ma anche dopo essersi stropicciato diverse volte gli occhi continuava a vedere tutti dall'alto verso il basso e si rese conto che quanto gli aveva detto Wendy era vero, che l' Isola Che Non C'è esisteva e non era una favola per bambini.
"Voglio andarci" disse. "Voglio vederla anche io, l' Isola." 
"Ci andremo, Jamie. Anche io voglio tornarci. Per le vacanze di Primavera. I miei pensano che andrò da un' amica. Credò che porterò anche John e Michael." rispose la ragazza.
"Dio, è vero, i tuoi fratelli! Come stanno? Michael ha ancora Teddy? E John? Si allena con la spada? Poteva diventare un ottimo spadaccino" esclamò il diciassettenne.
"Peter, sono cresciuti anche loro. Hanno smesso di credere. Ed hanno dimenticato. Pensano che sia tutto il ricordo di qualche storia che gli ho raccontato da bambini. Ma una cosa ancora la fanno. La sera, quando credono che io stia dormendo, vengono in camera mia, la cercano e la osservano. La seconda stella a destra."

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Capitolo 5
*** Back to Neverland ***


4- Back to Neverland

"Wen, Ween?" disse Michael. "Soooreeella ci sei?" replicò John. I due ragazzi si avviarono verso la stanza della ragazza. "Oh, Weeendy! Dai esci, mamma e papà vanno a cena fuori e tornano tardi. Vogliono che li salutiamo prima di partire per andare da Molly!" così fecero una cosa che avrebbe cambiato per sempre il corso della loro vita senza neanche accorgersene: spalancarono la prota della camera e entrarono senza pensarci. In un primo momento non notarono nulla di strano. Era la camera di sempre, con il letto, la finestra, la scrivania, Wendy stesa a guardare alto, e un ragazzo sdraiato sul soffitto. Tutto nella norma. UN ATTIMO. Un ragazzo sdraiato sul soffitto? A John venne quasi un mancamento, Michael fece una strana faccia perplessa e si stropicciò gli ochhi. Poi il tizio volante comiciò a scendre piano, fino ad andare a posizionarsi davanti a loro.
"Dio, ragazzi" disse "mi avete quasi fatto spaventare! Siete cresciuti così tanto!" 
-Noi spaventare te?- pensò il quindicenne. "Tu chi sei? O forse dovrei dire cosa sei? Oh, e perchè sei in camera di mia sorella?"
Fu il più piccolo a mettere insieme i pezzi del puzzle e a rispondere al fratello. "Peter Pan. Ecco chi è. E' tornato a prenderci."


-Dove diavolo sono?- pensò James tra sè e sè. Erano buoni venti minuti che aspettava fuori la porta di casa dei Darling. Perchè era lì? Per partire per l'Isola Che Non C'è, ovviamente! 
Il ragazzo aveva aspettato quel momento per giorni e giorni, eccitato di poter volare ancora. Bisogna sapere che quando si vola tutto assume una prospettiva diversa. Non solo per l'altezza, no, ma più che altro per la libertà: la sensazione di non avere vincoli con il terreno -e, sotto un certo punto di vista, anche con la vera e propria vita terrena-, il sentirsi veramente senza costrizioni per la prima volta. E quando poi finisce sembra di essere vuoti e ne si vuole ancora. Ecco perchè James era tanto eccitato quanto impaziente. Ed ecco perchè quando Wendy aprì la porta sul retro della casa, lui vi si gettò dentro veloce come una lepre, salendo i gradini delle scale a due a due, facendosi mancare il fiato. 


"Seconda stella a destra" iniziò Peter istruendo gli altri su dove si sarebbero diretti. 
"E poi dritto fino al mattino" terminò la frase John, contento di poter staccare da quel disastro che era la sua vita a Londra. Gli ci era voluto un po' per trovare un pensiero tanto felice da farlo volare. All'inizio aveva pensato all'Isola stessa, ma poi con la mente era balenato a Sarah, alle sue carezze e ai suoi baci, e, senza farci caso, aveva cominciato a lievitare, accorgendosi così che nonostante tutti i litigi, a lei ci teneva, e non poco. 
Michael non aveva neanche riflettuto: Teddy. Il suo vecchio orsacchiotto, simbolo di tutta la sua infanzia, periodo che rimpiangeva ogni dannato giorno. 
Per Wendy, non c'è neanche bisogno di dirlo, era Peter.
James invece era quello che aveva avuto maggiore difficoltà. Diciamo che non aveva mai avuto un'infanzia vera e propria. La morte prematura del padre lo aveva costretto a crescere anzitempo e così dovette applicarsi parecchio. Alla fine aveva scelto uno dei pochi ricordi con lui: un Natale passato, talmente distante che appariva sfocato. 
Ma era bastato e il ragazzo si era librato in aria con un balzo.
Erano pronti a partire. Aprirono la finestra e, senza voltarsi indietro, saltarono giù.



Angolo autrice: Macciao gente! Okay, sì, lo so, capitolo breve e orribile, perdonatemi vi prego. Volevo scrivere ma ho mamma di la che mi chiama ogni tre minuti e questo è il massimo che sono riuscita a cavarmi di bocca. Un'altra cosa. Spesso mi sono chiesta come le autrici immaginassero i propri personaggi e così ho deciso di farvi vedere i miei.
Per Peter c'è poca storia, lo abbiamo visto anche in un film e per me è perfetto. Si tratta di Jeremy Sumpter (lui 
http://neverpedia.com/wiki/images/6/66/JeremySumpterPeterPan.jpg ) ovviamente più grande di due/tre anni, però così insomma.
Poi James è lui ( https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/v/566125_3421362912235_747777140_n.jpg?oh=1855a58d205e180571d6139e904a912a&oe=527C8F75&__gda__=1383906638_659fe9ec5aa825652d67080afad083ff ). Non vi mentirò, è il mio papà da giovane, però che ci posso fare, rileggendo quello che avevo scritto ho capito che mi ero inconsciamente ispirata a lui. Toglietegli un tre anni ed eccovi Giacomino.
Wendy la vedo come -non uccidetemi- Emma Stone ( http://images.movieplayer.it/2011/02/28/emma-stone-tra-i-banchi-di-scuola-nel-film-easy-a-194760.jpg ). Non so perchè, ma boh io amo la Stone. Ovviamente anche lei più piccola.
Per i due fratellini John è Logan Lerman ( http://www.whitegadget.com/attachments/pc-wallpapers/89401d1323757580-logan-lerman-ogan-lerman-image.jpg ) e Michael come Max dei Maghi di Weverly -che non mi ricordo come si chiama- ( http://www.bambini.eu/wp-content/uploads/2009/12/maghi.jpg ). 


PS: John deve ringraziarmi per avergli dato le sembiamnze di quel gran figone di Logan.
 

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Capitolo 6
*** Dal diario di James: Come ho incontrato i Pellerossa ***


5- Dal diario di James: Come ho incontrato i Pellerossa
"12 Aprile, Neverland
Precipitare è una strana sensazione. Tutto ti sfreccia intorno a velocità ipersonica e prima che tu possa accorgertene stai per sfiorare la terra. O almeno è così che mi sono sentito io cadendo giù dalla finestra in camera di Wendy. Ma, come si può notare, sono ancora vivo e in pieno possesso delle mie facoltà intellettive, per cui si può dedurre che non mi sia schiantato, come chiunque sano di mente avrebbe potuto pensare o prevedere, no, io ho volato. Un minuto prima ero convinto di stare per morire, ma poi quell'immagine di me e papà insieme mi ha portato su, dove non ero mai stato e dove tutti vorrebbero essere. Volare e spingersi sempre più su sono desideri primordiali della natura umana, come si può attestare da leggende come il volo e la successiva morte di Icaro.
Sono in pochi ad aver viaggiato su una di quelle macchine costruite recentemente che permettono sfrecciare sull'aria.
Quelli che hanno volato per davvero possono contarsi sulle dita di una mano. Niente ali o marchingegni. Solo magia e fantasia. 
Ed è bellissimo. 
Il tragitto per l'Isola è lungo, ma lo rifarei, ancora e ancora, e non dormirei nè mangerei per giorni, perchè, lo giuro, ne vale la pena. Ho sorpassato mari e monti che non credevo esistessero. Ho toccato con le mie mani una nuvola e ci sono passato attraverso. Ho visto il firmamento sotto una diversa prospettiva. E infine sono arrivato qui, a Neverland.
Non so perchè il mondo non ne sospetti l'esistenza, ma suppongo che sia perchè spesso siamo tutti ciechi verso le cose che non vogliamo vedere. La nostra società ci ha spinti a credere solo nel tangibile, tagliando ogni tipo di legame con il sovrannaturale. E fino a qualche giorno fa anche io la pensavo così. Vedere per credere, insomma. Non avevo mai pensato al fatto che probabilmente cioè che consideriamo anormale e, di conseguenza, impossibile, ci fa solo paura. Perchè? Perchè ci costringe ad ammettere che il nostro universo è enorme e sconosciuto e che l'uomo prima o poi soccomberà a qualcosa di più grande. Ma la cosa ci può nuocere, se non la riteniamo vera? No, ovviamente. Meglio ignoranti e felici o consapevoli e tormentati? Dal mio punto di vista l'ignoranza, l'inconsapevolezza, sono un baratro senza uscita. La conoscenza invece, è un'arma potentissima. Ma evidentemente il mondo non è ancora pronto ad ammettere l'esistenza di qualcosa di diverso e così si chiude in se stesso.
Ad ogni modo il mio arrivo all'Isola è stato tutt'altro che tranquillo. Prima abbiamo sentito dei colpi di cannone, e poi, dopo aver cambiato direzione, una pioggia di frecce ci ha assaliti. E' stato tutto così frenetico, che mi ha preso l'ansia e ho rischiato di precipitare. La situazione non è migliorata quando una freccia mi ha colpito la spalla. Ed in seguito una gamba. Così ho solo chiuso gli occhi e mi sono augurato di morire in fretta. Poi è successa una cosa che non mi sarei mai aspettato. Peter Pan è sceso in picchiata e mi ha salvato la vita, dicendomi di rilassarmi e che presto sarebbe finito tutto. Dopo ho perso conoscenza. Al mio risveglio ero in una tenda enorme, tutta rossa e nera, e alle spalle avevo una specie di talismano, almeno così mi hanno spiegato dopo, che consisteva in un cerchio con una sottospecie di ragnatela cucita all'interno, da cui pendevano tre o più piume, non ricordo. Si chiama Acchiappasogni, ho scoperto. 
Mi sono sempre ritenuto perspicace, ma quando ho chiesto dove mi trovassi, tutti mi hanno risposto con una risata. "Beh, ma è ovvio" ha detto Michael "Siamo dai Pellerossa" e ha ripreso a ridere. Dopo aver realizzato che i pellerossa non erano altro che i Nativi Americani, sono rimasto un po' deluso, visto che mi aspettavo cose più, beh, magiche, credo. Ovviamente non avevo capito nulla. Quando sono uscito dalla tenda ho incontrato una certa Giglio Tigrato e mi è bastato un solo sguardo per rendermi conto di quanto mi sbagliassi. C'era decisamente qualcosa di non terreno in lei, forse perchè siamo sull'Isola o forse semplicemente perchè il suo popolo è speciale. Non a caso, i Pellerossa sono stati sterminati dal nostro mondo. Ogni giorno convinco sempre di più della teoria dell'occultazione, immaginerete il perchè. 
Comunque ho scoperto che ha avuto una storiella con Peter e quindi a Wendy non sta molto simpatica, nonostante una volta abbia salvato la vita di John. Io la trovo meravigliosa, una di quelle bellezze acqua e sapone, intelligente, simpatica e anche nobile, da quanto ho capito. Sembra che sia la figlia del re Capo Tribù Toro Seduto. Hanno strani nomi, effettivamente, ma li trovo affascinanti.
Oh, le mie ferite sono guarite, e al loro posto mi sono rimaste due piccole cicatrici di forma triangolare. Ho quasi perso la cognizione del tempo. Credo sia il dodici di Aprile, ma non posso esserne certo. Non credo che qui il tempo passi come a Londra. Non so neanche se lo scandiscano in ore o cosa. L'unica cosa che so è che non voglio andarmene."
 



ANGOLO AUTRICE: Bene, eccomi alla fine di questo capitolo. Non vi nascondo che mi piace perchè c'è molto di me dentro e, per questo motivo, spero piaccia anche a voi. Vi chiedo perdono per aver scritto a un mese di distanza, solo che, credetemi, non è stato un mese proprio facile, sotto diversi punti di vista. Spero di riuscire a pubblicare qualcos'altro presto, ma se non lo dovessi fare non odiatemi, vi prego. 
Tanto amore per tutti voi e fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando

Chia

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Capitolo 7
*** Piccola, ma tutt'altro che innocua ***


6- Piccola, ma tutt'altro che innocua 

 
"Lasciami Peter" rise la ragazza "Dai, su lasciami." Solo che il giovane fece l'esatto opposto, perseverando nel farle il solletico. Esistevano solo loro. Non c'era nessuno nella stanza, ed anche se ci fosse stato non sarebbe cambiato molto. Diciamocelo, Pan non è uno che si fa problemi. La fanciulla si umettò le labbra screpolate. Peter non poteva resistere a quel semplice piccolo movimento involontario. La immobilizzò e la baciò. Non era la prima volta che si baciavano. Ma ogni volta era speciale. Ogni volta era meraviglioso in un modo diverso. Riusciva a sentire il respiro di lei, sempre più affannoso ad ogni bacio. Il cuore le batteva forte e gli zigomi erano arrossati. La bocca di lui si sposto sul suo collo. Era liscio e perfetto come il marmo, ma caldo e sembrava essere fatto su misura per la faccia del ragazzo. Lasciò scivolare una mano sulla coscia di lei. Wendy fu percossa da un brivido, ma non voleva smettere. Prese a sollevare la maglietta del giovane, finchè non gliela tolse. Il suo corpo era scultoreo. Non un solo muscolo fuori posto. Un'armonia che pareva essere uscita dalle mani di Fidia. Perchè una statua vivente volesse stare con lei, ancora non lo aveva capito. I suoi occhi azzuri parevano riflettere il mare, così profondi e impenetrabili. Le venne l'impulso di baciarlo di nuovo, ancora con più foga, e così fece. Le sue labbra morbide la facevano sentire sicura e protetta e il modo in cui mordicchiava quelle di Wendy... oh, quello la faceva impazzire. Si chiese dove avesse imparato a baciare così, però poi si disse che non era importante. Quello che era importante è che era lei che stava baciando, era lei che stava toccando e facendo sentire speciale, nessun'altra, ma lei. Era tutto perfetto finchè non si sentì uno strano rumore e tutti e due si drizzarono sul letto, da un lato preoccupati dall'altro affranti di essere stati interrotti. Trilly era entratta di colpo nella stanza, se così può essere definita, trovandoli scomposti e scompigliati, con le facce arrossate e il fiatone. Inutile dire che la fata era diventata tutta rossa ed era scappata via. -Perfetto, addio momento romantico- pensò sarcastica la ragazza.



-Questa non gliela perdono!- pensò Trilly. Diciamo che Campanellino non era mai stata particolarmente affezionata a Wendy. Già qualche anno prima aveva tentato di farla uc- no, non dico uccidere, solo precipitare da una minima distanza di settanta metri, facendola colpire da una innocuissima freccia appuntita che, se non fosse stato per il bacio di Peter, le avrebbe, non so, perforato un polmone. Cosa da nulla, insomma. Voglio dire, era solo un polmone. Ad ogni modo questa piccola forma di odio che la fata nutriva nei confronti della fanciulla, non era scemata con gli anni. Specialmente quando Peter Pan aveva deciso di abbandonare, anche se solo momentaneamente, l'Isola per vivere con quella sgual- ehm, ragazzetta. Sperava che il ragazzo sarebbe rinsavito una volta tornato a Neverland, e invece no. Tutto baci, abbracci, e romanticismo. Quello non era lui. Lei era quella che lo conosceva da più tempo in assoluto e non lo riconosceva più. Aveva pensato che per farlo tornare come prima uno scherzo sarebbe stato perfetto. Così aveva fatto cadere dalla brandina più in alto Michael il fratello minore di Wendy. Solo che la reazione non era stata quella sperata. Peter era volato in soccorso del ragazzo prendendolo al volo senza neanche l'accenno di un sorriso sulle labbra. Per di più le aveva anche tenuto il broncio per un po', come se fosse stata lei a fare qualcosa di sbagliato. Quella ragazza gli aveva fatto il lavaggio del cervello, per forza. Stava a lei ora riportarlo alla normalità. Ecco a cosa stava pensando mentre entrava nella sua casetta, a come eliminare definitivamente l'uccello Wendy.


Angolo autrice: vi prego non mi uccidete per l'orribile scena lime. Sono totalmente negata. Dio perdono. Niente fatemi sapere che ne pensate recensendo, accetto anche imprecazioni contro di me, me le merito.
Addio. *si dilegua*

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