“Magia? No, Amore.”

di Jade_Horan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei una strega, Pree ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** First day ***
Capitolo 5: *** Happy Birthday Niall! ***
Capitolo 6: *** Nimbus Duemila ***
Capitolo 7: *** Il ballo del quasi-ceppo ***
Capitolo 8: *** Little Things ***
Capitolo 9: *** Everything you do is magic ***
Capitolo 10: *** I’m in love with you, and all these little things ***
Capitolo 11: *** “Magia?” “no, amore” ***



Capitolo 1
*** Sei una strega, Pree ***


"Magia?" "No, Amore!"

1. “Sei una strega, Pree”

«Pree, sbrigati, vieni qui subito!» mi chiamò mia madre.
Mi chiamo Preziosa. E’ un nome abbastanza strano, soprattutto per una ragazza inglese come me.
“Preziosa” era il nome di mia nonna, italiana, e mia mamma lo adora a tal punto di avermi chiamato così.
A me piace, ma neanche tanto, per questo mi faccio chiamare Pree (pronuncia Prì).

Scendo a grande velocità le scale della mia comunissima casa, e mi avvio in cucina.

Mia madre non aveva mai avuto una faccia più seria di quella che aveva quel giorno.
«Cosa c’è, mamma?» chiesi, leggermente alterata dalla sua espressione.
«Vieni Pree, ti devo parlare.» disse, con tono serio che mi fece preoccupare.
Mi sedetti su una sedia, di fronte a lei.
Mi sentivo come se stessi per affrontare un interrogatorio, ero nervosa.
«Come saprai, noi siamo delle persone normalissime, non affatto strane, che frequentiamo scuole normali, giusto?» chiese, come se fosse una cosa ovvia.
“Ma è pazza? Certo che siamo persone normali!” la guardai con aria confusa.
«Vedi, amore, da piccola hai sempre avuto paura delle cose strane, ed anche adesso. I temporali ti hanno sempre spaventata, ed anche i pagliacci...» continuò lei
«Mamma, arriva al dunque.» le chiesi, leggermente preoccupata da quello che mi avrebbe detto.
«Vedi, esiste, a Londra, una stazione chiamata King’s cross station..»
«Lo so, mamma, ci sono stata..da piccola» la interruppi
«Amore, fammi parlare. Sai bene che quest’anno avresti dovuto affrontare un nuovo anno del College. Ma tu ti trovi molto male li, non è così?»
«Si, mamma.» replicai.
«Beh, esiste un’altra scuola,perfetta per te, ma molto più anormale…» disse lei, facendomi stare fin troppo sulle spine.
«Mamma, vai al dunque.» la “rimproverai”, nervosamente. Non mi aveva mai parlato così.
«Ti spiego. In quella stazione, quando eri piccola, un gufo ti volò sopra la testa, e tu urlasti e piansi per ore, per questo non ti ho mai detto la verità…» disse lei «Vedi, amore, non siamo normali, ne io ne papà ne tu. Siamo dei maghi. Tu, hai il sangue di una strega, sei una strega, Pree.»
«C-che vuol dire m-mamma?» le chiesi, spaventatissima dalla sua affermazione

«Vedi, tesoro, tu hai sedici anni. Ma esiste una scuola che abbiamo frequentato tutti noi, è la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. E’ un posto bellissimo,magico, a dir poco fantastico. Ci vuole poco a socializzare, perché ci sono ben quattro case e molti studenti. E’ davvero interessante, la posta si consegna via gufo, si usano delle bellissime divise, le bacchette magiche.. mi mancano i tempi di Hogwarts, sai? Abbiamo finto di essere Babbani per 16 anni..» continuò lei, entusiasta, ricordando i tempi della sua infanzia..
«Babbani?» chiesi, incredula per tutto quello che mi stava dicendo, credendo che fosse uno scherzo.
«I Babbani sono gli esseri umani che non hanno poteri magici. Insomma, i tuoi vecchi compagni di scuola sono dei Babbani, anche i tuoi vecchi professori, ma tu, Pree, tu non lo sei. Sei una strega, Pree, hai la magia nel sangue. Qualche giorno fa ci è arrivata questa.» mi disse, consegnandomi una pergamena che aveva l’aria di essere antica, come se fosse stata imbevuta nel caffè, scritta con l’inchiostro nero con una calligrafia elegante.
“Ciao Preziosa.
Avrai di certo scoperto di essere una strega. Ti accoglieremo a braccia aperte, qui a Hogwarts, sappi che ti troverai benissimo. Tua madre e tuo padre sono dei bravissimi maghi, erano entrambi della casa di Grifondoro. Il treno per Hogwarts partirà il 1° di settembre, alla King’s cross station, binario 9 e tre quarti.
Spero che accoglierai la nostra richiesta, sarai una splendida alunna.
I tuoi ti spiegheranno tutto quanto. E’ inutile che tu parta dal primo anno, ti inseriremo con quelli della tua età. Recupererai il programma molto in fretta, fidati, ci aspettiamo grandi cose da te.
Con affetto, Albus Silente.”
«N-non è uno scherzo vero? Io s-sono u-una s-strega?» chiesi ancora a mia mamma, incredula, col cuore che sembrava uscire dal petto…
«Si, amore. In realtà la nostra casa non è come quella dei Babbani, ma a te sembra così. Facciamo continui incantesimi ogni giorno per farti credere che le persone dei quadri non si muovano.» rise
«Ecco perché a otto anni ho avuto l’impressione…»
«Che gli uccellini del quadro di nonna Preziosa volassero. Lei anche era una strega, la migliore strega italiana a Hogwarts di tutti i tempi.» disse mamma, facendomi sorridere.

Sapere tutto quello che succedeva in quella scuola era interessante e spaventoso allo stesso tempo.
Mamma mi rassicurò, ma mi fece anche una testa enorme, per tutte le cose che mi raccontò di quando era giovane.
Mi aveva sempre detto che aveva conosciuto papà a Roma, in Italia, ma in realtà l’ha conosciuto a Hogwarts. Mi ha sempre detto che gli anni della sua infanzia li aveva passati qui a Londra, in un comunissimo college, ma non era così.
Lei non lavorava come maestra ad una scuola, ma come sarta ad un negozio di Diagon Alley.
Mi spiegò ogni cosa: Hogwarts, Diagon Alley, Libri di testo, le quattro case…
Mi disse che alla mia età lei conosceva ogni passaggio segreto, ed ogni sera andava ad esplorare ogni angolo della scuola con papà.

Dopo la fine del suo racconto, papà era tornato a casa.
Fu contento di vedere che ero entusiasta della nuova scuola.
Cacciò fuori dal suo lunghissimo cappotto una bacchetta magica. La sua era fatta di un legno molto scuro, ed era abbastanza flessibile.
Con un solo colpo la nostra casa si trasformò completamente.
Era tutta così diversa.. i quadri, ogni tanto, si muovevano un po’, le persone dipinte nei quadri ogni tanto mi salutavano, e poi si muovevano nelle stradine di campagna disegnate nei quadri; le pareti erano di colori più tenui, con appese ai muri tutti i vari premi vinti da mamma e papà, compresa una strana coppa; in una cucina completamente diversa c’era anche una di quelle aste di legno, simili a quelle dei pappagalli.

«Questa? Cos’è?» chiesi entusiasta di tutto il cambiamento della nostra casa
«Questo è il posto dove si appoggerà il nostro gufo quando avrà sonno. Come i pappagalli dei Babbani.» mamma mi sorrise, vedendomi entusiasta.
Avevo sempre avuto terrore dei gufi, me ero così eccitata per la nuova casa.
Non vedevo l’ora di fare magie e di avere la mia bacchetta magica, non so perché, non ero mai stata più entusiasta di così. L’ultima volta che sorrisi così tanto in un solo giorno fu quando mi regalarono la mia chitarra.
Decisi di andare in questa nuova scuola, ne ero così felice!
Avrei ricominciato da zero, lo so, ma era molto meglio di quel’orribile college in cui tutti mi odiavano.

-

Dopo cena, e dopo aver parlato per ore ed ore di Hogwarts e della coppa vinta da papà a Quiddich, salii su in camera mia.
La porta era aperta, e la finestra anche.
Era il 23 agosto, ma faceva già abbastanza freddo. Ero sempre stata parecchio freddolosa.
Presi la mia chitarra, e mi misi a suonare qualcosa.
Pensavo a cosa avrebbero pensato i miei compagni di me. Sarei sicuramente stata “quella nuova”, e tutti mi avrebbero riso dietro ogni volta che mi sarei spaventata per la minima cosa che succedeva lì.
Il preside, Silente, era stato molto carino nella sua lettera.

Mentre ero impegnata con il mio dolce arpeggio della mia dolce canzone, un gufo entrò in camera mia, facendomi subito fermare il sangue nelle vene.
Era marroncino, a tratti nero e bianco sulla pancia, ma non sembrava affatto cattivo.
Teneva tra le zampe una pergamena simile a quella che mi aveva mandato Silente.
Cominciai a saltellare euforica, sperando che fosse un’altra lettera di Hogwarts.

Il gufo la lasciò sul mio letto, e poi si appoggiò accanto a me, e sembrava che mi stesse facendo le fusa come se fosse una gatta.
Accarezzai un po’ le sue piume, e mi sembrava strano fare tutto ciò.
Insomma, era comunque un gufo, non un gatto o un cane.
«Vedo che avete già socializzato.» entrò mio padre improvvisamente in camera «Lei è la tua gufa, Pree. Dalle il nome che preferisci. La mia civetta si chiamava Mery. Era molto tenera. Abbiamo comprato una gufa molto bisognosa di affetto, sappiamo che sei sempre molto espansiva con gli animali. Domani dobbiamo assolutamente andare a Diagon Alley. Beh, buonanotte.» disse, facendomi sorridere.
Ero una strega, avevo un gufo come postino, e sarei andata ad una scuola di magia a distanza di una settimana.
Era l’inizio di una nuova vita avventurosa, emozionante, eccitante.
Ero così scossa, confusa, ma allo stesso tempo entusiasta!
Insomma, non è da tutti giorni essere una strega e fare magie, ma la cosa mi emozionava a tal punto di farmi saltellare come una stupida.
Aprii la pergamena:
“Bene, Preziosa, tua madre mi ha appena informato della tua euforia. Sono molto felice che quest’anno frequenterai la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. I tuoi genitori hanno già la lista dei libri da comprare. Tua madre è già informata sulle nuove divise. A presto, Preziosa.
Con affetto, Albus Silente.”
Sorrisi come un’idiota per qualche minuto, per poi riporre la lettera nel cassetto del mio comodino.

Beh, questa sono io, questa è la mia storia.
“Preziosa Walker è una strega” “mhm, suona bene!” pensai, per poi ricominciare a suonare la mia chitarra, intonando una canzone, mentre il mio gufo sembrava ascoltarmi con piacere.

«Wow, apprezzi davvero ciò che suono?» chiesi, essendo convinta che il gufo parlasse. Quest’ultimo annuì.
«Capisci cosa dico?!» chiesi, spalancando gli occhi, lei fece di nuovo “si” con la testa
«Ti piacerebbe avere un nome, giusto?» chiesi nuovamente, attendendo una sua risposta.
Il gufo mosse di nuovo la testa su e giù.
«Che ne dici di… “Vaniglia”? E’ il mio gusto di gelato preferito!» dissi, mentre Vaniglia annuì contenta, o almeno, sembrava che lo fosse.

-

«Beh, buonanotte, Vaniglia.» le dissi, accarezzandole le piume e aggiustandomi le coperte.
Lei si appollaiò ai miei piedi, verso la fine del mio letto.
La mia avventura ad Hogwarts sarebbe cominciata nel giro di pochissimo tempo.
Pensai alla mia divisa, alla mia casa, alla mia bacchetta…
Avrei tanto voluto essere una Grifondoro, come mamma e papà; ma anche i Corvonero non mi sembravano male. I tasso rosso non mi convincevano pienamente, mentre i Serpeverde erano troppo ambiziosi e coraggiosi, per me.
Papà mi parlò del Quiddich, sembrava interessante.
Diceva sempre che quando volava sulla sua scopa si sentiva libero da tutto e tutti. Lui era il cercatore del Grifondoro, ma aveva giocato in ogni ruolo, prima di diventarlo.
Mi raccontò che un giorno un bolide gli sfiorò il naso, e credette che quest’ultimo lo uccidesse.

\«Ehi, Walker, sbrigati!» mi chiamò qualcuno
«Arrivo!» urlai. Avevo una gonna rossa, con delle sottilissime righe color oro, delle calze e degli stivaletti neri corti fino alla caviglia. Indossavo un maglioncino bianco, e dallo scollo si intravedeva il colletto di una camicia. Avvolta al collo avevo una cravatta dalla stessa fantasia della mia gonna.
«Abbiamo incantesimi, sbrigati!» continuò quella voce \

 
Ciao a tutti i Potterhead/Directioners che stanno leggendo ! 
Sono Jade_Horan, una mezza-hippie(?) piena di fantasiaaa ^-^
Ok, no, così sembro pazza.
Ho deciso di scrivere questa storia perchè amo sia gli One Direction che Harry Potter :)


Vi piace come inizio? A me si, più o meno.
Niall arriverà nel 3° capitolo, bye :)


Peace and love!♥

 
*La parte grafica della storia è stata revisionata*

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Capitolo 2
*** Diagon Alley ***


"Magia?" "No, Amore!"
 
2. “Diagon Alley!”

 \«Ehi, Walker, sbrigati!» mi chiamò qualcuno
«Arrivo!» urlai. Avevo una gonna rossa, con delle sottilissime righe color oro, delle calze e degli stivaletti neri corti fino alla caviglia. Indossavo un maglioncino bianco, e dallo scollo si intravedeva il colletto di una camicia. Avvolta al collo avevo una cravatta dalla stessa fantasia della mia gonna.
«Abbiamo incantesimi, sbrigati!» continuò quella voce \


Mi svegliai, ed era giorno.
Ero stranamente entusiasta. Ai miei piedi c’era ancora Vaniglia, addormentata all’apparenza, appollaiata teneramente sui miei piedi.
Appena si svegliò mi saltellò accanto, le accarezzai un po’ le piume. Volò via uscendo fuori dalla finestra. Mamma disse che era normale, lei era come se fosse un postino.

Mio padre piombò in camera con un perfetto tempismo, dicendomi che andava a lavoro.
«Pà, ma che lavoro fai?» gli chiesi curiosa
«Lavoro per la segreteria di Hogwarts. Mi occupo di tutto ciò che accomuna Hogwarts con la Gringott, la banca dei maghi. Te ne parlerà mamma. Sappi che è il posto più sicuro dove custodire qualcosa,dopo Hogwarts naturalmente. Ciao tesoro, Bobby mi aspetta.» ed uscì.
Mio padre è sempre stato uno che va sempre di fretta. Bobby era un suo collega di lavoro, il suo migliore amico, per giunta.

Mi alzai e mi stiracchiai un po’. Aprii la finestra completamente,per far cambiare l’aria e, prima di uscire, passai davanti allo specchio.
Mi fermai, e mi guardai.
I miei capelli color cioccolato erano spettinatissimi, i miei occhi verde-azzurro erano diversi dalla giornata precedente, cambiano a seconda del tempo e del mio umore. Quel giorno erano azzurrissimi, color cielo, segno che ero felice. Ogni tanto c’era qualche spruzzo di verde qua e là.
I miei occhi erano l’unica cosa che mi piaceva di me stessa, oltre la mia voce.
Ho sempre amato cantare, fin da piccola.
Mio padre mi ha sempre presa in giro (in senso buono) dicendomi che ero nata cantando.
La mia pelle era sempre stata troppo chiara per i miei gusti; avrei voluto i capelli più ricci; avrei voluto essere un po’ più alta del mio metro e 62; avrei voluto essere più magra, anche se mamma mi ha sempre detto che ero perfettamente giusta di peso.
Ma si sa che non si può avere tutto dalla vita, quindi, mi accontento del mio aspetto fisico, così ho una scusa in più per curare l’aspetto interiore, no?

 
“La mia regola per vivere bene? Pensare positivo!
Peccato che non molto spesso la rispettavo!”

Mi preparai, e scesi a fare colazione.
Trovai mia mamma già pronta, truccata, profumata e vestita, mentre preparava la colazione con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
Erano dei.. dei.. dei Pancakes!
«Buongiorno!» esclamò lei tutta contenta «Sei pronta per la tua avventura a Diagon Alley? Oggi ti porterò sul mio posto di lavoro! Quante volte ho sognato di portarti a prendere le misure per le divise, piccola mia!» disse, in preda ad un attacco di euforia «Pancakes!» aggiunse, mettendomene due davanti, nel piatto.
Erano fumanti, dai pendii di quel concentrato di dolcezza si poteva osservare la scioglievolezza del cioccolato e dello sciroppo d’acero che si univano insieme creando uno strabiliante sapore… ok, basta improvvisarsi Chef!

-

Per tutta la mattina mamma non fece altro che aggiungere cose alla mia lista degli oggetti da comprare. Continuava a dirsi che le mancava ancora qualcosa, ma non capiva cosa.
Mia madre, oltre a essere sempre euforica e frettolosa, era anche molto smemorata.
In effetti mi chiedo da chi io abbia preso tra i due, papà è così preciso, mamma è così smemorata.. credo di essere la perfetta via di mezzo tra i due!
Ma basta parlare di me, parliamo di Diagon Alley, piuttosto.
-

Mamma mi potrò al “Paiolo Magico”, (corrispondente al il “Pub” dei Babbani, in poche parole).
Era un luogo molto buio, c’era qualcuno che beveva, altri che mangiavano, avevano tutti un aspetto piuttosto bizzarro.
Quasi tutti i maghi avevano la barba lunghissima, chi fino alla pancia, chi di meno e chi di più.
Alcuni indossavano dei cappelli a punta, ma molto diversi da quelli che vendono per Halloween.
Erano più realistici, più dall’aspetto antico o trasandato, e spesso molto consumato.
Dopo aver mangiato qualche cosa di insolito, come le patatine fritte saltellanti (che non facevano altro che rincorrersi dentro al piatto e saltellare da un piatto all’altro) e qualcosa di più normale, come un normalissimo cheese-burgher  io e mamma ci avviammo in quella che sembrava una normalissima stanza.
Era piccolina, circondata da 4 mura in pietra.
Mamma cacciò fuori la sua bacchetta magica e diede vari colpetti su quelli che sembravano normalissimi mattoncini.
Questi ultimi cominciarono a muoversi, creando un meraviglioso arco, che ci collegava ad una strada abbastanza affollata da maghi di tutte le età.

Passammo davanti a migliaia di negozi, come quello dove era esposta la bellissima e nuovissima Nimbus Duemila, oppure quello dove vendevano gufi, barbagianni e civette.
Alcuni giovani maghi guardavano quel manico di scopa come fosse oro, e mamma disse che era normalissimo, era il nuovo modello.
(«Insomma, come se fosse esposto un bellissimo e meraviglioso anello in una gioielleria, con tutte le ragazze che lo vanno a vedere!», affermò mia madre)

«Eccolo lì, quello è il mio negozio di sartoria. Spero che oggi nessuno si sia arrabbiato per via della chiusura….» disse lei, indicando euforica un negozio dall’aspetto vintage.
Entrammo nel negozio, e mamma mi fece accomodare (si fa per dire, ero in piedi!) davanti allo specchio. Mi guardai intorno, mentre mamma pendeva le misure per mio vestito.

Erano le due e qualcosa, ed era trascorsa circa 1 ora e mezza da quando mamma mi teneva intrappolata nel suo negozio, cercando di confezionarmi la gonna più perfetta che avesse mai confezionato. O almeno lei la definiva così.
Mi misi a riflettere su come quel posto potesse essere così interessante e strabiliante rispetto a quello dei Babbani.
Di solito, i Babbani, avevano un concetto molto differente della parola ‘mago’: “Persona pazza che illude i bambini insulsi ed inetti di saper cacciare fuori dal cilindro un coniglietto tenero e bianco.” Oppure “persona che si veste in modo strano e illude le persone per farci soldi” ma in realtà è tutto il contrario, a Diagon Alley nessuno indossava i cappelli con le stelline, o i mantelli tutti sgargianti e lucenti che indossano quegli “illusionisti” da quattro soldi che si spacciano per maghi.

«Magnifica, fantastica, perfetta» continuò mia mamma, perfezionando le ultime modifiche della mia divisa.
Era tale e quale a quella del mio sogno: una camicia color crema con lo Stemma di Hogwarts cucito sul taschino, con le maniche corte fino a poco prima del gomito; una cravatta nera con lo Stemma di Hogwarts al centro, in basso ed una gonna nera.
(«Per ora», mi rassicurò mia madre, «sono "bianche" solamente perché non sei stata ancora assegnata a nessuna casa»)
Sarebbe bastato un colpo di bacchetta per dar colore a quegli indumenti.

Mamma confezionò la mia gonna, e la mise dentro una busta insieme alla cravatta, alla camicia, ad un paio di calze non troppo coprenti nere e degli stivaletti corti fino alle caviglie neri.
Era la nuova divisa delle ragazze, più comoda rispetto al classico mantello nero, che usavano solo quelli dell’ultimo anno e gli altri studenti durante gli esami, o durante i duelli tra maghi, oppure i prefetti che sentivano di dover essere ‘diversi’ e dover distinguersi dalla ‘massa’...
Ma i mantelli Hogwarts non li abbandonava di certo! Avremmo dovuto indossarli talvolta che faceva molto freddo, oppure quando dovevamo uscire per andare nelle serre durante le lezioni di erbologia, o quando eravamo a pozioni.. o almeno così riferì mia madre.
Disse che per il mantello e per le altre cose non c’era problema, Hogwarts mi avrebbe fornito di ogni cosa una volta smistata nella mia casa.
La divisa dei ragazzi, invece, consisteva in un paio di jeans/pantaloni neri ed una camicia come quella delle ragazze, ma dal taglio più maschile ovviamente. Anche i ragazzi dovevano indossare le cravatte della propria casa.
Ero entusiasta della nuova divisa, anche se avevo sempre odiato le gonne.
Quella che mi aveva confezionato mamma aveva piccole balze verticali, era corta fino a poco prima del ginocchio, e non era affatto vaporosa. Insomma, aveva fatto di tutto per farmela piacere.
Sono sempre stata una ragazza “strana” nel vestire, mi sono sempre piaciuti i papillon e le cravatte, quindi non avrei mai avuto paura di indossarli per andare in giro.
Comunque, basta parlarvi di me, parliamo di Diagon Alley piuttosto.

-

Dopo di questo mamma ed io ci avviammo in un negozio che assomigliava tanto ad una vecchia libreria.
Dietro una specie di bancone c’era un uomo anziano dalla lunghissima barba, la più lunga che avessi mai visto.
«Buongiorno Danielle, è da parecchio che non la vedo. E questa bella ragazza?» chiese il negoziante, facendomi diventare paonazza.
«Buongiorno Getilius, questa è mia figlia Pree. Quest’anno frequenterà Hogwarts, ci servono tutti i libri del sesto anno»
«Perfetto, glieli prendo subito. Prendo anche inchiostro, calamaio e il resto?»
«Certo, Getilius, grazie davvero!» replicò mia madre tutta contenta. Sembrava quasi più felice di me.
Gentilius si allontanò, entrando in una grande stanza, mentre mamma si accomodò su quella specie di mini-salottino d’attesa, di fronte alla porta d’entrata.
«Vedi, Preziosa, a Hogwarts ci sono ben 7 anni di studio. Quello che non ti ho detto in questi anni  sarà semplice da imparare, ma lo deciderai tu. Quella che ti ho mostrato ieri è la lettera che hai ricevuto ad undici anni... non ho voluto mostrartela per.. per paura. Paura della tua reazione. Pensavo fossi troppo piccola e…»
«Mamma, non preoccuparti. Adesso l’ho scoperta, ed è andato tutto bene.» la rassicurai
«Si, ma tu avresti potuto andarci dal primo anno, Pree.»
«Ma non si può tornare indietro, mamma. E poi, io adoro la mia vita così com’è, non potrebbe andare meglio. Perché da quando mi hai raccontato di Hogwarts è diventato tutto più felice. Quindi, considera che quello di dirmelo dopo non è stato un errore. Considerando che a undici anni avevo la continua paura che ci fosse nascosto qualcuno nell’armadio, credo che avrei categoricamente rifiutato di andarci..» dissi ridendo
«Ok, Pree» disse mia mamma tornando incredibilmente seria «Ci vorrà un mese di studio teorico ed un bel po’ di pratica prima che tu ti rimetta a pari con gli altri. Che ne dici, visto che manca una settimana, a cominciare prima gli studi? Tanto, credo che tu sia interessata. Ho conservato tutti i miei libri fino a quelli del quinto anno, perfetto, no? Per le spiegazioni pratiche potrò farti vedere tutto ciò che vorrai, ma…» disse queste ultime parole abbassando la voce «…non so se ti farò provare qualcosa.. è vietato, sai?» mi fece l’occhiolino, io annuii contenta.
Prima cominciavo, meglio era.

-

Tornammo a casa, guardando tutti i nostri acquisti.
Ci mettemmo ben poco a trovare la mia bacchetta ideale, in un negozio dall’aspetto antico (proprio come gli altri) chiamato “Olivander”.
Era fatta di un legno chiarissimo, abbastanza flessibile, lavorato con molta classe. Era abbastanza lunga e molto elegante, mamma continuava a dire che era perfetta.

-

Mamma era sempre stata una tizia molto vivace, esuberante, entusiasta per la minima cosa.
Non è molto difficile stupirla.

-

Mentre preparava la cena, io continuavo a guardare tutti i libri comprati, quello di pozioni mi interessava moltissimo, ma mamma mi vietò di leggerlo prima del tempo, se volevo leggerne qualcuno dovevo cominciare da quelli del primo anno..
Finii i libri di incantesimi, pozioni, storia della magia, erbologia e difesa dalle arti oscure del primo anno in poche ore, forse 2 o 3 e mezza, erano molto più piccoli e semplici di ciò che mi aspettavo.
Ero sempre stata una ragazza intellettuale, mi piaceva leggere.
“Leggere è più di sfogliare le pagine e guardare delle parole, raggruppate in frasi, in strofe, o in capitoli. Leggere è trasportarsi in un altro mondo, ed isolarsi da quello vero.”

Incurvai le mie labbra quando finii di leggere il libro.
Non vedevo l’ora di leggere quello del secondo anno, ma mamma disse che non ce n’erano molti, il secondo anno è l’anno della pratica!
Mi mostrò, nel giro di una buona mezz’ora il principale incantesimo che si impara nei primi giorni del secondo anno ma, quando le chiesi disperatamente di provare, lei rifiutò, dicendomi che era ancora presto.
Mi dispiaceva non aver scoperto prima Hogwarts, ma mamma disse che avrei recuperato tutto nel giro di un solo mese.

Ero abbastanza spaventata dal fatto di essere molto indietro con il programma, e mamma se ne accorse. Mi chiese se avevo cambiato idea, ma io le dissi di no.
Ero sempre stata una ragazza molto studiosa, avrei recuperato in fretta. O almeno così diceva mamma per rassicurarmi.
Forse il mio nervosismo era dovuto solamente al fatto che avrei ricominciato una nuova scuola, che avrei ricominciato da (quasi)zero.
“Ma si boccia a Hogwarts?” mi chiedevo. Tutte le cose magiche erano così diverse da quelle dei Babbani.

-

Ero così nervosa di cominciare la nuova scuola.. ero preoccupata, sapevo di essere per l’ennesima volta “quella nuova”, quella che non apparteneva ancora a nessuna casa, quella indietro col programma di anni ed anni. Beh, era quella la cosa che mi spaventava maggiormente.

Cercai di rilassarmi, infilandomi il pigiama e leggendo qualcuno dei miei libri di incantesimi del secondo anno.
Erano interessantissimi, ma decisi di non leggere troppo e di non perdere troppe ore di sonno.
Mi addormentai con mille pensieri nella mente.

-

Narratore esterno.

Nel giro di una settimana, la dolce e timida Preziosa riuscì a leggere tutto il programma di Hogwarts con costante interesse, fino ad arrivare a metà anno di 5°.
Era sempre stata molto abile nel ricordarsi formule, pozioni, e personaggi importati.
Se solo si impegnava un po’ di più del solito sapeva ripetere perfettamente un capitolo di storia solamente dopo averlo letto.
Mi correggo, scusate, Storia della magia.
Anche per Preziosa era strano studiare cose tanto interessanti quanto assurde.
la sua casa aveva subìto un enorme cambiamento, da quando scoprì di essere una maga.
La madre, in quella settimana, le aveva dimostrato in modo pratico tutto ciò che aveva studiato la figlia nei libri di incantesimi, e ogni tanto discuteva con lei di qualche famoso inventore di pozioni, o di qualche strano mago vissuto in un tempo lontano al loro.
In questo modo, senza saperlo, Preziosa si tenne in costante allenamento, ed era quasi alla pari degli altri studenti, senza neanche aver fatto il minimo sforzo: solo pura curiosità ed intelligenza.

Il giorno prima della partenza, Danielle aveva preparato frettolosamente il baule di Preziosa, anche se in realtà la figlia avrebbe voluto prepararselo da sola.
Preziosa era convinta che stesse succedendo tutto così in fretta, ma si era abituata subito a vivere in una casa circondata da quadri che la salutavano, incantesimi di qua e di la, gufi che volano e cene che si preparano da sole. Le piaceva vedere tutto completamente più interessante, divertente… magico!
Il 31 di agosto, Preziosa augurò la buonanotte a sua madre e a suo padre, per poi andare a leggere qualche pagina del libro di pozioni del 5° anno.
Pozioni era la sua materia preferita, mentre a volte trovava stressante erbologia rispetto alle altre materie.
Verso le undici di sera, Preziosa decise che era il momento di andare a dormire, anche se, per una decina di minuti, rimase a pensare alla sua avventura ad Hogwarts, e a quello che sarebbe successo il giorno dopo.

 
Sorry. Fa davvero pena. Il prossimo sarà più bello, spero ;)
Grazie a tutte quelle che hanno recensito e che recensiranno questo! Volevo dire anche che non sono proprio "espertissima" di Harry Potter. Ho letto "solo" il primo ed il secondo libro, che la mia migliore amica mi presta PAZIENTEMENTE perchè lei non può stare lontana dai suoi Harry Potter , ed io la capisco! Le voglio tanto bene! Ok, basta parlare di me, non vi interessa! :3 anyway, volevo solamente dire che ho letto solo i primi due e prossimamente leggerò il terzo, quindi non immaginatevi le cose che succedono nel 4 o negli altri! Ed ho visto anche il primo film, Ron è di una dolcezza, aw♥!! 
Volevo ringraziare Pree_Everdeen, Felix Tentia e Giadax2000 che mi hanno sempre sostenuta, ma ringrazio ognuno di voi, ringrazio tutti quelli che mi faranno leggere la loro SINCERA opinione sul capitolo  :)

Peace and love :) ♥ ~

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Capitolo 3
*** Home ***




"Magia?" "No, Amore!"

3. “Home”

«Preziosa Jessica Walker, alazti immediatamente!» urlò mia madre, svegliandomi e facendomi rizzare in piedi come un militare.

La sua faccia severa si trasformò nella sua solita espressione d’entusiasmo, ed infatti cominciò a saltellare euforica.
Anch’io ero molto contenta di andare ad Hogwarts, ma mai quanto lei.
Tutto il mio entusiasmo era nulla rispetto al suo, anche se, credetemi, non ero mai stata più contenta di andare a scuola!
Mi alzai ed andai a fare colazione con una tazza di tisana al mirtillo, amavo quella tisana, era profumata e viola, così rilassante e deliziosa.
Mangiai anche un paio di biscotti e poi andai in bagno a prepararmi.
Spazzolai i miei capelli lisci e li legai in una coda morbida ed alta fatta di fretta.
Mi lavai viso e denti e misi spazzolino e dentifricio nel baule.
Sciolsi i capelli e li spazzolai ancora, fino a farli diventare liscissimi.
Li raggruppai da un lato e, facendo attenzione, li “acconciai” in una treccia laterale.
Non aggiunsi molto trucco, una leggera passata di mascara bastò, anche perché non avevo idea di come si truccassero i maghi, e soprattutto SE si truccassero!

Indossai la mia divisa ancora “vuota” e mi guardai allo specchio in camera mia.
Mi sentivo strana.
Primo giorno di una nuova straordinaria scuola, divisa ancora incompleta… fino a una settimana prima ero convinta di essere una Babbana, ma in realtà ero tutt’altro. Fino a una settimana prima non mi sarei mai aspettata di andare in una nuova scuola, in cui si usano le bacchette magiche e le pozioni.

“Preziosa, oggi comincia una nuova vita.”
 
«Pree, sbrigati!» urlò mia madre, che probabilmente era più entusiasta di me.
«Arrivo!» urlai a mia volta, prendendo la gabbia di Vaniglia, con la gufa ancora che dormiva, il pesantissimo baule e trascinando tutto fino alle scale.
«Mamma, pesa troppo!» mi lamentai
«Non preoccuparti» disse, cacciando fuori la sua bacchetta e facendo fluttuare il baule in un solo colpo.
«Wow…» seppi solo dire
«Lo so, è fantastico!» rise lei
«Puoi portarmelo giù per le scale?!» chiesi sbalordita
«E che ci vuole!?» chiese lei, trascinando giù, in qualche modo, il mio baule.
«Grazie mamma.» dissi, scendendo giù le scale, con in mano la gabbia di Vaniglia
«Ti sta bene la divisa, sei davvero stupenda, non vedo l’ora che tu faccia lo smistamento! Scrivimi, mi raccomando!»
«Mamma, dai, ci salutiamo dopo. Papà?» chiesi
«E’ andato alla Gringott. Non preoccuparti, lo vedrai spesso. Lui fa sempre avanti indietro per Hogwarts e la Gringott…» disse mamma, trascinandomi fuori di casa e chiudendo la porta.
Caricò il mio baule nella nostra macchina da Babbani.
«Mamma, i maghi si muovono con le macchine?» chiesi
«No, non di solito. Esistono le macchine voltanti, ma noi siamo circondati da Babbani, non possiamo usarle. Io e papà abbiamo imparato a guidare le macchine dei Babbani, sono comode.» disse lei, mettendo in moto la macchina e partendo a tutta birra.
«Mamma, vai piano, manca ancora un’ora alla partenza del treno.»
«Lo so, ma sono euforica!» urlò lei tutta contenta
«Mamma, secondo te mi faranno ripetere l’anno?» chiesi
«Puoi facilmente recuperare tutto in un mese, tesoro. Sai già tutto il programma!» disse lei
«Mamma, li ho solo letti» la corressi, convinta che mi stesse prendendo in giro per la mia “mania” (come la chiama lei) di leggere.
«No, tesoro, hai saputo parlarmi di ogni pozione che hai studiato, ed hai saputo riconoscere gli incantesimi che facevo solo dalla formula magica. Ti serve solo un po’ di pratica. Hai la magia nel sangue, ricordalo…» disse lei.
Per tutto il viaggio restai in silenzio. Ero parecchio nervosa, ma anche eccitata all’idea della nuova scuola.
Immaginavo che fosse imponente, elegante, enorme, antica, con un grande cortile, circondata da foreste e natura.
Mamma diceva che non si poteva descrivere Hogwarts a parole, era uno spettacolo unico.
Le credevo, anche se mamma si stupisce anche quando vede due formiche camminare sul marciapiede.

-

«M-mamma, sono nervosa.» dissi, appena ci ritrovammo davanti al binario 9.
La King’s cross Station era una delle stazioni più belle che avessi mai visto: era enorme, e ogni singola colonna era fatta da pietre rossiccie.
Amavo quella stazione, appena varcai la soglia d’entrata sentii uno strano calore pervadermi il cuore.
«Non preoccuparti, sei sempre nervosa quando cambi scuola.» disse mia mamma
«Ma dov’è il binario 9 e tre quarti, mamma? Se questo è il nove, e quello è il 10….?» chiesi, guardando la grandissima colonna di mattoncini rossi di fronte a me, con il numero 9 da un lato ed il 10 dall’altro.
«C’è una barriera invisibile che va superata in un solo modo. Devi essere sicura di te stessa mentre la attraversi. Lo faremo insieme.» mi sorrise «Afferra la mia mano e corri in quel punto, dritta davanti a te...»
«Ma andremo a sbattere contro….»
«Fidati di me.» mi interruppe.
Strinsi forte la mano di mia mamma, e nell’ altra mano la gabbia di Vaniglia.
Corremmo velocemente di fronte a noi e proprio mentre credevo che saremmo morte come due cretine, sbattendo addosso a quel muro, sentii come un getto fortissimo d’aria scompigliarmi i capelli, e per un attimo non sentii nulla sotto i piedi.
Chiusi gli occhi e poi sentii che i miei piedi atterrarono su un qualcosa.
Aprii gli occhi, incredula.
“Binario 9 e tre quarti,
Espresso per Hogwarts.”

C’era scritto sulla parete di fronte a me.
Subito cominciai a saltellare emozionata insieme a mia mamma.
Non avevo mai provato una cosa del genere.
Fui invasa da un’improvviso attacco di euforia infatti posai Vaniglia a terra e cominciai a saltellare di fronte a mia madre insieme a lei.
«E’ divertente!» ammisi, per poi smettere di saltare come un’idiota.
Mamma mi parlava di cose che non ascoltai, ero troppo impegnata a guardarmi intorno.
C’erano un sacco di maghi, quasi nessuno aveva una divisa come la mia. C’erano alcuni vestiti di verde ed argento, dovevano essere il Serpeverde.
C’era anche l’intera squadra di Quiddich del Corvonero, radunata a parlare di non so cosa.
C’erano vari ragazzi e ragazze che parlavano con le madri, e qualcuno che era solo.
Mi stupiva tutto di quella stazione, anzi, di quel binario.
Erano tutti dei maghi, ed anch’io lo ero.
Ero una strega.

A pochi metri di distanza da me, un ragazzo biondo con una divisa di Grifondoro aveva appena salutato il padre, per poi sedersi sul suo baule pensieroso. Aveva i capelli di un biondo magnifico, e degli occhi azzurri che avrei notato anche a chilometri di distanza.
Erano un puro concentrato di oceano, misto a cielo, acqua pura e cristallina, e gelato al gusto puffo.
«Pree.. PREE?! Mi stai ascoltando?» urlò mia madre, facendo girare il ragazzo biondo verso di me.
Mi guardò e sorrise divertito, io subito diventai paonazza, e mi girai verso mamma “ringraziandola” per la figura di cacca che mi aveva fatto fare.
Lei disse che era arrivato il triste momento di separarci, mi abbracciò e mi rassicurò dicendomi che
mi avrebbe mandato centomila lettere.
Se ne andò, lasciandomi sola, mi sarebbe mancata parecchio, ma era arrivato il momento di cavarmela da sola!
Mi sedetti sul baule, e cominciai a guardarmi intorno.
Oltre al baule avevo la gabbia di Vaniglia e la custodia della mia chitarra, che fin’ora aveva portato mia madre, per alleggerirmi dal peso del baule, reso più leggero grazie ad un suo incantesimo.
Mi guardavo intorno amareggiata, c’erano due ragazze del Serpeverde che parlavano allegramente tra loro.
Avevano delle gonne simili alle mie, color verde smeraldo con delle righe argento.
La loro cravatta aveva la stessa fantasia della loro gonna, e indossavano anche delle camice verde menta con le maniche lunghe fino al gomito.
Mi sorrisero, erano molto gentili.
Mamma disse che lei e una Serpeverde si detestavano, da piccole, ma a me non sembra una casa “cattiva” come tutti la definiscono.
La squadra di quiddich del Tassorosso mi passò di fronte, squadrandomi con occhi straniti.
Avevano capito che non ero di certo una ragazza del primo anno, i lineamenti da sedicenne li ho!
Mi guardai attorno, e il mio sguardo cadde in quello del ragazzo biondo di prima.
Sentii le guancie andarmi a fuoco, tolsi subito lo sguardo, mi sentivo ancora osservata.
“Chissà, starà pensando sicuramente ‘ecco la sfigata che non ha neanche una casa’ che fallita che sono.” Pensai.
Già, ero una persona molto positiva! 


«Ciao..» sentii provenire da dietro di me. Convinta che  non fosse riferito a me ignorai quel ‘ciao’.
«Hai una bellissima gufa» continuò la voce, accovacciandosi per accarezzare Vaniglia che era ancora dentro la gabbia.
Vedevo solo le sue gambe, visto che avevo lo sguardo basso dalla vergogna.
«G-grazie» mi uscì solo dalla bocca, imbarazzata dalla presenza del ragazzo biondo dagli occhi color oceano.
«T-tu devi essere quella nuova…» mi disse lui con timidezza
«Ti prego, già mi sento insignificante, non chiamarmi “quella nuova”!» chiesi con tono supplicante
«Oh, scusami.» si scusò il ragazzo «Comunque piacere, Niall James Horan, sarà più facile non chiamarti ‘quella nuova’, se mi dirai il tuo nome.»
alzai lo sguardo verso il biondo, che mi sorrideva amichevolmente, tendendomi la mano.
Aveva un sorriso bellissimo, degli occhi azzurri come il mare, i capelli sistemati in un ciuffo spettinato, biondi. Il suo sorriso, era davvero bellissimo, contagioso.. il paradiso, insomma.
Era raro trovare dei ragazzi così belli, dolci e timidi allo stesso tempo.
Ci stringemmo la mano. «Preziosa Jessica Walker, puoi chiamarmi Pree.» dissi con un fil di voce.
Mai stata più timida di quel girono.
«W-walker?» chiese lui
«S-si, perché?» chiesi
«Sei la figlia di Jack Walker?» chiese
«Si!» gli sorrisi, timidamente
«E’ un collega di mio padre! Io sono il figlio di Bobby Horan!» disse, sorridendomi
«Ah, Bobby, l’amico di papà! Me ne parla spesso!» dissi, ricordando di tutte le volte che papà raccontava della sua infanzia con Bobby
«Sono amici da quando erano piccoli!» dicemmo io e Niall all’unisono, per poi scoppiare a ridere come due bambini.
Aveva ancora la mano stretta alla mia, ma non ci facemmo neanche caso.
«Papà mi aveva detto che la figlia di Jack aveva appena scoperto di essere una strega, ma non pensavo fossi tu! C-cioè, tu.. sei così.. bella…» disse, facendomi diventare rossa come una ciliegia.
Notai che arrossì anche lui.

Improvvisamente arrivò un treno, e subito entrarono vari studenti.
Era stupendo, aveva l’aria antica e si abbinava perfettamente con la King’s cross.
Era rosso e nero, piccolino all’apparenza, ma anche spazioso.
Gli studenti lasciarono i loro bauli fuori.
«Lascialo fuori il baule, lo porteranno dentro loro… lascia anche la gabbia della tua gufa fuori» disse prendendomi la mano «Vieni con me» continuò «ti porterò nel posto più bello e comodo del treno…» rise, alzandosi.
Afferrai la mia chitarra, la gabbia di Vaniglia e strinsi la mano di Niall che era già intrecciata alla mia.
Corremmo nel treno, lui mi trascinò nell’ultimo vagone, verso gli ultimi posti.
Non c’era ancora nessuno.
I vari posti erano separati da vari piccoli vagoncini(?), ed in ogni vagone c’erano 6-8 posti.
Niall si sedette su uno dei sedili beige del treno, ed io mi sedetti vicino a lui, sul posto più vicino alla finestra.
«dovrebbe partire tra poco. Credo che tu già sappia qualcosa sulle 4 case di Hogwarts, vero?»
«S-si.» dissi semplicemente, ancora pensando a tutto ciò che era successo prima
«E tu, di che casa ti senti?» chiese
«G-grifondoro» dissi
«Il grifondoro è la migliore casa tra le quattro, a mio parere, per ovvi motivi.» disse giocherellando fieramente con la sua cravatta «Se ti senti una di noi il cappello parlante ti dirà tutto.»
«C-cappello parlante?» chiesi incredula
«Oh, ho già detto troppo. Sicuramente ti faranno partecipare alla cerimonia dello smistamento come se fossi una ragazza del primo anno…» disse lui
«Ho paura. Sono sempre stata ‘quella nuova’. E poi, di solito, io ero sempre ‘il genio’ o ‘la secchiona’, mentre adesso sono indietro di parecchio!» dissi
«Non preoccuparti. Dimmi come si fa a far apparire una scritta stesa con un inchiostro invisibile…»
«E’ semplice: devi semplicemente dire “Aparecium” e puntare la bacchetta magica sul punto in cui bisogna far apparire la scritta… et voilà, il gioco è fatto. Peccato che non ne ho mai provata una, di magia, è contro le regole…»
«Regole, regole, mi piace infrangere le regole…» cominciò a dire «ma non lo faccio. Non voglio cacciarmi nei guai…» rise ancora
«Devo spaventarmi?» risi, facendo ridere anche lui.
La sua risata era qualcosa di dolce e contagioso allo stesso tempo, una di quelle risate che ti scaldano il cuore in un attimo.
«Forse…» disse, smettendo di ridere improvvisamente.
Entrarono molti ragazzi e ragazze nel nostro vagone del treno, erano quasi tutti dei Grifondoro, ma c’erano anche una tassorosso e due Serpeverde, che si sedettero di fronte a noi..

Alcuni mi guardavano con aria interrogativa, altri mi gettavano un’occhiata curiosa, ma  poi si concentravano su altro.
«Dicono che questo è l’anno più duro ad Hogwarts…» disse Niall
«Ah si?» chiesi
«Già… tua madre è una sarta, giusto?»
«Si» gli sorrisi
«E’ lei che mi ha fatto la nuova divisa! Non sono splendido?» chiese con aria pavoneggiante ed ironica, che mi fece scoppiare in una risata.
«Si, si lo sei..» risi. La mia risata fu interrotta da un’altra risata, dolce, di una ragazza.
La guardai, e anche Niall la guardò.
Lui sorrise involontariamente, per poi spostare lo sguardo del ragazzo che era accanto a lei.
Era una delle due ragazze del Serpeverde che avevo notato prima, era insieme ad un ragazzo della sua stessa casa, ridevano e scherzavano insieme, come se non ci fosse nessun’altro oltre loro.
Era una scena dolce come poche.
Lei aveva dei capelli lunghissimi, con un ciuffo ondulato che si appoggiava sulla guancia fino a ricaderle delicatamente sulle spalle, color mogano tendente al rosso, in alcune sfumature.
Indossava un paio di occhiali larghi e neri, che lasciavano ben intravedere i suoi occhi scuri. Aveva un sorriso largo che le splendeva sul viso, ed la sua testa era appoggiata sul petto di lui, che le accarezzava una guancia dolcemente.
Il ragazzo, invece, era molto dolce, aveva attenzioni solo per lei.
Si somigliavano molto, lui aveva i suoi stessi occhi, ma i capelli castani e corti, sistemati in un ciuffo non molto curato, spettinatissimo, probabilmente opera della ragazza.
Chiunque li avrebbe scambiati per fratelli o per migliori amici, se non si fossero dati quel piccolo bacio all’apparenza dolce ed innocente.

Sorrisi a quella scena, era davvero dolce.
«Dolci, vero?» chiese Niall a bassissima voce, guardandomi
«Molto.» arrossii, parlando con il suo stesso tono
«La ragazza è Felix Tentia, del Serpeverde, ed il ragazzo è Jack Di Leo. Stanno insieme dal terzo anno. Non si sono mai lasciati, sono la coppia più dolce di tutta Hogwarts. Lei è anche nella squadra di Quiddich, con la sua amica Lucy lancia i bolidi con grande violenza… non si direbbe, giusto?» chiese
«Già..» risposi, distratta da tutte le attenzioni che Jack aveva per lei.
«Avevo una cotta per lei.» ammise, tutto d’un fiato
«Cosa?» sorrisi involontariamente, al pensiero che un ragazzo dolcissimo,conosciuto da poco, mi stesse rivelando una cosa così dolce ed importante
«Acqua passata» mi fece l’occhiolino «è felice con Jack, e poi ce ne un’altra nel mio cuore, ormai.» disse, arrossendo un po’.
«Ah si?» chiesi
«Più o meno. Sono confuso, non ho mai avuto le idee chiare in amore.» ammise, facendomi sorridere «E tu?» chiese, anche se io non spostai la visuale dai due piccioncini «Hai qualcuno nel cuore?» chiese
«Ho la mia musica, nel cuore. Compongo e scrivo le mie canzoni. Passatempo strano per una come me, vero?» chiesi
«Sicuramente non ti aspetterai che suono la chitarra dei babbani da quando ho sette anni..» ammise lui
«Anch’io!» dissi stupita, guardandolo con gli occhi spalancati e sorridendo
«Aw, già ti adoro!» disse lui, stampandomi un bacio sui capelli che mi  fece colorare le guancie di un bel rosso ciliegia intenso.
«Sai dirmi altro su di loro?» chiesi, indicando i due piccioncini
«Loro? Ehm.. vediamo.. lui è uno degli cercatori della squadra di Quiddich del Serpeverde, è negato in pozioni, ma è molto bravo in incantesimi. Lei adora pozioni ed è la Serpeverde migliore di tutte in incantesimi, pozioni e difesa delle arti oscure. Credo che la sua materia preferita sia Incantesimi. Ha sempre avuto un debole per i film fantasy o d’azione, misti ad un po’ di romanticismo che a mio parere non fa mai male…»
«Davvero pensi che il romanticismo non faccia mai male?» lo interruppi stupita
«Si. Sono un tipo romantico, io.» ammise, facendomi scappare una risata
«Ho sempre pensato che quando si è innamorati si diventa davvero stupidi. Si ragiona con il cuore, e la mente non ha più importanza. Innamorato, per me, è sinonimo di ‘stupido’. Romantico è sinonimo di ‘stupido’» risi
«Allora io sono molto stupido, moltissimo.» rise, facendo ridere anche me.
Improvvisamente il treno partì.

Per tutto il viaggio osservai i vari e diversi paesaggi che si vedevano fuori dal finestrino, mentre un brivido di freddo mi attraversò dalla testa ai piedi.
Distolsi lo sguardo dal paesaggio, per poi accarezzarmi le braccia, sperando di riscaldarmi in qualche modo.
Cominciai a tremare, “stupida ‘freddolosità’!” pensai.
Era già tramontato il sole, quando ad un certo punto sentii un caldo giacchetto coprirmi le spalle, guardai Niall stupita.
Lui mi sorrise, aiutandomi ad infilarlo, e poi mi strinse a se in un abbraccio.
«L’avevo detto che ero un tipo molto stupido…» sussurrò al mio orecchio, per poi farmi scappare un sorriso radioso, e facendomi arrossire come al solito.
Tornai, ancora abbracciata a lui, a guardare di fuori.
Varie praterie si susseguivano velocemente, dandomi a stento il tempo di osservare qualche piccolo particolare.
Il cielo era nuvoloso, ma non prometteva pioggia, fortunatamente.


-

Ormai eravamo vicini al castello, che si intravedeva da lontano.
«Eccolo! E’ Hogwarts!» urlò Niall, entusiasta, facendomi sorridere
«E’ bellissima!» ammisi, guardando l’enorme castello ricco di punte e guglie, dall’aspetto antico e sontuoso.
Era imponente, enorme, immenso, grande… non so trovare altri sinonimi per descrivere la sua grandezza, ma so di certo dire che eraMERAVIGLIOSO.
Un sogno.

-

Uscimmo dal treno, ed un ragazzo del grifondoro chiamò me e Niall.
«Preziosa Walker?» mi chiese un ragazzo alto e moro, dagli occhi verdi e il sorriso stampato sulle labbra
«S-si, sono io.»
«Piacere di conoscerti, sono Oliver Baston, capitano, nonché portiere della squadra di Quiddich. Mi è stato affidato il compito di dirti che tu farai parte della cerimonia dello smistamento con quelli del primo anno. Dovrai, quindi, avviarti con quelli del tuo stesso anno, ma fermarti prima dell’entrata della sala grande, poi entrerai con quelli del primo e parteciperai alla cerimonia..»
«Oh, ok.. grazie!» gli sorrisi
«Horan potrà accompagnarti ovunque andrai, ma quando arriveranno quelli del primo anno dovrai smammare!» disse quest’ultima parola con un tono scherzoso «In teoria lui non potrebbe, ma non voglio lasciarti sola..» Oliver mi fece l’occhiolino, e poi se ne andò
«Hei, grazie amico.» rispose Niall, dando una pacca sulla spalla al Prefetto del Grifondoro.

-

Ci avviammo, assieme ai ragazzi del primo anno, in una strada diversa rispetto a quella che presero gli altri studenti.
Il castello si faceva sempre più vicino, e le luci che illuminavano il castello si vedevano fin da fuori.
Era uno spettacolo unico.

La professoressa Mc Granitt ci accompagnò verso le sponde del lago, dove erano adagiate sull’acqua delle barche con dentro delle lanterne.
Scena romantica come poche.
Il castello era verso l’altra sponda del lago, illuminato da un sacco di luci, era immenso, antico, imponente… magico, un sogno che si realizza.
Perfetto.

Ebbi la sensazione che quella sarebbe stata la mia vera casa.


-

Insieme ai “bambini” del primo anno, io e Niall ci avviammo verso l’entrata della sala grande.
Niall entrò per primo, senza farsi notare, andandosi a sedere al tavolo dei Grifondoro.
Non riuscii a sbirciare nulla della sala, perché Niall era sgattaiolato dentro come poche persone sanno fare.

La McGranitt fece una sottospecie di discorso di cui ascoltai ben poco, ero troppo impegnata ad immaginare l’aspetto della sala grande.
L’enorme portone dorato si spalancò.
Davanti ai miei occhi, quattro lunghissimi tavoli stracolmi di studenti erano disposti verticalmente, e, in un posto ben visibile rispetto al resto, il tavolo delle “celebrità”, con al centro Silente e accanto altre figure, che dovevano essere sicuramente i professori.
I ragazzi del primo anno ed io, attraversammo tutta la sala, e sentivo tutti gli occhi puntati su di me.
Gli altri erano spaventatissimi, convinti di dover fare qualche strana magia, ma in realtà avevo intuito in cosa consisteva lo smistamento.
Fui entusiasta quando vidi che il soffitto somigliava ad un cielo stellato, grazie ad un incantesimo, era bellissimo

-

Speravo con tutto il cuore di andare a Grifondoro, almeno conoscevo qualcuno.
Non sarebbe stato male diventare amica di Felix e Lucy del Serpeverde, ma Niall era un ragazzo talmente dolce..
Il preside, Silente, dalla lunga barba lucente fece accomodare tutti quelli del primo anno di fronte alla Professoressa McGranitt con un cappello dall’aspetto vecchio e consumato, di un color marrone scuro..
Era il “cappello parlante” che aveva accennato Niall sul treno.
Era marrone, con delle sfumature nere, sembrava trascurato ed aveva un’aria molto antica, antica come tutto il resto del castello.
Cercandolo tra la folla incrociai lo sguardo di Niall, che mi sorrise radiosamente, facendomi arrossire.

Silente cominciò a parlare scandendo lentamente e bene le sue parole: «Benvenuti a tutti. Non credo che voi studenti vogliate sentire i soliti discorsi da inizio dell’anno, perché so che tutti voi, come me d’altronde, volete assistere alla cerimonia più importante per i nuovi arrivati del primo anno: lo smistamento. Le case sono sempre le stesse: Serpeverde, Tassorosso, Corvonero e Grifondoro. Quest’anno, però, c’è un’eccezione speciale.» arrossii, quando centinaia di sguardi si puntarono su di me «Verrà inserita insieme ai maghi della sua stessa età, ma adesso, deve necessariamente essere smistata. Preziosa Walker.» mi chiamò.
Mi alzai in piedi, imbarazzata da tutto quel silenzio, e mi posizionai davanti alla folla, che assisteva in silenzio.
«Preziosa è una ragazza molto sveglia e simpatica. Non va affatto sottovalutata. Sarà un’ottima alunna, i suoi genitori erano e sono tutt’ora dei grandissimi maghi. Lo smistamento è una cerimonia molto semplice: basta indossare il cappello parlante (e quest’ultimo fece un piccolo inchino, per poi tornare nella posizione precedente) e lui dirà in poco o molto tempo la casa giusta per te: Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso o Corvonero. Prego, signorina Walker.» disse invece la professoressa McGranitt.
Indossai il cappello, che coprì tutta la mia fronte.
Aspettai il suo verdetto in silenzio, come gli altri del resto.
Mi stupii molto di sentirlo parlare, anche se me lo aspettavo. Aveva una voce da saputello, che mi divertiva. Non immaginavo che fosse quella la voce di un cappello!
«Ciao. Sono il cappello parlante. Gli altri non mi sentono, mi senti solo tu. Vedo molta energia creativa, voglia di fare, spensieratezza e coraggio. Le tue emozioni sono importanti per te, soprattutto amicizia e amore. Ah, si… proprio così.. sei perfetta… Tu sei perfetta per i GRIFONDORO!» quest’ultima parola fu urlata dal cappello parlante.

Dal tavolo dei Grifondoro si udirono urla ed applausi, e l’intero tavolo si alzò in piedi, mentre dagli altri tavoli ricevetti occhiatine qua e la. Risi alla scena, erano così carini a fare tutto quel casino per me!
Silente, con un solo colpo di bacchetta, trasformò la mia divisa nella nuova divisa da Grifondoro: la mia gonna era rimasta nera, ma aveva lo Stemma dei Grifondoro verso la fine, che spiccava rispetto a tutto il resto; la cravatta era diventata dei colori del Grifondoro: Rosso a righe oro, con lo Stemma della casa. La camicia, invece, non subì alcun cambiamento.
Ne ero entusiasta.
Dopo questo "cambio di look" i Grifondoro urlarono ed applaudirono ancora di più. Si sentii anche uno di quei fischi di quando entra una bella ragazza in televisione.
Risi ancora di più e mi avviai al tavolo dei Grifondoro, sorridendo a Silente.
Avanzai, cercando Niall in quella marea di studenti.

«Ehi, bellezza!» mi sorprese uno studente  facendomi ridere
«Benvenuta!» rispose un altro.
Erano così gentili!
«Ehi, Pree!» sentii, mi girai verso la direzione del suono e vidi un Niall tutto sorridente che mi indicava il posto vuoto accanto a lui.
Corsi verso di lui e mi sedetti, sorridendo.
«Benvenuta ad Hogwarts, Preziosa.» mi disse, facendomi ridere, per poi schioccarmi un bacio sulla guancia che mi fece diventare paonazza.
«Siete così carini voi Grifondoro!» ammisi
«Lo so. Mi raccomando, esulta ogni volta che qualcuno viene ammesso a Grifondoro. Dobbiamo farci sentire più di chiunque altro..» disse Niall.
«TASSOROSSO!» urlò il cappello parlante, ma io lo ignorai
«Sono felice che tu sia una Grifondoro..» aggiunse Niall
«Perché?» chiesi
«CORVONERO» urlò nuovamente il cappello
«Perché tu… sei… insomma.. tu sei….» cominciò a parlare
«GRIFONDORO!» urlò il cappello, interrompendo ciò che diceva Niall.
Improvvisamente lui si alzò urlando e battendo le mani, io lo imitai, per poi ridere.
Era qualcosa di dolce e comico allo stesso tempo: ragazzini che neanche conosciamo vengono affidati alla propria casa, e tutto il tavolo comincia a festeggiare come se fosse la cosa più importante al mondo.

-

Dopo la grande festa nella sala grande ci mandarono a dormire.
Le scale per accedere al piano del nostro dormitorio erano numerose e soprattutto alte, cosa che mi fece spaventare un po’.. ho sempre avuto timore di cadere, ma, come dice una canzone che adoro:
“la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare!”
-

«Questo è il dormitorio dei maschietti, è vietato entrare qui signorinella bella.» disse Niall con un tono buffo, facendomi ridere «trova qualcuno che ti ospiti nel dormitorio. C’è posto con le ragazze della squadra di Quiddich, sono simpaticissime, fidati. Ci vediamo domani, allora.» si grattò la nuca
«Ciao…Niall.» gli sorrisi, girandomi via per andarmene verso le scale per il dormitorio femminile del Grifondoro.
Eravamo nella sala di ritrovo della casa, calda e accogliente, riscaldata da un grande camino.
«Aspetta!» mi fermò per il polso
«Si?» chiesi, girando il viso per guardarlo meglio. Lui mi avvicinò a lui prendendomi entrambe le mani.
«Grazie per oggi.» disse lui
«E per cosa?» risi
«Per non avermi lasciato solo, no?» rise lui
«Grazie a te, per avermi detto tutto quello che c’è in questa scuola, e per avermi fatto vivere uno dei giorni più belli della mia vita! E’ tutto fantastico qui!» sorrisi, guardandomi intorno.
«A domani, Pree.» disse Niall lasciandomi un bacio sulla guancia e andandosene via.
Appoggiai la mano sulla guancia e sentii un calore insolito provenire da essa.
Ero arrossita. Come sempre.

-

«Ehi!» mi girai a guardare chi mi chiamasse «sei Preziosa? La ragazza del sesto anno? Probabilmente frequenteremo gli stessi corsi. Sono Giulietta Ducy, cacciatrice del Grifondoro, se ti serve un posto dove dormire puoi stare da me!» mi sorrise
«Grazie davvero! S-sicura che non sono di disturbo?» sfoggiai un sorriso a 32 denti.
Lei ricambiò il sorriso e mi avviai con lei nel corridoio del dormitorio femminile.
Entrammo in camera, e rimasi incantata dalla bellezza dei due armadi dall’aria antichissima, dai nostri due letti a baldacchino e dalla bellezza del lago, che si vedeva dalla finestra.
«M-ma, è bellissimo qui!» dissi stupita, affacciandomi fuori dalla finestra.
«Lo so, lo so.» rispose Giulietta, consapevole
«Ah, grazie ancora Giulietta!»
«Chiamami Julie, è più corto!» le sorrisi, continuando a guardare di fuori, era uno spettacolo a dir poco meraviglioso.
Il lago immenso rifletteva tutte le luci che provenivano da Hogwarts, e in lontananza si vedevano scorci di paesaggi.
Sulle sponde del lago c’erano ancora le barche dove erano arrivati quelli del primo anno, ed al centro preciso del lago c’era un perfetto cerchio luminoso e argenteo: la luna.
Così misteriosa, così bella e vicina rispetto al solito. Il suo riflesso illuminava tutto il lago, aiutato dalla luna ‘originale’.
Ogni tanto si vedeva qualche gufo volare verso la direzione del castello.
Il cielo era trapunto di stelle, come quello della sala grande, ma ancora più spettacolare.
Hogwarts era uno spettacolo come pochi.
Hogwarts era la mia casa.


 

Ringrazio tutte le recenistrici (come si scrive?!) che mi hanno regalato fin ora ben 10 recensioni! Aw, siete troppo carine! Anyway saluto FelixTentia e Pree_Everdeen (la storia è dedicata a loro) ma anche tutte le altre ragazze che sono state così carine da farmi tanti complimenti!

VI ADORO!
Recensite :**
Baci, Jade_Horan




Peace and Love, yo!

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Capitolo 4
*** First day ***




"Magia?" "No, Amore!"

4. "First Day"

«Buongiorno Pree. E’ ora di alzarsi!» disse qualcuno, facendomi aprire gli occhi.
«Buongiorno..» mi stiracchiai, per poi accorgermi che ero davvero nella scuola di MAGIA e STREGONERIA di Hogwarts
«Dai, preparati in fretta, arriveremo tardi per la colazione» disse lei, lanciandomi i miei vestiti
«Scommetto che mi farai da mammina per i prossimi due anni» accennai un sorriso forzato, ancora un po’ assonnata
«Già!» rise lei, energica già di prima mattina. «Abituati, se vuoi entrare nella squadra di Quiddich. Sai, Baston, è molto rigoroso negli allenamenti. Ci allenavamo all’alba negli scorsi anni!» disse lei, senza stare ferma per un secondo.

Ci ero abituata visto che mia mamma è una donna molto esuberante. Mio padre, invece, non è molto entusiasta, o almeno non troppo come mia madre, ma è più preciso degli orologi svizzeri, a differenza di mia madre, che è una pasticciona.
Ho sempre pensato di essere la perfetta via di mezzo tra di loro.

Mi affacciai fuori dalla finestra.
Lo stesso identico paesaggio del giorno prima, con l’unica differenza che era l’alba e che il cielo era tinto di rosa, giallo e arancione.
Il sole stava nascendo, mentre le nuvole decidevano di quale colore tingersi. Quando tutto il cielo diventò lilla sorrisi involontariamente, per poi guardarlo diventare sempre più azzurro.
Erano le sei e mezza, e alcuni gufi volavano ogni tanto rendendo il panorama più “anormale”.
Il lago, immenso e trasparente, rifletteva tutti i colori dell’alba, diventando più roseo o più azzurro, a seconda dei vari cambiamenti del cielo.
Le barche di quelli del primo anno erano ancora sulle sponde del lago, appoggiate li sulla riva.
Sembrava quasi uno di quei paesaggi delle cartoline, con l’unica differenza che se avessimo scattato una foto, quella si sarebbe mossa, lasciando passare liberamente i vari gufi di qua e di là.
Mi venne un brivido di freddo, erano sempre le sei di mattina del 2 settembre, no?

Pensai a tutto ciò che era successo nei giorni prima. Era tutto così incredibile!
«Fa freddo!» dissi, accarezzandomi le braccia per riscaldarmi.
«Ci hanno dato anche i mantelli e le sciarpe nuove, come tutti gli anni. Hai tutto quello che ti serve per l’inverno.. firmato Grifondoro» ridemmo «ritieniti fortunata!» continuò lei.
(http://www.polyvore.com/gryffindor/set?id=100951053 )

-

Ridendo e scherzando io e Julie ci avviammo in sala grande.
Avevo indosso la mia gonna, la mia camicia e la mia cravatta, ma sopra quest’ultime c’era il mio adorato maglione color bianco candido.
Da sotto lo scollo del maglioncino si vedeva il colletto della camicia e la cravatta annodata frettolosamente.

“Alle scale piace muoversi” mi ripeteva sempre Julie, ma sinceramente non capivo a cosa si riferisse “vedrai,vedrai” mi rispondeva ogni volta che la guardavo perplessa.

-

«E con i ragazzi, come va?» chiese Julie, quando varcammo la soglia della sala grande.

Ero troppo impegnata a guardare il “cielo” della sala grande, che era azzurro come quello che c’era fuori... quell’azzurro che ti riempie l’anima, quell’azzurro così limpido, pulito, puro… perfetto. Quell’azzurro come…. come gli occhi di Niall.

Scossi la testa, come per levarmi il ragazzo dai pensieri. “Come faccio in un momento così a pensare a lui?!” mi stupii di me stessa.

«Pree? Mi senti?» ripetè lei
«Ah? Cosa? I ragazzi? Normale…» dissi arrossendo
«Mhm. Non ci credo, indagherò.» disse lei facendo una smorfia.
«E tu?»
«Relazione complicata con Oliver Baston» rispose lei
«Davvero?» sorrisi incuriosita
«Shh. Non lo sa nessuno.» ridemmo e ci sedemmo al tavolo dei Grifondoro.

Era davvero stupenda la sala grande a colazione. Il cielo era limpido, e tutti mangiavano con gusto, anche perché il cibo, una volta finito, riappariva “come per magia”.
Anche se ero abituata al mio the al mirtillo, di cui ero completamente dipendente, mi “accontentai” di un classico the al limone caldo, delizioso, mentre guardavo gli altri strafogarsi senza ritegno di salsicce, hamburger e uova strapazzate.
Non capivo perché, ma forse dalle mie origini italiane, il pensiero del salato a colazione mi disgustava davvero tanto.
«Hei, non si salutano più i vecchi amici?» chiese qualcuno, stampandomi un bacio sulla guancia e sedendosi vicino a me.
Ricevetti un’occhiata incuriosita di Julie, che intanto sorrideva maliziosa, quando arrossii per il gesto di Niall.
«Buongiorno.» risposi
Proprio in quell’istante Oliver Baston passò dietro di me,avviandosi verso la fine del tavolo, ma poi tornò indietro, salutando Niall con una pacca sulla spalla.
Feci cenno a Julie, alzando le sopracciglia ed indicando il ragazzo con la testa, e lei si alzò seguendo Oliver senza battere ciglio..

“Bene”. Ero sola. Con Niall. Di nuovo.

E non sapevo perché avevo quella sensazione di disagio.
«La mattina il cielo della sala grande è stupendo…» commentò Niall guardando in alto
«Già..» sussurrai
«Mi ricorda i tuoi occhi..» disse lui, con una certa calma, per poi guardarmi mentre arrossivo come una scema.
«Non mangi nulla?» chiese poi
«Bevo un The la mattina. A differenza di tutti. Tu?»
«Forse è meglio che tu non mi veda mangiare. Sono un pozzo senza fondo» ammise
«Ma se sei così magro!» risi
«Io non ingrasso, dolcezza» disse con tono ironico ed irritante
«Non è giusto. Io sto così attenta a non ingrassare e poi arrivi tu che mangi tutto e rimani sempre così magro.» dissi mettendo ironicamente il broncio.
«Saresti bella uguale, sai?» mi chiese, facendomi arrossire di nuovo, lui sorrise per questo mio gesto, per poi addentare un tramezzino al prosciutto. «Nervosa?» chiese con la bocca piena, facendomi ridere.
«Cosa c’è?» chiese lui, una volta ingoiato il pezzo di panino.
«Non si parla con il cibo in bocca, Niall.» risi, ancora, con falsa aria di rimprovero.
«Ah no?» chiese lui, facendomi il solletico, e facendomi ridere ancora di più, anche se cercavo di contenermi.
Quando smise notai che quasi tutto il tavolo dei Grifondoro ci stava guardando, commentando cose come “piccioncini” o cose del genere…
Arrossii parecchio, per poi notare Julie, seduta accanto a Baston, che mi fece l’occhiolino con sguardo malizioso.

Ma la mia attenzione fu catturata da una risata di una ragazza, era inconfondibile.
Mi girai verso il tavolo dei serpeverde, cercando Felix Tentia con gli occhi. Quella ragazza aveva qualcosa di particolare, era perfetta, la fidanzata perfetta, la ragazza perfetta, come la descrivevano tutti i Serpeverde, bravissima in ogni materia scolastica ed anche nel Quiddich, ma da una brillante vita sociale: migliore amica e ragazzo ideale.
Una di quelle ragazze che non hanno paura di esternare i propri pensieri e le proprie opinioni. Insomma, una ragazza che tutti invidierebbero.
Eppure, io, la trovavo solamente adorabile, non invidiavo niente di lei, la trovavo semplicemente stupenda.
I suoi capelli ondulati, color mogano scuro, tendente al castano, (quel giorno raccolti in una coda alta, da qui scappava qualche ciuffo ondulato, che le ricadeva sulle spalle incorniciandole il volto, oltre alla frangia che le copriva la fronte) si addicevano perfettamente alla sua carnagione chiara, e i suoi occhi brillavano ogni volta che vedevano il sorriso del suo ragazzo.
Anche lui era un ragazzo da invidiare: alto, bello, moro con gli occhi scuri e dalla pelle olivastra, dolce, carino, che ti riempie di attenzioni. Il ragazzo perfetto
“Inutile dire quanto fossero perfetti quei due insieme, erano un concentrato di dolcezza.
Era bello stare li ferma, a guardarli sorridersi, e a sognare amori romantici come il loro.”

“Beh, soprattutto per una sognatrice come me.”
Jack le stava facendo il solletico, e poi le aveva lasciato un dolcissimo bacio sulle labbra. Cose da far sciogliere il cuore. La dolcezza tra quei due era una cosa incredibile.
Lui baciò la punta del naso ed i capelli color mogano di lei, per poi riprendere a parlare di cose che non capivo, dato il vocio proveniente da tutti e quattro i tavoli.
Si sentì un rumore piuttosto familiare.. rumore di.. ali
«Oh, c’è posta!» esclamò Niall, sfregandosi le mani.

In men che non si dica arrivarono centinaia di gufi, che inondarono la sala grande lanciando messaggini e lettere varie. A me arrivò la lettera di mamma, in cui mi salutava e mi diceva che le mancavo.
«Che hai ricevuto tu?» chiesi, guardando perplessa l’enorme pacco regalo di Niall
«Ehm.. questo? Sono tutti i calzini che ho dimenticato a casa, e poi c’è anche lo spazzolino da denti e.. qualsiasi altra cosa che non mi sono portato..» disse aprendo la scatola, mentre mi lasciavo scappare una risata.
Arricciai il naso e poi sventolai la mano avanti ad esso, per mimare la classica espressione “bleah, che puzza!”
Lui mi guardò con aria di sfida e mimò con le mani di farmi il solletico, con un sorriso maliziosissimo stampato sulla faccia.
Io spalancai gli occhi e cominciai a muovere la testa a destra e a sinistra, cercando di fermargli le mani con le mie. Prima che solleticasse i miei fianchi gli afferrai le mani, cercando di impedirgli di farmi il solletico. Cominciò una “Lotta” in cui tutti e due facevamo forza sulle mani, guardandoci negli occhi con aria di sfida.
Lui si arrese ma, approfittano delle mie mani nelle sue, si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia, che mi fece diventare rossa quanto una ciliegia.

“ignorando” quest’ultimo gesto, presi un tramezzino alla marmellata d’albicocche e gli diedi un morso, mentre Niall continuava a mangiare di tutto e di più, seguendomi con la coda dell’occhio.
Era alquanto imbarazzante, e non so perché, il pensiero di avere i suoi occhi puntati su di me mi metteva a disagio.

Guardai il tavolo delle “celebrità”, come era chiamato da tutti.
Albus Silente e gli altri professori erano seduti a mangiare proprio come noi, parlando allegramente tra di loro.
«Ehi, non guardare i professori con quest’aria di terrore. Non credo che ti mangino!» rise Niall
«Lo so. Sono nervosa. In prima ora abbiamo incantesimi, e tu sarai bravissimo, mentre io farò schifo.» mi lamentai
«Giuro che, in questi anni, in incantesimi ho fatto esplodere tutto ciò che dovevo far volare. Il primo anno ci misi una settimana a far sollevare quella maledetta piuma.»
« “Wingardium Leviòsa” » mimai, facendo finta di muovere una bacchetta magica immaginaria.
«Lo vedi che sei più brava di me?» si lamentò
«Scemo.» dissi, tirandogli una guancia
«E se ti dicessi che mi sono offeso?» chiese lui, facendo una smorfia buffa ed incrociando le braccia, con aria di sfida
«Ti chiederei scusa.» risposi con il suo stesso tono
«Voglio un bacio.» mi indicò la sua guancia
«Cosa?» chiesi arrossendo
«Ehi. Un piccolo bacino innocente. Ti tocca, come pegno da pagare per avermi offeso.» disse, con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, che mi fece ridere parecchio. Intanto il biondino, che ad occhi chiusi aspettava il suo bacio, aprii un’occhio solo per vedermi ridere, e poi cominciò a ridere insieme a me.
Indecisa sul baciarlo o meno mi feci coraggio e gli stampai un bacio sulla guancia. Era così morbida, punteggiata da qualche piccolissima lentiggine rosea, profumava di sapone alla lavanda.
Era come baciare un cuscino, stessa sensazione di morbidezza.
“Preziosa. Cosa sono tutti questi pensieri teneri sul piccolo Horan?” pensai, stupendomi di me stessa, di nuovo.
Ormai, non riuscivo a pensare ad altro che al rossore che era apparso sulle sue guancie, e automaticamente anche sulle mie.

Proprio in quel momento la sala grande cominciò a “svuotarsi”, mentre le varie case si avviavano ai loro corsi.
“prima ora: incantesimi”
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«Buongiorno ragazzi.» ci accolse il professor Vitious.
«Buongiorno» rispondemmo un po’ tutti in coro
«Quest’oggi andremo a ripassare tutti gli incantesimi basilari da quelli del primo anno a quelli del quinto, perché scommetto che durante le vacanze le vostre menti siano volate via dal mondo degli incantesimi, concentrandosi solo sulle vacanze. Giusto?» chiese, facendo ridere gli altri, che si guardavano con sguardi complici.
«Insomma, ragazzi, vi si legge in faccia che probabilmente avrete fatto qualche “Innocuo” incantesimo fuori dalla scuola, anche se è vietato. Comunque, quest’oggi, approfitteremo anche della presenza della signorina Walker, che imparerà, con tutta la calma che le serve, a fare tutti gli incantesimi basilari.» disse Vitious, attirando l’attenzione di tutti su di me. «A proposito, signorina Walker, sa dirmi come si fa a far fluttuare un qualsiasi oggetto?»
«Agitare e colpire, signore. “Wingardium Leviòsa” » mimai con la mano, proprio come se fosse una bacchetta.
«Bene, signorina Walker, molto bene. Provi davvero, prenda la sua bacchetta.» disse, io lo feci.
Con un po’, anzi, tanto nervosismo presi la bacchetta, e con la mano tremante pronunciai l’incantesimo.
Il libro di incantesimi di Niall, sul quale avevo puntato la bacchetta, si sollevò sotto il mio controllo.

Mi usciva….naturale, era così strano! La mano smise di tremare e sentii le voci di tutta la classe pronunciare un “oh” di stupore.
Il professor Vitious sorrise, quando appoggiai delicatamente il libro tra le mani di Niall.
«Perfetto! Perfetto!» saltellò poi, gioendo come se avesse vinto la coppa delle case. «Davvero ottimo, signorina Walker, proprio come pensavo. Lei ha la magia nel sangue… gli incantesimi le scorrono nelle vene! Proprio come tutti gli altri maghi! Lei è una strega a tutti gli effetti, signorina Preziosa!» ripetè lui con entusiasmo «mai nessuno aveva sollevato un libro così bene nel suo primo incantesimo! Ammeno chè…» cominciò lui, guardandomi con aria di “sfida”
«Professore, credo che lei conosca mia madre. E’ molto rigorosa nelle regole.» mi giustificai
«Stavo solo giocando, signorina Walker..» continuò con la sua spensieratezza… «BENE.» disse a voce alta, interrompendo il vocio che si era creato in classe «Horan, tu aiuterai Walker» disse «anche se probabilmente sarà il contrario» sussurrò, facendo ridere tutti compresa me, mentre Niall era impegnato ad osservarmi, cosa abbastanza imbarazzante.

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“Ultima ora: Pozioni”

Condividevamo l’ora con i Serpeverde. Sempre i “millenari nemici” dei Grifondoro, i Serpeverde e i Grifondoro si erano sempre odiati, o almeno così dicevano tutti.
Ho sempre pensato che la diversità renda tutto più interessante.
“il mondo tutto uguale sarebbe parecchio noioso, no?”
I Serpeverde saranno altezzosi, ma secondo me non erano poi così antipatici.
E poi, era un pretesto in più per conoscere Felix Tentia, o almeno semplicemente osservare le dolci occhiatine che si mandavano spesso Felix e Jack.

Entrammo nell’aula di pozioni, si congelava lì. Era uno dei posti più freddi che avessi mai visto, il mio respiro diventava vapore.
L’ho sempre trovato divertente, mi piace guardare il vapore quando esce dalla mia bocca.
Mi piace pensare che sono io a crearlo, come se fossi un drago che sta quasi per sputare il fuoco.
Cose infantili, insomma, ma che fin da quando ero piccola non sono mai cambiate.

Improvvisamente il vocìo si interruppe, quando un professore dall’aria severa entrò in classe, facendo azzittire tutti senza neanche parlare.
Appena vidi i suoi lunghi capelli neri e la sua faccia pallida e severa, priva di qualsiasi sorta di espressività, capii che la materia “pozioni” non sarebbe stata molto facile per me.
«Buongiorno a tutti. Come già saprete nei primi giorni dedichiamo tempo al ripasso delle cose fatte negli anni scorsi. Walker.» mi chiamò con voce simile a quella dei militari
«Si?» chiesi
«Lei è appena entrata qui, la capisco, ma non crederà che io le darò una mano speciale, giusto?»
«G-giusto, s-signore.» sussurrai, mentre un gruppo di serpeverde ridacchiava.
«L’arte delle pozioni è una cosa difficilissima da imparare in poche settimane, signorina Walker. Sa dirmi qual è la pozione che preferisce, tra quelle che ha studiato?» mi chiese incuriosito dalla mia risposta.
«Forse è la pozione per i brufoli. Se non mi ricordo male si prepara con Ortiche secche, Zanne di serpente tritate, Lumache cornute stufate e Aculei di Porcospino. Insomma, è il sogno di ogni adolescente babbano. Però, in fondo in fondo, credo che sia l’Amortentia. Da quello che so le sue caratteristiche sono la sua luminosità ed il suo odore. E’ il filtro d’amore più potente del mondo, e secondo me è una pozione geniale, anche se è molto complicato da preparare. Credo che ci vogliano almeno sei mesi per prepararla.»
«Vedo che è molto preparata, signorina Walker. Oggi i Serpeverde e i Grifondoro prepareranno una pozione cura ferite a testa. Inutile dirvi gli ingredienti, dovreste saperli. Alla fine dell’ora controllerò personalmente le vostre pozioni. Più sarà efficace, più punti riceverà una delle due case. In fretta, su!» disse, per poi prendere un giornale e cominciare a leggerlo.
Il suo tono era sempre molto severo, ma piuttosto scandito e quasi inquietante, a volte. Difficile descrivere la sua voce, piuttosto profonda ma non troppo.

Tutti i serpeverde seguirono le indicazioni di Felix Tentia, mentre noi Grifondoro eravamo un po’ nel pallone.
Nessuno di noi era proprio bravo in pozioni, come diceva Niall, ma spesso era Oliver Baston che prendeva le decisioni.
«Dai ragazzi, prendete un libro, ci saranno pure gli ingredienti!» disse Julie, mentre tutti andarono a cercare i loro nei loro libri di pozioni gli ingredienti.

Mi avvicinai alla grande dispensa dell’aula, per osservare gli ingredienti da vicino.
Ero meravigliata, non avevo mai visto cose del genere.
«Se non erro dovrebbero essere questi e… questi.» dissi sussurrando, quasi pensando, osservando i barattoli della dispensa magica che era nell’aula.
Presi gli ingredienti principali, notando che vicino a me c’era… Felix Tentia.

Era la prima volta che la vedevo da vicino. I suoi occhialoni neri riflettevano la luce fioca delle candele accese, mentre mi seguiva con la coda dell’occhio.
Presi quelli che credevo fossero gli ingredienti giusti, notai che Felix mi guardava con un mezzo sorriso.
«Ehi, non dimenticarti di quelle foglie.» mi sussurrò «per il resto è tutto giusto.» disse poi. Mi girai a guardarla e le sorrisi, sorriso che lei ricambiò.
Mi passò un barattolo con dentro delle foglie piuttosto secche.
Dovevano essere di sicuro l’ingrediente mancante che non riuscivo a ricordare tra tutti quelli letti.

Tornai vicino al calderone dei Grifondoro, che erano nel più completo caos.
«Ragazzi, credo che questi siano gli ingredienti giusti.» dissi, con tono sincero ma dubbioso
«Beh, credo proprio che siano quelli giusti. Scusate se non li ricordavo, ma nelle ore di Piton mi concentro nel guardare Giulietta..» disse Baston, stampandole un bacio sulla guancia e facendo partire un sonoro “oooh” malizioso da tutti i Grifondoro.
«Smettila!» rispose lei scherzosamente, tirandogli un pugno amichevole sulla spalla.
«Gli ingredienti sono questi. Insomma, non avete mai fatto una pozione del genere?» chiesi a Niall
«Si, un paio di volte.» rispose il biondo.
«Non so come si fa a creare una pozione, ma da tutti i film babbani che ho visto i maghi mettono gli ingredienti nel calderone e mischiano finchè non bollono. Giusto?»
«Si, la maggior parte delle pozioni si prepara così!» rise Niall
«Ok. A Lavoro!» urlò Baston, facendo radunare tutti i Grifondoro attorno al calderone, mentre lui si prendeva cura della pozione, girando il grande mestolo che si trovava nel calderone.

-

«Bene. Direi che è una perfetta parità» sentenziò Piton, lanciandomi un’occhiata di stupore mista a… non so cosa di inquietante e severo «Avrei creduto che i Grifondoro si mettessero nei guai come succede di solito, ma sono stati abbastanza bravi nel gioco di squadra. Serpeverde impeccabili come sempre. Dieci punti a tutte e due le case.» disse, mentre tutti gioivano.
Incrociai lo sguardo di Felix e le mimai un “grazie” con il labbiale. Lei mi rispose con un “non c’è di che” e torno a festeggiare.

-

Quando uscimmo dalla classe subito Niall e Baston cominciarono a lamentarsi per i troppi compiti, mentre io e Julie, invece, parlavamo di “Giuliver”, ovvero la mia frase “segreta” per dire Oliver e Giulietta in un'unica parola.

-

Era ormai giunta l’ora di cena, ed anche se non avevo molta fame, Julie mi portò a mangiare qualcosa. Ero particolarmente assonnata quella sera, quindi decisi di andarmene prima del previsto dalla cena, e Julie mi seguì.
Arrivate in camera nostra, stranamente silenziose, rimasi un po’ a guardare la luna.
«Pausa del cantautore?» chiese lei ridendo, facendo ridere anche me, sedendosi accanto a me su quella specie di muretto che faceva da davanzale della finestra.
«Più o meno. La luna è così bianca, misteriosa.. la notte è così affascinante..» cominciai a dire
«Wow. Sei più poetica di me in una sola, semplicissima e dolcissima frase. Complimenti!» mi sorrise «Sei triste? Mi sembri un po’ giù?»
«Non so.. sento che c’è qualcosa che non va.. tu cosa ne pensi di Jack di Leo e di Felix Tentia del Serpeverde?» chiesi così.. tutto d’un tratto
«Sono molto carini, insieme. Ma perché questa domanda?»
«Non so…» dissi «sembra che loro siano così felici, sembra che a loro basti solamente l’amore per vivere bene. Ho sempre pensato che sarebbe bello vivere solamente delle cose che ti piacciono davvero. Io vivo di musica, ad esempio. Ma non ho mai vissuto un amore come il loro. Anzi, non ho vissuto mai un amore…» dissi
«Mhm.. mi dispiace, non volevo farti rattristare.» disse lei «ma non preoccuparti, la vita va presa con leggerezza!» mi diede una specie di pacca sulla spalla «e poi, se hai una cotta che vuoi rivelarmi……»
«Ehi, basta con la storia di Niall! E’ tutto il giorno che mi parli di “come possiamo essere perfetti!”» mimai la sua voce, per poi lasciarmi scappare una risatina
«Ma è vero!» rispose lei «Insomma, si vede che vi piacete.»
«Non gli piaccio e lui non piace a me. E’ un amico. Come me e te. Amici, no?» chiesi
«Mhm.. qualcosa di più?»
«Dai Ju.. non ho voglia di parlarne» le sorrisi
«Ok, allora buonanotte.» mi sorrise
«Buonanotte, e grazie di tutto.» risposi. Lei mi stampò un bacio sulla guancia ed andò a dormire, lasciandomi lì pensierosa.
Pensierosa, insieme alla luna.
La luna, così bianca, tonda, candida, perfetta e luminosa.. la luna, quella straordinaria luna color latte, che mi faceva rilassare completamente.
Creatura affascinante, la luna. Così pura, limpida..
Ho sempre sognato una serata in riva al mare, con gli amici, attorno ad un falò, illuminati solo dalla luce della luna e da quella del fuoco, che insieme creano uno spettacolo incredibilmente estivo e magnifico.
Ho sempre sognato un grande karaoke con la chitarra, seguito da qualche cartone di pizza, qualche lattina di cocacola e tante risate.
Ho sempre sognato degli amici veri, ed a Hogwarts avevo trovato Julie, Oliver e.. Niall.
Tre amici sinceri, fantastici, che si sono fidati cecamente di me sin dal primo instante in cui li ho incontrati, trattandomi come se mi conoscessero da sempre. Tre persone dal cuore d’oro.
Tre amici di cui, forse, non merito di avere.
Io, che sono così lunatica e misteriosa.. io, che però sotto sotto sono energica e festaiola come mia madre.
Forse è per questo motivo che sono stata smistata nei Grifondoro e non nei Corvonero, Serpeverde o Tassorosso.


Dopo essermi infilata il pigiama, mi immersi sotto le mie calde coperte, nel letto vicino alla finestra.
Era una posizione strategica: potevo osservare la luna, il lago e le stelle finchè non mi fossi addormentata. Potevo viaggiare con la fantasia, volare nella notte, sognare ad occhi aperti ciò che volevo..
Alla fine, mi addormentai tra i miei dubbi, i miei sogni e i miei pensieri…

/«Che ne dici allora?»
«Sei perfetta!» rispose una voce familiare.. “n-niall?!” pensai, consapevole di essere in un sogno.
«Ti amo» mi stampò un bacio sulle labbra, per poi sorridermi/

 
Capitolo che fa leggermente pena pubblicato! ditemi cosa ne pensate.
La mia amica Felix Tentia ci teneva alla coppia "Jelix", quindi li ho descritti bene, aw. Quanto sono dolci quei due?
Ma anche Priall non scherza! 
Invece, quanti amanti di Giuliver?

Baci! :)

 

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Capitolo 5
*** Happy Birthday Niall! ***




"Magia?" "No, Amore!"

5. "Happy Birthday Niall!"

(Narratore esterno.)

Era ormai giunto il 13 settembre, nella scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts.
Preziosa aveva imparato a fare moltissimi incantesimi, mettendosi in pari con il programma in sole quasi-due settimane, diventando la studentessa di incantesimi più in gamba della sua classe.
Aveva imparato anche ad avere più dimestichezza con le pozioni, con la trasfigurazione (la sua materia preferita dopo incantesimi) e continuava a trovare maledettamente stressante Erbologia.
Spesso entrava in contatto visivo con Felix Tentia, che era sempre pronta a sorriderle. Lucy e Jack, invece, le sembravano più altezzosi rispetto a Felix, ma si sa che i Serpeverde sono un po’ altezzosi.
La sua, con Felix, non era proprio un’amicizia a tutti gli effetti, perché le due ragazze non avevano mai avuto una conversazione più lunga di quella nell’aula di pozioni del primo giorno, ma si scambiavano piccoli favori ogni tanto, senza dirselo, senza ringraziarsi.. così, per pura bontà del loro cuore.
Niall e Baston, invece, cominciavano a darsi da fare per le tattiche da sferrare nel Quidditch , per battere i famigerati Corvonero. Erano invincibili, i Corvonero, da quattro anni, erano vincitori della coppa delle case ed anche di quella del Quidditch . Il loro cercatore era formidabile, proprio come tutti i loro cacciatori ed il loro portiere. I due battitori, forse, erano l’unico punto debole della squadra, avendo un pessimo rapporto tra di loro. Durante le partite di Quidditch  la rivalità tra i Serpeverde e i Grifondoro sembrava sparire completamente, visto che erano tutti occupati a sperare che il Corvonero perdesse.
Ed era proprio vero, infatti i Serpeverde, da qualche giorno, avevano cominciato a parlare amichevolmente con i Grifondoro di come sconfiggere i Corvonero, dando consigli e dritte sullo stile di gioco dei Blu-neri.
Il campionato di Quidditch  della scuola sarebbe cominciato alla fine di settembre, con la tanto attesa Grifondoro vs Corvonero. Ma torniamo da Preziosa, adesso.

-
(Preziosa.)

La mia sveglia suonò alle sei e venti, presto, insomma. Mi chiesi il motivo, mentre la spegnevo distrattamente cercandola con la mano, a tastoni, sul comodino accanto al mio letto.
Guardai fuori dalla finestra, e notai il bellissimo paesaggio che mi stupiva ogni giorno, come se lo vedessi per la prima volta.
Dopo cinque minuti di stiracchiamento e di orientamento con il mondo esterno capii il motivo di quella sveglia presto:
13 settembre.
Proprio così, era il tredici di settembre. Erano passate quasi due settimane dal mio arrivo ad Hogwarts. Quel giorno era speciale. Quel giorno era il compleanno di Niall.
Julie continuò per giorni, senza stancarsi mai, con la storia della mia presunta cotta per lui, ma si dedicò soprattutto a Baston, che finalmente si era deciso a proporle di essere la sua ragazza: aveva scritto, grazie ad uno strano incantesimo di cui non riuscivo ancora a capirne il nome, “I love you, will you be my grilfriend?” in aria. Tutto ciò, successe nel corridoio in cui Baston, schiarendosi la voce, disse “Ho un annuncio da fare”, per poi scrivere la frase. Scritta che poi si era dissolta appena i due piccioncini si baciarono, accompagnati dagli applausi e dagli incitamenti di tutti i Grifondoro del sesto anno.
Sorridendo al pensiero di quando Niall mi disse “dolci quei due, eh?” stampandomi un bacio sulla guancia, ma anche stupendomi dei miei pensieri per l’ennesima volta, cercai di prepararmi in più in fretta possibile: avrei aspettato Niall in sala comune, che di solito era sempre deserta, per consegnargli il mio regalo. Erano alcuni pacchetti di Cioccorane che mi erano arrivati da mamma qualche giorno prima, accompagnati da varie gelatine Tuttigusti+1, le preferite di Niall, e varie altre caramelle provenienti da Mielandia, ad Hogsmeade, la città dove mamma andava spesso, per trovare amici e parenti che io credevo fossero babbani, come zia Cheril e zio Charlie, due Grifondoro ai tempi di Hogwarts, proprio come mamma e papà.
Avevo chiesto a mamma di comprare qualcosa di carino attraverso una lettera, e lei mi procurò un bellissimo maglione color sabbia, interamente in lana, con dei dettagli in rosso scarlatto (il bordo delle maniche e il bordo dello scollo a “V”). Avevo incartato tutto in un pacchetto semplice, che avrei consegnato a Niall il più presto possibile, insieme alla scatola quadrata di Mielandia, con dentro tutti i vari dolcetti e cioccolatini. Ci tenevo a dargli il mio regalo per prima, anche se lui non sospettava nulla.
Mi lavai i denti, mi aggiustai i capelli in una coda alta, lisciandoli con la spazzola.
Indossai le calze, la gonna, la camicia, la cravatta e gli stivaletti. Faceva parecchio freddo, quindi indossai un maglioncino color sabbia, da cui si intravedeva il colletto della camicia ed il nodo della cravatta fatto frettolosamente, e una sciarpa rossa.

(http://www.polyvore.com/pree/set?id=101679404 )

Presi il mio regalo, lasciai un biglietto a Julie e mi avviai nella sala comune. Erano le sette in punto, e la colazione cominciava (solitamente) alle sette e mezza. Pensai parecchio, in quei secondi in cui scesi le scale, per avviarmi in sala comune.
Era il 13 di settembre, il giorno in cui solitamente la scuola Babbana inizia. Odiavo il college Babbano, per me era solo un luogo di tortura, di prese in giro e di continui insulti. Per me era una prigione, una punizione, un continuo piangere e abbattersi. Ero vittima di bullismo, ma nessuno lo sapeva, visto che non avevo nessuno (a parte i miei genitori) a cui importassi davvero.

Varcai la soglia della sala comune, quando notai che la ragione per cui mi ero svegliata così presto era già li, di fronte a me, girato di spalle. Indossava la camicia, risvoltata sulle maniche, la cravatta ed un paio di jeans scuri.
Guardava fuori dalla finestra, pensieroso. Lo vidi passarsi una mano tra i capelli, e sospirare rumorosamente, per poi concentrarsi a guardare un punto indefinito del paesaggio di fuori. Sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.
«Wingardium Leviòsa!» sussurrai, sperando che non mi sentisse.
Il mio pacchetto regalo cominciò a fluttuare sotto il controllo della mia bacchetta, e, piano piano, lo feci arrivare proprio di fronte a lui. Niall lo afferrò e si girò verso di me, con un’espressione mista a stupore e felicità.
Mi sorrise.
Se c’era una cosa che quel ragazzo aveva di speciale era il sorriso. Così bello, così... puro, così perfetto…
Era un angelo
.
“Preziosa? Questi pensieri dolci?” pensai, stupendomi dei miei pensieri su Niall.

«E’ per me?» chiese lui, guardando il regalo.
«Buongiorno,Niall..» gli sorrisi
«Grazie!Non dovevi!» sorrise ancora di più, con un espressione stupita.
«Si che dovevo.» risi «Scartalo, su!» lo incitai
Si sedette su una poltrona e mi fece cenno di sedermi sulle sue ginocchia, cosa che feci. Appoggiò il regalo sulle mie gambe e poi lo scartò. La sua testa era appoggiata sull’incavo del mio collo, tra il collo e la spalla.
Tirò fuori il maglioncino.
«E’ bellissimo!» disse «E’ così Grifondoro!» ridemmo
«Ti piace davvero?»
«Davvero. L’ha fatto tua madre?»
«Si. E’ la sua specialità. Io e lei amiamo i maglioni…»risi
«Grazie mille, alzati..» disse con dolcezza.
Mi alzai, e lui si mise di fronte a me. Appoggiò la scatola di Mielandia su un tavolino. Lui alzò le braccia, ed io gli infilai il maglioncino, stando bene attenta a scompigliargli tutti i capelli.
Una volta infilato lui mi guardò con aria di sfida, ed io risi per la sua espressione assolutamente divertente, i suoi capelli spettinatissimi ed il suo sorrisetto irritante e buffo, che ad un certo punto si allargò in uno dei suoi classici ed irresistibili sorrisi.
“Preziosa?! Ancora con questi pensieri?”

«Come mi sta?» chiese lui, facendo un giro ed allargando le braccia, cominciando a fare pose a mo’ di modello. Aveva un’espressione di una tale dolcezza da farmi sciogliere. Era così tenero, divertente, e particolarmente adorabile con quei capelli spettinati.
«Sei bellissimo!» dissi ancora ridendo, passandogli una mano tra i capelli, spettinandoglieli ancora di più. Lui mi guardò ancora con lo sguardo di prima, e poi mi sussurrò uno “Scappa”.
Cominciammo a rincorrerci come due cretini in tutta la piccola sala di ritrovo deserta, mentre ridevamo come due bambini di due anni. «Paura Pree?» chiese «scappa, scappa!» urlò.
Improvvisamente mi afferrò per i fianchi e ci ritrovammo uno di fronte all’altra, con il fiatone. Lui mi guardava negli occhi, mentre io mi perdevo accidentalmente nei suoi, in cui era bello affogare, in cui era bello lasciarsi trasportare da tutto quell’azzurro.
“Preziosa… ancora?!”
“Vuoi stare zitta, stupida mente!?”
“Dovresti cominciare a pensare, stupido cuore.”

Lui mi sorrise e poi mi accarezzò una ciocca di capelli. Arrossii di colpo, data tutta quella vicinanza.
Sentii dei passi, qualcuno stava scendendo le scale. Io e Niall ci girammo verso la persona che proveniva dal dormitorio maschile: Oliver Baston.
Lui,Baston, mi guardò con aria maliziosa, divertita ed interrogativa, e fece lo stesso con Niall, che si era improvvisamente staccato dai miei fianchi. Era diventato leggermente rosso, cosa che mi fece sorridere ed arrossire ancora di più. La sua mano era ancora intrecciata alla mia, cosa che succedeva spesso.

«Preziosa! Cercavo proprio te!» disse Baston «Bel maglioncino Nialler!» disse poi, dando una pacca sulla spalla al biondo e prendendomi per mano, trascinandomi più lontana dall’irlandese, al limite tra la porta e la sala comune dei Grifondoro.
«Vi ho disturbati piccioncini?» chiese sottovoce, ridendo, cingendomi i fianchi come faceva di solito…
«Sei un grande idiota.» risi, dandogli un amichevole schiaffo.
«Anche tu.» rise «il mio regalo quando cacchio glielo do?» abbassò la voce, dicendo la frase in modo quasi isterico.
«Domani agli allenamenti di Quidditch , no?» lo guardai con aria rassegnata, la sua stupidità era unica!
«Giusto! Sei un piccolo genio!» disse, stampandomi un bacio sulla guancia. «Vado a mettermi qualcosa di più decente che stamattina si congela.» disse, per poi scappare via sulla rampa delle scale.

«Allora?» chiese Niall con aria interrogativa, vista tutta la scena.
«Allora cosa?» chiesi facendo finta di nulla
«Non so.. il fatto che mi tenete nascosto qualcosa ed il fatto che ti ha stampato un bacio sulla guancia mi preoccupano…» disse lui, sorridendo, facendomi diventare rossa.
«Non ti sto nascondendo nulla.» mi giustificai «e comunque sai che Baston è il mio migliore amico, no?» proprio così. In quelle due settimane io, Baston, Julie e Niall eravamo diventati il classico “quartetto”, che Baston chiama sempre “poker” perché odia la parola “quartetto” , che si era un po’ diviso da quando Julie e Baston si erano messi insieme e volevano fare la coppietta sdolcinevole …
Oliver, però, era sempre rimasto il mio migliore amico (insieme a Niall): io e lui eravamo parecchio legati, non perdevamo mai occasione di farci quattro risate insieme... di solito era con lui che ridevo ogni sera prima di andare a dormire, o era lui che mi aiutava a fare i compiti in biblioteca. In realtà, Oliver, aiutava un po’ tutti con compiti, consigli o altro, era sempre la persona a cui potevi affidarti ed aprirti completamente. Era sempre stato un tipo gentile.

«Mhm.. migliore amico Baston, migliore amica Julie.. cotta segreta per Jack Di Leo…» cominciò ad insinuare
«Cosa?!» chiesi, arrossendo
«Dai! Vuoi negare che non ti piace?! Lo guardi sempre così spesso quando siamo in sala Grande.» fece il broncio
«Geloso Horan?» chiesi ridendo, per cambiare argomento. Odiavo quando qualcuno diceva che avevo una cotta per qualcun altro, anche se non era vero.
«Molto.» disse lui, facendomi arrossire di colpo «E Questa?» chiese, guardando la scatola di Mielandia.
«Fa Parte del regalo. Non li mangiare tutti ora eh!» risi
Si sedette su un divano, e mi fece cenno di sedermi accanto a lui, cosa che feci. Lui mi sussurrò un grazie, per poi stamparmi un bacio sulla guancia lento e morbido, dolce, per niente rumoroso né schioccante, come i suoi soliti baci “scherzosi”… un bacio più.. romantico?
“Preziosa Jessica Walker, Giulietta ha ragione. Ti sei presa una bella cotta!”
“Shh.”

Proprio in quell’istante, mentre il mio cuore e il mio cervello litigavano tra di loro, scesero dalle scale due ragazzine del primo anno, che guardarono me e Niall, ridacchiarono ed uscirono dalla sala comune. Guardai Niall con aria interrogativa, ma lui era troppo occupato a mangiare la sua cioccorana al gusto di cioccolato bianco piccante.
«Solo mielandia fa cose così deliziose…» disse con la bocca piena
«Ci conviene andare, Horan, visto che sono le sette e venti. Bel maglioncino…» disse Julie,  che proprio in quel momento scese dalle scale del dormitorio femminile e piombò in sala di ritrovo, insieme ad Oliver, con la mano intrecciata alla sua.. «Tu mi spiegherai tutto tesoro…» disse, stavolta rivolta a me, guardandomi con fare malizioso. Risi, e poi guardai Niall, che prese la sua scatola firmata Mielandia, mi prese per mano, e si avviò con me in sala grande, per fare colazione.
Scendemmo a tutta velocità le scale, che non avevo ancora visto “cambiare”, come spesso succedeva, e arrivammo in sala grande alle sette e trenta precise.
Io e Niall ci sedemmo nei posti più vicini al camino, di fronte a quei due piccioncini di “Giuliver”, e dopo meno di cinque minuti la sala si riempì di persone, compresi i professori.
Quel giorno sarebbe stato abbastanza stressante, dato la presenza di un’ora di Erbologia alle nove di mattina, ma era anche l’ultimo giorno di lezioni, prima del tanto atteso Week-end.
Io, Niall, Julie ed Oliver, avevamo quasi finito la scatola dei dolcetti di Mielandia, quando i piatti della sala grande si riempirono di dolci prelibatezze.
Subito si sparse un odore paradisiaco di fette di pane tostato, thè di ogni tipo, cioccolata calda e fumante, caffè o latte caldo, accompagnato, purtroppo, dall’odore disgustoso di carne, bacon, salsicce e uova strapazzate.
Presi una fumante tazza di cioccolata calda, ed una fetta di pane tostato, su cui spalmai un po’ di burro e marmellata di ciliegie. Eh si, quel giorno avevo una fame da lupi!

-

«Ed anche oggi è finita!» dissi, felicemente, uscendo dalla serra di erbologia.
«Abbiamo parecchi compiti di Erbologia per lunedì, Walker, come pensi di farli? Ricorda che domani dovrai venire a guardarmi a Quidditch , durante gli allenamenti. Mi arrabbierò se non vieni» disse Baston, “rubandomi” dalla dolce presa di Niall e avvolgendomi il braccio attorno al fianco.
«Mhm.. non so, Baston. Potresti per caso aiutarmi tu?» chiesi in tono innocente, facendo ridere Julie, anche se Niall mi sembrava piuttosto serio.
«Certo, Walker, e magari aiutiamo anche quel tonto di Horan e quella chiacchierona di Ducy» proprio così, io e Oliver avevamo una fissa per i nostri cognomi. Ci chiamavamo sempre “Baston” “Walker”.. non chiedetemi il perché, il portiere del Grifondoro è matto!
«Oliver, sai che odio il mio cognome..» si lamentò Julie
«Scusa amore.» disse lui, facendomi ridere «Allora dopo Pozioni mangiamo, ed andiamo tutti in biblioteca per aiutare Walkerina a fare i compiti?» disse lui, facendomi inorridire da quel nomignolo
«Ok, Bastonuccio.» replicai, facendo ridere, stavolta, anche Niall, che sembrava divertito dalla scena.

-

Dopo l’abbondante pranzo in sala grande mi sentivo completamente piena. Avevo mangiato un intero piatto di insalata, con una succulenta bistecca al sangue, accompagnata da un po’ di maionese che non fa mai male!
Io e Niall ci avviammo in biblioteca, aspettando Baston e Julie, e ci sedemmo su un enorme tavolo con quattro sedie, che era diventato un po’ il nostro tavolo da studio: era li che facevamo i compiti ogni giorno.
“Tema di almeno cento parole sui Bobotuberi. Le loro proprietà e come sono fatti, tutte le loro caratteristiche e la loro utilità.”
Ovvero, il nostro tema di punizione per colpa dei Tassorosso, grr. La Sprite da sempre ragione  a loro, sembra più la loro fatina che la loro responsabile. La McGranitt, invece, è molto imparziale nelle decisioni, e sa punire anche i Grifondoro.

Gettammo le nostre cose sul tavolo, per poi andare a cercare un libro di Erbologia che non fosse il nostro.
Ci recammo fra i vari scaffali della biblioteca, dove trovammo anche il solito tavolo dove sedevano Felix Tentia e Jack di Leo.
Incrociai lo sguardo di Felix, che mi sorrise. Ricambiai il sorriso, e tornai a concentrarmi sui libri incastrati negli scaffali.
Scorrevo le dita sui libri, man mano che leggevo i loro titoli, come se quello giusto potesse apparirmi davanti agli occhi solo toccandolo. Mi sentivo stranamente osservata. Niall mi seguiva con la coda dell’occhio, ed era alquanto imbarazzante.
«Sai, oggi non mi va di studiare..» disse Niall, intrecciando la sua mano alla mia, che prima scorreva sui vari libri in attesa di quello giusto. Il suo gesto mi stupì un po’.
Afferrò anche l’altra mia mano, intrecciandola alla sua, e ci ritrovammo uno di fronte all’altra, con le mani intrecciate.
«Ah No?» chiesi, imbarazzata
«Non molto…» disse lui, giocando con la mia mano sinistra, creando dei cerchi immaginari sul palmo della mano, accarezzandola.
Cosa da far sciogliere il cuore.
«E allora cosa vuoi fare?» chiesi, con aria di sfida
«Non so.. ma ho tanta voglia di suonare un po’. E’ da tanto che non prendo in mano una chitarra, mi sento incredibilmente solo senza di lei. Il mio barbagianni non è abbastanza forte da trasportare la mia chitarra fino a qui, ed il mio cervello non è abbastanza intelligente da ricordarsi di portarla…» disse, rattristato
«Allora ho una buona notizia per te. E’ una sorpresa. Oggi, alle otto di sera in sala comune. Ci stai?»
«Ok.» disse lui, con uno sguardo incerto
«Promesso?»
«Promesso.»
«Ehi.. tutto ok?» gli chiesi, appoggiando una mano sulla sua guancia, accarezzandola un po’, senza sentire nemmeno un piccolo accenno di barba.
«Credo di si.. i miei genitori non mi hanno ancora mandato nulla…» disse lui, portandomi di nuovo al nostro solito tavolo. Mi sedetti sulle sue gambe, lui mi abbracciò con le sue mani forti e morbide ed appoggiò la testa sull’incavo del mio collo.
«Sono lontani da qui?» chiesi, imbarazzata, fingendo di non sapere.
«Irlanda. Non la parte inglese, l’Irlanda, la repubblica d’Irlanda. La città in cui sono nato e cresciuto: Mullingar…»
«Ecco spiegato il mistero tontolone.» risi «gli auguri ti arriveranno con qualche giorno di ritardo, no?» beh, in realtà no. Non sarebbero arrivati come Niall credeva: tutti noi avevamo unito i nostri soldi per comprare a Niall un regalo speciale, la cosa che desiderava di più oltre la sua chitarra.
Un regalo che gli avremmo consegnato il giorno dopo.
«Già, hai ragione.» sentii che sorrise, cosa che fece sorridere anche me.

«Ciao Niall..» la voce di una ragazza.
Una ragazza che conoscevo bene: era Felix Tentia.
«F-Felix!» lo vidi sorridere. Un sorriso bellissimo. Uno di quei sorrisi che non aveva mai fatto quando vedeva me… cominciarono a parlare del più e del meno, mentre nella mente avevo solo un flashback, solo una voce…

“…Avevo una cotta per lei….” A quel ricordo il mio cuore si spezzò in mille minuscoli pezzettini.
Ma perché?
Perché mi sentivo così distrutta e a pezzi quando lui si alzò, lasciandomi sola su quella sedia che fino a poco prima ospitava sia me che lui, andando a parlare con una ragazza che io stessa ammiravo e consideravo bella, dolce e simpatica? Perché mi sentivo così vuota quando le sue mani erano distanti dalle mie? Perché mi sentivo a pezzi quando lui sorrideva ad una ragazza che non ero io?
Che mi fossi davvero presa una cotta per lui? Che davvero mi fossi innamorata? 
Beh, il mio cuore lo sapeva, ma per lui era troppo complicato parlare con il cervello.

«Niall, sai chi è il nuovo cercatore del Corvonero?» chiese lei, con aria triste, osservandomi per un attimo.
«N-Non dirmi che è…» Niall spalancò gli occhi
«Justin. Proprio lui. Justin Jay.» disse lei, con aria rattristata.
«Justin Jay?» chiese Julie, che era appena arrivata, spalancando gli occhi e gettando i suoi libri e i suoi fogli di pergamena sul tavolo.
«Già..» disse Felix, con aria triste.
Solo io non capivo chi fosse?
Vidi che Niall strinse fortemente i pugni.
«Questi musi lunghi?» chiese Oliver, che era appena arrivato, con il suo solito sorriso.
«Justin Jay è il nuovo cercatore del corvonero.» disse Julie tutto d’un fiato, con un tono inespressivo. Il sorriso svanì dal viso di Oliver.
«Cosa?» chiese quest’ultimo, lasciando cadere il libro di Erbologia a terra, facendo girare qualcuno verso di lui, mentre notavo che qualche Corvonero annuiva soddisfatto o parlava tra di loro, accennando risatine.
«Proprio così.» replicò Felix. «Vado, mi stanno aspettando per i compiti di Babbanologia. Ciao» ci salutò con la mano, facendo un sorriso sincero, e poi si andò a sedere a qualche tavolo più in là.
Sembravano tutti imbambolati e silenziosi, cosa che ero anch’io. Avevo ancora in mente il sorriso che era apparso sul viso di Niall. Un sorriso bellissimo, sincero, che a me non aveva mai fatto. Il sorriso di un ragazzo innamorato, insomma. O forse era tutta una mia impressione.
Mi alzai dalla sedia di Niall, senza dire una parola, e mi sedetti accanto a Baston, di fronte al biondino, cercando di non incontrare il suo sguardo pensieroso, pensieri che erano sicuramente riservati a Felix.

(Felix.)

Preziosa Jessica Walker. Avevo già capito tutto di lei da quando avevo incontrato il suo sguardo: dolce, timida, freddolosa. Avevo già capito che si sentiva a pezzi, quando Niall si avvicinò per parlarmi. Avevo capito che il suo cuore si era spezzato in due, e che soprattutto lei non voleva ammetterlo.
Aveva uno sguardo vuoto, e continuava ad averlo. Continuavo ad osservarla, dal tavolo dove ero seduta con Jack, Lucy e altri ragazzi del Serpeverde. Era come se fosse persa, smarrita nei suoi pensieri. La capivo perfettamente, sapevo cosa voleva dire essere innamorata.
Non sapevo, però, cosa voleva dire non essere ricambiata. Insomma, un po’ tutti sanno che Niall aveva una cotta per me. Non me ne vanto per niente, anzi, però non posso negare che mi faceva piacere che più di un ragazzo provasse qualcosa per me: attrazione fisica? Ammirazione?
Beh, chi lo sa… ma io avevo già da pensare. Amavo Jack. Amavo i suoi gesti e le sue attenzioni.
Non sopportavo, invece, la gente che dice che gli adolescenti sono troppo piccoli per avere una storia seria.
Preziosa non aveva ancora scritto nulla sul suo foglio di pergamena, ed aveva ancora in mano la sua penna imbevuta d’inchiostro, dalla quale scendevano ogni tanto delle gocce che andavano a bagnare la sua pergamena senza che neanche lei se ne accorgesse.
Aveva lo sguardo vuoto, non si accorgeva neanche che Niall non smetteva di guardarla, per poi sorridere leggermente, nel vederla così impegnata nei suoi pensieri.
Si vedeva da miglia che lui provava qualcosa per lei. Si vedeva dai loro piccoli gesti che lui amava coccolarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

Oh, senza neanche accorgermene ho fatto una battuta! “Preziosa..” “la cosa più Preziosa…” Ok, non sono una brava umorista, lo so.

Tornando ai due piccioncini: Dovevo fare qualcosa.. non potevo più vederla così distrutta.
Forse perché ammiravo completamente quella ragazza così diversa da me.
La trovavo così dolce, delicata, dai tratti leggeri resi ancora più dolci dalla sua pelle chiara.
Ricordo ancora quando attirò la mia attenzione, il primo giorno di scuola, quando rideva per “colpa” del solletico di Niall. Erano davvero dolci. Provavo tanta ammirazione per quei due, era bello ricordare di quando io e Jack eravamo “solo amici”. Era bello vedere come quei due si volevano più che bene, senza neanche accorgersene.
Ricordo anche che mentre li osservavo, Jack mi afferrò i fianchi cominciando a farmi il solletico, facendomi ridere ancora di più…

(Preziosa.)

«Chi è questo Justin?» chiesi d’un tratto. Il silenzio che si era creato al tavolo mi stava uccidendo. E soprattutto mi sentivo così.. a pezzi. Sul mio foglio di pergamena non c’era ancora scritto niente. Era solo macchiato da qualche goccia d’inchiostro, che era caduta dalla penna ormai asciutta.
«E’ la nuova promessa del Quidditch internazionale. Giocava nella squadra scozzese di serie A come cacciatore, ma adesso sembra che abbia abbandonato il suo ruolo di cacciatore dopo la sua unica partita in cui segnò più di 10 volte. Quella partita durò quasi un giorno intero, dalle sette di mattina alle undici e mezza di sera. La sua specialità è la sua velocità immensa, e poi, ha una Nimbus duemila. Forse è per questo che l’hanno messo a fare il cercatore. Perderemo.»
«Dai, su col morale… chi è il vostro cercatore?» chiesi
«Non lo abbiamo, la nostra cercatrice è uscita da Hogwarts l’anno scorso. Vedremo domani…» ad un certo punto il suo viso si illuminò.. «dai, però Preziosa ha ragione. Se ci alleneremo riusciremo a batterlo. Troveremo un nuovo cercatore. La Nimbus Duemila di Jay non potrà mai battere il cuore che ci mettiamo per volare sulle nostre scope, no?» disse Baston, facendomi l’occhiolino. Avevo capito il suo scopo.
Quella frase incredibilmente seria e matura (anche per il fatto che mi chiamo per nome) sembrò dare una nuova vita a tutti e quattro, finimmo il nostro tema su quei maledetti Bobotuberi in meno di mezz’ora.

-

Otto di sera, sala grande quasi deserta: io, Julie e Baston, qualche ragazza del primo o del secondo anno dall’altra parte della sala.
Niall non c’era.
Otto e 5.
Otto e 10.
Otto e 15.
Cominciai a rattristarmi, non sarebbe venuto. Era sparito da quando avevamo finito il nostro tema su quegli odiosi Bobotuberi senza dire una parola.
«Vai a cercarlo..noi andremo a preparare il regalo in sala comune…» disse Baston al mio orecchio, intuendo la mia tristezza.
Me l’aveva promesso. 
Percorsi a tutta velocità le scale e, con il fiatone, enunciai la parola d’ordine.
Non c’era nessuno.
Corsi verso la gufiera, salendo le scale ad una velocità da record, stupendomi di me stessa per l’ennesima volta da quando ero ad Hogwarts.
Da dove trovavo tutta quella velocità?
Rabbia?Tristezza?
Arrivai davanti alla porta che separa il corridoio dalla gufiera. Proprio in quell’istante, la porta si aprì, e mi ritrovai davanti lui.
Niall.
Mi sorrise.
In quel momento, oltre alla bellezza di quel sorriso, avevo in mente la domanda più ovvia:“pensa a Felix quando mi sorride?”
Già, come ho già detto non sono molto positiva.

«Dov’eri?» chiesi, tristemente.
Inizialmente mi sembrò vago.. ma poi spalancò gli occhi e cominciò a chiedermi scusa in mille modi.
«Pree, davvero, scusa..» disse, accarezzandomi la guancia, dopo avermi chiesto scusa minimo venti volte. Ero abbastanza rattristata in quel momento, ma non mi era mai piaciuto tenere il muso per più di due secondi.
«Non preoccuparti, andiamo?» chiesi
«No, mi preoccupo. Si sente che sei delusa. Cosa devo fare per farmi perdonare?» chiese, sorridendomi
«Nulla» dissi
«Sicura?»
«Devi venire. Ho la tua sorpresa giù in sala comune. La staranno preparando Julie e Baston.»
«E’ una festa?» sorrise
«E’ una specie di regalo. Credo ti piacerà.» dissi, sorridendo.
Lui mi sorrise, un sorriso che non mi aveva mai fatto. Un sorriso luminoso, incantevole, come i suoi soliti sorrisi, ma ancora più bello. Ancora più puro, meraviglioso.
Perfetto.
Intrecciò la mia mano alla sua. E per intrecciò intendo il vero senso della parola. Amavo quando mi prendeva per mano così. Ogni mio singolo dito era intrecciato al suo, e lui stringeva la mia mano fortemente, ma senza mai farmi male.
Camminavamo silenziosamente nel corridoio, per poi arrivare alla prima rampa di scale. Cominciammo a scendere le scale quando ad un tratto si mossero bruscamente, facendomi perdere un battito. In un attimo mi trovai completamente abbracciata a Niall. Beh, forse per la paura di quell’attimo, in cui mi ero davvero terrorizzata. La mia testa era appoggiata sul suo petto, tremavo, e Niall lo sentiva. Lui mi accarezzava i capelli dolcemente e allo stesso tempo mi stringeva forte a se. Mi lasciò un bacio sui capelli per poi sussurrarmi: « “Alle scale piace cambiare”. Ma sinceramente, da adesso, amo quando le scale si muovono…» disse, facendomi intuire, poi, il perché della sua frase.
Mi staccai, con un imbarazzo che se si sarebbe potuto misurare avrebbe superaro anche l’infinito.
Lui intrecciò nuovamente la sua mano con la mia, ed io arrossì così tanto che il sole, in confronto a me, era spento.
Dovevo ammettere, però, che mi era piaciuto parecchio essere stretta a lui, essere rassicurata dalle sue attenzioni, essere cullata dal dolce suono del suo respiro, sentir battere il suo cuore contro il mio viso, sentire la sua mano accarezzare i miei capelli e le sue braccia cingermi i fianchi.
E in quel momento capii di essermi innamorata di Niall James Horan.

(Niall.)

Continuavamo a scendere le scale, per andare verso la mia sorpresa.
Ma in quel momento pensavo solo a lei, alla mia mano intrecciata alla sua, alla dolcezza del suo imbarazzo e al rossore apparso sulle sue guance quando avevo pronunciato quella frase che forse avrebbe dovuto rimanere nella mia testa. Ammetto che, però, mi era piaciuto quando lei si rifugiò tra le mie braccia; ammetto che stavo impazzendo quando lei avvolse le sue braccia attorno al mio collo; ammetto che mi sentivo in paradiso quando la strinsi forte a me e le accarezzai i capelli, abbracciandola; ammetto che, se avrei potuto, avrei fatto di tutto per vivere nei suo abbracci, per stringerla forte, per accarezzare i suoi capelli ogni volta che volevo… “Magari anche qualcosa di più, come assaporare le sue labbra morbide..” pensò il mio cuore, mentre il mio cervello andava in tilt.
Quella ragazza mi aveva stregato, ed ero sicuro che non fosse magia, ma amore.
E in quel momento capii di essermi innamorato di Preziosa Jessica Walker.

-

(Preziosa.)

«Niall, buon compleanno!» dissero in coro Julie e Baston, consegnandogli una specie di regalo: la mia chitarra.
Lui spalancò gli occhi e abbracciò fortemente Julie e Baston, prendendo la chitarra in mano, e passando la mano sinistra sulle corde, mimando qualche accordo.
«E’ stata sua l’idea. E’ sua la chitarra…» disse Julie, indicandomi.
Arrossii di botto quando lui mi sorrise meravigliosamente, guardandomi negli occhi.
Si avvicinò, mentre mi torturavo le mani, e mi stampò sulla guancia uno dei baci più dolci che mi avesse mai dato. Inutile dire che rimanemmo fino alle otto a suonare, sopportando gli sguardi di tutti i Grifondoro curiosi. Non credo che si vedessero molte chitarre babbane ad Hogwarts…
Niall mi ringraziò mille volte, quella sera.

-

Parlavamo del più e del meno, erano le undici e mezza.
Niall mi teneva abbracciata a lui, seduti sulla stessa spaziosa poltrona di fronte al camino. Julie e Baston erano nella stessa identica posizione, di fronte a noi, dando di spalle al camino. Il freddo si faceva sentire a quell’ora di notte, e l’unica fonte di luce era il fuoco che scoppiettava allegramente.
Sbadigliai una, poi due, e poi una terza volta, ed appoggiai la testa sul petto di Niall, che sembrò intenerito da quell’attimo tenero, e cominciò ad accarezzarmi i capelli.
Non nego che ero diventata più rossa delle fiamme che ardevano nel camino, e non nego neanche che tutte quelle attenzioni non mi piacessero.

-

Sentivo le risate di Julie, quelle di Oliver e quelle di Niall. Avevo gli occhi chiusi, e sentivo ancora la mano di Niall accarezzarmi i capelli. Credevo di essermi appena svegliata, visto che non ricordavo di cosa avevamo parlato negli ultimi minuti.
«Si è addormentata..» sussurrò Niall «non svegliatela»
«Aw, che tenera. E dolce quando dorme..» disse Julie
«Lo è anche quando è sveglia..» sussurrò Niall, così piano che solo io riuscii a sentirlo. Mi sforzai di non sorridere, per non mandare a monte la mia “copertura”.
«Allora, domani ci riuniamo tutti al campo di Quidditch  alle sei e mezza?» chiese Baston
«Certo.» rispose Niall «e Preziosa?» chiese, accarezzandomi ancora
«Verrà, Niall, verrà. Troppo difficile stare senza di lei per troppe ore?» chiese Baston, facendo ridere tutti, anche Niall.
«Si…» sussurrò Niall pianissimo.. «E’ troppo difficile stare senza di lei..» sussurrò ancora.
«Devi essere puntuale, biondino, eh?» disse Baston, ma Niall non rispose «Ehi.. biondino.. rispondi?»
«Eh?Ero distratto» rispose
«Era troppo occupato a guardare la bella e dolce Pree mentre dorme..» disse Julie, facendo ridere Baston. Sforzai per non ridere, amavo il suo tono di voce scherzoso.
Non avevo mai avuto un’amica, ma io e Julie avevamo legato dal primo istante, credo.
«Qualcuno qui si è innamorato…» cominciò a dire Baston
«Gli unici innamorati qui siete voi. Io ho molto sonno, e credo che lo abbia anche lei.» disse Niall, probabilmente intendendo me con quel “lei”
«Svegliala, allora…» disse Julie
«Mi sentirei in colpa. E’ così dolce..» disse, sussurrando l’ultima frase.
«Allora aspetta che si svegli da sola. Noi andiamo. A domani, salutami Pree quando si sveglia.» disse Baston
«Ciao biondo!» rispose Julie. Sentii i loro passi sulle scale dei dormitori, e lo schiocco del loro bacio della buonanotte.

«Siamo rimasti solo io e te, piccola» sussurrò Niall, mentre continuava ad accarezzarmi la guancia «sei così dolce, non voglio svegliarti..» mi stampò un bacio sui capelli e poi mi accarezzò per altri cinque o sei minuti.
Credo che mi addormentai sul serio, perché fui svegliata da Niall grazie a qualche sua carezza.
Aprii gli occhi e poi mi stiracchiai. Lo guardai, mentre sbadigliava teneramente.
Immagine più buffa del suo sbadiglio non c’era, no.
«Sono le undici e mezza..» sussurrò lui «andiamo a dormire?» chiese poi, io annuii sbadatamente, senza farci caso.
Non mi ero ancora accorta che mi ero addormentata tra le sue braccia, e che lui mi aveva accarezzata per più di mezz’ora, aveva aspettato che mi svegliassi, e aveva sbadigliato teneramente di fronte a me.
«Buonanotte» sussurrò, lasciandomi un bacio sulla fronte, salendo verso il suo dormitorio
«Buonanotte..» dissi, facendo lo stesso.

 

Ecco un'altro capitolo! Spero vi piaccia, ci ho messo molto amore!
Un bacio da Jade_Horan,


Peace and Love♥!

 

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Capitolo 6
*** Nimbus Duemila ***


Scusate se è un po' che non aggiorno.
Volevo semplicemente dire che questo capitolo è un capitolo di passaggio, e che potrà non essere uno dei migliori.
Mi impegno molto nel scrivere questa storia, voglio che lo sappiate. Per chi non l'avesse capito, il contesto è quello del primo libro.
Potrebbe non avere senso il fatto che Oliver Baston nel libro sia al sesto anno quando Harry sta al secondo, ma nella mia storia, Harry, Ron ed Hermione non sono mai esistiti, e neanche Voldemort. (volevo solo chiarire questo concetto, vi lascio al capitolo)



"Magia?" "No, Amore!"

6. "Il Quidditch"  

Aprii gli occhi, ed un brivido di freddo pervase il mio corpo. Quel giorno era davvero gelido, ma ormai ci ero abituata. Mi lasciai coccolare dal pensiero che quella mattina non ci sarebbe stata nessuna colazione presto, nessuna lezione alle otto di mattina, nessun’ora di erbologia e nessun pomeriggio passato in biblioteca a studiare. Mi lasciai coccolare da quella voglia di dormicchiare ancora un altro po’ che è quasi piacevole, di sabato. Mi misi a sedere, aprendo le tende del mio letto a baldacchino. La luce della finestra affianco al letto di Julie mi fece stringere gli occhi in due piccole fessure, ma come ogni mattina mi abituai alla luce.
Julie non c’era, cosa alquanto strana. Avevo la sensazione che quel giorno avrei dovuto fare qualcosa di molto importante, ma non riuscivo a capire cosa… non avevo voglia di dormire, o almeno sapevo che se mi fossi messa a letto, non mi sarei mai addormentata. Mi alzai dal letto ed aggiustai le coperte frettolosamente.
Qualcosa piombò in camera dalla finestra aperta,per far cambiare l’aria:Vaniglia. Teneva in bocca un foglio di pergamena. Si avvicinò a me e mi mordicchiò l’orecchio in segno d’affetto. Accarezzai le sue piume color cioccolato, alternate a quelle bianche e quelle color nocciola. I suoi occhi chiari fissavano la lettera che teneva avvolta attorno alla zampa. Mi becchettò la mano, appena presi il foglio di pergamena, e come premio, con un po’ di disgusto, aprii la gabbia, presi qualche piccolo topo che Vaniglia teneva in caso volesse uno spuntino, e glielo diedi, per poi guardarla mangiare tutta soddisfatta, accanto al mio braccio.

“Oggi alle sette e mezza fatti trovare al campo di Quidditch. Abbiamo preso noi il regalo, non farci aspettare, ricordati che l’idea è stata tua. Julie è con me. Verranno alcuni della squadra del Serpeverde, per darci consigli, loro li conoscono bene i Corvonero. Buongiorno,
Bastonuccio

Beh, ora capivo il perché della mancanza di Julie e il perché di quella sensazione di dover fare qualcosa di importante.
Risi per quel “Bastonuccio”, e mi preparai per andare al campo di Quidditch. Quella mattina faceva particolarmente freddo.  Raccolsi i capelli in una coda indecente, e mi lavai viso e denti, in fretta. Indossai la camicia e la cravatta, infilandoci sopra un maglioncino di un color rosso scarlatto, in perfetto tono con la cravatta. Sfilai i pantaloni del pigiama ed indossai un paio di calze non troppo coprenti, all’apparenza, ma molto calde. Indossai anche la gonna con lo Stemma del Grifondoro, e come “tocco finale” sciarpa, e guanti, tinti con i colori della mia amatissima casa. “Almeno sarò bella coperta”, pensai, mentre mi infilavo il mantello nero con lo Stemma della scuola stampato sulla parte sinistra.
(http://www.polyvore.com/cgi/set?id=103956510&.locale=it)
Mi soffermai a guardarmi allo specchio:
Avevo sistemato i capelli in una coda alta, più ordinata, e avevo pettinato i capelli così tanto da farli diventare liscissimi; la sciarpa era avvolta attorno al mio collo come se fosse uno scalda-collo, mentre i guanti fuoriuscivano dalla manica del maglioncino; i miei occhi erano parecchio tendenti al verde, quel giorno, per il tempo nuvoloso, probabilmente; la mia carnagione chiara era sempre la stessa, e i tratti del mio viso, che mamma definiva sempre “delicati e principeschi”, non mi avevano mai fatto impazzire, ma neanche disgustare.
Non avevo mai odiato il mio aspetto, ma avrei voluto essere diversa: un po’ più alta del mio metro e un oliva, magari.
Uscii dal dormitorio, e mi avviai in sala comune, dove l’unica cosa che si muoveva, erano le fiamme ardenti nel camino. Mi fermai a guardare quel fuoco scoppiettante, godendomi il suo calore e rilassandomi un po’, ancora con la voglia di tornare a dormire, o di lasciarmi affondare in una delle comodissime poltrone della sala comune, per poi addormentarmi e dormire beatamente al calduccio. Dopo un po’, però, decisi che era meglio raggiungere gli altri, e mi avviai verso l’uscita della sala comune, per poi pronunciare la parola, far aprire il quadro, attraversare il corridoio, le scale e così via, fino ad arrivare al campo di Quidditch.
Ci ero stata solo due volte in tutto l’anno, compresa quella. Era un campo enorme, circondato da varie file di gradinate, con quei tre anelli di diverse lunghezze che si innalzavano al centro del campo. Era incredibile come quel campo di Quidditch poteva essere diverso dal campo di calcio babbano… mi era sempre piaciuto il calcio, ma era troppo strano che una ragazza “secchiona” come me potesse essere un’ottima attaccante.. eppure lo ero.
Il Quidditch, però, non faceva per me: non avrei mai avuto il coraggio di volare su una scopa, per acchiappare il boccino d’oro, o segnare goal con la pluffa, né respingere i bolidi o fare guardi a ben tre porte, anziché una. Però, di sicuro, il Quidditch, da guardare, era molto più affascinante: potevi osservare tre “giochi diversi”: portiere/cacciatori/cercatore. Era affascinante, dover guardare il portiere difendere le tre porte, i cacciatori lanciarsi la pluffa e i cercatori “disturbare” il gioco in cerca del boccino d’oro. Doveva essere molto appassionante, per essere paragonato al calcio babbano.

«Finalmente!» disse Baston, venendomi incontro.
«Scusate, avevo molto sonno. Niall? La Nimbus?» chiesi, tutta euforica. Sapevo che Niall sarebbe stato contento, una volta vista la sua Nimbus 2000.
«Niall deve arrivare, e devono arrivare anche i Serpeverde e qualcuno della squadra. I cacciatori e i battitori si stanno cambiando, ti piace la divisa?» chiese Julie, che era appena arrivata, facendo un giro.
«Siete bellissimi!» risi, facendo ridere anche loro.

-

Erano già passati dieci minuti da quando io ero seduta su quegli spalti, a guardare Niall e gli altri giocare a Quidditch. Niall sfrecciava sulla sua Nimbus Duemila, e cercava di prendere il boccino che finalmente aveva avvistato, mentre gli altri, in sella alle Tornado di ultimo modello che Baston aveva comprato per tutti, si occupavano a giocare nei loro ruoli. Niall sfrecciava tra le porte, tra i cacciatori e i battitori come se nulla fosse, mentre loro, invece, dovevano stare attenti a non sbatterci contro. Era molto più veloce rispetto ad altri, ma non credo che sia solo grazie alla scopa: Niall era davvero bravo!

Nel Quidditch, tutti sembravano più.. liberi. Non avevo mai visto Julie così determinata a segnare in quelle porte, e neanche Baston così energico e concentrato a coprire tutte e tre le porte.
Niall era rimasto sorpreso dal nostro regalo, sorpreso e meravigliato. Non riuscivo a togliermi dalla testa quel suo sorriso che ormai era diventata una cosa indispensabile, per me. Non riuscivo a non pensare a quella sua espressione da “bambino davanti alle caramelle”, quando ha potuto toccare la sua Nimbus Duemila.
Era stato eletto cercatore, ed in effetti ne aveva tutte le carte in regola. Lo guardavo volare, sfrecciare da una parte all’altra del campo di Quidditch, attraversare le nuvole e fare capriole, scendere in picchiata verso il boccino, asciugarsi il sudore con la manica della divisa, lasciare il boccino per poi ributtarsi a cercarlo più velocemente di prima, passarsi una mano tra i capelli, per aggiustare il suo ciuffo biondo sempre leggermente spettinato… ma pensavo solo a quei sorrisi che mi rivolgeva ogni tanto da la sopra, e all’abbraccio che mi aveva dato davanti a tutti, quando Baston gli disse che l’idea era stata la mia.

«Un bravo ragazzo, Niall, eh?» chiese una voce, accanto a me.
«F-felix?» mi girai alla mia sinistra, stupita, ritrovandomi la ragazza del Serpeverde, dagli occhioni color caffè e i capelli color mogano guardare in su, inseguendo con lo sguardo Jack Di Leo in sella alla sua… un momento, Jack Di Leo?!
«Sono qui da qualche minuto, sai? Eri sovrappensiero eh?» rise
«Si, credo di si» risi, risata nervosa.
«Jack è stato eletto capitano, l’anno scorso, sa un sacco di cose sui Corvonero…» in effetti, Jack era in sella ad una scopa di cui non riconoscevo la marca, anche se Baston mi aveva parlato di tutte le marche di scope esistenti al mondo in modo molto dettagliato, ed il suo ruolo era una sorta di arbitro della partita. Ogni tanto sembrava che parlasse o che desse dei consigli, mentre altre volte fingeva di essere un Corvonero, per vedere come se la cavavano i ragazzi. Erano carini, Jack e Felix, a fare tutto questo per noi, calcolando la rivalità che da secoli c’era tra i Grifondoro e i Serpeverde.

«Ehi, Niall ha la nuova Nimbus Duemila!» disse Felix all’improvviso, entusiasta
«Si, gliel’abbiamo regalata stamattina» sorrisi, guardandolo. Incrociai il suo sguardo, anche se era parecchio lontano da me, e mi salutò con la mano.
Ero convinta che guardasse me, non Felix,me.
Ricambiai il suo saluto, e un colpo di vento fece muovere quella che un tempo era la mia coda ordinata. Ormai un ciuffetto di capelli ondulati era sfuggito dalla coda, il che mi costrinse a rifarla d’accapo, al momento.

«E’ un bravo ragazzo, Niall, no?» chiese di nuovo lei, mentre controllavo il mio riflesso su una pozzanghera di fronte a me.
Avevo tanto l’impressione che avesse capito tutto. Era una ragazza intelligente, Felix. Quelle ragazze rare da trovare: intelligente, parecchio, intuitiva, brillante, simpatica ed anche bella, con un sottile senso dell’umorismo che non fa mai male. Non riuscivo a trovare un suo difetto, anche se non la conoscevo affatto. Per conoscere davvero una persona, bisogna prima sapere la sua storia e vederla in azione, sennò non si può mai sapere ciò che prova davvero, ciò che le può dare fastidio, e ciò che può avvicinarla ancora più a te.
Da quello che avevo visto io, osservandola, era molto meno altezzosa rispetto a molti altri serpeverde.

«Si.. è un amico.»
«Amico? Eh? Eh?» disse dandomi un’amichevole colpetto con il gomito, e facendo diventare maliziosa la sua voce. Lei cominciò a ridere, facendo ridere anche me. «So che devo trattenere il mio tono malizioso, però lo trovo divertente..» disse lei, ridendo ancora «..comunque lui è molto dolce con te. Credi che non vi abbia mai notato? Siete sempre insieme, bisticciate come fratelli, e lui ti guarda in un modo spettacolare. Hai mai visto il suo sorriso quando parla di te?»
«I-il suo sorriso quando parla di.. me?» chiesi, incredula
«E’ successo, un paio di volte. Quelle poche volte che ci scambiamo qualche parola lui parla sempre di te, e sorride come un matto. Quando qualcuno dice “preziosa” gli brillano gli occhi. Credi che non abbia mai notato il modo in cui ti abbraccia? Sembra che tu sia la cosa più importante al mondo, per lui. Siete davvero dolci, voi due
«Dove vuoi arrivare, Felix?» chiesi, imbarazzata, credo anche rossa (anzi, togliamo quel “credo”) accennando una risata sincera mista ad una risata nervosa.
«Siete carini insieme» concluse.. salutando con la mano Jack, che le aveva appena dedicato un goal mandandole un bacio da lontano e sorridendogli.
«Tu dici?»
«Dico di si. Siete molto dolci. Ma a te piace, giusto?»
«Forse…» dissi, seguendo il biondo con lo sguardo, mentre lo guardavo passarsi una mano tra i capelli spettinati «acqua in bocca, eh!»
«Muta come un pesce» rise. Detto questo Jack, Niall e gli altri scesero dalle loro scope. Jack si avviò subito da Felix. I due si abbracciarono, poi lui le cinse i fianchi e le accarezzò il viso, per poi stamparle un bacio e sorriderle.

«Ragazzi, io vado. E’ stato bello giocare con voi.» disse Jack alla squadra, che intanto si stava preparando per andare verso gli spogliatoi.
«Vado anch’io.» disse Felix, mentre si avviarono mano nella mano verso l’entrata del castello. «Ciao Pree!» mi salutò Felix, io risposi con un sorriso ed un saluto con la mano, mentre Jack mi fece un altezzoso cenno con la testa, che ricambiai con un sorriso.

«Grazie mille, è bellissimo volare sopra di quella. Ti senti così libero, senti tutto il vento tra i capelli, senti i problemi scivolarti da dosso, la velocità aumentare, l’adrenalina scatenar…» cominciò Niall,che si era seduto affianco a me, avvolgendomi con un braccio.
«Non credo che il Quidditch faccia per me» lo interruppi, guardandolo negli occhi, sorridendo, nervosamente. Eravamo vicini, un po’ più del solito, cosa che mi imbarazzava un po’. Troppo vicina a quei due oceani azzurri, troppo vicina a quel sorriso perfetto, troppo vicina alla punta del suo naso, che se avesse sfiorato la mia, mi avrebbe fatto arrossire fino a che le mie guancie non avrebbero raggiunto il color ciliegia.
«Ah no?, e perché, Walker?» chiese con aria di sfida, e con voce piuttosto spensierata.
«Perché non vorrei morire cadendo dalla scopa, Horan..» risposi con il stesso suo tono, guardandolo accennare una risatina
«Grazie per la Nimbus…» disse con tono improvvisamente dolce, stampandomi un bacio sulla guancia.
«Ehi, cosa sono questi attimi di dolcezza e tenerezza in pubblico? Eh? Niall, ti ricordo che dobbiamo fare quella cosa, io e te, oggi…» disse Baston, facendo uno strano cenno a Niall, facendomi arrossire per gli “attimi di tenerezza in pubblico”, ma incuriosire per “quella cosa”.
Io e Julie ci scambiammo uno sguardo di intesa, mentre Baston e Niall si allontanavano verso l’entrata del castello.

«Hai visto come ti sorrideva?» chiese Julie entusiasta, più entusiasta del solito
«E allora? Non vuol dire che se mi sorride mi chiederà di sposarlo!» risi, più che altro per la sua espressione buffa.
«Insomma, si vede da mille miglia che lui è innamorato di te e che tu sei cotta a puntino, anzi, bruciata, carbonizzata, polverizz…»
«Ok,ok,ok, va bene! Lo ammetto! Forse, mi piace un po’.. un pochino soltanto.»
«Ed io sono la McGranitt. Insomma! Vabbè, lasciamo perdere che con te non si può mai parlare di cose serie..» disse mettendo il finto broncio «cosa diceva Felix Tentia?»
«Che Niall è un bravo ragazzo e…»
«E….?»
«E che stiamo bene insieme…»
«Lo vedi? Lei si che è intelligente!» Intanto, mentre noi parlavamo, la squadra sen’era già andata, salutandoci. Decidemmo di tornare dentro per la colazione, e per scoprire cosa escogitavano quei due senza di noi…

-
La sala grande, quella mattina, era completamente piena. Il cielo era color azzurro pastello, tendente al grigio, con qualche nuvola color bianco sporco che fluttuava qua e la. Amavo il cielo della sala grande, passavo sempre tanto tempo a cogliere tutti i suoi particolari.
Tutti i tavoli erano parecchio affollati, anche perché si era fatto l’orario in cui, di solito, tutti gli studenti fanno colazione nei weekend. In un giorno freddissimo come quello, solo noi eravamo stati capaci di andare a guardare come giocavano quelli della mia squadra, no?
Incrociai lo sguardo di Felix, che mi sorrise e mi fece l’occhiolino.
Feci colazione con una bella tazza calda e fumante di cioccolata calda. La mamma mi inviò una lettera, i suoi soliti “Buongiorno, mi manchi” della settimana. In effetti mi mancava parecchio anche lei. Quella settimana mi mandò anche un paio di guanti fatti da lei, con la lana, senza le dita, rossi a strisce oro.
Lei era specializzata negli accessori alla Grifondoro, amava cucire fin da piccola. Pensai a quanto mi volesse bene, mia madre, per aver finto per tutti questi anni di essere una babbana, per essere andata a lavoro con i mezzi babbani, per nascondere i quadri che si muovessero, la cucina che si puliva da sola, le lettere portate via gufo e tutto il resto.
Il mondo magico era diverso da quello babbano, molto diverso. Mamma e Papà avevano sempre odiato la tecnologia ed i computer, ma certi babbani a stento sanno come accendere la televisione! Nel mondo magico era tutto più bello: penne d’oca, fogli di pergamene, posta via gufo, pozioni, incantesimi, magia, bacchette magiche, tavolate enormi, pareti di pietra, scale che si muovono, persino aria fatta di magia, manici di scopa, camini e fuochi al posto delle luci artificiali, scuola magica, gente magica, atmosfera magica… Ormai non riuscivo più ad immaginare una vita senza la magia, senza la bacchetta magica, senza quegli amici che ormai erano diventati inseparabili, senza quella scuola che era più di una scuola.. era una casa…

-

«Ehi, Grifondoro!» io e Julie ci avviavamo in biblioteca per studiare, non che lo volessimo, ma il giorno dopo Julie doveva allenarsi nel Quidditch, e voleva una mano con gli incantesimi, materia in cui non brillava particolarmente, pur essendo ad Hogwarts da sei anni.

Io e Julie ci girammo verso quel gruppetto di Corvonero che ci chiamò, ma evidentemente chiamavano Niall e Baston, che erano proprio dietro di noi.

«Sapete che vi stracceremo, vero? Allenatevi,allenatevi, tanto i Corvonero sono più forti! Non hanno neanche bisogno di tanto allenamento. Meglio non sprecare inutilmente la fatica, no?» chiese uno di loro, facendo ridacchiare gli altri.

E menomale che i Corvonero erano considerati simpatici ed intelligenti. Beh, era ovvio che non tutti fossero così, ma di solito (cosa non molto giusta,a mio parere) la fama dei presuntuosi antipatici era sempre stata guadagnata dai Serpeverde, no?

«Beh, i Grifondoro almeno non sono presuntuosi quanto voi.» disse Angelina, la nostra cacciatrice più agguerrita.
«Zitta, tu. Scommetto che saremo così veloci che la pluffa non riuscirete neanche a vederla. E il vostro cercatore? Eh? E’ scappato dalla squadra per fifa?» chiese sempre lo stesso ragazzo di prima, con un tono così irritante che a chiunque sarebbe venuta voglia di prenderlo a pugni.

«Il loro vecchio cercatore ha ricevuto il suo M.A.G.O ed è andato a lavorare alla Gringott. Sapete, Hogwarts non dura per sempre, dopo sette anni finisce. Oh, scusatemi, fate tanto gli intelligenti ma non sapete neanche contare quanti anni ci sono di studio, sempre ammesso che voi studiate.» disse Julie, con un tono così irritante che quasi mi stupì. Ridacchiai compiaciuta con altri Grifondoro, guardando l’espressione del ragazzo di corvonero. Sembrava che avessero ricevuto uno schiaffo in faccia.

«Ah, e tu? La fidanzatina di Bastonuccio? Sei in squadra solo perché lui non ha il coraggio di dirti che non sai giocare.» disse, sempre lui, avvicinandosi a Julie. Lei fece lo stesso, e si guardarono negli occhi entrambi arrabbiati. Lui era più alto di lei, ma lei sosteneva lo sguardo con un disprezzo tale a quello che io avevo per L’erbologia.
Non c’era voluto molto a capire che l’unico corvonero che finora aveva parlato, quello presuntuoso, quello che faceva ridere tutti gli altri, nientedimeno che il capitano, era Justin Jay.
Presuntuoso, insopportabile, antipatico. Il classico belloccio famoso, seguito da un fan club di paperelle, che in realtà vale meno di una cicca calpestata.
 
«Allora, quando esci con me?» chiese lui con malizia, sorridendole, interrompendo quella gara di sguardi disprezzativi, ma Julie non aveva proprio voglia di giocare, e neanche Baston. Niall cominciò a trattenerlo, anche per placare la sua ira contro Justin. L’avrebbe preso a pugni se solo Niall non l’avesse calmato.
La situazione era calda, e vari grifondoro e corvonero erano rimasti a guardare. Presi Julie, e la portai lontana da lui, camminando a passo svelto per il corridoio, trascinandola per un braccio.

«Ehi, Quella nuova!» mi chiamo Justin
«Si?» dissi, girandomi, con un sorriso volutamente falso
«Visto che la tua amichetta non ha buon gusto, l’appuntamento al lago, con me, lo vuoi tu?» chiese, mentre un coro di “oooh” partì dai corvonero, quando Justin gli scoccò un’occhiata minacciosa.
«Non uscirei con te neanche se fossi l’ultimo goccio d’acqua rimasto sulla terra ed io stessi morendo di sete. E se vuoi fare colpo su una ragazza, ti consiglio di imparare il suo nome, prima.» mi voltai, e camminai verso la biblioteca, per poi sentire tutti gli “oooh” e le risate dei Grifondoro, che avanzarono a passo svelto verso di me.
Gente che non conoscevo mi riempirono di cose tipo “grande!” o “l’hai steso!”, e cercai di sorridere a tutti compiaciuta. Se quello era Justin Jay, speravo che il Grifondoro stracciasse il corvonero, o più che altro, stracciasse Jay.

-

«E quindi, ti ha chiesto questo?» chiesi stupita
«Esatto.. sembrava che fosse un agente segreto.» disse, con aria stupita.
«Non ci capisco nulla!» enunciai, buttandomi di peso sul mio letto a baldacchino.
Dopo una giornata passata in biblioteca ad anticiparci tutti i compiti per tutta la settimana, dati gli allenamenti di Quidditch ogni pomeriggio, io e Julie tornammo in dormitorio sfinite per parlare un po’. Quei due, Niall e Baston ovviamente, erano stati tutto il giorno a parlare, e fare i compiti con noi in biblioteca, ma a due tavoli di distanza. Sembrava che ci stessero osservando attentamente, ed ogni tanto si dicevano qualcosa e ridacchiavano.
«Ma li hai visti oggi?» sbottò lei «sembrava quasi che ci prendessero in giro!»
«Ma se Baston ti mandava baci con la mano ogni due attimi?!» risi
«Mi danno fastidio quei due.. non so cosa tramano!»
«Se mi dici cosa ti ha detto Baston, forse lo capisco.»
«Aw, saputella. Dovevano mandarti a corvonero!»
«Mai!» dissi, sospirando in modo teatrale, e fingendo di svenire.. «Soprattutto con quel deficiente di Jay.»
«L’hai steso, oggi! Ti giuro, avresti dovuto vedere la faccia di tutti i Grifondoro quando hanno visto Jay diventare rosso come un peperone! Si stavano tutti rotolando dal ridere!»
«E comunque, Baston?» dissi, afferrando un bicchiere d’acqua.
«Allora… io sono andata da lui. Mi ha dato un bacio e poi..»
«E’ importante!» la “rimproverai” «dovresti dirlo con più entusiasmo!»
«…e poi gli ho chiesto cosa avevano in mente, e lui mi ha risposto “Beh, era da un po’ che io e Niall non parlavamo da uomo a uomo” come se lui fosse un uomo.. è matto!» ma io ero troppo occupata a ridere per la sua imitazione della voce di Oliver. Stavo letteralmente affogando le risate nel cuscino, per placare la mia risata da gallina esagerata e orribile. O almeno io la definivo così, quando ridevo troppo troppo troppo..
«sai un pettegolezzo dell’ultimo momento?» chiese tutta eccitata
«Ehm.. no. E sai che odio spettegolare.» le dissi, sbuffando
«Il Corvonero sta davvero prendendo alla leggera il torneo, quest’anno. Non hanno ancora cominciato ad allenarsi. Gli daremo del filo da torcere, vero?»
«Ovvio!» dissi, battendole il pugno. «Comunque sono strani i maschi..» me ne uscii
«Ah si? Te ne accorgi ora?»
«Nel senso che Niall prima sorride a Felix, poi sorride a me. Io non ci capisco più nulla!»
«Ehi? Sei matta? Non hai mai visto il sorriso che ha quando parla di te? Rispetto a quello che non fa quando parla di Felix…»
«Parla di Felix?»
«Raramente, da quando sei arrivata tu. Pree, fidati, l’anno scorso Niall era molto diverso. Era triste, spesso, chiuso in se stesso. Si apriva solo con me e Oliver, punto. Non si preoccupava di avere altre amicizie, di far parte di gruppi o cose del genere. Diceva che era triste, non voleva conoscere altre persone oltre me e Oliver.
Poi, ci disse cosa aveva: lui vuole fare il cantante
«Davvero?» chiesi, stupita, sbarrando gli occhi. Era come se un nuovo mondo mi si fosse spalancato davanti come una finestra.

Niall Cantante?

«Già.. disse che in estate provò persino a partecipare ad un Talent show babbano. X Factor, non so se lo conosci..»
«Si, ma non ne vado pazza..»
«Katy Perry, però, cantante babbana che non è altro, non accettò di prenderlo nel programma. Non è ne un bene, ne un male: non è un bene perché altrimenti lui sarebbe famoso solo nel mondo babbano, ma non è un male perché lui non canta più da due anni. Prima, la mattina, lo vedevamo sempre canticchiare, suonare la chitarra nella sala comune come se nessuno lo vedesse ne sentisse. Da due anni non più.
Ma da quando sei tornata tu, lui ha di nuovo voglia di mettersi in gioco, di sorridere, di suonare e cantare. E’ solo questione di tempo. Non lo vedevamo così felice da due anni, ormai! L’hai cambiato, Preziosa.»

Rimasi, inizialmente, sconvolta, ma poi sorrisi.
Davvero era cambiato da quando ero arrivata io? Improvvisamente mi venne una grande voglia di andare ad abbracciarlo forte, di consolarlo. Solo al pensiero di vederlo triste il cuore mi si spezzava in mille minuscoli pezzettini, pezzettini che neanche una magia di Silente avrebbe potuto riattaccare.

Niall che voleva essere un cantante? Niall che ha provato ad abbandonare il mondo magico per provare ad avere successo come cantante nel mondo babbano? Niall James Horan cantante? Magari famoso, magari in una boyband?!

I cantanti babbani famosi, pressappoco, non fanno altro che darsi arie a più non posso. Ero sicura che se lui fosse stato un cantante, anche famosissimo e pieno di ragazze che urlano quando canta e che piangono quando lo vedono, non sarebbe mai cambiato. Sarebbe sempre stato lo stesso, credo che si sarebbe anche commosso ai suoi concerti, conoscendolo.

«Pree? Ci sei?» chiese Julie
«Non credevo che Niall avesse fatto tutto questo..»
«Lui si vergogna di dirlo. Si vergogna della sua voce, ormai. Non vuole più cantare per colpa di quei quattro cretini di quei quattro babbani che lo hanno giudicato, male. L’unico che gli disse di si era un certo Simon, Seamus, Sirius.. non ricordo. Un nome tipo Sirius Cowell, no aspetta. Sai, non ricordo.. comunque, tu sei l’unica che lo ha reso così tanto felice in questi ultimi due anni, sai?»
«Si sarà sentito malissimo, immagino»
«molto.» ripetè lei «dovresti sentirlo, ha una voce spettacolare!»
«immagino» sorrisi.
«Lo vedi? Il tuo sorriso quando lo pensi? E tu vorresti negare di non essere cotta a puntino?»
«Non lo nego.» dissi, ormai rassegnata. Aveva ragione, e negarlo al mio cervello era completamente inutile.

-

Quella sera mi addormentai pensando a varie cose: la partita, il weekend, la mia vita ad Hogwarts, e Niall cantante, Niall su un palco babbano, con la chitarra in mano.
Era quello il suo sogno? Era davvero abbandonare il mondo magico per la musica?
Non mi sembrava una pazzia, visto che consideravo il mio amore per la musica pari a quello per la magia: non riuscivo più ad immaginare una vita senza la magia, ma non ero mai riuscita ad immaginare una vita felice senza la musica, perché sapevo che nonostante tutto lei non mi avrebbe mai abbandonata.
Cascasse il mondo, musica e (quella sera lo capii) magia sarebbero restate la mia ragione d’esistere.


 

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Capitolo 7
*** Il ballo del quasi-ceppo ***



"Magia?" "No, Amore!"

7. "Il ballo del quasi-ceppo."

Era una fresca mattina di lunedì, quel tranquillo 19 novembre.
Qualche settimana dopo la partita dei Grifondoro (partita vittoriosa, seguita poi da una “mega rissa” assolutamente degna dei babbani) il cielo era azzurro, e il sole faceva capolino tra le nuvole grigiastre, che coprivano leggermente il cielo.
Julie dormiva come un ghiro, e non si sarebbe svegliata prima delle dieci di mattina.
Peccato che quel giorno, tra le varie materie, c’era anche l’erbologia.
 Ancora indossando il pigiama di pile, mi misi a suonare qualcosa con la chitarra, dato la noia del momento.
Suonare mi rilassava particolarmente. Suonare era come bere il thè, quando si comincia si viene pervasi dal calore e quando si finisce, si gusta il sapore dell’accordo che si era sprigionato nella stanza. Il suono era tutto ciò che mi faceva sentire libera. Cantare, suonare, erano come volare su una scopa e sentire il vento tra i capelli.
Quella mattina mi feci una doccia fresca, ed asciugai i capelli con molta fretta. Divennero lisci a spaghetto, cosa che detestavo dato il mio amore per i capelli ricci.
Mi sistemai i capelli in una treccia laterale,  indossai le prime cose che capitavano,  e corsi giù un sala comune.

Era semideserta, alle otto e mezza di mattina.
Avremmo cominciato le lezioni alle nove e mezza, quel giorno, per motivi che Vitious non ha voluto dire. Il fuoco scoppiettava nel camino, e le finestre erano chiuse, per fortuna, dato il freddo.
Mi fermai a osservare il lago, circondato in parte dalla foresta proibita, in parte dal cortile della scuola.
Amavo quel lago, era così enorme, immenso, azzurro. Sul fondale, dicevano tutti, si poteva trovare ogni genere di creatura magica: sirene, polpi giganti, avvincini e tanti altri.
Mi sedetti sulla poltrona preferita di Niall: vicina alla finestra, grande e morbida. Una di quelle poltrone in cui ci si può affondare, insomma!

Persa nei miei pensieri, con lo sguardo fisso nel fuoco, notai qualcosa di strano. Alzai lo sguardo, era solo Vaniglia.
Mi portava un bigliettino, che sfilai dalla sua zampa e lessi.

“Vediamoci oggi sotto l’albero vicino al lago, il nostro solito. Buongiorno, raggio di sole.
Niall”


Sorrisi involontariamente, presi in fretta una penna ed un po’ di inchiostro da uno dei tavolini della sala comune e scrissi semplicemente

“Quando?, buongiorno anche a te
Preziosa”


Arrotolai la pergamena e la legai di nuovo alla zampa di Vaniglia. Le accarezzai un po’ le piume e poi lei uscì dall’unica finestra aperta della sala comune, finestra che tutti odiano, dato che non si può chiudere.
Dopo cinque minuti Vaniglia tornò, con sempre la stessa pergamena legata alla zampa.

“Anche adesso, io sono già qui. Ed ho anche qualche fetta di pane, burro e marmellata che ho preso dalle cucine ed una tazza di cioccolata calda che se non arrivi subito si fredda.. ti aspetto
Niall”


Corsi in dormitorio, afferrai la borsa in cui tenevo tutti i miei libri, mi misi il mantello, afferrai la bacchetta, mettendola nell’enorme tasca del mantello e salutai Julie che si era svegliata.

«Dove vai? Che ore sono?» chiese stiracchiandosi
«Da Niall, al solito albero. Sono quasi le nove, credo.»
«Mhm… Niall e Pree da soli..» cominciò lei
«Scappo, ciao!» risi, salutandola

-

«Hai fatto tardi!» si lamentò il biondo, lasciandosi scappare un’irritante risatina. Mi sedetti accanto a lui, ancora con il fiatone, ma felice di incontrare di nuovo quel suo sorriso
«Ho corso così tanto che per poco non mi scontravo con Piton nel corridoio per la sala grande. Ho fatto una grandissima figura di..» risi
«..capito, capito.» rise «passata bene la notte?»  chiese
«incubo» dissi, semplicemente
«ah.. anch’io..» disse con aria triste.
Notai un filo di imbarazzo nella nostra conversazione, imbarazzo che si rafforzò quando mi avvolse in un abbraccio piuttosto caldo. Rimanemmo così, le sue mani mi cingevano la vita, e la mia testa era appoggiata sul suo petto, che a sua volta era appoggiato sul tronco dell’albero.

«Ho sognato che tu urlavi il mio nome, urlavi aiuto, ma io ero in una specie di stanza completamente bianca, senza nemmeno una porta. Intanto sentivo tu che urlavi.. “niall, aiuto, aiutami ti prego”… piangevi. Non potevo fare nulla per aiutarti. E’ orribile, ero li seduto, con la testa fra le mani e non potevo fare nulla, sentivo solo che tu urlavi. Quando mi sono svegliato credevo di averti persa per sempre.. ho avuto paura, sai?»
mi girai verso di lui. Inutile provare a descrivere cosa provavo in quel momento.. guardai i suoi occhi dove era impossibile vedere la fine.. erano lucidi, un po’.
In mezzo a quel mare, era orribile vedere le lacrime.. Appoggiai una mano sulla sua guancia e poi gli diedi un bacio sull’altra. Lui sorrise, per poi poggiare la sua mano sulla mia testa, vicino alla nuca. Poggiò la mia testa sul suo petto, e poi mi sussurrò «io non voglio perderti..»
«neanch’io.» risposi semplicemente.. ero troppo scombussolata dalle sue parole. Avrei avuto voglia di abbracciarlo mille volte, ma restare tra le sue braccia era abbastanza; sentire la sua mano accarezzarmi i capelli era più che abbastanza; sentire il suo calore era già abbastanza.

«Scommettiamo che tu non riuscirai a lanciare quel sasso nel lago?» se ne uscì all’improvviso, indicando un sasso abbastanza grande che era vicino alle sue scarpe.
«Ah si? E cosa scommettiamo?» chiesi prendendolo
«Se tu ci riesci farò tutto quello che vuoi, se non ci riesci dovrai pagare un pegno, e non sarò gentile» rise
«Ok.» ci stringemmo la mano. Mi alzai in piedi, lanciai il sasso, che non fece più di qualche metro per colpa dell’albero con cui si andò a schiantare.  Il sasso rimase intrappolato nei rami e poi cadde a terra, ai piedi dell’albero.
Niall cominciò a ridere, quella risata così contagiosa e incredibilmente spontanea, naturale, un tantino esagerata. Quando Niall rideva, sembrava che anche il sole cominciasse a sorridere.
«Non vale.» mi lamentai, sedendomi, ed incrociando le braccia
«Si che vale. Adesso devi pagare il pegno.» rise, malizioso
«Che devo fare?» chiesi quasi scocciata
«Mhm.. dimmi il tuo più grande segreto.» sorrise
«No.» arrossii
«dai, non è la fine del mondo!»
«mi prenderesti in giro a vita. Non voglio.»
«Dai, ti prego.. io ti dirò il mio.»
«No. Tu non dici il tuo, ed io non dico il mio..»
«Ma tu.. la scommessa!» si lamentò, per poi farmi ridere «Cosa ridi?! Il sasso è rimasto fermo lì.»
«Potrei lanciare te nel lago, al posto del sasso.» risi
«Ed io potrei fare lo stesso!»
«Provaci!» lo guardai con aria di sfida, ma lui mi prese sul serio.
E con “prese” intendo che mi sollevò come se fossi un sacco di farina. Cominciai a ridere, e a dare pugni sulla sua schiena, muovendo le gambe per farmi mettere giù.
«Allora? Scommetti che ti butto nel lago?» chiese, cominciando ad avanzare verso di esso
«Cosa? Niall!? No! Mettimi giù!» mi lamentai, dimenandomi
«E stai ferma!» rise «ti butto eh!»
«Dai! Mettimi giù!» risi, ma poi…caddi.
“Bene, Pree. Un’altra stupenda figura di ca.. AHIA!” atterrai di sedere, mentre Niall cadde sopra di me, con una distanza spaventosamente quasi-inesistente.

«Tutto ok?» chiese, facendomi arrossire violentemente quando la punta del suo naso toccò la mia
«Eh? Cosa? Si.. credo» dissi nervosamente.

Si stava avvicinando, era sempre più vicino. Si avvicinava con una lentezza snervante. Forse volevo che accadesse, lo volevo di sicuro. Ma avevo anche paura, avevo paura di quello che sarebbe diventato il nostro rapporto. Avevo paura di dare il mio primo bacio, ma pensandoci mi sarebbe piaciuto far combaciare le mie labbra alle sue.
Ma nulla. Si girò di schiena, stendendosi di fianco a me sull’erba che precedeva la sabbia.
Tirai un sospiro di sollievo, tra me e me.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» disse lui
«Sei tu che mi hai fatto cadere!» risi
«No! Sei tu che sei caduta» disse
«Scommettiamo di no?»
«Scommettiamo di si!?» disse, facendomi il solletico. «Devi ancora dirmi il tuo segreto…» disse lui, in un sussurro, con voce dannatamente buffa e dolce, che mi fece ridere.
«Ehm… io… un segreto… io….. Spesso prendo una tazza di the, quando vado a dormire. Mi rilassa.»
«Non credo che sia il tuo più grande segreto.. me l’avevi già detto, poi.» rise
«Parlo nel sonno, quando faccio gli incubi.»
«Davvero?» chiese lui, stupito
«Si… e poi.. odio la mia voce registrata ed odio il mio corpo: odio le mie gambe, la mia pancia. Per non parlare delle fossette sulla schiena!»
«Anch’io detesto le mie gambe!» rise lui «Tutti i ragazzi le hanno così muscolose!» ridemmo.
«Non hanno nulla di male le tue gambe!» risi.. «E odio le rughe degli occhi quando sorrido...»
«Invece non dovresti, il tuo sorriso è bellissimo.» disse,f acendomi arrossire dalla testa ai piedi «e comunque, tutto questo non è neanche un briciolo del tuo più grande segreto, me lo sento. Ed era la tua penitenza…» rise
«Io.. no! Mi vergogno.» mi lamentai
«Sono un tuo amico, non c’è niente di cui vergognarsi.»
«Ok. Ma promettimi di non parlarne mai più.»
«Ok» disse, felice, con le orecchie tese
«Mi…. Mipiaceunragazzo,ecco.» “STUPIDA! Sei una stupida, idiota, deficiente, cretina, imbecille….”
«Non è la fine del mondo. Altro che droga, quando si è innamorati non si capisce più nulla..» sorrise meravigliosamente, guardando il cielo.
“felix..”pensai.
«Ancora lei giusto?» chiesi, ridendo nervosamente
«Lei. La ragazza di cui ti parlai nel treno. Credevo fosse solo una cotta, ma non riesco a togliermela dalla testa. E’ diventata indispensabile per me…»
«Immagino..»
«Credi nell’amore a prima vista?» chiese d’un tratto.
«S-si.. credo di si..» beh, domande più imbarazzanti di quelle non c’erano.
Parlare della mia “cotta segreta” con la mia cotta segreta era parecchio strano.. ma soprattutto, parlare della sua di cotta, mi faceva abbastanza male. Sognare ed illudersi che stia parlando di me, non serviva a nulla..no?
-

«E poi?!» urlò Julie, facendo girare mezza biblioteca.
«Shhhhh!» le tappai la bocca con la sua copia de “il quidditch attraverso i secoli”
«E’ successo solo questo. Dopo il solletico, il segreto ed altro solletico  ha detto che si era fatto l’orario della colazione e abbiamo fatto un pic-nic sotto l’albero quello solito… e poi non abbiamo più parlato del segreto…» sorrisi involontariamente, ripensando al modo in cui divorò tutti i suoi panini con grande voracità, ma poi il mio sorriso svanì, ripensando a tutte quelle “rivelazioni”.
E se avesse capito tutto? Probabile.

Io e Julie ci stavamo anticipando qualche compito di trasfigurazione e storia della magia in biblioteca, aspettando l’ora di pranzo. Dopo una mezz’ora di incantesimi, due ore di erbologia ed una di Difesa contro le arti oscure (in cui non facemmo praticamente nulla, perché anche il professore di Arti oscure era con Vitious a fare quel “non so cosa” di cui ormai parlavano tutti i professori quando si incontravano) l’unica cosa che volevo era fare qualche incantesimo di trasfigurazione e.. mangiare.
Niall e Baston non “persero tempo” con i compiti, ed andarono ad allenarsi con gli altri. Julie, invece, voleva che le raccontassi tutto del “romantico buongiorno di Niall”, ecco come lei lo aveva battezzato.

«E tu? Perché hai questo libro?» chiesi a Julie, per cambiare argomento
«La professoressa di Divinazione vuole un tema sulla nostra passione, ricordi? Dice che dovremmo leggerne uno a caso di un compagno e poi trarne un significato che ha a che fare con il futuro che vorremmo… una noia mortale. Parlo del Quidditch, quindi ho preso in prestito questo per la decima volta da quando sono qui ad Hogwarts. E’ l’unico libro che abbia mai letto più di una volta. E’ davvero bello… tu parlerai della musica, giusto?» chiese, mentre scriveva su un foglio di pergamena i vari giochi che si facevano sulle scope, prima che venisse perfezionato il Quidditch.
«Credo di si. Ma non mi piace che la gente legga i miei segreti.»
«Ma dai! Siamo solo noi Grifondoro!»
«Lo so, ma ho dei sogni strani, io.»
«Allora fai in modo che davanti a te ci sia o io o Baston. Di noi ti fidi! E poi, sappiamo già i tuoi segreti, chi più chi meno..» disse, continuando a scrivere.
Presi il libro, non avendo molta voglia di dire che mi vergognavo troppo dei miei sogni, e che non avrei mai scritto nulla di vero su quel tema, e lessi ciò che c’era scritto…
Capitolo 4
 L’avvento del Boccino d’oro.
Fin dal 1100, la caccia dello Snidget (Bolcino) fu popolare tra molti maghi e streghe. Il Golden Snidget (Bolcino d’oro, vedi figura “B”) oggigiorno è una specie protetta, ma a quel tempo i Golden Snidget erano comuni nel nord Europa, anche se difficili da distinguere agli occhi dei Babbani per la loro inclinazione a nascondersi e la loro enorme velocità. La taglia minuscola del Golden Snidget, unita alla sua notevole velocità e alla destrezza di sfuggire ai predatori, era un ulteriore motivo di orgoglio per i maghi che lo catturavano…


«Ehi, quindi il boccino d’oro un tempo era un uccello con la pancia tonda?» chiesi, ridendo
«Già, proprio così. Un giorno, durante una partita di Quidditch, un tizio fece una scommessa con i giocatori: centocinquanta galeoni a chi prendeva il bolcino d’oro che avrebbe liberato ad inizio partita. Nella partita stessa, una ragazza fece un incantesimo d’appello al bolcino, e lo portò via. Per protesta, in ogni partita di Quidditch, liberavano un bolcino d’oro e chi lo acchiappava guadagnava centocinquanta punti in onore di quei galeoni di premio e poi lo uccidevano schiacciandolo, date le sue dimensioni piccoline, doveva essere molto tenero! L’unica differenza tra ora e prima, è che un mago ebbe la brillante idea di inventare il boccino, una volta che il bolcino divenne una specie protetta!»
«Wow. Dovrei leggere questo libro!»
«Io sto morendo di fame, continuiamo dopo, ok?»
«Certo, andiamo.» dissi.

-

La sala grande era piena di studenti, come ogni giorno, all’ora di pranzo. Il cielo era pieno di nuvole grigie, quel giorno, ed era decisamente peggiorato dalla mattina.. Anche fuori era lo stesso, con la differenza che pioveva a dirotto.
La maggior parte dei professori non era ancora arrivata, c’erano solo Piton, Vitious e Ruf.
Io e Julie aspettavamo impazientemente l’arrivo dei professori, o più che altro, del cibo. Ogni piatto era completamente vuoto, e credo che tutti si stessero chiedendo dov’erano finiti i professori.
I prefetti del Corvonero andarono a chiedere a Vitious, probabilmente, cosa stava succedendo.
Niall e Oliver, invece, erano a qualche posto di distanza da me e Julie, e parlavano a bassa voce di qualcosa di molto impressionante, credo, visto che Oliver spesso spalancava gli occhi, ma poi sorrideva incredulo o accennava risatine. Felix Tentia e Jack Di Leo parlavano di qualcosa, mentre Lucy, l’amica riccia di Felix di cui sapevo ben poco, era occupata in una conversazione apparentemente divertente e interessante, con uno dei cacciatori del Serpeverde.
Distratta nei miei pensieri, non mi accorsi che tutti erano diventati incredibilmente silenziosi, ma quando udii la voce di Silente, ne capii il motivo.

«Scusate il ritardo, studenti. Io e i professori stavamo ultimando la nostra discussione… abbiamo preso una decisione, un’idea che è partita da me, ma che è stata appoggiata fin dall’inizio dalla professoressa McGrannit…
«Dopo ciò che è successo un po’ di giorni fa, al campo di Quidditch, dopo la partita, abbiamo constatato che tra le case di Hogwarts, forse, c’è dell’antipatia. Un po’ di rivalità c’è sempre stata tra le varie case, ma mai così tanta. Pertanto, come potremmo noi di Hogwarts stringere amicizia con altre scuole di magia, come succede spesso nelle competizioni magiche tra scuole come il torneo tremaghi, se prima non siamo amici tra di noi?
«Come può una scuola socializzare con le altre, se è divisa all’interno? Sono proprio queste domande che mi hanno “ispirato”:» disse mimando le virgolette «…nel torneo tremaghi, oltre le tre prove e il vincitore, le tre scuole devono conoscersi e socializzare. Ma come possiamo affrontare un’argomento del genere se ci sono così tante liti tra le nostre quattro, magnifiche, casate? Per questo, io e i professori, abbiamo cercato di trovare un modo per farvi capire il significato dell’amicizia. Le quattro case non dovrebbero essere nemiche, ma dovrebbero essere unite, nonostante tutte le rivalità. L’amicizia è un sentimento importante, così importante che anche i Babbani, la considerano tale…» tutti gli studenti pendevano dalle labbra del preside, e nessuno capiva dove volesse arrivare con quel discorso. Lo guardavano tutti straniti, chi con espressione incuriosita, chi con aria quasi scettica.
Quale sarebbe stata la nostra punizione? E cosa c’entravano tutti quei paragoni con il torneo tremaghi?

«…bene. Siamo arrivati alla conclusione di questo lunghissimo discorso. Leggo nei vostri occhi che state tutti morendo di fame» scapparono molte risate, dai quattro tavoli «..e quindi andrò al dunque. Il torneo tremaghi è un torneo in cui si fanno amicizie, il ballo del ceppo, infatti, sottolinea questa unione, questa amicizia, tra le tre scuole. Ma perché ci vuole per forza un torneo così importante per questo bellissimo evento dal fantastico significato?
«Ecco perché, abbiamo deciso, che quest’anno, alla vigilia di Natale, si svolgerà una serata danzante tra gli studenti di Hogwarts, che battezzeremo come… Ballo del quasi-ceppo, in onore di quello del torneo tremaghi, a scopo di riappacificare le quattro case. E aggiungo che se succederà un solo, dico un solo, minimo, piccolissimo, episodio di violenza o insulti da parte di tutti voi, il torneo di Quidditch sarà categoricamente sospeso. Beh, buon appetito!»

-

«Il ballo del ceppo,  è una tradizione del torneo tremaghi, fin da quando ha avuto inizio, con lo scopo di far socializzare gli studenti delle varie scuole.»  la professoressa McGranitt, aveva deciso di dedicare l’ora di Trasfigurazione al ballo del quasi-ceppo. La classe non sembrava la stessa, era completamente vuota, se non fosse per le panche dove eravamo sedute noi ragazze, quelle (dalla parte opposta della classe) dove erano seduti i ragazzi e la McGranitt.
Ero rimasta sconvolta dalla notizia, per un semplicissimo motivo: io non so ballare.
Julie, invece, ne sembrava entusiasta, ed anche parecchio. Ero più che convinta che avrebbe voluto indossare un vestito da principessa, accompagnata da Baston.
Io, invece, volevo solo sprofondare, odiando qualunque cosa che siano vestitini principeschi e scarpe scomode.

«Per questo motivo, abbiamo deciso che sarebbe stato utile riunire le nostre quattro case di Hogwarts in una serata danzante, proprio come quella del Ballo del ceppo. Una coppia, decisa dai responsabili delle proprie case, aprirà le danze, una per ogni casata. Pertanto, saremo io, Severus, Filious e Pomona a decidere. Ovviamente non ora, non adesso.» un vocio si fece sempre più forte.. «Silenzio!» ci richiamò la McGranitt, interrompendo quel brusio che si era creato «Pertanto, la sera della vigilia di Natale, ci riuniremo nella sala grande per una serata di beneducate frivolezze. Mi aspetto che ciascuno di voi parta con il piede giusto, ed intendo in senso letterario, perché anche nel ballo del quasi-ceppo, come avrete capito, innanzitutto e soprattutto..si danza. La casa di Godrick Grifondoro ha meritato il rispetto dei maghi per quasi dieci secoli… Non vi permetterò, in una sola serata, di imbrattare questo nome comportandovi come una Balbettante Bambocciona Banda di Babbuini…
«Ora…. danzare è lasciare che il corpo respiri: dentro ogni ragazza c’è un cigno segreto assopito ansioso di liberarsi e spiccare il volo.. dentro ogni ragazzo  un superbo leone pronto a balzare..»

-

Io e Julie, avviandoci verso una noiosissima ora di Storia della magia, stavamo parlando dell’ultimo argomento di cui avrei voluto parlare: Il ballo del quasi-ceppo.
Mi parlava di come aveva intenzione di vestirsi, acconciarsi i biondi capelli o che scarpe indossare, ma io non ne volevo neanche lontanamente sapere (anche se non davo a vederlo, ovvio).
Odiavo questo ballo del quasi-ceppo. Odiavo il pensiero che avrei dovuto “danzare”, ed odiavo anche il fatto che ci sarei andata da sola, ovviamente.
 
-

Il professor Ruf era appena entrato in classe. La sua voce risuonava come una noiosissima cantilena, che fungeva perfettamente da ninnananna. Minimo tre degli studenti presenti nella classe, tra Grifondoro e Tassorosso del sesto anno, si erano addormentati profondamente, o erano in uno stato di dormi-veglia.
Io, ero seduta accanto a Niall, vicino alla finestra, e guardavo fuori come se fossi in attesa che succedesse qualcosa. Beh, anche il volo di una civetta era più interessante di ciò che diceva Ruf, quel giorno.
Storia della magia, insieme ad erbologia, era la materia che meno preferivo. Sulla pergamena dove avrei dovuto prendere appunti, cominciai a disegnare qualcosa per passare il tempo. Il lago e la parte del castello che si vedevano dalla finestra erano perfetti.
Verso metà ora, mi sentivo stranamente osservata, e quando alzai lo sguardo alla mia destra, incrociai i due oceani di Niall, che non smisero di guadare i miei occhi neanche per due secondi.
Ci guardammo per un po’, ma poi fui io ad abbassare lo sguardo ed arrossire.
Lui, invece, prese una pergamena e cominciò a scrivere qualcosa…


 
“Le tue mani combaciano con le mie come se fossero state create per me..
ma tieni a mente: era destino che fosse così..
e unisco i puntini, con le lentiggini sulle tue guance
e tutto prende senso per me…”


 
Prese a pensare, guardando un punto fisso avanti a lui, e solleticandosi la guancia con la piuma della sua penna d’oca e riprese a scrivere…
 
“So che non hai mai amato le rughe vicino agli occhi quando sorridi,
non hai mai amato la tua pancia, o le tue gambe,
le fossette nella schiena alla base della colonna vertebrale…
ma io le amerò all’infinito…

Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca ..
Ma se lo faccio è per te, sei tu, fanno parte di te…
Sono innamorato di te.. e di tutte queste piccole cose.”

 

Parole. Tante parole. Parole dolcissime.
Improvvisamente, cominciò a canticchiare una canzone, senza le parole. Canzone dolce quanto le parole che aveva scritto. La canticchiò più volte, a bassissima voce, come se la stesse “ripassando” per un interrogazione. Poi, guardando la pergamena, la canticchiò un’altra volta e sorrise.


 
“Non vai mai a letto senza una tazza di the..
E forse è questa la ragione per cui parli nel sonno..
E tutte queste conversazioni sono segreti che tengo stretti dentro me…
Anche se non hanno senso,per me. 

Lo so che non hai mai amato il suono della tua voce registrata..
Non vuoi mai sapere quanto pesi.. devi ancora ‘stringerti’ nei tuoi jeans,
ma tu sei perfetta, per me..”

 

E continuò a canticchiare la canzone, molto piano, non riuscivo quasi a sentirlo dato il signor Ruf che continuava il suo noioso monologo sulla storia di un mago che, come Ruf affermava, somigliava molto ad un suo conoscente che.. ma io sto qui a parlarvi di cosa stava dicendo il professor Ruf?
Niall continuava a canticchiare la canzone, senza neanche accorgersi che lo stavo guardando con la coda dell’occhio da circa.. venti minuti.
Continuò a pensare, pensò per circa cinque minuti. Scrisse e riscrisse quella frase almeno sei volte, e quando non gli venivano le parole doveva resistere per non prendere a pugni il tavolo. Poi, improvvisamente scrisse una frase che fisso costantemente per tre minuti, leggendola  e rileggendola, aggiungendo o togliendo parole ogni tanto.

 
“Non ti sei mai amata la metà di quanto ti amo io,
non ti tratterai mai bene,tesoro, ma voglio che tu lo faccia…
e se ti faccio sapere che sono qui per te..
magari ti amerai anche tu, come io amo te…”


 

La rilesse, e la rilesse ancora, la rilesse per minuti interi. Per poi mettersi a canticchiare un’altra melodia, sempre con lo stesso ritmo, ma diversa dalle altre due. La canticchiò ancora e ancora, così tante volte che, quando finì l’ora di storia, guardò l’orologio con un’espressione stupita.
Per entrambi, credo, il tempo era volato come un soffio. Lui intento a scrivere quelle parole bellissime, io intento a guardarlo in tutto il suo splendore senza che lui se ne accorgesse.

-

«Prima di andare a dormire, volevo chiarire alcuni dubbi che si sono sicuramente insinuati nelle vostre menti…» disse Silente, “interrompendo” la nostra cena, in sala grande.
Niall non mi parlava dall’ora di Storia della magia, mi.. evitava. Ma non “evitare” nel senso di evitare, semplicemente non si è fatto vedere in giro.
Era seduto a qualche posto da me, vicino a Baston, sembrava.. arrabbiato. Parlavano di qualcosa che lo faceva innervosire.

«Ovviamente dovrete indossare un abito da cerimonia. Esso vi verrà mandato dalle vostre famiglie grazie ai gufi della scuola, o i vostri. Abbiamo spedito a ognuno dei vostri genitori una lettera in cui si spiega il perché di questa decisione. Stiamo progettando già da qualche giorno i preparativi e le decorazioni per il ballo del Quasi-ceppo, che si svolgerà qui, in Sala Grande. La serata è aperta a tutti gli studenti di ogni età, di ogni casa. I professori Severus Piton, Pomona Sprite, Filious Vitious e Minerva McGranitt, decideranno le quattro coppie che apriranno le danze con il classico ballo del torneo tremaghi, che tutti voi conoscete. Inviteremo, quest’anno, un famoso gruppo musicale di maghi che tutti voi amate: i Bolidi di fuoco!» moltissimi studenti cominciarono ad urlare ed applaudire, compresa Julie, che per tutte le volte di cui mi aveva parlato di quella band, potevo conoscere a memoria la biografia di Luke Jeremy, il cantante del gruppo. «Vedo che ne siete entusiasti, e per me è molto. Sappiate, studenti, che la mia più grande soddisfazione siete voi, perché avete finalmente messo da parte il vostro orgoglio e siete riusciti a far risplendere Hogwarts di una pace che non aveva mai avuto. Sono molto fiero delle mie quattro, magnifiche, casate. Buonanotte!»

-

«Non posso ancora crederci…» sussurrò Julie, mentre tentavo di addormentarmi
«Lo so, è grandioso! Sono felice per te. Ballerai tutta la sera, scommetto.»
«Già mi immagino sotto quel palco. Di solito mettono un palco nella sala grande, al posto del tavolo dei professori. Devo riuscire ad abbracciare Luke. Devo riuscirci, sarebbe il giorno più bello della mia vita.»
«Lo spero. Baston ti ha già invitata, giusto?»
«No, e non ne abbiamo mai parlato. E’ da un po’ che mi evita.. ma non “evitare” nel senso della parola….»
«….non ci incontriamo e basta.» dissi, nel preciso istante in cui lo disse lei. «Hai paura che non ti inviti?»
«Un po’..»
«Io ti dico di no…» sorrisi maliziosamente
«Ma dai, non ci vediamo per più di cinque secondi al giorno!»
«Julie, lui ti ha comprato un regalo. L’ho sentito mentre parlava con Niall. Sta aspettando che nevichi molto, di mattina, per regalartelo. Ma non dire assolutamente che te l’ho detto io, promesso?» lei era completamente entusiasta, così tanto che saltellava dalla gioia.
«Grazie! Grazie! Grazie!» saltellò ancora e poi si rimise stesa a dormire.
«Buonanotte…» sussurrai, e lei mi rispose allo stesso modo.

 
CIAO RAGAZZE HO DUE COSE DA DIRE, quindi leggetele :)

1) La scena in cui la McGranitt "spiega" l'ho fatta uguale a quella del film perchè la trovo una delle più belle scene di tutte :D
2) la canzone che Niall stava scrivendo è nella realtà Little Things degli One Direction, lo dico a te Felix Tentia :3
Al prossimo capitolo girls, bye bye.

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Capitolo 8
*** Little Things ***




"Magia?" "No, amore!"

8. "Little Things"

Il giorno dopo, martedì, tutti gli studenti erano entusiasti del ballo del quasi-ceppo. In sala grande non si parlava d’altro, tutti i ragazzi cominciavano già ad invitare le ragazze più carine (ad esempio Kate Wilen del tassorosso aveva già ricevuto sette inviti, ed andava in giro a vantarsene con le sue amiche) e i professori cominciavano a decidere chi dovesse aprire le danze grazie a delle liste esposte nelle bacheche in ogni sala comune, dove chi voleva poteva segnarsi. Piton, però,sembrava aver già deciso i suoi ballerini, perché alcune ragazze del serpeverde si lamentavano dell’assenza della lista candidati..

«Ehi, c’è qualcosa per te…» mi disse Niall, porgendomi il pacco e la lettera che mi aveva appena lasciato sulla tavola Vaniglia. Sorrisi a Niall, ancora immersa nei miei pensieri, e lui ritornò a mangiare (anzi, divorare) le sue uova strapazzate e le sue strisce di bacon. Accarezzai Vaniglia, che tornò a volare verso la gufiera insieme agli altri gufi e barbagianni e civette, mentre io aprii la lettera.

“Buongiorno tesoro, tutto ok? Mi manchi così tanto! Per le vacanze di Natale resterai ad Hogwarts, amore, perché non vorrei che tu perdessi un’evento così speciale come il ballo del quasi-ceppo. Ti ho cucito personalmente il vestito per tutta la notte. Volevo regalartelo per il matrimonio di una tua zia, ma ho deciso che per l’occasione sarebbe stato perfetto. E’ simile a quello che vedemmo al negozio babbano in Italia, quando avevi cinque anni. Ricordi? Beh, rispondimi presto, e dimmi se ti piace. Il tuo cavaliere, tesoro? Avrai file di ragazzi ai tuoi piedi, cucciola… Beh, buona colazione amore mio, rispondimi.
Mamma”

Vestito da cerimonia,bene.

“Quale matrimonio? E quale fila di ragazzi?” mi chiesi, pensando che mia madre stesse impazzendo seriamente. La sua euforia doveva essere andata oltre il “normale”.

Aprii la scatola: era proprio identico a quello che mi aveva colpita tanto al negozio babbano in Italia, vicino Napoli, quando avevo cinque anni ed ero in vacanza con mamma e papà in un paesino abbastanza lontano da dove abitavamo noi. Tale e quale, con le stesse sfumature. Non so perché, ma quello che credevo fosse un incubo si era trasformato completamente, e mi fece sorridere in un modo così spontaneo che stupì persino me stessa.

«Ma è splendido!» urlò Niall, facendo girare mezza sala grande, e facendomi arrossire, per poi ridere dato che l’aveva detto con la bocca colma della sua colazione infinita. «Ti starà benissimo» mi sussurrò poi all’orecchio, facendomi diventare ancora più rossa, anche se più nessuno – oltre Felix, che si avviava al tavolo dei Serpeverde tutta felice – mi guardava. Mi salutò con la mano, ed io ricambiai. “Sta a vedere!” mimò con le labbra, accennando una risatina. Io la guardai interrogativa, e lei mi rispose con un occhiolino.

«Hei Jack!» Felix salutò il ragazzo, sedendosi vicino a lui, che le aveva tenuto il posto.
«Buongiorno piccola.» le diede un bacio, facendola sorridere.
«Stamattina Piton, col suo solito entusiasmo, mi ha detto: “Tentia, sarai tu ad aprire le danze per il Serpeverde al ballo del quasi-ceppo. Mi fido della mia migliore allieva”…» risi per la fantastica imitazione di Felix – e rise anche Niall, che stava osservando la scena proprio come me – mentre Jack sorrideva.
«Ottimo, apriremo le danze insieme allora, proprio adesso mi è arrivato l’abito da cerimo…»
«E chi ti ha detto che tu sarai il mio cavaliere?» chiese lei altezzosa, con una punta di sarcasmo
«Dai, non scherzare, ti piace?» disse mostrandole un papillon nero.
«Non sto scherzando.» disse lei, con lo stesso tono di prima, ma più serio «se questo è un invito ufficiale, sappi che la mia risposta è no. Non ci metto nulla a trovarmi un nuovo accompagnatore, sai? Beh, buongiorno tesoro.» gli diede un bacio in guancia e si alzò dalla panca, altezzosamente, cominciando a camminare verso l’uscita della sala grande.
Jack era rimasto sbigottito, proprio come me e Niall che fissavamo entrambi i serpeverde con la bocca aperta, anche se io mi stavo divertendo come una matta nel vedere la scenata di Felix.
Sapevo che non diceva sul serio, ma la sua mossa era stata molto astuta, le ragazze meritano un po’ di romanticismo in ogni richiesta, no?
Felix, che era quasi arrivata alla fine del tavolo del Serpeverde, tornò improvvisamente indietro.
«Sapevo che scherzavi..» rise Jack, che si tolse dalla faccia quell’espressione imbambolata
«No, volevo solo un biscotto. Buongiorno ancora, amore.» disse, con un espressione seria e “offesa”, afferrando con forza un biscotto e andandosene.
Jack rimase ancora più sconvolto, ed una volta che Felix uscì dalla stanza lui corse per raggiungerla.

Io e Niall ci guardammo sbalorditi, per poi scoppiare a ridere.
Li rincorremmo per tutto l’arco di tempo tra la colazione e la prima lezione, e notammo che Felix faceva sul serio, ma non era arrabbiata. Voleva solo un invito romantico, tutto qui.
-
Dopo un paio di settimane, passate a studiare – o, nel caso di Jack di Leo, a rincorrere Felix pregandola persino in ginocchio («Felix, ti prego!» le chiese, inginocchiandosi. Lei gli sorrise, sembrava quasi che avesse mollato quella sua voglia di romanticismo, ma poi rispose «questo sarebbe un invito? Impegnati, Jack!» facendo ridere le poche persone che passavano per quel corridoio) – e a rifiutare quei pochi inviti di ragazzi che neanche conoscevo (cosa che mi stupì parecchio) finalmente erano quasi cominciate le vacanze di Natale.
I professori ormai erano molto impegnati con la scelta dei “ballerini” o con le decorazioni, e molte lezioni venivano sospese. Beh, mi chiedete il perché dei miei 3 rifiuti?
Potrei darvi una marea di motivazioni: non so ballare, mi vergogno di andarci con gente che conosco a stento, non mi piacciono le feste e.. in un certo senso.. speravo anche che me lo chiedesse Niall.


Era un normale sabato mattina, Julie dormiva – come sempre – ed aveva al collo la sua bellissima collana (il regalo di Baston, il suo cavaliere per il ballo) ed io, invece, ero una delle uniche ragazze rimaste senza.
E con quel “senza” non intendo “senza collana”. Faceva davvero moltissimo freddo, quel giorno. Indossai una maglia a maniche lunghe molto calda, con sopra un maglione bianco con dei fiocchi di neve neri, fatto a maglia (da mia madre, ovviamente). Niente di più caldo di quel maglione, lungo fino a poco prima delle ginocchia; Mi infilai un paio di calze calde, con sopra dei leggins neri, anch’essi caldissimo, molto di moda nel mondo babbano; Indossai un paio di stivaletti bianchi, con dentro della pelliccia molto calda e morbida; legai i capelli in una treccia laterale, lasciando che una sottile ciocca di capelli restasse fuori dalla treccia; avvolsi attorno al collo, sopra la cravatta del grifondoro, una sciarpa – come se fosse uno scaldacollo – e come ‘tocco finale’, se così possiamo chiamarlo, un cappellino caldo e grigio chiaro, di lana, fatto anch’esso a maglia da mia madre. (http://www.polyvore.com/gryffindor/set?id=108149296)
Ultimamente, quasi tutti i giorni, mi mandava qualcosa fatto da lei. Da piccola mi ero sempre chiesta come facesse ad essere così veloce nel fare maglioni, sciarpe e cappelli. Ora capisco che si aiutava anche con un tocco di magia che non fa mai male.. mia madre era riuscita, ogni anno, a farmi tutto il guardaroba invernale con solo i suoi maglioni.
Mi mancava più di quanto mi sarei aspettata, ed avrei dato qualsiasi cosa per tornare da lei e papà a Natale. Peccato che mamma sarebbe stata più contenta vedermi partecipare al ballo del quasi-ceppo, che tornare a casa con l’espresso per Hogwarts.
Intenzionata ad andare a fare colazione, per poi studiare qualcosa o leggere un libro in biblioteca, mi avviai in sala grande.


Ma, in sala comune, trovai un Oliver Baston vestito e profumato, con un enorme sciarpa a coprirgli il collo.
Si era preso un bel raffreddore.
«Buongiordo..» disse, con una voce che sinceramente mi fece morire dal ridere.
«Raffreddato eh?» dissi, cercando invano di trattenermi
«Dod ridere, dod è che de sia tanto contendo.» disse, sostituendo un sacco di “n” con le “d” o le “m” con le “b” per colpa del naso chiuso.
«Vai da Madama chips. Secondo me cura i raffreddori in tre attimi..» consigliai
«Bi ha dato uda poziode. Bi ha detto anche che sarei guarito entro qualche ora… Ehh…ehh.. etciù!» starnutì rumorosamente.
«Ok, io vado in sala grande a fare colazione, vieni con me?»
«Do, aspetto Giulietta. Oh, aspetta, biedi...» mi portò vicino alla finestra, tendendomi una specie di binocolo magico, che faceva apparire tutto molto più chiaro e riusciva ad arrivare fino a distanze molto lunghe. «Oh, aspetta.» girò una rotellina, e la visuale del binocolo girò, come se avesse fatto una curva. Era parecchio diverso dai binocoli babbani. «Ecco,guadda.» C’era Niall, ai piedi del nostro solito albero. Solo, infreddolito, con una lettera in mano ed un pacco rosso vicino alle gambe. Lanciava in aria un boccino d’oro che aveva sgraffignato a un allenamento, e lo riprendeva malinconico, per poi lanciarlo di nuovo. «sai che cos’ha? E’ da un po’ che è triste, ba dod vuole dirbi cos’ha. Dice sempre che “dod è diente”..» era rattristato, e sinceramente aveva fatto rattristare anche me.
«Vado a vedere cos’ha.. si prenderà un raffreddore peggiore del tuo se continua a stare fuori ogni mattina, senza neanche il mantello. E’ pazzo.»
«Ho preso il raffreddore iebi, per vedere cobe staba. Ba bi ha detto sempre la stessa cosa. Solo tu puoi consoladdo davvedo, preddi anche la chitadda, lui aba cantade… eh…etciù!» starnutì di nuovo.
«Sei sicuro di averla presa quella pozione? So che non è una delle pozioni più buone del mondo. Mamma me la dava da piccola fingendo fosse un’antibiotico. Ricordo quanto era disgustosa.»
«Cos’è un antibiotico?»
«Una medicina babbana, ma non cambiare discorso!»
«Ba…ba.. fa davvedo schifo!» si giustificò
«Ma devi prenderla. Fila a berla, non guarirai in tempo per gli allenamenti di quidditch. E io devo venire a vederti, e se non ci sei mi annoio.»
«Non so se dirti che sei insopportabile quanto mia madre, o dolce quanto una caramella.» disse con un tono un po’ dolce ed un po’ scocciato
«Vado dal biondino, rimettiti eh.» gli diedi un bacio sulla guancia e tornai nel mio dormitorio. Mi misi il mantello, e mi assicurai di avere il collo coperto bene, per non fare la stessa fine di Oliver. Facendo attenzione a non svegliare Julie accordai la chitarra – senza quello stupido accordatore babbano elettrico, che funziona una volta e mille no – e scesi giù in sala grande.
Cercando di non attirare troppo l’attenzione (cosa che, per fortuna, accadde – visto che la reginetta degli inviti era entrata in sala grande facendo ridacchiare tutte le sue amichette-oche) mi infilai al tavolo del Grifondoro prendendo una tazza di thè in fretta e furia.


Mi avviai verso il cancello d’uscita, stringendomi bene nel mio mantello. Faceva abbastanza freddo, ma almeno non c’era vento.
Attraversai il cortile, e mi avviai verso il lago, e, ai piedi del nostro solito albero, trovai un Niall intento a leggere un foglio di pergamena. Volli osservarlo, e mi nascosi dietro un altro albero. Leggeva il foglio, lo rileggeva, e poi si metteva le mani nei capelli. Come se pensasse “no, no, non posso farcela”.
Non riuscivo a capire cosa fosse quel foglio.. forse una lettera.
Ma certo,si! Una lettera, che doveva probabilmente essere inviata ad una persona speciale. Ecco perché la rileggeva! Aveva paura che ci fosse qualcosa di sbagliato! Si, ne ero sicura al cento per cento.
Mi avviai da lui, facendo finta di nulla.
«Ehi, Preziosa. Non dovresti essere qui con questo freddo..» mi disse, quando mi sedetti accanto a lui
«Ti vedevo preoccupato..»
«Come facevi a sapere che ero qui..»
«I vostri binocoli sono davvero spettacolari. Quelli babbani non girano attorno alle torri di un castello, sai?» risi
«Hai portato..»
«Ah,si, la chitarra. Tieni, suona un po’. So che ti piace, so anche che “suonare ti libera da ogni pensiero, ti fa sentire come un bambino che corre su un prato verde, in una giornata di sole, rincorrendo una farfalla bianca e cercando di prenderla”, giusto?» mi guardò incredulo «credi che non avessi letto il tuo tema di Divinazione? Dovevo vendicarmi infondo, tu hai letto il mio.» mi giustificai, facendolo ridacchiare.
Fece una cosa che sinceramente non mi sarei mai aspettata, posò la chitarra alla sua sinistra e mi stinse in un abbraccio caldo e confortevole.  «grazie per essere qui..» mi sussurrò
«non mi costa nulla stare con te. Tu ci sei sempre quando ho bisogno di qualcuno, ed io voglio fare lo stesso con te. Sei la prima persona che ho conosciuto qui ad Hogwarts, mi fido di te, più di ogni altro.»
«è proprio questo il motivo per cui mi piaci tanto..» arrossì, facendo arrossire anche me «…c-come amica, ovvio.» sembravamo due idioti imbambolati a guardarci le scarpe. Rossi come due non so cosa, evitammo di fissarci per un po’, ed anche di parlarci. Niall, però, mi fece stendere a terra, e mi fece appoggiare la testa sul suo petto. Mi piaceva, lo ammetto, ed era in quel momento che io mi sentivo davvero bene. In quel momento tutto spariva: il ballo, Hogwarts, i rumori provenienti dalla foresta e dal castello… c’eravamo solo io e lui.
Mi piaceva inspirare bene il suo profumo, mi faceva sentire bene. Quando cominciò ad accarezzarmi il viso sentii il mio cuore battere così tanto che avrebbe potuto uscire fuori e scappare via. O esplodere, chissà..


«senti, qualche giorno fa ho scritto questa.» mi mostrò il foglio. Il foglio che stava leggendo.

 
“Little Things”

 
“Little things”, mi ricordava maledettamente qualcosa.
Sotto c’erano scritti una serie di accordi che non riuscivo a comprendere. Non che fossero complicati, ma lui aveva un modo strano di scriverli.
«prometti che non riderai di me.»
«non lo farei mai, neanche se tu fossi il peggior cantante al mondo..»
Lui mi sorrise, e cominciò a intonare degli accordi sulla chitarra. Era una melodia molto dolce, arpeggiata abilmente dalle dita magiche di quel ragazzo. Lui cercava di non guardarmi, sembrava imbarazzato.. Cominciò a cantare, aveva una voce bellissima.
La voce più bella che avessi mai sentito. Cantava con i “na na na”, si vede che non aveva ancora scritto le parole.. ogni nota che intonava era perfetta, ogni suono era dolce, perfetto. Il suono della chitarra e la sua voce creavano un’armonia perfetta, non c’erano altre parole per descrivere la bellezza di quella melodia.
«E’..è bellissima.» sorrisi
«davvero?»
«davvero» non potei fare a meno di sorridere, e non so perché. «non ha parole?» lui sembrò arrossire
«si ma.. devo perfezionarle. La canzone parla di.. un ragazzo. Che è innamorato perdutamente di una ragazza. Lei è insicura, dolce, bellissima, timida, semplice.. tutti gli aggettivi belli che una ragazza possa avere. Lei non si ama molto.. lui invece la ama moltissimo. Davvero tanto. Le dice che è bellissima, stupenda, tutto ciò che lei non vede. Le dice che ama tutte le piccole cose che la rendono unica. Tutte quelle piccole cose che lei non ama, la rendono speciale. Ed è questo il messaggio della canzone. Tutte le nostre piccole cose ci rendono ciò che siamo…»
«voglio leggere il testo. Ma cavolo Niall è spettacolare! E’ bellissima e tu hai una voce.. wow..»
«speravo che ti piacesse..»
«se mi piace? E’ bellissima..»
«sai.. ho sempre voluto fare il cantante..»
«lo so.. me l’ha detto Julie. Ma a fin di bene. Io amo la tua voce. Potrei sentirti cantare per ore ed ore senza mai stancarmi..» risi, arrossendo..
«Ed io potrei vederti ridere per ore senza mai stancarmi. Sei bellissima» mi diede un bacio sulla guancia, facendomi arrossire ancora di più.. in quel momento non capivo più nulla. Avrei tanto voluto dargli un bacio, e non so con quale coraggio gli saltai al collo, ma lo abbracciai soltanto. Lui era stupito, inizialmente, ma poi mi strinse anche lui in quell’abbraccio che avrei voluto non finisse mai.


«Hai già deciso con chi andare al ballo del quasi-ceppo?» mi chiese
«No, ma credo che non ci andrò. Voglio tornare da mamma.»
«Non è un atteggiamento da Grifondoro.» rise « “voglio la mammaaaa”» scherzò, facendomi sorridere. Lui continuava ad accarezzarmi la guancia, e sicuramente si sarà accorto che era più calda del solito.
«E’ troppo strano sentire la mancanza di un genitore anche per un Grifondoro come te?» chiesi
«Ehi, non prendertela, scherzavo..» mi rassicurò, dolce.
«Lo so, lo so. Spero solo che non ci rimani male quando tornerò a casa col suo vestito in mano e..» ci pensai «..bhe, non credo che ne sarebbe molto felice»
«conosco tua madre. Da quello che ho visto al binario 9 e tre quarti, quando urlò il tuo nome, è una tipa abbastanza euforica. Se ti cuce tutti questi maglioni è per non farti sentire troppo la sua mancanza. Lo fa per te, vorrebbe che tu ci andassi, al ballo, sai?»
«Mamma mia, che figuraccia quella al binario..» risi, facendo ridere anche lui. Amavo la sua risata, era come musica.
«Eri arrossita un sacco!» rise ancora «ma neanche più di tanto. E comunque è grazie a lei che ti ho notata. Ok, ti avrei notata comunque – con una chitarra in mano! – ma in questo modo ti ho notata prima..»
«Ah, quindi tu dirai “ho incontrato una mia amica al binario nove e tre quarti. La prima volta che la vidi era perché sua madre urlò il suo nome e lei arrossì” ma dai!» risi, facendo ridere anche lui.
«Si,si può darsi…» rise anche lui
«E comunque mi vergogno una marea.. cioè.. il vestito.. il ballo. Io non so ballare!»
«Puoi provarci, però.» si alzò in piedi e mi tese la mano.. «mi concede questo ballo, graziosa fanciulla?» disse con voce profonda e ‘suadente’, dopo essersi schiarito la voce. Risi ed afferrai la sua mano.
«ti avviso, sono un caso perso…»
«ehi.. non è difficile. Ballare è come correre. Devi solo coordinare i movimenti di braccia e gambe e.. beh.. intrecciare il tuo respiro con il mio..» arrossii.. «..non è difficile.. ehm.. beh, non so come cominciare..» era così impacciato! Risi.. «Allora, il ballo che di solito mettono a queste feste è sempre lo stesso. Mia madre e mio padre lo ballano ad ogni matrimonio, festa, o qualunque cerimonia elegante. Sono dei grandi ballerini, a differenza del figlio..» rise
«mi avevi detto che sapevi ballare!»
«non avresti mai provato sennò! Ormai sei in trappola..» rise «ok… allora..» fece scivolare le sue mani sui miei fianchi, io arrossii. «dovresti avvicinarti un po’..» sussurrò, io feci un passo in avanti, gli ero così vicina.. «Perfetto. Adesso.. appoggia la tua mano qui..» me la portò sulla sua spalla «ok, e allunga quest’altra.. stai più dritta con la schiena.. ecco qui. Sei perfetta.» sorrise, facendomi letteralmente sciogliere.. «ok. Ora arriva il difficile.» istintivamente mi guardai i piedi. «no, devi guardarmi negli occhi, non i piedi. Non li schiaccerò, tranquilla.» ridemmo. «anzi, Sali sui miei.»
«ti farò male… ti sporcherò le scarpe»
«e a me importa?» rise. Io salii, in punta di piedi, sulle sue scarpe. Ora potevo facilmente sfiorare la punta del suo naso con la mia, eravamo alla stessa altezza. Lui sorrise, aveva un sorriso bellissimo. «Ok, non è difficile muovere i piedi. Memorizza i movimenti, non so dirli a parole. Devi semplicemente andare avanti, ed indietro. Un passo avanti, uno indietro, destra sinistra e cambi il braccio.» mentre parlava muoveva i piedi, in corrispondenza alle parole che diceva. I passi da fare non erano poi così difficili..
«Ma non è difficile!» risi, scendendo dai suoi piedi.. «peccato che dovrò ballare con i tacchi..» mi lamentai
«le mie scarpe eleganti sono davvero scomode..»
«Beh, ed è finita qui?» dissi, indicando con lo sguardo i piedi.
«No.. ogni due cambi dobbiamo girare e saltare, non è difficile, dovrò fare tutto io..» mise il broncio
«E cosa dovrei fare in pratica?» risi.. facemmo quattro passi di quelli che aveva appena “spiegato” (se così si può definire) e poi la mano che era sul mio fianco incontrò quella che era sulla sua spalla e quelle che erano unite presero il posto delle altre. Dopo averlo fatto per due volte Niall mi prese per i fianchi, mi sollevò, e mi appoggiò dal lato opposto.
«E’ bellissimo!» risi
«lo vedi! Abbiamo scoperto che Preziosa Jessica Walker sa ballare, gente!» rise
«Non urlarlo, scemo..» risi anch’io. Lui mi riprese per i fianchi e mi fece girare di nuovo.
«Ecco, ora fai un inchino al pubblico.» lui ne fece uno bello profondo, ed io scoppiai a ridere.
«Sei uno scemo..» risi..
Lui prese la chitarra, e la sua tracolla. Ci avviammo all’entrata del castello, dove c’era la McGranitt con il binocolo di Baston in mano.
«Walker, Horan. aprirete le danze per il Ballo del quasi-ceppo..» disse tutto d’un fiato
«Cosa?»
«Mi hai sentito bene Preziosa. E se ve lo starete chiedendo vi ho visti grazie a questo..» indicò il binocolo «è del vostro amichetto Baston, l’ho trovato nella vostra sala comune. Beh, ditegli che è categoricamente vietato! Ci si può guardare attraverso i muri! E’ disturbo della privacy. Buona giornata, piccioncini.» e avanzò verso il cortile della scuola
«Professoressa McGranitt, non..» mi morirono le parole di bocca, lei ci fece un cenno con la mano. «mi vergognerò a morte..» guardai Niall
«Mi sa che ci tocca, Pree. Bene, hai un cavaliere per il ballo, allora.» mi sorrise
«Come fai ad essere così positivo? Sarò orribile con quel vestito..»
«Sei e sarai bellissima, anche con uno straccio addosso. E comunque, sarò li con te. Non dovrai fare altro che far finta che nessuno ti stia guardando..» rise
«non mi rassicuri così.» misi il falso broncio, e lui mi diede un bacio sulla guancia.
«sii positiva. Ti divertirai, fidati di me..» mi sorrise. E come potevo dire di no a quel sorriso?

 
Sono felicissima del fatto che nello scorso capitolo ci sono state moltissime recensioni, per questo ho aggiornato subito. questo è un capitolo che mi sta particolarmente a cuore, quindi spero che lo recensiate.. (Se questo è il verbo giusto!)
P.s, adoro letteralmente le canzoni che i ragazzi hanno cantato a X Factor, sono meravigliose!!,aw. Cioè, vogliamo parlare di 
Something About the way you look tonight? E' la mia droga propio!
E poi vogliamo parlare della foto di Niall sopra al capitolo? E' spettacolare.

Un bacio, al prossimo capitolo! :)

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Capitolo 9
*** Everything you do is magic ***



"Magia?" "No, Amore!"

 
9. "Everything You do is Magic!"

Era il ventiquattro di dicembre. La vigilia di Natale, uno dei giorni più belli di tutto l’anno. Fuori nevicava molto, Hogwarts era già stata decorata con tutte le cose natalizie possibili. La sala grande era abbellita con alberi di Natale pieni di luci, e dal cielo incantato scendeva la neve. Avrebbero allestito tutto per il ballo del quasi-ceppo dopo pranzo. Faceva parecchio freddo, mi chiedevo come avrebbero fatto tutte le ragazze a indossare quei vestitini senza maniche. Compresa me.

Proprio così, alla fine non riuscii a convincere ne Niall ne la McGranitt. Lui ci teneva molto a ballare con me davanti a tutta la scuola, io un po’ di meno. Cioè, ero sempre stata molto timida e riservata, sarebbe stato davvero complicato ballare davanti a non so quanta gente. Ma ammetto che adoravo ballare.
Mi faceva sentire così leggera, come una piuma.. mi faceva sentire come se stessi volando in alto, proprio come quella candida civetta che osservavo da fuori la finestra da un po’..
Non sapevo bene chi altro, oltre a me e Niall, avrebbe aperto le danze la sera stessa.
Dopo la colazione in sala grande andammo un po’ fuori. Baston, Niall e Julie andarono ad allenarsi a Quidditch. Era incredibile di come anche in un giorno come la vigilia di Natale quei tre idioti avessero così tanta voglia di andare a giocare a quidditch.
Incontrai Felix nel corridoio, e la vidi particolarmente preoccupata. Disse che le serviva un aiuto per acconciarsi i capelli, lei non era mai stata brava in quel genere di cose. Mi mostrò anche il bracciale con cui Jack Di Leo l’aveva convinta ad andare con lui al ballo, e parlammo per tutta la mattinata delle sue geniali trovate per farsi regalare qualcosa di romantico dal suo ragazzo. L’aveva convinta portandola al lago, una mattina all’alba, e regalandogli quello splendido gioiello. Mi raccontò che Jack aveva scelto un bracciale perché il giorno di San Valentino le regalava sempre un anello, mentre, quando festeggiavano il loro ‘anniversario’, le regalava un ciondolo da mettere al collo.
Quel giorno ne indossava uno con una “J”, ma per quella sera non lo avrebbe potuto indossare per non togliere attenzione sull’abito mono-spalla, ma non volle anticiparmi più nulla.
Mi chiese anche come Niall mi aveva chiesto di venire con lui al ballo. Le raccontai la storia, e detta così era piuttosto divertente.. insomma, Felix non si aspettava dell’arrivo della McGranitt. Ridemmo come due bambine delle nostre varie figuracce (Felix me ne raccontò un bel po’ delle sue) e passammo una bella mattinata in compagnia.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che una Serpeverde sarebbe diventata una delle mie migliori amiche? Eppure lei aveva tutte le qualità di una verde-argento, ma riusciva a risultare simpatica a tutti.
Verso l’una e mezza, mentre ero in sala grande, Vaniglia si appollaiò vicino al mio piatto. La sala grande era piena zeppa di studenti, anche se erano arrivate le vacanze. Julie mi accennò quanto fosse triste vedere il tavolo del grifondoro mezzo vuoto di solito, a Natale, ma sempre pullulante di allegria.
Ogni casa era un po’ come una grande famiglia.
Vaniglia mi portava una lettera dei miei, con tanto di foto di loro tutti incappucciati sugli scii.. era bello vedere che si muovessero, e che mi sorridessero facendomi “ciao” con la mano. Erano particolarmente carini in quella foto, non potei fare altro che incorniciarla.
Nel pomeriggio cominciai ad essere nervosa. Julie non faceva altro che parlare e straparlare su come si sarebbe voluta pettinare i capelli, e mi sembrava assai brutto dirle che non me ne importava più di tanto, anche se era la verità.
Non prendetemi per un’egoista, ma ero troppo nervosa. Non me la sentivo di danzare davanti a tutta la scuola, con quel vestito così.. strano. Julie notò che c’era qualcosa si strano in me, e proprio quando mi stava spiegando come fanno i maghi ad allisciarsi i capelli senza uso delle piastre babbane mi chiese se “c’è qualcosa che non va?”
«Tu hai già preparato tutto quanto.. tu sei capace ad aggiustarti i capelli, a truccarti, a risultare carina. Sai anche ballare bene. Io.. io non mi sento molto femminile, sai? Non mi sento a mio agio nei vestitini, nelle scarpe con il tacco e cose del genere.. io, insomma..»
«..sei nervosa. Se vuoi, farò di tutto per aiutarti. Dimmi solo come vuoi i capelli ed io farò tutto ciò che vuoi. Ho fatto una scorta di pozioni per capelli. Ho quella modellante, quella lisciante, quella che ti rende i capelli luminosi, quella che li tinge di un altro colore.. tutto ciò che vuoi..»
«Esistono anche i parrucchieri nel mondo magico?»
«Immagino che siano i chiomatori babbani vero?»
«Chiomatori
«i domatori di Chiome. E’ così che si chiamano quei maghi che sono specializzati in pozioni e incantesimi dedicati alla bellezza. Di solito il chiomatore è un mestiere che impara chi vuole racimolare qualche falce o galeone in più. E’ davvero molto semplice come mestiere, ci sono pozioni ed incantesimi molto semplici, si possono far fare anche ad uno del secondo anno con un po’ di talento.»
«Forte.. e gli estetisti nel mondo magico esistono?»
«cosa sarebbero?»
«Ehm.. tolgono le impurità dal viso. Oppure tolgono le sopracciglia in più, i peli sulle gambe..è abbastanza doloroso il metodo della ceretta. E come sciogliersi una candela sulla gamba e tirarla. Però, i risultati si vedono eccome..»
«Ah, di quello se ne occupano spesso i chiomatori. Esistono pozioni in grado di togliere tutto ciò che toglie la ceretta in soli due minuti, senza dolore. Io sono qui apposta, se vuoi provare..» rise «ed ho anche una bella scorta di pozione schiaccia brufoli… Ho sbirciato il tuo vestito, e ho un trucco perfetto da abbinare, ed anche un’acconciatura. Fai fare a me, ti prego.. non sei la mia prima preda, ho fatto i capelli a mia madre per il matrimonio di mio zio..»
«e come sono venuti?»
«malissimo. Sbagliai il colore della tinta. Ma tu non ne hai bisogno, tesoro, a meno che non voglia farti i capelli biondi come i miei, conosco solo l’incantesimo per farli biondi.» rise, facendo ridere anche me, anche se non ne ero molto convinta.
Comunque, meglio Julie che nessuno. Verso le quattro del pomeriggio (circa cinque ore prima della festa) cominciammo la pulizia del viso, quella che io definivo “la tortura”.
Ma i metodi magici erano molto più dolci di quelli babbani, la pozione schiaccia brufoli funzionava davvero in modo ottimo, se preparata bene. Non che ne avessi bisogno più di tanto, ma era sempre bello non avere quei fastidiosi e piccoli brufoli sulla fronte. Mi lavò i capelli in uno di quei lavandini che somigliava davvero molto a quelli dei parrucchieri, mi disse che ne aveva uno portatile che poteva rimpicciolire e chiudere facilmente in un barattolo.
Usò una pozione che aveva la consistenza molto simile ad uno shampoo. Era di uno splendido azzurro cielo, Julie affermò con certezza che avrebbe reso i miei capelli più luminosi e morbidi.
Appena la pozione sfioro i miei capelli sentii tante piccole bollicine scoppiettare sopra i miei capelli. Era una sensazione molto piacevole. E la cosa bella era che non c’era bisogno di stare li a massaggiare i capelli, la pozione li lavava da soli, creando moltissimi scoppiettii di bolle azzurre e sprigionando un ottimo profumo che mi ricordava moltissimo l’odore di Niall.
«Cosa c’è in questa pozione? Profuma molto..»
«Ha un ingrediente speciale che si usa anche nell’ Amortentia. Fa si che la pozione abbia il profumo delle cose che più ti piace annusare. La tua di cosa sa?»
«Ehm.. ogni tanto odora di mare, di aria pulita.. a volte ha lo stesso odore di Niall. Forse è per questo che ha i suoi occhi come colore..»
«Potrei esplodere dalla gioia dopo la tua affermazione. Io non ci posso ancora credere che vai al ballo con lui..» era entusiasta, così entusiasta che per un po’ non cacciava urlettini isterici
«non mi avrebbe invitata, è successo tutto per sbaglio»
«ma non ha obbiettato quando la McGranitt vi ha detto che avreste aperto le danze. E poi ogni volta che ha un occasione mostra a tutti come ballate bene. E’ cotto, sa che ami quando ballate assieme e quindi cerca di farlo sempre, non è come dico?»
«…odio quando hai ragione.» ma sorrisi, era bello pensare che Niall ci tenesse, a me.
«bene, la pozione ha avuto il suo effetto, lava.» disse, facendo si che la pozione si trasformasse in una specie di olio azzurro. Le bollicine erano scomparse, e la pozione cominciò ad allisciarmi i capelli e a districare i nodi come se li stesse pettinando senza farmi affatto male, anzi, era piacevole.
«La tua, invece?» chiesi
«La mia? E’ arancione, e sa di Baston appena uscito dalla doccia..» disse, mordendosi il labbro
«Ah, perché Baston ha un odore diverso a seconda di… eh, aspetta, Hai visto Baston appena uscito dalla doccia?» chiesi spalancando gli occhi
«Aveva un asciugamano!» disse con tono ovvio «purtroppo.» sussurrò, facendomi scoppiare a ridere.

La pozione intanto faceva il suo effetto. Era più che piacevole. Ora capivo perché Julie amava così tanto lavarsi i capelli. Mi spiegò che la pozione faceva anche risaltare la naturalezza dei capelli, mostrando tutti i riflessi di colore e accentuando il liscio, nel mio caso. Poi l’olio si trasformò in acqua, sempre di quel colore azzurro, e andò a sciacquare i miei capelli per poi cadere nel lavandino.
Julie guidò un asciugamano con la bacchetta, che mi strizzò i capelli per togliere l’acqua e vi si avvolse attorno come un turbante.
«Asciuga. (puntò la bacchetta sull’asciugamano, ma non successe nulla) Ok, ora tocca alla crema per il viso. Visto che ami le cose fatte da me..»
«..hai fatto tu quello shampoo?»
«ovvio. Odio le cose confezionate che compra mia madre. Io sono molto più brava. Allora, ho una crema che profuma, rinfresca a e ammorbidisce; una che toglie i brufoli ma tu non ne hai bisogno; un’altra che non ha un aspetto ottimo, ma ti lascia la pelle liscissima e poi l’ultima, che rinfresca parecchio e fa un sacco di altre cose..»
«la prima..»
«ottima scelta!» cacciò fuori una boccettina molto simile alle ampolle di pozioni, solo più grande. Ne cacciò fuori una pozione dalla consistenza di miele, ma di un colore di un bellissimo lilla chiaro. Vi immerse la punta del dito, e quando lo tirò fuori la pozione cominciò a colare (proprio come fa il miele quando lo si prende dal barattolo), ma la cosa più bella è che cambiava colore dal lilla al viola scuro, e viceversa. Julie me ne mise un po’ sulla punta del naso, e la pozione-crema cominciò a spargersi per tutto il viso, evitando gli occhi.
Profumava di fiori, era molto piacevole. Era tornata lilla, ma – Julie mi spiegò – sarebbe diventata viola non appena avesse fatto il suo effetto. Sentii come se la pozione stesse entrando nella mia pelle, come se dell’acqua mi stesse solleticando le guancie entrandoci dentro. Era incredibilmente rinfrescate, e profumava molto. Una volta diventata viola Julie prese un’altra ampolla, e tirò fuori con la punta del dito una pozione tale e quale a quella che avevo sul viso, ma bianca quanto le nuvole. La mise sulla punta del mio naso e la crema “uscì” dal mio viso ed entrò nella pozione bianca, che piano piano divenne una minuscola perlina lilla. Julie mise nella boccetta della pozione lilla, e quella tornò ad essere una pozione, pronta per essere riutilizzata.
«Hai un talento per queste cose..»
«hai delle guancie morbidissime» disse lei tirandomele
«lo so! E’ spettacolare!»
«I capelli lasciamoli ancora un po’ nell’asciugamano..»

E nel giro di un paio d’ore usò la pozione eliminante sulle gambe, per poi usare la stessa pozione-crema che aveva usato sul viso anche su gambe e braccia. Era davvero una bellissima sensazione, come essere accarezzati dall’acqua, dal vento, o stare al sole ad asciugarsi dopo aver fatto un bagno in spiaggia, ma senza bruciarsi.
Era molto rilassante, tanto che io e Julie facemmo i “trattamenti” insieme, anche se lei li aveva fatti il giorno prima. Mancavano solo due ore, quando decidemmo di abbandonare il pensiero di provarle tutte quante e di dedicarci ai capelli. Una volta che Julie sciolse il mio asciugamano i capelli erano perfettamente lisci e asciutti. Avevano dei riflessi castani chiaro che avevo avuto solo da bambina, mentre i suoi erano come sempre: riccissimi e ‘selvaggi’, e color biondo cenere. («ho stregato l’asciugamano in modo che asciugasse i capelli»).
Con due pozioni diverse Julie si dedicò ai capelli di entrambe. Con una pozione modellante-arricciante fece si che i miei capelli si trasformassero in morbidi boccoli, e con una pozione lisciante fece diventare i suoi lisci quanto l’olio in pochi secondi. Le arrivavano fino a poco dopo il seno, cosa strana perché di solito le arrivavano appena dopo le spalle. Raccolse i suoi in uno chignon perfetto, che lasciava intravedere un bellissimo fiocco di un colore delicato. Mentre lasciò i miei sciolti e ricci come molle.
Ne ero contentissima, non li avevo mai visti così belli. Erano diventati molto più corti, e mi arrivavano appena dopo le spalle.
Julie mi obbligò a provarmi il vestito un’ora prima del ballo. Mi infilai un paio di calze rese trasparenti da un incantesimo di Julie, che riscaldavano le gambe lasciate scoperte dal vestito. Beh, non immaginatevi una minigonna corta fino ai denti, mi arrivava fino al ginocchio. Stessa cosa fece Julie, che era molto soddisfatta dei suoi capelli.

Mise davvero poco a truccarsi: usò un po’ di ombretto magico sugli occhi, una sottilissima riga di eye-liner e un po’ di mascara. Almeno i trucchi avevano gli stessi nomi, nel mondo magico, ma Julie mi spiegò che duravano molto di più rispetto a quelli babbani, e che soprattutto non facevano troppo male alla pelle. Insistette per farmi un trucco uguale al suo, ma mi feci mettere solo un po’ di mascara sulle ciglia, che rendevano i miei occhi leggermente più grandi e un pizzico di colore sulle guancie.
Mi infilai le scarpette da ballo, erano dello stesso colore del vestito ed avevano un tacco alto cinque centimetri. Quando mi alzai in piedi credevo che fosse molto peggio indossarle, e mi accorsi che era anche abbastanza facile! Julie anche aveva un tacco piuttosto “basso”, di sette centimetri all’incirca.
Una volta finito di sistemarmi mancava solo mezz’ora all’inizio della festa. Cominciai ad essere nervosa, e non mi ero ancora guardata con il vestito allo specchio.
 Mi alzai dal mio letto a baldacchino, con ai piedi le scarpette da ballo, e mi avvicinai ad un enorme specchio che Julie teneva vicino alla porta del dormitorio. Vidi una ragazza totalmente diversa da quella che ero di solito. Avevo i capelli molto luminosi, molto più belli e riccissimi; gli occhi più grandi e verdi (dato il mio nervosismo); il vestito mi stava stranamente bene, era di un color rosa perla, molto molto chiaro, quasi bianco.. il bustino era stretto e senza spalline, e finiva con delle balze di varie tonalità di rosa chiaro. Era così femminile, strano, ma non so perché mi piaceva molto; la ragazza che avevo davanti a me era così diversa.. strana.. ma ero io! E mi piacevo! Indossavo anche una collana con un fiocco di neve, ed un bracciale che era appartenuto alla mia bis-nonna, la prima strega in famiglia dopo qualche generazione. (http://www.polyvore.com/preziosa/set?id=105354231)
Anche Giulietta era molto bella. Indossava un abito morbido e lilla, con molti accessori rosa (scarpe, borsetta, fiocco posto sotto lo chignon, particolare della collana) e sembrava che tutto ciò la mettesse a suo agio. Non me la immaginavo così “principessa”, una cacciatrice del Quidditch. (http://www.polyvore.com/giulietta/set?id=104718808)

«Sei.. sei bellissima! Niall rimarrà incantato, credo che sverrà!» rise
«Anche tu sei uno schianto! Adoro il tuo vestito, ti sta molto bene.. Qualunque cosa fai è magico! Quel vestito, i miei capelli, i tuoi! Sei la mia migliore amica Julie, ti voglio tanto bene (ci abbracciammo calorosamente) ….credo che mi servirà una giacca da metterci sopra, sto morendo di freddo..
«non preoccuparti, la sala grande sarà molto calda. E Niall potrà prestarti la tua.. ho sentito che indosserà un completo bell….»
«non dirmelo, voglio godermi la sorpresa.. aspetta, voglio scattarti una foto.» presi la mia macchina fotografica magica, era di mio padre ma me l’aveva spedita qualche giorno prima. Scattammo parecchie foto, e il bello della macchinetta magica è che scattava da sola le foto, senza bisogno dell’autoscatto.
Una particolarmente bella era quella in cui lei faceva gli occhi storti e metteva la bocca a forma di cuoricino, mentre io accanto a lei la guardavo rassegnata sorridendo. Era la mia preferita.

Tutte le foto scattate vennero sputate fuori dalla macchina grazie ad una fessura in basso. Le appendemmo tutte su un muro, e le guardammo divertite per poi accorgerci che mancavano solo dieci minuti all’inizio della festa. La sala comune era vuota.

Scendemmo le scale a tutta velocità, e Julie tornò di sopra per prendere la borsetta che aveva dimenticato. Mentre scendevo le scale per arrivare al corridoio della sala grande mi fermai di scatto, nascondendomi dietro ad un muro.
Niall stava parlando con Baston. Non avevo visto bene com’era vestito, ma sapevo che era bellissimo, più del solito.
Da quello che stava dicendo era nervoso, ed ero abbastanza sollevata nel sentire che non solo io stavo impazzendo. Continuava a ripetere cose del tipo “sto bene?” o “sono così preoccupato” o “se non dovessi piacerle?”.. non capisco perché si faceva così tanti problemi sul suo aspetto. Ma era molto dolce il fatto che fosse in pensiero.

Con naturalezza, ma tremando dal nervosismo, continuai a scendere l’ultima rampa di scale, sentendo qualcuno che bisbigliava mentre scendevo.. (avrei giurato di sentire un “ma è bellissima!” dall’accompagnatore di Kate Wilen, e dei sospiri di stupore dalle tre ochette del tassorosso, una delle quali senza accompagnatore.)
Baston picchiettò la spalla di Niall, che si girò a guardarmi.
I capelli sistemati in un ciuffo perfetto, un pantalone col taglio del jeans, ma più elegante nero; una giacca aperta, dello stesso colore del pantalone, che delineava le spalle e le braccia, con sotto una camicia bianca; un papillon blu notte sotto il colletto della camicia all’inglese ed un paio di scarpe eleganti dello stesso colore della giacca.

Era assolutamente perfetto, più perfetto della perfezione stessa.
Non so perché le poche coppie che erano in corridoio erano rimaste a bocca aperta a guardarci, ma io non potei far altro che arrossire, quando Niall mi sorrise meravigliosamente.
«Ok! Non c’è niente da guardare qui! Andate in sala grande su!» Baston e tutti gli altri studenti entrarono in sala Grande, lasciandomi sola con Niall. Baston, prima di andarsene mi fece l’occhiolino.

Niall rimase per in po’ a guardarmi. Sentivo i suoi occhi che mi squadravano da una parte all’altra, era abbastanza imbarazzante.. era diventato rosso, e sorrideva meravigliosamente, guardandomi negli occhi.
«Sei.. sei davvero bellissima..» disse, facendomi un impacciato baciamano, per poi intrecciare la mia mano alla sua. «andiamo?» mi sussurrò, io non potei fare altro che annuire. Lui mi stampò un bacio sulla guancia, che mi fece arrossire, e cominciammo a camminare verso la sala grande, sorridendoci.

 
Finalmente ce l'ho fatta a pubblicare questo capitolo!
  
 
Visto, Niall ne è contento, e spero anche voi^^ E' un capitolo di passaggio, il prossimo probabilmente sarà l'ulitmo *sigh sigh* :( ma prima o poi doveva pur finire questa storia, no? Ne sto scrivendo una nuova, si chiama Last firts kiss. Datele un'occhiata ;) ci sarà sempre il nostro Nialler, eh lo so, sono proprio fissata con lui, ma che ci posso fare! Questo capitolo è dedicato alla domanda che mi sono posta qualche tempo fa e quindi mi sono dedicata nell'inventare mestieri a caso, ma magici. <3
"Everything you do is magic" è la frase che più rappresenta questa storia, tra le canzoni degli One direction, ed in origine era anche il titolo della FF, ma mi sono limitata al metterla solo in questo capitolo. beh, baci
 

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Capitolo 10
*** I’m in love with you, and all these little things ***






Avevo per caso scritto che questo è l'ultimo capitolo? Scherzetto, non lo è. :)
Probabilmente mi starete odiando, chiedo scusa umilmente, ma ho deciso di dividere l'ultimo in due parti, e questa è la prima.
Vi lascerò sul più bello. 
P.s, vi avviso, è più corto rispetto al solito.:)
Spero vi piacerà♥, un bacio.
Jade_Horan♥
 
 




 
10. "I'm in love with you and all these little things"

Sei.. sei davvero bellissima..» disse, facendomi un impacciato baciamano, per poi intrecciare la mia mano alla sua. «andiamo?» mi sussurrò, io non potei fare altro che annuire. Lui mi stampò un bacio sulla guancia, che mi fece arrossire, e cominciammo a camminare verso la sala grande, sorridendoci.
«Walker, Horan, aspettavamo proprio voi! Siete in ritardo, mi avete fatto fare una bruttissima figura. Horan, aggiustati il colletto, insomma…» sbottò la McGranitt molto impaziente, aggiustando il colletto a Niall in modo brusco e frettoloso, come una mamma apprensiva ed un figlio in ritardo al suo primo appuntamento.
Dovetti trattenermi per non ridere.
Entrati in sala grande, ci accorgemmo che tutto il resto della scuola era attorno ad un corridoio che portava noi fino alla “pista da ballo”. Al posto del tavolo dei professori c’era un palco, allestito per i bolidi di fuoco, la band preferita di Julie. Lei arrivò un minuto dopo, di corsa, andandosi a sedere vicino a Baston, che era vestito con un bellissimo completo blu scuro e grigio. Al posto dei lunghi quattro tavoli c’erano molti tavolini rotondi, ricoperti da delicate tovaglie bianche, e sedie uguali ai tavoli, dall’aria comoda.
Gli alberi della sala grande erano decorati con luci e decorazioni bianche ed argentate, e stessa cosa alle pareti. Dal cielo della sala grande scendeva della bianchissima neve, e tutti gli studenti erano vestiti elegantemente. Sembrava una cosa molto formale, per essere tra di noi.
Uno strano brivido mi pervase quando Vitious cominciò a sistemare gli spartiti con cui doveva dirigere la sua “orchestra” composta da strumenti che si suonavano da soli. Mi sistemai nervosamente il vestito, aggiustando le balze della gonna, o sistemandomi la collana che, qualunque cosa facessi, pendeva sempre verso sinistra.
Disposero tutte le coppie che dovevano aprire le danze in fila, notai che tutti ci guardavano incuriositi.
«Nervosa?» sussurrò Niall
«Un po’..»
«Non preoccuparti, sei perfetta» mi stampò un bacio sulla guancia, e mi guardò, sorridendo. Credo che arrossii, ma riuscii anche a ricambiare il suo sorriso.
Silente salì sul palco dove, di li a poco, si sarebbero esibiti i bolidi di fuoco. «Siamo qui, quest’oggi, per festeggiare l’unione tra le case di Hogwarts. Sono molto fiero di annunciare che le quattro case di Hogwarts, dopo la tragica lite al campo di Quidditch, sono state più unite che mai. Molti di voi hanno chiesto scusa ai loro amici, e hanno fatto di tutto per rimediare. Ad esempio Jason Merz del corvonero ha invitato sua sorella più piccola ad aprire le danze con lui, un gesto molto nobile, Jason.» il ragazzo sorrise, e la sorella si alzò in punta di piedi per dargli un bacino sulla guancia. Era la bambina che avevamo incontrato in infermeria, quella che era stata spinta da Jay. Non potei far a meno di sorridere, e aggiungermi a quel piccolo coro di “aw” che si era creato. «Bene, tra cinque minuti apriremo le danze. Voglio che vi scateniate questa sera ragazzi!» disse, con una strana aria festosa che era degna dei Dj delle discoteche. Tutti urlarono entusiasti in segno di assenso, ed io non potei far a meno di ridere.
«Preziosa! Sei bellissima!» Sentii una voce familiare dietro di me, abbracciai Felix, che nel suo abito era perfetta.
Era color rosa perla, con una sola spallina fatta da un morbido nastro, che scendeva ondeggiante fino alle ginocchia. Le stava meravigliosamente, e metteva in risalto il suo viso. Quel giorno non aveva gli occhiali, mi disse che per l’occasione indossava lenti a contatto. I suoi occhi erano truccati con un pochino di mascara e un po’ di ombretto, ed i capelli color mogano erano legati in uno chignon simile a quello di Julie, con un fiocco rosa perla fatto di pizzo sotto. Come scarpe aveva un paio di sandali argentati, proprio come il bracciale luccicante che le aveva regalato il suo ragazzo, che intanto stringeva la mano a Niall, parlando con lui del Quidditch. (http://www.polyvore.com/felix_tentia/set?id=104703392)
«Anche tu! Sono così nervosa!» dissi, a bassa voce, anche se nessuno mi avrebbe sentito lo stesso, perché la sala grande era pullulante di chiacchieroni, quella sera. Ogni tanto avevamo ancora lo sguardo puntato a dosso, dopotutto eravamo di fronte al passaggio (lasciato vuoto dagli studenti) per andare alla pista da ballo.
Una Pomona Sprite molto arrabbiata fece il suo ingresso con gli ultimi due ballerini mancanti.
Jason e sua sorella aprivano le danze assieme a noi.
Vitious, fece partire la sua orchestra di arpe ed archi. La musica era molto dolce, simile a quella che Niall ogni volta intonava quando ballavamo. Tutti cominciarono a saltellare entusiasti, e le quattro coppie – compresi noi – si misero in fila per poi sfilare davanti a tutti. Stringevo la mano di Niall così forte che avrei potuto bloccargli la circolazione del sangue.
«Ehi, tranquilla, sono qui per te. Non c’è nessuno, siamo solo io e te. Solamente io e te, come sempre. Coraggio, Preziosa, sei una Grifondoro.» anche lui strinse la mia mano fortemente, ma per darmi più coraggio e sicurezza.
Mi sentii sollevata quando mi accorsi che Niall non voleva mollare la mia mano per nulla al mondo, quando ci mettemmo in posizione.
Tremavo.
“Tranquilla, siamo solo io e te.” mimò Niall con le labbra.
Io annuii, anche se continuai ad essere nervosa.
L’orchestra aumentò il volume.
Successe tutto molto in fretta, nel giro di un paio di minuti.
Partimmo, ed era come sentirsi liberi.
Ero un po’ impacciata all’inizio, ma dopo i primi due passi mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo.
Come succedeva in quei pomeriggi dove io e Niall ballavamo per ore, mentre lui canticchiava canzoncine a caso, con la sua voce bellissima. Come quando mi portava in riva al lago nero e mi prendeva per i fianchi facendomi girare proprio come avevamo appena fatto nella realtà. E non potei fare a meno di sorridere, quando echeggiarono urli e applausi in sala grande. Era la mia parte preferita del ballo, e non so perché, ogni volta mi veniva una gran voglia di ridere.
Accennai una risata, e poi mi persi negli occhi di Niall. Mi diceva sempre di guardarlo negli occhi, e non di guardare i piedi. Era facile rimanere intrappolata in quegli oceani.
Ci incrociammo con Felix e Jack, e facemmo il tanto atteso “cambio dei ballerini”, o almeno così lo chiamavano.
Era il simbolo del ballo del quasi-ceppo, era il simbolo che tutte le case si stavano unendo insieme. Felix andò a ballare con Niall, ed io feci qualche passo con Jack. Lui mi sorrise «Niall è pazzo di te, noi non parliamo del Quidditch, ma di te!” sembrava quasi esasperato, ma lo diceva in tono ironico. Accennai una risata, e, dopo essere stata sollevata da Jack nel passo che tanto amavo, cambiammo di nuovo ballerino.
Mi ritrovai a ballare con Jason, del corvonero, mentre Niall ballava con sua sorella. Erano teneri, insieme, io e Jason li osservavamo sorridendo. La bambina sembrava divertita, rideva per ogni faccia buffa che Niall faceva guardando gli altri ballare. A me, però, fece l’occhiolino e uno dei suoi sorrisi.
Una volta avermi sollevata, cambiai ancora, e mi misi a ballare con un ragazzo del tassorosso. Di sicuro era del Quidditch, perché l’avevo visto ogni tanto.

Gli altri studenti erano tutti attorno alla pista e ci guardavano con tanto d’occhi. Era una bella sensazione, dopotutto. Era bello ballare, ti liberava da tutti i pensieri, come ogni cosa che abbia a che fare con la musica, in effetti.
Una volta tornata da Niall, lui mi stampò un bacio sulla guancia, e arrossii parecchio quando un coro di “aw” partì dal gruppo. Un attimo dopo la musica si fermò, e tutti e otto finimmo di ballare nello stesso istante. Sembrava che avessimo provato per mesi, era tutto così perfetto!

Gli studenti non sembravano gli stessi, urlavano ed applaudivano. Qualcuno ci lanciò anche delle rose, che una volta che arrivavano a terra sprigionavano coriandoli rossi e oro, verde e argento, blu e bronzo o neri e gialli. Era tutto così bello.
I ragazzi fecero girare le ragazze e a turno facemmo un inchino al pubblico. Anche Silente e la McGranitt ne erano entusiasti, e aprirono il secondo ballo, a cui parteciparono tutti gli studenti, compresi me e Niall. Incrociai Julie che ballava con Baston, ed anche Lucy del Serpeverde, che ballava con un cacciatore della squadra verde-argento. Era bellissima nel suo abito bordeaux, stretto sul busto, più morbido fino al ginocchio.
Al momento del cambio, ballai per un po’ con Baston. «Non sei male» rise, mentre mi parlava di quanto fosse bella Julie, amavo quando parlava di lei. C’era così tanta confusione! Al momento del cambio, Niall mi prese per mano e riuscimmo a uscire da tutta quella folla che si era creata.
La sua mano era intrecciata alla mia, e quando uscimmo correndo dalla folla, cominciammo a ridere come due cretini. Improvvisamente mi prese per i fianchi, e cominciò ad avvicinare il suo viso al mio.  
Era la stessa sensazione di quella mattina, al lago. Volevo che accadesse, ma avevo paura della sua reazione. Le nostre labbra si sfiorarono, e riuscii quasi a sentire la loro morbidezza, quando Piton ci passò in mezzo, sussurrando un “potrei vomitare”. Scoppiammo a ridere, ma avrei giurato che Niall avesse, quasi come per dirlo a se stesso, sussurrato un “proprio adesso!”.
Ed era la seconda volta che accadeva, era la seconda volta che quella sensazione aveva pervaso il mio corpo. Niall sembrava imbarazzato, ma mai quanto me che ero arrossita tanto quanto l’abito attillato e rosso fuoco di Kate Wilen, che volteggiava con spavalderia e si gettava tra le braccia del suo accompagnatore.
Non avevo ne caldo, ne freddo, stavo bene. Stavo incredibilmente bene.
Si sentirono delle grida di felicità, si vede che i bolidi di fuoco si erano appena materializzati sul palco. Avevo sentito dire da Silente che si era fatta una straordinaria eccezione: per soli cinque secondi (il tempo di materializzarsi) lui aveva spezzato l’incantesimo che vietava di materializzarsi dentro Hogwarts.
«Credo che Julie sia appena svenuta..» rise Niall
«Lo credo anch’io!» risi. Vidi Niall fare uno strano cenno a qualcuno dietro di me. Era nervoso. «Qualcosa non va?» chiesi, vedendolo turbato.
«No, va tutto benissimo. Senti, vado un attimo in bagno, torno subito, promesso.» mi diede un bacio sulla guancia e corse via dalla sala grande con una fretta che quasi mi spaventò. E mi fece insospettire molto.
«Ma cos’ha?» chiese Felix, che era appena corsa affianco a me.
«non ne ho idea, ma non credo che debba andare in bagno sul serio..» storsi le labbra in una smorfia, e Felix ridacchiò
«nemmeno io lo credo..» rise lei, facendosi strada tra sedie e persone, per poi prendere un po’ di succo di zucca dal tavolo dei bouffet. Lei amava il succo di zucca.
Un giorno mi raccontò che lei e sua cugina di quattro anni stavano giocando a magia. Essendo una purosangue, tutta la famiglia di Felix aveva poteri magici, ma sua cugina non li aveva ancora manifestati a pieno. E comunque, in una gara di incantesimi, sua cugina urlò “succo!” puntando la bacchetta verso Felix, credendo fosse un incantesimo. Ridevo ancora al pensiero.
«Ad oggi!» disse Felix, quando brindammo con un succo per lei ed una burrobirra per me.
Un gruppo di urla quasi-isteriche si innalzò in sala grande, perché i bolidi di fuoco avevano appena finito la loro canzone.
E fu così, passo un’altra canzone, e Niall non si era ancora fatto vedere.
Per due secondi credetti che mi avesse dato buca e che se ne fosse andato, lasciandomi li da sola.
Dalla direzione del palco, ci fu un imbarazzante silenzio, e si sentirono dei passi.
Non me ne importava però, del silenzio e dei passi, fissavo la porta dell’ingresso della sala grande, aspettando che Niall tornasse. Ero di spalle rispetto al palco, e mi accorsi che Felix si era girata in direzione di esso, e poi verso me «Ti stai chiedendo perché non arriva?» sussurrò, io annuii «girati.»

Niall era salito su quel palco, con la sua chitarra in mano.
Felix mi guardò sorridendo, ed io le sussurrai, “arrabbiata”, «tu lo sapevi!?»
Luke, uno dei membri dei bolidi di fuoco, cominciò a parlare: «questo è uno studente come tanti. Ma ha qualcosa di speciale. Stasera, questo ragazzo dimostrerà al mondo intero, e a se stesso, che la musica è una magia del tutto diversa da quella che facciamo noi. Ed è proprio per questo suo coraggio, e questa sua passione nel cantare, che stasera Niall Horan ci canterà un pezzo scritto da lui, sia musica che parole. Vuoi dire qualcosa amico?» chiese, guardando Niall. La domanda mi sorse spontanea: “Questi due si conoscono?”
«Oh, grazie fratello.» disse Niall, guardando Luke. «Q-questa canzone la dedico ad una persona. Non faccio nomi, lei capirà.»

E cominciò a suonare. Ma non era una canzone qualsiasi, era quella canzone.
Ma stavolta aveva un testo. La parole, erano quelle che aveva scritto nella lezione di Ruf.

Ed era incredibile come si sposassero bene fra loro, era incredibile come quegli accordi potessero scaldarmi il cuore in pochi attimi. Era come correre sulla spiaggia deserta, la sera, illuminata solo dalla luce della luna, con un po’ di vento tra i capelli e la sabbia fresca fra le dita dei piedi. Era una canzone dolce quanto la sensazione che avevo quando lui mi sorrideva, erano delle parole così belle che qualunque altra cosa, in quel momento, non avrebbe mai potuto essere migliore.

 
“Le tue mani combaciano con le mie come se fossero state create per me..
ma tieni a mente: era destino che fosse così..
e unisco i puntini, con le lentiggini sulle tue guance
e tutto prende senso per me…
So che non hai mai amato le rughe vicino agli occhi quando sorridi,
non hai mai amato la tua pancia, o le tue gambe,
le fossette nella schiena alla base della colonna vertebrale…
ma io le amerò all’infinito…
Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca ..
Ma se lo faccio è per te, sei tu, fanno parte di te..
Sono innamorato di te, e di tutte queste piccole cose.”
“Non vai mai a letto senza una tazza di the.
E forse è questa la ragione per cui parli nel sonno..
E tutte queste conversazioni sono segreti che tengo stretti dentro me…
Anche se non hanno senso,per me. 
Lo so che non hai mai amato il suono della tua voce registrata..
Non vuoi mai sapere quanto pesi.. devi ancora ‘stringerti’ nei tuoi jeans,
ma tu sei perfetta, per me..”
“Non ti sei mai amata la metà di quanto ti amo io,
non ti tratterai mai bene,tesoro, ma voglio che tu lo faccia…
e se ti faccio sapere che sono qui per te..
magari ti amerai anche tu, come io amo te…”

 
Ed ero stata così stupida a non capirlo. A non capire che la canzone era riferita a me.
E non so perché, in quel momento, mi sentii la persona più felice e più stupida al mondo.
In quel momento, guardando Niall acclamato da così tanta gente, guardandolo sorridermi felice, mi sentii davvero bene.
Quella canzone mi aveva fatto venire i brividi, mi aveva fatta sentire maledettamente speciale, ingenua, e sciocca, ma speciale.
Mi aveva fatta sentire bellissima, amata, felice. Immensamente felice.
Perché forse anche lui provava ciò che provavo io, ogni volta che ci sorridevamo.
Perché forse anche lui amava stare insieme a me, camminare insieme mano nella mano, guardarci negli occhi e parlare in quelle lunghissime mattinate in riva al lago nero.
Perché forse anche lui provava quella strana sensazione allo stomaco, ogni volta che le nostre labbra erano più vicine del solito.
“Sono innamorato di te, e di tutte queste piccole cose.”, diceva la canzone.
Cercai gli occhi di Niall disperatamente, e lui faceva lo stesso. Mi persi nei suoi occhi azzurri come il mare, ed arrossii quando lui mi sorrise radiosamente.
L’applauso e le grida di approvazione che provenivano da tutta la scuola sembravano lontanissime da me e lui, che eravamo in un mondo tutto nostro, dove non c’era nessuno ad applaudire, nessuno ad urlare, nessuno a far rumore con piedi o altro.

C’eravamo solo io, lui, ed il suo meraviglioso sorriso.
E nella testa, mi risuonava la sua voce che cantava “I’m in love with you, and all these Little Things..”
 
Hi gente♥ vi ho lasciato proprio sulla sua dichiarazione,aw.
Dio, vi ho dato una spoiler enorme .-. aiutate la povera Jade_Horan a curarsi(?) le sue malattie al cervello(?)
:) Io vi Love tantissimo!♥
al prossimo capitolo plebei babbani!
(Ahah, ok, oggi siamo andati in gita [noia mortale] ed io e Felix Tentia andavamo in giro a dire "Ciao Plebei Babbani!" o cose simili. Siamo normali,si.♥ un bacio, di nuovo)

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Capitolo 11
*** “Magia?” “no, amore” ***





Prima di cominciare con il tanto atteso capitolo, volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto questa FF.
Mi mancheranno tutte le vostre recensioni, mi mancherete tanto amati lettori! Spero che continuerete a recensire, spulciando tra altre mie storie. 
Un enorme "grazie" a chi ha letto i capitoli, apprezzato le piccole scintille di magia di questa storia, a chi ha recensito, ma anche a chi è restato nascosto in un angolino, a leggere solamente, senza recensire.
Vorrei che in quest'ultimo capitolo, recensiste tutti.
Grazie, davvero!♥











 
Epilogo della storia, "magia?" "no,amore!♥"
 
 Niall mi aveva presa per mano, e senza dire una parola si era avviato fuori dalla sala grande, fuori dal castello. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlarsi, ma nessuno dei due voleva mollare la mano dell’altro. Cominciammo a camminare, lentamente, per le vie del cortile della scuola, passando davanti alla capanna di Hagrid il guardiacaccia.

Mi portò in riva al lago, il mio posto preferito, di notte.
Era tutto più magico, di notte.
La luna era riflessa sul lago nero, perfetto e liscissimo, ed il cielo era trapunto di stelle. Mi fermai a guardarle, erano tantissime, immense, meravigliose.
Mi facevano spesso quell’effetto, le stelle e la luna insieme. Le consideravo bellissime.
E Niall sapeva che consideravo un cielo stellato molto più romantico di un tramonto.

Si sedette sulla sponda del lago, senza lasciare la mia mano, e mi fece cenno di sedermi accanto a lui.
Era piuttosto serio, nervoso, molto nervoso.
E lo ero anch’io. Tremavo dalla testa ai piedi, non so se per il freddo o per il nervosismo. Probabilmente era colpa di entrambi.
Niall si sfilò la giacca, e me la appoggiò sulle spalle. Subito si notò quanto erano grandi rispetto alle mie.
Sorrisi, involontariamente.
Era un gesto dolce da parte sua.

«Mi sento parecchio stupido, in questo momento..» disse, guardando la luna, e afferrando di nuovo la mia mano. Eravamo vicinissimi, lui mi stringeva in un abbraccio caldo e confortevole, di quelli che adoro.
«Non dovresti, invece. La canzone.. beh.. era bellissima..e..» arrossii, e continuai a tremare. Capii che era più per il nervosismo.

«Shh, non devi dire niente..» disse, cominciando ad accarezzarmi la guancia in modo dolce ed irresistibile «..voglio vivere questi ultimi momenti della nostra amicizia al meglio..» continuò con la mia guancia.
«In che senso?» arrossii. La mia voce, si era fatta sottile sottile, quasi un sussurro.
«Shh, un attimo, fammi trovare le parole adatte..» rise, risata di nervosismo, che fece incurvare le mie labbra in un sorriso. Lui se ne accorse.
Restammo uno vicino all’altra, abbracciati, per qualche minuto.. anche se a me sembrò molto di più.
Era tutto così calmo, tranquillo,stavo davvero bene.
Respirando il suo profumo, guardando il lago, le stelle, la luna, era tutto perfetto.
Una stella cadente.
“vorrei che questa giornata sia una di quelle difficili da dimenticare” chiesi, nella mia testa.
Un gufo volò, andava in direzione della gufiera. Da lontano si sentivano ancora gli urli degli studenti, e gli assoli di chitarra elettrica dei boldi di fuoco.

«Mi sento ancora uno stupido..» continuò
«ed io ti ripeto che non dovresti..» risi
«Invece lo sono..» si spostò, e si mise di fronte a me, a gambe incrociate. Anch’io ero di fronte a lui, ma in un’altra posizione dato il mio vestito. «Vieni, devo mostrarti una cosa..» si alzò in piedi, e mi portò su un’altra sponda del lago.
Ancora con la mano intrecciata alla mia, mi mostrò dov’eravamo.
Non avevo mai visto il lago da quell’angolazione. Al posto del prato, c’era una piccola riva ricoperta di sabbia bianchissima, fresca.
La luna era proprio di fronte a noi. E, a terra, sulla sabbia, c’era una di quelle lanterne che una volta liberate volano nel cielo, sempre più in alto.
Sorrisi a Niall, e lui incrociò il mio sguardo, sorridendomi.
Sapeva che amavo quelle lanterne, sapeva che amavo il lago.
«e non è ancora finita..» si avvicinò ad un altissimo albero «Sali.» disse
«cosa?» risi
«Sali! Non ti fidi? L’abbiamo costruita io e Baston!» rise
«Oh, allora è sicura!» risi. Salii sull’albero, c’era una lunga scala a chiocciola attorno al tronco.

 
Trovai, tra i rami dell’albero, una specie di balconcino fatto di legno. Era fantastico vedere tutto da quella posizione.
Mi affacciai, appoggiandomi sulla ringhiera fatta sempre di legno.
Si vedeva la lanterna, appoggiata sulla riva del lago. C’era un po’ di vento, quindi piccole onde s’infrangevano sulla riva.

Sussultai, quando sentii la mano di Niall stringere la mia. Mi ero quasi dimenticata che lui fosse qui.
Aveva in mano una di quelle stelline d’artificio, scintillanti e luminose.


Risi, quando si mise di fronte a me, e con un gesto trasformò la scintilla in una cascata di coriandoli argentati.
«bellissimo,vero?» chiese, guardando la luna
«è tutto perfetto..»
«niente potrà mai essere più perfetto di te in questo momento..» disse, prendendo entrambe le mie mani.
Eravamo uno di fronte all’altra.
Un brivido mi percorse tutta la schiena.

«Non so cosa mi è successo, quel giorno. Quel giorno in cui tua madre urlò il tuo nome, e tu, imbarazzata, le avevi fatto una specie di rimprovero come se si fossero invertiti i ruoli. Fin da quella mattina sul treno, io mi sono sentito strano, stranissimo. Incredibilmente felice, ogni volta che tu eri con me. In paradiso, ogni volta che sorridevi. Quando le scale si sono mosse per la prima volta, e tu ti rifugiasti tra le mie braccia.. è li che capii... “mi ero innamorato di te, e di tutte le tue piccole cose..”» cantò. «Ed oggi, io, ti ho portato al ballo della scuola. E tu sei così perfetta, con questo vestito, mentre io mi sembro uno stupido solo a parlarti…» passò un dito sulla mia guancia, accarezzandomi. «Insomma, ti sei mai chiesta perché sto così bene con te? Hai mai sentito quella strana sensazione allo stomaco? Io la sento ogni volta che tu mi sorridi. E mi sento benissimo quando sei tra le mie braccia. Amo quando i tuoi occhi si incontrano con i miei, e amo maledettamente quando arrossisci.» cosa che era appena successa.
Lo fece sorridere. «come te lo spieghi?» appoggiò la mia mano sul suo cuore «come spieghi che il mio battito del mio cuore è così forte quando sono con te?...Come spieghi tutto questo?» fece sfiorare la punta del suo naso sulla mia.

«M-magia?» timida. La mia voce, era quasi un sussurro.
Lui rise, divertito, ma nervoso.
«No, amore..» prese il mio viso tra le mani e si avvicinò sempre di più.
Alzò ancora un po’ di più il mio viso.
Sentivo il suo respiro intrecciarsi con il mio, e, lentamente, sentii le sue labbra toccare le mie.

Sentivo come se il mio cuore avesse tirato un sospiro di sollievo, come se le farfalle che avevo nello stomaco si fossero liberate come tante piccole lucciole, come se tutte le insicurezze fossero svanite. Sentii tutti i problemi volare via, lontani.. sentivo che le mie guance erano diventate nuovamente rosse.
Romantico, dolce,timido. Il mio primo bacio.

E, proprio com’erano arrivate, sentii le labbra di Niall allontanarsi piano dalle mie.
Aprii gli occhi, ed incontrai i suoi oceani.
Non avevamo più dubbi, non dovevamo dirci più nulla, ognuno aveva capito cosa voleva dire l’altra, con un semplice sguardo.
Perché nessuna, nessuna parola avrebbe potuto essere più dolce di quel bacio.

Mi sorrise.
Il sorriso più bello che mi avesse mai fatto. Mi strinse forte a se, facendomi inspirare il suo profumo, e mi lasciò un altro bacio sulla fronte.
Mi alzai sulle punte dei piedi, per dargliene uno sulla guancia.
«Grazie mille.» disse lui
«Grazie a te…»


Mi prese per mano, e scese velocemente la scala a chiocciola, ridendo come un matto. Si sfilò le scarpe, si tolse velocemente i calzini, e fece il risvolto ai suoi pantaloni, buttandosi in acqua fino alle caviglie e correndo come un bambino.
Urlava: «sono il re del mondo», allungando l’ultima vocale, e ridendo come un matto.
Sfilai i tacchi, lasciai cadere la sua giacca a terra, tolsi le calze con un semplice colpo di bacchetta, e lo seguii.
Cominciò a schizzarmi, facendomi ridere. Io feci lo stesso. L’acqua era calda.

Cercai di scappare dai suoi schizzi, ma cominciò a rincorrermi.
Uscii dall’acqua, ridendo come una bambina. Per poco non inciampai nella lanterna, quando lui mi abbracciò fortemente da dietro, e mi fece cadere assieme a lui sulla sabbia.
Le nostre labbra erano a due centimetri di distanza, ridevamo ancora come matti.
Lo guardai ridere. Era dolce, contagioso.
Gli accarezzai la guancia, e – non so con quale coraggio – stampai le mie labbra sulle sue.  
Sorrise, quando le nostre labbra si allontanarono.
«io… non so che dire» sorrise nuovamente, accarezzandomi la guancia
«tu non dire niente» mi feci pervadere dalla dolcezza del momento, dalla magia che si era sprigionata nell’atmosfera, inspirando il suo profumo.
«guarda in alto..» disse. Mi stesi accanto a lui, tenendogli la mano.


Sfilò la bacchetta dalla giacca, e con un solo colpo, fece volare la lanterna, e con un altro, la moltiplicò in altre miliardi di lanterne più piccole.Numerosissime, si rincorrevano fra loro, fino a diventare minuscoli puntini arancioni, per poi esplodere in piccoli fuochi d’artificio.
«Che incantesimo complicato,eh?» chiese lui soddisfatto.
«Sono bellissime..» sorrisi
«Mai quanto te» sorrise
«Sai quante regole avremmo infranto?»
«Non me ne importa niente. Infrangerei tutte le regole del mondo, pur di star qui con te. Qualunque cosa pur di stare con te..»
Un’altra stella cadente. «esprimi un desiderio» disse
«si è già realizzato..» sorrisi
«ti amo» rispose.
«ti amo anch’io.» e le sue labbra si unirono alle mie in un dolcissimo bacio.

 
Come potevo descrivere tutto ciò?
Magia? No,amore.♥
 


 

Un'ultima cosa!
Ciao a tutti! Ho fatto delle piccole modifiche a questa storia (le posizioni delle immagini, il carattere della storia ed i titoli) poichè non mi piace granchè. L'ho scritta qualche anno fa, è una delle prime storie che scrivevo, per cui avevo pensato di cancellarla, ma dato che (non so grazie a quale magia) a qualcuno piace, per rispetto di quel qualcuno la lascio qui :)
Ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita fin'ora ed invito chi sta leggendo queste note a leggere una delle mie ultime storie:

I Tasselli Del Puzzle e Inaspettato, due originali romantiche/fluff/tristi che fanno parte della serie "I Tasselli Del Puzzle";
Heart's on fire, originale romantica/fluff 
Chuck vs. Le Piccole Cose, fanfiction sulla serie tv Chuck, romantica/sentimentale/malinconica
alla prossima!,
Jade_Horan♥

 

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