Wonderwall.

di Nikush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trouble. ***
Capitolo 2: *** Skinny Love. ***



Capitolo 1
*** Trouble. ***


Trouble.





 
« Sapere tutto è il mio lavoro Ramsey » dissi piano sorseggiando lentamente il brandy nel mio bicchiere.
La figura davanti a me ridacchiò « Non sei cambiato per niente in tutti questi anni » 
« Cambiare non è una cosa buona per me » ripetei lanciando uno sguardo alla finestra di legno.
La luce entrava soffusa e rendeva tutto più in penombra. Il tavolino affianco a lui sembrava gridare pietà per le termiti e l'umido nella casa, il muschio infestava le pareti rustiche e emanava uno strano odore di marcio. Ma non potevo lamentarmi, avevo visto e sofferto troppo nella vita e un pò di puzza e degli uomini viscidi davanti a me non mi avrebbero fermato.
« Non ti preoccupare, Ziva David non sarà più un problema »  ripetè il terzo uomo seduto nella penobra della seconda poltrona. 
« Non sarà facile Giosafat » 
« Lo sappiamo e credimi, non sarà più un problema dopo che l'avremo tolta di mezzo» 
Appoggiai i piedi sul tavolino davanti a me provocando un leggero rumore a causa delle mue nuove scarpe italiane.
« Lo spero »  sussurai.
Ramsey si chinò leggermente verso di me abbassando i suoi occhiali a goccia.
« Tutti i David devono scomparire da qui, ma non solo lei. » 
« A chi ti riferisci? » scatto la seconda figura vicino alla finestra.
« Orli Ebaz » scandì bene il suo nome  « sa troppo » 
« No, lei non si tocca, non voglio che il Mossad venga messo in mezzo »  si infuriò Giosafat sbattendo il bicchiere vicino alle mie scarpe.
« Non alzare mai più la voce con me »  dissi gelido.
Giosafat si irrididì di colpo piantadosi le unghie nei palmi.
« Perchè se no cosa avresti intenzione di fare? » 
« Conosco tua moglie e i tuoi due figli, sai...sono così dolci quando passeggiano nel parco la domenica » 
« NON TI AZZARDARE A TOCCARLI » urlò in preda alla rabbia dando un calcio violento al tavolino che finì in polvere appena si schiantò contro la parete.
Rimasi immobile a quel gesto e un ghigno mligno si dipinse sul mio volto.
« Sai Giosafat, ti ho sempre considerato l'anello... »  inclinai leggermente la testa « debole » dissi imitando la voce di un bambino.
Infilai la mano dentro la mia giacca di pelle tirando fuori una piccola scatoletta di sigari cubani.
Ramsey si alzò in piedi per cercare di tranquillizzare Giosafat.
« Sai so tante cose di te » continuai, « so che hai dei problemi » 
« Cosa intendi dire »  ringhiò l'uomo risedendosi violentemente sulla poltrona « Diciamo che quell'investimento non è andato come volevi...o sbaglio? » 
« Come sai tutto questo? Mi hai spiato? » 
« Sai il denaro che vi darò potrebbe aiutarti. » 
« Si ma tu come fai a sapere tutto questo? »  chiese incuriosito Ramsey.
La porta si aprì di scatto e un uomo alto entrò velocemente.
« Fuori è tutto tranquillo » 
« Oh Adam caro, vieni...siediti con noi »  dissi con tono divertito.
« Oh no grazie dell'invito ma è meglio che io rimanga fuori » rispose sorridendomi.
« Ci si vede signori »  e con un cenno del capo si dileguò.
« Quindi? Potresti rispondere alla domanda?! » trillò in tono preoccupato Ramsey.
Alzai lentamente la testa quasi disturbato, sorrisi divertito prima di dare la mia risposta. 
« Come vi ho già detto » presi un lungo respiro, « sapere tutto è il mio lavoro »  ripetei piano lasciando che il fumo bianco uscisse dalla mia bocca.










NCIS 19:30

La bullpen è sempre stata la mia preferita, la finta tranquillità di quel posto è quasi impressionante, gli agenti erano soliti camminare velocemente e lo squillo di un telefono in lontananza era ormai la normalità.
Affondo lentamente il mio naso dentro il bicchiere di caffè solo per assaporarne l'odore, non berrei mai quella pozzanghera di fango.
Ahh, questi americani...si ostinano a fare il caffè lungo 3 kilometri.
Le mattine tranquille non sono mai state il mio forte, preferivo l'azione, le indagini, e gli intrighi internazionali.
Mhh, forse gli ultimi un pò meno.
Attorno a me le cose continuano ad andare come sempre, Tony gioca al suo occasionale giochino del giorno.
« WOAAAAH! »  grida alzandosi in piedi con le braccia alzate.
« SIIIIIIIIIIII I DINOZZO CONQUISTERANNO IL MONDO » 
Non posso fare a meno di ridere ogni volta che parla o fa qualcosa di strano.
La scrivania di McGee invece è molto più tranquilla. Oggi è circondata di scatoloni.
« Allora perchè tutto questo disordine? »  chiede Tony ricomponendosi dopo l'ennesima vittoria a packman.
« Bhè, sto cambiando casa e la ditta di trasporti mi sta portando alcune cose qua » 
« Qua!? »  ribatte Tony alzandosi velocemente dalla sua scrivania e afferrando uno dei primi scatoloni.
« Oh credo di aver confuso qualcosa mentre compilavo il modulo...sai quei fogli sono veramente difficili da compilare e... » 
Tony apre lo scatola divertito mentre si gira verso di me sorridendo.
E' il suo modo di dire "Sii la mia complice, fruga tra le cose di McGee con me"
Sorrido di rimando divertita e mi avvio verso la sua scrivania.
« Oddio Zee guarda questo »  esclama.
Tony estrae divertito un paio di cofanetti e comincia ad agitarli a mezz'aria.
« Oddio »  grido iniziando a ridere.
« A MCGEE PIACE BEAUTIFUUUUUL » 
Continuo a ridere mentre osservo Tony che saltella per tutta la bullpen con il cofanetto della quinta stagione.
« Ohhh Tony ridammelo » 
McGee riesce a strappare il dvd dalle mani di DiNozzo.
« Ehh Timothy »  inizia ridacchiando  non credevo ti piacessero questo genere di...cose. » 
« Questi li conosco persino io »  dico sorridendo.
« Caspita, se li conosce anche Guanciotte Dolci qui presente è una cosa grave »  
« Non sono miei...sono..di mia sorella » 
« Oh si certo anche io tengo un flacone di profumo da donna nella borsa ma è di mia cugina » 
« Lo tieni davvero? » 
« Dai...è peggio della storia infinita! Insomma questi personaggi sono resuscitati più volte di Gesù! » 
« Rimettilo nella scatola! »  
« guarda, guarda » «  ha anche la quindicesima stagione! »   « ORA! » 
McGee si riprende velocemente la scatola mentre io e Tony continuiamo a ridere come dei cretini.
« Ha tutte le quindici stagioni » mi dice ridacchiando.
« Lo so » 
Per un attimo i nostri sguardi si incrociano e ci sorridiamo per poi abbassare lo sguardo colpevoli.
Un "din" di un cellulare richiama la mia attenzione, così torno velocemente alla scrivania per scoprire di chi si tratta.



Ti devo parlare, a casa tua. Non farti vedere.
Adam.




Il sorriso scompare velocememente dalle mie labbra.
Riesco solo a digitare:


Arrivo, la chiave è sotto lo zerbino a destra della maniglia, entra in casa è più sicuro.
Ziva.





Stringo ancora il cellulare in attesa di una sua risposta. Le mie mani iniziano a tremare leggermente.
Che cosa ci fa Adam a DC? 
« Hey Ziver, tutto okay? »  Gibbs è davanti a me con il suo solito caffè in mano.
« Si » dico ritornando alla realtà, « devo solo fare una cosa..ci metto un secondo »  spiego piano costringendomi in un sorriso più che falso.
« Okay » risponde lui.
«Ci vediamo dopo »  dico infilandomi velocemente dentro l'ascensore.






Adam Eshel.
Forse una delle ultime persone che avrei voluto vedere in questo momento.
Cosa ci faceva qui? La mia mente lo aveva quasi rimosso,  e non capivo il perchè di quel messaggio.
Non farti vedere.
Sospiro passandomi una mano tra i capelli nel tentativo di togliermi i pensieri di mente mentre esco dalla macchina.
Il freddo di fine Ottobre si fa sentire, l'aria è pesante e mi battono i denti, nascondo il mio volto tentro la sciarpa di lana che mi ha regalato Abby il Natale scorso. 
« Mi ci vorrà ancora tanto tempo per abituarmi a questi inverni » sibilo mentre scendo dal marciapiede.
Percorro velocemente le buie scale che portano al mio appartamento dove  trovo inaspettatamente la porta socchiusa.
« Adam? »  provo a chiamare.
Nessuna risposta.
Sfodero la pistola e mi preparo ad entrare.
« ADAAM! » strillo battendo la porta.
Il corpo di Adam è disteso sul mio tappeto, il sangue esce lentamente dalla bocca.
« Che cosa... » 
Impietrita mi guardo intorno, le mie gambe non accennano a muoversi nonostante il mio cervello ordini tutt'altro.
« Z..ee » 
Mi precipito su di lui con velocità.
Le mie ginocchia toccano subito terra «Adam sussurro guardandondolo « Adam che hai fatto »  dico, il battito del mio cuore inizia ad accelelare mentre cerco di capire cosa succede.
Le sue mani fredde si attaccano al mio braccio in cerca di un ancora di salvezza.
Le sue mani cercano le mie e si trovano mentre il suo respiro continua a essere irregolare.
Il sangue è dappertutto, lo sento sulla pelle..  è come se tutte le mie paure stessero riafforando mentre cerco di rianimarti.
Ma tu continui a erdere troppo sangue, 
« TU NON MORIRAI! » 
Un fiume di sangue esce dalla sua bocca e va a finire sulla mia camicetta.
« Z.i..va » 
Controllo velocemente il suo polso mentre mi affretto a prendere il cellulare per digitare il numero del 911.
« Adam ti prego »  sussurro.
Le sue labbra tremano per lo sforzo di formare le parole.
« Zi..va stai.. attenta, m..i dispiace.. » 
« Adam, Adam stai con me, stai con me! Mi capisci?Tu NON morirai oggi! » « Non farlo »  gli urlo mentre stringo ancora di più la sua mano.
I miei vestiti si macchiano del suo sangue, vedo i suoi occhi riaquistare lucidità dopo le mie urla.
« Pronto!Pronto?!Rispondete!! »  urlo in preda alla disperazione.
« Pronto? »  una voce metallica dall'altra parte del telefono si degna di rispondermi.
« PRESTO UN AMBULANZA, UNA FERITA DI ARMA DA FUOCO AL PETTO »  dico in preda ai singhiozzi.
Dove si trova? » 
« Io...mi trovo al 4 di Maison street* » 
Adam continua a sanguinare copiosamente mentre continuo a premere sulla ferita.
« Mi dispiace, mi dispiace »  continua a ripetermi.
« Adam »  singhiozzo.
I suoi occhi si aprono e si chiudono velocemente, iniziano a moversi in una specie di danza.
Mi rendo conto di star piangendo proprio quando vedo una mia lacrima cadere sul suo viso a pochi centimentri dal mio, 
« Ti prego... »  gli sussurro nell'orecchio tra i singhiozzi.
« Ani nitztaeret* »  dice lui con voce roca.
Sento le sirene dell'ambulanza in lontanza.
« RESISTI! » urlo tamponando la ferita, le lacrime mi impediscono di vedere.
Dopo un lieve brivido, Adam rimane immobile, le mie mani ancora strette nelle sue. E in un battito di ciglia gli occhi color nocciola smettono di osservare il mondo, smettono di ridere, diventano bui sempre più lentamente, come una giornata di estate che si accorcia lasciando spazio alla notte, prepotente e scura come sempre.













EHHYY

*

al 4 di Maison street: me lo sono inventata.

*2

Ani nitztaeret: mi dispiace in ebraico.


Laaa mia prima LOOOONGG :)
Non è scritta benissimo e mi dispiace, il capitolo avrebbe dovuto essere più lungo ma essendo il primo capitolo non ho voluto farlo troppo lungo.
Bhee, non ho niente da dire.. byee xx

 

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Capitolo 2
*** Skinny Love. ***


Skinny Love.




i will love you till the end of time
 

Who will love you?
Who will fight?
And who will fall far behind?
Come on skinny love


La prima cosa che ho imparato al Mossad è stato uccidere.
E' una cosa importante sapere come mettere fine a qualcosa, prepararsi al peggio, come combattere all'ultimo sangue.
Io credo che le persone abbiano sempre voluto attribiure una figura alla morte per sentirsi meglio. L'angelo della morte, il tristo mietitore sono tutte delle presenze fantasiose. La verità è che la morte non è una presenza la morte è una mancanza. Quando una persona muore inizi a chiederti cosa farebbe o direbbe se ci fosse, oppure dici soltanto "Oh se solo tu ci fossi"  oppure "Dovevi esserci".
Ma quando una persona muore davvero non esisterà più e non ci sarà più.
Alle persone non piace parlare della morte perchè fa male, fa male perchè ci fa ricordare e... a noi umani non piace neanche quello.
Quando una persona va via il mondo si ferma per te, e inizi a chiederti come sia possibile che le persone la fuori vivano, ridano e continuino a fare quello che devono senza preoccuparsi di niente, e tutte le preoccupazioni sembrano così stupide, tutte quelle ragazze che piangono per lo smalto o perchè non sanno cosa mettersi la mattina non hanno senso in confronto a questo.
Ho sempre odiato quelle ragazze, o forse le ho sempre invidiate perchè non dovevano pensare ad allenarsi per diventare un agente dei servizi segreti israeliani.
Ma...dopo la morte si attraversano tante fasi, alla fine arrivi un punto in cui inizi a chiederti il perchè delle cose...
Perchè è dovuto succedere? Perchè Adam è dovuto morire? Cosa ci faceva qui?
Le domande che mi affollano la testa sono troppe e la voglia di rinchiudermi in una stanza e piangere tanta.
Ma continuo a recitare, a compiere una serie di gesti che conosco solo io. Sorrido, dico di stare bene e rifiuto tutte gli aiuti. Tengo tutto dentro, chiuso ben a chiave. 
La verità è che sto urlando talmente forte che ho paura che qualcuno la fuori mi senta.

« Non si ricorda altro signorina David? » chiede con voce roca l'agente della polizia mentre scribacchia su un taccuino.
« No, ho detto tutto »
« Bene, con noi ha finito. Può andare. »
« Grazie
 » sussurro mentre guardo i tre agenti della polizia di Washington allontanarsi.
Mi appoggio alla parete prendendo un lungo respiro e cercando di far ritornare il battito del mio cuore regolare.
Le pareti bianche hanno sempre avuto un certo effetto su di me, i medicinali e i continui rumori di macchine, gli ospedali non mi sono mai piaciuti.
Ma questa volta non sento niente, non mi importa di niente.
Adam è morto.
Ingoiare il nodo che si è formato in gola diventa sempre più difficile, ormai si è calcificato. E' troppo tardi per le scuse, è morto per colpa mia, se fossi arrivata prima avrei potuto cambiare qualcosa. Ancora una volta continuo a uccidere le persone intorno a me, a fare del male agli altri e a causarne a me stessa.
Il karma non esiste, perchè dopo le cose brutte dovrebbe arrivare qualcosa di buono.
« Ziva... »
« Tony...  » dico voltandomi presa alla sprovvista.
Il primo istinto è quello di abbracciarlo, ma non sarebbe professionale.
Si avvicina a piccoli passi guardandomi come se fossi un animale ferito, conosco troppo bene quello sguardo. Dalla morte di mio padre la gente non fa altro che guardare, parlano, giudicano e...fissano.
« Tony sto bene » tengo a precisare.
Un sorriso si dipinge sul suo volto. « Certo » sbuffa abbassando lo sguardo « dimenticavo che tu stai sempre bene. Vieni ti accompagno a prendere qualcosa a casa tua »
« Non c'è bisogno, aspetto qui gli agenti » dico appogiandomi al muro con le braccia incrociate.
« Gibbs ha detto che non è daccordo » « Gibbs? »  « Si sta arrivando, è passato a prenderlo Palmer perchè due bambini del suo vicinato gli hanno sgonfiato le gomme »
Per un momento provo ad immaginare Gibbs che urla contro dei bambini delle frasi come "Razza di piccole canaglie tornate qui" o roba del genere. 
Non so neanche perchè la mia mente produca questo tipo di pensieri. Devo essere sotto shock.
In un momento diverso avrei iniziato a ridere con Tony, ma ora riesco a rivolgergli solo un malinconico sorriso.
« Ziva, se vuoi parlare sono qui » sussurra appoggiandosi al muro di lato.
« Non c'è niente da dire » ribatto dura
« Adam è morto, gli hanno sparato, fine della storia »  dico guardando nella direzione opposta.
« Ziva » mi richiama « Ziva guardami » dice dolcemente accarezzandomi il volto con la mano sinistra.
Alzo la testa verso di lui.
I suoi occhi cristallini perforano i miei. « Sto..bene » dico mentre in realtà mi manca il respiro.
Continuare a fingere con il suo sguardo addosso non è semplice. Con un veloce movimento porta la sua mano sulla mia schiena e mi abbraccia. Vengo accolta dal suo profumo e il mio viso sprofonda sul suo petto, caccio dentro le lacrime strizzando gli occhi quasi fino a farli sparire.
Comincia ad accarezzerarmi i capelli soffiandomi sulla fronte, sorrido involontariamente.
Non so quanto tempo rimaniamo così, so solo che quando ci stacchiamo il segno del suo maglione è stampato sulla mia guancia. 
Lui se ne accorge e sorride strapazzandomi la faccia.
Poi ad un tratto ricordo perchè sono in quel posto. I rumori delle macchine di terapia intensiva mi riportano alla realtà, l'odore pungente dei medicinali mi fa venire la nausea.
Non mi accorgo neanche che il cellulare di Tony inizia a squillare.
Gibbs.
« DiNozzo »  risponde con voce sicura Tony.
Una voce dall'altro capo del telefono sbraita qualcosa.
« Si, arriviamo subito »  conclude chiudendo la chiamata.





Casa Ramsey 22:00





« MERDA, MERDA MERDA! »  urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
« Di chi cazzo è stata l'idea? Perchè! » 
Sento Giosafat deglutire rumorosamente.
L'arredamento della casa di Ramsey è così sbagliato. I due uomini senza grazia seduti davanti a me rovinano i bei divani costosi. E' come se avessero piazzato i cattivi di un'altra favola nel castello di Cenerentola.
Mi vergogno per pochi secondi dei miei pensieri degni di bambino delle elementari, poi la collera prende dinuovo possesso di me.
« VI HO CHIESTO UNA COSA! E ORA ABBIAMO UN MORTO IN PIU' » strillo alzandomi.
« E' stato inevitabile! Voleva spifferare tutto, dovevamo eliminarlo » balbetta Ramsey.
« E' TROPPO CHE NON VI HO ANCORA UCCISI »  « Lui sapeva tutto, era andato lì per avvertirla, era una talpa » 
« QUESTO NON VI OBBLIGAVA AD UCCIDERLO IN QUELL'APPARTAMENTO! SIETE DEI KILLER O NO? » 
Mi siedo picchiandomi le tasche in cerca di un sigaro. La rabbia che mi scorre nelle vene in questo momento è come carburante. La sensazione di aver sbagliato, di aver fallito è la cosa che odio di più al mondo.
« Noi...è stato un incidente »  sussurra Giosafat.
« AH SI? Sbraito sputacchiando saliva ovunque. 
« Eravamo appostati fuori dall'appartamento della David, stavamo aspettando che rientrasse dal lavoro proprio come ogni sera »  dice Ramsey piano studiandosi i lacci « E' arrivata una macchina ma era ancora troppo presto per Ziva. L'uomo che è uscito dall'auto era Adam. Lo abbiamo seguito, arrivato al piano di sopra ha preso una chiave da sotto lo zerbino dal vicino e ha aperto. A quel punto siamo entrati in casa e ci siamo fatti vedere » 
« Poi cosa è successo? »  chiedo ascoltando attentamente.
« Lui ha iniziato a sbraitare e  ci ha detto di andarcene, Ziva sarebbe arrivata a momenti. Noi abbiamo chiesto più volte perchè fosse lì. Lui aveva affermato di non conoscerla e ora si trovava in casa sua con la sua chiave, ci è sembrato strano. Ma poi lui ha parlato, ha detto che le avrebbe raccontato tutto, in quel momento ci è sembrata la cosa più giusta »  conclude Ramsey.
Lascio che il fumo esca dalle mie narici e prendo un bel respiro, i sigari riescono a calmarmi. Lo fisso negli occhi, il mio sguardo gli fa gelare il sangue, poi chiedo: «  Chi ha sparato? » 
« Ho sparato io »  sussurra scosso Giosafat giocando con i guanti.
Ridacchio convulsivamente fissandolo. 
« Tutti gli agenti del Mossad tengono un arma in salotto, ho visto che la situazione stava degenerando e... » 
« Stare troppo con gli agenti del Mossad dei piani alti si sta dimostrando abbastanza produttivo Giosafat, non so come tu abbia fatto a trovare l'arma ma mi stupisco. Non avresti dovuto sparare ma ora che mi ci fai pensare non è stata una cosa cattiva » 
Giosafat alza la testa, gli occhi iniettati di sangue. « HO SPARATO A MIO CUGINO! IO MI FIDAVO DI LUI! » 
Non posso fare a meno di scoppiare in una risata.
« Evidentemente... »  dico poggiando la sigaretta nel portacenere « riponi la tua fiducia nelle persone sbagliate »
Ramsey prende un lungo respiro.
« Credo che tu dovrai sfruttare la tua "amicizia" con Orli Elbaz » « Come sai?
 »  chiede l'uomo.
Le goccioline di sudore sulla fronte di Giosafat sono visibili a tre metri di distanza.
« Oh, non farti pregare su »  dico deridendolo « il ragazzino le avrà spifferato tutto prima di andare a casa di Ziva » 
Ramsey fissa l'uomo accanto a lui incredulo, a volte è strano sapere più degli altri. « Cosa...cosa vuoi che faccia? »  chiede Giosafat titubante.
« Voglio sapere se Orli sa. Più informazioni » dico sorridendo.
Giosafat abbassa lo sguardo. « Su, non lo dirò a tua moglie, non vorrei vedere i tuoi figli crescere senza un padre. Comunque... »  continuo cambiando discorso « questo omicidio potrebbe tornarci molto utile » 
« Come? »  chiede incuriosito Ramsey. 
« Giosafat ha sparato con la pistola della David, sicuramente lui la "conosceva" abbastanza, diciamo...molto più di noi, anche questo torna a nostro favore. Spero... »  dico squadrandoli sottocchi « che non abbiate lasciato nulla » 
« No »  sorrise Ramsey « in questo siamo i migliori, abbiamo disattivato tutte le telecamere della zona e...indossavamo tutti e due questi »  dice agitando le mani guantate 
« Molto bene, Adam ci tornerà più utile da morto » 
« Come lo sai? »  ripetè Giosafat.
« Logica e molta intelligenza, prova a fare due più due e capirai che Ziva David è attualmente indagata per l'omicidio di Adam Eschel »  concludo sorridendo.




Appartamento DiNozzo 22:00





« Sai già dove è il bagno se vuoi farti una doccia »  dico mentre scendiamo le piccole scalette del mio appartamento.
Prende il borsone e si rinchiude in bagno senza dire una parola, ha bisogno di spazio.
Sospiro guardando il mio appartamento. Quante cose sono cambiate dall'ultima volta che Ziva è stata qui. E' cambiato il nostro rapporto, o almeno spero che sia cambiato, dopo Berlino intendo.
Dopo aver nutrito Kate prendo velocemente il cellulare e compongo il numero di Gibbs.

« Gibbs »  risponde prontamente
« Capo » 
« L'hai portata a casa tua come ti avevo detto? » 
« Si, siamo arrivati, nessun' auto ci ha seguito. Novità? » 
« Quei deficenti dell'FBI collaboreranno con noi » 
« Fornell? »  « No, è in congedo temporaneo, è alle Hawaii con la sua nuova moglie. Come sta Ziver? » 
Vorrei fare mille domande sulla nuova amica di Fornell ma preferisco evitare.
« Si vede che è abbastanza scossa ma lei nega » 

« Tienila d'occhio okay? Voglio vederci chiaro su questa storia »  « Certo » 
« Ora falla riposare, domani mattina la voglio qui » 
« Perchè, vuoi che segua il caso? »  « Non può »  « Perchè? »  chiedo corrugando la fronte.
Lo sento esitare, e quando Gibbs esita bisogna solo porre un'altra domanda.
« Mmh »  commento « Abby che dice? » 
« Adam è stato ucciso con una nove millimetri che Ziva teneva in casa. Lei ha detto di essere entrata con la pistola che teneva nella fondina in mano perchè aveva sentito dei rumori, l'arma è un'altra che teneva in casa » 
« Si questo l'ho capito non c'è bisogno di ridirlo. E' Ziva, la sua casa è piena di armi » 
« Abby ha detto che ci sono le sue impronte sopra. E' questo che mi preoccupa » 
« E' la sua pistola capo, è chiaro » 
« DiNozzo, non ci sono altre impronte sopra, nella casa non c'è segno di effrazione, niente di niente » 
« Questo cosa vorrebbe dire? »  chiedo alzando la voce adirato.
Lo sento ancora esitare.
« PERCHE' NON PUO' SEGUIRE IL CASO?!! » 
« Perchè è l'unica sospettata »  sussurra con voce rotta.



« Zivaa »  la chiamo bussando alla porta del bagno.
Si è chiusa dentro da circa un'ora, in quel tempo avevo preparato la cena, o almeno avevo provato.
La porta si apre e mostra una Ziva con i capelli bagnati in tuta.
« Hai un'asciugacapelli? »  dice con voce debole mentre si appoggia allo stipite.
« Mmmh, credo di no » 
La scruto attentamente: ha gli occhi gonfi e i lunghi capelli bagnati le cadono sulle spalle.
« Neanche uno delle tue ragazze? »  « No, non faccio entrare le donne in casa mia.  « Ah ah, divertente » dice scherzosamente.
Non ci avrebbe mai creduto comunque.
« Li dovrò lasciar asciugare da soli »  « Possiamo chiamare a McGee ho scoperto che usa il phon, da allora non faccio che ridere al solo pensiero »  dico ridacchiando cercando di farla sorridere.
La guardo mentre cammina verso il mio divano dove inizia a spostare i cuscini.
« Oh, non provarci nemmeno. Dormo io sul divano » 
Continua a non ascoltarmi, non la lascerò dormire lì. Ma non voglio ripeterlo perchè ora sono troppo impegnato a guardarla lanciare i cuscini per aria.
« Guanciotte Dolci non distruggermi il divano » 
Lei non si volta. 
« Ohhhhh questi stupido divano! E' tutto pieno di briciole! Ma che diamine ci fai qua sopra?! »  sbraita.
« Credimi, non vorresti saperlo »  dico sorridendo.
« Mhh »  riflette « credo proprio di no » 
« Comunque puoi anche smetterla di fare la casalinga disperata, non ti lascerò dormire lì » 
Si gira con un leggero sorriso sulle labbra «  Certo, come a Parigi »  dice.
Sorrido perchè so che là dentro c'è ancora la Ziva di sempre.
« Ziva, ha chiamato Gibbs »  inizio, non avrei voluto dirlo, ma devo farlo, deve sapere. Di certo non sarà l'inizio di un discorso facile.
« Che ha detto? »  dice voltandosi di scatto cambiando velocemente espressione.
« Adam è stato ucciso con una delle tue pistole » 
« Cosa? »  esclama sconvolta Quale? »  chiede poi mollando il cuscino che stava sistemando sul divano per avvicinarsi.
« Non lo so, aspetta quante arme hai in casa? »  chiedo spaventato. In un altro momento avrei fatto mille battute.
« Ho tre pistole in casa, sicuramente l'assassino avrà preso quella che si trovava in salotto. Chiama Gibbs e digli di chiedere se le hanno trovate tutte. Avete già una pista? » 
« Ci stiamo lavorando » « Ci stanno »  « Come prego? »  chiedo offeso.
« Bhè, Gibbs ti ha mandato qui a farmi da babysitter, digli che stiamo arrivando » 
« Arrivando dove scusa? »  « In ufficio »  risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ferma »  dico mentre la blocco con il braccio. Quello che non doveva accadere sta succedendo, devo solo alleggerire l'impatto.
Ziva schiude la bocca con sorpresa e si limita a fissare il mio braccio con disgusto.
« Potrei tagliartelo e tu non te ne accorgeresti »  afferma seria.
« Non puoi andare in ufficio, sei fuori da questo caso » 
« Cosa? Fammi chiamare Gibbs » « Ziva, credimi peggiorerebbe solo la situazione »  « Sono una testimone e un agente! Devo essere dentro! »  « Ziva...  » « Smettila, smettila di ripetere il mio nome, devo trovare quel bastardo che ha... che ha... »   dice balbettando «  Ziva... c'è qualcosa che non ti ho detto » 
« DILLO ORA » 
« Non hanno ancora trovato nessuna impronta, non c'è nessun indizio sulla scena del crimine » 
« E' ancora presto, è chiaro...lascia che Abby faccia il suo lavoro »  dice sollevata.
« Le impronte sulla pistola sono le tue »  « E' la mia pistola! »  « Lo so, ma vedi...l'FBI »  «  L'FBI? Quando è stato coinvolto?  » 
Esito fissandomi le scarpe incerto su quello che dire.
Alzo lo sguardo, gli occhi dilatati, come una tigre che aspetta la sua preda.
« Ziva, sei l'unica sospettata » 
Ziva si blocca per un momento incredula, smette di combattere per uscire dalla porta di casa e mi fissa negli occhi.
I suoi occhi sono un misto di stupore e rabbia. Indecisa su se scappare o urlare indietreggia di qualche passo con la bocca leggermente schiusa, si accascia sul divano portandosi le mani tra i capelli e il viso vicino alle ginocchia.
Poi accade l'impossibile.
Ziva inizia a singhiozzare disperatamente, un pianto di una persona che è stata forte per troppo tempo. 
Mi siedo piano vicino a lei portando il mio braccio sulle sue spalle.
« Io non posso continuare ad andare avanti così »  sussurra « Tutte le persone intorno a me continuano a morire, e l'unica che forse dovrebbe andarsene rimane qui a chiedersi il perchè »  « Ehy, non pensarci neanche per un momento »  dico serio spostandole i lunghi ricci ancora leggermente bagnati.
Alza leggermente la testa timida. « Se tu stai pensando che io...  » 
« Shhh »  dico zittendola « Tu non lo avresti mai fatto »  « Tony, il mio passato non mi aiuterà  » 
« Si, lo so, ma io ti conosco per quella che sei ora, e so che tu non avresti mai potuto. Non c'è stato un solo secondo in cui io abbia pensato quello che stai pensando tu.  » 
Vederla così fragile è strano, diverso. La Ziva David che conosco non singhiozzerebbe sul divano di un uomo qualunque. 
« Tony, mi dispiace »  dice guardandomi per la prima volta negli occhi.
« Non hai niente di cui dispiacerti »  le dico avvicinandomi di più al suo viso per asciugarle una lacrima con il dito.
« Continuo a dirmi che non c'è un problema, che sto bene... ma allora se non ci sono problemi, perchè non riesco a respirare? » dice mentre con voce spezzata.
« Li risolveremo okay?  » 
Singhiozza abbassando lo sguardo. 
« Perchè l'universo è così sbagliato? Insomma c'è una ragione per tutto questo? Perché se ti viene in mente una ragione, una qualsiasi, per cui l'universo è così sballato e confuso e perfido questo sarebbe il momento giusto per dirmelo perché io ho bisogno di una risposta »  dice mentre una cascata di lacrime le inondano le guance.
« Non ho una risposta »  dico inumidendomi le labbra. « Credo che nessuno lo sappia » 
E poi accade in un secondo. Poggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi.
« Non avrei dovuto piangere, scusa »  dice asciugandosi le lacrime. « Sono solo molto stanca » 
« Non ti devi scusare di niente. Hai appena visto un tuo amico morire, è tuo diritto piangere » 
Le scosto una ciocca di capelli che si è impigliata alle ciglia.
« Andrà tutto bene, forza, ti accompagno in camera » 

« No, grazie »  dice alzandosi di scatto e ricomponendosi velocemente.
« Sto bene » ripete per la trilionesima volta. Improvvisa un sorriso abbastanza falso e poi incamminandosi verso la mia camera la sento sussurrare più a se stessa che a me «  Va tutto bene » 
La vedo sparire più velocemente di come è arrivata.
Resto seduto sul divano, immobile a fissare il punto dove si trovava prima. Mi passo una mano sui capelli sospirando. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che  volte è pazzesco, è pazzesco sapere come uccidere ma non sapere come vivere.







































HOLAAAAAAAAAAAAAAAAA.

Eccoci arrivati al secondo capitolo.
Alcune frasi che troverete non sono mie. L'ultima l'ho modificata, l'ho trovata su tumblr, mentre l'altra su Grey's Anatomy.
COOOOOOOOOOOMUNQUE, spero che la storia stia iniziando bene. Scusate per gli errori ecc. ecc. 
Vorrei fare di più ma questo è quello che riesco a fare so... sorry.
Grazie per recensire sempre le mie storie (stupidaggini) vi risponderò presto! Ho molto poco tempo e ho paura che il pc si spenga da un minuto all'altro D:
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Scrivete anche FAI SCHIFO, ma ho bisogno di sentire tanti parerii :)

baci :)

Nicoletta.

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