Quando essere padre è più difficile di essere re

di Aranel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


.:CAPITOLO 1:.

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Premessa: la storia è ambientata nel bosco Atro nel periodo dell'adolescenza di Legolas
ma vengono presi elementi de "Lo Hobbit" (come, ad esempio, il bianco consiglio).
Vengono utilizzati i termini "Laes" e “Hen” per indicare un piccolo elfo dato che mi è stato segnalato che così è corretto.
Adar = padre; Ada = papà

Era una bella serata, la luna brillava tenue vegliando sul bosco, che sembrava godersi le ultime ore di una quieta giornata autunnale.

Il bosco Atro sonnecchiava pacifico riflettendo l'umore degli Elfi che lo abitavano. Ormai vicini alla sera, si affaccendavano chi ad accendere il focolare per riscaldare la notte, chi a richiamare i bambini rimasti fuori a giocare fino a tardi, chi ancora a tornare a casa dopo il lavoro.

La Terra di Mezzo non si poteva certo definire un posto pacifico e privo di rischi, ma ogni popolo si sentiva al sicuro circondato dai propri confini ben sorvegliati dalle guardie che ad ogni ora pattugliavano, alla costante ricerca di qualcosa che non andasse e ognuno riponeva la sua fiducia verso chi aveva l'arduo compito di controllare che ogni cosa andasse bene. Che ogni abitante potesse continuare a vivere al meglio. Tutto ciò non differiva per gli Elfi del Bosco Atro, nonostante il loro territorio era stato vittima di pesanti infiltrazioni da parte del male e questo gli avesse conferito una reputazione oscura, loro erano tranquilli. Il loro re, sire Thranduil, era un elfo forte e severo, raramente lo si vedeva in giro e ancor più raramente era concesso parlare con lui, ma nonostante tutto aveva sempre adempiuto al meglio ai suoi doveri di sovrano e il popolo lo amava per questo.

Tutti comprendevano perché quell'elfo a tratti tanto misterioso non fosse simile, ad esempio, a Lord Elrond di GranBurrone che passava ore del suo tempo ad accogliere cordialmente i viandanti e a discutere all'interno del bianco consiglio, il cui scopo era di tenere al sicuro l'intera Terra di Mezzo.

Tutti erano consapevoli che il loro re non li avrebbe trattati come vecchi amici ma, anzi, sarebbe stato freddo e distaccato, nessuno però pensava di fargliene una colpa. Nella sua mente vorticava fremente la sicurezza del regno e del suo popolo. Quindi chi avrebbe potuto chiedere di più ad un re che eseguiva così esaurientemente il suo compito? Nessuno, verrebbe da dire.

Eppure, all'interno non solo del bosco, ma addirittura dello stesso castello dove Thranduil dimorava, qualcuno lo pensava e, se fino a quel giorno lo aveva sopportato, adesso aveva deciso che voleva un cambiamento. L'elfo in questione era un Laes di cinque anni, alto si e no un metro. Il piccolo, come si poteva facilmente dedurre dal suo aspetto, era il secondogenito del Re, il suo nome era Estel, che in lingua corrente significa “speranza”; tale nome gli era stato assegnato come buon auspicio verso quel regno che tanto veniva bersagliato e che, sempre meno, permetteva la nascita di nuove creature.

Normalmente, nonostante il carattere acceso e vivace Estel non era particolarmente capriccioso e passava le sue giornate giocando fra gli alberi o seguendo il fratello maggiore, Legolas, durante i suoi allenamenti.

Ma si era stancato. Non era giusto che gli altri bambini potessero passare tanto tempo coi propri genitori mentre lui a stento li vedeva. Thranduil era sempre chiuso nel suo studio a progettare mentre la madre era partita per un viaggio oltre i grigi porti.

Quella sera rimuginava su come potesse fare qualcosa, spesso aveva tentato di andare a bussare alle porte dello studio ma mai questo gesto era finito con qualcosa di diverso da un “Estel sono occupato, non mi disturbare” detto freddamente da dietro una porta chiusa.

Questo era doloroso. Faceva davvero male.

La situazione doveva cambiare ma il modo in cui potesse farlo non era facile da trovare. Stava seduto sul suo letto facendo scattare gli occhi da una parete all'altra della stanza troppo grande per un bambino, la testa era vuota e lui cominciava a sentirsi solo.

Allora decise di fare un nuovo tentativo, sarebbe andato davanti alle porte dello studio e avrebbe bussato, chissà se quello sarebbe stato il giorno giusto. Le cose però non seguirono i suoi piani dal momento che, una volta arrivato davanti alla porta, appena bussò, questa cominciò ad aprirsi lentamente fino a fermarsi dopo pochi centimetri. Si guardò in giro, non c'era nessuno, cosa non strana contando che l'ala in cui il Re e la sua famiglia vivevano, e nel quale si trovava anche lo studio, era separata da quella dove si svolgevano le attività e si riceveva la gente. Decise di entrare, magari suo padre aveva lasciato aperto per... per... bhè, il motivo non era importante infondo, aveva lasciato aperto ed era una situazione talmente fortunata che se non l'avesse colta se ne sarebbe pentito sicuramente.

Avanzò piano e chiamò:

Adar?”

Nessuna risposta venne dall'interno. Questo era ancora più strano.

Cercando di fare meno rumore possibile entrò nello studio e in quel momento realizzò di non averlo mai visto.

Era davvero una bella stanza: le pareti non si vedevano nascoste dalle imponenti librerie in legno colme di libri, al centro c'era un grande banco con su delle cartine e degli strumenti che Estel non riconobbe, appoggiata sul fondo della stanza c'era una scrivania piena di pergamene ma nonostante tutto ordinata, ciò che non veniva nascosto dalle librerie era costituito da semplici travi di legno che scricchiolavano leggermente sotto i passi. Nulla di più.

Sire Thranduil però non era seduto alla sua scrivania.

Estel abbassò lo sguardo. Era di nuovo solo in una grande stanza.

Si era illuso che quella potesse essere la volta buona e invece era andata peggio del solito.

Tutto il suo entusiasmo scemò.

Adesso cosa avrebbe fatto? Andarsene era un peccato, ormai era li, decise quindi di sedersi al posto del padre e attenderlo, sarebbe sicuramente tornato per chiudere lo studio prima di ritirarsi per la notte, lo faceva sempre.

Avvicinandosi alla scrivania però notò qualcosa che il suo sguardo prima non aveva colto. Appoggiata dietro a grandi libri luccicava tenuemente la corona. La preziosa corona di Re Thranduil.

Improvvisamente un'idea illuminò Estel. Un re non può più essere tale senza la sua corona. Se Thranduil non fosse più stato un re avrebbe avuto tempo per stare con lui e Legolas.

Sembrava davvero l'idea perfetta.

L'avrebbe presa e regalata a qualcun altro così il faticoso compito avrebbe gravato sulle spalle di un altro elfo.

In un lampo la prese ma al contatto col metallo freddo tornò un po' in se. Si sarebbe arrabbiato, davvero tanto e chiunque lo conoscesse sapeva quanto questo poteva essere pericoloso. Indugiò ancora un attimo ma riprese coraggio e la sollevò portandola via, non avrebbe mai saputo che era stata colpa sua e quindi non l'avrebbe sgridato, al massimo avrebbe pensato che a rubargliela era stato il nuovo sovrano ma ormai sarebbe stato tardi, il re era un altro.

Arrivato alla soglia della porta si trovò davanti qualcosa di azzurro e gli ci volle qualche secondo per realizzare che quella cosa era la tunica di suo padre.

Alzò gli occhi sgranati dalla sorpresa ma, preso alla sprovvista, una volta che li ebbe incrociati con quelli calmi del re prese a correre più che poteva.

Non sapeva dove andare, non ci sarebbe voluto molto prima che Thranduil si accorgesse dell'assenza della sua corona.

Salì le scale arrivando al piano superiore e riprese a correre verso l'unica stanza stanza che gli sembrò sicura: quella di Legolas.

Entrò velocemente e subito notò il fratello che seduto tranquillamente sul letto leggeva un libro.

“Dovresti bussare sai?”

Legolas era un buon fratello e di solito teneva in grande considerazione ciò che gli diceva, ma in quel momento Estel pensò che bussare era davvero l'ultima cosa che gli importava.

Il Laes si avvicinò alla finestra pensando che se non avrebbe potuto usare la porta sarebbe scappato da la ma affacciandosi si accorse di essere davvero in alto.

Estel? Volevi qualcosa?”

Estel però non ebbe il tempo di rispondere.

Sire Thranduil aprì con forza la porta e dopo essere entrato la lasciò sbattere dietro di se. Lo sguardo fisso sul suo figlio più giovane.

Buona sera Adar” disse Legolas che iniziava a sospettare che il suo fratellino fosse nei guai, insomma, se Thranduil era arrabbiato era difficile non notarlo.

Estel restituisci ciò che hai preso” disse il re in tono risoluto.

Se Legolas fosse stato al posto del fratello avrebbe ubbidito. Conosceva quel tono e sapeva che prometteva una sola cosa: tempesta, per cui, di buona norma è bene correre ai ripari prima che la tempesta possa imperversare, ma questo Estel non lo sapeva, non che non si fosse mai messo nei guai, anzi, era abbastanza solito combinare marachelle in giro ma quasi mai aveva avuto l'onore di essere rimproverato dal padre, di solito questo compito spettava al loro mentore.

Estel strinse fra le mani la corona che teneva al riparo sotto la veste e si lasciò sfuggire dalle labbra un leggero: “No”.

Istintivamente Legolas chiuse il libro e si mise seduto composto sul letto, come sull'attenti.

Lo sguardo di Thranduil si assottigliò mentre si avvicinava al figlio.

“Non fare in modo che te lo debba ripetere!”

L'ultimo avvertimento era molto simile all'ultima occasione di farsi perdonare senza incorrere nell'ira del padre. Estel però ignorava anche questo.

No” disse in modo più convinto.

Il re sospirò stringendo ancora di più gli occhi

Legolas non sapeva cosa fare, assisteva alla sfida fra i due: un bambino che faceva i capricci ed un padre molto, molto arrabbiato.

Estel, rendimi la corona. È un ordine”

A sgranare gli occhi questa volta fu Legolas. Metà per l'essersi reso conto del motivo per cui suo fratello era nei guai, ed era davvero un gran motivo e metà per la parola “ordine” quella era una parola che il re usava quando non c'erano altre possibilità e significava che stava dando l'ultimo, generoso appiglio per salvarsi.

Prima che il fratello potesse rispondere si mise in mezzo, sperando che il suo intervento avrebbe rimesso in moto il cervello del più piccolo sicuramente bloccato per la paura:

“La corona? Dai ridagliela lo sai che le cose di adar non si devono toccare” il suo tono era gentile ed effettivamente sembrò arrivare a svegliare Estel che però, resosi conto dei guai in cui si trovava, si agitò ancora di più.

La sua voce si alzò, leggermente più stridula: “NO! Non voglio!”,

Stringeva forte la corona che ancora teneva nascosta ma puntò gli occhi verso il pavimento e quindi notò troppo tardi il padre che gli si era avvicinato.

Ho esaurito la pazienza! Cosa ti fa pensare di poter disubbidire ai miei ordini?” Thranduil non stava urlando ma il suo tono era severo e fermo.

P-perché voi non la d-dovete più usare” al contrario il tono di Estel, se pur determinato, era molto simile a quello di una persona che sta per scoppiare in lacrime.

Non la dovrei più usare? E per quale motivo il re non può usare la sua corona?”

Altre domande, non c'era mai da fidarsi quando il re, arrabbiato in quel modo, faceva domande, erano come trappole. Legolas sperò davvero che Estel usasse il cervello, ma le sue speranze furono vane.

Perché... perché se voi non avrete più l-la corona non sarete più re” ormai il tono era spezzato da lievi singhiozzi, aveva paura ma cercava di resistere come se avesse un gran motivo per quello che aveva fatto ma, sinceramente, Legolas dubitava dell'esistenza di un motivo abbastanza buono per convincere loro padre a calmarsi, nonostante questo tentò di aiutare il fratellino ma non poté neanche pronunciare la prima sillaba che la voce imperiosa del padre lo bloccò:

E, di grazia, quale sarebbe il motivo per cui io non dovrei più essere re?”

Ora era davvero arrabbiato. Non amava che il suo ruolo fosse messo in discussione. Nonostante lo avesse ereditato aveva sempre fatto del suo meglio per poter essere un re degno di tale titolo.

Quel tono però fece breccia anche in Estel che sembrò perdere definitivamente la calma.

Alzò gli occhi e li puntò direttamente in quelli del padre ed usò sicuramente un tono ben più alto di quello che avrebbe mai dovuto:

SE VOI NON SARETE PIÙ IL RE RIMARRETE SOLTANTO ADAR”

La scena si gelò.

Legolas aveva capito perfettamente cosa il fratello intendeva ma non dubitava che l'avesse fatto nel modo sbagliato, eppure quel pensiero tanto innocente ed ingenuo lo toccò a tal punto da fargli credere, per un solo momento, che potesse aver ragione.

Anche il re sembrò essersi leggermente calmato.

Il silenzio della stanza era rotto solo dal leggero tirare su col naso di Estel che ogni tanto singhiozzava e si asciugava le lacrime.

Se quella frase aveva quasi tranquillizzato gli altri aveva agitato lui che sembrò essersi reso conto dell'inutilità del suo gesto.

Estel,” riprese Thranduil “quello che hai fatto è grave, la corona è un simbolo importante e non puoi cercare di prenderla per qualche strana idea”

Il suo tono sembrava comprensivo ma Estel si sentì pervaso dall'ira, e tirando fuori la corona cominciò a scuoterla come se volesse farne uscire qualcosa di malvagio.

Non era STRANA! VOI lo siete! Vi interessa solo questa stupida COSA!” detto questo con rabbia buttò la corona per terra come se la disprezzasse.

Ciò che venne dopo fu veloce e spiazzante.

Thranduil si abbassò fino a quasi inginocchiarsi e tirando Estel per un braccio lo appoggiò sulla gamba e gli diede uno sculaccione.

In verità non gli fece male, non molto almeno, ma nonostante questo, l'Elfilng scoppiò in lacrime rannicchiandosi ai piedi del padre.

Il re non era violento, nel corso degli anni aveva picchiato qualche volta Legolas, ma sempre come finale di un gesto davvero grave. Per Estel era la prima volta e probabilmente non ci sarebbe neanche stata se non avesse fatto un gesto tanto irrispettoso come buttare il simbolo della nobiltà del padre per terra come se fosse un oggetto orripilante.

Questo però bastò anche per far scattare Legolas che si alzò velocemente e senza riflettere si mise in mezzo ai due prendendo in braccio Estel. Appena se lo avvicinò al petto sentì che tremava. Realizzò che quel pianto non era tanto perché il padre lo aveva picchiato ma più per la paura che aveva avuto nel fare quel gesto impulsivo. Però ormai si era messo in mezzo ed era deciso a proteggere suo fratello.

Le parole non uscivano dalla bocca chiusa di Legolas, aveva avuto quello scatto di coraggio ma adesso lo sguardo cupo del re lo intimoriva notevolmente.

“Questo cosa significa?” chiese Thranduil prendendo parola per primo.

“È solo che, ecco,” espirò profondamente “solo che non è corretto, Estel è troppo piccolo per essere picchiato, dovreste ascoltarlo di più” Legolas finì la frase con una rinnovata nota di audacia.

“Come osi dirmi come devo educarvi? Oltre ad essere vostro padre sono anche il vostro Re! Tu non hai il diritto di criticare ciò che faccio!” ormai gli occhi del signore Elfico erano ridotti a due spiragli di intensa luce azzurra.

“Padre è solo un bambino, non potete esigere che ragioni come un adulto” disse il principe tentando nuovamente di difendere il più piccolo.

“Solo un bambino? Non è solo un bambino Legolas! Lui è un principe di Bosco Atro! Lui, un giorno, si troverà a regnare sul reame! Lui dovrà assumersi la responsabilità di tutto ciò che avviene entro i nostri confini! Lui dovrà essere assolutamente responsabile e tu non puoi pensare di proteggerlo dalle sue stesse sciocchezze o prima o poi vi ritroverete a dover guardare in faccia un popolo che si dispera per i vostri errori superficiali!”.

Istintivamente Legolas strinse più forte Estel che, se possibile, aveva cominciato a tremare più forte. Come faceva loro padre a parlare così senza pensare a come si sentivano? Era evidente che Estel si era pentito ed adesso era solo spaventato dal tono gelido che i re stava usando.

“Quello che dite è impossibile! Estel sarà un principe ma questo avverrà fra molto tempo, adesso dovrebbe solo cresce normalmente, senza sentire il peso del regno su di se! Dovreste smetterla di essere tanto-”
“Re?” concluse Thranduil per lui.

In verità Legolas stava per dire “esigente” ma annuì d'impulso alle parole del padre.

Lo sguardo di Thranduil divenne ancor più gelido e, dopo aver alzato velocemente il braccio diede un forte schiaffo al figlio maggiore che barcollò all'indietro fino a ritrovarsi seduto sul letto. Si rese conto di aver chiuso gli occhi e, appena li aprì, si trovò davanti quelli grandi e pieni di lacrime del fratellino che per la sorpresa aveva perfino smesso di tremare.

Io sono un re come sono vostro padre! Non ammetto che mi si manchi di rispetto! Vi ho cresciuti ed educati al meglio, e adesso è così che vi comportate?”

Legolas non sapeva cosa dire, guardava in basso e pensò che avrebbe voluto anche lui mettersi a piangere, ma non poteva, doveva dare coraggio a Estel.

“Non hai più nulla da dire? Tu e tu fratello avete portato ad un infimo livello ciò per cui io e i vostri avi abbiamo dedicato gran parte della vita. Avete messo in dubbio l'autorità che nessun altro avrebbe osato mettere in discussione. Avete deciso che il regno non meritava tutte le attenzioni che gli attribuisco. Secondo voi cosa significa essere sovrani? Forse unicamente chiudersi in uno studio a compilare pergamene e studiare cartine? Provate invece a pensarci più attentamente! Se io non facessi ciò che faccio il nostro bosco sarebbe invaso dai mostri, la gente vivrebbe in miseria, nessuno potrebbe più vivere tranquillamente e tutto ciò che conoscete verrebbe meno!”.

Adesso si che avrebbe davvero voluto piangere. Si sentiva uno stupido. Loro padre si impegnava per garantire al regno una vita dignitosa e in quel regno ci vivevano anche loro, Thranduil non l'avrebbe mai ammesso ma Legolas sembrò percepire, ben nascosto fra le righe un vago “tutto questo lo faccio anche per voi”. Adesso era chiaro. Quello era il modo di Thranduil per essere un buon padre: consentirgli di vivere bene e in tranquillità, lontani dagli orrori del mondo esterno.

Anche Estel sembrò aver percepito il messaggio perché si calmò sospirando.

Adar...”

Thranduil rimase in attesa che il figlio maggiore finisse la frase.

“Sono stato uno stupido egoista. Avete ragione. Mi dispiace davvero molto” Legolas finì la frase con il tono più sincero che probabilmente avesse mai usato, era dispiaciuto e lo era davvero.

Capisco. Ti perdono” Thranduil non era uno che conservava la rabbia, e questa era una caratteristica che Legolas amava, se le scuse erano sincere lui avrebbe capito.

Mancava ancora qualcosa però.

Estel chiedi scusa a nostro padre, lo so che ai hai capito di aver sbagliato” nuovamente il tono di Legolas era gentile ma ancora una volta non ebbe il risultato che aveva sperato.

Estel continuava a rimanere chiuso nel suo silenzio.

Estel?”

Niente.

Provò a scuoterlo leggermente per le spalle.

Non avvenne comunque nulla.

Padre, lui...” cominciò incerto Legolas.

“Lui cosa?”

“Non vuole dire nulla” concluse stupidamente.

“Davvero? Non me ne ero proprio accorto” ironia. L'ironia non era un buon segno, normalmente il re non la tollerava, la vedeva come un inutile modo per prendere in giro le persone atteggiandosi in modo superiore. In altre parole, un offensivo modo per mettersi sulla difensiva. Se lui stesso decideva di utilizzarla c'era una sola spiegazione: non sapeva cosa fare, e, sicuramente, era una cosa che non gli capitava spesso.

Non era più arrabbiato come prima, negli occhi azzurri però si poteva leggere un vago senso di delusione. Estel era piccolo ma normalmente si dimostrava molto sveglio e probabilmente il re si era aspettato che lo capisse senza che lui dovesse costringerlo con la forza.

Va bene, se il silenzio è la tua risposta lo accetterò come tale.”

Legolas rimase spiazzato. Sinceramente si era aspettato che il re gli attribuisse un castigo o un compito e invece niente. Si era arreso.

Senza aggiungere altro sire Thranduil tornò sui suoi passi sparendo oltre la soglia della camera, lasciandosi alle spalle un silenzio teso e pesante.

Anche Legolas non sapeva cosa dire, si limitò ad abbassare lo sguardo e puntarlo verso il fratello, solo allora si accorse che i piccoli pugni erano stretti alla sua tunica, gli occhi erano chiusi, le guance arrossate e l'espressione concentrata.

“Ehy, cosa stai combinando? Al posto di perderti nella tua mente avresti dovuto dare retta ad Ada”

“No”

“Perché “no”?”
“Perché dovevo riflettere”
“Ah, e su cosa se si può sapere?”

“Sulla mia idea”

“Si, meraviglioso, allora sei arrivato ad una conclusione?”

“Si”

“Si... cioè?”

“La mia idea non era sbagliata”

Estel, santo cielo, non puoi pensarla ancora così!” il tono di Legolas stava diventando più severo.

“E invece si! L'idea non era sbagliata è che l'ho interpretata male.” Gli occhi di Estel erano assorti, come se per arrivare a quella conclusione avesse davvero dovuto sforzarsi molto.

“L'interpretazione non era esatta, capisco. Allora quale sarebbe quella corretta?” cominciava davvero a spazientirsi.

“Non ho tempo per dirtelo! Devo andare!”

Detto questo Estel scattò in piedi, scese dal grembo del fratello e raccolta la corona da terra corse via.

Legolas temendo che volesse davvero sbarazzarsene gli corse dietro, ma il Laes non stava andando fuori ben sì nella stanza da notte del Re.

La porta era chiusa ma per Estel non sembrò essere un problema, entrò senza neanche bussare e si fermò solo dopo essere arrivato davanti al padre.

Thranduil era infondo alla sala, impegnato a togliersi la pesante tunica che utilizzava di giorno, si accorse dell'intrusione soltanto quando sentì qualcuno tirarlo per la veste leggera che gli era rimasta addosso. Non abituato ad essere chiamato in quel modo si voltò dubbioso fino a trovarsi davanti ad un bambino dall'aria stanca ma stranamente fiera. Sicuramente l'ultima espressione che avrebbe voluto vedergli dopo una discussione simile.

Sedetevi” disse Estel con determinazione

il re rimase basito: “Prego?”

Sedetevi! ...Per favore”

Sbuffando Thranduil si sedette sul bordo del letto, non era sicuramente dell'umore di assecondare le richieste del bambino, che fino ad un attimo prima si era rifiutato di ragionare ma, d'altro canto, non aveva neanche voglia di cominciare una discussione. Si sentiva stanco, quel genere di stanchezza che viene quando non si ha voglia di fare nulla perché sembra inutile.

Ci ho pensato e ho solo una cosa da dirvi!”

Il tono autoritario di Estel fece tornare a ribollire la rabbia di Thranduil che si stava già sforzando di non sbatterlo fuori.

Rendimene al corrente allora”

In un attimo Estel era salito sul letto e, dopo aver tentato di allacciare le braccia intorno alle spalle del padre, sprofondò il viso nell'incavo del suo collo e, con una voce un po' più timida mormorò semplicemente “vi amo ada, tutti quanti”.

Legolas che, appoggiato ad una parete assisteva alla scena, sorrise.

Tutti quanti?” Thranduil non riusciva a comprendere cosa intendesse.

Sì, tutti quanti. Ho fatto quella cosa perché pensavo che quando eravate un re smettevate di essere ada ma adesso l'ho capito che non è così. Siete sempre ada ma un ada più grande! L'ada di tutto il regno!” dicendo questo Estel si sbracciava come se volesse mimare qualcosa di gigantesco.

Il re non sapeva cosa dire, e anche quello, a voler ben guardare, era abbastanza raro. Rimase ancora in silenzio ad osservare suo figlio che prendeva la corona e gliela appoggiava sul capo e rimaneva a fissarlo con un mezzo sorriso stampato in viso.

Legolas si avvicinò al letto e si sedette di fianco al padre.
“Quando sei scappato via pensavo volessi buttare la corona”
“Non volevo fare quello!” puntualizzò il più piccolo con una punta di offesa nella voce.

Sì adesso l'ho capito, ma allora perché non hai chiesto scusa subito?”

“Io...” il sorriso mutò in un piccolo broncio, in quel momento sembrava davvero un qualsiasi bambino: “Mi vergognavo”

Legolas sorrise, addolcito.

“Non ridere! Ada fa paura quando è arrabbiato, l'hai visto no? È taaanto alto e gli occhi gli si chiudono e-e-e...oh.” L'entusiasmo messo nella frase si fece piccolo piccolo insieme al suo proprietario mentre ricordava che l'elfo “alto e spaventoso” era proprio davanti a lui.

“Comunque!” Riprese, ansioso di cambiare argomento, “Non sapevo come farlo. Adar ha detto tante cose e io ho capito che erano giuste però ormai avevo detto quelle parole e poi avevo preso la corona e l'avevo buttata per terra e, e, e poi tutti parlavate e-” Il Laes parlava quasi senza respirare, con la faccia diventata tutta rossa per l'agitazione: “E Legolas poi si stava arrabbiando e adar era strano e poi lo ha picchiato e poi è caduto e lui parlava ancora tanto e la corna era per terra e il metallo era freddo mi dispiaceva ma era tardi e non lo sapevo e,e,e,-

Estel” Lo interruppe Thranduil, tentando di fermare il fiume di parole sconnesse e senza senso che stava pronunciando.

“Ma ada poi io volevo dire scusa ma non usciva! Era tipo s s s s s come i serpenti”

ESTEL”

Il bambino si sgonfiò come un palloncino punto da un ago e abbassò la testa appoggiandola al petto del padre.

“Mi dispiace adar”

Thranduil si sfilò la corona e la ripose sul comodino, poi tirò su Estel e, appoggiando la schiena alla testiera del letto lo mise nuovamente a sedere sul suo grembo e lo tenne su con un braccio mentre con l'altro fece cenno a Legolas di raggiungerlo.

Un volta che gli furono vicini tutti e due sospirò tranquillo.

Quello che è successo oggi è stato perdonato ma mi aspetto che dalla prossima volta userete più criterio nello scegliere come agire”

Entrambi i suoi figli annuirono ma non sembravano davvero attenti: Legolas aveva appoggiato la testa sulla spalla del padre mentre Estel gli si era accoccolato addosso sfregando il naso sulla pelle liscia che la scollatura della tunica gli metteva a disposizione.

Lo so che per voi non è facile ma dovete comprendere qual è il vostro ruolo e imparare a comportarvi come si conviene ad esso. Essere a capo di un reame è qualcosa di profondamente complesso e che comporta doveri che spesso assorbono tutto il tempo disponibile della giornata, compreso quel tempo che si vorrebbe trascorrere diversamente” il re però non continuò il suo discorso dato che ebbe modo di constatare come il respiro dei due si fosse appesantito segno evidente che si erano addormentati. Su di lui. Inevitabilmente però il suo sguardo si fece più dolce mentre li guardava riposare. A causa dei suoi doveri si perdeva spesso momenti importanti in famiglia e non gli capitava che rare volte di poter stare così in pace con i suoi figli. Si sentiva stranamente rilassato, era tanto abituato ad essere circondato da gente che anelava il suo potere, che lo seguiva per paura, che tentava di tradirlo quando solo avesse abbassato la guardia che apprezzò profondamente quella serata, inclusa la litigata perché, anche se goffamente, aveva dimostrato quanto per quei due lui era importate e quanto tenessero ci nonostante il suo carattere fin troppo freddo e distaccato.

Passarono i minuti e nessuno sembrava intenzionato a svegliarsi così il re prese a scuotere leggermente Legolas e a convincerlo ad alzarsi ma, quello che seguì lo lasciò perplesso: Legolas si alzò, aprì l'armadio, prese una delle vecchie camice del padre, e se la mise al posto della tunica da giorno, poi, sempre in tutta tranquillità scostò le coperte dal letto e vi si infilò sotto. Thranduil l'aveva osservato per tutto il tempo con il sopracciglio inarcato cosa che il figlio aveva evidentemente notato dato che rispose alla sua domanda inespressa:

“Permetteteci di farvi compagnia per questa notte”

il temperamento del re gli imponeva di rifiutare e di mandarli nelle loro camere ma invece sul su viso gli occhi si addolcirono definitivamente e sorrise.

I marmocchi l'avevano avuta vinta questa volta, ma infondo una volta ogni tanto non sarebbe stato troppo male, pensò il re mentre tentava di spogliare Estel senza svegliarlo per poi metterlo fra se e Legolas.

Erano davvero ancora degli Hen, tutti e due. Questo pensiero lo rasserenava.

Alla fine appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, sentì il figlio minore attaccarsi al suo fianco mentre l'altro gli teneva una mano.

“Vi vogliamo bene ada” sussurrò il maggiore.

“Tutti quanti” completò l'altro.

Il re non poté fare a meno di farsi sfuggire una leggera risata mentre istintivamente strinse la mano a Legolas e feceva una carezza sulla testa di Estel.

*** THE END ***

Salve a tutti! Era davvero molto che non pubblicavo niente °A° (e forse era meglio così ^^""""""""").

Il capitolo è stato rivista a causa di sviste all'interno della storia, ammetto che non tutte sono state corrette (soprattutto quelle riguardanti la punteggiatura, purtroppo in questo capitolo non ho l'aiuto delle mie prodi guardiane salva punteggiatura e quindi me la sono dovuta cavare da me, e ricordo che prima o poi imparerò ad usarla ma: NON È QUESTO IL GIORNO!! ...scusate mi è scappato^^”, comunque in sintesi: abbiate pazienza, gli altri capitoli hanno una punteggiatura migliore). Per tutti i suggerimenti ringrazio Maiwe che ha avuto la pazienza di segnalarmi ogni cosa!
Questa fanfiction non ha pretese, sono episodi principalmente a sé stanti che vogliono raccontare la vita all'interno del castello di Re Thranduil. Se riscontrerò che a nessuno danno noia le inesattezze che si possono riscontrare e/o altre cose verranno aggiunti altri capitoli.
Tutta la storia è nata grazie ai bellissimi disegni di G_Elizabeth che hanno portato in vita tutti gli episodi che verranno narrati (qui lascio il link alla sua pagina per chi fosse interessato a darci un'occhiata -cosa che consiglio vivamente ù_ù-: https://www.facebook.com/ElizabethsWings?fref=ts )
Bene, non ho nient'altro da aggiungere quindi torno a ricollegare il cervello alla lezione!
A presto!


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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


.:CAPITOLO 2:.

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Premessa: non ho idea se davvero esistano cose come le scuole nella terra di mezzo però questa
è pur sempre
una fanfiction quindi chiudete un occhio ^^".
PS: scusate, ho dovuto cancellare il capitolo dopo averlo pubblicato a causa di errori nel codice html.

Forza alzati ragazzo!”

La forte voce di Gideon, fedele servitore di re Thranduil sin da che memoria possa ricordare proruppe espandendosi decisa per tutta la stanza dove Legolas, fino a pochi attimi prima, stava dormendo.

Il sole sembrava essere sorto troppo presto quella mattina.

L'aria era fresca e soffiava pacificamente all'esterno delle mura, tranne che per qualche corrente fuggitiva che riusciva ad insinuarsi nelle crepe della finestra creando così degli spifferi che, mischiandosi all'aria tiepida della stanza, creavano il clima perfetto per restare sotto le coperte e rifiutare contatti con tutto ciò che non si trovava entro gli accoglienti confini del letto.

Ad ogni modo, il sole, parzialmente nascosto dietro a delle nubi, rendeva innegabile l'arrivo della mattina e simboleggiava anche l'ora di alzarsi, o almeno che non si voleva fare tardi a scuola.

A Bosco Atro esisteva un'unica scuola, edificata più di mille anni prima da Sire Oropher, per garantire al popolo un livello culturale degno di un elfo. Inizialmente venivano insegnate le lingue elfiche, le buone maniere, la musica, l'erbologia e il tiro con l'arco, insomma, le cose che più rappresentavano la loro razza.

Poi, col tempo e col progredire delle ere, si creò il bisogno di inserire altri insegnamenti quali la storia, la letteratura, l'aritmetica, le lingue delle altre razze e sport associati a differenti armi.

Normalmente gli elfi cominciavano a frequentare l'istituto verso i 5 anni con dei corsi introduttivi volti a dare le basi fondamentali, sia di logia che di comportamento per poter affrontare in modo proficuo i successivi anni.

Dopo di che, le altre fasce educative si raggiungevano solo al pieno adempimento degli obiettivi prefissi. Essendo immortali normalmente non si preoccupavano dello scorrere del tempo e a causa di questo potevano passare svariati anni prima di progredire, l'importante era che l'educazione raggiungesse i massimi livelli.

Come di buona norma e usanza ogni lezione e, di conseguenza ogni test, veniva svolto meticolosamente e senza lasciare nulla al caso.

L'estrema fierezza e orgoglio degli elfi però causava, incoerentemente coi loro principi, anche una certa tendenza ad esigere che ogni giovane non ci mettesse più di quattro anni per ogni livello, pena, la credenza da parte degli altri di essere “poco brillante”, dovuta anche al fatto che quel dato elfo si sarebbe trovato a frequentare le lezioni con compagni un po' troppo giovani rispetto a lui.

Le lezioni variavano il loro orario a seconda della stagione e del mese per poter sfruttare al meglio le ore diurne e notturne.

In quel periodo i corsi avevano inizio alle 7 di mattina e termine verso le 17, era un orario impegnativo ma certamente non il peggiore dell'anno.

Prima di aprire definitivamente gli occhi Legolas fece un riepilogo veloce di ciò che avrebbe avuto quel giorno: letteratura, sindar, tattiche sul territorio e biologia. Pesante ma non male.

A Legolas piaceva andare a lezione e questo giovava al suo già ottimo rendimento.

Avanti, non vorrai fare tardi spero! Devo ancora andare a svegliare e preparare tuo fratello e sai quanto l'impresa richieda tempo”

Eccome se lo sapeva. Quando Gideon era impegnato e non poteva occuparsene, l'ingrato compito spettava a lui.

Svegliarlo non era troppo difficile, ma convincerlo a lavarsi, vestirsi, fare colazione e preparare le cose in tempo, era decisamente un altro discorso. Ad Estel non dispiacevano le lezioni, però, l'idea di dover stare tante ore seduto composto ad ascoltare l'insegnante lo agitava, inoltre, a causa dei continui attacchi al bosco le nascite si erano notevolmente ridotte così, per evitare inutili dispersioni, erano state fatte meno classi inferiori e questo aveva provocato ad Estel dei compagni che lo superavano di età e, di conseguenza, non aveano voglia di partecipare ai suoi giochi.

Altro motivo, non meno rilevante era che il bambino sembrava più interessato ad assecondare la sua curiosità verso il mondo che lo circondava (il che includeva farfalle di passaggio, foglie volanti, polvere che rotolava per terra, fino alle crepe nella cortecce degli alberi che si potevano vedere dalla finestra).

Capisco Gideon, ma non sarà necessario che voi andiate a chiamarlo”

disse tranquillamente Legolas scostando un po' le coperte mostrando una testa bionda ben nascosta
“è venuto a dormire con te anche questa notte?” chiese Gideon

Evidentemente. Deve aver aspettato che mi addormentassi per poi infilarsi nel letto”

Legolas devi fargli capire che deve dormire nel suo letto, o prima o poi il re se ne accorgerà”

in verità penso lo sappia. Immagino che glielo conceda fin tanto che nostra madre è via. Non è facile per nessuno gestire la sua assenza”

Comprendo. A volte anche il re deve adattarsi immagino” Gideon fece una pausa ma poi riprese il suo ruolo “Dai su! Estel in piedi!”

da sotto le lenzuola arrivò qualcosa di molto simile ad un miagolio, si stava svegliano ma non ne era ancora convinto. Legolas lo scosse leggermente mettendogli le mani sulla schiena, ma all'ennesimo miagolio capì che era meglio procedere con metodi più decisi. Tolse le lenzuola e lo tirò su mettendolo in piedi.

Mmh... è già mattina?” mugugnò Estel ancora più addormentato che sveglio.

Si, il sole è già sorto. Che lezioni avrai oggi?” chiese Legolas

bo, qualcosa come elfico credo”

Faresti meglio a tenere più a mente i tuoi impegni. Adesso inizia ad andare in bagno, il materiale lo prepariamo dopo”

Perfetto, allora dato che siete insieme occupati tu di lui, io preparerò la colazione” detto questo Gideon lasciò la camera.

Il ragazzo sbuffò, sapeva che sarebbe finita così.

Raggiunse Estel in bagno e rimase basito dalla scena: l'elfilng si era addormentato per terra, vicino ai recipienti per l'acqua.

Non era possibile.

Lo prese in braccio e gli lavò la faccia con acqua fredda

Eh? Cosa?” Gli occhi azzurri di Estel erano finalmente aperti e svegli

Non ti addormentare nuovamente o ti butto nella vasca!” chiarì Legolas con tono seccato

ti sei svegliato male fratellone?”
“no, ma il tuo comportamento assolutamente irresponsabile verso i doveri danneggia il mio umore, soprattutto se questo avviene di prima mattina”

Ti sei svegliato male”

Taci e finisci di lavarti” concluse Legolas severo.

Una volta finito in bagno scesero per la colazione per poi tornare in camera.

Mettiti questa” disse il più grande appoggiando sul letto la divisa scolastica

Non mi piace quella cosa”

A scuola era obbligatoria la divisa, in verità non era male, era molto semplice e somigliava alle tenute leggere dei sorveglianti del regno, o almeno quella delle classi maggiori; quella che spettava ai più giovani era invece una tunica corta con dei pantaloncini, niente di imbarazzante, ma Estel, che frequentava l'istituto da poco più di un mese, non si era abituato a portarla e le aveva tentate tutte per dissuadere Gideon dal fargliela indossare: aveva provato a bucarla, a bruciarla e a disegnarci sopra. Come risultato il loro responsabile si era rivolto al re che aveva obbligato Estel ad indossare la divisa per due giorni di fila, così come l'aveva conciata.

Lo so, ma devi metterla comunque”

Non voglio!”
“Estel, 'sta mattina ti stai superando! Metti subito quella divisa e non mi sfidare oltre, dopo avermi tirato la marmellata fra i capelli a colazione avrei dovuto portarti direttamente da ada e invece non l'ho fatto, quindi non tirare ancora la corda!”

Legolas si stava davvero innervosendo, il che non capitava spesso, quindi Estel preso alla sprovvista decise di ubbidire. Le disavventure mattutine, però, non erano ancora al termine.

Oltre ad elfico che materie hai questa mattina?”

Uhmm...”
“Sbrigati a rispondere! Fra 10 minuti dobbiamo essere fuori di qua!”

Sisi ok, maaaaaaaaaa”

COSA “MA”??”

Non me lo ricordo”

La pazienza di Legolas, arrivata agli sgoccioli, si esaurì miseramente davanti all'irritante comportamento del fratello, così prese tutti i libri di Estel e glieli mise in cartella

Quelli sono troppi!! Ho solo elfico, erbologia, storia e aritmetica” Ribatté il minore preoccupato dal peso che quello zaino straripante sembrava avere.

Non m'importa! La prossima volta ci penserai prima di fare lo stupido!” detto questo indossò la sua tracolla e poi aiutò Estel a mettere la sua che lo trascinò indietro, ma non se ne curò e preso per mano lo trascinò fuori dal castello.

Legolas pesa troppo!” si lamentava l'elfiling che pendeva visibilmente, nonostante ciò il fratello non gli diede retta ed una volta arrivati all'entrata della scuola lo lasciò solo per poi dirigersi verso la sua classe, felice di poter stare finalmente un po' in pace.

Estel, appena il contatto con la mano di Legolas, finì si trovò seduto per terra, quella cosa era davvero troppo per lui, per un attimo venne tentato dall'idea di lasciarli lì, ma poi immaginò la punizione di suo padre e ci ripensò. Non avrebbe davvero voluto riscriverli a mano.

Ci mise più del previsto a raggiungere la sua classe e arrivò appena in tempo.

L'insegnante entrò subito dopo di lui e si diresse alla cattedra.

Buon giorno a tutti! Eccoci qui per un'altra lezione di elfico sindar! Ci siete tutti?”

Il maestro elfo alto e sottile, aveva i capelli neri che arrivavano a coprirgli le spalle e gli occhi verdi sempre svegli e attenti, era una persona gentile e, in genere, molto paziente.

Allora bambini, siete pronti per cominciare?” il tono entusiasta contagiava la classe, così i bambini annuirono altrettanto allegri.

Benissimo! Allora, chi vuole correggere queste frasi?”

La lezione cominciò bene, anche Estel riusciva a seguire abbastanza, non che facesse fatica a capire, anzi, lui sapeva già leggere e scrivere perfettamente, aveva guardato Legolas fare i compiti tante di quelle volte che aveva imparato, i suoi problemi riguardavano più la sfera dell'attenzione e della pazienza.

Infatti un'ora dopo le sue gambe avevano già preso ad oscillare costantemente sotto il banco, aveva voglia di alzarsi e correre ma ovviamente non era possibile. Doveva rimanere lì, fermo ad ascoltare. Dopo un'altra mezz'ora aveva cominciato a disegnare su una pergamena, disegni che nel restante tempo uscirono dal foglio e cominciarono ad estendersi sulle altre pagine. Non aveva più davvero idea di cosa stesse dicendo il maestro, almeno finché non sentì chiamare il suo nome.

Estel? Vorresti continuare a leggerci il brano a pagina 25?”

In un momento, però, Estel realizzò di non averlo neanche tirato fuori quel libro e allora si affrettò a chinarsi sullo zaino ma, appena lo aprì, tutti i libri caddero fuori con un gran fracasso causando l'ilarità generale.

Basta bambini non ridete!” cercò di calmarli il maestro “Estel, a cosa ti servono tutti quei libri? Nessuno può avere tante materie in un giorno”

Io,” non poteva dire veramente quello che era successo o sì, che lo avrebbero preso in giro seriamente “Non ricordavo cosa ci sarebbe stato oggi”

Ah, capisco, ma non sarebbe bastato leggerlo sul diario?” chiese ancora il maestro con tono gentile.

Ho dimenticato anche quello” rispose in tono leggermente seccato.

Mentre leggeva quel maledetto brano di pagina 25 sentiva il nervoso crescere, era colpa di Legolas se si era trovato in quella situazione, già gli altri bambini non lo prendevano quasi mai sul serio perché lui era più piccolo, se poi faceva anche di quelle figure non ce l'avrebbe mai fatta ad integrarsi.

Il resto della lezione lo passò in relativa calma ma, appena sentì la campanella suonare, il suo viso si illuminò in un sorrisetto. C'è da precisare che nessuno sorrisetto fatto da un bambino portava mai a qualcosa di buono.

Il secondo maestro della mattinata entrò. Il maestro Alyon era più anziano e i suoi capelli ramati erano talmente lunghi che superavano la metà della schiena. Estel lo trovava affascinante, non tanto per le sue doti d'insegnamento o per le sue estese conoscenze di erbologia ma più per il fatto che si perdeva a tal punto in ciò che faceva da non prestare più molta cura a quello che gli alunni combinavano. Le lezioni di erbologia si svolgevano per metà in classe e per metà all'aperto, così da poter associare la parte teorica all'esperienza sul campo e così avvenne anche quella mattina.

Estel si impegnò seriamente a stare tranquillo e buono, non avrebbe mai voluto che l'insegnante per punizione gli proibisse di uscire, eppure l'elfling ebbe l'idea che, ad insospettire il maestro, fosse più la sua calma, ma non poteva certo castigarlo per quello.

Bene, finita la teoria passiamo alla pratica! Oggi cercherete all'interno del bosco e, ripeto, all'INTERNO del bosco, queste erbe: valeriana, achillea, biancospino, china, ginepro, ribes nero e verbena, mi raccomando, fate attenzione e non allontanatevi più di tanto, chi riuscirà a portarmi tutto ciò che ho richiesto avrà un +, quindi impegnatevi! Ci rivedremo qui fra massimo 2 ore!” detto questo Alyon si mise a rovistare in un cespuglio alla ricerca di chi sa cosa, ed Estel ne approfittò per filarsela il più lontano possibile da occhi indiscreti.

Dopo 20 minuti aveva già trovato tutte le erbe richieste, per lui non era una cosa difficile: essendo un elfo Sindar, a differenza degli altri che erano dei Silvani, aveva un rapporto molto intenso con la natura, quindi gli era bastato concentrarsi un attimo per sentire la presenza di ciò che era stato richiesto. Sicuramente se fosse tornato subito dal maestro avrebbe fatto una bella figura, ma quello che aveva in mente valeva molto di più di un complimento.

Passò la seguente mezz'ora a cercare foglie d'ortica, e si lascia alla semplice immaginazione quanta ne possa aver trovato in quel lasso di tempo. Era stato molto attento a trattarla nel migliore dei modi per non sgualcire le foglie e, allo stesso tempo, per non toccarle. In seguito, nascosto su un ramo di un albero si premurò di sminuzzarle finemente tanto che alla fine sembrava semplice polvere.

Era perfetta.

Adesso aveva ancora un'ora per portare a termine il suo piano.

Corse verso l'ingresso, ormai in disuso, che si apriva sul secondo e ultimo piano, cercando di passare il più inosservato possibile. Lo superò scendendo fino al primo dove c'erano la segreteria e l'aula insegnanti e infine, scivolò verso il piano interrato dove era situata la palestra con i suoi relativi armadietti dove gli studenti riponevano le tute che indossavano durante le esercitazioni.

Lesse attentamente i nomi fino ad trovare quello di Legolas e nuovamente sul suo viso si aprì un sorrisetto. L'anta non era bloccata, fra gli elfi non c'erano ladri e quindi non c'era il bisogno di chiudere a chiave.

Grave errore” bisbigliò l'elfling mentre apriva l'armadietto, tirava fuori la tuta e la ricopriva con accurata meticolosità, sia all'interno sia all'esterno con la polverina dall'aria innocente, fatto questo la ripiegò alla perfezione e la rimise a posto chiudendo poi l'anta.

Il primo passo era stato fatto, ma adesso doveva sbrigarsi ad uscire da li, presto la classe di suo fratello sarebbe scesa per le ore di tattiche sul territorio e se si fosse fatto trovare lì era ovvio che Legolas si sarebbe insospettito e il suo piano non sarebbe mai andato a buon fine.

Corse a perdifiato su per le scale fino a tornare al secondo piano. Passare inosservati all'interno della scuola non era poi troppo complesso, gli elfi normalmente erano piuttosto ligi alle regole e rispettosi degli orari per cui sarebbe stato difficile incrociare qualcuno a passeggio per i corridoi, l'ossessione degli elfi per le buone maniere a volte poteva essere davvero vantaggiosa, anche per chi non aveva delle intenzioni poi tanto buone.

Arrivato alla fine del corridoio spiò nell'aula a sinistra. La classe di Legolas era vuota, esattamente come aveva previsto. Entrò, però, a quel punto si rese conto di non avere idea di quale fosse il banco di suo fratello. Non c'erano zaini, o scritte che potessero dargli qualche indizio e i tavolini erano tutti precisamente uguali.

Non importava, non si sarebbe lasciato intimidire dall'imprevisto. Se non poteva colpire direttamente il suo obiettivo avrebbe colpito tutti.

Velocemente si avvicinò alla prima sedia e cominciò, tirando fuori una freccia dalla punta leggermente arrotondata che aveva trovato nel magazzino delle armi, ad allentare le viti.

Gli ci volle più del previsto ma al limitare delle due ore che gli erano state concesse riuscì a ripresentarsi dal suo insegnate con tutte le erbe richieste e un compitino extra svolto alla perfezione.

Adesso non gli restava che aspettare e presto avrebbe avuto notizie sul suo operato. Gli dispiaceva solo non poter vedere la scena: 19 elfi che, dopo aver salutato educatamente l'insegnante, si sedevano tutti insieme e, BAM! Sarebbero crollati a terra come sacchi di patate.

Estel non si aspettava di passarla liscia, Legolas avrebbe sicuramente capito di chi era la colpa ma, d'altro canto, era sicuro che ne sarebbe valsa la pena.

Mentre Estel tornava in classe per seguire la lezione di storia, nel bosco, accovacciato nel tentativo di mimetizzarsi per seguire il piano d'attacco ideato nell'ora precedente, Legolas, cominciava a sentire qualcosa di strano. Era come se delle formichine gli si fossero intrufolate sotto la tuta.

Doveva tentare di concentrarsi, aveva messo molto impegno nel progettare l'attacco, se fossero riusciti a vincere contro la squadra avversaria avrebbe sicuramente avuto un voto positivo e questa era un'ottima ragione. Certo, che però quelle formiche stavano diventando davvero fastidiose.

Prese a grattarsi il petto e le gambe ma il prurito sembrava solo peggiorare.

Cambiò postazione arrampicandosi su un albero per poter vedere dall'alto ciò che succedeva e lì notò che i suoi compagni si stavano avvicinando al punto prestabilito, doveva affrettarsi a raggiungerli.

Corse agilmente su un paio di alberi fino ad atterrare delicatamente sotto la betulla bianca al fianco di uno dei suoi amici, loro parlottavano a proposito di un necessario cambio di tattica causato da un'azione improvvisa della squadra nemica, eppure Legolas proprio non riusciva a seguirli: il prurito aveva invaso gran parte del suo corpo e lui non poteva certo mettersi a grattarsi davanti a tutti, in fondo rimaneva pur sempre un principe elfico.

I compagni ripresero a muoversi, ma lui rimase fermo realizzando di non aver ascoltato una sola parola, più interessato al non grattarsi, non aveva idea di cosa dovesse fare.

Dove si trovava era un bersaglio facile allora si spostò, ad ogni salto cercava di nascondersi il più possibile per darsi una grattata veloce, era talmente imbarazzante.

Ormai il prurito aveva vinto la sua costanza e lo aveva costretto a trovare un riparo dietro a dei rampicanti per cercare di calmare quella fastidiosissima sensazione. Appena tirò su la maglia capì che c'era qualcosa che non andava: la sua pelle, normalmente pallida, era coperta da estesi eritemi rossi che spiccavano come nani fra gli elfi. A Legolas non sembrava di avere particolari allergie ma evidentemente doveva aver strusciato contro qualcosa per causare quell'effetto, ma era ancora strano. Come aveva fatto a venire a contatto con l'allergene con tutto il corpo?

Alla fine decise di tornare alla base, era passata almeno un'ora e mezza da quando si era fermato per cercare di tornare alla normalità, ormai la battaglia doveva essere finita.

Appena arrivato alla palestra, però, si accorse dell'espressione torva dei suoi compagni

Legolas dove ti eri cacciato? Ti aspettavamo a nord per intrappolare le sentinelle e invece ci siamo trovati da soli e siamo stati battuti miseramente!” esclamò uno notevolmente infastidito

Scusatemi ragazzi, mi sono sentito poco bene e mi sono fermato” mentì cercando di salvare la sua reputazione. Le mani però non stavano ferme, continuavano a sfregare sul collo e sulla pancia, stava diventando insostenibile.

Forse è ora che ti lavi sai?” osservò lo stesso compagno di prima.

Cosa intendi?” chiese Legolas confuso.

Continui a grattati come se avessi le pulci! Il fatto di essere un principe non significa che sei esonerato dall'occuparti della tua igiene personale”.

Legolas avvampò. Nessuno gli aveva mai detto cose simili. Lui ci teneva davvero molto al suo aspetto, curava i suoi capelli e la sua igiene con attenzione e la sola idea di essere scambiato per un elfo sciatto lo sconcertò. Senza rispondere si girò e dopo essersi rimesso la divisa si diresse verso la classe.

Davvero non riusciva a capire cosa aveva fatto di male quel giorno, Estel lo aveva fatto disperare più del solito e... Estel. Possibile che potesse esserci lui dietro questo strano evento? Si chiese per un attimo, ma subito dopo si convinse che fosse impossibile, il suo fratellino sapeva essere tremendo ma non avrebbe avuto il tempo per combinare una cosa simile, non poteva certo essere in due posti contemporaneamente, o almeno così cercava di convincersi.

Prima di raggiungere l'aula passò per il bagno e si sciacquò bene il viso ormai arrossato e affaticato dall'impresa di non grattarsi, ma non ebbe molto tempo così, dopo una rinfrescata raggiunse gli amici fuori dalla classe.

I compagni sembravano essersi calmati ma lui preferì comunque stare in disparte, meno dava nell'occhio meglio sarebbe stato anche se doveva ammettere che da quando aveva tolto la tuta un pochino del prurito sembrava starsi calmando.

L'insegnante di biologia li superò ed entrò, raggiunse la cattedra e si mise in attesa dei ragazzi per il saluto convenzionale. Non dovette aspettare molto prima che una fila di giovani elfi fece il suo ingresso sistemandosi ognuno fra il proprio banco e la sedia. In coro esclamarono un chiaro “Buon pomeriggio, professore” e dopo che l'insegnante ebbe salutato a sua volta e si fu seduto, gli studenti fecero lo stesso. O almeno tentarono.

Appena il peso venne trasferito sulla sedia quella crollò lasciandoli cadere rovinosamente per terra con un gran fracasso. Incredibilmente, quella strana scena durò davvero poco dato che tutti si erano seduti nello stesso momento ma a causa di questo il frastuono era stato amplificato.

Gli elfi, ancora seduti per terra si scambiarono sguardi sbigottiti cerando di fare mente locale mentre il professore con aria vagamente divertita chiedeva se qualcuno si fosse fatto male; fra loro, però, Legolas si alzò deciso con uno sguardo cupo e arrabbiato e cominciò ad avviarsi verso l'uscita della classe. Adesso gli era tutto chiaro, era stato il suo pestifero fratello. I compagni si spostavano al suo passaggio senza neanche chiedere dove si stesse dirigendo, cosa che neanche l'insegnante sembrò aver voglia di fare. Legolas non faceva mai pesare chi era, ma quando si trovava in particolari stati d'animo prendeva le inquietanti sembianze di un re Thranduil in miniatura, cosa il cui solo pensiero bastava per tenere alla larga qualsiasi fonte di disturbo.

Arrivato nel corridoio svoltò a destra ignorando gli altri studenti che erano usciti per controllare che non fosse successo nulla di grave e si diresse dritto dentro la prima classe del corso inferiore, dove si trovava Estel.

La fortuna volle che lo trovò già in piedi, intento a risolvere un problema di aritmetica alla lavagna sotto lo sguardo freddo della professoressa Kahlan.

Si precipitò contro di lui e lo prese saldamente per un braccio

E' tutta opera tua vero?” lo accusò con sicurezza

Di cosa stai parlando?” il visibilmente falso sguardo innocente puntato su suo fratello

Non fare finta di niente piccolo impiastro” disse Legolas serrando maggiormente la mano sul braccio di Estel che cominciava ad avvertire una distinta fitta di dolore
“Mi sa che quello che sta facendo finta di niente sei tu. Non ti prude forse qualcosa?” il sorrisetto fece di nuovo capolino nonostante la morsa gli facesse davvero male.

Il fratello maggiore, però, si stava stancando e dopo aver stretto fino a sentire un sonoro “crack” lo prese per il colletto della maglia e lo attaccò al muro.

SMETTILA! Mi hai davvero stancato! Mi stai sempre intorno e nonostante io ti sopporti ogni volta, tu ancora ti ostini a comportarti così! Da oggi ti conviene starmi alla larga se non vuoi che ti sbricioli marmocchio! Ah, ovviamente quando torneremo a casa intendo riferire ogni cosa ad Ada e spero che così si decida finalmente a chiuderti in camera e a buttare via la chiave!” Legolas aveva pronunciato ogni parola come se fosse velenosa, mentre Estel gli stava restituendo uno sguardo risentito.

Tu mi hai trattato male tutta la mattina!” ribatté cocciuto.

Non ti sopporto! Taci e aspetta solo di arrivare a casa! Ringrazia che il buon senso mi impedisca di farti del male di fronte a tutta la scuola!” concluse Legolas sbattendo ancora l'elfilng contro il muro per un'ultima volta prima di lasciarlo scivolare per terra e di tornarsene in classe.

Estel rimase seduto per terra fissando la schiena di suo fratello che spariva fra gli altri studenti.

I suoi pensieri però vennero interrotti dalla professoressa Kahlan.

TUTTI NELLE PROPRIE CLASSI! SUBITO!” ordinò seccamente.

Kahlan era un elfa la cui età era un mistero, la leggenda voleva che fosse nata col primo pianto che si espanse nell'aria della prima era. Dal punto di vista fisico era sicuramente una donna affascinante: i capelli castano scuro ondeggiavano morbidi fino a coprire la maggior parte della schiena e gli occhi grigi erano profondi come le acque di un gelido mare. Nonostante questo era sicuramente l'insegnante che più terrorizzava gli studenti.

Bene ragazzino, così tutto questo è causa tua?” chiese in un sibilo.

Sì” ripose solo Estel, in fondo mentire non gli sarebbe servito a niente.

In piedi!” ordinò in modo perentorio.

L'elfling si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso ma obbedì, non voleva peggiorare la sua situazione ulteriormente. Nell'alzarsi notò però che non riusciva più a muovere il braccio, Legolas doveva averlo stretto davvero troppo a giudicare dalle fitte che si diramavano fino alla spalla.

Mani sulla cattedra” ordinò nuovamente Kahlan.

tutti sapevano cosa stava per succedere ed Estel pensò che davvero non voleva peggiorare la situazione quindi appoggiò piano le mani e attese.

La professoressa estrasse dal cassetto più in basso una riga di legno da 60cm.
“Quello che hai fatto è stato stupido” una bacchettata sferzò l'aria atterrando dritta sul dorso delle piccole mani “ed estremamente irresponsabile” secondo colpo “qualcuno avrebbe potuto farsi male cadendo” terzo “dopo” quarto “mi premurerò personalmente di scrivere una lettera alla diretta attenzione di tuo padre” quinto “sicuramente lui saprà come comportarsi” sesto “con un bambinetto” settimo “che non vuole” ottavo “ascoltare le lezioni di chi è più grande di lui” altre due bacchettate lo colpirono e poi fu rimandato a posto.

Si sentiva estremamente confuso. Il braccio doleva, le mani bruciavano come il fuoco mentre rivoletti di sangue appena accennati uscivano sporcando lievemente il banco, eppure, il suo pensiero era fisso sulle parole di Legolas. Forse aveva davvero esagerato mettendolo così in difficoltà davanti a tutti e, inoltre a preoccuparlo c'era anche la lettera che avrebbe dovuto consegnare a suo padre. Raramente gli era capitato di averli contro entrambi e mai era stato facile uscirne.

Il resto della lezione passò troppo lentamente. Si sentiva continuamente osservato e poteva chiaramente distinguere i suoi compagni fare battutine, provava a non ascoltare ma due stavano facendo un discorso che inevitabilmente attirò la sua attenzione

Ma ti immagini dover andare davanti al Re dopo tutto questo casino?”

Sono felice di non doverlo mai fare! Mio zio è una delle guardie e mi ha detto che non ha molta pazienza con i piantagrane”
“Ahahah bhè cosa ti aspettavi? Ti sembra davvero una persona amichevole?”

No, ma effettivamente mi chiedo come faccia Estel, insomma, se fossi nei suoi panni io non mi azzarderei mai, ho come l'impressione che potrei diventare cenere sotto lo sguardo arrabbiato di un padre così”

Estel si costrinse a non ascoltare più. Lo avevano chiamato “un padre così”, cosa significava? Il re certamente non l'avrebbe presa bene ma lui non era “un padre così”, non era cattivo e non si poteva dire che non avesse pazienza. La mente volò a ciò che era successo sì e no un mese prima: gli aveva rubato la corona e poi tutto dispiaciuto era andato a chiedere scusa; eppure adesso l'aveva messo di nuovo in una situazione difficile.

Non era quello che voleva. Aveva preso tutto come un gioco, non aveva minimamente pensato di poter fare del male a qualcuno. Era un gioco. Soltanto quello, eppure tutti la prendevano così seriamente, certo, forse aveva un po' esagerato ma non così tanto.

Appena il suono fastidioso della campanella risuonò nell'aria l'elfling si alzò velocemente e raccolte le sue cose scappò fuori ma, con sua sorpresa, si trovò davanti Gideon.

Ti devo riportare subito al castello” disse semplicemente, quello bastò per far pensare ad Estel che non gli sarebbe dispiaciuto se la lezione fosse durata ancora un po', in fondo le prese in giro dei compagni non erano poi tanto male.

Ci sarei tornato da solo, non volevo mica scappare” cercò di difendersi.

Chiaramente, anche senza la lettera della professoressa era già giunta voce di quello che aveva combinato.

Dall'aula uscì anche la signorina Kahlan che senza indugio si diresse verso Gideon.

Questa lettera è per Sire Thranduil” disse con un lieve inchino, quasi questo gesto stupì Estel, anche l'insegnante che sembrava tanto imperturbabile mostrava rispetto verso il suo re.

Verrà sicuramente consegnata, nel frattempo le porgo delle iniziali scuse per ciò che ha combinato Estel” detto questo il mentore fece un cenno di saluto con la testa e si allontanò tirando l'elfilng per un braccio.

Adar sa già tutto vero?”

Ovviamente”

Anche Gideon era arrabbiato, se non lo sgridava era sicuramente perché il re gli aveva esplicitamente chiesto di non farlo e questo decisamente non era un buon segno.

Il viaggio verso il castello sembrò stranamente breve. Estel credeva che un tragitto fatto in un completo e nervoso silenzio sarebbe stato interminabile e, invece, il tempo aveva deciso di accelerare e solo dopo quelli che gli sembrarono 10 minuti si trovò davanti alle porte del castello.

L'elfo più anziano lo portò davanti alle porte spalancate della sala del trono e gli fece cenno di entrare.

Estel non era sicuro di volerlo fare. Non voleva essere sgridato davanti a tutti, però, proprio mentre indugiava una mano lo spinse con decisione da dietro. Appena fu dentro si vide superare da Legolas, ecco chi lo aveva spinto. Non gli aveva rivolto neanche uno sguardo, era sicuramente ancora incollerito ma sembrava voler mantenere un contegno davanti al padre e alla corte.

La sala era piena di gente: c'erano guardie ad ogni angolo e persone che camminavano impettite portando pergamene o scortando cittadini che dovevano avere un'udienza col re. Quest'ultimo sedeva sul suo trono, lo sguardo fisso sul figlio minore, la testa appoggiata lasciva su una mano sorretta dal poggiolo del trono e le sopracciglia inarcate per marcare l'espressione seccata che aveva in volto.

Vieni avanti” ordinò imperioso.

Estel ubbidì, si avvicinò piano al padre, gli sembrava di dover andare in contro al giudizio finale.

Appena ebbe raggiunto Legolas davanti al trono il re si raddrizzò e assunse una postura estremamente rigida

Gideon” al pronunciare del nome il mentore entrò e dopo essersi portato davanti al re ed essersi educatamente inchinato gli porse la lettera per poi ritirarsi al fianco di una guardia che sorvegliava dai margini della sala.

Il re la aprì con tutta calma e appena le dita affusolate ebbero spiegato la pergamena ingiallita iniziò a leggere a voce alta:


Si comunica che, in data odierna, l'alunno Estel Thranduilion si è reso colpevole delle seguenti infrazioni al codice studentesco:

punto primo: allontanamento dalla lezione senza permesso esplicito dell'insegnante;

punto secondo: uso improprio di erbe orticanti;

punto terzo: manomissione di beni scolastici.

Si porta alla gentile attenzione che il “punto primo” è ancora in fase di verifica.

Con la seguente inoltre si richiede ufficialmente che vengano presi provvedimenti disciplinari che esulano dalle competenze degli insegnanti.

Cordiali saluti.

Professoressa R. D. Kahlan con supporto del collegio docenti.”


stupidamente l'unica domanda che venne in mente ad Estel fu come la professoressa aveva potuto scoprire tutte quelle cose dato che non si era mai mossa dalla classe, di certo non era stato lui a raccontarglielo. Forse era vero che non era normale.

Un pesante sospiro del re richiamò la sua attenzione.
“Estel, hai una buona motivazione per tutto ciò?”

L'elfilng aprì la bocca ma si rese miseramente conto di non aver nulla da dire, improvvisamente l'idea di giustificarsi dicendo che Legolas era stato cattivo con lui la mattina gli sembrò terribilmente sciocca, quindi scosse la testa mestamente.

Legolas hai qualcosa da aggiungere?”

No” rispose seccamente il ragazzo.

Estel però ci rimase male per quella risposta tanto decisa, non che si fosse aspettato che lo aiutasse però, insomma, di solito davanti al padre cercava di supportarlo e invece, questa volta, gli aveva attribuito tranquillamente tutte le sue colpe. Era strano.

Il Re si alzò.

Bene. La corte vorrà scusarmi, se mi ritiro per qualche tempo”

tutta la sala si inchinò rispettosa facendo eleganti gesti di saluto. Questo servì ad Estel per rendersi conto che tutto il castello sapeva cosa aveva combinato e che tutti avrebbero anche saputo che da li a poco sarebbe stato, in qualche modo, punito, era davvero imbarazzante.

Vi ringrazio.” Sire Thranduil salutò a sua volta la corte “Voi con me, nel mio studio” disse rivolto ai due figli.

Nello studio? Estel non era mai stato convocato lì. In un attimo si rese conto che il cuore aveva cominciato a battere più velocemente e non certo per l'emozione.

Appena furono entrati il re tornò a sedersi sulla grande sedia della stanza.

L'elfing notò che improvvisamente Legolas sembrava più agitato, si stringeva le mani e spostava il peso da un piede all'altro, nonostante questo però il bambino non capiva cosa stesse succedendo.

Estel, cosa dovrei fare con te?” chiese il re in tono piatto, la sua domanda però non ebbe alcuna risposta.

Hai fatto delle cose davvero insensate oggi. Non solo hai dato fastidio a tuo fratello superando la soglia di ciò che può sopportare, ma hai anche messo a rischio l'incolumità di un'intera classe”.

A queste parole Estel abbassò lo sguardo con un cipiglio che il re, sfortunatamente, riconobbe.

Così pensi che stia esagerando?”.

Un pochino” rispose con un filo di voce.

Legolas espirò nel tentativo di mantenere la calma mentre borbottava un “Non ci posso credere”, nel frattempo il re chiuse gli occhi come per cercare di riunire delle idee sfuggevoli.

Basta così. Ho cercato di ragionare troppe volte con te e nessuna evidentemente è andata a buon fine. Ho provato a farti porre rimedio ai tuoi errori eppure neanche così hai capito. Ho provato a toglierti la possibilità di uscire, di giocare o di tirare con l'arco ma niente. Quindi adesso assumiti le tue responsabilità. È a causa delle tue ripetute e assolutamente prive di senso marachelle che siamo arrivati a questo punto”.

Legolas riconobbe il discorso, se l'era sentito fare circa 7 anni prima e, come si era concluso, non l'aveva certo dimenticato, improvvisamente gli venne l'istinto di prendere le difese del fratello, ma poi tutto il peso della giornata gli cadde addosso, il padre aveva ragione, non poteva continuare a comportarsi così. Chiuse leggermente gli occhi e attese.

Estel intanto non riusciva a capire, sapeva, però di doversi preoccupare, c'era una nota stanca nella voce del padre e questo era pessimo.

Non avrei voluto prendere questi provvedimenti così presto ma mi hai costretto a farlo, l'altra volta mi sono fermato perché, nonostante tu avessi sbagliato, l'avevi fatto in buona fede ma questa volta non hai attenuanti” il re sospirò nuovamente, non aveva davvero voglia di ciò che doveva fare “Vieni qua”.

L'elfing con rassegnazione fece come aveva detto e appena vide Thranduil battersi leggermente su un ginocchio realizzò cosa stava per avvenire, il cuore prese ad accelerare ancora di più e le gambe si fecero molli mentre gli occhi si alzavano a incrociarsi con quelli di Legolas, che subito cambiarono direzione.

Piano Estel si avvicinò completamente al padre, gli occhi già minacciavano di lasciarsi sfuggire qualche lacrima.

Il Re lo tirò su e lo appoggiò sul suo grembo cercando di sistemarlo al meglio mentre con una mano gli alzava la tunica e abbassava i pantaloncini della divisa scolastica. Il bambino trattenne il respiro e come si aspettava il primo schiaffò scese veloce. Si lasciò sfuggire un gemito.

Fa male?” gli chiese il padre.

Per un attimo Estel pensò di non aver capito bene, insomma, era ovvio che facesse male decise comunque di rispondere “Sì”.

Il re diede un altro colpo “E lo sai perché ti sto facendo male?”.

Sì” questa volta rispose d'impulso, subito ne seguì un altro.

Vorresti spiegarmelo?”

Quel tono tanto pacato stonava profondamente con ciò che stava avvenendo ma esprimeva al meglio ciò che il re voleva comunicare: non era accecato dalla rabbia, era solo un estremo tentativo di ragionare.

Ho fatto delle cose stupide” rispose semplicemente, ma dopo un altro schiaffo aggiuns “e pericolose” le lacrime adesso scendevano fino a bagnare la tunica del re.

Il pericolo è MALE, il pericolo causa MALE, sei d'accordo?” chiese nuovamente posando due pacche ad ogni “male” per rinforzare il concetto.

Sì” disse Estel in un singhiozzo.

E tu stai piangendo perché te ne sto facendo”.

Si”.

Vuoi che altri debbano piangere?”

No” arrivò un altro schiaffo.

E allora perché hai fatto quelle cose?”

Oh. Era li che voleva andare a parare. Adesso sembrava più logico, ed effettivamente Estel si chiese perché non ci avesse pensato quando aveva escogitato tutto il piano

perché non ci ho pensato, non ho riflettuto su quello che stavo facendo” .

Ti dispiace per quello che hai fatto?”
“Si”.

Sire Thranduil gli diede l'ultimo schiaffo “è tutto finito allora” detto questo cominciò ad accarezzargli piano la schiena finché il pianto non si ridusse a qualche singhiozzo. Il Re gli sistemò gli abiti e lo mise seduto.

Se vuoi dire qualcosa a Legolas questo è il momento giusto” disse Thranduil in un suggerimento che di facoltativo non aveva proprio nulla.

Questa volta gli sguardi dei due fratelli si incrociarono e rimasero tali.

Legolas, io... ecco... mi dispiace! Non avrei dovuto metterti la polvere di ortiche nella tuta e allentare le viti delle sedie e risponderti male quando mi hai sgridato in classe”

Si, effettivamente non avresti dovuto fare nessuna di queste cose” confermò Legolas.

Scusami, lo so che sono fastidioso, se non mi vuoi più... ci proverò” nel dire quelle parole aveva l'aria più frustrata di quando il re lo stava punendo.

Dubito che ci riusciresti” disse ancora il maggiore.

Per te potrei, se quello che vuoi è che ti lasci in pace, lo posso fare” le lacrime avevano ripreso a scorrere ma Estel non voleva piangere e continuò a guardare Legolas.

No, alla fine penso che non c'è ne sarà bisogno. Ho detto quelle cose perché ero molto arrabbiato ma non le pensavo. Certo, quando ti ci metti sei tremendo ma se non ti avessi più intorno mi sembrerebbe di non avere più nulla da fare”.

Estel sorrise raggiante “Quindi mi perdoni?” chiese speranzoso.

Sembrerebbe proprio di sì”.

L'elfling aveva un grande sorriso stampato in faccia ma dopo poco si sfumò un po'.

Legolas?”

Mh?”
“Ti prude ancora?” adesso cercava di non ridere, mentre il re si batté esasperato una mano sulla fronte.

Un sacco” rispose Legolas sorridendo accomodante.

La serata proseguì tranquillamente, all'interno delle mura la naturale routine aveva ripreso il suo corso.

Legolas mise a letto Estel che quella notte era talmente stanco da addormentarsi subito dopo aver chiuso gli occhi, forse sarebbe riuscito a dormire nel suo letto fino al mattino, pensò allegramente il maggiore, in fondo non gli dava fastidio ma aveva il brutto vizio di attaccarsi al suo braccio e la mattina finiva sempre per averlo a pezzi. Poco dopo anche lui si arrese al sonno.

Tutto si era concluso al meglio.



  • qualche ora dopo, verso le 4 e 30 del mattino -

Cosa stava succedendo? Estel si svegliò agitato fra le lenzuola attorcigliate del suo letto, c'era qualcosa che lo infastidiva, inizialmente pensò al braccio ma non era quello, gli faceva ancora un po' male ma non abbastanza da svegliarlo era... oh.

Si alzò in fretta puntando dritto verso la camera di Legolas, appena giunto davanti al portone socchiuso lo aprì e lo lasciò, di proposito, andare con forza così che quello sbatté con fin troppa energia facendo rimbombare il suono per tutta la stanza.

Legolas in risposta si alzò di scatto guardandosi intorno spaesato finché i suoi occhi si posarono sulla figuretta con le mani puntate sui fianchi che gli si stagliava davanti.

Estel?” chiese stupefatto.

SI! ESATTO!”

Ma che ti prende ancora?”

Non sei stato leale! Proprio per niente! Non si fa, no no!”

Estel sembrava estremamente deciso, ma il fratello non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo.

Sono le 4 e mezza del mattino e sei entrato facendo un casino assurdo, quello poco leale sarei io? Mi hai quasi fatto venire un infarto!”

Solo perché tu mi hai attaccato dopo aver detto che mi avevi perdonato!”

Di cosa stai parlando? Io non ho fatto proprio nulla” quella storia cominciava ad avere dell'assurdo.

La luce di una candela rischiarò improvvisamente la stanza e la figura di un re Thranduil estremamente seccato si fece nitida.

Cosa sta succedendo?” il normale tono gelido del padre era tornato in grande stile.

Legolas mi ha attaccato mentre dormivo!” esclamò deciso Estel.

Non è vero! Non ho fatto assolutamente nulla, te lo sarai sognato!” si difese esasperato Legolas.

Non litigate davanti a me! Estel, cosa avrebbe fatto tuo fratello?” il tono si raffreddava ad ogni parola pronunciata.

Mi ha messo la polvere di ortica nel letto, mi prude tutto” disse l'elfling grattandosi alla rinfusa.

Thranduil sospirò cercando di rimanere calmo “Legolas?”

Padre, vi giuro, non ho fatto nulla, stavo dormendo prima che lui mi svegliasse”.

Puoi essere stato solo tu, io non sono mai uscito dopo la scuola quindi non posso aver toccato qualcosa di orticante” .

I due fratelli presero ad accusarsi a vicenda ma Thranduil li interruppe nuovamente

BASTA!”

il silenzio scese in fretta.

Ti prude davvero o stai facendo una scenata per niente?”

Davvero” rispose il bambino con l'espressione più triste e nello stesso tempo offesa che potesse fare.

Il padre gli si avvicinò ed ebbe paura che volesse punirlo di nuovo, invece, il re, dopo essersi abbassato alla sua altezza si limitò ad esaminare la pelle nuda delle braccia.

Dopo poco si rialzò con un'aria vagamente divertita.

Ada?” chiesero in coro i due.

Quando si dice l'ironia della sorte” commentò semplicemente il sovrano prima di sparire nuovamente oltre il ciglio della porta. I fratelli si guardarono perplessi.

Cos'è l'irònia?”chiese il minore confuso

Ironia non irònia, ed è quando” Legolas non ebbe il tempo di dare la sua spiegazione che il padre fece ritorno con una bottiglietta medicinale in mano, sull'etichetta si leggeva chiaramente:

unguento contro la varicella”


Legolas rise, poi, guardando il fratello disse “ecco cos'è l'ironia”.

*** THE END ***

Salve a tutti! Eccoci col secondo capitolo, che, a grandi linee riprende un pochino il primo mentre dal prossimo si cambierà totalmente tema ù_ù" ad, ogni modo spero vi sia piaciuto^^"
Il disegno che vedete (o almeno spero si veda °A°) in cima alla pagina è opera di G_Elizabeth, se volete vedere altre sue opere lascio nuovamente il link della sua pagina:
https://www.facebook.com/ElizabethsWings?fref=ts

Ringrazio moltissimo FiammaNera (ti ringrazia enche G_Elizabeth per aver messo il "mi piace" alla sua pagina) e Anna Love per aver commentato, e anche tutti quelli che hanno messo la storia fra preferiti/seguiti e non mi ricordo l'altro ._. mi fa davvero piacere che a qualcuno sia piaciuta^^

Per LunaWolf e G_Elizabeth ho un appunto speciale: Luna, per quanto tolleri le mie storie e i miei modi da dittatore quando prepariamo gli esami NIENTE ti autorizza a lasciarmi per 3 ore vicino a chi sai, per questo il simpatico personaggio della professoressa Kahlan è tutto dedicato a te ù_ù (nonostante questo, ti ringrazio per la pazienza e spero che comincerai anche tu a scrivere presto)

G, grazie per il supporto e per aver degnato le mie inutili fanfiction con i suoi carinissimi chibi! Lei è una signorina fantastica!

Vi saluto,
a presto!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


.:CAPITOLO 3:.

Ogni anno, nella Terra di Mezzo i vari popoli celebravano varie feste. Ognuno di essi aveva le sue e vi rendevano onore nei modi più classici o stravaganti, con allegri colori o austeri rituali; a volte venivano svolti solo nei villaggi, altre richiamavano simili anche dagli altri luoghi sparsi sul territorio, ma ogni 3 anni avveniva un festeggiamento particolare.

Il 27 settembre, quando ormai l'aria cominciava a rinfrescarsi e il calore del fuoco diveniva nuovamente piacevole, su gran parte delle rive dell'Anduin veniva allestita una grande fiera in onore dell'unica festa che ogni landa si riuniva per celebrare insieme.

Durante quella giornata i popoli fluivano e si riunivano per festeggiare la Madre Terra.

Veniva reso onore ad ogni creatura fosse in grado di generare una vita, in questo modo tutti i popoli in nome di ciò che rappresentava la nascita e con se le vecchie e le nuove esistenze mettevano da parte l'astio e si trovavano a camminare vicine sulle rive che venivano addobbate con ogni genere di colore. Non era strano vedere una bancarella sommersa di calici di birra affiancata a quelle che vendevano erbe profumate o armature da guerra. Generalmente si riusciva piuttosto facilmente a distinguere a quale razza appartenesse il materiale e, nonostante la convivenza giornaliera difficilmente si sarebbe potuto vedere un elfo fermarsi a comprare i vistosi gioielli dei nani, come d'altro canto vedere un nano che si rifocillava agli stand elfici.

Tendenzialmente, i vari popoli rimanevano a gruppi, mischiandosi quasi a fatica fra loro, eppure rimanevano vicini in quell'atmosfera gioiosa. La festa non era esclusiva dell'Anduin: ogni villaggio, secondo il suo stile, celebrava nelle ore mattutine e pomeridiane la festa della Madre Terra.

A Bosco Atro, verso la metà del giorno, tutti sembravano in tumulto. Per quanto gli Elfi ostentassero un'austerità abbastanza marcata, questo non sembrava diminuire l'entusiasmo per la festività.

Il tempo sembrava essere in armonia con il felice giorno e, quindi, fece dono al cielo di uno splendido azzurro con qualche leggera nuvola bianca che faceva capolino ogni tanto sulle fronde degli alti alberi mentre, ai loro piedi, Elfi di ogni età si affaccendavano per decorare al meglio ogni cosa.

Venivano appesi nastri e gingilli in ogni dove, se qualcuno fosse capitato per il bosco in quel momento avrebbe potuto pensare di trovarsi nel bel mezzo di un bosco incantato: le foglie rosse e gialle tingevano la luce che filtrava fra di loro di un piacevole color oro, dappertutto si potevano sentire lievi tintinnii dei segna-vento appesi fra i rami mentre i nastri vellutati che pendevano dalle cime sembravano salutare chi passava sotto di loro accarezzandoli lievemente.

Per il popolo elfico, a causa del loro forte legame con la natura, la festa della nascita era strettamente legata al vero concetto di natura: nulla donava vita più di lei; però, festeggiare con i fuochi nel mezzo di un bosco non era sembrata a nessuno una buona idea, così, sin dai tempi antichi, il simbolo della festa era divenuta la madre: colei che dava vita con amore e dedizione, colei che aiutava a crescere e non ti lasciava mai. Per questo motivo i figli sparsi per il mondo approfittavano della giornata per viziare un po' le rispettive madri.

La scuola degli Elfi di bosco Atro, per dare ai giovani un'opportunità per mettersi in mostra agli occhi dei propri genitori, aveva organizzato due piccole gare: composizione floreale per le ragazze e tiro con l'arco per i ragazzi.

L'iniziativa aveva reso euforici gli studenti che, se pur in amicizia, non vedevano l'ora di competere per guadagnarsi attenzioni e rendere fieri i parenti. Si stavano preparando da tempo e, anche si trattava di gare, avevano tutti indossato i loro abiti migliori e si erano sistemati i capelli per apparire al meglio.

Il primo turno sarebbe stato delle ragazze. Verso le due del pomeriggio gli abitanti del bosco cominciarono a riunirsi nella piazza dove ad attenderli c'erano file di sedie sistemate proprio per chi voleva assistere allo spettacolo. Le prime file erano riservate alle famiglie mentre le altre erano per i semplici spettatori. Anche la piazza era stata addobbata a festa, l'aria che si respirava era satura di allegria, in fondo non c'erano feste migliori di quelle dedicate alla famiglia.

Ad ogni angolo si potevano notare madri che sistemavano gli abiti ai figli e padri che davano pacche di incoraggiamento; nonostante la competizione l'atmosfera era calda e accogliente.

La professoressa Kahlan, in tutta la sua eleganza, salì sul piccolo palco situato al centro e con un pacato saluto richiamò l'attenzione di tutti : “Signori e Signore, felice giorno della terra!” esclamò con un sorriso che stonava con il significato stesso della fiera “stiamo per dare inizio alla gara femminile, quindi, per favore, prendete posto”

detto questo si allontanò. Appena tutti si furono seduti sul palco salì il maestro Alyon che si addiceva decisamente di più al contesto

Sono lieto che in tanti vi siate radunati qui oggi e spero possiate gioire di questa iniziativa per la quale insegnanti e allievi hanno lavorato duramente, ma non indugiamo oltre! È tempo di dare il via! Ragazze, salite pure!” una fila di graziose elfe sfilò per il palco e, in men che non si dica, venne portato un tavolino per ognuna mentre veniva scoperto il lungo tavolo alle loro spalle: sopra c'era un assortimento meraviglioso di fiori di ogni colore.

Il maestro parlò ancora, spiegando le regole e le modalità di svolgimento e di valutazione mentre il popolo lo ascoltava attento.

Fra la folla radunata in piedi dietro alle sedie vi era anche Legolas, guardava poco interessato l'inizio della gara, l'ikebana non era mai rientrato fra i suoi interessi.

Poco dopo che le ragazze ebbero iniziato a elogiare le proprietà dei vari fiori e a spiegare per quale motivo li avessero scelti, il principe decise che a nessuno sarebbe dispiaciuto se si fosse allontanato per un po'. Si avviò in silenzio verso il bosco, non voleva essere fermato da nessuno, l'unica cosa di cui aveva voglia in quel momento era arrivare in una zona tranquilla e fare un po' di pratica con l'arco che portava in spalla.

Non che non gli piacesse la festa, ma doveva ammettere che l'idea che per lui fra il pubblico non ci sarebbe stato nessuno gli dispiaceva. Re Thranduil era troppo impegnato per assistere ad una banale gara scolastica e sua madre non era ancora tornata. Ogni tanto si chiedeva se l'avrebbe mai fatto.

Da quando lei, 3 anni prima, li aveva lasciati per assistere il padre ferito in guerra durante il suo viaggio verso i grigi porti, la festa non era più stata la stessa. Avevano ricevuto da poco una sua lettera che li rassicurava: con il pensiero era con loro, ma, parlando chiaro, il pensiero non era sufficiente. Legolas si sforzava ogni giorno di dimostrare che la cosa non gli importasse, doveva farlo, se lui non avesse dato l'esempio Estel non avrebbe sicuramente trovato il modo per accettarlo e il Re avrebbe avuto ancora più pensieri; eppure, gli pesava, gli pesava incredibilmente. Avrebbe voluto anche lui rivedere la Regina, dirle di non sistemargli continuamente i capelli, rassicurarla sul fatto che in gara avrebbe dato il meglio di sé e che non se la sarebbe presa troppo nel caso avesse perso.

Gli mancava tutto di lei, nonostante si ripetesse che fosse grande per sentire la mancanza della mamma, non poteva farne a meno.

Con decisione estrasse una freccia dalla faretra, tirare con l'arco lo calmava, gli schiariva i pensieri e calmava i nervi. Tirò la prima che centrò perfettamente il centro di uno dei bersagli che usavano i soldati per allenarsi, dopo di che, ne seguirono molte altre, tutte una più precisa dell'altra. Adesso Legolas si sentiva fiero, avrebbe sicuramente vinto e anche se nessuno della sua famiglia l'avrebbe visto, gli restava la consolazione di aver incantato il popolo.

Si avvicinò al bersaglio e raccolse tutte le frecce riponendole con cura al loro posto, non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era arrivato lì, ma si sentiva un po' stanco e decise di sedersi un attimo ai piedi di un albero.

Il cuore gli batteva ancora forte per l'eccitazione di aver tirato tanto bene, ma la sua mente era piatta. Senza quasi rendersene conto schiuse le labbra e cominciò a canticchiare


Quando un bocciolo nasce proteggilo con cura.

Quando un bocciolo cresce accarezzalo piano.

Porta via con te le nuvole scure e lascia a lui la soffice luce

Quando un fiore nasce guidalo con sapienza.

Quando un fiore sorge guardalo con amore.

Porta via con te la fredda pietra e lascia a lui la terra calda.

Anche quando le radici saranno profonde e lontane tu guardalo sempre.

Lasciagli il tuo canto e lui non sarà mai solo.”


Cosa significa?”

Legolas si riscosse velocemente guardando il suo fratellino che era appena saltato giù da un albero.

Da quanto sei qui?” chiese.

Da sempre. Ti ho seguito quando ti sei allontanato” rispose Estel in tutta tranquillità.

Legolas sorrise, “Non ti ricordi quella filastrocca?”

No, però, sembrava bella. Chi te l'ha insegnata?”

La mamma.”

A quelle parole Laes si accigliò un po', come se si stesse sforzando di afferrare un ricordo lontano

La cantava spesso quando era a casa” disse il maggiore per cercare di aiutare la sua memoria, ma notando che il fratello non riusciva a ricordare, pensò che fosse meglio lasciar perdere “Cosa ricordi di lei?”

Ricordo che aveva un buon profumo e le dita lunghe” disse il minore convinto

E' vero. Ma non c'è bisogno che parli al passato, è ancora così.”

Però, io non la posso vedere.”

Presto potrai, lei tornerà.”

Me lo prometti?”

Calò il silenzio. Come poteva prometterglielo? Il viaggio verso i grigi porti di solito non aveva ritorno, solo i messaggeri tornavano una volta ogni tanto.

Cercò velocemente una scappatoia “Non c'è bisogno che te lo prometta, sai già la risposta”, Estel non sembrava convinto, effettivamente era stata una risposta davvero poco convincente, ma non se la sentiva di mentire.

Mh, capisco” disse semplicemente il bambino e Legolas ebbe il timore che avesse capito veramente.

Non essere triste” iniziava a sentirsi un po' in colpa, se avesse trovato la forza per mentire l'avrebbe tranquillizzato.

Non lo sono, non tanto almeno, però, non riesco a ricordare niente, raccontami qualcosa!” improvvisamente gli si dipinse sul volto un'espressione attenta ed entusiasta come se Legolas stesse per narrargli le gesta di un grande eroe del passato.

Uhm... vediamo... sai, lei era davvero forte! Quando litigava con ada vinceva sempre! Anche quando lui aveva quell'espressione che fa paura lei riusciva a tenergli testa e poi era lui che le chiedeva scusa, infatti, quando eri piccolo e mettevi il broncio lei diceva che vi somigliavate “tuo padre ha la stessa espressione quando deve scusarsi” mi diceva ridendo. Era divertente, quando lei diceva qualcosa lui, con la sua solita aria serissima ubbidiva. E-”

Legolas?” lo interruppe Estel.

Cosa c'è?”

Stai parlando al passato.” ci fu un altra breve pausa nel quale si vide sciogliersi tutto l'entusiasmo di prima, ma poi si schiuse un altro piccolo sorriso “penso che sia ora della tua gara sai?”

Gara? Ah! Sì, è vero! Sbrighiamoci a tornare!” detto questo si alzarono e si incamminarono verso la piazza. Stranamente non c'era stato bisogno di parlare, Legolas non disse nulla per rimediare all'errore di prima, qualsiasi cosa avrebbe aggiunto sarebbe sembrata una scusa, ed Estel non chiese più niente, per adesso poteva bastare così.

Arrivarono giusto in tempo per vedere il maestro che annunciava l'entrata degli arcieri e dopo essersi fatto dare un augurio da Estel, il cui sorriso era tornato al suo posto, salì convinto.

I bersagli erano stati messi a ridosso di un muro provvisorio appoggiato al retro del palco, così che le frecce non avrebbero potuto colpire nessuno in caso di errore.

Alla gara di tiro con l'arco partecipavano alcune classi medie, di cui faceva parte Legolas e alcune delle superiori. Tutti sembravano estremamente fieri di trovarsi lì e non facevano altro che passare le mani sugli archi per lucidarli più di quanto già non fossero.

Perfetto!” esclamò il maestro Alyon allegro “dopo il meraviglioso spettacolo delle ragazze, possiamo dare il via alle prodezze dei ragazzi! Pronti? Il primo sarà un tiro di riscaldamento, quindi calmi e ...VIA!”

Venti frecce scoccarono quasi in contemporanea colpendo i bersagli. Nessuna aveva mancato l'obiettivo, anche se alcuni avevano preso i cerchi più esterni. Sarebbe stata davvero una bella competizione.

Alla fine del quinto turno erano stati esclusi già 5 Elfi, ce ne vollero ben 11 per arrivare alle semi finali. Erano rimasti solamente in 4, Legolas era l'unico sopravvissuto della classe media, si sentiva fiero di sé, stava facendo un bel lavoro.

Il pubblico applaudiva ad ogni colpo che veniva scoccato, quando, ad un certo punto, calò uno strano silenzio che costrinse anche gli arcieri ad alzare lo sguardo. Legolas sgranò gli occhi. Si stava avvicinando alla folla Re Thranduil con tutta la calma del mondo, come se nessuno si fosse accorto di lui, camminava verso il palco ma, arrivato dietro alle sedie, si fermò a guardare. Solo quando tutti si inchinarono capì che effettivamente stavano aspettando il suo permesso per ricominciare, e, una volta che l'ebbe dato, la scena riprese.

Legolas riprese a sentire l'euforia che aveva abbandonato nel bosco, adesso non avrebbe davvero potuto fallire, suo padre lo stava guardando.

L'arrivo del Re però non aveva agitato solo Legolas, anche gli altri concorrenti sembravano fremere all'idea di poter fare una buona impressione sul loro signore.

Presero la mira, ormai nelle loro menti esisteva solo il piccolo cerchio rosso dipinto esattamente al centro del bersaglio. Tutt'intorno, il silenzio non osava rompersi. Le corde degli archi erano tese al massimo e vibravano ad ogni respiro del rispettivo proprietario finché la voce di Alyon diede il via.

Le 3 frecce volarono ad una velocità impressionante fino a fermarsi trafiggendo il bersaglio.

Legolas esultò mentalmente mentre il maestro annunciava i risultati “Sono rimasti in due!” la freccia di uno degli altri due ragazzi era arrivata nel secondo cerchio.

Adesso sarebbe stata una gara fra lui e l'altro ragazzo. Il suo avversario aveva la fama di essere il migliore arciere del gruppo giovanile, ma non si era mai scontrato contro Legolas a causa della diversità di classi, quindi, sarebbe stato tutto da vedere. Il principe si sentiva invincibile, la sua concentrazione quel giorno era migliore del solito e nonostante la grande folla che lo osservava, le sue mani erano ferme e precise, avrebbe vinto.

In posizione!” ordinò Alyon e subito i due si preparavano, sistemarono nuovamente l'arco e ad ogni movimento sembravano sfidarsi a vicenda, entrambi erano decisi a vincere.

VIA!” e fu allora che accadde. Quando ormai la mira era presa e la corda tirata, il terzo ragazzo che prima aveva perso e che adesso cercava di scendere dal palco, scivolò leggermente e, di riflesso, per riprendere l'equilibrio, appoggiò una mano sulla schiena di Legolas che inevitabilmente si sbilanciò tanto che la sua freccia si impiantò nel cerchio bianco esterno.

Rimase immobile a guardare i due bersagli, il suo concorrente aveva decisamente fatto centro. Aveva perso.

La gara è finita! Complimenti a tutti partecipanti, avete sostenuto davvero una bella competizione! Adesso una breve pausa e dopo avverranno le premiazioni dei primi 3!”

La gente fra il pubblico prese a parlare tranquillamente mentre i concorrenti scesero dal palco. Appena Legolas fu arrivato giù si sedette sconsolato su un muretto

Ehm... mi dispiace, non volevo farti sbagliare” il terzo classificato si era presentato davanti a lui con un'aria mortificata dipinta sul volto, per un secondo Legolas si vide alzarsi, arrabbiarsi con l'altro e dirgli che delle sue scuse non se ne sarebbe fatto nulla, ma il buon senso o l'elfico contegno, come dir si voglia, lo obbligò a ragionare

Non importa, avrò altre occasioni. L'altro ragazzo è stato bravissimo, si è meritato di vincere.”

L'altro sorrise sollevato “Anche tu te lo saresti meritato. Ah! Scusa mi chiamano, ci vediamo alle premiazioni!” detto questo tornò da dov'era venuto unendosi alla sua famiglia, dai volti sembravano molto fieri del suo terzo posto.

Legolas!!” Estel si stava avvicinando seguito dal Re. In qualche modo gli sembrò una scena davvero strana. Un bambinetto saltellava allegro verso di lui, chiunque gli si trovasse davanti lo faceva passare inchinandosi poi al cospetto dell'altro elfo serio e imponente che lo seguiva.

Ebbe un attimo di panico, cosa gli avrebbe detto? Il Re era molto esigente e lui aveva sbagliato in un modo tanto stupido...

Sei stato bravissimo!” disse entusiasta il fratellino che sembrava non aver esattamente capito che il fratello maggiore avesse appena perso.

...grazie” rispose distrattamente il maggiore continuando a fissare il padre che, però, non sembrava molto intenzionato a dire nulla.

Dopo qualche minuto di silenzio, Estel, che li stava guardando come se gli sfidanti fossero loro due, decise di parlare “Sai, anche ada prima ha detto che sei stato bravo!”annunciò felice.

Legolas, però, non era molto convinto e dopo aver dato una prolungata occhiata ai suoi stivali alzò lo sguardo un po' titubante verso il padre “Davvero?”

Thranduil lo guardò intensamente, non gli era mai piaciuto fare complimenti, secondo lui ognuno doveva giudicarsi da solo e, se non fosse stato convinto del proprio lavoro, rifarlo, non convincersi che fosse buono solo per qualche complimento dato gratuitamente. Eppure Legolas quel complimento, anche se gratuito, avrebbe desiderato sentirlo.

Purtroppo, però, il tempo finì e Alyon li riconvocò sul palco.

Eccoci qui con i tre vincitori! Complimenti per l'ottimo lavoro! Però, prima di proseguire, vorrei chiedere se il nostro sovrano ci farebbe l'onore di consegnare le medaglie” disse il maestro con un inchino rivolto al Re che fece un cenno di assenso.

Non erano cose che gli piaceva fare, ma non poteva rifiutasi, era un giorno di festa e non sarebbe stato giusto guastare l'umore della sua gente.

Salì sul palco e prese le medaglie, si avvicinò al terzo classificato e gliene infilò una rivolgendogli un sorriso di cortesia. Il popolo applaudì entusiasta. Mentre il Re si apprestava ad avvicinarsi a lui, Legolas notò che lo stava ancora guardando in modo particolarmente intenso, il che lo faceva sentire stranamente in imbarazzo: non avrebbe saputo dire se era per la sensazione di non meritare il premio o se per l'impressione di non aver fatto abbastanza.

Sire Thranduil gli fu velocemente davanti, e come aveva fatto precedentemente gli mise la medaglia, non gli rivolse nessun sorriso di cortesia, la sua espressione rimase impassibile ma, un attimo prima di staccare lo sguardo per dirigersi verso il primo classificato, sussurrò “Sei stato bravo.”

Legolas sorrise, aveva appena ricevuto un complimento da suo padre. Prese la medaglia e la sollevò fino a portarla davanti agli occhi e un senso di gratificazione lo invase. Adesso non importava più se c'era un “2” e non un “1” su quel premio.

Il maestro Alyon si profuse in un'ultima serie di ringraziamenti verso il re e di elogi verso i partecipanti delle due gare, poi, finalmente, li lasciò andare.

Il sole era sceso notevolmente, ormai dovevano essere le cinque del pomeriggio. Tutti gli Elfi che si erano riuniti per assistere allo spettacolo tornarono a casa velocemente ansiosi di sistemarsi per poi essere pronti per unirsi ai festeggiamenti sull'Anduin.

Anche il Re e la sua famiglia tornarono al castello con una certa fretta ma, nonostante questo, il viaggio di ritorno fu piuttosto piacevole.

Andate a prepararvi, vi voglio pronti qui fra 30 minuti” aveva ordinato il Re appena ebbero varcato la soglia del castello.

Prepararci per cosa?” chiese Legolas sorpreso.

Ci recheremo alla festa” disse con tono rassegnato il Re.
“Davvero? Quest'anno venite anche voi?” quel pensiero rese Estel particolarmente entusiasta.

Sì”.

Non ne sembrate molto contento” osservò Legolas.

Infatti non lo sono. L'idea di dover sopportare tutte quelle persone in una volta sola è estenuante.”

Allora perché volete andarci?”
“Non voglio, devo. Mi è stato fatto notare che, in quanto Re, dovrei dare “l'esempio” al mio popolo” sospirò “comunque, vi rimangono 25 minuti.”

Dopo quella frase i due fratelli si volatilizzarono nelle loro camere.

Re Thranduil lanciò uno sguardo verso la porta. Avrebbe davvero voluto vederla entrare da li. Aveva sempre considerato sua moglie un punto fermo, nonostante tutti i problemi che la vita gli aveva riservato lei c'era sempre stata. Si erano conosciuti da ragazzi e, poi, anni dopo avevano convolato a nozze. Aveva una personalità tanto forte da aver catturato subito le sue attenzioni, sapeva come prenderlo fino a riuscire a mettere un freno alla sua apparente incapacità di esprimere ciò che provava, riusciva a metterlo a suo agio e a fargli desiderare che gli istanti che gli venivano concessi in sua compagnia non finissero mai. Dopo la nascita di Legolas era cambiata: era diventata mamma e il suo comportamento era diventato più attento e preciso, mentre i suoi modi si erano addolciti. Solo allora Thranduil aveva capito che la gioia dell'avere un figlio non era legata solamente alla nascita del bambino, ma anche a ciò che comportava, gli piaceva ancora di più l'essere parte di una famiglia. Amava guardarla mentre allattava il loro bambino o mentre cercava di spiegare ad un neonato come stare fermo durante il bagnetto fosse utile ad entrambi o, ancora, mentre ripeteva “In questa casa non si piange perché dove c'è il sole, la pioggia non deve mai arrivare!” al bambino che in risposta la guardava spaesato.

Era così buffa e, anche quando era arrabbiata, o stanca, il suo sorriso era sereno. Lei lo ripeteva sempre: “Non importa quanto ti devi arrabbiare o quante energie devi spendere se ne vale la pena”, la recitava, si sedeva, respirava profondamente e poco dopo era pronta a ripartire.

Però, poi, tre anni prima era partita. La testa china e il sorriso sotto degli occhi tristi, una visione che Thranduil non avrebbe mai voluto vedere. Aveva salutato i bambini, “la mamma tornerà presto” gli aveva detto e dopo avergli rimboccato le coperte gli posò un leggero bacio della buona notte sulla fronte e se ne andò in silenzio.

"Se ti chiedessi di farlo al posto mio sarebbe inutile, vero?” chiese al marito che annuì, si sarebbe preso cura dei loro figli, si sarebbe impegnato fino allo stremo ma non avrebbe ripetuto i gesti di sua moglie. A lei diede la scusa del suo carattere freddo, ma entrambi sapevano che lui non voleva prendere il suo posto perché lei sarebbe tornata.

Entrambi avevano un estremo bisogno di crederlo.

Davanti alla porta la Regina aveva posato un bacio anche sulla fronte del marito che, però, dopo un attimo di confusione la prese prima che potesse ufficialmente cominciare il suo viaggio e la baciò sulle labbra. Subito dopo, lei non c'era più.

Thranduil si passò istintivamente un dito sulla guancia, quella sera era sicuro di aver sentito una lacrima della moglie rigargli il viso. Era sempre la solita, lo aiutava a fare ciò che non riusciva.

Si riscosse dai suoi pensieri appena le dita scivolarono via dal viso, si scosse leggermente mentre la sua mente gli imponeva di tornare in lui. In fondo, era quello che ripeteva sempre lei “In questa casa non si piange” ...e anche se il sole sembrava coperto dalle nuvole lui doveva andare avanti.

Nel frattempo, nelle camere nell'ala opposta del castello, Legolas stava litigando con i suoi capelli nel tentativo di farli stare giù dopo la doccia.

Posso entrare?” chiese una vocina.

Vieni, Estel.”

Laes entrò e si sedette sul letto, le mani in grembo e gli occhi puntati su di loro.

Qualcosa non va?” chiese Legolas gentile.

Ada mi sembra strano, ogni tanto si spegne” rispose il bambino con aria preoccupata.

Ma cosa dici? Non si spegne, è solo sovrappensiero” disse il maggiore con un sorriso.

Però, quando fa così sembra tanto triste.”

Temo lo sia.”

Perché ada dovrebbe essere triste?” chiese parlando lentamente, come se dovesse capire cosa effettivamente stesse dicendo.

Perché gli manca la mamma, senza di lei si sente solo.”
“Ma non lo è! Ci siamo noi!”

Noi non possiamo dargli tutto quello che gli darebbe lei.”

Legolas lo guardò con la coda dell'occhio, non era facile spiegargli che, a volte, la loro presenza non era sufficiente. Dopotutto era quello che avevano sempre detto a lui quando ancora cercava la madre e, adesso, non sembrava saggio smentirlo.

Ad esempio?”

Ecco...” Legolas era stato preso in contropiede “lei è un'adulta, noi no, quindi non possiamo capire tutto quello che dice, e poi lei è una donna.” altra risposta insensata, era già la seconda quel giorno e aveva sempre la forte sensazione che Estel non stesse credendo a nulla.

Capisco, non possiamo fare nulla per quello” concluse mestamente.

No, ma non ti preoccupare, domani tornerà come sempre.”

A fare finta che non gli manchi la mamma?”

Legolas si chiese perché i bambini dovevano essere così svegli, non potevi dirgli la verità senza ferirli eppure era la cosa che più di tutte cercavano.

Non sapendo come evitare quella domanda sviò il discorso fingendo di arrabbiarsi con una ciocca che non voleva stare al suo posto, tentando di farlo ridere.

Quando uscirono dal castello, la luce era già diminuita e l'aria era divenuta frizzante, le foglie avevano cominciato a produrre un forte fruscio mentre i canti degli uccelli posati sui loro rami risuonavano in tutto il bosco.

La festa, come ogni anno, era strabiliante. Nonostante quell'anno il freddo avesse già iniziato a serpeggiare portando venti fastidiosi, la gente sembrava non farci neanche caso.

C'era una tale varietà di colori e lingue che l'atmosfera sembrava satura e vivida. Tutti si muovevano continuamente, salutavano, ridevano, si stringevano le mani o si davano pacche sulla spalla mentre passeggiavano fra le bancarelle che avevano riempito ogni spazio delle rive del fiume, non si poteva davvero vedere dove finissero.

Il Re camminava piano fra la gente in festa. Chi lo avesse visto passare avrebbe solamente pensato di trovarsi davanti agli occhi il Re di Bosco Atro accompagnato dalla sua solita aria seria e poco incline alle perdite di tempo ma, chi invece lo conosceva meglio, non avrebbe indugiato minimamente nel riconoscere nella sua espressione fiera una nota di malinconia. Essere lì significava doversi ricordare ad ogni passo che sua moglie non era accanto a lui.

Dietro, Legolas stava cercando si riuscire a capire cosa il fratello gli stesse indicando, anche se cominciava a sospettare che puntasse il dito contro ogni cosa luccicasse o avesse un'aria vagamente inquietante.

Man mano che si allontanavano dalla parte più vicina al loro bosco le bancarelle cominciavano ad esporre merci appartenenti agli altri popoli. Estel si stava esaltando, quel posto era pieno di gente tanto diversa da quella che era abituato a vedere in giro per il bosco! Tuttavia, tanto era felice il bambino tanto il padre sembrava irrigidirsi.

Da qualche metro ormai non si vedevano altro che nani, erano entrati in una delle aree riservate alle loro merci, al massimo si vedeva qualche umano di passaggio. Era ben lontano dalla mente del Re degli Elfi passare da lì, ma era quello che poteva definirsi “percorso obbligato” per arrivare alla piazza dove tutti si sarebbero aspettati di vederlo.

Aveva sempre avuto un certo astio col popolo dei nani, quella sera nonostante tutto doveva cercare di non darlo a vedere. Salutò garbatamente un nano dall'aria importante che sembrava si stesse sforzando tanto quanto lui di non dare a vedere quanto avrebbe fatto a meno di quell'incontro e poi ricominciò il suo giro intimando ai figli di non perdere tempo a fissare i “ninnoli nanici”, cosa che non fece piacere ad Estel, che continuava ad ammirare tutte quelle cose colorate e scintillanti che pendevano da ogni dove.

Appena usciti dall'area il Re si fermò nuovamente a parlare con un uomo alto e imponente che sembrava avere un sacco di cose da raccontare, mentre Thranduil ascoltava attentamente annuendo leggermente con il capo ogni tanto; poi, finalmente, dopo aver attraversato altre 7 aree, fra cui due elfiche, arrivarono alla grande piazza.

Il sole si era definitivamente nascosto dietro l'orizzonte, la luce veniva emanata dai focolari e dalle candele sparse per tutta la zona mentre un piccolo gruppo di musicisti stava suonando una leggera musica d'accompagnamento.

Il Re si sistemò agli estremi della piazza, abbastanza in disparte, mentre Legolas si era messo a chiacchierare con uno dei suoi compagni. Estel si guardava in giro: c'era tantissima gente e sopratutto c'erano tanti bambini che giocavano con le madri, li invidiava. Suo fratello per tutto il giorno aveva cercato di non farlo soffrire, ma lui non era stupido, aveva capito che non credeva neanche lui a quello che diceva eppure l'aveva accettato di buon grado perché, nonostante tutto, si voleva fidare delle parole di Legolas, in fondo aveva solo quelle. Improvvisamente il suo sguardo cadde su quello che presuppose essere un nano che stringeva un bambino.

Ada!” disse tirando la tunica di Thranduil il quale abbassò lo sguardo “Anche quel bambino non ha la mamma?” chiese indicando la coppia. Il Re guardò nella direzione indicata da Estel e sospirò.

No, lui c'è l'ha.”

E allora dov'è?” chiese ancora Laes cercando di guardare meglio in quella direzione.

Esattamente lì.”

Ma ci sono solo loro!” Estel aveva cominciato a cercare di fare leva sul padre per saltare e guardare più in alto, Thranduil gli posò una mano sulla testa per farlo stare fermo.

Estel, quella che lo sta abbracciando è sua madre” spiegò.

Ada, ma ci vedete bene? Ha tutti quei peli sulla faccia, non può essere una femmina” osservò il bambino guardando preoccupato il padre, come se avesse paura che non ci vedesse più.

Il Re sospirò nuovamente.

Loro hanno la barba, non importa che siano nani o nane... nane femmina... o come si chiamano! Santo cielo, che motivo c'è di chiamarli in modo diverso se sono uguali?” sbraitò per un attimo per poi ricomporsi velocemente “Vai a giocare” ordinò desideroso di poter rimanere un po' solo coi suoi pensieri.

Estel lo guardò sconsolato, quel giorno sembrava essere così pesante.

Nel raggiungere l'area dove avevano allestito un piccolo parco giochi, il bambino passò vicino ai due che stava guardando fino ad un attimo prima. Vista da vicino la nana non era brutta, aveva un bel viso e, soprattutto, si vedeva che era una femmina, sorrise di riflesso al sorriso che lei stava rivolgendo al figlio, si era sentito stupido ma stranamente più tranquillo: quello sguardo non era per lui ma aveva risvegliato nella sua memoria un lontano ricordo di sua madre, anche lei l'aveva guardato nello stesso modo innumerevoli volte. Distolse lo sguardo e proseguì verso i giochi dove si perse per qualche tempo.

I musicisti presero a suonare più forte mentre una voce riempì l'aria “Signori e signore, siamo giunti alla fine delle attività organizzate! Come ultimo saluto la nostra orchestra suonerà una dolce musica dedicata alle dolci coppie!” detto questo, i bambini si spostarono dalla piazza mentre i loro genitori si stringevano per ballare.

Legolas ed Estel tornarono dal padre che aveva un'aria talmente assorta che anche al più grande passò per la mente che si fosse spento. Estel lo scosse nuovamente “Ada?”

Thranduil lo guardò senza parlare.

Sono stanco, potete prendermi in braccio?” disse con l'espressione più tenera che gli riuscisse mentre allungava le braccia verso di lui. Tranquillamente il Re lo tirò su.

I due fratelli si guardarono preoccupati, normalmente loro padre non avrebbe assecondato i capricci di Estel.

Quando le note si affievolirono, le coppie cominciarono a sciogliere lentamente gli abbracci e il momento peggiore sembrava passato. La voce tornò prepotente “Davvero uno spettacolo incantevole! E adesso il momento che tutti stavate aspettando! Il bacio della buona notte!”

Tutte le coppie si riunirono baciandosi lievemente a fior di labbra.

Legolas faticava a tenere alto lo sguardo, non riusciva a sostenere la profondità che avevano raggiunto gli occhi di suo padre, erano così intensi. Invece, dalle sue braccia, Estel sembrò aver avuto una brillante idea, così alzando di scatto la testa baciò suo padre come si stavano baciando le coppiette di innamorati ma, decisamente, senza la loro grazia dato che la testa di Thranduil venne improvvisamente spinta all'indietro. Quando si staccò aveva un gran sorriso mentre Legolas quasi scoppiava a ridere, il Re lo guardava ad occhi spalancati “Cosa ti è saltato in mente?” il suo tono non era arrabbiato, più semplicemente, estremamente sorpreso.

Legolas ha detto che voi sentite la mancanza della mamma anche perché noi non possiamo darvi quello che vi darebbe lei” si spiegò “quindi volevo rimediare! Ho fatto come facevano le altre persone!”

Per un attimo Legolas ebbe paura che il padre potesse reagire male e invece nascondendo un lieve sorriso disse solo “Torniamo a casa”.

Quando rientrarono nel bosco la calma sembrò innaturale, tutti erano ancora alla festa per fare gli ultimi acquisti alle bancarelle, così, lì non era rimasto quasi nessuno.

Thranduil camminava tranquillamente tenendo ancora in braccio un insonnolito Estel.

Legolas?” chiese il fratellino.

Sì?”

Mi canti ancora la filastrocca della mamma?”

Intonare quelle parole proprio lì fu strano, la natura sembrava ascoltarle con loro mentre frusciava tranquilla cullata dal vento.

Manca una strofa” notò Thranduil quando il figlio maggiore annunciò che era finita.

Ne siete sicuro?” chiese Legolas.

Perché recitare una filastrocca tanto sciatta se almeno non portasse con se un messaggio che valesse la pena di ascoltare?”

Io non lo ricordo però, forse a me non l'ha mai raccontata completa” disse il ragazzo un po' offeso.

Lo ha fatto. La completò quel giorno, mentre ti metteva a letto.”

Legolas sussultò, allora Thranduil prese a recitare:


Quando un bocciolo nasce proteggilo con cura.

Quando un bocciolo cresce accarezzalo piano.

Porta via con te le nuvole scure e lascia a lui la soffice luce

Quando un fiore nasce guidalo con sapienza.

Quando un fiore sorge guardalo con amore.

Porta via con te la fredda pietra e lascia a lui la terra calda.

Anche quando le radici saranno profonde e lontane tu guardalo sempre.

Lasciagli il tuo canto e lui non sarà mai solo.

Dimostragli il tuo amore e saprà che ci sarai sempre.

Cantagli le tue parole e saprà che sempre da lui tornerai.”


Seguì un attimo di pausa mentre la voce del Re si dissolveva nell'aria.

Cosa significa?” domandò Legolas. “Io lo so!” rispose Estel felice, come se quello che fosse logico, ma notando che il fratello non capiva si spiegò parlando lentamente come se l'altro non fosse in grado di capire le cose più semplici “Vuol dire che tornerà! Che dobbiamo solo aspettarla, lei tornerà!” improvvisamente era sveglio più che mai.

Non mi sembra una gran interpretazione” commentò il fratello.

Non deve esserlo, vostra madre non è mai stata particolarmente dotata per la scrittura dei canti, per cui, quando scrisse questa pensò proprio a qualcosa di semplice, qualcosa che i bambini potevano capire senza l'uso di gradi parole.”

Durante l'altra lunga pausa che seguì, Estel riprese sonno sulla spalla del padre con un'aria assurdamente serena.

Ada, voi pensate che sia davvero così?” chiese Legolas incerto.

Non posso esserne sicuro, ma penso proprio di si. Lei non voleva andarsene, l'ha fatto perché era suo dovere. Ancora prima di partire desiderava essere di ritorno. Tonerà.” concluse il Re convinto.

Tornerà” gli fece eco il figlio.

Tornati al castello Thranduil mise a letto Estel mentre Legolas raggiunse la sua stanza.

La notte ormai aveva preso il sopravvento e dal paese giungevano le voci del popolo che rincasava dopo la festa. Il Re chiuse la finestra sulla quale era rimasto un po' a pensare, anche per lui era ora di abbandonarsi al sonno. Nel tragitto aprì la porta della camera di Legolas per accertarsi che fosse andato a dormire ma non lo trovò, con tranquillità procedette verso quella di Estel dove trovò i due profondamente addormentati. Era buffo constatare che chi riusciva ad affrontare la situazione con più coraggio fosse il più giovane fra loro. Un pensiero lo rabbuiò, forse era così perché era l'unico che non ricordava cosa volesse dire averla accanto. Non vi era il bisogno che sapesse, qualunque esso fosse non ci sarebbe stato modo di porvi rimedio per cui era meglio che le cose restassero così, andava bene se il peso maggiore toccava a lui. Li guardò nuovamente per poi raggiungere la sua camera dove si lasciò cadere sul letto. Infine, si addormentò con una sola certezza: lei sarebbe tornata, non avrebbe mai potuto abbandonarli.

***FINE***

Eccoci al terzo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo ma l'accademia (alias: la scuola) non mi ha lasciato molto tempo e quel poco che avevo l'ho utilizzato per scrivere altre piccole fanfiction (perdonatemi YAY). Qui incontriamo il ricordo della madre, l'ho creata da un commento di G_Elizabeth: “se è la moglie di Thranduil deve avere le palle!”, infatti la vedo come una donna estremamente forte^^”.
La festa è un'invenzione, non esiste nel libro ne da nessun'altra parte ma corrisponderebbe alla nostra “festa della mamma”.

Ad ogni modo, ringrazio GRG!! e Luna per avermi aiutata con l'idea e per sopportarmi ogni santissimo giorno (si, lo ammetto) - sottolineo il fatto di aver ringraziato prima GRG!! (che mi tocca fare per il quieto vivere-.
Inoltre ringrazio come sempre G_elizabeth per il suo controllo della punteggiatura (senza di te le virgole sarebbero solo un'utopia) e FiammaNera per aver recensito!
A presto!

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