Fra i salici piagenti

di xingchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fra i salici piagenti – 1° parte ***
Capitolo 2: *** Fra i salici piangenti - 2° parte ***
Capitolo 3: *** Fra i salici piagenti – 3° parte ***



Capitolo 1
*** Fra i salici piagenti – 1° parte ***


A Stratovella e Laylath,

che attendevano questa ff da secoli

e per aver commentato/seguito le altre mie ff

con eccellente pazienza,

 soprattutto negli ultimi tempi.

Scusate l'attesa, spero non vi deluda.

 

 

 

Fra i salici piagenti

 

Durante quei pochi mesi passati insieme, Edward, Greed e le due chimere forzute Darius ed Henkel non ebbero molta voglia di parlare fra loro. Non c'era una ragione valida per i loro silenzi che si facevano via via sempre più prolungati; c'era soltanto una semplice consapevolezza: che non c'era niente di interessante e concreto di cui discutere, a parte pianificare la loro strategia nei giorni antecedenti a quello della Promessa. Se proprio dovevano tirare fuori un argomento, senza dubbio quello era il più gettonato. Al secondo posto c'erano la smania dell'homunculus di pretendere tutto, compreso il mondo intero, e le sue battutacce circa l'altezza e la cocciutaggine di Ed quando si presentava l'occasione adatta. Ma erano eventi talmente rari che il giovane alchimista li poteva contare sulle dita della mano, fortunatamente.

Le loro conversazioni, se di queste si poteva parlare, si limitavano a semplici occhiate colme di strana intesa fraterna, quasi si conoscessero da sempre, e a nessuno dispiaceva più di quest’insolita sintonia che si era creata fra loro.

Nemmeno alle due chimere, forse quelle che palesavano meno il proprio entusiasmo per quel gruppetto praticamente improvvisato. Erano con l'alchimista d'Acciaio soltanto per la semplice consapevolezza di non avere un luogo in cui andare. Con nessuno scopo, se non quello di sopravvivere ed essere liberi. Ne avevano abbastanza dei soprusi di Kimblee, senza contare che non avevano mai riscontrato un'indifferenza simile nei confronti dei propri sottoposti.

Quell'uomo dallo sguardo di ghiaccio era molto più vicino ad un mostro di quanto lo erano loro stessi.

Dal canto suo, Greed poteva vantare il prestigioso appellativo di comandante ed, in quanto tale, il solo ad aver la facoltà di tenere unito il gruppo o di scioglierlo, a suo piacimento.

Agli occhi di Edward Elric, l'homunculus sembrava galleggiare in un mondo tutto suo, nel vero senso della parola. Taciturno, sempre con la testa fiondata in chissà quale pianeta... Gli sarebbe piaciuto sapere che diamine gli frullasse in testa, e magari aiutarlo in qualche modo.

Divenendo il suo uomo assieme alle due ex chimere di Kimblee, aveva sollecitato la brama di potere dell'homunculus, così da invogliarlo ad associarsi a loro. Se aveva interrotto tutti i rapporti con gli altri esseri artificiali, significava che Greed molto probabilmente in futuro avrebbe vagato in solitudine per secoli senza un preciso fine, preso com'era dalla sua insaziabile voglia di possedere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.

Questo Ed non poteva e non voleva permetterglielo. Era a conoscenza di ciò che si prova a rimanere soli, e gli aveva procurato nient'altro che disperazione. Odiava quel baratro oscuro da cui non sembrava esserci via d'uscita, e la consapevolezza che qualcun altro stava per cadervi, per di più di propria volontà, lo tormentava. Non aveva la minima intenzione di lasciarlo in balìa di se stesso senza aver prima fatto nulla; ecco perché Ed aveva cercato di far leva sulla sua Avidità affinché si unisse al suo gruppo.

Inoltre, quell'involucro era anche il corpo di Ling, la cui essenza era intrappolata nel vortice di anime che componevano l'homunculus.

Da quel che poteva vedere stando perennemente con lui, Greed stava mantenendo il corpo del principe di Xing magnificamente. L'alchimista non poteva dirsi insoddisfatto di quelle premure, seppure fossero interessate esclusivamente al proprio sostentamento. Tuttavia, che l'homunculus lo facesse per sé e non per il corpo di cui si serviva poco importava. Ad Edward bastava non abbandonarlo a se stesso, per di più con Ling imprigionatovi all'interno.

“Dovremmo procurarci altre provviste...” fece notare il ragazzo, osservando lo zaino di Darius quasi vuoto.

Quella sera, si erano accampati in una radura all'interno di una foresta di salici piangenti, nell'attesa di vedere il sole spuntare all'orizzonte. Le cibarie razionate non bastavano quasi mai per il lasso di tempo che puntualmente prevedevano, erano perciò costretti a recarsi in città a turno, ed erano proprio le due chimere quelle che si arrischiavano più spesso. Ciò era dovuto anche al fatto che gli altri due componenti di quella squinternata banda di ricercati erano molto più in vista rispetto a loro. Edward aveva i capelli e gli occhi oro, in più era esageratamente basso per un ragazzo della sua età. Considerando inoltre la sua rinomanza ben diffusa in Amestris, sarebbe stato facile identificarlo anche per un novellino. Più o meno la stessa cosa si poteva dire di Greed: i tratti orientali di Ling ed il suo tatuaggio uroboro sulla mano sinistra suscitavano eccessiva attenzione; ne ebbero la prova un sacco di volte, tanto che Edward gli aveva anche proposto di indossare dei guanti, se non voleva farsi individuare dagli altri homunculus. Lui gli aveva risposto malamente, intimandogli di non dargli ordini di nessun genere.

Quelli che normalmente sembravano misure precauzionali, erano interpretate da Greed diversamente. Ovviamente, Ed non poteva biasimarlo: era stato vittima della volontà del Padre e degli altri uomini artificiali tanto quanto bastava per covare una serio disprezzo, senza contare che gli avevano mentito riguardo al suo passato azzerando la sua memoria, ed era plausibile che ora si comportasse in quel modo.

“Hai ragione,” appurò il gorilla “dovrei subito uscire allo scoperto per fare la spesa…”

“No…” lo prevenne Ed. “Sarebbe meglio mandarci Henkel... Tu ti sei già fatto vedere un sacco di volte in queste settimane. E poi, l'uomo leone passa molto più inosservato di tutti noi.”

“Ehi, sta a me decidere!” s'intromise Greed alquanto seccato dall'innocente proposta del giovane Elric. Permettergli di prendere decisioni significava attribuirgli autorità, la stessa che apparteneva solo e soltanto a lui. Si fece avanti oltrepassando il giovane, dando a Henkel le medesime istruzioni che Edward aveva già impartito.

“Sì, Henkel!” esclamò l'homunculus battendo leggermente un pugno sul petto della chimera interpellata. “Tu sei quello più indicato per andare...” concluse con un'espressione compiaciuta.

Era convinto che con quel gesto avrebbe rivendicato la sua posizione di capo in un colpo solo, a dispetto di tutti i comandi che l’alchimista d’Acciaio aveva ordito al resto del gruppo.

“Mi raccomando: soltanto roba nutriente!” si assicurò Edward ad uno sconcertato Henkel, arrendendosi rassegnatamente alla scaltrezza di Greed ed ignorando quell’occhiata di sbieco che gli aveva rivolto. “E che non ci faccia beccare lo scorbuto...”

“D'accordo.” annuì il suo interlocutore prima di addentrarsi nel fitto fogliame pendente.

Una volta sparito alla loro vista, Edward si gettò a sedere sotto un'enorme salice, inspirando per qualche secondo l'aria salubre del luogo reso fresco e dall'odore gradevole grazie alla pioggia precedente, accucciandosi contro la base abbastanza robusta.

Spossato, si voltò distrattamente in direzione di Darius. Era evidente che era preoccupato per il suo compagno chimera. Lo vedeva da come si contorceva le mani e dal suo sguardo perso nel vuoto. Lo stesso si poteva dire dell’Avido, che ciondolava avanti ed indietro con cadenza nervosa, anche se non mancava di certo quella finta noncuranza ben disegnata sul volto. Non poté fare a meno di domandarsi a cosa stesse pensando in quel momento; se era in ansia per Henkel tanto quanto il compagno oppure se stava rimuginando sul suo passato.

Nel complesso, c'era una pace surreale ogni volta che qualcuno di loro abbandonava temporaneamente il resto del gruppo; ma non era una calma che li rendeva nervosi gli uni con gli altri, come se rimanere con solo alcuni compari avesse in qualche modo il potere di turbarli. Era più che altro una sorta di apprensione nei confronti di chi andava a fare quel tipo di commissioni, con la paura crescente di non rivederlo tornare.

In quei frangenti, l'ansia di Ed rasentava il senso di colpa. Da quando quei due lo avevano aiutato a Baschool, prendendo poi la decisione di disertare dall'ignobilità dell'alchimista cremisi e di seguirlo, non si dava pace per ciò che avrebbe potuto succedere loro se i soldati di Central City capeggiati dal loro stesso ex superiore li avessero scoperti insieme a lui. Li avrebbero sicuramente catturati e rinchiusi in un laboratorio o, nella peggiore delle ipotesi, optassero per ucciderli seduta stante. D'altra parte, però, erano stati loro ad addossarsi tutti quei pericoli.

Inoltre, lavorare tutti insieme era la cosa migliore che potessero fare, data la situazione.

Fino a poco tempo prima non credeva possibile che “l'unione facesse la forza senza la presenza di suo fratello Al, ma ora che aveva con sé delle creature così diverse fra loro eppure disposti a combattere l'uno al fianco dell'altro, cominciava davvero a pensare che “essere tutti uguali non era concetto di pochi, anzi.

***

Dopo lunghe, interminabili ore, trascorse per lo più con pesanti silenzi che di certo non aiutavano, finalmente Henkel ricomparve con un quantitativo enorme di provviste caricate tutte nella borsa che solitamente portava la chimera gorilla.

Istintivamente, l’alchimista, l’homunculus e la seconda chimera gli andarono incontro con delle espressioni sollevate. Al contrario, si vedeva lontano un miglio che Henkel era provato, siccome aveva battuto il sentiero che portava al villaggio più vicino, distante almeno dodici kilometri, a piedi. Respirava affannosamente come se avesse corso, e gli tremavano vistosamente le gambe. Sebbene avesse una resistenza fisica molto più alta rispetto ad un normale essere umano, era chiaro che era ad un passo dal crollare a terra. Il primo ad accorgersene fu Darius, che si affrettò a togliergli il peso dello zaino dalle spalle, poggiandolo sullo spiazzo erboso sul quale si erano fermati. Edward e Greed lo seguirono con l’intento di aiutare sia lui che la chimera leone, il primo sostenendo quest’ultimo per la spalla destra, il secondo per la parte opposta, permettendogli di sedersi senza cedere rovinosamente sulle proprie gambe.

“È stata una faticaccia, dannazione…” esclamò mentre l’homunculus gli porgeva una borraccia, il cui contenuto, dell’acqua, lo fece riprendere quasi all’istante.

“Bene, vediamo cosa hai portato…” abbozzò Ed, tentato di curiosare nello zaino. Gli altri si avvicinarono, per poi elencare la varietà di provviste, rovistandovi all’interno, e decidere su cosa potevano rimediare al momento.

Erano pressappoco le stesse cose che si era divorato Ling qualche settimana prima, tranne che per alcune cibarie fresche e quindi ricche di vitamine. Ma la sua attenzione si soffermò su un alimento in particolare contenuto in una bottiglia dal dubbio colore che fece bloccare ogni suo singolo movimento. Il ragazzo biondo tentò di far finta di nulla, ma a tradirlo vi era quello strabuzzamento d’occhi che non sfuggì all’Avido.

“Ed, che ti prende?”

L’interpellato si riscosse repentinamente. “Niente, perché?”

Certo, niente. Poteva negare quanto voleva, ma Greed aveva ben inteso cosa gli aveva fatto paura, anche se un occhio esterno indubbiamente non si sarebbe riuscito a spiegare la ragione per cui era così spaventato davanti ad un alimento innocuo come quello. Assunse un ghigno divertito, per poi provare a domandarglielo direttamente.

“Che c'è, hai paura?” lo provocò.

“Paura io? Mi dispiace, non so di cosa tu stia parlando.” asserì l'alchimista d'Acciaio con fare convinto e disinvolto. Provò in qualsiasi modo di sviare il discorso, ma l’homunculus sembrava essere molto ostinato. Lo poteva vedere dall’insistenza con la quale lo fissava, tanto che l’alchimista si vide costretto a riprenderlo affinché la smettesse.

“Posso sapere di cosa hai paura?” approfondì l'homunculus, se possibile, ancora più caparbio.

Le chimere s’interessarono particolarmente alla strana conversazione che stava avendo luogo fra loro due, soprattutto ora che Edward aveva deciso di non aprire più la bocca. Non riuscivano nemmeno a comprendere come avesse fatto Greed ad accorgersi del cambiamento di atteggiamento del ragazzo, siccome erano tutti concentrati sulla spartizione del cibo. Il gorilla si fece ancora più avanti come se tacitamente volesse saperne di più, mentre il leone fece altrettanto, unendosi al cerchio che gli altri tre avevano creato tutt’intorno alla borsa colma di provviste ed accovacciandosi cercando un po’ di spazio fra l’Avido ed il suo collega.

“Però…” incalzò Henkel “Dovrebbe essere qualcosa di estremamente spaventoso...”

“Già... Oppure sta rendendo la cosa molto più grande di quello che è realmente.” aggiunse Darius perplesso.

“Perché hai fatto quella faccia non appena hai visto il latte?”

Ora che si era svelato l’arcano grazie all’homunculus, i due uomini per metà animali si sentirono presi in giro. Molto. Ma quell’episodio diede loro la spiegazione che inconsciamente aspettavano da molto, ovvero la risposta al quesito riguardante Edward e la sua statura.

Dapprima Ed esitò per minuti che sembravano interminabili, sentendo che piccole gocce di sudore scivolavano giù dal suo volto senza smettere, ma poi, balbettando, optò per la via più facile da seguire.

“Fatti gli affari tuoi!!”.

Non gli venne nulla di meglio in quel frangente; tuttavia sperava che i suoi compagni accantonassero quella scomoda verità, riprendendo ad occuparsi di qualsiasi altra cosa tranne che di lui e del suo problema.

Greed assottigliò gli occhi rubino, prendendo poi a guardare i compagni chimere con un’espressione che sfiorava un’ovvia intenzione d’intervenire.

***

“Forza, Greed! Un altro piccolo sforzo!”

La chimera gorilla stava incitando con enfasi il suo compagno homunculus, completamente intento a perseguire il suo fine attuale: far bere il latte a Ed.

Henkel e Darius tenevano il giovane Elric saldamente per le braccia, stando ben attenti a non farselo scivolare via, mentre Greed cercava di accostare con tutta la forza di cui disponeva la bottiglia di latte alle labbra del giovane alchimista. Quest'ultimo, con una maschera di puro orrore dipinta in volto, si divincolava così energicamente che l'homunculus si ritrovò costretto a prenderlo per capelli con la mano sinistra, quella su cui sfoggiava l’uroboro, così da potergli bloccare ulteriormente i movimenti della testa.

“Aaaaahhh! No, Greed! Così mi stacchi l'antennaaa!”

“E chi se ne frega! Ne sarà valsa la pena, non credi?” rispose l'altro in modo tale da farlo ragionare.

Con le facce contratte per lo sforzo, per poco le due chimere non si guadagnarono dei potenti calci all'indietro che il biondo sferrava nel tentativo di liberarsi dalla loro morsa, non omettendo di urlare. Peccato che fosse del tutto inutile.

“Lo facciamo per il tuo bene, nanerottolo!” sbottò esasperato Darius, nel momento in cui comprese che Ed avrebbe continuato a ribellarsi con tutte le sue forze.

"Già, non prendertela a male se vogliamo che tu cresca!" replicò l'uomo leone nella medesima situazione del suo simile.

“Fra tutte, dico, fra tutte le cose buone di questa Terra, dovevi prendere proprio il latte?” sbraitò furiosamente Ed rivolto all’uomo con i baffi ed occhiali.

“Mi avevi detto di prendere soltanto roba nutriente, o sbaglio?!” La chimera leone stava seriamente infervorandosi. Aveva fatto tutta quella strada per raccattare provviste che non fossero inscatolate e che giovassero il più possibile alla salute, ed ora il nanetto faceva storie? Non poteva tollerare un comportamento così incoerente da un giovane che fino a quel momento aveva dimostrato abbastanza maturità da bastare per tutti loro e che adesso ritornava a fare il bambino.

“Ma perché volete farmi questo?” protestò il ragazzo in preda all'isteria mista a collera.

“Per farti crescere, poppante idiota!” esclamò Greed mettendoci ancora più forza in quello che stava facendo.

“Voi siete tutti snaturati!” rimbeccò il giovane Elric, ormai divenuto paonazzo più per la rabbia che per lo sforzo.

“Almeno noi non siamo bassi!” lo pungolò ancora l'homunculus con tono strafottente.

Edward si fermò di colpo rimanendo completamente attonito, per poi assumere un'espressione più che contrariata.

Era a dir poco furibondo.

Quell'insinuazione non poteva rimanere impunita.

Era questo il pensiero che la mente di Edward formulò appena prima di ritrovarsi il collo della bottiglia letteralmente ficcato nella cavità orale; e quando realizzò appieno l'azione che quei traditori gli avevano inflitto, i suoi occhi si spalancarono, evidenziando tutto il suo sconcerto.

Il gusto di quello schifoso liquido bianco gli aveva impregnato la bocca in meno di un secondo, facendogli provare un tale ribrezzo in quegli orrendi istanti che tutto nella sua mente scomparve all'improvviso, tranne la consapevolezza che il latte gli stava letteralmente inondando l'esofago, andando a scivolare viscidamente giù, verso lo stomaco, dove a breve sarebbe stato assimilato dal suo corpo. Interminabili brividi freddi gli percorsero la schiena, provocandogli dei tremori che a stento sopportava. La testa cominciò a vorticargli furiosamente, offuscandogli la vista, ed il suo corpo perse sensibilità, facendogli saltare tutti i circuiti nervosi e mandandolo in tilt.

Le due chimere si accorsero di tutte quelle reazioni soltanto quando videro le sue braccia che si afflosciarono assecondando la forza di gravità, tanto lo tenevano saldamente. Gettarono un'occhiata interrogativa in sincrono in direzione del volto di Edward, divenuto ora più rilassato, sebbene fosse stordito. Nel frattempo, l'homunculus allentò la presa stretta sui suoi capelli dorati fino a lasciarli del tutto.

“Ma... non si muove più?” chiese Henkel preoccupato.

Per avere una risposta da fornire al compagno, Greed gli alzò non proprio delicatamente il mento con l'indice ed il pollice, confermando le sue supposizioni.

“È svenuto.” verificò l'Avido vedendo che Edward non dava più segni di vita.

“Accidenti, non sapevo che perdesse i sensi per così poco...” si meravigliò l'uomo con gli occhiali. Guardò Darius con ancora un’espressione stranita, per poi offrirsi per prenderlo in braccio.

“Dallo a me.”

Greed si mise a disposizione dell’alchimista al posto del gorilla, facendo segno ad entrambi i compagni chimera di gettargli le braccia sulle proprie spalle. Successivamente, lui si caricò il corpo esanime dell’alchimista contro il suo petto, prendendolo per le cosce.

“Bravo, bamboccio…” mormorò poi l’homunculus in maniera atona ad un orecchio del giovane ormai privo di coscienza, per poi adagiarlo delicatamente ai piedi di uno dei tanti alberi che facevano da corona alla radura e coprirlo con una calda coperta.

 

 

 

 

NDA

Finalmente, questa ff vede la luce (dopo mesi a rimuginarci su)! ^o^

Ieri sera mi sono messa d’impegno e l’ho proseguita, non senza un po’ di tentennamento nel pubblicarla…

La verità è che avevo una paura tremenda di renderla pubblica, per due motivi principali: il primo è che trattare di questo quartetto è un po’ una terra inesplorata per la stragrande maggioranza. Mi sono resa conto che questo gruppo viene considerato pochissimo, ma è anche vero che da’ ampio spazio alla fantasia date le poche informazioni (un po’ come il gruppo del Devil’s Nest).

Nel manga e nell’anime viene illustrata la sua formazione fino a quando non si unisce anche Greed, e da lì si salta di parecchio, fino alla famosa cena a Resembool ed al successivo combattimento contro Pride. Per il resto, buio totale, tranne che per un paio di battute scambiate fra loro nello scontro con il piccolo uomo dell’ampolla.

La seconda ragione, invece, è la mia progressiva perdita di tempo/voglia/ispirazione. Volendola dedicare a Stratovella e Laylath, avevo il serio timore di donare uno scatafascio di proporzioni colossali. Spero vivamente che non sia così. ^-^’ A proposito, se volete recensire, fatelo sinceramente.

Dico fin da subito che durerà pochissimo, e gli aggiornamenti saranno abbastanza distanti l’uno dall’altro (anche se ho già “pronto” il prossimo capitolo e ho già un’idea di come finirà), focalizzandomi sui due miei personaggi preferiti tralasciando Olivier (io so che voi lo sapete… Ed, Greed/Ling!!).

Inizialmente doveva essere una semplice one-shot, ma poi ho scoperto che era molto più lunga del previsto, oltre al fatto che volevo dividere certe scene da altre.

A presto! ;)

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Capitolo 2
*** Fra i salici piangenti - 2° parte ***


Fra i salici piangenti
 

 
Greed emise un lungo, stanco sospiro.

Era sotto le immense fronde di uno dei mille salici che dominavano l'area circostante, in piedi, appoggiato con la schiena contro la porzione di tronco non oscurato dai rami protesi verso il basso, con le braccia incrociate e con il capo rivolto a destra, in alto, verso quel fascio lunare che si scontrava dolcemente contro alcuni rami pendenti.

Henkel era già addormentato da un bel pezzo, mentre Darius si era appena raggomitolato al fianco dell’uomo leone. Il maggiore degli Elric, invece, era ancora incosciente per il trauma subìto, anche se ora, si poteva dedurre dalla sua espressione, stava dormendo normalmente, non senza mugugnare nel sonno. Lui, invece, si era allontanato senza un motivo valido, semplicemente perché gli andava. Non avendo granché sonno, si era sentito fuori testo in mezzo a loro, già sprofondati nel mondo dei sogni.

Guardò distrattamente il tatuaggio che lo contraddistingueva rimanendo comunque immobile, vedendovi marchiata la mano di Ling come un’autentica prova della sua contaminazione.

Ma era un affare eccellente, quello che aveva fatto con il moccioso allettato all’idea dell’immortalità. Quel corpo era molto snello ed agile, leggero e resistente al tempo stesso. A volte faticava ad accettare che il ragazzo avesse appena quindici anni, perché ne dimostrava almeno quattro o cinque in più. Ma non vi erano dubbi che quella fosse la verità, nonostante avesse un sacco di ragioni lampanti per affermare il contrario.

Anche le sue capacità non erano niente male. Sapeva combattere; in più aveva quella dote innata di carpire la presenza di un homunculus, cosa che gli sarebbe stata d’aiuto se qualcuno di loro si fosse messo sulle sue tracce e lo avessero trovato.

Inoltre, più passava il tempo, più si abituava a quel corpo.

Non avrebbe voluto separarsene per nessuna ragione al mondo; ed una delle ragioni per cui non l’avrebbe mai cambiato era anche la tenacia che gli aveva dimostrato il legittimo proprietario, accettandolo senza piagnucolare come una ragazzina e conservando la propria integrità individuale. Poteva dirsene addirittura fiero. Solitamente un homunculus dovrebbe inorgoglirsi della sua superiorità rispetto agli umani, ma quando Greed si rese conto che la sua essenza non era riuscita a soppiantare l’anima del ragazzo, ne fu ancora più avidamente attratto.

I capelli neri e lunghi del principe di Xing non avevano fatto altro che fluttuare grazie all’aria fresca spirante da nord, così come il lungo cappotto nero che indossava, provocandogli un leggero solletico costante al volto e in parte del collo. Era una piacevole sensazione che non aveva mai conosciuto prima, e che ora desiderava sempre di più ad ogni sferzata di vento.

Già, desiderare.

Il principale motore propulsore della sua esistenza era quello di bramare e possedere, per poi ricominciare daccapo, all’infinito, e quei tipi di cui adesso lui era il boss indiscusso facevano parte di quello stesso ciclo.

Se non fosse per quella stravagante forma di amicizia che aveva trovato in loro nei suoi confronti.
Soprattutto da parte di Edward Elric, colui che lo aveva fermato e gli aveva offerto la sua compagnia ed il suo supporto, ignorando volutamente tutto ciò che inevitabilmente comportava nello stare con un essere come lui.

Ma sentiva che, tutto sommato, c’era un non so che di erroneo in tutto questo.

Non ne era convinto completamente, ma rimanere con quelle chimere e con l'alchimista d'acciaio gli sembrava solo un vano tentativo di ricostruire una compagnia che rassomigliasse a quella dimorante a Dublith, quella del vecchio Greed.

Sapeva che quella combriccola attuale di ricercati non avrebbe mai potuto eguagliare l'affiatamento che il suo ego precedente aveva con quegli altri. Loro erano insieme da anni, mentre lui, Ed e le due chimere solo da poche settimane. Non c’era paragone che tenesse, sebbene, nei momenti passati con loro, non poteva dire di sentirsi insoddisfatto, avendo ottenuto ciò che desiderava.

Nonostante i suoi dubbi si accavallassero l’uno sull’altro senza sosta, ne gioiva. Aveva avuto l'occasione di accertarsene un sacco di volte. Molto probabilmente era la sua Avidità a spingerlo a voler avere ciò che propriamente l'altro Greed possedeva. Soprattutto quando era solo, soprattutto quando si sentiva messo da parte, o quando Ling si rifugiava nel suo silenzio, sconfitto dalla sua testardaggine.

Soprattutto prima di incontrare Edward dopo la morte di Bido, quel maledetto giorno nei sotterranei, dove era stato posto come guardiano al luogo di riposo dell'esercito immortale.

In quel lasso di tempo, era costantemente tormentato dalle loro immagini che sembravano tartassargli la testa come un martello che aveva il preciso scopo di mantenere vivo il loro ricordo, senza alcun tipo di censura. E più si presentavano al cospetto della sua reminiscenza, più li voleva.

Eppure, ogni volta che indirizzava i suoi pensieri ad uno dei suoi tre compari attuali, non riusciva a fare a meno di provare un appagamento permanente, come se avessero il potere di offrirgli ciò di cui necessitava davvero, ma che puntualmente lui scambiava per Avidità, il peccato di cui era il rappresentante.

Sapeva bene che la sua pretesa di diventare il boss della compagnia non era dettato da altro che il suo irrefrenabile bisogno di avere qualcuno con sé. Qualcuno che fosse impossibilitato a rivoltarglisi contro o, meglio ancora, che fosse obbligato a rimanere con lui. Si era autoproclamato capo soltanto per questa semplice ragione: per legare le mani a chiunque fosse intenzionato a lasciarlo solo. Ma in un arco di tempo relativamente breve, aveva dato un valore diverso a quelle persone: aveva cominciato a interpretare la loro progressiva comunanza come un’esigenza appartenente a ciascuno di loro, di cui lui non era esente, e non come un banale sodalizio alimentato da ingenti interessi comuni.

Però, Darius ed Henkel non erano le stesse chimere che si presentavano nella sua mente ad intervalli irregolari e gliel’affollavano. Erano compagni soltanto per via di fortuite circostanze assommate alla consapevolezza di non avere nessun altro con cui condividere la loro vita, essendo fuggite dall’alchimista cremisi. Era questo ciò che stonava nell’intreccio della sua esistenza. Non poteva di certo paragonare quel gruppetto improvvisato con quello del Devil’s Nest, certamente più unito e più complice di loro quattro.

Ciononostante, voleva anche loro. Voleva tutti.

Rinunciare a qualcosa che bramava equivaleva a negare la sua natura di Avido, e smentire la sua essenza era uguale a mentire.

Ma non poteva fare a meno di percepire una sorta di divario accentuato fra l’una e l’altra compagnia, del quale lui si sentiva la principale la forza motrice. In questa forma, Greed era il capo di un alchimista di Stato e di due ex soldati per metà animali; nell’altra, di cavie di laboratorio rifugiatesi con lui in un magazzino di un locale situato in uno degli angoli più loschi di una fiorente cittadina chiamata Dublith.

E non c’era un modo per assemblare il tutto e renderlo conforme; non poteva neanche pretendere che il tempo scorresse a ritroso apposta per lui ridandogli ciò che voleva, tuttavia permettendogli di tenere la sua banda presente.

Non avrebbe mai potuto vincere la morte; o almeno, non per loro.

Né per Edward, Darius e Henkel; né per il gruppo del Devil’s Nest, quelli che Greed aveva salvato dalle atrocità di un destino crudele persino per la più abominevole delle bestie.

Dalle immagini mezze sfocate nella sua testa non poteva dedurre chissà cosa su di loro, ma allo stesso tempo aveva la sensazione di conoscerli da sempre, come se ci fosse uno strano ma chiaro collegamento viscerale fra loro, così come lo aveva con Ling Yao, che sovrastasse su qualsiasi cosa e desse altre informazioni in merito ai componenti.

Vi era la gutturale voce della chimera toro di nome Roa, che risuonava nel locale rarissime volte. Non c'era anima viva lì dentro che non lo considerasse uno dei più tranquilli al Devil's Nest, al contrario di quello che dettava il suo aspetto.

Dolcetto, con le sue fattezze per metà umane e per metà canine, era sempre quello più vivace, capace di intraprendere in un batter d'occhio risate o schiamazzi, a seconda, con l'unica donna presente nel gruppo, combinata ad un serpente, Martel, le cui dolci ma mascoline risate si mescolavano con la brezza notturna ed il profumo fresco e rinnovato della vegetazione bagnata. Era bellissimo godere di quella contentezza così spontanea nel mezzo di una notte silenziosa come quella.

Ma, in modo del tutto inaspettato e repentino, quella ilarità si trasformò in una disperazione che gli strinse il cuore in una morsa lancinante. Gli occhi rossi di Greed, fino a quel momento rilassati, non senza un pizzico di malinconia repressa, si sbarrarono tremolando convulsamente.

Martel stava urlando, con le lacrime agli occhi, per il dolore e per la rabbia i nomi dei suoi compagni che stavano soccombendo sotto l'impietosa spada di King Bradley, e la sua voce, ora alterata, usciva dall'armatura di Alphonse Elric con una cadenza metallica: la stessa corazza che si trasformò nel luogo della sua morte, la porta al di là della quale però aveva ritrovato i suoi compagni di sempre.

A questo, come se non fosse abbastanza, si aggiunse la sensazione di avere le mani e i vestiti sporchi del sangue di Bido, insieme ad un soffocante rimorso che, in quel momento, sembrava prendere forma propria apposta per artigliarlo e azzannarlo con ferocia, non tralasciando nemmeno la più piccola parte di lui intatta.

Senza preavviso, la sua mente venne offuscata dal dolore ed il respiro gli si mozzò in gola, non più in grado di compiere il suo dovere, e ci vollero parecchi secondi prima che riprendesse a regolarizzarsi. Strinse a pugno i suoi capelli neri con entrambe le mani, sentendo la testa che gli pulsava tanto da far male, e fu proprio grazie a quel gesto istintivo che la crisi si attenuò, seppur in modo impercettibile. Il sudore freddo accumulato sul suo corpo divenne meno palpabile man mano che il tempo scorreva, forse impietosito per il suo dolore.

Quelle immagini, in primis quelle dell’uomo lucertola, gli vorticavano in testa peggio di animali che si dibattevano all'interno di uno spazio troppo piccolo per loro. Erano quasi insopportabili perché lo ossessionavano; non lo lasciavano vivere in pace con il suo presente ed il suo futuro. Lo trascinavano sempre indietro nel tempo, facendogli rivivere gli istanti della vita dell’altro Greed. Ma i ricordi non si fermavano di certo lì. Ad aggiungersi a quelli, vi erano anche i ricordi di Ling, che ad un certo punto sembravano fondersi con i suoi senza il minimo riserbo.

Ma non erano i ricordi di Dublith ad essere indesiderati di per sé, era la sua incapacità a separarsene che lo disturbava. Perché per quanto cercasse di cacciarli via o di riporli in un angolo della sua mente, quelli ritornavano più prorompenti di prima. Pensare ad altro lo aiutava poco o niente; non voler pensare a loro gli appariva inspiegabilmente come un tradimento.

Scosse la testa, ritornando a drizzare la schiena con ostentata fierezza, per poi posare la sua attenzione al cielo. L’unico rimedio sarebbe stato svuotare la testa il più possibile, concentrandosi esclusivamente sul modo migliore per salvare le anime umane e sulla sua sospirata vendetta.

***

L’alchimista faticò molto ad aprire gli occhi e mettere a fuoco il mondo che lo circondava. Sbadigliò sonoramente, accorgendosi di avere una coperta addosso. La testa gli scoppiava, un particolare che gliela fece prendere fa le mani, ma non ricordava nemmeno cosa avesse fatto prima di addormentarsi. Anzi, non sapeva neanche come ci era finito sotto quell’albero frondeggiante, mezzo stordito e con un sapore dolceamaro in bocca. Si stuzzicò il palato con la lingua distrattamente, domandandosi cosa avesse mangiato, o bevuto, di così disgustoso. Nel frattempo, cercò con lo sguardo i suoi compagni, trovando le due chimere poco distanti dal luogo in cui era sdraiato. Sicuramente era stato uno di loro a rimediargli quella copertina sulle spalle e parte del corpo, forse mossi a pietà per…

Per cosa?

Nebbia. Era tutto ciò che vi era nel suo cervello. Non credeva possibile che non riuscisse a racimolare nessuna informazione della serata precedente, se non una serie di urla indistinte dei suoi amici.

Urla. Era incitazioni rivolti gli uni agli altri, sicuramente. L’unico che era contrario a quegli schiamazzi era lui, che si agitava, come un pazzo tenuto fermo da una camicia di forza, con Darius ed Henkel a fare da catene alle sue braccia e con Greed che lo costringeva a bere…

Infine, rammentò tutto.

Quelle carogne lo avevano forzato a bere il latte! Dapprima ignari della sua avversione verso di esso, avevano cominciato a fissarlo con insistenza, per poi acciuffarlo come un gatto fa con un topo ormai in trappola e rifilargli quello schifo forzatamente.

Soprattutto per colpa di lui, Greed, il quale aveva iniziato tutta quella confusione per una cosa di cui, in teoria, doveva infischiarsi. Dirgliene quattro era il minimo, in quel momento. Mai come in quell’istante aveva desiderato prendere a pugni una persona. Le sue pupille guizzarono a destra e a sinistra freneticamente, in cerca dell’Avido.

“Se lo becco, quel farabutto…” bofonchiò cominciando a gattonare per poter avere una visuale più ampia della zona.

Ma gli ci vollero pochissimi secondi per accorgersi della sua assenza.

L’homunculus non c’era; sembrava essersi volatilizzato. Immediatamente dopo aver pensato ciò, gli si creò una voragine di terrore nello stomaco, avanzando tutte le ipotesi possibili.

Ed gettò via la coperta nervosamente, scattando in piedi ed avanzando verso i confini della radura in cui avevano riposato. Camminando a passo svelto, e non curandosi nemmeno dei mille ostacoli cespugliosi della zona circostante, oltrepassò buona parte della foresta non trovandovi però nessuno. Di certo, non si sarebbe meravigliato più di tanto se avesse deciso di scappare. Era incostante, avventato anche più di lui, e con la sua forza di gran lunga maggiore a quella di un comune essere umano non avrebbe fatto il benché minimo sforzo a dileguarsi senza lasciar traccia.

Però, Ed rifiutava con tutto il cuore quelle congetture. Greed aveva inconsapevolmente bisogno di qualcuno, e l’ultima cosa che Edward voleva era abbandonarlo al suo destino, soprattutto ora che aveva dei conti in sospeso con gli altri homunculus e con il Padre e dai quali non si sarebbe mai ritirato.

Altrimenti, perché avrebbe acconsentito ad unirsi a loro che avevano deciso di sabotare i piani del Padre, oltre al suo desiderio di avere una compagnia?

Il groppo in gola non fece altro che aumentare, accompagnato da un senso di preoccupazione misto ad un accentuato auto-rimprovero. Le sue labbra si serrarono in un’evidente espressione apprensiva, mentre gli occhi gli si inumidirono sempre di più. Si era ripromesso di non perderlo di vista in quei mesi, almeno finché non fosse arrivato quel tanto atteso giorno in cui avrebbero potuto finalmente agire.

E Edward Elric quella promessa, per di più fatta a se stesso, non l’avrebbe mai rinnegata.

Avanzò ancora per qualche metro, calpestando impietosamente l’erba sotto i suoi piedi, finché non lo scorse a pochi centimetri dalla sua persona, in una tranquilla posizione pensierosa intento a guardare davanti a sé, nel vuoto. La collera che Ed provò prima di rendersi conto di esser stato vittima di un suo capriccio riaffiorò di colpo, lasciando da parte la soffocante trepidazione che si era impossessata di lui e provocandogli un’irrefrenabile voglia di prenderlo a calci nel culo.
 


 
 
 
 
 
 
NDA
È il momento di alcuni chiarimenti.
Siccome già sappiamo che Greed ha in sé le immagini delle chimere del Devil’s Nest, sono andata al di là del campo prettamente visivo per addentrarmi in una prospettiva diversa: ovvero quella che ne sentisse perfino le voci ed i suoni.
Nonostante abbia quei ricordi, il nuovo Greed comunque ha una nuova esistenza su cui costruire la propria “vita”.
Per me le cose stanno più o meno così: nonostante abbia quei ricordi in quanto “Greed”, la sua rinascita gli ha “permesso” di ricominciare daccapo, così da elaborare una nuova ribellione (come abbiamo visto) e la possibilità di vendicare le chimere di Dublith, procedendo anche con ciò che la vita comporta, inclusi legami di amicizia che appartengono solo a lui, e non al Greed originario. Anche se è pur sempre la personificazione dell’Avidità, il nuovo Greed è comunque un’entità a se stante. Non mi stupirebbe se considerasse la sua gang formata da Darius, Henkel e Edward come una vera comitiva tutta sua senza nemmeno far caso al suo effettivo desiderio, ossia quello di volere dei compagni. Anzi, penso proprio che questi nuovi amici se li sia proprio goduti (lo vedo da come s’intende bene con loro nel manga, nella foresta teatro della lotta contro Pride), al di là di tutti i possibili paragoni che potrebbe fare.
Detto questo, chiudo. Ho già parlato (scritto?!) troppo. -.-
In any case, questo capitolo non mi soddisfa. XD
Spero che per voi non sia lo stesso.
Grazie per le recensioni che mi avete lasciato nel capitolo precedente!

 

 

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Capitolo 3
*** Fra i salici piagenti – 3° parte ***


Fra i salici piagenti

 

"TU!"

La voce in tensione e imbufalita di Edward gli arrivò da dietro facendolo sobbalzare vistosamente. Forse non era nelle intenzioni dell'alchimista coglierlo alla sprovvista, ma il fatto stesso di averlo sorpreso a pensare gli provocò una lieve alterazione che non mostrò interamente, tranne che per quel cipiglio infastidito.

Fortuna che non lo avesse colto nel momento più critico di quei minuti. Non voleva dimostrarsi debole e vulnerabile, e sapeva che anche per gli umani era così.

"Tu, e quei due!! Non potete appiopparmi quello schifoso liquido biancastro come e quando volete!" sentenziò rabbioso il giovane alchimista con le sopracciglia aggrottate e agitando il pugno di metallo davanti a sé. Ma si bloccò all’istante quando vide quel velo di tensione sui lineamenti dell’homunculus.

Sapeva fin troppo bene che quel corpo era di Ling Yao, ma aveva fatto l’abitudine di associare il suo aspetto alla presenza perenne di Greed. Perciò, ormai aveva identificato i tratti orientali del principe di Xing come parte integrante dell’essenza dell’Avido; ciò era dovuto anche al fatto che dopo quella volta nella catapecchia abbandonata, Ling non si era più ripresentato. Così, non si rivolgeva più a lui con il nome proprio del principe di Xing; in tal modo era decaduta anche la confusione che ne derivava.

"Ti abbiamo soltanto aiutato." ribatté l’altro non degnandolo di uno sguardo. "Non c’è bisogno di prenderla male…"

Non ne era sicuro, ma l’alchimista poté scorgere una profondissima malinconia nei suoi occhi, così come nella cadenza di voce, affranta e leggermente stanca. Furono questi semplici dettagli colti quasi per caso che fermarono la sua furia omicida, mettendola repentinamente da parte più per arrendevolezza dettata dalla quiete del momento che per vera intenzione di accantonare la rabbia. Di tutto il rancore provato per averlo forzato a fare una cosa che non voleva non rimase che un piccolo barlume affievolito.

Il volto di Greed appariva così disarmante che per un attimo Edward si chiese se gli fosse concesso d’intraprendere un discorso strettamente personale.

Ma era certo che se avesse scavato a fondo, tentando di carpire cosa aleggiasse nella mente dell’Avido, l’homunculus si sarebbe arrabbiato, se non peggio. Perciò, sarebbe stato molto più saggio evitare argomenti che potevano risultare spiacevoli, ma una parte di lui gli intimava almeno di restare lì, e confortarlo con la sua sola presenza nonostante avesse la bruciante esigenza di chiedergli per quale motivo fosse in quella zona periferica della foresta, e non accanto a quella che si poteva definire squadra, in un modo o nell’altro.

Prese a studiarlo minuziosamente, per poi appoggiarsi anch’egli contro lo stesso albero, pressappoco all’opposto rispetto all’altro. Impercettibilmente sbuffò, rivolgendo lo sguardo al cielo ammantato di stelle per un periodo di tempo che sembrò interminabile.

Infine, il suo tentennamento lo abbandonò all’improvviso, sputando tutto d’un fiato la questione che gli premeva già da molti minuti. Al diavolo tutti i dubbi!

"Che ci fai qui? Perché non sei con gli altri?"

"Non sono affari che ti riguardano." puntualizzò Greed con una punta di irritazione. Quasi non gli fece finire la domanda, tanta era la voglia di sviare. Proprio non riusciva ad essere meno scontroso con quel ragazzo che, in un certo senso, lo aveva salvato. Anche perché non conosceva e quindi non poteva definire quella forza che spronò le sue gambe ad avviarsi verso quel luogo così appartato.

Edward strabuzzò gli occhi lievemente indispettito. Ma tentò una seconda volta, confidando nelle sue capacità di persuasione disinteressate.

"Non riuscivi a dormire?" insisté ancora l’alchimista di Stato.

"Anche questo non deve interessarti…" sbottò l’Avido.

Ed aggrottò le sopracciglia ancora una volta ma non voleva lasciarsi sopraffare dall’ira. Anche perché l’altro non sembrava poi così propenso a litigare.

Infatti, Greed aveva altro su cui rimuginare, quindi, se fosse stato per lui, avrebbe cacciato Ed a pedate, al tempo stesso lo voleva lì con lui così da riuscire a trarre un desiderato conforto dalla sua compagnia.

Però, l’ultima cosa che voleva era lasciar trasparire la propria inquietudine, così come aprirsi liberamente a qualcuno. Non aveva più parlato di sé a Edward e alle due chimere dopo che Ling aveva ripreso il controllo del suo corpo. Li aveva soltanto informati sulla sua ribellione soltanto perché il principe lo aveva spifferato ad Edward senza il suo consenso. Giusto così, per completare l’opera e sparire subito dalla loro vista.

O almeno, erano queste i suoi iniziali intenti.

Perché poi, tutto lo scenario era cambiato.

Il maggiore dei fratelli Elric lo aveva preso con sé, strappandolo alla solitudine con la quale si voleva malinconicamente condannare, e gli aveva ridato una seconda possibilità di rivalsa. Di questo, gli era segretamente grato, ed era inutile nascondere la sua riconoscenza almeno a se stesso. Sì, Greed si sentiva bene, superando di gran lunga le aspettative che la sua Avidità si aspettava saziando le sue voglie.

Questo Ed lo sapeva, e tollerava abbastanza bene i suoi silenzi. Nonostante non lo desse a vedere, ma che anzi, facesse ogni sforzo possibile per non ostentarlo, si percepiva che l’homunculus tutto sommato era tranquillo con loro. Non era inquieto come quella volta in cui lo spinse ad accettarli come compari, e questo dimostrava che neanche Greed era convinto di quel destino da eterno eremita che si era scelto.

In questo in particolare, in cui vi era di mezzo il suo futuro senza il suo gruppo originario fatto di soli immortali, dimostrava una certa remissività nell’esternare i propri sentimenti, e spezzare in due questa sua reticenza non rientrava assolutamente nelle mire dell’alchimista d’Acciaio. Il ragazzo non voleva di certo invadergli il territorio cominciando a fare domande che per Greed potevano costituire un peso che non voleva condividere con nessuno.

Però, se per assurdo Greed avesse avuto bisogno di una spalla amica, Edward ci sarebbe stato. Non sapeva minimamente cosa il futuro prospettasse per loro, specie dopo il giorno della Promessa. Ma per quel lasso di tempo che rimaneva, il ragazzo avrebbe fatto davvero l’impossibile per farlo sentire a suo agio.

"Non hai il timore che, stando lontano dal resto del gruppo, qualche homunculus potrebbe farsi vivo per attaccarti?"

L’homunculus tacque di fronte ad una domanda di così ovvia intuizione. In effetti, intavolare una conversazione che aveva per oggetti gli altri esseri artificiali non avrebbe fatto altro che solleticare la sua già fragile irritazione, trasformandola in rabbia in grado di accecarlo.

Sebbene sapesse che Edward Elric non era proprio il tipo da spifferare gli affari altrui ai quattro venti, non voleva che i suoi punti deboli venissero scoperti in modo così facile. Tantomeno ora che stava accarezzando la succulenta pianificazione della sua rivincita, ovvero adesso che doveva dimostrarsi all’altezza di ciò che era.

Dal canto suo Edward, dopo un moto di collera interna faticosamente repressa, rispettò la sua muta risposta iniziale.

Tuttavia, Greed replicò in una maniera che l’alchimista d’Acciaio non poteva immaginare.

"Perché, dovrei? Io sono Greed, e posso ottenere tutto, anche la vittoria! Ricordalo, Ed."

"Ma non hai paura?"

L’homunculus rimase ancora in religioso silenzio per lunghi secondi rabbuiandosi, anche se non lo diede a vedere. Sì, aveva una paura tremenda, in effetti. Di essere catturato e torturato, o di essere relegato ancora una volta dentro l’essenza del Padre. Ecco perché aveva contato sulle bassissime probabilità che gli accadesse qualcosa del genere nel caso in cui si fosse imbattuto in qualche gruppo.

Un gruppo che rispecchiasse quello che il vecchio Greed aveva.

Perché no? La sua naturale ambizione scalava anche quelle vette irraggiungibili; ma al di là di quello che voleva possedere, Greed quella volta dovette arrendersi alla forza che la morte esercitava sui mortali.

Chissà cosa avrebbe fatto il vecchio Avido se fosse sopravvissuto per molto alle sue compagne chimere, le stesse che si facevano vive soltanto quando c’era la nuda solitudine a circondarlo. Forse ne avrebbe cercate altre per rimpiazzarle, o si sarebbe arrovellato il cervello per trovare una soluzione che rispecchiasse il meno possibile la prima ipotesi.

Scosse il capo digrignando i denti che ora parevano aguzzi. Pensare lo avrebbe soltanto portato ad autocommiserarsi e ad impazzire. E queste erano le ultime cose che voleva.

"Non devi vergognartene… Tutti abbiamo paura di qualcosa" disse Edward con un sorriso amaro. "Io stesso ho paura di un sacco di cose…"

Già, il nanetto aveva proprio ragione. Greed l’aveva già provata. In molte, molte occasioni; ed anche per svariati motivi. E non si stupì più di tanto quando l’alchimista glielo confessò senza farsi problemi d’orgoglio. Al contrario, l’Avido desiderava conservarne almeno ciò che ne rimaneva.

"Del latte, per esempio…" sghignazzò l’altro.

"Ehm, quello è un dettaglio..." rispose il ragazzo biondo evasivo. "Ma non è niente in confronto a tutto il resto."

Per Edward, quel resto era ben più rilevante della semplice avversione per un alimento. Era un vero, tangibile timore di non riuscire nelle imprese che si era prefissato, finendo per fallire miseramente. Erano paure, le sue, che aleggiavano sulla sua persona senza sosta ma che, in un modo o nell’altro, riusciva a gestire senza l’aiuto di nessuno.

Nonostante tutto, percepiva che di Greed ci si poteva fidare al punto da poter esprimersi liberamente.

"Io… ho paura di non raggiungere i miei obiettivi, di non riuscire a far ritornare mio fratello come una volta, nonostante io stesso abbia inculcato ad Al la convinzione di potercela fare."

Glielo aveva promesso, ed era più determinato che mai affinché Alphonse riottenesse il suo vero corpo, però a volte gli capitava di sprofondare nell’incertezza dalla quale difficilmente riusciva ad emergere.

"Ho paura di veder morire le persone a cui tengo, e di rimanere solo."

Strinse a pugno gli orecchini di Winry che teneva custoditi nella sua tasca, cercando di trarne quanto più supporto possibile, dandosi poi dello sciocco; contemporaneamente Greed sussultò all’ultima parola. Cominciò a tremare impercettibilmente, mentre d’un tratto ogni cosa sembrava oscurarsi.

Gli si era aperta una voragine sotto i piedi non appena uccise la chimera lucertola di nome Bido e decise, seppur di sua iniziativa, di allontanarsi dagli altri homunculus. Lo aveva fatto però perché avrebbe preferito rimanere tale pur di non appurare ancora una volta l’orrenda atmosfera mista fra odio e indifferenza che i suoi fratelli si creavano intorno, spesso fatte sfociare anche solo per pura mania di divertimento.

Ma questo non era il caso dell’alchimista d’Acciaio. Edward aveva così tanto da dare, ed inoltre nutriva le sue stesse insicurezze, contorniato da tanti dubbi, molti dei quali per le sue stesse capacità, cosa che gli immortali non avevano, almeno in apparenza.

La novità era che ne parlava come se stesse discutendo su una leggerezza, decisamente in maniera del tutto disinibita.

Ma perché si stava esponendo così tanto? A cosa mirava esattamente?

"Perché mi sta dicendo tutto questo?" chiese poi, ruotando la testa nella sua direzione ma senza vederlo realmente, puntando i suoi occhi rossi al vuoto.

"Perché tu sappia che io mi fido di te e delle tue intenzioni. E di quanto riesca a comprenderti, sebbene ti risulti alquanto strano."

Egli non lo avrebbe mai scoperto, nemmeno alla persona più fidata che ci potesse essere sulla Terra, ma non era poi così oscuro da confutare: l’homunculus aveva la fobia reverenziale di rimanere solo. E nel constatare ciò, si identificava molto con lui. Perché non era una bella cosa per nessuno, neanche per un uomo o un qualsivoglia essere che dalla vita poteva ottenere di tutto. E per chi l’aveva sperimentato in prima persona non era affatto facile discuterne.

"Io non ti dirò di cosa ho paura, invece," bofonchiò l’Avido un poco accigliato per quella che, a suo avviso, era una precedente pretesa dell’alchimista, affinché sputasse il rospo "ma ti sono grato, nano…" concluse sorridendo.

Ed non ebbe dubbi su ciò che gli aveva appena confessato. Stava seriamente dicendo la verità. Ma Greed lo aveva un’ennesima volta preso in giro, un dettaglio che non sopportava. Non importava da chi provenisse l’insulto: doveva essere vendicato come si meritava.

"A CHI HAI DATO DEL MICROBO MICROSCOPICO?!?!?" ringhiò in segno di protesta il giovane voltandosi ferocemente verso di lui.

"A TE, MIO CARO BAMBOCCIO MALCRESCIUTO!" lo provocò ancora l’altro con un ghigno divertito dipinto in volto.

"Ad ogni modo, perché mi ringrazi…?" rimediò Edward sospirando con una punta di curiosità.

Greed chiuse gli occhi per un istante, tentando di elaborare i suoi pensieri così da poter dar loro forma attraverso le parole.

"Perché mi hai restituito qualcosa per cui vale la pena vivere…"

Ciò che risultò imprevisto all’alchimista era che non si sentì affatto fuori testo. Anzi, si sentiva perfettamente adatto ad offrire la sua amicizia ad uno che inconsciamente non aspettava altro ma che celava questo bisogno dietro una barriera infrangibile. Tuttavia, una battuta simile da parte di Greed credeva non l’avrebbe sentita mai, e non ci voleva un genio a comprendere a cosa l’homunculus si riferisse.

L’Avido, oltre ad accettare la sua proposta, ne aveva anche voluto trarre profitto, cullandosi tacitamente nel confortante posto che Ed, Darius e Hankel gli avevano offerto.

Non vi era nulla di ciò che gli omaccioni del Devil’s Nest rappresentavano per l’altro Greed, la sua reincarnazione ne era più che convinta. Ma era comunque palpabile lo spirito di collaborazione che permeava in questa nuova cerchia di matti.

Perché per quanto cercasse di riprodurre un periodo passato della propria vita, per quanto potesse riuscire in questa impossibile impresa, c’era sempre qualcosa nel risultato che differiva dal modello originale.

Come se si avesse perso numerosi pezzi fondamentali di un puzzle, quelli che davano un senso all'immagine che se ne ricavava. E se questi molteplici pezzi erano diversi, poi, il risultato finale non avrebbe avuto niente a che vedere con quello precedente.

Dentro al suo cuore ne era ben consapevole, ed era per questo che aveva preso una decisione drastica per se stesso; ma la sua esistenza sarebbe stata scarna se avesse sul serio deciso di errare da solo per l’eternità. Perché Greed non era fatto per essere solitario: era piuttosto propenso a circondarsi di amici a più non posso e spassarsela con loro, o chiunque fosse degno di meritarsi la sua fiducia.

Un amico, un parente, un amante...

Qualcuno che ciascuno vorrebbe al proprio fianco, specie nei momenti più critici della propria vita, ma che, per una ragione o per un’altra, non ci fosse più nessuna probabilità di riaverlo indietro, godendone della compagnia.

Per coloro che ormai avevano perduto la vita, non ci sarebbe stato più niente da fare, e non aver riconosciuto uno di loro a tempo debito aveva minato tutte le sue certezze, facendo scaturire a cascata le immagini dei ragazzi di Dublith nel suo cervello sebbene non ci fosse modo di rimediare, se non affrontare i responsabili della loro dipartita, salvando così altre vite, come quella di Edward, che gli aveva fatto dono di tutto ciò di cui un uomo poteva essere felice: dell’amicizia disinteressata, come le chimere per il primo Greed. E sapendo che gli uomini non avevano una vita lunghissima quale era quella di un homunculus, Greed aveva preso in seria considerazione le sue buone intenzioni: non avrebbe mai sprecato con lui dei giorni preziosi se non lo avesse voluto nella squadra, o meglio, se non avesse voluto lui.

Il biondo era ancora mezzo scombussolato dalla risposta dell’immortale, quando quest’ultimo dedicò alcune parole a Ling, prendendo alla sprovvista il suo amico.

"Il principe" esordì poi, attirando la completa attenzione di Ed "è davvero un osso duro. Non si lascia sopraffare facilmente. È bello prepotente, nonostante quella sua indole gentile." terminò sorridendo, nient’affatto dispiaciuto della permanenza dell’altro.

Edward sorrise a sua volta, ripensando a quanto fosse arrendevole in assenza di cibo. Era ovvio che così facendo, Greed volesse in qualche modo rassicurarlo sulla sorte dell’anima del giovane principe, rimasta integra all’interno del suo stesso corpo a dispetto dell’homunculus.

Anche Ling Yao aveva collaborato per non farlo sentire solo, questo Greed lo considerava riprovevole anche solo non pensarlo. Gli aveva fatto capire che i legami erano molto più forti dei circoli viziosi, dei peccati e di qualsiasi altra cosa, e che anche ad un tipo come lui era concesso averne.

Che fosse a malincuore o meno, avrebbe fatto meglio a coglierli come il tesoro più prezioso a cui potesse mai aspirare.

Accettare i vecchi compagni riservando loro un posto d’onore e fraternizzare con gli attuali, spremendo con loro la più minuscola stilla di soddisfacimento: era questo a cui ora mirava.

Piangere rispettosamente per i primi e ridere e condividere tutto con i secondi.

Ma le suddette lacrime dovevano essere calde ma invisibili, però sempre presenti, che raramente si palesavano ad altri. Perché il vero pianto viene sfogato dentro, senza farsi vedere, e benché non smettessero di scorrere, ci si doveva comunque estrapolare la forza per andare avanti.

E fu così che diede un’interpretazione personale ai salici che lo circondavano: anche loro piangevano, silenziosamente, in eterno, ma andando avanti nella loro crescita e formazione, continuando a sfidare le intemperie che la natura riservava loro.

"Si può sapere che ci fate qui? Vi stiamo cercando da ore!"

Henkel tuonò incollerito a pochi passi da loro; e la sua veemenza aveva messo a disagio i due, ancora immersi nei loro pensieri.

"Ah, scusaci, uomo leone…" disse Ed rammaricato e sorpreso allo stesso tempo.

"Scusaci un corno!" sbottò Darius, molto più inferocito dell’uomo con i baffi. "Abbiamo battuto il sentiero per diverso tempo prima di trovarvi!"

L’alchimista prese a ridacchiare nervosamente e Greed, vedendolo in difficoltà, si mise semplicemente le mani in tasca ed intervenì per lui. "Non si ripeterà, sta tranquillo…"

Si avvicinò a Edward, posandogli una mano in testa ed arruffandogli amichevolmente i capelli, mentre gli altri due li facevano da guida verso l’accampamento.

"La tua antenna è ancora qui, se non sbaglio." gli fece notare, non senza una nota di scherno nella voce.

"Idiota" rimbeccò il suo interlocutore imbronciato, scacciando via la mano dal suo capo.

Gli umani lo capivano e gli davano supporto, regalandogli la serena convinzione che non lo avrebbero mai tradito. Gli umani lo avevano salvato da ciò che era veramente, e sempre loro hanno dato una motivazione alla sua anima, perennemente segnata dalla sua Avidità.

Non avrebbe mai abbandonato gli umani, perché loro non avevano abbandonato lui.

 

 

 

 

NDA

Finita ieri sera!! Ma era tardi (quasi mezzanotte), e non mi sono connessa.

Allora, oltre a metterci anima e corpo (meglio, anima e dita), mentre scrivevo ho avuto anche un’altra idea attinente a questo lasso di tempo del manga. Chissà che riuscirò a continuare a scrivere su di loro, che poi, questa ff è andata a convergere più su Greed che sul resto... errore mio, sorry. -.-'

Anyway, sono strafelice di aver scritto questa mini long e sono altrettanto felice di vedere che molte persone avevano cominciato a seguirla! Essendo una compagnia poco considerata non lo avrei mai immaginato. Perciò grazie mille ai lettori! ^o^

Tornando a noi, penso che il secondo Greed non ha potuto fare altrimenti. Sebbene il tema stesso della morte fosse difficilissimo da digerire per lui che non muore facilmente si è dovuto trovare comunque una conclusione, perché era questo che gli comportava a stare con degli umani o delle chimere, no? Rimanendo con gli homunculus non gli avrebbe nemmeno dato la possibilità di conoscere a fondo i veri valori, rendendolo poi uguale a tutti gli altri. Ed è proprio questa sua diversità dagli altri homunculus che ce lo fa amare tanto! <3

Ora, il fatto che Greed veda in loro una "nuova" compagnia, che non ha nulla a che vedere con quella che l’altro Avido ha avuto a Dublith, e che riesca in qualche modo ad accettarne il divario che ne deriva è una personalissima interpretazione della sottoscritta. Ergo, condividerla o meno è una scelta vostra.

Spero davvero sia stata di vostro gradimento.

A presto!! ;)
 

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