Abide With Me di reilin (/viewuser.php?uid=102982)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abide with me, fast falls the eventide ***
Capitolo 2: *** In life, in death, O Lord, abide with me ***
Capitolo 1 *** Abide with me, fast falls the eventide ***
nelson1
Abide with me, fast falls the eventide
Abide with me, fast falls the eventide;
The darkness deepens; Lord, with me abide;
When other helpers fail and comforts flee,
Help of the helpless, oh, abide with me.
[Abide with me]
Il lavoro di barman non è
affatto facile, amici miei. Qualcuno potrebbe pensare che in fondo non
c'è nulla di particolarmente difficile o faticoso nel gestire un
pub: si tratta di sorridere a qualunque battuta dei tuoi avventori
– per quanto di cattivo gusto o razzista essa possa essere - e di
servire loro ogni sorta di alcolico fino a quando sono talmente sbronzi
da non reggersi più in piedi e ti tocca accompagnarli
fuori dal locale, giusto? Beh, lasciate che vi dica che non siete mai
stati più lontani dalla verità!
Sono passati così
tanti anni da quando ho aperto il Railway Arms in questa città
sporca ed arrabbiata che risponde al nome di Manchester: non saprei
dire con precisione quanto tempo è passato, a volte mi sembrano
quasi secoli, è tutto abbastanza confuso nella mia mente.
In tutti questi giorni passati
dietro il bancone del mio pub, credetemi, ne ho viste di persone:
c'è sempre l'uomo di mezza età che ogni sera dopo il
lavoro viene da te e ordina uno scotch dopo l'altro per ingannare il
tempo ed evitare di rientrare a casa da una moglie arrabbiata e da dei
figli che non lo rispettano, lo stesso che guarda con un pizzico di
invidia i ragazzi seduti al tavolo accanto alla porta che, birre in
mano, ridono e discutono a voce alta dell'ultima partita del City. A
volte ci si trova davanti qualcuno che è appena arrivato in
città e viene da te perché ha bisogno di qualcosa di
forte per superare lo shock di essersi appena ritrovato in una sorta di
discarica a cielo aperto. Spesso si tratta di un commesso viaggiatore
che è venuto in città con la speranza di concludere
qualche buon affare e che, immancabilmente, se ne tornerà a casa
a mani vuote e probabilmente senza portafoglio, che qualche delinquente
avrà ben pensato di rubargli mentre lui barcolla sbronzo in un
vicolo stretto e maleodorante. Forse a portargli via fino all'ultimo pence
sarà proprio uno dei tizi poco raccomandabili che occupano uno
dei tavoli più appartati del locale e da quasi due ore non fanno
che parlottare in modo concitato, lanciando di tanto in tanto qualche
occhiataccia agli altri avventori.
I miei clienti preferiti, però, sono senza alcun dubbio gli
agenti di polizia della vicina centrale. Ogni sera, quando
finiscono il loro turno, puntuali come tanti orologi svizzeri si
riversano nel mio pub ed allora non c'è quasi più spazio
per nessun altro: detective e poliziotti in uniforme prendono posto
davanti al bancone e ai tavoli, intenzionati a non andare via
finché non avranno bevuto fino all'ultima goccia di alcool del
locale. Mi piace davvero tanto parlare con loro e ascoltare le loro
storie: ci sono sere più belle e spensierate di altre, quando la
squadra al completo festeggia il buon esito di qualche operazione
– una rapina sventata, l'arresto di qualche grosso delinquente
–, altre volte, invece, c'è ben poco per cui gioire
– la morte di un bambino che non si è riusciti in alcun
modo a salvare, la scarcerazione di qualche pericoloso bastardo che se
l'è cavata per un maledetto cavillo, il dolore e la rabbia per
un collega caduto in servizio – ma anche in questi momenti bui
loro rimangono comunque tutti insieme, seduti a un tavolo a bere in
silenzio una pinta di birra.
Non dovrei dirlo, ma fra tutti gli agenti di polizia della stazione di Stepford
House c’è un gruppo al quale sono più affezionato
che agli altri: si tratta della squadra sgangherata di detective
guidata dall'Ispettore Capo Gene Hunt. Sì, loro sono senza
dubbio i clienti che prediligo perché si può imparare
così tanto da loro, sia quando, euforici, festeggiano come dei
selvaggi fino a quasi distruggermi il locale, che quando se ne restano
seduti, gli occhi fissi nel bicchiere davanti a loro e il petto colmo
di un'angoscia inspiegabile ed indicibile.
Col passare del tempo ho imparato
ad apprezzare e a conoscere ognuno di loro e credo proprio che
rimarrebbero sorpresi delle cose che so, alcune delle quali ignote
persino a loro stessi.
So perfettamente qual è il loro “veleno” preferito:
una pinta di birra amara per Hunt e il suo fedele sergente Carling, una
lager per Chris Skelton, un Porto con limone per Phillys, un bicchiere
di vino rosso per la neo detective Cartwright e per Sam Tyler –
anche se lui preferirebbe una Diet Coke, bibita che io faccio finta di
non conoscere – .
Non è questo che intendo,
però: qualsiasi barman con un minimo di cervello e di senso per
gli affari conosce a perfezione i gusti dei suoi clienti abituali e
riesce sempre a mettere insieme quattro parole per tirarli su di morale
quando siedono davanti a lui, sconsolati! Io so meglio di chiunque
altro – persino dei diretti interessati
– cosa inquieta il loro animo in quelle sere nelle quali vedono
tutto scuro, senza una via d’uscita, e attribuiscono la causa del
loro malumore ad una brutta, dura giornata di lavoro; è mio
compito rassicurarli quando i loro sguardi confusi e delusi incontrano
il mio. In queste occasioni rivolgo loro il mio miglior sorriso e
lascio che facciano la conoscenza dell' altro Nelson,
quello che con il suo accento strano e le frasi dai molteplici
significati li esorta a tenere duro e a tirare fuori il meglio da ogni
situazione, fino a quando arriverà per loro il momento in cui
tutto sarà finalmente chiaro e ogni cosa avrà senso.
Quando ciò accadrà io sarò con loro, pronto a
guidarli e ad accoglierli con una pacca sulle spalle ed un barile di
birra appena spillato, ma per adesso lascio che camminino per le strade
di questo mondo, che vivano le loro vite: un uomo che ostenta una
spavalderia che non sente davvero sua, angosciato dal desiderio di fare
bene il suo lavoro e di compiacere suo padre al punto di morirne; un
giovane agente un po' ottuso ma dal cuore d'oro, pronto a gettarsi
davanti ad una pallottola pur di obbedire ad un capo del quale si fida
ciecamente; una ragazza piena di entusiasmo e di curiosità che
finirà col rivivere il momento in cui la follia del padre
dell'uomo che ama l'ha strappata alla vita; un detective costantemente
impegnato a lottare per ritornare a casa, in un lontano futuro, che
deciderà infine di fare un salto di fede e tornare nell'unico
posto a cui sente davvero di appartenere; senza dimenticare l'ispettore
capo pieno di sé, abile conoscitore del mondo che lo circonda e
dei suoi uomini, morto solo come un cane prima di poter diventare
davvero uomo.
Eh sì, fratelli miei, il lavoro del barman non è affatto facile...
N/A:
Ed eccomi qui, mi sono fatta coraggio e ho deciso di postare la prima
oneshot di questa raccolta ispirata sia a Life on Mars che a Ashes to
Ashes. L'idea mi è venuta guardando per l'ennesima volta la
prima serie di LOM e riflettendo sul personaggio di Nelson: la fic si
è praticamente scritta da sola, ma ultimamente ho ancora meno
fiducia nelle mie capacità scrittorie rispetto al solito e
così l'ho lasciata sonnecchiare nel mio hard disk per un paio di
mesetti... ed ora eccola qua! Forse ho esagerato un pochino con
l'angst, ma con questo fandom è fin troppo facile!
Una piccolissima precisazione: i
due geniacci della Monastic non hanno mai chiarito le modalità
della morte di Annie, ma da alcuni hints presenti lungo tutto il corso
della prima stagione ho tratto il mio headcanon secondo il quale la
donna vestita di rosso alla quale Vic Tyler fa del male sia proprio
Annie, e che solo l'intervento di Sam che segue il padre nel bosco
ha fatto in modo che lei non sia morta di nuovo per mano di Vic
anche nel Geneverse.
La raccolta è costituita da
questa fic - che è un crossover fra LOM e A2A con una netta
predominanza dei temi di Life on Mars - e da un'altra storia, sempre
dal POV di Nelson, che invece si incentra maggiormente sulle
tematiche di Ashes to Ashes, focalizzandosi in particolare su quanto
accaduto nel finale della series 3 e sulle mie speculazioni su quello
che potrebbe essere accaduto in seguito.
Dedico questa fanfic e l'intera raccolta alle mie due muse ispiratrici: Ayame_B e Nykyo, vi voglio tanto bene, me luvs! ♥
Bene, vi ringrazio per aver letto fin quaggiù e spero di non avervi annoiato troppo!
Bisous,
~reilin
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Capitolo 2 *** In life, in death, O Lord, abide with me ***
nelson 2
In life, in death, O Lord, abide with me
“Hold Thou Thy cross before my closing eyes;
Shine through the gloom and point me to the skies;
Heavns morning breaks, and earths vain shadows flee;
In life, in death, O Lord, abide with me.”
[Abide With Me]
Quando
varcano la soglia del Railway Arms hanno tutti la stessa espressione in
viso: un misto di incredulità, profonda tristezza e rabbia verso
un destino crudele e beffardo. I loro occhi lucidi scrutano
ansiosamente ogni angolo del pub, smarriti, alla ricerca di qualcosa o
qualcuno che possa essere di conforto, infine si posano su di me, il
barman – o per meglio dire il custode di questo cancello celeste
dedicato alle forze di polizia di Sua Maestà – io li
guardo ed in un attimo tutta la loro vita, tutto il percorso che li ha
condotti fino al mio bancone, mi è immediatamente chiaro, come
il cielo in una giornata d'estate. Rivolgo loro uno sguardo pieno di
comprensione e sorridendo li invito ad avvicinarsi.
Il momento in cui arrivano dinnanzi alla mia postazione e si siedono su
uno degli sgabelli è forse il peggiore per loro: mi guardano in
silenzio, tremanti, gli occhi pieni di lacrime e il viso distorto dalla
sofferenza e dalla paura. So benissimo, ormai, che in questa
circostanza nessuna parola sarebbe in grado di tirarli su di morale, di
rassicurarli, così faccio quello che mi è sempre riuscito
meglio, il mio mestiere: servo loro da bere. Una pinta di Watneys Red Barrel,
un bicchiere dello scotch costosissimo bevuto l'ultima volta che si
è avuto un dialogo decente col proprio padre, una bottiglia
della birra messicana così gustosa provata durante la vacanza a
Monterrey, un calice di Sauvignon Blanc arrivato direttamente dal sud della Nuova Zelanda: per ognuno ho la bevanda perfetta.
Dopo un paio di sorsi qualcosa
cambia in loro: le loro spalle si raddrizzano, il loro viso si rilassa,
negli occhi la disperazione lascia il passo all'accettazione del
proprio destino: dopotutto la morte non è la fine di ogni cosa
se si ha a disposizione un pub e la compagnia dei propri colleghi e
delle persone amate per tutta l'eternità!
Chiunque arrivi nel mio locale, per quanto triste per aver dovuto
abbandonare ogni affetto, sa che prima o poi lo rincontrerà in
questo stesso posto, è solo una questione di tempo. I più
fortunati arrivano qui tutti insieme, come Chris, Ray e Shaz: non solo
colleghi, ma anche compagni di vita e amici per la pelle; altri, come
Sam, hanno dovuto ingannare un po' il tempo nell'attesa di quel
meraviglioso istante in cui la sua amata Annie ha attraversato la porta
ed è volata fra le sue braccia.
Non sempre però le cose hanno un lieto fine, neanche qui in
Paradiso: c'è chi, come il sergente James, per troppo amore
verso la sua famiglia ha compiuto un unico fatale errore che l'ha
allontanato irrimediabilmente da questi luoghi, oppure chi, come Alex
Drake, si trascina fra i tavoli come un'anima in pena, annichilita
dalla sofferenza di aver perso per l'ennesima volta tutto ciò
che ha amato, di essere stata sradicata senza alcuna pietà dal
suo mondo. Ormai ha smesso di aspettare l'uomo che accompagna tutti i
miei avventori fin davanti al pub e poi si volta indietro per tornare
nel posto che ha creato sulla misura delle sue ambizioni: il piccolo
poliziotto morto prima di diventare l'eroe che avrebbe tanto desiderato
essere, l'ispettore capo che incontrerà sempre qualche anima
smarrita da aiutare, ma che in fondo rimarrà sempre il ragazzino
che non si sente degno di varcare quella porta per reclamare le
innumerevoli birre che si è fatto lasciare da coloro che ha
guidato per mano fino a me.
N/A
Quanto ci ho messo a
completare questa storia? Qualcosa come due mesi e mezzo, eh? Sono
proprio una pigrona senza speranza, anche se a dire il vero non
è con la voglia di non fare nulla che ho dovuto lottare di
più quanto piuttosto con i miei soliti e a voi ormai noti self
esteem issues! :/
Bene, l'importante è che
alla fine sia riuscita ad arrivare alla fine di questa mini raccolta
Nelson centrica, che spero vi trasmetta anche una briciolina delle
emozioni che ha dato a me nello scriverla.
Dedico questa seconda ed ultima fic
alle mie adorate _Ayame_ (compagna di infinite nottate di folle
plottaggio ai danni di Gene ed Alex), Nykyo (che mi stravizia con le
sue meravigliose storie), Erianthe (che non smette mai di supportarmi
soprattutto quando ne ho più bisogno) e Mars88 (con la quale
condivido l'amore folle per questo sfigafandom meraviglioso!).
Concludo segnalandovi il panel di Life on Mars all'UK Day del 12 gennaio: se riuscite ad andarci, fatelo, non ve ne pentirete!
Bene, grazie mille per aver letto fin quaggiù!
Bisous,
~reilin
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