Risalita dall'inferno

di Opalix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nemesi ***
Capitolo 2: *** Non spegnerti mai ***
Capitolo 3: *** Incubo ***
Capitolo 4: *** Lasciami nella mia favola ***
Capitolo 5: *** Persecuzione dal passato ***
Capitolo 6: *** Un fiore sporco di sangue ***
Capitolo 7: *** Un muro di dolore ***
Capitolo 8: *** Non puoi negare ciò che sei ***
Capitolo 9: *** A metà tra due mondi ***
Capitolo 10: *** Il dolore della verità ***
Capitolo 11: *** Un sogno da realizzare ***
Capitolo 12: *** Mani sul viso ***
Capitolo 13: *** La rete di Silente ***
Capitolo 14: *** Orgoglio e paura ***
Capitolo 15: *** Di nuovo tra le mie braccia ***
Capitolo 16: *** Troppo tardi ***
Capitolo 17: *** ...e ho saputo che avevi bisogno di me ***
Capitolo 18: *** Genesi ***



Capitolo 1
*** Nemesi ***


Capitolo 1

Nemesi

Il mondo si era capovolto. Nulla era più come prima. Nulla. Tutto distrutto, devastato, sconvolto…
Voldemort era morto, definitivamente scomparso. Il male era stato sconfitto.
Ma insieme al male era stato distrutto anche tutto il resto.
Molti erano morti. Lo stesso Harry Potter, il famoso Harry Potter, l’eroe, il sopravvissuto, era morto alla fine, trascinando con sé quell’essere malvagio a cui era così profondamente legato; era morto per uccidere Voldemort, per salvare il mondo. Era morto da vero eroe.
Ma il mondo che aveva salvato non esisteva più. La grande guerra si era portata via troppe vite, troppi uomini… e si sa il mondo è fatto di persone, persone che vogliono vivere. Invece non c’era più nessuno.
Hermione e Ron, gli inseparabili membri del magico trio, erano morti, uniti fino all’ultimo.
Silente, il protettore, era morto.
L’ordine della Fenice, ultimo baluardo della resistenza, era stato decimato.
Fred e George, Seamus, Dean, Luna, Colin, Neville…
Il necrologio potrebbe continuare per metri e metri di pergamena. E si estenderebbe senza distinzione anche ai “cattivi”, i mangiamorte, i marchiati: Malfoy, Lenstrange, Goyle… Non esisteva una famiglia di maghi, oscuri e non, che non fosse stata decimata o, più spesso, sterminata. Non rimaneva nulla, non una tomba, una lapide…
C’era un muro bianco a Diagon Alley, sul quale qualcuno aveva iniziato a scarabocchiare i nomi di chi aveva combattito, come per non scordarli… Col tempo altri nomi erano stati aggiunti da mani diverse, fino a riempire la parete. Un piccolo promemoria, per chi in realtà desiderava soltanto dimenticare.
Non c’era nessuno a Diagon Alley, non c’era la vita brulicante, non c’erano maghi e streghe in giro, studenti chiassosi per le strade, non c’erano negozi aperti, locande, chiacchiere, risate…
Deserto. Silenzio. Morte. Come quella nel cuore di chi era sopravvissuto.
Non era rimasto nessuno a ricordare la guerra, gli eroi, i cattivi, i traditori, le gesta epiche o stupidamente imprudenti di chi aveva combattuto. Non c’era nessuno per ricordare e raccontare.

Qualcuno era rimasto però.
Si aggiravano per la Londra babbana, confusi tra la gente, nascosti sotto i cappellini delle divise dei fast food, sotto i berretti dei taxisti, sotto gli stracci dei vagabondi… Nascondevano occhi senza più lacrime, visi segnati dall’orrore e a volte sfregiati per sempre, ferite dell’anima che non sarebbero mai guarite. Nascondevano ai babbani la loro vera natura e si nascondevano gli uni agli altri per non vedere in altri occhi ciò che sapevano essere nei propri, per non rivivere il terrore, per non specchiarsi nel rimorso o nel rimprovero per essere ancora vivi, per non accusare o essere accusati… per non ricordare…
Ma si riconoscevano, anche se non si erano mai visti prima. Si riconoscevano da un fremito incontrollato, dallo sguardo di chi ha visto troppo, dall’involontario correre della mano alla bacchetta nascosta nei vestiti. Si riconoscevano e, come seguendo delle regole non scritte ma inviolabili, si ignoravano, lasciavano passare, con lo sguardo vuoto di chi guarda attraverso una statua di vetro. E riprendevano la loro vita di finzione.

Ma due di loro non avevano potuto ignorarsi.
Due di loro si erano fermati, fissandosi dai due lati opposti della strada.
Due di loro si erano riconosciuti in mezzo a mille volti, che d’un tratto erano diventati di nebbia.
Due di loro stavano lì, impalati, senza staccarsi gli occhi di dosso.

Una lacrima scese su una guancia pallida.
Una mano si strinse convulsamente a pugno dentro la tasca della giacca.
Un uomo biondo attraversò di corsa la strada, rischiando di farsi investire, e si fermò a un passo da una giovane donna , molto attraente, dai lunghi capelli rosso fuoco.
La ragazza parlò per prima, molto freddamente: “Draco Malfoy.” La lacrima era già sparita.
Draco non rispose; fece per toccarla, come per assicurarsi di non essere di fronte a un’allucinazione, ma si fermò, con la mano a pochi centimetri dal suo viso.
“Sei viva…” mormorò.
Ginny indietreggiò bruscamente di un passo e inghiottì a vuoto per riprendere il proprio autocontrollo.
“Sono viva. E anche tu stai bene, vedo.”
Draco si avvicinò di nuovo ma Ginny era decisamente sulla difensiva e non gli permise di toccarla.
“Pensi che voglia farti del male?”
“Vattene. Mi hai salutato, ora puoi andartene per la tua strada.”
“Ginny…”
“No! Non dire niente. Non voglio sapere niente. Non mi interessa che hai fatto, da dove sbuchi, che cosa sei adesso. Non voglio sentire nulla. Vai via adesso, e potrò far finta di non averti incontrato.” Ginny si interruppe per respirare, aveva parlato tutto d’un fiato.
Draco non disse nulla ma rimase fermo a guardarla; aveva l’aria un po’ ferita ma stava riprendendo il suo tipico contegno gelido. Poi si decise a parlare, cercando di tirare fuori un pizzico del suo antico sarcasmo. “Una volta mi dicevi che ero freddo e insensibile… Dovresti vederti ora, piccola fiamma: mi stai surclassando, senza la minima pietà.”
Era sempre lui, il suo fascino innato, la sua eleganza… solo i suoi occhi grigi non erano più quei due pezzi d’acciaio gelato, traboccanti di spietata arroganza, che Ginny ricordava. Ma anche Ginny era cambiata. Anzi: soprattutto Ginny.
“Non sono la tua ‘piccola fiamma’! Non esiste più la tua ‘piccola fiamma’!”
Rimasero a guardarsi, con mille domande perse nell’aria, portate via dagli ignari passanti.

“Giulie!”
Ginny si volse e automaticamente sorrise alla ragazza bionda che l’aveva chiamata facendole un cenno con la mano. Continuando a sorridere come un automa, ritornò a guardare Draco. Il sorriso non aveva minimamente toccato gli occhi, erano rimasti distaccati. Non c’era più nulla degli occhi incredibilmente vivi e accesi di coraggio che il ragazzo aveva nei propri ricordi, erano come morti, spenti, disillusi…
“Giulie?...”
Ginny allargò il sorriso trasformandolo in una strana smorfia di sarcasmo, e parlò con una voce roca e sensuale, che non le apparteneva.
“Giulie Weasel. È stato un piacere conoscerla Mr. Malfoy. Sa, lavoro in quel locale laggiù. Venga a trovarci qualche volta. Arrivederci.”
E corse via.

Ginny giocherellava con il nastro rosso e oro che si era tolta dai capelli, lasciandoli cadere sulla schiena. Draco la afferò da dietro, di sorpresa, e la trascinò dietro a una grossa quercia.
“Ciao piccola fiamma, non dovresti girare da sola nel bosco, non lo sai?”
Ginny ridacchiò e guardò in viso il suo “aggressore”. Draco le sorrideva sarcasticamente, con gli occhi color ghiaccio brillanti di malizia; snervante, ma indiscutibilmente sexy.
“Perché continui a chiamarmi così? Guarda che potrei pensare che ti sei affezionato a me…” lo minacciò soffiandogli in modo provocante nell’orecchio.
“perché è quello che sei, piccola” Draco si allontanò appena, per poterla osservare: minuta, agile, con una cascata di lucenti capelli rossi e meravigliosi occhi color miele, accesi, vivi, luminosi… uno spiritello tentatore, forgiato direttamente tra le braci incandescenti di un falò. “Sei l’unico calore della mia esistenza…” completò mentalmente il ragazzo mentre si chinava per baciarla. La schiacciò con il proprio corpo contro il tronco dell’albero, bloccandola per i polsi, pensando che forse le parole che non erano uscite sarebbero state comprensibili attraverso la passione dei suoi baci…Ginny rispondeva con lo stesso ardore…
ALLORA.

Non era rimasto nulla di quella ragazzina nella donna gelida e scostante che aveva incontrato. Non era possibile che fosse lei…
Draco la guardò correre verso un’entrata illuminata dall’insegna di un night club, accompagnata dall’amica. Improvvisamente l’aria si era fatta più fredda, un gelo strisciante e maligno si insinuava tra i vestiti… e fin dentro l’anima.

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Capitolo 2
*** Non spegnerti mai ***


Capitolo 2

Non spegnerti mai

Ginny giaceva sul pavimento di pietra. Aveva i capelli sudici, gli abiti stracciati, il viso impiastricciato di sangue e il corpo pieno di lividi; era febbricitante e rabbrividiva per il freddo. Nel delirio non riusciva nemmeno più a ricordare e distinguere tutti i visi di coloro che le avevano usato violenza da quando era stata catturata, risparmiata da Voldemort stesso, per essere il giocattolo dei mangiamorte più spietati, quelli completamente impazziti dopo gli anni trascorsi ad Azkaban, animali…Non sapeva che fine avessero fatto le ragazze che avevano condiviso il suo destino, non sapeva nemmeno dove si trovava, non sapeva se la guerra fosse iniziata, se Harry e gli altri fossero ancora vivi…
In uno dei pochi momenti di lucidità mentale aveva sentito delle urla e si era alzata faticosamente, cercando di metter a fuoco cosa stava accadendo. Due uomini stavano litigando pesantemente sulle scale che conducevano al sotterraneo dove stava rinchiusa; Ginny strinse gli occhi e riconobbe a fatica quello più giovane, Draco Malfoy: la sua mano si strinse attorno alla sbarra di ferro fino a farle male. Voleva urlare per chiedergli aiuto, ma la voce non le usciva… poi si rese conto che se era entrato… doveva essere uno di loro… piano piano Ginny stava recuperando lucidità. Si lasciò cadere sulle ginocchia, senza perdere di vista i due uomini. L’altro doveva essere suo padre, Draco l’aveva chiamato “papà”…l’uomo colpì Draco in pieno viso, facendolo rotolare giù per le scale; poi urlò più forte e lei riuscì a capire le parole: “Se non combatterai dalla mia parte, sarai un estraneo per me! Ricordatelo, razza di idiota! Non avrò la minima pietà, come non ne avrò per gli altri amici di Silente!”.
Draco si alzò in piedi, guardò suo padre risalire le scale a passo di marcia; Ginny lo sentì mormorare qualcosa come “mi dispiace padre, ma non posso più combattere al suo fianco…”, poi chiuse gli occhi presa da una vertigine improvvisa… quando riuscì a riaprirli sentì la sua mano stretta tra le mani di qualcun altro; “Draco…” cercò di dire, ma aveva la gola troppo secca. Draco la guardò negli occhi… “Non spegnerti mai piccola fiamma, non spegnerti mai mi raccomando…!”

Ginny fissava il nulla davanti a sé, presa soltanto dai suoi ricordi.
Era stato esattamente in quel momento, nelle segrete di Malfoy Manor, che Ginny aveva capito, tra la nebbia che le avvolgeva la mente delirante, la vera natura dei loro sentimenti. Si erano frequentati più per il divertimenti di vedere gli sguardi sconvolti dei loro compagni, la rabbia dei fratelli di Ginny, l’invidia delle ammiratrici di Draco, che per un reale interesse reciproco… erano così diversi da far credere che si sarebbero disintegrati se si fossero toccati anche solo per un istante… ma avevano trovato qualcosa che li univa: il divertimento, il bisogno di sfuggire a uno schema, la voglia di ribellione… Tutto era poi passato in secondo piano rispetto agli avvenimenti catastrofici del suo ultimo anno a Hogwarts…
Ma in quel momento di sofferenza, in cui si erano guardati negli occhi, Ginny aveva sentito che quello che era iniziato quasi per gioco era diventato un legame forte, di passione, di affetto… di amore…C’era una promessa in quegli occhi, ti verrò a salvare, resisti piccola, non spegnerti mai, e Ginny si era aggrappata a quella promessa con tutte le sue forze, per rimaner viva…
Lui non era mai venuto.

Ginny non riusciva ad alzare il viso verso lo specchio del suo camerino.
Forza Ginny. Non è successo nulla. Fai finta di niente, come quella volta che hai riconosciuto Cho dietro al banco della rosticceria. Non hai incontrato nessuno, non esiste nessun Draco Malfoy, non esiste più nessuna magia… Ora alza la testa, truccati, finisci di vestirti e vai sul palco. Non è cambiato nulla, devi alzarti e fare il tuo lavoro, come tutte le sere.
Ginny alzò la testa e guardò il proprio viso.
Giulie la fissava da dietro il vetro, con i suoi capelli rossi ben pettinati, il viso dai lineamenti eleganti, pallido in attesa del trucco, gli occhi bruno-dorati dalle lunghe ciglia scurite dal mascara, il bel fisico da ballerina… Giulie era una bellissima donna, capace di attirare su di se gli sguardi di tutti gli uomini nella sala, e lo sapeva.
Ginny era stata una delle ragazzine più amate della scuola, il “sorriso più bello di Hogwarts” come le aveva detto una volta scherzando il vecchio Vitious, ma Ginny giaceva, impolverata e lacera, nelle segrete di un castello, insieme ai resti della sua vecchia divisa di scuola.

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Capitolo 3
*** Incubo ***


Capitolo 3

Incubo

Un mangiamorte fece scattare la serratura. Ginny sentì l’ormai noto panico invaderle l’anima, il cuore saltò un battito e la bocca le si riempì di bile disgustosa; si rannicchiò contro la parete pur sapendo che non avrebbe potuto impedire a quelle bestie di fare di lei ciò che preferivano…ma stavolta non era venuto a violentarla: la fece alzare con uno strattone, le legò strettamente i polsi, ghignando nel sentirla gemere di dolore, e la condusse fuori spintonandola con violenza. La fece uscire nel parco e lei vide con orrore che si stava svolgendo una tremenda battaglia: riconobbe volti di amici, alcuni dei suoi fratelli, Ron…Ron stava lottando contro un mangiamorte che aveva catturato Hermione e la tratteneva con il braccio libero.
Ginny tentò di urlare e voltare la testa per non vedere tutto quello scempio di corpi calpestati, per non sentire tutto quell’odore di carne bruciata e di sangue, ma il mangiamorte dietro di lei le prese la testa bloccandola in modo che fosse costretta a guardare.
Vide Charlie e Bill impegnati in un combattimento, poi li perse di vista. Vide il mangiamorte che aveva catturato Hermione usare il corpo della ragazza come scudo da una maledizione lanciata da Ron, che la colpì in pieno petto, uccidendola. Vide Ron accasciarsi al terreno con un urlo disumano, senza difendersi più dagli attacchi e venire ucciso in meno di un minuto. Vide Neville già morto, con un rivolo di sangue che usciva ancora dalla bocca spalancata. Vide di nuovo Charlie, uccidere tre o quattro mangiamorte, urlando e dimenandosi come un leone ferito, per poi essere colpito da un’Avada Kedavra alle spalle.
Ginny non riusciva più a urlare. Seguiva tutto con gli occhi spalancati dal terrore, aspettando il suo turno per raggiungere i famigliari.
Vide Silente, suo padre, Lupin… combattere tutti insieme, fianco a fianco; li vide uccidere finalmente la Lenstrange, uccidere ragazzi giovani come lo stesso Goyle, e poi cadere uno dopo l’altro. I corpi erano tutti mescolati sul terreno, non c’era modo di capire chi avesse subito più perdite. Silente resistette più a lungo… lo vide colpire i mangiamorte con incantesimi sconosciuti, di una potenza strepitosa, sebbene fosse già vecchio e più volte ferito.
Improvvisamente tutto si fermò: Harry Potter aveva trovato Voldemort e stavano combattendo. Tutti si fermarono un istante per guardare il punto in cui era iniziato il combattimento all’ultimo sangue. Ginny ormai non vedeva più nulla attraverso le lacrime. Il combattimento sembrò eterno, finchè Harry non puntò la bacchetta contro il proprio petto e gridò una formula sconosciuta; mentre pronunciava l’ultima sillaba agguantò con la mano libera il collo di Voldemort che, sconvolto, aveva abbassato la guardia: si sprigionò una luce abbagliante e Ginny non vide più nulla per alcuni momenti. Sentì il combattimento riprendere, ma i mangiamorte non avevano più nulla per cui battersi… L’Oscuro Signore era morto.
Ginny vide Silente cadere inginocchio e voltarsi dalla sua parte. Avrebbe potuto giurare che i loro sguardi si erano incontrati e che Silente le aveva detto qualcosa… Lo vide lanciare un incantesimo verso i mangiamorte alle sue spalle e accasciarsi finalmente al suolo…

Il sogno finiva sempre li, per il semplice fatto che non c’era altro da ricordare: lei aveva perso i sensi e si era risvegliata in un ospedale babbano.
Ginny si asciugò le lacrime, come tutte le volte che si svegliava, in piena notte in preda allo stesso incubo. Si rigirò nel letto. Il pensiero di Draco non la voleva abbandonare. Aveva il presentimento che si sarebbe rifatto vivo. Stupida idiota, che ti è saltato in testa di dirgli dove lavori?! Si maledisse più volte ma ormai il danno era fatto e c’era solo da sperare che, nel momento in cui avesse visto cos’era diventata, se ne sarebbe andato per sempre.

Non passarono molti giorni. Il giovedì sera, la serata meno affollata, Ginny lo scorse mentre ballava. Era abituata a guardare gli uomini seduti nel locale, continuando il suo ballo sul palco: doveva capire a chi sarebbe stato prudente non avvicinarsi nel momento in cui sarebbe dovuta scendere dal palco per raccogliere le mance.
Draco era solo, seduto in fondo alla sala, al tavolino d’angolo, quello dove si sedevano di solito i ragazzini, intimiditi dalla prima esperienza in un club di spogliarelliste. Giocherellava con la cannuccia del drink e teneva gli occhi fissi su di lei con una espressione indecifrabile; da un segno di rossetto sul colletto della camicia capì che le ragazze che si erano esibite prima di lei dovevano aver tentato di coinvolgerlo... bè non c’era da stupirsi, pensò osservandolo con occhio critico, niente male, decisamente niente male: aria distinta, eleganza innata, viso attraente.
Scese dal palco seguendo le note languide della musica e si sedette in una posa sexy sul tavolo di due clienti abituali, invitandoli a slacciare il nodo del corsetto; si rialzò lasciando cadere le spalline… dopo pochi passi il corsetto scivolò a terra, rivelando il suo fisico perfetto. Incominciò a cantare, con la stessa voce sexy e falsa che Draco le aveva sentito usare per strada. Si sedeva in braccio agli uomini dall’apparenza più di classe, sfiorava passando, le spalle e le gambe dei ragazzi più giovani… sapeva che molti di quegli uomini erano venuti apposta per vedere lei, adoravano Giulie Weasel…
Seguendo il suo solito percorso fu costretta a passare vicino al tavolo di Draco. Gli sfiorò appena la spalla, senza sedersi sul suo tavolo o sulle sue gambe, tuttavia lo guardò direttamente negli occhi, senza tradire nessuna emozione, come se fosse stato uno qualsiasi degli altri clienti. Draco ricambiò lo sguardo con la stessa espressione piatta, ma bloccò la sua mano, chiudendo con gentilezza le sue dita attorno a un pezzo di carta, come gli altri signori facevano a volte con le mance…
Ginny proseguì il suo giro, infilando il biglietto nello slip ricamato insieme ai soldi… risalì sul palco e finì il suo numero.

Hyde park corner, Domattina ore dieci. D.

******

Grazie a klaretta per la prima recensione di questa storia! Purtroppo devo deluderti, cho ha fatto solo una comparsa, non c’entra nella storia.
Approfitto per chiarire una cosa: è una OOC per quanto riguarda Draco, ma il suo cambiamento è motivato e spiegato nella storia.
Ciao a tutti
Opy

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Capitolo 4
*** Lasciami nella mia favola ***


Capitolo 4

Lasciami nella mia favola

Draco la vide arrivare da lontano; come pochi giorni prima, quando l’aveva rivista dopo tanto tempo, la riconobbe senza il minimo dubbio tra mille passanti. Aveva ancora quella grazia innata che l’aveva sempre contraddistinta, quella camminata leggera e inconsapevolmente sensuale, quasi fluttuasse veloce tra le persone. Al contrario della sera prima, aveva i capelli sciolti sulla schiena: Draco ricordò con una fitta al cuore l’ultima volta che li aveva accarezzati. Scosse la testa, come per mandare via quel pensiero, e si ricompose appena in tempo, prima di ritrovarsela davanti.
Indossava una giacca di pelle verde scuro, aderente e sfiancata, lunga fin sotto la cortissima minigonna; gli stivali, alti fino al ginocchio, erano della stessa tonalità. Il verde faceva risaltare il colore caldo dei suoi capelli; Draco non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, era bellissima, come una fata irlandese delle fiabe babbane.
Cercò di sorriderle; le porse il braccio, con una classe inconsueta in un ragazzo della sua età, e le chiese “Facciamo due passi?”. Ginny, dopo un attimo di esitazione, infilò la mano infreddolita sotto il suo avambraccio, facendo un lieve cenno di assenso con la testa. Camminarono in silenzio per un po’, presi dai rispettivi pensieri e a disagio per l’improvvisa vicinanza.
Draco non riuscì più a trattenersi:
“Come mai una Grifondoro come te indossa con tanta noncuranza i colori di Serpeverde?”
Ginny fece una risatina, breve ma spontanea, e per un istante fu come se il vecchio Draco e la vecchia Ginny potessero ritornare, tra battutine taglienti e risposte ironiche. Fu un istante, percepito da entrambi… ma solo un brevissimo istante. E già la risata di Ginny si trasformava in un sorriso amaro; subito ritornò la donna sofisticata e fredda che si faceva chiamare Giulie Weasel.
“Non esistono più Grifondoro e Serpeverde, Draco. Non esiste più Hogwarts… ora sono libera di indossare il mio colore preferito, se voglio.”
Draco, che per un istante aveva creduto di poter riafferrare una briciola della sua piccola fiamma, rimase deluso e non poté far altro che mormorare che si, stava bene vestita di verde, davvero bene.

Stavano di nuovo camminando in silenzio da almeno dieci minuti. Ginny lo osservava con la coda dell’occhio: era diventato un uomo fine ed elegante, con un fascino davvero fuori dal comune; ora che aveva perso l’aria da bello e dannato e quell’arroganza che aveva da ragazzo, avrebbe potuto passare per un principe nordico, con quei capelli biondi e quegli occhi chiarissimi, in visita nella vecchia Londra. Era sempre stato molto più alto di lei: si stupì di come riusciva a ricordare esattamente a quale altezza sul petto del ragazzo, si sarebbe appoggiata la sua fronte se lui l’avesse abbracciata.
Draco si fermò per sedersi su una pachina e aspettò che anche lei facesse lo stesso. “Sono contento che tu sia venuta…” sussurrò dolcemente.
“Non credo di aver avuto molta scelta. Non mi avresti lasciata in pace. Anche se devo ammettere che speravo non ti saresti rifatto vivo dopo aver visto dove lavoro.” Ginny non lo guardava ora; teneva gli occhi fissi su uno scoiattolino grigio, intento a cercare qualcosa tra le foglie secche, accumulate sul ciglio del sentiero.
Draco le prese gentilmente il viso con una mano e la costrinse a guardarlo. “Perché lo fai?”
“Perché faccio cosa?”
“Perché ti spogli. Perché hai scelto quel lavoro. Ginny, ho visto come ti guardano… ho visto cosa immaginano di farti. È così… umiliante…”
Ginny spostò la mano di lui e lo guardò gelidamente.
“Umiliante? Sono stata usata come una puttana da un decina i mangiamorte! Cosa vuoi che mi importi se ogni sera venti uomini mi guardano come se lo fossi?! Almeno nessuno di loro oserebbe toccarmi. E per quanto riguarda il ‘come mi guardano’… i loro sguardi non sono nulla, non dopo che ho dovuto subire lo sguardo di immenso disprezzo del tuo caro paparino, mentre animali come Minus o i tuoi amici Tiger e Goyle, facevano su di me le loro porcherie!”
Ginny era balzata in piedi, ansante, mentre una rabbia cieca le esplodeva dentro. Si coprì il viso con le mani; la sua facciata di ghiaccio si stava sgretolando, le emozioni chiuse nel cuore per cinque lunghi anni non erano sparite come pensava. Ed era tutta colpa di Draco se quel fragile equilibrio che aveva raggiunto stava andando in mille pezzi. “Non sapevo fare niente quando sono uscita dall’ospedale. Avevo bisogno di soldi, ed è capitato. È un lavoro come un altro” mormorò semplicemente mentre si risedeva.
“Mi dispiace Ginny… Scusami. Non avrei dovuto dirtelo.”
“Il grande Draco Malfoy che chiede scusa?!? Lascia perdere, non sei capace. Adesso dimmi perché hai voluto vedermi e facciamola finita.”
“Ginny…”
“No, Draco. Non dirmi che volevi vedermi e basta, non dirmi una cosa del genere…”
“Ma è così Ginny!! Voglio sapere di te. Come credi che possa far finta di non conoscerti?!”
“Come fanno tutti gli altri. Ma evidentemente non è una cosa che ti si addice, tu devi sempre fare di testa tua, vero?”
Ginny sospirò rassegnata, poi riprese a parlare con voce piatta:
“Mi sono svegliata dal coma in un ospedale babbano, mi hanno chiesto il mio nome e io stavo per dire Ginevra Weasley… poi, non so perché, non ce l’ho fatta e ho sparato Giulie Weasel, nata a Liverpool, orfana, 18 anni, anche se in realtà ne avevo ancora 17, così non mi avrebbero trattata da minorenne con tutte le conseguenze… Buffo vero? Il soprannome con cui mi chiamavi con tanto disprezzo nei primi anni di scuola è diventato il mio cognome… Comunque non mi hanno voluto dire come ero arrivata all’ospedale, immagino che mi abbiano trovata, non mi interessa. Mi hanno detto che avevo subito lesioni molto gravi e mi hanno chiesto se ricordavo il viso o qualcosa del mio stupratore… io ho detto di no, o avrei dovuto dare almeno sette o otto identikit e sarebbe stato un po’ imbarazzante… tanto dubito che ci sia qualcuno ancora vivo. Una volta guarita, le infermiere mi hanno aiutato a trovare l’appartamento e un lavoretto come barista, ma guadagnavo troppo poco. Ho conosciuto Kris, la ragazza bionda dell’altro giorno, e sono finita con lei a fare la spogliarellista. Voilà, ecco la sua bella favolina Mr. Malfoy. Ora può dormire tranquillo?”
Ginny lo guardò ma non ottenne risposta; riprese fiato e continuò:
“Sono cinque anni che non faccio un incantesimo, la mia bacchetta è probabilmente distrutta da qualche parte a Malfoy Manor, ma non me ne frega niente. In fondo si sta bene anche senza e non so neanche se ne sarei ancora capace. Non sono più stata a Diagon Alley o a Hogsmeade, non so che fine ha fatto il castello di Hogwarts. Non so più nulla, e non voglio saperlo. Sono riuscita a tirare avanti, in un modo o nell’altro, come hanno fatto gli altri che non sono morti quel giorno.”
Ora fu il suo turno di prendere il viso di Draco tra le mani per farsi guardare negli occhi.
“Io non so dove tu sia stato per tutto questo tempo. Ma se non lo capisci da solo te lo dirò io: nessuno vuole sapere più nulla. C’è stata troppa sofferenza, troppe perdite, nessuno sopporta di guardare negli occhi qualcun altro che ha patito il suo stesso tormento. Non si può non notarsi, la magia si sente, si distingue in mezzo a tutti i gabbani… ma è possibile ignorarsi e lasciare vivere agli altri quell’apparenza di vita che si sono costruiti con fatica dopo… dopo quello che è successo.”
“Ma non è vita! È solo una… recita!”
“Esatto Draco! È una finzione, una favola. Ma è l’unica possibilità di tirare avanti per noi! Non capisci? La realtà fa troppo male! Vivere ricordando quello che è stato vorrebbe dire vivere soffrendo ogni giorno per quello che non c’è più, per la vita che avevi sognato e non arriverà mai, per le persone che vorresti al tuo fianco e non puoi avere! Se fai credere al mondo che hai dimenticato… un po’ te ne convinci, sopravvivi, puoi sorridere, puoi far finta di vivere…”
Draco era sconvolto: non riusciva a credere che la ragazzina ribelle e passionale che aveva conosciuto, si fosse trasformata in questa donna rassegnata, che accettava di vivere una finzione per non guardare in faccia alla realtà…
“Non puoi vivere così.”
“Si che posso Draco. Devo farlo. Perché se guardassi dritto negli occhi altri maghi e streghe che sono sopravvissuti, non potrei fare a meno di odiarli perché loro ce l’hanno fatta mentre nessuno della mia famiglia ora è qui con me! Se li guardassi in faccia non potrei fare a meno di torturarmi con mille perché fino a morirne!” La voce di Ginny saliva, diventando quasi isterica “Come adesso che ti guardo e non posso evitare di chiedermi perché hai lasciato che mi facessero tutte quelle cose, perché non sei venuto a portarmi via, dov’eri tu mentre tutti combattevano… Sei qui sano e salvo, mentre nessuno dei miei SEI fratelli, bravi quanto te, si è salvato quel giorno! …Dov’eri tu mentre i tuoi amici mi violentavano! Dov’eri!!”
Ginny si alzò e scappò, di corsa, accecata dalle lacrime e dalla rabbia che in tutto quel tempo era rimasta chiusa nel suo cuore. Come osava distruggere tutto? Come osava venire a dirle come doveva vivere dopo tutta la fatica che aveva fatto per costruirsi quella … ombra di vita? Come osava parlarle dopo che l’aveva abbandonata quando aveva bisognosi lui! Come osava ripresentarsi… Come poteva!
Qualcuno la prese con un braccio e lei si ritrovò a singhiozzare, presa tra due braccia forti… Ginny alzò il viso e guardò negli occhi Draco; c’era tanta sofferenza anche nei suoi occhi, Ginny la riconobbe anche se non ragionava quasi più dalla rabbia… ma non poteva permettersi di avere compassione per lui, non poteva permetterselo a meno di perdere tutto quello che era riuscita a conquistare in cinque anni: equilibrio, giorni senza lacrime, stabilità mentale…
“Non cercarmi più. Non venire al locale, non chiamarmi, non scrivermi. Lasciami nella mia piccola favola di una vita quasi normale. È tutto finito, Draco. Non c’è più nulla per cui continuare a vivere nel mondo della magia… il nostro vecchio mondo è completamente sparito. Lascia che io tenti a modo mio di vivere in questo.”
Parole sussurrate, piene di lacrime e dolore, parole che avevano qualcosa di definitivo e, nella loro semplicità, spiegavano il complesso e delicato equilibrio nella vita della ragazza, equilibrio che Draco sapeva di aver spezzato. Ginny si allontanò lentamente e, prima che fosse abbastanza lontana per non sentire, Draco le disse, con lo stesso tono semplice e sofferto:
“Mi dispiace Ginny, non volevo farti del male. Ma adesso non sarai capace di ignorarmi.”

******

Grazie per tutti i complimenti! Per la storia dei capitoli più lunghi ci proverò… se proprio non ci riesco… Ve ne infilo due alla volta ok?? Ciao a tutti!

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Capitolo 5
*** Persecuzione dal passato ***


Capitolo 5

Persecuzione dal passato

Entrò in casa, una notte dopo il lavoro, con ancora addosso i resti del trucco; si accorse immediatamente dell’intruso. Scosse il capo, per niente sconvolta, e disse stancamente “Non ricordavo di averti dato le chiavi”. Si tolse la giacca e, non ottenendo risposta, si voltò per guardare in viso la figura nell’ombra; Draco si era addormentato aspettandola, sulla poltrona del salotto. Ginny non riuscì a trattenere un sorrisetto e gli si avvicinò. In fondo se l’aspettava: lui non si arrendeva mai.

“Perché sei tornato?” mormorò sedendosi sul bracciolo in modo da poterlo guardare in faccia “Perché sei venuto a sconvolgere la mia vita un’altra volta? Perché… come uno spirito del passato pretendi di farmi tornare indietro nel tempo, di farmi ricordare, di rigirare il coltello nella piaga…”
Draco si agitò nel sonno ed emise un lamento. Ginny senza rendersene conto gli strinse una mano per rassicurarlo, riconoscendo nel tremito del ragazzo l’incubo che disturbava anche il suo sonno, notte dopo notte dopo notte… Il tremito si fermò al suo tocco e Draco aprì gli occhi, fissandoli in quelli della ragazza; incredibilmente intensi, incredibilmente tristi, colmi di una richiesta di conforto, disperata, urgente, urlata nel silenzio. Senza avere possibilità di opporsi Ginny si ritrovò schiacciata contro il suo petto, in un abbraccio che pareva volerla stritolare. Si irrigidì ma la stretta non accennava a diminuire, facendosi tuttavia più dolce. Inebriandosi di quella sensazione di calore si abbandonò completamente e chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro il collo caldo di Draco, cullata dal battito del suo cuore.

Riaprì gli occhi, ridestata da uno spiffero d’aria fredda. In un istante si rese conto che era l’alba e aveva passato la notte tra le braccia di Draco Malfoy; la prima notte senza incubi dopo tanto, tanto tempo. Si alzò, sgusciando via dalla sua stretta senza svegliarlo e si diresse in cucina. Si fece un caffè e si mise a sorseggiarlo guardando il cielo schiarirsi, dalla finestra aperta, per far entrare un po’ di aria frizzante… Chiuse gli occhi e sospirò profondamente.

“Non può finire così.”
Ginny si volse bruscamente. Draco era in piedi, appoggiato allo stipite della porta; aveva parlato pianissimo ma nel silenzio era sembrato un urlo. Si fissarono per qualche istante in cui il ronzio del frigorifero sembrò riempire la stanza. Poi Draco parlò di nuovo.
“Il nostro mondo.” specificò “Non può sparire così.”
“E’ già sparito, te l’ho detto. E mi sembrava anche di averti chiesto di starmi alla larga.” Ginny parlò con un tono piatto e distante, come il suo sguardo, ora perso nel vuoto.
“Non è sparito. Ci sono ancora maghi, ci sono ancora persone che possono ricordare e insegnare la magia…”
“Ma nessuno VUOLE ricordare, in che lingua te lo devo dire? Io non voglio ricordare. È tutto sparito, perso… per sempre.”
“No.”
“Si, Draco! È finita! Ci vogliono persone per far rivivere un mondo morto, persone con la voglia di vivere, di amare, di sacrificarsi… Nessuno vuole più nulla.”
“E tu lo accetti?!? Accetti che tradizioni vecchie di migliaia di anni vadano perdute, accetti che i bambini che nasceranno con poteri magici vengano creduti squilibrati… Accetti che tutto sia perduto?!”
Ora Draco urlava. Ma lei urlò più forte:
“Io non voglio ripensare alla magia, a quello che c’era, a quello che mi è stato strappato! Tutte le persone che amavo sono morte! Per quanto mi riguarda, IL MIO MONDO È PERSO PER SEMPRE. Ed io l’ho dovuto accettare tanto tempo fa!”
“Io ho fatto parte del tuo mondo… E sono qui adesso. Ma ero convinto che tu fossi diversa, ero convinto che niente ti avrebbe spenta. Forse avevi ragione: non sei più la mia piccola fiamma…”
Aveva parlato freddamente, con uno sguardo di ghiaccio, e a Ginny sembrò di rivedere lo stronzo ragazzino dall’insopportabile aria di superiorità, che l’aveva maltrattata nei primi anni di scuola. Ma le sue parole avevano l’amarezza di un’illusione improvvisamente andata in mille pezzi…
Ginny non riusciva più a guardarlo in viso.
Draco attese un istante e disse “Magari verrò a vederti al locale una sera… Giulie Weasel”; poi sparì dalla porta d’ingresso.
Ginny si accasciò quasi tremando.
Poi Giulie Weasel si alzò in piedi e si diresse verso la stanza da letto.
The show must go on. Lo spettacolo deve continuare. La vita… quella si era fermata da un pezzo.

***********

lo so che è corto anche questo e avevo detto che provavo a farli più lunghi…. I’m so sorry… purtroppo non sono una scrittrice e faccio quello che posso; la frase finale mi piaceva ma dopo non riuscivo a proseguire quindi ho cambiato scena e capitolo… eh eh

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Capitolo 6
*** Un fiore sporco di sangue ***


Capitolo 6

Un fiore sporco di sangue

Draco aprì con un calcio nervoso la porta del suo appartamento, nel pieno centro di Londra.

Nessuno avrebbe creduto che quel ragazzino viziato proveniente da un’antica famiglia di maghi purosangue, cresciuto nella convinzione che i babbani e i mezzosangue si potessero soltanto disprezzare, potesse un giorno abitare una casa del genere. Era una casa piena di tutte le comodità e le tecnologie babbane: Draco era in grado di usare perfettamente televisione, computer, elettrodomestici… e li apprezzava; aveva studiato la storia babbana, conosceva la loro coltura, la loro scienza… cinque anni di viaggi in giro per il mondo l’avevano aiutato a capire molte cose. Aveva scoperto di amare l’arte: si era emozionato davanti ai capolavori dei grandi artisti italiani del rinascimento, davanti ai quadri degli impressionisti francesi, davanti alle meraviglie architettoniche del mondo moderno. Ma ancora di più aveva scoperto che, contrariamente a quanto credeva, la curiosità verso tutto ciò che era babbano non gli impediva di tenere vive le proprie tradizioni e che la conoscenza di entrambi gli aspetti del mondo gli permetteva di trovarsi bene in ogni situazione: sapeva prepararsi una pozione contro il mal di testa, ma ora sapeva che, in mancanza di un calderone, la caramella che i gabbani chiamavano “aspirina” poteva aiutarlo ugualmente… I babbani non erano poi così stupidi, in definitiva.
Draco avrebbe voluto con tutto se stesso raccontare a Ginny tutto ciò che aveva scoperto nei suoi viaggi, tutto ciò che aveva imparato… quanto profondamente era cambiato.
Ma lei non glielo aveva permesso.

Si diresse al lettore CD e mise un disco di musica classica.
Si guardò intorno. Era fiero di casa sua, come era fiero di se stesso e di ciò che aveva finalmente capito: tutto ciò che aveva intorno rispecchiava perfettamente quello che aveva appreso in quegli anni. La sua casa poteva sembrare una strana accozzaglia di antichità e tecnologia moderna, ma ai suoi occhi dimostrava che aveva raggiunto il suo scopo, aveva unito le cose buone del mondo babbano alla cultura della sua razza. Ad un lato del camino c’era un bel televisore a schermo piatto, mentre all’altro c’era un tavolo di legno macchiato, ricoperto di vecchie ampolle e scatoline e calderoni di varia misura. Draco aveva un telefono cellulare, ma in un angolo della sala c’era una grossa gabbia con un barbagianni addormentato: in alcuni casi la posta via gufo era decisamente più adatta. Di fianco a un computer portatile, chiuso sul tavolino di fronte al divano, era appoggiato un vecchio pensatoio di pietra…
Era stato nella casa di Ginny e non aveva visto nulla che appartenesse al mondo magico; Ginny si era lasciata tutto alle spalle e si era costruita una vita completamente babbana, dimenticando ciò che era, rinnegando la sua vera natura.

Su una cosa Ginny aveva ragione: il vecchio mondo non poteva rinascere, era morto.
Ma sulle sue ceneri, Draco era sicuro di poter ricostruire qualcosa di nuovo, un altro mondo magico, senza i punti deboli di quello vecchio.
Per la prima volta nella sua vita Draco aveva qualcosa per cui battersi: era questo che lo aveva cambiato così tanto… questo sogno. E ora aveva anche un altro sogno: avere vicino a sé la fonte della sua forza.
Il pensiero di Ginny lo aveva accompagnato e stimolato per tutto quel tempo: forse aveva pensato di potersi riscattare dalla colpa di non averla salvata, costruendo qualcosa di bello, per una volta nella vita, invece che distruggerlo. Ora l’aveva ritrovata viva… e la voleva con sè, voleva che combattesse con lui questa volta. Ginny era stata la sua forza da morta; da viva lo avrebbe reso imbattibile.
Draco non riusciva ad accettare che la sua fiamma si fosse spenta. Era sicuro che Ginny ci fosse ancora, nascosta da qualche parte, dietro questa nuova Giulie; la sua Ginny stava probabilmente urlando e battendosi come una furia per uscire dalla corazza di ghiaccio in cui il dolore e la sofferenza l’avevano rinchiusa. E lui l’avrebbe aiutata a ribellarsi a quella rassegnazione.
Colpì lo stereo con un pugno rischiando di farlo andare in frantumi. Se n’era andato da casa sua arrabbiato e deluso, con parole di cattiveria; il pensiero che forse sarebbero servite a scuoterla non lo consolava dalla paura di averle fatto troppo male… ancora.

Sprofondò nella poltrona con un bicchiere di scotch in mano; il suo sguardo addolorato non sfuggì a due occhi attenti che lo scrutavano da un angolo buio della grande sala. Una voce delicata interruppe i suoi pensieri.
“Non ha voluto ascoltarti?”
Draco non si voltò nemmeno.
“Non vuole ascoltare nulla…” mormorò lasciando il bicchiere sul tavolino e prendendosi la testa tra le mani. “Non è più lei.”
“Il dolore cambia le persone, Draco, ma le rende ancora più forti. La sua forza è solo nascosta, non è morta, ne sono convinta”
“La sua sofferenza è stata troppo grande. Forse l’ha macchiata per sempre. È tutta colpa mia, madre.”
Narcissa Malfoy si avvicinò lentamente.
“No. Non può essere. Se è forte come mi hai detto ce la farà. Avrà bisogno di tempo, ma si risveglierà.”
Draco le prese una mano e la strinse con affetto.
“Ho bisogno di lei.”
“E lei di te, Draco. Ne sono sicura.” Narcissa fece per allontanarsi. “Ora riposati; non hai dormito molto ultimamente.”
“Non dormo mai più di tanto.” Mormorò stancamente appoggiandosi allo schienale e chiuse gli occhi mentre Narcissa lasciava la stanza.

Lo stesso incubo, come ogni notte, la stessa immagine di quel corpicino martoriato, disteso insieme agli altri corpi, su quello che rimaneva del campo di battaglia; quella pelle bianca, splendente sotto la luce della luna, tutta macchiata di sangue.
Draco le spostò i capelli bagnati dal viso, per vederle gli occhi, le cercò freneticamente il battito del cuore sulla gola… batteva ancora!! Respirò, la prese in braccio e si smaterializzò.
Al San Mungo non c’era nessuno! Idiota! Chi credevi che ci fosse?! Cominciò a correre senza fiato, sotto la pioggia battente… Ma dove cazzo era un ospedale babbano? Finalmente un’insegna! Draco entrò correndo al pronto soccorso; venne accecato dalle luci al neon e non capì più nulla… Qualcuno gli tolse la sua Ginny dalle braccia, gli fecero delle domande, ma lui se ne stava lì, in ginocchio sul pavimento lucido, guardando una barella correre veloce lungo il corridoio…
Curarono anche lui. Draco non ricordava molto di quei momenti, probabilmente gli avevano dato un sedativo. Pochi giorni ed era di nuovo in sè, sufficientemente lucido per rispondere alle domande in modo non compromettente. Chiese come stava la ragazza che aveva portato, non disse che la conosceva, non disse nulla di lei… Con l’anima lacerata dal senso di colpa ascoltò il vecchio dottore parlargli di ferite gravi e profonde e di lesioni interne dovute a violenze, probabilmente ripetute, e a percosse disumane. Era priva di conoscenza ormai da molto tempo. Stavano facendo il possibile ma difficilmente si sarebbe salvata.
Draco se ne stava in silenzio, con i pugni stretti fino a piantarsi le unghie nella carne, cercando di non tradire la rabbia che lo divorava…Chiese di vederla; lo portarono da lei e lo lasciarono solo. Sembrava una bambina addormentata, su quel letto bianco. Draco le accarezzò i capelli pensando a quanto riusciva ad essere bella anche così, in coma profondo, con la pelle chiara piena di lividi ed escoriazioni.
“Addio piccola fiamma. Vorrei tanto che tu potessi aprire gli occhi almeno un istante, prima d andare via. Ma mi dicono che forse ti spegnerai in silenzio, senza accorgertene. Forse è meglio così, hai già sofferto tanto. Per me brillerai sempre, piccola, te lo prometto.”
Draco si concesse un ultimo abbraccio… poi se ne andò: non poteva sopportare di vederla morire.

Draco si svegliò sudato, senza riuscire più a respirare. Si era addormentato sulla poltrona. Odiava dormire: il ricordo del corpo pallido di Ginny tutto macchiato di sangue non gli dava tregua… ora più che mai. Si passò una manica sulla fronte.
Razza di idiota, perché non sei rimasto?! Se fossi stato con lei, quando si è svegliata… lei adesso non sarebbe… così! L’avresti aiutata, l’avresti portata con te…
No, è inutile piangere ora… Devi pensare a cosa fare con lei adesso! Sai cosa fare… Non puoi farle più male di quello che le hai già fatto. Devi farlo, devi provarle tutte.

Il mattino dopo una sorpresa attendeva Ginny: un barbagianni picchiettava con il becco al vetro della finestra, e aveva qualcosa tra le zampe. Ginny chiuse gli occhi sperando vivamente che sparisse, ma l’uccello rimaneva sul davanzale, in attesa.
Uscì dal letto maledicendo Draco con voce assonnata… aprì la finestra e slegò il pacchetto dalla zampina del gufo. Stava per richiudergli la finestra in faccia, poi si ricordò delle vecchie buone maniere e, sospirando, andò a prendere una ciotola d’acqua e qualche avanzo di cibo per metterli sul davanzale. L’animale le rivolse un’espressione compiaciuta… per quanto possa essere espressivo un barbagianni. Ginny non aveva mai avuto una gran passione per i gufi.
Si sedette sul divano e aprì il biglietto che accompagnava il pacco.

Ho interrotto la tua vita e ti ho fatto del male… di nuovo. Ma non posso permettere che tu dimentichi ciò che sei.
Su una cosa hai ragione: io non posso capire realmente quello che hai passato e non posso restituirti la vita che avevi sognato, tutte le persone che hai perso. Non ci sono stato quando avevi bisogno di me, e non potrò mai perdonare me stesso per quello che ti è successo. Però ti posso restituire qualcosa che ti appartiene. Viene da Malfoy Manor. D.

Ginny strappò la carta bianca attorno alla scatola. Tolse il coperchio e trovò una profumatissima gardenia dai petali screziati bianchi e rossi, come se sul fiore bianco fossero cadute delle gocce di sangue. Era bellissimo, Ginny lo sollevò: al gambo del fiore era legato con un nastrino un oggetto duro e sottile; lo girò tra le dita poi lo lasciò cadere, come se si fosse improvvisamente ustionata, con un’espressione di panico negli occhi.

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Capitolo 7
*** Un muro di dolore ***


Capitolo 7

Un muro di dolore

Ginny se ne stava lì ormai da quasi un’ora, seduta sul divano a fissare la sua bacchetta magica caduta sul pavimento; perché era proprio la sua bacchetta, non c’erano dubbi. L’aveva sentito appena l’aveva toccata, la vibrazione, due energie che si riconoscono, la magia che aveva negato a se stessa per cinque anni… premeva per uscire, voleva essere usata.
“Perchè mi tormenti Draco? Non capisci che non voglio più saperne niente?”
Ma non era vero. Ora che ce l’aveva davanti, voleva usarla, voleva fare un incantesimo, voleva sentire la magia correre attraverso il sul corpo e sprigionarsi dalla punta della bacchetta.
Non ne aveva il coraggio. Era tutto qui il problema: il coraggio. La paura di trovarsi a metà tra un mondo che non aveva mai sentito suo e un mondo a cui sapeva di appartenere ma che era distrutto. Però ormai era inutile continuare a negare: da quando Draco era rientrato nella sua vita i fantasmi del passato non le davano pace; non faceva che accusarlo, nella sua mente, di averla lasciata sola, di non averla salvata dalla sofferenza, dall’aver dovuto veder morire tutte le persone che amava… ma non riusciva a smettere di pensare a lui. Dov’era stato? Che aveva fatto, cosa faceva ora? Perché non l’aveva ignorata passando, come facevano tutti?
Ginny raccolse un secondo pezzo di carta, rimasto nella scatola, e trovò un secondo messaggio di Draco:

Come vedi non era distrutta.
Ora c’è una cosa che devi vedere, Voglio che tu vada a Diagon Alley e giri attorno alla vecchia gelateria di Florian, dalla parte del fiume. Troverai qualcosa che ti dimostrerà che nulla e nessuno viene davvero dimenticato, anche se tutti credono di desiderarlo.
Fallo Ginny, ti prego.

Tornare a Diagon Alley? Ginny sentì la paura salire di nuovo fino a stringerle la gola in una morsa.
L’aveva incastrata. Ora doveva usare la bacchetta.
Ginny respirò, più volte, come se dovesse buttarsi in acqua… Allungò il braccio e afferrò con decisione la bacchetta. Era la sua, si adattava alla sua mano, c’erano ancora i graffi e i segni colorati rossi e oro che vi aveva impresso a scuola, per distinguerla. La soppesò, respirò di nuovo… Basta Ginny, ormai ci sei, devi provarci.
“Accio toast!”
Il sandwich volò dalla credenza e lei lo acchiappò al volo, anche se con fatica.
Scoppiò in una risata, la prima da chissà quanto tempo, senza sapere il perché… era così buffo ripensare a quando fare magie in giro per la casa, anche per compiere l’azione più banale, era la normalità… casa, la Tana… la risata di Ginny, si trasformò in un pianto, un pianto liberatorio, a calde lacrime… per la prima volta piangeva per la sua famiglia, per la mancanza che sentiva dei suoi fratelli, per il mondo che aveva perso… invece che piangere per il terrore che provava nell’incubo di ogni notte, rivivendo i momenti del massacro.
Ora non poteva più tirarsi indietro.
Avrebbe dovuto affrontare la paura.

Arrivò a Diagon Alley quasi senza pensare, come se i suoi piedi conoscessero perfettamente la strada da percorrere; di nuovo senza rendersene conto aveva toccato le pietre del muro nel giusto ordine ed esso si era aperto per farla passare. Diagon Alley l’aveva accolta con un silenzio quasi spettrale; tutti gli edifici erano fatiscenti, non c’era nulla esposto nelle vetrine polverose, non c’era nessuno per strada. Eppure la vita pulsava di nuovo, di nascosto, Ginny la sentiva, c’erano persone, celate dietro i vetri sporchi dei negozi, tra le rovine… c’era la magia, inconfondibile, viva anche se debole... Ginny si sentiva osservata ad ogni passo, si girava indietro, si guardava attorno con timore.
In poco tempo raggiunse quello che un tempo era il locale di Florian Fortebraccio. Le sembrava tutto un brutto sogno, pensò che forse ora avrebbe aperto gli occhi e avrebbe ritrovato i tavolini occupati dagli studenti con le sciarpe colorate e l’aria piena di risate e di profumo di gelato… Invece tutto restava scolorito e silenzioso, la porta era sbarrata, il locale buio e sporco.
Ginny girò intorno al locale, seguendo le istruzioni di Draco, e si ritrovò proprio di fronte al Muro.

Il nome di Harry era scritto in grosse lettere stampate, proprio al centro del muro, forse era stato il primo ad essere inserito.
Ginny sorrise dolcemente ai due nomi indicati appena sotto quello del grande eroe: Ronald Weasley ed Hermione Granger, scritti vicini vicini, come lo erano stati da vivi.
Albus Silente era stato aggiunto con una calligrafia elegante ed antiquata.
Arthur e Molly Weasley.
Ginny ebbe un sussulto; tese una mano per accarezzare i nomi dei genitori e non riuscì più a trattenere le lacrime.
Fred Weasley.
George Weasley.
Charlie Weasley.
Percy Weasley.
Ogni nome, mille ricordi. Ogni ricordo, mille lacrime da versare, contenute dentro il piccolo cuore gelato di Ginny.
Ginny riconobbe altri nomi, altre storie.
Severus Piton, ucciso da Voldemort stesso.
Luna Lovegood, fidanzata di Neville, una delle ragazze catturate con lei per il divertimento degli assassini. Ginny non aveva mai saputo se alcune di loro fossero sopravvissute.
Remus e Ninphadora Lupin, morti in battaglia dopo soli due mesi di matrimonio.
Ginny aveva male agli occhi per il pianto. Aveva letto tutti i nomi, dal primo all’ultimo, ricordando ogni particolare di ogni viso e di ogni vita, ricordi che credeva di aver rimosso per sempre, e per ognuno di essi aveva versato tutte le lacrime trattenute negli ultimi cinque anni. Sembrava impossibile che un muro scarabocchiato potesse essere la fonte di un tale dolore.

Ginny sentì qualcuno alle proprie spalle.
“Manca Bill.”
“Vuoi aggiungere il suo nome?” chiese Draco, rivolgendole uno sguardo indecifrabile.
“No. Non mi interessa… e non ne ho bisogno. Tutti loro saranno sempre nel mio cuore, in ogni istante della mia vita…”
Dopo una pausa Ginny lo guardò finalmente in viso; “è possibile che qualcuno sia stato scritto ma in realtà sia ancora vivo?”. Draco le sorrise, le prese una mano e la fece inginocchiare di fianco a lui, indicandole un nome scritto alla base del muro: Ginevra Weasley. Ginny si coprì la bocca con una mano, trattenendo un gridolino. La fece rialzare gentilmente. “Come vedi è possibile. Molti di noi si sono nascosti e se nessuno li ha riconosciuti vengono creduti morti. C’era anche il mio nome. L’ho cancellato io stesso pochi giorni fa. Vuoi cancellare il tuo?”
“No, non mi interessa.”
“Sei sicura?”
“Si, forse la mia vita è finita davvero quel giorno. Chiunque l’abbia scritto aveva ragione: Ginevra non esiste più, tu sei l’unico che mi chiama ancora Ginny… mi sto rendendo conto adesso di quanto mi sembra strano”.
Ginny gli aveva voltato le spalle e se ne stava andando, ma Draco la bloccò trattenendola per un braccio e costringendola a guardarlo.
“Se ti dimostrassi che il nostro mondo non è finito mi ascolteresti?”
“Che cosa dovrei ascoltare?”
Draco si avvicinò, tuffando i propri occhi grigi in quelli di lei, a cui le lacrime donavano un briciolo della luminosità di una volta. I loro visi erano a pochi centimetri uno dall’altro; Ginny riusciva a sentire il respiro caldo di Draco mentre parlava.
“Il motivo per cui non accetto che tu getti via così la tua vita.”
Ginny fece per parlare, ma un dito di Draco appoggiato dolcemente sulle sue labbra glielo impedì.
“Dammi le mani.” Sussurrò senza spostare lo sguardo di un millimetro. Ginny esitò un istante, poi sollevò le mani guantate e lasciò che Draco le stringesse tra le sue.
Si sentì un CRACK e Ginny si ritrovò in una altro luogo, ansimante.
“Potevi almeno avvertirmi che mi avresti smaterializzata!! Non sono più abituata!”
Draco sogghignava, osservandola tossicchiare.
“Dove diavolo siamo?”
“Hogsmeade.”

*********

Grazie a tutti dei complimenti!
Per mewina che dice di amare le storie tristi: hai provato a leggere l’altra mia ff “Alba invernale”? Se hai voglia di farti una lacrimuccia…. Ciao!! E grazie.
A chi interessasse, la storia sarà di circa 19 o 20 capitoli, per la maggioranza già scritti, quindi sono sicura di non lasciarla in sospeso.

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Capitolo 8
*** Non puoi negare ciò che sei ***


Capitolo 8

Non puoi negare ciò che sei

Ginny seguiva Draco in silenzio.
Era freddo; aveva tirato fuori dalla tasca una fascia di lana, bianca come i guanti, e l’aveva usata per ripararsi le orecchie. Con quel fisico minuto, l’espressione imbronciata sul visetto senza trucco, i capelli rosso acceso, arricciati dall’umidità, tirati indietro dalla fascia… nessuno avrebbe creduto che quella bambina potesse avere 22 anni e lavorare come spogliarellista in un lussuoso night di Londra.
Draco dovette trattenersi dall’impulso di abbracciarla, di dirle che era tutto finito, che d’ora in poi l’avrebbe sempre protetta da tutto… continuò a camminare, accertandosi con la coda dell’occhio che lei lo seguisse.

A Hogsmeade il tempo sembrava essersi fermato.
Cinque anni erano passati dall’ultima volta che Ginny era stata lì, ma nulla era stato spostato… era come entrare sul set deserto di un film già visto. Mancava solo il rumore: il chiacchiericcio degli studenti, la musica che si sentiva sempre passando davanti ai Tre Manici di Scopa… Mancava il profumo dei dolci di Mielandia e le risate dei ragazzi all’uscita del negozio di Zonko: le due vetrine, attorno alle quali una volta si radunavano capannelli di studenti dai mantelli neri, erano sbarrate, come quella di Florian a Diagon Alley.

Draco la prese per mano e le indicò il portone di una casa, davanti alla quale un vecchissimo mago lavorava, seduto su una sedia vecchia più o meno quanto lui… Ginny si avvicinò e vide che stava intagliando una bacchetta; aveva una cesta ai piedi, piena di bacchette nuove, di varie misure e di diversi legni, e una scatola sulle ginocchia, dallo strano contenuto: piume colorate, crine di unicorno, scaglie di qualche strano rettile… le “anime” delle bacchette…
Ginny rivolse a Draco uno sguardo interrogativo e lui le fece cenno di seguirlo ancora; arrivarono a una casa un po’ isolata, con grandi finestre e un’ampio cancello. Draco condusse Ginny vicino a una finestra per farla guardare dentro: c’erano 6 o 7 bambini seduti in cerchio su un grande tappeto, attorno a una grassa strega con una bacchetta in mano; Ginny notò che un braccio della strega pendeva inerte lungo il suo fianco, sembrava paralizzato. I bambini dovevano avere meno di dieci anni, dovevano essere troppo piccoli per ricordare qualcosa della guerra che aveva devastato il mondo come lo conoscevano lei e Draco… ma la strega doveva aver combattuto, pensò Ginny. I bambini sollevarono tutti la bacchetta e tentarono di ripetere il movimento compiuto dalla strega: alcune piume bianche si sollevarono e cominciarono a svolazzare per la stanza. Ginny guardava con le lacrime agli occhi, ma un sorriso di tenerezza apparso sulle sue labbra, sincero, non era sfuggito a Draco. Le sorrise quando lei si girò indietro.
“Non è tutto finito, Ginny. Te l’avevo detto: c’è ancora chi ricorda e può insegnare la magia. E adesso hai visto che c’è anche chi può imparare. Il nostro mondo non è morto!”
“Perché mi hai portato qui?”
“Per dimostrarti che nulla viene mai distrutto completamente… e che può rinascere qualcosa di nuovo.”
Ginny abbassò lo sguardo.
“Rinascere per cosa? Per sfornare un altro mago completamente pazzo, che odi i babbani e i mezzosangue e che scateni un altro massacro…”
“Guardami Ginny. Guardami in faccia.”
Lei obbedì, ma ora la sua bocca aveva una piega amara…
“Non ti ricordi com’ero? Io disprezzavo tutti quelli che non erano come me, che non erano alla mia altezza… ma adesso tutti quei pregiudizi non hanno più senso! Probabilmente io e te siamo tra gli ultimi ‘purosangue’… Tu non hai voluto sapere niente di ciò che mi è successo in questi cinque anni, ma io voglio raccontartelo, perché voglio che tu capisca quello che ho capito io… e che tu capisca che vale ancora la pena di battersi per il nostro mondo. Sono cambiato Ginny. E posso dimostrartelo se vuoi…”
La guardava negli occhi, quasi implorante.
“Dammi le mani. Ti chiedo di fidarti di me ancora una volta…”

CRACK.
“A costo di essere ripetitiva: dove diavolo siamo?”
“A casa mia.”
Ginny si guardò intorno e spalancò gli occhi: computer, televisore… ad una parete era appesa una grande riproduzione della “Notte stellata” di Van Gogh… Lo guardò come se si fosse appena convinta che doveva essere rinchiuso in una clinica neurologica…
Draco scoppiò a ridere forte.
“Ci credi adesso?”
“Che sei impazzito? Si, non ho alcun dubbio.”
La prese per mano continuando a ridere.
“Dai, vieni. C’è una persona che voglio presentarti.”

Ginny lo seguì in un salottino dall’arredamento più classico; una donna bionda, seduta a un tavolo di legno scuro, stava leggendo una copia di “Cime tempestose”.
“Mamma?”
“Si…? Oh, Draco scusami, questa storia è così… triste!” mormorò la donna alzando il bel viso e asciugandosi gli occhi con una fazzoletto. Draco rise di nuovo.
“Madre, ti vorrei presentare Ginevra Weasley.”
“Ginevra… che piacere incontrarti finalmente! Sono Narcissa Malfoy.”
Ginny si fece avanti per stringerle la mano, con il cervello che lavorava furiosamente alla ricerca di qualcosa da dire… Che cazzo si può dire a una persona che credevi morta?! Salve signora, vedo che non ha seguito quel mostro di suo marito fino alla tomba…
I pensieri di Ginny si bloccarono all’improvviso: Narcissa Malfoy si era allontanata dal tavolo e si muoveva verso di lei con la mano tesa… avanzando su una sedia a rotelle! Ginny incurvò le labbra con una fatica disumana, riuscendo a produrre una parvenza di sorriso, e strinse la mano che Narcissa le porgeva.
“Salve, signora Malfoy…”
Narcissa aveva un sorriso bellissimo, aperto, sincero… Ginny non riusciva a capacitarsi che questa donna fosse stata una mangiamorte.
“Ho qualche ricordo di te da bambina, Ginevra… non avrei immaginato che saresti diventata una così splendida donna. Togliti il cappotto e siediti cara, raccontami di te.”
La ragazza guardò Draco, che le fece un cenno con la testa; mentre si accomodava su una sedia rispose con voce incerta:
“Non c’è molto da raccontare…”
“Draco mi ha detto che sei una ballerina.”
“Si… Ballo in un locale…”
Ginny trovò prudente non contraddirla, non voleva scandalizzare questa donna di gran classe, dicendole che ballava e cantava spogliandosi in un club per soli uomini. E con sorpresa capì anche che non voleva fare brutta figura: nonostante tutto aveva provato una certa simpatia e… ammirazione per Narcissa che, pur essendo inferma, riusciva a non perdere l’eleganza e la classe di una vera nobildonna.
“Draco, hai chiesto alla tua ospite se desidera qualcosa da bere?” La voce di Narcissa si fece dolce, mentre si rivolgeva al figlio, ma aveva un tono che non ammetteva repliche; Ginny cercò di nascondere un sorriso vedendo Draco saltare in piedi come all’ordine di un superiore: un polso d’acciaio in un guanto di velluto… velluto molto, molto raffinato.
“Scusami. Ginny, ti va una coca? O preferisci the e biscottini?”
Draco la stava prendendo in giro, ma Ginny sapeva come giocare e, trovando un po’ del suo antico spirito, rispose con una voce gentilmente perfida: “Sono proprio le cinque, Draco. Se non ti dispiace gradirei una tazza di the…” Guardò Narcissa con un sorriso malizioso“e credo che anche tua madre lo preferisca.”
A Narcissa non sfuggì il sorriso falsamente innocente di Ginny, né il “Questa me la paghi.” Che Draco le aveva mormorato passandole accanto. Quando il figlio uscì riprese a parlare con la ragazza.
“Sono felice che Draco ti abbia portato da me, cara. Mi ha parlato moltissimo di te.”
“Allora avrò deluso le sue aspettative…”
“Affatto. Mi ha raccontato che hai sofferto tanto, ma che sei forte. E io credo che abbia ragione.”
“Io credo che Draco ricordi una ragazzina… le persone cambiano.”
Ginny aveva di nuovo lo sguardo spento, quell’attimo di ironia di pochi minuti prima sembrava appartenere a una donna diversa.
“Draco ricorda una ragazzina coraggiosa… ma non è di questo che parlavo: io ho davanti una donna con un potere molto forte. La tua magia è potente, lo posso sentire…” Narcissa la prese per mano e spiegò.
“La sofferenza non fa altro che incrementare la forza e il potere di una persona, non lo sai? Mio figlio mi ha detto che non hai avuto una bacchetta magica negli ultimi cinque anni. Anche io non ho voluto utilizzare la magia per molto tempo dopo… la catastrofe che ci ha colpiti. Posso capirti: fa paura, si vuole dimenticare… ma non puoi negare a te stessa ciò che sei. La tua vera natura si ribella.”
“Non so più cosa sono.”
“Allora è il momento di scoprirlo.”
Narcissa parlava con semplicità, ma i suoi occhi scrutavano Ginny nel profondo.
Ginny ritrasse la mano, odiava sentirsi studiata.
Draco arrivò con il tè su un vassoio. Scambiò con sua madre uno sguardo che Ginny non riuscì ad interpretare; la sintonia tra madre e figlio era evidente, e Ginny sentì una fitta al petto, ricordando come suo padre e lei, unica bambina di famiglia, la più piccola, la cocca del papà, si intendessero al volo… Anche lei aveva qualcuno a cui appoggiarsi sempre, una volta.

Le chiacchiere ritornarono su argomenti meno intensi, fino a che Draco giudicò che era venuto il momento per riportare a casa la sua ospite. Narcissa salutò calorosamente e Ginny fu costretta a promettere di tornare a trovarla.
Draco e Ginny si ritrovarono soli, nell’ampia sala dove si erano materializzati poco prima. Ginny aveva mille domande…
“Che le è successo?”
“Tu cosa credi?”
“Non lo so Draco, l’hai detto anche tu: non so cosa hai fatto negli ultimi anni. Io vi credevo entrambi morti.”
Draco rispose laconicamente: “è successo durante l’ultima battaglia.”
Ginny annuì.
“La maggior parte degli ultimi cinque anni li abbiamo passati viaggiando. Potremmo dire che io e mia madre abbiamo girato il mondo.”
“Perché?”
“è stata lei a chiedermelo. Sai, ho sempre pensato che capisse le cose molto più in fretta di me e mio padre. Mi ha detto che voleva vedere il mondo che era rimasto… Era stata così male quando aveva saputo di non poter più camminare che non sono riuscito a dirle di no. A me in realtà non interessava… non mi aspettavo certo di poter arrivare ad amare il mondo babbano.”
Ginny lo guardò sbalordita.
“Guardati intorno. Ho imparato a usare tutto! Ho visto l’Italia, l’America, l’Oriente… vorrei tanto che anche tu potessi vedere le meraviglie che ho visto io, piccola! Ho capito che non si poteva odiare tutto questo: i babbani sono riusciti a fare cose che noi non immaginiamo, senza avere la magia… per certe cose sono solo da ammirare…”
A Draco brillavano gli occhi.
“Io sono cresciuto con la convinzione di essere superiore a chiunque non fosse in grado di usare la magia, ma se io sono riuscito a capire che possiamo convivere con i babbani senza odio… tutti possono capirlo, Ginny!”
Ginny scosse la testa.
“Draco, non mi dici nulla di nuovo: hai dovuto girare il mondo per capire cose che mio padre mi diceva quando avevo sei anni! Non ho fatto fatica a costruirmi una vita babbana, anche io so usare tutte queste cose…”
“Me tu hai dimenticato cosa sei… non hai tenuto nulla che ti ricordasse da dove vieni.”
Le parole di Draco erano cadute come una lama di ghiaccio sul cuore di Ginny.
“Anche tu con questa storia… tua madre, prima, mi ha detto che non posso negare la mia vera natura.”
“Te lo ripeto: a volte mia madre capisce le cose prima degli altri.”
Ginny sospirò. “E tu, cosa te ne farai di tutte queste belle cose che hai imparato?”
“Posso insegnarle.”
La ragazza lo guardò interrogativamente.
“Voglio che i maghi rimasti, e i nuovi maghi che nasceranno, imparino che si può coesistere… All’odio che ci ha distrutti la prima volta non deve essere permesso di rinascere.”
“Sono solo grandi sogni Draco, l’odio che ci ha distrutti ha fatto un ottimo lavoro. Almeno con me. … perché mi stai dicendo tutte queste cose?”
“Perché non sopporto che tu creda che siamo senza speranza…”
Ginny fece per voltarsi e andarsene, senza rispondere, poi si ricordò di una cosa.
“Tua madre mi ha detto qualcosa sul fatto che la sofferenza potenzia la magia…”
Draco le rivolse un’occhiata strana “Credo si riferisse a una delle cose che mi insegnava mio padre… quando imparavo le arti oscure…”
“Allora non dirmi niente. Non voglio saperlo. Vado a lavorare, è ora...”
Si fissarono in silenzio.
“Spero di rivederti Ginny…” mormorò Draco.
Ginny rispose acidamente “L’altra volta non hai chiesto il permesso…”, poi si raddolcì “Buona serata, Draco. Sai dove trovarmi.”

***********

allora vi piace come sta procedendo la storia? In realtà in questo capitolo non è ancora successo molto ma ne arriveranno di molto più coinvolgenti.
Grazie davvero a tutti quelli che mi hanno fatto dei complimenti: klaretta, mewina, goten, sissichi, … CIAO!

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Capitolo 9
*** A metà tra due mondi ***


Capitolo 9

A metà tra due mondi

La neve iniziò a cadere all’inizio di Dicembre, annunciando un arrivo anticipato dell’inverno; era passata già una settimana e Draco non si era ancora fatto vivo.
Ginny continuava la sua solita esistenza, ma ormai i ricordi di una vita che credeva finita per sempre la tormentavano, con rinnovata crudeltà, soprattutto nei momenti di solitudine. Se anche Draco avesse deciso di non farsi mai più sentire, nulla avrebbe potuto tornare come prima, non per lei. La peggiore delle sue paure si era realizzata: ormai non era né di qua né di là, né nel mondo babbano né nel mondo magico… Lo capiva perfettamente, era a metà, a metà tra due vite, e non sentiva veramente sua nessuna di esse… Era a metà tra il desiderio di rivedere Draco al più presto e il desiderio di non sentirne mai più parlare… Ed era a metà tra il desiderio di voler sapere cos’era successo quella fatidica notte, che ora sembrava così lontana, e la speranza di non dover mai più ripensare agli orrori a cui aveva assistito.

Una sera Draco si presentò al locale.
Ginny lo rivide seduto nel tavolo d’angolo che aveva occupato anche la volta precedente. Come un’attrice ormai consumata recitò il suo ruolo da donna fatale davanti ai clienti del club, ma quando i loro sguardi si incrociarono la sua sicurezza vacillò e, per la prima volta dopo anni, le sue mani tremarono al momento di far scivolare giù le spalline dell’abito. Cercò di non guardarlo negli occhi quando gli passò accanto, ma non riuscì a evitare che le loro mani si sfiorassero, e che lui catturasse la sua in una stretta… di affetto? di dolcezza?...

Come si poteva provare affetto per una donna che si spogliava tutte le sere per il divertimento di uomini sconosciuti, senza alcun rispetto per se stessa?
Ginny se lo chiese per tutta la mattinata successiva, e finalmente si decise a incamminarsi, sotto la neve che stava ancora imbiancando la città, verso l’appartamento di Draco.

Ginny respirò profondamente e suonò il campanello. La porta si aprì da sola, la lasciò passare e si richiuse alle sue spalle. Narcissa si affacciò nell’ingresso, e le venne incontro con la sedia a rotelle, accogliendola con un dolce sorriso.
“Ginevra! Che piacere!... Vedo che alla fine sei tornata!”
“Si… bè…”
Ginny non sapeva bene cosa dire, Narcissa la intimidiva.
“Draco è uscito, aveva qualche affare da sbrigare. Credo che non tarderà molto. Vuoi aspettarlo con me?”
“Se non la disturbo…”
“Disturbarmi? E perché mai?! Coraggio cara, accomodati e prendiamo qualcosa di caldo, fa un freddo pauroso!”
Narcissa si accorse del disagio di Ginny.
“Devi scusarmi. So di non conoscerti a sufficienza per permettermi tanta confidenza… ma vedo così poche persone che … bè, sono davvero molto felice quando posso avere un po’ di piacevole compagnia!”
Ginny riuscì a offrirle un sorriso sincero questa volta, colpita dalla schiettezza della donna.
“Non si preoccupi, signora Malfoy. In realtà sono io a dovermi scusare, sono un po’ diffidente per… abitudine.”
“Allora evitiamo tanti convenevoli. Ti va una cioccolata calda, Ginevra?”
“Volentieri. Sarebbe delizioso.”
“Perfetto.”
Narcissa mise in funzione una macchina da caffè all’altro lato della stanza, con un colpetto della bacchetta magica; dopo pochi minuti due tazze fumanti svolazzarono fino al tavolo. Ginny sorrise divertita.
“Mi perdoni, ma è sempre un po’ strano vedere dei maghi utilizzare gli elettrodomestici. Soprattutto maghi… appartenenti ad antiche famiglie, come voi.”
Narcissa tacque per un momento e Ginny si augurò che le sue parole non fossero suonate offensive. “La magia e la tecnologia babbana insieme, mi permettono di adattarmi senza fatica a questa mia… condizione. La guerra ha cambiato molte cose. Ormai il nostro mondo non può più essere guardato con gli stessi occhi… tu lo dovresti sapere molto bene.”
“Io credevo che il nostro mondo non potesse più esistere… non mi ero posta il problema di come guardarlo.” disse piano Ginny.
“E ora cosa credi?”
Ginny scosse la testa e si dedicò alla cioccolata: non voleva e non poteva rispondere.
Narcissa accese il televisore e la conversazione approdò su lidi più sicuri: commenti su un telefilm, interesse per un programma di cucina…

Un sonoro CRACK proveniente dall’ingresso avvertì le due donne che Draco si era appena materializzato in casa. Il ragazzo entrò nel salotto a passo spedito.
“Mamma… Oh, ciao Ginny. Vedo che ti sei decisa a farti rivedere…” Draco osservò la ragazza sfoggiando il suo migliore ghigno ironico: “Insisti ancora con i colori di Serpeverde?”
Ginny indossava un paio di pantaloni grigio chiaro, aderenti, e un maglioncino a collo alto, verde con ricami argentati.
“Draco, ma non sono riuscita ad insegnarti proprio nulla?! Ginevra ti sta divinamente quel colore, credimi. A quanto pare, mio figlio non è in grado di comportarsi come si deve con una ragazza…”
“Oh, non si preoccupi, signora!” Ora era Ginny a guardare Draco con un sorrisetto perfido “Mi sono abituata molto tempo fa al sarcasmo di Draco…”
Sua madre e Ginny ora ridevano insieme alle sue spalle. Il mondo si era improvvisamente rovesciato. Draco lanciò alla ragazza un’occhiata omicida.
“Bene Draco, credo che Ginevra sia venuta per parlarti. Io vi lascio soli, ragazzi. Alla prossima volta, cara; grazie davvero per la compagnia!”

Quando Narcissa fu uscita, Draco si avvicinò al grande divano, invitando Ginny con un cenno a sedersi accanto a lui. Ginny preferì accomodarsi sul bracciolo. Era una sua pessima abitudine; il divano di casa sua aveva i braccioli completamente deformati, ma non riusciva a togliersela.
“Ti ci è voluta una settimana, ma alla fine ti sei fatta viva…”
“Veramente ti sei fatto vivo tu, ieri sera.”
Ginny lo guardava in modo strano, Draco non capiva se fosse arrabbiata: era così frustrante non vedere più le emozioni passare chiaramente in quegli occhi dorati …

“In realtà volevo davvero dirti una cosa.”
Sembrava troppo seria; Draco tentò di prenderla in giro rispondendo con ironia.
“Pendo dalle tua labbra…”
“Piantala.”
…Stroncato sul nascere…
“Scusa. Dimmi tutto.”
Ginny sparò tutto d’un fiato:
“Non voglio che tu venga al club.”
Draco alzò un sopracciglio.
“Quella parte della mia vita non ti riguarda. Non ci devi entrare…”
Il ragazzo le sollevò il mento con un dito per poterla guardare, e le sussurrò:
“E nell’altra parte della tua vita posso entrare?”

Ginny scostò il viso e si alzò in piedi dirigendosi verso una finestra.
Draco la raggiunse e l’abbracciò da dietro.
“Che c’è, piccola?” le mormorò nell’orecchio.
Lei chiuse gli occhi per un istante, abbandonandosi a quel calore: Draco aveva sempre saputo come ottenere da lei quello che voleva… ma ora era diverso, non poteva cedere. Ginny riaprì gli occhi quasi subito e fissò il paesaggio bianco per qualche minuto…
“Ho bisogno di sapere una cosa, Draco.”
Si girò verso di lui, sciogliendosi dall’abbraccio, e lo guardò direttamente negli occhi.
“Perché mi hai lasciata sola in quel buco orribile? Perché non sei tornato a salvarmi?”

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Capitolo 10
*** Il dolore della verità ***


Capitolo 10

Il dolore della verità

Draco si sentiva come se avesse appena ricevuto uno schiantesimo nello stomaco…
Cosa doveva fare? Raccontare la verità a Ginny, dirle che l’aveva lasciata sola per aiutare Potter a fare l’eroe? Che era stato troppo vigliacco per combattere contro suo padre? Cosa doveva dirle…

“Voglio la verità, Draco.”
Le parole di Ginny erano come una doccia gelata.
Draco la guardò in viso e la ragazza quasi si pentì di avergli fatto quella domanda, tanto evidente era il senso di colpa che balenava in quello sguardo: un senso di colpa radicato nell’anima da anni, un rimorso lacerante… Ma Ginny aveva bisogno di sapere, non poteva farsi carico anche della sofferenza di Draco, non ora… doveva pensare a se stessa: lui aveva provocato quella tempesta di domande e di ricordi che l’aveva assalita negli ultimi giorni… lui doveva fare la sua parte per aiutarla a uscirne. Per quanto doloroso potesse essere.

“Sono arrivato troppo tardi, Ginny. Che altro posso dire? Troppo tardi… troppo tardi!”
Draco esplose in un improvviso attacco di rabbia, menando un pugno contro il muro bianco e facendosi male alle dita.
“Vieni.”
Draco la trascinò di nuovo sul divano e avvicinò il pensatoio appoggiato sul tavolino; agitò la bacchetta nel fumo che vi si agitava e fece cenno a Ginny di guardare.

Draco spalancò la porta violentemente ed entrò in una stanza che Ginny ricordava vagamente, ma non riusciva a capire dove poteva averla vista. C’erano Silente e Harry Potter, seduti vicino a un camino.
“Malfoy.”
“Potter…”
Harry e Draco si guardarono in cagnesco; Draco aveva un livido bluastro sotto l’occhio sinistro e un rivolo di sangue usciva dall’angolo della bocca.
Ginny capì che il ricordo doveva essere immediatamente successivo alla scena del litigio tra Draco e suo padre a cui lei ricordava di aver assistito dalla sua cella.
“Hai fatto indispettire il paparino, Malfoy?!” lo prese in giro Harry.
“Divertente vero, Potter? Riderai meno quando sentirai quello che ho da dire stavolta…”
“Calma, ragazzi!” Tuonò la voce di Silente… Ginny non aveva mai sentito la sua voce così autoritaria.
“Draco. Prima di tutto voglio sapere se hai notizie di Ginevra.”
Draco guardò Silente con odio. “è viva.”
“Bene.”
Harry continuava a guardare Draco in silenzio: era evidente che non si fidava di lui quanto Silente.

“Immagino che il nostro 007 sia venuto a portarci altre informazioni…” disse una voce suadente proveniente da un angolo della stanza. Hermione si fece avanti e fissò Draco con aperta antipatia.
“Granger. Che ho mai fatto per essere degnato della tua fastidiosa presenza…”
“Forse gli stessi terribili peccati per i quali io sono costretta a sopportare la tua vista, Malfoy…”
Draco la incenerì e tornò a guardare Silente.
“Ho detto a mio padre che non avrei combattuto con lui. Ma non credo sospetti che vi ho passato qualche informazione negli ultimi giorni…”
“Non lo credo neanche io, Draco. Ma vedo preoccupazione nei tuoi occhi”
“è per Ginny.” Rispose secco Draco. “Ma non è il momento di parlarne. Mio padre mi ha detto una cosa che non credevo importante ieri, ma ora sono convinto che abbia un significato.”
Draco si avvicinò al pensatoio, estrasse un ricordo dalla propria tempia con la bacchetta e lo mostrò a Silente.
Lucius Malfoy stava ridendo e diceva: ‘Mio stupidissimo figlio, Silente e la sua compagnia sono finiti! Potter non ucciderà mai il nostro Signore, Draco. Mai. Il loro odio reciproco alimenta la vita dell’Oscuro Signore, come nessun altro odio potrebbe fare. Potter dovrebbe non esistere per rendere l’Oscuro Signore più debole, dovrebbe eliminare se stesso, la fonte dell’odio!’.
Tutti capirono al volo che cosa intendeva Lucius Malfoy. Il viso di Harry era completamente privo di espressione: guardava Silente, come a voler comunicargli qualcosa, poi si alzò e lasciò la stanza.

Draco porse a Hermione un libro dalla copertina scarlatta.
“è un libro di incantesimi oscuri, c’è una parte riguardante gli incantesimi involontari provocati dall’odio. Sta a te lavorare, mezzosangue…”
C’era una strana luce nei suoi occhi e Silente se ne accorse imediatamente.
“Cos’hai in mente, Draco?”
“Tirarla fuori da quel buco.” rispose seccamente il ragazzo.
“No.”
“Cosa?!! Forse non ci siamo capiti bene, Silente, le ho detto che lei – non – mi – darà – ordini.”
“E io ti ripeto che non lo farai. Ginny non morirà. Non voglio che tu ti metta in pericolo.”
“Non mi interessa mettermi in pericolo e me ne sbatto di quello che vuole. Vi ho portato la soluzione ai vostri problemi. Studiate cosa fare. Quello che farò io non vi riguarda!”
“Si che mi riguarda!” Silente si era alzato in piedi e torreggiava su Draco “Ginevra non è in pericolo di vita, devi credermi! Tu te ne starai fuori dai guai!!”
“Io farò esattamente quello che mi pare!” sibilò Draco, e uscì sbattendo la porta.

Il corridoio era buio, ma Ginny riuscì a riconoscerlo: 12, Grimmauld Place, ecco dove si trovavano. Il quartier generale dell’Ordine della Fenice.
Harry era appoggiato al muro, dietro la porta da cui Draco era appena uscito.
“La battaglia è già iniziata, grande Malfoy…hai intenzione di combattere? O terrai le tue manine pulite, anche stavolta?” Harry lo stava sfottendo crudelmente. Draco rispose senza voltarsi.
“Non posso combattere contro mio padre. Chiamami vigliacco Potter, fa come ti pare…Non potrebbe importarmene di meno.”
Incredibile. Non aveva raccolto la provocazione!
Ron uscì dall’ombra del corridoio.
“E a me non importa un fico secco se tu combatti o no, Malfoy. Ma vedi di tirare fuori mia sorella da casa tua!”
“Tua sorella è la mia ragazza, Weasley. Non c’è bisogno di dire altro.” Draco si rivolse a Harry e per la prima e ultima volta nella loro vita i due ragazzi si strinsero la mano, sinceramente. “Buona fortuna, Potter…”

Il ricordo finì… Ginny aveva le lacrime agli occhi: rivedere il fratello, l’amica Hermione, Harry…
“Sei stato tu a dire a Harry cosa doveva fare…” disse in un soffio.
“Non ci sarebbe stata un’altra strada per risolvere la situazione, Ginny. Io ho fatto quello che dovevo fare.”
“Si,ma… non capisco, perché sei … passato dalla parte di Silente? Tu li odiavi tutti: Ron, Hermione… Perchè?”
“Ginny, è così difficile da spiegare!” Draco si prese la testa tra le mani. “A me sembrava tutto irreale. Mi avevano sempre detto che noi eravamo fedeli all’Oscuro Signore, che dovevamo odiare i mezzosangue e i babbani. Io… lo accettavo. Non capivo davvero che si stava combattendo una guerra, che sarebbero morte tante persone… non lo capivo finchè non ho saputo che ti avevano catturata. Allora mi sono reso conto di tutto, di quanto tutto fosse terribile e reale… ho detto a mio padre che non sarei diventato mangiamorte e lui non mi ha preso sul serio, mi ha riso in faccia chiedendomi che avrei fatto: mi sarei unito a Silente che non aveva speranza? Io ho setacciato il castello, Ginny, ma ti avevano nascosta bene. Sono andato da Silente e gli ho detto quello che sapevo, dell’attacco preparato… che poi sarebbe diventato l’ultima battaglia… E gli ho detto che tu eri a Malfoy Manor, ma non sapevo dove, o se eri viva…” Draco sollevò il capo. “Sono tornato da mio padre e con tutto il mio stupido orgoglio da diciottenne gli ho urlato che volevo sapere dove ti avevano rinchiusa. Mi ha portato da te e mi ha scaraventato giù dalle scale, dicendomi che ero un rammollito, che non voleva un figlio come me al suo fianco… Io gli ho ripetuto che non avrei combattuto con lui. Ti ho vista nella cella, ma non avevo modo di tirarti fuori… non so se puoi ricordarlo, ti ho detto di resistere… poi sono andato da Silente, di nuovo… e il resto l’hai visto.”
Ginny ricordava, ricordava il momento in cui stava per perdere la speranza… Ma scosse la testa.
“Ma perché non potevi combattere, Draco?... hai detto a tuo padre che non eri con lui… non si può stare in mezzo.”
“Io ero in mezzo! Cazzo, Ginny… avevo 18 anni, ok? Non ho mai avuto un coraggio come il tuo, io non avrei fatto quello che ha fatto Harry… Se ero a Serpeverde ci sarà stato un motivo!!! Lucius era mio padre!! Improvvisamente me lo vedevo davanti come un sadico mangiamorte ma per 18 anni era stato semplicemente mio padre. Non riuscivo a combattere contro di lui…non apertamente. Ma non volevo nemmeno che Voldemort distruggesse tutto. Ho aiutato Silente come potevo, con quello che sapevo e con le mie conoscenze delle arti oscure…. Silente non voleva che io combattessi. Non lo so il perché, ma l’hai sentito anche tu: ‘stai fuori dai guai’! Trattava Potter e la Granger come grandi auror, anche se erano appena usciti da scuola… e mi diceva di stare fuori dai guai, come ad un bambino…” Draco parlava amaramente.

Ginny ora fissava le fiamme nel camino.
“Silente ti ha detto di non venire a salvarmi…” mormorò.
“Silente diceva che non saresti morta. Fino a pochi giorni fa ho l’ho maledetto ogni mattina che mi svegliavo ricordandomi che non c’eri più… ma alla fine aveva ragione, non sei morta…”
Ginny ricordò che Silente era stato l’ultima persona che aveva visto prima di perdere i sensi. Le aveva detto qualcosa, l’aveva guardata dritta negli occhi…
… cosa volevi da me?... “Io non ho mai ascoltato Silente… Sono tornato a Malfoy Manor, senza farmi vedere, ma nella tua cella non c’eri più. Credo di essere impazzito in quell’attimo… Ho seguito i mangiamorte fino a dove era già iniziata la battaglia e ne ho ammazzato qualcuno… Poi ho visto mia madre a terra, colpita da una maledizione oscura… sono corso da lei e l’ho portata in salvo. Non so se anche lei avesse tentato di ribellarsi a mio padre. Non parliamo mai di lui…” fece una pausa “Mentre tornavo verso il campo per cercarti ancora, ho visto la luce dell’incantesimo di Potter e ho capito che era tutto finito. Ho corso e ti ho cercato tra tutti quei morti che c’erano per terra… Ero disperato Ginny, sembravi morta anche tu, eri così … bianca! Però ho sentito che respiravi ancora… e ti ho portato in un ospedale babbano.”
Draco si alzò in piedi e continuò a parlare senza guardare Ginny.
“I dottori mi avevano detto che saresti morta in poco tempo. Così ti ho detto addio mentre eri in coma e me ne sono andato. Ti ho creduta morta fino al giorno in cui ti ho incontrata per strada... Sono stato io a scrivere il tuo nome sul Muro, poco tempo prima che ci rivedessimo.”

Ginny non parlava e aveva lo sguardo vuoto. Draco la guardava implorante, cercando qualcosa… perdono, forse.
“Sei stato tu a portarmi all’ospedale…”
Sembrava che non riuscisse a crederci.
“Per tutto questi anni io credevo di averti lasciata morire e tu credevi che ti avessi abbandonata.”
Draco la prese per mano e la fece alzare, poi riprese a parlare con voce rotta.
“Ti ho stretta tra le mie braccia prima di dirti addio… ma ti ho ritrovata. E non ti lascerò di nuovo.”
Ginny alzò la testa: il viso di Draco era a pochi centimetri dal suo. Draco la guardava intensamente, come a voler cogliere ogni particolare dei suoi lineamenti e imprimerseli a fuoco sull’anima; le accarezzò una guancia con la punta delle dita e Ginny chiuse gli occhi per assaporare quel contatto… sentì le labbra del ragazzo sfiorare le sue, con dolcezza, quasi a chiederle il permesso di toccarla. Senza accorgersene Ginny si ritrovò a rispondere al bacio… fu solo un attimo, poi qualcosa si ruppe. Ginny spalancò gli occhi e si allontanò di qualche passo, lentamente, sotto lo sguardo deluso di Draco; le lacrime cominciavano a scorrere sulle guance della ragazza.
“Non posso Draco. Non posso legarmi a te, il tuo mondo non mi appartiene più… Lasciami in pace. Ti prego.”
Ginny lo guardò implorante e, prima che lui potesse rispondere, si smaterializzò, lasciandolo solo nella grande sala, con ancora il suo sapore sulle labbra.
Draco si lasciò cadere sul divano, accorgendosi ancora una volta di come tutto diventava freddo e buio… quando lei se ne andava.

**********

alzi la mano chi ha piagnucolato.... ciao a tutti! Opy

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Capitolo 11
*** Un sogno da realizzare ***


Capitolo 11

Un sogno da realizzare

Ginny uscì dal club a notte fonda, dopo una serata di lavoro. Fino a qualche giorno prima tornava a casa da sola, a piedi, sempre con il rischio di essere aggredita; ora non riusciva a trattenersi dall’usare la magia quando serviva: si nascondeva dietro l’angolo e si smaterializzava.
Quella sera c’era già qualcun’altro nel suo angolo.

“Perché continui a tormentarmi…”
Draco uscì dall’ombra. Aveva una giacca lunga, di pelle nera, con il colletto sollevato per proteggersi dal vento gelido; sotto la giacca una camicia di seta blu oltremare… il colore che gli stava meglio in assoluto, glielo aveva detto Ginny una volta, tanto tempo prima: i suoi occhi chiarissimi riflettevano un po’ il blu diventando di un azzurro intenso, magnetici, irreali, quasi da vampiro… un principe della notte, ecco cosa sembrava, con quei capelli biondi, perfettamente pettinati, quell’aria di superiorità, quella posa elegante, con le mani nelle tasche e la spalla appoggiata al muro…
Era stupendo. Ginny si sentì arrossire. Ma insomma che le succedeva?! Una spogliarellista che arrossisce davanti a un bel ragazzo, cose da matti…
“Che devo fare con te, Ginny?” disse a voce bassa e roca “Sembra proprio che tu non voglia capire…”.
Ginny si sentì invadere dall’istinto di prenderlo a schiaffi… sembrava tornato ragazzo, il bello e dannato di Hogwarts, consapevole che nessuna ragazza avrebbe potuto resistere al suo sguardo, il Serpeverde che mieteva sospiri mentre passava nei corridoi, e attirava duelli con fratelli incazzati e fidanzati gelosi, come il miele attira le mosche…
Annoiato dalle ragazze comuni aveva cercato la più difficile e pericolosa, la ribelle sorellina del nemico di sempre… Ora il nemico era morto e la sorellina era cresciuta. I giochetti non servivano più.
“Cosa vuoi ancora, Draco?”
“è più di un’ora che ti aspetto… fa freddo qua fuori…”
Ecco… Tecnica ‘cucciolo infreddolito’, o meglio: ‘Serpeverde infreddolito, davanti al dormitorio di Grifondoro’. Ginny non seppe resistere e si mise a ridere.
“Ok, ok. Andiamo, ti faccio una cioccolata…”

Si materializzarono in casa di Ginny.
“Togliti la giacca. Vado a cambiarmi, arrivo.”
Dopo pochi minuti Ginny riapparve nella sala, con i capelli legati in due code e il viso pulito dal trucco; aveva indossato un paio di jeans chiari e una felpa larga, bianca con la scritta in rosso “Manchester Utd.” sulla schiena. Poteva passare per una ragazzina di ritorno dallo stadio, dove era stata col papà.
Ancora una volta Draco si stupì di quanto Ginny potesse essere piena di contraddizioni, e di quanto quell’incoerenza potesse essere attraente… Era al tempo stesso dura e fragile, donna e bambina… in certi momenti sembrava non essere mai cresciuta, eterna ragazzina di Hogwarts, in altri sembrava una donna che ha visto troppo, a cui l’infanzia era stata portata via con un soffio…

Ginny lo guardava dalla soglia; c’era qualcosa di incomprensibile in quello sguardo… desiderio e paura, nostalgia e disillusione… ancora contraddizioni. Se non avesse smesso di guardarlo, Draco sarebbe impazzito. La desiderava, tanto da star male, desiderava stringerla, baciarla, sentirla sua, sentire il suo corpo vicino a sé, molto vicino…

Ginny lo guardava dalla soglia… e non poteva credere che Draco avesse ancora quel potere su di lei: il potere di incatenarla al suo sguardo, il potere di farla sentire sola e fredda se c’erano anche solo pochi metri a separarli, il potere di farle desiderare di sentirsi schiacciata dal suo peso, di chiudere gli occhi tra le sue braccia e non pensare più a nulla…
Non voleva che lui avesse questo potere su di lei, non voleva che qualcosa la legasse al mondo da cui credeva di essersi resa indipendente… Non lo voleva assolutamente, era una donna ora, non una ragazzina, non poteva farsi prendere da quella scarica di desiderio, vibrante nell’aria, tangibile tra loro due… non poteva più.
Smise di guardarlo, furiosa con se stessa per aver ceduto anche solo per un attimo, e si avviò veloce verso la cucina.

“Vuoi una cioccolata, allora?” Ginny sperò che la sua voce non suonasse troppo malferma.
“No.” Era dietro di lei.
Ginny tremava visibilmente. “Stammi lontano… per favore.”
Si voltò e si guardarono negli occhi. Draco spostò lo sguardo per primo, e si andò a sedere all’altro lato del tavolo.
“Cosa ti ha reso così, piccola fiamma?” mormorò.
Ginny a quel punto si rivoltò, scoppiando di rabbia come una vipera ferita…
“Tu cosa credi?! Devi smetterla di pensare che tutto possa essere rimasto uguale, devi smetterla di credere nei sogni, devi smetterla!! Io non voglio più sentire parlare del passato, perciò smetti di tormentarmi, smetti di farmi vedere cos’è rimasto e cosa si può fare… perché non voglio saperlo, non voglio farne parte, non voglio vedere ancora tutto quell’orrore!!! Cazzo Draco, è ora che tu te lo metta in testa: LA TUA PICCOLA FIAMMA NON ESISTE!”
“No. Non posso.”
Draco non aveva distolto gli occhi dal suo viso e aveva mantenuto la sua flemma proverbiale.
“Ma perché non vuoi capire?...”
Ginny era in lacrime. Draco si sentiva un vero stronzo, ma doveva andare avanti, inesorabile.
“Sei tu che non vuoi capire. Anzi, fai finta di non capire. Hai ricominciato a usare la magia, ti mancava… Ammetti che fa parte di te! È il tuo mondo Ginny!! Non sei una babbana, non appartieni realmente a questa vita… e lo sai!”
“Non c’è più nulla per me nel mondo magico! Non c’è nulla che mi aspetta, non c’è nulla che posso fare… Lasciami fuori!”
“Ginny…”
Ora la ragazza singhiozzava. Draco allungò una mano per prendere quella della ragazza e riprese a parlare con voce infinitamente più dolce.
“Dimmi cosa sognavi da bambina.”
“Che cosa…”
“Dimmi qual’era il tuo sogno, come immaginavi la tua vita… Cerca di ricordare.”
Ginny si calmò.
“Ma… Non lo so Draco... Volevo insegnare credo… ero brava in trasfigurazioni, quasi come Hermione. Si credo che volessi diventare insegnante... Ma cosa c’entra?”
Draco la guardava trionfante.
“C’entra perché io posso ridarti il tuo sogno! C’è ancora qualcosa per te nel mondo della magia… Vedrai. Dammi le mani.”
“Ancora?... Ma sono le cinque del mattino…”
“Prendi la giacca e dammi le mani. Forza.”
Ginny si asciugò gli occhi, sparì nella stanza da letto per un istante e ricomparì vestita. Draco si era già rimesso la sua giacca. La ragazza lo guardò con sospetto poi gli porse le mani, senza molta convinzione.

“Dove…”
Non ci fu bisogno di chiedere questa volta: il castello di Hogwarts si stagliava contro il cielo rosato dell’aurora, imponente, silenzioso, spettrale…
“Ecco la tua scuola, professoressa…”
Ginny lo guardò sbalordita.
“Questo è il mio sogno, Ginny.” Draco non aveva ancora mollato le sue mani. “Ti prego, chiudi gli occhi e cerca di immaginarla, cerca di vedere la Hogwarts che abbiamo frequentato, che ci ha visto crescere insieme, litigare, diventare amici, innamorarci… cerca di vederla rinascere e… diventare migliore! Immagina, Ginny! Abbiamo l’occasione di far ripartire la storia da zero, di scrivere la storia di un nuovo mondo della magia e di fare in modo che nessuno dimentichi ciò che ha distrutto il vecchio. La magia rinascerà comunque: l’hai visto a Hogsmeade. Ma noi possiamo fare in modo che cresca nel modo giusto, non nel caos. Perché noi abbiamo visto tutto, tu hai sofferto tutto, e puoi fare in modo che non venga dimenticato. Voglio realizzare questo sogno Ginny. È la cosa che voglio di più al mondo. Ma ho bisogno anche di te.”

Ho bisogno di te…
Draco la voleva vicina, aveva bisogno di lei…
Avere di nuovo una vita sensata, qualcosa da realizzare…

A Ginny sembrava tutto irreale, continuava a guardare il castello con uno sguardo perso.
“Credevo che fosse stato distrutto…”
“Silente l’aveva protetto. Anzi, lo protegge. C’è un incantesimo barriera, molto forte, che nessuno è riuscito ad aprire: nessuno si può avvicinare all’entrata del castello. Praticamente… è in cassaforte.”
Ginny ridacchiò al pensiero di Silente che chiudeva la sua scuola in una cassaforte. Poi disse
“Allora non si può usare… o il grande Malfoy ha trovato la combinazione?”
“Il grande Malfoy forse sa come fare a trovarla… ma il grande Malfoy stavolta deve ammettere che è stato aiutato da un mago molto intelligente.”
Draco la guardò in viso con un’espressione molto seria.
“Quando ti ho detto che non potevo restituirti nessuno di quelli che avevi perso, non ti ho detto la verità, Ginny. C’è una persona che devi vedere…”

************

Con la lettura di questo capitolo è in omaggio una spugna, utile per asciugare l’eventuale bavetta caduta sulla tastiera dopo la prima descrizione del Principe-delle-tenebre-Draco…. Ho un amico così, se volete ve lo presento! Scherzo!
Spero davvero tanto che vi sia piaciuto…
Cominciano a succedere delle cose, no?
Un enorme grazie a mewina e goten che mi fanno sempre sentire il loro apprezzamento!

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Capitolo 12
*** Mani sul viso ***


Capitolo 12

Mani sul viso

Draco prese per mano Ginny e la condusse fino alla casupola che un tempo era stata di Hagrid… Ginny lo guardava senza capire…

Chi è che puoi restituirmi, Draco…Chi… Che cosa hai in mente stavolta?

Draco bussò alla porta e attese che si aprisse… Una voce assonnata brontolò dall’interno della capanna.
“Merlino santissimo, Malfoy… ma sai che cazzo di ore sono?!”
“Non brontolare, vecchio gufo… se sono qui c’è un motivo…” Draco parlava come se dovesse fare una sorpresa a un bambino.
Ginny si alzò in punta di piedi per vedere oltre la spalla di Draco. La voce non le era nuova…
Finalmente un mago uscì dall’ombra in cui era immersa la stanza, era un giovane alto e magro, che camminava in uno strano modo, appoggiandosi alla parete…
Ginny gli guardò il viso e si coprì la bocca con una mano, per trattenere un grido… gli occhi spalancati e pronti alle lacrime, il viso trasformato in una maschera sconvolta… guardò Draco per trovare conferma e lui le fece un cenno di assenso con la testa.

“Ti ho portato un sorpresa, Bill… vediamo se riesci a riconoscerla.”
Bill avanzò verso la porta e finalmente Ginny potè vederlo con chiarezza: era ancora lui, con i capelli lunghi e rossi, legati in una coda spettinata, l’orecchino d’oro, il viso magro e pallido, gli occhi… erano strani gli occhi, come coperti da una patina bianca, fissi, spenti, vuoti…ciechi.
Ginny si lasciò toccare il viso, senza controllare le lacrime che le scendevano copiose dagli occhi; le mani del fratello scorrevano gentili sui suoi lineamenti, cercando di catturare qualche elemento che lo aiutasse a riconoscerla. Sul naso le dita di Bill si bloccarono e cominciarono a tremare.
“Ginny…” mormorò.
Ginny si lasciò sfuggire un singhiozzo e gli strinse le mani tra le sue, senza riuscire a dire nulla; lacrime cominciarono a scendere senza ritegno anche dagli occhi ciechi di Bill e finalmente i due fratelli si abbracciarono, cadendo in ginocchio sul pavimento della capanna.

Draco osservava la scena dalla soglia, in silenzio per non interrompere quel momento così intimo a cui lui non poteva partecipare.
Aveva incontrato Bill quando era tornato in Inghilterra, dopo il suo primo lungo viaggio in Italia, era voluto venire a vedere cos’era rimasto di Hogwarts… Bill era nella capanna di Hagrid, dove aveva vissuto fin dall’ultima battaglia, quando una fattura oscura lo aveva privato per sempre della vista. Riusciva a vivere da solo grazie alla magia e curava gli animali che erano stati di Hagrid… Draco lo aveva conosciuto, e aiutato. Non c’era nulla da spiegare. Sotto quell’apparenza di reciproca antipatia era nata un’amicizia cordiale e sincera. Anche in questo non c’era nulla da spiegare… Draco odiava dare spiegazioni, persino a se stesso: non sapeva perché il suo istinto gli aveva suggerito di aiutare quell’uomo, né perché aveva iniziato a provare simpatia per un Weasley, che non fosse Ginny… La guerra aveva cambiato molte cose e aveva cambiato Draco. Non c’era nulla da raccontare o da spiegare. Ora aveva regalato una felicità immensa a due persone che non avrebbero mai sperato di rincontrarsi. Draco aveva l’impressione di aver finalmente fatto qualcosa di buono…

“Bill…”
Ginny continuava a ripetere il nome del fratello, come per convincersi che era davvero lui, che non era un sogno, che uno dei suoi fratelli era davvero ancora vivo.
“Merlino santo, Ginny… sei viva… sei viva…”
Bill continuava a passare le mani sul viso di Ginny.
“Perché non me l’hai detto prima, Draco?” dissero entrambi contemporaneamente. Sorrisero tra le lacrime e si abbracciarono di nuovo. Draco rise con loro.
“Tuo fratello è stato in Irlanda per tutto il mese scorso, Ginny. Doveva trovare… delle informazioni.” la frase terminò con un tono vago. “Volevo farvi una sorpresa. A tutti e due.”
“Grazie. Grazie Draco.”
Ginny si stupì che Bill chiamasse Malfoy per nome, come se fossero vecchi amici…
“Credo che tutti dobbiamo raccontarci molte cose…”
“Hai ragione, Ginny. Sediamoci.”

“Dio mio, non so neanche da dove cominciare… come hai fatto a sopravvivere, Bill? Dove sei andato? Cosa hai fatto?...”
“Calma, piccola, calma!” Bill continuava a tenerle la mano, come per paura che scappasse via.
“Scusami… è che io… io ti credevo morto, ti ho visto combattere insieme a Charlie, poi ho rivisto Charlie da solo… lui è morto…”
“Sono stato accecato, Gin. Sarei morto sicuramente se fossi rimasto nel campo di battaglia. Quindi avevi ragione di credere che non ce l’avessi fatta.”
“Allora… come hai fatto ad andartene? …”
Bill esitò.
“è stato un Thestral.” disse piano.
“Thestral?!?”
“La battaglia si è svolta nei pressi della foresta segreta, Ginny… Noon è uscito dalla foresta e mi ha afferrato con i denti, poi mi ha portato qui.”
“Oh, mio Dio. Gli hai dato anche un nome?!”
“Noon è con me spesso. Mi guida quando sono fuori dalla capanna. È un animale… intelligente, un vero amico.”
“Mio Dio… Sei stato salvato da un Thestral…”
“Io credo che sia una lei… Ginny non lo so perché mi ha salvato, ma so che devo a Noon la mia vita. Altro non so spiegarti. Te la farò conoscere…”
“Ma… Bill, sei cieco! Come fai a vivere da solo? Come fai ad orientarti, anche qui dentro…”
Bill si mise a ridere.
“Bè, siamo maghi Ginny! Se non trovo qualcosa… la faccio arrivare da me. Ho dovuto imparare tutti gli incantesimi della mamma per pulire e fare le faccende, di certo non posso mettermi a lavare i piatti… sai quanti ne romperei?”
A sentir nominare la mamma Ginny si rabbuiò. Da quanto non pensava a lei, da quanto non pensava all’allegra confusione della Tana…
Bill intanto continuò “Mi prendo cura degli animali di Hagrid. Lo so che era Charlie il più portato tra noi… ma anche io sono bravino. E poi loro mi permettono di vivere, mi danno da mangiare. Hai visto che orticello c’è fuori?”
Ginny scosse la testa “No Bill, non ci ho fatto caso…”
“Bè… comunque la capanna non era messa molto bene. È stato Draco a rimetterla a posto, quello non ero capace di farlo da solo.”
Ginny guardò Draco stupita… Draco si schiarì la gola imbarazzato, e cercò di cambiare discorso.
“Ho incontrato tua sorella circa tre settimane fa. Ha un impiego in centro a Londra, e pensa che vive a solo un isolato dal mio appartamento…”
“Così quando l’hai portata all’ospedale non era poi in fin di vita…” Bill si era rivolto a Draco.
“Tu… sai che è stato Draco a salvarmi?”
“Si, me l’ha raccontato… a dire la verità non credevamo che ti avesse davvero… ‘salvata’.”
“Sono stata molto fortunata, me l’hanno detto i medici… ho infranto qualche legge della natura, credo.” Ginny ridacchiò “Mi ostinavo a continuare a respirare anche se avrei già dovuto essere morta e sepolta.”
“Sei sempre stata molto forte…”
Ginny strinse a pugno la mano libera. Anche lui… possibile che tutti la credessero ‘forte’…
“Vivi da sola, piccola?”
“Si. Ho un appartamentino, piuttosto piccolo. Però è bello perché è all’ultimo piano… mi piace stare in alto.”
Bill rise di nuovo “e ti lanci ancora dalla finestra con la scopa?”
Ginny rispose a voce bassa, quasi vergognandosi “Io non ho più usato la magia da quando sono uscita dall’ospedale, Bill… non avevo nemmeno più la mia bacchetta magica. Me l’ha restituita Draco.”
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, che toccò di nuovo a Draco interrompere.
“Allora Bill, hai trovato ciò che cercavamo?” chiese in tono casuale.
“Qualcosa, Draco… Qualcosa.”

*****************

è corto lo so… ma il prossimo sarà più succoso, promesso! Spero che la scelta del “fratello da resuscitare” sia stata azzeccata… a me Bill piaceva tanto.
Per sissichi: finora nessuno aveva commentato il soprannome “piccola fiamma”. A me non convinceva molto a dire la verità, sono contenta che a te sia piaciuto! Grazie!
Rachel: ottima intuizione, anche se credo che l’indizio fosse abbastanza chiaro… grazie x i complimenti.
Angi: se non lasciassi tutto a metà non ci sarebbe gusto!
Vega, mewina e goten: grazie!

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Capitolo 13
*** La rete di Silente ***


Capitolo 13

La rete di Silente

Draco si rivolse a Ginny:
“Sono mesi che io e tuo fratello studiamo un modo per rompere la barriera magica attorno al castello. L’abbiamo trovato… l’incantesimo giusto, è perfetto, ma non funziona. Bill è stato in Irlanda per fare delle ricerche.”
“Ma… perché in Irlanda?”
“Forse è meglio che ti spieghiamo tutto dall’inizio, piccola… Draco ed io abbiamo scoperto come è fatta la barriera magica di Silente grazie ad una donna. Draco dice che era una bella signora sui quarant’anni. È arrivata qui un mattino di circa un anno fa; io l’ho incontrata mentre uscivo dalla capanna e chiamavo Noon. Una voce di donna mi ha chiesto se era l’animale era mio; mi sono spaventato e ho chiesto chi era. Lei mi ha detto che aveva bisogno di parlare, se poteva entrare in casa …”
Bill mosse la bacchetta e un vecchio pensatoio scivolò sul piano del tavolo fino a lui. La bacchetta di Bill si agitò nel fumo chiaro del pensatoio e tutto nella stanza divenne buio. Ginny non vedeva nulla, ma sentiva delle voci… il ricordo di Bill non poteva essere fatto da immagini, ovviamente…

“Mi chiamo Eilan, sono irlandese… Se tu potessi vedermi forse indovineresti chi sono…”
“Posso indovinarlo io.” La voce di Draco.
“Draco!”
“Ciao Bill… sai, gli occhi azzurri di questa signora hanno un che di familiare, e io so… che Albus Silente aveva una sorella maggiore, sposata a un mago irlandese. Un McDryan se non ricordo male…credo di non sbagliarmi molto nel dire che il cognome McDryan è anche quello della nostra interessante ospite…”
“No, non ti sbagli. Alanna Silente McDryan era mia madre.”
“Quindi, caro Bill, la nostra ospite oltre ad essere l’erede di una delle più potenti famiglie di maghi irlandesi, è la nipotina del nostro vecchio amico. Come mai a Hogwarts, signora?” Nella voce di Draco suonava una sottile minaccia. Ma la voce di Eilan non sembrava minimamente intimidita.
“Se sai tante cose di me sai anche che il rapporto tra Albus e mia madre si era incrinato… e forse ne sai anche il motivo…”
“Signora le dice qualcosa il cognome Malfoy? Io credo di si… suo padre e mio nonno erano… come dire… amici? Diciamo che condividevano determinate ideologie, che ovviamente il caro Albus Silente non poteva approvare…”
“E come mai l’erede dei Malfoy, fa ricerche in tutto il mondo magico per tentare di scoprire quale incantesimo mio zio ha utilizzato per chiudere la sua scuola? Come vedi le voci girano in fretta, e la mia famiglia è famosa per la sua abilità nel… raccogliere informazioni…” la voce della donna si era fatta perfida quanto quella di Draco…
“Suo padre era la spia di Voldemort!”
“Si. Mio padre conosceva molti segreti per ottenere le informazioni che desiderava.”
“Cosa fa qui?”
“Vuoi davvero riaprire Hogwarts?” rigirò la domanda la strega.
Ci fu un momento di silenzio.
“Io so come fare. Mio zio aveva rotto i contatti con mia madre, ma non con me… io ho frequentato questa scuola e non ho condiviso le…come hai detto? Ah si, ideologie… di mio padre e tuo nonno. Io e lo zio Albus ci siamo scritti regolarmente fino a pochi giorni prima della battaglia in cui è rimasto ucciso. So che incantesimo ha usato e so perché l’ha fatto. Ha fatto il tuo nome nella lettera, Draco Malfoy…”
“Il suo nome?...” Bill sembrava confuso.
“Non ho intenzione di rivelarvi più di quanto vi sia necessario sapere! Albus mi ha fatto capire che Draco sarebbe stato in grado di rompere la barriera. Conosceva la tua forza magica meglio di quanto la conosca tu stesso. Mi ha detto che sai usare gli incantesimi per canalizzare l’energia… è vero?”
La risposta di Draco suonò sospettosa
“Me lo insegnò mio padre… mi insegnava le arti oscure. Non ho intenzione di..”
“Le tue intenzioni non mi interessano! Se sei così stupido da credere che la canalizzazione dell’energia sia solo una… arte oscura, come le chiami tu… sei libero di fare come ti pare. Ma se hai un briciolo di cervello, capirai che è solo una modo per potenziare gli incantesimi, fornendo alla magia l’energia dei tuoi sentimenti. Pensi di poter accettare ciò che ti dico?”
“A cosa serve la canalizzazione?”
“Ad accumulare abbastanza energia per rompere la barriera. Sai farlo e puoi insegnarlo. Servono due persone, diverse tra loro, per esperienze, temperamento e tipo di forza magica.”
Si sentì un tonfo sordo.
“Questo è un manoscritto molto antico. È un… cimelio di famiglia… del ramo inglese della mia famiglia, precisamente. Ho le mie ragioni di creder che mio zio si sia ispirato ad un incantesimo barriera descritto in questo racconto.” Altro rumore, e colpi di tosse… il libro doveva essere polveroso.
“Risale a circa quattrocento anni fa. Racconta di un gruppo di maghi che usarono la tecnica della canalizzazione dell’energia per proteggere un forziere dalle mani di maghi indegni. Il forziere conteneva qualcosa di pericoloso, e la barriera fu eretta in modo che solo un altro gruppo di maghi in grado di canalizzare uguale energia a partire da sentimenti positivi avrebbe potuto aprirlo nel futuro. L’energia accumulata con sentimenti negativi non sarebbe stata sufficiente. Leggetelo e cercate di capire.”
“Perché lei è a conoscenza di questo? Perché Silente l’ha informata?...” “Bill, vero? Weasley… non è da voi considerare Silente uno stupido… Poveri pivelli, credete veramente che mio zio avrebbe lasciato la scuola per la quale ha dato la vita, a marcire per l’eternità? Non vi è passato per l’anticamera del cervellino che forse mio zio ha lasciato delle informazioni alle persone giuste, perché le passassero ad altre persone giuste a loro volta?...”
CRACK.

Ginny ricominciò a vedere, il ricordo era finito e Bill aveva ricominciato a parlare.
“Abbiamo ricavato l’incantesimo per rompere la barriera. È praticamente una formula che serve per unire e dirigere le energie positive canalizzate di due persone e aprire una breccia nella barriera, come uno schiantesimo un po’ più grosso… La barriera esiste finchè è integra: se si rompe, scompare completamente. È come quando dai un pugno a un vetro: se lo dai abbastanza forte, il vetro si rompe tutto, se no… ti fai male.”
“Aspetta! Io non ho capito niente! Cosa vuol dire canalizzare…”
Draco intervenne “è una di quelle magie che si fanno senza bacchetta, Ginny, con la concentrazione. Non tutti ne sono in grado. Serve per… ricavare energia dai propri sentimenti e dare più potenza all’incantesimo che si sta eseguendo. Mio padre voleva che lo usassi per canalizzare l’odio… e potenziare incantesimi di attacco… o maledizioni.” La voce si era abbassata alla fine: Draco odiava parlare di suo padre e del suo passato come ‘allievo-mangiamorte’… ma in fondo era questo che era stato, aveva imparato le arti oscure ancora prima di andare a Hogwarts.
Draco prese un vecchio libro dalla libreria e lo aprì in corrispondenza di un segnalibro. Era una pagina piena di annotazioni, e c’era un foglietto di pergamena con scritta una formula, quella definitiva. Ginny la lesse; sembrava troppo semplice…
“Ci avete provato?”
Bill assentì.
“Stando a quello che aveva detto Eilan servivano due persone molto diverse tra loro per provare l’incantesimo. Bè, avevamo pensato che Wasley e Malfoy… insomma, più diversi di così…”
“Ma non ha funzionato…”
“No. E ci siamo anche un po’ bruciacchiati, perché l’energia torna indietro quando tocca la barriera… “
“Le energie non si sono unite, Ginny. Qualcosa è andato storto… e secondo me non erano neanche abbastanza intense. Bill è andato in Irlanda per cercare Eilan, e farsi dire altro…”
Bill grugnì “Non che Eilan ne sia stata particolarmente felice…”
“Ti ha trattato male?” Ginny sembrava preoccupata ma Bill le fece un cenno per tranquillizzarla e continuò a parlare con Draco.
“Diciamo che mi disprezzava silenziosamente… il bello di essere cieco è che non vedi la faccia di disgusto e puoi far finta di non capire… Comunque è stato istruttivo. Eilan è una strega davvero potente: sa sempre ciò che accade nei luoghi che le interessano, sapeva cosa ci era successo prima che le parlassi. È molto temuta dalle sue parti. E poi ho visto che ha uno strano potere: parla con i corvi, Draco. Come Harry parlava coi serpenti, forse è una cosa simile…”
“Sei riuscito a farti dire dov’è il problema?” Draco sembrava spazientito. Ginny capì che non doveva avere molta simpatia per questa Eilan.
“Oh si… mi ha anche fatto capire, non tanto tra le righe, che ci ritiene due perfetti deficienti per non esserci arrivati da soli…” Bill si alzò in piedi “Le due persone devono essere diverse in tutti i sensi, Draco: la tua energia può fondersi solo con quella di una donna. Una donna diversa da te per carattere, temperamento, eccetera… ma con una forza magica pari alla tua…”
Draco si abbandonò sulla sedia e chiuse gli occhi.
“Lo supponevo. Anche mia madre ci aveva pensato…” Riaprì gli occhi e spostò lo sguardo su Ginny che aveva ascoltato in silenzio.
La ragazza capì al volo.
Dunque era solo per questo…
Si sentì pervadere da una delusione acuta, tanto dolorosa da farle desiderare di correre via in lacrime… Ma non lo fece. Fu Giulie Weasel a venirle in aiuto: riuscì ad alzarsi in piedi con grazia, guardare gelidamente Draco e parlargli, lasciando cadere le parole su di lui come tanti taglienti pezzetti di ghiaccio.
“Quindi la frase ‘ho bisogno di te’ era riferita a questo, hai bisogno di me per toglierti dalla trappola che ti ha teso Silente… interessante… voglio dirti una cosa, Draco Malfoy: credo di essere già stata usata a sufficienza durante la mia vita. Scordatelo, Draco, dimentica che esisto. Non contare su di me per aiutarti. E, infine,” concluse dolcemente “… non farti mai più vedere...”
Ginny distolse lo sguardo dagli occhi argentati di Draco, che la guardavano stupiti.
“Ciao Bill… è stato bello rincontrarti. Magari domani tornerò a trovarti, se non sei impegnato con il tuo amico… Buona serata.”
CRACK.

“Sei un idiota.”
Draco sospirò senza rispondere; Bill sbatté le mani aperte sul tavolo e continuò
“Sei un grandissimo idiota. Se il mio udito non mi ha ingannato, e non credo, quelle erano tipiche parole di una ragazza delusa, ferita nei sentimenti… In tal caso, farai meglio a ricordare che sono suo fratello maggiore, Draco. La frase ti-spezzo-il-collo-se-la-fai-soffrire non dovrebbe suonarti nuova, specialmente sulle labbra di un membro del clan Weasley.”
“Bill…”
“No, ‘Bill…’ un cazzo, Draco. Ti conosco da quattro anni ormai.. e so molto bene cosa provi per lei. Ma se permetterai a mia sorella di credere che non l’hai amata per tutti questi anni e che la vuoi solo per compiere l’incantesimo… allora ricomincerò a pensare che tu sia soltanto uno stupido Malfoy!”
Bill stava quasi urlando. Sentì la porta sbattere e capì che Draco se n’era andato.

Non hai capito un cazzo, amico mio…
Bill non aveva raccontato a Draco tutto quello che Eilan gli aveva rivelato.
Non hai capito niente. Anche io voglio che l’incantesimo funzioni. Lo voglio come te. E proprio per questo spero che l’amore per Ginny sia per te mille volte più importante della riuscita dell’incantesimo… perché è l’unico modo per farlo funzionare.

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Capitolo 14
*** Orgoglio e paura ***


Capitolo 14

Orgoglio e paura

Ginny aprì la porta di legno; era tutto buio. Chiamò con voce incerta “Bill?...”
“Ginny?”
“Si.”
Bill si alzò da una poltrona in un angolo e fece un incantesimo per illuminare la stanza.
“Draco mi dice sempre che è buio qua dentro… ma per me non fa tanta differenza! Entra piccola!”
Ginny entrò e si sedette sul bracciolo della poltrona.
“Tutti e due mi chiamate piccola! Era tanto che nessuno lo faceva più…”
Bill sorrise: un sorriso sincero e furbo… un sorriso Weasley, come quello che anche lei doveva avere una volta.
“Come stai piccola?”
“B-bene, direi. E tu?”
“Vorrei vederti. Lo vorrei tanto. Devi essere diventata bellissima.”
“Non sono cambiata molto…”
“Lo sei. Si sente.” Le passò una mano sulla guancia in una carezza gentile “Ma la tua voce è molto triste.”
Ginny era sul punto di piangere, per l’ennesima volta in quei giorni. Non ce la fece più a trattenersi.
“Non ti mancano mamma e papà, Bill? Non ti mancano tutti gli altri…”
“Mi manca tantissimo ogni singola persona che ho perso quel giorno. Ma sono passati cinque lunghi anni. La vita va avanti, va sempre avanti… anche per me che sono cieco.”
“La mia vita non è mai andata avanti, Bill. È questo il problema. Per cinque anni ho lasciato fuori dalla mia vita, dai miei pensieri, tutto il dolore che ho provato. Vivevo come se non avessi un futuro, né un passato… Ora non ci riesco più! Tutto il dolore che non volevo sentire mi è caduto addosso, tutto insieme… io… fa troppo male, Bill! Non posso sopportarlo!”
Ginny si gettò in lacrime tra le braccia del fratello e lasciò sfogare tutto il suo dolore. Passarono minuti che sembrarono eterni, ma alla fine riuscì a calmarsi.

“Mi sembra un sogno che sei vivo…”
“Anche a me. Non avrei mai creduto di poterti riabbracciare.”
“Mi mancano tanto, tutti! Mi manca Ron… mi mancano gli scherzi di Fred e George… è tutto così… ingiusto!”
“Lo so, piccola. Ma loro hanno dato la vita per eliminare tutto il male che c’era nel nostro mondo. Lo so che sembra un frase retorica… ma è la verità. Noi siamo vivi, Ginny! E dobbiamo fare in modo che non siano morti inutilmente. Lo dobbiamo a loro… proprio perché ci mancano tanto! Altrimenti li avremo persi per niente.”
Ginny si alzò, aveva una luce fredda ora negli occhi.
“Anche tu vuoi che io vi aiuti in quel folle sogno? Ascoltami Bill: né tu né Draco avete la forza o il potere di Silente, per costruire e mandare avanti una nuova Hogwarts! Che cosa pretendete di fare?”
“Io non voglio nulla. Non ho il diritto di pretendere niente da te, non dopo quello che hai passato.”
“Almeno tu questo lo capisci…”
“Ma vorrei che tu capissi che non è folle, Ginny.”
“Si che lo è.”
“Lo sarebbe senza di te.”
“In che senso?”
Bill prese fiato
“Hai ragione: io non ho il potere di Silente. Ma tu e Draco insieme potete costruirlo.”
“Io… e Draco?”
“L’incantesimo serve per produrre un’energia magica superiore a quella che ha costruito la barriera. Ciò che serve sono due energie opposte, poteri diversi ma complementari. È la vostra forza unita che sarà superiore a quella di Silente e permetterà a Hogwarts di rinascere. Io sono cieco Ginny, ma chiunque può sentire l’energia che sprigionate stando vicini. Tu sei necessaria o l’incantesimo non sarà abbastanza forte.”
Ginny aveva ascoltato con attenzione, ma non aveva intenzione di prestarsi per qualcosa in cui non credeva assolutamente. E non aveva intenzione di essere usata come “risorsa di energia”. Aveva sperato che… ma era inutile continuare a pensarci.
“No, Bill. Non potete chiedermelo. Dovrete trovare un’altra persona per provare.”
Bill rispose soltanto con un sorriso triste. Ginny non sapeva più cosa dire, non aveva pensato che anche suo fratello avrebbe cercato di convincerla.
“forse è meglio che vada. Rischio di arrivare tardi al lavoro.”
“Ah, sì… Draco aveva accennato che hai un impiego. Cosa fai?”
Ginny esitò… cercò le parole.
“La ballerina, Bill. Ballo in un locale.”
“Capisco.”
No che non capisci. Ma tanto non potrai vedermi.

“Ti voglio bene, Bill.”
“Anche io, piccola. Sono felice, non immagini quanto.”
“Lo so.”
Ginny sparì e Bill appoggiò sospirando la testa sulle braccia piegate, sul tavolo.
Ginny era necessaria, non si poteva provare con qualcun altro. Ma non stava a lui rivelarle la vera ragione… tutto poteva andare in fumo per lo stupido orgoglio di Draco… o per la sua stupida paura.

Parla Eilan:
Ci sono momenti in cui ritengo lo zio Albus un terribile incosciente…ha riposto tutte le sue speranze in un paio di ragazzini sconsiderati, incapaci di vedere la portata e la complessità di un piano progettato anni fa, fin nei minimi particolari.
Ora li vedo aggirarsi, persi nei loro pensieri di adolescenti mai cresciuti, credendosi anime dannate e crogiolandosi nel loro inutile tormento…
Che il piano di un uomo ritenuto il più potente mago del suo tempo, debba fallire miseramente a causa dell’incapacità di due ragazzi orgogliosi di riconoscere l’importanza di un sentimento?
Uno di loro sta affogando le proprie stupide incertezze in una bottiglia di whisky… Che delusione, Draco Malfoy, che delusione…ubriaco e ciondolante, come un babbano della peggior specie. Mai come ora, da quando ti osservo, ho dubitato del giudizio di Albus su di te… Ti ho visto crescere, cambiare, e finalmente capire e rafforzarti… Devo dunque rimanere delusa?
E tu, piccola Ginevra Weasley, dopo che ti ho guardata lottare vittoriosamente contro la morte stessa… devi dunque costringermi ad assistere ad una resa totale? Ti arrenderai di fronte all’orgoglio di un ragazzino viziato, incapace di ammettere che vive solamente per te? Ti arrendi e lasci che la tua fiamma, nel cui calore Albus Silente ha riposto la chiave del futuro, rimanga imprigionata nel ghiaccio del tuo cuore?
Mai la promessa di non intervenire sulla tua vita, Ginevra, è stata un fardello così pesante…

***********************

Anche questo è corto… è inutile mi vengono così, perciò sopportate pazientemente le persone moleste come me… è la mia prima fic a capitoli.
Mi dite cosa ne pensate di Eilan? È un personaggio un po’ strano, mi è venuta fuori un po’ come uccello del malaugurio che commenta la stupidità dei protagonisti… ma non era mia intenzione.
Sissichi e mewina: grazie come al solito!
Tempesta: grazie per la lunga e accurata recensione. L’alternanza di Giulie e Ginny era proprio l’idea da cui è nato tutto… sono contenta che a te sia arrivata!
Klaretta: invece me n’ero accorta… grazie di essere tornata!
Kirjava: la canalizzazione è farina del mio sacco… almeno credo. Il fatto è che leggo fantasy da quando avevo 9 anni e ne ho letti una marea, perciò non escludo di poter essere stata ispirata nel subconscio... giuro che cerco di scrivere scene sempre originali.
Ryta Holmes: invece so chi sei perché ho letto molte tue belle fic. (e adesso mi dirai “allora potresti anche recensire!” ma io sono pigra a livelli astronomici… questa è la mia unica giustificazione. Pensa che questa fic è pronta da mesi e non avevo mai voglia di battere al computer i capitoli…) Mi fa davvero molto piacere che tu abbia apprezzato questa storia.
Per tutti: mi dispiace deludervi, ma io sono sadica e ho deciso che Ginny e Draco si faranno del male ancora per un po’… quindi chi sperava in una riconciliazione a breve e in dolcissime scene di amore e perdono… si consoli coi cioccolatini.
Ciao!

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Capitolo 15
*** Di nuovo tra le mie braccia ***


Capitolo 15

Di nuovo tra le mie braccia

Ginny rientrò dal lavoro alle quattro e un quarto del mattino.
Richiuse la porta di ingresso, ma non accese la luce; con un sospiro appoggiò la schiena alla porta chiusa e disse a voce alta
“Sei di nuovo qui.”
Draco si mosse rivelando la sua posizione nel buio: era seduto al tavolo, con la testa appoggiata sulle mani. Si alzò lentamente e si avvicinò a lei; si avvicinò troppo: Ginny sentiva il suo respiro caldo sul viso.
“Hai bevuto.”
“Si…”
“Sei ubriaco.”
Draco non rispose. Alzò una mano e la fece scorrere leggera sul viso di lei, sfiorandola appena, fino a scendere sul collo, sulla spalla, sul braccio…
“Sono pazzo…” mormorò, arrivando a stringerle la vita; l’altra mano era appoggiata alla porta, Ginny la sentiva di fianco al suo orecchio. Era in trappola.
“Draco…” Le labbra di Draco premute sulle sue le impedirono di continuare.

Ginny sentiva il peso del ragazzo schiacciarla contro la porta dura e fredda, sentiva le mani di lui farsi strada sul suo corpo, nel buio… sentiva il calore dell’eccitazione, repressa in tutti i lunghi momenti in cui erano stati vicini nei giorni precedenti, esplodere, invaderla… annebbiare il suo cervello.
Lo voleva.
Voleva un uomo capace di farla sentire in questo modo, fremente, confusa, tremendamente eccitata… voleva un uomo capace di annullare i suoi pensieri, di farla sprofondare in un mare di sensazioni, di farla tremare di desiderio… voleva ciò che aveva cercato disperatamente, ma invano, in tutti gli uomini che erano passati in quella casa negli ultimi cinque anni, voleva ciò che aveva provato solo da ragazzina, quando un Serpeverde si era intrufolato nel dormitorio di Grifondoro, una notte di Gennaio… voleva l’uomo che quel Serpeverde era diventato, l’uomo che aveva la stessa passione bruciante del ragazzo, voleva l’uomo che le stava davanti, voleva Draco.
Lo voleva e si arrese. Si lasciò baciare su tutto il viso, sul collo, si lasciò slacciare la camicia e la lasciò scivolare a terra, si lasciò toccare da quelle mani esigenti ma gentili… e terribilmente sensuali. Ginny gli sfilò il maglione e la camicia, obbligandolo mentre si baciavano a muoversi attraverso l’ingresso fino al divano; gli passò le mani sul petto muscoloso e lo baciò sul collo, mentre lui tuffava il viso e le dita tra i suoi capelli profumati.
Draco si ritrovò sul divano, con la ragazza seduta sulle gambe, che lo baciava come se lontano dalla sua bocca non riuscisse a respirare… tra i fumi dell’alcol realizzò di essere riuscito a ritrovare la sua piccola fiamma, ardente e passionale, che l’aveva finalmente tra le braccia, di nuovo, bella da mozzare il fiato nella luce della luna che filtrava dalle tende.
Il reggiseno di Ginny finì sul pavimento… le sfuggì un gemito mentre lui le passava le labbra e la lingua sul seno; si aggrappò alla sua schiena, gettando indietro la testa, con gli occhi chiusi, sentendosi come in un sogno… Draco la sollevò senza sforzo e la fece stendere sotto di sé. Le loro labbra si cercavano come se da quel contatto dipendesse la loro vita, le loro mani diventavano sempre più esigenti… le dita di Draco trovarono il bottone dei jeans di Ginny e lo slacciarono con urgenza; sollevando il bacino, lei gli permise di sfilarglieli. Il respiro della ragazza si fece affannoso mentre le mani di Draco passavano sulle sue gambe nude, sempre più vicino agli slip neri. Sorrise contro la sua bocca sentendola rabbrividire e gemere sotto il suo tocco. Finalmente anche le mutandine finirono chissà dove. Ginny gli sfilò lentamente la cintura e Draco sentì le sue piccole mani slacciare la cerniera e insinuarsi dentro i pantaloni… rabbrividì. Le mani di Ginny trovarono ciò che cercavano e Draco non capì più nulla; la aiutò con una mano a togliergli i jeans e i boxer… nessuno dei due aveva più intenzione di aspettare.
I loro corpi nudi si unirono, mescolando sudore e respiri… continuavano a baciarsi ed accarezzarsi, mentre si muovevano con lo stesso ritmo, lo stesso che sembravano non aver mai dimenticato… nulla era paragonabile a questo, nessuna delle esperienze che avevano fatto quando credevano di essersi persi per sempre, era stata paragonabile a questa sensazione di desiderio incolmabile. Ginny era sua, lo era sempre stata, lo sarebbe stata sempre… nessun altro era capace di portarla a quel livello di incoscienza, nessun altro poteva sperare di fare l’amore con lei con quel totale abbandono, con quell’assenza completa di pensieri… Entrambi se ne resero conto: c’erano solo loro due al mondo, loro due e il loro bisogno di toccarsi, di respirare insieme, di muoversi l’uno sull’altra… loro due.
I gemiti di Ginny si fecero sempre più intensi sulla bocca di Draco che, ansimando, continuava a cercare la sua… Draco venne dentro di lei, nell’istante stesso in cui Ginny raggiungeva il culmine dell’eccitazione.
Crollarono esausti l’uno sull’altra, riprendendo fiato e accarezzandosi febbrilmente… Il sonno li prese entrambi, prima che potessero parlare, prima che potessero staccarsi; Draco si abbandonò tra le braccia di Ginny, mentre la stanza buia gli girava intorno, vorticosamente.

Si svegliò con un mal di testa dopo-sbornia da manuale. Era solo, in un letto che non era il suo e gli ci vollero dieci minuti buoni per rimettere insieme i ricordi e capire dov’era e cos’aveva combinato. Si vestì in fretta, raccattando i suoi vestiti qua e la…
Che cazzo gli era saltato in testa? Porca puttana, non doveva succedere! Non ubriaco fradicio, non senza prima aver chiarito con lei, non senza averle detto…
Ginny entrò in cucina in accappatoio. Lo guardò, come aspettandosi qualcosa, come se attendesse la sua mossa per decidere come comportarsi.
“Mi dispiace, Ginny…”
Risposta sbagliata.
Draco capì un istante troppo tardi di aver detto esattamente l’unica cosa che non doveva dire. Ma i film babbani non gli avevano insegnato proprio niente?!?
L’espressione di Ginny divenne gelida, smise di guardarlo e si diresse al frigorifero.
“Si. Immagino.”
“Cosa?...”
Ginny sembrava più interessata alla scadenza del latte che a lui.
“Immagino che ti dispiaccia non aver trovato di meglio per fare sesso questa notte, …piuttosto che tornare dalla ragazzina dei tempi della scuola.”
Draco la guardò sbalordito: non aveva capito niente!! Ginny stava accendendo il televisore e gli aveva chiesto distrattamente “Caffè?”. Non accettava che lei potesse essere così indifferente e fredda, non dopo ciò che era successo, non dopo la ragazza piena di passione che aveva ritrovato la notte prima, non dopo aver avuto la certezza che lei era ancora sua… una certezza che ora gli scivolava inesorabilmente tra le dita, come un pugno di sabbia.
La fissò con gelida rabbia, ferito nell’orgoglio e incapace di ammettere il proprio errore.
“La ragazzina che avevo a scuola era mille volte meglio della donna che è diventata, Ginny. Anche per fare sesso.” mentì spudoratamente.
Se ne andò sbattendo la porta, lasciando una Ginny triste e amareggiata, rannicchiata su uno degli sgabelli della cucina.
Draco non era un uomo come gli altri, lo sapeva bene… ma questa volta si era comportato proprio come uno qualsiasi. E lei aveva reagito di conseguenza.
Forse era solo un’illusa: i principi azzurri non ritornano a prenderti per portarti nel loro castello… non dopo essere spariti per cinque anni.

******************

ehm… immagino che le avada kedavra adesso mi arriveranno stile grandine…
Lo so che il titolo aveva dato false speranze… va bè sopportate ancora.

Ginny90: a questo punto credo che i miei secondi saranno contati veramente… con la promessa di una Ginny meno rincoglionita nella prossima fic (che sto già scrivendo), potrei cavarmela? In attesa che tu mi infligga il colpo di grazia… grazie per la rec.
Mewina: mi fai sempre tanti complimenti… grazie!
Klaretta: grazie per il commento su Eilan. Hai capito perché ho dovuto ubriacare Draco?!
Ryta Holmes: si Eilan è proprio antipatica, ma forse ti piacerà di più negli ultimi capitoli… ciao e grazie!

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Capitolo 16
*** Troppo tardi ***


Capitolo 16

Troppo tardi

La porta si spalancò con violenza.
“Bill!!”
Non c’era. Draco si scompigliò i capelli già spettinati, diede un calcio a una sedia e guardò di nuovo fuori dalla capanna.
“Bill!! Dove cazzo…”
Bill era al bordo della foresta e stava accarezzando il muso squamoso di Noon… Draco lo raggiunse di corsa.
“Draco?...”
“Mh…” grugnì Draco in risposta.
“Buongiorno. È venuta Ginny ieri, lo sai? Hai parlato con lei? Credo…”
Draco lo interruppe.
“Bill. Ascoltami.”
Un intenso puzzo di alcol raggiunse le narici di Bill.
“Per Merlino Malfoy, ma quanto cazzo hai bevuto?!”
“Non sono cazzi tuoi Bill! Non sei la mia dannatissima madre, va bene?!?” scoppiò Draco.
“Fortunatamente no.” Rispose Bill con sarcasmo “Andiamo spugna… hai bisogno di un caffè… e di una doccia! Puzzi.”

Draco rientrò nel piccolo soggiorno con indosso solamente i jeans e un asciugamano bianco attorno al collo. Prese la tazza di caffè bollente che Bill gli aveva preparato e lo bevve in silenzio. Si prese la testa tra le mani, piantando le dita tra i capelli ancora gocciolanti…
… non c’è nient’altro da fare…
“Dobbiamo trovare il modo di togliere quella barriera senza Ginny.”
“Non si può fare, Draco.”
“Ci DEVE essere un modo!”
“No.”
“Porca puttana, Bill! Quel vecchio pazzo di Silente l’ha fatto da solo!!!”
“Questo non lo sappiamo… e comunque tu non sei Silente. Piantala di fare l’idiota.”
Rimasero in silenzio… la frustrazione di Draco era palpabile nell’aria; Bill si meravigliava di quanto i sentimenti di quel ragazzo gli fossero divenuti familiari, c’era quasi un’empatia tra loro… ora Draco soffriva, e molto. Bill non ne conosceva il motivo, ma stava davvero male.
“Draco… non si svilupperebbe abbastanza energia, lo sai. È pericoloso, non posso lasciartelo fare, amico mio.”
Draco si immobilizzò… nonostante la rabbia per ciò che era accaduto la notte prima, nonostante il nervoso, nonostante il pensiero di Ginny, fisso come una lama di ghiaccio nella sua mente… la sua intelligenza, sempre brillante e attiva, ricominciò a lavorare freneticamente.
“Cos’è che sviluppa l’energia necessaria, Bill?! Eilan te lo ha detto, vero? Cos’è che rompe quella cazzo di barriera?!”
Bill prese fiato, poi la risposta arrivò, inesorabile, e Draco sentì una fitta lancinante al petto.
“L’amore.”
Draco sbattè un pugno forte su tavolo, facendo sobbalzare Bill, poi parlò, con un misto di rabbia e amarezza:
“Se è l’amore che Silente vuole, lo avrà! Avrà tutto l’amore che ho covato in questi cinque fottuti anni per una persona che non c’è più, che non esiste… Ginny non è più lei, Bill. Sono arrivato troppo tardi, anche stavolta. Sembra che sia il mio destino: arrivare sempre troppo tardi… troppo tardi per salvarla a Malfoy Manor, e troppo tardi adesso, per salvarla dalla solitudine e dal dolore che l’hanno distrutta…”
Bill non poteva vederlo, ma capì che stava piangendo. Il ‘grande Malfoy’ era disperato, col cuore a pezzi… Draco mormorò, con voce quasi assente e un po’ impastata:
“è strano, vero Bill?... le parole troppo tardi suonano sempre così tristi… così tristi, in tutte le lingue…”
Dopo qualche minuto la voce di Draco riprese un po’ più sicura.
“Bill, ascoltami. Amo tua sorella… la amo così tanto che mi sembra di impazzire al pensiero di averla persa di nuovo. Ma non potrei mai perdonarmi di farle ancora del male, mai. Non posso costringerla a fare qualcosa che non sente… Proverò da solo.”
“Non funzionerà. Serve Ginny. Devi…”
“No, Bill… non hai capito: io non voglio mai più vederla. Non voglio parlarle di nuovo, non voglio chiederle di fare questo per me… non è più la mia Ginny! È una donna che non conosco, non mi piace… è una donna a cui so solo fare del male, vedermi la fa solo soffrire!”
“Draco… “
“Bill, non mi convincerai. Proverò da solo. Userò tutta l’energia che deriva da quello che ho provato per lei… tutta. Vedremo se non basterà.”
“Non ci riuscirai… ti farai uccidere!”
“A questo punto non ho nulla da perdere.”
CRACK.

…un bambino testardo! Ecco cosa sei Draco Malfoy! Sai che è troppo pericoloso, lo sai benissimo!… Ginny… cerca di capire, torna in te, ti prego!

Draco si materializzò, ancora a petto nudo, ai piedi della barriera. Rabbrividì per il freddo, ma la disperazione gli permetteva ormai di ignorare qualsiasi cosa…
…non c’è nient’altro da fare…ti ho persa Ginny… ti ho persa per sempre stavolta. Questo è tutto ciò che mi rimane…
Chiuse gli occhi e si concentrò: quello che doveva diventare era un canale, niente di più, un corpo vuota, cavo, in grado solo di far passare correnti di energia. Si concentrò su Ginny, sulla coraggiosa Ginny che ricordava, sulla forza che risplendeva nei suoi occhi, sull’amore che aveva provato per quella Ginny, un amore coinvolgente, intenso… inconfessato. Sentì il bisogno di quell’amore scorrere dentro di sé come lava incandescente, sentì il suo corpo pulsare con lo stesso ritmo del battito del suo cuore… o del cuore di Ginny, il cui suono aveva cullato il suo sonno la notte prima?
Puntò la bacchetta contro la barriera invisibile e pronunciò la semplice formula che lui e Bill avevano ricavato.
Un’onda di luce azzurrina scaturì dalla punta della sua bacchetta e si infranse contro il muro invisibile, facendolo vibrare nell’aria gelida e immobile… ma lasciandolo, alla fine, intatto.
L’energia venne riflessa, con una potenza paurosa e si diresse, inesorabile, verso Draco.

Fu solo un istante, in cui Draco vide l’incantesimo venire respinto e capì di aver fallito; poi l’energia riflessa lo investì e per lui ci fu soltanto il nulla.

Fu soltanto un istante, in cui Bill percepì la vibrazione intensa provocata dall’impatto dell’energia magica contro la barriera e udì il tonfo del corpo di Draco sul terreno, attutito dalla neve.
Nello stesso, interminabile, istante un grido disperato salì ad infrangere il silenzio.

Fu solo un istante, in cui Ginny, materializzata alle spalle di Bill, vide il corpo seminudo di Draco venire sbalzato all’indietro e cadere, come in un’immagine al rallentatore, in una posa scomposta.
Il grido era suo… acuto, disperato, lacerante.
In un singolo istante Ginny si rivide inginocchiata su un prato malmesso, costretta a guardare le persone che amava morire, cadere una dopo l’altra come birilli abbattuti… Sentì il dolore dilaniare il suo cuore mai guarito una seconda volta, ancora più a fondo, ancora più crudelmente. Sentì che quel dolore questa volta l’avrebbe uccisa, che sarebbe morta anche lei… finalmente. Vedere un’altra persona amata morire sotto i propri occhi era più di quanto potesse ancora sopportare.

Ginny corse sulla neve, incespicando, e si lasciò cadere di fianco a Draco. Scossa dai singhiozzi, lo prese tra le braccia e lo strinse a sé.
I suoi occhi spalancati dal terrore sembravano immensi sul suo visetto pallido, le sue mani fredde si sbiancavano ancora di più nella stretta spasmodica sulla schiena dell’uomo che amava, ora inerte nel suo abbraccio disperato...
…no, Draco… no, non può essere… non po’ essere troppo tardi!! No!! ...

Un corvo gracchiò sopra di loro… un verso duro e crudele, che sembrava poter annunciare soltanto la morte…
Bill tese l’orecchio e cadde in ginocchio.
Eilan… perché? Perché tutto questo…

Parla Eilan:
In un istante ho visto il giovane Malfoy cadere a terra, dopo il suo sciocco tentativo di usare la disperazione per rompere ciò che può essere spezzato soltanto con la felicità di un amore ricambiato…
Hai ragione, giovane e orgoglioso Draco: le parole ‘troppo tardi’ sono sempre le parole più tristi, in qualunque lingua l’essere umano abbia mai inventato… sono parole che racchiudono fallimento, sofferenza… lacrime.
Lacrime che anche io ho versato, oggi.
Sofferenza che anche io ho provato, guardando soffrire la piccola Ginevra.
Fallimento che anche io ho temuto, vedendoti fallire così stupidamente… Fallimento che io, che vedo lontano nello scorrere del tempo e sulla terra che voi, piccole pedine di una grande disegno, calpestate, non avevo mai sentito pesare così fortemente sulla mia anima…
Devo dunque arrendermi e attribuire a me stessa il fallimento nel compito che mi era stato affidato?
Custode delle vite di coloro nei quali avevamo riposto la speranza.
Osservatrice silenziosa degli avvenimenti previsti dal nostro ambizioso disegno.
Consigliera, all’occorrenza.
Guardiana per proteggere, ma mai, mai, per interferire. Te l’avevo promesso, Albus.
Ho infranto la mia promessa oggi. Ciò che devo rimproverarmi è dunque di averlo fatto troppo tardi?

********

credo di essermi appena attirata altre ire profonde…
nel prossimo capitolo capirete tante cose… tra cui cosa cavolo ci faceva Ginny lì e perché Eilan dice di aver infranto la sua promessa…
la pazienza è la virtù dei forti…
Per Ginny90: i capitoli sono corti per incapacità, non per sadismo nei tuoi confronti. Più lunghi non mi riuscivano!! Mi dispiace.
Se vi capita provate a dare un'occhiata anche alla mia nuova fica, ho messo su oggi il primo chap. Si chiama Dangerous Feelings. Ciao a tutti e grazie.

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Capitolo 17
*** ...e ho saputo che avevi bisogno di me ***


Capitolo 17

…e ho saputo che avevi bisogno di me

Ginny si era addormentata rannicchiata sul divano, come un gattino, avvolta in un plaid color avorio e con l’odore della pelle di Draco nelle narici… ogni cosa le sembrava impregnata di quel profumo: il velluto del divano, il cuscino, … l’aria stessa che riempiva la stanza.

Si svegliò di soprassalto, ansimando in preda al panico e spalancando gli occhi pieni di terrore.
… cos’è stato?!...
Non aveva avuto un incubo, non ricordava nulla. Aveva solo una paura tremenda. Pura e semplice paura.
Perché il viso di Draco non voleva andarsene dalla sua testa?
Tremava. Si avvolse più strettamente nel panno e cercò di calmarsi e chiudere di nuovo gli occhi.
Un rumore la fece sobbalzare e si guardò freneticamente intorno. C’era un corvo alla finestra; gracchiava e picchiava furiosamente sul vetro. Un’altra ondata di terrore la invase, togliendole il respiro. E di nuovo Draco occupava i suoi pensieri…
… Perché? Perché?!...
“Sei stato tu a spaventarmi tanto, piccolo?”
Ginny aprì la finestra e il corvo entrò in fretta, andando a posarsi proprio sullo schienale della sedia che aveva occupato Draco la sera prima. Altra vertigine di paura.
… Cosa vuoi da me?...
Con il respiro corto si avvicinò all’uccello: aveva le piume lucenti, così nere da sembrare azzurre, e gli occhi arancione vivo, brillanti… fissi nei suoi. Ginny credette di essere ammattita: il corvo la fissava, dritto negli occhi.
“Cosa vuoi? Che stai cercando di dirmi?” mormorò, sentendosi completamente pazza.

…Eilan parla coi corvi…
Perché quel pensiero?
Lo aveva detto Bill: Eilan è capace di parlare coi corvi, come Harry una volta parlava coi serpenti.
… i corvi…
Ginny stava per diventare isterica; un panico inspiegabile le stava stringendo lo stomaco come in una morsa, sempre di più ogni minuto che passava.
“Smetti di fissarmi!!” urlò agitata “Cosa vuoi da me?! Cosa c’è!!!”
Paura. Il volto di Draco che balenava di nuovo davanti ai suoi occhi. Era sull’orlo del pianto.
Poi, folgorante, la certezza: pericolo. Era in pericolo. Draco. Pericolo. La sensazione di terrore si intensificò. Pericolo. Quella parola lampeggiava nei suoi pensieri, impedendole di formulare ogni altro pensiero coerente. Pericolo.

Vai, piccola Ginevra. Corri!
L’ordine le arrivò improvvisamente al cervello, urgente, preoccupato… addolorato.
Ha bisogno di te!
Ginny si portò le mani alle orecchie e urlò.

Fu questione di un secondo: materializzarsi ad Hogwarts, vedere Draco sbalzato in aria dall’onda di energia, capire cosa stava succedendo… correre da lui. E vedere la morte sul suo viso.

Nell’istante in cui Ginny si strinse al petto il corpo esanime di Draco, Bill si sentì attraversare da un’energia vibrante; l’aria pulsava dolorosamente nelle sue orecchie… pulsava con lo stesso ritmo dei singhiozzi disperati di Ginny.
La vibrazione diveniva sempre più potente e convergeva sui due ragazzi.
Ginny, inconsapevole di tutto ciò che succedeva attorno a lei, scuoteva il corpo di Draco.
“No, non mollarmi adesso, Draco, non puoi farlo… Non te lo permetto, mi hai capito!? Non te lo permetto!!”
Sollevò una mano e la appoggiò sul cuore di lui. Ora la pulsazione dell’aria era potentissima e suonava come il battito di un cuore, il cuore di Ginny.
L’energia che si era concentrata attorno al corpo della ragazza venne risucchiata improvvisamente dalla sua mano… ed esplose.
In quell’esatto momento Draco riprese a respirare contro la spalla di Ginny.

“Draco!! Non mollarmi Draco! Guardami! Respira!! Su forza Draco… respira…”
Ginny aveva smesso di piangere e lo scuoteva forte per fargli riprendere coscienza del tutto. Draco sentiva la ragazza chiamarlo: non capiva se era reale o se era un sogno… Ginny era a Londra…
Aprì gli occhi a fatica, mentre dei brividi di freddo gli tartassavano il corpo.
Sollevò le palpebre e riuscì lentamente a mettere a fuoco il viso di Ginny, a pochi centimetri dal suo. I loro occhi si incontrarono finalmente. Ginny riprese a piangere dalla gioia. Draco era vivo… era vivo… era ancora con lei… Si guardarono intensamente. Non c’era nulla al mondo di paragonabile alla luminosità degli occhi di Ginny in quel momento. Draco si convinse che era un sogno… quelli erano gli occhi della sua piccola fiamma… e la sua piccola fiamma non esisteva più. Un brivido di freddo più forte dei precedenti gli provocò una piccola convulsione e svenne di nuovo.
Ginny urlò. “Draco!! Oh Merlino, no… Bill!! Bill, mi senti!? Dobbiamo portarlo dentro!! Bill!!”
Mentre cercava di proteggere Draco dal freddo pungente con il proprio corpo si rese conto che il fratello non avrebbe potuto aiutarla, era cieco…
“Oh, Merlino santo!”
Cercò di alzarsi trascinando Draco, con la forza della disperazione… ma il peso morto del ragazzo era troppo per lei e ricadde a terra.
Bill capì il problema al volo… e aveva la soluzione.
Ginny lo sentì emettere un fischio strano, una specie di richiamo, modulato sui toni alti… e vide arrivare al volo un possente thestral.
“Noon…” mormorò.
La bestia si accoccolò di fianco a Draco guardandola in viso con gli occhi bianchi e inespressivi. Ginny caricò con fatica il corpo del mago sul suo dorso squamoso; Noon si rialzò lentamente e si diresse verso la capanna di Bill.
Incespicando nella neve di fianco al thestral, Ginny acchiappò la mano di Bill mentre gli passava vicino, dicendogli sbrigativamente:
“Dobbiamo metterlo a letto, subito! Devi aiutarmi!”
Insieme trascinarono Draco dal dorso di Noon al letto e lo coprirono velocemente con tutte le coperte che Ginny riuscì a trovare. Gli accarezzò il viso bianchissimo e la sua mano cominciò a tremare… Si stava rendendo conto solo in quel momento di ciò che era successo, e soprattutto di ciò che aveva fatto… Stava per crollare. Si alzò in piedi di scatto e guardò il ragazzo svenuto per qualche momento, in silenzio, tremando visibilmente. Si guardò attorno con uno sguardo perso… Bill era davanti al camino e stava comunicando con qualcuno. Ginny scosse violentemente il capo.
CRACK.
Bill sobbalzò al rumore.
“Ginny!!!”

Si stava facendo sera.
Ginny era di nuovo nel suo salotto. Una tazza di tè bollente era stata preparata, ma era stata lasciata raffreddare sul tavolo senza essere toccata. Lei se ne stava in silenzio, al buio, con la testa nascosta tra le braccia incrociate appoggiate sul tavolo. I suoi pensieri erano alla deriva: non c’era nulla di razionale, nulla di logico in tutto ciò che le era capitato. Non c’era nulla di sensato. E tutto il suo autocontrollo era andato a farsi benedire. Mille domande a cui non esisteva risposta, vorticavano nella sua mente affaticata.
Come era successo? Come aveva fatto a sapere dove andare, a sapere che Draco era in pericolo, a sapere che doveva andare assolutamente da lui? Da dove proveniva la voce che le aveva ordinato di correre da lui, parlando direttamente alla sua mente? Come aveva fatto a sapere cosa fare per non perderlo?
Era stata lei. Non voleva accettarlo, ma dentro di sé lo sentiva: era stata lei a far ricominciare a battere il cuore di Draco. Non sapeva come era successo, ma aveva sentito qualcosa avvenire dentro di lei, dentro il suo corpo qualcosa aveva iniziato a scorrere, bruciandola… poi quel qualcosa era uscito, proprio dalla sua mano appoggiata sul cuore del mago. Non era possibile, non era logico, non aveva senso… non voleva e non poteva crederci. Ma una voce nella sua mente continuava a dirle che se lei non ci fosse stata… Draco sarebbe morto.
Era stata lei…
Da quando era riapparsa in casa sua non aveva ancora smesso di tremare: il freddo, la paura, lo shock per ciò che aveva fatto e non aveva assolutamente capito… la sensazione di assurdità che non la abbandonava. Aveva ancora paura, tanta paura da non voler nemmeno alzare la testa dalla tavola.
Quel corvo…
Chi era quel corvo? E chi era Eilan? Perché era così sicura che il corvo fosse in qualche modo legato a lei… In realtà sapeva anche questo: era stata Eilan, chiunque lei fosse, a mandare quel corvo, era stata Eilan a parlare alla sua mente… lo sapeva. Ma anche questo non poteva accettarlo.
Perchè la magia non poteva lasciarla in pace? Perché dopo che aveva abbandonato quel mondo per cinque anni, tornava a torturarla così dolorosamente?

Draco… il solo nome le riscaldava il cuore… come aveva potuto pensare di dimenticarlo… Era per lui che aveva lottato per vivere in fondo a quel sotterraneo, era per lui che aveva lottato contro la morte in quel letto d’ospedale. Ora lo sapeva. Era stato solo per lui se era ancora viva… Ora sapeva che non lo aveva mai realmente dimenticato, che aveva continuato ad amarlo anche quando lo odiava, per non essere venuto a salvarla, che aveva continuato ad amarlo sebbene avesse compreso cosa provava per lui soltanto l’ultima volta che lo aveva guardato in viso, attraverso le sbarre della prigione e attraverso le lacrime che le rigavano il viso…
Draco… prima un gioco tra adolescenti ribelli, che in sordina si era tramutato in un sentimento profondo, un amore disperato tra ragazzi che avevano dovuto crescere troppo in fretta… poi un amore dimenticato tra le macerie di una vita che sembrava finita per sempre… e infine un amore intenso, riesploso con forza e passione, nell’istante stesso in cui i loro occhi si erano rincontrati. Erano entrambi cresciuti, cambiati… eppure qualcosa in loro era rimasto immutato, quell’amore che ardeva ancora in fondo, molto in fondo, al loro cuore.
Draco… l’unica anima sulla faccia della terra che poteva adattarsi alla sua, l’unica anima in cui si rispecchiava, l’unica anima che, nella sua diversità totale, poteva unirsi alla sua, con una complementarità perfetta. L’unico cuore che batteva con lo stesso ritmo del suo… cuori che avevano continuato a battere insieme anche dopo che la morte pareva averli separati.
Draco… l’unico amore che aveva potuto risvegliare in lei la magia potente che dormiva da anni…

Un rumore alla finestra la fece sobbalzare.
Si guardò intorno smarrita: non si era accorta che era già buio… accese la luce stringendo gli occhi per il fastidio.
Alla finestra c’era un barbagianni bianco, che quasi si confondeva con la neve appoggiata sul davanzale. Ginny si diresse verso di lui come un automa, aprì la finestra e slegò il piccolo rotolo di pergamena dalla sua zampina tesa. Il gufo arruffò le penne e volò via immediatamente.
Era un messaggio di Narcissa, lo intuì dalla scrittura sottile ed elegante, molto simile a quella del figlio.

Materializzati a casa mia. Ti prego, ho bisogno di parlarti. _NBM_

Ginny lasciò cadere il biglietto a terra e si diresse verso la sua stanza con passo strascicato.
Perché non la volevano lasciare in pace? Perché tutto sembrava volerla far impazzire sempre di più? Perché non poteva semplicemente chiudere gli occhi e dimenticare tutto? Dimenticare… le violenze, la morte, il dolore, la fatica per ricominciare a vivere, il viso di Draco, prima sorridente, poi arrabbiato e infine immobile e gelido, quando aveva creduto di averlo perso di nuovo.
…lasciatemi in pace…
Si lasciò cadere sul letto soffocando nella coperta morbida l’ennesimo singhiozzo. Ormai non sapeva nemmeno più perché piangeva…
No… non l’avrebbero più lasciata in pace, lo sapeva benissimo. La sua vita era stata di nuovo capovolta… e aveva appena rischiato di vederla di nuovo finire in una tragedia…

Sei in gioco, Ginny. Ormai devi andare fino in fondo… la vita non conosce mezze misure. Almeno, la TUA vita. Non ci saranno sconti… per te.

*******************

Siamo arrivati alla fine: il prossimo dovrebbe essere l’ultimo. Vi dispiace?

klaretta: Non so quanto sarà felice Eilan sapendo che l’hai chiamata “corva”… comunque Draco è vivo, adesso bisognerà vedere se riuscirà a farsi capire dalla nostra piccola imbecille…
Tink: la mia giovane vita è salva… Draco è vivo (ma Ginny rimane un’imbecille… almeno adesso ha ‘chiari’ i propri sentimenti… è già qualcosa, non credi? ) Ciao e grazie, anche per la recensione a Dangerous Feelings.
Cl4rien: sono davvero contenta di aver appassionato qualcuno con la mia storia. Il senso di scrivere è proprio quello di far sognare le altre persone come sogno io mentre invento e scrivo. Grazie! E se tu sei deficiente quando piangi mentre leggi al computer, cosa sono io che piango mentre scrivo?!
Mewina: Visto che è vivo?! Eilan è un personaggio importante ma non è lei che ha resuscitato Draco… capirai meglio alla fine, ma Eilan si è limitata a ‘dare una spinta’ a Ginny perché arrivasse in tempo…
Ivy: Grazie di cuore per i complimenti! So cosa vuol dire pigrizia perché anche io recensisco pochissimo... e proprio per questo apprezzo ancora di più il fatto che la mia storia abbia spinto qualcuno a prendersi lo sbattimento di commentare. Spero che il mio finale non deluderà chi mi ha seguito dall’inizio…
Sally90: Non ci ho messo tanto no? Anche per te vale il “Draco non è morto quindi lascia vivere l’autrice…”… scherzo! Grazie x la rec.

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Capitolo 18
*** Genesi ***


Capitolo 18

Genesi

Ginny apparve davanti alla porta d’ingresso dell’appartamento di Draco.
La porta si aprì automaticamente come al solito; Narcissa la stava aspettando nell’ingresso: aveva il viso tirato e stanco, ma nei suoi occhi si leggeva un certo sollievo. Le andò incontro e le strinse entrambe le mani, fissando nei suoi occhi uno sguardo che valeva di più di cento parole.
Mentre si dirigevano insieme verso il salotto, Narcissa si scusò per averla chiamata.
“So che avrei dovuto venire io stessa, ma smaterializzarsi con la sedia a rotelle è un po’ complicato… e oggi ho già dovuto farlo per andare da Draco, a preparargli una pozione. Tuo fratello non può farlo da solo, naturalmente. Ero piuttosto stanca… scusami Ginevra, deve essere stata una giornata terribile anche per te.”
Ginny scosse la testa per rassicurarla.
“Non fa niente, davvero.”
Narcissa aspettò che la giovane si sedette, poi riprese a voce bassa
“Devo ringraziarti. È merito tuo se ho ancora un figlio.”
Ginny scosse di nuovo la testa, questa volta violentemente, come se non volesse ascoltare.
“No! Non… non sono stata io… non credo di…”
Narcissa la interruppe
“Io credo invece che tu sappia molto bene che sei stata proprio tu a tenere Draco in vita.”
Un silenzio imbarazzante cadde tra le due donne; la rossa aveva abbassato il viso e i suoi occhi erano nascosti dalla cascata di capelli. Dopo un momento, mormorò
“No, Narcissa. Non è possibile… Io non ho mai avuto alcun talento per la guarigione.”
“Te l’ho già detto una volta Ginevra: il potere si sviluppa con la sofferenza. Ricordi? È possibile! E tu lo sai, hai sentito ciò che è successo dentro di te.”
La strega aveva parlato con un tono fermo, di chi non ammette ulteriori… capricci. Ginny la guardò negli occhi.
“Mi dispiace Narcissa. Io non capisco queste cose. Sono troppo… assurde. Non posso crederlo. Ciò che ho vissuto tanti anni fa è stato malvagio, non può aver portato qualcosa di buono…”
“Invece devi credermi. Rifletti un momento: perché l’Avada Kedavra uccide senza far soffrire?”
“… perché se si vuole fare del male c’è la maledizione Cruciatus…”
Narcissa scosse il capo.
“No, non è quello il motivo: se ci pensi, la Cruciatus può far impazzire, ma non arriva mai a uccidere.”
“Si, ma…”
“La sofferenza non uccide, Ginevra. Era la prima cosa che dovevano imparare quelli che studiavano le arti oscure: più si fa soffrire una persona, più il suo potere si sviluppa, la sua magia diventa potente… e sarà sempre più difficile ucciderla.”
Narcissa strinse di nuovo le mani di Ginny tra le sue.
“Tu hai sofferto tantissimo, sia in prima persona, sia vedendo morire tutte le persone che ti amavano… il tuo potere è aumentato a dismisura e oggi è esploso… non avresti potuto permetterti di veder morire un’altra persona amata, la tua natura si è ribellata.”
Ginevra non capiva ancora, il suo sguardo era smarrito.
“Ascoltami, per favore. Voglio tentare di spiegarti meglio. Io penso che tutto quello che ti è successo abbia avuto come risultato quello di trasformarti in un… canale naturale. Credo che tu possa aver acquisito la facoltà di trasformare direttamente i tuoi sentimenti in energia magica… In altre parole, sei capace di fare naturalmente ciò che la maggior parte delle persone riesce ad eseguire solo dopo mesi di disciplina, operando gli incantesimi di canalizzazione.”
La donna respirò profondamente, e riprese
“Ginevra è questo ciò che sei oggi: una strega incredibilmente potente! Devi accettarlo. Non puoi negare ancora di appartenere a questo mondo… è ora che tu permetta al tuo istinto e al tuo potere di suggerirti la strada da seguire. Il tuo destino è fare in modo che la tua magia possa servire a qualcosa di grande. Mio figlio ha bisogno di te, piccola. Se non vuoi seguire il tuo destino nel mondo… almeno segui i tuoi sentimenti per lui.”

Parla Eilan:
Sento la tua confusione, piccola Ginevra… sento che mai nella tua vita ti sei sentita combattuta come ora. Te ne stai lì, ferma sotto la neve che scende, con gli occhi fissi nel nulla… e nelle orecchie ancora le parole di Narcissa Malfoy.
Ciò che ti ha detto non potrebbe essere più vero… sebbene tu non riesca ancora ad accettarlo.
Devo ammettere di essere rimasta sorpresa, oggi. Tu non sei esattamente ciò che avevamo previsto saresti diventata: sei ancora migliore. Sapevamo che il tuo potere sarebbe aumentato, e credevamo che avresti potuto IMPARARE a canalizzare l’energia… non avremmo mai immaginato che il cambiamento sarebbe stato così radicale.
Ora devi aiutarci, Ginevra… Non tirarti indietro. Non deludermi, ti prego… non deluderci…

Ginny si materializzò davanti alla casetta di Bill. Sollevò una mano per bussare, poi la riabbassò lentamente. Si guardò intorno indecisa, si passò la mano sugli occhi stanchi… si riavvicinò alla porta e battè un colpetto leggero con le nocche delle dita.
“Bill… Sono io.”
La porta si aprì e dietro c’era Bill. Un Bill spettinato e stanco, ma almeno abbastanza tranquillo. Il fratello la cercò con le mani e la attirò a sé in un abbraccio strettissimo.
Entrarono in casa. C’era un calderone di rame che ribolliva sul fuoco del camino, e nella stanza si diffondeva un intenso odore di timo.
“Scusa il… l’odore, Gin. È la pozione che è venuta a preparare Narcissa… un ricostituente, credo. Per Draco”
“Come sta?” chiese subito la ragazza.
“è di là, sta riposando. È ancora debole, ma ha ripreso conoscenza nel pomeriggio… l’hai salvato, per fortuna.”
Ginny guardò la porta chiusa della stanza adiacente e mormorò:
“Bene. Sono… contenta.”
Bill le cercò una mano e la accarezzò con dolcezza.
“Che farai ora, piccola? Te ne andrai senza dirgli niente come ieri?...”
“Io non ho nulla da dirgli, Bill…”
“Ma lui ha bisogno di te.”
Ginny lo guardò, sperando di capire dai suoi occhi se sapesse qualcosa dei sentimenti di Draco… ma i suoi occhi rimanevano vuoti e spenti, gli occhi di un cieco. Gli parlò con una grande amarezza, lasciando sfogare la delusione che le pesava sul cuore.
“Ha bisogno di me soltanto per fare un incantesimo che da solo non può fare. Ha bisogno della mia magia… non di me.”

“No.”
Una voce roca, proveniente dalla porta della stanza in cui Draco avrebbe dovuto riposare, li interruppe; il ragazzo era in piedi sulla soglia e si appoggiava allo stipite per reggersi in piedi.
“No, non è vero. E lo sai. Ho bisogno di te perché… non ho smesso un solo istante di amarti, anche quando ti credevo morta.”
Draco mosse qualche passo incerto verso di lei, mentre Bill si allontanava con un sorriso, lasciandoli soli.
Il biondo si avvicinò a Ginny e le sussurrò con voce profonda:
“Ti amo Ginny. L’ho capito troppo tardi l’altra volta, ma te l’ho già detto: non ti lascerò di nuovo. Ti voglio vicina, ti voglio con me per costruire una nuova vita. E ho bisogno di te perché tutto quello che sto facendo e tutto ciò che desidero non ha nessun senso se tu non ci sei.”
Ginny gli prese il viso tra le mani, fissandolo negli occhi, intensamente. Le loro labbra si unirono con dolcezza e urgenza allo stesso tempo, come se quel bacio finalmente sincero, senza malintesi, senza finzioni, fosse tutto quello che avevano aspettato da una vita… o da cinque lunghissimi anni. Si abbracciarono, aggrappandosi l’uno alla forza dell’altro.
“Non provare mai più a farmi prendere una paura simile! Non potrei sopportare di perdere anche te. Non adesso, non dopo tutto quello che è successo e non con tutte le cose che abbiamo da fare… insieme.”
Quelle parole mormorate nel suo orecchio furono più di una promessa per Draco. Ma a parlare davvero furono gli occhi dorati di Ginny, finalmente fissi nei suoi con la forza e la passione di una volta. Draco ringraziò Merlino e tutti gli dei che conosceva o di cui aveva solo sentito parlare, per avergli concesso di rivedere la vita e il coraggio brillare in quelle iridi color miele.
La fiamma si era riaccesa.

“Dammi le mani.”
Ginny gliele porse, senza esitazione questa volta, e insieme si smaterializzarono.
Apparirono davanti all’ingresso di Hogwarts, a pochi passi dalla barriera magica. Draco sussurrò qualcosa all’orecchio di Ginny. Entrambi sapevano cosa fare.
Ginny lasciò la bacchetta in tasca e mise la mano su quella di Draco che invece stringeva saldamente la sua bacchetta: gli avrebbe dato forza, come sapeva avrebbe fatto da quel momento in poi, per tutta la vita. Lo avrebbe sostenuto e sarebbe stata il perno della sua esistenza, perché senza di lei lui non riusciva a vivere… e perché senza Draco la vita di Ginny non avrebbe avuto alcuno scopo.
Tenendosi per mano si concentrarono sul pensiero della nuova Hogwarts, del nuovo mondo che volevano costruire… e della nuova vita che li aspettava. Draco pronunciò la prima parte della formula, Ginny i versi restanti. Una luce bianca e accecante scaturì dalla bacchetta di Draco: la barriera si infranse, in silenzio, senza protestare…
A entrambi sembrò di sentire un sussurro, la voce di un vecchio mago, che augurava loro ogni bene possibile…
Si diressero verso l’ingresso, con le dita ancora intrecciate, e mentre riaprivano il grande portone di legno massiccio, il gracchiare di un corvo salutò il loro ritorno a Hogwarts.

Parla Eilan:
Puoi riposare in pace ora, Albus Silente. Ciò che hai fatto non è stato vano, in fondo. Coloro che tu avevi scelto per far rinascere il tuo mondo hanno accettato finalmente il loro destino. Tutto ciò che avevi preparato… è compiuto.

FINE

Epilogo

Parla Bill:
L’incantesimo di Silente era ben congegnato: poiché l’odio verso le persone diverse, i babbani e i mezzosangue, aveva fatto cadere il mondo magico nel caos, solamente l’amore tra due persone molto differenti tra loro avrebbe potuto sprigionare un incantesimo abbastanza potente da rompere la barriera.
Alla fine anche Ginny e Draco lo capirono.
Silente aveva creato quella barriera apposta per loro due, solo loro sarebbero stati in grado di spezzarla… Ho l’assoluta certezza che Silente sapeva perfettamente cosa sarebbe successo, aveva previsto ogni cosa: che Ginny non sarebbe morta, che Draco non l’avrebbe dimenticata, che il loro amore si sarebbe alimentato con la lontananza, invece di spegnersi, come le braci che covano sotto la cenere di un mondo apparentemente morto.
So che Ginny ha visto Silente guardarla negli occhi prima di morire, so che il vecchio ha cercato in tutti i modi di tenere Draco lontano dalla battaglia finale…
Silente aveva messo al sicuro il futuro di Hogwarts e di tutto il mondo magico, prima di gettarsi nella mischia; l’aveva messo al sicuro nel sentimento acerbo e inconfessato di due ragazzi giovani come loro… una mossa molto azzardata. Ma che si è rivelata vincente.
Sono diventato preside di Hogwarts ora: Draco e Ginny mi hanno pregato di assumere questo incarico… forse potrei sentirmi all’altezza, se potessi credere di avere anche solo un centesimo della forza e della… lungimiranza di Albus Silente. Spero che non sarò mai messo alla prova perché sono certo che fallirei miseramente.
Al momento il mio compito non è molto gravoso. Draco e Ginny gestiscono la scuola a meraviglia.
Ginny è diventata la più bella professoressa di trasfigurazioni che questa scuola abbia mai avuto, almeno a detta di Draco… ma le voci che mi arrivano mi fanno pensare che riesca a tener desta l’attenzione dei ragazzi più grandi non soltanto grazie alla sua abilità oratoria…
Draco è un uomo intelligente ed acuto… la sua conoscenza delle Arti Oscure l’ha reso un insegnante particolarmente bravo: i ragazzi imparano a capire la malvagità da cui nasce il lato oscuro della magia, imparano a conoscerlo e ad evitare di esserne ammaliati… prima di imparare a difendersi. È un uomo e un amico straordinario… ma si sa: dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna… e Ginny è la forza e la luce della sua vita.
Il mio compito è semplicemente quello di raccontare: racconto ai ragazzi ciò che è accaduto, parlo loro dell’odio, della guerra, del sacrificio, della morte… e della rinascita. E parlo loro dell’amore, reso la rinascita possibile.
Ho perso la vista durante la guerra che ha devastato il mondo che conoscevo. Ma la perdita mi è stata rimborsata un milione di volte, perché mi è stata data la possibilità di ascoltare di nuovo le risate di una squadra di ragazzi che giocano a quidditch nel campo sotto la mia finestra… non mi importa di vedere: ciò che sento è sufficiente per riempirmi l’anima di sollievo e di gioia.

Parla Draco:
Ho convissuto per cinque anni con il rimorso per non aver avuto praticamente nessuna parte nella guerra che ha cacciato il male dal nostro mondo, per non essere riuscito a mettermi in gioco… mentre altri non avevano temuto di giocarsi anche la vita…
Ma alla fine ho saldato il mio debito, e ho fatto anch’io la mia parte.
Il mondo che credevamo morto si sta risollevando dai propri resti, come una grande fenice… e come la fenice tornerà al suo splendore. Sarà una strada lunga e dura… ma succederà.
Succederà perché il fallimento, ora, non è più contemplato: Ginny è con me, in ogni istante della mia vita, in ogni respiro… e finchè lei mi è accanto, non posso fallire.
Hogwarts è rinata… quasi nulla è cambiato all’interno di queste vecchie mura. I fantasmi, le scale che ruotano, la confusione nei dormitori, le punizioni e i premi, il torneo del quiddich e la coppa delle case… Le case hanno ancora gli stessi nomi e gli stessi colori… e Ginny ha dovuto rassegnarsi, da bravo capo della casa di Grifondoro, a smettere di nuovo di indossare il suo colore preferito… almeno in pubblico.
Serpeverde è sotto il mio controllo: e come poteva non esserlo?
E forse proprio perché i capi delle due case nemiche da secoli sono così uniti, la vecchia rivalità si è indebolita…
L’amore tra due persone diverse ha permesso alla scuola di rinascere… e di non ripetere gli stessi errori.

Parla Ginny:
Guardo indietro nella mia vita e vedo tanto orrore e sofferenza.
Guardo al presente e vedo giorni in cui continuare a credere che tutto possa rinascere è molto difficile.
Guardo al futuro e vedo ancora tante difficoltà da affrontare.
Ma c’è qualcosa, di davvero importante, che riesco a vedere sempre, sia che io guardi indietro, avanti o semplicemente fuori dalla mia finestra in questo momento: quel qualcosa è l’amore.
Ho amato e sono stata amata, tantissimo e da tante persone, molte delle quali purtroppo non ci sono più.
Amo più della mia stessa vita e vivo circondata da un amore immenso, un sentimento meraviglioso che sembra non avere mai una pausa o un’incertezza.
Amerò e sarò amata: è questa la certezza che mi permette di continuare a sperare, di continuare a vivere e fare tutto ciò che è in mio potere per raggiungere il mio sogno.
C’è stato un periodo nella mia vita in cui nessuno mi voleva bene, e io stessa non avevo amore da donare. Era il periodo in cui mi facevo chiamare Giulie, non avevo una bacchetta magica e facevo la spogliarellista in un night club. Era il periodo in cui avevo perso tutte le speranze. Era il periodo in cui Draco non era con me. I ricordi di quel periodo stanno sbiadendo lentamente… mentre ritornano sempre più vividi quelli che credevo di aver perduto: i ricordi di bambina, i ricordi dei miei fratelli e dei miei genitori, i ricordi di scuola… i ricordi di adolescente e i ricordi della felicità che un biondo spaccone della casa rivale, sapeva donarmi inconsciamente… Ricordi felici e tristi… ma ricordi sempre colmi di sentimenti e di emozioni.
Un giorno racconterò di questi ricordi alla creatura che sta nascendo dentro di me… le racconterò di come ho scoperto che l’amore è la sola forza che una persona non dovrebbe mai perdere… altrimenti anche tutto il resto non ha più senso, non rimane nulla per cui vivere.
Non so in che razza di mondo crescerà mio figlio, e questo mi fa un po’ paura.
È un mondo ancora da costruire, un mondo appena nato che crescerà con lui.
È un mondo per il quale io e suo padre abbiamo lottato.
È un mondo che esiste perché ci sono stati degli eroi.
Eroi, i cui nomi, scritti malamente su muro a Diagon Alley, sono stato ricopiati dai primi ragazzi che hanno ripreso a frequentare questa scuola sulla parete del corridoio al primo piano.
Eroi che non saranno mai dimenticati.
Ve lo prometto, ragazzi… Harry, Ron, Hermione… Se potete sentirmi, seppiatelo: ve lo prometto.

*******************

Lo spettacolo è finito, ragazzi… spero davvero di non avervi deluso nel finale! Lasciatemi un commentino se ne avete voglia… se ho fatto degli errori vedrò di non ripeterli in Dangerous Feelings, che verrà aggiornata subito dopo natale.
Grazie a tutti quelli che hanno commentato!
Savannah, Klaretta, Tink, Sybelle, Mewina, Vamassa. Grazie!!! Ciao!

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