Somewhere Else

di Akarai92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo dei miei sogni ***
Capitolo 2: *** The Farplane Glen ***



Capitolo 1
*** L'uomo dei miei sogni ***


Come al mio solito, presentazione iniziale XD
Alllor... che dire?? La mia mente malata produce storie ad una velocità impressionante in questo periodo. Sarà che sono malata, sarà che sto troppo su youtube, comunque ho finalmente deciso di scrivere la storia che mi proponevo da tempo. Il titolo è abbastanza buttato là, ci sono stata a pensare per una buona mezz'ora XD Non posso rivelarvi niente per ora, visto che il LUI è ancora un mistero x3 Ringrazio comunque le ragazze meravigliose e piene di talento che mi hanno ispirato con i loro video magici, quali Balthierkingofskiez, ImaginaryHearts, SamuraiAngel, e tutti coloro che creano su questa coppia sballata XD
Dai dai che magari nel prossimo chap vi dico di più.
Mille grazie per i commenti passati e futuri (_ _)
Buona lettura!




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-Ehi, tu! Fermati, aspetta!-
Il grido sembrava quasi inesistente nella desolazione che li circondava.
La ragazza castana correva, correva a perdifiato. Ma lui non aveva intenzione di fermarsi.
Inciampò sul terreno e rischiò di cadere, ma tenne duro e ricominciò a correre.
-Aspettami!-
E quell’ulteriore grido nel vento sembrò fermarlo. Si voltò, con una lentezza esasperante.
Lei sorrise impercettibilmente e lo raggiunse ansante.
-Non scappare…-
Queste parole una preghiera sommessa, sussurrate fissandolo in quegli occhi verdi assottigliati. Felini.
Lui non le rispose, si limitò a fissarla di rimando, nei due occhi di due colori distinti. Verde e blu. Il suo respiro era lento e regolare sotto la stretta divisa di pelle nera, i capelli lisci ed argentati ricadevano sul viso coprendolo in parte.
La donna fece per aprir bocca. Voleva dire qualcosa, qualcosa d’importante, che le premeva nel petto, minacciando di esplodere.
Voleva parlare, voleva dire, voleva…
Sapere. Sapere chi fosse la persona che aveva davanti. Perché, ora che ci pensava, non la conosceva. Lo guardò meglio. La pelle lattea, il fisico magro, le labbra sottili.
No. Lei non conosceva nessuno con quelle caratteristiche.
Disorientata da quella consapevolezza, fece nuovamente per dar voce al suo pensiero.
-Tu sai perfettamente chi sono…-
La sua voce era carezzevole e fresca, come quella di un bambino. Si era dolcemente piegato verso di lei, e la scrutava con uno strano sorrisetto.
Avrebbe voluto dirgli che non era vero, che non lo sapeva, che però avrebbe voluto saperlo.
Ma non fece in tempo. Lui cominciò a sparire, tanti lunioli colorati nascevano dal suo corpo, portandolo via. La ragazza allungò una mano, per riprenderlo. Ma non servì a niente.


-NOOOOO!!!-
Yuna aprì di scatto gli occhi. La luce era spenta e la tenda era completamente avvolta nel buio. Con il corpo grondante di sudore accese la piccola lampada ad olio accanto a sé, sprigionando un piccolo cono dorato.
Ansimava. Il suo petto gracile si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare, il respiro mozzato da quel sogno che restava vivido nella sua mente. Si portò una mano sul petto, e attraverso la sottile stoffa bianca poté sentire il suo cuore battere ad una velocità folle.
Spaventata?
Delusa?
Non sapeva nemmeno lei cosa sentiva. All’improvviso una mano sulla spalla nuda la fece sobbalzare.
-Yuna, cos’è successo? Stai male?-
Una voce impastata dal sonno le parlò dolcemente nel buio. Yuna si voltò, trovandosi davanti la scarmigliata chioma bionda del suo Tidus. I profondi occhi azzurri brillavano di preoccupazioni nonostante il sonno.
Senza una parola, gli si buttò tra le braccia, gli occhi colmi di lacrime.
-Yuna…-
Un soffio che si spense non appena la sentì piangere contro la sua spalla. Senza una parola la strinse ancora di più a sé, permettendole di affondare il viso nella sua spalla.
E Yuna continuò a piangere per molto tempo, non sapendo nemmeno lei per quale motivo.
Il dolore che sentiva nel petto era forte e lacerante, l’immagine dell’uomo che spariva le baluginava ancora di fronte agli occhi.
Pianse e pianse finché, cullata dall’amorevole abbraccio di Tidus, non scivolò nuovamente nel sonno.
Stavolta senza sogni.


Sole. Tanto sole. Troppo sole per i suoi gusti.
Non che non amasse il caro astro splendente, anzi lo amava particolarmente e per più di un motivo.(*)
Ma a quell’ora del mattino un sole fin troppo invadente era decisamente di troppo.
Controvoglia, Yuna si costrinse ad aprire gli occhi, strofinandoli abbondantemente. Guardandosi attorno per prendere coscienza di sé stessa e del resto del mondo, notò che il rumore e il chiacchiericcio che provenivano da fuori erano abbastanza forti da infastidirla.
A giudicare dal rumore di passi, doveva essere parecchio tardi. Quindi magari il sole non aveva tutti i torti ad entrare dalla finestra lasciata beatamente spalancata.
Si alzò lentamente e con molta comodità si preparò, lasciando che il tempo scorresse placido mentre si sistemava.
Finalmente uscì dalla tenda, godendosi appieno la luce calda del sole.
Inspirando profondamente, si stiracchiò ad occhi chiusi. Il villaggio di Besaid era sempre lo stesso: stesse tende variopinte, stesso tempio ormai inutilizzato, stesse persone, stesse voci, stessi visi. Stessa Rikku che le correva incontro alla velocità della luce e con la grazia di un tifone. L’impatto con l’uragano biondo fu peggio del previsto e Yuna rischiò di ruzzolare a terra, se non avesse avuto un buon rapporto con il suo equilibrio.
-Yunieee!! Finalmente ti sei svegliata, credevamo fossi caduta in qualche stato comatoso!-
Esclamò la giovane Albhed saltellando, mentre Yuna cercava di riprendersi.
Ma in fondo sua cugina era così. E così sarebbe rimasta.
Alla fine, molti zompetti e cose varie dopo, si scoprì che tutta quest’agitazione era per l’imminente arrivo di Gippal e compagnia bella Albhed il giorno successivo. L’eccitazione e la felicità di Rikku erano palpabili. Yuna rise e gioì assieme a lei. La vista del viso arrossato della cugina e dei suoi occhi illuminati anche soltanto dall’idea dell’arrivo di Gippal la riempivano di gioia.
Pian piano si fece trascinare con la bionda nel suo giro di “controlliamo-se-è-tutto-a-posto” prima dell’arrivo, riempiendosi le orecchie e il cuore delle sue chiacchiere continue e agitate. Finirono per portarsi dietro anche un recalcitrante Tidus incontrato per strada.
E per finire al tramonto.
Dopo una capatina di rito da Lulu e Wakka.
E già che c’erano anche al tempio.
E perché no? Anche sulla collina fuori del villaggio.
Ma come evitare una ronda alle rovine. Nonostante gli svariati –Ma tu pensi davvero che verranno alle rovine?!-
Giustamente per finire in bellezza dovevano anche passare per la spiaggia.
Insomma tornarono al villaggio dopo più o meno sei o sette ore. Sfiniti.
A parte Rikku che aveva miracolosamente la forza di continuare a saltellare qua e là.
Beata lei.
Yuna e Tidus, appoggiati l’uno all’altra per la stanchezza, si diressero verso la loro tenda, già con l’idea di un comodo e morbido letto ad aspettarli.
Ma come si sa, niente si ottiene senza lottare. Dalla tenda uscì Wakka, visibilmente preoccupato.
I due gli si avvicinarono ansiosi.
-Wakka, tutto bene? Hai una faccia…-
L’ex-guardiano scosse la testa e fece loro cenno di entrare nella tenda.
-Qui possiamo parlare. Non mi va di far correre la voce per il villaggio.-
Si sedette sul divano e loro lo imitarono, fissando lo sguardo su una strana sfera poggiata sul tavolo. Wakka la accese senza una parola e delle immagini cominciarono a scorrere davanti agli occhi dei ragazzi. Era Baralai.
-Yuna, so che probabilmente questo messaggio che sto per riferirti non ti lascerà per niente contenta. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Del vostro aiuto. E’ successa una cosa che credevamo debellata per sempre.-
Un sinistro presentimento strisciò sottilmente nel cuore di Yuna. Non poteva essere possibile.
-L’Oltremondo è nuovamente a soqquadro. Ogni tipo di mostro imperversa per Spira, molto più ferocemente della scorsa volta.-
Tidus e Yuna si misero le mani tra i capelli. Di nuovo.
-Mi dispiace chiedere di nuovo il vostro aiuto, ma davvero siete la nostra unica speranza-
-Non possiamo fare nient’altro che accettare…-
La voce esile della ex-invocatrice, resa ancora più debole dalla stanchezza, si sovrappose a quella del pretore. Non c’era davvero null’altro da fare.
-Ah ci sarebbe anche un’altra cosa…-
Ma Baralai sembrò esitare, come se riflettesse su qualcosa. Le sue sopracciglia bianche si aggrottarono per un secondo, poi ripresero la loro posizione distesa.
-Nulla, ve lo riferirò quando ci incontreremo.-
Si inchinò in quella riverenza, memoria di un doloroso passato, che oramai soltanto i vecchi sacerdoti usavano. Poi dopo un suo ultimo sorriso, la sfera si spense.
Un lunghissimo silenzio. Poi un sospiro profondo ruppe la quiete.
-Mai un secondo di pace…-
Borbottò Wakka in direzione della sfera, guardandola come se avesse voluto buttarla a mare.
-Non preoccuparti, Wakka. Sarà il solito guaio che i Guado non riescono a risolvere-
La voce di Tidus sembrava un po’ troppo allegra per la situazione. Gli altri due lo fissarono.
Lo aveva scritto in fronte che neanche lui ci credeva. Baralai, per un piccolo problema, non li avrebbe mai chiamati.
-Sentite, abbiamo ancora una notte davanti… domattina penseremo meglio. Vediamoci di fronte al tempio, per definire meglio la situazione.-
Yuna fu interrotta da un profondo sbadiglio, che coprì appena in tempo con una mano.
-Buonanotte, Wakka.-
E così dicendo, mano nella mano con il biondo, si avviò fuori. Seguita dallo sguardo limpido del suo guardiano.
Non appena fu sulla porta però, ebbe come un ripensamento e si voltò, scrutandolo dubbiosa. Incerta di qualcosa. Aprì la bocca e fece per parlare.
-…Non importa.- E con un sorriso si congedò, uscendo nella sera senza nuvole.

Una coltre rossa. Il presentimento che qualcosa di terribile stesse per succedere.
Yuna si ritrovò seduta sul tetto di una casa, piatto, distrutto, abbandonato.
Si guardò attorno disorientata. Una città fantasma si espandeva ai suoi piedi, nessun essere vivente di qualunque tipo era visibile. Un silenzio mortale riempiva l’aria, soffocandola.
-Dove sono?-
Sussurrò appena, per rompere quell’agghiacciante atmosfera.
Un eco cupo e lugubre le rispose, ripetendo le sue parole.
Tremante, la ragazza mosse due o tre passi verso il bordo. Guardò in basso.
Nulla. Il niente più assoluto la circondava. Soltanto palazzi abbandonati e finestre scure.
-C’è nessuno?!-
Il suo grido risuonò nell’aria come un colpo di gong. Il silenzio sembrò infrangersi, vetro frantumato. L’eco cominciò a ronzarle attorno come una mosca fastidiosa, attaccandole le orecchie, che fu costretta a tapparsi.
-Qualcuno c’è…-
Yuna si voltò di scatto. Alle sue spalle c’era lui.
I capelli d’argento che rilucevano alla luce del tramonto, gli occhi felini che la scrutavano.
Un senso esagerato ed estraneo di sollievo la invase. Con lui era al sicuro. Non le sarebbe successo nulla.
Pian piano, gli si avvicinò, a passi lenti ed incerti.
-Sei qui…-
Come la volta precedente, lui non le rispose. Le si avvicinò di rimando, poggiando la fronte sulla sua. La sua pelle era fredda come quella di un serpente, ma liscia e candida come quella di un neonato.
La ragazza si abbandonò completamente, lasciando che lui le percorresse la pelle del viso con le labbra. Sentiva dentro un senso di rimorso che non sapeva spiegarsi, un senso di colpa che però non sapeva identificare.
-Ora ti ricordi chi sono…?-
Sorpresa, alzò gli occhi di scatto.
No. Non lo ricordava. Però lo sapeva… lei sapeva chi fosse.
Ma non riusciva a ricordarlo.
Era come qualcuno che aveva conosciuto tempo prima, e di cui ora non riusciva a ricordare nulla. Un senso di disperazione la invase.
I lunioli.
-No…-
Di nuovo stava sparendo.
-No… non sparire di nuovo ti prego…-
Il suo corpo si faceva sempre più trasparente.
-Aspetta…-
Lo sentiva. Lo sentiva nella mente. Il suo spirito gridava un nome. Un nome conosciuto e sconosciuto allo stesso tempo.
Lui spariva, con un sorriso canzonatorio sulle labbra.
Non voleva che se ne andasse di nuovo.
Che la lasciasse.
Aspetta… Aspettami…

-KADAJ!!-


(*) spero di non sbagliarmi di grosso, ma mi pare che in giapponese Tidus voglia dire "sole"

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Capitolo 2
*** The Farplane Glen ***


Beh devo dire che ne è passato di tempo^^ Perdonate l'aggiornamento tardivo, ma questo capitolo era rimasto a fare la muffa e il muschio per Natale da qualche settimana, visto che non mi decidevo a postarlo. *La prigrizia XD* Comunque eccolo qua fresco fresco, un po' più lungo del precedente, anche se a mio parere ci somiglia molto, forse un po' troppo; boh ditemi voi! Spero davvero di finire almeno questa di fic XDXD Ho avuto uno shock quando ho notato che praticamente scrivo tutte one-shot o long-fic che puntualmente non finisco! Che ragazza incostante X3
Vabbè smetto di sclerare e vi lascio alla lettura XD









Un nodo. Due nodi. Tre nodi.
Fatto.
Yuna strinse la coda un’ultima volta, per accertarsi che fosse a posto. Non si era mai davvero accorta di avere i capelli così lunghi. Vezzosamente, si guardò allo specchio.
Indossava i suoi vestiti da cacciasfere. Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che li aveva messi. Invece non erano nemmeno due anni. Si aggiustò per l’ennesima volta i pantaloncini, poi uscì dalla tenda.
La luce del sole la invase, costringendola a schermarsi gli occhi con una mano.
Godendosi l’aria fresca del primo mattino si avviò verso il tempio, dove aveva appuntamento con Wakka e Tidus. Il ragazzo non si era ancora stranamente visto, si doveva essere alzato molto prima di lei.
-Ehilà!-
La salutò il rosso allegro, accanto a Tidus, non appena giunse di fronte al piazzale, all’ombra della grande costruzione. Il tempio le ispirava sempre un confortante senso d’appartenenza, rimastole dai tempi in cui era invocatrice.
Rispose al saluto e accettò con grazia il dolce bacio che il suo biondino le stampò sulla fronte, come buongiorno.
Non ci fu realmente un discorso di preparazione.
Avevano già deciso. Sarebbero partiti per l’Oltremondo quella mattina stessa.
Non c’era bisogno di fare grandi saluti, sarebbero sicuramente rientrati prima di notte.
-Wakka, per favore, dillo tu a Rikku che partiamo. O sicuramente vorrà venire con noi.-
All’occhiata interrogativa dell’amico continuò.
-Non voglio che si perda l’arrivo di Gippal. Lo farebbe per seguirmi!-
Lo disse con un sorriso dolce, ma c’era un fondo di severità nella sua voce.
-Va bene, va bene. Però non sono sicuro che tornerò vivo dalla sua sfuriata!-
I tre risero. Bene, si disse Yuna, era un ottimo modo per iniziare la missione.
Stringendosi la mano, Tidus e la ragazza si avviarono verso l’uscita del villaggio.
La Celsius li aspettava accanto alle rovine, chiaramente Fratello si era offerto di accompagnare la bella ex-invocatrice fino a Guadosalam.
-Yuna, tutto bene?! Hai una faccia…-
La suddetta alzò il viso verso il ragazzo, distratta. In effetti, non aveva poi tutti i torti. Il suo viso era pallido e stanco, e un paio di occhiaie violacee facevano bella mostra di loro stesse sotto gli occhi bicolore. D’istinto, si portò una mano agli occhi e li sfregò, in un tentativo di cancellarle.
-Ma hai dormito stanotte?-
La domanda giunse repentina alle orecchie di Yuna.
Rispondere sì sarebbe stata una bugia.
-Sì, sì, non ti preoccupare… sono soltanto un po’ stanca da ieri, tutto qua.-
Non avrebbe dovuto mentirgli, è vero. E in fondo non ci sarebbe stato nulla di male a dirgli del sogno. Ma qualcosa in fondo al cuore le diceva che era meglio tenerlo per sé, che Tidus non avrebbe mai capito. E poi quelle labbra… le aveva sentite chiarissime, mentre le sfioravano la pelle, mentre lei rabbrividiva. Si sentiva tremendamente in colpa, era anche quella una forma di tradimento. Tidus non lo meritava.
Era tornato per lei. Era tornato per stare insieme.
E lei si metteva a farsi tormentare e affascinare da uno strano tipo con i capelli d’argento.
Quell’uomo che la perseguitava sia nel sonno che da sveglia. Che l’aveva tenuta sveglia tutta la notte, causandole quelle stupide occhiaie.
Non riusciva a non pensare ai suoi occhi, alla sua pelle, alle sue labbra.
A quello che le provocavano nel cuore.
Scosse energicamente la testa. Prima o poi sarebbe impazzita.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era farsi perseguitare giornalmente da un sogno. Per bello che fosse.

Persa nei suoi pensieri, non si accorse di essere salita sulla Celsius finché non andò letteralmente a cozzare contro Fratello, che non sembrò però molto dispiaciuto della cosa.
-Yuna! Finalmente sei tornata a scaldare il mio povero cuore solitario!-
Disse, poetico e sdolcinato, con un accento ormai perfetto, che teneva ancora però quella strana e simpatica cadenza Albhed.
Tidus neanche si sprecò ad essere geloso. Conosceva troppo bene entrambi per provare fastidio per quello che oramai era soltanto un gioco abituale.
Dopo poche chiacchiere gli occupanti dell’aeronave si misero ai loro posti, per proseguire il viaggio. Yuna si appoggiò delicatamente alla balaustra che sovrastava il ponte di comando, osservando le nuvole che scorrevano placide sotto di loro.
Pensava ancora a lui.
-Sicura di stare bene?-
Una voce le si avvicinò, accompagnata dagli splendidi occhi azzurri del biondo.
Lo fissò per qualche secondo. Il rimorso la rodeva. E ne sapeva il perché solo fino ad un certo punto.
-Sei troppo premuroso…-
E con quelle parole, un po’ di rimprovero, un po’ di scherzo, gli si avvicinò e lo abbracciò; cercando il suo calore.
La sua pelle abbronzata lo emanava. Era calda.
Si strinse ancora di più a lui, che sembrava alquanto stupito da quello slancio d’affetto.
Voleva soltanto dimenticare, sconfiggere il freddo con il calore.

L’arrivo a Guadosalam fu acclamato come al solito.
Non c’era luogo dove arrivasse che non attendesse e festeggiasse il suo arrivo.
Chiamandola Grand’Invocatrice.
Dopo festeggiamenti, applausi e strette di mano, i due riuscirono a liberarsi della folla e salire verso l’entrata dell’Oltremondo.
Un Guado li accolse, facendo loro strada.
Il lungo corridoio che conduceva all’entrata era spettrale e cupo. Ma cosa ci si doveva aspettare in fondo dall’entrata di un luogo dove riposano i morti?
Yuna camminava accanto a Tidus, guardandosi attorno.
Aveva il respiro stranamente corto. Ansia e strani presentimenti si affollavano nel suo cuore.
All’improvviso, si portò repentinamente una mano alla testa. Una fitta atroce le aveva attraversato la tempia.
Un flebilissimo gemito di dolore le affiorò alle labbra, trattenuto appena. Non voleva allarmare il ragazzo.
La cosa peggiore era che, nel dolore, una figura le apparve di fronte agli occhi.
Lui. Chiaro e tangibile come se fosse stato proprio lì, a pochi passi da lei.
Una persecuzione. Ecco cos’era.
Non appena il dolore fu passato, Yuna scosse la testa e ricominciò a guardare di fronte a sé, con occhi ansiosi.
Come se avesse avuto paura di trovarselo davanti da un momento all’altro.
Dopo poco tempo, si ritrovarono di fronte all’immensa barriera bluastra che delimitava l’ingresso dell’Oltremondo. Una decina di figure, sicuramente Guado, si trovavano a braccia alzate, chiuse in una profonda concentrazione. Stavano tenendo sotto controllo almeno quell’ingresso. Deducibilmente soprattutto per farli entrare senza pericolo.
Infatti quell’ingresso almeno, a differenza di molti altri su Spira, doveva restare sicuro, per permettere l’accesso.
Yuna e Tidus si avvicinarono alla barriera, sicuri. Il primo a passare fu il ragazzo, passando deciso attraverso la strana materia trasparente.
Yuna tese una mano, per toccarla. Non era certo la prima volta che passava per quella strada.
Eppure sentiva un terrore che le affollava l’anima e le stringeva il cuore.
Aveva davvero molta paura. Di quello che sarebbe successo.
Sentendo ogni singolo sguardo su di sé, prese un respiro profondo e si avviò per attraversare.
Ma dopo nemmeno due passi si bloccò. Con gli occhi spalancati e la bocca protesa a sussurrare un nome.
I lunioli che galleggiavano nell’aria si stavano lentamente ma inesorabilmente avvicinando, agglomerandosi per formare una figura.
Capelli d’argento, verdi occhi felini, veste nera.
Era nuovamente lui.
Sentì le esclamazioni di sgomento di coloro che erano attorno a lei. Ma non si voltò a guardarli.
Ora c’era solo lui.
Le si avvicinò, accarezzandole una guancia. Era tangibile. E freddo. Come sempre.
Non disse nulla, non le chiese neanche chi fosse.
Semplicemente la guardò negli occhi. Poi sorrise.
Perfidamente.
Sarebbe sparito di nuovo. Stavolta lo sapeva, per certo.
Non sarebbe rimasto nella realtà per molto.
E infatti scomparve, come aveva fatto tutte le altre volte. In una pioggia straziante di lunioli.
Si ritrovò nuovamente circondata dagli sguardi dei Guado e di Tidus.
La fissavano sorpresi, pretendevano una risposta da lei.
Ma lei non poteva darla. Semplicemente perché neanche lei la conosceva.
-Yuna…-
Il sussurro incerto del ragazzo, con gli occhi smarriti a cercare quelli della ragazza.
-Chi era…?-
Domanda lasciata in sospeso, intrisa di un dubbio che a Yuna fece male, in fondo al cuore.
Sentì il cuore pesante mentre rispondeva. Perché sapeva che lui non le avrebbe creduto.
-Non lo so…-
E non stava mentendo.

Continuarono la missione, come se niente fosse. O almeno così sembrava.
Yuna non guardava più di fronte a sé, ma il terreno, come se avesse trovato nella strada sterrata una qualche risposta alle sue domande.
Tidus la osservava silenzioso. Tormentato dal dubbio, dal sapere che la ragazza gli stesse mentendo.
Ma continuarono, ognuno con le proprie domande e le proprie agognate risposte.
Attraverso cascate, campi, soli, lune, atmosfere. Attraverso il vasto universo parallelo dell’Oltremondo sconfinato.
Sempre circondati da nugoli di lunioli fluttuanti.
Alla fine arrivarono a quella che doveva essere necessariamente la loro meta.
Il giardino. I fiori lilla e bianchi si muovevano appena alla leggera brezza che sempre spirava in quel luogo. Le cascate lucenti attorniavano lo sprazzo di terra, riempiendo l’aria con il loro rumore rilassante.
Ricordi dolorosi tornarono alla mente di Yuna. Il vestito blu. Shuyin. Lenne.
Tutto era stato scoperto in quel piccolo cerchio di fiori. Tutto si era complicato e tutto si era risolto. E l’ex invocatrice aveva paura che le cose si complicassero di nuovo.
Nonostante neanche un mostro si fosse ancora fatto vedere, e nessun’anomalia fosse saltata all’occhio. Era tutto tranquillo.
I due si diressero al centro dello spiazzo, guardandosi attorno guardinghi. Yuna teneva le mani poggiate cautamente sull’impugnatura delle sue fedeli pistole, e Tidus faceva scorrere ritmicamente la mano sulla spada. Avevano per un momento dimenticato domande e risposte per concentrarsi sul vero motivo della missione.
Nulla. Tutto calmo.
O almeno all’apparenza.
Accadde tutto in un solo momento.
Una nebbia cupa e oscura si propagò ad un una velocità innaturale per tutta lo spazio attorno a loro, circondandoli completamente.
Era compatta e opprimente, toglieva il respiro. I due cominciarono a tossire ripetutamente, chiamandosi per non perdersi di vista.
Yuna lo cercava. Aveva dimenticato dubbi e paure, voleva soltanto che Tidus tornasse dalla nebbia per prenderle la mano e rassicurarla. Lo chiamava, ripetutamente. E sentiva che lui le rispondeva. Ma non riuscivano a vedersi, la nebbia impediva la vista.
Per una frazione di secondo però, lo vide, attraverso la foschia. E lui vide lei, cominciando a correre per raggiungerla.
Proprio in quell’esatto momento, quando Tidus ormai era completamente visibile e la sua voce giungeva chiara e limpida all’orecchio di Yuna, lei cadde. Qualcosa l’aveva fatta inciampare, qualcosa che però non si riusciva a scorgere nel campo immerso nella nebbia.
Ma fu quello che successe dopo che rimase sempre molto difficile da spiegare per Yuna.
Una tremenda e immensa voragine nera si aprì ai suoi piedi, lasciandola galleggiare in un mare d’oscurità. Le mani, che aveva appoggiato a terra per attutire la caduta, non rispondevano più ai suoi comandi, incapaci di staccarsi dal suolo.
Il suo corpo era completamente immobile. Quella forza la teneva incollata a terra.
-Yuna!!-
Il grido di Tidus le giunse distinto, nel momento in cui lei si voltò a guardarlo, la paura dipinta negli occhi.
Che diavolo stava succedendo?
Nel secondo in cui i suoi occhi abbandonarono quelli limpidi e azzurrini del ragazzo, una consapevolezza scioccante le attraversò la mente come un fulmine.
Baralai. Non lo avevano incontrato.
Nella fretta di risolvere tutto a modo loro si erano dimenticati dell’appuntamento con il pretore.
Le sopracciglia bianche aggrottate le apparvero di fronte agli occhi, il segno di una preoccupazione. La promessa di spiegare tutto quando si fossero visti.
Ma così non era stato e non c’era stata nessuna spiegazione.
E ora succedeva tutto questo. Per colpa di un’avventatezza.
Che stupidi che erano stati.
Strappandola a forza dai suoi pensieri intervenne un’improvvisa pioggia di lunioli.
Che la avvolsero lentamente, togliendole Tidus dalla vista.
Quella visione le ricordò repentinamente qualcosa, e il suo cuore accelerò i battiti.
Forse sarebbe apparso. Forse l’avrebbe salvata.
O forse no.
Quando all’improvviso si sentì sprofondare sempre più, il suo animo fu attanagliato dalla paura. Sarebbe morta? La sua vita doveva finire così, nel cuore dell’oscurità più nera?
Gridò a squarciagola il nome del ragazzo biondo, sperando con tutto il cuore in un miracolo, in una sua apparizione eroica ma sicuramente ben gradita.
Ma Tidus non venne. Solo l’oscurità ormai la circondava.
-No!-
Combatteva con gli strali che la assalivano.
-Per favore no!-
I lunioli la circondavano, soffocandola.
-Lasciatemi stare!-
Ogni sforzo era vano. Sarebbe finita.
Ma non voleva morire.
Voleva risentire la sua voce. Sapere chi fosse. Toccarlo di nuovo.
Almeno un’ultima volta.
Sentire quel nome.

-Kadaj…-
Mormorò ormai senza forze, accasciata nel nulla, a fior di labbra.
Chiuse gli occhi, abbandonandosi all’oblio. Era davvero finita, stavolta.

-Visto…? Alla fine ti sei ricordata.-

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