Somewhere Else di Akarai92 (/viewuser.php?uid=20411)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo dei miei sogni ***
Capitolo 2: *** The Farplane Glen ***
Capitolo 1 *** L'uomo dei miei sogni ***
Come
al mio solito, presentazione iniziale XD
Alllor... che
dire?? La mia mente malata produce storie ad una velocità
impressionante in questo periodo. Sarà che sono malata,
sarà che sto troppo su youtube, comunque ho finalmente
deciso di scrivere la storia che mi proponevo da tempo. Il titolo
è abbastanza buttato là, ci sono stata a pensare
per una buona mezz'ora XD Non posso rivelarvi niente per ora, visto che
il LUI è ancora un mistero x3 Ringrazio comunque le ragazze
meravigliose e piene di talento che mi hanno ispirato con i loro video
magici, quali Balthierkingofskiez, ImaginaryHearts, SamuraiAngel, e
tutti coloro che creano su questa coppia sballata XD
Dai dai che
magari nel prossimo chap vi dico di più.
Mille grazie per
i commenti passati e futuri (_ _)
Buona lettura!
_________________________________________
-Ehi, tu!
Fermati, aspetta!-
Il grido sembrava
quasi inesistente nella desolazione che li circondava.
La ragazza
castana correva, correva a perdifiato. Ma lui non aveva intenzione di
fermarsi.
Inciampò
sul terreno e rischiò di cadere, ma tenne duro e
ricominciò a correre.
-Aspettami!-
E
quell’ulteriore grido nel vento sembrò fermarlo.
Si voltò, con una lentezza esasperante.
Lei sorrise
impercettibilmente e lo raggiunse ansante.
-Non
scappare…-
Queste parole una
preghiera sommessa, sussurrate fissandolo in quegli occhi verdi
assottigliati. Felini.
Lui non le
rispose, si limitò a fissarla di rimando, nei due occhi di
due colori distinti. Verde e blu. Il suo respiro era lento e regolare
sotto la stretta divisa di pelle nera, i capelli lisci ed argentati
ricadevano sul viso coprendolo in parte.
La donna fece per
aprir bocca. Voleva dire qualcosa, qualcosa d’importante, che
le premeva nel petto, minacciando di esplodere.
Voleva parlare,
voleva dire, voleva…
Sapere. Sapere
chi fosse la persona che aveva davanti. Perché, ora che ci
pensava, non la conosceva. Lo guardò meglio. La pelle
lattea, il fisico magro, le labbra sottili.
No. Lei non
conosceva nessuno con quelle caratteristiche.
Disorientata da
quella consapevolezza, fece nuovamente per dar voce al suo pensiero.
-Tu sai
perfettamente chi sono…-
La sua voce era
carezzevole e fresca, come quella di un bambino. Si era dolcemente
piegato verso di lei, e la scrutava con uno strano sorrisetto.
Avrebbe voluto
dirgli che non era vero, che non lo sapeva, che però avrebbe
voluto saperlo.
Ma non fece in
tempo. Lui cominciò a sparire, tanti lunioli colorati
nascevano dal suo corpo, portandolo via. La ragazza allungò
una mano, per riprenderlo. Ma non servì a niente.
-NOOOOO!!!-
Yuna
aprì di scatto gli occhi. La luce era spenta e la tenda era
completamente avvolta nel buio. Con il corpo grondante di sudore accese
la piccola lampada ad olio accanto a sé, sprigionando un
piccolo cono dorato.
Ansimava. Il suo
petto gracile si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare, il respiro
mozzato da quel sogno che restava vivido nella sua mente. Si
portò una mano sul petto, e attraverso la sottile stoffa
bianca poté sentire il suo cuore battere ad una
velocità folle.
Spaventata?
Delusa?
Non sapeva
nemmeno lei cosa sentiva. All’improvviso una mano sulla
spalla nuda la fece sobbalzare.
-Yuna,
cos’è successo? Stai male?-
Una voce
impastata dal sonno le parlò dolcemente nel buio. Yuna si
voltò, trovandosi davanti la scarmigliata chioma bionda del
suo Tidus. I profondi occhi azzurri brillavano di preoccupazioni
nonostante il sonno.
Senza una parola,
gli si buttò tra le braccia, gli occhi colmi di lacrime.
-Yuna…-
Un soffio che si
spense non appena la sentì piangere contro la sua spalla.
Senza una parola la strinse ancora di più a sé,
permettendole di affondare il viso nella sua spalla.
E Yuna
continuò a piangere per molto tempo, non sapendo nemmeno lei
per quale motivo.
Il dolore che
sentiva nel petto era forte e lacerante, l’immagine
dell’uomo che spariva le baluginava ancora di fronte agli
occhi.
Pianse e pianse
finché, cullata dall’amorevole abbraccio di Tidus,
non scivolò nuovamente nel sonno.
Stavolta senza
sogni.
Sole. Tanto sole.
Troppo sole per i suoi gusti.
Non che non
amasse il caro astro splendente, anzi lo amava particolarmente e per
più di un motivo.(*)
Ma a
quell’ora del mattino un sole fin troppo invadente era
decisamente di troppo.
Controvoglia,
Yuna si costrinse ad aprire gli occhi, strofinandoli abbondantemente.
Guardandosi attorno per prendere coscienza di sé stessa e
del resto del mondo, notò che il rumore e il chiacchiericcio
che provenivano da fuori erano abbastanza forti da infastidirla.
A giudicare dal
rumore di passi, doveva essere parecchio tardi. Quindi magari il sole
non aveva tutti i torti ad entrare dalla finestra lasciata beatamente
spalancata.
Si
alzò lentamente e con molta comodità si
preparò, lasciando che il tempo scorresse placido mentre si
sistemava.
Finalmente
uscì dalla tenda, godendosi appieno la luce calda del sole.
Inspirando
profondamente, si stiracchiò ad occhi chiusi. Il villaggio
di Besaid era sempre lo stesso: stesse tende variopinte, stesso tempio
ormai inutilizzato, stesse persone, stesse voci, stessi visi. Stessa
Rikku che le correva incontro alla velocità della luce e con
la grazia di un tifone. L’impatto con l’uragano
biondo fu peggio del previsto e Yuna rischiò di ruzzolare a
terra, se non avesse avuto un buon rapporto con il suo equilibrio.
-Yunieee!!
Finalmente ti sei svegliata, credevamo fossi caduta in qualche stato
comatoso!-
Esclamò
la giovane Albhed saltellando, mentre Yuna cercava di riprendersi.
Ma in fondo sua
cugina era così. E così sarebbe rimasta.
Alla fine, molti
zompetti e cose varie dopo, si scoprì che tutta
quest’agitazione era per l’imminente arrivo di
Gippal e compagnia bella Albhed il giorno successivo.
L’eccitazione e la felicità di Rikku erano
palpabili. Yuna rise e gioì assieme a lei. La vista del viso
arrossato della cugina e dei suoi occhi illuminati anche soltanto
dall’idea dell’arrivo di Gippal la riempivano di
gioia.
Pian piano si
fece trascinare con la bionda nel suo giro di
“controlliamo-se-è-tutto-a-posto” prima
dell’arrivo, riempiendosi le orecchie e il cuore delle sue
chiacchiere continue e agitate. Finirono per portarsi dietro anche un
recalcitrante Tidus incontrato per strada.
E per finire al
tramonto.
Dopo una capatina
di rito da Lulu e Wakka.
E già
che c’erano anche al tempio.
E
perché no? Anche sulla collina fuori del villaggio.
Ma come evitare
una ronda alle rovine. Nonostante gli svariati –Ma tu pensi
davvero che verranno alle rovine?!-
Giustamente per
finire in bellezza dovevano anche passare per la spiaggia.
Insomma tornarono
al villaggio dopo più o meno sei o sette ore. Sfiniti.
A parte Rikku che
aveva miracolosamente la forza di continuare a saltellare qua e
là.
Beata lei.
Yuna e Tidus,
appoggiati l’uno all’altra per la stanchezza, si
diressero verso la loro tenda, già con l’idea di
un comodo e morbido letto ad aspettarli.
Ma come si sa,
niente si ottiene senza lottare. Dalla tenda uscì Wakka,
visibilmente preoccupato.
I due gli si
avvicinarono ansiosi.
-Wakka, tutto
bene? Hai una faccia…-
L’ex-guardiano
scosse la testa e fece loro cenno di entrare nella tenda.
-Qui possiamo
parlare. Non mi va di far correre la voce per il villaggio.-
Si sedette sul
divano e loro lo imitarono, fissando lo sguardo su una strana sfera
poggiata sul tavolo. Wakka la accese senza una parola e delle immagini
cominciarono a scorrere davanti agli occhi dei ragazzi. Era Baralai.
-Yuna, so che
probabilmente questo messaggio che sto per riferirti non ti
lascerà per niente contenta. Ma abbiamo bisogno del tuo
aiuto. Del vostro aiuto. E’ successa una cosa che credevamo
debellata per sempre.-
Un sinistro
presentimento strisciò sottilmente nel cuore di Yuna. Non
poteva essere possibile.
-L’Oltremondo
è nuovamente a soqquadro. Ogni tipo di mostro imperversa per
Spira, molto più ferocemente della scorsa volta.-
Tidus e Yuna si
misero le mani tra i capelli. Di nuovo.
-Mi dispiace
chiedere di nuovo il vostro aiuto, ma davvero siete la nostra unica
speranza-
-Non possiamo
fare nient’altro che accettare…-
La voce esile
della ex-invocatrice, resa ancora più debole dalla
stanchezza, si sovrappose a quella del pretore. Non c’era
davvero null’altro da fare.
-Ah ci sarebbe
anche un’altra cosa…-
Ma Baralai
sembrò esitare, come se riflettesse su qualcosa. Le sue
sopracciglia bianche si aggrottarono per un secondo, poi ripresero la
loro posizione distesa.
-Nulla, ve lo
riferirò quando ci incontreremo.-
Si
inchinò in quella riverenza, memoria di un doloroso passato,
che oramai soltanto i vecchi sacerdoti usavano. Poi dopo un suo ultimo
sorriso, la sfera si spense.
Un lunghissimo
silenzio. Poi un sospiro profondo ruppe la quiete.
-Mai un secondo
di pace…-
Borbottò
Wakka in direzione della sfera, guardandola come se avesse voluto
buttarla a mare.
-Non
preoccuparti, Wakka. Sarà il solito guaio che i Guado non
riescono a risolvere-
La voce di Tidus
sembrava un po’ troppo allegra per la situazione. Gli altri
due lo fissarono.
Lo aveva scritto
in fronte che neanche lui ci credeva. Baralai, per un piccolo problema,
non li avrebbe mai chiamati.
-Sentite, abbiamo
ancora una notte davanti… domattina penseremo meglio.
Vediamoci di fronte al tempio, per definire meglio la situazione.-
Yuna fu
interrotta da un profondo sbadiglio, che coprì appena in
tempo con una mano.
-Buonanotte,
Wakka.-
E così
dicendo, mano nella mano con il biondo, si avviò fuori.
Seguita dallo sguardo limpido del suo guardiano.
Non appena fu
sulla porta però, ebbe come un ripensamento e si
voltò, scrutandolo dubbiosa. Incerta di qualcosa.
Aprì la bocca e fece per parlare.
-…Non
importa.- E con un sorriso si congedò, uscendo nella sera
senza nuvole.
Una coltre rossa.
Il presentimento che qualcosa di terribile stesse per succedere.
Yuna si
ritrovò seduta sul tetto di una casa, piatto, distrutto,
abbandonato.
Si
guardò attorno disorientata. Una città fantasma
si espandeva ai suoi piedi, nessun essere vivente di qualunque tipo era
visibile. Un silenzio mortale riempiva l’aria, soffocandola.
-Dove sono?-
Sussurrò
appena, per rompere quell’agghiacciante atmosfera.
Un eco cupo e
lugubre le rispose, ripetendo le sue parole.
Tremante, la
ragazza mosse due o tre passi verso il bordo. Guardò in
basso.
Nulla. Il niente
più assoluto la circondava. Soltanto palazzi abbandonati e
finestre scure.
-C’è
nessuno?!-
Il suo grido
risuonò nell’aria come un colpo di gong. Il
silenzio sembrò infrangersi, vetro frantumato.
L’eco cominciò a ronzarle attorno come una mosca
fastidiosa, attaccandole le orecchie, che fu costretta a tapparsi.
-Qualcuno
c’è…-
Yuna si
voltò di scatto. Alle sue spalle c’era lui.
I capelli
d’argento che rilucevano alla luce del tramonto, gli occhi
felini che la scrutavano.
Un senso
esagerato ed estraneo di sollievo la invase. Con lui era al sicuro. Non
le sarebbe successo nulla.
Pian piano, gli
si avvicinò, a passi lenti ed incerti.
-Sei
qui…-
Come la volta
precedente, lui non le rispose. Le si avvicinò di rimando,
poggiando la fronte sulla sua. La sua pelle era fredda come quella di
un serpente, ma liscia e candida come quella di un neonato.
La ragazza si
abbandonò completamente, lasciando che lui le percorresse la
pelle del viso con le labbra. Sentiva dentro un senso di rimorso che
non sapeva spiegarsi, un senso di colpa che però non sapeva
identificare.
-Ora ti ricordi
chi sono…?-
Sorpresa,
alzò gli occhi di scatto.
No. Non lo
ricordava. Però lo sapeva… lei sapeva chi fosse.
Ma non riusciva a
ricordarlo.
Era come qualcuno
che aveva conosciuto tempo prima, e di cui ora non riusciva a ricordare
nulla. Un senso di disperazione la invase.
I lunioli.
-No…-
Di nuovo stava
sparendo.
-No…
non sparire di nuovo ti prego…-
Il suo corpo si
faceva sempre più trasparente.
-Aspetta…-
Lo sentiva. Lo
sentiva nella mente. Il suo spirito gridava un nome. Un nome conosciuto
e sconosciuto allo stesso tempo.
Lui spariva, con
un sorriso canzonatorio sulle labbra.
Non voleva che se
ne andasse di nuovo.
Che la lasciasse.
Aspetta…
Aspettami…
-KADAJ!!-
(*) spero di non
sbagliarmi di grosso, ma mi pare che in giapponese Tidus voglia dire
"sole"
|
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Capitolo 2 *** The Farplane Glen ***
Beh devo dire che ne è passato di tempo^^ Perdonate
l'aggiornamento tardivo, ma questo capitolo era rimasto a fare la muffa
e il muschio per Natale da qualche settimana, visto che non mi decidevo
a postarlo. *La prigrizia XD* Comunque eccolo qua fresco fresco, un po'
più lungo del precedente, anche se a mio parere ci somiglia
molto, forse un po' troppo; boh ditemi voi! Spero davvero di finire
almeno questa di fic XDXD Ho avuto uno shock quando ho notato che
praticamente scrivo tutte one-shot o long-fic che puntualmente non
finisco! Che ragazza incostante X3
Vabbè smetto di sclerare e vi lascio alla lettura XD
Un nodo. Due nodi. Tre nodi.
Fatto.
Yuna strinse la coda un’ultima volta, per accertarsi che
fosse a posto. Non si era mai davvero accorta di avere i capelli
così lunghi. Vezzosamente, si guardò allo
specchio.
Indossava i suoi vestiti da cacciasfere. Sembrava passata
un’eternità dall’ultima volta che li
aveva messi. Invece non erano nemmeno due anni. Si aggiustò
per l’ennesima volta i pantaloncini, poi uscì
dalla tenda.
La luce del sole la invase, costringendola a schermarsi gli occhi con
una mano.
Godendosi l’aria fresca del primo mattino si avviò
verso il tempio, dove aveva appuntamento con Wakka e Tidus. Il ragazzo
non si era ancora stranamente visto, si doveva essere alzato molto
prima di lei.
-Ehilà!-
La salutò il rosso allegro, accanto a Tidus, non appena
giunse di fronte al piazzale, all’ombra della grande
costruzione. Il tempio le ispirava sempre un confortante senso
d’appartenenza, rimastole dai tempi in cui era invocatrice.
Rispose al saluto e accettò con grazia il dolce bacio che il
suo biondino le stampò sulla fronte, come buongiorno.
Non ci fu realmente un discorso di preparazione.
Avevano già deciso. Sarebbero partiti per
l’Oltremondo quella mattina stessa.
Non c’era bisogno di fare grandi saluti, sarebbero
sicuramente rientrati prima di notte.
-Wakka, per favore, dillo tu a Rikku che partiamo. O sicuramente
vorrà venire con noi.-
All’occhiata interrogativa dell’amico
continuò.
-Non voglio che si perda l’arrivo di Gippal. Lo farebbe per
seguirmi!-
Lo disse con un sorriso dolce, ma c’era un fondo di
severità nella sua voce.
-Va bene, va bene. Però non sono sicuro che
tornerò vivo dalla sua sfuriata!-
I tre risero. Bene, si disse Yuna, era un ottimo modo per iniziare la
missione.
Stringendosi la mano, Tidus e la ragazza si avviarono verso
l’uscita del villaggio.
La Celsius li aspettava accanto alle rovine, chiaramente Fratello si
era offerto di accompagnare la bella ex-invocatrice fino a Guadosalam.
-Yuna, tutto bene?! Hai una faccia…-
La suddetta alzò il viso verso il ragazzo, distratta. In
effetti, non aveva poi tutti i torti. Il suo viso era pallido e stanco,
e un paio di occhiaie violacee facevano bella mostra di loro stesse
sotto gli occhi bicolore. D’istinto, si portò una
mano agli occhi e li sfregò, in un tentativo di cancellarle.
-Ma hai dormito stanotte?-
La domanda giunse repentina alle orecchie di Yuna.
Rispondere sì sarebbe stata una bugia.
-Sì, sì, non ti preoccupare… sono
soltanto un po’ stanca da ieri, tutto qua.-
Non avrebbe dovuto mentirgli, è vero. E in fondo non ci
sarebbe stato nulla di male a dirgli del sogno. Ma qualcosa in fondo al
cuore le diceva che era meglio tenerlo per sé, che Tidus non
avrebbe mai capito. E poi quelle labbra… le aveva sentite
chiarissime, mentre le sfioravano la pelle, mentre lei rabbrividiva. Si
sentiva tremendamente in colpa, era anche quella una forma di
tradimento. Tidus non lo meritava.
Era tornato per lei. Era tornato per stare insieme.
E lei si metteva a farsi tormentare e affascinare da uno strano tipo
con i capelli d’argento.
Quell’uomo che la perseguitava sia nel sonno che da sveglia.
Che l’aveva tenuta sveglia tutta la notte, causandole quelle
stupide occhiaie.
Non riusciva a non pensare ai suoi occhi, alla sua pelle, alle sue
labbra.
A quello che le provocavano nel cuore.
Scosse energicamente la testa. Prima o poi sarebbe impazzita.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era farsi
perseguitare giornalmente da un sogno. Per bello che fosse.
Persa nei suoi pensieri, non si accorse di essere salita sulla Celsius
finché non andò letteralmente a cozzare contro
Fratello, che non sembrò però molto dispiaciuto
della cosa.
-Yuna! Finalmente sei tornata a scaldare il mio povero cuore solitario!-
Disse, poetico e sdolcinato, con un accento ormai perfetto, che teneva
ancora però quella strana e simpatica cadenza Albhed.
Tidus neanche si sprecò ad essere geloso. Conosceva troppo
bene entrambi per provare fastidio per quello che oramai era soltanto
un gioco abituale.
Dopo poche chiacchiere gli occupanti dell’aeronave si misero
ai loro posti, per proseguire il viaggio. Yuna si appoggiò
delicatamente alla balaustra che sovrastava il ponte di comando,
osservando le nuvole che scorrevano placide sotto di loro.
Pensava ancora a lui.
-Sicura di stare bene?-
Una voce le si avvicinò, accompagnata dagli splendidi occhi
azzurri del biondo.
Lo fissò per qualche secondo. Il rimorso la rodeva. E ne
sapeva il perché solo fino ad un certo punto.
-Sei troppo premuroso…-
E con quelle parole, un po’ di rimprovero, un po’
di scherzo, gli si avvicinò e lo abbracciò;
cercando il suo calore.
La sua pelle abbronzata lo emanava. Era calda.
Si strinse ancora di più a lui, che sembrava alquanto
stupito da quello slancio d’affetto.
Voleva soltanto dimenticare, sconfiggere il freddo con il calore.
L’arrivo a Guadosalam fu acclamato come al solito.
Non c’era luogo dove arrivasse che non attendesse e
festeggiasse il suo arrivo.
Chiamandola Grand’Invocatrice.
Dopo festeggiamenti, applausi e strette di mano, i due riuscirono a
liberarsi della folla e salire verso l’entrata
dell’Oltremondo.
Un Guado li accolse, facendo loro strada.
Il lungo corridoio che conduceva all’entrata era spettrale e
cupo. Ma cosa ci si doveva aspettare in fondo dall’entrata di
un luogo dove riposano i morti?
Yuna camminava accanto a Tidus, guardandosi attorno.
Aveva il respiro stranamente corto. Ansia e strani presentimenti si
affollavano nel suo cuore.
All’improvviso, si portò repentinamente una mano
alla testa. Una fitta atroce le aveva attraversato la tempia.
Un flebilissimo gemito di dolore le affiorò alle labbra,
trattenuto appena. Non voleva allarmare il ragazzo.
La cosa peggiore era che, nel dolore, una figura le apparve di fronte
agli occhi.
Lui. Chiaro e tangibile come se fosse stato proprio lì, a
pochi passi da lei.
Una persecuzione. Ecco cos’era.
Non appena il dolore fu passato, Yuna scosse la testa e
ricominciò a guardare di fronte a sé, con occhi
ansiosi.
Come se avesse avuto paura di trovarselo davanti da un momento
all’altro.
Dopo poco tempo, si ritrovarono di fronte all’immensa
barriera bluastra che delimitava l’ingresso
dell’Oltremondo. Una decina di figure, sicuramente Guado, si
trovavano a braccia alzate, chiuse in una profonda concentrazione.
Stavano tenendo sotto controllo almeno quell’ingresso.
Deducibilmente soprattutto per farli entrare senza pericolo.
Infatti quell’ingresso almeno, a differenza di molti altri su
Spira, doveva restare sicuro, per permettere l’accesso.
Yuna e Tidus si avvicinarono alla barriera, sicuri. Il primo a passare
fu il ragazzo, passando deciso attraverso la strana materia trasparente.
Yuna tese una mano, per toccarla. Non era certo la prima volta che
passava per quella strada.
Eppure sentiva un terrore che le affollava l’anima e le
stringeva il cuore.
Aveva davvero molta paura. Di quello che sarebbe successo.
Sentendo ogni singolo sguardo su di sé, prese un respiro
profondo e si avviò per attraversare.
Ma dopo nemmeno due passi si bloccò. Con gli occhi
spalancati e la bocca protesa a sussurrare un nome.
I lunioli che galleggiavano nell’aria si stavano lentamente
ma inesorabilmente avvicinando, agglomerandosi per formare una figura.
Capelli d’argento, verdi occhi felini, veste nera.
Era nuovamente lui.
Sentì le esclamazioni di sgomento di coloro che erano
attorno a lei. Ma non si voltò a guardarli.
Ora c’era solo lui.
Le si avvicinò, accarezzandole una guancia. Era tangibile. E
freddo. Come sempre.
Non disse nulla, non le chiese neanche chi fosse.
Semplicemente la guardò negli occhi. Poi sorrise.
Perfidamente.
Sarebbe sparito di nuovo. Stavolta lo sapeva, per certo.
Non sarebbe rimasto nella realtà per molto.
E infatti scomparve, come aveva fatto tutte le altre volte. In una
pioggia straziante di lunioli.
Si ritrovò nuovamente circondata dagli sguardi dei Guado e
di Tidus.
La fissavano sorpresi, pretendevano una risposta da lei.
Ma lei non poteva darla. Semplicemente perché neanche lei la
conosceva.
-Yuna…-
Il sussurro incerto del ragazzo, con gli occhi smarriti a cercare
quelli della ragazza.
-Chi era…?-
Domanda lasciata in sospeso, intrisa di un dubbio che a Yuna fece male,
in fondo al cuore.
Sentì il cuore pesante mentre rispondeva. Perché
sapeva che lui non le avrebbe creduto.
-Non lo so…-
E non stava mentendo.
Continuarono la missione, come se niente fosse. O almeno
così sembrava.
Yuna non guardava più di fronte a sé, ma il
terreno, come se avesse trovato nella strada sterrata una qualche
risposta alle sue domande.
Tidus la osservava silenzioso. Tormentato dal dubbio, dal sapere che la
ragazza gli stesse mentendo.
Ma continuarono, ognuno con le proprie domande e le proprie agognate
risposte.
Attraverso cascate, campi, soli, lune, atmosfere. Attraverso il vasto
universo parallelo dell’Oltremondo sconfinato.
Sempre circondati da nugoli di lunioli fluttuanti.
Alla fine arrivarono a quella che doveva essere necessariamente la loro
meta.
Il giardino. I fiori lilla e bianchi si muovevano appena alla leggera
brezza che sempre spirava in quel luogo. Le cascate lucenti
attorniavano lo sprazzo di terra, riempiendo l’aria con il
loro rumore rilassante.
Ricordi dolorosi tornarono alla mente di Yuna. Il vestito blu. Shuyin.
Lenne.
Tutto era stato scoperto in quel piccolo cerchio di fiori. Tutto si era
complicato e tutto si era risolto. E l’ex invocatrice aveva
paura che le cose si complicassero di nuovo.
Nonostante neanche un mostro si fosse ancora fatto vedere, e
nessun’anomalia fosse saltata all’occhio. Era tutto
tranquillo.
I due si diressero al centro dello spiazzo, guardandosi attorno
guardinghi. Yuna teneva le mani poggiate cautamente
sull’impugnatura delle sue fedeli pistole, e Tidus faceva
scorrere ritmicamente la mano sulla spada. Avevano per un momento
dimenticato domande e risposte per concentrarsi sul vero motivo della
missione.
Nulla. Tutto calmo.
O almeno all’apparenza.
Accadde tutto in un solo momento.
Una nebbia cupa e oscura si propagò ad un una
velocità innaturale per tutta lo spazio attorno a loro,
circondandoli completamente.
Era compatta e opprimente, toglieva il respiro. I due cominciarono a
tossire ripetutamente, chiamandosi per non perdersi di vista.
Yuna lo cercava. Aveva dimenticato dubbi e paure, voleva soltanto che
Tidus tornasse dalla nebbia per prenderle la mano e rassicurarla. Lo
chiamava, ripetutamente. E sentiva che lui le rispondeva. Ma non
riuscivano a vedersi, la nebbia impediva la vista.
Per una frazione di secondo però, lo vide, attraverso la
foschia. E lui vide lei, cominciando a correre per raggiungerla.
Proprio in quell’esatto momento, quando Tidus ormai era
completamente visibile e la sua voce giungeva chiara e limpida
all’orecchio di Yuna, lei cadde. Qualcosa l’aveva
fatta inciampare, qualcosa che però non si riusciva a
scorgere nel campo immerso nella nebbia.
Ma fu quello che successe dopo che rimase sempre molto difficile da
spiegare per Yuna.
Una tremenda e immensa voragine nera si aprì ai suoi piedi,
lasciandola galleggiare in un mare d’oscurità. Le
mani, che aveva appoggiato a terra per attutire la caduta, non
rispondevano più ai suoi comandi, incapaci di staccarsi dal
suolo.
Il suo corpo era completamente immobile. Quella forza la teneva
incollata a terra.
-Yuna!!-
Il grido di Tidus le giunse distinto, nel momento in cui lei si
voltò a guardarlo, la paura dipinta negli occhi.
Che diavolo stava succedendo?
Nel secondo in cui i suoi occhi abbandonarono quelli limpidi e
azzurrini del ragazzo, una consapevolezza scioccante le
attraversò la mente come un fulmine.
Baralai. Non lo avevano incontrato.
Nella fretta di risolvere tutto a modo loro si erano dimenticati
dell’appuntamento con il pretore.
Le sopracciglia bianche aggrottate le apparvero di fronte agli occhi,
il segno di una preoccupazione. La promessa di spiegare tutto quando si
fossero visti.
Ma così non era stato e non c’era stata nessuna
spiegazione.
E ora succedeva tutto questo. Per colpa di un’avventatezza.
Che stupidi che erano stati.
Strappandola a forza dai suoi pensieri intervenne
un’improvvisa pioggia di lunioli.
Che la avvolsero lentamente, togliendole Tidus dalla vista.
Quella visione le ricordò repentinamente qualcosa, e il suo
cuore accelerò i battiti.
Forse sarebbe apparso. Forse l’avrebbe salvata.
O forse no.
Quando all’improvviso si sentì sprofondare sempre
più, il suo animo fu attanagliato dalla paura. Sarebbe
morta? La sua vita doveva finire così, nel cuore
dell’oscurità più nera?
Gridò a squarciagola il nome del ragazzo biondo, sperando
con tutto il cuore in un miracolo, in una sua apparizione eroica ma
sicuramente ben gradita.
Ma Tidus non venne. Solo l’oscurità ormai la
circondava.
-No!-
Combatteva con gli strali che la assalivano.
-Per favore no!-
I lunioli la circondavano, soffocandola.
-Lasciatemi stare!-
Ogni sforzo era vano. Sarebbe finita.
Ma non voleva morire.
Voleva risentire la sua voce. Sapere chi fosse. Toccarlo di nuovo.
Almeno un’ultima volta.
Sentire quel nome.
-Kadaj…-
Mormorò ormai senza forze, accasciata nel nulla, a fior di
labbra.
Chiuse gli occhi, abbandonandosi all’oblio. Era davvero
finita, stavolta.
-Visto…? Alla fine ti sei ricordata.-
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