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«Shakira…» mormorò Jem piano, chinandosi lievemente sulla ragazza accovacciata
per terra, «non fare così, davvero» cercò di convincerla, inutilmente. La rossa
non ne voleva sapere di mettersi in piedi. «Shaki…»
riprovò l’albino, gli occhi facevano trasparire la sua pazienza emblematica e
anche il suo imbarazzo, a dir la verità.
«Ma Jem, questo cagnolino è bellissimo!» sbottò l’altra,
indicando il cane della signora che, stufa delle moine, se ne andò strattonando
il suo animale da compagnia.
Shakira si
lamentò ancora per la separazione, passando un braccio attorno a quello di Jem.
«Gli adii fanno
sempre male, mia cara» le sussurrò consolatorio.
NOTE D’AUTRICE◊«viviamo e respiriamo parole»
Lo so che è la seconda drabble che scrivo e che pubblico, e mi dispiace – non è
vero, lol.
Comunque, questa è la prima di 60 +
1 drabble, e saranno pubblicate una al giorno nei
limiti delle mie possibilità e della decenza, tutte Jem/Shakira
e tutti i prompt (in ordine alfabetico) scelti da yingsu, a cui questa cosa è implicitamente dedicata, lol.
Il titolo si rifà al caleidoscopio
e, insomma, io amo quell’oggetto – ne avrò tremila a casa, su – mi piace il suo
concetto di colori/sfaccettature e penso si adatti bene a questa luuunga lunga raccolta.
Per l’Istituto
risuonavano i passi veloci di Shakira. Aveva incontrato e fermato almeno tre
volte Sophie per i corridoi chiedendole dove fosse Jem, ricevendo come risposta sempre dei «no» dalla cameriera,
riprese allora a gironzolare per l’Istituto sollevandosi le pesanti gonne
mentre saliva le scale che portavano alla stanza dell’addestramento.
Avvicinandosi,
riconobbe la voce di Will, ma quando aprì la porta, si ritrovò Jem: sudato e ansante. Arrossì all’istante e William colse
l’imbarazzo, «anche io trovo che Jem sia sexy, quando
si allena», provocando le lamentele del parabatai.
Shakira si girò
e ritornò in stanza, dando però ragione a Will.
Davanti al
camino della biblioteca, seduta sul tappeto Shakira teneva in mano un pennello
la cui punta era stata immersa nell’inchiostro nero.Tentava più volte (e invano) di ricopiare un’ideogramma che Jem le aveva mostrato;
dannazione a lei e a quando aveva deciso di imparare il cinese.
«Non ci riesco!»
sbottò, agitando lo stilo e lanciando delle gocce d’inchiostro che finirono
sulla guancia di Jem. Il cinese ridacchiò, alzandosi
per andare a ripulirsi accompagnato dalle risate dell’altra. «Dimmi almeno cosa
sto scrivendo!» si lamentò Shakira, pronta a inseguirlo se non l’avesse
risposto.
Shakira si
rigirava più volte nel letto, troppo euforica per pensare alle sue gambe
immobilizzate dal turbinio di gonne della stagione fredda – che a Londra era
davvero fredda.
Improvvisamente,
un versetto simile ad un cinguettio le uscì dalle labbra e le mani si unirono
all’altezza del cuore, alla porta Sophie bussava
chiedendo di entrare a prepararle il bagno.
«Entra pure, mia cara» quel appellativo dato alla
cameriera fece sorridere ulteriormente la cacciatrice che allungò le braccia
fissando l’anello nell’anulare destro – l’anello dei Carstairs
che Jem le aveva dato quando le aveva chiesto di
sposarla.
Signora Carstairs, pensò
sorridendo, Shakira Carstairs.
Shakira giocava
con l’anello di fidanzamento, seduta sulla poltrona vicino al camino della
biblioteca, qualche metro più in là Tessa metteva in ordine dei libri sugli
scaffali. Non era affatto tranquilla.
Calmati, si impose – in realtà non faceva altro
che rendersi più ansiosa. Tornerà,
rilassò le spalle e appoggiandole contro il morbido schienale – il fuoco
scoppiettava vicino ai suoi piedi.
E puntualmente Jem tornava dal giro di ronda con Will, facendola stare più
tranquilla. Doveva solo aspettare: se aspettava Jem
arrivava.
Eppure sapeva
che ci sarebbe stata la volta in cui, per quanto lei lo aspettasse, Jem non sarebbe tornato.
A Londra faceva troppo freddo perché
Shakira non godesse del calore della pelle di Jem –
c’erano momenti della giornata dove il Nephilim aveva
la temperatura corporea particolarmente calda: la mattina, per esempio, la sua
fronte era semplicemente tiepida, ma già a pranzo la temperatura saliva e
capitava che andasse in stanza per riposarsi il pomeriggio.
Poi c’erano quelle volte in cui il
calore di James non dipendeva affatto dalla febbre, quanto da una situazione alquanto…―
«Mi ascolti?»
I pensieri – poco casti, avrebbe aggiunto Leandro – furono interrotti dalla voce
di Cecily, ignara dell’aver appena salvato Shakira
dal punto di non ritorno.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Chi vuol intendere intenda, insomma. *dilegua dopo una simil-nota*
Jem andava verso camera sua, girando
l’angolo si ritrovò Church uscire dalla porta della suddetta stanza con il pelo
arruffato, questo scivolò sulla pietra del pavimento, fece una curva andando
quasi a sbattere contro il muro e poi sparì lungo le scale, miagolando come di
dolore.
Arrivato in camera, vide Shakira
seduta a terra – in mano una sua camicia e tra le dita dei ciuffi bluastri.
«Che è successo?» domandò, aiutandola
a rimettersi in piedi.
«Ho provato a mettere la camicia a
Church! Assomiglia a Will arrabbiato…» si giustificò
lei, sbattendo la camicia per toglierci i peli del gatto, «scusa».
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Anyway, per chi non avesse compreso – l’idea
di mettere la camicia al gatto è come per fagli fare
il “cosplay” di Will, ma ovviamente questo concetto
alla Londra del 1878 non c’era x°
Avendo a disposizione solo 100 parole,
ho preferito dirvelo tramite note, dato che non è molto chiaro il motivo delle
gesta di Shaki♡
A Shakira era stato espressamente
vietato di guardare fuori dalle tendine della carrozza. Avvolta nel suo
cappotto, il capo appoggiato alla parete del veicolo, con gli occhi chiusi
cercava di avvertire i suoni provenienti dall’esterno – non aveva notato particolari
cambiamenti, solo i passi degli uomini venir meno e le carrozze diminuire,
infine sentì solo il trottare dei due cavalli e il respiro di Jem davanti a lei, tranquillo.
Quando finalmente il viaggiò terminò,
davanti alla Cacciatrice si aprì un’immensa vallata verde, scaldata dal tiepido
sole invernale.
«Chissà
come sarebbe un vostro figlio» commentò Will, mescolando il tè delle cinque del
pomeriggio mentre guardava Jem, seduto dall’altra
parte del tavolo, fare lo stesso. Vicino al fuoco Cecily
e Shakira conversavano a bassa voce del tempo – come delle vere inglesi.
«Occhi
a mandorla e capelli rossi?» commentò scherzosamente James, degustando un sorso
della bevanda.
Shakira
si illuminò, alzandosi di scatto arrivò dietro al fidanzato, afferrò i propri
capelli e rovesciò la testa in avanti, mettendo sul capo dell’altro i boccoli
rossi che gli incorniciarono il viso come una parrucca.
Era
rincasata dannatamente tardi quella notte, tanto che aveva pensato più volte di
incidere sulla porta della camera “non svegliarmi” a caratteri cubitali,
rinunciandoci.
Alsorgere del sole, il corridoio fu invaso da
una soffice musica che si infiltrò nella stanza della Cacciatrice arrotolata
nelle trapunte, giungendo all’orecchio di lei e facendola svegliare di colpo.
Quasi
sicura della provenienza della canzone, si diresse in camera di Jem.
Shakira
andò a mettersi sul suo letto, infilandosi sotto le coperte, «suonala ancora»..
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
In teoria, Shakira ha davvero
inciso porta di camera sua, una volta, a Madrid. *pensieri
a caso* Questo è un grido a yingsu
che eventualmente mi correggerà – ma tanto sai che ho le teorie a cazzo, eh.
Anyway, direi che aver trovato quella
canzone (duetto per violino e piano) è stato un colpo di fortuna, il
compositore è Antonio Bazzini (1818-1897), la data di
composizione dell’opera citata non la so – ma ho ipotizzato fosse ante 1878, o
comunque contemporanea. Lo spero bene.
Shakira
stava seduta sul suo letto, il fuoco appena attizzato splendeva tenue nel
camino e fuori la pioggia cadeva lenta e dolce.
Jem, seduto per terra a piedi
scalzi, le sbottonava piano l’ultimo stivale, sfilandoglielo poi con
delicatezza e appoggiandolo silenziosamente sul tappeto. La rossa ridacchiò
mentre le mani dell’altro si intrufolavano sotto le gonne di lei, facendo
scattare la giarrettiera e tirando giù, lentamente, la calza di lana e
scoprendo così la gamba di Shakira, notando con divertimento la pelle d’oca.
Le
afferrò piano un piede e si chinò a lasciarle un bacio sulla caviglia,
facendola sorridere come lusingata.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Per chi non lo sapesse, mostrare le
caviglie, nell’800 era segno di lussuria e cose del genere. Infatti gli uomini
evitavano di guardare le caviglie alle donne mentre queste si sollevavano il
vestito per non sporcarlo in una pozzanghera.
Inoltre, le scarpe (gli “stivali”)
hanno i bottoni laterali – piccolo appunto.
GRIDO A YINGSU: lo so che la pensavi/volevi erotica(…), e
infatti eccola qui.
No,
Shakira proprio non ce la faceva. Accartocciò il foglio con la mancina
buttandolo poi nel camino, osservando i bordi annerirsi e incendiarsi.
Vicino
a lei, Jem rideva, «non ci riuscirai mai con la
sinistra» constatò, facendola arrabbiare ancora di più.
La
ragazza appallottolò un’altra pagina e la lanciò in testa al Nephilim, «taci,
infedele» borbottò, tingendo un’altra volta la piuma nel calamaio.
Jem ridacchiò, alzandosi dalla sua
postazione e avvicinandosi a lei, «sembri Will quando parli così…»
disse piano, rubandole la penna di mano e scrivendo per lei la chiave di sol.
«Non
è un complimento…» bofonchiò in risposta.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Il motivo per cui Shakira non usa la destra
è lasciato alla vostra immaginazione – nella mia testa è perché si è fatta male
e Charlotte ha deciso di farla guarire come una mondana(…), ogni tanto ci
vuole. Ma lascio a voi il tutto.
Percorse
con un dito la sottile linea sul fianco di Jem,
osservandolo rabbrividire sia per il freddo che per il contatto. «E questa come
te la sei fatta?» domandò, alzando le coperte di lana e accucciandosi sotto le
lenzuolavicinoa lui, spostandosi i capelli all’indietro.
Jem se la strinse contro,
arrossendo appena per il contatto dei loro corpi ancora nudi, «forse…» iniziò, come se
cercasse di ricordare, «quando Will ha voluto che io fossi il suo bersaglio, un
annetto fa. Era davvero convinto di essere diventato bravo con i coltelli»
annuì poi, sicuro della versione della storia, Shakira rise.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Sono di una fretta terribile, mi scuso
per la banalità di questa e la continua presenza di Will, ma davvero non posso
farci niente, eh.
Shakira
guardava Jem dalla porta accostata, il ragazzo
sorrideva ad occhi chiusi, le sue dita sembravano volare su quella superficie
liscia, a volte inspirava così profondamente quasi l’oggetto delle sue
attenzioni avesse un odore particolarmente pregiato – come di spezie indiane o
profumi francesi.
La
rossa si ritrovò ad arrossire, quasi gelosa, mentre si appoggiava al muro per
poi ritornare in camera sua – constatando che l’altro era troppo occupato ad
accarezzare il collo del violino
mentre lo ripuliva e cambiava le corde.
Camminando
nei corridoi, tenendosi le gonne, constatò che Will aveva ragione: Shakira
voleva essere al posto di quel violino.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Ho leggermente allargato il testo
causa nuovo layout del sito, presto la modifica sarà apportata a tutte le drabble.
Jem si aggrappò allo stipite della porta della cucina
per non scivolare sul pavimento appena cerato da Sophie
– accidenti a lui e a quando ha deciso di correre per l’Istituto senza scarpe!
Entrò nella stanza
dove fortunatamente la cuoca non c’era – lo avrebbe cacciato a mestolate, ne
era sicuro – e si chinò dietro alla poltrona vicino al camino ormai spento.
Cercò di risultare
il più silenzioso possibile mentre ansimava per la corsa lungo le scale e nei
corridoi – aveva cercato di seminare una Shakira armata di cuscino con piume d’oca assolutamente intenzionata a
darglielo in testa finché si fosse svuotato il guanciale di tutte le penne.
Il motivo? Non c’era
un motivo, semplicemente le era balzata l’idea di volerlo picchiare con un
cuscino.
«Jem!»
cantilenò la rossa, camminando per il corridoio mentre tendeva l’orecchio
ovunque per sentire tutto. Carstairs si tappò la bocca un po’ troppo rapidamente
producendo un leggero, leggerissimo rumore proprio mentre l’altra passava
davanti alla porta della cucina.
Shakira si fermò di
scatto, con un piede a mezz’aria, indossava uno di quei vestiti che si era
portata da Madrid, poco ingombrante.
«Uhm…»
mormorò lei, fingendo di pensare, entrò in cucina, facendo il giro del tavolo
come per temporeggiare.
Sembravano due bambini.
Prima che James
potesse accorgersene, Shakira sbucò da sopra la poltrona inondandolodi riccioli rossi, facendolo gridare di
sorpresa. Jem si accasciò a terra, appoggiandosi alla
parete, «okay, hai vinto tu», concesse.
Per tutta risposta,
Shakira brandì il cuscino come un’arma e glielo lanciò sulla testa, facendo
volare le piume.
«Ahia!» si lamentò
lui, ritrovandosi davanti il viso della ragazza, la quale si allungò per un
bacio sulle labbra, scendendo poi sul collo, mordendolo senza apparente motivo.
Una volta
allontanata dalla pelle di Jem, gli indicò la gola
ridacchiando, «ti ho lasciato il segno dei denti!».
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Essendo
mancata due giorni, ho deciso di fare una triple
drabble, quindi sono 300 parole per 3 prompt – ci tengo a precisare che ero assente causa yingsu a casa
mia, quindi scusa più che ragionevole!
Inoltre,
ho cambiato la grafica, giusto per diletto(?), presto sarà inserita anche nei
capitoli precedenti.
Shakira avrebbe voluto piangere nel vedere Jem rientrare semisvenuto e con l’angolo delle labbra
sporco di sangue.
Era la prima volta
che lo vedeva conciato il quel modo dopo che lui le aveva detto che stava bene
– perché ridotto in quello stato, Jem sembrava essere
tutto meno che in salute.
Ma chi vogliamo prendere in giro? Non è mai
stato in salute.
Si presentò in camera
sua un paio d’ore dopo il rientro, Will sonnecchiava sulla poltrona vicino al
letto del suo parabatai,
nel comodino riposava solitaria la tazza di tè dove, probabilmente, Jem aveva diluito la yinfen con l’acqua.
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Avrei
voluto ripiegare su qualcosa di più originale, ma ho preferito sfruttare questo
prompt per sgranchirmi un po’ nell’angst e provare a descrivere il triangolo Shakira-Jem-yinfen.
E insomma, campa cavallo che l’erba cresce.
Suppongo
un leggerissimo OOC da parte di Shakira, ma sono troppo di cattivo umore per
pensare a qualcos’altro di decente.
Capitolo 18 *** di estate, famiglia, filo e finestra. ***
»
20 + 21 + 22 + 23
estate, famiglia, filo, finestra.
Shakira guardava fuori dalla finestra, in lontananza
le guglie di un edificio di cui non ricordava il nome svettavano verso l’alto
quasi volessero perforare il cielo plumbeo, alla ricerca del sole.
Le ricordavano
vagamente le punte della Cattedrale di Santiago de Compostela, constatando poi
che paragonare la Spagna all’Inghilterra era come insultare il suo paese natio.
Mai.
Ormai il dolce
ricordo di quella grande Chiesa però invadeva la sua mente come la tranquillità
del cullare di piccole onde, o delle gocce di pioggia che scivolano lungo il
viso – dava quella sensazione di amaro dato dalla lontananza, eppure erano
immagini talmente belle da sembrare tutto fuorché amare.
Chissà – forse Magnus avrebbe capito, era bravo in quel genere di cose.
Chiuse gli occhi,
ricordando le colline verdi e il sole estivo picchiarle sulla fronte madida di
sudore mentre scalava una salita, seguita dal padre pronto ad afferrarla nel
caso la piccola Shakira fosse capitombolata giù, la madre seguiva lei e Jorge con silenzioso affetto, tenendo per il guinzaglio il
cane che sua figlia aveva portato a casa qualche giorno prima, implorando i
genitori di tenerlo con sé.
Era bello ricordare
le loro passeggiate verso Compostela, giocando a fare i pellegrini che
arrivavano da lontano – lontanissimo!,
diceva.
Un sospiro le fuggì
dalle labbra – fugace, lasciando intravedere tutta la tristezza della ragazza,
facendola sorprendere di sé stessa. Non amava parlare dei suoi defunti genitori
e, a dirla tutta, non pensava neanche di ritrovarsi così triste quando le
capitava di ricordarli.
«Terra chiama Shakira…»mormorò una voce alle sue spalle, facendola girare
di scatto mentre alzava i gomiti dal davanzale della finestra.
Dietro di lei, Jem sorrideva teneramente, tenendo tra le mani una tazza di
tè ancora fumante che chiaramente non avrebbe offerto alla ragazza – a lei non piaceva il tè.
«Ehi…»
rispose dopo qualche secondo lei, quasi si fosse accorta ora della presenza
dell’altro, si appoggiò con i reni alla finestra mentre l’altro le afferrava
una mano per lasciarci un soffice bacio, come per salutarla.
«A che pensavi? Ce
ne vuole perché tu non te ne accorga di qualcuno che arriva…»
chiese pensieroso, chinando il capo verso la spalla destra mentre mostrava il
colletto della camicia, Shakira notò il filo della cucitura che fuoriusciva dal
bordo eallungò le mani per
strapparglielo.
Sorrise mentre gli
mostrava il cordoncino bianco, lasciando poi che cadessea terra, «pensavo solo che l’estate dovrebbe fare in fretta ad arrivare».
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Quadruple drabble
per la mia assenza di quattro giorni, dato che non posso fare proprio a meno di
smettere di pubblicare per Shakira e per yingsu,
giusto per tenere vivo il ricordo di questa magnifica OC.
Anyway, desolata per la scomparsa degli aggiornamenti
giornalieri, ma la mia voglia era crollata pietosamente – però ho recuperato, e
spero di mantenere il ritmo. Inoltre, temo davvero per l’OOC di Shaki, stavola, il trattamento
dei prompt e questa piccola comparsa di Magnus perché
sì: Magnus e Shakira si vogliono bene
– e vedetela come spoiler o come volete ma io avevo la necessità di mettere
questo stregone da qualche parte, perché mi manca.
Jem sorrise mentre staccava uno ad uno i petali dei
fiori che aveva comprato, non conosceva il loro nome ma, in fondo, non gli
importava.
Seduto sul tappeto della
biblioteca, riempiva il cesto delle foglie colorate lanciando il gambo in un
altro contenitore. Quando finalmente anche l’ultimo bocciolo – dal tenue color
rosa– fu privato della sua bellezza, Shakira fece capolino nella stanza
preceduta dal fruscio delle gonne, «ti ho trovato! Che fai?».
James si alzò,
prendendo il contenitore tra le mani e cercando di trattenere una risata, «questo»
annunciò, versando poi i petali colorati sul capo di Shakira, facendola
sorridere.
«Vuoi entrare al Mr. Dry?» le domandò gentile il cinese,
indicandole con il bastone il locale all’angolo della strada – non era la prima
volta che lo frequentavano e potevano dire che, sia con il sole che alla sera,
godevano di buona ospitalità e compagnia.
Shakira annuì, e in
breve si ritrovarono seduti ad un tavolo al Mr. Dry, quando l’attenzione della
rossa fu catturata da un uomo con il cappello a bombetta intento a scattare una
foto ad una giovane coppia. Mise una maso sul braccio di Jem,
scuotendolo leggermente, «facciamoci una foto!».
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Ok,
allora. Ho fatto una ricerca e sì: le foto si facevano già nel 1878, quindi –
almeno su questo punto di vista – non ho colpa. Ho colpa invece quando mi dico
che:
- Mr. Dry è il locale che tiene Magnus a
New York intorno al 1920, notizia facilmente reperibile ne Le Cronache di Magnus Bane n.5 – La nascita
dell’hotel Dumort. Il motivo per cui il bar di
Magnus si chiama così è descritto nello SPIN-OFF, ma il mio era solamente un
richiamo dato che amo alla follia lo stregone e non posso non fargli pubblicità occulta.
-
La scena è ispirata a Miseria e Nobiltà del
1954 con regista Mario Mattoli, per intenderci quello
con Totò ♡ In realtà, vorrei che voi immaginaste il
seguito di questa drabble come nel film, ovvero,
quando la coppia (Jem e Shaki)
vanno dal fotografo, questo dice «oh, una coppia di sposini!» ma in questo caso
Jem arrossisce come un idiota e fa di no, ma che si
sposeranno preso. Anyway, l’opera originale di Miseria e Nobiltà è del 1888, quindi
penso che sia una cosa plausibile per l’ambientazione di TID.
Cecily armeggiò un’ultima volta con le forcine di
Shakira, lo specchio coperto da un lenzuolo perché non riuscisse a vedersi
prima del tempo. Le aveva promesso che, se fosse riuscita a colpire un certo
bersaglio da una certa distanza, le avrebbe fato la possibilità di provare a
farle un’acconciatura.
«Fatto!» esultò,
lanciando sulla capigliatura della polverina dorata, «vado a chiamare Jem!» e sparì dietro la porta.
Shakira combatté
contro la voglia di sbirciare, ma si concentrò e, quando James fece capolino
dalla stanza con il suo solito «permesso?»
davanti si ritrovò un ragazzo che tratteneva le risate, «sembri una fragola!».
La Cacciatrice si
rigirava lentamente la collana tra le dita, osservando distrattamente come il vivido
fuoco del camino faceva risplendere la giada verde del medaglione. Le vennero
in mente i versi del Cantico dei Cantici e la promessa di matrimonio dei
Cacciatori – quella che avrebbe dovuto
dire.
Per qualche motivo,
ricordava chiaramente un passo del testo di Salomone che recitava: tenace come gli inferi è la passione: le sue
vampe son vampe di fuoco.
E ora, a distanza di
tempo dalla trasformazione di Jem in Fratello Zaccaria, riusciva a sentire sul petto le
ustioni di queste fiamme.
Facevano ancora male.
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Prima
che qualcuno se lo chieda: tutto questo è un post-When the moonfell in
love with the sun, allwasgolden
in the sky. Perché la teoria di quella fic (che spero riprenderà presto!) è che la fine di TID
rimanga sostanzialmente invariata. Ma non posso anticiparvi null’altro.
Zaccaria
manca della “h” finale (che adoro ♥) semplicemente perché ho tenuto fede
alla versione italianizzata del nome, nulla di più.
Insomma,
sono molto angst oggi. *va
a fare matematica*
Jem percorse in lungo ed in largo l’Istituto più
volte, cercando Church che sembrava semplicemente scomparso.
Andato da Will a
chiedere informazioni, non ricevette risposta: sapeva che il parabatainon stava mentendo, considerando che
gli incontri tra lui e Church non erano affatto piacevoli e che solitamente l’Herondale si procurava svariati graffi nei posti più impensabili. Lo stesso risultato ebbe
con gli altri abitanti dell’Istituto.
Si avviò allora,
affranto, verso la camera di Shakira e, bussando, infilò il viso nella stanza, «Shaki, hai per caso visto Churc―».
E si bloccò: il
gatto dormiva con la sua futura sposa sul letto.
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Okay,
ho puntato sulla banalità anche questa volta. Ma ogni tanto capita ♥
Piuttosto,
godetevi l’intesa oscena che c’è tra Shakira e quel gatto, ecco. Il che mi
sembrava un po’ un cliché considerando
il pairing ma whocares. Giusto? Ovviamente, il titolo in alto “di gatto e chiesa” è riferito al fatto
che Church = Chiesa in inglese – sì insomma la mia fantasia lascia un po’ a
desiderare oggi, ahahah.
Da quando Jem era entrato
nella confraternita e la neve aveva iniziato a cadere su Londra, Shakira aveva
l’abitudine di recarsi in cucina per preparava il tè delle cinque del
pomeriggio, portandolo poi su un vassoio nella vuota, fredda, camera di Jem che le dava la stessa sensazione dei fiocchi. Ritornava
qualche minuto dopo, speranzosa di vedere la tazza vuota, ma quando apriva
quella porta e si allungava verso il comodino, vedeva il liquido all’interno
del bicchiere e sospirava.
Afferrandola tra le
mani si accorgeva di quanto quella ceramica fosse non fredda, ma gelida al tatto. Proprio come la neve.
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
Ok,
stavolta ho azzardato molto, nel
senso che è una drabble molto platonica, nel senso che è una cosa che non sono sicura Shakira
farebbe, anzi, credo proprio di no. Btw diciamo che
tutto questo è una metafora della speranza della giovane in un ritorno di Jem, impossibile purtroppo.
Ho
voluto giocare sul “gelato” come aggettivo, e spero non mi linciate per questo
:D anyway, mi scuso per la settimana (mi pare fosse
settimana, se non dieci giorni – forse nove) di inattività riguardo a questa ff, ma proprio non mi andava di scriverla e recuperare 9/10
prompt era impossibile. Quindi riprenderò
regolarmente con una drabble al giorno (più o meno).
Avviso:
ho ripreso la stesura de il profumo del
pane alla lavanda ergo una long su Shakira che, ripeto, non è un mio OC – ma di yingsu. Il link è sotto, nell’angolo
spam.
Jem suonava il
violino illuminato dal fuoco de camino alla sua destra.
In quei giorni
piovosi, i due si divertivano nel suonare qualcosa pensando ad un luogo – e
l’altro doveva semplicemente indovinarlo. Erano bravi in quel gioco e, dovevano ammettere, che era un
ottimo modo per far passare il grigio pomeriggio di Londra.
Shakira chiuse
gli occhi, facendosi cullare da quelle dolci note, presto nella sua mente prese
vita l’immagine di un prato verde, un albero stava in un angolo come per
sorvegliare il tutto,sotto questo un
tavolo.
«E’ un
giardino!» esultò contenta – ma Jem non smise di suonare.
NOTE D’AUTRICE◊«viviamo e respiriamo parole»
Okay, ormai è dichiarato che io
scrivo la drabble un po’ quando sono ispirata. Ed è arrivato il momento anche
per “Giardino”.
Mi scuso nuovamente per il cambio di
grafica e giurin giurello che appena possibile cambierò anche quella dei
capitoli precedenti. Inoltre, se non fosse chiaro, l’ispirazione di questa
drabble è uscire dall’amaro ricordo della scena più o meno simile con
Tessa, quella dove vengono per fortuna fermati dal gatto.
In corridoio, se
stava in silenzio, ogni tanto sentiva dei passi lontani di qualcuno che
camminava nella corsia perpendicolare alla sua, oppure Tessa che rientrava in
stanza nel mezzo della notte quasi sbattendo la porta, come se non volesse
farsi scoprire. Poi arrivò il giorno in cui un tu-tum insistente le riempì le
orecchie, ripetendosi varie volte interrotte da una breve pausa.
Si staccò dal
muro, entrando nella camera di Jem, osservandolo
agitarsi nel letto. Sedendosi di fianco a lui e sfiorandogli la fronte sudata,
lo fece svegliare – il suo miocardio sembrava impazzito.
«Era solo un incubo» gli mormorò
dolcemente.
NOTE D’AUTRICE◊«viviamo e respiriamo parole»
Ok, per la cronaca: l’illuminazione
mi è venuta mentre sentivo il mio cuore battere perché forse mi interrogava in
storia, e io sono una di quelle che anche se è pronta va in
iperventilazione(?). Ma non importa.