Camilla non riuscì ad
arrivare da Livietta prima di un’altra mezz’ora. Non era stato affatto facile
separarsi da Gaetano: le sue braccia l’avevano avvolta con una forza ed un
calore tali da rendere impossibile desiderare di allontanarsi da quella protezione
così a lungo cercata. Il suo profumo, il suo sapore, la forma del suo
corpo…voleva memorizzare tutto di lui prima di affrontare il mondo fuori da
quell’appartamento.
Il suo senso materno, tuttavia, le impose di staccarsi dall’uomo
per deidicarsi finalmente a Livietta. La trovò ancora
seduta al tavolo della colazione con Tommy e Greg con il viso tutto sommato
sereno.
Fu proprio Greg il primo ad accorgersi dell’arrivo della
professoressa e con la scusa di dover tornare a casa per tranquillizzare la
madre lasciò a Livietta e a Camilla la possibilità di parlare in privato. Anche
Gaetano decise che era più opportuno lasciare le due ragazze da sole e portò
Tommy fuori con Potty incontrando l’approvazione
incondizionata del bambino.
Non appena il poliziotto uscì, calò in casa un pesante
silenzio, interrotto solo dal rumore delle tazze che venivano infilate nella
lavastoviglie.
-Tesoro, credo che noi dovremmo parlare- esordì Camilla
quando oramai non c’era più nulla da fare in cucina. Si sedette sul divano
bianco che tante volte l’aveva già accolta quando aveva bisogno di sfogarsi con
Gaetano ed invitò Livietta a fare lo stesso con un cenno della mano.
-Mamma, dai, non serve. Sul serio. So cosa è successo. Lo
sanno tutti- commentò la ragazza, ma né il tono della voce né il suo viso
tradivano un rimprovero nei confronti della madre.
-Mi dispiace che tu ci abbia sentito urlare.
-Come se fosse la prima volta…
-No, hai ragione. Ti abbiamo deluso, lo so. Volevi che
fossimo “coerenti”, che prendessimo una decisione definitiva sul nostro
matrimonio. E invece…
-Il mio non era un rimprovero, mamma. Non vi capivo, tutto
qui. Quando vi siete lasciati tu stavi male, è vero, e non è stato facile
vedere un’altra donna vicino a papà, ma…tutto sommato, dopo un inizio un po’ complicato, mi sembravate più felici. Civili. Poi vi
siete rimessi insieme e sì, i primi mesi sono stati belli: eravamo di nuovo
tutti insieme, ma…era finto. Sapevo che avevate fatto tutto questo per me ma
forse avrei preferito che foste sinceri.
-Lo so, ma credimi se ti dico che pensavo davvero che quello
fosse il tuo bene. Pensavo che darti una famiglia unita fosse la cosa più
importante. mi dispiace non aver capito che potevamo essere uniti anche stando
separati. Ok, forse non sono stata molto chiara, me ne rendo conto.
Livietta sorrise, uno dei pochi sorrisi da quando era
arrivata a Torino mesi prima.
-Ho capito, invece. Ed è stato bello che entrambi abbiate
messo al primo posto il mio bene, ma non serviva. Potevo stare bene anche
avendo genitori separati. Anzi, starò bene. Perché vi separate definitivamente
questa volta, vero?
-Credo proprio di sì. Ma tuo padre ed io progettiamo di
essere persone civili in futuro.
-Quindi niente litigi da telefilm americano con i figli che
fanno la spola tra i genitori?
-Oddio, spero proprio di no- commentò Camilla ridendo.
Livietta la guardò pensando che era da tanto che non la vedeva così serena e
rilassata nonostante quello che era appena successo.
-Sei felice adesso, non è vero?- chiese la ragazza senza
pensarci troppo.
Camilla sospirò e riflettè per
qualche secondo prima di parlare. –So che è brutto da dire, ma sì…sono felice
ora. Sono stati mesi difficili: il trasloco, la nuova scuola, i problemi con
tuo padre…
-…io- aggiunse Livietta. –Andiamo, lo sappiamo tutte e due
che sono stata insopportabile. Non ho fatto altro che lamentarmi e creare
problemi.
-Non è così. E ad ogni modo non avevi tutti i torti…ti
abbiamo deportata a Torino, come dicevi sempre tu. Anche se mi pare che ora tu
non abbia di che lamentarti- rispose Camilla accennando a Greg.
-Non ci pensare nemmeno! Non puoi approfittare di questa
situazione per sfilarmi informazioni su Greg- ribatté pronta la ragazza. –Anche
perché potrei fare lo stesso con te…- Camilla arrossì violentemente. Non era
abituata a rispondere a domande così dirette da parte di Livietta sulla sua
vita sentimentale.
-Beh, per quanto mi imbarazzi doverlo fare, credo che
dovremmo parlare anche di questo, non credi?- rispose Camilla decidendo di
approfittare della tranquillità della figlia per introdurre il secondo
argomento spinoso della giornata. –Vuoi chiedermi qualcosa su Gaetano?
Livietta sembrò doverci pensare qualche istante. –Solo una
domanda, che in realtà ti ho già fatto. Sei felice con lui?
-Sì, molto.
-Ok. Allora a me sta bene. Non mi serve sapere altro. Lui mi
piace, mi è sempre piaciuto, ma in ogni caso non è a me che deve andare bene. Credo,
però, che dovrò imparare a convivere con quel piccolo impiastro- aggiunse la
ragazza afferrando uno dei giocattoli di Tommy sparsi a terra.
-Convivere? Oh…beh, noi non ne abbiamo parlato. Non lo so. A
dire il vero non ho idea di cosa succederà ora- disse Camilla confusa. In
effetti, l’unico punto fermo fino ad ora era l’aver deciso di seguire i suoi
sentimenti per Gaetano…dove questo l’avrebbe portata, anche solo fisicamente,
non le era chiaro, né ci aveva pensato. Forse Gaetano già pensava ad una
convivenza? Credeva che a giorni Camilla o lui stesso si sarebbero dovuti
trasferire. All’improvviso si rese conto di quanta strada c’era da fare per
poter parlare di normalità.
-Ma…resteremo a Torino vero?- Livietta interruppe il flusso
di pensieri della madre riportandola alla realtà.
-Certo! Certo! Nessuna nuova deportazione in vista. È una
promessa!
-Ok. Quindi al massimo mi aspetta un cambio scala- è la
risposta divertita di Livietta, che però torna presto seria. –E papà? Come sta?
-Sinceramente? Adesso è furioso, ma sono sicura che capirà.
Nel pomeriggio dovrebbe passare a prendere alcune delle sue cose a casa…se vuoi
parlare con lui…
-Sì, certo. È solo che…
-Volevi stare un po’ con Greg?
-Già.
-Beh, eccezionalmente per oggi, prometto di lasciarti casa
libera. Non ci meterò piede fino a stasera. Mi posso
fidare?- aggiunse infine la professoressa con tono da mamma apprensiva.
-Mamma!- questa volta fu il turno di Livietta per arrossire.
-Ok, ritiro la mia ultima osservazione. E ora corri a
chiamare il tuo Greg!
-Mamma!
-Va bene, ritiro anche il pronome possessivo.
Livietta si alzò dal divano diretta al bancone della cucina
dove aveva appoggiato il suo cellulare, ma a metà strada invertì la marcia
tornando verso la madre.
-Andrà tutto bene, mamma!- aggiunse infine abbracciandola
come non faceva da tempo.
Camilla restituì l’abbraccio stringendo a sé la sua bambina
ormai cresciuta e mentre la lasciava andare di nuovo si convinse che sì,
sarebbe andato tutto bene.
***
Gaetano entrò in
silenzio nella propria camera con in mano una piccola tazzina di caffè che
aveva messo da parte per Camilla; la donna dopo pranzo aveva preferito
stendersi un poco sul letto, esausta per tutto quello che era accaduto nelle
ore precedenti ed il commissario si era felicemente addossa il compito di fare
compagnia a Tommy e Livietta.
Dopo un’oretta,
tuttavia, decise che i due ragazzi potevano cavarsela da soli per qualche
minuto e raggiunse Camilla, trovandola addormentata: un braccio giaceva
morbidamente sul suo ventre mentre l’altra era nascosta dal volto della donna,
reclinato sul cuscino in una posa naturale. Gaetano rimase sulla porta a fissarla,
cercando disperatamente di convincersi che tutto quello era reale, che la donna
che amava da anni ora lì nel suo letto pronta ad affrontare un futuro insieme.
Si avvicinò con passo
leggero per non svegliarla e, dopo aver appoggiato la tazzina sul comodino dal
lato di Camilla, andò a sdraiarsi accanto a li, senza nemmeno sfiorarla, solo
per il piacere di poter guardare il suo viso atteggiarsi in strane smorfie
dettate dal sonno. Era così intento a riflettere su quanto fosse straordinario
quel momento e a quanto fosse felice in quel momento da non accorgersi che
Camilla aveva aperto gli occhi.
-Ehi!
-Ehi!- rispose Gaetano
accarezzandole i capelli con una mano. Senza dire nulla si misero entrambi su
un fianco per potersi guardare meglio negli occhi. –Scusami, non volevo
svegliarti.
Camilla scosse la testa
in risposta: -Non stavo proprio dormendo. Riposavo occhi e mente.
-Ah…quindi quegli sbuffi
che sentivo me li sono immaginati.
-Come ti permetti,
commissario? Io non russo!
-E chi ha parlato di
russare? Ad ogni modo erano molto teneri…- aggiunse Gaetano avvicinandosi di
qualche centimetro al volto di Camilla. Il fatto che lei non avesse più
l’impulso di ritrarsi da lui era qualcosa che ancora lo sconvolgeva. –E’ andato
tutto bene con Livietta?
-Meglio del previsto.
Avevi ragione…come sempre!
-Aspetta, questo giorno
me lo devo segnare, professoressa! Mi stai dando ragione!
Camilla sorrise: -Non ti
ci abituare, Gaetano! Non succederà tanto spesso.
-Mi sta bene. Mi piace
non essere d’accordo con te…ogni tanto- nella pausa di silenzio che seguì i due
continuarono a fissarsi negli occhi. –Dunque, ora che facciamo?
-Beh, se non ricordo
male tu hai ancora un lavoro, giusto? Mi stupisce che Torre non si sia ancora
precipitato qui per controllare se fossimo ancora tutti vivi.
-Sono stato previdente e
l’ho chiamato per comunicargli che mi prendevo un giorno di ferie.
-Tu? In ferie? Non
ricordo di averti mai sentito parlare di ferie in dieci anni. Mai nemmeno un
giorno di riposo.
-Diciamo che in questo
caso ho i miei buoni motivi per restarmene a casa per almeno ventiquattro ore
consecutive.
-Quindi, prevedi che io
starò qui almeno per le prossime ventiquattro ore consecutive?- ripeté Camilla.
Le era assolutamente inspiegabile come discorsi che nella sua mente apparivano
difficili ed insormontabili, davanti a Gaetano diventassero così semplici e in
fin dei conti piacevoli.
-Mmhh…vorresti
dirmi che tu non hai ancora pensato a…come vogliamo chiamarli…gli aspetti
logistici ed organizzativi della nostra nuova situazione?
-Messa in questi termini
devo dire che la cosa è davvero molto romantica…oltre ogni immaginazione,
commissario.
-Ah, se è il
romanticismo che vuoi ti accontento subito, professoressa.
Gaetano approfittò
dell’invito di Camilla per colmare i pochi centimetri che ancora li separavano
facendo adire il suo corpo a quello della donna, fino ad incontrare le sue
labbra che si schiusero meccanicamente sotto il tocco del poliziotto.
-Così va meglio?-
aggiunse Gaetano con voce roca.
-E’ un inizio. Ma credo
si possa fare di meglio.
Gaetano non fece in
tempo a replicare perché le labbra di Camilla fu di nuovo sopra le sue, ma con
una passione decisamente nuova e molto più intensa. Lasciò che le sue mani
vagassero lungo il corpo della donna sdraiata accanto a lui, accarezzandole la
schiena sino ad arrivare al fondo schiena. Non appena le mani di Gaetano
raggiunsero l’attaccatura delle cosce, Camilla piegò la gamba intrecciandola
con quella di Gaetano e percependo per la prima volta quel calore interno che
nasce spontaneo non appena il contatto con la persona amata diventa più intimo
e piacevole. Anche Gaetano dovette trovare accattivante la nuova posizione
assunta da Camilla perché si lasciò sfuggire un gemito che fece arrossire la
donna. La cosa stava decisamente sfuggendo di mano ad entrambi e per quanto
tutto questo fosse ciò che più desideravano da anni, non potevano dimenticare
che nella stanza accanto c’erano i loro figli.
-Ok, forse dovremmo
fermarci qui- mormorò Camilla tornando a fissare Gaetano negli occhi.
–Tommy…Livietta…stanza qui a lato…
-Giusto. Giusto- rispose
il vicequestore mentre tentava di riprendere il controllo del suo corpo.
Restarono in silenzio
per qualche istante durante i quali, entrambi ne erano certi, immaginarono cosa
sarebbe potuto accadere se avessero continuato quel piacevole contatto.
-Comunque…non…non
abbiamo ancora parlato di…insomma…so che tu abiti dall’altra parte del cortile,
ma…se…ecco…- fu Gaetano ad interrompere quel silenzio, anche se le parole
sembravano volergli uscire per forza sconnesse.
-Sì, anche se
tecnicamente quella è casa di Renzo.
-Appunto. Quindi,
potreste…tu e Livietta, intendo…e anche Potty naturalmente…venire
a vivere qui…
-Qui?- Camilla si mise a
sedere sul letto seguita pochi istanti dopo da Gaetano, convinto di aver appena
rovinato tutto con una proposta troppo affrettata.
-Scusami, è una proposta
stupida. Non voglio correre…
-No. Non è stupido…anche
Livietta mi ha fatto la stessa domanda stamattina.
-Davvero?- il tono
speranzoso della voce di Gaetano fece sorridere Camilla. –E…tu cosa le hai
risposto?
-Beh, la verità. Che non
ne avevamo parlato.
-Ok, mi sembra giusto.
Ora però ne stiamo parlando…
-Vero- Camilla si voltò
di nuovo a guardare il suo commissario come se sul suo viso fosse scritta la
risposta alla domanda di Gaetano. – E’ solo che non so cosa devo fare. Voglio
dire…il pensiero di restare nell’altro appartamento, con il rischio di
incontrare Renzo, Carmen…non mi alletta granchè.
Ma qui…Livietta non avrebbe una camera sua e comunque forse è troppo presto.
Non voglio dare a Livietta l’impressione di passare da un uomo all’altro. Senza
contare che non so come la prenderebbe Eva.
Gaetano si ritrovò ad
annuire.
-Giusto. In effetti,
a questo proposito…stamattina ho cercato di parlare con Tommy ma mentre cercavo
le parole giuste ho pensato alla possibile reazione di Eva.
-Diventerebbe una furia.
Mi detestava già quando non avevamo una relazione, figuriamoci ora! Che c’è? Perché
ridi?
Gaetano non si era
nemmeno reso conto di avere un sorriso ebete stampato in faccia se non fosse
stato per il commento della sua professoressa.
-No, niente. È solo che
mi suona ancora tutto un po’…
-…strano? Beh, in fin
dei conti abbiamo una relazione da almeno dieci anni, in un modo un po’
bizzarro, lo ammetto. Ora è solo noto a tutti. Solo che…tra questi tutti non è
il caso di includere Eva per il momento, è così?- concluse Camilla riportando l’attenzione
di entrambi sulla questione principale.
-Non è che mi piaccia, né
che voglia farlo. Non pensare che voglia nasconderti o altro…
-Lo so, Gaetano. Hai paura
per Tommy. Ti capisco. Perciò, credo che alla fine sarà meglio che per ora io
resti a casa mia con Livietta. E quando Eva tornerà dalle Filippine, potremo
parlare con lei della nuova situazione e cercare un accordo. Ad una sola
condizione, però.
Al poliziotto non sfuggì
il tono serio con cui Camilla aveva appena posto l’accento sulla clausola
finale.
-Tutto quello che vuoi.
-So che per te Tommy è
importante e che non potresti mai fare a meno di lui, però io ho promesso a
Livietta di non deportarla di nuovo. Perciò, qualunque cosa possa imporci Eva,
ti prego non costringermi a cambiare città, perché non posso prometterti di
seguirti.
Gaetano comprese la
preoccupazione di Camilla, perché lui stesso avrebbe posto la stessa richiesta
al posto suo. Anzi, fosse per lui Tommy non se ne andrebbe più da Torino, ma Eva,
con il suo lavoro e con la sua avversione per Camilla, avrebbe potuto portarsi
via il piccolo solo per capriccio. E allora Gaetano cosa avrebbe fatto? Non poteva
nemmeno pensarci, non poteva perdere nessuno dei due. Non ora.
-Te lo prometto,
Camilla. Non ti costringerò a cambiare di nuovo città- disse, infine,
accompagnando la promessa con una carezza sul volto della donna, che chiuse gli
occhi a quel tocco.
Qualunque cosa Camilla
pensasse di quelle parole e di quel gesto non potè
esprimerlo perché Livietta bussò alla porta della camera, entrandovi non senza
un velo di imbarazzo. È vero che tra i suoi c’erano sempre state effusioni
anche davanti a lei, ma vedere sua madre innamorata come una adolescente di un
estraneo era quantomeno strano. Non sapeva cosa aspettarsi né come comportarsi.
-Ehm…scusatemi- disse
mentre teneva gli occhi bassi entrando in camera. –Non volevo disturbare.
-Nessun disturbo. Stavamo
solo parlando.
-Ok. Volevo solo dire
che Greg è arrivato e che beh…torno di là…a casa. Devo dire qualcosa a papà?
Gli occhi di Livietta si
posarono per una frazione di secondo su Gaetano quasi a chiedere scusa per
quell’accenno ad una figura che di certo il poliziotto non poteva apprezzare
particolarmente. Camilla apprezzò il gesto sensibile della figlia.
-No. Per il momento
credo che ci siamo detti tutto il necessario.
La ragazza annuì e si
voltò per uscire dalla stanza, ma prima di richiudere la porta alle sue spalle
fece un passo di nuovo nella direzione della madre e di Gaetano.
-Ehm…io volevo solo dire
a Gaetano che…beh, mi dispiace di essere stata una stronza in questi mesi. Non ce
l’ho mai avuta con te o Tommy. Volevo che tu sapessi che sarò civile in futuro,
visto che presumo ci vedremo spesso.
Gaetano riuscì a
mascherare meglio di Camilla la sorpresa e l’emozione di quella sorta di
dichiarazione di tregua e stringendo la mano della professoressa rispose: -Io
ci conto di vederti molto spesso, Livietta. E per quanto possa valere, non ho
mai pensato che tu fossi una stronza.
Livietta sorrise. –Ok,
allora…a presto, Gaetano.
-A presto, Livietta.