La scelta

di potterfanlalla17
(/viewuser.php?uid=41893)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fine...? ***
Capitolo 2: *** La nuova Camilla ***
Capitolo 3: *** The morning after ***
Capitolo 4: *** A new family ***
Capitolo 5: *** She's back! ***



Capitolo 1
*** Fine...? ***


La porta della camera si chiuse alle sue spalle lasciando fuori da quella stanza ogni pensiero ed ogni incomprensione. Fissò Renzo per qualche istante prima di baciarlo con crescente passione fino a farsi stringere da lui in un abbraccio che sapeva di famiglia. La sua famiglia. Quella che aveva scelto.

Eppure, esattamente come accadeva nei suoi sogni notturni, la sua mente indugiò di nuovo sul viso di Gaetano e su quello del piccolo Tommy. L’altra famiglia. Quella da cui stava cercando disperatamente di scappare.

Il sorriso le morì lentamente sul viso. Possibile che stesse sbagliando tutto? Che stesse scegliendo le persone sbagliate? No! Livietta e Renzo erano la sua famiglia e una cotta da adolescente per il vicequestore non poteva certo competere con un sentimento che si coltiva per quasi venti anni. Ma allora perché il pensiero di Gaetano al di fuori di quella porta sembrava diventare sempre più opprimente?

Camilla si sforzò di pensare a Livietta: era per lei dopotutto che aveva ripreso Renzo con sé e lo aveva perdonato per il tradimento con Carmen! E forse era per lei che oggi aveva di nuovo messo da parte i suoi sentimenti per il poliziotto…Livietta meritava di avere suo padre e sua madre accanto. Già…ma se Livietta non ci fosse stata? O se avesse avuto già vent’anni e non avesse abitato più con loro? A quel punto cosa avrebbe scelto di fare la professoressa? Avrebbe scelto ancora Renzo?

-No!

Solo quando il marito tornò a fissarla negli occhi, Camilla si rese conto di aver pronunciato quella sillaba ad alta voce.

-No? Che c’è, Camilla?- chiese il marito ancora sorridente per quella ritrovata armonia familiare.

La donna avrebbe voluto mentire, nascondere il flusso dei suoi pensieri, ma era certa che sarebbe stato tutto inutile. Renzo la conosceva da vent’anni, poteva leggerle in viso ogni singolo pensiero.

-Renzo…mi dispiace. Non posso farlo!

L’uomo le sorrise nuovamente: -Tranquilla, Camilla! L’hai detto tu che nessuno si accorgerà della nostra assenza e di cosa faremo qui dentro!

-No! Io non posso fare questo!- ribadì la donna additando con l’indice destro se stessa ed il marito, che finalmente comprese che qualcosa di più profondo della paura di essere scoperta a letto con il proprio marito si agitava dentro Camilla.

-Che stai cercando di dirmi, Camilla?- il suo tono di voce si era fatto improvvisamente serio, così come i suoi occhi avevano perso la consueta colorazione cristallina per diventare più cupi e spenti.

-E’ sbagliato, Renzo. È un errore.

-E’ un errore restare con tuo marito?

-Sì. No.

L’uomo scosse il capo in cerca di una qualche spiegazione razionale alle parole sconnesse di Camilla.

-Cerca di capire…

-E’ quello che vorrei fare, ma in questo momento mi risulta difficile.

-Io vorrei poter stare con te, ma per le ragioni giuste!

Renzo annuì mentre cercava di calmarsi inspirando profondamente. Cominciava a capire dove stava andando a parare Camilla con quel discorso e in cuor suo si era aspettato moltissime volte nelle ultime settimane di sentirselo propinare. Ma non quella sera. Non dopo quello che avevano appena passato!

-Sentiamo…quale sarebbe la ragione giusta per restare con me?

-Amarti- ammise Camilla con le lacrime agli occhi. Sentiva di dover essere sincera con Renzo prima ancora che con se stessa anche se questo avrebbe fatto soffrire tutti più di quanto avesse voluto.

-Quindi tu non mi ami…

Camilla si prese qualche istante per riflettere sulle parole: -Ti voglio bene, ma no…non ti amo.

Questa volta fu Renzo a restare in silenzio.

-E’ per colpa di Gaetano, vero? Poliziottosuperpiù!- la voce dell’uomo si fece più alta ma nessuno dei due sembrò farci caso.

-Non è colpa sua. È colpa mia!

-Piantala con questa farsa della moglie santarellina, Camilla! Se vuoi andare a letto con lui, dillo e basta. Ma non prendermi in giro!

-Non si tratta di questo! Ok, sono innamorata di lui o almeno credo di esserlo, ma il punto è che l’unica ragione per cui ti ho perdonato dopo Carmen, l’unico motivo per cui oggi sono entrata in questa stanza con te è Livietta.

-Ti sembra poco? Nostra figlia non è un motivo sufficiente per stare con me?

-No! Livietta è grande e può capire quello che sta succedendo! E fra qualche anno se ne andrà di casa, sarà indipendente, avrà una vita sua e noi…noi saremo qui. Da soli! E quando non ci sarà lei a tenerci uniti, cosa faremo?

Renzo rise amaramente. –Questa è la cosa più assurda che io abbia mai sentito! Non sei nemmeno in grado di ammettere le tue responsabilità!

-Io? Io non sarei…?- l’ira di Camilla per quanto era successo negli ultimi anni riemerse prepotente. –Non sono io quella che ha abbandonato la famiglia per andarsene con un altro! Tu sei andato a letto con Carmen e hai dato la colpa a me! Perché non ero più abbastanza moglie…ero troppo professoressa e mamma per te! Poi sei tornato, è vero…ma solo perché non volevi lasciare Livietta a Roma mentre tu ne stavi a New York con la tua amante! Non sei tornato per me! Ci hai trascinate a Torino anche se noi tutto questo non lo volevamo, ma andava bene per te: eri tranquillo! Temevi soltanto che Marco si rifacesse vivo Gaetano prima o poi potesse tornare!

-Beh su questo, come vedi, il destino ha avuto uno strano senso dell’umorismo visto chi abita proprio davanti a noi!

-Esattamente! E sai una cosa? Credo che se quando eravamo separati avessi incontrato Gaetano e non Marco ora non saremmo qui a parlare. Non saremmo in questa stanza. Perché io sarei in un’altra camera da letto proprio nella scala di fronte alla nostra!

-Questo…questo te lo potevi risparmiare. Ma se è questo che vuoi, vai pure dal tuo commissario superpiù. E quando passerà alla prossima biondona da copertina non venire a piangere da me!

Camilla non fece in tempo a replicare perché Renzo come una furia aprì la porta della stanza e si precipitò fuori. Sentì solo la porta di casa sbattere e il silenzio degli ospiti nel salotto prima di buttarsi sul letto e piangere, sentendosi finalmente libera.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La nuova Camilla ***


-Posso?- chiese Gaetano entrando timidamente nella stanza di Camilla.. Il vicequestore interpretò il silenzio della donna come un assenso alla sua presenza ma per precauzione rimase in silenzio qualche secondo prima di continuare. -Tua madre e Amedeo hanno preferito prenotare una stanza in un albergo qui vicino, mentre Livietta è con Greg e Tommy nel mio appartamento. Torre è con loro.

A questo punto Camilla si volse verso Gaetano con un debole sorriso di ringraziamento sul volto, segnato dalle lacrime per quanto era appena accaduto.

-Camilla…mi dispiace tanto! È tutta colpa mia! Se io non avessi così tanto insistito con te, se ti avessi tenuta fuori da ogni indagine di questi ultimi mesi...non ci saremmo mai riavvicinati. Tu volevi vivere in pace ed io avrei dovuto rispettare questo tuo desiderio. Scusami. Mi sento terribilmente in colpa e…

Il discorso di Gaetano venne interrotto dalla professoressa che lo zittì poggiando l’indice destro sulle sue labbra.

-Vuoi stare un po’ zitto? Non è colpa tua, d’accordo? Non sei stato tu a venirmi a cercare! Ok, qualche volta sei stato tu, ma io avrei potuto rifiutare e starti lontano. Non l’ho fatto. Non volevo farlo. Ma non sei tu il motivo di tutto questo- disse la donna mentre si asciugava le ultime lacrime che le solcavano il viso.

-No?- il tono di Gaetano era un divertente mix di delusione e sollievo.

-No. Il matrimonio con Renzo è finito anni fa…con o senza il tuo intervento. Credo sia finito il giorno in cui ho ricevuto quella cartolina da New York…

-Ok…adesso non ti capisco, Camilla.

La professoressa si ritrovò a raccontare di quell’evento capitato anni prima, l’evento che per primo aveva fatto vacillare la sua fiducia in Renzo. Solo ora si era resa conto che da quel giorno in poi una parte di lei non aveva mai più prestato fede ad una sola delle giustificazioni di Renzo per ogni ritardo la sera o per ogni messaggio ricevuto ad orari insoliti. E poi era arrivata Carmen. L’aveva quasi percepito come un sollievo: finalmente poteva smettere di preoccuparsi che dietro i comportamenti del marito ci fosse un altro significato perché era effettivamente così.

-Sai chi era la donna della cartolina?

-Ho le mie ipotesi, vicequestore- rispose Camilla con il suo sorriso sibillino. –E poi….sei arrivato tu. O meglio c’eri già e ora sei di nuovo qui. E non hai fatto altro che scombinare i tasselli di un puzzle che era già andato in pezzi. Perciò…

-Perciò non devo sentirmi in colpa.

-No. A dirla tutta nemmeno io mi sento in colpa. Sento di aver preso la sola decisione possibile per me oggi. E anche per Renzo…credo che un giorno lo capirà, quando sarà passata la rabbia.

-Beh, mentirei se ti dicessi che non sono felice per questa tua decisione, Camilla. Anche se so che non vuol dire che noi…beh, ecco…che noi…

Camilla rise davanti alla adorabile timidezza di Gaetano, ma tornò seria non appena si rese conto che le parole del vicequestore richiedevano una risposta adeguata e soprattutto sincera: -Gaetano, tu sai che mi piaci. Più di quanto io sia stata disposta ad ammettere fino ad oggi. Ma…

-…è troppo presto ora. Vuoi i tuoi tempi, i tuoi spazi. Vuoi parlare con Livietta e con tua madre probabilmente. Lo capisco. Però vorrei che tu sapessi che io sono disposto ad aspettare, un giorno, una settimana, un mese, un anno. Quello che ritieni. Ma non scappare ancora da me, ok? Quando sarai pronta, io sarò dall’altra parte del cortile ad aspettarti…con Tommy.

Camilla passò una mano sul viso di Gaetano, che prontamente la bloccò all’altezza della guancia, incatenando il suo sguardo a quello della donna. –Io ti amo, Camilla.

La serietà e la verità di quelle ultime parole fecero salire le lacrime agli occhi della prof che per prima si sporse verso Gaetano fino ad incontrare le sue labbra con le proprio nel loro primo vero bacio. L’uomo, dopo lo smarrimento iniziale, rispose al bacio affondando una mano nei capelli di Camilla ed appoggiando l’altra sul suo fianco per attirarla più a sé. Sentire il suo profumo e il suo sapore era più di quanto si sarebbe aspettato quando aveva messo piede nella stanza della professoressa, ma ora erano lì, legati l’uno all’altra da qualcosa di assolutamente perfetto che avevano cercato di costruire per anni. Erano lì e niente e nessuno avrebbe più potuto togliere loro la consapevolezza della profondità dei loro sentimenti così a lungo repressi.

-A cosa devo tutto questo?- chiese Gaetano quando Camilla si separò da lui per riprendere fiato.

-Sei tu il poliziotto…segui gli indizi e vedi dove ti portano- ripose prontamente la donna. –Ora sarà meglio che chiami Livietta e le dica di tornare a casa. Non vorrei pensasse che ho cacciato anche lei oltre al padre stasera.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The morning after ***


Il campanello della porta costrinse Camilla ad aprire gli occhi.

Si stupì nel sentirsi pienamente rilassata e riposata: evidentemente la lite con Renzo era quello che le serviva per poter finalmente tranquillizzare anche i suoi sogni. Non era comparso né Renzo né Gaetano ad assillarla come al solito, con domande dirette e precise sui suoi sentimenti per il poliziotto. Rimettere in ordine i pezzi della sua vita le aveva finalmente ridonato la pace notturna! Si maledisse mentalmente per non averlo fatto prima!

Il campanello suonò per la seconda volta con maggiore insistenza.

-D’accordo, ho capito! Arrivo!- mormorò Camilla infilandosi ciabatte e vestaglia.  Non che avesse voglia di uscire dal letto quella mattina, ma fuori dalla porta c’era di sicuro Livietta che dalla sera precedente si trovava a casa di Gaetano.

-Liv…Renzo?- chiese la professoressa stupita dalla visione dell’uomo davanti a lei. C’erano migliaia di possibili visitatori a quell’ora del mattino…oddio, migliaia forse no…ma di certo l’ultima persona al mondo che pensava di incontrare era suo marito. Ex marito. Quasi ex marito. Riflettendoci bene, Camilla si rese conto che non c’era una vera e propria definizione per quello che lei e Renzo erano in quel momento.

-Mi fai entrare o devo restare sulla porta ancora per molto?

-Sì. No. Certo, entra.

Renzo sembrava tutto sommato rilassato considerato quello che era accaduto solo poche ore prima. Una fortuna insperata per Camilla.

-Non ti aspettavo così presto. E di certo non mi aspettavo che suonassi alla porta…

-Non volevo rischiare di trovarti in compagnia!- ribatté Renzo piccato. Ok, forse tanto rilassato non era e la rabbia era ancora lontana da essere passata, ma il fatto che fosse lì e che non avesse ancora alzato la voce era già un buon punto di partenza. Forse potevano mantenere dei rapporti civili per Livietta.

-Non mi va di litigare, ok?

-Ok- Renzo si prese una pausa mentre con lo sguardo percorreva casa in cerca di indizi su quanto poteva essere accaduto tra sua moglie e qualcuno a lui tristemente noto nelle ore precedenti. Non vedendo nulla fuori posto sembrò rilassarsi. -Senti, io stanotte non ho dormito…

-Nemmeno io- mentì Camilla, anche se si rese subito conto di aver sbagliato approccio. La verità era sempre la strada migliore.

-Bene…cioè, non bene, ma…insomma, volevo dirti che ho pensato a quello che ci siamo detti, a quello che tu soprattutto hai detto e…hai ragione- disse infine Renzo tirando un sospiro che a Camilla sembrò di sollievo. –Ho capito che hai ragione, che ti ho data per scontata in passato, che ora sono stato sempre troppo pesante e pressante. Ma voglio rimediare e cambiare. Da oggi in poi sarà tutto diverso, Camilla. Te lo prometto.

La professoressa restò in silenzio fissando l’uomo davanti a lei dritto negli occhi. Cos’era? Uno scherzo? Se era uno scherzo Camilla di certo non lo capiva e lo trovava persino di pessimo gusto.

-Tu…cosa?

-Io ti prometto che…

-No, no! No, Renzo! Fermati! Tu non mi devi promettere nulla. Non devi rimediare a nulla…semplicemente perché non puoi!- questa volta fu Renzo a guardare dritto negli occhi Camilla. Dal suo sguardo la donna comprese che Renzo era davvero convinto che le sue scuse e le sue promesse sarebbero state sufficienti…di nuovo. –Non funziona così, Renzo. Non puoi semplicemente arrivare qui a dire che vuoi rimediare a quello che ha fatto e pensare che tutto torni come prima.

-Allora cosa dovrei fare, secondo te?

-Come puoi pensare di poter rimediare ad un tradimento? Non puoi tornare indietro e cancellare quello che è successo. Perché è successo.

-Si tratta sempre di questo? Del fatto che sono andato a letto con un’altra?

-No! Non si tratta solo di questo!

-E di cosa allora? Di Gaetano?

Camilla roteò gli occhi verso il cielo prima di spostarsi dalla vista di Renzo per dirigersi dietro il bacone della cucina a fingere di prepararsi una tisana calmante.

-Per te c’è solo questo, vero? Tu che vai a letto con Carmen. Io che vado a letto con Gaetano…

-Quindi lo ammetti. Ammetti di averlo fatto!

-No! Ammetto solo di desiderarlo se è questo che vuoi sentirti dire. Ma non l’ho mai fatto! Però è di questo che sto parlando! Non lo vedi? Ci siamo ridotti sempre a domandarci se possiamo o non possiamo fidarci dell’altro. E non possiamo…perlomeno io non riesco a fidarmi di te. Mi è bastata una fattura per pensare al peggio. E a te…beh, a te non serve nemmeno quella per credere che io sia a letto con un altro!

-Vuoi dare tutta la colpa a me per questo?

-No. Affatto. Se non puoi fidarti di me è perché evidentemente non ti ho dato modo di farlo…ma questo non significa che possiamo continuare a fingere che vada tutto bene!

-Possiamo andarcene da qui. Cambiare città. Lontano da Carmen e da Gaetano!

-Di nuovo? Scappiamo? No. Io sono stanca di scappare! Lo sto facendo da anni.

Renzo approfittò del silenzio che si era creato per avvicinarsi alla moglie e costringerla a guardarlo negli occhi.

-Mi stai dicendo che vuoi lasciarmi, Camilla? Che vuoi buttare tutto quello che abbiamo costruito?

-Sì.

La risposta di Camilla fu accompagnata dal rumore della serratura della porta di ingresso che si apriva.

-Camilla? Sono venuto a vedere se st…- la voce morì in gola al vicequestore Berardi una volta arrivato in cucina vedendo Renzo e Camilla che si fissavano muti. –Scusatemi, non volevo…

-Eccolo qui, il nostro eroe!- intervenne Renzo con un coraggio mai avuto prima davanti al poliziotto.

-Renzo, piantala!- fu tutto quello che Camilla riuscì a dire mentre con lo sguardo chiedeva scusa a Gaetano per tutto quello che Renzo avrebbe potuto dire di sconveniente nei minuti successivi.

-Giusto tu ci mancavi qui! Il nostro poliziottosuperpiù. Non ti sarà sembrato vero ieri sera di poterti avventare su mia moglie! E hai pure le chiavi di casa mia!

Gaetano scelse di ignorare Renzo: comprendeva la sua rabbia e se fosse stato al posto suo probabilmente avrebbe reagito allo stesso modo, ma non era certo quello il momento migliore per chiarire la sua posizione con il marito della donna che amava da anni.

-Mi dispiace, Camilla. Me le ha prestate Livietta. Volevo solo vedere se avevi bisogno di qualcosa e informarti che tua figlia sta bene ed è ancora da me con Greg.

-Pure? Ti sei preso mia moglie, la mia casa e ora anche mia figlia? Cos’altro vuoi da me? Un rene, un braccio, i codici delle carte di credito…non lo so, dimmi tu!

Questa volta Gaetano decise di volgersi verso l’uomo che alzava sempre più la voce nei suoi confronti: -Senti, Renzo…mi di…

-NO. Non venirmi a dire che ti dispiace! Perché non ci credo nemmeno per una frazione di secondo!

-Non voglio dirti che mi dispiace, Renzo. Mi dispiace per Livietta, per Camilla, per quello che dovranno affrontare, ma non certo per te o per me- è la risposta secca del vicequestore. Anche Camilla è sbalordita dalle parole di Gaetano: raramente lo ha visto così sicuro e fermo, persino durante i suoi interrogatori.

-Ti preoccupi per la mia famiglia? Ci sono già io per questo. E a dirla tutta non mi pare che tu sia nella posizione ideale per giudicare cosa sia un buon padre o un buon marito.

-Non mi pare che tu te ne sia preoccupato più di tanto quando hai baciato l’insegnante di danza di tua figlia, o quando le hai trascinate a Barcellona. O quando le hai lasciate da sole per andartene con Carmen. Io non sarò stato un buon padre per Tommy o un buon marito per Eva, lo ammetto, ma almeno ho avuto la decenza di prendermi le mie responsabilità per i miei fallimenti!

-Ma bene….vedo che gli hai raccontato proprio tutto, Camilla! Magari in una bella chiacchierata cuore a cuore come quella a notte fonda nell’appartamento di Madame Millelire!

-Non ci voleva certo un sensitivo quella sera per capire che qualcosa non andava…è arrivata da me in lacrime. Indovina un po’ il motivo, signor marito perfetto!

-Come ti permetti? Vieni qui, in casa mia e ti rivolgi così a me?

-Come ti permetti tu di trattare così una donna meravigliosa come Camilla!

Renzo serrò la mandibola in evidente difficoltà. Non era preparato ad una discussione, convinto che Camilla lo avrebbe ripreso come sempre perdonando o dimenticando i suoi sbagli. Ed invece si era ritrovato a discutere con l’uomo che negli ultimi dieci anni gli aveva rovinato la vita.

-Io…io devo andare. Passo nel pomeriggio a prendere le mie cose e a parlare con Livietta. Ciao- concluse frettolosamente dirigendosi a grandi passi verso la porta d’ingresso, ma prima di richiudere la porta alle sue spalle fece in tempo a vedere Camilla buttarsi tra le braccia di Gaetano. Un abbraccio che valeva più di mille confessioni. Un abbraccio così caldo e familiare da far male a Renzo. Un abbraccio che Renzo non ricordava di ricevere da anni, da quando aveva costretto la sua famiglia a trasferirsi a Barcellona. Forse lì tutto era cominciato. O meglio era finito con Camilla. Forse sua moglie aveva ragione: non era Gaetano il problema, non il solo perlomeno.

Li guardò per un ultimo istante prima di chiudere la porta e di rendersi conto che il suo matrimonio era definitivamente finito.

***

-Va un po’ meglio?- chiese Gaetano sempre con quella voce profonda e dolce.

-Sì. Grazie. Posso offrirti qualcosa?- Camilla si mise dietro il bancone della cucina per prepararsi finalmente una colazione.

-Ho già fatto colazione con Tommy, Livietta e Greg.

-Davvero?

-Già- annuì l’uomo con il sorriso sulle labbra. –L’avresti mai detto che quei due sarebbero andati d’accordo prima o poi?

-Beh, ci speravo. Greg è un bravo ragazzo!

Gaetano rise di cuore lasciando Camilla di stucco.

-Che ti prende?

-Non parlavo di Greg. Ma di Livietta e Tommy. Mi dicevi che lei lo detestava all’inizio!

-Ah, quello. Beh, sì. Diciamo che la guerra fredda è finita.

-Meglio. Un problema in meno per il futuro, non credi?

Gli occhi azzurri di Gaetano si piazzarono dritti in quelli di Camilla che pur di non sorridere così spudoratamente al pensiero di una futura convivenza a quattro si costrinse a mordersi il labbro inferiore per restare seria.

-Vuoi dire che non ci hai mai pensato? Nemmeno in questa lunga notte? Io non ho chiuso occhio facendo progetti…su di noi, su Tommy e Livietta.

-Io invece ho dormito benissimo, finalmente!- rispose la professoressa godendo per un attimo dell’espressione attonita del vicequestore. –Ma anche io ci ho pensato qualche volta. Prima di stanotte, chiaramente!

Il volto di Gaetano tornò ad illuminarsi. –E cosa ti sei immaginata?

-Mmhh…no, non credo di volerlo condividere con te.

-Cosa?

-Lo sanno tutti che se esprimi un desiderio ad alta voce poi non si avvera.

-Quindi io faccio parte dei tuoi desideri- affermò Gaetano avvicinandosi a Camilla e poggiando entrambe le mani sui fianchi della donna, che lo lasciò fare senza tirarsi indietro.

-Può essere…- restò vaga la donna che per risposta allacciò le braccia attorno al collo di Gaetano.

-E’ già un enorme passo avanti rispetto agli ultimi dieci anni.

-Dici che ci ho messo troppo a decidermi?

-No- e Camilla rimase spiazzata da questa risposta. Credeva che giustamente Gaetano avrebbe messo l’accento sui suoi mille ripensamenti e invece… -ci hai messo il tempo che ti serviva.  E va bene così. Oddio, non è che io mi sono proprio divertito in tutti questi anni di attesa, ma…

-…sei stato paziente e io ti ringrazio per questo.

-Ne è valsa la pena.

-Ne sei così sicuro?

Gaetano finse di allontanarsi da Camilla quanto bastava per osservarla meglio, ma senza mai mollare la presa sui suoi fianchi.

-Mi pare di sì. Sì, ne sono sicuro- rispose poi divertito, facendo sorridere anche Camilla che appoggiò la testa al petto di Gaetano.

-Sarà dura spiegarlo a Livietta- disse infine la professoressa.

-Meno di quanto credi.

-Che vuoi dire?

-Che tua figlia non è né ingenua né stupida. Pensi che non abbia visto i problemi tra te e Renzo negli ultimi anni? Che non sapesse che c’ero io a complicare tutto?

Camilla lo fissò in tralice.

-Da quando capisci così bene gli adolescenti? Dì la verità, commissario…

-Vicequestore…

-Io preferisco commissario.

-Ok, commissario.

-E non divagare.

-Io non divago.

-Eviti di rispondere alla mia domanda.

-Non ho sentito nessuna domanda.

-Vuoi continuare per molto? Perché tu sarai anche abituato ai delinquenti, ma io mi alleno ogni giorno nella fossa dei serpenti con venti studenti che mi mettono sempre sotto torchio.

-Va bene, mi arrendo! Stamattina, prima che Tommy e Greg si svegliassero, Livietta ed io abbiamo fatto due chiacchiere. Niente di preoccupante. Non le ho detto nulla di quanto ci siamo detti ieri sera. Ma lei sa…e non credo ce l’abbia con te, se questo può consolarti.

-Mi consola molto, grazie. Ma credo che ora dovrei andare da lei.

-Proprio adesso?

-Direi di sì.

-Non dimentichi niente, per caso?

Gaetano la guardò malizioso, ma Camilla, che conosceva il suo gioco da anni, non si fece sorprendere.

-Non mi pare, no…

-Sicura?

-Mmhh…sì- rispose sfilandosi dall’abbraccio di Gaetano che restò di sasso fermo in mezzo alla cucina. Ok, doveva appuntarsi mentalmente che Camilla era fin troppo brava a sgusciargli fuori dalle mani. Doveva rimediare assolutamente a questo vizio.

Ancora pensieroso seguì la donna verso la porta di ingresso.

-Ah, forse ti riferivi a questo- disse improvvisamente Camilla voltandosi verso l’uomo e baciandolo con tanto impeto da farlo indietreggiare fino a scontrarsi contro la parete opposta. –Ops. Scusa!- continuò la donna arrossendo leggermente sulle guance. Fece per allontanarsi dal poliziotto, quando Gaetano la riafferrò per il polso riportandola contro il proprio corpo.

-Questa volta non mi scappi, professoressa.

-Non ho nessuna intenzione di farlo, commissario.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** A new family ***


Camilla  non riuscì ad arrivare da Livietta prima di un’altra mezz’ora. Non era stato affatto facile separarsi da Gaetano: le sue braccia l’avevano avvolta con una forza ed un calore tali da rendere impossibile desiderare di allontanarsi da quella protezione così a lungo cercata. Il suo profumo, il suo sapore, la forma del suo corpo…voleva memorizzare tutto di lui prima di affrontare il mondo fuori da quell’appartamento.

Il suo senso materno, tuttavia, le impose di staccarsi dall’uomo per deidicarsi finalmente a Livietta. La trovò ancora seduta al tavolo della colazione con Tommy e Greg con il viso tutto sommato sereno.

Fu proprio Greg il primo ad accorgersi dell’arrivo della professoressa e con la scusa di dover tornare a casa per tranquillizzare la madre lasciò a Livietta e a Camilla la possibilità di parlare in privato. Anche Gaetano decise che era più opportuno lasciare le due ragazze da sole e portò Tommy fuori con Potty incontrando l’approvazione incondizionata del bambino.

Non appena il poliziotto uscì, calò in casa un pesante silenzio, interrotto solo dal rumore delle tazze che venivano infilate nella lavastoviglie.

-Tesoro, credo che noi dovremmo parlare- esordì Camilla quando oramai non c’era più nulla da fare in cucina. Si sedette sul divano bianco che tante volte l’aveva già accolta quando aveva bisogno di sfogarsi con Gaetano ed invitò Livietta a fare lo stesso con un cenno della mano.

-Mamma, dai, non serve. Sul serio. So cosa è successo. Lo sanno tutti- commentò la ragazza, ma né il tono della voce né il suo viso tradivano un rimprovero nei confronti della madre.

-Mi dispiace che tu ci abbia sentito urlare.

-Come se fosse la prima volta…

-No, hai ragione. Ti abbiamo deluso, lo so. Volevi che fossimo “coerenti”, che prendessimo una decisione definitiva sul nostro matrimonio. E invece…

-Il mio non era un rimprovero, mamma. Non vi capivo, tutto qui. Quando vi siete lasciati tu stavi male, è vero, e non è stato facile vedere un’altra donna vicino a papà, ma…tutto sommato, dopo un inizio un po’ complicato,  mi sembravate più felici. Civili. Poi vi siete rimessi insieme e sì, i primi mesi sono stati belli: eravamo di nuovo tutti insieme, ma…era finto. Sapevo che avevate fatto tutto questo per me ma forse avrei preferito che foste sinceri.

-Lo so, ma credimi se ti dico che pensavo davvero che quello fosse il tuo bene. Pensavo che darti una famiglia unita fosse la cosa più importante. mi dispiace non aver capito che potevamo essere uniti anche stando separati. Ok, forse non sono stata molto chiara, me ne rendo conto.

Livietta sorrise, uno dei pochi sorrisi da quando era arrivata a Torino mesi prima.

-Ho capito, invece. Ed è stato bello che entrambi abbiate messo al primo posto il mio bene, ma non serviva. Potevo stare bene anche avendo genitori separati. Anzi, starò bene. Perché vi separate definitivamente questa volta, vero?

-Credo proprio di sì. Ma tuo padre ed io progettiamo di essere persone civili in futuro.

-Quindi niente litigi da telefilm americano con i figli che fanno la spola tra i genitori?

-Oddio, spero proprio di no- commentò Camilla ridendo. Livietta la guardò pensando che era da tanto che non la vedeva così serena e rilassata nonostante quello che era appena successo.

-Sei felice adesso, non è vero?- chiese la ragazza senza pensarci troppo.

Camilla sospirò e riflettè per qualche secondo prima di parlare. –So che è brutto da dire, ma sì…sono felice ora. Sono stati mesi difficili: il trasloco, la nuova scuola, i problemi con tuo padre…

-…io- aggiunse Livietta. –Andiamo, lo sappiamo tutte e due che sono stata insopportabile. Non ho fatto altro che lamentarmi e creare problemi.

-Non è così. E ad ogni modo non avevi tutti i torti…ti abbiamo deportata a Torino, come dicevi sempre tu. Anche se mi pare che ora tu non abbia di che lamentarti- rispose Camilla accennando a Greg.

-Non ci pensare nemmeno! Non puoi approfittare di questa situazione per sfilarmi informazioni su Greg- ribatté pronta la ragazza. –Anche perché potrei fare lo stesso con te…- Camilla arrossì violentemente. Non era abituata a rispondere a domande così dirette da parte di Livietta sulla sua vita sentimentale.

-Beh, per quanto mi imbarazzi doverlo fare, credo che dovremmo parlare anche di questo, non credi?- rispose Camilla decidendo di approfittare della tranquillità della figlia per introdurre il secondo argomento spinoso della giornata. –Vuoi chiedermi qualcosa su Gaetano?

Livietta sembrò doverci pensare qualche istante. –Solo una domanda, che in realtà ti ho già fatto. Sei felice con lui?

-Sì, molto.

-Ok. Allora a me sta bene. Non mi serve sapere altro. Lui mi piace, mi è sempre piaciuto, ma in ogni caso non è a me che deve andare bene. Credo, però, che dovrò imparare a convivere con quel piccolo impiastro- aggiunse la ragazza afferrando uno dei giocattoli di Tommy sparsi a terra.

-Convivere? Oh…beh, noi non ne abbiamo parlato. Non lo so. A dire il vero non ho idea di cosa succederà ora- disse Camilla confusa. In effetti, l’unico punto fermo fino ad ora era l’aver deciso di seguire i suoi sentimenti per Gaetano…dove questo l’avrebbe portata, anche solo fisicamente, non le era chiaro, né ci aveva pensato. Forse Gaetano già pensava ad una convivenza? Credeva che a giorni Camilla o lui stesso si sarebbero dovuti trasferire. All’improvviso si rese conto di quanta strada c’era da fare per poter parlare di normalità.

-Ma…resteremo a Torino vero?- Livietta interruppe il flusso di pensieri della madre riportandola alla realtà.

-Certo! Certo! Nessuna nuova deportazione in vista. È una promessa!

-Ok. Quindi al massimo mi aspetta un cambio scala- è la risposta divertita di Livietta, che però torna presto seria. –E papà? Come sta?

-Sinceramente? Adesso è furioso, ma sono sicura che capirà. Nel pomeriggio dovrebbe passare a prendere alcune delle sue cose a casa…se vuoi parlare con lui…

-Sì, certo. È solo che…

-Volevi stare un po’ con Greg?

-Già.

-Beh, eccezionalmente per oggi, prometto di lasciarti casa libera. Non ci meterò piede fino a stasera. Mi posso fidare?- aggiunse infine la professoressa con tono da mamma apprensiva.

-Mamma!- questa volta fu il turno di Livietta per arrossire.

-Ok, ritiro la mia ultima osservazione. E ora corri a chiamare il tuo Greg!

-Mamma!

-Va bene, ritiro anche il pronome possessivo.

Livietta si alzò dal divano diretta al bancone della cucina dove aveva appoggiato il suo cellulare, ma a metà strada invertì la marcia tornando verso la madre.

-Andrà tutto bene, mamma!- aggiunse infine abbracciandola come non faceva da tempo.

Camilla restituì l’abbraccio stringendo a sé la sua bambina ormai cresciuta e mentre la lasciava andare di nuovo si convinse che sì, sarebbe andato tutto bene.

***

Gaetano entrò in silenzio nella propria camera con in mano una piccola tazzina di caffè che aveva messo da parte per Camilla; la donna dopo pranzo aveva preferito stendersi un poco sul letto, esausta per tutto quello che era accaduto nelle ore precedenti ed il commissario si era felicemente addossa il compito di fare compagnia a Tommy e Livietta.

Dopo un’oretta, tuttavia, decise che i due ragazzi potevano cavarsela da soli per qualche minuto e raggiunse Camilla, trovandola addormentata: un braccio giaceva morbidamente sul suo ventre mentre l’altra era nascosta dal volto della donna, reclinato sul cuscino in una posa naturale. Gaetano rimase sulla porta a fissarla, cercando disperatamente di convincersi che tutto quello era reale, che la donna che amava da anni ora lì nel suo letto pronta ad affrontare un futuro insieme.

Si avvicinò con passo leggero per non svegliarla e, dopo aver appoggiato la tazzina sul comodino dal lato di Camilla, andò a sdraiarsi accanto a li, senza nemmeno sfiorarla, solo per il piacere di poter guardare il suo viso atteggiarsi in strane smorfie dettate dal sonno. Era così intento a riflettere su quanto fosse straordinario quel momento e a quanto fosse felice in quel momento da non accorgersi che Camilla aveva aperto gli occhi.

-Ehi!

-Ehi!- rispose Gaetano accarezzandole i capelli con una mano. Senza dire nulla si misero entrambi su un fianco per potersi guardare meglio negli occhi. –Scusami, non volevo svegliarti.

Camilla scosse la testa in risposta: -Non stavo proprio dormendo. Riposavo occhi e mente.

-Ah…quindi quegli sbuffi che sentivo me li sono immaginati.

-Come ti permetti, commissario? Io non russo!

-E chi ha parlato di russare? Ad ogni modo erano molto teneri…- aggiunse Gaetano avvicinandosi di qualche centimetro al volto di Camilla. Il fatto che lei non avesse più l’impulso di ritrarsi da lui era qualcosa che ancora lo sconvolgeva. –E’ andato tutto bene con Livietta?

-Meglio del previsto. Avevi ragione…come sempre!

-Aspetta, questo giorno me lo devo segnare, professoressa! Mi stai dando ragione!

Camilla sorrise: -Non ti ci abituare, Gaetano! Non succederà tanto spesso.

-Mi sta bene. Mi piace non essere d’accordo con te…ogni tanto- nella pausa di silenzio che seguì i due continuarono a fissarsi negli occhi. –Dunque, ora che facciamo?

-Beh, se non ricordo male tu hai ancora un lavoro, giusto? Mi stupisce che Torre non si sia ancora precipitato qui per controllare se fossimo ancora tutti vivi.

-Sono stato previdente e l’ho chiamato per comunicargli che mi prendevo un giorno di ferie.

-Tu? In ferie? Non ricordo di averti mai sentito parlare di ferie in dieci anni. Mai nemmeno un giorno di riposo.

-Diciamo che in questo caso ho i miei buoni motivi per restarmene a casa per almeno ventiquattro ore consecutive.

-Quindi, prevedi che io starò qui almeno per le prossime ventiquattro ore consecutive?- ripeté Camilla. Le era assolutamente inspiegabile come discorsi che nella sua mente apparivano difficili ed insormontabili, davanti a Gaetano diventassero così semplici e in fin dei conti piacevoli.

-Mmhh…vorresti dirmi che tu non hai ancora pensato a…come vogliamo chiamarli…gli aspetti logistici ed organizzativi della nostra nuova situazione?

-Messa in questi termini devo dire che la cosa è davvero molto romantica…oltre ogni immaginazione, commissario.

-Ah, se è il romanticismo che vuoi ti accontento subito, professoressa.

Gaetano approfittò dell’invito di Camilla per colmare i pochi centimetri che ancora li separavano facendo adire il suo corpo a quello della donna, fino ad incontrare le sue labbra che si schiusero meccanicamente sotto il tocco del poliziotto.

-Così va meglio?- aggiunse Gaetano con voce roca.

-E’ un inizio. Ma credo si possa fare di meglio.

Gaetano non fece in tempo a replicare perché le labbra di Camilla fu di nuovo sopra le sue, ma con una passione decisamente nuova e molto più intensa. Lasciò che le sue mani vagassero lungo il corpo della donna sdraiata accanto a lui, accarezzandole la schiena sino ad arrivare al fondo schiena. Non appena le mani di Gaetano raggiunsero l’attaccatura delle cosce, Camilla piegò la gamba intrecciandola con quella di Gaetano e percependo per la prima volta quel calore interno che nasce spontaneo non appena il contatto con la persona amata diventa più intimo e piacevole. Anche Gaetano dovette trovare accattivante la nuova posizione assunta da Camilla perché si lasciò sfuggire un gemito che fece arrossire la donna. La cosa stava decisamente sfuggendo di mano ad entrambi e per quanto tutto questo fosse ciò che più desideravano da anni, non potevano dimenticare che nella stanza accanto c’erano i loro figli.

-Ok, forse dovremmo fermarci qui- mormorò Camilla tornando a fissare Gaetano negli occhi. –Tommy…Livietta…stanza qui a lato…

-Giusto. Giusto- rispose il vicequestore mentre tentava di riprendere il controllo del suo corpo.

Restarono in silenzio per qualche istante durante i quali, entrambi ne erano certi, immaginarono cosa sarebbe potuto accadere se avessero continuato quel piacevole contatto.

-Comunque…non…non abbiamo ancora parlato di…insomma…so che tu abiti dall’altra parte del cortile, ma…se…ecco…- fu Gaetano ad interrompere quel silenzio, anche se le parole sembravano volergli uscire per forza sconnesse.

-Sì, anche se tecnicamente quella è casa di Renzo.

-Appunto. Quindi, potreste…tu e Livietta, intendo…e anche Potty naturalmente…venire a vivere qui…

-Qui?- Camilla si mise a sedere sul letto seguita pochi istanti dopo da Gaetano, convinto di aver appena rovinato tutto con una proposta troppo affrettata.

-Scusami, è una proposta stupida. Non voglio correre…

-No. Non è stupido…anche Livietta mi ha fatto la stessa domanda stamattina.

-Davvero?- il tono speranzoso della voce di Gaetano fece sorridere Camilla. –E…tu cosa le hai risposto?

-Beh, la verità. Che non ne avevamo parlato.

-Ok, mi sembra giusto. Ora però ne stiamo parlando…

-Vero- Camilla si voltò di nuovo a guardare il suo commissario come se sul suo viso fosse scritta la risposta alla domanda di Gaetano. – E’ solo che non so cosa devo fare. Voglio dire…il pensiero di restare nell’altro appartamento, con il rischio di incontrare Renzo, Carmen…non mi alletta granchè. Ma qui…Livietta non avrebbe una camera sua e comunque forse è troppo presto. Non voglio dare a Livietta l’impressione di passare da un uomo all’altro. Senza contare che non so come la prenderebbe Eva.

Gaetano si ritrovò ad annuire.

 -Giusto. In effetti, a questo proposito…stamattina ho cercato di parlare con Tommy ma mentre cercavo le parole giuste ho pensato alla possibile reazione di Eva.

-Diventerebbe una furia. Mi detestava già quando non avevamo una relazione, figuriamoci ora! Che c’è? Perché ridi?

Gaetano non si era nemmeno reso conto di avere un sorriso ebete stampato in faccia se non fosse stato per il commento della sua professoressa.

-No, niente. È solo che mi suona ancora tutto un po’…

-…strano? Beh, in fin dei conti abbiamo una relazione da almeno dieci anni, in un modo un po’ bizzarro, lo ammetto. Ora è solo noto a tutti. Solo che…tra questi tutti non è il caso di includere Eva per il momento, è così?- concluse Camilla riportando l’attenzione di entrambi sulla questione principale.

-Non è che mi piaccia, né che voglia farlo. Non pensare che voglia nasconderti o altro…

-Lo so, Gaetano. Hai paura per Tommy. Ti capisco. Perciò, credo che alla fine sarà meglio che per ora io resti a casa mia con Livietta. E quando Eva tornerà dalle Filippine, potremo parlare con lei della nuova situazione e cercare un accordo. Ad una sola condizione, però.

Al poliziotto non sfuggì il tono serio con cui Camilla aveva appena posto l’accento sulla clausola finale.

-Tutto quello che vuoi.

-So che per te Tommy è importante e che non potresti mai fare a meno di lui, però io ho promesso a Livietta di non deportarla di nuovo. Perciò, qualunque cosa possa imporci Eva, ti prego non costringermi a cambiare città, perché non posso prometterti di seguirti.

Gaetano comprese la preoccupazione di Camilla, perché lui stesso avrebbe posto la stessa richiesta al posto suo. Anzi, fosse per lui Tommy non se ne andrebbe più da Torino, ma Eva, con il suo lavoro e con la sua avversione per Camilla, avrebbe potuto portarsi via il piccolo solo per capriccio. E allora Gaetano cosa avrebbe fatto? Non poteva nemmeno pensarci, non poteva perdere nessuno dei due. Non ora.

-Te lo prometto, Camilla. Non ti costringerò a cambiare di nuovo città- disse, infine, accompagnando la promessa con una carezza sul volto della donna, che chiuse gli occhi a quel tocco.

Qualunque cosa Camilla pensasse di quelle parole e di quel gesto non potè esprimerlo perché Livietta bussò alla porta della camera, entrandovi non senza un velo di imbarazzo. È vero che tra i suoi c’erano sempre state effusioni anche davanti a lei, ma vedere sua madre innamorata come una adolescente di un estraneo era quantomeno strano. Non sapeva cosa aspettarsi né come comportarsi.

-Ehm…scusatemi- disse mentre teneva gli occhi bassi entrando in camera. –Non volevo disturbare.

-Nessun disturbo. Stavamo solo parlando.

-Ok. Volevo solo dire che Greg è arrivato e che beh…torno di là…a casa. Devo dire qualcosa a papà?

Gli occhi di Livietta si posarono per una frazione di secondo su Gaetano quasi a chiedere scusa per quell’accenno ad una figura che di certo il poliziotto non poteva apprezzare particolarmente. Camilla apprezzò il gesto sensibile della figlia.

-No. Per il momento credo che ci siamo detti tutto il necessario.

La ragazza annuì e si voltò per uscire dalla stanza, ma prima di richiudere la porta alle sue spalle fece un passo di nuovo nella direzione della madre e di Gaetano.

-Ehm…io volevo solo dire a Gaetano che…beh, mi dispiace di essere stata una stronza in questi mesi. Non ce l’ho mai avuta con te o Tommy. Volevo che tu sapessi che sarò civile in futuro, visto che presumo ci vedremo spesso.

Gaetano riuscì a mascherare meglio di Camilla la sorpresa e l’emozione di quella sorta di dichiarazione di tregua e stringendo la mano della professoressa rispose: -Io ci conto di vederti molto spesso, Livietta. E per quanto possa valere, non ho mai pensato che tu fossi una stronza.

Livietta sorrise. –Ok, allora…a presto, Gaetano.

-A presto, Livietta.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** She's back! ***


I mesi che seguirono furono più tranquilli di quanto Camilla potesse sperare.

Forse l’aver già attraversato questa fase di adattamento necessario alla fine di un matrimonio la stava aiutando a costruire un nuovo equilibrio nella sua vita di tutti i giorni. Il rapporto con Livietta migliorava lentamente, anche grazie all’intervento di Greg, la cui presenza aveva influssi positivi sull’umore della ragazza. Anche la situazione con Renzo poteva definirsi civile ed accettabile: nei giorni dedicati al trasloco, l’uomo aveva sempre avvertito prima di tornare a casa per essere sicuro di non trovare “ospiti” (come definiva Gaetano e Tommy), ed anche in seguito i suoi incontri con la figlia e la ex moglie erano oggetto di attenta programmazione per non rovinare l’esistenza di nessuno. Così quando Renzo si ritrovò a parlare con Camilla per le pratiche relative alla separazione, la donna non era andata incontro a dubbi e rimpianti per quanto era accaduto. Anzi, Camilla si ritrovò a pensare che tutti i timori che l’avevano spinta a restare con Renzo tanto a lungo si erano rivelati totalmente infondati.

Eppure, in questa situazione di relativa calma e serenità, c’era qualcosa che la turbava, che le impediva di essere pienamente felice. Eva.

La professoressa sapeva benissimo che la ex moglie di Gaetano non sarebbe stata affatto contenta della relazione tra lei ed il poliziotto e che questo poteva comportare l’allontanamento di Tommy dal padre. Nonostante questo, però, Camilla cominciava a sentire che tacere il tutto a Eva e mentire a Tommy per non correre il rischio che il bambino rivelasse qualcosa di inappropriato alla madre era un grande errore strategico: come avrebbe reagito lei se si fosse trovata nei panni di Eva?

Un paio di volte aveva provato a parlarne con Gaetano, ma l’uomo aveva sempre glissato sull’argomento. Camilla sapeva che non potevano evitarlo per sempre, ma nemmeno si aspettava che il problema si sarebbe presentato all’improvviso davanti alla sua porta di casa in una calda mattina di agosto.

-Eva!

-Camilla- il tono piatto con cui la donna aveva pronunciato il nome della professoressa fece presagire il peggio a quest’ultima. -Posso entrare?

Camilla annuì facendosi da parte e lasciando che Eva entrasse nel suo appartamento. Vide che lo sguardo della donna vagava per le stanze della casa, come ad analizzare l’idoneità di quell’ambiente per suo figlio, fino a quando non si posò sulla finestra del salotto da cui si vedeva benissimo l’interno dell’appartamento di Gaetano. Eva sogghignò a quella vista come se in qualche modo avesse colto la donna in flagrante.

-Mi stavo facendo del the freddo. Posso offrirle una tazza?- chiese Camilla con il preciso scopo di distrarre la svedese dalla vista.

-Sì, grazie.

Le due donne passarono diversi minuti in silenzio davanti a quel the. A dirla tutta, sarebbe più corretto dire che Eva non sfiorò neppure la tazza, ma si limitò a fissare Camilla, mentre quest’ultima si sforzava di trovare interessante anche la più piccola goccia di the che galleggiava nel bicchiere.

-Immagino lei sappia perché sono qui- fu Eva a rompere gli indugi con grande sollievo di Camilla.

-In realtà, no. Se sta cercando Tommy e Gaetano…

-No, cercavo proprio lei- la pausa di silenzio che ne seguì servì a terrorizzare ancora di più Camilla, che non si era mai sentita così a disagio nemmeno davanti alle decide di delinquenti che aveva incontrato negli ultimi anni. –Credo che lei e Gaetano dobbiate dirmi qualcosa…o mi sbaglio?

A questo punto la professoressa trovò inutile evitare di guardare Eva e alzati gli occhi verso la svedese decise che la cosa migliore da fare era dire la verità. –Se si riferisce alla nuova situazione che si è creata tra me e…

-Nuova situazione? Camilla, non prendiamoci in giro. Chiamiamola per quello che è. Relazione. Tu e Gaetano avete una relazione, è così?

-Siamo passati al tu, adesso?- se Eva voleva passare all’attacco, Camilla non si sarebbe certo tirata indietro. –Comunque, sì. Abbiamo una relazione.

-Della quale non sono stata informata.

-Non credevo dovessimo farlo.

-E non avreste dovuto informare almeno Tommy? Dopotutto vive con suo padre e, a quanto mi ha riferito, è più il tempo che passa qui con te e tua figlia piuttosto che con lui.

Camilla accusò il colpo e dovette ammettere almeno a se stessa che Eva aveva ragione. Tenere all’oscuro Tommy non era stata una mossa intelligente.

-Sì, forse avremmo dovuto parlargliene, ma prima volevamo essere sicuri che questa nuova…situazione…fosse stabile e fattibile.

Eva sorrise con evidente ironia: -Magari fra uno o due anni, così che non potesse raccontarmi nulla.

-Ok, d’accordo. Non volevamo che tu lo venissi a sapere troppo presto. Non siamo stupidi, Gaetano ed io. Sapevamo perfettamente che avresti usato questa scusa per portarti via Tommy. Non è per questo che sei qui?

-Tommy è mio figlio…

-Ed è anche figlio di Gaetano, se per questo! Senti…io non voglio portarti via tuo figlio. Non voglio fargli da madre!

-Ci mancherebbe! Sono io sua madre.

-Appunto. Tu sei sua madre. Io sono semplicemente la nuova compagna del padre. E come tale dovrò incontrare Tommy. Non puoi pensare di tenerlo lontano da Gaetano solo perché ora ci sono io.

-Posso provarci. E ti assicuro che lo farò, Camilla.

La professoressa sospirò all’ultima affermazione di Eva: -Io posso capire come ti senti, ok? Sono stata anche io una madre separata, il cui ex marito stava con un’altra donna. Una donna che mia figlia adorava, con cui andava d’accordo. Ma se avessi impedito a mio marito di stare con la sua nuova compagna o se, peggio ancora, avessi impedito a Livietta di vederla, avrei solo peggiorato le cose. Guarda cosa è successo l’ultima volta che te lo sei voluto portare via…lui ha fatto in modo che io capissi le tue intenzioni.

-Con questo vuoi dirmi che mio figlio preferisce te a me?

-No. Voglio dirti che Tommy può volere bene ad entrambe se solo tu glielo permettessi!

-Tommy è MIO figlio. Non TUO. Sono stata chiara? Se tu e Gaetano pensate di potermelo portare via, vi sbagliate di grosso!

Eva si alzò in piedi non appena terminato di parlare e senza aspettare che Camilla potesse aggiungere qualcosa, si diresse a grandi passi verso la porta di ingresso e la sbattè alle sue spalle dopo averla oltrepassata.

Camilla rimase a guardarla attraversare il cortile dalla finestra della cucina. Il passo militare tradiva la rabbia della donna e la sola cosa che sembrò sensata a Camilla fu quella di afferrare il telefono ed informare Gaetano dell’accaduto.

***

-Vorrei solo sapere cosa ti è saltato in mente? Perché non le hai detto di tornare quando sarei stato presente anche io? O meglio ancora di parlare direttamente con me?

La reazione di Gaetano colse alla sprovvista la professoressa. Camilla lo aveva raggiunto nel suo appartamento quando lo aveva visto rientrare dal lavoro e sì, era certa di trovarlo alterato, ma con Eva! Non certo con lei.

-Ho provato a dirle che tu non c’eri, ma lei voleva parlare con me.

-Certo, con l’anello debole.

-Cosa vorresti dire, Gaetano?

-Che io avrei saputo come gestirla, come bloccarla, come…

-…mentirle? È questo che stai dicendo?

L’uomo scosse il capo mentre si infilava una mano tra i capelli: -Non è quello che volevo dire, Camilla!

-Però è quello che abbiamo fatto fino ad ora.

-Mi sembrava che fossi d’accordo anche tu! O sbaglio?

-Io ero d’accordo sul prenderci del tempo per capire come affrontare il tutto con Tommy ed Eva. Non pensavo che a distanza di quattro mesi ancora non ne avremmo nemmeno parlato! Perché se ricordi bene, io ho tentato di affrontare con te il problema, ma inutilmente!

-Ok, è colpa mia. È questo che vuoi sentirti dire?

-No! Vorrei solo che tu la smettessi di far sentire in colpa me per questa situazione!- urlò la donna con così tanta rabbia che Gaetano fu costretto a guardarla negli occhi per la prima volta da quando era arrivata. Quegli occhi scuri erano preoccupati e allo stesso tempo sconvolti tanto quanto, il commissario ne era certo, lo erano i suoi. Gaetano si sentì immediatamente male per come aveva urlato contro Camilla in quegli ultimi minuti: la donna voleva bene a Tommy come ad un figlio e di certo non poteva essere serena dopo quanto accaduto. Mosse un passo verso di lei, che però si ritrasse come impaurita. Il poliziotto accusò il colpo ma senza perdersi d’animo tentò di nuovo di avvicinarla finendo con il poggiare le mani sui suoi fianchi.

-Camilla, scusami. Non volevo urlare. E non ce l’ho con te. Mi credi?- Sentì il corpo della donna sciogliersi dopo quelle parole e capì che lei gli aveva creduto: -E’ solo che ho paura che Eva possa portarmi via Tommy e che…ho già perso quattro anni della vita di mio figlio, non voglio perderne altri.

-Lo so, Gaetano. Ma ora c’è solo una cosa che tu possa fare per lui.

-Prendere Tommy, andarmene dall’altra parte del mondo e cambiarmi i connotati?- scherzò il vicequestore per alleggerire una situazione che sapeva bene essere fin troppo complicata.

-Questa è una possibilità- rispose Camilla sorridendo. –Ma forse ce ne sarebbe un’altra…molto meno dispendiosa e inquietante.

-Sono tutt’orecchi, professoressa.

-Parla con la tua ex moglie.

Gaetano fissò la donna con una punta di ironia dipinta sul volto: -Speravo in qualche consiglio più utile, in realtà.

-Senti, Gaetano. Vuoi la verità? Se cerchi lo scontro frontale con Eva sei destinato a perdere. Perché lei è la madre e tu sei “solo” il padre. Lei fa un lavoro che le permette di avere orari compatibili con la vita di Tommy mentre tu fai il poliziotto. Se finite davanti ad un giudice, non solo vedrai il tuo conto in banca assottigliarsi a favore di quello del tuo avvocato (e anche di quello di Eva), ma ti ritrovi di certo senza Tommy.

Il vicequestore sembrò illuminarsi all’improvviso, cosa che lasciò stupita Camilla per un istante. –Hai perfettamente ragione! Camilla, tu sei un genio!- disse alla donna prima di stamparle un bacio deciso sulle labbra.

-Ok…che cosa ho detto di così geniale?

-Non capisci? Abbiamo la soluzione a portata di mano.

-Di cosa…?

-Andiamo a vivere insieme. Tu, io, Tommy e Livietta. È quello che volevamo, no? E così io acquisterei punti nei confronti di Eva per l’affidamento di Tommy-Il viso accigliato di Camilla non era esattamente ciò che Gaetano si aspettava di vedere dopo la sua proposta. –Camilla…

-No! Non dire un’altra parola. Tu sei completamente fuori strada, Gaetano!

-Ma…Camilla! Avevamo già deciso che prima o poi avremmo fatto il grande passo, o mi sbaglio? Ti chiederei anche di sposarmi, ma non posso. Non sei nemmeno ufficialmente separata ancora…

-E pensi che chiedermi di sposarti solo per ingannare la tua ex moglie sia quello che volevamo?

-Camilla…non è così…non lo faccio solo per impedire ad Eva di prendersi Tommy.

-E’ solo per questo invece che tu ora mi stai facendo questa proposta! E io….non posso nemmeno pensare che tu abbia fatto una cosa del genere! Eva è sul piede di guerra perché le abbiamo mentito su di noi e tu cosa vuoi fare per migliorare la situazione? Ingannarla di nuovo?

-Non è un inganno. Noi due ci amiamo, lo avremmo fatto comunque prima o poi.

-Stiamo solo cercando un modo per separare Tommy da sua madre e non è giusto. Eva è sua madre!

-E io sono suo padre!

-Ed è questo che vuoi insegnare a tuo figlio? Che il fine giustifica i mezzi…sempre? Io capisco come ti senti all’idea di perdere Tommy, ma toglierlo a sua madre non lo farà stare bene. Saranno anni di guerre e litigi e Tommy sarà in mezzo. È questo che vuoi per lui?

-Camilla…

-Non voglio ascoltare una parola di più, Gaetano. Penso che tu debba dormirci sopra e spero che domani mattina avrai cambiato idea. Perché al momento alla tua proposta non potrei che rispondere “no”!

Gaetano non poté fare altro che guardare la donna allontanarsi veloce verso la porta dandosi mentalmente dell’idiota per quello che aveva appena fatto: non solo aveva ingigantito il problema con Eva, ma ne aveva pure creato uno con Camilla. La serata peggiore della sua vita, insomma!

Ed era appena cominciata! Perché non appena Camilla fu uscita dalla porta, si ritrovò Eva davanti a lui con lo sguardo tutt’altro che amichevole.

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2227830