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Emma
fu sorpresa quando sentì le dita di Neal intrecciarsi alle proprie, senza una
ragione apparente.
Lo
conosceva da quanto, meno di un’ora?
–
Che stai facendo? – gli domandò, corrugando la fronte.
–
Ho detto a quel poliziotto che sei la mia ragazza, dobbiamo farglielo credere –
rispose Neal, con un’alzata di spalle. – Sai, nel caso in cui ci stesse
seguendo – le sussurrò poi in un orecchio, divertito.
–
Oh, certo – stette al gioco Emma. – Potevi trovare una scusa migliore – lo canzonò
dunque, dandogli un colpetto con la spalla, ma senza smettere di tenere la sua
mano.
Lo
aveva appena conosciuto, eppure quel contatto era rassicurante.
Note
Salve
a tutti, mi sono lanciata anche io in questa sfida, scegliendo come pairing lo Swanfire.
Spero
che questo primo prompt vi sia piaciuto; come avrete
capito è ambientato subito dopo il primo incontro tra Emma e Neal. I prompt sono un po’ ardui da usare, ma vorrei esplorare bene
questa coppia, sia nel passato che nel presente, e chissà, magari anche
prospettando ciò che spero succeda tra loro.
A
domani con il secondo prompt: cuddlingsomewhere.^^
Emma
stava lavando i piatti, quando Neal la raggiunse e la strinse tra le sue
braccia, da dietro.
–
Henry è appena andato a dormire – le sussurrò all’orecchio, con la testa sulla
sua spalla. – Ci ha messo un po’ ad addormentarsi – aggiunse con un sospiro,
dispiaciuto. Dopo la prigionia sull’isola che non c’è, infatti, Henry aveva
difficoltà a prendere sonno e spesso aveva incubi. Ne aveva passate tante, del
resto.
Emma
asciugò l’ultimo piatto che restava e lo appoggiò accanto al lavello, prima di
voltarsi verso Neal, senza abbandonare la stretta rassicurante delle sue
braccia.
–
Spero che dimentichi tutto, prima o poi – si auspicò, prima di cingere le
braccia al collo di Neal.
–
Essere tornati qui a Storybrooke, è già un buon inizio – decretò Neal con un
sorriso, riavviandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Si sistemerà
tutto.
Emma
gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
Doveva
ancora abituarsi a quella vita, a volte le sembrava di vivere un sogno i cui
protagonisti erano il figlio e l’uomo che amava e temeva di svegliarsi da un momento
all’altro per scoprire di essere ancora a Neverland a
cercare Henry e con la convinzione che Neal fosse morto.
Fortunatamente
invece era tutto reale.
–
Ti amo – gli disse, prima di posare le proprie labbra sulle sue.
Neal
ricambiò il bacio dolcemente, prima di separarsi. – Ti amo anch’io – le disse,
con un sorriso.
–
Andiamo a dormire? – propose dunque Emma.
Neal
annuì con una strana luce negli occhi che alludeva alla speranza che quelle
coccole diventassero qualcosa di più. Emma lo notò e scoppiò a ridere.
Era
bello essere a casa.
Note
Eccomi
con il secondo prompt, che spero di aver reso in modo
soddisfacente. Come avrete capito, questo volta la flashfic
è ambientata dopo Neverland, ma non ci sono spoiler
particolari. Onestamente spero che, una volta chiuso con Peter Pan, le cose
vadano così xD
Spero
di non essere andata troppo OOC.
A
domani, con il prompt: gaming/watching a movie.^^
Da
quando erano tornati da Neverland, Emma, Neal e Henry
avevano istituito una nuova tradizione del venerdì sera.
Non
che si trattasse di qualcosa di eclatante; semplicemente si prendevano un po’
di tempo per loro e si mettevano comodi sul divano del salotto per guardare un
film insieme, trascorrendo una serata in compagnia come una vera famiglia. Era un
rituale che sapeva di normalità, dopo tutto quello che avevano passato.
Quella
sera il film era stato scelto da Henry, ed Emma aveva dovuto fingersi
entusiasta quando lui e Neal erano tornati dal videonoleggio sorridenti,
reggendo tra le mani la custodia della versione estesa de “Il signore degli anelli”. Sarebbe stata una lunga serata.
Perché
suo figlio non guardava i cartoni animati come i suoi coetanei?
–
Posso fare una domanda? – domandò il ragazzino, mentre scorrevano i titoli di
testa.
–
L’hai già fatta – constatò Emma, tornando dalla cucina con una ciotola di
pop-corn che Neal le tolse di mano non appena si sedette sul divano, accanto a
Henry.
–
Dimmi – lo esortò Neal.
–
Secondo voi la Terra di Mezzo esiste? – chiese dunque Henry. – Ed è stata
colpita dalla maledizione? Voglio dire, se qui a Storybrooke c’è Frankenstein… Credete che vivano qui anche gli Hobbit e gli elfi?
Neal
guardò il figlio, perplesso. – È una bella domanda, sai?
–
Perché non guardiamo il film? – propose Emma, con un sorriso forzato. Non voleva
certo che Henry iniziasse a elaborare una nuova teoria sugli abitanti di Stroybrooke, creando l’Operazione Hobbit
o l’Operazione Anello o qualunque cosa gli venisse in mente. Neal, inoltre, gli
avrebbe dato corda e lei non credeva di poterli affrontare, insieme.
Henry
annuì e prese una manciata di pop-corn dalla ciotola che Neal reggeva tra le
mani, dopodiché si rivolse ad Emma e le sorrise, prima di rivolgere tutta la
propria attenzione allo schermo.
Alla
donna venne spontaneo sorridere a sua volta, specialmente quando Neal si
allungò verso di lei per darle un fugace bacio sulla guancia.
Anche
quella settimana la tradizione era stata rispettata.
Note
Ed
eccomi con il terzo prompt della challenge, così fluff
che più fluff non si può.
Stanno
iniziando a venirmi le carie ai denti xD
Spero
che anche questa flash con Henry come guest star vi
sia piaciuta.^^
Ringrazio
chi legge e recensisce la storia e vi do appuntamento a domani. Il prompt sarà: On a Date.
–
Dove stiamo andando? – domandò Emma, vedendo che Neal continuava a guidare il
maggiolino giallo, imperterrito. Era convinta che sarebbero andati in un motel
a sfruttare la camera di un cliente per una doccia prima delle pulizie, e
invece il ragazzo aveva appena imboccato la strada che portava fuori città.
–
È una sorpresa – rispose Neal con un sorriso enigmatico.
Emma
lo guardò, sospettosa. Che diavolo aveva in mente?
Qualche
minuto dopo giunsero in un parco fuori città, e Neal parcheggiò l’auto, facendo
cenno ad Emma di scendere. Estrasse poi dal bagaglio una cesta da pic-nic e una
coperta, senza fare a meno di trattenere un sorriso.
–
E quella da dove salta fuori? – domandò Emma, indicando la cesta con un cenno
del capo.
–
Ieri, mentre eri sotto la doccia, ho fatto un giro nelle altre stanze e l’ho
trovata – rispose Neal con disinvoltura, passandole un braccio attorno alle
spalle.
–
E hai pensato bene di fare un pic-nic – proseguì per lui Emma, cingendogli la
vita con un braccio.
–
Già – confermò Neal, soddisfatto. – Da quando ci conosciamo non abbiamo mai
avuto un vero appuntamento e pensavo che un pic-nic sarebbe stato romantico.
In
tutta risposta Emma gli schioccò un bacio sulla guancia, felice.
Note
Ed
eccomi qui con il prompt di oggi, praticamente all’ultimo
minuto. xD Avevo zero idee, poi ho pensato di ambientare
la flash prima di Storybrooke ed ecco qui. Spero vi sia piaciuta^^
Henry
era tornato a casa sano e salvo, così come tutti gli altri, eppure c’era ancora
qualcosa che strideva, e quel qualcosa erano Emma e Neal.
Quest’ultimo,
quando finalmente era riuscito a trovarla, si era sentito dire da Emma che non
era in grado di gestire i sentimenti che provava per lui, con il figlio in
pericolo. Avevano tanto da dirsi
Ora
però Henry era in salvo, e la situazione tra Emma e Neal era ancora spinosa,
per non dire critica.
Finché
Neal non si prese una decisione, un giorno.
Quella
mattina spettava a lui portare Henry a scuola, e lo fece, ma dopo, anziché andare
da Granny’s a fare colazione come suo solito, si
diresse senza esitazioni all’ufficio dello sceriffo.
Trovò
Emma seduta alla scrivania, con una tazza fumante di caffè in una mano e dei
fogli nell’altra. Probabilmente si stava rimettendo in pari con il lavoro
lasciato arretrato durante la propria assenza.
Neal
si avvicinò alla scrivania ed Emma alzò lo sguardo, mostrandosi sorpresa di
vederlo lì.
–
Neal – lo salutò, alzandosi in piedi. – Posso esserti d’aiuto in qualche modo?
–
Non esattamente – rispose Neal, prima di afferrarla per le spalle e premere le
proprie labbra sulle sue.
Emma
all’inizio fu sorpresa ma poi gli allacciò le braccia al collo e rispose al
bacio.
Non
c’era più nulla che strideva, ora.
Note
Eccomi
qui anche oggi. Spero che la flash vi sia piaciuta, diciamo che può essere una
diretta prosecuzione della one-shot che ho pubblicato
una settimana fa, sempre su Emma e Neal. A domani, con un prompt
che mi farà disperare, già lo so: Wearingeachother’sclothes.^^
Ogni
mattina, appena sveglio, Neal sembrava uno zombie.
Era
sempre stato così, anche quando lui ed Emma erano ragazzi, e lei ricordava bene
quanto lento fosse a carburare. Andando avanti con l’età era addirittura peggiorato.
Emma
dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere quando, dopo essersi alzata dal
letto al suono della sveglia ed essere andata in bagno, tornò nella stanza da
letto che condivideva con Neal. Si strinse nella camicia di lui che usava come
pigiama e si fermò sulla soglia, ben intenzionata a godersi lo spettacolo.
Neal
reggeva tra le proprie mani un paio di jeans ed era intento a cercare di
infilarseli, peccato che non riuscisse a tirarseli su più di metà polpaccio.
Mugugnò contrariato e sbuffò, facendo forza nel tentativo di farli salire più
su.
A
quel punto Emma si sentì in dovere di intervenire.
–
Neal, che stai facendo? – gli chiese, in tono divertito, posando le mani sui
fianchi.
–
Mi vesto – rispose lui, con la voce arrochita dal sonno.
–
Quelli sono i miei jeans, però – lo rimbrottò Emma, scoppiando a ridere.
Neal
appallottolò i pantaloni tra le mani e glieli lanciò addosso.
–
Non è divertente, ok? – borbottò, con le braccia incrociate.
Era
decisamente sveglio, ora.
Note
Questo
prompt mi ha decisamente fatto penare, e spero di
averci cavato fuori qualcosa di decente. Come avrete capito, la flash è
ambientata a Storybrooke dopo Neverland, lo dico
giusto per evitare dubbi. xD
Grazie
a tutti coloro che leggono, recensiscono e hanno inserito la raccolta nelle
seguite, siete molto gentili :)
A
domani con un altro promptsclerante:
Cosplaying.^^
Per
quel poco che aveva avuto modo di ossevare, Emma
aveva notato subito che Jefferson era un personaggio un po’ strambo. Non per
niente era il Cappellaio Matto.
Quando
aveva scoperto che l’uomo aveva ritrovato la figlia, Grace, era stata felice
per lui e aveva sperato che sarebbe tornato ad essere una persona normale, ma
si sbagliava.
Non
credeva però che Jefferson sarebbe arrivato a quel punto.
Grace
era diventata addirittura un pretesto per uscirsene
con delle trovate stravaganti.
A
tal proposito, per il compleanno della figlia Jefferson aveva allestito una
festa in maschera e aveva invitato quasi tutta Storybrooke alla sua villa. Non ci
sarebbe stato nulla di strano, se nell’invito non fosse stato specificato l’obbligo
di mascherarsi.
Henry
si era mostrato entusiasta all’idea e aveva optato per vestirsi da allenatore
di Pokémon (1).
Anche
Neal non aveva disdegnato l’idea e si era offerto di pensare ai costumi per lui
ed Emma, che aveva annuito poco convinta.
–
Non puoi immaginare che costumi ho comprato! – esclamò un giorno Neal
entusiasta, rientrando a casa con due sacchetti in mano.
–
Perché sto iniziando a preoccuparmi? – ribatté Emma a denti stretti, prima di
afferrare le due buste che Neal le porgeva e appoggiarle sul tavolo della
cucina. Trattenendo il respiro, ne rovesciò il contenuto sul ripiano.
Il
primo sacchetto rivelò un cilindro e uno smoking nero, un papillon bianco e una
camicia, una mascherina, un panciotto e dei guanti del medesimo colore. Doveva essere
il costume di Neal, quello. Emma inarcò un sopracciglio e un sospetto iniziò a
farsi strada nella propria mente. Spostò dunque lo sguardo verso il contenuto
del secondo sacchetto e i suoi dubbi ebbero conferma: davanti a sé si trovava
un corto vestito a maniche corte con la gonna blu a pieghe e due fiocchi rossi,
uno sulla scollatura e l’altro alla base della schiena. Completavano l’opera
una paio di bianchi guanti lunghi fino al gomito e un collarino rosso con una
mezzaluna dorata.
–
Allora, ti piace? – domandò Neal, con un sorriso a trentadue denti.
Emma
alzò lo sguardo verso di lui. – Dobbiamo vestirci da Sailor Moon e TuxedoKamen? (2)
–
Sì, ricordo che andavi matta per quel manga quando ci siamo conosciuti! –
rispose Neal. – Quando ho visto quei costumi, ho pensato fossero perfetti.
Emma
scoppiò a ridere. Neal era davvero un bambino, a volte.
Note
(1)Ritengo
superfluo specificare ma lo faccio lo stesso: Henry per il proprio
travestimento si ispira all’omonimo anime che da piccola seguivo con grande
costanza. Passavo anche le ore al GameBoy a catturare
Pokémon, ma questa è un’altra storia. xD
(2)TuxedoKamen è il nome giapponese di Milord.
Ed
eccomi qui con il settimo prompt, che mi ha fatta
penare. Ecco perché ieri non sono riuscita a pubblicare e chiedo scusa. xD Spero che questa flash vi sia piaciuta, ho voluto
omaggiare l’anime con cui sono cresciuta fin dai tempi dell’asilo, Sailor Moon.
Un
altro omaggio all’inizio della flash è per Giulia, che con le sue storie mi sta
facendo amare Jefferson.
Rispetto
a New York, dove Neal aveva vissuto negli ultimi anni, Storybrooke aveva molti
meno negozi in cui fare shopping. Non che lui amasse particolarmente fare
compere; si limitava ad acquistare lo stretto necessario di cui aveva bisogno
per vivere, nulla di più.
L’unica
eccezione a quella regola era lo shopping natalizio.
A
Neal piaceva l’atmosfera che veniva a crearsi sotto Natale, l’entusiasmo con
cui i bambini fissavano le vetrine in cerca di ispirazione per la lettera a
Babbo Natale, la gioiosa frenesia con cui i genitori correvano a comprare i
regali, le canzoni natalizie che risuonavano dall’interno dei negozi… Insomma, tutto.
Credeva
che, trasferendosi a Storybrooke, quell’atmosfera gli sarebbe mancata.
Si
sbagliava.
Lo
shopping natalizio era ancora meglio, con Emma al proprio fianco.
Note
Salve
a tutti! Anche quest’oggi non avevo idee, e sono riuscita a cavarne fuori solo
questo obbrobrio xD Ringrazio di cuore chi segue e
recensisce la storia e chi l’ha inserita tra le preferite^^
A domani, con il prompt: hanging
out with friends^^
Non
aveva mai avuto amici, prima di trasferirsi a Storybrooke.
Lì
aveva ritrovato la propria famiglia e aveva scoperto le proprie origini, e si
era aperta a livello emotivo, ma ancora non si era abituata del tutto a quella
vita. Le stranezze erano dietro l’angolo, e scoprire che la persona con la
quale aveva legato di più in quella città era sua madre era stato un po’
difficile da digerire. Aveva raccontato a Mary-Margaret cose che raramente una
figlia avrebbe raccontato alla madre, e lo stesso aveva fatto la donna.
Con
queste premesse, dunque, Emma non era abituata ad uscire in gruppo insieme al
proprio compagno. Le sue storie non erano mai durate più di una notte e quindi
non c’era stato tempo per conoscere gli amici dell’uomo che frequentava, né
tantomeno la famiglia.
A
Storybrooke le toccò unire entrambe le cose, quando Mary-Margaret le chiese di
uscire una sera con lei, David, Ruby, Leroy e gli altri
nani. L’idea era quella di trascorrere una serata tra amici da Granny’s.
Colta
alla sprovvista, Emma aveva accettò, ma subito se ne pentì.
–
Sei sicuro di volerlo fare? – domandò Emma a Neal, non appena risalì nella sua
auto dopo aver lasciato Henry a casa di Regina.
–
Sì, perché? Hai cambiato idea? – volle informarsi l’uomo, voltandosi verso di
lei e aspettando di rimettere il maggiolino in moto.
–
No, è che… Non ti sembra un po’ strano? – chiese Emma, dubbiosa. – Più che una serata tra amici mi
sembra una serata in famiglia, con gli amici di famiglia! E sono tutti miei
coetanei, più o meno! – borbottò dunque, incrociando le braccia. Quella situazione
era assurda.
Neal
scoppiò a ridere, a quelle parole. Non aveva pensato alla serata in quel modo,
ma doveva ammettere che Emma non aveva tutti i torti.
–
Non credo sia una serata in famiglia, anche se ha tutta l’aria di esserlo –
disse poi. – Sai meglio di me quanto la nostra genealogia sia complicata, e
credo non avremo mai serate in famiglia. Grazie al cielo!
–
Tu dici?
–
Sì, per il bene di Storybrooke non dovremmo mai riunire nella stessa stanza
tutti i membri della nostra famiglia, non credi?
Emma
rifletté per un attimo, prima di scoppiare a ridere a sua volta.
–
Hai ragione, questa non è una serata in famiglia – decretò. – Metti in moto,
rischiamo di far aspettare i nostri amici!
Note
Ed
eccomi anche con il prompt di oggi, che spero vi sia
piaciuto. Non so da dove mi sia uscita questa cosa, ma non volevo scrivere di
una banale uscita in compagnia. xD
Ringrazio
di cuore le ragazze che seguono e recensiscono questa raccolta e che con le
loro belle parole mi tranquillizzano sempre :)
–
Credo di aver trovato una soluzione per la festa di Grace – esordì Emma,
rincasando.
Neal
era sul divano, per cui si avvicinò a lui e gli porse un sacchetto.
–
I costumi che ho scelto io non vanno bene? – domandò l’uomo, un po’ offeso.
–
Ho trovato qualcosa di meno vistoso – si giustificò Emma con un’alzata di
spalle. – Per te il problema non si pone, dato che devi soltanto mettere uno
smoking, ma io dovrei andare in giro mezza nuda e con dei codini buffi e non
credo di poterlo fare.
Neal
sbuffò ed aprì il sacchetto, prima di scoppiare a ridere.
–
Oh, credi che indossare delle orecchie da gatto sia meglio? – chiese dunque,
tra una risata e l’altra.
–
Non ho trovato di meglio – bofonchiò Emma, prima di lasciarsi cadere sul divano
accanto a Neal.
Note
È
tutto quello che sono riuscita a fare con questo prompt,
chiedo venia. xD
Domani
sarà ancora peggio, con: WearingKigurumis…
Aiuto!
Ringrazio
di cuore chi segue la raccolta e chi recensice, a
domani^^
Emma
sembrava davvero una bambola, con le trecce e quella maschera di resina addosso.
Aveva
avuto un’idea brillante quando gli aveva proposto di vestirsi in kigurumi (1) per rapinare quel negozio.
–
Sei proprio irriconoscibile, sai? – le disse Neal con una risatina.
–
Dato che anche questa volta mi tocca il lavoro sporco, ho voluto organizzarmi –
ribatté Emma con un’alzta di spalle, la voce resa
ovattata dalla maschera, che poco dopo venne tolta. – Così se ti venisse ancora
voglia di dare a me la colpa per una cosa che abbiamo fatto insieme, sarebbe
difficile trovare le prove, dato che sono mascherata – proseguì in tono
glaciale, inclinando la testa di lato e sorridendo malignamente.
–
Emma, io… – boccheggiò Neal, oppresso dal senso di
colpa per averla abbandonata e per averla accusata di un crimine che non aveva
commesso. L’aveva fatta finire in prigione, quando in prigione avrebbe dovuto
esserci lui. Non c’era giorno in cui non rimpiangeva di averlo fatto. Era stato
un codardo, proprio come suo padre. – Mi dispiace – fu solo in grado di dire,
senza nemmeno riuscire a guardarla negli occhi.
–
A me no, non dispiace – decretò Emma, dopodiché estrasse dalla cintura un
pugnale che Neal riconobbe subito. Era il pugnale dell’Oscuro. Come diavolo ci
era finito tra le mani di Emma?
Non
ebbe modo di pensare ad una risposta, però.
Emma
si lanciò su di lui e lo atterrò, prima di affondare il pugnale nelle sue
carni, tenendolo con due mani.
Fu
a quel punto che Neal si svegliò di soprassalto e si mise a sedere, col fiato
corto e il cuore che batteva all’impazzata.
Emma.
L’aveva
sognata di nuovo.
Da
quando l’aveva abbandonata, dando retta a quel tale, a quell’August, non
riusciva a darsi pace.
Erano
passati ormai mesi, e ancora quel vuoto che aveva avvertito al centro del petto
quando l’aveva denunciata alla polizia non si era attenuato, nemmeno un po’.
Si
passò una mano sul volto e si chiese se mai un giorno la sua strada potesse
incrociare di nuovo quella di Emma, ma un interrogativo più insistente si fece
strada nella sua mente: Emma sarebbe mai riuscita a perdonarlo?
Note
(1)Kigurumiè un termine giapponese per
indicare il cosiddettogioco delle bambole viventi; si tratta di costumi composti da unacalzamagliacompleta e da una
maschera di gomma oresinacon le fattezze di un
personaggio deimanga. (cit. Wikipedia)
Eccomi
qui con un giorno di ritardo, chiedo venia, ma questo prompt
si è rivelato il più difficile, fino ad ora.
Un
grazie particolare va a Giulia/Yoan, che ieri mi ha
aiutata a cavarmi d’impiccio e alla quale dedico questa cosa che senza di lei
non avrebbe visto la luce. Grazie :)
Un
grazie di cuore a tutte voi che leggete questa raccolta, che recensite e che l’avete
inserita tra le seguite.
A
domani o al massimo a venerdì con il prompt: making out^^
Emma
non aveva previsto che quel drink insieme a Neal avrebbe prodotto quel
risultato. (1)
Non
che si fosse ubriacata e si fosse resa responsabile di azioni di cui poi si
sarebbe sicuramente pentita, anzi.
Era
perfettamente sobria: bere un drink aveva significato bere una coca-cola ad una
tavola calda, nulla di più. Lei e Neal si erano seduti ad un tavolo e avevano
parlato, avevano riso tanto ripensando alla recente avventura con quel
poliziotto e avevano iniziato a conoscersi, senza rendersi conto del tempo che
passava.
I
minuti erano volati ed era giunta l’ora di pranzo, così avevano ordinato due
hamburger per poi andarsene senza pagare, approfittando del caos che
l’affluenza dell’ora di punta comportava.
Fuori
dalla tavola calda Neal l’aveva presa di nuovo per mano (2) e lei aveva
avvertito un brivido correrle lungo il braccio fino alla nuca, e le era venuto
spontaneo sorridere.
–
Le nostre strade dovrebbero separarsi, ora – aveva decretato Neal, non appena
erano tornai alla macchina, senza smetterle di tenerla per mano. – Siamo
tornati alla mia auto – aveva
aggiunto ironicamente. – Però che ne diresti se ti portassi a fare un giro?
–
Perché no? – aveva annuito Emma, con un sorriso.
–
Bene, però guido io! Non voglio avere altri incontri con quel poliziotto –
aveva stabilito Neal, lasciandole andare la mano e prendendo posto al volante.
L’aveva
portata in un parco e poi all’improvviso, quando erano giunti all’ombra di una
quercia, aveva preso il suo viso tra le mani e l’aveva baciata con impeto, come
se non avesse desiderato fare altro fin dal primo momento in cui l’aveva vista,
come se la sua stessa vita dipendesse da quel bacio.
Emma
gli aveva allacciato le braccia al collo ed ora si trovava appoggiata con la
schiena a quella quercia che era stata l’unica testimone del loro primo bacio,
con le mani tra i capelli di Neal e la bocca fusa con la sua, in un bacio che
sembrava non avere fine.
Con
fatica si separò da lui e gli rivolse uno sguardo furbo, prima di avvicinare le
labbra al suo orecchio.
– Pensi ancora che le nostre strade si
debbano dividere? – gli sussurrò, prima di mordicchiargli il lobo.
Neal l’afferrò per i fianchi e
l’avvicinò ancora di più a sé.
– No – decretò con voce roca. – La mia
macchina può diventare nostra, se vuoi – mormorò, lasciandole dei piccoli baci
sul collo.
Emma in tutta risposta afferrò Neal
per la nuca e lo baciò di nuovo, con passione.
Note
(1)Si tratta del
famoso drink che Neal propone ad Emma nella 2x06 dopo che lei gli ruba l’auto.
(2)Riferimento al
giorno I di questa raccolta, di cui questa flash può essere considerata la
diretta prosecuzione.
Eccomi
qua con la flash di oggi, spero che vi sia piaciuta.^^ Io ammetto di essermi
divertita un po’ a scriverla. xD
Ringrazio
come sempre chi legge e segue questa raccolta!
Quando
Neal rincasò, trovò Emma seduta sul divano, lo sguardo fisso nel vuoto e una
coperta sulle ginocchia. Completava il quadro una vaschetta di gelato sulle
gambe, ormai vuota per metà.
Si
tolse la giacca e andò a sedersi accanto a lei, per poi schioccarle un bacio
sulla guancia in segno di saluto.
–
Oh, sei tornato – disse Emma, accorgendosi solo in quel momento della presenza
dell’amato.
–
Va tutto bene? – domandò Neal, un po’ preoccupato, vedendola così assente.
Emma
sospirò, prese una grossa cucchiaiata di gelato dalla vaschetta e se la portò
alle labbra, prima di rispondere. – Non lo so – disse, lo sguardo carico di
preoccupazione.
–
È successo qualcosa? – chiese Neal, iniziando a temere che fosse accaduto qualcosa
di brutto.
Emma
annuì e prese un respiro profondo.
–
Sono incinta – annunciò quindi, con gli occhi umidi.
A
Neal si mozzò il respiro in gola. Non poteva credere alle proprie orecchie.
Sbatté
le palpebre più volte, mentre un sorriso iniziava a farsi strada sul suo volto.
Si
alzò dal divano e tolse la vaschetta di gelato dalle mani di Emma, per poi
prenderla per le spalle e farla alzare dal divano, così da sollevarla tra le
sue braccia.
–
È una notizia fantastica! – esclamò, stringendo a sé Emma come se non volesse
più farla andare via da lì.
–
Ne sei sicuro? – domandò Emma, titubante, guardandolo negli occhi, non appena
Neal l’ebbe rimessa a terra. – Voglio dire… Non è un
po’ strano? Per Henry… Non credi che la prenderà
male? – espresse dunque i dubbi che l’avevano attanagliata dal momento in cui
il test di gravidanza era risultato positivo.
Neal
continuò a sorridere, felice. – Non temere, Emma – la tranquillizzò. – Glielo diremo
insieme e sono certo che la prenderà bene. Una volta mi ha confidato che avere
un fratellino o una sorellina non gli sarebbe dispiaciuto, sai? – le rivelò
dunque, posandole le mani sui fianchi per avvicinarla a sé.
–
Davvero? – chiese conferma Emma, mentre l’ombra di un sorriso iniziava ad
apparire sul suo viso.
–
Sì. Ora siamo una famiglia a tutti gli effetti, e avere un membro in più
renderà felici tutti noi – decretò Neal, per poi darle un bacio a fior di
labbra.
Era
felice di poter condividere quel momento con Emma, di avere con lei un secondo
bambino. Questa volta sarebbe stato presente, non l’avrebbe abbandonata nemmeno
per un istante. L’avrebbe accompagnata a fare tutte le ecografie e le visite
del caso, e le avrebbe tenuto la mano durante il parto.
Il
fato gli aveva permesso di ritrovarla e di rimettere insieme la loro famiglia,
e ora stava dando loro la possibilità di renderla ancora più felice.
–
Che ne diresti di finire quel gelato, per festeggiare? – propose dunque,
facendo un cenno alla vaschetta che giaceva dimenticata sul divano.
Emma
gli rivolse un’occhiata torva.
–
Fino a prova contraria, sono io quella con le voglie, qui – lo rimbrottò
scherzosamente. – Però sarò felice di condividere con te quel che resta del
gelato – gli concesse quindi, prima di prendergli la mano e sedersi con lui sul
divano.
Note
Ok,
non so da dove mi sia uscita. Ho iniziato a scrivere e il risultato che ne è
uscito è questo, fluff che più fluff non si può. xD
Però insomma, l’idea di Emma e Neal genitori di un nuovo pargolo non mi
dispiacerebbe. Spero che anche quest’oggi la flash vi sia piaciuta, e ringrazio
come sempre chi segue la raccolta.
A
domani con un altro, ostico prompt: Genderswapped^^
EmmettSwan si stava aggirando
furtivamente per le strade di Portland alla ricerca di un auto da rubare.
Era diventato maggiorenne da poco e
finalmente aveva potuto lasciarsi alle spalle l’orfanotrofio, godendosi la
libertà appena guadagnata.
E qual era il modo migliore per farlo
se non appropriarsi di una macchina e andarsene lontano da lì?
Sbucò in un vicolo poco frequentato e
subito adocchiò un maggiolino giallo parcheggiato in disparte.
Emmett sorrise: era proprio quello che cercava.
Si guardò intorno per accertarsi di
essere solo e si avvicinò all’auto, per poi estrarre una barra di metallo dalla
manica della giacca di pelle nera e infilarla nell’interstizio tra il finestrino
e la lamiera della portiera.
Si udì un rumore metallico ed Emmett sorrise: il primo passo era concluso.
Aprì la portiera e si sedette al posto
di guida, poi prese dalla tasca della giacca un cacciavite e lo infilò nel
quadro. Gli diede un colpo con la mano destra chiusa a pugno e poi mise in moto
l’auto, stando bene attendo a premere la frizione con il piede sinistro, dato
che quella era una macchina a cambio manuale.
Ce l’aveva fatta. Con un sorriso si
immise nella circolazione e stava per accendere la radio nella speranza di
trovare una canzone nota da cantare a squarciagola per celebrare la riuscita
della propria impresa, quando con la coda dell’occhio vide un’ombra attraverso
lo specchietto retrovisore.
– Apprezzo lo sforzo, sai? Avresti potuto
semplicemente chiedermi le chiavi, però – disse una voce femminile, divertita,
proveniente da una figura appena alzatasi dai sedili posteriori.
Emmett sussultò per la sorpresa e d’istinto tolse la mano destra
dal volante per stringerla a pugno e mollare un colpo alla cieca dietro di sé.
– Ahi! – esclamò la ragazza,
massaggiandosi la fronte. – Oltre a rubarmi l’auto mi picchi pure? – domandò,
con una risatina.
– Ho detto che mi dispiace – borbottò Emmett, dando un’occhiata nello specchietto retrovisore. Sui
sedili posteriori della sua auto si trovava una ragazza dai lunghi capelli
castani che le incorniciavano il bel viso, ora atteggiato ad una smorfia
divertita.
– No, in realtà non l’hai fatto – lo contraddisse
lei, con un’altra risata. – Sono Jill Cassidy,
comunque – si presentò, alzando una mano in segno di saluto.
– Stai cercando di sapere il mio nome
con l’inganno per poi farmi arrestare? – restò sulla difensiva Emmett, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
– Nah, voglio
solo fare conversazione – ribatté Jill con un’alzata di spalle. – Non ho intenzione
di andare dalla polizia, sta’ tranquillo.
– Sul serio? – domandò Emmett, aggrottando la fronte, confuso.
Jill annuì.
– Sono Emmett…EmmettSwan – bofonchiò quindi
il ragazzo, continuando a guidare.
– Bene, Emmett,
che ne diresti di un drink? – chiese allora Jill, sfoderando un sorriso a
trentadue denti.
Emmett accostò l’auto al marciapiedi, frenando bruscamente, e
subito la spense.
– Sei impazzita? – chiese, voltandosi
verso la ragazza, che scoppiò a ridere.
– No, voglio solo conoscere meglio chi
ha rubato la mia auto – rispose Jill, non appena l’attacco di risa cessò.
– E per quale barbaro motivo vorresti
prendere un drink con la persona che ti ha appena rubato l’auto? – domandò Emmett, sempre più confuso.
– Beh, ti svelo un segreto mio caro –
esordì Jill, avvicinando il volto a quello di Emmett.
– Hai appena rubato un auto rubata – sussurrò dunque, prima di scoppiare di
nuovo a ridere.
Emmett rimase sorpreso per qualche istante, prima di unirsi a lei.
– Quel drink è un’ottima idea – decretò
dunque, certo che lui e Jill avrebbero scoperto di avere molto in comune.
Note
Questo prompt
mi ha fatta penare non poco, sappiatelo! I presta
volto scelti per Emmett e Jill sono rispettivamente
Chris Hemsworth e Natalie Portman, suggeritimi da Yoan/Giulia e da Erin00. Grazie ancora, ragazze^^
I nomi Jill e Emmett
li ho scelti per l’assonanza con Neal e Emma, con i nomi sono una frana e non
volevo sforzarmi troppo.
Ho scelto di narrare il loro primo
incontro da un altro punto di vista, spero che vi sia piaciuto. È il meglio che
sono riuscita a fare, le idee erano poche.
A presto, spero domani, con il prompt: in a differentclothing style^^
Ah, dimenticavo…
Buon anniversario, Swanfire! Facebook e Tumblr sono concordi nel ricordarmi che esattamente un anno
fa andava in onda la puntata 2x06. ^^
Capitolo 15 *** XV: In a Different Clothing Style ***
XV:
In a Different Clothing Style
Emma
si guardò allo specchio un’ultima volta, per assicurarsi che nulla fosse fuori
posto. I lunghi capelli biondi erano raccolti in un’elaborata crocchia dietro
la nuca, e l’abito blu che indossava le stava a pennello, con quel corpetto
decorato con perline argentate e quella gonna ampia che le arrivava fino ai
piedi, fasciati in due scarpette dello stesso colore del vestito.
Prese
un respiro profondo ed uscì dalla propria stanza per scendere le scale e
recarsi nel salone del castello, dove era stato allestito un ballo in occasione
del compleanno di sua madre, la regina Biancaneve.
Si
aggrappò al corrimano nel timore di cadere e ruzzolare giù per le scale,
facendo così una figuraccia e attirando l’attenzione su di lei. Era l’ultima
cosa che voleva, specialmente davanti a lui.
Non
appena ebbe sceso le scale, il suo sguardo iniziò a vagare inevitabilmente per
tutto il salone, nella speranza di vederlo. Quando lo individuò accanto ad una
finestra, subito sul suo volto si dipinse un sorriso e dovette trattenersi dal
correre immediatamente nella sua direzione. Con calma, si incammino verso di
lui e si concesse qualche istante per osservarlo: era bellissimo, vestito in
modo elegante con una giacca nera lunga, una camicia bianca e un panciotto
grigio con bottoni neri.
Non
appena la vide, anch’egli si illuminò e le si fece incontro con un sorriso.
–
Sei bellissima, Emma – si complimentò subito, prendendole le mani tra le sue.
–
Sei gentile, Bae – lo ringraziò lei. – Devo ammettere
che anche tu non sei male, vestito in modo così elegante.
–
Sì, quando voglio so rendermi presentabile – ribatté Baelfire con una risatina.
– Ti andrebbe di ballare? – propose poi, lasciandole le mani per porgerle il
braccio come si conveniva a un vero gentiluomo.
Emma
annuì e infilò il proprio braccio sotto al suo, felice di essere al suo fianco.
Note
Ebbene,
anche questa volta non sapevo cosa inventarmi e spero di non aver combinato
danni.
Vi
chiederete cos’è questo obbrobrio, ed è doveroso da parte mia spiegare che si
tratta di un’AU in cui Regina non ha mai scagliato la maledizione perché
Tremotino non l’ha mai creata, dato che è andato a salvare Bae
a Neverland, sconfiggendo Peter Pan e perdendo i
propri poteri, tornando ad essere il padre che Bae ha
sempre voluto. Bae è tornato così nella Foresta
Incantata, è cresciuto e ha incontrato Emma, ed ecco qui questa cosa.
Come
sempre, ringrazio chi mi segue e recensisce, siete dei tesori :)
A
domani con il prompt: duringtheirmorning rituals^^
Capitolo 16 *** XVI: During Their Morning Rituals ***
XVI: DuringTheirMorningRituals
Vivere
in auto non era facile, per niente.
Era
scomodo e spesso l’abitacolo diventava opprimente, specie quando pioveva e i
finestrini si appannavano, per non parlare del frastuono che le gocce di
pioggia producevano battendo sul tettuccio, sugli specchietti, sul parabrezza,
sul lunotto… ovunque.
Vivere
in auto non era facile, specialmente quando si trattava di dormire.
E
di doversi poi svegliare, il mattino dopo.
Neal
avvertì Emma muoversi accanto a sé e mugugnò, ancora con gli occhi chiusi.
Come
ogni sera, avevano abbassato al massimo il sedile del passeggero e vi si erano
sdraiati sopra, stringendosi l’una contro l’altro sotto una coperta anche per
combattere il freddo scaldandosi reciprocamente.
Addormentarsi
non era stato difficile, ormai ci avevano fatto l’abitudine: dopo le prime
notti insonni passate a ridere di quell’assurda situazione, avevano trovato il
perfetto incastro e da allora avevano dormito sonni tranquilli.
Al
mattino, però, la situazione era un po’ più problematica.
Emma
era sempre la prima a svegliarsi, e anche quella volta non fece eccezione.
Con
uno sbadiglio, si strinse ancora di più a Neal e spostò la testa dalla sua
spalla al suo petto. Le piaceva ascoltare il battito del suo cuore, era un
rumore rassicurante e ormai familiare, e la faceva sentire a casa.
Sorrise
e alzò lo sguardo sul suo volto ancora addormentato e gli accarezzò una
guancia, prima di posargli un leggero bacio sulle labbra.
In
tutta risposta ricevette un suono gutturale classificabile nel regno animale, e
dovette trattenere una risata. Neal era davvero buffo, di prima mattina.
–
Dai, Emma, torna a dormire – borbottò Neal con voce roca, dopo che Emma gli
ebbe dato un altro bacio.
–
No, è ora di alzarsi – lo contraddisse la ragazza, prima di spostarsi sul
sedile di guida e inforcare gli occhiali, appoggiati sul cruscotto. Si sporse
poi verso i sedili posteriori e afferrò le proprie Converse nere.
–
Vado a prendere qualcosa per fare colazione – decretò dunque, non appena le
ebbe infilate. – Cerca di essere sveglio, quando torno – si auspicò infine,
prima di aprire la portiera e uscire dall’auto.
Neal
si rigirò sul sedile del passeggero e aprì gli occhi, ormai sveglio.
Sorrise.
Non
lo avrebbe mai ammesso davanti a lei, ma da quando aveva conosciuto Emma vivere
e dormire in auto era diventato più bello e più facile, e i risvegli più dolci.
Note
Eccomi
qui con la flash di quest’oggi, che spero vi sia piaciuta.
Inizialmente
pensavo di ambientarla a Storybrooke, ma poi ho avuto questa idea e ho cambiato
tutto e ammetto di essere abbastanza soddisfatta.
Ringrazio
di cuore chi recensisce questa storia, i lettori silenziosi e le persone che l’hanno
aggiunta alle seguite. :)
Quando
era con Neal, Emma era una persona diversa.
Neal
riusciva a tirare fuori la parte migliore di Emma, quella più solare e
sorridente che la ragazza aveva voluto mettere da parte quando era andata in
prigione, per non soffrire e non fidarsi più di nessuno.
Il
ritorno di Neal però aveva pian piano fatto riemergere quella parte di lei che
per tanto tempo era rimasta nascosta.
Tutti
lo avevano notato, a Storybrooke.
Ogni
volta che Emma e Neal erano insieme sembravano due ragazzini innamorati alle
prese con la loro prima cotta, sempre intenti a flirtare e amoreggiare.
Come
ogni sera alle sette, Emma uscì dal proprio ufficio e fece per chiuderlo a
chiave, quando avvertì dei passi dietro di sé e subito si voltò, guardinga. Non
appena vide Neal di fronte a sé, sorridente, si tranquillizzò e gli sorrise a
sua volta, prima di girare le chiavi nella toppa e procedere verso di lui.
–
Ciao, Neal – lo salutò, fermandosi a meno di un metro da lui.
–
Buonasera, sceriffo – la salutò di rimando lui, in tono scherzoso.
–
Che ci fai qui? – gli domandò Emma, divertita.
Neal
in tutta risposta avanzò verso Emma, annullando completamente la distanza
presente tra loro, e le posò le mani sui fianchi. – Ho pensato che ti servisse
la scorta, per tornare a casa – decretò dunque, prima di posarle un lieve bacio
sulle labbra.
Emma
ricambiò il bacio e gli allacciò le braccia al collo, felice.
Quelle
sorprese da parte di Neal erano decisamente piacevoli.
Quando
Regina passò con la macchina davanti all’ufficio dello sceriffo, notò con la
coda dell’occhio due persone ferme all’ingresso, strette l’una all’altra e intente a scambiarsi effusioni come se il resto del mondo
non contasse.
Guardò
meglio e vide che una di queste due figure aveva un’inconfondibile chioma
bionda, e subito capì.
Quei
due erano Emma e Neal.
Scosse
la testa, senza riuscire a trattenere una risata.
Ora
capiva perché Neal poco prima le avesse telefonato per chiederle cortesemente
di andare a prendere Henry a casa di Grace, dato che sarebbe spettato a lui ma
si era ricordato di un impegno improvviso.
–
Patetico – commentò Regina sprezzante prima di riportare la propria attenzione
sulla strada, in realtà felice di poter trascorrere del tempo con Henry.
Note
Buonasera
a tutte!
Anche
quest’oggi la flash non mi convince granché, ma non mi è venuto in mente di
meglio. Non volevo essere troppo sdolcinata e perciò ho inserito Regina, alla
fine, ma mi sa che ho ottenuto l’effetto contrario. Pazienza xD
Ringrazio
come sempre chi legge, segue e recensisce questa storia^^
A domani con il prompt: Doing
Something Together^^
Capitolo 18 *** XVIII: Doing Something Together ***
XVIII: DoingSomethingTogether
Emma
ancora non credeva a ciò che Neal le aveva proposto poco prima.
Non
riusciva a credere che finalmente avrebbe potuto avere una casa, che avrebbe
potuto condividerla con la persona che amava, che si sarebbe sistemata e che
avrebbe vissuto una vita normale, fatta di una semplice quotidianità che aveva
sempre sognato ma che mai aveva trovato.
Fino
a quel momento.
Per
quanto la vita che conduceva con Neal fosse avventurosa e imprevedibile, era
fatta di piccoli riti quotidiani che le davano una certa sicurezza e la
facevano sentire a casa.
A
Tallahassee tutto quello non avrebbe potuto che
migliorare, lo sapeva.
Sorrise
e si voltò verso Neal, seduto dietro di lei nella vasca da bagno di quella
stanza che era stata teatro di un momento importante della loro vita. Dopo averla
baciata a lungo, il ragazzo l’aveva presa per mano e portata in bagno, poi le
aveva rivolto un sorriso malizioso e aveva aperto i rubinetti della vasca.
–
Non avevamo solo venti minuti prima delle pulizie? – aveva chiesto Emma,
inarcando scherzosamente un sopracciglio.
–
Sì, ma ho messo sulla porta il cartellino Non
disturbare – aveva risposto Neal prima di toglierle il giubbetto di jeans,
subito seguito dagli indumenti di entrambi, e sollevarla per immergerla nella
vasca da bagno.
–
Ancora non ci credo – confessò Emma a Neal, poggiandogli la testa sul petto. – Tallahassee – sussurrò, beandosi del suono che il nome di
quel luogo produceva.
–
Devi crederci – le suggerì Neal, accarezzandole i capelli. – Ce lo meritiamo,
dopo tutto quello che abbiamo passato – decretò dunque, alludendo ai rispettivi
trascorsi. Poco dopo essersi conosciuti, Emma gli aveva rivelato di essere
orfana e Neal si era rivisto molto in lei. Emma era stata abbandonata alla
nascita dai propri genitori, il che era anche peggio di quello che era successo
a lui, in un mondo lontano che aveva voluto dimenticare. Dopo quella
confessione, le aveva rivelato a sua volta di essere anch’egli orfano, di
essere stato abbandonato da suo padre, che aveva preferito una vita piena di
potere, e le aveva promesso che da quel momento in avanti si sarebbe preso cura
di lei.
Emma
era la prima persona a cui aveva detto di suo padre, in quel mondo.
Certo,
aveva modificato un po’ la realtà dei fatti, perché se le avesse detto che
veniva da un mondo in cui tutti i personaggi delle fiabe che aveva letto da
bambina erano reali lei lo avrebbe preso per pazzo, ma era stata la prima
persona a cui non aveva detto che entrambi i genitori erano morti poco dopo la
sua nascita.
Emma
era stata la prima persona con cui aveva sentito il bisogno di condividere
parte del proprio passato, e dentro sé sentiva che col tempo le avrebbe
rivelato anche il resto, al momento opportuno.
–
Ce lo meritiamo – ripeté, rivolto più a se stesso che non alla ragazza che
stringeva tra le braccia.
Emma
alzò lo sguardo verso di lui e notò che si era incupito, come faceva ogni volta
che ricordava il proprio passato. Era sempre stato molto vago a riguardo, ed
Emma non aveva mai insistito troppo nel fargli domande perché poteva capire
come si sentisse. Anche lei non amava molto parlare di quello che le era
accaduto in quegli anni, prima del loro incontro. Era doloroso e doveva esserlo
anche per lui.
Gli
prese il volto tra le mani e premette le proprie labbra sulle sue, nel
tentativo di trasmettergli conforto, di fargli sentire che lei era lì e non lo
avrebbe mai abbandonato, che si sarebbe presa cura di lui, di fargli capire che
lo amava, anche se ancora non glielo aveva detto perché la forza dei sentimenti
che nutriva per lui era tale da farla tremare di paura di non poterla gestire.
Neal
le posò una mano sulla nuca e l’altra alla base della schiena per poi
ricambiare il bacio con passione.
Dopo
tanti anni passati in un solitudine, aveva trovato una persona con cui voleva condividere
tutto, persino la verità sulle proprie origini, e Tallahassee
sarebbe stata un’ottima meta da cui partire.
Tallahassee sarebbe stata
la loro casa, ma Neal sapeva che qualsiasi altro luogo sarebbe andato bene.
Gli
bastava avere Emma al proprio fianco.
Note
Come
al solito, avevo in mente tutt’altro: doveva essere una flash spensierata in
cui Emma e Neal avrebbero dovuto progettare il proprio futuro, stretti l’una
all’altro nella vasca, ma poi mi sono lasciata trasportare verso tutt’altra
direzione, in corso d’opera. xD Dopo aver scoperto la
sua vera identità, infatti, mi sono sempre chiesta cosa provasse Neal riguardo
al proprio passato, mentre era con Emma e ancora non sapeva che anche lei
venisse dal suo stesso mondo e mentre scrivevo questa flash ho trovato il modo
di inserirlo e di dare una mia interpretazione. Spero di essere rimasta IC e
che vi sia piaciuta^^
Ringrazio
di cuore chi legge, segue e recensisce questa storia; siete sempre di più e la
cosa mi riempie di gioia perché pensavo che questa coppia, pur essendo canon, non avrebbe avuto molto seguito. xD
N.B.: Questa flash
contiene lievi SPOILER sulle puntate
della TERZA STAGIONE finora trasmesse.
Non proseguite oltre se non volete sapere nulla!
XIX: In Formal
Wear
La
chiesa era gremita di gente.
Neal
lo notò subito non appena varcò la soglia, impeccabile nel suo smoking nero.
Solo
i suoi occhi cerchiati di rosso tradivano ciò che provava davvero, il dolore
straziante che avvertiva al centro del petto, la sensazione di aver perso per
sempre una parte di sé.
Prese
un respiro profondo ed avanzò fino all’altare, alla cui base si trovava una
bara, ancora aperta.
Con
gli occhi velati di lacrime, Neal rivolse un ultimo sguardo al corpo che
giaceva all’interno, immobile e senza vita.
–
Addio, papà – mormorò con voce rotta, prima che le lacrime ebbero il
sopravvento.
Tremotino,
l’Oscuro Signore, si era sacrificato per salvare suo nipote Henry.
Alla
fine il Fato aveva compiuto il suo corso e la profezia si era avverata. Tremotino
aveva combattuto contro Peter Pan ed era morto, nonostante avesse cercato di
utilizzare contro di lui il vaso di Pandora. Il male più oscuro contenuto in
esso aveva neutralizzato Peter Pan, ma poi si era rivelato inarrestabile e
Tremotino aveva dovuto sacrificare la propria vita per rinchiuderlo di nuovo
nel vaso.
Tra
le braccia di Neal aveva esalato l’ultimo respiro, mentre le forze pian piano
lo abbandonavano. In quegli ultimi istanti Neal aveva capito che suo padre era
tornato ad essere quello di un tempo, ma il prezzo era stato troppo alto. Ed era
troppo tardi ormai, era di nuovo solo, di nuovo si era sentito abbandonato come
la prima volta in cui era caduto nel portale creato dal fagiolo magico che la
Fata Turchina gli aveva dato, ma con la consapevolezza che il padre gli volesse
bene, che lo avesse abbandonato per cause di forza maggiore e non per la brama
di potere.
Nel
rievocare quei momenti il petto di Neal fu scosso da un singhiozzo e da un
altro ancora.
Suo
padre era morto e non riusciva a fare a meno di pensare che fosse colpa sua, a
immaginare che se quando lo aveva ritrovato a Neverland
gli avesse creduto e non lo avesse immobilizzato con l’inchiostro di calamaro,
forse non sarebbe morto. Forse anziché davanti alla sua bara in quel momento
sarebbe stato con lui da Granny’s
a bere un caffè e a recuperare il tempo perduto.
Si
sentiva tremendamente solo, e a pezzi.
Quasi
come se avesse potuto leggergli nel pensiero, Emma si materializzò di fianco a
lui e gli prese una mano, prima di posargli la testa su una spalla. Gli strinse
la mano con forza, senza dire nulla, e Neal gliene fu grato perché si sentì
meno solo.
La
situazione tra loro non si era ancora sistemata, ma ci sarebbero sempre stati l’uno
per l’altra, onorando quella promessa che si erano scambiati quasi dodici anni
prima.
Poco
dopo Neal avvertì un’altra presenza accanto a sé e con la coda dell’occhio vide
che Henry lo aveva abbracciato, anch’egli scosso dai singhiozzi.
Neal
lo strinse con il braccio rimasto libero e gli posò un bacio sulla fronte.
Suo
padre si era sacrificato perché suo figlio potesse vivere, e in quel momento
giurò a se stesso che gli sarebbe rimasto sempre accanto, a qualunque costo.
Note
Uhm,
ehm, di Swanfire c’è proprio poco, lo so. Però sono
ancora incavolata e perplessa dalla puntata di quest’oggi che non sono riuscita
a fare di meglio. Neal si è comportato talmente da idiota che meritava di
soffrire, ed ecco qui il risultato U.U
Non
so da dove mi sia uscita, scherzi a parte. Spesso mi sono ritrovata a
immaginare che Tremotino muoia nel tentativo di salvare Henry, ma dubito che le
cose andranno così.
Spero
che vi sia piaciuta, anche se non ne sono pienamente convinta.
Ringrazio
come sempre chi legge, segue e recensisce :)
La
sala da ballo era illuminata e addobbata a festa, e da ogni dove i nobili erano
accorsi per partecipare a quella festa, alla festa in onore del fidanzamento
della principessa Emma.
L’orchestra
aveva appena iniziato a suonare un malinconico valzer, quando Emma, che se ne
stava in disparte accanto ad una finestra, sentì una mano posarsi sulla sua
spalla e si voltò, trovandosi davanti a Baelfire.
–
Mi concedete questo ballo, principessa? – le domandò, attenendosi all’etichetta
di corte, prima di porgerle la mano.
Emma
senza dire una parola annuì e mise la propria mano in quella di Bae, che la condusse al centro della pista da ballo e le si
parò di fronte, posandole la mano libera su un fianco. L’uomo iniziò a danzare,
muovendo i passi con destrezza e leggiadria, ed Emma si lasciò condurre quasi
con passività.
–
Non credevo saresti venuto – mormorò, dopo qualche istante.
–
Non potevo mancare – ribatté Baelfire, in tono amaro.
–
Mi dispiace – sussurrò Emma, mentre gli occhi le si velavano di lacrime. – Io…
–
No, non dire nulla – la interruppe Bae, con un
sorriso triste. – Nonostante ciò che ti ho detto giorni fa, so che non è colpa
tua – proferì dunque, nel tentativo di tranquillizzarla.
Quando
Emma gli aveva comunicato che i genitori avevano stabilito a sua insaputa il
proprio fidanzamento con il figlio di un re che non aveva mai sentito nominare,
Bae aveva avvertito una sensazione di vuoto al centro
del petto e subito si era sentito invadere dall’ira, che aveva riversato su
Emma giungendo a darle la colpa di tutto.
Emma
in lacrime aveva tentato di spiegargli che aveva ricevuto la notizia a
fidanzamento già compiuto, che i suoi genitori l’avevano tenuta all’oscuro di tutto
perché sapevano che si sarebbe opposta, ma il loro regno aveva bisogno dell’alleanza
di quel re e la ragion di stato aveva prevalso. Bae
non aveva voluto sentir ragioni e se n’era andato, e fino a quella sera Emma
non lo aveva più rivisto.
Fino
a quella sera.
–
Cosa faremo ora? – chiese Emma, dando voce alla domanda che le risuonava nella
mente fin da quando aveva saputo del fidanzamento. Aveva pensato di parlarne
con Bae e di trovare con lui una soluzione, ma egli
era montato su tutte le furie ancora prima che lei potesse accennargli l’argomento.
Bae sospirò. Avrebbe
dovuto dirglielo, era andato alla festa proprio per quello.
–
Tu ti sposerai e io… io me ne andrò – disse, senza
mezzi termini. – Parto domattina all’alba.
Emma
ebbe un attimo di esitazione e sentì che il respiro le si mozzava in gola. Non riusciva
a credere alle proprie orecchie. Sbatté le palpebre più volte e si lasciò
trascinare da Bae in quel ballo che si stava
rivelando una danza macabra, per il proprio cuore e per il proprio destino.
All’improvviso,
però, la soluzione le apparve chiara nella mente. Puntò lo sguardo in quello di
Bae, risoluta, e disse: – Portami con te.
Bae si sentì
invadere da una gioia inaspettata, a quelle parole, ma sapeva che non avrebbero
portato a nulla.
–
Emma, io… Lo farei se potessi. La prospettiva di noi
due insieme, liberi di viaggiare in questo mondo… Non
sai quanto mi farebbe felice. Ma hai dei doveri, qui, sei la principessa e…
–
Non m’importa, non m’importa di nessuna corona e di nessun regno se tu non sei
al mio fianco – dichiarò, artigliandogli con la mano il colletto della camicia
che indossava. – Portami con te – ripeté dunque, guardandolo negli occhi con
risolutezza.
Bae sospirò.
Emma
era proprio testarda, quando ci si metteva.
–
Domattina, all’alba, verrò a prenderti. Ti aspetterò sotto la finestra della
tua stanza, va bene? – le propose dunque, con un sorriso di pura gioia al
pensiero che dall’indomani avrebbe condiviso la propria vita con Emma, seppure
da fuggiasco.
La
principessa annuì, con gli occhi lucidi e un sorriso altrettanto felice.
In
quell’istante, l’orchestra smise di suonare le note del valzer ed il loro ballo
ebbe termine, ma la loro vita insieme aveva appena avuto inizio.
Note
Uhm,
altro angst a palate. Come avrete capito, anche questa
flash è ambientata nell’universo alternativo in cui Emma e Neal si sono
conosciuti nella Foresta Incantata. Qui ho voluto immaginare che Emma si fosse
fidanzata con un altro principe ma essendo già innamorata di Neal decide di
fuggire con lui, un po’ come avrebbe voluto fare Regina con Daniel.
La
domanda è: anche qui avremo un equivalente di Cora?
La
risposta è: non lo so nemmeno io xD
Detto
ciò, spero che la flash vi sia piaciuta.^^ Ringrazio di cuore i lettori, i
recensori e coloro che mi hanno inserita tra le seguite. :)
A
domani con il prompt: Cooking/Baking. Spero di sfornare (ahaha,
l’avete capita xD ok, sono pessima) qualcosa di più
allegro rispetto alle ultime due flash traboccanti di angstxD
Emma
se l’era sempre cavata ai fornelli, anche se non era mai arrivata al punto di
eccellere particolarmente nella preparazione di qualche manicaretto. Avendo vissuto
da sola per anni, aveva imparato a cucinare quelli che erano considerati i
piatti essenziali alla sopravvivenza, per non ridursi ad ordinare sempre del
cibo take-away o peggio ancora a dover riscaldare pietanze surgelate.
Con
i dolci, però, non era mai stata una cuoca provetta.
Le
poche volte che aveva voluto cimentarsi nella preparazione di qualche torta
aveva sempre dimenticato di aggiungere il lievito o aveva sbagliato
completamente la cottura, e il risultato delle sue fatiche era sempre finito in
pattumiera, così dopo quei pochi esperimenti aveva abbandonato l’idea e si era
limitata a cucinare piatti semplici per la cena o per il pranzo.
Con
la gravidanza, però, le era venuta una gran voglia di dolci che Granny si era rifiutata di placare, dopo qualche giorno in
cui Emma si era recata da lei più volte per comprare fette di torta e muffin in
quantità industriale.
–
Hai intenzione di svuotarmi la dispensa, per caso? – le aveva domandato,
occhieggiandola in malo modo, dopodiché era scomparsa per qualche istante in
cucina per poi tornare con un libro stretto gelosamente tra le braccia. – In fondo
c’è la parte dedicata ai dolci – le aveva detto, porgendoglielo. – Te lo cedo
temporaneamente ad una condizione: non divulgare le ricette a nessuno. Nessuno.
Emma,
stupita, l’aveva ringraziata ed era tornata a casa, tenendo il libro sotto
braccio.
Ed
ora era seduta davanti al forno ad osservare la torta margherita che stava
cuocendo lì dentro e che pian piano dorava e si gonfiava. Non volendo strafare,
aveva deciso di partire dalla torta più semplice che aveva trovato nel
ricettario.
–
Che buon profumino! – esclamò Henry alle sue spalle.
–
Non stavi facendo i compiti, tu? – gli chiese Emma, con un sorriso.
–
Sì, ma ormai è ora di merenda. E vedo che ti sei data da fare, grazie mamma! –
rispose il ragazzino, prima di abbracciarla.
–
Aspetta a ringraziarla, Henry – lo avvertì Neal, anch’egli appena giunto in cucina
attirato dall’invitante profumo che giungeva dal forno. – L’unica volta che ha
cercato di cucinare una torta ci ho quasi rimesso un dente!
Emma
gli rivolse un’occhiataccia, fingendosi offesa. Ricordava bene l’evento a cui
Neal aveva fatto riferimento; si era verificato in quella settimana in cui si
erano introdotti in una casa isolata i cui proprietari erano andati in vacanza.
Un giorno Emma aveva cucinato una torta al cioccolato per Neal, ma, dato che
non li aveva trovati in casa, non aveva aggiunto né il lievito né la fecola di
patate per renderla più soffice, e così più che una torta quel dolce si era
rivelato essere un potenziale materiale edilizio.
–
Questa volta non corri pericolo, ho seguito la ricetta di Granny
alla lettera! – si difese la donna. – Non ho saltato nessun passaggio.
–
Me lo auguro – si auspicò Neal, prima di avvicinarsi a lei e posarle un bacio
sulla guancia.
Note Ecco
qui una nuova flash, spero che vi sia piaciuta. Io mi sono divertita un sacco a
scriverla, anche se come sempre l’idea iniziale era un po’ diversa. Poi ho
pensato di ricollegarmi al prompt 13 ed ecco cosa ne
è uscito. xD
Onestamente
Emma ce la vedo poco ai fornelli, men che meno Neal… Quindi ho voluto aggirare il prompt
in questo modo, dando anche alla nostra salvatrice un’ottima base da cui
partire. Anche io ero negata in cucina e con i dolci prima di iniziare a vedere
‘La prova del cuoco’ e scoprire le ricette del blog ‘Giallo Zafferano’, che vi
consiglio vivamente! xD
Ringrazio
di cuore chi legge, segue e recensisce questa raccolta, mi fate molto felice^^
Capitolo 22 *** XXII: In a Battle Side-by-side ***
NB:Lievi
spoiler della terza stagione. Se non volete rovinarvi nessuna sorpresa,
non proseguite oltre!
XXII:
In a Battle Side-by-side
Erano
circondati.
Felix
e un altro manipolo di Bimbi Sperduti li avevano condotti in una trappola, e
loro ci erano cascati in pieno. Si erano divisi dal resto del gruppo per andare
a cercare la Roccia del Teschio, ma così facendo erano diventati preda facile
per Felix.
Emma
sguainò la spada e si mise all’erta, e altrettanto fece Neal.
–
Hai qualche idea? – gli domandò, nella speranza che i suoi anni trascorsi con i
Bimbi Sperduti potessero tornargli utili.
Neal
schioccò la lingua e scosse la testa. – No – disse poi. – Dobbiamo combattere –
borbottò dunque, prima di lanciarsi su Felix, che si difese con il proprio
bastone.
Subito
un paio di ragazzini avanzarono verso Emma, che con la spada parò i colpi che
le rivolsero. In momenti come quelli sentiva la mancanza della sua pistola da
sceriffo, nonostante nella Foresta Incantata si fosse dimostrata di poca
utilità. A Neverland avrebbe potuto usarla per
spaventare i Bimbi Sperduti e fuggire, se l’avesse usata non avrebbe attirato
nessun orco.
Atterrò
un ragazzino con calcio e diede una botta sulla nuca all’altro con l’impugnatura
della spada, facendogli perdere i sensi, dopodiché si diresse verso Neal per
dargli una mano, dato che oltre a Felix stava combattendo anche con due Bimbi
Sperduti.
Schivò
una freccia per un soffio, abbassandosi, e nel farlo vide con la coda dell’occhio
Neal a terra, tenuto fermo dai due ragazzini, e Felix, ghignante, che lo
sovrastava brandendo il proprio bastone pericolosamente.
–
Neal, no! – le venne spontaneo urlare, prima che accadesse di nuovo.
La
stessa forza che aveva sprigionato quando Cora aveva
tentato di strapparle il cuore, di nuovo scaturì dal proprio interno, senza che
se ne rendesse conto. Era la forza del vero amore di cui lei era frutto, che si
manifestava quando le persone a cui lei teneva erano in pericolo, eppure lei
non riusciva a capacitarsi di quanto essa fosse potente.
Felix
e i Bimbi Sperduti caddero a terra senza sensi e Neal si mise a sedere,
confuso.
–
Che diavolo era quello? – domandò, aggrottando la fronte.
–
Non ne ho idea, è già la seconda volta che lo faccio senza accorgermene –
rispose Emma con un’alzata di spalle, porgendogli una mano per aiutarlo a
tirarsi in piedi.
Neal
afferrò la mano di Emma e si issò in piedi.
–
Qualunque cosa fosse, mi ha salvato – disse l’uomo, guardandola negli occhi. –
Grazie – dichiarò dunque, prima di lasciarle andare la mano.
–
Di nulla – ribatté Emma, rinfoderando la spada. – E ora andiamoci a riprendere
nostro figlio.
Note
Sì,
lo so, fa pena, ma non mi è venuto in mente di meglio. Non era un prompt difficile, lo ammetto, ma sono negata a descrivere
le scene d’azione e di battaglia, così ho voluto cavarmela con la magia di Emma
ma il risultato fa pena. E non sono neanche riuscita a trovare un motivo
plausibile perché lei e Neal si dividessero dal resto del gruppo xD Ma ripeto, sono negata nelle scene di battaglia e faccio
fatica a descriverle già solo con un personaggio, figuratevi se avessi dovuto
gestire tutto il SaveHenry Team.
Spero
di fare di meglio domani, con il prompt: Arguing^^
NB:
Questa
flash contiene SPOILER della terza stagione!
Se non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete
oltre!
XXIII: Arguing
– Neal – lo salutò, alzandosi in piedi. –
Posso esserti d’aiuto in qualche modo?
– Non esattamente – rispose Neal, prima di
afferrarla per le spalle e premere le proprie labbra sulle sue.
Emma all’inizio fu sorpresa ma poi gli
allacciò le braccia al collo e rispose al bacio.
Non c’era più nulla che strideva, ora.
[Da V –
Kissing]
Per
qualche attimo per Emma fu bello abbandonarsi a quel bacio, avvertire di nuovo
sensazioni che ormai aveva quasi dimenticato, dopo ormai più di undici anni che
le proprie labbra non si univano a quelle di Neal.
Per
qualche attimo fu bello essere di nuovo quella ragazzina ingenua che si era
innamorata del ragazzo a cui aveva rubato il maggiolino giallo.
Per
qualche attimo fu bello lasciarsi andare.
Per
qualche attimo.
Poiché
dopo qualche istante, infatti, la sua parte più razionale tornò a galla, nel
momento esatto in cui Neal le strinse i fianchi e l’avvicinò di più a sé.
– Credi di poter risolvere tutto così? –
sbottò Emma, interrompendo bruscamente il bacio e separandosi dall’uomo, che la
guardò confuso.
– Beh, che ho fatto di male? – ribatté Neal,
con un’alzata di spalle. – Ho agito d’impulso, lo ammetto, ma ho agito. Non ce
la faccio più a starmene con le mani in mano aspettando che la situazione si
risolva da sola – aggiunse poi, nel tentativo di giustificarsi, anche se
riteneva assurdo dover dare delle spiegazioni. Non gli era parso che ad Emma
quel bacio fosse dispiaciuto, anzi.
– Non puoi neanche pretendere che io
dimentichi tutto così, solo perché tu arrivi qui all’improvviso e mi baci! – proruppe
la donna, incrociando le braccia al petto. Era furiosa. Non tanto con Neal ma
con se stessa, per essersi lasciata andare a quel modo quando si era ripromessa
di andarci con i piedi di piombo, ora che Henry era al sicuro.
– Non lo pretendo, infatti – borbottò Neal,
iniziando a spazientirsi. – Ho agito d’impulso, ripeto. Siamo tornati da Neverland ormai da settimane eppure la situazione tra noi è
ancora la stessa. Non abbiamo più parlato di… di noi.
Non abbiamo più parlato affatto, a dirla tutta, se non per accordarci riguardo
Henry. Io non ce la faccio più, Emma. Ho voluto darti tempo e non forzarti, ti
ho dato il tuo spazio, ma tu continui a stare lontana da me e non lo sopporto. Sull’isola
ti ho detto che non avrei mai smesso di combattere per te, e ora voglio
combattere. Voglio che tu torni da me, voglio che costruiamo qualcosa di
importante, voglio che formiamo una famiglia insieme ad Henry! Voglio che
dimentichiamo tutto il male che ci siamo fatti e ricominciamo da capo. Voglio te,
Emma – proruppe poi, dando voce a tutti quei pensieri che si teneva dentro da
troppo tempo.
Emma lì per lì rimase sorpresa da tutta
quella foga con cui Neal aveva espresso i propri sentimenti, ma poi perse di
nuovo le staffe, non appena comprese a fondo quelle parole.
– Ti sei mai chiesto cosa voglia io,
invece? – strillò quasi. – Ti sei mai chiesto cosa io possa o non possa fare? Credi
che io non abbia pensato a noi due, da quando siamo tornati qui a Storybrooke? Se
è così ti sbagli, ci ho pensato ogni giorno e ho capito che non posso
dimenticare tutto il male che mi hai fatto! Mi hai spezzato il cuore,
denunciandomi alla polizia, e non è una cosa che si aggiusta facilmente. Per tutto
quel tempo ho creduto che tu non mi amassi, che mi avessi usata solo per
scaricare su di me le tue colpe e quando ti ho rivisto a New York, quando ho
visto che tu eri andato avanti insieme a Tamara credevo di averne avuto la
conferma. Ma poi te ne uscito con quell’“Anche io ti amo” prima di precipitare
nel portale e ho capito che non era così, ma anziché esserne felice mi sono
infuriata, e sai perché? Perché da quel giorno non ho smesso di chiedermi
perché diavolo tu non abbia creduto che l’amore che provi per me non fosse abbastanza
forte da superare gli ostacoli che si sono posti davanti a noi, perché diavolo
tu mi abbia abbandonata nonostante mi amassi e perché diavolo tu non mi abbia
cercata in tutti quegli anni! Sono stata a Tallahassee
per molto tempo, sai, dopo essere uscita di prigione e tutto perché speravo di
trovarti lì! Speravo che tu ti fossi trasferito là o che prima o poi mi avresti
raggiunta, ma tu mi avevi abbandonata, e ora pretendi di risolvere tutto con un
bacio? – gli urlò contro Emma, esprimendo anch’ella ad alta voce quei pensieri
che la tormentavano da anni.
– Sono stato un codardo e te l’ho già
detto, ho avuto paura che se ti avessi cercata tu mi avresti cacciato via, che
se lo avessi fatto avrei scoperto che tu non mi amavi più! Se potessi tornare
indietro non ti avrei proprio denunciata, ma nel momento in cui August mi ha
detto di sapere chi ero ho avuto paura e mi sono ritrovato di fronte a quello
da cui per anni ho cercato di scappare. Non è passato giorno in cui io non mi
sia pentito di ciò che ho fatto, ma non voglio ripetertelo ancora. Sono qui a
Storybrooke, ora, dove c’è la magia, quella stessa magia che mi ha rovinato l’infanzia,
e sono qui solo per un motivo, anzi, per due motivi. Tu ed Henry. Voglio soltanto
che proviamo a sistemare le cose, ora che ne abbiamo la possibilità!
– Beh, non si tratta solo di quello che
vuoi tu!
– E di cosa si tratta, allora, eh? Non
vuoi una seconda possibilità? Ti è dispiaciuto avermi baciato? Avresti preferito
che io fossi Uncino, magari? Perché se è così puoi anche dirlo – sbottò allora
Neal, giungendo alla conclusione sbagliata. Sapeva che non sarebbe stato facile
ricostruire il rapporto con Emma, lo aveva messo in conto, ma non credeva che
si sarebbe trovato di fronte a una fortezza così arroccata. Il motivo doveva
essere per forza uno: Uncino e il bacio che si erano scambiati. Non c’era altra
spiegazione.
– Sei completamente fuori strada! – gridò Emma,
infervorandosi ancora di più.
Stavano parlando di loro e lui se ne
saltava fuori tirando in ballo Uncino? Era più facile dare la colpa ad una
terza persona, probabilmente, ma Uncino non c’entrava proprio niente. Emma
aveva messo le cose in chiaro fin da subito, con lui, non appena erano tornati
a Storybrooke. Il bacio che gli aveva dato era stato solo un bacio, dato in un
momento di debolezza e quando ancora pensava che Neal fosse morto. Certo, c’erano
stati dei momenti in cui lei si era sentita attratta da lui ma erano stati solo
momenti, e ormai non contavano più nulla. Uncino, una volta tornato a
Storybrooke aveva trovato la felicità con un’altra persona, Ariel, e lo
sapevano in pochi. Neal evidentemente non era le persone a conoscenza della
relazione tra il pirata e la sirena.
– Uncino non è il mio fidanzato – ribadì Emma in tono fermo, marcando l’ultima parola. Voleva
che il riferimento a Tamara fosse ben chiaro, voleva far capire a Neal che lei
non aveva voltato pagina negli anni trascorsi in sua assenza.
Neal colse al volo la frecciatina e
abbassò lo sguardo, con uno sbuffo.
Non riusciva a perdonarsi di essersi
lasciato andare con Tamara, che lo aveva preso in giro fin dall’inizio. Non riusciva
ancora a capacitarsi di quanto fosse stato ingenuo e di come si fosse fatto
abbindolare da quella strega.
Quando August gli aveva detto che Emma era
finalmente giunta a Storybrooke, Neal per un attimo aveva pensato di andare da
lei, ma poi lui e Tamara si erano letteralmente scontrati e lui l’aveva
interpretato come un segno del destino, come un avvertimento che gli ribadiva
di stare alla larga dal proprio passato e di cercare felicità altrove, e così
aveva tentato di fare.
Aveva sbagliato, però, così come aveva
sbagliato ad agire d’impulso con Emma, poco prima.
– Hai ragione – stabilì, con calma
singolare. – Ho fatto un errore a venire qui, a credere che quel bacio potesse
essere un nuovo inizio – decretò, prima di umettarsi le labbra. – Me ne vado,
ora, ti lascio alle tue scartoffie – borbottò dunque, dopodiché le diede le
spalle ed uscì dall’ufficio dello sceriffo.
Emma lo guardò andarsene, ancora su tutte
le furie.
Per lui la fuga era sempre la soluzione
migliore, anche quando si trattava di discutere.
Note
Sì, beh… Mi sono
lasciata un po’ prendere la mano. xD Avevo in mente
di scrivere una one-shotSwanfire
già da tempo, da quando ho visto prima la 3x06 e poi la 3x07, e alla fine ho
deciso di farla confluire in questo prompt. So che è
più lungo del solito, ma non potevo liquidare la litigata in poche righe. xD
Spero vi sia piaciuta e di aver mantenuto
i personaggi IC.
Quel
sabato sera, dopo aver lasciato Henry da Regina, Emma si diresse alla propria
auto.
Ancora
non riusciva a togliersi dalla mente la lite avuta il giorno prima con Neal, le
parole che si erano detti continuavano a rimbombarle nella testa e a impedirle
di pensare con lucidità.
Ne
aveva parlato con Mary-Margaret e la donna le aveva suggerito di andare da Neal
e chiarire la situazione, ma soprattutto le aveva consigliato di lasciarsi
andare e di non avere più paura a lasciarsi andare. Finché non l’avesse fatto
non avrebbe mai potuto sapere come sarebbe andata.
Con
un sospiro, Emma salì in auto, mise in moto e decise di seguire i consigli
della madre, guidando verso la villa che un tempo era stata di Gold e che ora
dopo la sua morte era diventata di Neal. Era inutile stare a rimuginare sulle
parole che si erano urlati contro; esse contenevano un fondo di verità da parte
di entrambi, ormai era appurato. Ora bisognava trarne qualcosa di utile, bisognava
giungere ad una conclusione.
Parcheggiò
accanto al marciapiede e spense il motore, prima di scendere dall’auto e
percorrere il vialetto che conduceva alla porta d’ingresso.
Suonò
il campanello e attese che Neal venisse ad aprirle, cosa che non tardò a fare.
–
Emma – la salutò, in tono neutrale. – Che ci fai qui? – chiese poi, arrivando
subito al dunque. Non voleva continuare la discussione del giorno prima, non
voleva discutere e basta. Faceva male, e non voleva più soffrire.
–
Sono qui per parlarti – rispose Emma, stringendosi nelle spalle. – Con calma –
si affrettò a precisare, anch’ella decisa a non voler discutere di nuovo.
–
Entra, dai – la invitò dunque Neal, facendosi da parte per permetterle di
passare. Non appena Emma fu in casa, si chiuse la porta alle spalle e le fece
cenno di seguirlo in salotto, dove la fece accomodare sul divano e si sedette
di fronte a lei.
–
Mi dispiace per ieri – si scusò Emma, guardandolo negli occhi. – Ho reagito in
modo esagerato. Non avrei dovuto respingerti così. So anche io che le cose tra
noi vanno sistemate, però…
–
Però hai paura – concluse per lei Neal. – Hai paura di dirmi di te e Uncino e…
–
No, no frena – lo interruppe Emma. Possibile che tirasse fuori ancora quella
storia? – Uncino è felice e contento con Ariel, puoi lasciarlo fuori da tutta
questa storia. È di noi due che stiamo parlando, ora.
–
Oh – fu soltanto in grado di dire Neal, abbassando lo sguardo imbarazzato. Non negava
di sentirsi un po’ sollevato. – Ti ascolto – disse poi, prima di appoggiare il
gomito sinistro sulla parte superiore dello schienale del divano e reggersi il
capo con una mano.
–
Hai ragione quando dici che dobbiamo darci una seconda possibilità – dichiarò semplicemente
Emma, avvicinandosi leggermente a lui. – È solo che ci vorrà del tempo –
precisò infine, dopodiché gli prese la mano destra tra le sue e la strinse
dolcemente.
–
Lo so, io… So che ci vorrà tempo, Emma. Non ho
intenzione di lasciarti andare, però. Voglio combattere per te, perché io ti
amo – dichiarò a sua volta Neal, prima di sporgersi verso di lei e stringerla
tra le braccia, come a voler confermare ciò che le aveva appena detto. Non l’avrebbe
più lasciata andare.
–
Anche io ti amo, Neal – sussurrò Emma, appoggiando la testa sul suo petto e
abbandonandosi a quell’abbraccio.
Restarono
accoccolati sul divano tutta sera, in silenzio, riabituandosi l’una al contatto
del corpo caldo dell’altro, alle sensazioni che il semplice intrecciarsi delle
loro dita scaturiva nei loro cuori e alla tranquilla felicità che essere di
nuovo insieme dava loro.
C’erano
ancora tante cose di cui parlare e tanto dolore da cancellare, ma quello poteva
essere considerato un ottimo inizio.
Note
Eccomi
qui anche quest’oggi, in cui finalmente i nostri eroi si sono riappacificati.
Spero che questa flash vi sia piaciuta, come sempre all’inizio avrei voluto
scriverla in un modo e in corso d’opera mi è sfuggita dalle mani, ma eccomi qui
xD
Non
ho nulla da precisare se non che è ambientata in un futuro post-Neverland
come l’ho immaginato nel corso di questa raccolta, con Tremotino morto nel
tentativo di salvare Henry, anche se dubito sempre più che una simile
eventualità si verifichi.
Ringrazio
di cuore coloro che leggono, recensiscono e seguono questa raccolta, mi fate
sempre felice^^
A domani con il prompt: Gazing into
eachother’s eyes^^
Capitolo 25 *** XXV: Gazing Into Eachother's Eyes ***
XXV:
Gazing Into Eachother’s Eyes
C’era un temporale,
a Storybrooke.
La
pioggia batteva ritmicamente sui tetti e sulle strade, producendo un rumore a
tratti rilassante, a tratti snervante e a tratti monotono, interrotto soltanto
dal rombare dei tuoni in lontananza.
A
Emma e Neal non importava, però.
Erano
stesi sul letto di lui, stretti l’una all’altro sotto le coperte, dopo aver
fatto l’amore per la prima volta dopo tanto tempo.
–
Sei pentita? – domandò titubante Neal, rompendo per primo il silenzio che regnava
tra loro.
La
situazione tra lui ed Emma aveva ripreso a funzionare da poco, dopo quella
terribile discussione che avevano avuto quando lui l’aveva baciata. Una volta
sbollita la rabbia avevano deciso di riaggiustare le cose con calma, senza
fretta. Avevano iniziato a frequentarsi come due persone adulte, spesso anche
con Henry, che si era mostrato felice di poter trascorrere del tempo con
entrambi i genitori, ma ancora mantenevano certe distanze. Dopo quel bacio, non
ce n’erano stati degli altri, si erano limitati a passeggiare qualche volta
mano nella mano e a salutarsi con un bacio sulla guancia, per non accelerare i
tempi.
Quella
sera però Neal l’aveva invitata a cena a casa sua insieme a Henry, che poi si
sarebbe fermato da lui a dormire, e per un attimo Emma si era ritrovata a
pensare che tutte le sere avrebbero potuto essere così, se solo avesse voluto,
che tutte le sere avrebbe potuto cenare con l’uomo che amava e con loro figlio.
In
quel momento aveva scoperto di desiderare ardentemente di formare una famiglia
con Neal, di voler riportare le cose a come’erano undici anni prima, quando
stavano per fuggire insieme a Tallahassee per
sistemarsi e vivere una vita insieme da persone oneste. In quel momento, seduta
a tavola con Neal e Henry,Emma aveva
capito di aver trovato la sua Tallahassee lì a
Storybrooke.
Dopo
cena i tre si erano spostati dalla cucina al salotto, dove avevano visto un
film finché il temporale non aveva fatto saltare la corrente.
–
La serata si interrompe qui, mi sa – aveva dichiarato Emma, prima di alzarsi
dal divano. – Torno a casa, ci…
–
No, sei impazzita? – l’aveva interrotta Neal, con una smorfia. – Vuoi guidare
la macchina con questo temporale? – aveva poi ribadito.
–
Fermati a dormire qui anche tu – aveva allora proposto Henry, dall’innocenza
dei suoi undici anni.
–
Già, ci sono un sacco di stanze, qui – si era affrettato a precisare Neal, con
un sorriso impacciato.
Non
c’era stato alcun bisogno di preparare una stanza per Emma, però.
Dopo
che ebbero messo a letto Henry e furono usciti dalla sua stanza, Emma e Neal si
erano guardati per qualche istante, in imbarazzo, poi la donna si era fatta
coraggio e lo aveva baciato, senza dire una parola. Neal l’aveva sollevata tra
le braccia e l’aveva portata nella propria stanza, dove l’aveva fatta di nuovo
sua dopo tanti, troppi anni.
Ed
ora la stringeva tra le braccia, felice ma al tempo stesso timoroso di aver
accelerato troppo le cose.
Che
avesse sbagliato a farsi guidare dall’istinto una seconda volta?
Emma
fissò il proprio sguardo negli occhi castani di lui e sorrise, finalmente contenta
e completa.
–
No, non sono per niente pentita – dichiarò con dolcezza, accarezzando con una
mano il volto di Neal. – Questa sera ho capito un cosa, ed è che voglio vivere
con te e Henry come una famiglia – gli confidò dunque, continuando a tenere gli
occhi fissi in quelli di lui.
Neal
per un attimo osservò gli occhi verdi di Emma nella penombra e vi lesse
sincerità, sentendosi invadere da un grande senso di gioia che lo lasciò senza
parole. Si sporse verso di lei e la baciò di nuovo, a lungo.
Sarebbero
stati una famiglia, finalmente.
Note
Troppo
fluff, lo ammetto. E non avete idea dell’imbarazzo provato nello scrivere una
scena del genere, in cui non succede nulla di che, ammettiamolo…
Non oso immaginare quando arriverò al prompt ‘Makingsomething hot’ xD
Spero
che vi sia piaciuta, comunque. So che ho aggirato brutalmente il prompt di oggi ma non sapevo come fare altrimenti. xD E poi mi sto appassionando alla trama a cui ho dato vita
a partire dal ventitreesimo prompt, se non si fosse
capito. xD
Grazie
come sempre per le vostre letture e le vostre belle recensioni, mi riempite di
gioia. A domani con il prompt: Getting
Married^^
Era
giunto il gran giorno, Emma ancora non riusciva a crederci.
–
Sei emozionata? – le domandò David, in piedi di fronte a lei sui gradini della
chiesa.
Emma
annuì senza dire una parola e si sistemò la gonna del soffice vestito bianco
che indossava. Aveva optato per un modello semplice, in stile impero, stretto
soltanto sotto il seno per poi ricaderle morbido lungo il corpo e nascondere il
leggero rigonfiamento del ventre, che racchiudeva una nuova vita.
Dopo
che gli aveva rivelato di aspettare un bambino, Neal l’aveva sorpresa e le
aveva chiesto di sposarla. Era tornato a casa una sera e senza dire una parola
l’aveva baciata con un’intensità tale che Emma aveva dovuto aggrapparsi alle
sue spalle per timore che le cedessero le ginocchia, dopodiché si era separato
da lei e le aveva porto una scatolina rettangolare, con gli occhi che
brillavano.
Emma
l’aveva afferrata con dita tremanti e l’aveva aperta, rivelando il contenuto. Adagiati
su un rivestimento di velluto rosso c’erano la collana con il ciondolo a forma
di cigno che Neal aveva rubato per lei a Portland e un solitario in oro bianco.
–
Puoi scegliere – le aveva detto Neal, la voce che tradiva una certa agitazione.
– La collana è tua, l’ho tenuta sempre con me dal giorno in cui me l’hai data a
New York. È giusto che tu la riabbia dia nuovo – aveva stabilito, estraendo la
collana dalla scatola e infilandogliela al collo con entrambe le mani. – E l’anello,
beh… Aspettiamo un altro bambino, ora. Che ne diresti
di fare le cose per bene e sposarci? – aveva chiesto infine, prima di prendere
il solitario tra pollice e indice e guardarla negli occhi in attesa di una
risposta.
Emma
aveva iniziato a singhiozzare ripetutamente e si era portata le mani al viso
nel tentativo di frenare il pianto. Neal si era subito allarmato e aveva risposto
l’anello nella custodia, per poi afferrarla per le spalle e cercare di
tranquillizzarla.
–
Ho corso troppo, hai ragione, non avrei dovuto, è che…
–
Sta’ zitto! – era esplosa Emma, togliendo le mani dal viso per appoggiarle su
quelle di lui. – Non ti ho ancora dato una risposta. Io…
Sì. Ti sposo! – aveva dichiarato dunque, sforzandosi di sorridere tra le
lacrime.
–
Perché piangi, allora? – aveva chiesto Neal, confuso.
–
Sono gli ormoni, idiota! – aveva sbottato Emma, prima di allacciargli le
braccia al collo e soffocare il pianto sul suo petto. Neal l’aveva stretta a sé
e l’aveva cullata dolcemente, col cuore che scoppiava di gioia nel sapere che
quella donna sarebbe diventata sua moglie.
Il
matrimonio era stato organizzato in fretta, da quel giorno in poi. Belle, Ruby
e Mary-Margaret si erano mostrate felici di aiutare Emma e avevano messo in
piedi una cerimonia con i fiocchi, né troppo banale né troppo sfarzosa.
E
il gran giorno era giunto.
–
Emma, tesoro, non credi che dovremmo entrare? – la incalzò dolcemente David,
impeccabile nel suo smoking nero. Le porse il braccio e le sorrise, per
infonderle coraggio.
Emma
annuì e afferrò il braccio del padre, mordendosi il labbro inferiore per
impedirsi di scoppiare a piangere. Il matrimonio con Neal, suo padre che l’accompagnava
all’altare come aveva sempre desiderato fin da bambina, immaginando un aitante
e amorevole genitore che dopo averla salvata da un destino di solitudine le
sarebbe stato accanto nei momenti più importanti della sua vita, Henry
incaricato di portare le fedi nuziali… Era troppo,
troppo per i suoi stupidi e debilitati ormoni.
–
Aspetta un attimo – lo supplicò con voce strozzata, fermandosi e abbassando lo
sguardo.
–
No, piccola, non piangere! – tentò di fermarla invano David, afferrandole il
mento con la mano libera per costringerla a guardarlo negli occhi. – Ruby ti
ucciderebbe se facessi colare il trucco, no? – tentò dunque di sdrammatizzare.
Emma
scoppiò a ridere. – Questa frase sarebbe stata meglio in bocca a mia madre,
però – ironizzò a sua volta.
Fu
il turno di David di scoppiare a ridere. – Hai ragione – ammise. – Ma siamo una
famiglia atipica. Dobbiamo distinguerci anche in questo giorno speciale, non
trovi?
–
Il ragionamento non fa una piega – fu d’accordo Emma. – Entriamo, ora – stabilì
poi, avvertendo all’improvviso l’impellente desiderio di volersi trovare faccia
a faccia con Neal, all’altare.
Sarebbero
diventati marito e moglie, finalmente.
Sperava
soltanto che gli ormoni le dessero tregua, almeno durante la cerimonia. Non voleva
piangere per tutto il tempo!
Note
Ok, doveva essere una cosa romantica, ma scrivendo mi sono ritrovata ad
immaginarmi questa cosa che più che il matrimonio di Emma sembra il matrimonio
di Bridget Jones. Insomma, non volevo scrivere una
flash in cui Emma camminava verso l’altare e pensava a quanto fosse bello
sposarsi e blablabla. Non sarebbe stato da Emma, ammettiamolo. Mi sono
divertita un sacco a scrivere questa cosa, dunque xD
Spero che vi sia piaciuta e che vi strappi almeno un sorriso. Come sempre
ringrazio di cuore tutte coloro che leggono, seguono e recensiscono. :)
A domani con il prompt: On one of
their birthdays^^
Capitolo 27 *** XXVII: On One of Their Birthdays ***
XXVII:
On One of Their Birthdays
Emma
era davvero esausta, quella sera.
Uscì
dall’ufficio dello sceriffo, lo chiuse a chiave e si diresse all’auto, felice
di poter finalmente tornare a casa. Agognava il divano con tutta se
stessa,poco le importava che fosse il
giorno del suo compleanno. Non aveva mai festeggiato, e aveva continuato a
farlo anche a Storybrooke.
L’anno
precedente si era persino dimenticata del proprio compleanno. Era a Neverland e la sua mente era concentrata soltanto su Henry
e su come salvarlo.
Giunta
a casa, parcheggiò l’auto nel vialetto e scese, per poi dirigersi alla porta. La
aprì ed entrò.
–
Sono a casa! – si annunciò dunque, come era solita fare. Stranamente, né Henry,
né Neal vennero ad accoglierla, perciò si tolse la giacca e si diresse verso il
salotto. Sembrava che non ci fosse nessuno, in casa; tutte le luci erano spente
e regnava un silenzio piuttosto innaturale.
Non
fece nemmeno in tempo a chiedersi perché la casa sembrasse vuota: non appena
varcò la soglia del salotto, le luci si accesero come per magia – e probabilmente
fu così, data la presenza di Regina – e un gruppo di persone le si fece
incontro augurandole buon compleanno.
C’erano
tutti: i suoi genitori, Regina, Archie, Ruby, Pinocchio, Marco, Granny, la Fata Turchina, Ashley, Sean e Alexandra, Leroy e il resto dei nani… E infine
i probabili architetti di quella sorpresa: Henry e Neal.
Emma
sentì gli occhi farsi lucidi: era la prima volta che qualcuno le organizzava
una festa a sorpresa. La stanchezza accumulata durante la giornata svanì tutta
d’un colpo, sostituita da una grande gioia.
Con
suo figlio da un lato e Neal dall’altro, e i genitori di fronte a lei, un unico
pensiero le si affacciò alla mente: il desiderio che aveva espresso due anni
prima si era finalmente avverato.
Non
avrebbe più passato un compleanno in solitudine, ma lo avrebbe fatto circondata
da persone a lei care.
Note
Sì, lo ammetto, c’è poco Swanfire. Ma Emma nella 1x01
mi ha sempre fatto una gran tenerezza, quando festeggia il compleanno da sola,
e così ho voluto renderle questo omaggio.
Spero
che vi sia piaciuta^^
Ringrazio
come sempre chi segue questa raccolta, siete tutte gentilissime e mi riempite
di gioia.
A
domani con il prompt: DoingSomething Ridicoulous^^
Emma
e Baelfire avevano trovato una bella sistemazione nei boschi, dopo che lei era
fuggita dal proprio destino infelice da principessa volta a sposare un uomo che
i genitori avevano scelto per lei.
Si
trattava di una casetta in pietra a due piani abbandonata da anni che loro
avevano eletto a dimora, dopo averla rimessa in sesto e resa accogliente.
Erano
felici, insieme, nonostante la loro fosse una situazione ai limiti
dell’assurdo.
Una
principessa in fuga e il figlio del decaduto Signore Oscuro che vivevano nei
boschi come due normali persone innamorate?
Chiunque
ne sentisse parlare non poteva fare a meno di pensare che non ci fosse nulla di
più ridicolo.
Note
Eccomi
qui con il terzultimo prompt, che mi ha messa in
difficoltà. È il massimo che sono riuscita a fare, chiedo venia! Cercherò di
riscattarmi con i due prompt mancanti, anche se la
vedo dura xD
Grazie
come sempre a tutte coloro che seguono, leggono e recensiscono!
Sedeva
in un letto di ospedale, circondata dalla propria famiglia: Neal era seduto
accanto a lei e reggeva tra le braccia una neonata addormentata, mentre lei
stringeva un neonato altrettanto serafico. Henry era seduto ai piedi del letto,
con le ginocchia raccolte al petto.
–
Avete già deciso come chiamarli? – domandò, con un sorriso. Era entrato nella
stanza da poco, dopo che David e Mary Margaret se n’erano andati, dato che il
regolamento dell’ospedale non ammetteva più di due visitatori alla volta per
paziente, e così lui era rimasto fuori mentre i due nonni, a turno, davano il
benvenuto ai nuovi nati.
–
No, non ancora – rispose Emma, con un sorriso.
–
Volevamo sentire il tuo parere in proposito – spiegò Neal. Lui ed Emma, fin
dalla prima ecografia, erano stati concordi nel decidere di non voler sapere il
sesso dei nascituri. Volevano che fosse una sorpresa, nonostante si fossero già
stupiti nel venire a conoscenza di essere in attesa di due gemelli.
–
Davvero? – chiese conferma Henry, e i due genitori annuirono. – Avete già
qualche idea?
Emma
e Neal si guardarono divertiti. La verità era che non si erano mai messi a
discutere ponderatamente riguardo il nome da dare ai propri figli, ci avevano
sempre scherzato su avanzando proposte assurde, ma mai nulla di serio.
–
No, nessuna idea – disse Emma, con un’alzata di spalle.
–
Abbiamo un bel lavoro da fare, allora – decretò Henry, avvicinandosi un po’ di
più ai genitori e ai fratellini.
Note
Eccomi
qui anche quest’oggi. Non avevo moltissime idee, ad essere onesta, ma ho
cercato di dare una degna conclusione alla storyline
futura che ho prospettato per questi due.
Non
sapevo se rendere il neonato maschio o femmina, poi mi sono ricordata che David
ha un fratello gemello, e quindi che avrebbe potuto esserci la possibilità che
Emma fosse incinta di due gemelli ed ecco qui, un maschietto e una femminuccia.
Onde evitare di dare nomi banali, ho preferito lasciare la scelta in sospeso.
Spero
che nonostante tutto vi sia piaciuta^^
Come
sempre ringrazio di cuore chi legge, segue e recensisce. Ora che siamo ad un
passo dalla fine, mi rendo conto che senza il vostro sostegno forse la raccolta
non sarebbe quello che è ora. Grazie!
Domani
mi spetta il prompt che temo fin dall’inizio della
challenge: Doingsomething
hot. Aiuto!
L’aria
della sera era leggermente frizzante, ma Emma e Neal non se ne rendevano conto.
Stavano bene, in macchina, talmente bene che i vetri erano completamente
appannati, resi tali dai loro gemiti e sospiri.
–
Se ci vedesse qualcuno – sussurrò Neal all’orecchio della ragazza –
rischieremmo una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, lo sai?
–
Su un’auto rubata, per di più – volle precisare Emma, prima di infilare le mani
sotto la sua t-shirt per poi sfilargliela. Conosceva Neal soltanto da quella
mattina, eppure non si pentiva di essere già arrivata a quel punto. Erano stati
insieme tutto il giorno e l’intesa era stata così immediata che tutto era
successo in modo naturale. Erano rimasti tutto il giorno al parco in cui Neal l’aveva
portata, dopodiché erano tornati all’auto quando ormai era buio, ed Emma aveva
guidato fino al vicolo in cui quella mattina aveva rubato l’auto. L’idea era
quella di dormire lì, ma una volta sistemati sui sedili posteriori avevano
iniziato a baciarsi con una foga sempre maggiore finché Neal non si era messo a
sedere ed Emma gli era montata sopra a cavalcioni per permettergli di sfilarle
il vestitino a fantasia scozzese che indossava e che ora giaceva dimenticato
sul sedile del passeggero.
–
Sono contento che tu abbia scelto di rubare proprio quest’auto – bisbigliò Neal,
afferrandola per i fianchi per poi farla stendere sui sedili, sotto di sé. Si liberò
dei jeans, restando così soltanto in biancheria intima, e tornò a baciare Emma,
che lo strinse a sé, bramosa di sentire quella pelle bollente a contatto con la
propria. Ebbe un fremito quando avvertì la sua virilità tra le sue cosce, e le
venne istintivo allacciargli le gambe dietro la schiena.
Le
dita di Neal percorsero i suoi fianchi fino all’orlo delle mutandine, per poi
fermarsi. A quel punto il ragazzo si separò da Emma e la guardò negli occhi,
improvvisamente serio.
–
Sei sicura? – le domandò con voce roca.
Emma
gli prese il volto tra le mani e annuì, prima di posargli un lieve bacio sulle
labbra. – Sicurissima – ribadì, per poi rivolgergli un’occhiata maliziosa e far
entrambe le mani sul suo petto, fino ai fianchi, fino ai boxer, che nel giro di
pochi secondi vennero lanciati in un angolo imprecisato dell’auto, seguiti poi
dalle mutandine e dal reggiseno di Emma.
Quella
fu la prima di tante notti di passione e di amore, la prima volta in cui Emma e
Neal si unirono fino a formare una cosa sola, il primo istante in cui capirono
di costituire un incastro perfetto e di voler trascorrere insieme il maggior
tempo possibile.
Note
Ed
eccoci alla fine di questa raccolta, con il prompt
più ostico di tutti. Spero di non aver fatto un disastro, non ho mai scritto
scene del genere perché non mi reputo in grado e mi vergogno un sacco,
nonostante la mia mente sia tutt’altro che pudica. xD
Spero
si sia capito, ma si tratta di una sorta di prosecuzione del prompt XII, Making Out.^^ Ed è
ambientata nel maggiolino giallo perché reputo sia un luogo simbolo del loro
amore, se non addirittura il simbolo stesso.
Mi
dispiace che la challenge sia finita, ma in futuro continuerò a scrivere su
Emma e Neal, sperando che la serie tv continui a darmi ispirazione. Nel frattempo,
ringrazio tutti voi che mi avete seguita; non mi aspettavo che la raccolta
potesse piacere così, dato che il pairing da quel che
vedo non è molto amato… Mi avete resa felice, con le
vostre letture e le vostre recensioni. :)