Il sigillo del Cielo di Liberty89 (/viewuser.php?uid=56500)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Una giornata quasi tranquilla ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Passato e futuro non sono poi così lontani ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Fiducia ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Presa di coscienza ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Famiglia unita ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI: Cielo tempestoso ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: Questione d'abitudine ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII: Scioglimento ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX: La Fiamma del Cielo ***
Capitolo 10: *** Capitolo X: L'Ultimo Desiderio di Tsuna ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI: L’unione dei due Cieli ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII: Vero Cielo, stesso Cielo ***
Capitolo 1 *** Capitolo I: Una giornata quasi tranquilla ***
Titolo: Il
sigillo del Cielo
Autore:
Liberty89
Genere:
Avventura, azione, comico a tratti
Rating:
Giallo
Personaggi:
Un po’ tutti, Sawada Tsunayoshi
Pairing:
Nessuna coppia in particolare.
Avvertimenti:
Interpretabile come “What if?”
Note dell'autrice:
*sbircia da dietro un angolino* Buona sera…? Sono arrivata
anche in questo fandom a dare fastidio x3 Dunque, questa fic
che non
so quanto verrà lunga né con che frequenza la
aggiornerò, si inserisce dopo la saga dei
Millefiore, quindi alla fine dell’anime. Ho messo
l’avvertimento “What if?” per precauzione
più che altro, perché volendo guardare la trama
del manga, se si inserisse lì cambierebbe non poco lo stato
delle cose xD Ma non siamo qui a mettere lo smalto ai piccioni, per cui
buona lettura! :3
Disclaimer: i
personaggi e l'ambientazione della fic non mi appartengono, ma sono
proprietà degli aventi diritto. La fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
Il sigillo del Cielo
Capitolo I - Una giornata quasi
tranquilla
Quella mattina, Sawada Tsunayoshi si era alzato di buon'ora con un gran
sorriso e una strana voglia di mettersi all'opera in qualcosa. Persino
seguire gli assurdi allenamenti del suo bizzarro insegnante privato,
che al contrario, gli aveva fatto capire da subito che quel giorno
voleva riposarsi e lui doveva fare lo stesso, perché il
giorno dopo avrebbero recuperato. A quel punto, il quindicenne si era
congedato con una risatina rassegnata, dicendogli che sarebbe uscito
quantomeno a far due passi, visto che era una bella e soleggiata
Domenica di Maggio.
L'Arcobaleno annuì soddisfatto. -D'accordo, ma non andare da
solo, chiama Gokudera e gli altri.- consigliò, fermandolo
sull'uscio. -Non si sa mai cosa può accadere e sei pur
sempre il futuro Boss della Famiglia Vongola.-
Il ragazzo scosse il capo, archiviando la storia della Mafia e del suo
presunto ruolo di capo, nonostante avesse detto più volte
che non ci teneva minimamente a diventarlo. -Sì, non
preoccuparti, mi aspettano tutti davanti alla scuola, tranne
Gokudera-kun, che credo si stia precipitando qui.-
Sceso in cucina, il castano aveva trovato un placido quadro di
serenità e l'aveva osservato con un sorriso intenerito. Sua
madre che trafficava ai fornelli con un'espressione radiosa con Bianchi
al suo fianco che studiava ogni suo gesto, come se volesse imprimerselo
nella memoria, mentre seduti al tavolo, Lambo, I-Pin e Fuuta erano
tutti presi dai loro disegni e strani discorsi che nessuno a parte loro
avrebbe compreso.
-Buongiorno!- esclamò, attirando l'attenzione su di
sé e ottenendo in cambio un tripudio di sorrisi calorosi.
-Oh, Tsu-kun! Ben svegliato!- lo salutò Nana, facendogli
cenno di sedersi a tavola per mettergli davanti un'abbondante
colazione. -Sei mattiniero oggi.-
Il giovane annuì. -Vado a fare un giro.-
annunciò, rubando una fetta di pane tostato. -Mi basta
questa per oggi!-
-Sei sicuro? Non è poco?- si preoccupò sua madre,
accigliandosi appena.
-Tranquilla, se mi viene fame rimedierò.- rispose,
avviandosi verso la porta d'ingresso. -Ci vediamo più tardi!-
-Tsuna! Aspetta!- gridò il bambino pezzato, abbandonando i
suoi disegni per corrergli incontro e saltargli in braccio. -Lambo-san
vuole venire con te!- dichiarò, attaccandosi ai lembi della
sua felpa.
-Va bene Lambo.- acconsentì immediatamente,
perché nonostante tutti i guai che combinava un giorno
sì e l'altro pure, era contento di passare del tempo anche
con lui e gli altri membri di quella bizzarra Famiglia che in cuor suo
aveva già accettato. -I-Pin, Fuuta, volete venire anche voi?
E tu Bianchi?- propose agli altri, che scossero il capo e riferirono
che avrebbero aiutato Nana-mama con le faccende domestiche.
Salutati tutti, Tsunayoshi andò all'ingresso e infilate le
scarpe uscì, scorgendo subito la figura del Guardiano della
Tempesta appoggiata al muretto.
-Buongiorno Decimo!- esclamò l'argenteo, rimettendosi in
posizione eretta, pronto a seguirlo fino in capo al mondo.
-Buongiorno Gokudera-kun!- ricambiò, avvicinandosi.
-Andiamo, gli altri ci aspettano davanti alla scuola.-
-Neh Tsuna!- chiamò Lambo quando furono in strada. -Dopo
andiamo al parco? Eh? Ci andiamo?- chiese speranzoso e con una
gentilezza ben diversa dal suo solito imporsi su quello che aveva
cominciato a considerare un fratello maggiore.
-Perché no?- replicò il Cielo, sorridendo al
Guardiano del Fulmine che esultò, rendendolo partecipe di
tutta la sua genuina gioia di bambino.
Hayato osservò con orgoglio il ragazzo al proprio fianco,
quasi invidiandone la pazienza verso quello scricciolo che lui definiva
spesso e volentieri Scemucca, ma ammirando l'affetto che dimostrava per
tutti loro e la capacità di tenerli insieme, uniti, e pronti
a correre l'uno al fianco dell'altro per aiutarsi. Si sorprese
però del tono educato usato dal moro, chiedendosi quanto
l'esperienza del futuro li avesse provati, riplasmati, migliorati e
fatti maturare con le sue battaglie e difficoltà.
Tornò poi a guardare il profilo del giovane Boss, disteso in
un'espressione serena e luminosa, e ancora una volta si disse che gli
sarebbe stato accanto per sempre come suo braccio destro,
perché era quello il suo posto.
Sentendosi osservato, Tsuna girò lo sguardo, incrociando
quello verde dell’italiano, ma non chiese nulla. Si
limitò a donargli un nuovo sorriso, che si estese anche alle
calde iridi castane.
Quel giorno era semplicemente perfetto e niente sarebbe potuto andare
storto.
L'esplosione improvvisa ebbe la forza di scaraventarlo tra gli alberi,
che a causa del suo violento passaggio persero diversi rami. Tsuna
strinse i denti e aumentò l'intensità delle
fiamme sui propri palmi per frenare la sua corsa e spingersi fuori dal
boschetto che circondava il tempio di Namimori.
Avevano deciso di passarci, dopo il consenso di Lambo, per allungare un
po' la strada che li avrebbe portati al parco e mai avrebbero pensato
di finire sotto l'attacco di una Famiglia rivale dei Vongola, giunta
dall'Italia per uccidere il futuro Decimo Boss, o almeno questo era il
poco che aveva compreso dal discorso megalomane del sottoposto che
stava guidando l'operazione. Un uomo imponente dalle spalle larghe e
braccia muscolose, che brandivano una larga e letale scimitarra,
bruciante di Fiamme color magenta, simbolo inequivocabile della
Tempesta, e che si era presentato come Fernando, capitano della Prima
Divisione dei guerrieri della Famiglia Corallo, proveniente dalle coste
toscane.
Messo da parte il panico e lo sgomento iniziali -sì
perché ormai si era arreso all'idea di poter vivere una
giornata normale e tranquilla-, Tsunayoshi si era infilato i guanti di
lana e inghiottita una pillola dell'Ultimo Desiderio s'era lanciato
verso gli avversari seguito dai suoi Guardiani, tranne Chrome
perché non era riuscito a rintracciarla quella mattina, a
differenza di Hibari che era comparso da chissà dove
all'inizio della battaglia per mordere a morte
quei folli che avevano osato mettere piede a Namimori, disturbandone la
quiete domenicale.
In breve si era ritrovato a fronteggiare il capo della fazione
avversaria in un uno contro uno e la scimitarra gli aveva inferto
più di una ferita, il cui sangue ora gli insozzava gli abiti
insieme alla polvere. La sua Fiamma del Cielo comunque non era stata da
meno e aveva restituito con gli interessi quanto ricevuto. Si erano
affrontati per lunghi minuti, indietreggiando e avanzando a un ritmo
quasi regolare, finché l’uomo non aveva provocato
l’esplosione che l’aveva gettato lontano.
Ora, dall'alto della sua postazione, il Cielo studiò la
situazione e si preoccupò. I nemici non erano quel grande
esempio di forza, ma erano tanti e per uno che veniva sconfitto, tre ne
prendevano il posto e i suoi compagni stavano lentamente cedendo a una
stanchezza logorante.
Serrò i pugni, nervoso, sarebbe bastato un X-Burner per
spazzare via tutti quegli avversari, ma non poteva usarlo,
perché il rischio di coinvolgere persone innocenti era
troppo alto. Schivò un proiettile di Fiamme e
guardò sotto di sé quando udì delle
urla spaventate e il richiamo disperato di Lambo.
-Kyoko-chan! Haru!- urlò Tsuna, scendendo in picchiata e
mettendosi davanti alle ragazze con il mantello del Primo
già aperto per avvolgerle.
La scarica di proiettili avvolti dall’attributo Tempesta
arrivò in un istante, ma nemmeno un colpo passò
attraverso la stoffa nera, che come un muro insormontabile, era stata
posta a difesa del Decimo e della sua Famiglia.
-Tsuna-kun…- balbettò Sasagawa, fissando con
occhi spalancati la schiena del ragazzo, e scorrendo con timore sulle
macchie di sangue.
-State bene?- chiese lui, voltando appena il capo per incrociare i loro
sguardi.
Haru annuì, stringendosi il Guardiano del Fulmine al petto
per cercare di placare il suo pianto. -Lambo-chan, calmati. Adesso
c'è Tsuna-san qui con noi.-
Il bambino tirò su col naso, annuendo e girandosi verso
Sawada, che nonostante la serietà delle iridi color arancio
riuscì a trasmettergli un senso di pace e
tranquillità. Qualcosa, però, si mosse nel cuore
del giovane Bovino: avvertì un senso di impotenza e al
contempo un desiderio enorme di aiutare il suo Boss per farlo tornare
spensierato come quando giocavano insieme.
-Kyoko-chan.- chiamò il castano, mentre le porgeva il lembo
del mantello. -Tenetelo e usatelo per ripararvi, purtroppo,
è impossibile allontanarsi da qui.-
-Ma Tsuna-kun, tu come farai…?- replicò lei
impaurita, stringendo la mano dell'altro.
-Non preoccuparti per me.- disse solamente, prima di abbandonare la
sicurezza del mantello del Primo per rigettarsi nella mischia, di cui
iniziava a essere stanco.
In meno di un battito di ciglia si ritrovò circondato dagli
avversari che lo puntarono, chi con armi tradizionali, chi con armi
avvolte dalla Fiamma dell'Ultimo Desiderio. Li scrutò tutti
e sollevò i pugni, pronto a riprendere lo scontro e
concluderlo il più velocemente possibile. Sentiva forti e
chiare le voci degli amici che stavano tentando di raggiungerlo, fra
tutte quella di Gokudera che si stava facendo strada a colpi di
dinamite.
All'improvviso partirono dardi e fendenti e Tsunayoshi si difese
tracciando una scia di fiamme tutt'attorno a sé, che ridusse
in brandelli i colpi degli avversari. Fu in quel momento che il Cielo
si accorse di una presenza al suo fianco a cui rivolse una rapida
occhiata.
-Reborn.- pronunciò calmo.
-Scusa il ritardo. Si è presentata una faccenda abbastanza
importante e non sono potuto arrivare prima.- spiegò il
killer. -Ho anche recuperato Chrome, ora dovrebbe essere più
semplice liberarsi di tutti questi moscerini senza fare troppi danni.-
Infatti, verso la zona più esterna della battaglia, avevano
cominciato a levarsi grida di terrore e dolore, miste a qualche sparuto
ordine di mantenere i ranghi serrati.
-Quale faccenda?- indagò il giovane Boss, a cui non era
sfuggito il tono serio del bambino.
-È una cosa delicata Tsuna, ne parleremo più
tardi a casa.- rispose Reborn, lasciando intendere che non avrebbe
detto nulla di più.
L'altro annuì, fidandosi delle decisioni dell'Arcobaleno.
-Sai qualcosa su questa Famiglia?-
-Non molto, so solo che hanno chiesto di entrare a far parte
dell'Alleanza, ma non sono stati accettati.-
-Perciò questa è una vendetta.-
-Precisamente, ma né il Nono né il CEDEF si
aspettavano una simile eventualità.- chiarì
l'insegnante, aprendo la mano per invitare il piccolo Leon a mutare il
proprio aspetto in quello di una pistola. -Che ne dici di fare piazza
pulita?-
-Quando- il castano s'interruppe a causa di nuove urla provenienti dal
punto in cui aveva lasciato le ragazze e il giovane Bovino, che era
fuggito dalla protezione del mantello del Primo per correre verso di
lui.
-Tsuna!- chiamò a gran voce.
-Lambo torna indietro!- ordinò Sawada, girandosi per andare
incontro al suo Guardiano e affidandosi alla copertura del killer.
-No! Lambo-san vuole aiutare Tsuna!- affermò il bambino
pezzato, mettendosi le mani nella capigliatura afro e tirando fuori il
Bazooka dei Dieci Anni.
Sgranando gli occhi, Vongola Decimo pensò che forse la
presenza della versione adolescente del Fulmine sarebbe stata
effettivamente d'aiuto in quella situazione. Tuttavia,
avvertì un brivido intenso corrergli lungo la schiena quando
vide che l'arma viola era puntata su di lui. In pochi effimeri istanti
lo inghiottì, sparandolo nel futuro e liberando una nuvola
di fumo rosa; immediatamente, il mantello del Primo lo seguì
in quel viaggio, svanendo con un sonoro “puff” e
lasciando gli astanti sconvolti e stupefatti.
Giunti in quel momento nel centro di quella baraonda, Gokudera e gli
altri Guardiani osservarono la scena con orrore e preoccupazione
più o meno evidente, per essere sostituita l'attimo dopo da
un moto d'impazienza e curiosità, mentre un'inconscia
domanda si faceva largo nella mente di ogni membro della Famiglia
Vongola: come sarebbe stato il loro Boss più vecchio di
dieci anni?
La nube rosa s'era espansa in ogni direzione, celando Lambo, la sua
bizzarra arma e la versione futura del castano. Tutto pareva essersi
fermato, come in una stasi profonda, e il silenzio corse ovunque, fino
tra i ranghi degli avversari, che avevano alzato la guardia, pronti a
respingere qualsiasi diavoleria fosse capitata loro davanti.
-…Decimo?- chiamò Smoking Bomb, deglutendo e
rompendo quello strato d'invisibile ghiaccio.
Fu uno sbuffo quasi divertito a rispondergli. -Sembra che qui ci sia un
po' di confusione.-
Era matura quella voce, più profonda, ma il timbro era
inconfondibile.
-Decimo!- ripeté l'argenteo. -Tutto bene?!-
-Tranquillo Hayato, sto benissimo.- replicò il ragazzo,
incamminandosi per uscire dal fumo. -E sono certo che anche il me
stesso di questo tempo sia in salute, quindi rilassati.- concluse,
mostrandosi a tutti i presenti, che lo studiarono da capo a piedi.
L'ormai giovane uomo, molto più alto del se stesso
quindicenne, vestiva con un completo nero perfettamente in ordine,
accompagnato da una camicia bianca, una cravatta anche lei color pece e
un ampio mantello posato sulle spalle. I capelli castani, come sempre
un po' arruffati e fatti alla loro maniera, gli incorniciavano il viso
fino a metà guancia, ciò che però
attirò maggiormente l'attenzione dei compagni di Sawada
furono l'espressione del suo viso e i suoi occhi. Entrambi seri, come
quando il loro Boss era in Hyper-mode, ma allo stesso tempo trasudavano
una tranquillità senza pari in cui tutti riconobbero il loro
solito Tsuna. Vedevano, però, che tra quest'ultimo e il
venticinquenne che avevano davanti c'era un profondo abisso di
differenza a cui non riuscirono a dare un'origine.
-E tu chi saresti?!- sbraitò il comandante di quel folle
attacco, puntandogli contro la propria scimitarra avvolta dalle Fiamme
della Tempesta.
Il castano gli rivolse un'occhiata indecifrabile. -Non mi riconosci?
Sono il Decimo Boss della Famiglia Vongola, Sawada Tsunayoshi.- rispose
con incredibile cortesia. -Se non ricordo male, siete qui per
eliminarmi, o sbaglio?- disse, mostrando un'espressione pacata che ebbe
il potere di far rabbrividire l'uomo e tutti i suoi compagni.
-Oi Sawada!- esplose il Guardiano del Sole, riprendendosi a quelle
parole e piazzandosi davanti a lui, imitato immediatamente dalla Nebbia
e dalla Tempesta, mentre Yamamoto e Hibari affiancavano l'Arcobaleno
più avanti. -Non provocarli in questo modo estremo!-
L'altro si lasciò sfuggire una risatina. -Oh, Ryohei
onii-san, non preoccuparti.-
Il boxeur quasi trasalì nel sentirsi chiamare per nome,
esattamente com'era stato per Gokudera poco prima. I due ragazzi
osservarono il loro Boss dal basso all'alto con sguardo indagatore,
spostandosi per farlo passare quando s'incamminò tra di loro
con andatura sicura.
-Chrome-chan.- chiamò, attirando l'attenzione della ragazza
che sobbalzò.
-Sì, Boss?- rispose cauta, mentre si girava, non sapendo
come comportarsi con quella figura un po' misteriosa, che le rivolse un
caldo sorriso rassicurante, splendido come quelli che era abituata a
vedere.
-Per favore Chrome-chan, andresti da Haru e Kyoko-chan con questo?-
chiese, porgendole il mantello che gli copriva la schiena. -Vi
servirà, non vorrei che vi faceste male.-
Dokuro annuì, prendendo l'ampio soprabito e arrossendo
quando le mani calde dell'uomo sfiorarono le sue. Dopodiché
corse per fare ciò che le era stato chiesto, senza perdere
il colore sulle guance al ricordo di quel diminutivo affiancato al
proprio nome.
-Grazie. Ah, onii-san, puoi occuparti di Lambo?- continuò,
voltandosi appena nella sua direzione.
-Certo!- esclamò Sasagawa dopo un istante di smarrimento per
correre dal Bovino, che se ne stava ancora a terra con il Bazooka tra
le mani.
-Ehi Tsuna.- chiamò l'Arcobaleno, puntando le iridi scure
sull'allievo, che ricambiò lo sguardo con assoluta calma
mentre s’infilava i guanti. -Hai le pillole con te?-
-No, non ne ho bisogno.-
-Che vuoi dire?- domandò Reborn incuriosito, mentre un
dubbio cominciava a germogliare tra i suoi pensieri.
-Esattamente quello che ho detto. Non uso più le pillole
né i tuoi proiettili da parecchio tempo.- spiegò.
-Ora devo chiedervi di stare indietro. Anche tu Hibari-san.-
proseguì, calcando molto sulle sue ultime parole senza
girarsi verso il loro destinatario.
-Non osare dirmi quello che devo fare, erbivoro.- ribatté
con irritazione la Nuvola, alzando i tonfa.
Il suo stato d'animo poi, non poté che crescere quando
avvertì una risatina provenire da Vongola Decimo.
-Vuoi che ti morda a morte?!-
-Scusa Hibari-san, è davvero molto tempo che non mi sento
chiamare in quel modo.- confessò, voltandosi. -Ora per
favore, stai indietro. Raggiungete gli altri, sarete più al
sicuro.-
-Ma… Tsuna, cos'hai intenzione di fare?- si
azzardò a chiedere Yamamoto, attirando gli occhi del Boss e
incrociandoli con i propri.
-Pulizia.- rispose semplicemente, mentre le iridi si tingevano
d'arancio, sulla sua fronte compariva la Fiamma dell'Ultimo Desiderio e
i suoi guanti di lana divenivano di lucido metallo per poi essere
circondati dalle tumultuose lingue di quella stessa fiamma, molto
più pura e splendente di quella che conoscevano e che
emanava una potenza incredibile solo guardandola.
-Presto! Indietro!- avvertì il killer, saltando sulla spalla
del Guardiano della Pioggia, che si allontanò seguito da un
reticente Hibari.
Ciò che accadde poco dopo, nessuno l'avrebbe mai
dimenticato.
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Capitolo 2 *** Capitolo II: Passato e futuro non sono poi così lontani ***
Buongiorno a tutti! :3
Sono circa quattro giorni che sono più simile a una palletta
di soffice felicità che a una persona normale (?) e il
merito è tutto di voi lettori! Non mi aspettavo che il primo
capitolo di questa fic -nata per puro caso durante un viaggio in metro-
potesse piacere così tanto a così tante persone e
ne sono felicissima! Spero che il seguito non vi deluda:
sarà un capitolo più lungo e di transizione, ma
necessario per capire in quale vespaio sta per finire la Famiglia
Vongola. Ci rivediamo in fondo per le note conclusive. Buona lettura!!!
Capitolo II - Passato e futuro
non sono poi così lontani
Gli stolti che avevano creduto di uscire vincitori dall'impresa di
uccidere Sawada conobbero la disfatta più totale.
La pura Fiamma color arancio si sollevò in un concerto di
sfrigolii e ruggiti strozzati, quasi fosse impaziente di compiere il
suo dovere, poi guizzò, seguendo le istruzioni di un ordine
silenzioso. Si gettò sui suoi bersagli come un leone
affamato, colpendole tutte nello stesso momento, tramutando la piazza
antistante il tempio in una bolla di riflessi gialli, arancio e rossi.
In una manciata di istanti, gli uomini della Famiglia Corallo furono
travolti dalle Fiamme del Cielo, che distrussero ogni arma,
serpeggiando tra di loro come una violenta onda marina, e li spazzarono
letteralmente via senza però mietere alcuna vittima al loro
passaggio.
I membri della Famiglia Vongola, invece, osservarono tutto con un misto
di timore e meraviglia. Il Boss si era limitato a compiere un movimento
delle mani e le Fiamme erano scattate in avanti come cani da caccia
alla ricerca della preda. Fissarono la sua schiena, trovandola grande e
forte e per alcuni, il timore iniziale mutò in orgoglio,
perché quella era la prova che Sawada Tsunayoshi era il vero
erede del titolo di Boss. Primo fra tutti, fu Smoking Bomb a sentirsi
fiero di essere il suo braccio destro.
Quando quel selvaggio ma controllato inferno si placò, lo
spiazzo era cosparso di uomini feriti e doloranti, che si stavano
pentendo fino alle lacrime di aver osato posare piede in Giappone e,
soprattutto, che avevano avuto l'ardire di mettersi contro i Vongola.
-Perché non li hai uccisi?- domandò Reborn,
affiancando l'allievo, che già aveva spento la Fiamma sulla
fronte e stava riponendo i guanti nelle tasche della giacca.
-Non è compito mio.- spiegò semplicemente.
-Immagino che tu abbia già avvertito quelli del CEDEF.-
Il bambino annuì, ghignando. -L'ho fatto venendo qui,
perché sapevo che sarebbe finita così in ogni
caso.-
-Mi conosci troppo bene.- ammise il castano, per poi girarsi a guardare
la versione giovane della sua Famiglia e venire travolto dal Guardiano
del Fulmine, che gli saltò tra le braccia.
-Tsuna!- urlò piangendo. -Lambo-san voleva aiutarti!-
continuò, zittendosi l'attimo dopo quando avvertì
una carezza sul capo.
-Lo so Lambo, e hai fatto un ottimo lavoro.- disse Tsunayoshi,
donandogli un'occhiata soddisfatta.
-Davvero?- chiese il bambino, dubbioso.
-Certamente.-
-Lambo-san è il migliore!- esclamò felice
l'altro, stringendosi alla giacca dell'uomo. -E sono stato
più bravo di Stupidera!- affermò poi, voltandosi
verso la Tempesta per fargli una linguaccia, che gli ringhiò
contro.
-Dannata Scemucca!-
-Calma Hayato, calma.- rise Sawada. -Mi mancano un po' questi vostri
discorsi, infatti quando il vostro Lambo finisce da noi ne approfitto
sempre, se posso. Peccato che duri così poco.-
-A proposito.- intervenne l'Arcobaleno. -I cinque minuti sono
già passati, perché tu sei ancora qui?-
La risata lievemente isterica di Yamamoto anticipò la
risposta. -Credo che ci sia un problema…- esordì,
mostrando il Bazooka dei Dieci Anni che teneva tra le braccia, ancora
fumante e, soprattutto, crepato in diversi punti lungo la canna. -Temo
che si sia rotto…-
-Cosa?!- esplose Gokudera. -E che ne sarà del Decimo?!-
-Hayato rilassati.- asserì il venticinquenne. -Ti assicuro
che non accadrà nulla di male al vostro Tsuna. Quando ci
siamo scambiati ero nel mio studio insieme al te stesso futuro, quindi
non c'è assolutamente nulla di cui preoccuparsi.-
-Tu lo sapevi che sarebbe successo, vero?- domandò Reborn,
puntando nuovamente gli occhi scuri sul castano, che in risposta gli
donò un semplice sorriso.
-Boss…- chiamò la Nebbia, affiancata dalle altre
due ragazze. -Ecco.- aggiunse, porgendogli il mantello.
-Grazie Chrome-chan.- rispose lui, lasciando che Lambo saltasse tra le
braccia di Haru, la quale lo stava fissando con occhi sgranati e
increduli, e riprendendo l'indumento per metterselo sulle spalle.
-Tu… sei davvero Tsuna-kun?- domandò Sasagawa,
studiando il ragazzo dalla testa ai piedi.
-Sono proprio io, Kyoko-chan.- assicurò con dolcezza,
dandole la prova di essere la stessa persona che stava sostituendo.
-Credo sia meglio andarcene da qui e trovare un posto dove parlare in
tutta tranquillità.- riprese, guardando le scale che
portavano al tempio che ora pullulavano di membri del CEDEF. -E
propongo di recarci a scuola, se non sbaglio oggi è
Domenica, quindi nessuno potrà disturbarci. Sempre che
Hibari-san sia d'accordo.- concluse per poi rivolgere un'occhiata
eloquente al Guardiano della Nuvola.
-Tsk. Se osi danneggiare la scuola o violarne il regolamento ti
morderò a morte, sappilo.- avvertì il moro,
riponendo i tonfa e avviandosi per contro proprio.
-Grazie Hibari-san, ci riuniremo nell'aula del Comitato Disciplinare.-
Kyoya si fermò immediatamente. -Cos'hai detto?-
-Che useremo l'aula del Comitato Disciplinare, ah, dimenticavo. Vorrei
che venissi anche tu, la questione di cui parleremo è
importante e sarà necessaria la presenza di tutti i
Guardiani.- spiegò, ignorando palesemente l'aura omicida che
la Nuvola aveva iniziato a emanare come un gas.
-Mi sembra di averti già detto di non darmi ordini.-
-Hibari.- s'intromise Reborn, attirando l'attenzione del ragazzo.
-Tsuna mi ha anticipato, ma sappi che se non fossi stato qui, ti sarei
venuto a chiamare io.-
Il giovane rimase in silenzio per qualche secondo, valutando le parole
del killer, dopodiché si girò senza dire nulla e
s'incamminò nuovamente. -Tsk. Verrò solamente
perché ci sarà il bambino.-
Quando si fu allontanato, sparendo oltre la scalinata del tempio,
Vongola Decimo sospirò. -È sempre difficile
trattare con lui, ma almeno da adulto sarà più
ragionevole.-
-Abbiamo perso fin troppo tempo, andiamo.- sentenziò
l’Arcobaleno poco dopo, saltando sulla spalla di Yamamoto.
Dopo quelle parole, il gruppo si mosse per lasciare il tempio di
Namimori con Tsuna nel mezzo, affiancato dal suo giovane braccio
destro, che si sforzava di non fissarlo per non essere maleducato.
Tuttavia, non riuscì a resistere molto e i suoi occhi verdi
di tanto in tanto schizzavano a studiare il profilo del venticinquenne
che con un sorriso e uno sguardo pieno di nostalgia, si guardava
attorno come se volesse far combaciare i propri ricordi con quanto
stava vedendo. Deglutì Gokudera, pensando alle mille e
più domande che avrebbe voluto porgli, ma che probabilmente
non avrebbero trovato risposta, a causa delle regole non scritte che
vigilavano sui viaggi nel tempo.
Anche il Guardiano del Sole si era ritrovato avvolto da una coltre di
curiosità, che era così pesante da farlo
camminare nel più completo silenzio al fianco del giocatore
di baseball, il quale da parte sua, si limitava a sorridere serafico
come al solito, guidando la muta comitiva. Alle spalle di Sawada e
Smoking Bomb, invece, stavano le tre ragazze e il piccolo Lambo, che
sonnecchiava tra le braccia di Miura. Il trio, esattamente come Hayato,
avrebbe voluto porre una cascata di quesiti, ma sapevano che quello non
era il momento adatto, quindi si limitavano a guardare la sua schiena
coperta dall'ampio mantello nero.
-Eccoci arrivati.- annunciò il Guardiano della Pioggia,
oltrepassando il cancello con nonchalance come se fosse un giorno
qualunque. -Hibari è stato così gentile da
aprirci.- proseguì ridendo allegro.
Al contrario, il Cielo si fermò un istante a osservare
l'edificio, lasciando che la sua mente s’immergesse
nell'oceano della memoria. Nonostante la sua reticenza iniziale
nell’accogliere il suo destino e i guai che aveva portato con
sé, gli mancavano quei giorni all’insegna di mille
avventure e imprevisti. Crescendo, tutto si era fatto più
complesso e quella vena di spensieratezza che l’aveva
accompagnato durante gli anni delle medie, era svanita quasi
completamente. Non rimpiangeva nessuna delle sue scelte e
già da tempo aveva imparato ad accettare i cambiamenti,
necessari o meno che fossero.
-Qualcosa non va Decimo?- indagò l'argenteo preoccupato.
-No, Hayato.- rassicurò, incrociandone le iridi verdi.
-È tutto a posto.- aggiunse, riprendendo a camminare verso
l'ingresso dell'edificio vuoto e a loro completa disposizione.
Salirono le scale e percorsero i corridoi in silenzio,
finché non giunsero all'aula che il Comitato Disciplinare
usava come ufficio, trovando il Presidente già accomodato
sul bordo della finestra.
-Era ora, erbivori.- disse Kyoya. -Muovetevi, altrimenti vi
morderò a morte.- minacciò, invitando caldamente
i nuovi arrivati a prendere posto sul divano e le due poltrone che si
trovavano nella stanza.
Nessuno, ovviamente, pensò neanche lontanamente di
avvicinarsi a quella posta dietro la scrivania, su cui però
saltò il killer, sedendosi sul bordo del ripiano con le
gambe accavallate. Infine, le ragazze si sedettero sul divano, sui
braccioli si accomodarono Yamamoto e Ryohei, mentre Tsunayoshi e
Gokudera occuparono le poltroncine.
In quel frangente, l’Arcobaleno osservò con
minuziosa attenzione il proprio allievo, esaminandone lo sguardo,
l’espressione e la postura, cogliendovi solamente
serietà e la maturità giuste. Soprattutto
nell’ultima trovò i segni di un corretto
insegnamento: elegante e composta, con le gambe accavallate e le
braccia appena incrociate posate sul grembo. Ghignò
divertito, domandandosi grazie a quale miracolo ImbranaTsuna fosse
diventato un simile uomo.
-E così, nonostante tutti i tuoi piagnistei, alla fine sei
diventato realmente il nuovo Boss. Oppure la tua presentazione di poco
fa serviva solamente per intimidire la Famiglia Corallo?-
esordì il tutor, senza abbandonare il proprio sorriso.
Sawada ridacchiò, incrociando lo sguardo scuro
dell’altro. -Nessuna bugia. Non posso dirvi da quanto, ma al
momento sono ufficialmente la guida della Famiglia.-
-E cosa ti ha portato ad accettare il ruolo?-
-Anche questo non posso dirlo, mi dispiace. Rischierei di modificare il
futuro da cui vengo.-
-Lo immaginavo, però una cosa sono certo che potrai
spiegarcela.- proseguì Reborn. -Come facevi a sapere che
saresti rimasto bloccato qui?-
-La risposta è più semplice di quello che pensi:
dieci anni fa, durante lo scontro con la Famiglia Corallo, sono stato
colpito dal Bazooka di Lambo e sono finito nel futuro, scambiandomi con
la mia controparte e restando nel suo tempo per un po’.
Proprio com’è accaduto al vostro Tsuna.-
spiegò, come se fosse la cosa più naturale del
mondo, lasciando interdetti alcuni dei presenti per qualche secondo.
-Mi ricordavo bene di quel giorno e mi aspettavo che sarebbe accaduto
anche a me di tornare nel passato.-
-Quindi era già tutto pronto.- intuì il bambino.
-Esatto. Per questo sono sicuro che il me stesso di questo tempo sta
bene e sono tranquillo.- asserì. -Hayato, invece,
è in ansia da settimane. Salta in piedi anche per uno
starnuto, credendo di vedermi sparire da un momento
all’altro.- raccontò, guardando
l’attuale Smoking Bomb, che arrossì per
l’imbarazzo.
-Gokudera non cambierà mai!- esclamò divertito
Yamamoto, ridendo ancora di più quando l’argenteo
s’indispettì minacciando di farlo esplodere.
-Su, adesso smettetela.- s’intromise il killer. -Abbiamo una
questione piuttosto urgente di cui parlare e immagino che tu sappia
tutto anche di questo, vero Tsuna?-
Il venticinquenne si fece serio all’improvviso, gettando la
preoccupazione in tutti i presenti, persino Hibari
s’incuriosì a quel cambiamento repentino.
-Indovinato. La lettera del Nono è solo il primo passo di un
percorso estremamente difficile.- disse enigmatico.
-La lettera del Nono?- ripeté Gokudera, facendo saltare lo
sguardo dal Decimo al suo insegnante. -Quale lettera?-
L’Arcobaleno sospirò. -Quella che è
arrivata questa mattina. È per leggerla che ci ho messo
tanto a raggiungervi mentre stavate combattendo con i Corallo.-
-E cosa dice?- chiese Yamamoto.
-A dire la verità, non è stato molto chiaro, anzi
il contrario.- riprese il bambino, prendendo la missiva da una tasca
interna della giacca. -Dice solamente di recarci in Italia tra dieci
giorni, io, Tsuna e i suoi Guardiani, perché è
venuto il momento che il sigillo venga sciolto.-
-Sigillo? Ma che significa?- domandò ancora
l’argenteo.
-Non ne ho idea Gokudera, ma-
-Posso spiegarvelo io.- s’intromise Sawada. -Perdonami se ti
ho interrotto, Reborn.- aggiunse, notando il sopracciglio inarcato al
di sotto del fedora nero. -L’unica persona oltre al Nono che
è a conoscenza dei fatti è mio padre, ma so che
non si trova in Giappone al momento, ho ragione?- proseguì,
ottenendo un rapido assenso. -Per cui, rimango solamente io. E intendo
proprio lo Tsunayoshi che avete davanti, perché neanche il
vostro sa nulla di questa storia, o meglio, non lo ricorda
perché tutto risale a quando era un bambino, durante una
visita del Nono.-
-E tu sai tutte queste cose perché ti sono state raccontate
quando sei tornato dallo scambio avvenuto con il Bazooka dei Dieci
Anni, giusto?-
-Proprio così, infatti sarete voi a ripetere la storia al
vostro Tsuna. Ho lasciato detto a chiunque nel mio tempo di non
proferire parola a riguardo, perché siete voi la sua
Famiglia, sarete voi ad aiutarlo quando il sigillo imposto dal Nono
sarà sciolto.- riferì grave, guardandoli uno per
uno.
-Ma perché il Nono avrebbe dovuto usare un sigillo su
Sawada?- rifletté il Guardiano del Sole
all’improvviso, attirando su di sé una serie di
sguardi increduli e stupefatti. -Mh? Che ho detto?-
Smoking Bomb lo stava fissando con occhi a dir poco sconvolti. -Testa a
prato… ha capito davvero? Al primo colpo?-
Il boxeur s’infervorò, arrossendo. -Oi testa di
polpo! Smettila all’estremo di trattarmi da idiota!-
-State calmi dai!- intervenne il Guardiano della Pioggia con una risata
delle sue, cercando di sedare gli animi. -Credo che Tsuna debba dirci
ancora parecchie cose. Sarebbe meglio ascoltarlo, no?-
Quelle parole ebbero il potere di zittire i due litiganti, che avevano
già sfoderato rispettivamente i pugni e i candelotti di
dinamite. Si guardarono in cagnesco ancora qualche secondo,
però, prima di riporre le armi e tornare seduti.
-Takeshi è sempre il migliore quando si tratta di calmare
quei due.- pensò il Cielo, guardando i tre ragazzi con un
piccolo sorriso. -Ryohei onii-san ha fatto la domanda giusta,
comunque.- riprese poi, recuperando l’attenzione di tutti.
-Il Nono sigillò la mia Fiamma dell’Ultimo
Desiderio per impedire che la usassi senza saperlo. Non so di preciso
cosa sia accaduto quella volta, ma mi spaventai e il Nono mi vide
avvolto dalla Fiamma, già intensa nonostante la mia
età, quindi per evitare che facessi del male a me stesso e a
chi mi stava intorno, ha ritenuto necessario impormi un sigillo.-
-È per questo che il Decimo ha sempre bisogno delle pillole
o dei proiettili di Reborn?- domandò Gokudera, ottenendo un
assenso. -Ma non le usava anche Basil le pillole? Ha anche lui un
sigillo?-
-È vero, all’inizio le usava anche lui, ma non ha
nessun sigillo.- rispose Tsunayoshi. -Se ci pensi, il Basil del futuro
non ne aveva bisogno. Semplicemente perché col tempo e
l’allenamento ha imparato a farne a meno, esattamente come
tutti voi.-
-A Tsuna però è capitato di richiamare la Fiamma
dell’Ultimo Desiderio senza l’aiuto delle pillole o
del proiettile!- contestò il Guardiano della Pioggia.
-Quindi lui il sigillo l’ha già oltrepassato!-
-Non sbagli Takeshi, ma pensaci, qual era il suo stato
d’animo in quei momenti?- replicò il Boss.
Il giocatore di baseball sgranò gli occhi, ripensando
all’ultima volta che era accaduto e rivedendo così
nella propria mente, la battaglia contro Byakuran, la morte di Yuni e
la conseguente furia dell’amico.
-Era arrabbiato…-
Il castano annuì. -Le emozioni di una certa
intensità possono aiutare la Fiamma dell’Ultimo
Desiderio a passare il sigillo, dandogli una spinta, diciamo
così, come quando Tsuna assume le pillole o viene colpito da
uno dei proiettili di Reborn.-
-Quindi questo sigillo è così estremamente forte
che Sawada da solo non può romperlo?!- urlò
stupito Sasagawa, attirandosi un’occhiataccia della Tempesta.
-Non è solo forte, ma con gli anni si è fatto
più saldo e si può dire che sia diventato parte
delle Fiamme stesse.-
-Ma…- intervenne Kyoko con voce preoccupata, stringendo il
bordo della gonna tra le dita. -Scioglierlo non farà del
male a Tsuna-kun?-
Il venticinquenne si lasciò andare a un sorriso amaro. -Non
è stato proprio come togliere una scheggia da un dito,
già…- rivelò con sincerità,
facendo sussultare la ragazza. -Perdona la franchezza Kyoko-chan,
l’ultima cosa che vorrei è spaventarti, ma almeno
voi dovete essere pronti in anticipo e parlo soprattutto per i
Guardiani.- chiarì, ricevendo un cenno d’assenso e
uno sguardo di gratitudine dalla giovane, poiché non voleva
più essere tagliata fuori da quel mondo.
-Il sigillo deve essere tolto per forza?- domandò Haru. -Non
può continuare a tenerlo?-
L’uomo scosse la testa. -È sconsigliabile. Il
corpo cresce e con lui anche le abilità, la potenza e la
forza, stessa cosa per le Fiamme. Pensa a cosa potrebbe accadere a una
pentola chiusa, se continuasse a essere riempita d’acqua. Per
Tsuna la Fiamma dell’Ultimo Desiderio diventerebbe seriamente
incontrollabile dal giorno alla notte e non si potrebbe tornare
indietro.- spiegò, trattenendo un brivido al pensiero di
ciò che sarebbe potuto capitare a lui stesso dieci anni
prima.
-Cosa accadrà a Tsuna?- chiese l’Arcobaleno,
spezzando il breve silenzio che era calato nella stanza. -Cosa gli
succederà quando il sigillo verrà rimosso?-
Vongola Decimo fissò per un istante il killer,
dopodiché posò lo sguardo sul tavolino che aveva
davanti senza vederlo realmente, perdendosi nei meandri della sua
memoria e ritrovandosi immerso nei ricordi di quel giorno che
l’aveva cambiato e sconvolto. Le sensazioni e i pensieri che
l’avevano travolto alla rimozione del sigillo tornarono a
galla come infidi rettili predatori, pronti ad attaccarlo di nuovo. Li
ricacciò indietro, chiudendo gli occhi e prendendo un ampio
respiro. Quelle cose facevano parte del suo passato, lui ce
l’aveva fatta, ma era certo che anche il se stesso di quel
tempo sarebbe riuscito a vincere quella nuova e difficile sfida.
-Decimo?- chiamò il Guardiano della Tempesta, mettendogli
una mano sul braccio e riportandolo alla realtà. -Sta bene?-
-Sì, Hayato. Scusate, mi capita spesso di perdermi nei miei
pensieri dimenticandomi del resto…-
-È davvero così terribile ciò che ci
aspetta? Parliamo sempre del nostro ImbranaTsuna?- domandò
ancora l’insegnante, scrutando con occhio critico il proprio
allievo.
-Nonostante le contromisure che prenderete in questi giorni, prima di
recarvi in Italia, Tsuna impazzirà.- svelò,
gettando un’ondata di panico e sconcerto generale.
-Impazzirà e non riuscirà a controllare la Fiamma
del Cielo, perciò quando arriverete alla Base, assicuratevi
della resistenza del posto… ah già, in
particolare il soffitto.-
-Impazzirà…?- balbettò Kyoko,
portandosi una mano alla bocca tremante. -Non ci riconoscerà
più…? O peggio?-
-Vi riconoscerà, ma è proprio questo il
problema…- disse, distogliendo lo sguardo da quello di
chiunque e puntandolo sul pavimento.
-Credo di aver capito…- intervenne Reborn. -Ma ne
riparleremo in seguito. Ora, hai accennato a delle contromisure,
momentanee mi pare di capire, in cosa consistono?-
-L’unica cosa che potrete fare prima della rimozione del
sigillo è abituare Tsuna a vivere costantemente con le
Fiamme dell’Ultimo Desiderio.- rispose, riacquistando la
lucidità.
-Cioè?-
-Dovrà abituarsi a fare anche le più piccole cose
con le Fiamme attive. Andare a scuola, mangiare, persino dormire.
Dovrà abituarsi a sentire le Fiamme scorrere ventiquattro
ore su ventiquattro.- spiegò. -Non è nulla di
diverso rispetto a ciò che fate voi Guardiani. Voi potete
richiamare le Fiamme senza problemi in qualsiasi momento,
perché non avete nulla che le blocca e ormai è un
gesto automatico.- proseguì di fronte alle occhiate
sconvolte della quasi totalità dei presenti. -Per Tsuna
è una cosa completamente differente, perché
finora lui ha usato le Fiamme dell’Ultimo Desiderio solo in
combattimento e con i guanti, infatti nei prossimi giorni
dovrà fare a meno anche di quelli e dell’Anello
dei Vongola.- aggiunse per poi riprendere rapidamente. -A proposito,
assicuratevi che il giorno della rimozione non lo abbia al dito,
né quello di Natsu. Rischiereste di trovarvi ad affrontare
una creatura piuttosto simile a quella che è uscita la prima
volta dalla Vongola Box.-
Al ricordo, Yamamoto, Gokudera e Ryohei tremarono e deglutirono.
-Affrontare hai detto?- s’intromise Kyoya, scoprendosi
particolarmente interessato a quella parte del discorso.
-Sì.-
-Dovremo affrontare l’erbivoro?- domandò poi,
ghignando per l’eccitazione che crebbe ulteriormente quando
ottenne un segno affermativo. -La cosa inizia a piacermi.-
-Cosa?!- esplose la Tempesta, scattando in piedi e fissando il
venticinquenne come se avesse appena urlato la più sacrilega
delle bestemmie. -Noi… dovremo… io
dovrò combattere contro il Decimo?!-
-Hayato…- sospirò Tsunayoshi, sentendosi
improvvisamente stanco. -So che la cosa non ti piace, credimi nemmeno
all’altro te e nemmeno a me quando me l’hanno detto
è piaciuta, ma non c’è altra soluzione.-
-No! Mi rifiuto! Deve esserci un altro modo! È- grido
l’argenteo, interrompendosi e zittendosi l’attimo
seguente.
-Hayato.- pronunciò con spietata freddezza il castano,
guardandolo di traverso con le iridi arancioni ridotte quasi a due
fessure, mentre la Fiamma del Cielo bruciava sulla sua fronte. -Sei un
ragazzo intelligente, perciò siediti e ragiona. Adesso.-
Finalmente a tutti i presenti fu chiara e lampante l’abissale
differenza che stava tra il loro Sawada Tsunayoshi e quello che
arrivava dal futuro. Che fosse più potente, più
abile, l’avevano già capito durante lo scontro con
la Famiglia Corallo, ma solo ora videro cosa si celava dietro la
tranquillità e la dolcezza che vedevano sempre in quegli
occhi: distacco e severità. Persino in Hyper-mode il loro
Tsuna manteneva intatto il calore del loro legame e mai si era permesso
di rimproverare qualcuno dei suoi amici. L’uomo che avevano
davanti, invece, in un attimo aveva stabilito un’incredibile
distanza, quella che tipicamente vigeva tra dipendente e superiore,
cosa che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di vedere.
Addirittura Reborn rimase impressionato da quella presa di posizione e
mutò il proprio pensiero, chiedendosi quale catastrofe, al
contrario di un miracolo, avesse cambiato così tanto il suo
ImbranaTsuna. Sentiva, però, di essere già a
conoscenza della risposta.
Deglutendo a vuoto, Gokudera chinò profondamente il capo in
avanti, stringendo gli occhi e serrando i pugni. -Mi dispiace, Decimo.
Non era mia intenzione…- s’interruppe, non sapendo
realmente cosa dire per scusarsi.
-Lo so Hayato.- replicò il castano con inaspettata calma e
gentilezza, spegnendo la Fiamma del Cielo. -Il problema con te
è che mi sei troppo affezionato… ora, per favore,
torna a sederti e pensa bene a quello che ho detto.-
Smoking Bomb annuì e quasi si gettò nella
poltrona, desiderando per un istante di sprofondarci dentro e sparire.
Non solo aveva fatto una pessima figura come braccio destro, ma aveva
provocato la rabbia del suo Boss che aveva dovuto riprenderlo.
-Gokudera, smettila di piangerti addosso e fai come ha detto Tsuna,
ragiona!- esclamò l’Arcobaleno, attirando le iridi
verdi del ragazzo su di sé, che subito dopo si fece serio e
si mise a riflettere.
-Scusate…- s’intromise Yamamoto. -Quando Tsuna ha
liberato la sua Box Arma la prima volta e ci siamo accorti che era un
mostro, solo il Delfino di Pioggia di Basil era riuscito a domarlo e a
rimandarlo nella sua Box, non si potrebbe fare la stessa cosa?-
-No che non si può, idiota del baseball!- esclamò
il Guardiano della Tempesta. -Non dobbiamo rinchiudere
un’altra volta la Fiamma del Decimo, dobbiamo solo
trattenerla finché il Decimo stesso non si sarà
abituato e non riuscirà a controllarla.-
proseguì, capendo infine cosa dovevano fare, e il cenno
affermativo del venticinquenne, per un momento, lo riempì di
gioia e orgoglio.
-…solo?- ridacchiò isterico il moro. -La fai un
po’ semplice neh, Gokudera…-
-Però è l’unica cosa che potete fare.-
tagliò corto il killer. -Ehi, Tsuna, quanto è
durata?-
-Sapevo che prima o poi me l’avresti chiesto… ma
la verità è che non lo so.- ammise con un sospiro.
-Com’è possibile?-
-Di quel giorno ho dei ricordi molto confusi, per un po’
credo anche di essermi dimenticato dove fossi. La Fiamma
dell’Ultimo Desiderio era… semplicemente troppa e
ne sono stato travolto. Quando è finita, ho perso i sensi
subito dopo e al mio risveglio mi hanno detto che era passata una
settimana. Ho provato a chiedere, ma non hanno mai voluto rispondermi,
forse per non farmi sentire in colpa.- asserì, socchiudendo
le palpebre e cercando di non cadere nuovamente nella spirale dei
ricordi, sempre lì pronta a prenderlo per trascinarlo via.
-Scusi Decimo, avrei una domanda.- disse Gokudera.
-Dimmi pure Hayato.-
-Ma anche la Scemucca dovrà partecipare a questa cosa?-
chiese, indicando il piccolo Lambo, profondamente addormentato tra le
braccia di Haru.
-Dato che è un Guardiano dovrà esserci. Anche il
Fulmine è uno degli elementi che compongono il Cielo, che a
sua volta li racchiude in sé, avvolgendoli, non
dimenticarlo.- replicò Tsunayoshi con un piccolo sorriso.
-Oi Tsuna, devi dirci altro a riguardo?- domandò poi
Yamamoto con aria tranquilla.
Il castano scosse il capo. -No, vi ho detto tutto quello che potevo,
solo un’ultima raccomandazione: state vicini al me stesso di
questo tempo quando tornerà e gli racconterete tutto, visto
che è ancora parecchio restio a voler ricoprire il ruolo di
Decimo Boss.-
-Tutto questo non ci aiuterà di certo a convincerlo.-
sbuffò Reborn, evidenziando tutto il suo disappunto. -Tu per
quanto tempo resterai con noi?-
-Tre giorni, il tempo che ci impiegheranno Spanner e Shoichi-san a
riparare il Bazooka di Lambo. Giannini sarà…
ecco, molto diverso da come lo conosco io ancora per qualche anno.-
disse l’uomo con una nota divertita.
-Perfetto. Mi occuperò personalmente di portare il Bazooka a
quei due.- annuì l’Arcobaleno. -Ci resta solo un
problema da risolvere.-
-Quale?- chiesero in coro i tre Guardiani, insieme a Kyoko e Haru.
-Dove tenere Tsuna in questi tre giorni. Non possiamo mandarlo a casa
sua, nemmeno da Yamamoto, Haru o casa Sasagawa, visto che lo conoscono.-
-Io l’erbivoro non lo ospito.- puntualizzò la
Nuvola, avviandosi verso l’uscita della stanza.
-Spero almeno che coprirai la sua assenza qui a scuola.-
pronunciò il killer, ritenendosi soddisfatto quando
udì uno “tsk” provenire dal Presidente
della Commissione Disciplinare, interpretandolo come la cosa
più vicina a un sì. -Gokudera, a esclusione,
rimani tu. Vivi da solo, quindi non sarà un problema per te
ospitare Tsuna, convincerò Hibari a coprire anche te.-
L’italiano spalancò la bocca per dire qualcosa di
non ben definito, ma la voce del suo futuro Boss lo
anticipò, rubando la sua attenzione completa.
-Sono nelle tue mani, Hayato.-
A quelle parole, l’argenteo si ricompose e si fece serio
più che mai, dopodiché si alzò in
piedi e con sicurezza raccolse la mano destra dell’uomo sulla
propria per poi baciarne appena il dorso delle dita, posando le labbra
sul caldo anello che recava il simbolo dei Vongola. Il castano lo
lasciò fare, intenerito da tutta quella devozione che,
sapeva, in quegli anni non sarebbe cambiata affatto, anzi. Si sarebbe
fatta sempre più intensa e il braccio destro sarebbe
diventato al pari di un’ombra, che vegliava sempre su di lui.
Reborn osservò la scena con soddisfazione, trovando quanto
mai indicato il gesto compiuto da Gokudera, ma per un istante, si
meravigliò nel vedere che Tsunayoshi non si muoveva per
fermarlo, come era certo avrebbe fatto la sua versione quindicenne. Al
contrario, i restanti presenti osservarono tutto con espressioni e
riflessioni più o meno differenti.
Il giocatore di baseball sorrise, trovando semplicemente giusto lo svolgersi
di quel rituale mafioso, e come lui pensò la Nebbia, che si
fermò un attimo in più a guardare il viso disteso
e sereno del loro Boss. Ryohei approvò mentalmente
all’estremo, come suo solito, ma non esternò la
propria convinzione, perché aveva capito che quel momento
era unicamente del Cielo e della Tempesta. Haru e Kyoko, invece,
arrossirono, non comprendendo a fondo il perché e il
significato di quell’azione, ma si rilassarono nel vedere il
sorriso nato sulle labbra del venticinquenne.
-Si fidi di me, Decimo. Sarò al suo completo servizio.-
dichiarò, puntando gli occhi verdi in quelli marroni
dell’altro, in cui trovò piena approvazione.
-Molto bene!- esclamò Reborn dopo qualche secondo,
richiamando l’attenzione generale. -Direi che possiamo
andare, quando ci saranno novità da Spanner e Shoichi vi
farò sapere.-
Con un cenno affermativo, tutti si alzarono e si avviarono verso
l’uscita della stanza.
-Chrome-chan, puoi aspettare un attimo?-
La ragazza con la benda sull’occhio si fermò,
voltandosi verso l’uomo. -Certamente, Boss. Hai bisogno di
me?-
Tsunayoshi annuì, avvicinandosi. -Dovresti creare una
piccola illusione per me.-
E qui si conclude il
capitolo due da cui partiranno alcune delucidazioni.
Prima fra tutte il rapporto tra i personaggi.
Nonostante si cominci a respirare una strana aria di shonen-ai tra
Tsunayoshi e Hayato, vi assicuro che non ci sarà nulla del
genere. Sono una yaoista, con me il rischio c'era e chi mi conosce lo
sa molto bene xD ma con questa fic voglio sforzarmi di non sfiorare
troppo il lato romantico/erotico dei rapporti tra i personaggi. Quello
tra il nostro Boss e il suo braccio destro è un rapporto
unicamente d'amicizia, rispetto e fiducia, soprattutto questa, ma lo
vedrete meglio col proseguire della storia.
Veniamo ora alla questione cardine della fic: il sigillo imposto a
Tsuna.
In un episodio della saga dei Varia viene mostrato un flashback di
Iemitsu, in cui il Nono va a fargli visita in Giappone. Durante il loro
dialogo, Tsuna (il nostro adorabilissimo Tsuna a cinque anni <3)
viene "assalito" dal cagnolino che vive lì vicino e lui
senza rendersene conto libera la Fiamma dell'Ultima Volontà.
Per permettergli di vivere tranquillo ancora per qualche anno, il Nono
posa un dito avvolto dalla Fiamma sulla fronte del bambino e la sua
Fiamma si spegne, come se fosse stata sigillata.
Da qui m'è venuta l'idea del sigillo da rimuovere e ho
sviluppato un perché alla seguente domanda:
perché Tsuna è così sfigato da aver
sempre perennemente bisogno di una pillola o dei proiettili di Reborn
per liberare la sua Fiamma? Non so voi, ma dopo i duecento episodi
dell'anime e il manga, io non potevo credere che Tsuna avrebbe
continuato a vita a dipendere dalle pillole o dai proiettili per andare
in Hyper-mode, non esiste ù.ù Tsuna è
un personaggio la cui figaggine è stata sottovalutata e
messa da parte, e vi porrò rimedio ù.ù
Credo di avervi detto tutto... credo perché sicuramente
ho dimenticato qualcosa. Succede sempre.
Ora passo ai ringraziamenti di chiusura ù.ù
Un grazie enorme a chi ha letto e recensito. Non avete idea della gioia
che mi avete dato con le vostre recensioni.
Grazie a darkroxas92
per aver messo la fic tra le preferite.
Grazie a darkroxas92,
marta_uzumaki86,
musa07, Ookami_96, Purple_Rose e Yuki Kushinada per
averla messa tra le seguite.
E grazie anche a chi ha letto soltanto.
Detto questo, ci vediamo tra una settimana (spero) col prossimo
capitolo!
See ya!
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Capitolo 3 *** Capitolo III: Fiducia ***
Buona sera a tutti! :3
Non pensavo che avrei postato il capitolo tre così presto e
il merito è davvero tutto vostro. Voi che leggete e
commentate siete il mio carburante e lo zucchero che mi tiene in piedi
durante la settimana. Grazie a voi gongolo letteralmente dalla mattina
alla sera <3 Io vi adoVo <3
Cosa dire di questo capitolo? Sarà di transizione
più del precedente, ma necessario e... fluffoso, ma lo
vedrete da voi ù.ù Detto questo, ci rivediamo
giù ù.ù Buona lettura!
Capitolo III - Fiducia
-Grazie mamma! Io vado, ci vediamo tra qualche giorno!- esclamato
questo, Sawada Tsunayoshi uscì dalla porta di casa sua,
attraversò il giardino e si avviò lungo la
strada. Giunto al primo incrocio, svoltò a destra e
l’illusione che lo aveva fatto apparire come il se stesso
quindicenne svanì, mostrando nuovamente il suo reale aspetto.
-È andato tutto bene?- chiese l’Arcobaleno, per
poi saltargli sulla spalla.
-Tutto a posto, nessuno si è accorto di niente, solo a
Bianchi ho spiegato la situazione a grandi linee, mentre recuperavo il
necessario.- disse il castano, sollevando il borsone che teneva nella
mano sinistra, in cui aveva rapidamente raccolto alcuni abiti del
padre, per poterli indossare nei giorni seguenti. -Grazie Chrome-chan.-
proseguì, rivolto alla Guardiana della Nebbia, che
arrossì leggermente.
-Di niente, Boss.- replicò lei, chinando un poco il capo.
-Ora sarà meglio che torni a casa.- aggiunse per congedarsi.
-Ti accompagniamo noi.- affermò il venticinquenne.
-Non preoccuparti, accompagnerò io Chrome.-
s’intromise il killer. -Per andare da Spanner e Shoichi devo
per forza passare vicino a Kokuyo, non è un problema fare
una deviazione. Voi due siete stanchi, ed è giusto che
riposiate.-
-Allora d’accordo.- acconsentì il Boss,
incamminandosi con Hayato a destra e la ragazza dall’altro
lato. -Se non ricordo male, dobbiamo fare un pezzo di strada insieme.-
-Sì, ci separeremo proprio davanti a casa di Gokudera.-
confermò il tutor, dando poi un’occhiata veloce
all’allievo. -Quanto tempo è che non vedi
Namimori?-
-Mmh… da quando ho preso ufficialmente il comando della
Famiglia.- rispose. -Non ho molto tempo libero e quando mi sposto
è spesso per riunioni o incontri, pacifici o meno.
È abbastanza raro che esca per svago.-
Reborn ghignò. -Allora per te sarà come fare una
breve vacanza, eh?-
Tsunayoshi ridacchiò. -Già, comunque anche il me
stesso di questo tempo potrà rilassarsi. Sono stato attento
a non prendere impegni importanti o che richiedessero necessariamente
la mia presenza per questa settimana. Se dovesse presentarsi un evento
straordinario, Hayato e Takeshi sapranno sbrigarsela.-
Al sentirsi nominare, la Tempesta sollevò lo sguardo
sull’uomo, che sentendosi osservato ricambiò.
Rimasero in silenzio a studiarsi a vicenda, o meglio, Vongola Decimo si
lasciò esaminare con tutta calma, trovando quasi divertente
e tenera la curiosità con cui l’italiano lo stava
guardando. A quel punto, nessuno parlò più e i
rumori tipici del tardo pomeriggio dell’allegra Namimori li
scortarono lungo il cammino.
-Prego, Decimo.- esordì l’argenteo, aprendo la
porta e facendo spazio al Boss, che avanzò
nell’ingresso con aria curiosa. -Aspetti qui, vado a
prenderle un paio di ciabatte.- aggiunse, levandosi le scarpe per
infilare le pantofole e muoversi rapidamente dentro casa.
-Grazie Hayato.- replicò lui, posando il borsone accanto a
sé.
Quando l’italiano sparì all’interno di
una stanza, Tsunayoshi sospirò di stanchezza e si sedette
sul pavimento in legno per sfilarsi le scarpe in attesa che il suo
braccio destro tornasse.
-Eccomi Decimo.- annunciò il più giovane, posando
le ciabatte blu davanti ai piedi del venticinquenne, che lo
ringraziò ancora con un sorriso per poi seguirlo
all’interno dell’appartamento.
La semplicità dell’arredamento rifletteva la parte
seria e responsabile che il Guardiano della Tempesta mostrava,
purtroppo, molto di rado. Camminarono lungo il corridoio, passando
davanti al soggiorno con l’angolo cottura, riempito con un
tavolo quadrato con due sedie e un divano blu scuro, che sostava
accanto a una finestra che dava su un piccolo balcone. Proseguirono
dritti e poi entrarono nella stanza a destra, occupata da una
cassettiera, posata accanto a una portafinestra, collegata a quella del
soggiorno, un letto a due piazze e, di fronte, un armadio a muro. Tutto
in stile occidentale.
Gokudera andò rapidamente al cassettone liberando il primo
scomparto. -Sistemi le sue cose come preferisce, Decimo, e faccia come
a casa sua.- disse poi, trattenendosi dal prendere egli stesso il
borsone per non far muovere nemmeno un muscolo al suo adorato Boss, che
annuì e si mise all’opera.
Lo osservò in silenzio, restando fermo sulla soglia della
camera da letto con la mente in subbuglio. Se normalmente sarebbe stato
al settimo cielo al solo pensiero di ospitare il Decimo, ora era
sì felice, ma si sentiva quasi a disagio accanto a quello
che era ormai un uomo. Un uomo forte fisicamente che
all’occasione lo diventava anche con le parole.
-Hayato.- chiamò il castano, ora libero di giacca e
cravatta, mentre slacciava i polsini della camicia per tirare su le
maniche e stare più comodo. -Parliamo un po’, ti
va?-
Smoking Bomb non pensò nemmeno per un istante di negare
quella richiesta, quindi annuì e si avviò in
soggiorno, dove si sedette sul divano, imitato dall’ospite,
che accavallò le gambe e incrociò le braccia.
-Cosa voleva dirmi?- chiese, imponendosi di restare calmo,
perché quella situazione lo metteva ancora di più
in uno scomodo imbarazzo.
-Oh, pensavo che fossi tu a volermi dire qualcosa, forse il mio intuito
s’è sbagliato?- asserì Tsunayoshi con
un sorriso divertito, che si allargò quando vide il volto
del più giovane tingersi di un tenero rosso.
-N-No Decimo! Sono felice che lei sia qui e… non
c’è niente, davvero!- farfugliò
rapidamente, girandosi verso il giapponese e chinando il capo.
Lo rialzò quasi immediatamente a causa di una mano posata
sulla sua spalla.
-Perdonami per prima, Hayato.- disse il maggiore con voce dispiaciuta.
-Non dovevo usare quel tono con-
-No.- lo interruppe Gokudera. -Mi ha… sorpreso, ecco,
però ha fatto bene. Purtroppo… quando si tratta
del Decimo, cioè… di lei… perdo la
testa.- continuò, grattandosi la guancia con
l’indice.
-Lo so fin troppo bene. In ogni caso, non dovevo.- riprese
l’altro. -Non sei abituato a vedermi in quello stato, dovevo
controllarmi di più.-
-Le capita spesso di rimproverarmi?-
-Solitamente Takeshi interviene prima che la situazione degeneri, ma
non capita così spesso.- rispose con voce divertita. -E
comunque, non sei il solo che viene rimproverato.-
Con un sospiro, la Tempesta si rilassò, appoggiandosi
totalmente al sofà.
-Sei più tranquillo adesso?-
-Sì…- confessò con una mezza risata.
-Ne sono contento.- asserì il Boss, donando un nuovo sorriso
al suo giovane braccio destro, che arrossì ancora e
voltò il capo in un’altra direzione per nascondere
l’imbarazzo.
-Mh?- fece Gokudera, guardando l’orologio che stava appeso
accanto alla porta e costatando che s’era fatto tardi.
-È già l’ora di cena!-
esclamò, saltando in piedi. -Ha qualche preferenza Decimo?-
domandò all’ospite, che negò.
-Cucina quello che vuoi, anche italiano mi va benissimo.-
Al sentire quelle parole, gli occhi verdi del ragazzo brillarono di
fierezza e una felicità immense. -Lasci fare a me Decimo! Le
cucinerò una cena coi fiocchi!- dichiarò,
avviandosi verso l’angolo cottura mentre si legava i capelli.
-Non esagerare, d’accordo?-
-Non si preoccupi!- replicò lui, sporgendosi verso
l’angolo estremo della cucina per accendere la radio,
com’era solito fare per tenersi compagnia,
dopodiché si mise all’opera.
Si dedicò anima e corpo nella preparazione del pasto per non
deludere il Boss, ma anche perché l’idea di
cucinare qualcosa tipico del suo Paese d’origine
l’aveva reso felice e per questo voleva che fosse tutto
più che perfetto. Si ritrovò ben presto immerso
in un alone di sapori e odori nostalgici e ne fu talmente rapito che
quasi si dimenticò dell’uomo che sedeva ancora sul
divano e che non aveva mai smesso di guardarlo.
Tsunayoshi, infatti, dopo essersi sistemato meglio contro lo schienale
non s’era più mosso e aveva continuato a osservare
il Guardiano della Tempesta che s’affaccendava con
abilità tra i fornelli, controllando la cottura di questo e
quello, tagliando e condendo verdure e chissà
cos’altro. Si lasciò cullare da quella scena e dai
suoi odori e rumori, che lo avvolsero come una morbida coperta,
finché non arrivarono a colpire anche i suoi occhi, che si
fecero d’un tratto pesanti e impossibili da tenere aperti.
-Venga Decimo! È pronto!- chiamò
l’italiano, sistemando gli ultimi piatti in tavola, ma si
fermò quando non udì giungere una risposta.
-Decimo?- ripeté, girandosi verso il sofà e
restando interdetto di fronte a ciò che vide.
Il venticinquenne s’era infine assopito, cadendo in un sonno
pacifico e incredibilmente profondo, che gli aveva fatto posare la
guancia contro la spalliera del divano e gli aveva fatto allentare la
posizione delle braccia, che erano morbidamente appoggiate sul suo
ventre. Con passo cauto e leggero, Gokudera si avvicinò al
suo ospite per svegliarlo, tuttavia quando lo raggiunse si
sentì terribilmente in colpa. Il viso dell’altro
era disteso e quieto, ma segnato dalla stanchezza. Nel guardarlo, la
Tempesta si chiese se fosse dovuta alla sua vita di Boss, sicuramente
piena e con pochi attimi di pace come quello, oppure se fosse stata
generata da quella frenetica e ingarbugliata giornata, intensa per
tutti loro, ma che forse per Sawada lo era stata molto di
più.
-Decimo?- lo chiamò ancora, posandogli una mano sulla spalla
per scuoterlo. -Decimo, la cena è pronta.- aggiunse,
ottenendo un mugugno in risposta.
-Mh…? Oh, scusa… mi sono
addormentato…- farfugliò il castano,
strofinandosi un occhio con il pugno chiuso proprio come faceva la sua
versione quindicenne.
-Non c’è problema Decimo. Se era stanco ha fatto
bene a riposare.-
-Ma non è una cosa bella da fare…-
protestò, alzandosi in piedi con un piccolo sbadiglio.
Ridacchiando, l’argenteo guidò Vongola Decimo fino
al tavolo e lo fece accomodare per poi sedersi a sua volta. Mangiarono
nella tranquillità più totale, chiacchierando di
tanto in tanto e con la radio a fare da sottofondo alle loro voci. In
più di un’occasione, Tsunayoshi si
complimentò con il suo braccio destro per le sue
abilità culinarie, causandone il tenero imbarazzo. Per
l’uomo quell’atmosfera e quella particolare
intimità con Smoking Bomb erano un sollievo e quasi un
toccasana, perché avevano parte del sapore della sua
routine. Era raro per lui cenare insieme ai suoi Guardiani per un
motivo o un altro, quindi spesso la Tempesta si occupava personalmente
di portargli un pasto caldo nel suo studio e restava a fargli compagnia
finché non era sparita anche l’ultima briciola.
-Decimo, vuole fare una doccia prima di andare a dormire?-
domandò a un tratto il minore, mentre si alzava per riporre
i piatti sporchi nel lavello.
-Perché no?- rispose l’altro, muovendosi per
aiutare il ragazzo a sistemare.
-Cosa sta facendo, Decimo?!- esclamò Gokudera, basito.
Tsunayoshi gli restituì uno sguardo perplesso e un
sopracciglio inarcato. -Ti do una mano, mi pare ovvio.-
-Non è necessario, davvero! Ci penso io!- replicò
l’argenteo, sporgendosi per prendere i piatti tenuti dal suo
ospite, che però lo schivò con naturale maestria.
-Invece è necessario. Già nel mio tempo non me lo
permetti, almeno qui lascia che ti aiuti in qualcosa.-
spiegò, portando le stoviglie nell’acquaio. -In
due faremo prima e sei stanco anche tu, non tentare di nasconderlo.-
Il quindicenne rimase senza parole per un istante, fermandosi a
guardare l’uomo che proseguiva nel pulire il tavolo. -Ma
Decimo…-
-Ma niente, Hayato. È stata una giornata pesante, quindi
sbrighiamoci, ok?- domandò infine, sorridendo al braccio
destro, che non poté fare altro che arrendersi al volere del
suo Boss.
Smise immediatamente di frizionare i capelli con
l’asciugamano e schiuse gli occhi, che fino a quel momento
aveva tenuto serrati. Liberò un sospiro pesante,
perché il suo intuito non aveva sbagliato neanche quella
volta e si maledisse per non essere stato più attento.
-Hayato.- chiamò, riprendendo ad asciugare le ciocche
castane. -Entra pure.-
Deglutendo a fatica, come se stesse tentando di inghiottire un boccone
troppo amaro, l’argenteo aprì del tutto la porta
del bagno e si sentì morire ancora più di poco
prima, nel guardare senza impedimenti la schiena del suo adorato Boss,
coperta di cicatrici ormai bianche di diversa lunghezza e ampiezza. La
osservò con occhi tremanti e increduli, partendo dalle
spalle fino all’orlo dei pantaloni del pigiama, che celavano
il proseguimento di altri orribili segni.
-Decimo… mi dispiace…- riuscì a
mormorare dopo un po’.
-Mh? Non devi Hayato, per nessuno dei due motivi.-
Il ragazzo rimase interdetto. Era realmente così facile per
quell’uomo interpretare i suoi pensieri?
-Non è merito del super-intuito, se te lo stai domandando,
semplicemente ti conosco.- chiarì il venticinquenne,
girandosi verso di lui e mostrandogli il petto, anch’esso
attraversato da residui di vecchie battaglie.
Una in particolare attirò l’attenzione
dell’italiano: svettava sul fianco destro a cavallo
dell’anca, per poi svanire sotto gli indumenti, ma non era
come le altre. Era ampia, dalla forma circolare e i margini sfrangiati,
l’evidente firma di un’esplosione. E la cosa lo
turbò profondamente, insinuando un dubbio nella sua mente.
-Non dispiacerti per aver visto queste cicatrici, non sono un segreto,
né per il fatto che io le abbia. Sono davvero poca cosa in
confronto a ciò che le ha procurate.- proseguì
Sawada, riportando lo sguardo dell’altro sui propri occhi.
-Ma… Sasagawa non poteva…?- tentò di
obbiettare la Tempesta.
Tsunayoshi sorrise amaramente. -Neanche il potere del Sole di Ryohei
onii-san è riuscito a guarire del tutto queste ferite
perché erano troppo profonde.-
-E…-
-E tu…- lo anticipò, riprendendo il discorso. -Tu
hai rischiato molto più di me per proteggermi, quindi non
hai proprio niente di cui rammaricarti… Semmai sono io che
dovrei scusarmi con te per non ringraziarti mai abbastanza.-
Le iridi verdi del giovane Smoking Bomb si fecero larghe mentre sul suo
viso si dipingeva un’espressione più che mai
sorpresa, tanto che ci mise qualche secondo di troppo ad articolare una
risposta.
-Decimo… io… proteggerla è lo scopo
della mia vita e del mio ruolo di braccio destro, non deve
ringraziarmi.- disse con profonda serietà, scatenando
però una risatina nell’uomo che aveva davanti.
-Questa è la prova che in dieci anni non sei cambiato
affatto. Anche il te del mio tempo mi ha detto la stessa cosa dopo
l’ultimo scontro…- rivelò con un
sorriso, posando l’asciugamano per poi infilarsi la maglietta
che avrebbe usato come pigiama. -Ora andiamo a dormire, ok?-
L’argenteo annuì senza muoversi dalla sua
posizione e restando meditabondo. -Solo un’ultima cosa
Decimo…-
-Dimmi pure Hayato.- concesse il castano, a prima vista calmo, mentre
il ragazzo gli si avvicinava per posargli una mano sul fianco destro.
-Questa cicatrice… come se l’è
procurata?- chiese, alzando il viso su quello del venticinquenne, che
si fece illeggibile per lui.
-Non lo ricordo.-
Quella risposta in apparenza dotata di qualsivoglia segreto celato da
una bugia, era sincera sotto ogni aspetto e per il Guardiano della
Tempesta risultò essere la più dura e crudele
delle conferme. Strinse la stoffa della maglietta tra le dita e si
morse il labbro inferiore, mentre crollava in ginocchio, costringendo
il Boss a seguirlo in quel movimento improvviso.
Tsunayoshi si sentì trafiggere il petto da una lama
affilata, che affondava sempre di più per poter raggiungere
il cuore e farne scempio. Sapeva cos’avrebbe provocato la sua
risposta, ma nemmeno per un istante aveva pensato di mentire al giovane
braccio destro, perché non sarebbe stato giusto e
perché si sarebbe tormentato fino a ridursi quasi alla
pazzia. Ora, però, Vongola Decimo stava assistendo al suo
dolore viscerale e alla realizzazione della consapevolezza che quella
cicatrice non si sarebbe potuta evitare in ogni modo.
Istintivamente lo abbracciò, portandosi il viso
dell’italiano al petto.
-Cosa ho fatto…?- mormorò Gokudera con voce
rotta. -Cosa farò…?-
-Farai ciò che serve per il bene di tutti e per il mio.-
rispose il giapponese in tono gentile ma convinto, richiamando lo
sguardo lucido dell’altro.
-Ma Decimo!- protestò, perdendosi l’attimo dopo
nelle iridi castane del Boss, che gli trasmisero una
tranquillità assoluta. -Dopo una cosa del genere…
come può… come può ancora volermi come
braccio destro?-
-Perché il mio braccio destro sei solamente tu.
Nessun’altro potrebbe prendere il tuo posto,
perché tu sei l’unico che è in grado di
fermarmi quando è necessario.- spiegò con calma,
prendendogli il viso tra i palmi. -Niente potrà farmi
cambiare idea, perché è giusto così e
poi, se anche ci fosse qualcun altro, non lo vorrei mai. Al mio fianco
puoi starci solo tu.-
A quelle parole così sincere e piene d’affetto,
Smoking Bomb non trovò la forza né le ragioni
valide per contraddire il venticinquenne, quindi si lasciò
prendere delicatamente per i polsi e guidare nuovamente in piedi,
nonostante sentisse le gambe molli, come se fossero ridotte a gelatina.
E Sawada doveva averlo intuito perché non allentò
la stretta con cui lo sorreggeva, quindi gli donò un sorriso
caldo, bello, uno di quelli che Gokudera non avrebbe mai potuto
dimenticare nemmeno volendo.
-Adesso andiamo a dormire.- esordì il castano,
incamminandosi verso la camera da letto e costringendo il ragazzo a
seguirlo. -E non pensare nemmeno di andare sul divano, nel letto ci
stiamo benissimo tutti e due. Non accetto discussioni.-
Con quell’ultima frase, ogni opposizione da parte del
quindicenne fu messa a tacere ancor prima che potesse essere concepita.
Rieccoci qua.
Capitolo transitorio, ma serviva per delineare il rapporto tra
Tsunayoshi e Hayato, che non ha niente a che vedere con lo shonen-ai,
come dicevo l'ultima volta.
Tirando poi le somme: Tsunayoshi sarà ospite del suo giovane
braccio destro per tre giorni, come sarà questa convivenza?
Lo scoprirete nelle prossime puntate ù.ù
Ora, prima di chiudere, passiamo ai ringraziamenti
ù.ù
Ringrazio Ciccy,
TheWerewolf
e WaterfallFromTheSky
per aver messo la fic tra le preferite; e ringrazio Jeo95, Kyoite e vegeta_girl_prince
per averla messa tra le seguite. Ovviamente ringrazio anche chi legge
soltanto, siete tantissimi. Io vi adoro tutti quanti, non avete idea di
quanto sono felice per le visite, le preferenze e i commenti.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
See ya!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV: Presa di coscienza ***
Buona sera a tutti! :3
Perdonatemi la sparizione, pensavo di fare in tempo a postare prima di
trasferirmi da mia nonna per la settimana universitaria (che mi ha
letteralmente fatta a pezzi -dannate sedioline del cacchio
<.<), invece, non sono riuscita e quindi vi ho fatto
aspettare nonotante il capitolo fosse già lì da
settimane a guardarmi. Parlando di tempistiche e postaggi (?), vi
avviso fin da subito che non so quando posterò
l'aggiornamento.
Nel week-end sarò via per un congresso e la settimana prossima
avrò lezione tutti i giorni fino a pomeriggio tardi, quindi
il tempo e le energie per scrivere saranno pari allo zero assoluto
ç__ç Ma basta perderci in chiacchiere tristi
ù.ù Vi lascio al capitolo quattro, buona
lettura!!!
Capitolo IV - Presa di coscienza
Doveva trovare un modo per
andarsene. Non poteva restare un minuto di più.
Si guardò
attorno disperato, mentre la Fiamma dell’Ultimo Desiderio che
avvolgeva il suo corpo continuava a ingrandirsi, minacciando di ferire
i suoi Guardiani. I suoi amici, ostinati fino al midollo, che non
volevano assolutamente lasciarlo solo in quel frangente. Volevano
aiutarlo, ma lui sapeva che non avrebbe potuto trattenere ancora la
Fiamma e che ben presto avrebbe ripreso il controllo su di lui.
Sentì la voce
del Guardiano del Sole e a seguire quella della Pioggia, insieme alla
Tempesta tutte troppo vicine. Lo circondarono, spingendolo in un
angolo, proprio come una belva feroce.
-State lontani!-
Tsunayoshi scattò a sedere, prendendo a respirare come se
fino all’attimo prima fosse stato sott’acqua.
Strinse le coperte e si concentrò per calmare il battito del
proprio cuore che pareva impazzito e pronto a fuggire dalla cassa
toracica da un momento all’altro. Quando poi
riacquistò coscienza di sé si passò
una mano sul viso, sentendolo bagnato di sudore gelido.
Osservò l’ambiente che lo circondava e solo dopo
un minuto abbondante ricordò dove si trovava.
Sospirò e scosse il capo per scacciare dalla mente quel
ricordo tramutatosi in un orrendo incubo che lo fece rabbrividire
ancora una volta, prima di inabissarsi nel luogo da cui era uscito.
Dopodiché, Vongola Decimo si mosse per alzarsi e
l’occhio gli cadde sulla bacinella piena d’acqua
posata sul comodino e la pezza che si trovava sul cuscino, ma che
doveva essergli scivolata via dalla fronte durante il sonno. Trattenne
un’imprecazione e si mise in piedi, stiracchiandosi per bene,
poi si avviò verso l’altra stanza, preparandosi
psicologicamente alle domande che Gokudera aveva sicuramente in serbo
per lui.
Quando fece capolino dalla soglia, trovò
l’italiano comodamente seduto sul divano e concentrato sul
giornale, ma lo abbandonò nell’istante in cui si
accorse della sua presenza. Sollevò lo sguardo coperto dagli
occhiali da lettura e gli rivolse un sorriso smagliante proprio come
avrebbe fatto con la sua versione quindicenne.
-Buongiorno Decimo!- lo accolse, levandosi gli occhiali e riponendoli
accanto a sé insieme al quotidiano, per poi alzarsi.
-Buongiorno Hayato.- replicò sorridendogli con gentilezza,
prima di sbirciare l’orario, sentendosi sollevato nel
costatare che erano solamente le nove del mattino.
-Cosa preferisce per colazione?- domandò Smoking Bomb,
legandosi i capelli.
-Non affannarti Hayato, una tazza di caffè sarà
più che sufficiente.-
L’argenteo lo guardò inebetito per un attimo,
sbattendo le palpebre. -Ne è sicuro?-
-Sicurissimo.- rispose, sedendosi allo stesso posto della sera
precedente. -Se ti stai chiedendo da chi ho preso
quest’abitudine, è stato Reborn. A furia di
vederlo sempre con una tazzina in mano mi ha influenzato.-
Il giovane ridacchiò. -Capisco. Basta che non esageri, il
caffè potrebbe anche farle male.- disse Gokudera, mentre
metteva insieme la moka.
-Lo so, c’è il mio braccio destro che si assicura
che non ne beva troppo.- raccontò, godendosi
l’ennesimo momento di curiosità mista a imbarazzo
dell’altro.
-Davvero…?-
-Sì, mi preleva personalmente dalla mia stanza e mi scorta
fino in sala da pranzo per assicurarsi che faccia una colazione
decente. Fosse per me, mi limiterei a una tazza di caffè e
una fetta di pane tostato. Non ho mai fame al mattino.-
spiegò, guardando l’altro che nel frattempo gli si
era avvicinato con un’espressione quasi indecifrabile.
-Qualcosa non va Hayato?- chiese, poiché neanche con
l’intuito dei Vongola riusciva a comprendere cosa avesse il
quindicenne.
Si sorprese oltre ogni dire, quando si ritrovò la mano
dell’italiano posata con delicatezza sulla propria fronte,
come per saggiarne la temperatura.
-È ancora un po’ pallido, ma almeno la febbre
è scesa.- disse infatti il ragazzo, puntando le iridi verdi
nelle sue marroni. -Si è agitato nel sonno e quando ho
provato a svegliarla mi sono accorto che aveva un po’ di
febbre.- chiarì per poi tornare a occuparsi della
caffettiera.
Il castano sospirò. -Scusami… non volevo
svegliarti né causarti tanto disturbo…-
L’altro però scosse la testa. -Nessun disturbo
Decimo. Poi nonostante abbia cercato di stare sveglio per controllare
la situazione, alla fine mi sono riaddormentato!- rivelò,
portandosi una mano sulla nuca mentre ridacchiava imbarazzato,
provocando il riso anche nel suo Boss.
Dopo quelle parole, tra i due calò un ovattato silenzio, che
sapeva di ringraziamenti impliciti e devozione pura e limpida come le
acque di una sorgente. Gli unici rumori che riempirono l’aria
furono lo sbuffare della caffettiera e dei movimenti di Gokudera, che
dopo aver versato il caffè nella tazza, posò sul
tavolo la zuccheriera e il cartone del latte, insieme a una scatola di
biscotti, per dare all’uomo la possibilità di fare
una colazione un po’ sostanziosa. Infine, si sedette a sua
volta sull’unica sedia libera, osservando i movimenti del suo
ospite.
Da parte sua, Sawada subì con tranquillità
l’esame del Guardiano, poiché era abituato ad
avere quello stesso sguardo smeraldino puntato addosso in ogni
occasione. Era diventato parte integrante della sua
quotidianità, così tanto che se gli veniva tolto,
avvertiva la mancanza fisica di qualcosa di importante, che lo faceva
sentire ancora più sicuro e protetto di quanto
già non fosse. Inoltre, era convinto che presto o tardi, il
giovane italiano avrebbe rotto il silenzio per fargli almeno una
domanda. Anzi, rifletté che era quasi strano che fino a quel
momento non fosse giunto alcun quesito.
Alla fine, con somma soddisfazione dell’argenteo, Vongola
Decimo aveva aggiunto un po’ di latte alla bevanda scura e
aveva rubacchiato un paio di biscotti, mangiandoli con gusto.
-Mi hai fregato…- ammise il venticinquenne, prendendone un
terzo.
La Tempesta ridacchiò, poi aprì la bocca per
replicare, ma fu fermato dal trillo del campanello che
attirò l’attenzione di entrambi.
-Aspettavi qualcuno?- domandò il Boss incuriosito,
voltandosi verso l’ingresso della stanza mentre Hayato si
alzava per andare a ricevere il visitatore, senza degnarlo di una
risposta.
La cosa gli parve ancora più strana del non aver ricevuto
domande in merito ai suoi malesseri notturni. C’era qualcosa
che bolliva in pentola, ne era più che certo.
-Buongiorno Reborn-san.- disse il ragazzo, salutando anche con un cenno
del capo.
-Salve Gokudera.- ricambiò l’Arcobaleno, entrando
tranquillamente in casa. -Tsuna dov’è?-
-Il Decimo è in cucina, vada pure avanti.- rispose
l’argenteo, muovendosi per chiudere la porta, che
però lo colpì violentemente sul naso.
-Aspetta Stupidera, ci sono anch’io!- gridò il
Guardiano del Fulmine, fiondandosi all’interno
dell’appartamento e correndo dietro al killer.
-…dannata Scemucca…- borbottò
l’altro, massaggiandosi la parte lesa mentre sbatteva la
porta e faceva un giro di chiave.
-Ciaossu Tsuna!- esclamò l’insegnante, saltando
sulla sedia rimasta libera. -Ho pensato di venire a trovarti, come va?-
-Buongiorno Reborn. Tutto bene grazie, stamattina ho dormito molto
più del solito e Hayato mi vizia, meglio di
così?- rispose divertito Sawada, allargando le braccia per
ricevere il giovane Bovino, che gli saltò addosso con una
risata.
-Ciao Tsuna! Lambo-san vuole giocare con te!- affermò il
bambino, puntando gli occhi verdi in quelli castani dell’uomo
che gli sorrise con affetto.
-Va bene, dammi solo il tempo di cambiarmi, ok?- disse alzandosi in
piedi.
-Lambo-san ti accompagna!- sentenziò il moro, arrampicandosi
sull’altro per sedersi dietro il suo collo. -Andiamo!-
-D’accordo, d’accordo…- rise il castano.
-Scusa Hayato, ho lasciato il tavolo in disordine…-
proseguì, guardando l’italiano che scosse il capo.
-Non ci pensi neppure, me ne occupo io. Ehi, Scemucca! Vedi di non
infastidire il Decimo e di non demolirmi l’appartamento,
chiaro?!- avvertì, guadagnandosi una pernacchia, mentre lo
vedeva svanire nel corridoio sulle spalle del Boss.
Il killer osservò la coppia e attese di sentire le loro voci
ovattate prima di rivolgersi alla Tempesta. -Mi sembra tutto
tranquillo, certo è un po’ pallido rispetto a
ieri, ma non credo ci sia da preoccuparsi.- esordì,
incrociando gli occhi neri con quelli verdi del ragazzo. -Bianchi mi ha
detto che la questione era seria.-
Il Guardiano annuì. -Quasi per tutta la notte, il Decimo ha
avuto la febbre e incubi… delirava e credo che stesse
sognando il giorno in cui il sigillo è stato rimosso.-
Per
primi furono i movimenti del suo ospite a svegliarlo, poiché
non era abituato a dividere il letto con qualcuno, ma a convincerlo ad
alzarsi a sedere furono i mormorii sconnessi che giunsero poco dopo. Il
ragazzo accese l’abatjour che teneva sul comodino, quindi si
voltò verso l’uomo, trovandolo girato su un fianco
che gli dava la schiena.
-…Decimo?- chiamò, posandogli una mano sulla
spalla e scuotendolo leggermente.
-Indietro…- sussurrò il castano con gli occhi
stretti. -Dovete… indietro… lontani…-
pregò poi, rivolto a chissà chi
nell’incubo che stava vivendo nel sonno.
Il tono disperato e l’affanno che avevano accompagnato quelle
parole destarono completamente l’argenteo che si sporse sul
venticinquenne, accendendo la lampada dal suo lato e vedendo finalmente
quanto fosse sudato e pallido.
-Decimo!- esclamò impaurito, portando il palmo sulla fronte
dell’altro e sentendola rovente.
-G-Gokudera-kun…- pronunciò con un singhiozzo
Tsunayoshi. -Hayato… fermala… fermala prima
che…-
Al sentire quelle parole deliranti, ma piene di una verità
che avrebbe voluto rinnegare con tutto se stesso, il Guardiano della
Tempesta comprese che non poteva tirarsi indietro e che avrebbe dovuto
fare ciò che non avrebbe mai voluto. Girò il Boss
sulla schiena e gli tirò le coperte fino al collo, quindi si
alzò e andò a recuperare il necessario per
occuparsi di lui.
Reborn inarcò un sopracciglio. -Cosa stai cercando di dirmi,
Gokudera?-
Smoking Bomb deglutì a vuoto, ripensando a quanto aveva
sentito quella notte. -Dobbiamo prepararci, sia per il nostro bene sia
per quello del Decimo.-
-Hai già in mente qualcosa?- domandò,
ringraziando il dinamitardo con un cenno, mentre gli posava davanti una
tazza di caffè.
-Quando tornerà il nostro Decimo, mi metterò al
lavoro per potenziare il sistema C.A.I., poi…-
l’argenteo si zittì, sentendo le voci del Fulmine
e del Cielo spostarsi dalla camera da letto al bagno. -Volevo fare una
domanda al Decimo, ma non me la sento…- concluse in un
sussurro, sedendosi al tavolo e incrociando le dita posate sulle gambe.
-Di quello non devi preoccuparti.- replicò
l’Arcobaleno del Sole, attirando lo sguardo del giovane.
-Sarei venuto comunque a farti visita oggi, proprio perché
ho una domanda da fare a Tsuna. E credo che sia la stessa a cui sei
giunto tu.- rivelò, bevendo un sorso del liquido scuro e
forte, esattamente come piaceva a lui. -O mi sbaglio?-
-Non so Reborn-san… nel delirio c’erano
più frasi sconnesse che veri e propri discorsi e il Decimo
dice di ricordare poco o niente di quel giorno,
però…- Hayato prese un profondo respiro.
-…però credo di aver capito cosa volesse dire
ieri il Decimo, quando diceva che nonostante il sopravvento della
Fiamma dell’Ultimo Desiderio ci aveva riconosciuti.-
-Allora, volete dirmi cosa state complottando o devo scoprirlo da
solo?- esordì Tsunayoshi, rivolto all’Arcobaleno e
alla Tempesta, mentre temperava una matita colorata per il piccolo
Lambo che all’improvviso aveva espresso il desiderio di
potersi dedicare al disegno.
Il killer e il Guardiano, seduti sul divano, si scambiarono
un’occhiata veloce, prima di tornare a fissare il giapponese
che, al contrario, non si era nemmeno voltato. Sawada infatti, era
totalmente concentrato su ciò che stava facendo e permise a
un silenzio quasi spinoso di insinuarsi tra lui e i due amici.
Soddisfatto della punta ottenuta, passò il pastello al
giovane Bovino che lo ringraziò e proseguì
serenamente con la sua attività.
-Sto aspettando.- aggiunse poco dopo, puntando finalmente gli occhi su
di loro.
Le iridi marroni erano tranquille e calde come sempre, ma mostravano
anche un velo di severità che per un istante fece
rabbrividire Gokudera. Reborn, invece, sostenne quello sguardo e
cercò di scorgervi i pensieri dell’uomo con
pessimi risultati. Impenetrabile e illeggibile, come ci si aspetta da
un vero Boss.
Il bambino ghignò. -Ci hai scoperti, ma tranquillo non
stavamo complottando niente. Volevamo farti un paio di domande,
aspettavamo solo il momento giusto per porle.-
-Non è da te. L’argomento in questione ti
preoccupa così tanto?-
-Ieri hai detto che ImbranaTsuna riconoscerà i suoi
Guardiani, ma che proprio questo sarà il problema
principale. Cosa volevi dire?- buttò l’Arcobaleno,
fissando con serietà il castano che sorrise amaramente.
-Ora ti riconosco, e finalmente capisco perché Hayato questa
mattina non mi ha chiesto niente sul mio malessere notturno.- rispose
Vongola Decimo, proseguendo subito dopo per frenare le scuse di Smoking
Bomb. -Non è la prima volta che mi capita di avere questo
genere di incubi e sicuramente avrò farfugliato qualcosa nel
sonno che ti ha fatto preoccupare, giusto?- chiese, ottenendo un
assenso.
-Quindi?- riprese il tutor. -Puoi spiegarci meglio questa faccenda?-
Il venticinquenne sospirò, alzandosi in piedi e dirigendosi
verso la portafinestra per guardare fuori. Intrecciò le mani
dietro la schiena e si perse un momento a osservare la
tranquillità di Namimori, poi sollevò lo sguardo
e si gettò nel cielo azzurro, incredibilmente limpido che
preannunciava una giornata all’insegna del bel tempo.
-Reborn, dimmi la verità, la mia velocità di
miglioramento durante tutti gli allenamenti a cui mi sono sottoposto,
non ti è mai sembrata strana o quantomeno insolita?-
domandò senza girarsi.
L’Arcobaleno del Sole inarcò un sopracciglio.
-Sì, lo ammetto. Più di una volta l’ho
pensato, ma non ho mai creduto che fosse qualcosa di male. Dove vuoi
andare a parare?-
-La Fiamma del Cielo è avida, Reborn.- asserì
gravemente, osservando il proprio riflesso nel vetro. -Più
cresce, maggiore è la voglia di avere ancora più
potere. Non ci avevo mai fatto troppo caso fino al giorno in cui il
sigillo è stato rimosso… In tutti gli anni che
è rimasta confinata, la Fiamma del Cielo ha assunto una
volontà indipendente e quando è stata liberata mi
sono reso conto troppo tardi che non ero più me
stesso…- spiegò, fissando lo sguardo calmo che
gli restituiva la finestra.
Per un attimo, uno soltanto, gli sembrò di vederlo tingersi
di un freddo e malvagio arancio, che lo fece sussultare. Il Guardiano e
l’insegnante rimasero a guardarlo in silenzio, pronti a
soccorrerlo se l’avessero visto barcollare, perché
il suo viso s’era fatto talmente pallido da far credere che
sarebbe crollato a terra da un momento all’altro.
-Tutti gli altri elementi: Tempesta, Fulmine, Pioggia, Nuvola, Sole e
Nebbia, compongono il Cielo che a loro volta li racchiude in
sé…- riprese Tsunayoshi dopo aver deglutito a
vuoto, usando le stesse parole che aveva pronunciato il giorno prima
per rispondere a Gokudera. -Questo è il motivo che ha spinto
la Fiamma del Cielo a voler fare sue le Fiamme dei Guardiani, anche a
costo di distruggerli.-
Quelle parole congelarono sul posto i due, che sgranarono gli occhi e
rivolsero a Vongola Decimo uno sguardo incredulo misto a paura.
L’argenteo soprattutto non voleva credere alla
realtà che gli era stata messa davanti, ma si arrese quando
scorse la sofferenza sul viso del castano, che continuava a guardare
avanti a sé.
-Per questo i Guardiani dovranno affrontare Tsuna, per sopravvivere.
Dovranno sopravvivere, finché Tsuna non riuscirà
ad avere la meglio sulla Fiamma del Cielo, ma dovranno fare attenzione
ai suoi momenti di lucidità.-
-Perché?- domandò il killer.
-Perché tenterà di fuggire per proteggerli.-
disse il giapponese, voltandosi verso gli amici, mentre sentiva la
spirale di quei ricordi dolorosi farsi strada nella sua mente.
Non aveva memoria reale e precisa di quel giorno né degli
avvenimenti che si erano susseguiti dopo lo scioglimento del sigillo,
di tanto in tanto però, gli capitava di rivivere in sogno
parti di quel combattimento. In dieci anni, aveva accumulato molti
pezzi e il puzzle dei ricordi aveva acquisito un minimo senso. Stessa
cosa però non valeva per il suo cuore, che era rimasto
profondamente ferito e segnato e non aveva mai dimenticato
né rimosso il dolore che l’aveva stretto fin quasi
a fermarlo.
-È per questo che ci hai detto di assicurarci che non abbia
gli anelli con sé.- ricollegò
l’Arcobaleno, ottenendo un assenso. -Ed è tutto
questo che ti ha cambiato così tanto? Che ti ha spinto ad
accettare il ruolo di Boss?-
Questa volta, Reborn non ebbe alcuna risposta dall’uomo, che
diede definitivamente le spalle alla finestra e tornò
accanto al tavolo, chinandosi sul bambino ancora preso nel suo lavoro.
-Allora Lambo, come sta venendo il disegno?- domandò,
attirando le luminose iridi verdi del giovane Bovino.
-Lambo-san ha finito!- dichiarò, posando il pastello che
aveva in mano e alzando il foglio per mostrare il risultato del suo
impegno.
Il disegno mostrava un grande gruppo di persone, che nonostante i
tratti poco definiti, il venticinquenne riconobbe senza fatica. La
decima generazione della Famiglia Vongola era tutta in riga a formare
una catena con le mani strette l’una all’altra e
nel mezzo c’era il Sawada Tsunayoshi di quel tempo,
sorridente come gli amici -persino Hibari si era guadagnato un viso
allegro al posto del solito broncio arrabbiato- e sulla sua testa
l’autore aveva riprodotto se stesso.
-Neh Tsuna, ti piace?- chiese ansioso il Bovino.
Il Boss sorrise e annuì. -È un bellissimo
disegno.- rispose, trovandosi con le dita sul foglio l’attimo
seguente.
-È per te! Tsuna sembra tanto triste, quindi Lambo-san ti ha
fatto un regalo! Tsuna non è solo, non deve essere triste!-
spiegò tutto contento il moro, saltando tra le braccia
dell’adulto.
-Grazie Lambo.- pronunciò Vongola Decimo con voce
leggermente incrinata dalla commozione, stringendo a sé il
Guardiano del Fulmine e donando uno sguardo dolce a
quell’infantile ritratto che l’avrebbe seguito
quando sarebbe tornato al suo tempo.
Dulcis in fundo
ù.ù
Chiarimenti sui dettagli
tecnici, quali i paragrafi in corsivo sulla destra.
Ultimanente il mio stile
è cambiato tanto e con lui l'impostazione del testo, quindi
ho preso "l'abitudine" di mettere sulla destra ricordi/flashback per
dargli uno stacco più elegante e meno meccanico/tagliente
rispetto alla separazione data da qualsivoglia segno grafico. Spero che
per voi non sia un fastidio o un problema :3
Oh, vedete che qualcosa
l'avevo dimenticata due capitoli fa?
Il rapporto arci-fluff
tra Tsuna e Lambo ù.ù
Oltre alla convinzione
-da voi lettori condivisa- della trascuratezza riservata alla figaggine
di Tsuna, ci aggungo il pallino del ben poco riguardo -almeno a mio
parere- che è stato dato al legame tra lui e il piccolo
Lambo. Secondo me, il Guardiano del Fulmine stravede per Tsuna e lo
considera un fratello maggiore, magari un po' sbadatello, cosa che gli
dà il diritto di prenderlo in giro, dargli fastidio e farsi
due risate, ma a cui vuole un mondo di bene. E in questa fic
cercherò di dare un certo peso a questo dettaglio. Ditemi un
po' che ne pensate ù.ù
Detto questo, passo ai
ringraziamenti!
Dunque dunque, un grazie
immenso a Jollyna, musa07 e Yuki Kushinada per aver messo la fic tra le
preferite; e un grazie enorme a Rock_Black per averla messa tra le
seguite. Infine, grazie millissime a chi recensisce e a chi legge
soltanto. Siete sempre tantissimi e io gongolo *^*
Ci risentiamo al
prossimo capitolo!
See ya!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V: Famiglia unita ***
Dunque... anzitutto,
buona sera (?) ^^'' Chiedo umilmente perdono per essere svanita nel
nulla, ma come ho detto in un recente aggiornamento di un'altra fic:
non sono morta né espatriata, quindi state tranquilli xD
Semplicemente avevo il capitolo pronto, ma mi sono portata avanti col
prossimo e prima di postare questa fic volevo dedicarmi a un'altra che
poverina era ferma da troppo tempo, e soprattutto che è quasi
conclusa. Ma visto che non siamo qui a fare la manicure ai pinguini
diamo il via al capitolo cinque! Buona lettura! :3
Capitolo V - Famiglia unita
Quando Reborn e Lambo lasciarono casa di Gokudera s’era fatta
l’ora di pranzo. I due occupanti dell’appartamento
mangiarono in compagnia di un silenzio strano, che non era
né teso né imbarazzante. Il Guardiano della
Tempesta non era in grado di definire l’atmosfera che era
scesa tra di loro, quindi si limitò a consumare il proprio
pasto e accettò con un sorriso accennato l’aiuto
che il Boss gli offrì per sistemare. Lo sbirciò
di sottecchi in numerose occasioni, ma Hayato non riuscì mai
a decifrarne lo sguardo. Gli occhi marroni di Tsunayoshi sembravano
lontani, rivolti a chissà quali pensieri o forse
semplicemente a un nulla indefinito, che ne impedivano la lettura.
Nonostante tutto, il giapponese era attento e vigile, concentrato su
quanto stava facendo e nemmeno per un secondo l’argenteo lo
vide vacillare, inciampare o distrarsi, come invece sarebbe accaduto al
ragazzo che era abituato ad avere accanto.
Dopo che anche l’ultimo piatto fu asciugato e riposto nella
credenza, Vongola Decimo si congedò senza una parola e si
diresse verso la finestra. Nuovamente vi si fermò davanti,
come se volesse studiare se stesso nelle profondità del
riflesso che gli stava mostrando il vetro, poi portò le mani
dietro la schiena e non si mosse più.
Smoking Bomb l’aveva osservato in ogni mossa, ma non aveva
trovato la forza di richiamarlo né il coraggio, soprattutto
perché effettivamente, non sapeva cosa dirgli. Quando poi si
girò per dirigersi rapidamente in camera a recuperare le sue
Box, trattenne a stento un sospiro per timore di disturbare il Boss,
dopodiché si sedette al tavolo e iniziò a
lavorare con attenzione. Tutti i dubbi e le insicurezze che lo avevano
bloccato e impaurito il giorno precedente, erano stati spazzati via da
una forte ondata di determinazione e aveva deciso di mettersi subito
all’opera per ideare un progetto di miglioramento del sistema
C.A.I.. Posò la punta della penna sul primo foglio del
blocco che aveva davanti, ma prima di cominciare a scrivere,
sollevò ancora una volta gli occhi verdi, puntandoli sulla
schiena del venticinquenne, trovandolo nella stessa posizione in cui
s’era fermato. Annuì con determinazione e
tornò al proprio lavoro.
Nell’udire la penna correre rapidamente sulla carta,
Tsunayoshi sorrise compiaciuto e si rilassò, lasciando che
il suo sguardo si perdesse nell’ammirare Namimori e il suo
cambiamento durante lo scorrere del giorno.
Era calata la sera quando il campanello trillò di nuovo.
-Aspettavi qualcun altro, Hayato?- domandò il castano senza
voltarsi.
-No, Decimo.- ammise, sinceramente confuso, alzandosi.
-Yo, Gokudera! Come ve la passate tu e Tsuna?- esclamò la
voce di Yamamoto quando l’uscio fu aperto.
L’argenteo grugnì. -Idiota del baseball! Cosa ci
fai qui?!-
-Ciao Gokudera-kun.- intervenne Kyoko con gentilezza, spuntando da
dietro la schiena dell’amico. -Siamo venuti a portarti gli
appunti di oggi per te e per Tsuna-kun. Possiamo entrare?-
-Ah… Ehm, certamente. Prego.- balbettò
l’italiano, spostandosi per far entrare i due ospiti.
Li invitò ad avanzare lungo il corridoio con un gesto,
mentre con l’altra mano richiudeva. Tuttavia, il suo intento
fu reso vano da una poderosa spinta che gli gettò la porta
contro il viso per la seconda volta in quella giornata.
-Ehi Gokudera! Ci sono anch’io all’estremo!-
urlò a gran voce il maggiore dei Sasagawa, insospettendosi
quando non ottenne risposta. -Oi? Testa di polpo? Ci sei?-
-Dannato… testa a prato…- borbottò
Hayato, massaggiandosi il naso dolorante. -Ti farò saltare
in aria insieme alla Scemucca… prima o poi…-
proseguì, mostrandosi finalmente all’altro ragazzo
e facendogli cenno di accomodarsi.
Tornato in salotto, l’argenteo inarcò un
sopracciglio e guardò disorientato i nuovi giunti
poiché si erano fermati nel bel mezzo della stanza.
-Si può sapere che vi prende?- domandò.
-Tsuna-kun non ci risponde e…- esordì la ragazza,
voltandosi verso la Tempesta, che a sua volta spostò lo
sguardo sul Boss che era ancora rivolto verso la finestra.
Smoking Bomb aggirò gli amici e si avvicinò a
Sawada per sfiorargli un braccio con la mano.
-Decimo?- chiamò. -Ci sono Sasagawa Kyoko e gli altri.-
-Mh?- rispose distrattamente l’uomo, svegliandosi dal suo
torpore. -Oh, ciao ragazzi.- esordì, girandosi con un
sorriso lieto. -Scusatemi, ero soprappensiero.-
-Sei sicuro di star bene, Tsuna-kun?- replicò Kyoko, posando
la cartella sul tavolo per andare incontro al venticinquenne. -Sei
pallido…-
-Non preoccuparti Kyoko-chan, sto bene.-
-Non mentire Tsuna.- affermò il Guardiano della Pioggia,
indurendo lo sguardo e puntandolo in quello di Vongola Decimo.
-È evidente che qualcosa ti preoccupa, parlane con noi.-
proseguì con voce gentile, senza abbandonare
l’intensità dei propri occhi per trasmettere
all’uomo che aveva di fronte tutta la sua determinazione,
poiché mai e poi mai gli avrebbe permesso di fuggire.
Il castano si concesse un sorriso sghembo e un sospiro, per poi rompere
la posizione rigida che aveva tenuto fino a quel momento. -Hai ragione
Takeshi, come sempre del resto. Vi chiedo solo di aspettare ancora
qualche minuto, credo che presto riceveremo altre visite.- disse,
incamminandosi verso una delle sedie. -Hayato, ti consiglio di mettere
su l’acqua per il tè.-
Come fulminato da quelle parole, il padrone di casa scattò
con un cenno d’assenso e dopo aver invitato i suoi ospiti ad
accomodarsi, si mise all’opera con tazze e bollitore.
-Dimmi Takeshi, cosa vi ha portati qui?- chiese il Boss, guardando i
tre ragazzi.
-Beh, eravamo venuti a portare i compiti per te e Gokudera!- rispose
allegro il giocatore di baseball.
-E poi?- intuì Tsunayoshi, posando il gomito sul tavolo e il
viso sul palmo aperto.
-…il bambino ci ha detto di passare di qua il prima
possibile.- confessò Yamamoto, portandosi una mano sulla
nuca. -Ci hai scoperti.-
Il venticinquenne ridacchiò. -So bene
com’è fatto Reborn, per questo sono sicuro che
arriveranno almeno altre due persone.-
Il vivace trillo del campanello che si fece sentire pochi istanti dopo,
confermò la sua teoria. Il Guardiano della Tempesta
abbassò il fuoco sotto il bollitore e corse
all’ingresso, facendo entrare i nuovi ospiti che si
rivelarono di più rispetto alla previsione di Sawada. Miura
si presentò pimpante come di consueto aggrappata al braccio
di Dokuro, che salutò con un timido inchino. Non furono
tanto loro a stupire gli astanti, bensì il terzo arrivato
che giunse alle loro spalle con un gran sorriso, una mano sollevata in
segno di saluto e l’altra affondata tra le ciocche bionde.
-Buon pomeriggio a tutti!- esclamò il giovane, studiando i
ragazzi che aveva davanti uno per volta. -Reborn mi ha detto di passare
di qua, ma non ha voluto spiegarmi perché di preciso.-
-Dopo tanti anni ancora ti stupisci per certe cose?- ribatté
Tsunayoshi, alzandosi in piedi e attirando l’attenzione di
Cavallone, che sgranò gli occhi marroni.
-…otouto? Sei davvero tu?- domandò stupito e
incredulo, guardando il quasi coetaneo. -Com’è
possibile?- aggiunse dopo aver ricevuto un assenso.
-Il bazooka di Lambo s’è rotto e io sono bloccato
in questo tempo fino a domani. La cosa ti turba, Dino?-
-No, affatto!- si affrettò a rispondere il Boss italiano.
-Però, non me l’aspettavo! Credevo che avrei
dovuto aspettare dieci anni per poterti vedere cresciuto
invece… beh, eccoti qua!- rise, andando incontro al castano
per abbracciarlo. -L’unica cosa bizzarra sai qual
è? Che ora sei tu il più vecchio tra noi due!-
continuò, ridendo assieme all’altro, che
ricambiò la stretta con affetto.
Vongola Decimo chiuse gli occhi, rilassandosi nell’abbraccio
di Cavallone. Con il passare degli anni, il legame tra lui e il biondo
s’era fatto più saldo, quasi fossero veri fratelli
di sangue. Per lui, però, Dino era sempre dieci passi avanti
e sapeva che non avrebbe mai potuto eguagliarlo in quanto a esperienza,
in ogni campo. E Cavallone Decimo doveva aver compreso fin da subito
questo suo pensiero poiché gli era stato accanto in ogni
occasione, quasi quanto Hayato e soprattutto dopo lo scioglimento del
sigillo. Era stato presente più che mai per istruirlo e
insegnargli ogni sfaccettatura della vita mafiosa e di come rapportarsi
con coloro che ne facevano parte. Sentiva un debito immenso nei
confronti di quel ragazzo sbadato quanto -e forse più- di
lui ed era fermamente convinto di non averlo mai ringraziato o ripagato
abbastanza, proprio come i suoi Guardiani e i restanti membri della sua
Famiglia.
-Allora otouto, illuminami! Quali sono i guai che ti porti dietro
stavolta?- chiese l’italiano, rompendo la stretta.
-Reborn non ti ha detto proprio niente?-
-È stato criptico come solo lui può essere!
“Vai a casa di Gokudera, troverai una sorpresa!”,
così mi ha detto e in effetti una sorpresa l’ho
trovata!-
-Siediti allora, ci sono molte cose che devo raccontarti.-
Più che mai scioccato e sull’orlo del baratro
della paura, il Guardiano della Pioggia si ritrovò a non
voler credere a ciò che aveva sentito. Inoltre, per la prima
volta riuscì a comprendere alla perfezione i sentimenti di
Smoking Bomb nei confronti del loro amico e Boss. Aveva accettato senza
particolari impedimenti il fatto che Tsuna avrebbe perso il controllo
di sé quando il sigillo sulla sua Fiamma sarebbe stato
rimosso ed era più che pronto a scontrarsi con lui se
sarebbe servito ad aiutarlo. Faticava però a credere che
quel ragazzino timido e gentile si sarebbe letteralmente rivoltato
contro di loro per eliminarli e conquistare le loro Fiamme. Rivolse uno
sguardo intenso al braccio destro, che ricambiò con uno
rassegnato ma al contempo ricolmo di fermezza, segno che non si sarebbe
tirato indietro per nulla al mondo: avrebbe affrontato il loro adorato
Cielo per la sicurezza della Famiglia e perché non farlo
sarebbe equivalso a un abbandono e a un tradimento. Deglutendo a vuoto,
Yamamoto si voltò verso il suo senpai, trovandolo con
un’espressione di rara serietà che gli aveva
indurito i tratti del viso, solitamente morbidi e distesi, e lo
capì immediatamente: per lui quella era sicuramente una
sfida a cui non avrebbe mai rinunciato ma prima di questo,
c’era un amico da aiutare. Il Sole non avrebbe lasciato il
Cielo in balia di se stesso. Con un sorriso accennato, la Pioggia
decise che non sarebbe stata da meno.
Fu un singhiozzo spaventato a risvegliarlo dalle sue riflessioni. Si
girò in direzione del divano e si preoccupò
vedendo Miura quasi preda del pianto, che scuoteva la testa in segno
negativo. -Tu… tu menti!- esclamò, stupendo
tutti. -Tsuna-san non farebbe mai del male ai suoi amici!-
-Haru-chan…- tentò Kyoko, cingendo le spalle
della mora.
-Hai ragione Haru.- disse Tsunayoshi serio ma gentile, incatenando gli
occhi della ragazza ai propri. -Non ne sarei mai stato capace neanche
volendo, ma la Fiamma del Cielo ha preso il controllo e non ho potuto
far nulla.- spiegò tranquillo. -So che non è una
scusa, però ti assicuro che se avessi avuto
un’altra possibilità l’avrei colta senza
pensarci.-
La ragazza singhiozzò un’ultima volta prima di
calmarsi del tutto con un paio di respiri lunghi e profondi. Si perse
nello sguardo quieto dell’uomo, che rivelava unicamente
sincerità e una leggera ombra. Un’ombra che per
lei fu indecifrabile, ma che non alterò il suo giudizio.
-Mi… dispiace… Tsuna-san…-
balbettò, stringendosi i lembi della gonna della divisa.
-Non importa.-
-Mi pare di capire che quest’esperienza ti abbia cambiato,
otouto.- osservò Cavallone Decimo, attirando
l’attenzione. -È chiaro che sei cresciuto,
maturato, ma in qualche modo sei diverso, e non
credo che sia perché sei diventato Boss. Al contrario, sono
convinto che il cambiamento ti abbia guidato su questa strada. Sbaglio?-
Dopo quelle parole, rimasero tutti col fiato sospeso, intenti a
osservare i due uomini scrutarsi in un morbido silenzio ma carico di
attesa. Il ventitreenne non distolse nemmeno per un secondo lo sguardo
dall’altro e trattenne a fatica un brivido nel vederlo
così serio e illeggibile. Neanche il Nono era capace di
metterlo in un simile stato di soggezione e questo dettaglio lo
impensierì ulteriormente. Inoltre, gli fu finalmente chiaro
il motivo per cui il suo ex insegnante l’aveva mandato
lì. Non era solo perché poi avrebbe dovuto
riferire a Kyoya come comportarsi dopo la rimozione del sigillo, no.
Voleva che vedesse con i suoi occhi e che capisse quale sarebbe stato
il futuro della Famiglia Vongola.
Il Guardiano della Tempesta deglutì a vuoto, incrociando le
braccia e serrando le dita sulle maniche della camicia.
L’Arcobaleno aveva detto le stesse parole quella mattina come
domanda, ma non aveva ottenuto alcuna risposta dal castano.
L’argenteo aveva un’idea, ai limiti del possibile,
di ciò che avrebbe potuto replicare il suo Boss,
poiché aveva avuto modo di riflettere su tutta quella
spinosa faccenda mentre lavorava al miglioramento del sistema C.A.I..
Tsunayoshi sospirò appena, accavallando le gambe. -Siete
tutti terribilmente curiosi… Reborn mi ha chiesto la stessa
cosa stamattina…- esordì, chiudendo le palpebre
per un istante, prima di tornare a fissare le iridi calde del biondo.
-Non sbagli, Dino. La rimozione del sigillo mi ha cambiato in un certo
senso, ma per un motivo molto semplice. Come ho già detto,
col passare del tempo la Fiamma del Cielo ha assunto una
volontà indipendente e quando è stata liberata ci
siamo confrontati. La sua era nettamente più forte della
mia.- affermò con voce grave. -Alla fine, in qualche modo,
ho avuto la meglio… credo.-
-Credi?- ripeté confuso l’italiano.
-I miei ricordi di quel giorno sono molto pochi e la metà
sono sensazioni poco definite. Chi può dire come sia andata
realmente tra i miei Guardiani e la Fiamma e tra la Fiamma e me? So
soltanto che dopo quello scontro, in breve tempo, le due
volontà si sono unite e ciò che vedi è
il risultato.
-Non sono cambiato.- si affrettò ad aggiungere. -Sono
diventato… completo, si può dire così.-
-E questa completezza ti ha fatto cambiare idea sul mondo della Mafia?-
indagò ancora Cavallone.
-È chiaro che non ho cambiato idea da un giorno
all’altro, ma lo vedrai da te come giusto che sia. Ho
già detto troppo e vi chiedo di non accennare nulla con il
me stesso di questo tempo, potrebbero modificarsi molte cose.-
-D’accordo!- esclamò Dino, alzando le mani in
segno di resa. -Effettivamente credo di aver saputo ben oltre
ciò che dovevo, quindi mi ritengo più che
soddisfatto.-
-Ti ringrazio.- sorrise Sawada, prima di guardare i giovani membri
della sua Famiglia. -E voi? Come avete intenzione di comportarvi dopo
ciò che avete sentito?-
-Io non abbandonerò Tsuna.- rispose prontamente la Pioggia
con risolutezza. -Lui ci ha sempre aiutati e sostenuti, ed è
un amico, non lo lascerò proprio ora che ha bisogno di me.-
-Yamamoto ha estremamente ragione! Anch’io aiuterò
Sawada fino all’estremo delle mie forze!- riferì
Ryohei con grinta.
-Nemmeno io mi tirerò indietro, Boss.- intervenne Chrome,
incrociando lo sguardo del venticinquenne.
-Faremo anche noi la nostra parte!- dichiarò la minore dei
Sasagawa, stringendo i pugni. -Tsuna-kun avrà bisogno di
sostegno in questi giorni e anche quando questa storia sarà
finita saremo al suo fianco.-
-Ovviamente, potranno contare anche su di me!- esclamò
Cavallone.
Udite quelle parole d’amicizia, l’uomo
allargò il proprio sorriso, dopodiché rivolse
l’attenzione alla Tempesta che era rimasta in un quieto
silenzio. Ne incontrò le iridi verdi, leggendovi una
determinazione e una fedeltà tanto profonde quanto sincere e
non ci fu bisogno di riempire quel silenzio.
-Grazie a tutti.-
Quella notte, Tsunayoshi si addormentò serenamente, sdraiato
sul fianco sinistro, rivolto verso il padrone di casa, che al contrario
non riusciva a trovare pace. Teneva lo sguardo fisso sul soffitto,
perso nei propri pensieri. Per tutta quella giornata non ci aveva
minimamente riflettuto, poi però le parole
dell’uomo che ora gli dormiva accanto,
gliel’avevano ricordato di colpo: il giorno seguente sarebbe
tornato il suo Boss e avrebbero dovuto rivelargli cosa c’era
ad attenderlo nel prossimo futuro.
Il quindicenne sospirò pesantemente, sarebbe stato un
discorso senza dubbio difficile. Lungo e difficile. Come avrebbe
reagito il giovane Decimo? Sicuramente si sarebbe spaventato e
probabilmente l’istinto di fuggire avrebbe preso il
sopravvento sulla sua mente. Purtroppo però, quello era un
destino da cui non poteva scappare.
-Hayato…- mugugnò il castano, sollevando appena
la testa dal cuscino.
-Mi scusi Decimo! L’ho svegliata?- replicò,
girando il viso verso di lui, che negò con un cenno.
-Perché non dormi?- chiese in un bisbiglio, accoccolandosi
meglio sotto le coperte.
-Non riesco a prendere sonno, tutto qui…-
-Cosa ti preoccupa?- indagò il venticinquenne. -Hai forse
paura per il me di questo tempo? Temi la sua reazione?-
Il Guardiano sgranò gli occhi, spiazzato di fronte
all’ennesima incredibile dimostrazione del super-intuito dei
Vongola. -Beh… Io…-
-Non angustiarti.- riprese Tsunayoshi. -Quando gli parlerai, sii te
stesso e andrà tutto bene. Te l’assicuro.-
Nemmeno per un istante Smoking Bomb pensò di contestare
quelle parole: annuì leggermente, fidandosi ciecamente del
proprio Boss. Tornò a osservare il soffitto e
annuì una seconda volta, ora fermamente convinto di poter
affrontare qualsiasi cosa per il bene del suo Cielo.
-Grazie Deci- s’interruppe quando si accorse che
l’uomo s’era nuovamente assopito.
Smoking Bomb sorrise e dopo aver sistemato le coperte sul
venticinquenne, chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suo respiro
profondo e tranquillo.
Miao, rieccoci in fondo.
Capitoletto di
transizione, né troppo lungo né troppo corto (o
almeno così mi auguro!), che spero abbia fatto la gioia
delle signorine con l'entrata in scena di Dino Cavallone. A proposito
di lui, spero di aver rispettato l'IC e di aver azzeccato il soprannome
che usa con Tsuna. Ho fatto ricerche -tra internet e gli episodi
dell'anime- nel poco tempo che avevo a disposizione e mi è
uscito che Dino si rivolge a Tsuna chiamandolo "otouto" e non
"onii-chan". Ripeto: spero di averci azzeccato, se ho sbagliato
fatemelo presente e correggerò! :3
Che altro dire? Dopo il
legame di fiducia tra Hayato e Tsuna e quello di fluffosa fratellanza
tra quest'ultimo e il piccolo Lambo, ci aggiungiamo anche quello
serio/fratelloso/in amicizia con il Decimo Cavallone, che
comparirà poco purtroppo, ma qui mi concentrerò
sui nostri Vongolini e lui, ahimé/ahivoi (?), non mi serve
ù.ù
E ora concludiamo con i
ringraziamenti importantissimi di sempre ù.ù
Ringrazio: animelover, Iku e Ryo, Lego, masato_prince e Purple_Rose per aver messo la fic tra le
preferite.
Ringrazio: x_x io x_x e _EucliffeRedHot_ per averla messa tra le seguite.
Ovviamente si ringrazia
tantissimissimo chi commenta e un ringraziamento va anche a chi legge
soltanto. Siete sempre tantissimi e io gongolo a dismisura <3
Ci ritroviamo qui con il
prossimo capitolo il prima possibile! Se non faccio in tempo, auguro a
tutti voi un buon Natale :3
See ya!
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Capitolo 6 *** Capitolo VI: Cielo tempestoso ***
Indovinate un po' chi
c'è con il capitolo nuovo? ù.ù Esatto,
proprio io! :D Alla fine ce l'ho fatta a finirlo prima di Natale e, vi
dirò, s'è quasi scritto da solo. Non avevo bene
in mente come scrivere le cose, ma per fortuna sono venute senza
intoppi di alcun genere e devo dire di esserne davvero soddisfatta
*spuntano cartelli con scritto "pericolo, possibili nevicate rosse"*
Ehm... questo perchè solitamente sono molto molto
autocritica verso ciò che scrivo xD Ma vi ho tediato anche
troppo, quindi vi auguro una buona lettura :3
Ps: nel capitolo
troverete due link per i sottofondi che ho scelto per accompagnare la
lettura
Capitolo VI - Cielo tempestoso
Quando i membri della Famiglia Vongola si riunirono davanti alla scuola
nel tardo pomeriggio, si accorsero di essere quasi tutti tesi, ansiosi
e con poca voglia di chiacchierare, anche se in misura diversa e
più o meno celata tra loro. L’unico sereno era
Tsunayoshi, che si guardava attorno con un sorriso dolce, cercando di
osservare il più possibile la sua vecchia e cara Namimori,
poiché quando l’avrebbe rivista nel suo tempo non
sarebbe stata la stessa cosa.
-Eccoli che arrivano.- esordì il tutor, indicando con un
cenno alla sua destra, dove i due ingegneri, accompagnati da Chrome, li
salutarono con un ampio gesto del braccio.
-Alla buon’ora!- sbraitò il Guardiano della
Tempesta, portandosi le mani sui fianchi. -Vi stiamo aspettando da un
pezzo!-
-Calma Gokudera-kun, non c’è fretta!-
replicò Irie, spostando poi lo sguardo sul venticinquenne.
-Salve, Sawada-san.- salutò aggiungendo un piccolo inchino.
-Ehilà Vongola.- aggiunse Spanner, cacciando la mano destra
in tasca, mentre la sinistra reggeva la corda di una sacca che teneva
in spalla.
-Buongiorno Boss.- concluse poi la Guardiana della Nebbia, chinando il
capo in direzione del castano.
-Buongiorno a voi.- rispose Tsunayoshi. -Ora che ci siamo tutti, direi
di entrare.- suggerì, incamminandosi nel cortile della
scuola.
-Andiamo di nuovo nell’aula del Comitato Disciplinare?-
domandò Yamamoto.
-No, oggi andiamo sul tetto.- asserì il venticinquenne. -E
se ti stai domandando il perché… beh,
è lì che mi sono ritrovato quando ho fatto
ritorno nel mio tempo.- spiegò subito dopo, proseguendo
verso le scale.
In poco tempo giunsero sull’ampio e deserto terrazzo
dell’edificio, trovando ad attenderli il Decimo Boss dei
Cavallone, che li accolse con un sorriso luminoso.
-E così è finito il tempo.- esordì,
dopo aver fatto un cenno di saluto col braccio.
-Già, come mai ti trovi qui, Dino?- chiese il castano,
sinceramente incuriosito, poiché non rammentava la presenza
del biondo al suo ritorno dal viaggio nel futuro.
-Non lo nascondo, sono preoccupato per il mio otouto.- ammise.
-È strano che tu l’abbia chiesto, Tsuna.-
s’intromise Reborn, saltando sulla spalla
dell’allievo. -Non c’era Dino quando sei tornato?-
-Confesso che non me lo ricordo…- fece con voce dubbiosa,
portandosi la mano sotto il mento per riflettere.
-Beh non pensarci troppo.- consigliò il killer. -Ci
basterà fare ciò per cui siamo qui e vedere che
succede.-
-Hai ragione.- concluse Sawada, prima di rivolgersi ai due inventori e
posizionarsi al centro del terrazzo. -Shoichi-san, quando vuoi, io sono
pronto.- riprese poi, volgendo lo sguardo alla città, per
ammirarla un’ultima volta nel suo pieno splendore sotto i
raggi del tramonto.
-Decimo…- esordì Gokudera, attirando le iridi
castane su di sé. -Grazie di tutto.- aggiunse, chinando
leggermente il capo.
Il Boss si concesse un sorriso commosso e per un momento soltanto
calò le palpebre. -Grazie a voi… grazie a te,
Hayato.-
L’istante seguente, Irie sparò il colpo di
bazooka, che esplose in una luce accecante e diede vita a una
voluminosa nube rosea. Contemporaneamente, a causa del rinculo,
l’arma era letteralmente schizzata via dalle mani del ragazzo
con gli occhiali, che però se ne accorse solamente quando
udì un lamento di dolore e l’inquietante frastuono
di un corpo che rotolava giù per le scale che portavano al
tetto della scuola.
-Ops…?- balbettò Shoichi, osservando il risultato
inatteso della sua azione che aveva coinvolto il povero Cavallone.
-Mmh… Forse le modifiche che abbiamo apportato sono un
po’ troppo…- rifletté invece Spanner ad
alta voce, rigirandosi il lecca-lecca tra i denti.
-Ecco spiegato il motivo dell’assenza di Dino.- disse
l’Arcobaleno, per nulla preoccupato per la salute
dell’ex allievo. -State tranquilli, ci vuole ben altro per
stendere uno come lui.- li rassicurò, avvicinandosi. -E poi,
eventualmente può occuparsene Hibari.-
Le espressioni dei due ragazzi si dipinsero immediatamente di profondo
senso di colpa quando pensarono al come il pacifico presidente
del Comitato Disciplinare si sarebbe preso cura del proprio insegnante.
-Più tardi andremo al tempio a pregare per lui.-
capitolò il biondo, facendo spallucce.
***
-Oi Tsuna! Finalmente sei tornato!- esclamò allegro lo
spadaccino, scrutando l’amico tra le pieghe di quella massa
fumosa simile a zucchero filato.
-Ciao Takeshi.- replicò Vongola Decimo, incamminandosi verso
la Pioggia, che lo affiancò per seguirlo quando gli fu
accanto. -È andato tutto bene durante la mia assenza?-
-Tutto liscio come l’olio.- rispose, aprendo la porta della
sala da pranzo. -Ehi ragazzi! È tornato Tsuna!-
Un coro di voci gioiose accolse il venticinquenne, che
guardò la propria Famiglia con occhi pieni di affetto e
riconoscenza. Solo parlando con le loro controparti del passato aveva
realmente compreso quanto lo avessero aiutato standogli accanto durante
il periodo in cui era stato rimosso il sigillo. Per questo
compì ancora un paio di passi, frenando qualsiasi loro
mossa, e si fermò quando li ebbe tutti di fronte, nessuno
escluso. Infine, inclinò il busto in avanti, esibendosi in
un profondo inchino che spiazzò ogni presente, persino
l’impassibile Nuvola.
-Decimo!- esplose la Tempesta, scattando verso di lui. -Cosa-
-Grazie.- lo interruppe Tsunayoshi. -Grazie, per essermi stati vicini.-
proseguì, rialzandosi. -Grazie soprattutto a te, Hayato, e
scusami ancora per averti rimproverato quella volta.-
Sotto lo sguardo confuso degli astanti, il castano attirò
l’italiano in un abbraccio. Dapprima smarrito per quel
comportamento, Gokudera rimise rapidamente i pezzi della memoria al
loro posto, per poi ricambiare la stretta del suo Boss con un sospiro
rassegnato.
-Decimo… ho solo compiuto il mio dovere di braccio destro e
amico. Non c’è alcun bisogno di ringraziare e
nemmeno di chiudere scusa.-
-Io invece sento di doverlo fare.- ribatté il Cielo,
allontanandosi per guardarlo in viso.
Sotto quello sguardo deciso e irremovibile, l’argenteo non
poté fare altro che arrendersi. -D’accordo Decimo,
per questa volta ha vinto lei.- affermò, causando la risata
dell’altro e quella di Yamamoto. -Com’è
andata nel passato?-
-Tu più di tutti dovresti saperlo, no?-
L’altro si grattò la nuca, imbarazzato.
-Giusto…-
-Ehi Hayato-nii, non dar fastidio a Tsuna-nii, è appena
tornato!- s’intromise il Guardiano del Fulmine, avvicinandosi
ai due.
-Oh, Lambo, ho una cosa da farti vedere.- intervenne di nuovo Sawada,
cacciando la mano destra sotto il mantello, alla ricerca di qualcosa e
attirando l’attenzione di tutti. -Guarda qui, te lo ricordi?-
disse, poi, nascondendo un sorriso furbo e falsamente innocente dietro
un foglio.
Il moro arrossì di vergogna. -Ma…! Tsuna-nii!
Quello era per te, mettilo via!- esclamò, allungando il
braccio per prendere il disegno fatto da lui stesso dieci anni prima,
ma la mano salda di Ryohei posata sulla spalla gli impedì di
portare a termine il suo intento.
-Ci siamo proprio tutti!- fece Kyoko, mentre suo fratello scoppiava in
una risata divertita.
-Guardate! Anche Hibari ha un bellissimo sorriso! Ehi Hibari, dovresti
prendere esempio da questo disegno, sai? Migliorerebbe i tuoi rapporti
con la gente!- dichiarò guardando il compagno, che gli
restituì un’occhiata affilata, totalmente
inefficace su di lui.
Incrociando le braccia al petto, l’ex Disciplinare se ne
andò dalla sala con un fiero e minaccioso silenzio, che non
faceva presagire nulla di buono per il giovane Bovino.
Quest’ultimo, infatti, si era afflosciato a terra, piangendo
amare lacrime e bofonchiando qualcosa sulla propria morte imminente per
mano della Nuvola. A nulla valsero i tentativi di tirargli su il morale
e di rassicurarlo sulla presunta ira di Kyoya, anzi aumentarono
l’intensità del suo pianto che si fece
così disperato da sfiorare il tragicomico. Tuttavia, quando
udì la risata allegra del suo Boss, Lambo si
zittì all’istante per ascoltarla e goderne come
chiunque in quella stanza.
Era raro vedere il loro Cielo così rilassato e spensierato,
proprio come ai vecchi tempi della Namimori, e quell’allegria
ben presto si rivelò contagiosa. Si unirono tutti a lui,
persino la timida Chrome rise di gusto per la gioia, e Tsunayoshi li
ringraziò ancora una volta nella propria mente, dicendosi
profondamente fortunato ad averli come membri della sua Famiglia.
***
La nuvola rosa si espanse rapidamente, fuggendo tutt’attorno
al suo “proiettile” e nascondendolo come una
coperta fitta e calda. Poco dopo, udirono un piccolo colpo di tosse
seguito da un sospiro stanco.
-Spero di non rivivere mai più una cosa del
genere…- borbottò il giovane Sawada, facendosi
largo in mezzo al fumo.
-Decimo!- chiamò Smoking Bomb, correndogli incontro. -Decimo
sta bene?!- proseguì, mettendogli le mani sulle spalle esili
e studiando il suo corpo al di sopra degli abiti per valutarne le
condizioni.
-C-Calmati Hayato!- replicò il castano, posando con
gentilezza i palmi sui polsi dell’italiano. -Non ho niente.
Quei pochi graffi che mi sono fatto contro i Corallo sono
già guariti… che c’è?-
domandò poi, di fronte all’espressione stranita
dell’altro. -Ho detto qualcosa che non va…?-
La risata di Yamamoto attirò la sua attenzione. -Gokudera
è rimasto sconvolto perché l’hai
chiamato per nome!-
-Oh… ehm, scusa, Gokudera-kun! Il te futuro mi ha chiesto di
chiamarlo per nome e ormai…-
L’italiano scosse il capo e sfoderò un sorriso
gioioso. -Va benissimo così, Decimo.-
Il Cielo annuì e guardò gli amici, sinceramente
contento di essere di nuovo tra loro. -Che ne dite di tornare a casa?
Si sta facendo tardi.-
-No, Tsuna.- replicò il killer, affiancando
l’allievo. -Non è ancora il momento di rientrare,
dobbiamo parlare di una cosa importante.-
-Importante?- ripeté il giovane Boss. -C’entra
qualcosa quella faccenda che ti ha fatto tardare l’altro
giorno?-
Il bambino annuì. -Siediti, sarà un discorso
lungo.-
Dubbioso e con la preoccupazione che avanzava per il tono usato
dall’Arcobaleno, Sawada obbedì, imitato da tutti i
presenti, che si accomodarono l’uno accanto
all’altro, formando un cerchio. Così, Reborn
cominciò il racconto, partendo dalla lettera inviata dal
Nono e dal suo collegamento con la presenza del futuro Vongola Decimo
nel loro tempo. Dopodiché, passò a raccontare del
sigillo, perché era stato necessario imporlo, cosa avrebbe
comportato il suo scioglimento e come avrebbero dovuto prepararsi in
vista dell’evento. Il tutor misurò ogni parola e
ogni pausa, esponendo i fatti nella maniera più semplice
possibile ma soprattutto con calma, perché non gli era
sfuggito il cambiamento sul volto del suo ImbranaTsuna. Infatti, man
mano che il discorso proseguiva, il quindicenne si fece dapprima
stupefatto, poi il suo viso si dipinse d’orrore e
sbiancò, e la cosa non gli piacque per nulla.
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Frastornato e incredulo di fronte a ciò che aveva sentito,
Tsunayoshi abbassò lo sguardo sulle proprie gambe incrociate
senza vederle realmente, la mente incastrata sulle stesse domande:
com’era possibile che stesse accadendo una cosa del genere?
Proprio a lui che di diventare il Boss di una Famiglia mafiosa non ne
aveva mai avuta l’intenzione? Scosse il capo in segno
negativo, rifiutandosi di accettare quegli eventi che erano
lì pronti a bussare alla porta del suo futuro più
imminente.
Il Nono gli avrebbe rimosso un sigillo di cui non aveva memoria, questo
avrebbe liberato le sue Fiamme che avrebbero poi preso possesso del suo
corpo perché più forti di lui, e avrebbe dovuto
sconfiggerle per avere la meglio. E non si poteva evitare. Inoltre, il
castano era certo che l’Arcobaleno non avesse rivelato tutti
i dettagli della questione, doveva esserci dell’altro,
c’era il suo intuito a gridarglielo così forte da
renderlo sordo al resto del mondo. Perché non gli aveva
detto cosa sarebbe accaduto di preciso dopo lo scioglimento?
Perché si era limitato a parlare di ciò che
sarebbe accaduto dentro la sua testa?
Gli astanti si preoccuparono ancora di più nel vederlo
chiudersi in se stesso, travolto dal peso di quella realtà
così vicina e inevitabile. Smoking Bomb per primo si
sentì stringere il cuore e mancare il respiro.
Deglutì a vuoto e sollevò una mano per posarla
sulla spalla del suo adorato Boss, ma si fermò quando lo
vide rialzare il volto pallido dagli occhi sgranati e tremanti.
-…cosa mi stai nascondendo? Eh, Reborn?- domandò
grave, puntando le iridi marroni in quelle nere dell’altro,
mentre stringeva i pugni sui pantaloni. -Cos’altro
c’è che non vuoi dirmi?-
Mai prima di allora il killer aveva sudato freddo davanti a un suo
studente. Quello sguardo disperato e consapevole, pur essendo
nell’ignoranza, lo aveva scosso fin nel profondo, persino
Leon s’era mosso con agitazione, ritirandosi rapidamente sul
retro del fedora e rifugiandosi al suo interno senza essere visto. Il
bambino pensò a una scappatoia, una qualunque, ma non ne
trovò. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe
ritrovato di fronte a un vicolo cieco, braccato come una volpe rincorsa
dai cani?
Emise un sospiro e si preparò a rispondere. -Quando
sarà libera, la tua Fiamma diventerà
incontrollabile, te l’ho detto, e sarà compito tuo
farle capire chi comanda. Nel frattempo, però…
punterà alle Fiamme dei tuoi Guardiani per farle sue e
diventare ancora più potente.-
-No…- pericolosamente cereo, Tsuna scosse la testa. -Non
è…-
Tremante come una foglia in balia del vento, il giovane Cielo
posò i palmi sulle orecchie in un gesto
d’istintiva protezione. Non voleva che altre orribili
informazioni arrivassero alla sua mente già vittima di
quelle appena udite, che continuavano a ripetersi
all’infinito, come una condanna impossibile da annullare.
Sawada era atterrito e tutto il suo essere gli stava ordinando di
alzarsi e andarsene, ma c’era qualcosa che non funzionava. Se
fosse il corpo a non reagire ai comandi del cervello o viceversa, non
avrebbe saputo dirlo.
Improvvisamente, si sentì come stretto in una tagliola e si
portò una mano al petto, percependo a malapena il suo
movimento fin troppo veloce, quasi spasmodico. Al contrario, non
avvertì minimamente la presa ferrea del Guardiano della
Tempesta sulla spalla né il suo tocco sulla schiena,
impegnato in un massaggio che avrebbe dovuto aiutarlo a regolarizzare
il respiro, che a sua insaputa s’era fatto rapido.
Fu un movimento di fronte a sé a ottenere
l’attenzione dei suoi occhi spiritati, in particolare le
iridi verdi del suo braccio destro. Gli stava dicendo sicuramente
qualcosa, perché le sue labbra si muovevano, ma lui non
udiva assolutamente niente. Indietreggiò per timore, non
dell’altro ma di se stesso. Il solo pensiero di
ciò che avrebbe potuto fargli lo gettava nel terrore
più nero e doloroso. Sfuggì alla sua presa,
ignorò il suo sguardo che traboccava d’ansia e
scattò in piedi, dopodiché gli diede le spalle e
corse via.
-Decimo!- chiamò l’italiano, acchiappando
all’ultimo il polso dell’altro ragazzo, che
però non si arrese e continuò a tirare per
scappare. -Decimo, per favore! Mi ascolti!-
In risposta ricevette un gemito soffocato, ma non allentò la
presa, anzi la rafforzò e trascinò il Boss verso
di sé. Tsunayoshi non riuscì a contrastare la
forza di Gokudera e in un attimo si ritrovò fra le sue
braccia con la guancia contro il suo petto, e l’altro polso
imprigionato nella mano libera.
Quando aveva visto il suo Cielo cadere nella disperazione e tentare di
fuggire, Smoking Bomb aveva compreso che era compito suo fermarlo e
farlo tornare in sé. Finalmente, le parole pronunciate dal
venticinquenne avevano acquisito concretezza e sapeva che era giunto il
loro momento. Avvicinò meglio il castano e lo
abbracciò stretto, posandogli un palmo sulla schiena e uno
sulla nuca, permettendosi di carezzarlo con leggerezza per aiutarlo a
calmarsi.
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Nessun’altro osava intervenire. Qualcuno s’era
alzato per correre dietro all’amico, ma un cenno
dell’Arcobaleno aveva rimandato ognuno al proprio posto,
perché in quel frangente, l’unico in grado di far
ragionare il Cielo non era altri che la Tempesta, poiché
solo lei poteva comprenderne la furia e lo sconvolgimento interiore.
-Decimo, mi ascolti…- ripeté con voce tranquilla
il Guardiano. -Non deve aver paura per noi. Abbiamo avuto tempo per
pensare a tutto questo e abbiamo deciso che non la abbandoneremo. Lei
c’è sempre stato per ognuno di noi, ci ha sempre
aiutati. Ora è il nostro turno di aiutarla.-
-Ma… Gokudera-kun… Hayato…-
mormorò Tsuna, stringendosi alla camicia
dell’altro. -Io… io non voglio che voi…
È pericoloso…-
-Siamo pronti a correre qualsiasi rischio. Non ha fiducia in noi,
forse?-
Con uno scatto, Sawada aveva puntato le lucide iridi marroni in quelle
verdi. -No! Non è così!-
Le labbra dell’argenteo si distesero in un sorriso
rassicurante e determinato. -Allora non c’è nulla
di cui preoccuparsi. Lei è forte Decimo, ma lo siamo anche
noi. Dobbiamo esserlo per poterle restare accanto come Guardiani,
perché è nostro compito proteggerla.-
Di fronte a quel discorso così serio, ma pronunciato con una
gentilezza senza pari, il futuro Boss della Famiglia Vongola
s’era placato, quasi spento. Il ragionamento del suo braccio
destro non faceva una grinza, la sua mente lo sapeva, ma non riusciva a
non essere spaventato da tutta quella situazione. Da un momento
all’altro s’era ritrovato in mezzo a qualcosa che
non avrebbe mai e poi mai voluto vivere e la sua prima reazione era
stata la fuga, portarsi il più lontano possibile dai suoi
amici, dalla sua Famiglia, per tenerli al sicuro. Tuttavia, non aveva
messo in conto la loro opinione e i loro desideri, tutte cose che non
poteva contrastare per quanto avesse potuto intestardirsi.
Annuì, a se stesso e alla Tempesta, e automaticamente
tornò a posare la guancia sul suo petto, dove
avvertì il battito cardiaco: chiaro, forte, ma soprattutto
calmo. Ne seguì il ritmo per qualche istante e finalmente si
rilassò. Improvvisamente, però, si
sentì appesantito dalla stanchezza e chiuse gli occhi,
affidandosi completamente all’italiano.
-Gokudera-kun… andiamo a casa?-
-Certo Decimo.- rispose il Guardiano, sorreggendo il castano mentre gli
si addormentava tra le braccia.
Hello~
...visto quanto ho
declamato la mia somma soddisfazione per questo capitolo, mi auguro di
non aver fatto un clamoroso flop con voi xD
Tsuna TYL è
tornato al suo tempo, dove è stato accolto con grandissimo
affetto e ammmmore dai suoi Guardiani e dove ha mostrato il bellerrimo
disegno fatto da Lambo. Il sorrisone di Hibari ha colpito e affondato.
Invece, il
non-ancora-Boss-Tsuna s'è ritrovato nel bel mezzo di un
casotto bello grande e spero che la sua reazione vi risulti in IC, se
così non è segnalatelo che metto
subito-subitissimo l'avvertimento OOC. Eventualità che
comunque ritengo giustificata, visto che lo Tsuna qui presente
sarà un po' più sveglio di quello che ci hanno
fatto vedere nell'anime (quello del manga m'è sembrato molto
più serio... magari era proprio per la saga finale che ha
fatto level up intellettivo, mah <.<).
Ora passiamo ai
ringraziamenti ù.ù
Ringrazio veramente
tantissimo allen_picchio_ per aver messo la fic in tutto
quello che si poteva mettere *^* Quando ho visto 'sto tripudio di
apprezzamento ho gongolato tantissimo *^*
Poi ringrazio NakashimaEmi, shangai e Will_Power per averla inserita tra le loro
seguite, grassie mille tantissimo *^*
Ovviamente si ringrazia con tanta somma gioia chi commenta e anche chi
legge soltanto ù.ù
Mi
ripeterò, ma davvero non mi aspettavo tutto questo seguito
per questa fic, non potevate farmi un regalo più bello di
questo <3
Concludo augurandovi un
Buon Natale e un Felice Anno Nuovo!
See ya!
|
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Capitolo 7 *** Capitolo VII: Questione d'abitudine ***
Ma salve a tutti! La
sessione d'esami all'università è "nociva", in
che senso direte voi? Nel senso che invece di studiare mi viene
ispirazione per le fic e questo non va bene <.< Voi
sarete di certo contenti, ma la me stessa che si occupa di studiare e
andare a fare gli esami si preoccupa, tanto
<3
Detto questo, che vi ho
portato via pure troppo tempo, vi auguro una buona lettura :3
Capitolo VII - Questione
d’abitudine
Adrian Von Ziegler - Emotional
Music - Sacrament of Tears
Riemerse lentamente e con un certo sforzo dal regno di Morfeo, quasi
con stanchezza, come se avvertisse ancora la fatica di un pesante
fardello che si era trascinato dietro per giorni. Quando finalmente
riuscì a mettere a fuoco l’ambiente che lo
circondava, comprese di essere in una camera che non era la sua. La
stanza era avvolta nella penombra grazie alle pesanti tende che
celavano la finestra e c’era fin troppo silenzio per essere
casa sua. Troppa calma. Ma non del tipo in cui devi sempre stare
allerta e tendere l’orecchio al minimo fruscio, anzi,
nonostante ignorasse dove si trovava, il ragazzo sentiva di poter stare
tranquillo e di fidarsi di quelle mura. Si alzò quindi a
sedere e si guardò attorno, notando il letto matrimoniale e
i vestiti che indossava, riconoscendo almeno quelli come propri.
A quel punto, Tsunayoshi scostò le coperte e
infilò i piedi nelle ciabatte morbide, che sembravano non
aspettare altro che accoglierli, e nel frattempo, tentò di
fare mente locale sugli ultimi avvenimenti, per cercare di capire cosa
fosse accaduto prima che si addormentasse tanto profondamente.
Una volta in piedi, si avvicinò alla finestra e
spostò la tenda per guardare fuori. Il cielo era grigio ma
illuminato di chiaro, facendogli intuire che la mattinata non era
ancora terminata; doveva aver piovuto durante la notte e aver smesso da
poco, poiché c’era acqua sulle strade e sui tetti.
Osservò distrattamente il quartiere, ma non lo riconobbe,
nemmeno dall’alto del piano in cui si trovava. Decise di
arrendersi e di andare alla ricerca del padrone di casa, chiunque
fosse, per chiedergli spiegazioni, ma quando giunse alla porta della
stanza, ricordò ogni cosa.
La Famiglia Corallo, il bazooka di Lambo, il viaggio nel futuro, il
discorso del suo tutor e il sigillo. Tutto parve cadergli addosso come
una doccia gelata e si scoprì a tremare, nel portarsi le
mani sulle braccia per cercare un minimo conforto. Non era stato un
orribile incubo né frutto della sua fantasia, il destino era
lì a soffiargli sul collo e a ridergli
nell’orecchio per rammentargli ciò che lo
attendeva da lì a pochi giorni.
Scosse il capo e con gli occhi sgranati si fiondò fuori
dalla camera per andarsene via. Era un pericolo per chiunque,
soprattutto per i suoi amici e per proteggerli si sarebbe rinchiuso
anche nella più buia delle prigioni. Nonostante la sua ferma
decisione, però, si mosse con passi cauti e leggeri, quasi
avesse timore di disturbare qualcuno, puntando all’ingresso
in fondo al corridoio.
Fu una voce ben nota a fermarlo mentre transitava davanti
all’ultima porta alla sua destra. -Decimo?-
E di nuovo, Sawada ricordò. Ricordò le parole del
suo braccio destro, che l’avevano rassicurato e alleggerito
al punto tale da farlo cadere in un sonno incredibilmente profondo.
Immediatamente dimenticò l’idea della fuga e il
progetto di nascondersi chissà dove e si diresse verso
l’amico, che gli stava andando incontro.
-Gokudera-kun… dove siamo?- domandò, confuso dai
suoi stessi pensieri, mentre l’altro lo guidava verso una
delle sedie che si trovavano attorno al tavolo quadrato.
-A casa mia, Decimo. Ha dormito bene?- rispose con gentilezza,
dopodiché si avviò a preparare la colazione per
il suo Boss.
-Ah… io… credo di sì…-
farfugliò il castano, guardandosi attorno incuriosito,
perché era la prima volta che entrava
nell’appartamento della Tempesta. -Come sono arrivato
qui…?-
-L’ho portata io sulle spalle, Decimo, insieme a Yamamoto.
Reborn-san ha insistito perché ci accompagnasse, visto il
recente attacco della Famiglia Corallo.- spiegò con calma
l’italiano, posandogli davanti un’abbondante
colazione giapponese.
A quella rivelazione, Tsuna sgranò gli occhi, colpito e
mortificato. -M-Mi dispiace aver dato tanto disturbo…-
-Nessun disturbo, Decimo.- il sorriso che l’argenteo gli
rivolse lo fermò dal dire altro. -Ora pensi unicamente a
fare colazione, al resto penseremo dopo.- si affrettò a
dire, per impedire che il castano si facesse travolgere da cupe
riflessioni.
Sawada non poté far altro che annuire e obbedire
all’amico, che in fondo non aveva tutti i torti. Non
avvertiva per nulla i morsi della fame, però forse mangiare
qualcosa lo avrebbe fatto sentire meno stanco. In più,
ancora una volta, il suo intuito gli stava sussurrando di impegnarsi a
rimettersi in forze, perché di lì a poco sarebbe
intervenuto qualcosa che lo avrebbe riportato ad affrontare la
realtà.
Infatti, poco più di un’ora dopo,
l’Arcobaleno del Sole si presentò a casa di Hayato
accompagnato dal Guardiano della Pioggia.
-Yo Tsuna!- salutò allegro il moro, guardando il suo futuro
Boss che stava seduto sul divano.
-Ciao… Takeshi…- replicò lui con poca
energia, guadagnandosi un’occhiata sorpresa. -Uhm…
Scusa, preferisci-
-Va benissimo così, non preoccuparti Tsuna.- lo interruppe,
donandogli un sorriso.
-Ciaossu Tsuna.- intervenne il killer, saltando sulla spalla del
giocatore di baseball, fermo al centro della stanza. -Come ti senti?-
-Reborn…- iniziò il ragazzo, puntando lo sguardo
in quello nero dell’altro, ma distogliendolo
l’attimo dopo. -Io… Non so come mi sento. Stanco,
credo.-
-Mmh… Comunque mi sembri più tranquillo rispetto
a ieri pomeriggio, e questo è un bene.-
Tsunayoshi avrebbe tanto voluto ridere, ma si trattenne. Tranquillo?
Lui che sospettava, anzi sapeva con certezza, il motivo principale che
aveva spinto il suo tutor a fargli visita, non era per niente
tranquillo. Avrebbe tanto voluto scoppiare a ridergli in faccia e
urlargli di andarsene, ma era consapevole di quanto sarebbe stata
inutile una simile crisi d’isterismo. Stranamente,
però, il suo cuore batteva a un ritmo regolare, forse era
questo a suggerire al bambino che fosse quieto.
-Non girarci intorno, Reborn, per favore.- disse Sawada, sprofondando
nel divano con un sospiro. -Lo so che non sei venuto qui solo per
vedere come sto, non avresti portato Takeshi altrimenti. Cosa devo
fare?- chiese, arrendendosi all’evidenza dei fatti
perché ormai gli era chiaro che era inutile fuggire.
Se ricordava bene, la lettera del Nono parlava di dieci giorni, quindi
ne restavano sei. Sei giorni in cui avrebbe dovuto abituarsi alla
presenza costante della Fiamma del Cielo. La sola idea sembrava
stancarlo ancora di più, ma il suo viso non
mostrò neanche una grinza di quei pensieri.
L’Arcobaleno sorrise soddisfatto. -Vorrei che oggi, dopo
pranzo, prendessi una Pillola e che provassi a mantenere
l’Hyper-mode fino a quando non sarai a letto.-
-Reborn-san…- intervenne la Tempesta. -Non è
troppo? Dopotutto, il Decimo-
-Lascia stare Hayato.- lo frenò il Cielo.
-D’accordo Reborn.-
Il killer annuì per poi rivolgersi all’italiano.
-Non preoccuparti Gokudera, Yamamoto resterà qui per
aiutarti in caso di emergenza. Ah, Tsuna, vorrei che mi consegnassi i
guanti e gli anelli. Capisci perché te lo sto chiedendo?-
Gli occhi del ragazzo per un attimo si allargarono dallo stupore, poi
si abbassarono a guardare i due anelli che portava alla mano destra.
Aveva compreso perfettamente le ragioni del suo insegnante e, dopo lo
smarrimento iniziale, non poteva che condividerle appieno. Sorrise
amaramente e accarezzò i due oggetti di metallo con
l’indice sinistro, soffermandosi su quello di Natsu, che gli
aveva inviato un miagolio incerto e triste per dirgli che non voleva
separarsi da lui.
-Coraggio Natsu, sarà solo per pochi giorni, poi saremo di
nuovo insieme.- mormorò, ricevendo un piccolo ruggito
convinto, poi lo sfilò a malincuore e tornò a
osservare il Vongola Ring. -Giotto-san…- pensò
senza sapere realmente cosa comunicare al suo antenato.
Insieme alla sua Box Arma, la calda e quieta presenza di Vongola Primo
era diventata una costante nella quotidianità. In ogni
momento di difficoltà e quando aveva vacillato, gli era
bastato pensare al fondatore della Famiglia Vongola e ai suoi ideali
per trovare la forza di realizzare i propri obiettivi. Gli dispiaceva
separarsene, soprattutto ora che sentiva di aver bisogno di un simile
pilastro per riuscire ad andare fino in fondo a questa situazione,
però, cos’avrebbe potuto fare Giotto?
-Non temere Tsunayoshi.-
la voce del biondo Vongola risuonò nella sua mente come la
vibrazione di un diapason e lo sommerse come un’onda che
abbraccia la spiaggia. -Non
hai bisogno di me in questa impresa, la tua Famiglia ti
aiuterà. Non dimenticarlo.- concluse prima di
ritirarsi in silenzio.
Il quindicenne sorrise ancora e con rinnovata sicurezza tolse
l’anello dal dito. -Grazie Giotto-san.-
Lanciò un’occhiata nervosa all’orologio.
Due ore.
Erano passate solamente due ore da quando aveva inghiottito la Pillola
dell’Ultimo Desiderio. Strinse la mano a pugno e la matita
che era morbidamente appoggiata tra le sue dita si ruppe con uno
schiocco secco.
-Dannazione…- mormorò, prima di buttarla nel
cestino che era stato messo vicino alla sua sedia, in cui giacevano
altre due matite spezzate e la cenere di un paio che aveva
accidentalmente bruciato un’ora prima. -Mi dispiace
Hayato… Temo che ora di domani avrò distrutto
tutta la tua scorta di matite.-
Controllare le Fiamme in un momento tanto tranquillo si stava rivelando
un esercizio particolarmente ostico, più dei compiti di
scuola che stava tentando di fare. Se alimentarle nel modo giusto
durante un combattimento era stato difficile, trattenerle e mantenerle
comunque attive in quella situazione, senza ridurre in pezzi qualsiasi
cosa toccasse, lo era ancora di più.
Yamamoto, seduto alla sinistra del Boss, rise. -Tranquillo Tsuna! Il
bambino me ne ha fatto portare una borsa piena!- lo informò,
indicando un sacco di tela accanto all’ingresso della stanza.
-Puoi distruggerne quante ne vuoi!- esclamò poi, lasciandosi
andare alla sua consueta ilarità.
-Idiota del baseball, cosa ci trovi di tanto divertente?!-
ruggì l’argenteo, che si trovava esattamente di
fronte al moro.
-Gokudera-kun, per favore, calmati.- intervenne il castano, prima che i
due finissero col picchiarsi. -Puoi aiutarmi con questa equazione?-
-Certo Decimo!- rispose prontamente il braccio destro, aggiustandosi
gli occhiali da lettura sul naso mentre si rivolgeva totalmente al suo
Cielo. -Cosa non capisce?-
-Ho fatto tutto come nell’esercizio che abbiamo fatto prima
insieme, ma il risultato non esce.- spiegò con tono
spazientito, per poi imporsi di restare calmo e non dare in
escandescenze, mentre prendeva una matita nuova dal portapenne posto al
centro del tavolo.
Al contrario, l’italiano sfoderò tutta la pazienza
di cui era dotato e lesse rapidamente l’equazione fatta
dall’altro, nonostante la calligrafia fosse così
traballante che rendeva difficile distinguere il sei dal cinque e
l’uno dal sette. Anche in quei dettagli, Smoking Bomb poteva
notare lo sforzo che Sawada stava facendo per trattenersi, ma era
sicuro che ce l’avrebbe fatta. Era certo che entro un paio di
giorni Tsunayoshi avrebbe trovato l’equilibrio giusto.
-C’è solo un errore minimo.- esordì
dopo qualche secondo, indicando uno dei passaggi centrali.
-Guardi…-
Takeshi sorrise dolcemente alla scena che aveva accanto, rilassandosi
con un profondo respiro, ma non smise di essere preoccupato.
Nell’arco di dieci minuti, il castano aveva guardato
l’orologio per quattro volte e si era innervosito sempre di
più a vedere che il tempo stava scorrendo così
lentamente. L’Arcobaleno l’aveva lasciato
lì per intervenire con il potere della Fiamma della Pioggia
nel caso in cui Tsuna avesse perso il controllo, tuttavia si era anche
raccomandato di aspettare e vedere se il ragazzo riusciva a calmarsi da
solo, proprio come in quel momento. Si disse che sarebbe stato
sicuramente un lungo pomeriggio, dopodiché riprese a fare i
compiti a sua volta.
Quando fu sera, Vongola Decimo non arrivò nemmeno al letto:
il momento prima si stava frizionando i capelli con un asciugamano e
quello dopo la Fiamma del Cielo s’era spenta al seguito
d’un suo sbadiglio. Aveva indietreggiato fino alla parete ed
era scivolato su di essa, sedendosi sul pavimento e addormentandosi di
colpo. Così lo trovò il giocatore di baseball,
quando andò a sentire se andava tutto bene visto che ci
stava mettendo più del previsto.
-Oi Gokudera!- chiamò a gran voce senza timore di disturbare
il sonno dell’amico. -Tsuna dorme!-
-Come dorme?!- esclamò stranito l’italiano,
mollando il canovaccio sul ripiano della cucina e correndo a
verificare. -Decimo…- sospirò, osservando la
figura dormiente sostenuta dalla Pioggia. -L’avevo detto a
Reborn-san che erano troppe ore per il primo giorno.-
-Però ha resistito fino all’ultimo.- fece notare
il moro con orgoglio, seguendo Smoking Bomb nella camera da letto.
-Scommetto che domani andrà meglio.-
-Hai ragione.- concordò Hayato mentre sistemava le coperte
su quel corpo stanco.
Mai previsione fu più sbagliata si scoprì a
pensare Takeshi Yamamoto il giorno dopo, che per un pelo non era stato
preso in pieno da un pugno avvolto dalla Fiamma del Cielo, partito a
causa di una sua risata, che a posteriori giudicò
inappropriata. Il giovane Boss era entrato in Hyper-mode a
metà mattina, come lasciato detto dall’Arcobaleno,
però, verso le quattro del pomeriggio all’ennesimo
esercizio sbagliato e alla terza matita spezzata, era scoppiato per la
frustrazione e adesso si trovava a terra, tenuto fermo dal suo fedele
braccio destro, che lo stava anche trattenendo per i polsi per
impedirgli di nuocere a loro o se stesso.
-Decimo! Si calmi, Decimo!- urlò l’argenteo,
ricevendo una specie di ringhio in risposta e uno strattone alle mani.
-Maledizione… Yamamoto!-
Annuendo con un cenno del capo, il moro richiamò la Rondine
di Pioggia, indirizzandola immediatamente contro il castano impazzito.
Al rapido passaggio del volatile, una piccola cascata d’acqua
cadde su entrambi i ragazzi e dopo qualche secondo, Sawada si
accasciò totalmente sul pavimento, come un palloncino che si
sgonfia di colpo, inerte nella presa del compagno, e con le Fiamme
spente. Il giocatore di baseball gli fu subito accanto e lo
tirò seduto, dopodiché congedò la sua
Box Arma e puntò le iridi marroni in quelle leggermente
opache dell’amico.
-Tsuna? Tutto bene?-
-Sì… Grazie Yamamoto…-
asserì debolmente. -Scusate, alla fine ho perso la
testa…-
Smoking Bomb scosse il capo in segno negativo, lasciando i polsi
dell’altro. -Non deve scusarsi Decimo, sapevamo che poteva
succedere, eravamo preparati.-
-Gokudera ha ragione!- esclamò serafico Takeshi. -Adesso
almeno sappiamo con certezza che le Fiamme della Pioggia riescono a
calmarti.-
-E questo che diavolo significa, eh, idiota del baseball?!-
sbraitò la Tempesta.
-Oh nulla, nulla!- rise l’altro Guardiano, mentre aiutava il
Boss a rimettersi in piedi. -Non pensarci! Piuttosto, credo che Tsuna
debba cambiarsi prima di prendersi un raffreddore!-
-Sappi che non finisce qui!- borbottò Hayato, diretto in
camera da letto a prendere dei vestiti asciutti.
Sawada sospirò e si lasciò sorreggere da
Yamamoto. Erano solo al secondo giorno ed era successo un mezzo
disastro, come potevano andare avanti così per altri
quattro? Liberò un altro piccolo sospiro, poi
alzò lo sguardo sul viso dell’amico, trovandolo
sorridente come al solito e pieno di fiducia.
-Non abbatterti, Tsuna.- disse il moro, incrociando gli occhi del
castano. -Puoi farcela, noi tutti crediamo in te.- aggiunse,
confermando i pensieri del Cielo, che si concesse un sorriso e
annuì.
In quella giornata non ci furono altri incidenti e anche la seguente
trascorse tranquilla. L’erede di Giotto Vongola diventava
sempre più consapevole del proprio autocontrollo e anche la
sua resistenza andava crescendo, infatti riuscì ad arrivare
tranquillamente a sera inoltrata senza crollare addormentato da qualche
parte.
Soddisfatto dei progressi del proprio allievo, l’Arcobaleno
propose un cambiamento per il sabato mattina.
-Accompagnerete Nana a fare spese.- esordì, guadagnandosi
un’occhiata scettica.
-Sei sicuro Reborn?- domandò Sawada dubbioso, guardando la
pillola che teneva tra le dita. -Non vorrei…-
-Non preoccuparti Tsuna, ci sarà anche Dino. Voglio vedere
come te la cavi in mezzo a una folla.- spiegò tranquillo il
bambino. -Quando avete finito in centro, andate ad aspettare gli altri
all’uscita della scuola. Lì vi darò le
istruzioni per il pomeriggio e per domani.-
-D’accordo.- dissero in coro i due ragazzi, ma mentre il
giapponese sembrava ancora poco convinto, l’italiano si
mostrò deciso e sicuro come sempre.
Il killer sorrise. -Forza allora, Nana sta arrivando qui accompagnata
da Dino.-
Kingdom Hearts II - Lazy
Afternoons
Non appena l’aveva visto, sua madre era corsa ad abbracciarlo
e a baciarlo sulla guancia.
-Mamma, per favore.- mormorò il Cielo, cercando di liberarsi
dalla morsa della donna senza farle male. -Non davanti ad Hayato e
Dino-san.- continuò, gettando un’occhiata ai due,
che sorridevano inteneriti.
-Ma Tsu-kun sono sei giorni che non ti vedo! Non ero in pensiero
perché sapevo che eri con Gokudera-kun, però mi
sei mancato.- spiegò lei, dando un’ultima carezza
alla guancia del figlio, per poi prenderlo sottobraccio. -Reborn-chan
mi ha detto che stamattina puoi prenderti una pausa dal progetto
scolastico e posso averti tutto per me.-
-Eh già…- commentò lui. -Allora
andiamo?- chiese poi, ottenendo un felice assenso e incamminandosi
l’attimo dopo, fedelmente seguito da Smoking Bomb e Cavallone.
Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva
accompagnato sua madre in giro a fare compere e si pentì di
non averlo fatto più spesso. La presenza della donna stava
avendo su di lui un effetto rilassante, che lo aiutò a
concentrarsi su ciò che gli accadeva intorno e quasi si
dimenticò di aver inghiottito una pillola
dell’Ultimo Desiderio prima di uscire. Stranamente, nemmeno
tutte le persone che gli camminavano attorno lo infastidivano, anzi,
per un attimo si ritrovò a pensare che gli piaceva di
più essere lì che nel silenzio e la
tranquillità quasi soffocanti dell’appartamento
della Tempesta. Nana sorrideva gioiosa come una bimba e si teneva
stretta al figlio, quasi fosse un trofeo di cui andava orgogliosa,
commentando questo o quell’altro banco del mercato,
raccontandogli aneddoti sulle sue amiche e salutandone alcune quando le
incrociavano per le strade di Namimori.
Alle loro spalle i due italiani si erano ridotti al ruolo di semplici
spettatori, poiché fin da subito avevano compreso che
attorno a Tsunayoshi e a sua madre s’era come creata una
bolla fatta unicamente per loro, in cui nessun’altro sarebbe
potuto entrare senza infrangerla.
-Reborn mi ha detto che ieri Tsuna ha perso la calma.-
iniziò a un tratto il biondo, puntando lo sguardo sul futuro
Boss dei Vongola. -Cos’è successo?-
-Non riusciva a capire come svolgere gli esercizi di inglese, si
è innervosito e ha spezzato la terza matita di fila.-
raccontò il quindicenne. -A quel punto, Yamamoto ha riso e
per poco non s’è ritrovato un pugno del Decimo in
faccia.-
-È stato difficile calmarlo?-
-Per fortuna no.- sospirò Gokudera, cacciando le mani in
tasca. -Abbiamo aspettato per vedere se riusciva a calmarsi da solo, ma
alla fine è dovuto intervenire lo scemo del baseball con le
sue Fiamme della Pioggia. Spero che non succeda niente mentre siamo qui
al mercato…-
-Mmh… Secondo me, puoi stare tranquillo.-
considerò Cavallone, fermandosi e accennando al soggetto
della loro discussione. -Guardalo, l’hai mai visto tanto
rilassato e disteso con le Fiamme attive?-
Smoking Bomb lo affiancò e puntò gli occhi verdi
sulla figura del suo Boss, studiandone la postura e il viso, su cui
trovò un sorriso abbozzato. Lo osservò rispondere
con tono neutro alla madre, per poi prendere col braccio libero il
sacchetto della spesa con naturalezza, senza il timore di bruciarlo o
romperlo com’era stato con le numerose matite che gli erano
capitate in mano.
-Hai ragione. Credo che Reborn-san abbia avuto l’idea giusta.-
Quando più tardi si recarono a scuola, Tsunayoshi non aveva
ancora dato segno di nervosismo né di cedimento di alcun
tipo e camminava tranquillo al fianco del suo braccio destro come se
fosse un giorno qualsiasi. L’italiano era abituato ai silenzi
del suo Boss, però l’Hyper-mode sembrava rendere
la situazione più pesante del normale. Cercò di
non badarci e scosse leggermente il capo, concedendosi un sospiro.
-Sei stanco Gokudera-kun?- domandò il giapponese senza
guardarlo.
-No, Decimo, certo che no.- si affrettò a rispondere lui.
-Lei invece? Vuole prendersi una pausa?-
-No perché? Mi sento bene e poi siamo praticamente
arrivati.- replicò il castano, indicando il cancello della
scuola da cui stava già uscendo una moltitudine di studenti.
-Converrà aspettare qui che siano usciti tutti.-
suggerì la Tempesta, poiché tutto voleva meno che
qualcuno facesse domande sulla loro prolungata assenza e infastidisse
Sawada.
Il castano annuì semplicemente, dandogli ragione,
dopodiché si appoggiò con la schiena al muro
più vicino e rimase a guardare l’edificio che
rapidamente si svuotava dei suoi abitanti. Osservò tutto
quel movimento quasi con nostalgia, perché i giorni in cui
anche lui non era altro che un normalissimo e spensierato studente con
voti pessimi gli sembravano così lontani da sembrare
appartenenti a un’altra vita. Da quando Reborn era entrato in
casa sua tutto era cambiato: si era avvicinato di più a
Kyoko, si era fatto degli amici e andare a scuola non era
più così pesante né deprimente. Fin
dall’inizio si era opposto all’idea di diventare
Boss della Famiglia Vongola, eppure tutti gli eventi che si erano
succeduti uno dietro l’altro gli avevano fatto notare con
assoluta chiarezza che era quella la strada da percorrere e che per
quanto avrebbe potuto dire o fare, la cosa non sarebbe cambiata. Forse
si sarebbe allungato il percorso, ma il traguardo sarebbe stato sempre
lo stesso.
In un attimo gli tornò in mente il giorno in cui, nel
futuro, aveva visto Giotto Vongola per la prima volta e c’era
stata la cerimonia di successione. Quel giorno si era fatto carico
dell’eredità lasciatagli dai precedenti Boss, ma
soprattutto aveva scoperto di condividere il pensiero e gli ideali del
Primo, quindi forse avrebbe potuto riportarli definitivamente alla luce
e dare una scossa alla Famiglia dall’interno, riconducendo
anch’essa sui suoi passi originari.
Sorrise a se stesso, deridendosi. Si era impuntato così
tanto per sfuggire a un simile punto di arrivo e invece, alla
fine, aveva accettato.
-Guardi Decimo, sono usciti.- disse l’italiano
all’improvviso, risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Andiamo.- replicò lui, incamminandosi verso il cancello e i
tre ragazzi vi si erano fermati davanti.
-Tsuna-kun!- esclamò l’unica ragazza presente,
salutandolo con un ampio gesto del braccio.
-Ciao Kyoko-chan.- ricambiò il Cielo con un sorriso.
-Com’è andata oggi?-
-Bene, grazie.-
-Oi Tsuna!- intervenne la Pioggia. -Comincia a sentirsi
l’assenza tua e di Gokudera, sai?-
-Ah sì?-
Il moro annuì. -Le ragazze della classe continuano a
sospirare chiedendosi dove sia finito Gokudera e la prof di matematica
sente la tua mancanza!- spiegò prima di scoppiare a ridere.
-Sawada manchi all’estremo!- s’intromise Ryohei,
urlando. -Quando pensi di tornare?-
-Beh questo-
-Lunedì mattina.- rispose l’Arcobaleno del Sole,
saltando sulla spalla del suo allievo.
-Cosa?- chiesero i ragazzi in coro, fissando il bambino che
donò loro un sorriso furbo.
-Dato che martedì partiremo per l’Italia, vorrei
che almeno lunedì ti facessi vedere a scuola. Ho
già parlato con Hibari e il preside, non ci saranno domande
né ripercussioni.- illustrò.
-Ma Reborn…- asserì Tsunayoshi, attirando le
iridi nere su di sé. -Sei sicuro che sia una buona idea?-
-Al cento per cento. Dimmi, com’è andata
stamattina al mercato? Nana mi ha detto di essersi divertita a stare
con te.-
-Beh… è stato… bello. Stare in mezzo a
tante persone non mi ha dato fastidio, anzi.-
-Allora direi che puoi provare anche a passare la mattinata a scuola,
se poi le cose vanno bene e non ti senti stanco, resterai anche dopo la
pausa pranzo. Che ne dici?-
Il ragazzo si prese un momento per riflettere e nessuno osò
fargli pressioni.
-D’accordo, si può fare.- acconsentì il
ragazzo.
-Molto bene.- disse il killer, annuendo soddisfatto, per poi spiegare
cos’aveva programmato per quel pomeriggio e per la giornata
seguente, in cui tutti sarebbero stati liberi di dare il loro
contributo.
La minore dei fratelli Sasagawa alzò gli occhi dal proprio
quaderno e osservò Sawada con dolcezza. Quando quella
mattina si erano trovati fuori dalla scuola aveva notato un certo
nervosismo nella sua ostentata tranquillità e anche gli
altri se n’erano accorti immediatamente. Avevano passato la
domenica tutti insieme, compresi Lambo, I-Pin e Fuuta, e avevano
imparato a interpretare i silenzi e gli sguardi del loro Cielo, che
apparentemente lontano e assente, era in realtà concentrato
su se stesso e su quanto stava accadendo attorno a lui, come il
guardiano di un faro che osserva il mare e il suo agitarsi continuo.
Perciò, quando aveva compreso il suo vero stato
d’animo, l’aveva preso per mano e lo aveva
accompagnato dentro l’edificio scolastico e poi fino al suo
banco, sostenendolo con tutta se stessa.
Al loro ingresso in classe, i ragazzi già presenti si erano
girati ed erano rimasti interdetti nel vederlo così serio e
taciturno, ma non avevano fatto domande e nessuno dei bulli si era
avvicinato per dare fastidio, ma forse questo era anche merito della
costante presenza della Tempesta e della Pioggia alle loro spalle. Di
certo non attribuiva la cosa alla presenza della fiamma arancione che
brillava sulla fronte di Tsuna, poiché sapeva che solo
determinate persone erano in grado di scorgerla.
Il suo sguardo, però, doveva essere diventato insistente,
perché a un tratto, il castano s’era fermato dal
prendere appunti e si era girato verso di lei, chiedendole con
un’occhiata se qualcosa non andasse. Kyoko sorrise e fece un
cenno negativo con la mano, quindi tornò a rivolgersi al suo
quaderno e Sawada la imitò.
Anche Hayato aveva rivolto diverse occhiate sfuggenti al suo adorato
Boss e nel vederlo così attento e concentrato, ma
soprattutto calmo, lo stava rendendo sempre più orgoglioso.
Ringraziò mentalmente l’Arcobaleno del Sole e si
chiese perché avevano aspettato così tanto per
permettere al castano di tornare a scuola, perché per quanto
potesse apparire assurdo, sembrava che egli necessitasse della sua
normale quotidianità per sentirsi tranquillo e rilassato
anziché di un luogo riservato e silenzioso. La Fiamma del
Cielo brillava in tutta la sua purezza, viva e forte, senza dare alcun
segno di indebolimento o agitazione. A quel punto, Smoking Bomb si
girò verso Yamamoto, curioso di scoprire se anche lui stesse
osservando il Decimo. Una smorfia incredula gli distorse i lineamenti
quando trovò l’altro Guardiano beatamente
addormentato sul banco, nascosto dietro il libro di storia giapponese.
Dal canto suo, Tsunayoshi s’era scoperto stupito di se
stesso. Credeva che come al solito, appena il professore avesse
iniziato a parlare, si sarebbe messo a sbadigliare e a guardare fuori
dalla finestra, invece non aveva potuto fare altro che seguire la
lezione e scrivere ciò che vedeva alla lavagna e
ciò che sentiva della spiegazione. Sapeva che
l’Hyper-mode lo rendeva più concentrato, ma non
credeva che l’avrebbe reso così voglioso di
ascoltare la voce del docente, che lo stava aiutando a restare calmo,
esattamente come la presenza della madre al mercato.
Se si fosse accorto fin dall’inizio che il trucco per non
perdere il controllo era vivere semplicemente la sua solita giornata,
forse non avrebbe attaccato Takeshi e non avrebbe fatto preoccupare
eccessivamente il suo braccio destro. Il pensiero che fosse tutta una
questione di abitudine e normalità gli sembrò
talmente ridicola che sorrise inconsciamente. Inoltre, percepiva su di
sé gli sguardi dei suoi amici, che anche se erano impegnati
in altre cose non smettevano mai di vegliare su di lui e ciò
non fece altro che allargare il suo sorriso.
Alla fine, si ritrovò così sereno che
sentì farsi avanti un’ondata di ottimismo che lo
spinse a riflettere in maniera più che positiva su
ciò che lo attendeva il giorno dopo. Poteva affrontare
quella battaglia e l’avrebbe fatto a testa alta.
Oh là,
rieccoci~
Facciamo una noticina a
pié pagina: per me le persone "normali" non posso vedere la
Fiamma dell'Ultimo Desiderio, né l'arancione degli occhi di
Tsuna. Un po' come accadeva con l'aura in Dragon Ball, mi seguite?
Bueno ù.ù
Ora parliamo del resto.
Spero che i tagli temporali non vi abbiano reso il capitolo "brutto" o
pesante da leggere, però sinceramente mi sembrava inutile
scrivere di come si comportava Tsuna ogni santo giorno, quindi ho
preferito fare dei riassunti. Poi... spero di avervi stupiti con Tsuna
che perde la testa nei posti tranquilli, mentre sta meglio in mezzo
alla folla ù.ù Tsuna è abituato a
stare in una casa rumorosa, sa che quando tutti ridono, scherzano e
fanno casino (?) va tutto bene, quindi mi sembra nornale vederlo a
proprio agio in un ambiente affollato e chiacchierone (?). Fatemi
sapere se condividete questa teoria ù.ù
Solo io trovo vagamente
irritanti, di tanto in tanto, le risate fuori luogo di Yamamoto?
Passiamo ora ai
ringraziamenti ù.ù
Innanzitutto, un grazie
megagiganterrimo a 19ben25 per aver messo la fic in tutto
il "mettibile" (?). Grassie *^*
Ringrazio: Ibhai, nikkith e Rock_Black per aver messo la fic tra le
preferite.
Ringrazio: DanaYume, Faith93, fliflai e Ibhai per averla messa tra le seguite.
Ovviamente, come sempre,
ringrazio tantissimo anche chi legge soltanto e ringrazio immensamente
chi recensisce <3 Vi adoVo tutti <3
Ci vediamo presto cari~
See ya!
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII: Scioglimento ***
Buona sera a tutti! Per
la serie: a volte ritornano, eccomi qua! :D Come vedete non ho
abbandonato né la fic né voi, purtroppo i miei
aggiornamenti sono un po' ballerini a causa di una questione di
capricci. Eh sì, l'ispirazione è capricciosa, il
tempo è malvagio, l'università è
sempre lì che mi punta un fucile alla schiena e poi si
mettono in mezzo millanta altre idee, e qundi scrivo. Tipo l'altro
ieri, nelle pause durante lo studio ho scritto roba assolutamente
random, poi ieri e stamattina mi sono concentrata su questo capitolo e
mamma mia non vedo l'ora di continuare *^* Davvero, saranno passati
secoli dall'ultima volta che mi sono sentita così
soddisfatta. Certo, ultimamente il mio autocriticismo ha subito un
netto abbassamento, ma la soddisfazione attuale è... wow *^*
Ma ho finito di annoiarvi con le mie strambaggini (?). Buona lettura!
Capitolo VIII - Scioglimento
Kingdom Hearts - A walk in
andante
La mattina della partenza, un allegro e soleggiato Martedì,
l’aeroporto di Tokyo e tutti i suoi occupanti furono
testimoni dell’arrivo di una tanto grande quanto rumorosa
brigata di soggetti particolari, ognuno per un motivo diverso. Il
più normale, dotato di uno sguardo tranquillo e serio al
contempo, guidava le fila di quella variopinta carovana, e sembrava
totalmente ignaro del comportamento tenuto dai suoi elementi.
C’era chi si insultava e minacciava più o meno
violentemente e in maniera molto esplicita, nominando esplosioni, prati
e polpi e club di box; chi rideva della suddetta scenetta tragicomica e
chi al contrario se ne curava ancor meno del capogruppo, chiacchierando
serenamente come se si trovasse seduto al tavolino di un bar a
sorseggiare il tè delle cinque. A seguire, c’erano
degli individui in giacca e cravatta neri, che parevano scortare un
sorridente ragazzo biondo, il quale non mancò di attirare
l’attenzione di molte delle signore presenti, e un
adolescente dai capelli scuri, che sfoggiava la fascia di presidente
del Comitato Disciplinare della scuola media di Namimori e un uccellino
giallo posato sulla spalla. Infine, a chiudere quel bizzarro e
chiassoso gruppo c’erano due bambini: uno elegantemente
vestito che se ne stava tranquillamente seduto sulla spalla della
guida, mentre il secondo dormiva placidamente tra le braccia di una
ragazza con una benda sull’occhio destro.
Quando si presentarono a fare il check-in, l’agglomerato di
persone si zittì e un uomo dai corti baffi neri si fece
avanti per rivolgersi alla signorina che li osservava smarrita e
confusa dall’altra parte del bancone.
-Buongiorno, dovrebbe esserci una prenotazione per otto a nome
Cavallone.-
-B-Buongiorno… controllo subito.- balbettò la
donna, per poi mettersi al lavoro. -Eccola.- annunciò
qualche attimo dopo. -Volo per l’Italia per otto persone.
Corretto?- domandò poi, ottenendo un assenso. -Benissimo.
Queste sono le carte d’imbarco, troverete il vostro volo
all’uscita cinque.- spiegò, porgendo i documenti
all’uomo. -I bagagli potete posarli qui uno per volta, se
saranno inferiori a un certo peso potrete portarli a bordo.-
Terminata la trafila delle valigie, il gruppo in partenza si
avviò al gate che era stato loro indicato, seguiti dagli
amici che sarebbero rimasti in Giappone ad attendere il loro ritorno.
-Buona fortuna Tsuna-kun.- esordì Kyoko, prima di lasciargli
un rapido bacio sulla guancia. -Torna presto, e non preoccuparti per
tua madre, passeremo a farle compagnia.-
Il castano annuì, sorridendole e senza cedere
all’imbarazzo che l’avrebbe travolto come una
valanga se non si fosse trovato in Hyper-mode.
-Anche Haru passerà a trovare Sawada-san!-
esclamò Miura, donando un ampio sorriso al ragazzo.
-Ovviamente anche noi faremo la nostra parte, parti tranquillo otouto.-
aggiunse Cavallone Decimo.
-Grazie a tutti.- replicò Tsuna, per poi voltarsi e avviarsi
lungo il corridoio che lo avrebbe portato sull’aereo,
accompagnato dai suoi guardiani e dal suo insegnante.
Nonostante i leggeri intoppi avuti con la partenza -i manganelli di
Hibari e il piccolo Hibird posato sulla sua spalla-, rapidamente
risolti grazie a Reborn e probabilmente al repentino intervento della
Famiglia Cavallone in aeroporto, erano decollati senza ritardo e il
volo procedeva in maniera assolutamente tranquilla. Era bastata
un’occhiata decisa del loro Cielo a convincere tutti i
Guardiani a starsene buoni e quieti almeno fino
all’atterraggio. Ora, ognuno era preso da se stesso:
c’era chi guardava fuori dal finestrino, chi leggeva o
ascoltava musica e chi dormiva. Anche Tsunayoshi aveva ceduto al sonno,
subito seguito da Lambo, che aveva gattonato fino al suo grembo per
riaddormentarsi tra le sue braccia, che lo avevano accolto forse
inconsciamente.
Seduto accanto a lui, l’Arcobaleno del Sole osservava con
grande soddisfazione il suo giovane allievo, che in un tempo
relativamente breve, era riuscito a trovare un ottimo equilibrio
interiore. Fissò per qualche secondo la danzante fiamma
arancione che gli brillava sulla fronte, per poi scendere a osservare
il viso del ragazzo, rilassato come poche volte l’aveva visto.
Annuì a se stesso, dicendosi che sì, erano sulla
strada giusta e si stavano muovendo più che bene in quella
situazione spinosa che gli era caduta all’improvviso tra le
mani. Nonostante le parole del futuro Vongola Decimo, il killer si
sentiva stranamente ottimista, ed era certo che il suo studente se la
sarebbe cavata egregiamente anche in quest’occasione.
***
Aquarion EVOL - Unforgettable
Quando giunsero a Villa Vongola, era quasi mezzogiorno. Il sole
splendeva sulla fiera magione, illuminandone i giardini profumati e
variopinti, e riflettendosi sulle grandi finestre; quella visione degna
di un dipinto d’alto valore li accolse con calore, come se li
avesse attesi per anni e anni. Quando scesero dalle macchine, nessun
servitore mancò di salutare i nuovi arrivati e di dimostrare
il proprio rispetto per il futuro Boss, di cui avevano già
udito le numerose gesta e di quanto nobile fosse il suo comportamento,
sicuramente degno dell’attuale capo.
-Benvenuti.- li accolse una giovane cameriera dalla lunga treccia
bionda, parlando un giapponese quasi perfetto, macchiato unicamente
dall’accento italiano, e mostrando un gentile sorriso. -Io
sono Marianna e sono stata incaricata di occuparmi di voi. Seguitemi
prego, vi condurrò alle vostre stanze.- spiegò,
chinando il capo e facendo loro un cenno con la mano destra.
Sempre a capo del gruppo e affiancato dal suo insegnante, Sawada
andò dietro alla donna su per la rampa di scale che si
trovava di fronte all’entrata e poi lungo un corridoio
luminoso su cui si affacciavano numerose stanze chiuse. Nonostante il
chiasso che avevano fatto fino a poco prima in auto, ora tutti i
Guardiani tacevano, se per rispetto o meno, questo Tsuna non poteva
saperlo, ma poteva indovinare che molti fossero incuriositi, mentre uno
in particolare doveva essere teso e nervoso man mano che si
addentravano in quella grande casa avvolta da un silenzio quasi
assordante. Percepiva benissimo la Tempesta alle sue spalle, che
respirava così piano da non farsi sentire e che camminava al
suo stesso ritmo per confondere i loro passi. Si girò appena
a guardarlo con la coda dell’occhio, attirandone
l’attenzione in un attimo. Gli sorrise, incoraggiante,
comunicandogli con una rapida ma decisa occhiata che andava tutto bene
e che poteva rilassarsi come gli altri. Gokudera arrossì e
si grattò la punta del naso, mentre annuiva in maniera
impercettibile per farsi notare unicamente dal suo Cielo, che
tornò a guardare avanti a sé.
Svoltarono angoli e salirono altre scale fino a mancarne il conto e
perdendo l’orientamento. Probabilmente nessuno di loro
sarebbe stato in grado di uscire da solo dalla villa, ma la maggior
parte di loro sospettava che quell’intricata planimetria
servisse per confondere eventuali nemici particolarmente agguerriti che
erano riusciti a superare le difese esterne.
-Eccoci arrivati.- annunciò Marianna, fermandosi
all’improvviso al centro di un corridoio con il pavimento
rivestito da una moquette purpurea, occupato da dieci camere, cinque
per lato. -Le stanze sono perfettamente identiche, scegliete pure
quella che più vi aggrada.
-Tra un’ora tornerò a prendervi per scortarvi in
sala da pranzo. Sawada-sama-
-Tsuna è sufficiente.- la interruppe lui.
-Tsunayoshi-sama, allora.- riprese la bionda senza abbandonare il
sorriso, lasciando intendere che non poteva permettersi di
più. -Ho ricevuto delle istruzioni diverse per lei. Tra
pochi minuti Coyote-san verrà a prenderla su richiesta del
Nono, che desidera parlarle prima di pranzo.-
-Vuole parlare con Tsuna da solo?- domandò Reborn.
La donna annuì. -Così mi è stato
riferito. Non credo che i piani siano cambiati, ma può
sempre chiedere conferma a Coyote-san.-
-D’accordo, grazie Marianna.- disse l’Arcobaleno,
seguendo l’allievo nella camera che aveva designato come
propria e che si trovava quasi al centro del corridoio.
-Dovere, Reborn-sama. A più tardi.- si congedò,
inchinandosi leggermente per poi allontanarsi verso chissà
dove.
-Io prendo la stanza accanto a quella del Decimo.- annunciò
Gokudera, fiondandosi nella stanza più vicina
all’ingresso della zona.
-Io quella dall’altro lato allora!- esclamò
Yamamoto, incamminandosi con la solita spensieratezza.
-Lambo-san vuole stare con Chrome-chan!- dichiarò il bambino
stretto tra le braccia della Nebbia, che gli sorrise dolcemente in
approvazione, dopodiché entrò nella stanza di
fronte a quella della Tempesta.
Ryohei si guardò attorno per un paio di secondi, poi
spalancò la porta attigua a quella dell’unica
ragazza presente. -Questa stanza è estremamente enorme! Ehi
Hibari! Che ne dici se- s’interruppe immediatamente il
Guardiano del Sole, quando notò il presidente del Comitato
Disciplinare sparire all’interno della camera più
lontana nel mutismo più totale. -Hibari! Potevi almeno
finire di ascoltarmi!-
Si sdraiò con un sospiro sul grande letto a baldacchino,
allargando le braccia e stendendo per bene i muscoli doloranti e tesi.
-Tutto bene?- domandò l’Arcobaleno, sedendosi
accanto al castano.
-Sì… Sono solo stanco.- rispose atono il ragazzo,
liberando un piccolo sbadiglio.
-Il volo è stato pesante e ora comincerai a risentire del
fuso orario.- osservò il killer. -Non sembri in pensiero per
l’incontro con il Nono.-
-Dovrei?- replicò Sawada. -Ci ho pensato a lungo in questi
giorni, non ha senso arrabbiarsi. Il Nono ha sigillato la mia Fiamma
perché voleva solo il mio bene, dubito fortemente che
volesse arrivare fino a questo punto.-
Il bambino annuì e mostrò un sorrisetto. -Bravo
Tsuna.-
Un paio di secchi colpi alla porta mise in allerta entrambi gli
occupanti della stanza.
-Avanti.- fece il Cielo, mettendosi a sedere.
L’uscio si aprì un istante dopo, mostrando la
figura di uomo alto e possente con il viso incorniciato dai capelli
grigi, come i corti baffi che gli sormontavano le labbra.
-Coyote-san.- disse il giovane, salutando il Guardiano con un cenno del
capo.
-Tsunayoshi-sama, sono venuto a prenderla.- asserì
l’anziana Tempesta con voce roca ma gentile.
-D’accordo.- replicò il castano, alzandosi del
tutto. -Ci vediamo dopo Reborn.-
-Vuoi che venga con te?- chiese, anche se sapeva già la
risposta che avrebbe ottenuto.
-Non è necessario, però vorrei chiederti un
favore.-
L’insegnante inarcò un sopracciglio, sorpreso
dalla richiesta. -Dimmi pure.-
-Tieni d’occhio Gokudera-kun, l’ho visto nervoso.-
-Sarà fatto.- sorrise Reborn, guardando il suo studente
mentre s’incamminava al fianco di Coyote.
***
Sousei no Aquarion - The Baron
and the Sun
Al sentire lo scatto della porta che si apriva, Timoteo fremette per un
solo secondo, prima di dare le spalle alla finestra e voltarsi per dare
il benvenuto al suo ospite. Lo aveva già visto mentre
scendeva dalla macchina, ma quando si ritrovò a osservare
così da vicino la Fiamma del futuro Boss, non
riuscì a non trattenere il fiato. Era stupefacente quanto
fosse cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista
durante la battaglia per gli anelli, soprattutto considerando che era
ancora sigillata, ma ancora più incredibile era la sua
purezza, paragonabile unicamente a quella del Primo.
Guardò in silenzio il ragazzo che gli stava davanti,
ricambiando l’occhiata di quelle iridi arancioni
così inaspettatamente tranquille e per nulla oscurate dalla
rabbia o dall’odio che si era aspettato di ricevere. Si
chiese se non fossero semplicemente celati da qualche parte, nelle
profondità del cuore del giovane Cielo, in attesa di essere
liberati al momento opportuno. Studiò
l’espressione del quindicenne e scorrendone i tratti del viso
notò immediatamente i segni della stanchezza che tentava di
nascondere.
-Benvenuto in Italia, Tsunayoshi.- lo salutò con un sorriso,
facendogli cenno di accomodarsi sul divanetto presente nella stanza.
-Il volo è andato bene?-
-Direi di sì, Nono.- rispose il castano, sedendosi. -Ho
dormito quasi per tutto il tempo.- aggiunse poi, guardando
l’anziano negli occhi.
-Capisco. E da quanto tempo hai le fiamme attive?- chiese ancora,
prendendo posto accanto a lui.
-Credo… Poco più di venti ore.-
-Capisco. Se vuoi-
-No.- si permise di interromperlo. -Non posso spegnerle ora, forse dopo
a pranzo.- affermò. -Grazie comunque, per avermelo chiesto.-
aggiunse, donando all’uomo un leggero sorriso.
-Capisco.- ripeté Timoteo, prima di abbassare lievemente lo
sguardo. -Io devo chiederti scusa, Tsunayoshi.- disse con voce colma di
dispiacere. -Quando dieci anni fa sigillai la tua Fiamma
dell’Ultimo Desiderio, lo feci pensando alla tua sicurezza e
alla tua serenità. Se non l’avessi fatto,
probabilmente avresti fatto la stessa fine dei miei figli prima o poi,
e non potevo permetterlo.
-Se avessi saputo che la mia scelta sarebbe diventata un tale fardello
per te, sicuramente avrei preso un’altra strada.-
spiegò, per poi tornare a fissare le iridi color arancio,
trovandole ferme e inespressive. -Perdonami Tsunayoshi.-
-Non c’è nulla da perdonare.- esordì
Vongola Decimo dopo qualche secondo, prendendo una mano
dell’altro tra le proprie. -E non c’è
nulla per cui chiedere perdono. All’inizio, lo ammetto, ero
furente, ma mai ho pensato che la colpa fosse sua, Nono. Mai.- disse
con voce calma. -Da quando è cominciata questa storia, ci ho
riflettuto molto e ho capito quale fosse il suo intento.
-Nono… Nonno*…-
si corresse, concedendosi quella piccola libertà per un
momento per far comprendere appieno la propria sincera convinzione.
-Non c’è davvero nulla per cui chiedere scusa.-
terminò, sgranando gli occhi l’attimo seguente.
L’anziano mafioso, infatti, l’aveva tirato a
sé e lo stava abbracciando con dolcezza, come un tesoro
prezioso che si ha timore di veder sparire. Superata la sorpresa, il
ragazzo ricambiò la stretta, posando il viso sulla spalla
dell’anziano quando sentì una mano carezzargli la
nuca.
-Grazie Tsunayoshi… Grazie.-
-Tsuna è sufficiente.- avvertì con un sorriso.
Timoteo rise, allontanandosi da quello che considerava un vero e
proprio nipote. -Mi piace così tanto il tuo nome per
intero.- si giustificò, come un bimbo che stava cercando una
scusa per la marachella compiuta.
***
Rogue Galaxy - A masked man
Trascorsero un paio di giorni dall’arrivo della decima
generazione a Villa Vongola e finalmente giunse il mattino tanto atteso
con più o meno nervosismo da tutti gli interessati e dal
Nono e i suoi. Quel lasso di tempo era servito per concedere al Decimo
e ai suoi Guardiani di riprendersi dalle fatiche e i fastidi del lungo
viaggio e per permettere a chi di dovere di completare i preparativi in
vista dello scioglimento.
Infine, alle dieci in punto, Coyote andò a prendere i
ragazzi, che lo seguirono in silenzio in un’ala sconosciuta
della grande villa. Attraversarono alcuni corridoi privi di finestre e
giunsero fino a un ascensore dalle porte metalliche tinte di un giallo
pallido come le pareti circostanti. Ci entrarono tranquillamente tutti
quanti, poi l’anziana Tempesta posò il pollice su
un sensore della pulsantiera, che brillò di verde, e
premette il tasto per il terzo piano interrato.
Man mano che l’elevatore divorava livelli verso il basso,
Tsunayoshi sentiva l’ansia salire come la marea, insieme al
gelo della paura, che sembrava avvolgerlo dalle dita dei piedi fino al
centro del petto, dove si manifestava con tutto il suo peso.
Deglutì a vuoto, prendendo un profondo respiro per tentare
di calmarsi, ma servì a poco e si ritrovò a
stringere i pugni lungo i fianchi.
-Decimo.- la voce del suo braccio destro lo fece sussultare e quando si
girò a guardarlo incrociò le proprie iridi
marroni con due color smeraldo stranamente ferme e decise.
-Andrà tutto bene Decimo.-
-Gokudera ha ragione.- intervenne la Pioggia, posandogli una mano sulla
spalla e donandogli un sorriso rassicurante. -Fidati di noi Tsuna.-
Il Guardiano del Cielo non poté fare altro che ricambiare
quel sorriso e annuire ai suoi migliori amici, o almeno ci
provò. Infatti, tutto ciò che gli uscì
furono solamente una sorta di smorfia e un rapido cenno. Non
c’era niente da fare, lo capirono tutti e tre. Per quanto
Sawada si fidasse di loro, per quanto provassero a tranquillizzarlo,
non riusciva in alcun modo a mettere un freno alla paura. Il pensiero
di doversi confrontare con qualcosa di conosciuto e ignoto al tempo
stesso lo terrorizzava, specialmente sapendo cosa sarebbe accaduto
durante la sua battaglia interiore.
All’improvviso, la campanella dell’ascensore
trillò e le porte si aprirono su un corridoio illuminato da
una serie di faretti dalla fredda luce bianca. Senza perdere minuti
preziosi si avviarono, e di questo Tsuna ne fu grato: prima
cominciavano e prima tutto sarebbe finito.
-Sembra di essere tornati alla base Vongola del futuro.-
osservò Ryohei, guardandosi attorno e trovando molte
somiglianze con il luogo in cui avevano dimorato durante
l’ultima avventura.
-In effetti, la base di Namimori è stata costruita prendendo
questa come modello. Me lo disse Giannini al mio arrivo nel futuro.-
spiegò l’Arcobaleno.
-Siamo arrivati.- annunciò Coyote, avvicinandosi a una
doppia porta, che si aprì non appena furono a un passo di
distanza.
La stanza che li accolse poteva definirsi solamente enorme. Somigliante
all’interno di un grande cubo dalle facce grigie,
anch’essa ricordava in tutto e per tutto la sala in cui Tsuna
si era allenato durante il viaggio nel futuro. Al centro esatto del
locale si trovava il Nono in compagnia degli altri suoi Guardiani. Il
capo della Famiglia Vongola rivolse uno sguardo indecifrabile al suo
successore, ma l’espressione mesta che gli adombrava il volto
gli fece capire che comprendeva appieno il suo stato d’animo,
perché era lo stesso che gli stringeva il petto.
-Molto bene.- esordì, quando tutti gli furono attorno.
-Direi di cominciare, sei d’accordo Tsunayoshi?-
domandò, ottenendo un muto assenso.
Passando lo scettro nella mano sinistra, Timoteo allungò la
dritta verso la fronte del ragazzo e infuse nell’indice la
propria Fiamma.
-F-Farà male?- chiese il quindicenne in un tremante
sussurro, che a nessuno sfuggì.
-Ci vorrà solo un attimo.- rispose però il Nono,
prima di posare il polpastrello sulla pelle di Sawada.
Il giovane Cielo percepì un calore soffice e amichevole
diffondersi per tutte le sue membra. Si spinse ovunque,
dall’esterno all’interno, toccando ogni punto del
suo essere fino al più profondo e nascosto, dove nulla
sarebbe mai potuto giungere tranne la sua stessa coscienza. A un tratto
avvertì una scossa, che lo fece sobbalzare e
compì un passo indietro per evitare di cadere.
Sospirò profondamente e sbatté le palpebre, come
per schiarirsi la vista. Iniziò a sentirsi
assurdamente leggero,
come se di colpo avesse perso dieci chili o più. Il ragazzo
osservò le proprie mani come se le vedesse per la prima
volta e inclinò la testa da un lato, confuso. A quella buffa
sensazione di leggerezza, si unì uno strano prurito sulla
nuca, che ben presto prese a pungolarlo, come un ago che picchia
ripetutamente su una superficie solida. Capì che il suo
super-intuito stava cercando di comunicargli qualcosa, ma non riusciva
a comprendere a cosa si riferisse. Stava bene, no?
-Oi, Tsuna.- chiamò Reborn, inquieto, puntando gli occhi
scuri sull’allievo.
Allora il castano alzò il capo, guardando
l’Arcobaleno, ma durò un solo effimero istante
perché la sua attenzione fu immediatamente attratta da
un’altra persona. Quando le sue iridi color cioccolato si
posarono sulla figura di Timoteo l’inferno aprì i
propri cancelli.
Final Fantasy IX - Immoral Melody
Spalancò occhi e bocca e crollò in ginocchio,
privo di fiato, come se gli avessero tirato un pugno esattamente al
centro del petto. Quel colpo però sembrava venire dall’interno,
si accorse con orrore. Inatteso, giunse il secondo che lo
lasciò di nuovo boccheggiante. Tossì per poi
sollevare il viso e subito dopo l’intero corpo,
costringendosi a tornare in piedi. Artigliò la maglietta che
aveva addosso in un punto a caso, uno valeva l’altro,
poiché gli sembrò che ogni sua cellula avesse
iniziato a bruciare.
Si sforzò di guardare avanti a sé.
Cercò i propri amici, il suo insegnante, supplicando
perché lo aiutassero, ma anche se erano lì
davanti a lui -lo sapeva che c’erano, ne era più
che sicuro-, non riusciva a vedere nient’altro che Vongola
Nono.
Vongola Nono.
A quel punto si sentì travolgere da una rabbia cieca e un
odio così intenso che superarono di gran lunga i sentimenti
e le emozioni che aveva provato nella battaglia contro Byakuran. No,
non avevano nulla a che spartire con ciò che lo stava
affogando in quel momento, quelle erano bazzecole, ridicolaggini.
Quella era rabbia
vera. Un ruggito tumultuoso che avrebbe abbattuto qualsiasi muro senza
alcuno sforzo.
Quello era odio
puro. Un viscido catrame appiccicoso che si stava rapidamente
sostituendo al suo sangue.
Una coppia formidabile e invincibile, che avrebbe potuto conquistare
tutto, piegare chiunque al proprio volere, ma soprattutto, avrebbe
potuto uccidere senza alcuno sforzo per poi riderne.
Infine, arrivò l’ultima possente ondata.
Percepì finalmente una presenza, estranea e nota al
contempo, che gli stava occupando la mente come se avesse intenzione di
sostituirlo.
-Va’ via!- gridò Tsuna, stringendosi il petto con
forza, fino ad affondare le unghie nella schiena, passando attraverso
la maglietta. -Sbrigati!- urlò ancora, puntando gli occhi
ora color arancio in quelli scuri di Timoteo, che annuì e si
allontanò in fretta.
L’essere che stava cercando d’impossessarsi del suo
corpo, però, sembrò contrariato da quella fuga e
lo spinse a inseguire Vongola Nono, indicandolo come una preda. Il
giovane Cielo si oppose con tutto se stesso, o con ciò che
ne restava, e cadde in ginocchio, gridando e gemendo di rabbia, dolore
e odio.
Dopo quella che gli parve un’eternità,
udì e percepì una specie di scatto, come quello
di un interruttore, e la luce si spense lasciandolo in balia di un buio
rovente.
*O* <- questa era
la mia faccia quando ho finito di scrivere questo capitolo,
specialmente l'ultima parte con tutte le musiche di sottofondo che ho
inserito (preparatevi perché FFIX sarà molto
presente d'ora in poi). My gold, io seriamente non ci
credo ancora.
Anyway, parliamo di cose
importanti.
Mi sono documentata e ho visto che dal Giappone all'Italia ci sono
circa dodici ore di differenza. Sperando di non aver fatto una gaffe
enorme o errori di calcolo, ho scritto che i ragazzi arrivano a Villa
Vongola verso mezzogiorno. Se qualcuno che ne sa più di me
si dovesse accorgere che ho scritto una grossa scemenza, mi perdoni
ç_ç
Poi, avrete
sicuramente notato quell'asterisco accanto alla parola "Nonno" durante
l'incontro tra Tsunayoshi e Timoteo. Ebbene, qui mi sono rifatta a una
parte del manga che segue la saga del futuro. Cercherò di
dire il necessario senza spoilerare nulla a riguardo. Tsuna a un certo
punto incontra il Nono e lo chiama nonno per errore, perché
gli ricorda tantissimo il nonnino con cui giocava quando era piccolo.
Ora, dato che in questa fic ho reso ImbranaTsuna un tantino
più sveglio, gli ho fatto fare due più due e ha
fatto il collegamento tra quanto sta succedendo ora e i suoi ricordi
sul fantomatico nonnino. Spero che sia tutto chiaro x3
Quindi, tirando le
somme: i nostri eroi sono arrivati in Italia, si sono rilassati e
infine, è giunto il momento dello scioglimento. In quella
scena in particolare ho lasciato degli indizi, chiamiamoli
così, su una parte della faccenda di cui nemmeno TsunaTYL
era a conoscenza, ma state tranquilli che nel prossimo capitolo vi
rivelo tutto ù.ù Così comincia la
battaglia.
Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto e che abbia compensato la lunga attesa a cui
vi ho costretti.
Adesso passiamo ai
ringraziamenti, che caspiola, sono tanti *^*
Ringrazio: alice 14, alicegg e AngelMelody69 per aver messo la fic tra le
preferite.
Ringrazio: Zehel e yukichan01 per averla inserita tra le
seguite.
Infine, un grazie
immenso a chi legge e commenta e anche a chi legge soltanto. Io vi
adoVo tutti, lo sapete, no? ù.ù
Alla prossima cari!
See ya!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo IX: La Fiamma del Cielo ***
Buonsalve a tutti
quanti, cari lettori :3 Mi scuso profondamente per essere sparita per
così tanto tempo, finiti gli esami sono partita per le
vacanze e, lo confesso, di scrivere avevo poca voglia e anche
l'ispirazione era ripartita per altri lidi senza di me. Piuttosto che
sforzarmi e scrivere schifezze, mi sono presa una pausa da tutto e poi,
quando meno me l'aspettavo, ho scritto tutto 'sto popo di roba che
leggerete e che mi dà soddisfazione massima *^* Spero che vi
piaccia! Buona lettura!
Capitolo IX - La Fiamma del Cielo
Final Fantasy IX - Lifa Tree
Non appena il ragazzo si allontanò, Timoteo stesso
indietreggiò d’istinto e sollevò lo
scettro, ponendolo a difesa del proprio corpo. In un attimo, i suoi
Guardiani gli furono accanto, ma nessuno di loro, come gli altri
presenti nella stanza, aveva osato distogliere lo sguardo dal futuro
Boss.
Il quindicenne appariva smarrito e confuso, mentre l’anziano
Vongola sentiva crescere un’inquietudine spinosa, che lo fece
sudare freddo. Comprese che quella era la vera
calma che precedeva lo scoppio della tempesta e non ci volle molto
perché quest’ultima cominciasse a mostrare le
prime avvisaglie. La Fiamma sulla fronte di Sawada non era presente e
anche i suoi occhi erano del loro colore naturale, ma
tutt’attorno al suo corpo iniziò a manifestarsi un
alone tinto d’arancio, che pulsava con intensità
crescente, dando l’impressione di qualcosa intento a
risvegliarsi.
-Oi Tsuna.- chiamò il killer, cercando lo sguardo del suo
studente. -Mi senti?- domandò, mentre Leon si tramutava in
pistola, eseguendo un suo ordine silenzioso.
Tremò quando vide gli occhi del suo ImbranaTsuna. Erano
opachi, come se fossero coperti da un velo, ma allo stesso tempo
vigili, e comprese immediatamente cosa stava per accadere.
-Nono, è meglio se- esordì, ma
s’interruppe quando il giovane Cielo si accasciò
su se stesso, tossendo, senza fiato per un’ondata di dolore
giunta da chissà dove.
-Decimo!- urlò Hayato, avanzando di un passo.
-Fermati Gokudera!- lo ammonì l’Arcobaleno.
-Reborn-san, ma…-
-Stagli alla larga. Tsuna ora non può sentirti.- disse,
guardando il diretto interessato che era tornato in posizione eretta
con il volto trasfigurato da un terrore indescrivibile.
-Va’ via!- urlò Sawada, fissando Timoteo con le
iridi arancioni. -Sbrigati!- aggiunse, prima di crollare ancora una
volta sulle proprie ginocchia.
-Coyote!- chiamò il bambino, cominciando ad avviarsi in
direzione della porta. -Dobbiamo andarcene!-
-Nono, Reborn ha ragione. Dobbiamo fare presto.- disse
l’anziana Tempesta, stringendo il polso del proprio Boss, che
annuì e lo seguì senza più voltarsi
indietro.
Un grido più alto dei precedenti si diffuse per
l’intera sala e tutti i Guardiani, Hibari compreso,
sussultarono a causa di esso e di ciò che stava accadendo
davanti ai loro occhi. L’intera figura del loro Cielo era
ormai avvolta dalle Fiamme dell’Ultimo Desiderio, che
bruciavano come un grande rogo, ampliandosi e allungandosi sempre di
più. Con esse crebbero le urla del castano, ora talmente
rannicchiato da apparire come una forma indefinita attraverso le
roventi lingue arancioni sfumate di giallo.
I sei elementi osservarono con sentimenti diversi il risveglio di quel
potere incredibilmente grande, che dava l’unica
l’impressione di essere incontrollabile. Il solo a non
provare paura né orrore era il presidente del Comitato
Disciplinare, che anzi si concesse un sorrisino quasi compiaciuto e
impaziente, poiché avrebbe potuto confrontarsi con qualcuno
più forte di Genkishi, la Corona Funebre Reale.
Impugnò i tonfa, pronto a dar battaglia
all’erbivoro, che forse stava per dimostrarsi un carnivoro.
Gli altri Guardiani spinti da un improvviso istinto di sopravvivenza,
lo imitarono poco dopo, tranne il piccolo Lambo, che si strinse al
collo della Nebbia, cercando protezione.
-Che succede a Tsuna-nii?- domandò il bambino con occhi
tremanti.
Nessuno però fu in grado di rispondergli. Nessuno
riuscì a comporre nemmeno un pensiero perché le
grida del loro Cielo erano così intense da sovrastare
qualsiasi cosa.
Final Fantasy IX -
Kuja’s theme
Dopo molti minuti che sembrarono durare ore, i gemiti e le urla
scemarono fino a zittirsi del tutto. Le fiamme si ritirarono
rapidamente, tornando con docilità nel corpo da cui erano
uscite, manifestandosi unicamente sulla fronte del loro padrone.
Passò un solo istante, e il castano si rialzò,
lentamente, senza il minimo tremore o cenno di debolezza.
Donò all’ambiente circostante uno sguardo di
sufficienza, quasi annoiato, dopodiché chiuse gli occhi e
prese un lungo e profondo respiro, come se non avesse potuto farlo per
molto tempo.
-Finalmente un po’ d’aria fresca…-
mormorò una voce fredda e cupa, ben diversa da quella che i
Guardiani della decima generazione erano abituati a sentire quando il
loro Cielo era in Hyper-mode.
Gokudera deglutì, incerto. -Decimo…?-
-Mh?- fece Sawada, posando gli occhi arancioni sui sei che aveva di
fronte. -Ah, siete voi.- costatò con superiorità.
-Spiacente, Tsunayoshi al momento non è disponibile.-
proseguì, riprendendo a guardarsi in giro, come alla ricerca
di qualcosa. -E non lo sarà per molto tempo.-
-Questo è da vedere!- replicò
l’italiano, piccato.
-Sì, sì. Come ti pare.- disse il quindicenne,
senza degnarlo di uno sguardo. -Dov’è finito il
bastardo?-
-Di chi parli, Tsuna?- domandò con tranquillità
la Pioggia.
-Il vecchio bastardo che mi ha sigillato.- rispose seccato il ragazzo,
per poi fissare il giocatore di baseball. -E ho già detto
che non sono Tsunayoshi.-
Il moro rise serafico. -Scusa, scusa! Finché sei nel corpo
di Tsuna, mi viene difficile chiamarti diversamente!-
spiegò, continuando a ridere.
-Yamamoto…- chiamò in un mormorio Gokudera. -Ti
sembra il momento per fare un’amichevole conversazione?!
Quella cosa ha preso il posto del Decimo!- esclamò poi.
-Dobbiamo tirar fuori il Decimo, non fare amicizia con questo qui!-
La fredda risata che scoppiò in replica alle parole di
Smoking Bomb, fece rabbrividire tutti i presenti. -Quanta
determinazione… Esattamente come mi aspettavo dai miei elementi.-
commentò il castano. -Io sono la Fiamma del Cielo e come
tale, rivendico il possesso delle vostre Fiamme.- sentenziò
con solennità, guardandoli uno a uno. -E una volta che le
avrò ottenute, nulla mi impedirà di uccidere quel
bastardo di Vongola Nono. Si pentirà amaramente di avermi
sigillato.-
-…cosa?- sussurrò Hayato, sconvolto come la
maggior parte degli amici.
Sapevano che la Fiamma del Cielo avrebbe cercato di impadronirsi delle
loro per accrescere il suo potere, ma non sapevano nulla di quella
malsana rivalsa nei confronti di Timoteo. Soprattutto Hayato era
convinto che se avesse saputo qualcosa del genere, il loro futuro Boss
gliel’avrebbe detto. Possibile che non sapesse nulla nemmeno
lui? Possibile che la sua Famiglia non gli avesse detto di questo
risvolto inatteso?
All’improvviso, però, il braccio destro di Vongola
Decimo comprese: il loro Cielo era spaventato al solo pensiero di
quanto stava succedendo, se avesse anche saputo del coinvolgimento del
Nono probabilmente non si sarebbe più dato pace. E subito
dopo, l’espressione terrorizzata di Sawada apparve nella sua
mente, seguita dall’ordine di fuga perentorio che aveva
gridato all’attuale capo dei Vongola. Di nuovo,
l’italiano capì. Capì che anche quella
sfaccettatura era stata rimossa dai suoi ricordi. Per un attimo,
Smoking Bomb si chiese come funzionasse quel meccanismo di rimozione
selettiva delle memorie, ma la voce dell’avversario lo
riportò alla realtà.
-Perché così stupito Guardiano della Tempesta?-
domandò la Fiamma. -Credevi che fossi
un’entità sciocca e primitiva che mira unicamente
a ottenere più potere per compiacere se stessa? Quale mente
ridotta possiedi…- commentò con sufficienza.
-Rivoglio ciò che mi appartiene e desidero vendetta.
-Sinceramente credevo che ci sarebbero voluti molti anni per crescere
abbastanza da rompere il sigillo, ma sono una Fiamma paziente. Se non
fosse arrivato l’Arcobaleno, sarei rimasto in attesa fino al
momento propizio, ma grazie a tutte le battaglie che Tsunayoshi ha
sostenuto, a tutto l’allenamento a cui
s’è sottoposto, e grazie alla cerimonia di
successione, quasi forzata dal futuro Guardiano della Nuvola, ho potuto
crescere con una rapidità incredibile!- spiegò
ghignando e puntando una mano in avanti. -Vedete di morire in fretta,
ok?- disse poi, lanciando una fiammata in direzione dei ragazzi che
sgranarono gli occhi e indietreggiarono immediatamente.
Il castano assunse un’espressione dura e insoddisfatta quando
vide tutti i Guardiani svanire in piccole vampate color indaco, come
fantasmi scacciati da un incubo. Abbassò il braccio e si
girò, dando le spalle al punto che stava guardando in
precedenza e fissando i sei, ora circondati da alcuni pannelli
circolari infusi di Fiamme scarlatte.
-I miei complimenti Guardiana della Nebbia, non mi sono accorto della
tua illusione fino all’ultimo.- disse il quindicenne,
gettando un’occhiata penetrante alla ragazza che strinse la
presa sul proprio tridente. -La tua Fiamma sarà la prima che
mi riprenderò.-
***
Fairy Tail - Midnight Mezameru
Schiuse un occhio con un certo
sforzo e si guardò attorno, ma non distinse
granché. Si trovava in uno spazio apparentemente senza
fondo, tinto di mille sfumature d’arancione e giallo, che
cambiavano e s’illuminavano, intrecciandosi e mescolandosi, a
intervalli irregolari. Sentiva di conoscere quel luogo, ma allo stesso
tempo gli era sconosciuto.
Scavò nella
propria memoria, cercando di acciuffare i ricordi degli ultimi momenti
che aveva vissuto prima di perdere i sensi, ma nulla giunse al suo
richiamo.
-Ciao Tsunayoshi, ti sei
svegliato.- pronunciò una voce tranquilla, attirando la sua
attenzione.
Di fronte a lui, che lo
guardava dall’alto in basso con un sorriso di cortesia,
c’era una sua perfetta copia di quando entrava in Hyper-mode.
Tentò di alzarsi, ma si sentì come avvolto dalla
melassa. Finalmente gli fu chiaro il perché fosse riuscito
ad aprire un occhio solo: metà del suo viso, del torace, e
il resto del corpo erano immersi in una pozza di una sostanza talmente
densa da non permettergli di muovere neanche un dito.
Acchiappò il bordo di quella sorta di buca con la mano
libera e tentò di tirarsene fuori, ma non si smosse neanche
di un centimetro.
-È inutile
che ti affanni tanto.- ridacchiò l’altro ragazzo,
chinandosi su di lui. -Ti ho perfettamente in pugno.-
-…chi sei
tu?- domandò a fatica.
-Davvero non
l’hai capito? Andiamo Tsunayoshi, lo sai benissimo chi sono.-
rispose donandogli un sorriso accomodante.
All’improvviso,
la sua mente fu invasa dalle immagini degli ultimi avvenimenti:
l’indice del Nono che si posava sulla fronte, il dolore che
l’aveva scosso dall’interno del suo stesso corpo,
l’irrefrenabile desiderio di uccidere Timoteo. Sawada
sgranò l’occhio sinistro e fissò
l’altro se stesso con terrore. -Tu… Tu sei la
Fiamma…-
-Risposta esatta.-
-Dove siamo?
Cos’è successo ai miei amici?- domandò
velocemente, mentre cercava di muoversi.
-Calma, calma. Ci
troviamo nella tua testa.- spiegò, picchiandosi una tempia
con l’indice. -Più precisamente nel posto
più recondito, dove il vecchio bastardo mi ha sigillato.
Quanto ai tuoi amici…- proseguì, lasciando la
frase in sospeso per poi girarsi verso una sorta di finestra che Tsuna
era sicuro, prima non c’era.
Era tonda, da poco
più di un metro di diametro, dai bordi sfrangiati e
tremolanti, come la fiamma di una candela, e tramite essa il futuro
Boss dei Vongola vide il realizzarsi delle sue paure più
grandi. Le sue mani avvolte dalle fiamme che colpivano i suoi amici, le
persone più preziose che avesse al mondo. Con orrore, vide
una lingua di fuoco travolgere la schiena di Chrome, che si era voltata
per proteggere il piccolo Lambo, stretto tra le sue braccia. Ryohei si
mise subito in mezzo, spazzando via l’attacco con la Fiamma
del Sole e la sua Box Arma, ma fu lui alla fine a cadere nel tranello.
Si ritrovò circondato da un muro infuocato e schiacciato a
terra dalla pressione che la Fiamma del Cielo esercitava su di lui.
-Cosa stai facendo?!-
urlò Tsuna. -Fermati! Lascialo stare!-
La personificazione
della Fiamma dell’Ultimo Desiderio rise di gusto a quelle
parole, liberando una risata fredda e graffiante per le orecchie del
castano. -Te lo scordi.- pronunciò infine, svanendo nel
nulla. -Ti lascio a guardare lo spettacolo, ok? Direi che è
arrivato il tuo turno di stare a guardare senza alcuna
possibilità d’intervenire.-
***
Final Fantasy IX - Battle 2
Smoking Bomb serrò i denti, maledicendosi. Non aveva reagito
abbastanza rapidamente e il sistema C.A.I. non era arrivato in tempo a
proteggere i suoi compagni. Ora la Guardiana della Nebbia giaceva a
terra con la schiena bruciata, il giovane Bovino si disperava, seduto
accanto a lei, nel tentativo di svegliarla e farla rialzare, e Sasagawa
era al centro di quella colonna infuocata, nascosto alla loro vista.
-Erbivoro.- lo chiamò la Nuvola, facendolo voltare.
-Dobbiamo attaccare.- affermò, mentre la sua Box Arma gli
saliva in spalla con uno squittio.
-Hibari ha ragione.- disse Takeshi, affiancando l’italiano.
-Il senpai ha bisogno di noi!-
Ottenuto un cenno d’intesa da Gokudera, il samurai
scattò in avanti con la katana sollevata, affiancato dalle
sue Box Arma. Poco dopo, un vero e proprio fiume d’acqua si
abbatté sulle Fiamme del Cielo e a quel punto, Hibari
scagliò la sua offensiva e una violacea sfera coperta di
spuntoni si scontrò col muro arancione, che resistette
sfrigolando. Infine, fu la Tempesta a intervenire, mutando la propria
arma nell’Arco di G e scagliando una freccia in mezzo agli
attacchi dei suoi compagni. L’esplosione che
conseguì a quello scontro costrinse i tre Guardiani a
indietreggiare, ma sempre con gli occhi puntati sul punto appena
colpito, ora coperto da una nube di fumo.
-N-Non è possibile…- balbettò Hayato
in un sussurro, quando, scomparsa la nuvola scura, vide che
sì il loro attacco aveva distrutto la muraglia di fuoco, ma
la persona che l’aveva creata era perfettamente incolume.
-Senpai!- urlò invece Takeshi, guardando con orrore il loro
Sole.
Privo di sensi e tenuto per il collo, Ryohei giaceva inerme nella
stretta della mano avversaria, come una bambola rotta. Il nemico si
girò, donando loro uno sguardo di sufficienza e poi un
ghigno terrificante, che deformò il viso del loro Cielo.
-Ormai, questo non mi serve più.- annunciò,
buttando davanti a sé il corpo del boxeur, che cadde
pesantemente ai piedi dei suoi amici.
-Testa a prato!- chiamò Smoking Bomb, chinandosi accanto al
ragazzo più grande.
Lo scosse per una spalla, chiamandolo in continuazione, ma non ottenne
alcuna risposta. Impaurito, spostò la mano sul collo
dell’altro -segnato dalle dita che l’avevano
stretto poco prima- e con sollievo percepì le pulsazioni,
deboli ma regolari.
-Avevo detto che avrei preso per prima la Nebbia, ma alla fine
è stato il Sole a rendersi disponibile.- esordì
la Fiamma del Cielo, fissando i tre ragazzi, incredibilmente divertito
dai loro sguardi di rabbia, quello della Pioggia, soprattutto gli
piaceva da morire. -Lascio a voi la scelta, chi è il
prossimo a farsi avanti?-
-Pagherai per questo.- sibilò Yamamoto, rimettendosi in
posizione di attacco. -Ti sconfiggeremo e riporteremo qui Tsuna.-
Il castano rise. -Ah, eccola la mia Pioggia, determinata a lavare via
ogni dolore.- disse soddisfatto. -Vuoi riportare qui Tsunayoshi?-
chiese, scuotendo il capo in segno negativo. -Vuoi che ti dica cosa sta
facendo adesso, il vostro caro Tsunayoshi?
-Sta piangendo.- rivelò con cattiveria senza attendere una
risposta, facendo sussultare il giocatore di baseball e Gokudera.
-Piange disperato e mi implora di lasciarvi stare, perché
è sveglio e sta guardando tutto ciò che sta
accadendo qui fuori.-
L’argenteo sgranò gli occhi verdi. -Decimo!-
gridò l’italiano. -Decimo, se può
sentirmi, smetta di piangere! Noi ce la faremo! Sconfiggeremo questo
tizio e la tireremo fuori di là!-
-Ed ecco la mia Tempesta.- ghignò il Cielo. -Travolgente e
impetuosa, sempre in prima linea.- aggiunse, per poi innalzare una
lingua di fuoco accanto a sé, per proteggersi da un fulmine
verde arrivato da dietro le sue spalle. -Oh, il Fulmine vuole forse la
mia attenzione.- osservò, voltandosi verso il piccolo Lambo,
in piedi accanto a Dokuro, entrambi pronti a dar battaglia.
-Il grande Lambo-san non ti permette di usare la faccia di Tsuna-nii!-
gridò il bambino. -Lascialo!-
A quelle parole, la Fiamma indurì la propria espressione,
fissando il Bovino con occhi a dir poco glaciali. -Che spreco. Il mio
prezioso Fulmine in mani del genere…- asserì,
incamminandosi e liberando le fiamme arancioni, che lo avvolsero. -Il
prossimo elemento che mi riprenderò sarà il
Fulmine. Preparati marmocchio insolente.-
Alzò il braccio per scagliare il proprio attacco, ma
all’improvviso si fermò, sgranando gli occhi.
-I-Impossibile…- mormorò, fissando il proprio
arto, tremante per lo sforzo di muoversi. -Tsunayoshi…-
***
Final Fantasy IX - Memories of
that Day
Terrore. Impotenza.
Queste erano le
sensazioni che scuotevano il corpo immobile di Tsuna, ancora bloccato
in quella strana pozza. Con l’unica iride aperta lucida di
lacrime che gli bagnavano il viso, il quindicenne assistette alla
disfatta del suo Guardiano del Sole. Mai negli occhi grigi di Ryohei
aveva colto il timore, figuriamoci la paura. Perché nel
momento in cui iniziò a essere privato della Fiamma del
Sole, ne erano pieni. Pieni di una paura incalcolabile, dovuta alla
consapevolezza di essere nettamente inferiore al proprio spietato
avversario, che gli sorrideva con malvagità.
-Onii-san!-
urlò Tsuna tra le lacrime, tremando. -Ryohei!-
urlò ancora, artigliando il bordo della pozza e cominciando
a tirare per uscirne. -Fermati! Ryohei onii-san! Fermati! Lascialo! Ti
prego!-
L’attimo dopo,
però, si ritrovò a trattenere il fiato. Il boxeur
aveva abbassato le palpebre e nello stesso momento, lì
all’interno della sua mente, era comparso un brillante fuoco
fatuo che poteva essere tranquillamente accolto nelle mani chiuse a
coppa; pulsante come un cuore e di un allegro giallo pulcino, quella
altro non era che la Fiamma del Sole.
-Ryohei…-
soffiò il castano, prima di liberare un grido di pura
sofferenza.
Tsuna si
ritrovò ansimante e con la gola bruciante, l’unico
occhio libero puntato sulla fiammella galleggiante di fronte a lui e
poi sulle immagini di ciò che stava accadendo
all’esterno. Scorse il sollievo sul viso del suo braccio
destro e comprese che il suo fratellone era ancora vivo. Tuttavia, vide
anche le calde iridi di Takeshi riempirsi di rabbia, e
l’ostinato silenzio di Hibari, che dietro gli occhi
assottigliati annunciava la sua vendetta. Poi, sentì chiara
e forte la voce di Smoking Bomb che lo rassicurava e che ancora una
volta gli chiedeva di fidarsi di loro.
Infine, esattamente come
un fulmine a ciel sereno, quella del suo Guardiano più
giovane, che mai e poi mai avrebbe voluto vedere coinvolto in tutta
quella faccenda, ancor meno degli altri.
-Lambo…-
mormorò con un sorriso, che si spense, quando udì
la minaccia rivoltagli. -No.- pronunciò secco. -Non te lo
permetterò.-
Come attratta da una
calamita, la Fiamma del Sole corse verso di lui, avvolgendolo e
infondendogli nuova forza. Una forza, che gli consentì di
aggrapparsi al bordo della pozza e romperlo nell’uscirne.
-Fermati.- disse,
alzandosi in piedi e puntando gli occhi sulla finestra nel momento in
cui il suo alter ego sollevava il braccio. -Fermati!- ripeté
urlando e stringendo i pugni.
***
Final Fantasy IX -
Freya’s Theme
Si fermarono tutti, come se fossero stati congelati, quando videro il
corpo del loro amico tremare e barcollare. Lo sentirono tossire e
ansimare, ma non osarono avvicinarsi a causa delle fiamme ancora vive e
sfrigolanti attorno a lui.
-F-Fermati…- balbettò Sawada, alzando il viso e
guardandosi in giro. -Non… te lo
permetterò…-
-Tsuna…?- chiamò la Pioggia, abbassando la spada.
-Tsuna sei tu?-
-Decimo?!- esclamò felice Gokudera, facendo un passo.
-No!- lo fermò, puntando i suoi occhi arancioni in quelli
verdi dell’altro. -Non avvicinarti!- gridò per poi
alzarsi in volo grazie alla propulsione delle fiamme che uscivano dalle
sue mani.
Si allontanò da loro nonostante i richiami e prese a
guardare tutt’intorno a sé. Doveva andarsene
subito. Sentiva la Fiamma del Cielo premere contro la sua coscienza per
riprendere il suo posto, ma era ancora indebolita dal suo attacco a
sorpresa, e doveva approfittarne. La sua fortuna, però,
terminò l’istante che seguì quel
pensiero.
-Come hai osato,
Tsunayoshi?- tuonò la Fiamma del Cielo
all’interno della sua mente, destabilizzandolo e facendogli
perdere la concentrazione necessaria a volare.
Cadde a terra, riversando tutto il proprio peso sul braccio sinistro
che rispose con un rumore poco rassicurante. Lo ignorò e
tornò di nuovo eretto, guardandosi in giro alla ricerca di
un modo per fuggire. Doveva fare in fretta. Erano al terzo piano
sottoterra, quindi sarebbe dovuto fuggire per forza dal soffitto di
quella stanza. Doveva andarsene. Non doveva stare lì un
secondo di più. Tremando per lo sforzo di trattenere
l’altro se stesso, il castano sollevò le braccia
-incurante della scossa di dolore che gli trasmise l’arto
sinistro- e le posizionò per poter caricare un X-Burner. Non
aveva le cuffie, quindi avrebbe dovuto arrangiarsi e sperare di farcela
al primo colpo.
-Oi… Sawada…- mormorò il Guardiano del
Sole, fermandosi di fronte all’amico. -Dove… pensi
di andare… eh?-
Tsunayoshi sussultò e lo fissò con occhi larghi.
-Ryohei…-
Stava bene. Gli sorrideva come sempre. Eppure, la gioia di vederlo in
piedi, sorretto da un’impassibile Nuvola, non fu abbastanza
grande da sconfiggere il terrore che gli attanagliava le viscere al
solo pensiero di vederlo ferito nuovamente per mano sua.
-Via!- gridò, agitando il braccio davanti a sé.
-Dovete stare lontani!-
-No Tsuna.- intervenne il giocatore di baseball. -Noi ti aiuteremo.-
Indietreggiò, tremando, finché non
sbatté contro l’angolo di quella grande sala.
-Decimo, non la lasceremo solo. Mai.- dichiarò Gokudera.
Un violento colpo allo sterno, ricevuto dall’interno,
costrinse il futuro Boss dei Vongola ad appoggiarsi totalmente alla
parete e a portarsi le mani sul torace. Ancora una volta,
sentì la sua coscienza scivolare via, trascinata da una
presa serrata e soffocante.
-State lontani!- urlò, mentre le fiamme attorno a lui
s’ingrandivano ancora di più, costringendo i
Guardiani ad allontanarsi.
Immediatamente, i componenti del sistema C.A.I. si posero a difesa del
gruppo, che non fu minimamente sfiorato dall’insaziabile fame
di quelle lingue infuocate.
-Scusatemi per l’interruzione.- esordì a un tratto
il castano, emergendo da quell’inferno color arancio.
-Allora… dov’eravamo rimasti?- domandò
poi la Fiamma del Cielo, scrutando i propri avversari.
Eccoci in fondo!
La Fiamma del Cielo s'è risvegliata e si è
rivelata spietata e determinata a riavere i suoi elementi per poi
vendicarsi di Vongola Nono. Tsuna assiste impotente alla disfatta di
Ryohei, ma grazie a questa riesce a riprendere momentaneamente il
controllo del suo corpo. Ricordate il sogno/flash back fatto da
TsunaTYL all'inizio del capitolo quattro? *concerto di grilli* Good
ù.ù
Io sono soddisfatissima di questo capitolo e delle musiche che ho
inserito *^* Spero che abbiate gradito e che valga l'attesa infinita
che avete dovuto sopportare.
Alla prossima! :3
Ora passiamo ai ringraziamenti, che sono veramente tantissimissimi *^*
Ringrazio: I_m a cool
baka girl, Landlady,
Maki Chrome,
nina_nina, Taine, yukichan01, _A r a s h i_ e _Pandora_ per aver
messo la fic tra le preferite.
Ringrazio: dolcydeb
per aver messo la fic tra le ricordate.
Ringrazio: Geo_96_Bee,
ladycarmen, Luna_Ginga94 e Maki Chrome per aver
messo la fic tra le seguite.
Per finire, ringrazio chi legge e commenta e anche soltanto, siete
sempre tanti tanti tanti e io vi adoVo tutti! *3*
Ci vediamo al prossimo capitolo!
See ya!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo X: L'Ultimo Desiderio di Tsuna ***
Salve salve :3 Eccomi di
ritorno! Mi dispiace averci messo così tanto a scrivere
questo capitolo, purtroppo ho avuto i soliti problemi, però
penso che mi perdonerete visto che è un capitolo bello pieno
e lungo... *ci pensa* Voi vorrete la mia morte comunque
ç.ç Ma basta cincischiare, vi lascio al capitolo
dieci e state bene attenti alle maiuscole, mi raccomando
ù.ù Buona lettura!
Capitolo X - L’Ultimo
Desiderio di Tsuna
Final Fantasy VIII - The Landing
Quando il corpo di Tsuna si avvicinò di un passo, tutti i
Guardiani ne fecero uno indietro. Persino Hibari si era unito a loro,
mosso dall’istinto di sopravvivenza che si trovava in ogni
essere vivente. Il sorriso dolce solo in apparenza che deformava il
viso del Guardiano del Cielo era tutto fuorché rassicurante
e li fece rabbrividire.
-Accidenti…- disse la Fiamma, portando la mano destra sul
braccio sinistro, poco sotto la spalla, per massaggiarlo. -Credo che
l’osso sia rotto.- rivelò con fredda indifferenza,
quasi il braccio non fosse suo, e in certa misura era davvero
così. -Ma non è un problema.-
proseguì, mentre il suo palmo veniva avvolto da una calda
fiamma gialla.
-Ma… ma quelle sono…!- balbettò
Smoking Bomb, osservando con sincero stupore ciò che stava
accadendo davanti ai suoi occhi.
-Devo ammetterlo Guardiano, hai cresciuto bene la Fiamma del Sole.-
asserì il Cielo, terminando di curarsi e puntando gli occhi
arancioni in quelli di Ryohei. -Il mio braccio è tornato
perfettamente a posto.- comunicò poi, muovendo
l’arto con naturalezza e senza alcuna difficoltà,
lasciando una macchia rossa dove aveva posato il palmo. -Lo stesso non
si può dire delle mani. Tsunayoshi ha fatto una grossa
sciocchezza a voler concentrare le fiamme per scagliare un attacco
simile senza protezioni adeguate.-
Nonostante la distanza, i ragazzi videro chiaramente il ventre delle
mani del castano: la pelle era bruciata, mostrando sangue e carne viva.
-C-Com’è possibile?- domandò Takeshi,
serrando la presa sulla katana. -Tsuna non si è mai ferito
così, nemmeno quando ancora non aveva i guanti…
Come-
-È più semplice di quel che credi, Guardiano
della Pioggia.- lo interruppe la Fiamma. -Tsunayoshi non stava usando
un attacco debole, voleva usare l’X-Burner per aprirsi un
varco e fuggire.- spiegò. -Ammirevole il desiderio di
proteggervi, ma stupido, visto che ha finito col farsi male.-
-…perché non le hai curate?- chiese Sasagawa,
deglutendo e stringendo la spalla di Kyoya.
Il ragazzo mostrò un ghigno ancora più spaventoso
dei precedenti. -Perché sarebbe inutile.-
dichiarò, sollevando le braccia nella posa per la tecnica
appena menzionata. -Le curerò a lavoro finito.-
Le fiamme morbide apparvero immediatamente nella mancina, mentre
davanti la dritta caricava le fiamme dure, pronta a sparare.
Sudando freddo, Hayato richiamò immediatamente i componenti
del sistema C.A.I., ponendoli a difesa di tutti loro ed elaborando in
fretta una strategia.
-Non possiamo stare fermi qui!- avvertì Yamamoto. -Dobbiamo
sparpagliarci!-
-Non c’è tempo!- replicò Gokudera.
-Chrome! Vieni qui con la Scemucca! Muoviti!- chiamò,
ottenendo immediatamente il trasferimento dei due Guardiani al suo
fianco grazie al potere della ragazza. -Dietro di me! Tutti quanti!-
ordinò poi, disponendo il sistema C.A.I. come la punta di
una lancia, sovrapponendone tre di fronte a sé e poi gli
altri a scalare ai fianchi del gruppo, espandendole con
l’attributo delle Fiamme della Nuvola.
-Hibari.- disse poi, fissando gli occhi grigi del disciplinare. -Ho
bisogno del tuo aiuto.- proseguì, ottenendo un sopracciglio
inarcato, ma nessuna replica. -Io amplificherò al massimo la
resistenza degli scudi con le Fiamme del Fulmine, ma tu devi chiuderti
con gli altri dentro una delle tue sfere. Li hai i ricordi del te
stesso futuro, no? Quindi sai benissimo di cosa parlo.-
affermò, per poi tornare a concentrarsi per potenziare la
loro difesa, che non sapeva se e per quanto avrebbe retto sotto la
potenza schiacciante dell’X-Burner.
-Ho capito.- asserì semplicemente il sedicenne,
dopodiché si rivolse al riccio sulla propria spalla, che
annuì alle sue istruzioni silenziose. -Vedi di non morire,
altrimenti ti morderò a morte.-
-Tsk!-
-Cosa? Gokudera, non resterai qui fuori da solo! È una-
esclamò la Pioggia, muovendosi per tornare al fianco del
compagno, ma fu fermato da una mano che si serrò con forza
attorno al suo polso. -Chrome…-
-Sa quello che fa.- disse la Nebbia, puntando il suo unico occhio sulla
schiena dell’italiano prima che la sfera chiodata della
Nuvola la avvolgesse.
La Fiamma del Cielo rise di gusto di fronte alla tenacia di quei
ragazzi. -I miei preziosi elementi… Non vedo l’ora
di riaverli.- mormorò, leccandosi le labbra. -Sei pronto
Guardiano della Tempesta? X-Burner!-
Fairy Tail - Fairy Law
L’attacco lo investì in un attimo con tutta la sua
forza devastante.
Smoking Bomb aumentò l’intensità delle
Fiamme del Fulmine, infondendone quante più possibili negli
scudi per incrementarne la resistenza; non abbassò mai lo
sguardo, nonostante la vista di ciò che aveva di fronte
minacciasse di spezzare la sua determinazione in qualsiasi momento.
Deglutì e sentì un brivido corrergli lungo la
schiena, la forza delle Fiamme del Cielo era stupefacente e
terrificante allo stesso tempo, ma fortunatamente la disposizione dei
componenti del sistema C.A.I. stava funzionando: non appena
incontravano il primo ostacolo, le lingue di fuoco si dividevano in due
fasci separati e scorrevano lungo il resto della protezione, senza
nemmeno sfiorare il guscio creato da Kyoya.
Era ormai passato un lunghissimo minuto, ma quell’offesa
dirompente non accennava a volersi fermare. A un tratto, Gokudera
sentì uno scricchiolio inquietante e con occhi increduli,
seguiti da un’imprecazione, scoprì che la punta
della sua formazione era attraversata diagonalmente da una lunga crepa,
non sarebbe durata ancora per molto.
Scosse il capo e tornò a guardare avanti, più
determinato che mai a proteggere i suoi compagni da quella violenta
tempesta che avrebbe potuto distruggerli tutti in un battito di ciglia.
Ghignò e sollevò le braccia, ignorando il loro
tremore, dopodiché mosse le dita rapidamente per modificare
la struttura del suo baluardo. Tutti i componenti si disposero attorno
alla sfera chiodata del Guardiano della Nuvola, l’unico che
rimase al suo posto fu quello in cima alla formazione, che a stento lo
proteggeva dall’essere investito in pieno, infatti ai suoi
lati, alcuni guizzi delle Fiamme del Cielo lo raggiunsero fin sulla
pelle. Lo accarezzavano rapidamente, quasi imitando le beccate degli
uccelli, come per dargli un’anticipazione di ciò
che lo attendeva non appena il suo scudo fosse crollato.
Quando dalla prima si diramarono altre due crepe, Hayato prese un
profondo respiro e non badò al sudore che gli colava dalle
tempie e che gli imperlava la fronte, ma riconobbe che presto la sua
energia si sarebbe esaurita, e allora… Nonostante il ruggito
del fuoco che lo attorniava, sentì distintamente il miagolio
inquieto della sua Box Arma, che lo risvegliò dai suoi cupi
pensieri.
Gli sfuggì un sorriso amaro, e riacquistò la sua
lucidità. -Non preoccuparti, Uri. Potrà anche
portarmi via la Fiamma, ma io e te non ci separeremo.-
affermò, mentre un’altra lunga incrinatura andava
a incrociarsi con la prima, formando una traballante X. -Fidati di me,
andrà tutto bene. Il Decimo vincerà questa
battaglia e noi con lui.-
Dall’interno della sua Box, Uri ammirò in silenzio
il coraggio e la determinazione incrollabili del suo padrone,
decisamente più maturo rispetto al loro primo turbolento
incontro, in cui non aveva dimostrato alcun rispetto per lui.
Annuì e chiuse gli occhi, quindi uscì dalla sua
Box per ritrovarsi al fianco dell’italiano. Sotto lo sguardo
interdetto del Guardiano, il gatto si impossessò delle
Fiamme del Sole che aveva raccolto grazie al sistema C.A.I. e grazie al
loro attributo, mutò nella sua forma adulta.
-Uri?! Cosa stai facendo?! Torna nella Box!- urlò Gokudera,
guadagnandosi un ruggito in piena faccia, prima di ritrovarsi dietro al
corpo del grosso felino. -Uri…-
Smoking Bomb fissò gli occhi color magenta della sua Arma e
comprese il suo desiderio di essergli accanto e proteggerlo. Non ebbe
però il tempo di replicare in qualche modo,
perché con un assordante rumore che ricordava i vetri
infranti, il suo unico scudo cedette e venne spazzato via
dall’X-Burner, che subito dopo travolse lui e Uri, gettandoli
lontano.
-Hai resistito fino alla fine, eh?- commentò la Fiamma del
Cielo, guardando con superiorità il Guardiano della Tempesta
riverso ai suoi piedi, privo di sensi. -La tua Box Arma ti ha protetto
bene, visto che sei sopravvissuto senza troppi danni.-
continuò, girandolo sulla schiena con un piede per poi
chinarsi e posargli la mano destra sul petto.
Poco dopo, tutto il suo braccio fino alla spalla, si ricoprì
di uno strato di Fiamme color magenta, vive e scoppiettanti, quasi
ringhianti. Con un ghigno soddisfatto tornò eretto e
accarezzò quello strato infuocato con la mancina, godendo
del contatto inebriante con il suo elemento più caro.
-Ah, finalmente è tornata da me… la mia
Tempesta.- sospirò compiaciuto, per poi girarsi verso la
sfera da cui stavano uscendo gli altri Guardiani.
-Gokudera!- chiamò il samurai, fissando con orrore il volto
pallido dell’amico e il suo corpo coperto in diversi punti da
bruciature grandi e piccole.
-Oi! Testa di polpo! Svegliati!- gridò Ryohei, finalmente in
grado di sorreggersi sulle proprie gambe. -Svegliati!-
-Silenzio.- ordinò la Fiamma del Cielo, incamminandosi nella
loro direzione. -Chi vuole essere il prossimo?- domandò, per
poi esibire un nuovo ghigno quando incrociò lo sguardo
furente di Yamamoto. -Ti aspetto Guardiano della Pioggia. Forza, vieni.-
-Yamamoto non devi ascoltarlo!- ammonì Sasagawa, affiancando
il giocatore di baseball e posandogli una mano sulla spalla. -Vuole
provocarti all’estremo!-
-Lo so senpai, lo so benissimo… però…-
mormorò, stringendo i denti. -Mi fa una rabbia.-
-Roll. Cambio forma.- algida e atona, la voce del presidente del
Comitato Disciplinare attirò l’attenzione di ogni
presente.
Il riccio viola, posato sulla spalla del moro, annuì
freneticamente all’ordine ricevuto, per poi illuminarsi di
un’abbagliante luce bianca e mutare il proprio aspetto nelle
Manette di Alaude. Rinfoderato uno dei fedeli tonfa, il Guardiano della
Nuvola fece roteare i vincoli di metallo sul proprio indice,
dopodiché li scagliò contro
l’avversario senza perdere altro tempo.
-Erbivoro, se devi attaccare, ti conviene farlo adesso.- disse Kyoya,
puntando gli occhi grigi in quelli di Yamamoto, che serrò la
presa sulla sua katana e annuì.
Dopodiché, nell’esatto momento in cui le manette
si moltiplicarono e si avvolsero attorno all’intero corpo di
Tsuna, i due Guardiani si lanciarono all’attacco. La Fiamma
però sembrò non preoccuparsi dei vincoli che
l’avevano legata stretta fin quasi a soffocarla, anzi, ne
parve compiaciuta.
-D’accordo…- asserì con un sorriso. -Il
prossimo che mi riprenderò sarà la Nuvola.-
***
Final Fantasy IX - Grieve for
the Skies
Quando riaprì gli
occhi, Tsuna si ritrovò ancora una volta chiuso in un remoto
angolo della sua mente, con l’unica differenza di non essere
più prigioniero in quella strana pozza. Si alzò
in piedi a fatica, ritrovandosi leggermente curvo in avanti per la
stanchezza. Liberarsi da quel luogo e poi cercare una via di fuga,
tenendo lontani i suoi amici, era stato incredibilmente faticoso a
livello mentale e fisico.
La Fiamma del Sole
bruciava dall’altro lato di quella specie di stanza e si
sentì morire quando accanto a lei, vide un secondo globo,
stavolta color magenta. Spalancò gli occhi, inorridito, e
crollò di nuovo sulle ginocchia con le mani abbandonate in
grembo.
-Hayato…-
soffiò, per poi voltarsi verso la finestra che la Fiamma del
Cielo aveva aperto per lui.
Ciò che vide
lo straziò ancora di più. Gokudera era a terra,
ai suoi piedi, inerme come una bambola di stracci. Si portò
le mani tra i capelli e li strinse così forte che avrebbe
potuto strapparseli senza difficoltà.
-Basta…-
supplicò. -Basta…- ripeté e si
scoprì a tremare quando vide la Pioggia e la Nuvola
corrergli incontro, per approfittare
dell’immobilità di quel corpo che ormai non gli
apparteneva più. -Dovete fermarvi!- urlò,
alzandosi in piedi e correndo alla finestra.
Vi picchiò
contro i pugni chiusi, fino a spaccarsi la pelle, ma non se ne
preoccupò e nemmeno il dolore lo fermò. In quel
momento, nessun dolore era più grande di quello che provava
al cuore. La vista del suo corpo che faceva del male ai suoi amici,
alla sua Famiglia, era come una ferita aperta, profonda, che continuava
a buttare sangue e che sicuramente l’avrebbe ucciso in poco
tempo.
Sbarrò gli
occhi, incredulo. Persino il respiro gli si fermò.
Le Manette di Alaude si
erano aperte, docili come bestie feroci ormai innocue, e si erano
dissolte in una fumata di fiamme violacee. Sawada si chiese come fosse
stato possibile. Solo il disciplinare aveva il controllo delle Fiamme
della Nuvola e della sua Box Arma, quindi come aveva fatto la Fiamma
del Cielo a prendere il sopravvento? Non dovette pensarci troppo,
poiché la risposta si trovava in quella stessa domanda, che
ora non aveva più significato. Grazie
all’attributo Armonia, le Fiamme del Cielo potevano liberare
le Armi degli altri elementi dalle loro Box, e probabilmente non era
stato difficile imporsi sul piccolo Roll.
Ancora una volta, le
gambe non lo ressero e si ritrovò a terra, sorretto
malamente dalle braccia deboli e scosse dai tremiti. L’orrore
gli serrò le dita gelide attorno al collo, e il suo respiro
si fece rapido e affannoso, mentre di fronte alle sue iridi lucide e
piene di lacrime si consumava un vero e proprio inferno. Chrome si era
unita all’offesa degli altri due Guardiani, ma presto, tutti
e tre capitolarono. Per quanto fossero veloci, per quante volte
riuscissero a rialzarsi e tornare all’attacco, la Fiamma del
Cielo, ora più forte grazie ai due elementi recuperati, li
respingeva con facilità, schiacciandoli con un banale
movimento del braccio.
Quando vide la propria
mano serrarsi con forza inaudita attorno al collo di Kyoya, Tsunayoshi
gridò. Urlò con quanto fiato gli era rimasto,
tossì, ingoiò le proprie lacrime e riprese a
urlare, per poi scostarsi da quella finestra piena di orrori.
Incespicò nei propri piedi e cadde, quindi si
rannicchiò lì dove si trovava, con gli occhi ben
aperti che fissavano le due sfere fiammeggianti a cui subito dopo si
affiancò una terza di colore viola.
-Basta…-
singhiozzò Tsuna. -Per favore… Cosa devo
fare…?- chiese al nulla che lo circondava. -Qualcuno mi dica
cosa devo fare…-
***
Final Fantasy VIII - Only a
Plank Between One and Perdition
Anche se privo della Fiamma della Tempesta, Gokudera si
rialzò, più che mai deciso a sconfiggere
quell’entità che stava causando problemi a tutti
loro, ma che soprattutto, stava facendo soffrire il suo Boss. Si
piegò in avanti, tenendosi il torace per il dolore sordo che
sentiva -insieme al vuoto provocato
dalla mancanza della sua Fiamma-, e per le vertigini che gli stavano
sballando la visuale, rischiando di ributtarlo sul pavimento. Prese un
respiro profondo e risollevò gli occhi verdi, determinati
più che mai, poi si portò una mano
all’orecchio.
Poteva sentirlo benissimo. Non sapeva se fosse perché ora la
sua Fiamma della Tempesta si trovasse nel corpo di Sawada, ma Smoking
Bomb poteva sentire le sue suppliche e la sua disperazione come se ce
l’avesse davanti. Strinse i denti e poco dopo anche le sue
dita si serrarono attorno a dei candelotti di dinamite.
-Ehi bastardo!- chiamò, correndo incontro
all’entità che aveva preso possesso del corpo del
suo adorato Decimo. -Con me non hai ancora finito!- dichiarò
poi, scagliando i dardi accesi e pronti a esplodere.
La Fiamma del Cielo, dimentica del corpo del disciplinare ora
incosciente, si stava dirigendo verso i tre Guardiani rimasti,
decidendo pigramente quale elemento recuperare, ma si fermò,
voltandosi a malapena per scorgere gli esplosivi e facendoli divorare
da una lingua di fuoco arancione, provocando la loro detonazione da cui
si generò una nube di fumo nero.
-Tsk.- commentò seccato dall’interruzione,
sollevando un braccio per sparare un attacco devastante.
L’attimo dopo, però, lo riabbassò e
inarcò un sopracciglio, incuriosito. Tutt’intorno
a lui erano comparse delle copie dei Guardiani che ancora possedevano
le loro Fiamme, ognuno in una posa diversa, ma tutti pronti ad
attaccarlo. Per assurdo, si scoprì lieto della precisione
delle illusioni della Nebbia: tutte emanavano l’aura
dell’elemento specifico per poterlo confondere.
Studiò l’intero gruppo, e vedere il suo caro
Fulmine nelle sudice mani di un marmocchio causò una
crescita esponenziale della sua irritazione. Assottigliò lo
sguardo e il fuoco attorno a lui si gonfiò come una vela
preda del vento; quindi alzò entrambe le braccia e spinse le
proprie fiamme verso tutti i bersagli.
Inclinò il capo e oltre il crepitio del fuoco udì
le grida: dolore, rabbia, paura. Le copie stavano cadendo come foglie
secche, urlando e strepitando, finché non svanirono tutte di
colpo, lasciando unicamente gli originali su quel devastato
palcoscenico. Con un ghigno, la Fiamma del Cielo agitò il
braccio destro, spingendo verso la parete quel bruciante mare arancione
e con esso la fragile Nebbia, che stringeva tra le braccia il giovane
Bovino in lacrime.
-Non toccherai Chrome-chan!- esclamò Lambo, recuperando due
granate dalla sua folta capigliatura.
-Ah no?- canzonò la Fiamma. -E chi me lo
impedirà? Tu, forse?- domandò poi, distruggendo
le due bombe con annoiato movimento della mano.
Circondandosi con una barriera di fiamme si avviò, e con
pochi rapidi passi raggiunse i due Guardiani. Fissò
dall’alto il soggetto che gli stava arrecando offesa con la
sua sola esistenza, riservandogli uno sguardo glaciale a cui Lambo
rispose con un grido di terrore. Allungò il braccio verso di
lui per strappargli il Fulmine, ma un urlo alle sue spalle lo distrasse.
-Non mi hai sentito?! Ho detto che con me non hai ancora finito!-
sentenziò Gokudera, attraversando il muro infuocato grazie
alla protezione delle Fiamme della Pioggia.
Si gettò sul corpo del suo Boss e lo spinse via,
lanciandogli dietro quattro candelotti di piccole dimensioni, quindi si
girò e si chinò sui due compagni, facendogli da
scudo dalla deflagrazione imminente. Infatti, una manciata di secondi
dopo, la dinamite esplose, spazzando via la polvere e facendoli tremare
per il grido che liberò il corpo di Tsunayoshi.
Hayato serrò forte gli occhi e si morse il labbro inferiore
per la rabbia. Ignorò il sangue che gli colò
lungo il mento e si disse che il dolore che sentiva per tutte le ferite
che aveva subito fino a quel momento era nulla se confrontato a quello
che stava scuotendo l’anima del Decimo. Non aveva avuto altra
scelta. L’aveva sentita forte e chiara la voce del suo Boss
che gli chiedeva di intervenire prima che fosse fatto del male al
piccolo Lambo, e lui non aveva perso un istante. Quella supplica e
quella sofferenza le aveva già udite poche notti prima, non
poteva permettere che proseguisse oltre. Aveva quindi lanciato
un’occhiata eloquente al Guardiano della Pioggia, augurandosi
che capisse perché non s’era fermato a vedere
né a chiedere conferma. Fortunatamente, il giocatore di
baseball era intervenuto con un tempismo a dir poco perfetto per
evitargli altre ustioni da parte del fuoco arancione.
-Gokudera!- chiamò Takeshi, correndo al fianco
dell’italiano seguito immediatamente dai due compagni
restanti. -State bene?- chiese poi, distraendolo definitivamente dai
suoi pensieri.
-Sì… più o meno…-
mormorò Smoking Bomb, lasciando che il moro lo aiutasse ad
alzarsi in piedi. -Oi… Scemucca, tutto a posto?-
domandò, osservando il bambino in lacrime che aveva tra le
braccia.
-S-Sì…- balbettò il Bovino con un
singhiozzo, stringendosi alla camicia del ragazzo. -R-Rivoglio
Tsuna-nii…-
-Lo riporteremo indietro. Stai tranquillo, Lambo.- assicurò
il samurai, carezzando la testa del piccolo per poi voltarsi. -Chrome
come sta?-
-Sto bene, uomo della Pioggia…- mormorò lei,
tenendosi in piedi grazie al braccio di Ryohei e al proprio tridente.
-Dobbiamo aiutare il Boss…- disse, guardando il punto in cui
la nuvola di fumo si stava dissolvendo.
Rimasero tutti col fiato sospeso e gli occhi fissi sulla figura prona
avvolta da una debole aura arancione. In testa al gruppo, Hibari
sollevò i tonfa, mettendosi in posizione di guardia senza
mai perdere di vista la Fiamma del Cielo, pronto a reagire in caso di
un attacco improvviso.
Dietro di lui, Sasagawa deglutì. -Non si rialza…
Ehi, testa di polpo, non è che ci sei andato giù
estremamente pesante stavolta?-
-Non dire assurdità.- ringhiò Gokudera.
-È vero che la carica è esplosa a distanza zero,
ma non era così potente.-
-Mukuro.- intervenne la Nebbia, richiamando la propria Box Arma, che
comparve al suo fianco bubolando. -Cambio forma.-
In risposta al suo ordine, il gufo bianco
s’illuminò e mutò il proprio aspetto,
per poi posarsi davanti all’occhio sinistro della sua padrona
nella forma delle Lenti Maligne di Daemon Spade. Osservò in
silenzio, sbattendo un paio di volte la palpebra e lasciando tutti in
una logorante attesa. Nel frattempo, il corpo del loro amico restava
immobile a terra.
-Cosa vedi, Chrome?- domandò Takeshi, affiancando Hibari con
la katana alzata.
Tramite le lenti, la ragazza studiò la Fiamma del Cielo:
traballava come il debole fuoco di una candela, incerta se spegnersi o
meno; s’ingrandiva e si rimpiccioliva come se stesse cercando
le proprie energie per potersi risollevare tutta d’un colpo;
scorse due entità che cercavano di prendere il sopravvento
l’una sull’altra.
-Il Boss sta lottando.-
***
Pandora Hearts - Preparation
Dove avesse trovato la forza di
risollevare il viso, Tsuna non lo sapeva. Forse a spingerlo fu
l’ennesima ondata d’orrore che lo trafisse al cuore
quando vide il suo alter ego dirigersi verso i possessori degli ultimi
tre elementi, mista alla consapevolezza della propria impotenza; oppure
fu la semplice paura, che come una lama ghiacciata era affondata in
profondità in ogni frammento del suo essere, aggrappandovisi
con dei minuscoli artigli per essere certa di non perdere la presa su
di lui.
Si rimise eretto,
sconfiggendo il tremore che gli scuoteva le membra, e si
avvicinò alla finestra che gli stava mostrando il mondo
esterno. In quel momento, qualcosa attirò
l’attenzione della Fiamma del Cielo, che arrestò
la sua avanzata per distruggere la dinamite che le era stata lanciata
contro.
-Hayato…-
mormorò Vongola Decimo, sentendo un barlume di gioia e
sollievo scaldargli l’animo gelido.
Fu però un
attimo effimero, perché di nuovo partì un attacco
e Smoking Bomb era sparito dal suo campo visivo, in cui invece era
entrata una moltitudine di copie dei Guardiani ancora in possesso delle
loro Fiamme. Persino lui, chiuso in quell’angolo remoto della
sua mente, comprese che l’illusione creata da Chrome era a
dir poco perfetta in ogni dettaglio, e si sentì orgoglioso
di lei. Subito dopo, però, percepì le emozioni
del suo alter ego e nessuna di queste gli piacque.
Anche la Fiamma del
Cielo era compiaciuta dal potere dimostrato dalla Nebbia, e lo era
così tanto che il desiderio di riaverla con sé
aumentò in maniera esponenziale. Tuttavia, accanto
all’appagamento si diffuse come un gas il ribrezzo nei
confronti del Guardiano del Fulmine.
Quando il fuoco
arancione divampò tutt’attorno, bruciando e
distruggendo le illusioni di Dokuro, Sawada indietreggiò di
un passo, proteggendosi istintivamente il viso per timore di scottarsi
a sua volta. Il pianto di Lambo lo risvegliò come uno
schiaffo, facendolo tornare alla realtà. Puntò
ancora una volta gli occhi marroni sulla finestra e si sentì
ancora una volta schiacciato dalla propria impotenza.
-No!- gridò,
picchiando i pugni contro ciò che vedeva. -Fermati! Non lo
toccare!- ordinò, ricevendo una divertita risata in risposta.
-E chi mi
fermerà?- intervenne la Fiamma del Cielo, comparendo alle
sue spalle sospesa a mezz’aria, con le gambe accavallate,
come se fosse serenamente accomodata su una poltrona. -Tu, forse?-
domandò beffarda la Fiamma del Cielo facendo combaciare le
proprie parole con quelle pronunciate fuori, così da farle
rimbombare in quel buco che era stata la sua prigione per troppi anni.
-Là fuori non c’è più
nessuno in grado di fermarmi… Ormai tre elementi sono
tornati da me…- mormorò con voce piena di
desiderio, allungando un braccio verso le tre sfere e richiamando
quella color magenta. -La mia Tempesta…- sospirò,
carezzandola e portandosela al viso. -Non temere, presto il Fulmine
sarà di nuovo accanto a te.-
-Non accadrà
mai!- urlò Tsuna, scuotendo il capo. -Gokudera-kun!-
chiamò, girandosi e fissando la Fiamma della Tempesta.
-Hayato! Devi fermarla!- supplicò, stringendo gli occhi e i
pugni lungo i fianchi. -Devi fermarla prima che faccia del male a
Lambo! Hayato non pensare a me!- ordinò, per poi fissare il
proprio alter ego, che gli restituì uno sguardo interessato
e perplesso.
Sentiva le lacrime
bagnargli le guance, fresche sul suo viso rovente, ma le
ignorò e preferì concentrarsi su
quell’impeto che aveva iniziato a travolgerlo poco prima,
quando la vita del suo Guardiano più giovane era stata
minacciata. Uno scossone improvviso lo fece barcollare, ma non cadde
né si mosse di un solo millimetro, al contrario della Fiamma
che gemette di dolore. S’era distratta e l’italiano
era riuscito a colpirla al fianco causandogli un danno abbastanza
serio, che la costrinse a tornare con i piedi per terra.
Lasciò la presa sul globo rosso e alzò lo sguardo
su Vongola Decimo, sorprendendosi il momento seguente.
-Non è
possibile…- soffiò, indietreggiando di mezzo
passo per l’incredulità. -Come puoi
farlo…?!- chiese poi, fissando con occhi sgranati la fiamma
arancione comparsa sulla fronte di Tsunayoshi.
All’improvviso,
il quindicenne si scoprì incredibilmente calmo e allo stesso
tempo pervaso da un impeto che non vedeva l’ora
d’essere rilasciato, proprio come quando entrava in
Hyper-mode. Prese un profondo respiro a palpebre chiuse, e si
rilassò. I suoi amici stavano bene e non poteva permettere
che soffrissero ancora. Finalmente aveva trovato la risposta alla
propria domanda, la soluzione alla propria disperazione e alla propria
impotenza.
Ora sapeva con esattezza
cosa doveva fare.
-Non ti
permetterò di fare del male alla mia Famiglia.-
mormorò Tsuna, puntando gli occhi arancioni in quelli
perfettamente identici del suo alter ego. -Io proteggerò la
mia Famiglia! Fosse l’ultima cosa che faccio!-
sentenziò infine, liberando un fiume prorompente di pure
Fiamme del Cielo, che inondarono totalmente quell’angolo
della sua mente e travolsero l’altro ragazzo, sopraffacendolo.
Ed ecco il nostro Tsuna
che tira fuori le unghiette! ù.ù Avete capito
perché vi ho detto di fare attenzione alle maiuscole? In
ogni caso delucidiamo ù.ù
Ciò che
permette l'uso della Fiamma dell'Ultimo Desiderio è appunto
l'avere un ultimo desiderio prima di morire, nel nostro caso, direi che
Tsunayoshi s'è sentito morire fin troppe volte lo so che è colpa mia! e i suoi pensieri sono tutti
rivolti agli amici che lo hanno aiutato, anzi alla sua Famiglia, un
concetto che va ben oltre la semplice amicizia. Libero dal sigillo,
Tsuna potrebbe disporre delle Fiamme senza particolari problemi,
però, la Fiamma del Cielo ha preso "vita propria" quindi la
sola forza di volontà non sarebbe stata sufficiente per
fargli prendere il controllo della situazione; serviva qualcosa che
facesse scattare la scintilla, e cosa può esserci di meglio
di un Ultimo Dsiderio? ù.ù Spero di essermi
spiegata bene xD Nonostante abbia le idee ben chiare in testa a volte
faccio fatica a metterle per iscritto e spiegarle xD
Altra nota: io sapevo che Chrome quando parla con gli altri Guardiani
li chiama "uomo del/della *inserire elemento*", almeno mi ricordo che
con Yamamoto e Hibari era successo da qualche parte, quindi quando
parla con Yamamoto le ho fatto dire "uomo della Pioggia". Ditemi anche
voi se torna oppure se è una cosa che mi sono sognata io xD
Ennesima (?) nota: per le Fiamme del sistema C.A.I., mi sono informata qui e
spero di non aver fatto disastri!
Come
sempre, spero che il capitolo non vi abbia annoiati né
delusi. Il prossimo arriverà il prima possibile, Lucca e
università permettendo <.< Perché
lo so che tornerò dal Lucca Comics completamente devastata
<.<
Per ultimo, ma non meno
importante, ringrazio Yoake per aver messo la fic tra le
preferite <3 Grassie <3 Ovviamente ringrazio tutti quelli
che leggono e commentano e anche i lettori silenziosi, siete sempre
così tanti *^* Vi adoVo tutti quanti *^*
Detto questo, ci
rivediamo al prossimo capitolo!
See ya!
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Capitolo 11 *** Capitolo XI: L’unione dei due Cieli ***
Salve a tutti! Pensavate
che fossi finita chissà dove e che mi fossi dimenticata di
questa fic, vero? Invece no! A qualcuno avevo detto che avrei postato a
fine marzo e a qualcun altro a fine aprile... ed eccomi qua a
metà giugno xD Dunque, il problema fu questo: non sapevo
bene come proseguire con lo scontro tra Tsuna e la Fiamma del Cielo, e
dopo aver scritto un intero capitolo di battaglia con l'altra long-fic
ho voluto prendermi una pausa da questa overdose. Mi sono sbizzarrita
con le peggio cose~ Ma finalmente eccomi qua con il penultimo capitolo
della vicenda. Già, il prossimo probabilmente
sarà l'ultimo se non ho sbagliato a fare i conti, ma dopo
quello potrebbe esserci un extra che spero di finire il prima
possibile, così da non farvi aspettare troppo :3
Ora veniamo a noi. Tanto tempo fa (?), avevamo lasciato Tsuna a una
svolta nella sua battaglia contro la Fiamma del Cielo. A voi la lettura
di com'è proseguita ù.ù Buona lettura!
Capitolo XI - L’unione
dei due Cieli
Final Fantasy VIII - Maybe
I’m a Lion
La Fiamma del Cielo scosse la
testa per liberarsi dal torpore confuso che la pervadeva, quindi
rialzò lo sguardo arancione sul vero padrone di quella
mente. Tsunayoshi si trovava in piedi al centro esatto di quella
stanza, volgendo le spalle alla finestra che dava sul mondo esterno, e
ferma come lui era la sua espressione. L’elemento
deglutì a vuoto, sentendosi trafitto da quello sguardo calmo
solo in apparenza, perché era certo che dietro a esso
dovevano esserci la rabbia e la forza di volontà che gli
avevano permesso di ribellarsi e riprendere il controllo del suo
territorio.
Si alzò in
piedi, puntando gli occhi in quelli identici che aveva di fronte e
ghignò. -Cosa vorresti fare adesso, Tsunayoshi?-
domandò sprezzante. -Vorresti forse distruggermi? Non puoi
farlo, siamo legati, ricordi?-
-Lo so perfettamente.-
rispose tranquillo Vongola Decimo. -Ma non posso permetterti di
prendere il sopravvento su di me. Ti ho concesso anche troppo tempo per
fare ciò che volevi, è venuta l’ora di
sistemare le cose.-
-Ah sì? E
come vorresti- la Fiamma s’interruppe, restando a bocca
aperta e piegandosi in due, a causa del violento pugno che era
affondato nel suo stomaco.
Sgranò gli
occhi tremanti e rivolse un’occhiata incredula al quindicenne
che in meno di un battito di ciglia aveva percorso la distanza che li
separava e l’aveva colpito con precisione. Tossendo, lo
spinse lontano da sé, ma non riuscì a tornare
eretto.
-Intendo indebolirti e
imporre la mia volontà sulla tua.- disse Tsuna, rispondendo
alla domanda incompiuta del suo alter ego. -A meno che tu non voglia
arrenderti adesso.-
La Fiamma del Cielo
rimase interdetta per un istante, poi scoppiò a ridere.
Liberò una risata sommessa, a causa dei muscoli doloranti,
ma assolutamente divertita da quanto il ragazzo aveva affermato con
assoluta convinzione.
-Tu… non hai
la minima idea… di quello che stai dicendo…-
mormorò col fiato corto. -Se prendessi il controllo sulla
mia volontà così
all’improvviso… non saresti più lo
stesso. Lo sai questo?-
-Lo so perfettamente.-
rispose con voce neutra, sorprendendolo. -Ma se questo è il
prezzo da pagare per impedirti di fare del male alla mia Famiglia e al
Nono, allora lo pagherò.-
-Tu sei
pazzo…-
-Forse.- ammise Sawada,
portando le braccia dietro di sé per produrre le sue fiamme
e darsi la spinta in avanti per raggiungere la sua nemesi. -Ma tu lo
sei ancora di più per aver osato alzare le mani sulla mia
Famiglia.- sibilò a pochi centimetri dal viso
dell’altro, che atterrito non riuscì a schivare
l’attacco.
Il pugno che lo
colpì sulla guancia destra ebbe la forza di spedirlo a
parecchi metri di distanza, fermandosi solamente quando
impattò contro la parete rovente della stanza. Sputando a
terra, la Fiamma del Cielo si alzò in piedi e con un grido
di rabbia partì al contrattacco. Seguì un duro e
feroce scambio di pugni avvolti da lingue di fuoco color arancio, in
cui nessuno dei due contendenti sembrava avere la meglio
sull’altro. Se uno subiva un colpo, questo veniva
immediatamente restituito, riportando lo scontro a una situazione di
stallo.
Tsuna, però,
sapeva di dover vincere a ogni costo.
***
Per quanto strepitasse e si dimenasse, Lambo non riuscì a
sfuggire dalle braccia del Guardiano della Pioggia, che lo stringevano
con forza, senza però fargli del male. Il suo fratellone era
lì a terra immobile da troppo tempo per i suoi gusti e
nessuno stava facendo nulla per aiutarlo.
-Tsuna-nii!- chiamò il Bovino ancora una volta, spingendo le
manine sugli avambracci dello spadaccino.
-Lambo, calmati.- disse Takeshi con gentilezza, richiamando le proprie
Fiamme per avvolgervi il bambino. -Non puoi avvicinarti a Tsuna adesso.-
-P-Perché?- singhiozzò il Fulmine, abbandonandosi
contro il petto caldo del giocatore di baseball. -Perché non
posso aiutare Tsuna-nii?-
-Perché ora è il suo turno di lottare.-
affermò serio Gokudera, seduto con la schiena appoggiata
alla parete di quella grande stanza e gli occhi verdi fissi sul suo
Boss.
Si stava ripetendo quelle stesse parole nella testa da quando Chrome
aveva osservato il Guardiano del Cielo con la sua Box Arma, per
impedirsi di alzarsi e andare a verificare le condizioni del Decimo
Vongola. Da dove si trovava non poteva vederlo, ma sapeva che sul
fianco del castano, che era stato colpito da vicino dalla sua dinamite,
si era sicuramente allargata una bruciatura. Una bruciatura che avrebbe
lasciato una cicatrice circolare, dai bordi frastagliati, che lui aveva
già visto. Strinse il pugno destro appoggiato sul ginocchio
piegato e le sue labbra si stirarono in una linea dritta e dura,
imponendosi di non liberare sproloqui che non avrebbero fatto bene a
nessuno dei presenti.
Sapeva che il suo Cielo stava dando tutto se stesso, ma nonostante ne
avesse avute le prove direttamente nella propria testa non riusciva a
essere del tutto tranquillo. Forse lo sarebbe stato una volta che
quella storia sarebbe finita, ma finché si trovava
lì, in quella stanza enorme, tre piani sottoterra, con una
Fiamma del Cielo impazzita non poteva fare a meno di essere in ansia.
-Uomo della Tempesta?- chiamò la Nebbia, accovacciandosi
accanto a Gokudera, che si voltò sorpreso a guardarla. -Sei
preoccupato per il Boss?- chiese, fissandolo con l’occhio
viola. -Non devi.- disse subito dopo, senza dargli tempo di rispondere.
-Io l’ho visto, il Boss sta combattendo e tornerà
da noi. E tu l’hai sentito, giusto?-
Hayato sgranò gli occhi a quella domanda, restando
interdetto. -Come fai a saperlo?-
Non negò l’evidenza alla compagna: aveva udito
distintamente la voce di Tsunayoshi più volte negli ultimi
movimentati minuti. Quando gli aveva chiesto di intervenire per
proteggere Lambo e poi quando aveva pronunciato quel giuramento
solenne, scatenando il risveglio della Fiamma dell’Ultimo
Desiderio. Era quella la frase che l’aveva convinto a non
intervenire, che gli aveva assicurato che Sawada alla fine sarebbe
sicuramente diventato il Decimo Boss della Famiglia Vongola.
-Perché la tua Fiamma era lì, anche se nelle mani
di un altro, sempre fedele al vero Boss.- rispose
Chrome, ottenendo un’occhiata stupita e poi una imbarazzata,
che la fece sorridere.
***
Final Fantasy VIII - The Salt
Flats
Per la prima volta nella sua
intera esistenza, la Fiamma del Cielo ebbe paura. Fu pervasa da una
paura gelida e silenziosa che quasi lo paralizzò.
Indietreggiò con un lungo salto e puntò gli occhi
arancioni sulla magra figura di Tsunayoshi, che ad essi
però, appariva imponente e indistruttibile come una
montagna. Lo osservò alzare il braccio destro e con orrore
vide il globo color magenta andare a posarsi sul suo palmo aperto. La
Fiamma della Tempesta vi si accomodò, docile come un gattino
che ha trovato il cuscino perfetto su cui dormire, fedele come
può esserlo un vassallo nei confronti del suo unico re.
-Questa Tempesta
appartiene al mio braccio destro.-
affermò Tsuna con voce perentoria. -Non avresti dovuto
strapparla al mio Guardiano.-
L’attimo dopo,
la Fiamma del Cielo venne travolta da una vampa inarrestabile. Un
vortice di fuoco in cui l’arancione e il magenta correvano
insieme, assolutamente all’unisono, e mentre la trascinava
lontano fino a sbatterla contro una parete, non riuscì a non
pensare di non aver mai visto niente di più bello e
meraviglioso. E lo voleva.
Voleva quella
straordinaria potenza e quella bellissima unione nelle proprie mani,
con essa sarebbe stata invincibile e avrebbe potuto uccidere quel
vecchio mafioso che aveva avuto l’ardire d’imporgli
un sigillo. Con questa rinnovata determinazione, il fuoco che bruciava
sulla sua fronte crebbe e divampò, mentre la Fiamma
scoppiava in una risata e tornava in piedi per riprendere lo scontro.
-Tsunayoshi! Non mi
arrenderò tanto facilmente!- esclamò, stringendo
i pugni. -Mi riprenderò i miei elementi e grazie alla nostra
unione distruggerò quel bastardo di Timoteo!-
continuò, prima di lanciarsi verso l’avversario.
Vongola Decimo non
mutò minimamente la sua espressione, si limitò a
sollevare la mano sinistra, inviando un richiamo silenzioso a cui la
violacea Fiamma della Nuvola rispose con prontezza. Uno scudo sferico
si parò di fronte al quindicenne, espandendosi sempre di
più come una nuvola di temporale che cresce a dismisura,
celando il cielo limpido sopra di sé.
La Fiamma del Cielo
ringhiò e vi si scagliò contro con tutte le
proprie forze. Sferrò pugni e calci, sfoderò
letali lingue di fuoco, ma nulla riuscì a scalfire quel
tenace baluardo, dietro il quale Tsuna la osservava con occhi fermi,
intenti a studiarla. Quello sguardo non fece altro che alimentare la
sua rabbia, quindi proseguì nella sua offensiva, attaccando
senza sosta e senza logica un colpo dietro l’altro. Mossa
unicamente dalla collera e dall’ostinazione, la Fiamma non si
accorse della perdita di forza dei suoi pugni.
-Non farai del male a
nessuno.- mormorò il castano, muovendo appena le dita della
mancina. -Nemmeno al Nono torcerai un capello.-
La Fiamma della Nuvola
reagì in un attimo, rivoltandosi verso il nemico del vero
Cielo e avvolgendo in una sfera quello falso, che non fu in grado di
sfuggire alla cattura. Come un animale braccato finito nella trappola
del cacciatore, la Fiamma del Cielo girò su se stessa
più e più volte, ringhiando e strepitando,
battendo i pugni sulla parete curva, ma niente poteva smuoverla. Niente
poteva contrastare quella solida volontà.
-Maledetto Tsunayoshi!-
gridò, sbattendo i palmi di fronte al viso del suo nemico.
-Vorresti sigillarmi un’altra volta?! Non
funzionerà! Mi libererei da sola e senza che tu te ne
accorga!- urlò ancora, avvicinando il viso allo scudo per
puntare gli occhi in quelli dell’altro. -Prenderò
possesso del tuo corpo e non mi farò scrupoli a distruggere
la tua mente. Non mi servi! Non potrai fermarmi!-
-Non è quella
la mia intenzione.- rispose Sawada con calma, mentre il fuoco viola
prendeva la forma di una corda per avvolgersi attorno al suo braccio.
-Takeshi.- chiamò poi, senza voltarsi verso la finestra che
ancora mostrava la situazione esterna. -Takeshi, ho bisogno di te.-
***
Final Fantasy X - To Zanarkand
Con un sussulto, il presidente del Comitato Disciplinare si
voltò verso il corpo steso a terra. La sua sorpresa
durò troppo poco perché chiunque potesse
accorgersene, e sul suo viso tornò la sua consueta
espressione, ma non smise di fissare l’erbivoro che
all’improvviso venne avvolto da uno strato di fiamme violacee.
-Chrome, cosa sta succedendo?- domandò Smoking Bomb,
alzandosi in piedi.
Di nuovo, la Guardiana della Nebbia usò le Lenti Demoniache
per osservare più in profondità ciò
che stava accadendo. -Il Boss sta usando le Fiamme della Nuvola.-
spiegò. -Però…-
-Yamamoto…? Che ti prende?- la voce del boxeur fece voltare
tutti, che rimasero attoniti.
Il giocatore di baseball aveva lo sguardo fisso in avanti, perso nella
visione di qualcosa che solo lui poteva scorgere. Nemmeno le mani di
Sasagawa che lo scuotevano appena erano in grado di destarlo da quella
sorta di trance in cui era caduto. A un tratto, lo spadaccino
rilassò le braccia e Lambo balzò tra quelle del
Guardiano del Sole, che lo prese al volo senza sforzo.
-Che cos’ha?- mormorò Ryohei, mentre il moro si
muoveva verso il corpo di Sawada.
-È Tsuna-nii.- rispose il giovane Bovino, attirando
l’attenzione generale. -Tsuna-nii sta chiamando Takeshi-nii.-
-Il Decimo…?- Gokudera si girò immediatamente col
fiato sospeso.
Lo spadaccino richiamò le proprie Fiamme e
s’inginocchiò accanto al fianco sinistro del suo
Cielo per stringergli la mano tra le proprie. Docilmente, la Pioggia
passò da un corpo all’altro, unendosi alla Nuvola
per obbedire all’altro Guardiano.
Privo del suo elemento, Takeshi si ritrovò col respiro
affannoso e con la testa ondeggiante, che presto lo trascinò
all’indietro. L’impatto col pavimento,
però, non avvenne grazie a una presa salda alle sue spalle.
-Oi, idiota del baseball, mi senti?-
Confuso, Yamamoto sbatté rapidamente le palpebre per poi
guardare sopra di sé, dove incrociò il proprio
sguardo con quello verde di Smoking Bomb. -Gokudera?-
L’italiano sospirò di sollievo per poi aiutare
l’amico ad alzarsi per allontanarlo dal corpo del loro Boss.
Per quanto lui stesso volesse stargli accanto, ancora non era sicuro
farlo.
-Allora? Cos’è successo?- chiese poi, continuando
a sostenere il samurai mentre si sedeva con la schiena appoggiata alla
parete. -La Scemucca ha detto che il Decimo ti ha chiamato.-
Portandosi una mano al petto, Takeshi prese un profondo respiro.
Nonostante l’avesse fatto volontariamente, il vuoto lasciato
dal suo elemento era gravoso e gli stava dando una profonda sensazione
d’incompletezza.
-Già, Tsuna… aveva bisogno di me.-
confermò, chiudendo gli occhi e sentendosi stanco
all’improvviso. -Ma ora… possiamo stare
tranquilli.-
-Che vuoi dire?- domandò il boxeur.
-Tsuna ha tutto sotto controllo.- rispose semplicemente con un morbido
sorriso ad allungargli le labbra.
-L’uomo della Pioggia ha ragione.- intervenne Chrome,
guardando il corpo di Sawada attraverso la sua Box Arma. -Il Boss sta
usando le vostre Fiamme.-
***
NieR Soundtrack - Song of The
Ancient Popola
-Cosa stai facendo bastardo?!-
gridò con rabbia la Fiamma del Cielo, fissando il flusso di
fuoco azzurro che stava avvolgendo la sua sferica prigione per poi
penetrare al suo interno.
Tsunayoshi non rispose,
limitandosi a proseguire nel proprio intento. Indirizzò la
Fiamma della Pioggia verso il suo alter ego, sicuro che
l’attributo Tranquillità avrebbe sortito il suo
effetto in poco tempo. Sapeva benissimo che ricorrere nuovamente a un
sigillo sarebbe stato inutile e nulla di più che un modo
come un altro per riaccendere la miccia a quella bomba
dall’orologio guasto, avrebbe solo rimandato
l’inevitabile. Se avesse rinchiuso un’altra volta
quella forte volontà, probabilmente non avrebbe potuto
affrontarla ancora, anzi sicuramente ne sarebbe rimasto sopraffatto
nell’istante in cui si sarebbe liberata. Gli restava
un’unica cosa da fare senza doversi imporre.
La Fiamma del Cielo ben
presto fu avvolta dall’abbraccio fresco della Pioggia, che
lavò via il suo rancore e la sua rabbia, lasciandola in uno
stato di vuota calma che la aiutò a rilassarsi. Tanto che
non fece una piega quando il castano entrò nella sfera
viola. Si ritrovò, però, con gli occhi sgranati e
pieni di sorpresa quando le braccia dell’altro gli si
strinsero attorno al busto per abbracciarlo. Neanche per un momento
pensò che il ragazzo volesse fargli del male, anzi e questo
sviluppo lo lasciò interdetto per qualche istante.
-Cosa…? Cosa
fai?- balbettò confuso.
-Non posso sigillarti,
ma non posso neanche distruggerti, né impormi su di te come
avevo detto all’inizio.- affermò Tsuna. -Non posso
nemmeno mandarti via, sei una parte di me, della mia
eredità.-
-Cosa proponi allora?-
domandò la Fiamma, appoggiandosi all’altro e
godendo del tepore di quella stretta, così diverso dal
calore del suo fuoco interiore ma altrettanto rassicurante.
Come aveva potuto non
accorgersi di quanto fosse dolce e confortante? Si diede dello sciocco
per essersi fatto accecare dall’ira e per aver cercato di
distruggere questa parte di sé.
-Unisciti a me.- disse
serio il ragazzo, puntando gli occhi arancioni nel paio identico che
aveva di fronte. -Torniamo a essere ciò che eravamo un
tempo, prima che il Nono ti sigillasse.-
Sbalordita, la Fiamma
sbatté le palpebre. -Vuoi… vuoi davvero
che…? Nonostante tutto ciò che ho fatto?-
-Il Nono ha sbagliato,
ma mi ha imposto quel sigillo in buona fede, per proteggermi. Per
proteggere entrambi.- continuò. -La tua rabbia è
comprensibile, sei stato rinchiuso nel debole corpo di un incompetente
per tanto tempo e per un motivo che non potevi comprendere…
Come ho accettato le sue scelte, perdono te e ciò che hai
commesso.- dichiarò Vongola Decimo, mostrando un sorriso
incoraggiante.
La rabbia che
l’aveva mosso per tanto tempo svanì del tutto con
quello stesso sorriso. Forse, se avesse fatto più caso al
carattere del suo ospite, se si fosse interessato maggiormente al suo
modo di essere, non avrebbe mai nemmeno pensato di fargli del male
né di causargli dolore attaccando i suoi Guardiani. Forse,
se non avesse passato dieci lunghi anni a meditare sulla propria
vendetta, il sigillo si sarebbe sciolto da solo quando Tsunayoshi
avrebbe raggiunto la maturità giusta per fare uso del suo
completo potere e per riunire le loro volontà, proprio come
intendeva fare adesso.
-Ma… in
questo modo tu…- balbettò la Fiamma. -Anche
così, senza importi su di me… tu-
-Cambierò, lo
so.- riprese Sawada. -Ma non importa, perché
diventerò ciò che sarei stato se non fossimo mai
stati separati.- disse con voce calma e sicura. -Ho accettato il mio
destino quando ho smesso di sfuggirgli e qui, durante lo scontro con
te, ho pronunciato il mio giuramento: finché avrò
vita, proteggerò la mia Famiglia.-
Dopo quelle parole, il
fuoco sulla fronte di Tsuna si fece più vivo che mai e con
lui danzò quello della Fiamma del Cielo. Esattamente come
due fratelli gemelli che respirano all’unisono, le due lingue
di fuoco crebbero e brillarono insieme come se volessero abbracciarsi
per non separarsi mai più.
-Grazie Tsunayoshi.-
esordì la Fiamma.
-Tsuna è
sufficiente.- lo corresse il quindicenne.
L’altro
sorrise e annuì. -Grazie Tsuna, sarà un onore per
me essere la tua Fiamma.- disse per poi allungare un indice sulla
fronte del suo padrone a cui poteva fare un dono, forse piccolo, ma si
sentiva in dovere di sdebitarsi in qualche modo. -Hai sofferto troppo a
causa mia e il timore di ciò che potresti fare se perdessi
il controllo non svanirà, per questo custodirò i
tuoi ricordi più dolorosi.-
Il futuro Boss
sgranò gli occhi. -No! Non devi-
La punta del dito
brillò d’arancio e le iridi del castano si
offuscarono, mentre attorno a loro la sfera svaniva come fumo e le
quattro Fiamme si riunivano, pronte ad obbedire.
-Riposa mio Guardiano.
Ora è tutto a posto.-
***
NieR Soundtrack - Dispossession
(String Version)
Dopo un gemito e un colpo di tosse, il corpo di Sawada Tsunayoshi
finalmente si mosse. Posò i palmi sul pavimento e
cercò di alzarsi, ma fallì e tornò
prono, ansante e privo di forze.
-Decimo?- chiamò Gokudera, scattando in piedi.
-…Tempesta…- mormorò la voce dura
della Fiamma, mentre sollevava a fatica il braccio destro.
In un istante, un globo color magenta si materializzò sul
palmo del castano e dopo un breve scintillio volò dal suo
Guardiano, penetrando nel suo petto e facendo ritorno alla propria
dimora. In pochi secondi, Sole, Nuvola e Pioggia seguirono la Fiamma
sorella e corsero dai loro padroni, che con sollievo percepirono il
riempimento di quel desolante vuoto che aveva occupato parte della loro
anima.
Passato lo stordimento, Smoking Bomb si guardò le mani e
mostrò un sorriso quando udì il miagolio felice
di Uri, proveniente dall’anello che portava alla mano destra.
Dopodiché, l’italiano si precipitò
verso il proprio Boss, girandolo con attenzione sulla schiena e
tenendolo per le spalle.
-Decimo?- disse ancora, puntando lo sguardo preoccupato sulla sottile
fiamma arancione sulla fronte dell’altro che minacciava di
spegnersi da un momento all’altro.
-Tsunayoshi… sta dormendo…- soffiò la
Fiamma del Cielo, schiudendo appena gli occhi. -Non
ricorderà nulla… di quanto successo
oggi… Quei ricordi… resteranno con me…-
Nemmeno per un attimo Hayato pensò che l’elemento
stesse mentendo. La Tempesta, appena tornata da lui, glielo stava
sussurrando con insistenza, rassicurandolo e placando ogni suo timore,
in più la versione futura del castano l’aveva
detto che non ricordava molto di quel giorno se non frammenti tornati a
galla durante quei lunghi anni. Sospirò, per poi voltarsi
verso la Guardiana della Nebbia.
-Chrome, vai a chiamare Reborn-san, il Decimo-
-Tsunayoshi…- riprese la Fiamma, aggrappandosi alla camicia
dell’italiano. -Lui… sarà
diverso…- avvertì. -Ma…-
-Non preoccuparti.- intervenne l’argenteo con voce ferma.
-Per noi il Decimo sarà sempre il Decimo.-
-Gokudera ha estremamente ragione!- esclamò Ryohei,
comparendo alla sua sinistra. -Sawada sarà sempre Sawada e
noi non lo lasceremo!-
-Non devi preoccuparti.- assicurò Chrome con un sorriso
leggero. -Saremo sempre al fianco del Boss.-
La Fiamma li guardò tutti, allungando lo sguardo anche sulle
tre figure poco lontane. Il Guardiano del Fulmine dormiva tranquillo
tra le braccia dello spadaccino, assopito a sua volta, ed entrambi
erano sorvegliati dal silenzioso Hibari, che carezzava con gentilezza
l’uccellino posato sulla sua spalla.
Con grande sospiro, la Fiamma del Cielo si rilassò e il
fuoco sulla sua fronte si spense con un muto guizzo.
Riabbassò le palpebre sugli occhi tornati del consueto e
caldo marrone e, infine, sorrise.
-Grazie.-
Eccoci in fondo.
Sarò sincera, non sono molto convinta. Non intendo dire che
non sono soddisfatta, semplicemente sono poco convinta. Di cosa? Boh,
mistero della fede. In ogni caso, il giudizio è sempre
vostro.
Dunque! La battaglia è conclusa, Tsuna alla fine ha fatto
quello che riteneva meglio per se stesso e per la Fiamma,
perché per quanto fosse in collera per ciò che
aveva fatto, lui adesso
è ancora per il perdono di chiunque e per la concessione
della famosa seconda possibilità. Per dopo, ai posteri
l'ardua sentenza.
Spero che questa conclusione vi sia piaciuta :3
Ora passiamo ai consueti ringraziamenti... e probabilmente
ringrazierò qualcuno che ha solo cambiato nickname, ma per
non sbagliare, io ringrazio i nomi nuovi che vedo xD Anzitutto,
ringrazio Justice Solaris
per aver inserito la fic in tutto il mettibile *^* Ringrazio alehandra, Jeo95, LiZzY_, Monkey_D_jess, Nereisi, SoraNoYosei, Sora_no_yosei, willow90 per aver
messo la fic tra le preferite. Ringrazio Paradox Way per aver
messo la fic tra le ricordate. Ringrazio airaharune_99, Allen_Neah_Walker, Puffin, ryusuke, scoiattolina_curiosa_97
e uomi_hime
per aver messo la fic tra le seguite.
Infine, come sempre si ringrazia chi legge e commenta e anche chi legge
soltanto. Vi adoVo tutti quanti <3
Alla prossima!
See ya!
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Capitolo 12 *** Capitolo XII: Vero Cielo, stesso Cielo ***
Buongiorno a tutti!
Ebbene sì, sono tornata e con me porto l'ultimo capitolo di
questa fan fiction. Doveva esserci anche un extra, ma alla fine ho
deciso di non portarlo a termine per una serie di motivi, forse in
futuro lo riprenderò e lo pubblicherò come storia
a parte, mai dire mai.
Sono dispiaciuta per il
tempo che vi ho fatto aspettare -più di un anno, sic!- ma
tra una cosa e l'altra non sono riuscita a scrivere il capitolo prima
di un mesetto fa. Quest'anno a causa degli impegni universitari ho
scritto veramente molto poco rispetto a quanto avrei davvero voluto
scrivere. Questo capitolo l'ho scritto in due giorni mentre ero al
mare, finalmente in vacanza, e l'ho perfezionato qui a casa pochi
giorni fa.
Credo di avervi annoiati
abbastanza con le mie chiacchiere. Ci rivediamo in fondo! Buona lettura!
Capitolo XII - Vero Cielo, stesso
Cielo
Akiko Shikata - Istoria - Musa -
Kleio
Riemerse lentamente dalle profondità di se stesso, come una
bolla d’aria che si fa strada verso la superficie
dell’oceano. L’indice della mano sinistra si
contrasse, strisciando con uno scatto sul lenzuolo fresco e la coperta
morbida, poi le altre dita lo imitarono, reagendo al suo calmo
risveglio.
Inspirò profondamente, prendendo coscienza del morbido
cuscino su cui era posata la sua testa. Attorno a lui c’era
solo silenzio, un quieto silenzio privo di minacce, simile a quello che
l’aveva accolto nell’appartamento della sua
Tempesta, ma allo stesso tempo diverso. Il suo super-intuito stava
sondando il terreno per lui, sussurrandogli che non conosceva quel
luogo ma che non doveva temerlo, quella stanza era sicura.
Annuì a se stesso e decise di aprire gli occhi. Le palpebre
tremarono sotto il peso del sonno che le aveva tenute serrate fino a
quel momento, poi cedettero ai suoi sforzi e si schiusero. La camera
era avvolta dalla penombra e la sua vista non ebbe
difficoltà ad adattarvisi. L’elegante e chiaro
tendaggio di un letto a baldacchino accolse il suo primo sguardo al
mondo dopo quel lungo riposo. Sbatté le palpebre, confuso
per un attimo. Quanto aveva dormito? Questa volta il suo intuito non
gli fu d’aiuto, pareva altrettanto incerto, come se anche lui
si fosse svegliato da poco da un sonno incredibilmente lungo.
Con attenzione si tirò a sedere e dall’alto, i
suoi occhi si abbassarono a studiare il suo corpo, vestito di un
pigiama che gli era familiare, e le coperte vivaci che lo coprivano.
Guardò alla sua destra, la finestra era coperta da una tenda
non troppo scura che filtrava la luce del sole, poi spostò
lo sguardo a sinistra, trovando un comodino accanto al letto e la porta
della stanza, ovviamente chiusa. Si concesse un altro sguardo a quella
camera, ma non la riconobbe e l’idea di trovarsi chiuso da
qualche parte -per quanto sicuro potesse essere- lo infastidiva
terribilmente. Non sapeva spiegarsi nemmeno lui questa bizzarra
avversione, ma Tsunayoshi non se ne preoccupò e
scostò le coperte per posare i piedi sulla moquette.
Sentì il corpo un po’ rigido e anche questo segno
gli fece capire di aver dormito a lungo.
Non si preoccupò di cercare un paio di ciabatte o qualsiasi
altra cosa da infilare ai piedi nudi e con attenzione si
alzò, reggendosi al comodino accanto al letto.
Certo che le gambe avrebbero retto il suo peso senza cedervi
all’improvviso, Sawada Tsunayoshi raggiunse la porta, la
aprì e affidandosi al proprio super-intuito
s’incamminò nel corridoio.
Akiko Shikata - Istoria - Musa -
Euterpe
Dato un altro morso al dolcetto che teneva in mano, Lambo sorrise
soddisfatto mentre girava l’angolo del corridoio illuminato
dal sole del primo pomeriggio. Si era perso cercando di arrivare alla
stanza in cui era certo di poter trovare Reborn, ma era invece giunto
in cucina e lì il personale di Villa Vongola lo aveva
accolto con entusiasmo, occupandosi di lui e intrattenendolo per fare
in modo che stesse lontano dai fuochi e i vari utensili, pericolosi o
meno che fossero. Alla fine aveva detto che doveva riprendere la sua
ricerca e uno dei cuochi, un uomo alto e massiccio con dei buffi baffi
scuri, gli aveva donato un muffin appena sfornato per dargli nuove
energie. Tutto contento, il Guardiano del Fulmine se n’era
quindi andato e aveva preso a girovagare per la villa, senza una reale
meta in mente e salutando allegramente i domestici che incontrava lungo
la strada, compresa la bionda Marianna, che li aveva accolti il giorno
del loro arrivo.
Imboccato un nuovo corridoio che portava all’ala opposta
dell’edificio, Lambo scorse una figura conosciuta al piano
inferiore. Cosa ci faceva in giro il suo fratellone se
l’ultima volta che aveva controllato era nel suo letto che
dormiva? Possibile che Hayato-nii non l’avesse avvertito del
suo risveglio? Scosse la testa dicendosi da solo che era impossibile,
perché si era anche tanto raccomandato con Takeshi-nii
perché lo avvisassero.
Allora perché Tsuna-nii era in giro da solo? Lo
osservò mentre si guardava attorno, come se stesse valutando
dove andare, poi il ragazzo si voltò verso di lui e il
bambino rabbrividì per un attimo sotto l’esame di
quelle iridi arancioni. Non c’era alcuna fiamma sulla fronte
del giovane, ma bastò un sorriso del castano a far scemare
la preoccupazione del piccolo Bovino, che lo seguì di corsa
quando riprese il suo vagare.
Akatsuki no Yona Original
Soundtracks - 04 - Tribe of Fire
-Mh?- esordì Yamamoto, fermandosi a pochi passi
dalla stanza dove ormai da una settimana, stava riposando Tsuna.
La sua perplessità era tutta rivolta all’amico
Gokudera che fissava l’interno della camera con sguardo
smarrito.
-Gokudera?- chiamò, facendo sussultare l’argenteo.
-Gokudera che succede?-
-I-Il Decimo…- balbettò lui.
-Cosa? Finalmente Tsuna si è svegliato?- disse allegro,
mentre lo raggiungeva.
-Non è nella sua stanza…-
Di colpo, tutta la spensieratezza del giocatore di baseball era
svanita. Si voltò di scatto verso la camera, ne
osservò l’interno e il letto vuoto
gettò un peso sul suo cuore. Al suo fianco, il Guardiano
della Tempesta sembrava essersi destato dal suo stato di gelo ed era
entrato nella stanza, correndo alla porta del bagno privato per
controllare che il suo Boss non fosse lì dentro.
-N-Non avevi ancora controllato?!- domandò stupito Takeshi,
ma comprese il perché prima ancora che gli rispondesse.
-Non sento la sua presenza.- mormorò cupo, prima di dare un
colpo con le nocche sulla porta. -Decimo? Decimo è
lì dentro?-
Aperta la porta, trovò ad attenderlo un’altra
stanza vuota.
-Dobbiamo avvertire il bambino!- esclamò il moro.
L’italiano annuì. -Pensaci tu, io vado a cercare
gli altri e-
-Dov’è ImbranaTsuna?- domandò il killer
numero uno del mondo fissando entrambi i ragazzi dalla soglia.
-Reborn-san…- sussurrò Smoking Bomb voltandosi.
-Non lo so… non ho idea di dove sia!- esclamò
tornando verso la porta. -Ero venuto a controllarlo, perché
ormai avrebbe dovuto svegliarsi, ma il letto è vuoto!-
-Calmati Gokudera.- replicò il bambino, aprendo la mano
destra.
Leon il camaleonte vi corse immediatamente prendendo la forma di un
telefono cellulare che il killer portò vicino
all’orecchio.
-Coyote, abbiamo un problema, Tsuna non è nella sua stanza.-
comunicò atono al Guardiano della nona generazione. -Ah,
è così? E nessuno del personale l’ha
fermato o avvicinato in qualche modo?-
Yamamoto ascoltò la conversazione dell’Arcobaleno
con apprensione. Possibile che qualcuno si fosse spinto fino alla
stanza del futuro Boss per portarlo via? Oppure Tsuna se
n’era andato di sua spontanea volontà? E se era
così perché non era andato a cercare qualcuno di
loro? Con queste domande in testa, il Guardiano della Pioggia si
voltò a guardare Gokudera e si stupì nel trovarlo
fermo e concentrato sulla telefonata del killer, solo i pugni stretti
lungo i fianchi mostravano quanto fosse preoccupato. Si era aspettato
di vederlo agitarsi per tutta la stanza alla ricerca del suo adorato
Decimo, invece stava lì ad aspettare istruzioni e
sicuramente a pensare a un modo di rendersi il più utile
possibile per ritrovare l’amico sparito nel nulla.
-Ho capito. Questa è una buona notizia, ora ce ne occupiamo
io e i ragazzi. Grazie Coyote.- disse infine Reborn, chiudendo la
telefonata.
-Allora?- chiese Hayato.
-ImbranaTsuna sta bene. Sembra che stia girovagando per la villa.-
-Cosa? E perché nessuno l’ha fermato o ci ha
avvertiti?-
-Stavano per avvertire me.- risposte il bambino, avviandosi lungo il
corridoio. -Nessuno si è avvicinato a Tsuna
perché emana un’aura diversa dal solito.-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo ansioso. Cosa avrebbero
trovato all’incontro con il loro amico?
-Per adesso mi hanno detto che si sta dirigendo verso i giardini sul
retro della villa e che Lambo è con lui.-
-La Scemucca è col Decimo?- domandò Gokudera.
Reborn annuì. -Voi andategli dietro. Seguitelo a distanza,
chiedete indicazioni ai domestici, Coyote ha dato istruzioni precise.
Io mi occuperò di avvisare gli altri Guardiani.-
Final Fantasy IX - The Place
I’ll Return Someday
Aveva capito dove si trovava, ma in qualche modo gli sfuggiva il
perché.
Nel suo girovagare nessuno gli si era avvicinato, tranne il suo
Guardiano che ora gli trotterellava accanto, e questo gli aveva dato il
tempo per riflettere. Perché al suo risveglio gli era venuto
in mente l’appartamento del suo Guardiano della Tempesta? Gli
era venuta una mezza idea di chiedere al suo accompagnatore, ma alla
fine aveva deciso di aspettare. Sapeva che presto o tardi gli altri
Guardiani lo avrebbero raggiunto.
Dopo aver girato a caso per i corridoi di Villa Vongola, Tsunayoshi
aveva deciso di spostarsi all’esterno e i giardini illuminati
dal sole lo avevano accolto a braccia aperte con i loro colori e
profumi. Inspirò a pieni polmoni l’aria satura di
odori e s’avviò nuovamente in cerca di un posto
dove rilassarsi.
Lambo camminava accanto al suo fratellone, stranamente tranquillo,
ridendo e indicando questo o quell’altro fiore di tanto in
tanto, ma ottenendo a malapena un’occhiata in risposta.
Hayato-nii e Takeshi-nii gli avevano spiegato che al suo risveglio
Tsuna sarebbe stato confuso e che avrebbe avuto bisogno di tempo per
recuperare, ma soprattutto gli avevano fatto promettere -anzi, giurare
sulle caramelle all’uva!- di non rivelare mai a Tsuna quello
che era successo negli ultimi giorni. Lambo ricordava bene quanto fosse
spaventato il suo fratellone e lui non voleva più vederlo in
quello stato.
Alzò gli occhi sul castano. Era sicuro che quello
fosse il suo Tsuna-nii, eppure c’era qualcosa di diverso.
Diverso in senso buono, certo. Il suo fratellone non aveva ancora detto
nulla da quando si erano incontrati e non era inciampato neppure una
volta, nonostante i pantaloni del pigiama gli fossero finiti
più volte sotto i piedi. Non aveva la fiamma sulla fronte,
eppure quell’atteggiamento gli ricordava tanto quando il suo
fratellone era impegnato in una battaglia. All’improvviso, un
pensiero attraversò la sua mente e Lambo si
fermò. Questo Tsuna-nii somigliava tantissimo allo Tsuna-nii
più grande a cui aveva regalato il suo bellissimo disegno.
Il suo fratellone era cambiato, forse anche i suoi sentimenti per lui
erano mutati? La terribile idea che Tsuna non gli volesse
più bene si annidò fra i suoi pensieri e gli
occhi verdi cominciarono a riempirsi di lacrime.
-Lambo.-
Il bambino sobbalzò alla chiamata, ma alzò lo
sguardo e di nuovo il sorriso del castano lo convinse che non
c’era nulla di sbagliato. Come aveva potuto pensare che
l’affetto del suo fratellone fosse venuto meno?
Gli saltò tra le braccia e si accoccolò contro il
suo petto caldo, ricevendo in cambio delle leggere carezze sulla testa.
Final Fantasy IX - Limited Time
Grazie alle indicazioni del personale di Villa Vongola, Yamamoto e
Gokudera erano arrivati fino ai giardini. Da lontano potevano scorgere
la figura del loro Boss con Lambo in braccio, intenta a camminare senza
una meta apparente.
Il Guardiano della Tempesta osservava attentamente ogni mossa del suo
Cielo, cercando di mettere a tacere il desiderio crescente di
raggiungerlo e assicurarsi che stesse bene e soprattutto che fosse
ancora il suo adorato Decimo, nonostante tutto ciò che era
accaduto appena una settimana prima.
In quei sette lunghi giorni, Tsuna aveva dormito profondamente, senza
mai muoversi o lamentarsi nel sonno. Ogni tanto c’erano stati
dei picchi di risveglio della Fiamma del Cielo, ma si erano rivelati
innocui tentativi di assestamento della Fiamma stessa, che avevano
contribuito alla guarigione delle ferite riportate dal corpo che la
ospitava. Ogni graffio era guarito e di questo Smoking Bomb era
più che mai grato, ma la cicatrice che ora svettava sul
fianco del suo Boss non se la sarebbe mai perdonata.
-Sai, sei cambiato, Gokudera.- esordì a un tratto il
Guardiano della Pioggia, attirando su di sé lo sguardo
confuso dell’altro.
-Come?-
Il moro ridacchiò appena. -Fino a poco tempo fa saresti
corso in giro come un matto per cercare Tsuna, invece prima nonostante
il panico iniziale, sei rimasto calmo e hai pensato bene al da farsi.
Anche adesso, che hai Tsuna a portata di mano non gli sei corso
incontro.-
Preso alla sprovvista da quelle lodi, l’argenteo
arrossì e tossicchiò per un attimo, per poi
tornare a guardare i movimenti del castano. -Il Decimo ha bisogno di
questo. Ha bisogno che io sia in grado di reagire prontamente agli
imprevisti e di comportarmi di conseguenza. Ora l’ho capito.
-E comunque, non venirmi a dire che anche tu non vorresti correre da
lui in questo momento.- aggiunse, dandogli un’occhiata veloce.
Il giocatore di baseball rimase interdetto per un istante, poi rise e
si portò una mano alla nuca. -Eh già, hai proprio
ragione Gokudera!- ammise. -Non so perché, ma ho una voglia
matta di correre da lui, dritto come un home run!-
Solo il rumore di passi frettolosi impedì a Gokudera di
sbattersi una mano in faccia per quel riferimento sportivo.
-Ehi testa di polpo! Yamamoto!- esclamò Ryohei, frenando la
propria corsa accanto ai due. -Cosa sta succedendo
all’estremo?! Reborn mi ha detto che Tsuna è
sveglio!-
-Abbassa la maledetta voce testa a prato!- ordinò Smoking
Bomb. -Il Decimo è laggiù, ma non dobbiamo fare
niente finché non ci saremo tutti. Resta in silenzio, non
sappiamo cosa aspettarci da lui in questo momento.-
Colpito dal tono serio e grave usato dall’amico, il Guardiano
del Sole si zittì e assentì con un breve cenno
del capo per poi girarsi a guardare il suo fratellino acquisito. Era
lontano, ma non così tanto da non poter distinguere il
piccolo Lambo stretto al suo petto. Lo studiò per qualche
attimo, piegando poi il capo da un lato, perplesso.
All’improvviso voleva avvicinarglisi, voleva assicurarsi che
stesse bene e che non fossero rimasti segni della presenza di quella
Fiamma crudele e spietata che tanto lo aveva fatto soffrire.
-Uomo della Tempesta.- disse Chrome comparendo dal nulla accanto ai
ragazzi.
-Chrome!- esclamò tra i denti l’argenteo,
portandosi una mano al petto per lo spavento. -Avvisa la prossima
volta.-
La ragazza sbatté la palpebra, fissando il compagno. -Uhm,
scusa.-
Gokudera sospirò. -Non fa niente… Manca solo quel
sociopatico di Hibari adesso.-
-Uhm, veramente l’uomo della Nuvola è vicino al
Boss.- avvisò Chrome, indicando il loro Cielo e la figura
del disciplinare che gli stava andando incontro dalla direzione opposta.
-Cosa?!-
Final Fantasy X - The Silence
Before the Storm
Tsunayoshi aveva finalmente trovato un luogo in cui fermarsi. Aveva
individuato un gazebo circolare di legno, con le colonne tutte avvolte
nell’edera verde, trovandolo invitante e tranquillo, il posto
perfetto in cui riposare e riflettere. Aveva quindi modificato il suo
percorso e aveva deviato per poterlo raggiungere, incurante degli
sguardi dei suoi Guardiani che lo seguivano con attenzione senza
disturbarlo. Solo uno aveva deciso di fare di testa sua, ma visto
l’Elemento se l’era aspettato: la Nuvola dopotutto
agiva per il bene della Famiglia a distanza da essa.
Il Presidente del Comitato Disciplinare della scuola media di Namimori
lo fissava con i suoi occhi grigi a circa dieci passi di distanza, la
giacca appesa sulle spalle e le braccia lungo i fianchi.
-Sawada Tsunayoshi.- chiamò il moro, ottenendo
un’attenzione silenziosa che non si aspettava, esattamente
come l’arancione in quegli occhi che avrebbero dovuto essere
marroni.
-Hibari-san.- disse il castano, la voce arrocchita dal mancato uso.
-Volevi dirmi qualcosa?-
Kyoya squadrò il ragazzo che aveva davanti. Non
c’era ombra di dubbio, quello era Sawada Tsunayoshi, studente
della scuola media di Namimori, non quella spietata creatura impazzita
con cui aveva lottato una settimana prima. Eppure, sembrava
così diverso da quello che doveva essere. C’era un
po’ dell’uno e un po’
dell’altro in un connubio praticamente perfetto…
anzi, giusto.
Questo era il vero
Sawada Tsunayoshi, realizzò il moro.
-Sei in pigiama e a piedi scalzi. Stai minando il buon nome della
scuola media di Namimori.- asserì, rispondendo alla domanda
del ragazzo.
-Sono dispiaciuto Hibari-san, cercherò di porvi rimedio.-
-Sarà meglio, o dovrò morderti a morte.-
avvertì, assottigliando lo sguardo.
-Ti pregherei di non farlo.- replicò Tsunayoshi. -Mi sono
appena svegliato, non credo di essere pronto per un combattimento con
te.- detto questo si voltò e si allontanò in
direzione del gazebo. -Buona giornata Hibari-san.-
Fosse stato chiunque altro, probabilmente il Presidente del Comitato
Disciplinare lo avrebbe rincorso e morso a morte innumerevoli volte
come punizione per avergli voltato le spalle, ma nel caso del suo Cielo
non vi diede peso e con Hibird posato sulla testa si girò
per andare alla ricerca di un posto all’ombra dove farsi un
pisolino.
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Yuna’s Theme
Il disciplinare era ormai distante e Tsunayoshi era comodamente seduto
sotto il gazebo con Lambo addormentato in grembo quando gli altri
Guardiani lo raggiunsero. Il suo sguardo era perso in lontananza e la
sua mente occupata da fitti pensieri, ma tutto s’interruppe
quando quattro paia di passi pesanti fecero vibrare il pavimento di
legno chiaro, attirando i suoi occhi tinti d’arancio.
I quattro ragazzi si sentirono piccoli e indifesi di fronte a quelle
iridi calme e profonde come le acque di un lago, ma non vi fuggirono,
rimasero in attesa che il loro Cielo finisse di esaminarli, che
trovasse ciò di cui era alla ricerca, che ottenesse risposta
ai quesiti che doveva sicuramente essersi posto al suo risveglio
improvviso senza nessuno accanto.
-Hayato.- chiamò a un tratto, puntando gli occhi arancioni
in quelli verdi. -Ho delle domande da farti.-
La Tempesta si sistemò con la schiena ben dritta e le
braccia lungo i fianchi. -Nelle mie possibilità
risponderò, Decimo.-
L’altro annuì. -Quanto tempo ho dormito?-
-Una settimana, Decimo.-
-Perché dormivo?-
Gokudera rimase quasi spiazzato dalla domanda. -Non ricorda? Poco
più di una settimana fa siamo giunti qui a Villa Vongola
perché il Nono potesse sciogliere il sigillo che le aveva
imposto da bambino.-
Tsunayoshi si prese il suo tempo per riflettere sulla risposta
ricevuta, poi si guardò i palmi sfiorati dai bianchi segni
di ferite che non ricordava di avere mai subito.
-Quindi questo è il vero me?- domandò
più a se stesso che ai suoi amici.
-Si sente diverso rispetto a prima?-
-Indubbiamente. Però, in qualche modo è giusto, come il
fatto che tutti voi siate qui accanto a me oggi.- disse il castano,
tornando a guardarli. -Dimmi Hayato, cos’è
successo? Come ho fatto a diventare così?-
Quella era la domanda che il braccio destro di Vongola Decimo temeva di
più. Al suo fianco e alle sue spalle, i compagni tacevano,
pronti a intervenire se avesse avuto bisogno di loro.
-Allo scioglimento del sigillo, ha affrontato la Fiamma
dell’Ultimo Desiderio in uno scontro di volontà.-
-E poi?- chiese.
I pugni della Tempesta si strinsero. -Inizialmente… la
Fiamma si è rivelata troppo potente e ha preso il
sopravvento.-
Il suo super-intuito pareva impazzito: chino sulle sue orecchie
insisteva nel dirgli che c’era molto altro da sapere, ma
Tsunayoshi sentì il proprio cuore tremare all’idea
di conoscere il resto. -Continua.-
-Lei cosa ricorda, Decimo?- chiese Hayato.
A quella domanda, i ricordi sembrarono farsi avanti da soli,
lentamente, sotto forma di sensazioni e forme confuse, come vecchi
fantasmi rancorosi usciti da un quadro sbiadito. Gli occhi di
Tsunayoshi si fecero larghi e istintivamente si portò una
mano sul petto a stringere la casacca del pigiama.
-Paura.- mormorò. -Ricordo tanta, tanta paura. Una rabbia
smisurata e una fame di- le iridi arancioni scattarono in basso, sulla
figura addormentata del piccolo Lambo. -Hayato, rispondimi, che cosa vi
ho fatto?-
-Lei nulla, Decimo.- assicurò. -La Fiamma ha tentato di
impadronirsi delle nostre Fiamme.-
-Come?-
-Non posso rispondere.-
Quella frase fu talmente inattesa che Tsunayoshi quasi saltò
in piedi, mentre si voltava a guardarlo. -Perché?-
-Perché è mio dovere proteggerla Decimo, anche da
se stesso. Non voglio e non posso permetterle di farsi del male in
questo modo.- affermò risoluto. -Se in futuro
ricorderà qualcosa o tutto di quel giorno, allora io
sarò al suo fianco ad aiutarla ancora una volta.-
-E noi con lui, Tsuna.- intervenne Takeshi con un gran sorriso.
Finalmente, lo sguardo del futuro Boss si accese. Si
illuminò di una miriade di sentimenti diversi, mentre li
osservava uno a uno, ma l’affetto e la gratitudine vinsero su
ogni altro. Le lacrime gli bagnarono le guance prima che se ne
accorgesse, ma non fece nulla per fermarle perché in qualche
modo sapeva che non erano solamente sue.
Poi sorrise. -Grazie. Vi ringrazio dal profondo del cuore e vi
prometto, che finché avrò vita, io
farò altrettanto: vi proteggerò.
Proteggerò la mia Famiglia.- disse e i suoi occhi tornarono
marroni.
Da lontano, Reborn aveva osservato tutta la scena e
un’espressione serena era sorta sul suo viso. Per fortuna,
tutti i suoi timori si erano rivelati infondati: quando Coyote gli
aveva riferito che Tsuna era in giro per la villa, ma che nessuno aveva
osato avvicinarlo per paura della sua reazione, gli si era formato un
nodo in gola. Ora, però, sapeva di poter stare tranquillo
perché il futuro Boss dei Vongola era al massimo della sua
forma e l’aura che emanava era limpida e avvolgente come il
cielo che li guardava dall’alto.
L’Arcobaleno del Sole mise le mani in tasca e strinse nel
palmo i due oggetti che conservava in quella sinistra. Forse era il
momento di restituirli al legittimo proprietario.
Cercò di mantenere la sua presenza nascosta, come aveva
imparato a fare nel suo lavoro e com’era ormai
d’abitudine per fare scherzi al suo allievo.
-Reborn.- chiamò Tsunayoshi, sorprendendo tutti i presenti,
killer compreso, che fermò i propri passi. -Non
c’è bisogno di nasconderti.-
Le labbra del bambino si tirarono in un ghigno divertito. -E
così ti sei accorto di me, bravo Tsuna.-
-Mh…- annuì il castano, voltandosi verso il suo
insegnante per incrociarne gli occhi neri. -Mi ero accorto di essere
osservato, ma ho capito che eri tu solo poco fa.- ammise per poi fare
un cenno in direzione di Villa Vongola. -L’altro curioso
dovrebbe essere il Nono, andando per esclusione.-
Il killer ridacchiò appena. -Probabile. Sono sicuro che
vorrà incontrarti più tardi, era molto
preoccupato per te.-
Di nuovo, Tsunayoshi annuì. -Sei venuto solo per colmare la
tua curiosità o hai qualcosa da dirmi?-
Reborn studiò con attenzione le iridi marroni del ragazzo,
trovando al loro interno una sfumatura sconosciuta a quel colore,
perché di solito la coglieva quando era
l’arancione a dominare.
-No, sono venuto per restituirti qualcosa che ti appartiene.-
affermò, saltando sulla panca su cui sedeva il suo allievo.
-Takeshi, occupati di Lambo per favore.- disse il futuro Boss.
Sorpreso dalla chiamata improvvisa, il Guardiano della Pioggia ci mise
un secondo in più a capire cosa doveva fare. Alla fine,
però, prese il bambino addormentato tra le braccia e
tornò al suo posto, mentre l’Arcobaleno porgeva a
Tsuna il contenuto della sua tasca.
Un bagliore di riconoscimento e nostalgia scosse per un attimo lo
sguardo fermo del giovane Cielo, che raccolse i due anelli dal palmo
dell’altro. Li osservò in silenzio, poi a un
tratto i suoi occhi si tinsero d’arancio e una fiamma
s’accese sulla sua fronte, quindi infilò al dito
l’anello della sua Box Arma che si materializzò
sul suo grembo subito dopo.
-Ciao Natsu.- disse, ottenendo un piccolo ruggito di gioia in cambio e
senza preoccuparsi delle occhiate sorprese della sua Famiglia.
Persino Reborn era rimasto sorpreso dalla rapidità e la
sicurezza con cui aveva attivato la Fiamma dell’Ultimo
Desiderio, che ora brillava sulla sua testa in tutta la sua fiera
purezza, identica a quella mostrata dallo Tsuna adulto comparso
all’inizio di tutta quella storia.
-Decimo?- chiamò Gokudera con la voce più ferma
che gli riuscì. -Come si sente?-
Dando un’ultima carezza al leoncino, Tsunayoshi lo
congedò per poi rivolgere l’attenzione al suo
braccio destro. -Bene. È diverso rispetto a prima, a quando
non era per mia volontà che si attivava la Fiamma del Cielo,
ora… non so spiegare.- rispose, guardandosi i palmi e
spegnendo la Fiamma dell’Ultimo Desiderio.
-Davvero, non so come spiegarlo, ma mi sento bene.- affermò
con sicurezza, prima di prendere il Vongola Ring per rimetterlo al suo
posto con un sorriso. -Giotto-san…-
-Tsunayoshi.-
la voce del primo Boss risuonò nella mente del ragazzo,
facendosi avanti come una ventata d’aria calda e
rassicurante. -Te
l’avevo detto che non c’era nulla da temere. La tua
Famiglia sarà sempre lì per te.-
Il sorriso di Tsunayoshi si allargò appena. -Hai ragione,
Giotto-san.- pensò, per poi alzarsi in piedi e guardare gli
amici. -Torniamo indietro.-
Tutti d’accordo si avviarono per attraversare i giardini e
fare ritorno a Villa Vongola, uno accanto all’altro, avvolti
dall’aura quieta e rilassante del loro Cielo.
Finché Gokudera non esplose in un grido sconvolto nel
ricordarsi che il suo adorato Decimo era ancora in pigiama e
soprattutto a piedi nudi.
E così
finisce "Il Sigillo del Cielo".
Cosa dire di più? Come Tsunayoshi sente come giusto
ciò che è diventato, io sento che questo
è il finale giusto per questa storia. Ci ho rimuginato sopra
per quasi un mese, apportando modifiche qui e là,
aggiungendo pezzi e rimuovendone altri, ma alla fine ho trovato
l'equilibrio giusto. Più di così non credo ci sia
da aggiungere, lo sviluppo finale di Tsuna l'avete visto nei primi
capitoli dopotutto, no?
Ora, passiamo ai ringraziamenti di rito!
Per causa mia e dei miei tempi di aggiornamento biblici i commenti alla
storia si sono ridotti, ma i nomi su preferiti, seguite e ricordate non
hanno fatto altro che aumentare. Siete diventati tantissimi e vi
ringrazierei uno a uno, ma siete appunto così tanti e molti
di voi hanno anche cambiato nickname nel frattempo, e in
più, copiare l'intero elenco di chi preferisce/segue/ricorda
mi pare... boh, brutto? Quindi sintetizzo.
Grazie ai 38 lettori che hanno inserito la fic tra le preferite!
Grazie ai 32 lettori che hanno inserito la fic tra le
seguite!
Grazie ai 7 lettori hanno inserito la fic tra le
ricordate!
Tanti di voi hanno messo la fic in tutte e tre le voci e io mi sento in
dovere di ringraziarvi ancora una volta. Grazie.
Grazie mille a tutti! *inchino*
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che anche per voi
sia il giusto finale della storia.
Ci vediamo la prossima volta!
Bye!
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