Bisogna volere l'impossibile perché l'impossibile accada

di Pan17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La dura realtà ***
Capitolo 3: *** Ci vorrebbe un amico! ***
Capitolo 4: *** Ce la posso fare! ***
Capitolo 5: *** Principio ***
Capitolo 6: *** La forza di Pan ***
Capitolo 7: *** Non so chi sono e chi sarò... ***
Capitolo 8: *** Ti cullerò fra le mie braccia... ***
Capitolo 9: *** Contro ogni probabilità ***
Capitolo 10: *** Ti vada o no ***
Capitolo 11: *** Rideremo ancora! ***
Capitolo 12: *** Se perdessi te ***
Capitolo 13: *** Lui vive in te ***
Capitolo 14: *** Sostanza dei giorni miei ***
Capitolo 15: *** You'll be in my heart. ***
Capitolo 16: *** Aria di novità. ***
Capitolo 17: *** Fabbricanti di sogni ***
Capitolo 18: *** I don't Wanna miss a thing ***
Capitolo 19: *** Harmony?! (1ª parte) ***
Capitolo 20: *** Harmony?! (2ª parte) ***
Capitolo 21: *** Papà ❤ ***
Capitolo 22: *** Ora che ci sei ***
Capitolo 23: *** Cuore in me ***
Capitolo 24: *** I'm coming Home (prima parte) ***
Capitolo 25: *** I'm coming home (seconda parte) ***
Capitolo 26: *** INSONNIA. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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"Conservala con grande cura Pan." ed era volato via senza attendere una risposta a quell'invito che Pan proprio non riusciva a capire!

Era nella sua camera.
Il volto profondamente segnato dalla terribile battaglia che tutti loro avevano combattuto fino a poco fa, le ferite facevano da sfondo a quel piccolo corpicino che tanto sperava di essere travolto da due braccia possenti...
Due braccia amorevoli...
Due braccia che lei conosceva benissimo e che tante volte durante la sua infanzia l'avevano protetta e consolata: quelle del suo amato nonno.

Lo stesso nonno che inaspettatamente senza dare spiegazioni era volato via col drago Shenron. Quel nonno che lei stava aspettando. Perché sarebbe tornato... SE LO SENTIVA!

 

 

 
 
 
Perdonatemi Se il primo capitolo é un po' corto xD ma la storia vera e propria ha inizio dal secondo xD spero vi piaccia e se avete qualche critica o consiglio non esitate a parlarne 
Grazie a tutti ^^ ciaooo

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Capitolo 2
*** La dura realtà ***


Ciao a tutti ^^ sono nuova e di conseguenza questa è la mia prima fanfiction xd comunque ancora non ho le idee ben chiare xd peró posso dire sicuramente che la storia ruoterà attorno alla coppia Pan/Trunks la mia preferita xd e tratterà essenzialmente della crescita della nostra piccola Pan dopo la Partenza dell'adorato nonno :)spero vi piaccia

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 "Nonno Nonno non ci credo sei tu!" urló lei commossa ed incredula dinanzi la visione che le s presentava
"ehy Pan!" rispose sorridente il suo adorato nonnino con quella voce calda e... ADULTA!
Il suo nonnino era tornato adulto! Non era più un bambino pestifero brontolone sebbene dotato di un coraggio ineguagliabile, ora era pRoprio SUO NONNO... Era quello il nonno che tanto stava attendendo... Era lui il nonno della sue infanzia... Proprio lui!
No non voleva crederci
"nonno ma com'è possibile" piangeva la bambina ormai nascosta dalle braccia del suo amato parente...
Lacrime di gioie... Una gioia talmente grande che per un secondo aveva pensato che il suo cuore potesse scoppiare... Voleva guardarlo negli occhi e dirgli quanto gli volesse bene quanto fosse contenta della pace ottenuta e di riaverlo nella sua vita ...  
E invece improvvisamente il buio.
Poi un manto di luce s'impadronì dei suoi occhi e le ci volle qualche secondo prima di riuscire a differenziare le immagini che le si presentarono di fronte...
Camera sua. Un sogno. Era stato solo uno stupido e infantile sogno!!! Sembrava così reale... Doveva essersi addormentata mentre stava aspettando Goku... Già Goku! Corse giù senza nemmeno cambiarsi... Doveva riabbracciare suo nonno, voleva essere la prima ma ingenuamente si era lasciata travolgere dal sonno e dalla stanchezza... Non importava le bastava rivederlo e riabbracciarlo, che importava l' ordine, ciò che contava era il suo ritorno!
Entró in casa della nonna urlando a gran voce: "Ciao famiglia!!!"
Chichi Gohan Videl e Goten impressionati ma anche un po' divertiti dal buonumore della ragazZa risposero con altrettanto entusiasmo.
Pan si alzó sulle punte per concedersi una visuale migliore Dell' intera cucina ma Non vi trovó ció che cercava... Impazientemente salì al piano di sopra e continuó a cercare finchè i suoi cari non la videro scendere "ornata", stavolta, da un'aria delusa ma contemporaneamente imbronciata.
"Dov'è il nonno?" chiese quasi sul punto di piangere.
Aveva solo 15 anni ma in quel frangente ne poteva dimostrare molti di meno. Attendeva impaziente la risposta ma aveva paura di sentirla. Paura che potesse rovinare i suoi sogni, le sue speranze.
Infatti Silenzio. Un silenzio spezzato dai singhiozzi della povera Chichi, ormai stremata anche lei dai continui abbandoni da parte del marito, e dalla tenera voce di Videl: "Pan, tesoro, ma... Ma cosa dici?"
Eccole. Con un colpo al cuore ecco le parole che tanto aveva temuto.
Guardó il padre e lo zio: fermi... immobili... Distrutti...
Forse il nonno non sarebbe tornato tanto presto... Forse era stata troppo egoista nel porre quella domanda... Tutti soffrivano quanto lei... Tutti avrebbero voluto vederlo il prima possibile... E tutti erano costretti ad attendere proprio come lei...
Tentó di allontanare quegli sguardi inquisitori dei suoi familiari ammettendo di essersi confusa. - che scusa stupida... Pan Pan Pan diamine!!! Rifletti per una buona volta!- pensó quasi pentita della frase che aveva in un secondo provocato tanto dolore.
Si sedette a tavola... Non aveva fame ma per tranquillizzare tutti si comportô normalmente... Come avrebbe fatto se Goku non fosse mai partito.
"Pan,amore..."
-si! Si! Grazie Dende!- pensó la ragazza riconoscente alla nonna (ormai ripresa) di aver rotto quel silenzio straziante.
"dimmi nonna" rispose quasi meccanicamente
"Niente cara, mi chiedevo, poiché mi sembri molto stanca e provata... Ecco... Mi chiedevo... Se magari ti andasse di andare un po' da Bra per qualche giorno... Eravate tanto unite... Poi col viaggio con tutti i problemi vi siete un po' allontanate... Tu... Come dire... Ne avresti bisogno..." -
Ecco lo sapevo mi hanno presa per pazza- e perciò ecco che rispose arrogantantemente "Certo nonnina" trattenendosi!

Non era lei che al suono del nome Goku cadeva in una forma di depressione acuta...
"Pan tesoro... La nonna ha ragione... Devi fare le cose che farebbe qualsiasi ragazza di 14 anni" Aggiunse Gohan.
"IO NON SONO UNA PERSONA QUALSIASI... SONO UNA SAYAN!"
Era scoppiata.
Lei non era una ragazza comune... Lei era speciale come il suo caro nonno Goku.
Tuttavia resasi conto di aver alzato troppo la voce aggiunse delicatamente:
"È vero nonna, grazie" Detto questo corse a baciarla e a salutarla.
Poi corse in camera sua per chiamare l'amica che felicemente rispose: "certo Pan come i vecchi tempi! Vieni prima di cena. Un bacio!"
La giornata trascorse in fretta. Il buio era ormai calato da un bel po' e Pan stava volando verso casa Brief.
"Pan cara, entra vieni! Bra è di sopra ma la cena è in tavola quindi se vuoi ci penserai più tardi a mettere in ordina la tua roba... BRAAAAAAAA PAN È QUI SCENDI MUOVITIIII!
Pan s'accomodó in tavola,
Trunks era di fronte a lei, le sorrideva pronto a sparare qualche minchiata pur di farla andare su tutte le furie!
"Ciao piccolina" le disse con aria di sfida, sicuro che Pan si sarebbe arrabbiata per un tale epiteto!
Ecco appunto.
"Ciao... Ciao... Coso!" a queste parole Trunks e Pan scoppiarono a ridere senza alcun ritegno... "e va bene ti troverò un nomignolo offensivo! Non sono brava come te io" E continuarono a ridere.
"Ciao Pan"
Brivido.
Quella voce. Vegeta.
Non si era mai curato di salutarla. Non aveva mai badato a queste cose e ormai Pan c'aveva fatto quasi l'abitudine... Ma ora? Cosa era potuto accadere? Ma certo... La lontananza di Goku aveva segnato anche lui... Il suo eterno rivale... Il suo più grande amico... Era salito in groppa al drago Shenron anziché continuare quella fatidica sfida con Vegeta... Sembrava molto triste o forse arrabbiato, difficile da capire... Quell'uomo era avvolto da un velo di mistero che probabilmente solo Bulma era riuscita a scoprire.
"allora Pan a casa avete digerito la cosa!?"
"BRAAAA" ammonirono in coro Trunks e Bulma, credendo che in questo modo avesse potuto scuotere l'animo della ragazzina.
"beh ci sono rimasti tutti un po' male quando hanno capito che nonno impiegherà un po' di tempo per tornare ma sono sicura che alla fine quando tornerà loro saranno d'accordo con me nel dire che sicuramente ne sarà valsa la pena" rispose allegramente la 14enne.

Gli sguardi da assassini che furono rivolti a Bra, divennero inorriditi e stavolta furono rivolti verso Pan... 8 occhi meravogliati scrutarono la ragazzina...
Fra questi quelli del caro Trunks, che dovette osservare la ragazzina con grande tenerezza, era evidente la sua sofferenza e questo non poteva che rattristarlo maggiormente! In fondo fino a poco tempo fa loro erano stati insieme, tutti e 3 a girovagare per lo spazio. Con Pan era un battibecco continuo ma le voleva un mondo di bene e questo era sicuro e vederla così,ingenuamente fiduciosa in queste bugie che si stava raccontando pur di non affrontare la realtà, non faceva altro che farle ancora più tenerezza.
"Di nuovo quegli sguardi, ma cos'ha no tutti oggi!" pensó invece Pan accortasi delle reazioni che aveva suscitato la sua affermazione.
La cena passò in fretta: Bra e Pan andarono subito nelle rispettive camere per riposare, e passare poi una giornata fuori il giorno dopo. La Saiyan Chiuse gli occhi cullata dal leggero fruscìo del vento fra le foglie, abbandonandosi alla stanchezza che stava pervadendo il suo corpo. Poi, sconvolta scattó in avanti.
"no non é possibile" continuava a ripetersi sofferente.

  

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Capitolo 3
*** Ci vorrebbe un amico! ***


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La verità fa male. 

Quante volte aveva pensato a quelle parole senza darci mai il giusto peso? Ora invece riusciva a capirne bene il significato... 

Non vi era ferita in battaglia che potesse essere minimamente paragonata al dolore che stava provando in quel momento. Aveva pensato che suo nonno sarebbe tornato subito, che avrebbero continuato la loro vita normalmente senza più battaglie e pericoli. Niente più sayan o nemici. Solo Pan Goku Gohan Goten e tutti la loro grande famiglia! Era quello che aveva desiderato ardentemente, era quello che credeva sarebbe successo... Ma si sbagliava... 

Il nonno aveva messo da parte ancora una volta le persone che lo amavano ed era volato via! Sua nonna ChiChi le aveva parlato molte volte di questi continui allontanamenti da parte del marito e Pan ripensando alle parole della madre di suo padre non poté non ricordare la sua infanzia... 

Aveva le lacrime agli occhi e correva fra le braccia possenti del suo nonnino. Le aveva detto di star tranquilla e che sarebbe andato a farle visita qualche volta... E lei un po' si era rincuorata 

Stavolta era diverso... Non un saluto non un abbraccio... Niente di niente! E a questo lei non c'aveva pensato... 

Usci dalla porta della camera che l'avrebbe ospitata per qualche giorno con l'intento di andare dalla sua Bra... Poi di colpo si fermó! Non voleva essere rincuorata, non voleva sentirsi dire che piangere non avrebbe migliorato le cose e non voleva sentirsi dire che era tempo di ricominciare a sorridere... Tempo di una nuova vita... Una nuova Pan! 

No, non era questo quello di cui aveva bisogno... Aveva solo bisogno di piangere... E pianse... Li ferma nei corridoi di casa Brief le lacrime sfuggirono al suo controllo e minacciose le bagnavano ogni singolo millimetro del suo candido viso! Era stanca... Forse come Non mai. 

Lentamente si lasciò cadere sempre più giù... Giù... Finchè non si adagió completamente sul pavimento e lí inaspettatamente , senza sapere quando o meglio dopo quanto tempo, cadde in un sonno profondo... 

 

 

Aprì gli occhi... Non riuscì bene a capire dove fosse... Era buio e questa cosa la confortò...

Non era ancora pronta ad alzarsi, e poi essere al calduccio in quel letto comodissimo la rendeva ancora più pigra di quanto già non fosse quel giorno. 

-Adoro stare a letto!- pensò Pan girandosi e rigirandosi con la speranza di trovare la posizione giusta per tornare a dormire... -letto?!?!?! Io non ero a letto quando...- 

Poi si voltó dal lato opposto e capì tutto. Lo guardava 

Era tenerissimo. Stava dormendo anche lui... O forse no?

"Uuuuff" 

Era sveglio, era seduto su una poltrono ai piedi del letto e pensava! Era circondato da progetti... Forse stava lavorando! era ora anche per lui di riprendere con la noiosa vita quotidiana. 

Poi lui si fermó, aveva gli occhi fissi su di lei e cercava di capire se fosse sveglia o meno. 

Per evitare di essere scoperta allora Pan intervenne mettendo in mezzo l'unico argomento che effettivamente le interessava:

"Non tornerà più vero?"

Le piaceva stare in sua compagnia, era sempre capace di infonderle un senso di sicurezza e tranquillità che erano estranei alla sua natura. Certo quante volte le aveva fatto perdere la pazienza ma la maggior parte di queste era per gioco. Con lui poteva parlare di tutto, ma soprattutto IN QUEL MOMENTO quella notte in quel frangente sentiva di potergli riferire tutto! Perché lui dopo aver condiviso momenti esperienze e avventure con lei e il nonno sapeva benissimo come potesse sentirsi e come poteva comportarsi lui per farla star meglio! E forse un po' soffriva anche lui... 

"Tornerà Pan... Io lo so che tornerà... Non ora, forse fra anni... Ma Goku farà il suo ritorno... Come sempre... TE LO PROMETTO!" rispose lui.

Aveva parlato lentamente come se avesse scelto con cura ogni singola parola e di questo Pan le era infinitamente riconoscente!

Ancora una volta si era dimostrato capace di tutto, anche di tranquillizzare quel piccolo uragano di a mala pena 15 anni. 

"Mi hai portato tu qui?"

"Si"

"Grazie" e gli sorrise.

lui le rispose con un sorriso da mozzare il fiato, splendidamente incorniciato da quei perfetti occhi azzurri.

Inconsapevolmente si era fissata su di lui lo guardava intensamente e quando se ne rese conto non poté non arrossire! 

Trunks dal canto suo con un eleganza poco comune si alzó dalla poltrona e le Andó vicino , stendendosi sul letto accanto all' amica. Pan sentiva ogni singolo centimetro del suo corpo pulsare a contatto con quello di Trunks e un brivido le percorse tutta la schiena! Non sapeva nemmeno lei cosa le stesse accadendo... L'unica spiegazione plausibile era da ricercare nel fatto che comunque era nello stesso letto con un ragazzo di 28 anni!! E questo comunque non era normale! 

Non diede peso a niente e stette zitta cullandosi in quel dolce abbraccio che l'amico le stava donando. Come gli voleva bene... Ringraziava quel bellissimo viaggio fatto con Trunks e col nonno... Li aveva avvicinati tantissimo.

"Trunks..." accennó lei 

"si?" rispose lui dolcemente 

"Io... Io credo... Credo che tu sia il mio migliore amico"  disse tutto d'un fiato con leggero imbarazzo. 

L'ormai presidente della  CC le stampó un bacio sulla fronte e si allontanó dal letto "Ora dormi Pan" 

- La prossima volta mi sto zitta -.-" - pensó la ragazzina leggermente delusa dalla reazione dell'amico.

"Pan" 

Non se l'aspettava, si era voltata dal lato opposto a Trunks e quasi pensava fosse già uscito fuori, si giró curiosa e gli chiese cosa volesse. 

Inaspettatamente il ragazzo affermó

"Ti voglio bene" 

Il cuore le prese a martellare e non intendeva fermarsi... A Pan mancó il respiro... Nonriusciva a fare niente finchè, rendendosi conto dell'imbarazzAnte silenzio, rispose "Ti prego resta con me per stanotte!"

"sicura?"

"certo"

Trunks allora si adagió vicino all'amica e la strinse a sè quasi a volerla proteggere da tutte le sofferenze che il mondo le stava "offrendo"... 

Pan posó il capo sul suo petto e così tra una carezza e l'altra caddero addormentati.

 

 

Cattivo il giorno che troppo in fretta aveva bussato alla finestra di quella stanza... Cattivi i raggi del sole che prepotenti avevano la pretesa di voler entrare dalla finestra per poter rompere quel magico momento che troppo poco era durato... 

Pan peró doveva alzarsi... C'era una cosa da fare prima di uscire con Bra e l'avrebbe fatta! 

Scrisse un bigliettino a Trunks, ridendo al pensiero che sembrava un amante in fuga dopo una nottata d'amore, e voló... Voló verso i suoi adorati monti Paoz prima che i Brief si potessero svegliare... 

Perché voleva farlo... Doveva farlo.. Per lei, per la sua famiglia, per il suo adorato nonno! 

" ti adoro nonnino mio" 

E così dicendo schizzó a tutta velocità sicura di voler fare ciò che aveva pensato!

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Capitolo 4
*** Ce la posso fare! ***


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Era in camera sua. Lasciava sempre la finestra semiaperta per esigenze del genere. In casa aleggiava un dolce silenzio, era davvero presto e di conseguenza dormivano tutti. 

Doveva fare in fretta... No! Voleva fare in fretta poiché preferiva concedersi ancora qualche minuto abbracciata al suo Trunks. 

Frugó nel suo armadio e ne estrasse una scatola, l'aprì e dentro vi trovò una tuta,la stessa tuta che portava il nonno in passato... di dimensioni infinitamente minori! Ricordava il primo torneo Tenkaichi a cui partecipó e le scappó un sorriso: era così piccola ma decisamente coraggiosa! Tuttavia Ricordó  anche che quel maledetto torneo terminó proprio con uno dei tanti allontanamenti di Goku... Anche quella volta! 

Come risvegliata da un momento di trance, la ragazza velocemente prese la sua tutina e la ripose in un cassetto, si guardò intorno in cerca del suo zainetto e lo trovò quasi subito, buttato in un angolo della sua grande stanza. Lo prese, lo aprì e tirò fuori un lungo pezzo di stoffa blu, se lo avvicinò al viso e sentì che l'odore che emanava era proprio quello del nonno Goku! Sorrise, ricordava quando era piccola, il nonno spesso la prendeva in braccio e lei sempre si accingeva ad affondare la testa nella tuta del momento che circondava tutto il suo corpo. Posò la tuta blu nella scatola, chiuse gli occhi e cominciò a parlare come se il suo eroe fosse lì, davanti a lei ad ascoltarla:

"Nonno, io mi ricordo quando ero piccola. Me lo ricordo bene sai... Mi dicevi sempre che ero una bambina speciale, perché io non ero interessata alle favole o alle principesse come le bambine normali o come la stessa Bra! Io volevo ascoltare le TUE storie, le avventure che sin da bambino avevi affrontato con l'aiuto di tutti i tuoi amici! 

Le favole sono favole e tali rimangono, Le tue storie invece erano vere e io questo potevo percepirlo. Ora potrei raccontare io a te tutta la storia: dal tuo ritrovamento da parte di nonno Gohan fino alla tua partenza con Ub... Solo che alla mia storia aggiungerei qualcosina. Beh vediamo,  potrei continuare il tuo fantastico racconto parlando del nostro incontro in città! Si partirei da lì... Potrei raccontarti del mio sgomento nel vedere mio nonno davanti a me così piccolo e della voglia di uccidere il Genio che ci aveva messo di fronte quella verità, poi potrei parlarti anche di 3 ragazzi partiti nello spazio in una disperata corsa contro il tempo pur di radunare tutte e 7 le sfere dalle stelle nere. Ancora potrei raccontarti del mio dolore quando davanti agli  occhi avevo mio padre, posseduto da Baby, pronto ad eliminarmi, a far fuori la sua bambina, il suo stesso sangue. Peró potrei anche parlarti della mia felicità nel vedere un bambino dai capelli d'ebano pronto a difendermi, a difendere la sua nipotina, anche in quel caso IL SUO STESSO SANGUE oppure della mia felicità quando ormai avevo capito che ero riuscita a farti abbandonare lo stadio Ooazaru per approdare invece allo stadio di super sayan di quarto livello. Era bello rivederti grande, quasi non ero più abituata a quella vista, ma era infinitamente più bello vederti completamente padrone delle tue azioni! Già... Beh Infine t parlerei dei combattimenti contro i draghi malvagi. Il mondo era nero, colmo di dolore e paura. Ma anche in quell'occasione tu e tutti i Sayan siete riusciti a riportare il sereno nelle vite di ognuno di noi e a riportare tutto alla normalità... Quasi tutto. È strano parlarne in questo modo, considerando che sono passati solo pochi giorni!

Nonno io t racconterei tutte queste cose perché credo che anche le mie... O meglio Le nostre avventure siano avvincenti, beh te le racconterei tutte d'un fiato... Se tu fossi qui! Perchè vedi io il finale della storia ancora non te l'ho raccontato, ma credo che tu lo conosca bene nonno! Non posso raccontarlo perché per ora non voglio scrivere un finale al mio racconto perché quello che tu hai trovato per noi non mi piace per nulla! Io ci credo ancora in un finale diverso e non voglio perdere le speranze così facilmente. 

Tante volte ti sei preso una pausa da noi e sei sparito per lungo tempo. Vedi nonno, adesso credo sia giusto che sia io a prendermi una pausa da te, per un po' di tempo. Non me ne volere, lo faccio proprio perché ti amo, ti amo come una ragazzina può amare un padre! E proprio per questo io non posso permettere che il tuo abbandono tormenti la mia vita. Ti ho odiato ieri, e tanto credimi, avrei voluto averti davanti agli occhi per picchiarti, per farti comprendere il dolore che NOI stiamo provando a causa tua! Ma a me questi pensieri non piacciono per niente... Io ti voglio troppo bene per odiarti, non posso permettere che un sentimento orribile come l'odio si impossessi di me, soprattutto se questo sentimento è rivolto a te. E allora è per questo che preferisco riprendere questi oggetti, che mi provocano un dolore troppo forte, solo quando sarò pronta. Il tempo mi insegnerà ad amarti sempre di più data la tua lontananza, non ad odiarti! 

Ti aspetterò nonno, ti aspetterò per scrivere il finale della nostra storia INSIEME"

Detto questo si alzó, prese la scatola e la ripose nella parte più bassa del suo disordinatissimo armadio. L'aveva visto fare tante volte nei film e l'aveva sempre considerata una grande cazzata! Ora però c'era lei al posto di qualche semplice attrice e non vedeva questo gesto come una semplice scemenza... Sospirò, e poi ricordatasi di un piccolo particolare richiuse gli occhi e aggiunse "Ti scongiuro sii vicino alla nonna, ha bisogno di te, vive di te e la tua assenza non la gioverebbe affatto. Stalle accanto e amala come solo tu sai fare e come hai fatto per tutti questi anni. Mi fido di te."

Riaprì gli occhi: era stato più difficile di quanto pensasse. Adesso però era pronta per affrontare una nuova vita    

"...Insieme al nonno,sempre e comunque!" aggiunse dando vice ai suoi pensieri. 

Riaprì la finestra e volò via a tutta velocità verso il suo migliore amico!

 

 

Quando giunse a destinazione, entrò nuovamente dalla finestra ed ebbe una visione celestiale davanti a sé: Trunks dormiva, non aveva aperto occhio e lo capiva dal bigliettino che era ancora sul suo cuscino, così come lo aveva lasciato. 

"è quasi carino quando dorme" disse teneramente lei con un filo d'imbarazzo, anche se chiaramente non vi era nessuno a sentirla. 

Era tardi Trunks doveva andare a lavoro così si avvicinò cautamente sedendosi affianco a lui, pronta a svegliarlo nel modo più dolce possibile, poi pensando che la dolcezza sicuramente non era la fra le sue migliori qualità pensò di svegliarlo a modo suo. Salì sulla poltrona ai piedi del letto, dove la sera prima Trunks aveva vigilato su di lei, e con un lungo salto andò a finire proprio sul corpo di Trunks, sobbalzando per aver captato fra le sue gambe un'inaspettata presenza! Istintivamente arrossì, non poteva non provare vergogna ma non vi diede peso perché Trunks nel frattempo si era svegliato a causa del colpo!

"Pan... Ma che fai?!?!" 

Aveva un'espressione sconvolta ma divertita allo stesso tempo, si alzò sedendosi sul letto ma continuando a mantenere la piccola Pan sulle proprie gambe e cominciò a farle il solletico. Pan che proprio non riusciva a sopportare una tortura del genere cominciò a ridere senza badare agli altri 3 componenti della famiglia che probabilmente dormivano ancora. 

Improvvisamente la porta si aprì e dal buio completo sbucò Bra che rimase sconvolta alla vista dei due in quella posizione alquanto ambigua! 

Non parlava, aveva solo sgranato gli occhi e non aveva il coraggio di dire nulla. 

Trunks si alzó dal letto facendo scendere Pan e riferendosi alla sorella disse: "Tranquilla sorellina, stavamo giocando!" e uscì dopo averle accarezzato la testolina in un gesto completamente fraterno! 

Sparì e Bra subito si buttó sull'Amica:

"ma che s..."

"Pan?!"

La sua voce fu interrotta da quella del fratello magicamente riapparso sull'uscio della porta. 

"Si?" rispose Pan incuriosita 

" a pranzo vieni alla CC ho una sorpresa per te, e magari mangiamo qualcosa!"

"ci sarò " rispose Pan sorridendo. 

Trunks sparì nuovamente e Bra, dopo essersi accertata che il fratello non facesse un'altra delle sue entrate continuò:

"che stai combinando con Trunks?!"

"Nienteee" rispose lei alquanto infastidita.

"Pan é grande per te, lo sai"

L'amica si stava solo preoccupando per lei, e Pan non potè non provare un grande affetto nei suoi confronti, e cosi l'abbracciò e le rispose:

"Trunks è un amico, siamo stati tanto tempo sotto lo stresso tetto tutto qui :)"

Bra sorrise. La mattina trascorse in fretta tra borse, vestiti, scarpe, trucchi. Tutte cose che a Pan non interessavano un granché ma che avrebbe fatto volentieri pur di stare con la sua migliore amica! 

Pan però aveva la testa altrove, immaginava la sorpresa che Trunks le aveva fatto e il suo cuore batteva a mille... Strano, sarà l'emozione. 

Quando si fu fatta ora di pranzo Pan salutò Bra 

frettolosamente, spiegandole di essere impaziente di scoprire la sorpresa, e dopo aver ascoltato le raccomandazioni dell'amica volò via!

Arrivo alla Capsule Corporation, salì le scale in fretta e senza nemmeno bussare o ascoltare le ammonizioni degli altri dipendenti e delle segretarie aprì la porta dell'ufficio del suo presidente e lo vide. Era in riunione... Che stupida! E che vergogna! 

Inaspettatamente Trunks sorrise e rivolgendosi ai signori che erano in sua compagnia cominciò:

"Bene signori, questi sono gli accordi,   Fatemi sapere" 

La stanza si svuotò subito, e appena furono rimasti soli... 

"allora Pan, andiamo a pranzo!?"

Pan un po' delusa, annuì ma poi Trunks continuò: 

"Prima peró ecco... Questo è per te"

Improvvisamente da una tenda sbucó una presenza:

"Pan! Pan!"

Pan incredula, era felice. I pezzi della sua vita a poco a poco si stavano ricomponendo! 

"Non ci credo... Sei proprio tu! Pensavo di averti perso!"

Detto questo abbracciò il suo piccolo amico, compagno di tante avventure.

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Capitolo 5
*** Principio ***


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"Trunks, ieri notte stavi aggiustando Gil?" disse la giovane eroina, intenta a stritolare il suo amico robotico. 

"Ma no non lo stavo aggiustando. Gil aveva riscontrato un ulteriore problema dopo la fine della battaglia con i draghi e io stavo controllando in che modo porre rimedio" rispose Trunks all'amica. 

"Beh grazie!!! Mi hai fatto felice ^^ "

 

Che pomeriggio fantastico era stato... 

I tre si erano divertiti come non mai e il tempo sembrava essere passato velocemente, TROPPO velocemente. Sentivano di essere ritornati sulla navicella, quasi come se a dividerli dalla missione svolta quasi un anno prima vi erano stati solo pochi giorni. Stavolta però c'era la pace e la spensieratezza aveva preso il sopravvento, rivelando la profonda infantilità nel cuore dei due umani e il profondo lato umano del piccolo Gil. 

Pan non poteva non essere riconoscente a Trunks che le aveva restituito un amico, quello che era stato il suo primo vero amico: un amico vero che fra litigi e risate ormai si era conquistato un posticino speciale nel cuoricino della piccola sayan.

Volando si avviarono a casa, esausti ma anche soddisfatti del pomeriggio passato insieme, speranzosi di trovare la cena in tavola. 

"Finalmente siete arrivati! Vegeta sta perdendo la pazienza: lo state trattenendo dal divorare tutto il cibo... Ah e Bra ha una sorpresa per voi" disse Bulma appena aperta la porta, lasciando i ragazzi di stucco, forse troppo stanchi per pensare a qualcosa di diverso dal mangiare e dal dormire. 

Raggiunsero subito la sala da pranzo  , Trunks davanti e Pan appena poco dietro di lui, talmente vicina che quando il giovane presidente si fermó improvvisamente Lei gli Andò a sbattere contro, scivolando a terra. 

Lui rimase lì impassibile senza neanche voltarsi per accettarsi se l'amica stesse bene o meno come al contrario fece Gil.

"Pan! Pan! Stai bene?"

"Si Gil grazie... Aspetta un attimo" disse la ragazza furiosa per il comportamento inusuale del ragazzo. 

Si alzò con l'intenzione di fare una sfuriata ma qualcosa la fermò: Trunks sorrideva e guardava attraverso la porta appena socchiusa. Non riusciva a capire cosa fosse successo da renderlo così strano in pochi secondi e così guardò anche lei nella stessa direzione... Marron! A tavola con Bulma Bra e Vegeta. 

Un'ondata di rabbia inondò il suo corpo, stava per esplodere e per evitare di cominciare storie inutili aprì la porta decisa più che mai a lasciarsi il comportamento dell'amico alle spalle. 

"Piccola Pan!!! Come stai?" esclamò euforica la bionda 26enne

"Bene Marron ma smettila con questo piccola xD d'accordo" rispose sorridente Pan, sorpresa e felice di aver rivisto l'amica di famiglia. 

Marron non rispose, Pan la vide avvicinarsi a Trunks. Si guardavano negli occhi e sorridevano, Trunks non aveva mai guardato lei in quel modo e la presa consapevolezza di questo particolare destò nella moretta un infinita tristezza. Le dispiaceva pensarlo ma in quel momento non era più felice di avere Marron a pranzo, Trunks era letteralmente ammaliato da lei e non prestava attenzione a nessuno se non a lei! Lo aveva ritrovato da così poco tempo e già lo stava riperdendo; sentì che non poteva darla vinta alla biondina ormai sua rivale ed entrò in azione:per tutta la serata si impegnò a rimanere sempre accanto a Trunks, disturbando qualunque tipo di conversazione. E almeno per quella serata sentì di averla avuta vinta, finché non le si avvicinò Marron, palesemente spazientita. 

"Qualcosa non va, Pan?"

Non l'aveva chiamata Piccola Pan. Brutto segno. 

"No Marron perché?" rispose Pan con un aspetto teneramente innocente.

A quella domanda il viso dolce della ragazza bionda sembrò addolcirsi quasi del tutto e con tono quasi materno aggiunse:

"Ascolta Piccola Pan, so che hai bisogno di compagnia ma almeno per oggi ti prego di lasciarmi un po' sola con lui. Mi piace tanto e credo di essere ricambiata!! Non puoi capire come sono felice dopo... Beh dopo lui!" 

Terminò la frase con un filo di tristezza, che subito si impossessò anche del cuore della ragazza dai capelli d'ebano. 

"Certo Marron, io vado a dormire tanto" e continuando per la sua strada urlò a tutti "Buonanotte". 

Entrò in camera sua e si buttò sul letto, voleva piangere, le era mancato il respiro in diversi momenti durante la cena e ora quello ce desiderava era solo piangere fino a non poterne più. 

Non fece in tempo a soddisfare quel suo bisogno che Bra preoccupata la raggiunse nella camera degli ospiti.

"Ti sei comportata da bambina Pan... Eri irriconoscibile" 

Bel modo di consolarla. Le stava dando addosso. Sapeva di aver sbagliato e non c'era bisogno di ricordarglielo. Non le importava più niente ora. Ora riusciva solo a pensare alle parole di Marron e a sentire un profondo dolore che si impossessava a poco a poco di tutto il suo corpo, fin dentro le vene rendendola completamente inferma. 

"Si...Si piacciono?" fu tutto quello che riuscì a dire. 

"Non lo so questo Pan. Ma prima era così...fidati! 

Loro si conoscono da tanto tempo, da prima che noi nascessimo, e non si sono mai tanto curati l'uno dell'altro. Ma poi siamo cresciuti assieme e tra loro è incominciata a nascere una certa simpatia, Almeno finché Marron non trovò qualcun altro. Era tanto che non si vedevano e da allora quasi non s'erano parlati più. 

È probabile che si piacciano. Ma questo non significa che io possa giustificarti anzi... "

Non fece in tempo a terminare che Pan la interruppe:

"Mi sento debole, il dolore è così forte che mi fa sentire senza forze..."

"stai esagerando.. Ascolta Pan, so che stai pensando. Trunks non può piacerti: lui è un uomo e tu una ragazzina! 

So che sei spaventata ma solo ed unicamente perché senti che t stanno portando via un'altra persona importante, una persona legata a te e tuo nonno dal viaggio nello spazio, una persona che poteva capirti e incoraggiarti, un fratello ecco!"

"Gil dov'è?" chiese confusa Pan 

" É con mia madre giù e non cambiare discorso, Pan Son"

Era seria. Come spiegarle che nemmeno Lei pensava di essere attratta dal fratello ma che comunque non poteva ignorare che stargli accanto le suscitava emozioni uniche? e che bastava poco da parte di Trunks per farle battere il cuore e farla sentire al settimo cielo?. 

"Hai ragione"

Non aveva ragione ma cosa poteva dirle? Bra non era pronta a conoscere la verità e nemmeno Pan era pronta ad ammetterlo a sé stessa. Dirlo ad alta voce avrebbe significato abbandonarsi all'idea di essere profondamente attratta da un uomo ben più grande di lei. No... nemmeno Pan poteva definirsi pronta. 

"Vado a dormire. Vuoi venire da me?" chiese con dolcezza l'amica dai capelli turchini 

"no grazie preferisco dormire sola stasera. Grazie Bra. Ti voglio bene"

"Anch'io Pan" 

E sparì nell'oscurità del corridoio mentre Pan esausta e triste ai nascose fra le lenzuola del suo sontuoso letto. 

Non passò molto prima che Pan potesse sentire le risate e le parole di due giovani che furtivamente si incamminavano verso una delle stanze. Eccola la sensazione di nausea che tanto odiava..

"no ti prego questo no!" pregava la giovane fanciulla come se si stesse rivolgendo a qualcuno. 

Neanche a farla apposta la porta si aprì improvvisamente e Pan, alzatasi per lo spavento non aveva avuto modo si asciugarsi almeno le lacrime. 

Trunks. Il suo Trunks. 

Con un movimento fulmineo e quasi impercettibile Pan si voltò di scatto e finse di dormire, sentiva i passi leggeri  del suo amico sul pavimento e capì che si stava avvicinando. 

Si stese sul letto affianco a Lei e con un tocco dolcissimo e appena percepibile cominció a spostarle i capelli dal visino dolce e tranquillo. Pan aprì gli occhi con uno scatto che non fece scomporre più di tanto il giovane Trunks. Le lacrime cominciarono a rigarle il volto, prepotenti come non mai la costrinsero ad un gesto quasi estremo: affondó il viso nella sua maglia e cominciò a piangere:

"COME HAI POTUTO FARMI QUESTO TRUNKS! Ti odio ti odio" 

Sbatteva i pugni su quei pettorali particolarmente scolpiti e piangeva disperata. Aveva paura e nonostante si era ripromessa di contenersi non vi era riuscita.

"Pan ma cosa dici?!" rispose incredulo il giovane, impressionato dall'atteggiamento della sua piccina.

"Pan ascoltami, ti ho osservato stasera! E sono deluso... COME DIAVOLO FAI A NON CAPIRE CHE TI VOGLIO BENE E NON TI ABBANDONERÒ MAI!" 

Aveva capito tutto. Che stupida. Odiava quando tutti la chiamavano piccola ma... Ma ora dinanzi una situazione del genere come poteva definirsi? Aveva pensato di tutto, e si era comportata in modo sconsiderato. In qualche ora. Era proprio una bambina che aveva molto da imparare dalla vita, non l'avrebbe mai ammesso in pubblico ma l'importante è che l'aveva capito da sola. Solo prendendo consapevolezza della propria natura si può far in modo che cambi. 

E ora Pan lo avrebbe fatto davvero! Non aveva parole per quanto accaduto e non sapeva cosa l'avesse portata ad abbandonare completamente la ragione e a comportarsi come una bambina viziata. In quel momento guardando quei grandi occhioni blu che infondevano tanta sicurezza si era solo vergognata di averli considerati,anche se solo per un attimo, bugiardi e  falsi.

"Continuerai a starmi accanto?!" domandò lei in cerca di Conforto 

"puoi starne certa" 

"Per quanto tempo?" 

"PER SEMPRE PAN" rispose lui in un misto di dolcezza e sicurezza. 

Pendeva dalle sue labbra e non riusciva a staccare gli occhi da lui. Voleva controbattere, sostenere che era praticamente impossibile mantener fede alla sua parola ma si limitò a dire:

"Per sempre è un arco di tempo piuttosto vasto"   

Poggiò la sua testolina sul petto dell'amato amico e si preparò ad essere accolta fra le sue braccia. 

"Non quanto vorrei Piccola Pan" rispose Trunks.

Quella risposta la spiazzò. Si sentì morire, il cuore cominciò a battere all'impazzata e i suoi occhi increduli erano fissi su quelli di Trunks. 

Cosa voleva dire L'amico?

Le mani le tremavano finchè assieme a quelle del ragazzo cominciarono a delineare una danza mentre i suoi occhi si persero nell'immensità di quel celeste che  tanto insisteva sul suo viso. 

E per la prima volta in vita sua Pan Son dovette combattere contro la voglia di baciare un ragazzo. 

 

 

"Ciao a tutti sono Pan Son, e questa è la mia storia. Sebbene questa parte possa sembrare a tutti un'ottima fine, in realtà altro non è che il principio: ciò da cui tutto ebbe inizio."

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Capitolo 6
*** La forza di Pan ***


 

Ciao a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo! Oggi sono particolarmente euforica (domani vado a vedere il Titanic- mio film preferito) e dunque oggi voglio ringraziare:

-tutti voi che seguite la mia storia;

-chi l'ha messa fra i preferiti;

-DBSoly che recensisce sempre *.* 

-riky_hardy che m ha messo fra gli autori preferiti *.* 

Però vorrei dire... Ieri ho notato che ci sono tante visite alla mia storia ma allora recensite!! Perché voglio capire cosa ne pensate! 

Comunque volevo dire che questa storia l' ho scritta ascoltando le note di "Rose" e di "HYMN to the sea" (due brani del Titanic xD abbiate pazienza sto in clima Titanic xd) e "gli uomini non cambiano" della bellissima Mia

Martini. Consiglio a tutti di ascoltarli *.* 

Cmq ora vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo *.* grazie e recensite Perfavore :*

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"Pan, tesoro svegliati!" 

Il suono melodioso della voce di Videl riecheggiò in tutta la stanza. La mamma aveva un modo tutto suo di svegliarla la mattina, non era poi cambiato molto nei 15 anni successivi alla sua nascita: la chiamava dolcemente e le accarezzava con estrema delicatezza il viso, come se stesse maneggiando una piccola bambola di porcellana. Pan aveva sempre amato il dolce risveglio che la madre le riservava e aveva sempre amato il fatto che la prima visione che i suoi occhi si concedevano di mattina era il proprio il candido sorriso di Videl. 

Da qualche settimana a questa parte però i suoi gusti sembravano essere cambiati, senza dubbio preferiva svegliarsi fra le braccia di un bell'uomo e osservarlo in tutta la tenerezza e infantilità che il sonno gli donava... proprio come era successo l'ultima notte di 3 settimane fa. 

La sua permanenza in casa Brief era stata diminuita drasticamente poiché Pan, probabilmente troppo spaventata da quella consapevolezza che si faceva spazio nella sua mente, aveva deciso di allontanarsi per un po' e di ritrovare serenità proprio in quel luogo da cui invece era scappata qualche tempo prima. Eh già Il destino gioca brutti scherzi. Era il destino che in quel momento la voleva in camera sua sotto la tenera figura della madre in uno stato di completa serenità e pace. 

Poco importava se stare in quella casa le riportava a mente suo nonno, poco importava perché lei così voleva andare avanti. "I ricordi fanno bene, danno la forza di continuare" spesso ripeteva la giovane ragazzina.

Si alzò dal letto e aprì la finestra. I candidi raggi del sole inondarono il suo viso e sospirando la bella sayan salutò con un sorriso la natura che circondava casa sua. Dopo essersi preparata corse in casa di sua nonna e suo zio dove amava trascorrere la maggior parte del tempo, soprattutto nelle ultime settimane. Il motivo? Facile. Trunks ultimamente accorreva in casa Son per passare del tempo col suo migliore amico, Goten! Pan naturalmente non si lasciava sfuggire occasione per ammirarlo in tutto il suo splendore. 

La cosa che più riusciva a renderla felice era che Trunks aveva mantenuto la sua promessa: erano ormai settimane che aveva cominciato a frequentare Marron e  non aveva mai abbandonato Pan, le era rimasto sempre accanto e anche se ormai non uscivano più tanto insieme, dato il troppo lavoro del ragazzo, si vedevano quasi ogni giorno a casa della nonna Chichi. 

Ed era così che Pan aveva ritrovato la sua serenità. 

Aveva accettato che probabilmente Trunks occupava un posto speciale nel suo cuore (ma era convinta che si trattasse di una cosa passeggera) e soprattutto si era ripromessa di non stare mai nello stesso posto con Marron e Trunks, dato che comunque la cosa le provocava un certo fastidio. 

Quel giorno però Trunks si era preso una giornata tutta per loro e Pan non poteva essere più contenta all'idea di stare un po' col suo amico. 

Entrò in casa della nonna urlando a gran voce "Buongiorno", Andò in cucina e lo vide. 

Il suo Trunks. Era lì seduto attorno al tavolo con Goten mentre la nonna cercava di sfamarli cucinando tutte le sue migliori pietanze... Quasi fossero reduci da una battaglia e in cerca di forze... E pensare che anche lei durante i pasti ci andava giù pesante. Era divertente pensare che loro erano tutti legati da quel piccolo particolare: il sangue sayan... e soprattutto questo portava Pan a vedere tutti sotto una luce diversa, come se fossero una grande famiglia...  

"Pan?!" Il suo nome fra le labbra di Trunks risuonava ancora più bello.

"Truuunks" urlò la ragazzina avvicinandosi a quel viso tanto dolce che la stava scrutando. 

Negli ultimi tempi si soffermava molto a riflettere, bastava il minimo particolare a portarla in luoghi lontani, a farle incominciare quelle sue lunghe riflessioni interiori che magari agli occhi degli altri la rendevano probabilmente troppo strana e taciturna.  

"Allora Pan che farai oggi?" chiese la nonna  ponendole un piatto davanti. 

"Come al solito starà a casa a studiare" rispose lo zio fastidiosamente divertito. 

A studiare. Erano settimane che Pan  si concedeva sempre meno tempo per se stessa poiché Gohan, visto quanto accaduto l'anno precedente, l'avventura nello spazio e poi le varie battaglie, pensando che la figlia avesse trascurato troppo lo studio, aveva deciso di metterla sotto per farle recuperare tutto. 

E Pan, che dello studio se ne era sempre infischiata, non riusciva proprio a sopportare il suo "atroce" destino, anche se alla fine aveva deciso che sarebbe stato un ottimo metodo per distrarsi un po'. Si volse con sguardo assassino verso lo zio e rispose:

" Io oggi esco con Trunks... Vero?" 

Terminò volgendosi verso quegli occhi azzurri che tanto le piacevano. 

Tuttavia l'espressione che assunsero non le piacque affatto: Trunks se ne era dimenticato. 

"Avevi promesso..." fu tutto quello ce riuscì a dire. 

"Si Pan e manterrò la mia promessa... Solo che stamattina avevo un impegno a lavoro e mi era completamente passato di testa. Perdonami" 

"Scusa ma allora perché sei qui già così presto?" insisté lei.

"Non mi sono ritirato a casa Pan, ieri io e Goten abbiamo fatto tardi e quindi sono rimasto qui." rispose il giovane presidente in cerca di un po' di comprensione.

"Va bene.. Allora ci vediamo a pranzo ok?"

"A pranzo proprio non posso, ho promesso a Marron che saremmo stati insieme... Facciamo stasera... Per te va bene?" chiese lui speranzoso.

"Certo, A stasera...ora vado, ciao a tutti" rispose con filo di amarezza. 

Sentiva il sangue ribollire nelle vene. 

Marron era tanto più importante di lei? Perché lui non riusciva a stare nemmeno un giorno senza di lei? E soprattutto come aveva potuto dimenticare il loro appuntamento? 

Quella sera gli avrebbe parlato e gli avrebbe fatto capire quanto stava sbagliando. 

Ma certo! Fino a quel momento era andato tutto bene solo perché Non erano più usciti insieme ma ora che lei chiedeva un po' di tempo da passare insieme ecco che sorgevano mille problemi... Problemi che invece non si poneva nel momento in cui sarebbe dovuto andare a pranzo con Marron. 

Che rabbia! avrebbe voluto urlare! L'avrebbe fatto se non fosse stata così vicina a casa sua perciò per scaricare la rabbia si limitò a prendere a pugni e calci un albero... Almeno finché non cadde a terra esausta, ormai non più abituata a quei ritmi di "combattimento". Rientrò in casa e si chiuse in camera sua attendendo l'arrivo della sera...

 

 

Nonostante fosse molto arrabbiata e delusa dall'atteggiamento di Trunks, aveva aspettato con ansia quel momento, dopotutto le erano mancate le sue uscite con il suo migliore amico e non riusciva a credere che finalmente si sarebbero divertiti da soli cm un tempo. 

Volava verso la città, verso il suo amore, Verso la sua fonte di felicità. 

Amava la sensazione che stava provando, amava quel venticello che le scompigliava i capelli e che le dava il potere di sentirsi libera, libera di fare qualunque cosa, di sentirsi onnipotente, di urlare al mondo che il suo cuore apparteneva a Trunks Brief, di urlare al mondo che lei Pan Son stava per correre fra le braccia del suo amato, questa volta per non staccarsene mai più. 

Arrivò in città, si sedette vicino la Casetta che  quasi un mese prima

l'aveva ospitata per qualche giorno. 

Attese per un po' impaziente l'arrivo del suo Trunks, perdendosi in tutte le fantasie che la sua mente stava elaborando, sognando una vita con lui, un'unione con lui, un Unione che andava a collegare indissolubilmente quelle due famiglie che da sempre erano legate dallo stesso sangue. 

Nonostante fosse dotata di poca femminilità, Pan come tutte le ragazzine quindicenni sognava l'amore, quell'amore che le avrebbe sconvolto la vita e capire che il suo amore in realtà lo aveva avuto vicino sin da bambina l'aveva resa felice. Sapere che poi il suo amore era un uomo quasi trentenne l'aveva completamente spiazzata, ma quanto può importare l'età? 

I pensieri come al solito si erano impossessati di lei e quasi le avevano fatto dimenticare del suo appuntamento, controllò l'orario e la sua paura fu tanta quando vide che tra un pensiero e l'altro era ormai passata quasi un'ora... E di Trunks nemmeno l'ombra... 

Le si fermò il cuore... Che gli fosse successo qualcosa? Che se ne fosse dimenticato nuovamente? 

Corse a gran velocità alla Capsule Corporation con la speranza di trovarlo travolto da milioni e milioni di carte, e quando giunse a destinazione invece di affrontare l'infinita scalinata che l'avrebbe portata da lui, volò in alto e si fermò in corrispondenza della finestra del suo ufficio.  

Ma con suo grande sconforto non trovò nient'altro che il buio totale. Allora sfrecciando nell'aria si diresse verso casa Brief ma fu fermata dal suono del suo cellulare che non terminava di vibrare. Si fermò, lo prese fra le sue mani e lesse il nome che apparve sul display. 

Trunks c'era scritto. Il suo cuore si liberò da quel terribile peso che l'aveva accompagnata fino a poco prima e subito andò a leggere il messaggio. Lei era andata via dal luogo dell'incontro e probabilmente anche lui la stava cercando. 

-Pan, piccola mia, sono stato trattenuto e farò troppo tardi.. Davvero mi dispiace, spero di farmi perdonare al più presto piccola... Ricorda che ti voglio bene-

Non era il messaggio che si era aspettata. Anzi era l'opposto. 

Pian piano le lettere sul display incominciarono ad essere sempre meno definite e Pan a poco a poco sentì di non essere più capace di reggersi in aria. Cadde, lentamente, sull'asfalto mentre le lacrime offuscavano completamente la sua vista.

Si alzò e rotta dal pianto, quasi fosse stata colpita mortalmente, si aggirò per le strade di quella città senza una meta ben precisa. Stavolta Trunks l'aveva ferita sul serio...

-Perché mi ha fatto questo? Cosa è cambiato per lui?- pensava senza sosta la piccola in preda alla disperazione -che fine ha fatto il nostro per sempre? Non è questo il Trunks che conosco io.. Possibile che Marron l'abbia cambiato così tanto... Guardo al mio domani e Non vedo niente, mi sento persa senza colui che fino a questo momento mi ha dato la forza... e non so che fare, sento solo un dolore terribile- 

Si fermò per accucciarsi vicino un palazzo troppo vicino casa Brief, e pianse. 

-se questo è l'amore allora non ci voglio avere nulla a che fare. Pagherei per tornare una bambina e riavere la mia vita, per rimanere in tutta la mia ingenuità e per permettere al nonno, al mio papà e a chiunque mi ami di proteggermi da tutto ciò che possa farmi male. 

Trunks non voglio credere che tu sia cattivo... Non POSSO credere che tu sia cattivo... Ma dico solo che sono stata una stupida a credere alle tue bugie! Sei come tutti gli altri! 

Ho pensato di aver visto in te qualcosa di diverso ma mi sbagliavo...  Credevo di avere un angelo accanto a me, un angelo che sarebbe stato sempre e solo mio... Per questo ho provato a conquistarti ma non ci sono riuscita. Ora piango e sono qui, stretta in quest'angolo e sconfitta, a sognare di fuggir via da tutto questo. Amore mio perché mi hai fatto questo? Perché?-

Fra un singhiozzo e l'altro i suoi pensieri prendevano forma nella sua mente dandole man mano un colpo sempre più duro. 

Lei, la dura Pan Son stava conoscendo l'amore in tutte le sue sfaccettature e quasi stava odiando se stessa per aver permesso al suo cuore di far subentrare un sentimento così spietato. 

Un tocco la fece sussultare. 

"Tutto bene?" le chiese un ragazzo con aria interrogativa. 

"sembri... sconvolta..."

Il modo in cui si era rivolto quel ragazzo non le piaceva affatto, arrogante e impertinente. 

"Chi sei e cosa vuoi?" chiese lei in tutta la sua scortesia. 

Ecco ora già si riconosceva. 

"Mi chiamo Ryo" rispose lui, non dando conto all'atteggiamento scontroso della ragazza. 

"Bene Ryo, non ho bisogno di nessuno quindi sparisci" urlò lei ancora più infastidita. 

"non sembra, a giudicare dal tuo aspetto. Anzi io credo ci sia qualcosa che ti ha turbato parecchio, e per essere qui senza nessuno posso pensare che tu sia completamente sola..." 

"Oppure che l'abbia voluto io... DI MIA SPONTANEA VOLONTÀ!"  lo interruppe Pan. 

"Ma che razza di persona sarei se lasciassi una ragazza in piena difficoltà da sola di sera?" insisté Ryo. 

"A giudicare dal tuo aspetto non mi sembri una persona di cui fidarsi!" 

"ahahahahah beh effettivamente, non  sono fra i migliori esseri viventi e infatti non offro il mio aiuto a tutti... Solo a chi non mi dispiace..." affermò il ragazzo. 

Anche lui sembrava molto solo e questo fece nascere in Pan tanta tenerezza e forse quasi pentimento per averlo trattato male precedentemente. D'altronde le aveva solo offerto un aiuto. 

"é un modo particolare per dirmi che ti sono simpatica?" chiese lei stavolta scherzosamente. 

" Sei diversa" corresse lui. 

"che?" non riusciva proprio a capirlo quel Ryo... Era un involucro di mistero! 

"Non sembri come le altre ragazze... Guarda i tuoi vestiti, sei vestita da maschio" terminò lui divertito dalla strana ragazzina che aveva di fronte.

"Ma come ti permetti è solo un abbigliamento sportivo!!!" controbatté Pan chiaramente infastidita dall'affermazione del nuovo "acquisto". 

"ehy, calma! Non era un offesa... Sei bellissima così!" 

Ma guardarlo... Che sfacciato.. Nemmeno da 5 minuti si conoscevano e già faceva il cascamorto con lei. 

"Perché sei sola? Non hai paura?"

" pff.. Paura? Stenderei chiunque voglia cercare di farmi del male!"

"Mmm... Sei molto sicura di te" rispose meravigliato lui. 

"Ma certo perché io non sono come voi umani io sono una... Ecco... Io sono... La nipote di Mr. Satan!"

Incredibile... Si era lasciata andare così velocemente che quasi Non era riuscita a contenersi. In pochi minuti già tutte queste confidenze? Ma dai!!! Era surreale! Fra l'altro solo in quel momento si accorse che quel ragazzo si era seduto accanto a lei ormai da un po'.

"e con questo?" gli chiese sempre più incuriosito.

" da quando ero molto piccola che mi hanno insegnato a combattere... Me la cavo diciamo" rispose lei sorridendo.  

"Beh non è comunque consigliabile girovagare così per la città quindi vieni ti accompagno a casa." 

Stupido. 

Lei avrebbe potuto stendere facilmente a terra anche lui, nonostante non avesse un livello di forza chissà quanto alto. 

"È molto lontano... Abito sui monti Paoz" lo avvertì lei.

"Non ho fretta di tornare a casa" rispose lui sorridendo. 

" Ma come i tuoi genitori non ti direbbero niente?"

"Abito da solo... Da un po' sono andato via di casa.. Mi procuro da vivere lavorando in un locale di fronte la residenza della famiglia Brief" raccontò il ragazzo con un filo di orgoglio. 

"Oh... " eccola! si era incupita. Proprio non riusciva nemmeno ad ascoltare il suo cognome. 

E di questo Ryo se ne accorse. 

"Mmm... Li conosci?"

"Bra Brief è la mia migliore amica... Mi hanno vista crescere."

"Woooow" rispose lui meravigliato.

 

Pan non seppe ben dire quanto tempo passò prima che giunsero sui monti Paoz, però era molto grata a quel ragazzo, che infondo le aveva un po' risollevato il morale. 

"Siamo arrivati... Questa è casa mia"

"Bene... Ciao stammi bene... " e si voltò per andarsene. 

"anche se eri piuttosto indesiderato...  Grazie"  Rispose lei col suo fare poco gentile. 

"ci rivedremo..." affermò lui voltandosi. Aveva uno sguardo fortemente malizioso ed era troppo sicuro di sè... Generalmente queste cose infastidivano parecchio Pan.

"Probabile... Vado spesso da Bra!" 

"bene arrivederci... Arrivederci.. Aspetta ma qual è il tuo nome?" 

"Pan" 

"Arrivederci Pan" 

Le rivolse un sorriso stupendo, stavolta Pan non riuscì a trovarci nemmeno un difetto. E così rispondendo al sorriso si ritrovò a dire:

"Ciao..."

 

Presuntuoso, arrogante, malizioso.. Un poco di buono! 

Ma in fondo Ryo le era simpatico, e poi come poteva dimenticare quello che aveva fatto per lei quella sera? Era stato così gentile. Non le aveva fatto pensare al suo Trunks e considerando il pessimo stato in cui l'aveva ritrovata, poteva quasi sembrare un miracolo! Si sentiva leggermente più serena però Quasi si era pentita di averlo lasciato andar via... Ora si sentiva nuovamente sola. 

Entrò in casa della nonna, e fra il buio di quell'ambiente così familiare si sentì libera di lasciar andare qualche lacrima. 

Si diresse in camera di Chichi e senza dir nulla, nè svestirsi si stese sul lettone che aveva fatto da testimone alle tanti notti d'amore dei suoi nonni. 

Il posto che occupava era quello di Goku, e per la prima volta Pan lo sentì accanto a lei. Sentiva il suo profumo e questo la incitava ad accarezzare le morbida lenzuola su cui tante volte si era posato. 

La nonna le era stesa accanto, Pan le si avvicinò e si lasciò circondare dalle braccia di Chichi. Così mentre la piccola Pan dava inizio ad un pianto liberatorio affondando di colpo la testa nel petto della nonna , la moglie di Goku accarezzava dolcemente la testa e le baciava delicatamente la fronte con tutto l'amore che forse anche a lei mancava.

 

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Capitolo 7
*** Non so chi sono e chi sarò... ***


Ciao a tutti :) volevo ringraziare tutti colore che seguono, che hanno messo fra i preferiti e che recensiscono le mie storie xD fra un po' di capitoli ci sarà un salto temporale, che ci porterà avanti di ben 4 anni!!! 

Comunque alla fine di questo capitolo troverete uno spezzone "dal diario di Trunks" dove chiaramente ho messo una canzone! ( non vi dicIo se è dedicata a Pan o a qualcun altro xD ) 

Alla fine mi piacerebbe mettere a paragone i vari sentimenti... Quindi penso che ci sarà in ogni capitolo :) Nn so poi si vede xD  comunque ora vi lascio al capitolo 

BUONA LETTURA e recensite Perfavore. 

 

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Passarono giorni... Giorni di completa agonia, durante i quali Pan preferì chiudersi in camera sua a pensare...

 Più volte Trunks aveva tentato di farle visita ma la nonna con qualche scusa riusciva sempre a dissuaderlo dal farlo. 

Si scambiavano stupidi messaggi nei quali la piccola sayan non mostrava alcun risentimento nei suoi confronti, non riusciva ad essere arrabbiata con lui perché in fondo nessuno dei due aveva colpa. Il loro rapporto era sbagliato... Una quindicenne e un ventinovenne? 

Era insano, strano... Tremendamente sbagliato! 

Eppure Trunks era stato il suo unico punto di riferimento in quel periodo e lei ne aveva assolutamente bisogno,aveva bisogno della sua amicizia, dei suoi sorrisi e della sua calma, che come fosse un tranquillizzante riusciva a infondere calma e benessere anche nella ragazzina. L'unico errore di Pan era l'amore che provava nei suoi confronti, che fosse passeggero, che fosse VERO o semplicemente che fosse un amore dettato dal bisogno inevitabile che aveva di lui, questo ancora lo doveva capire. Tutto quello che sapeva in quel momento era che era stato proprio quell'amore ad aver rovinato tutto e incominciò ad odiarsi, ad odiare quel sentimento che invece in passato aveva portato tanta gioia  agli altri membri della sua famiglia. Ma Pan l'aveva capito da molto ormai che lei per l'amore non era fatta! 

Quel giorno c'era un sole bellissimo, sembrava più splendente e caldo, tanto caldo che riuscì a riscaldare il cuore della piccola sayan, di nuovo. 

Voleva uscire un po', voleva rivedere la sua migliore amica e il piccolo Gil, voleva ritornare ad essere felice come lo era stata tempo prima e ci sarebbe riuscita sicuramente! 

In quei duri giorni la nonna l'aveva aiutata molto. 

Pan infatti, vedendola naturalmente preoccupata dopo la sera in cui dormirono assieme, le aveva raccontato tutto: di Trunks, delle notti passate nello stesso letto, dell'amore che Lei stava cominciando a provare. Chichi si era mostrata un po' scettica a riguardo, anche lei come Bra aveva pensato che si trattasse di una cotta passeggera, poi qualcosa negli occhi di Pan le aveva fatto cambiare idea. 

"Tu lo ami sul serio" le disse in quell'occasione.

La sua era un'affermazione, non una domanda e Pan fu felice che finalmente sua nonna avesse incominciato a prenderla sul serio, aveva immaginato che lei, forse l'unica, avrebbe potuto capirla: anche lei si era innamorata da bambina di un piccolo sconosciuto dai capelli neri che viaggiava su una nuvola! E sicuramente non era stata una cotta passeggera...

Forse per Pan la situazione era un tantino diversa in quanto "il suo piccolo sconosciuto" aveva 14 anni in più rispetto a lei! ma quanto poteva contare per una ragazzina innamorata uno stupido numero? Nei suoi sogni quel numero non faceva differenza, nella realtà purtroppo si. 

E Chichi fu molto attenta nel spiegargli questo concetto, attenta a non scoraggiarla, a non farla soffrire eccessivamente ma la nipote non era più una bambina, e capì subito. 

Quella mattina però necessitava di un'altro consiglio, voleva a tutti i costi svelare il suo segreto alla migliore amica perciò Andò di corsa a salutare la famiglia. 

"buongiorno famiglia" 

Irruppe con eccessiva furia in casa della nonna dove tutti erano seduti a far colazione, l'aveva fatto apposta così avrebbero capito che quel giorno stava meglio... Molto meglio... 

E infatti così fu. 

"Vieni Pan, mangia con noi!" la incoraggiò lo zio, consapevole del fatto che La nipote era stata quasi a digiuno in quei giorni. 

Quanto voleva bene a suo zio, litigavano spesso, troppo spesso ma i loro litigi erano come quelli fra fratello e sorella. E infatti per Lei era proprio come un fratello, e in quanto tale avrebbe ucciso chiunque avesse provato a far del male a Goten.

"No, io esco" le rispose acida come sempre. (era il suo modo di dimostrargli  l'affetto.) 

"Dove vai Pan?" s'intromise Gohan con tono severo. 

Videl, quasi commossa dalla vitalità ritrovata della figlia diede un calcio sotto il tavolo a Gohan. Inutile dire che il marito quasi non sentì il contatto, e Videl questo lo sapeva bene, ma d'altronde il suo era stato solo un gesto di ammonimento. 

"Vado da Bra" rispose Pan divertita per la scenetta che le si era presentata. 

Chichi s'irrigidì al pensiero che probabilmente la meta della nipote non era affatto Bra. Nonostante avesse accettato i sentimenti della nipote non poteva accettare nessuna relazione fra lei e Trunks. 

Adorava Trunks, l'aveva accolto in casa come fosse suo figlio e riteneva potesse essere un ottimo partito per ogni donna.. Ma appunto per ogni donna. 

Pan era ancora troppo piccola.

La piccola sayan si accorse dell'atteggiamento della nonna e per farle capire che non avrebbe dovuto preoccuparsi le regalò un dolcissimo sorriso. 

Poi volò via...

 

 

Si fermò poco prima dell'abitazione di Bulma e continuò a piedi. 

I Brief vivevano nel centro della città, un centro particolarmente frequentato e per evitare di creare scalpore, almeno in pieno giorno, preferiva farsi un breve tratto di strada a piedi. 

Le batteva il cuore al pensiero di rivedere Trunks , la ragione le diceva di rallentare il passo per evitare un incontro, il cuore le diceva di correre a perdifiato per cadere nelle braccia del suo principe. Rallentò il passo ma Guardò più volte l'orologio, aveva solo 5 minuti prima che Trunks cominciasse le sue solite riunioni mattutine, e Pan sapeva bene che col passo che stava tenendo non sarebbe riuscita a vederlo. 

Allora accelerò il passo fino a correre poi si fermò per camminare molto lentamente, poi riprese a correre dopo aver scrutato l'orologio poi di colpo si fermò nuovamente. 

Quel suo atteggiamento le stava facendo perdere la pazienza, l'indecisione proprio non la sopportava!!! Allora si fermò completamente ma ogni singolo muscolo del suo corpo la incitava a proseguire... Di fretta! 

"uuuff...al diavolo! Io corro" 

E detto questo sfrecciò. Giunta in prossimità della residenza Brief vide la macchina di Trunks già fuori casa, il suo cuore prese ad accelerare per l'emozione, le mancava un piccolo tratto di strada e sarebbe arrivata da lui. Chiuse gli occhi e corse ancora più forte finché non Andò a sbattere contro una figura alta e snella. 

Cadde a terra e vide la macchina di Trunks partire. La rabbia cominciò ad annebbiare la sua mente, e urlò con tutta la furia che aveva dentro:

"Ma vuole guardare dove mette quei ca..."

Non fece in tempo a terminare la frase che alzò il capo e vide una presenza inaspettata.

"Ryoooooo" 

La sua voce non esprimeva più risentimento e rabbia ma stupore e felicità. 

In quei giorni tanto cupi per Pan qualche pensiero sicuramente era volato a quel ragazzo che l'aveva tenuta compagnia per molto tempo e che era stato capace di risollevarle il morale, quel ragazzo un po' trasandato ma bello da mozzare il fiato, quel ragazzo che si procurava da vivere da solo lavorando in un locale di fronte casa di Bra. Ma certo! Era inutile stupirsi tanto, lavorava lì di fronte, c'erano alte probabilità di incontrarlo. 

Ryo l'aiutò ad alzarsi. 

"Ti sei fatta male, Pan?" 

Al suo nome allegò un perfetto sorriso che colpì profondamente Pan. 

"Macchè, tu non sai quel che dici!" rispose lei, spavalda come sempre. In questo aveva sicuramente preso da suo nonno Satan, solo che a differenza di lui, lei aveva tutto il diritto di darsi qualche aria. 

"oh già, dimentico di parlare con la nipote di Mr.Satan!" rispose lui ironico. 

"... E di Son Goku!" rispose lei con un filo d'orgoglio, quasi dimenticando che Ryo non poteva conoscerlo.

"Mmm... E sarebbe?" rispose curioso e impaziente di conoscere la risposta. 

Stupida. Ma che gliene importava!!! Con Ryo sentiva di poter dire o fare tutto. 

"Il più forte dei forti... Il mio angelo d'oro" rispose lei rivolgendo lo sguardo e un sorriso al cielo, dove l'aveva visto per l'ultima volta, allontanarsi su quel dragone di enormi dimensioni. 

"Ahahahahah, sei fenomenale Pan Son!" rispose lui divertito

"e come fai a sapere il mio nome?" chiese la sayan meravigliata. 

"beh è risaputo che Mr. Satan abbia una figlia, non un figlio! E generalmente in questi luoghi è la moglie ad entrare nella famiglia del marito."

"Sei un genio" si complimentò Pan per l'ottima e fulminea analisi dell'amico. 

"Lo so" 

Eccolo modesto come l'ultima volta che s'erano visti. Stranamente non le dava fastidio quell'atteggiamento anzi la divertiva. 

"Senti Pan, ho da fare delle compere per il locale, ti va di venire?" le chiese inaspettatamente.

"Vorrei, ma devo andare da Bra"

"Peccato, beh questo il mio numero" le disse porgendole un fogliettino poi terminò:

"così la prossima volta se ci incontreremo non sarà per caso, ma per nostro volere." 

" hai i bigliettini per tutte le tue conquiste?" chiese Pan inarcando le sopracciglia, chiaro segno di rabbia. 

"Ma sei impazzita? Ahahahah 

Non dò il mio numero a chiunque... 

Diciamo che dalla settimana scorsa, speravo di incontrarti ogni giorno... Or vado Ciao" e le diede un bacio sulla guancia.  

Quelle parole le tolsero il respiro. Era tutto così nuovo per lei.

Poi però quel bacio l'aveva innervosita! Che sfacciato!!! Era solo la seconda volta che si vedevano  e già osava comportarsi in quel modo... La prossima volta l'avrebbe pestato! Iniziava a chiedersi perché non l'avesse già fatto dalla prima sera. 

Ripose il bigliettino in tasca e si affrettò a bussare alla porta di casa Brief. Fu Bulma ad aprirle e teneramente l'accolse con un'abbraccio, Bulma come sempre era bellissima: aveva abbandonato quell'orrido vestito arancione per dedicarsi  a vestiti ben più giovanili e aveva un'acconciatura differente, simile a un taglio che aveva in una foto che Chichi custodiva in camera sua, dove vi erano tutti, tranne Goku, e Bulma indossava un bellissimo completino rosso e un foulard giallo.

C'era da aspettarselo, Bulma durante il Periodo di pace sembra aveva ritrovato la giovinezza, forse anche sotto effetto degli incoraggiamenti di Bra. 

"Bra dorme, Pan... e Trunks è andato a lavoro" disse la donna dopo quell'interminabile abbraccio.

" Sisi Bulma, lo so.. Bra m ha detto di svegliarla xd" mentì Pan.

Adorava nonna Chichi, sentiva di poter parlare con Lei di qualunque cosa! Ma odiava il fatto che la nonna parlasse troppo! Soprattutto con Bulma, l'amica di lunga data. 

Ora anche lei sapeva del suo problema con Trunks e probabilmente anche Vegeta. Povera  Pan! Che vergogna... Ora capiva il perché  di quell'abbraccio lungo e amorevole. 

Salì di fretta le scale e in pochi secondi si ritrovò in camera di Bra.

"BRA! BRA! Svegliati!" urlò scuotendola con tutta la "grazia" che caratterizzava la sua persona

"Pan vai via muoviti!!! Lasciami dormire" pregò l'amica dai capelli turchesi 

"Non posso! Ti devo parlare!" 

"Che diavolo vuoi?" Rispose bruscamente. 

Se c'era una cosa che Bra odiava era essere svegliata in quel modo burbero, non a caso erano sempre Bulma o Trunks che con gentilezza la convincevano ad alzarsi. Vegeta non aveva mai provato a fare una cosa del genere, nonostante Bra fosse la sua adorata bambina, i due erano troppo simili. 

"Hai gli occhi tristi..." aggiunse. 

Si era calmata, aveva notato che in Pan qualcosa non andava e forse un po' si era pentita di averle risposto male. 

Bra spostò leggermente le lenzuola e fece segno all'amica di raggiungerla nel letto, appena Pan la raggiunse sotto le coperte raffinate, le fece appoggiare il capo sul suo petto e cominciò ad accarezzarle il viso. 

"Allora che ha il mio piccolo uragano?" aggiunse in un tono materno che le si addiceva particolarmente. 

"Il tuo piccolo uragano... Lo ama!" ammise Pan, non senza sforzo, rimanendo ferma fra le braccia dell'amica. 

"Il mio piccolo uragano sta parlando del mio fratellino?"

Stava sdrammatizzando. In realtà era tesa, il respiro le si era fermato, così come le sue mani delicate, che più  non disegnavano dei piccoli cerchi sulla sua pelle. 

"Ti prego Bra, prendimi sul serio" e scoppiò in un doloroso pianto. 

Bra la stava osservando, le guardava gli occhi e capiva tutto. Quegli occhi che una volta erano giovani e spensierati adesso non sembravano più occhi di una ragazzina, ma di una donna... Una donna che ne ha passate tante. 

E questo era sbagliato! Pan non era una donna, era solo una bambina di 15 anni e in quanto tale Non poteva già legarsi in questo modo ad una persona! 

"Ti ho sempre presa sul serio, ma questa situazione mi spaventa: Trunks é tanto più grande di te, e voi non potete avere alcuna relazione al di fuori dell'amicizia... Ti prego amica mia renditi conto che è impossibile" Bra strinse Pan fra le sue braccia, sempre più forte e continuò:

"Tempo fa ti guardavo e pensavo: eccola la mia eroina! La mia piccola amica che a soli 4 anni ha avuto il coraggio di sfidare chiunque al torneo! La mia amica che per anni si è presa cura della salvezza nella nostra città,  e che è partita senza alcuna paura per un viaggio nello spazio! Una ragazzina che non ha mai avuto terrore di nulla! Quella era la mia Pan e ora, invece..." 

"ora invece mi guardo allo specchio e penso: chi è questa ragazza che ho di fronte.. Mi assomiglia ma non è come me... " la interruppe Pan. 

"esattamente" affermò la turchese. 

"Bra io so che non accadrà mai nulla fra me e Trunks... Ed è questo a farmi star male! 

Però io credo che amare una persona significhi volere che essa sia felice, e io voglio che Trunks abbia il meglio dalla vita perciò tutto quello che mi rimane da fare è mettermi da parte... anche se so che sarà dura perché comunque lo amo tanto anch'io" 

Un'ultima lacrima le scese dal viso... quell' ultima lacrima avrebbe segnato la fine della sua sofferenza. 

 

Pan stava maturando e pian piano riusciva a capire qual era il suo posto... Anzi non aveva ancora ben compreso quale esso fosse realmente ma sicuramente aveva compreso che non poteva essere affianco a Trunks. 

Nonostante ciò una cosa si era ripromessa: a 70 anni,  nel momento in cui si sarebbe stesa per terra e avrebbe chiuso gli occhi, ripensando alla sua vita, non avrebbe cacciato una lacrima o non avrebbe avuto pentimenti, ma anzi sarebbe stata fiera del percorso che l'aveva portata fin lì... E sarebbe stata fiera di quel che sarebbe diventata!

Era una promessa che aveva fatto a sé stessa e si sarebbe impegnata nel mantenerla durante tutta la sua vita. 

"Io credo che non devi sforzarti di eliminare i tuoi sentimenti, allontanandoti da lui, perché poi in caso di riavvicinamento il sentimento potrebbe tornare... Anche più forte di prima! 

Devi cercare di tramutare il tuo amore in amicizia! Trattalo come fosse un  amico e vedilo come tale! Funzionerà Pan!" 

Bra si era alzata dal letto e percorreva a passi veloci la sua stanza mentre borbottava piani senza senso per aiutare Pan... 

Bra e la sua mania di avere tutto sotto controllo! Quanto l'adorava... 

"comincia a conoscere altre persone... Siamo chiuse in questo circolo vizioso dei sayan!! Abbiamo bisogno di un po' d'aria da questa nostra realtà." aggiunse Bra. 

"Hai ragione! Tutte le nostre amicizie, tutta la nostra vita é sempre limitata al nostri gruppo... Facciamo tutto assieme e tendiamo a chiuderci nel nostro bel mondo fatto di Sayan! E penso che un po' d'aria potrebbe farci bene senz'altro! Per questo sto conoscendo un ragazzo!" confidò Pan. 

"Previdente il mio uragano... Precoce... Brava Pan... Chi è?" 

Eccola cominciava ad esaltarsi... Tipico di Bra Brief! 

"Ryo...  Dopo te lo faccio vedere! Lavora qui di fronte" rispose emozionata Pan.  L'allegria dell'amica influenzò anche la ragazza dai capelli d'ebano. 

"facciamo così io ora mi preparo e vengo a pranzare da te così per strada mi racconti tutto... Ok?" propose la bella turchina. 

"ahahahah Bra ma che fai t'inviti da sola?" 

"Certo... Casa tua è casa mia Pan!" rispose ridendo la principessa dei sayan.

 

Era passata quasi un'ora da quando Pan aveva scambiato l'ultima parola con Bra, era risaputo che l'amica impiegasse parecchio tempo nel prepararsi ma un'ora le sembrava leggermente eccessivo. 

Pan allora decise di girare un po' per la casa in cerca di Gil, ma del piccolo robottino nemmeno l'ombra! 

Andò nella sala da pranzo e lì vi trovò Vegeta. 

"Ciao Vegetaaa!" esclamò a gran vice la ragazzina. 

"ciao...". Fu la risposta che ebbe. 

Aveva un viso pensieroso e guardava fuori la finestra della camera, Pan non seppe capire bene cosa turbava il sayan così tanto, certamente non poteva essere stanchezza, anche se il padre dell'amica aveva appena finito gli allenamenti. 

Gli allenamenti. Quanto era passato dal suo ultimo combattimento? 

Perché aveva tralasciato una cosa così bella come il combattimento? Davvero l'amore l'aveva portato a questo... Voleva tanto riprender i suoi allenamenti ma a casa sua ognuno era troppo occupato per dedicarle tanto tempo quanto un buon allenamento richiedeva. 

-beata Bra, che ha un padre che pagherebbe pur di combattere- pensò lei. 

Impiegò un millesimo di secondo per elaborare quel pensiero che le ronzava in mente... Allora chiamò:

"Vegeta?!"

"Uhm?" rispose il sayan evidentemente infastidito dalla ragazzina che lo aveva destato dai suoi intimi pensieri. 

"allenami!" chiese speranzosa Pan. 

"Ahhahahha sei impazzita? Io allenare la nipote di Karoth? Hai dimenticato forse che tuo padre vanta un passato a dir poco grandioso!" 

Conosceva bene le gesta del padre, il nonno le aveva detto che era il più forte quando era bambina ma erano anni ormai che il papà non si esercitava più seriamente, era troppo preso dal suo studio.

Nelle parole di Vegeta si poté udire rabbia e Pan non seppe dire bene la motivazione, fatto sta che stava quasi per rinunciare al suo desiderio, quando si ricordò la promessa che aveva fatto a se stessa e quindi continuò: 

"sei come mio nonno! Avete lo stesso sangue! Entrambi siete sayan puri, come li chiami tu... Entrambi avete combattuto per il bene dell'umanità... Entrambi... Entrambi... Non lo so... Forse perché siete i due nuovi capostipiti dei sayan... Coloro che stanno creando una nuova popolazione di noi sayan, anche se non puri... Non lo so... 

Però so che tu ami combattere, e so che non rifiuteresti mai di allenare un individuo della tua razza, del tuo popolo... Popolo di guerrieri! Riflettici Vegeta!"

Sapeva che c'avrebbe pensato sul serio, dopotutto doveva colmare quel grande dolore che aveva coltivato nel vedere crescere due figli poco interessati alla lotta.

Tutto ciò che accadde nei due minuti successivi fu quasi inesplicabile agli occhi della nipote di Goku... Vegeta si scaraventò su di lei, cominciando ad attaccarla dovunque, inizialmente Pan dette prova di sapersi difendere egregiamente, poi la stanchezza aveva preso il sopravvento ed era stata colpita da un pugno del suo avversario dritta nello stomaco! Era difficile mantenere il ritmo di Vegeta, era velocissimo in ogni sua mossa e riusciva sempre a capire qual era il punto più sensibile da colpire necessariamente in quel momento! Tutto questo in pochi secondi! 

Ora che il nonno non c'era e nessuno a casa aveva tempo per combattere, voleva imparare tutte quelle cose e sapeva benissimo che Vegeta era la persona più adatta ad allenarla. 

Era a terra distrutta, lo stomaco dolorante e non riusciva ad alzarsi, stava per arrendersi ma poi capì che doveva dar prova di essere forte e coraggiosa... Non era mai stato un tipo che si arrende alle prime difficoltà, sin da bambina non l'aveva Mai fatto... In quel periodo invece si era arresa troppe volte e questo non le piaceva. Voleva dar prova anche a sé stessa di essere di nuovo la Pan di un tempo e quindi si alzò dolorante e grondante di sudore, guardando Vegeta con aria di sfida. 

"Hai del fegato ragazzina! 

Domani alle dieci nella gravity room, non far tardi perché non ti aspetterò" disse Vegeta con quel suo sorrisetto tipico che Pan poco riusciva a sopportare, ma che in quell'occasione le sembrò uno dei sorrisi più belli che ebbe mai fatto! 

"non mi risparmierò solo perché sei la ragazzina di Karoth" continuò il principe. 

"Non t'ho chiesto di farlo!" terminò Pan, felice e riconoscente all'amico di famiglia per il grande favore che le stava concedendo. 

La risposta colpì il sayan che fiero guardò la sua allieva, poi girò le spalle e se ne andò.

 

"Pan eccomi!... O mio dio ma che schifo!" 

La voce acuta di Bra risuonò per tutta la grande casa, era impressionata dall'eccessivo sudore dell'amica, naturalmente non sapeva che poco prima aveva avuto un mini-scontro particolarmente intebso col padre. Ma Pan non si lasciò perdere occasione per riferirglielo e Così, dopo aver salutato tutti, mentre s'incamminavano verso i monti Paoz, cominciò: 

"Domani mi alleno con tuo padre!!!"

"CHE COSA? SEI IMPAZZITA?"

Inutile dire che l'amica rimase sconvolta! Lei generalmente scappava quando il padre le proponeva di fare degli allenamenti!!! 

Pan si girò per guardare Bra negli occhi e parlare, camminava all'indietro attenta a non cadere e continuò: 

"Bra dai riflettici, è la mia occasione di ritornare come prima! E poi non t preoccupare perché io Son...."

Non fece in tempo a terminare la frase che andò a sbattere con la schiena contro qualcosa, ricadendo fra le braccia di Bra che era accorsa per non lasciarla cadere. Stava già per voltarsi e chiedere scusa ma poi fu bloccata da una voce familiare che le disse: 

"Ma ci incontriamo sempre così?"

Pan si voltò e fu felice di vedere l'amico e con un gran sorriso lo salutò: 

"Ciao Ryo!!... T presenti Bra la mia migliore amica"

I due si strinsero la mano poi Ryo aggiunse: 

"Pan mi ha parlato molto di te Bra Brief"

"ne ero sicura" rispose la bella Turchesina. 

Ryo spostò poi il suo sguardo su Pan e dopo averla fissata per qualche secondo di troppo, chiese:

"Pan ma che hai fatto? Sei... Sei...? 

"Mi sono allenata" rispose Pan leggermente a disagio per l'aspetto terrificante che aveva. Forse avrebbe dovuto farsi una doccia da Bra prima di scendere.

"Ah già... Ti va di allenarci insieme domani? Io non lavoro" propose il bel ragazzo. 

Pan rimase pietrificata... Che si trattasse di un appuntamento per lui? Certo con Ryo si divertiva, si sentiva a proprio agio, le era simpatico e riconoscente.. Ma si conoscevano da pochissimo tempo e quella era la seconda volta che si vedevano. Senti una gomitata. Era Bra. Chiaramente lei voleva che Pan accettasse. 

Cosa doveva fare? Cosa doveva rispondergli? 

 

 

 

 

Dal diario di Trunks... 

 

E poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere, pregando di vederti ancora qui... 

Inutile parlarne sai, non capiresti mai... 

Mi sento un po' bambino ma lo so con te non finirà il sogno di sentirsi dentro a un film!

E poi all'improvviso sei arrivata tu... 

Non so chi l'ha deciso ma hai preso sempre più una quotidiana guerra con la razionalità...

 

 

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Capitolo 8
*** Ti cullerò fra le mie braccia... ***


Ciao a tutti quanti!!! Come vi va la vita :D stavolta c ho messo un po' in più a scrivere il capitolo! Ma non è colpa mia giuro T.T ma degli eccessivi compiti e delle simulazioni di esami di mer.. Ehm.. 

Vabbè lasciamo stare xD comunque stando ai miei calcoli... Un altro capitolo e poi avremo il salto temporale! :) finalmente u.u la storia si farà un po' più interessante :D 

Leggete leggete miei carissimi lettori :* un bacione e un grazie mille a tutti voi :D ci vediamo alla prox.. Recensite se vi va :P cmq sotto c'è un'immagine di Ryo... nn so in realtà chi sia ma io Ryo lo immagino così xD

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"Dannazione!"

Correva come un razzo per le vie affollate della città. 

"Giusto oggi dovevo far tardi... Vegeta mi ucciderà" 

La sveglia non le era suonata anzi a dire il vero non ricordava nemmeno se l'avesse impostata la sera prima! Era tipico: nei giorni di noia assoluta Pan era la solita mattiniera, nei giorni importanti invece si abbandonava ad un sonno talmente pesante che niente aveva il potere di svegliarla... In effetti tutto era una diretta conseguenza dei pensieri che le affollavano la mente la notte precedente un evento importante e infatti anche in quel caso l'unica cosa che ricordava alla perfezione era la lunga nottata passata in bianco a causa dell'emozione per tutto ciò che le era accaduto lo stesso giorno:

1- Vegeta aveva accettato di allenarla, evento più unico che raro!

2- Ryo le aveva chiesto di uscire... 

E lei dopo qualche esitazione aveva accettato!

A dire il vero non era proprio un appuntamento, Ryo aveva usato le parole "allenarci insieme", ma quanto potevano essere differenti quelle due misere paroline da quel parolone che vigeva nel linguaggio femminile!? 

Che differenza faceva?! 

Nonostante facesse di tutto per apparire serena e indifferente, la vispa sayan quel giorno era più euforica del solito e fortunatamente quello era un particolare eccezionale dato che l'euforia era capace di trasmetterle un'invidiabile vitalità! 

Quando giunse di fronte la residenza dei Brief bussò senza ritegno il campanello più volte, con l'intenzione di farsi aprire il prima possibile e di incominciare il suo primo allenamento. 

Dicono che il buongiorno si vede dal mattino, e a giudicare dall'inizio perfetto ( apparte per il ritardo) che aveva preso la mattinata Pan poteva certamente aspettarsi una giornata fantastica! Peccato però che tutte le  sue certezze svanirono nel momento in cui vide la persona che con garbo le aveva aperto la porta.

"Pan, piccola mia..."

Sorrideva lui. Sorrideva con quel sorriso perfetto lasciando intravedere il puro biancore di quei denti che illuminavano il suo sorriso, facendo risaltare stranamente anche gli occhi celesti come il mare di una zona costiera. Sorrideva in tutta la sua bellezza e a giudicare dall'espressione aveva il grande bisogno di essere ricambiato, Pan non sapeva il perché e non voleva saperlo. Credeva sarebbe riuscita a far finta di nulla e a continuare il loro rapporto come se quella dannatissima sera non fosse mai esistita, in quei pochi messaggi che si erano scambiati sentiva di esser riuscita nel suo intento, ma in quel momento... In quel momento in cui erano faccia a faccia sentiva di non poter essere padrona delle sue azioni. I muscoli della mano destra si contraevano quasi volessero spingerla con violenza verso quel viso candido perfettamente Bianco, e l'avrebbe fatto sul serio se lui non avesse interrotto quel silenzio imbarazzante. Sentì cingersi la vita con un braccio adulto e poi inaspettatamente con dolcissima violenza il suo viso si ritrovò immerso nella pelle profumata del suo amato. 

"Perdonami" le disse. 

Non fu tanto quella parola a sconvolgerla ma il fatto che nel momento in cui quell'ammasso di lettere uscì dalle labbra del sayan, il tono dell'amico sembrò essere colmo di... Disperazione! Sofferenza! 

Pan che all'inizio era un po' tesa, sentì dopo quel frangente di potersi abbandonare fra le braccia del suo compagno... Forse era stata troppo severa con lui! Era comunque un presidente e poteva succedere che il suo lavoro lo avrebbe tenuto occupato in alcuni giorni... 

E se invece fosse successo qualcosa con Marron? Se Trunks stesse cercando un po' d'affetto da Pan solo per allontanare Marron dai suoi pensieri? 

Era una codarda, una schifosa codarda! Tant'è che Non ebbe nemmeno  il coraggio di chiedergli delle spiegazioni.  

Lo strinse ancora più forte un'ultima volta e poi si liberò del suo abbraccio, si asciugò gli occhi e andò via, promettendogli prima: 

"Ne riparliamo al più presto... Devo andare"

Allontanò Trunks e si diresse verso la Gravity Room. 

Quanto il suo gesto fece male a Trunks non poté immaginare, mentre lei sofferente si dirigeva, non più a passi svelti verso il suo maestro, Lui era rimasto sull'uscio della porta a pensare, probabilmente al modo migliore per farsi perdonare... 

Era pensieroso e distante... Distante dalla realtà stessa. Fu una vocina familiare a destarlo dal suo mondo cupo e controverso!

"Le hai parlato?" 

Probabilmente Bra aveva assistito a tutto, e ora che Pan era andata via stava raggiungendo il fratello lentamente. 

"Non mi vuole ascoltare" rispose rassegnato Trunks. 

Bra chiuse la porta e con dolcezza abbracciò il suo fratellino. In quel momento la piccola Bra, la sorellina minore si stava prendendo cura del fratello maggiore, concedendogli solo dopo 16 anni quella protezione che invece Trunks le  stava donando da sempre, soprattutto nei momenti in cui si sentiva sola e persa. 

"Dalle tempo Trunks... Pan è stata molto male, vedrai che appena le dirai la verità tutto tornerà alla normalità... Spero!"

"Grazie Bra"

 

 

Si era fermata 5 minuti nel corridoio, con l'intento di ritrovare serenità. L'incontro con Trunks era stato devastante! Il cuore ancora le batteva forte e non era intenzionato a fermarsi! Tuttavia era perfettamente consapevole che se fosse rimasta un minuto di più in quel corridoio  come minimo sarebbe corsa fra le sue braccia oppure avrebbe fatto lunghe riflessioni sui suoi sentimenti, arrivando così a ricordare sofferenze che ancora avevano un certo effetto sul suo animo.

Entrò nella stanza della gravità, e appena mise piede in quello che per anni sarebbe stato il suo inferno, inaspettatamente cadde costretta a terra e senza aver possibilità di muoversi. 

Lottare la Gravità era più difficile di quanto pensasse, era stesa a terra e con gran fatica provava a rialzarsi!

"Sei in ritardo" le disse Vegeta, quasi indifferente all'accaduto. 

"Sul serio?" rispose ironicamente la piccola Pan ancora intenta a sfidare la gravità. 

Non doveva essere tanto superiore alla norma, lo poteva capire dalla facilità con cui Vegeta si muoveva, eppure lei si sentiva come se avesse un masso addosso. 

Si alzò lentamente anche se con gran fatica e Spavalda come suo solito, irruppe: 

"Combattiamo?" 

Vegeta la scrutò per qualche secondo... Poi sorrise. Che sorriso terrificante! Pan non poté far a meno di notarlo... 

"Vuoi combattere?" le chiese ghignando, e infine aggiunse: "Combattiamo!" 

Si trasformò in super sayan e sotto l'urlo di protesta di Pan, che riteneva ingiusta la tattica usata dal maestro, le si avventò addosso scatenando la reazione della ragazzina, che terrorizzata impiegò tutte le sue forze per scappare da un Vegeta terrificante! 

Non capiva perché stesse scappando... In fondo aveva combattuto nemici ben peggiori e con Vegeta era semplicemente un allenamento! 

Si voltò di scatto lanciando addosso all'uomo che si stava dirigendo verso di lei una Kamehameha! 

La mossa però non fu efficace, Vegeta infatti si dimostrò ben più veloce di essa, allora Pan gli si scagliò addosso e cominciò a colpirlo in ogni singola parte del corpo ma come Pan già si aspettava, Vegeta seppe evitare o parare ogni attacco! L'uomo rispose all'attacco della nipote di Karoth più o meno allo stesso modo: ininterrottamente e senza fermarsi le lanciò addosso una serie di sferette, Pan le evitò per parecchio tempo, ma poi la stanchezza prese il sopravvento, non era mai stata particolarmente veloce, eppure in quell'occasione il suo obbiettivo era proprio dimostrare di essere rapida nello spostarsi, nel sferrare i propri attacchi e di essere forte nel sostenere una gravità superiore alla norma!

Perciò quando una Kamehameha sferrata dal suo sfidante la colpì, cadde a terra esausta. 

Sbattè i due pugni a terra, arrabbiata per la sua sconfitta, ma dovette calmarsi all'istante perché la luminosità della stanza da rossa che era, diventò improvvisamente normale... 

"Puoi andare" le disse Vegeta senza ricambiare lo sguardo che Pan le rivolgeva terrorizzata. 

Aveva paura che Vegeta non la volesse allenare più e Lei sentiva di non essere pronta a un colpo del genere! Aveva bisogno di tenersi sempre allenata, lo doveva fare per Goku perché quando sarebbe tornato, Pan aubito gli avrebbe subito mostrato  tutto ciò che aveva imparato, attendendo di intravedere quello sguardo fiero che sempre in occasioni del genere lui rivolgeva alla nipotina. 

"Vegeta, perdonami..." cominciò a dire ma non fece in tempo terminare la frase che lui nuovamente affermò: 

"Sei stata brava" 

Ok era impazzito. Vegeta era letteralmente fuori di testa! 

"sei stata in grado di sostenere la gravità e sei stata sufficientemente veloce"

"io... Ce l'ho fatta.... Io ce l'ho fatta! CE L'HO FATTAAAA!"

La voce di Pan divenne sempre più acuta ogni qual volta ripeteva quella frase. 

"Da domani riprenderemo dallo stesso punto." aggiunse con tono autoritario il principe dei Sayan. 

"Ma io sento di potercela fare.. Io... So che posso continuare... Credimi io lo so..." tentava in tutti i modi di fargli capire che lei voleva continuare, che ora era carica si adrenalina e sentiva di poter distruggere tutto ma Vegeta sembrava non volesse capire e infatti si limitò a dire:

"sei stanca non mi servi! Domani ricomiceremo da capo!"

"D-D-DA C-C-Capo?" chiese incredula. 

"Ho detto che sei stata sufficiente non perfetta!" rispose infastidito il sayan. 

Uscirono dalla stanza entrambi con un asciugamano in testa per asciugare un po' i capelli colmi di sudore. S'incamminavano per gli ampi e lussuosi corridoi di casa Brief ma di colpo Vegeta si fermò, in prossimità di una finestra, a guardare l'orizzonte. 

"Davvero credi che tornerà?"

Non aveva più un tono autoritario, terrificante o perfido... Sembrava stesse soffrendo sul serio, ma questo Pan l'aveva capito quasi da un mese ormai: Vegeta dalla partenza del nonno non era più lo stesso.  

Era comprensibile, si erano tanto odiati e magari non erano stati mai ottimi amici all'apparenza, ma in fondo entrambi si volevano bene e avevano un rapporto particolare basato sul reciproco rispetto e sulla fiducia. Entrambi erano i capostipiti che avevano dato vita a nuove generazioni di Sayan, entrambi sapevano che c'era qualcosa a legarli  e che ci sarebbe sempre stata, Forse la stessa cosa che legava ormai da molto lei e Trunks, questo non lo sapeva. Fatto sta che Vegeta e Goku erano gli unici due Sayan puri rimasti vivi sulla Terra, Vegeta aveva sempre fatto affidamento alla natura del suo amico-nemico e ora che Goku era volato via, lui era l'unico sayan rimasto. Ed era solo... 

Non sapeva se il nonno avrebbe mai fatto ritorno, lo sperava ma non ne aveva la certezza, ma in quell'occasione capì che tutto quello di cui Vegeta aveva bisogno era un po' di conforto per cui si affrettò a rispondere: 

"Ma certo che tornerà!"

Vegeta la guardò pensieroso, forse per il tono eccessivamente materno che aveva assunto ma che in realtà non immaginava nemmeno di avere! O forse per il fatto che mai qualcuno si era rivolto a lui con un tono del genere! O probabilmente sconvolto dal fatto che stavolta era la bambina a dover dare una lezione di vita a quel gigante buono? 

Chi poteva saperlo... Fatto sta che ancora una volta fu capace di mascherare i suoi dolori, abbassò lo sguardo, sorrise di nuovo maleficamente e disse:

"bene io e lui abbiamo un incontro in sospeso!"

Pan sentiva le persone! 

Le era sempre successo... Riusciva a capirle bene e in quel momento sentiva che Vegeta non avrebbe mai testimoniato il suo affetto per il nonno, ma che sempre lo avrebbe tenuto nascosto nelle zone più oscure del suo cuore.

 

Quel giorno non voleva volare... Avrebbe impiegato un po' nel tornare a casa ma non le importava, arriva un momento nella vita in cui tutti bramano un po' di solitudine... Per riflettere... Per capire... Per cambiare. 

Pensava a quanto le cose stavano cambiando, a quanto lei stessa era cambiata dall'anno prima: era perfettamente consapevole che fino a un anno prima era una bambina viziata arrabbiata col mondo per nessun motivo in particolare, rifiutata da tutti i ragazzi per l'estrema forza; ora invece sapeva chiaramente che era cambiata: prima di tutto aveva imparato ad essere sempre meno sprucida, poi aveva conosciuto il tanto atteso amore e forse un po' era anche maturata. 

Grazie a lui, al suo Trunks... 

Ripensò all'incontro della mattina e non capiva... Perché mai Trunks era così triste? Quell'espressione... Quegli occhi da cane bastonato le erano rimasti impressi e peggio di un incubo si ripresentavano ogni volta che chiudeva gli occhi. 

Gli avrebbe parlato, ma anche lei aveva bisogno di tempo... 

In fondo le aveva fatto molto male.

Non aveva fatto nemmeno un terzo della strada che le attendeva e già era stanca morta, quindi alla fine si abbandonò al volo anche perché aveva deciso che Sarebbe entrata direttamente dalla finestra di camera sua dato che quel giorno casa sua sarebbe stata particolarmente affollata. 

Il nonno Satan, infatti, rifiutando la sua condizione di solitudine a cui si era costretto dopo l'unione di Majin

Bu e Ub, aveva concesso al ragazzo e alla sua numerosa famiglia di andare a vivere con lui. Non era un segreto che Mr. Satan nutrisse un certo affetto per Ub, d'altronde in lui non poteva non riconoscere il suo amico Bu, ma forse farlo trasferire da lui era stato un po' eccessivo. Ma forse era quello che serviva al nonno,dunque decise di non intromettersi, anzi riteneva che probabilmente anche per nonna  Chichi fosse arrivato il momento di trasferirsi da qualche compagna... Da Bulma per esempio... Almeno per non farle avvertire troppo la solitudine. 

Entrò furtivamente in camera sua, stette una buona oretta a fare il bagno poi decise di entrare in scena, scese al piano di sotto e quasi rimase pietrificata dalla situazione che le si presentò: una dozzina di bambini... Troppi bambini! Chiassosi e terribili.

Casa sua era diventata una giungla. 

 

Tuttavia passò ore di completo divertimento, durante le quali fu troppo impegnata a tenere a bada la squadra di piccoli teppisti per pensare a qualsiasi altro problema. 

Le squillò il telefono e capì che Ryo era fuori, allora urlò a gran voce: 

"Io esco... Ciao a tutti!"

Fu inondata da un'onda di ragazzini che tentarono di mantenerla per non lasciarla scappare, Ub poteva essere anche più forte di lei ma i fratelli non erano la reincarnazione di nessuno per cui le fu facile muoversi anche con Loro addosso!

Fu l'arrivo burrascoso del nonno che fece staccare tutti i bambini. 

"Ciao piccola mia... Il nonno ti vuole bene, sta attenta... La mia piccola bambina, nipotina!"

Stava per perdere la pazienza! Il nonno imperterrito continuava a trattarla come fosse una poppante, quindi per evitare questioni inutili diede un abbraccio tempestivo al nonno e corse via di casa. 

All'uscio della porta una stretta eccessivamente forte la fece sussultare... Era Ub!

"Pan... Volevo dirti... Che... Goku sarebbe stato molto fiero di te!"

Che carino... Eccolo colui che forse più di tutti poteva capirlo! Goku era stato con lui per circa 10 anni.. Avevano convissuto insieme per un arco di tempo sicuramente più lungo rispetto al tempo in cui lei e il nonno erano stati assieme! e lui stava soffrendo almeno quanto lei...

"Io credo che mio nonno sia molto più fiero di come stia affrontando tu tutta la situazione... E lo sono anch'io! Da oggi la città avrà un protettore in più." 

Si scambiarono un abbraccio fraterno, poi si salutarono e Pan corse da Ryo che aveva assistito a tutta la scena.

"Chi era quello?" chiese senza nemmeno salutare Pan.

"Un amico di famiglia che m'ha visto crescere e di cui sarebbe impossibile essere gelosi!" rispose Lei, particolarmente felice delle attenzioni particolari che Ryo le stava rivolgendo.

Lui non rispose... Beh almeno non rispose all'affermazione di Pan perché in realtà chiese: 

"Pan... Ehm... È la tua famiglia quella?"

Pan rivolse lo sguardo Verso casa sua: ogni singola finestra era occupata da un numero sinceramente troppo elevato di persone curiose! Erano letteralmente spiaccicati ai vetri e Pan poté distinguere chiaramente la nonna che lamentava il poco rispetto nei confronti della nipote, nonno Satan che stava dando di matto per aver visto la nipote con un ragazzo e infine il Papà che guardava la figlia con rassegnazione e tenerezza, quasi dovesse ancora abituarsi al fatto che ormai avesse a che fare con una ragazza!

"IMPICCIONI! Andiamo Ryo..."

Si limitò a dire sbuffando, e particolarmente mortificata daa figuraccia di poco prima. 

"Io non ho voglia di allenarmi... Vieni con me Ryo.."

A giudicare dall'espressione che assunse il ragazzo, evidentemente nemmeno lui era giunto sui monti Paoz con quell'intento. 

Pan lo condusse nel luogo dove lei era solita rifugiarsi nei momento di tristezza quando era molto piccola: era un Luogo che potesse far invidia al mondo, vi era un laghetto di acqua cristallina, che a Pan ricordava il colore di due occhi in cui tante volte nell'ultimo periodo si era persa... Poi tutto attorno una grande distesa di verde, vi era una perfetta armonia fra l'acqua e la Terra mentre tutti gli elementi della natura sembravano dipingere un paesaggio idilliaco. 

"Wow..."

Ryo era sbalordito e Pan si sentì soddisfatta, si stesero vicini sull'erba incominciando una conversazione che si prolungò per tutto il pomeriggio.

"Cosa vogliamo fare oggi?"

Chiese un Ryo incuriosito dal luogo in cui l'amica l'avesse portato. 

"Voglio conoscerti!" rispose seria la ragazza, poi continuò : "sembra che ci frequentiamo da mesi e che siamo amici di lunga data, sento di poter parlare di qualunque cosa con te, sento di poter andare dovunque con te... Mi sembra di conoscerti praticamente da sempre... Eppure non so niente di te!"

"Sei fantastica Pan...  

Il punto è che non c'è moto da sapere di me..."

"come mai vivi senza i tuoi genitori?"

Lo interruppe la mora. 

"Non sono mai andato molto d'accordo con i miei.. Sono entrambi due rinomati ricercatori e hanno cercato sempre di trasferire la loro passione anche a me, imponendomi eccessive ore di studio quotidiane. 

Potevo accettare il tutto da bambino.. Ma poi si cresce e incominci a voler uscire, a conoscere la realtà... I miei guai cominciarono quando incontrai Hitoshi, un ragazzo che nel mio quartiere era considerato poco raccomandabile. 

Incontrai Hitoshi su un bellissimo Prato, in un pomeriggio estivo come tanti, durante i quali ebbi una discussione accesa con i miei. 

Cominciammo ad uscire sempre più spesso insieme, e io feci uscire la personalità Che i miei genitori tentavano di soffocare col passare del tempo. Hitoshi divenne il mio modello, incominciai a comportarmi come lui, a Vestirmi come lui, a passare la maggior parte del tempo in mezzo alla strada, come fossimo due vagabondi. Diventai la pecora nera della mia famiglia, una famiglia dell'alta società, Conosciuta e Rispettata da tutti! Il disonore cadde sul mio casato e i miei genitori cominciarono ad usare le maniere forti. Mi tennero chiuso in casa per lungo tempo, facendomi saltare anche la scuola  ma facendomi continuare gli studi con un insegnante privato. 

Mi tenevano in gabbia, Pan... 

E in una città dove tutti ti conoscono e tutti riferiscono, era impossibile uscire di nascosto. 

Era notte inoltrata quando presi la mia decisione... 

Uscii di casa per dirigermi da Hitoshi, che viveva da solo in una baracca poco lontana da me, lo informai della mia situazione e insieme partimmo... 

E da quel giorno non vidi mai più i miei

Genitori... 

Poi arrivammo qui... All'inizio, prova a capire per un ragazzino abituato ad avere tutto e subito, costruire una vita da solo con le proprie forze Non era facile, ma parecchio eccitante. E col tempo ci riuscì, la mia forza era Tsukino! Una splendida ragazza che mi aiutò durante quegli anni difficili... 

Alla fine però anche lei, come i miei genitori, mi tradì, la vidi baciarsi con Hitoshi e da allora persi qualsiasi contatto con entrambi! Volevo tornare dalla mia famiglia ma ormai era troppo tardi..."

Aveva smesso di osservare Pan negli occhi da parecchio ormai... Si era seduto sull'erba e guardava fisso in corrispondenza del laghetto, ma il suo sguardo era vuoto. 

"Non li ho rivisti mai più ti rendi conto? E ho saputo anche che hanno avuto un'altra bambina dopo la mia scomparsa... È così che si disperavano per me i miei genitori?"

Ora i suoi occhi non erano più vuoti, anzi erano colmi di lacrime, lacrime di sofferenza, di amarezza alla vista delle quali Pan non poté non intenerirsi. Mentre Ryo raccontava la storia aveva poggiato il capo sulle sue gambe e l'aveva scrutato per tutto il tempo ma a quell'immagine di sofferenza non poté rimanere ferma! Si alzò sulle ginocchia si avvicinò a Ryo prendendo fra le mani il suo viso, che subito fece affondare sul suo petto. 

Ryo soffriva, era solo. Proprio come lei. 

E lei sarebbe stata la sua salvezza, lei che aveva visto quelle lacrime amare anche sul suo stesso viso. 

"Quanto tempo è passato Ryo?" 

Lo stava invitando a continuare, voleva che riuscisse a sfogarsi completamente perché sapeva bene che quello era il primo passo per ritrovare la serenità.

" Avevo appena la tua età quando fuggii, sono passati 4 anni... Bene o male..." 

Aveva la voce rotta dai singhiozzi, evidentemente tutto questo tempo aveva taciuto la verità e solo in quell'occasione aveva trovato la forza o il coraggio di parlarne. 

"Mi hanno cercato, ma io ho cambiato nome, sono cambiato fisicamente... Ho fatto sparire tutte le mie tracce..."

"Aspetta quindi tu non t chiami Ryo?" urlò sconvolta la piccola Sayan. 

Tra tutti i particolari che il nuovo amico le aveva raccontato lei si era soffermato proprio su quello! Che imbecille!

"Piacere Goro, per gli amici Goru :S ... ma preferisco che mi continui a chiamate Ryo " intervenne il giovane. 

Trasalì non appena avvertì la somiglianza fonica fra il nome Goru e l'incantevole nome del nonno Goku!

Ryo dovette accorgersene a dal punto che preoccupato chiese alla ragazzina: "Pan stai bene?"

Si era calmato, senza rendersene conto Pan con la sua spontaneità lo aveva fatto calmare. Si sentì felice perché per una volta non era lei a dover essere rincuorata o a dover essere aiutata, ma forse per la prima volta era lei a dover aiutare e l'aver fatto riprendere Ryo la rese immensamente fiera di sé stessa. 

Abbracciò il 19enne nuovamente e poi con estrema dolcezza lo rassicurò: "Io sto bene......... Ehi ma guardati sei tutto impiastricciato!!! Lavati nel lago muoviti!!!"

Ryo rise, divertito probabilmente dallo strano cambio d'umore della ragazza ma subito diede ascolto al suo consiglio, sfortunatamente per lui però Pan non seppe resistere alla tentazione di buttarlo in acqua e così in men che non si dica si ritrovò bagnato fradicio nel laghetto. 

Meditò a lungo la sua vendetta e appena Pan fu abbastanza vicina le afferrò la caviglia, facendola scivolare in acqua. Seguì una guerra di schizzi senza tregua che terminò poco dopo con la vittoria di Ryo. 

Il ragazzo alla fine prese l'amica per un braccio e la portò vicino a sè, a Pan sembrò naturale cingergli la vita con le gambe mentre l'acqua dolcissima del lago dipingeva una danza naturale attorno alle loro figure. 

Pan era tesa, non era mai stata così vicina a un amico, eccezione fatta per Trunks; Ryo prese ad accarezzarle il viso con delicatezza e incominciò:

"Quando quella sera ti vidi così piccola, così sola e persa... Mi ricordasti me qualche tempo fa! Dalla delusione avuta con Tsukino, incominciai ad avere una concezione negativa Delle donne, le odiavo e disprezzavo tutte, le usavo e poi le buttavo quasi fossero oggetti.

Con te mi dovetti ricredere, tu non eri una semplice donna ma un dolce angelo venuto a salvarmi qui in terra. Da allora ho capito che tu eri speciale e non ho smesso di pensarti un secondo, Pan!

Perché soffrivi in quel modo?"

La stretta di Ryo era diventata sempre più forte e con una mano le massaggiava delicatamente tutto il corpo, ma Pan a quella domanda dovette allontanarsi di malavoglia da quell'abbraccio risanante. 

Se lo ricordava bene perché soffriva in quel modo, era lo stesso motivo per cui quella mattina stessa il cuore aveva incominciato a martellarle incessantemente nel petto. Lo stesso motivo Che ogni santo giorno le dava la forza di andare avanti. 

Semplicemente in una parola poteva essere riassunta la motivazione di tutto questo: Trunks! 

Naturalmente non gliel'avrebbe mai detto... 

Uscì dal lago, stendendosi sulla fresca erba e cominciò il suo breve racconto:

"C'è poco da dire in effetti. Mio nonno è partito improvvisamente causando in tutta la mia famiglia un dolore atroce, il mio migliore amico mi aiutò, era sempre vicino a me e io col tempo me ne innamorai... Poi lui cominciò a frequentare un'altra nostra amica d'infanzia e io non ho avuto più spazio fra i suoi pensieri!"

Fu felice di capire che ora era capace di riuscire a parlarne senza piangere, anche se comunque un velo di tristezza s'impadronì del suo viso. 

Ryo che fino a quel momento era rimasto sulla sponda del lago ad ascoltare le parole della ragazza, uscì dall'acqua e si chinò su Pan, i loro visi erano talmente tanto vicini che La Sayan non poté provare un pizzico di disagio, ma finse di nulla e prese ad ascoltare Ryo che nel frattempo diceva: 

"Siamo uguali io e te... Così soli... Abbandonati dai nostri cari... I miei genitori ... Tuo nonno... Il tuo migliore amico! Non ci meritano Pan... Sono inutili!"

Quelle parole colpirono Pan così duramente che quasi fu in tentazione di ridurre il nuovo conoscente a pezzi, però nell'ultimo periodo aveva lavorato molto sul suo autocontrollo per cui non fece nulla. Ryo attendeva una risposta, Pan lo guardava e pensava a quanto fosse cattivo... Come osava parlare così di Goku? Lui era lì, vivo e vegeto solo grazie al nonno e alla loro grande famiglia... Se non fosse stato per lui e per gli altri, Ryo probabilmente non sarebbe nemmeno mai nato! Che essere odioso! E Trunks poi... Come poteva parlare male di un essere così immensamente perfetto? Come osava... 

"CHI DIAVOLO SEI TU PER SPARARE GIUDIZI A PIÙ NON POSSO SUI MIEI CARI? MIO NONNO TI HA SALVATO IL CULO  NON IMMAGINI NEMMENO QUANTE VOLTE E IL MIO MIGLIORE AMICO È UNA PERSONA DEGNA DI RISPETTO E QUINDI NON OSAR...."

Ryo che all'inizio s'era mostrato un po' confuso per le parole senza senso di Pan, non le fece terminare la frase, ma prese a baciarla.

La baciava con passione, come se attendesse quel bacio da troppo tempo ormai... La baciava e l'accarezzava il viso, poi l'abbracciava finchè... 

Un rumore riecheggiò nella tranquillità del paesaggio... Il rumore di una mano che violentemente andò a sbattere contro la pelle liscia di quel ragazzo senza pudore. 

Pan all'inizio aveva ricambiato poi, pentita e risentita, si alzò e dopo aver rivolto al ragazzo un:"Mi fai schifo!", Scappò via. 

Corse verso casa sua, entrò dalla finestra per non farsi vedere da nessuno e si buttò sul letto... Dove vi rimase per tutta la notte... E dove fra lacrime e tanta rabbia trovò un po' di tempo per riposare. 

 

 

"Amore buongiorno!"

Eccola la mamma che come al solito la svegliava con grande gentilezza. 

"Dovresti andare fuori il prima possibile."

No... Quello era stato l'unico risveglio diverso dopo circa 15 anni... 

Che fine avevano fatto le coccole? Lei voleva gli abbracci e le carezze mattutine! Oggi più che mai ne aveva bisogno. 

Eppure la mamma non era arrabbiata... Anzi le sorrideva. 

Si alzò di scattò.. Era curiosa! 

Ci mise pochissimo a prepararsi e con velocità fulminea si diresse verso le scale che l'avrebbero condotta alla porta principale... Ma poi si ricordò di prendere il cellulare. 

2 messaggi. 

Primo messaggio: 

"Piccola mia dopo che avrai finito l'allenamento con mio padre desidero parlarti! Ti voglio bene!"

 

Il cuore in gola... Era Trunks... E forse era lui che la stava attendendo proprio al piano di sotto. Era felicissima al solo pensiero di rivederlo e buttarsi fra le sue braccia, ne aveva bisogno! Non le importava niente! Aveva solo bisogno di lui e di sentirsi sempre protetta, come solo lui riusciva a farla sentire. 

Scese di corsa le scale, con la speranza di rivedere subito il suo volto.

"Trunks Trunks Trunks Trunks..."

Ripeteva sottovoce mentre correva dalla persona che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo! Aprì la porta di casa ma l'immagine che le si presentò dinanzi la lasciò a bocca aperta, e la fece rimanere anche un po' male.

"Ryo..." disse in tono dispregiativo. 

"Allora?" chiese il ragazzo stranamente speranzoso.

"Cosa?" rispose Pan sempre più confusa.

"Hai letto il messaggio?"

Pan prese il cellulare e guardò il display.

2 messaggio. 

"Perdonami..."

 Tanta era la voglia di riabbracciare Trunks, che aveva dimenticato il secondo messaggio.

"perché sei tornato qui?" disse, fingendosi indifferente. 

"non me ne sono mai andato..."

 Rispose il ragazzo sofferente. Perché stava soffrendo in quel modo.. Perché aveva passato la notte sotto casa sua? Perché la guardava con quei occhi dolcissimi?  E soprattutto perché l'aveva baciata?

Era stato il primo ragazzo a cui aveva dato un bacio, in quel modo o in quel frangente non l'aveva mai immaginato, era stata la prima persona capace di parlar male dei suoi cari... Eppure perché Pan sentiva l'impellente Bisogno di abbracciarlo? Perché sentiva di doverlo difendere dalla vita crudele che le era stata riservata?

Non se ne preoccupò più di tanto e abbracciò il ragazzo, affermando:

"certo che t perdono!"

 

Erano ancora abbracciati stretti, sembravano due bambini dell'asilo intenti a far pace dopo una burrascosa litigata. Che bella sensazione che provava Pan, sentiva che Ryo sarebbe stato per lei un ottimo amico!

"Pan?"

Ryo la chiamò, frantumando tutti i pensieri che si erano posti dinanzi gli occhi della sayan. 

"uhm?" fu la sua risposta. Stava prendendo l'atteggiamento di Vegeta, dopo solo un giorno a contatto. La cosa non le andava proprio a genio! 

"Pan... So che ti ho detto che ho smepre usato le ragazze dopo quello spiacevole episodio... Eppure con te mi sento diverso, mi sento vivo... Perciò... Ti va di... Di... Stare assieme?"

Voleva essere il suo ragazzo! VOLEVA ESSERE IL SUO RAGAZZO?!

Ecco quello era il momento adatto per staccarsi, lo fece e sconvolta disse:

"C-c-cosa?"

 

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS... 

 

Io di risposte non ne ho.. 

Mai avute, mai ne avrò... 

Di domande ne ho quante ne vuoi... 

Non so se la rotta è giusta o se mi sono perduto ed è troppo tardi per tornare indietro... Così meglio che io vada via, non pensarci è colpa mia...

Questo mondo non sarà mio!

Io non sono quel tipo di uomo e non lo sarò mai... 

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Capitolo 9
*** Contro ogni probabilità ***


Ciaoooooo a tutti finalmente ecco il nono capitolo :) 

Dal prossimo si va avanti di 4 anniiii *.* finalmente

Anche qui ho usato una canzone bellissima *.* tradotta  naturalmente *.* 

Vediamo se riuscite a capire... 

Comunque credo prp che fra qualche capitolo avrò bisogno del vostro aiuto per scegliere il nome di un nuovo personaggio... Dunque consigliate consigliate!!! Deve iniziare con la G! Come il vero nome di Ryo ;) Mado che casino T.T avevo pensato a qualcosina ma farò scegliere a voi ^.^ poi vedremo il più carino 

Perciò recensite tutti e dite la vostra :D ora vi lascio al capitolo un bacione e grazie mille a tutti voi <3

 




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"Non posso risponderti" gli disse in tono grave. 

Come poteva rispondergli se prima Trunks non avesse risposto a lei? 

Stare con qualcun'altro avrebbe significato dire addio a lui probabilmente per sempre, e Pan questo non lo poteva accettare... 

Ricordava questo e tant'altro mentre cercava di combattere la gravità, sferrando pugni e calci che alla fin fine tagliavano nient'altro che  l'aria. 

Ricordava l'espressione serena di Ryo quando lei aveva espresso la sua risposta... E ancora ora a distanza di qualche ora ne rimase estasiata, non era stato turbato dal rifiuto ma aveva reagito positivamente dicendole: "Io so aspettare, Pan Son!"

E poi come se non fosse successo nulla l'aveva accompagnata alla residenza dei Brief! 

Quel ragazzo era capace di colpirla ogni giorno sempre di più e questo particolare piaceva non poco a Pan... Le erano sempre piaciute le persone che riservano mille sorprese,    Perché con quei tipi di persone era impossibile annoiarsi in quanto c'era sempre qualcosa di nuovo da scoprire! Lei stessa si proponeva sempre in maniera diversa nell'ultimo periodo, Trunks glielo ripeteva sempre!

Trunks.. Non lo aveva proprio visto quella mattina, sperava di incontrarlo in casa per stare un po' con lui e chiarire, ma i suoi desideri non erano stati esauditi dunque dovette accontentarsi di iniziare la giornata non con la splendida figura del suo principe, ma con l'allenamento... Poco male! Sarebbe rimasta a pranzo lì per quel giorno e sicuramente avrebbe avuto tutto il tempo di parlare con Trunks.

Quel giorno Vegeta aveva deciso di sottoporla ad un allenamento duro e faticoso... Non cominciarono a combattere (cosa in cui invece Pan sperava ardentemente) ma semplicemente La ragazza si cimentava in tutti gli esercizi a cui il maestro la sottoponeva, e lui, il grande principe dei Sayan, la scrutava, analizzando ogni singola mossa! 

Aveva sempre pensato che Vegeta fosse il tipo che va dritto al sodo ma dovette ricredersi! Vegeta amava la perfezione e per raggiungerla, si preoccupava di curare ogni minimo dettaglio... 

Lo stesso stava facendo con Pan! 

Sapeva benissimo che mentre eseguiva i suoi esercizi, il sayan stava imprimendo ogni singolo problema o qualsiasi cosa fosse sbagliata nella sua mente, al fine di correggere tutti gli errori nell'allenamento del giorno successivo, ma non poteva fare a meno di sperare il contrario! Non le era mai piaciuto avere gli occhi puntati addosso!

"Sei distratta..."

Era la prima volta in tutto l'allenamento che Vegeta le aveva rivolto parola, e Pan aveva capito perfettamente che quell'affermazione di Vegeta non era un semplice modo per farle notare questo suo piccolo difetto, ma era un vero e proprio ammonimento!

Beh... Sicuramente che fosse distratta era un dato di fatto ma non le era piaciuto il tono con cui Vegeta si era rivolto... 

In fondo nonostante la distrazione si stava impegnando con tutta se stessa per svolgere al meglio i suoi esercizi, e questo Vegeta doveva saperlo perché Pan, forse troppo spesso, le aveva dimostrato quanto ci tenesse a svolgere gli allenamenti. 

"Bene per oggi basta così!" disse in tono infastidito il principe dei Sayan.

Era arrabbiato, ma la ragazza proprio non riusciva a capire il perché, generalmente avrebbe fatto mille supposizioni ma quel giorno, diede poco conto allo stato d'animo del maestro e corse via, guardando l'orologio e notando che erano passate ben 2 ore dall'inizio dell'allenamento. Sperava di incontrare il suo adorato Trunks, ma prima di fuggire per l'immensa casa, disse a Vegeta: 

"ci vediamo domani alla stessa ora... Ciao ciao" 

"aspetta!" la interruppe il sayan "domani no!"

"Ma come? E perché mai?!" chiese tristemente la nipote di Goku.

Già stava fantasticando sulle possibili motivazioni e in quel millesimo di secondo solo un particolare le era venuto in mente... Un piccolissimo particolare: Dopo l'ammonimento di quel giorno e di quello precedente, Vegeta era ormai stanco di starle dietro.. Di stare dietro a una ragazzina contemporaneamente prepotente e debole.

Già si stava disperando, quando rimase di stucco non appena ascoltò la risposta del maestro:

"Chiedilo a Trunks"

"uhm?" chiese lei sempre più incuriosita. 

"senti non guardarmi così!" rispose infastidito il sayan. 

"che ha fatto Trunks?" chiese Pan con un filo di voce, guardando spaventata il pavimento.

"Ho detto di chiederlo a lui!"

Era autoritario e dispiaciuto allo stesso tempo... Nei suoi occhi vedeva lo stesso sguardo di sofferenza che aveva visto in Trunks la mattina precedente. Cosa stava accadendo? Che aveva combinato Trunks di tanto brutto? 

Non lo rispose ma corse via, andando a cercare l'amico quasi per tutta la casa, finché non incontrò Bulma, bella e precisa come sempre, che, notando l'aspetto stanco e trasandato dellpl. figlioletta di Gohan, la Invitò a farsi una doccia e cambiarsi.

"Prima devo fare una cosa... Sai dirmi dov'è Trunks?" chiese Pan, sperando che la donna la lasciasse andare, come lei desiderava. 

"In azienda Pan.."

Quei grandi occhioni blu che Bulma gentilmente aveva deciso di donare a Trunks prima, e a Bra in seguito, sembrarono dipingersi di una tonalità più scura che toccò il cuore della piccola sayan. Possibile che anche Bulma fosse stata contagiata da quel virus che aveva sterminato la felicità in casa Brief? 

Sentì l'impellente bisogno di abbracciare quella donna, a cui era infinitamente grata. 

Lo fece ma poi corse via... Corse a cercare delle risposte alle domande che le affollavano la mente, ed era sicura di poterle trovare solo ed unicamente da Lui.

Correva per le vie affollate della città dell'Ovest, col cuore che le batteva troppo forte e con le gambe distrutte a causa dell'allenamento appena terminato e della velocità con cui la piccola Sayan stava correndo verso la Capsule Corporation; era pieno giorno e non le sembrava il caso di volare, fosse stata un'emergenza l'avrebbe fatto senza pensarci due volte ma per quell'occasione non era necessario creare scalpore. 

Giunse ai piedi dell'azienda, ricordava bene l'ultima volta che era salita con furia verso l'ufficio del suo Trunks, sicuramente troppo curiosa per attendere il permesso della miriade di segretarie e dipendenti! 

Quella volta però non poteva rischiare di farsi buttare fuori, non poteva rischiare di non vedere Trunks e aspettare così ancora qualche ora per parlargli, per cui educatamente entrò nella sala principale dell'azienda ed educatamente chiese ad una segretaria:

"Mi scusi... Potrei parlare con Trunks Brief?"

"No" 

Un no secco. Un "no" che le fu dato senza nemmeno essere guardata negli occhi! Ma che cafona!

"e Perché?" chiese Pan, mantenendo  un autocontrollo così elevato che mai aveva pensato di poter raggiungere. 

"Il presidente ha chiesto di non essere disturbato!"

La guardò. Finalmente quella segretaria le rivolse lo sguardo... Uno sguardo che a Pan non piacque per nulla... Il tono e i suoi occhi rivelavano chiaramente che quella donna avesse la sensazione, o meglio la convinzione, di parlare con una poppante. 

"Sono un'amica di famiglia... sicuramente vorrà vedermi!" rispose la piccola a denti stretti e a pugni serrati, Cominciando a perdere la pazienza! 

"Ma certo bambina!" le sorrise la giovane donna. 

"Stammi a sentire, IO DEVO PARLARE CON TRUNKS QUINDI ORA TU ME LO FAI VEDERE!"

Aveva tralasciato le buone maniere, abbandonandosi alla rabbia che invadeva il suo animo.

Aveva urlato ma non le importava, quella donna era stata troppo scortese nei suoi confronti e questo la ragazzina dai capelli d'ebano non poteva accettarlo, si era sempre fatta rispettare e non avrebbe mai permesso a quella distinta signora di metterle i piedi in testa. 

"Cosa sta succedendo qui?" chiese con tono autoritario una voce elegantemente femminile che sopraggiunse sul posto. 

" signorina Suzuki, questa ragazzina dice di conoscere il Presidente!" subito s'intromise la segretaria.

"Ah davvero? Bene vediamo subito... Ti accompagnerò io da Trunks..." rispose la ragazza con aria di sfida, prendendo la mano di Pan. 

A quel contatto la mora si tirò indietro facendo intendere chiaramente che Quelle eccessive confidenze la infastidivano... 

Ma la cosa che non riusciva a capire era il perché quella donna aveva avuto la presunzione di chiamare Trunks il suo presidente, d'altronde era un'autorità in quell'azienda, gli si doveva rivolgere con un certo rispetto!  Già la stava scrutando in malo modo quando si rese conto che erano già giunti in prossimità dell'ampio ufficio del suo amico. 

La donna bussò delicatamente alla porta e l'aprì lasciando Pan fuori ad aspettare, la ragazzina si accostò con l'orecchio alla porta e provò a sentire la conversazione dei due. 

Chissà Marron cosa avrebbe pensato se avesse saputo che il suo ragazzo era chiuso in un ufficio con una delle sue tante bellissime dipendenti... Poverina... Non era il caso di farglielo sapere. 

Non riuscì ad ascoltare quasi niente, a causa dei suoi stupidi pensieri e anzi, fu costretta ad allontanarsi subito non appena vide la maniglia della porta rigirarsi su se stessa; 

La donna di prima si affacciò e la invitò ad entrare, la sayan varcò lentamente la porta, aveva pensato a  mille modi per riprendere Trunks, ma ora li aveva dimenticati tutti quanti, riusciva solo a sentire il suo cuore battere forte e la grande emozione all'idea di rivedere Trunks. 

"Pan sei tu!" l'accolse il presidente sorridente. 

Quel sorriso che le aveva donato non appena la vide, quel sorriso sincero che era nato su quel volto candido non appena gli occhi color mare videro la sua persona, le fece sciogliere il cuore, e quindi Pan corse da lui, seduto e stanco dietro quella grande scrivania, che l'attendeva a braccia aperte. 

Si abbracciavano in quella stanza, reduci da un terribile periodo di risentimento, si abbracciavano testimoniando tutto l'affetto che provavano nei loro confronti e colmando con quello il vuoto della stanza, scatenando un sorriso materno addirittura nella gelida signorina che aveva accompagnato Pan fin lì. 

Lo scambio d'affetto durò poco poiché la dipendente irruppe: 

"Trunks posso andare via prima oggi? devo preparare l'occorrente per domani"

"Certo Misaki.. A domani" rispose Trunks liberandosi dall'abbraccio della sua piccola amica.

Dopo che la signorina Suzuki sparì dietro la grande porta, Trunks continuò ad abbracciare Pan, e insieme ridevano, scherzavano e talvolta si libravano anche nell'aria. 

Non sentiva quella risanante sensazione da molto tempo ormai, sembrava non fosse passato nemmeno un giorno dalle splendide serate passate solo ed unicamente in sua compagnia, e finalmente si sentiva felice e libera da tutti quei pensieri che per giorni avevano oscurato la sue mente. Quasi s'era dimenticata della vera motivazione per cui era corsa di fretta e furia alla Capsule Corporation, quasi....per cui il suo buon umore ebbe vita breve, non appena le venne in mente la scena di poco prima, dove una bella castana dava appuntamento al ragazzo che amava per il giorno dopo, si destò da quel bellissimo sogno momentaneo.

"Ho delle domande" gli disse preoccupata. 

"Beh dimmi" rispose lui incuriosito dallo strano atteggiamento dell'amica. 

"Perché in famiglia tua tutti sono tristi? Perché Vegeta m'ha chiesto di chiedere a te? E che significa che quella donna t'ha dato appuntamento al giorno dopo?"

A quelle parole Trunks s'irrigidì... 

"Pan... Devo parlarti" la avvertì in tono grave. 

"ti ascolto"  rispose lei senza avere il coraggio né di staccarsi da quell'abbraccio né di guardarlo negli occhi. 

"Io devo partire Pan"

"Cosa?" 

Quasi le sembrò di svenire, istintivamente si liberò dalle braccia del lilla e lo scrutò attentamente, quasi stesse cercando nei suoi occhi un evidente segno di divertimento, dovuto allo scherzo che le stava facendo. 

Doveva esserci una traccia dello scherzo! Doveva! 

Trunks non poteva fare sul serio, tutte quelle parole che stavano uscendo da quelle rosee labbra non avevano senso.. Lei sapeva benissimo che non poteva fare sul serio.

"Aprirà una sede della Capsule Corporation nella Città dell'Est.. Sono il presidente devo rimanere lì per un po', dovrò controllare il lavoro, spiegare ogni particolare, assumere dipendenti, e seguire Misaki che per un po' di tempo sarà la direttrice della sede, almeno finché non riterrà adeguato alla posizione uno dei dipendenti" si fermò un attimo, la guardò con tanta dolcezza e accarezzandola continuò: "La sera in cui non mi sono presentato all'appuntamento, stavo cercando una scappatoia, un modo di evitare il mio trasferimento... Ma niente! Non ho avuto nemmeno il tempo di andare a pranzo"

Per un secondo quasi le venne da ridere ripensando a tutte le paranoie che si era fatta quella sera, e l'avrebbe fatto in condizioni normali... Ma... Come poteva ridere sapendo che l'unico ragazzo che le avesse mai catturato il cuore sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato? 

Non era una sciocca, sapeva come andava il mondo, sapeva che lei, una ragazzina di 15 anni, aveva ben poco da offrire ad un uomo di 29 anni, che probabilmente l'avrebbe sempre vista solo come una sorellina da difendere.

Però sapeva anche che la sua sola presenza rappresentava l'unica fonte di certezza della sua vita, l'unica persona che aveva preso sul serio la sua condizione, l'unica persona che non aveva mai tentato di travestire il dolore della piccola, ma che avrebbe pianto insieme a lei se necessario. L'unica persona che per lei rappresentava questo e tant'altro presto l'avrebbe abbandonata. 

Non poteva crederci. 

"Mi dispiace aver pensato il peggio... Perdonami Trunks" pregò la mora mortificata. 

"Non potrei Mai avercela con te" la rassicurò dolcemente il Presidente.

Quella mano, che in quel momento sfiorava a mala pena quei sottili e soffici capelli neri come la pece, le provocò un brivido intenso... Quella mano... Come poteva rinunciare a quella mano? Per quanto tempo poi?

Tante domande.. Poche certezze. Quando arriverà il momento dei saluti? Non poté fare a meno di chiederglielo:

"Quando partirai?"

"Domani" rispose lui. I suoi occhi esprimevano dolore, rabbia e tenerezza nel scorgere tanta sofferenza nella persona a cui tante, forse troppe, volte aveva asciugato le lacrime. 

"NO!"

Le lacrime le erano prese a scendere, la rabbia inondava ogni singola cellula del suo corpo, facendo pulsare  le sue piccole vene. Era nel panico, prese il telefono con l'intento di chiamare Bra e intimarla di venirla a prendere, di aiutarla! Ma tremava talmente forte che qualsiasi tentativo di digitare il numero risultò completamente vano, sbatté il cellulare a terra, corse verso la porta, poi guardò la finestra, stava per fuggire di là quando due braccia possenti l'avvolsero da dietro.

"Calmati, Pan" le consigliò dolcemente.

"Te ne andrai come tutti... Anche tu!" 

Disse fra le lacrime senza muoversi.

Trunks, che impotente, assisteva alla scena, non poté far altro che rassicurare la sua piccola amica:

"Tornerò presto... Piccola!

Ora vai a casa... Stasera dormi da noi, mi piacerebbe salutarti domattina presto prima di partire. Ti va?"

"Certo" rispose lei Tristemente. 

"GIL VIENI QUI!" urlò sorridente il Sayan.

Inaspettatamente Gil sbucò da una porticina della stanza che immetteva direttamente in uno dei tanti laboratori, Pan fu sorpresa di vedere il piccolo amico proprio lì e finalmente riuscì a capire perché non riuscisse a trovarlo in casa Brief da ormai ben due giorni. 

"Pan! Ghiro Ghiro" continuava a ripetere felice il robottino, portandosi verso le braccia tese dell'amica, che prontamente lo accolse con un dolce abbraccio. 

"Gil accompagna Pan a casa... Ci vediamo lì stasera." disse Trunks al robot mentre Amorevolmente andò da Pan, strinse le mani attorno le sue piccole braccia e le baciò la fronte. 

 

Trunks non tornò nemmeno a pranzo, e Pan dovette accontentarsi di aspettare ancora qualche ora prima di rivederlo.  Generalmente L'orologio in camera di Bra scandiva il tempo in modo impeccabile ma quel giorno, Quell'odiosissimo giorno sembrava prendersi di gioco di lei. Lo osservava andare avanti a passi lenti, poi volgeva lo sguardo per concedersi almeno per un po' una visuale del tutto diversa, ma i suoi occhi sembravano essere attratti da quelle due lancette che oziose, tardavano sempre di più nell'avanzare. 

"Che farai oggi pomeriggio?" Chiese Bra in preda alla noia. 

"Niente... Aspetterò Trunks.. Tu?" rispose la mora. 

"Mi vedo con quello" rivelò eccitata all'amica. 

"Ma come? Lui? Di nuovo?" 

Staccarsi per un po' dai propri problemi per ascoltare quelli degli altri le faceva bene. 

"Non preoccuparti... Andrà tutto bene..." e diede un bacio alla piccola Pan, poi si staccò e disse: "Vuoi venire con noi?" 

"No grazie... A dire il vero ora che mi ci fai pensare ho un servizio da fare!"  rispose la piccola Sayan, quasi dando voce ai suoi pensieri. 

"e Sarebbe?"

 

Usciva lentamente dalla porta della residenza della sua migliore manica, aveva appena messo piede fuori che già si pentiva della decisione che aveva preso, camminava lentamente, dirigendosi nel luogo esatto dove sicuramente lo avrebbe incontrato. Entrò nel locale e lo vide: era dietro al bancone, allegro e spensierato, e mostrava il suo migliore Sorriso ad ogni cliente. Era di spalle quando Pan giunse in prossimità del tavolo che stava lì a dividerli, la giovane ragazza però, fingendosi una cliente, serenamente gli disse:

"Buonasera!"

"Buonasera sign... Pan!!!" esclamò entusiasta il giovane non appena, voltandosi, ebbe di fronte la celestiale immagine di Pan.

"Devo parlarti!" lo avvertì lei mantenendo il solito tono dolce e pacato.

"Dammi 5 minuti.. Aspettano fuori" le rispose lui sorridendo. 

Era impressionante: Pan non avvertiva un velo di preoccupazione nella sua voce eppure probabilmente lui sapeva benissimo di cosa gli doveva parlare! 

Attese fuori, un po' in ansia, che l'amico terminasse il turno di lavoro quando... 

"Pan, giusto?" le chiese una voce sconosciuta. 

"Tu saresti..?" rispose lei incuriosita. 

"Un amico di Ryo... E così saresti tu la ragazzina che gli ha fatto perdere la testa eh?" 

Quel ragazzo già non le piaceva, perché le si rivolgeva in quel modo? E perché le diceva quelle cose?! Già il suo era un compito difficile poi se ci si metteva anche lui era la fine! 

"Non credo proprio" tentò di negare Pan dal canto suo. Era al corrente della simpatia che Ryo aveva nei suoi confronti, dopotutto l'aveva baciata, le aveva chiesto di essere la sua ragazza! Cosa c'era più evidente di quello? Ma quel ragazzo sembrava volesse qualcosa per cui Pan fece finta di nulla e attenta alle parole che le rivolgeva, tentava di spingerlo a continuare la conversazione.

"Beh io credo di si! Ma a me la situazione non piace... Non mi diverto più così! Capisci? Quindi sta alla larga mocciosa!"

La stava minacciando. Lui, un arrogante ragazzo di appena 20 anni (a giudicare dall'aspetto)aveva la presunzione di minacciare una ragazzina di 15? Non lo sopportava! In un altro giorno, in un'altra situazione, in un altro contesto l'avrebbe risposto con una provocazione; quel giorno, rotta dalla tristezza, non aveva la forza di meditare sulle sue azioni per cui portò le mani alla gola di quell'essere e strinse, strinse con tutta la rabbia che aveva in corpo, strinse per provocargli dolore. 

Poi, vedendo lo sguardo impaurito e implorante, e soprattutto così teneramente fanciullesco del ragazzo lo lasciò andare, e dispiaciuta ma soprattutto addolorata dalle sensazione e dai pensieri che l'avevano avvolta poco prima, abbassò lo sguardo e chiese scusa.

"Ma che razza di mostro sei tu?" chiese dolorante il giovane.

"Mostro" l'aveva chiamata. Lei tanto diversa da lui doveva essere definita mostro solo per l'eccessiva forza? 

Lei, che era partita alla volta dell'universo in un'infinita corsa per riunire le sfere allo scadere di un anno al fine di salvare lui e tutta la terra, poteva essere definita mostro? Eppure forse così appariva agli occhi degli altri, un mostro. È per questo che il suo posto era solo ed esclusivamente fra i Sayan, e non fra i terrestri. 

"Dimmi una cosa, Ryo t'interessa?" aggiunse il ragazze. 

"Solo come amico" rispose dura lei.

"Bene, allora fammi un favore: lasciami il mio Migliore amico e non illuderlo più" 

Lei non aveva mai pensato di illuderlo. Semplicemente si era preoccupata di fargli capire che in sua compagnia riusciva ad allontanare un po' tutti i problemi, e che con lui era impossibile non divertirsi! Bastava così poco ad illudere una persona innamorata? Davvero così poco? 

Allora forse anche Trunks non aveva mai pensato di illuderla, forse anche lui vedeva Pan come lei vedeva Ryo! 

I suoi pensieri furono nuovamente rotti dall'arrivo tanto stesso del bell'amico. 

"Che succede qui?" 

Sbucò dal locale sorridente e pimpante, e pronto ad abbracciare la piccola amica. 

"Ho conosciuto la tua Pan... Niente male!" s'intromise l'amico che dopo essersi scambiato uno sguardo di complicità con la ragazzina continuò:  "io attacco ok? A dopo Ryo"

Che falso! La "sua" Pan poi! Ma che esagerazione! 

"Vorresti dirmi qualcosa?" aggiunse Ryo dolcemente. 

-Ora o mai più!- pensò la piccola sayan, che prontamente lo informò: 

"Ho preso una decisione!" 

"Ah si?"  rispose lui speranzoso 

 

 

Era in camera sua, sotto le coperte! Aveva freddo... Trunks non era tornato per cena, aveva avvisato che avrebbe fatto più tardi. 'Voleva andare a trovare Goten' e probabilmente era vero: quei due che sin da bambini potevano considerarsi fratelli avrebbero dovuto dividersi per un periodo di tempo incerto! E di certo, anche se non l'avrebbero mai ammesso, entrambi soffrivano di questa cosa.

 Ora però le ultime ore del giorno avevano ormai lasciato il posto ad un nuovo chiarore, e dalla finestra si intravedeva la leggera luce della luna che regalava un po' del suo biancore alla silenziosa terra. 

Quella luna che fu galeotta nelle svariate notti passate assieme a Trunks, la invitava a rientrare dolcemente nel suo mondo, fra le braccia del ragazzo che amava. Quasi ammaliata da quel biancore, si alzò decisa dal letto e si diresse furtivamente dove mai pensò di arrivare; la porta era semiaperta, per cui le bastò spostarla leggermente per intravedere il suo oggetto di desiderio. Era steso sul grande e lussuoso letto di camera sua, aveva il torso nudo e vi era solo la parte inferiore del pigiama a ricoprire quell'invidiabile perfezione, ogni singola parte del suo corpo sembrava essere dipinta, la pelle, tanto liscia da sembrar quasi una scultura, si contraeva in alcuni punti, creando dei grandi avvallamenti sulle sue braccia. I capelli, color lilla, gli ricadevano sul viso e i suoi occhi, così splendidamente celesti, sembravano volessero nascondersi dietro quei sottilissimi "fili"; il viso, nascosto fra il bianco cuscino, sembrava essere completamente immune a quel movimento armonico,  dettato dal respiro del giovane. 

Si avvicinò, attenta a non svegliarlo e cominciò ad accarezzargli i capelli, sussurrando fra emozione e paura: 

"Starò sempre qui ad aspettarti!!" 

Da vicino era ancora più bello, e Pan scostando i lunghi capelli dal suo viso non poté non notarlo, accarezzava una ciocca di quella folta chioma lilla, ma poi la sua mano quasi attratta da una forza da lei incontrollabile, aveva preso ad accarezzargli il viso, disegnando forme astratte su quella soffice pelle. 

Lo guardò un'ultima volta poi decise do tornare nella sua stanza, la mano che prima accarezzava quei dolci capelli pian piano si allontanava dal viso del ragazzo, anche se terribilmente attratta da esso. Si alzò e si voltò con l'intenzione di andar via, quando un particolare la fece sussultare: un forte calore in corrispondenza della stessa mano che prima era ammaliata da quei capelli, da quel viso.

Si girò di scatto e vide inondarsi da una immensa distesa di blu, visibile anche nell'oscurità. 

"Resta con me" le disse, tenendo stretta la mano di una spaventata Pan. 

"Tutta la notte?" chiese un po' imbarazzata. 

"Tutta la notte" confermò Trunks, che prontamente spostò le lenzuola per far spazio all'amica. 

Tremava lei al solo pensiero di avere l'occasione di passare un'ultima notte insieme a lui, tremava lei non appena sentì il suo corpo a contatto con quei pettorali scolpiti, che messi in mostra sembravano ancora più belli. 

"Hai freddo?" chiese Trunks notando il leggero tremolio della ragazza. 

"Un po' "mentì lei. Il freddo che prima era insopportabile, non sembrava più tale ma anzi tutta la stanza sembrava essere avvolta da un piacevole calore che veniva irradiato dal suo Trunks. 

Il ragazzo, credendo alle parole della piccola sayan, provvide subito a coprirla con delle grandi coperte, e contemporaneamente cominciava a baciarle dolcemente la fronte e le guance. Lei dal canto suo osservava la scena, ammaliata e un po' timorosa, ma questo non la distolse dall'abbraccio che diede a Trunks non appena entrò nel letto. 

Lo guardava in tutta la sua perfezione, lo guardava prendersi cura di lei, lo guardava posare la sua mano sulle lacrime che impazienti cominciarono a fuoriuscire.

Più lo guardava, più capiva che la sua assenza sarebbe stata insostenibile e che gli sarebbe mancato da morire; più lo guardava più capiva che il suo posto era lì, accanto al suo Trunks Brief. 

"non mi lasciare!" pregò Pan in preda alla disperazione. 

"Sai che non lo farò mai, qualsiasi cos accada io sarò sempre al tuo fianco!" le rispose lui in un misto di tristezza e dolcemente, mentre amorevolmente le prese il viso fra le mani per meglio guardarla negli occhi. 

"Allora portami con te!" continuò lei. 

"Pan, non rendere le cose più difficili, per quanto vorrei averti sempre con me, sai che non è possibile."le rivelò, distrutto dalla tristezza. 

Lei non rispose, ma si limitò ad allontanarsi da quell'abbraccio per guardarlo negli occhi. 

Erano stesi, le teste appoggiate sul cuscino, le gambe perfettamente allineate e gli occhi puntati sulla stessa traiettoria; si specchiavano negli occhi dell'altro ed entrambi capirono che quel momento, quel giorno, quell'istante nessuno avrebbe mai potuto rubarglielo e che "Pan e Trunks" erano una delle poche certezze della loro vita. Unirono le mani destre e lì per un secondo videro nuovamente quel piccolo particolare che nella loro vita avrebbe caratterizzato sempre una triste verità: le due mani, unite insieme sembravano quelle di un gigante e di una bambina, che poco avevano in comune, ma ai due non importava. 

Si addormentarono con la consapevolezza che almeno in quel momento erano insieme e che niente l'avrebbe divisi ma soprattutto con la presa di coscienza che entrambi avrebbero voluto ritrovarsi altre mille volte nella stessa maniera per il resto della loro vita. 

 

La mattina fu un disastro, tutti erano in forte ritardo e la corsa per l'aereoporto fu estenuante. Avrebbe potuto prendere un elicottero privato, ma Trunks insistette nel volerei presentare come una persona normale, acqua e sapone insomma. 

Arrivarono all'aereoporto giusto in tempo, in concomitanza con la prima chiamata del volo di Trunks. 

Salutò tutti e s'incamminò verso il suo triste destino. Lo sgomento nel vedere la famiglia Brief completamente tranquilla, fu grande. 

Il giorno prima erano tutti così tristi e ora? Ora erano tutti sereni e guardavano con fierezza il loro ragazzo partire per la città dell'est. 

Fu in quel momento che capì: la famiglia di Trunks gli avrebbe fatto visita ogni qualvolta ne sentivano la mancanza, la loro tristezza era rivolta solo ed esclusivamente a Pan, che come sapevano tutti, non avrebbe rivisto per un bel po' il suo amore. 

All'istante capì che doveva fermarlo, che non poteva lasciarlo partire senza non avergli detto prima quel che forse da sempre provava per lui. 

Corse veloce, corse verso la persona con cui ero aveva condiviso una parte di sé corse verso la sua felicità.

"TRUNKS" urlò lei rotta dai pianti. 

Poi lo vide, Lo vide, triste anche lui, gettare le valigie per terra e correre ad abbracciare la sua piccola amica. 

"torna presto" disse Pan con la testa affondata nella maglia del suo Presidente. 

"Pan, mi sono reso conto di aver bisogno della tua spensieratezza, della tua allegria per andare avanti... Tornerò presto piccola!"

Poi le diede un bacio sulla fronte e andò via... 

 -Come posso pemetterti di andare via senza lasciare nemmeno una traccia... Come puoi andare via da me... 

tutto ciò che posso fare è guardarti partire! abbiamo condiviso le risate, il dolore e le lacrime..

Guardami adesso, C'è in me uno spazio vuoto e qui non è rimasto niente a ricordarmi la forma del tuo viso... 

È improbabile che tu un domani ritorni da me, e purtroppo questo è quello che dovrò affrontare.

Vorrei poterti far voltare indietro 

e vedermi piangere perché ci sono così tante cose che devo dirti, così tante ragioni per cui dovrei farti tornare.

 Guardami bene adesso 

Perché continuerò a stare qui... 

Il tuo ritorno va contro ogni probabilità, ma è una probabilità in cui devo credere.- fra le lacrime, speranzosa, guardava il suo Trunks andare via, finché non lo vide voltarsi per rivolgergli il sorriso più bello che gli avesse mai fatto. 

Grazie a quel sorriso Pan affrontò la giornata In maniera differente...

 

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS... 

 

Come posso permettermi di andar via... di andar via senza lasciare traccia, quando sono qui a prendere ogni respiro Con te... tu sei l'unica che mi conosce veramente...

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Capitolo 10
*** Ti vada o no ***


Ciao miei cari lettori, allora inizio subito col dire che il capitolo era pronto già dalle 4 di oggi pomeriggio, se non fosse stato per il fatto che il mio computer mentre sceglievo una foto appropriata mi ha abbandonata. Così a partire dalle 6 ho riscritto questo nuovo capitolo, di cui poi non sono tanto fiera T.T abbiate pietà mi farò perdonare. 

Io domani parto e quindi a partire dalle 3 non potrò più connettermi nemmeno dall'iphone. 

Ora vi lascio al capitolo, e alle vostre considerazioni ^^ 

Ve l'ho già detto che mi farò perdonare? 

Un bacio 

 



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Quel giorno, il sole splendeva più che mai nella bellezza di quel cielo blu opaco, risplendendo con un'intensità mai vista prima, su quella bella anzi bellissima Satan City. Era un po' di tempo che aveva un aria diversa, nuova... Sembrava quasi una città differente, sembrava brillare di luce propria sotto quei raggi penetranti e intensi. Tutto era così magico e lontano da quella realtà buia e grigia in cui era vissuta qualche anno fa!

Il freddo di quel triste inverno aveva lasciato posti al primo tepore di questa nuova stagione, l'estate stava giungendo felice e a dimostrarlo erano quei canto soavi di quei bellissimi e variopinti uccellini che erano tornati a vivacizzare tutta la natura d'attorno... Era semplicemente stupendo. 

Per le strade ormai non più vuote si potevano intravedere tanti bambini, che avendo terminato precocemente la scuola, riempivano i quartieri di allegria con i loro giochi... Sembrava una grande festa in cui tutti erano i protagonisti! 

La giornata era giunta al termine, e per le strade di quella immensa città si accingeva ad uscir da scuola una ragazza di appena 19 anni, Pan Son. 

Questa per Lei era stata una giornata durissima ma in fondo bella, indi per cui non riusciva a smettere di sorridere, restando per tutto il tragitto immersa nei suoi pensieri più nascosti. 

Quante cose erano cambiate negli ultimi quattro anni: prima di tutto, il nonno non era tornato come invece lei sperava da tanto tempo. Ogni giorno non poteva far a meno di osservare impaziente l'ingresso della casa di nonna ChiChi, aspettando il momento in cui il caro Goku sarebbe entrato goffamente, avvertendo la tanto amata donna della sua vita della sua grande fame. 

Naturalmente ne seguiva una grande delusione, quando poi Pan arrivava a capire che quel giorno, a quanto poteva sembrare, era abbastanza lontano. Invece, una grande gioia poteva impadronirsi del suo cuore quando prendeva consapevolezza del fatto che poco importava quando sarebbe arrivato il fatidico giorno, l'importante é che prima o poi il nonno avrebbe fatto ritorno.  

In secondo luogo, Pan inconsciamente aveva scelto che farne della sua vita. 

Erano passati poco più di due anni da quando Pan aveva chiesto ai genitori di concederle il permesso di aprire una palestra per impartire lezioni, ma naturalmente la risposta fu negativa. 

I genitori supportavano la piccola Pan in tutto e per tutto, ma riguardo la scuola erano parecchio intransigenti: la cultura aveva un ruolo primario secondo il loro modo di pensare, e dunque era assolutamente insano che una ragazzina di 17 anni potesse abbondare gli studi per dedicarsi ad una palestra. 

Lei, invano, aveva tentato di spiegare che il suo animo era come quello del nonno, che quindi era poco portata per lo studio, ma che invece aveva grandi potenzialità nel combattimento, lo stesso Vegeta aveva dovuto ammetterlo! 

Videl e Gohan, però, non si lasciarono impietosire dalle scuse della figlia e Pan, fra l'altro, non poté contare nemmeno sull'aiuto della nonna che poneva gli studi sempre al primo posto; dunque per un po' la questione fu chiusa. La sua salvezza giunse circa un mese dopo, grazie all'astuzia del caro nonno Satan che naturalmente aveva un debole per la sua prima nipote. Il nonno materno infatti, "inspiegabilmente" aveva aperto una palestra in cui egli stesso si riproponeva come istruttore... Inutile dire che nell'arco di anno la palestra ebbe centinaia e centinaia di iscrizioni! "Inspiegabilmente" nonno Satan aveva espresso il desiderio che a gestire la palestra, fosse la sua cara nipotina Pan, e alla fine, dopo che entrambi furono ampiamente ripresi dalla famiglia Son (eccetto Goten, a cui era stato promesso un lavoro nella nuova palestra) si giunse ad un compromesso: Pan avrebbe potuto gestire la palestra, SOLO dopo aver terminato gli studi. 

Per cui, più che "per amor dello studio" ma per amor della palesta, la piccola Pan ogni Mattina, accompagnata dalla fedele nuvola Speedy si recava all' Orange Star High School, per seguire le lezioni.

Un'altra piccola novità era il nuovo arrivato della famiglia: Junior! 

Il secondogenito di Gohan e Videl era piombato improvvisamente nelle loro vite, causando gioia negli animi di tutti loro. Gohan, approfittando del fatto che la moglie stesse aspettando un maschietto, decise di dargli il nome del defunto amico, Pan ci mise un po' ad abituarsi alla presenza del fratellino, ma in poco tempo i due divennero inseparabili tant'è che la sayan propose subito di diventare sua istruttrice, sotto le proteste di nonna Chichi che voleva salvare anche il suo secondo nipotino dal diventare un "teppista". 

Un'altra grande novità fu la prolungata assenza di Trunks, che aveva lasciato tutti senza parole. Il giovane aveva annunciato il suo ritorno quasi un anno fa, tuttavia questo ritorno non arrivò mai, a detta di Bra che andava spesso a trovare il fratello, lui aveva una relazione con la bella Misaki Suzuki, colei che in qualche minuto era stata capace di scatenare un'odio profondo nei suoi confronti nell'animo di Pan. Proprio quello infatti era stato motivo di litigio per i due ragazzi, che per mesi interi avevano messo l'orgoglio in primo piano, non rivolgendosi la parola reciprocamente, poi Trunks seppe farsi perdonare e il giorno del diciannovesimo compleanno di Pan, le mandò uno splendido mazzo di 19 rose rosse, che facevano da cornice a quell'unica rosa bianca. Pan non capì subito il perché di quella ventesima rosa, poi però giunse alla conclusione che quello era il conto alla rovescia del ragazzo, che sembrava ricordarsi che per l'approdo alla maggiore età mancava solo un anno alla ragazza. Quello splendido regalo insieme con un bigliettino in cui il sayan la rassicurava che le uniche donne della sua vita erano Bulma, Bra e lei, riempì di felicità la piccola Pan che trovò in quelle parole la forza di continuare ad attenderlo. 

Per sue grande sfortuna, Pan aveva intrapreso una relazione con il bel Ryo, in seguito al litigio con Trunks che aveva scatenato in lei grande dolore e una voglia matta di lasciarsi alle spalle l'amore per Trunks. E fino a quel momento tutto sembrava andare per il verso giusto: Pan voleva bene a Ryo, provava grande stima nei suoi confronti; il loro era un rapporto unico, basato sulla fiducia, sul rispetto e sull'affetto.  

Il passato di Ryo era stato parecchio tormentato, soprattutto a causa della cattive scelte del ragazzo, per cui la bella sayan si ritrovò da un giorno all'altro a macchinare un piano per realizzare un incontro fra Ryo e i genitori. Non le fu difficile attuarlo, riuscì, senza lasciarsi scoprire dal ragazzo, il numero della madre dal suo cellulare e così qualche tempo dopo, decise di chiamarla per renderla partecipe della nuova vita del figlio; a quel punto, sarebbe stata la giovane madre a terminare il suo piano.

Tuttavia Pan provava solo un gran bene nei confronti di Ryo, com' era facilmente comprensibile a tutti... A tutti fuorché al diretto interessato, che invece era convinto che il loro fosse un grande amore. Purtroppo però, come ben si poteva notare, il cuore di Pan apparteneva ancora al bel Presidente, e più il tempo passava, più lei soffriva per la sua lontananza; cercava però, suo malgrado, d'andare avanti trascorrendo gran parte del tempo con Ryo, con Bra e gli amici, andando in cerca di nuove avventure e emozioni... Non immaginava però che l'avventura era proprio dietro l'angolo. 

Aspettava con ansia dinanzi scuola, che Ryo l'andasse a prendere con l'auto, anche se lei preferiva di gran lunga la fedelissima Nuvola Speedy!  

Si guardava intorno, con l'intento di scorgere un bel ragazzo 24enne dai capelli castani, ma non vi trovò altri che gruppi di coetanei che impazienti tornavano a casa. 

Poi un rumore la fece sussultare: una macchina rossa fiammante a tutta velocità riuscì a fermarsi a circa 10 centimetri dalla sayan, la cosa diede a Pan non poco fastidio, non tanto perché aveva paura di un probabile infortunio, dato che comunque le bastavano una mano e un po' do forza per fermare la macchina, ma il fatto che quell'auto fosse proprio di Ryo!!  

"Che diavolo ti salta in mente Cretino?" urlò Pan non appena il ragazzo scese dall'auto. 

Dall'altra parte non vi fu risposta, Ryo avanzava minaccioso contro la sua ragazza, e dopo averle tratto eccessivamente il braccio la sbattè con forza contro il muro, avvicinò il viso quello della ragazza e urlò: 

"Stronza ieri mi ha chiamato mia madre, mi ha detto che fra qualche giorno saranno qui da me... Ne sai qualcosa Pan? Ah?" 

Aveva scoperto tutto... Beh questo era assolutamente normale! Tuttavia Pan non si aspettava una reazione del genere dopotutto lei lo Aveva fatto solo ed unicamente per lui.. Per renderlo felice.

Quell'atteggiamento da ragazzo  di strada le stava dando parecchio fastidio, indi per cui Pan, ricompostasi cominciò: 

"Brutto bastardo impenitente se l'ho fatto è per te, per i tuoi genitori! Sai tua madre che ha fatto quando ha sentito che io in questi ultimi anni sono stata vicino al suo Goru? Ha pianto!!! Ha pianto così tanto e contemporaneamente  ringraziava il cielo di aver ritrovato il suo bambino... Cretino c'arrivi? 

Tua madre... Tuo padre... Tua sorella ti amano e tu sei solo uno stupido viziato che ha l'oscurità nel cuore, e che non potrà mai capire cosa significa amare una persona!" 

Detto questo fu in procinto di andarsene quando fu la mano del suo ragazzo a fermarla.

"Amore ti prego perdonami! Hai ragione ma ero sconv..." cominciò Ryo pentito. 

"NO! Stammi a sentire Ryo, io ora me ne vado da sola e tu me lo lascerai fare, inoltre tu NON MI CHIAMERAI FINCHÈ NON SARÓ IO CON LE MIE STESSE MANI A FARLO.. Intesi?"

Parole agghiaccianti uscirono dalle labbra della piccola Sayan, la quale era rimasta moto amareggiata dal comportamento del

Compagno, e detto questo, scappò

Via rifugiandosi nel primo vicolo. 

"Nuvola Speedy" urlò a gran voce. 

E così istantaneamente all'orizzonte apparve la compagna di tante avventure, che forse da troppo tempo la famiglia Son aveva messo da parte. 

Così volò via, correndo verso la residenza Brief dove ad attenderla vi era il gran Vegeta pronto a cominciare il suo allenamento.

Quando Pan arrivò, dato il grande anticipo, la famiglia era ancora a tavola e prima che Vegeta potesse alzarsi per cominciare il suo "lavoro" Bulma costrinse la piccola a sedersi e favorire di tutte le squisitezze che aveva accuratamente preparato. Pan, come quasi ogni volta negli ultimo quattro anni, non poté non notare quel posto vuoto davanti a lei, che se agli altri poteva provocare una certa tristezza, per Lei era un ero e proprio toccasana. Erano particolari come quelli che le facevano ricordare tutti gli splendidi momenti passati in compagnia del suo adorato Trunks, tutte le loro avventure, i loro litigi, i loro discorsi, la cosa che la rendeva felice era sperare nel fatto che presto avrebbe potuto ancora godere delle attenzioni del ragazzo. 

Finito il pranzo Pan e Vegeta cominciarono gli Allenamenti, era ormai da un po' di tempo che questi so erano parecchio intensificati, in questo modo finalmente Pan riusciva a mostrare tutti i grandissimi miglioramenti che nell'arco di quei pochi anni era riuscita a fare. Vi era solo una cosa che le sfuggiva e da un po' di tempo a questa parte non faceva altro ce occupare la sua mente, perciò quel giorno non si lasciò scappare occasione per riferire il suo dubbio a Vegeta. 

"Che tu sappia" cominciò la ragazza affannosamente mentre sferrava calci e pugni contro l'avversario " le ragazze... Possono diventare super sayan?"

"Non lo so!" rispose Il principe dei Sayan, concentrato al massimo sul combattimento. 

"Beh non lo so non sta a significare che non sia possibile!" affermò emozionata Pan. 

"Infatti" la rassicurò Vegeta. 

Già si vedeva lei con i suoi capelli biondi e gli occhi favolosamente verde acqua mentre cacciava fuori tutta la sua rabbia e si mostrava a tutti come la prima donna sayan ad aver superato il limite.

Già stava fantasticando sul suo futuro, quando fu svegliata da un calcio sferrato improvvisamente da Vegeta che andò direttamente nel suo stomaco, facendola sottomettere alla gravità superiore alla norma, e dunque sbattere a terra. 

"Mai deconcentrarsi!" sentenziò il maestro a mo' di strigliata. 

"Grazie" rispose ironicamente  Pan.

"Facciamo così: tu convinci Bra ad allenarsi con noi e io metterò le basi per farti trasformare!" propose il sayan.

"impossibile.. Ma... Ci sto!" rispose carica la ragazza. 

 

Finito l'allenamento Pan uscì dalla Gravity room velocemente, già pronta a fare quella proposta alla tanto amata amica. Durante la sua corsa per i corridoi dell'immensa residenza Brief, la piccola Sayan incontrò un ostacolo, che inspiegabilmente le fece perdere l'equilibrio, facendola cadere a terra.

"Mi scusi sta bene?" le chiese una voce maschile. 

Lui.. Quella voce l'avrebbe riconosciuta fra mille... Quella voce che ormai da ben 4 anni non aveva il piacere di sentire così chiaramente... Quella voce che fu capace di paralizzarla all'istante senza saper che fare o dire. 

"Tu.." fu tutto quello che riuscì a dire, portandosi una mano al petto. 

"Ci conosciamo?" chiese l'uomo incuriosito. 

Quelle parole s'insediarono prepotenti nell'animo tormentato della ragazza, che mal digerì quell'insopportabile perdita di memoria dell'amico. Sentì pian piano le lacrime bagnargli il volto, primo perché non pensava esistesse una visione tanto celestiale, secondo perché mai avrebbe immaginato che il ragazzo che amava l'avrebbe dimenticata così in fretta. Sicuramente nell'ultimo periodo, a causa del litigio e dei suoi impegno di lavoro, il rapporto s'era un po' allentato ma non avrebbe mai pensato che lui potesse fargli una cosa del genere. Non lui... Non il suo Trunks. 

"Sto scherzando piccola mia" affermò aprendo le braccia, quasi ad incitare l'amica a tuffarcisi dentro. 

Pan, attratta da quel forte desiderio, si buttò fra le braccia dell'amico, cominciando un pianto liberatorio ce sembrava aver sommerso da qualche anno a questa parte. 

"Mi sei mancata" disse Trunks, poggiando il suo viso sulla spalla della ragazza. 

"anche tu.. Non andare più via" lo pregò la piccola sayan.

"mai più... Qui è dove voglio essere.. Con voi... Con te" gli promise il lilla. 

Non era cambiato niente fortunatamente. Trunks come sempre era lì, pronto a consolare la

 Sua dolce amica, e a donarle una spalla su cui piangere, indipendentemente dal fatto se ella piangeva per felicitá o per dolore. aveva i classici capelli lilla che spesso gli ricadevano sulle palpebre, i pettorali così splendidamente scolpito da sembrare quasi dipinti, e infine quegli adorabili occhi azzurri in cui era facile perdersi improvvisamente. 

Pan sentiva il suo corpo, che ormai aveva abbandonato quei favolosi tratti infantili per dar spazio alle forme di una donna, premere contro i pettorali del ragazzo che amava e sicuramente anche Trunks dovette rendersi conto del particolare perché infatti, poco dopo, fortemente imbarazzato provò a distaccarsi dalla sua piccola, ma Pan prontamente strinse ancora di più la presa, quasi a volergli far capire che non era pronta ad affrontare un'ulteriore divisione, anche se in minor misura. 

Rimasero così, ancora per qualche minuto, ognuno fra le braccia dell'altro, finché poi non raggiunsero il resto della famiglia: Bra correva disperata dietro Gil, intimandogli di restituirle il regalo, Bulma commossa disfava la valigia del suo amato primogenito e infine Vegeta giocherellava con dei regali che affettuosamente Trunks aveva portato dalla città dell'est. 

"Più tardi ci sarà un regalo anche per te" sussurrò Il lilla avvicinandosi all'orecchio della bella moretta. Quel semplice contatto bastò alla piccola sayan per sentire un brivido lungo la schiena, e rimanere ancora una volta paralizzata da quelle parole così semplici ma dette con tanta dolcezza. 

Il suo stato di pace fu interrotto dalla visione di Bra, che incessantemente continuava a picchiare il povero Gil, caduto nelle sue grinfie; Pan subito accorse in suo aiuto: 

"Bra lascia stare Gil!" la rimproverò intensamente. 

"Pan ghiro ghiro!" continuava a ripetere l'amico robotico, corredo fra le braccia della sua cara amica. 

"Pan dormi da noi stasera?" le chiese la principessa dagli splendidi capelli turchesi senza un'apparente motivo.

"Perché dovrei?" chiese incuriosita l'interessata. 

Inaspettatamente Bra e Trunks si scambiarono uno sguardo complice e qualche secondo dopo Trunks s'intromise: 

"Dai Pan, dormi da noi."

Come dire di no a quelle parole che nelle sue orecchie suonavano come un canto soave? Come dire di no a quegli occhioni dolci che l'avevano pregata in quel modo?

"rimango!" accettò la piccola Son. 

"a me no e a lui si -.-" protestò la migliore amica della bella sayan. 

Pan diede un pugno in testa all'amica e sussurrando la rimproverò scherzando: "zitta tu! Che non t'avevano detto di no!"

 

 

"Trunks ancora deve tornare?" disse Vegeta irrompendo in cucina. 

L'orologio segnava l'una di notte, e il caro Trunks, che subito dopo essere tornato aveva tanto insistito per andar a trovare il caro amico Goten e la famiglia Son, ancora doveva far ritorno, e Pan, che aveva Anto insistito con Bra, per rimanere sveglie ad aspettarlo, stava combattendo contro il sonno pur di riuscire nel suo intento. 

"andate a letto" consigliò Vegeta. 

Bra naturalmente colse la palla al balzo e così fra mondo dei sogni e mondo reale insistè: 

"Pan... Ti prego!"  

"Uff... Andiamo dai" si lasciò convincere La mora.

Salirono le scale, entrambe senza dir nulla pur pensando esattamente le stesse cose, quell'amicizia, destinata ad essere grande sin dalla loro nascita, era la forza che le mandava avanti. Entrambe le ragazze erano consapevoli del fatto che finché avrebbero avuto l'una affianco all'altra, nulla avrebbe avuto realmente importanza, perché la vita a prescindere va sempre nel verso giusto  quando si ha la propria miglior amica accanto. 

Erano a letto vicine, l'una fra le braccia dell'altra, quando improvvisamente nella camera della piccola dei Brief, entrò qualcuno. 

"Siete rimaste sveglie per me?" 

Trunks prontamente si diresse verso le due ragazze adagiate verso il lettone della maggiore, e dopo aver dato un bacio sulla fronte alla sorellina, si diresse verso Pan, si adagiò su di lei, stampandole un tenero bacio sulla guancia mentre con la mano segnava il morbido profilo della dolce 19enne. 

Pan sentì il cuore infiammarsi, poi per qualche secondo pensò di essere entrata nel coma più assoluto, aveva gli occhi sbarrati e tremava, così come l'uomo che le stava accanto, la sua mano quasi mossa da una misteriosa forza cercava imperterrita quella di Trunks, e non appena la trovò cominciò una danza senza fine, i suoi occhi nell'oscurità della notte cercavano quell'infinità azzurra dei suoi occhi. 

Le labbra di Trunks avevano cercato quelle di Pan, come se esse fossero una calamita alla quale è impossibile sottrarsi, finendo poi per sfiorare appena l'angolo delle sue labbra. 

Il 33enne poi uscì di fretta dalla camera delle ragazze, augurando a entrambi la buonanotte. 

"Siete cotti" affermò Bra, non appena il fratello sparì al di là della porta. 

"Siete?" 

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS...

La regola dell'amico non sbaglia mai, se sei amico di una donna non ci combinerai mai niente, 

mai non vorrai rovinare un così bel rapporto...

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Capitolo 11
*** Rideremo ancora! ***


Ciaooooo a tutti :) eccomi tornata!!! Mah comunque alla fine sono giunta alla conclusione che tante altre città saranno bellissime, ma il nostro Paese sa sempre farsi mancare. Detto questo ringrazio vivamente tutti voi che seguite e recensite la mia storia :") mi fate molto Contenta ^.^ 

Spero che il capitolo sia migliore del precendente.. Beh a voi la parola ;) 

Vi aspetto con le recensioni 

Un bacio 

Vi adoroooo <3

 

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Era ormai parecchio tempo che nella bella città dell'Ovest aleggiava un'area diversa, scaturita dall'ormai prossima estate, che gentilmente stava subentrando alla sfiorita primavera. 

Anche quel giorno i raggi del sole penetranti e caldi illuminavano attentamente ogni singolo angolo di quella bella città, e imperterriti non smettevano di illuminare anche la purezza del viso di una ragazza, che la sera prima stanca, confusa ed emozionata si era abbandonata ad un dolce sonno. 

Era li stesa immobile, con gli occhi socchiusi e Sognava.. Sognava di un uomo dai capelli castani che la conduceva verso una bella casa dalle dimensioni modeste. Sognava tanti bambini...  i LORO bambini che, pestiferi e testardi, non le davano mai un momento di tregua, volando per casa e intraprendendo piccoli scontri. Fra loro un bambino triste e taciturno si aggirava per le stanze, invitando la mamma ad aiutarlo a mettere le cose in ordine. Aveva i capelli neri e gli occhi color cielo. 

Era suo figlio. 

Il 'figlio prediletto' dicevano i suoi fratelli.

 Pan spaesata sentiva l'impellenza di proteggere il suo bambino dalle malvagità dei suoi fratelli, sentiva che le era rimasto solo lui e che solo per lui continuava la sua vita monotona e fastidiosa. Non capiva bene il perché ma quel bambino era la sua unica ragione di vita, un pensiero poco materno nei confronti degli altri figli ma pur sempre un pensiero reale, poi come un pugno lanciato a mezz'aria ecco arrivare in flashback le risposte alle sue domande. 

Primo flashback.

Era sul letto e si dimenava, cercando di scappare dal suo aggressore, le lacrime le tagliavano imperterrite il viso e lei, figlia di una nuova nobile e gloriosa stirpe, sentiva di non aver la possibilità di salvarsi, di muovere un muscolo, come se quello fosse un percorso già scritto dal destino, a cui era impossibile sottrarsi. O forse no. 

Forse quello non era un percorso scelto per lei, forse quello era IL PERCORSO CHE LEI SI ERA SCELTA, e come tale quella era la punizione per aver scelto una vita senza amore e felicità. I bambini pestiferi di poco prima erano frutto di quelle violenze, e per questo motivo erano violenti anch'essi, perché abituati a veder la casa macchiata dalla cattiva influenza del padre... Ryo.

 

Secondo flashback.

Erano stesi davanti al camino a far l'amore. Il suo corpo, martoriato dall'eccessive violenze del marito che addirittura avevano sfregiato un corpo sayan, era nelle grandi e possenti mani di uno sconosciuto. 

Quasi vergognandosi del suo aspetto  poco presentabile, Pan, ormai donna,  cercava invano di coprirsi con le lenzuola del morbido letto ma l'uomo sopra di lei con una delicatezza stranamente associabile alle sue grandi mani, le scostava ogni piccolo oggetto potesse coprire tanta purezza. Le sue labbra baciavano sensualmente ma con grazia ogni piccola ferita o livido, mentre le sue mani, disegnando un ampio schema sul corpo dell'amata, si abbandonavano ad un delicato massaggio. Pan, atterrita dal male che ancora le ferite le provocavano, non dava spazio al dolore, ma si lasciava sfuggire solo piccoli gemiti di piacere, che invitavano l'uomo,che sentiva di amare, a renderla sua.. Per sempre!

Poi la luce del fuoco illuminò il volto dell'uomo bramato, e nel momento in cui lo vide il suo cuore sembrò riempirsi di gioia.

 Lei e Trunks stavano facendo l'amore. E proprio da quell'amore proibito che nacque il suo ultimo bambino, quello taciturno e sofferente, il suo prediletto... quel bambino che non era frutto di una violenza, ma era il culmine di un amore puro e vero. 

 

Avute le risposte ai suoi perché, la mente di Pan sembrò inebriarsi di mille ricordi: le corse per permettere gli incontri fra Trunks e il loro adorato bambino, le sofferenze di suo figlio costretto a vivere con un padre che non era suo, l'amore incondizionato di un bambino la cui unica colpa era quella di aver avuto due genitori troppo orgogliosi e impauriti, e Trunks che sofferente si accontentava di guardar solo la donna che amava, senza poter far nulla perché quella era la vita che la sua piccola Pan aveva scelto per sé, e le mille notti d'amore fra i due giovani amanti, mai stanchi di sentirsi un tutt'uno con l'altro.

Poi Pan sentì cadere su di sé il peso di mille massi che con atrocità andarono a schiacciarla completamente.

 

"Ma buongiorno mia piccola amica!" le urlò Bra, che peggio di una balena, aveva ben pensato di svegliare l'amica saltandole addosso. 

Meglio i risvegli che le riservava la mamma, anche se a dirla tutta negli ultimi anni con l'avvento di Junior erano ormai cambiati: la mamma andava sempre a svegliar prima quel dormiglione del suo fratellino, e quando poi si recava nella stanza della primogenita, la trovava già sveglia intenta nel vestirsi. 

"Bra... Devo sapere!" rispose seria Pan fra uno sbadiglio e l'altro. 

Il sogno che si era impadronito di lei in quella notte non le era piaciuto affatto, e Pan sentiva che doveva assolutamente far qualcosa, l'unico indizio che aveva a disposizione era l'affermazione di Bra, fatta la sera precedente. "Siete cotti" aveva detto. Siete... 

Doveva capire. 

"Pan ieri notte me l'hai già chiesto e io ti ho già risposto che la mia era solo una supposizione, dunque alzati, lavati e andiamo a mangiare."rispose seccata la Turchese. 

"Ma se tu stessi nella mia situazione che faresti Bra?" chiese, in preda alla rabbia la mora.

"Che vuoi dire?"

Il viso di Bra a poco a poco sembrò mostrare tutta la confusione scaturita da quell' affermazione, per cui Pan, notando che la sua migliore amica in quel caso non aveva capito, fu costretta ad ammettere:

"Non ricordavo bene cosa significasse avere a che fare con Trunks, non ricordavo bene perché avevo voluto dimenticarlo, e a dirla tutta nonostante avessi anch'io i miei dubbi pensavo di esserci finalmente riuscita. Al suo ritorno dunque mi aspettavo una felicità tanto grande, anche perché alla fine è una reazione tipica di una buona amica che dopo tanto tempo rivede il suo migliore amico.

Tuttavia... Perché non riesco a smettere di pensarlo? Perché quando sono vicino a lui avrei voglia di ridere continuamente senza interruzioni, perché nel momento in cui lo sfioro avrei voglia di abbracciarlo e rimanere così a vita, perché quando stanotte mi ha salutata il mio stomaco sembrava volesse prendersi gioco di me? 

Perché Bra? È questo l'amore? 

Perché se è questo allora io sto facendo tante cazzate perché Trunks è la persona con cui dovrei stare! Quando ero bambina forse poteva trattarsi solo di una leggera infatuazione, ma ora? Perché dopo questi stupidi 4 anni, il mio cuore si ferma al suono della sua voce e si incendia appena vi è un contatto, o peggio ancora sprizza di gioia al sol vedere i suoi occhi?"

"Tu lo ami Pan.. Ecco il perché!" le rispose Bra, che guardandola con tanta tenerezza continuò: " sei fortunata a provare un sentimento così forte... A sentir le tue parole sembra quasi che io non mi sia mai innamorata! Spero che anch'io un giorno possa finalmente imparare ad amare."

"Allora aiutami Bra, perché devo sapere" 

La sua era una richiesta, una richiesta fatta col cuore perché sapeva che l'unica persona su cui avrebbe mai potuto contare portava il nome di Bra Brief. 

L'amica allora senza nemmeno guardarla in viso, l'abbracciò fortemente e quasi dispiaciuta di non poter in realtà aiutare la sua Pan, le fece una promessa che potesse mantenere: "ce la metterò tutta a farti avere delle risposte". 

"Grazie" rispose Pan staccandosi dall'abbraccio. 

"A tal proposito... Mi servirebbe un aiutino..." cominciò allora la dolce Bra. 

"Che sarebbe?" chiese Pan incuriosita. 

"Mmm.. L'altro giorno quando sono venuta in palestra a cercarti, ho visto una cosa... cioè un ragazzo ha catturato la mia attenzione. Allora mentre tu ti facevi la doccia ho parlato prima con tuo nonno Satan e poi con Ub e mi hanno detto che se ho la preparazione adatta possono mettermi nella sua stessa classe!! T prego allenami!" Pregò in preda alla speranza la principessa dei Sayan. 

Pan, che proprio il giorno prima aveva stipulato un accordo con il grande Vegeta colse la palla al balzo, e fingendo completo disinteressamento aggiunse: 

"Beh puoi sempre allenarti con me e tuo padre." 

"COSA?" urlò la 20enne come se l'amica avesse detto una bestemmia. 

"Tuo padre non è male come credi... Fidati!" provò a convincerla Pan. 

"Uff... Cosa non si fa per un ragazzo" 

"Aaaaaaaaaaah grazie Bra, grazie mille!!!" 

Pan, che in questo modo poteva ottenere ciò che voleva, sembrò non controllarsi dinanzi la risposta indirettamente affermativa della migliore amica. Cominciò a baciarle le guance e a volare per tutta la stanza urlando quanto le fosse riconoscente. Questo atteggiamento destò la curiosità di Bra che insospettita chiese:

"Pan... Perché fai così? Cosa ne ricavi?" 

La moretta, rendendosi conto della reazione particolarmente esagerata, elaborò una scusa in meno di 5 secondi al che rispose: "eheheh! In due gli allenamenti sono meno pesanti" 

Fortunatamente Bra non indagò molto, anzi quasi non volesse sapere la reale motivazione, cambiò discorso: 

"Dai vestiti, ti accompagno a scuola in questo ultimo noiosissimo giorno, poi torni qui a mangiare e alle 3 facciamo l'allenamento... Chiama i tuoi... Il telefono è sul comodino!"

"mi hai pianificato anche il resto della vita?" chiese ironicamente Pan, divertita dall'atteggiamento di Bra.

Perché poi le avrebbe dovuto ricordare che il telefono è sul comodino? Lei lo sapeva benissimo e poi generalmente chiamavano dalla cucina, in modo tale da permettere anche a Bulma di scambiare quattro chiacchiere con nonna Chichi.

Si voltò, sempre più confusa dall'atteggiamento dell'amica, rimanendo immobile non appena vide ciò che la stava attendendo: sul comodino, vicino al telefono, era posizionato una cornice che conteneva la foto di due ragazzi abbracciati, una rosa rossa, un pacchetto e una lettera. 

Tremante, Pan si avvicinò a tutti quegli oggettini, e ad uno ad uno cominciò a scrutarli attentamente. 

1-La foto incorniciata da un ampio strato di vetro, leggermente decorata con pitture creative, risaliva ad un tempo assai lontano: una ragazzina di appena 14 anni aveva abbracciato un bel 28enne quasi a volerlo infastidire. A Pan scappò un sorriso quando ricordò quei giorni felici. 

2-La rosa rossa era bellissima, era fiorita in tutta la sua bellezza e il suo colore era talmente intenso da infondere un senso di calore nel cuore. 

3- aprì col cuore a mille il piccolo pacchetto che aveva dinanzi: dalla scatola prese una piccola collana d'oro su cui era inciso a caratteri eleganti "Pan e Trunks". Quella visione le bastò a farle offuscare la vista e solo quando fu libera da tutte le lacrime che irrazionalmente le avevano rigato il volto, continuò a cercare, estraendo alla fine un piccolo oggettino d'oro con delle fantastiche decorazioni. La ragazza ci mise poco a capire che l'oggetto doveva essere aperto con la catenina che ormai portava al collo per cui delicatamente se la sfilò e la inserì nella piccola fessura del grazioso oggetto, uno scatto e nella camera cominciò a risuonare una dolcissima melodia. 

"Un carillon" esclamò Pan socchiudendo gli occhi  e lasciandosi cullare dalla bella melodia. 

Quando poi la parte superiore del carillon si aprì ecco che venne mostrato cosa c'era al suo interno: a suon di musica girava nel carillon una piccola foto che da una facciata mostrava i due ragazzi qualche anno fa, mentre dall'altra due loro foto da bambini. 

Quel gesto così favolosamente romantico pietrificò la piccola per un po', regalandole un momento di assoluto chiarimento. 

Che lei amava Trunks ormai non era più un segreto... Ma Trunks, che stava facendo tutte quelle cose per lei, cosa provava? Era normale un'amicizia di quel genere con un uomo ormai maturo? Era normale che fino a 4 anni fa dormivano anche nello stesso letto? 

E poi cosa sapeva Bra che tentava in tutti i modi di nascondere? 

Quante domande.. Ma dov'erano le risposte? 

Decise di leggere la lettera con la speranza che questa potesse aiutarla a trovar pace. 

"Mia dolce e piccola Pan, sono ormai passati 4 anni dal nostro ultimo incontro ma io non ho mai smesso di pensarti per un solo istante. Sarà la tua allegria, la tua spontaneità e la tua innocenza, non so di preciso cosa ma sicuramente stare con te mi rende immensamente felice.. È come se fossi tornato quel Trunks di appena 12 anni che amava divertirsi con tuo zio Goten. Qui il mondo è grigio senza la tua allegria, nella mia città invece tutto sembra risplendere di luce propria grazie solo e soltanto a te. Chissà come sarai diventata piccola Pan, spero di non vederti cambiata al mio ritorno. Si fra qualche giorno farò ritorno alla mia tanto amata città e finalmente ci incontreremo di nuovo, e la mia vita potrà nuovamente colorarsi grazie a te che come tuo solito riuscirai a portarmi lontano dal noioso mondo degli adulti che non mi appartiene. Credo sia una caratteristica di voi Son.. Rimanere sempre un po' bambini intendo.. Anche con Goten mi sento sempre così ed è una sensazione fantastica sai? 

Comunque spero che i regali saranno di tuo gradimento. Quella foto è stata mia compagna di lavoro per anni e anni assieme a quelle della mia famiglia e di Goten, il carillon invece l'ho fatto fare apposta. Sai qui abito in un alto palazzo, al piano di sopra vi era un uomo bravissimo al pianoforte che tutte le sere alla stessa ora amava cimentarsi nella musica, suonando tutto il suo repertorio. Appena ascoltai questa canzone me ne innamorai, pensavo a te per cui un giorno, incontrandolo giù all'abitazione, gli chiesi il permesso di utilizzare la sua melodia per un regalo speciale e lui gentilmente accontentò la mia richiesta. Anche ora, a distanza di qualche tempo mi vien da ridere se penso che quell'uomo, ascoltate le mie  parole, mi disse che si sentiva lusingato se la sua melodia fosse utilizzata per un regalo fatto da un giovane tanto innamorato. 

Mi sono perso in parole proprio come fai tu!

Al mio ritorno vorrei incontrare la mia piccola Pan.. La mia migliore amica... Così com'era 4 anni fa.

Io spero.

Un bacio amica mia."

Cadde sul pavimento col cuore che le martellava in petto, rileggeva mille volte quelle parole che l'amico le aveva riservato e sognava, sognava di una vita con lui... 

 

Quel giorno gli allenamenti finirono presto. 

Bra,che non aveva mai dato particolare importanza al combattimento, essendo poco allenata quel giorno svenne quasi dalla stanchezza, per cui Vegeta, particolarmente grato a Pan, decise di concedere alle due il pomeriggio quasi libero. 

La turchese immediatamente decise di andare a riposare mentre Pan ne approfittò per tornare a casa e prendere in mano qualche libro per l'esame che avrebbe dovuto affrontare fra qualche giorno.

"Sono a casaaaa" urlò entrando nella sua abitazione.

 Non vi fu risposta. Subito capì che la sua famiglia probabilmente doveva essere in casa di nonna Chichi, per questo posò le sue cose e prontamente si diresse verso l'abitazione. 

Con sua grande sorpresa tutti erano sul retro della casa ad ammirare un qualcosa che destò stupore nel loro

Animo:Chichi si lamentava e rimproverava il suo secondogenito di combinare solo guai, Gohan, Videl e Ub guardavano fieri il protagonista della scena mentre nonno Satan mostrava chiaramente un segno di inquietudine e paura nella visione che gli si poneva di fronte. 

Incuriosita dalla situazione, Pan si avvicinò all'allegro gruppetto per vedere la causa di tanta emozione, con suo grande stupore scoprì di avere di fronte suo fratello Junior, che con allegria e fierezza mostrava a tutti quanto ormai fosse bravo nel diventare un super sayan. 

Era talmente tanto sciolto e calmo, che a Pan non fu difficile capire che quella non era la prima volta che il bambino aveva superato il limite. 

"Tu... Tu... Tu riesci a trasformarti?" chiese lei meravigliata. 

"Paaaaan, tesoro mio, almeno tu ringraziando il cielo!!" urlò nonna Chichi, concedendo un abbraccio alla cara nipotina che si stava salvando dalla maledizione dei "super sayan". Pan non diede particolare importanza all'abbraccio materno datogli dalla nonna, guardava esterrefatta il suo fratellino che aveva avuto la fortuna di provare un'emozione così grande, di avere un dono così grande. 

"Si ma non era la prima volta" si lasciò sfuggire ingenuamente il piccolo Junior. 

"Cosa?" chiese incredula la mora.

"Si zio Goten e gli altri mi avevano raccomandato di non dire niente a te e nonna perché altrimenti vi sareste arrabbiate tantissimo, soprattutto tu che non lo sai fare." continuò il piccolo sotto gli occhi delusi e infastiditi della sorella maggiore. 

Le avevano mentito e lei non si era accorta di nulla, guardava suo zio e il resto della sua famiglia con disprezzo. 

Avrebbero potuto spiegargli la cosa con gentilezza e calma ma avevano preferito nascondergli il tutto, perché lo sapevano anche loro che lei, essendo una donna, non avrebbe mai potuto seguire le orme del caro nonno, che quel posto sarebbe toccato solo ed unicamente al fratellino. 

Lei non avrebbe mai potuto rendere fiero suo nonno Goku, come invece avrebbe fatto suo fratello Junior. 

Si risvegliò da quel triste pensiero, e mentre gli occhi le si inumidirono appena, scappò dentro casa, sfuggendo dalle prese della madre, che invano cercava delle scuse da dare alla sua primogenita. 

Anche se la sayan era perfettamente consapevole che quel comportamento era scaturito solo dalla necessità di proteggerla da una verità troppo triste, lei avrebbe preferito una reazione diversa e anche loro, conoscendo da sempre la ragazza, avrebbero dovuto capirlo. Tuttavia non era tanto l'amarezza per una situazione del genere a renderla così immensamente infelice, quanto la sua grande delusione nel vedere che lei aveva miseramente fallito nel suo intento, scatenando sicuramente delusione nel caro nonno. 

Corse in camera di sua nonna quasi piangente e con non poca difficoltà prese uno dei grandi vestiti di combattimento di Goku, poi rientrò in casa sua e subito si accasciò sul divano, abbandonandosi ad un amaro pianto, appena soffocato. Poi si stese, ponendo sotto il suo corpo la tuta del caro nonno, che ancora portava il suo profumo. 

Si lasciò cullare dal dolce odore che essa portava, con la sensazione di essere fra le braccia del nonnino, e pian piano chiuse gli occhi...

L'ultimo ricordo di quel lungo sogno fu   l'immagine del nonno che teneramente l'abbracciava ripetendole quanto in realtà fosse molto fiero di lei... Era adulto, circondato da una luce dorata e sorrideva mentre guardava la sua Pan, ormai adulta anch'ella, risplendere in tutta la sua giovinezza e fierezza.

Quella fu la prima notte dopo 4 anni che Pan rivide suo nonno. 

Non era stato un semplice sogno, tutto era troppo reale e l'abbraccio del nonno lei l'aveva sentito realmente sulla pelle, tuttavia alla fine così come si era presentata l'immagine del suo grande eroe, sparì assieme alla grande luce che essa irradiava. 

Riaprì gli occhi ancora un po' intontita dal brusco risveglio, era in cucina e qualcuno aveva poggiato sul suo corpo una sottile coperta primaverile che le aveva permesso di star calda per un po' e ripararsi da quel tiepido venticello che Tirava sui monti Paoz. 

Dopodiché voltò lo sguardo di fronte, rimanendo completamente allibita dall'uomo che le era seduto affianco seduto come se non avesse mai smesso di vegliarla per un secondo... l'uomo non parlava, si limitava solo a sorriderle con eccessiva tenerezza; a parlare fu invece un bambino di appena 4 anni dai capelli d'ebano:

"Pan scusami" pregò il piccolo fortemente dispiaciuto per il suo gesto. 

La ragazza, che ancora non aveva ben focalizzato la situazione essendo stata ormai completamente rapita da quella figura maschile sopra suo fratello, guardò dopo un po' la tuta che aveva fra le mani, e cominciò a pensare che molto probabilmente il nonno avrebbe riservato sempre un posto speciale a lei, a lei che non era stata solo una piccola e "fragile" nipotina oppure una nipote teenager dall'atteggiamento particolarmente violento e scontroso, ma che era stata anche un'amica, una compagna di avventure, una persona di cui potersi fidare e di cui prendersi cura. 

Guardò il fratellino e poi voltò lo sguardo alla grande tuta blu, la strinse a se e poi cominciò: 

"Non è colpa tua, Ju. Non ero

Arrabbiata con te piccolo" rispose lei dolcemente, rassicurando il fratellino, che felice della risposta della sorella cominciò a festeggiare con il bel Trunks. 

Beh si conoscevano da qualche ora al massimo, ma già sembravano amici da una vita: Junior volava fra le braccia di Trunks, che subito lo accoglieva, donandogli un caldo abbraccio. Quella visione così dolce  provocò a Pan un piccolo brivido, e le riportò alla mente il sogno fatto quella notte: Trunks sarebbe stato un ottimo padre e la scena a cui aveva appena assistito sembrò esserne la conferma. Non era infastidito dal comportamento troppo insistente del piccolo Ju, anzi dimostrava particolare affetto e simpatia e soprattutto si mostrava disposto a giocare con lui, provando così un serio divertimento. 

I raggi del sole avevano abbandonato  la volta celeste della città dell'Ovest, per lasciar spazio a quei miliardi di puntini luminosi, che quasi fossero mille torce davano compagnia ad una luce ben più grande e potente, la meravigliosa luna. Finalmente si spiegava il leggero venticello fresco che si aggirava per casa, e che poteva essere associato alle temperature più leggere che scendevano sui monti Paoz a orario tardo. Tutti dormivano in casa. Tutti eccetto Trunks, Pan, Goten e Ryo. 

Prima che Pan potesse realmente rendersi conto dell'inusuale presenza di Trunks, si ritrovò da sola in cucina ancora avvolta fra le coperte e la leggera tuta di Goku; con grande sforzo si alzò dal divano e si diresse alla ricerca del suo amato, che sembrava completamente scomparso assieme a Goten e il piccolo Ju. 

Prima che potesse cominciare un'altra discussione con i genitori, Pan andò ad assicurarsi che suo fratello stesse a letto, per cui velocemente, con l'intento di far il prima possibile andò nella sua cameretta, aprì delicatamente la porta, attenta a non creare alcun rumore, e appena le fu possibile diede uno sguardo al suo interno: Trunks e Goten erano seduti sul letto del secondogenito di Gohan e stranamente non erano loro a raccontare qualcosa al piccolo, ma era proprio Junior a raccontar loro ogni avventura dei valorosi guerrieri sayan, che Pan da qualche anno a questa parte era solita raccontargli dettagliatamente. 

Quella situazione la divertì non poco, per cui una volta socchiusa nuovamente la porta si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, poi tornò in camera per farsi una doccia e cambiarsi... E abbandonarsi nuovamente ad un sonno sul suo morbido letto. 

Socchiudeva gli occhi, imponendosi di dormire e proprio mentre il suo corpo sembrava perdere ormai quasi completamente conoscenza, fu spaventata da delle urla provenienti dal giardino, urla che la infastidivano parecchio poiché le era impossibile dormire in quel modo. Stava perdendo ore di sonno fondamentali, che le avrebbero sicuramente Pesato durante gli allenamenti della mattina successiva con Bra e Vegeta, anche se aveva perso le speranze per diventare super sayan, ci teneva sicuramente a mantenere la sua preparazione costante.

Inizialmente provò a ignorare quelle urla a cui poi si aggiunsero delle risate ma infine, notando che questi erano sempre più frequenti e insistenti, non poté  far a meno di alzarsi per scatenare tutta la sua rabbia nei confronti di coloro che osavano attentare al suo riposo.

Prese fiato prima ancora di affacciarsi alla finestra, ma quando poi fu sul punto di esplodere dovette far uscire tutta l'aria che portava in corpo perché bloccata dalla sua personale visione angelica: i capelli che non molto lunghi gli ricadevano sugli occhi lo portavano a passarsi continuamente quella grande mano con non molta delicatezza, i suoi muscoli coperti dalla maglietta nera, che indossava in quella notte forse non molto calda, sembrava esser stata disegnata apposta per il suo fisico, la sua agilità nello schivare i colpi di Goten, con il quale si stava scontrando, agli occhi di Pan si tramutava in una soave danza divina, e infine le sue risate nel lasciarsi condurre a tutta velocità dalla bella e piccola nuvola Speedy diventavano una dolce melodia per le orecchie della giovane Sayan. 

Era perfetto, decisamente perfetto. 

Il desiderio che aveva di scendere e correre a baciarlo le era insopportabile, talmente insopportabile che più volte fu sul punto di farlo... L'unica cosa che la tratteneva dal compiere questo gesto quasi istintivo era Ryo... Il suo ragazzo. 

Malediceva il giorno in cui aveva lasciato che la sofferenza e l'immaturità  prendessero possesso della sua mente,andandogli così  a concedergli il suo cuore... Malediceva il giorno in cui l'aveva incontrato la prima volta.. Malediceva la sua codardia, senza la quale tanti problemi potevano essere evitati. 

Perché non riusciva ad amare Ryo così come amava Trunks? Perché malediceva Ryo che in fondo non le aveva fatto niente invece di maledire Trunks, che prepotentemente le aveva rubato mente e cuore, portandoseli via anche durante la sua permanenza nella città dell'Est, nel momento in cui ne aveva più bisogno? 

 

"Perché la mia piccola è così giù di morale?" 

Quella voce, che come ogni volta era capace di provargli intensi brividi lungo la schiena, bastò a risvegliarla da quei cupi pensieri e ridarle così un grande sorriso. 

"Così sei molto più bella" continuò il giovane Sayan, rivolgendole un sorriso romantico.

Quelle parole bastarono a darle un colorito leggermente più intenso in prossimità delle guance e Trunks evidentemente dovette accorgersene, perché anch'egli abbassò lo sguardo leggermente intimidito. 

Poi come se tutto l'ambiente si fosse impregnato di forza magica, i due alzarono lo sguardo nello stesso istante perdendosi l'uno negli occhi dell'altro, e spinti da un forte vento che sembrava volesse unirli in quel momento, cominciarono ad avvicinarsi inconsciamente mentre le loro mani, una volta ricongiunte, cominciarono un dolce e sensuale movimento, che invitava chiaramente i due a sigillare quell'amore, ancora non rivelato, con un caldo bacio.

Quando poi le loro labbra furono a qualche centimetro di distanza, Trunks si allontanò leggermente per parlare: 

"Ti fidi di me?" chiese sospirando alla sua piccola. 

"Sempre" rispose lei. 

Al suono di quelle parole Trunks strinse la mano di Pan per spingerla fra le sue braccia, e cominciare così un piccolo volo a bordo della nuvola Speedy, sotto il grande manto di stelle.

Quel bellissimo paesaggio che da sempre aveva fatto parte della vita della piccola sayan e che lei conosceva quasi a memoria, sembrava risplendere di una luce diversa sotto quella luna, diversa dal

Solito, sotto quelle stelle anch'esse diverse, sulla sua nuvoletta che in quel giorno aveva assunto una funzione inusuale, diventando il suo piccolo rifugio d'amore.

Era seduta sulle gambe del ragazzo che amava, e guardava con occhi lucidi il suo dolce mondo incantato, rendendosi conto che probabilmente la sua favola era appena cominciata; le sue mani, ancora intrecciate in quelle di Trunks, sentivano di possedere il mondo intero. Il suo adorato Principe, che con una mano manteneva quella della sua piccola, con l'altra le cingeva i fianchi, le accarezzava i capelli. Volavano... Volavano sopra il bellissimo lago, sulla vecchia e centenaria cascata, sopra gli amati monti, sopra le loro case... Volavano sopra le abitazioni delle loro famiglie, all'insaputa di tutti, attenti a non essere avvistati  dopotutto il mondo non era ancora pronto per un amore così vero e grande. Guardavano la magia che aleggiava forte in quella sera, guidati dalla nuvola attraverso quei posti incantati, prima di accorgersi che l'incanto più grande poteva essere scovato nell'amore e nella lucentezza dei loro Occhi. Quell'incanto li imprigionò totalmente l'uno all'altro, rendendoli schiavi sia quell'amore impossibile e proibito, condannandoli ad una vita di continue lotte per l'altro. 

Quell'incanto li spinse sempre più uno

Vicino all'altro tanto che chiusero gli occhi, evidentemente accecati dalla Luminosità dei loro Sguardi innamorati e cominciarono a bramare un'unione che arrivò poco dopo, quando lasciarono che le loro labbra a poco a poco si sfiorassero, per poi unirsi in un delicatissimo bacio. 

Il calore che provenne da quel contatto incendiò i cuori di entrambi, che prontamente, come impauriti da un ulteriore distacco, valorizzarono ancor di più quell'unione con un abbraccio, non un abbraccio come quelli passati, mantenuti e costretti, un abbraccio forte e liberatorio.

La cara nuvola d'oro, invece,li invitava ad entrare in camera della ragazza per non rendere partecipe un mondo crudele e geloso di un momento così bello e toccante: i due ragazzi furono perciò costretti a staccarsi, per scendere così dalla cara Speedy e entrare in camera (passando dalla Finestra), senza però distogliere lo sguardo l'uno dall'altro... 

Caddero sul bel letto della ragazza, riunendosi in un romantico bacio ancora una volta, e poi ancora, ancora e ancora, finché ormai tranquilli e vicini sotto le coperte non furono liberi di guardarsi nuovamente negli occhi. 

L'ultima volta che avevano dormito insieme era stato 4 anni fa, quando Pan era solo una bambina e quando quell'emozione tanto forte era solo una fantasia lontana dalla realtà. 

A distanza di 4 anni, invece il cuore sembrava giocarle scherzi ancora più duri e i brividi sembrarono tramutarsi in sensazioni ancora più intense, che spingevano la piccola Pan a far suo per sempre l'uomo che aveva davanti agli occhi. 

Trunks non si tratteneva più, accarezzava incessantemente la sua Sayan, disegnando il suo profilo ormai Ricco di forme con tocco particolarmente delicato senza staccar mai lo sguardo dal suo corpo. 

"Mi dispiace.." cominciò. 

Ancora una volta fu lui a cominciare il discorso.

"Di cosa?" chiese incuriosita con grande dolcezza la bella mora. 

"Di essermi perso tutto questo... Pensavo di tornare e trovarti sempre piccola, scontrosa, allegra, con i soliti capelli corti, con il tuo piccolo corpicino... Invece sono tornato... E... Ho Trovato... Una donna!" spiegò il principe dei Sayan.

"Deluso?" chiese Pan leggermente impaurita. 

"Non potrei essere più felice" ammise Trunks stampandogli un forte bacio sulle labbra. 

"Dico solo che mi dispiace essermi perso la tua crescita, tutti i momenti importanti della tua vita... Come la nascita di Junior, avrei voluto essere vicino a te per stringerti forte le mani quando tua madre era in procinto di partorire, avrei voluto consolarti ogni volta che avevi dei piccoli attacchi di gelosia, avrei voluto vederti giorno dopo Giorno per constatare i tuoi cambiamenti... E invece no." continuò il ragazzo. 

"Se tu fossi rimasto per questo 4 anni accanto a me, avresti continuato a vedermi come una sorella" controbbattè lei, attenta a non farsi sentire dal resto Della casa.

"Può darsi... La prima volta che ti ho vista dopo questi 4 anni ho pensato che per anni avevo avuto accanto la creatura più bella che avessi mai visto, senza neanche rendermene conto." ammise ancora una volta il lilla. 

Pan, ormai col cuore a mille per quella dichiarazione vera e propria, non rispose al suo Trunks ma si limitò a donargli un bacio, Un bacio diverso dal solito, un bacio dato con trasporto, al termine del quale La sayan si trovò inspiegabilmente sopra il suo compagno di avventure che tanto amava. 

"Pan... Ehm... Dormiamo?" chiese timidamente il giovane Presidente. 

"Scusa" rispose lei sorridendo e posizionandosi così fra le braccia del suo amato. 

"Trunks?" continuò dopo una breve pausa la moretta. 

"Dimmi piccola mia.." rispose lui guardando e accarezzando la sua Pan. 

"Sono felice.. Finalmente" ammise lei. 

"anche io... buonanotte piccola mia" terminò lui. 

"Buonanotte mio adorato principe dei Saiyan" 

 

 

Nonostante quella notte prospettasse un periodo di pace e tranquillità (ma soprattutto di felicità), i giorni a venire furono un inferno: quel cielo, favolosamente stellato di quella notte, sembrava essere in realtà un congedo per i terrestri, perché nei giorni a venire i raggi solari avevano abbandonato completamente il pianeta per far posto a tempeste di pioggia che impedivano qualsiasi tipo di incontro fra Pan e Trunks. 

La ragazza dal canto suo, continuava a mandar messaggi al suo Presidente senza però ricevere alcuna risposta; l'unico modo grazie al quale riusciva a ricavare informazioni del suo Trunks era Bra, alla quale naturalmente aveva raccontato tutto direttamente la mattina successiva. Ricordava quanto fossero entrambe emozionate, anche la Turchesina ormai si era arresa ai sentimenti della migliore amica, vi era solo un particolare che aveva allarmato entrambe le ragazze: al suo risveglio, Pan non aveva trovato Trunks né un bigliettino, e da allora non l'aveva più visto né sentito. Col passare dei giorni apparve chiaro come qualcosa non fosse andato nel verso giusto, per questo più volte Pan cercò di uscire per chiarire ma fu sempre fermata dalla famiglia, che insisteva affinché la ragazza studiasse per l'impellente esame, senza badare invece all'accentuata sofferenza visibile già sul suo volto.

Così Pan fu costretta a passare giorni interi nella più completa agonia, infatti solo quando terminò l'esame fu lasciata Libera di concedersi momenti di completa libertà.

Il suo primo pensiero fu il suo amato Trunks, che subito andò a trovare alla Capsule Corporation.

"Truuuunks" urlò entrando dalla finestra sempre aperta, in preda all'eccitazione. 

Il ragazzo, che chiaramente non si aspettava una visita da parte della ragazza, rimase di stucco mentre Pan  si avvicinò per concedergli un bacio, a cui il presidente rispose senza esitazione. 

Tuttavia improvvisamente Trunks cominciò a incupirsi, allontanò Pan e gli intimò di andar via per sempre, confessando che la sua era stata semplice attrazione fisica. 

Vane furono le richieste di Pan affinché potesse spiegargli le motivazioni di questo suo repentino cambiamento. 

Vane furono le sue forze per trattenersi dal piangere. 

Scappò via, piangente, sotto gli occhi distrutti del giovane Presidente. 

Aveva ragione. 

Si era ripromessa che ormai era giunto il momento di essere felice, Tuttavia Non aveva fatto bene i conti, aveva dimenticato che vi è sempre un prezzo da pagare per la felicità, e lei quel suo unico momento felice lo stava ripagando a caro prezzo. 

Sentiva le gambe tremargli terribilmente, le forze abbandonarle a poco a poco e le lacrime farsi sempre più intense finché non le causarono un pianto di grande sofferenza. 

Bussò alla porta e ad aprirla fu proprio Vegeta, che alla vista di tanto dolore prese Pan, e stringendo le sue mani attorno alle spalle della

Nipote di Goku, con un sibilo e in preda alla rabbia cominciò: "Cosa. È. Successo?" 

"Ti prego ho solo bisogno di parlare con Bra.." rispose Pan distrutta e sofferente. 

Senza nemmeno rivolgerle la parola, Vegeta capì la situazione al volo e senza proseguire oltre, lasciò andare la giovane, facendosi da parte. 

 

"Bra.." sospirò Pan entrando in camera dell'amica.

In preda allo sconforto e alla rabbia, cadde a terra e Bra subito, nonostante la grande paura, accorse in soccorso dell'amica, aiutandola ad alzarsi e a lasciarsi spiegare la situazione da principio. 

 

 

"ATTRAZIONE FISICA? ATTRAZIONE FISICA? IO A QUELLO LO AMMAZZO!!!" continuava a ripetersi la Turchesina 

Non appena ebbe ascoltato il racconto della mora. 

"Bra..." ripeteva Pan, cercando di catturare l'attenzione della sua amica. 

"IO ADESSO VADO LÀ E LO DISTRUGGO CON LE MIE STESSA MANACCE! Ci stiamo allenando da vari giorni no? Bene io VADO A DISTRUGGERLO!" 

Bra camminava avanti e indietro per la sua camera, in preda alla rabbia più assoluta per il Comportamento poco Corretto del fratello, senz adescare attenzioni ai continui richiami della migliore amica. 

"BRAAAAA" urlò infine Pan. 

"Che c'è?" rispose spaventata la turchese pensando che la compagna si sentisse nuovamente male. 

"Cosa sai Bra?" pregò Pan in tutto il suo dolore. 

Bra, distrutta dalla visione che le si proponeva dinanzi agli occhi, non resse il suo segreto un minuto Di più;

Gli occhi le si inumidirono rimembrando la scorrettezza che aveva fatto alla migliore amica, così in preda al rimorso cominciò: 

"PAN VÀ DA LUI... TU GLI PIACI! VAI DA LUI PERCHÈ HA SOLO PAURA!  aiutalo Pan, aiutalo a scoprire cos'è l'amore e allontanalo dalla sua brutta situazione e dalla

Sua stupida paura." ammise abbracciano l'amica. 

"Che.. Che.. che situazione ?" chiese ancora più confusa la più giovane delle due sayan.  

"CORRI" intimò infine la Turchese. 

Pan, confusa e tremante, corse via dalla residenza del suo amato, per correre sotto la pioggia verso la Capsule Corporation, anche abbastanza emozionata per la verità che Bra amorevolmente le aveva rivelato. Cosa avrebbe fatto senza la sua Bra? 

Arrivata in prossimità dell'azienda, anche se quasi priva di forze, trovò il coraggio e la forza di salire ogni singolo gradino solo grazie all'amore e alla voglia di combattere per ciò che amava, come le aveva insegnato il nonno. 

Aprì con irruenza la porta dell'ufficio del suo Trunks, nel momento in cui, per riposarsi, aveva appoggiato appena il capo sulla scrivania sopra montagne e montagne di carte. 

Nel momento in cui Pan entrò, il ragazzo alzò il viso mostrando lacrime di sofferenza alla ragazza che aveva baciato qualche sera fa. 

Lei dal canto suo, completamente impallidita dinanzi il dolore che anche l'uomo che amava stava provando, si avvicinò lentamente alla sedia su cui Trunks era seduto e inginocchiandosi, fra una lacrima e l'altra che andavano a mischiarsi con le gocce di pioggia che l'avevano avvolta durante il tragitto per giungere alla CC, ammise con voce appena percepibile: 

"Ti amo..." 

"Cosa?" chiese incuriosito il lilla,col volto segnato dalla sofferenza, che non era riuscito a percepire le parole pronunciate con voce bassa dalla ragazza. 

Pan che già la prima volta aveva trovato difficoltà nell'ammettere i suoi sentimenti, sembrò non riuscire più a ripetere quelle due semplici parole, almeno finché un inaspettato e caldo raggio di luce non andò a scaldare il suo corpo e ad illuminare la sua Giornata. 

Quel calore così forte in corrispondenza del suo cuoricino... Lo conosceva benissimo... Era nonno Goku. Lui era d'accordo,accettava la loro Unione e stava conducendo Pan per mano verso la meta che l'aspettava forse da sempre. 

Grazie a quel calore... Al suo nonnino che le era sempre vicino,  trovò la forza di continuare. 

"Ti amo" ripetè. 

Trunks lasciò cadere le sue poche lacrime e subito abbracciò la sua dolce Pan, intimandole: 

"Ripetilo t prego" 

"Ti amo... Tantissimo" ripetè lei, commossa dal ritrovamento del suo amato. 

"Oh mia piccola Pan" continuò Trunks, aumentando sempre di più la sua presa. 

"E tu Trunks?" chiese la giovane speranzosa. 

Il ragazzo che fra le proprie Braccia manteneva la sua adorata ragazza, se ne staccò per poco, per permettere lo scambio di un dolcissimo e delicatissimo bacio, che accese una forte eccitazione nei due.

Cominciarono a baciarsi con grande passione cadendo sul pavimento, ma senza mai lasciare la presa, che li teneva legati indissolubilmente l'uno all'altra ; Si baciavano, con la gran voglia di sentirsi un tutt'uno con l'altro, con la voglia di consacrare definitivamente quell'unione che avevano incominciato qualche sera fa. 

"Allora?" ripeté Pan, staccando le sue labbra da quelle di Trunks, per concedersi una favolosa vista durante la risposta del Suo amato.

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS...

 Eccoti sai ti stavo proprio aspettando. Ero qui ti aspettavo da tanto tempo, tanto che stavo per andarmene e invece ho fatto bene...

sei il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia, l'ultimo desiderio che la notte mi culla, sei la ragione più profonda di ogni mio gesto 

la storia più incredibile che conosco 

eccoti come un uragano di vita, e sei qui non so come tu sia riuscita a prendermi dal mio sonno, scuotermi 

e riattivarmi il cuore...

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Capitolo 12
*** Se perdessi te ***


Ciao a tutti quanti, prima di tutto vorrei scusarmi per il mio vergognoso ritardo ma con la scuola e un inatteso lutto, l'ispirazione m'era venuta meno. Non so il capitolo come sarà, io ho fatto tutto il possibile quindi spero di non avervi deluso! Fatemi sapere come al solito :)

Bene... Volevo avvertire che probabilmente alla fine non capirete nulla in quanto nell'ultimo pezzo ho voluto mandar avanti la storia di 3 mesi... Per creare un po' di curiosità xD 

Beh dal prossimo capitolo, ci ritroveremo sempre 3 mesi dopo ma verrà chiarito il tutto. 

Ora, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei dirvi che qualche giorno fa girando per Efp ho visto una storia LOTTA PER LA LIBERTÀ di FoSp4, per quel che mi riguarda ho deciso di leggere una storia perché mi sembra un'ottima serie al posto di Dragon ball GT -.- (non tocchiamo questo tasto dolente -.-) 

Quindi ve la consiglio ^.^ , a me è piaciuta tanto, vorrei sapere voi Cosa ne pensate!!! 

Un bacio a tutti vi lascio al capitolo giuro!!! 

P.S. Queste sotto sono le mie beniamine Bra e Pan, all'età rispettivamente di 20 e 19 anni!!! Spero vi piacciano xD

 

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Pan Son... 19 anni. 

Una ragazza che alla mattina amava poltrire sul suo comodo letto nonostante le insistenze della cara madre, una ragazza che amava trascorrere il tempo con la sua migliore amica Bra, una ragazza che odiava la scuola, preferendo di gran lunga il caro combattimento, una ragazza che dalla tenera età di 15 anni aveva riservato un posticino speciale ad una persona in particolare... Insomma, una ragazza come tante altre... O quasi!

Ella non vide mai alcun desiderio che portasse nel cuore avverarsi... Non vide mai un obbiettivo, che si era prefissata, venirle minimamente incontro... Non ebbe mai la possibilità di sentir sulla propria pelle, quell'emozione tipica del magico momento in cui ci si sente imbattibili, per aver ottenuto ciò che tanto si era bramato. Almeno finché non accolse fra le sue braccia Lui. 

Trunks Brief... 33 anni.

Il più giovane presidente ad aver mai ricevuto la gestione di un'azienda tanto grande quanto la Capsule Corporation, all'insolita età di 28 anni, un giovane che amava divertirsi col suo migliore amico, un giovane taciturno e buono che avrebbe dato la vita per i suoi cari, un giovane che nonostante il duro peso dell'azienda che gli gravava sulle spalle avrebbe voluto semplicemente continuare la sua nuova vita. Un ragazzo come tanti... O forse no!

Era ormai qualche settimana che i due erano soliti incontrarsi nei luoghi più impensabili, per trascorrere un po' di tempo da soli, lontani da sguardi indagatori.

Quelle prime settimane erano state una favola e tutto era filato liscio...

A partire da quel fatidico TI AMO... 

Mai la piccola Pan avrebbe potuto dimenticare lo sguardo commosso e felice del suo uomo , mentre lei si lasciava andare a quella piccola dichiarazione... Ugualmente mai avrebbe potuto dimenticare la sua risposta. 

"Non riesco ad immaginare un domani senza te ormai.. " le disse, rafforzando radicalmente la loro Unione. 

Non le aveva ancora detto di amarla o meno, e la sayan, che all'inizio era rimasta molto turbata dalla non-risposta del lilla, sembrò a poco a poco accettare la situazione: aveva atteso per anni in silenzio, adesso aspettare ancora un altro po' non le avrebbe recato nessun problema... 

Soprattutto se alla fine fosse stata ripagata di tutta l'attesa con l'amore eterno di Trunks. 

Erano supposizioni di una ragazza appena entrata nel mondo degli adulti, erano sogni di una ragazza che appena aveva conosciuto l'amore, erano sogni di una ragazza che in fondo nonostante le mille difficoltà avrebbe lottato fino alla fine per quell'amore da poco nato. 

Tanto per incominciare le famiglie, soprattutto quella di Pan, nonostante il gran bene e l'enorme rispetto che provavano nei loro confronti, non avrebbero mai accettato un Unione così "malata" fra un quasi trentenne e una bella diciannovenne, addirittura la stimata nonna Chichi aveva dimostrato di non poter accettare quel legame, Lei che la nipote l'aveva sempre sostenuta e viziata. 

Pan, dal canto suo, nonostante fossero minimi gli atteggiamenti femminili che dimostrava di avere, sognava l'abito bianco e il suo adorato principe azzurro, lei che aveva sempre dimostrato poco interesse per queste "sciocchezze" col passare del tempo, con la scoperta di un sentimento così profondo, non si era mostrata incolume al morbo dell'amore. 

Quante volte Videl le aveva predetto un tale cambiamento, prendendo a esempio il suo caso, ma Pan mai le aveva prestato attenzione. 

Ora dovette ricredersi. 

 

Dal momento che la scuola era ormai giunta a termine da qualche settimana, Vegeta,per concedersi poi del tempo per sé stesso per tutto il resto della giornata, aveva deciso di spostare gli allenamenti la mattina, nonostante le proteste della figlia Bra, che mal digeriva il fatto che in quel modo avrebbe dovuto lasciar presto il suo piccolo e caldo letto. 

Quella mattina però gli allenamenti s'erano prolungati più del dovuto, anche perché purtroppo il ritmo era andato a rallentarsi radicalmente visto l'arrivo della bella Bra, che aveva dovuto cominciare completamente dall'inizio e Pan, suo malgrado, aveva dovuto accontentarsi di ripercorrere quelle tappe dell'allenamento assieme alla migliore amica. 

Quel giorno, a Vegeta sembrò balenare una strana idea in mente: sotto le prime fioche luci del mattino, l'uomo avanzava minaccioso verso sua figlia e la sua allieva, e solo dopo averle scrutate attentamente, esclamò:

"Combattete!." 

"COSA?" esclamarono sconcertate le due. 

"Pan è ancora troppo forte per me!" protestò la principessa dei saiyan. 

"Qualche tempo dopo gli inizi degli allenamenti di Pan, io e lei abbiamo cominciato a batterci.. Ora Bra, ti sto ponendo di fronte una scelta: me o Pan?." disse il principe con fare autoritario. 

"Pan cominciamo!" esclamò in fretta la turchese, terrorizzata dall'idea di aver sfiorato la possibilità di battersi contro il padre. 

Si misero in posizione entrambe, e scambiandosi uno sguardo complice sembrarono promettersi di non andar giù pesante, tuttavia Pan aveva paura: Bra faceva fatica a mantenere la gravità, il suo respiro era pesante e affannoso e piccole gocce di sudore sembravano provocare un doloroso solco sulla perfezione rosea di quel corpo. 

Non si sarebbe mai perdonata se avesse fatto del male alla sua migliore amica, per cui si ripromise di attendere che fosse lei a cominciare, almeno per rendersi conto del suo livello di forza. 

Come si era aspettata, Bra cominciò a sferrarle una serie di pugni, che andarono a fendere nient'altro che l'aria, considerando che Pan seppe evitarli con particolare facilità. 

Tuttavia la mora si rese subito conto che se avesse continuato a evitare colpi non avrebbe mai potuto constatare il suo livello di forza, per cui, fluttuando nell'aria, mentre Bra si dimenava cercando di mettere in difficoltà la compagna, si lasciò attaccare da una ginocchiata in pieno stomaco. Nonostante fosse poco forte, per un po' la giovane sentì un lieve dolore, ma in un attimo ripreso il contatto con la realtà, sussurrò all'amica: "Stuzzicami!"

"Cosa?" chiese Bra senza capire a cosa si riferisse Pan. 

"Fallo e basta!" le ordinò la più piccola. 

La turchese capì all'istante che l'obbiettivo dell'amica era dimostrare a Vegeta di  combattere allo stremo delle sue forze e soprattutto, di dimostrare che la figlia le stava tenendo testa! 

"Che c'è Pan? 

Non stai combattendo al massimo! Credi che io non sia alla tua altezza? 

Avanti fammi vedere ciò di cui sei capace!!" cominciò la principessa dei saiyan, imitando alla perfezione lo sdegno e l'altezzosità che il padre era solito usare in battaglia. 

Sorrise la bella saiyan mora, sorrise dinanzi alla complicità che da molti anni ormai si era instaurata con la figlia di Vegeta, sorrise e cominciò: 

"Non vedo l'ora!" 

Come se fosse una principiante alle prime armi, Pan si avventò su Bra sferrandole un calcio, che l'amica riuscì ad evitare, muovendosi velocemente fra le mura della Gravity Room; la gravità era diventata solo un insulso particolare: le due ragazze ormai, ignare dello sguardo indagatorio di Vegeta, sembrarono divertirsi come matte. 

Continuavano a lottare come se fossero allo stesso livello di forza, e Pan continuò a fingersi esageratamente inesperta per aiutare l'amica, finchè la voce gelida del caro sovrano dell'ormai distrutto pianeta Vegeta,disse: 

"Basta!" 

Le due ragazze, sussultando per l'improvvisa intrusione, si abbandonarono alla gravità, Pan seppe fronteggiarla prima di cadere direttamente al suolo, mentre Bra, non ancora abituata, cadde a terra come sasso. 

"continuiamo domani... E non voglio più teatrini!" continuò l'uomo, mentre l'oscurità del grande corridoio cominciava ad invaderlo. 

Se n'era accorto, ma le aveva lasciate fare comunque. 

"Sono stanchissima!" esclamò la secondogenita del principe, uscendo dalla Gravity Room. 

"Vai a riposare" rispose Pan, ridendo delle condizioni dell'amica. 

"Naturalmente, stasera devo uscire!" sorrise lei, poi abbassando lo sguardo e accompagnando quel gesto con un sorriso di gratitudine continuò: "Grazie mia piccola Pan"

"Ti voglio bene Bra" rispose la mora, rivolgendo un caldo abbraccio all'amica. 

 

Passeggiava tranquilla per le affollate strade della Città dell'Ovest, i raggi del sole divenuti sempre più caldi con l'avvento dell'estate, negavano agli esseri umani qualsiasi possibilità di ripararsi sotto un'ombra ristoratrice. 

Camminava lei, col sorriso stampato in faccia e col cuore colmo d'amore, camminava verso la sua umile dimora, sospirando e sognando il Momento in cui avrebbe riabbracciato il suo ragazzo. 

Il suo fidanzato.. Ancora non le sembrava vero ma ormai fra lei e Trunks si era andato a creare un legame molto saldo che si prospettava vero e duraturo, spesso erano stati sul punto di essere scoperti ma fortunatamente per loro non era mai accaduta una cosa del genere, anche grazie alle amorevoli scuse di Bra, a cui necessariamente chiedevano spesso aiuto. Dal canto suo, Trunks si doleva per aver tenuto all'oscuro il migliore amico, di un evento tanto importante, e ugualmente Pan non riusciva a credere quanto fosse ingiusto non rivelare la verità allo zio: entrambi non avevano idea di come egli avrebbe potuto reagire,per cui avevano preso la decisione di aspettare un po' prima di svelare a tutti la verità sul loro conto. 

Aveva appena passato la Capsule Corporation quando fu attratta dall'odore di cibo proveniente da un ristorante lì vicino, si voltò e scorse l'imponente azienda che si ergeva fra i piccoli palazzi. Era ora di pranzo e Trunks sicuramente era intento a lavorare, tuttavia era certa che non avrebbe mai rifiutato un po' di cibo portato amorevolmente dalla sua ragazza.  Prese i pochi soldi che aveva in tasca e prontamente si diresse verso il ristorante, riuscendo tuttavia a comprare un enorme quantità di cibo e, fiera di se stessa, avanzava forte e decisa verso l'ufficio del suo amato, alzandosi poi in volo in corrispondenza della finestra della stanza ricercata. 

Si affacciò, scorgendo una grande figura, che attivamente si accingeva a terminare il lavoro; improvvisamente nella stanza entrò una delle segretarie del presidente: aveva con se un infinità di pratiche che subito ripose sulla scrivania del suo capo, poi sorridendogli cominciò: 

" Presidente, c'è la signorina Misaki Suzuki sulla linea 1"

"Grazie mille Keiko, passamela subito" rispose lui sorridendo. 

Lo sconforto, che sembrava averlo sovrastato alla vista di quelle numerose pratiche, lasciò rapidamente il posto ad una leggera felicità.

Pan, che poteva scorgere l'intera scena dalla finestra semi-aperta, sentì una leggera fitta al cuore: il fatto che Trunks sentisse ancora quella donna la preoccupava e non poco. 

"ciao" disse Trunks dolcemente non appena alzò la cornetta del telefono, rivolse alla donna quel sorriso caloroso mentre con la mano destra sfiorava appena una cornice posta sulla scrivania. 

Il suo tocco fu leggero e delicato, quelle mani così grandi sembravano non poter far a meno di sentir sotto i propri polpastrelli l'animo racchiuso fra quel materiale di vetro; la sola idea che quella fotografia potesse rappresentare l'immagine di Trunks con Misaki, fu capace di far perdere la pazienza alla Saiyan, che sentì l'impulso di infiltrarsi segretamente nell'ufficio e scoprire da sé tutta la verità sul suo conto!

Da quell'istante la mora sentì la conversazione completa del SUO uomo con quella Misaki, e come un colpo a ciel sereno un fastidioso pensiero mise piede all'interno del suo animo:  e se Trunks amasse in realtà solo Misaki? Se lei fosse stata una semplice pedina? Come echi, quelle tristi realtà presero vita nella sua mente portandola a prospettare un futuro nero, l'equilibro da poco riscoperto andò a frantumarsi dinanzi ai suoi occhi nel momento in cui prese coscienza della gravità della situazione. 

"Pan, per quanto tempo hai intenzione di origliare dietro la finestra?" quella voce che aveva sempre destato in lei felicità, in quel momento sembrava le avesse portato grande paura, e rabbia: la paura di scoprire la verità si cela nell'animo di qualsiasi essere umano, ma è la paura per una realtà diversa da come ce la si aspettava, che porta necessariamente ad uno stato di rabbia, agitazione e confusione al contempo.

Uno dei difetti principali che la Saiyan sentiva di avere era proprio il perdersi nei propri pensieri, spesso da un semplice concetto, da una semplice emozione o paura che fosse, era capace di ricavare un ampio percorso, che era solito isolarla completamente dalla realtà vivente.

"Ma buongiorno!" irruppe Pan dalla finestra, risplendendo in tutta la sua finta allegria. 

"Che ci fai qui?" le sorrise il suo Trunks. 

"Ho portato il pranzo!!!" sorrise lei. 

Cercava di apparire agli occhi del suo ragazzo come normalmente ella si presentava, tuttavia fu mossa da un'innaturale furia nel momento in cui  fu a una minima distanza dalla scrivania: quella foto, quel tocco, quello sguardo così... Premuroso che Trunks aveva riservato a quell'insulso oggetto, le avevano trasmesso una tale agitazione da renderla inspiegabilmente strana agli occhi altrui. 

Guardava da dietro tutte le cornici che alleviavano le dolorose e noiose giornate di lavoro del suo caro presidente, guardava l'ultima cornice che egli aveva voluto osservare con tanto amore, con qualche esitazione ma pur sempre col cuore che le batteva in corpo per la verità, ormai vicina, prese fra le mani quel piccolo e grazioso ammasso di natura vitrea e quando lo voltò, già pronta a far una scenata al suo Trunks, rimase allibita dalla situazione che le si presentò dinanzi agli occhi. 

"S..So.. Sono io?" chiese incredula, girando e rigirando l'oggetto che aveva fra le mani. 

"Certo... Chi dovrebbe essere?" Chiese divertito il principino. 

"Lascia perdere" rispose lei, sorridendo e lasciandosi cullare dalla dolcezza e dall'amore di un abbraccio del suo Trunks.

"Misaki mi diceva che i progetti dell'azienda della Città dell'Est andranno ufficialmente sul mercato dalla settimana prossima... Daremo un ricevimento qui" la avvertì l'uomo, stringendola sempre più forte. Come suo solito, aveva capito tutto...

"Non importa... Mi fido di te!" cominciò lei, si sentiva una stupida , non riusciva a credere di aver dubitato dell'affetto che Trunks provava nei suoi confronti o del rispetto che sempre le aveva portato. Quasi le veniva da ridere adesso che aveva avuto la conferma di quanto fisse surreale un tradimento nel piccolo mondo perfetto che i due giovani si erano creati!

Sorrise al suo uomo e speranzosa, continuò: "un ricevimento dici? E se venissi anch'io?"

"Credo ti annoieresti.. Non è necessario" affermò serio lui.  

"Non mi annoierei mai con te, ma... Va bene, come vuoi tu.." 

Chiuse delicatamente gli occhi e fra le braccia del suo uomo, si lasciò avvolgere dal calore. 

Relativamente furono questi i problemi maggiori che i due si ritrovarono a compiere, i giorni trascorrevano lenti e tranquilli,  in cui i due giovani cercavano di far tesoro di ogni secondo passato assieme all'altro, riscoprendo, fra l'altro, un grande amore ad unirli. 

Era una calda giornata d'estate quando tutto accadde, una calda giornata in cui vecchi fantasmi fecero la loro ricomparsa.

Era in giardino con Junior, lo stava allenando e il bambino per sfuggire alle grinfie della sorella maggiore, come un fulmine fluttuava sopra l'abitazione dei Son, lasciando i capelli dorati al vento. In cerca del fratello, che continuava a sfuggire al suo controllo, Pan si voltò e lo vide: i tratti tipicamente orientali, le labbra del solito colore roseo, quegli occhi penetranti, capaci di ipnotizzare qualsiasi sguardo si posasse sul suo, il soluto atteggiamento sprezzante da ragazzo di strada. 

Con gesto fulmineo prese il fratellino accanto a sé e lo sbatté a terra, evitando in questo modo di far vedere a Ryo la verità sulla famiglia Son, anche se alla fine il ragazzo rivelò essere particolarmente turbato dallo strano atteggiamento della ragazza, e insisteva con lo sguardo proprio sul fratellino sofferente che ancora era a terra! 

"Ryo..." fu tutto ciò che Pan riuscì a dire. 

"Tesoro, sono tornato..." rispose lui in preda all'eccitazione di riavere la compagna di fronte. 

"vedo..." continuò lei, mostrando tutto il distacco e la rabbia che provava nei confronti di quel ragazzo. 

"Amore io tornerò a casa mia fra pochi giorni, ma verrò qui ogni qual volta tu ne avrai bisogno! 

La mia famiglia è fantastica... E devo ringraziare solo te" disse il ragazzo. 

Detto questo, le stampò un tenero bacio sulle labbra, Pan, dal canto suo, completamente sorpresa e sconvolta dal gesto inusuale e sbagliato Dell'ex ragazzo, era sull'orlo di una crisi di nervi, ma quando ella decise di riferirgli che lei ora era impegnata in altra storia, così com'era apparso, Ryo andò via, informandola dell'imminente inizio del turno di lavoro e di aspettare il suo ritorno. 

Ryo aspettava un ritorno... Senza sapere però che non vi sarebbe stato alcun ritorno da parte sua... 

Lei amava Trunks e con lui sarebbe rimasta! 

Le sue labbra che le erano state sfiorate da quelle di Ryo, le pesavano così tanto che sembravano esser macchiate del sangue di milioni di innocenti, con quel bacio aveva sancito un taglio netto alla relazione con Trunks, quel bacio, anche se in minor misura, rappresentava ADULTERIO... E questo Pan non l'avrebbe mai accettato.

Ora non le rimaneva che dirlo a Trunks, e l'avrebbe fatto, Il giorno successivo...

Aspettava ansiosa sotto quel cielo triste e cupo che il suo Trunks arrivasse, l'ansia invadeva il suo corpo e ogni attimo di ritardo del ragazzo risuonava nella sua mente come ore di completa agonia. 

Aveva paura della reazione che l'uomo avrebbe potuto mostrare, aveva paura di ciò che avrebbe pensato di lei, dal momento che non aveva mai avuto il coraggio di lasciare Ryo completamente, ed ora il suo ex compagno era venuto a riscuotere, quasi fosse un'ingente somma di denaro. 

Ripensò in un secondo allo spiacevole incontro avvenuto il giorno precedente e sentì il cuore congelarsi. 

Quel bacio,Quello stupido bacio le era sembrato un osceno tradimento nei confronti del suo Trunks, ricordava il

Disgusto che aveva provato in quel momento e la soddisfazione nell'urlargli che fra loro era definitivamente finita. 

Non avrebbe mai avuto il coraggio di svelare a Trunks la verità... 

Colta da un momento di disperazione, la ragazza neanche si rese conto che  il suo Saiyan era sopraggiunto e che già era in procinto di abbracciare la sua amata, sentì improvvisamente delle caldi labbra che si appoggiarono lentamente sulla sua fronte. 

"Buonasera tesoro.." le disse lui, con un tale calore da infonderle un gran senso di pace.

"Buonasera..." rispose lei, tristemente. 

"Pan, qualcosa non va?" chiese preoccupato il ragazzo. 

"Tutto bene, non preoccuparti!" disse lei fingendo un ampio sorriso. 

"ottimo! Dove andiamo?" 

"Con questo bel tempo?" chiese lei ironica, guardando gli imponenti nuvoloni che minacciosamente ricoprivano la volta celeste. 

Scoppiarono a ridere, come fossero due bambini, finché l'attenzione della ragazza non si soffermò sul sorriso dolce e sincero dell'uomo che aveva al suo fianco: aveva gli occhi socchiusi e il suo bellissimo volto era splendidamente incorniciato da quel bianco sorriso che si dipinse sul suo volto. Smascherò tutta la paura che invadeva il suo animo, e diventando improvvisamente seria, interruppe quel momento di divertimento. 

"Trunks" lo chiamò, abbassò lo sguardo mostrando tutto il suo dispiacere e continuò: "Ho bisogno di dirti una cosa" 

"Il motivo per cui da ieri sei così strana?" chiese l'uomo, spiazzando completamente la piccola mora. 

"Il fatto è... che... " 

Si fermò per un attimo per trovare il coraggio di trovare le parole adatte, tuttavia non fece in tempo a ricominciare il discorso, che Trunks la interruppe dicendo: 

"Che?" 

"CHE NON HO MAI LASCIATO RYO!!" urlò la giovane donna tutto d'un fiato. 

Scorse la delusione e la sofferenza sul volto del suo ragazzo, quello sguardo così sofferente le provocò un dolore immane, e la portò a sviluppare un odio profondo nei suoi confronti, lei che non era mai risuscita ad esprimere i suoi veri sentimenti ad un ragazzo che le era sempre stato vicino, e che lei aveva voluto bene.. Come amico! Lei, che per colpa di quello stupido errore stava per perdere il suo più grande amore, ne era certa. 

Mentre tutte queste paure affollavano la sua mente, Pan trattenendo l'uomo, in procinto di andarsene, per un braccio si affrettò a spiegare: 

"io gli avevo chiesto una pausa... Poi lui è andato via... Non mi ha più cercata.. Credevo avesse capito... poi 

Io non lo voglio.. Voglio te.." 

"Pan.." la interruppe il lilla. 

"Io amo te!!" terminò la mora.

"PAN?!" urlò in fine Trunks, al fine di catturare l'attenzione Della compagna. 

"CHE C'È?" urlò impaurita lei, dal canto suo. 

Il lilla, che fino a quel momento era rimasto rivolto di spalle a Pan, si voltò automaticamente rivelando un atteggiamento calmo e ragionevole, abbracciò la sua ragazza, e dolcemente la rassicurò: 

"Non m'importa, ho fiducia in te!" 

Quella risposta che normalmente le avrebbe fatto sciogliere il cuore in quel frangente, in quella situazione le fece ribollire il sangue nelle vene: non poteva credere ce Trunks fosse così poco interessato alla loro relazione che la paura di perderla non prendesse mai il sopravvento, sempre sicuro Della sua Pan e della fedeltà che essa portava avanti. 

Perché non provava ad infuriarsi per una volta?

Perché doveva mantenere il solito atteggiamento calmo e pacato, senza mai dar spazio alla rabbia e alla vendetta? 

"Mi ha baciata!" si lasciò sfuggire la ragazza. 

Come risvegliato da un sonno profondo, Trunks, spalancando gli occhi, strinse fra le mani le braccia della mora con una tale forza, che le rese impossibile qualsiasi forma si movimento. 

A poco a poco il viso della bella Pan, cominciò ad essere invaso da minuscole goccioline d'acqua, che dopo alcuni secondi divennero sempre più fitte e insistenti.  

Le sue spalle erano tese e la mano destra, lasciata cadere sul lato del corpo, si serrò in un pugno. Trascorsero alcuni minuti in silenzio, finché la pioggia cominciò a scendere in enormi quantità, dando inizio ad un vero e proprio temporale.

"Pan... Ho fiducia in te... Andiamo!" le rivolse infine Trunks, prendendola per mano.

 

"È bellissimo!" sospirò la ragazza felice.  

"Sono felice che ti piaccia" rispose lui baciandole da dietro la nuda spalla. 

Quel gesto, così dolce, fece sussultare la piccola saiyan che sentì il corpo percorso da mille brividi, Quel tocco, talmente delicato, accese in lei una tale passione da farle desiderare il suo amato immediatamente, nonostante tutte le paure e le incertezze. 

Trunks, poi, si voltò per guardar il viso della sua donna e continuò: "Guardati, sei gelida! Non ho vestiti qui... Ma... Possiamo accendere il camino! Così puoi... Lasciare asciugare gli abiti vicino al fuoco." 

Senza lasciar il tempo a Pan di rispondergli, Trunks si avvicinò al camino e prendendo un po' di legna, posta vicino ad esso, diede vita ad un amabile fuoco che rischiarava l'oscurità del rifugio, riscaldando, contemporaneamente, il cuore dei due amanti. 

Pan, ammaliata dal moto apparentemente inusuale di quel fuoco, cominciò a spogliarsi fino a rimaner quasi completamente nuda dinanzi il camino e dar così la possibilità a quell'ammasso di stoffe di asciugarsi il prima possibile. 

Rimase così, con il suo completo intimo preferito dinanzi al fuoco, rivolgendo la sua attenzione a quelle gentili fiamme che sembravano fare a gara fra loro pur di raggiungere la vetta più alta, guardava quel fuoco acceso per lei dal suo Trunks, guardava quel fuoco che già esternamente ma soprattutto grazie al calore che esso trasmetteva, personificava la passione e l'amore che il suo principe provava nei suoi confronti . 

Trunks, dal canto suo, aveva deciso di sedersi su un'imponente sedia, posta di spalle al camino: aveva i gomiti poggiati sulle gambe e le mani che sorreggevano il suo bellissimo viso, non si voltava come se volesse concedere alla ragazza un po di privacy.

La giovane saiyan si guardò intorno in cerca di una piccola coperta per coprirsi e correre così fra le braccia del suo personale Eden, scorse su un materasso posto dinanzi al camino una sottile copertina bianca di cotone e con essa si cinse il corpo, poi in silenzio, si diresse dal suo ragazzo e accarezzandogli i capelli, dopo averlo osservato attentamente prese a baciarlo sensualmente. L'uomo sembrava ricambiare il bacio ma la ragazza poté avvertire facilmente tutta la tensione che in pochi istanti aveva accumulato nel suo animo, per cui decise di terminare quel bacio per scrutare nuovamente i suoi occhi: quell'intenso celeste sembrava brillare a contatto con la luce irradiata dal vicino camino che prontamente andava a illuminare il corpo della giovane, che, quasi fosse un gracile specchio sembrava riflettere quella luminosità nelle celestiali pupille. 

Si sedette in silenzio sulle gambe del suo amato, che subito accolse la giovane, riscaldando la sua pelle ancora umida con le sue possenti braccia. 

Aveva il dorso scoperto e il suo petto, in un allegro gioco di luci e ombre, sembrava esser divenuto il cuscino più morbido e accogliente del mondo; in quel paradiso terrestre, dominato da una calma quasi utopica, la questione di poco prima era andata scemando, per far spazio così a quel nuovo romantico capitolo in cui solo i due giovani protagonisti occupavano la scena. 

Lei avrebbe voluto farlo suo in quel momento, lei avrebbe voluto appartenergli per sempre e sancire con il gesto più umano e romantico che esista quel paradisiaco amore. 

Si alzò, come mossa da quest'idea peccaminosa e ponendosi dinanzi a lui, ancora una volta senza proferir parola, lasciò che la sottile copertina bianca le scivolasse addosso designando le forme mature del suo corpo e lasciandola nuovamente in intimo. 

Era pronta a lasciar andar via quell'innocenza, che aveva custodito gelosamente per tutti quegli anni... Era pronta a concedersi totalmente e incondizionatamente al suo Presidente. 

Si slacciò il reggiseno, mostrando le forme perfette dei suoi seni, ammaliando in questo modo il nuovo principe dei Saiyan, che sembrò aver abbandonato qualsiasi contatto con quel mondo. 

Il suo sguardo, perso e estasiato al contempo, assaporava ogni singolo centimetro di quella perfezione, assaporava qualsiasi parte del corpo della sua Pan, facendola sentire una dea al cospetto di un suddito; prese a baciarla con foga, percorrendo ogni piccola cellula con il Palmo della mano, finché a poco a poco i baci divennero più maturi e passionali, non più mantenuti come lo erano stati fino a quel momento. 

Trunks prese per i fianchi la donna che aveva di fronte a sé accogliendola nuovamente fa le sue braccia, e cominciano ad accarezzarla incessantemente per tutto il corpo, mentre le gambe della ragazza accerchiavano la vita dell'uomo. 

"Pan... Aspetta, non è..." cominciò Trunks, nel tentativo di porre fine a quella pazzia, non riuscì a terminare la frase che la bella Saiyan, conscia di quanto il suo uomo stava per dirle gli rispose:

"No Trunks... Io per tanto tempo ho aspettato questo momento..." 

Si guardarono per un attimo infinito e poi ripresero a baciarsi passionalmente, il lilla prese in braccia la sua "piccola" e la condusse vicino al camino, adagiandola sul grande materasso e cominciando ad accarezzarle e baciarle lentamente la calda pelle. 

Quando capì di non poter resistere un minuto di più, alzò il busto e prese fra le mani i lati della mutandine della saiyan per sfilarle quel particolare che prepotente copriva la sua femminilità, fu colto dalla ragazza nell'atto di sfilare l'indumento quando però ella, subito, fermò la mano con la sua.

"Trunks... Io..." cominciò preoccupata la ragazza, tentando di coprire il suo corpo.

"È la tua prima volta... Pan?" chiese imbarazzato il lilla. 

"Si..." 

Trunks, avendo appreso la notizia sembrò desistere in un primo momento allontanandosi dal corpo nudo della sua ragazza, ma ella, con gesto veloce ma delicato contemporaneamente gli prese la mano, e non senza imbarazzo gliela pose sui suoi seni. 

"Voglio diventare grande con te" sussurrò all'amato. 

Lui, ancora una volta estasiato da quella visione, allontanò la mano da quella delicata parte del corpo, e prendendole dai lati, le sfilò le mutandine; Pan avvertì immediatamente che il corpo del suo uomo sembrò esser attraversato da un intenso tremore che lo spinse ad adagiarsi liberamente sul corpo della ragazza. 

Prese nuovamente a baciarla, a baciarle i bianchi seni fino ad arrivare alla morbida pancia, con una mano le toccava la parte più intima del suo corpo e Pan, avvolta nel piacere, sembrava disposta a lasciarsi guidare in quel nuovo percorso. 

Lei, dal canto suo gli baciava il collo e con tocco appena percepibile, prendeva ad accarezzargli la schiena .. 

Solo quando entrambi furono al limite e capirono che era giunto il momento, si fermarono, e scambiandosi di tanto in tanto qualche bacio, si dissero:

"Sei pronta?" cominciò lui.

"sempre stata" rispose lei, non senza qualche esitazione. 

La Saiyan sentì un leggero tremolio che incessantemente le percorreva le gambe, non poteva credere di essere giunta al momento che per tanto s'era accontentata solo di scorgere... Nei suoi sogni! Tuttavia, nonostante la voglia le era insopportabile, la paura s'impadronì del suo animo, in fondo nonostante fosse una Saiyan quell'esperienza non poteva non destarle le stesse emozioni, che comunemente provocava nei normali esseri umani.

Le sue gambe tremavano incessantemente mentre il suo uomo lentamente provava a penetrarla con delicatezza. 

"Cercherò di non farti del male" provò a rassicurarla il lilla. 

I due cominciarono una danza senza fine, il dolore che Pan sentiva era solo minimamente paragonabile al piacere che la inondò quando alla fine Trunks riuscì a violare la sua intimità: si muoveva ritmicamente sopra di lei, mentre appoggiava le sue labbra dolcemente su quelle della sua ragazza, assaporando con grande estasi i piccoli gemiti che la giovane si lasciava sfuggire. 

Quella sera Trunks e Pan divennero una cosa sola: così vicino, l'uno in completo possesso dell'altro, sentirono di aver consacrato quel nobile amore e di aver sancito quell'eterna appartenenza. 

Fra un bacio e l'altro, i due spesso incrociarono gli sguardi,nei quali ognuno dei due poté scorgere il profilo dell'altro, l'amore che essi trasmettevano contribuiva a riscaldare quell'ambiente intriso di sentimenti: il viso di Pan esprimeva sofferenza e felicità, la ragazza non riusciva a staccare di dosso gli occhi dal suo amante, non voleva staccargli gli occhi di dosso, aveva tremendamente paura che se si fosse lasciata attrarre da qualcos'altro, avrebbe capito che in realtà stava vivendo solo un sogno... Un magico sogno. Guardava il ragazzo che amava, la sua pelle aveva un colorito leggermente bronzato, probabilmente a causa della luce irradiata dal fuoco, i capelli com'erano soliti fare, andavano a cadergli davanti agli occhi per cui lentamente con la mano glieli accostò più volte, mentre Trunks, che nel frattempo si era fermato, prese la mano della sua ragazza e accostandola nuovamente al suo viso, cominciò a baciarla. 

Continuarono ad appartenersi per tutta la sera, solo quando entrambi arrivarono all'apice del piacere, attenti ad evitare eventuali problemi inattesi, si ritrovarono distesi su quel bianco letto abbracciati, a guardarsi intensamente negli occhi.

"Pan" cominciò il Saiyan. 

"Dimmi Trunks" 

"Sono felice... Con te" sussurrò il giovane Trunks, con un filo d'imbarazzo. 

Pan, come percossa da un istantaneo fremito, si buttò sul corpo dell'amante, e fra mille sorrisi, rispose: 

"Anch'io!!!" 

Quella magica sera i due sancirono il loro amore segreto, e una promessa sigillò completamente quel disperato gesto d'amore: la promessa di amore eterno. 

Ne erano sicuri, che niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli, ora che avevano ritrovato la serenità, PRA che avevano trovato il vero amore, sentivano di poter conquistare il mondo!

 

I giorni a seguire passarono veloci, la cerimonia per festeggiare l'arrivo sul mercato dei nuovi prodotti marchiati Capsule Corporation era ormai giunta alle porte: Le stanze brulicavano di persone, famiglie di alto rango girovagano per i corridoi di casa Brief, mostrando una perfetta e spiccata raffinatezza, con un pizzico di eleganza! Bulma e Trunks ricevevano gli ospiti, donando loro continui sorrisi e strette di mano, ricevendo dal canto loro un interminabile processione di adulazioni e "congratulazioni". 

Due ragazze, nei piani più alti della residenza, erano intente a parlare del più e del meno, in attesa che il baccano della festa giungesse al termine,entrambe erano sdraiate sul letto: la turchese, agghindata con gioielli, tacchi e vestiti di prima qualità, cercava in tutti i modi possibili di fuggire dalla noia che aleggiava per la cerimonia, l'altra invece, più semplicemente decorata con maglietta, pantaloncini e scarpe da ginnastica si lasciava trasportare  dai suoi sentimenti.. Il ricordo di quella sera permaneva vivido nella sua mente, quegli intensi baci che le avevano ricoperto pian piano il corpo ancora poteva sentirli sulla Viana pelle, quegli occhi così penetranti e calorosi ancora poteva vederli davanti al volto... 

Vi era una cosa che più di ogni altra l'aveva turbata: il rifiuto di Trunks di

invitarla alla cerimonia! Non ne riusciva a comprendere il motivo... Trunks sapeva benissimo che lei non avrebbe fatto alcunché per metterlo in difficoltà, tuttavia si sarebbe aspettata che al ragazzo interessasse la sua presenza. 

"Non preoccuparti, sarà la solita cerimonia di falsi sorrisi, in cui imprenditori e uomini benestanti non faranno altro che congratularsi fra loro per il successo raggiunto..." tentò di rassicurarla Bra, che nel frattempo si era alzata per sistemare i capelli in una comoda acconciatura. 

"Tu allora perché ci vai?" chiese incuriosita la mora. 

"Perché queste cerimonie brulicano di ricchi ragazzi dalla bellezza estasiante" rise lei. 

"sei la solita" rispose Pan, sorridendo all'amica. 

"Vieni anche tu!" propose Bra. 

"Non posso, Trunks ha detto..." 

"TRUNKS NON COMANDA NIENTE!" la interruppe l'amica, eccitata all'idea di poter avere Pan un po' sotto torchio per preparla alla festa.

 

Sentiva il brusio provenire al piano, i battiti del cuore aumentavano a vista d'occhio ogni secondo che passava in attesa sull'alta rampa di scale. 

Il vestito Blu, che Bra le aveva prestato, Stretto che scendeva lungo i fianchi, le impediva di muoversi liberamente e quei tacchi, forse fin troppo alti anch'essi già le stavano martoriando i piedi; le scale dal canto loro, non facilitavano affatto il suo obbiettivo, alte e strette, sembrava volessero condurre la ragazza verso un entrata a dir poco "Trionfale". 

"eccomi, andiamo!" esclamò la Turchese uscendo dalla stanza. 

La moda era il campo preferito da Bra, in qualsiasi occasione sapeva cosa indossare e il portamento da utilizzare, il vestito che indossava Pan, per quanto quest'ultima fosse inesperta, esprimeva grande eleganza e dolcezza, caratteristiche in cui la mora non eccelleva! 

Scendeva pian piano il gran numero di scale senza particolari problemi, aiutando con la ringhiera di fianco, quando scesero nessuno si accorse di lei, tutti erano troppo impegnati a parlar fra di loro e bere champagne pregiato. 

Notò che come al solito Bra era stata impeccabile nella scelta dei vestiti, tuttavia non poté far a meno di sentirsi in disagio: provò a cercare Vegeta, con la speranza che ance lui fosse là ad annoiarsi ma non scorse nessuno che potesse in qualche modo esser lui. Poi con lo sguardo cercò il suo ragazzo, sperando contemporaneamente che non si adirasse troppo per essere passata: Trunks era vicino al buffet e manteneva delicatamente la piccola coppa di champagne che gli era stata servita; Si avvicinò velocemente al suo uomo, ma fu costretta a fermarsi di scatto nel momento in cui scorse la figura che aveva di fronte, a cui sorrideva incessantemente. 

Davanti Trunks si ergeva un'alta figura dalle sensuali gambe nude, portava i capelli castano chiaro legati dietro il capo, mentre il tailleur nero ricadeva perfettamente sulle morbide forme del suo corpo, Misaki Suzuki... 

Pan, ricordava bene quale fu l'ultima occasione in cui la vide, ma ancor meglio ricordava la prima occasione in cui la conobbe, mai una donna era stata così odiosa con lei. Alzò il viso, che precedentemente aveva nascosto conducendolo verso il basso, e lo vide: le sue grandi mani che qualche giorno prima avevano esplorato i segreti del corpo di Pan, in quel frangente stavano accarezzando con eccessiva delicatezza il viso della bella Misaki, finché una delle due non cadde sui fianchi della donna, lei, dal canto suo, rispose a quegli occhioni tanto dolci e sofferenti, buttandosi fra le braccia del lilla, che circondò la donna con le sue possenti braccia. 

Il cuore sembrò fermarsi a quell'immagine tanto amorevole e dolce, l'amore che poteva leggere chiaramente negli occhi di entrambi e il desiderio di rimanere abbracciati che vedeva sui loro volti, le provocavano un piccolo fastidio agli occhi, in corrispondenza dei quali si formarono delle grandi lacrime, che  in men che non si dica minacciavano di scivolarle sulle rosee guance. 

"Pan mi dispiace... Io non sapevo!" si scusò sofferente la piccola Bra. 

Nel frattempo, il giovane Saiyan rivolse lo sguardo verso la platea che gli si poneva di fronte, ma il suo sguardo fu catturato dal dolore di un viso in particolare: quello della sua piccola Pan, la sua gioia si tramutò presto in sofferenza e subito si fece spazio tra la folla, lasciando le mani di Misaki, per correre a scusarsi da Pan. 

La ragazza, che aveva capito la reale motivazione per cui Trunks non necessitava della sua presenza, prima che l'uomo potesse raggiungerla sconvolta, fece alcuni passi indietro, e dopo aver rivolto i ringraziamenti  per la preparazione all'amica, uscì fuori di casa e spiccò il volo. 

Sentì più volte un urlo disperato che risuonava nella notte come il suo nome, sentì più volte la sofferenza di Trunks prendere il sopravvento sul suo animo, e l'auto accrescere sempre di più.

Continuò il volo, senza sostare. 

Solo quando le venne in mente di un piccolo particolare, prese il cellulare che aveva in mano e con grande agitazione, fece una telefonata: 

"Dove sei?" disse non appena sentì dall'altro lato del telefono una risposta. 

"Pan! Sto facendo le valigie... Domani vado via.." rispose la persona dall'altra parte del cellulare. 

"Bene aspettami a casa tua... Sto arrivando!" ordinò lei. 

Una lacrima, che da parecchio minacciava di scendere lungo le guance, finalmente lasciò i suoi occhi neri per tracciare un umido percorso sulla pelle. La ragazza asciugò i segni della sua sofferenza, e senza voltarsi verso la residenza Brief, continuò il suo volo fino alla vecchia abitazione. 

 

 

3 MESI DOPO...

Stava cambiando. Il tempo le aveva giocato un brutto scherzo, in men che non si dice, lei che fino a pochi anni prima poteva vantare di essere ancora una semplice ragazzina assillante, adesso poteva scorgere chiaramente i segni della sua maturazione. 

Il suo corpo già aveva dato avvio ai primi segni di quel lungo cambiamento, il suo corpo era la prova che lei era cambiata e che la spensieratezza di pochi anni prima aveva lasciato il posto ad un terribile periodo di sacrifici e sofferenze, toccava il suo corpo e sentendolo così diverso non poté far a meno di rabbrividire. Non poteva non pentirsi di ciò che aveva fatto... Non se la punizione era proprio quella! 

Erano mesi ormai che Trunks incessantemente e nei modi più disperati possibili tentava di rintracciarla, ma erano mesi puntualmente che il ragazo riceveva continui rifiuti. 

Quella sera di 3 mesi prima l'aveva scossa completamente, ma era poco in confronto a quello che lei gli aveva fatto subito dopo. E in quelle condizioni non poteva lasciarsi assolutamente vedere. 

Quei capelli lunghi neri che superavano di gran lunga le sue piccole spalle, erano ancora una conferma della sua crescita e dei suoi cambiamenti. 

Lei non era così... Non era mai stata così. 

Presa da un momento di disperazione, Pan prese in mano le forbici che aveva portato in camera sua e dando libero sfogo alla sua tristezza cominciò a tagliarsi i capelli, donandosi un'acconciatura simile a quella che l'aveva accompagnata durante i suoi amati 14 anni. 

"Pan? MA COSA FAI?" chiese Bra, sconvolta dal gesto della migliore amica. 

La mora, quasi fosse un robot, girò la testa a piccoli scatti e con occhi colmi di lacrime, buttandosi fra le braccia della turchese, le dissea singhiozzi: 

"Non sono pronta a questa COSA! Non la voglio!" 

"Pan, non ti lascerò buttar via un'occasione così bella, preparati e fa attenzione, Trunks capirà così come ho capito io... Vedrai!" tentò di consolarla la turchese. 

"ne sei sicura?" chiese titubante la mora, ma già ripresa un po' grazie agli incoraggiamenti della migliore amica. 

"Certamente... Quindi ora SMETTILA di piangere, e prima cosa che faremo sarà... Andare ad aggiustare questi capelli tagliati molto male... " rispose lei sicura e sorridente. 

Avrebbe riconquistato Trunks, avrebbe dato a Ryo una bella lezione, e infine sarebbe stata FELICE. 

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS... 

No,nn credere mai che solo perchè non ti ho mai detto quel che sei nei giorni miei non credo in noi.

So,che stare con me, non è avere fiori ai compleanni o far progetti sui bambini che vorrai. Non è avere la tua foto in tasca no,non è.. 

chiamarti ogni istante ma puoi star sicura che... se perdessi te sarebbe il buio davanti a me che resto qui devoto a te, come al mio dio pregando che, resti così' quel paradiso in cui planai quando il tuo volo mi rapi'.

se perdessi te, sperduto io, sarei la voce che si udì' chiamare in vano il nome tuo. 

dai, da sempre lo sai io non sono bravo a dire ti amo anche se a volte poi mi accorgo che dovrei, forse sei convinta del contrario ma io so bene che... se perdessi te, sperduto io, sarei la voce che si udì' chiamare in vano il nome tuo e nel silenzio poi morì' , sarai un amore uguale al mio 

che sara' tuo se resti qui.. 

 

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Capitolo 13
*** Lui vive in te ***


Ciao amooriiii sono tornataaaaa!!! <3 perdono per il mio ulteriore ritardo ma fra scuola esame e altro non ci capisco più niente!!! Beh che dire il capitolo... Lo lascio alle vostre considerazioni, forse vorreste uccidermi alla fine.. O forse no! Ahahahahhaha! 

Comunque la canzone finale è stupenda: è la canzone che m'ha fatto nascere (Cattiva mamma T.T e anche se non avrei mai pensato di dirlo: grazie Festival di Sanremo di esistere!) ahhahahah beh ora vi lascio al capitolo davvero! 

Ciaoooo un bacione grande e recensite Perfavore :)

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Avvertiva un forte senso di calore trapassarle il corpo. 

Aprì lentamente gli occhi, ma i raggi del sole che vide irrompere nella stanza le offuscarono la vista: l'estate a poco a poco stava lasciando il posto ad un tiepido autunno, ma le temperature alte sembravano non voler lasciare più quello strano mondo chiamato Terra. 

Al contrario dei suoi coetani, lei l'estate l'aveva passata a casa, in camera sua o al massimo a casa della cara nonna Chichi... 

Vani erano stati i tentativi della famiglia e di Bra di farla uscire, di provare a divertirsi, di godersi i pochi mesi di libertà prima di cominciare il nuovo ciclo di studi. 

Il punto era che lei non voleva divertirsi, non voleva uscire e soprattutto non aveva la minima intenzione di CONTINUARE a STUDIARE! I patti erano chiari: una volta terminata la scuola avrebbe cominciato a insegnare alla palestra, tuttavia, com'era noto a tutti, Pan sembrava aver rinunciato anche a quel suo grande desiderio, perché vi era qualcosa a turbarla profondamente da qualche tempo a questa parte, qualcosa che l'aveva tenuta segregata in casa per quasi 4 mesi.  

Pan prese il cellulare che per comodità aveva lasciato sul comodino accanto al suo letto, e come era solita fare da un mese ormai, compose quell'odioso numero, che l'avrebbe ricondotta a colui che da un po' di tempo ormai considerava il suo peggior nemico, a colui che minacciosamente si era "insediato" nel suo corpo 4 mesi prima, a colui che le aveva rovinato la vita in una frazione di secondo. 

Attese la sua risposta, ma come già s'aspettava essa non arrivò mai, le uniche parole che poté percepire furono quelle della segreteria telefonica: il codardo che un mese prima aveva sancito violentemente la fine, non solo della loro storia, non solo della loro amicizia, ma anche la fine della gioventù e della spensieratezza della piccola eroina, aveva ben pensato di sparire dalla circolazione, cambiando numero e riuscendo a depistare tutte le indagini di Pan. Un senso di vomito sopraggiunse nel momento in cui lesse, sul display dello strumento elettronico, il nome RYO!

La persona che 4 anni e mezzo prima aveva cominciato ad allontanarla dalla grande solitudine e disperazione, in pochi istanti ce l'aveva spinta dentro con tutte le sue forze, facendole perdere il sorriso, la dignità ma, cosa più dolorosa di tutte, il suo bellissimo Trunks. 

Anche solo pensare a lui, le recava immenso dolore, vederlo ogni sera allo stesso orario scherzare e combattere con Goten l'aveva condotta a una disperazione ineffabile, in particolar modo vedere, immersa nella più completa oscurità della sua cameretta, i suoi occhi splendenti rivolgersi verso la finestra della sua camera con fare speranzoso e sofferente, ogni sera, le aveva provocato innumerevoli pianti. 

Quante volte Trunks Brief aveva provato a cercarla, pregando il suo perdono? Ricordava di una sera in cui lei, sfinita e dolorante per una spiacevole notizia che aveva appena appreso, scrutando il suo cellulare, che imperterrito sembrava non volesse smettere di squillare, decise alla fine di rispondere. 

"Amore mio" disse la voce dall'altro capo del telefono. 

Quelle due parole risuonarono tanto dolci nella mente della ragazza, come aveva potuto permettere tutto questo? Come avrebbe detto "addio" all'uomo che amava e che aveva sempre amato?

 In una frazione di secondo percepì il viso bagnato da minacciose lacrime.

"Pronto? Junior ma stai giocando col cellulare di Pan?" 

La voce di Trunks trasmetteva tutta la confusione che probabilmente stava provando in quel momento, ma nonostante questo essa risuonava forte e decisa come sempre, quel suo timbro di voce così caldo e pacato anche attraverso un telefono le sembrava infondere tanto amore. 

Il ricordo di loro due uniti per la vita, in quel gesto di disperato affetto le procurò brividi per tutto il corpo: era stata la sua prima volta, a cui ne seguirono tante tante e tante ancora. Per Trunks, invece, quella fu solo una delle tante volte in cui si abbandonava ai lussuriosi piaceri, ma non avrebbe mai dimenticato quando in uno dei loro soliti incontri al rifugio, con quello sguardo perso le disse: 

"Non è sesso, ma amore con te."

Trasalì al ricordo di quel momento, che inaspettatamente le procurò un grande dolore; i singhiozzi cominciarono a farsi vivi, le lacrime di dolore che le rigavano il viso, ricadevano sulla maglietta arancione che aveva indossato, la mano destra, che prima aveva lasciato libera sul suo fianco, in quel momento andò a coprire le sue labbra, nella speranza, che essa avesse il potere di mascherare il suono della sua disperazione. 

"Non sei Ju... Vero? Sei la mia piccola Pan" disse lui, evidentemente catturato dalla sofferenza della sua amata. 

La sayan, sentì le ginocchia improvvisamente cedere, come se fossero stanche di reggere il peso del

Suo corpo, per cui tra un pianto ancora più profondo e sofferente, cadde sul pavimento, attendendo ancora il suono di quella voce melodiosa. 

"Non piangere... Se piangi, mi uccidi..." provò a convincerla il lilla, toccato dal pianto della bella mora. 

"ascoltami" continuò "non voglio sentirti piangere... Non so cosa sia successo, ma non rinuncio a te! Hai capito Pan?" 

Avrebbe voluto risponderlo, avrebbe voluto svelargli il suo segreto, avrebbe voluto passare il resto della sua vita con lui, nel loro rifugio d'amore, inebriandosi del dolce profumo di quel sentimento così intenso e travolgente. Ma non poteva... Non avrebbe mai più rivisto Trunks, non avrebbe mai toccato il suo viso, i suoi morbidi capelli, i suoi pettorali scolpiti. Niente di tutto questo sarebbe stato più suo, ma qualche altra giovane donna avrebbe avuto la fortuna di goderne, avrebbe avuto la fortuna di diventare sua moglie e la madre dei suoi figli, ma soprattutto poteva avere  la fortuna di crescerli assieme a lui, i suoi figli! 

Lei, invece, non lo avrebbe visto mai più, e lui non sarebbe mai venuto a conoscenza della sua gravidanza.

Era la scelta migliore per lei, per lui e per il bambino che incosciente albergava nel ventre della piccola Saiyan, e che ogni giorno minacciava di farsi sempre più grande. 

"Ti adoro" infine le disse, chiudendo la chiamata. 

Se la ricordava bene quella sera di mezza estate, quando il caldo combatteva contro quel venticello fresco, che in quella notte era passato a far visita ai cari monti Paoz. 

Dovette lottare con tutta la sua volontà per ritrarre le lacrime, che inaspettatamente avevano deciso di bagnar il terreno di pelle, dovette lottare soprattutto quando sentì la porta aprirsi con delicatezza: prontamente chiuse gli occhi e Avvolgendosi nelle coperte finse di essere ancora prigioniera di un dolce sonno. 

Sentì un leggero tocco in direzione del suo viso, le mani delicate e piccine di Videl le spostavano i capelli dal viso, mentre con tutto l'amore che solo una madre può concedere le disse: 

"Pan, tesoro svegliati" 

Lei finse di aprire gli occhi con un certo sforzo, e rivolgendo un dolce sorriso alla madre rispose:

"Buongiorno mamma" 

"È passato solo un mese ma i capelli già t'arrivano alle spalle... Mi piacevano lunghi, perché l'hai tagliati?" chiese incuriosita la donna. 

"Così" sospirò la figlia. 

Vide la madre scrutarla un secondo finché non fu in procinto di parlarle. 

"Pan, oggi è il compleanno della nonna. Ti andrebbe di andarle a comprare qualcosa?" propose Videl. 

"No mamma non mi va" 

Videl, che fino a quel momento aveva accettato in silenzio le punizioni che la stessa figlia si imponeva, perse il controllo, e mostrando la paura nei suoi occhi per ciò che angustiava Pan da tutti quei mesi cominciò: 

"Pan Son non ti riconosco più! Che fine ha fatto la mia bambina arrogante e prepotente? Dov'è la mia Pan allegra e combina guai? 

Scendi dal letto e usciamo Pan"

Mentre la donna disperata, tentò di convincere la figlia, alzando le lenzuola e cacciandola dal letto, Pan dal canto suo strinse il pezzo di stoffa con tutta la forza che poté, per impedire alla madre di scorgere il rigonfiamento in direzione del suo ventre. 

"Almeno puoi dirmi cosa ti è accaduto?" chiese implorante la donna dai lunghi capelli neri. 

"Non puoi sapere sempre tutto mamma.  Adesso è Ju che comincerà a renderti  partecipe di ogni minimo particolare della sua vita, io non più!" 

Le sue, erano parole colme di rabbia, le sue erano parole di una bambina che troppo presta aveva allontanato il suo ruolo, lasciando che poi il fratello lo usurpasse definitivamente. Videl, ferita da quelle parole, non si oppose, si limitò ad alzarsi dal letto per poi sparire al di là della porta. 

Si alzò per poi andare a guardarsi allo specchio, come ogni mattina: il suo pancino rivelava quel dolce gonfiore, percepibile al tocco, visibile a nessuno; non l'aveva mai toccato, e non l'avrebbe mai fatto, sapeva di non avere uno spirito materno ma non si sarebbe mai aspettata che addirittura riuscisse a non provare amore nei confronti del bambino, inoltre non avrebbe mai saputo se ne fosse stata capace. 

"Paaaaaaan" 

Una voce allegra e squillante irruppe con furia nella camera della ragazza. 

Bra, in tutta la sua allegria, quel giorno aveva insistito tanto per passare  da Pan, prima di recarsi a lavoro alla Capsule Corporation. 

"Vedi che ti ho portato!!! È una maglia stupenda" esclamò gioiosa e fiera del suo amorevole gesto. 

"Peccato sia troppo stretta Bra..." aggiunse la piccola Pan, recatasi ad accogliere la compagna; Poi come presa da una piccola intuizione continuò: "Mi stai incitando a dire tutto alla mia famiglia?" 

"Naturalmente! Ma dov'è l'amore della zia, fammela vedere!!!" cominciò lei, com'era suo solito, accarezzando e baciando la pancia della migliore Amica. 

"Fammela?" chiese incuriosita Pan. 

"È femmina lo sento." le spiegò la turchese. 

"Mmm.. Secondo me no... " rispose lei pensierosa.

Effettivamente era un'eventualità a cui non aveva mai pensato, cosa si nascondeva dentro di lei... Un bambino o una bambina? Era troppo presto per dirlo forse. 

Tuttavia, si era sempre riferita al feto al maschile, non aveva mai pensato all'eventualità che potesse nascere una femminuccia. 

"Beh.. Se lo dice la mamma!" sorrise l'amica. 

La mamma... Uno strano brivido le percorse il corpo, e guardandosi il ventre esclamò spontaneamente: 

"La mamma dice che è un maschietto"  

Poi come ridestatasi da un sogno, si rese conto di ciò che inconsciamente le era uscito dalla bocca, di quelle strane parole che aveva pronunciato, e quasi impaurita dalla situazione, che avrebbe potuto farle cambiare decisione, urlò a Bra: 

"Ma cosa mi fai dire?! Quante sciocchezze!!!" 

"Mmm... Brontolona che non sei altro! Tieni t'ho portato un vestito di mia madre, aveva sedici anni quando lo indossava, ma a te dovrebbe andar bene... Poi è largo!" la informò buttandole addosso un vestitino rosa    Che aveva inciso sul petto il nome Bulma. 

"Almeno è sportivo stavolta.. Grazie!" cominciò a scherzare la piccola Pan. 

"Tu non sai che significhi il termine eleganza! e a quanto pare nemmeno mia madre alla tenera età di 16 anni!"disse la maggiore scrutando il vestito, poi prendendo altro dalla borsa continuò: "questa è una sciarpa che puoi metterci sopra, non è pesante quindi va bene per le temperature! 

Pan non puoi ammalarti! Potrebbe nuocere al bambino...

Ah! Poi c'è la cintura ma non metterla troppo stretta, la pancia ha cominciato a farsi più grande!" 

Da quando le due ragazze avevano scoperto della gravidanza della più piccola, Bra si era data tanto da fare per non farle mancare mai nulla, anche lo stesso vestito appartenuto alla madre, che per giorni aveva incessantemente cercato, ne era la prova. Faceva di tutto pur di darle comodità e gioia. 

Lei però non sapeva che Pan quel bambino non lo voleva.. E chissà quale scusa avrebbe dovuto inventarsi pur di spiegarle il motivo. 

Pan ancora non era riuscita a spiegare le cose come andarono quella notte, non ne aveva avuto il coraggio di parlarne con nessuno, il dolore, dovuto all'umiliazione e alla collera, era ancora troppo forte e ripercorrere quei momenti era come riviverli una seconda volta, tuttavia finché non avrebbe detto la verità alla migliore amica, non avrebbe mai capito perché lei non sarebbe mai stata madre di quel bambino. 

"È successo quella notte..." cominciò.

"Eh?" chiese curiosa Bra, non riducendo a capire l'amica a cosa si riferisse. 

"sono rimasta incinta quella stessa notte... Ricordi? Eravamo alla cerimonia a casa tua... E io li vidi: Trunks e Misaki scambiarsi quei gesti di affetto, le loro mani sul volto dell'altro e così fui invasa dalla gelosia. 

Trunks mi aveva tradito, ma forse neppure lui sapeva di averlo fatto, neanche lui forse sapeva che in fondo provava qualcosa per lei. 

Ma io l'avevo potuto scorgere nei suoi occhi.." 

"Pan io non credo che Trunks sia innamorato di Misaki" la interruppe Bra. 

"Aspetta, fammi finire" le chiese Pan. 

"Ok scusa continua" 

"Sono scappata fuori, mentre Trunks dopo avermi avvistata mi inseguiva, sono volata via e sono andata da lui... Da Ryo. Ricordo ancora che addirittura lui fu sorpreso di vedermi, forse aveva perso le speranze riguardo noi due, ma la mia visita sembrò aver riacceso in lui la passione di un tempo. 

Mi fece entrare dentro, piangevo ma non mi chiese il perché, si limitò a stendermi sul letto di camera sua e a baciarmi il collo, le braccia. Delicatamente poi prese a sfilarmi il vestito continuando a ripetere quanto fosse contento che io ero lì, quanto gli fossi mancata, quanto mi amasse; ed io immobile, lo lasciavo fare. Volevo vendicarmi, volevo far provare a Trunks ciò che lui stava provando a me, volevo dimenticarmi di lui... 

Io l'ho lasciato fare... L'ho lasciato fare... 

Dopo essersi liberato da ogni costrizione, dinanzi il mio corpo nudo e immobile, non seppe contenersi, allora penetrò in me con molta facilità, inizialmente i suoi gesti erano delicati e lenti ma poi, come scatenato da qualcosa, con foga cominciò a farmi sua, con violenza cominciò a muoversi ritmicamente sopra di me, mentre io, addolorata, gli intimavo di calmarsi. 

Poi in quel momento chiusi gli occhi e lo vidi: il mio Trunks che, accogliendomi fra le sue braccia, mi ripeteva che fare l'amore con me fosse la cosa più bella che gli fosse mai capitata. 

Le lacrime cominciarono a solcare il mio viso e per un secondo ebbi la speranza, che alla vista di quelle, Ryo si fermasse, tuttavia non fu così. 

Ryo cominciò a muoversi sempre con più dinamica violenza ed io, ormai distrutta dal rimorso, non feci nulla. 

Provavo disgusto nei suoi confronti, le sua mani sul mio corpo sembravano essere aghi taglienti, che delicatamente picchiettavano sulla pelle, concedendo un lieve fastidio. 

Il suo tocco mi bruciava da dentro, mi disgustava.

Poi, alla fine , lui sprigionò tutto il suo piacere dentro di me... Tutto...

Al che io persi la pazienza e cominciai a scostarmi da lui, dirigendomi verso il bagno nella speranza che con una doccia calda la conseguenza di un'azione del genere potesse essere solo Una brutta ipotesi! 

Ero in bagno quando  avvertii degli strani rumori provenire dalla camera. 

Corsi subito ad accettarmi che tutto andasse bene, ma Ryo mi accolse lanciandomi addosso materiale pesante, con tutti i miei vestiti. 

Naturalmente la facilità con cui era entrato in me l'aveva insospettito e dunque durante il mio bagno, aveva controllato il mio cellulare. 

Ricordo che urlava e imprecava contro di me, contro la sua Pan che l'aveva tradito con... Il Presidente! Continuava a lanciarmi addosso tutto quello che gli capitava a tiro, con l'intento di farmi del male; non aveva capito però che il dolore più grande lo avevo già provato per il comportamento nei suoi confronti, ma intanto dalle sue labbra potevo udire parole agghiaccianti, parole d'odio che andarono a insediarsi nel mio animo con sofferenza e collera. 

Poi qualcosa cambiò: il suo discorso andò a diffondersi alla mia famiglia e a te, mia dolce Bra. 

Ha avuto da ridire su tutto! Ha parlato male del mio Ju, ha osato affermare che mio nonno aveva fatto bene ad abbandonarci, il mio nonnino... Come si può parlar male di una persona tanto speciale? 

E poi Bra... Mi ha dato della 'puttana', aggiungendo poi che il merito andava tutto alla mia maestra, tu. 

In quegli interminabili istanti potevo percepire ogni singolo muscolo del mio corpo fremere, potevo percepire la rabbia crescere dentro di me, e la voglia di vendicare il nome di tutti voi farsi sempre più necessaria! 

Quello che accadde subito dopo me lo ricordo a stento: posso dirti che lui mi ordinò di andarmene, e io, vestita della sua lunghissima maglia e dei tuoi tacchi, non mi sprecai a togliermi nulla, sentivo l'adrenalina scorrere nelle mie vene e la sensazione di potenza accrescere ogni secondo sempre di più, sentivo le braccia incredibilmente potenti e a quel punto, notando il terrore negli occhi di Ryo, capì tutto. 

I miei capelli improvvisamente biondi mi aiutarono a far chiarezza e io, che avevo sempre aspettato quel momento, non feci un solo sorriso per il suo avvento; mi limitai ad avvicinarmi a lui, e con tutta la forza che avessi mai sprigionato.. Gli ho dato un pugno! 

È caduto a terra sanguinante quella feccia umana ed io, fiera del mio comportamento, cominciai a non pentirmi più per il mio tradimento... E così, tornata al mio quotidiano aspetto, presi il tuo vestito e me ne andai... Il resto lo conosci." 

Bra che era rimasta in silenzio a lungo pur di ascoltare le parole di Pan, commossa, si inginocchiò e abbracciandola le disse: 

"Mi hai difesa... Anche se mi rendo conto che ti ha ferita parecchio! Sono fiera di te tesoro mio" 

Osservare quei due grandi occhioni blu era sempre stato un martirio per Pan durante gli ultimi quattro mesi, le ricordavano quelli del suo grande amore, del suo Trunks che lei, ingenuamente, aveva lasciato andar via. 

"Io ora vado via tesoro, per qualunque cosa chiamami!" salutò la bella Saiyan. 

Così nuovamente Pan rimase sola. 

Quanto le mancava la sua vecchia vita, tutto quel tempo passato assieme a Trunks, seppur poco, aveva avuto un importanza notevole nel suo cuore, si era ripromessa di pensare positivo e di provare a riconquistarlo! Ma la notizia della gravidanza l'aveva buttata giù nuovamente! 

Per questo quella mattina avrebbe scritto definitivamente la fine di quell'odioso incubo... Bra non le avrebbe rivolto la parola per un bel po' di tempo ma poi avrebbe capito, ne era sicura! Invece Trunks e la sua famiglia, loro non avrebbero mai saputo nulla riguardo quella storia e così tutto sarebbe tornato alla normalità, e con essa anche la felicità di Pan sarebbe tornata presto. Prese a lavarsi e a vestirsi in fretta, così, dopo aver indossato il vestitino comodo di Bulma uscì, per adempiere al suo compito. 

"Pan tesoro.. Aspetta!" 

Gohan, che come ogni Mattina negli ultimo giorni si era riproposto di fare, in quel momento sembrava mantenere fede alle sue promesse (fatte a Videl) di fare un po' di spazio per i libri di Junior, che avrebbero cominciato a comprargli il prima possibile. 

Una montagna di libri universitari poteva coprire buona parte del suo viso, così Pan non poté trattenere un dolce sorriso dinanzi all'aspetto buffo del padre. 

"Esci finalmente? Brava va' a divertirti" la spinse il padre, mentre cercava di posizionare i suoi libri su un'altra scaffale. 

Non udendo la risposta di Pan, Gohan allora si avvicinò ad ella, e con fare paterno e completamente premuroso, spinse il capo della sua bambina contro il suo petto. 

Quando Pan era più piccola, scene del genere erano molto più frequenti, anzi a dire il vero facevano parte del bagaglio quotidiano! Ultimamente però, data l'avanzata dell'età, il suo rapporto con i genitori era andato maturando, e come ogni ragazza della sua età ne aveva preso le distanze. 

Senza dir nulla, rivolse un sorriso al papà, e staccandosi da quell'inusuale abbraccio gli disse:

"Vado a salutare la nonna ed esco! Ciao papà" 

E così andò via, correndo verso l'abitazione di nonno Goku, con la speranza di trovare Chichi già sveglia, per concederle le dovute feste. 

"Nonnina Nonninaaaa" urlò Pan, irrompendo nella casa accanto alla sua. 

Non vi fu risposta, per cui la mora provò a cercarla in cucina, in bagno, in giardino, ma della cara nonna nemmeno l'ombra; finché come colta da un'improvvisa ma scontata intuizione, corse in corrispondenza della sua camera da letto, certa di trovarla intenta a terminare gli ultimi servizi. 

"Nonna!" urlò nuovamente Pan, entrando con furia in camera della moglie di Goku. 

La sua euforia, che in quel giorno si era ripromessa di ritrovare solo ed unicamente per la donna che era diventata negli anni il suo unico ed inimitabile pilastro, scomparve istantaneamente nel momento in cui vide Chichi dinanzi a sé, piangente con gli occhi arrossati forse per la troppa sofferenza, che stringeva a sé le due polsiere Blu di Goku. 

"Nonna ma che..." cominciò Pan, cambiando timbro di voce. 

"TESOROOOO!!! Forza andiamo amore.. C'è Taaanto da preparare" urlò euforica la nonna, chiaramente velando il suo stato di tristezza. 

Pan la vide incamminarsi veloce verso la cucina, finché come se improvvisamente si fosse ricordata di un qualcosa, tornò nella stanza, appoggiando sul letto le due polsiere del nonno, poi fingendo nuovamente sparì oltre la porta. 

La Saiyan mora per un attimo fu in procinto di andarsene anch'ella, ma poi sospirando non poté fare a meno di percepire quel forte senso di calore, quell'odore di montagna, di aria pura e di freschezza che aveva sempre contraddistinto Lui. D'istinto si fermò, avvicinandosi con discrezione al letto dove la nonna aveva poggiato le due polsiere del marito, e fu in quel momento che, scrutando una polsiera rossa di parecchio più piccola delle due blu, il

Cuore le si incendiò radicalmente e le mani presero a tremare. 

Sfiorò con i polpastrelli il piccolo polsino, e in quell'istante poche lacrime cominciarono a rigarle il volto. 

"Nonno.." sussurrò appena. 

Una folata di vento caldo andò a colpirla, il suo vestito, spinto indietro dal vento, cominciò a delineare il profilo del suo ventre albergatore. 

Rimase immobile, sapendo che il nonno stava cercando di comunicarle qualcosa: lui sapeva del bambino, lui sapeva tutto e la stava conducendo per mano sulla retta via. 

Poi improvvisamente, senza alcun apparente motivo uscì veloce dalla stanza chiudendo la porta, e dopo qualche secondo la aprì nuovamente di scatto, si avvicinò di nuovo al letto e, felice di aver dato esito positivo alle sue supposizioni: sul letto le sue polsiere più grandi erano completamente sparite, al loro posto era comparso un piccolo polsino rosso accanto al suo simile. 

Quei due polsini erano proprio quelli con i quali il nonno aveva lasciato la terra quasi 5 anni prima. 

"Nonno, sei tornato" cominciò a pronunciare la piccola Pan fra un singhiozzo e l'altro. 

Un profondo senso di felicità le percorse il corpicino, e la voglia di urlare, saltare e sferrare calci e pugni all'amato zietto Goten per sfoderare la propria allegria, divennero sempre più necessari. 

Son Goku aveva fatto ritorno sui suoi Monti Paoz, fra le persone che l'avevano tanto amato e che sempre lo avrebbero portato nel cuore. 

Goku Voleva che quei due polsini appartenessero al bambino, ecco perché li aveva lasciati a lei, probabilmente lui aveva trovato il modo di tornare nelle sembianze adulte e per questo che aveva Chiesto alla moglie di riprendergli le polsiere più grandi! 

Faceva già mille supposizioni, sognando ad occhi aperti il momento in cui avrebbe potuto abbracciarlo nuovamente dopo tutti quegli anni, sognava già il momento in cui il suo udito avrebbe percepito i suoi soliti brontolii di stomaco per la troppa fame, sognava il momento in cui avrebbe continuato ad allenarsi con lui sfoderando i nuovi progressi che grazie al caro Vegeta aveva fatto, ma soprattutto già sognava il momento in cui l'avrebbe reso fiero di lei, dopo avergli fatto vedere la sua trasformazione in super Saiyan.. Perché lui sarebbe stato il primo, così aveva deciso! 

"Ti voglio bene!" urlò prima di sparire dietro la porta, correndo per l'eccessivo ritardo. 

Andò in cucina dove la nonna era intenta a preparare tutto l'occorrente per il pranzo del giorno, che si prospettava duraturo e vasto per l'occasione. 

Pan, colta da un momento di improvvisa tenerezza, abbracciò la nonna e con gioia e affetto le disse: 

"Hai visto è tornato per te, nonnina..." 

"è tornato per tutti noi... Anche per il tuo bambino, tesoro mio" 

Un Ondata di brividi le percorse la schiena in una frazione di secondo, gli occhi erano completamente sbarrati e sembrava che  ogni cellula del Suo 

corpo avesse terminato il suo processo vitale. 

"T-t-te l'ha detto lui?" chiese Pan preoccupata per il giudizio che la  nonna avrebbe potuto manifestare da un momento all'altro. 

"Ma Perfavore!!! Sono io che l'ho detto a lui!" cominciò la donna, riprendendo la nipote per la "negligenza", poi scrutandole il viso e accarezzandolo un minuto dopo, continuò: "Bambina mia, è tanto fiero di te, dice che sei diventata una donna fantastica, e che non vede l'ora di battersi con te... 

Ah e lui tifa per Trunks, come me! 

Dice che sarebbe contento di vedere la reazione di Vegeta!" 

Quelle parole non poté mai dimenticarle. Quelle parole le diedero tanto amore e coraggio, che solo i nonni erano capaci di donare.  

Il nonno... Lui era l'unico a non considerarla una semplice bambina, quando lo era per davvero e anche ora, come sempre, sapeva qual era il metodo opportuno per dare la arriva giusta alla nipotina, come al solito lui sapeva sempre come comportarsi con lei. 

"Pan?" le chiese la nonna, destandola da quel momento, inebriato di pensieri. 

"Uhm?" rispose la ragazza. 

"sarai una mamma fantastica... Lo pensiamo entrambi."

Così uscì definitivamente dalla stessa porta da cui era entrata. 

 

 

Camminava calma e composta per le vie della Città dell'Ovest, che già sembravano essere affollate di uomini che, dopo una splendente e soleggiata estate, ritornavano distrutti ai propri lavori, o ancora di bambini e ragazzi, che tristi per l'avvento forse troppo prematuro di un nuovo anno scolastico, tristemente di dirigevano verso le tanto odiate scuole. 

Lei, invece si accingeva, a buttar via l'unica cosa bella, l'unica certezza che la vita le stava donando, un bambino. 

Non era mai stata una sua prerogativa avere un bambino, in un lontano futuro non si era mai vista con un paio di bambini da crescere, ma solo in una palestra a combattere, allenarsi e combattere! Si era vista campionessa mondiale al torneo Tenkaichi, si era vista con un uomo al suo fianco si, ma mai con dei figli. 

Figli... Ma certo la creatura che albergava nel suo ventre era suo figlio... E lei invece lo stava uccidendo, sangue del suo sangue, la sua piccola e dolce creatura che si stava cullando nel pancino della madre doveva essere negata della sua stessa vita? 

Il nonno forse, donandole quei polsini le stava dicendo che quel bambino meritava di vivere e di indossarli, do combattere e di sorridere, con la sua mamma. 

"Aaaah che sciocchezze!" urlò la ragazza spazientita da quei stupidi momenti di debolezza a cui si abbandonava da un paio di giorni. 

"Quali sciocchezze?" 

Una voce calda e tenebrosa invase i suoi timpani e la spinse a ricercare la fonte di tanta oscurità, alzò il capo e i suoi occhi furono invasi da un'imponente figura, non troppo alta, ma muscolosa e autoritaria, la fronte alta era corrucciata nella solita espressione infastidita e le folte sopracciglia sembravano unirsi in corrispondenza di quell'ammasso di pelle al centro, che sembrava volesse sottolineare il suo malumore. Vegeta! aveva imparato a volergli bene e a modo suo, ne era convinta, anche lui riservava un po' d'affetto per la ragazza, e Pan non poté essere più felice di vederlo, fu in procinto di risponderlo ma sfortunatamente l'uomo prese nuovamente per primo la parola: 

"Dove sei finita? Sono quattro mesi che salti gli allenamenti!" urlò l'uomo. 

In fondo era una ramanzina assolutamente meritata, in fondo lei avrebbe dovuto avvertirlo, ma ricordava bene che più volte fu sul punto di farlo, tuttavia ogni volta non poteva fare a meno di tirarsi indietro probabilmente impossibilitata dal trovarsi una scusa. 

Si sentì terribilmente in colpa per il comportamento assunto nei confronti di Vegeta, abbassò gli occhi, pronta a rispondere al suo maestro, quando ancora una volta fu lui a dirle: 

"Capisco..." 

"Cosa?" chiese Pan, spaventata dalla strana risposta del Saiyan. 

"Sento un'aura... Debole ma pur sempre un'aura.. Di un Saiyan, un nuovo Saiyan" rispose lui senza mostre il minimo cambiamento. 

Anche Vegeta, scrutando la ragazza era stato capace di smascherarla nuovamente e lei, che in questi mesi aveva tanto lavorato per crearsi una forma nuova, adesso si ritrovata completamente disarmata dinanzi il suo maestro. 

Se lo avesse detto a qualcuno? 

La sua vita sarebbe finita! Non provava nemmeno a immaginare un eventualità simile. 

"Ti prego non..." cominciò a dire ella. 

"Ottimo, un Saiyan in più! 

Lo allenerò stesso io e soprattutto... Teniamolo lontano da quegli scansafatiche di Trunks e Goten!" la interruppe Vegeta. 

Al suono di quel nome Pan non poté non sussultare, fra le labbra di chiunque quell'ammasso di parole poteva essere percepito come un dolce canto, e la sua immagine, vivida nella mente della ragazza ancora le risvegliava vecchi dolori. 

Quando avrebbe rivisto il suo Trunks? 

Chissà se avrebbe mai avuto il piacere di far godere i suoi occhi di un simile onore... Chissà... 

Salutò Vegeta e dopo alcuni minuti accorse in ospedale, dove definitivamente avrebbe posto fine a quell'esperienza, che aveva portato solo dolore e angoscia nella sua vita. 

Quanta importanza avrebbe mai potuto avere un misero, piccolo, e incosciente bambino? Quanta importanza poteva avere la creaturina più bella di quel mondo,  che si stava creando dentro di lei? 

Un piccolo Son da crescere e amare... "Un nuovo Saiyan"...

Quanto Importanza avrebbe mai avuto un esserino, dolce e innocente come il fagottino che le era di fronte? 

"mi perdoni.. Come si chiama?" chiese Pan al ragazzo che le sedeva di fronte. 

"Jin" rispose sorridente il ragazzo. 

Istintivamente Pan si alzò, per accorrere in corrispondenza del neonato che era circondato dalle braccia del papà. 

Agitava le manine in aria, con la speranza di riuscire a prendere qualche parte del viso del genitore, la boccuccia, organizzata in un sorriso Un minuto prima, si restrinse in uno sbadiglio. Quell'immagine così amorevole del cucciolo, le fece tanta tenerezza, avvicinò la mano in corrispondenza di quelle del piccolo, e lui subito prese a stringere il suo indice.

Pan dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da quell'incanto, quelle manine così piccine cercavano di stringere con forza l'indice della Saiyan, mentre le piccole labbra erano unite in un espressione di completa confusione, gli occhietti vispi invece erano rivolti solo a lei, in un misto di ammirazione e divertimento. 

Immaginò che anche il bambino che portava in grembo, un giorno potesse guardarla così, e si sciolse;  Avrebbe voluto stringere fra le sue braccia quel piccolo neonato e coccolarlo, ripetendogli che aveva catturato il suo cuore, ma poi capì che forse quegli intimi pensieri non erano rivolti verso quel bimbo, figlio di un'altra donna, ma proprio al suo bambino, che inconsciamente amava, amava più di quanto amasse Trunks? Questo non lo sapeva.. 

Ma lo amava, nonostante gli avesse apportato tanto dolore, lei amava SUO FIGLIO INCONDIZIONATAMENTE! Quell'uomo che scherzava con il figlio, e provvedeva a coccolarlo ogni volta che il pargolo ne sentiva la necessità ispirava tanta tenerezza, ma al contempo non poté non destare in Pan un enorme tristezza...  

Il suo bambino non avrebbe mai avuto un papà.. Mai. 

"Salve, posso fare qualcosa per lei" chiese gentilmente un'infermiera che le si era avvicinata. 

"No! Io qui non devo fare proprio un bel niente!" rispose infastidita la Saiyan, che dopo aver dato un'ultima occhiata alla felice famiglia corse via, con tutte le forze che aveva per salvare il suo bambino da quell'ingiusta punizione. 

Ancora una volta si ritrovò a camminare sconsolata per le vie della sua amata città, era stanca e non aveva nemmeno la possibilità di utilizzare la nuvola Speedy, che aveva prestato a Junior. 

Il sole caldo le batteva in testa e le alte temperature miste alle lacrime che le fuoriuscivano dalle orbite le provocarono vari giramenti di testa, fu così costretta a sedersi per riprendere le forze e continuare il tragitto più tardi. 

Si osservava la pancia sempre più grande ma questa volta la sensazione che provò non fu di inspiegabile odio, ma di irrefrenabile amore, di incondizionato affetto, di necessaria protezione. 

Non aveva mai accarezzato il suo bambino, in quei quattro mesi non lo aveva mai fatto, ma ora la sua mano sembrava muoversi da s'è per condurla direttamente dal suo bellissimo pargolo. 

Non appena sfiorò la sua pelle, una profonda scossa le invase il palmo della mano per poi diffondersi in tutto il corpo, sentiva una sensazione di immenso piacere e un emozione di tranquillità e pienezza, i tocchi poi pian piano si rivelavano sempre più amorevoli e disperati. 

"Bambino mio, è la mamma che ti parla... 

Io e te non ci siamo mai sentiti è vero, ma solo Perché io ero troppo stupida per capire quanto fosse bello il regalo che la vita mi stava donando. 

Perciò mi presento: ciao piccolo mio, la tua mamma si chiama Pan.. Pan Son! Noi siamo figli di una gloriosa stirpe, i Saiyan e il nostro compito è quello di difendere la terra costantemente.

Spero che un giorno mi perdonerai per il male che ti ho fatto e che capirai, ora piccolo ti desidero con tutto il mio cuore. Ti proteggerei Fino alla morte perché la tua vita vale Più della mia stessa vita, non so ben dirti da dove escono questa parole, ma ora fra un singhiozzo e l'altro è questo ciò che mi esce spontaneo rivelarti. 

Io ti desidero e ti amo, ma proprio perché ti amo non posso condannarti  ad una vita di sofferenze, senza un papà. Come posso prometterti di concederti felicità se nemmeno io posso esserne sicura!? 

Cosa devo fare piccolino? Dimmelo tu... 

Dammi un segno, qualsiasi segno e io accontenterò qualsiasi tua richiesta!" 

Fra singhiozzi, carezze e pianti La piccola Pan si abbandonò a questa confessione e, adagiandosi completamente su una panchina, si abbandonò ad un pianto liberatorio. 

 

"Pan?!"

Eccola quella voce, così calda e precisa da far innamorare chiunque, eccola quella voce che così chiaramente non riusciva a sentire da ormai quattro mesi. 

Doveva essere un sogno.. Si proprio così.. Stava solo sognando.. 

Eppure quella voce così nitida, non risentiva dell'eco dei sogni, no era perfetta e reale. 

Si rese conto di avere gli occhi chiusi quando la voce si fece sempre più insistente,  e l'uomo così evidentemente preoccupato per lei cominciò a scuoterla sempre più forte. 

"PAN? PAN!!" continuava a ripetere. 

Le ci volle qualche minuto per mettere a fuoco bene l'immagine che le si poneva di fronte, ma quando poi capì che effettivamente si trattava del suo Trunks e che quello non era un sogno, non seppe contenere la sua gioia, e come se non fosse passato neanche un giorno dal loro ultimo incontro, si buttò fra le sue braccia, assaporando quel candido profumo dei suoi capelli. 

"Amore mio, mi dispiace..." cominciò il giovane, abbracciando la sua donna sempre più forte. 

Pan non rispose, ma si limitò a stringere la presa e a baciargli il collo, bagnando con le lacrime la maglia che l'uomo indossava; sentiva le sue mani scorrere delicate sulla sua pelle e massaggiarle teneramente i capelli, sentiva il suo respiro sbattere incessantemente sul collo e le sue labbra toccarle la pelle senza mezze misure, il suo abbraccio così forte e passionale sembrava volerle dire che mai e mai poi sarebbe scappata di nuovo da lui, i suoi occhi dolci e color cielo pregavano la donna di riaccentarlo nella sua vita. 

"è un sogno..." continuava a ripetere Trunks accarezzando le guance della sua ragazza. 

"Allora ti prego non svegliarmi" rispose lei, completamente rapita da quel momento sublime e paradisiaco, avrebbe voluto dirgli che il bambino era suo figlio e che l'avrebbero cresciuto insieme, ma non si sarebbe mai permesse di mentire all'unico Uomo che nella sua vita era stato sempre rispettoso nei suoi confronti. 

"Pan... Stavolta non ti lascio andare più" affermò il lilla. 

La mora, dal canto suo, sapendo quanto fosse improbabile l'affermazione del giovane non rispose ma si limitò ad abbracciarlo forte, per unire definitivamente i loro due corpi che per giorni interminabili erano stati divisi. Poteva sentire il battito del suo cuore aumentare drasticamente, fino a determinare una magnifica armonia con quello del suo uomo, chiuse gli occhi, ritrovandosi magicamente nel suo mondo, lontano dai guai e dalle sofferenze... Col suo Trunks.. E col suo bambino. 

Riaprì gli occhi, conscia di aver dato troppo peso ai suoi sogni e di dover ritornare alla vita reale, ma ciò che vide fu più magico di qualsiasi illusione, più bello di qualsiasi favola, un'immensa volta celeste investì il suo viso e lei, ipnotizzata dall'angelica perfezione di quegli occhi, sentì a poco a poco un leggero tocco agli angoli delle sue labbra, la sensazione di piacere che la invase poteva essere paragonata minimamente a tutte le altre volte: quel piacere nasceva da un indispensabile bisogno di farlo suo... Quella volta per sempre. Il leggero tocco in corrispondenza degli angoli della bocca, si spostò quasi subito sulle labbra stesse perdendo la delicatezza che lo aveva caratterizzato fino a poco prima. Quel bacio, così appassionato e ricco d'amore lo aveva desiderato da tanto... 

 

Erano in macchina, silenziosi a guardare la strada Che li divideva dalla cara vecchia casa Son; 

Trunks mostrava in quel Giorno il sorriso più bello che potesse mai donare ad un essere umano, mentre Pan, venuta a sapere dal suo stesso ragazzo che quel giorno avrebbero passato la giornata insieme in occasione del compleanno di Chichi, cadde in preda allo sconforto, così appena la macchina fu ferma dinanzi la casa dei Monti Paoz Pan disse: 

"Trunks... Sono incinta" 

L'incanto marino di quegli occhi blu elettrici si tramutò in sorpresa, silenzio.. Poi un sorriso, quasi il più bello che potesse donare. 

 

 

 

Il DIARIO DI TRUNKS... 

Risalirò col suo peso sul petto come una carpa il fiume, mi spalmerò sulla faccia il rossetto per farlo ridere... 

per lui poi comprerò sacchetti di pop corn, potrà spargerli in macchina

per lui non fumerò, a quattro zampe andrò e lo aiuterò a crescere... 

lui vive in te, si muove in te con mani cucciole... La sera, poi, con noi due farà il bagno e vi insaponerò, per lui mi cambierò, la notte ci sarò perché non resti solo mai, per lui lavorerò, la moto venderò e lo proteggerò aiutami

lui si accuccerà... dai tuoi seni berrà, con i pugni vicini tra noi dormirà e un pò scalcerà, saremo i cuscini noi due!!!

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Capitolo 14
*** Sostanza dei giorni miei ***


Ciao a tutti miei cari lettori! Ancora una volta ho mostrato un piccolo ritardo! Ma spero che almeno fino ai primi di luglio sarete clementi!!! Poi quando anche la mia estate comincerà credo di essere molto più costante :) (nonostante andrò a lavoro!!! -.- ... Cosa non si fa per comprarsi la macchina!!!) adesso vi lascio al capitolo... Spero vi piaccia :) 

Trunks & Pan!
Quadri pan trunks

Un bacione a tutti voi!!!

 

 

"Trunks... Sono incinta" gli aveva detto.

Il volto dell'uomo sembrò colorarsi di un infinita felicità, gli angoli delle labbra leggermente inarcati verso l'alto, gli occhi che alla notizia avevano preso a brillare, quasi fossero illuminati da un cristallo lucente, e quel sorriso, quel sorriso bello da far paura ne erano la prova. 

Non aveva capito nulla... 

Pan, non potendo sopportare il peso di quello sguardo fiero e allegro, aprì la portiera della macchina e, dopo aver rivolto all'uomo che amava un triste "mi dispiace" corse via, per trovare rifugio nella cara foresta dei monti Paoz. 

Correva, sentendosi il viso riaffrescato dal leggero venticello montano, correva per quanto le fosse possibile mentre con un mano stringeva il suo bambino a sé. 

Riuscì a malapena a raggiungere il giardino dinanzi casa sua, quando sentì un' inusuale stretta in corrispondenza del suo braccio, si voltò e lo vide: il volto incuriosito di chi non ha piena coscienza di un evento. 

"Pan... Sei incinta di nostro figlio? Allora cosa ti tiene lontana?" Chiese il lilla in tutta la sua dolcezza, evidentemente segnato dallo strano comportamento della ragazza. 

"COSA? V-vostro figlio?" 

Una voce irruppe nell'intima discussione fra i due, una voce familiare. 

Entrambi sconvolti si voltarono all'unisono, per prendere coscienza che l'uomo che avevano di fronte era proprio il caro Goten. 

In lontananza Bra accorreva per riparare al danno che si era creato. 

Goten, nel frattempo non si era scomposto più di tanto, l'incredulità e la rabbia sembravano essere radunate tutte in un unico luogo: gli occhi, che rivolti verso l'amico e la nipote, sembrava facessero di tutto per rivolgere uno sguardo agghiacciante, tipico di colui che sa di essere stato tradito. 

"Pan... sei incinta? Di Trunks? Voi vi frequentavate?... Pan... sei... incinta?" 

Il figlio di Goku sembrava essere fuori di sé, era avido di notizie, cercava nei volti dei due uno sguardo di dissenso, che tuttavia non arrivò mai. 

"Possiamo spiegarti, Goten..." cominciò a dire Trunks. 

"Ne parleremo un altro giorno, oggi è il compleanno di mia madre, non mi sembra il caso di cominciare a fare storie... Andiamo" e così dicendo, cominciò a raggiungere la sua abitazione seguito dalla povera Bra che invano cercava di porre rimedio, finché, come ricordatosi di un fatto di estrema importanza ritornò sui suoi passi, e con voce grave cominciò: 

"Trunks?" 

"Goten..." rispose il lilla.

"Come hai potuto tenermi nascosta una cosa tanto grande?" terminò il ragazzo dai capelli d'ebano, che subito dopo sparì nuovamente, portandosi dietro la turchese.

Da parte del lilla non vi fu risposta, il viso contorto in una smorfia di dolore bastava ad esprimere tutta la sua sofferenza per  un gesto così ingiusto, fatto nei confronti del Migliore amico.  

La piccola Saiyan mora, che in quel momento avrebbe tanto voluto dire la verità al suo ragazzo, improvvisamente si tirò indietro e con dolcezza, si avvicinò al suo uomo, che sofferente sembrava meditare vicino ad un albero. Le si avvicinò a piccoli passi, e dopo averlo raggiunto, non riuscendo a richiamarlo all'attenzione, lo abbracciò mentre lui era di spalle, poggiando il capo sulla rosea e muscolosa schiena. A quel contatto, il giovane Saiyan lentamente prese a voltarsi e con grande dolcezza, accolse fra le braccia la sua piccola donna. 

"Capirà vedrai... E anche lui sarà felice di noi e del nostro bambino" sussurrò nell'orecchio dell'amata, mentre con una mano, allontanandosi appena da quel corpo piccolo e perfetto, cominciò ad accarezzare il ventre della mora. 

Un leggero tremolio s'impossessò del corpo di Pan, un senso di pace invase il suo animo e in uno sguardo ricco di amore e dolcezza, portò le due mani al viso dell'uomo, e pian piano avvicinò il viso al suo. 

"Il nostro bambino sarà bellissimo.." gli disse con un largo sorriso, poi dopo avergli accarezzato leggermente le ciocche di capelli che gli ricadevano davanti agli occhi, cominciò a baciare i punti di contatto  fra questi, poi sulle palpebre pian piano per ricadere linearmente sulle guance e infine andò a sfiorare a malapena quel morbido ammasso rosso di pelle, percependo minimamente il dolce contatto. 

Trunks strinse la ragazza a sé, e portandola a sedere sul Prato così come aveva fatto lui, cominciò ad accarezzarle il volto delicatamente:

I loro sguardi erano come incantati, impossibilitati dal muoversi perché catturati dalla profondità di ciascuno , le loro labbra sembravano fremere, come se bramassero quel gesto da chissà quanto tempo, le loro mani si cercavano nell'immensità di tanto amore, e i loro volti a poco a poco cominciarono a riunirsi, finché con un gesto appena visibile, non arrivarono a toccarsi del tutto. 

Muovevano le labbra all'unisono con passione, e a poco a poco cominciarono a stendersi sul prato, per rimanere così, uniti in quel candido bacio, laddove nessuno avrebbe mai potuto disturbare. 

 

"Oddio.. Forza tiratevi su voi due, avete già provocato danni in soli 15 minuti che siete qui." 

La voce squillante della bella Turchesina riecheggiò nella mente dei due ragazzi, che disturbati durante quel loro momento di intimità, decisero di alzarsi di malavoglia. 

Silenziosamente si diressero tutti e tre verso la soglia della porta, per festeggiare nel migliore dei modi il 61esimo compleanno della nonna, Pan tuttavia non avrebbe potuto partecipare attivamente ai festeggiamenti, il suo pensiero era rivolta a quella stupida bugia, a quel vergognoso comportamento che aveva assunto nei confronti del suo Trunks. 

Quando l'uomo fu dentro, la Saiyan afferrò il braccio della migliore amica, che spaventata le urlò: 

"Pan ma sei impazzita??" 

"Ssssh zitta Bra devo dirti una cosa..." rispose la mora preoccupata.  

Guardava incessantemente l'uscio della porta, accertandosi di non aver nessuno ad origliare la conversazione, poi quando fu completamente sicura che le parole della bella Saiyan potessero essere percepite solo ed unicamente dalle due ragazze, cominciò: 

"Ho detto del bambino a Trunks..." 

"Davvero??? Ma l'ha presa benissimo Pan!" rispose entusiasta la turchese. 

"Beh.. Si la presa benissimo... 

L'unico problema..." 

"Cosa hai combinato Pan?" sussurrò la giovane principessa, evidentemente spazientita dalle continue difficoltà in cui la più giovane puntualmente si ritrovava. 

"È inutile che bisbigliate... Bra, so tutto!" 

Una voce calda e pentrante raggiunse le due ragazze, che per lo spavento rimasero immobili, senza proferire parola, attendendo un qualsiasi gesto da parte di Trunks. 

L'uomo dal canto suo, si avvicinò con cautela alla sua amata e dopo averle stampato un dolce bacio sulle labbra, cominciò ad accarezzarla il ventre, il cui gonfiore era appena visibile. 

La Turchese, come colta da un'illuminazione improvvisa, prese ad analizzare le immagini che le si ponevano di fronte: suo fratello, così felice ed euforico, parlava al "suo bambino", senza riuscire a fermarsi o almeno a ritrovare la sua serietà, nel momento in cui, poi, egli si ritrovò a baciare la pancia della piccola Pan, lei non riuscì a contenersi e, con l'intento di porre Trunks dinanzi la verità, gli urlò: 

"NO TRUNKS!" 

"Bra ma che succede?" chiese il Saiyan incuriosito dallo strano atteggiamento della sorellina.

Lei Aprì la bocca, con la voglia esasperata di smascherare la falsità della sua migliore amica, ma quando alzò il viso incontrando lo sguardo supplichevole e triste della sua moretta, si rivide dinanzi a sé le parole Che la ragazza quella mattina le aveva rivolto, rivide dinanzi a sé tutte le sofferenze e le difficoltà che aveva dovuto sopportare, la rivide dinanzi ai suoi occhi magra, impassibile e con gli occhi arrossati dal troppo pianto, proprio come si era ripresentata in ogni singolo giorno dei 4 mesi che avevano preceduto quel momento, si rivide la sua migliore amica così piccola e avida di protezione soffrire nuovamente.. A causa sua! 

Allora decise di non dire nulla, inventare una stupida scusa, perché in fondo quanto poteva valere il sorriso della sua amica a confronto? 

La sua stessa vita probabilmente. 

"Bra?" 

Trunks la riportò al presente, desideroso di trovar risposta ai suoi dubbi. 

"Trunks alzati, se ti vedesse qualcuno sarebbe la fine!" mentì la giovane. 

Dal volto di Pan si formò una sguardo di commozione e ringraziamento, che Bra custodì nel suo cuore per sempre. 

"Hai ragione sorellina... Vado a parlare con Goten!" rispose il lilla, e dopo aver concesso un altro bacio alla mora e una carezza alla sorella sparì oltre la soglia della porta. 

Bra si avvicinò lentamente a Pan, e con un leggero sorriso in volto le disse: 

"il fatto che non gliel'abbia detto, non significa che sia giusto mentirgli.. 

Ti prego Pan non illudere mio fratello!" la pregò. 

"Ascolta Bra, devo solo trovare il coraggio di parlargli...  Non è facile!" provò a convincerla la moretta.

"Certo che non è facile... D'accordo, cerca di non dilungarti troppo però!" 

 

"Piccola Paaaaan!" 

La voce allegra e acuta della bella Marron riecheggiò nella grande stanza di casa Son. 

Indossava un abitino autunnale bianco, che incorniciando perfettamente quei candidi capelli biondi e quei limpidi occhi celesti, concedevano alla donna una purezza tale da poterla eguagliare ad un angelo, disceso in terra dal cielo. 

Solo minutissimi particolari stridevano con l'incanto di quella figura: il viso leggermente più rotondetto, quel visibile luccichio in corrispondenza degli occhi, quel vestito largo in corrispondenza del ventre. 

Tutte cose che anche Pan aveva vissuto in prima persona, tutte cose che potevano riportarla direttamente ad una conclusione, tuttavia la piccola Saiyan decise di evitare di costruire ipotesi e lasciare che la spensieratezza prendesse il sopravvento, almeno in quel giorno. 

Salutò prima Marron e poi si dedicò interamente all'infinità di persone che albergavano per quella mattina in casa Son poichè oltre la sua famiglia e quella di Trunks, quel bellissimo giorno tutti erano accorsi a festeggiare la favolosa Chichi: Yamcha, Tensing, Rif, addirittura il Genio e la famiglia di Crilin! 

'Sembra di esser ritornati ai vecchi tempi' ripeteva in continuazione Bulma, commossa dalla situazione che le si poneva di fronte. 

Con quel candido vestitino rosso, a contatto con i suoi amici di sempre, la donna sembrava aver ritrovato quella giovinezza, che effettivamente non le apparteneva più! 

La cucina sembrava essere illuminata in ogni suo angolo, non una zona d'ombra si presagiva, e se tutti potevano pensare a questo particolare come una leggera conseguenza di una giornata particolarmente soleggiata, Pan e la nonna sapevano benissimo che quei onnipotenti raggi di luce erano la SUA presenza, il suo modo di partecipare ai festeggiamenti, e onorare la donna che da una vita amava senza eccezioni.  

In disparte col viso imbronciato, era seduto il caro Vegeta, che rivelando tutta la sua "inettitudine", contemplava in disparte il bel quadretto. 

Pan rise al pensiero che la bellissima C-18 aveva ritrovato, grazie alla sua famiglia, maggiore umanità del maestro stesso, in quanto lui invece apparentemente non si era lasciato scalfire dall'amore donatogli dal suo "piccolo tesoro", si mostrava sempre il solito principe freddo e distaccato, ma era noto a tutti come Vegeta ormai fosse uno di loro e che avrebbe dato la vita pur di salvare le persone che amava. 

"Ciao Vegeta" esclamò vivamente Pan, avvicinandosi al maestro. 

"Ciao..." rispose lui, senza rivolgerle lo sguardo. 

"Vegeta.. Ascolta oggi non ho avuto il tempo di dirti nulla, ma... Perfavore non dire nulla a nessuno!" lo implorò. 

"è di mio figlio?" 

"Eh?" chiese sconvolta la ragazza. 

"Il padre del bambino è Trunks?" chiese deciso il principe dei Saiyan. 

Nel bel mezzo dei festeggiamenti, Pan Son si sentì morire, quella domanda le aveva risvegliato quell'orribile ricordo, portandole grande sofferenza. 

Se n'era quasi dimenticata per un secondo che il suo bambino non era figlio del suo Trunks... due fra le persone che più amava al mondo così vicine, eppure geneticamente così distanti. 

"No" rispose con sofferenza la ragazza. 

In quel momento Vegeta, lentamente girò e abbassò il capo per scorgere la figura della sua allieva, così piccola, sola e impaurita. Sentì quasi l'impellenza di tirarle su il morale, per cui cominciò: 

"Saprà amarlo comunque... A volte un padre adottivo è meglio di un padre biologico che non è capace di darti l'amore necessario!" 

La mora sentiva l'amarezza nelle sue parole... Che quella piccola confidenza avesse a che fare con l'infanzia del principe? Questo non lo sapeva né aveva intenzione di indagare, sicura che Vegeta non si sarebbe mai lasciato sfuggire nulla. 

"Tu dici che accetterà il mio bambino?" chiese allora speranzosa. 

"Conosco Trunks" rispose Vegeta, impassibile. 

"Mmm sarai un bravo nonnino adottivo, Vegeta"  

E così Pan, sotto gli occhi attoniti di un Vegeta alquanto confuso, si allontanò ridendo, felice per l'incoraggiamento ricevuto dal padre del suo amato. Fra le risate, e le discussioni che si stavano avendo in cucina, Pan poté scorgere la figura di Bra, che minacciosamente cominciava ad avvicinarsi a Goten, che fortunatamente rideva e scherzava col suo Trunks. 

"Ehi Tu, Goten!" irruppe Bra. 

"Dimmi" rispose il moretto. 

"Vieni un secondo con me" 

I due silenziosamente, uscirono senza farsi troppo notare dagli invitati per dirigersi fuori al giardino, mentre Pan, sempre più confusa prese ad avvicinarsi al suo compagno. 

"Che ha in mente Bra?" chiese curiosa a Trunks. 

"Non ne ho idea!" rispose Trunks, attonito. 

 

"Ascoltami... Stai rovinando la giornata della mia migliore amica! 

Per orgoglio... Quindi SMETTILA! E comportati da uomo maturo! " 

Goten, sorpreso dalla intraprendenza e dalla decisione della ragazza, fu in procinto di rispondere, quando Bra, ormai in preda alla rabbia, riprese il suo monologo: 

"Lo so che sono due stupidi, Trunks in testa! Ma tu abbi la pazienza di perdonarli.. Hanno sofferto molto per questo, comprendili. 

E poi? Diamine! Tua nipote è in..." 

La turchese, brillante quella mattina, nel suo vestitino attillato di seta pura, non riuscì a terminare la frase. 

Le sue labbra erano state improvvisamente investite dal calore del ragazzo che le era di fronte, che con passione travolgente aveva preso a baciarla.

Lei, dal canto suo, inizialmente scossa dal gesto inusuale del ragazzo, si lasciò trasportare da quel dolce tremore che le percorse il corpo, e come trasportata da un impeto improvviso, avvicinò velocemente ancor di più il viso del Saiyan. 

"Ehm ehm..." 

Una voce familiare interruppe il magico momento fra i due, Bra rimase pietrificata dalla situazione, evidentemente intimidita dalla minacciosa figura di Gohan, e dopo aver rivolto un fugace sguardo al ragazzo accanto a lei, capì che Goten non era affatto sorpreso dalla presenza del fratello. 

"Ragazzi noi dobbiamo cominciare a preparare qui fuori.. 

Eheheh.. Posso capire che sta succedendo?" 

La voce di Gohan rivelava un leggero nervosismo, anche lui probabilmente si era sentito a disagio dinanzi al bacio travolgente dei due. 

"ehm.. I-Io e Bra stiamo insieme.. 

Solo.. Solo... Solo che ancora non siamo pronti ad annurciarlo" rispose improvvisamente Goten, chiaramente soddisfatto dalla bugia che in pochi secondi era riuscito a trovare. 

"C-cosa?" chiese sconvolto Il fratello maggiore. 

"Cosa?" sussurrò la piccola Turchese, evidentemente infastidita dalla bugia del ragazzo.

"Beh.. Mangeremo fuori, siamo tanti. 

Vi conviene nascondervi da un'altra parte... State attenti!" li allertò Gohan, poi sparì oltre la porta. 

Quando Bra fu certa che la minaccia di Gohan fosse ormai lontana, rivolse uno sguardo inquisitore al figlio minore di Goku e disse, non senza un certo tono accusatorio: 

"Perché l'hai fatto?" 

"Il bacio intendi?" capì immediatamente lui.

"si" 

"Beh.. Ho sentito qualcuno avvicinarsi, e per evitare che il segreto di Pan uscisse allo scoperto ho dovuto farlo." rispose l'uomo in tutta la sua tranquillità. 

"Bastardo" si lasciò sfuggire la piccola Bra. 

Un senso di nausea e odio sopraggiunse e in poco tempo s'impadronì  del suo animo, per cui ella furiosa rientrò dentro ad aiutare coi preparativi, sotto lo sguardo attonito di Goten, che non riusciva a comprendere la gravità del suo gesto.  

 

Quando finalmente fu preparato in giardino tutto l'occorrente, Pan prese posto accanto all'amica, che inspiegabilmente si presentava particolarmente nervosa e taciturna. 

"Cosa è successo?" le chiese incuriosita. 

"Goten mi ha baciata!" sussurrò la Turchese, inviperita. 

"Cosaaaa?" 

"Non è questo, l'ha fatto solo per coprirti, stavamo parlando di voi finché non è sopraggiunto tuo padre!" le spiegò lentamente la mora. 

"È il solito... Lascialo stare!" provò a convincerla la moretta. 

"Infatti, adesso voglio solo pensare a quel bellissimo ragazzo in palestra... 

Sono pronta a incontrarlo!" esclamò Bra con occhi sognanti. 

"Beh se sarai pronta, lo devo decidere io... Non credi?"

Goten sopraggiunse improvvisamente dietro le spalle della bella Bra, e sfacciatamente, come se poco prima non avesse fatto niente di che prese a sedersi accanto all'amica, mentre Trunks, arrivato assieme al migliore amico, prese posto accanto a Pan. 

"Sparisci rospo!" gli ordinò una Bra infuriata. 

"Dai piccola Bra! Non è successo nulla...." pregò il ragazzo dai capelli d'ebano. 

"Non è successo nulla? NON È SUCCESSO NULLA?... 

Trunks... Sai cos'ha fatto Goten? Mi ha b..." 

"So tutto sorellina... Ma non mettermi in mezzo!" la interruppe  il lilla. 

"Eh certo! Adesso devi farti perdonare per il tuo guaio... Pff" tagliò corto la Turchesina imbronciata. 

Pan rise della situazione comica, ringraziando la migliore amica e il suo ragazzo di averla aiutata con lo zio, che in quel momento sembrava più tranquillo, come se fosse tornato il Goten di sempre. Chissà forse anche grazie a quel candido tepore, che ammorbidiva i cuori di tutti in quel giorno, quel tepore che portava il nome di GOKU. 

In poco tempo la tavola si riempì completamente, gli invitati presero posto ad uno ad uno, osservando le gustose pietanze cucinate dalla padrona di casa, che addobbavano la grande tavolata. 

Consumarono velocemente tutte le pietanze, e fra risate, discussioni e teatrini la giornata passò in fretta; non appena il sole abbandonò la terra, l'allegra brigata si diresse in casa, dove ad attenderli vi era un bel calduccio. Chi sul divano, chi sulle sedie, tutti poterono godere di quel tepore ristoratore mentre i racconti e le commemorazioni di vecchi tempi andavano avanti. 

"ehm.. Scusate! Devo darvi una notizia" esclamò Marron allegramente, alzandosi in piedi. 

Le sue mani andarono a coprire il ventre e sotto gli sguardi confusi di tutti, esultò: 

"Mi sposo!!!" 

Trunks, che fino a quel momento era stato apparentemente calmo, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto solo la mano per accarezzare la sua donna, o per stringerle le fredde mani, sentì l'aria venir meno, e come

Se qualcosa gli fosse andato di traverso, cominciò a tossire incessantemente.

 

Pan, che quella mattina aveva già ipotizzato questa possibilità , improvvisamente sentì le forze abbandonarla... 

Marron si era trovata nella sua stessa situazione, solo che lei si sarebbe sposata e soprattutto avrebbe continuato la sua vita col vero padre del bambino, senza mentire necessariamente a qualcuno! 

Il suo viso divenne improvvisamente pallido, la consapevolezza di essersi trovata nel torto erroneamente, la fece cadere in un vortice di paura senza fine.

Questo sentimento prese il sopravvento, insediandosi prepotente nella mente della ragazza... La vita di Marron sarebbe stata perfetta, avrebbe regalato gioia e amore al suo bambino, avrebbe costituito una famiglia vera! Lei invece, con la direzione della palestra, che avrebbe preso a breve, sicuramente avrebbe fatto in modo che a suo figlio non  mancasse mai nulla, ma non sarebbe mai riuscita a concedergli la gioia più grande:l'amore di un papà. 

La vista le si annebbiò completamente, le ultime voci che riuscì a percepire furono quelle di Trunks e Junior che all'unisono urlarono il suo nome, poi il buio...

 

Aprì leggermente gli occhi, ritrovandosi in una stanza del tutto diversa, i raggi del sole prepotentemente urtavano contro i vetri doppi delle sue finestre, cominciando a illuminare la sua stanza. Era mattina. 

Voltò il viso per scorgere l'orario dall'orologio accanto al suo comodino, ma con grande stupore si ritrovò accanto, il capo di Trunks appoggiato al letto, mentre a sorreggere il suo corpo vi era la sedia  della scrivania. La mano destra era leggermente appoggiata al pancino, come se il suo Trunks volesse rendere partecipe il suo bambino di tanto amore. 

Era stato accanto a lei tutta la notte, vegliando in continuazione sulla sua piccolina, evidentemente aveva dormito poco a giudicare dall'aspetto stanco e distrutto, tuttavia la sua bellezza afrodisiaca non poteva passare inosservata. 

Era un uomo di appena 33 anni, ma la vista di lui così silenzioso e pacato sembrava ringiovanirlo di almeno 10 anni, a questo pensiero Pan cominciò a intristirsi: se così fosse stato, la loro relazione si sarebbe prospettata meno difficoltosa. 

Nonostante tutte le difficoltà però, il loro amore era ancora ben saldo e nella mente sognatrice e speranzosa della piccola Saiyan, probabilmente, sarebbe rimasto tale fino alla fine dei tempi. 

Cominciò ad accarezzargli il viso, scrutando ogni piccola parte di tale bellezza, si avvicinò a lui pian piano e delicatamente posò le labbra su quelle del suo ragazzo, con un tocco appena percorribile. 

Inaspettatamente le labbra di Trunks condussero quelle della piccola eroina in una danza estrema che durò per minuti interi, finché entrambi non si ritrovarono distesi e stretti, ognuno fra le braccia dell'altro, sul letto di Pan. Trunks baciava la sua dolce metà con grande passione, il braccio sinistro sorreggeva il capo della ragazza mentre il braccio destro allontanava qualsiasi piccolo intruso d'ebano potesse coprire il viso angelico della sua donna; quando si staccarono, la sete e la brama che ognuno aveva dell'altro fu tanta che i due non smisero di guardarsi per un secondo, rapiti com'erano da quella solita attrazione amorosa. 

La mano di Trunks a poco a poco si spinse sempre più giù finché non si soffermò sul leggero gonfiore in corrispondenza del ventre. 

"Non vedo l'ora che nasca il nostro bambino.." esclamò il giovane. 

"Anch'io amore mio!" rispose sollevata la piccola mamma. 

"Pan... Dovremo sposarci! sai?" 

Quel pensiero la resa immensamente felice, ma al contempo la fece sprofondare nuovamente nella disperazione più assoluta, un nodo alla gola sopraggiunse, quasi a voler farle morire le parole in gola.. 

Non riusciva a muoversi, non riusciva a parlare... Improvvisamente sentì un leggero calore in corrispondenza delle guance, portò la mano sinistra nel punto interessato e con grande stupore, sia accorse di aver cominciato a piangere... Non se ne era nemmeno accorta. 

"Amore mio che ti succede?" chiese preoccupato Trunks. 

Pan guardò nuovamente il suo amato negli occhi e capì che era giunto il momento... Il momento della verità! 

Con sforzo spostò Trunks da sopra di sé, e pian piano si alzò dal letto. 

"A tal proposito... Io devo parlarti!" disse, senza avere nemmeno il coraggio di guardare l'uomo che amava negli occhi. 

Fu la paura a condurre le sue parola, la paura che un momento particolarmente difficile porta con sé, la paura di ritrovarsi nuovamente sola.. Senza LUI... Ma fu anche la speranza! La speranza che quel difficile momento potesse finire il prima possibile e soprattutto NEL MIGLIORE DEI MODI!...

 

 

 

DAL DIARIO DI TRUNKS... 

 

A te che sei l'unica al mondo, l'unica ragione, per arrivare fino in fondo ad ogni mio respiro. Quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole, senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro. 

A te che mi hai trovato all' angolo coi pugni chiusi, con le mie spalle contro il muro pronto a difendermi, con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi 

Tu mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te. 

A te io canto una canzone perché non ho altro, niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho, prendi il mio tempo e la magia, che con un solo salto ci fa volare dentro all'aria come bollicine. 

A te che sei semplicemente sei, sostanza dei giorni miei.

A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande, a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più;

A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo; a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore;

A te che io  ti ho visto piangere nella mia mano, fragile che potevo ucciderti  stringendoti un po', e poi ti ho visto con la forza di un aeroplano prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo... 

A te che mi hai insegnato i sogni e l'arte dell'avventura...A te che credi nel coraggio e anche nella paura... A te che sei la miglior cosa che mi sia successa... A te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa. A te che sei, Semplicemente sei Sostanza dei giorni miei.

 

 

 

Eccomi sono tornata :D naturalmente a questo punto tutti vorrete uccidermi, trucidarmi, mettermi in un barile pieno di coltelli e farmi rotolare giù da una collina... Lo so, lo so... Lo farei anch'io :D 

Ma alla fine spero mi capirete! In fondo dovevo spiegare una discendenza di Pan che con Trunks non c'entra nulla!!! (vi ricordate Goku Jr.?  Ma non preoccupatevi perché fra i due piccioncini non è finita qui :):):) 

Nel prossimo capitolo vedremo la reazione di Trunks.. 

Un saluto e un ringraziamento per tutti voi che recensite e/o leggete semplicemente la mia storia!!!

Alla prossima :)

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Capitolo 15
*** You'll be in my heart. ***


Ed eccomi quaaaa :) ciao a tutti miei carissimi lettori... 

Avevo deciso di pubblicare dopo il sei luglio, perché sono occupata con l'esame ma poi il giorno dell'esame di matematica, avendomi preso il pomeriggio stesso di riposo, ho deciso di scrivere!!! 

E ho scritto il capitolo. 

Bene vi chiederete perché non ho postato prima? 

Bene... Perché l'ultima parte non voleva essere elaborata!!! Giuro è colpa sua non mia T.T perdono. 

Avendo scoperto che l'orale ce l'ho il nove, non so se riuscirò ad aggiornare prima di quella data ma io ce la metterò tutta 

Ah un ultima cosa... Secondo voi devo alzare il rating della storia? 

Consigliatemi :) non ne ho idea. 

Un bacio a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate!!! 

Ciaooooo :)

 

 

Photobucket Pictures, Images and Photos  

 

Il suo volto, così radioso e fiero, si voltò improvvisamente verso la donna che le si poneva di fronte. 

Lei tremava, non tanto per la consapevolezza che da lì a qualche secondo avrebbe perso definitivamente la persona che stava amando incessantemente da molto tempo, ma piuttosto per il dolore che ingenuamente aveva causato a quel principe così bello, che per tutti quegli anni invece si era riproposto come suo compagno e confidente. 

Era quello il modo di ringraziarlo?

Tradirlo e poi mentirgli? 

Lei, che aveva affrontato pericoli e avventure, sfidando a volte anche la morte stessa, non aveva avuto il coraggio di confidare quell'errore ad una persona cara? 

Perché quella sensazione era ben peggiore di qualsiasi altro pericolo, perché la consapevolezza di essere la causa di una grande ferita s'insedia pian pian nell'animo proprio, per poi non abbandonarlo più. E le conseguenze che se ne ricavano sono ODIO nei propri confronti, e DOLORE per la sofferenza apportata al proprio caro. 

Chiudere gli occhi e rivedere le due scene che le avevano cambiato la vita era la peggiore delle punizioni: 

La sua prima volta con Trunks, a cui ne seguirono tante e tante altre, la dolcezza infinita di quel magico gesto, l'aria romantica che si respirava nel loro piccolo rifugio d'amore, il sapore delle sue labbra e la sua pelle a contatto col proprio corpo, i suoi occhi che incessantemente la facevano tremare, quegli occhi accesi e appena socchiusi di chi non ha bisogno di guardare in volto il piacere della donna amata, ma di chi percepisce che il più grande piacere è l'unione delle loro anime, quel principio di appartenenza che si sta costruendo, quell'incantata valle in cui ci si sta nascondendo. 

Dall'altro lato invece vedeva Ryo, l'oscurità di quell'affetto che solo tanti anni prime era luminoso e puro, la violenza della loro scena d'amore che quasi per contrasto non poteva non ricordare la sua vera prima volta, lo sguardo arrabbiato e deluso di chi capisce che nel corpo della ragazza qualcosa è cambiato, l'odore del suo Trunks che ancora sentiva sulla propria pelle, ma che chiaramente cominciava una profonda battaglia con quello dell'uomo che le stava sopra. Poi quelle amare lacrime... 

Eccola la sua prima punizione: la figura del suo amato Trunks che la stringeva fra le sue braccia, le notti d'amore passate insieme e quel sorriso da mozzare il fiato che le rivolse la prima volta che lei gli confidò il suo amore, le lacrime di chi prende coscienza dell'impurità e della corruzione del proprio cuore, le lacrime di chi soffre per il male che sta causando e che inevitabilmente verrà a galla, le lacrime di chi sa che quella punizione è solo la prima di una lunga lista che si dovrà accettare, per purificarsi, semmai ci fosse la possibilità. 

"Pan allora?" 

La voce melodiosa e ingenua del suo amato la ridestò dai suoi pensieri, voltò lentamente il viso fino ad incontrare i suoi occhi. 

Non capiva che stava per ucciderlo? Perché accelerare il processo? Perché incitarla a rivelargli tutto e subito? 

Era ansioso di vedere quanto violentemente e ingenuamente gli aveva piantato un paletto nel cuore? 

No che diceva... Il paletto gliel'aveva piantato alle spalle, proprio quando i loro cuori invece erano più vivi e laboriosi che mai, proprio quando essi, all'apice del loro amore, s'erano uniti per non separarsi mai più.

"Trunks... Il bambino..." 

Una piccola quantità di lacrime le sfiorarono a malapena i confini degli occhi, quando da dietro percepì un forte calore, probabilmente emanato dall'affetto con cui Trunks le stava regalando un abbraccio. 

"Il NOSTRO bambino" la corresse l'uomo, sorridendo. 

Fu in quel momento che non seppe più contenersi, fu in quel momento che vedendo la felicità nel volto dell'uomo, riflessa attraverso la finestra, sentì l'impellenza di distruggerla al momento, per impedirgli di svilupparla sempre di più e di accettare la verità di buon grado. 

Con gesto fulmineo, spostò Trunks dal suo corpo, e urlando disse: 

"Noooo!" 

"Pan si può sapere che succede?" chiese spaventato il lilla. 

"Il bambino... Trunks" continuava a ripetere piangendo. 

Sentì le forze abbandonarla improvvisamente, e cadde a terra, seduta, coprendosi il viso con le mani, quasi a voler nascondere quell'aspetto vergognoso che le apparteneva. 

Fu a quel punto che Trunks con scatto fulmineo accorse vicino alla sua donna, scuotendola preoccupato, in cerca di informazioni. 

"Pan, Pan che c'è non ti senti bene? PAN COSA STA SUCCEDENDO AL BAMBINO?!" 

Urlava nella speranza di ridestare la ragazzina dal suo dolore, urlava nel completo terrore che il loro felice sogno familiare potesse andare in frantumi, con una tragica notizia... 

Temeva per la sua donna, temeva per il loro bambino.. Perché il dolore che lei testimoniava non avrebbe saputo paragonarlo a nulla che vide in vita sua.

Pan, allora, vedendo inginocchiato accanto a se il suo ragazzo preoccupato, si spostò di poco, conducendo le sue esili braccia al collo dell'amato. 

Il dolce profumo dei suoi capelli, che svolazzavano per l'aria frescolina proveniente dalla finestra semi-aperta, le infuse un senso di calore e protezione, che le permise di calmarsi  e di placare l'ondata di singhiozzi che l'aveva rapita poco prima. 

Trunks dal canto suo, ricambiò il dolce gesto e accarezzando i neri capelli della sua bella, la rincuorò: 

"ehi piccola, è tutto apposto dai..." 

Pan nemmeno sentì quelle splendide parole, il suo punto fisso rimaneva quello, per cui facendosi coraggio, sussurrò in maniera appena percepibile, ancora rotta dalle poche lacrime che scendevano ormai da sole: 

"Il bimbo.. Non... È... tuo" 

Sentì il corpo accanto al suo irrigidirsi e la mano di Trunks fermarsi, per poi ricadere lungo il suo corpo,andando a sostenersi sul pavimento.  

La mora, invece, a quella lenta presa strinse il suo uomo ancora di più, inducendolo a continuare la sua piccola opera. 

Ridacchiò il suo bell'uomo, e dopo poco disse: 

"Amore, se parli così a bassa voce non... Capisco nulla! 

Non ho ben capito cosa tu voglia dirmi, ripeti... su!" 

Contemporaneamente alzò il viso della piccola Saiyan dalla sua spalla, per accoglierlo fra le sue grandi mani, le cui dita andarono ad asciugare quelle amare e pesanti lacrime. 

"Non.è.tuo." riaffermò la ragazza con tono più marcato. 

Trunks non proferì parola, il suo sguardo un tempo così premuroso e piena di gioia, sembrava essere rivolto ad un sogno lontano, ormai così enormemente distante dai reali progetti futuri. 

Allontanò molto lentamente le braccia della sua ragazza dal collo, e alzatosi in piedi sembrò concedersi qualche minuto per ritrovare la calma e la razionalità di sempre, poi quando capì che nemmeno la sua bellissima Pan, il suo bellissimo viso e quella che una volta aveva creduto la sua spontanea innocenza avrebbero potuto allontanare quel leggero tremore e quell'inusuale fastidio in corrispondenza degli occhi, si abbandonò sul letto, e rassegnato ma ancor di più distrutto dalla rivelazione, chiese: 

"Di chi è questo bambino?" 

"Di Ryo" affermò una vergognata Saiyan. 

"Ryo... Ma certo.." 

La voce di Trunks rivelava una certa amarezza, fissava il vuoto, mentre i suoi pugni sembrava fossero in procinto di scatenare un putiferio, e questa reazione, non a caso, non tardò a venire. 

Trunks, pur contenendosi, non poté far a meno di sferrare contro pareti e mobili la propria rabbia, sembrava letteralmente mosso dalla follia, come se ogni muscolo del suo corpo sapesse riconoscere nient'altro che l'impulso della disperazione. 

"Trunks calmati, FERMO!" 

Pan, spaventata dalla situazione, tentò invano di controllare la violenza del suo amato, tuttavia non vi fu aiuto da parte del bel Presidente, che invece sembrava non avesse la minima intenzione di ascoltare la SUA TRADITRICE.  

Il perfetto e calmo padrone della famigerata Capsule Corporation, l'amico più fidato del caro e odioso zio Goten, quel ragazzo forse ancora troppo immaturo che aveva gioito con lei per la vittoria contro lo zio al torneo Tenkaichi di 15 anni prima, aveva completamente perso la testa. Quella sua compostezza e la sua razionalità avevano lasciato il posto ad un indesiderata impulsività, che egli scatenava contro l'abitazione della sua amata. 

"Trunks.. Basta, amore mio" 

Quelle parole uscirono dalla bocca della giovane quasi come una richiesta disperata, e arrivarono alle orecchie del lilla con altrettanto andamento. 

Fu in quel momento, che Trunks, pietrificato dall'epiteto che la donna le aveva dato, si fermò di scatto, voltandosi velocemente. 

Le lacrime gli continuavano a scendere senza ritegno sul suo bellissimo viso, il dolore continuava a possedere il suo sofferente sguardo. 

Pan continuava a provare odio nei propri confronti: non avrebbe mai pensato di ritrovarsi, un giorno, un Trunks spazientito e irrazionale, non aveva mai pensato all'eventualità che un gesto sbagliato potesse sconvolgere la sua psiche in quel modo; non aveva tenuto conto del loro amore, della fiducia e del rispetto su cui esso era fondato, tutte cose che a causa sua erano andate a rompersi dolorosamente. 

Questo perché da anni ormai per la piccola Saiyan non vi era altro che Pan, Pan e Pan! Forse non subito, forse non prima di 1 anno fa, ma forse anche Trunks si era ritrovato nella sua stessa situazione, forse anche lui aveva dovuto combattere con l'inusualità di un amore così malato, forse anche lui, anzi in maggior misura, aveva ragionato e probabilmente sofferto per la grande differenza di età. 

Forse anche lui aveva percorso lo stesso cammino che  la mora aveva fatto, prima di giungere al "NOI".

Perché la "prefazione" alla loro storia non era fatta solo di Pan, ma per una buona percentuale anche di Trunks.

Dopo quello scambio di sguardi senza fine, il Presidente posò le mani sulle spalle della sua piccola donna, e a poco a poco si lasciò cadere a terra, mentre con i palmi disegnava il profilo delle braccia esili di Pan. 

Appoggiò delicatamente la fronte sul ventre gonfio della ragazza, e rotto dalla sofferenza, sussurrò: 

"Doveva essere mio..." 

Le sue braccia circondarono quel piccolo esserino che fino a qualche minuto prima considerava suo figlio, e lentamente lasciò che il silenzio e la calma s'impossessarono di lui. 

"Può... Essere tuo, se lo vuoi..."  disse lei.

I suoi occhi spianati completamente contro la parete che le era di fronte non avevano la forza di concedersi l'immagine di un Trunks sofferente, la memoria del suo gesto, che da sempre faceva nascere in lei un senso di disgusto, in quel momento parve essere ancora più repellente di quanto già non fosse. 

E di nuovo, capì di essere ancora una bambina. 

Una donna non si sarebbe mai comportata in quel modo. 

Una donna avrebbe parlato, avrebbe concesso a Trunks la possibilità di spiegare. 

Una bambina sarebbe scappata, proprio come aveva fatto lei. 

E di nuovo, capì di non essere all'altezza del suo piccolo "Eden", di non avere nemmeno il diritto di sfiorare cotanta perfezione. 

Lei era sbagliata. Quel momento era sbagliato, la sua crescita era stata sbagliata, il suo comportamento era sbagliato. 

Quel bambino doveva essere suo... 

Eppure non era così... 

"Credi davvero, Pan che basti questo?  Bastano un paio di parole a rendermi padre?" 

La sua voce non faceva più trasparire sofferenza o disperazione, bensì rabbia e stupore. 

Lei invece, non continuando ad avere il coraggio di guardarlo si lasciava cullare dai quei fin troppo amari abbracci e da quella voce melodiosa. 

"Potresti amare il mio bambino come se fosse TUO! Se tu volessi..." rispose lei distrutta. 

"Ascoltami Pan, è passato solo un giorno da quando mi hai dato la notizia... Pensare di aspettare un bambino da te, mi aveva reso l'uomo più felice del mondo..." 

Mentre parlava, era calmo... 

Sembrava volesse trovare le parole giuste per non ferirla, sembrava stesse riflettendo attentamente su tutto ciò che c'era da discutere... 

E in effetti aveva ragione. 

Il Presidente si concesse qualche minuto, sospirò mentre lentamente prese ad alzarsi. Scrutò Pan per un secondo, poggiandole la mano destra sulla corrispettiva spalla e poi continuò: 

"Sono stato sempre molto permissivo con te... Dolce e premuroso. 

Ho lasciato che niente avesse il potere di farmi perdere la calma, nemmeno quel tuo bacio con Ryo, nemmeno il venire a sapere che tu non lo avevi lasciato! Ricordi? 

Questo, Pan, perché ti ho sempre considerato una ragazza, matura senza dubbio, ma pur sempre una ragazzina a mio confronto. 

Ho sempre cercato di porti di fronte i tuoi sentimenti, perché spesso alla tua età dietro un grande amore si può nascondere una semplice infatuazione. 

Ho cercato di non turbarti mai e di renderti sempre felice. 

Questo perché l'immagine che avevo di te era quella di una donna pura e innocente, che m'ha fatto innamorare! E ancora adesso io.. Io.. 

Non posso credere che tu mi abbia fatto tutto ciò.." 

Fece per andarsene quando Pan, impaurita si aggrappò al suo braccio per evitare che il suo amato potesse abbandonarla a sé stessa durante una situazione tanto disastrosa, non se lo sarebbe mai perdonato.. 

La cattiveria del gesto che gli aveva rivolto andava contro qualsiasi limite. 

"Non andare!" sospirò lei con voce tremante. 

Trunks dal canto suo, provò un immenso dispiacere nel vedere la sua donna soffrire, sentendosi impotente dinanzi l'immensità dei suoi sentimenti, prese il volto della sua piccola fra le mani, e lasciando che un paio di scie salate solcassero il suo viso, disse: 

"Non chiedermi di amare ciò che non mi spetta di diritto.

Questo bambino l'ho amato, e tanto da morire adesso, al pensiero che purtroppo è stato mio solo per 24 ore misere... Tuttavia, credo che questo piccolino debba essere amato dal suo vero papà."  disse con voce rotta. 

Pan, scontrandosi con la cruda realtà, appoggiando la sua piccola mano sulla guancia del suo lilla, fu in procinto di dirgli che lei c'aveva provato, ma che Ryo aveva categoricamente rifiutato la vita che stava crescendo nel suo ventre. 

Avrebbe voluto dirgli che alla fine questo bambino aveva il diritto di avere un papà, e che Trunks sarebbe stato la persona più adatta a sostituirlo, tuttavia non ebbe il coraggio di proferire parola. 

Allora il lilla, staccandosi dalla presa di Pan, sparì oltre la porta, portandosi via quei pochi brandelli di cuore che le erano rimasti. 

 

Guardava distrutta quell'inutile pezzo di legno che era stato richiuso con violenza, sentendosi un vuoto dentro. 

I sensi di colpa le si fiondarono addosso, per insediarsi nel cuore definitivamente. 

Bra... Vegeta.. 

Trunks non era perfetto, in fondo era umano anche lui! Accettare una situazione del genere sarebbe stato troppo anche per un uomo paziente come lui, un uomo forte come lui. 

Che senso aveva per il ragazzo amare il figlio di un altro? Come poteva mai amarlo? 

No, non poteva... 

Assolutamente, categoricamente. 

Sentì una fitta al ventre, non era possibile... 

Non poteva aver già scalciato. 

Stavano appena entrando nel 5 mese che già il suo pargolo era irrequieto?

Di nuovo.

Ancora. 

Ma certo!

Anche il suo piccino soffriva per l'allontanamento  del suo nuovo papà,  se la mamma amava quell'uomo anche il suo bambino, che quotidianamente si crogiolava nel calore scaturito da quell'amore, non poteva non amarlo. 

Eppure li aveva abbandonati! 

Il bimbo, intanto, non ne voleva sapere di star fermo, i suoi dolci calci erano vita, il suo bimbo stava benissimo ed era sano.. Tuttavia, era molto triste, come la donna che lo ospitava nel suo corpo. 

Con ancora le lacrime agli occhi si adagiò delicatamente sul letto, alzò la maglia del pigiama lasciando che il suo pancino fosse ben visibile, e con la mano cominciò a disegnare cerchi su di esso. 

E poi, di nuovo. Il suo piccolo amore che cercava di dimostrare la sua presenza. 

Stavolta il colpo fu più forte.

"Ehy, mi fai male!!" cominciò contrariata la mammina, tirò un sospiro, poi continuo: 

"è vero però che tanto male l'ho fatto anch'io a te.. Più di quanto tu stia facendo a me" 

Poche lacrime le rigarono il volto, si alzò, poggiando la schiena contro il muro e avvicinando di poco le ginocchia al viso, affondò la testa su queste e cominciò un doloroso pianto. 

"Perdonami piccolino... Perdonami" provò a dire fra un singhiozzo e l'altro. 

Alzò il capo, spaventata da un rumore proveniente dal piano di sotto, e si rese conto di avere la vista quasi completamente annebbiata, si distolse da quella posizione con la paura  di aver stretto troppo la pancia, e distese nuovamente le gambe, riprendendo a disegnare quelle infinite circonferenze sul suo ventre. 

Le lacrime non ne volevano sapere di fermarsi, mentre a lei quasi parve di ascoltare il pianto silenzioso del suo bambino. 

La uccise. 

Con la voce tremante e appena percepibile, fra un singhiozzo e l'altro cominciò a canticchiare una piccola ninna nanna che la mamma le riservava nei suoi primi anni di vita, e che dopo tanto tempo aveva rivolto anche a Ju: 

"Io sono qui dai non piangere, ti stringo a me più che posso. 

Io ti proteggerò, non temere, non piangere sono qua... 

Perché tu sei nel mio cuore, si!

Da adesso in poi per sempre ci sarai... Sei dentro di me, e chiunque dice no non sa che ci sarai...

Sempre.. "

 

Sempre... Continuava a ripetersi incessantemente la piccola Saiyan. 

Finché avrebbe avuto il suo bambino, sarebbe stata la Pan di una volta. 

D'altronde una leonessa, anche se mansueta in maturità, non può far a meno di proteggere i suoi cuccioli: Sarebbe tornata la ragazzina schietta e forte di sempre, la vera Pan!

"Sempre" terminò. 

Poi un suono interruppe la sua quiete, e dovette sbandare a guardare l'atteggiamento divertito di suo zio.

"Zio Goten..." sussurrò. 

Dal giorno precedente non lo aveva visto, non gli aveva parlato e le era mancato immensamente. 

Non avevano mai avuto l'occasione o forse la voglia di scambiarsi gesti d'affetto, ma si sa una volta cresciuti gli atteggiamenti cambiano, e per ripicche, linguacce e complotti v'è sempre meno spazio. 

Eppure quel giorno, in quel momento l'odioso zietto sembrava avere un qualcosa di paterno nel volto. 

Si avvicinò con passi tardi e con un sorriso appena visibile, si mise a sedere sul letto e asciugando le lacrime alla nipote cominciò: 

"Che fai?  Parli da sola?" 

"Stupido!" rispose lei divertita. 

"E così hai deciso di farci questo bel regalino?"

Era imbarazzato. Non erano molti i momenti del genere fra loro due, ma Pan dovette ammettere che era bellissimo! In fondo Goten più che uno zio sembrava un fratello maggiore, e lei in fondo l'aveva visto sempre sotto questa luce. 

Non rispose alla sua domanda, ma si limitò a prendergli la mano e a poggiargliela sul ventre, il suo bambino era ancora tanto irrequieto che se Goten avesse avuto pazienza, avrebbe potuto sentirlo. 

Eccolo. 

Il viso dell'uomo che le era di fronte si contrasse in una smorfia di incredulità, a cui poi s'aggiunsero sentimenti di commozione, di meraviglia, di felicità; balbettava parole insensate e la faccia da ebete era la conferma del suo stato di confusione!  Non poté non scappare una risata alla dolce Pan dinanzi ad uno spettacolo così buffo.

Gli uomini?! Fanno tanto i forti e poi si sciolgono per poco. 

Intanto Goten, avendo ritrovato la serenità, guardò sorridendo la piccola mora e cominciò a dirle: 

"Ascolta Pan, so che il bambino è di Ryo e so cosa è successo fra te e Trunks, e So anche che gli hai chiesto di rimanerti ugualmente vicino e lui ti ha negato tutto ciò. 

Non è facile accettare tutto questo, comprendi? Dai tempo a Trunks, sono sicuro che tornerà, ma abbi pazienza in fondo sta molto male anche lui!" 

Come colpita da un pugnale in pieno stomaco, la Saiyan cominciò a guardare il ragazzo dai capelli sbarazzini e in una smorfia di dolore gli chiese: 

"sta molto male?"  

"Certo" rispose l'altro "ha appena perso la persona più importante per lui! Come ti sentiresti tu?" 

"Vedi che l'ho perso anch'io" sottolineò la mora. 

Goten rise della sua domanda e grattandosi la testa, chiese scusa alla ragazza. 

"In qualunque dei casi" continuò "vi ritroverete, perché si vede che ci tenete moltissimo. 

E mi dispiace di averla presa così male ieri" 

Senza dare ascolto alle sue parole Pan guardò il ventre e lì le venne l'illuminazione. 

"Goten?" richiamò lo zio che si stava avviando fuori la stanza. Appena lo vide riavvicinarsi aggiunse: 

"Se è maschio lo chiamerò Goren" 

Il figlio di Goku, avvertendo la chiara assonanza con il suo nome non poté non abbandonarsi ad un gesto d'affetto, concedendo alla nipote un caldissimo abbraccio. 

Ridestatosi, fece per andarsene quando voltandosi, disse a Pan: 

"Dovresti scendere e dire tutto alla nostra famiglia" 

"Stasera a cena. Adesso devo accompagnare Bra in palestra!" sussurrò lei. 

"Aaaah la piccola Bra verrà a lezione? Ci sarà da divertirsi" esclamò soddisfatto il moro. 

Pan rise, e una coltre di serenità la invase. 

Era stata una stupida, in questo poco tempo aveva dipeso solo ed esclusivamente da Trunks, ma lei non era mai stata così e lei avrebbe potuto farcela anche da sola! Perché sempre da sola aveva lottato in vita sua! 

Lo avrebbe aspettato, questo è certo ma nel frattempo avrebbe tirato fuori gli artigli e avrebbe accolto il suo bambino.  

 

 

 

"IO SU QUEL COSO NON CI SALGO PIÙ!!!" urlò Bra, spaventata. 

"Su dai Bra, lascia stare la nuvola Speedy! Che ha fatto di male?" chiese ridendo la mora. 

"LEI NIENTE! TU SEI UN'INCOSCIENTE! SEI ANCHE INCINTA!!!" 

Perché le donne urlano? Anche lei urlava in quel modo? Adesso capiva perché nessuno riusciva a sopportarla! 

Bra intanto cercava di raccogliere i capelli in una perfetta coda di cavallo, aveva indossato un top rosa che le lasciava scoperta la pancia e una tuta attillata nera che le lasciasse la possibilità di svolgere tutti i movimenti liberamente. 

Era agitata, mentre Pan semplicemente impaziente di scoprire il ragazzo che le aveva fatto perdere la testa in quel modo. Povera piccola... 

Non l'aveva mai vista così. 

Uscirono dallo spogliatoio, e mentre Bra si diresse verso Goten, per informarlo della sua presenza, lei fu accolta da molti amici conosciuti in palestra. 

Tutti le accarezzavano il bambino, e lei sorrise al tanto amore che le stavano mostrando.  

Bra intanto, separatasi da Goten, si avvicinò ad un ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri. 

Non male. 

E brava la sua piccola Bra! Le era parso di sentire il nome di quel ragazzo: Rei. 

Un nome facile, corto e simpatico... Proprio come il loro! Ok quel ragazzo già le garbava. 

Fu Gohan a richiamare l'attenzione. 

"Forza ragazzi. Cominciamo?" 

Com'era serio in veste di maestro! Quel ruolo gli calzava a pennello!!! 

Ub invece era ancora un po' impacciato, l'aveva appurato qualche mesetto prima.. Ma chissà forse col tempo era cambiato anche lui. 

"Allora quest'oggi ci organizzeremo in coppie e a turno combatteremo." esclamò Goten.

Bra gli si avvicinò lentamente, e con fare poco gentile gli intimò: 

"Voglio stare con Rei" 

Goten la guardò un secondo, poi sorridendo urlò: 

"Bene, allora io e Bra, essendo già professionisti, vi daremo una dimostrazione." 

Non seppe ben dire quanto fosse divertente lo sguardo che la Turchese rivolse al giovane moro, ma poté affermare con sicurezza che era felice di non essersela persa! 

I ragazzi allora si strinsero tutti attorno ai due, che nel frattempo si preparavano al combattimento. 

Anche Pan si avvicinò, sicura che quel combattimento le avrebbe scatenato una crisi di risate (se mai fosse possibile). 

Goten e Bra disegnavano un cerchio, camminavano lentamente di sbieco, e mentre una riservava al ragazzo uno sguardo ben più che assassino, l'altro la guardava con fare divertito. 

"Sei carina, arrabbiata" le disse il moro. 

"Vaffanculo, traditore" rispose lei risentita. 

Bra si gettò sul corpo del ragazzo, che seppe evitare egregiamente il calcio che la Turchese aveva intenzione di sferrargli. Entrambi incassarono qualche colpo, finchè dopo una decina di minuti circa, la sorellina di Trunks non stese Goten a terra. Le si mise sopra e prendendolo per il colletto della maglia, avvicinò il viso al suo.

"Stronzo! Perché non mi hai messo in coppia con lui?" le chiese ansimante con tutta la rabbia che aveva in corpo. 

"Mmm.. Sei sexy quando ti arrabbi" rispose il moro, mantenendo lo stesso livello di voce appena percepibile, per mantenere quella conversazione più privata possibile. 

"Rispondimi" gli ordinò, sbattendogli la testa a terra. 

Goten allora, infastidito, ribaltò la situazione e sussurrò con fare arrogante: 

"Tu sei una bambina! E lui è grande per te!" 

Poi le accarezzò una guancia. 

Ma quelle parole arrivarono dritte al cuore di Bra. 

Lei era una bambina? 

No non poteva esserlo. Come aveva osato quella sottospecie di mezzosangue definirla bambina? L'aveva ferita nell'orgoglio. 

Allontanò la mano del ragazzo, e scansandolo si diresse verso lo spogliatoio. 

"Ehy Bra, ma è il tuo ragazzo?"  

Si voltò e vide che con suo grande dispiacere la voce apparteneva proprio al suo Rei. 

E lo diceva così allegramente? 

Non poté sopportare oltre, fece per andarsene, ma si voltò di scatto ed esclamò: 

"Ma Vaffanculo pure tu!!!" 

Si diresse fra le docce, lasciando l'uomo dagli occhi celestiali nella più totale confusione.

 

 

"Io non sono una bambina" esclamò con fare minaccioso nello spogliatoio, una volta terminata la lezione e tutti avevano lasciato la palestra.

Pan era andata via, era stata lei ad intimarglielo di fare quando si era accorta, dopo il combattimento, del pallore del suo viso. 

Lei ora però aveva bisogno di sfogarsi!

Si diresse a passi svelti e pesanti verso lo spogliatoio maschile, certa che il caro maestro fosse ancora là. 

Attraversava la palestra silenziosa e buia pensando a come farla pagare al caro Goten per la sua insinuazione! 

Aveva venti anni! Non bastavano forse per una relazione di un uomo più grande di 11 anni? In fondo era giovane anche lui... 

Una bambina? Bah... 

Si soffermò dinanzi una porta su cui era inciso "privato", l'aprì senza pensarci due volte e rimase estasiata dalla visione che le si presentò. 

Il camerino di Goten poteva essere un comodissimo monolocale! 

La moquette blu, il divano in pelle, l'ampia finestra!! 

Si lasciò distrarre però dal suono della doccia, il cui getto d'acqua cadeva  violento. 

Aprì violentemente la porta del bagno e lo vide. 

Era bellissimo, non c'era che dire. 

Dovette arrossire anche lei, come l'uomo che le era di fronte, perché sentiva un certo calore in corrispondenza delle guance. 

"B-Bra?" sentì dire da Goten, che nel mentre cercava di coprirsi.

Era stata stupida, era normale che se fosse stato sotto la doccia sarebbe stato nudo, doveva aspettarselo, eppure non c'aveva pensato affatto! 

Era entrata con l'intento di sbattergli il suo "bambina" in faccia e dimostrargli quanto avesse torto, poi si rese conto che per lei quella era l'occasione adatta.

Si tolse il top e la tuta, rimanendo semi-nuda con solo l'intimo addosso, l'effetto che ottenne era proprio quello sperato, Goten non tentava nemmeno più di coprirsi tanto era attratto da quel corpicino formoso e perfetto, e lei di questo ne andava fiera. 

In fondo, cosa c'è di male nel farsi guardare, era in intimo e non sarebbe andata oltre! Anche perché quella era solo una piccola e insignificante vendetta, Non era lui la sua preda: la sua preda era qualcun altro.

Entrò sensualmente nella doccia, senza proferire parole e cominciò ad accarezzargli quei bicipiti scolpiti, mentre con gli occhi cercava in tutti i modi di rivolgergli uno sguardo sensuale. 

Le sue labbra appena aperte e carnose catturarono la sua attenzione, gli occhi di Goten erano fissi su quelle, come se non esistesse altro nel volto della ragazza. 

Bra cominciò a baciargli il collo, per il semplice sfizio di sentirlo gemere sotto le sue provocazioni, improvvisamente andò a sbattere col gomito sulla manopola della doccia, che nel frattempo era stata chiusa, e in un nano secondo la schiena della ragazza si ritrovò ustionata dal getto d'acqua eccessivamente caldo. 

Urlando dal dolore la Turchese si spinse sempre più vicino a Goten, che  subito l'accolse sul suo corpo. 

Lui dal canto suo non potè far a meno di notare il seno prosperoso a contatto col suo petto, mentre il desiderio carnale, che lo spingeva a far sua quella ragazza, lo logorava. 

Che lui fosse sensibile al fascino femminile era un dato di fatto, ma che la piccola sorellina di Trunks fosse così sfacciata e sensuale.. Beh, quella era una novità. 

Guardava l'uomo dai capelli d'ebano dinanzi a se, e non poté non provare quel dolcissimo sapore di vittoria, poi si rese conto della loro vicinanza e di quanto fosse imbarazzante la situazione in cui si era cacciata. 

Lui nudo. 

Lei quasi. 

Così vicini, pochi centimetri dividevano le loro labbra, mentre un'ondata di vapore non cominciò a levarsi dal getto d'acqua troppo caldo. 

Goten, ancora magnetizzato dalla bellezza della giovane, con gesto meccanico chiuse rigirò la manovella, e così l'acqua si acquietò. 

"Dovrei spostarmi" affermò Bra, anch'ella estasiata dal viso dolcissimo dell'uomo che la stava accigliando. 

"No! Rimani pure" rispose quell'altro senza pensarci. 

In quel momento, Bra Brief sentì che le era impossibile contenersi, e poi un battito di ciglia, uno solo e le labbra carnose si andarono a incastonare perfettamente con quelle del ragazzo. 

Un bacio spinto, che sembrava ossigeno per le menti di entrambi, e che terminò solo quando i due ragazzi non ebbero più la forza di andare avanti. 

Pian piano i baci ripresero e stavolta più violenti che mai, fu Goten il primo a spostarsi, Bra cercò di mantenerlo avvicinando la sua testa alla propria; 

Ma il moretto le fece capire che non aveva intenzione di finire ma solo di spostarsi, e infatti quando fu libero dalle sinuose mani della donna, cominciò a baciarle i seni sodi mentre una mano andò a cercare la sua intimità. 

Un gemito, e perse il controllo. 

Bra si agitava sotto di lui, ormai persa nel piacere e Goten godeva nell'avvertire tanta eccitazione. 

La ragazza ben presto, resasi conto della situazione che le stava sfuggendo di mano, con gran sforzo scappò dalle grinfie del moro, e con fare malizioso gli disse: 

"Guardare ma non toccare signor Son" 

"Non credo fin ora ti sia dispiaciuto" le rispose il ragazzo, avvicinandosi e serrandole i polsi vicino al muro. 

Contemporaneamente con l'altra mano le scostò le mutandine, abbandonandosi ad un sensuale massaggio. 

Bra, dovette lottare con tutte le forze, per non lasciarsi andare, e ancora una volta quando si rese conto di avere la forza di farlo, si sentì vittoriosa. 

Quasi a stuzzicarlo, per quanto le aveva detto nell'ultimo combattimento, affermò: 

"Nono Son, non così veloce... 

Io sono una bambina, ricordi?" 

"Volete la guerra principessa?" le chiese Goten, stando al gioco. 

"così sia" Esclamò sorridendo lei. 

"Hai trovato pane per i tuoi denti.. Non saprai resistermi!" 

Bra allora, divertita da quella nuova guerra, scattò verso il basso e sfiorando appena il corpo del suo semi-dio provocò una serie di sussulti. Rise. 

"Ahahah, sarai tu a non resistermi Son" 

Riprendendo i suoi vestiti, uscì fuori. 

La palestra era deserta e le sembrava quasi che nell'ampio spazio il battito del suo cuore rimbombasse. 

"Quel ragazzo mi farà ammattire!" disse senza pensarci, portandosi una mano al petto. 

Pochi giorni, poi avrebbe fatto di tutto per conquistare il suo Rei, e Goten avrebbe dovuto levarsi di mezzo. 

Nel frattempo dall'altro lato Della porta l'uomo dai capelli neri come la pece sospirò: 

"Quella ragazza mi farà impazzire"

Trunks lo avrebbe trucidato. 

 

 

 

In fondo le era sempre piaciuto avere tutta la famiglia riunita. Certo quando il nonno era con loro, per la casa di nonna Chichi aleggiava un'aria del tutto diversa, ma forse con gli anni si stava abituando. 

Inoltre Goku era lì, lei lo sentiva. 

Tutti lo sentivano. 

Ma era una verità troppo crudele per essere detta ad alta voce, sentirlo ma non toccarlo, il più duro degli Strazi. 

Era seduta a tavola, silenziosa e tesa. 

Pan quella sera le aveva pensate tutte, dall'inizio fino a quell'istante, ma nessuna le era sembrata così convincente da poter rischiarare. 

Ecco il punto era quello: provare e rischiare di perdere tutto? Oppure prendere tempo e analizzare bene la situazione? O ancora non rischiare un bel niente e chiudere con tutto ciò che le era rimasto? 

Goten poteva avere poker o colori! 

Lei aveva un insulsa doppia coppia!! 

I drammi della vita. 

La mamma guardava assassina Gohan che in due mosse l'aveva fatta fuori, gli occhi ridotti a due fessure mentre il padre di Pan rideva istericamente per lo sguardo truce di Videl. 

Buffi i genitori. 

Mia nonna poi, quasi stesse assistendo a un combattimento, pregava che fosse la nipote a vincere per farla pagare al figlio di averla messa fuori dopo solo due partite! 

Ebbene rischiò. 

Mise la sua puntata. Goten girò la terza e ultima carta. 

Un 5 di cuori!!! Aveva fatto FULL!!! 

Cercò di non mostrar troppo il suo stato d'animo e permettere allo zio di  ritirarsi. Lui intanto batté leggermente il pugno sul tavolo. 

La mora capì che l'avversario voleva fare Check e non puntare nulla sulla giocata. 

Lei invece voleva tutto! 

Un'ultima sguardo di sfida e poi seria e soddisfatta esclamò:

"All-in"      (2)

Goten allora rispose alla chiamata, ponendo tutto ciò che aveva sulla giocata, e mettendo le fiche a centro tavola. 

Girarono le carte nello stesso istante. 

Poi urla riecheggiarono nella stanza, e, Pan e la nonna cominciarono a gioire per la vittoria della moretta, sotto lo sguardo attonito del perdente. 

"Full batte coppia!" continuava a ripetere gioiosamente la ragazza. 

Fu nel momento in cui Chichi abbracciò la sua piccola che accadde tutto. 

 La maglia larga di Pan, andò ad alzarsi quasi completamente, lasciando intravedere appena il pancino dalla forma tondeggiante. 

La mora sembrò accorgersene subito, e per un attimo credette di essere fuori pericolo. 

"Pan" 

Sentì chiamare il suo nome. 

Una voce tremante e scioccata. 

Videl con occhi sgranati, guardava la figlia. 

Le si avvicinò pian piano, con l'intenzione di scoprirle la pancia, ma la saiyan, capite le sue intenzioni, si allontanò per rifugiarsi nell'angolino del muro, tenendo stretto il bambino a sé. Videl, che ormai sembrava aver capito tutto, cercava ristoro fa le braccia di Gohan. Non piangeva e non urlava. 

Era semplicemente DELUSA.

L'ora della verità era giunta. 

Pan vide Goten sbattersi una mano in faccia, e la nonna che le rivolgeva un sorriso incoraggiante. 

Adesso, cosa avrebbe dovuto fare?

Il punto era: rischiare o non rischiare?

 

 

 

 

 

 

IL DIARIO DI TRUNKS... 

 

E quando lo ebbi fra le mie braccia mi sembrò di aver appena cominciato a vivere. 

Era la copia esatta di Gohan, e fortunatamente di quel farabutto non aveva preso un bel niente. 

Quel bambino era un vero e proprio Son ed era la cosa più bella che mi fosse mai capitata in tutta la mia vita. 

Sentii gli occhi inumidirsi appena, ma ricacciai dentro le lacrime, poi come se fosse un macigno uno stato di confusione si impossessò di me, schiacciandomi e provocandomi irritazione per il disturbo che stava apportando in quel magico momento. 

Eppure, non potevo fare a meno di sentirmi PADRE in quell'istante... 

Non potevo far a meno di immaginare quella creaturina mio figlio e di coccolarlo costantemente, Si muoveva appena fra le mie grandi braccia... che strano: delle braccia tanto grandi e forti accoglievano una perfezione tanto delicata e piccolina. 

I suoi capelli neri ribelli mi ricordavano molto quello della mia donna quando aveva a malapena 4 anni... 

Sorrisi incoscientemente a quel pensiero. 

Quanto amavo quella piccola testarda, che in quel preciso istante mi aveva regalato il dono più bello che  una persona potesse mai concedere. 

E pensare che era cominciato tutto nel momento in cui i miei occhi avevano incontrato quelli del piccolo... 

Dio che confusione!

Quanto avrei voluto urlare dalla gioia, correre nella stanza e baciare infinitamente la mia moretta per pregare il suo perdono. 

Ma sapevo che non era ancora tempo per noi. 

Sapevo che per ora la priorità principale era GOREN (così avevo sentito volessero chiamarlo) e che Pan dovesse dedicarsi solo ed esclusivamente a lui. 

Lei non se ne andrà mai dal mio cuore, quando la situazione si stabilizzerà parleremo, ed io le dirò che il mio perdono lo aveva

avuto dall'istante in cui si era attaccata al mio braccio, per non lasciarmi andare quel giorno poco lontano di 4 mesi e mezzo fa. 

Mi alzai con il piccolo ancora avvolto fra le mie braccia: dormiva beatamente ma muoveva appena le labbra piccole piccole, quanto era bello il mio bambino... Si! Il mio bambino. 

Entrai nella stanza dove Pan stava riposando, e solo dopo aver dato un bacio leggerissimo sulla guancia del pargolo, lo riposi nella culla. 

Mi concessi un ultimo sguardo, gli accarezzai il visino un'ultima volta... 

Come avrei potuto? Era possibile non amare mio figlio? 

Lui era mio e lo era sempre stato, e sebbene a Pan avessi detto il contrario, io lo amavo già infinitamente. 

Lo avevo amato da subito. 

Mi allontanai dalla culla e mi avvicinai al letto dove la mia stellina dormiva. 

Che stupido nomignolo. 

Ma in fondo mi era sembrato il più appropriato per la funzione che aveva avuto nella mia vita: lei era stata sempre la mia luce ristoratrice, con lei mi sentivo al sicuro e a casa. Era lei il mio punto di riferimento. 

Ed era bellissima. 

Quei tratti infantili in fondo non l'avevano mai abbandonata, e anche lei come suo figlio aveva il vizio di muovere le labbra nel sonno, quelle labbra così bianche che in quel momento sembravano stessero richiedendo linfa vitale.

Quelle labbra così invitanti e piccole, quelle labbra che infinite volte avevo assaporato, drogandomi dell'inebriante sapore di aria fresca e ciliegia che esse emanavano. 

Quelle labbra, che mi stavano richiamando in quel momento, furono sovrastate dalle mie, in quanto istintivamente le lasciai un delicatissimo bacio, mentre con la mano destra le accarezzavo il mento. 

"Trunks" gemette la mia adorata. 

Rimasi impietrito all'inizio, pensando che il mio gesto sconsiderato l'avesse destata dal suo dolce sogno, poi capii che invece quella singola parola l'aveva pronunciata inconsciamente. 

E il mio cuore fu assalito dalla felicità. 

"Tanto Lei è bella che questa stanza si illumina a festa.

Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora..." (1) 

Avevo dato voce ai miei pensieri? Ma che strana influenza aveva quella ragazzina su di me. 

Sorrisi all'immagine di lei sorridente e arrogante al contempo,  poi avvicinandomi all'orecchio di Pan, le sussurrai: 

"Presto saremo di nuovo insieme.. E nulla potrà mai dividere noi tre!" 

Le diedi un altro bacio, poi prima di uscire dalla stanza osservai mio figlio, e ringraziai la vita di avermi concesso tanto amore. 

Guardai le due persone che, ne ero certo, amavo di più al mondo. 

Poi, nonostante ogni cellula del mio corpo sembrava facesse di tutto per inchiodarmi in quella stanza, uscì di malavoglia. 

 

 

Ci sono io,

Ed ora in poi

Fra le mie braccia al caldo dormirai..

Il nostro nodo non si scioglie, 

Nessuno mai lo farà!

 

 

 

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 (1) chiaro riferimento al "Romeo e Giulietta" di Shakespeare. 

(2) check: quando un giocatore batte il pugno sul tavolo e dice Check significa che non vuole puntare più soldi sulla giocata (perché forse è una giocata di m***a xD oppure perché sta cercando di ingannare l'altro xD) 
-Full: quando si ha un tris e una coppia in mano.
- All-in: si dice "All-in" quando invece un giocatore vuole puntare tutte le fiche che ha, sulla giocata! 
Quando avviene allora anche l'altro giocatore se vuole continuare fino alla fine la giocata deve puntare la somma che è appena stata messa dall'altro, se ha meno soldi basta puntare tutto ciò che ha xD. 
P.S. Questo è il Texas Hold'Em xD il poker americano. 
Perdono, purtroppo quello italiano non mi piace e non so nemmeno come si gioca bene xD 
 
 
 
Chiarimento: l'ultima parte stavolta non contiene solo un pezzo di una canzone ma anche i pensieri di Trunks. 
Sarà solo per questo capitolo, credo xD
Il punto è che il capitolo inizia con Trunks che dice che non riuscirà ad amare il figlio di un altro, mentre finisce con la spiegazione del suo amore nei confronti del bambino che addirittura considera suo! 
In questo modo il cambiamento repentino è più evidente! 
Naturalmente nel diario di Trunks si parla del momento post-parto! 
Ma dal prossimo capitolo ripartiamo normalmente dal giorno della rivelazione di Pan ai genitori! 

Dopo il prossimo andiamo avanti di due annetti xD xD 

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Capitolo 16
*** Aria di novità. ***


Ciao a tutti ragazzi :) 

Sono tornata!! Prima di tutto vorrei scusarmi per il forte ritardo ma purtroppo tra esame e brutte notizie é stato un periodo davvero brutto! 

Il capitolo é un po' più lungo del solito nella speranza di farmi perdonare! Spero sia tutto di vostro gradimento :D 

Un'ultima cosa: vorrei dedicare il capitolo a Kirara16 che ascolta sempre le mie lamentele e che crede sempre in me xD più di quanto faccia io stessa! 

Inoltre nella speranza che questo capitolo la faccia riprendere dal finale deludente di Rapture xD  

Ora vi lascio :) 

Un beso a tutti voi :)

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Deludere una persona è sempre motivo di sofferenza. 

Deludere una persona che si ama è sempre motivo di risentimento verso sé stessi.

E lei.. Lei l'aveva delusa. 

Videl aveva capito tutto, incessantemente guardava il ventre della sua bambina, e il suo sguardo vuoto e pensieroso era la prova inconfutabile che lei non avrebbe mai minimamente pensato che Pan potesse nascondere un segreto tanto grande. 

Lei, che era la madre, per tanti mesi era vissuta all'oscuro delle condizioni della figlia, lei non aveva saputo proteggerla e cosa ben peggiore, non aveva capito che a turbare la sua piccola Pan fosse una gravidanza. 

Probabilmente così come la mora Saiyan si sentiva un fallimento come figlia, allo stesso modo Videl non poté far a meno di sentirsi un fallimento come madre. 

Pan comprese che a quel punto era sicuramente inutile portare avanti la sua farsa, ragion per cui chiuse gli occhi, inspirò l'aria circostante, inondandosi le narici di aria fresca, tipica dei suoi monti Paoz, e in quel momento una piacevole ondata di vento le si spinse in viso. 

'Lui vive in te' sembrava volesse riferirgli. 

Ed era vero, ancora una volta la sua presenza era forte e percepibile. 

Si sentì più leggera, come da bambina quando il nonno teneramente si offriva di portarla sulle possenti spalle. 

E probabilmente ancora una volta, si stava riproponendo allo stesso modo: lo immaginava tutto sorridente, con i classici capelli sbarazzini, porgerle la mano e condurla alla sua meta. 

Lentamente alzò la maglia larga, lasciando intravedere il gonfiore ormai visibile all'intera famiglia: 

Videl non si lasciò sfuggire la minima considerazione. 

Gohan rimase un momento paralizzato, come scosso dalla presa coscienza che la sua bambina ormai fosse una piccola donna, che portava in grembo un bambino... 

Un bambino... Non riusciva a capacitarsene: lei stessa era una bambina! 

Junior invece sembrava non capire bene la situazione, fissava Pan con sguardo interrogativo, aspettando una qualsiasi reazione da parte della sua fantastica famiglia. 

Essa non tardò a venire. 

"C-Cosa hai fatto?" Chiese Gohan particolarmente sconvolto e provato. 

"Non è di Trunks.." affermò Pan, ormai decisa nel dire tutta la verità. 

Stavolta il primogenito di Goku non poté contenersi e minaccioso, si avviò verso la figlia. 

"Cosa c'entra Trunks?" 

Il padre non le aveva mai parlato in quel modo, mai... 

Rimase colpita dalla durezza delle sue parole, ma lei ora era grande, lei ora era una donna ed era giusto che si comportasse da tale. 

Come poteva essere madre se prima non si liberava dal suo stato di figlia e bambina? 

Guardò il padre di sottecchi e con tono arrogante gli rispose: 

"Io e Trunks ci frequentavamo! Ma è stato un po' di tempo fa... 

Il bambino è di Ryo!"

Rimase immobile, a guardare il padre in volto, in attesa della sfuriata... Che non arrivò. 

Gohan, invece, si lasciò andare sulla sedia accanto al tavolo, portandosi una mano fra i capelli; si tolse gli occhiali... Cattivo segno. Vi fu un attimo in cui nessuno osò parlare, Pan si permise di scrutare tutti i volti presenti nella stanza ad uno ad uno: 

1-Goten, il più calmo. Lui sapeva tutto, aveva avuto il suo momento di rabbia, ma dopo averci dormito su aveva accettato il tutto. 

2- Chichi. La nonna sapeva della gravidanza ma non avrebbe mai immaginato che il bambino non fosse di Trunks; il volto rivelava tutta la sua confusione e preoccupazione. 

E, tipico di Chichi, poco dopo svenne. 

3- Gohan.  Il papà, intento nell'aiutare la madre, sembrava quasi invecchiato nell'arco di cinque minuti. 

La delusione era evidente nel suo sguardo, e l'atteggiamento  severo fu un duro colpo per la piccola Saiyan. 

4- Videl, apprensiva come sempre, aveva deciso di prendere posto accanto a Chichi, per riprenderla in caso di nuovo svenimento. 

Fra le braccia però stringeva il piccolo Junior, che continuava a non comprendere il perché di tanto baccano, anche se alla fine nemmeno Pan trovava giusto nei confronti del suo pargolo reagire in quel modo. 

 

"Non ci credo... PAN TI RENDI CONTO? Senza un compagno, senza un lavoro, senza un futuro assicurato che razza di madre pensi di essere per tuo figlio?" 

Quelle parole furono letali per Pan... 

Cosa intendeva dire il padre con quelle parole? Lei era già madre, lo era stata dal primo momento in cui aveva capito che la creatura era la cosa più importante della sua vita. 

Era diventata più dolce e premurosa, perché dirle che non sarebbe stata una buona madre? 

Cosa ne poteva sapere lui? 

Fu in procinto di rispondergli, ma qualcun'altra dovette anticiparla. 

"GOHAAAAAAN! 

Vorresti dire che io ti ho cresciuto male??" 

Chichi avanzava minacciosa e paonazza contro suo figlio, evidentemente toccata dalle parole che invece Gohan aveva rivolto alla sua di figlia. 

"N-n-no mamma eheheheh

Ma cosa c'entra?" rise nervosamente il potente Saiyan, evidentemente intimorito dallo sguardo assassino della madre. 

"Io avevo 19 anni quando ti ho partorito, l'età della nostra Pan!" 

"Si ma tu avevi papà!" 

Gohan ormai aveva ripreso la sua serietà, e sembrava quasi fosse ormai pronto a fronteggiare la madre con le sue teorie! 

"Ah si? E ogni qual volta tuo padre era lontano? 

Goten è cresciuto per 7anni senza un padre... Ti sembra sia venuto su male?" 

Aggressiva come sempre, Chichi invogliò tutti i presenti a scrutare il suo amato secondogenito. 

Vi fu un minuto di silenzio in cui tutti si voltarono verso Goten, che dal canto suo rivolse loro un saluto e uno strano sorriso incerto. 

"Vabbè... Torniamo a te che è meglio!" esclamò la moglie di Goku sconcertata dal figlio più piccolo. 

Gohan guardò Pan, rivolgendole al contempo uno sguardo di ammonizione misto a uno di delusione e compatimento, la vide in un angolino della camera con le mani sulle orecchie, e le lacrime agli occhi. 

Lei sentì di non poter sopportare oltre per cui scappò via, per trovar rifugio in camera sua. 

"L'avevo detto che quel Ryo non portava nulla di buono" 

Fu Goten a parlare, ma quella volta nessuno osò ridere di lui o contrastare le sue parole. 

Aveva ragione.

 

 

A giudicare dalla posizione della luna in cielo non doveva essere poco più tardi di mezzanotte, ma lei proprio non riusciva a prendere sonno. 

Gli sguardi delusi dei genitori erano ben peggiori di qualsiasi altra punizione e, sebbene fosse profondamente riconoscente alla nonna di averla difesa come sempre a spada tratta, avrebbe preferito trovar lei stessa il coraggio di parlare. 

A volte però i gesti erano ben più importanti di qualsiasi altra parola, e ne era consapevole, lei con le parole era stata sempre una frana! 

Desiderò ardentemente dormire ancora una volta fra le braccia ristoratrici dei suoi genitori, mentre le lenzuola calde del loro letto sancivano quella candida Unione. 

Ma era grande. 

E quella fase l'aveva superata da un pezzo. 

Forse anche i genitori guardavano con nostalgia a quei vecchi tempi, forse era quello il male peggiore: la loro bambina era una donna ormai! 

Ed era effettivamente difficile da accettare, chissà probabilmente anche loro stavano pensando a quanto sarebbe bello dormire ancora una volta tutti e 3 insieme. 

Si alzò lentamente dal letto, e attenta a non far alcun rumore si diresse verso la camera dei suoi genitori; in prossimità della soglia si sporse appena:

 Gohan e Videl erano già a letto e dormivano, fra loro una testolina nera non riusciva a prender sonno: Junior. 

"Junior" si lasciò sfuggire Pan in un sussurro. 

Uscì dalla stanza dei suoi, per lasciarsi andare lungo il muro, e appoggiarsi appena con la schiena su di esso. 

Un paio di lacrime le fuoriuscirono dagli occhi, e fu a quel punto che Pan si adagiò completamente sul pavimento, nascondendo il viso fra le gambe portate di poco vicino al petto. 

Rimase così, finché non udì dei passi accanto ad ella, alzò di scatto il Viso verso l'alto e vide il padre, che silenziosamente e senza degnarla di nulla che potesse avere la vaga forma di uno sguardo, portava in braccio il figlio minore verso la sua cameretta di fronte la loro.

Quando tornò, con gran sorpresa di Pan, le si accucciò accanto e rivolgendole un sorriso, disse: 

"Trunks eh?" 

Pan dovette arrossire a giudicare dal calore in corrispondenza delle guance, ma, essendo avvolta nell'oscurità, Gohan non ebbe la possibilità di scorgere alcun rossore. 

Tuttavia fu più presa dalla strana reazione del padre, in fondo Trunks era molto più grande di lei, perciò chiese spiegazioni: 

"Trunks... Lui è grande. Non ti.."

"no" esortò Gohan senza dare il tempo alla figlia di terminare la frase. 

"Noi Saiyan siamo più longevi, questo lo sai. Lui è più longevo di te, in quanto Trunks è Saiyan per metà, tu per un quarto soltanto. 

Se tu sceglieresti di stare con lui almeno avrei la certezza che sarà sempre al tuo fianco a proteggerti, fino alla fine.  

Poi Trunks è della nostra famiglia. 

Ho fiducia in lui. 

Quanto può contare l'età quando qui tutti sembriamo degli eterni giovani? 

È più grande di te, la questione ruota solo intono alla esperienza: ne ha più di te e questo è un punto a suo vantaggio!  

Lo conosco fin troppo bene per sapere che non farebbe male a una mosca, tantomeno a te!" 

Rimase basita dalla risposta del padre! Non si sarebbe mai aspettata un pensiero del genere... 

Non aveva tenuto in conto che di fronte aveva il grande Gohan, il SUO papà. 

Appoggiò la testa sul suo petto e Gohan l'abbracciò stretta, e dopo averle schioccato un bacio in testa, le chiese: 

"Pan, andiamo a dormire?" 

"Preferirei restare così, non ci voglio tornare in camera mia!" 

"Sciocca, dicevo insieme: io, te e la mamma!"

"Dici sul serio?" esclamò incredula la mora. 

"Ehy, sarai anche mamma ora, e aggiungo una fantastica madre, ma per me sei sempre il solito piccolo uragano che sgambetta per casa in cerca di qualcosa da rompere!" 

Quelle parole dette dal padre la rincuorarono. 

Aveva dimenticato "il piccolo uragano" che era stata. 

Le mancava molto quella sua personalità, tantissimo, talmente tanto che ancora una volta si ripromise di riprendersela per ritornare ad essere ciò che sempre era stata. 

Rise al sol pensiero. 

Poi col padre si diresse verso la stanza dei genitori: Videl era sveglia, non aveva più quello sguardo deluso, ma solo uno colmo di tenerezza e rimpianto, tant'è che appena Pan le si avvicinò, lei prese ad abbracciarla tanto forte da stritolarla quasi! 

Le suggerì di dormire a pancia in sù, o al massimo di lato, ma di stare molto attenta, e come un tempo tutti e 3 si misero sotto le coperte, e mentre il viso di Pan affondava fra i pettorali del padre, la dolce Videl la cinse con un abbraccio, lasciando che le mani accarezzassero il pancino. 

E così, in un infuso di amore, i 3 si abbandonarono al mondo dei sogni.

 

I giorni a seguire furono un paradiso, la tranquillità prese posto in casa Son, e il bambino ormai divenne il centro dell'attenzione di tutti, motivo di festeggiamento e talvolta anche di litigio. 

Il nome divenne l'inizio di una guerra vera e propria! 

Chichi naturalmente propose "Goku" nel caso in cui fosse nato maschio ma Pan rifiutò categoricamente di mettere il nome del nonno a suo figlio, dopotutto se il nonnino fosse tornato sarebbe stato un bel casino nel chiamarli.

 Gohan e Videl invece provarono tutte le combinazioni possibili unendo "Goku" con altri nomi di nazionalità ignota per il maschio, il nome della madre deceduta di Videl per la femmina.

Goten e Pan invece, non potevano far altro che scambiarsi degli sguardi complici: il nome del bambino era già deciso.. Da un po' ormai. 

Per la bambina invece... La guerra poteva continuare!

Proprio per questo motivo, uno dei tanti giorni in cui la discussione prese vita a pranzo, Pan si alzò in piedi informando tutti che il nome del bambino nel caso in cui fosse stato maschio sarebbe stato Goren! 

Per la bambina erano, invece, aperte le votazioni! 

Alcuni giorni dopo, Pan, piena di vitalità,  si preparò il più velocemente possibile per recarsi ad un appuntamento speciale, che Bra gentilmente le aveva organizzato! 

Quella mattina l'aria sembrava avere un profumo diverso, essa trasmetteva sensazioni di libertà e leggerezza, e la Saiyan in quel frangente sentì di avere la necessità di coronare quello splendido quadro, con un bel volo, sentire l'aria fresca sul proprio viso e liberare la mente da qualsiasi altro pensiero. 

Guardò il suo ventre, ormai orgogliosamente esposto, e capì che per un po' avrebbe represso la voglia di volare. Alcuni minuti più tardi dovette trovarsi di fronte una grandissima costruzione, imponente ed elegante, entrò come se nulla fosse, imbattendosi nel caro Ub. 

Stare con lui era un po' come stare con Goku, in fondo l'aveva praticamente cresciuto, e Pan non poteva non sentirsi a proprio agio in sua compagnia, ragion per cui prima ancora di parlare col nonno Satan, si ritrovò a scoprirsi la pancia e a raccontare tutto a Ub, poi subito dopo velocemente, si avviò verso la grande camera del nonno. 

"Nonno" esclamò aprendo lentamente la porta. 

"Panninaaa, tesoroooo" 

Come suo solito Satan dinanzi la ragazza non seppe contenersi e, come se avesse effettivamente ancora 4 anni, prese ad abbracciarla e a baciarla; quale momento migliore per fargli capire che lei ora era una donna? 

"Ho bisogno di parlarti!" le riferì la Saiyan seria. 

"Dimmi tesoro, il nonno ti ascolta!" 

"Vedi Nonno... Pan... La tua piccola Pan... Che poi sarei io... 

SonoIncintaQuindiDiventeraiBisnonnoPerciòTantiAuguriAdessoIoVadoAFareL'Ecografia... Ciaooo" 

Pronunciando velocemente gli ultimi Concetti, la mora andò via lasciando il nonno in uno stato di shock totale, nonostante le fulminee cure di Ub. 

Sapeva che se si fosse soffermata un minuto di più, Satan avrebbe sfogato con lei tutto il suo dolore per la consapevolezza di avere per nipote un'adulta e non più una bambina, perciò preferì evitare del tutto una situazione del genere, dirigendosi a grandi  passi verso l'ospedale. 

Ad un certo punto rivolse lo Sguardo verso l'immenso palazzo della Capsule Corporation. 

Non poté far a meno di pensare a lui, a lui che era la sua felicità, il suo più grande amore , e ora che anche la sua famiglia sapeva tutto, per ironia del Destino non potevano stare insieme; ricordò la grandezza del loro sentimento, del loro rapporto, dal primo momento passato assieme fino   All'ultimo, da quando dormivano nello stesso letto come fratello e sorella, proseguendo poi col loro primo bacio sulla nuvola Speedy, per terminare con le loro innumerevoli unioni. 

Sentì l'impellenza di vederlo, ancora una volta per perdersi nell'immensità di quegli occhi azzurro-cielo, di nuotare  nella purezza del loro amore, di inebriarsi del suo odore e far tesoro del calore di un loro abbraccio, di dargli spiegazioni, di convincerlo, cosa che non era riuscita a fare l'ultima volta.

Era pericoloso per il bambino volare, per entrambi.. Ma in quel caso il suo non poteva essere considerato propriamente un volo! 

Per cui nascondendosi nel retro del palazzo dove era nascosto l'ufficio del suo lui, si innalzò lentamente finché non poté toccare con mano le ante della finestra ampia e perfetta, che come al solito era rimasta aperta; si sporse di poco per concedersi quell'immagine angelica che era il suo amato, tuttavia la visuale fu leggermente diversa dalle aspettative: Trunks era seduto sul divano nero in pelle, i gomiti si sorreggevano grazie alle gambe, e le mani era unite nel tentativo di coprire il viso totalmente. 

Pan, silenziosamente, decise di entrare nell'ufficio e grandi passi si diresse verso lui: si sedette sulle proprie gambe, e avvicinò le mani al Suo viso  nel tentativo di scoprirgli il volto. 

Quando i loro occhi si incontrarono per la prima volta dopo vari giorni, Pan sentì il cuore infiammarsi! 

I suoi ricordi non gli rendevano affatto giustizia, lui non era bello ma di più e lei non si sarebbe mai stancata di ripeterlo. 

Il suo sguardo era un misto di sofferenza e sorpresa, era agitato per cui Pan, nella speranza di riuscire a calmarlo, avvicinò nuovamente la mano alla sua guancia, e con gesto delicatissimo prese ad accarezzarlo: lo vide chiudere gli occhi ed espirare impercettibilmente. 

"Ciao amore mio" gli disse lei, con le lacrime agli occhi. 

Trunks sgranò gli occhi dinanzi le parole della piccola Saiyan. 

"C-ciao Pan... Tutto bene?" 

Loquace. 

-Beh sempre meglio di nulla- dovette pensare la mora. 

"Si, tu piuttosto?" le chiese lei ansiosa. 

"Me la cavo". Lui serrò la mascella.

Che stupida era stata a porgli una domanda del genere, come poteva stare? 

E lei? Lei avrebbe solo voluto il suo bene. 

"Trunks, ascolta. Guardami negli occhi" lo incitò la ragazza. 

Il lilla fece come gli era stato chiesto, e senza dire una parola si ritrovò perso nella bellezza di quel visino che per tanto era stato solo suo. 

"Mi ami?" chiese lei, spiazzandolo completamente. 

Un lieve rossore attraversò il viso di entrambi, ma fu il figlio di Vegeta quello maggiormente colpito: La guardava negli occhi, reprimendo l'istinto di abbracciarla e baciarla con passione; però aveva voglia di continuare ad ascoltare la sua voce per cui le rispose: 

"Si"  

Non le avrebbe mai detto esplicitamente quelle due semplici parole, questo lei lo sapeva! Tuttavia sapeva anche che per lui era un enorme sforzo dirglielo anche in quel modo. 

Sorrise.

"Anch'io" gli disse, continuandolo ad accarezzare, sospirò poi continuò: "Ti va di venire con me?" 

"Dove?" chiese lui, particolarmente incuriosito. 

"È una sorpresa... Dai vieni con me poi prenderai la tua decisione!" 

Così insieme, andarono verso la meta prescelta. 

"L'ospedale?" chiese Trunks, quando arrivarono ai piedi dell'edificio.

Pan si girò verso di lui e sorridendogli lo prese per mano, conducendolo verso il reparto giusto. 

"Capisco" si lasciò sfuggire lui una volta giunti dinanzi l'ufficio del dottore. 

"Vuoi andartene?"  chiese la Saiyan dispiaciuta. 

"No" 

Sorrise. Non di un sorriso forzato, ma di uno vero e spontaneo che arrivò al cuore di Pan, illuminamdola di gioia. 

Quando furono dentro Trunks prese in disparte il dottore, col quale cominciò a parlare. Era stata Bra a prenderle l'appuntamento, per cui era  facilmente comprensibile che quello fosse il dottore che li aveva fatti nascere e che fosse a conoscenza della loro "natura", quindi probabilmente Trunks era di questo che si stava occupando. 

Non a caso, quando il dottore spalmò il freddo gel sul basso ventre e pose su di esso quello strano e fastidioso strumento, poco familiare alla giovane Saiyan, non rimase sorpreso  dalla strana forma del suo bambino, anzi come se quotidianamente avesse a che fare con quella specie esclamò: 

"Guardi questa è la coda!" 

Pan non capì immediatamente a cosa si riferisse il dottore, lei non aveva mai fatto un ecografia né aveva mai visto una donna farla, per cui non aveva la minima idea di cosa dovesse fare o come dovesse comportarsi. Seguì però il consiglio del simpatico dottore dalla barba lunga e bianca, e rivolse il suo sguardo ad un piccolo televisore: proiettava l'immagine di una strana forma che cambiava continuamente posizione, quando poi la ragazza collegò che quella strana creatura altro non era che il suo pargolo, sentì gli angoli degli occhi pizzicargli, finché indipendentemente le lacrime cominciarono a scivolarle lungo il viso. 

Come se immaginasse di poter toccare realmente il suo piccolo, avvicinò velocemente la mano allo schermo, e portandosi l'altra alla bocca tremante, sospirò: 

"Amore!" 

Di fianco, invece, apparve magicamente Trunks, anche lui aveva gli occhi Lucidi, rivolti solo ed esclusivamente al bambino e la bocca organizzata in un ampio sorriso, e solo dopo un po'  prese la mano della sua amata e la strinse, talmente tanto forte da catturare l'attenzione di ella.

"Volete sapere il sesso?" s'intromise il dottore. 

Pan annuì.

"È un maschietto!" 

"Goren..." farfugliò la ragazza. 

"Goren" ripeté con occhi sognanti il suo Presidente. 

 

Camminavano silenziosi verso le strade della grande Città del Nord, l'emozione provata quel giorno non aveva eguali e forse entrambi erano fin troppo felici per cominciare a rovinare il tutto con le loro solite storie. Eppure Pan non poté far a meno di pensare all'atteggiamento che Trunks aveva assunto alla vista del bambino, i suoi occhi lucidi, il suo sorriso... 

Non aveva senso. 

"Ti ho visto, sai?" trovò il coraggio di dirgli. 

"Lo so... Ma questo non cambia le cose Pan! 

Una nuova vita è sempre una cosa bella, ma... Ma io non sono ancora pronto a perdonarti!" 

Era serio e nervoso. 

Pan dispiaciuta e scoraggiata. D'altronde sarebbe potuto andar peggio e inoltre sapeva già dall'inizio che Trunks non era ancora pronto, ogni istante, ogni attimo glielo si leggeva negli occhi, che per la mora erano come un libro aperto! 

"Crescerò il mio bambino al meglio, non gli mancherà mai nulla... Nulla.. 

Se non... Un papà. 

Un papà che spero possa ritrovare in te.  Io ti aspetterò Trunks, da questo momento in poi andrò avanti da sola, ma il mio pensiero sarà sempre rivolto a te, nella speranza che tu ritorni da me." 

Quelle parole dette così lentamente, e con amore spiazzarono completamente il giovane lilla, che per un secondo si ritrovò nuovamente a combattere contro la voglia di ritornare dalla sua "piccolina". 

Tuttavia, ritrovato il senno le disse: 

"E se non tornassi mai più?" 

Per un secondo Pan gli rivolse uno sguardo perso e impaurito, poi capì... Capì che loro in un modo o nell'altro si sarebbero sempre ritrovati. Sempre. 

"Correrò il rischio" rispose lei. 

Poi accadde tutto velocemente.

Un abbraccio. Fugace ma colmo di amore. 

Due parole. Brevi ma importanti, colme di speranza. 

"A presto" 

Poi dopo averle regalato questo piccolo incoraggiamento, sparì oltre l'immenso edificio della CC. 

 

 

 

Nel frattempo i giorni a seguire furono un inferno per la piccola Bra. 

Goten aveva preso la scommessa tanto sul serio, che ora qualsiasi momento era giusto per seguirla e scrutare ogni minimo aspetto della sua vita, così da guadagnarsi il soprannome di "Stalker"

Più volte la turchese  si rivelò essere insofferente al comportamento asfissiante del ragazzo, ma questo non poteva far altro che divertire Goten, che poco dopo cominciò a mostrare tutta la sua bravura nell' "arte della seduzione". 

Bra dal canto suo, non si limitava certo a guardare il tutto, per cui anche lei dava filo da torcere al ragazzo, con sguardi ammiccanti, vestitini provocanti e toccate sensuali. 

I pomeriggi di allenamento in palestra erano più sfide di seduzione, anziché combattimenti fisici.

 

"Aaaaaah... La piccola Bra è venuta a farmi compagnia!!! La lezione di oggi è stata spostata nel pomeriggio... Sei diventata sorda o semplicemente tarda?" esclamò divertito Goten, nel vedersi arrivare la ragazza in "classe".

"Smettila mollusco! Sono venuta prima perché oggi pomeriggio ho un appuntamento!" rispose lei arrogante. 

"Ma come mi tradisci?" 

Fingeva. Come suo solito si divertiva nel prenderla in giro. 

Ma Lei una rea vendetta stava covando dentro di sé, e Goten avrebbe ben presto versato lacrime amare. 

"Che schifo! Io non ti appartengo!" 

Goten annuì. Avvicinandosi velocemente, ridusse la distanza fra loro e unendo le punta dei loro nasi, rivolse uno sguardo sensuale alla sua bella Turchese: 

"Lo sarai mia cara.  Cadrai ai miei piedi..." 

"Ahahahahahah Son dovresti lavorare come attore comico!" rispose lei, nella speranza che i battiti del suo cuore potessero essere impercettibili alle orecchie del moro. 

Il momento in cui le loro labbra erano state così vicine, un forte tremolio era partito da esse per poi diffondendosi giù per il collo, diramandosi infine per tutto il corpo della ragazza. 

Eppure lei non avrebbe perso quella stupida guerra! Lo sapeva... Anzi ne era certa! 

Lui avrebbe perso.  

Cominciarono gli allenamenti, quella mattina a Bra fu concesso di intraprendere una lotta con il maestro, con suo grande piacere visto che fu libera di colpirlo più e più volte al viso e al torace! Purtroppo per lei però, arrivò anche il suo turno e il moro sembrò non risparmiarsi troppo, solo quando la vide malconcia e ansante a terra, dovette fermarsi. 

"Per oggi basta" le disse infastidito, andandosene in camerino. 

Bra, sconcertata per quanto accaduto, trovò la forza di alzarsi solo dopo pochi minuti, quando con fare arrogante si recò dal "suo caro maestro"! 

Aprì la porta bruscamente e senza badare a cosa Goten facesse o dove fosse urlò: 

"Voglio continuare il combattimento!" 

Si gettò quasi fosse una tigre affamata alla vista di cibo, contro il suo avversario  che non a caso stava riprendendo fiato sul divano di pelle nero nello spogliatoio. 

Si ritrovò così su di lui, fra le sue braccia, a guardarlo negli occhi: aveva sempre pensato che essi fossero di un insulso colore, ma quel giorno dovettero aver cambiato tonalità, quel colore  così intenso e tenebroso sembrava costituire un immenso buco nero, più lo si guardava più esso non faceva altro che risucchiarla, risucchiarla e risucchiarla tanto da farle perdere qualsiasi cognizione di spazio o tempo. 

Lui non si muoveva, era teso e impaziente di qualcosa, come se stesse aspettando qualsiasi gesto da parte della turchese, per cui ella poco dopo alzò la mano e con tocco appena percettibile la passò sugli occhi così grandi e penetranti, sul naso così rigido e perfetto, sulle labbra così rosse e pulsanti, sul collo così liscio e sensuale. 

"Sei uno stupido" cominciò a sussurragli mentre la mano scendeva in corrispondenza del petto, scolpito e attraente. 

"Maniaco" 

La pancia, piatta e sexy. 

"Stalker" 

Il basso ventre, sensibile ed eccitante, attorno al quale cominciò a disegnare dei piccoli cerchietti, sempre più giù.. Più giù... Più giù...

Goten gemette. 

Adesso ne era certa, Bra Brief quella mattina sarebbe andata a letto con quel corpo scultoreo.

Cosa importava se poi quel corpo smanioso apparteneva ad uno Stalker maniaco e depravato? 

Cosa poteva importare se quella labbra rosse come il sangue la stavano richiamando da tempo immemore, ormai? 

Nessuno avrebbe mai potuto resisterle, questo era certo! Nè tantomeno Goten Son! 

Sarebbe caduto ai suoi piedi come sempre, come tutti; si sarebbe ritrovato in quel vortice d'amore in cui la stessa Bra lo avrebbe spinto, e si sarebbe pentito di essersela messa contro. 

Per la vendetta però ne avevano di tempo: domani sarebbe stato un giorno diverso, domani si sarebbe alzata e respirando l'aria frescolina di primo mattino, si sarebbe sentita pronta nell'attuare il suo piano. 

Adesso, in quel preciso istante, il suo cuore le ordinava di abbandonarsi a quel desiderio tanto peccaminoso, e di portare avanti quel rapporto così strambo che essi avevano iniziato. 

Solo per quel giorno lei voleva essere di Goten, voleva sentirlo dentro di sé e assaporare il piacere di quel gesto. 

Avrebbe dovuto solo trovare il coraggio di baciarlo, dopo tutto sarebbe venuto da sé, eppure non riusciva a staccare gli occhi dai suoi, come se questi ultimi fossero dotati di forza magnetica, attrattiva e intensa. 

Alla fine ci pensò lui ad azzerare la distanza fra loro. 

Avvicinò le labbra alle sue, baciandola con passione, prima sulle labbra poi scendendo giù per il collo e infine nell'incavo dei seni.

Bra gemette, poi si spostò di poco e ansimante gli sussurrò:

" Depravato" 

Contemporaneamente la mano scivolo fra i boxer dell'uomo, e cominciò a giocare con la sua intimità, mentre il giovane si divertiva a provocare piacere nella donna.

Il resto venne da sé: 

Goten, poco dopo, non riuscendosi più a mantenere, prese in braccio la bella Saiyan e velocemente la sbatté al muro, mantenendola in aria col suo stesso corpo, la maglia e il reggiseno vennero tolti in una manciata di secondi, così il moro riuscì a prendere la guida della situazione e cullarsi dei dolci gemiti di piacere che la bella sorellina di Trunks le stava donando. 

"Bene, continuiamo il combattimento allora" si lasciò sfuggire il Son non appena ebbe il coraggio di allontanare le sue labbra da quei seni così grandi e sodi. 

A quell'affermazione, Bra si fermò di colpo! Stavano continuando il combattimento, non si sarebbe dovuta lasciar sopraffare da un tizio del genere, per cui liberandosi da quella perfezione che costituiva il corpo del saiyan, si sfilò tutti i vestiti che le erano rimasti addosso e si lanciò sul corpo del ragazzo, sfilandogli velocemente tutti i vestiti. 

Cominciò a muoversi ritmicamente sopra di lui, trasformando i deboli gemiti in vere e propria grida di piacere, che incantarono il Saiyan, che per un po' rimase ad osservare eccitato la donna che "stava portando avanti l'operazione". 

Come ridestatosi da un sogno, Goten ribaltò nuovamente la situazione, ritrovandosi in men che non si dica sopra la ragazza, e cominciando a muoversi prima ritmicamente, poi violentemente, dentro di lei, godendo di tutte quelle urla paradisiache. 

"Dillo che ti piaccio!" cercò di dire tra un sospiro e l'altro il giovane. 

"Mi fai schifo!" fu la risposta della bella turchese, che di nuovo riuscì a mettersi sopra il nuovo amico. 

Il sesso divenne per loro una guerra di possesso, ogni attimo era buono per stipulare la superiorità di uno, ma soprattutto quel tipo di sesso divenne lo strumento prediletto per giungere alla tanto desiderata "dichiarazione" che entrambi si aspettavano dall'altro. 

Qualche sera più tardi, poco dopo aver consumato nuovamente un rapporto nel medesimo spogliatoio, i due giovani stesi sul pavimento si ritrovarono così a parlare. 

"Adoro quest'amicizia" disse tra un sospiro e l'altro il moro. 

"Ehy seconda mano, gli amici non fanno sesso!" rispose lei arrogante. 

"mmm... Allora dillo che vuoi farlo con me perché tu piaccio!" incitò lui sensualmente. 

Bra guardò Goten di sottecchi, stava quasi per cadere nella sua trappola e perdere quella stupida scommessa, ma ella trovò facilmente la via per liberarsi da quella brutta situazione. 

"Hai ragione, Saiyan! Adoro anch'io questa nuova amicizia!" affermò rigettandosi su di lui per ricominciare tutto da capo. 

"Non avevo dubbi!" 

 

 

Non seppero ben dire quanto durò quella situazione. 

A poco a poco i rapporti carnali divennero una droga per entrambi, ogni occasione era buona per unirsi e  godere di quell'immenso piacere che il sesso riusciva a dar loro. 

1 mese. 

2 mesi.

3 mesi. 

4 mesi. 

I rapporti divennero sempre più frequenti, sempre più nascosti, sempre più eccitanti; entrambi si convinsero inoltre di essere ormai

"Amici per la pelle" e di condividere quel dolce piacere solo per limitare gli effetti che la solitudine comporta, a poco a poco infatti, la scommessa abbandonò il suo ruolo di priorità, per essere messa in secondo piano. 

Insieme potevano di tutto, uniti erano imbattibili. 

Quando facevano "l'amore amichevole", come la stessa Bra amava definirlo, accresceva in loro il senso di completezza e onnipotenza.

Ma si sa, nulla è eterno. 

Nemmeno questi rapporti che apparentemente sembrano perfetti. 

Accadde tutto un pomeriggio. 

Dopo la lezione Bra era solita aspettare il "suo caro amico" nello spogliatoio per abbandonarsi insieme ai piaceri della carne e fare poi la doccia insieme, quel pomeriggio tuttavia Goten sembrava tardare più del solito, cosa che mandò su tutte le furie la turchese. 

Uscì furiosa dal camerino per recarsi in palestra, già sicura di trovarlo circondato dal solito gruppetto di ochette che non facevano altro Che ripetergli quanto fosse bello e muscoloso. 

Illuse. 

Lui voleva godere solo ed esclusivamente delle grazie di Bra. 

E basta.

La sua furia crebbe a dismisura quando effettivamente entrando in palestra, vide l'amico ridere di buon cuore alle parole che una alta biondina gli stava rivolgendo. 

Cosa gli stava dicendo quella? 

E perché lui sorrideva?

Da dove usciva quel sorriso così puro e sincero? 

Camminò velocemente verso la felice coppietta e girando bruscamente la donna rimase colpita dalla presenza che aveva di fronte. 

"Marron!" urlò vergognata. 

"Braaaa" urlò a sua volta la bella figlia di Crilin, abbracciando l'amica. 

"Eheheh.. Guarda il pancione come si vede Eheheh... Non dovevi sposarti?" 

Bra rivelava nel timbro di voce tutto il suo nervosismo per la brutta figura che aveva appena fatto. 

La cosa che le dava così fastidio era proprio la gelosia provata nei confronti del giovane! Lei Gelosa?impossibile. 

Neanche fosse cascato il mondo, lei sarebbe stata gelosa di qualcuno! 

Eppure lo era stata, e anche Goten dovette accorgersene a giudicare dal suo ghigno soddisfatto.

"No, Bra. Alla fine ci sposeremo fra un anno e mezzo! Il tempo che il piccolo abbia un anno! Così è più carino non trovi?

Adesso sto aspettando proprio il mio ragazzo, vedrai quanto è bello!" 

Il ragazzo giunse poco dopo, aveva gli occhi grandi e particolari, ed essi erano rivolti solo alla sua donna: la guardava come se avesse a che fare con l'oggetto più prezioso esistente sulla faccia della terra. 

Come se Marron fosse il premio di un intera esistenza... 

Ed era bellissimo, ma in fondo Bra lo aveva sempre detto! 

Rei era stato sempre bellissimo, sin da quando lei gli aveva messo gli occhi addosso, ignara che questi fosse fidanzato e quasi papà. 

"Bra!" salutò il castano. 

"Ciao Rei" 

La sua voce era tremante, talmente tanto che tutti se ne sarebbero potuti accorgere se non fosse stato per il fatto che Rei era occupato a baciare prima il pancione e poi la sua bella. 

Goten invece la osservò, Bra dal canto suo, calò lo sguardo. 

Marron era bellissima, ogni suo sorriso era una ventata d'aria fresca e pura, e il suo aspetto innocente la rivelava per quello che ella era realmente. 

La turchese, invece, era una disordinata, sgarbata, arrogante, viziata, che aveva avuto il coraggio di concedersi ad un uomo, più grande di 12 anni, pur non amandolo, e cosa ben peggiore l'avrebbe fatto ancora... Altre mille volte. 

Rei, intanto l'aveva perso... Ma come biasimarlo? Poteva lei competere con quell'angelo di Marron? 

La risposta le venne spontanea. 

Sentì gli occhi inumidirsi appena e dopo aver rivolto un saluto ai presenti si andò a rifugiare nello Spogliatoio, testimone delle mattinate e dei pomeriggi "d'amore" con il suo Goten, l'unico che non l'avrebbe mai fatta soffrire. 

Egli, Infatti la raggiunse poco dopo, preoccupato e indispettito le chiese: 

"Cosa è successo?" 

Non ricevette risposta.

"Non dirmi che è per lui" 

Ugualmente non ebbe risposta. 

Il moro allora, si accasciò a Terra e avvicinandosi alla sua "principessa", la cinse in un caldo abbraccio, poi permettendole di guardarlo negli occhi le chiese: 

"Bra... Ascolta... Io ti piaccio?" 

Adesso era lui ad avere la voce tremante, adesso era lui ad avere gli occhi tristi e terribilmente delusi.

Cosa aveva creduto? Che fra loro stesse per nascere qualcosa? 

Come aveva potuto... 

No.. Come aveva potuto lei? Prendere in giro una persona in questo modo.. 

Era normale che si fosse illuso e che avesse cominciato a sperare in qualcosa, era normale dedicare anima e corpo a una persona se questa ti piace. 

La sbagliata era lei. Solo e soltanto lei. 

"Tu avevi creduto che fra me e te.."

"Si" tagliò corto lui senza dar il tempo di rispondergli. 

"Goten, per me è stato un gioco" gli confessò lei, cingendolo con un abbraccio. 

Sentì quel corpo irrigidirsi, quel corpo che tante volte era stato suo, che tante volte aveva sentito strusciare sul proprio, che tante volte aveva toccato e baciato. 

Poi sentì quel corpo allontanarsi sempre di più, perciò, colta da un'improvvisa paura, provò ad aggrapparsi più forte al ragazzo, stringendo con forza la maglia che egli aveva addosso. 

"NO TI PREGO, GOTEN!FACCIAMO FINTA CHE NON SIA SUCCESSO NULLA.. 

NON MI ABBANDONARE ANCHE TU!"  urlò lei, mentre varie lacrime cominciarono a rigarle il Volto. 

Fu a quel punto che il Saiyan perse la pazienza definitivamente e sbattendo la turchese per terra, le urlò contro: 

"Dovrei continuare a stare con te, dopo che mi hai detto che per mesi sono stato il tuo giocattolino?" 

Bra non rispose, le lacrime le ostruivano qualsiasi possibilità di emettere suoni per cui si limitò a guardarlo nei suoi splendidi occhi, tirando su col naso di tanto in tanto. 

Quella visione addolcì per un secondo il moro, che vedendo l'amica così piccola e indifesa si sentì in colpa per averla trattata in quel modo; per riparare a tutto ciò le disse con durezza: 

"Continueremo come se nulla fosse. 

Ma non chiedermi di perdonarti. 

Non siamo più amici." 

"Siamo.. N-nemici?" chiese lei, spaventata dalla risposta. 

"Nemici" rispose Goten, marcando la parola.

Così la bella scappò via. 

In lacrime, disperata e impaurita uscì fuori dallo spogliatoio e dalla palestra  che per tanto era stato il suo dolce rifugio sicuro.

 

 

Quella sera non aveva voglia di scherzare. 

Lui, Goten,  era nuovamente caduto vittima della bellezza femminile, questa volta però ne era rimasto scottato, senza sapere bene il perché, il come o il quando. 

Sapeva solo che nel suo camerino ormai, non vi era che disordine e vetri infranti. 

Si era illuso che lei, la bellissima secondogenita di Vegeta, potesse semplicemente rimanergli accanto, da amica, fare l'amore con lui, da amica... Amarlo come solo un'amica sa fare. 

Perché lei era sua amica. 

Allora perché quando aveva scoperto che nei pensieri di Bra c'era spazio solo per Rei non aveva potuto far a meno di sentirsi tradito?

E il suo cuore si era infranto. 

Di nuovo. 

Peggio di prima. 

Forse perché essere delusi da amici comporta una maggiore sofferenza? 

Eppure sapeva benissimo che Bra era stata la ragazza che più le aveva trasmesso quei sentimenti e quell'amore che lui solo anni addietro con Valese aveva provato. 

Ma la tenera ragazza dai vaporosi capelli castani era stata il suo primo amore, era pur comprensibile star male per un rapporto tanto speciale!

Bra.. Bra era un diavolo, una bisbetica viziata, una creatura insicura, un diavoletto incontentabile, una ragazza dolce e forte, era la donna che forse aveva sempre voluto al proprio fianco, quell'amica a cui sempre aveva sperato di confidare i propri segreti. La donna che lui aveva sempre voluto come amica... Amica... Non di più. 

E ogni volta che erano stati insieme lui non aveva mai pensato a lei come strumento di buon sesso, ma solo come l'amica che le donava quell'affetto così intenso in quel modo, con quel piacere carnale. 

E a loro piaceva così. 

Ma Bra voleva Rei, e se lui non fosse stato già di Marron, allora la Turchese avrebbe scelto lui senza alcun compromesso, sarebbe stata sua, avrebbe dormito fra le sue lenzuola, l'avrebbe baciato come faceva invece con lui, avrebbe giocato col suo tenero lobo dell'orecchio come ogni sera faceva con Goten, si sarebbe concessa completamente a Rei, dimenticandosi del Saiyan. 

Abbandonandolo. 

Ricordandosi di lui solo quando necessario, andandolo a trovare solo  di rado e abbandonandosi solo a yak che bacio sulla guancia. 

Ma così come con Rei, avrebbe potuto farlo con qualsiasi altro uomo entri nella sua vita e questo non riusciva ad accettarlo. 

Aveva trovato il rapporto perfetto: sesso, affetto, fiducia, divertimento e niente sofferenza. Lei era il suo momento prediletto della giornata, perché era quel polo opposto necessario per giungere alla completezza. 

Bra era la luce del Mattino, Goten l'oscurità della Sera. 

Ed era la sua migliore amica. 

Un amico dovrebbe volere il bene per un'amica; lui desiderava forse la sofferenza della 20enne? 

No certo che no. 

Si stava comportando da vero egoista, lui voleva la sua felicità e anche se Rei non era più disponibile, l'avrebbe aiutata a percorrere la strada per raggiungere la via dell'amore. 

E fino a quel momento le avrebbe riservato sempre un posto speciale, dopo le avrebbe rivolto un onorevole saluto e il sorriso più bello che potesse mai fare, per lasciarsi ricordare così. 

Tuttavia non avrebbe mai dimenticato il male che gli aveva fatto, ragion per cui pensò di lasciarle credere che loro ormai erano due "nemici", più per sottolineare lo stadio successivo a cui era approdata la loro amicizia, che non il rapporto di inimicizia vero e proprio.  

Corse fuori, pronto a dirle tutta la verità, a dirle che lui c'era e ci sarebbe stato, corse verso la residenza dei Brief, pronto a volare fino alla camera della sua amica; 

Poco dopo fu costretto però a fermarsi perché intralciato da un qualcosa di grande e... Umano! 

"Ciao pòòò!" 

Una voce forse leggermente più alta dell'ottava lo fece sobbalzare, provocandogli un fremito attraverso il corpo. 

Era lei. 

Seduta a terra, così piccola e innocente. 

Si abbassò di poco per prenderla in braccio, divertito forse dalla situazione che in poco erano andati a creare come due stupidi. Il sorriso gli si spense però in volto, quando presa la ragazza fra le braccia, notò il trucco completamente sciolto, i residui di lacrime che le solcavano il viso, gli occhi rossi in perfetta tinta con il naso e gli zigomi. 

"Che ci fai qui?" disse lei con voce tremante. 

Doveva aver bevuto, il suo alito puzzava terribilmente di vino, e le parole senza senso che le  uscirono poco dopo furono la prova definitiva. 

Provò a ignorarla lungo il tragitto, ma poi pensieroso e dispiaciuto, le venne spontaneo avvicinare il capo al suo, chiuse gli occhi con violenza e sofferente chiese: 

"Perché Bra? Perché non mi avevi detto nulla?" 

Anche lei parve rimaner sorpresa dalla domanda, inaspettata e improvvisa, l'aveva scossa un secondo e l'aveva allontanata per un po' dallo stato di follia in cui ed caduta a causa del vino. 

Si appoggiò ancora di più al petto dell'amico, e lasciandosi cullare dal dolce movimento dei suoi passi, si lasciò sfuggire: 

"Non mi avresti più voluta..."

"Come amica" aggiunse. 

"Stupidaggini! Ti avrei voluta comunque!" esclamò infastidito il moro. 

Bra non rispose. Non aveva scusanti. Il suo era tutto un gioco... O almeno era partito come un gioco. Poi?

Come e quando avevano legato così tanto? Perché? 

Non lo sapeva nemmeno lei. Avrebbe voluto chiederglielo, ma quando fu sul punto di aprir bocca, avvertì la stessa sensazione che provava in volo, e in effetti anche in quel momento Goten, con lei in braccio stava sfidando la forza di gravità. 

Quando furono dentro casa della donna, in camera, la Turchese fu lieta di ritrovare quel calore abilitare, eppure quando il moro l'adagiò sul grande letto, per lasciarla lì, indifesa e triste, sentì improvvisamente freddo e avvertì un senso di solitudine. 

Vide Goten andarsene, ma lo fermò perché le parole uscirono fuori autonome e chiare. 

"Ma ora non ha più importanza giusto? Ora mi odi!" 

Il figlio di Goku, che in verità non aveva intenzione di andar via ma solo di chiudere la finestra per evitare che il freddo pungente raffreddasse ancora di più la stanza, si fermò improvvisamente e voltandosi di scatto mostrò tutta la sua incredulità in ciò che aveva appena ascoltato dall'amica. 

"ma come ti vengono in mente certe idee?" chiese lui.

"Tu... Tu hai detto che siamo nemici!" urlò lei, provando a difendersi! 

"Ehy, non urlare" le consigliò lui, poi avvicinandosi al letto, continuò sorridendo: "Siamo nemici perché mi hai deluso, ma ciò non significa che io non ti voglia bene" 

Sembrava stesse parlando con una bambina, una bellissima e dolcissima bambina che appena udì le sue parole gli regalò un grandissimo sorriso, che arrivò fino al cuore del giovane, scaldandolo. 

"Mi vuoi bene?" chiese Bra speranzosa. 

"Certo" 

"Bravo!" rispose lei divertita, poi come se nulla fosse gli appoggiò un piede in pieno volto, ridendo a crepapelle, come se quello fosse il regalo più bello che gli potesse donare per esprimere anch'ella il proprio affetto. 

Avrebbe voluto ucciderla, aveva un suo piede in faccia! 

Ma poi prese a ridere anch'egli, e prendendole la caviglia, prima allontanò il piede dal suo viso, poi l'attrasse a se, tirandogliela con forza.  Lei era incantevole, continuava a ridere senza sosta, quasi fosse una bimba che va al parco per la prima volta.  

Quando gli fu vicino si adagiò sul letto accanto a lei, e cingendole la vita, le diede un bacio sulle labbra; 

Quella era la vera essenza della loro amicizia, e nulla o nessuno avrebbe potuto mai constatarlo, in fondo non vi erano regole o leggi alla base di un rapporto, quale l'amicizia! 

"Goten?" chiamò la Turchese.

"Mh?"

"Tu potresti essere l'unico vero amico che io abbia mai avuto... 

Anche se sei uno Stalker!" si affrettò a dire leggermente imbarazzata per le parole che, da sole, avevano preso forma nella sua mente.

"Sei ubriaca!" tagliò corto il ragazzo. 

Aveva un dolce sorriso dipinto in volto, e accarezzava dolcemente i capelli lunghi della sua nuova amica. 

In fondo, le sue parole lo avevano riempito di gioia.

E lei... Lei era bellissima, da mozzare il fiato. 

Poco aveva in comune con quella ragazzina viziata e schietta con cui aveva avuto a che fare vari anni precendenti, ora lei era una donna... bella, forte, intraprendente... Sexy! 

Ed era sua... Sua amica. 

"Non sono ubriaca..." ribatté Bra.

"Oh si invece!... Ma a me piaci così come sei" 

Quelle parole risuonarono nella mente della giovane in tutto il loro splendore, che quasi si sentì in colpa per aver giocato con lui tutto quel tempo, per aver assaporato ogni millimetro del suo corpo, pur non amandolo. 

E in quel momento sentì il bisogno di buttarsi fra le sue braccia, di trovare protezione e conforto in un'amico, di sentirsi coccolata, proprio come se fosse ancora la bambina di un tempo;

lo fece istintivamente senza pensarci due volte e lui... Lui non la respinse, anzi la strinse ancora più forte a sé. 

"E comunque... Io non sono tuo amico" 

Il Saiyan pronunciò quelle parole in un semplice sussurro, e sebbene il loro significato fosse sicuramente molto duro e doloroso, le sue azioni non poterono far altro che trovar conferma nell'opposto: con una mano accarezzava delicatamente i capelli turchesi, mentre con l'altra stringeva il corpo di lei contro il suo. 

"Senti: i nemici non fanno sesso!" constatò Bra, non poco colpita dalle parole del ragazzo.

In quelle poche parole però, tutte le sue emozioni trasparirono, le corde vocali vollero giocargli un brutto scherzo: la sua voce era tremante, forse anche per effetto dell'alcool, ma esse fuoriuscirono come se ci fosse un qualcosa a  lacerare il suo cuore nel mentre. 

Poi l'ansia l'assalì: aveva paura della risposta. 

Aveva ragione: Goten era stato l'unico vero amico che avesse mai avuto, se anche lui l'avesse abbandonata non avrebbe resistito. 

Lo odiava. 

Era un bambino, infantile, immaturo, testardo, arrogante, vanitoso, presuntuoso, permaloso, indeciso, impulsivo, pigro, sfacciato, chiacchierone, egoista e... Seccante! 

Ma... Ma lui era anche tanto buono, simpatico, generoso, creativo, non badava alle apparenze ma studiava le persone, sensibile,a volte molto dolce, e chissà probabilmente sotto un'altra facciata avrebbe potuto col tempo abbandonarsi a qualche romanticheria, e poi era bello... Estremamente bello. 

"E chi l'ha deciso?" rispose lui infastidito. 

Nonostante tutto però sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di abbandonarla... Mai! Almeno finché lei avrebbe voluto la sua compagnia, almeno finché lei sarebbe rimasta sua amica o nemica. 

Poco importasse in che modo o in che  frangente, l'importante era la sua presenza. 

Con lei stava bene: questa era l'unica certezza!

"Nessuno... Però due nemici non stanno sul letto abbracciati in questo modo!" continuò Bra, ancora fra le braccia del moro. 

"Stasera sono ancora tuo amico" 

"Non ha senso quel che dici!" 

"Senti sei tu quella ubriaca" rise il figlio di Goku! 

"Io-non-sono-ubriaca!"  insisté lei!

"va bene! Ciò non cambia che da domani ricomincerò ad esserti nemico!"

"... Ed io ad odiarti!" 

"... E a stare sotto le MIE coperte sul MIO divano!" finì lui. 

"Mi piace questa inimicizia!" affermò la Turchese in tono sensuale. 

"Anche a me" rispose il Saiyan in altrettanto modo. 

Si baciarono lentamente e sensualmente, assaporando quel dolce momento fino alla fine, tuttavia quella sera non si appartennero, perché il  solo stare  l'uno fra le braccia Dell'altro era la migliori delle appartenenze.  

Quando poi la notte aprì i battenti, e furono costretti a dividersi, il freddo calò negli animi di entrambi e uno stato di solitudine si impossessò di loro! La tristezza nei loro occhi era rischiarata solo dalla speranza che il sole entrasse presto in scena, perché in fondo, anche se nemici, i loro due corpi nudi a contatto, la certezza di poter contare sempre sull'altro, le battutine irritanti che si riservavano per infastidirsi, e il piacere nel sentire le loro labbra ricongiungersi erano i brividi migliori che la vita potesse loro Donare. 

In fondo avere un amico non è poi così male, in fondo innamorarsi è di gran lunga peggiore. 

Avere un "nemico-amico" è molto meglio. 

Ci sarà sempre quella minima distanza ad impedire ad entrambi di cadere nella sofferenza a causa dell'altro e di rovinare un rapporto tanto meraviglioso. 

 

 

 

 

Quella mattina Pan aveva deciso di andare in palestra, per passare un po' di tempo con l'amica e con lo zio, anche se alla fine fosse assolutamente necessario che si mantenesse ad una distanza di sicurezza per il bene del suo bambino. 

Erano solo 8 mesi che il piccolo albergava nel suo pancino, e lei aveva ritenuto poco pericoloso allontanarsi da sola di casa. 

Pessima idea. 

Aveva rischiato e tanto. Aveva rischiato la sua ragione di vita, il suo bambino. Ora era salva col cui piccolo che lanciava urla disperate per la sua stanza, ma aveva avuto paura. 

In palestra il bambino si era mosso talmente tanto che Pan, dovette tornare a casa in fretta e furia, costringendo Goten a interrompere la lezione, e Bra ad accorrere preoccupata in una manciata di secondi nonostante fosse sotto la doccia degli spogliatoi. 

Durante il tragitto, i dolori e i movimenti del bambino erano cessati del tutto e lei, presa dal panico, aveva cominciato a urlare in auto nella speranza che Goten sfrecciasse più quanto non stesse già facendo. 

Giunti a casa, la fecero partorire. 

Goren stava nascendo prematuro e lei Non sapeva assolutamente che fare, si limitava a spingere, a piangere e a sperare che tutto andare per il meglio. 

Quando però sentì chiaramente il bambino uscir fuori, vide tutte le donne, Videl Chichi Bulma e Bra indaffarate nel pulirlo e lavarlo, quando improvvisamente vide Bra, piangente uscire fuori di corsa, provando a soffocare i singhiozzi. 

Perché piangere? Quello era un momento fantastico.. 

Poi capì, la stanza era eccessivamente silenziosa.

Il bambino non piangeva. 

Il bambino non dava segni di vita. 

Il bambino non c'era più.  

E lei, debilitata com'era, sentì un bagno di lacrime inondarle il viso e a poco a poco perse i sensi. 

L'ultima immagine che le si presentò davanti agli occhi fu Trunks, che, preoccupato, guardò sconvolto la sua amata mentre questa lasciava la truce realtà per qualche istante. 

 

Dovette risvegliarsi poco dopo, al suono della voce più calda e maestosa che sentì mai in vita sua. 

"Non ditele niente" 

Queste erano le testuali parole. 

Cosa non doveva sapere? 

Che il suo bambino non c'era più? 

Che le era stato negato anche quell'amore? 

Cosa? 

Poi qualcos'altro catturò la sua attenzione: Videl, con le lacrime agli occhi, si avvicinò lentamente alla sua bambina porgendole un piccolo fagottino. 

Il suo bambino. 

Il suo piccolo e sconfinato amore. 

Ed era vivo, agitava le manine in alto e sorrideva. 

Era la copia del suo papà , Gohan ne sarebbe stato felice e orgoglioso. 

Con il suo bambino fra le braccia, sentì di avere il mondo in pugno... 

Si sentì completa con le due persone più importanti della sua vita: 

Una di queste era appena uscita dalla stanza rivolgendo strane parole a Chichi, l'altra era fra le sue braccia. 

La vita era tornata a sorriderle... 

Dopo tanto tempo.

   

 






IL DIARIO DI TRUNKS...

 

Perché io l'amo, la voglio, lei è tutto per me... 

Luce di vita che mi da speranza, coraggio e forza perché  lei crede soltanto in me. 

Ed io l'amo, la voglio, lei è tutto per me...

È come la pioggia che bagna la terra che un giorno i frutti darà, e questo il mio cuore lo sa.

Anche se non sto con lei, la porto dentro me; nei sogni miei la sua armonia è dolce melodia.

E lei mi ama, mi vuole, è tutta per me... 

un canto d'amore che mi fa gioire, stupire e capire che io sbagliare mai no non dovrei.

Ma rimedierò, migliore sarò, perché il mio amore è lei.

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Capitolo 17
*** Fabbricanti di sogni ***


Ciao a tutti miei cari!
Beh allora, potrò sembrare ripetitiva, ma stavolta poiché sono davvero in forte ritardo mi voglio scusareeeeee >.< 

Purtroppo sono stata costretta per motivi di famiglia ad allontanarmi un po' dalla scrittura.

Essendo questo un capitolo... Felice non volevo rovinarlo col mio cattivo umore! 

Mi dispiace davvero! 

Comunque vorrei precisare una cosa: il capitolo scorso ho detto (per bocca di Gohan) che Trunks sarà più longevo di Pan perché Trunks è per metà Saiyan mentre Pan solo per un quarto. 

Chiariamoci io non la penso com'e Gohan, ho solo esposto la sua teoria! Adesso vi copio un messaggio che scrissi a una lettrice: 

per me questo fatto della percentuale o magari degli alleli (come altri dicono) poco mi convince. 

Prima di tutto siamo nell'universo di Dragon ball :) quindi tutto o quasi tutto cambia! :) 

Ma poi anche se i Saiyan hanno aspetto umano, noi sbagliamo a crederli umani veri e propri! Cioè perché in fondo sono una razza aliena rispetto alla nostra! Che ne sappiamo Toriyama come immaginava l'anatomia di un corpo Saiyan xD? O se ci ha mai pensato??? 

In qualunque dei casi alla luce del fatto che nel 63º episodio di DB GT ci è presentato Goku Jr, perfettamente capace di trasformarsi (e con molta facilità) in un Saiyan, allora io mi sono creata una mia teoria: 

Secondo me non è un fatto di percentuali e alleli, come ho già detto, ma di componenti. 

Cioè se nel sangue Saiyan vi sono alcune componenti che lo differenziano dal sangue umano, allora queste componenti inevitabilmente si trasferiranno di generazione in generazione, prendendo "a volte" il sopravvento sulla componente umana (ad esempio durante la trasformazione- anche se ricordo che da Db pare sia di fondamentale importanza questa componente umana). 

Comunque per farti capire il sangue del Saiyan mestizio può essere considerato come sangue umano + sangue  Saiyan! Questo significa che non subentrano percentuali, ma che ogni volta che queste componenti del sangue Saiyan si manifestano in un individuo allora esso può considerarsi un Saiyan a tutti gli effetti, non puro, ma pur sempre un Saiyan... 

Non so se ho fatto capire :Sl

Bene tuttavia anche se io ho questa teoria, i Saiyan ne hanno una loro, dopotutto loro ne sanno quanto noi giusto? 

Con Goku e Vegeta abbiamo i primi Saiyan mestizi per cui ho pensato che Gohan abbia puntato molto sulla teoria delle percentuali! 

Questo non vuol dire sia la mia teoria!

infine ringrazio tantissimo Mirella, e poi beh.. Anche se non lo leggeranno mai, vorrei dedicare il capitolo a mia zia, che ci ha lasciato, e a mia nonna, che sta lottando! 

Nella speranza che questo piccolo messaggio d'amore possa giungere direttamente ai loro cuori!

Un bacio :)

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Grazie a SpiraleOvale95 per l'iimmagine di Pan e Trunks ;)

 

 



Non l'aveva preparata. 

La vita. 

Non l'aveva mai preparata all'intensità dell'amore che provò per quella creaturina praticamente dal primo momento, non appena i loro occhi si congiunsero nel chiarore surreale di quella piccola stanza sui monti Paoz. 

E in quel momento, avvolta nella luce rossastra di quell'inusuale tramonto, con l'odore di salsedine che impregnava l'aria per insediarsi nelle sue narici, con il dolce vento che le scompigliava gli ormai lunghi capelli, lei lo capiva davvero: Senza il suo bambino la sua vita non sarebbe stata più la stessa.

Era ormai quasi un anno e mezzo che quel raggio di sole era entrato nella sua vita, ed era altrettanto tempo che lei si divideva fra il lavoro in palestra e il lavoro di "mamma". 

Certo avrebbe dovuto ringraziare eternamente la madre e la nonna, che pazientemente ogni giorno le dedicavano del tempo per darle nuovi consigli, e si prendevano cura del piccolo Goren quando lei non era in casa. Anche Goten dava spesso un aiuto, quante sere si era offerto di portare in giro il pargolo (troppe forse) con la presenza immancabile di Trunks, che ormai si era totalmente affezionato al figlio di Pan, facendogli mille feste ogni qual volta lo vedeva.

 Del perdono per Pan, neanche l'ombra.

Gohan poi, stravedeva per il suo primo nipote, non aveva pretese nei suoi confronti, a differenza di Chichi che già aveva deciso di occuparsi personalmente della preparazione culturale del piccolo. 

Il primogenito di Goku si limitava semplicemente a donare quanto più amore e attenzione possibile a Goren, facendolo divertire e svagandosi anch'egli. 

In questo assomigliava molto a Goku. 

Pan invece, era stata già dall'inizio una madre maldestra: aveva ustionato il pargolo con acqua bollente durante il bagnetto, aveva dimenticato di comprare i pannolini, lo aveva fatto cadere nel tentativo di farlo camminare, dandogli uno spintone eccessivo per l'allora bambino di a malapena un anno. 

Nonostante tutto questo però, Goren non aveva occhi che per la madre, non facevano altro che divertirsi insieme, e mentre lui, nel suo piccolo, le insegnava ad amare CON DOLCEZZA e grazia, lei in qualsiasi modalità possibile gli permetteva di scoprire a poco a poco tutte le meraviglie che la vita gli riservava, soprattutto il mondo del combattimento a cui geneticamente tutti loro appartenevano. 

Quotidianamente il bimbo cominciò ad essere spettatore dei combattimenti in palestra o delle piccole lotte, fatte per semplice scherzo e gioco, fra Pan e lo zio Goten, che lasciavano sempre ampio spazio al divertimento e alle risate. 

Forse per questo motivo, o anche per gli atteggiamenti poco femminili della madre, che Goren aveva pronunciato la sua prima parola poco tempo prima, esibendo però col termine "Pa-pa-pa", che in un paio di mesi venne tramutato in "Pa-pa", cosa che fece infuriare non poco la giovane mamma.

E così Pan si trovò ad essere, con suo disappunto, non più madre del piccolo Goren, ma "padre"; poco le importava quale fosse il Titolo che il figlio le avesse conferito,

la cosa che maggiormente le destava felicità era l'affetto che il bimbo le riservava ogni giorno, i sorrisi sempre più frequenti, le piccole avventure che insieme si trovavano ad affrontare. Certo, a volte la mora nel guardare Goren negli occhi non poteva non avvertire una leggera fitta al cuore, nata probabilmente dal senso di colpa per aver anche solo pensato, durante i primi mesi di gravidanza di non accettare suo figlio: all'idea non poteva non sentirsi un mostro, sperava che un giorno il suo piccolo l'avrebbe perdonata, e che avrebbe capito quanto amore la sua mamma provasse nei suoi confronti! 

Anche se... Forse lo aveva già capito, da un po' di tempo ormai! Chissà probabilmente tutti i piccoli dialoghi che aveva portato avanti quotidianamente, quando il piccolo Saiyan era ancora in grembo, erano serviti a qualcosa! 

Quindi, alla fine, aveva finalmente trovato ciò che tanto aveva bramato negli anni: l'amore.. Quello che non finisce mai... Che va oltre l'eternità e che inaspettatamente, praticamente da subito, s'insedia nel cuore per non lasciarlo mai più. 

Chi l'avrebbe mai detto, che vi era qualcosa di più divertente del combattimento stesso?

Era così facile, eppure aveva dovuto aspettare circa 20 anni per averlo!

 

"E se la vita potesse essere sempre così, Scricciolo?" chiese al suo bambino, avvolta dalle acque cristalline del lago sui Monti Paoz. 

Goren, seduto sull'erba fresca che accerchiava il laghetto, sorrise guardando la mamma, mentre, com'era solito fare, portava l'indice destro vicino alla boccuccia. 

La nipote di Goku sapeva bene che quando suo figlio faceva quel gesto era solo ed esclusivamente perché la situazione gli piaceva o lo divertiva; e lei adorava  quel gesto.

"Ho sentito che nella Città dell'Est c'è perennemente questo clima, poi ci sono mari e acque cristalline... 

Un giorno ti ci devo portare!" 

In quell'istante Goren non diede mostra di alcun consenso per la proposta della madre, dato che, com'era palese a tutti i familiari, il piccolo amava passeggiare per i monti Paoz, al massimo accettava di spostarsi verso Satan City o la Città dell'Ovest. 

Pan guardando contrariata suo figlio, prima gli fece la linguaccia, ma poi con un ampio sorriso eclamò:

"Eeeehy, mica mi ci voglio trasferire! 

Solo un viaggetto! 

Certo però sarebbe bello... 

Il sole... Il mare.. 

Il bagno sulle spiagge alle 3 del pomeriggio.. Fra un'immensa distesa di acqua!

Già alle 3 del pomeriggio.. Così come ora... 

COSAAAA?!?!?! Le 3 del pomeriggio???" 

 

Quel giorno si sarebbe finalmente celebrato il matrimonio della bella Marron con Rei, la cerimonia era fissata per il pomeriggio e Pan quasi se ne era dimenticata. 

Si era lasciata trasportare dall'atmosfera piacevole, trascurando l'inevitabile trascorrere delle ore! Prese il bambino fra le braccia e tenendolo stretto a sé, come per avvertirlo, gli riferì: 

"Forza Scricciolo ci aspetta una corsa contro il tempo!" 

Fu difficile stabilire quanto tempo la piccola Saiyan impiegò per arrivare dinanzi l'ingresso di casa sua, ma fu altrettanto difficile stabilire quanto rimase sull'uscio della porta, col piccolo Goren in braccio ad indugiare. 

Poteva udire con grande facilità le parole che dall'altro lato Della parete una donna stava scandendo, anche se probabilmente "scandire" era il termine sbagliato, poiché quella donna stava URLANDO e a squarciagola tutt'al più. 

Ebbene, quella voce, acuta e tagliente non poteva essere che lei! 

Aprì lentamente la porta, preparandosi alla ramanzina che presto le sarebbe toccata. 

 

"PAAAAAN SOOOON!" 

"Bra Brief" rispose la mora, sdrammatizzando. 

"Tu, sai che ore sono?? 

E poi dove lo porti questo povero bambino a quest'ora e con questo sole! 

Ti dò 5 minuti per farvi la doccia..." 

"non riuscirò mai a farmi la doccia e a fare il bagnetto a Goren in 5 minuti" 

Pan tentò invano di guadagnare tempo, Bra però sembrava non volesse sentire ragioni.

"Scattare! Scattare! Su piccola teppista! Muoviti" 

Così la moretta si ritrovò a dover intraprendere una corsa contro il tempo in tutti i sensi, nonostante i buoni propositi però, non poté soddisfare ampiamente le richieste della migliore amica! Sapendo di non aver possibilità se non quella di ritardare, Pan decise di prendersela comoda. 

Bra nel frattempo girovagava per la piccola casa di Gohan e Videl per combattere la noia, provò a riordinare camera della sua piccola amica, provò a rovistare nella sua borsetta nella speranza di aver portato qualcosa che potesse intrattenerla per un po', provo anche a riposarsi... Ma nulla... 

Il tempo sembrava non volesse passare. 

Scese al piano inferiore, cominciando poi col guardarsi intorno, si avvicinò ad un piccolo mobile scuro su cui era posizionata una bellissima foto di Videl e Gohan il giorno del Loro matrimonio. 

I loro volti erano radiosi e allegri, i loro corpi così vicini, come se i due non potessero accettare la lontananza di neanche qualche centimetro, poi di nuovo...

Quegli sguardi.. Così profondi. 

Quell'amore, così chiaro nei loro occhi, subito le toccò il cuore e in quell'istante non potè fare assolutamente a meno di desiderare anch'ella un uomo al suo fianco, che fosse capace di renderla felice quotidianamente, che la facesse ridere, che la sapesse proteggere, che sapesse accettare la propria indipendenza e che la guardasse proprio come Gohan era solito guardare Videl, come  Trunks guardava Pan, come il padre guardava la mamma, come Goku guardava Chichi... E così via. 

Desiderava un amore che la rendesse capace di apprezzare il valore di ogni singolo giorno, di ogni singola cosa. 

Istintivamente il suo pensiero passò direttamente a quel terribile imbranato che albergava nella casa accanto, senza nemmeno pensarci sorrise, chiudendo gli occhi e pensando a tutti i bei momenti che avevano passato insieme. 

Peccato, avessero tutti come ambientazione una camera da letto!

Anche se effettivamente a volte vi era stato il bar, l'istituto superiore di Satan City, il laghetto sui monti Paoz, la gravity Room. 

Insomma i due non mancavano di fantasia. 

Tuttavia non era quello, il  rapporto di cui Bra necessitava. 

Quello era un rapporto stupido. 

Quello era un rapporto che non avrebbe mai portato a nulla! 

Quello era un rapporto da terminare... 

Dispiaciuta corse subito fuori casa, cercando la finestra della stanza del suo caro Goten. 

Doveva essere quella a sinistra, o forse a destra... 

No probabilmente era quella più in basso! Si rese conto di non avere la minima idea di dove fosse la stanza del moro, così provò ad analizzare attentamente la casa, e a trarre da sé le conclusioni. 

"è a destra... Sisi ne sono sicura" disse senza neanche rifletterci un secondo di più. 

Fece per volare fino alla finestra a destra, ma poi, capendo di andare incontro ad una probabile figuraccia, scelse la via più facile per raggiungere la camera: entrare in casa. 

"Ciao Chichi" urlò Bra entrando in casa Son.

"Ah ma siete tutti qui" continuò, scrutando poi anche Junior, Videl e Gohan . 

"Si, apparte Goten che è il solito ritardatario" aggiunse Gohan. 

Bra rise. 

Era vero. 

A volte era anche peggio della Turchese stessa. 

"Posso usare il bagno? Goten non è l'unico ritardatario... 

Pan si allega in modo perfetto allo zio e ora si sta dividendo fra camera e bagno!" spiegò cortesemente lei. 

"Purtroppo lo sappiamo bene! Fai pure Bra" 

 

La Turchese si diresse velocemente verso il bagno, con l'intento di darsi una sistemata prima di incontrare il Saiyan. 

Beh, a dirla tutta, stava solo perdendo tempo. 

L'idea di un possibile addio le logorava il cuore, tanto da portarla quasi al pianto più disperato. 

L'idea di non dormire più fra le sue braccia o sul suo petto la poneva in uno stato di completa agitazione , la paura di non assaporare più quelle morbide labbra assaliva il suo animo per non abbandonarla più. 

Aprì la porta, buttandosi dentro velocemente per lasciare che l'acqua fresca ripulisse la sua mente da tutte quelle idee terribili, appena voltò il capo però rimase elettrizzata dall'immagine che si trovò a scrutare.

Un uomo, nudo ed estremamente perfetto, prese a fissarla sconcertato, mentre lei dal canto suo, non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso, cominciò ad arrossire visibilmente. 

Lui rise. 

E come al solito, era bellissimo! Quell'aria infantile che aleggiava attorno alla sua immagine gli rendeva un certo fascino inspiegabile a parole, ma visibile praticamente dal primo sguardo. 

"Vedi come sei sempre tu" disse Goten, buttandosi addosso alla ragazza e cominciando a baciarle il lobo dell'orecchio. 

Ok... Magari lei gli avrebbe parlato fra 2-3 giorni! In fondo aveva tutto il diritto di godere ancora un po' del bel ragazzo che aveva addosso. 

In fondo in un paio di giorni la situazione non sarebbe cambiata di molto, lei nel frattempo si sarebbe preparata per dirgli addio. 

 

Cominciò a baciarlo con foga, mentre la sua mano andò a cercare le parti intime del ragazzo, poi lasciò che i loro corpi cadessero lentamente sul levigato e freddo pavimento. 

Goten, già libero da qualsiasi costrizione, slacciò il vestito della ragazza e prese a toccarle i morbidi seni mentre con l'altra mano alzò violentemente il vestito, per permettere di cominciare quel paradisiaco rapporto.  

Dapprima cominciò a muoversi lentamente in lei, poco dopo però i colpi cominciarono ad essere sempre più forti e ritmici,  finché alla fine non si abbandonarono al culmine del piacere. 

Imperlati di sudore, sorridevano guardandosi negli occhi, mentre i loro corpi nudi, a contatto,cercavano un po' di conforto nel freddo del pavimento.

"Devo andare" lo informò Bra dolcemente. 

"No" 

"Su dai, stasera rimango da te"

Doveva approfittare di quei due giorni per rimanere quanto più tempo possibile con la sua piccola fonte di piacere, per poi allontanarsene brutalmente. 

Era quella la sua decisione, ma... Aveva bisogno prima di godersi intensamente ogni singolo e magico momento.

"Davvero?" chiese lui speranzoso. 

"Si Son, davvero... Ma non rimango a dormire qui." 

"Ma come?" chiese lui deluso. 

"Tu non lo fai mai! perché dovrei farlo io?" chiese seducente lei. 

"Mmm... Ottima risposta!" 

Risero nuovamente insieme... 

poi Bra uscì fuori dal bagno, chiudendosi la porta dietro. 

"Lo sapevo che mi avrebbe fatto impazzire!" 

 

 

"Mi stai dicendo che sei d'accordo?"

La moretta era senza parole... 

La sua migliore amica, appena ritornata da casa della nonna, non le stava praticamente urlando addosso per l'abbigliamento inadatto ad un matrimonio.

Quasi le sembrava un sogno, per cui non fece storie nemmeno lei, approfittando della rara quanto favolosa situazione. 

Sorte diversa era toccata al suo adorato bambino, che purtroppo per lui, era costretto ad un completino che lo faceva sembrare un mini-figlio di papà. 

Beh lei l'avrebbe fatto andare al matrimonio in tuta, tanto era solo un bambino!

"Vedi: Mamma e papà! 

Dici: Mam-ma, e poi Pa-pà" continuava a ripetere la Turchese al piccolino di casa Son. 

"Pa-pa" rispose lui indicando un punto impreciso sulla foto. 

"Nono!!! Questa è Mamma! 

Questo è papà!" urlava speranzosa Bra. 

 

"Ma che state facendo?" chiese divertita Pan, irrompendo nella sua camera.

Si avvicinò ai due, ma appena vide la foto che il piccolo aveva in mano rimase agghiacciata, e non poté far a meno Di levargliela di mano con movimento brusco. 

Goren, dispiaciuto dall'atteggiamento della madre, le si buttò addosso nella speranza di farsi perdonare di una colpa, del quale in verità non ne capiva neanche la natura.

Pan prese in braccio il bambino e stringendolo a sé, disse all'amica: 

"Bra, perché gli hai fatto vedere quella foto?" 

"Perché ha il diritto di sapere che lui è suo padre!" 

"TRUNKS NON È SUO PADRE!!!" urlò la mora senza neanche rendersene conto. 

"Calmati... Tu vorresti che lo fosse!" attaccò l'amica. 

"Ma Trunks no!" 

"Ascolta... Se ciò che ami è Trunks, allora continua a lottare! 

Io poi sono sempre qui!!! E sono la sorella dell'interessato.. Non so se hai compreso ciò che voglio dire." 

Si abbracciarono forte, unite da quell'amore che da sempre le accomunava, con la consapevolezza di poter contare sempre l'una sull'altra.

Bra però non poteva far a meno di pensare a quel dannato segreto che da troppo le stava dividendo. 

Altro motivo in più per terminare tutto!

Si diressero fuori casa dove tutti erano pronti a partire, Goten concesse a Bra il solito occhiolino, lei un semplice sorriso. 

Poi facendo finta di nulla si diressero verso le rispettive auto, che da circa un anno anche la secondogenita di Vegeta aveva imparato a guidare.

Le due migliori amiche salirono in macchina della maggiore per dirigersi velocemente verso la grande villa dei genitori di Rei, dove si sarebbe tenuto il matrimonio, abbastanza vicino a Satan City. 

Durante il tragitto né Goren né Bra si abbandonarono a futili discorsi, entrambi sembravano avere la mente altrove, anche il piccolino di casa Son  aveva lo sguardo chino, preso a guardare l'abbigliamento a cui Bra l'aveva obbligato.

Anche a lei non andava di cominciare discussioni con la migliore amica, anche la sua mente era altrove: 

Pensare che una ragazzetta che conosceva praticamente da sempre stava per compiere il grande passo le metteva un po' di disagio, Marron era la prima del gruppo ad aver intrapreso quella strada.

E di lì a poco sarebbe toccato a tutti loro, sapere con chi era praticamente impossibile! La cosa certa è che tutti loro ci sarebbero passati... Prima o poi. 

Anche il suo Trunks... Prima o poi. 

Una volta, in tutta la sua infantilità aveva pensato e addirittura sperato che fosse lei la fortunata a percorrere l'altare accanto a quella perfezione dagli occhi color cielo, in quel giorno però, sentì quel fantastico pensiero come una realtà strettamente improbabile... Se non impossibile!

Il rapporto fra lei e Trunks ormai si era ridotto a semplici saluti di cortesia, quando invece quasi due anni prima ritenevano praticamente impossibile passare anche un solo giorno senza rivolgersi attenzioni. 

Non ricordava neanche quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che si erano visti, le salì il groppo in gola, seguito subito da un leggero tuffo al cuore. 

L'idea di rivederlo le metteva grande agitazione, ma in fondo non poteva esser più felice di così: in quella situazione così critica, anche alimentarsi di mille sguardi le bastava , anche solo inebriarsi di tutti i suoi splendidi sorrisi era un grande onore per lei. 

Sapere di rivederlo da lì a pochissimo, le riempì il cuore di gioia, e così affrontò il resto del viaggio con un gran sorriso in volto contagiando il suo piccolo e la sua migliore amica.

 

Erano lì, all'entrata di quel grandissimo edificio, e lei aveva come sempre il suo bambino in braccio. 

Tuttavia l'eccitazione di poco prima aveva lasciato spazio a grande terrore: cosa avrebbe dovuto dirgli se se lo fosse trovato di fronte? E se avesser avuto un'accompagnatrice? 

Il panico prese possesso del suo animo, trovò un po' di forza e coraggio solo quando Bra, spazientita dall'attesa che comportava l'autocritica di Pan, la prese per le spalle e ponendosi di fronte le disse sorridendo: 

"Andrà bene! Ci sono io, stupida Saiyan" 

Poi l'abbracciò forte, e alla mora sembrò di essere ritornata quella piccola 15enne alle prese col suo primo amore, che per ironia della sorte era lo stesso amore che tempestava i suoi pensieri ogni giorno. 

Bussarono alla porta, alla quale si presentò una donna sulla cinquantina, che educatamente dopo averle disfatte dei leggeri soprabiti, le condusse verso l'ampio salone che conteneva tutti gli invitati. 

"Mmm il signor Rei non si è risparmiato affatto... 

Quanti familiari ha?" esclamò Bra, evidentemente impressionata dall'alto numero di invitati. 

"Saranno anche amici Bra, gli emarginati siamo noi!" Sottolineò la giovane Saiyan. 

"Voi siete amiche della sposa?" Chiese cortesemente la stessa donna che le aveva accolte sull'uscio. 

Le due ragazze annuirono. 

"Allora lì ci saranno i vostri conoscenti" 

Bra e Pan posero lo sguardo su un gruppetto nell'angolo, erano già tutti arrivati! Lei e Bra a quanto pare erano le ultime. 

Avvicinandosi provò a scorgere invano fra i loro amici, quel viso così dolce e invidiabile del suo amato, non riuscendo nel suo intento dovette pensare che Trunks probabilmente avrebbe raggiunto il luogo leggermente più tardi. 

Si voltò verso Bra con l'intento di chiederle notizie sul fratello, tuttavia notò che anche la ragazza cominciava  a guardarsi intorno, era come se stesse cercando anch'ella qualcuno. 

" aspettavi qualcuno?" le chiese la mora curiosa. 

"Ehm.. No.. Sai com'è?... Ehm... 

Si! Si! Mio fratello! 

Non c'è? 

Non te ne eri accorta?"  

L'imbarazzo di Bra era particolarmente evidente, tuttavia Pan non vi diede particolarmente peso, attribuendo quella eccessiva agitazione solo ed esclusivamente al fatto che Marron stava per sposare una vecchia fiamma della Turchese.

Perciò, essendo ella ansiosa di vedere il suo Trunks, finse di credere alla piccola bugia della migliore amica e con un gran sorriso le disse: 

"andiamolo a cercare!" 

Bra, dapprima la guardò sconcertata come se trovasse ridicolo che l'amica tanto astuta avesse dato credito ad una fandonia del genere, poi, invece, colse la palla al balzo e accettò la proposta di Pan, portandosi a percorrere tutta la villa con l'intento però di cercare quel donnaiolo di un Goten.

Dopo aver salutato tutti gli amici e i familiari e aver lasciato il piccolo Goren fra le familiari braccia di Chichi e Bulma, cominciarono a scrutare ogni angolo della stanza, uscirono sul giardino del retro rimanendo incantate dalla scena che si presentava dinanzi i loro occhi: probabilmente quello sarebbe stato il matrimonio più principesco a cui avrebbero mai preso parte, per non parlare dello sfarzo che la famiglia di Rei aveva messo ben in mostra. 

Tutte le sedie erano disposte in due lati in fila per 6, dinanzi ad esse era posto un piccolo altarino sormontato da un ampia volta di fiori di ciliegio intrecciati, fra le due file di sedie vi era un bellissimo tappeto bianco che avrebbe condotto la sposa dal suo principe. 

"Sono sconvolta" sussurrò Bra in tutta la sua incredulità. 

"Scene del genere credo di averle viste solo in TV" rispose Pan con indifferenza. 

Rientrarono in casa con l'intento di continuare a cercare i due ragazzi, riuscirono a a trovare delle scale che le condussero direttamente al piano superiore. 

"Scusate, vi serve aiuto?" 

Una giovane donna, educata e servizievole, si avvicinò alle due ragazze vedendole completamente spaesate. 

La nipote di Goku, sempre più esasperata dal continuo e assillante controllo che vigeva in quella maledetta casa, fu la prima a parlare

"No in realtà noi..."

"Stiamo cercando la camera della sposa, è una nostra cara amica!!!" la interruppe Bra. 

"Venite, questo piano è stato riservato allo sposo e alla sua famiglia, al piano superiore c'è la signorina Marron" spiegò gentilmente la donna.

"C'è anche un terzo piano????" chiese la Turchese sempre più incredula.

"Certamente, ora prego le due signorine di seguirmi" 

Si lasciarono guidare al piano superiore dalla bella donna in tenuta da cameriera e in pochissimo tempo, dopo aver attraversato vari corridoi e stanze si ritrovarono davanti la porta che ospitava la loro amica d'infanzia.

La gentile e giovane donna salutò le ragazze per poi ritornare al piano inferiore. 

"Adesso mi spieghi?" chiese Pan contrariata. 

"Adesso siamo libere di muoverci! Controlleremo questo piano, poi sarà facile scendere! Diremo che ci siamo perse nel caso ci scoprano!" spiegò la secondogenita di Vegeta. 

"Bra.. Io mi sono già persa" 

Un attimo di silenzio attraversò le due ragazze, che cominciarono a guardarsi intono per trovare una via di uscita a quel labirinto. 

"Certo è che questa famiglia è più ricca della mia e quella di tuo nonno Satan messe insieme!" osservò la più grande. 

"L'ho notato! 

Che dici se salutiamo Marron prima di andare alla ricerca di Trunks?"

Bussarono delicatamente alla porta e con loro grande stupore non fu la sposa ad accogliere le due amiche. 

Si ritrovarono dinanzi un Crilin piangente che, non accorgendosi della loro presenza, uscì affranto dalla stanza! 

Bra tentò di bussare con maggiore fermezza, ma Pan con la solita "grazia" che la caratterizzava irruppe nella stanza, ritrovandosi di fronte la piccola Kotomi, la bambina che Marron aveva dato alla luce l'anno precedente, nonché totale tormento per il piccolo Goren. 

La bimba accolse le due Saiyan con un grandissimo sorriso, e non appena le due le chiesero dove fosse la mamma, lei le condusse nella grande stanza che accoglieva la protagonista del giorno. 

 

"Mi-chan, ma che.... AAAAAAAAAAAAAAAH PICCOLA PAAAAAAN, PICCOLA BRAAAAAAA" 

Marron corse ad abbracciare le ragazze che tante volte l'avevano fatta dannare in giovane età, solo in quel momento Pan si rese conto di quanto fosse forte la somiglianza con la madre, essendo le due così vicine.

Potevano sembrare gemelle... 

Sorrise a C-18 che le rivolse a sua volta una smorfia, probabilmente associabile ad un mezzo sorriso, poi fece tornare la sua attenzione alla bella Marron, vestita col solito abito matrimoniale principesco, SCHIFOSAMENTE principesco. 

La sposa guardava prima Pan,  poi Bra con occhi supplichevoli e fiduciosi, Pan guardava Marron con occhi incuriositi e sconvolti, Bra guardava Pan con occhi terrorizzati e speranzosi. 

"Ok cosa avete combinato?" esclamò spazientita la Saiyan, dopo un buon minuto di scambio intenso di sguardi. 

"Ma come Bra, non le hai detto nulla?" chiese delusa la bionda. 

"Eh no che non le ho detto nulla!!! Altrimenti non sarebbe venuta fidati, 

il piano era: buttiamoci addosso e costringiamola." spiegò la figlia di Vegeta. 

La mora, non potendo più sopportare quell'insulso scambio di battute fra le due amiche, tentò di mantener saldi i nervi e disse: 

"Adesso voglio sapere!" 

Per qualche secondo nessuno sembrò voler rispondere al quesito della ragazza, finché C-18 non le si avvicinò, dicendole con la solita calma, accostata sempre ad una certa fermezza:

"Tu e Bra sarete le damigelle di Marron!" 

"Le dami-cosa???" chiese la Saiyan. 

"Le damigelle, piccola Pan. 

È una tradizione della città del Nord!! L'ho vista al matrimonio della cugina di Rei! 

Non dovete far nulla se non avvicinarvi all'altare quando lo dirà l'uomo che darà avvio alla cerimonia e basta." si affrettò a specificare la figlia di Crilin. 

"Tutto qui? Ah ok per me va benissimo!" esclamò la figlia di Gohan, che in una manciata di secondi si ritrovò ricoperta di abbracci e baci dalle due amiche. 

Poco dopo però, i festeggiamenti terminarono dal momento che Marron fu ripresa sotto le grinfie delle cameriere-ochette che avrebbero dovuto truccarla e vestirla. 

"Che fine hanno fatto i matrimoni semplici e intimi?" sussurrò con sarcasmo la mora all'orecchio della migliore amica, scrutando con disgusto quanto stavano facendo alla povera Marron.

Bra rise sotto i baffi, finché due delle cameriere che avevano appena lasciato la sposa, si avvicinarono decise alle "damigelle". 

"I miei capelli non si toccano" esclamò Pan, allontanandosi dalle "arpie dai modi gentili". 

"Non vi preoccupate devono solo pettinarvi un po' e truccarvi!" le rassicurò la figlia di C-18. 

"Io non mi trucco!" 

"Pan!" la sgridò la migliore amica.

"e va bene ma pochissimo! Ma ti avverto, se queste... Donne mi faranno del male mi taglierò i capelli come due anni fa!" la minacciò la mora. 

"Per l'amor del cielo, Perfavore pettinate delicatamente.. Mmm.. Come fa quella vostra amica con Kotomi" pregò la Turchese alle donne , conscia di quanta fatica avesse fatto per convincere l'amica a lasciarli crescere. 

 

 

 

 

"Non crederete che io possa mai truccarmi in questo modo? Non so se sembro una donna di strada o un pagliaccio!!!"

"Dai Paaaaan" 

 

 

 

 

 

 

"No! No! No! Io questo non lo metto! È stretto, è lungo ed è terribilmente bianco! Non erano questi i patti!!! No! io dovevo solo alzarmi quando me lo diceva il tizio all'altare! No io così non esco!"

"Piccola Pan, ti pregoooooo, ti scongiuroooooo" 

 

 

 

 

 

" Il periodo di pace vi ha dato alla testa" esclamò sconcertata la Saiyan più piccola, guardandosi allo specchio, dopo intensi minuti di tortura. 

"Su Pan! non piangere che si scioglie il trucco" l'avvisò la Turchese. 

"Un buon motivo per torgliermi questa schifezza dal viso" 

"No piccola Pan te lo farei rifare comunque" subentrò Marron. 

"Siete malvagie!" si lagnò Pan senza riuscire a staccare gli occhi da quell'estranea figura che proiettava lo specchio.

"Suvvia, è un matrimonio Pan, non ti sto mica mandando in combattimento?" chiese ironica la biondina. 

"Avrei preferito!" 

"Cinica! Cinica! Cinica!" rispose Bra. 

"Ok io vado da mio figlio adesso..." esclamò la moretta pronta a lasciare l'inferno in cui si era cacciata. 

"NOOO PAN! Non puoi farti vedere!!!" 

Marron aveva lo sguardo fisso sull'amica, autoritaria com'era poteva quasi passare per la madre! 

"Pure!!!" urlò spazientita la figlia di Gohan. 

"I nostri vestiti richiamano quello della sposa... Rovineresti la sorpresa" irruppe la turchese. 

"Ooooh! Che gran guaio...

Beh scusate se ho lasciato Goren da solo" 

"Non è solo ma è con mia madre e Chichi" 

Pan, quasi per evitare di perdere completamente la pazienza e rovinarsi totalmente la giornata, decise di cercare un modo per coprire l'orrore che aveva addosso, sebbene fosse molto semplice, quella rosa sul seno destro proprio non riusciva a sopportarla, andò nella stanza affianco adornata con un grandissimo specchio con l'intento di migliorare l'abito che era costretta ad indossare. 

Quando poi sentì che dalla stanza cominciava a sentirsi un gran casino, andò a controllare che non fosse successo nulla, diretta verso le due amiche le venne spontaneo arrestarsi quando vide la persona che era venuta a porgere i migliori auguri alla bella Marron!

"Dove vi eravate cacciati??" chiese infastidita Bra. 

"Mi meraviglia che tu non l'abbia capito... In cerca di ragazze!" rispose divertito il moretto. 

Dovette rinunciare subito all'atteggiamento "divertito" non appena la turchese le sferrò un pugno. 

"Perché ti da tanto fastidio?" le chiese Trunks, particolarmente incuriosito dalla reazione eccessiva che la sorella aveva avuto nei confronti del migliore amico. 

Lei ebbe un momento di esitazione, poi continuò:

"Non mi interessa nulla di Goten... 

Trunks, non puoi vedere alcuna ragazza, eccezion fatta per una donna..." 

"e sarebbe?" chiese sarcastico Goten, massaggiandosi la mascella. 

"Beh... Lei" rispose indicando Pan, ancora appoggiata all'uscio della porta con gli occhi fissi su Trunks. 

Come Marron, aveva assistito in silenzio alla scena senza mai scostare lo sguardo dal suo dolce amore. 

E in quel momento, non appena Bra le puntò il dito contro, lo vide: lo vide voltarsi delicatamente, vide i suoi sottilissimi capelli smuoversi al cambiamento di posizione, gli occhi, impassibili all'inizio, furono sgranati non appena anche lui scorse chi fosse la donna che aveva dinanzi, un grande sorriso prese forma sul suo volto. 

E lei non poteva che gioire per quel sorriso, non poteva che essere felice di riuscire a destare in lui tali sensazioni. 

Egli avanzò delicatamente verso di lei, prese il suo volto fra le mani, alzandolo delicatamente in modo tale da scorgere precisamente i suoi occhi. 

"Sei... Sei... Bel.. No!... Fav... No!... Insomma... Cioè.... Così... Molto... 

Ehm... WOW!" 

Pan rise. 

Era divertente vedere tutto il suo imbarazzo in tali circostanze, nonostante tutto il tempo trascorso lontani, nonostante tutte le controversie... Nonostante tutto. 

"Credo sia un complimento... Originale!" 

Stavolta rise lui per l'affermazione della ragazza. 

Quanto era bello. 

Riaverlo così vicino, sentire la sua pelle a contatto con le sue dita destava in Pan emozioni ormai sepolte, sconfinate nelle profondità del suo cuore.

Egli dovette forse percepire la stato d'animo della sua "piccola", poiché forse per dispetto o per puro piacere, prese ad accarezzare le forme del suo viso, facendo sembrare delicata anche la linea più marcata e dura del suoi lineamenti. 

"Ho bisogno di dirti delle cose" le disse. 

"Anch'io" rispose lei. 

 

"Ok noi togliamo il disturbo" rise la sorellina di Trunks. 

"Io non posso togliere il disturbo!!!" esclamò contrariata Marron. 

"Infatti facevo riferimento a me e Goten! 

Tu preparati e non parlare! 

Anche tu Mi-chan!" 

I due innamorati erano però lontani, col cuore e con la mente viaggiavano nell'intensità dei loro sguardi, sulla scia di quel sentimento che forse da troppo tempo era stato ignorato. 

Bra prese Goten per il braccio, portandolo fuori dalla stanza, lasciando che i lunghi corridoi della villa fossero invece testimoni del loro burrascoso rapporto. 

"Allora" cominciò la ragazza.

"Cosa?" chiese il secondogenito di Goku incuriosito. 

"Non mi dici nulla: come sto, come non sto" 

"Carina" rispose il moro indifferente, cominciando ad inoltrarsi per i vari corridoi di quel labirinto senza fine. 

Bra, che era rimasta indietro, corse vicino al suo amante per poi continuare la conversazione: 

"Carina? Che vuol dire carina? 

Trunks dice a Pan 'Wow' e io mi devo accontentare di un 'carina'???

No perché sai 'carina' può avere due accezioni: 'carino' si dice di un qualcosa che non è granché, quindi in negativo! Tipo 'carino' viene detto a tutti quei ragazzi che sono dei cessi totali, per non offenderli!!! 

Oppure 'carina' si dice di un qualcosa che non è brutta ma neanche bella! 

Il che non so se sarebbe un complimento. 

Però dai in questo caso 'carina' sarebbe positivo, cioè meglio di 'sei un cesso', beh non posso sempre dare il..."

"Ma quanto parli tu???" chiese Goten sconcertato, prendendo Bra per le spalle e sbattendola vicino al muro. 

"Mi da fastidio pensare che tu possa non ritenermi bella" rispose Bra, chinando il capo tristemente. 

Goten la prese per il mento, cominciò ad accarezzarle il collo e baciarlo, raggiungendo poi l'incavo dei seni, quando alzò il capo le chiese: 

"Vuoi sapere che intendo per 'carina'?"

"Si"

"Mettiamola così: sto cercando di mantenermi per non stracciarti di dosso questo bellissimo vestito, che fra parentesi lascia intravedere tutte le tue forme, e farti mia qui, in questo istante." 

Bra si guardò intorno quasi per un secondo, poi scrutando una piccola porticina, vi condusse il suo bell'uomo. 

Aprendola vi scoprì un'ulteriore stanza completamente vuota, probabilmente utilizzata come dispensa o "cantina", chiuse la porta dietro di loro, e con fare sensuale avvicinandosi a Goten e circondandogli la vita con la gamba destra disse: 

"Perché? Qualcuno ha detto che ti devi contenere, Son?"

 

 

 

"Ma dove è finita?" chiese impaziente la dolce Marron, in crisi data la scomparsa della bella Turchesina. 

"Tranquilla, andrò a chiedere a Trunks" la consolò la mora. 

Si diresse a passi lenti verso l'uomo che maggiormente temeva al mondo, e tenendo lo sguardo chino, cominciava a pensare alle parole più adatte per cominciare il discorso, ma per quanto si sforzasse la sua mente non riusciva ad elaborare una frase di senso compiuto. 

Poi le mani presero anche a sudarle. 

Non avevano potuto continuare il discorso che avevano intrapreso prima nella camera della sposa, ma da come era iniziato sembrava essere un qualcosa di positivo, e lei non vedeva l'ora di cibarsi di altri suoni uscenti dalle sue labbra, di altre parole dolci e premurose come quelle che le aveva riservato poco prima.

"Pan" esclamò Trunks dolcemente, accarezzandole il viso. 

"Ehm.. Trunks hai visto Bra?" 

Diretta. Era l'unico modo per mandare avanti quella piccola conversazione. 

"a dire il vero... no! Tu hai visto Goten?" 

I due si guardarono immediatamente negli occhi, consapevoli di quello che probabilmente stava accadendo. 

"La cosa mi puzza" esclamò il lilla, guardandosi intorno. 

Per un secondo non proferirono parola, continuando a guardarsi intorno, finché non riuscirono finalmente a vederli. 

Fu così che, avendo ritrovato la damigella scomparsa, il matrimonio ebbe inizio, alle due amiche venne chiesto di posizionarsi al lato sinistro dell'altare, per cui la mora dopo aver salutato Trunks, e Goten che era sopraggiunto in un secondo momento, si avviò verso il luogo. 

"Pan, dopo ho bisogno di parlarti.. Sul  serio" 

Quelle erano le ultime parole che il suo amato le aveva rivolto, quelle erano le parole che le avevano causato un aumento del battito cardiaco, e che l'avevano letteralmente portata in un mondo estraneo alla crudele realtà a cui era abituata. 

Prese posto accanto a Bra, lasciandosi cullare nel ricordo di quel dolcissimo suono che poco prima le aveva letteralmente perforato i timpani. 

Così mentre due giovani giuravano davanti alla legge di appartenersi per sempre, fino alla fine dei tempi, creando così la loro piccola famiglia, Pan alimentava i suoi occhi con le persone che avevano reso grande la sua infanzia, la sua vecchia famigliola e le due persone che voleva fossero la sua futura famiglia, Trunks e Goren. 

Anche loro guardavano lei, il piccolo in braccio al suo uomo poi le sorrideva mentre lui, il suo lui, non faceva altro che guardarla intensamente, con uno sguardo che, ne era certa, non aveva mai visto sul suo volto. 

Bra invece, si perdeva nel sogno di quel matrimonio da principessa, e volava sulle ali dell'immaginazione per scrutare in fondo al suo cuore e cercare... L'amore! 

Meccanicamente si voltò verso il bel Goten, che da un po' non faceva altro che guardarla e in quel momento si sentì felice... Davvero felice! 

Immaginare un futuro senza Goten era impossibile, sapere che lui era sempre li a vegliare su di lei era la più bella e dolce delle certezze.

Sarebbe mai riuscita a dirgli addio?

 

 

Durante tutto il ricevimento, che fece da seguito alla celebrazione del matrimonio, Bra e Goten non fecero altro che scambiarsi sguardi seducenti e provocanti, attenti a far rimanere segreto il loro fantastico rapporto.

Pan e Trunks, invece, non facevano altro che scambiarsi teneri sorrisi, 

Anche se spesso il lilla non poteva far a meno di rimanere incantato e perdersi nella bellezza dell'immagine di quella donna che solo qualche anno prima riteneva una ragazzina viziata.

Con Goren in braccio poi, era più bella del solito: osservare gli atteggiamenti affettuosi che ella aveva nei confronti del bambino divennero una droga per il figlio di Vegeta, che sentì di non poter riuscire più a contenersi! Doveva parlarle. 

 

"Stupido! Vai" esclamò Vegeta. 

Trunks rimase sconvolto dalla perspicacia del padre, poi rivolgendogli un sorriso, decise che era giunto il momento. 

Vi era momento migliore dell'apertura delle danze?

Marron e Rei erano al centro della pista, innamorati e felici non avevano occhi che per loro stessi. La purezza del loro amore impregnava la stanza di un'atmosfera particolare che, ne era sicuro, lo avrebbe aiutato a realizzare il suo desiderio. 

Tutti sembravano presi dal magico momento, anche la bella C-18, apparentante fredda più di un iceberg, sembrava per quel giorno aver allontanato completamente ogni singola resistenza per concedere un po' d'amore anche a suo marito Crilin, che sconvolto non poteva far a meno di arrossire. 

Sorrise dinanzi la scena, poi dopo aver preso fiato, si diresse verso la sua"piccola"

 

 

 

"Balliamo?" le chiese porgendole la mano. 

Ancora una volta, quella voce tanto profonda fu la calamita che attirò magneticamente i suoi occhi, lasciando che il corpo fosse invaso da dolcissimi brividi, e che il cuore cessasse per un secondo di battere. 

Quasi non riusciva a  crederci, che il suo amato fosse lì proprio davanti a lei, con quel classico sguardo amorevole e speranzoso, gli occhi lucenti più che mai, e le labbra incurvate in un incerto sorriso. 

Dovette rendersi conto che era rimasta in silenzio fin troppo proprio quando notò un accenno di delusione negli occhi del lilla, perciò senza staccare il proprio sguardo da quello dell'uomo che le era di fronte, si affrettò a dire:

"Tu lo sai vero? Lo sai che sarebbe un attentato ai tuoi piedi?"

Lui sorrise. 

Quanto aveva desiderato rivedere quel sorriso che da troppo tempo era rimasto nascosto fra la sofferenza e l'orgoglio assoluto del Saiyan. 

"Allora vuol dire che sarà il suicidio più dolce a cui io possa mai andare incontro" 

In quel momento sorrise anche lei. 

Delicatamente appoggiò la mano sul palmo di Trunks, finendo in un attimo al centro della pista. 

Ancora non aveva la forza di abbandonare quegli occhi rassicuranti, spaventata dal pensiero che quello avrebbe potuto essere un semplice sogno. 

Non avrebbe mai potuto distogliere il suo sguardo da quello del suo principe, eppure fu costretta, quando la mano di lui delicatamente fu poggiata sul suo capo, come se volesse invitarla a ritrovare un cuscino al posto del suo petto.

Lei seguì senza indugio le indicazioni dell'amato, e si ritrovarono così, sotto gli occhi di tutti, nella semi-oscurità della sala addobbata a festa, e nell'intensità di quella canzone d'amore, avvinghiati l'uno all'altra. 

 

Senza un perché si ritrovarono di nuovo insieme, come sempre, nonostante tutto.

 

"Sono stata una stupida" sussurrò a malapena, lasciandosi cullare da quella fantastica armonia. 

"Sono stato un codardo" le rispose lui, accarezzandole il capo mentre, lentamente lasciava che i loro corpi si muovessero appena sul posto. 

"Si ma se io non fossi mai andata da Ryo e ti avessi lasci..."

"Shhh... Se tu ti fossi comportata diversamente, non sarebbe mai nato NOSTRO figlio" 

Fu in quel momento che abbandonò il petto ristoratore del lilla, per scrutare, meravigliata, la sua espressione: le labbra dolcemente organizzate in un piccolo sorriso, la testa leggermente inclinata, lo sguardo tenero e comprensivo. 

Lasciò che la sua mano avanzasse lenta verso il viso di Trunks, e dolcemente, proprio come se stesse toccando il piccolo Goren, prese ad accarezzare la guancia, per poi continuare a fissarlo romanticamente negli occhi, come se il mondo circostante fosse una realtà lontana. 

Fra la folla asfissiante, quel gruppetto affiatato di amici e parenti osservava orgogliosamente i due ragazzi, i due Saiyan che ormai si erano abbandonati alla potenza di quel sentimento: 

Bulma scrutava con occhi sognanti il suo promogenito; da quanto tempo parteggiava per Pan? 

Forse anche troppo per una donna della sua età; 

Vegeta naturalmente non lasciava trasparire alcuna emozione in particolare, seduto sulla sedia non aveva occhi che per il cibo, minacciando di morte o assassinando col solo sguardo qualsiasi cameriere gli chiedesse cortesemente il piatto. 

Suo malgrado, non poteva far a meno di lasciarsi sfuggire di tanto in tanto qualche occhiatina alla nuova coppia: suo figlio, il suo Trunks... E.. La sua allieva! 

Non poté far a meno di sentirsi orgoglioso di se stesso! In fondo un po' era anche grazie a lui che tutto era tornato alla "normalità"!

Anche Gohan e Videl si lasciarono trasportare dalla scena,  commuovendosi a vicenda, data la ritrovata felicità della figlia. 

Il primogenito di Goku non riusciva a non essere fiero della sua bambina, anche se un velo di tristezza a poco a poco prese il sopravvento nel suo animo: pian piano avrebbe dovuto dire addio alla ragazzina che elemosinava attenzioni e protezione, come in passato bruscamente si era ritrovato a dire addio alla bambina capricciosa e vivace che amava lottare con lui, e ascoltare le mille storie di tutte le avventure, ritrovandosi invece una ragazzetta che disperava per non riuscire a trovare alcun ragazzo... 

Gli sarebbe mancata la sua piccola Pan, da morire... Ma lui aveva svolto pienamente il suo compito, per cui in quel momento era giunto il momento di lasciare le redini ad un altro uomo, che, ne era certo, avrebbe protetto Pan oltre la morte! 

Si voltò di lato per confidare i suoi pensieri alla moglie, ma incontrando il viso dolce di lei ebbe come un momento di esitazione. 

Poi un fremito. 

 Quella notte si innamorò una seconda volta della sua Videl. 

Quella notte lei era bella più che mai: i capelli neri lasciati crescere negli anni le ricadevano perfettamente sulle spalle, gli occhi celesti che per la loro graziosità e fragilità ricordavano molto una scultura di ghiaccio, e infine quel sorriso... Quel sorriso che 27 anni prima l'aveva completamente spiazzato, così raro e puro, era il regalo più bello che l'allora ragazza potesse mai donargli quotidianamente. 

Le accarezzò i capelli, poi le girò il viso e le chiese: 

"Andiamo anche noi?" 

"Vuoi ballare, Gohan?" le chiese meravigliata la moglie! 

Egli non le rispose, si limitò a condurre la moglie verso la pista da ballo, dando prova della sua goffaggine, senza tralasciare però i tentativi di galanteria. 

Chichi, appoggiata al muro della grande sala, si commosse nel veder il grande amore che albergava in quella stanza, tanto grande da poter essere percepito anche dal cuor più gelido, tanto grande da riportarla alla memoria l'amore della sua vita, che quella volta, a differenza di tutte le altre non l'aveva abbandonata, ma che anzi si preoccupava di starle sempre più vicino limitatamente alle sue possibilità. 

Avrebbe voluto toccarlo, stringerlo a sé, baciarlo. 

Si struggeva per l'impossibilità di farlo, ma in fondo anche solo vederlo e rivolgergli parole era tanto, in confronto alle altre volte.

In braccio, la madre di Gohan, aveva il piccolo Goren che si agitava nella speranza che la bisnonna lo lasciasse scendere: ella osservò prima Pan e Trunks, poi il bambino, dopodiché  lo pose a terra e dopo avergli rivolto un "Vai tesoro" , lasciò che il piccolo camminasse, barcollando verso i suoi felici genitori. 

 

Ballavano stretti l'una fra le braccia dell'altro, senza pensare ad alcuna cosa, ad alcuna persona, ma per una volta lasciarono che la principale preoccupazione furono "Pan e Trunks". 

L'idillio venne interrotto da un piccolo particolare, che in un batter d'occhio catturò completamente l'attenzione dei due giovani innamorati: il loro bambino. 

Trunks, senza alcuno indugio prese fra le possenti braccia il piccolo della sua donna, preoccupandosi però di mantenere a sé anche la bella moretta; avrebbe voluto urlare al mondo che quella era la sua nuova famiglia, che lui non avrebbe amato nessun'altra se non quella donna, e non avrebbe rivolto particolari attenzioni a nessun infante se non il suo bambino. 

Avrebbe voluto urlarlo, ma era ben consapevole che anche il silenzio potesse avere grande valore, che il più delle volte un gesto non può essere minimamente paragonato a quanto detto a parole, poiché il primo risuonerà  mille volte più intensamente. 

Osservava il suo bambino, il "Gohan in miniatura" e già se ne sentiva orgoglioso, per quello che avrebbe potuto insegnargli, per quello che avrebbe potuto imparare da lui, per le mille soddisfazioni che gli avrebbe dato, per l'onore di essere suo padre.

Fu incantato poi dalle parole che le rivolse suo figlio: 

"Pa-pa!" 

Il bambino sorrideva, e, avvicinando l'indice alla boccuccia, trasmetteva un grandissimo senso di innocenza, poi piano piano voltandosi verso la madre, buttandosi fra le sue braccia, urlò sorridendo: 

"Ma-ma!" 

Pan mostrò tutta la sua meraviglia, strabuzzò gli occhi come se in braccio avesse non più il pargolo che aveva partorito un anno e mezzo fa, ma un piccolo alieno venuto da chissà quale galassia appartenente a chissà quale razza sconosciuta!  

Abbracciò il piccolino e urlò a Trunks: 

"Mi ha chiamata mamma!!! Mi ha chiamata mamma!!!"

Goren, intanto, sembrava aver preso gusto nel ripetere le due parole ai rispettivi genitori, aumentando l'atmosfera di allegria e felicità che caratterizzava il dolce quadretto. 

Trunks, dopo un primo momento di stupore, riprese il piccolo in braccio, avvicinò le labbra alla fronte del bambino e dopo avergli schioccato un delicato bacio, gli disse: 

"Si, sono il tuo papà!" 

 

 

 

"Sono bellissimi... non trovi, Son?" chiese la bella turchese, sorridendo al suo amico. 

Come se fosse la prima volta, Goten rimase completamente estasiato da quel dolcissimo sorriso, per cui senza nemmeno pensarci troppo su si lasciò sfuggire in un sussurro: 

"Tu sei bellissima" 

Bra strabuzzò gli occhi, e accorgendosi di aver lasciato che un lieve rossore prendesse possesso del suo viso, abbassò il capo non potendo sopportare che Goten scorgesse quella sua piccola debolezza.

"Balliamo anche noi?" le propose senza distogliere lo sguardo dalla sua figura.

Bra alzò il viso nuovamente e contrariata gli rispose:

"e se ci vedessero?" 

"Fra tutte queste persone? Guarda potremo metterci..." 

Goten prese ad osservare l'intera stanza nel tentativo di scorgere un luogo per ballare lontani da occhi indagatori, tuttavia il suo sguardo andò a posarsi su una creatura in particolare, poco più lontana dal loro tavolo, che si teneva leggermente in disparte e che con occhi sognanti osservava la scena fiabesca che si era avviata in quel luogo. 

Sorrise pensando che probabilmente non avrebbe mai incontrato una creatura tanto indifesa e amorevole, sorrise pensando quanto forte era la voglia di abbracciarla, nonostante per anni non avesse fatto altro che allontanarla e fuggire da lei. 

Si volse nuovamente verso Bra, porgendo le sue scuse e sottolineando quanto forte sia la necessità di ballare con un'altra donna, e andò via sotto lo sguardo addolorato e incredulo della turchese.

 

"Mi concede l'onore?" chiese avvicinatosi alla tanto amata donna. 

Lei si voltò molto delicatamente, lasciando che i capelli d'ebano, lunghi poco più delle spalle, seguissero la stessa traiettoria e rimanendo al contempo meravigliata dalla scena che le si poneva.

Lei Rise e poi accarezzandogli la guancia disse: 

"Goten non essere sciocco!" 

"Sono serio Mamma!" rispose lui, mostrandosi in tutta la sua fermezza. 

Chichi dinanzi il gesto di galanteria del figlio non poté far altro che commuoversi, nel contempo però lasciò che il figlio la conducesse per un secondo verso mondi lontani, tempi remoti, quando lei e il suo adorato Goku erano ancora estranei a tutta la sofferenza che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare. 

 

Goten, invece, poco dopo cercò quasi con disperazione la sua bella , rivolgendole poi uno sguardo di scuse, non appena i loro occhi si incontrarono. 

Lei sorrise, poi col labiale gli disse: 

"Ci vediamo stanotte da te" 

Lui capì e allo stesso modo rispose: 

"Non vedo l'ora" 

Nessuno, fortunatamente, si rese conto di loro.

 

 

"Tesoro" disse Pan, ancora avvinghiata alla sua nuova e piccola famiglia. 

"Dimmi" rispose il suo bel Trunks. 

"Quei due... Bra e Goten... Mi insospettiscono" ammise infine. 

"Mmm... Credo di aver capito che intendi, l'ho notato anch'io" sorrise lui. 

"Bene! Indagherò... Domani! 

Oggi no... Oggi è 'nostro' " gli disse Pan, schioccandogli un dolcissimo bacio sotto gli occhi incuriositi del piccolo Goren. 

"Ben detto piccola mia" 

 

 

Un sogno. Non avrebbe saputo definire in modo migliore la situazione che stava vivendo in quel fragente. 

Tuttavia, come qualsiasi sogno che si rispetti, anche quella giornata giunse al termine accompagnando però tutti i protagonisti alle rispettive casa. 

A volte bisogna solo rendersi conto che la realtà è migliore di qualsiasi altra fantasia, a volte bisogna solo abbandonarsi al destino e a tutto ciò che egli comporta. Bisogna aver fiducia, perché poi ricompenserà tutti!

I due sposi vennero direttamente accerchiati dal piccolo gruppo di amici, pronti a far loro i migliori auguri, per poi rincasare. 

Pan, ormai ben stretta alla sua nuove e bellissima famiglia poté scrutare la felicità nei volti di ognuno di loro: 

Il gruppo di Yamcha, Tenshinan, le rispettive compagne e Rif furono i primi a rincasare, salutarono calorosamente prima Marron e Rei, poi il resto dell'allegra comitiva, compagna di mille avventure.  

Poi fu la volta di Bulma e di Bra, che abbracciarono la bellissima sposa e salutarono il resto degli amici, mentre Vegeta si teneva in disparte come suo solito. Poi fu il turno della famiglia Son che riferì i loro auguri ai giovani sposi, fu così che tutti furono in procinto di andarsene, anche la stessa Moretta che però venne distratta da un'improvviso calore in corrispondenza del sedere. 

 

"Eheh Pan sei cresciuta bene!! Eheheh" Esclamò il genio, palpandole il sedere. 

Prima ancora che il vecchietto ebbe la possibilità di fare alcunché si ritrovò steso a terra, stordito da due violenti pugni, uno da parte della stessa ragazza, l'altra... Beh l'altro da parte di Trunks, accorso a riprendersi la sua piccola donna. 

"pff.. Sono anche mamma!" esclamò Pan indignata dal gesto del Genio. 

Era senza speranze. 

 

"MA-MAAAAAAAA" 

"Goren?" 

Il piccolino urlava per tutta la sala, cercando di scappare dalla terribile Kotomi, che come suo solito non riusciva a stargli lontana più di un minuto. 

Il bimbo, per qualche motivo terrorizzato dall'insistenza della piccolina, non faceva altro che trattarla male... Ma la bimba sembrava proprio non volesse arrendersi. 

Pan rise dinanzi alla scena che vide, per cui, staccatasi a malincuore dal suo amato Trunks, si diresse verso i due bambini per portare via Goren e portare Mi-chan dalla madre. 

Tuttavia non fu l'unica ad avere quell'idea, per cui, giunta in prossimità dei due bambini si trovò faccia a faccia con un uomo, un uomo che lei conosceva bene e che nei suoi ricordi di bambina non aveva alcunché di buono, un uomo nel quale sguardo albergava il male. 

E furono gli occhi la prima cosa che andò ad osservare, ma con sua grande sorpresa essi si presentarono in maniera diversa dall'ultima volta in cui li vide. 

Non vi era traccia che potesse lasciar pensare che Quell'uomo dal caschetto nero stesse cercando vendetta. 

 

 

 

Se la ricordava bene quella donna, un ricordo annebbiato di una piccola ragazzina che disperava per la sorte del nonno prese forma nella sua mente. 

Era cresciuta, era diventata una donna.. Come sua nipote del resto! 

E pensare che al loro primo incontro, come  biglietto da visita le aveva dato la morte del padre. 

Ancora non riusciva a credere com'e fosse possibile che lei l'avesse perdonato, che la sorella l'avesse accolto e che il marito gli avesse permesso di ricominciare con loro. 

Un'altra immagine venne creata nella sua mente: un uomo pelato, di bassa statura che combatteva a fianco dei suoi amici... Mentre lui... Lui seminava panico, terrore, dolore e morte. 

Ricordava di quando poi lo aveva fatto fuori senza alcuna pietà, senza pensarci due volte quella persona che era stata in passato, ma in cui non si riconosceva, l'aveva ucciso sotto gli occhi increduli e sconcertati della sorella.

La sorella... Aveva fatto del male proprio a lei, che era stata l'unica ad essergli sempre accanto, che l'aveva supportato praticamente da sempre, che aveva riso, sofferto con lui, che aveva intrapreso la via del male con lui, riuscendo infine a liberarsene "con lui"... L'aveva ferita.. Perché mentre dentro cercava di contenersi e di proteggerla, all'esterno le sue azioni non facevano altro che non rispondere agli impulsi del cervello. 

E così di nuovo aveva seminato, panico,terrore, dolore e morte. 

Finché quell'uomo nuovamente non l'aveva sconfitto, per poi permettere anche ad egli una seconda vita. 

Quell'uomo... Colui che aveva lo stesso sguardo fiero della donna che poco prima aveva preso il bambino... 

Quell'uomo che, appartenendo geneticamente ad una razza portatrice di morte e sofferenza, aveva scelto una seconda via, quella più difficile, ma la più giusta e felice. 

Anche lui era stato creato per distruggere, anche lui era una macchina da guerra e tutto ciò che aveva fatto era una conseguenza della sua natura. 

Ma se quell'uomo si era opposto alla sua natura... Allora... Esisteva una scelta anche per lui? 

Guardò il gruppetto di persone che lo aveva accolto da pochi giorni, poi vide il volto felice di sua sorella. 

Istintivamente pensò a quanto fossero stupidi e insulsi gli umani, poi riguardò C-18 e capì che forse anche per lui c'era un'altra via. 

Forse la vita l'avrebbe perdonato... 

Forse la vita aveva qualcos'altro da offrirgli. 

 

 

Nel buio della notte inoltrata, tutti trovarono rifugio nelle rispettive stanze, così mentre Gohan e Videl dovettero interrompere il loro magico momento d'amore per l'arrivo del loro adorato Junior, Pan e Trunks mettevano a letto il loro piccolo Goren. 

Poi insieme, senza mai allontanarsi l'una dall'altro si diressero verso la stanza da letto, per passare la loro prima notte da fidanzati... Quella volta però ufficialmente. 

"Lo sento" disse Pan sotto le coperte, fra le braccia del suo amato. 

"Chi senti?" chiese Trunks curioso. 

"Il nonno" 

"Goku?" 

"Si quando mi succede qualcosa di bello c'è sempre il suo zampino" ammise infine lei.

Trunks rise. Poi abbracciò la sua adorata Pan così forte da impedirle qualsiasi movimento. 

"Beh allora aspetteremo il suo ritorno... Dopodiché saremo una famiglia perfetta!" 

"Domani ci sarai per me, Trunks?" chiese lei speranzosa. 

"certo, anche dopodomani, fra un anno, due anni, dieci anni, novant'anni" scherzò il Presidente. 

"Non scherzare... Mi amerai per sempre?" 

"Per molto di più, Pan... Per molto di più!" 

Poi prendendole il viso fra le mani le concesse un lunghissimo bacio, per abbandonarsi infine al piacere di quell'amore vero e potente, per appartenersi per tutta la notte e lasciare che ancora una volta le stelle fossero testimoni della rinascita del loro rapporto. 

 Così, mentre qualcuno preferiva trovar rifugio fra le perfette braccia di Morfeo, altri lasciavano che l'amore arricchisse sempre di più quella magica giornata. 

Alcuni avvinghiati l'un l'altro sotto le leggere coperte riparatrici da quel venticello primaverile, altri seduti assieme, vicini più che mai, ad osservare il cielo stellato, ad ripensare  ai sogni,alle prospettive, al futuro che inevitabilmente porta con sé le persone che più stanno a cuore. 

Ed è proprio quando si sente di non poter fare a meno di quelle persone, che scatta qualcosa nel cuore aprendo le porte a quel futuro che tanto si era bramato...

 

"Te lo sei guardato bene oggi Rei, vero?" chiese contrariato Goten, mentre con un braccio cingeva le spalle della bella Bra, seduta anch'ella sul tetto di casa Son a guardare l'immensità di quella notte tanto buia, ma rischiarata dal candore di quella luna perfettamente sferica. 

"Stupido, è un mio vizio!" rispose lei. 

"Chi? Rei?" 

"Ahahahaha! Ma no!!! Guardare lo sposo! In ogni film è sempre la sposa ad essere inquadrata mentre percorre la strada... Ho sempre desiderato vedere nel frattempo cosa facesse, o cosa provasse lo sposo!"

"Guardare lo sposo?! Ma è la sposa che deve farsi tutta quella strada su dei trampoli senza provare a cadere!" ribatté il figlio di Goku.

"Son Goten è per questo che guardi la sposa?" chiese Bra incuriosita. 

"Beh si, sarebbe divertente se accadesse sul serio non credi?"Rise. 

Quanto era bello quando le regalava un sorriso, lasciando che il cuore le giocasse brutti scherzi. 

Quelle labbra perfettamente lisce e grandi, maestre nell'arte del bacio riuscivano a catturare sempre la sua attenzione, impossessandosi maniacalmente della sua mente e del suo animo.  Quelle labbra così morbide al tocco, erano capaci di accendere in lei grande desiderio, tanto da farle perdere completamente il controllo, eppure dovette contenersi: non essendo fidanzati, non era loro permesso baciarsi così improvvisamente senza un motivo in particolare,  in una situazione del tutto diversa da quella in cui si ritrovavano abitualmente. 

"Son" disse improvvisamente la sorella di Trunks, stringendosi più forte al suo moro. 

"si?"

"è stato bellissimo ciò che hai fatto oggi per tua madre... 

Non me l'aspettavo! 

Dai... In fondo non sei male!" 

"Ti ringrazio" sorrise lui. 

"Mmm... Vorrei baciarti" ammise infine la bella Turchese. 

"E perché sembra che tu mi stia chiedendo il permesso?"  chiese Goten, senza mai sciogliere quel favoloso sorriso. 

"Perché noi non abbiamo quel tipo di rapporto..." commentò dispiaciuta lei. 

"Mmm ora che mi ci fai pensare è vero..." 

"ecco!" 

Goten scrutò per un secondo la bella ragazza che ormai da due anni aveva al suo fianco, e immerso nei dolci ricordi un tempo avvertì una piacevolissima fitta al cuore, avvicinò il viso della sua bella al proprio e con voce sensuale le disse: 

"Credo sia ora di incominciare allora.." 

Poi la baciò. 

Si scambiarono un bacio differente da tutti gli altri, un bacio delicato e dolcissimo, un bacio senza pretese, quasi romantico, che poco aveva a che fare con quei baci passionali e violenti che il più delle volte davano avvio alle loro unioni, un bacio che stava per sancire un nuovo inizio. 

Poi Bra, quasi a voler riprendere fiato, si staccò per un breve momento, ma subito venne ammonita dal suo Goten, che deluso le disse:

"Ma come già ti sei stancata?" 

Lei rise, buttandosi fra le braccia del suo "caro amico" per concedergli un bacio a stampo. 

"Mmm... Ne voglio un altro!" le disse lui. 

Lei fece come le era stato chiesto. 

"Ancora" continuò lui dopo l'ultimo bacio. 

Bra gli concesse nuovamente un bacio a stampo. 

"L'ultimo!" la pregò lui. 

Ella non contò bene quanti "ultimi" concesse al bel ragazzo che le era accanto, tuttavia con ogni bacio che lei gli regalava, piccoli pezzetti del suo fragile cuore inevitabilmente venivano posti nelle mani del bel  Saiyan, così senza neanche accorgersene. 

"Sei insaziabile" gli disse infine. 

"Mi piace!" ammise lui. 

"Cosa?" 

"Sapere di non dover aspettare di essere in un letto... sotto le coperte... durante un rapporto... per baciarti! sapere di poterlo fare sempre quando più ne ho voglia! Mi dà un senso di potenza" le spiegò fieramente lui. 

"Ehy  'maciste' ricordati che  nessuno sa di noi" gli fece notare la bella Bra. 

"Beh quando ho voglia e siamo soli" si corresse il moro.

Risero insieme per tanto tempo, l'uno fra le braccia dell'altro senza mai staccarsi, mentre esterrefatti osservavano la perfezione di quel cielo stellato. 

"Son" 

"mh?" 

"Non siamo più nemici vero?" chiese sorridente la figlia di Bulma. 

"Certo che no" la rincuorò Goten. 

"e io cosa sono per te?" chiese nuovamente al ragazzo, ricordandosi  i mille pensieri che quella mattina le avevano affollato la mente dinanzi la foto di Videl e Gohan.

Il moro rimase leggermente sorpreso dalla strana domanda ma senza perdersi d'animo cominciò a riflettere su quanto gli era stato chiesto dall'amica.

"Mmm... vediamo... Tu sei... La mia 'Bambina'" affermò soddisfatto. 

"Cheee?" 

"suvvia, in fondo rispetto a me sei una bambina!" si giustificò. 

"per 12 anni? Bah!" rispose contrariata lei.

"ok ora è il mio turno: io cosa sono per te?" 

"Facilissimo: tu sei il mio Stalker." 

Bra sorrise, poi delicatamente lasciò un tenero bacio sulle morbidi labbra del ragazzo. 

Anche Goten rise, il soprannome che Bra gli aveva conferito era piuttosto vecchio ormai, ma era più di un anno che lei non lo utilizzava, sapere che lei ancora ricordava gli albori di quella strana relazione non poteva che fargli piacere. 

"Non potevo chiedere di meglio" le disse.

E così sotto l'oscurità della notte continuarono a concedersi baci e abbracci, per dare così il benvenuto a quel "caro futuro" che tanto temevano ma al contempo bramavano.

 

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Avvolta nel buio profondo di quell'interminabile giornata, Aprì lentamente le ante del grande armadio per prendere quella grandissima tuta che molte volte aveva visto sul corpo del suo uomo. 

Avvicinò l'indumento al viso, e respirò l'odore di cui esso era impregnato... Poteva quasi pensare che egli fosse lì in quel momento, pronto a condurla via nei luoghi più nascosti, laddove spazio e tempo non sono altro che due semplici convenzioni, laddove Male e Bene non sono altro che due termini senza significato, laddove Saiyan e Terrestri erano una cosa sola, laddove lei sarebbe stata libera di dormire fra le braccia del suo adorato uomo. 

Lacrime cominciarono a rigarle il volto, senza un perché né un'apparente motivazione, lasciò che la debolezza prendesse il sopravvento, e che i ricordi di quell'amore tanto grande prendessero possesso della sua mente. 

Poi una leggera folata di vento, i brividi sulla pelle,voltò istintivamente il viso verso la sorgente di tale corrente, rimanendo immobilizzata dalla visione, pianse di nuovo stavolta di gioia, e avvicinatasi al suo  grande amore, esclamò: 

"Goku, amore mio!"

IL DIARIO DI TRUNKS... 

 

Venivamo da esperienze sbagliate, 

ben lontani dal vederci mai più 

ma siamo qua fabbricanti di sogni, 

il mio inizio sei tu… 

Sconosciuti tu non eri nei piani, 

stiam vivendo nuove complicità 

ma era un po' che il cuore voleva 

Funzionerà… 

Con te che io voglio riempire i miei giorni 

Te che io voglio far veri i miei sogni 

Questo viaggio ha porti sicuri 

Chiari contorni… 

Ci sarò per la fine del mondo 

Ci sarò per amarti di più 

E così se chiami rispondo 

Il mio vero inizio sei tu… 

La nostra vita passata 

Cercando felicità 

Con te un futuro ce l'ho 

Lo aspettavo da un po' 

Niente ora ci cambierà… 

Con te che io voglio riempire i miei giorni 

Te che io voglio far veri i miei sogni 

Questo viaggio ha porti sicuri 

Chiari contorni… 

Ci sarò per la fine del mondo 

Ci sarò per amarti di più 

E così se chiami rispondo 

Il mio vero inizio sei tu….

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Capitolo 18
*** I don't Wanna miss a thing ***


Salve a tutti :) 

No non mi sono dispersa né mi hanno rapita!!!

Sono ancora viva pronta a riprendere la mia storia yeeeeee! 

Vabbe a parte gli scherzi sono davvero spiacente per la mia assenza da Efp!

Purtroppo ho perso anche la mia amata nonnina e ho avuto bisogno di un periodo di reclusione da tutto e tutti, così dopo le prime settimane passate a chiedermi: "Dio perché?" 

"perché tutte a me?", "Io non ce la faccio a continuare" ecc ecc, ho saggiamente deciso di ritrovare una certa sanità mentale (Sisi avete letto bene: sanità mentale) e accettare la realtà dei fatti, imparando a convivere con questa mancanza. 

Quindi miei carissimi lettori, tutto ciò per dirvi che la mia storia non sarà mai sospesa! Io la terminerò!

Perché alla fine il messaggio che sto cercando di trasmettere è lo stesso che sto imparando io durante questo lungo percorso, non terminare la mia storia sarebbe come non terminare il tragitto!

Vabbe è tardi ed è la stanchezza! 

Per quanto riguarda il capitolo, semplicemente vi devo avvertire che siamo avanzati di ben 6 anni e mezzo! Il nostro Goren ha 8 anni!

Stavola nella piccola parte "il diario di Trunks" abbiamo uno spezzone della famosissima nonché bellissima canzone degli Aereosmith che senza dubbio tutti voi conoscerete (consiglio per chi non la conoscesse: ascoltatela *.*), I don't Wanna miss a thing.

Buona lettura e aspetto come sempre i vostri pensieri su quanto scritto!



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Caro nonno Goku, 
noi due non abbiamo mai parlato molto e forse tu nemmeno mi conosci, per questo mi presento: 
Mi chiamo Goren e sono il figlio della mia mamma e del mio papà. 
La mia mamma si chiama Pan, ed è bellissima, mentre il mio papà si chiama Trunks ed è forte.
Papà mi dice sempre che lui ti ha conosciuto e ha affrontato molte avventure con te. 
Lui mi racconta tutte le vostre storie, ogni sera mi dedica del tempo appena tornato da lavoro per raccontarmi di "Goku e dei suoi amici", anche se lui sottolinea ogni volta che se fosse la mamma a raccontarmi queste storie, potrei appassionarmi ancora di più. 
Io non ho mai vissuto battaglie come invece è stato per te, ma mi piace combattere e ascoltare tutto quello che tu e gli altri avete dovuto affrontare. Anche tu sei forte, nonno! 
Credo che se un giorno dovrò combattere anch'io per l'umanità, prenderò sicuramente te come modello. 
Ho visto una tua foto, mamma dice che ti somiglio e che fortunatamente non ho preso da quel disonesto di mio padre! Che poi non ho mai capito perché si riferisca a mio papà in questo modo, lei ne è innamorata! 
O almeno così dicono tutti... 
Quando glielo faccio notare lei mi dice sempre di non pensare a ciò che dice.
Io le donne non le capirò mai. 
Bella questa frase eh?
La dice sempre zio Goten.
Io le donne non provo neanche a capirle. Io sono maschio perché dovrei capirle?
È quello che vorrei si mettesse in testa quella piccola insopportabile di Mi-chan. 
Kotomi è la figlia di Marron e Rei, e modestamente sta sempre appresso a me.
Io e Junior le giochiamo sempre brutti scherzi e alla fine ci prendiamo a botte tutti e 3, lei è la classica bambina bionda coi codini ma quando si arrabbia diventa un mostricciattolo. 
Non la sopporto. 
Lei deve stare con le femmine, non può permettersi di scocciare me e Junior. 
Io non ho tempo per le donne, io voglio solo combattere e, quando sarò diventato un eroe come te e nonno Vegeta, allora sposerò la ragazza che amo: zia Bra. 
Zia Bra è bellissima, dolce, forte e perfetta. Io voglio avere una donna come lei accanto.. No che dico,  voglio lei accanto! 
Chissà perché quando lo dico, Zio Goten ha l'impulso di picchiarmi: l'altro giorno mi ha dato un doloroso pugno in testa. 
Che vuole lui!? 
Zia Bra non gli riguarda! 
Eppure reagisce sempre male oppure per distogliermi dall'idea, mi racconta di come insegnerà a me e a Junior ad avere tutte le femmine ai nostri piedi. 
A me non interessa. 
Junior invece sembra essere sulla buona strada per diventare come tuo figlio, nonno!
In fondo però ti posso assicurare che è un bravo bambino. 
Junior dovrebbe essere mio zio perché è il fratello di mamma, ma io lo sento più fratello mio perché ha solo 12 anni. 
Io ne ho 8. 
Siamo quasi coetani... No?
E poi siamo sempre insieme, e sappiamo tutto di noi due, ad esempio io ormai so a memoria la storia del nome del fratellino di mamma! 
Il vero Junior era un tuo amico namecciano, mi pare. 
Quando poi papà mi ha raccontato di lui nelle sue storie, sono stato contento!!! Molte cose le sapevo già...
Vorrei tanto vantarmi di mio padre, ma nessuno a scuola sa che io sono figlio suo e la mamma ci tiene che la cosa resti segreta. 
E io voglio tanto bene alla mamma. 
Non voglio deluderla.
Lei apposta tutte le mattine si alza presto per accompagnarmi a scuola, poi viene a prendermi e se non può manda il piccolo Gil, un suo amico robotico. 
Io sono contento di avere una mamma come la mia, perché è diversa. 
Tutte le altre mamme sono grandi, sono serie e sembrano... Femmine! Mamma mia invece è piccola, non riesce ad essere seria per un secondo e sembra più un incrocio tra una donna e un uomo! 
Esteriormente è molto molto bella, ma i suoi comportamenti la tradiscono: la mia mamma deve essere un esperimento riuscito male. 
Una volta le feci notare questa differenza con le altre mamme, e lei ci rimase così male che lasciò la palestra, cominciò a vestirsi in modo formale e soprattutto cercò anche di lasciarsi crescere i capelli. 
Ci mise tutta la buona volontà ma alla fine li tagliò di nuovo. 
Io sinceramente sono fiero del fatto che la mia mamma è diversa, che trova sempre tempo per me, che mi fa divertire tantissimo e soprattutto che fa e non fa parte di questo mondo allo stesso tempo. 
Noi siamo Saiyan... Una gloriosa stirpe, popolo di combattenti che incuteva timore all'universo intero e che non temeva rivali, stirpe vergognosamente ridotta a cenere da quello sporco di Freezer, stirpe a cui noi valorosi figli Saiyan daremo un seguito!
Ok lo ammetto... Non sono parole mie.
Nonno Vegeta mi ha insegnato queste cose, non fa altro che ripeterle. 
È un tipo simpatico lui. 
Ma tu lo conosci e quindi lo dovresti sapere già, lui ti chiama sempre in un modo strano... Qualcosa tipo cacca o forse carotino... O Forse tutte e due!
Non lo ricordo molto bene perché io ad un certo punto non lo seguo più.
Come succede quando nonna Chichi mi aiuta a studiare, non capisco poi perché lei è tanto fissata con queste cose strane, anche prima mi ha ordinato di andare a leggere e scrivere!
Beh adesso sto scrivendo, quando avrò finito questa lettera la rileggerò perciò avrò fatto tutto ciò che mi ha chiesto. 
Ora che ci penso non so assolutamente dove inviarla... 
Vabbe.. Ci penserò dopo!
Nonna Chichi deve volerti tanto bene comunque, lei dice che è tanto innamorata di te e che tu le sei sempre accanto. 
Mi ha raccontato un centinaio di volte la storia del vostro amore, per cui spero sinceramente che tu torni presto nonno, così magari la racconta a te che forse dopo tutto questo tempo te la sei dimenticato. 
Nonna per me ha scelto un futuro da studioso, io invece quando sarò grande voglio fare il nullafacente come mia madre. 
Mamma se la prende quando dico così, perché sostiene che il suo è un lavoro serio! 
Ma se quando lavori fai una cosa che ti piace tanto, allora il tuo si può considerare lavoro? 
Lei pensa che la mia sia una scusa per non farla infuriare ma io lo penso sul serio ed è per questo che da grande io prenderò la palestra della mia mamma! Anche Junior farà lo stesso... Nonno Satan gli regalerà la sua vecchia palestra a patto che essa continui a portare il suo nome. 
Tu che farai nonno?
Tornerai vero?
No perché sinceramente qui tutti sentono la tua mancanza, nonna Videl me lo ha spiegato non molto tempo fa.
Forse l'unico che non sente la tua mancanza è nonno Vegeta, anche se nonna Bulma dice che non è vero.. 
In fondo lui vorrebbe il tuo ritorno perché.... Avete un conto in sospeso da moooolto tempo!
La persona che più di tutte sta male credo sia la mia mamma, lei non parla più di te, e quando introduciamo il discorso va via. 
È sempre molto triste, una volta sola mi ha detto che con te ti sei portato via una parte di lei, papà invece mi ha detto che io la sto aiutando molto perché ogni giorno grazie a me, che a detta di tutti sono simile a te, rivive ogni singola cosa di te. 
Però, nonno, io voglio che la mia mamma sia tanto felice e lei ti vuole tanto bene. 
Perciò.. Torna presto, ti prego.
Io voglio conoscerti.
E poi manchi a tutti. 
Non preoccuparti di causare guai al mondo, perché tanto sono sicuro che come al solito tu ti farai in quattro per salvarci tutti. 
Io ti prometto di aiutarti, però ti prego torna da noi.
Ti voglio bene 
                                    Goren







"GOREEEEEEEEN?" urlò la donna dal piano sottostante, risvegliando il piccolo dai suoi profondi pensieri.

"Maaaammmaaaa sono qua!!!" Rispose lui.

"e scendi!" 
Chiuse la lettera e la ripose sotto al cuscino, poi fece come gli era stato chiesto.
 
A volte la mamma proprio non la sopportava, soprattutto quando usava quel suo modo arrogante di parlare! 
Quante volte avevano litigato per quel motivo? Al momento aveva perso il conto. 
Ma alla fine succedeva sempre la stessa cosa: lei rispondeva male, lui la riprendeva, litigavano e la mamma alla fine sfoderava i suoi grandi occhioni dolci, a cui il povero Goren non sapeva proprio resistere. 
Aveva detto al nonno che la sua mamma gli piaceva perché non sembrava grande? Ed era vero, Infatti a volte invece sembrava proprio una ragazzina! O almeno queste erano le parole della nonna Videl. 
Sbuffando, si diresse lentamente verso Pan, sapeva di trovarla ancora attorno al tavolo con quel maledetto foglio in mano, circondata da tutta la famiglia. 
Lunedì sarebbe stato il suo compleanno, avrebbe compiuto 8 anni e la nipote di Goku si stava dando tanto da fare per organizzare la festa, aveva sentito parlare alcune madri dei suoi compagni di queste tradizioni e da quel momento in poi aveva tentato di tutto per convincere il figlio a fare anch'egli una festicciola. 
Si stava davvero facendo in quattro!
 
"Dimmi mamma" esclamò il bambino, irrompendo in cucina. 
"Goreeeen daaaaiii stai un po' con me!!" pregò la mora. 
"Pan, tesoro che dici? Goren deve fare i compiti!" s'intromise Chichi. 
"Li ho fatti nonna" 
"Di già?" chiese meravigliata la donna. 
"Ho scritto e letto... Proprio come avevi detto tu!" promise il bambino, convinto di aver fatto sul serio ciò che gli era stato chiesto. 
"Che bravo bambino! Meno male che ha preso da Gohan!" 
Pan guardò male la nonna, che dal canto suo, ricambiando lo sguardo della nipote, la calmò con un sorriso. 
"Allora chi vuoi invitare alla tua festa?" chiese la nipote di Goku.
"Mmm... Nonno Satan, zio Ub e i fratelli, Nonna Chichi, nonno Vegeta, nonna Bulma, nonna Videl, nonno Gohan, zia Bra, Junior, Crilin, C-18, Marron, Rei e purtroppo devo invitare anche Kotomi" 
La mamma stava scrivendo accuratamente i nomi di tutti gli invitati ma poi, fermandosi, guardò il figlio e chiese:
"Nessun altro amore?" 
"E va bene!!! Mettici anche zio Goten! Ma che stia lontano da zia B.. Ahia!!!" 
Il bambino non fece in tempo a terminare la frase poiché le arrivarono contemporaneamente due leggeri calci: uno dal nonno, Gohan e l'altro da Junior. 
Inutile dire che il nonno fu sicuramente più delicato del figlio stesso, ma Goren non ci badò: loro tre erano gli unici a sapere dell'amicizia di Bra e Goten e avevano deciso di mantenere il segreto, anche se il bambino non aveva mai capito perché fosse così importante nascondere una semplice relazione come l'amicizia! 
Eppure Gohan e Junior ne parlavano come se fosse un qualcosa di pericoloso.. Di tragico. 
Il nonno aveva raccontato a lui e al figlio che aveva scoperto i due insieme quando Pan aveva solo 19 anni, quindi a conti fatti si trattava di 10 anni fa... (*)
E ancora quel pappamolle dello zio non aveva il coraggio di dire che lui e la zia erano diventati amici? 
Che stupidi i grandi! Troppo stupidi! 
 
"Goren mi stai ascoltando?" 
Ancora una volta fu la mamma a interrompere i suoi pensieri, il suo sguardo preoccupato era fisso su di lui, e Goren per tranquillizzarla mentì: 
"No perché pensavo se era proprio necessario invitare zio Goten!" 
"Oh tesoro, anche la mamma ne farebbe a meno ma dobbiamo per forza! 
Comunque ho detto che non mi riferivo alla famiglia ma ai tuoi compagni di scuola!" 
"Non li voglio! Già è tanto che ho invitato Kotomi!!!" 
"e perché non li vuoiiiii???" chiese disperata la madre.
"Ho detto di no!" 
"Ascolta facciamo un patto! Allora tu in.." 
"Lo sai che la risposta sarà sempre NO?" la interruppe seccato il bambino.
"Figlio perfido, uno ci prova! Ascoltami un secondo adesso.."
 
 
 
Le sue mani calde attraversavano lente il suo corpo, provocandole brividi su ogni singolo millimetro della sua candida pelle, e rivelando tutta la sua attrazione per il suo dio dell'amore.
La faceva impazzire. 
E lui lo sapeva. 
Sapeva che per Lei era quasi impossibile resistere alle continue sollecitazioni del ragazzo, che quando stavano per arrivare al dunque, si fermava per ricominciare, scatenando nella donna intense emozioni, dovute proprio al continuo arrestarsi sul più bello. 
E il bastardo rideva. 
Lui avrebbe solo voluto scorgere traccia di estasi sul volto della ragazza, nella speranza che essa potesse ammettere quanto egli ci sapesse fare e averla vinta dopo tutti quegli anni, ma la Turchese non era un tipo facile, ella non lasciava mai trasparire nulla che non volesse.
 
"Muoviti o ti spezzo le gambe" lo minacciò lei.
"Impaziente?" chiese ironico il ragazzo dai capelli d'ebano. 
"Niente affatto... Anzi adesso me la vedo io." 
Con gesto fulmineo la ragazza ribaltò la situazione, e ,ritrovandosi di colpo sopra Goten, cominciò a muoversi violentemente sopra di lui rivelando tutto il suo desiderio, mentre lui dal basso, cibandosi dell'eccitazione visibile sul volto della donna, le accarezzava i seni sodi. 
Quando poi ebbero finito, si abbandonarono fra le reciproche braccia: lei,ancora stesa su di lui, si divertiva a baciare e a mordicchiare le sue morbide labbra; Goten, invece, lasciava che Bra giocasse tranquillamente. 
"Son" sospirò la bella, ora appoggiata al suo petto. 
"Dimmi principessa" 
"Dalla prossima volta dobbiamo far piano... Il letto CIGOLA!" lo avvertì lei. 
"Sono dieci anni che ti ho rubato e portato qui, fra le comode e candide lenzuola del mio letto!ci credo che fa rumore" 
Goten sorrideva, e il suo sorriso era amorevolmente contagioso. 
Era capace di infondere buon umore a tutti, anche se forse la sua era solo una risposta a tutte le sofferenze che aveva provato durante la sua vita. 
E questo lei lo sapeva bene.
Se davanti a tutti Goten era l'eterno don giovanni spensierato e allegro, ai suoi occhi lui era un ragazzo dolcissimo e maturo con la necessità di affrontare la vita con un sorriso in volto, per far fronte a tutte le avversità.
Quel suo modo di vivere l'aveva influenzata.. Da molto ormai. 
"Ecco vedi hai usato il termine giusto: 
RUBARE! Quindi adesso mi vendico" rise Bra. 
E ricominciarono ad appartenersi... ancora una volta... 
come accadeva da circa 10 anni, ormai.
 
 
 
"Allora facciamo così: io esco dalla finestra e mi fiondo davanti la porta di casa di Pan... Tu vai ora!! Muoviti!" disse la bella Turchese al ragazzo. 
"Ok. Dammi un bacio!" 
"D'accordo" 
Bra si avvicinò lentamente al suo moretto, non appena le loro labbra si sfiorarono però, si allontanò e lo spinse via, dicendogli con aria di sfida:
"Adesso è il mio turno... Di farti dannare" 
"Che donna malvagia" esclamò Goten eccitato. 
"Sappi che per me è un complimento!" 
Il secondogenito di Goku la lasciò lì con un candido sorriso, mentre lei per non passare quel paio minuti nel più totale ozio, cominciò ad osservarsi tutt'intorno! 
Notò con piacere che anche Goten aveva la fissa per le fotografie, la sua camera era tempestata di quei piccoli pezzetti di carta colorati. 
Le due fotografie più in mostra erano parecchio divertenti e articolate mentre la loro cornice era essenzialmente semplice, costituita da due spazi per inserire appositamente quel piccolo mondo di ricordi: il lato destro racchiudeva una foto un po' vecchia.
Due bambini. 
Uno moro. 
Uno lilla. 
Si abbracciavano e sorridevano, come se nessuno avrebbe mai potuto strapparli l'uno all'altro, come se nemmeno l'ostacolo più difficile da affrontare avrebbe potuto disintegrare quell'amicizia. 
Invece lo spazio a sinistra portava con sé una foto molto recente: Trunks e Goten, con la loro quarantina sulle spalle! così uniti, così vicini, con I tipici sorrisi sul volto che ancora potevano passare per quelli che mostravano da bambini, con quella complicità che da sempre li aveva contraddistinti, soprattutto nelle più disparate battaglie, quella complicità che contribuiva a renderli così... INSEPARABILI. 
Un nodo alla gola sopraggiunse inaspettatamente alla bella Saiyan, che quasi senza rendersene conto si trovò a versare calde e silenziose lacrime per quell'amicizia tanto bella. 
Portò le dita in corrispondenza del calore che avvertì sulle sue guance, e con sua grande sorpresa sentì i polpastrelli inumidirsi lentamente.
Avrebbe voluto urlare 'Perché diavolo sto piangendo?' ma in cuor suo la risposta era sempre stata nascosta, pronta a riaffiorare ogni volta che quella domanda le sovrastava i pensieri in momenti come quelli. 
Trunks e Goten non avevano mai avuto segreti, apparte la storia del lilla con Pan e all'epoca i due amici avevano litigato di brutto, proprio lì avevano promesso di non mettere mai più in crisi la loro amicizia raccontando bugie su bugie.
Il suo Son però aveva inevitabilmente tradito la promessa, e tutto a causa sua! 
La cosa che le faceva più male però era il tradimento Che lei stessa stava ordendo ai danni di una persona, della donna più coraggiosa e combattiva che avesse mai conosciuto, della sorellina che non aveva mai avuto... Della sua piccola Pan. La mora in passato le aveva parlato di lei e Trunks, Bra non lo aveva mai trovato questo coraggio. 
Tutto stava accadendo da circa 10 anni ormai... 
E tutto era cominciato in un turbine di passione, che aveva travolto la principessa senza preavviso e senza una ragione ben specifica.
Se lei non lo avesse mai provocato Goten... 
Se lei non avesse voluto continuare quel benedetto combattimento...
Se lei non lo avesse sfidato... 
Non sarebbe mai cominciato nulla!
E forse sarebbe stata la cosa migliore...
Lei non avrebbe mai donato a lui il suo corpo, non avrebbe mai potuto far tesoro delle sue carezze e della sua perenne allegria, non avrebbe mai fatto caso a quel vortice di passione che esprimevano i suoi profondi occhi neri, non avrebbe mai imparato cosa fosse l'umiltà e soprattutto... Non avrebbe mai conosciuto una persona tanto bella quanto quel ragazzo che quotidianamente aveva al proprio fianco. 
Se si fosse comportata diversamente non avrebbe mai potuto ridere con lui, non sarebbe mai potuta diventare una donna migliore, non si sarebbe mai sentita amata come si sentiva da una decina di anni.
Anche se il loro non poteva essere considerato propriamente amore, era comunque un sentimento molto forte e profondo, un affetto particolare. 
Per cui se si fosse comportata diversamente ci sarebbe andata a perdere. Parecchio. 
Di sicuro non sarebbe stata la "cosa migliore"...
Ma neanche mentire alla propria migliore amica era una cosa giusta. 
Sapeva che se avrebbe detto qualcosa a Pan, lei avrebbe preso la questione troppo sul serio. 
Non avrebbe mai capito che con Goten era solo e semplicemente amicizia, e che lei non avrebbe mai perso la loro sfida secolare! 
D'altronde ci si può mai aspettare che una donna come Pan comprenda questi concetti così incoerenti? Bra stessa faticava a comprenderne il senso. 
Ogni volta che la Turchese però era costretta a mentirle per scappare via da Goten, mille immagini le si ponevano dinanzi ai suoi occhi. 
Storie di una vita intera che le vedeva protagoniste le risalivano in mente: una Pan di a malapena quattro anni, triste per la partenza del suo adorato "nonnino"! anche se molto piccola Bra se la ricordava bene quella scena... 
La migliore amica aveva sempre cercato di fare la brava e di essere coraggiosa e forte proprio come il suo eroe, eppure un afoso giorno di non più di 25 anni fa, dinanzi la fidata amichetta elegante la piccola Pan non aveva saputo mantenere le lacrime e alla fine aveva ammesso tutto.. Solo a lei. 
Da quel momento in poi non vi erano stati più segreti fra loro. 
Un flashback attraversò velocemente i suoi pensieri: la vista di una foto che ritraeva Bulma e Videl con in braccio due piccole creature. 
La turchese si era sempre chiesta quale fossero stati i suoi primi pensieri alla vista di quella bambina così piccola e dai capelli così scuri, sicuramente era troppo piccola per ricordarsene ma di una cosa era certa: non appena i loro occhi si incontrarono, non appena le sue orecchie udirono il suono dei gemiti della neonata che al tempo aveva di fronte, non appena avvertì un accenno di un sorriso sul volto piccolo della bambina, il cuore di Bra fu inevitabilmente occupato dalla piccolissima Pan. 
Questa era una delle poche certezze su cui poteva contare. 
Anche quando poi erano cresciute e diventate più grandi la situazione era cambiata di poco, tutto ciò che fuoriusciva dalle labbra della mora era oro per la secondogenita di Vegeta, ripensare a lei la metteva sempre di buon umore, nei momenti più tristi e difficili era l'immagine della sua migliore amica che voleva riportarsi alla mente perché nessuno più di Pan avrebbe mai potuto concedergli la forza necessaria per affrontare pericoli e difficoltà. 
Nella sua mente di bambina era sempre stata la piccola amica il suo più grande eroe, da quando l'aveva vista la prima volta battersi al torneo Tenkaichi a soli quattro anni. 
Era lei la sua eroina, lei che per mesi aveva portato un bambino nel suo grembo senza mai lamentarsi, senza mai arrecare problemi a qualcuno, e soprattutto lei che aveva dato alla luce e per tanto tempo aveva anche cresciuto il suo pargolo da sola. 
Anche l'arroganza, il più grande difetto della Saiyan mora, si colorava agli occhi di Bra di una valenza completamente positiva! 
Non gliel'aveva mai detto, aveva sempre cercato di mascherare questa sua forte ammirazione per la ragazza, forse per vergogna o semplicemente per paura di non essere ricambiata. 
La sgridava, la prendeva in giro, le metteva il muso ma guai a chi avrebbe fatto del male alla sua moretta... GUAI. 
Loro erano nate per conoscersi e volersi bene, per essere l'una il bastone dell'altra, per sorridere e piangere insieme, per combattere l'una accanto all'altra, per ricordarsi a vicenda che la loro amicizia andava al di là di qualsiasi amore. 
Lei era l'unica a destarle queste sensazioni, lei era la sua unica migliore amica. 
Così era sempre stato, e così sempre sarà. 
Le avrebbe detto la verità. 
E in qualche modo l'avrebbe resa fiera di lei, perché la sua ammirazione valeva più di qualunque premio potesse mai avere in vita. 
Pan e Bra non avrebbero avuto più alcun segreto





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Non appena Si fu calmata si allontanò dalle due fotografie che le avevano risvegliato tutti quei ricordi e fece per uscirsene, ma ancora una volta la sua attenzione fu catturata dalla foto più grande della stanza, una foto che ritraeva Goku, Goten, Gohan e Chichi. 
Goku.. 
Non aveva mai affrontato quell'argomento con il suo "Stalker". 
Ma l'avrebbe fatto senz'altro. 
"Non permetterò mai che tuo figlio si abbatta, Goku..." 
Dopo aver pronunciato la frase, nell'ingenua speranza che il papà del suo "migliore amico" potesse sentire o almeno percepire il suo pensiero, sparì oltre la finestra.
 
Decise di mettersi in tiro, spettinarsi di poco i capelli per far credere di essere arrivata volando, e poi bussò assumendo la classica postura rilassata e perfetta. 
Si aspettava di trovare sull'uscio quel diavoletto del piccolo Goren, ma con suo disappunto si ritrovò invece una versione più invecchiata del bambino. 
"Mmm... Ciao piccola Bra" esclamò a voce bassa Goten, rubandole un bacio sensuale, attento a non farsi scorgere da alcuno.
" ciao Nonnetto" rispose di rimando la ragazza, avvicinandosi lentamente alla parte destra del viso del Saiyan. 
Con fare sensuale gli sfiorò con la lingua la pelle al di sotto del suo orecchio, mentre il suo respiro non faceva altro che accarezzargli la nuca.
Il moro rimase pietrificato e soprattutto eccitato dal gesto della donna, rimanendo immobile sull'uscio della porta.
"Ricordati Son, a vincere sono sempre io" esordì la ragazza. 
 
 
"Ciao Bra, ti aspettavo. 
Mi aiuti a preparare la festa di Goren!?" chiese la mora non appena scorse in lontananza la migliore amica. 
Il figlio invece, appena vide sopraggiungere la zia, andandogli incontro urlò il suo nome, Bra allora lo prese in braccio riempiendolo di carezze e baci.
"Ma guardateli!" sbuffò Goten infastidito. 
"Dimmi Son qualcosa in contrario?" 
"Nulla principessa, stavo ammirando l'affetto che rivolge a mio nipote... 
Scommetto che lei non da tutte queste attenzioni nemmeno al migliore dei suoi amanti." ironizzò il moro. 
"Questo perché nessuno dei miei amanti dimostra di essere all'altezza di tali particolari attenzioni... Seconda mano!!!" rispose provocatoriamente la donna. 
"Incantato." 
"Ne ero certa" 
 
Si sorrisero, divertiti da "quell'innocuo" e provocatorio scambio di battute, consapevoli di aver intrapreso una battaglia che avrebbe trovato fine solo più tardi... 
Fra le lenzuola!
 
"Siete due bambini" sentenziò Pan, osservando la scena, ignara del vero significato delle parole che i due si erano appena scambiati. 
"Suvvia, hai detto che devo aiutarti? che devo fare?" chiese la turchese. 
"Avevo pensato di festeggiare Goren a casa del maestro Muten, poiché è molto più grande della nostra! 
Ma c'è anche un'altra opzione: festeggiarla qui fuori... 
Tu che dici?" 
"Mmm... Io Direi di festeggiarla qui! 
Abbiamo un'immensa distesa di verde, perché arrivare fin laggiù?" 
Pan, guardò contrariata l'amica. 
In fondo festeggiare in casa sarebbe stato più divertente, anche se probabilmente casa di Muten li avrebbe tenuti troppo... Raccolti, Stretti e senza un minimo di spazio per muoversi liberamente. 
"Goten?" chiese allora, per sentire tutte le opinioni. 
"Secondo me, a casa del Maestro Muten"
La figlia di Vegeta rivolse uno sguardo intimidatorio al povero moro, che si ritrovò paralizzato dalla ferocia della sua donna. 
Con un diversivo decise di condurla in un'altra stanza per chiederle informazioni:
"Bra dopo potresti portare una cosa a Trunks? Vieni che te la do!" 
"Ma Trunks ritorna qui, che motivo hai di mandargliela ora?" intervenne la nipote. 
"È urgente! Quando si parla del tuo ragazzo, sei peggio di un falco!" 
"Cretino, quel che hai detto non significa nulla... 
Non fare paragoni se non ne sei capace!" 
Goten guardò la moretta come se fosse ormai un caso perso, i litigi fra Loro erano diventati sempre più frequenti e ormai neanche la famiglia ci faceva tanto caso. 
Anche in quel momento erano tutti occupati a parlare fra loro, fu Pan a richiamare l'attenzione, urlando: 
"Papà tu che dici?" 
L'ultima voce che avvertirono Bra e Goten, che nel frattempo si stavano allontanando, fu quella entusiasta del piccolo Goren, poi sparirono oltre la porta di casa di Gohan.
"stupido!" lo picchiò la donna con aria di sufficienza, non appena raggiunsero camera del ragazzo nella casa affianco.
"Ma che ho fatto?" chiese lui innocentemente. 
"Possibile che non ne combini una buona? Stupido! Stupido! Stupido!" sbottò lei. 
"LA SMETTI?" 
La voce alta del ragazzo spaventò non poco la Saiyan, che si meravigliò di come egli fosse stato così superficiale da non capire il reale motivo che l'avesse spinta a chiamarlo in quel modo. 
Eppure era così semplice. 
Così dannatamente semplice. 
 
Solo dopo alcuni secondi, dinanzi lo sguardo triste e perso della sua amata "bambina", il cuore del figlio di Goku non poté non intenerirsi, per cui le si avvicinò e cingendola con le braccia, si affrettò a dire: 
"Dai scusa, ho avuto una reazione... Esagerata! 
Ma mi chiami stupido per nulla, con tanta rabbia poi..." 
"Come dovrei chiamarti?" chiese lei fortemente triste. 
"Ma almeno mi spieghi il perché?" 
"Perché non siamo abituati a stare lontani per più di due ore! Come pretendi di passare un'intera festa rivolgendoci a malapena la parola?" 
"E perché dovremmo a malapena parlarci? Non capisco.." 
Il moro era sempre più confuso, mentre la turchese particolarmente vicina ad un impulso di violenza, cercò di tenere i nervi a bada, aspettando dieci secondi prima di spiegargli il tutto, rigorosamente a denti stretti. 
"Perchè. La. Casa. Di. Muten. È. Un'isola. Con. Una. Casetta. 
CHE ALTRO NON È CHE UNA STUPIDA CAPSULA DELLA STUPIDA AZIENDA DELLA MIA FAMIGLIA!!!" 
"Ah." fu l'unica risposta che il fratellino di Gohan riuscì a dare. 
"Adesso con permesso.."
"No aspetta! Dai scusami!" 
"Goten... Sono io ad essere arrabbiata ora. 
Vado da Pan." 
Né Son. Né Seconda Mano. Né Stalker. 
Semplicemente Goten. 
Doveva averla ferita parecchio per aver destato in lei questo profondo senso di gentilezza e rispetto. 
Lui si era arrabbiato così tanto solo perché si era sentito offeso, quando invece lei si stava solo preoccupando per paura di non riuscire a passare del tempo insieme. 
Ma da quando erano diventati così dipendenti l'uno dall'altro? 
Da quando, il visino di Bra gli destava quelle sensazioni, da quando gli occhi tristi della sua bella riuscivano a spezzargli il cuore in quel modo?
E da quando era diventata "SUA"?
Pensare a lei gli riempiva il cuore di felicità, lo faceva sentire libero, amato.
E stare con lei invece? beh stare con lei era quasi un dono. Ok forse con Bra non erano baci, carezze e smancerie ma.. era qualcosa di ancora più coinvolgente e divertente: 
era litigare, provocarsi, lottare, ridere, abbracciarsi, prendersi in giro... E fare l'amore. 
L'amore. 
Neanche se lo ricordava cosa significasse quel termine. 
Da anni ormai pensava all'amore come un qualcosa di umanamente... Saiyanamente impossibile, anche se fin troppe volte, rimembrando la sua infanzia o la sua giovinezza, aveva dovuto ricredersi, ripensando a quel gran miracolo che era l'amore dei suoi genitori. 
Anche per i Saiyan era possibile amare. 
E se amore voleva dire star bene con una persona, desiderare vederla ogni giorno, sentirne la mancanza quando ella non c'è, avere il desiderio di renderla ancora completamente felice.. Beh allora lui era follemente e completamente innamorato di Bra, della SUA Bra.
Perché lei gli aveva stravolto la vita, e perché due amici dopo 10 anni di relazione indefinita ne avrebbero avuto fin troppo e, avrebbero chiuso. 
Loro erano ancora li, nell'epilogo di quel rapporto segreto e passionale, da dieci anni, non ancora stanchi ma sempre più vogliosi l'uno dell'altro, come se lo stare insieme potesse essere una sorta di nutrimento per saziare i loro animi affamati.
Allora.. Anche la sua bambina lo amava, anche lei forse provava le stesse cose per il ragazzo. 
Il cuore in petto gli si gonfiò, cominciando a battere tanto velocemente da prospettare un infarto. 
Che avesse la stessa malattia che diagnosticarono al padre anni addietro, così come Gohan gli raccontò quando erano solo due bambini?
O che la sua malattia portasse il nome di Bra Brief? 
In quel caso sarebbe stata la malattia più dolce al mondo, e lui non avrebbe voluto altro che ammalarsi quotidianamente.
Doveva far luce sul suo cuore e capire se effettivamente i suoi pensieri fossero reali o meno, tuttavia di una cosa era certo ed essa fu chiara nel momento in cui si avvicinò alla grande foto di famiglia, sfiorando l'immagine del padre: 
Se Bra Brief era l'unica persona, che quando gli era accanto, era capace di placare almeno in parte il dolore per la distanza dell'amato papà, allora probabilmente, anzi.. SICURAMENTE doveva essere una ragazza speciale.. Per lui.
 
 
 
 
"Ma perché volete festeggiare tutti qui?"si lamentò Pan, ancora contraria alla scelta dell'intera famiglia. 
"Perché un immensa distesa di prato è esteticamente più bello, nonché più comodo, per fare una festa" rispose la migliore amica. 
"Non riesco a convincermene." 
Che la figlia di Gohan fosse particolarmente testarda non era mai stato un segreto, tuttavia nonostante questo particolare conosciutissimo, gli stessi familiari non potevano fare a meno di meravigliarsi dopo tutti quegli anni di quanto la sua testardaggine avesse superato i limiti, per cui ad uno ad uno lasciarono la casa: prima fu la volta di Videl e Chichi che addussero come scusa la necessità di andare a far spesa in città, a seguire vi fu il piccolo Junior, che essendo alle porte della tanto bramata adolescenza non poteva far a meno di comportarsi come lo zio Goten. 
Inutile dire che l'umore della Saiyan mora andò peggiorando progressivamente, man mano che un componente della famiglia lasciava l'edificio. 
"Quindi alla fine anche Yamcha, Lunch e Tenshinan dovremmo invitare.. Non credi... Papà?" 
La ragazza non ricevette risposta. 
"Papà?" 
"PAPÀ?" ripete alzando ci qualche centinaio di ottave la voce.
Dopo che Bra e Goren avevano saggiamente deciso di andarsene per correre in camera del bambino a giocherellare, l'unica persona rimasta sotto le sue grinfie era proprio il povero Gohan, che apparentemente sembrava ascoltare per filo e per segno tutte le parole della figlia... Sembrava. 
"Scusami tesoro è che fra un'ora ho un incontro e quindi stav..." 
"Papà?" ripeté ancora una volta a denti stretti la donna. Lei non si sarebbe mai lasciata ignorare dalla famiglia in quel modo, mai mai e poi mai!!! E se il padre pensava di avere il diritto di non ascoltarla solo perché da bambina le aveva cambiato più pannolini di quanti ne avesse visti al supermercato si sbagliava di grosso!
"Dimmi" sussurrò il padre dispiaciuto.
E Gohan poi? Pensava di intenerirla con quella faccia da colpevole, con quegli occhi così sinceramente dispiaciuti? NO! Aveva perso la pazienza! E gliene avrebbe contate quattro!
"Puoi andare." 
Pan avrebbe potuto Giurare solennemente che era stata la sua voce a parlare, CONTRO IL SUO VOLERE, Che il suo discorso doveva prendere tutt'altra piega e che le sue corde vocali avevano ordito un complotto contro di ella. 
Tuttavia alla fine  la situazione quella era: aveva dovuto cedere. 
"Grazie Pan, giuro che domani ascolterò tutto ciò che hai da dirmi... 
Ciao" esclamò il padre, completamente, apertamente, visibilmente, odiosamente felice di non dover più rimandare i suoi impegni. 
Sbuffò la piccola nipotina dell'eroe dai capelli sbarazzini, sbuffò recandosi al piano superiore verso la camera del figlioletto: Bra era seduta   sul pavimento e parlava, parlava, parlava mentre Goren era lì silenzioso, sul suo lettino ad ascoltarla, rapito dalle parole della sua amata zia... Beh lieta di sapere che il piccolo non aveva perso l'udito e che almeno alla turchese l'ascoltava...con piacere anche!
"Ma dai! Guarda chi è arrivata?" esclamò l'amica, vedendo la mora dinanzi la porta. Rimase così a scrutarla per qualche secondo, poi rise ed eclamò:
"Ti sei fatta prendere un po' la mano prima. Eh?" 
"Un pochino" sorrise la mora. 
Quella stanza le piaceva da morire, in fondo era la stanza del suo bambino e l'aveva scelta lei. 
Fortuna che suo figlio era nato maschio, altrimenti la stanza sarebbe stato territorio di Bra Brief e quello si che sarebbe un GRANDE PROBLEMA.
Quella, invece, era sempre stata la stanza dei suoi sogni, non solo perché essa era proprio come l'aveva immaginata praticamente dal primo istante in cui aveva deciso di portare avanti la gravidanza, ma perché era stato il covo suo e del suo piccolo da subito, soprattutto quando la loro piccola famiglia non era costituita nient'altro che da loro due. 
Era li che Pan aveva visto dormire tranquillamente il suo piccolino, dopo che la faceva dannare per tutto il giorno, era li che lo andava a cercare quando si nascondeva perché offeso o semplicemente impaurito da qualcosa. 
Insomma la camera del piccolo Goren esprimeva amore e tant'altro.
Era la loro casa personale, che riusciva a destare enorme tranquillità nella donna, e Bra dovette notarlo sicuramente. 
 
"Sei più calma, mammina" notò il bambino, ora fra le braccia della madre. 
E in fondo era vero. 
"Aaaaaah benvenuta Tranquillità!!!" urlò la turchese. 
La mora ascoltando le parole della migliore amica, dovette rimanere così sconvolta da trovar subito da ridire. 
"Bra non sei un grande esempio di tranquillità tu" 
 
Poi un suono. 
Il suono dolcissimo delle chiavi che girano nella serratura, della porta che si apre lentamente e che si richiude, sbattendo. 
Madre e figlio riconobbero all'istante quell'armonia che aveva sovrastato la loro mente.
"TRUNKS!!!" 
"PAPÀÀÀÀ" 
Cominciarono una corsa estenuante per la piccola casa Son, una gara senza precedenti pur di raggiungere al più presto il lilla. 
Pan, combattiva peggio di una bambina minacciata di non riavere indietro il suo giocattolo, giunse per prima fra le braccia del suo amato, che contraccambiando il gesto d'affetto la prese in braccio stampandole un tenero bacio sulle labbra. 
Goren nel frattempo, adirato con la madre, attendeva il suo turno che arrivò poco dopo quando il padre dopo avergli rivolto un caloroso "Ciao Goren" lo prese in braccio e lo portò in cucina. 
 
"Ehilà fratellino!!" 
"Ciao Bra, come mai sei qui?" chiese il lilla. 
"Ma se ormai ci vivo qui!!!" 
"Ma che dici? Ormai non è che tu stia poi così tanto con noi... Devi sempre scappare!!" trovò da ridire la mora. 
Effettivamente Pan e Trunks non avevano tutti i torti, Bra non riusciva a trovare molto tempo per stare con loro.. Ma la sua non era una bugia: lei in casa Son si era accampata! 
L'unica differenza era che la casa in cui lei aveva "messo le tende" era casa di Son Goku, quella di cui parlavano i due piccioncini era la casa di Son Gohan. 
Ma naturalmente loro non potevano sapere. 
"Avete ragione... Pan perché non chiedi anche a Trunks per la festa?" tentò di cambiare argomento la Turchese. 
"Ah giusto! Tesoro che dici: la festa è meglio farla qui oppure a casa del maestro Muten?" esordì la mora.
"Mmm... Secondo me dovremmo festeggiare qui: un immensa distesa di prato è esteticamente più bello, nonché più comodo." decise poi il povero Trunks. 
"Si hai proprio ragione, Trunks! Lo faremo qui!!! Non c'avevo pensato!" esordì la figlia di Gohan.
"COSA??? Ma se ho detto la stessa cosa?" 
La figlioletta di Vegeta non poteva credere alle sue orecchie: Trunks aveva parlato e Pan aveva eseguito. 
Non che il fratello approfittasse della situazione anzi tutt'altro, lui sembrava non accorgersi minimamente di come la sua donna era andata incontro ad un radicale cambiamento! Era qualche anno ormai che la migliore amica non faceva altro che dipendere dal fratello, in parte Bra sapeva benissimo che quest'atteggiamento era una risposta alla paura di perderlo nuovamente ma calpestare la propria dignità, la propria indipendenza per una causa simile è del tutto improponibile.
Erano i momenti come quelli in cui la turchese si sentiva più sola: Pan, la sua Pan, la sua eroina non era la donna debole che aveva di fronte in quel momento... Era la ragazza tosta e fiduciosa, sincera e coraggiosa, che sputava la verità in faccia e che avrebbe ucciso chiunque le avesse tolto la sua dignità. 
Erano anni ormai che quella Pan era morta e sepolta, e se non fosse stato per Goten, probabilmente la Turchese al tempo sarebbe stata sua compagna di viaggio.
L'avrebbe aspettata anche per anni se necessario, "quella Pan" DOVEVA TORNARE perché quello spettacolo di poco prima era davvero raccapricciante. 
No... Correzione: quello che stava accadendo sotto ai suoi occhi in quel preciso istante era raccapricciante!
L'arrogante, manesca, antipatica e fredda Pan civettava col suo adorato pur di convincerlo ad accompagnarla agli allenamenti di Vegeta. 
Vogliamo parlare di Trunks? 
Naturalmente il poverino, tornato stanco morto da lavoro acconsentì felice alle richieste della ragazza. 
"Beh in fondo non sarebbe male. La mamma vorrebbe vederti Trunks!" l'interruppe la Turchese. 
"Bene. Allora porteremo anche Goren con noi, dal momento che si prospetta una serata lunga! 
Bra tu che fai? Vieni?" chiese gentilmente il fratello. 
Con loro? No... Non aveva voglia di tornarsene a casa. 
"No fra un'ora ho lezione in palestra! Andate pure ci vediamo" 
"Bra scusa puoi dire a Goten che sono andati tutti via?" 
Pan e le sue solite richieste impossibili. 
Lei doveva eliminare Goten, se fosse andata in camera sua sarebbe stata la fine! Non avrebbe resistito al suo fascino, alle sue carezze e si sarebbe lasciata andare. 
Eppure non poteva rifiutarsi, non aveva più scuse da utilizzare! Allora, decisa a non cedere alle tentazioni, si diresse verso casa di SON GOKU, ma invece di entrare dalla finestra della camera del suo pseudo-ragazzo, decise di "attaccare il suo leggero e delicato ditino" al campanello.
 
 
 
"Ma si può sapere chi... Bra?" 
Si ritrovò davanti un'immagine sbalordita e incredula del Saiyan. 
"Non ti mettere strane idee in testa, sono venuta per conto di Pan a dirti che in casa non c'è più nessuno.. In nessuna delle due case! Sono riusciti a sfuggire alla parlantina di tua nipote. 
Ora vado ciao"
Fece per voltarsi, ma improvvisamente una forza troppo potente per lei la costrinse a far del petto del moro la sua nuova dimora, quella mano così calda che le aveva serrato il polso, in quel momento era situata sotto il capo della bella, lasciando però che la ragazza avesse via libera per muoversi o allontanarsi.  
E lei ce la stava mettendo tutta per imporsi di allontanarsi, ma il suo cervello in quel momento sembrava aver perso qualsiasi collegamento con i suoi arti, per cui si ritrovò ad essere cullata dalle carezze di colui che l'aveva "rubata" da tanto tempo.
Tanto sapeva come sarebbe andata a finire, lui le avrebbe concesso qualche carezza e poi inevitabilmente l'avrebbe sedotta, portandola in camera sua.
Loro facevano sempre così, perché probabilmente era l'unico modo che conoscevano per non pensare a nulla e godersi appieno la propria vita, eppure non sempre era il metodo più giusto da adottare e la prova stava proprio nel fatto che dopo tutti quegli anni i due non erano riusciti a parlare di Goku, Bra non sapeva cosa pensasse il moro, non sapeva come si sentisse... Nulla!
La vita le aveva sempre insegnato che le parole non contano... Sono i fatti a contare. In quel momento la dolce Saiyan avrebbe tanto voluto fare quattro chiacchiere con l'intelligente che aveva detto per primo quella frase. 
Le parole in alcuni casi contano... Contano eccome.
 
Bra nel frattempo attendeva quel gesto che l'avrebbe sconfitta e l'avrebbe condotta direttamene nella camera del ragazzo, descrivendo per l'ennesima volta scene già viste, esperienze già vissute... Quel gesto che però non arrivò.
"ehm.. Senti Saiyan, per quanto tempo hai intenzione di stritolarmi?"
"Finché non ne avrò abbastanza, principessa!" 
Quelle poche parole, pronunciate dal moro che la circondava amorevolmente le scaldarono il cuore, la fecero sentire felice senza un apparente motivo, e una strana sensazione prese possesso del suo corpo per non lasciarla più: non erano i brividi che provava abitualmente quando lei e il ragazzo si provocavano, erano brividi di altro tipo, che per una qualche strana ragione lei non aveva mai avvertito in vita sua.
Nacque in lei l'irragionevole impulso di abbracciare a sua volta il ragazzo, e senza esitare lasciò che i suoi sentimenti fossero chiari agli occhi del suo lui, alzò il viso per guardarlo negli occhi e notò che quelli di Goten brillavano di una luce intensa da far invidia ai raggi luminosi stessi. 
Il viso del giovane lentamente prese ad avvicinarsi, finché la punta del naso non andò a sfiorare quello della sua bella, fu a quel punto che Bra chiuse gli occhi per lasciare che quei sentimenti  invadessero appieno il suo animo, conscia che le emozioni si avvertano solo col cuore. 
Il bacio che si scambiarono fu lento e dolce, le mani di lei accarezzavano i capelli di lui, mentre quelle di Goten scivolavano dolcemente sulla schiena della bella Bra, stringendola sempre più a se, finché i loro corpi non costituirono un puzzle in cui ogni pezzo combacia alla perfezione con l'altro. 
Si staccarono dopo un po' quando, le loro labbra stanche ma ancora avide di quelle dell'altro, a poco a poco si allontanarono lasciando una profonda impronta sul cuore di ciascuno. 
La mano destra della Turchese andò ad accarezzare la guancia del suo adorato moro, mentre quella del figlio di Goku prese possesso del collo della sua bella mentre con il pollice le accarezzava piano la pelle del viso. 
"Bra... Ascoltami" 
"Dimmi Son" rispose curiosa la donna, colpita anche dallo sguardo perso e profondo del suo uomo, colpita dal fatto che nessuno l'avesse mai guardata in quel modo, colpita dalla reazione che il suo cuore aveva a quello sguardo. 
"Tu hai detto che dieci anni fa, ti ho 'rubato' giusto?" chiese il figlio di Chichi, titubante. 
"Mmm a dire il vero l'hai detto prima tu ma comunque si... Continua!" 
Lei e il suo tono scherzoso, Goten non poteva far a meno di adorarlo, quando lo utilizzava la voce della sua lei si alzava in modo quasi impercettibile, ma lui ormai poteva notarne facilmente la differenza. Perché di lei sapeva tutto. 
Avrebbe potuto scrivere un libro, se non fosse stato completamente geloso di comunicare tutti i segreti che aveva imparato a conoscere della sua Bra.
"Beh allora siamo pari. 
Perché anche tu hai rubato qualcosa a me..." 
Il suo volto così impaurito e dolce del ragazzo ricordava alla turchese quello di un cucciolo abbandonato, avvertì il bisogno impellente di abbracciarlo, e l'avrebbe fatto se non fosse stato per il fatto che le aveva dato della ladra!
"E no, eh! Io sono tutto ma non sono una ladra. Cosa ti avrei rubato fammi sentire!!" chiese con tono infastidito la ragazza. 
"Ma vedi tu non sai di avermelo rubato" ripeté lui, fortemente imbarazzato. 
"No senti giuro che non t'ho rubato nessun tipo di contraccettivo! Tu sei l'unico..." 
Non era proprio a quello che il giovane voleva arrivare, eppure quel 'Tu sei l'unico ' l'aveva spiazzato, il cuore gli aveva preso a battere, ma fu proprio quello che gli diede la forza di andare avanti, anche se, doveva ammetterlo, non capiva bene il perché Re Kaioh o chiunque vi fosse al di sopra avesse scelto proprio lui per mutarlo in un cucciolo innamorato, come Trunks! 
O forse era semplicemente Bra Brief con i suoi occhi vispi, la sua risata cristallina e il viso da eterna bambina a causargli quest'effetto. 
"Vedi Bra...". Goten prese un respiro profondo, poi guardandola negli occhi continuò "Tu mi hai rubato il cuore".
La ragazza prima sgranò gli occhi, rimanendo incantata sul viso del ragazzo per qualche minuto, poi il suo volto divenne improvvisamente rosso. 
Goten guardò terrorizzato la donna per tutto il tempo, spaventato per la sua possibile reazione, vide le guance di lei ingrandirsi a poco a poco, le labbra piegarsi in modo alquanto inusuale e infine... Scoppiare! 
"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Oddio Son come sei buffo! Fra l'altro sei un pessimo bugiardo!" esordì la ragazza. 
Il figlio di Goku dovette rimanere immobile qualche minuto per riprendersi dallo shock, poi quando ebbe trovato il coraggio e rilassato i nervi, staccandosi dall'abbraccio, la prese per le braccia  e chiese: 
"Ma non mi credi? Ah e comunque la prossima volta quando ridi non mi sputare!" 
"Mica è colpa mia se ho una risata prorompente!? E comunque no te l'ho detto che sei un pessimo bugiardo: ho capito benissimo che questa è una tecnica per condurmi alla sconfitta totale. Ma non ci casco 'seconda mano' del cavolo!" confessò la donna. 
Il moro rimase spiazzato anche dalla risposta di Bra, non avrebbe mai pensato che la ragazza fosse così lontana dall'idea di avere una relazione normale, pensava invece che lei come tutte le donne volesse una famiglia e vivere felice con l'uomo che ama. 
Forse il problema era proprio quello: lei non amava Goten, in quei dieci anni aveva sempre saputo distinguere fra sesso e amore, cosa in cui lui invece non era riuscito. 
Decise di stare al suo gioco, per capire appieno la situazione.
"Non ti piacerebbe essere la mia donna?" 
" E dai Son! Smettila di scherzare... 
Te lo ricordi com'è cominciato tutto?
Con un gioco." 
"Con una sfida, per la precisione" la interruppe lui.
"Ecco appunto! Io ho solo 29 anni, non mi è mai passato per la testa di sposarmi e mettere su famiglia, cioè a dire il vero c'ho pensato ma vedi... So di avere ancora molto tempo!"
"L'anno prossimo avrai 30 anni... Non sei più tanto giovane" provò a spiegare il moro, adagiandosi sul divano, assieme alla ragazza. 
"Non pronunciare quel numero infausto!" s'indispettì lei. 
Passarono alcuni secondi in totale silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Come poteva Bra spiegare al ragazzo che lei in realtà non faceva altro che pensarci, che quei 29 anni le davano parecchio fastidio, e che una famiglia l'avrebbe voluta praticamente da anni ormai. 
Come spiegarglielo? 
Se avesse detto una cosa del genere probabilmente Goten l'avrebbe mandata via, lasciandola libera di innamorarsi e crearsi una nuova vita. 
Aveva pensato molte volte che il rapporto fra lei e il Saiyan era un rapporto inutile ed inconcludente, ed era anche vero! Tuttavia, non riusciva a staccarsene perché era diventata una droga, stare senza il suo adorato moro le provocava forti crisi d'astinenza. 
Se era all'amore che doveva rinunciare per Goten allora l'avrebbe fatto ad occhi chiusi! 
In fondo l'esperienza le aveva insegnato che l'amore altro non era che un involucro di sofferenza e delusione. 
Lei voleva essere felice. 
Per cui anche se da una parte, era l'amore che tanto vagheggiava, sapeva benissimo che non avrebbe mai voluto innamorarsi più: l'amore che sognava lei era quello fiabesco, che nella vita reale non poteva trovar posto.
E Goten invece? Lui aveva già 41 anni, forse lui avvertiva la necessità di una famiglia in maggior modo rispetto a lei, perché lui concretamente una famiglia completa non l'aveva avuta, se non per brevi periodi. 
Le risalì alla mente la fotografia in camera del ragazzo, che ritraeva la famigliola felice, le sue parole rivolte a Goku le rimbombarono in mente e capì che non avrebbe mai lasciato da solo il suo adorato. 
"Senti Son.. Come ti ci vedi fra 10 anni?" chiese improvvisamente, ansiosa di conoscere la risposta. 
"Bella domanda, principessa! 
Beh... In una casa, con la mia donna, con dei bambini possibilmente e... Un cane! 
Ah e preferirei continuasse a persistere questo periodo di pace... La guerra stanca!"
Bra rise. 
Rise perché il suo ragazzo non riusciva a rimanere serio per più di mezz'ora, poi però ripensò alle sue parole. 
Lui una famiglia la voleva. 
Come aveva pensato. 
"Tu come ti ci vedi?" la interruppe lui. 
"Fra 10 anni? Con te..." rispose senza pensarci. 
Goten voltò il viso verso la ragazza, e rimase a fissarla per un bel po' con occhi increduli: la sua espressione così triste e colpevole, risvegliò nel moro un profondo senso di gioia. 
La prese per le braccia e la condusse sul suo petto, lei glielo lasciò fare e senza alcuna esitazione si lasciò cullare per pochi minuti, assaporando quelle dolci emozioni scaturite dallo stare fra le sue possenti braccia. 
Gli diede un bacio delicato sulle labbra, non sapeva nemmeno bene cosa l'avesse spinta a farlo ma, osservando la sua espressione felice e vittoriosa, non poté che impazzire di gioia. 
Si ripromise di farlo più spesso. 
"Con me eh? Non riesci proprio a staccarti da me! 
Ammettilo che t'ho letteralmente rapito cuore e mente." scherzò il giovane. 
"Non montarti." rispose cinica lei.
"Ammettilo" 
"Son... Hai mai pensato di fare il giullare? 
Potresti fare soldi." 
Anche lei adesso cominciava a scherzare. 
Come al solito. 
"Mi meraviglio! Un giullare non si addice ad una principessa" rispose con superbia il ragazzo. 
"Giusta osservazione... Beh vorrà dire che sarai solo uno dei miei amanti!" rise la Turchese.
Goten, come risvegliatosi da un sogno, prese a fare il solletico alla sua donna e con voce rotta dal riso, esclamò: 
"A proposito... Nessuno dei tuoi amanti è all'altezza delle tue attenzioni? 
Questa me la paghi, Brief" 
Bra, con le lacrime agli occhi e senza smettere di ridere, sfuggì alla presa dal ragazzo, dando così inizio ad una caccia vera e propria. 
Prima si rifugiò in cucina dove Goten riuscì subito a raggiungerla, corsero attorno al tavolo per tempo incerto e quando finalmente il moro sembrava averla in pugno, la ragazza scattante spiccò il volo verso il corridoio. 
"Ehi, volare non vale!" provò a obbiettare lui, ma la donna era ormai lontana, fluttuante per i corridoi di casa Son, impaziente di rivedere il suo cacciatore. 
E così la corsa ricominciò, anche Goten prese a ridere a crepapelle, perché il viso della donna, che probabilmente amava, contratto in una smorfia di divertimento era la scena più bella che avesse mai potuto  sperare di vedere, e lo sguardo illuminato della bella era puro alimento per i suoi occhi.
Il figlio di Goku riuscì ad acchiappare la "principessa" solo quando ella si rifugiò nella camera del ragazzo. 
Troppo scossa dalle risate si lasciò trasportare sul morbido letto, guardò ancora Goten in volto e gli disse: 
"Son sei troppo vecchio per queste cose!" 
E aveva ragione. 
Lui era grande, molto grande e tutta quella relazione non era fatta per lui, ne era ben consapevole, ma... 
Non c'avrebbe pensato, almeno per un po' di tempo avrebbe lasciato che le labbra di Bra fossero il suo tesoro più grande, il suo nutrimento e le sue braccia la sua dimora. 
"Senti" continuò la turchese "perché non continuamo la caccia nel modo migliore che conosciamo?" 
"Mmm... Illuminami bimba" la provocò lui. 
"Ma come? Quello in cui siamo più bravi! 
Adesso ti faccio vedere..."
 
 
 
I giorni trascorsero lenti nell'universo  dei giovani guerrieri, nella più totale tranquillità giunse il tanto desiderato compleanno del piccolo Goren, che quel mattino riposava nella stanza più soleggiata della piccola casa situata sui monti Paoz, assieme al caro Junior. 
Nella stanza accanto invece, una donna dai folti capelli neri, stava pian piano aprendo gli occhi, cullata dal dolce calore di quella bella giornata afosa e dall'amore vigente in quel bellissimo "nido": allungò la mano dall'altra parte del letto per cercare il corpo del suo compagno di vita, ma con sua grande delusione notò che la parte destra del letto matrimoniale era fredda e vuota. 
Probabilmente Trunks era sveglio già da parecchio tempo. 
Pan aprì completamente gli occhi, raccogliendo la sveglia sul comodino affianco.
"Coooosaaaaa?" urlò in preda al panico, notando l'ora tarda. 
Si alzò velocemente dal letto, correndo nella camera dei due bambini e svegliandoli con "tutta la grazia" che avesse in corpo. 
"Avete 11 minuti per lavarvi e vestirvi, e 3 per fare colazione! 
Forza!!!" 
Detto questo, la Saiyan aprì con forza le tende, lasciando che la stanza si ricoprisse di una forte luce giallastra e tolse le coperte ai due bambini, per conceder loro "un risveglio dolce come lo zucchero" 
Poi corse a lavarsi anch'ella.
"Aaaaaah amore scusa... Tanti auguri!!" urlò baciando il suo bambino, e correndo nuovamente a prepararsi. 
Junior e Goren si rivelarono particolarmente veloci nel prepararsi, per cui tutti e tre si diressero allegri in casa di Chichi, che stava preparando un'abbondante colazione per la sua ciurma di Saiyan. 
Goren fu immediatamente immerso da un'ondata di auguri, che gli tolsero minuti fondamentali, che avrebbe voluto dedicare alla colazione. 
"Tesoro io vado alla CC, ci vediamo nel pomeriggio" avvertì Trunks alla compagna, dopo averle dato un leggero bacio a fior di labbra. 
"Ah Trunks, mi dai un passaggio? Devo andare in palestra." s'intromise Goten. 
"Da quando i turni sono così presto la mattina?"
Pan era particolarmente confusa e a dirla tutta.. Sospettosa, ma non indagò oltre, sapendo che lo zio le avrebbe detto tutto al momento opportuno, finse perciò di credere al "Ho del lavoro da sbrigare" del moro. 
 
Pan, Goren e Junior volarono finché non raggiunsero la città, dopodiché decisero saggiamente di proseguire a piedi. 
Quando giunsero dinanzi un enorme edificio, Junior avvertì la sorella che non avrebbe proseguito oltre, e che avrebbe raggiunto la scuola con un'amica. 
La mora dopo aver preso in giro non poco il fratellino, andò avanti con il figlio, rimanendo assorta nei suoi pensieri quasi per tutto il tragitto. 
Incredibile a dirsi, il piccolo Junior era cresciuto in un batter baleno diventando il piccolo don Giovanni della famiglia, con sommo piacere dello zio Goten. 
Le nuove generazioni erano precoci... Particolarmente precoci! 
Inevitabilmente si trovò ad osservare anche Goren, e chiedersi come sarebbe stato fra qualche anno: il viso del bambino era imbronciato, gli angoli della bocca leggermente inclinati verso il basso. 
"Goren, perché sei triste?" chiese preoccupata. 
"Junior è diverso" rispose il bambino, leggermente dispiaciuto. 
"che vuoi dire?" 
"Che prima giocava sempre con me, adesso sembra... Preso da altro! 
Mi ha raccontato di essersi trovato una migliore amica!" si lamentò anche lui. 
"È normale tesoro... Junior sta crescendo e.. Come dire.. Gli interessi cambiano! 
Anche tu potresti trovare una migliore amica!" le spiegò lentamente Pan. 
"Ma femmina?" 
"E certo! Mi-chan ad esempio... 
Ti vuole molto bene. 
Le bambine sono diversi dai bambini, potresti imparare tanto e insegnarle tanto!"
"In cosa sono diverse?" chiese confuso il piccolo.
"Mi vengono in mente un paio di cosette.. Ma lo scoprirai quando sarai più grande! 
In qualunque dei casi.. Vedrai ti interesserai... Più in lá!" sorrise la madre. 
"Si ma io voglio sapere in cosa son..." 
"Shhhhhhhh"
Il bambino non riuscì a terminare la frase che la madre lo ammonì, tappandogli la bocca, se lo porto dietro ampio strato di cespugli e alberi, e quasi fosse una spia incominciò ad avere uno strano comportamento. 
"io lo sapevo!" sussurrò trionfante la mora. 
Il bimbo voltò di poco la testa, osservando la scena agghiacciante che gli si proponeva a pochi metri di distanza: la zia Bra, la sua zietta, aveva posato le labbra su quelle di quello stupido zio Goten.
La sua zia Bra era fra le braccia dello zio?
Il mondo stava andando in fumo ne era certo!  Oppure qualche nuovo nemico aveva preso possesso delle menti degli zii!
Era l'unica spiegazione. 
"Adesso gli faccio vedere io a zio G..."
"NOOO!" lo interruppe di nuovo la madre. 
"Fammelo picchiare, fammelo picchiare!!" insisté il bambino.
"Dai tesoro, vedi come sono carini!"
"Ma zio Goten non può renderla felice come potrei io!" 
"D'accordo: quando sarai più grande puoi riprendertela. Ora zitto!" lo ammonì Pan. 
"Vuoi vedere come mi metto a urlare?" la provocò il pargolo. 
"Figlio degenere cosa hai detto?" chiese la donna. 
"Hai capito benissimo." 
"D'accordo quanto vuoi? Ti avverto non ho molti soldi, al massimo potrei dar..." 
"Non voglio andare a scuola" si affrettò a dire il piccolino di casa Son. 
"Tu sei pazzo?!?! Se Nonna Chichi venisse a saperlo mi ucciderebbe."
"Non glielo diciamo!" tagliò corto lui.
"Lei ha occhi dappertutto!!!" insisté la madre. 
"Urlo" 
"NOOO! D'accordo. 
Oggi niente scuola. Ma che mente malvagia che hai.
Adesso però zitto e ascoltiamo"...
 
"Salve principessa" salutò Goten.
"Salve nonnino. Messa la dentiera stamattina?" rispose la bella figlia di Vegeta.
"Si ma non sono sicuro che abbia aderito bene... Potresti controllare?"
"Mmm subitissimo" esclamò la donna sensualmente, mentre lentamente avvicinò le sue labbra a quelle del moro... Ancora una volta. 
Si scambiarono un lungo bacio sensuale dietro le mura della grande palestra, sicuri che tutti quegli alberi e cespugli fossero un ottimo riparo da sguardi indagatori.
Goten allora subito si mise all'opera, portando una mano sulla coscia della donna, e alzandole la Già cortissima gonna, mentre con la mano sinistra si assicurò di averle alzato per bene la maglia. 
 
"Oh. Oh! Questo è uno spettacolo vietato ai minori di 20 anni! Su andiamo piccolo Goren! Abbiamo visto abbastanza" sussurrò Pan ancora nascosta, mentre con un mano si assicurò di aver coperto la visuale al bambino. 
"Che facevano?" urlò il bambino non appena furono lontani dalla palestra. 
"Ehm... Si abbracciavano!" si trovò a mentire la mora. 
"Tu non ne sapevi nulla?" chiese curioso il figlio. 
"No" 
"e non sei arrabbiata con loro?"
"Arrabbiata? Forse un po'... Ma fa niente! Posso comprenderli benissimo... 
Avevo già un sospetto da anni, ma continuerò ad aspettare che siano loro a prendere la decisione di dire tutto a me e papà." spiegò serena Pan. 
"Sei la migliore mamma!"
Con un sorriso sul volto, cominciarono a girovagare mano nella mano, per le strade della Città dell' Ovest. 
 
 
 
 
 
"Kotomi, che hanno le femmine di diverso?" chiese Goren, rimembrando le parole che la madre gli aveva rivolto la mattina. 
La bambina si aggirava liberamente per i corridoi di casa Son in cerca dello zio, in quel momento non avrebbe voluto vedere Goren, non appena era arrivata non le aveva dato nemmeno il tempo di dargli gli auguri! 
Era arrabbiata! Furiosa! 
"Che c'è adesso mi rivolgi la parola?" chiese sprezzante lei. 
"Uffa ma non puoi solo accettare le mie scuse? Vedi che sei insopportabile???" le fece notare il piccolo. 
"Non mi pare di aver sentito quella parolina uscire dalla tua bocca!!!"
"Sc... A" sussurrò il bambino.
"Non ho sentito" lo provocò la piccola!
"Non lo ripeto!"
"Sto scherzando! Cosa volevi sapere?" chiese gentilmente la bambina. 
"Che hanno le femmine di diverso dai maschi?" chiese ingenuamente il moro. (**)
"Beh... Le codine!"
Mi- chan adorava le sue codine bionde, a Goren non dispiacevano. 
In fondo le stavano bene... Ma questo non l'avrebbe mai detto a nessuno. Nemmeno alla bimba stessa. 
"Vieni andiamo fuori. E continua" la incoraggiò il figlioletto di Pan.
Arrivarono davanti all'uscio della porta, dopodiché Kotomi si fermò di colpo e facendo una giravolta chiese: 
"Guardami... Che ho di diverso?" 
Goren guardò prima la bambina, poi lui le disse: 
"Porti la gonna!" 
"Hai ragione. Tu non la puoi portare, sei un maschio" osservò la biondina. 
Lui, curioso, si avvicinò sempre di più alla figlio di Marron e lentamente le alzò la gonnellina, provocando stupore nella bambina che lanciò un piccolo urlo e provvide subito a ricomporsi. 
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Nello stesso istante in cui avvenne tutto ciò, quattro occhi erano puntati sui due bambini: Bra e Goten, sgomenti, erano sopraggiunti a chiamare Goren per avvertirlo dell'arrivo del padre, ma rimasero pietrificati dalla scena che si presentò ai loro occhi. 
"Goren, Kotomi. 
Divano" disse il giovane Son rapidamente. 
I due bambini si guardarono confusi e seguirono le indicazioni dello zio del moro mentre Goten e Bra ugualemnte si sedettero sul divano di fronte. 
"Che stavate facendo?" chiese la sorellina di Trunks, leggermente preoccupata. 
"Stavo vedendo perché Kotomi è diversa da me" rispose ingenuamente il bambino. 
"È femmina, è normale che è diversa da te!" rispose il figlio di Goku.
"Non è colpa di Goren, lui non sapeva!" s'intromise Mi-chan. 
"Sentite bambini, non si fanno queste cose. Dovette avere rispetto reciproco non so.."
Bra, che aveva cominciato a spiegare ai due bambini cosa ci stesse di male in quella azione, fu interrotta da Goten, il quale seriamente disse: 
"Queste cose si fanno da sposati! 
Goren, tu vuoi sposarla?" 
Ci fu un minuto di silenzio per il cervello del povero zio, ormai passato a miglior vita: la turchese era ormai prossima ad una crisi di nervi, i due bambini invece guardavano increduli il moro, rimasto ancora serio dopo quello che aveva chiesto al nipote. 
"Non lo faccio più. Ok?
Andiamo Kotomi..."
Detto ciò, i due bimbi uscirono fuori la porta.
 
"Goreeeen"
"Papàààà" urlò il piccolo, buttandosi fra le braccia del padre.
"Tieni, questo è per te!" 
Trunks, diede in mano al bambino un pacco abbastanza sottile ma molto lungo, che il bambino scartò in pochissimi secondi. 
"È una spada!! Guarda Kotomi!!!
Grazie papà!" urlò in preda alla gioia il piccolo. (***)
"Mia nonna ti ucciderà!" esclamò Pan, baciando il lilla. 
"Sai che mi adora troppo per farlo" rispose sicuro di se l'uomo.
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"Ahahahah forza Kotomi. All'attacco!" scherzò il figlio di Pan, provocando la bambina. 
"Cerchi guai piccolo Son? Vuoi combattere?" chiese la bimba stando al gioco. 
"Perché tu sai combattere?" 
"Certo! Me l'hanno insegnato i nonni e zio 17!" rispose la bimba fiera di se. 
Goren rimase meravigliato, pensava che Kotomi fosse una bimba tutta codine e buone maniere... Ma si sbagliava!
Era forte la piccola Mi-chan. 
"D'accordo.. Allora iniziamo!"
"Sono pronta!"
"Aspetta! Devo chiederti una cosa." si affrettò a dire il piccolo.  
"e cioè?" chiese la bionda. 
"vuoi essere la mia migliore amica?" chiese timido. 
"Si ma... cosa fa una migliore amica in particolare?" 
"Non lo so ma ti farò sapere, adesso combattiamo!"
 
 
 
La festa del piccolo Goren proseguì fino alla fine nel migliore dei modi: tutti gli invitati si divertirono mangiando e ridendo, e passando le ore in completa compagnia.
La riunione "familiare" si protrasse fino a tarda sera, tant'è che Goren, Kotomi e Junior, che si aggiunse più tardi, si lasciarono cullare fra le braccia di Morfeo, non appena si sedettero sul comodissimo divano a casa di Nonna Chichi. 
Il primo a svegliarsi fu proprio il festeggiato, che notando un certo fastidio, si rese conto di dover subito correre in bagno: scese piano dal divano nella speranza di non svegliare anche Mi-chan e il piccolo zio e si fece trasportare più dai suoi piedi che per suo volere stesso, fino all'entrata del bagno. 
Aprì la porta con molto facilità, nonostante non fosse così alto ed entrò, ormai giunto al limite. 
Tanto era il sonno che lo aveva colto che non si rese conto che in realtà in bagno era già presente qualcuno, poteva avvertire delle voci leggerissime, coperte però dal frusciare dell'acqua della doccia. 
Spostò la tenda e rimase agghiacciato dalla scena che i suoi poveri occhi furono costretti a vedere: una zia Bra, tutta bagnata e mezza nuda, incollata alle labbra e al corpo dello zio Goten, mezzo nudo anch'egli.
Bra non appena scorse il bambino soffocò un urlo e alla svelta prese a coprirsi tutte le parti del corpo particolarmente esposte. 
"Zio Goten. Zia Bra. Nel mio ufficio" disse dittatorialmente il bambino, imitando il tono che lo zio aveva usato con lui e Kotomi nel pomeriggio. 
 
 
"Così il tuo ufficio sarebbe camera mia?" chiese sarcastico il fratello di Gohan.
"Zitto, Son! 
Avevi chiuso la porta a chiave eh?" lo ammonì la turchese, mentre il Saiyan le concesse uno sguardo di scuse. 
"potrei dire tutto alla mia mamma..." li provocò il bambino. 
"NOOO!" risposero i due in coro. 
Goren in realtà ricordava benissimo che la madre era a conoscenza di tutto, tuttavia pensò che da quella situazione potesse ricavare bei soldoni, per cui anche se si ritrovò a mentire era consapevole di farlo "a fin di bene", almeno secondo i suoi criteri!
"Voglio i soldi!" rispose sicuro. 
"E figurati se non andava a finire così" constatò il moro.
"la prossima volta, SON, impari a controllare le porte invece di perdere contatti sulla terra non appena ti provoco. Ora sgancia" esclamò la turchese.
 
"Cosa stavate facendo?" chiese con tono indagatore il bambino.
"Stavo vedendo perché Bra è diversa da me" rispose Goten, imitando il nipote qualche ora fa. 
Bra, invece non poté far a meno, di colpirsi il viso con la mano destra, quasi a voler far intendere che la situazione era GRAVE... Che Goten era GRAVE... molto GRAVE!
"È femmina è normale che è diversa... 
Queste cose si fanno da sposati! 
Zio Goten, tu vuoi sposarla?" chiese il figlioletto di Pan, imitando ancora una volta lo zio nel pomeriggio. 
I due giovani guardarono sconvolti il bambino... Da quel momento in poi sarebbero stati giorni LUNGHI.. molto LUNGHI e soprattutto difficili.
 
 
 
 
 
In fondo le era sempre piaciuto girovagare per le strade di Satan City, soprattutto se le passeggiate avvenivano in compagnia del suo adorato bambino. 
La sua curiosità, la sua grinta e la sua innocenza le riportavano alla mente i tempi della sua infanzia, o della sua adolescenza più semplicemente, per questo era sempre stupendo stare in sua compagnia. 
Il sole che batteva sui loro volti, riscaldando i cuori di entrambi, il leggero venticello in contrapposizione ai caldi raggi solari, le risa dei bambini che si estendevano per le strade, i giovani che passeggiavano senza alcuna meta precisa e gli adulti, visibilmente più indaffarati, che correvano di qua e di là, per giungere al luogo desiderato, rendevano quella giornata più piacevole del solito: ogni singolo elemento sembrava aver occupato il proprio posto nella vita, come se essa potesse essere sintetizzata in un semplice quadro. 
Goren correva avanti, ridendo e scherzando col piccolo Gil, mentre Pan osservava sorridente la scena che le si mostrava di fronte; molti erano i momenti in cui le mancava l'avventura, la scarica di adrenalina nei combattimenti, e perché no anche la paura che da vita al classico spirito di sacrificio, ma proprio quando osservava quelle immagini tanto piacevoli, si rendeva conto di quanto fosse stupida anche solo a pensare a cose del genere. 
Non avrebbe mai permesso che la vita di suo figlio fosse messa a repentaglio, il solo pensarci le provocava terrore e angoscia, meglio che il suo bambino fosse vissuto nella più completa pace e serenità, anziché nel grigiore della guerra. 
Anche perché ora le sfere del drago non c'erano più. 
Erano andate via. 
Con Lui. 
Con l'adorato nonno.
E brutto a dirsi, ma con il nonno erano andati via anche i guai!
Eppure non poteva fare a meno di desiderare ardentemente il suo più completo ritorno, non perché volesse azione nella sua vita, ma solo ed esclusivamente per passare momenti tranquilli, quotidiani, UMANI anche con il suo più grande eroe, che tanto amava e che tanto le mancava.
"Goren aspetta!" urlò la mora, accortasi che il bimbo aveva accelerato il passo. 
Il bambino non era abituato ad attendere la madre, il più delle volte veniva lasciato libero di girovagare per la città, dunque quelle poche volte che Pan gli chiedeva di uscire insieme non poteva  starle un po' accanto? 
I bambini...
Accelerò il passo anche lei e, facendosi spazio tra la folla, nell'esatto momento in cui raggiunse suo figlio, un uomo le andò a finire praticamente addosso. 
In un primo momento fu tentata di commettere un omicidio, e con fare parecchio arrogante alzò il viso per guardare negli occhi colui che l'aveva urtata, dimenticando fra l'altro le buone maniere. 
Non appena i suoi occhi incontrarono quelli del suo interlocutore, tutte le sue forze si annullarono, improvvisamente si sentì pesante e le mani cominciarono a formicolarle, come poi prese a fare anche la testa. 
Quel viso se la ricordava bene: l'ultima volta che lo aveva visto era contratto dalla rabbia, quasi al limite della pazzia, adesso era sicuramente un viso più rilassato e calmo. 
Che avesse raggiunto la pace dei sensi? 
Ma se così fosse stato allora perché tornare nella città del Nord?
"Chi si rivede.. Ma noi ci incontriamo sempre così? 
Non sei cambiata di una virgola piccola Pan!" incominciò l'uomo dai capelli castani, lisciandole il viso. 
"Non mi toccare!" rispose lei, strattonandolo. 
"Non hai perso nemmeno il tuo bel caratterino" 
Sorrideva. 
E quel sorriso le provocava brividi per tutto il corpo.
Aveva paura, ma non tanto per se stessa perché era sicura che in qualche secondo avrebbe potuto farlo a brandelli, quanto più per il suo piccolino. 
Per tutto quello che quell'incontro avrebbe potuto comportare.
"Mamma?"
"Pan ghiro ghiro"
Goren  e Gil richiamarono l'attenzione della donna, Pan prima osservò il robottino che probabilmente aveva già intuito cosa stava accadendo, e poi il suo bambino che invece era nella più totale confusione. 
Lo prese per la manina e lo strinse a sé.
"Come pensavo. Così è lui?" chiese l'uomo gentilmente. 
"Senti... SPARISCI!" 
Detto questo, la mora in preda al panico più assoluto decise di correre via, e lasciarsi dietro quell'immagine mostruosa che stava invadendo la sua vita. 
Quell'uomo che non avrebbe mai voluto più incontrare nella sua vita perché mai era ritornato?
Cosa voleva ancora da lei? Dopo tutti quegli anni poi... 
Quegli occhi accesi di rabbia di anni addietro le occultarono la vista, un senso di nausea sopraggiunse improvvisamente e la testa cominciò a girarle. 
Volse lo sguardo verso Goren e improvvisamente capì tutto: prese il piccolo fra le sue braccia, e stringendolo forte a sé spiccò il volo, fra la distrazione totale della gente. 
 
La Capsule Corporation si ergeva dinanzi ai tre infondendo sensazioni di onnipotenza. 
Frettolosamente Pan entrò nell'atrio dell'azienda nel tentativo di trovar protezione dal suo amato Trunks; per la prima volta in vita sua non era responsabile solo della sua vita Ma anche e soprattutto di quella del figlio stesso e l'averlo messo in pericolo era il peggior dolore che potesse provare. 
L'idea di perderlo era un tormento. 
"Signora Pan cosa ci fa lei qui" chiese educatamente una delle più fidate segretarie di Trunks. 
"Keiko Perfavore mi può chiamare Trunks?" chiese tremolante la nera. 
"Il Presidente è in riunione... Ma" vedendo lo stato della donna non poté fare a meno di preoccuparsi, perciò Keiko continuò: " glielo vado a chiamare subito. Si sente bene?"
"Si non si preoccupi."
"Vuole che tenga io il bambino? Mentre lei parla, intendo."
Era una donna gentile, per cui a primo impatto Pan fu tentata nel lasciargli Goren, poi però cambiò subito idea, conscia che in caso di pericolo Lei avrebbe potuto difendere meglio il pargolo. 
"No grazie" rispose.
"D'accordo signora, arrivo subito" 
 
Goren avrebbe potuto difendersi da solo, ma se quell'essere spregevole gli avesse raccontato tutto, era sicura che il sul piccolo non avrebbe retto.. E l'avrebbe odiata. 
Il pensiero le provocava veri e propri spasmi di dolore.
"Pan? Che è successo? State bene?"
Lo sguardo preoccupato del Presidente la fece scoppiare, si buttò fra le sue braccia continuando a tremare, ma rimanendo sempre in silenzio. 
"Papà, la mamma è strana!" constatò il piccolo Goren. 
Trunks guardò il bambino e poi la donna, e pian piano li portò nel suo immenso ufficio: il figlio andò subito a sedersi alla scrivania, mentre i due genitori, tenutisi più distanti uno fra le braccia dell'altro cominciarono a parlare.
"Ehi, mi dici cosa è successo?" chiese il lilla, accarezzando il capo della sua compagna. 
Dalla sua voce sembrava quasi si stesse rivolgendo ad un bambino. 
E invece no.
Stava coccolando lei e tentando di incoraggiarla, o annullare la sua paura. 
Ma lui non sapeva. 
Pan alzò il viso dal petto del suo Saiyan, lo guardò per qualche secondo e sussurrando disse: 
"È tornato." 
"Chi?" chiese l'uomo senza capire di chi stesse parlando Pan. 
"È tornato" 
"Pan, chi è tornato?" 
"Quell'essere. È tornato per riprenderselo." 
Col capo alla fine indicò il piccolo Goren. 
E allora tutto fu chiaro al grande Presidente della Capsule Corporation: un lampo attraversò la sua mente. 
Un'immagine. 
E poi più nulla. 
Se non TERRORE.




IL DIARIO DI TRUNKS...
 
Lying close to you feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever









*riferimento al capitolo 14.
Goten e Bra parlano della gravidanza di Pan.
Il ragazzo sente sopraggiungere qualcuno e per non rivelare il segreto della nipote, bacia Bra, facendola zittire xD. 
La persona che assiste alla scena è proprio Gohan, a cui il fratello mente dicendo che lui e la turchese stanno assieme. 
Da allora Gohan crede che i due siano fidanzati di nascosto.
 
 
(**) ho voluto riprendere l'ingenuità di Goku nella prima serie, che non ha assolutamente idea di cose del genere xD 
E si spaventa quando vede che Bulma è... Come dire diversa! XD 
Questa però è una scena censurata, facilmente reperibile su youtube.
 
(***) Trunks dal futuro in Dragon ball Z ha una spada se ci fate caso. 
In Dragon ball GT essa non viene mai  fatta vedere, quindi ho pensato che non l'avesse ancora costruita! 
Perciò gliel'ho fatta costruire nella mia personale continuazione xD

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Capitolo 19
*** Harmony?! (1ª parte) ***


Ciao cari lettori.

Stavolta vi ho fatto aspettare di meno :) io come sempre mi scuso ma spero siate clementi ho iniziato anche l'università! 

Poi vi dirò, a volte perdo ispirazione pensando che la storia ha qualcosa che non va... Insomma paranoie. XD non voglio rubarvi troppo tempo, un'unica cosa: alla fine di questo capitolo non ci sarà la parte "il diario di Trunks" semplicemente perché questo capitolo è stato diviso in due ( a tal proposito posso dirvi che il continuo lo leggerete la settimana prossima) per cui troverete lo spezzone a fine capitolo successivo. 

Vorrei ringraziare voi che mi seguite e la vostra immensa pazienza. 

È una gioia per me, avere lettori così cari :)

A presto e un bacio! 

Aspetto come sempre vostri commenti.

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Erano passati circa 4 mesi da quando il piccolo Goren aveva scoperto i due zii assieme nella doccia, erano passati circa 60 giorni da quando il bambino aveva rivolto al moro la fatidica domanda 'Tu vuoi sposarla?' e lui era scoppiato in una fragorosa risata, erano passati circa 1440 ore da quando Goten aveva perso quel suo equilibrio e quella sanità mentale che gli permettevano di intrattenere quel rapporto sessuale con la sua partner di sempre, erano passati più o meno 86400 minuti da quando il figlio di Goku aveva accantonato la decisione di dichiararsi alla sua bella ed erano circa 5184000 secondi che non faceva altro che intristirsi e dolersi per la mancanza di coraggio e per la paura che Bra potesse rifiutarlo nuovamente, ponendolo dinanzi alla triste realtà secondo la quale fra due avidi di quel tipo di rapporto non può esservi nulla di più. 

Eppure quel "di più" era proprio la cosa a cui tanto lui aspirava e che tanto agognava, nonostante Bra non facesse altro che pensare che le sue non fossero altro che fandonie, come se lui fosse una bestia non bisognosa d'amore per andare avanti. 

"Accidenti..." sbuffò Goten.

"tesoro che hai?" esclamò Chichi armeggiando con pentole e fornelli. 

"Mamma!" 

Goten prese la madre per le spalle, stringendo forte le braccia della donna e con fare deciso le chiese:

"Mamma come hai chiesto a papà di sposarti?" 

"Goten ma che.."

"Dimmelo ti prego" 

"Lo sai bene non gliel'ho chiesto. 

L'ho minacciato al torneo." e con occhi sognanti, ormai condotta verso quel tunnel paradisiaco dell'amore la bella terrestre continuò: "Lui era lì davanti a me, confuso e ignaro di tutto, ed io ferma e immobile, con i muscoli contratti dalla rabbia, pronta a spaccargli la faccia per vendetta. 

Chiarita la situazione ha acconsentito a sposarmi e allora.."

"Ok basta mamma grazie.. Non posso prendere esempio da voi!" la interruppe il ragazzo. 

"Goten vuoi sposarti?!?!" chiese sconvolta la donna, ormai ritornata alla realtà.

Tremava e aveva gli occhi completante sgranati, certo la notizia era stata un duro colpo per lei ma Goten dovette notare che ella possedeva un grandissimo autocontrollo.

"Si mamma vorrei sposarla... 

Vorrei sposare la donna che.. Ehm.. A cui tengo molto!" ammise infine il moro, non riuscendo però ad esprimere al meglio i suoi sentimenti alla madre. 

"E la conosco questa ragazza, Goten?" chiese minacciosa la donna. 

"Certo che la conosci mamma" 

"VALESE?" 

"Cosa? Val.. No, assolutamente no! Valese è uscita dalla mia vita secoli fa! 

Questa ragazza è più importante, quando sono con lei mi sento... completo!" disse l'uomo, rassicurando in parte la cara mamma. 

La guardò sorridendo, e grattandosi la testa, continuò: 

"Però voglio che sia una sorpresa, non dire niente a nessuno e... Mi dispiace ma non posso assolutamente rivelarti la sua identità." 

"Okkei aspetterò impaziente, bambino mio" scoppiò Chichi, ormai commossa Oltre i limiti del naturale. 

"E dai mamma che fai? Piangi?"

"Tuo padre sarebbe molto fiero di te, tesoro mio!" sorrise lei, asciugandosi le lacrime. 

"Sai mamma, avevo proprio bisogno di sentirmelo dire" 

Goten abbassò il capo, mentre il cuore cominciò a palpitargli forte in petto: suo padre, il suo grandissimo eroe era fiero di lui. 

Questa era una delle vittorie più significative di tutta la sua vita, inevitabilmente Goku era ancora nel suo cuore e gli mancava.. Gli mancava da impazzire. 

Ma l'avrebbe aspettato. Come tutti. 

In quella casa, il tempo sembrava essersi fermato all'epoca in cui tutti loro erano assieme, all'epoca in cui il mondo risplendeva nella sua bellezza grazie agli eroi più forti dell'universo, e di conseguenza grazie al grandissimo Goku. 

Così da ormai 14 anni il gruppo di amici, compagni di mille avventure, usava radunarsi sopra quei monti che avevano il SUO stesso profumo, quei monti così accoglienti e amichevoli proprio come LUI, ciascuno portando con sé il dolore di sempre e la speranza che di lì a poco il Saiyan più umano di tutta la galassia entrasse trionfalmente in scena.. Di nuovo.

"Ah tesoro, ascolta... 

È arrivata questa lettera indirizzata a Pan. Gliela puoi consegnare? 

Io devo finire di cucinare." 

Detto così, la donna tornò ai fornelli.

Il moro invece, scrutando la busta bianca, notò con grande sollievo che nel nome del destinatario era specificato accanto a quello della nipote, la dicitura "Direttrice generale, Sayan Golden Gym". 

Avuto la certezza che la lettera aveva a che fare con la palestra l'aprì con violenza, consapevole che Pan non gli avrebbe detto nulla; cominciò a leggere e man mano che quei pochissimi righi s'inoltravano sotto forma di impulsi al suo cervello non poté far a meno di dar spazio sul viso, inizialmente imbronciato e preoccupato, ad un larghissimo sorriso.

 

 

"Pan, grandissima notizia!" 

La voce di un uomo la ridestò dal suo momentaneo impegno: i compiti di Goren. 

Lei era sempre stata particolarmente incapace nello studio tant'è che anche nonna Chichi ci aveva rinunciato col passare degli anni, e a tal proposito doveva ricordarsi di ringraziare la mamma e il padre per aver deciso di procreare quello splendore di suo fratello, lasciando che l'attenzione ricadesse in maggior misura su di lui. 

Eppure quel giorno ne stava pagando le conseguenze: era cominciato tutto un mese prima, quando Junior, Kotomi e Goren avevano portato a casa un gattino randagio, e lei, si proprio lei, si era tanto battuta per dare una casetta a quella povera creatura. 

Fino a quel momento nessuno aveva trovato da ridire, finché il pomeriggio del giorno precedente sempre lei aveva proposto al figlio di allenarsi un po' in casa, prima di cominciare i compiti.

Il vero casino era piombato nelle loro vite quando la mora, per evitare un colpo del bambino, era andata a sbattere contro il piccolo armadio su cui sovrastava l'antica urna, contenenti le ceneri della povera madre di Videl: una distesa di polvere sul pavimento, un vaso di non poco valore andato in mille pezzi e il gatto che aveva avuto la grandissima idea di fare i propri bisogni su una parte delle ceneri. 

Un disastro.. Un completo disastro! 

Goren, che aveva sempre avuto un fiuto eccezionale per gli affari (avendo sicuramente preso dal nonno Satan), aveva convinto la madre ad accettare un accordo: lui si sarebbe preso tutte le colpe se lei gli avesse fatto i compiti per un mese. 

E così fu: Goren venne messo in punizione da lei stessa, che dovette fingere una reazione a dir poco terrificante. 

Inoltre era stato categoricamente ordinato che il dolce e caro gattino fosse mandato via da quella casa, per cui a gran voce tutti optarono per farlo ospitare da Mr. Satan, la cui abitazione fra gattino, cagnolini, bizzeffe di bambini e ragazzetti era diventata praticamente un incrocio fra un asilo nido e uno zoo. 

Aspetto interessante. 

E Pan. 

Pan si era trovata da un momento all'altro a rimembrare fisicamente i giorni tanto odiati di intenso studio di circa 10-11 anni prima. 

Non che fosse completamente ignorante, ma molte piccolezze non le erano mai entrate in mente. 

La matematica ad esempio.

Perché studiare tante cose complicate quando per vivere basta semplicemente saper fare addizioni, moltiplicazioni, sottrazioni e divisioni? 

Per il resto?... C'è la calcolatrice!

E lei la matematica l'aveva sempre odiata. 

Ora invece era tornata a far compagnia alle sue vecchie espressioni binomiali, parametriche e chi più ne ha più ne metta! 

Non poteva certo non capire il suo bambino! Erano ore che provava a svolgere lo stesso esercizio senza mai trovarsi, proprio per questo fu eternamente grata a Goten, che con la sua voce troppo alta e profonda, l'aveva anche se solo per pochi minuti allontanata dalla sua occupazione. 

"Pan allora siediti e ascolta.." irruppe il moro in cucina. 

 

"Pan pessima notizia" 

Una seconda voce sovrastò quella dello zio, anch'essa particolarmente acuta ma meno entusiasta, eppure così limpida e perfetta: il suo Trunks era ritornato a casa, e pochi secondi dopo anche lui entrò nella stanza in cui vi erano i due giovani. 

"Ciao Goten! Ehi Pan ascolta.." 

"Nono Trunks mettiti in fila: ho una notizia fantastica per tutti voi." annunciò il moro, richiamando l'attenzione totale dei due. 

"Dai allora, non farci aspettare" lo minacciò la nipote. 

Goten aprì velocemente la lettera, voltando il lungo fiume di parole,  stampato su quella, verso il visino piccolo e delicato della donna che gli era di fronte. 

"L'affare è andato in porto: possiamo aprire un'altra palestra nella città del Nord!!!" urlò lui con voce strozzata dall'eccessivo entusiasmo, mentre Pan, dal canto suo si limitò a guardare con occhi sgranati la lettera, non riuscendo a proferire parola. 

Solo dopo un po' ella abbracciò delicatamente il suo lilla, intento nel gioire anch'egli, per poi lasciargli un lunghissimo bacio sulle morbide labbra rosse. 

Erano passati circa 4 mesi dall'ultima volta in cui la Saiyan aveva visto quella sottospecie di uomo, ed erano circa 2 giorni che lo stesso 'rifiuto umano' aveva lasciato definitivamente i suoi incubi peggiori! 

Aveva pensato che probabilmente il ritorno di Ryo era stato solo per semplici visite di cortesia e che quello ne avesse approfittato per compiere la sua vendetta, ma, com'era ben visibile a tutti, non vi era riuscito: lei e Trunks vivevano al meglio il loro amore e il piccolo Goren cresceva bene fra gli affetti dei loro genitori e della grandissima famiglia che cogli anni si era andata a creare.

E ora che la palestra stava estendendo i propri confini, Pan si sentiva più libera e sicura nel calore eterno di quell'armonia quotidiana. 

"scusate.. Ma chi ci mandiamo?" 

La voce di Goten fece ricordare ai due di non essere soli per cui lentamente si allontanarono l'uno dall'altra, cominciando a pensare sul da farsi. 

"Goten ma tu naturalmente" affermò Pan come se fosse la soluzione più logica. 

"Io? Ma vacci tu! Io qui ho... Ehm.. Nulla lascia stare! Perché non vai tu??" rispose il moro per difendersi. 

 "Chi hai qui Goten?" chiese la nipote ammiccante.

Lui non rispose, facendo capire che era il caso di non trattare quell'argomento: quei 4 mesi erano stati un tormento per lui, combattendo contro la voglia di dichiarare nuovamente i suoi sentimenti alla ragazzache aveva catturato il suo cuore, non aveva mai trovato pace e più volte aveva avuto discussioni con la stessa. 

Eppure non l'avrebbe abbandonata mai, nonostante il rischio di continui litigi come accadeva da circa un centinaio di giorni. 

"Mandiamoci Ub" propose. 

"E nonno Satan si sente solo!!" espresse contrariata la nipote. 

"Credi davvero che con quella miriade di ragazzi e bambini posa sentirsi solo?" 

"Ok Mandiamoci Ub" concordarono infine.

"Trunks, volevi dirmi qualcosa?" chiese infine la mora, ricordatasi della 'pessima notizia'. 

"beh... No. 

A dire il vero stavo scherzando" si affrettò a dire lui, per evitare di rovinare un'atmosfera tanto allegra. 

"Bene! Ragazzi aiutatemi!! Sapete risolvere questo esercizio?" 

Goten prese carta e penna e dopo aver osservato la traccia, cominciò a scrivere frettolosamente sul foglio, mentre una sconcertata Pan guardava lo zio, che poco dopo le mise l'esercizio sotto il naso. 

"Tu lo sapevi fare?" chiese sconvolta. 

"Certo" esordì trionfante il ragazzo.

"No Vabbe allora sono davvero un caso disperato! 

Addirittura Zio Goten lo sapeva fare!!!" urlò sempre più incredula la ragazza. 

Trunks scoppiò in una fragorosa risata, mentre il moro rivolse uno sguardo truce alla nipote, per Poi alzare i tacchi e andar via, constatando che ormai era quasi giunto il momento di andare a fare lezione in palestra.

 

Durante il tragitto, volando sopra la piccolissima città del Nord il moro rivolse i suoi pensieri a ciò che maggiormente lo preoccupava da vari mesi e che costantemente teneva occupata la sua mente:

La voleva sposare? 

No.. Non voleva sposarla! 

E invece si!!!! 

Ma era ovvio che per sposarla doveva dichiararsi tuttavia alla luce di quanto era successo tempo prima dove avrebbe mai trovato il coraggio di rivelarle nuovamente i suoi sentimenti? 

No non poteva sposarla... 

Nelle profondità più insidiose del suo cuore quel sentimento sarebbe stato sempre vivo, ma esteriormente non avrebbe mostrato più nulla, non avrebbe rischiato nuovamente di farsi ridere in faccia.

E pensare che c'aveva messo tanto a trovare il coraggio, e ancor più faticosa era stato il cammino per capire che era lei la donna che voleva al suo fianco, anche se le prove erano state chiare fin da subito: quando giungeva ad un luogo dove anche lei era presente, i suoi occhi coglievano prima fra tutto la sua bellezza, il suo viso, il suo sguardo e poi, quando anche lei lo scorgeva, il suo sorriso. 

E questo era solo un esempio.

La stessa cosa accadde quando egli entrò in palestra, consapevole di essere in ritardo, frettolosamente e come sempre i suoi occhi cercarono la sua donna ma quando finalmente la scorsero, non fu possibile veder nascere sul suo viso il classico sorriso: Bra Brief in tutta la sua allegria travolgente rideva e scherzava con un uomo che lui non aveva mai visto prima. 

Lo avevano avvertito che vi era un nuovo allievo ma non pensava che la sua presenza gli fosse stata così d'intralcio! Anzi aveva pensato che l'unico problema era rimetterlo in pari con la "classe", farlo ambientare ma a quanto poteva notare Quell'uomo era particolarmente socievole già di suo. 

Superò la felice coppia, andando a cambiarsi nel suo piccolo appartamento e quando ritornò fulminò il nuovo arrivato con lo sguardo più gelido che sapesse fare: l'allievo non si fece intimidire ma al contrario assunse sul volto un'aria di sfida. 

"Maestro, deve mettere bandiera su terreno" Esordì un ragazzo vicino a lui, notando lo sguardo di fuoco dell'uomo.

"Bandiera? terreno?" chiese lui confuso.

"Mi ascolti: la signorina Bra è... Bellissima! E lei non è il solo uomo sulla faccia della terra. 

Le donne sono così: vogliono qualcosa di concreto" terminò l'allievo, abbandonando solo il maestro.

Mettere bandiera su terreno.. 

Altrimenti quelle scene sarebbero state quotidiane, e la cosa lo infastidiva parecchio.

Goten, non capiva bene perché provasse una così grande gelosia, era un sentimento mai provato prima perciò a lui piaceva addurre la causa all'amore che provava nei confronti della Turchese. 

Nonostante ciò, nonostante sapesse che l'amava, a primo impatto non poteva far a meno di arrabbiarsi e rimaner nervoso per il resto della giornata, per cui anche in quel caso non appena raggiunse tutti gli altri, non salutò come suo solito la ragazza, ma diede subito inizio agli allenamenti.

"Buonasera a tutti! 

Allora anche oggi ci organizziamo in coppie". 

Quasi tutti gli allievi della classe erano a conoscenza della relazione fra Bra e Goten, eppure nessuno osava fare domande o parlarne fra loro, in fondo tutto quello che c'era da sapere era chiaro a tutti, tranne che probabilmente ai due diretti interessati.

Proprio perché nessuno ne parlava, per i nuovi arrivati era difficile sapere della relazione che intercorreva fra i due, doveva passare del tempo prima che se ne accorgessero e in genere prima di quest'indeterminato periodo nessuno aveva l'audacia di provarci apertamente con la bella. 

Eppure quello sfacciato aveva avuto il coraggio di provarci con la SUA ragazza! Ma la colpa principale era proprio della sua Bra che non aveva avuto la prontezza di dichiarare da subito la sua situazione sentimentale! 

Ma in che relazione erano loro? 

Sempre quel problema era alla base di tutto, eppure inevitabilmente si  trovò costretto in quel turbine di dolore, scaturito dall'incredulità di Bra dinanzi i suoi sentimenti.

"Forza disponetevi a gruppi di due" urlò tetramente, mentre il suo sguardo andò a cadere sul pavimento.

 

 

La voce soave di Quell'uomo che ormai, ne era certa, voleva bene più di qualsiasi altra cosa al mondo si diffuse fra le ampie pareti della palestra di Pan. 

E proprio quella voce soave le stava intimando di correre da lui e combattere animatamente, era ormai quello che succedeva sempre, ogni qual volta il suo Goten proponeva di disporsi in coppie: lei andava da lui e cominciavano a combattere, fra risate e divertimento... Poi la lotta terminava, solo dopo aver raggiunto lo spogliatoio però. 

Proprio per questo motivo la Turchese raggiunse immediatamente il suo uomo, assicurandosi di essere in coppia con lui almeno fino alla fine delle due ore successive; si avvicinò a passo lento e non appena fu tanto vicina da sfiorargli la mano, lui si ritrasse prendendo sotto le sue amorevoli cure Aiko, l'adorata sorellina del buon Takashi, il ragazzo nuovo che aveva conosciuto poco prima. 

Takashi, avendo saputo della complicata relazione che intercorreva fra lei e Goten, aveva saggiamente deciso di avvertirla di tener lontana la sorella.

E così avevano cominciato un lungo discorso su quanto fosse poco seria la ragazzina, che fra l'altro aveva deciso di iscriversi al corso solo ed esclusivamente per incontrare tanti bei partiti, e così al fratello era toccato seguirla per proteggerla. 

Quella minuscola pulce pensava al SUO Goten come un buon partito? 

Aveva ragione Takashi: ben presto avrebbe dovuto proteggere Aiko dalla furia di Bra Brief.

 

"Ciao, posso stare in coppia con te?" chiese la ragazza gentilmente al nuovo arrivato. 

"Ma come? Pensavo andassi in coppia col tuo ragaz... " lui volse lo sguardo verso il maestro, e vedendolo solo con la sorella non poté che rivolgere scuse alla Turchese: "oh  no! Bra mi dispiace davvero! Parlerò io stesso a mia sorella. Le farò capire che Goten è il tuo ragazzo"

"Goten non è il mio ragazzo" affermò dispiaciuta lei. 

"Ma come? Io avevo capito ch..." 

"Avevi capito male. Ho detto solo che ci frequentiamo. Nient'altro" spiegò. 

 

"FORZA COMINCIAMO!" urlò il moro dall'altra parte della sala, rivolgendo un'occhiata infuocata alla sua donna. 

"Fa quello che faccio io.." ordinò Bra.

 

Finito l'allenamento i due ragazzi si salutarono: Takashi, sempre più impressionato da quella donna dalle mille risorse, così triste e dolce, ma al contempo vendicativa e determinata, la salutò con un sorriso incoraggiante e con un'antico proverbio della città dell'est: 

"Un amore unico arriva fino al cielo. 

Sta a te scoprire dove trovarlo, solo allora potrai sapere perché con tutti gli altri non ha funzionato"

Ma si era bevuto il cervello quello?

Adesso si metteva a farle la paternale? E la conosceva da appena due ore.

Lei sorrise di rimando, comunque grata al ragazzo per averle tirato su il morale, e dispiaciuta per essere stata brusca per la maggior parte del tempo, in fondo ciò che lui gli aveva detto non era poi sbagliato: con Goten non era amore e questo particolare le era sempre stato chiaro, così come il fatto che la loro non-relazione era un qualcosa di sospeso, non chiaro, senza confini ben definiti. 

Tuttavia non ne sapeva fare a meno, come più volte aveva ribadito, razionalmente però era ben consapevole che arriva il momento per una donna di desiderare il "proprio di più" e di voltare pagina, oppure di desiderare quel "di più" proprio con lui. 

Amare Goten era facile.  

Perché con Goten era un divertimento continuo, una sorpresa a non finire: era impossibile annoiarsi. 

Fra loro col tempo vi erano stati momenti romantici, ma mai morbosi o tipici di una coppietta, per questo le era difficile pensare al suo Goten come un fidanzato: il loro comportamento era più quello fra due cari amici... Che vanno a letto insieme... Ma pur sempre cari amici!

Fra un pensiero e l'altro si ritrovò dinanzi il loro piccolo appartamento, aprendo lentamente la porta scorse sin da subito la figura di Goten, seduto imbronciato sul letto. 

"Cosa c'è Son? 

Quale terribile sciagura ti ha tolto il sorriso?" chiese la turchese acida. 

"La principessa che scende fra noi comuni mortali... 

Il suo sguardo elegante che cade dove non dovrebbe cadere... 

Tradimento... 

Scelga lei PRINCIPESSA" rispose arrogante l'uomo, sottolineando con enfasi l'ultima parola. 

"qualcuno ha rotto il tuo equilibrio... Meno male che la piccola Aiko ha ricomposto felicemente i pezzi non credi? È proprio brava." 

"Direi di si... " rispose indifferente il moro. 

Fu a quel punto che la Turchese si affrettò ad avvicinarsi violentemente al ragazzo, e serrandogli le spalle lo buttò sul lungo divano, intimandogli: 

"Non osare tradirmi con un'altra donna, Son... 

Altrimenti passerai dei guai, dei guai molto grossi!" 

"Gelosa?" continuò a provocare il moro. 

"No!"

Si scambiarono una breve occhiata, finché esattamente nello stesso momento le loro bocche non si incontrarono, rivendicando reciprocamente la proprietà di quella dell'altro. 

Cominciarono a baciarsi con foga, poi le labbra del moro cominciarono a ricoprire l'intero corpo della turchese, soffermandosi su alcuni punti in particolare, provocandogli piacere: Bra strinse con forza i capelli del suo amante, poi lo baciò avidamente e per lungo tempo, solo quando a malincuore dovette staccarsi tra un affanno e l'altro, con voce rotta dal piacere, gli disse avvicinandosi : 

"Tu.Sei.Mio" 

Poi cominciò a baciarlo con passione travolgente, la vista annebbiata, le vene pulsanti sotto la calda mano dell'uomo che attraversava il suo corpo, la pace dei sensi che invadeva letteralmente la sua mente, e una voglia immane di far suo per sempre quel moro che l'aveva ammaliata da tempo immemore ormai. 

"Dillo che ti piaccio!" ansimò il giovane.

"Dillo tu!" rispose di rimano la donna. 

Fu in quel momento che il tempo sembrò fermarsi sotto quella richiesta, il divano che li stava ospitando sembrava congelarsi sotto l'atmosfera tesa che stava impregnando l'aria e gli sguardi carichi di desiderio e paura che si stavano scambiando rivelavano ormai la chiarezza della situazione. 

"Mi piaci... " ammise infine il giovane Son, poi accarezzandogli il viso, continuó: "...Tanto da farmi impazzire prima, quando t'ho vista con quel ragazzo." 

L'aveva ammesso. 

Senza alcun problema, aveva ammesso ciò che era praticamente un tabù fino a qualche mese prima, quasi non poteva credere alle sue orecchie, si alzò di scatto dalle gambe del suo uomo, indietreggiò con velocità quasi impercettibile portandosi le mani alla bocca, ormai spalancata per l'incredulità. 

Il cuore prese a martellarle in petto, il respiro a mancarle tanto da provocargli il fiatone, e la testa a farle male, scossa da fitte estenuanti  e insopportabili. 

Poco dopo la camera prese a vorticare, gli oggetti a muoversi senza un movimento preciso, i colori a farsi sempre più intensi, la paura negli occhi di Goten ad invadere il suo animo provocandogli uno stato d'ansia che la investì intensamente e poi.. Il BUIO. 

 

 

 

"Che stanchezza! Senti scricciolo... Ma tu mi segui ovunque?" chiese la donna dai capelli d'ebano al figlio. 

"Mamma! Mi annoiavo a casa... " rispose il bambino con naturalezza. 

"Potevi fare i compiti! Se non li fai nonna Chichi si arrabbierà, e se si arrabbierà se la prenderà con me!" 

"Mamma.. Hai dimenticato che i compiti me li hai fatti tu?" 

"Ah... Già!" affermò contrariata la donna. 

 

Attraversando le grandi vie della città dell'Ovest, la donna fu investita dal solito stato di apparente tranquillità, aveva in parte dimenticato che qualche mese prima proprio fra quelle immense vie aveva incontrato il suo peggior nemico: era stato particolarmente traumatico, senza alcun dubbio, ma in quel momento era sicura di aver superato quasi del tutto la paura.

Non avrebbe mai permesso che quell'essere gli portasse via il suo bambino, la creatura che aveva dato alla luce dopo tanta sofferenza e difficoltà, e che aveva cresciuto con amore, cercando di acquisire tutta la maturità che in vita sua non aveva mai particolarmente dimostrato e una semplice ragazza di 20 anni non può possedere. 

Non gliel'avrebbe permesso. 

Sebbene, dunque, era sicuro che nulla avrebbe sconvolto quella sua unità familiare, non poteva non notare che un particolare stato di ansia e allerta l'aveva invasa da qualche oretta e che sebbene stesse facendo di tutto per convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio, proprio non riusciva a calmarsi.

Concentrandosi al massimo sui suoi pensieri non si rese conto di una donna che da un po' di tempo aveva preso a fissarla, una ragazza più che una donna, probabilmente sulla ventina: aveva i capelli castani, lisci e lunghissimi  e gli occhi sul dorato, era vestita impeccabilmente ed era di una bellezza travolgente.

Camminava a passo lento e sensuale accanto ai due, e di tanto in tanto rivolgeva uno sguardo, probabilmente omicida alla donna: sebbene apparentemente quella ragazza poteva sembrare un angelo, dentro Pan avvertiva un qualcosa di oscuro, e non poté che mantenersi in allerta, per prevenire qualsiasi tipo di attacco.

Non appena i loro sguardi si incontrarono la Saiyan rimase di stucco nel vedere che la ragazzina prontamente si avvicinò a lei.

"Mi scusi... " le disse scrutandola con quegli occhi paralizzanti " Forse le posso sembrare inopportuna. 

Ma... Lei ha davvero un bel bambino..." 

Un sorriso demoniaco, sguardo di sfida, occhi ardenti: fu tutto quello che Pan riuscì a vedere nella donna, finché la ragazzina non andò via lasciando che il leggero venticello le accarezzasse i capelli.

Quando la figlia di Videl voltò il capo non vide nient'altro che il paesaggio attorno a lei e al figlio, poi una fragranza investì il suo olfatto, un odore.. Odore di guai.

 

"Goren" 

"Chi era mamma?" chiese curioso il bambino. 

"Una tua ammiratrice, scricciolo" mentì la donna. Abbassò lo sguardo su suo figlio e sorridendogli gli propose: 

"Voliamo fino a casa forza!" 

Durante la lunga strada per raggiungere i cari e vecchi monti Paoz, Pan decise di mantenere la calma opportuna ad analizzare la situazione, anche se quell'incontro era stato tanto breve da non darle la possibilità di studiarla: le probabilità che quella ragazza avesse a che fare con quell'essere erano bassissime, la possibilità che fosse realmente una sconosciuta, attirata dal suo bambino, era pressoché inesistente, da non prendere in considerazione. 

Allora chi era quella donna? Cosa voleva da loro?

Era meglio mantenere gli occhi aperti, poi ne avrebbe parlato con Trunks. 

L'unica cosa certa era che quella brutta sensazione proprio non voleva abbandonarla.

 

 

"Buongiorno principessa" 

Bra aprì gli occhi lentamente, e con parecchia difficoltà, data l'immensa distesa di luce che scorse praticamente da subito. 

Si guardò intorno, confusa e stanca, riuscendo così a capire che si trovava nella sua auto con il suo Goten. 

Sorrise tranquilla, osservando il suo uomo andare incontro ai monti Paoz, poi ricordatasi di ciò che era successi poco prima fu invasa da un'equiparabile vergogna. 

Anche se a primo impatto, anche il Son poteva sembrare calmo decise di formulare una semplice domanda per notare la sua reazione: 

"Cosa mi è successo?" 

Fu a quel punto che il moro assunse in viso la sua classica espressione divertita, la classica espressione che utilizzava quando doveva prenderla in giro, l'espressione che permise a Bra in parte di tranquillizzarsi.

Sorrise anche lei. 

"Vuoi davvero saperlo?"chiese lui 

"Certo" 

"Sei svenuta" riuscì a dire il ragazzo, prima di scoppiare in una grande risata.

Lei si finse offesa: "Cosa c'è da ridere?" 

"Credo tu sia stata la prima e unica Saiyan a svenire!" continuò ridendo il moro. 

"Dimentichi che noi in parte siamo umani..." 

"Te la do per buona, principessa." 

 

Era tutto come sempre, niente vergogna, niente astio. 

Solo Goten e Bra, come ogni volta. 

 

Entrarono in casa Son, solo dopo essersi scambiati un bacio passionale, poi raggiunsero anche Pan e Trunks, fingendo di essersi ritrovati sulla strada di casa e, spiacevolmente per loro, senza darsi troppe confidenze.

 

 

"Trunks puoi venire un secondo con me?" chiese il giovane Son al migliore amico. 

Non diede tempo al povero Trunks di rispondere all'invito che prese a spingerlo dietro le spalle per condurlo lontano dalle due ragazze, e così insieme sparirono oltre la porta di casa.

Le due rimasero a fissare sconvolte il punto in cui poco prima vi erano i due ragazzi per qualche secondo, poi Bra ridestatasi chiese alla migliore amica:

"Pan posso parlarti?" 

"Spara" la invitò la moretta, adagiandosi comoda sul lungo divano. 

Anche la Turchese si sedette e facendo un respiro cominciò: 

"C'è una mia cara amica..."

"Io?" la interruppe la figlia di Gohan. 

"Cosa tu?" chiese confusa la ragazza del Son. 

"Io sono la tua cara amica" 

"Aaaah no non sei tu! 

Cioè si tu sei la mia migliore amica, ma qui stiamo parlando solo di una mia compagna!" spiegò la più grande.

"Capisco vai avanti" 

"Bene la mia am.. Compagna, è confusa!"

La mora guardò per qualche secondo stralunata la migliore amica. "E come mai questa tua CARA COMPAGNA è confusa?" enfatizzando la frase. 

 

"Perché ha un amico, un CARISSIMO amico che ha ammesso che lei le piace.." 

"Un carissimo AMICO?" 

"Si" ammise la turchese, osservando il pavimento. 

"E a lei piace?" chiese poi la mora. 

"Lei... Non lo sa. Sta bene con lui, vorrebbe star sempre con lui ma... 

Lei non sa se una relazione normale può funzionare fra loro." spiegò la figlia di Vegeta. 

Alzò il viso verso Pan, ritrovandosi dinanzi una visione a dir poco spiacevole: la ragazza non faceva altro che guardarsi intorno, fermando più volte lo sguardo sulla finestra, probabilmente rivolto a ciò che vi era fuori. 

Infatti poco dopo la donna si alzò di scatto, andando a posizionarsi proprio contro la piccola finestra del salotto, rivolgendo al di fuori di essa occhiate ansiose e preoccupate.

"Pan?" richiamò la migliore amica.  

"Scusa... E perché questa tua amica non prova a vedere se funziona?" le chiese, continuando a guardare oltre il vetro.

"Perché poi si rovinerebbe il rapporto fra loro. 

E poi lui desidera cose diverse da lei. 

Lui ha detto solo che le piace, ma sogna una donna, dei bambini... 

Lei sogna solo questa perenne situazione con lui, senza cambiarla di una virgola."

La turchese ancora bianca in volto, decise di non andare oltre con quella conversazione, nel momento in cui si rese conto che non avrebbe retto un secondo di più e che se avesse continuato, sarebbe andata incontro ad una crisi di pianto, per questo lasciò che fosse Pan a parlarle, a consigliarle. 

"Credo che LA TUA AMICA debba finirla qui." affermò la donna, rivolgendo un'ultima occhiata al paesaggio, per poi recarsi dinanzi la migliore amica.

"COSA? No.. Io non v.. Lei non vuole!" 

Sentì il nodo salirgli in gola, le mani presero a sudare velocemente, gli occhi a bagnarsi appena. 

Le bastarono solo pochi minuti per riprendersi, durante i quali Pan non disse nulla non tanto per mancanza di risposte, ma quanto per l'arrivo delle risposte stesse: era ormai forte e chiaro che la migliore amica stesse parlando proprio di se stessa, e inevitabilmente il suo dolore era anche quello di Pan.

 

 

"Allora cosa volevi dirmi?" chiese curioso il lilla. 

"Un mio amico" cominciò Goten. 

"Un tuo amico?" 

"Si, un mio amico!" 

"Ok continua" gli intimò il maggiore. 

"È triste!" affermò dispiaciuto il figlio di Goku. 

"Triste?" chiese il compagno di Pan, senza riuscire a capire nulla. 

"Si perché non può essere triste?" 

"No anzi.. Mi dispiace! 

Continua.." lo invitò nuovamente.

"Questo mio amico... si perché ho delle conoscenze... è triste.. Perché si, le persone normali a volte possono essere tristi... Perché è stato rifiutato da una sua CARISSIMA AMICA." spiegò il moro in difficoltà.

"Carissima amica?"

Trunks era ammiccante, eppure, rifletteva lo zio di Pan, se avesse saputo che stava parlando di se stesso e della sorella, l'avrebbe letteralmente ammazzato. 

"Eh sai loro hanno un rapporto particolare, sono sempre molto legati, si scambiano qualche bacio..." 

"Se la porta a letto praticamente?" chiese il lilla, interrompendo un chiarissimo amico in difficoltà. 

"No non direi così.. Cioè.. Più che altro.. Praticamente si" 

Proprio nel momento in cui il ragazzo diede esito positivo alla domanda  del migliore amico, Trunks fece apparire sul volto un sorrisetto nervoso, sbarrò gli occhi e strinse leggermente le mani in due pugni: assunse l'aspetto di un pazzo nevrotico, insomma. 

Goten soffermò lo sguardo sulle mani del lilla, poi facendosi coraggio e per migliore la situazione affermò: 

"Lui la ama." 

E infatti ebbe la reazione sperata: il viso di Trunks andò a rilassarsi visibilmente così come le mani. 

"Gliel'ha detto?" chiese il presidente. 

"Assolutamente si" sussurrò il moro, visibilmente scossi.  

"E lei?" 

"Gli ha riso in faccia!" 

 

Trunks di fronte a quelle parole non poté non scoppiare in una fragorosa risata, portandosi le mani sulla pancia cominciò a ridere a crepapelle, senza badare allo stato d'animo del migliore amico, che MAI in vita sua era stato rifiutato da una donna, che MAI aveva amato di quell'amore che regalava a lei ogni giorno. 

 

"Mmm scusa... Và avanti" affermò ancora un po' divertito il figlio di Vegeta. 

"Lei non riesce a vederlo come un ragazzo. Per lei sono solo amici.. Credo!" 

"Ascolta Goten, dì semplicemente al TUO AMICO che se le cose stanno in questo modo non deve perderci tempo. In questo modo si farà solo del male" 

 

Trunks assunse un espressione seria in volto, mentre Goten, dal canto suo, non poté che tremare e guardare sconvolto in viso il suo migliore amico. 

Allora davvero così doveva finire? 

Davvero dopo tutto ciò che avevano passato dovevano dirsi addio?

 

 

"Beh grazie Pan... A proposito ma che hai?" chiese la turchese, ancora un po triste ma comunque incuriosita dallo strano atteggiamento dell'amica. 

"Bra c'era qualcuno prima" spiegò la mora seria. 

"Ma dove?" 

"Fuori... Ho percepito la sua presenza, poi l'ho visto.. Ma era già lontano non so bene chi fosse." continuò preoccupata. 

"Ehi, non preoccuparti... Sarà qualche curioso, se è LUI lo mandiamo via a calci in culo." rise la turchese. 

Pan sorrise di rimando, poi ricordatasi del piano suo e del compagno, condusse Bra in camera di Goten: non appena i due incontrarono i loro sguardi furono tentati di corrersi incontro e abbracciarsi ma sapendo che erano osservati non fecero nulla, limitandosi a sedersi sul letto del ragazzo, come Trunks e Pan, posizionati di fronte avevano loro chiesto. 

"Ciao Son! Bella stanza!" finse allora la figlia di Bulma. 

"Ti piace? L'ho cambiata un po'... Sai avevo anche pen..." 

"Smettetela" dissero in coro i due piccioncini, interrompendo il moro. 

"Cosa?" risposero loro di rimando. 

"Noi due sappiamo...  Vi abbiamo visti quattro mesi fa" spiegò Pan, poi sorridendo continuò: "anzi a dire il vero, vi abbiamo visti io e Goren, ma poi sapete... non potevo lasciare Trunks all'oscuro di tutto." 

 

"E figurati"  ironizzò la piccola Bra, rivolgendo uno sguardo truce all'amica. 

Poi voltando il capo, rivolse lo sguardo più dolce che avesse mai potuto fare al suo adorato Goten, perché ora che erano stati scoperti niente sarebbe stato più come prima: non ci sarebbe stata l'emozione e al contempo la paura di essere scoperti, la gioia di possedere un segreto di cui nessuno fosse a conoscenza se non loro due, la passione travolgente dettata anche dalla situazione in generale. 

 

"Perché non ce l'avete detto?" chiese Trunks minaccioso. 

Bra si ridestò dai suoi pensieri, concentrandosi sulla domanda del fratello, prese così la mano del Son, che al tocco sembrò pietrificarsi, poi cominciò a parlare.

 

"Perché voi due non avreste capito! Io e Goten abbiamo iniziato questa storia circa 10 anni fa! 

A noi piace divertirci, piace ridere e scherzare senza avere particolari impegni!

 Non c'è amore in questa storia e a noi sta bene così! Non abbiamo pretese e va bene così! 

Voi avreste mai accettato?

Tu avresti mai accettato che tuo zio andasse a letto con la tua migliore amica?" chiese Bra rivolgendosi a Pan, poi scostando lo sguardo verso il fratello chiese: "E tu? Avresti mai accettato che tua sorella and..." 

"Non continuare Perfavore" la interruppe il lilla, sospirò, poi disse: "Siete due adulti. Io e Pan non possiamo dirvi nulla, ma questa relazione è.." 

"Inconcludente." terminò la turchese. 

 

 

'Inconcludente' quella parola gli risuonava in mente come se fosse un eco continuo, e ogni volta che essa si ripeteva una pugnalata al cuore sembrava percuoterlo irremidiabilmente. 

Non c'era amore, relazione inconcludente.. 

Tutte parole che non rendevano per nulla giustizia alla loro relazione, tutte parole che erano troppo oscure e macabre per essere pronunciate ad alta voce. 

La sua amata Bra, invece, le aveva dette con molto facilità, come se esse appurassero la realtà dei fatti: quel pensiero iniziò a tormentarlo fino a fargli perdere quasi totalmente il lume della ragione. 

Si alzò in piedi, con la testa in fumo, gli occhi freddi e stretti, le labbra stese in una linea, e le mani strette in pugno, e con voce decisa esclamò: 

"Hanno ragione. 

Bra la nostra storia finisce qui. 

È una relazione INCONCLUDENTE, SENZA AMORE" ripeté marcando le ultime parole. 

Uscì dalla stanza con la testa in fumo, le mani strette a pugno, le labbra stese in una linea, gli occhi freddi.. E il cuore... Il cuore rotto in mille pezzi.

Non le disse addio, perché sapeva meglio di chiunque altro che quella lontananza sarebbe stata necessaria, non la chiamò perché sentire la sua voce non gli sarebbe stato vantaggioso se non poteva cullarla fra le sue braccia, eppure come ogni notte sentiva il respiro affannoso rotto dal dolore della sua Bra, e ogni notte nei suoi sogni non poteva far altro che rincuorarla, assicurandole di essere sempre accanto a lei. 

In fondo lui poteva capirla meglio di chiunque altro.

 

 

Da quel pomeriggio in poi Goten e Bra si cibarono della loro solitudine, animando le giornate col ricordo della loro relazione e lasciando che per un po' i miraggi dei loro volti offuscassero la realtà. 

Solo qualche settimana dopo, Bra cominciò ad uscire con la piccola comitiva di amici della palestra e Goten trovò il coraggio di lasciare per soli tre giorni i suoi adorati monti Paoz. 

Per la prima volta in vita sua. 

Lasciandovi però, come sempre, il suo cuore, la sua mente, la sua anima. 

 

La destinazione era la fredda e isolata città del Nord, laddove avrebbe dovuto firmare il contratto, grazie ad una delega della nipote, per l'acquisto dell'edificio che avrebbe ospitato una sede della "Saiyan Golden Gym". 

 

Con la speranza che quei tre giorni l'avrebbero aiutato... Gli avrebbero insegnato a lottare per ciò che si ama realmente. 

 

 

 

Il pomeriggio del giorno dopo, Goren era fuori casa a giocare con Mi-Chan: avevano deciso di allenarsi perché era da un po' che avevano tralasciato gli allenamenti. 

Kotomi era felice e sorridente, Goren lo stesso sprizzava gioia da tutti i pori. 

Il cielo sopra i loro capi s'intrecciava di un bianco- grigio, nei cui punti più scuri poteva confondersi col nero: segno di mal augurio, di pericolo imminente. 

 

 

"Ciao!" 

Una voce calda e profonda percosse le orecchie dei due bambini, che si voltarono entrambi nello stesso istante anche se la reazione che ebbero fu sicuramente differente: Kotomi era calma e sorridente, come sempre del resto, Goren era spaventato, e nervoso soprattutto!

Quell'uomo se lo ricordava bene: lui e la mamma l'avevano incontrato qualche mese prima e nonostante a lui all'inizio aveva ispirato solo ed unicamente indifferenza, per la mamma non fu lo stesso: era nervosa, impaurita e triste e ci era voluto tanto per farla riprendere. 

Voltò il capo verso Kotomi, mimandogli con le labbra un 'Và a chiamare la mia mamma', dopodiché la bambina sparì oltre la porta di casa.

 

"Ciao" disse lo sconosciuto. 

"Che vuoi?" 

"Ehi, anche tu hai un carattere difficile! Hai preso da tua madre" 

L'uomo gli stava sorridendo. Con grande tenerezza, ma nonostante ciò Goren sentiva di non potersi fidare, serrò i pugni e facendosi coraggio disse: 

"Chi sei tu? E cosa vuoi da noi?" 

"Non lo sai Goren chi sono? È comprensibile, ma adesso saprai tutto non preoccuparti." Rispose calmo il signore. 

 

 

 

Una voce femminile e disperata raggiunse in pochi attimi i due, che guardarono la provenienza di tale suono. 

Pan accorsa in aiuto di suo figlio, insieme al compagno urlava disperata: 

"RYO NON LO FARE"

"NON DIRGLI NULLA!" 

 Sebbene fosse abbastanza lontano poteva avvertire il tremolio nella voce della donna, la paura sul suo volto e la tristezza nei suoi occhi, nonostante questo però, non fu mosso da compassione, e cominciò: 

"Goren io sono.. "

"NON OSARE!" gli ringhiò contro il Presidente, interponendosi fra lui e il figlio. 

"...il tuo vero padre!" e un'aria di sfida gli attraversò il volto, mentre il viso dell'uomo dai capelli lilla si contraeva dalla rabbia. 

La nipote di Goku, giunta poco dopo il suo compagno, fu pronta a sferrare un pugno sul viso dell'uomo che più odiava al mondo, ma una mano calda e gentile le serrò il polso, non permettendogli alcuna reazione. 

Ryo dovette pensare che il Presidente fosse davvero un Signore, ma che proprio quel suo lato del carattere così leale e giusto l'avrebbe ostacolato dal trovarsi mille soddisfazioni in vita. 

In quel momento ad esempio, aveva perso ciò che 10 anni fa aveva rubato a lui, ma al contrario di lui non poteva fare assolutamente nulla per riprenderselo o sentirsi meglio. 

Nulla. 

Se non pentirsi. 

E soffrire. 

Com'era accaduto a lui quando aveva scoperto mesi prima che avevano nascosto la sua identità a SUO figlio.

 

Quel pomeriggio Bra era andata a lezione: durante il tragitto da casa sua il cuore le palpitava, gli occhi le brillavano e le guance si arrossavano  non appena il pensiero di Goten le sfiorava la mente. 

Non capiva bene il perché, eppure nonostante la loro relazione fosse ormai finita definitivamente, lei non riusciva proprio a farne a meno, anche solo vederlo le bastava, anche solo sfiorarlo. 

Sapeva che per un qualche motivo voleva far tesoro di tutti quei piccoli momenti, senza nascondere a se stessa che probabilmente fra una parola e l'altra un abbraccio avrebbe voluto strapparglielo: a volte il contatto col corpo della persona a cui si vuole così tanto bene vale più di qualsiasi altra parola e i suoi abbracci erano ciò che più le mancava del suo uomo.

Le dispiaceva solo che per giungere a quella conclusione ci aveva impiegato un po' di tempo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per provvedere e scusarsi nel migliore dei casi.

Con suo disappunto però, venne a sapere che il suo adorato ragazzo aveva lasciato la città per alcuni giorni solo ed esclusivamente per motivi lavorativi. 

Le ci volle qualche minuto a metabolizzare la notizia, poi quando ebbe capito un'improvviso senso di solitudine invase la sua vita. 

Dunque era questo ciò che l'attendeva senza Goten? Solitudine e noia? 

Cadde nello sconforto, scaturito dal non capire il perché di quei sentimenti. 

Cadde nello sconforto, essendo consapevole che ormai senza Goten non si riconosceva più perché da tempo ormai lui era stato una costante della sua vita. Era stato la sua vita.

Takashi accorse in suo aiuto, ascoltando a grandi linee la sua storia, nella speranza di regalarle un sorriso.

 

"Senti volevo ringraziarti Takashi" sorrise tristemente la ragazza, osservandosi i piedi. 

Al termine di quel lungo pomeriggio, nella quale Bra Brief aveva incontrato per la prima volta l'intensità di un dolore troppo grande,  il ragazzo accompagnò la donna dinanzi casa. 

Lei le era grata per averla ascoltata e aiutata, ma soprattutto per averle fatto capire quanto inevitabilmente volesse bene al 'Maestro'. 

Lui invece era intenerito, senza dubbio attratto da quella donna, molto più grande di lui, ma che in quel momento poteva sembrare una bambina desideroso d'affetto. 

Lui, se fosse stato Goten, non l'avrebbe abbandonato, ma anzi avrebbe fatto di tutto per concederle il mondo, per renderla una PRINCIPESSA.

"Non preoccuparti, principessa." rispose poi. 

Bra alzò il capo di scatto, ebbe un tuffo al cuore e guardò con occhi sgranati nonché increduli la persona che aveva osato pronunciare quella eterea parola, che prima di allora solo LUI aveva mai detto.

Sentì leggermente un leggero pizzicore agli angoli degli occhi, poi le labbra presero a tremare, le gambe a cedere e la voce a scemare sempre di più. 

"È meglio che io entri dentro. Ci si vede."

Non appena la donna fece per andarsene, Takashi senza pensarci due volte la prese per il polso e strattonandola appena avvicinò le labbra a quelle della bella, concedendole un bacio violento ma comunque appassionato. 

Sconvolta, la figlia di Vegeta, allontanò senza troppi problemi e con ben poca grazia Takashi, rimanendo a fissarlo truce per qualche minuto. 

Mentre lui aprì bocca per eventuali scuse, la Turchese lo zittì con uno schiaffo sonoro, poi aprì la porta di casa e senza dir niente a nessuno corse velocemente in camera sua, raccogliendo tutto il suo dolore in quello spazio piccolo ma pur sempre confortante.

 

Non avrebbe dovuto farlo. Come si era permesso? 

Nessuno avrebbe mai potuto toccare le sue labbra se non lui, passare la mano fra i suoi capelli se non lui, guardarla con occhi dolci e passionali se non lui. 

Perché nessuno avrebbe mai avuto la possibilità di insediarsi nel suo cuore come aveva fatto lui, con i suoi sorrisi, la sua allegria, la sua perfezione e spontaneità. 

Una fitta troppo  forte per essere sopportata si presentò in corrispondenza del suo cuore, così forte da farle mancare il respiro, da rendere invano qualsiasi movimento, cupo qualsiasi spiraglio di luce. 

Conosceva il motivo di tutto quel dolore: quella relazione, giusta o normale che essa fosse stata, aveva lasciato un'impronta profonda nel cuore, ed ora che lui era andato via un'insolita malinconia si era impossessato del suo animo. 

E così per la prima volta in vita sua Bra Brief prese a lacrimare, avvertendo la necessità di trovar sfogo, lasciando che singhiozzi e disperazione almeno per una volta s'impadronissero di lei. 

Con violenza prese a strofinarsi le labbra contro il maglioncino che portava, come se in un qualche modo potesse cancellare il bacio che Takashi le aveva dato poco prima. 

 Lei non sarebbe stata mai di nessuno se non del suo Goten. Questo era certo.

Il solo ricordarlo le provocava tanto dolore, gli occhi le cominciavano a pizzicare, il cuore a batterle forte e un senso di freddo cominciò a distendersi sul suo corpo, perché tutt'intorno era freddo e ghiacciato se non vi era Goten a riscaldarla. 

E così chiuse gli occhi, immaginando di essere circondata dalle delicate e possenti braccia del suo lui, e un sorriso apparve sul suo volto. 

Contemporaneamente le lacrime, ormai avviate, continuavano a invadere il suo bellissimo viso, mentre con voce tremante, rotta dal pianto, col viso premuto contro il cuscino non faceva altro che ripetere. 

So che non ci sei. 

"Vorrei Immaginarti qui vicino a me" 

"Ti prego torna da me che ho bisogno di te. "

"Non farò più lo stesso errore: adesso lo so, adesso lo so!" 

 

Solo poco dopo, nel buio pesto di quella camera così grande e troppo vuota per una ragazza triste, si scorse una luce provenire dal cellulare della stessa Bra. 

Per qualche minuto osservò la fonte di quella scia luminosa, che infastidiva il suo momento di dolore, poi alzatasi dal letto, prese il cellulare e scorse il mittente del messaggio: Goten. 

Col cuore a mille, aprì velocemente il messaggio, imprecando contro la lentezza infinita di quell'aggeggio elettronico.

"Mi manchi principessa" lesse in un sussurro, tra una lacrima e l'altra.

 

Quasi senza pensarci cominciò a scrivere il messaggio di risposta, poi cancellò tutto posando il cellulare. 

 

Quelle erano parole da pronunciare faccia a faccia, mentre poteva avere la possibilità di perdersi ancora una volta nell'infinità di quegli occhi così scuri da far mancare l'aria.

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Capitolo 20
*** Harmony?! (2ª parte) ***


Ciao a tutti voi :) 

Come potete notare sono stata precisa nell'aggiornamento *.* 

Siiii!! Quasi non ci credo! 

Allora premettendo che è un capitolo... Come dire importante! 

Leggete anche i più piccoli dettagli perché saranno importanti per i prossimi capitoli... Per gli sviluppi xD 

Volevo ancora una volta ringraziare tutti voi che avete inserito la storia in una delle tre liste, soprattutto a chi trova il tempo di recensire sempre. 

Un bacio a tutti voi. 

Nel caso abbiate qualche dubbio, non esitate a parlarne. Soddisferò qualsiasi vostra curiosità, e chiarirò ogni dubbio se mi sarà possibile. 

Buona lettura.

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"Il mio vero papà?" chiese confuso Goren, catturando l'attenzione dei tre adulti.
"Si piccolo" 
"Non è possibile: Il mio papà è lui" sorrise Goren, indicando Trunks e prendendolo per mano. 
Il Presidente dal canto suo, non poté che rivolgere un sorriso triste al bambino che per anni aveva considerato suo figlio, poi fece un lungo sospiro e strinse la manina del piccolo. 
"Papà diglielo!" 
"Papà!"
"Papà!" Continuava ad urlare disperato il piccolo di casa Son, almeno finché la verità non gli piombò addosso come un masso: lasciò la mano del lilla e lentamente cominciò ad allontanarsi dai suoi genitori, lanciò uno sguardo furtivo al suo vero padre, dopodiché cadde nello sconforto totale e nel più distruttivo dei silenzi. 
Trunks e Pan si lanciarono uno sguardo complice, in quel momento le parole non erano necessarie: Trunks non sarebbe stato di alcun aiuto, quella questione doveva essere risolta fra lei, il bambino e Ryo. 
A malavoglia l'uomo ritornò in casa, distrutto anch'egli per la perdita della sua famiglia felice.
 
"La tua mamma ti ha mentito" sostenne Ryo, non appena i tre rimasero soli.
Il viso di quell'uomo contratto in una smorfia di divertimento incuteva a Pan grande paura. 
Quelli erano sempre stati i suoi incubi peggiori da dieci anni a quella parte, la paura che il suo piccolo e adorato Goren potesse in qualche modo scoprire la verità sull'identità del padre l'aveva assalita dal primo istante in cui il bambino aveva cominciato a capire e a porsi delle domande: 'Mamma perché non posso dire a nessuno chi è il mio papà?'
'Mamma perché non porto il cognome di Papà come tutti i miei amici?' 
Quelle da sempre erano state le domande più frequenti che il bimbo le poneva, domande alle quali Pan non aveva mai trovato risposta; nonostante ciò aveva sempre pensato che quella grande bugia fosse stata detta a fin di bene, per evitare che lui soffrisse e per permettergli invece di condurre una vita normale e serena. 
Non le era passato mai per la mente di far abituare il bambino sin da subito alla presenza di due papà, non aveva mai pensato di dirgli che in realtà Trunks era un papà adottivo, che il suo vero padre era un altro. 
Mai. 
Perché sapeva benissimo che per un bambino così piccolo è difficile e doloroso capire che il proprio genitore l'ha completamente rifiutato lasciandolo nelle mani di qualcun altro, Goren poi aveva avuto sulle spalle da sempre anche l'impegno di nascondere le sue origini Saiyan! 
Chiedergli di portare addosso un altro peso, un altro dolore sarebbe stato eccessivo, dunque la mora aveva creduto di aver preso una decisione abbastanza giusta, ma in quel momento davanti al dolce volto del figlio sofferente e sconvolto dovette ricredersi. 
E il suo cuore andò in frantumi. 
Vide Goren che cominciò a tremare, lo sguardo rivolto ora verso terra ma che in realtà era lontano, probabilmente rifugiato fra i mille ricordi che la sue mente riportava alla luce, ricordi di una famigliola composta da una mamma, un bambino e un papà... Un papà che però non era il suo. 
 
Nella sua invece di mente, Pan rivedeva la scena di pochi minuti prima: Ryo che pronunciando quelle oscure parole, risucchiava a poco a poco l'ingenuità e la spensieratezza del suo bambino, e man mano che andava avanti la luminosità dello sguardo del moretto non faceva altro che affievolirsi. 
Il respiro affannoso del bambino rivelava tutta l'ansia e lo sconcerto che la rivelazione aveva portato con se. 
Ridestatasi, la Saiyn provò ad avvicinarsi per rincuorarlo ma il figlio d'istinto si allontanò dalla donna che gli aveva dato la vita. 
In quel momento alla nipote di Goku sembrò che Goren non fosse più un bambino di soli 8 anni, ma che un'inappropriata maturità si fosse distesa su quel bellissimo corpicino. 
"Goren.. Dì qualcosa"
 
Il piccolo volse alla madre lo sguardo triste ma al contempo furioso di chi sa di esser dalla parte della ragione. 
"Cosa vuoi che dica, Mamma?" rispose il bambino, enfatizzando in modo particolare l'ultima parola. 
 
Nonostante la rabbia però, a poco a poco mostrò tutta la sofferenza del momento: la sua mamma, che da sempre era stata la sua più grande amica, la persona che amava di più al mondo e a cui voleva più bene l'aveva tradito; il suo papà, l'uomo che più stimava, con cui maggiormente si sentiva al sicuro e a cui tanto voleva bene gli aveva mentito. 
Se anche le due persone più importanti della sua vita gli avevano alimentato il cervello con false speranze e con mille bugie allora di chi poteva fidarsi lui? 
Zio Goten? Zia Bra? I nonni? 
No neanche loro. 
Perché indirettamente anche loro avevano giocato sporco, aiutando i genitori a coprire quella dolorosa verità.
Chissà se anche Junior era al corrente di tutto ciò, ma era sicuro che gliel'avrebbe detto in tal caso... 
O forse... Non l'avrebbe fatto! 
Per coprire la sua amata sorellina! 
Anche lui... 
La prima immagine che gli saltò alla mente fu quella di una semplice bambina bionda, tutta gonne e codini che nascondeva dentro di se una grinta senza eguali e tantissimo amore, alzò lo sguardo e la vide dietro la finestra a guardare la scena, dietro le mura di quella casa che li stava dividendo da un po'. 
Lei era l'unica persona di cui poteva fidarsi, lei non poteva sapere nulla perché era più piccola di lui, non era presente quando accade tutto. 
Diede un'ultima occhiata al padre.. Al VERO padre, ringraziando chiunque avesse negato qualsiasi somiglianza fra loro, poi guardò la sua mamma tremante e sofferente anch'ella, mentre si abbracciava da sola e fissava il terreno. 
Le faceva tenerezza, non poteva nasconderlo: in quel momento voleva tanto essere coccolato da quelle braccia, che poco si addicevano ad una donna ma.. Lei doveva capire. 
Fece per andarsene quando fu fermato dalla voce estranea dell'uomo dai capelli castani. 
"ascolta Goren, ti andrebbe domani di passare una giornata insieme? 
Per conoscerci meglio" 
Il moretto allora si voltò nuovamente,  e vide prima lo sguardo impaurito di Pan, sconvolta da quell'improvviso invito, poi lo sguardo tenero dell'uomo. 
Lo stava guardando proprio come un papà guarda il proprio figlio, proprio come Trunks aveva guardato Goren per anni e anni.
"ok" rispose.
E andò via, avvertendo lo sconforto della madre, che diede voce al suo terrore con un semplice 'Cosa?'. 
Non se l'aspettava. 
Raggiunse Kotomi in casa sua, e dopo averle preso la mano, la condusse nella sua cameretta sotto lo sguardo colpevole del padre e gli occhi esterrefatti dei familiari. 
Nessuno ebbe il coraggio di fermarlo o dir qualcosa perché tutti sapevano di avere in parte la propria colpa in quella terribile storia, e la più grande punizione non fu data tanto dal silenzio del bambino, quanto dai singhiozzi e dal pianto che sentirono non appena i due piccoli raggiunsero la cameretta.
 
 
 
 
"Come hai potuto???" urlò Pan, in preda ad una crisi di rabbia, mentre nello stesso istante le lacrime presero a scorrerle sul viso. 
"Mi spezzi il cuore se piangi" sussurrò appena l'uomo, intenerendosi di fronte alla scena. "Tranquilla Pan, io non voglio portarti via Goren... Io vorrei solo conoscerlo, è anche mio figlio!" 
"Tu ci hai abbandonati!" lo aggredì lei, con grande rabbia e determinazione.
"E non passa secondo in cui non me ne penta. 
Tuttavia vorrei recuperare: Goren rimarrà qui con te, ma sarà lui a decidere se potrà considerarmi o meno il suo papà. 
Non ti sembra ragionevole?" 
"L'hai distrutto con questa tua notizia, Ryo" rispose la donna meccanicamente. 
"E tu hai distrutto me tempo fa.." 
"Come puoi equiparare quella sofferenza a questa che sta provando il mio bambino?" urlò lei.
Ryo abbassò lo sguardo, come se Pan avesse trovato il vicolo cieco in cui si era cacciato. 
"Se vuoi ci parlerò io. Scusami" ammise lui infine. 
"Non serve, lo farò io." 
"Mi dispiace..." provò a scusarsi l'uomo. 
"Ascolta Ryo, tu hai ragione in parte. Ed io non mi perdonerò mai per aver mentito a mio figlio! Ma un giorno lui capirà che l'ho fatto per il suo bene. 
Tu almeno per quel che mi riguarda non riceverai perdono: non era questo il momento, non erano questi i modi"
"Lo so e ho detto che mi dispiace Pan, nonostante tu non possa perdonarmi..." ci fu qualche secondo di silenzio poi continuò, divorato dalla curiosità: "Ma anche Goren è come te?". 
Lei sbarrò gli occhi: ricordava la notte in cui aveva raggiunto il primo livello Saiyan davanti agli occhi di Ryo, lui l'aveva chiamata 'mostro' eppure non aveva detto nulla, ed ora era lì curioso più che mai, e ansioso di sapere la risposta al suo quesito. 
"Si" ammise lei ansiosa.
"Capisco... E anche tutta la tua famiglia" 
Pan annuì. 
"Quindi anche Nonno Goku?"
La donna voltò il capo di scatto. 
Come poteva quel ragazzo ricordare l'uomo che lei aveva nominato l'ultima volta un giorno lontano di dieci anni fa? 
Era stata così importante da ricordare ogni minimo dettaglio delle loro discussioni?
Non poteva crederci...
"SOPRATTUTTO nonno Goku: da lui ho preso... Questa natura. 
Nonno Satan è normale." sottolineò lei.
" Adesso i tuoi vecchi discorsi mi appaiono meno incomprensibili. 
Che spavento mi presi, credevo di morire... 
Credo sia stato uno dei motivi per cui non sono tornato per così tanto tempo, ma col tempo capii che non potevo ignorare l'affetto che provavo per te, per cui quattro mesi fa decisi di tornare. 
Mi ricordo ancora: ci siamo scontrati, come sempre. 
Appena vidi Goren, e notai la somiglianza capii tutto, avevo pensato in passato che probabilmente avevi rischiato di.. Beh di rimanere incinta, ma ero sicuro che tu non avessi tenuto un bambino. 
Sei coraggiosa Pan." 
Ryo aveva lo sguardo lontano, e un leggero sorriso si lasciava intravedere sul suo volto, lei non poté che rimanere sconvolta dal cambiamento di umore dell'uomo. Ma quanto era lunatico?
Alla fine lo ringraziò, eppure non riusciva a non provare risentimento verso quella persona, sebbene, a quanto le era parso di sentire, la sua trasformazione era stata la causa della prolungata assenza di lui. 
"Ryo vorrei almeno chiederti di non rivelare a nessuno la mia... La nostra natura." chiese infine. 
"Certamente. Ma il Presidente ne è a conoscenza?" 
"Ma certo! Voglio dire.. Anche lui è come me!" sorrise. 
"Capisco. Non avrei mai potuto competere allora. Ognuno per natura è attratto dalla propria specie... 
C'è un legame di sangue." spiegò rassegnato. 
"Mi dispiace Ryo. Ora devo entrare: Goren sarà sconvolto." 
"D'accordo. Domani lo passo a prendere: mi basta un giorno solo."
Non era sicura di voler che il suo bambino stesse con Quell'uomo, ma inevitabilmente Ryo aveva ragione: dovevano conoscersi. 
In qualunque dei casi, se l'uomo avesse turbato ancora di più il piccolo, Pan non avrebbe esitato a dargli una bella lezione.
 
Sparì oltre l'orizzonte poco dopo aver pronunciato quelle parole alla donna che un tempo aveva amato, e Pan fece di tutto per sentirsi sollevata, ma il pensiero del suo bimbo sofferente, del suo uomo distrutto e del ritorno di Ryo il giorno dopo, proprio non riusciva a placare il suo animo sofferente.
 
 
Entrò in camera con passo lento, come se sperasse che il momento di affrontare il figlio tardasse ad arrivare, il viso profondamente segnato dalla situazione, pallido e triste, gli occhi spenti, la rabbia che aveva completamente rapito il suo animo ed infine un'atroce sofferenza che permeava la sua mente. 
Passò oltre la sua famiglia e Trunks, che scorse con la coda dell'occhio, e salì dritta in camera del figlio, prese Kotomi lasciando che il padre, Gohan la riportasse a casa, poi dopo esser rimasta sola col suo piccolo, decise di cominciare un discorso. 
Sebbene Goren avesse una maturità inappropriata per un bambino della sua età, in quel momento il suo comportamento rivelava la sua innocenza: era inginocchiato davanti al letto con gli occhi arrossati e bassi, mentre in mano stringeva la foto della sua amatissima famiglia. 
Pan non poté che mantenere le lacrime dinanzi quell'immagine straziante, inspirò, chiuse gli occhi e inevitabilmente strinse a sé il suo bambino, che si lasciò cullare da quell'amore forte e disinteressato, che solo la donna che gli aveva dato la vita riusciva a concedergli. 
La Saiyan prese ad accarezzargli i capelli neri con la mano destra mentre con l'altra provvide a tenerlo sempre più stretto a sé, come se avesse paura che da un momento all'altro potesse scappargli via: in realtà, sperava semplicemente che il suo bambino potesse rivolgergli almeno qualche parola, che tuttavia non arrivò, nonostante la donna provvedesse a spronarlo, il bimbo si ostinava a rimanere muto e a protestare contro il complotto che gli era stato ordito. 
Anche se a primo impatto, Goren sentiva l'impellente bisogno di ricambiare l'affetto della mamma, decise in secondo luogo di rimanere nella sua compostezza, poiché in quel momento ciò di cui aveva maggiormente bisogno era di rimanere da solo. 
Senza vedere nessuno. 
Né i nonni. 
Né la mamma.
Né il padre. O forse avrebbe dovuto chiamarlo Trunks. 
Allontanò la donna dai capelli neri con tutta la forza che aveva in corpo, per poi rifugiarsi sotto le coperte del morbido letto, dinanzi lo sguardo sofferente e indagatore al contempo della madre, che, sconfitta, lasciò senza dire una parola la stanza.
 
 
Il vuoto che Trunks avvertiva in corrispondenza del cuore non aveva eguali, eppure lui aveva sempre pensato che col tempo avrebbero dovuto dire a Goren la verità, e che il bimbo, raggiunta un'età matura, avrebbe capito le buone intenzioni dei loro genitori. 
Ma ora che il piccolo era stato messo al corrente tutti i loro piani erano andati in fumo: d'altronde come si poteva chiedere ad una bambino di poco più di 8 anni di comprendere una situazione del genere?
In fondo al cuore sapeva, tuttavia, che non era quello a fargli più male, non era tanto il fatto che suo figlio avesse scoperto la verità, quanto la sensazione che prese possesso in un secondo momento nel suo corpo: è come se, così come Goren, anche egli stesso avesse appreso in quel preciso istante la triste novità. 
Praticamente da subito, da quando il bambino giaceva esanime fra le sue braccia, l'aveva considerato sangue del suo sangue, aveva sofferto come solo un padre può soffrire, aveva lottato per la vita del piccolo con disperazione e speranza come solo un padre fiducioso può fare, e infine l'aveva cresciuto, a distanza e non, come solo un papà sa fare: si era considerato genitore del piccolo Saiyan a tutti gli effetti, anno dopo anno aveva faticato per guadagnarsi la sua stima e il suo affetto e ora quel Ryo aveva usurpato il suo posto in men che non si dica, e, ironia della sorte, proprio come tredici anni prima aveva provato a portargli via la sua adorata Pan. 
Neanche a farlo apposta nel momento in cui il viso della sua bella le risalì alla mente, lei gli apparve accanto, inginocchiata, prese il suo viso fra le mani e cominciò ad accarezzarlo, scrutandolo al contempo con occhi dolcissimi e confortanti. 
Il lilla chiuse gli occhi, abbandonandosi per un attimo a quel gesto d'affetto, e l'immagine che la sua mente, quasi di sua spontanea volontà rievocò fu quella di una ragazzina esuberante e testarda, che dava filo da torcere alla popolazione intera, una ragazzina forte e al contempo desiderosa di avventure e azione. Una ragazzina che non dipendeva da nessuno, e che provava una particolare forma di adorazione verso il nonno.
Quando il figlio di Bulma riaprì gli occhi, scorse una versione più grande e diversa dalla ragazza di un tempo: la Pan di quel momento era insicura, triste, debole e poco esuberante.. Troppo poco. 
Negli anni lui aveva sempre pensato che fosse normale un cambiamento da parte della donna, ma possibile che, solo ora che aveva rimembrato gli anni lontani, si era reso conto di quanto il carattere di Pan fosse andato peggiorando anziché migliorando?
Eppure tante volte aveva avvertito che la compagna dipendeva completamente da lui, ma aveva sempre visto la situazione come un qualcosa di passeggero. 
Adesso invece tutto gli era chiaro: se un amore porta alla distruzione dell'individualità di uno allora non ha ragione di esistere, nonostante la veridicità e l'intensità dei sentimenti. 
Poco dopo si rese conto che questo, in quel momento, era un problema secondario per cui, riflettendo su quanto stava già pensando quando la mora ancora parlava con l'ex, prese una decisione. 
"Pan credo che per stanotte me ne tornerò a casa" affermò.
Vide gli occhi della sua bella strabuzzarsi e colmarsi di dolore. 
"Cosa?" chiese affranta lei." Io come faccio?" 
"Pan capisci: non si tratta di te. Lo facciamo per Goren!" affermò il lilla, alzando di poco la voce. 
"No non capisco!" 
"Un bambino già scosso di suo, non potrebbe sentirsi infastidito nel vedere un uomo che non è suo padre ancora in casa nonostante tutto ciò che è successo?" spiegò l'uomo spazientito. 
"Non pensi che possa sentirsi abbandonato?" urlò infine la Saiyan, con voce tremante.
"Chi si sentirebbe abbandonato, Pan? Tu o lui?" 
Con voce fin troppo alta, richiamando l'attenzione dell'intera famiglia, un uomo dai capelli lunghi e lilla colpì dritto al cuore di una donna già addolorata.
"Non sei più la stessa, Pan. La MIA Pan non sarebbe dipesa così tanto da me!" continuò. 
Il viso di Pan dovette incupirsi sempre di più, le gambe le incominciarono a tremare e la sensazione di abbandono, che le offuscava la mente ogni qualvolta qualcuno se ne andava, cominciò a farle girare la testa.
Lei questa differenza non la vedeva.
Assolutamente.
Stava per urlare di smetterla a tutti con questa storia, ma fu interrotta dall'arrivo del padre, che lanciò uno sguardo di comprensione al lilla, e uno di ammonimento a Pan, accompagnandolo con le parole: 'Pan, Trunks ha ragione'
 
La mora vide così il suo uomo allontanarsi oltre la porta di quella che per anni era stata la loro casa, sentì il respiro mancarle e inconsciamente si buttò fra le braccia di Gohan, che dopo tanto tempo decise di parlare a quattr'occhi con la figlia e riportarla sulla retta via.
 
Il giorno dopo, Ryo come promesso passò a prendere il piccolo Goren, per dargli l'opportunità di conoscere il suo vero padre. Inizialmente l'uomo decise di riempire la mattinata con occupazione tipiche per i bambini, catturandosi in parte anche la simpatia del bambino, ma alla fine i due si ritrovarono a parlare su una semplice panchina del parco: parlarono del più e del meno, delle loro vite e infine della nascita del piccolo, tralasciando eventuali particolari trascurabili. 
Goren riuscì a scoprire anche che la donna che qualche giorno prima seguiva lui e la mamma era la sorella minore del padre, desiderosa di conoscere il nipotino. 
Ryo chiese al piccolo, infatti, di conoscere la sua famiglia, ma il piccolo rifiutò apertamente, evitando altri eventuali problemi.
Nell'atmosfera limpida e tranquilla che si era creata attorno ai due mancava però quell'amore che lega dei normali padre e figlio. Vi era senza dubbio complicità e affetto, ma nulla se paragonato all'amore immenso che il bambino provava invece nei confronti del compagno della madre: quell'amore, quella stima, quell'orgoglio che caratterizzava il rapporto con l'uomo che per anni aveva considerato suo padre non era presente assolutamente nel rapporto con Ryo. 
Quello perché lo conosceva da pochissimo tempo... Conosceva il Suo vero padre da appena due giorni.
Trunks lo conosceva da una vita. 
E l'aveva conosciuto come padre, e l'aveva amato in quanto suo padre.
 
 
 
"Ciao Goren..." sussurrò appena la donna dai capelli corvini, entrando in camera del bambino non appena fu tornato la sera.
"Ciao" 
"Com'è andata oggi?"  
Il bimbo rivolse uno sguardo indagatore alla madre: il suo viso era speranzoso e il suo sguardo completamente fiducioso. 
Sorrise. 
Poi rispose: "Mi sono divertito molto"
Vide la madre rattristarsi, e il successivo senso di colpa lo indusse ad allontanare lo sguardo da quel bel viso. 
Le parole gli morirono in gola, eppure il piccolo sentiva di doverle dire la verità, sentiva di dover comunque qualcosa a quella donna che in fin dei conti, a detta di Ryo aveva permesso la sua vita. 
Nonostante poi avesse riempito quella stessa vita di bugie e illusioni.
"Domani lo rivedo. 
Poi andrò a parlare da pap... " 
Goren scosse il capo, poi con occhi colmi di lacrime guardò l'angosciata madre , terminando la frase: "Perché l'avete fatto?"
"Vuoi sapere tutta la storia?" chiese con tenerezza la donna dai capelli corvini. 
Goren asciugandosi le lacrime con il braccio, si diresse in prossimità della mamma, lasciando che le sua braccia lo circondassero e lo coccolassero, mentre dalle sue labbra rosse e morbide usciva la reale storia della sua vita.
"Lo sai io e Trunks siamo amici da sempre. Ero piccola quando cominciò a piacermi. Nella mia mente da ragazzina, il tutto era AMORE, ma naturalmente con la grande differenza di età non era possibile alcuna relazione del genere. E i miei sentimenti potevano essere sintetizzati semplicemente in 'particolare simpatia', nulla di più. 
Conobbi tuo padre durante un periodo di allontanamento fra me e Trunks, quando lui si frequentava con Marron.." 
"La mamma di Kotomi?" chiese il bambino sconvolto. 
"Certo" rispose calma la donna. 
"Ma sei sicura che Kotomi non sia figli.." 
"Non dirlo nemmeno per scherzo!!!" lo interruppe la mora.
"Ok continua" 
"Bene ho cominciato a frequentare il tuo vero padre, poi però ho cominciato a frequentare anche Trunks... E diciamo dopo varie incomprensioni sei nato tu! Ma io e Ryo litigammo e lui scappò senza sapere nulla di te, mentre Trunks a poco a poco cominciò a riavvicinarsi a me. 
L'amore di una mamma è infinito, una madre vorrebbe il meglio per suo figlio e in una condizione del genere io non potevo darti il meglio. 
Ma c'ho provato con tutte le mie forze, tesoro mio. 
Per questo io e Trunks abbiamo deciso di non dirti nulla di tutto ciò, per renderti felice." terminò la donna. 
"Per rendermi felice..." ripeté il bambino. 
"Il fatto che Trunks non sia tuo padre biologico, non significa che non possa esser tuo padre. 
Mi ricordo che anche per lui fu difficile accettare te, scricciolo! Ed è dura anche ora per lui, sta male, in fondo si è sempre considerato il tuo vero padre." 
Quelle parole risvegliarono il bambino dalla sua momentanea condizione, fino a quel momento aveva pensato solo a se stesso, quando invece a soffrire era anche il suo amatissimo papà... Il suo finto papà.
"DEVO ANDARE DA LUI" affermò il bimbo sconvolto e impaurito.
" Goren, papà non è qui!" 
"Dov'è?" chiese ancora.
"A casa dei nonni... Ma domani andiamo a prenderlo d'accordo. 
Ti fai accompagnare da Ryo a casa di nonna Bulma e lo convinciamo insieme. Va bene?" chiese la Saiyan. 
"Se n'è andato per colpa mia" rifletté a bassa voce il figlio di Pan.
"No amore mio..."
"Ti voglio bene, mamma. Anche se la cattiva sei proprio tu!" 
"Grazie, sempre molto gentile scricciolo!" disse ironicamente la donna.
"Però adesso sono meno arrabbiato" 
"meno male, amore mio... Perdonami."
 
 
 
Il giorno successivo, una donna dai capelli turchesi si aggirava furtiva e veloce fra i vicoli della città dell'Ovest, spiando un bambino ed un uomo che felici camminavano.
La sera precedente, parlando con la piccola Pan, si era aggiornata sulla situazione, e contrariata per come essa si stava svolgendo aveva deciso di osservare più da vicino gli eventuali sviluppi. 
Ryo non le era mai piaciuto particolarmente, né tredici anni fa, né in quel momento, dunque si aspettava che da un momento all'altro lui avrebbe fatto qualcosa al suo piccolissimo Goren. In quel caso l'avrebbe ucciso con le sue stesse mani... Ma non accadeva niente!!! 
Quei due parlavano, ridevano, giocavano e lei nascosta che non faceva altro che osservare, mantenere gli occhi su entrambi gli indiziati! 
Il sole era alto in cielo e le sue condizioni di salute pressoché pessime, eppure sapeva che qualcosa sarebbe successo, dopotutto il suo sesto senso non l'aveva mai abbandonata negli anni.
 
 
"Bra" 
Una voce calda e profonda la distrasse per un secondo dai suoi obbiettivi, quelle parole che risuonavano con eccessivo splendore nelle labbra di QUELLA persona catturarono la sua mente e, ancora una volta il suo cuore. 
Per un secondo meditò di rimanere immobile e fingere di non aver sentito nulla, poi vogliosa di rivedere quel sorriso invisibile si voltò lentamente, lasciando che quel pericoloso impatto le liberasse completamente la mente.
Lui a poco a poco curvò lentamente la linea dura e tesa che formava la sua bocca, regalandole un tenerissimo sorriso in cui lei si schiantò.
Aveva le parvenze di un angelo, ma era semplicemente il suo Goten.
In carne ed ossa, sospeso fra il confuso e il sorpreso, distava di quattro passi da lei, con quegli occhi capaci di rapire anche il più freddo degli uomini, con quel sorriso da far sciogliere anche la più malvagia delle donne, con quelle mani da far cadere in trappola anche il più insensibile degli esseri viventi.
Era lì, davanti a lei e per la prima volta lo vedeva sotto una luce diversa, non era venerazione, bramosia o eccitazione.
Forse più semplicemente la parola più adatta a descrivere il turbine di sentimenti in cui si era buttata era proprio AMORE.
E se stare con Goten ogni giorno voleva dire specchiarsi in quei bellissimi occhi, toccare quelle grandissime mani, baciare quelle labbra così rosse e prendersi in giro, continuamente, come solo loro sapevano fare allora lei avrebbe potuto provarci, le bastava solamente esprimere i suoi sentimenti.
"Oggi pomeriggio c'è lezione... Verrai?" chiese speranzoso il figlio di Goku, interrompendo i suoi pensieri. 
"Goten io... Io" provò ad esprimere la turchese. 
La voce incerta rivelava tutta l'ansia che cominciò ad assalirla nel mentre, le mani presero a sudare, e la sicurezza di poco prima che l'aveva indotta ad incominciare il discorso, andò scemando sempre di più.
Perché non riusciva a dire due semplici parole? In fondo progettava quel momento da giorni ormai. 
Magari erano quegli occhi fissi su di lei, o il sorriso gioviale del ragazzo, possibile che quella relazione fosse talmente complicata da non aver ossigeno per sopravvivere in quel mondo?
Tutta colpa di Goten. Le aveva distrutto il cuore,  stava massacrando la sua felicità, per un secondo ebbe l'impulso di allontanarlo e di rinfacciargli tutto ciò che le aveva rubato... Poi, come una scia luminosa, la verità giunse ai suoi occhi: Lei si meritava tutto questo perchè lei si era uccisa da sola, a causa della sua eterna indecisione aveva perso ciò che per tanto era stato il suo tesoro. 
Per anni si era accontentata di sfiorargli le labbra, di trovar sicurezza fra le sue braccia o di piagnucolare sul suo petto, e proprio quel sorriso, quei baci e quelle lacrime erano state la sua rovina... la sua dannazione. 
Perché ora a causa di quel sentimento contorto si era rintanata in un limbo senza via di uscita, un limbo nel quale per il suo bellissimo Goten non vi era spazio. Perché lui le idee le aveva chiare.
"Tu?" la pressò il moro. 
"Ho un appuntamento oggi pomeriggio. Non verrò." esclamò in un sussurro sconfitto , tenendo gli occhi bassi. 
Alzò il capo, vide lo sguardo triste e deluso del povero Goten. E andò via, nella certezza di rimanere lontana dal suo uomo e dalla palestra per i prossimi giorni. 
Che motivo aveva di stare con il ragazzo se non riusciva nemmeno ad esprimere i suoi sentimenti? 
Forse quelli erano stati un po' forzati. 
Forse era il caso di dire addio a Goten, e lasciare a qualcun'altra il compito di riscaldare il suo cuore. Per quanto quest'idea le potesse far male. Da morirne.
 
 
Passato il pomeriggio, il piccolo Goren condusse il padre in casa della nonna Bulma e del nonno Vegeta. 
Come promesso, la mamma e Trunks erano li, ansiosi di sapere la decisione del bambino, peccato che Pan non l'avesse avvertito anche della presenza dei nonni chiaramente. 
TUTTI i nonni! Non solo Vegeta e Bulma, com'è chiaro che fosse stato, ma anche le nonne Chichi e Videl, e il nonno Gohan.
Per non parlare di Junior. 
Fortuna volesse che lo zio Goten, tornato appena la mattina dal viaggio, fosse impegnato in palestra, e che zia Bra fosse sparita chissà dove.
Fece accomodare i tre genitori attorno al tavolo, prese fiato, poi cominciò a parlare velocemente non appena il gruppo restante abbandonò la stanza.
"Ascoltami Ryo: io mi sono divertito tanto con te, ho passato uno dei pomeriggi più divertenti degli ultimi tempi! Perciò grazie." disse il bambino sorridente. 
"Mi fa piacere Goren!" sorrise l'uomo, di rimando. 
"Ma..." Continuò il bambino. 
"Ma io un papà ce l'ho già." 
 
Goren si avvicinò lentamente al lilla, seduto dalla parte opposta del tavolo teso e confuso, gli saltò in braccio e si accucciò contro il suo petto, come era solito fare da bambino.
"È l'unico papà che so riconoscere.. Da sempre" sussurrò il piccolo. 
 
 Nella luce soffusa della piccola e confortevole casa Brief, un bambino conteso da due papà fece la sua scelta: non pensò né al legame genetico, né alle menzogne di cui era stato rimpizzato. 
L'unica cosa a cui diede ascolto in quel momento fu il suo cuore, e l'amore per un padre, che sebbene non fosse il suo, era stato pur sempre l'uomo che l'aveva cresciuto e che aveva fatto tanto per lui: vederlo in quello stato era stata poi la certezza che anche quell'uomo appartenente alla sua stessa stirpe lo amasse dello stesso amore con cui l'amava lui. 
Per cui fece la scelta più logica per un bimbo, lontano da rancori e pregiudizi, lontano da logica e presunzione: scelse l'amore.
E amore per lui era 'Trunks, Pan e Goren.'
Ai due capi di quella tavola rotonda poi vi erano due stati d'animo completamente opposti: 
Il suo VERO papà, o meglio colui che Goren voleva fosse il suo vero padre, era colmo di gioia, commosso e fiero di quella creaturina che stava ospitando fra le sue braccia. 
Opposto a lui, c'era il padre biologico triste e affranto, ma comunque sollevato di aver avuto la possibilità di conoscere suo figlio.
 
 
"Ehi Bulma lascia un po' di spazio anche a me" protestò Chichi nascosta assieme alla turchese oltre l'angolo del corridoio. 
"Zitta Chichi, o ci sentiranno!"  rispose di rimando la compagna di Vegeta. 
Le due povere "nonne", ansiose come non mai, per la scelta del bambino, avevano deciso di non rispettare, per una volta, la privacy di quella famigliola per scorgere qualsiasi dettaglio concernente la situazione. 
Inutile dire che ciò accadde sotto gli occhi esterrefatti di Gohan, Videl, Junior e... Vegeta, che quasi con rassegnazione mista a fastidio esclamò: 
"Tsk! Le donne!"
 
Giunta la sera, impaziente e prepotente, Ryo lasciò l'abitazione e con esso tutta l'atmosfera negativa che aveva aleggiato sulla famiglia da qualche giorno ormai. 
Chichi, Bulma e Videl cominciarono subito a preparare la cena, probabilmente per ingraziarsi il povero Vegeta, costretto a tanti casini, mentre Goren portò via con sé papà Trunks, per parlare un po' come aveva fatto la sera precedente con la madre.
Pan e Vegeta si guardarono più volte, entrambi fulminati dalla stessa idea e dopo circa qualche minuto presero la saggia decisione di intrattenere un piccolo combattimento nella Gravity Room, lasciando così Gohan e Junior immersi nei propri discorsi.
Poco dopo, giunta in cucina per bere qualcosa, la Saiyan fu distratta dal suono del campanello... 
Accorse ad aprire.
 
 
"Buonasera Bra" le disse la migliore amica di fronte all'uscio di casa. Era bella come sempre, i capelli neri che le solleticavano la nuca risplendevano sotto la luce della stanza, rivederla era sempre un piacere: il cuore le si gonfiava in petto e si sentiva.. Completa! 
Conosceva anche un'altra persona con i capelli così perennemente lucenti e scuri, ma vivaci al contempo, in perfetta sintonia con lo sguardo.
Inizialmente si era illusa per un attimo che la bellissima capigliatura d'ebano, che subito le era balzata all'occhio, fosse del suo adorato Goten: si era evidentemente sbagliata.
"Che ci fai qui?" chiese curiosa la Turchese.
"Allenamenti... si è risolto tutto per il meglio. Credo." rispose quella, chiaramente ancora un pò preoccupata.
Che domanda stupida: aveva la classica tuta da combattimento è normale che fosse rimasta li per quel motivo. 
Cosa sperava le avesse detto? Che Goten gliel'aveva chiesto?
Non ne poteva più, l'immagine di quel ragazzo le annebbiava la vista, era sempre li pronto a tormentarla e a ricordare quanto bella fosse stata l loro storia, ma quei ricordi che pian piano riaffioravano non potevano che farle del male, per cui impaziente si affrettò a dire: 
"Sono contentissima. D'altronde ne ero sicura! 
Non mi fai entrare?" 
"Tu vuoi entrare?" chiese concisa la mora. 
Bra guardò in volto la sua migliore amica: era appoggiata allo stipite della casa, un sorrisino sul volto tipico di chi è a conoscenza di qualcosa e le braccia conserte. 
D'accordo era evidente: Bra aveva un disperato bisogno dello zio della ragazza e questo Pan lo sapeva, come sapeva anche che l'unico posto dove la Turchese voleva essere in quel momento erano le braccia del suo amato. 
La nipote di Goku la conosceva meglio di chiunque altro. 
Lei sapeva. 
Ma Bra, dando voce alla mente piuttosto che al cuore mentì: 
"Vorrei andare a riposarmi, Pan"
"Prego" 
La mora si spostò, dando la possibilità all'amica di oltrepassare la  soglia di casa, la turchese fu tentata nel muovere il primo passo ma una forza estranea s'impadronì dei suoi arti: le gambe non rispondevano più ai comandi del cervello così la povera Saiyan si ritrovò davanti casa sua senza avere la forza o il coraggio di lasciarsi per sempre Goten dietro le spalle.
Ma come poteva esser stata così crudele con lui, e falsa? 
L'aveva disprezzato, e ingannato, mentendo al contempo al suo stesso cuore. Si era comporta da bambina e proprio quando aveva capito i suoi sentimenti, si era tirata indietro, riempendosi tutto il pomeriggio la testa di fandonie e bugie, con lo scopo di autocovincersi.
Né il pericolo o la degradazione, o ancora la sofferenza, né qualunque pena potesse essere inflitta li avevano separati, ma lo aveva fatto LEI... di sua spontanea volontà. 
Non era stato lui ad infrangere il suo cuore, come voleva convincersi, ma lei stessa l'aveva fatto; e nell'infrangerlo, aveva spezzato anche quello di Goten. 
" Sai una cosa Pan? Io vado a fare un servizio." 
"Ti ama" affermò con un sorrisetto la mora. 
"Ci speravo" rispose la figlia di Vegeta, concedendo un larghissimo sorriso all interlocutrice. 
"Vai forza!" 
"Pan... A me la Pan di prima piaceva molto di più" affermò la maggiore. 
"Cosa? Anche tu..."
La Saiyan mora vide il volto della migliore amica farsi improvvisamente serio, per poi sparire oltre l'orizzonte, solo dopo avergli rivolto un "poi ne riparliamo." 
 
Fra il freddo pungente giunto col calare della sera, la bella principessa cominciò a sfrecciare per il cielo sereno, nella speranza di trovare il suo uomo li dove tutto ebbe inizio. Non vi erano rumori se non due piccole distrazioni: il suono dell'aria sferzata dall'alta velocità con cui volava e il suo cuore.. Che dopo un periodo di letargo ricominciava frettolosamente a battere.
 
 
"Ciao Son, sapevo di trovarti qui... 
Sei alquanto prevedibile!" 
La bella turchese, giunta in prossimità dell'uomo, dipinse sul viso uno sguardo di più completa tenerezza che fece sciogliere il ragazzo all'istante, provocandogli spasmi di dolore. 
Lei era stata di qualcun altro quella sera. 
E lui l'aveva perduta. 
Non era stato capace di farla innamorare, quando Bra, invece, si era insediata pian piano nel suo cuore immettendovi delle radici definitive, eppure non riusciva a capacitarsene: erano stati anni stupendi accanto a lei e lui era sicuro che anche per lei fosse stato lo stesso, allora cosa l'aveva spinta a cercare altro? 
L'idea di non poterla più stringere fra le sue braccia lo terrorizzava, non aveva mai pensato di essere così debole ma per la sua adorata Bra quello era il minimo che potesse provare. 
Quanto era vuoto e immenso il mondo ora che non c'era più lei accanto.
"Posso recuperare la lezione di oggi pomeriggio, maestro?" continuò lei, distogliendolo dai suoi mille dubbi.
"No non preoccuparti sarai stanca dopo... Il tuo appuntamento" 
In quel momento Goten era seduto a terra, il viso non mostrava alcun segno di rabbia o sofferenza, era apatico ma i suoi occhi come sempre riuscivano a tradirlo: se una volta quegli occhi così scuri potevano sembrarle dei vortici neri in cui essere risucchiata inevitabilmente, adesso altro non erano che fari spenti, ormai privi di quella luce che aveva illuminato la sua vita.
"Non sono stanca, e poi credo sia ora di porre fine a quel combattimento di dieci anni fa. 
Non credi?"
Lui se lo ricordava bene quel combattimento, non l'avrebbe mai dimenticato perché per tanto quello era stato il pilastro della loro relazione, si era protratto per circa 10 anni e ancora non aveva trovato fine: durante tutto quel tempo facevano l'amore adducendo come scusa proprio la necessità di portare a termine il duello, ed entrambi sapevano benissimo di dover dare il meglio di se stessi per far in modo che quello continuasse e che quindi il loro amore si consumasse giorno dopo giorno. 
Ma in quel momento Bra aveva richiesto esplicitamente di terminare il loro inizio, quindi anche quella loro relazione... Definitivamente. 
Aveva sperato che quel momento non fosse mai sopraggiunto, e invece eccolo lì:  l'apice di tutte le sue paure. 
"e va bene, facciamola finita. 
In guardia... Principessa" esclamò con fin poco entusiasmo, concedendosi l'ultima possibilità di chiamare la bella con quel soprannome. 
Lei subito gli si scagliò contro, ma il ragazzo riuscì a scansarla senza particolare fatica, issandosi in volo. 
Bra fece lo stesso attaccando l'uomo con calci e pugni che alla fine andavano a sferzare nient'altro che l'aria, finché Goten, bloccando entrambi i pugni della donna, la prese per le braccia gettandola a terra, e gettandosi su di ella, per evitare che potesse continuare quella tortura. 
"Ho perso" pronunciò ansante la turchese. 
"Già... Adesso devo andare" rispose il moro alzandosi.
Poi accadde tutto velocemente: la figlia di Vegeta si alzò di scatto, provando a mantenere il suo adorato ragazzo, stringendogli la mano.
"Per tutte le volte che mi sei stato vicino, per avermi messo davanti alla verità, per tutta la gioia che hai portato alla mia vita, per ogni sogno che mi hai fatto realizzare, per tutto l’'amore che ho trovato in te ti sarò per sempre grata, tesoro mio.
Sei l'unico che mi abbia sostenuto, non mi hai mai lasciata cadere.
Sei stato la mia forza quando ero debole, la mia voce quando non potevo parlare. Sei stato i miei occhi quando non potevo vedere e hai visto ciò che di meglio c'era in me.
Mi hai sollevata quando non riuscivo a raggiungere niente, mi hai dato fiducia e hai creduto in me.
Perché mi ami.
E ora sei qui davanti a me, chiedendomi di darti 'di più'. 
Ed io... Io non posso far altro che provarci." 
"Non capisco" ansimò il giovane Son col cuore a mille. 
"Ti amo stupido di un Son!" rise lei, poi stringendosi fra le braccia del suo uomo continuò: " ho perso la sfida e non potrei essere più felice! 
Ho perso e Ti amo...
Avevo troppa paura per accorgermi dei tuoi sentimenti, perdonami."
"Non è possibile..." 
"E invece si" 
"Ad una principessa si addice un principe... Io non ho nulla da offrirti" rispose l'uomo, non riuscendo a credere che una creatura tanto perfetta fosse effettivamente innamorata di lui. 
"Il principe c'è ma lui si nasconde.. Ed io non ne capisco il motivo. 
Ogni giorno mi offre tanto: il suo amore, la sua allegria, i suoi sorrisi, le sue preoccupazioni. E io non desidero altro." lo rincuorò lei.
Il figlio di Goku, rimasto immobile fino a quel momento, fu invaso da una tremenda ondata di calore e senza pensarci due volte avvolse fra le sue grandi braccia la donna che gli aveva sconvolto la vita, stringendola con eccessiva forza. 
"Allora questo sarà il nostro castello, e tu.. Bra Brief sarai la mia principessa"
Lei non disse nulla, non c'era bisogno d'altro per esprimere il loro amore e rimase così ferma col capo poggiato sul petto del suo lui perché quelle erano le braccia fra le quali avrebbe voluto cercare protezione per il resto della sua vita. 
"Bra.. È da un po' che sognavo di dirtelo... Ti amo bimba" sussurrò lui nelle orecchie della bella. 
La donna, dal canto suo, non ebbe nemmeno la forza di contraddirlo per il "bimba", in quel momento era così felice che avrebbe accettato qualsiasi presa in giro, così felice da provocare per la prima volta in tutta la sua vita un pianto liberatorio sul petto del suo uomo.
Il senso di protezione e sicurezza che fino a quel momento l'aveva letteralmente circondata svanì man mano che Goten allontanava i loro corpi, ma andò a concentrarsi drasticamente nell'unico punto di contatto fra essi: le mani. 
Non aveva idea di dove il suo ragazzo la stesse conducendo ma non chiese nulla, sicura che con lui avrebbe potuto raggiungere i confini del mondo nella più totale sicurezza; giunsero così nel loro appartamentino privato, laddove tutto era cominciato dieci lunghissimi anni fa, sebbene i ricordi fossero ancora vividi nella mente di entrambi. 
"Qua è dove è iniziato il nostro rapporto. 
Qua è dove comincerà la nostra nuova vita.
Dimentica tutto quello che abbiamo fatto per gioco e senza sentimenti... Dimentica tutto. 
E ti prego dai il benvenuto a questa nuova relazione, in cui io saprò prendermi cura di te dando il meglio di me stesso." le spiegò il ragazzo, mentre la turchese impressionata dalle profondità di quelle parole così dolci si affrettò a rispondere: 
"Non dimentico nulla. 
Senza ieri non può esserci domani, senza "prima" non vi è "dopo"
Tu sei il mio inizio e la mia fine Son."
Le mani del ragazzo involontariamente si poggiarono con grande delicatezza sul viso della donna, asciugandogli ciò che restava del pianto di poco prima, guardò quel profondo oceano di amore e passione che erano i suoi occhi celesti più che mai, e avvicinò pian piano le sue labbra a quelle carnose e rosee della bella, lasciandogli un dolcissimo bacio. 
L'adagiò sul letto, continuando a baciarla molto gentilmente, e quando furono nudi l'uno fra le braccia dell'altra si abbandonarono alla grandezza del loro amore. 
Portando la ragazza sopra di se, le permise di cominciare a muoversi molto lentamente dopo aver violato la sua intimità, mentre con mani grandi ma estremamente gentili le accarezzava la schiena liscia e perfetta. 
Andarono avanti così senza violenza o foga, facendo l'amore per la prima volta. 
Sapevano bene che il giorno seguente avrebbero ricominciato ad essere risucchiati nel loro abituale vortice di passione, ma da quel momento in poi tutto sarebbe stato diverso perché non avrebbero mai più dimenticato, sarebbero stati sempre consapevoli dell'amore che li avrebbe uniti fino alla fine dei tempi.
 
 
"Wow..." esclamò Goten sotto le lenzuola del letto. 
"Eh già" concluse trasognata la dolce Bra che, decisa nel tornare a casa data l'ora tarda, si alzò lentamente e fra la confusione che regnava nella stanza prese a cercare i suoi vestiti.
"Vuoi andar via?" le chiese tristemente il ragazzo, mettendosi di lato e poggiando la testa sulla propria mano. 
"No io non vorrei ma è..." 
"Allora resta con me" la interruppe. 
"Vuoi passare la notte con me? 
Non lo abbiamo mai fatto" constatò lei, rossa in volto e confusa.
"Vorrei cominciare a farlo.
Su vieni!" la esortò il moro scostando le coperte, per permettere alla donna di infilarsi dentro. 
Bra rise, buttandosi fra le lenzuola del comodo letto del loro adorato appartamento- spogliatoio, poggiò il capo sul bianco e morbido cuscino, e da lontano si alimentava dell'immagine dell'uomo più bello che avesse mai visto (dopo il suo papà naturalmente). 
Goten dal canto suo, allargò le braccia facendo segno alla bella di trovar rifugio accanto a lui, la turchese perciò non se lo fece ripetere due volte e col cuore a mille, trovò sicurezza fra quelle due braccia possenti, poco dopo chiusero gli occhi, avvolti in quell'abbraccio paradisiaco.
"Sono contento che sia finito tutto per il meglio" sussurrò Goten, ancora con gli occhi socchiusi. 
"eh no mio caro Son. 
Questo è solo l'inizio...
E poi... Devi ancora dirlo a mio padre."
Il moro aprì gli occhi di scatto. 
Non aveva mai pensato a Vegeta. 
Non gli era mai passato di testa che anche il padre della ragazza dovesse essere informato, eppure è una cosa elementare, giusto? 
A maggior ragione, se voleva chiederle la mano doveva prima parlare con il principe dei Saiyan.
Ok. 
Sarebbe morto, non c'erano dubbi.
 
 
 
 
Nel frattempo, ancora piantata nella Casetta dei Brief, nonostante i mille sospiri di rassegnazione o fastidio, che Vegeta continuamente lanciava, la famiglia Son consumava un'abbondante cena, amorevolmente preparata dalle donne della loro grande famiglia.
Al piano superiore, una discussione si stava consumando...
"Non vuoi tornare a casa?" chiese la donna angosciata. 
"Te ne ho già parlato Pan!" 
"Ma ora con Goren va tutto bene, Ryo non è più una minaccia!" spiegò lei.
"Pan capisci che non è questo ciò a cui mi riferisco??" urlò l'uomo, ormai spazientito dalle continue pressioni della donna.
"Io.. Io non capisco, Trunks. 
Dite che sono cambiata, ma io non vedo nulla di diverso in me" rispose di rimando la donna, alzando particolarmente la voce. 
"È perché tu non vuoi vedere Pan!" 
Dinanzi la perdita di pazienza dell'unico uomo che aveva mai amato in vita sua, la donna non poté far altro che chiudersi in se stessa e soffrire. Gli ultimi giorni erano stati particolarmente stressanti, e lei non aveva trovato il tempo di riflettere e di riprendersi da tutto quello che l'aveva angustiata: adesso anche Trunks le stava provocando dolore, lui che era stato il suo punto di riferimento da tempo immemore ormai, il centro del suo modo, la sua meta raggiunta, il picco della sua felicità. 
L'unica certezza della sua vita la stava letteralmente abbandonato: un senso di panico invase il suo corpo, cominciò a guardarsi intorno confusa, circondandosi con le proprie braccia, la testa prese velocemente a vorticare, le lacrime ad offuscargli la vista e il respiro a farsi sempre più affannoso e pesante. 
Nonostante non fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, fu quello il momento in cui comprese ogni cosa: lei aveva bisogno  di Trunks, inevitabilmente negli anni trascorsi insieme si era appoggiata così tanto a lui da diventarne dipendente. 
E in un lampo comprese le parole di Bra: a lei piaceva di più la Pan di una volta. 
E probabilmente anche lei si piaceva più come una volta ma.. Ormai Trunks era diventato fondamentale e non riusciva a farne a meno. 
 
Nel frattempo due occhi azzurri brillanti presero a scrutarla con rassegnazione e tenerezza, le sue labbra incurvate in una smorfia di dolore, e i pugni serrati che scendevano lungo i fianchi rendevano la scena ancora più inquietante e temibile. 
Pan alzò lo sguardo di pochissimo, lasciando che altre lacrime le incorniciassero il viso sofferente, ma non appena i suoi occhi incontrarono quelli del compagno non poté più resistere: buttandosi fra le braccia del suo lui, trovò sicurezza e protezione.
 Anche il lilla, non potendo più sopportare la situazione, strinse a sé la sua compagna di vita accarezzandole i capelli e baciandola continuamente le lacrime. 
"Ascoltami Pan: torneremo alla vita di sempre, ma tu devi riconquistare la tua indipendenza. 
Torna ad essere chi eri.. Lo dico per te amore mio" la pregò lui. 
La donna si limitò ad annuire e ricambiare l'abbraccio dell'uomo. 
Avrebbe fatto come Trunks le aveva chiesto, sarebbe tornata quella di una volta, per Trunks, per Goren, per la famiglia ma soprattutto per se stessa. 
Quella volta avrebbe impegnato tutte  le sue forza per tornare ad essere Pan Son. 
 
Così nell'oscurità della notte, un vecchio amore appena risbocciato prese a camminare fra le vie isolate della città dell'ovest, mentre il frutto di quell'antico e profondo affetto alimentava il suo sguardo dell'amore che aleggiava in quella magica famiglia. 
 
 
Qualche giorno più tardi, nella tranquillità di una normalissima sera afosa, qualcuno bussò alla porta e la Saiyan dai capelli corti e  neri accorse ad aprire.
"Ciao..." 
"Che ci fai qui?" chiese minacciosa la donna dai capelli d'ebano. 
"Tranquilla, sono venuto a per Goren e... Insomma Volevo salutarlo prima di sparire." spiegò l'uomo.
"Così te ne vai..." esclamò imbarazzata la donna. 
"Già... Sono rimasto più del dovuto." rispose Ryo dolcemente, poi prese fiato, guardò in volto la donna dagli occhi scuri e continuò: "Pan ascolta... Hai cresciuto un bambino stupendo! E solo ora mi rendo conto di quanto sia stato stupido ad abbandonarti. 
Avremo potuto creare una meravigliosa famiglia!" 
"No Ryo mi dispiace... Non saremmo stati mai felici del tutto e tu sai perfettamente il perché!" lo interruppe la mora.
"Già... Quando sono tornato e ho notato che mio figlio non sapeva della mia esistenza ci sono rimasto molto male. 
Perché hai negato la nostra storia fino a questo punto Pan? Perché mentire il bambino, facendogli credere che il padre fosse il Presidente? E non io... Cosa avevo io in meno?" 
La sua voce rifletteva tutto lo sdegno e la disperazione che la situazione gli aveva procurato, e Pan allo stesso modo non poté che sentirsi peggio: effettivamente non aveva mai pensato a come l'ex compagno si sentisse, ne aveva avuto mai la voglia di pensarci. 
Il fatto era che quella le sembrava la punizione meno severa che Ryo potesse accusare, in fondo lei 10 anni prima si era ritrovata con un bambino, e senza un compagno che l'aiutasse a crescerlo, e tutto a causa dell'uomo che in quel momento le era di fronte. 
In quel momento però fu presa da un moto di compassione e rispose:
"Ryo, tu e Trunks siete due persone diverse! 
La tua unica colpa è stata trattarmi in quel modo, ingravidarmi e poi sparire! Dico ma ti è sembrato maturo?
Ryo, avevo solo 19 anni!"
Il padre del suo adorato bambino le rivolse un'occhiata compassionevole e disperata. "Lo so e mi duole tutto questo credimi!  Mi dispiace Pan, tu per me sei stata importantissima! Non potrai mai abbandonare il mio cuore"  
"Sei stato un buon amico per me. 
Su vai a salutare Goren" 
Ryo ascoltò le indicazioni della donna, turbato e ansioso si recò nella camera di suo figlio per dargli un'unico e ultimo abbraccio: quel bambino gli somigliava poco e niente, aveva preso tutto dalla madre, cosa che fece aumentare sempre di più l'amore nei confronti di quella creaturina. Era evidente che il piccolo non avesse superato quel trauma, tuttavia egli poté avvertire una certa complicità, un certo legame fra loro che gli riempì il cuore di gioia. 
Salutò Goren, poi scese al pian terreno, e dopo aver salutato la sua amata Pan varcò la soglia di casa Son, quella casa che tante volte l'aveva ospitato ma che lui aveva vergognosamente ripudiato; il senso di tristezza lo indusse a volgere un ultimo sguardo alla piccola abitazione, ma quella volta la sua attenzione fu catturata da due figure, una più piccola dell'altra, che attendevano dinanzi la porta di casa e salutavano con un sorriso. 
Anche lui sorrise, poi con un forte nodo alla gola riprese a camminare, lasciando che una lacrima gli solcasse dolcemente il viso. 
Quella lacrima racchiudeva l'amore per quelle due persone che aveva ritrovato e amato dopo tutti quegli anni ma che al contempo aveva perso ancor prima di cercarle.
E tutto per un folle gesto di immaturità, a causa del quale ora vi era qualcun altro a riscaldare i cuori di quei due splendori, qualcun altro che lui non avrebbe mai potuto sostituire. 
Si voltò ancora una volta, la casa era lontana ma Ryo poté notare facilmente che non vi era più alcuno a salutarlo, tristemente continuò il suo viaggio solitario, con la solenne promessa di non "voltarsi mai più indietro".
 
 
 
 
 
 
La suoneria del telefono interruppe la quiete della notte, un uomo alzatosi di malavoglia dal letto, dopo aver scostato lentamente le braccia della sua amata donna, corse a rispondere al cellulare. 
"Pronto?" 
"Dormivi? Scusami.. 
Volevo chiederti solo se le avevi parlato.." disse una voce femminile dall'altro capo del telefono. 
"Ah sei tu! No non ancora... " Sussurrò l'uomo, nella speranza di non svegliare la donna che dormiva beatamente nel grande letto.
"D'accordo... Beh fammi sapere" 
"Certo buonanotte."
"Buonanotte" rispose la donna. 
Chiuse la chiamata, volse il volto verso la donna che amava di più al mondo, e guardandola con occhi tristi e teneri al contempo, si avvicinò sempre di più a lei, finché, sistematosi fra le morbide coperte, non si accucciò fra quel piccolo corpo, circondandosi con quelle braccia sottili e delicate.
  







IL DIARIO DI GOTEN E BRA.. 

 
Ora vieni con me
Verso un mondo d'incanto
Principessa è tanto
Che il tuo cuore aspetta un sì.
 
Quello che scoprirai,
E' davvero importante.
Il tappeto volante
Ci accompagna proprio li'.
 
Il mondo è tuo,
con quelle stelle puoi giocar.
Nessuno ti dirà
Che non si fa.
E' un mondo tuo per sempre.
 
 Il mondo è mio,
è sorprendente accanto a te.
Se salgo fin lassù,
Poi guardo in giù
Che dolce sensazione nasce in me.
Ogni cosa che ho,
Anche quella più bella
No non vale la stella
Che fra poco toccherò
Il mondo è mio
Fra mille diamanti volerò
Con un po' di follia e di magia
 
 
Non tornerò mai piu', mai piu' laggiu',
E' un mondo che appartiene a noi.
 
Soltanto a noi
 
Photobucket Pictures, Images and Photos Per me e per te
 

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Capitolo 21
*** Papà ❤ ***


Ciaoooooo a tutti :* 

Non ci credo sto aggiornando *.* 

Sarò molto veloce nella presentazione. 

Allora prima di tutto vorrei scusarmi per il solito ritardo, ma non pensavo l'università mi avrebbe portato via tanto tempo. 

Per farmi perdonare ho deciso di farvi un regalo che scoprirete solo leggendo il capitolo, anzi diciamo che sono 3 regali ^.^ 

Un qualcosa che nella mia mente non doveva esserci, ma a cui alla fine non ho saputo resistere! 

Passiamo ai soliti ringraziamenti per tutti voi che avete inserito la storia in una delle 3 liste. 

Un ringraziamento speciale va alle mie care lettrici Soly Dea, Nana Kudo e Heavenly97 che hanno recensito lo scorso capitolo. 

Il ringraziamento più grande va alla cara Kira16 per aver segnalato la storia all'amministrazione per l'inserimento fra le scelte. 

Ne sono onorata davvero :")  

Ma devo tutto a voi, che mi date la forza e soprattutto la voglia di continuare e terminare questa mia piccola storia! 

Ora vi lascio al capitolo miei cari. 

Tocca a voi giudicare. 

Un bacio a tutti. 

Attendo le vostre considerazioni.

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Steso fra le braccia della sua amante, che contemporaneamente dormiva beata sul petto del suo uomo, osservava la stanza concentrato, cullandosi nei dolcissimi ricordi di quell'esperienza che aveva reso lui e Bra una coppia. 

Ringraziava la bella principessa dei Saiyan, per quel suo carattere testardo, per la sua classica caratteristica di non darla vinta ad alcuno, ma anche per il semplice fatto di aver concesso fiducia proprio a lui: un "Son" dongiovanni e prevedibile. 

Talmente tanta da aver posto il suo fragile cuore nelle sgraziate mani del ragazzo.

Non riusciva a far a meno di ringraziarla anche per tutto il tempo che avevano trascorso insieme, e per gli innumerevoli litigi e battaglie che alla fin fine avevano contribuito ad unirli sempre di più.

Ringraziava la precedente notte grigia ma estremamente bella, durante la quale avevano unito perennemente le loro anime giurandosi amore e protezione per il resto dei loro giorni, facendo in modo che tutti tasselli di quel mosaico finalmente andassero a combaciare perfettamente. Perciò fra tutti, il ringraziamento maggiore e più caloroso che avrebbe mai rivolto era per la bellissima donna che in quel momento giaceva nuda sul suo petto, con i sottili capelli sparsi su esso, e le mani sottili ma non per questo delicate poggiate appena sugli addominali scolpiti. 

Per lei i ringraziamenti non sarebbero stati mai abbastanza, lei gli aveva insegnato a vivere e avrebbe continuato ancora per molto tempo. 

Ringraziava il padre, che per un secondo non aveva cessato di far sentire la sua presenza, facendogli comprendere che l'ansia e la paura del domani potevano passare per semplici particolari trascurabili dinanzi la potenza di quell'amore appena uscito alla scoperta. 

Infine, una certa riconoscenza e gratitudine riservava anche a se stesso che aveva trovato la forza di non arrendersi e credere  in quel sentimento fino all'ultimo momento, di averla desiderata con tutta la sua forza, di aver compreso che l'amore arriva per tutti coloro che continuano a crederci.

In quel momento, dunque, assaporando quella amorevole sensazione di gioia, Goten ebbe un'illuminazione: se lui e Bra fossero rimasti insieme, avrebbero trovato la strada.

Nel frattempo i respiri profondi della sua bella gli infondevano un senso di tranquillità e pace, così come i battiti del suo cuore che rincorrevano il ritmo e la frequenza di quelli di Bra, come se anche loro non volessero abbandonarla per nessuna ragione al mondo. 

Fuori, il mondo cominciava la giornata caoticamente.

 

 

 

 

"Buongiorno amore mio" esclamò sorridente la nipotina di Goku, gettandosi con ben poca grazia sul letto matrimoniale su cui giaceva il compagno. 

"In questo non sei cambiata affatto" sorrise di rimando il Presidente, portando la sua donna sotto di sé, e cominciandole a baciare prima il collo poi le labbra, prima dolcemente come se avesse paura di ferirla, poi appassionatamente, mettendo in evidenza il suo inevitabile e progressivo desiderio.

"Allora siamo pronti per una nuova giornata di lavoro?" ansimò lui sorridendo non appena si allontanò dal viso della mora. 

"Accompagno Goren e corro in palestra" rispose felice la compagna. 

"La tua passione e il tuo impegno mi colpiscono ogni giorno sempre di più" esclamò il ragazzo, alzandosi dal letto e dirigendosi in bagno.

"Che vuoi dire?" urlò Pan a quel punto, per ricoprire il rumore dell'acqua della doccia. 

Non rispose.

"Niente. Vorrei solo che Bra ci mettesse lo stesso impegno" sussurrò poco dopo il lilla, ora impegnato nel vestirsi.

" Cosa c'entra Bra?" Chiese la ragazza un tantino confusa. 

A quelle parole, Trunks si fermò, sospirò e passandosi una mano fra i lunghi capelli spiegò:

"Pan... Bra non viene a lavoro da un po' di tempo"

"Cosa?" 

"Non lo sapevi?" 

"No! Se non me lo dici tu!" urlò contrariata la donna. 

"Scusa pensavo te ne avesse parlato mia sorella" spiegò il Saiyan, raggiungendo la sua donna sul letto e cullandola fra le braccia muscolose.

"Perché non Sta venendo?" 

"Credo non le piaccia" 

Trunks sorrise alla sua amata, e distendendola sul letto, lasciò che le loro labbra s'incontrassero nuovamente, e che le mani fossero libere di viaggiare attraverso i loro corpi. 

 

 

"Credo di aver avuto un'idea" esultò Pan, correndo per la stanza nella speranza di limitare il disastroso ritardo accumulato. 

"Sarebbe?" chiese curioso Trunks, colpito dall'improvvisa soddisfazione della compagna. 

"Sappiamo tutti che a Bra interessa solo ed esclusivamente una cosa..." cominciò la donna. 

"Fare spese?" 

"No" 

"Goten?" chiese nuovamente il lilla. 

"No". 

Pan guardò di sottecchi il proprio amato, e avvicinandosi con fare sensuale portò le sue mani al colletto sfatto della camicia dell'uomo per aggiustarglielo, e contemporaneamente terminò:

"La moda"

"Dove vuoi arrivare?" 

"Alla CC avete una piccola Sezione di indumenti se non sbaglio.." 

"Pan ho capito dove vuoi andare a parare ma non posso disporre di altro personale per portare avanti un'azione del tutto nuova. 

Ti ricordo che abbiamo aperto da pochi anni la succursale dell'azienda nella città dell'Est, e che ancora è in bilico. 

E poi quello del vestiario è un settore pressoché misero nella Capsule Corporation!" spiegò il primogenito di Vegeta, circondando infine la propria compagna con le braccia. 

"Suvvia Trunks ti chiedo solo di dare la direzione di quel settore a Bra, concedendole campo libero. Poi lei disporrà dei finanziamenti che le spettano e potrà farne ciò che desidera. 

Tu devi solo darle il nome. 

Devi solo fare in modo che la Capsule Corporation abbia un settore in più di preminenza. Potrebbe anche fruttare. 

E poi pensa alla tua adorata sorellina."

Sua sorella. 

La sua adorata Bra. 

Effettivamente non avrebbe mai avuto il coraggio di costringerla ad un qualcosa che non le sarebbe mai

piaciuto... Come avevano fatto con lui! 

Non avrebbe mai voluto che la sua dolce sorellina fosse infelice del lavoro che avrebbe riempito la sua vita da quel momento in poi. 

Sospirò. 

"Ma cosa mi fai?" 

"Mh?" chiese confusa la mora. 

"Mi hai convinto" ammise il lilla.  

"Aaaaah sei grande amore" urlò la nipotina di Goku, saltando in braccio al compagno di vita.

 

 

 

 

 

Bra era bella. 

Non vi era altro aggettivo adatto a descriverla, era bella e basta. 

Non aveva bisogno di trucco o ornamenti vari, era bella nel senso più semplice del termine, era bella nelle sue forme e nei suoi comportamenti. 

Era bella proprio perché non aveva la

Presunzione di voler raggiungere la perfezione, ma al contrario si accontentava di come ella era realmente, e per questo era bella nelle sue paure, nei suoi vizi e nelle sue paranoie. 

E se per lei "BELLA" era il termine più appropriato, allora Goten senza alcuna ombra di dubbio poteva dirsi "fortunato".

Egli avvicinò lentamente le sue labbra al viso della fanciulla, e prese a baciarla dolcemente; ella aprì gli occhi quasi all'istante, come se avesse percepito una sensazione familiare sul suo voto, scorse il fidanzato accanto a sé, sorrise e strinse ancora di più il braccio attorno al suo corpo, cominciandogli a baciare i bellissimi pettorali. 

"Buongiorno mia principessa" sorrise lui, in tutto il suo splendore. 

"Mmmh" rispose la turchese, ora con gli occhi chiusi, ancora troppo stanca per far qualcosa che non sia riposare e ronfare. 

"Come hai dormito stanotte?" continuò il ragazzo. 

"Mmmh" ripeté lei.

"Hai intenzione di rispondermi così ancora per molto?" 

"Mmmh" 

"Okkei allora mi rispondo da solo: la piccola Bra stanotte ha goduto di un sonno profondo e fantastico... A giudicare dal bellissimo ragazzo che gli dormiva accanto e... " s'interruppe, osservando il sorriso presente ancora sul volto della donna, poi sghignazzando continuò: "Da quanto ha russato tutta la notte"

Bra aprì violentemente gli occhi, si allontanò dal moro per posizionarsi su di lui e cominciare ancora una volta una zuffa, senza ritegno cominciò  a sferrargli schiaffi e pugni mentre il ragazzo non poteva far altro che difendersi, evitando i colpi. 

Tutto ciò era contornato da una miriade di risa.

 

 

"Impari" esclamò contrariata la figlia di Vegeta, ancora offesa per lo scherzo del suo ragazzo. 

"Dai stavo scherzando! Da quando sei così permalosa?" 

"Da quando ho per ragazzo un cretino.  Tu da quando sei così stupido?" 

"Da quando ho per ragazza una gallina" 

La figlia di Bulma si voltò di scatto spinta dall'ira e dall'orgoglio per picchiare quel bel faccino che aveva osato dargli epiteti poco affini alla sua personalità, tuttavia nel mentre la donna sentì le forze mancargli, le ginocchia cedergli e le palpebre sempre più pesanti. 

"Oh oh Bra" urlò Goten, scorgendo la figura della sua ragazza quasi senza sensi, e le si avvicinò giusto in tempo per accoglierla, ormai svenuta, fra le proprie braccia.   

"Bra" 

"Bra" continuava ad urlare il ragazzo, accompagnando le parole a dei leggeri colpetti al viso, nel tentativo di rianimarla. 

Poi, ancora molto scosso dalla situazione, decise di poggiarla sul letto e lasciare che la situazione migliorasse da se: il respiro della donna era regolare e lo stesso i battiti. Quello già significava tanto per il figlio di Goku. 

 

"Bra come ti senti?" accorse Goten, non appena la sua principessa riprese i sensi. 

"Sto bene sono solo un po' stanca" lo consolò la ragazza, ancora non completamente rimessa da quanto successo poco prima. 

"Per oggi niente lavoro! Dopo chiamo Trunks e lo informo"

"Non mi va di rimanere sola una giornata intera" protestò la turchese triste.

"Bene vorrà dire che il suo fedele campagnolo le terrà compagnia" sorrise il moro. 

"Campagnolo?!" rise Bra "come ho fatto a non pensarci io? È perfetto" continuando a ridere a crepapelle per l'originalità del  nomignolo.

"Beh almeno ti ho fatto ridere, è migliorato il colorito del tuo viso. Adesso riposa. Io mi metto qui" disse scostando una sedia e ponendola accanto al letto della piccola malata. 

"Non ho bisogno di riposo, io non saprei come spiegarti... Ecco.. Tutta questa situazione dipende dalla mia preoccupazione... Son sono varie cose come ad esempio il fatto che dobbiamo tenere all'oscuro le nostre famiglie. Non mi va giù" spiegò così la turchese. 

"Bra ieri abbiamo chiarito il nostro rapporto. Lo diremo alla mia e alla tua famiglia... Il prima pos........ PRIMA O POI" si corresse l'uomo.

"Senti Son, capisco che tu abbia terrore di mio padre, grande principe dei Saiyan ecc ecc.. Ma è opportuno che sappia di noi, prima che possa scoprirlo da sé e regalarti una morte lenta ed agonizzante.!" propose Bra, allacciandosi i bottoni della camicia, rimasti slacciati da prima che perdesse i sensi.

Goten strabuzzò gli occhi, rimanendo sconcertato dal fraintendimento della ragazza: 

"Ehi principessa non essere così superba e sicura di te, io non ho paura di tuo padre" rispose provocatoriamente il ragazzo. 

"Ma figurati..."

"Ascolta ci sono varie cose che mi fanno paura... Tuo padre, per quanto sia inquietante e minaccioso non è fra queste." ammise infine il secondogenito di Goku. 

"Cos'è che ti fa paura Son?"  

"Non te lo dirò mai." 

"Daiiii" pregò la giovane ragazza. 

"Mai! Anzi... Sconfiggimi e saprai tutto" propose il ragazzo, prendendo la fidanzata per la vita e cominciando a stuzzicarla per indurla in tentazione. 

Quella notte avevano messo fine al combattimento decennale che era stato galeotto per la loro unione, ma era sicuro che, come quello appena proposto, ce ne sarebbero stati altri e altri ancora, finché, se fosse stato mai possibile, si fossero stancati.

Eppure lui ne era sicuro: non si sarebbe mai stancato di un qualcosa di così profondo e vero.

 

 "Mi dici quali sono le tua paure?" insistette lei poco dopo, una volta sospeso la piccola lotta, avvenuta poco prima.

"No ti ho detto, piuttosto io ho un'idea migliore" 

Goten prese in braccio la ragazza, sfiorandogli le parti intime. 

Bra gemette. 

"Ti sei fatta più pesante principessa" affermò Goten col solito sorrisetto mentre continuava a provocarla.

"Questa è cosa poco carina da dire ad una donna" ansimò già accaldata la giovane donna. 

Il moro, già quasi giunto al limite di sopportazione, dovette però fermarsi, guardò in volto la sua piccola principessa e chiese:

"Quando vuoi presentarmi a tuo padre?" 

"Lo farei subito" continuò la turchese strisciandosi sull'uomo, dopo un secondo di meraviglia.

"Che ne dici domani sera?" 

"Mmm.. Direi che è perfetto!" esclamò raggiante la bella.

"Perfetto allora domani sera mi presenterò a tuo padre come tuo fidanzato" sussurrò appena il figlio di Goku, con voce rotta dal piacere, mentre conducendo la donna verso il letto, prese a bruciare assieme a lei nel fuoco della passione.

 

 

 

Quella doveva essere la sua mattinata libera! 

Pan aveva progettato di passare un po' del suo tempo con Trunks a sua insaputa, per provare a  riconquistare il rapporto perduto, e invece si era ritrovata inchiodata in palestra in un turno non suo, con allievi non suoi a fare lezione, e pensare che la metà di loro erano il doppio della sua stessa altezza, ma poco male. 

In fondo si era divertita.

Il pomeriggio, invece, aveva avuto la fortuna di cominciare la lezione con i suoi nuovi allievi adolescenti: un ammasso di ragazzetti arrabbiati col mondo e desiderosi di prendere a cazzotti di tutto pur di sfogarsi. 

Quasi le facevano tenerezza nella loro ingenuità, avevano molto da imparare: non erano molto diversi dalla Pan di un tempo.

Una volta terminata la lezione, si recò frettolosa in casa Brief, per riportare sui monti Paoz il piccolo Goren, ora impegnato negli allenamenti quotidiani ed estenuanti col nonno Vegeta. 

Bussò con la solita poca grazia e attese.

E attese ancora.

Quando la porta venne del tutto aperta, i suoi occhi incontrarono quelli lievemente celesti della donna che le si presentò dinanzi la porta, improvvisamente accelerarono i battiti del cuore, le vene in capo le cominciarono a pulsare e quasi senza rendersene conto si ritrovò a chiudere entrambe le mani in due piccolissimi pugni. 

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Quegli occhi freddi, che ricordavano vagamente il volume del ghiaccio, i capelli castani lasciati sciolti sulle spalle, quelle sopracciglia ben curate e lineari, quelle ciglia lunghissime, quel sorriso frivolo e insolente, e quell'atteggiamento di superbia non li avrebbe mai potuti dimenticare. 

Eppure erano passati tredici anni da quando l'aveva incontrata l'ultima volta, ma il suo viso le era sempre rimasto ben in mente, la maleducazione e l'arroganza di quella donna avevano avuto un impatto tale da non lasciarle via di scampo: lei sarebbe sempre stata il suo incubo peggiore. 

Soprattutto in quel momento, con quel vestitino stretto e rosso particolarmente provocante, appoggiata allo stipite della porta quasi FOSSE LEI LA PADRONA DI CASA, con quell'aria di insufficienza ma al contempo di vittoria, Pan non poté far a meno di far crescere dentro di sé l'impellente desiderio di tirarle un pugno tanto forte da romperle quel visino perfetto che si ritrovava. 

Se non fosse stato per la sua eccessiva forza da Saiyan che avrebbe condotto la "povera" Misaki direttamente in ospedale, la mora sarebbe già scattata, e se non fosse stato per la stessa presenza di quella donna  in casa del SUO compagno, dopo tredici anni di assenza e dunque per la conseguente voglia di sentire spiegazioni da parte di Pan, avrebbe quantomeno sconvolto la SERPE psicologicamente, o almeno quanto bastava da farla impazzire e rinchiudere in un manicomio. 

Il minimo, insomma.

"Che ci fai qui?" chiese sprucida la fidanzata di Trunks. 

"Il tuo tono di voce mi fa capire di non essere ben accetta. 

Chi sei?" rispose arrogantemente ma al contempo sensuale come non mai l'amica del suo compagno. 

Pan inarcò le sopracciglia, e assunse un'espressione dura e di sfida sul proprio volto, Misaki sembrò quasi riconoscere il viso che anni prima aveva osato sfidarla. 

Ella prese a rifletterci parecchio su, osservò nuovamente il visino di Pan, rimembrando fra tutte le ragazze che aveva conosciuto negli ultimi anni colei che aveva avuto l'anomalo coraggio di aprir battaglia con lei.

Mancava da circa quattordici anni dalla città dell'Ovest, per cui a giudicare dalla giovinezza che sprigionava quel corpicino, quella moretta doveva essere nel pieno dell'adolescenza quando l'ebbe conosciuta. 

Poi ebbe l'illuminazione. 

"Pan" esclamò vittoriosa. 

"Ci hai messo un po' a rispondere, ti credevo più intelligente" 

La nipote di Goku trovò quasi ironico che riuscisse ad essere più se stessa con la donna per cui maggiormente provava antipatia, e non con l'uomo che amava praticamente da una vita: solo ora comprendeva le parole di Trunks e degli altri, solo ora capiva quanto fosse bello essere 'Pan', anche se il suo vero io era più arrogante, impertinente e testardo. 

E adesso lo aveva capito. 

Le bastava solo del tempo per imparare ad essere se stessa anche con le persone che amava.

"Senti, Pan... Non sottovalutare mai i tuoi avversari".

Avversari? Momento... Quella serpe dalla lingua nera, macabra e cattiva poteva essere considerata sua avversaria? 

Quindi ammetteva di provar qualcosa per il SUO Trunks! 

Insolente, impertinente, maleducata, narcisista di una Misaki, che ne sapeva lei dell'amore, e di quello che avevano affrontato lei e Trunks per ritornare insieme, più uniti e forti che mai? Chi era lei per disturbare la quiete in cui tutta la loro famiglia era coinvolta?

"Se Trunks provasse il benché minimo interesse per te allora potrei considerarti una valida avversaria, ma sei il NULLA per lui!" rispose sicura di se la moretta. 

Misaki guardò la sua rivale per più di un secondo, come se ancora provasse meraviglia per il coraggio e l'intraprendenza di quella ragazza, poi in una manciata di secondi la sua espressione stupita lasciò il posto ad una malvagia e canzonatoria. "Immagino dunque che il tuo caro Trunks ti abbia detto che io rimarrò in questa casa per un po' di tempo. Giusto?"

Il cuore di Pan sembrò fermarsi per quello che le parve un eternità, finché, successivamente, la sua presenza non si fece pressante e fastidiosa, lo stomaco prese a dolergli e le mani a tremare nell'istante direttamente successivo. 

Salì il groppo in gola. 

Il respiro si fece sempre più affannoso, sebbene esteriormente tentò di mantenere un aspetto quantomeno decoroso, la testa però sembrava essere sul punto di scoppiarle ogni secondo maggiormente. 

Trunks non poteva averle mentito, sicuramente vi era una spiegazione razionale a tutto quello che la collega del suo ragazzo le aveva detto, nel caso in cui le sue non fossero in realtà frottole. 

"Fra me e Trunks non vi sono segreti" rispose educata e con fermezza, guardò oltre la soglia della porta, poi spinse con violenza la "serpe" e andò alla ricerca del suo amato figlioletto. 

"Dov'è Goren? Tra parentesi figlio MIO E DI TRUNKS" tuonò vicino alla donna che le passò accanto. 

"TUO figlio vorrai dire. È sopra con i nonni." 

La figlia di Gohan dovette lottare contro tutte le sue forze per non massacrare quell'ingrata, che fra parentesi era a conoscenza delle origini del figlioletto, a giudicare da quanto avesse marcato il "TUO FIGLIO". 

Non disse nulla, accorse al piano di sopra e dopo aver salutato calorosamente Bulma e il principe dei Saiyan, come solo "una Son drogata di Karoth" (come sottolineava spesso Vegeta) sapeva fare, si precipitò fuori dalla casa, per volare via verso il suo amatissimo rifugio: i Monti Paoz. 

Che Trunks non avesse una tresca con quella donna era chiaro, poteva giurare di conoscere alla perfezione i suoi sentimenti, ma purtroppo era altrettanto chiaro che qualcosa le avesse tenuto nascosto negli anni. 

Misaki Suzuki era a conoscenza di molte cose. TROPPE cose.

 

 

 

La sera giunse velocemente sulla città dell'Ovest. 

Bra, appena uscita dal piccolo appartamentino in palestra, del tutto rinvigorita, bussò alla porta di casa sua, in attesa dei genitori per metterli al corrente di determinate cose. 

Ad aprire la porta fu la madre, Bulma, probabilmente impegnata fino a quel momento ad una delle sue nuove creazioni per la Capsule Corporation. 

"Ciao tesoro" esclamò la donna. 

"Mamma, devo parlare con te e papà." rispose fulminea la ragazza entrando in casa sua. 

La sua attenzione fu immediatamente colpita da una donna elegante e bellissima in piedi al centro del salone di casa, Bra istintivamente portò le mani alle labbra consapevole chi fosse quella dea ma ignara di cosa ci facesse in casa sua. 

"Signorina Suzuki" salutò fredda Bra, una volta raggiunta la calma apparente.

"Salve Bra, come ti sei fatta grande" esclamò, correndo ad abbracciarla, la  collega del fratello. 

"Si in effetti anche tu stai cominciando ad invecchiare" rispose acida la sorella di Trunks ma al contempo sorridente come non mai. 

Avrebbe potuto giurare che Misaki le rivolse uno sguardo di ghiaccio, ma decise di non dar conto a quelle stupidaggini, avrebbe avvertito Pan e insieme avrebbero chiesto spiegazioni al caprone di suo fratello. 

Si voltò verso i due genitori riuniti attorno al grande tavolo e li osservò attentamente: il papà come al solito nervoso o semplicemente infastidito dal fatto che a causa di Bra aveva dovuto fermare i suoi allenamenti, e Bulma ansiosa di conoscere cosa tormentava tanto la figlia. 

"Mamma" cominciò osservando la madre "Papà" continuò rivolgendosi al padre "Domani sera abbiamo ospiti a cena" 

"E chi sono?" chiese la compagna di Vegeta. 

"Domani sera conoscerete il mio fidanzato!" rispose  la ragazza evitando la domanda.

Vegeta strabuzzò gli occhi, poi assunse un'espressione dura sul volto, e andandosene: 

"Non ci penso nemmeno" 

Bulma lo prese prima che potesse fuggir via nel suo rifugio e lo costrinse a rimanere sulla sedia. 

"Io vorrei vivere con lui... Ecco farmi una vita mia" provò a spiegare la ragazza. 

"Mi sembra logico, tesoro" sorrise la madre. 

"Tsk"

Fu a quel punto che il principe dei Saiyan, non riuscendo più ad accettare la situazione, andò via furibondo, trasportandosi verso la Gravity Room; Bra, allora, fece segno alla madre di attendere, e corse via verso il suo papà, gli si parò di fronte e con violenza lo abbracciò forte. 

"Tu sarai sempre il primo uomo per me. Ti voglio bene papà" sussurrò al suo amato genitore. 

Vegeta, dal canto suo, rimasto colpito e perché no, anche incantato dal gesto della sua bambina, non rispose alle parole eccessivamente dolci ma si limitò a circondarla con le sue forti braccia, e in quell'abbraccio ci mise tutto il suo amore. 

Bra lo percepì. 

Lo lasciò andare, dicendogli: 

"Sono sicura che se mi farà del male, saprai proteggermi papà" 

Il moro si fermò e Voltando appena il viso affermò con un sorrisetto: "Puoi starne certa!"

Felice, ritornò dalla madre seduta ad armeggiare con un microscopico corpicino metallizzato, e approfittando dell'assenza del padre chiese: 

"Mamma io avevo pensato di invitare anche Pan e Trunks e.."

"il piccolo Goren" esclamò la madre. 

"Si anche tuo nipote. E poi anche Chichi, Gohan Videl, Junior... Goten anche dai" continuò, fingendo indifferenza. 

"In fondo siamo un'unica famiglia no?" terminò la turchese più giovane, ridendo istericamente. 

Bulma alzò il capo dal suo "lavoro", e guardò, per quelli che furono momenti interminabili, sua figlia negli occhi. 

Sorrise, tornò a modificare l'oggetto metallico ed esclamò: 

"Si dai tutti... Anche Goten" 

Bra guardò un secondo meravigliata la madre, e si rese conto di essersi tradita da sola. Tutta colpa della sua vocina acuta e non del tutto chiara che le era uscita quando aveva nominato il suo fidanzato. 

In quel preciso istante il telefono le prese a squillare: Goten la stava attendendo fuori in macchina da un po' di tempo. 

Bra guardò prima il telefono, poi la madre, e con voce poco convinta disse: 

"Ehm... Una mia amica.. Fuori. 

Vabbé mamma vado ciao!!" 

E scappò via, non prima però di aver scorto nella stanza antistante il salone la bella Misaki intenta nel leggere miliardi di scartoffie. 

Avrebbe potuto chiedere alla madre cosa volesse quella donna, ma chiaramente preferiva ascoltare la versione dei fatti di Trunks.

 

 

"Sicura di sentirti bene? Ti gira la testa? Ti fanno male le gambe? Sei stanca?" 

"Son c'è qualcosa che non va" sbottò infine la giovane Saiyan. 

"Cos'è? Dimmi tutto" 

"TU!!!" urlò la turchese. 

"Cercavo di essere d'aiuto" 

"Oh ma lo so! E ti ringrazio! Ma tu non capisci la sottile differenza tra malattia e stanchezza mio piccolo e dolce poverello" 

La distanza fra la casa di Bulma e la casa sui Monti Paoz era infinita quella sera, e per Bra e Goten stare così vicini in un posto tanto ristretto senza avere la benché minima possibilità di fare alcuna cosa, era praticamente una missione impossibile! 

Se a questo si va ad aggiungere un povero Saiyan iperprotettivo e ansioso allora è la fine!!!

Questo Bra lo comprendeva benissimo. 

Decise perciò, saggiamente, di cambiare discorso:

"Non sei felice che almeno alla tua famiglia stiamo per rivelare tutto?" 

"Ma certo. Sono un po' nervoso però" rispose con un sorriso incerto Goten. 

"Perché stai per farmi conoscere la tua famiglia?" 

"No per altro" 

"Aaaaah perché domani conoscerai i miei! E hai paura di mio padre!" giunse alla conclusione la figlia di Vegeta. 

"Principessa se la mettiamo su questo piano conosco i tuoi genitori da prima che li conoscessi tu!" si vantò il ragazzo. 

"Dettagli trascurabili!" tagliò corto lei.

"E comunque non ho paura di tuo padre!" 

"Ma certo il grande Son Goten ha altre paure, tanto segrete da non poter essere nominate alla presenza della fidanzata." rispose acida la principessa. 

Goten rise. 

Bra, nel vederlo, rise anch'ella. Poi, cambiando discorso, fece notare:

"Almeno siamo sicuri che ci risparmieremo le solite domandina imbarazzanti" 

"Che vuoi dire" chiese il moro mantenendo lo sguardo sulla strada. 

A Bra piaceva vedere Goten guidare, le dava un senso di tranquillità e sicurezza. 

E in quel momento, in quella magica atmosfera di felicità e amore, capì che probabilmente la mano di Goten era quella che avrebbe stretto per tutta la vita e si sentì improvvisamente investita da un'ondata di calore e gioia. 

Sorrise nuovamente, poi riprendendo l'atteggiamento canzonatorio che usava sempre con lui, spiegò: 

"Mi riferisco alle domande del tipo: 'Che fanno i tuoi genitori?' 'Tuo padre è di queste parti?' 

A quel punto io cosa devo rispondere: 'No lei non può conoscere mio padre perché ha passato una buona parte della sua vita su un altro pianeta! Ah ma non si preoccupi non mi porterà via perché tanto il pianeta è stato distrutto decenni fa da un essere repellente e disgustoso' " 

Il figlio di Goku rise a crepapelle. Effettivamente le presentazioni per dei Saiyan dovevano essere molto difficili! 

Ma loro due non avrebbero avuto di questi problemi.

"Ah la parte migliore" continuò la turchese " è quando, complimentandosi per i miei capelli, mi chiedono se sia il mio colore naturale. 

Beh quelli sono i momenti in cui vorrei saper trasformarmi in Super Saiyan" 

"Imparerai, vedrai." la incitò il ragazzo sorridendole nuovamente.

 

 

Il secondogenito di Chichi, aperta la porta, avvertì un'ansia mai provata precedentemente: non aveva idea di come la madre avrebbe potuto prendere la notizia del suo fidanzamento con Bra, considerando il fatto che lei era a conoscenza del suo desiderio di sposarla. 

Nonostante questo però, entrare in casa fu un toccasana per lui: osservare il luogo in cui lui e Gohan erano cresciuti fra due genitori fantastici, e con tanto amore gli fece capire che era proprio per questo che stava lottando e stava bruciando le tappe. 

Anche lui un giorno avrebbe voluto un'amore vero come quello dei suoi, una vita felice con la sua Bra.

E lo avrebbe avuto, indipendentemente dalla benedizione di Vegeta o della madre.

 

"Mammaaaa" urlò il ragazzo. 

"Tesoro sono qui" rispose Chichi, intenta nel preparare la cena. 

Con sua grande sorpresa, il figlio di Goku si ritrovò dinanzi all'intera famiglia, escluso Pan e Goren; rimase muto qualche secondo finché poi non decise di prendere Bra per il braccio a porla dinanzi ai suoi familiari. 

Gli occhi di Junior, Trunks, Gohan, Videl e Chichi furono puntati sulla ragazza, che rimase immobile al centro della stanza. 

"Ciao Bra anche tu qui?" chiese Chichi sorridente, lasciando la ragazza libera di appoggiarsi su una delle innumerevoli sedie.

"Ho qualcosa da annunciarvi" la interruppe il ragazzo moro. 

"beh forza Goten, spiegati" lo incitò la madre.

"Mamma" continuò il ragazzo, rivolgendosi alla bellissima donna che gli aveva donato la vita "ti presento la mia fidanzata" 

Si avvicinò così alla turchese, ponendole le mani sulle spalle, e mentre tutt'attorno i familiari rimasero del tutto indifferenti alla notizia visto che tutti ne erano già a conoscenza, Chichi, appresa la notizia, cominciò ad osservarsi confusa finché, portata la testa all'indietro, cadde svenuta. 

Tutti accorsero apprensivi, e la donna rinvenne solo dopo alcuni minuti: i suoi occhi e il colorito pallido  esprimevano lo sconcerto e la paura che gli aveva procurato quella rivelazione. 

Continuò a guardarsi attorno, finché non scorse la figura del figlio, gli accarezzò il viso delicatamente e con voce rotta dall'emozione gli disse: 

"Figlio mio, ho fatto un sogno!" 

"Un sogno?" chiese confuso il giovane. 

"Si, tesoro. Tu sistemato, e felice con la nostra Bra... Ti rendi conto?" 

Bra sorrise a quell'affermazione, e si sentì grata a quella donna per tutto quello che era stata durante la sua vita, non poté far a meno di correrla ad abbracciarla. 

"Chichi ma è vero" esclamò sorridente. 

"È vero? È vero? Oh Bra meno male meno male" continuò a ripetere baciando ed abbracciando la ragazza, e andando a stringere il Suo amato secondogenito. 

Bra rivolse un sorriso ricco di sollievo al suo ragazzo e ringraziò chiunque avesse permesso una tale situazione, Goten rispose al sorriso della sua ragazza, e in cuor suo dopo aver abbracciato ad uno ad uno suo fratello, il suo migliore amico e le donne di casa, immaginò un'ultimo e fondamentale abbraccio: quello del suo papà.

"Goten, Bra" proruppe Chichi, richiamando l'attenzione "quando avete intenzione di sposarvi?" chiese come se fosse la cosa più naturale al mondo. 

La figlia di Vegeta rimase silenziosa e sconvolta, mentre il moro non poté evitare di affogarsi e cominciare a tossire a più non posso. 

 

L'atmosfera giocosa che si era andata a creare fu però interrotta dall'arrivo del piccolo Goren, che silenzioso corse dal padre, che vedendolo lo accolse a braccia aperte. 

"Scusate" chiese  il bimbo "come fareste a far calmare una donna arrabbiata?" 

"Io la porterei a fare spese" rispose meccanicamente Goten, guadagnandosi un bacio dalla sua ragazza. 

"Perché questa domanda, Goren?" chiese invece curioso il lilla. 

"Papà allora ti conviene a prendere tanti soldi e portare via la mamma" disse il bimbo. 

"Cosa vuoi dir.." 

"Goren, dove sei stato tutto il giorno?" chiese preoccupata la turchese, avvicinandosi al nipotino. 

"Dai nonni in città" 

Trunks sbiancò. 

"E c'eravate solo tu e i nonni?" chiese Bra, continuando ad indagare.

"No anche una signora, Mamma la conosce" 

Alla risposta del bambino, la sorellina di Trunks si avvicinò al fratello e con sguardo assassino, lo avvicinò a se prendendolo dal colletto della camicia e lo intimò: 

"Fatti perdonare!" 

Il lilla, consenziente riguardo il suo grande sbaglio, non rispose alla sorella ma a passi lenti si diresse verso la sua donna, nella casa accanto.

 

 

 

 

"Pan" 

La voce dell'uomo che amava più di ogni altra cosa al mondo, riecheggiava nella grande stanza matrimoniale che aveva assistito alle tanti notti d'amore fra i due. 

Lei non si voltò ne tantomeno rispose al suo saluto, lui si avvicinò alla donna e lentamente prese ad accarezzarle le spalle e le braccia. 

"Ehi Pan, dai ascoltami" sussurrò. 

La mora si allontanò, e continuando a dare le spalle al suo compagno continuò: 

"Che vuoi, Trunks?" 

"Hai visto Misaki?" chiese preoccupato il presidente. 

"L'ho vista, le ho parlato, mi ha umiliata... Cos'altro vuoi che ti dica?" 

Pan cominciò a tremare dalla rabbia. 

Trunks assunse un'espressione sofferente sul volto. 

"Ti ha umiliata?"  

"Mi ha umiliata, ma quello che mi ha fatto più male è che io non sapessi che quella donna sarebbe tornata, nè tantomeno che avrebbe albergato a casa tua!" spiegò la donna, cominciando ad alzare la voce. 

"Pan sua madre è gravemente malata, non ha nessun altro oltre lei. 

Ha venduto la casa dopo che le ho dato la direzione dell'altra sede della CC..." 

"NON M'INTERESSA!" urlò la nipotina di Goku, perdendo la pazienza. 

"Dovevi dirmelo" continuò con voce rotta dal pianto, lasciando che le prime lacrime le solcassero le guance. 

"Pan, no no" 

Il lilla si avvicinò alla sua donna, e con i pollici le asciugò le piccole scie d'acqua salata che continuavano a scendere imperterrite: il cuore gli si spezzò dinanzi all'idea che quella sofferenza fosse stata provocata proprio da lui! 

"Sapeva del mio bambino, sapeva del nostro Goren" mugugnò la nipote di Goku. 

" Si Pan gliene parlavo io. Ci sentivamo" ammise il figlio di Vegeta. 

"PERCHÉ ?" urlò la ragazza, scostando il Saiyan. 

"Ma per lavoro, Pan" insisté il lilla. 

"Non dovevi parlare di mio figlio, della nostra vita.. Sono cose MIE E TUE, Trunks!" 

Pan avvertiva un forte calore bruciargli in petto, la testa le faceva particolarmente male e le mani le tremavano assiduamente. 

Le lacrime continuavano a scorrere.  

Non sopportava che avesse intrattenuto un rapporto con quella donna, ma soprattutto che l'avesse fatto alle sue spalle. 

"Dovevi dirmelo" mugugnò in un prolungato lamento la donna. 

"Amore mio mi dispiace ma prova ad ascoltarmi..."

"Vattene" decise infine la ragazza. 

"Cosa?" 

"Vattene non voglio vederti" esclamò furiosa lei. 

"Mi stai lasciando?" chiese spaventato. 

"NO TRUNKS... Ho bisogno di pensare!" spiegò marcando il nome del compagno. 

Il presidente rimase immobile: mai avrebbe creduto che Pan fosse arrivata ad una decisione del genere. 

Davvero credeva che la sofferenza che si stava interponendo fra loro avrebbe aggiustato le cose? 

Stava scappando, come sempre.  

Ma stavolta nel suo egoismo, stava spezzando il suo di cuore. 

Perse la pazienza.

"Va bene Pan! Manda tutto all'aria. 

PENSA. 

Ma prima sicuramente non ti saresti comportata in questo modo. 

Come sempre dimostri di non voler cambiare" 

Trunks, sofferente, e pentito di quanto aveva fatto lasciò la camera, distrutto ma ancora tanto innamorato.

Quella frase colpì la mora dritto al cuore, e nella più totale disperazione, Pan cadde a terra piangente, singhiozzi e lamenti giunsero alle orecchie del figlio di Vegeta, che fu quasi sul punto di tornare indietro e stringere fra le sue braccia la sua donna. 

Tuttavia non lo fece. 

Lui sapeva di aver sbagliato e quella era la punizione più giusta da scontare, avrebbe solo voluto che a scontarla non fosse anche la sua amatissima "piccola Pan". 

Andò a scusarsi con suo figlio, che insieme a loro soffriva questa indicibile situazione, e con Gohan, il padre della donna a cui aveva mentito. 

Poi tornò a cercare ospitalità alla casa dei suoi genitori. 

 

 

 

Aveva sentito il rumore Della porta d'ingresso che delicatamente si era chiusa. 

Era andato via. 

E la sua solitudine accresceva sempre di più, fino a farle mancare l'aria come se fosse sprofondata in un abisso oscuro senza aver la possibilità di risalire in superficie. 

Pan si era spostata sul letto, gli occhi gonfi e rossi dal troppo pianto, e lo sguardo fisso nel vuoto, sfiorava con la mano il lato del lettone dove Trunks aveva dormito negli ultimi otto anni e le lacrime presero a scorrerle da sole. 

Se fosse stata la Pan di una volta, avrebbe affrontato la situazione fino ad averla vinta, ma in quel momento più che la Pan adolescente, sentiva di essere tornata ad essere quella bambina, che si vide 'abbandonata' dal nonno, e che avvertì lo stesso dolore in corrispondenza del petto quando lo vide volar via con un completo sconosciuto. 

Tuttavia la piccola Pan, ignara che avrebbe rivisto il nonnino solo 10 anni dopo in sembianze infantili, aveva un barlume di speranze dentro di se, invece la Pan di adesso, tanto simile a quella bambina, quella speranza non l'aveva. 

Si sentiva terribilmente sola, si spostò sulla parte del letto di Trunks, in cerca di quel calore che avvertiva ad ogni abbraccio che il suo uomo le regalava, che però non avvertì mai. 

Chiuse gli occhi, sperando che il sonno l'avesse accolta al più presto fra le sue braccia, ma poco dopo si ritrovò ad osservare la porta della stanza che lentamente prese ad aprirsi: quasi si illuse di vedere Trunks oltre la porta di legno, poi facendo più attenzione, vide il suo scricciolo con sguardo preoccupato e ansioso, spiare la madre. 

Pan si asciugò le lacrime, sorrise al

Suo bambino e con un gesto lo invitò a dormire accanto a lei.

Goren saltò sul letto e si andò ad accucciare accanto alla mamma, affondando il viso sul petto. 

"Mi dispiace" sussurrò la figlia di Gohan al piccolo. 

"Non piangere. Ci sono io! 

E poi... Vi voglio bene anche se fate così." rispose il bambino, stringendo maggiormente la Saiyan, la quale dal canto suo, cominciò ad accarezzare e baciare delicatamente suo figlio. 

Provarono ad addormentarsi, l'uno stretto nelle braccia dell'altra, consci del forte amore che solo fra una madre ed un figlio può esistere, ma l'atmosfera di pace e tranquillità fu presto interrotta da altri due intrusi. 

Bra e Goten spalancarono la porta con violenza, e urlando, nemmeno fosse mattino inoltrato, dissero alternandosi: 

"Su con la vita!" 

"Stasera ci siamo noi!" 

"Fateci spazio su" 

E così si sistemarono entrambi sul povero letto matrimoniale che si ritrovò a contenere ben quattro persone. 

Goren, all'estrema destra era ancora fra le braccia della sua mamma, Bra invece abbracciò da dietro la sua migliore amica, mentre Goten, all'estrema sinistra si ritrovò quasi sul punto di cadere; diede perciò uno spintone alle tre persone al suo seguito, guadagnandosi un pugno leggero dal piccolo Goren, che alzatosi urlò: 

"Ehi stupido! Mi fai cadere!" 

"Così cado io piccolo impiastro" rispose per le righe l'uomo. 

Pan allora sorridendo, per la prima volta da quando Trunks era andato via, riprese il figlio per metterlo a dormire fra le sue braccia, mentre Bra accanto a lei diede un pugno in faccia al fidanzato, zittendolo. 

Così nonostante la terribile assenza dell'uomo che amava, Pan capì che nonostante tutto non era per niente sola, che accanto a lei ci sarebbe stato sempre qualcuno a ricordarle da quanto amore era circondata.

Vide sull'uscio della porta anche i due genitori e la nonna che le lanciavano sguardi amorevoli, e con le loro espressioni in mente cadde in un sonno profondo.

 

 

                               

                              ***

 

 

 

La dolce principessina dei Saiyan aveva sempre adorato partecipare alle lezioni del suo fidanzato, erano divertenti e pesanti allo stesso tempo, si alternavano momenti di scherzi e riso a momenti di concentrazione e impegno.

Quel pomeriggio tuttavia, forse per l'eccitazione scaturita dalla presentazione di Goten come suo ufficiale fidanzato che sarebbe avvenuta la sera  stessa o forse per l'emozione di aver finalmente capito quanto fosse bella la vita insieme a lui, la turchese fu più volte sul punto di cadere a terra sfinita.

Ancora non si era del tutto ripresa dallo svenimento del giorno precedente, per cui ritenne del tutto normale il colorito biancastro che aveva invaso la sua pelle, e probabilmente anche il continuo stato di stanchezza che continuava a persistere. Così come la preoccupazione per la sua migliore amica, che a causa del fratello aveva avuto una grandissima delusione.

Quando vi furono i cinque minuti di pausa, Bra finalmente riuscì a riposarsi sulle panche che li circondavano, vide Goten che sorridente si avvicinava a lei per rinchiuderla fra le sue braccia e probabilmente baciarla. 

Anche lei gli sorrise, ma in pochi attimi avvertì un forte senso di stanchezza, le tenebre s'impossessarono rapidamente della sua vista, poi un battito mancato, il respiro affannoso e la testa prese a vorticare, finché a sostenere il completo peso del suo corpo non vi fu nulla se non il freddo pavimento.

 

 

Aprì gli occhi alimentandosi della fioca luce proveniente dalla finestra semi aperta, si guardò confusa intorno, rendendosi conto in fretta di trovarsi  fra le morbide lenzuola del divano nero nell'appartamento-spogliatoio della palestra della sua adorata Pan. 

In camera non vi era nessuno, ma da fuori riusciva a sentire le voci, seppure fievolissime, di due uomini: una di esse doveva appartenere sicuramente al suo Goten, ma per quanto riguarda l'altra non poteva che avanzare delle probabili ipotesi. 

Si alzò a malapena, poggiando la schiena al cuscino, e dopo un profondo respiro si sentì immediatamente rinvigorita, voltò di scatto il capo, poggiando lo sguardo sulla maniglia della porta di legno, rimasta chiusa per tutto il tempo: un uomo sulla sessantina dalla lunga e folta barba grigia, dal passo lento e flemmatico e dal viso ovale solcato da un profondo e dolcissimo sorriso stava avanzando verso di lei.

Il dottor Maeda da sempre seguiva la crescita della piccola Bra, essendo venuto a conoscenza della loro natura di Saiyan, si era preso la briga di "studiare" e occuparsi dello stato di salute dei figli della grande Bulma; probabilmente era stato Goten a chiamarlo... Il solito esagerato! 

 

"Dottoreeee" urlò la ragazza, seriamente felice di rivedere quel vecchietto simpatico. "Da quanto tempo non ci si vede." 

"Sono lieto di rivederla signorina Bra" rispose sorridente l'uomo. 

"Allora cosa abbiamo qui?" continuò Maeda, cominciando ad indagare probabilmente sulle cause del precedente svenimento, ma Bra non dando ascolto alla domanda del vecchietto, catturò la sua attenzione,  esortando:

"Dottore!" 

"Mi dica signorina" 

"Si è lasciato crescere la barba" constatò la turchese.

"Beh si" 

"Le sta male... Lo rende più vecchio" ammise infine senza troppe cerimonie.

"Signorina Bra procediamo con la visita?" propose il dottore, visibilmente irritato dall'affermazione della principessa dei Saiyan. 

"Ma se lei per una volta seguisse il mio consiglio io pot... "

"SIGNORINA BRA!" pronunciò spazientito l'uomo. 

"Mi scusi vada avanti" 

"Allora cosa le è successo?" 

"Come se Goten non ve l'avesse già detto" 

"Signorin.." 

"Ho capito ho capito... Sono svenuta ma si tratta solo di un po' di stanchezza. Ultimamente lavoro troppo e sono sempre molto stanca." spiegò la turchese, rassegnatasi all'arrivo del terzo grado di Maeda. 

"Le è già capitato una volta?" 

Ecco appunto. L'INTERMINABILE terzo grado. 

"No" rispose secca la ragazza. 

"Ci pensi bene." 

"Non è mai successo." 

"Sicura?" 

"D'accordo. È già successo: una o due settimane fa" 

Il dottore osservò la ragazza per un periodo di tempo incerto, prese ad accarezzarsi la barba e contemporaneamente a riflettere sulle parole della donna. 

Le si avvicinò lentamente e dopo averla aiutata a mettersi in posizione eretta la costrinse a fare profondi respiri per accertarsi dell'assenza di eventuali problemi attraverso lo stetoscopio. 

"Mmm" continuava a ripetere il medico girando attorno alla ragazza. 

Si avvicinò nuovamente e affondò due dita sugli addominali della bella, chiedendogli poi: 

"Le fa male se tocco qui?" 

Bra, avvertendo una sorta di fastidio, rispose istintivamente alla domanda in modo positivo, dopodiché leggendo chiaramente il dubbio e la preoccupazione sul volto del suo dottore, non poté far a meno di avvertire un senso di agitazione anch'ella. 

"Dottore che ho?" 

"Signorina lei deve seguirmi nello studio." rispose serio il tanto simpatico quanto inquietante vecchietto. 

"Perché?" chiese sul punto di venir meno la figlia di Vegeta. 

 

 

 

Goten stava osservando da più di un'ora i combattimenti fra gli allievi della sua classe: i miglioramenti vi erano stati ma sicuramente c'era ancora molta strada da fare. 

I più sostenevano che il ragazzo fosse semplicemente pignolo, ma tutti i Saiyan e chiunque fosse coinvolto nella loro cerchia concordavano nel sostenere che questa precisione era dovuta solo ed esclusivamente alla necessità di concedere alla Terra nuovi combattenti, sebbene essi fossero limitati da una forza umana.

Quel giorno tuttavia, il figlio di Goku non aveva alcuna voglia di fare il pignolo, per quanto si sforzasse la sua mente era ferma alla donna che gli aveva rubato il cuore e che poco prima aveva mostrato strani segni di cedimento: aveva voluto credere all'inizio quando la turchese asseriva i suoi capogiri all'eccessiva stanchezza e frustrazione, ma ora come ora dopo un'ora di visita medica, davvero poteva dirsi tranquillo? 

Davvero poteva contare sulle sue parole?

Mentre sotto i suoi occhi due uomini continuavano ad azzuffarsi nel pieno rispetto delle regole, avvertì il leggero rumore della porta che si aprì: il dottor Maeda avanzava serio e preoccupato verso di lui e dopo avergli rivolto un "Ho bisogno di altri accertamenti" andò via, seguito poi dalla stessa Bra che agitata baciò più e più volte il moro, ripetendogli infinite volte "ti amo". 

"Ma che succede?" chiese preoccupato il ragazzo. 

"Non lo so ma sta tranquillo andrà tutto bene" urlò la donna ormai abbastanza lontana dal compagno. 

"Lascia che ti accompagni" urlò lui di rimando. 

"Non c'è n'è bisogno. Non fare la femminuccia, Ciao Son!" 

E sparì. 

 

 

Era stata debole, infinitamente debole.

Non aveva dato ascolto agli avvertimenti del suo Trunks e alla fine lo aveva perso, raccogliendo nient'altro che una vita piena di menzogne. 

Eppure non riusciva ad incolparlo perché sapeva che probabilmente la maggior parte della colpa era sua, della dipendenza che aveva sviluppato nei confronti del suo uomo. 

Come poteva dargli torto? 

Non era quella la Pan di cui si era innamorato! 

E non era quella la donna in cui Pan avrebbe voluto riconoscersi.

Stava soffrendo si, ma il nonno gli aveva sempre insegnato a non darsi per vinta, a combattere per amore fino all'ultimo sforzo e a ricostituire la sua famiglia. 

Avrebbe sicuramente provato a riconquistare il suo lilla. 

Prima però, era il caso di ritrovare se stessa.

 

 

 

 

Era sera.

Il momento della rivelazione vicino. La suoneria del telefono risuonava prepotente nell'immensa camera della principessa dei Saiyan, distraendola dalla sua momentanea e vitale occupazione: scegliere un vestito adatto alla serata. 

Qualcosa di sobrio, non sofisticato o provocante, non molto elegante né scollato.

Stanca di sentire quel rumore nelle orecchie, si avvicinò nervosa alla fonte sonora e con arroganza rispose: 

"Chi è??" 

La persona dall'altro lato del telefono rimase per un secondo in silenzio. 

"Un campagnolo preoccupato per la sua ragazza, fuggita col dottore" rispose infine. 

Aveva dimenticato di avvertire Goten, dopo essere uscita dallo studio! Era stata così confusa e terrorizzata che si era abbandonata ad un semplice pianto liberatorio, e non aveva chiamato la persona che più amava e che in quelle ore probabilmente non aveva fatto altro che morire e morire e morire, mille volte, attendendo sue notizie. 

Come l'avrebbe presa? 

Sarebbe stato pronto ad accogliere la difficoltà con Bra? 

E se ne avrebbe avuto paura? 

"Bra?" la ridestò Goten, non udendo alcuna risposta.

"Scusa, no sto bene per questo non ti ho fatto sapere nulla! È stanchezza! 

Adesso va' preparati e vieni subito da me" mentì lei.

"Corro principessa" 

E chiuse. 

Non udendo più la sua voce, e rimanendo con le sue paure, la piccola turchese avvertì un'infinito senso di solitudine.

 

 

 

Il vento batteva forte contro le finestre della grande e lussuosa camera della principessa dei Saiyan, seduta di fronte lo specchio, ella si spazzolava i capelli continuamente, riflettendo sulle parole adatte, e sulle modalità secondo le quali avrebbe detto a tutti la sconcertante notizia appresa nel pomeriggio.

A primo impatto, si era ritrovata confusa e persa, indifesa contro la difficoltà inaspettatamente sopraggiunta e il terrore di non potercela fare, il terrore di provocare dolore nella persona che da circa 24 ore aveva impavidamente riportato al proprio fianco. 

Era quello il principale motivo per cui aveva deciso di dare la notizia dinanzi tutti gli ospiti quella sera, e di non concedersi un momento intimo col proprio fidanzato per metterlo al corrente: Goten avrebbe potuto sentirsi disorientato e perché no impaurito dinanzi quella piccola nuova avventura, lei stessa non era in condizione di dargli delle sicurezze, eppure sentiva che insieme loro avrebbero potuto superare di tutto. 

I suoi pensieri vennero tempestivamente interrotti da un leggero tocco in corrispondenza delle finestre della stanza, impaurita voltò il capo di scatto e vide con sua grande sorpresa che l'intruso nient'altro era che il suo moretto. 

Aprì sorridente le ante e con voce fin troppo alta disse: 

"E tu che ci fai qui?"  

"Le mie paure." rispose fulmineo lui.

"Le tue paure?" continuò a non capire la turchese. 

"Hai insistito tanto per venirne a conoscenza. Io farò qualsiasi cosa per Te perciò ascolta: 

Sono terrorizzato all'idea di non poter più abbracciare mio padre. Ho paura di arrecare dolore alla mia famiglia e al mio migliore amico. E infine, ma non meno importante, ho questa irrazionale e illogica paura di non riuscire a renderti felice fino alla fine dei miei giorni, di costringerti a vivere una pressoché misera e limitata vita, e rubarti la serenità. 

Sono i miei incubi, il mio terrore." ammise tutto in un fiato. 

Goten osservava un punto impreciso nel vuoto, la mascella contratta e le mani ben serrate le trasmettevano tutto il suo stato d'ansia e di vergogna, se fino a quel momento aveva avuto dubbi, ora Bra poteva esserne sicura: Lui sarebbe stato perfetto. Avrebbe accettato di tutto, e l'avrebbe aiutata in TUTTO.

Una vita insieme a lui sarebbe stata facile, ogni ostacolo sarebbe stato superato quasi fosse un semplice battito d'ali, sarebbe stato pronto a tutto anche a quella verità di cui avrebbe messo tutti al corrente quella sera. 

"Sciocco" cominciò, avvicinandosi al suo uomo e accarezzandogli il viso "Tu già mi rendi felice e mi dai tutto ciò di cui ho bisogno, anche se sei un infimo, stupido, morboso e oscuro campagnolo" 

"Per fortuna c'è la mia principessa ad illuminarmi" rispose in un sussurro il giovane azzerando la distanza fra loro, e sfiorando la labbra della sua donna. 

Bra sorrise e continuando a scherzare, rimanendo però fra le braccia del fidanzato affermò: "Con questa affermazione sei stato appena elevato al rango di cavaliere." 

"Queste si che sono vittorie. Che dice principessa, un bacio me lo merito?" 

"Assolutamente" 

Posarono delicatamente le labbra sulle altre, lasciando che quel tocco conferisse dolcissime emozioni, poi la ragazza esplorò con la lingua la bocca del moretto e da lì la passione prese il sopravvento, il bacio divenne sempre più violento, e i due ragazzi sempre più desiderosi. 

Goten iniziò a scendere le spalline della canotta di Bra, ma fu fermato dalla stessa che con tono scherzoso gli riferì: 

"No no mio fedele cavaliere, i patti parlavano di un bacio. 

Il resto ci sarà più tardi, se avrà il coraggio di adempiere al suo compito" 

"Preparatevi principessa, il momento non è lontano" e detto ciò, il figlio di Goku fece per andarsene, ma prima rivolto alla sua donna disse:

" Sei fantastica. Questo vestito ti sta d'incanto" 

Poi sparì in volo oltre la finestra, sotto lo sguardo amorevole e un sorriso tenerissimo di una Bra sognante e felice.

 

 

 

 

"Posso sapere che ci fa la famiglia di Karoth davanti la porta di casa mia?" chiese il principe dei Saiyan, visibilmente esasperato, dopo essere accorso all'uscio della porta per aprire agli ospiti.

"Li ho invitati io!" rispose acida Bulma.

"Era necessario?" 

"Si era necessario Papà" s'intromise la bella Bra, provocando così nel padre un profondo senso di fastidio, chiaramente visibile sul suo viso.

"Vegeta non fare lo scimmione!" lo ammonì la compagna di vita, leggendo la sua chiara espressione cupa e infastidita.

 

"Papà ma non c'è ancora nessuno!" esordì Trunks, affacciandosi appena dal soggiorno. 

"Ci sono io!!!" esclamò il piccolo Goren, sopraggiungendo dall'ingresso, provocando meraviglia nel padre, che gli chiese:

"E tu cosa ci fai qui?" 

"Mi ha fatto entrare il nonno!" 

"E gli altri?" chiese allora il lilla. 

"Sono fuori. Li ho lasciati li" s'intromise l'oscuro principe dei Saiyan. 

"Ma papà" urlarono in coro i due figli. 

"Vegeta" strillò una Bulma completamente furibonda.

 

Trunks corse ad accogliere la famiglia Son, aprì lentamente la porta di casa, convinto di trovarsi di fronte una Chichi spazientita oppure un diplomatico Gohan completamente confuso, ma con suo grande stupore si ritrovò faccia a faccia con la donna che fino al giorno prima aveva stretto fra le sue braccia, e con cui aveva fatto e rifatto l'amore fino allo sfinimento. 

Si sentì quasi ridicolo ad aver pensato che Pan si sarebbe persa una cena importante come quella, ma qualsiasi emozione o semplicemente sensazione era nulla se paragonata alla sola felicità nel rivedere la figlia di Gohan in carne ed ossa, evidentemente arrabbiata, ma al contempo confusa e frastornata per quell'improvviso incontro, perciò per una volta ringraziò la sua sorellina per aver creato un casino di tali proporzioni cosmiche.

"Ciao Trunks" mugugnò una Pan alquanto nervosa e a disagio. 

"Pan" si lasciò sfuggire un sussurro quasi impercettibile all'orecchio umano il lilla. 

L'amore racchiuso nel suono fuoriuscito dalle labbra di Trunks poco prima, diede la forza a Pan di alzare gli occhi e incontrare quelli del suo amato. 

Fu allora che sparì tutto, la Saiyan non seppe dire con precisione quali rumori e suoni riempivano la serata calda di quella sera, ne se qualcuno fosse rimasto sulla soglia ad attendere ed osservare, ma avrebbe saputo descrivere con perfezione il

Viso del suo più grande amore, quelle piccole rientranze che si formavano fra le due folte sopracciglia quando

Era preoccupato o semplicemente arrabbiato, le leggerissime fossettine che apparivano sul suo viso appena accennava un sorriso e quegli occhi splendenti e profondi, di quel blu tanto intenso da far invidia al cielo stesso.

"Ma quanto siete noiosi. 

Io passo" sbuffò il fratellino di Pan, facendosi spazio fra i due amanti. 

"Mi sa che passo anch'io. La mia fine mi attende" scherzò invece il secondogenito di Goku.

A poco a poco i due si ritrovarono completamente soli, avvolti nel calore di quel sentimento che sfortunatamente sembrava brillare solo in situazioni del genere. 

Trunks sollevò una mano per poi posarla sulla guancia della sua amata, quel tocco gli provocò brividi per tutto il corpo, che andarono a riscaldare completamente il suo cuore. 

Pan rispose al tocco, posizionando la sua mano su quella dell'ex compagno, e sospirando, mostrando così tutta la sua grande sofferenza. 

A quel Visino martoriato dal dolore Trunks non riuscì a rimanere indifferente, quella tristezza gli strinse il cuore, e lo costrinse e distogliere lo sguardo da quella creatura.

Eppure quel tocco era quanto bastava, per costringere i due amanti a sancire nuovamente quell'Unione tanto bramata, Trunks prese la sua piccola Pan fra le proprie braccia stringendola con grande forza e a poco a poco i loro sguardi non furono attratti nuovamente come se fossero due calamite, il desiderio bruciò nei loro cuori, lasciando le loro labbra libere di avvicinarsi. 

 

"Trunks allora io vado, mi raggiungi più tardi?"  

Misaki interruppe i due sul punto di baciarsi e come se lo avesse fatto apposta rivolse a Pan il solito sorriso arrogante ma vincente al contempo. 

Non potendo sopportare la situazione, la piccola Saiyan entrò in casa lasciando i due colleghi insieme. 

Trunks strinse la mano della sua donna, finché essa non fu troppo lontana per essere anche solo sfiorata, Così non appena furono costretti a dividersi il lilla soffocò un gemito di dolore.

Pan, dal canto suo, delusa e sofferente, chiudeva quel briciolo di speranza che aveva sentito brillare nei suoi occhi, pochi attimi prima.

 

Le due grandi famiglie Saiyan erano radunate attorno all'immensa tavolata preparata dalla bellissima Bulma, l'atmosfera era pensate e nessuno osava fiatare nel mentre. 

"Questo fidanzato? Chiese impaziente Vegeta, osservando  cibo che la moglie gli aveva preparato. 

"Fare tardi alla cena in cui dovrebbe conoscere il padre della fidanzata... Tsk" continuò l'oscuro principe, mettendo insieme quante più parole avesse mai usato in tutta la sua vita. 

Goten prese a sudare freddo, ingoiò e si allentò il colletto della camicia, pregando il padre di alleviare in qualche modo il cattivo umore di Vegeta.

Gohan diede una pacca sulla spalla al fratello minore.

Junior non faceva altro che schernirlo.

Trunks e Pan lanciavano cori per incitarlo, mentre Chichi gli rivolgeva il sorriso più dolce e materno che avesse mai ricevuto. 

Video, la cara Videl, si limitava a guardarlo, concedendogli il coraggio di cui avevi bisogno.

Bra, invece, finse di non aver ascoltato il padre e con grande sorpresa del fidanzato stesso, prese parola per prima, nascondendo l'apparente e pressante ansia:

"Mamma, papà ascoltate: cosa ne pensate di un mio possibile trasferimento?" 

"CHE COOOOS..?" 

Bra vide con la coda dell'occhio la madre che dava una gomitata al compagno, questo le provocò un certo divertimento ma ciò nonostante l'ansia sembrò non volersene andare.  

"Va benissimo tesoro! Sei grande ormai" rispose eccitata una Bulma quasi ringiovanita.

"Fai quel che vuoi" mugugnò innervosito il padre, sotto lo sguardo minaccioso della compagna di vita.

"Perfetto. Perché...." 

"Perché?" la interruppero tutti, spinti da una sfrenata curiosità, suscitata dall'incertezza della 'principessa'.

"Sono incinta..." ammise abbassando il capo. 

"...fra qualche mese sarò mamma di tre bambini" terminò, cercando lo sguardo, prima di suo padre, poi del suo fidanzato, mentre nella stanza calava il silenzio facendo di ogni istante un'eternità.

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IL DIARIO DI TRUNKS...

So lately, been wondering 

Who will be there to take my place 

When I'm gone you'll need love to light the shadows on your face 

If a great wave shall fall and fall upon us all 

Then between the sand and stone, could you make it on your own

 

If I could, then I would, 

I'll go wherever you will go 

Way up high or down low, I'll go wherever you will go

 

And maybe, I'll find out 

A way to make it back someday 

To watch you, to guide you, through the darkest of your days 

If a great wave shall fall and fall upon us all 

Then I hope there's someone out there 

Who can bring me back to you

 

Run away with my heart 

Run away with my hope 

Run away with my love

 

I know now, just quite how, 

My life and love may still go on 

In your heart, in your mind, I'll stay with you for all of time

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Capitolo 22
*** Ora che ci sei ***


Ciao ragazze/i:) 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! 

Vediamo... C'ho messo tanto nello scriverlo perché in realtà il capitolo da pubblicare era più del doppio di questo, ragion per cui SOLO dopo averlo scritto TUTTO ho deciso di dividerlo in due parti. 

Questa prima parte è un po' di transizione, sebbene ci siano novità e la storia va un po' più avanti. 

La seconda parte invece sarà ricca di colpi di scena e sconvolgente. 

Cosa succederà ai nostri eroi? (mi sento tanto narratore di Dragon ball xD il che non so se sia proprio un complimento per me) 

Allora in questo capitolo però vedremo la reazione di Vegeta!!! 

La prima frase che troverete subito dopo questo mio monologo scocciante verrà spiegata solo nel prossimo capitolo. Quindi.. Non preoccupatevi se non ci capite nulla xD 

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Vi faccio i miei migliori auguri per Natale...

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... E per un felice anno nuovo!!! (lo so, l'immagine è di Naruto, ma io adoro Naruto! Dovevo metterla XD)

Vorrei infine ringraziare chi legge la storia, ma soprattutto Soly Dea, Alessia Vivi, Kira 16, Nana Kudo, Heavenly97 che hanno recensito l'ultimo capitolo.

Ed Emanuela Balsamo 091 che ha recensito da qualche giorno uno dei passati. 

Grazie mille :)







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"Rimembrando il viso triste di Pan, per la prima volta nella mia vita, io sentii di essere stato crudele.
E da quel momento cominciai a pensare costantemente a lei: Pan era sempre con me e anch'io... Ero sempre insieme a lei."






 
"Fra qualche mese sarò mamma di tre bambini" 
Quella voce, quella della sua donna, tanto schietta e vivace nei momenti privati, in quel momento sembrava quanto ci fosse di più tenero al mondo. 
Aveva alzato gli occhi verso il padre, lanciandogli un chiaro sguardo apprensivo, e poi si era rivolta verso di lui, regalandogli invece uno sguardo ricco di amore... e paura!
Probabilmente temeva la sua reazione, cosa alquanto ridicola considerando che quella notizia gli stava scoppiando in petto assieme a quantità industriali di felicità e gioia. 
Non erano sposati, non avevano ancora trovato casa, si erano fidanzati praticamente da due giorni ed ufficialmente non lo erano ancora, ma lui l'amava e lei ugualmente. 
Di cos'altro avevano bisogno? 
Aveva passato tanto tempo a desiderare una sua famiglia e adesso che l'aveva ottenuta così velocemente e improvvisamente non aveva nessuna intenzione di lasciarsela scappare. 
In quel momento, sentiva l'impellente bisogno di correre dalla sua amata e baciarla, baciarla fino alla noia, stringerla fra le sue braccia e ripeterle quante più volte possibile la realtà dei suoi sentimenti. 
Ma Vegeta lo avrebbe ucciso all'istante! Volse lo sguardo al principe dei Saiyan: lo sconcerto e la rabbia erano visibili sul suo volto, le folte sopracciglia, quasi fossero un arco, sembravano trovare un punto di congiunzione rivolte verso il basso e le labbra contratte in una smorfia di orrore esprimevano tutto il suo disappunto. 
Goten aveva sempre pensato che il principe dei Saiyan fosse un involucro di ghiaccio, almeno apparentemente, eppure solo in quell'istante si rese conto che le sue parole non potevano essere più sbagliate: Vegeta non era un uomo freddo o indifferente! Era semplicemente un uomo cresciuto con poco amore, abituato alle guerre e alle battaglie, un uomo che trovava più facile esprimere i propri sentimenti attraverso violenza e rabbia.
Probabilmente in quel momento stava realizzando che sua figlia non era più una bambina, e che forse qualcun altro prima di lui ci aveva già pensato, e probabilmente in quello stesso momento non poteva non sentirsi vuoto, ferito e perché no, anche angosciato. 
Esteriormente, però, il padre di Trunks e Bra sembrava avere solo un'idea in mente: vendicarsi contro colui che aveva rubato la libertà della sua secondogenita.
"Chi è stato?" chiese infatti furioso il principe dei Saiyan. 
Goten vide Bra sbiancare, prendersi il grembo fra le mani e abbassare lo sguardo. 
Anche lui avrebbe voluto abbracciare i suoi bambini, ma in quel preciso istante il volto sofferente della sua donna catturò la sua attenzione: stava attendendo che lui dicesse qualcosa oppure era rimasta male della reazione poco entusiasta del padre? 
Leggendo la delusione sul volto della sua amata, Goten non poté far a meno di alzarsi con decisione: Bra dall'altro capo del tavolo fece la stessa azione sbattendo un pugno sulla lastra di legno, ma ancora prima che potesse cominciare a rivolgersi con la solita arroganza verso il padre, il figlio di Goku parlò: 
"Sono stato io" 
"È morto!" ironizzò Pan, disinvolta.
 
 
Per un brevissimo istante, che il giovane Saiyan avvertì come fosse un'infinità di tempo, Vegeta tenne gli occhi assassini fissi su Goten, uccidendolo con lo sguardo, prima ancora di mettergli le mani addosso.
Il principe dei Saiyan strinse i pugni e con voce bassa e rotta dalla rabbia, lo invitò ad uscire fuori casa. 
Bra accorse accanto al suo uomo. 
"Papà, che vuoi fare?" chiese acida. 
Il moro l'allontanò delicatamente, solo dopo averle dato un bacio a fior di labbra, e così la lasciò li, impaurita e ansiosa di conoscere l'esito di quella storia mentre lui raggiunse in fretta il padre della sua amata, attendendo una qualsiasi reazione da parte sua, che di fatto non tardò ad arrivare.
 
 
 
 
"Trunks fa qualcosa!" pregò la turchese, temendo il comportamento del padre. 
Nel momento in cui Vegeta aveva condotto Goten fuori casa, si era sentita morire: vedere il padre furibondo era stata la cosa peggiore che avesse mai potuto fare. 
E se il papà non avesse accettato la loro relazione? 
Cosa avrebbero fatto loro?
Il ragazzo avrebbe trovato il coraggio di continuare contro tutto e tutti? Probabilmente si. 
Eppure la benedizione del padre era un qualcosa di necessario per lei, era pur sempre il primo uomo della sua vita, colui a cui doveva tanto, e che a modo suo l'aveva amata più di qualunque altro essere vivente. 
Desiderava davvero che il padre accettasse quell'amore, quella nuova famiglia a cui poter pensare con orgoglio.
Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo.
Guardò i presenti nella stanza, in cerca di un po' di supporto: 
Gohan, apparentemente tranquillo lanciava sguardi oltre la finestra più volte, Bulma nervosa meditava una valida vendetta nei confronti del marito e Trunks, accanto a lei, la stringeva fra le proprie braccia.
"Il mio bambino!!!" urlava una Chichi disperata e preoccupata per il figlio minore, nonostante le premure della povera Videl. 
Pan guardò sconcertata la scena che gli si poneva innanzi, e non senza un certo fastidio esclamò: 
"Ma state scherzando?" rivolgendosi a tutti, catturando così la loro attenzione. "Davvero avete così poca fiducia in Vegeta? Non gli farà nulla, ne sono quasi certa!" terminò posizionandosi sulla sedia, tornando a giocherellare con i fili della maglia che le davano sempre tanto fastidio.
"Pan ha ragione.." sorrise Bulma, distraendosi per un secondo dal suo malefico piano. 
"...Non gli farà nulla" terminò Gohan. 
Trunks rivolse lo sguardo più dolce che avesse mai fatto alla sua piccola donna, e incontrando i suoi occhi si perse ancora una volta nella profondità di quell'irragionevole e malato amore. 
Cercò la figura del suo piccolo Goren, per completare quel piacevole quadretto che era sempre stato la sua famiglia: il suo sguardo incontrò più volte gli stessi visi dei presenti ma non quello di suo figlio, finché la situazione non parve chiara ai suoi occhi.
"Scusate" disse catturando l'attenzione dei presenti  "dov'è Goren?"
 
 
 
 
Vegeta era chiaramente arrabbiato. 
Anche se forse quello non era il termine più adatto, perché il principe dei Saiyan era letteralmente INFURIATO, e Goten non poté nascondere una certa ansia nella voce: 
"Allora? Perché mi hai condotto qui?" 
Il Saiyan più adulto, dando le spalle al figlio del suo acerrimo nemico, voltò di poco il capo per abbandonarsi alla visione della figura di quel giovane ingenuo. 
Inarcò le labbra in quel solito sorriso maligno, e in men che non si dica lanciò una sfera al ragazzo, che  seppe evitarla senza problemi. 
Tuttavia, sconvolto dal comportamento del principe dei Saiyan, Goten urlò: 
"Vegeta, sei impazzito?" 
Aveva gli occhi sgranati puntati su quell'uomo terrificante: aveva sempre pensato che quegli anni sulla terra fossero stati necessari per un suo cambiamento, o quantomeno per renderlo più mite e calmo... Ma si era sbagliato! 
Il compagno di Bulma, che in quel momento sembrava più arrabbiato e infastidito di quanto non fosse stato in vita sua, aveva attentato alla sua vita, pur sapendo che questo avrebbe spezzato il cuore di sua figlia. 
"Da quanto tempo?" chiese l'uomo, rivolgendo al ragazzo uno sguardo di ghiaccio, e mantenendo la mano aperta contro di lui. 
" Nove anni" rispose il moretto, senza pensarci troppo. 
Fu a quel punto, che con gesto quasi fulmineo il Padre della sua donna, lo spinse contro le mura della sua casa, prendendolo per il collo e stringendolo ad ogni parola che il ragazzo indesideratamente emetteva. 
"Davvero faresti questo a Bra?" provò a dire il figlio di Goku, con grande sforzo.
Non ricevette risposta.
Anzi quelle parole sembrarono non smuovere la compassione del padre di Trunks, che deciso, continuava a stringere maggiormente il collo del povero ragazzo. 
"A quanto sei disposto a spingerti oltre per mia figlia?" chiese malefico il principe. 
"N-n-non comb-b-batterò mai contro di te, Vegeta. 
Non p-potrei farlo. Per Bra" 
Goten, passivo, contro le violenze dell'uomo che conosceva da tempo immemore ormai, cercava una boccata d'aria che potesse rimetterlo in sesto, o per lo meno quanto necessario a mantenerlo in vita, sebbene la stretta del Saiyan fosse così vigorosa e asfissiante.
Addirittura dopo alcuni secondi il dolore si fece sempre più forte, finché egli non sentì i polmoni bruciare, la gola rivendicare anche la più piccola molecola di ossigeno, e l'ambiente attorno ai due combattenti organizzarsi in  una moltitudine di puntini rossi e neri. 
Avrebbe potuto facilmente rispondere con un attacco, ma non avrebbe mai fatto nulla che avrebbe ferito la donna che amava più di qualsiasi altra cosa, e che portava in grembo i suoi figli.
 
 
 
 
 
"Lo so io dov'è" esclamò calma Pan, conscia di cosa avesse ferito il suo amato scricciolo. "Sicuramente nella camera vecchia di Trunks" 
Avvertì una leggera fitta allo stomaco nel momento in cui pronunciò il suo nome, le mani le presero a sudare e la braccia a tremare così forte che addirittura un non-vedente l'avrebbe percepito. 
Si concesse un minuto per riprendersi.
"Vado io" esclamarono all'unisono lei e il lilla, alzandosi contemporaneamente e incontrando l'uno lo sguardo dell'altro. 
Seguirono attimi di silenzio, interrotti solo dalla risatina, seppur ancora nervosa e ansiosa, della bella Bra: 
"Voi state qui! Vado io" esclamò, abbandonando i due innamorati nella timidezza di quel magico e inaspettato momento.
Raggiunse velocemente la camera del fratello maggiore ed entrandovi scorse la figura del suo piccolo nipotino inondato da una marea di piumoni e coperte. 
Si lasciò sfuggire un sorriso. 
Che Goren fosse molto affezionato alla sua amata zia dai capelli turchesi non era un segreto, ed era risaputo a tutti che era in perenne lotta con lo zio Goten, a Bra dunque parve chiaro la causa che l'aveva indotto a chiudersi in camera del padre al buio. 
"Ciao tesoro" sussurrò. 
Il bambino non rispose. 
"Se non rispondi non possiamo far pace però" sorrise la turchese. 
A quelle parole il piccolo Saiyan si mosse appena sotto le coperte, poi con un unico gesto veloce uscì fuori ponendosi di fronte alla zia. 
"Lascerai zio Goten?" chiese come se fosse la cosa più naturale e giusta da fare. 
"Ma no! Vieni qui" 
La sorellina di Trunks prese il nipote e lo fece sedere sulle sue gambe, e poggiandosi con la schiena contro il letto, prese ad accarezzargli i capelli spiegando:
"Davvero pensavi che un giorno.." 
"No" la interruppe il piccolo moro "mi da fastidio solo che lui abbia vinto!" 
"Tutto qui?" 
"Si" 
"Ma allora non ti devi preoccupare!!" esclamò gioiosa la turchese. 
"Perché?" 
"Perché tu avrai sempre un posto speciale nel mio cuore!" 
"Ah si?" chiese sorpreso e felice il bambino.
"Certo. E anche in quello di zio Goten" specificò la donna. 
Il figlio di Pan sembrò rifletterci giusto un minuto, poi abbassando lo sguardo, decise di cambiar discorso.
"Davvero ci sono tre bambini qui dentro?" chiese ingenuamente indicando il grembo della zia.
"Si" 
"Posso sentirli?"
"Credo sia ancora un po' presto"  lo avvertì la figlia di Bulma. 
"Io credo di no" 
Goren avvicinò la testa al pancino della turchese e annuendo di tanto in tanto, finse di parlare con i futuri cugini. 
"Hanno detto qualcosa" proruppe scherzando. 
"Davvero? Cosa?" chiese la turchese stando al gioco. 
"Che Goren vuole molto bene alla zia Bra" cominciò il piccolo.
"Anche la zia Bra vuole molto bene a Goren" sorrise la ragazza.
"Che la zia Bra vorrà sempre più bene a Goren che a Goten e.." 
"e poi?" rise la donna.
"Che Goren vuole bene anche a zio Goten" 
Bra rimase meravigliata, non aspettandosi una tale risposta dal suo unico nipote, lo guardò per un istante poi, prendendolo nuovamente fra le braccia esclamò:  
"Questa si che è una novità." 
"Ma non glielo dire! È più divertente se litighiamo!" urlò il bambino, vergognandosi della confessione appena fatta.
" No non lo dirò! Hai ragione: così è più divertente. 
Adesso andiamo giù? Zio Goten le sta prendendo da nonno Vegeta" riuscì a dire fra una risata e l'altra la sorellina di Trunks.
"Che grande il nonno!" esclamò dal canto suo il piccolo Goren.
 
 
 
 
Nella più totale oscurità di quella notte tanto amara, il principe dei Saiyan ormai sconvolto e deluso aveva fra le mani una parte della prole del suo più grande nemico: Karoth. Prole che fra parentesi aveva ingravidato sua figlia minore, costringendola ad una vita di sofferenza e miseria! 
Non avrebbe mai voluto far del male al figlio di Karoth, ma nel momento esatto in cui la figlia aveva preso le sue difese prima in sala da pranzo, rivolgendosi al padre con una tale arroganza e un terribile disprezzo, si era sentito... Tradito! 
Come se una parte del suo oscuro cuore gli fosse stata strappata con violenza e atrocità, come se i suoi sentimenti non contassero nulla in quella situazione. 
Sentimenti... Non avrebbe mai pensato di arrivare a parlare di argomenti così futili ed.. Umani! Ma in così poco tempo si era arreso anche lui alle tendenze dei terrestri: 
-Aveva trovato una bellissima moglie, una donna coraggiosa e capace di tenergli testa, la prima che guardandolo fisso negli occhi non aveva avuto timore di lui. 
-Aveva avuto un figlio grandioso! Amante fin da bambino del combattimento, coraggioso e ancora un po' ingenuo. 
Nonostante ciò un saiyan sotto tutti gli effetti, anche se per metà umano. 
- Infine la sua donna gli aveva voluto fare per ultimo un grandissimo dono: la principessa più bella che un padre possa mai desiderare, una donna che lui aveva tanto rivalutato nel momento in cui  avevano cominciato a passare più tempo insieme nella Gravity Room con Pan. 
Un'arma da guerra, senza dubbio! Se solo sua figlia fosse stata più interessata al combattimento come la nipote di Karoth! 
 
Tuttavia per la prima volta in tutti quei lunghi anni, lui si era sentito COMPLETO. 
Con la sua famiglia: con sua moglie e i suoi figli aveva raggiunto una certa tranquillità che gli permettevano di vivere al meglio quella vita umana, che aveva sempre giudicato insulsa. 
Guardò dritto negli occhi l'uomo che stava sfasciando la sua serenità, e stringendolo ancora di più, urlò: 
"Me la stai portando via!"
"C-c-cosa stai dicendo? Bra t-ti adora!" 
Quel viso sofferente di quel giovane ragazzo non era poi tanto diverso dal viso dell'uomo con cui aveva combattuto tante battaglie. 
Cosa avrebbe detto se fosse stato li? 
Sicuramente avrebbe borbottato qualcosa con la bocca piena di cibo, con quella solita voce fastidiosa, con gli occhi di un ragazzino, e il buon umore che sprizzava da tutti i pori. 
Sicuramente l'avrebbe invitato a non essere un ostacolo per i loro figli, ma anzi ad aiutarli a coronare quel sogno.
Sicuramente... Perché lui amava suo figlio, così come Vegeta amava Bra. 
Perché Karoth era per l'amore e la felicità, e in fondo anche lui non voleva altro che vedere il volto di sua figlia rasserenato e felice. 
E poi sempre meglio un mezzo Saiyan che un umano giusto? 
Avrebbero potuto preservare la continuazione della specie! 
Eppure doveva accertarsi di una cosa, prima.
 
 
"Ti prenderai cura di lei?" continuò allora Vegeta.
"CERTO!" urlò di rimando Goten, cercando di ignorare il forte bruciore ai polmoni che pian piano aumentava sempre di più. 
Quando poi la pressione divenne insopportabile, il Saiyan più giovane strinse fra le mani il polso del vecchio amico del padre, strinse gli occhi sempre più forte ormai sicuro che Vegeta non si sarebbe fermato tanto presto, ma consapevole di dover resistere fino alla fine per lei... Per la sua principessa! 
Fu a quel punto che accade l'impensabile: la stretta prima insopportabile e terribile andò ad allentarsi sempre di più, finché il collo del giovane moro non fu completamente libero. 
Sgranò gli occhi, non appena i suoi piedi toccarono terreno, e vide il principe dei Saiyan che lentamente si accingeva a rientrare in casa. 
Il compagno di Bra allora lo seguì, con l'intento di chieder lui spiegazioni, ma prima ancora che egli aprì bocca, il principe parlò: 
"Goten" 
"dimmi" rispose sospettoso il ragazzo. 
"Se la farai soffrire verrò a cercarti, e Ciò che è successo prima.. Sarà niente a confronto!" lo minacciò. 
Il moro allora rimase in silenzio per un secondo. 
Vegeta non aveva alcuna intenzione di fargli del male! Lui voleva solo mostrargli un assaggio di quello che gli sarebbe successo se avesse fatto soffrire sua figlia, la donna che anche lui amava almeno quanto l'amava lo stesso Goten. 
Come se fosse mai possibile abbandonare una donna come Bra. 
"Ti ringrazio Vegeta" sorrise il giovane, pur sapendo che non avrebbe mai avuto risposta dal Saiyan.
"Sei proprio il figlio di Karoth!" esclamò, invece, l'indifferente principe.
Eppure ancora una volta quelle parole servirono al giovane Saiyan per sentire l'amato padre più vicino, e per ringraziarlo perché come sempre, grazie al suo aiuto, aveva trovato la vittoria.
 
 
"Ti dovrò chiamare 'Papà'?" chiese poi Goten, cercando di rompere il silenzio imbarazzante che si era andato a creare in quell'istante. 
Vegeta si volse verso il ragazzo,e con sguardo truce esclamò: 
"No se vuoi che io ti risponda!"
 
Il figlio della bella Chichi sorrise, e non poté fare a meno di avvertire un forte senso di vittoria. 
Seguì Vegeta fino alla cucina, dove poi un ammasso di persone li sovrastarono con le loro voci. 
"Ma chiaramente uno dei tre si chiamerà Goku" stava spiegando Chichi. 
"E perché dovrebbe chiamarsi Goku? Sono anche nipoti di Vegeta o mi sbaglio?" urlava Bulma indispettita.
Le due si lanciavano sguardi di pura rivalità, sotto una Bra completamente  attonita che si stava lasciando spiegare dalla bella Pan quanto la scelta del nome fosse una priorità assoluta in quella famiglia, e di come lei stessa l'aveva sperimentato con il piccolo Goren, nove anni prima. 
Trunks rideva della situazione. 
 
Tuttavia non appena i passi dei due sfidanti riecheggiarono nell'ingresso, calò il silenzio nella stanza: tutti gli occhi erano puntati sui due, tutta l'attenzione rivolta verso di loro. 
Tutti attendevano una risposta, almeno la minima che potesse riassumere il pensiero di Vegeta. 
Goten anche attendeva qualche parola dal principe dei Saiyan: ancora non riusciva a credere che tutto quello che gli aveva riferito poco prima fosse reale. 
La stanza fu invasa dal silenzio per una buona manciata di minuti, finché la voce calda e terrorizzante del principe parlò:
"I miei figli ci provano gusto nel mettere alla prova la mia pazienza" 
Poi sospirò. 
In pochi attimi, la stanza da silenziosa che era divenne un concentrato di voci e risa, mentre congratulazioni e auguri volavano nell'aria a più non posso. 
Bra corse a baciare Goten, poi lasciatolo in fretta prese ad abbracciare il padre. 
"Ti voglio bene papà. 
Mi fai fare sempre bella figura" 
 
Il padre non poté non sentirsi un po' fiero di se stesso per come era riuscito a manovrare la situazione, ma in particolar modo per essere riuscito a non rubare quel bellissimo sorriso alla sua dolce bambina. 
Rispose all'abbraccio della figlia e con voce autoritaria ma meno dura del solito la avvertì: 
"Mi preoccuperò io di allenar.." 
"Certo papà, certo" rise la turchese interrompendolo.
Quell'atmosfera di calore e di festa che prese a regnare nella bellissima casa Brief, venne presto interrotta dal primogenito di Bulma e Vegeta:
"Bra ci sono altre belle notizie stasera per te" 
Il lilla voltò il capo verso la sorellina e accompagnando le sue parole con un grandissimo sorriso, cominciò: 
"Sei licenziata!" 
La turchese che fino a quel momento aveva ascoltato incantata le parole del fratello, s'incupì improvvisamente, per poi scoppiare all'improvviso mentre nella stanza si diffondevano cenni di dissenso. 
"Che cosa? Di punto in bianco tu mi licenzi? Io ho diritto quanto te di er..." 
"BRA!" la interruppe sicura Pan, dandole contemporaneamente un pugno in testa. 
"Lascialo finire" spiegò infine. 
La sorellina minore del presidente annuì, massaggiandosi la testa nel punto in cui la migliore amica l'aveva colpita.
Trunks sorrise alla donna giunta in suo soccorso. 
"Ti licenzio" continuò "perché non mi sembra giusto che mia sorella sia mia dipendente. Perciò ho deciso che la Capsule Corporation darà il suo nome ad un'impresa di vestiario, alta moda e non, creato e gestito proprio da te" 
A quel discorso il volto della ragazza si illuminò radicalmente e il lilla dovette pensare che quella sul suo viso fosse l'espressione più bella che gli avesse mai regalato, poi, senza badare ad alcuno accolse fra le proprie braccia sua sorella, che stava correndo nella sua direzione. 
"Ringrazia Pan. È stata sua l'idea" ammise solo dopo aver salutato Tutti e in maggior modo il suo migliore amico, invitandolo a prendersi cura da quel momento della sua dolce sorellina. 
Poi sparì dalla stanza. 
 
Stava per chiudersi la porta d'ingresso alle spalle quando una voce poco graziosa, forse un po' dura ma comunque tanto bella riecheggiò dietro di lui. 
Non aveva bisogno di alcuna cosa per sapere che quel melodioso suono apparteneva alla sua Pan. 
Lentamente si voltò, rivolgendole un incerto sorriso; la donna dal canto suo prese ad aggiustargli il nodo della cravatta rossa, com'era solita fare quando stavano insieme. 
"Ehm.. Il nodo" spiegò la mora, avvertendo un forte senso nostalgico. 
Trunks la vide cambiare completamente espressione, e lasciar spazio alla grande sofferenza che albergava nel suo cuore: abbassò il capo e prese a tremare.
A quella visione, l'uomo non poté far a meno di avvertire un certo fastidio: sapere che lui e soltanto lui era la causa principale del dolore di quel concentrato di vitalità era la peggiore delle torture.
Essere cosciente, poi, che a causa sua e per la sua vicinanza la piccola Saiyan era cambiata radicalmente era la peggiore delle consapevolezze. 
Cosa sarebbe successo se Pan avesse trovato un altro uomo, magari della sua età, un po' più diverso? 
Sarebbe stato meglio senza dubbio! 
Il problema principale sorgeva proprio da questa strana incompatibilità che regnava sovrana in Quella situazione: i comportamenti dell'una così come quelli dell'altro rivelavano una immaturità tale da essere considerati quasi impensabili per ciascuno dei due. 
Nonostante questo però, Trunks non poteva far a meno di riflettere sulla grandezza di quel sentimento che da sempre lo sovrastava, lo investiva senza dargli possibilità di scelta. 
Lui voleva vivere. 
Vivere e avere la piena libertà. 
A volte non poteva far a meno di sentirsi soffocato da quel rapporto; sebbene infatti i due ragazzi fossero completamente opposti non vi era nulla che potesse dividerli; sembravano quasi costretti a questo amore incasinato fino alla fine dei loro giorni, perché indipendentemente dalla distanza che interponevano fra loro, riuscivano sempre a ritrovarsi e l'avrebbero fatto nuovamente anche in futuro. 
E di nuovo. 
E di nuovo ancora.
Non vi era nulla a liberarli dalle catene di quei sentimenti e il tutto nient'altro era che carcere,prigione. 
La prigione più dolce ma al contempo devastante che avessero mai pensato.
 
 
La vide in tutta la sua pudica bellezza cacciare indietro lacrime colme di dolore, per poi, quasi fosse una totale liberazione, lasciarle libere di scorrere poco dopo. 
Sentì il bisogno impellente di cancellare qualsiasi traccia di quello scempio con dei lunghissimi e profondi baci, ma ancora una volta la consapevolezza di essere lui la motivazione principale per la quale stava piangendo, lo fece desistere da quella sua sbagliatissima voglia. 
Trunks assunse uno sguardo duro e serio e stringendo i polsi della sua donna, le allontanò le mani dal petto dove erano rimaste dopo che Pan gli aveva aggiustato il nodo. 
"Non sopporto le donne che piangono" esclamò arrogante.
Dietro di se avvertì la rigidità che il corpo di Pan aveva inconsciamente mostrato al suono di quelle parole. 
Chiaramente stava male. 
Ma non trovava altra soluzione per lei: nonostante trattarla male gli provocasse dolore, era la scelta migliore per il bene di lei.
In un modo o nell'altro Trunks era sempre capace di rubarle la felicità, 
e questa cosa non poteva far altro che tormentarlo fino a rodergli completamente il cuore. 
Volò via, lasciandola lì immersa nel suo dolore.
 
 
 
 
 
 
"Sei arrivato, finalmente." esclamò seducente la bellissima donna che l'aveva atteso per tutta la serata a quella stupida cerimonia di lavoro. 
"Ci Sono stati un po' di problemi a casa" esclamò tormentato il lilla. 
"Tutto bene Trunks?" 
"Misaki, come posso continuare a star con lei se sono la causa principale della sua sofferenza?" 
Il presidente si passò una mano fra i capelli, e sbuffò sonoramente, ormai stanco di quella situazione che andava avanti da troppo tempo. 
Era la prima volta che ne parlava con qualcuno, sentiva il bisogno di condividere i suoi pensieri e Misaki era la persona più appropriata
"Anche tu non te la passi bene" 
"Non sono io il problema!" sbottò il Saiyan. 
"Che sei disposto a fare per lei?" chiese, avvicinandosi la castana. 
"Tutto, farei di tutto per Pan!" 
"Devi darci un taglio netto." 
Trunks, che fino a quel momento aveva rivolto lo sguardo verso il bicchiere che reggeva in mano, non poté far a meno di voltare il capo verso la donna che da tanti anni era la sua più grande amica. 
"Cosa?" 
"Solo dandoci un taglio netto, permetterai a Pan di soffrire una volta per tutte" spiegò la collega. 
"Io vorrei evitare proprio di farla soffrire!" 
Misaki allungò il braccio, fino a prendere fra le proprie mani, quella fredda e sconsolata del povero lilla. 
"Trunks, ascolta: Pan soffrirà, questo è vero... Ma... Sarà per l'ultima volta! Le potrai dare la possibilità di vivere una vita nuova e felice, con qualcun altro!" 
"Qualcun altro" ripeté meccanicamente Trunks, dolorante. 
Il suo sussurro apparve agli occhi di Misaki come un vero e proprio lamento. 
"Saresti pronto a vedere la tua Pan fra le braccia di qualcun altro?" chiese curiosa la bella segretaria. 
La sola immagine provocò in Trunks un fastidio immane, un senso di nausea avvolse il suo stomaco e la testa gli prese a pulsare incessantemente. 
"No non sono pronto... Ma DEVO! 
Pan ha bisogno di ritrovare se stessa. Durante questi anni l'ho viziata, l'ho fatta dipendere da me e ora non è più la stessa, non è la mia Pan.
Sono stanco Misaki. 
Tu cosa intendi per 'taglio netto'?"
 
Fu a quel punto che la bella donna si avvicinò ancora di più al lilla, e passandogli un dito sul braccio delicatamente, sussurrò al suo orecchio: 
"Falle credere che c'è un'altra donna" 
"Come sai che f.." 
"Tesoro" lo interruppe la castana "il tuo piccolo bocciolo di rosa sarà anche poco femminile, ma è pur sempre una donna."  
Il Saiyan fissò stupito la donna che gli sedeva affianco: per quanto la sua poteva essere una proposta stupida ed infantile, era probabilmente la via più giusta da intraprendere. Anche anni addietro quando la sua piccola compagna aveva saputo della storia fra lui e Misaki si era arrabbiata e aveva trovato rifugio fra le grandi braccia di quel Ryo. 
Anche quando lo aveva semplicemente intravisto alla cerimonia di lavoro dieci anni fa si era infuriata ed era tornata da quel ragazzetto, concependo in quel modo il suo bellissimo bambino. 
Il solo pensiero lo metteva a disagio.
"Chi sarebbe mai disposta a compiere un'azione del genere? E poi Pan non crederebbe mai a questa bugia." giunse a conclusione lui. 
La collega rise, e avvicinandosi alle labbra del presidente chiese ironica:
"Davvero credi che se fossi io la tua compagna lei non ci crederebbe?" 
"Misaki... saresti disposta a fingere una relazione con me?"  
La malvagia collega, avvicinandosi sempre di più al presidente, lo colse di sorpresa: lasciò che le sue labbra si poggiassero delicatamente su quelle dell'amico.
"E perché fingere? 
D'altronde anche tu devi dimenticare"
Misaki che fino a quel momento gli era stata tanto vicina, si allontanò di colpo scrutando con occhi seducenti il bel Saiyan.
Scese il silenzio. 
Immediatamente la situazione venne smossa dal suono del cellulare della donna, che riempì la sala con la sua musica. 
La collega rispose, calma e assorta come sempre, ma pian piano il suo volto diede spazio ad un'espressione di puro terrore, chiuse la chiamata e fulminea si alzò dal tavolo. 
"Mia madre. Devo andare" spiegò impaurita. 
Trunks, comprendendo la situazione di emergenza, mise la propria mano sulla sua.
"Ti accompagno... Sto con te" esclamò infine.
 
 
 
La cena era finita al meglio. 
Tra litigi, pianti, emozioni e risa tutto era andato per il verso giusto e naturalmente Goten non poteva che esserne contento. 
Nel momento in cui mise piede fuori casa della sua donna, si rese conto da subito di non aver passato neanche un secondo da solo con Lei, di non averla baciata come avrebbe voluto e di non averla rassicurata quanto fosse necessario: si voltò, guardandosi indietro nella speranza di scorgere la sua principessa ma con una nota di delusione dovette arrendersi alla realtà. 
Seguì, quasi fosse un carcerato diretto verso il patibolo, l'allegra famiglia che si accingeva a tornar nelle macchine, quando la sua attenzione inaspettatamente e senza un motivo in particolare venne catturata dalla finestra della camera di Bra. 
Lei era lì. Splendente e sorridente come non mai, si concedeva un po' di sano relax dinanzi al piacevole tepore di quella giornata particolarmente calda. 
Il moro, allora, si librò in volto fino a raggiungere la sua "nuova" compagna.
"Ciao" sussurrò non appena i loro nasi si sfiorarono.
"Ciao" rispose sorridente lei. 
Quel sorriso che dieci anni prima l'aveva rapito, quella sera lo stava mandando letteralmente in estasi. 
Si domandò se anche i suoi figli avessero avuto un sorriso così bello.
"Tre bambini, eh?" chiese improvviso, mettendo in mezzo l'argomento.
"Trovi sia troppo impegnativo?" chiese titubante la ragazza.
"No.. Cioè si. Ma che importa? 
Noi ce la faremo!" 
 
 
L'ottimismo di Goten era la cosa che l'aveva fatta impazzire più di tutte, il divertimento che metteva in ogni cosa che faceva, e la serenità che egli trasmetteva in quei nove anni erano stati una sorta di toccasana. 
E lei, che aveva avuto paura di confidargli quel suo piccolo segreto, era stata semplicemente una stupida: lui non si sarebbe mai arrabbiato! 
O forse lo era adesso per aver scoperto la gravidanza come tutti gli altri, nello stesso momento.
"Sei arrabbiato?" chiese perciò dando voce ai suoi pensieri.
"Ma scherzi! Sono l'uomo più felice al mondo, Bra! 
Tre figli, miei e tuoi, sono qui dentro: una parte di me che cresce dentro di te!" 
Come c'era da aspettarsi: spruzzva gioia da tutti i pori, sembrava quasi quel tenero bambino che in tante foto aveva visto accompagnato dal fratello. 
In effetti era vero: Goten era e sarebbe sempre stato un eterno bambino! Anche quando le diceva qualcosa di romantico sembrava un bimbetto alle prime armi, impacciato e intimidito. 
Il pensiero le provocò un forte attacco di risata.
"Ahahahahahhahaahhaha Son adesso basta! Troppe smancerie! Non è da te!" 
"Questo vizio di ridermi in faccia non te lo toglierai mai eh?  
E sa principessa, se non fosse stato per i miei tre figli che porti in grembo, a quest'ora ti avrei già sfidato e tu avresti già perso!" la provocò lui.
"Sei sempre stato un sognatore, mio adorato garzone" 
"Vedremo" 
"Rivendicherai questa paternità anche quando i bambini si sveglieranno a notte fonda, con la voglia di essere presi in braccio?" chiese la turchese, rigirando la situazione a suo favore.
Goten rise, prendendo e baciando la mano della sua donna delicatamente. 
"No allora saranno i tuoi figli. Ma manca ancora qualche mese principessa, lasciami rivendicare questa paternità finché ne ho il tempo."
A Bra scappò una risatina, poi ricompostasi affermò:
"Me ne ricorderò. 
Sappi che quando saranno nati, le nottate le farai tutte tu!" 
"Vedremo mio splendore... vedremo!" ironizzò il Saiyan.
La figlia di Vegeta rise e rise ancora. 
Per un bel po' di tempo.
Finché Goten, scorgendo la famiglia pronta per tornare sui monti, informò la fidanzata:
"È ora di andare per me"
"buonanotte mio bel principe" sussurrò dolcemente la piccola turchese.
Il Saiyan allora, rimase un secondo interdetto. 
"Solo per stanotte" spiegò sorridendo Bra. 
"Beh in questo caso... Sogni d'oro principessa" rispose il figlio di Chichi, avvicinando molto lentamente le sue labbra a quelle della madre dei suoi figli.
 
 
 
Una figura minuta e imbronciata osservava la scena colpita e probabilmente anche nostalgica, anche se chiaramente non l'avrebbe mai voluto dar a vedere. 
"Quei due a volte mi fanno vomitare" sbuffò, nascondendo la sua sofferenza.
"Anche a me" si lamentò il piccolo Ju. 
"A me fanno venire un blocco intestinale" espresse rumorosamente Vegeta, accorso a controllare la figlia, prima di esser mandato dentro dalla piccola Pan. 
La mora non poté far a meno di pensare che effettivamente la situazione la divertiva e parecchio anche, ma quei due davvero l'avevano avuta vinta così facilmente? 
Represse immediatamente una nota d'invidia.
"Gil vieni un po' qui" urlò  la Saiyan moretta, spazientita.
Il piccolo amico robotico si avvicinò velocemente alla sua cara amica ma poco dopo, scorgendo il ghigno malefico apparso sul viso della donna, cominciò ad agitarsi e urlare.
"Pericolo ghiro ghiro!" 
Pan prese il robottino fra le braccia, intimandogli di starsene muto altrimenti non gli avrebbe dato uno squisito mazzo di chiavi vecchie.
Gil, appresa la minaccia, evitò qualsiasi forma di protesta potesse allontanarlo dalla sua cena e si lasciò andare fra le perfide mani della sua padroncina mora.
La Saiyan, prendendo attentamente la mira, lanciò il robot in corrispondenza di Goten e Bra: il piccolo amico andò a sbattere contro la nuca del Saiyan, che in questo modo si ritrovò con le labbra incollate a quelle della sua donna, ancora prima di riuscire a farlo da solo.
 
 
"Bel colpo" esclamò soddisfatto Gohan, osservando la scena divertito accanto alla figlia.
"Grazie papà! Adesso possiamo andare. "
Padre e figlia raggiunsero frettolosi gli altri familiari, quando entrambi si videro seguiti dalla figura di un ragazzo taciturno. 
"Ehi" esclamò Pan arrogante, avvicinatasi. 
"Dove hai intenzione di andare?" 
Goten si ritrovò in una totale confusione, tanto da indurlo a voltarsi per assicurarsi che la nipote ce l'avesse proprio con lui. 
"A casa" disse con naturalezza l'uomo. 
Per tutta risposta la Saiyan gli diede un pugno sul braccio urlando contemporaneamente: 
"Ma sei stupido? La tua ragazza è incinta e tu l'abbandoni? 
Davvero vuoi perderti la tua prima notte da padre?" 
"Non è che io v.." 
"Non voglio sentire obiezioni!!!" sbottò la giovane, continuando ad alzare radicalmente la voce. 
"Va da Lei Goten: nessuna donna meriterebbe mai di sentirsi sola in momenti del genere" 
Avvolse il suo stesso corpo con le braccia, rimembrando il brutto periodo di parecchi anni fa in cui era stata abbandonata da Ryo e lasciata da Trunks, anche se con quell'ultimo aveva rotto a causa sua, per uno sciocco moto di gelosia. 
La notte in cui aveva scoperto di essere madre era stata la più terribile di tutte: ricordava ancora quanto era arrabbiata e spaventata, quanto se l'era presa con quello scricciolo nel suo grembo e quanto desiderava non ci fosse mai stato. 
Se lo ricordava bene e ogni volta che quelle immagini le risalivano alla mente era come un duro colpo al cuore: non si sarebbe mai perdonata per i brutti pensieri che l'avevano invasa durante i primi mesi di gravidanza, ma più di tutto non avrebbe mai smesso di scusarsi con il figlio per aver permesso quella situazione. 
Ormai non avrebbe potuto immaginare una vita senza il suo piccolo Goren, ed era felice di aver assunto quel comportamento, di aver sbagliato e di aver mostrato immaturità, poichè tutto ciò alla fine le aveva regalato un dono così grande. 
Però mai avrebbe potuto ignorare la sofferenza di quella notte fredda e solitaria in cui tutto ciò di cui aveva bisogno era qualcuno che le desse forza, le dicesse di star tranquilla e l'insegnasse ad amare quella piccola famigliola. 
No! per Bra era stato e doveva essere diverso. 
La sua migliore amica doveva vivere l'esperienza al meglio e lei avrebbe fatto di tutto per renderla felice. 
 
"Pan" la richiamò Goten, interrompendo il suo flusso di pensieri. 
"Una ragazza dimostra di essere una grande donna anche quando si rende conto che è tempo di lasciar perdere. 
E io lo so che tu sei una grande donna" 
Mentre pronunciava quelle parole, Goten l'accoglieva in un caloroso abbraccio e lei, la pestifera e arrogante ragazzina di sempre si lasciava cullare da quelle malinconiche carezze, perché quando aveva il cuore a pezzi era questo che faceva: accogliere anche il più piccolo gesto d'affetto da coloro che l'amore glielo stavano donando da una vita.
Quindi era quella la cosa più giusta da fare? 
Lasciar perdere Trunks?
 
 
L'abbraccio venne sciolto poco dopo. 
Goten volò verso camera della sua bella principessa ed entrando con furia attraverso la grande finestra, vide la sua Bra avvolta fra le lenzuola del letto abbandonata al sonno. 
Si avvicinò ad ella, depositandole sulle labbra un casto bacio. 
Lei si svegliò di soprassalto, e non appena vide il fidanzato chiese sussurrando cosa l'avesse spinto a tornare indietro. 
"Da questo momento in poi non ti lascerò mai più sola, principessa." 
 
 Quella promessa fatta più a se stesso, che alla bella Bra, Goten la mantenne per il resto della sua vita, anche quando il momento di accogliere i suoi bambini era sempre più vicino e le responsabilità sempre maggiori. 
Nelle settimane successive alla notizia della gravidanza di Bra, il figlio di Goku si fece in quattro pur di non far mancare nulla alla sua ragazza, lasciandole tutto il tempo per riposarsi e dedicarsi alla felice e nuova attività che lentamente stava prendendo il volo verso il successo. 
"Vuoi sederti? Hai bisogno di qualcosa? Scotti?" chiese sempre più preoccupato l'uomo. 
"Son, sono incinta! Non malata..." 
"Si lo so ma stiamo camminando da tanto. Non sei stanca?" 
"Ma mio fedele cavaliere non tutti siamo deboli come te!" spiegò la ragazza vantandosi.
Erano circa due mesi che i due amanti erano in cerca del nido d'amore perfetto, della casa in cui avrebbero passato il resto dei loro giorni insieme. 
Ma erano circa due mesi che ogni costruzione si presentava ai loro occhi come un qualcosa di orrido e pericolante; la bella principessa sembrava infatti aver difficoltà a considerare "Casa" un qualsiasi altro edificio che non fosse stato la sua dimora o quella del suo compagno. 
Nonostante questo però, la voglia di continuare a cercare pareva non scemare mai... con il disappunto di Goten!
Il ragazzo si era appunto ripromesso di abbandonare l'idea di una casa piccola e confortevole come quella della sua infanzia, per lasciare che la turchese si sentisse a proprio agio in una dimora grande e lussuosa, come sempre era stato. 
La prima casa che avevano visto era una modesta villetta completamente rimodernata a più piani e con mobili già presenti: Goten aveva pensato che Bra l'avrebbe scelta senza neanche aver la necessità di salire ai piani superiori!
 Dovette ricredersi: la ragazza scartò a priori la bellissima casa e a passi veloci abbandonò l'edificio e il suo "cavaliere". 
La casa che aveva colpito maggiormente Goten era invece un'immenso edificio bianco dallo stile contemporaneo, a forma di cupola, che sovrastava ampiamente tutte le case presenti nei dintorni, conferendosi un grande senso di onnipotenza. 
Malgrado ciò la struttura era incastonata fra gli altri palazzi della città dell'Ovest, in maniera tanto perfetta da sembrare un piccolo tassello di un mosaico. 
Era l'aria che mancava.
Per questo in quella casa la principessina dei Saiyan non volle nemmeno entrarci.
L'ultima casa che avevano visitato, era una dimora leggermente più grande della precedente dallo stile leggermente antico, degno di una principessa. 
'Grande ma stranamente confortevole' aveva pensato l'uomo con non poco entusiasmo. 
A primo impatto la casa piacque ad entrambi i ragazzi, e quando vi entrarono non poterono che rimanere estasiati dalla bellezza che sprigionavano quelle quattro mura. 
Ok. Molto più di "quattro". 
Bra accarezzava con passo felpato ogni singola mattonella del pavimento, respirava l'aria con ammirazione ed euforia mentre il suo fidanzato non faceva che osservare anche il minimo dettaglio per soddisfare la sua donna. 
Proprio quando stava per informare il padrone della struttura del loro impellente trasferimento e quindi, della decisione di comprarla, Bra, toccando una delle bianchissime colonne, mugugnò: 
"Questa casa è fredda"
Ed andò via, andandosi a posizionare  al centro del grande giardino che circondava la dimora. 
 
Goten scusandosi col padrone, raggiunse la sua amata. 
"Bra" la richiamò "cosa ti succede?" 
La turchese alla visione del fidanzato spazientito non poté non avvertire un certo senso di tristezza. 
Non aveva capito nulla. 
Ed era quella la cosa che maggiormente le faceva male.
Un senso di nausea l'assalì repentinamente, colorandole il viso di una tonalità eterea. "Son non mi sento molto bene. Ti dispiace portarmi a casa?" chiese debole.
Lui annuì.
La condusse alla bellissima macchina che tempo fa, non senza alcuni sacrifici, aveva comprato per se stesso, e dopo averla aiutata a sistemarsi dentro, partì verso la grande casa dei Brief. 
"La casa ti piaceva" esclamò duro e serio. 
"Si" rispose meccanicamente la donna. 
"Non era una domanda." 
"Che c'è Son? Ti sei svegliato con un'aura abnorme stamattina?" gli chiese acida. 
Goten non rispose, ma Bra lo vide chiaramente stringere la mani sullo sterzo del veicolo, pentendosi così del tono utilizzato: in fondo lui non aveva fatto nulla di male. 
Si strinse nelle spalle e terminò il resto del "viaggio" in silenzio, così come il suo fidanzato. 
 
 
Giunti sotto casa, il figlio di Goku, ancor prima di scendere, sbattè le mani sul volante e sporgendosi verso Bra alzò di poco la voce. 
"Bra dimmi. Cosa devo fare?" chiese esasperato. 
La turchese sgranò gli occhi, dinanzi alla reazione del fidanzato. 
"Cos.." 
"Dimmi cosa devo fare, perché io sto facendo l'impossibile per renderti felice ma ogni sforzo è vano!" continuò il ragazzo non lasciandole il tempo di controbattere. 
La figlia di Vegeta represse un sorriso e fingendo un'espressione grave, rispose: 
"C'è una cosa che puoi fare..." 
"Dimmi tutto" 
"COMPRATI UN CERVELLO NUOVO" urlò la turchese, regalando al compagno un sonoro pugno in testa. 
Poi scoppiò in una risata fragorosa osservando l'espressione confusa e tenera del suo bellissimo amante.
Goten posò le sue mani su quelle della donna e fu a quel punto che la Saiyan si ristabilizzò. 
"Il problema è questo mio caro Son" cominciò la turchese "Tu stai facendo di tutto per mettermi a mio agio ed Io ti ringrazio, mio prode cavaliere."   A quel sorriso accompagnato dalle parole, il moro sorrise con altrettanto divertimento. 
"E mi hai mostrato delle case favolose: luminose, grandi, eleganti. Ma ormai non necessito di una cosa che si addica solo e soltanto a me. Ho deciso di star con te e per questo vorrei che anche tu riuscissi a vivere a tuo agio accanto a me. Non esiste casa in cui io possa passare il resto dei miei giorni se in essa non vi è 'un po' del mio Goten' !
Quindi Son rimboccati le maniche perché dobbiamo cercare cercare e cercare!" 
Il fratello di Gohan, chiaramente sollevato dalle parole della ragazza, gli si parò dinanzi baciandola con passione, e in sussurro soffiandole sul collo le disse: 
"Sei fantastica principessa" 
"E tu sei un idiota mio adorato menestrello" rispose disinvolta la turchese, ricambiando i mille baci che il moro le stava dando. 
"E pensare che quella notte di due mesi fa ero stato elevato al rango di principe" ricordò scherzando il ragazzo,con finta enfasi. 
"Suvvia nonnetto, non puoi aspettarti che una terza classe come te venga elevato al massimo rango in modo permanente" 
"Se sposassi una principessa però..." sussurrò appena il ragazzo, avvicinandosi alla bella per schioccarle un altro bacio. 
"Noi non siamo sposati" puntualizzò lei. 
Il moro rimase accigliato, si allontanò lentamente dalla ragazza, poi uscì dalla macchina e, percorrendo metà perimetro di questa, si fermò in corrispondenza dello sportello di lei. 
Lo aprì e mettendosi in ginocchio, col
cuore a mille le propose: 
"Allora sposami" 
 
La figlia di Bulma, a quel melodioso suono proveniente dalle labbra del fidanzato, divenne un groviglio di ansia e preoccupazione. E questo Goten poteva notarlo: il respiro era diventato più pesante e l'incredulità sfociava da tutti i pori della sua pelle. 
E lui... lui era vagamente divertito. 
Era sempre bello sapere di suscitare un certo effetto alla ragazza che si ama più di ogni altra cosa al mondo. Era gratificante. 
E poi, Bra sarebbe caduta ai suoi piedi: il suo sguardo sembrava già pregustarsi il
Piacevole senso di vincita che di li a poco sarebbe arrivato, mentre il suo cuore non poteva far altro che immaginare la sublime emozione che la risposta dolce e armoniosa della sua bella gli avrebbe provocato. 
Il suo corpo fremeva. 
L'attesa lo distruggeva.
Bra fece più volte cenno di voler parlare, ma le stesse volte le parole gli morirono in gola, solo dopo alcuni secondi la ragazza sospirò, e aprendo gli occhi, mostrò al fidanzato l'espressione tipica di sfida e rispose:
"Scordatelo" Detto ciò si liberò dalla stretta del Saiyan, alzandosi per rientrare in casa.  
Goten boccheggiò più volte ma tutto quello che riuscì a dire fu: 
"Ah?" 
La bella fece un leggero risolino, e continuò per il suo piccolo cammino, almeno finché il fidanzato non le fu accanto. 
"E perché?" chiese lui. 
"No mio caro Son perché lo chiedo io a te!" rispose di botto la bella fanciulla. 
"Che vuoi dire?" 
"Mi hai chiesto di sposarti solo ora che sono incinta! Altrimenti non ne avresti avuto intenzione" protestò la turchese. 
Il figlio di Goku rise fra sè. Poi, prendendo la donna fra le sue braccia, gli spiegò gentilmente: 
"Non te l'ho chiesto prima perché non volevo correre troppo. Ma ora ho capito che non m'interessa di nulla se non di noi!" 
"Non ti credo" continuò a ripetere la bella. 
Esasperato il bel ragazzo dai capelli color d'ebano, sospirò in modo teatrale: 
"Cosa dovrò mai fare per conquistare la fiducia di questa bella principessa?"
"L'ho sempre detto che sei un animale da circo." fece notare lei, poi staccandosi dall'abbraccio di lui propose: "prendila come una sfida. Colpiscimi al cuore e io mi unirò a te per la vita" 
"Eeeh che donna esasperante" si lamentò il moro. 
"Son, se sai di non riuscirci puoi benissimo tirarti indietro"
"MAI PRINCIPESSA"
 
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IL DIARIO DI TRUNKS...
 
Fa male dirselo, ora che venti avversi soffiano sulla nostra fiaccola. 
 Si spengono sogni in un cassetto di un castello per noi diventato bettola, come una favola non si modifica. 
Versa l'ultima lacrima, prima che il vento porti via con sé l'ultima briciola del nostro amore, dove non c'è più sole e l'aria è gelida.
Resto solo alla mia tavola pensandoti, sento già i brividi! 
Si è spento il fuoco che scaldava i nostri cuori. Ho il tuo profumo sulla mia pelle, non vedo più nel cielo le due stelle che brillavano, non vedo più i tuoi occhi che risplendono quando con i miei s'incrociano l'epilogo ricordi che dentro le tue lacrime nascondono l'ultimo fremito. 
 
DAMMI SOLO UN MINUTO UN SOFFIO DI FIATO UN ATTIMO ANCORA, STARE INSIEME E' FINITO ABBIAMO CAPITO MA DIRSELO E' DURA. 
 
Voglio spiegarmi. Adesso dammi solo un minuto per levarmi questo sapore amaro dal palato, sapore di passato, di un amore sciupato, di qualche cosa di perfetto che poi è cambiato. 
Non so di chi dei due possa esser la colpa, non m'importa! adesso ascolta: ciò che conta è non bagnare con le lacrime una fiamma morta che si è gia spenta. 
Potremo piangere domani senza che l'altro ci senta.. E attenta questo non vuol dire che sia solo tu a soffrire ma penso che star male adesso non possa servire per poterci riunire. 
 Non è che voglia fuggire ma preferisco non mentire: è tardi per capire perché ad un tratto è arrivato il maledetto freddo che col suo ghiaccio ha coperto ciò che abbiamo fatto e detto, e nel suo viaggio si è portato il nostro caldo.
Con te vivevo un sogno ma ora sono sveglio. 
 
COME MAI I TUOI OCCHI ORA STANNO PIANGENDO?
DIMMI CHE ERA UN SOGNO E CI STIAMO SVEGLIANDO. 
 
 
DAMMI SOLO UN MINUTO UN SOFFIO DI FIATO UN ATTIMO ANCORA. STARE INSIEME E' FINITO ABBIAMO CAPITO MA DIRSELO E' DURA.

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Capitolo 23
*** Cuore in me ***


Ciao ragazzi! Stavolta c'ho messo davvero poco ad aggiornare :D sono fiera di me! 

Avrei aggiornato anche prima ma purtroppo ho avuto ed ho tutt'ora problemi di connessione! :S 

Bene passo al capitolo veloce veloce: sarà un capitolo molto ricco, ma soprattutto veloce. Questa è una cosa voluta perché ho voluto darvi la possibilità di  avvertire l'affollarsi degli eventi e percepire il senso di soffocamento che i protagonisti del mil racconto provano proprio a causa di questo casino xD

Vorrei ringraziare di cuore: Kira16, Nana Kudo, Alessia Vivi, Soly Dea e _Vegeta_ per aver recensito lo scorso capitolo! 

Grazie mille :) ogni vostro complimento è per me importantissimo!

Mi date la forza di andare avanti! 

Vi lascio alla lettura e.. Ci sentiremo a fine capitolo va xD 

Ciao a tutti :3 

Sarei contenta se dopo la lettura mi lasciaste un vostro pensiero a riguardo! Questo è un capitolo delicato!

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Alzarsi la mattina era per la bella nipote di Goku un trauma da sempre. 

La voglia di crogiolarsi nel letto accanto a suo figlio, e fino a qualche mese prima anche vicino a Trunks, era una grandissima tentazione, ma alla fine il lilla, ben più maturo di lei, la costringeva ad alzarsi di buon ora. 

Avendo fatto baldoria fino a notte tarda assieme al piccolo e alla migliore amica, rimasta lì per la notte, ciò che desiderava maggiormente era poter riposarsi quanto più possibile, almeno Finchè la sveglia non avesse annunciato il momento di alzarsi. 

O almeno così avrebbe sicuramente fatto, se non fosse per la momentanea e non gradita presenza della bella principessa Brief, che con l'avanzare della gravidanza non faceva altro che cambiare umore per tutto il giorno: la mattina presto  Bra l'aveva svegliata, chiedendole con disperatamente se avesse messo su troppi chili... Come se l'avere in grembo tre gemelli fosse un particolare irrilevante per quel che riguardava il suo aumento di peso.

In quel momento le sue urla le rimbombarono nella mente, fastidiose e pressanti! 

"CHE C'È? COSA C'È?" urlò esasperata la mora.

La turchese percorreva l'intero perimetro della stanza, alternando degli stancanti avanti-indietro: stava impazzendo?

"Non è tornato! Non è tornato!" esclama sconvolta, e visibilmente irritata. 

"magari ha avuto da fare!" 

"Scometto che sta tramando qualcosa" sbottò la principessa. 

"Bra mi ascolti?" chiese la figlia di Gohan. 

"Dove si sarà cacciato?" continuava a ripetere fra se L'amica. 

"No, non mi ascolta"

"Scommetto che si è trovato un'amante!!!" 

La Saiyan piu piccola guardò sconvolta la neo-mamma. "O magari è rimasto impegnato al lavoro?" chiese ironica.

"Sicuramente sarà una bella bionda di nome Ayumi, carina, elegante e con un fisico da mozzare il fiato!" si lamentò la ragazza.

"Perché proprio Ayumi?" 

La curiosità di Pan era evidente. 

"Mi ha fregato il fidanzato quando ero ragazzina quella Ayumi!!!" borbottò Bra, stringendo i pugni. 

La figlia di Videl non poté lasciarsi sfuggire una leggera risata, raggiunta  poco dopo dalla sorellina di Trunks.

"Ma che ore sono?" chiese fra se e se la bella figlia di Gohan.  Prese il cellulare per informarsi: erano le undici del mattino. 

"Scricciolo mi sa che a scuola oggi non vai" disse, poi, accarezzando la testa del bambino, ancora avvolto nel sonno. 

Sorrise dinanzi alla visione del piccolo Saiyan, dal volto così angelico, poi riportando l'attenzione alla schermata del cellulare, notò la  presenza di un messaggio nella casella di posta. 

'Puoi venire all'azienda il più presto possibile? Devo parlarti.' citava letteralmente il messaggio, inviatole dal fratello della migliore amica. 

Pan sorrise, e nella più completa eccitazione corse nel bagno a cambiarsi, desiderosa di incontrare l'uomo che tanto amava quanto prima possibile. 

 

 

 

"Tesoro sono qui!" 

La voce giocosa ed infantile di quel traditore del suo fidanzato riecheggiò nella stanza della sua amica. 

"E tornatene da dove sei venuto!" rispose acida la turchese. 

"Siamo nervose oggi? Cosa c'è? I bambini  sono irrequieti?" 

"Son, l'unica cosa che altera la mia quiete sei tu! Quindi sparisci!" 

Bra, chiaramente infastidita, dalla duratura assenza del fidanzato, non poté far a meno di nascondere il suo malumore. "Tornatene da Ayumi; preferibilmente in silenzio! Nostro nipote dorme" sbottò la donna, andandosene al piano inferiore. 

Nel frattempo Pan, ordinata e vestita, uscì frettolosa dal bagno, Goren sconvolto si volse verso la nipote e con espressione stralunata le chiese: "Ma chi è Ayumi?" 

"La tua amante!" rispose serena la mora. 

"Ho un'amante?". Il figlio di Goku era sempre più confuso. 

"Una vecchia e odiata conoscenza di Bra. Comunque adesso devo andare: ho un appuntamento." e detto fatto, la ragazza sparì oltre la porta. 

Il giovane figlio di Chichi corse di sotto, scorgendo la figura della sua amata seduta sul divano del salone. 

"Sai... Ayumi non è bella come te!" scherzò. 

"Ci mancherebbe! Però è magra!" si lamentò la donna. 

"Mi piacciono le donne in carne" 

Bra boccheggiò un paio di volte, poi guardando di sottecchi il fidanzato, urlò:

"Stai dicendo che sono grassa. Stupido!!!"

"Dai Bra lo sai che non è vero! Ascolta: ho una sorpresa per te!" 

Il volto della turchese si illuminò fulmineamente. 

"Che sorpresa?" chiese eccitata. 

"Vieni con me. Prendiamo l'auto!" 

E insieme corsero incontro il loro futuri, sorridenti e spensierati.

 

 

L'immagine della Capsule Corporation si ergeva imponente al centro della città  dell'Ovest; quasi le veniva la pelle d'oca: quel giorno quell'edificio aveva un qualcosa di inquietante. 

Si affrettò a volare fino alla finestra che dava sull'ufficio di Trunks,  ed entrando scorse il lilla, intento nel parlare al telefono. 

Non appena la vide, lui chiuse il telefono.

"Ciao" rise dolcemente Trunks, divertito dalla scena, non appena la ragazza raggiunse l'ufficio.

Pan non rispose, tesa com'era al saluto dell'uomo che amava tanto. 

Negli ultimi due mesi non era riuscita a vederlo quasi mai, se non quelle poche volte in cui era andato a prendere il piccolo Goren, ma non avevano avuto mai opportunità di parlare, e spesso il bel Presidente era stato freddo e irraggiungibile; in quel momento lo aveva tutto per sé e a stento riusciva a spiccicar parola. 

Il lilla alzò il capo dalla grande pila di scartoffie che aveva di fronte: "Devo parlarti" le disse con la solita aria colpevole. 

A Pan il cuore si fermò, sebbene il tono dell'uomo non fosse più caratterizzato dalla grandissima dolcezza che lo aveva sempre contraddistinto; provò a scrutarlo negli occhi nella speranza di scorgere ancora, o almeno in minima parte, un segno d'affetto per lei. 

Ma nulla. 

"Sarò breve" la informò lui. 

"Dobbiamo parlare proprio come se fossimo ad un'incontro d'affari? Invece di stare dietro quella scrivania non puoi venire accanto a me?" 

Alla mora quasi non sembrò vero di aver avuto il coraggio di parlare, tuttavia alla fin fine il suo udito riuscì a differenziare una certa ansia nella sua voce. 

"Credimi Pan: è meglio così. Per entrambi" 

Quella risposta non lasciava presagire nulla di buono, eppure la Saiyan ebbe la sensazione che anche Trunks, nel pronunciare il suo nome avesse avuto un fremito. 

Attese che lui cominciasse il discorso, ansiosa. 

"È tanto che io e te non ci vediamo" cominciò lui.

" Due mesi" lo interruppe lei. 

"Due mesi" rispose meccanicamente il lilla. 

Era triste. Era chiaramente triste. 

Pan ci avrebbe messo la mano sul fuoco: nel ripetere quelle parole il suo amato aveva mostrato sofferenza. 

"Essendo noi una grande famiglia e avendo noi due un figlio, mi sembrava opportuno riferirti come stanno realmente le cose" sospirò; lei lo invitò a proseguire, ormai col cuore a mille.

"Io da due mesi..." cominciò il figlio di Vegeta.

"ho una relazione con Misaki" terminò grave.

Poche parole e il mondo le cadde addosso in tutto il suo terribile peso. 

La felicità e l'eccitazione di poco prima svanirono fulmineamente e i sentimenti, le emozioni si rintanarono nelle profondità più oscure del suo cuore. 

La sua serenità era stata praticamente distrutta in meno di dieci secondi.

"Cosa?" trovò il coraggio di dire, anche se con voce tremante. 

A quel suono lo sguardo di Trunks si ammorbidì istantaneamente. 

Ma lei non voleva. Non voleva che lui le regalasse quella tipica espressione che era solito fare quando stavano insieme. 

Non voleva essere guardata. 

Non Voleva essere toccata. 

Da lui. 

Aveva lasciato che si innamorasse di un'altra donna, e lei? E Goren? 

Scoppiò. 

"Sparisci" sussurrò la mora. 

Trunks percepì il dolore della bella, e seriamente dispiaciuto sentì di non poter far a meno di starle accanto, e consolarla quanto necessario per far sparire quella sofferenza dal suo viso.

Le sfiorò la mano, ma non appena ciò accadde, la ragazza esclamò di malo modo: 

"Non mi toccare!" 

"Non mi toccare" ripeté con voce rotta da singhiozzi. "Con quella serpe. Proprio con quella donna falsa e bugiarda dovevi tradirmi" 

Dinanzi a quelle affermazioni, il presidente non poté far a meno di reagire.

"SMETTILA!" urlò "Non parlare di lei in quel modo" 

Pan si sentì morire. 

"Dovresti esserle riconoscente piuttosto." continuò il compagno. 

Davvero? Per cosa doveva esserle riconoscente? Di averle rubato il fidanzato?

"Lei ha salvato tuo figlio"

 

 

Goren stava nascendo prematuro e lei Non sapeva assolutamente che fare, si limitava a spingere, a piangere e a sperare che tutto andare per il meglio. 

 

Quando però sentì chiaramente il bambino uscir fuori, vide tutte le donne, Videl Chichi Bulma e Bra indaffarate nel pulirlo e lavarlo, quando improvvisamente vide Bra, piangente uscire fuori di corsa, provando a soffocare i singhiozzi. 

 

Perché piangere? Quello era un momento fantastico.. 

 

Poi capì, la stanza era eccessivamente silenziosa.

 

Il bambino non piangeva. 

 

Il bambino non dava segni di vita. 

 

Il bambino non c'era più.  

 

E lei, debilitata com'era, sentì un bagno di lacrime inondarle il viso e a poco a poco perse i sensi. 

 

L'ultima immagine che le si presentò davanti agli occhi fu Trunks, che, preoccupato, guardò sconvolto la sua amata mentre questa lasciava la truce realtà per qualche istante. 

 

 

 

Dovette risvegliarsi poco dopo, al suono della voce più calda e maestosa che sentì mai in vita sua. 

 

"Non ditele niente" 

 

Queste erano le testuali parole. 

 

Cosa non doveva sapere? 

 

Che il suo bambino non c'era più? 

 

Che le era stato negato anche quell'amore? 

 

Cosa? 

 

Poi qualcos'altro catturò la sua attenzione: Videl, con le lacrime agli occhi, si avvicinò lentamente alla sua bambina porgendole un piccolo fagottino. 

 

Il suo bambino. 

 

Il suo piccolo e sconfinato amore. 

 

Ed era vivo, agitava le manine in alto e sorrideva. 

 

 

Quei ricordi le piombarono in testa non appena Trunks le aveva dato quella notizia. 

"Non ditele niente" ripeté la donna scioccata, associando quella voce a quella dell'uomo che le era di fronte. 

"Misaki ha perso un bambino, per questo in passato ho prolungato il mio trasferimento nella città dell'est.  Le raccontai la situazione e lei non potè non aiutarmi. 

Non ho mai voluto dirtelo perché sapevo che non lo avresti tollerato... Ma a quanto pare ti serve sapere cose del genere per portare un pó di rispetto alla gente!" 

La voce di Trunks era stata brusca e dura: Pan quasi stentava a riconoscerla. Ma ciò che maggiormente le faceva del male era la consapevolezza di dover tanto a quella donna: aveva salvato il suo bambino, il suo piccolo Goren. 

E lei le doveva praticamente la vita. 

Vide il figlio di Bulma dirigersi verso la porta del suo ufficio: "È meglio che tu vada a casa" sussurrò triste ed esasperato. 

La nipotina di Goku sgranò gli occhi e squadrandolo da capo a piedi, uscì lentamente, lasciandosi la porta chiusa alle spalle. 

Dentro il figlio del principe dei Saiyan tornò a sedersi dietro la tanto odiata scrivania, e abbandonandosi alla disperazione, si concesse alcuni minuti di relax. 

Prese poi la cornetta del telefono e chiamando la fidata segretaria Kaede le disse: 

"Kaede, sta per uscire Pan. Ti prego: vedi come sta. Se ha bisogno qualcosa." 

"Certo presidente. Le serve qualcosa?" rispose professionalmente la donna. 

"Si. Cancella tutti i miei impegni per oggi. Voglio rimanere solo"

Toltosi gli occhiali e la giacca, il giovane lilla spalancò le finestre, spiccando il volo verso luoghi ignoti, concedendosi un po' di privacy almeno per quel giorno. 

Pan, invece, superata la gentilissima Kaede, s'inoltrò per tutto il giorno per le strade di quella dannata città. Avrebbe fatto di tutto per la donna che aveva salvato il figlio, ma ora che Misaki le aveva distrutto quella famiglia, che lei stessa aveva contrubuito a creare, come si sarebbe dovuta comportare?

 

 

Il paesaggio scorreva veloce agli occhi della bella turchese, che impaziente ed anche un po' emozionata, aspettava di venire a conoscenza della bella sorpresa che Goten le aveva fatto. 

Avevano trascorso la settimana completamete divisi, senza aver mai la possibilità di passare un po' di tempo insieme e quando la ragazza, furiosa, gli aveva chiesto le motivazioni di tanto distacco, il figlio di Chichi appariva evasivo e indifferente. 

Erano stati giorni terribili, in cui la donna si era sentita sola e trascurata: aveva pensato ad una valida vendetta, ma in quel momento, col senno di poi, capì che forse l'assenza del Fidanzato era dovuta proprio a qualunque cosa stessero andando a vedere. 

Sorrise nell'immaginarsi il suo adorato Goten alle prese con la sua sorpresa: Il pensiero le fece enormemente piacere. 

Stavano per passare una delle case che avevano visto la settimana scorsa quando la macchina cessò di proseguire. 

Guardò stupita verso il Saiyan moro. 

"È questa la sorpresa? Ti ho già detto che a me questa casa non piace del tutto." si lamentò. 

"Aspetta prima di giudicare. Rientriamo." 

Il figlio di Goku prese per mano la sua donna, e dolcemente, chiudendole gli occhi, la condusse oltre la soglia di casa. 

L'abitazione, avvolta nell'oscurità, odorava di vernice fresca, ed era fredda: avendo vissuto in una casa molto grande per cui Bra comprese da subito che quel piccolo particolare fosse una conseguenza delle eccessive dimensioni dell'edificio. In lontananza avvertiva il suono del  fuoco scoppiettante, e contemporaneamente si rese conto di non averlo più accanto a se. 

Cosa stava combinando quel furfante incapace?

Non fece nemmeno in tempo a terminare un pensiero, che un fascio di luce riempì il lungo corridoio in cui si trovava,  ella lo percorse a grandi passi trovandosi così nel grande salone al centro della casa. 

Rimase a bocca aperta: quella non era la casa che aveva visto una settimana prima, elegante e sofisticata, ma al contrario era semplice, confortevole e calda... Familiarmente calda. 

Era un insieme ben assortito di Goten e Bra: Il salone era abbastanza grande, così come piaceva a lei, ma ben poco sofisticato; tutta le stanze erano arredate secondo lo stile di vita del bel ragazzo, ma le dimensioni e l'eleganza rispecchiavano, invece, il modo d'essere della donna. 

La principessa si guardò attorno felice.

"Vieni da questa parte" le disse il giovane prendendola per mano, e conducendola verso una camera di modeste dimensioni.  

Le pareti della stanza erano coperte di carta bianca decorata con motivi floreali rosa, ed era particolarmente soleggiata vista la presenza di due ampie finestre che davano sulla strada, ai lati si ergevano 3 piccole culle e per tutta la camera si stagliavano giocattoli di vario tipo: un cavallo a dondolo, un tavolino con delle sedie di piccolissime dimensioni.  

La ragazza sorrise, toccandosi il grembo; poi riflettendo su quanto Goten le stava mostrando chiese curiosa: "E se sono maschi?" 

Il moro non rispose, ma condusse direttamente la fidanzata nella stanza accanto, decorata quella volta con motivi geometrici blu; l'attenzione di Bra fu subito catturata da una scatola piena di palline di gomma, rappresentanti le sette sfere del drago: ognuna con un certo numero di stelle sopra. 

La turchese rivolse uno sguardo interrogativo al moro, che spiegò, portandosi una mano dietro la testa: 

"Mi sembrava divertente" 

"Se poi saranno tutti maschi o tutte femmine?" chiese Bra, ancora meravigliata da tutta la bellezza che la circondava. 

"ci daremo dentro Finchè non nasca un'altro bambino dell'altro sesso" 

La ragazza rise. 

"Allora Bra. Che dici? C'è calore in questa casa?" 

Alla domanda del fidanzato la bella figlia di Vegeta non poté non sussultare: era stata così presa da questa novità che non aveva pensato a come si stesse sentendo in quel momento. 

Ci pensò su e capì che li è dove voleva essere, dove voleva vivere e crescere i suoi bambini... E Goten! 

"È questo il motivo per cui questa settimana sei stato lontano?" chiese curiosa la bella. 

"Beh si! È stato faticoso. Allora?" 

"Son..." cominciò lei "Brindiamo alla nostra nuova casa" e si avvicinò al suo cavaliere per donargli un sonoro bacio sulle labbra. 

"Bra" la interruppe lui.

"Son... sei fatto per rovinare i momenti magici! Cosa c'è?" 

Il figlio di Goku prese la mani della bella ragazza, portandosele alle labbra. "Allora sposami" 

La ragazza rimase a bocca aperta: non si aspettava di certo che Goten fosse così insistente... E sicuramente con quel gesto le aveva letteralmente rubato il cuore, più di quanto non avesse già fatto, ma... La tentazione di tenerlo sulle spine era troppo forte. 

"Puoi fare di meglio!" 

E detto questo continuò a girare per l'abitazione , rimanendo il povero Son deluso e sconvolto; non appena si fu ripreso, uscì dalla camera e urlò, nel tentativo di farsi sentire dalla donna: 

"A costo di metterci 1000 anni Bra Brief, io giuro che ti farò diventare mia moglie!!!"

 

 

 

 

 

 

Bra, quando erano appena delle ragazzine, le diceva sempre che le peggiori malattie erano quelle dell'anima. 

Al tempo, forse troppo piccola e ingenua o forse per mancanza di interesse nell'argomento, le aveva regalato una risata sonora in viso, accreditandole come scusante la terribile sciocchezza che era appena uscita dalle sue labbra. 

In quel preciso istante si rese conto di come quelle parole le erano entrate dentro quasi inevitabilmente, e di come le aveva provate sulla propria pelle, a suo discapito. 

Pan camminava senza una meta ben precisa per le grandi strade della città dell'Ovest, provando ad immaginare come sarebbe stato anche solo per un secondo essere una persona normale, senza segreti da nascondere, senza quella terribile e stupida paura di essere abbandonata da tutti. 

Per ironia della sorte, più quel terrore le cresceva minaccioso nell'anima, più le persone non facevano altro che andarsene. 

E lei finiva sempre col sentirsi sola; anche in quel momento, invisibile in mezzo a quell'ammasso di gente che si accingeva a camminare per le strade, la Saiyan non poteva far a meno di avvertire la propria solitudine: volti sorridenti, sguardi innamorati, abbracci affettuosi. 

Le sembrava di camminare contro corrente, di fare sempre il possibile per rimettersi in sesto ma di non riuscire mai ad adattarsi a quella realtà quotidiana che da parecchi anni la tormentava. 

E lo stesso valeva per Trunks. 

Era una meta irraggiungibile! 

La figlia di Gohan aveva spesso la sensazione di corrergli dietro, sfoderando tutta la sua forza e concentrandola nelle gambe, di avere il fiatone, di avanzare sempre più forte e di essere sul punto di aggrapparsi a lui ancora una volta. 

Ma nel momento esatto in cui il suo cuore trovava un po' di conforto dopo la fatica, tutto spariva; il mondo attorno a lei veniva risucchiato in un vortice oscuro.

E Trunks con esso. 

Così la valorosa e pestifera Saiyan si trovava avvolta nella fredda solitudine di un mondo sospeso fra la realtà e l'immaginazione, dove i giorni venivano semplicemente spesi nell'apatia più assoluta, dove l'angoscia e il dolore erano sentimenti amici, gli unici che potessero ricordarle che ancora era prigioniera di quell'ingiusto sentimento. 

Eppure non spese una lacrima.

Nemmeno quel giorno, nemmeno davanti a lui. 

 

A passi tardi e lenti giunse infine ai Monti Paoz al calar della sera, vide sull'uscio della casa di nonna Chichi Bra e Goten sorridenti e felici, intenti nel salutare la donna.

Avrebbe voluto chiamarli per parlare un po', per farsi consigliare ma nel momento in cui vi provò, non uscì alcun suono e un improvviso senso di stanchezza prese possesso del suo corpo; cadde a terra sfinita mentre l'immagine di un uomo dai capelli scuri si avvicinava velocemente in volo per soccorrerla. 

Non era in sè in quel momento e il contatto con la realtà sembrava sempre più difficile, ma ci avrebbe giurato: l'uomo che le era accorso vicino, lei lo conosceva bene. 

Il nonno era tornato. 

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Vedere Pan in quelle condizioni era sempre stato doloroso per Bra: era da poco rinvenuta, farfugliando qualcosa riguardo Goku. 

Pensava di essere fra le sue braccia, stando alle parole della mora, ma il suo sguardo fu  chiaramente colmo di delusione non appena comprese di essere stata aiutata soltanto dallo zio Goten e non dal nonno, come lei sperava. 

Quella scena le fece salire il magone. 

Sapere che la sua migliore amica stesse soffrendo e non poter far alcunché per aiutarla era la peggiore delle situazioni che avesse mai potuto affrontare. 

Eppure tutti lo sapevano benissimo di chi era la colpa, ma ciascuno dei presenti in quella casa, tentava di sopportare, di starne fuori, di lasciare che questi due ragazzi troppo frettolosi capissero le cose da soli: Pan, che nel suo dolore, si avvicinava sempre ad una più pericolosa degradazione, e Trunks, che nel tentativo di far il solito supereroe  non faceva altro che male a Pan e a se stesso. 

Che stupidi che erano. 

 

 

Entrarono tutti in camera della bella Saiyan, nella speranza di aiutarla quanto più possibile, ma non appena Goten posizionò la nipote sul letto, lei sussurrò: 

"Lasciatemi in pace"

A quelle parole Gohan e Videl accorsero vicino la figlia, donandole carezze e premure, ma la mora ancora una volta, forse con più gentilezza pregò i genitori di lasciarla da sola, perché troppo stanca. 

 

Tutti allora uscirono in silenzio, lasciando la donna col proprio dolore; Bra e Goten furono i primi, rispettando il volere della nipote di Goku. 

Non appena raggiunsero il piano inferiore, rimasero entrambi pietrificati dalla scena che avevano dinanzi agli occhi: il piccolo Goren, col capo basso, aveva dipinta sul volto un'espressione completamente spenta, insolita per un bambino, mentre Ju, preoccupato per il nipote cercava invano di consolarlo. 

La turchese, stravolta, corse senza dir nulla dai nonni del piccolo di casa Son, proponendo di far stare per qualche tempo Goren con suo padre: sebbene potesse sembrare un'azione ingiusta nei confronti della migliore amica, la bella figlia di Bulma non riuscì a pensare a nient'altro che potesse preservare la serenità del piccolo, che forse più di tutti soffriva per la situazione.

Con Pan ci sarebbe stata lei.

I familiari acconsentirono, così tornata nel soggiorno, chiese al fidanzato di chiamare Trunks e spiegargli la situazione. 

Poi prese fra le braccia il bambino, e cullandolo lo lasciò sfogare per un po' di tempo. 

"Tesoro, che dici di andare dal papà per un po'?" chiese la donna, introducendo l'argomento. 

Goren sembrò rifletterci su per un secondo. "E la mamma?" 

"Starò io con lei... ultimamente non sta molto bene!" 

Goren rimase in silenzio per qualche minuti, lasciandosi cullare dalla zia e meditando al contempo sulla scelta più giusta da fare. Alzò il capo e guardando la turchese negli occhi, esclamò poco dopo:

"Allora sono tranquillo. Andrò con papà" 

 

 

Quella sera, Trunks affranto, si presentò in casa Son, facendo le sue più grandi scuse a Gohan, l'uomo che tempo prima l'aveva accolto in casa e che non poteva non considerare un fratello. Nessuno disse niente, tutti si rintanarono nei loro silenzi, lasciando che i due giovani agissero come meglio ritenevano; solo Bra mostrò una leggera ostilità nei confronti del fratello. 

Il lilla aprì la porta della camera della sua ex compagna, notando la triste condizione a cui l'aveva condotta. 

"Mi abbandoni anche tu" stava dicendo Pan al figlio. 

"Io torno se tu guarisci" ripetè ingenuamente il bambino. 

Il fratello di Bra chiuse la porta alle sue spalle, reprimendo l'istinto di abbandonarsi alla disperazione; lasciò madre e figlio da soli per un po', poi non appena ebbero finito, andò via da quella casa con il suo piccolo Saiyan.

 

 

***

 

 

I giorni trascorsero lenti, e sebbene fosse passato solo un mese da quando Pan si era rintanata in casa, a lei e alla famiglia intera sembrava quasi un anno intero. 

Inizialmente gli unici contatti col mondo esterno erano quelli col piccolo Goren, che quotidianamente non faceva altro che chiamare la mamma, per sapere come stava. 

Parlavano molto e a Pan quasi sembrava di sentirsi meglio ad ogni parola che il suo Scricciolo le regalava; il piccolo Goren diceva di star bene ma lei sarebbe stata più tranquilla se lui fosse stato al suo fianco. 

E invece non glielo facevano vedere da un mese, ne Goren dava segno di volerla vedere... Da un mese: era rimasto molto male l'ultima sera che si erano visti.

Si alzò dal letto lentamente, domandandosi come avrebbe impegnato quella giornata, dato che a lavoro non andava da tanto tempo ormai. Decise di andare a fare una passeggiata: spesso si allungava infatti fino alla cascata vicino casa sua senza mai andare oltre! 

Si diresse in casa della nonna per avvertire i familiari che sarebbe uscita: 

"Nonna, mamma, papà io faccio una passeggiata." esclamò. 

"Pan perché non mangi qualcosa?" gli chiese amorevolmente il padre. 

"No, grazie non ho fame"

"Pan, tesoro mangia qualcosa" provò a convincerla la madre. 

"No, non ho fame" 

"TU MANGERAI QUALCOSA!" 

La voce alta e arrabbiata della nonna non era il massimo per cominciare la giornata, ma era quanto necessario per costringerla a toccar cibo. 

Chichi  fece sedere con violenza la nipote sulla sedia, e la costrinse a far colazione; solo dopo aver terminato il pasto, la ragazza ebbe la possibilità di correre via veloce verso il bellissimo lago. 

La nonna le aveva raccontato molte volte di quante giornate avessero passato lei, il nonno ed il papà in quel bellissimo luogo, di quante volte Goku aveva portato lì l'allora piccolissimo Gohan per allenarlo e di come Chichi fosse andata su tutte le furie non appena i due si prolungavano più del previsto; anche lei poi si era rifugiata spesso lì col suo adorato nonnino quando non era altro che una bambina allegra e volenterosa, anche lei in quel luogo aveva dei bellissimi ricordi, che non avrebbe abbandonato per nessuna ragione al mondo. 

Forse quasi per tutti i componenti della Grande famiglia Son quello era davvero un posto speciale, un luogo in cui la presenza del nonno era ancora più forte che da qualsiasi altra parte! era il suo, il profumo che sovrastava tutti i monti Paoz, era lì che lui aveva creato la sua bellissima famiglia, ed era lì che ciascuno poteva godere della sua essenza. 

Fatta eccezione per i piccoli Junior e Goren, che il nonno non l'avevano conosciuto e forse anche un po' per lo zio Goten, che fra tutti era colui che con Goku aveva passato meno tempo. 

Nessuno ci aveva mai badato, ma il fratellino di Gohan non aveva vissuto granché col padre, non se l'era goduto come gli altri, non aveva potuto mostrargli i suoi miglioramenti da bambino, ma invece aveva dovuto  accontentarsi del fratello maggiore! Eppure Pan, non l'aveva mai sentito lamentarsi... Nemmeno per un secondo, mentre lei lo faceva praticamente da anni. 

Passo dopo passo si rese conto di aver completamente oltrepassato il grande lago, e di aver continuato a camminare senza una direzione precisa: nel momento esatto in cui decise di tornare indietro, qualcosa la trattenne, impedendole di compiere quello stupido gesto. 

Spiccò il volo verso la grandissima Città dell'Ovest: aveva voglia di vedere gente.

 

 

Non ricordava quasi la cittadina che aveva ospitato la famosa palestra, gentilmente lasciata alla Saiyan dal nonno: era effettivamente parecchio affollata, ma quello era ciò che le serviva in quel giorno particolarmente positivo; col passare del tempo, infatti, calmati i bollenti spiriti, e abituatasi alla forte delusione avuta, sentiva quasi di poter rinascere. 

Magari un giorno non lontano lei sarebbe stata in grado di riprendersi la sua vita, di cominciare a fare tutto ciò a cui da sempre si dedicava, ma per il momento quelle piccole passeggiate erano quanto bastava per farle risollevare l'umore. 

"Pan" 

Una voce elegante e femminile la ridestò dai suoi pensieri, Pan alzò lentamente il capo per osservare il volto della donna che l'aveva chiamata. 

Il suo cuore perse un battito. 

Fra tutti i giorni in cui quella donna poteva scendere, proprio quel giorno doveva scegliere? 

"Misaki" ribatté, fingendosi forte e sicura. 

"Non ti vedo molto bene, Pan." 

"Beh se per questo nemmeno io ti vedo bene, Misaki! Hai messo qualche kiletto vero?" chiese la mora. 

La donna rise. 

Pan stufa, sbottò velocemente: "Senti io ho da fare, se non ti dispiace..." 

"Aspetta Pan. Parliamo." 

Ok quella serpe di una donna doveva aver assunto una quantità abnorme di stupefacenti! Pan ne era quasi certa.

 

 

 

Erano lei e Misaki. L'una di fronte all'altra, mentre un'imbarazzante silenzio aleggiava nell'aria.

"Noi siamo uguali" esclamò sorridendo la donna, scostandosi di poco i capelli castani.

Pan le rivolse uno sguardo interrogatorio, regalandole sempre la solita espressione ostinata. 

"Entrambe viviamo nel ricordo di un caro che non è più accanto a noi." terminò Misaki, fissando sorridente il vuoto. 

La Saiyan la scorse con la coda dell'occhio e avrebbe potuto giurare di aver visto una lacrima scenderle lungo il viso; sebbene non sopportasse quella donna, l'immagine di lei così sofferente le provocò una morsa allo stomaco. 

"Sai, mia madre è morta la sera in cui io e te ci siamo incontrate alla cena a casa di Trunks.  Ed io non ero con lei." 

La voce della bella collega del suo ex compagno le risuonava nella mente tremante e dolorante; non le rivolgeva alcuno sguardo, si limitava ad osservare il pavimento. 

La figlia di Gohan sentì di dover fare qualcosa, perché chi più di lei avrebbe potuto comprenderla? 

Inoltre non avrebbe potuto sopportare ancora un minuto di più quell'immagine penosa dinanzi agli occhi: Misaki le stava aprendo il cuore, ma lei dentro non voleva vederci! Quei sentimenti intimi, troppo simili ai suoi, la ponevano dinanzi alla triste realtà dei fatti: anche lei si era ridotta in quel modo negli ultimi anni, se non peggio. 

Solo che, mentre per quella donna dall'invidiabile bellezza quella che le stava proponendo, per una qualche strana ragione, era solo una facciata, nel caso di Pan si trattava di uno stato duraturo e perenne. 

Quasi se ne vergognava. 

Quella visione continuava a farle troppo male; rivolse alla donna delle semplici parole arroganti, come era solita fare ogni qualvolta i loro corpi si trovavano a pochi centimetri di distanza. 

"Noi non siamo uguali" le disse, stringendo i pugni. 

"No infatti". Misaki le rivolse un finto sorriso. "Tu hai la speranza che tuo nonno possa un giorno tornare. 

E hai una famiglia che ti ama. 

Un figlio che stravede per te. 

Io non ho nessuno." 

"Hai Trunks, ormai" rispose istintivamente la mora. 

"E solo lui mi rimane. Sai Pan, pensavo fossi un'avversaria più difficile da combattere." 

"Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative" 

La nipotina di Goku sputò completa ironia dalle labbra. 

"Beh ora lascia che ti dica una cosa, da sorella maggiore più che da rivale: 

Va avanti. Fallo per tuo figlio!" 

 

Le parole della bella castana colpirono dritte al cuore della ragazza, che inevitabilmente si ritrovò a pensare al suo amatissimo scricciolo, che non vedeva da quasi un mese, a quel dolcissimo bambino ingenuo e amorevole, che non faceva altro che soffrire a causa dei suoi stupidi genitori. 

Il cuore le prese a fremere. 

Aveva voglia di vederlo, di stringerlo fra le sue braccia, di sentirsi chiamare 'mamma', di essere sgridata come se fosse lui effettivamente il genitore. 

Voleva indietro il suo bambino. 

Voleva indietro la sua vita felice.

Sentì le lacrime pizzicargli agli angoli degli occhi. 

Si voltò, dando le spalle alla segretaria. 

"Grazie" le disse. "Di aver salvato la vita a mio figlio." 

"Dovevo..." rispose la donna indifferente. 

"ah dimenticavo! Pan, tra due mesi parto. Non osare contrattaccare in mia assenza." la minacciò, terminando. 

"Suzuki... un nemico non si attacca mai alle spalle!" esclamò la mora. 

Entrambe con un sorriso combattivo sul volto, continuarono ognuna per la propria strada, senza emettere più alcuna parola. 

 

 

Pan si ritrovò così a ripercorrere le strade affollate della città, a distanza di un mese circa con le stesse emozioni, portandosi dietro lo stesso dolore di sempre.

Eppure in un modo o nell'altro le parole della sua rivale le erano state d'aiuto, l'avevano aiutata a lasciarsi tutto alle spalle, a dire addio a ciò che irrimediabilmente non era più suo, a dire addio a quel sentimento non corrisposto. 

Per iniziare una nuova vita. 

In fondo poteva farcela da sola... Anzi non del tutto sola: sorrise ancora una volta all'immagine del suo bambino, mentre a passo veloce si ritrovò quasi senza pensarci dinanzi la palestra che suo nonno anni addietro aveva edificato per lei. 

Senza rimuginarci troppo prese la chiavi, che aveva sempre con sé ed entrò, rimanendo estremamente colpita dal calore che avvertì non appena mise piede nella grande aula. 

Con mano delicata sfiorò pareti ed attrezzi, assaporando quella bellissima sensazione che avvertiva ad ogni tocco di tutti quegli elementi che costituivano la sua vita. 

Come si era potuta ridurre in quel modo? 

Sentì inumidirsi gli occhi e non appena si toccò il volto, sentì chiaramente le lacrime, che imperterrite le scendevano lungo le guance. 

Era la prima volta. 

Fino a quel momento non era mai riuscita a sfogarsi del tutto, rimanendo sempre sospesa in quella sofferenza. 

Adesso stava piangendo... Dopo tanto tempo stava finalmente esternando i suoi sentimenti. 

Con il volto bagnato dalle lacrime si avvicinò ad un sacco appeso al soffitto, e cominciò a prenderlo a calci e pugni, sfoderando tutta la forza di cui disponesse ed immaginando che in quel sacco ci fossero tutti i suoi problemi. 

"Stupida Misaki, stupido Trunks, stupidi sentimenti" urlava con la voce rotta dal pianto. 

Continuò così per moltissimo tempo, finché sfinita per l'inutile sforzo, aggrappandosi al sacco, sussurrò con voce tremante: 

"Avevi detto che mi saresti stato vicino, nonno"  

Si sbalordì ella stessa del cambio di direzione dei suoi pensieri. Perché tutto doveva essere ricondotto sempre ed unicamente a lui? 

Se fosse stato lì...

"Dove sei?" urlò piangendo. 

"Dove sei nonno? Perché mi hai abbandonata?" 

 Una forte folata di vento la raggiunse violentemente mandandola a terra; se non fosse stato per porte e finestre serrate, avrebbe pensato che provenisse da fuori.

E invece era proprio dentro la sorgente. 

"Sei tu?" 

Aria calda le colpì il viso. 

Delicatamente stavolta. 

"Ti stai prendendo gioco di me?" 

Pan si alzò in piedi e guardandosi attorno, serrò i pugni. 

"Esci fuori, nonno!" 

"D'accordo se non esci ti vengo a prendere io e ti facc..." 

"Pan!" 

La voce maschile dell'uomo che conosceva da una vita le rimbombò nelle orecchie, amplificata dal grande ambiente in cui si trovavano. 

Imbarazzata e anche un po' impaurita Pan si voltò lentamente verso il fratello del padre, che stupito le stava rivolgendo sguardi d'apprensione.

Per lo meno sembrava non essersi accorto che stava parlando da sola... O quasi. 

Alla vista dello zio, la Saiyan sembrò ritornare alla realtà dei fatti, le lacrime ripresero a scenderle copiose e velocemente corse contro di lui, gettandosi fra le sue braccia. 

"Goten" pianse "rivoglio il mio Goren! Rivoglio la mia vita!" 

Il figlio di Goku sorrise, abbracciando la sua maldestra nipotina, e solo dopo averla consolata e calmata, la allontanò di poco e guardandola negli occhi le disse: 

"Riprenditi entrambi"

Pan sussultò. 

"Magari incomincia col riprenderti Goren. Tra poco esce da scuola giusto? Corri!" esclamò il moro. 

La figlia di Gohan osservò l'orario, aveva quasi cinquanta minuti a disposizione. Prima doveva tornare a casa. Per fare una cosa. 

Corse verso la porta, ma prima di uscire rivolse uno sguardo alla grande aula, ricolma di attrezzi.

"Visto che non sei uscito fuori... Almeno torna a casa presto!" esclamò, rivolgendosi al nonno. 

Goten le rivolse uno sguardo interrogatorio "Cosa?" 

"Nulla parlavo tra me e me. Ciao" 

"Aspetta Pan" la fermò lo zio. "Chiamerò io Trunks per informarlo. E andrò io a prendere le cose del bambino" 

La mora le rivolse un sorriso. "Grazie zio Goten" 

E andò via, dirigendosi verso la casa che la stava ospitando ormai da ventinove lunghi anni. 

 

 

"Ciao famiglia" urlò Pan, non appena entrò in casa.

Da subito poté scorgere i volti stupiti e felici dei suoi genitori e di sua nonna, la scena le concesse un po' di sano divertimento per cui si lasciò sfuggire una leggera risatina. 

"Che bel suono" esclamò il padre, abbracciandola. 

"Era mancato a tutti noi" concordarono le due donne dinanzi Pan, la quale rispose con un sorriso. 

Velocemente informò tutti che sarebbe andata a prendere Goren, provocando grande gioia nell'animo dei parenti, per cui salì in fretta in camera sua ed emozionata aprì l'armadio: la scatola, che quattordici anni prima aveva li riposto in attesa del ritorno del nonno, era sempre al solito posto, immobile e perfetta così come l'aveva lasciata; accanto ad essa giaceva una scatola più piccola. 

Pan aprì la seconda e vide i due piccoli polsini rossi che il nonno le aveva lasciato nove anni prima, lasciando che lui prendesse invece quelli di dimensioni maggiore: quello fu il giorno in cui, grazie al nonno, capì di voler portare avanti la gravidanza. Dunque quei polsini erano per il suo adorato Goren, e quello sarebbe stato il momento adatto per darglieli; la Saiyan estrasse i due piccoli oggetti, se li portò al naso ed espirò con forza: avevano l'odore fresco del nonno! 

Un'improvvisa carica si impadronì del suo corpo: volò via veloce verso la lontana scuola del figlio, nella speranza di riuscire ad arrivare in tempo per l'uscita delle classi. 

 

 

Quando giunse dinanzi la scuola, la campanella era già suonata e nella folla asfissiante di bambini e madri, la povera Pan si ritrovò a cercare il suo ometto. 

Poi improvvisamente fra tutte le testoline dei bambini, scorse una chioma bionda brillante che catturò subito la sua attenzione. 

Eppure subito distolse lo sguardo da quella bella testolina bionda dalle folte codine, sapendo che non aveva nulla a che vedere col figlio... 

Momento. 

Testolina bionda. 

Due codine. 

"Mi-chan" urlò la mora, nella speranza che la bimba la sentisse. 

"Pan" 

La bambina corse ad abbracciare la donna, regalandole tanto affetto. 

Pan sorrise del tenero gesto. 

"Senti Pan, papà mi sta aspet..." 

"Aspetta Kotomi, Goren! Dov'è?" chiese la Saiyan speranzosa. 

La bimba si guardò attorno. "Era con me un attimo fa.." 

"ah eccolo!" esclamò indicando un bambino imbrociato dai folti capelli neri. 

"Grazie Kotomi. Salutami la mamma" 

Nell'istante in cui la figlia di Videl incontrò gli occhi del suo bambino, il mondo sembrò terminare il suo moto, il tempo sembrò sospendere il suo scorrere, e le persone attorno a loro interrompere le loro azioni vitali: esistevano solo lei e Goren. 

Eppure inizialmente il bambino sembrò non provare felicità per la presenza della mamma, ma Pan conosceva bene la motivazione di quell'atteggiamento: Goren aspettava una prova... Della sua guarigione!

Lei si mise allora in ginocchio davanti al figlio, e sorridendogli esclamò: 

"Ciao scricciolo!" 

Quelle parole bastarono al piccolo Saiyan per perdonare all'istante la madre e buttarsi fra le sue braccia: in quella calda giornata nella città dell'Ovest una disastrata famiglia si stava pian piano ricomponendo.

"Goren.. Torniamo a casa!" esclamò la madre, dopo aver dato ad un euforico figlio, il regalo gentilmente lasciatogli da nonno Goku.

S'incamminarono così verso i monti Paoz, incontrando per la strada anche Junior, che si accingeva ad accompagnare a casa una bella fanciulla. 

Anche il ragazzo, tredicenne ormai, notato il cambiamento della sorella non poté far a meno di lasciare la ragazzina da sola e di recarsi a casa con la sua adorata sorellina e il suo "nipotino" Goren.

 

***

 

 

Trascorsi gli ultimi mesi di gravidanza, la bella principessa dei Saiyan si ritrovò segregata in casa con eccessive misure di sicurezza, sotto comando del suo iper ansioso fidanzato, che il più delle volte trovava sempre il modo di non lasciarla mai sola. 

Addirittura durante quell'ultima settimana di gestazione aveva fatto "trasferire" la nipote Pan per prendersi cura della donna gravida! 

Come se una persona maldestra e iperattiva come Pan Son potesse garantire il massimo della tranquillità e serenità!!! 

Quella mattina fortunatamente era rimasta da sola nella quiete più assoluta grazie alla notizia che la bella Saiyan doveva riportare al povero Ub, contro il quale lei e Goten avevano letteralmente complottato.

Si alzò dal divano sulla quale da ore stava riposando, ma non appena mise piede a terra, avvertì una forte fitta al grembo, e cadde a terra dolorante. 

"Oh oh" esclamò. 

"GOREN?! Tesoro svegliati" provò ad urlare la donna, nel tentativo di catturare l'attenzione del nipote dormiente al piano superiore.

 

 

 

La casa del nonno Satan non era molto grande, ma di essa di poteva ben dire che fosse esageratamente sfarzosa. 

Gli spazi però vennero ben presto aumentati non appena Ub e la sua numerosa famiglia si trasferirono a casa del nonno: adesso quelle piccole pesti erano cresciute ma l'atteggiamento spericolato non li aveva mai abbandonati. Pan si chiese per quanto quella casa potesse sopportare: rise fra se. 

Nel mentre la grande porta venne aperto da un uomo muscoloso e scuri, poco più alto della nipote di Goku. 

"Ciao Ub" sorrise Pan. 

"Pan sei venuta a trovare tuo nonno Satan?" chiese ingenuamente il ragazzo.

"Ehm no... In casa non c'è nessuno?" 

Il tentativo di prender tempo era ben visibile negli occhi della mora. 

Ub rispose, guardando la donna incuriosito: "Tutti in palestra di tuo nonno... Anche lui è" 

"Senti Ub: io e Goten... Pochi mesi f... Qualche mes.. Okkei parecchi mesi fa abbiamo deciso che tu avrai l'onore di diventare il vice direttore della sede aperta nella città del Nord" sorrise sforzatamente la ragazza. 

"Che cos..?" 

"Ti scongiuro!" 

"Potevate dirmelo prima" 

"E fra una cosa e l'altra ci siam.." 

Il telefono della Saiyan prese a squillare potente e insistente. 

"Pronto? Goren?... Cosa è successo?... Bra? Chiama il dottore!!! Chiama tutti! Grande tesoro arrivo subito!" 

La figlia di Videl chiuse la chiamata e prendendo velocemente le proprie cose salutò Ub: "Grazie Ub, ti invierò tutte le notizie per messaggio! Non preoccuparti mi prenderò cura io del nonno e della tua famiglia. Scappo!" e sparì oltre la porta. 

 

 

***

 

"Respira profondamente tesoro" la incooraggiò Chichi. 

"Ed espira profondamente" terminò la madre. 

Si erano letteralmente bevute il cervello. 

Dopo e se avesse superato quel dolore assurdo che comportava il parto, si sarebbe sicuramente ricordata di porgere le sue più sincere scuse a Pan: sicuramente la situazione era praticamente la stessa quando il piccolo Goren venne alla luce. 

E lei SICURAMENTE era andata in escandescenza peggio delle due donne che in quel momento la stavano aiutando: ricordava ancora quei terribili momenti di ansia e paura in cui, ancora tanto giovane, non aveva saputo far quasi nulla per aiutare la sua migliore Amica. 

Una voce interruppe i suoi più intimi pensieri.

"Si respira respira, ma tanto fa male comunque!" borbottò cinica la moretta.

La turchese la guardò sconcertata: le scuse per Pan erano state ritirate. Lei l'avrebbe dovuta aiutare ed invece non faceva altro che sbattere in faccia la cruda e dolorosa realtà!

Perché era ritornata la Pan di una volta? 

Proprio in quel periodo? 

Quasi quasi preferiva la Pan mielosa e debole degli ultimi dieci anni.

"Str...." tentò di offenderla sofferente la principessa dolorante.

"Non sprecare fiato prezioso mia cara" ripeterono a turno le neo-nonne. 

"MA INSOMMA! Fatemi fare il mio lavoro in pace!" sbraitò ormai giunto al limite della pazienza il dottor Maeda. 

Sconvolte dalla tenacia e dall'intraprendenza del dottore, le donne zittirono, scambiandosi sguardi sconvolti. 

Calò così il silenzio nella stanza,interrotto poco dopo dalla vocina timorosa di Bra: 

"Dottore mi ha spaventato i bambini" 

Indicò il grembo gonfio e fermo. 

"No signorina Bra. Adesso possiamo procedere con calma" spiegò il dottore, cullandosi nel dolce silenzio del luogo leggermente sovraffollato. 

 

 

"Sono qui. Sono qui. Sono arrivato. 

ECCOMI" 

La porta, precedentemente chiusa, venne aperta con violenza e poca grazia da Goten che,  trasognato, non appena scorse la figura della sua amata Bra, troppo pacata per essere effettivamente la tipica donna combattiva e sadica che lui amava, subito le si parò accanto, scaraventando il povero dottore dall'altro capo della stanza.

"No vabbé ci rinuncio" esclamò seccato quest'ultimo, massaggiandosi lentamente la testa.

Il moro, ignorando le lamentele del sign. Maeda cominciò ad accarezzare i capelli della bella fidanzata, donandole sorrisi e consolazioni. 

"Sei un fifone, Son" lo canzonò la turchese, ansimante e dolorante, ma profondamente divertita dal groviglio di nervi che era il suo ragazzo.

Il figlio di Goku sorrise: la sua Bra era capace sempre di mostrarsi per quello che era! Non avrebbe mai rinunciato a prendere in giro il suo ragazzo, e nulla l'avrebbe fermata, neanche il parto imminente dei suoi tre figli.

"Dai principessa. Non è niente!" provò a consolarla il fidanzato, ancora col sorriso in volto.

Sebbene fino a quel momento la ragazza era stata calma e pacata, dopo quelle parole, dette sicuramente senza alcuna cattiveria, non riuscì a contenersi, e, volgendo la testa a scatti, rivolse uno sguardo truce al fidanzato.

"IO TI UCCIDO! Appena sarò libera ti ammazzo con le mie mani" urlò quindi la ragazza, evidentemente infastidita dal commento poco realistico del suo uomo.

"Signorina Bra si calmi. Possiamo procedere. 

Signora Videl, lei che mi sembra la persona più normale in questa stanza, potrebbe gentilmente prendere delle bacinelle?  Per lavare i bambini sa." 

Il dottore, ormai sicuro che la bella Bra fosse pronta a dare alla luce i suoi tre bambini, era intento nel dare ordini a tutti, eccetto Goten che, giunto in iperventilazione, continuava a farfugliare quanto fosse felice di essere quasi padre. 

Pan dal canto suo non poteva far altro che stuzzicarlo, concedendo un po' di divertimento a quella situazione fin troppo seriosa, e domandandosi se anche durante il suo parto tutto fosse stato così serio! 

Probabilmente si. 

Anzi forse la situazione era stata anche peggiore, considerando che il suo piccolo Goren non dava segni di vita nel suo grembo. 

Decise di non pensarci: non solo il ricordo dello spavento le trasmetteva ancora tanta angoscia, ma pensare di dover essere grata a quella serpe per aver salvato la vita a suo figlio era una punizione ben peggiore. 

Rivolse l'attenzione al dottore, che con professionalità manovrava il parto senza alcun problema. 

Tirò un sospiro di sollievo. 

Raggiunse il povero Goten, ancora seduto dove precedentemente aveva trovato posto, che si abbandonava a una quantità sfibrante di emozioni. 

Pan poteva giurare solennemente che la colorazione della sua pelle assunse tutte le tonalità più incerte e strane: non poté far a meno di abbandonarsi ad una leggera risata. 

La prima dei bambini che, dopo urla e tanto sforzo, uscì dal corpo di Bra era una fagiolina minuscola dai capelli lilla, e gli occhi color cielo. 

Quell'accostamento la fece sussultare non appena le fu fiondata in braccio: lei era stata incaricata di lavare i bambini non appena fossero venuti alla luce. Compito ingrato! 

Come avevano potuto darle tanta fiducia?

A lei, proprio a lei? Lei che aveva fatto cadere e bruciato il suo bambino 10 anni prima come se nulla fosse, senza rendersene nemmeno conto e senza riuscire a prevenire alcunché. 

Avrebbero potuto dar il compito a qualcun altro tipo... Tipo.. Tipo Goten? No, quello era partito col cervello. Probabilmente il dottore avrebbe dovuto dargli un'occhiata dopo il parto.

Bulma o Chichi? No, avrebbero cominciato una guerra secolare su chi delle due avrebbe preso la prima e quindi più piccola dei tre.

Videl? No, sua madre era una grande donna. Esempio di pazienza e bontà, era la prediletta del dottor Maeda che l'aveva dichiarata infermiera per l'occasione.

Beh, forse lei era stata la scelta migliore! 

Uscì di corsa dalla stanza per recarsi nel bagno e lavare la piccolina, assaporando il dolce pianto di una vita che aveva appena preso a scorrere. 

"Femmina" urlò a tutti non appena ebbe terminato il suo compito, e si precipitò nella cameretta a vestire la piccola... Piccola.. Come si sarebbe chiamata la bimba? Prevedeva guerre. Tante guerre.

Improvvisamente tralasciò i suoi pensieri per capire cosa stessero dicendo le voci che avvertiva in corridoio: tutti stavano parlando del sesso della bambina. 

Non si riusciva a comprendere se Vegeta ne era contento. 

Sul suo volto comparve un sorriso: quell'atmosfera le infondeva grande tranquillità. 

"Che scherzo hai giocato al nonno!" esclamò, stuzzicando la piccolina fra le sue braccia. 

"Femmina eh?" La voce maschile, proveniente dall'uscio della porta, la fece sussultare. 

Pensava fosse Goten, giunto ad osservare sua figlia ma si sbagliava: non appena si voltò, i suoi occhi vennero accecati da un intenso bagliore celeste. 

Trunks. 

Le si posizionò davanti e Pan avvertì i suoi occhi fissi su di lei, intenta nel vestire la bambina. 

"Vedi come ti somiglia" esclamò la mora, alzando quel minuscolo fagottino e soprattutto ignorando la chiara apprensione che aveva invaso la sua mente: era la prima volta che, dopo mesi, gli rivolgeva la parola. 

Avrebbe voluto chiedergli tante cose, avere spiegazioni ma sapeva che qualsiasi cosa avrebbe tentato di fare sicuramente non le avrebbe portato indietro il suo ex compagno.

Il presidente annuì, poi rimase fermo per qualche minuto ad osservare la figura della sua 'piccola Pan'. 

"Avevo dimenticato quanto ti stesse bene un bambino fra le braccia" sussurrò.

 

La figlia di Gohan sbarrò gli occhi, e nello stesso istante sentì il suo cuore martellarle in petto molto velocemente.

Perché Trunks le diceva quelle cose?

E lei? Lei cosa doveva rispondere? 

Optò per il silenzio. Si sarebbe comportata con Trunks come se non fosse successo nulla fra loro.. O almeno c'avrebbe provato. D'altronde anche lui sembrava aver assunto quel tipo di atteggiamento. 

Il lilla rimase li per tutto il tempo, scherzando e provocando la povera Saiyan, mentre guaio su guaio, fra grandi risate, la mora cambiava e lavava i restanti due bambini. 

Lei e Trunks tornarono dal gruppo subito dopo, quando ormai la loro relazione era diventata un pericoloso scambio di sguardi. 

La mora, evidentemente imbarazzata dalla forte tensione esistente fra lei e Trunks corse dalla sua migliore amica: non appena entrò in camera la vide stravolta sul letto, stanca e desiderosa di abbracciare i suoi bambini. 

Le si avvicinò lentamente, lasciando a Vegeta uno dei nati, e con un gran sorriso le disse, accarezzandole contemporaneamente i capelli: 

"Sei stata bravissima: hai fatto dei capolavori"

Bra aveva dato alla luce tre bambini: due femminucce, una lilla dagli occhi celesti e una turchese dagli occhi d'ebano, e per la gioia di Vegeta un bellissimo maschietto, dagli occhi e ai capelli scuri.

Poco dopo sopraggiunse Goten, che posizionò i tre piccoli accanto alla madre, depositandole un leggerissimo bacio. 

Sorridevano come due ebeti: Pan si allontanò il più velocemente possibile dalla scena, avvertendo però un leggero senso di felicità per la sua migliore amica.

"Avevi detto che mi avresti ucciso" stava scherzando Goten. 

"Tempo al tempo mio adorato Son" rispose debole la donna. 

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Giunta la sera, e andata via l'eccessiva folla di parenti, Pan si ritirò nelle proprie stanze: dopo quell'estenuante giornata tutto ciò che desiderava era andare a dormire col suo amato bambino, che era caduto addormentato da un po' ormai. 

Non appena entrò nella stanza rimase pietrificata dalla scena che i suoi occhi videro improvvisamente.

"Quanto mi manca" sussurrò Trunks quasi impercettibilmente guardando il suo amato bambino. 

Pan sorrise. 

"Anche tu ci manchi" rispose quasi senza pensarci. 

In un secondo però, resasi consapevole dell'essenza delle parole che le erano uscite dalla bocca, assunse un colorito rossastro e, sprofondando nella vergogna, si voltò verso Trunks provando a spiegare: 

"Ehm... No.. Io non volev... A Goten manc.." 

"Pan lo so, non preoccuparti." sorrise il lilla, in tutta la sua naturalezza, anche se un po' divertito dalla scenetta che l'ex compagna gli aveva riproposto. 

La mora tirò un sospiro di sollievo, poi, sinceramente dispiaciuta di aver creato una situazione di disagio fra loro in così breve tempo, spiegò seriamente all'uomo: "Davvero Trunks, a me non interessa.." 

"Non più" aggiunse, terminando. 

Il Saiyan si lasciò sfuggire un colpo di tosse. 

"Ti va di bere qualcosa in cucina?" chiese. 

La nipotina di Goku rispose affermativamente. 

Entrambi i genitori salutarono il bambino, ormai accolto fra le braccia di Morfeo e si diressero al piano inferiore, dove fra una risata e l'altra si riappropriarono di quell'antico sentimento di amicizia che anni or sono li aveva inevitabilmente catturati. 

 

 

"E ricordi quando sei stato attaccato dalle forze di Baby?" urlò con voce fino troppo alta la primogenita di Gohan. 

Lei e Trunks si erano seduti sui lati opposti del divano nel soggiorno e, fra risa e scherzi avevano preso a ricordare i bei vecchi tempi, quelli in cui, nonostante il pericolo e le avventure, erano stati davvero felici.. Tutti. 

"E come dimenticarlo! E tu ricordi quando stavi per essere tramutata in una lastra di metallo?" ripropose Trunks, rimembrando quel pericoloso periodo di quel tempo non poco lontano. 

"Eccome se lo ricordo. 

Alla fine ha trasformato te. Perché tu... Mi hai protetta".

Trunks abbassò il capo come se ricordare quell'evento gli provocasse un certo dolore, poi sorridendo affermò: 

"Si ma adesso siamo qui, salvi." 

La figlia di Videl, stesa quasi completamente sul divano, prese a pensare altri avvenimenti che avevano reso quel viaggio nello spazio indimenticabile, finché la sua mente non si soffermò su un evento in particolare. 

Si alzò di scatto e urlò: 

"Ce l'ho! Trunks ce l'ho!!" 

Il lilla le fece segno di abbassare la voce, poi sorridendo le chiese di proseguire. 

"Il tuo matrimonio!!" cominciò la Saiyan "con Zounama!" e prese a ridere come una forsennata delle povere sventure del caro Trunks, mentre il protagonista della vicenda, mettendosi una mano in fronte, esclamò esasperato: 

"Ed io che credevo che quella storia fosse stata dimenticata! 

Se lo sapesse mio padre.." 

Entrambi risero a crepapelle al sol pensiero di Vegeta, in preda ad un attacco di rabbia: ricordare quelle situazioni non faceva male ad alcuno dei due: al tempo loro erano semplici amici, sebbene da parte di Pan ci fosse una leggerissima cottarella. 

L'amore fra i due effettivamente era cominciato in età molto più avanzata: lei aveva 19 anni, lui 33. 

Anche prima la Saiyan aveva capito di essersi infatuata del lilla, ma mai il giovane aveva potuto ricambiare il sentimento per due validi motivi. 

- Pan era come una sorella. 

- Pan era una bambina, se messa confronto con lui. 

Tuttavia dopo quattro anni di ritiro, il giovane principe era rimasto molto colpito dallo sviluppo e dalla bellezza della giovane ragazza ed insieme avevano cominciato quel cammino, che li avrebbe chiusi irrimediabilmente in quel terribile vortice quale era l'amore.

Parlare di quest'ultimo periodo, invece, avrebbe loro fatto davvero male. Parecchio. 

 

Ormai stanca e piena di quei bellissimi ricordi, la bella nipotina di Chichi si alzò velocemente dal divano per recarsi nella stanza sua e del bambino. 

Afferrò la mano di Trunks e con forza prese a tirarlo con l'intento di mandar giù anche lui: sembrava quasi incredibile come in poco tempo avessero recuperato il rapporto di un tempo. 

"Devi tornare a casa" continuava a ripetere la donna, meravigliata dal coraggio che stava dimostrando. 

Sebbene la ragazza ci mettesse tutta la forza di cui disponeva, il lilla sembrava non smuoversi di un millimetro dal suo posto, anzi ad un certo punto, quasi a renderle il compito ancora più difficile, prese a tirare dalla parte opposta anche lui. 

La resistenza non durò molto: Pan poco dopo cadde di botto sul petto del suo ex fidanzato. 

E solo in quel momento si rese conto di come il suo cuore avesse accelerato i battiti, di come le mani le stavano sudando già da un po' di tempo, e di come la sua vocina aveva superato il limite normale da quando rivolgeva parola a Trunks. 

Inutile mentirsi: quell'uomo che conosceva praticamente da sempre le era entrato nel cuore e da lì non se ne sarebbe andato mai e poi mai. Che non le importava più non era assolutamente vero, e lei non poteva più mentire a se stessa. 

Anche il lilla sussultò a quel pericoloso contatto.

Pan per Trunks era sempre stata un'amica leale, quando  i suoi lineamenti erano più simili a quelli di una infante e non a quelli di una donna, aveva avuto con lei moltissime discussioni ma alla fine la ragazzina aveva saputo conquistare il suo affetto e la sua fiducia. 

Quando poi l'aveva rivista dopo anni, così cresciuta e incantevole aveva avvertito un tuffo al cuore: mai avrebbe potuto dimenticare la confusione del momento, la voglia di sembrare il più normale possibile, quanto fosse stato precipitoso e come ogni notte rifletteva su quei contorti sentimenti che minuto dopo minuto si accrescevano sempre di più. 

Adesso la situazione non era cambiata di molto: ancora una volta, a causa della stessa ragazza si trovava dinanzi a sentimenti sconosciuti: si era ripromesso di starle lontano, di farle vivere la sua vita, aveva iniziato una storia con Misaki, aveva promesso di non lasciarla sola e adesso, invece, ogni certezza gli era crollata dinanzi quegli occhioni d'ebano che lo stavano scrutando. 

Riavere Pan sarebbe stato il regalo più bello che potesse desiderare, riavere Pan e far in modo che ella tornasse com'era esattamente pochi minuti prima. 

Non gli importava più nulla, se non di lui e della Saiyan che conosceva da una vita.

Che stesse impazzendo?

La verità era ben altra: in quel preciso istante Trunks comprese che il motivo per cui si era voluto tanto allontanare da Pan era pressocchè inesistente. 

Lei era sicuramente cambiata col passare del tempo. 

Ma non a causa sua.

 

 

Solo quella sera, ridendo e scherzando come due ragazzini, anche Pan si era resa conto di come avesse sbagliato tutto e di come tutti avessero frainteso tutto. 

Era riuscita a comportarsi normalmente con Trunks, limitando la rabbia, il rancore e dando voce solo ai sentimenti positivi della loro relazione: l'aveva adulato, l'aveva deriso e l'aveva controbattuto. 

E non poteva esserne più felice. 

In quei mesi aveva meditato molto sul suo cambiamento e aveva fatto di tutto per tornare la ragazza di un tempo, imponendosi un allontanamento dal povero lilla! Eppure c'era un'altra persona che maggiormente aveva influenzato sin da bambina il suo carattere. 

Una persona che nessuno aveva tenuto in conto. 

Una persona che però tutti amavano ricordare con gioia ed entusiasmo.

Goku. 

Ricordava che la prima volta a cui assistette ad una partenza del nonno lei era una bambina gioviale e allegra, socievole ed aperta; ma quando nipote e nonno s'incontrarono di nuovo a distanza di dieci anni lei ormai era una ragazzetta scontrosa, arrogante ed esuberante. 

Ancora dopo la partenza del nonno era divenuta una persona docile, insicura e codarda. 

E non appena aveva trovato Trunks, si era resa conto di aver accanto un appiglio per superare il tutto. 

E ne era diventata dipendente. 

Quei pensieri, che si raggrupparono nella sua mente in pochi millesimi di secondo, furono una rivelazione: lei era cambiata non a causa di Trunks, ma a causa di uno degli uomini più importanti della sua vita. Nonno Goku.

Com'era sempre stato, e come sempre sarebbe stato, la lontananza del padre di suo padre le dava sempre una certa instabilità che lei era riuscita a superare, anche se nel peggiore dei modi, grazie al migliore amico dello zio. 

E così tutti si erano sbagliati, addirittura la cara nonna Chichi, maestra di vita, aveva errato il proprio giudizio: aveva guadagnato la soddisfazione di aver ragione. 

E questo un po' la rincuorò. 

Ma cosa ne avrebbe ricavato? 

Trunks l'aveva lasciata per Misaki, ed ora era felicemente fidanzato con la donna, anche se avrebbe potuto giurare che quelle sottili labbra, così vicine alle proprie, stessero rivendicando un bacio da parte sua. 

 

Quel pensiero fu quanto bastò a farla incupire, si alzò in fretta e corse al piano superiore per recarsi in camera del bambino. 

Appoggiò la piccola mano sulla maniglia della porta e... Si fermò. 

Stane emozioni le impedirono di compiere quel dannatissimo passo, mentre dietro di se avvertiva chiaramente l'arrivo del bel figlio di Bulma, che con lentezza le si avvicinava. 

L'aveva seguita. 

Il cuore gli si bloccò. 

"Pan" sentì dire con dolcezza. 

"Ti prego non dire nulla" sussurrò tremante la ragazza. Aveva fatto tanto per lasciarsi alle spalle quella storia e ancora non aveva dimenticato nulla di lui: i suoi baci, le sue carezze, la sua gentilezza. 

Eppure aveva imparato a convivere con quella sofferenza e non era giusto ricascarci dentro... Per Goren... Ma soprattutto per se stessa.

"Non è più tempo per noi" concluse la mora. 

Trunks si lasciò sfuggire una leggerissima e dolce risatina. 

"Perché? quando lo è stato?"

Anche la ragazza sorrise ma non si volse verso l'uomo che amava, anzi rimase fissa con la mano sulla maniglia per tutto il tempo. 

Il lilla avvertì il suo sorriso, e con voce calda le chiese: 

"Davvero a te non importa più?" 

La mora, rimasta fino a quel momento calma, sussultò improvvisamente e voltandosi lentamente, vide Trunks avvicinarsi sempre di più. 

Il cuore le stava palpitando in petto da tempo ormai e il nervosismo era venuto a galla da alcuni minuti, lui era sempre più bello e lei sempre più desiderosa di essere fra le sue braccia. 

Poi come fossero due calamite dai poli opposti, si unirono velocemente e con passione si scambiarono un lunghissimo bacio, alternando di volta in volta sorrisi e dolci sguardi. 

Le era mancato terribilmente il sapore delle sue labbra, accarezzare i suoi muscoli scolpiti e sentire quel calore che emanava il suo corpo, ed ora aveva avuto la fortuna di assaporare anche solo per un secondo tutte quelle sublimi sensazioni. 

Il Saiyan la condusse per mano in una delle stanze riservate agli ospiti e dolcemente la adagiò sul grande letto a baldacchino che spiccava in quella stanza. Le prese a baciare le nocche delle mani, poi si soffermò sulle rosee labbra, spostandosi sulle guance e scendendo fino alla base del collo. 

Dopo mesi e mesi di reclusione, si sentì improvvisamente rinascere e sebbene non seppe spiegare tali sensazioni, appurò da subito che non ne poteva essere più felice. 

Trunks cercò le mani della sua piccola donna e lasciando che esse cominciassero una danza sensuale, continuò a baciarla senza sosta. 

"Aspetta" le sussurrò la mora improvvisamente, allontanandolo "Non voglio".

"Perché?" chiese confuso lui.

"Misaki.. Io non voglio essere l'avventura di una sera. Mi dispiace Trunks" spiegò la ragazza, alzandosi. In cuor suo Pan sapeva di dover essere fiera di se stessa per aver avuto la forza di rifiutare l'uomo verso cui provava tanto amore, conscia che in passato non ci sarebbe riuscita, ma d'altro canto la situazione non poteva che farle del male. 

A quelle parole il figlio di Vegeta s'intristì e presa la mano della sua bella ragazza, le disse: 

"Non può essere paragonato" 

"Cosa?"

"L'amore che provo per te all'affetto che ho per Misaki. Non ti userei mai fino a questo punto. 

La lascerò, Pan. Per me, per te e per Goren. Per una volta voglio pensare solo a me stesso." spiegò il lilla con occhi sereni ma chiaramente velati d'ansia. 

A quelle parole la donna si sciolse e buttandosi fra le sue braccia gli disse scherzosamente che lui non era tanto capace di pensare solo a se stesso. 

Stabilirono che avrebbero provato a star insieme, che avrebbero risolto tutto e che solo dopo aver avuto la certezza di poter andare avanti ne avrebbero parlato a Goren e a tutta la famiglia. 

Trunks, invece, avrebbe parlato a Misaki non appena lei fosse tornata dalla Città dell'est. 

Poi si abbandonarono all'intensità del loro amore, unendo ancora una volta i loro corpi ma soprattutto i loro fragili cuori.

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Gli incontri fra i due continuarono per i quattro mesi successivi.

Nei momenti più impensabili, non appena entrambi si ritagliavano qualche momento di relax durante la giornata, ecco che subito trovavano la forza di continuare quella relazione adultera. 

Misaki chiamava Trunks poco e niente e questo non faceva che amplificare le forti emozioni che i due amanti provavano per lo stare insieme: Non vi era nulla per il quale smettere; tutto quel che contava erano i loro sentimenti, le loro emozioni. 

Nonostante questo, preferirono tener nascosta la relazione al figlio, almeno finché la bella e cattiva collega di Trunks non sarebbe tornata: a quel punto il presidente avrebbe chiuso definitivamente, spiegandole il tutto faccia a faccia, e facendole capire che, per quanto si sentisse uno schifo per averla lasciata sola in quel duro momento di sofferenza, nulla avrebbe mai retto il confronto col dolore che lui e Pan avevano dovuto sopportare prima di giungere a quella temporanea fase di pace. 

Non voleva più sacrificare i suoi sentimenti per nessuna ragione al mondo, da quel momento in poi sarebbero esistiti solo lui, Pan e Goren. 

 

***

 

Quella mattina Trunks l'aveva chiamata come suo solito, per organizzare il loro incontro quotidiano e lei come sempre gli aveva consigliato lo stesso orario.

La sera precedente,il Saiyan era andato a prendere la serpe dall'eterea bellezza alla stazione, e fino alla mattina stessa Pan non aveva ricevuto telefonate dal suo grande amore. 

Non se ne era sbalordita più di tanto: probabilmente Trunks aveva avuto un bel po' da fare per calmare la ferocia di quella donna astuta e cattiva. 

E questo piccolo particolare spiegava anche il tono particolarmente triste e stufo del suo amante la mattina stessa a telefono! Ci avrebbe pensato lei a tirarlo su di morale: il lilla era sempre stato una persona buona di cuore, non gli era mai piaciuto far del male alle Persone.

 Doveva sentirsi davvero uno schifo.

E in effetti anche lei non era del tutto fiera del comportamento da loro assunto negli ultimi mesi, tuttavia non poteva che essere in parte felice, soprattutto perché quel comportamento aveva portato al ritorno della loro fabtastica famiglia!

Quella volta, con suo sommo piacere, era stata lei a vincere! E non la bella bambola versione grattacielo che si era catapultata nella sua vita tempo fa per rovinargliela.

Nulla avrebbe più diviso lei e il suo fidanzato, anche perché quella sarebbe stata la volta giusta. 

Vi era infatti un particolare in più rispetto alle altre volte, un particolare che faceva SUL SERIO la differenza.

 

 

Dopo esser passata a salutare i suoi fantastici 3 nipotini che ormai avevano raggiunto l'età di quattro mesi, la piccola Pan si diresse verso il suo amato rifugio, al centro del quale trovò la figura di un Trunks ansioso e turbato. 

Il suo primo pensiero fu quello di saltargli in braccio e baciarlo con passione, poi ricompostasi si pose dinanzi a lui ed esclamò, felice: 

"Tesoro ho una cosa da dirti!" 

"Anche io Pan..." rispose dolorante. 

La mora, impaurita dallo strano comportamento del compagno, si rese subito conto della strana atmosfera che regnava in quel luogo: il suo uomo non la guardava negli occhi, aveva il volto basso e l'espressione in viso era indecifrabile. 

Ma... Sembrava stanco! Come se non fosse riuscito a dormire per tutta la notte. 

Brividi le attraversarono il corpo.

"Parla Trunks. Cosa è successo?"

In quel preciso istante il presidente alzò il volto verso la Saiyan, non potendo far a meno di mostrare il proprio dolore. 

Fu più volte in procinto di cominciare di parlare ma quando sembrava ormai sul punto di vomitare tutte le informazioni di cui era in possesso non faceva altro che fermarsi.

Generalmente queste erano le classiche situazioni che a Pan facevano salire il sangue alla testa, ma in quel momento, preoccupata com'era, si limitò ad osservare il comportamento del lilla, carpendone anche il minimo dettaglio, nella speranza di ricevere anche la più piccola informazione. 

Ma nulla.

Mai avrebbe immaginato ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. 

 

Con un unico gesto fulmineo e in parte anche violento, Trunks racchiuse fra le proprie braccia la donna che gli era di fronte e, poggiando la testa sulla spalla della sua bella, trovò solo dopo alcuni minuti il coraggio di dire: 

"Misaki" 

Al suono di quel nome, il cuore di Pan cominciò a battere frettolosamente, mosso dall'ansia.

Era un riflesso incondizionato, come se il suo cuore fosse consapevole che quella donna sarebbe stata la sovrana indiscussa dei suoi incubi per molto altro tempo. 

Attese la continuazione.

"È incinta" sussurrò il Saiyan.

 

La nipotina di Goku sgranò gli occhi, e, per un secondo, pensò seriamente di sedersi e mantenere il proprio cuore, per evitare che schizzasse via a velocità esorbitante dal petto.

In una frazione di secondo vide nella propria mente un affollarsi di momenti e informazioni, e solo dopo, cominciando a respirare affannosamente e a ridere istericamente, si staccò con delicatezza dall'abbraccio del compagno. 

"Amore mio no! è una menzogna! 

Tu sei stato con me gli ultimi mesi ricordi? Solo io e te..." 

La sua voce era un sussurro tremante, Trunks avvertì un fremito di dolore dinanzi alla bella ragazza che invano cercava di trovare spiegazioni a quanto lui con calma gli stava rivelando. 

Chiaramente stava cercando di arrampicarsi sugli specchi e questo fece non poca tenerezza al bel principe, consapevole ancora una volta di dover recitare la parte di colui che le avrebbe spezzato il cuore. 

Senza che lei sapesse che il cuore lo stava spezzando anche a se stesso.

"Pan manca poco alla nascita. 

Misaki l'aspettava già quando è partita. È proprio mia!" sussurrò il giovane, in un misto di dolore e affetto. 

Chiaramente voleva già bene alla sua creatura, era una cosa normale!

Pan sembrò affranta: ricordava di aver visto Misaki un po' in carne un giorno di 7 mesi prima. Era già incinta.

Per la prima volta avvertiva chiaramente il muro che si stava issando fra lei e il suo presidente: il non condividere una cosa con lui, un figlio per giunta, era terribile ed era la prova inconfutabile che loro non si appartenevano. 

Almeno non più. 

Anche Goren non era figlio gentico di Trunks, ma era stato cresciuto come se fosse suo mentre quella creatura sarebbe cresciuta con una madre completamente opposta alla Pan di quel momento. 

Mai in vita sua sentì Trunks cosí lontano.

"Tua?" chiese lei, cercando di trovar un senso a quanto detto dal lilla precedentemente.

"È una bambina" spiegò lui.

La Saiyan sentì qualcosa dentro di lei spezzarsi. Non seppe dire con precisione cosa fosse, probabilmente il suo cuore oppure i suoi sogni che, sebbene fossero stati costruiti, almeno quella volta, su solide basi, erano stati distrutti quasi fossero castelli di sabbia. 

Si sentiva una stupida. 

Pensava di aver vinto. Invece no. 

Invece aveva perso. 

Di nuovo. 

 

 

Si sedette sul pavimento e prendendosi il viso fra le mani piagnucolò: 

"Anche io! Anche io!" 

Trunks le si affiancò e scostandole le mani prese a baciarle il viso e le piccole lacrime che, copiose, cominciarono a scenderle. 

"Cosa anche tu, Pan?"

"Lei sa di noi?" chiese la figlia di Gohan, ignorando la domanda del suo lui. 

"Gliel'ho detto" 

"E lei?"

"Ci è rimasta male" spiegò dolcemente il figlio di Bulma. 

"Pan ascolta io non voglio perderti" cominciò ad esprimersi il lilla, nella speranza che la ragazza potesse capire e soffrire il meno possibile.

"Non a queste condizioni" trovò il coraggio di dire la donna negando a lui di continuare, fra un singhiozzo e l'altro. 

"Non se a pagarne le conseguenze è una creatura che non ha colpa" spiegò, per poi alzarsi violentemente e fuggire via sotto gli occhi smarriti e colpevoli del Presidente della più grande e prosperosa azienda della città più ricca al mondo.

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Cominciò a scappare, sfrecciando per le strade della città dell'Ovest; 

Il vento le scompigliava i capelli e l'alta velocità le dava la sensazione di  aiutarla a lasciarsi alle spalle tutti i suoi problemi. 

Peccato vi fosse il cuore, più pesante e dolorante che mai, a ricordarle che invece i suoi problemi erano tutti li, a perseguitarla con l' angoscia e paura che essi trasmettevano. 

Appena lasciò il loro adorato rifugio, Pan capì di averci rimasto una piccola, seppure imporrantissima, parte della sua vita, capì di aver regalato il suo cuore a quell'uomo e di esserselo fatto schiacciare dall'inevitabile trascorrere dei giorni, dagli eventi che avevano sovrastato tutti senza lasciar alcuna via di scampo.

Ma era stato davvero amore? 

La mora lanciò un sospiro nell'aria; procedette verso casa da sola, mentre il mondo sfoggiava crudele la propria aria di silenzio attorno a lei.

Chiuse gli occhi, iniziando a sognare:

Era sicuramente stato amore! 

Ma era finito.. Pochi attimi prima.

Era stato bello,  ma l'aveva perso...  in qualche modo.

Dal momento in cui i loro occhi si erano incontrati, le loro mani sfiorate e i loro corpi toccati l'aveva capito: che loro si sarebbero amati fino alla fine dei tempi, non avevano messo in conto però che per loro il tempo era finito da un pezzo.

Quella era la sera di un duro giorno di inverno, sera in cui la bella Pan cominciò a sognare: immaginava loro due da soli, stretti l'una fra le braccia dell'altro a far l'amore; sognava, assaporando quei pochi, futili, e falsi attimi di gloria.

Era stato amore ed era tutto cio che voleva, ma ora doveva viverne senza.

 

Sentì la necessità di telefonare alla sua migliore amica, per cullarsi nella dolcezza della sua voce e per lasciare che in fondo le trasmettesse la forza necessaria per passare anche quel momento. 

 

 

"Conosco solo una persona che chiamerebbe a quest'ora di notte! 

Nonostante ci siamo incontrare nemmeno due ore fa!" proruppe la bella turchese, conscia che dall'altro lato del telefono ci fosse la sua migliore amica. 

Pan sentì salirsi il magone. 

"Bra aiutami" pregò con voce tremante la Saiyan. 

"Pan che succede?"

La voce della fidanzata di Goten rivelava una certa ansia e preoccupazione. 

"Trunks sta per diventare papà!" pianse la mora. 

Dall'altro lato del telefono  non vi fu risposta. 

"Misaki è incinta" continuò allora. 

Ancora silenzio. Solo dopo alcuni minuti la turchese si decise a parlare. 

"Capisco..." fu tutto ciò che riuscì a pronunciare. 

Pan represse per un secondo le lacrime e i singhiozzi, sbarrò gli occhi, strinse l'apparecchio telefonico all'orecchio e chiese con fermezza:

"Perché non sembri sorpresa?" 

"Io lo sapevo già... Tu piuttosto come lo sai?" ammise la turchese. 

La nipotina di Goku si sentì venir meno, le mani cominciarono a formicolarle e un'insensata rabbia a invadere il suo animo. 

Ignorò la domanda della sua Bra.

"Da quando?"

"Ieri" 

"Perché non me l'hai detto?" urlò furiosa la nera. 

"Doveva dirtelo lui, Pan" spiegò altrettanto decisa la migliore amica. 

"Ma tu eri mia amica Bra! Dovevi quantomeno avvertirmi e non farmi fare la figura della stupida questa sera!" 

"Non potevo cer..."

Le lacrime ripresero a scenderle copiose, non diede quelle nemmeno il tempo di colarle del tutto che se le asciugò col braccio con violenza. 

Chiuse la chiamata non attendendo la risposta della figlia di Vegeta e riprese a volare. 

La ragazza compose un altro numero sul cellulare.

 

 

"Ub sono Pan" disse con fermezza. 

"Hai presente il tuo trasferimento?" continuò senza dar al ragazzo il tempo di controbattere. 

"Parto domani mattina, Pan" spiegò leggermente emozionato l'amico dalla carnagione scura. 

"No! Non parti!" urlò di poco la nipotina di Chichi. 

"Sarò io a partire al posto tuo. 

Mi trasferisco nella città del Nord per un po'." 

Dall'altra parte del telefono sopraggiunsero attimi di orribile silenzio.

 

 

***

 

 

"Chi era?" chiese il compagno incuriosito. 

"Geloso, Son?" lo stuzzicò lei. 

"Mai quanto dovrei principessa" 

La ragazza fece spazio ad un largo sorriso. 

"Era tua nipote" spiegò tristemente "Ha scoperto tutto..." 

"Capisco. Vuoi andare a parlarle? Starò io con i b..." 

"No Goten. Credo che Pan abbia bisogno di rimanere un po' sola. L'ho ferita e vorrei chiarirmi, ma lo farò domani mattina" lo interruppe la turchese. 

Bra si lasciò andare ad un gemito di dolore, e Goten, scorgendola, dovette pensare a quanto fosse tenera e a cosa avrebbe potuto fare per  migliorare il suo umore.

Il moro, dall'altro lato della stanza guardò profondamente la propria bella e avvicinandosi con fare quasi minaccioso, la poggiò delicatamente alla parete. 

Bra lo lasciò fare, concentrandosi sulle forti emozioni che il fiato del suo lui sul collo le provocava. 

"Cosa faremo allora stasera principessa?" chiese seducente l'uomo. 

"I bambini dormono" continuò. 

"Fra un'ora saranno svegli lo sai" ansimò la giovane, lasciando che il suo adorato Goten esplorasse le parti più intime del suo corpo. 

"È quanto basta" rispose il ragazzo. 

A quelle parole, la Bra sottomessa e vogliosa lasciò spazio alla donna pungente che sapeva farsi desiderare, ricordando al figlio di Goku quanto fosse bella nel suo essere. 

"Che delusione mio cavaliere! Siete TROPPO veloce" rise malvagia.

"Al contrario mia signora, so approfittare del tempo a mia disposizione. E poi non lascerei mai una bella principessa così senza aver concluso alcunché" 

Bra represse un gemito di piacere, poi ansimando gli disse: 

"Parole parole e parole, mio caro Son. Passa ai fatti"

 "Al suo servizio mia adorata, in fondo è quello che sappiamo far meglio!" esclamò lui sensuale, conducendo la sua compagna verso il loro piccolo ma confortevole nido d'amore.

 

 

 

Il mattino seguente, stanchi e assonnati, i due compagni si diressero insieme ai tre bambini verso Satan City: Ub, il simpatico coinquilino di Mr. Satan, li aveva inaspettatamente chiamati, chiedendo loro di raggiungerlo immediatamente in casa. 

Non appena raggiunsero la destinazione, si trovarono faccia a faccia con il presidente della Capsule Corporation che sbalordito chiese spiegazioni ai presenti. 

Circa qualche minuto dopo la porta venne aperta dal loro amico dalla carnagione decisamente più scura che, invece di accoglierli col solito calore e il classico sorriso, intimò subito loro di seguirlo nella stanza più vicina. 

"Perché non mi avete informato di questi cambiamenti?" cominciò a parlare il ragazzo. 

I tre si lanciarono sguardi interrogatori. 

"Per la direzione della nuova sede della palestra" continuò a spiegare Ub. 

"Non sappiamo di cosa tu stia parlando" 

La voce di Goten era limpida e seria, chiaramente aveva allontanato per un secondo il suo lato scherzoso per concedersi pienamente alla discussione con massima serietà: ci teneva alla palestra! Avevano fatto tanto per mantenerla in ottime condizioni e migliorarla sempre di più. 

Guardò un secondo  la piccola Caryl, che dormiva beata fra le sue braccia; poi si concentrò sul discorso di Ub.

"Ed io che c'entro?" chiese improvvisamente Trunks, chiaramente confuso dal mistero che stava avvolgendo quella situazione. 

"Davvero non sapete niente?" chiese confuso il povero allievo di Goku. 

I tre negarono. 

"Pan ha preso il mio posto. È stata lei a partire"spiegò la reincarnazione di Majin Bu serio. 

Trunks, Bra e Goten non proferirono parola, immobilizzati dall'insensata e terribile rivelazione che era stata loro fatta. 

Non seppero descrivere con precisione lo stupore che quella rivelazione aveva portato con se, ma sentirono il dolore pian piano insediarsi nei loro cuori,  in parte consapevoli di essere tutti un po' la causa di quella improvvisa decisione.

 

 

 

"Rimembrando il viso triste di Pan, per la prima volta nella mia vita, io sentii di essere stato crudele.

E da quel momento cominciai a pensare costantemente a lei: Pan era sempre con me e anch'io... Ero sempre insieme a lei."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

L'aria salmastra e fredda della città del Nord l'investì non appena scese dalla vettura: il gelo sembrava penetrare attraverso le vesti e insediarsi al di sotto della pelle, per regalarle un lieve pallore sul viso e un certo fastidio ai polmoni, generalmente abituati al clima mite dei Monti Paoz.

"Hai freddo scricciolo?" chiese Pan tremante al proprio bambino. 

"N-no mamma!"

Quella pulce avrebbe fatto di tutto pur di non farla preoccupare, non aveva battuto ciglio nemmeno la notte stessa, quando lei aveva fatto le valigie e l'aveva portato con sé.

Era un bravo bambino il suo Goren.

Un po' in effetti si sentiva in colpa: sparire all'imrpovviso dal suo ambiente, trasferirsi in una nuova città senza aver nemmeno trovato casa, costringere il proprio figlio a seguirla, allontanandolo dal padre. 

Probabilmente era stato un gesto sconsiderato, ma dentro di se la Saiyan era perfettamente consapevole che quello fosse stato quasi sicuramente il gesto più giusto che avesse fatto mai in 29 anni di vita.

"Tesoro, ascolta: tu sai perché è successo tutto questo?" chiese la mora camminando per le immense strade della città. 

"No. Se non sei tu a dirmelo." 

"Hai ragione" 

"Avrei solo voluto salutare Kotomi." sussurrò il bambino triste. 

A Pan si strinse il cuore. 

Come poteva spiegare al suo scricciolo qualcosa di così complicato? 

Fece un sospirò poi cominciò: 

"Tesoro, la mamma non poteva più rimanere a casa. Se fosse rimasta, avrebbe indugiato e non sarebbe più andata via." 

"Ma che bisogno c'era di andar via?" chiese triste il piccolo Saiyan.

La nipotina di Goku si voltò lentamente verso il proprio bambino, gli sorrise e carezzandogli il capo, con fare quasi materno gli confessò: 

"Fra poco non sarai l'unico figlio di cui Trunks..." 

"Non ci credo!" 

Una voce, puramente maschile, interruppe il  colloquio privato con suo figlio; la cosa infastidì la Saiyan non poco e sull'orlo di una crisi di nervi, si voltò fulminea pronta ad urlare e mandar via colui che aveva rovinato il momento.

Tuttavia non appena i suoi occhi incontrarono quelli del bellissimo uomo che le era di fronte, avvertì l'impellente bisogno di sedersi: due occhi fortemente celesti, di un colore così intenso da far invidia al cielo stesso la stavano scrutando con meraviglia ed emozione.

Le sopracciglia marcate, il sorriso grande di chi non si aspetta un incontro del genere e dei capelli sottili lill... No! I capelli non erano lilla, e non erano nemmeno sottili come quelli del suo Trunks. 

L'uomo che le sostava di fronte aveva capelli crespi e folti organizzati in un acconciatura elegante, un tipo di acconciatura che anni addietro portavano moltissimi ragazzi benestanti. E al tempo lei, che stava con Ryo, non poteva far a meno di prenderli in giro a più non posso. 

"Sei proprio tu! La ragazza con la bandana arancione!" Esclamò meravigliato l'uomo. 

La Saiyan rimase sconvolta dal particolare adolescenziale che l'uomo aveva dimostrato di ricordare... ma da quando non portava più quel pezzo di stoffa? L'aveva dato al piccolo Gil l'ultima volta, quattordici anni prima. In cuor suo, la figlia di Gohan, sapeva di aver visto quel bellissimo ragazzo da qualche parte, qualcosa nei suoi lineamenti e nella gestualità la invitava a trarre quelle conclusioni, ma se avesse dovuto spiegare dove o quando non avrebbe saputo dirlo.

"Chi sei?"  chiese lei allora, arresa alla curiosità.

"Non ti ricordi vero?"  

Pan fece segno di no con la testa.

L'uomo sorrise. 

Doveva essere una brava persona. 

Non vi era nulla in quel volto che avrebbe fatto paura ad alcuno ed anche i suoi occhi, seppur così simili all'uomo che le aveva spezzato il cuore, infondevano un senso di sicurezza e pace. 

Era un ragazzo acqua e sapone, puro e simpatico.

Quell'incontro la mise subito di buon umore. 

Sorrise anche lei.

 

"Mi avevi promesso che mi avresti insegnato a volare" sbottò infine lui, alzando il volto e mostrando tutta la felicità che quel ricordo gli aveva donato.

 






IL DIARIO DI TRUNKS...

 

Cuore in me 

Che sei così spezzato 

Cuore in me 

Che il corpo ha dilaniato 

E separato in due 

Due donne sono tue 

Tu due metà 

 

Cuore in me 

Diviso tra due visi 

Cuore in me 

Tu che desideri 

Prendi e non sai se c'è 

In te più colpa o più 

Felicità 

 

Con una al sole 

Con l'altra di nascosto 

Una è amore 

E l'altra è sangue al cuore 

Una è sempre 

Come l'eternità 

Con l'altra il tempo è niente 

E' vanità 

 

Cuore in me 

Tu sei diviso in due 

Cuori che 

Sono due muscoli 

Che mi conoscono 

Sono schiacciato ma 

La forza è mia 

 

Cuore in me 

Ti senti lacerato 

Cuore in me 

Che ami perché sei 

Amato Tu lo sai 

L'amore è farlo e tu 

Quindi lo fai 

 

Con una in cielo 

Con l'altra nell'inferno 

Una è miele 

E l'altra è dolce fiele 

Una ascolta 

Le mie promesse al vento 

E l'altra come mento 

E le sconfesso 

 

Cuore in me 

Amato ma spezzato 

Cuore in me 

L'amore ti ha chiamato 

E tu ti spacchi in due 

Due donne sono tue 

Tu cosa sei? 

 

Cuore in me 

Osceno più del sesso 

Cuore in me

Per le due donne che  ami e non sai se c'è in te più colpa o più felicità.

 

 

 

 






Ed eccomi tornata xD a questo punto tutti mi odiate xD.. Di nuovo! 

Beh prima di tutto io penso che forse un po' vi aspettavate una colpo di scena del genere: ho fatto nascere Goren perché Avevo bisogno della discendenza di Pan che non c'entrasse con Trunks e lo stesso discorso va fatto per il presidente. 

Avevo bisogno di queste due discendenze! 

Quindi abbiate pazienza! So già come farvi perdonare! Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa per voi ^.^ 

Ci tenevo infine a precisare che con questo capitolo abbiamo toccato il fondo xD e naturalmente ora non possiamo far altro che risalire! :) 

Ci vediamo alla prossima! Grazie di aver letto! 

Un abbraccio!!

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Capitolo 24
*** I'm coming Home (prima parte) ***


 

Salve a tutti come potete vedere sono tornata :)

Non ci credete eh? Nemmeno io! 

Mi dispiace essere sparita per quasi tre mesi, ma spero che anche stavolta siate clementi! 

Ho cominciato a scrivere il capitolo due giorni dopo aver pubblicato quello precedente ma dei problemi di salute mi hanno tenuta lontana dalla scrittura. 

Ricominciare è stata dura, anche a causa di questa lunghissima pausa che un po' mi ha messo fuori allenamento xD 

Ma piano piano spero di recuperare, anzi ci tengo tantissimo! 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono ma soprattutto chi ha trovato il tempo di lasciarmi un piccolo commento, poiché mi hanno dato davvero tanta carica! 

Quindi un grandissimo GRAZIE va a: SolyDea, Shiori_chan, amore mio ti amo, _Vegeta_, 1sere1, AleHope, Nana Kudo, Kira16, Anastasia99, Emanuela Balsamo 091, MrsPayneIsHereBitches. 

Grazie a tutte voi! :* 

Bene. 

A tal proposito vi dico che il capitolo sarà un po' di passaggio: sono passati otto anni dalla partenza di Pan, per cui ho incentrato almeno per stavolta l'attenzione sulla vita quotidiana dei nostri eroi. 

Abbiamo Goten e Bra, che ormai sono genitori. 

Junior e Goren, ormai grandi, e tutti i nostri adoratissimi protagonisti della serie che si avvicinano ad un'età non proprio fiorente!

Eppure la famiglia Son è sempre attiva come sempre xD 

Il capitolo è stato diviso in due parti, mentre questo mi servirà più per mostrarvi quindi un po' tutti i personaggi, la seconda parte avrà molte più novità su cui riflettere. 

Pan e Goren si dovranno scontrare con una realtà, che in otto anni non è rimasta del tutto immutata. 

La seconda parte verrà pubblicata fra esattamente una settimana ( dato che è già scritta xD)! 

Come promesso... Già a partire da questo capitolo una piccola sorpresa xD 

 

 

Piccolo chiarimento: le parole del discorso che troverete di seguito di Pan NON sono mie (solo leggermente modificate da me).

Ma sono così belle e così mature che le ho trovate perfette per l'occasione! 

Anche alcuni pensieri del discorso di Goren. 

Per il resto tutto opera mia xD 

 

Aspetto i vostri pensieri circa questa specie di capitolo :S ma soprattutto circa i cambiamenti! 

Chiedo ancora scusa per essere sparita per così tanto! 

Buona lettura :)

 

 

Son Pan- 37 anni.

 

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Sai Bra, si dice che per capire davvero l'importanza di una persona, bisogna prima perderla.

Io credo invece che l'importanza di una persona si comprenda davvero quando la si rivede a distanza di tempo; non sei d'accordo anche tu? Se adesso rivedessi te e gli altri, sicuramente mi viziereste e mi coccolereste come una volta: questa prospettiva mi spaventa a tal punto che non riesco a muovermi da qui... Qui, nella città del Nord, dove la mia vita scorre tranquilla e monotona.

Non che mi piaccia particolarmente questo piatto periodo, ma sono consapevole che almeno per il momento questa è la sola condizione che permette al mio cuore di non vacillare ne da un'estremo, ne da un'altro: sarebbe difficile per me sopportare un'emozione troppo forte.

Volendo essere sincera, spesso mi concedo qualche minuto di evasione da questa statica realtà per rifugiarmi ancora una volta con l'immaginazione sui miei amati Monti Paoz e a quel punto non posso far a meno di pensare a Lui, che a detta di nonna Chichi ancora non è tornato... A lui che da troppi anni ormai ci ha lasciato. Io sto ancora chiamando il suo nome;  non importa quanto male faccia, non smetterò fino a quando non mi risponderà.

E tu amica mia? Sei riuscita a creare la tua famiglia? 

Quante volte mi capita di ripensare ai miei adorati nipotini e a come essi dovrebbero essere in questo momento, chiedendomi se avrò mai la possibilità di riabbracciarli. 

Mi domando se lo zio Goten ci sia riuscito a sposarti o se come al solito tu non sia riuscita a far a meno di mantenerlo sulle spine; ma la cosa che più di tutto mi auguro è che tu sia circondata da amore, almeno quanto lo sono io. 

Adesso, infatti, sono viziata dalle attenzioni della mia splendida famiglia, che ogni giorno non fa altro che alleviare solo per un po' il dolore che mi porto dietro da una vita. 

Goren è cresciuto tantissimo e come sempre è la mia fonte di gioia, un grande sostegno e nonostante sia ormai un ragazzo, non nasconde il profondo affetto nei miei confronti. 

Probabilmente non lo saprai ma... Adesso ho anche una bambina: Bibi. 

Mia figlia è un vulcano in continuo movimento, è molto dolce ma quando ci si mette è capace di mostrare un caratteraccio senza eguali. 

Già... Anche peggiore del mio! 

E niente è capace di farla calmare.. Niente eccetto quell'armoniosa melodia. 

Sin da bambina nei momenti più disparati e critici lei era solita prendere quel carillon e ascoltarlo per ore, senza mai stancarsene ed io, tutte le volte, a quella scena sentivo salire il magone. 

E tu, Bra, te la ricordi quella romantica musica? 

È stato il primo regalo che un ragazzo mi avesse fatto, e quella lettera che Trunks scrisse con tanto impegno, io la conservo ancora... Gelosamente.

Nonostante il tempo trascorso.

La mattina stessa del mio arrivo qui incontrai un uomo, che da un po' è diventato il mio compagno: il suo nome è Bisc.

In realtà fu lui a riconoscermi.. Perché devi sapere che è una vecchia conoscenza mia... E del nonno. 

Bisc è dolce e si prende cura di questa famiglia come se fosse la cosa più importante della sua vita, e ammetto, che queste attenzioni non possono far altro che farmi piacere.

Fin dalla prima volta che l'ho rivisto, ho pensato subito che fosse un ragazzo fantastico; ma allora il mio cuore sanguinava ancora per Trunks... 

 Ero spaventata, perchè temevo che, se qualcuno mi avesse sfiorato il cuore, le ferite si sarebbero aperte ancora di più.

Tutto quello che desideravo era una famiglia felice, ma non riuscivo ad avere più fiducia negli uomini. 

In quell'istante mi venne voglia di piangere, anche se non saprei esattamente spiegare il motivo: è solo che la mano del mio compagno, protesa verso di me, si rivelò inaspettatamente calda...e quel calore mi penetrò fino all'anima.  Quando sono insieme a lui, provo una specie di conforto, come se con quelle sue mani calde avesse avvolto delicatamente il mio cuore .

Non ti nascondo, però, che ancora oggi silenziosamente immagino che Trunks sia qui per un po' a stringermi forte tra le sue braccia....per trasmettermi di nuovo quell'emozione che da allora non ho più provato. 

Come posso definire questo sentimento che da anni è nato nel mio cuore? Amore, eccitazione, tenerezza , nervosismo, desiderio... nessuna di queste espressioni ne completa il significato: anche adesso cado in preda all'ansia nel ripensarci.

In fondo, mia adorata Bra si sa: il fluire del tempo cancella il passato e allevia le ferite nel cuore delle persone.. però ci sono anche ferite che non si possono guarire.

Sicuramente le ferite che ti ho inferto io sono tali, e il pensiero di quanto possano essere profonde mi uccide.

Però sai, per quanto ci si possa rendere conto dei propri errori non ci si può aspettare che spariscano, ma bisogna imparare a conviverci. 

Quindi ti prego ascoltami: se mai verrò a cercarti non sarà  per la speranza di essere perdonata. E' solo che, dopo tutto questo tempo, ti voglio bene. 

Tutto qui.

 

 

 

 

 

 

 

Son Goren- 17 anni.

 

 

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Davanti a me c'è un tappeto di stelle: anche stanotte il cielo è tutto uno scintillio. Ancora oggi, quando vedo qualcosa che brilla mi torni in mente tu, Mi-chan. 

Anche se in questo momento ti trovi lontano, sei sempre dentro di me: ricordo il tuo sguardo forte e sincero, e rivedo spesso le nostre foto, che sono la mia fonte di incoraggiamento. 

Spesso mi capita di pensare a quanto sono stato egoista e cattivo: andarmene così senza alcuna spiegazione e non tornare per ben otto anni. 

Non ho scusanti per essere sparito completamente dalla tua vita, eppure Kotomi vorrei che tu sapessi che se ora mi dicessi che ti senti sola, volerei da te in un batti baleno. 

Andrei ovunque se servisse a riscaldare il tuo cuore e il tuo corpo... 

Non tanto, ma almeno quanto un raggio di sole scalda il mare d'inverno. 

Dicendo queste cose mi sento più bambino che mai ma tu per me sei stata e sei tutt'ora una delle persone più importanti della mia vita. Credimi, tante volte ho pensato di tornare per darti delle spiegazioni, per recuperare quel nostro rapporto, ma non ho mai avuto il coraggio di abbandonare mia madre. Sapevo che se fossi tornato a casa, qui non c'avrei più messo piede e lei avrebbe sofferto nuovamente. 

L'idea di rivederla in condizioni pietose mi spaventava così tanto che   non sono più andato oltre  i confini della Città del Nord da quel lontano giorno in cui mia mamma mi portò via.

Non credo che riuscirò mai ad avercela con lei,  perché in fondo so che da sempre anche il mio più grande sogno è quello di vederla serena e felice; anche se questo allontanamento da te e dalla mia famiglia mi ha recato grande dispiacere.

Ho imparato a mie spese, Kotomi, che vedere realizzati i propri sogni ed essere felici sono due cose completamente diverse.

Questa contraddizione mi è ancora incomprensibile..

Ma quei giorni che si allontanano sempre di più ogni volta che sorge il sole, li terrò stretti a me anche stanotte, nel sonno.

Spero di rivedere presto quella tua buffa testolina bionda, nella mia mente sempre la stessa.

 

 

 

 

Son Bibi - 7 anni.

 

 

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Il mio nome è Bibi, ho 7 anni e mezzo; amo tante cose e non me ne dispiace nessuna in particolare.

Vivo in un piccolo centro della grande  Città del Nord, dove sono nata e cresciuta grazie all'aiuto della mia mamma, di mio padre e di mio fratello. 

La prima si chiama Pan ed è una donna fantastica: è sempre allegra e piena di vita, e quando sono triste mi basta guardare il suo volto sorridente per trovare un po' di forza. 

Non riuscirei ad immaginare la mia mamma che soffre, non l'ho mai vista piangere e questo mi ha sempre portata a pensare che in tutta la sua vita sia stata accompagnata da quel bellissimo sorriso che si porta dietro. 

Goren dice di no, ma io sono sicura che esagera. Lui esagera sempre... credo lo faccia anche quando mi racconta le storie di un certo valoroso combattente, che ha salvato più volte il mondo dalla distruzione. 

All'inizio ascoltavo con piacere le sue fantasie, ma quando ha insinuato che questa persona in realtà corrisponde a nostro nonno Goku, non ho potuto far a meno di scoppiare a ridere. 

Noi non siamo terrestri ed apparteniamo ad una specie proveniente da un altro pianeta: noi siamo Saiyan, e posso crederci! anche perché altrimenti non saprei spiegarmi la nostra forza, i capelli biondi che Goren mostra ogni volta che combatte e la nostra capacità di volare. 

Ma non posso credere che il nostro nonnino fosse addirittura il salvatore della terra, se così fosse saremmo famosi. Giusto? 

Che sia vero o no, quelle storie sono entrate nella mia mente di bambina sin dai primi anni e hanno fatto nascere in me non un sogno, ma un'ambizione: proteggere la terra da tutti i pericoli, piccoli e terribili che siano. 

Io non ho un padre, e non mi interessa averlo.

Anzi se devo essere sincera... ce l'ho eccome! si chiama Bisc e so che a me ci tiene tanto, però fra noi non ci sono proprio buonissimi rapporti. 

Mi tratta sempre con gentilezza, è buono e mi vizia, ma è sempre un po' distante e freddo. 

I papà delle mie amiche sono premurosi, affettuosi e quando serve severi; anch'io avrei voluto un papà così: un papà che è capace di punirmi quando serve, ma che poi la notte prima di andare a dormire non manca mai di darmi un abbraccio. 

Spesso tutto questo mi rattrista, anche se la mamma dice sempre di non darci troppo peso perché mio padre è un po' timido, e non si abbandona facilmente a smancerie. 

Allora io mi adeguo: non riesco nemmeno a chiamarlo 'papà'. 

Anzi non lo chiamo per niente. 

Il carillon della mia mamma è l'unico "Papà" che so riconoscere.. 

Non so chi gliel'abbia dato, ma a giudicare dalla bellezza della musichetta che suona, allora deve essere una persona che l'amava molto, e ad ogni delicata nota immagino come potrebbe essere avere come padre questo misterioso uomo... 

Poi mi addormento e quando mi sveglio non ricordo nulla del sogno. 

Tutto quello che mi rimane impresso è una forte sensazione di calore, che mi piace così tanto da non desiderare nient'altro.








La luce brillante di primo mattino inondava la grande stanza dell'edificio nella Città del Nord.

Una donna dall'estrema bellezza riposava tranquillamente nel morbidissimo letto da lei scelto anni addietro, e sognava... Sognava una fanciulla dai morbidi capelli d'ebano che le sorrideva incessantemente, mentre tutt'attorno, il mondo sembrava trovar la forza di muoversi solo dall'incanto di quel momento.

Passarono pochi attimi prima che la turchese si rese conto di essere stata rapita da uno dei suoi desideri più intimi, e sebbene ormai il sonno sembrava essere sempre più lontano, decise di non muovere muscolo, nella speranza di rifugiarsi ancora per un po' in quel magnifico sogno.

Proprio quando era sul punto di riabbandonarsi alla stanchezza, ecco che la stanza fu gradualmente invasa dal delicatissimo profumo di colazione appena preparata, talmente invitante che lo stomaco della bella sorellina di Trunks prese a brontolare. 

Sorrise. 

Probabilmente Goten stava preparando la colazione ai bambini: a volte sapeva essere davvero un padre fantastico. Ma naturalmente non l'avrebbe mai ammesso dinanzi a lui! 

Così come non aveva mai ammesso quanto fosse felice di passare ogni singolo giorno al suo fianco, o di aver dato alla luce i suoi figli.

Non gli aveva mai detto nessuna di queste cose eppure sapeva benissimo che Goten era a conoscenza dei suoi più intimi segreti; il bello della loro relazione, infatti, era proprio questo: non vi era bisogno di parole o discussioni, a volte a loro bastava leggere ciascuno nel cuore dell'altro.

E incredibilmente, sapevano riuscirci benissimo. 

"Bra" 

La calda voce del suo compagno di vita riecheggiò nella stanza talmente tanto vivida che alla donna sembrò di averlo accanto a se in quel momento. 

Quando poi la mano del moro salì in corrispondenza del suo seno, allora comprese che le sue ipotesi non erano del tutto errate: Goten era accanto a lei, in quell'istante; ad interrompere il suo sonno per giunta.

La turchese mugugnò qualcosa, poi si coprì il volto con le coperte; nonostante ciò il fidanzato sembrava non volerle dare tregua, e senza sosta prese a pronunciare il suo nome e massaggiarle il corpo. 

Soltanto quando fu realmente stufa della situazione, la figlia di Vegeta si alzò di scatto e diede un pugno al compagno, urlando al contempo: 

"Sei proprio uno Stalker" 

"E tu un demonio" rispose di sana pianta il ragazzo. 

Bra lo guardò di sottecchi, poi alzando lo sguardo, rivolse l'attenzione verso il grande vassoio di plastica che portava graziosamente un'abbondante ciotola e svariate pietanze, che stavano stuzzicando il suo appetito da un po', e fra queste, un bellissimo fiore rosso spiccava in tutto il suo splendore. 

Sorrise, pensando alle premure che quella mattina aveva avuto il suo fidanzato e, spostandogli delicatamente le braccia dal viso, gli lasciò un casto bacio sulle labbra. 

"Tanti auguri principessa" sussurrò il moro, attirando delicatamente a sé la compagna per poi stringerla fra le sue braccia, nella speranza che per un po' dimenticasse la tristezza che da otto lunghi anni sembrava riemergere più volte in svariati momenti. 

Durante i suoi compleanni, in particolar modo. 

"Colazione a letto stamattina" constatò la donna, facendo combaciare il suo corpo a quello dell'amante. 

"Questo ed altro per una principessa. Non le farei mai sporcare queste graziose mani" le rispose allora il compagno dai capelli d'ebano, scatenando un leggero risolino nella compagna.

"Sei diventato un ottimo cavaliere, Son. Sempre un po' stalker però!"

"Merito della grazie e della bontà della mia donna". Goten stette al gioco. Come sempre.

"una SANTA donna" sottolineò la turchese, mettendosi a sedere sul letto. "Attento che potrebbe sfuggirti." 

Il figlio di Goku imitò il gesto della ragazza, e poi sorridendole maliziosamente affermò: "Questo non accadrà mai."

"Cos'è tutta questa sicurezza mattutina?" 

"Perché Tu.Sei.Mia." 

La turchese, meravigliata dal fatto che il ragazzo ricordasse quella frase che in passato era solita pronunciare, lo abbracciò con violenza. Rimembrando le vecchie e piccole lotte che avevano caratterizzato la prima fase della loro storia, prese poi a baciarlo appassionatamente, finché poco dopo entrambi non si abbandonarono alla forza del loro amore.

 

 

*

 

 

Gli abbaglianti raggi del sole filtravano attraverso i lucidissimi vetri dell'autovettura, che suo padre aveva comprato da anni ormai, disturbando prepotentemente il suo preziosissimo sonno. 

La piccola Bibi era sempre stata particolarmente attiva durante tutta la sua vita, e proprio per questo motivo considerava sacri i pochi momenti di riposo che si concedeva; quella mattina però non era riuscita a concedersi un sonno tranquillo, poiché l'allegra famiglia si era ritrovata a sostenere un viaggio terribilmente lungo, per poter raggiungere i tanto famosi Monti Paoz.

Era il luogo dove era nata sua mamma ma lei non aveva mai avuto occasione di vederlo nemmeno una volta, e tutto questo perché la madre si era sempre rifiutata di ritornarvi... Almeno fino a quel momento. 

Se non fosse stata per "la lieta notizia" che Pan doveva riferire alla famiglia e che lei stessa, sebbene fosse sua figlia, aveva appreso da pochi giorni, la giovane donna non avrebbe mai avuto la voglia di farvi ritorno.

Ma andava bene lo stesso: la piccola Bibi aveva sempre espresso il forte desiderio di conoscere i nonni e gli zii, dunque non aveva fatto particolari storie quando da un momento all'altro, la figlia di Gohan l'aveva messa al corrente dell'imminente trasferimento. 

Anzi, ne era stata piuttosto contenta, in fin dei conti.

Aprì gli occhi molto lentamente, ormai convinta che il sole fosse alto in cielo da un bel po' di tempo: era stesa sulle gambe di suo fratello Goren, mentre sua madre e suo padre erano seduti ai posti anteriori, intenti nel discutere e ridacchiare di tanto in tanto. 

"Beh giorno appropriato per tornare mamma" stava sussurrando Goren.

"Si Scricciolo oggi è un giorno speciale!" constatò la madre pensierosa. 

A quel punto, spinta dalla sua solita curiosità, la piccola Bibi si alzò di scatto e urlò, poggiando le mani sul sedile sulla quale era adagiata Pan: 

"Perché è un giorno speciale?" 

"Ti sei svegliata, piccola?" sorrise la bella nipotina di Goku, voltando il capo di poco per osservare la figlia.

 Bibi annuì e ripetendo la domanda iniziale, rimase in attesa di spiegazioni dalla madre.

"Oggi è il compleanno di tua zia Bra." Le spiegò la donna.

"La tua migliore amica?" chiese innocentemente la bimba, prima di notare quanto fortemente a quelle parole Pan sussultò. 

La piccola mora prese ad osservare lo strano comportamento della mamma, la quale non rispose alla semplicissima domanda ma che cominciò a torturarsi le mani, incastrandole fra loro in modo quasi maniacale; almeno fino a quando una mano più grande e squadrata non le si poggiò sopra, ponendo fine a quella danza scoordinata.

L'ultima scena che la nipotina di Gohan si concesse fu il volto della donna che da teso e insicuro divenne repentinamente benevolo e calmo; si voltò poi di scatto verso il fratello per chiedere quali fossero le motivazioni di questi strani atteggiamenti.

Ma anche in quel caso non poté soddisfare nemmeno questo suo piccolo desiderio di conoscenza, poiché colpita maggiormente dall'espressione che il primogenito stava palesemente mostrando: gli occhi del fratellino erano spenti e fissi sulle mani intrecciate dei genitori, il respiro calmo e profondo e le labbra organizzate in una linea dura. 

La bambina allora, intenerita dallo stato d'animo del ragazzo, si avvicinò a lui, fino ad accucciarsi contro il suo petto e attendere così che i battiti dei loro cuori trovassero una concordante armonia. 

Se Goren fosse stato triste o arrabbiato questo non lo sapeva, eppure era sicura del fatto che mai e poi mai lui avrebbe contestato qualche scelta o decisione della madre, e che inevitabilmente questo lo stava portando ad una probabile sofferenza. 

L'unico modo che la piccola Saiyan conosceva per curare il dolore era l'affetto! E lei di amore gliene avrebbe dato tanto, così come Goren faceva da sempre con lei... anche se quel ragazzo così bello e coraggioso non era suo fratello a tutti gli effetti, anche se non avevano avuto la fortuna di essere figli dello stesso padre.

Il figlio di Pan rispose all'abbraccio della sorellina e così, nell'intimità di quello strano momento rimasero in silenzio fino alla fine del viaggio.

 

 

*

 

 

Bra stava pian piano rifacendo il letto, che precedentemente lei e il suo ragazzo avevano completamente sfatto, spinti da una travolgente passione: alla fine svegliarsi in quel modo il giorno del suo compleanno, e sentirsi così vicina a quello Stalker che da anni le era fedele, la faceva sentir bene e in parte anche felice. 

Lei e Goten passavano molto tempo a lavoro e quando tornavano a casa non lasciavano mai un secondo soli i loro adorati bambini, perciò il tempo che potevano dedicarsi a vicenda era davvero limitato; ma bastavano anche solo pochi attimi insieme per permettere al loro amore di crescere sempre di più giorno per giorno, e alla loro storia di continuare a gonfie vele.

"Oggi devi soffermarti molto a lavoro? Vorrei stare un po' più di tempo insieme rispetto al solito" espresse la bella figlia di Vegeta. 

Il moro, colpito dalle parole della fidanzata, non poté fare a meno di rassicurarla: "Non preoccuparti oggi rimango a casa."

La bella turchese sorrise, facendo seguire a quel gesto qualche minuto di silenzio, durante i quali si lasciò trasportare dai mille pensieri che le annebbiavano la mente.

"Dovreste trovare un sostituto per Pan. La palestra è sua, è vero; ma almeno qualcuno che possa prendersi i suoi corsi. Non potete dividervi i turni tu ed Ub a vita. Tanto lei non ci torna più qui." sbottò quindi improvvisamente, richiamando l'attenzione del ragazzo.

Nel preciso istante in cui Bra pronunciò l'ultima frase del suo piccolo monologo, la voce prese a tremarle profondamente: il problema stava proprio nel fatto che la sua secolare migliore amica non aveva intenzione di ritrasferirsi nella sua città natale, e il pensiero che lei non avesse pensato nemmeno per un istante di farvi ritorno, almeno per tutti loro, le faceva davvero male.

La figlia di Gohan era stata sin da bambina la più grande amicizia per Bra: agli occhi di tutti era Pan che in quegli anni aveva cercato conforto e protezione nell'amica più grande, e che era arrivata quasi a dipendere dai consigli e dalle premure della sorellina di Trunks; nessuno invece si era reso conto di quanto quella verità fosse stata affibbiata alla persona sbagliata: era Bra che era diventata dipendente dal sorriso della sua piccola Pan, era Bra che non sapeva fare a meno dell'arroganza della sua amica ed era Bra che, nonostante si fosse ritrovata col passare degli anni una Pan completamente differente, non aveva mai smesso di cercare vitalità, amore, fierezza e comprensione negli allegri occhioni scuri della sua migliore amica.

Era Bra, che nonostante fra le due fosse la maggiore, aveva sempre fatto affidamento sulla presenza della sua adorata saiyan.

E Goten tutto ciò l'aveva capito da pochissimo tempo... solo con il passare degli anni, solo dopo che la sua donna in parte gli aveva rivelato tante cose. 

Se n'era dispiaciuto, s'era pentito di non aver riflettuto su tutto precedentemente, ma non s'era perso d'animo, nemmeno quella volta. 

E da quell'istante lontano di anni addietro non aveva perso occasione per colmare almeno in parte il piccolo dolore della fidanzata, standole sempre accanto; come d'altronde anche la stessa Bra si sforzava di fare per colmare la solitudine del compagno, scaturita dalla scomparsa di Goku. 

Goten prese allora la donna per mano, la fece adagiare sul letto e, scorgendo da subito una chiara curiosità sul suo visino, le poggiò una grande scatola sulle gambe, invitandola così ad aprire il regalo. "Ho promesso ai bambini che ti avremmo dato i regali tutti insieme, ma non posso aspettare. Per cui stasera per favore fingiti sorpresa!" 

La turchese si abbandonò ad un sorriso solare, aprì la scatola lentamente, ritrovandosi tra le mani un pesantissimo album. 

Aprì la prima pagina scorgendo da subito una miriade di foto che la ritraevano da bambina, da adolescente e da donna: una serie di ricordi delle tappe fondamentali della sua vita. 

La prima foto era quella di una bambina dai capelli non molto lunghi turchesi, circondata da una moltitudine di persone: la sua famiglia, la famiglia Son, la famiglia di Crilin, Yamcha, Tenshinan, Rif, il Maestro Muten; tutte persone che ancora facevano parte della sua vita, tutte ad eccezione di Pan. 

"Non sono messe in ordine cronologico" esclamò lei, continuando a sfogliare, e soffermandosi in particolar modo sulle immagini che la ritraevano con la moretta.

Goten lasciò un caldo bacio sulla fronte dell'amata  e con sguardo serio le spiegò: "Non volevo fare una divisione fra presente e passato! Tutte queste persone hanno fatto e fanno parte della tua vita, ti hanno reso la persona che sei ora e hanno ancora tanto da offrirti. 

Pan c'è sempre stata, Bra! Magari non c'è fisicamente, 

ma forse tu non ti rendi conto che è presente in tutte le tue azioni, in tutti i tuoi atteggiamenti. " poi stringendo la mano della sua ragazza, nella speranza di tirarle su il morale promise: "Ed io ti giuro che se entro un paio di mesi non torna... Beh allora in quel caso andrò a riprenderla!"

Bra sussultò, lentamente provò ad esprimere a parole tutto il suo sconcerto e la sua meraviglia per la bellissima promessa che il compagno le aveva fatto, gli chiese se volesse realmente mantener fede alle sue parole, ricevendo una fantastica risposta affermativa. 

Avendo calmato finalmente l'animo della bella figlia di Bulma, il ragazzo dai capelli sbarazzini invitò la sua donna a chiudere leggermente gli occhi ed attendere le sue indicazioni. Si alzò dal letto, e mettendosi in ginocchio, prese a voltare alcune pagine dell'album, finché non si fermò del tutto.

"Adesso apri gli occhi... "

La figlia di Vegeta fece ciò che le era stato chiesto molto lentamente, ritrovandosi così di fronte la pagina scelta da Goten, al centro della quale vi era una foto che non aveva mai visto prima. 

Alzò quell'enorme contenitore di ricordi e lo avvicinò al viso, scrutando l'anello che spiccava al centro della fotografia, e il rimanente spazio bianco tutt'attorno che apportava invece delle scritte: 'Allora mi sposi?'

Osservò per qualche altro secondo quella piccola novità, poi abbassando velocemente l'album, rivolse al fidanzato: 

"Ma io questo anello non l.... Oh per tutti i Re Kaioh!" 

Non fece in tempo a terminare la frase, che la sua vista fu invasa dall'immagine di un Goten inginocchiato, con una piccola scatola in mano contente l'anello della foto. 

Dpo averla osservata per qualche secondo il figlio di Goku parlò:

"Mi vuoi sposare?"

La bella boccheggiò per qualche secondo, poi dopo aver accarezzato il viso ingenuo del suo uomo, disse: 

"Vado a lavarmi!" 

E sparì oltre la soglia della porta. 

Goten rimase lì a terra, sorridente: la sua Bra non cambiava proprio mai.

 

 

"Che ci fai qui?" Bra espresse tutto il suo disappunto, vedendo entrare il ragazzo nella doccia.

"Ho bisogno di una doccia. 

Potresti essere un po' più dolce almeno oggi!" Si lamentò il moro, mentre lo sguardo della donna cambiò repentinamente.

"Sai Son, anche se nonostante gli anni rimani lo stesso Stalker" cominciò sfiorandogli le labbra.

"Depravato" continuò, toccandogli appena il collo.

"Campagnolo" sussurrò, baciandogli il petto. 

"Maniaco e insicuro" constatò massaggiandogli il basso ventre. 

"C'è una cosa per la quale non posso fare a meno di amarti" terminò, infine. 

Il moro, rimasto col fiato sospeso fino a quel momento per la troppa eccitazione, aveva gli occhi avidi dell'immagine della donna, e le labbra ormai vogliose di trovare appoggio nell'incavo fra il collo e la spalla della sua bella. 

Non disse nulla. 

Attese la risposta della turchese.

"Dopo tutto questo tempo, nonostante siamo ormai una famiglia unita e indivisibile, tu continui a corteggiarmi e a dichiararti. 

E lo fai con un tale entusiasmo, da farmi provare le stesse emozioni che avvertii la prima volta che mi chiedesti di essere tua moglie. 

Mi rende così felice." 

Il viso della bella figlia di Vegeta rivelava un dolcissimo sorriso, mentre le braccia pian piano si avvicinavano al volto del suo fantastico uomo. 

"È un si?" Chiese lui incerto, ma profondamente colpito ed emozionato dalla rivelazione. 

Bra diede spazio ad un sorriso ancora più grande e con una lentezza inesprimibile e insopportabile avvicinò le sue labbra a quelle del moro; entrambi potevano sentire i loro respiri incontrarsi per poi posarsi reciprocamente sulla pelle dell'altro, i cuori presero volo verso luoghi paradisiaci, acquisendo accelerazione man mano che l'orologio portava avanti i secondi e quando furono sul punto di toccarsi, ormai persi e completamenti emozionati per la magica atmosfera che si era andata a creare, Bra si fermò e allontanandosi di scatto, prese a ridere. 

"Ma certo che no, amore mio" esclamò, uscendo dalla doccia.

 Rimasto solo sotto il flusso cocente dell'acqua, il figlio di Chichi rimase per un po' in silenzio, finché ridendo fra se e se non poté far a meno di notare che per ironia della sorte si era augurato quel destino da solo, molto tempo addietro: quando lui e Bra erano ancora lontani dall'essere amanti. 

"Quella ragazza mi farà impazzire" esclamò, passandosi una mano fra i capelli bagnati e ripetendo le stesse parole di diciotto anni prima.

 

 

*

 

 

Giunti in prossimità della sua storica abitazione, Pan avvertì immediatamente una certa agitazione e una forte emozione al solo pensiero che dopo tutto quel tempo avrebbe sicuramente rivisto tutta la sua splendida famiglia. 

Sentire le voci per telefono era stato per lei un grandissimo piacere, ma vederli di fronte a se, toccare la loro pelle, guardare i loro splendidi visi era tutt'altra cosa.

Fremeva dalla voglia di entrare in casa, dopo aver concesso, però, al compagno un caloroso arrivederci: Bisc li avrebbe raggiunti un mese più tardi, portando con se le ultime cose.

Gli impegni lavorativi rendevano necessaria una momentanea divisione ma Pan non se ne preoccupava affatto, in fondo in tutti quegli anni aveva avuto il tempo di dimenticare, di maturare e di rielaborare un po' tutto il suo vissuto e poi ne era certa: un mese non era nulla, sarebbe passato in fretta. 

Salutò con un caloroso bacio il biondo e altissimo uomo dal buffissimo ciuffo all'antica, lasciando poi spazio a Goren, che con una certa confidenza lo abbracciò, prima di avviarsi verso l'edificio. 

"Bibi saluta tuo padre".

Pan ammonì la figlia, notando come questa non avesse ancora rivolto parola al papà. 

"Ciao!" Farfugliò la bambina mora. 

"Ciao Bibi" sorrise l'uomo. 

E così con un grande sorriso sul volto la bella nipote di Mr. Satan andò ancora una volta verso il suo passato e i suoi ricordi. 

Con una marcia in più, corse ad affrontare le richieste rimaste sospese nella nuova vita, che da un po' si stava creando. 

A piccoli passi e molto lentamente i tre si dirigevano verso il paesaggio naturale che da sempre ospitava casa sua.

"Mamma com'è zia Bra?" Chiese Bibi, ancora intenta nel ripensare alla discussione di poco prima. 

"Zia Bra è fantastica, è molto buona ed è... Bellissima!" Constatò la ormai sognante donna.

La figlioletta sorrise dinanzi l'atteggiamento scherzoso della mamma... e osservandola, disse: 

"Mamma tu per me sei la più bella, sei più bella di... di... mmm...di una stella."

Pan volse il capo di scatto, colpita dalle splendide parole della bambina, e pronta a risponderle. 

"Tes.." 

"Questo perché non hai ancora visto zia Bra!" s'intromise il ragazzo diciassettenne, mentre una Pan contrariata espresse il suo disappunto. 

I tre risero e scherzarono per quasi tutto il tragitto, finché il primogenito della Saiyan non si arrestò di colpo, meravigliato e pietrificato. 

"Mamma siamo a casa" espresse teneramente. 

Pan, guardò oltre il figlio, e un'ondata di felicità invase il suo cuore: la piccola casetta dalle forme sinuose e particolari si ergeva come sempre in quel bellissimo prato verde; sotto i raggi cocenti del sole spiccava su tutto il resto, perché più luminosa, più calorosa, più particolare.

Poté sentire in lontananza la grande cascata e il lago dove da ragazza spesso era solita recarsi, e lo stridio di volatili che spesso vegliavano su quel nido che da lungo tempo decorava l'ambiente naturale. 

Sicuramente sua madre, suo fratello e suo padre erano intenti nel fare colazione in casa di nonna Chichi, in fondo in quella famiglia le abitudini erano sempre state dure a morire. 

Quando furono tutti e tre dinanzi la porta, Goren propose di bussare e lasciare che uno dei familiari li accogliesse in casa, ma Pan discordò dall'idea del figlio.

"Non siamo ospiti, Scricciolo. 

Voglio entrare da questa porta come ho sempre fatto" rispose accarezzando lo spesso strato di cemento della casa. 

La nipote di Chichi fece un profondo respiro, poi dopo aver regalato un sorriso divertito ai suoi due figli, entrambi entusiasti, aprì con la solita violenza la porta di casa della nonna, esclamando: 

"Ciao Famiglia! Sono tornata!"

Riuscì ad intravedere i volti incuriositi della nonna e del fratello che accorrevano verso il salone, ma nel brevissimo frangente in cui si voltò per osservare l'arredamento, rimasto sempre la stesso, lo vide e i suoi occhi si illuminarono: la figura di Gohan, così simile a quella del nonno, sovrastava tutto ciò che era intorno. 

I capelli sempre un po' sbarazzìni, gli occhi intensi tipici del suo adorato papà, e lo sguardo dolce ma al contempo preoccupato, meravigliato e felice era rivolto proprio a lei. 

Sentì gli occhi inumidirsi appena, poi lasciando perdere il contegno, quasi fosse ancora la piccola bambina di quattro anni di un tempo corse ad abbracciare il suo adorato padre, cullandosi nel calore di quel contatto e nell'odore di casa che egli emanava. 

"Papà" sussurrò con voce tremante. 

Gohan non rispose, abbracciò la sua bambina con forza e commozione, lasciando che per una volta fossero le chiare emozioni a parlare.

"Pan è tornata" 

Videl, Junior e Chichi accorsero a salutare la bellissima donna, che, come se fosse un giorno qualunque, era entrata in casa sbattendo la porta e mostrando a tutti i suoi familiari quel fantastico sorriso, che fino a pochi anni fa per loro era solo un nostalgico e lontano ricordo.

Videl rimase avvinghiata alla sua bambina per tantissimo tempo, lasciando che tutti gli abbracci e i baci colmassero almeno un po' la mancanza di tutti quegli anni; Chichi si abbandonò ad un pianto di commozione. 

Pan notò che era sempre bellissima nonostante l'età ormai avanzata fosse sempre più chiara, eppure la donna con sempre tanto entusiasmo non faceva altro che condurre la vita di sempre. 

Nei suoi confronti la saiyan si sentì terribilmente in colpa: la consapevolezza che ella fosse in realtà molto avanti con l'età l'aveva turbata non poco e così, quasi per farsi perdonare, si avvicinò veloce alla donna piangente, e l'abbracciò sussurandole: 

"Ehi nonnina, io non me ne vado più. Resto sempre qui con te"

"Sei una testona! Come tuo nonno!" piagnucolò la donna, notando la tendenza ad andar via sia di Pan che di Goku.

La famiglia raccolta e felice si diresse nella cucina, e dopo aver fatto le feste anche al giovane Goren, che subito attaccò bottone col secolare compagno di giochi Junior, si raccolsero tutti attorno alla grande tavolata. 

Fra una risata e l'altra, mentre la nonna era intenta nel portare nuove pietanze a tavola per sfamare anche sua nipote e il suo pronipote, Videl e Gohan chiesero a Pan di raccontare di tutto ciò che aveva fatto in questo tempo, anche se in fin dei conti non era passato giorno in cui non si fossero sentiti per telefono.

Solamente la moglie di Goku, nel momento in cui si sedette a tavola e voltò il capo verso l'entrata della stanza, si rese conto della piccola ospite che era sopraggiunta insieme alla nipote. 

La donna e la bambina si osservarono per lungo tempo incuriosite, ma fu Bibi la prima a prendere parola. 

"Come sei bella" esclamò con entusiasmo, facendo voltare tutti i presenti. 

Chichi a quelle parole non poté non avvertire una grandissima gioia, così stritolando la piccolina fra le proprie braccia, chiese allegra: 

"Chi è questo splendore?!" 

Pan rise dinanzi la bellissima scenetta e richiamando la figlia, informò i presenti riguardo la situazione che aveva nascosto loro da qualche anno. 

Spiegò così che Bibi era la bambina che aveva avuto quasi otto  anni fa e che era una Saiyan a tutti gli effetti; la piccola, dopo un primo momento di meraviglia e sconcerto, fu così accolta immediatamente e viziata sin da subito. 

Avvolta dal calore di quella famiglia così strana, la piccolina sembrò capire un po' di più l'attaccamento della madre a quella città e l'affetto smisurato per i suoi parenti che sempre l'aveva accompagnata nella vita; sentì crescere una certa sintonia con quelle persone che a lei sembrava di conoscere da una vita, e da subito cominciò a voler loro bene.

Si voltò per regalare un sorriso alla mamma, ma la colse nel momento meno opportuno in assoluto: Pan stava mimando con le labbra una frase ai suoi genitori e alla nonna. 

'Vi spiego dopo' aveva riferito ai parenti chiaramente preoccupati. 

Bibi non rimase colpita più di tanto, sapeva cosa la madre doveva riferire alla sua famiglia, e sapeva quali erano le domande che i tre nonni si stavano ponendo. 

Era la domanda di tutti; a cui nemmeno lei sapeva né voleva dare una risposta.

 

*

 

 

"Buongiorno tesori mie... Bayu quante volte ti ho detto di non volare in casa?" 

La voce autoritaria di Bra riecheggiò nella grande cucina di casa, giungendo alle orecchie della bambina interpellata come la peggiore delle minacce

La piccola, colta sul fatto, scese lentamente, finché i piedini non toccarono terra.

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Bayu era una dei tre bambini che Bra aveva avuto nove anni prima da Goten: aveva i capelli turchesi come la madre ma gli occhi favolosi del padre. 

Il suo era un carattere un po' particolare: sicuramente più attiva della sorella e del fratello, aveva una buona parola da spendere per tutti! Non stava mai un secondo ferma, e approfittava di ogni attimo per complottare con il padre, ed organizzare stupidi scherzi.

Bayu inoltre adorava combattere e spesso si divertiva a lottare con il fratello anche dentro casa, per questo ai due era proibito volare o picchiarsi all'interno delle 4 mura; avendo un particolare interessamento per gli affari degli altri, la piccola turchese era spesso la causa primaria di incomprensioni, litigi o guai per tutti coloro, fra cui si metteva in mezzo.

 La bambina era infine  'affetta' dal cosiddetto "complesso da sorella maggiore": convinta di essere un realtà la più grande dei tre gemelli, aveva un atteggiamento particolarmente protettivo nei confronti di Caryl e materno-autoritario verso Ved. 

Il maschietto di casa Son invece era un bambino dagli occhi scuri e capelli corvini, relativamente tranquillo, che viveva per il combattimento, e il cui scopo era quello di superare i nonni Goku e Vegeta. 

La sua avversaria preferita era Bayu a cui voleva davvero bene, tanto da lasciarle immaginare che fosse realmente la sorella maggiore; con Caryl invece era dolce e comprensivo. 

Sebbene non lo desse a vedere nutriva un profondo rispetto per la mamma e una grandissima ammirazione per il papà, che seguiva il più delle volte. 

Pensava allo zio Gohan come una grande leggenda, e spesso si lasciava consigliare proprio da lui. 

Ved non amava essere abbracciato o semplicemente accarezzato, preferiva piuttosto esprimere i propri sentimenti da lontano; inoltre parlava molto poco e prestava attenzione solo ad argomentazioni utili ed interessanti. 

Infine vi era Caryl, che in fondo tutti consideravano la piccolina della famiglia per il suo aspetto tenero ed adorabile. Caryl aveva i capelli lilla e gli occhi di un intenso color celeste che trasmettevano tanta dolcezza ed un'espressività unica.

La bambina parlava in genere pochissimo, per la sua eccessiva timidezza, più che altro. 

Non provava particolare fastidio per l'essere trattata come la più piccola dei tre, ma anzi sembrava accettarlo sempre con tanta pazienza. 

Dei tre invece era sicuramente la più matura: sapeva  cosa era necessario fare o cosa era assolutamente da evitare e spesso cercava di assopire la furbizia della sorella, senza mai riuscirvi. 

Aveva un attaccamento morboso verso il padre, ma non rifiutava mai di accompagnare la mamma ogni dove.

Adorava infinitamente i nonni e gli zii, anche se non nascondeva mai una certa paura verso il nonno Vegeta, che con lei era sempre piuttosto teso, ma gentile quanto più possibile. 

Il suo sogno era quello di vedere il papà riabbracciare il nonno Goku, ed essere tutti felici insieme.

 

 

In pochi secondi Bra si ritrovò travolta dalle due figlie, e la sua voce coperta da quelle acute delle bambine, che le urlavano gli auguri.

Di fronte a lei il suo Ved le lanciava un piccolissimo sorriso, sussurrando lentamente un 'Tanti auguri'. 

La turchese fece altrettanto, mimando con le labbra: "Grazie amore mio". 

Terminati i dovuti festeggiamenti, la felice famigliola si sedette attorno al grande tavolo di legno, e non senza particolare voracità presero tutti a mangiare. 

 

 

"Non posso fermarmi oltre. Devo correre a lavoro!" esclamò dopo vari minuti la figlia di Vegeta, pronta a correre verso l'uscita di casa.

"Ma tu oggi non devi andare a lavoro!" la fermò il compagno. 

"Come prego?" 

"Ho chiamato la tua assistente e le ho detto che oggi non saresti andata! Abbiamo la giornata tutta per noi" gioì l'uomo dai capelli d'ebano. 

Bra fu sul punto di scoppiare ma trattenendosi, disse con voce rotta dalla rabbia: "E lei come Ti ha risposto?" 

"Che se ne sarebbe occupata lei!" rispose quello. 

A quel punto la compagna non riuscì più a mantenersi."Come può occuparsene lei se ho io tutti i disegni e gli ultimi progetti qui a casa?!" 

Il moro rimase con la bocca spalancata, non aspettandosi chiaramente di aver combinato uno dei suoi classici pasticci! Si passò una mano fra i capelli sospirando, poi prese a pensare sul da farsi. 

"Facciamo così: passo a portare queste cose in azienda, organizzo la giornata, sposto gli appuntamenti e torno!" promise la turchese, avendo compreso il desiderio del fidanzato di restare una giornata insieme;  decise perciò di rimanere il più possibile calma e serena per amore del suo uomo. "Caryl mi accompagni?!" 

Dopo che la bambina ebbe acconsentito, la sorellina di Trunks salutò dolcemente gli altri due ragazzi, poi avvicinandosi verso il suo uomo sussurrò: 

"Ciao Son, non combinare guai mentre sono via!" 

"Se dici così mi fai venire nostalgia delle mie avventure adolescenziali!" si lamentò l'altro, scherzando. 

"Attento o te ne pentirai!". La donna sorrise divertita alle parole ironiche del compagno, che come al solito non perdeva occasione di stuzzicarla, poi dopo avergli concesso un bacio, andò via, raccomandando i figli di tener d'occhio il padre.

 

 

"Papà! Sei il migliore" esclamò gioiosa Bayu, dinanzi alle cui parole di ammirazione Goten non seppe proprio contenersi.

"Grazie tesoro, lo so ma n... Aspetta che ho fatto?" 

"Noi tre dobbiamo uscire!" cominciò a spiegare la piccola turchese " per comprare il regalo alla mamma!" 

"COSA?! NON AVETE COMPRATO NULLA ALLA MAMMA?!" 

I regali non erano mai stati il punto forte di Goten: li aveva sempre trovati inutili e costosi. 

Qualunque essi fossero.

La sua piccola e testarda Bra, quella ragazzetta poco più che ventenne avrebbe sicuramente apprezzato delle belle scarpe, un elegantissimo vestito e magari delle borsette appariscenti, cose che nemmeno volendo lui sarebbe mai stato in grado di comprarle. 

In fondo con tre bambini la vita era tutt'altro che facile.

Ma la domanda che da un po' di tempo non faceva altro che assillarlo era: la sua attuale Bra, quella donna matura e bellissima come sempre, cosa avrebbe desiderato maggiormente?

Quel compleanno aveva pensato di farle un regalo molto semplice, che potesse in qualche modo farle capire che niente era perduto; e in fin dei conti era riuscito nel suo intento. 

Eppure sapeva che mancava ancora qualcosa.

"Bayu... Ved... Cosa volete regalarle?" chiese, allontanando per un secondo le sue preoccupazioni.

 "Tu hai qualche idea, Ved?" 

Il bambino guardò la sorella, intenta nella decisione e con fare annoiato rispose: "Decidi tu!" 

Se c'era una cosa che Bayu proprio non digeriva era l'atteggiamento perennemente indifferente del fratello, che era capace di mandarla su tutte le furie.

 "Perché la mamma non si è portata lui?" urlò verso il padre. 

"Tsk!" fu tutto ciò che disse il ragazzino. 

La bambina non diede però più alcun peso all'atteggiamento del fratello, ma ponendo al primo posto il regalo per la madre, espresse al papà il suo desiderio. "E se le facessimo una cosa noi? Qualcosa di dolce, ad esempio!"

"Mmm.. Buona idea" esclamò felice Goten. "In questo caso sai a chi si va a chiedere aiuto?" 

"A chi?" Chiese la piccola turchese, incuriosita.

"A nonna Chichi naturalmente!"

Tutti e tre si lanciarono sguardi complici, poi alzandosi contemporaneamente uscirono velocemente di casa.

 

 

*

 

 

La stanza luminosa che da sempre era appartenuta a Pan si scagliava contro i suoi occhi in tutta la sua bellezza. 

La mamma le aveva gentilmente donato tutta la casa, dal momento che lei, il padre e il fratello vivevano ormai da anni con la nonna Chichi: era stata una decisione forzata visto che Goten aveva messo su famiglia e la povera donna dai capelli d'ebano, restia a lasciare l'edificio, era rimasta sola. 

Eppure, aveva spiegato Junior, nessuno dei tre sembrava essersene dispiaciuto più di tanto visto che erano abituati a passare più tempo in casa della nonna che nella propria; anche lo stesso fratellino di Pan aveva sempre desiderato accaparrarsi la camera di Goten, da sempre la più soleggiata e spaziose di tutte. 

Così la nipotina di Goku si ritrovò a dover gestire da sola una casa e mille ricordi tutto in una volta. 

Non che la cosa la spaventasse, comunque.

Riaprendo così la porta, percepì con l'olfatto quel bellissimo aroma che da sempre aveva caratterizzato il famigerato 'odore di casa' e le bastò un attimo per riappropriarsi di quella confortevole sensazione; salì subito nella camera al piano superiore che le era appartenuta per anni, buttandosi  sulle morbide coperte, che ancora avevano il buon profumo di Trunks. 

Accarezzando così le candide lenzuola, ricordò per un secondo l'unico uomo che avesse dormito fra di esse, fatta eccezione per il suo bambino e, in una occasione, Goten; sentì crescere un po' di nostalgia per i tempi passati, ma nulla di più: nessun rimpianto, nessun rimorso, nessun dispiacere di qualsiasi tipo. 

Chiuse gli occhi e poggiando la testa sulla parte dove Trunks era solito dormire, inspirò profondamente, percependo in particolare il SUO profumo: in un certo senso era come averlo li. 

"Ahahah Beccata!" risero all'unisono il figlio e il fratellino, sopraggiunti improvvisamente in camera.

"Avevamo scommesso su quanto avresti resistito lontana da LUI, una volta tornata qui..." Spiegò Goren, sedendosi sul letto accanto alla madre. 

"Goren ha detto un mese, io ho pensato più o meno sette... Giorni!" terminò scherzando il secondogenito di Gohan.

Pan li guardò di sottecchi. "Ed io avevo dimenticato quanto foste insopportabili insieme!"

"Ti aspettano lunghe giornate sorellina" esclamò felice il ragazzo più grande, prima di spiccare il volo verso l'uscita.

"Mmm non vedevo l'ora" urlò ironicamente la ragazza sperando che la sua voce lo raggiungesse, poi riferendosi al figlio disse: "Goren  preparati, andiamo a salutare nonno Satan." 

"Come vuoi"

"Scricciolo aspetta" lo fermò Pan " senti devo dirti una cosa. Ecco da quando sei piccolo non sono stata capace di darti tranquillità, ti ho sbattuto da una situazione all'altra senza un po' di criterio. 

E anche se ti può sembrare stupido sentirtelo chiedere solo ora, vorrei sapere se a te sta bene tutto questo."

Il moro rimase colpito dalle parole della madre.

"Cambierebbe qualcosa?" chiese diventando improvvisamente serio e scontroso. 

Pan rispose al figlio di sana pianta, sfoderando la sua solita arroganza. "Cambierebbe moltissimo. Manderei tutto a monte, se ti renderebbe felice !" 

"Insegui la tua felicità mamma, invece di pensare sempre ad altri. 

Non c'è niente che mi renderebbe più felice" sussurrò il Saiyan, abbracciando la madre teneramente.  La figlia di Gohan, invece, incuriosita da quelle parole, si distolse velocemente dall'abbraccio del figlio e guardandolo negli occhi chiese confusa: "Che vuoi dire?"

Goren sospirò. "Che non ci hai fatto tornare tutti qui solo per informare i nonni che stai per sposarti."

La Saiyan sentì l'ansia prendere il sopravvento. "No davvero. Se pensi che è per tuo padre, ti stai sbagliand..."

"No, lo sai che io e Ju scherziamo su questo." Rispose sereno il figlio di Trunks, poi guardando la madre in volto, ammise: "Tu sei venuta per QUELLO."

La nipotina di Chichi udì con attenzione le parole del figlio, che le stava sbattendo la verità in faccia con una cordialità assoluta. 

Messa alle strette ed approfittando del fatto che nessuno fosse in casa, rispose con sicurezza: "Si." 

E mentre ancora l'eco della sua ammissione si diffondeva fra le mure domestiche, ella cercava anche la più piccola traccia di consenso negli occhi del ragazzo.

 

 

*

 

 

"Forza papà, muoviti!" 

La bambina dai capelli turchesi, energica come sempre, sfrecciava su per il cielo, sferzando l'aria calda dei Monti Paoz. 

Quando fu abbastanza vicina al casato Son, che tanto adorava, scese a poco a poco fino a toccare l'erba fresca e ben curata della natura che circondava casa della nonna. 

Diede uno sguardo al fratello e al padre che invece se la stavano prendendo comoda, e decisa nel fare più in fretta possibile per riuscire a preparare il regalo prima che la mamma tornasse, corse urlando verso l'entrata dell'abitazione. 

"Nonnaaaa nonnaaaa" urlò aprendo la porta colorata "ho bisogno del tuo aiut... Ohi!"

La figlioletta di Goten non ebbe il tempo di terminare opportunamente la frase, poiché incontrò un ostacolo dinanzi a se: una bambina, poco più piccola di lei, dai capelli scuri e gli occhi celesti stava seduta a terra, massaggiandosi la fronte, che aveva urtato contro il muso della turchese.

Vedendosi, entrambe balzarono in piedi, e presero ad osservarsi per qualche minuto.

In lontananza, Bayu sentì sopraggiungere il padre e Ved; Bibi, invece, si rese conto di come nessuno in casa si fosse reso conto di quanto stesse accadendo.

"Tu chi sei?" aveva chiesto nel frattempo, minacciosa, alla bambina dai capelli turchesi e gli occhi neri come la pece.

"No! tu chi sei?!" Ribadì quell'altra.

"Io sono Bibi, la figlia di Pan"

Bayu rimase di stucco. 

"Pan hai detto?"

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Capitolo 25
*** I'm coming home (seconda parte) ***


Ciao a tutte :)


Come avevo promesso ecco la seconda parte! Con due giorni di ritardo perché ho aggiunto alcune cose. xD 

Voglio ringraziare chi ha letto ma soprattutto chi ha recensito lo corso capitolo! Grazie mille a: amore mio ti amo, Shiori_chan, Soly Dea, Kira16, Nannola98 ed Heavenly97. 

Grazie a tutte voi :). 

Infine vorrei dire che, visto che esattamente un mese fa era la loro festa, voglio dedicare questo capitolo a tuuuuutti papà.

A quelli che ci stringono ancora la mano e a quelli che dobbiamo Alzare lo sguardo al cielo per lasciare spazio al vento che ci ricorda la loro carezza, A quelli che Papà lo sono diventati usando il cuore, e a quello baciano un pancione in attesa di Diventarlo.

Buona lettura 

 

 

P.S. La canzone finale è Mockingbird di Eminem, dedicata a sua figlia Hailie e a sua nipote (adottata) Lainie.




 




 

"Pan hai detto?" 

Gli occhi scuri e profondi della bambina dai capelli turchesi erano puntati su di lei. 

Ella aveva dipinta sul viso un'espressione di sgomento da vari secondi, come se ad aver detto o fatto chissà quale stranezza fosse stata Bibi, che dal canto suo, non poteva non scrutare la bimba che le era di fronte con altrettanta espressione confusa. 

Non passarono molti secondi prima che al di sopra della ragazzina, sbucò la testa di un uomo non molto avanti con l'età, dall'aria simpatica e divertente, affiancato da  un bambino imbronciato. 

Il più grande dei tre somigliava molto a suo nonno Gohan, i tratti somatici erano pressoché simili, e le movenze e il sorriso le ricordavano in parte quelle delle madre. 

"Chi è questa bella bambina?" Chiese perciò l'uomo dai capelli sbarazzini. 

La bambina dall'aria sgomenta si voltò lentamente verso il padre e con fare molto lento e quasi irritante prese a spiegargli quanto si erano dette pochi minuti prima. 

"Papà" disse con tono grave "lei è la figl..." 

"Bibiiii corri a prepararti che dobbiamo.." 

La voce alta e mascolina della madre si diffuse per tutto l'ambiente che circondava casa Son: Pan era sopraggiunta vivace e baldanzosa dinanzi l'entrata di casa di nonna Chichi, ma per qualche strana ragione non riuscì a terminare la frase, arrestando di colpo anche i suoi pesanti passi.

La nipotina di Gohan allora alzò lo sguardo per cercare un cenno da parte della madre, che tuttavia non vi fu: Pan aveva gli occhi fissi sull'uomo dai capelli scuri, che restituiva lo sguardo alla stessa maniera. 

Bibi poteva percepire tensione, paura e sgomento nello scambio di sguardi fra quei due adulti, e, mentre i bambini che aveva di fronte guardavano la scena meravigliati e felici, lei sembrava essere l'unica completamente confusa. 

"Pan?" Esclamò l'uomo.

"Zio Goten" sussurrò con voce tremante la mamma. 

Zio... Quell'uomo era lo zio di sua madre? E quei bambini i suoi figli?

Nella frazione di un secondo zio e nipote si unirono in un forte abbraccio, sotto le espressioni sorridenti dei tre bambini.

"Così tu saresti mia nipote? 

Piacere sono Bayu" proruppe la bambina dagli occhi teneramente scuri, avvicinandosi a lei e porgendole la mano. 

La moretta la strinse e in un attimo si presentò anch'ella, catturando l'attenzione del ragazzino nervoso che era accanto alla sorella.

"Smettila Bayu. È una cugina più che altro." sbuffò quello.

"No lei è nostra cugina" corresse la figlioletta di Bra, indicando la donna che stava abbracciando il padre "questa bambina è nostra nipote!" 

Bibi non diede molta importanza alle argomentazioni della cugina o zia che fosse, ma continuando ad osservare la scena felice, chiese alla piccola Saiyan: "Bayu come si chiama la tua mamma?" 

"Mamma? Si chiama Bra! Lui è mio fratello Ved e poi c'è mia sorella Caryl." 

La bambina dagli occhi celesti la guardò per un secondo: quella Bayu era la figlia di zia Bra. 

Zia Bra era bella ed era la migliore amica della mamma.

Zia Bra era nata in quel giorno di tanti anni prima. 

E quello era un giorno speciale.

Bibi osservò nuovamente la madre e si sentì straordinariamente felice per lei.

Bra e Pan. Pan e Bra. 

Suonava davvero bene.

 

 

*

 

 

Le braccia inaspettatamente calde e confortevoli dello zio erano forti come quelle di suo padre, le spalle ricche di venature e rientranze, ma sempre allenate e ampie le ricordavano quelle dell'Amato nonno, che lei conosceva alla perfezione, tante le volte che l'avevano ospitata: lo zio Goten era cresciuto in quegli anni più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita. 

Il corpo da ragazzino di un tempo si era fatto da parte per lasciare spazio al fisico di uomo maturo e forte; però la classica aria da ragazzino ribelle.. Quella non l'aveva mai abbandonata; si sentì rincuorata da quel contatto così familiare, che per un secondo dimenticò tutti i problemi dovuti a quell'incontro.

Quando poi l'abbraccio venne sciolto, i due si sorrisero ripresero a scherzare come se ancora fossero due 'normalissimi' ragazzini.

"E questo ti deve bastare per... Tutta la vita più o meno!" La prese in giro Goten. 

"Che avaro! Non ti abbraccerei più nemmeno se tu fossi l'unica fonte di riscaldamento sulla terra." Rispose la Saiyan mora.

Avvolti nell'atmosfera calda ed allegra del momento i due adulti passarono alle presentazioni: Pan riconobbe praticamente da subito due dei tre gemellini che nove anni prima aveva stretto fra le sue braccia e prese a far loro le feste, mentre Goten rimase sconcertato nel venire a sapere che quella graziosa bambina fosse nient'altro che la figlia di sua nipote. 

Non fece però in tempo a dar voce ai suoi dubbi, che la madre, Chichi, scorgendo l'allegra combriccola dal balcone invitò tutti loro ad entrare. 

In casa, dopo aver superato un primo momento di euforia generale, tutti presero a parlottare fra loro, ricoprendo ancora una volta di mille domande la povera figlia di Videl mentre i bambini, sotto la custodia della bella Chichi, attendevano che la donna scrivesse loro la ricetta per il dolce da preparare alla bella Bra. 

Quando poi fu passato fin troppo tempo ed arrivato il momento per il secondogenito di Goku di ritornare a casa propria, Pan avvertì una strana sensazione dentro di se. 

Cosa avrebbe dovuto dire? 'Salutami Bra'?

Impossibile. Dopo tutti quegli anni era vergognoso uscirsene con quella frasetta quotidiana e fredda; eppure Goten sicuramente le avrebbe parlato del loro incontro. 

Era una cosa a cui non aveva pensato fino a quel momento ma... Come avrebbe dovuto comportarsi? 

Appena alzò lo sguardo per salutare il fratello di sua padre, la Saiyan si ritrovò il viso di quello a pochi cm di distanza. 

"Vieni con me!" Esclamò il moro. 

Dopo un primo momento di sgomento, anche la figlia di Gohan rispose: "Non posso..." 

"Perché non puoi?" 

"Ecco.. Vedi.. Stavo per andare a salutare nonno Satan." 

Goten scorse chiaramente la paura e la preoccupazione nello sguardo della mora, che non esitò a dargli le spalle.

"E Bra? Avrai mai tempo per lei?" le urlò contro Goten. 

La Saiyan avvolse le proprie braccia attorno a se stessa. "Io verrò Goten... Verrò a scusarmi" 

"Oggi è anche il suo compleanno" 

"Lo so, zio Goten... Lo so" 

I familiari, rimasti in silenzio per tutto il tempo, non mancarono in quel momento di esprimere i propri pensieri. 

"Dovresti andarci" esclamò Gohan.

"La faresti contenta." urlò la nonna dalla cucina. 

"Avanti tesoro" la incoraggiò la madre. 

Stesi sul comodo divano, il figlio ed il fratello espressero il loro consenso. 

"Sono otto anni che Bra non fa altro che aspettarti" le sussurrò lo zio. 

A quelle parole, che le fecero rinascere la speranza nel cuore, Pan non disse nulla; si diresse lentamente e sorridente verso la porta d'ingresso, salutando contemporaneamente i genitori e la nonna. 

Esultanti, Goten e i figli imitarono i gesti della saiyan;  seguirono poi la piccola Bibi e il giovane Goren. 

In lontananza il primogenito della Saiyan prima di spiccare il volo come gli altri udì la voce di Junior. 

"Ehi Goren perché più tardi non passi a Satan City? Vai a dare un occhiata alla scuola!" 

Il moro non seppe ben spiegarsi la motivazione per la quale il fratello della madre gli stesse urlando quel consiglio, eppure da subito per qualche strana ragione quell'invito gli era parso come un'idea grandiosa.

Spiccò il volo anch'egli, pronto a rincontrare quella zia che nei suoi primi anni di vita gli aveva catturato il cuore.

 

 

*

 

 

"Caspita Pan... una figlia!!! 

Ma io avevo pensato che qualcosa fosse cambiato nella tua vita: non so un cane, un dinosauro, una nuova palestra, una nuova mossa ma... Una figlia era completamente lontano dai miei possibili pensieri!!!"

Goten non riusciva a contenere l'emozione. 

Come sempre. 

Era cresciuto fisicamente ma dentro era sempre un bambino. 

"Prima che tu possa continuare con l'argomento 'figlia e nuova vita', ti dico da subito che voglio aspettare Bra." lo interruppe la mora.

Quando erano arrivati alla casa dello zio e della migliore amica, Pan era stata leggermente sollevata nel constatare che Bra non fosse in casa; non perché non avesse voglia di vederla ma piuttosto perché ogni istante, ogni secondo e ogni minuto erano fondamentali per organizzare un discorso che fosse abbastanza accettabile dopo tutti quegli anni di assenza.

La Saiyan si guardò intorno: la tappezzeria e la disposizione dei mobili era rimasta immutata da quando era andata via; il tappeto su cui i bambini avevano combinato pasticci su pasticci, il tavolo su cui il suo amato Scricciolo faceva i compiti mentre lei salvava la turchese dall'esasperazione, la tv che di sera per tutto il tempo in cui era stata ospitata in quella casa avevano tutti guardato ininterrottamente, e il divano su cui lei e Trunks, colpiti dall'insonnia, avevano trovato un punto di incontro nove anni prima, prima di riessere catturati dal vortice della passione.

Non era cambiato niente. 

E la cosa le fece stranamente piacere. 

Era davvero possibile ricominciare la da dove avevano interrotto?

 

 

*

 

 

"Secondo te questo è necessario? Non credo che è abbastanza." esclamò Bayu rivolgendosi alla cugina. 

"Si, è necessario. Ma possiamo mischiarlo con questo, che è dello stesso colore!" rispose Bibi, assorta nel preparare il dolce con la turchese. 

"Questa piccolina è proprio in gamba" 

"Bayu! Mi chiamo Bibi" la ammonì la più piccola.

Ved e Goren guardavano la scena agghiacciati. 

"Io il vostro dolce non lo mangio" prese posizione il figlio di Pan. 

"Nemmeno io se è per questo!" Sbuffò invece il cugino. 

Le due ragazzine non fecero però caso alle lamentele dei rispettivi fratelli, ma continuarono a selezionare tutti i possibili cibi da inserire nell'impasto, e abbandonandosi spesso a discorsi e risate, per imparare così a conoscersi meglio.

"Bibi per quanto starete qui?" chiese improvvisamente la più grande delle due.

"Per sempre, credo." 

"Quindi tu, tua madre e Goren vi siete trasferiti definitivamente?"

La nipotina di Videl osservò la ragazzina che le aveva posto la domanda. "Anche mio padre." sussurrò, provocando nella turchese un inaspettata euforia.

La figlia di Bra allora chiese alla piccola come mai il padre non fosse con loro, ricevendo così prontamente una risposta fredda e distaccata.

"Ti mancherà tantissimo... " constatò la sorellina di Ved.

Bibi alzò gli occhi dall'impasto. "Non me ne frega nulla!" 

Bayu rimane agghiacciata dalla durezza delle parole della bambina dagli occhi celesti; per un secondo rimase immobile finché poi poco dopo trovò il coraggio di parlare. "Ma è tuo padre." 

"Non ci parlo mai. Per me non è mio padre. Vorrei non averlo mai avuto. Sto bene con mio fratello e la mamma." rispose allora la moretta con fare infastidito.

La cugina però sembrava non voler arrendersi, e continuò così a rimanere sullo stesso argomento; forse per stupore, o per tristezza la figlioletta di Goten non seppe far a meno di far capire alla piccolina quanto fossero anormali i suoi pensieri.

"Ma è diverso. Avere un papà è... Fantastico! Ci sono cose che puoi fare solo con un padre." 

Bibi, avendo terminato tutti i possibili ingredienti, decretò la fine della preparazione dell'impasto e prendendo la scodella molto attentamente, lo mise in forno. 

Quando si voltò per chiedere alla cugina cosa avrebbero fatto nell'attesa, la vide attendere una risposta con uno sguardo strano ed inquieto.

Si affrettò a rispondere, considerando poco carino non dare delle spiegazioni ad una così preoccupata Bayu. "Questo puoi pensarlo tu, che l'hai sempre avuto. Io non ho contatti con lui, non abbiamo un rapporto padre-figlia." 

A quelle parole, la turchese avvertì inaspettatamente una sensazione di tristezza insinuarsi nel suo cuore; osservò a lungo la bambina che aveva pronunciato quei terribili pensieri, poi si voltò verso il fratello che con altrettanta espressione sgomenta ricambiò lo sguardo della sorella. 

"Ma Bibi tu n..." 

"Bayu, scusala. A Bibi non piace parlare di questo argomento. Piuttosto state attente a non bruciare il dolce, dai." disse Goren, interrompendo la discussione sul nascere. 

Bibi non aveva mai conosciuto l'amore per un padre, o la sensazione di essere amata dal proprio papà? 

Agli occhi di Bayu, che, sebbene giocasse a fare la grande era pur sempre una bambina, quello appariva come la peggiore delle tragedie.

 

 

*

 

 

Sebbene avesse promesso a Goten che avrebbe sbrigato le sue commissioni velocemente, Bra quasi non si era resa conto di quanto si fosse effettivamente prolungata a lavoro; se non fosse stato per Caryl che l'aveva avvertita dell'ora tarda, probabilmente nemmeno se ne sarebbe accorta. 

Non appena giunse dinanzi casa però la calma prese possesso della sua mente: sapere di aver l'occasione di passare la giornata con la sua famiglia in tutta calma e serenità era davvero importante per Bra. 

Prendendo la mano di sua figlia, la bella turchese entrò lentamente per la porta principale, urlando al contempo: "Siamo tornate!". 

Con grande velocità Goten apparve dinanzi la porta. 

"Ciao amori miei" sorrise nervoso. 

Bra lo guardò di sottecchi. "Che fai Son? Mi nascondi l'amante in casa?" 

Sensualmente si avvicinò al fidanzato, lasciandogli un profondo bacio sulle labbra, a cui il Saiyan rispose senza problemi, abbracciando al contempo la compagna.

La povera Caryl, imbarazzata dalla scena a cui stava assistendo, scappò immediatamente verso la sala da pranzo, coprendosi gli occhi. 

I due genitori risero dell'innocenza della bambina, e presero a baciarsi di nuovo almeno finché degli strani rumori non catturarono la loro attenzione.

Insospettita la bella turchese corse verso la stanza da cui proveniva il frastuono, prima ancora che Goten potesse fermarla; quando giunse a destinazione rimase stupita dalla scena che aveva dinanzi gli occhi: la piccola Caryl spaventata e confusa era accerchiata non solo dai suoi fratelli ma da altri due estranei, che lei proprio non riusciva a riconoscere. 

Un uomo e una bambina. 

No. Sicuramente non li aveva mai visti prima! 

"Chi sono?" chiese confusa al suo ragazzo.

"Ehm... Colpa mia." 

Quei suoni messi insieme fra loro, provocarono nella turchese una sensazione di tensione ed ansia. 

Riconobbe la voce. 

Ma la sua mente sembrava voler negare quel pensiero, poiché sapeva che era impossibile che lei fosse tornata. 

Si voltò lentamente, e in rapidi istanti i loro occhi si incontrarono; un'immensa distesa di celeste andò così a schiantarsi contro un vortice nero. 

Rimasero immobili a fissarsi per vari minuti, incapaci di credere al loro senso visivo, finché Pan non fece la prima mossa. 

"Bra" sussurrò. 

A quei suoni la turchese indietreggiò spaventata, andando a colpire il corpo del moro, in piedi dietro di lei.

"Avanti Bra." Sussurrò dolcemente il figlio di Goku, accarezzandole le spalle.

La figlia di Vegeta a quel punto, staccandosi dalla stretta del fidanzato urlò: "Che ci fai lei qui?" 

I presenti rimasero spaventati dalla reazione della donna. 

"Bra..." Provò a spiegare Goten con tutta la dolcezza possibile, come se stesse parlando ad una delle sue bambine "Pan é venuta per te"

"Per me?" chiese quella indifesa. 

"Certo." 

A passo lento, la turchese si avvicinò alla Saiyan mora, mostrando sul proprio volto un'espressione furiosa. 

"Pensi che adesso dovrei perdonarti? Pensi che dopo tutto questo tempo io debba far finta di nulla?" Continuò ad urlare. 

"No Br.."

"No! Tu.." Esclamò indicando la mora "tu sei.." 

Il fiato sospeso di Pan rivelava tutta la sua tensione: come sospettava, Bra era furiosa e lei non avrebbe mai potuto placare quella rabbia che l'amica covava dentro da anni. 

Ne aveva tutte le ragioni del mondo. 

Guardava il suo viso dispiaciuta: aveva disegnato sul volto l'essenza stessa dell'ira , e non lasciava trasparire null'altro se non quella. 

Come doveva comportarsi? 

Provò a parlare più volte, ma sempre venne interrotta dalla donna, che improvvisamente da sicura e infuriata divenne tremante e angosciata. 

"Tu.." disse, prima di dar sfogo all'emozione del momento. 

Pan chiuse gli occhi pronta a sentire il peggiore degli insulti uscir dalla bocca della sua migliore amica. Attese tristemente il momento in cui Bra le avesse vomitato addosso tutto l'odio che provava, ma prima che potesse sentire anche solo un'altra sola parola, ecco che un corpo così familiare le si gettò addosso, tremante. 

"Tu sei la mia migliore amica" terminò la turchese. 

La mora ricambiò l'abbraccio e sorrise, felice di aver ritrovato un così grande tesoro. 

Dietro tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo.

 

*

 

 

"Ed io che pensavo di essere picchiata!" rise la figlia di Videl, ormai scampato il pericolo. 

Goten rise. "Da Bra? Impossibile..." 

"Senti Son. Devo ricordarti quante lotte ho vinto?" Esclamò la turchese. 

I tre risero dinanzi l'atmosfera piacevole e perfetta che si era andata a creare così in poco tempo; i ragazzi osservavano la scena felici, e  poco a poco tutti si riunirono attorno alle due donne. 

"A proposito chi è questa graziosa signorina e questo bel giovane?" chiese entusiasta la turchese. 

La bambina corse dinanzi alla zia presentandosi. "Mi chiamo Bibi. Sono la figlia di Pan." 

A quelle parole, la sorella di Trunks rimase perplessa.

 "Figlia?" Urlò, non riuscendo a credere a quelle parole.  

Pan, intenta nell'osservare ancora tutti e tre i suoi nipotini, promise di spiegare tutto alla compagna il prima possibile; Bra, allora, accarezzando la piccola Bibi e alimentando i suoi occhi della bellezza di quest'ultima, lasciò che per un po' la curiosità le rodesse l'anima. 

"Non ti somiglia molto." Constatò. 

"Si è la copia di mia mamma." Spiegò Pan.

Bra prese ad osservarla nuovamente ma dopo un pò, avendo scorto anche un bel giovane dall'aspetto distinto, la giovane turchese lasciò per un secondo la secondogenita di Pan, recandosi invece vicino la persona che tanto la incuriosiva. 

"E allora questo è il tuo nuovo compagno?" Chiese con fare ammiccante. 

Goren rise. 

E Pan sconvolta si affrettò a chiarire: "Bra, ti presento Goren"

In pochi istanti il volto della turchese si illuminò del tutto, e con un salto improvviso si lasciò catturare dalle braccia del nipote. 

"Il mio Goren" urlò, facendo le feste "il mio bellissimo nipotino!"

"Okkei basta così" si lamentò il secondogenito di Goku, staccando la compagna dal corpo del nipote. 

"Per informarvi: il mio compagno è questo" urlò la mora, lasciando vedere una normalissima foto di famiglia. 

La turchese corse a vedere. "Mmm niente male. 

Ma come..?" 

"Adesso ti racconto tutto" sorrise la mora, interrompendola.

 

 

*

 

 

"Papà puoi venire un secondo perfavore?" 

La voce stranamente calma e rattristata di sua figlia gli giunse immediatamente all'orecchio. 

Con fare impacciato e preoccupato prese Bayu per mano, conducendola nell'ampia cameretta che condivideva con la sorellina Caryl. 

"Cosa è successo?" Chiese Goten preoccupato. 

"Dobbiamo aiutare Bibi" 

"Perché? che ha Bibi?" 

"Lei... Non va d'accordo con suo papà!" Ammise la piccola. 

Il Saiyan invece sempre più confuso, cercò di spiegare alla figlia quanto questo non fosse del tutto strano in una famiglia... Soprattutto se la famiglia in questione era quella di Pan! 

"No papà non capisci!!" Urlò invece quella. "Sai Bibi cosa mi ha detto? Che lei avrebbe voluto non avere del tutto un padre! Che non ne ha bisogno! 

È terribile!" 

Uno dei migliori pregi di Bayu era proprio quello di prendere a cuore ogni situazione che lei considerasse ingiusta e recuperabile. 

La maggior parte delle volte finiva col ficcarsi nei casini ma alla fin fine tutto ciò che faceva era sempre per il bene degli altri.

E Goten adorava quel lato della sua bambina, che lo rendeva infinitamente orgoglioso di essere suo padre. 

La piccola, vedendo che la risposta del padre tardava ad arrivare aggiunse: "Io non posso credere che ci sia anche solo un bambino che non conosce la bellezza di essere amati dal proprio papà" 

Ridestatosi dai suoi pensieri, il Saiyan espirò profondamente e accarezzò il viso di sua figlia: effettivamente quelle non erano parole che si addicevano ad una bambina.

Nemmeno lui riusciva ad immaginare una vita senza aver conosciuto suo padre; non sapeva cosa significasse non volergli bene. 

Lo amava con tutto se stesso.

Quella di Bibi era... Triste come situazione. 

Si mise in ginocchio e prendendo la mano di Bayu, le chiese con decisione. "Va bene. Cosa hai in mente?" 

L'espressione della piccola turchese cambiò repentinamente, e la bimba sfoggiò sul proprio volto un bellissimo sorriso. 

"Io avevo pensato..."

 

 

*

 

 

Bayu aveva tanto insistito affinché andassero entrambe a fare un giro e a Bibi sinceramente non dispiaceva. 

Ved e Caryl sarebbero rimasti a casa 'ad accertarsi che la situazione proseguisse al meglio', anche se la figlioletta di Pan non aveva per nulla capito a cosa si riferissero. 

Goren invece aveva espresso il desiderio di correre a vedere la sua futura scuola; lei invece non aveva alcuna voglia di osservare il 'piccolo carcere' in cui sarebbe stata rinchiusa dal giorno seguente. 

Tutti e tre dinanzi l'entrata della sala da pranzo, pronti ad assalire le madri non appena ne avrebbero avuto l'occasione; passò del tempo prima che vi fu qualche attimo di silenzio fra le due, ma nessuno in quell'istante ne parlò. 

"Lui l'ha più sentito?" stava chiedendo zia Bra alla mamma. 

Pan rimase qualche secondo in silenzio. Solo dopo si decise a parlare: "No, io no. Sai, solo G..." 

"Mamma!" urlò improvvisamente il primogenito della Saiyan. "Noi tre andiamo a fare un giro! Torniamo fra poco! Ciao" 

Con furia pressoché inspiegabile, il moro accompagnò fuori la porta sia lei che la figlia della zia, invitandole poi ad essere prudente.

Spiccò il volo verso strada via del tutto diversa.

Dopo un primo momento di confusione le due bambine presero a camminare senza meta.

Quel giorno erano tutti troppo strani!

 

 

*

 

 

Aveva dimenticato quanto fosse pure e bella l'aria attorno alla sua migliore amica; sebbene fossero passati tanti anni Bra non era cambiata. 

Era sicuramente molto più matura ma dentro era la solita ragazzina di sempre che le dava mille consigli, e che non smetteva mai di preoccuparsi per lei. 

Era da sempre stata la classica amica- spalla su cui piangere, ed aveva fatto tanto per lei. 

E invece Pan che aveva fatto per la turchese? 

Era scappata via. 

Lasciandola sola, senza preoccuparsi di come si sarebbe sentita lei.

In quell'istante stavano discutendo della loro vita in tutti quegli anni ma c'era una cosa che la Saiyan mora aveva sempre pensato di dirle, e quello era il momento adatto, visto che erano sole nella stanza.

"Mi dispiace per quello che ti ho fatto." Sbottò improvvisamente. 

"Come?" 

Allo sguardo confuso della migliore amica, Pan esitò per un secondo ma poi alzandosi dalla sedia e sbattendo le mani sul tavolo urlò: "Mi dispiace di aver litigato con te, e di essere sparita per tutti questi anni.

"Ma non dirmelo come se fosse una minaccia di morte" esclamò spaventata la turchese, poi dopo essersi abbandonate a delle piacevoli risate, continuò: "Pan sono stata molto arrabbiata con Te e probabilmente lo sono ancora, ma so perché sei andata via. 

Non mi sento di dirti nulla. Se poi ci sono altre motivazioni di fondo, allora me le dirai quando ti sentirai pronta. 

A me basta ch.."

Non fece in tempo a terminare la frase che la figlia di Gohan la interruppe: "Io farò di tutto per farmi perdonare."

"Speravo che le dicessi"

 

*

 

 

L'aria che si respirava in città era del tutto diversa da quella che aveva avvertito sui Monti Paoz, anzi addirittura poteva giurare che essa fosse molto più simile all'aria tipica della Città del Nord. 

Forse meno fredda. 

Quando vi abitava, Bibi diceva sempre che ogni volta che respirava a fondo sentiva i polmoni bruciargli, tanto il gelo che regnava in quel luogo! Ed era stata molto felice quando quella mattina aveva potuto constatare che la città dove avrebbe vissuto era invece calda e accogliente. 

Si era sentita davvero a casa... soprattutto sui monti Paoz. 

Non sapeva come spiegarselo ma le era sembrato che una strana forza misteriosa aleggiasse su quella confortevole casa, che aveva il profumo di fresca campagna. 

Non che le dispiacesse la città dell'Ovest comunque: era molto più all'avanguardia della città in cui era cresciuta, ed era grande ed affollata. 

Per quale assurdo motivo si sentiva legata a quei luoghi in maggior misura rispetto alla città in cui era cresciuta?  

Questo non riusciva a spiegarselo. 

Probabilmente le incredibili storie che le raccontava Goren da una vita avevano avuto un certo effetto sul suo cuore, e le avevano permesso di legarsi così tanto a quel posto.

"Ehi piccolina tutto bene?" la richiamò Bayu dai suoi pensieri. 

"Mi chiamo Bibi" si lamentò la bambina "comunque si sto bene.solo che vorrei sapere dove mi stai portando" 

La piccola figlioletta di Bra le sorrise calorosamente ma non rispose subito alla domanda della cugina, e solo dopo aver camminato per alcuni minuti si decise a parlarle. 

"Perfetto!" esultò la turchese, guardandosi l'orologio.

La figlia di Pan rimase per un secondo interdetta.

"Cosa?" chiese curiosa. 

"Bibi io vado a fare un servizio, puoi aspettarmi li?" 

La moretta volse il capo verso il punto indicato dalla cugina, e, scrutando un alto cancello scuro oltre il quale vi era un'immensa distesa verde, chiese entusiasta: 

"È un parco?" 

Bayu sorrise dinanzi all'ingenuità della bambina. "Certamente. Puoi andare a dare uno sguardo se vuoi! 

Ci vediamo qui davanti fra un'ora!" 

Detto ciò la figlia di Bra corse verso la direzione opposta, voltando alla prima traversa che trovò verso il proprio cammino. 

Appoggiandosi al muro la piccola turchese si affacciò di poco per controllare i movimenti della figlia della zia, quando una mano grande e calda le si appoggiò sulla spalla. 

Con scatto fulmineo si librò in aria, pronta a scagliare uno dei suoi migliori attacchi, che non avrebbe scalfito più di tanto un uomo dalla media corporatura, ma che quantomeno le avrebbe permesso di guadagnare tempo e scappare. 

"Papà!" Esclamò entusiasta la bambina riconoscendo la figura di Goten. 

"Bayu se tu riservi questo benvenuto a tutti quelli che ti prendono alla sprovvista, non ti rimarrà nemmeno più un amico. Lo sai?" La canzonò il moro. 

La figlia invece, ben più interessata alla sua piccola missione, non diede retta ai piccoli scherzi del padre. "Quale scusa hai usato con mamma per venire qui?" 

"Le ho detto che passavo a prendere delle carte in palestra. Non mi posso dilungare infatti" spiegò il ragazzo, puntando gli occhi sulla nipotina, che pian piano si avvicinava al maestoso cancello di ferro. 

"Finalmente si è decisa ad entrare" sussurrò la piccola turchese. "Io la seguo." 

"Sta attenta e osservali!" 

"D'accordo! Ah Papà?" 

Goten si fermò giusto in tempo prima di spiccare il volo, e guardò la figlioletta con aria interrogativa. 

"Ci sono probabilità di rimanere in vita quando la mamma scoprirà tutto questo?" 

Bayu, da sempre la più intraprendente e la più pestifera dei tre fratellini, non aveva paura di nulla: non aveva paura del buio, non aveva paura del dolore, non aveva paura del sangue, non aveva paura nemmeno di nonno Vegeta, a differenza della sorellina Caryl! 

Ma se c'era una cosa di cui la turchese aveva il terrore, allora quella era senza dubbio la mamma! 

Bra infatti era amorevole ed acconsenziente con tutti i suoi tre figli, ma non riusciva mai a risparmiarsi quando uno di loro faceva qualcosa di sbagliato. 

E Bayu combinava guai in continuazione... Incessantemente! Uno dopo l'altro... anche quando la colpa non era del tutto sua veniva sgridata e messa in punizione. 

Il papà, però, cercava spesso di smuovere la compassione della mamma, entrando in aiuto della figlia, anche se il più delle volte invano.

Il moro allora si mise in ginocchio e poggiando le mani sulle spalle della figlioletta sussurrò: 

"Se lo scoprirà!" 

Bayu rise. "Mi piace questo tuo ragionamento Papà! Allora facciamo attenzione a non farci scoprire!" 

Con questa promessa i due si lasciarono per qualche oretta, e mentre Goten tornava a casa in fretta e in furia per non insospettire la compagna, il piccolo frutto del loro amore si inoltrava silenziosa nell'immenso parco, dove la dolce Bibi, ne era sicura, avrebbe compreso il senso di tutto. 

 

 

*

 

 

Goren non avrebbe mai pensato che tornare a casa gli avrebbe procurato una tale gioia. 

In qualche modo rivedere i luoghi della sua infanzia gli aveva procurato un senso di sicurezza e di conforto, sapere che tutto era rimasto immutato nel corso di quei lunghi anni aveva avuto un effetto benefico sulla sua anima. 

In fondo quella era stata un po' la sua paura per tutto il tempo che aveva vissuto nella città del Nord: sapeva che un giorno la madre avrebbe costretto tutti a far ritorno a casa, ma non sapeva se poi avrebbe trovato tutto come l'aveva lasciato, o se un cambiamento radicale si sarebbe presentato dinanzi ai suoi occhi.

Era ben consapevole di aver assunto a riguardo un atteggiamento infantile e stupido, ma nel profondo il desiderio di Goren era semplicemente quello di 'cancellare' gli anni in cui aveva vissuto lontano da casa sua; anche se in tutto quel tempo aveva trovato nuovi amici e una ragazza a cui voler bene, non aveva mai potuto dimenticare le prime persone che gli erano state vicino: la sua famiglia, Junior che da sempre oltre ad essere suo zio era anche il suo migliore amico e Mi-chan, che, nonostante l'allontanamento di tutti quegli anni, era ancora la sua più grande amica. 

Vedere che tutto era rimasto come prima aveva fatto crescere in lui la speranza che anche tutta la sua vita potesse tornare ad essere sempre la stessa.

In fondo al suo cuore era quello che aveva sempre sperato.

Riportandosi così alla realtà, Goren prese a camminare velocemente verso la scuola in silenzio, limitandosi ad osservare l'ambiente circostante. 

Avvenne tutto all'improvviso. 

Una folata di vento e il primogenito di Pan si ritrovò il volto coperto da un grande foglio di carta bianco, quasi interamente riempito da scritte di svariati colori. 

Allontanò il pezzo di carta e lo osservò per lungo tempo: erano appunti scolastici; alzò il viso per ridare il foglio al suo possessore e per la prima volta incontrò il suo sguardo. 

Un angelo dai setosi capelli biondi e dagli occhi castani stava ferma dinanzi a lui, attendendo. Le guance erano leggermente rosate, ricoperte di quel lieve rossore che poco si addiceva allo sguardo tagliente appartenente a quella ragazza. 

"Grazie" gli disse quella con una punta di imbarazzo, dopo aver ricevuto indietro i suoi appunti. 

Poi così come era arrivata andò via, salutando il ragazzo con uno sguardo al contempo dolce e malizioso.

Senza sapersi dare spiegazioni, Goren se ne sentì inaspettatamente attratto, e come fosse un magnete, prese a seguirla.

 

 

*

 

 

Un'immensa distesa verde si ergeva dinanzi ai suoi occhi, e una momentanea sensazione di libertà prese possesso della piccola figlia di Pan. 

La bimba cominciò a correre e a roteare fra l'erba corta e ben curata di quel bellissimo posto, finché stesasi su di essa, prese ad osservare il candido cielo azzurro. 

Bibi da sempre aveva un debole per i grandi parchi, che le davano una sensazione di purezza e di gioia nel cuore; ed inoltre amava osservare il cielo e le nuvole, fra le quali tanti anni prima il nonno di sua madre era scomparso. 

O almeno Goren così le aveva detto.

La sua attenzione fu presto catturata dallo strano verso di un animale che le arrivava forte e chiaro agli orecchi; non ci impiegò molto a capire che quel suono proveniva dalla parte più alta dell'immenso albero vicino, nascosta dalle mille foglie che lo decoravano. 

Si avvicinò ad esso e guardandosi intorno, spinta dalla solita curiosità, si alzò in volo fino a raggiungere la sorgente sonora: Bibi si trovò di fronte ad un piccolo e strano uccello alato, dal becco squadrato e lungo, e dagli occhi piccolissimi. 

La bambina rise. "Come sei brutto!" 

Quasi ad aver compreso le parole della piccola Saiyan, lo strano animale prese a volarle minacciosamente attorno e a starnazzarle continuamente nelle orecchie. 

Bibi provò più volte a scacciare il volatile, finché non potendo più sopportare quel continuo fastidio lo colpì con la mano, allontanandolo per un po'. 

Inaspettatamente la sua attenzione fu completamente catturata dalla lucentezza di un oggetto sferico, depositato sul nido che quell'uccello stava custodendo; la moretta prese la sfera in mano e rigirandosela fra le mani si lasciò del tempo per riprendersi dallo shock. 

"Non mi ha mentito..." sussurrò sconvolta. 

Prontamente, la Saiyan mise la sfera nel  piccolo sacchetto di stoffa che portava costantemente con se e guardandosi intorno per assicurarsi che la bestiolina non fosse nei paraggi, tentò di scendere in volo dall'albero.

Prima che potesse attuare il suo intento, l'uccello tornò alla sua personale battaglia, dando addosso alla bambina, la quale perdendo l'equilibrio, si ritrovò in una frazione di secondo stesa a terra e tutta dolorante. 

Presa da un moto d'ora, prese ad urlare, con lo sguardo rivolto verso il cielo: "Mmm torna qui brutta bestia! La prossima volta ti brucio con le mie stes..." 

"Piccola ti sei fatta male?" 

Una voce maschile e stranamente dolce le risuonò nella mente, e ancora tutta dolorante la bambina si voltò verso l'uomo che aveva parlato.

"Un angelo" sussurrò stupefatta, sbarrando gli occhi.

L'uomo rise. "Sono tutto fuorché un angelo." 

Sebbene l'uomo avesse ammesso di essere un comunissimo mortale, la moretta non poté far a meno di pensare a quanto quell'uomo fosse inusuale e bellissimo: i capelli non erano ne corti ne lunghi, molto sottili e di un colore così delicato ed elegante che le faceva venir voglia di toccarli, e gli occhi erano di un celeste così intenso, che ad un solo sguardo conferivano una sensazione di calore dentro al cuore. 

Per Bibi questi erano sentimenti sconosciuti.

Il lilla gli diede la mano per aiutarla ad alzarsi, e quando finalmente ebbero appurato che stesse bene, egli esclamò: 

"Trunks, piacere." 

"Bibi. Piacere mio" rispose la mora. 

E fu a quel punto che la vide.

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Una bambina probabilmente della sua età, apparve al fianco dell'uomo stringendogli forte la camicia che portava; era davvero molto bella: vestiva con abiti eleganti e costosi, e aveva dei capelli turchesi perfettamente curati ed organizzati in delle trecce. 

Ma la cosa che colpì Bibi maggiormente fu senza dubbio il suo sguardo freddo e minaccioso, che per ironia della sorte era proprio rivolto verso di lei.

"Papà, andiamo ad aspettare la mamma da un'altra parte?" Chiese quella, senza toglierle gli occhi di dosso. "Tu perché non vai da tua madre e tuo padre?" Chiese poi rivolgendosi alla nuova arrivata.

"Io sono qui da sola." Rispose la figlia di Pan tranquilla. 

"Non possiamo lasciarla sola." Sorrise l'uomo alla figlia. "Bibi questa è mia figlia Iku" 

La moretta salutò la figlia dell'uomo sconosciuto, ma non ricevette risposta; o almeno finché il padre non le ordinò di farlo. 

"Perdonala" disse il lilla alla piccola Saiyan " all'inizio si comporta con tutti così. È solo un po' gelosa." 

"E di chi?" Rispose l' interlocutrice. 

A quel punto Iku parlò: "Di mio padre. Ovvio. Non ti avvicinare a lui!" 

Bibi scoppiò a ridere. "Ne ho già uno di padre. Mi basta e avanza." 

Sebbene non se lo sarebbe mai aspettata, quelle parole riuscirono in parte a placare l'antipatia che quella bambina aveva avuto da subito nei suoi confronti. 

Solo da quel momento infatti, le due riuscirono a parlare normalmente; conoscendosi limitatamente al poco tempo che riuscirono a stare insieme. 

Bibi appurò che sebbene quella Iku fosse molto strana, era davvero una brava bambina; il suo unico terrore era perdere il padre ed anche se la figlia di Pan non riusciva proprio a comprendere quella paura, in parte riusciva a rispettarla. 

Anche quel signor Trunks la incuriosiva moltissimo! Era davvero gentile e di bell'aspetto, ma sotto sotto, ne era sicura, era come tutti. 

Le bambine trovarono così il tempo di conoscersi assieme al lilla, ma anche di litigare: su chi fosse la più forte ad esempio. 

Bibi era sicura di essere imbattibile! D'altronde lei era una Saiyn, quelle due persone dovevano essere comuni esseri mortali senza dubbio. 

Come poteva far capire loro di essere la più potente? 

Non riusciva a far finta di nulla: odiava quando la sua forza veniva messa in discussione. Lo odiava SEMPRE!

"Amore!" 

Nel bel mezzo di una piccola lotta dimostrativa, la voce marcata e sensuale di una donna richiamò l'attenzione dei presenti. 

Iku, che fino a quel momento non aveva fatto altro che stuzzicare l'orgoglio di Bibi, improvvisamente assunse un'aria realmente infantile e dolce. 

Con le braccia tese corse verso la bella donna, dall'aria infinitamente antipatica. "Mammaaaa" urlò fra le sue braccia. 

Un po' confusa, Bibi guardò il lilla in cerca di spiegazioni e lo trovò intento nell'osservare la scena dispiaciuto. 

Che stava succedendo?

"Ciao Trunks" disse la donna con fare sensuale. 

"Misaki" ripeté l'uomo freddo. 

"Vi siete divertiti?" 

"Parecchio!" 

Non seppe spiegarselo ma Bibi avvertì improvvisamente una sensazione di freddo;

 sbuffò, infastidita da quella brutta atmosfera. 

La donna prese ad osservarla intensamente. "Chi è?" Chiese all'uomo  "Un'altra piccola vagabonda da te gentilmente raccolta?"  

"Misaki, ti prego di non riferirti né a questa bambina, né a mio figlio in quel modo!" Sbottò leggermente infastidito il lilla. 

La bambina dai capelli turchesi allora voltandosi verso il papà, urlò:

"Papà sono solo io tua figlia"

Il signore dagli occhi celesti accarezzando sua figlia, ammonì la donna che era di fronte, incolpandola del comportamento eccessivo della loro piccola.

"Certo certo" la donna mise allora a terra sia figlia, invitandola a salutare. 

Con grande sorpresa di Bibi, Iku si diresse verso di lei per prima. "Grazie per non aver dato tanta confidenza a mio papà. Adesso andrai via... Vero?"

"Si" 

Avuto conferma, la bambina corse allora ad abbracciare il padre. 

A quella scena Bibi avvertì inaspettatamente una morsa allo stomaco.

Non riusciva a spiegarselo ma... Le veniva da piangere.

 

 

*

 

 

Passo dopo passo, nel più totale silenzio aveva seguito quella bellissima ragazza per lungo tempo, magari facendosi passare dinanzi agli occhi degli altri come un poco di buono. 

Eppure aveva cercato di assumere un atteggiamento indifferente e normale anche quando la bella dagli occhi intensamente castani si era voltata lentamente, regalandogli un bellissimo sorriso. 

Però in quei momenti, Goren lo sentiva: il suo cuore, che prendeva velocità esageratamente e che spiccava il volo verso luoghi lontani e ignoti. 

E tutto per un sorriso. 

Se avesse saputo Junior, l'avrebbe deriso fino alla morte.

Però c'era qualcosa in lei che l'aveva catturato, incantato, e che ad ogni sguardo non faceva altro che incatenarlo a quella misteriosa e buffa persona. 

Quale ridicola follia.

Eppure non poteva negarlo, anche se quella strana attrazione era moralmente sbagliata, soprattutto nei confronti della sua fidanzata che aveva dovuto lasciare nella lontana Città del Nord e che amava immensamente. 

Su quello non aveva avuto mai dubbi, né ne aveva al momento.

In quell'istante era solo curioso... e attratto, ma non come un normale diciassettenne può essere attratto da una ragazzina. 

Non in quel senso. 

Credeva.

Passo dopo passo, la solare ragazza lo condusse dinanzi un altissimo ed ampio edificio, posto dinanzi la scuola dove il figlio di Pan era solito recarsi da bambino. 

Goren non ci mise molto a riconoscerlo: era il liceo che il nonno Gohan, la nonna Videl e sua madre avevano frequentato da giovani, e che dal giorno seguente avrebbe goduto anche della sua presenza. 

Senza volerlo, la piccoletta l'aveva condotto alla sua meta originaria, per ironia della sorte. 

Senza staccarle gli occhi di dosso, egli si appoggiò contro il muretto dell'edificio scolastico. 

La misteriosa biondina, con un sorriso appena accennato, parlava con un'altra ragazza dalla corporatura esile, dalla bassa statura e dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda, abbandonandosi di tanto in tanto a delle armoniose risate. 

Ma le ragazze in quella città erano tutte minuscole? 

O forse era lui troppo alto?

"Perché non sei venuta oggi?" stava chiedendo la rossa all'amica. 

"Scusa ieri ho fatto tardi a lavoro e stamattina non mi sono svegliata! Ecco i tuoi appunti" 

La ragazza bionda allora consegnò la montagna di fogli che aveva in mano alla sua compagna goffamente ed in modo quasi comico, tanto che suscitò in Goren un leggero risolino.

"Lascia stare amico. Prima di avvicinarti a lei dovrai avere meno capelli di quanti ne possiedi al momento!"

Una voce maschile, marcata ma palesemente scherzosa, lo distolse dalla sua momentanea occupazione; con gesto meccanico Goren volse il capo verso la sorgente di quel suono: un ragazzo biondo, forse della sua età, poco più basso di lui. Provando una prima simpatia per quello strano studente, il Saiyan decise di continuare la conversazione.

"Leggo una punta di malizia nella tua voce." constatò allora, ritornando con lo sguardo sulla ragazza dai favolosi occhi castani.

"Ma figurati" rispose quello, imitando il gesto di Goren.

"È una ragazza facile?" 

La curiosità del nipote di Gohan era davvero molto chiara, tant'è che il giovane biondo dopo avergli lanciato uno sguardo furtivo e meravigliato, ritornò alla posizione precedente, abbellendo il viso con un sorrisetto spavaldo . "Non credo ma si dice stia con un uomo più grande." spiegò.

"Uomo?" 

"Già"

Il nervosismo prese possesso del Saiyan: la situazione gli stava sfuggendo di mano eppure lui non riusciva a fare alcunché per smettere di ossessionarsi con quella biondina. 

Continuò ad osservarla.

Era davvero molto bella.

"Però é bella" diede voce ai suoi pensieri.

"Altroché. È il sogno proibito della maggior parte di noi." 

Fu a quel punto che Goren volse lo sguardo di scatto verso il compagno che aveva appena conosciuto e

dopo essersi ricomposto, sorrise; come se stesse parlando con un amico di vecchia data, constatò: 

"Noi? Non mi sbagliavo allora: Anche il tuo!" 

Il nuovo arrivato rise insieme al primogenito della bella Pan, riscontrando una certa simpatia nei suoi confronti. "Sei un tipo attento, non c'è che dire. In passato le ho dato i tormenti lo ammetto... Adesso non più." 

Goren annuì e,non riuscendo ancora a placare la sua sete di curiosità, continuò l'interrogatorio.

"E Quella con i capelli rossi accanto a lei?" 

"Lei è la sua migliore amica. 

Ma te la sconsiglio: è un vero maschiaccio e non esiterebbe a prenderti a pugni." lo avvertì il biondino, simulando un'espressione terrorizzata e, scatenando così le risa del Saiyan che, rivedendo nella descrizione della rossa fatta dal compagno l'immagine della madre, affermò con sicurezza: 

"Sono sicuro che mi ci troverei."

Seguirono attimi di silenzio, nei quali i due si limitarono a fissare le ragazze, intente nel salutare tutti i loro conoscenti. 

Dopo pochi attimi fu il ragazzo più basso a prendere parola per primo, chiedendo al Saiyan se abitasse nelle vicinanze e presentandosi. 

Il suo nome era Hiro e anche lui, come tutta quella gente che riempiva il cortile, frequentava quella scuola. 

Goren ugualmente si presentò, spiegando ad Hiro di essersi ri-trasferito da pochissimo, e che anche lui dal giorno seguente avrebbe frequentato quella scuola. 

"Beh benvenuto all'inferno, amico!" ci scherzò su il suo interlocutore.

Goren rise, poi continuando la sua piccola indagine, chiese innocentemente:"E loro?" 

"Quelle due sono Zoey e Kotomi" 

Al suono di quel nome,il figlio di Trunks sentì le forze abbandonarlo a poco a poco e il cuore perdere sempre più battiti; strabuzzò gli occhi e con un filo di voce chiese:

"Come scusa?" 

"Sono Zoey e Kotomi" ripetè il biondo, non notando il comportamento del nuovo amico.

Il nipotino di Videl, passandosi una mano fra i capelli, prese a camminare avanti e indietro percorrendo una parte del perimetro del muretto, finché col respiro affannato, mettendo il compagno con le spalle al muro, gli chiese agitato:

"CHI DELLE DUE È KOTOMI?" 

Hiro, spaventato da quel comportamento, guardò sconvolto il suo nuovo amico mentre dinanzi quell'espressione di sconcerto Goren non poté far altro che lasciare le spalle del ragazzo e ripetere la stessa domanda con più gentilezza.

"Perfavore chi delle due è Kotomi" 

"La ragazza bionda." rispose quello meccanicamente. 

Il Saiyan avendo avuto conferma dei suoi peggiori timori, cominciò ad agitarsi sempre di più, domandandosi cosa avrebbe dovuto fare, come si sarebbe dovuto comportare.

Giunto, ormai al limite di sopportazione, il povero Hiro diede una spinta al compagno, con l'intento di farsi spiegare e calmarlo ma con sua enorme sorpresa, quel Goren non si spostò nemmeno di un millimetro, ma, come se non avesse avvertito nulla, continuò a farfugliare parole senza senso.

"Senti un po'... Questa Kotomi abita nelle vicinanze?" 

Il primogenito di Pan ricordava con precisione che la famiglia di Kotomi era da sempre ospite in casa del Maestro Muten e che questa era parecchio distante da Satan City, o almeno lo era per un comune essere umano.

Hiro, sempre più sospettoso, rispose quasi di malavoglia. "Si a quattro passi da qui!" 

"Ah... "

"Sei sicuro di stare bene?"

"Non è lei." 

Il respiro di Goren cambiò drasticamente, e i muscoli, rimasti fino a quel momento tesi, si rilassarono gradualmente.

L'amico appena conosciuto sembrò trovar pace allo stesso modo, e comprendendo almeno in parte ciò che il "nuovo studente" stava pensando, provò quasi un senso di tenerezza nei suoi confronti, che aveva così tanto a cuore una ragazza. "Chi pensavi fosse?" 

Il Saiyan sospirò, poi sorridendo, spiegò:

"La mia migliore amica che non vedo da anni. Ma ora che ci penso più che così, la mia Kotomi potrebbe essere un'infantile ragazzina dalle codine bionde, tutta sorriso ed emozioni"

"E come mai eri così agitato prima?" 

"È una storia lunga" lo avvertì il nipote di Videl. 

"Ho tempo. Per oggi ho finito la scuola" rispose sorridente il giovane terrestre, dando uno schiaffo sulla schiena al ragazzo che gli era di fronte. 

Goren anche a quel contatto sembrò non provare alcuna sorta di fastidio tanto che il biondino cominciò a chiedersi ironicamente se il nuovo amico fosse umano oppure no. Nel frattempo, il ragazzo dai capelli scuri e sbarazzini aveva già preso a parlare:

"Quando ero piccolo, non stavo mai con le bambine. Kotomi era probabilmente l'unica col quale passavo del tempo! All'inizio non la sopportavo, poi sotto consiglio di mia madre mi sono avvicinato a lei. 

Continuavo a non capirla, ma fingevo e andavo avanti; dopo un po' è nata un'amicizia vera. Ho scoperto tante cose su di lei, l'ho protetta e lei mi ha sempre aiutato... Anche quando avevo perso la fiducia nella mia famiglia, lei c'era! 

Poi sono andato via e Kotomi non l'ho più cercata!

Adesso devo farmi perdonare, e lo devo fare con un grande gesto.

Devo farle capire che mi dispiace sul serio! Con la vostra Kotomi invece c'ho provato spudoratamente, se lei fosse stata la mia Mi-chan sarei finito nei guai: questo non avrebbe giovato al nostro rapporto!"

"C'hai provato con Kotomi? ma stai sch... 

No! non voglio saperlo!" esclamò teatralmente lo studente conosciuto da pochi attimi, poi riprendendo un espressione seria, continuò:

"piuttosto alla tua Kotomi hai detto che saresti tornato?" 

"No, te l'ho detto:non la sento da quando sono andato via" sbuffò il figlio di Pan.

"Beh sai com'è Goren.. Uno pensa di tornare per fare delle sorprese, ma alla fine le sorprese le trova lui"

Il Saiyan voltò il capo di scatto verso il nuovo amico.

Cosa voleva dire?

 

 

*

 

 

"Ciao tesoro. 

Ci sentiamo presto." sussurrò l'uomo dai capelli lilla, abbracciando la sua bambina. 

"Ciao papà" rispose quella tristemente. 

Quando poi la signora dai lunghissimi capelli castani prese la figlia per mano, allontanandola dalle braccia del padre, il presidente non si mosse ma rimanendo in ginocchio, attese che la figura della ex compagna e della piccola fossero ormai invisibili all'orizzonte. 

Fino a quel momento aveva mostrato alla piccola turchese, che girava il capo continuamente per lanciare dolci occhiate al papà, un sorriso fantastico; ma non appena le due sparirono, il presidente si alzò lentamente per poi poggiarsi sulla panchina dove era seduto precedentemente. Sbuffò.

Bibi, rimasta in silenzio fino a quel momento, si avvicinò lentamente per continuare a parlare con quell'uomo strano e simpatico, ma non appena le fu vicino, sussultò, notando la piccola patina di acqua, che stava coprendo i suoi occhi. 

Stava piangendo. 

Per la sua bambina. 

La piccola figlia di Pan provò ad immaginarsi Bisc quella mattina, in preda ad un silenzioso pianto per essere stato costretto a dividersi dalla sua famiglia per tanto tempo. 

La sua mente sembrava non voler materializzare quella fantasia; forse perché quel pensiero era così improbabile che anche solo immaginarlo sarebbe stato impossibile. 

Invece quell'uomo... Quell'uomo era diverso. 

L'amore che provava per la sua bambina era davvero illimitato, davvero andava oltre ogni confine, tanto da indurlo a fare un'azione tanto strana per un'adulto, quale piangere.

Lei non aveva mai visto piangere nessun adulto, ma vedendo il viso sofferente di quella persona, non poté non constatare quanto fossero teneri e 'nudi' gli uomini in quelle occasioni. 

Salì con molta facilità sulla panchina di legno, e sedendosi chiese dolcemente: 

"Non la vedrai per un po'?" 

Trunks girò il volto verso la moretta che aveva parlato e accarezzandole il capo, spiegò: 

"No, andrò a trovarla presto." 

"Allora perché piangi?" 

Il lilla ritornò con lo sguardo verso l'orizzonte. "È difficile vivere lontano dai tuoi figli, vederli andar via e non poter passare più tempo con loro." 

La figlia di Pan non seppe trovare una vera motivazione, ma sentì il suo cuore accelerare sempre di più finché anche le sue guance non assunsero una lieve tonalità rossastra.

"Hai altri figli?" Chiese proseguendo l'argomento, nell'intento di non lasciar trasparire le sue emozioni. 

"Si. Ho un altro figlio, più grande. 

Ma non lo vedo né sento da anni." Sospirò lui. 

"Come mai?" 

"Vive lontano con la madre.

Ma non mi sembra il caso di raccontare queste cose deprimenti ad una bambina." tagliò corto il presidente, sorridendo alla moretta.

Bibi sorrise di rimando all'uomo, poi rispettando il suo desiderio di cambiare argomento, decise di dar voce ai tuoi pensieri. "La mamma di tua figlia è davvero una serpe! Che antipatica" 

Il Saiyan esplose in una rumorosa risata, che si protrasse per vario tempo e che in parte fu in grado di donargli il buon umore. 

La sorellina di Goren sorrise, e continuando il gioco, chiese: "Ehi che hai da ridere?" 

"Scusami, mi hai ricordato una persona." spiegò quello ancora intento nel ridacchiare. "Tu le somigli molto per certi aspetti" 

La piccola Saiyan a quella frase balzò subito in piedi. "Se è come me, allora la voglio conoscere."

"Mi piacerebbe fartela conoscere, ma non posso" 

"E perché?"

Trunks sospirò. "È la madre di mio figlio, quello che non vedo da anni." 

"Ah" mugugnò la bambina "scusami, ma perché questa madre non ti fa vedere tuo figlio?"

"Non penso sia la madre a proibirlo. In passato ho provato a contattarlo, ma si è sempre negato. Ce l'ha con me." 

Bibi rivolse lo sguardo verso il viso triste del presidente. "Che spreco. Un papà che vuole così bene al figlio, ma che non può vederlo." 

"Gli voglio bene, nonostante tutto.

Com'è normale che sia per un padre." sottolineò il Saiyan, generando tristezza nella piccolina, che cadde seduta nuovamente sulla panchina.

"Non è vero" 

"Cosa?" 

"Non è vero che ogni padre vuole bene in questo modo al proprio figlio." si lamentò lei.

Trunks chiese spiegazioni circa la strana affermazione che la piccola aveva appena fatto. 

La risposta di lei non tardò a venire. "Mio padre è molto freddo con me.

Pensa solo a viziarmi, ma noi non parliamo mai o non litighiamo mai! 

Mamma dice che è per la sua timidezza ma non c..."

"Sarà sicuramente così." la interruppe il figlio di Bulma "comunque un po' capisco ciò che provi."

"No, non puoi capire" negò la sorellina di Goren. 

"Mio padre ha un carattere particolare" spiegò il lilla, catturando l'attenzione della bambina "a prima vista sembra un uomo scorbutico, in collera col mondo, violento e apatico. 

Non si abbandona a smancerie e poche volte mostra un lato prettamente paterno. Anzi quasi mai.

A volte spaventava anche a me.

Però io lo so che mio padre darebbe la vita per la sua famiglia, perché anche se non lo dimostra a noi ci tiene molto." 

Bibi abbassò il capo pensierosa, poi poco dopo scendendo giù dalla panchina, esclamò allegra: 

"Io devo andare, ne riparleremo un giorno!" 

"Ma non c'è nessuno! Sei sola..Vuoi che ti accompagni?" Chiese sorridente il Saiyan. 

"No c'è mia cugina che mi aspetta qui fuori. Senti... Ma tu vieni tutti i giorni qui?" 

"Si, durante la pausa per schiarirmi un po' le idee. E tu?" 

Bibi regalò al presidente un sorriso ancora più grande, e prima di correre verso l'uscita di quel bellissimo parco, urlò: "Da domani anch'io verrò tutti i giorni!"

Si lasciarono così, tra un sorriso e l'altro i due nuovi amici, e fra mille pensieri ritornarono alla vita di sempre. In attesa di un nuovo incontro, ripensarono agli attimi passati insieme con allegria e spensieratezza; ad entrambi non poté non scappare una leggerissima risata.

 

 

*

 

 

"Ciao Bibi. Sei in ritardo" puntualizzò la bella Bayu, appoggiata al cancello del parco. 

"Scusami" rispose dispiaciuta l'altra. 

"Hai conosciuto qualcuno?" chiese, fingendo di non sapere nulla, la piccola turchese. 

Bibi si affrettò a rispondere. "No nessuno" 

Bayu sorrise dinanzi alla buona riuscita della sua missione, e, prendendo la cugina sottobraccio, la condusse verso la propria casa. 

In silenzio.

 

 

*

 

 

Non seppe ben spiegare la motivazione, ma Goren quel giorno non chiedette più alcuna informazione al suo compagno Hiro, non perché ne avesse avuto abbastanza ma perché la provocazione del compagno, che probabilmente conteneva grande verità, rispecchiava profondamente le sue paure.

Lasciò perdere la bella biondina, e per un certo istante allontanò dai suoi pensieri anche la sua Mi-chan; si fece accompagnare dall'amico nella segreteria della scuola per portare tutte le pratiche per l'iscrizione, facendosi inserire nella classe del suo unico conoscente.

Poi, promettendo al compagno che si sarebbero visti il giorno seguente, andò via in silenzio, camminando a testa bassa e meditando su tutto ciò che quella giornata gli aveva offerto e sperando in fondo al cuore, di poter chiarire quelle strane emozioni, che quel giorno erano sorte nel suo cuore. 

Quando trovò la voglia di alzare la testa e percorrere la sua strada come un normale diciassettenne confuso, ebbe l'impressione che qualcosa di strano stesse accadendo in quella giornata. 

Incontrare una bella biondina e seguirla incantato poteva anche andar bene. 

Scoprire che quella ragazza andava nella stessa scuola che dal giorno dopo avrebbe frequentato anche lui, poteva essere accettato. 

Venire a sapere che la biondina in questione si chiamasse come la sua migliore amica.. Beh per quanto fosse strano, poteva accettare anche quello. 

Ma ritrovarsela davanti anche durante il tragitto del ritorno, nonostante avesse perso molto tempo a scuola... Beh quello davvero era troppo. 

Chi era quella misteriosa ragazzina bionda e bella, che aveva su di lui quello strano effetto? Perché in qualche modo se la ritrovava sempre davanti?

E pensare che dal giorno seguente l'avrebbe vista quasi ogni giorno. 

Senza nemmeno pensarci, Goren prese a camminare a passo spedito con l'intento di raggiungerla, senza farsi troppi problemi quella volta. 

Giunto in prossimità della ragazza, egli alzò la mano per toccarle la spalla e richiamare così la sua attenzione, ma prima che potesse muovere qualsiasi muscolo del corpo, ecco che il violento spostamento del liscissimo manto biondo di capelli preannunciò una reazione della bella.

"Cerchi guai, piccolo impiastro?" chiese acida la ragazza, osservando il conoscente. 

Non appena i loro occhi si incontrarono e la bella biondina si rese conto di avere davanti il ragazzo di poco prima, arrossì violentemente e cambiò atteggiamento. "Ma sei tu! Ehm.. Scusa io credevo tu fossi un'altro... Ehm... Un'altra persona!" 

La mente di Goren, però, era ormai lontana, approdata a quel giorno non così lontano di nove anni prima: una bambina dalle bionde codine e dalla svolazzante gonna celeste in posizione di attacco gli urlava contro scherzando. 

"Cerchi guai, Piccolo Son? Vuoi combattere?"

 

Le parole uscirono sole dalle proprie labbra, come se non potesse fare a meno di tenerle dentro. "M..Mi-chan?" 

La ragazza dinanzi a lui rimase per un secondo basita, poi con una semplice frase diede conferma ai pensieri di Goren.

"Conosci il mio nome?" stava chiedendo con gentilezza. Eppure il moro proprio non seppe rispondere prontamente a quella semplicissima domanda, la gioia di averla ritrovata e la paura di aver rovinato tutto con quel flirt quella mattina si stavano confondendo dentro il suo cuore.

Poi, spinto da un moto di coraggio, parlò con non poca emozione: "Mi-chan sono io...Goren!" 

La ragazza dinanzi a lui sbarrò immediatamente gli occhi, cambiando nuovamente atteggiamento.

"Goren?!" chiese mostrando un'espressione triste mista ad incredulità. Poi voltando il viso di lato, e socchiudendo pian piano gli occhi, esclamò con disprezzo:

"Mi dispiace! Non so di chi tu stia parlando."

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"Cosa? Kotomi guardami. Non mi riconosci più?" urlò il povero Goren, sconcertato dalle parole dell'amica. 

Era lei senza dubbio. 

Troppe coincidenze. E quella strana attrazione, sintonia. 

Lei era la sua Mi-chan.

La biondina gli lanciò uno sguardo e con estrema lentezza prese a pronunciare una sentenza.

"Ora che ci penso... Conoscevo un Goren una volta..."

A quelle parole il figlio di Pan si rilassò visibilmente e con entusiasmo prese ad aiutare Kotomi a far chiarezza fra i suoi ricordi: "Come minimo. Ero il tuo migl..." 

"... Ma è morto! Adesso evita di seguirmi." lo interruppe la ragazza, per poi andar via a passo veloce verso l'orizzonte.

Seduta stante, il ragazzo non seppe pensare ad una risposta opportuna, non riuscì a pensare nemmeno ad un modo per fermarla. 

L'idea che tutti quegli anni Mi-chan lo avesse considerato all'altro mondo prese pian piano possesso della sua mente. Perché lei era sicuramente Kotomi, perché l'avrebbe riconosciuta ovunque anche senza gonna o senza codine. 

"Morto?" Sussurrò scioccato.

Il problema era: cosa era stato detto a Kotomi per spiegare la sua scomparsa? 

E perché dirle una cosa del genere? 

Non aveva senso...

Avrebbe indagato. Senza dubbio.

Dal giorno seguente non le avrebbe dato tregua!

 

 

*

 

 

Quel giorno i festeggiamenti per il compleanno della bella principessa dei Saiyan continuarono fino a sera inoltrata, interrotti semplicemente da qualche telefonata da parte di familiari.

Giunto così il buio sulla città, Pan e i suoi due figli lasciarono la piccola famiglia per dirigersi sui lontani Monti Paoz. 

Bra non avvertì alcun senso nostalgico nel vedere la propria migliore amica andar via, perché sapeva che l'avrebbe rivista il giorno dopo, il giorno successivo e ancora ancora. 

Osservando la moretta di più e il suo adorato Goren in lontananza, capì di essersi riappropriata almeno in parte della sua vecchia vita, mentre scrutando la nuova nipotina, capì che da quel momento in poi tutto sarebbe stato più completo. 

Quel giorno, la notte aveva un'atmosfera diversa: non vi era più nulla di nostalgico e triste nel suo silenzio e nella sua quiete.

 

 

*

 

 

"Buonasera principessa" urlò Goten, irrompendo nella spaziosa camera da letto, pronto a terminare la giornata nel migliore dei modi. 

Bra si limitò a regalargli un dolcissimo sorriso. 

"Che bello. Mi era mancato" constatò l'uomo. 

La turchese baciò appassionatamente il fidanzato, conferendogli grande felicità. "Ti ringrazio Son." 

"Non ho fatto nulla io. Però devo dire che sono felice che tu ti sia ripresa!" esclamò il moro, poggiandosi sopra al letto con l'intento di stare un po' più vicino alla sua ragazza. "Prima eri così antipatica e depressa che Ti sono uscite le rughe proprio qui, guarda" 

"Sei piacevole come un pugno nello stomaco! Ma d'altronde cosa mi aspetto da un contadinotto dei bassi fondi?"

A quelle parole, che Bra aveva pronunciato con la solita aria altezzosa, il moro esplose in una fragorosa risata. 

Fu pronto a risponderle per le rime, stando sempre al gioco, ma ancora una volta fu la turchese a prendere per prima parola.

"Che hai in mano?" chiese curiosa.

"Questa?" Goren guardò l'oggetto che stava stringendo nella mano sinistra da un po'. Lo passò alla sua bella e spiegò: "È la foto della famiglia di Pan. L'ha dimenticata." 

Bra rise. "È sempre la solita sbandata" 

Entrambi osservarono la foto, felici che per una volta il viso di Pan apparisse sereno e felice come un tempo. Poi presero ad ammirare il resto dei componenti della famiglia.

"Però è incredibile come la figlia assomigli al compagno!" fece notare Goten.

La figlia di Vegeta sembrò discordare dall'idea del fidanzato. "Ma quando mai! È la copia di Pan!" 

"Ti sbagli... Guarda! Padre e figlia hanno gli stessi occhi..." 

Bra avvicinò l'immagine al viso, con l'intento di mettere a paragone il colore degli occhi dei due; non appena dovette accettare che il ragazzo aveva avuto buon occhio nel notarlo, trovò subito una prova a suo favore, e con fierezza canzonò il ragazzo:

"Ma Pan non ha mai detto che Bibi ha gli occhi di Bisc. Lei ha detto che Bibi ha gli occhi di Videl!!!" 

Il Saiyan rimase confuso dalle parole della figlia di Bulma, ma convinto di aver ragione continuò la discussione, e prontamente affermò: "Ho passato più di quarant'anni della mia vita con Videl in casa e posso dirti che il colore dei suoi occhi è molto più chiaro!" 

"Perché allora Pan avrebbe dovuto mentirci?" chiese Bra spazientita.

"Le sarà sfuggito o si sarà imbrogliata!" 

Goten e il suo difetto di farla troppo facile! Era una cosa che la Saiyan proprio non tollerava ma che comunque aveva imparato con gli anni ad accettare; in quel caso però il suo adorato Stalker non l'avrebbe avuta vinta così velocemente. 

Non quando si parlava della sua migliore amica.

"Qualcosa non mi torna."

"Io ti posso solo assicurare che questi non sono gli occhi di Videl... Sono più come i tuoi, ecco." Esordì il ragazzo, aprendo così la mente alla sua compagna.

"Come i miei dici?" Sussurrò la turchese accarezzando la parte della foto che ritraeva il visino della bambina.

"Si, Son hai proprio ragione!" 

Una piccolo sospetto si fece largo nella mente della turchese, che non tardò a spiegare al fidanzato la sua ipotesi. "Son, mi sa che otto anni fa Pan in passato si è cacciata proprio in un bel guaio!"

"Cosa?" chiese incuriosito Goten, ancora lontano dalle tesi della compagna.

 

 

*

 

 

Il leggero venticello primaverile si insinuava nella grande camera del ragazzo dai capelli d'ebano attraverso i quasi invisibili spifferi delle vecchie, anzi vecchissime finestre. 

Il suono dell'acqua che si scagliava contro i massi rocciosi a fondo cascata risuonava vivido e forte nella mente del povero insonne, assieme ad un fastidioso stridio di animali selvatici che come di consueto, accompagnava le notti quotidiane della vita sui Monti Paoz. 

Goren percepiva questo e molto altro, rigirandosi nel letto della sua vecchia e confortevole stanza, in prenda a mille e più pensieri, che naturalmente gli impedivano di abbandonarsi alla stanchezza conseguente ad un viaggio alquanto scomodo, a forti emozioni seguite al ritrovamento della sua famiglia, all'incontro di un nuovo amico e di una creatura quasi angelica, e al ricordo incessante di quella buffa bambina dai capelli biondi che lo conosceva meglio di chiunque altro.

Analizzando punto per punto, magari avrebbe avuto anche la capacità di trovar soluzione a tutto, e rassicurarsi ma quei pensieri si affollavano così caotici nella sua mente che qualsiasi voglia di soffermarsi a turno su ciascuno di essi risultava vana.

Eppure Goren non se ne sentiva intimorito ne tantomeno ne era uscito sconfitto: tutti quei particolari che gli davano pensiero, altro non erano che l'ennesima prova dinanzi a cui la vita lo stava ponendo, e lui avrebbe accettato la sfida senza alcun problema. 

E non avrebbe perso, soprattutto perché in gioco vi erano i suoi sentimenti.

Cullato dalla sicurezza del momento, si lasciò sopraffare dalla stanchezza e pian piano permise al suo corpo di rilassarsi sul morbido e grande materasso, chiudendo contemporaneamente le palpebre con un movimento lento e tardo. 

Con suo sommo piacere anche l'ambiente circostante sembrò aver trovato una momentanea pace, almeno finché il cigolio fastidioso e insistente della porta, che lentamente veniva aperta, gli entrò prepotentemente in testa; non gli fu necessario aprire gli occhi per capire chi fosse: non era un segreto che Bibi s'intrufolasse spesso nel letto del fratellino per trovare un po' di compagnia o semplicemente per scambiare quattro chiacchiere prima di addormentarsi.

"Goren" 

Il suono della vocina acuta e dolce fu la conferma dei suoi sospetti. 

"Dormi?" 

Il moro non aprì gli occhi, ma anzi voltandosi dal lato opposto del letto, diede le spalle alla sorellina: la bambina, infatti, approfittava spesso della sua pazienza per semplice convenienza, dato che lei al contrario dormiva molto poco.

"Bibi ho avuto una giornata piena.

Torna in camera tua" le disse, allontanando per un po' la solita gentilezza che lo contraddistingueva. 

A quelle parole la piccola Son non diede una risposta, ma silenziosamente si avviò verso l'uscita, trascinandosi quasi a fatica.

Rimasto solo, Goren, ormai pronto a terminare quella giornata, non riuscì a trovar pace, e rigirandosi più volte nel letto in cerca della giusta posizione, cominciò a tormentarsi circa la triste e silenziosa visita della sorella. 

Quando c'era di mezzo Bibi per Goren era difficile rimanere impassibile, quindi com'era prevedibile si alzò pigramente per dirigersi nella stanza accanto. 

Aprì lentamente la porta, e vide la sorellina stesa sotto le coperte, intenta nel stringere a sé una piccola sacca dalla forma sferica; la stanza non era illuminata da nulla se non dalla luce fioca e rilassante della luna, tuttavia il ragazzo apprese da subito che la piccola non stava dormendo. 

"Mi fai un po' di spazio?" chiese gentilmente, avvicinandosi al letto. 

"Vattene via" 

"Sei arrabbiata? Mi dispiace Bibi. 

Ero nervoso. Sono venuto apposta per scusarmi e per accertarmi che tu stia bene!" spiegò teneramente il moro.

La piccolina prese a percorrere con le dita dei tratti irregolari sulla sfera che aveva accanto, e abbassando lo sguardo, cominciò: 

"Il letto è troppo piccolo per dormirci in due" 

Goren sorrise. "Bugiarda. Questa era la stanza di Ju quando eravamo bambini. E questo letto ce lo siamo litigati per anni, era molto più lungo e spazioso del mio. 

Alla fine come sempre ha vinto lui!"

Si sedette accanto alla bambina e, passandole una mano sui capelli, chiese curioso: "Cosa nascondi in quella sacca?" 

"La verità delle tue parole" rispose la secondogenita sorridente, dinanzi un Goren stupito e non completamente consapevole di quello che aveva appena udito.

"Eh? Di questo volevo parlarmi?"

Bibi alzò lo sguardo angosciato verso il fratello, e sedendosi accanto a lui, cominciò a spiegare, non senza un certo imbarazzo: 

"Zio Goren è davvero un papà bravo ed affettuoso..." 

"Beh si, ma non dirglielo potrebbe montarsi la testa" rise il moro, interrompendola. 

Bibi sorrise di rimando, poi abbassando di nuovo il capo continuò: 

"Sembra che tu lo conosca molto bene..." 

"Per forza, ho passato in questa casa più della metà dei miei anni. 

Ma imparerai a conoscerlo anche tu"

"Infatti... Tu conosci molto bene tutti quanti" sottolineò la piccola Saiyan. 

Il fratello le lanciò un breve sguardo confuso. "Vero" 

La moretta, allora, stendendosi sulle gambe di Goren e dando sfogo alla sua tristezza, giunse infine al punto cruciale. 

"Allora tu conosci anche il mio papà?"

In quel preciso istante, il cuore del ragazzo sembrò fermarsi improvvisamente, e l'angoscia, che fino a quel momento aveva visto dipinta solo sul viso della bambina, si  riversò pian piano nel suo animo; anche tutti i rumori di assestamento della casa cessarono, e fuori la natura circostante sembrava essersi completamente ammutolita dopo quella domanda.

"Bibi" cominciò lentamente e non senza accenni di tensione "perché mai adesso te ne interessi?" 

La piccola Son si alzò lentamente e guardando dritto negli occhi il fratello, gli spiegò di aver avvertito una strana sensazione di calore nel momento in cui aveva visto lo zio e i suoi bambini scherzare e scambiarsi abbracci, e spiegò di aver incontrato un padre insieme alla sua bambina al parco. 

Poi calò per un po' il silenzio fra i due. 

La bambina mora non se la sentì di proseguire il racconto della giornata però nella sua mente, le immagini di quell'incontro si susseguivano imperterrite: quegli occhi di quel colore azzurro così bello, che si erano colmati di calde lacrime non appena la figlioletta era partita, non li avrebbe mai potuti dimenticare. 

Per la prima volta aveva avvertito tenerezza nei confronti di un uomo, e soprattutto di un papà; aveva letto nell'intenso dolore di quel momento l'essenza vero del sentimento che unisce due persone: un uomo ed una donna, e non un uomo ed una donna qualsiasi ma un papà ed una figlia.

E inaspettatamente si era sentita appagata dal pensiero che magari quella persona che aveva contribuito a metterla al mondo stesse da qualche parte in quella città, e che si abbandonasse alle stesse lacrime che quell'uomo dai capelli lilla aveva versato per sua figlia. 

Quel pomeriggio le era sorto nel cuore un'improvvisa voglia di vedere e toccare quelle piccole gocce d'acqua sul viso del suo vero padre, e magari poi mostrargli anche le sue.

Peccato che l'avesse capito solo in quell'istante.

"Perché in tutto questo tempo quando la mamma voleva parlartene hai sempre rifiutato?" Goren fu il primo a prendere parola, visibilmente preoccupato per il cambio di direzione della sorella.

"Non ne avevo voglia Goren. Io sono strana: io non voglio bene a Bisc come si vuole bene ad un papà, anche se mi ha cresciuto lui.

Io posso volergli bene solo come una persona vuole bene ad un'altra, e mi è simpatico perché fa felice mamma. 

Ma non è il mio papà e non capisco perché mamma voglia fingere che invece è così" si lamentò la Saiyan, ormai desiderosa di cacciar tutto fuori. 

Il maggiore l'ammonì: "Non dire così. Tutto quello che nostra madre ha fatto, l'ha fatto per noi! Lei cerca sempre di far del bene, anche se combina mille guai. 

Anche quando ero piccolo, mamma mi ha mentito sulla vera identità di mio padre; ci ho messo un po' a capire che l'aveva fatto per me.

È grazie a lei che ho avuto la possibilità di avere un papà fantastico al mio fianco per tanti anni." 

"Come hai fatto a voler bene a qualcuno che non era tuo papà?" 

"Beh quando ho scoperto di essere figlio di un'altro uomo, ormai era troppo tardi. Per me mio padre era solo e sempre il compagno della mamma, perché ero cresciuto con questo ideale e perché lui mi aveva dato tutto l'amore necessario. 

Con te è diverso: la mamma per evitare errori passati non ti ha illuso e tu non hai avuto la voglia di affezionarti a Bisc come padre." 

Goren spiegava questo e tanto altro alla sua piccola Bibi, e la bambina, sebbene fosse un'argomento delicato e difficile, sembrò carpire e assorbire ogni informazione importante. 

Quando poi, il fratellone ebbe finito del tutto, la piccola senza troppi peli sulla lingua chiese: 

"Quando hai conosciuto il tuo vero padre sei rimasto deluso?"

"All'inizio si... Poi.. Beh lo sai: Ryo continua a chiamarmi periodicamente quindi tanto male non è." si limitò a sorridere il ragazzo. 

Sebbene il primogenito non avesse dato alla bambina una risposta del tutto negativa, lei non poté non focalizzarsi su tutto quello che di terribile vi era nella prima affermazione del fratello. 

E così avvenne il suo cambio di rotta: forse per paura di rimanervi delusa o per reale benessere nella sua vita, Bibi decise di non voler conoscere suo padre, di non rischiare tutto quello che di buono la mamma aveva costruito per lei fino a quel momento.

"Forse mi perdo tanto ma... Io non voglio un padre. Ho già il fratello migliore del mondo!" esclamò dolcemente la bambina, alzandosi sul materasso, e regalando un abbraccio al Saiyan. 

Egli rispose senza troppi indugi. 

"Bibi non dire così. Ne parleremo un giorno con la mamma."

La bambina annuì: "Adesso sto meglio. Puoi tornare a dormire in camera tua." 

Ridendo, il ragazzo si avviò verso la porta, felice di aver aiutato la sorellina. 

"Goren aspetta" urlò la bambina, non appena il ragazzo fu sotto lo stipite. 

"Dimmi" 

"Com'era il mio papà? Te lo ricordi?" chiese lei ingenuamente, non ancora pronta a lasciar andar via quella piacevole sensazione di calore.

"Non lo dimenticherei per nulla al mondo." Sospirò il moro. "Era un uomo forte e simpatico, e credo lo sia tutt'ora. Gestisce una grande azienda, ed in passato ha aiutato la mamma, nonno Goku e gli altri nelle battaglia perché lui.. Beh... È come noi!" 

"Davvero?" la piccola ne sembrò entusiasta. 

"E poi..."

"Poi?"

"Tu hai i suoi occhi, Bibi" 

E con quella affermazione, il ragazzo lasciò la stanza e la sorellina, immersa nei suoi pensieri. 

Quando, poco dopo, la piccola Son corse a rifugiarsi sotto le coperte lo fece con uno stato d'animo completamente differente da quello con cui ne era uscita. 

Prese la palla e la mise accanto a se, prima di sprofondare in un dolcissimo sogno. 

In fondo le bastava questo. 

La sua vita andava bene così com'era, e sapere che suo padre era una brava persona era già abbastanza.

Tuttavia nei suoi sogni di bambina il papà era accanto a lei: un eroe nelle vesti di un angelo, che, tenendola stretta a se in ogni istante e versando lacrime di gioia, le cantava la melodiosa canzone di quel carillon che da tempo non ascoltava più. 

I suoi occhi erano di un azzurro intenso e splendente, i suoi capelli sottili e di un colore molto chiaro, tendente al lilla.

Sapeva che si stava lasciando suggestionare dalla realtà, e in particolar modo da quell'incontro che sebbene fosse stato casuale, le aveva aperto il cuore, ma andava bene così.

Forse quello tra lei e quel signor Trunks era stato un inizio decretato dal destino; e anche se i loro incontri futuri non sarebbero stati allo stesso modo improvvisi e casuali, non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi.



 

IL DIARIO DI TRUNKS...

 

I know sometimes things may not always make sense to you right now

But hey, what daddy always tell you?

Straighten up little soldier

Stiffen up that upper lip

What you crying about?

You got me

 

I know you miss your mom and I know you miss your dad

Well I'm gone but I'm trying to give you the life that I never had

I can see you're sad, even when you smile, even when you laugh

I can see it in your eyes, deep inside you want to cry

'Cause you're scared, I ain't there?

Daddy's with you in your prayers

No more crying, wipe them tears

Daddy's here, no more nightmares

We gon' pull together through it, we gon' do it

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Capitolo 26
*** INSONNIA. ***


Salve a tutti!  (Della serie chi non muore si rivede).

Mi voglio scusare con tutti quanti per questa assenza parecchio prolungata per cui voglio sperare che almeno il nuovo capitolo sia per tutti di gradimento.

Allora parlerò subito del capitolo. 

È un alternanza di momenti del passato e del presente. 

La ragazza protagonista presa da un momento di insonnia comincerà a pensare un po' al suo passato, facendosi risalire alla mente vari momenti della sua vita, dall'infanzia all'adolescenza. 

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto il capitolo ma in particolare chi ha recensito: 

-amore mio ti amo;

-kira16;

-Nannola98;

-Yoake;

-Solydea;

-heavenly97;

-Emanuela balsamo 01;

-Nana Kudo.

Mi scuso ancora per il terribile ritardo! 

Un bacio a tutte voi... E tutti. 

Vorrei dedicare questo capitolo al mio cagnolino Gohan, che è volato in cielo due settimane fa per una brutta malattia. 

Sebbene fosse solo un cucciolo di tre mesi è stato per me l'amico più caro fra tutti. E per me essere stata la sua "mamma" è stato l'orgoglio più grande.

Mi ha dato tanto, è grazie a lui che ho superato i momenti più duri! 

*Ti adoro amore mio! Spero che li dove dei tu sia libero di correre e giocare proprio come piaceva a te*

Adesso vi lascio! 

Buona lettura e se vi va lasciate un commentino!





Avorio. 
Bianco antico. 
Bianco titanio e... Bianco zinco! 
Con qualche piccola sfumatura di bianco tradizionale. 
Quello splendente, che ti da una sensazione di leggerezza e purezza; quello che sta d'incanto a tutte le donne e che, di rimando, tutte sognano di indossare.  
Anche io, sebbene nasconda gelosamente questo minuscolo dettaglio, sogno un bell'abito romantico e principesco, di quel bianco così perfetto da far invidia alle nuvole stesse. 
E poi... 
Alt! Sto andando troppo in la con l'immaginazione, così tanto da sfiorare il limite.
Piedi a terra, Mi chan! E ricominciamo... 
Forse qualcuno di voi ricorderà l'immagine di una bella bambina, graziosa e cordiale; dai folti codini biondi e la gonna svolazzante! 
Bene. 
Eliminatela. 
Bruciatela. 
Nascondetela negli angoli più insidiosi della vostra mente. 
Chiudetela in un forziere e buttate la chiave. 
Insomma, fatene quel che volete ma allontanatevi dalla figura di quella eretica bambina perfetta ed insignificante. 
Per chi non mi conoscesse, e per chi mi conosce ma intende scoprire l'attuale me, mi presento: 
Il mio nome è Kotomi, detta Mi-chan SOLO ed UNICAMENTE per i familiari ... e amici!
 Che, fra parentesi,  vi assicuro: possono essere contati su metà delle dita delle mia mano destra!
Ho 17 anni e frequento l'Orange Star High School a Satan City. 
Pur avendo abitato sin dalla nascita sull'Isola Papaya con la mia famiglia e il Maestro Muten, per ragioni pressoché inesistenti sono stata costretta a prendere un piccolo appartamento vicino scuola. 
E per la cronaca: le mie pareti hanno bisogno di una bella rinfrescata.  Dicevamo. 
Perché ragioni pressoché inesistenti? 
Beh...  Prendere un appartamento quando hai un padre che potrebbe scarrozzarti dovunque, una nonna Cyborg e un nonno terrestre capaci di volare, può mai non passare per 'ragione inesistente'?  
Tutto questo perché dopo la tenera età di dieci anni mi sono rifiutata di volare! 
E così ecco la mia punizione: vivere da sola, al freddo e al gelo, al buio la mia vita da adolescente! 
Ed i miei genitori sono davvero stupidi. 
In realtà vivere da sola è praticamente la cosa più bella che mi sia capitata, con le spese pagate poi...
Mi reputo inoltre abbastanza matura da riuscire a pormi dei limiti da me, per cui niente pericoli! Dopo un anno di allontanamento dalla casa natia sono ancora viva e vegeta!
Li ho fatti fessi tutti. 
Poi casa mia era troppo... Allegra? 
No, non rende nemmeno l'idea.
Io invece adoro il silenzio: ricordo che il più delle volte mi rintanavo nell'angolo di casa più isolato con mia nonna. 
Adoro mia nonna; adoro i suoi occhi, capaci di incutere timore al primo sguardo, e adoro il fatto che sia una donna di poche parole. 
Non parla moltissimo, ma durante la mia vita è riuscita a comunicarmi molte più cose di quanto non abbia mai fatto quel gran chiacchierone di mio padre; oppure mia madre, così dolce e premurosa. 
Nonno Crilin spesso mi ripete come io le somigli, e sotto sotto non posso non ammettere quanto la cosa mi faccia felice. 
"Hai i suoi stessi occhi" non fa che ripetermi la mamma. 
Il Maestro.. Beh Muten si concentra sempre su altro; non credo che sia mai riuscito ad osservare nulla che non sia il corpo della nonna, per cui non mi soffermerò nemmeno su quel che dice. 
Dal mio punto di vista però, io non ho niente che possa minimamente ricordare la nonna! 
L'aspetto estetico... Beh si forse, ma non è quello che a me interessa sinceramente. 
Vorrei essere forte e sprezzante come lei, dura come appare quotidianamente, fiera e potente. 
Avere queste qualità sarebbe per me un grande dono. 
Ma la verità è che sin dalla nascita io non sono mai stata nemmeno minimamente paragonabile a lei. 
Ve la ricordare sul serio la bambina chiacchierona dal bellissimo sorriso, graziosa e, perché no, assillante? 
Io la ricordo molto bene, e nonostante cerchi di allontanarla quanto più possibile da me, il suo ricordo non fa altro che perseguitarmi. 
Non che mi dispiaccia sia chiaro, ma inevitabilmente assieme al ricordo della piccola Mi-chan, mi risale alla mente l'immagine di un bambino pacato dai capelli neri come la pece, e gli occhi grandi ed espressivi. 
Pensarci adesso, così come ogni volta, fa crescere dentro di me una rabbia così grande da annebbiarmi la mente. 
Da quando me ne sono resa conto, ho cercato sempre di evitare quanto più possibile questa spiacevole sensazione.
Ed è in quei momenti che penso maggiormente a noi: a quell'amicizia così pura e bella. 
Nonché forte.
Davvero molto forte.
 
 
 
La cosa che mi piace tanto della mia amicizia con Goren è che nessuno dei due riesce a fare qualcosa che potrebbe far dispiacere l'altro. 
Ad esempio ieri è successo che la mia mamma ci ha preparato un dolce buonissimo e noi l'abbiamo mangiato tutto! Ci siamo ritrovati a volerne ancora e quando siamo andati in cucina ne abbiamo trovato solo un'ultima fetta. 
E questa per due bambini golosi di quasi 9 anni è una tragedia!
Dopo avermi guardato per un secondo, tu, Goren, dici subito che ti è venuto mal di pancia, e che non puoi mangiarne più. 
So che hai detto una bugia, lo fai spesso per proteggermi!
Io, che ti voglio tanto bene, ho subito detto che non avevo più fame e che in fondo il dolce non era poi così buono.
Scusami mamma se ti ho dato questo dispiacere con la mia bugia, ma io la faccia triste di Goren non riesco proprio a vederla.
L'ho vista una volta e ho avuto tanta paura... Paura di non riuscire più a vedere il suo bellissimo sorriso.
 
 
 
 
Penso che le donne abbiano un istinto meraviglioso: vedere al di là delle cose. 
Peccato che magari osservando oltre ciò che vedono, non si accorgono di non riuscir a prestare attenzione all'ovvio.
Io che sono nata donna, ho peccato allo stesso modo. 
D'altronde cosa mai potevo aspettarmi... Che tu rimanessi accanto a me per il resto della nostra vita? 
Da bambina mi sembrava la richiesta più semplice del mondo; oggi invece capisco quanto in realtà fosse impossibile, e anche un po' egoista.
 
 
 
 
 
Non so il perché, ma tua mamma, Goren, è molto felice oggi. 
Canticchia e vola per la casa in modo strano. 
Io e te ci mettiamo a ridere perché questo strano comportamento mette tanta allegria, ma soprattutto perché era da tanto che non riuscivamo a vederla così. 
Balla, ride e non fa altro che abbracciarci; finché di svelta non ci lascia dei forti baci sulla guancia e vola via. 
È da giorni che si comporta così ma oggi è particolarmente felice... e bella. 
Non me lo so spiegare ma quando, entrando in casa, questa mattina l'ho guardata in faccia ho visto una strana luce nei suoi occhioni grandi. 
Oggi, Goren, tua mamma è proprio bella ma noi non sappiamo perché. 
Prima di andarsene abbracciandoti ha urlato gioiosa: "ho una sorpresa per te!" 
Forse il suo buon umore è causato dalla sorpresa?
Ti guardo divertita ed eccitata, ansiosa, quasi quanto te, di scoprire cosa Pan nasconde; tuttavia a quelle parole sul tuo viso non trovo la stessa allegria e curiosità che invece ci sono sul mio. 
Sei preoccupato Goren? 
 
 
 
È da poco tempo che ho capito quanto in realtà siano curiosi i rapporti fra le persone. 
Più ci si unisce, più si pretende. 
L'amicizia, l'amore e qualsiasi rapporto comprenda anche il minimo coinvolgimento emotivo sono tutti caratterizzati da egoismo puro.
Dopo un po' non ti basta più quel che hai, ne vuoi ancora e ancora e ancora. 
Più ricevi e più desideri. 
Ed anch'io in tutta la mia infantile innocenza non desideravo altro che tenerti accanto a me, come un povero cagnolino legato al collare a vita. 
Il vero problema stava nel fatto che pretendevo di stringere rapporti come se fossero dei semplici nodi; oggi, però, anche solo il pensiero mi porta i brividi. 
 
 
 
 
"Mi-Chan andiamo" mi dice mio papà.
Lo guardo truce e incrociando le braccia lo rispondo.  "Lui verrà" 
Papà si arrabbia. 
Ma lui non capisce. Non può capire quanto Goren abbia bisogno di me! 
Avevamo promesso di vederci e lui verrà. 
Io ne sono convinta. 
"Mi Chan." Mi dice, inginocchiandosi e prendendomi per mano "Goren è partito. Starà via per un po' di tempo." 
Sento uno strano dolore in gola, non riesco a capire cosa tu, babbo, mi stai dicendo. 
Eppure papà, tu non menti mai. 
"Ma ieri aveva promes.." provo a spiegare, ma tu non mi lasci finire. 
"Forza Mi-Chan torniamo a casa."
Goren, davvero sei andato via? 
No, tu avevi promesso.
Son Goren mantiene sempre la parola, e poi noi dovevamo parlare, dovevamo capire. 
Goren verrà. 
Lascio la mano del mio papà, e più veloce che mai corro alla panchina dove ci siamo dati appuntamento. 
Mi dispiace, papà. 
Ma Goren ha promesso. 
   
 
 
 
 
Per me, che ero sempre stata sola durante i miei primi anni di vita su un'isoletta sperduta, Goren e Junior erano come una boccata d'aria fresca. 
Il loro ottimismo e la loro allegria riuscivano sempre a trasmettermi grande entusiasmo! 
E così presi a comportarmi come loro, a combattere come loro e a volare come loro. 
Però più tentavo di imitarli, più loro ne sembravano infastiditi: questa cosa mi faceva arrabbiare così tanto che avrei voluto picchiarli entrambi. 
E di zuffe ne abbiamo fatte davvero tante. 
Però ai miei occhi loro erano sempre i  miei più grandi eroi, che anche da lontano mi regalavano forti emozioni.
Col passare degli anni persi interesse in Junior, probabilmente data la differenza d'età non indifferente, e mi concentrai unicamente su Goren. 
Spesso mi domandavo se con il lieve allontanamento di Ju potesse sentirsi solo anche lui, se potesse comprendere almeno un po' il mio stato d'animo in quegli anni. 
Non passò molto tempo prima di trovare risposta positiva alla mia domanda. 
Parlare con lui, riderci insieme, veder crescere il nostro rapporto mi rendeva la bambina più felice del mondo. 
Anche solo sapere che le nostre famiglie condividevano un glorioso passato insieme mi faceva sentire più forte. 
Perché in fondo in questo posso sintetizzare i miei vecchi sentimenti: Goren era la mia forza. 
Non che io non fossi autosufficiente, anzi sarei potuta andare avanti benissimo anche da sola... Ma essere insieme a lui mi faceva sentire invincibile. 
Mi inebriai di questa sensazione per un paio d'anni; la felicità di Goren era la mia felicità, condividevamo di tutto: le pene, le punizioni, il cibo, lo studio, la felicità. 
Tutto ciò che due semplici bambini potevano fare... Beh.. Noi l'abbiamo fatto. 
Ma tu rifaresti tutto ciò che abbiam fatto insieme, Goren? 
Anche col senno di poi, io lo farei e rifarei altre mille volte.
 
 
 
 
"Mamma" mi lamento assonnata nel letto.  "Quando torna Goren?" 
Sono giorni che il mio migliore amico non è presente a scuola. Il banco vicino al mio è sempre vuoto e mi mette tanta tristezza; però io lo sto aspettando perciò ho detto alla maestra che non voglio cambiare posto.
Però Goren non mi ha nemmeno chiamata. 
Non so niente di lui. 
"Presto, amore mio" mi dice la mamma sorridente. 
Il sonno mi è passato, adesso mi trovo concentrata solo su di lei. 
Mi arrabbio. 
"È quello che stai dicendo da settimane" urlo piangendo forte. 
La mia mamma prova a calmarmi, dandomi tanti abbracci; mi scosta i capelli dagli occhi e dopo avermi lasciato tanti baci mi sussurra: "Adesso chiamo Chichi e glielo chiedo. Aspetta qui"
La mamma esce dalla stanza, ed io nel silenzio più assoluto mi accuccio sotto le coperte. 
Ho freddo. 
La sento parlare, sento la sua voce non molto forte. 
Sta bisbigliando. 
Incuriosita mi alzo, e ascolto le poche parole che riesco a capire. 
"Non li avete sentiti?... Cosa?... Quindi non si sa se torneranno... 
Capisco... Mi-Chan ne sarà ferita tantissimo." 
L'ho sentita. 
Questa verità che nessuno voleva dirmi l'ho sentita sul serio. 
Dove sei, Goren? 
Te ne sei andato? 
Ma non dovevamo stare sempre insieme noi?
Sento i passi leggeri e lenti della mamma avvicinarsi alla mia stanzetta e veloce corro ad infilarmi sotto le coperte. 
Mi viene da piangere. 
Ho voglia di piangere. 
La mia mamma entra come avevo pensato in camera, e accarezzandomi la testa, chiama il mio nome. 
"Quando torna Goren?" le chiedo di nuovo, nella speranza di avere altre notizie.
La mamma sorride e guardandomi in volto mi dice: "Goren tornerà prestissimo! Me l'ha detto Chichi" 
Ma... Non è quello che ho sentito.
Non l'avevo mai notato prima ma... 
I grandi quando dicono le bugie sorridono. 
 
 
 
 
Preservare la propria felicità è importante, ma essere felice fra persone tristi non è proprio il massimo. 
Per questo ritengo che sia molto più importante proteggere il benessere dei propri amici; perché quando si è tutti allegri è molto più bello. 
Sono passati otto anni da quel giorno in cui promettemmo di vederci la mattina dopo per distrarci, otto anni da quando non vedo più il tuo viso sorridente ogni mattina. 
A pensarci bene non ho ancora saputo quale fosse la "sorpresa" che Pan stava nascondendo, ma dentro di me ho sempre pensato che fosse una delle cause per il quale tu non sei qui con me. 
Che poi fondamentalmente io non ce l'ho con te perché te ne sei andato; in fondo cosa può un bambino di nove anni contro il volere della propria madre? 
Io sono furiosa con te perché non sei tornato. 
Nemmeno una volta. 
Perché non mi hai chiamata. 
Mai più da quel giorno. 
Però... ti dirò di più.
Ogni anno nello stesso giorno della tua partenza, mi metto tutta in ghingheri e corro in città davanti la stazione vicino al chioschetto, là dove avevamo detto di incontrarci quella mattina. 
Con due bibite fresche in mano, seduta sulla "nostra" panchina come quel giorno lontano, lancio sguardi furtivi tutt'attorno a me nella speranza di vederti sopraggiungere. 
Come ogni anno, il ghiaccio delle bibite si scioglie, la loro temperatura diventa calda e tu non arrivi.
Mi alzo, ripetendomi che l'anno dopo andrà meglio. 
Lo faccio ancora. 
Anche quest'anno mi sono ripetuta le stesse parole, e lo farò anche l'anno prossimo e quello dopo. 
Finché tu non tornerai. 
Non so perché ma continuerò ad andarci, nonostante dentro di me stia covando un vecchio rancore da tanto tempo. 
Ma si sa i vecchi amici ritornano. 
Io sarei disposta a tornare. E tu?
 
 
 
 
Oggi il sole è più caldo del solito. 
Sento un piacevole tepore sulla mia pelle, che mai come oggi può farmi piacere.
Quest'anno sono fiduciosa.
Quest'anno lui verrà. 
Sono passati ormai cinque anni da quando non c'è più, e la vita qui è cambiata un bel po'!
Cosa diresti, Goren, vedendomi così? 
Non sono più quella ragazzina vivace e dolce di un tempo, tant'è che, sono sicura, vedendomi adesso non saresti capace nemmeno di riconoscermi. 
Un po' più cupa, silenziosa e solitaria ma pur sempre la tua Mi-Chan. 
La panchina sulla quale sono seduta è sempre la stessa, non sbagliarti.
Come ogni anno attendo impaziente il tuo arrivo guardandomi intorno e scorgendo sempre gli stessi visi conosciuti. 
Ci sono tutti: la signora scorbutica che "ci ha sposati" da bambini in una lingua a noi sconosciuta, il signore che ci regalava le palline, la donna ci raccontava le storie del figlio prodigio, e poi c'è Bò. 
Bò che come sempre, non si risparmia di passare cinque minuti con me, donandomi due delle sue bibite più buone e fresche. 
Avevamo appena otto anni quando lo conoscemmo, e solo nove quando abbiamo smesso di recarci li dopo la tua partenza; eppure questo signore paffuto dai modi un po' grezzi conserva un ricordo vivido e preciso di te. Ogni volta parliamo molto. 
Tutta questa gente é un po' come testimone della nostra storia, della mia sofferenza. 
Però venire qui e vedere i loro visi speranzosi, quasi quanto il mio, di vederti correre da me mi da, in un certo senso, grande forza. 
Perciò continuerò a sperare.
E ad aspettarti.
 
 
 
 
Che poi l'allontanarmi dagli altri è stato un riflesso incondizionato. 
Non ne avevo la minima intenzione, ma pian piano la paura prese possesso di me ed inevitabilmente cominciai a chiudermi sempre più in me stessa. 
Se avessi parlato, avrei discusso di te. Ed io a te non volevo nemmeno pensarti. 
Peccato però che nessuno fra le mie compagne capì che quel silenzio non era altro che la più assordante delle richieste d'aiuto, mentre io ero troppo debole e infantile per dirlo apertamente.
Così, allontanata da tutte, e approfittando di ogni attimo di solitudine per pensare e perché no... maturare, assunsi un atteggiamento che solo ora riconosco essere stato sbagliato.
Volevo essere strana, volevo incutere timore perché accanto a me non volevo nessuno. 
Vestivo di nero, lanciavo sguardi freddi e camminavo lentamente, risultando anche superba. 
Tutti a scuola mi odiavano, ed io invece non mi curavo di loro. 
Ero sola e la cosa mi provocava al quanto piacere.
Davanti allo specchio ogni sera, imitavo mia nonna, nella speranza di risultare sempre più cattiva e fredda.
 
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Prendo uno dei due bicchieri poggiandolo alla guancia. 
È caldo. 
Ormai è quasi ora di pranzo e di te nemmeno la traccia! Il copione, per ironia della sorte, è sempre lo stesso: sei anni fa però, il mio papà a quest'ora mi aveva già portato via con la forza nonostante io fossi scappata, avessi pianto e pregato. 
Oggi però sono qui, pronta ad accoglierti qualsiasi cosa tu faccia.
Per dirti cosa? Non lo so. 
Per vomitarti addosso tutta la rabbia che provo da tempo? Forse. 
Però lo giuro: oggi non andrò via, Goren. 
 
 
 
 
 
 
La cosa più bella dell'essere sola era che avevo tanto tempo per osservare le persone, e così mentre ti aspettavo su quella fredda panchina, provavo ad immaginare la gente come si sentisse, dove andasse, a che vita appartenesse. 
C'era chi aveva un lavoro soddisfacente, chi una moglie buona e gentile, chi invece era insoddisfatto della propria vita, chi costretto ad un mestiere faticoso, e poi c'erano coloro che invece erano freddi proprio come me. 
Ricordo che impulsivamente pensai che quelle persone erano i feriti, che a differenza di altri non avevano saputo trovare via d'uscita. 
Io facevo parte di loro. 
Ricordo che nello stesso giorno vidi anche lui. Tuo padre. 
E sua figlia. 
L'ho conosciuta, si chiama Iku: avevo saputo della sua nascita quasi subito in realtà. 
E da subito l'ho odiata. 
Parliamoci chiaro, non avevo nulla contro quella povera creatura contesa fa due genitori impossibili... Ma avevo capito da subito che lei era un'altra motivazione per la quale tu non eri più con me.
Ed assieme alla piccola Iku presi ad odiare Trunks, tua madre e te. 
Non saprei spiegarlo ma volevo che i tuoi sparissero, che chiarissero, o per lo meno che fossero persone normali quanto lo sono i miei due genitori. 
Come fai a sopportare due genitori così, Goren? 
Però.. Chissà a te quanto ha fatto male la situazione.
Io ho imparato a salvarmi da sola! 
In paradiso ci vado con le mie gambe, ma questo l'ho capito dopo un po'.
Al tempo, infatti, tutta la mia rabbia era dovuta soprattutto al fatto che, in fondo, volevo essere salvata. 
E così fu. 
 
 
 
 
 
 
"Alzati" mi dici. 
"Non voglio" rispondo acida.
Il perché tu, proprio tu, con quell'odiosa aria da 'so tutto io' ti sia fermato proprio qui, non lo so. 
Nè intendo saperlo, chiariamoci. 
Ti guardo con sguardo truce, per farti intendere che il mio di dietro rimarrà su questa dannata panchina fino al calare della sera. 
Hai un'espressione divertita in volto e questo non fa altro che aumentare la mia stizza. 
Aggiungiamoci poi l'antipatica snob che ti sei portato dietro.
"Junior. Andiamo?" Non fa altro che ripetere quella. 
La osservo. 
Le scarpe alte devono fargli male, in fondo sarà tipo un'oretta che dopo avermi intravisto, Junior si è avvicinato a me chiedendomi di tornare a casa con lui.
Impara l'oca a vestirsi decentemente. 
Lei mi guarda con altrettanto astio. 
"Lasciala perdere" continua. 
Sento il mio "caro amico" alzarsi. 
Poco male. 
In fondo io e lui non siamo mai andati d'accordo, perciò sapevo avrebbe rinunciato. 
"Come potrei lasciarla perdere?! Lei fa parte della mia famiglia!" 
La voce, molto più alta rispetto al normale, di Ju sovrasta tutte quelle dell'ambiente circostante. 
Il mio cuore, lo ammetto, perde un battito e lo stupore prende possesso della mia mente. 
Lo guardo: mi da le spalle, ma posso percepire la sua rabbia. 
Contro quella ragazza, che pare ancora più stupita di quanto non lo sia io.
"Vattene" le dice il figlio di Gohan indifferente. 
"Ma noi stav.." 
"Vattene!" Urla sempre più autoritario. 
Lei fa come dice, e forse troppo stupita o magari anche triste, va via in silenzio mentre io, ammutolita dalla situazione, rimango ad osservare il ragazzo di fronte a me. 
Ti siedi vicino a me, come se nulla fosse successo, poi sospirando mi dici: 
"Lo aspetterò con te"
Incredibile a dirsi ma...
Adesso mi sento meno sola. 
"Grazie" sussurro, porgendoti una delle due bibite. 
Non credo Goren si arrabbierà se cedo la sua allo zio. 
In fondo lui adesso non c'è. 
Qui con me, c'è qualcun altro.
 
 
 
 
 
Ancora oggi, se ripenso a quei giorni non posso non ricordare l'oscurità e la tristezza, tanto da annaspare eccessivamente e piangere. 
Però ho un segreto.
Junior, se ricordo la tua mano protesa verso la mia, allora tutto acquista un senso.
È grazie a te se oggi so cavarmela da sola. 
Da quel giorno ho imparato a rialzarmi, ed è stato per merito tuo poiché sapevo che tu saresti sempre stato li a guardarmi.
 
 
 
 
 
 
"Non c'è alcun bisogno di seguirmi dovunque." 
Negli ultimi giorni la presenza del soggetto accanto a me, è diventata quasi asfissiante! 
Sono tipo due mesi che non mi da tregua ma ultimamente ha superato ogni limite. 
A ciò si aggiunge mia madre poi, la quale non finirà mai di ringraziarlo per avermi tirato fuori di casa. 
Adesso vado persino a scuola quasi tutti i giorni. 
"Ma tu una volta non mi odiavi?!?!" Gli urlo contro, voltandomi verso di lui. 
"Odiarti? Ma no. 
Eri solo troppo... Ehm... Allegra? 
Avevo mal di testa ogni volta che tu eri attorno!" 
Ridacchio. Per la prima volta dopo tanto tempo. 
Ju mi guarda, e poi in tutta la sua naturalezza esclama: 
"Sei molto più carina quando sorridi"
Io mi fermo, rimango indietro di qualche passo e sconvolta, ti guardo. 
Cavoli. 
Il tuo viso così bello sotto tutti gli aspetti non riesco a vederlo, ma nella mia mente già lo immagino. 
Arrossisco poi quando ti volti verso di me e prendendomi per le spalle mi porti dinanzi a te. 
"Rimani dove posso vederti." mi dici.
"So badare benissimo a me stessa!" Ti urlo contro, mascherando la mia timidezza.
"Certo certo"
Porca miseria. 
Non pensavo oggi facesse così caldo.
Stupido Junior!
 
 
 
 
 
Sono  convinta che prima di avere degli amici, bisogna imparare a star da soli. 
In fondo se non si riesce a star da soli, l'amicizia potrebbe essere scambiata per bisogno. 
Io da semplice bambina qual ero, avevo bisogno del mio amico Goren, ma di certo non mi rattristavo se per qualche giorno non riuscivamo a vederci. 
Continuavo la mia vita forte e fiera, in attesa di un futuro incontro. 
Nel momento in cui però lui partì, inspiegabilmente incominciai a diventarne ossessionata: ogni giorno era faticoso alzarmi, andare a scuola, vedere gente. 
Avevo bisogno della sua presenza e del suo affetto: man mano che il tempo passava, io avvertivo questo desiderio sempre più intensamente. 
 
 
 
 
 
"Tu hai davvero tanti amici..." 
Stesa sul tuo letto a pancia in su, osservo il soffitto bianco. 
Tu, seduto a terra, mi affianchi.
È un po' di tempo che frequento casa tua, e devo dire che non mi dispiace. 
Per quanto tu sia stupido, asfissiante, arrogante, bambinone... Beh sei proprio una brava persona. 
E stare con te e con la tua grande famiglia mi rende, in un certo senso, quasi contenta. 
In fondo fra queste persone ci sono cresciuta. 
 "Potresti averne tante anche tu!" mi dici, cogliendo la palla al balzo, ed io come mio solito cambio discorso.
"Ultimamente hai troppo tempo libero, Junior. 
Da quanto tempo non esci con qualcuna? Non è da te."
"Mi-Chan" 
Per la cronaca. 
Sei l'unico a poter chiamarmi ancora così. 
Ritieniti fortunato e non abusare di questo privilegio.
 
 
 
 
Diciamo che inizialmente Junior mi porse la mano con molta gentilezza ed io, al principio un po' riluttante, la strinsi sempre di più... Volta per volta. 
E così cominciai a dipendere anche da lui. 
E lui da me. 
Incredibile a dirsi, ma ne ero felice. 
Almeno in questo modo ero sicura: nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro.
 
 
 
 
 
"Sei proprio una bambina" mi canzoni tutto felice. 
Tossisco e ti guardo truce. 
"Scusa se sono una semplice umana" provo a dire fra uno starnuto e l'altro. "Ed è colpa tua che mi hai fatta cadere nel lago!" 
Tossisco di nuovo. 
Stavolta più forte e tu mi guardi con un filo di tenerezza negli occhi. 
Mia mamma, in preda ad un'adorazione senza mezzi termini nei confronti di Junior, ha saggiamente deciso di farmi rimanere a casa di Chichi per non lasciare che la temperatura si alzasse maggiormente durante il lungo tragitto fra casa mia e di Gohan. 
Che poi mi chiedo: mio padre non dovrebbe essere assolutamente contrario? 
In fondo sono a casa di un ragazzo! 
Anche se ripensandoci... Nessuno può essere peggiore del Maestro Muten; per cui in parte posso comprendere il loro comportamento.
Però sono contenta.
Anche se questa casa è lo scrigno all'interno del quale sto vivendo, anche se in questa casa aleggia l'odore di Goren e della sua spontaneità. 
Mi sento un po' triste nel ripensare a quei giorni, che, lo ammetto, mi sembrano ormai più lontani che mai. 
Affondo la testa nel cuscino e trovo rifugio fra le coperte pesanti, finché una tua mano ricade teneramente sulla mia adorata bandana.
Scivolo nel sonno, coccolata dal calore delle tue carezze. 
Nella mia mente non riesco a non chiedermi il perché del tuo gesto, così troppo gentile. 
Il mio cuore prende a battere come un forsennato: è da un po' di tempo che inaspettatamente accelera il battito. 
Eppure io non ne capisco il perché.
 
 
 
 
La realtà è mutevole. 
E fin qui ci siamo. Voglio dire: è probabilmente la prima cosa che ogni essere umano può cogliere nella realtà quotidiana. 
Un fiore nel pieno della sua fioritura non rimarrà mai tale col passare dei giorni; noi stessi non rimaniamo mai uguali, ma subiamo cambiamenti dal punto di vista caratteriale, fisico e intellettuale. 
Anche i sentimenti mutano. 
Che sciocca... Dovrei dire SOPRATTUTTO i sentimenti. 
Non possiamo aspettarci che le cose rimangano immuni allo scorrere del tempo, anzi è giusto sapere che ogni scatto di lancetta di un orologio segna un cambiamento. 
Qualunque esso sia. 
Io essendo materia vivente di questo complicato universo ero cambiata, e con me stessa anche i miei più intimi pensieri. 
I momenti in cui la mia mente volava alla ricerca del mio Goren erano diminuiti sempre di più e anche se ci misi un po' di tempo a capirlo, Junior aveva ormai occupato un posto speciale nel mio cuore: era diventato il mio migliore amico a tutti gli effetti. 
Non che avesse surclassato Goren, ma era con Ju che passavo le giornate, che uscivo, che scherzavo. 
Era lui il mio supporto, ed io ero il suo. 
Quando feci notare al mio nuovo migliore amico questi piccoli particolari, lui sembrò rimanerci alquanto male. 
Rimase per un secondo impaurito, come se avesse fatto quanto di più sbagliato ci fosse al mondo. 
Non riuscivo a comprenderne il motivo... 
ma Junior da quel giorno cominciò a trattarmi differentemente.
 
 
 
 
 
"Forza corri" mi urli dall'altura. 
Il trekking non è mai stato il mio forte... Diciamo che non mi è mai passato per la testa di salire un'altura di fretta e furia per vedere chissà cosa poi. 
A Junior si. Ovviamente. 
"Non mi lasciare indietro" ti urlo io di rimando, sudata e senza fiato. 
Osservo la tortuosa strada che abbiamo appena percorso, poi guardo le mie scarpe ormai infangate, rotte e sicuramente inappropriate per eventi del genere. 
Stupido Junior. 
Appena rialzo il capo per poco non perdo l'equilibrio, spaventata dalla tua mano improvvisamente rivolta verso di me.  "Se mai dovesse succedere, contaci che io sarò indietro con te, Mi-chan" 
Rimango un secondo sbalordita e perché no, emozionata. 
Poi afferro con decisione la tua mano, sgridandoti per non aver pensato prima di arrivarci in volo a destinazione. 
"Era più bello vederti faticare" mi dici sorridente tu. 
Sto quasi per risponderti, ma prima che possa aprir bocca vengo catturata dallo splendore del paesaggio. 
Avevi fretta perché non c'è cosa più bella del tramonto visto da quassù, ed io con le mie lagne e la mia acidità stavo per perdermelo. 
"Grazie" ti dico ancora catturata dalla bellezza del luogo. 
Rimaniamo così finché il sole non cala completamente, stesi a terra, con le spalle praticamente unite.
"Dicevi sul serio?" Ti chiedo improvvisamente. 
Il tuo sguardo incuriosito mi dice che non capisci a cosa mi riferisco. 
"Non mi lascerai mai sola?" 
Sorridi, poi guardando il cielo rispondi: "mai" 
"Provalo" continuo io, nella speranza di avere un barlume di sicurezza. 
Tu ti alzi, ti stiracchi e prendendomi per le braccia mi attiri a te, mi guardi negli occhi per poi dire tutto d'un fiato:
"Diventa la mia ragazza.
Dammi un anno e vedrai che riuscirò a darti serenità e a farti dimenticare Goren!
Non posso cancellare l'amicizia che vi lega ma.. Concedimi un anno, ed io saprò renderti felice, anche senza di lui. 
Sì la mia ragazza Mi-chan!"
Il colore scuro delle tue pupille si presenta davanti ai miei occhi come un'ondata di calore. 
Ti guardo per i successivi secondi, minuti senza riuscire a dire nulla, mentre tu invece hai gli occhi puntati nei miei. 
Sgrano gli occhi, praticamente sconvolta dalla tua proposta e soprattutto dal batticuore e dal formicolio alle mani che posso avvertire in me. 
Che diavolo mi succede?!  
Che diavolo TI succede?! 
"Eh?" esclamo senza riuscir ad aggiungere altro.
 
 
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Ho imparato che il segreto della vita sta nel non soffermersi mai troppo sulle cose. 
A volte è necessario ascoltare l'istinto, il cuore e mandare un po' a quel paese quella dannata ragione che tante volte non ci permette di fare ciò che in realtà vorremmo. 
Io non voglio rimpianti. 
Se avessi ascoltato la ragione, Ju, io e te non saremmo arrivati a questo punto.
Perciò grazie cuore, sofferte o no, le tue scelte sono sempre le migliori!
 
 
 
 
Non sono mai stata particolarmente amante dei posti affollati. 
Forse da bambina quando io stessa ero un vulcano in eruzione; ma col passare del tempo l'eccessivo numero di gente mi ha sempre più dato fastidio, ho sempre sentito un senso di soffocamento che proprio non riesco a sopportare. 
Anche in questo momento ad esempio. 
Junior è partito in quarta: é davanti a me silenzioso, e forse un po' intimidito! 
Insomma come primo appuntamento non è stato proprio il massimo. 
Il fatto è che avendo sempre pensato a noi stessi come dei 'compagni', passare da quel grado al titolo di fidanzati é sembrato ad entrambi un passo azzardato, e ricco di complicazioni. 
E poi gli atteggiamenti intimi... Quelli non ci sono mai stati! 
Ma in fondo un po' me l'aspettavo che la nostra storia si sarebbe limitata a questo. 
Non posso chiedere di più, questo è ovvio.
Rallento il passo, persa come sono nei meandri della mia mente; ma quando rialzo il capo nella speranza di trovarti ancora a due passi da me, noto che non ci sei. 
Vado avanti più veloce e scorgo dopo un po' una folta capigliatura scura.
Stupido di uno Junior. 
Mi avvicino e mi appoggio alla tua camicia.
"È proprio necessario prendermi per la camicia?" Mi chiedi, ignaro di quanto accaduto.
"Ci divideremo altrimenti." Ti spiego, incredula che tu non ti fossi accorto che non ero più dietro di te fino ad un istante prima.
Mi guardi insistentemente e nei tuoi occhi non posso che scorgere un lampo di tenerezza; mi accarezzi prima la testa e poi le bionde punte dei miei capelli.
Infine mi prendi la mano, e intrecciandola alla tua mi chiedi divertito: 
"Va bene così?" 
Lo sfiorare la tua pelle mi provoca un brivido e con dolcezza, chiaramente colpita dal tuo gesto, rispondo:
"Molto meglio"
In fondo come primo appuntamento... Beh... non è stato poi così male.
 
 
 
 
Non è che mi andasse bene chiunque. È solo che quando Goren era sparito io ero stata inevitabilmente risucchiata in un vortice nero e oscuro, e sebbene annaspassi alla ricerca di qualcuno che mi aiutasse, nessuno riusciva a comprendermi.
Beh questo finché non è arrivato lui. 
Perché accettai il suo aiuto? 
Guardandolo per la prima volta dopo anni e anni in cui l'avevo evitato, Junior sembrava risplendere di una luce abbagliante e quando mi porse la mano io non potei evitare di afferrarla perché nel profondo  anch'io volevo essere avvolta dalla stessa luce.
 
 
 
 
 
L'odore di vaniglia annienta completamente la mia capacità olfattiva, ed un leggero venticello, così tipico delle serate sui Monti Paoz, non fa altro che condurre verso di me il terribile e asfissiante profumo di quella ragazza. 
È in piedi sull'uscio di casa, superba e sprezzante come sempre, chiedendomi di Junior. 
Sarei tentata di dirle che Ju non è ancora tornato, ma la voce del mio ragazzo, entrata in scena forse troppo presto, mi tradisce: 
"Mi-chan, chi è alla porta?" 
Irrompe dietro di me con la solita frenesia e rimane per un secondo fermo alla visione della ragazza che ho di fronte.
Lei le chiede di parlare, forse un po' impacciata ed emozionata ed io, in tutto il mio stupore non dico nulla. 
Taccio ed attendo quella risposta negativa, che tarda ad arrivare. 
"Si" 
Quella parolina così piccola e veloce mi si scaglia contro con una potenza da titani.
Rimango ferma mentre Junior, promettendomi di tornare subito, la conduce verso la sua stanza da letto. 
Mi siedo, riluttante, sul comodo divano in salone e attendo. 
I minuti passano e tu, Junior, non torni. 
Le mie mani cominciano a sudare ed il mio cuore ad accelerare per la troppa rabbia. 
Mi alzo, furiosa più che mai per correre in camera tua. 
Quanto tempo può impiegare scaricare una ragazza?
Forse un minuto se non pochi attimi e mi ritrovo come una pazza ad aprire furtivamente la porta di camera di Ju. 
Un'immagine, una sola ed i miei piedi scattano verso l'uscita. 
Corro sull'erba quanto più posso con l'intenzione di lasciarmi indietro quel verme e tutta la sua folle idea di farmi dimenticare il mio migliore amico. 
Avrei voglia di picchiarlo sotto gli occhi inorriditi di quell'ochetta e di picchiare anche lei. 
Ma non lo faccio. E non perché contro Ju non avrei speranze, ma perché ritornare a quella visione sarebbe per me un dolore troppo grande. 
Lo stava toccando: la mano piccola e delicata di quella dannata stava delineando il profilo del MIO ragazzo. 
Ed io questo non l'ho mai fatto.
Non mi è concessa una carezza ne nulla, non siamo una coppia come tante altre.
La nostra é una semplice relazione riparatoria e forse questa è la cosa che mi rende più nervosa.
Cado sull'erba fresca dei monti Paoz ormai stordita dalla stanchezza, e con un dolore non indifferente ai polpacci.
Prendo aria ai polmoni e mi concedo cinque minuti di riposo prima di ricominciare ad allontanarmi.. Da qui... Da lui. 
In men che non si dica e senza che io me ne fossi accorta le mie mani sono strette a pugno sull'erba. 
Stupido Junior. 
Stup...
"Ghiro Ghiro"
Alzo lo sguardo riconoscendo quel suono robotico dall'aria vagamente dolce e comprensiva, ma invece di trovarmi solo Gill come mi ero aspettata e augurata, ho di fronte a me il ragazzo per il quale il mio corpo pesante giace tipo morto sull'erba bagnata.
"Grazie Gill" dice lui sorridendo al nostro piccolo amico robotico. 
Un complotto. Ecco cos'è. 
Un complotto contro di me.
Non parlo per non dargli soddisfazioni.
"Ti sei arrabbiata? Che carina!"Ridacchia. 
Ok non posso parlare ma sono sicura che un bel pugno posso darglielo senza problemi, giusto?
"Mi-chan" la sua voce addolcita cattura per un secondo la mia attenzione, facendomi desistere dal mio obbiettivo. "Scusa" 
Ok. 
Questo non me l'aspettavo. 
Quasi mi fa tenerezza. 
"Lei ti stava toccando. Io.. Io non posso farlo." ammetto con un po' di vergogna. 
"Non puoi farlo?" 
Sembra adirato ed io, forse un po' timorosa, non l'ho rispondo. 
Poi in un secondo senza rendermene nemmeno conto mi ritrovo fra le sue braccia, con le labbra posate sulle Sue. 
Il mio primo bacio. 
Sa di... Di Junior. 
E di meraviglia, stupore. 
Presa da queste sciocchezze, dimentico di chiudere gli occhi finché poi tutto viene da se. 
Continuiamo a baciarci ancora e ancora, alternando poi qualche sonora risatina nervosa. 
Lui mi prende le mani e le posa ai lati del suo viso, facendole scivolare sulla guancia, sul collo, sul petto. 
 Emozione e tremiti avvolgono il mio corpo. 
"Sei la mia ragazza: non dire più che non puoi far qualcosa. Puoi fare tutto"
Sul mio viso si fa spazio un'accenno di sorriso.
Sono stata una sciocca. 
Poi improvvisamente lui aggiunge: 
"Così come io posso fare quel che voglio" e assieme a queste strane parole allunga la mano fino al nodo che tiene ferma la mia bandana, sciogliendolo. 
Quella mi cade lentamente sulle gambe. 
Mi ha tolto la bandana... Io lo ammazzo!
"Sei bellissima così, naturale." Mi dice dolcemente.
Ed io.. Beh io muoio.
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Ricordo che da quel momento in poi abbandonai la mia amatissima bandana. L'oggetto che più mi aveva dato sicurezza in quegli anni fu rintanato in una scatola nell'angolino di camera mia. 
E, incredibile a dirsi, non indossai più la miriade di vestiti scuri e cupi che mi avevano accompagnato in quegli anni bui. 
Cominciai a legare i capelli, a mostrare le mie emozioni e ad indossare indumenti colorati per tutto il tempo. 
Non me ne resi conto subito ma, man mano che passava il tempo, la vicinanza a Junior mi cambiava. 
In positivo ovviamente. 
Cominciai a parlare, a ridere, a muovermi e a scherzare come lui. 
Talvolta anche a pensare allo stesso modo.
Al tempo ammetto di essermi chiesta più volte il motivo per il quale avvicinandoci ad una persona, tendiamo a mutare ciò che siamo realmente, fino a quasi non riconoscerci più.
Oggi, invece, posso dire quasi con certezza che non sono le persone a  mutarci: piuttosto esse fanno venire a galla quei comportamenti, quelle emozioni o pensieri che probabilmente nemmeno pensavamo di possedere.
Ancora una volta, non posso non esserti grata, Ju, per avermi accompagnata alla scoperta di me stessa.
 
 
 
 
"Guarda come sono belli" urlo in preda all'emozione.
Sento l'odore di salsedine penetrare prepotente nelle mie narici e un'inaspettata iperattività prende possesso del mio corpo. 
Corro verso l'acqua così limpida ma profondamente agitata e aspetto che le onde si scaglino contro le mie gambe: il contatto col mare freddo mi porta brividi sulla pelle che, misti all'eccitazione del momento, mi conferiscono una bella dose di buon umore. 
Tu mi guardi e ridi, forse divertito dal mio lato inaspettatamente infantile.
Sento le tue leggere risa e mi volto verso di te raggiante: era tempo che non mi sentivo così. 
Era tempo che non ridevo così. 
Ed era tempo che i miei occhi non si abbandonava a queste spontanee emozioni. 
"Sono belli, vero?" Ripeto.
Tu sorridi. Ed io, così estranea a me stessa, comincio a battere le braccia.  "Assomiglio agli uccelli?" 
Potrei giurare di aver visto una traccia di meraviglia sul tuo viso. 
Solo per oggi voglio tornare la bambina di un tempo. 
Solo per oggi voglio risalire le buie fogne nelle quali mi ero nascosta. 
Per oggi vorrei essere la vecchia 'me stessa'. 
Perché tu hai sempre cura di me, e rivelarti un po' della vecchia Mi-chan non sarebbe poi così sbagliato. 
Ridendo, mentre la mia mente così affollata dai pensieri risale in superficie, mi rispondi: "no" 
Io ti lancio un finto sguardo inviperito e corro fra le tue braccia. 
"Dì che sono un uccello" dico non appena mi accogli in un abbraccio. 
Mi neghi questo piccolo piacere, ma dopo un singolo sguardo cedi divertito alla mia richiesta. 
"E va bene. Sei un uccello." 
Ti guardo entusiasta. "Adesso dì che sei anche tu un uccello" 
Non potrei, nemmeno volendo, descrivere l'espressione che mi stai donando in questo momento; l'unica cosa che mi sento di dire è che mi trasmette amore e sicurezza. 
Le nostre labbra su incontrano furtive e la tua voce si propaga nell'aria con una dolcezza infinita: "Se tu lo sei, allora lo sono anch'io.
E finché non imparerai a spiccare il volo, io sarò le tue ali"
"Ah adesso capisco... 
È così che conquistavi tutte quelle ragazze, eh Ju?"
 
 
 
 
 
Una luna non abbastanza piena. 
Pur stando con Junior era la mia sensazione. 
Per quanto ci si ami profondamente, nessuno mi completa davvero.
Non so se fosse l'effetto dell'infanzia o la mia adorazione per Goren, fatto sta che solo quando ero con lui mi sentivo sul serio integra.
A Ju questo non l'ho mai detto perché lo amavo, e avrei fatto di tutto per preservare la sua felicità.
 
 
 
 
Le nostre risate si propagano allegre nell'aria circostante, le tue mani sono sulla tua pancia, quasi tentassero di lenire il dolore dato dal troppo riso. 
È questo  che adoro di te, Junior. 
Con il tuo sorriso e il tuo ottimismo riesci sempre a tirare il meglio di me, e quell'allegria spontanea che mi ero lasciata indietro da un po' di tempo. 
E pensare che una volta ti ritenevo uno stupido dongiovanni arrogante e cattivo. 
E invece no. 
Mi prendi la mano e portandomi fra le tue braccia
Riesco a vedere una facciata che nessuno ha mai saputo scorgere in te.
È questo quello che mi dici sempre, ed io nel profondo non posso non sentirmi fiera di me stessa per come riesca a volerti bene oggi e ogni giorno sempre di più. 
Addio fantasmi del passato. 
Adesso sono felice. 
Lo sono sul serio. 
 
 
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Per quanto continui a ferirti, voler bene a qualcuno non è mai inutile.
Oggi, forse con quel pizzico di esperienza in più, posso razionalmente constatare la verità che racchiude questa affermazione.
Mi era capitato ai tempi di dannarmi infinite volte per l'attaccamento che sin da bambina avevo provato per Goren, ma solo ora capisco quanto in realtà il mio atteggiamento fosse sbagliato. 
Gli attimi passati insieme, Goren, li custodisco ancora nel mio cuore, momento dopo momento; sono tutti lì pronti a riaffiorare e concedermi qualche momento di serenità, e perché no divertimento misto ad una leggera punta di amarezza.
Che quella ci sia ancora oggi non l'ho metto in dubbio. 
Il nostro passato lo porterò sempre con me fino alla fine dei miei giorni.
I nostri momenti sono stati fantastici, la nostra amicizia è stata fenomenale.
Solo che probabilmente non esiste più.
Tu rimarrai per sempre il mio migliore amico, solo che il MIO Goren non è il 17enne estraneo con una nuova vita, ma sarà sempre e solo il bambino infinitamente carino, dai modi gentili e posati. 
In fondo al mio cuore questa é l'unica verità che conosco su di noi.
 
 
 
 
 
 
 
"Facciamo un gioco" mi proponi entusiasta, lanciandomi una pietra con la quale giocherellavi da fin troppo tempo. 
Io, che ancora sono furiosa per la litigata avvenuta pochi minuti prima, ti lancio uno di quegli sguardi 'se parli ancora ti ammazzo'. 
"Avanti" mi incoraggi. 
"Sparisci" ti rispondo acida. 
Prendi fiato ed io con la coda dell'occhio, mi cibo almeno un po' della tua bellezza. 
I capelli ti sono cresciuti ancora di più, e le punte ti solleticano la schiena e le braccia. 
Adoro i tuoi capelli, sono morbidi e lucenti; e sebbene tu non faccia altro che portarli raccolti in quella stupida coda, riesco sempre ad intravederne la bellezza. 
Giro la faccia, incontrando il tuo sguardo divertito. 
Dannato Junior. 
"Mi-Chan, lo dico per te. Devi farti degli amici!" Mi guardi, serio stavolta.
Rispondo intristita, intravedendo la voglia di allontanarmi nelle tue parole: "Io ho già te." 
Non l'avevo detto finora, né per orgoglio né per presunzione.
Semplicemente ne volevo fare a meno per timidezza. 
La tua espressione, dura fino a quel momento, si rilassa improvvisamente. 
Mi sorridi dolcemente, e avvicinandoti a me mi stringi in un abbraccio. 
Poggio la testa sul tuo petto e ascolto le tue parole. 
"Io sono il tuo fidanzato. 
Vorrei che tu avessi delle amicizie.
Femminili possibilmente." 
Quante volte abbiamo fatto storie del genere? 
Un'infinità, credo.
E torniamo sempre allo stesso punto. 
"Io non credo nelle amicizie" sottolineo, cantilenando. 
"Non tutti ti tradiscono, Kotomi. 
Provaci." 
Provarci?
Io affezionarmi ad una persona, nella possibilità  che essa possa tradirmi un giorno?
No! Però... 
In fondo lui ha fatto tanto per me. 
Potrei.. Si che potrei.
Potrei iniziare un'amicizia in punta di piedi stavolta. 
Non tutti tradiscono. 
Junior non mi ha mai tradito! 
"Ci provo" mi arrendo dopo una lunga pausa in silenzio. 
Nella felicità del momento, tu mi lasci un caldo bacio sulle labbra, poi aprendomi la mano mi lasci la pietra con cui poco prima stavi giocando.
Mi spieghi che il gioco consiste nell'affermare in cosa si crede, quando si ha il sasso in mano. 
Non capisco dove vuoi andare a parare ma gioco lo stesso.
Inizio io. "Ehm... Credo... Nel potere restauratore del cibo!" 
Ti lancio la pietra. E tu sorridendo affermi: "credo nel potere della famiglia." 
"Credo nei Saiyan"
"Credo nel ritorno di mio nonno" 
"Credo nel ritorno delle persone" dico, ormai presa dalla velocità del gioco. 
Senza accorgermene ho capito di credere nelle persone che ritornano. 
Beh ... È una rivelazione, lo ammetto. 
Mi sento a disagio. Vorrei trucidarti, furbo di un fidanzato che non sei altro.
Ti prendi la pietra dalle mie mani immobili e dici: "Credo nel perdono" 
Ecco lo sapevo.
Imbroglione.
"Credo nell'amore". Cambio rotta.
"Credo negli abbracci."
"Nei sorrisi" 
"Nei mal di pancia post-attacchi di risate" 
Rido ricordando un po' del nostro passato. "Credo nel calore delle emozioni."
"Credo nelle parole.. Quelle confortanti" 
Le tue parole, così vere, fanno nascere nella mia mente l'immagine del mio vecchio Goren, sempre pronto a confortarmi nei momenti di bisogno. 
Nasce sul mio volto un sorriso spontaneo, e quando quel sasso trova un punto di appoggio sul palmo della mia mano, senza pensarci mi lascio sfuggire qualcosa a cui da tempo non pensavo. 
"Credo nell'amicizia" 
Accorta dell'ammissione troppo tardi, non posso far altro che arrendermi. 
Credo nell'amicizia, non ho mai smesso di farlo; ci credo così tanto da odiare Goren per aver infranto un legame così bello. 
E nel mio cuore da sempre spero di poter continuare a vivere quei momenti che hanno reso fantastica la mia infanzia.
"Il sasso... Passamelo" mi ordini, ed io forse un po' arrabbiata per avermi costretto a tanto, te lo passo con eccessiva forza. 
Tu e i tuoi maledetti riflessi anormali, però, avete la meglio sul mio tiro.
"Credo che ti amo" mi dici. 
Ti guardo, sconvolta e felice. 
Sento qualcosa dentro di me. 
È il mio cuore, che come un forsennato ricomincia frettolosamente a battere.
Se è con te, Ju, posso continuare a credere... In qualunque cosa.
 
 
 
 
 
 
Sai, Junior anche se eravamo sempre insieme, e la nostra relazione continuava da mesi ormai, io non avevo capito niente di te.
Oggi posso dirlo con certezza, credo di aver imparato più cose di te nell'ultimo anno che non nei mesi precedenti, quando eravamo un tutt'uno.
Al tempo non mi rendevo neppure conto che con i miei pensieri e le mie parole non facevo altro che ferirti. Perdonami, amico mio.
 
 
 
 
 
 
 
 
"Ciao Ju" 
Prendo la rincorsa e crollo fra le tue grandissime braccia. 
Mi abbracci forte e poi mi lasci un bacio sui capelli; sono emozionata e tu non puoi non notarlo. 
"Devo farti conoscere una persona!!!" 
"Saranno tipo sei mesi che ci frequentiamo e già mi tradisci, piccola Mi-Chan?"
Scoppio a ridere, forse troppo elettrizzata per questa bellissima novità, mentre ti stringo ancora più forte. 
Qualche mese fa avrei riso di questi comportamenti futili, adesso però mi sembrano quasi naturali. 
"Sto parlando della mia amica"
Silenzio. 
"Cosa?" Dici incredulo, allontanandomi per scorgere il mio volto. 
Non posso dirlo con precisione ma... 
Nei tuoi occhi ho visto qualcosa di nuovo. 
Forse per la prima volta ho saputo renderti fiero di me. 
Questo pensiero mi rende così felice da far invidia al mondo.
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"Che nome è Zoey?" 
"Ma perché il tuo? Junior?!" 
"Il mio è un nome molto bello. Non capiresti nemmeno se te lo spiegassi." 
Il mio ragazzo e la mia migliore amica, ogni qual volta siamo tutti insieme, passano le giornate in questo modo. 
E, sembrerà strano, ma io rido. 
Rido perché attorno a me si è finalmente creata un'atmosfera serena. 
"Ma sei sicura di essere umana? Sei troppo bassa!"
"Potrei ammazzarti se volessi, Son" 
"Ma se ti chiamassi formica?"
"TI UCCIDO"
Soffoco una risata. 
Grazie, ad entrambi. 
 
 
 
 
 
 
Che io sia sempre stata strana, non lo metto in dubbio. 
Anche nella storia con Junior, dimostravo la mia stranezza in tutto e per tutto, e forse è grazie a questo e al suo carattere esuberante e aperto che siamo rimasti insieme per così tanto tempo. 
C'era però in me un desiderio così forte che minacciava di uscire ogni qual volta parlavamo di argomenti seri. Da allora mostrare serietà dinanzi a  lui per più di cinque minuti.
Perché se avessi detto ciò che mi stava lacerando, Junior sarebbe corso via ed io non volevo rimanere di nuovo da sola all'improvviso.
 Perché sono fatta così: paragonata alla tristezza di perdere tutto preferisco il dolore di una crepa che va aprendosi. 
Solo che ero troppo poco egoista per condannare il mio ragazzo ad un dolore del genere. 
Io non parlavo ma lui capiva, ed è per questo che quando me lo chiese direttamente io scoppiai.
 
 
 
 
 
 
Mi guardi negli occhi, e con una dolcezza infinita allunghi le mani fino a sfiorarmi il viso. 
Un piacevole brivido percorre il mio corpo, e a quel contatto così delicato non posso che avanzare un sorriso imbarazzato; mi ritrovo così a fissare il pavimento, dandomi della stupida senza sosta per non riuscire a sostenere il tuo sguardo. 
Eppure tu come al solito sai come prendermi: quella mano che fino ad un secondo prima sfiorava la mia pelle, é giunta, non so come, alle punte dei miei biondissimi capelli. 
Il movimento è sempre lo stesso: nonostante gli anni, i mesi ed i giorni passati, tu non fai altro che accarezzarli continuamente, dall'alto verso il basso mentre gradualmente alcune ciocche sfuggono alla tua presa. 
Ti sorrido, guardandoti negli occhi, incapace, ingrata come sono, di esprimere a parole il bene che ti voglio. Vorrei sul serio dirti qualcosa, vorrei davvero ringraziarti non solo per questa sera ma per tutti gli splendidi momenti passati insieme, in particolar modo vorrei ringraziarti per avermi ridato non il sorriso, perché quello non è mai mancato, ma la serenità. 
Vorrei ringraziarti per avermi insegnato a volermi bene, ad amarmi.
Eppure con mia grande sorpresa, sei tu il primo a parlare! Tu e il terribile vizio di non lasciare che il silenzio faccia tutto da sé.
Casinista come sei, avrei dovuto aspettarmelo.
"Mi-Chan" mi dici con dolcezza. 
Ok comincio ad avere paura. 
Il momento è arrivato.
"Si?" rispondo cauta, pronta ad ascoltare le tue parole.
"Pensi di essere felice qui con me?" 
Sento chiaramente il mio cuore perdere un battito.
Caspita.
Non so che razza di espressione abbia assunto in questo momento, ma deve essere davvero terribile a giudicare dal volto del mio ragazzo. 
Mi affretto a rispondere, per evitare che tu possa scambiare il mio stupore per insicurezza. 
"Si." Ti dico convinta. 
 Sospiri come se ti fossi appena tolto un peso di dosso; sembri più bambino di quanto non lo sia già. 
Tuttavia, se a primo impatto quest'immagine così tenera avrebbe dovuto suscitarmi un leggero sorriso, ecco che invece fa sì che il peso delle mie parole mi si piombi addosso senza pietà. 
Sono felice? 
Ho una bella casa, una famiglia amorevole, una migliore amica fantastica e un ragazzo, a dispetto delle credenze generali, d'oro. 
Si, sono davvero felice. 
Però... 
Però... 
Guardo altrove, riflettendo su quello strano turbine di emozioni che mi sta assalendo. 
"Mi-Chan" mi prendi per il mento, costringendomi a guardarti in volto. 
Non farlo. 
Così non posso assolutamente proteggerti, idiota. 
Non guardarmi così, lo dico per te. 
Non resisto. 
I miei occhi si riempiono di lacrime, che cattive come sempre non accennano a scendere per liberarmi di quella sensazione fastidiosa, così come il groppo in gola. 
Vomito tutta la mia angoscia. Quello che mi tiene bloccata da tanto. 
"Se solo potessi rivedere Goren. 
Mi manca così tanto." 
E sul tuo viso appare la tipica espressione da cane bastonato; è come se ti avessi dato uno schiaffo improvviso e tu, che tanto ti sei sacrificato per me, ne sia rimasto scottato. 
Avere davanti agli occhi il tuo dolore è la migliore delle punizioni per me, il ricordo di te addolorato e deluso lo porterò dietro ovunque. 
Poi l'impensabile. 
Rompi lo scambio di sguardi che da tanto ci tiene vicini... Tanto vicini, eppure così distanti. Guardi l'orizzonte, poi come se un'illuminazione ti avesse catturato, mi guardi e col tuo sorriso da ragazzino mi dici: "C'è un modo!" 
Le tue mani sono sulle mie ed improvvisamente l'ampio salone della casa che affianca quella di Chichi si erge dinanzi i miei occhi. 
 
 
 
 
 
 
La verità è che avrei tanto voluto essere come mia nonna, e magari c'ero stata vicino al diventarlo. 
Man mano che mi avvicinavo al suo essere, sentivo il bisogno di allontanarmene riprovando vecchie sensazioni. 
Eppure se fossi stata come te, nonna 18, all'epoca non avrei provato tutte quelle emozioni. 
E tu, Junior, se non mi avresti mostrato quelle cose, avresti avuto la possibilità di essermi ancora accanto. 
Avremmo potuto stare ancora insieme, lasciando che la nostra storia degradasse a tal punto da contenere un misto di menzogne, di falsi sentimenti e sbagliate convinzioni. 
Perciò... Sebbene l'impatto col tuo "modo" non è stato proprio dei migliori, ti ringrazio Junior. 
Grazie di avermi dato la possibilità di scegliere. 
Di chiarirmi. 
E di amarmi. Nonostante tutto. 
Non eravamo destinati ad essere una coppia; fra noi non è mai scattata la molla che ci permetteva di avere un qualcosa di realmente serio, ma ora come ora posso dire che... Se la vita mi avesse concesso la possibilità di avere un fratello, allora tu saresti stato senza alcuna ombra di dubbio la mia prima ed unica scelta.
 
 
 
 
 
La stanza di Goren è esattamente come la ricordavo. 
Nei miei ricordi di bambina, però, quella camera era immensa; adesso, rivedendola, con gli occhi di una sedicenne mi rendo conto che  non è stata mai chissà quanto grande. 
Eppure a me e Goren era sempre bastata! 
Quel piccolo spazio era stato un accampamento, una navicella, un ristorante, un stanza della gravità, un campo di battaglia: un luogo dove le ansie e le preoccupazioni potessero essere spente.
Adesso non è nulla di tutto questo, se non un luogo triste e desolato, però essa risplende ancora nel suo ordine impeccabile: penso che Chichi o Videl provvedano a mantenerla in condizioni accettabili. 
Però rivedere tutto come una volta... Fa male. 
I giochi, gli oggetti, i libri sono rimasti sempre nello stesso posto e tutto questo, non può che darmi la sensazione che tu, Goren, non sia mai andato via dalla mia vita. 
Già ti vedo aprire frettolosamente la porta e sbucare dietro di essa, col tuo bel sorriso contagioso.
Già ti vedo saltarmi addosso, pronto a combattere per dimostrare a me, eterna e debole umana, quanto la forza di un Saiyan possa essere micidiale. 
Faccio qualche passo avanti, poi con molta lentezza lasciò che il mio corpo trovi sollievo al contatto col pavimento freddo, prendo ad accarezzare quelle mattonelle ghiacciate e penso. 
Quello è stato il punto in cui, angosciati e tristi, abbiamo tanto pianto l'una fra le braccia dell'altro per la verità riguardo i tuoi genitori. 
Com'eri triste... ed io, che forse ancora cercavo un barlume di orgoglio nei tuoi occhi, mi sono fatta coraggio, consolandoti per un po'. 
Poi sono crollata anch'io in tutta la mia ingenuità. 
E insieme, uniti nel dolore, abbiamo pianto, finché di lacrime non ne sono rimaste più. 
Ma abbiamo continuato a stringerci, perché il solo sapere che l'uno c'era sempre per l'altro rendeva le cose un po' più semplici.
Dove sei adesso Goren?
È da tanto che non me lo chiedo.
È da tanto che non conosco la risposta.
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"Mi-Chan chiudi gli occhi" mi ordini improvvisamente, Ju. 
Faccio come mi hai chiesto e poco dopo sento le tue mani sui miei polsi, mi porti in giro per la stanza lasciandomi toccare appena tutti gli oggetti di Goren con i palmi delle mani. 
L'odore del mio migliore amico è sovrano nella stanza; sento le lacrime salirmi agli occhi ancora serrati come hai chiesto tu, Junior.
"Lo sento" ammetto con voce tremante "adesso sarà felice, con tanti amici, con una bella ragazza, sempre sorridente e molto semplice, come suo solito ma... Ma io non sono con lui" 
Apro gli occhi, rendendomi conto che ormai le lacrime scorrono copiose e insistenti ed incontro il tuo sguardo angosciato; porti istintivamente una mano dietro la nuca ed io sono qui immobile a fissarti. 
Senza far nulla se non lasciarmi divorare dai sensi di colpa. 
Quanto dolore ti sto provocando,Ju? 
Improvvisamente ti avvicini alla scrivania del tuo piccolo nipote, e come se ormai avessi imparato a memoria la disposizione dei suoi oggetti, prendi dal cassetto un foglietto e una matita; scrivi qualcosa e poi gentilmente mi porgi il misterioso pezzo di carta. 
Abbasso lo sguardo e vedo dei piccoli segni neri sull'immensa distesa bianca. 
Un numero. Di cellulare. 
Prima che possa chiederti spiegazioni, tu ti avvicini prendendomi per le spalle; mi lasci due casti baci sugli occhi ancora inondati dalle pozze d'acqua che mi rigano il volto. 
Poi come se non fosse successo nulla, col tuo solito modo di fare dolcissimo mi dici: "Vai" 
"Cosa?" ti chiedo confusa. 
Guardi il foglio e mi sorridi. "Chiamalo e corri da lui, Mi-chan. Sei libera." 
Libera? Perché parli come se finora mi avessi tenuta legata con catene? 
Io con te mi sono sentita più libera che mai, Junior. 
"Io servivo a placare la tua solitudine. Ora che ti ricongiungerai con Goren, io non ti servo più. Non credi?" 
"Non è così. Tu sei molto di più di un comunissimo conoscente. 
Io non mi sono servita di te!" La mia voce, alzatasi di qualche ottava, rimbomba fra le mure domestiche. 
Tu in tutta la tua sospettosa calma mi rispondi e mi accarezzi delicatamente, come se fossi l'oggetto più fragile di questo mondo. "Scusa mi sono espresso male. 
Volevo dire che adesso devi prendere la tua strada.
Ma ti sarò sempre accanto." 
Sarà mia impressione o c'è un velo di tristezza nei tuoi occhi? 
Stupido. 
Sei troppo leale Junior, ed è a causa di questo tuo pregio che stai andando via... vero?
Se mi penetrassi nel cuore ancor di più di quanto tu non abbia già fatto, allora per Goren significherebbe essere vittima di un rimpiazzo. 
Significherebbe che il mio migliore amico saresti tu! E invece da sempre hai fatto di tutto per non soffiargli il posto, addirittura rinunciare per due anni della tua vita alle malefatte, alla vita da ragazzino predatore per stare con me, ed essere il mio ragazzo. 
Non amico. 
Perché sapevi che quello era il ruolo del tuo adorato nipote. 
Perciò... Grazie. 
È tutto quello che vorrei dirti, ma le parole sembrano essersi bloccate in gola. 
Provo ad esprimere la mia gratitudine accarezzandoti il viso e lasciandoti un morbido bacio sulla guancia. 
Tu capisci ma non dici nulla. 
Mi accompagni a casa, e mentre io vedo la tua figura scomparire oltre l'orizzonte, strappo quel maledetto foglio, lasciando che i pezzi cadano a terra e mi dirigo nell'appartamento, senza voltarmi indietro.
Sospiro, avvolta in un turbine di tristezza, ripensando alla nostalgia di te che già avverto.
Quando mi hai concesso un ultimo abbraccio tremavi. 
Io me ne sono resa conto, ma non ho detto nulla, sebbene la voglia di averti con me per sempre era davvero grande.
Scusami.
Sono davvero una stupida.
Ma tu... Tu sei troppo leale, Ju.
 
 
 
Il tempo cancella ogni cosa.
Il tempo guarisce le ferite. 
Il tempo da soddisfazioni. 
Queste frasi, sebbene agli occhi degli altri siano ricche di speranza e di buoni propositi per una nuova vita, a me sono sembrate sempre e solo futili pretesti per giustificare la mancanza di coraggio e di reazione di una persona. 
Perché aspettare che sia il tempo ad alleviare i dolori?
Le persone deboli si appellano al 'provvidenziale aiuto' del tempo; io, come sempre, faccio affidamento unicamente sulla mia forza di volontà. 
Anche se, devo ammetterlo, se non fosse stato per il mio 'fratellone' non sarei andata molto lontana in questi anni. 
E alla fine, ho compreso che poggiarsi sulla spalla di un buon amico non è poi una cattiva idea.
Un amico per lo meno si fa carico del peso che stai portando, concedendo invece una totale sensazione di pace e leggerezza. 
Ho iniziato a capirlo anni addietro, quando presuntuosamente ritenevo ancora che le mie spalle fossero le uniche su cui poter contare.
Che poi non è vero che il tempo guarisce ogni cosa. 
Perché oggi alle parole 'Io sono Goren', ho chiaramente avvertito un fremito al cuore. 
Perché ancora non mi sono arresa?  Non riesco proprio a spiegarmelo. 
 
 
Quel giorno mi resi conto quasi subito del folle gesto. Non appena varcai la soglia di casa, corsi fuori a riprendermi ciò che mi spettava di diritto e che da anni bramavo.
Passai tutta la notte a ricomporre quel piccolo pezzo di carta; ossessivamente frammento dopo frammento riuscii a ricostruirlo. 
E lo conservai. Per davvero. 
Lo conservo ancora oggi.
Solo che ancora non l'ho utilizzato. 
Tutto qui. 
 
 
 
 
 
 
"No Mi-Chan  noi non possiamo sposarci!" 
"E perché?" 
"Sei la mia migliore amica: sarebbe troppo strano!"
"Hai ragione.." 
"Però ti sarò sempre vicino come amico!"
"Davvero Goren?"
"Certo. Per sempre."
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