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di sswagonlou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** To annoy you, of course. ***
Capitolo 2: *** The first time that I saw him ***
Capitolo 3: *** Hazelle, I don't tell you to commit a murder ***
Capitolo 4: *** Charlotte. ***



Capitolo 1
*** To annoy you, of course. ***


Agosto 2003.
 
«Hazelle, Harry. Tornate in casa su!» la voce di mamma ci fece voltare verso la porta sul retro. Era in piedi appena fuori dall'uscio, fasciata nel suo tubino verde, e ci stava guardando male come faceva tutte le volte. 
«Dai, muovetevi.» ci rimbottò mamma una seconda volta.
Io e Harry ci tirammo su in piedi e con la testa bassa tornammo dentro casa. 
«Harold, tua zia ha chiamato. Devi richiamarla appena sei più pulito.» continuò mamma con voce più dolce, mentre salivamo le scale verso il bagno.
Harry non è mio fratello. E' il figlio dell'ex moglie dell'ex marito della zia. 
Quando la mamma di Harry morì, andò a vivere con il suo papà. Poi però morì anche lui e Harry sarebbe dovuto andare a vivere con la sua zia, che però viveva in Amazzonia e quindi rimase a vivere con noi. 
Mamma adorava Harry. Non me, Harry. Si ricordava di tutto quello che faceva, mentre se dovevo fare una cosa io aveva degli impegni. 
Non sopportavo Harry. 
«Hazelle?» mi fermò la mamma prima che potessi chiudermi in camera.
«Fai ancora una volta la lotta nel fango con Harry e ti metto in punizione fino a quando non sei maggiorenne.» mi minacciò. 
Entrai in camera con le lacrime agli occhi e quel giorno decisi che non sarei mai più stata la Hazzie carina e dolce. 
Quel giorno decisi che sarei diventata la ragazza ribelle che i miei odiavano.
Quel giorno decisi che Hazelle Anne Rebecca Bloowood non si sarebbe mai più fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Agosto 2013.

«Chachiiiii!!» urlai piombando nella camera di Claire. 
«Hachiiiiii!!» urlò lei di rimando prima di abbracciarmi.
Ero appena tornata dalle vacanze e la prima persona che ero a trovare era la mia migliore amica. 
«Haz, devo parlarti.» esclamò appena si staccò dall'abbraccio. 
«Spara.» le sorrisi mentre mi sedetti sul suo letto.
«Simon è andato a letto con Alexia mentre tu eri alle Maldive.» disse Claire tutto d'un fiato.
«Simon. Con Alexia.» ripetei con gli occhi sbarrati.
Sarebbe stato meglio se qualcuno mi avesse tirato un pesce avariato in faccia. 
Claire annuì lentamente. «Vuoi dire che io ho rinunciato alle avances di uno spagnolo stragnocco mentre lui si scopava quella troietta?» la mia voce si alzò di un'ottava a ogni parola. 
«Hachi, calmati. Mi dispiace, ma dovevo dirtelo.» Claire mi abbracciò, poggiando la sua testa sulla mia spalla. 
«Claire Benson. Abbiamo una vendetta da preparare.» sussurrai.
«Hazzie, pensavo che dopo le Maldive non saresti più stata la cattiva ragazza di prima. Anche se le punte azzurre continuano ad esserci.» borbottò Claire sedendosi sul letto contro la parete.
«Quando avevo otto anni mi sono promessa che nessuno mi avrebbe messo i piedi in testa.» le dissi incrociando le gambe.
«Sì, lo so. Quella sera mi hai chiamata in lacrime. Ma pensavo che adesso che hai diciotto anni avessi smesso di preparare vendette. A scuola ti conoscono tutti per le tue vendette e nessuno ti vuole come nemica.» 
«Peccato che la gente mi fa favori solo perchè sono la figlia di Frank Bloowood.»
«Guarda che io non sono tua amica perchè tuo padre possiede le industrie Bloowood e tua madre è direttrice di una casa editrice.»
«Lo so Chachi.» le risposi sedendomi di fianco a lei.
«E' solo che odio che mi si tratti da bambina. Ci pensa già la mia famiglia.» borbottai posando la testa sulla sua spalla.
«Hachi è tardi!» esclamò Claire balzando in piedi. «Muovi il culo e vai a casa. Tra un po' arriva la signora Lunder con suo figlio e gli devo fare da baby-sitter.» continuò buttandomi praticamente fuori di casa. 
«Ti chiamo stasera.» mi urlò poi dalla finestra dell'appartamento.
Claire abita in un appartamento in centro città con sua madre e suo fratello piccolo. Ha lunghi capelli neri e gli occhi verdi. Ci conosciamo da sempre e ognuna sa i segreti più intimi dell'altra.
A mia madre non è mai piaciuta. Non era l'amica che voleva per me. Sosteneva che era per colpa sua se io andavo ad una scuola pubblica e frequentavo gente semplice. 
 
 
«Sono tornata!» urlai entrando nell'atrio dell'enorme villa che tecnicamente dovrebbe essere casa mia. 
«Hazelle, piccola mia, sei cresciuta tantissimo!» la voce di Emma mi fece girare verso la cucina, dove la trovai con indosso il suo grembiule a fiori e i capelli rossi legati in una morbida crocchia. Emma è la governante. Per lei bastano dieci secondi fuori di casa e io sono cresciuta, come se mi avessero innaffiato. Like a pianta. 
«Sono stata alle Maldive solo per due settimane.» borbottai abbracciandola. 
Mentre salii le scale sentii papà discutere al telefono nello studio al primo piano e vidi mamma entrare nella vecchia camera di Harry. Strano. 
Arrivai fino al secondo piano, dove ora c'è la mia camera. 
Dopo vari piagnistei, e dopo aver promesso a mia mamma che sarei stata promossa a scuola con il massimo dei voti, avevo convinto i miei genitori a spostare la mia camera nella serra. Così adesso mi ritrovavo a dormire circondata dalle piante. Papà aveva anche fatto in modo che fosse autosufficente e a prova di incendio. Adoravo le piante. Avevo fatto in modo di costruire il letto su uno dei rami del nocciolo, così da dormire per aria. L'armadio era posizionato in mezzo ai ciclamini e altri fiori in vaso, mentre la scrivania era a destra della porta. Amavo la mia stanza.
Mollai la borsa sulla scrivania, tirai fuori una mega t-shirt e un paio di pantaloncini dall'armadio e mi cambiai in un lampo. Presi cuffiette e pc e mi arrampicai sul nocciolo, diretta al letto. 
Appena seduta sul letto tirai fuori i biglietti acquistati alle Maldive dalla tasca dei pantaloncini e li appesi ad uno dei tanti fili che ornavano il soffitto e da cui pendevano foto, biglietti, ricordi. 
Appena attaccai i biglietti delle Maldive, mi sdraiai sul letto, attaccai le cuffiette su youtube e con Ed Sheeran nelle orecchie girovagai su Twitter.
Aprii le menzioni, per vedere se qualcuno mi aveva scritto e mi trovai un tweet di Harry. 
Harry Styles in persona mi aveva menzionato.
 
@Harry_Styles: @_xloveya e così adesso vivi nella serra :)
@_xloveya: @Harry_Styles e tu come lo sai?
@Harry_Styles:@_xloveya io so tutto, dimentichi? 
@_xloveya: @Harry_Styles come dimenticarsi del riccio che ti rovina la vita?
@Harry_Styles: @_xloveya  ti sei messa contro metà delle mie fan.
@_xloveya: CHISSENEFREGA!
 
Arrabbiata chiusi il portatile e con l'aiuto di qualche santo riuscii a trattenenrmi dal buttarlo per terra. Non so dove trovavo la forza per non andare da quel cretino riccioluto e spaccargli la faccia dopo avergli fatto la piastra! Era in tour in America, ma ci sarei anche arrivata in monorotaia, pur di fargli del male. 
Staccai le cuffiette, lasciando che le canzoni dei Muse inondarono la serra. 
Il biiiiip che ad un certo punto interrompè la musica mi avvertì che era arrivata una mail. 
 
Da: Claire Benson
A: Hazelle Bloowood
Oggetto: strane menzioni
Harry che ti menziona? O.o Che diavolo succede?
-C.
 
Da: Hazelle Bloowood
A: Claire Benson
Oggetto: strane menzioni
Non lo so nemmeno io. Però sa che vivo nella serra. 
-H.
 
Da: Claire Benson
A: Hazelle Bloowood
Oggetto: COSA??
E come lo sa se non vive più da voi da praicamente tre anni e tu hai la camera nella serra da un anno e mezzo?
-C.
 
Da: Hazelle Bloowood 
A: Claire Benson
Oggetto: e chi lo sa?
Non ne ho idea. Ma ho visto mamma entrare nella vecchia stanza di Harry poco fa. Strano.
-H.
 
Da: Claire Benson
A: Hazelle Bloowood
Oggetto: nella tua famiglia sono tutti strani.
L'oggetto parla da solo. 
Vado che mamma sta per tornare a casa.
Ti voglio bene
XO -C.
 
Non sapendo più cosa fare, decisi di fare un salto da papà. 
Entrai furtiva nello studio e lo trovai al telefono che guardava fuori dalla finestra. Senza farmi sentire corsi verso la sedia dietro la scrivania e mi sedetti, imitando mio padre senza farmi sentire.
«Hazelle, ma non la smetti mai?» mi sorrise papà quando si girò verso la scrivania. 
Scossi la testa sorridendo.
«Piaciute le Maldive?» chiese appoggiandosi alla scrivania di fianco a me.
Annuii mordendomi un labbro.
«Ce qualcosa che non va?» mi domandò incrociando le braccia al petto.
«Harry mi ha scritto su twitter.» sussurrai.
Papà scosse le spalle. «E allora? Siete come fratelli.»
«Papà, sa che ho la camera in serra.» esclamai guardandolo con gli occhi spalancati.
«Può averlo letto ovunque. Quando l'abbiamo finita hai scattato trecento foto e le hai pubblicate ovunque.» disse lui accarezandomi la testa.
Gli diedi ragione e rimanemmo a chiacchierare fino quando Emma non bussò alla porta comunicandoci che la cena era pronta.
 
Erano ormai le undici quando spensi la televisione in camera. Lasciai cadere la testa all'indietro, facendo quasi toccare il pavimento dai capelli, visto che ero seduta sul puff a righe color pastello. Che noia.
Decisi di andare a letto, così mi trascinai sopra il nocciolo, sdraiandomi poi sotto le coperte.
 
 
«Haaaaaaaaaaaazzzzzz! Scendi dal letto!» mi svegliai di soprassalto, rischiando quasi di cadere per terra.
«Ma che diavolo..?» chiesi a nessuno in particolare scendendo dal nocciolo.
«La mia piccola Haz che dorme in mezzo al verde.» mi voltai di scatto verso la porta notando una figura appoggiata allo stipite della porta, in controluce.
Qualcuno era tornato. 
E quel qualcuno era.. «Essere riccioluto ruba soprannomi, che minchia ci fai in camera mia alle sette di mattina?» urlai fuori di me.
«Volevo solo salutare la mia biondina.» Harry avanzò dopo aver acceso la luce e mi scompigliò i capelli. 
«Non sono tua. E ora esci dalla mia stanza!» continuai urlando.
«Quando ti sei fatta le punte azzurre?» domandò senza prendermi in considerazione.
«Qualche mese fa. Ora esci?»
«Fammici pensare... No.»
Mi massaggiai le tempie. «Perchè sei tornato?» domandai.
«Ma per darti fastidio, ovvio.» rispose lui con il suo solito sorriso strafottente.





















YAOHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.
Yo yo gente!
Sono tornata con una nuova FF!!
Ok, vi avverto subito che Hazelle sarà una piccola pazzoide e diaciamo che Hazelle sarà un po' me.
Okky evaporo. 
Adios peipi.
B.

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Capitolo 2
*** The first time that I saw him ***


 
Settembre.
 
Salii sull'Audi di papà tutta imbronciata. Oggi ricominciava la solita routine. Scuola-Casa di Claire-Casa.
«Lucas rimarrà nelle vicinanze, piccola.» la voce di papà mi fece tornare alla realtà.
Eravamo seduti sui sedili anteriori dell'Audi bianca di papà, con Adam Hellren alla guida e Lucas Lowell seduto al suo fianco. 
Da quando mamma era stata minacciata ogni membro della famiglia Bloowood disponeva di una guardia del corpo. Quindi, a quasi diciotto anni mi ritrovavo a girare con una guardia del corpo. 
Sbuffai. «Deve proprio stare con me? Non voglio una babysitter.» brontolai guardando fuori dal finestrino. 
«Lucas non ti fa da babysitter. Ed è solo per il tuo bene.» disse papà, prendendomi la mano e baciandole il dorso.
«Il mio bene! Sono due anni che non esco di casa!» gli urlai contro ritirando bruscamente la mano dalla sua stretta. 
«Piccola.. Non voglio che ti succeda niente.» ribattè lui con calma, passandosi le mani tra i capelli.
«Faccio kick boxing da quando ho sei anni! Ha dieci ho imparato a sparare e il nonno mi ha insegnato come disarmare un uomo più massiccio di me!» continuai sistemandomi il vestito a scacchi. 
Papà mi guardò esasperato. Sapeva che tutto quello che avevo detto era vero, come io sapevo che avere Lucas alle calcagna faceva stare papà più tranquillo. 
«Signor Bloowood, signorina Bloowood, siamo arrivati alla scuola.» Lowell interrompè il silenzio carico di tensione. Aspettai paziente che Lucas mi aprisse la portiera e nel mentre mi allungai a dare un bacio a papà. 
«Miss Bloowood...» cominciò Lucas mentre mi incamminavo verso la scuola. 
«Lowell, ti avrò detto un centinaio di volte di non chiamarmi Miss Bloowood. Ho mi chiami Haz o dico a papà cosa fai veramente mentre io sono a scuola.» 
Lui annuì, senza dire niente. Aspettammo che la macchina girasse l'angolo e quando non fu più in vista Lowell attraversò la strada, dirigendosi verso il teatro all'angolo della strada. Lo salutai con la mano, poi entrai a scuola.
«Guardate è arrivata la regina.» borbottò Juliet, regina assoluta della scuola, a quanto diceva lei, ed io ero solo quella che voleva spodestarla perchè ero una Bloowood. 
«Ommiodio, dov'è Elisabetta?» esclamai sarcastica girandomi su me stessa. 
«Hachi, smettila di fare l'idiota. Devo parlarti.» Claire piombò davanti a me prima che Juliet potesse ribattere. 
«Benson, arrivi sempre al momento giusto.» borbottai alla schiena della mia migliore amica mentre mi precedeva verso la classe di letteratura. 
«Ok. Ascoltami. Adesso dobbiamo vedere perchè nell'ultimo mese hai continuato a sognare che il cantante riccio ti svegliava.» esclamò pratica facendomi sedere sul mio banco.
«Chachi, sarà solo un caso. Come quando continuavo a sognare che i tuoi capelli prendevano fuoco e poi ti diventavano verdi.» esclamai io. 
«Probabilmente hai ragione. Solo un caso.» disse lei lasciandosi cadere sulla sedia. 
Sentii vibrare il telefono e feci per tirarlo fuori dalla borsa, ma Claire fu più veloce di me. Sbloccò il telefono e sbarrò gli occhi. 
Per poter leggere il messaggio dovetti aspettare la pausa pranzo, dato che Claire si infilò il mio cellulare in tasca quando la campanella suonò appena dopo che aveva letto lei il messaggio.
«Gradirei riavere il mio telefono.» esclamai lasciando cadere il vassoio vicino a Claire al solito tavolo a mensa. 
«Chi ti ha fregato il cellulare?» domandò Morgan. 
«Tuo padre lo sa?» domandò subito dopo Megan, la sorella gemella di Morgan. 
«Claire, tu ne sai qualcosa?» Erik piombò di fianco a me, dandomi un bacetto sulla guancia. 
Megan, Morgan ed Erik erano fratelli. Megan e Morgan erano gemelle, ma fortunatamente non erano uguali. Avevano entrambe la pelle color cappuccino e una cascata di riccioli marroni. Morgan aveva gli occhi neri, mentre Megan gli occhi azzurri. Erik era un gran bel pezzo di ragazzo: la stessa pelle color cappuccino delle sorelle, i capelli legati in treccine e grandi occhi nocciola. L'unico problema era che Erik era gay, ma non lo stereotipo di gay delle soap americane. Erik non era effeminato, anzi se non lo avesse detto lui nessuno ci avrebbe mai creduto. 
«Tieni.» Claire mi ridiede il cellulare e io potei finalmente vedere chi mi aveva messaggiato. Era una mail.
 
Da: Liam Payne
A: Hazelle Bloowood
Oggetto: Aloha
 
Ehi Bec!
Come va? So che Hazza ti ha scritto su twitter il mese scorso e mi dispiace non averti scritto prima. So che non hai sentito nessuno di noi nell'ultimo periodo, ma abbiamo avuto da fare. Volevo farti sapere solo che io ci sono sempre e che sono sempre il tuo migliore amico. 
XX
Liam. 
 
«Perchè ti ha chiamato Bec?» domandò Megan mentre si facevano passare il mio telefono per leggere la mail.
«Già, perchè?» chiese di nuovo Erik, ridandomi il cellulare. 
A quella domanda mi persi nel racconto della prima volta in cui incontrai Liam Payne. 
 
 
Londra. Audizioni XFactor 2010-Luglio.
 
«Gnugno, io mi sto annoiando..» mi lamentai per l'ennesima volta. 
Le sedie erano tutte occupate, così ci eravamo seduti per terra in un angolo, io con le gambe sopra le sue cosce e con un dito sulla sua guancia. 
«Non mi interessa.» borbottò lui. 
«La tua ragazza è davvero carina.» esclamò un ragazzo in piedi di fianco a noi.
«Non sono la sua ragazza!» esclamai inorridita togliendo la mano dalla guancia del riccio.  
Guardai il ragazzo che aveva parlato e mi accorsi che portava i capelli alla Justin Bieber che coprivano due occhi nocciola.
«Io sono Harry.» si presentò il riccio alzandosi in piedi e facendomi sbattere le coscie sul pavimento.
«Io Liam.» si presentò a sua volta il ragazzo.
Mi alzai anche io. «E io sono Ha..» mi fermai non volendo dire che fossi la figlia dei Bloowood. «Rebecca. Sono Rebecca.» dissi alla fine. Usare il mio terzo nome poteva tornare utile.
Harry mi guardò con gli occhi spalancati e fece per dire qualcosa, ma gli pestai il piede impedendogli di rivelare il mio nome.
«Allora se non siete fidanzati cosa siete?» domandò ancora Liam.
«Due essere umani?» domandai retorica alzando un sopracciglio.
Liam scoppiò a ridere. «Intendevo se siete imparentati.»
Questa volta rispose Harry. «E' mia sorella.»
Liam annuì e la mamma decise in quel momento di chiamarmi.
«Hazelle! Ti ho permesso di metterti i pantaloni bianchi, ma non pensavo che tu li sporcassi!» esclamò venendoci incontro.
Mi voltai di scatto a vedere il sedere dove c'era un po' di polvere e la scossi per farla cadere. «Puliti.» le dissi e lei tornò a parlare con papà.
«Aspetta, ma ti chiami Rebecca o Hazelle?» domandò Liam girandosi un po' verso di me, smettendo di parlare con Harry.
«Tecnicamente in entrambi i modi.» gli risposi sorridendo.
«Hazelle Anne Rebecca Bloowood.» rispose per me Harry, con un ghigno sul volto.
«Sei la figlia dei Bloowood?» domandò Liam, quasi inorridito.
Anuii lentamente, entrando quasi nel panico.
«Ah ok.» disse semplicemente Liam.
«Come solo ok? Non ti cambia che Haz ti abbia parlato? E' una Bloowood!» esclamò Harry. E' impazzito?
«Perchè il suo cognome dovrebbe intimidirmi? E' solo un cognome. Lei, credo, è solo se stessa con un cognome che le pesa addosso.» disse Liam pacato. Come diavolo ha fatto a capire tutto in trenta nano secondi?
«Ma lei è.. Una Bloowood.. L'unica figlia..» sussurrò Harry nel panico. 
Dentro di me esultai. Qualcuno lo aveva detto al posto mio. Un cognome non cambia la vita, be solo in certi casi. 
«E poi non sei un Bloowood anche tu?» chiese pacato Liam ad Harry.
«No, faccio Styles di cognome. I genitori di Hazelle sono i miei tutori legali. Eravamo una specie di cugini.» borbottò Harry.
«Liam, sei ufficialmente il mio migliore amico!» Liam si girò verso di me. L'ho davvero detto? A quanto pare. 
«Ok, migliore amica.» Liam mi sorrise, abbracciandomi.
Dopo aver sciolto l'abbraccio, ci scambiammo numeri di cellulare e mail. 
 
 
 
 
 
Tornai al presente, guardando negli occhi i miei più cari amici.
«Wow..» sussurrò rapito Erik. 
Scossi la testa sorridendo e presi il cellulare per rispondere alla mail.
 
Da: Hazelle Bloowood
A: Liam Payne
Oggetto: Ehi grillo canterino!
 
Salutami i ragazzi! E dì al cantante da strapazzo che mamma ad agosto è entrata in camera sua. 
Mi manchi tantissimo, quando vieni a trovarmi? 
Sono andata alle Maldive, sai? Le hai viste le foto su instagram, vero? Sto facendo troppe domande, lo so AHHAHAHA 
Comunque, scrivimi, così so che non sei morto.
XX 
-H.
 
Appena mandai la mail, suonò la campanella di fine pranzo, così ci alzammo per andare nelle nostre classi. Morgan, Megan e Claire non la smettevano di parlare di un test di algebra. 
 
 
Alle tre erano tutti appoggiati vicino al mio armadietto, dove avevamo sempre appuntamento quando finivano le lezioni.
«Da chi si va oggi?» domandò Erik quando chiusi l'anta dell'armadietto.
«L'ultima volta siete venuti da me.» dissi mentre mi mettevo il coprispalle.
«Facciamo da noi!» eslamarono in contemporanea Megan e Morgan.
Io e Claire annuimmo, mentre ci dirigevamo verso il cancello.
«Venite in macchina con me?» domandai prima di uscire. 
«Credo che tu non verrai con noi.» balbettò Claire indicando un punto indefinito al di là del cancello dell'istituto.
Seguii il suo dito, e mi accorsi che appoggiato alla mia Volvo grigia metallizzata si stagliava la figura di Liam Payne. 
«Scusatemi ragazzi. La prossima volta facciamo a casa mia!» non sentii la loro risposta, poichè mi misi a correre verso il mio migliore amico.
«Liam!» urlai saltandogli addosso per abbracciarlo.
«Miss Bloowood, la prego di salire sulla macchina.» Lucas comparve al mio fianco, aprendo la portiera posteriore.
Sbuffo salendo in macchina seguita da Liam. 
«Perchè non mi hai detto che saresti venuto?» domandai tirando un pugno sulla spalla di Liam.
«Sorpresa?» disse lui sorridendomi.
Scossi la testa appoggiando la testa al suo petto. Il mio migliore amico era partito dall'America per venire da me, lasciando i suoi amici da soli. Momento.
«Ma se tu sei qui, vuol dire che ci sono anche i rgazzi?» domandai quasi nel panico. Non volevo rivedere il grillo canterino riccio.
«Tua mamma ci ospita.»
E lì, mi cadde il mondo addosso.




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ok, ecco il seguito. 
recensite con più di dieci parole farete felice una piccola scrittrice! 
un bacio,
B.

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Capitolo 3
*** Hazelle, I don't tell you to commit a murder ***


«Zizì, che stai facendo?» Liam entrò in cucina, dove mi ero praticamente accampata da quando ero arrivata a casa.
«Affogo i miei dispiaceri.» borbottai riempiendo nuovamente il bicchiere. 
Liam si sedette sullo sgabello di fianco a me.
«Di solito non si affogano i dispiaceri nell'alcool?» domandò prendendo il bric del succo di frutta e rimettendolo nuovamente sul tavolo.
«E io lo faccio nel succo di frutta.» dissi finendo di bere e facendo per riempilo nuovamente.
Liam fu più veloce di me e mi prese il bric dalle mani. «Devi salutare i ragazzi.»
«Devo proprio?» mi lamentai posando la testa sul bancone.
«Ascoltami Hazzie, so che l'ultima persona che vuoi vedere in questo momento è Harry, ma sii superiore. Vai da lui e salutalo. Fai come se non fosse lui.» 
Mi alzai, presi un coltello e me lo tenni dietro la schiena. «Vado a salutare i ragazzi.» presi la via d'uscita dalla cucina con un sorrisetto sulle labbra.
«Hazelle non ti ho mica detto di commettere un omicidio.» Liam mi fermò, prendendomi il coltello.
«Ho visto tutte le serie di C.S.I., NCIS, Criminal Minds, Castel, Hawaii Five-O, sono capace di commettere un omicidio e farlo passare per un suicidio.» lo minacciai.
«Haz..» Liam trattenne le risate.
«Sììì?» domandai civettuola sbattendo le palpebre. Avere gli occhi azzurri a volte poteva tornare utile, soprattutto per fare gli occhi dolci.
«No.» Liam scosse la testa, posando il coltello e rimettendolo al suo posto.
Sbuffai, seguendolo in corridoio, diretto verso la camera relax. 
«Fermo lì!» fermai Liam prima che potesse aprire la porta. 
«Che c'è adesso?» sbuffò girandosi verso di me.
«Devo cambiarmi!» esclamai correndo in camera mia.
Mi chiusi in camera e aprii in fretta l'armadio. Presi un appendino e lo lanciai sulla sedia, mi tolsi il vestito a scacchi e lo appesi sull'appendino, e lo rimisi dentro l'armadio. Da un cassetto della cassapanca presi un paio di pantaloncini neri e una maglietta extralarge grigia. Legai i capelli in una coda e misi ai piedi le pantofole a forma di coniglio. 
Quando scesi di sotto trovai Liam ancora appostato davanti alla porta della sala relax.
«Posso salutare i ragazzi.» gli dissi sorridendo. 
«Nessun oggetto che potresti usare come arma contro Harry?» domandò alzando un sopracciglio. 
Gli sorrisi aprendo la porta. «Ciao!» esclamai per poi richiudere la porta.
«Fatto!» dissi a Liam. Lui mi lanciò uno sguardo di fuoco e riaprii la porta precedendomi all'interno. 
«Hazzie!» Louis mi saltò addosso lasciando la mano di Harry.
Grugnii, ricambiando l'abbraccio. Zayn e Niall misero addirittura in pausa la play per venire a salutarmi. 
«Harry ha detto che sei andata alle Maldive quest'estate.» Zayn mi trascinò sul divano, facendomi sedere esattamente vicino al riccio. 
«Sì, ci sono stata.» risposi lanciando uno sguardo di fuoco a Zayn.
«Louis se dovessi per caso uccidere il tuo ragazzo, non sarai furioso con me, vero?» domandai a Louis, ma guardando in cagnesco Harry.
Louis scoppiò a ridere, mettendosi a giocare ai videogiochi insieme a Niall.
«Insomma, Ellie, hai diciott'anni ormai. In fondo ti ho solo rovinato la vita.» disse Harry strafottente. 
Accadde tutto molto in fretta. Saltai addosso a Harry e prima che Liam avesse il tempo di mettere in pausa e venire a togliermi da addosso a Harry, ebbi il tempo di sferrare in pugno sul labbro del riccio e di piantargli un ginocchio sui gioielli di famiglia. 
«Hazelle!» urlò Liam tirandomi via da un Harry dolorante. «Dio santo, Zizì, ma che ti salta in mente!» 
«Non ho ancora finito. Io lo ammazzo!» urlai dimenandomi tra le braccia di Liam.
«Niall vai  a prendere del ghiaccio.» Liam mi strinse ancora di più. 
«Lasciami andare!» urlai. 
Liam mi lasciò cadere su una poltrona mentre Niall entrava di corsa per mettere il ghiaccio sul labbro di Harry.
«Si può sapere dove diavolo hai imparato a fare questo?» domandò Louis.
«Faccio kick boxing da quando ho sei anni.» borbottai incrociando le braccia.
«Aspetta, vuoi dire che quando dicevi a tua madre che andavi a danza, andavi a tirare pugni ad un sacco da boxe?» domandò Harry incredulo.
«Oh no. Facevo davvero danza, purtroppo. Mentivo sull'ora in cui dovevo tornare.» scrollai le spalle. «L'ha scoperto perchè una volta è venuta a prendermi in palestra.»
«Tenetemi lontano da quella bestia.» borbottò Harry stringendosi al braccio di Louis. 
«Vuoi assaggiare il mio gancio destro?» lo minacciai, facendo per alzarmi. Liam mi spinse di nuovo seduta sulla sedia.
«Hazelle, sono a casa.» la voce della mamma mi fece entrare nel panico. 
Harry fece un sorrisino, sapeva che mamma mi avrebbe messa in punizione. Peccato che non sapeva che ero un genio nel raccontare bugie. 
Saltai in piedi. «Liam, qualsiasi cosa succeda, tu reggimi il gioco.»
Mentre correvo verso lo studio della mamma, dove sapevo l'avrei trovata, mi slegai i capelli e me li sistemai alla meglio. Bussai alla porta e aspettai che la mamma mi desse il permesso di entrare. 
«Ciao mamma.» dissi entrando e andando a darle un bacio sulla guancia. 
Mentre mi allontanavo verso una delle poltrone, la mamma sciolse i lunghi capelli biondi che aveva raccolto in una crocchia morbida. 
«Allora, hai visto i ragazzi?» domandò sedendosi alla scrivania. 
«Sì, sono nella sala relax a giocare con i videogiochi.» mormorai mordendomi un labbro.
«Harry come sta?» domandò controllando alcune lettere.
«Ha un labbro rotto.» dissi diretta, attenta a non passarmi una mano sulle nocche. 
Mamma sbarrò gli occhi. «Com'è successo?» domandò.
«Non lo so, quando sono arrivata con Liam a casa aveva già il labbro spaccato.» dissi usando la voce più innocente che potessi tirare fuori.
«Ma adesso sta bene?» 
«Credo di sì. Non ho potuto avvicinarmi per controllare bene, perchè Louis gli è stato vicino tutto il tempo.» spiegai.
«Stanno ancora insieme?» domandò mamma sorridendo. Mamma era felicissima per Louis e Harry. Credo che sia la larry shipper più sfegatata del pianeta.
«Certo.» scrollai le spalle.
«E tu, con il libro come va?» domandò alzando gli occhi su di me.
«Stasera ti lascio il riassunto dei primi cinque capitoli, come avevi chiesto.» mormorai. Lavoravo part-time per la mamma. Quando c'erano troppi libri da leggere, per non dare troppo lavoro a Hanna, la sua segretaria, dava i libri da leggere a me e io mi occupavo anche delle lettere che arrivavano a casa al posto che arrivare nel suo ufficio. 
«Benissimo. Puoi dire ai ragazzi che stasera abbiamo gente a cena? Vengono per le otto.» mamma accese il computer e controllò le mail.
«Chi viene?» certe volte era divertente avere gente a cena. 
«Tuo padre vuole ha incontrato un suo vecchio amico, Adam Fletcher, e lo ha invitato a cena. Dovrebbe avere una figlia della tua età.» 
Juliet faceva Feltcher di cognome, ma immaginavo fosse solo una coincidenza. Insomma, tanta gente che non è imparentata ha il cognome uguale. 
«Vado a dirlo ai ragazzi. Vuoi che nascondi il labbro rotto con del trucco?» domandai mentre mi alzavo.
«Puoi davvero farlo?» chiese lei sorridendo.
«Certo. Il trucco fa miracoli.» le sorrisi uscendo dallo studio. 
Entrai nella sala relax con i trousse dei trucchi che avevo recuperato precedentemente. 
«Harry ti devo truccare!» esclamando alzando la trousse. 
Harry mi guardò terrorizzato. «Non ti ha messo in punizione?» strillò.
Scrollai le spalle. «Ho detto a mamma che quando sono arrivata eri già con un labbro spaccato. Ho imparato a mentire con il tempo.» 
«E adesso vuoi truccarmi perchè..?» domandò Harry.
«Perchè stasera viene gente a cena e bisogna essere impeccabili.» spiegai avvicinandomi a Harry.
Prima che potesse dire una sillaba gli misi uno di quei cerottini trasperenti contro l'erpes che usava la mamma sulla ferita. Tirai fuori tre rossetti nude di tre tonalità diverse, alla fine optai per quella più chiara e ne passai un velo leggero sulle labbra di Harry. Passai anche il correttore appena sotto il labbro inferiore. 
«Finito!» esclamai mettendomi nuovamente in posizione eretta.
«Haz, ma non si vede più niente!» Louis mi passò un braccio sulle spalle e Zayn mi diede il cinque, mentre Harry si osservava allo specchio incredulo.
«Adesso possiamo metterci in tiro per la cena!» dissi.
«Hazzie, mancano ancora due ore.» Liam mi indicò l'orologio.
«E con questo? Devo trovare l'abito perfetto, pettinarmi in modo perfetto e truccarmi in modo perfetto.» 
«In poche parole devi essere perfetta.» mi disse Niall.
«Ecco perchè ti adoro.» esclamai uscendo dalla sala relax e dirigendomi verso la mia camera.
Per prima cosa decisi di farmi una doccia. Mi lavai i capelli con lo shampoo all'ortica e lavai il corpo con il bagnoschiuma al cioccolato. Quando uscii dal box doccia, avvolsi i capelli in un asciugamano sulla testa e asciugai in fretta il corpo. Indossai l'intimo azzurro coordinato che avevo scelto e tornai in camera. 
Provai una varietà infinita di abiti e quando scelsi quello giusto, un monospalla azzurro in chiffon corto fino alle ginocchia. Tornai in bagno per truccami e acconciarmi i capelli. Asciugai i capelli con il phone e mentre li asciugavo attaccai alla spina l'arriccia capelli. Quando ebbi asciugato completamente i capelli cominciai ad arricciarli. Arricciai solo le punte, in modo da far risaltare l'azzurro. Tirai fuori tutti i trucchi e lì cominciarono i problemi. Come diavolo dovevo truccarmi? Di solito chiedevo aiuto a Claire, ma lei era a cena con Erik e le gemelle, quindi non poteva venire a casa mia a truccarmi. Chi poteva sapere qualcosa sulle donne? Louis! No, non potevo chiamarlo avrebbe spifferato a tutti com'ero vestita, e io odiavo che i miei sapessero com'ero vestita per le cene, soprattutto quelle importanti. Mentre riflettevo su chi poteva consigliarmi, l'occhio mi cadde su una piccola scatoletta che conteneva un ombretto color carta da zucchero e decisi di metterlo. Optai per non truccare molto gli occhi, in modo da poter mettere un rossetto rosso sulle labbra. Quando fui pronta, misi un fermaglio a forma di fiore tra i capelli e indossai il mio ciondolo. Qualcuno bussò alla porta.
«Hazelle, piccola, il signor Fletcher e sua figlia sono arrivati.» disse Emma dolcemente. Le dissi che sarei scesa subito e corsi in camera per mettermi un paio di scarpe. Mamma mi avrebbe uccisa, ma non avevo per nulla voglia di mettere un paio di scarpe tacco dodici; quindi decisi di indossare i miei adorati anfibi e scesi di sotto.
«Colette, Frank, la vostra casa è davvero stupenda.» quella doveva essere la voce del signor Fletcher. Volai al fianco di mia madre, fasciata in un tubino rosa, appena in tempo, prima che il signor Fletcher venisse a salutare i miei genitori che erano ai piedi delle scale. Sbirciai dalla parte di papà, in uno splendido completo blu, Harry con indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando io e Harry eravamo piccoli, e facevamo a gara a chi arrivava prima al fianco dei miei genitori. Questa volta aveva vinto lui. 
Adam Fletcher si avvicinò a mio padre, per salutarlo. 
«Spero che tu non ti arrabbi alla notizia che sto per darti.» cominciò papà. «Ma Harry e i suoi amici sono venuti a trovarci appena stamattina e saranno nostri ospiti anche a cena.» continuò posando una mano sulla spalla di Harry quando pronunciò il suo nome. 
«Non c'è problema. Mia figlia avrà qualcun'altro con cui parlare, oltre la tua stupenda figlia.» disse il signor Fletcher stringendo la mano di mio padre e poi quella di Harry. 
Salutò mia madre e poi me, facendo tutti i complimenti del caso. 
Io continuavo a chiedermi dove fosse la figlia, e sperando che non si fosse trattato della solita figlia viziata e odiosa.
«Frank, Colette, sono felice di presentarvi mia figlia Juliet.» disse Adam Fletcher, facendo venire avanti la figlia. 
Juliet Fletcher, alias la troia della scuola, fece il suo ingresso indossando un abitino rosa confetto e scarpe fuscia alte come minimo quindici centimetri. 
«Nooooo!» mi lamentai ad alta voce. Già dovevo sopportarla a scuola, ma a casa era tutta un'altra storia. 
«Hazelle!» mi rimproverò la mamma.
«Vi conoscete già?» chiese il padre di Juliet, mentre la ragazza si scopava con gli occhi Harry.
«Andiamo a scuola insieme.» dissi educata, rivolgendo al signor Fletcher un timido sorriso. 
«La cena è servita.» Serena, la cameriera, comparve dalla porta della sala da pranzo.
Mamma mi fermò prima che potessi muovere un passo. «Non potevi indossare un altro paio di scarpe?» domandò gelida.
«Non sapevo quale paio di scarpe si adattasse meglio, ma quando Emma è venuta a chiamarmi ho messo le prime che ho trovato.» spiegai. Fortunatamente la mamma decise di non arrabbiarsi e si avviò verso la sala da pranzo seguita dalla sottoscritta.
Arrivata in sala trovai papà, seduto a capotavola, che conversava con il signor Fletcher seduto al suo fianco. Mamma si accomodò all'altro fianco di papà. 
Harry si era seduto al suo solito posto, quello vicino alla mamma e a me di conseguenza spettava il posto vicino a lui che però era occupato da Juliet. 
Mi scroccai le nocche, pronta a prenderla a pugni, ma Liam intercettò il mio movimento appena in tempo e mi trascinò a sedermi nel posto accanto al suo, davanti a Juliet.
Mentre Serena serviva l'antipasto, tartine di salmone, il signor Fletcher mi rivolse una domanda. «Allora Hazelle, hai già deciso quale college frequenterai? La mia Juliet ha fatto domanda per Princeton.» 
Certo, se continua a farsi tutti i professori arriverà lontana., pensai. 
«Oh, io ho fatto domanda per quasi tutte le univerità della Ivy Leaugue1.» dissi sorridendo, alzando gli occhi dalla mia tartina. 
«Ci sarà quella in cui ti piacerebbe entrare di più, no?» Juliet domandò.
«Harvard. Vorrei diventare avvocato.» dissi tagliente.
«In caso, saprò a chi rivolgermi quando mi servirà un avvocato.» scherzò il signor Fletcher.
Finimmo la cena circa un'oretta dopo, Emma si era superata nel cucinare tutti i piatti preferiti miei e di Harry, alternando uno mio e uno suo. 
Mamma, papà e il signor Fletcher andarono a prendere il caffè nello studio di papà e Harry, Liam, Louis, Niall, Zayn e Juliet si sedettero sui divani in salotto. Prima di andarmi a sedere pure io, presi Louis per un braccio. 
«LouLou, l'hai vista Juliet?» gli sussurrai abbracciandogli un braccio
«Non sai quanto sono geloso, Haz.» disse lui passandosi una mano tra i capelli.
«Juliet non sa che voi due state insieme. Certe volte l'ho sentita canticchiare Live While We're Young, ma non ha idea di cosa sia Torn.» 
«Cosa proponi?» domandò Louis con fare cospiratorio.
«Và da Harry e bacialo, su!» lo incalzai spingendolo verso il divano.
Louis mi sorrise e andò da Harry, baciandolo sulle labbra. Juliet era incredula. Saltò in piedi e strillò. «Papààà! Io torno a casa!» e si volatilizzò fuori dalla porta, seguita dieci minuti dopo dal padre.
Sì, sì, sì, sì, sì! Esultai dentro di me. Avevo vinto contro Juliet.



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1. L'Ivy League è u titolo che accomuna le otto più prestigiose università americane (Brown University, Columbia University, Cornell University, Darmouth College, Harvard University, Princeton University, University of Pennsylvania, Yale University)

non sono una larry shipper, ma li volevo insieme in questa storia.
questo capitolo mi piace, bo. 
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Capitolo 4
*** Charlotte. ***


«Giorno millecinquecentonovantaquattro di prigionia. Harry salta sul letto, lo romperà. Mamma darà la colpa a me.» lesse ad alta voce Zayn dal mio "diario segreto" iniziato la sera prima.
«Haz, è da ieri che siamo qua, non sono passati millecinquecentonovantaquattro giorni.» esclamò Liam alias capitan ovvio.
«E' il pensiero che conta.» borbottai, seduta a gambe incrociate sul mio letto.
Harry guardò all'insù, trovando solo uno sguardo omicida da parte mia. 
Mi ero rintanata in camera per stare calma e quei cinque erano piombati nella stanza, cominciando a parlare. Avevo vietato loro di salire sul nocciolo e quindi per farmi scendere avevano cominciato a minacciarmi, fino a quando Zayn non aveva trovato un adorabile diario segreto rosa di hello kitty, cominciandolo a leggere ad alta voce. 
Il problema era che se scendevo a tirare qualcosa in testa a Zayn, gli altri mi avrebbero preso con la forza e mi avrebbero portata chissà dove. 
Ma non finiva qua. Quella testa vuota di Louis aveva anche avuto la bella idea di chiudere la porta con la chiave di fuori, e dato che la serra si apriva dall'interno solo con la chiave eravamo chiusi tutti in camera mia.
«Ehi, guardate cosa ho trovato!» gridò un Niall molto entusiasta che sventolava un quaderno con la copertina bianca piena di ghirigori. 
Appena lo vidi, sbiancai. Nessuno doveva sapere cosa c'era lì dentro. 
Più in fretta della luce, scesi dal letto e dal nocciolo, recuperando il mio quaderno. Feci per risalire sull'albero, ma Harry mi si piantò davanti impedendomi di arrivare alla mia meta.
«Plebeo, fammi passare.» sussurrai acida stringendomi il quaderno ancora di più al petto.
«Fammici pensare.. No.» disse lui sfilandomi con facilità il quaderno dalle mani. 
Merda. 
Lì dentro c'era tutta la mia vita. Le mie storie, il mondo che volevo vivere. 
«E così, scrivi storie. Sempre la solita Sheila o hai cambiato nome?» domandò sfogliando le pagine. 
Sheila era la ragazzina di cui parlavo in tutti i temi o racconti che dovevo fare per scuola da piccola. Quando mi chiedevano di raccontare una storia, la protagonista si chiamava Sheila. 
Ma i tempi in cui Sheila era una principessa felice e perfetta erano finiti. La mia protagonista di adesso si chiamava Charlotte, aveva diciotto anni un passato da tossicodipendente, anoressica e autolesionista. 
«Charlotte, eh?» Harry, con un sorrisetto strafottente, si fermò a leggere a metà del quaderno. Sapevo esattamente cosa stava leggendo. Era una delle ultime pagine che avevo scritto: Charlotte che tentava per l'ennesima volta il suicidio.
«Oddio, Ellie, ma le leggi le cose che scrivi?» Harry mi guardava con gli occhi sbarrati. 
Lasciò il quaderno a Liam e preoccupato mi levò tutti i braccialetti che avevo sul polso sinistro, non trovandoci altro che un tatuaggio con scritta la parola "Fake" e un polso senza tagli. 
«Hazzie, certo che hai una mente contorta.» commentò Zayn, che aveva letto anche lui la pagina. 
Harry intanto mi stava tirando su la maglia per controllare i fianchi, candidi anche loro e quando tentò di abbassarmi i pantaloni della tuta per vedere le coscie, mi opposi.
«Facevamo anche il bagnetto insieme da piccoli, ti ho già vista nuda.» borbottò lui cercando ancora di tirarmi giù i pantaloni.
«Cazzominchia, Harry! Non sono anoressica, non sono autolesionista, non ho un passato da tossicodipendente!» urlai rimettendomi i bracciali e risistemandomi i vestiti.
«E allora perchè Charlotte è così?» domandò Niall. 
«Perchè Charlotte è Charlotte!» urlai alzando le mani al cielo.
«Aspetta, ma non è che sei una psicopatica?» domandò Harry squadrandomi.
«Smettila di guardarmi così!» urlai ancora una volta.
«Non mi va.» Harry scrollò le spalle con nonchalance. 
Caricai il pungno, diretta verso lo stomaco del riccio, ma Louis mi fermò appena in tempo. «Smetti di picchiare il mio ragazzo.» mi sussurrò all'orecchio minaccioso. 
«Io lo uccido!» urlai dimenandomi nella presa di Louis.
«Io non ne posso più di voi due!» urlò fuori di se Liam. Ci girammo tutti a guardarlo: lui urlava poche volte. «Non ne posso più che Haz e Harry litighino un secondo sì e l'altro pure!» continuò. 
«Quindi?» domandò Niall.
«Vi propongo una cosa. Hazelle trascorrerai una settimana nella vita di Harry e viceversa.» 
«Vuoi dire che io devo andare a scuola mentre lei va in giro ad incontrare fan?» domandò Harry cadendo seduto sulla sedia della scrivania.
«Oh, non se ne parla proprio. Non voglio aver a che fare con dodicenni con gli ormoni a palla.» obbiettai.
«Eri anche tu una dodicenne con gli ormoni a palla.» mi fece notare Niall.
«Sì, quando esistevano ancora i Tokio Hotel.» borbottai.
«Non divaghiamo! Domani è mercoledì. Giovedì e venerdì Hazzie racconterà a Harry come passa la sua giornata e com'è la scuola, mentre nei due giorni successivi Harry racconterà la sua vita a Hazzie.» spiegò Liam.
«Ti va di culo che i due giorni che devo passare nella vita del riccio siano sabato e domenica, se salto scuola i miei mi mettono ai lavori forzati.» borbottai, tentando ancora di liberarmi dalla presa ferrea di Louis.
«Parlo io con i tuoi genitori, Haz. E con il preside. Farò in modo che le ore che farà Harry a scuola siano contate per te.» mi rassicurò Liam.
«Quindi sarà come se fossi a scuola?» domandai perplessa. Liam si limitò ad annuire. 
«Mi sembra un'ottima idea, Liam. Magari la smetteranno davvero di litigare a questo giro.» commentò Zayn.
«Da quando ci conosciamo è la sesta volta che proviamo a farli smettere di litigare.» borbottò Louis che mi teneva ancora stretta.


Spalancai gli occhi guardando le foglie del nocciolo sopra di me. 
C'era qualcosa che non andava. Era tutto troppo.. Calmo.
Mi girai a vedere l'ora: le sette e trenta.
Volai letteralmente giù dal letto e afferrai il telefono, facendo il numero di Andrew, un ragazzo che avevo conosciuto due settimane dopo aver chiuso con Simon. 
«Andrew, lo so che probabilmente mi odierai per averti svegliato a quest'ora, ma mi serve un favore.» esclamai mentre saltellavo per la camera infilandomi i collant neri e successivamente i pantaloncini neri.
«Haz, datti una calmata. Ero già sveglio.» mi rispose lui.
«Ok, vieni sotto casa mia con un cappuccino e una ciambella: sono in ritardo per scuola.» ordinai praticamente, dopo essermi infilata la maglia a maniche corte con il logo dei Nirvana, sopra una maglia nera a maniche lunghe.
«Rilassati piccola, sto salendo in macchina con il tuo cappuccino adesso.» rise Andrew, mentre sentivo il motore della macchina accendersi. 
«Ti voglio bene!» sputacchiai mentre mi lavavo i denti.
«Oggi ti devo accompagnare a fare il tatuaggio, ti ricordo.» strabuzzai gli occhi mentre mi finivo di passare il rossetto rosso sulle labbra. 
«Vero. Vado a dopo!» esclamai chiudendo la chiamata. 
Scesi giù per le scale con gli anfibi in mano, che indossai seduta sull'ultimo gradino delle scale. 
Andai in cucina a prendere lo zaino, trovando un bigliettino attaccato al frigo. 
"Amore, io sono andata ad una riunione e tuo padre è partito stamani presto, è dalla nonna in Galles. Emma è a fare la spesa. I ragazzi sono per la casa. Ti voglio bene, mamma."
«Ellie, chi è quel ragazzo fuori di casa in macchina?» sobbalzai quando Harry entrò in cucina, indicando con lo spazzolino la porta di casa. 
«Il mio pseudo-ragazzo.» gongolai, afferrando la borsa a tracolla e mollando un bacio sulla guancia del riccio. 
«Saluta gli altri, ci vediamo alle tre fuori da scuola!» urlai correndo verso la porta d'uscita.
Saltai sull'auto di Andrew, afferrando cappuccino e brioches. 
«Buon giorno anche a te, piccola.» scherzò Andrew, mettendo in moto l'auto.
«Buon giorno.» gli sorrisi, prima di buttarmi a capofitto nella mia colazione. 
Arrivammo davanti a scuola puntualissimi.
«Vengono anche dei miei amici oggi dal tatuatore.» gli dissi mentre scendevamo dall'auto. 
«Nessun problema.» Andrew mi passò un braccio sulle spalle, avvicinandomi il più possibile a lui.
«L'importante è che ci siamo la mia piccola.»
«Ovvio che è importante. Devono farlo a me il tatuaggio.» borbottai alzando gli occhi al cielo. 
Andrew scoppiò a ridere e si fermò non appena avemmo raggiunto Claire, Erik, Megan e Morgan. 
«Hachi, dov'eri finita ieri sera? Ho provato a chiamarti venti volte.» gli occhi azzurri di Megan si fissarono nei miei. 
«Quell'idiota di Louis ci ha chiusi tutti in camera mia.» borbottai.
«Comunque, stavamo organizzando il compleanno di Chachi.» esclamò Morgan. «Ci sarai vero, And?» aggiunse poi guardando il ragazzo. 
«Insomma, sei il ragazzo di Hazzie, no?» esclamò Erik.
«Veramente noi non stiamo davvero insieme.» balbettai diventando bordeaux.
«Da adesso stiamo insieme, piccola.» Andrew mi strinse ancora più forte, facendomi diventare ancora più rossa.
«La mia piccola Zizì ha il ragazzo?» una voce fin troppo familiare mi giunse alle orecchie facendomi cambiare colore da fucsia a bianca. Mi voltai lentamente. 
«Che cazzo ci fai qua Liam?» sibilai con gli occhi chiusi. 
«Io ti consiglierei di aprirli, gli occhi.» mi sussurrò Erik all'orecchio.
Seguii il cosiglio di Erik e quando aprii gli occhi mi ritrovai i Cugini di Campagna più uno al gran completo.
«Riformulo la domanda. Che cazzo ci fate voi qua?» mi trattenni dall'urlare solo perchè eravamo ancora davanti al cancello della scuola.
«Siamo venuti a parlare con il preside. Sai per quella storia.» mi rispose Liam. 
«E ti dovevi portare dietro tutta la combricola?» Claire mi si posizionò di fianco, indicando i ragazzi dietro Liam.
«Scusa.» borbottò lui.
Le gemelle mi trascinarono a forza in classe, evitando uno spargimento di sangue.



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be, non volevo per niente pubblicare. 
però l'ho fatto.
ditemi se vi piace,
addio.

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