«Zizì, che stai facendo?» Liam entrò in cucina, dove mi ero praticamente accampata da quando ero arrivata a casa.
«Affogo i miei dispiaceri.» borbottai riempiendo nuovamente il bicchiere.
Liam si sedette sullo sgabello di fianco a me.
«Di solito non si affogano i dispiaceri nell'alcool?» domandò prendendo il bric del succo di frutta e rimettendolo nuovamente sul tavolo.
«E io lo faccio nel succo di frutta.» dissi finendo di bere e facendo per riempilo nuovamente.
Liam fu più veloce di me e mi prese il bric dalle mani. «Devi salutare i ragazzi.»
«Devo proprio?» mi lamentai posando la testa sul bancone.
«Ascoltami Hazzie, so che l'ultima persona che vuoi vedere in questo momento è Harry, ma sii superiore. Vai da lui e salutalo. Fai come se non fosse lui.»
Mi alzai, presi un coltello e me lo tenni dietro la schiena. «Vado a salutare i ragazzi.» presi la via d'uscita dalla cucina con un sorrisetto sulle labbra.
«Hazelle non ti ho mica detto di commettere un omicidio.» Liam mi fermò, prendendomi il coltello.
«Ho visto tutte le serie di C.S.I., NCIS, Criminal Minds, Castel, Hawaii Five-O, sono capace di commettere un omicidio e farlo passare per un suicidio.» lo minacciai.
«Haz..» Liam trattenne le risate.
«Sììì?» domandai civettuola sbattendo le palpebre. Avere gli occhi azzurri a volte poteva tornare utile, soprattutto per fare gli occhi dolci.
«No.» Liam scosse la testa, posando il coltello e rimettendolo al suo posto.
Sbuffai, seguendolo in corridoio, diretto verso la camera relax.
«Fermo lì!» fermai Liam prima che potesse aprire la porta.
«Che c'è adesso?» sbuffò girandosi verso di me.
«Devo cambiarmi!» esclamai correndo in camera mia.
Mi chiusi in camera e aprii in fretta l'armadio. Presi un appendino e lo lanciai sulla sedia, mi tolsi il vestito a scacchi e lo appesi sull'appendino, e lo rimisi dentro l'armadio. Da un cassetto della cassapanca presi un paio di pantaloncini neri e una maglietta extralarge grigia. Legai i capelli in una coda e misi ai piedi le pantofole a forma di coniglio.
Quando scesi di sotto trovai Liam ancora appostato davanti alla porta della sala relax.
«Posso salutare i ragazzi.» gli dissi sorridendo.
«Nessun oggetto che potresti usare come arma contro Harry?» domandò alzando un sopracciglio.
Gli sorrisi aprendo la porta. «Ciao!» esclamai per poi richiudere la porta.
«Fatto!» dissi a Liam. Lui mi lanciò uno sguardo di fuoco e riaprii la porta precedendomi all'interno.
«Hazzie!» Louis mi saltò addosso lasciando la mano di Harry.
Grugnii, ricambiando l'abbraccio. Zayn e Niall misero addirittura in pausa la play per venire a salutarmi.
«Harry ha detto che sei andata alle Maldive quest'estate.» Zayn mi trascinò sul divano, facendomi sedere esattamente vicino al riccio.
«Sì, ci sono stata.» risposi lanciando uno sguardo di fuoco a Zayn.
«Louis se dovessi per caso uccidere il tuo ragazzo, non sarai furioso con me, vero?» domandai a Louis, ma guardando in cagnesco Harry.
Louis scoppiò a ridere, mettendosi a giocare ai videogiochi insieme a Niall.
«Insomma, Ellie, hai diciott'anni ormai. In fondo ti ho solo rovinato la vita.» disse Harry strafottente.
Accadde tutto molto in fretta. Saltai addosso a Harry e prima che Liam avesse il tempo di mettere in pausa e venire a togliermi da addosso a Harry, ebbi il tempo di sferrare in pugno sul labbro del riccio e di piantargli un ginocchio sui gioielli di famiglia.
«Hazelle!» urlò Liam tirandomi via da un Harry dolorante. «Dio santo, Zizì, ma che ti salta in mente!»
«Non ho ancora finito. Io lo ammazzo!» urlai dimenandomi tra le braccia di Liam.
«Niall vai a prendere del ghiaccio.» Liam mi strinse ancora di più.
«Lasciami andare!» urlai.
Liam mi lasciò cadere su una poltrona mentre Niall entrava di corsa per mettere il ghiaccio sul labbro di Harry.
«Si può sapere dove diavolo hai imparato a fare questo?» domandò Louis.
«Faccio kick boxing da quando ho sei anni.» borbottai incrociando le braccia.
«Aspetta, vuoi dire che quando dicevi a tua madre che andavi a danza, andavi a tirare pugni ad un sacco da boxe?» domandò Harry incredulo.
«Oh no. Facevo davvero danza, purtroppo. Mentivo sull'ora in cui dovevo tornare.» scrollai le spalle. «L'ha scoperto perchè una volta è venuta a prendermi in palestra.»
«Tenetemi lontano da quella bestia.» borbottò Harry stringendosi al braccio di Louis.
«Vuoi assaggiare il mio gancio destro?» lo minacciai, facendo per alzarmi. Liam mi spinse di nuovo seduta sulla sedia.
«Hazelle, sono a casa.» la voce della mamma mi fece entrare nel panico.
Harry fece un sorrisino, sapeva che mamma mi avrebbe messa in punizione. Peccato che non sapeva che ero un genio nel raccontare bugie.
Saltai in piedi. «Liam, qualsiasi cosa succeda, tu reggimi il gioco.»
Mentre correvo verso lo studio della mamma, dove sapevo l'avrei trovata, mi slegai i capelli e me li sistemai alla meglio. Bussai alla porta e aspettai che la mamma mi desse il permesso di entrare.
«Ciao mamma.» dissi entrando e andando a darle un bacio sulla guancia.
Mentre mi allontanavo verso una delle poltrone, la mamma sciolse i lunghi capelli biondi che aveva raccolto in una crocchia morbida.
«Allora, hai visto i ragazzi?» domandò sedendosi alla scrivania.
«Sì, sono nella sala relax a giocare con i videogiochi.» mormorai mordendomi un labbro.
«Harry come sta?» domandò controllando alcune lettere.
«Ha un labbro rotto.» dissi diretta, attenta a non passarmi una mano sulle nocche.
Mamma sbarrò gli occhi. «Com'è successo?» domandò.
«Non lo so, quando sono arrivata con Liam a casa aveva già il labbro spaccato.» dissi usando la voce più innocente che potessi tirare fuori.
«Ma adesso sta bene?»
«Credo di sì. Non ho potuto avvicinarmi per controllare bene, perchè Louis gli è stato vicino tutto il tempo.» spiegai.
«Stanno ancora insieme?» domandò mamma sorridendo. Mamma era felicissima per Louis e Harry. Credo che sia la larry shipper più sfegatata del pianeta.
«Certo.» scrollai le spalle.
«E tu, con il libro come va?» domandò alzando gli occhi su di me.
«Stasera ti lascio il riassunto dei primi cinque capitoli, come avevi chiesto.» mormorai. Lavoravo part-time per la mamma. Quando c'erano troppi libri da leggere, per non dare troppo lavoro a Hanna, la sua segretaria, dava i libri da leggere a me e io mi occupavo anche delle lettere che arrivavano a casa al posto che arrivare nel suo ufficio.
«Benissimo. Puoi dire ai ragazzi che stasera abbiamo gente a cena? Vengono per le otto.» mamma accese il computer e controllò le mail.
«Chi viene?» certe volte era divertente avere gente a cena.
«Tuo padre vuole ha incontrato un suo vecchio amico, Adam Fletcher, e lo ha invitato a cena. Dovrebbe avere una figlia della tua età.»
Juliet faceva Feltcher di cognome, ma immaginavo fosse solo una coincidenza. Insomma, tanta gente che non è imparentata ha il cognome uguale.
«Vado a dirlo ai ragazzi. Vuoi che nascondi il labbro rotto con del trucco?» domandai mentre mi alzavo.
«Puoi davvero farlo?» chiese lei sorridendo.
«Certo. Il trucco fa miracoli.» le sorrisi uscendo dallo studio.
Entrai nella sala relax con i trousse dei trucchi che avevo recuperato precedentemente.
«Harry ti devo truccare!» esclamando alzando la trousse.
Harry mi guardò terrorizzato. «Non ti ha messo in punizione?» strillò.
Scrollai le spalle. «Ho detto a mamma che quando sono arrivata eri già con un labbro spaccato. Ho imparato a mentire con il tempo.»
«E adesso vuoi truccarmi perchè..?» domandò Harry.
«Perchè stasera viene gente a cena e bisogna essere impeccabili.» spiegai avvicinandomi a Harry.
Prima che potesse dire una sillaba gli misi uno di quei cerottini trasperenti contro l'erpes che usava la mamma sulla ferita. Tirai fuori tre rossetti nude di tre tonalità diverse, alla fine optai per quella più chiara e ne passai un velo leggero sulle labbra di Harry. Passai anche il correttore appena sotto il labbro inferiore.
«Finito!» esclamai mettendomi nuovamente in posizione eretta.
«Haz, ma non si vede più niente!» Louis mi passò un braccio sulle spalle e Zayn mi diede il cinque, mentre Harry si osservava allo specchio incredulo.
«Adesso possiamo metterci in tiro per la cena!» dissi.
«Hazzie, mancano ancora due ore.» Liam mi indicò l'orologio.
«E con questo? Devo trovare l'abito perfetto, pettinarmi in modo perfetto e truccarmi in modo perfetto.»
«In poche parole devi essere perfetta.» mi disse Niall.
«Ecco perchè ti adoro.» esclamai uscendo dalla sala relax e dirigendomi verso la mia camera.
Per prima cosa decisi di farmi una doccia. Mi lavai i capelli con lo shampoo all'ortica e lavai il corpo con il bagnoschiuma al cioccolato. Quando uscii dal box doccia, avvolsi i capelli in un asciugamano sulla testa e asciugai in fretta il corpo. Indossai l'intimo azzurro coordinato che avevo scelto e tornai in camera.
Provai una varietà infinita di abiti e quando scelsi quello giusto, un monospalla azzurro in chiffon corto fino alle ginocchia. Tornai in bagno per truccami e acconciarmi i capelli. Asciugai i capelli con il phone e mentre li asciugavo attaccai alla spina l'arriccia capelli. Quando ebbi asciugato completamente i capelli cominciai ad arricciarli. Arricciai solo le punte, in modo da far risaltare l'azzurro. Tirai fuori tutti i trucchi e lì cominciarono i problemi. Come diavolo dovevo truccarmi? Di solito chiedevo aiuto a Claire, ma lei era a cena con Erik e le gemelle, quindi non poteva venire a casa mia a truccarmi. Chi poteva sapere qualcosa sulle donne? Louis! No, non potevo chiamarlo avrebbe spifferato a tutti com'ero vestita, e io odiavo che i miei sapessero com'ero vestita per le cene, soprattutto quelle importanti. Mentre riflettevo su chi poteva consigliarmi, l'occhio mi cadde su una piccola scatoletta che conteneva un ombretto color carta da zucchero e decisi di metterlo. Optai per non truccare molto gli occhi, in modo da poter mettere un rossetto rosso sulle labbra. Quando fui pronta, misi un fermaglio a forma di fiore tra i capelli e indossai il mio ciondolo. Qualcuno bussò alla porta.
«Hazelle, piccola, il signor Fletcher e sua figlia sono arrivati.» disse Emma dolcemente. Le dissi che sarei scesa subito e corsi in camera per mettermi un paio di scarpe. Mamma mi avrebbe uccisa, ma non avevo per nulla voglia di mettere un paio di scarpe tacco dodici; quindi decisi di indossare i miei adorati anfibi e scesi di sotto.
«Colette, Frank, la vostra casa è davvero stupenda.» quella doveva essere la voce del signor Fletcher. Volai al fianco di mia madre, fasciata in un tubino rosa, appena in tempo, prima che il signor Fletcher venisse a salutare i miei genitori che erano ai piedi delle scale. Sbirciai dalla parte di papà, in uno splendido completo blu, Harry con indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando io e Harry eravamo piccoli, e facevamo a gara a chi arrivava prima al fianco dei miei genitori. Questa volta aveva vinto lui.
Adam Fletcher si avvicinò a mio padre, per salutarlo.
«Spero che tu non ti arrabbi alla notizia che sto per darti.» cominciò papà. «Ma Harry e i suoi amici sono venuti a trovarci appena stamattina e saranno nostri ospiti anche a cena.» continuò posando una mano sulla spalla di Harry quando pronunciò il suo nome.
«Non c'è problema. Mia figlia avrà qualcun'altro con cui parlare, oltre la tua stupenda figlia.» disse il signor Fletcher stringendo la mano di mio padre e poi quella di Harry.
Salutò mia madre e poi me, facendo tutti i complimenti del caso.
Io continuavo a chiedermi dove fosse la figlia, e sperando che non si fosse trattato della solita figlia viziata e odiosa.
«Frank, Colette, sono felice di presentarvi mia figlia Juliet.» disse Adam Fletcher, facendo venire avanti la figlia.
Juliet Fletcher, alias la troia della scuola, fece il suo ingresso indossando un abitino rosa confetto e scarpe fuscia alte come minimo quindici centimetri.
«Nooooo!» mi lamentai ad alta voce. Già dovevo sopportarla a scuola, ma a casa era tutta un'altra storia.
«Hazelle!» mi rimproverò la mamma.
«Vi conoscete già?» chiese il padre di Juliet, mentre la ragazza si scopava con gli occhi Harry.
«Andiamo a scuola insieme.» dissi educata, rivolgendo al signor Fletcher un timido sorriso.
«La cena è servita.» Serena, la cameriera, comparve dalla porta della sala da pranzo.
Mamma mi fermò prima che potessi muovere un passo. «Non potevi indossare un altro paio di scarpe?» domandò gelida.
«Non sapevo quale paio di scarpe si adattasse meglio, ma quando Emma è venuta a chiamarmi ho messo le prime che ho trovato.» spiegai. Fortunatamente la mamma decise di non arrabbiarsi e si avviò verso la sala da pranzo seguita dalla sottoscritta.
Arrivata in sala trovai papà, seduto a capotavola, che conversava con il signor Fletcher seduto al suo fianco. Mamma si accomodò all'altro fianco di papà.
Harry si era seduto al suo solito posto, quello vicino alla mamma e a me di conseguenza spettava il posto vicino a lui che però era occupato da Juliet.
Mi scroccai le nocche, pronta a prenderla a pugni, ma Liam intercettò il mio movimento appena in tempo e mi trascinò a sedermi nel posto accanto al suo, davanti a Juliet.
Mentre Serena serviva l'antipasto, tartine di salmone, il signor Fletcher mi rivolse una domanda. «Allora Hazelle, hai già deciso quale college frequenterai? La mia Juliet ha fatto domanda per Princeton.»
Certo, se continua a farsi tutti i professori arriverà lontana., pensai.
«Oh, io ho fatto domanda per quasi tutte le univerità della Ivy Leaugue1.» dissi sorridendo, alzando gli occhi dalla mia tartina.
«Ci sarà quella in cui ti piacerebbe entrare di più, no?» Juliet domandò.
«Harvard. Vorrei diventare avvocato.» dissi tagliente.
«In caso, saprò a chi rivolgermi quando mi servirà un avvocato.» scherzò il signor Fletcher.
Finimmo la cena circa un'oretta dopo, Emma si era superata nel cucinare tutti i piatti preferiti miei e di Harry, alternando uno mio e uno suo.
Mamma, papà e il signor Fletcher andarono a prendere il caffè nello studio di papà e Harry, Liam, Louis, Niall, Zayn e Juliet si sedettero sui divani in salotto. Prima di andarmi a sedere pure io, presi Louis per un braccio.
«LouLou, l'hai vista Juliet?» gli sussurrai abbracciandogli un braccio
«Non sai quanto sono geloso, Haz.» disse lui passandosi una mano tra i capelli.
«Juliet non sa che voi due state insieme. Certe volte l'ho sentita canticchiare Live While We're Young, ma non ha idea di cosa sia Torn.»
«Cosa proponi?» domandò Louis con fare cospiratorio.
«Và da Harry e bacialo, su!» lo incalzai spingendolo verso il divano.
Louis mi sorrise e andò da Harry, baciandolo sulle labbra. Juliet era incredula. Saltò in piedi e strillò. «Papààà! Io torno a casa!» e si volatilizzò fuori dalla porta, seguita dieci minuti dopo dal padre.
Sì, sì, sì, sì, sì! Esultai dentro di me. Avevo vinto contro Juliet.
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1. L'Ivy League è u titolo che accomuna le otto più prestigiose università americane (Brown University, Columbia University, Cornell University, Darmouth College, Harvard University, Princeton University, University of Pennsylvania, Yale University)
non sono una larry shipper, ma li volevo insieme in questa storia.
questo capitolo mi piace, bo.
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