You'll Be Forever In Our Hearts di Elysion (/viewuser.php?uid=36469)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Fabian e Gideon Prewett
non avevano solo una sorella…
Fabian e Gideon
avevano una vita.
Fabian aveva un
fratello, Gideon… Fabian aveva una donna da amare,
Angelica;
Fabian aveva il
sorriso sempre sul volto e i capelli color della fiamma.
L’hanno privato della
luce dei suoi occhi, dei suoi progetti, del suo futuro e ha deciso per
la
vendetta.
Gideon aveva
un fratello, Fabian… Gideon aveva un
figlio, Bill;
Gideon aveva gli occhi come il mare e
un’aria serena.
Gli hanno tolto un
pezzo di sé, si sono presi la fonte della sua gioia e ha
capito che è il
momento di lottare.
Non so neppure io come mi sia venuto in mente di buttarmi in questa
cosa... semplicemente Fabian e Gideon si sono messi a bussare
incessantemente nella mia testolina bacata finchè non hanno
ottenuto la giusta attenzione.
Ho intenzione di portare avanti la storia fino alla loro morte ma non
so quanti capitoli potrebbero essere. In realtà non siamo sicuri che Fabian e Gideon fossero gemelli ma è la cosa più probabile dato che Molly ha avuto due gemelli e così pure Percy.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e se volete che la
continui! Le vostre opinioni sono importanti ^^
Baci
Elysion
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Fabian e Angelica
camminavano tranquilli per le vie di Hogsmade nel fresco novembrino, il giovane teneva un
braccio poggiato alla
spalla di lei con naturalezza prendendola in un abbraccio delicato.
Quella domenica era
il primo week-end che i ragazzi di Hogwarts avevano per uscire e la
cittadina
era piena di vita, tra le risate e il chiacchiericcio degli studenti e
quell’aria allegra nonostante i tempi oscuri sollevava lo
spirito dei due innamorati.
Dopo un breve
girovagare senza un particolare scopo la ragazza parlò
“Ehi Fab… niente Madama
Piediburro eh! Che ne dici dei Tre Manici di Scopa? Inizio a sentire
freddo…”
Fabian le sfiorò con le dita il naso e le guance che
uscivano dalla sciarpa
ridendo “Freddolosa che non sei altro! Comunque direi
decisamente Tre Manici di
Scopa! Via andiamo! Magari trovo anche Molly, le faccio un
salutino!” e detto
questo presero la direzione del pub.
Il “Tre Manici di
Scopa” era
terribilmente affollato e
rumoroso, l’effetto “Primo giorno ad
Hogsmade” era palpabile e i colori allegri
dei vestiti dei ragazzi erano un cambiamento così evidente
per gli occhi che
c’era quasi da rimanere accecati.
Con un rapido sguardo
alla sala Fabian individuò la sua preda e fu così
fortunato da trovarla
addirittura che gli dava le spalle!
Un’occasione troppo
ghiotta da rifiutare.
Si avvicinò lesto,
facendo segno di stare in silenzio sia ad Angelica che al ragazzo
smilzo dalla
chioma rossa che faceva compagnia al suo obbiettivo.
Con un movimento
repentino piazzò le mani sugli occhi della preda, chiedendo
poi sardonico “Chi
sono?”.
In seguito ad un
momento di immobilità la ragazza portò le mani ai
fianchi, rassegnata
rispondendo poco dopo “Fabian…”. Il
giovane corrugò la fronte, apparentemente
offeso esclamando “Ma Molly! Io non sono Fabian, sono Gideon!
E meno male che
sei mia sorella!” detto questo le tolse le mani dagli occhi e
quella non ebbe
neppure il tempo di voltarsi che Fabian esclamò di nuovo
“Scherzavo sono Fab!”.
Una giovane Molly,
non ancora Weasley, si alzò e abbracciò forte il
fratello maggiore che ricambiò
con affetto mentre Angelica salutava un Arthur Weasley con ancora tutti
i
capelli e di appena un anno più piccolo del ventenne
quasi-cognato.
Il giovane Prewett
lasciò andare la sorella e seguì
l’esempio della fidanzata, sedendosi con
eleganza su una delle sedie libere intorno al tavolo “Allora
sorellina! Che mi
dici? Stai studiando per questi MAGO? Guarda che sono difficili
eh!” Molly gli
rivolse uno sguardo di sottecchi per poi ribattere
“Mhhh… non credo che tu sia
esattamente la persona giusta per dirmi come studiare eh! Dato che hai
superato
appena la metà dei tuoi MAGO, caro il mio
pasticciere!”.
Fabian le rivolse un
sorriso ironico per poi lasciar cadere il discorso rivolgendosi ad
Arthur “E tu
Arth? Come vanno le cose al Ministero?” il ragazzo si strinse
nelle spalle
“Faccio ancora gavetta… ma può darsi
che non mi manchi molto ad entrare
all’Ufficio Manufatti Babbani, ci spero davvero!”
concluse con un sorriso.
A quel punto venne il
turno per Molly di fare le domande “E voi? Che raccontate?
Ange ti tratta bene
questo tipo?” Angelica rise prendendo con grazia la mano del
proprio ragazzo “Non
potrebbe trattarmi meglio… la sera mi prepara sempre qualche
dolcetto speciale!”
la giovane concluse facendo una linguaccia a Fabian.
Molly tornò alla
carica “E la pasticceria come va? E Gideon? Che mi dici
dell’altro mio
fratellone?!” il ragazzo portò la testa a
poggiarsi sul dorso della mano, con i
capelli ramati che gli coprivano metà del volto, rispondendo
con calma “E’ in
pasticceria, faceva mezza giornata e poi portava Billy a fare una
passeggiata…
Ama troppo quel bambino! E poi tra qualche settimana è il
suo compleanno,
compie 4 anni e vuole trovare qualche idea per fargli una sorpresa,
vedendo un
po’ in giro cosa gli piace…”.
In quel momento il
sorriso sul volto di Molly scomparve quasi del tutto, lasciando spazio
a
qualcosa di simile all’amarezza “Anche
quest’anno gli farà due regali?” chiese
con voce cupa, la risposta non fu più allegra
“Sì… non vuole ancora dirgli la
verità su sua madre, dice che è troppo
piccolo…”.
Mentre fratello e
sorella parlavano così i rispettivi fidanzati se ne stavano
in silenzio
seguendo la conversazione, Angelica teneva le mani occupate
attorcigliando
intorno alle dita lunghe ciocche di capelli color caffè e
Arthur giocherellava
con gli occhiali.
Fabian batté le mani
sul tavolo mettendo su un nuovo sorriso ed esclamò con voce
squillante “Allora!
Vi va una Burrobirra? Offre il pasticciere!” senza neppure
attendere una
risposta dagli altri il giovane si alzò, avviandosi con
passo sicuro verso il bancone.
Con disinvoltura il
ragazzo si poggiò con un gomito al banco, rivolgendo qualche
sguardo magnetico
all’indirizzo della fidanzata seduta al tavolo e attendendo
paziente che Madama
Rosmerta prendesse l’ordine, senza sapere che quel giorno non
sarebbe mai
arrivato il suo turno.
Fu un momento… e poi
il Caos.
Un’esplosione fece saltare
la porta in legno del Pub, le schegge schizzarono per la il locale come
impazzite colpendo immediatamente i clienti più vicini alla
porta.
In meno di un minuto
il terrore si era diffuso tra gli studenti e l’aria si era
riempita delle grida
dei presenti mentre una decina di figure ammantate e con i volti
coperti da
maschere argentate entravano dallo squarcio che ora si trovava al posto
del
portone.
“MANGIAMORTE!” questo
grido sovrastò tutte le altre voci per un istante per poi
scatenare urla
disperate ancora più alte.
D’improvviso calò il
silenzio in seguito al movimento fluido della bacchetta di un
Mangiamorte e
questi iniziò a ridere di una risata fredda, seguito presto
da tutti gli altri,
tra loro c’erano uomini e donne, resi identici da
quell’inquietante uniforme.
Velocemente quegli
esseri crudeli iniziarono una violenta suddivisione dei presenti
accovacciati
sotto i tavoli.
Il criterio della
divisione fu presto detto, quando Fabian si trovò a
stringere tra le braccia la
sorella scossa da singhiozzi di paura e dolore, Arthur pochi metri
lontano da
loro e Angelica dall’altro lato della stanza capì
che dipendeva tutto dal
sangue.
L’orrore prese il
posto di qualsiasi altra cosa nella mente del giovane quando i
Mangiamorte si
disposero su due file, dandosi le spalle, ogni fila rivolta verso un
gruppo.
Le voci degli
aguzzini esplosero come un coro malefico, insieme.
E poi per Fabian ci
fu solo un oceano di dolore.
Note dell'autrice:
Vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno recensito, è
importante per me ^^ Fatemi sapere cosa pensate del nuovo
titolo e del nuovo capitolo, soprattutto!
Baci
da Ely
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Sulla porta
colorata di un delicato
azzurro risaltava una scritta che cambiava colore ad ogni istante e
se un momento prima era viola, quando Gideon alzò di nuovo
gli
occhi era già rossa. Il mago teneva un vassoio davanti a
sé,
lasciandolo levitare a mezz’aria con la massima naturalezza,
la
mano libera intanto andò a bussare delicatamente su quella
porta colorata per poi aprirla.
Il piccolo
abitante di quella
cameretta dormiva pacifico coperto fino al mento da una trapunta blu
notte sulla quale scintillavano tante piccole stelle magiche e nella
penombra i capelli dorati sparpagliati sul cuscino sembravano i raggi
di un sole in miniatura.
Gideon
posò il vassoio sul
tavolino ai piedi del letto nel massimo silenzio e dopo aver aperto
uno degli scudi della finestra si sedette sul bordo del letto
carezzando delicatamente la fronte del bambino che lentamente schiuse
le palpebre rivelando due assonnati occhioni blu.
“Buongiorno
principino… dormito
bene?” gli chiese il padre con un gran sorriso, il piccoletto
tirò
fuori due manine paffute da sotto le coperte e si stropicciò
gli occhi per poi rispondere al papà con la voce ancora
impastata di sonno “Sì sì…
però adesso ho
fame papà!”.
Il ragazzo rise
“E ti pareva!”
intanto si allungò a prendere il vassoio e lo
posò
sulle gambe del bambino senza smettere di sorridere
“Allora… sai
che giorno è oggi? E’ domenica, quindi subito dopo
pranzo ce
ne andiamo a fare una passeggiata! Ti va, Billy?”.
Bill emerse dalla
tazza di latte
dalla quale stava bevendo con due grossi baffi bianchi sulle labbra,
rispondendo entusiasta
“Sììì! Andiamo al
parco? Ti preeeeego”.
Gideon gli
passò una mano tra
i capelli e si alzò dal letto “Certo!
Però adesso
alzati, ci prepariamo e ci vestiamo eh” il bimbo diede
l’ultimo
morso alla frittella che gli aveva portato il papà e in un
balzo fu giù dal letto.
In men che non si
dica il maghetto
era pronto, vestito e profumato con addosso un paio di pantaloni
sportivi verde scuro e una camicetta bianca e scese con il padre ad
aprire la “Prewett’s Pleasant Patisserie”
in una fredda
domenica di novembre.
“Allora
cucciolo, conosci le
regole, se ci sono clienti te ne stai tranquillo e non fai
disastri…
e il resto del tempo puoi fare quasi quello che ti pare” la
voce di
Gideon era divertita mentre scompigliava i capelli biondi al figlio e
lo faceva andare oltre il bancone dove il bambino si sedette sul
pavimento a giocare con dei peluche.
Il padre invece si
sistemò su
un alto sgabello dietro la cassa, i gomiti poggiati sul grosso
bancone di legno scuro, l’odore di dolci veniva forte dalle
torte e
i biscotti in bella mostra nelle vetrine intorno a lui, in poco
tempo il giovane si perse nei suoi pensieri.
Senza sapere come
si ritrovò
proiettato indietro di quasi cinque anni, quando c’era ancora
lei e
lui era appena un ospite.
Leanne piangeva,
era disperata, non
le sembrava possibile e a me non sembrava possibile che una ragazza
così forte potesse piangere a quel modo. D’un
tratto mi
sembrava una bambina e prima ancora di metabolizzare ciò che
mi aveva detto la strinsi forte a me per consolarla.
“Shhh…
andrà tutto bene,
siamo ancora in tempo per decidere qualsiasi
cosa…” cercavo di
rassicurarla così nonostante le preoccupazioni
già mi
assalissero su tutti i fronti e in quel momento lei mi respinse
“No…
abbiamo solo due scelte… tutte le altre ce le siamo precluse
con la
sua sola presenza!” le presi le mani, tentando di mantenere
calmo
il tono della voce, “Sceglieremo insieme, allora, tra le due
vie
che abbiamo davanti” lei mi guardò per un istante
con quei
suoi occhi neri e profondi “Io questo bambino non lo
voglio… ma
deve nascere” le strinsi di più le mani per un
istante e
sorrisi “E nascerà, vedrai, sarà il
nostro bambino”.
Non mi rispose.
Rimanemmo
abbracciati a lungo e probabilmente quello fu l’unico momento
in
cui fui io a controllare la situazione, la accarezzavo, la baciavo
sulla fronte, sulle guance… ma lei non smetteva di piangere.
Il campanello
sospeso sull’ingresso
trillò allegro quando un cliente con una sgargiante sciarpa
verde al collo si fece avanti sorridendo “Buongiorno Gideon!
E tu
piccolo? Ti stai divertendo?” Billy gli rivolse un largo
sorriso
per poi tornare ai suoi peluche mentre il padre si riscosse dai suoi
pensieri “Anthony! Qual buon vento?” e quello
rispose sempre
sorridendo “Oggi è il compleanno di Jenny e voglio
prenderle
una torta per festeggiare!”.
“Che ne
dici di questa qui al
cioccolato? Billy ne va matto!” “Allora
piacerà di sicuro
anche alla mia sorellina, quant’è?”
chiese Anthony tirando fuori un sacchetto tintinnante “2
galeoni e 10 falci e ti
assicuro che li vale tutti!” rispose il negoziante con fare
professionale ma rilassato, confezionando svelto una grossa torta
scura e terribilmente invitante.
Quando il cliente
se ne fu andato,
lasciando nuovamente il negozio nel silenzio totale e Gideon a
rigirarsi nei propri pensieri e ricordi, il passato si fece di nuovo
vivo.
Presto lei
diventò di
ghiaccio, quasi non mi salutava ma io insistevo a starle vicina,
continuavo ad illudermi e lei non mi cacciò mai,
perché,
in fin dei conti, le facevo comodo.
Le era utile un
cagnolino che la
seguisse dappertutto, perdutamente innamorato di lei e della cosa che
portava dentro di sé e che a lei non interessava.
Furono nove mesi
terribili, presto
la questione divenne evidente, venire allo scoperto fu inevitabile e
io mi presi tutte le colpe mentre quell’essere insensibile
che solo
il terrore cieco del futuro era riuscito, per qualche momento, a
sciogliere sfruttava più del dovuto i permessi speciali e
versava lacrime di coccodrillo con quelle sue amiche.
Io sopportavo in
silenzio,
aspettando il momento in cui avrei sentito una nuova vita strillare a
pieni polmoni la sua presenza qui, convinto che in quel momento avrei
visto di nuovo brillare l’amore negli occhi di lei.
Eppure, quando
Billy si presentò
prepotente in una notte di dicembre Leanne si rifiutò
persino
di vederlo e mi disse soltanto “Decidi tu cosa vuoi farne,
è
figlio tuo… io non esisterò mai nella sua vita e
tantomeno
esisterò più nella tua”.
Dopo quella notte
non l’ho più
vista e mi sono trovato a 16 anni con un figlio da crescere e gli
studi da portare avanti.
Senza Fabian,
Molly e i miei non ce
l’avrei mai fatta… loro e Billy sono tutto per me.
Gideon si
ritrovò a guardare
Billy con gli occhi lucidi e un sorriso stampato in faccia e il
bambino sentendosi osservato si girò, notando lo sguardo
negli
occhi del papà gli corse vicino e gli abbracciò
le
gambe che penzolavano dallo sgabello “Papà!
Perché
piangi?”.
Il ragazzo si
chinò e prese
il bambino sulle gambe “Perché ti voglio bene, sei
il mio
cucciolo!” la voce gli tremava un poco e appena smise di
parlare
posò un bacio sulla guancia del figlio, abbracciandolo forte.
Fu
all’improvviso, Gideon rimase
pietrificato dal dolore, si irrigidì sullo sgabello, era
qualcosa più di un presentimento.
Fabian stava
soffrendo e lui lo
sapeva, gli sembrava di sentire le urla e la sofferenza circondarlo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Quando
il padre di Gideon gli aveva mandato un gufo avvisandolo che il
fratello e la sorella erano al San Mungo la gita al parco era stata
inevitabilmente cancellata e con il figlio in braccio il giovane mago
si era smaterializzato immediatamente all'ospedale magico.
“Papà!
Come stanno?” chiese Gideon non appena trovò il
genitore
nell'atrio “Sta tranquillo, si riprenderanno anche se ora
come ora
sono sotto shock, se vuoi puoi entrare da tuo fratello. Molly
è
ancora in sala visita, sembra abbia diverse ferite”
terribilmente
preoccupato il ragazzo si diresse veloce verso le scale, senza in
realtà sapere dove andare e il padre lo richiamò
“Gideon! Lasciami Billy, credo sia meglio così...
davvero
non è il caso che veda Fabian...”.
Mentre
gli passava il bambino, che era rimasto silenzioso da quando aveva
saputo che il suo zio preferito non stava bene, Gideon
guardò
meglio il padre “Papà... che è
successo? Fabian era
uscito con Ange stamattina... lei come sta?” il giovane non
era
sicuro di voler sentire la risposta del padre ma si sforzò
ugualmente di porre quella domanda “E' stato un attacco dei
Mangiamorte...” “Sì... questo lo avevi
scritto nel
gufo...” “Tu sai come la pensano... lei... Ange...
non ce l'ha
fatta... lei non c'è più”.
Gideon
non riusciva a ricordare alcun momento in cui la voce di suo padre
avesse tremato a quel modo, in nessuno dei suoi ricordi di bambino e
ragazzo aveva visto una così grande tristezza negli occhi
solitamente sorridenti di suo padre che adesso erano pieni di
lacrime.
Anche
Billy iniziò a piangere piano, anche lui aveva capito che se
il nonno aveva quello sguardo e che se il papà piangeva come
lui era successo qualcosa di davvero brutto, qualcosa che riguardava
Ange.
“Fabian
è qui al pian terreno, stanza 113...”
avvisò Ignatius
al figlio che stava già per avviarsi su per le scale, a
sentire questo Gideon si diresse risoluto verso la camera indicatagli
e una volta davanti alla porta di legno chiaro si asciugò
gli
occhi ed entrò, tentando di sentirsi più sicuro
di
quanto in realtà fosse.
Fabian
stava steso, immobile con gli occhi puntati al soffitto e un pigiama
azzuro chiaro datogli dalle infermiere, aveva una medicazione sul
viso e diverse altre sulle mani e sulle braccia, entrando Gideon
risvegliò la premurosa attenzione dell'infermiera che stava
applicando una fascia al piede del fratello “Scusi, lei chi
è?
Possono entrare solo i... oh, siete gemelli?” chiese un
istante
dopo guardando i capelli dorati di entrambi e gli occhi blu che li
accomunavano, il giovane annuì e in silenzio si
avvicinò
al gemello.
Quando
gli accarezzò la fronte Fabian reagì
immediatamente,
alzò lo sguardo perso verso di lui e lo fissò per
qualche momento rimanendo però muto, come fosse incapace di
parlare, sempre nel massimo silenzio, come per rispetto al dolore del
gemello che sentiva fluire dentro di sé solo toccandolo,
avvicinò la sedia di legno al letto e vi si sedette
continuando ad accarezzare il fratello e a stringergli piano la
mano.
Una
volta che l'infermiera ebbe finito il proprio lavoro uscì
dalla stanza, lasciandoli soli, e Gideon sistemò con cura
una
coperta addosso al fratello che non faceva altro che guardarlo
implorante, con la disperazione negli occhi.
All'improvviso
però il silenzio fu rotto dalla voce spezzata di Fabian
“Lei
non c'è più... me l'hanno tolta... davanti ai
miei
occhi... me l'hanno portata via” il tono era sconvolto e il
fratello non potè fare altro che stringergli più
forte
la mano e sussurrargli che sarebbe andato tutto a posto
“No... lei
non c'è più...” era disperato, tanto
disperato da non
riuscire a versare alcuna lacrima dagli occhi che andavano assumendo
una cupa tonalità di grigio.
Alcune
ore dopo Gideon non si era mosso dal letto del fratello nonostante
gli fosse stato ripetuto più volte che non era
più
orario per i parenti ma quando un medimago in camicie verde chiaro
entrò con una fiala in mano e gli comunicò che si
trattava di una pozione per il sonno senza sogni uscì
lasciando il gemello a riposare.
Quando
il giovane uscì dalla camera sembrava avesse passato 3 notti
in bianco di fila, era esausto e sconvolto, non appena il medimago fu
fuori dalla stanza del fratello gli si avvicinò chiedendo
“Si
riprenderà?” la voce dell'uomo appariva insicura
quando
rispose con l'espressione seria sul volto “Noi non possiamo
esserne
sicuri... naturalmente fisicamente si riprenderà del tutto
ma
non possiamo assicurare una completa ripresa a livello psichico...
oltre alle torture subite si aggiunge il trauma della morte di una
persona cara. In ogni caso lo terremo qui ancora per qualche giorno
così da poter esprimere un giudizio più
certo” Gideon
annuì per poi andare a sedersi su una delle sedie vicino al
muro, prendendosi la testa tra le mani.
Ci
furono alcuni secondi di silenzio mentre il medimago si allontanava
con passo svelto, infine una voce femminile scosse il giovane dal
torpore in cui era caduto “Io sto benissimo,
grazie...” “Oh!
Molly! Scusa! È che proprio non ti avevo vista io sono
così
preso da Fabian... io... scusa... e Arthur! Spero che anche tu stia
bene!” il mago ora iniziò a parlare a raffica,
imbarazzatissimo “Tranquillo Gid, noi stiamo bene... ci hanno
già
dimessi e adesso torniamo a casa, mamma e papà sono
nell'atrio
con Billy, tu cosa vuoi fare?” Molly guardava addolorata il
fratello, dopo averlo aspettato tutto quel tempo fuori dalla camera
del gemello non sapeva cosa aspettarsi ma era una sofferenza vederlo
così e non riusciva a immaginare Fabian, sapeva bene che il
dolore di quello che soffriva si rifletteva in piccola parte
nell'altro.
“Io
rimango qui con Fabian, non voglio che si svegli e si trovi da
solo... Potete portare Billy a casa con voi per stasera? Non voglio
che mi veda così... mandagli un bacio da parte
mia!” a
queste parole la sorella annuì e rispose “Non ti
preoccupare, ci prendiamo cura noi di Billy... tu da un bacio da
parte mia a Fabian... torniamo domani” dopo un abbraccio al
fratello Molly e Arthur si allontanarono lungo il corridoio mentre
lui le teneva una mano sulla spalla.
Gideon
tornò nella camera del fratello che ora dormiva un sonno
tranquillo, benchè indotto dalla pozione,
trasfigurò la
sedia di legno in una poltrona con un colpo di bacchetta e vi si
sedette, contemplando il viso stanco del gemello “Ce la
farai...
non puoi lasciarmi solo” prese la mano del fratello nella sua
e
presto si addormentò, sperando in cuor suo che al risveglio
tutto fosse tornato alla normalità, che fossero nella loro
casa a Diagon Alley, di nuovo nella loro pasticceria, di nuovo con
Ange che mangiava i biscotti dai ripiani cercando di non farsi
beccare.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per
farsi perdonare tutto il tempo che è servito per il
2° capitolo la mia ispirazione ha deciso di accelerare i tempi
del 3° ed eccolo già pronto :D Fatemi sapere cosa ne
pensate!
Un
grazie a Saki che mi segue sempre e a Weasley Star per aver aggiunto la
storia tra i preferiti ^^
Baci a tutti e Recensite!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Quando
la mattina dopo si svegliò, però, nulla era
tornato
alla normalità e Gideon era ancora in una triste stanza del
San Mungo con la mano stretta a quella del gemello ancora
addormentato per via della pozione.
Lentamente
il mago lasciò la mano di Fabian e si avvicinò
alla
finestra permettendo alla luce del sole magico di entrare nella
camera per rischiarare l'ambiente ma neppure quei raggi dorati
riuscirono a rallegrare l'ambiente tetro della camera, nulla sarebbe
bastato finché il suo gemello fosse rimasto in quel letto
d'ospedale.
Quando
si svegliò il fratello aveva l'aria serena e riposata, tanto
che per un'istante Gideon riuscì a convincersi che non fosse
solo merito della pozione se il suo sonno era rimasto indisturbato,
ma a poco a poco l'espressione di Fabian tornò a farsi cupa
e
gli splendenti occhi azzurri tornarono ad un grigio spento.
Gideon
tornò immediatamente al suo fianco e tentando di mantenere
calmo il tono di voce salutò il ragazzo
“Buongiorno...
ha-hai dormito bene Fab?” ma in risposta ricevette solo un
mugolio
sommesso e uno sguardo smorto.
Silenzioso
si sedette nuovamente tenendo la mano del gemello tra le sue e si
dispose ad aspettare ma nulla accadde per altre due ore, quando dalla
porta di legno chiaro entrò una giovane infermiera dal volto
ridente “Colazione!” poi rivolse un breve sguardo a
Fabian e
parlò a Gideon “Si assicuri che mangi
qualcosa” il mago
annuì, prese il vassoio dalle mani della donna e lo
poggiò
sul letto di fronte al fratello.
Prendendolo
dalle spalle Gideon mise Fabian seduto e sorridendo gli
passò
un biscotto dal vassoio “Tieni, ti va?” per
risposta però
gli arrivò solo un altro mugolio “Ehi... sono i
tuoi
preferiti dai! E c'è anche il tè alla menta, vuoi
prima
berne un po'?”. Silenzio. Lo stregone abbassò un
momento la
testa con un sospiro tornando alla carica poco dopo
“Avanti...”
con cautela avvicinò la tazza tiepida alle labbra del
gemello,
che le aprì ubbidiente bevendo qualche sorso di
tè per
poi chiudersi nuovamente in sé “Va bene
così... più
o meno... sicuro di non volere un biscotto?” ma mentre
parlava
Fabian era già voltato verso la finestra, con sguardo
assente.
Il
giovane gli accarezzò la fronte e rimase sulla poltrona, di
nuovo in silenziosa attesa di qualcosa che neppure sapeva definire,
sforzandosi di non mostrarsi ansioso, preoccupato o qualsiasi altro
malsano sentimento provasse in quel istante. Poi arrivarono a dargli
il cambio. La stanza fu invasa dalle cinque persone più
importanti della sua vita: sua madre, suo padre, sua sorella con il
suo ragazzo che gli stava tanto simpatico e il piccolo Billy che gli
corse incontro immediatamente, saltandogli al collo.
In
quel momento Gideon capì che tutti insieme ce l'avrebbero
fatta, che avrebbero superato anche questo, che qualche giorno la
serenità sarebbe tornata anche tra loro.
Le
sue riflessioni furono però interrotte da un'esclamazione
della signora Prewett “Gideon! Si può sapere
perchè
tuo fratello non ha praticamente mangiato niente?! Che stavi a fare
qui?!” il figlio la guardò un momento, distratto e
lasciato
di stucco da quel commento a freddo “Fab non voleva mangiare
mamma... non potevo certo costringerlo...” la madre gli si
avvicinò, abbassando la voce “Che significa non
voleva
mangiare?! Dovremmo lasciarlo morire di fame solo perchè
è
depresso?!” .
Pur
sapendo che quelle dichiarazioni erano portate dalla preoccupazione
di una madre apprensiva Gideon non poteva accettare quei rimproveri
immotivati “Mamma, Fabian non è depresso...
è sotto
shock! Non possiamo pretendere più di tanto da lui... non ha
detto una parola da stamattina, non si è mosso da come l'ho
spostato io ma neppure apre la bocca se cerchi di imboccarlo... non
ce la fa... e noi dobbiamo solo aspettare... e sperare”
dopodichè
le diede le spalle e prese di nuovo in braccio Billy e si
avvicinò
al gemello.
“Fab,
io porto Billy a fare una passeggiata... torno presto sta
tranquillo”
l'ennesimo mugolio e ancora lo sguardo fisso nel vuoto, Gideon si
affrettò a portare fuori il figlio, stringendolo forte tra
le
braccia.
Una
volta fuori, per le strade di Londra il ragazzo mise di nuovo a terra
il bambino, prendendogli la manina “Papà... zio
Fabian non
sta bene?” la vocetta si alzò insicura e quando
raggiunse le
orecchie di Gideon il giovane si inginocchiò così
da
fissare il suo sguardo in quello del figlio “Sì,
adesso non
sta tanto bene... perchè delle persone cattive gli hanno
fatto
tanto male...” il piccolo abbassò lo sguardo un
momento per
poi chiedere di nuovo “Allora non farà
più gli
scherzi e non mi farà più i regali?”
“No amore,
presto guarirà e tornerà quello di prima... te lo
prometto” gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre lo
rassicurava e iniziarono a scendere quando le braccia grassottelle
gli si strinsero al collo.
Dopo
Gideon comprò un hamburger a Billy e tornarono al San Mungo,
essendo quasi ora di pranzo, ma a pochi metri dalla stanza 101 il
mago capì che qualcosa non andava. Dalla stanza del gemello
venivano urla e imprecazioni, la porta era spalancata e Molly e
Arthur stavano fuori dalla stanza con gli occhi sgranati, velocemente
lasciò il bambino a Molly ed entrò nella camera.
“LASCIAMI
STARE! DIAMINE! SONO FATTI MIEI SE MANGIO O MENO! LEVATI DI TORNO TU
E QUESTO STUFATO SCHIFOSO!” Fabian, gli occhi accesi di
furia,
inveiva contro due genitori inermi di fronte a quello sfogo, sua
madre aveva ancora il cucchiaio a mezz'aria e il vassoio davanti.
Tentando
di prendere il controllo della situazione si fece vicino al fratello
e gli si rivolse con calma “Ehi Fab, è tutto a
posto... non
devi mangiare se non vuoi... non fa niente” “DILLO
A QUEST'IDIOTA
E POI LEVATI DALLE SCATOLE O TI SPEZZO LE OSSA!” Gideon
commise poi
l'errore di rimanere sul posto qualche secondo di troppo e il gemello
scese dal letto per scaraventarlo contro il muro con un pugno dritto
allo stomaco.
Il
ragazzo ci mise qualche momento a riprendersi ma nel frattempo gli
infermieri erano già accorsi, lanciando immediatamente un
incantesimo calmante su Fabian che si accasciò in terra
all'istante e fu issato nuovamente sul letto.
Gideon
si alzò e senza curarsi di urtare violentemente il padre
uscì
dalla porta, scuro in volto diresse uno sguardo a Molly che non
attese neppure la domanda “Teniamo noi Billy... ma tu dove
vai?”
“A casa”.
Ci
andò a casa e dopo aver sfondato rabbioso le vetrine della
pasticceria si addormentò tra i cocci, quasi sperando che
uno
lo uccidesse inavvertitamente.
----------------------------------------°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°------------------------------------
AAAAH! Scusatescusatescusate >_< ma tra le varie vacanze anche l'ispirazione aveva preso le ferie!
A presto spero e ricordate che una recensioncina non costa nulla ;p
Baciiiiii!!!
Ely
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Era
stato un momento, un secondo solo, e aveva perso il controllo. Aveva
capito come lo trattavano da malato, quanta pietà avevano di
lui e non ci aveva visto più, se gli infermieri non
l'avessero
sedato si sarebbe avventato sulla propria madre senza pensarci tanto.
Aveva
colpito il suo gemello, la persona che più al mondo gli
fosse
sempre stata vicina e aveva colto l'espressione impaurita del suo
nipotino e sapeva che ora Gideon era in crisi.
Adesso,
mentre si svegliava, si sentiva in colpa, aveva riacquistato se
stesso o almeno la sua parvenza di sé, riusciva a ragionare
lucidamente e seguiva ciò che gli stava intorno, vedeva la
madre guardarlo impaurita e preoccupata dal lato opposto della
stanza, sapeva che non si era mossa un attimo da quando lui era stato
addormentato.
“Mamma...”
a sentire la sua voce sottile e insicura i suoi occhi si spalancarono
e nonostante la distanza non perse neppure una parola
“Dov'è
Gideon? E' andato a casa? E-e Billy? Come sta Billy?” sapeva
che
voleva rispondere, che stava per farlo ma aveva paura di avvicinarsi
“P-puoi venire...”. Non esitò e in un
momento era vicina
al figlio “Sì, Gid è tornato a casa...
Ma cercherò
di convincerlo a venire di nuovo qui, se vuoi... Billy invece
è
a casa con noi, Gideon non se la sente di tenerlo, stando
così”.
Quando
la mano della madre tentò di carezzargli il viso,
però,
lui si ritrasse “No mamma... Il mio orologio?”
Joanne Prewett
finalmente sorrise tirando fuori un orologio d'oro “Oh, sta
bene...
ha superato di peggio” il figlio le rivolse un'occhiata di
traverso, riprendendosi bruscamente l'accessorio, ammaccato
nonostante lo avesse da appena tre anni.
In
silenzio si concentrò sull'orologio toccando alcuni tasti
che
stavano lungo il bordo, sperando che il gemello riuscisse a prestare
attenzione al sottile fischio del suo orologio.
Il
sibilo si insinuò nel suo sonno disturbato, confondendosi
con
i sogni agitati che si rincorrevano nella sua mente stanca.
Il
suono insistente ebbe infine la meglio e a poco alla volta Gideon
aprì gli occhi, realizzando che quel suono veniva
dall'orologio e dunque da Fabian.
Questo
pensiero lo fece riscuotere e si tirò su immediatamente,
ferendosi le mani con le schegge tutto intorno a lui e sporcando di
sangue il vetro sul quadrante mentre fermava la suoneria e coglieva
il messaggio del gemello “Ehi, avevi detto che non te ne
saresti
andato... e il semplice fatto che ti abbia colpito non significava
che te ne dovessi andare, sfaticato!”.
Un
piccolo sorriso si dipinse sul volto del mago che decise di prendersi
tutta la calma del mondo per tornare dal fratello, il quale, inoltre,
sembrava sulla strada della guarigione.
Lentamente
si alzò e camminando incurante sui frammenti di vetro che si
sbriciolavano sotto le sue scarpe si diresse al bagno.
Si
lavò le mani e senza curare le ferite si limitò a
fasciarle, con un colpo di bacchetta si fece la barba e si prese cura
dei tagli sul viso, riducendoli a lievi segni rossi, lavò i
capelli sporchi di sangue e li tirò all'indietro senza
asciugarli, infine si avviò verso la sua stanza.
Buttò
in un angolo i vestiti sporchi e scelse con attenzione una veste da
mago arancio, abbottonando flemmaticamente gli alamari, uno dopo
l'altro.
Finalmente
si guardò nello specchio e mise su un sorriso tranquillo,
nonostante la casa così silenziosa gli mettesse addosso una
certa angoscia.
Poi
si smaterializzò, diretto al San Mungo.
Da
quando erano tornati a casa più di tre ore fa Arthur era
rimasto seduto sul divano a guardare la propria ragazza tentare di
calmare una bambino terrorizzato, che non smetteva di piangere, e non
poteva fare a meno di pensare quanto l'amasse.
“Billy...
sta tranquillo, è tutto a posto, papà
è solo
andato a casa a riposare” sussurrava appena all'orecchio del
piccolo che teneva in braccio e che sembrava inconsolabile
“Allora...
se papà è... a... casa... voglio andare anche
IOOOOOH!”
ogni tanto Billy faceva salire vertiginosamente il tono della voce
fino a rimanere in apnea per qualche istante, il visetto rosso nello
sforzo di urlare ancora di più.
Alla
fine la ragazza si rivolse ad Arthur “Arth, se vuoi torna a
casa...
non c'è bisogno che tu stia qui a perdere
l'udito...” il
mago scosse la testa “No no, tranquilla, ti faccio
compagnia...
anzi ti do il cambio... vieni Billy” e senza permetterle di
protestare prese il bimbo dalle braccia della fidanzata e lo strinse
a sé un po' impacciato “Shhh... Billy, vuoi sapere
una
cosa?” il piccoletto rispose senza smettere di piangere ma
almeno
senza strepitare “Cosa?” “Anche al tuo
papà adesso
manchi tanto... ma è anche tanto triste perché lo
zio
sta poco bene, quindi ha deciso che per un po' starai qui con noi
perché lui deve stare con lo zio tanto tempo per aiutarlo a
stare meglio... però non vuole che tu pianga
perché
altrimenti lui diventa ancora più triste”.
Molly
guardava stupita Billy che adesso singhiozzava piano e pendeva dalle
labbra di Arthur “Davvero?” il ragazzo si
limitò ad
annuire e guardandolo negli occhi continuò
“Quindi, che ne
dici se adesso fai un riposino e io e zia Molly ti svegliamo quando
è
pronta la cena? E niente più lacrime piccoletto,
intesi?” un
sorriso d'intesa splendeva sul viso del mago, il bambino si era
calmato del tutto e bastò stenderlo sul divano
perché
si addormentasse profondamente.
“Arthur
Weasley? Questo è un bilione di punti a tuo favore! Non
sapevo
fossi così bravo con i bambini, amore” Molly
abbracciò
il suo fidanzato e alzandosi sulle punte dei piedi lo baciò
piano sulle labbra, per poi portarselo silenziosamente in
cucina.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Aggiornamento
lampo per i miei standard XD Stavolta ho deciso di dedicare un po' di
spazio anche a Molly e Arthur che sono tanto carini *__* alluuuuura...
che ne pensate ^^?
Baci,
Ely
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Gideon
entrò nella stanza 101 come un raggio di sole al tramonto,
nonostante sul fondo dello sguardo si potesse cogliere una certa
tristezza la sua figura luminosa ispirava serenità.
Avanzò nella
camera di qualche passo senza spostare gli occhi dalla sua immagine
speculare in pigiama.
Fabian
teneva gli occhi puntati sulla porta ormai da più di un'ora
in una
speranzosa attesa di vedersi entrare da quella porta, magari solo con
un'espressione un po' più matura. Finalmente le sue
aspettative si
realizzarono quando un sé vestito d'arancio si
presentò sull'uscio.
Quando
il raggio di sole dai capelli bagnati attraversò la stanza
in pochi
passi i due finalmente si abbracciarono, erano tornati. Erano tornati
ad un pizzico di normalità. Erano di nuovo insieme. Potevano
riaprire la pasticceria e rimettersi in piedi. Non importava che uno
di loro avesse perso qualcosa, insieme avrebbero messo una toppa e
quella storia si sarebbe trasformata in una vecchia cicatrice. Certo,
forse nei giorni di pioggia avrebbe potuto dolere un po' ma non li
avrebbe più trascinati sul fondo.
Perché
ora erano di nuovo insieme.
Bisbigliarono
a lungo, sembrava stessero complottando per uno scopo non ben
precisato ma era chiaro che la loro tristezza si rifletteva senza
paura negli occhi dell'altro. Fabian gli chiese scusa, era stanco,
era confuso ed era arrabbiato... e non aveva saputo controllarsi.
Gideon
gli disse delle vetrine distrutte, confessandosi così come
si fa con
un prete, gli disse della distruzione che aveva portato nella
pasticceria, della disperazione che l'aveva colto al pensiero di non
avere più la sua metà naturale.
Fabian
gli carezzò il viso, sorridendogli rassicurante
“Non è un
problema... comincerà tutto da capo, sarà la
nostra nuova vita...”.
La
signora Prewett era uscita dalla stanza non appena vi era entrato
Gideon, sapeva che i ragazzi avevano bisogno di parlare e non aveva
intenzione di essere lei a disturbarli. La situazione sembrava andare
migliorando e non avrebbe certo interferito.
Aveva
avuto paura a sentire suo figlio così aggressivo, ma
conosceva bene
i suoi gemelli, Fabian era sempre stato il giocherellone impulsivo
tra loro e non aveva dubbi che fosse altrettanto impulsivo nella
rabbia.
Piuttosto
si era preoccupata quando aveva visto andar via Gideon, lui non
parlava mai quando le cose andavano male, si chiudeva nel suo dolore
e lasciava che sfociasse in una disperazione distruttiva... l'aveva
visto così subito dopo la nascita di Billy, e se non fosse
stato per
lo zio quel bambino sarebbe rimasto orfano fin troppo presto.
La
storia di quella megera le faceva ancora una rabbia incredibile, era
stata crudele, falsa e ipocrita, aveva trattato un ragazzo
più
piccolo di lei come si tratta un cagnolino da compagnia e poi l'aveva
lasciato con un bambino da crescere.
Lei
da madre aveva visto il suo ragazzo sedotto e abbandonato senza poter
fare nulla, senza neanche riuscire ad accorgersene in tempo, non
aveva mai conosciuto Leanne prima che lei rimanesse incinta e dopo
era troppo tardi, le cose erano già finite prima di iniziare.
Questi
erano i suoi pensieri mentre fissava con sguardo assente la porta
tassativamente chiusa di fronte a lei. Il marito la tirò
piano per
un braccio invitandola a sedersi vicino a lui, lei si sedette docile e
poggiò la testa sulla spalla di Ignatius “Staranno
bene, vero?”
chiese guardandolo negli occhi.
Lui
seppe immediatamente che non parlava di due persone, ma di tre. Le
passò sicuro un braccio intorno alle spalle e stavolta fu
lui a
rivolgere lo sguardo davanti a sé “Forse sarebbe
il caso di tenere
Billy ancora per un po', se riusciamo... Loro hanno bisogno di tempo
per riposare”. La sentì annuire contro la sua
spalla e poi
rimasero in silenzio.
Senza
lasciarla Ignatius si lasciò andare ai pensieri che non
smettevano
di rincorrersi nella sua mente, pensava ai funerali di Ange, era
dovuto andare da solo e gli era sembrato tutto terribilmente
ingiusto. Ogni volta che vedeva Angelica non poteva fare a meno di
confrontarla con il mostro che aveva rischiato di distruggere la vita
di suo figlio.
Angelica
era dolce e gentile, aveva lunghi capelli castano scuro, gli occhi
grandi e sereni, una ragazza vivace, allegra, pronta allo scherzo ma
più pacata di quello scapestrato del suo ragazzo.
Stavano
insieme da quattro anni e non si erano mai lasciati, anche loro
avevano rischiato una gravidanza ma l'allarme era rientrato in breve
tempo, risolvendosi in un'intossicazione alimentare.
Erano
perfetti l'una per l'altro, la loro relazione si manteneva fantasiosa
e viva perché entrambi vi si impegnavano senza riserve, con
un'attenta fiducia nelle scelte dell'altro ma senza farsi scrupoli ad
evidenziare gli sbagli.
Quello
che aveva visto di Gideon e Leanne, invece, era una storia morbosa e
melensa. Quell'arpia era falsa e acida, profittatrice, interessata ed
egoista ed aveva spremuto il figlio fino all'ultimo momento del
parto, pugnalandolo alle spalle un secondo dopo.
Ignatius
non era neppure capace di pensare a qualcosa nella sua vita che gli
facesse più rabbia di questa storia disastrosa eppure ogni
sorriso
del nipotino, sentirsi chiamare “nonno” ripagava
sempre ogni
grammo di quella rabbia, sostituendola con una felicità
dolcissima.
Quando
Molly ed Arthur arrivarono un paio d'ore dopo, tenendo per mano un
bimbetto decisamente più vispo del giorno prima, rimasero
piacevolmente sorpresi dalla scena che si trovarono davanti: Ignatius
e Lucretia riposavano placidi, le teste vicine poggiate al muro
candido dell'ospedale e le loro spalle si alzavano e si abbassavano
allo stesso ritmo, erano davvero sereni.
Questa
visione tranquillizzò anche la giovane coppia che senza
preoccuparsi
aprì la porta della stanza e Billy corse immediatamente
verso il
padre, che pure sonnecchiava con la testa affiancata a quella del
fratello
“Papààààà!!!”
la sua vocetta allegra risuonò per
la camera e Gideon si svegliò di colpo ma già col
sorriso sul
volto.
Senza
neppure pensarci un minuto allargò le braccia verso il
piccoletto e
lo prese sulle ginocchia, poi rivolse uno sguardo a Fabian che
continuava a dormire e mormorò tra sé
“Non lo sveglierebbero
neppure le cannonate... è proprio tornato...”.
Il
bambino seguì lo sguardo del padre, osservò
intento lo zio e poi
alzò di nuovo lo sguardo su Gideon
“Papà... adesso lo zio sta
bene?”, il giovane mago posò gli occhi in quelli
del figlio e gli
rispose con un sorriso convinto e fiducioso “Sì,
sta bene”.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ok,
ok... mi vorrete uccidere ^^''''' Scusate se non ho aggiornato per
tutto questo tempo ma l'ispirazione se n'era proprio andata in vacanza
ç___ç Spero di riuscire a pubblicare ad un ritmo
decente prima o poi >_>
Vaaaabè...
mi fate sapere che ne pensate di questo capitoletto abbastanza
introspettivo ^_^ ???
Baci,
Ely
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=223137
|