You'll Be Forever In Our Hearts

di Elysion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Fabian e Gideon Prewett non avevano solo una sorella…

Fabian e Gideon avevano una vita.

Fabian aveva un fratello, Gideon… Fabian aveva una donna da amare, Angelica;

Fabian aveva il sorriso sempre sul volto e i capelli color della fiamma.

L’hanno privato della luce dei suoi occhi, dei suoi progetti, del suo futuro e ha deciso per la vendetta.

Gideon aveva un fratello, Fabian… Gideon aveva un figlio, Bill;

Gideon aveva gli occhi come il mare e un’aria serena.

Gli hanno tolto un pezzo di sé, si sono presi la fonte della sua gioia e ha capito che è il momento di lottare.




Non so neppure io come mi sia venuto in mente di buttarmi in questa cosa... semplicemente Fabian e Gideon si sono messi a bussare incessantemente nella mia testolina bacata finchè non hanno ottenuto la giusta attenzione.
Ho intenzione di portare avanti la storia fino alla loro morte ma non so quanti capitoli potrebbero essere.
In realtà non siamo sicuri che Fabian e Gideon fossero gemelli ma è la cosa più probabile dato che Molly ha avuto due gemelli e così pure Percy.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e se volete che la continui! Le vostre opinioni sono importanti ^^
Baci
Elysion

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Fabian e Angelica camminavano tranquilli per le vie di Hogsmade nel fresco novembrino, il giovane teneva un braccio poggiato alla spalla di lei con naturalezza prendendola in un abbraccio delicato.

Quella domenica era il primo week-end che i ragazzi di Hogwarts avevano per uscire e la cittadina era piena di vita, tra le risate e il chiacchiericcio degli studenti e quell’aria allegra nonostante i tempi oscuri sollevava lo spirito dei due innamorati.

Dopo un breve girovagare senza un particolare scopo la ragazza parlò “Ehi Fab… niente Madama Piediburro eh! Che ne dici dei Tre Manici di Scopa? Inizio a sentire freddo…” Fabian le sfiorò con le dita il naso e le guance che uscivano dalla sciarpa ridendo “Freddolosa che non sei altro! Comunque direi decisamente Tre Manici di Scopa! Via andiamo! Magari trovo anche Molly, le faccio un salutino!” e detto questo presero la direzione del pub.

Il “Tre Manici di Scopa” era terribilmente affollato e rumoroso, l’effetto “Primo giorno ad Hogsmade” era palpabile e i colori allegri dei vestiti dei ragazzi erano un cambiamento così evidente per gli occhi che c’era quasi da rimanere accecati.

Con un rapido sguardo alla sala Fabian individuò la sua preda e fu così fortunato da trovarla addirittura che gli dava le spalle!

Un’occasione troppo ghiotta da rifiutare.

Si avvicinò lesto, facendo segno di stare in silenzio sia ad Angelica che al ragazzo smilzo dalla chioma rossa che faceva compagnia al suo obbiettivo.

Con un movimento repentino piazzò le mani sugli occhi della preda, chiedendo poi sardonico “Chi sono?”.

In seguito ad un momento di immobilità la ragazza portò le mani ai fianchi, rassegnata rispondendo poco dopo “Fabian…”. Il giovane corrugò la fronte, apparentemente offeso esclamando “Ma Molly! Io non sono Fabian, sono Gideon! E meno male che sei mia sorella!” detto questo le tolse le mani dagli occhi e quella non ebbe neppure il tempo di voltarsi che Fabian esclamò di nuovo “Scherzavo sono Fab!”.

Una giovane Molly, non ancora Weasley, si alzò e abbracciò forte il fratello maggiore che ricambiò con affetto mentre Angelica salutava un Arthur Weasley con ancora tutti i capelli e di appena un anno più piccolo del ventenne quasi-cognato.

Il giovane Prewett lasciò andare la sorella e seguì l’esempio della fidanzata, sedendosi con eleganza su una delle sedie libere intorno al tavolo “Allora sorellina! Che mi dici? Stai studiando per questi MAGO? Guarda che sono difficili eh!” Molly gli rivolse uno sguardo di sottecchi per poi ribattere “Mhhh… non credo che tu sia esattamente la persona giusta per dirmi come studiare eh! Dato che hai superato appena la metà dei tuoi MAGO, caro il mio pasticciere!”.

Fabian le rivolse un sorriso ironico per poi lasciar cadere il discorso rivolgendosi ad Arthur “E tu Arth? Come vanno le cose al Ministero?” il ragazzo si strinse nelle spalle “Faccio ancora gavetta… ma può darsi che non mi manchi molto ad entrare all’Ufficio Manufatti Babbani, ci spero davvero!” concluse con un sorriso.

A quel punto venne il turno per Molly di fare le domande “E voi? Che raccontate? Ange ti tratta bene questo tipo?” Angelica rise prendendo con grazia la mano del proprio ragazzo “Non potrebbe trattarmi meglio… la sera mi prepara sempre qualche dolcetto speciale!” la giovane concluse facendo una linguaccia a Fabian.

Molly tornò alla carica “E la pasticceria come va? E Gideon? Che mi dici dell’altro mio fratellone?!” il ragazzo portò la testa a poggiarsi sul dorso della mano, con i capelli ramati che gli coprivano metà del volto, rispondendo con calma “E’ in pasticceria, faceva mezza giornata e poi portava Billy a fare una passeggiata… Ama troppo quel bambino! E poi tra qualche settimana è il suo compleanno, compie 4 anni e vuole trovare qualche idea per fargli una sorpresa, vedendo un po’ in giro cosa gli piace…”.

In quel momento il sorriso sul volto di Molly scomparve quasi del tutto, lasciando spazio a qualcosa di simile all’amarezza “Anche quest’anno gli farà due regali?” chiese con voce cupa, la risposta non fu più allegra “Sì… non vuole ancora dirgli la verità su sua madre, dice che è troppo piccolo…”.

Mentre fratello e sorella parlavano così i rispettivi fidanzati se ne stavano in silenzio seguendo la conversazione, Angelica teneva le mani occupate attorcigliando intorno alle dita lunghe ciocche di capelli color caffè e Arthur giocherellava con gli occhiali.

Fabian batté le mani sul tavolo mettendo su un nuovo sorriso ed esclamò con voce squillante “Allora! Vi va una Burrobirra? Offre il pasticciere!” senza neppure attendere una risposta dagli altri il giovane si alzò, avviandosi con passo sicuro verso il bancone.

Con disinvoltura il ragazzo si poggiò con un gomito al banco, rivolgendo qualche sguardo magnetico all’indirizzo della fidanzata seduta al tavolo e attendendo paziente che Madama Rosmerta prendesse l’ordine, senza sapere che quel giorno non sarebbe mai arrivato il suo turno.

Fu un momento… e poi il Caos.

Un’esplosione fece saltare la porta in legno del Pub, le schegge schizzarono per la il locale come impazzite colpendo immediatamente i clienti più vicini alla porta.

In meno di un minuto il terrore si era diffuso tra gli studenti e l’aria si era riempita delle grida dei presenti mentre una decina di figure ammantate e con i volti coperti da maschere argentate entravano dallo squarcio che ora si trovava al posto del portone.

“MANGIAMORTE!” questo grido sovrastò tutte le altre voci per un istante per poi scatenare urla disperate ancora più alte.

D’improvviso calò il silenzio in seguito al movimento fluido della bacchetta di un Mangiamorte e questi iniziò a ridere di una risata fredda, seguito presto da tutti gli altri, tra loro c’erano uomini e donne, resi identici da quell’inquietante uniforme.

Velocemente quegli esseri crudeli iniziarono una violenta suddivisione dei presenti accovacciati sotto i tavoli.

Il criterio della divisione fu presto detto, quando Fabian si trovò a stringere tra le braccia la sorella scossa da singhiozzi di paura e dolore, Arthur pochi metri lontano da loro e Angelica dall’altro lato della stanza capì che dipendeva tutto dal sangue.

L’orrore prese il posto di qualsiasi altra cosa nella mente del giovane quando i Mangiamorte si disposero su due file, dandosi le spalle, ogni fila rivolta verso un gruppo.

Le voci degli aguzzini esplosero come un coro malefico, insieme.

E poi per Fabian ci fu solo un oceano di dolore.

Note dell'autrice:

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito, è importante per me ^^ Fatemi sapere cosa pensate del nuovo titolo e del nuovo capitolo, soprattutto!

Baci da Ely

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Sulla porta colorata di un delicato azzurro risaltava una scritta che cambiava colore ad ogni istante e se un momento prima era viola, quando Gideon alzò di nuovo gli occhi era già rossa. Il mago teneva un vassoio davanti a sé, lasciandolo levitare a mezz’aria con la massima naturalezza, la mano libera intanto andò a bussare delicatamente su quella porta colorata per poi aprirla.

Il piccolo abitante di quella cameretta dormiva pacifico coperto fino al mento da una trapunta blu notte sulla quale scintillavano tante piccole stelle magiche e nella penombra i capelli dorati sparpagliati sul cuscino sembravano i raggi di un sole in miniatura.

Gideon posò il vassoio sul tavolino ai piedi del letto nel massimo silenzio e dopo aver aperto uno degli scudi della finestra si sedette sul bordo del letto carezzando delicatamente la fronte del bambino che lentamente schiuse le palpebre rivelando due assonnati occhioni blu.

Buongiorno principino… dormito bene?” gli chiese il padre con un gran sorriso, il piccoletto tirò fuori due manine paffute da sotto le coperte e si stropicciò gli occhi per poi rispondere al papà con la voce ancora impastata di sonno “Sì sì… però adesso ho fame papà!”.

Il ragazzo rise “E ti pareva!” intanto si allungò a prendere il vassoio e lo posò sulle gambe del bambino senza smettere di sorridere “Allora… sai che giorno è oggi? E’ domenica, quindi subito dopo pranzo ce ne andiamo a fare una passeggiata! Ti va, Billy?”.

Bill emerse dalla tazza di latte dalla quale stava bevendo con due grossi baffi bianchi sulle labbra, rispondendo entusiasta “Sììì! Andiamo al parco? Ti preeeeego”.

Gideon gli passò una mano tra i capelli e si alzò dal letto “Certo! Però adesso alzati, ci prepariamo e ci vestiamo eh” il bimbo diede l’ultimo morso alla frittella che gli aveva portato il papà e in un balzo fu giù dal letto.

In men che non si dica il maghetto era pronto, vestito e profumato con addosso un paio di pantaloni sportivi verde scuro e una camicetta bianca e scese con il padre ad aprire la “Prewett’s Pleasant Patisserie” in una fredda domenica di novembre.

Allora cucciolo, conosci le regole, se ci sono clienti te ne stai tranquillo e non fai disastri… e il resto del tempo puoi fare quasi quello che ti pare” la voce di Gideon era divertita mentre scompigliava i capelli biondi al figlio e lo faceva andare oltre il bancone dove il bambino si sedette sul pavimento a giocare con dei peluche.

Il padre invece si sistemò su un alto sgabello dietro la cassa, i gomiti poggiati sul grosso bancone di legno scuro, l’odore di dolci veniva forte dalle torte e i biscotti in bella mostra nelle vetrine intorno a lui, in poco tempo il giovane si perse nei suoi pensieri.

Senza sapere come si ritrovò proiettato indietro di quasi cinque anni, quando c’era ancora lei e lui era appena un ospite.


Leanne piangeva, era disperata, non le sembrava possibile e a me non sembrava possibile che una ragazza così forte potesse piangere a quel modo. D’un tratto mi sembrava una bambina e prima ancora di metabolizzare ciò che mi aveva detto la strinsi forte a me per consolarla.

Shhh… andrà tutto bene, siamo ancora in tempo per decidere qualsiasi cosa…” cercavo di rassicurarla così nonostante le preoccupazioni già mi assalissero su tutti i fronti e in quel momento lei mi respinse “No… abbiamo solo due scelte… tutte le altre ce le siamo precluse con la sua sola presenza!” le presi le mani, tentando di mantenere calmo il tono della voce, “Sceglieremo insieme, allora, tra le due vie che abbiamo davanti” lei mi guardò per un istante con quei suoi occhi neri e profondi “Io questo bambino non lo voglio… ma deve nascere” le strinsi di più le mani per un istante e sorrisi “E nascerà, vedrai, sarà il nostro bambino”.

Non mi rispose. Rimanemmo abbracciati a lungo e probabilmente quello fu l’unico momento in cui fui io a controllare la situazione, la accarezzavo, la baciavo sulla fronte, sulle guance… ma lei non smetteva di piangere.


Il campanello sospeso sull’ingresso trillò allegro quando un cliente con una sgargiante sciarpa verde al collo si fece avanti sorridendo “Buongiorno Gideon! E tu piccolo? Ti stai divertendo?” Billy gli rivolse un largo sorriso per poi tornare ai suoi peluche mentre il padre si riscosse dai suoi pensieri “Anthony! Qual buon vento?” e quello rispose sempre sorridendo “Oggi è il compleanno di Jenny e voglio prenderle una torta per festeggiare!”.

Che ne dici di questa qui al cioccolato? Billy ne va matto!” “Allora piacerà di sicuro anche alla mia sorellina, quant’è?” chiese Anthony tirando fuori un sacchetto tintinnante “2 galeoni e 10 falci e ti assicuro che li vale tutti!” rispose il negoziante con fare professionale ma rilassato, confezionando svelto una grossa torta scura e terribilmente invitante.

Quando il cliente se ne fu andato, lasciando nuovamente il negozio nel silenzio totale e Gideon a rigirarsi nei propri pensieri e ricordi, il passato si fece di nuovo vivo.


Presto lei diventò di ghiaccio, quasi non mi salutava ma io insistevo a starle vicina, continuavo ad illudermi e lei non mi cacciò mai, perché, in fin dei conti, le facevo comodo.

Le era utile un cagnolino che la seguisse dappertutto, perdutamente innamorato di lei e della cosa che portava dentro di sé e che a lei non interessava.

Furono nove mesi terribili, presto la questione divenne evidente, venire allo scoperto fu inevitabile e io mi presi tutte le colpe mentre quell’essere insensibile che solo il terrore cieco del futuro era riuscito, per qualche momento, a sciogliere sfruttava più del dovuto i permessi speciali e versava lacrime di coccodrillo con quelle sue amiche.

Io sopportavo in silenzio, aspettando il momento in cui avrei sentito una nuova vita strillare a pieni polmoni la sua presenza qui, convinto che in quel momento avrei visto di nuovo brillare l’amore negli occhi di lei.

Eppure, quando Billy si presentò prepotente in una notte di dicembre Leanne si rifiutò persino di vederlo e mi disse soltanto “Decidi tu cosa vuoi farne, è figlio tuo… io non esisterò mai nella sua vita e tantomeno esisterò più nella tua”.

Dopo quella notte non l’ho più vista e mi sono trovato a 16 anni con un figlio da crescere e gli studi da portare avanti.

Senza Fabian, Molly e i miei non ce l’avrei mai fatta… loro e Billy sono tutto per me.


Gideon si ritrovò a guardare Billy con gli occhi lucidi e un sorriso stampato in faccia e il bambino sentendosi osservato si girò, notando lo sguardo negli occhi del papà gli corse vicino e gli abbracciò le gambe che penzolavano dallo sgabello “Papà! Perché piangi?”.

Il ragazzo si chinò e prese il bambino sulle gambe “Perché ti voglio bene, sei il mio cucciolo!” la voce gli tremava un poco e appena smise di parlare posò un bacio sulla guancia del figlio, abbracciandolo forte.

Fu all’improvviso, Gideon rimase pietrificato dal dolore, si irrigidì sullo sgabello, era qualcosa più di un presentimento.

Fabian stava soffrendo e lui lo sapeva, gli sembrava di sentire le urla e la sofferenza circondarlo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Quando il padre di Gideon gli aveva mandato un gufo avvisandolo che il fratello e la sorella erano al San Mungo la gita al parco era stata inevitabilmente cancellata e con il figlio in braccio il giovane mago si era smaterializzato immediatamente all'ospedale magico.

Papà! Come stanno?” chiese Gideon non appena trovò il genitore nell'atrio “Sta tranquillo, si riprenderanno anche se ora come ora sono sotto shock, se vuoi puoi entrare da tuo fratello. Molly è ancora in sala visita, sembra abbia diverse ferite” terribilmente preoccupato il ragazzo si diresse veloce verso le scale, senza in realtà sapere dove andare e il padre lo richiamò “Gideon! Lasciami Billy, credo sia meglio così... davvero non è il caso che veda Fabian...”.

Mentre gli passava il bambino, che era rimasto silenzioso da quando aveva saputo che il suo zio preferito non stava bene, Gideon guardò meglio il padre “Papà... che è successo? Fabian era uscito con Ange stamattina... lei come sta?” il giovane non era sicuro di voler sentire la risposta del padre ma si sforzò ugualmente di porre quella domanda “E' stato un attacco dei Mangiamorte...” “Sì... questo lo avevi scritto nel gufo...” “Tu sai come la pensano... lei... Ange... non ce l'ha fatta... lei non c'è più”.

Gideon non riusciva a ricordare alcun momento in cui la voce di suo padre avesse tremato a quel modo, in nessuno dei suoi ricordi di bambino e ragazzo aveva visto una così grande tristezza negli occhi solitamente sorridenti di suo padre che adesso erano pieni di lacrime.

Anche Billy iniziò a piangere piano, anche lui aveva capito che se il nonno aveva quello sguardo e che se il papà piangeva come lui era successo qualcosa di davvero brutto, qualcosa che riguardava Ange.

Fabian è qui al pian terreno, stanza 113...” avvisò Ignatius al figlio che stava già per avviarsi su per le scale, a sentire questo Gideon si diresse risoluto verso la camera indicatagli e una volta davanti alla porta di legno chiaro si asciugò gli occhi ed entrò, tentando di sentirsi più sicuro di quanto in realtà fosse.

Fabian stava steso, immobile con gli occhi puntati al soffitto e un pigiama azzuro chiaro datogli dalle infermiere, aveva una medicazione sul viso e diverse altre sulle mani e sulle braccia, entrando Gideon risvegliò la premurosa attenzione dell'infermiera che stava applicando una fascia al piede del fratello “Scusi, lei chi è? Possono entrare solo i... oh, siete gemelli?” chiese un istante dopo guardando i capelli dorati di entrambi e gli occhi blu che li accomunavano, il giovane annuì e in silenzio si avvicinò al gemello.

Quando gli accarezzò la fronte Fabian reagì immediatamente, alzò lo sguardo perso verso di lui e lo fissò per qualche momento rimanendo però muto, come fosse incapace di parlare, sempre nel massimo silenzio, come per rispetto al dolore del gemello che sentiva fluire dentro di sé solo toccandolo, avvicinò la sedia di legno al letto e vi si sedette continuando ad accarezzare il fratello e a stringergli piano la mano.

Una volta che l'infermiera ebbe finito il proprio lavoro uscì dalla stanza, lasciandoli soli, e Gideon sistemò con cura una coperta addosso al fratello che non faceva altro che guardarlo implorante, con la disperazione negli occhi.

All'improvviso però il silenzio fu rotto dalla voce spezzata di Fabian “Lei non c'è più... me l'hanno tolta... davanti ai miei occhi... me l'hanno portata via” il tono era sconvolto e il fratello non potè fare altro che stringergli più forte la mano e sussurrargli che sarebbe andato tutto a posto “No... lei non c'è più...” era disperato, tanto disperato da non riuscire a versare alcuna lacrima dagli occhi che andavano assumendo una cupa tonalità di grigio.

Alcune ore dopo Gideon non si era mosso dal letto del fratello nonostante gli fosse stato ripetuto più volte che non era più orario per i parenti ma quando un medimago in camicie verde chiaro entrò con una fiala in mano e gli comunicò che si trattava di una pozione per il sonno senza sogni uscì lasciando il gemello a riposare.

Quando il giovane uscì dalla camera sembrava avesse passato 3 notti in bianco di fila, era esausto e sconvolto, non appena il medimago fu fuori dalla stanza del fratello gli si avvicinò chiedendo “Si riprenderà?” la voce dell'uomo appariva insicura quando rispose con l'espressione seria sul volto “Noi non possiamo esserne sicuri... naturalmente fisicamente si riprenderà del tutto ma non possiamo assicurare una completa ripresa a livello psichico... oltre alle torture subite si aggiunge il trauma della morte di una persona cara. In ogni caso lo terremo qui ancora per qualche giorno così da poter esprimere un giudizio più certo” Gideon annuì per poi andare a sedersi su una delle sedie vicino al muro, prendendosi la testa tra le mani.

Ci furono alcuni secondi di silenzio mentre il medimago si allontanava con passo svelto, infine una voce femminile scosse il giovane dal torpore in cui era caduto “Io sto benissimo, grazie...” “Oh! Molly! Scusa! È che proprio non ti avevo vista io sono così preso da Fabian... io... scusa... e Arthur! Spero che anche tu stia bene!” il mago ora iniziò a parlare a raffica, imbarazzatissimo “Tranquillo Gid, noi stiamo bene... ci hanno già dimessi e adesso torniamo a casa, mamma e papà sono nell'atrio con Billy, tu cosa vuoi fare?” Molly guardava addolorata il fratello, dopo averlo aspettato tutto quel tempo fuori dalla camera del gemello non sapeva cosa aspettarsi ma era una sofferenza vederlo così e non riusciva a immaginare Fabian, sapeva bene che il dolore di quello che soffriva si rifletteva in piccola parte nell'altro.

Io rimango qui con Fabian, non voglio che si svegli e si trovi da solo... Potete portare Billy a casa con voi per stasera? Non voglio che mi veda così... mandagli un bacio da parte mia!” a queste parole la sorella annuì e rispose “Non ti preoccupare, ci prendiamo cura noi di Billy... tu da un bacio da parte mia a Fabian... torniamo domani” dopo un abbraccio al fratello Molly e Arthur si allontanarono lungo il corridoio mentre lui le teneva una mano sulla spalla.

Gideon tornò nella camera del fratello che ora dormiva un sonno tranquillo, benchè indotto dalla pozione, trasfigurò la sedia di legno in una poltrona con un colpo di bacchetta e vi si sedette, contemplando il viso stanco del gemello “Ce la farai... non puoi lasciarmi solo” prese la mano del fratello nella sua e presto si addormentò, sperando in cuor suo che al risveglio tutto fosse tornato alla normalità, che fossero nella loro casa a Diagon Alley, di nuovo nella loro pasticceria, di nuovo con Ange che mangiava i biscotti dai ripiani cercando di non farsi beccare. 

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Per farsi perdonare tutto il tempo che è servito per il 2° capitolo la mia ispirazione ha deciso di accelerare i tempi del 3° ed eccolo già pronto :D Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un grazie a Saki che mi segue sempre e a Weasley Star per aver aggiunto la storia tra i preferiti ^^

Baci a tutti e Recensite!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



Quando la mattina dopo si svegliò, però, nulla era tornato alla normalità e Gideon era ancora in una triste stanza del San Mungo con la mano stretta a quella del gemello ancora addormentato per via della pozione.

Lentamente il mago lasciò la mano di Fabian e si avvicinò alla finestra permettendo alla luce del sole magico di entrare nella camera per rischiarare l'ambiente ma neppure quei raggi dorati riuscirono a rallegrare l'ambiente tetro della camera, nulla sarebbe bastato finché il suo gemello fosse rimasto in quel letto d'ospedale.

Quando si svegliò il fratello aveva l'aria serena e riposata, tanto che per un'istante Gideon riuscì a convincersi che non fosse solo merito della pozione se il suo sonno era rimasto indisturbato, ma a poco a poco l'espressione di Fabian tornò a farsi cupa e gli splendenti occhi azzurri tornarono ad un grigio spento.

Gideon tornò immediatamente al suo fianco e tentando di mantenere calmo il tono di voce salutò il ragazzo “Buongiorno... ha-hai dormito bene Fab?” ma in risposta ricevette solo un mugolio sommesso e uno sguardo smorto.

Silenzioso si sedette nuovamente tenendo la mano del gemello tra le sue e si dispose ad aspettare ma nulla accadde per altre due ore, quando dalla porta di legno chiaro entrò una giovane infermiera dal volto ridente “Colazione!” poi rivolse un breve sguardo a Fabian e parlò a Gideon “Si assicuri che mangi qualcosa” il mago annuì, prese il vassoio dalle mani della donna e lo poggiò sul letto di fronte al fratello.

Prendendolo dalle spalle Gideon mise Fabian seduto e sorridendo gli passò un biscotto dal vassoio “Tieni, ti va?” per risposta però gli arrivò solo un altro mugolio “Ehi... sono i tuoi preferiti dai! E c'è anche il tè alla menta, vuoi prima berne un po'?”. Silenzio. Lo stregone abbassò un momento la testa con un sospiro tornando alla carica poco dopo “Avanti...” con cautela avvicinò la tazza tiepida alle labbra del gemello, che le aprì ubbidiente bevendo qualche sorso di tè per poi chiudersi nuovamente in sé “Va bene così... più o meno... sicuro di non volere un biscotto?” ma mentre parlava Fabian era già voltato verso la finestra, con sguardo assente.

Il giovane gli accarezzò la fronte e rimase sulla poltrona, di nuovo in silenziosa attesa di qualcosa che neppure sapeva definire, sforzandosi di non mostrarsi ansioso, preoccupato o qualsiasi altro malsano sentimento provasse in quel istante. Poi arrivarono a dargli il cambio. La stanza fu invasa dalle cinque persone più importanti della sua vita: sua madre, suo padre, sua sorella con il suo ragazzo che gli stava tanto simpatico e il piccolo Billy che gli corse incontro immediatamente, saltandogli al collo.

In quel momento Gideon capì che tutti insieme ce l'avrebbero fatta, che avrebbero superato anche questo, che qualche giorno la serenità sarebbe tornata anche tra loro.

Le sue riflessioni furono però interrotte da un'esclamazione della signora Prewett “Gideon! Si può sapere perchè tuo fratello non ha praticamente mangiato niente?! Che stavi a fare qui?!” il figlio la guardò un momento, distratto e lasciato di stucco da quel commento a freddo “Fab non voleva mangiare mamma... non potevo certo costringerlo...” la madre gli si avvicinò, abbassando la voce “Che significa non voleva mangiare?! Dovremmo lasciarlo morire di fame solo perchè è depresso?!” .

Pur sapendo che quelle dichiarazioni erano portate dalla preoccupazione di una madre apprensiva Gideon non poteva accettare quei rimproveri immotivati “Mamma, Fabian non è depresso... è sotto shock! Non possiamo pretendere più di tanto da lui... non ha detto una parola da stamattina, non si è mosso da come l'ho spostato io ma neppure apre la bocca se cerchi di imboccarlo... non ce la fa... e noi dobbiamo solo aspettare... e sperare” dopodichè le diede le spalle e prese di nuovo in braccio Billy e si avvicinò al gemello.

Fab, io porto Billy a fare una passeggiata... torno presto sta tranquillo” l'ennesimo mugolio e ancora lo sguardo fisso nel vuoto, Gideon si affrettò a portare fuori il figlio, stringendolo forte tra le braccia.

Una volta fuori, per le strade di Londra il ragazzo mise di nuovo a terra il bambino, prendendogli la manina “Papà... zio Fabian non sta bene?” la vocetta si alzò insicura e quando raggiunse le orecchie di Gideon il giovane si inginocchiò così da fissare il suo sguardo in quello del figlio “Sì, adesso non sta tanto bene... perchè delle persone cattive gli hanno fatto tanto male...” il piccolo abbassò lo sguardo un momento per poi chiedere di nuovo “Allora non farà più gli scherzi e non mi farà più i regali?” “No amore, presto guarirà e tornerà quello di prima... te lo prometto” gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre lo rassicurava e iniziarono a scendere quando le braccia grassottelle gli si strinsero al collo.

Dopo Gideon comprò un hamburger a Billy e tornarono al San Mungo, essendo quasi ora di pranzo, ma a pochi metri dalla stanza 101 il mago capì che qualcosa non andava. Dalla stanza del gemello venivano urla e imprecazioni, la porta era spalancata e Molly e Arthur stavano fuori dalla stanza con gli occhi sgranati, velocemente lasciò il bambino a Molly ed entrò nella camera.

LASCIAMI STARE! DIAMINE! SONO FATTI MIEI SE MANGIO O MENO! LEVATI DI TORNO TU E QUESTO STUFATO SCHIFOSO!” Fabian, gli occhi accesi di furia, inveiva contro due genitori inermi di fronte a quello sfogo, sua madre aveva ancora il cucchiaio a mezz'aria e il vassoio davanti.

Tentando di prendere il controllo della situazione si fece vicino al fratello e gli si rivolse con calma “Ehi Fab, è tutto a posto... non devi mangiare se non vuoi... non fa niente” “DILLO A QUEST'IDIOTA E POI LEVATI DALLE SCATOLE O TI SPEZZO LE OSSA!” Gideon commise poi l'errore di rimanere sul posto qualche secondo di troppo e il gemello scese dal letto per scaraventarlo contro il muro con un pugno dritto allo stomaco.

Il ragazzo ci mise qualche momento a riprendersi ma nel frattempo gli infermieri erano già accorsi, lanciando immediatamente un incantesimo calmante su Fabian che si accasciò in terra all'istante e fu issato nuovamente sul letto.

Gideon si alzò e senza curarsi di urtare violentemente il padre uscì dalla porta, scuro in volto diresse uno sguardo a Molly che non attese neppure la domanda “Teniamo noi Billy... ma tu dove vai?” “A casa”.

Ci andò a casa e dopo aver sfondato rabbioso le vetrine della pasticceria si addormentò tra i cocci, quasi sperando che uno lo uccidesse inavvertitamente. ----------------------------------------°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°------------------------------------
AAAAH! Scusatescusatescusate >_< ma tra le varie vacanze anche l'ispirazione aveva preso le ferie!
A presto spero e ricordate che una recensioncina non costa nulla ;p
Baciiiiii!!!
Ely

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***



Era stato un momento, un secondo solo, e aveva perso il controllo. Aveva capito come lo trattavano da malato, quanta pietà avevano di lui e non ci aveva visto più, se gli infermieri non l'avessero sedato si sarebbe avventato sulla propria madre senza pensarci tanto.

Aveva colpito il suo gemello, la persona che più al mondo gli fosse sempre stata vicina e aveva colto l'espressione impaurita del suo nipotino e sapeva che ora Gideon era in crisi.

Adesso, mentre si svegliava, si sentiva in colpa, aveva riacquistato se stesso o almeno la sua parvenza di sé, riusciva a ragionare lucidamente e seguiva ciò che gli stava intorno, vedeva la madre guardarlo impaurita e preoccupata dal lato opposto della stanza, sapeva che non si era mossa un attimo da quando lui era stato addormentato.

Mamma...” a sentire la sua voce sottile e insicura i suoi occhi si spalancarono e nonostante la distanza non perse neppure una parola “Dov'è Gideon? E' andato a casa? E-e Billy? Come sta Billy?” sapeva che voleva rispondere, che stava per farlo ma aveva paura di avvicinarsi “P-puoi venire...”. Non esitò e in un momento era vicina al figlio “Sì, Gid è tornato a casa... Ma cercherò di convincerlo a venire di nuovo qui, se vuoi... Billy invece è a casa con noi, Gideon non se la sente di tenerlo, stando così”.

Quando la mano della madre tentò di carezzargli il viso, però, lui si ritrasse “No mamma... Il mio orologio?” Joanne Prewett finalmente sorrise tirando fuori un orologio d'oro “Oh, sta bene... ha superato di peggio” il figlio le rivolse un'occhiata di traverso, riprendendosi bruscamente l'accessorio, ammaccato nonostante lo avesse da appena tre anni.

In silenzio si concentrò sull'orologio toccando alcuni tasti che stavano lungo il bordo, sperando che il gemello riuscisse a prestare attenzione al sottile fischio del suo orologio.


Il sibilo si insinuò nel suo sonno disturbato, confondendosi con i sogni agitati che si rincorrevano nella sua mente stanca.

Il suono insistente ebbe infine la meglio e a poco alla volta Gideon aprì gli occhi, realizzando che quel suono veniva dall'orologio e dunque da Fabian.

Questo pensiero lo fece riscuotere e si tirò su immediatamente, ferendosi le mani con le schegge tutto intorno a lui e sporcando di sangue il vetro sul quadrante mentre fermava la suoneria e coglieva il messaggio del gemello “Ehi, avevi detto che non te ne saresti andato... e il semplice fatto che ti abbia colpito non significava che te ne dovessi andare, sfaticato!”.

Un piccolo sorriso si dipinse sul volto del mago che decise di prendersi tutta la calma del mondo per tornare dal fratello, il quale, inoltre, sembrava sulla strada della guarigione.

Lentamente si alzò e camminando incurante sui frammenti di vetro che si sbriciolavano sotto le sue scarpe si diresse al bagno.

Si lavò le mani e senza curare le ferite si limitò a fasciarle, con un colpo di bacchetta si fece la barba e si prese cura dei tagli sul viso, riducendoli a lievi segni rossi, lavò i capelli sporchi di sangue e li tirò all'indietro senza asciugarli, infine si avviò verso la sua stanza.

Buttò in un angolo i vestiti sporchi e scelse con attenzione una veste da mago arancio, abbottonando flemmaticamente gli alamari, uno dopo l'altro.

Finalmente si guardò nello specchio e mise su un sorriso tranquillo, nonostante la casa così silenziosa gli mettesse addosso una certa angoscia.

Poi si smaterializzò, diretto al San Mungo.


Da quando erano tornati a casa più di tre ore fa Arthur era rimasto seduto sul divano a guardare la propria ragazza tentare di calmare una bambino terrorizzato, che non smetteva di piangere, e non poteva fare a meno di pensare quanto l'amasse.

Billy... sta tranquillo, è tutto a posto, papà è solo andato a casa a riposare” sussurrava appena all'orecchio del piccolo che teneva in braccio e che sembrava inconsolabile “Allora... se papà è... a... casa... voglio andare anche IOOOOOH!” ogni tanto Billy faceva salire vertiginosamente il tono della voce fino a rimanere in apnea per qualche istante, il visetto rosso nello sforzo di urlare ancora di più.

Alla fine la ragazza si rivolse ad Arthur “Arth, se vuoi torna a casa... non c'è bisogno che tu stia qui a perdere l'udito...” il mago scosse la testa “No no, tranquilla, ti faccio compagnia... anzi ti do il cambio... vieni Billy” e senza permetterle di protestare prese il bimbo dalle braccia della fidanzata e lo strinse a sé un po' impacciato “Shhh... Billy, vuoi sapere una cosa?” il piccoletto rispose senza smettere di piangere ma almeno senza strepitare “Cosa?” “Anche al tuo papà adesso manchi tanto... ma è anche tanto triste perché lo zio sta poco bene, quindi ha deciso che per un po' starai qui con noi perché lui deve stare con lo zio tanto tempo per aiutarlo a stare meglio... però non vuole che tu pianga perché altrimenti lui diventa ancora più triste”.

Molly guardava stupita Billy che adesso singhiozzava piano e pendeva dalle labbra di Arthur “Davvero?” il ragazzo si limitò ad annuire e guardandolo negli occhi continuò “Quindi, che ne dici se adesso fai un riposino e io e zia Molly ti svegliamo quando è pronta la cena? E niente più lacrime piccoletto, intesi?” un sorriso d'intesa splendeva sul viso del mago, il bambino si era calmato del tutto e bastò stenderlo sul divano perché si addormentasse profondamente.

Arthur Weasley? Questo è un bilione di punti a tuo favore! Non sapevo fossi così bravo con i bambini, amore” Molly abbracciò il suo fidanzato e alzandosi sulle punte dei piedi lo baciò piano sulle labbra, per poi portarselo silenziosamente in cucina. 

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Aggiornamento lampo per i miei standard XD Stavolta ho deciso di dedicare un po' di spazio anche a Molly e Arthur che sono tanto carini *__* alluuuuura... che ne pensate ^^?

Baci, Ely

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Gideon entrò nella stanza 101 come un raggio di sole al tramonto, nonostante sul fondo dello sguardo si potesse cogliere una certa tristezza la sua figura luminosa ispirava serenità. Avanzò nella camera di qualche passo senza spostare gli occhi dalla sua immagine speculare in pigiama.

Fabian teneva gli occhi puntati sulla porta ormai da più di un'ora in una speranzosa attesa di vedersi entrare da quella porta, magari solo con un'espressione un po' più matura. Finalmente le sue aspettative si realizzarono quando un sé vestito d'arancio si presentò sull'uscio.

Quando il raggio di sole dai capelli bagnati attraversò la stanza in pochi passi i due finalmente si abbracciarono, erano tornati. Erano tornati ad un pizzico di normalità. Erano di nuovo insieme. Potevano riaprire la pasticceria e rimettersi in piedi. Non importava che uno di loro avesse perso qualcosa, insieme avrebbero messo una toppa e quella storia si sarebbe trasformata in una vecchia cicatrice. Certo, forse nei giorni di pioggia avrebbe potuto dolere un po' ma non li avrebbe più trascinati sul fondo.

Perché ora erano di nuovo insieme.


Bisbigliarono a lungo, sembrava stessero complottando per uno scopo non ben precisato ma era chiaro che la loro tristezza si rifletteva senza paura negli occhi dell'altro. Fabian gli chiese scusa, era stanco, era confuso ed era arrabbiato... e non aveva saputo controllarsi.
Gideon gli disse delle vetrine distrutte, confessandosi così come si fa con un prete, gli disse della distruzione che aveva portato nella pasticceria, della disperazione che l'aveva colto al pensiero di non avere più la sua metà naturale.
Fabian gli carezzò il viso, sorridendogli rassicurante “Non è un problema... comincerà tutto da capo, sarà la nostra nuova vita...”.


La signora Prewett era uscita dalla stanza non appena vi era entrato Gideon, sapeva che i ragazzi avevano bisogno di parlare e non aveva intenzione di essere lei a disturbarli. La situazione sembrava andare migliorando e non avrebbe certo interferito.
Aveva avuto paura a sentire suo figlio così aggressivo, ma conosceva bene i suoi gemelli, Fabian era sempre stato il giocherellone impulsivo tra loro e non aveva dubbi che fosse altrettanto impulsivo nella rabbia.
Piuttosto si era preoccupata quando aveva visto andar via Gideon, lui non parlava mai quando le cose andavano male, si chiudeva nel suo dolore e lasciava che sfociasse in una disperazione distruttiva... l'aveva visto così subito dopo la nascita di Billy, e se non fosse stato per lo zio quel bambino sarebbe rimasto orfano fin troppo presto.
La storia di quella megera le faceva ancora una rabbia incredibile, era stata crudele, falsa e ipocrita, aveva trattato un ragazzo più piccolo di lei come si tratta un cagnolino da compagnia e poi l'aveva lasciato con un bambino da crescere.
Lei da madre aveva visto il suo ragazzo sedotto e abbandonato senza poter fare nulla, senza neanche riuscire ad accorgersene in tempo, non aveva mai conosciuto Leanne prima che lei rimanesse incinta e dopo era troppo tardi, le cose erano già finite prima di iniziare.
Questi erano i suoi pensieri mentre fissava con sguardo assente la porta tassativamente chiusa di fronte a lei. Il marito la tirò piano per un braccio invitandola a sedersi vicino a lui, lei si sedette docile e poggiò la testa sulla spalla di Ignatius “Staranno bene, vero?” chiese guardandolo negli occhi.


Lui seppe immediatamente che non parlava di due persone, ma di tre. Le passò sicuro un braccio intorno alle spalle e stavolta fu lui a rivolgere lo sguardo davanti a sé “Forse sarebbe il caso di tenere Billy ancora per un po', se riusciamo... Loro hanno bisogno di tempo per riposare”. La sentì annuire contro la sua spalla e poi rimasero in silenzio.
Senza lasciarla Ignatius si lasciò andare ai pensieri che non smettevano di rincorrersi nella sua mente, pensava ai funerali di Ange, era dovuto andare da solo e gli era sembrato tutto terribilmente ingiusto. Ogni volta che vedeva Angelica non poteva fare a meno di confrontarla con il mostro che aveva rischiato di distruggere la vita di suo figlio.
Angelica era dolce e gentile, aveva lunghi capelli castano scuro, gli occhi grandi e sereni, una ragazza vivace, allegra, pronta allo scherzo ma più pacata di quello scapestrato del suo ragazzo.
Stavano insieme da quattro anni e non si erano mai lasciati, anche loro avevano rischiato una gravidanza ma l'allarme era rientrato in breve tempo, risolvendosi in un'intossicazione alimentare.
Erano perfetti l'una per l'altro, la loro relazione si manteneva fantasiosa e viva perché entrambi vi si impegnavano senza riserve, con un'attenta fiducia nelle scelte dell'altro ma senza farsi scrupoli ad evidenziare gli sbagli.
Quello che aveva visto di Gideon e Leanne, invece, era una storia morbosa e melensa. Quell'arpia era falsa e acida, profittatrice, interessata ed egoista ed aveva spremuto il figlio fino all'ultimo momento del parto, pugnalandolo alle spalle un secondo dopo.
Ignatius non era neppure capace di pensare a qualcosa nella sua vita che gli facesse più rabbia di questa storia disastrosa eppure ogni sorriso del nipotino, sentirsi chiamare “nonno” ripagava sempre ogni grammo di quella rabbia, sostituendola con una felicità dolcissima.


Quando Molly ed Arthur arrivarono un paio d'ore dopo, tenendo per mano un bimbetto decisamente più vispo del giorno prima, rimasero piacevolmente sorpresi dalla scena che si trovarono davanti: Ignatius e Lucretia riposavano placidi, le teste vicine poggiate al muro candido dell'ospedale e le loro spalle si alzavano e si abbassavano allo stesso ritmo, erano davvero sereni.
Questa visione tranquillizzò anche la giovane coppia che senza preoccuparsi aprì la porta della stanza e Billy corse immediatamente verso il padre, che pure sonnecchiava con la testa affiancata a quella del fratello “Papààààà!!!” la sua vocetta allegra risuonò per la camera e Gideon si svegliò di colpo ma già col sorriso sul volto.
Senza neppure pensarci un minuto allargò le braccia verso il piccoletto e lo prese sulle ginocchia, poi rivolse uno sguardo a Fabian che continuava a dormire e mormorò tra sé “Non lo sveglierebbero neppure le cannonate... è proprio tornato...”.
Il bambino seguì lo sguardo del padre, osservò intento lo zio e poi alzò di nuovo lo sguardo su Gideon “Papà... adesso lo zio sta bene?”, il giovane mago posò gli occhi in quelli del figlio e gli rispose con un sorriso convinto e fiducioso “Sì, sta bene”.

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Ok, ok... mi vorrete uccidere ^^''''' Scusate se non ho aggiornato per tutto questo tempo ma l'ispirazione se n'era proprio andata in vacanza ç___ç Spero di riuscire a pubblicare ad un ritmo decente prima o poi >_>

Vaaaabè... mi fate sapere che ne pensate di questo capitoletto abbastanza introspettivo ^_^ ??? 

Baci, Ely

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