LoveBlood

di Sugarless_Milk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cara mamma ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** Cara mamma ***


Cara mamma,

Oggi mi sono trasferita nella nuova città. È anche stato il mio primo giorno di scuola… Ero così agitata, sai? Sono andata indossando un’uniforme bianca, a differenza delle altre ragazze che la indossavano nera, perché sono riuscita ad ottenere un permesso da parte del preside. Gli ho spiegato che ho la pelle molto molto delicata e non posso prendere sole, che il nero avrebbe attirato moltissimo. Quindi mi ha accordato il permesso di avere questa uniforme. Appena sono entrata in classe per la presentazione davanti ai miei compagni, però, sono iniziati i guai. Le ragazze mi fissavano già con aria di disprezzo, intimidendomi molto. Solo un ragazzo non mi fissava, anzi, pareva molto seccato da ciò che gli accadeva intorno. È alto, magro, con i capelli neri e gli occhi grigi. Indossa l’uniforme in modo molto trasandato e ha delle bende sul collo (mi chiedo come mai). Il professore mi ha fatta sedere accanto a lui, visto che era l’unico posto disponibile, in fondo all’aula. Appena iniziata la lezione si è messo un libro davanti e si è addormentato! Pare non gli importi molto della scuola…

Le ore di lezione sono andate piuttosto bene, almeno fino a quando è arrivata la pausa pranzo… Avrei voluto sparire. Le ragazze hanno iniziato a parlarmi male, dicendo che ero raccomandata e arrivando a rompermi l’ombrellino che mi hai regalato e con il quale vado a scuola la mattina, anche se non piove. Però è stato proprio questo ragazzo a farle smettere. Si è messo tra me e loro, dicendo che non era buona educazione rivolgersi così ad una “novellina”, come mi ha definita lui e che stavano disturbando il suo sonno. Io mi sono lasciata scappare una piccola risata a vedere quanto erano diventate rosse in viso per la vergogna e ho chiesto scusa al ragazzo per il disturbo che gli avevo recato. Lui si è girato verso di me e mi ha chiesto se andasse tutto bene. Io gli ho risposto di sì e lui mi ha scompigliato leggermente i capelli, presentandosi poi. Si chiama Eric Nightshadow, è un tipo molto misterioso, ma affascinante e mi ha messo il buonumore.  

Le lezioni pomeridiane sono passate senza molti intoppi, con lui che dormiva e io che prendevo appunti, e poi si è offerto di fare un pezzo di strada con me perché, a quanto pare, abitiamo vicini. Uscita da scuola ho provato ad aprire l’ombrellino, sospirando vedendolo rotto. Di questo passo non sarei potuta tornare a casa, il sole pomeridiano mi andava dritto dritto sul viso e mi avrebbe dato molto fastidio. All'improvviso mi sono sentita poggiare una giacchetta sulla fronte e ho visto Eric stare di fronte a me indossando solo la camicetta, dicendomi che sarebbe stato meglio se mi fossi riparata. In una giornata sola mi ha salvato la vita due volte, ne sono felice. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, in cui mi ha chiesto il perché dell’ombrellino e dell’uniforme bianca, spiegandogli ciò che avevo già detto al preside, fino ad arrivare davanti alla mia nuova casa, dove gli ho riconsegnato la giacchetta dell’uniforme che aveva preso un delicato aroma di rose.

Solo poco fa, che mi sono tolta l’uniforme, ho potuto vedere quanto sia bella. Sai mamma, ricorda molto i primi abiti lolita che indossavo alle medie. La camicia ha il colletto tondo con un fiore rosa cucito sul petto, mentre la gonna è molto voluminosa, anche se corta, e ha dei bei ricami floreali. Le scarpe poi sono bellissime! Sempre bianche, sembrano delle ballerine. Sono contenta di avere questa uniforme!
Ora devo salutarti mamma, ti voglio un mondo di bene.

La tua piccola Tsumugi

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Capitolo 2
*** 2. ***


Caro diario,
ogni volta che scrivo queste parole mi sento ancora un maledettissimo quattordicenne.
La verità è che io di scrivere ho davvero bisogno.

La mia vita si sussegue senza intoppi, i giorni sono uguali tra loro. Non c'è niente che mi faccia sentire vivo, mi sento già un cadavere da tempo.
Andare a scuola, ridere con gli amici, andare al cinema con la fidanzata... non sono cose che mi appartengono.
Perché io sono Eric Nightshadow, e la mia vita non potrà mai essere quella di un ragazzo normale.

Questa mattina c'era un sole accecante.
Sembrava estate, per dio, eppure siamo già ad Ottobre. Volevo saltare le lezioni ancora una volta, la scuola non mi piace.
E' piena di gente che non può capirmi, persone che si allontanano da me senza neppure avermi conosciuto.
E come biasimarli? Forse, è meglio così. Meglio che nessuno sappa chi sono, meglio che le persone si tengano alla larga, perché io trascino tutti con me sul fondo del baratro.
Se avessi fatto altre assenze probabilmente sarei stato sospeso: non volevo sfidare il preside, sono sicuro che se mia madre fosse viva se ne dispiacerebbe molto.

Così, sono andato a scuola.
Tra la finta indifferenza di tutti, dormivo seduto al mio banco, appoggiato sulle braccia.
Qualche ragazzo si avvicinava, mi sussurrava qualcosa e fuggiva via.
Come sono sciocchi i miei compagni!
Timore e rispetto, ma al tempo stesso paura e diffidenza, li spinge a rivolgermi qualche parola di circostanza.
Mi stavo già pentendo di essere venuto, quando il vecchio professore dall'accento britannico mi indicò.
O meglio, puntò il suo dito rinsecchito contro il banco accanto al mio, quello vuoto.
Aprii appena le palpebre per vedere la scena, poco incuriosito dal malcapitato che doveva sedersi accanto a me, quando rimasi piuttosto sorpreso.

Era una ragazza dalla pelle diafana e delicata, sembrava così innaturalmente bella e fragile da far pensare di non essere umana.
Aveva i boccoli biondi che le scendevano sulle spalle, una strana divisa bianca un po' antica, ma la cosa che mi colpì di più fu il suo sguardo: aveva gli occhi di chi è stato abbandonato a se stesso, in un mondo troppo diverso dal proprio.
Mi sembrò di capirla, così per tutto il giorno tentai di salvarla dalle angherie di quelle acide della mia classe.

I miei compagni non accettavano la nuova arrivata, era troppo diversa.
Lei era esattamente come me.

Adesso sono a casa, accanto a me c'è Monnalisa.
Devo lucidarla un poco, è ancora sporca di quella feccia della notte scorsa.
Anche stasera andrò a caccia.
Non morirò.
Non posso permettermelo.


Eric

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Capitolo 3
*** 3. ***


Ciao mamma,

Oggi è stata una giornata bellissima! Era tanto tempo che non andavo a scuola sotto la pioggia. Stamattina mi sono svegliata presto e ho preparato il pranzo, anche per Eric, visto che ho notato che non mangia quasi nulla durante la giornata, e l’ho aspettato sotto casa sua, per fare il tragitto verso la scuola insieme.

Sai, lui è diverso dalle altre persone, è come se… Se capisse il mio disagio, in quella scuola, con quelle persone. Abbiamo camminato parlando del più e del meno, mi ha detto che sua madre non c’è più, stessa cosa per me, dato che non sei più qui con me da quando ero ancora molto piccola.
Arrivati in classe abbiamo continuato a parlare fino all’arrivo del professore, dopo di che lui si è addormentato e io ho iniziato a scrivere, nonostante il caldo che, nonostante la pioggia di ottobre, si faceva ancora sentire. Sono preoccupata per lui… Durante le lezioni dorme sempre, credo che la notte non ci riesca.

Alla pausa pranzo gli ho consegnato il suo pranzo e siamo andati sul tetto a mangiare. Dovevi vedere la sua faccia! Non ci credeva che qualcuno avesse pensato a preparargli il pranzo… Sono stata felice di vederlo sorridere, mentre mangiava ciò che gli avevo preparato. In fondo non era nulla di che, una porzione di riso bollito con macinato di carne e una cotoletta, però credo lo abbia reso veramente felice!

Il pomeriggio l’abbiamo passato come la mattina fino a quando mi passa un bigliettino chiedendomi se volevamo andare a prendere qualcosa di fresco dopo la scuola. Che abbia notato che soffro il caldo? Comunque ho accettato e siamo andati in quella che è considerata la gelateria migliore della città e ho preso un cono al melone, mentre lui uno alla stracciatella. Sono stata veramente bene con lui… E… Credo di essermi innamorata, mamma!

Mi ha riaccompagnata a casa, anche se ha dovuto fare un pezzo a piedi in più, dato che lui è più vicino alla scuola di me.
Ora devo lasciarti mamma, la caccia riprende stasera!

Un bacione dalla tua cara Tsumugi

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Capitolo 4
*** 4 ***


La scorsa notte non ho chiuso occhio.
Ce ne sono troppi, non è bastato tagliare qualche testa per farli restare buoni.
Le loro mani nodose emergevano dalla terra umida, tendendo verso il cielo: desiderano venire sulla Terra, desiderano tornare vivi come un tempo.

Dalla morte non si torna indietro.

Questa mattina pioveva.
Ero così assonnato che pensavo di restare a casa, poi mi sono ricordato di lei.
Non so perché, ma il suo ricordo mi raffiora alla mente nei momenti più neri, quando lo sconforto prende il sopravvento sulla mia anima.
Allora mi sono cambiato, senza neppure coricarmi per qualche minuto.
Ho preparato la borsa, indossato la divisa, preso l'ombrello.
E l'ho vista.

Sotto casa mia, si riparava dalla pioggia con un'ombrello, stringendo in mano il pranzo.
Era tranquilla, il mio animo tormentato si placava ogni volta che incrociavo i suoi occhi sereni.
Tsumugi non mi faceva mai domande: mi camminava accanto, a testa bassa, timida e silenziosa come chi comprende di non dover far rumore.
E' stata la prima persona a non allontanarsi da me.
Tutto il giorno il suo sorriso gentile mi ha accompagnato: credo di assermi addormentato sul banco di nuovo,  e credo che lei mi abbia nascosto al professore dietro i suoi libri.

Perché si preoccupa per me?
Chi è davvero?


Non posso continuare così. Devo fare qualcosa.
Continuo a pensare a lei, la sua gentilezza mi indispone.

Abbiamo preso un gelato questo pomeriggio, e mi sono sorpreso di quanto potesse essere bella.
Ancora una volta mi lascia senza parole, sembrava che non le interessasse la mia storia, sapere perché vengo allontanato da tutti, perché il mio corpo è coperto di bende nere e perché i miei occhi grigi non trovano mai riposo.

La sento molto vicina, lei è come me.
Però... so che non potrò mai sperare in nulla di più.
Perché io trascino tutti con me sul fondo.

Non posso permetterlo.

Eric
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Piove. Di nuovo. E ho perso un’ottima occasione per uscire di casa.

Eh già, considerando che la caccia di questa notte mi ha ridotta maluccio. Quei dannati esseri dai canini appuntiti minacciavano un gruppo di ragazze che, accidenti a loro, a quell’ora che facevano in giro, sole solette?  Tra l’altro io sono esattamente come loro, nessuno sa della mia doppia vita, se così si può definire. Di notte cambio completamente. E odio questo mio cambiamento. Ma in parte mi torna utile, soprattutto quando ad essere salvate sono le mie compagne di classe.
Beh, in fondo chi mi riconoscerebbe? I miei capelli e i miei occhi cambiano colore. Non sono più quelli della ragazzina delicata e pacifica che siede all’ultimo banco della classe, ma quelli di una creatura della notte.
Nulla di preoccupante comunque, giusto un taglio al braccio, che appena tornata a casa, all’alba, ho disinfettato. L’unico problema è che si vede tale e quale sotto l’uniforme, bianca.

E non potevo permettere che si vedesse. Non volevo far preoccupare nessuno. Anche se nessuno si interessa ad una come me. Nessuno tranne Eric.

Non posso andare a scuola oggi. La ferita è troppo fresca per passare inosservata e se si riaprisse macchierebbe irrimediabilmente la manica della camicia.

Sarò costretta a restare a casa… L’unico problema è che non posso avvertirlo. Non ho i mezzi per farlo. Non ho il suo numero, né di casa, né di cellulare. Spero solo non si preoccupi troppo.

Ne approfitterò per riposare un po’, non sono più abituata a questi ritmi e credo che se fossi andata a lezione avrei fatto la stessa cosa… Insomma, il mattino e il pomeriggio scuola, torno a casa per fare i compiti e la notte vado a caccia… Il tempo per dormire è praticamente nullo…

Se dovesse venire a trovarmi, dovrei inventarmi una scusa…

Con questo pensiero mi sono addormentata, profondamente, nel mio grande letto, pieno di cuscini e dalle lenzuola color crema e rosa.

Non so per quanto tempo abbia dormito, fatto sta che sono stata svegliata dal campanello di casa mia che non smetteva di suonare. Ho guardato fuori dalla finestra, vicina al mio letto, per vedere chi fosse ed era proprio lui.

Lui, il dormiglione della classe.

Lui, il mio vicino di casa (quasi).

Lui, l’unica persona di quella classe che vorrei vedere sempre.

Lui, il ragazzo di cui mi sono innamorata perdutamente.

Mi sono messa la felpa più pesante che avevo, scura (scelta che mi sono potuta permettere grazie alla pioggia), e sono andata ad aprire la porta, facendolo accomodare nel grande salotto. 

Mi ha chiesto perché non fossi andata a scuola e perché non lo avessi avvertito. Era così preoccupato per me?
Gli ho risposto dicendogli che avevo avuto un po' d'influenza durante la notte e che non me la sono sentita di raggiungerlo a scuola. Inoltre gli ho detto che non avevo potuto avvertirlo perché non avevo il suo numero di cellulare.

Lui ha estratto il suo cellulare e me l'ha porso, chiedendomi di digitarci su il mio numero in modo che, facendomi uno squillo, io potessi memorizzare il suo.

Ho annuito, felice, salvando il mio numero sul suo cellulare, restituendoglielo poi, in modo che potesse far partire la chiamata sul mio.

Dopo un po' si è alzato, dicendo che doveva tornare a casa, lasciandomi il quaderno degli appunti, scritti da lui. Aveva rinunciato al suo riposino solo per me?

Ho sorriso, accompagnandolo alla porta e promettendogli che avrei ricambiato il favore.

 

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