love will tear us apart

di justinsgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1. ***




1







Io nei sogni non ci credo, o almeno, non ci ho mai creduto.

Non penso che esista qualcosa di davvero irrealizzabile, perchè alla fine, se vuoi qualcosa, sta a te lottare per ottenerla. Alla fine, chiamiamo sogni le cose che sappiamo di non riuscire a fare, e se ci riusciamo diciamo che il sogno è diventato reatlà.
Siamo solo dei bugiardi, che pur di non ammettere che hanno fallito, non chiamano le cose col proprio nome.
Siamo degli ipocriti convinti che mentendo a noi stessi le cose siano più facili. Ma in realtà più facili non sono, perchè la delusione di un sogno spezzato resta.
Resta e non va via, è sempre un qualcosa che aveva le ali per volare, a cui sono state strappate le piume, morbide e dolci che prima lo formavano e lo rendevano bello, e piano piano gli sono state spezzate le ossa.
Proprio come il mio gabbiano.
Okay, non è proprio mio, ma faccio del mio meglio. L'ho trovato sul bordo della strada di fronte alla spiaggia mercoledì scorso.
La sua ala bianca era ancora morbida, ma sanguinava. Era spoglia, c'erano poche piume ed era completamente spezzata. Appesa, tenuta insieme da non so cosa.
Col mio buon senso da riparatrice accanita, l'ho portato a casa, gli ho fasciato l'ala e sto aspettando che si rimetta in sesto.
Certo, non è il massimo del comfort dormire con un gabbiano.. ma ce la posso fare.

«Demi, che hai intenzione di fare con questo.. volatile?» La voce di mio padre mi fece sgranare gli occhi, aprendoli leggermente. Era in piedi di fronte al mio letto, col pennuto in mano mentre si atteggiava.
«Sai, ce lo vedrei bene un cappello di piume» Disse portandoselo sopra la testa.
«Papà! Mettilo giù, gli fai male!» Mi alzai di scatto, prendendolo fra le braccia. «Guarda, l'hai spaventato» Il mio sguardo severo era su di lui.
«Suvvia Demetria, non essere così pesante e pessimista, e poi è solo un uccello, dovrai lasciarlo libero, prima o poi» Disse accarezzandomi leggermente i capelli con l'indice e il pollice.
«Sì.. ma non adesso» Mi morsi il labbro indecisa. «Adesso no, è troppo presto, e lui è troppo malato per volare» Aggiunsi mettendolo per terra.
«Demi.. un uccello è nato per volare. Non puoi impedirglielo, vorrà sempre farlo, in un modo o nell'altro. L'ho trovato in veranda, forse voleva uscire un po'» Accarezzò il pelo del gabbiano. «E va bene papà, oggi lo lascio andare. L'ala dovrebbe essere a posto, altrimenti.. penso che tornerà» Dissi sospirando.
E così, dovevo lasciarlo andare. Dovevo lasciare il mio gabbiano, dovevo lasciarlo volare.
Proprio come aveva fatto mamma.
Mamma era volata via parecchio tempo fa, non so quasi nulla di lei. So che ha incendiato la casa quando sono nata, perchè non voleva che nascessi. So che ha lanciato una bottiglia di vetro in faccia a papà, perchè ne porta i segni addosso. So che era stupida, perchè è questo quello che era. So che ha tradito papà, perchè si era ubriacata ad una cena con le amiche.
So che è meglio che sia andata via, e che ci abbia lasciati da soli, qui. E' meglio, per me, e per lui.

Controvoglia, presi James e lo misi sul cestino della mia bicicletta.
James, chi è James? Il mio gabbiano, ovviamente. E sottolineo, mio. O almeno, lo è ancora, per ora.
Vado alla riva, dove l'ho trovato, e lo abbraccio per un po'.
Continuo a stringerlo forte, a baciargli la testa e ad accarezzargli l'ala rotta, ormai buona di nuovo. E' di un bianco acceso, ora che l'ho lavato. Spero che se la cavi da solo.
Perchè poi alla fine, tutti abbiamo bisogno di una spinta. Una sola, solo una spinta che ci renda veloci, che ci renda combattivi.
Gli accarezzo un'ultima volta l'ala, gli bacio la nuca e faccio scorrere il dito lungo il becco.

«Sei pronto, piccolo» Dico mettendolo per terra. « Non volare troppo lontano senza di me, okay?» Sorrido. Sono felice che possa volare ancora.
Lui fa qualche passo indietro, e prova ad alzarsi.
Ci riprova ancora, e ancora, e ancora, fin quando le ali si aprono entrambe, forti e potenti, ed il suo corpo si solleva. Inizia a sbatterle, velocemente, poi piano, e poi le tiene dritte. Vola. Ancora.
« Buona fortuna» Dico, e lascio che voli in pace.

«Ma che cazzo fai, parli con gli uccelli adesso?»Justin. Riconosco il suo passo, la sua voce.
«Demi.. Devi guardarmi, quando ti parlo» Dice, e sembra arrabbiato. «E siccome mi hai fatto arrabbiare, adesso mi calmerai anche» Dice facendo combaciare le nostre labbra. Non voglio Justin. «Justin, per favore»Dico ancora sentendo il suo fiato sul collo. «Mi stai rifiutando?» Il mio sguardo parla da solo.
«No Demetria, rifiutare Bieber.. è sbagliato» Dice semplicemente, allontanandosi da me.
Cazzo.






Hallelujah.
Salve donzelle, come state?
Erano giorni che volevo iniziare a scrivere una ff vera e propria, dopo aver visto che la mia os vi è piaciuta,
diciamo mediamente piaciuta,
e quindi nulla, aspettavo l'ispirazione, che mi è venuta guardando la foto di un gabbiano su facebook.
Bel modo per iniziare a scrivere una storia, eh?
Sono contenta, non volevo fosse troppo drammatica, anche se quel genere di storie fanno parte di me.
Non volevo neanche che fosse una rossa, volevo che fosse.. giusta.
Insomma, ho fatto del mio meglio, adesso spero solo che vi piaccia.
Lasciate una recensione, mi va bene anche un "che merda scrivi, buh", alla fine è sempre un giudizio.
Grazie,
con amore,
me xx

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Capitolo 2
*** 2. ***


2




«Ciao papà» Dico aprendo la porta di casa.
«Piccola..» Si avvicina e mi stampa un bacio sulla fronte, accarezzandomi i capelli. «Hai fame?» Dice indicando il tavolo, sul quale ci sono patatine, hamburger, panini e cioccolata.
«Papà io in realtà..» Non ho fame. Per niente. «..sto morendo di fame, lascio la borsa e arrivo» Mento.
Salgo in camera mia, che più che una camera sembra una cantina per com'è in disordine.
Se sgrano gli occhi riesco a vedere la parete fucsia che ho fatto dipingere apposta, mentre le altre sono viola. Volevo qualcosa di diverso, su cui appendere le foto che avrei fatto con i miei amici. L'ho dipinta insieme a papà quando avevo dodici anni, ed ora che ne ho diciassette è piena di foto per metà, e sono tutte con papà, o con Melody, il mio cavallo.
Di amici non ne ho poi tanti, ma è una mia scelta.
Avevo una migliore amica ai tempi dell'asilo, ma sono sempre stata una solitaria e taciturna, una che sa il fatto suo, ma non vuole farlo sapere agli altri.
«Demi, vieni o no? Si raffredda» Papà urla, ma è un urlo dolce, e morbido.
Lascio cadere la borsa per terra insieme al mucchio di libri che giace lì già da venerdì sera.
«Arrivo»

«Allora, com'è stato lasciare il gabbiano?» Oh, beh.. non tanto male. «Terribile» Mormoro con un filo di voce.
«E' così che vanno le cose, a volte dobbiamo lasciare le persone che amiamo. Dobbiamo renderle libere, la libertà è la più grande forma d'amore» Sussurra ed io annuisco sorridendo. E' così saggio. Così marcato dalla vita, dalle esperienze.
«Papà, devo andarci per forza domani a scuola?» Mi guarda interrogativo. «Sai, non ho studiato bene, mi piacerebbe stare nel piumone fino alle undici e poi fare un giro con Melody» Mi alzo e prendo i piatti, mettendoli nel lavello.
«Lascia stare.. faccio io» Mi passa una mano sulla spalla. «E vai a studiare..» Faccio il broncio. «Su, non farmi cambiare idea!» Dice scherzando.
Che palle, non voglio andare a scuola.

Mi spingo fino alla mia classe, e vado all'ultima fila, banco centrale. E' il meno controllato, hai sessantamila persone davanti e di certo non vengono a controllare te.
Infilo le cuffiette dell'ipod e mi abbandono a quello che dice la musica, con la testa sul banco.
Chiudo gli occhi, solo un attimo.
Well let me tell you a story,
about a girl and a boy..

«Demetria..pensavi non me ne accorgessi eh?» La Dickens mi toglie l'ipod dalla mano ancora intorpidita dal sonno, e lo lancia sul banco. «Prendersi gioco di me in questo modo..» Continua a sbraitare come fosse una bambina. «No signorina, non glielo permetto» Io ho ancora sonno, mi stendo allungando le braccia davanti a lei.
«Questo è troppo. Dalla preside. Ora.» Urla e punta il dito contro la porta. Le spalle tese, la testa alta, dito puntato, sguardo di fuoco. «Okay, uhm..» Farfuglio ed esco dalla classe.

I corridoi a quest'ora sono deserti, nulla di interessante, nulla capace di attirare davvero l'attenzione.
«Oh, guarda chi abbiamo qui» Mi giro, ancora assonnata, e lo riconosco. E' lui. «Demetria Johnson» Sussurra al mio orecchio.
Io come risposta, mi faccio forza e avanzo, verso la porta della preside.
«No, no.. dove vai?» Si avvicina ancora.
La sua presenza mi infastidisce, mi mette a disagio.
«E così scappi di nuovo, vero? E' questo quello che sai fare.. scappare» Mi prende un polso con l'indice e il pollice.
E' incredibile quanto le sue mani siano grandi.
«Come ha fatto tua madre.. O era tuo padre? Insomma.. tua madre dev'essere rimasta scioccata dopo averti vista.. così tanto da bruciare la casa, con te dentro» E' troppo.
Inizio a sentire le lacrime salire, e le cicatrici bruciare. E' troppo Justin, troppo.
«Smettila» Sussurro con un filo di voce.
«Oh, piccola, ho appena iniziato» Dice, e quando mi volto per guardarlo in faccia, di lui resta solo l'ombra.





Hallelujah.
Ragazze mie, allooora.
Il primo capitolo ha ricevuto 9 recensioni, vi sembrerà assurdo ma per me sono tantissime,
e sono davvero, davvero, davvero contenta.
Ci sto mettendo il cuore a scriverla, e più vado avanti, più mi vengono nuove idee.
Penso che la mia testa possa diventare un frullatore, giuro.
Allora, bando alle ciance (mi piace dirlo, scusate..), questo capitolo penso vi renda più chiaro il rapporto Demi-Justin,
e la storia di Demi. Per quella di Justin dovrete aspettare un altro po', ma prometto che andando avanti avrete le idee più chiare,
anche perchè neanch'io le ho adesso..
Okay, null'altro da dire, grazie mille.
Vi amo,
un bacio,
me xx

 

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


 

 

 

3


«Signorina.. come ha intenzione di proseguire l'anno?» La preside mi guarda, col suo sguardo severo e dolce nello stesso tempo. Lei mi capisce. Lei sa qualcosa di me, che neanche io so. «Sai, i tuoi ultimi voti non ci hanno stupiti» Sussurra sorseggiando il suo cappuccino chiaro. «Che succede, Johnson?» La guardo per qualche istante, esitante, e poi abbasso lo sguardo.
«La professoressa Dickens sa essere davvero pesante, a volte» Ammette. «Ma è una buona insegnante, sta attenta a non mancarle di rispetto, non te la farò passare liscia un'altra volta» Dice, e mi fa cenno di andare via. Il nostro incontro è terminato. «Grazie, signorina Marie» La chiamo per nome, è lei che mi ha detto di farlo.
Quando esco è appena suonata la campanella, e c'è un mare di gente che va e viene.
Devo tornare in classe per prendere il mio blocchetto per gli appunti, l'ipod e il cellulare.
«Johnson» Bieber. Continuo ad avanzare verso il mio banco, sentendo il suo fottuto fiato sul collo. E' assurdo.
Perchè lo ritrovo ovunque? Perchè mi perseguita?
«Sai, Demi, hai dei bei capelli» Dice, prendendo una delle mie ciocche brune fra le dita. «Lasciami stare» Gli sussurro. «Lasciarti stare? Oh, io pensavo di invitarti ad una festa, questa sera, oppure il papino non ti lascia venire?» Dice sorridendo. E' uno stronzo. E' stronzo e ne è consapevole. «Non.. non sono fatti tuoi» Farfuglio.
Mi fa perdere la testa, sentirmi a disagio e non avere la risposta pronta.
«Se non vieni, ti prenderò ancora di più per il culo, non ti sembra stupido?» Ti odio, Bieber.
«Facciamo così, se vieni ti lascio in pace» Oh bhe.. forse.. potrei anche pensarci.
«Ci vediamo stasera, Justin» Gli mormoro contro l'orecchio, e vado via.
Oh, sì, certo, stasera.



«Esci?» Papà entra in camera sospirando. Annuisco, e lui si siede sul letto. «Hai bisogno di un passaggio?» Mi chiede guardando interrogativo i grandi tacchi neri che indosso. «Uhm.. vado in bici» Dico noncurante. «Demetria.. sarà la bici a portare te se proverai a guidarla con quelli» Indica le mie scarpe.
Cazzo.
«Ouh.. hai ragione» Lo guardo sorridendo. «A mezzanotte sono da te, se hai bisogno, fammi uno squillo. Fatti pronta subito, sono geloso» Dice, e se ne va.
Mio padre è il mio angelo custode. Il mio salvatore. Il giubbotto di salvataggio, la scialuppa, l'ancora. Il pilastro.


«Se senti che la situazione non ti piace.. Uno squillo e sono già qui
» Dice, mentre si alza per aprirmi la portiera. E' il mio principe azzurro.
Gli stampo un bacio sulla guancia liscia, ha fatto la barba.

Papà mi ha lasciata un isolato prima, per evitare figure di merda pre festa, della serie figa e bella coi genitori appresso.
Coraggio Demetria, non sei tanto male. Indosso una gonna nera, stretta, che mi fascia dai fianchi fino a metà coscia, una camicetta bianca larga, e i mitici tacchi neri.
Più che una bella ragazza, mi sento una squillo. Non sono abituata a questo genere di cose, a questo genere di feste. Non conosco nessuno, e lo faccio solo perchè lui ha promesso di lasciarmi in pace.
«Oh, Demetria» La sua voce ormai è agghiacciante. Mi volto e lo vedo. Tiene entrambe le mani occupate sui fianchi di due ragazze biondo platino. I miei ricci castani non sono nulla in confronto ai loro lisci capelli biondi. «Ciao» Sussurro.
«E allora.. Sei venuta» Che idiota. «Bhe, sono qui, mi vedi» Toglie le mani dai fianchi delle due e le liquida con un gesto del polso. «Oh sì, vedo» Dice.
«Conosci almeno qualcuno, qui?» Mi prende una mano, ed io gliela tolgo subito. «Ah Demi, ci divertiremo»


Più che divertimento, a me sembra una massa di drogati.
Decido di andare in bagno, per sciacquarmi un po' il viso. La mia immagine riflessa nello specchio mi fa pena. Vedo una ragazza debole, immersa nei ricordi, con dei vestiti che non le appartengono, un trucco che non le appartiene. Sposto lo sguardo sul seno, lasciato in bella vista dalla scollatura della camicetta. Riesco a contare i segni delle scottature.
Uno, due, tre.. dieci.
Quando esco dal bagno, qualcosa di fottutamente gelido mi attraversa il corpo. Acqua. Congelata.
«Bhe, dato che sei già stata bruciata.. ho pensato di raffreddarti un po'» Justin ride, e mi asciuga una goccia d'acqua dalla guancia. Il suo dito è nero per il trucco sciolto. «Sai, magari quei segni che porti addosso.. pensavo sparissero, e invece..» Dice aprendomi il primo ed il secondo bottone della camicia. «Guarda, sono ancora qui, orribili come sempre» E' troppo, ancora una volta. «Non dici nulla?» Mi solleva il mento. «Scusa.. tu non dici mai nulla» Sussurra, facendomi un sorriso gelido ed allontanandosi.
Devo chiamare papà.



Hallelujah.
Salve ragazze!
Allora, sto aggiornando in fretta, ma lo faccio solo per non mangiarmi la testa con altre mille idee.
Ne ho già parecchie e mentre scrivo me ne vengono di nuove, e più passano i minuti, più sento che potrei scrivere per ore.
Quindi, per non rendervi la lettura troppo pesante con capitoli di diecimila parole, eccomi qui, con il terzo.
Spero davvero che vi piaccia, anche se mi sembra un po' scarno rispetto al primo e al secondo.
Fatemi sapere se pensate la stessa cosa, accetto qualunque tipo di critica, dopotutto è la prima long che scrivo qui.
Un bacio,
me xx

 
    

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Capitolo 4
*** 4 ***


 

 

 

4
 




«Papà? Papà?» Dico cercando di soffocare le lacrime che mi creano dei solchi caldi sulle guance. «Piccola, qualche problema?» La sua voce è rassicurante, dolce.
Papà, va tutto male. Guardami.
«Nessun problema, ti chiamavo solo per..» Mi interrompo. «..per avvisarti che mi accompagnano a casa, puoi restare a dormire, a mezzanotte sono a casa» Sussurro, ed attacco. Se solo sapessi papà.
«Demetria, ancora qui a rompere i coglioni?» Justin si avvicina, e si siede accanto a me sul marciapiede. «Pensavo te ne fossi andata» Mormora, mettendo le mani sulle ginocchia.
Io resto in silenzio, come sempre.
«Dio ti ha dato la parola, cazzo, usala ogni tanto» Mi volto per guardarlo. «Justin..» Ho la gola secca, e la mia voce sembra appesa ad un filo. «..mi fai schifo» Mi alzo, raccogliendo tutte le mie forze, ed inizio ad avviarmi verso casa. «Sbagliato piccola» Justin entra in una macchina lì vicino, e sfreccia via.

Casa mia è parecchio lontana da qui, e calcolando che sono solo le 10,45, ho tutto il tempo per arrivare.
Cammino lentamente, guardando questa città che non mi appartiene. Un giorno me ne andrò da qui, penso. Passo da casa di Charlotte, la mia migliore amica dell'asilo, e mi scappa un sorriso. Sono stata stupida, lei adesso è popolare. Restandole amica, avrei potuto esserlo anch'io, e nessuno mi avrebbe presa in giro per le cicatrici che ho addosso.
Finalmente arrivo al cancello di casa mia. Di solito ci è legata la mia bici con una catena, ma stasera non c'è.
Forse l'ha presa papà.

«Papà» Sussurro entrando. Nessuna risposta. Forse sta dormendo.
Mi avvicino alla porta della camera da letto, socchiusa, e lo vedo. E' così bello quando dorme.
Sembra così giovane, dopotutto ha solo quarantacinque anni. E quel letto è troppo grande per lui.
Vado in camera mia, lascio scivolare i piedi fuori da quelle scarpe infernali e riempio l'acqua del bagno. La faccio riscaldare così tanto che ne esce il vapore, ed è una sensazione fantastica. Poi mi chiudo fra le coperte.
Non riesco a dormire. Prendo il mio computer, e controllo le mail.
Di solito non mi caga mai nessuno, ma noto che ce n'è una nuova.

Da: Justin Bieber
Hey Demi, mi dispiace per la tua bici, ha avuto un piccolo.. incidente.

C'è un allegato. La mia bicicletta nuova, rotta, in una discarica. Complimenti, Bieber. In più, mi fa notare le sue doti da stalker. Come ha avuto la mia email?
Chiudo il computer e decido che è meglio dormirci su. Molto meglio, decisamente.


«Signorina Johnson, quando capirà che la scuola non è un gioco?» La Dickens è la cosa più odiosa che la scuola offre. «Ha ragione, signora» Sussurro. «Visto che usi le tue doti vocali per dire cose assurde e senza senso, la prossima volta credo che per te studiare sia la cosa più semplice» Dice in tono aggressivo.
Odio le persone aggressive. Forse è perchè lo sono anch'io, ma non lo faccio mai vedere. Mai.
Odio anche la scuola, e tutto ciò che ne fa parte.
Mi trascino controvoglia fino al mio armadietto, ed aprendolo ci trovo un messaggio.

"In palestra, fra mezz'ora :) x"
Nessuna firma, ma mi viene facile immaginare chi possa essere.
«E.. vedi di non mancare» La sua voce dietro la schiena mi fa venire i brividi.
E' così vicino, che sembra un fantasma. Infatti, quando mi volto, lui non c'è.

«Allora sei venuta» Dice, con il suo sorrisetto idiota. Come ho fatto a venire qui? Perchè?
Con lui ci sono Sean e Ethan, i suoi due amichetti. Annuisco debolmente. 
«Abbiamo una proposta» Si schiarisce la voce. «Vorrai anche giocare al gioco della  piccola santarellina, ma sei solo una puttana innocente» Sussurra schiudendo le labbra. Se le lecca, e le avvicina al mio collo.
La tensione sale, l'adrenalina mi scorre nelle vene. Con uno strattone, lo allontano, e il suo sguardo si infuoca.
«Demetria, ti ho già detto di non farmi arrabbiare» Mi afferra il polso, e lo stringe. «Devi solo fare quello che vog..» Qualcosa ci interrompe.
«Bieber, Johnson. Nel mio ufficio, subito» Preside Marie, sei la mia salvezza.



Hallelujah.
Ragazze mie, oddio, sono felicissima, non potete neanche immaginare jekgbrt
allora, parto col presupposto che non so che dire perchè ho l'adrenalina a mille, e sono davvero felice.
Questo capitolo non mi fa impazzire, è un capitolo di passaggio, e mi serve per introdurre qualcosa che accadrà nel prossimo.
Quindi, se vi ho incuriosite.. bhe aspettate, e avrete tutte le vostre risposte.
Vi amo, davvero.
Grazie per tutte quelle che visualizzano e recensiscono,
e grazie alle 10 che hanno inserito la storia nei preferiti.
Siete il mio orgoglio.
Con amore,
me xx

 

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Capitolo 5
*** 5. ***


 

 

 

 5


«Bieber, Johnson!» Marie deve avercela proprio tanto con noi, per motivi a me sconosciuti. «Tu, Johnson, hai preso la scuola per una passeggiata?» I suoi occhi cupi e severi sono su di me. «E tu.. Bieber» Sottolinea il suo nome come se le stessero provocando un dolore atroce. «Smettila di fare i tuoi giochetti, e cresci» Sussurra a denti stretti.
«Non ho tempo da perdere con le tue..» Smette di parlare per qualche secondo, poi riprende il filo del discorso. «..stronzate» Dice, e prende dei fogli dal cassetto sotto la scrivania. «Io non.. non so che fare con voi» Si accascia sulla sedia. «Davvero, non ho più idee, ne modi, ne nulla. Ci ho provato con tutte le mie forze, ma siete due casi persi» Sussurra. «Nell'aula delle punizioni. Subito» Dice e ci fa cenno di andare.
Io? Con questo qui. Per tre ore. Porca puttana.


«Dobbiamo stare qui tre ore, io non infastidisco te, tu non infastidisci me» Mormoro timidamente sedendomi dalla parte opposta alla sua. «Allora parli» Le sue labbra diventano una linea sottile. «Pensavo che ti avessero bruciato anche la lingua» Le sue parole sono così taglienti.. «Si raccontano molte storie su di te, Demi» Dice, e sembra sincero. «Alcune le ho inventate io stesso, è così divertente. Altre me le hanno raccontate» Scusa? «Sei un lurido bastardo» Sussurro.
«Come mi hai chiamato?» Si alza, e si avvicina verso di me. «Lurido.. e bastardo» Ripeto, stavolta con più forza. «Solo perchè non ti rispondo a tono, non significa che non abbia la lingua. Ce l'ho, e so usarla.. con chi se la merita» Dico, con una punta d'arroganza nella voce.
«Pensi di essere forte, facendo così? Pensi che insultarmi, prendermi per il culo, faccia di te una persona migliore?» Mi sento così libera. «Perchè sai, Justin.. non lo sei. Per niente» Dico, e mi risiedo al mio posto. «Sei solo una stupida» No, non mi fai paura, Justin, non ancora. «E tu sei solo un coglione» Il disprezzo nella mia voce diventa sempre più forte.
«Sei così.. schifoso» Mormoro, e lui si siede, un posto dietro il mio. «Un perdente, che crede di poter sfottere qualcuno.. perchè si sente forte, ma non lo è. Sei tu il perdente qui, non io» Dico, e lui resta in silenzio.

«Come.. come mai sei qui?» Rompe il ghiaccio di quel silenzio stretto, infernale ed insopportabile. «Studio poco» Dico con noncuranza. «Ah.. capisco» Che vuole, adesso?
«E tu?» Sussurro. «Il mio comportamento.. non piace» Sembra triste. «Ma non è colpa mia, vorrei essere diverso, ma non posso» Si alza dal suo posto, e si siede accanto a me, continuando a guardarsi le mani intrecciate. «Sei tu a scegliere come comportarti» Mormoro. Non so se provo più pena per lui per quanto faccia schifo o per quello che mi dice. «Perchè ti diverte.. prenderti gioco degli altri?» Dico intrecciando anch'io le mani. «Non è che ci provi gusto.. sono costretto a farlo» Scioglie le sue dita intrecciate e prende a fissarmi negli occhi. Quegli occhi così intensi, che non riesco a sopportare. «Sembra che ti piaccia fare il bullo con me» Dico, mentre cerco di fissarlo negli occhi il meno possibile. «Con te.. mi piace» Lo guardo interrogativa. «Ma avevi appena detto che..» Mi interrompe prendendomi le mani. «Non mi piace neanche con te» Le libero dalla sua presa. «Bhe, ragazzo, devi essere bipolare, allora» Faccio spallucce. «Me lo dicono in molti, Demetria»
Odio essere chiamata per nome.
«Perchè mi chiami col nome per intero?» Gli chiedo, cercando di fargli capire che non mi piace. «E' carino.. e tua madre ti chiamava così, mi piace ricordartelo» Stronzo. «Oh, ti piace ricordarmi di quella puttana» Ride. Che risata odiosa ed insopportabile. «Ti va se..» Lo interrompo io, questa volta.
«Justin, no, non mi va di fare nulla» Dico. «Mi piacerebbe uscire con te» Sussurra sorridendo. «A me no» Il suono della campanella ci interrompe.
La punizione è finalmente finita.
«Vengo a casa tua stasera, per le otto» Ma.. ti avevo detto che.. «Non guardarmi così, alle otto fatti pronta. Ho delle cose da dirti» Cose da dirmi? Sicuro di non aver sbagliato persona, Bieber?

«Demi, dove vai?» La voce di papà è dolce. «Esco con un.. amico» Sussurro e lui annuisce, stampandomi un bacio fra i capelli. «Divertiti» Certo, mi divertirò moltissimo, papà.


«Sapevo che saresti venuta» Dice Justin, e mi da un bacio sulla guancia. «Fai poco l'affettuoso, e dimmi quello che devo sapere» Sussurro a denti stretti, mentre sento ancora nel corpo l'elettricità delle sue labbra che mi sfiorano la guancia.
«Voglio che tu mi aiuti» Sembra sincero. «Ho.. fatto un po' di casini, e voglio migliorare» Mette in moto la macchina. «Mi aiuterai?» Chiede. «Dipende» Dico con un tono di voce troppo secco anche per lui. «Stammi a sentire, ho molto da raccontarti» Mormora premendo sull'acceleratore.
«Dove andiamo?» Gli chiedo mentre guardo fuori. «A casa mia, è l'unico posto tranquillo per.. parlare di queste cose» Che cazzo deve dirmi?
Ha ucciso qualcuno? E' un assassino? No, meglio, un ladro. E' un ladro di banche. Per questo ha quell'orologio d'oro sempre al polso.
Un ladro, ecco cos'è.



Hallelujah.
Dio, Dio, Dio. Sono così felice!
Mi rendete così contenta che non potete neanche immaginare la mia reazione alle vostre recensioni.
Sembro una bambina a cui danno cinque chili di gelato al cioccolato insieme.
O anche peggio, calcolando che mi hanno sempre detto che non ero brava abbastanza.
Ora non voglio entrare nel personale, per questo ho tempo.
Che dire, questo capitolo mi piace leggermente di più del precedente, finalmente Demetria parla.
Ebbene sì, ha la lingua e sa anche come usarla.
Justin sembra docile.. quasi fragile.
Che pensate le dirà? Mi piace mettervi ansia, scusate..
Detto questo, vi mando un bacio grande quando una casa.
Vi amo.
Con amore, me
xx

 

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


 

 

 

 

6
 






«
Ti piace qui?» Mi chiede, aprendo la porta del suo appartamento. E' grande, forse troppo grande per lui. «Ma.. non sei troppo piccolo per poter vivere da solo?» Gli chiedo ingenuamente, lasciando cadere la giacca sul divano di pelle bianca nel fondo della stanza. «Oh, no, sono maggiorenne» Dice facendo spallucce. «Ah, sei stato bocciato, quindi» Di quanti anni, uno, due? «In realtà no, ho iniziato la scuola un anno più tardi» Ammette, e mi confonde. Com'è possibile?
«Sembri..impaurita» Mi sfiora la guancia con il pollice, e io faccio due passi indietro. «Non ho paura, ma non mi fido di te» Gli dico alzando gli occhi al cielo. «Che devi dirmi?» Lui va in cucina, prende una bottiglia di vino rosso e la mette sul tavolo.
Poi prende due bicchieri, e li riempie. 
«Io non bevo» E lui prende entrambi i bicchieri e li rimette in cucina, insieme alla bottiglia. «Siediti» Mi dice, sedendosi sul divano ed indicando il posto libero accanto a lui. Io, però, mi siedo sulla poltroncina accanto al divano.
«Dimmi tutto» Sussurro, e lui inizia a parlare. «Volevo solo.. sapere meglio la storia di tua madre» Per questo sono qui? Per raccontargli di mia madre?
«Volevi solo.. sapere questo?» Lui annuisce, e le parole faticano ad uscirmi. Non ho intenzione di raccontargli nulla. «Ho capito, non ti va di parlarne. Tanto, so già tutto» Ringhia. «Lo sai.. o l'hai inventato?» Chiedo ironicamente. «Lo so.. c'è un filo sottile fra tua madre.. e mio padre» Che c'entra adesso sua madre?
Lo guardo interrogativa fin quando si decide a parlare.
«Sai, mio padre frequentava un brutto giro» Ammette alzando le spalle. «Nulla che non si potesse risolvere con un po' di erba, ovviamente» Sussurra. Lo dice in modo così calmo e pacato, che mi stupisce. Sembra quasi contento, di quello che faceva il padre. Come se gli facesse piacere. «E in tutto questo, io che c'entro?» Mi fissa intensamente, il suo sguardo è così pesante che non riesco a reggerlo, e devo necessariamente abbassare il mio. «E' un qualcosa di ereditario, lo sai, se non può continuare lui, devo continuare io» Bieber, ti ho fatto una domanda. «Rispondi, cazzo» Sibilo. «C'entri, perchè devi aiutarmi» Mormora, e sembra così fragile. Così impaurito dalla mia possibile reazione. «In che modo?» Gli chiedo alzandomi, ed allargando le braccia. «Io.. io non ci voglio più stare in questa merda» Risponde alzandosi. «Sono stanco, di dover fare il cattivo ragazzo» Sembra così triste. «Stanco di essere qualcuno che non sono, per colpa di mio padre» Sussurra. «Come faccio io, ad aiutarti?» E se non volessi aiutarlo? «Tu.. tu sei diversa da tua madre» Fa una pausa ed appoggia gli occhi prima sui miei, poi sulle mie labbra, sui miei fianchi, e poi li fa tornare sui miei. «Sembri così.. pura» E riprende a fissarmi. «Sei riuscita ad essere quello che sei, nonostante la reputazione che avesse lei. Devi aiutarmi a fare lo stesso, ti prego» Mi prega, e la sua sembra una richiesta esasperata.
«Bieber, sei stato il mio peggior incubo per anni» Dico ad occhi bassi.

Come faccio, ad aiutarlo?
«Sei l'unica che può fare qualcosa» Sussurra. «Io?» Chiedo. «Sei una ragazza.. loro sono gentili nei confronti delle ragazze» I suoi occhi si riempiono di lacrime, e sembra un bambino. «Loro sono gentili» Ripete, e ripete ancora. «Gentili» Continua la sua lamentela disperata, ripetendo la stessa parola milioni, forse miliardi di volte. Lo abbraccio di riflesso al suo comportamento, ed è come se una parte di me, vuota da molto tempo, si riempisse.


«Justin..» Gli sussurro contro il collo. «Demi.. aiutami» Dice, e il mio cuore si spezza in due sentendo quella voce così esasperata, così disperata. «Hai approfittato di me.. mi hai portato via tante cose..» Mormoro, indecisa. «..compresa la mia verginità» Ammetto, e sono imbarazzata. «Ma..» Lui mi interrompe. «Ma dimmi che mi aiuterai» Si sposta dal mio abbraccio per guardarmi negli occhi. «Ti aiuterò, Bieber» Dico, poi prendo la mia giacca, e vado via.

Accendo il pc e decido di inviargli una mail.

Da: Demetria Johnson
A: Justin Bieber

Bieber.. io davvero non so come fare. Vedi un po' te.


Da: Justin Bieber
A: Demetria Johnson

Sei la mia salvezza.
Domani ti spiegherò meglio.. Quello che dobbiamo fare.
Scusami, se sono stato cattivo, con te, in questi anni. In realtà, ci ho sempre visto qualcosa di bello.
E, quando ti ho portato via, come dici tu, la verginità, c'era qualcosa di più di una semplice scopata.


Da: Demetria Johnson
A: Justin Bieber

Era solo sesso.
Buonanotte, Justin, ed io non mi fido di te.


Spengo il computer e mi spingo fino al letto, fra le coperte. E' stata una giornata lunga e stressante.
Ho bisogno di dormire, ma soprattutto, di non pensare.
Perchè pensare, è l'arma peggiore che ci sia.



Hallelujah
Salve donzelle mie.
Come. faccio. io. vi. amo.
Alla follia, giuro, giuro. Sono così contenta che vi piaccia, e a dire la verità mi piacciono molto anche le vostre storie.
La storia prende una piega diversa. Che ne pensate?
Mi piace molto questa storia delle mail, non so perchè, non chiedetemelo.
Spero di non deludervi, e che la storia continui a piacervi.
Vi amo,
con amore,
me xx

Ps. stavo pensando di pubblicare qualche one shot, che ne pensate?

 

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Capitolo 7
*** 7 ***


 

 

 

 7

 

  Ogni notte, da parecchio tempo ormai, rivivo lo stesso sogno. Come se il tempo si bloccasse, e si ripetesse la stessa straziante agonia ogni volta.
Come se fossi destinata a ricordare quegli attimi per tutta la vita. Vedo mia madre, con i suoi capelli biondo cenere, le sue labbra sottili e rosee, e le sue guance pallide. La vedo, mentre prende una pentola e la mette sul fuoco. Poi, prende un paio di giornali, e mi dice che sta per cucinarli. Io le sorrido, il tipico sorriso di una bambina, che un po' spera che la madre le cucini qualcosa di buono, che un po' è curiosa di quello che stanno per cucinarle.
Mette i giornali nella pentola e finge di girarli. Poi li toglie dal contenitore, e li passa due volte sul fuoco, fin quando iniziano a bruciare. Me ne lancia uno addosso, e con l'altro inizia a far prendere fuoco al legno del tavolo della cucina, e poi del salotto, e della camera da letto. E sento la porta che si chiude. La sento, come se si chiudesse veramente, ogni notte, nel mio sogno. E vedo lei che va via, e il mio petto che inizia a bruciare sempre di più. Poi il vuoto. Solo bianco. E quando riesco ad aprire gli occhi, sono in un letto, ed un ragazzo, mi sta portando via tutto ciò che mi è rimasto.
La purezza. E quel ragazzo, lo riconosco. Quel ragazzo è Justin.

"Io non mi fido di te" Continuo a ripetermi mentalmente le parole che gli ho detto.
Come posso fidarmi di qualcuno che mi ha perseguitata per anni? Dicendo che le mie cicatrici sono orribili? Di qualcuno che si mette nei guai e diventa buono e gentile con me?
Semplice, non posso.

Le giornate a scuola sono sempre lunghe e noiose, e questa non fa eccezione. La Dickens, vantandosi delle sue dieci ore, continua a sbraitare e a lamentarsi, ma fortunatamente la sua unica ora, finisce subito, almeno oggi.
Vado nei corridoi, verso il mio armadietto, e lo vedo. Sembra tornato alla normalità. Come se il discorso di ieri non fosse mai stato fatto. Come se non mi avesse mai chiesto di aiutarlo.
Si avvicina, e con un
«Ciao Miss Cicatrice» Mi saluta. Com'è possibile? Lo guardo con la bocca aperta, e mi chiedo il motivo del suo comportamento così stupido.

Primo, non mi fido di lui.
Secondo, continua a trattarmi una merda.
Terzo, facendo finta di aiutarlo, potrei anche vendicarmi. E' troppo tempo che fa lo stronzo con me, troppo tempo.

«Demetria» Papà mi saluta. «Come va?» Mi chiede, ed il suo sorriso è triste. Certo, un sorriso triste è migliore di un sorriso inesistente, ma un sorriso triste non è un sorriso.
Chi sorride, ed è triste, ha solo bisogno d'aiuto, e lo chiede semplicemente sorridendo. Come se fosse tutto okay. Come se tutto andasse per il verso giusto.
«A me bene, papà» Sussurro, ed aspetto la sua risposta, che non arriva. «A te?» Lo incito, ma resta in silenzio. «Bene, ma c'è un problema al lavoro» Dice ad occhi bassi. «Qualche spostamento?» In passato abbiamo cambiato città più volte, e forse sarebbe un bene per tutti cambiarla nuovamente. Mi avvicina un foglio bianco, piegato a metà. Lo apro, e capisco perchè è così preoccupato. «Mi hanno licenziato» Mormora, si alza, mi stampa un bacio sulla fronte, e va nella sua camera.
E' sempre triste il momento in cui si chiude lì dentro, coi suoi ricordi, i suoi scheletri. E' sempre triste sapere che è triste.


Non posso più stare chiusa in casa. Ho bisogno di non pensare.
Vado al bar  più lontano che conosco, e decido che tornerò a casa solo quando avrò il cervello a pezzi. Mentre cammino, infilo le cuffiette, ma ciò non mi aiuta a distrarmi.
"How to love" è così bella. Nessuno ha davvero capito come fare ad amare, finora.
C'è chi ama a modo suo, e questo è speciale. Sono convinta che mio padre ami mia madre, nonostante tutto. Sono convinta che il sole ami la luna, nonostante ogni notte è costretto a sparire per farla brillare nel cielo, come se fosse lei la più importante.


«Cosa desidera, signorina?» Il barista mi guarda come se fossi appena scelta dalle nuvole. «Uhm.. Io..» Balbetto. Non ne capisco nulla di queste robe. Ma dicono che serva a non pensare, e dato che ogni metodo per non farlo, io l'ho sperimentato, tantovale sperimentare anche questo. «..faccia lei» Sussurro e quell'uomo sulla quarantina mi prepara dell'acqua colorata alcolica, o almeno mi sembrava questo. Acqua colorata. Che brucia.
Sembra che funzioni. Non penso a nulla che non sia il bruciore che provo mentre scende lungo la gola. E così ne chiedo un'altra, ed un'altra ancora.
Quando decido che è abbastanza, mi trascino fuori. Ci sono diversi ragazzi, che mi offrono sigarette e robe di cui non sapevo neanche l'esistenza. Quando mi avvicino per prenderne una, sento una mano calda che mi avvolge i fianchi, e mi prende la mano che stavo porgendo al ragazzo.
«Demi» Sussurra, ma non riesco a riconoscere di chi sia quella voce.
«Te l'avevo detto che potevi fidarti di me» Apro gli occhi per guardare meglio la persona che mi stringe. Justin.




Hallelujah
Non posso credere di aver terminato già il settimo capitolo!
In una sola settimana, sono la vostra persecuzione, lo so.  Scusatemi..hahahaha
man mano che vado avanti diminuiscono le recensioni, ma scrivo per chi mi ascolta, per le 40 persone che hanno inserito la storia nelle seguite e per i 16 preferiti.
Mi rendete davvero felice, ed è un prezzo che non sarò mai in grado di pagarvi.
Adesso mi sto drogando del live in rio di demi, e sono davvero gasata alle stelle.
spero che vi piaccia.
se così non fosse, non preoccupatevi, accetto le critiche.
grazie, con tutto il cuore.

con amore,
me

 

 

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Capitolo 8
*** 8 ***


 

 

 

8

 

 

 

Quando riapro gli occhi, mi sento avvolta dal calore, come se fossi ad un passo dal sole. In realtà, sono stesa su un divano, piena di cuscini, di fronte ad un camino acceso e con un piumone azzurro addosso. La stanza però, mi è famigliare. Il divano è di pelle bianca. Mi sforzo di pensare quando e dove l'ho visto, e mi viene in mente solo una persona. Justin.
«Come ti senti?» Due mani calde mi sfiorano le spalle. «Ho pensato che fosse meglio.. portarti qui» Balbetta e si siede sul tavolino di fronte al divano. «Ti piace la cioccolata calda?» Mi chiede, posando due tazze sul tavolino. «Nel caso non ti piacesse, ti ho preparato un tè» Sussurra, e mi mette entrambe le tazze sotto il naso. Su di una c'è del tè bollente, dall'altra esce un odore di cioccolato fuso che mi riempie completamente il naso. «Prendo la cioccolata, grazie» Dico e tiro le maniche sui palmi delle mani, per evitare di bruciarmi.
«Speravo che scegliessi quella» Mi sorride, e solo ora mi accorgo che ha dei denti perfetti. Sono così dritti, bianchi, ed ha delle labbra bellissime. «Come.. come mai?» Balbetto, pensando ai suoi occhi. «Amo il tè» Il tè? «Bhe, non sei il tipo da tazza di tè» Mormoro, ed inizio a sorseggiare dal bordo del bicchiere. «Non sembro molto di quello che sono, Demetria» Dice alzandosi ed aggiungendo un pezzo di legna nel camino, facendo alzare il fuoco. «Sei dolce, a volte» Sussurro sorridendo appena. Un sorriso impercettibile che riesce a cogliere anche essendo girato, e lo so perchè ride anche lui. E la tua risata mi riempie il cuore, l'anima, lo stomaco, gli occhi. «Ho il mio lato buono..» Dice e sembra incerto.
Davvero può essere dolce, buono?
E lui, lui può amare? Può un essere cinico e stronzo innamorarsi?

«Oggi ho un appuntamento con loro» Dice, e quando pronuncia la parola 'loro', il suo volto si incupisce. «Loro chi?» Gli chiedo insicura. «Loro, Demi» Il suo sottile sorriso ritorna. «Quelli da cui devo scappare» Ammette, ed un brivido mi percorre la schiena. «Posso venire con te?» Il suo sguardo si fa severo, i suoi occhi esprimono disapprovazione allo stato puro. «No» Ringhia, e sembra quasi arrabbiato per quella domanda. «Perchè? Avevi detto che loro sono.. gentili con le ragazze» Mormoro, continuando a guardare le mie dita incrociate l'una con l'altra. «Sono gentili solo secondo alcuni patti..» Sussurra. «..e per ora non voglio che tu ne faccia parte» Si alza e prende la giacca di pelle nera dalla sedia. «Non ci sono ragazze nel gruppo, solo una» Continua. «Ed è meglio non averci a che fare» Se la infila, e mi fa un sorriso di saluto. «Aspettami qui, non muoverti, tornerò intorno alle.. nove» Guardo l'orologio. Sono solo le dodici. «Mangia, ho notato che mangi poco.. e se hai bisogno della biancheria pulita, puoi usare la mia, so che non è il massimo del comfort, ma accontentati» Dice, e corre via sbattendo la porta. Indosso ancora i vestiti di ieri. Perchè sta via tutto questo tempo? Vuole che io lo aiuti, ma in che modo? Un'idea stupida ed incosciente mi percorre la schiena lentamente, arrivando al cervello, e facendomi muovere prima di fare qualsiasi considerazione su quello che sto per fare.
Sento Justin aprire il garage, così corro in bagno, mi lavo faccia e denti e mi guardo allo specchio.
Ci vedo una persona combattente, pronta a tutto per.. per una persona che l'ha trattata male per anni, ma che le ha dato una mano una volta, precisamente ieri, quando si è ubriacata.

Lo sento mettere in moto. Merda. Devo sbrigarmi. Ieri, mentre tornavo, ho visto la mia bicicletta nel giardino. Forse non era la mia quella che ha demolito.
La sua è una macchina sportiva, non riuscirò mai seguirlo. Stacco la catena, e ci trovo un biglietto.
"Per Demetria,
scusa per la tua bici. Ero un po' brillo.
Non ci ho pensato.
Con amore,
Justin x"
E così, il buon vecchio Justin, mi ha comprato una nuova bicicletta rossa fiammante.

Quando riesco a salirci, lui è già volato chissà dove. «Merda» Dico a denti stretti.
Rientro in casa e mi abbandono sul divano. Devo trovare un modo per raggiungerlo. Ho bisogno di sapere. Ho sete di notizie, ho la necessità di capire di che genere di accordi si tratta.
E devo essere lì prima che ci arrivi lui.
Mi metto a setacciare la casa, cercando qualunque cosa che possa sembrarmi utile. La sua stanza è piena di premi, uno per il miglior calciatore dell'anno, uno per l'atleta migliore, uno per il brano più bello. E così Justin scrive?
Apro il computer sulla sua scrivania, e ci trovo testi bellissimi. Che siano poesie, canzoni, o cazzate non lo so, ma so che è un'artista a tutti i livelli. Apro una pagina internet e controllo la cronologia.
Ha lasciato le mail aperte.


Da: Nake Kayne
A: Justin Bieber

S. Dean Street, 567
Sii solo.

La risposta di Justin non c'è, eppure il messaggio è stato inviato oggi. E quel "Sii solo" mi fa rabbrividire.
Che si sia messo nei guai?
Prendo la bicicletta, ed inizio a pedalare come non ho mai fatto in vita mia. Corro contro il tempo, contro il vento, e contro la mia paura. Però, dopotutto, lo faccio per lui.
Un gruppo di ragazzi vestiti di nero sta discutendo in un vicolo cieco. Perchè questi incontri avvengono di giorno? Antisgamo, ovvio.
Riconosco Justin, merda, sono arrivata tardi. Uno di loro mi indica, e tutto il gruppo si sposta. Cerco di nascondermi dietro l'angolo, ma è troppo tardi.
«Hey, dolcezza, di che hai paura?» Un ragazzo alto, sbuca dall'angolo, facendomi perdere cinque o sei battiti. «Di.. di nulla» Balbetto, e la mia paura si diffonde nell'aria. «E così qualcuno voleva origliare, vero?» Si avvicina sempre di più, sento il suo respiro sulle labbra, e lui vede il terrore nei miei occhi. «Nake» Questa voce già la conosco, è la voce di Justin. «E' con me» Dice, e il ragazzo alto e moro si allontana, afferrandomi un polso e trascinandomi sino al gruppo. «Che ti avevo detto Bieber? Niente ragazze» Ringhia e io mi nascondo dietro Justin. «A meno che lei non sia nuova e non voglia entrare nei nostri.. affari» Sussurra Nake, tirandomi una ciocca di capelli e facendomi uscire da dietro la schiena di Justin. «Mi fai male» Mormoro, forse troppo seccamente. «E così, così ti fa male?» Dice, tirandola ancora di più. «Lasciami» Ringhio strappandogli la mano dai miei capelli. «Hai scelto anche una piccola ribelle, mi piace» Mi afferra per i fianchi e mi avvicina a me. «Nake, lasciala» Justin si mette fra noi due. «Bieber, quante volte ti ho detto che non devi dirmi cosa devo o non devo fare?» Il moro alto alza un pugno in aria. «Non devi dirmi quello che devo fare.. non con lei» Justin sembra così protettivo. «Io devo dirti quello che devi fare, in qualsiasi caso» Il pugno, che prima era sollevato nell'aria, adesso colpisce lo zigomo del ragazzo che dovrei stare aiutando, e che invece sto mettendo nei guai. «Demetria, va via» Sussurra mentre Nake lo colpisce ancora. «Lei non andrà da nessuna parte» Un ragazzo biondo, basso e con i muscoli che gli escono dalla maglietta mi afferra per un polso, e mi fa indietreggiare.
«Ormai.. è una di noi, lo sai Justin, mai infastidire il proprio capo» Dice, e Justin continua a guardarmi.
Mi libero dalla presa del biondino, e con il pugno che tenevo stretto già da troppo tempo, gli colpisco le palle.
Papà lo diceva sempre. "Quando vuoi fare male ad un uomo, bambina mia, colpiscilo in.. quelle zone". Justin colpisce Nake, mi prende la mano ed inizia a correre. «Non finisce qui» Grida Nake dal fondo del viale, ma siamo troppo lontani per pensarci.
Troppo lontani per capire, troppo spaventati per affrontare ciò che è appena successo. «Cazzo, Demi» Justin accelera e si ferma in un parco isolato.
Scoppio a ridere, come forse non avevo mai riso in vita mia, e lui mi segue. «Cazzo, Justin»

Forse è vero, mi sono messa in un bel guaio.
Ma cazzo, è il guaio più bello della mia vita.




Hallelujah
L'hallelujah per questo capitolo ci sta tutto!
Scusate, so che per una settimana ho aggiornato ogni giorno, ed adesso vi avevo un po' abbandonate.
In realtà è perchè fra sabato e domenica ho avuto davvero notizie orribili, che non auguro a nessuno.
Poi non avevo idee, ed infine, sto iniziando la stesura di una nuova ff, che pubblicherò penso dopo, per evitare di trascurare questa,
a cui tengo tantissimo. Dopotutto, tengo da impazzire anche a voi, che mi seguite dal primo capitolo,
e a voi, che siete arrivate adesso.
Vi amo, spero che vi piaccia.
Con tutto l'amore del mondo,
me

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Capitolo 9
*** 9 ***


 

 

9



«Ti avevo dett..» Si interrompe, e mi guarda, sorridendo. «Non fai mai quello che ti chiedono, vero?» Sussurra abbassando lo sguardo, e si incupisce leggermente. Io sorrido, e lo guardo fisso negli occhi, accennando ad un sorriso. «Non mi piace farmi comandare» Dico, e continuo a tenere gli occhi fissi sui suoi. «E poi.. ero preoccupata per te» Ammetto facendo spallucce.
Davvero l'ho detto? Merda. Io. Preoccupata. Per Justin. E' possibile? Evidentemente sì, perchè ho sentito di mancare qualche battito mentre lo rincorrevo. Ho sentito il mio cuore bloccarsi per qualche istante quando i suoi occhi cupi e preoccupati si sono posati su di me. E li sentivo tristi e severi, pesanti.
«Devi fidarti di quello che ti dico, se ti chiedo di restare a casa.. lo faccio per te» Mi accarezza i capelli continuando a fissarmi le mani, che tengo sulle gambe. «Per te, hai capito, ribelle?» Ride. Come un bimbo. «Il nome ribelle ti sta bene, è questo quello che sei, no? Tu vuoi schiacciare tutto, eppure con me non ci sei mai riuscita..» Si interrompe. «..prima d'ora» Lascio che continui il suo discorso. Justin mi conosce meglio di quanto mi conosca io. «Sei così presa dal tuo..mondo, che non ti accorgi quando trasgredire alle regole non va bene, e rischi la pelle» Sussurra, togliendo la mano dai miei capelli. «Non sono la persona più indicata per discorsi di questo genere ma.. ci tengo a te» Un altro battito mancato. Sorrido e mi chiudo nel suo abbraccio, addormentandomi tranquilla, come non ho mai fatto in vita mia.

Quando mi risveglio, mi sento al sicuro, calda e protetta. Riconosco il piumone bianco, e due braccia forti che mi tengono stretta. E' così bello, Dio mio. Alzo la mano e faccio per toccarlo, ma mi blocco.
Demetria, cosa stai facendo? Lui ti ha odiata per anni, ti ha presa in giro, umiliata davanti a tutti. E tu? Vuoi accarezzarlo? Davvero? La mia testa mi confonde.
Perchè testa e cuore devono essere così in contrasto? Il cuore ti porta alle sensazioni migliori, e quasi sempre al dolore. La testa e la razionalità ti portano ad uno stare bene relativo, perchè alla fine no, non stai bene, senti sempre che ti manca qualcosa, qualcosa che hai solo se riesci a scegliere col cuore. E perchè il cuore ci fa star male? E allora siamo tutti masochisti, amanti del dolore, che pur di star bene qualche minuto, facciamo scelte che ci portano a star male anche una vita intera.
Faccio cadere la mano sulla sua schiena, poi sui capelli, ed infine sul letto. Lui non si muove, resta immobile, ed io continuo a guardarlo.. per quanto? Un minuto? Due? Un'ora? Per un'eternità?

Finalmente si sveglia, ed io chiudo gli occhi bruscamente, sperando che non si sia accorto che ero sveglia.
«Ti ho vista» Dice, e strofina il naso contro la mia pancia. «Eri così tranquilla stanotte» Dice mentre si alza e si infila la maglietta che aveva il giorno della festa. «Non ho fatto incubi» Ammetto facendo spallucce. Per la prima volta, non ho sognato il mio corpo bruciato. «Fai brutti sogni, di notte?» Chiede e c'è un filo impercettibile di preoccupazione nella sua voce. «Ogni notte, da molto tempo.. ma non mi va di parlarne» Sorrido e mi metto seduta sul letto. «Un giorno me lo racconterai, e saprò tutto di te» Sussurra e sento la sua voce sul collo. Mi sta abbracciando, ed è come se ad abbracciarmi fosse il suo cuore.

Si infila la sua solita giacca nera di pelle, e si siede alla scrivania aprendo il computer.
«Hai aperto tu la mia email?» Dice con un tono di voce tanto secco quanto arrabbiato. «Era aperta già da ieri» Sbatte le mani sulla scrivania. «Merda» Sussurra. «Ci sono solo io qui, non penso che siano fantasmi e vengano a leggere le tue mail» Faccio spallucce. Questo ragazzo è assurdo. «Oggi, per favore non seguirmi» Sgrano gli occhi. «Vuoi il mio aiuto sì o no?» Gli chiedo, ed i suoi occhi si increspano. «Certo che lo voglio» Metto entrambe le mani sui fianchi. «Allora fammi venire» La curiosità mi mangia viva. «Se vieni anche oggi, ti costringeranno ad entrare nel giro, e le ragazze diventano solo puttane» Il modo in cui dice il termine puttane mi fa rabbrividire. Lo dice con un disprezzo assoluto. «Ti sembro una puttana, Bieber?» Metto entrambe la mani sulla scrivania ed avvicino il mio viso al suo. Lui chiude gli occhi per qualche istante, e nega con la testa. «In questo caso.. possiamo anche andare» Esco dalla stanza. Voglio anch'io una giacca di pelle nera.


Per essere una che si trova in un giro di spaccio di droga, io e il mio giubbotto rosso facciamo a cazzotti.
«Dovresti vestirti un po' più..» Lo fermo. «Un po' più da puttana, Justin? Bhe, non lo sono. E dammi il cellulare, devo chiamare mio padre» Ringhio e lui sembra cogliere la rabbia in ogni singola parola.
Uno squillo, due squilli, tre, quattro, cinque, segreteria telefonica. Riprovo.
Uno, due, tre, quattro, cinque, segreteria. Papà non risponde. Gli lascio un messaggio: "Papà, sono Demetria, chiamami appena puoi. Mi manchi, resto a dormire da un amico questa settimana, spero tu non ti senta solo. Ti voglio bene papà" Mormoro ed attacco.
«Puoi riprovare più tardi se vuoi, magari è al lavoro adesso» Justin sembra premuroso. «Ha perso il lavoro qualche giorno fa» Dico, e mi si gonfiano gli occhi di lacrime.
Ero così presa dalla curiosità di entrare nel mondo di Justin, che mi sono completamente dimenticata di papà. Devo trovare io un lavoro al più presto, se voglio aiutarlo.
«Ti darò i soldi che ricaverò oggi, così glieli dai» Justin mi sorride. «Non riuscirei a toglierteli, me li guadagnerò da sola» Lui cerca di controbattere, ma Nake bussa al finestrino.
«Scendi, figlio di puttana» Ringhia, e Justin in tutta risposta parcheggia con calma e viene ad aprirmi la portiera.

«Che uomo gentile che sei» Dice Nake ironizzando. «Ti avevo detto di venire solo» Mi guarda con un disprezzo tale da farmi sentire una goccia in mezzo al mare. «Siamo un paghi uno, prendi due, adesso» Bieber fa spallucce, come se fossimo una coppia affiatata di spacciatori. «Lei non è ancora dentro» Nake mi prende una ciocca di capelli e se la arrotola sull'indice. «Sai tesoro, devi darci prova che sei una.. tosta» La tira leggermente. Cerco di tenere lo sguardo fisso sul suo, ma qualcosa mi impaurisce. «E per una tosta, intendo una che se la cava per bene.. non solo in questo genere di cose, ma anche in quelle» Si indica il cazzo. «Non sarai mica una verginella, vero?» Chiede ed il mio sguardo si fa più severo.
«Nake, tu non puoi chiederle di..» Justin lo interrompe. «Bieber, io posso chiederle di fare tutto quello che mi pare» Sussurra ad un passo dalle mie labbra. «Con me non funziona così» La mia voce è più cattiva del solito.«Vieni a letto con me, e sei dentro. Rifiutami, e sei fuori. La decisione sta a te» Guardo Justin per qualche secondo, insicura.
Il suo sguardo si incupisce e fa di no con la testa.
«Sì, ci sto»





Hallelujah
Salve mie donneeee.
Sono soddisfatta di questo capitolo, Demetria audace e Justin dolce.
Che ve ne pare?
Sono una abbastanza dolce e riflessiva, chiedo scusa se a qualcuno non sono piaciute le mie riflessioni o la dolcezza dell'inizio.
Qualsiasi tipo di parere è gradito.
Ps. qualche giorno fa ho scritto una os su Demi. (Tanto per avvertirvi)
Vi amo.
xx

 

 

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Capitolo 10
*** 10 ***


 

 

 10

 

 

«Sì, ci sto» Ripeto, cercando di farmi forza, e notando che entrambi mi guardano in silenzio. Nake sorridendo, Justin come se l'avessi appena ucciso, ucciso dentro. «Fa che.. sia una cosa veloce» Sussurro abbassando gli occhi. «Deciderò io come e quando scoparti, qui comando io, ancora non l'hai capito?» Mi prende con due dita il mento, e mi sfiora le labbra con le sue. Chiudo gli occhi qualche secondo, per poi spostarmi. «Sai piccola, non è un buon inizio questo» Cerca di riprendersi la mia bocca, ma lo rifiuto ancora, ed ancora. Non sono quelle le labbra che voglio baciare. «Lei viene con me, tu puoi andare, Bieber» Nake liquida Justin con un gesto della mano, ed io mi avvicino per salutarlo, per chiedergli aiuto, per farmi salvare. «Ciao Demi» Mi saluta con la mano, e mi sento incredibilmente vuota. Come se un pezzo di me se ne fosse andato, quel pezzo incredibilmente ribelle e forte che mi aveva portata fin qui. Fino ad accettare di scopare con questo tipo che puzza di alcol, che non si fa la barba da minimo cinque giorni e che sembra consumato dalla droga.
E lo vedo, lo vedo dai suoi occhi contornati di nero, dai suoi zigomi sporgenti, dalle sue labbra strette e dalla sua schiena curva e la sua andatura tremolante. Lo vedo, lo sento, lo percepisco. Come percepisco di essere nei guai, nei guai fino al collo.

«Mettiti questi» Mi passa un reggiseno nero in pizzo ed una vestaglia. «Perchè dovrei?» Dico gettando tutto sul pavimento. «Perchè altrimenti, il tuo bel faccino non sarà più così bello» Mormora spingendomi contro il muro e schiacciandomi la fronte con la sua. Non ho un viso speciale, ho due occhi marroni, due guance sempre arrossate, labbra carnose e rosse. Forse troppo. «Non devi toccarmi» Lo spingo via cercando di liberarmi, ma mi blocca entrambi i polsi dietro la schiena. «Non sottovalutarmi, piccola» Prende dalla tasca una piccola lametta, e me la passa sul sopracciglio. «Sono stato fin troppo buono con te, in questa zona non lo vedrà nessuno. Ma attenta a non farmi arrabbiare» Dice, e sento il sangue scendere. L'ho visto fin troppe volte, non mi fa paura. Non mi spaventa, la morte non mi spaventa. Lo fisso intensamente, cercando di mostrarmi il più arrogante possibile. Mi passa la lametta nella parte della guancia vicina al collo. «Te l'ho detto, non devi farmi arrabbiare, stronza» Sussurra, e fa lo stesso sull'altra. «Mettiti quei vestiti che ti ho dato, davanti a me» Sussurra ad un passo dal mio collo.
«Hai anche il coraggio di chiamarli vestiti?» Dico riuscendo finalmente a liberarmi dalla sua presa, prendendo il reggiseno e la vestaglia e sbattendoglieli addosso. «Se dobbiamo scopare per il tuo lurido patto, facciamolo adesso, e non voglio indossare cose che non siano mie» Urlo. Per la prima volta dopo tanto tempo. «Stronza, non devi permetterti di toccarmi» Si avvicina, ma questa volta non mi tiro indietro. «Mi fai venir voglia di farti davvero male, Demetria, molto male» Mi passa nuovamente la lametta sulla clavicola. Io rido. Una risata isterica, che contiene tante, troppe lacrime. Justin, Justin salvami. Ti prego, vieni qui, e salvami.

Nake mi prende i capelli fra le mani, li tira e mi fa stendere su di un letto sporco del sangue di chissà chi. E' orribile. E' schifoso.
«Mi fa schifo qui» Dico, facendolo arrabbiare ancora di più. «Ho detto che mi fa schifo, e che non voglio qui» Ripeto mentre lui prende qualcosa dal cassetto. Delle piccole cinturine in cuoio, che non avevo mai visto prima. «Dato che qui giochiamo a fare i ribelli, ho io un modo per fermare un po' della tua.. arroganza» Sussurra, prendendomi il polso e legandolo alla spalliera del letto, e facendo lo stesso anche con il secondo. «Mi dispiace non poterti baciare, ma questa bocca deve essere chiusa» Mormora, posando le sue labbra schifose sulle mie, per poi coprirle con un pezzo di stoffa. «Adesso, possiamo stringere questo patto, col sangue l'abbiamo già fatto» Ride, accarezzandomi le ferite ancora aperte che mi ha causato prima. Inizia a baciarmi il collo, la clavicola, poi si sposta sul seno, sui fianchi. E così ancora, e ancora, fin quando i miei occhi si riempiono di lacrime, e vorrei piangere a singhiozzi, ma la stoffa mi impedisce di farlo.
La mia verginità è già stata rubata. Lo vedo abbassarsi i pantaloni, e la mia paura cresce, fino ad esplodere.

La porta si apre, e mi salta il cuore.
«James» Il biondino idiota dell'altra volta. Perchè Justin non viene a salvarmi? «Vuoi favorire?» Nake lo guarda ridacchiando, ed io gli tiro un calcio sulla coscia. «E così, giochiamo ancora?» Sussurra, prendendo nuovamente la lametta e passandomela dove avevo colpito lui. «Nake, non ti sembra di stare esagerando?» James lo fissa interrogativo.
«Sì, sta esagerando» Merda. Questa voce. Quella voce. Sgrano gli occhi, ancora pieni di lacrime, e vedo entrare Justin con due ragazzi che non ho mai visto prima.
«Oh Bieber, ti unisci anche tu?» Chiede Nake, bloccato da uno degli amici di Justin, mentre lui mi slega. «Bieber, questa volta sei fuori. Fuori» Urla, mentre Justin mi prende in braccio e mi porta via. «Non mi interessa essere fuori o dentro, non ora Nake» Dice, ed usciamo finalmente dalla stanza delle torture.
Nel suo abbraccio mi sento calda, al sicuro, come se nulla potesse spezzarmi ancora. Questa volta Justin non guida, è seduto sul retro della macchina e mi tiene stretta, mi accarezza le mani con le sue, e i capelli con le labbra.
«Sapevo che saresti venuto» Sussurro, stringendo la sua mano ed intrecciandola con la mia. «Non avrei mai permesso che lo facesse..» Si interrompe. «..dovevo arrivare prima» Dice sbattendo il pugno contro il finestrino. «Sei arrivato al momento giusto» Gli prendo la mano e la distendo, facendo diventare le nocche del loro solito colore, e non rosse.

«Justin, brucia!» Urlo seduta sul suo letto, mentre mi passa un dischetto d'ovatta imbevuto di non so cosa sulla faccia. «Non fare la bambina, Demetria!» Pressa leggermente sulle ferite più profonde, tamponandole. «Justin, basta!» Continuo ad urlare. «Justin..» Ripeto, insistentemente.
Improvvisamente pressa le sue labbra sulle mie.
«Mi sembra l'unico modo per farti tacere»+




Hallelujah
Allooora, chiedo scusa per i.. contenuti forti?.. di questo capitolo.
Nel caso vi avessero traumatizzate/portate a depressione/rese tristi, sarò lieta di farvi da psicologa personale, e di rassicurarvi,
ammettendo che è tutto frutto della mia fantasia.
Bhe, non ho molto da dire su questo capitolo, spero non vi deluda.
Poooi, ringrazio le 27 persone che hanno messo la storia nelle preferite, le 11 nelle ricordate e le 54 nelle seguite.
Ve se ama.

E grazie ovviamente, a chiunque altro legga la mia storia dall'inizio.
Vi amo tutte, indistintamente, siete fantastici, e mi fate sentire brava, per una volta.
Grazie!

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Capitolo 11
*** 11 ***


 

 

 11



Sono sveglia oppure sto sognando? Davvero mi ha baciata?
No, aspetta un momento.. le sue labbra sono ancora incollate alle mie. Teoricamente dovrei fare qualcosa con la lingua, praticamente, non so come fare. «Non hai mai baciato prima?» Si stacca da me e ride, ed io divento viola, sia per la vergogna che per la rabbia. «Io.. bhe..» Faccio spallucce e metto il broncio. «Quando abbiamo scopato non mi hai baciata» Sussurro a testa bassa. E lui ride ancora. «Che bella volta quella» Dice mettendomi un braccio intorno al collo e guardando fuori. «Devo dire che non è stata molto emozionante» Ammette. «Ma la persona con cui l'ho fatto.. è sempre stata speciale» Sgrano gli occhi. «Speciale?» Chiedo, e lui annuisce. Mi metto le mani sulle guance ed apro la bocca. «Oooh!» Lo prendo in giro. «Guarda, idiota, sanguini di nuovo» Mi guardo le mani e rimetto il broncio, mentre prepara altri dischetti di ovatta e dell'altro liquido della tortura.
«E basta con questa roba» Dico spingendolo via. «Perchè non ti piace che qualcuno si prenda cura di te?» Si avvicina, mi prende le mani e le stringe alle sue. «Non.. non l'hanno mai fatto» Faccio spallucce. «Demetria, tua madre era una pazza, è vero, ma fino a sette anni hai vissuto con lei, qualcuno si è preso cura di te» Abbasso gli occhi sulle sue mani forti che stringono le mie, ed in questo momento mi sembrano deboli e fragili. «Non nel modo in cui volevo» Sussurro, e lui mi stringe a sè. Non ne ho mai parlato con nessuno finora, e parlarne con il ragazzo che mi ha sempre presa in giro per questa storia.. è estremamente assurdo. «Lascia che mi prenda cura di te» Mormora, sfiorando con le labbra i tagli sulle guance. «Se ci riesci» Lui sorride. «C'è qualcosa che Justin Bieber non riesce a fare?» Lo guardo. E' fottutamente perfetto. «Fare l'amore non ti riesce bene» Scherzo, e lui si incupisce, ma riprende subito il discorso. «Vuoi provare?» Chiede, porgendomi una mano. «Rifiuto l'offerta, boss» Prendo la sua mano, la stringo e vado in cucina.
«Perchè no?» Mi guarda con quegli occhi bellissimi che un tempo mi sembravano completamente inespressivi, e adesso non lo sono per niente. «Non c'è amore, Bieber» Dico, e sembra come se l'avessi ferito. «Da parte mia sì» Sussurra, e non riesco a rispondere in tempo, perchè il telefono squilla.

«Nake» Justin risponde a denti stretti, allontanandosi dalla cucina. Mi avvicino alla porta per sentire, ma non riesco a capire quello che dice Nake. «Come..» Le sue frasi sono interrotte. «Come pensi di risolverlo questo, eh?» Urla. «Siete due idioti» Dice, e sbatte il telefono sul divano. «Justin.. tutto okay?» Entro nella stanza, mi siedo sul divano e gli faccio cenno di mettersi accanto a me. «E' successa una cosa Demi..» Continua a tenere gli occhi bassi, fissi sui miei piedi. Gli prendo la mano e la intreccio con la mia, stringendola forte, sperando in una risposta soddisfacente. «Dimmi, Bieber» Gli sorrido. Parla cazzo. «Tuo padre» Mormora, e la sua voce si spezza. Qualcosa non va. «Justin, mio padre cosa?» Mi alzo, e mi metto di fronte a lui. «L'hanno preso» Mi prende le mani e mi tira a se, facendomi cadere sul divano fra le sue braccia. «Che significa che l'hanno preso» Sono in preda ad una crisi isterica. Continuo ad urlare e sbraitare, e poi scoppio in lacrime. «E' tutta colpa mia» Dice Justin. «E' nostra» Se solo non avessi accettato di aiutarlo.
Se solo non mi fossi rifiutata di farlo con Nake.
Se solo.. sapessi cosa fare per rimediare a tutto.
Se solo riuscissi a svegliarmi da questo incubo.


«Che possiamo fare?» Gli chiedo, mentre fisso il piatto ancora pieno. «Devo parlare con Nake, prima che facciano qualcosa» La sua voce trema, ed il telefono squilla di nuovo. «Nake» Justin questa volta non si alza. Non va via. «Vuole parlare con te» Mi passa il telefono e chiudo gli occhi per qualche secondo. Mai mostrarsi spaventati al nemico.
«Stronza» Mi saluta. «Bastardo» Dall'altra parte del telefono qualcuno ride, e non capisco chi sia. «Piccolina, non ti conviene trattarmi in questo modo» La rabbia mi scorre nelle vene del collo, la sento esplodere dietro le orecchie, e salire fino alle tempie. «Sai, ho qualcosa di importante qui, per te» Dice, e ride ancora. «Avremmo potuto fare molto insieme, sai.. so che Bieber ti vuole» Sussurra, e Justin mi chiede di mettere il telefono in vivavoce. «Ma anch'io ti voglio, e se ti voglio io.. Bieber non potrà averti» Justin batte i pugni sul tavolo, e gli metto una mano sulla bocca per farlo tacere. «Se ti avrò, il tuo papino non avrà nulla di cui preoccuparsi, e neanche tu» Mormora, ed il suo tono di voce così calmo mi gela il sangue. «Voglio averti, in tutti i sensi» Chiudo gli occhi, per evitare che le lacrime calde e bollenti mi righino il viso. «Lascia stare mio padre..» La mia voce trema, e il mio sguardo cade su quello di Justin. «..e mi avrai» Sussurro, e chiudo la telefonata. Non riuscirei a sopportare altro.
Justin mi stringe a sè, ed io mi sento così fottutamente protetta. Come se non dovessi avere paura di nulla. Come se non fosse successo niente di pericoloso, o di troppo importante. «Troveremo un modo» Preme le sue labbra contro le mie un'altra volta. «Tu sei mia» Mi stringe più forte. «Capito?» Continua a stringermi ed io annuisco.
Essere sua non mi dispiace.


Tornare qui un'altra volta, mi fa accapponare la pelle. Siamo nello stesso cortile dell'ultima volta, quello in cui  Justin mi aveva lasciata nelle mani del matto puzzolente.
«Ormai fate coppia fissa?» Nake scherza ma i suoi scherzi non mi piacciono. «Dov'è mio padre?» Urlo. «Tranquilla piccola, lo rivedrai» Dice, e si avvicina. «E' la mia ragazza, non devi toccarla» La voce di Justin è calma. Non ha paura. Come, scusa?
Hallelujah
Raaagazzeeee mie.
Chiedo scusa per aver postato con così tanto ritardo ahahah
ma non avevo idee, e come potete vedere, il capitolo fa abbastanza schifo, perchè non avevo bene in mente quello che sarebbe dovuto succedere.
cioè, ce l'avevo però.. non vi annoio ancora.
spero che comunque non vi deluda.

se avete instagram, seguitemi qui: @fixingjustinsheart, ricambio se me lo chiedete, voglio conoscervi cc
un bacio bimbe mie,
xx

 

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


 

 

12


Sono ancora scossa per le sue parole. E' la mia ragazza.
Ha detto la parola mia e ragazza, insieme. Come dovremmo essere io e lui, dopo queste quattro parole. Dovremmo essere insieme. E invece, Nake mi prende da parte, mi porta poco lontano da Justin, in modo che possa vederci, ma non sentirci. «Ho una proposta per te» Sibila, facendo immobilizzare un lieve sorrisetto sulla sua faccia da bastardo. «Lo sai che Bieber dovrebbe essere morto.. per quello che mi ha fatto quando eravamo insieme» Mi irrigidisco al pensiero delle sue mani contro la mia pelle, del suo corpo schiacciato contro il mio, della lama che mi scende lungo le guance. «Dimmi» Sussurro, tradendomi, e mostrandomi impaurita. «Tu sei qui, adesso, e tuo padre verrà liberato, ma ad una condizione» Mi mette l'indice davanti al naso e lo scuote. «Tu sarai mia, altrimenti.. li ucciderò entrambi» Rivolge uno sguardo verso Justin, che ci guarda da lontano con fare interrogativo e curioso, ed estremamente preoccupato. «Ho già fatto del male a Bieber una volta, e posso fargliene ancora, sta a te scegliere. O me, o la morte delle persone a cui tieni di più nella tua schifosa vita» Mi sfiora il mento con le dita, portandolo verso l'alto. «Fammi..fammi salutare Justin, e voglio vedere mio padre. Vivo. Andarsene via con Justin» Lui annuisce, e chiama il biondino, che esce dalla porta del garage, con le mani strette su quelle di mio padre, bloccandogliele.
«Demi!» E' almeno una settimana che non lo vedo, e mi sento cosi stupida. Lo abbraccio, lo stringo forte, ma lui non può farlo, ha le mani legate. «Slegalo» Ordino al biondo, che scopro chiamarsi Jack. «Ti ho detto slegalo, stronzo» Metto tre dita a simulare una pistola, e gliele metto sulla testa. «Piccola, non stiamo giocando a guardia e ladri» Nake ridacchia, e mi sento ancora più stupida.
Questa è la vita reale, non un sogno, non una fantasia. E anche se molti la sognano, non è per niente facile. La mia vita non è facile, non lo è mai stata, e sono convinta che non lo sarà mai, eppure, essere derisa, disprezzata, presa in giro, tagliata, bruciata, mi fa sentire viva. Una vita senza il pericolo, senza la paura, piena solo di felicità, sarebbe una vita persa.

Abbraccio papà, e questa volta riesce a stringermi forte anche lui, e in quell'abbraccio riesco a percepire la paura, la rabbia, la tristezza che ha dentro. E poi corro fra le braccia di Justin, cercando di farmi vedere forte, senza paura. «Io devo.. devo restare qui, Justin» Sussurro e gli do un bacio. Anche se lui si stacca da me per parlare, i miei occhi sono ancora chiusi e le mia labbra tese. Aprirli significherebbe piangere, e non posso farlo. Non adesso. «Demi, abbiamo tuo padre, possiamo scappare insieme, adesso, non sono armati, non hanno nulla» Ho già fatto del male a Bieber e posso fargliene ancora. Quelle parole risuonano nella mia testa come fossero un carion. «Justin, devo restare qui» Ripeto, e lui sembra non capire, e mi guarda deluso. «Controlla il tuo computer» Mi avvicino al suo orecchio, in modo che non mi vedano, e prendo il suo telefono dalla tasca dei jeans. «Questo mi serve» E lo bacio ancora. «Demi, che stai cercando di fare? Sono molto più esperti e forti di te, non sai contro chi ti stai mettendo» Lo faccio per noi Justin, per noi. «Non avere paura, andrà tutto per il verso giusto» Lo stringo, e capisco che è arrivato il momento di andare.
Bacio papà sulle guance, e mi rendo conto di quanto sembri più vecchio con quella barba quasi bianca che gli solca il viso. Ha gli occhi incavati, e scuri, ed io ho paura.
Ho paura che mi stiano prendendo in giro, che questo sia solo un brutto sogno.
Me la sto facendo sotto. Come non ho mai fatto. Non ne ho mai avuta così tanta, perchè questa è una paura irrazionale, è una paura incontrollata, che non potrei bloccare neanche se lo volessi.

«Hai fatto la cosa migliore» Nake mi mette una mano sulla coscia e ride, mentre siamo in macchina. Io continuo a guardare fuori dal finestrino, promettendo a me stessa che avrei sopportato qualsiasi cosa pur di riuscire a tenerli al sicuro. Ho il cellulare di Justin in tasca, e lo sento vibrare debolmente. Prego Dio e qualsiasi altra persona che nessuno possa sentirlo in quella macchina. Finisce di vibrare, e finalmente arriviamo in un posto nuovo.
Leggo la via: Steinway Street, 349. Mentre Nake e Jack prendono alcune valigie dal cofano, la segno velocemente sul cellulare, e lo rimetto a posto.

«E' una casa molto grande, questa sarà la tua stanza, spero ti piaccia. Puoi sempre dormire con me, lo sai, piccola»
«Grazie mille Nake, rifiuto l'offerta, adesso vorrei stare un po' da sola. Grazie, ciao» Gli chiudo la porta in faccia e giro la chiave due volte. Poi chiudo la finestra, e prima di chiuderla completamente mi rendo conto che c'è un piccolo balconcino in ferro, colorato di rosa. Anche le pareti della stanza sono fottutamente rosa, e mi fanno fottutamente schifo. Nella stanza c'è anche un piccolo bagno, con lo stretto indispensabile. Sulla vasca ci sono delle rose appassite, che hanno perso il colore rosso che avevano inizialmente. Solo un petalo è ancora buono, ed è di un rosso non troppo intenso, ma mi piace. Lo prendo e lo metto in tasca, poi mi infilo fra i cuscini. Il cellulare vibra ancora, ma adesso posso guardarlo.

Da: Numero sconosciuto

Perchè non mi hai ascoltato ed hai deciso di andare con loro?
Devi parlarne prima con me cazzo, sono furioso.
Justin x

Sorrido leggendo "Justin x" E' arrabbiato, ma un po' di dolcezza me la concede.
Poi leggo il secondo.


Da: Justin Bieber

Dove cazzo sei? Rispondimi, ADESSO.
Potrei diventare ancora più furioso.
Justin

La dolcezza è andata via, ma decido di rispondergli dolcemente, mi manca.

Da: Demetria Johnson

Steinway Street, 349.
Sono qui, non fare nulla, ti prego. Ci tenevo solo a dirti che ho una stanza singola e che nessuno potrà disturbarmi.
Almeno per ora.
Ah, e sono la tua ragazza? Mi aspettavo una dichiarazione migliore, Bieber.
Dems

Sorrido e metto il cellulare accanto al cuscino. Aspetto una risposta, che non arriva. E la aspetto, ancora, e ancora, e non arriva. Così', mi abbandono al sonno, ma qualcosa mi disturba.
Toc. Toc. Toc.
Apro la porta, ma il corridoio è vuoto. E' mezzanotte passata, e Nake e Jack dormono nelle loro stanze. La richiudo, e sento ancora quel rumore, insistente. Toc. Toc. Toc.
Mi giro e vedo un'ombra. La mia paura sale, e non so se è meglio rimettermi a letto o farmi un bagno. Non sapendo quale delle due cose fare, decido di aprire la finestra, perchè in queste occasioni l'aria si fa stretta, e pesante.
Due mani calde mi prendono il viso, e due labbra si fiondano sulle mie. «La stanza è singola, ma il letto è per due, piccola» E' lui.
Non posso crederci eppure è qui, che mi stringe e mi bacia. E finalmente le lacrime possono scorrere, lente e pesanti, e lui le raccoglie, una ad una. «E' stata una giornata lunga» Sussurra, prendendomi in braccio ed entrando nella stanza. Dopotutto, il bello di stare in una stanza a metà fra il primo piano e il pianterreno è questo. Il principe azzurro che viene a passare la notte con te.
«Buonanotte Demi» E si addormenta accanto a me, stringendomi come fossi un cucciolo bisognoso di cure.




Hallelujah
Il mio lato da inguaribile e malata romantica si fa sentire sempre di più, eh?
Chiedo scusa a chi non dovesse gradire questo genere di smancerie, ma sono così tenere..
Il povero piccolo Justin si è beccato la diarrea, #FeelBetterJustin.
Nulla, mi piace questo capitolo, spero che piaccia anche a voi.
Ricordate che vi adoro, e se volete contattarmi, mandatemi un messaggio e sarò la vostra schiava.
Crepo, scherzo dai, ve se ama.
x


Ps. grazie a chi ha aggiunto la storia alle seguite, preferite o ricordate.
Siete la mia felicità, o almeno, una piccola parte.


 

 

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