Di Hogwarts, bacchette rotte e Antica Religione

di Aleida Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'ora ***
Capitolo 2: *** Due settimane dopo ***
Capitolo 3: *** La Terza Voce ***
Capitolo 4: *** I quattro migliori amici ***
Capitolo 5: *** Cinque Cavalieri e una Principessa ***
Capitolo 6: *** Sei un Idiota ***



Capitolo 1
*** Un'ora ***


Ciao a tutti, questa è la mia seconda ff e la prima che pubblico... non chiederò di essere clementi, anzi, siate il più cattive possibile, per favore!

Varie note che devo fare per rendere più scorrevole la storia:
- Molti personaggi di Merlin non hanno un cognome, ma dato che in questa ff siamo in tempi moderni lo devono avere tutti, quindi è stato preso il cognome del prestavolto, ovvero dell'attore che interpreta quel personaggio. l'unica eccezione è:
- Il cognome di Merlin. La particolarità è che in tutto il fandom italiano e inglese tutte le Modern!Reincation vedono il cognome Emrys. Io accetto quel cognome come l'originale, quindi per me il Merlino dell'anno 990 ha il cognome Emrys,  mentre il Merlin ai giorni nostri ha il cognome Emerson. Spiego anche perché la mia mente malata ha partorito questo: Nel mondo di HP Merlino è il fondatore del mondo magico, è ovvio che tutti conoscano il suo cognome -o quello che viene spacciato come tale- e che, dunque, da parte di Hunith chiamare il figlio Merlin avendo come cognome Emrys sarebbe cattiveria pura. inoltre, nel periodo della Prima Venuta di Voldemort, Balinor si è cambiato il cognome, ufficiosamente, semplicemente dicendo a Hunith che il suo cognome fosse Emerson al posto di Emrys. L'originale era troppo impegnativo in quel periodo di guerra. Mi faccio film mentali, sì, lo so.
- userò i nomi Merlino, Artù e Ginevra per indicare i personaggi storici, mentre Merlin, Arthur e Gwen per i moderni.
- Uther è il Ministro della magia in carica da due anni, e Hermione e la sua seconda in carica nonché addetta alla stampa. Ovviamente si è fatto da solo ;)
- Harry e Ginny si sono lasciati, ma lei è felice con Dean quindi noi siamo felici per lei.
- Harry è capo della sezione Auror di Londra, nella mia mente malata dopo la Seconda Guerra Magica c'è stato un incremento delle iscrizioni ai corsi per Auror, con conseguente aumento degli Auror. Shacklebolt è capo degli uffici di difesa, ma ha dovuto dividere l'inghilterra in sezioni, ognuna con un capo. Harry voleva andare in Galles ma per una questione d'immagine -e per il fatto che è una testa calda- Kingsley l'ha voluto tenere vicino; è il suo secondo al comando.
- da brava malata ho fatto addirittura dei calcoli per capire quando i personaggi di Merlin sarebbero rinati, ve li riporterò nel prossimo capitolo con altre precisazioni.

Diamo tutte un caloroso benvenuto a SylviaGreen, la mia meravigliosa Beta!
Grazie a lei questo capitolo ora ha un aspetto perlomeno decente!
Vi direi che ve la consiglio, ma non lo faccio perché lei per ora è tutta mia! mia!! MIA!! *immaginatevi una risata malvagia a vostro piacere, grazie*

Ah sì, la storia sarà aggiornata ogni Lunedì, temo che ci saranno degli errori, solo che non ho una beta -proponetevi!- e se rileggo un altra volta questo capitolo inizio a impazzire e lanciare gatti, avete presente la gattara dei Simpsons? ecco, come lei. 

Perché i gatti? non lo sò, mi piaccioni i gatti!



Disclaimer:  Harry Potter e Merlin non sono miei, se così fosse nel primo caso sarei una miliardaria inglese e nel secondo una stazione televisiva e posso affermare di non essere nessuno delle due. A scrivere su di loro non ci guadagno niente, anzi, ci butto tempo.

Vi lascio alla fanfiction,
Enjoy!


 

«Oddio, hai letto il nuovo articolo su Harry?»

«Mio dio, sì! Pare che lui e Malfoy…»

«Davvero? Ma se ieri StregaModerna diceva che la Granger ha detto ad Hannah Abbott che …»

«Beh, è ovvio, con tutte le ragazze che Seamus ha avuto …»

 

Merlin, Corvonero del quinto anno, alzò gli occhi al cielo.

Otto anni dalla seconda guerra magica, e l’idolatria verso i vincitori della guerra non si era ancora conclusa. Sentendo il costante blaterare senza senso delle sue coetanee lungo i corridoi di Hogwarts, Merlin ringraziava il cielo ogni giorno di essere un Corvonero: almeno le ragazze della sua casa erano troppo concentrate negli studi per potersi permettere di fare le galline in sala comune. Per i corridoi, invece, non c’era più salvezza.

Merlin non si riteneva un ipocrita e certo non fingeva di non essere anche lui un fan: ovviamente adorava il magico trio e pochi mesi prima aveva passato due ore a fare la fila per avere la firma di Ronald Weasley sul suo nuovo libro “IO, Quidditch!”. Ma in ogni caso tutto quell’assurdo fanatismo era seccante.

 

Sbuffando si diresse verso le scalinate che l’avrebbero condotto al quinto piano, rischiando di sbattere più volte contro ragazzine troppo concentrate sulle loro riviste scandalistiche per prestare attenzione alla strada e maledicendole interiormente ogni volta.
Era diretto verso l’ufficio della preside. Un'altra volta.

Merlin oramai era diventato un frequentatore abituale degli uffici della preside: a volte perché aveva fatto accidentalmente esplodere tutte le ampolle durante pozioni, a volte per colpa di scampagnate notturne con Will e, molto più spesso di quanto volesse ammettere, a causa delle scazzottate nei corridoi con Pendragon.

Oramai passava così tanto tempo con la preside che l’aveva idealizzata un po’ come una nonna burbera: dopotutto gli prestava i libri della sua collezione privata e aveva avviato con lui una partita a scacchi, così che mentre lo riprendeva per l’ennesima rissa gli dava anche una batosta. Era frustrante vincere contro tutti gli studenti e perdere miseramente contro di lei. Ogni santa volta.

Stavolta in particolare non sapeva perché era stato chiamato, ma di motivi la preside ne poteva avere diversi, ad esempio il tentativo fallito di dare un pugno a Pendragon quella stessa mattina. Certo, avevano fatto molto di peggio –risse per i corridoi e nasi spaccati erano un classico– ma probabilmente la preside non gliela avrebbe fatta passare liscia neanche per così poco.

Quell’asino aveva preso un’altra volta in giro la sua bacchetta. Non lo sopportava. In realtà ora che aveva tempo per pensarci, o per lo meno quello per salire la scala a sinistra, gran parte delle peggiori prese in giro che Pendragon gli aveva fatto erano a causa della sua bacchetta. Probabilmente se fosse stato il biondo ad avere la bacchetta rotta, Merlin non si sarebbe risparmiato neanche la più piccola presa in giro, ma non era questo il caso ed il moro si sentiva umiliato.

 

Insomma, come se l’adolescenza di un ragazzo gay non fosse abbastanza complicata; si doveva aggiungere che il suddetto ragazzo faceva esplodere qualsiasi cosa nel raggio di diversi metri se provava a toccare una bacchetta integra, come Pendragon non perdeva occasione di fargli notare.

 

Arrivato davanti al gargoyle di pietra, disse la parola d’ordine («Trasmutazione») e si avviò su per la scalinata.

 

«Avanti.» La voce della preside McGranitt arrivò prima che lui riuscisse a bussare. Merlin aveva smesso dal primo anno di domandarsi come la preside riuscisse a capire che lui stava salendo: dopotutto un gargoyle che pesava a occhio e croce diverse tonnellate doveva fare un minimo di rumore mentre si spostava, no?

 

Aprì la porta dello studio senza troppe cerimonie e non fu particolarmente sorpreso di vedere che il CapoCasa di Corvonero, Gaius – pardon: il professor Wilson – fosse lì con lui. Gli sorrise, varcandola.

In quel momento si accorse di due persone che discutevano animatamente sedute davanti alla scrivania. E, anche se non poteva vedere i loro volti, quei capelli neri assurdamente disordinati da una parte e quei lunghi capelli castani e crespi dall’altra non potevano essere di molte persone.

Un filo di panico s’impossessò di lui.

 

Okay Merlin, diciamoci la verità, si costrinse il ragazzo, hai la salivazione al minimo storico, la vista offuscata e ti tremano le gambe. Ringrazia il cielo che soffri di pressione bassa e quindi sei abituato a gestire questi sintomi. Ah, ed evita di svenire davanti agli idoli della tua generazione, se ti riesce. 

 

 «Merlin, sicuramente conoscerai il signor Potter e la Signora Granger. Signori, lui è Merlin Emerson, il ragazzo di cui vi ho parlato»

Merlin venne inchiodato da un paio di occhi verdi che ora lo fissavano incuriositi, ma nonostante il panico il suo cervello funzionava ancora e quindi non riuscì ad ignorare, con un certo orgoglio, la parole della McGranitt: ‘di cui vi ho parlato’.

Per quale motivo la preside aveva parlato di lui ai salvatori del mondo magico?

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti quando Hermione Granger – cioè, Hermione Granger, porca miseria! – si alzò e gli porse la mano.

La vista gli stava diventando pericolosamente nera; doveva solo aspettare un paio di secondi prima che si schiarisse e poi avrebbe detto qualcosa di sensato. Forse.

«Merlin, è un piacere conoscerti», disse.

«Ehm, io … pia-piacere mi-mio. S-Signora Granger»

 

Dai, era riuscito a dire il cognome senza balbettare come un povero ebete: questi erano passi avanti, giusto?

 

Anche Potter si alzò dalla sua sedia e girò sorridendo verso di lui, tendendogli la mano. Merlin si ritrovò a pensare alle galline che infestavano i corridoi di Hogwarts pieni di poster dell’uomo che aveva davanti, e si rese conto che quelli non erano neanche lontanamente belli come lui. Potter era di una bellezza virile, sicura e innocente. Un ossimoro vivente. Il suo gay radar si mise a ballare la samba.

«Merlin, piacere mio. Sono Harry».

 

Erano le sue budella quelle che stavano implodendo?

 

Merlin si costrinse a sorridere di rimando, afferrando anche la sua mano e stringendola lievemente, e ricevette una stretta sicura indietro.

Ecco, aveva stretto la mano da femminuccia, e ora Potter avrebbe pensato che era un pappamolle e non lo avrebbe più guardato in faccia.

Stava ancora piagnucolando nella sua mente su quanto poco virile fosse stato, su come fosse ingiusto che Harry e Hermione fossero le persone più belle che lui avesse mai visto e su come Gwen e Will non gli avrebbero mai creduto, quando la preside, come risvegliandolo da una trance, incrociò il suo sguardo e gli indicò una delle sedie davanti a lei.

Con tutta l’adrenalina che aveva in corpo l’ultima cosa che desiderava era sedersi, ma uno sguardo di Gaius gli fece capire che non l’avrebbe aiutato se sveniva a terra, e questo gli bastò.

Una volta che anche gli altri due si furono seduti, la preside McGranitt prese parola.

«Merlin, alla tua ultima visita qui, nel mio ufficio, mi hai detto una cosa. Sai di che cosa sto parlando?»

Lui non riuscì a non deglutire, ma alla fine nascose la sua insicurezza – più o meno – dietro una conferma a mezza voce. Ora sentiva di nuovo gli sguardi tutti puntati su di se. E probabilmente ce li aveva. Cazzo.

«Bene. Il professor Wilson l’ha confermata poco prima che tu arrivassi, ma comunque dovresti darcene una prova».

Diretta e concisa: questo era un tratto che gli era sempre piaciuto della preside.

Ma in quel momento no. Per niente.

Merlin abbassò la testa e sbirciò di lato, fissando Gaius. In quell’unica occhiata, il suo padrino capì il suo imbarazzo e risolse la questione immediatamente.

«Merlin, sposta questa lampada», gli suggerì, indicando un’abat-jour sulla parte sinistra della scrivania.

Come oramai aveva fatto mille volte, chiuse gli occhi per evitare che qualcuno vedesse che stavano diventando dorati, e lasciò filtrare la magia fuori di lui. Li riaprì di scatto quando sentì la Granger sussultare: la lampada ora era alla destra della McGranitt.

«Ma come …»

«Impressionante!», esclamò Harry, «Quindi tu riesci veramente a fare incantesimi senza bacchetta!»

Merlin arrossì quasi immediatamente. L’ex-bambino-sopravvissuto-due-volte stava lodando lui!

E l’euforia di quel momento lo fecce rispondere senza collegare il cervello alla bocca.

«Beh, sì, anche tu».

Il silenzio successivo gli fece notare la figuraccia, e Merlin valutò che, tutto sommato, sparire dalla vista di Harry Potter sprofondando nel pavimento era una valida alternativa al restare lì come un ebete a fissarlo, con la voglia che gli esplodeva e le orecchie infuocate.

 

Maledette orecchie sensibili.

 

Una fragorosa risata si sentì dalla sedia di Harry, vicino ad altre più sommesse.

Ma era la sua che importava. E che, sentendola, si era improvvisamente calmato.

«Sì, ma io sono un po’ più vecchio di te e non vado oltre l’Accio Bacchetta»

Merlin si rincuorò lievemente e osò alzare lo sguardo fino a Hermione. La strega lo stava fissando con interesse, ma aveva un sorriso rassicurante sulle labbra. Dopo pochi attimi si rivolse a Potter.

«Harry, tu hai anche bisogno di dire l’incantesimo».

E lui che sperava che la cosa potesse passare in sordina! Altro che sorriso rassicurante!

Lo sguardo della preside si allargò almeno come quello di Harry.

Superando il momentaneo mutismo della McGranitt, Harry si voltò definitivamente a fissarlo.

«Come hai fatto?». Non gli diede neanche il tempo di rispondere. «Gli incantesimi senza bacchetta sono difficili, molto difficili per un sedicenne, ma gli incanti non verbali lo sono ancora di più. È la prima volta in tutta la mia vita che li vedo fare entrambi. Contemporaneamente».

Ora era in piedi e lo fissava come se lui fosse un alieno.

«Esattamente, cosa sei in grado di fare?»

Ecco, quella era esattamente la domanda che temeva di più.

Aveva più volte provato a testare con Gaius la portata dei suoi poteri senza bacchetta e l’unica cosa che era riuscito a capire era che gli venivano spontanei, quasi istintivi; dipendevano dal suo umore, non dal suo studio, e non si poteva prevedere che cosa sarebbe successo se li avesse usati. Una volta aveva passato un pomeriggio ad urlare alohomora alla serratura dello studio del pozionista, senza bacchetta e senza successo, tanto che il professore l‘aveva costretto a sedersi per il tè pomeridiano per fargli passare la frustrazione. Una volta saccheggiate le sue scorte private di biscotti, congedandosi dallo studio, aveva passato sovrappensiero una mano sopra la serratura ed era scattata.

Ma in ogni caso Merlin non si sentiva pronto a dire tutto questo a Potter.

Ancora una volta fu Gaius a venire in suo soccorso.

 

Santo Gaius dai sotterranei, Santo subito.

 

«Abbiamo svolto diversi test», iniziò, lo sguardo di tutti su di lui. Sembrò non accorgersene. «Sebbene il risultato abbia mostrato che questo tipo di sortilegio non ha limiti reali», e a queste parole la Granger tornò repentinamente a guardare Merlin, mentre Harry e la preside continuavano a guardare Gaius, «questa è una magia istintiva, non stabile e non soggetta a nessuna regola, tranne la sua stessa volontà». Dopo un altro lungo istante di pesante silenzio – stava diventando una mania – Potter si risedette, con un tonfo reso ancora più rumoroso dalla mancanza di altri suoni, e si passò una mano sulla faccia. Naturalmente rendendosi anche più attraente, ma non era quello il momento per dirlo.

Hermione si alzò e in quel momento Merlin si accorse del tacco dodici e degli abiti che indossava, sicuramente molto formali per una visita di cortesia. Immediatamente realizzò che i due si trovavano lì non come ex-studenti della McGranitt venuti a salutarla, ma come capo degli Auror e ViceMinistro della Magia, oltre che come salvatori del mondo magico.

Ripensando alle forze che erano in gioco, effettivamente la loro presenza non era proprio una cosa positiva. Nel frattempo Hermione si era allontanata dalla scrivania, dove la preside appoggiava i gomiti con le mani incrociate a tenere la fronte.

Gaius era tranquillo in piedi vicino alla libreria, ma di lui non si poteva dire lo stesso.

La prima a parlare fu la McGranitt.

«professor Wilson, lei non ha ritenuto la questione così importante da dovermela riportare». Non era una domanda, ma chiaramente prevedeva una risposta.

Il sopracciglio destro del professore si arcuò leggermente, ma il volto era ben lontano dal sembrare anche solo lontanamente preoccupato. «Sai che se ci fosse stata la necessità te ne avrei parlato, Minerva»

La preside alzò la testa e fissò Gaius. Fu evidentemente soddisfatta di quello che vide, perché riprese la sua solita compostezza.

«Bene, signor Merlin, suppongo che il suo nome sia adatto».

Gaius fece un sorriso e anche Potter stirò le labbra; da dietro, la risata sommessa di Hermione giunse alle sue orecchie, che dovevano ancore riprendersi dal rossore.

La preside ha appena fatto una battuta o sbaglio?

«Ora, se non ha altro da dirci, può tornare alle sue solite faccende».

Merlin si alzò, ancora barcollante, e Potter gli porse nuovamente una mano.

«Sono stato veramente molto felice di averti conosciuto».

«Il piacere è stato mio».

 

 Wow, era riuscito a dire un’intera frase senza balbettare come un idiota. Ora sì che poteva dirsi fiero di se stesso.

 

Potter non accennava a lasciare la presa delle mani, però. E questo era alquanto problematico.

«Spero veramente di vederti sul campo di addestramento Auror tra due anni»

«Oh, eh, beh … io …»

 

Cosa aveva detto sul riuscire a finire una frase non balbettando come un idiota?

 

«So che è presto per parlarne, ti chiedo solo di pensarci. Okay?»

E se il ventiquattrenne che ha sconfitto Voldemort ti fissa con i suoi verdissimi occhi luminosi, quale sedicenne non diventa un’informe massa gelatinosa?

Merlin riuscì a malapena ad annuire di rimando. La mano fu liberata e così il ragazzo si spostò verso la parete in fondo, dove la Granger stava fissando un quadro vuoto.

Stavolta fu Merlin a porgere la mano, e proprio quando Hermione si voltò, Gaius lo chiamò, appoggiandosi alla scrivania. E qualcosa

seguì il movimento del suo gomito.

Quel qualcosa era la lampada che Merlin aveva postato poco prima; e stava cadendo a terra, spinta da Gaius. Merlin non ci pensò neanche per un momento: prima che potesse pensare di chiudere gli occhi, la caduta si bloccò a metà e la lampada rimase sospesa per qualche secondo e, al diavolo la gravità, sono un mago, percorrere la strada inversa e ritornare sulla scrivania senza nemmeno un graffio.

Gaius gli faceva spesso test simili, quindi non se ne sorprese più di tanto.

Si voltò di nuovo verso Hermione e la trovò a fissarlo negli occhi con la bocca spalancata e uno sguardo scioccato. Ci mise un po’ a capire che Hermione non era affascinata dalla sua bellezza e non doveva cercare una scusa valida per fargli capire di essere gay: gli stava proprio guardando gli occhi.

E si rese conto improvvisamente che li stava guardando anche quando lui aveva usato il suo potere.

Aveva visto i suoi occhi cambiare colore.

Prima che potesse dire qualunque cosa, prima che potesse persino rendersi conto di avere una bocca e una voce per comunicare con lei, Hermione lo abbracciò. Senza dire niente, senza dargli il tempo di reagire e con altrettanta rapidità, si staccò, afferrò Harry per un braccio e lo trascinò fuori dall’ufficio della McGranitt. Lui ebbe appena il tempo di dire «Herm, ma che dia-» che già la Granger lo aveva spinto fuori e si era chiusa la porta alle spalle.

L’intero studio rimase in silenzio per alcuni secondi, tanto che tutti udirono distintamente i loro passi strascicati e persino il bisbiglio seccato di Potter mentre protestava per i suoi bicipiti frantumati.

Nessuno sapeva cosa dire e la tutti fissavano il punto in cui erano scomparsi Harry ed Hermione per poi incrociare gli sguardi degli altri, leggendoci dentro la stessa confusione.

Ora sì che aveva un problema.

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Capitolo 2
*** Due settimane dopo ***


rieccomi! 
Aleida pronta per rilasciare il secondo capitolo!

Come sempre ringrazio la mia meravigliosa beta, SylviaGreen, e me la tengo stretta stretta!
Enjoy!

Dopo diverse settimane da quella che Merlin poteva sicuramente definire come l'ora più strana della sua vita, il Prefetto Corvonero non aveva detto a nessuno quel che era successo. Aveva però continuato a tenersi in contatto con Harry, che gli aveva spedito una lettera via gufo privato scrivendogli come Hermione aveva trascinato lui e Ronald Weasley in giro per tutte le biblioteche del mondo magico - e non - per trovare un libro di cui non ricordava il titolo e finendo per chiedergli della sua giornata. Ovviamente aveva risposto sia a quella che alle lettere successive, e nell’ultima Potter l’aveva informato che sarebbero venuti per una riunione con la preside una di quelle sere.

Pensandoci con calma, non era proprio sicuro che i suoi amici gli avrebbero creduto se l’avesse detto; Will e Morgana avrebbero chiamato la sede neurologica del San Mungo, mentre Gwen e Freya lo avrebbero guardato un po’ con compatimento, un po’ con preoccupazione e un po’ con simpatia. Conosceva bene quello sguardo e lo odiava: era quello che gli lanciavano ogni volta che lui si perdeva in qualche fantasia. Gli ricordava l’occhiata che si fa quando si vedono tubare due piccioni: un po’ ti fa tenerezza e un po’ schifo. Ecco, quello era lo sguardo che le sue migliori amiche gli riservavano. Paragone confortante, vero?

Poi se ‘Gana si fosse lasciata sfuggire per caso [vedi sotto la voce: l’avesse ricattato di dire] qualcosa al fratellastro, la sua adolescenza sarebbe finita ancora prima di essere mai veramente iniziata.

Merlin adorava Morgana, veramente. Era una splendida amica: quando aveva bisogno di una spalla su cui piangere era lì, gioiva delle sue gioie e organizzavano scherzi deliziosi. Ma la ragazza era pur sempre una Serpeverde, e questo voleva dire ‘stronza fino al midollo’. Perché non era solo bella, intelligente e la regina Serpeverde in carica da tre anni, no; lei era anche la figlia del Ministro della Magia. Ah, era anche incredibilmente ricca. Giusto per abbassare l’autostima ad un altro po’ di gente.
Quindi Merlin si era convinto che non dire nulla ai suoi migliori amici gli avrebbe evitato indicibili imbarazzi. Inoltre avrebbe dovuto spiegar loro il perché il magico trio s’interessasse a lui, e mentre supponeva che Will e ‘Gana sospettassero qualcosa, per lo meno da quando era riuscito a bloccare la licantropia di Freya per un mesetto con un bacio  – Will non glielo aveva perdonato facilmente – , Gwen sicuramente era all’oscuro di tutto.

Gwen era una cara amica, leale, coraggiosa e dalla pazienza infinita. Probabilmente era stato quest'ultimo tratto a strapparla dai Grifondoro in favore dei Tassorosso. Era stata l‘unica testurbante del loro anno, con buona pace del cappello.

Merlin si voltò verso il tavolo Tassorosso per incrociare gli occhi dell’amica chiedendosi fosse il caso di parlargli del suo "dono". Riccioli neri tagliati poco sopra la spalla incorniciavano la pelle mulatta, mentre gli occhi gli sorridevano di rimando. Accentuò il sorriso quando la ragazza gli indicava che Will, seduto dietro di lui, stava per fargli uno dei suoi scherzi. Merlin divertito si portò una mano dietro il cappuccio intercettando la piuma che l’amico stava posando.
Ed è per tutti questi motivi che l'ingresso prima della cena in Sala Grande di un trio composto dallo scapolo segretamente gay più ambito del pianeta, la strega più sexy della sua generazione e l'ex-Auror ora portiere più quotato al mondo sorprese tutti, nessun escluso.
Ripresosi dal momentaneo shock, Merlin andò a nascondersi dietro la sua mano. Ringraziando il cielo, il suo omonimo e tutti i santi, era seduto in modo tale che dall'ingresso di poteva vedere solo una piccola percentuale della sua nuca e le sue spalle.
«Amico, stai bene?». Will lo chiamò picchiettando sulle sue spalle dalla tavolata Tassorosso, mentre Gwen e Freya erano troppo occupate a sbavare per prestare attenzione a qualsiasi cosa avvenisse intorno a loro. Morgana dall'altra parte della sala invece lo fissava intensamente, e Merlin pregò di non dover contrastare un attacco Legimentis da parte della strega: non sarebbe durato neanche un secondo.
Dopo un momento di silenzio il cui il trio si guardava intorno, tutti iniziarono a bisbigliare. Specialmente le casate notoriamente più chiassose, cioè Grifondoro e Tassorosso.
Anche Arthur Pendragon li fissava con tanto d'occhi e, una volta che si accorse che la Granger si guardava in giro alla ricerca di qualcuno, raddrizzò le spalle e la fissò di rimando: dopotutto lui era il figlio di Uther, il Ministro della Magia, e lei era la sua seconda in carica. Chi altro poteva cercare? 
Merlin notò questa reazione da parte del ragazzo e portò la mano dalla fronte alla bocca, in modo da poter coprire la risatina che gli stava venendo. Si maledisse quando una voce sovrastò il chiacchiericcio della sala, silenziandola.
«Merlin! »

Fu Harry Potter il primo a individuarlo, e ignorando il grande il silenzio dell'intera scuola si avviò verso di lui seguito da una Hermione agile sull’immancabile tacco 12 e un sorridente Ronald. 

 

Merlin fece rapidamente il punto della situazione.


Oramai era stato individuato nella folla, quindi non aveva grandi possibilità di scappare.

Diversi scenari gli passarono per la mente su come poteva finire questa cosa, e in nessun caso avrebbe potuto evitare il terzo grado ‘Gana-Freya-Gwen (escludendo quello in cui lui scappava sul dorso di un drago albino, ma era convinto che questa scappatoia fosse già stata utilizzata); quindi si decise ad alzare la testa e a sorridere ai suoi idoli che gli avevano appena assicurato almeno un’ora d’inferno, più varie torchiature da parte di altri gruppi di ragazze... probabilmente si sarebbe dato per malato e chiuso in camera per almeno una settimana, tanto la sua stanza era una singola.

Il volto di Harry era raggiante, così capì che era inutile esordire con un "Buongiorno, signor Potter " che l'avrebbe messo ancora più in imbarazzo. 

E poi che diavolo, il Golden Boy l'ha chiamato con il suo nome di battesimo davanti a tutta la scuola. Una piccola soddisfazione se la poteva pure togliere, no?

Oramai era inevitabile, e una volta che i tre ragazzi erano abbastanza vicini si alzò dalla panca e sorrise di rimando.
«Ciao Harry»
Dove prima ancora c’erano dubbi, ora li aveva dissipati. L'aria era pesante e Merlin avrebbe giurato di sentire un sobbalzo dal punto alle sue spalle dove si trovavano Will e Gwen. 

 

Sì, cazzo, era in confidenza con il salvatore del Mondo Magico. Poteva permettersi di vantarsi.

 

Si rivolse allora alla Granger dietro di Potter, che lo fissava raggiante mano nella mano con il marito.
«Ciao Hermione»
In linea d'aria dietro di lei poteva vedere il volto congelato di PendragonJ, e la cosa gli dava molta più soddisfazione di quanto potesse ammettere.

I loro occhi s’incrociarono e Merlin si sentì euforico a vederlo proprio scioccato. Good Job, Merlin!
Potter si avvicinò a baciargli le guance e si soffermo un attimo di più con la mano sul suo fianco, spingendolo davanti a Hermione e Ronald, che sembrava un po' colpevole prima di porgergli la mano.
«Merlin, piacere di conoscerti. Harry e Herm mi hanno parlato molto bene di te.»

Ebbene, poteva ammetterlo: Ronald Bilius Weasley era sempre stato il suo preferito tra i tre.  Certo, Harry e Hermione erano tremendamente sexy e simpatici, possedevano un’intelligenza e una potenza fuori dal comune e i loro sorrisi abbattevano i muri; ma Ronald era sempre lì con loro, un sognatore ed un cavaliere. Non si potevano dire i loro nomi senza dire anche il suo.

Fino all’anno precedente aveva fatto parte della squadra speciale Auror con Harry, ma si era dimesso con un’alzata di spalle dicendo solo: “ora possiamo farcela da soli”. Ed a tutte le malelingue che lo insultavano, dicendo che aveva buttato un ottimo lavoro e avrebbe fatto il mantenuto dalla Granger, aveva dato uno schiaffo morale diventando il miglior portiere della nazione in sei mesi.

Quindi fu naturale per Merlin arrossire fino alla punta delle orecchie.

 

Mi mancavano solo le orecchie di nuovo in autocombustione.

 

I tre evidentemente se ne accorsero perché allargarono i loro sorrisi. Merlin riuscì appena a strascicare un «Piacere mio» prima che Ronald continuasse, un po’ arrossito anche lui.

«Ne dovremmo parlare con la preside ovviamente, e con il ministro, però ho pensato …», un occhiata dagli altri due fu eloquente, «… cioè, Hermione ha pensato …», occhi sollevati al cielo, «che potremmo iniziare con alcuni test».

Harry non gli aveva ancora lasciato il fianco e gli fece l’occhiolino, « sappiamo perfettamente che li supererai tutti, tranquillo. Per crearli, ‘Mione ha studiato migliaia di libri», strinse ancora di più la presa, e Merlin si sentì le gambe cedere mentre Ronald continuava: «Miseriaccia amico, non l’ho mai vista così concentrata. Sembrava indemoniata. Ma è vero? ci ha detto che i tu-»

«Signor Weasley.  Vedo che il tempo e i giornalisti non hanno mitigato la sua parlantina. Speravo che la vicinanza costante della signora Granger le avesse messo un po’ di sale in zucca».

La preside McGranitt comparve all’ingresso est, altera, seguita dal professor Wilson e dall’attuale bibliotecario, Geoffrey.

«Questo è stato inaspettato: vi attendevamo in serata.»

Il chiacchiericcio in sala grande aumentò d’intensità.
Ronald fece per parlare, ma la Granger fu più veloce. 
«Volevamo parlarne prima con lui, professoressa. Per capire come muoverci».
La McGranitt li fissò: era chiaro che non approvava l'intrusione dei tre ex-alunni, ma apprezzava l'idea.
«Ne parleremo dopo pranzo. Siete nostri ospiti, mettetevi comodi», e lanciando un’occhiata a Harry aggiunse: «E per l'amor del cielo, signor Potter, la smetta di imbarazzare il ragazzo».

Questo, se possibile, rese gli istinti suicidi che Merlin stava sviluppando ancora più forti.

Harry si portò una mano dietro la testa e sorrise un po' mesto, rispostando l'attenzione su di lui. I tre in ogni caso presero posto intorno a lui: Harry alla sua destra, Hermione alla sinistra e Ronald fece il giro della tavolata per arrivargli di fronte. I compagni Corvonero che prima erano seduti intorno a lui sembravano essersi smaterializzati.

Chiacchierando del più e del meno, Merlin presentò loro Will e Gwen, che sedevano dietro di lui, invitandoli nel discorso. Una volta che si furono spostati sulla tavolata Corvonero, si aggiunse anche Morgana, seguita da una pallida Freya.  
Per tutto il pranzo Merlin continuò a guardare in direzione di Arthur Pendragon, notando le varie tonalità di rosso che stava assumendo. Se prima era sorpreso, ora era livido, e Merlin stava godendo, per niente intimorito, degli sguardi assassini che gli lanciava.
Mentre si crogiolava nella soddisfazione, sentì delle risate sommesse che provenivano dai suoi lati. Alzando la testa notò che sia Potter sia la Granger gli lanciavano sguardi tra il consapevole e il divertito.


«Chi è il bel biondino lì dietro?». Hermione, che dalla sua sinistra vedeva chiaramente il ragazzo, lo incalzò subito. Merlin storse un po’ la bocca al sentire definire Arthur “un bel biondino” da lei. Se lui l’avesse sentita il suo ego sarebbe cresciuto così tanto da ricoprire il suolo della Gran Bretagna. Will e Gwen dovettero girare lo sguardo, ma Morgana – maledetta lei - sapeva perfettamente di chi stava parlando Hermione, quindi batté tutti sul tempo senza neanche alzare lo sguardo.
«Arthur Pendragon,» e poi, come se stesse rispondendo ad altre domande, aggiunse: «il mio fratellastro, non si sopportano. Tensione sessuale»

Merlin sbarrò gli occhi fissando la sua amica, arrossendo fino alla punta dei capelli.

 

Non poteva veramente averlo detto ad alta voce, giusto? Non veramente davanti a loro, GIUSTO?


Improvvisamente il pollo con i peperoni che si trovava nel suo piatto divenne molto più interessante. Veramente interessante. Così interessante che non avrebbe mai più smesso di fissarlo.

Quando sentì la voce della dolce Gwen, sperò in un'alleata. 
«Merlin ed Arthur, come le leggende! Sarebbe meraviglioso».
La sua voce sognante fu una pugnalata nelle scapole.  


Alleata?

Merlin alzò lo sguardo su Will, chiedendo un po' d'appoggio maschile ma il traditore alzò le mani in segno di resa e disse solo: «Amico, non mi mettere in mezzo.  PenJ mi sta sul cazzo, ma è innegabile che vi saltereste addosso.»
Il che gli valse una pacca sulle spalle da parte di un Ronald abbastanza ilare e uno sguardo di compiacimento da parte delle ragazze. Hermione ridacchiò.
«Chiedi consiglio ad Harry: ha esperienze di tensione sessuale repressa e risolta con certi biondini»

Tutti gli sguardi a quel punto s’indirizzarono sul Golden Boy. Il piatto interessante divenne il suo. 


Aspetta: Spiega. Cioè esattamente cosa intendeva dire con “risolta con biondini”? Ma Harry Potter è single, tutti lo sanno, e “tensione sessuale risolta” fa un po’ a pugni con il concetto generico di “scapolo d’oro”. Come avrebbe mai potuto ...
«Oh». Alcuni momenti per pensarci un po’ meglio poi, «OH!», la soluzione arrivò abbastanza in fretta. Era un Corvonero, dopotutto.

Potter non era single, neanche lontanamente. Harry Potter era fottutamente impegnato in una relazione –probabilmente stabile, a giudicare dall’interesse che mostrava per il suo piatto- con un biondino; e se le cronache di Hogwarts della Golden Age erano anche solo vagamente veritiere, allora il “biondino” era uno dei maggiori ereditieri purosangue che si conosca.

Draco Malfoy.

Harry Potter era fidanzato con Draco Malfoy. Porca-miseria.

Però perché non dirlo? Nel mondo magico ci sono persone che fanno figli con i giganti, che sono un'altra specie: amare il proprio sesso raramente è stato un problema. Quindi perché tenerlo segreto?
Alzò gli occhi sbarrati su Harry, che gli mandò una muta preghiera. Ovviamente Merlin non l'avrebbe mai detto a nessuno ma, porca miseria, Harry Potter era fidanzato con Draco Malfoy e gli stava chiedendo di non dire niente.

 

Porca miseria, l’aveva già detto?

 

La conversazione venne presto portata da Ronald su altri binari, il che gli concesse il tempo di analizzare bene la scoperta. Da un lato ne era ancora scioccato dall’altro lo rincuorava sapere che anche il Golden Boy si era trovato nella sua situazione. 
Cioè, non che tra lui e Pendragon ci fosse mai stata tensione sessuale. Ovviamente. Loro si odiavano. Merlin non lo avrebbe mai toccato.

Neanche se fosse stato l'ultimo uomo sulla terra.

E poi, andiamo, PenJ –Will doveva smetterla di inventare soprannomi, veramente- non era gay. Anche se lo fosse stato non sarebbe cambiato nulla, intendiamoci, quindi era proprio inutile parlarne.

 

Alla fine del pranzo, Merlin e gli altri tre salutarono il resto della combriccola -che non aveva ancora elaborato bene cosa fosse successo a pranzo- e si avviarono con la McGranitt e Gaius verso gli uffici della preside al  quinto piano. Arrivati in cima la Granger aveva un po' il fiatone, ma essendo oramai abituata ad un lavoro da scrivania era normale. Merlin la occhieggiò. Probabilmente anche i tacchi da trampoliere intralciavano.
Per tutta la strada, Merlin aveva notato che Harry lo fissava di sbieco. Era ovvio: aveva capito una cosa che doveva restare segreta. Pensandoci bene era probabile che anche Morgana avesse capito. Avrebbe dovuto parlare con lei una volta finita questa riunione.

Superato il gargoyle Harry lo guardò con un filo di tristezza, e Merlin gli afferrò una manica per trattenerlo poco fuori la porta. Fissò i suoi occhi in quelli di Potter.

 

Ma come fanno ad essere così verdi?


«Quello che è stato detto a tavola …», le palpebre di Harry si allargarono lievemente dal panico, «ecco, non ho intenzione di dirlo a nessuno». Merlin distolse lo sguardo e notò in quel momento che gli aveva afferrato il braccio, lasciandolo di scatto. «Solo per fartelo sapere». Fissava un punto a terra, vicino alla porta, ma se avesse guardato un po' più in su avrebbe visto il volto di Harry passare dal sorpreso al dolce. Purtroppo non lo fece, quindi tutto quello che ricevette fu una pacca sulla spalla e un grazie in un tono troppo gentile.

Harry lo precedette in sala.

Mentre entravano, Merlin notò che Gaius lo fissava, e una volta che ricambiò lo sguardo l’uomo sollevò un sopracciglio. Un tremito gli percorse la spina dorsale.

 

Quanto lo spaventava quel sopracciglio?

 

Una volta che tutti si furono seduti, la preside non perse tempo nei convenevoli e incalzò subito Hermione per le risposte. Lei non si fece attendere.
«L’ultima volta, quando Merlin ha fatto levitare quella lampada, io mi trovavo di fronte a lui. Mi sono accorta subito di una cosa: i suoi occhi sono passati dal blu al dorato». Tutti sapevano già questa cosa, informati in quelle due settimane da Hermione, ma la premessa era d’obbligo e gran parte degli occupanti della sala portarono i loro sguardo su Merlin.
«Questo mi ha fatto tornare in mente un libro che avevo letto. Un libro piuttosto vecchio sull’evoluzione della magia nei secoli. 

«Ora, questo libro l'avevo trovato nella seconda biblioteca ministeriale e si chiama "Guida ai Tempi che Furono,  quinta edizione a cura di Brigitta Balgida". Cercando bene, ho visto che la prima edizione era del 1486, ma alcuni testi a cui si riferisce sono precedenti al 1100». Tirò un enorme tomo fuori dalla sua borsetta, aprendolo con attenzione su un segnalibro di raso.
«Vi leggo il pezzo di cui parlo, è quasi all'inizio del libro,» Ronald al suo fianco sbuffò. L'occhiata della ragazza fu abbastanza per non farlo lamentare. «parla della prima magia studiata, è piuttosto breve:  

“…e prima ancora che i primi miti germogliassero, esisteva questa potenza dalla terra. Non imbottigliabile e non utilizzabile, se non da pochi. Questa magia esiste ancora oggi, e potrà terminare solo con l’appassimento dell’ultima foglia e la morte dell’ultimo vivente. È la magia della natura. La vita, la morte e l’immortalità. Il conto e l'equilibrio, la bilancia tra la parità e l'uguaglianza, che pur non essendo equivalenti trovano il loro posto unitamente. Non esistevano maghi, e questa magia non si poteva studiare. Vivevano però gli stregoni; avi che prendevano le conoscenze dall’antica magia druidica, persa oramai da secoli. Notare che l’ultimo utilizzo registrato di questa magia è stato registrato dai fondatori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, su cui hanno gettato le fondamenta del castello.

Due erano le esclusive della loro magia. La prima era l'assoluta assenza di componente luminosa: nessun incantesimo lanciato lasciava dietro di sè  una scia brillante di nessun tipo. Un effetto simile nella magia moderna si può trovare nell’incanto “Levium”, che essendo un incantesimo su ogge - »

Ronald interruppe «Cos’è ‘incanto Levium?»

Hermione sollevò lievemente lo sguardo dal libro, come se fosse abituata a interruzioni, e spiegò: «Un antico incantesimo usato per la levitazione, come il Wingardium Leviosa, solo più complicato. È un testo del quindicesimo secolo, per Merlino, gli incantesimi sono antichi.  Ora fai silenzio».

Merlin la guardò un po’ male. Odiava quando il suo nome - cioè, non proprio il suo nome, il nome del mago più potente di tutti i tempi, ma il nome era lo stesso e lui era morto, quindi poteva permettersi di appropriarsene - veniva usato come ingiuria.

Hermione notò la gaffe e chiese scusa con sguardo mortificato prima di continuare.

« … “Levium”, che essendo un incantesimo su oggetto non ne necessita. La seconda esclusività di questa magia è il cambiamento di colore degli occhi. Questo è il motivo per cui questa stregoneria non è un’arte che si può studiare, ma deve essere necessariamente genetica. L’iride del mago diventa dorata per un breve periodo di tempo. Ci sono testimonianze di occhi tendenti all’arancione su creature magiche. Poi il libro parla per diversi paragrafi di queste creature, fino ad arrivare alla fine del capitolo, dove accenna: non mi dilungherò su questa magia, poiché essa è stata sigillata con la scomparsa dell’ultimo degli antichi draghi durante la battaglia di Camlann. I quattro fondatori di Hogwarts hanno avuto diversi apprendisti, ma nessuno di loro è stato in grado di riportare questa magia, oramai perduta».


Ora l'intera sala era in un silenzio riflessivo. 
Il cervello di Merlin stava galoppando in strane direzioni.
Era giusto, era tutto giusto tranne che … gli sembrava strano che i fondatori possedessero quel tipo di magia; era… era sbagliato! Cioè, era come se fosse sbagliato: sicuramente era giusto, dato che si trovava scrutto su un libro del XV secolo. Però non lo convinceva.

Il resto era tutto giusto e lui lo sentiva. Sapeva che era così. Ma come? Come faceva a saperlo? E la battaglia di Camlann, l’ultimo dei draghi … l’aveva studiata al terzo anno a Storia della Magia, ma ricordava che si era svolta intorno all’anno 900: la fondazione di Albion, l’Inghilterra unita…

AAAHH, Accidenti! Perché non era stato attento in classe?

In realtà ricordava perfettamente perché non era stato attento in quel periodo. Studiare Mago Merlino per uno che si chiamava Merlin avrebbe potuto anche essere divertente  se non ci fosse stato qualcuno a tartassarlo con continue battute. E invece Arthur era stato insopportabile, vantandosi di avere il nome di un Re del passato e insultandolo per la bacchetta. Per di più, aveva avuto un costante mal di testa, come se gli volesse esplodere. Come dargli torto, se durante Storia della Magia – materia considerata noiosa all’unanimità – si era concesso un po’ di sane dormite?

 

Una fitta alla testa gli ricordò quel periodo in modo più vivido.

Ecco, visto? Al solo ripensarci gli si fondeva la materia grigia.

 

Un'altra fitta alla testa.

 

L’immagine di un lago con una barca che si allontanava. 

Ancora più dolore.

Lo stesso lago, con una donna vestita di arancione in piedi nell’acqua.

Aveva sempre più male.

Quel lago, con la piccola Freya stretta tra le sue braccia, morente.

Sempre di più …

Una mano che portava fuori dal lago una spada. La mano di Freya.

Lancillotto, uno degli amici di Arthur, sdraiato in una barca in fiamme.

Il lago con una costruzione nel mezzo.

Il lago nero con una costruzione nel mezzo.

 

Si alzò di scatto, tenendosi le tempie.

«Merlin, cos’hai?»

Alla voce di Harry se ne sommò un'altra, che il corvonero aveva già sentito, ma non sapeva di chi fosse.

 

«Merlin»

 

Sentì le vertigini e poi il tappeto della preside sotto le ginocchia. Non si era neanche accorto di essere caduto in ginocchio.

«Merlin, stai bene?»

«Chiamate Madama Chips»

«Fategli spazio! Lasciatelo respirare»

 

«Merlin»

 

Il giovane mago non riusciva a pensare, circondato da mani impazzite che si agitavano intorno a lui. Il respiro gli si era mozzato in gola e si trovava sdraiato nello studio della preside.

 

«Merlin»

 

Spalancò gli occhi, che non sapeva neanche di aver chiuso, e sentì la magia scorrere fuori di lui, per il pavimento e verso quelle mani che lo toccavano.

Udì un gran fracasso e poi il nulla.


sapete cosa voglio dire. Please? *.*

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Capitolo 3
*** La Terza Voce ***


Ciao a tutti! Vi chiedo scusa per il ritardo, ma tra il compleanno della mia beta (tanti auguri!) e problemi vari lavorativi non ho potuto rispettare la scadenza.
Da questo capitolo in poi potrò postare il capitolo una volta ogni due settimane. Scusate ancora.

Aleida



Dolore, un dolore insopportabile.

 

Dove sono? Merlino, sei tu? Siamo a Camelot?

Perché la mia mente parla in terza persona?

Merlino, dove siamo?

… una voce femminile? La mia mente non ha mai avuto una voce femminile.

Non sono la tua mente, stregone. Cos’è questo dolore?

… sono posseduto?

Non sei posseduto, ma dove siamo?

 

Altre fitte gli colpirono la testa. O per lo meno pensava fosse la testa, ma non ne era proprio sicuro. L’oscurità lo confondeva.

Lentamente si mosse, per capire dove fossero i suoi arti.

«Si sta svegliando».

 

Merlino, mi senti?

 

«Merlin, amico, ci hai fatto preoccupare».

 

Merlino?

 

«Gwen, almeno prenditi un fazzoletto».

 

Dove siamo?

 

«Ecco tieni, smettila di singhiozzare.»

«Largo, fate largo!».

 

Merlino?

 

La voce nella sua testa sembrava preoccupata e questo fatto preoccupava Merlin a sua volta.

Non ricordava, la personalità multipla si chiamava psicosi o nevrosi?

Psicosi.

Come non detto.

 

«Ti ho dato un fazzoletto, Gwen, perché usi ancora il mio mantello?».

«Merlin, apri gli occhi.»

Il ragazzo obbedì all’ordine di Gaius e la luce lo accecò. La fitta agli occhi gli fece notare che il dolore alla testa era passato, per sua gioia.

Voltando la testa, sorretta dai cuscini, notò che Harry era affianco al lettuccio dell’infermeria dove si trovava, dall’altro lato Madama Chips e Gaius.

Ai piedi c’erano i suoi amici, con una Gwen in lacrime. Addirittura Morgana aveva gli occhi lucidi. Non poteva certo rimproverarli: l’ultima volta che era svenuto era rimasto in condizioni critiche per diverso tempo.

 

Hai buoni amici.

 

Sbarrò gli occhi, e tutti sembrarono allarmarsi di nuovo.

E smettila, la licantropa sta per avere un attacco di cuore. Ora sorridi.

Merlin stranito guardò Freya, che tremava al fianco di Will – i due erano una coppia consolidata da anni - ed effettivamente tremava dalla paura. Si costrinse a fare un respiro profondo e un sorriso, che gli venne, nonostante lo sforzo, abbastanza tirato e finto. Sperava che nessuno lo notasse.

Tutti si rilassarono, a parte Gaius che sollevò un sopracciglio.

Spaventoso quel sopracciglio.

Lo dico anche io. Cioè, tu sei me, quindi lo dico solo io.

Non sono te.

 

Evidentemente stava facendo una faccia molto stupida, perché Madama Chips cacciò tutti fuori dall’infermeria. «Sì, anche lei professor Gaius. Signor Potter, si tolga subito quel mantello, la voglio veder uscire con i miei occhi» e poi tornò a lui accertandosi delle sue condizioni.

Dopo i controlli di routine - «Apra gli occhi … guardi fisso la bacchetta … sì, i riflessi vanno bene; ora provi ad alzare il braccio … lo sente intorpidito?» - lo informò che era rimasto svenuto poche ore e lo lasciò da solo per riposare.

Merlin lanciò un’occhiata alla porta che si chiudeva dietro l’infermiera e si concentrò un attimo.

 

Ehmm … Ciao.

Quello moro aveva un bel mantello.

 

Che diavolo avrebbe dovuto rispondere a questo?

 

… sì?

È una domanda?

Non è una domanda!

Ed allora non farla suonare come tale.

Ecco, la voce nella sua testa era anche acida.

Non sono acida.

Questo non avresti dovuto sentirlo!

Tu pensi, io ascolto. È così che funziona.

È piuttosto inquietante, sai?

M’importa poco.

 

Dal tono, poteva dire in tutta sicurezza che aveva fatto spallucce. Come diavolo faceva una voce a fare spallucce?

Non sono una voce.

Cosa sei allora? Un demone? Una bestia immonda?

Sbuffò. No.

Poi continuò, addolcendo il tono: Merlin, dove siamo?

Hogwarts; o per lo meno io sto a Hogwarts. Tu non lo so.

Hogwarts?

La mia scuola di magia.

So cos’è Hogwarts… quanti anni hai?

 

Quella era una domanda strana. Voleva dire che non lo sapeva?

 

Sedici.

…allora non sei il Merlin che conosco?

Senti, io non so neanche chi sei. Non ho mai avuto voci nella mia testa.

Però mi hai svegliato.

Io cosa? Di che diavolo stai parlando?

Mi hai svegliato.

 

Non sapeva come rispondere. E se veramente la sua strana magia avesse risvegliato qualche demone?

 

Non sono un demone.

Questo è ancora tutto da vedere.

 

Ne avrebbe dovuto parlare con qualcuno? Con Gaius? Con Potter, forse? Dopotutto lui sapeva cosa voleva dire avere un tizio nella sua testa.

 

Ehi! Non paragonarmi a quell’essere.

Io non ho la minima idea di cosa tu sia. Come posso sapere che non sei Voldemort?

… lo sai e basta.

No, non lo so.

 

Mentiva. In realtà lo sapeva perfettamente. Sentiva che quella cosa, qualunque fosse, non era malvagia. La sua magia glielo diceva, e raramente si sbagliava.

 

Però non poteva fare a meno di pensare al peggio.

 

Merlin ricordava chiaramente la lezione sui demoni, imparata a sue spese quando era più piccolo. I demoni non parlavano la lingua comune, ma l'abissale. I demoni non chiacchieravano con te e non avevano senso dell'umorismo.  E soprattutto, ricordava la reazione della sua magia quando si trovava di fronte ad un demone. Davanti ad un demone la sua magia, che non l’aveva mai tradito sulle cose importanti, era in allerta. Costantemente tesa, cercando un appiglio nel suo corpo per riuscire a esorcizzarlo.  Quella volta era stato doloroso, molto. Ma stavolta no. Stavolta la sua magia sembrava… Felice, di una Felicità con la “F” maiuscola, in mancanza di un termine migliore.

La sua magia si stava comportando come una madre. Dolce e protettiva, aveva un calore e una gentilezza che mostrava difficilmente con le altre persone. Il ragazzo aveva imparato da anni ad ascoltare la sua magia e se essa approvava la voce allora probabilmente l'avrebbe approvata anche lui, ma non poteva togliersi di testa il fatto che era capitato che il suo dono si sbagliasse, e  al momento aveva una voce senziente e sconosciuta nella sua mente.
Decise di tentare, chiedendo direttamente.

Cosa sei?
.. .cosa pensi che io sia?


Ora lo sfidava pure?

Sfida accettata.

Cosa poteva essere? Pensa Merlin, pensa. Sapeva che Potter aveva condiviso i pensieri con Voldemort, però erano per la maggior parte immagini e momenti di ciò che l'oscuro signore voleva mostrargli, ed erano accompagnate da un dolore alla cicatrice (sì, aveva letto la biografia di Potter almeno cinque volte e la sapeva a memoria, problemi?).

Al contrario di Harry le uniche immagini che aveva visto erano flash sul lago nero, la voce sembrava dialogare con lui in tempo reale e non era accompagnata da alcun tipo di dolore. Certo, a parte quello che l’ha fatto svenire nello studio della preside. Ma aveva l’impressione che la voce fosse una conseguenza, non la causa. Per di più mentre parlava con lei i dolori diminuivano.
Cosa poteva essere? Quale creatura magica poteva leggergli nella mente e rispondergli? Quale creatura poteva provocare quel senso materno di protezione nella sua magia?
No, si stava facendo le domande sbagliate, ne era sicuro.

Peccato che se avesse avuto la benché minima idea di quale fosse la domanda giusta, sarebbe stato a cavallo.


Allora?


Allora? Allora non poteva essere niente di tutto quello che conosceva. L'unica era buttare a caso e sperare di avere fortuna. 

Decise di provare d unire tutte le conoscenze che aveva su quell’essere: probabilmente buono, a tratti dolce, non umano, non gli avrebbe fatto del male e lo conosceva, ma non sapeva sua età. Quindi aveva risvegliato qualcosa che era assopito da un periodo X per cui il tempo è relativo...

Nulla. Non gli venne in mente nulla. A meno che …


Sei un angelo. 


Se esistevano i demoni, dovevano esistere anche gli angeli, e dato che una volta aveva evocato un demone poteva essere che questa volta fosse toccata alla sua controparte buona.

La sua strana magia lavorava sempre come bilanciere, come quello che Gwen chiamava Karma.

Più ci pensava più se ne convinceva. Sì, sicuramente era un angelo.

 

Il silenzio che seguì fu pesante, e durò una manciata di secondi prima di sentire un suono strozzato, come se qualcuno si stesse trattenendo. Evidentemente non si sapeva trattenere bene, perché la risata che ne seguì fu di tutto cuore. 


Un angelo. Hai veramente pensato che io fossi un angelo. Fantastico. 

 

La voce continuava a ridere e Merlin si stava sentendo lievemente umiliato. 
Non solo gli altri, quelli fuori dalla sua testa, lo prendevano in giro: ora anche le voci della sua mente. Questo era il “level up” della presa per i fondelli.

E non gli piaceva. Veramente.

 

Con le alette di piume e la cedra in mano. Un angelo. Oddio, mi fa male la pancia.

 

Ed allora perché, maledizione, la sua magia vibrava divertita al suono della sua risata?

Anche la sua magia lo derideva?
Era difficile darsi un tono seccato quando una parte di te ride divertita e l’altra si sente umiliata, ma provò comunque a darsi un contegno.

 

Ah-ah-ah. Molto divertente. 
Oh Sì, Stregone, veramente. Non mi ricordavo che tu fossi così spassoso.


Quindi loro si conoscevano già? L‘aveva già accennato prima.

Gli sembrava strano non ricordarlo. Aveva sempre avuto una buona memoria. Deve essere stato quando era molto piccolo. Aggiornò mentalmente la lista delle cose che sapeva della creatura.

-Mi conosce da non meno di 13 anni.

Tentò di avere altre informazioni.


Quindi ti conosco?


Le risate ci misero un po' a sedarsi, soprattutto dopo che dal ridere aveva iniziato a singhiozzare. 


Sì, strano stregone, noi due ci conosciamo. 


Un’idea gli venne in mente. Malsana, molto malsana.

Oddio ti prego, tutto ma fa’ che non sia...


Sei un mio compagno di scuola? 


Occazzo, sarebbe stato preso per il culo da chiunque ad Hogwarts. 


Altri risolini.
No.

Grazie al cielo.

O agli angeli. Singhiozzo di nuovo dalle risate. 
No, simpatica. Ah-ah-ah non vedi come sto ridendo?

 

Quando le risate si furono calmate di nuovo riprese a parlare.

 

Scusami, strano stregone, ma tu hai veramente pensato che io fossi un angelo. Non ci posso credere. Fantastico, sei fantastico.

 

Dato che mi prendi così in giro dimmelo te cosa sei, è chiaro che io non lo so.

Ci hai provato, strano stregone. Ma non ti dirò cosa sono.

Peccato.

Lo scoprirai presto però, questo posso promettertelo.

Ah, sì? E dimmi, come lo scoprirò?

Appena mi verrai a trovare.

E quando?

Appena riuscirai a liberarti dall’infermiera, probabilmente. Ridacchiò la voce.

 

Quindi chiunque fosse dietro la voce non aveva problemi a farsi vedere: perché allora non poteva dirglielo?

 

Perché allora non me lo dici?

Voce?

Ora non è il momento…

E domani lo sarà?

Forse.

Voce?

Si, stregone?

Io ora vorrei dormire, tu puoi…. Ehmm … vedere i miei sogni?

Sì.

Oh…

… Ma non lo farò. Riposati ora.

Voce?

Si?

Ehm… Grazie.

 

 

 

Il giorno dopo Merlin venne rilasciato a metà mattina, con la promessa di andare nel suo letto a riposare fino al pranzo.

 

Ovviamente si mise a girovagare per i corridoi, parlando con la voce.

Gli piaceva: era divertente, simpatica e gli teneva testa. Gli aveva anche consigliato un paio di scherzi niente male, e Will ne sarebbe stato presto la vittima.

Dopo un paio d’ore, la voce era riuscita a fargli evitare qualsiasi anima viva, facendogli cambiare strada e facendolo nascondere prima che chiunque lo potesse assordare con le domande.

Finalmente lo guidò verso i sotterranei, facendogli prendere svolte e percorsi sconosciuti, costringendolo a passare per quadri di paesaggi e in passaggi segreti dietro armature. Lo fece fermare in un corridoio molto lungo con porte su entrambi i lati. Alla quinta porta sulla destra lo blocco prima che potesse aprire la maniglia.

 

Folle Stregone, sei arrivato.

Finalmente. Sono ore che mi porti in giro.

La voce lo ignorò in tono. Però, prima di aprire la porta e di scendere la scalinata devi farmi una promessa.

… che promessa?

Non urlare.

Come non urlare?

Non devi urlare quando mi vedi.

Perché dovrei urlare?

Scendi le scale e lo saprai.

Sei sempre così enigmatica?

Oh, fidati, io sono veramente poco enigmatica in confronto ad altri.

Odio gli enigmi.

No, non è vero, ti divertono. Ed ora scendi quelle maledette scale prima che mi venga un attacco di cuore.

Agitata?

Non sai quanto.

 

Merlin aprì la porta e, come anticipato dalla voce, si ritrovò delle scale a scendere. Era agitato ed in ansia: forse per la prima volta in vita sua non sapeva cosa aspettarsi, e questo lo spaventava. La sua magia, al contrario, strepitava e scoppiettava, anticipandolo sulle scale, invogliandolo a scendere e rischiando anche di farlo cadere un paio di volte tanta era la forza con cui lo trascinava di sotto.

Arrivato in fondo alle scale si ritrovò davanti un grotta bianca, un’enorme grotta bianca e scintillante.

Un enorme grotta scintillante sotto Hogwarts.

Non aveva mai sentito della sua esistenza, forse neanche la preside sapeva di questa grotta. E per un momento, per un momento solo dimenticò cosa ci faceva lì sotto, beandosi solo della scoperta.

 

Sei piccolo.

 

La voce stavolta non era solo nella sua testa, ma lo circondava, avvolgendolo.

 

Dove sei?

 

La grotta si mosse.

Ma non era la grotta a muoversi, naturalmente.

E ora che la vedeva meglio, non era né bianca né scintillante. Era grigia e cupa.

Era il drago che gli stava davanti che era bianco e scintillante.

Un drago bianco.

Batté le palpebre, un paio di volte, giusto per assicurarsi che davanti a lui c’era veramente un ENORME drago bianco scintillante. Sotto Hogwarts.

Aprì la bocca …

 

Non urlare…

 

Il drago non aveva mosso le labbra, ma il pensiero gli era arrivato forte nella mente.

 

…hai promesso.

 

e non ne uscì un urlo, ma un nome.

 

«…Aithusa?»

 

E d’un tratto, scappare dalle domande delle sue amiche sul dorso di un drago albino non sembrava più un’idea così folle.

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Capitolo 4
*** I quattro migliori amici ***


Ciao a tutti! come promesso dopo due settimane esatte il continuo della ff. 

Questo capitolo  è particolare, il protagonista non è interamente Merlin.

ma ho detto anche troppo,

Enjoy!


Merlin passò tutto il resto del giorno con il drago bianco, riuscendo a sgattaiolare in cucina prima di cena per mangiare qualcosa. Stava iniziando a saltare troppi pasti.

Il giorno successivo Merlin passò in infermeria per chiedere l’esonero dalle lezioni. Madama Chips gli lanciò un’occhiataccia, ma firmò l’esonero senza dir altro. Per fortuna.

Dunque il ragazzo trascorse tutto il tempo a parlare con un enorme drago sputafuoco –  «aspetta, tu puoi sputare fuoco? » sì, posso. «non ci credo»... «AAAH! OK, ci credo. Non farlo mai più.»  chiuso in una grotta dimenticata sotto Hogwarts. 
Aithusa parlò del suo strano dono, del fatto che era un Signore dei Draghi, raccontandogli che lui era la reincarnazione di quel mago Merlino, e lui l'aveva rinchiusa lì sotto così che la sua antica magia - qualcosa con una religione - potesse impregnare quel luogo fino al suo ritorno.

Merlin in tutta onestà era curioso sulla sua vita precedente. Molto curioso. Peccato che non ricordava quasi nulla.

Immagini sfocate, brevi flash e sensazioni per lo più. A quanto pare le immagini che gli affollavano la mente erano pezzi della sua scorsa vita e questo lo aveva portato a usare una parte della sua magia nello studio della preside, ampliando le sue percezioni e facendolo svenire.

Aithusa si rifiutò di raccontargli della vita passata, ma iniziò a spettegolare su lui e Arthur (che, per inciso, è quel Re Artù, così come Morgana era la famosa Strega Morgana, Gwen era la Regina Ginevra, Freya la Dama del Lago e tutti gli altri di seguito). Raccontandogli di come l’antico Grande Drago faceva il fanboy su di loro parlando di medaglie e di destini e che quella tra di loro era tensione sessuale molto repressa da circa due vite.

 

Aithusa sarebbe andata molto d’accordo con la Granger e le sue amiche, di questo era sicuro.

 

Il fatto che il giovane l’aveva risvegliata voleva dire che un antico male stava per tornare. E questo non era un bene, perché più un male è antico più tempo ha avuto per prepararsi.

 

Ma diavolo, pensò Merlin, Voldemort viene sconfitto e ne arriva immediatamente un altro… ma quanti psicopatici ci sono al mondo?

 

Ringrazia che questo psicopatico è arrivato dopo che quel Voldemort è stato sconfitto. Pensa se fosse arrivato con un po’ di anticipo.

 

Un brivido gli attraversò la colonna vertebrale. No. Non voleva neanche pensarci.


Merlin sapeva che una volta tornato indietro avrebbe dovuto dare spiegazioni, e Aithusa insistette che quella volta lui avrebbe dovuto dire tutta la verità da subito. Cioè, quasi tutta. Parlare delle reincarnazioni passate non è mai bene, quindi questo l’avrebbe dovuto tenere per sé, ma la sua magia, il fatto che era un Signore dei Draghi e le informazioni che poteva dare sul cattivo di turno … quelle sì, avrebbe dovuto darle.
In realtà avrebbe voluto dirlo prima a Gaius e alla Preside, ma Aithusa insisteva nel voler incontrare i suoi amici è noioso stare qui da sola - e dato che i due professori non gli avrebbero mai permesso di dirlo a nessun altro, avrebbe dovuto informarli dopo degli studenti.

 

Ma come fare?

 

*

 

Morgana stava camminando a passo sostenuto per i corridoi di Hogwarts verso la Sala Grande.

Era quasi ora di pranzo e, non vedendo Merlin da quasi due giorni, stava iniziando a preoccuparsi. Mancava dalle lezioni e non era nella sua camera, al contrario di qualsiasi cosa gli altri studenti pensassero. Lei, Will, Freya e Gwen hanno fatto un’incursione nei dormitori Corvonero, e dal prefetto nessuna risposta.
Quando sarebbe riuscito ad acciuffarlo, gli avrebbe fatto vedere lei cosa voleva dire far preoccupare una Serpeverde.
Furiosa, investì un paio di Tassorosso del secondo anno, che notando la sua ira si dileguarono per i corridoi senza emettere un lamento.
 
Stava passando davanti al secondo ingresso per i sotterranei quando notò diversi origami a forma di drago che svolazzavano pigramente sopra le scale.

C’era una sola persona così nerd da studiarsi la tecnica degli origami tanto da riuscire a inventarsene uno di sana pianta, e quel drago in particolare solo il suo migliore amico lo sapeva fare.
 
Quell’idiota di Merlino era nell’ufficio di Gaius nei sotterranei, ovviamente. Perché non ci ha pensato prima?

L’avrebbe ucciso. Oh sì. Cruentemente. Un coltello nel cuore era abbastanza? Scuoiarlo vivo? Impiccarlo per gli alluci? Aveva sentito una volta Gazza parlarne, e il suo animo da Regina Serpeverde se l’era appuntato, soddisfatto.
Sì, Merlin aveva quei piedi da Avvincino assurdi, sarebbe stato un vero piacere.
 
Un draghetto di carta si staccò dal gruppo e le svolazzo di fronte per un po’, prima che la ragazza si risvegliasse dai suoi intenti omicidi e lo considerasse.
Quindi Merlin si era degnato di mandargli un messaggio. Beh, avrebbe fatto bene a essere maledettamente convincente.
 
Lo aprì velocemente, leggendo dentro solo poche righe.
 
Per Morgana.
Sto bene. Prima di pranzo, terzo corridoio a destra del secondo ingresso per i sotterranei.
Porta qualcosa da mangiare.
Merlin.
P.S non mi uccidere

 

L’avrebbe ucciso in modo molto cruento. Stava pensando agli alluci, giusto?

 

Poi notò dietro il foglio un'altra scritta lasciata dal suo amico.

 

Ti voglio bene, lo sai.


 Sbuffò. Salvo per un soffio.
 
*
 
La Prefetto Tassorosso era seduta in Sala Grande, aspettando che Will tornasse dalla torre di astronomia dove Freya aveva dimenticato la borsa.
Povera ragazza, era sconvolta.

Merlin non si trovava da più di un giorno e mezzo, e anche se tutti i professori erano stati informati della sua assenza per malattia lui non era né in infermeria, né nella sua stanza.
Gwen era sempre stata un’ottimista, ma stavano succedendo troppe cose strane.
Prima Harry Potter che flirtava con Merlin in Sala Grande, poi  una scossa di terremoto e pochi minuti più tardi il suo amico in Infermeria. Arrivata al capezzale dell’amico, aveva trovato dentro Potter e la preside che discutevano su di lui, ma si erano interrotti non appena li hanno visti entrare.

Rivedere Merlin sdraiato incosciente in Infermeria gli aveva frantumato il cuore, memore dell’altra volta.

Quella volta ci aveva messo sedici giorni per risvegliarsi, e non avrebbe potuto sopportare un altro periodo così; quasi non si era accorta che al suo fianco Morgana aveva iniziato a singhiozzare.

Solo molte ore più tardi il ragazzo si era svegliato tranquillizzandoli tutti. Lei e Freya avevano pianto tutta la notte successiva per lo spavento.

Come se non fosse bastato, quel giorno sui giornali erano uscite indiscrezioni su Ronald Weasley, che ieri era stato con Merlin, ricoverato a S.Mungo per l’esplosione di qualche potente artefatto.
A lezione non era riuscita a concentrarsi affatto, ancora troppo spaventata per prestare attenzione a qualsiasi cosa i professori dicessero.

 

«Neanche oggi il tuo amico dalle enormi orecchie ci degna della sua presenza? »


Gwen alzò lo sguardo fino a incontrare due occhi azzurri e un sorriso irritante. Incontrando il suo sguardo Arthur doveva esseresi accorto dell'errore, perché fissando l'espressione furente e le sue occhiaie da pianto sgranò gli occhi e lasciò cadere il sorriso idiota che aveva messo su.

La ragazza sapeva che dietro chili di arroganza e tonnellate di stupidità c'era un cuore buono: dopotutto erano cresciuti insieme, ma oggi proprio non riusciva, né gli interessava, trovarlo.

Voleva solo urlargli contro il dolore, quel dolore che faceva provare al suo amico ogni insulto che lui gli rivolgeva, urlargli la sua frustrazione e la sua rabbia. Si alzò di scatto dalla panca, piantando i suoi occhi in quelli azzurri del ragazzo.
A salvare Arthur da una sfuriata in piena regola ci pensò Lancillotto, un Grifondoro del suo stesso anno - molto carino - con cui Gwen non aveva mai parlato.
Il ragazzo mise una mano sulla spalla di Arthur, richiamando la sua attenzione e così interrompendo il contatto visivo con lei. Buon per lui.
«Arthur, andiamo. Sta per esser servito il cibo e Gwaine e Leon non lasceranno niente di commestibile per noi»
La scusa era ovviamente molto banale, ma come a voler sottolineare le parole del ragazzo - veramente molto carino, l'aveva già pensato? - il pranzo comparve sui tavoli. 
Arthur esitò a muoversi, fissandola con cipiglio preoccupato, ma una volta che notò nello sguardo della ragazza la voglia di saltargli alla gola e tranciargli la carotide a morsi, il suo istinto di sopravvivenza ebbe la meglio su quello di protezione. Non che Gwen avesse bisogno di essere protetta in quel momento, in ogni caso.

Biascicò qualcosa e poi si fece guidare al tavolo. 
Allontanandosi, Lancillotto incrociò lo sguardo di Gwen, sorridendole. 
Quel sorriso doveva esser dichiarato illegale, decise la ragazza sorridendogli stancamente indietro. Il ragazzo sembrò soddisfatto della risposta, perché allargò il sorriso e diede una pacca sulla schiena di Arthur, tornando a parlare con lui.

Mentre lo guardava andar via, Gwen notò un drago di carta che svolazzava sulle loro teste, schivando attentamente tutte le candele. Quello era il modo preferito di Merlin per comunicargli qualcosa durante le lezioni. Era veramente molto bravo con quella particolare magia e riusciva a spedire messaggi – per Gwen molto poco - divertenti anche quando i Corvonero si trovano sulla torre di astronomia e lei nei sotterranei durante pozioni. 
Stranamente Will rideva di gusto a ogni messaggio … bah, uomini.

Si allungò velocemente, afferrando il messaggio. Con la coda dell'occhio vide Arthur saltare quando lei si era mossa. Lui e i suoi amici la stavano osservando, parlando i qualcosa che chiaramente la riguardava. Semplicemente non se ne curò.

Merlin ora era molto più importante.
Spiegazzò velocemente l'origami, leggendo il contenuto.

 

Per Gwen.
Sto bene. So che eri preoccupata per me, ma stai tranquilla, sto bene veramente. Prima del pranzo vieni al terzo corridoio a destra imboccando la seconda entrata per i sotterranei. Ti spiegherò tutto, lo prometto.
Merlin


P.S. porti qualcosa da mangiare?

 

La ragazza afferrò la borsa con i libri delle lezioni, un intero piatto da portata con pollo e patate e alcune forchette da mezzo alla tavola prima di correre fuori.

Prima di girare l‘angolo avrebbe potuto giurare di sentire la voce di Arthur urlare «TU COSA?»

 

 

*

 

 

Will stava accompagnando la propria ragazza a riprendere la borsa dimenticata ad Astronomia.

Schiena dritta e sorriso sulla faccia, stava facendo il forte per lei.

Freya aveva sempre provocato in lui istinti di protezione, anche quando non era altro che una strana amica di Merlin.

Merlin, il suo migliore amico per cui era tremendamente preoccupato. 

Loro due si conoscevano da quando erano nati e poteva dire tranquillamente di conoscerlo come le sue tasche. Sapeva esattamente cosa avrebbe detto come risposta a qualcosa e ogni volta che faceva una sciocchezza era sua la voce che lo rimproverava.

Gliene aveva fatte passare tante, ma tante che non poteva neanche contarle.

 

Nelle ultime due settimane si era ovviamente accorto che qualcosa non andava, ma la settimana prima c’era stata la luna piena e tutte le sue attenzioni erano andate totalmente alla sua ragazza.

Ora non se ne faceva certo una colpa, ma interiormente si malediceva di non aver colto i segnali in tempo. Era stato silenzioso e solitario e aveva iniziato a saltare i pasti un po’ troppo spesso, adducendo scuse stupide come faceva ogni volta che qualcosa lo preoccupava. Merlin adorava passare l’ora del pranzo a zonzo per i corridoi, quando anche i fantasmi erano occupati, e lui la fame non la sentiva.

Quando era successa quella cosa del trio magico, pensava che fosse stato uno scherzo: non c’era modo che Merlin li avesse conosciuti e non gli aveva detto nulla, ma dopotutto quel ragazzo aveva sempre alcuni segreti per sé.

Come quel strano potere che utilizzava ogni tanto. Will aveva visto sempre e solo piccoli scorci di quella magia. Quando avevano 8 anni, lui era caduto da sopra un albero, e data l’altezza veramente elevata aveva rischiato grosso, ma la caduta era stata attutita dalla magia di Merlin. Lui aveva poi mentito, sostenendo che fosse passato di lì per caso un mago adulto che aveva arrestato la caduta con un incantesimo. Cazzate. Will avrebbe saputo riconoscere la magia di Merlin tra mille, e quella volta avrebbe messo la mano sul fuoco che era stato lui a salvarlo.

Quando Merlin a 10 anni era andato a comprarsi la bacchetta, poi, Will l’ha accompagnato. Tom, il padre di Gwen, che essendo un creatore di bacchette aveva rilevato il negozio di Olivander, gliele aveva fatte provare praticamente tutte, prima che avesse come un’illuminazione e gli era andato a prendere quella che lui usava attualmente. Era già rotta e ricoperta da uno strato di polvere di diversi centimetri, che una volta soffiato via li aveva fatti starnutire per parecchio tempo. Legno dei Beati, aveva detto, 11 pollici e mezzo, rotta. Gliela aveva fatta provare e Merlin aveva tentato semplicemente di provocare una reazione. Ancora adesso, dopo 5 anni, quel negozio non necessitava di illuminazione notturna.

Poi c’era stato l’enigma del cappello parlante. Primo anno, Smistamento. La prima volta che il cappello era stato poggiato sulla testa di Merlin, si era messo a canticchiare ad alta voce in inglese antico, lasciando un’intera sala basita. Dopo un minuto così si era fermato, aveva annuito e finalmente lo aveva smistato. Merlin non aveva mai detto a nessuno cosa gli avesse detto il Cappello Parlante – nemmeno a lui, ricordò Will con rammarico–, e dopo un po’ la cosa era stata dimenticata.

E poi quella volta che aveva salvato la vita di Freya, impedendole di trasformarsi in un periodo in cui la luna era così potente che neanche una pozione avrebbe potuto fermarla. In quel periodo la Foresta Proibita era piena di Licantropi, e Freya non sarebbe sopravvissuta in quei branchi oscuri. Quella volta non gli era stato molto chiaro come aveva fatto, e lui non aveva mai indagato troppo in profondità. Freya gli aveva raccontato che lei si stava trasformando, e Merlin per impedirglielo l’aveva baciata: il come e il perché un bacio avesse bloccato la trasformazione nessuno lo aveva mai saputo né glielo aveva mai chiesto, soprattutto perché una volta che Freya era tornata umana, Merlin gli si era accasciato tra le braccia, in coma. I successivi erano stati i sedici giorni più brutti della sua vita, diviso tra l’ansia per la vita del suo migliore amico, la preoccupazione per le ragazze che passavano il loro tempo a piangere, il sollievo poiché Freya stava bene e il sentirsi una merda perché, nonostante tutto, era Freya che aveva salvato, e Will aveva provato non poca gelosia nel venirne a sapere le modalità.

Poi pochi giorni prima, quel terremoto. Era sicuro fosse stata la sua magia, se lo sentiva nelle ossa. Ma perché?


«Will, manca una scalinata, me la faccio di corsa. Torno subito»

Lui annui e la ragazza si voltò, dirigendosi velocemente su per le scale.

Will si appoggiò sul muretto lì dietro, sospirando.

 

Sì, stavolta era stato forte anche per Freya, era riuscito a non piangere per aver visto il suo migliore amico ancora una volta sul lettuccio dell’infermeria.

Per lo meno era riuscito a trattenersi davanti a lei: poteva dichiararlo un passo in avanti.

 

Due origami a forma di drago volarono nella sua direzione e, mentre uno continuò il suo viaggio su per le scale, l’altro gli planò tra le mani.

 

Will sapeva perfettamente di chi fosse quel messaggio, e con un tuffo al cuore scompose l‘origami e lesse le poche frasi.

 

Per Will

Ehi, Sto bene. Prima di pranzo vieni al terzo corridoio della seconda scalinata per i sotterranei, giuro che ti spiego che diavolo sta succedendo.

Merlin.

P.S. Porta da bere. Servirà.

 

Era ovvio che la sua ragazza stesse per ricevere la stessa lettera.

Will chiuse il messaggio e urlò verso la cima delle scale.

 

«Frey, passo prima per le cucine. Ci vediamo là»

 

 

*

 

 

Will la stava accompagnando alla torre di astronomia, e Freya gli leggeva negli occhi la preoccupazione.
Tutti i suoi amici, compresi i suoi compagni di casa, avevano sviluppato uno strano senso di protezione da quando avevano scoperto che lei era un licantropo, come se lei ne avesse avuto bisogno e non avesse potuto tranciare teste con un morso una volta al mese molto più delle altre ragazze.
Lei dopotutto non si lamentava: era il loro modo per mostrarle che le volevano bene, e lei era loro grata per questo.

Da prima di venire ad Hogwarts, era stata maledetta a trasformarsi durante le lune piene in un essere orribile e scheletrico. Le prime trasformazioni erano state tremende, il dolore inimmaginabile della mutazione della struttura ossea, i muscoli che si sviluppavano ad una velocità inumana stavano per farla impazzire, ma i rimedi avevano fatto passi da gigante. Il Professor Wilson gli forniva mensilmente una buona pozione per bloccare i sintomi, mentre i suoi amici quando la vedevano  stanca le preparavano pozioni per rimetterla in salute. Will non era mai stato bravo a lezione e lui stesso non si fidava di darle uno dei suoi intrugli, che fosse anche un semplice rimpolpa-sangue, quindi Freya aveva il forte sospetto che le rubasse dall’infermeria.
La ragazza si fermò in cima alla terza scalinata, guardando alle sue spalle il ragazzo perso tra i pensieri.
Quei sottili capelli castani che le facevano venire voglia di accarezzarli, quegli enormi occhi azzurri che ora esprimevano tutta la distruzione del suo cuore e quelle guance tenere che veniva voglia di tirare - ma solo Merlin poteva permettersi di farlo, semplicemente perché correva maledettamente più veloce di Will e riusciva a seminarlo ogni dannata volta.-
Merlin.  
Il suo, il loro migliore amico. Era grazie a lui che tutti loro si conoscevano, è era grazie alla sua insistenza che Will aveva superato l’imbarazzo e gli aveva chiesto un appuntamento, era grazie a lui che oramai stavano insieme sin dal secondo anno.

Inoltre Freya gli doveva anche la vita, oltre che la felicità. 
Quando anni prima c'era stata l'eclissi lunare e neanche le pozioni avevano potuto tenere il licantropo dentro di lei, Merlin l’aveva chiusa con lui in una stanza dei sotterranei, rischiando la vita per cercare di mantenerla il più lucida possibile. Ma la bestia non si sarebbe sedata facilmente, e quando il richiamo della luna era diventato troppo forte il suo amico non era scappato, come chiunque altro avrebbe fatto. Al contrario, le aveva afferrato le spalle e l’aveva baciata.
Freya ancora oggi non era sicura di cosa fosse successo dopo. In quel momento lei era quasi completamente un licantropo, e come tale vedeva la gamma cromatica sfasata, ma era abbastanza sicura di aver visto i suoi occhi diventar dorati e averlo sentito sussurrare qualcosa, prima di fare un paio di passi indietro e accasciarsi a terra in coma. Lì per lì non si era accorta che la trasformazione si era invertita, e solo quando il suo corpo aveva effettivamente risposto ai suoi comandi si era accorta che qualsiasi cosa Merlin avesse fatto aveva funzionato.
Il viaggio verso l’infermeria era stato estenuante, con solo la forza della disperazione a sorreggerla. Alcuni compagni Grifondoro l’avevano trovata e avevano provato ad aiutarla, ma in quel momento non avrebbe lasciato Merlin a nessuno, neanche a Will se fosse stato là.

Prima che il suo amico si svegliasse dal suo coma, Freya aveva passato più di due settimane a colpevolizzarsi. 

Se gli fosse successo qualcosa?

E se non si fosse più svegliato? 

E se al risveglio fosse stato un licantropo pure lui?
Sarebbe stata interamente colpa sua.

Stupido meraviglioso amico, pensava veramente che Freya sarebbe stata bene sapendo che si è era sacrificato al suo posto? Pensava veramente che lei avrebbe potuto vivere tranquilla con questo peso? 

E quella volta di nuovo, Freya non sapeva cos’era successo, ma era sicura che anche stavolta c'entrava quel suo strano potere.

Durante quella strana scossa di terremoto di poche ore prima, aveva sentito chiaramente la magia di Merlin invadere Hogwarts. Su dal pavimento e per tutti i muri, anche i quadri si erano fermati a sentire quel potere, ma non era sicura che anche gli altri l’avessero riconosciuto: aveva deciso quindi di tenerlo segreto a tutti, anche a Will.

Era stato poco dopo il terremoto che una Corvonero del loro anno, Elena, l'unica bionda del gruppo di Arthur a non essere terribilmente oca, era entrata in Sala Grande per avvisarli che Merlin era in Infermeria.
E adesso era scomparso. I professori erano tranquilli, ma...
Freya guardò le profonde occhiaie sotto gli occhi del proprio ragazzo. Will stava facendo il forte per lei. Quanto era dolce.
Erano arrivati alla base della torre di Astronomia e da lì mancavano giusto le scalinate per l'aula. Avrebbe potuto farsela da sola, tanto più che Will sembrava stesse per scoppiare a piangere, e lui non si sarebbe mai fatto vedere così. 


«Will, manca una scalinata, me la faccio di corsa. Torno subito»


Dopo essersi assicurata che il ragazzo avesse ricevuto il messaggio, si avviò su per le scale.

Arrivata in cima, aprì il portone dell'aula e si mise a cercare la borsa. 
Alla lezione precedente era seduta a sinistra della lavagna, al primo banco, quindi diresse lì i suoi passi.

Alzando gli occhi, notò un draghetto di carta che pigramente svolazzava sopra la sua testa, planandogli intorno per arrivare sulle mie mani.
Sentì la voce di Will da sotto avvisarla che avrebbe fatto una deviazione per le cucine, ed indovinò che anche il ragazzo avesse ricevuto la lettera di Merlin.

 

Spiegò il foglio con attenzione, conscia che con la sua goffaggine avrebbe rischiato di strapparlo e lesse.

 

Per Freya,

Sto bene, tranquillizza Will se ricevi la lettera prima di lui. Prima di pranzo vieni al terzo corridoio a destra della seconda scalinata per i sotterranei.

Merlin

P.S. sto veramente bene, non ti preoccupare  

Alla fine della lettera c’era uno smile sorridente con il cappello a punta stellato, lo stesso che il ragazzo le mandava sempre.

 

Freya usci di fretta dall’aula, precipitandosi sulle scale con la lettera stretta in pugno.

Arrivata in fondo alla scalinata però si bloccò, maledicendo se stessa.

 

«Diamine, la borsa!»

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Capitolo 5
*** Cinque Cavalieri e una Principessa ***


Scrivotuttoattaccatocosìnonfareteintempoalanciarmipomodoriperilritardo.
Ringraziotutticolorochehannorecensitoedinparticolarmodocristy_blackperavermirichiamatoall'ordineedavermifattotornarelavogliadiscrivere.oravilascioallastoria.Enjoywrouwmmm...



Era ora di pranzo e Arthur stava seduto con i Grifondoro in SalaGrande.
Dopo il siparietto tra lo-sfigato-con-orecchie-enormi e Potter  l’altro giorno e il terremoto poche ore dopo, Arthur non aveva avuto modo di vedere la sua sorellastra Morgana.
Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma lui era veramente protettivo con lei. La Serpeverde era spaventosa, questo lo ammetteva pure lui, però aveva un buon cuore che la lasciava molto incline all’esser ferita.
Negli ultimi anni poi aveva legato molto con quei sfigati, trascinandosi dietro Gwen. A proposito della ragazza, era un po’ di tempo che non ci parlava.
Si voltò a guardarla e in quel momento la ragazza si sedette al tavolo Tassorosso, teneva la testa bassa e fissava un punto imprecisato davanti a lei.


Capiamoci, lui non aveva problemi con tutti i loro amici: ad esempio non aveva niente contro Freya, la Grifondoro un anno più piccola di loro con alcuni problemi con la luna piena. E lei è un licantropo. Quindi quando diceva che erano gli altri due a irritarlo, gradiva esser preso sul serio. William Dempsie e Merlin Emerson erano due vere spine nel fianco. Fin dal primo momento che ha poggiato lo sguardo su di loro, sul treno, gli avevano dato problemi.
Probabilmente era per quello che Morgana si era subito affezionata a loro.
Inizialmente pensava fosse una conoscenza passeggera. In tanti anni che si sta uno vicino all'altro era normale cambiare il gruppo di amici un paio di volte. 
Si era sbagliato, e l'ha capito quando ha sentito per la prima volta Merlin Emerson chiamare la sua sorellastra 'Gana. Ancora si ricorda di essersi completamente pietrificato sul posto. Solo lui e Gwen avevano mai avuto questo permesso dalla ragazza, e nessuno sano di mente l'avrebbe chiamata così senza averlo.
È stato in quel momento che il suo odio per il portatore sano di enormi padiglioni auricolari era cresciuto in maniera esponenziale.
 
Sapeva che è infantile, ma come si permette quell'idiota ad arrivare nella sua vita e rubare la sua migliore amica e l'affetto della sua sorellastra? 
  
Poi quel tizio era proprio strano.
Fin da quello smistamento assurdo. Andiamo, anche la McGranitt, che ha guidato un’armata di statue medievali durante la seconda guerra magica, è rimasta scossa dalla reazione del cappello parlante.
Vogliamo poi parlare della bacchetta e dei relativi voti?
Fin dalla prima lezione si è presentato a lezione con una ridicola bacchetta rotta, dicendo che quella era la sua bacchetta e che Tom gliela aveva venduta. Ovviamente nessuno gli ha creduto, con conseguente sorpresa da parte dell'intera classe quando è riuscito a fare un incantesimo di levitazione al primo colpo con una bacchetta rotta.
Dai, non era normale!
Per questo il ragazzo si preoccupava della frequentazione con la sua sorellastra. 
Per un anno e mezzo, circa, Arthur avrebbe scommesso un braccio che lui e Morgana si erano fidanzati e aveva odiato la sorellastra per non avergli detto niente. Poi, così, di botto a metà del secondo anno il Corvonero ha fatto outing, dichiarando pubblicamente di essere gay, neanche bisessuale.
Proprio gay.
Arthur quella volta ha tirato un sospiro di sollievo pensando che dopo questo il rapporto con 'Gana sarebbe stato inesistente, andiamo, non c'è modo che due ex restano amici dopo una cosa simile.
Sbagliato ancora.
Non solo sembravano più amici di prima, ma adesso Morgana era diventata protettiva nei confronti del moro. Questo, ovviamente, ha portato Arthur a insultarlo ancora di più.
Dopo che il moro ha fatto outing naturalmente sono iniziate a girare voci su lui e William Dempsie. Cioè, era normale. Passano tutto il tempo insieme, ci deve essere qualcosa.
Per lo meno da parte del moro.  
Da parte del castano non ne era sicuro, faceva spesso gli occhi dolci alla piccola Freya, e spesso li ha visti flirtare come una coppia di fidanzatini. Quasi gli dispiaceva per il Corvonero.
Quasi eh.
Certo però che schifo essere gay e innamorarsi di un amico etero.
Beh, per lo meno lui non aveva di questi problemi. Cioè, anche lui preferiva i ragazzi ma non era innamorato di un etero… Neanche di un altro gay in realtà, al contrario di qualsiasi cosa potesse dire Morgana. 
Lui non era innamorato e basta.
Ora che ci pensava, non vedeva nessuno del gruppo di 'Gana seduto al proprio tavolo a parte Gwen.
Fece un respiro profondo.
Arthur si alzò dalla propria postazione e si avviò con passo tronfio al tavolo Tassorosso, un po’ per salutare Gwen ed un po’ per impicciarsi.



«Neanche oggi il tuo amico dalle enormi orecchie ci degna della sua presenza? »

Rimase pietrificato sul posto.
Oh. Porco. Giuda. 
Che cazzo sono quelle occhiaie? Perché Gwen tra tutti dovrebbe aver pianto? Che era successo?
Ora che ci pensava un po' meglio effettivamente aveva sentito qualcosa sul fatto che il padiglione-munito era in infermeria. Poteva essere grave? Morgana ne sarebbe stata distrutta. 
Gwen scattò in piedi e incatenò il suo sguardo a quello del biondo. Fissando meglio la ragazza Arthur riconobbe una furia particolare, che aveva visto tante volte.
La Tassorosso doveva smettere di passare il suo tempo con Morgana, la somiglianza era inquietante. 
Lancillotto che l'aveva seguito dal tavolo  intervenne nella conversazione prima che la cara Gwen divenisse un’assassina. Blaterò un paio di frasi buttate lì per spostare l’attenzione.
«Arthur, andiamo. Sta per esser servito il cibo e Gwaine e Leon non lasceranno niente di commestibile per noi»
Gwen si lasciò distrarre dal moro e il suo sguardo si addolcì un minimo. 
Anche se poco gli aveva dato una via di fuga, e il biondo la colse subito.
Era in realtà perplesso, Gwen era una cara amica e Arthur era veramente curioso di sapere cosa non andava, ma ci teneva alla sua gola e la ragazza sembrava sul punto di privargliene, quindi provò a dire un «come non detto» che sembrò più un borbottio sbiascicato che altro e si avviò seguito da Lance verso il proprio posto alla tavolata Grifondoro.
I suoi amici avevano tutti notato la sua ritirata disonorevole, e mentre Percy e Leon avrebbero probabilmente lasciato cadere Elyan e Gwaine no. 
Infatti arrivato a portata d'orecchio Elyan incalzò subito. 
«Che diavolo hai detto a mia sorella per farla assomigliare a Morgana? »
«Io, veramente... niente»
Lance intervenne, riprendendo il suo posto affianco a Gwaine
«In realtà hai iniziato a insultare Merlin. »
Quattro paia d'occhi guardarono male Arthur.
«Cosa? »
«Sai che dovresti-» la frase di Gwaine venne interrotta a metà quando Gwen si alzò di botto dalla panca, raccogliendo delle cose. Una volta che hanno visto che la mora non ce l'aveva con loro tornarono al discorso. Arthur si voltò verso il castano con un’espressione annoiata.
«Dicevi? »
«Dicevo che dovresti smetterla di prenderlo per il culo,  principessa, oppure sembrerà che tu voglia farlo letteralmente. »
Il sorriso di Gwaine poteva far arrossire una prostituta, ma Arthur era abituato a sentir dire da Gwaine cose simili, quindi rimbeccò subito.
«Nah, troppo magro. Uno così non piacerebbe a nessuno.》
Gwaine scrollò le spalle, con indifferenza. 
«in realtà a me piace»
Discese il gelo sul gruppo. E se il resto del tavolo parlava ancora nessuno di loro poteva notarlo.
Leon e Percy lo fissavano con la bocca aperta, mentre Elyan che stava mangiando fermò la forchetta a metà. Lance continuava a mangiare tranquillo e Arthur era semplicemente senza parole.  Gwaine era stato il primo Grifondoro a fare outing, il secondo in tutta la scuola dopo Merlin, ma mentre il Corvonero si era dichiarato omosessuale Gwaine era andato un po’ di più per il “non faccio un torto a nessuno” dichiarandosi bisessuale.
Leon si riprese, riuscendo a mettere insieme una parola sbiascicata.
«Scusa?»
Gwaine ora era chiaramente sulla difensiva: non gli piaceva la pesantezza nella conversazione. 
«Che c'è?  Non era chiaro? »
Elyan abbassò la posata e lo fisso con tanto d’occhi.
«No amico, in realtà no. Cosa doveva essere chiaro? »
«quando e successo? »
Percy parlò con un tono di voce un po' troppo duro per lui, che di solito era la persona più gentile del mondo,  ma diavolo, avevano appena scoperto che a Gwaine gli piace lo sfigato, un po’ di sorpresa doveva aspettarsela. Lance stava sorridendo sornione. Il traditore.
 Gwaine li fissò uno a uno e si raddrizzò sulla sedia.
«Frena, vuol dire che nessuno l'aveva capito? »
Arthur si riprese abbastanza da tentennare un «Capito che cosa? »
Gwaine si passò una mano tra i capelli con rapido gesto di stizza.
Sbuffò sonoramente prima di continuare.
«Ragazzi, quando ho detto di essere bisessuale, » alzò lo sguardo esitante, «ero il secondo di tutta la scuola a dirlo... »
Li guardò sperando che cogliessero. Gli venne restituita solo confusione. 
«Ed il primo era Merlin. »
Ancora sguardi vacui. Gwaine non avrebbe mai pensato di avere amici così stupidi. Neanche lui non era un genio, ok, ma qui si rasenta la malattia. Lance nel frattempo se la ridacchiava.
 
Maledetto. 
 
«Ma con chi diavolo pensate che ho scoperto che mi piacciono anche i ragazzi, scusate? »
«TU COSA? » scattò in piedi Arthur. 
Gwaine anche scattò in piedi, facendo sobbalzare la panca dietro di lui. Lance perse l’equilibrio per un istante, ma ci voleva ben altro per far cadere una panca dove era seduto anche Percy, che seguiva con attenzione la discussione, non notando neanche lo strattone dato alla panca.
«che problemi c'hai, Arthur? » gli urlò in faccia Gwaine.
«Niente, ma evidentemente i tuoi principi non sono poi così nobili, vero? »
Gwaine ora era confuso.
«Ma di che diavolo stai parlando? »
I toni della conversazione si stavano alzando, e il gruppo di amici stava per saltare su e bloccare il principio di rissa.
«Mi avevi detto che non te la fai con le persone impegnate.  La tua parola vale così poco? »
Tutti ora fissarono Arthur, Gwaine aveva l’impressione di essersi perso parte del discorso.
Merlin era impegnato? No, non gli risultava.
«Lui è single! »
 
Arthur lo gelò con uno sguardo furioso, che poteva dire solo che loro due…
 
«No, Lui è fidanzato.»

Gwaine sgranò gli occhi dalla sorpresa. Quello non se lo aspettava di certo. Arthur e Merlin… Sedendosi lentamente distolse lo sguardo per pochi secondi. Quando tornò a guardarlo aveva una faccia profondamente dispiaciuta. 
«cazzo, amico, mi dispiace.  Non credevo fosse un tipo simile. Non mi ha detto nulla. »
Arthur battè le palpebre. Perché chiedeva scusa a lui?
Elyan aveva un’espressione assurdamente scioccata, ma il più sorpreso in assoluto era Lancillotto. Non gli aveva mai visto quest'espressione. Era da fargli una foto.
«Arthur, ma da quando voi due...? »
Percy sbatteva le palpebre fissando prima lui e poi Gwaine, attonito.
Leon aveva sempre avuto tempi di reazione migliori degli altri. Si alzò in piedi e gli diede una sonora pacca sulla spalla, sorridendo.
«Era ora, amico. Ti sei fatto avanti tu? »
Ora era Arthur ad avere l’impressione di essersi perso qualcosa della conversazione.
Qualcosa che non andava. Si voltò a guardare gli amici.
«Che diavolo avete capito? »
Il riccio allargò le braccia, il sorriso ancora sul suo volto.
«Beh, voi lo volevate tenere segreto, lo capisco, però... »
 
Quegli idioti, avevano pensato veramente che lui e Merlin...?
 
Neanche se fosse stato l'ultimo uomo sulla terra.
 
Decise di intervenire prima che pensassero altre idiozie, rovinandogli il pranzo.
« Fermatevi, idioti, non esiste, ne mai esisterà, un NOI. Parlavo di Dempsie. »
Percy gli lanciò uno sguardo stranito.
« William Dempsie? Ma non sta con la piccola Freya?»
Lance non era il tipo di persona che parlava molto, anzi, tra di loro era probabilmente il più silenzioso e mai e poi mai parlava tanto per dare fiato alla bocca. Vien da se che quando decise di entrare nella conversazione nessuno poteva non ascoltarlo.
« Will è etero. »

Arthur sgranò gli occhi, temendo di aver preso un abbaglio. Riuscì a nascondere il tutto dietro una maschera di sarcasmo.
«E tu come lo sai? Te l'ha detto lui?»
Lance gli diede uno sguardo indecifrabile. A dir la verità era anche lievemente inquietante.
«No, me l’ha detto Merlin. »
Le sopracciglia del biondo scattarono in su, Merlin?
« E da quanto parli con Emerson? »
«Dal espresso di Hogwarts. »
Arthur non poteva dire di ricordarsi in quale momento i due ragazzi hanno avuto il tempo di parlare.
Emerson è un prefetto, proprio come il biondo, quindi di tempo per parlare con Lance non dovrebbe averne avuto tanto. Erano ancora ai primi di novembre, la festa di Halloween passata la settimana prima… quindi si conoscevano da un paio di mesi al massimo.
Leon prese spunto dal mutismo del ragazzo, dando voce anche ai suoi pensieri.
«Quindi lo conosci da poco.»
Lance, una delle persone più pazienti del mondo, ruotò gli occhi e gli lanciò uno sguardo stufo.
Quei ragazzi presi singolarmente potevano anche essere intelligenti, ma in gruppo diventavano dei dementi.
«Dall'espresso del primo. Lo conosco da cinque anni.»
Il silenzio seguì questa dichiarazione e oramai i ragazzi erano pronti a tutto.
Gwaine già lo sapeva, l’aveva scoperto al secondo anno quando era stato con Merlin, e anche se prima di mettersi con il Corvonero era stato molto geloso del loro rapporto ha poi capito che la loro era solo amicizia, una buona amicizia, ma niente di più.
Elyan stava riflettendo su tutte le volte che aveva visto Emerson e Lance vicini. Non ci aveva mai fatto caso, ma a ripensarci ora non si ricordava una singola volta in cui il moro aveva partecipato agli scherzi verso il Corvonero, restando sempre ad un lato a chiacchierare con Gwaine.
Quindi la domanda che fece gli servì più che altro per consolidare la sua tesi.
« E tutte quelle prese in giro? »
« Lo prendete in giro solo voi, io evito.»
Il Grifondoro mulatto annui, pensieroso.
Arthur ancora non ci credeva.
« Ma... tu non l’hai mai fatto? Mai preso in giro?»
Il moro si strinse le spalle, ricominciando a mangiare. 
«Merlin è un amico.»
Silenzio.
Lance, a dispetto del suo carattere gentile e dei suoi modi simpatici anche se riservati, non aveva molti amici, probabilmente non avrebbe mai iniziato a frequentare neanche loro se non fosse entrato nella squadra di Quidditch. Al contrario, però, aveva scambiato poche parole con quasi tutta la scuola, anche se superficialmente. Nella sua testa esisteva una ben chiara divisione tra “conoscenti” e “amici”, e gli altri Grifondoro lo sapevano bene.
Sapere che lui considerava “amico” la vittima designata di tutti i loro scherzi, e non avesse mai detto niente un po’ li feriva, ma mai quanto li sorprendeva.
Arthur però ripercorse un attimo a ritroso la loro conversazione, ed effettivamente c’erano i presupposti. Era chiaro che sapesse tutto di Gwaine e di Emerson.
Aspetta, quindi:
Gwaine era stato con Merlin, mentre Dempsie no; Emerson era stato con sua sorella; era amico di Lance; Gwen diventava una furia assassina se lo si insultava; era molto amico con la licantropa…

Diavolo, li stava contagiando tutti come una malattia.

Questo gli faceva ricordare… allora forse Gwaine sa cosa c'è stato con sua sorella. Decise di mettere pace una volta per tutte con i suoi dubbi, e chiedere.
«Gwaine... e, beh, con mia sorella? »
Il castano salto su, sollevando lo sguardo a lui.
«Oh no amico, tua sorella e spaventosa.  Non la tocco neanche se mi ammazzi»
Il biondo sbuffò.
«Felice di sapere che non ti devo tranciare le mani. Parlavo di Merlin e Morgana»
«Diavolo amico. Cosa c'è che non va con il tuo udito. È Gay. È un omosessuale. Frocio come me. Gli piace il -»
«-grazie ma abbiamo capito. » Arthur lo bloccò.
«Appunto, allora a meno che gli enormi seni di tua sorella fossero protesi e lei in realtà avesse doti nascoste non vedo il come potrebbe piacergli. Tanto più che Morgana è una sua amica e lui non tocca gli amici. »
«Eh? In che senso?»
«Nel senso che lui... no… sono fatti suoi ed a te non devono interessare. »
Detto questo Gwaine prese una bruschetta per pranzo, la propria borsa e si alzò per andarsene. Arthur gli afferrò il polso prima che si potesse allontanare eccessivamente.

«Dove vai ora? »
«Lontano dal tuo culo purosangue, principessa. Ed ora se non ti dispiace. »
Si scrollò di dosso la sua mano con uno strattone e si avviò verso l'uscita sud.
Percy fece per alzarsi, ma Lance gli mise una mano sulla spalla e negò con la testa, avviandosi lui stesso dietro al ragazzo. 

Arthur li fissava allontanarsi.
Certo, Gwaine era una testa calda e si era arrabbiato per nulla, ma vedendo Lance andare dietro al suo amico la parte buona di lui si sentiva in colpa.
 
La zittì minacciando di scioglierla nell'acido.
 
 
Lancillotto non ci provò neanche a chiamare Gwaine finché erano in SalaGrande. Il castano non si sarebbe mai fermato fino a che non avesse messo un muro tra il biondo ed il suo pugno. 
Poteva essere una testa calda, è vero, ma Gwaine amava veramente i suoi amici e sapeva quando stava per raggiungere il punto di rottura. Il suo, ovviamente.

Come aveva previsto il castano si era gettato sul muro di fronte al corridoio, colpendolo con le nocche, ora piene di sangue. 
«Quello stronzo! »
Un calcio sul muro, il ragazzo perse un istante l'equilibrio.
«Gwaine. » Lance scatto in avanti, ma Gwaine si assicurò sulle gambe, restando in piedi.
«Come cazzo si permette? » un altro calcio sul muro, questo più stabile del primo.
«Sai che è fatto così. »
«È fatto di merda allora»
Lance Sbuffò. 
«Mi sembra esagerato.»
Gwaine si voltò a fissarlo, ancora furioso e sorpreso, come se avesse collegato ora il cervello.
Cosa neanche troppo improbabile. Pensò Lance.

«Sei anche tu un amico di Merlin. »
«Sì»
«E allora perché non lo difendi mai? »
Lance rimase zitto, andandogli vicino. Gli allontanò il pugno dal muro con calma, prendendo la propria bacchetta e lanciando un incantesimo per le bende, con movimenti lenti e circolari.
Una volta finito il lavoro gli lasciò andare la mano, che fino a quel momento era stretta ancora nella sua.
Gwaine fissò scioccato la sua mano e poi Lance, inghiottendo a vuoto.
«Lance, tu sei sicuro di essere etero? »
Il moro sollevò un sopracciglio e lo fissò di rimando.
«Assolutamente sicuro, Gwaine. Mi piacciono le tette. »
Al castano tornò il suo solito ghigno, cambiando completamente espressione. 
«Peccato, tutti i migliori sono etero»
Lancillotto ridacchiò e-
Un fulmine con il caschetto castano gli passò davanti, buttandosi giù per la scalinata sud.
Un rumore infernale di bottiglie lo accompagnava.
Entrambi erano fissi a guardare il punto in cui era sparito.
Gwaine fu il primo a riscuotersi e come un bravo cane da caccia si mise a seguire Dempsie, veramente troppo di corsa per non nascondere niente.
Ma la mano di Lance gli bloccò il retro della maglietta, all’altezza della collottola, trattenendolo.
Gli occhi del moro erano un chiaro rimprovero. 
«Io volevo solo... »
«Impicciarti di fatti non tuoi»
«Sì, e allora? » Lance abbassò lo sguardo. 
«Niente da ridire. .. » non aveva distolto l'attenzione perché perdente nella gara si sguardi, al contrario, lui aveva vinto
Il moro stava fissando la mano dell'amico dove il sangue stava filtrando per le garze.
«...ma prima noi due andiamo in infermeria. »
E detto questo, il vincitore se lo trascinò per i corridoi.

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Capitolo 6
*** Sei un Idiota ***


Sssalve!
sono contenta che il capitolo precedente abbia ricevuto una buona accoglienza!
Per il prossimo capitolo potrebbe volerci un po' di tempo: Chand mi ha sfidato su una storia e io odio perdere!
In ogni caso non ci vorrà così tanto come per il 5° *finge di non vedere le folle inferocite*
un bacio a tutti. 

Enjoy!
 


Merlin era nervoso.
Stava aspettando tutti i ragazzi all'ombra di un corridoio nei sotterranei. Voleva togliersi questo peso, ma più ci mettevano ad arrivare più il panico prendeva il sopravvento.
Ok. Se entro i prossimi 10 secondi non sono arrivati vado via.
Non pensarci neanche, tu resti lì. 
Ignorò volontariamente Aithusa e iniziò il conto: Uno.
Il corridoio era silenzioso, il Corvonero si mosse a disagio.
Due.
Uno scalpitio di tacchi sui pavimenti di marmo. Stava arrivando Morgana. Merlin deglutì a vuoto. Se fosse arrivata per prima Morgana una sberla non gliela avrebbe tolta nessuno, e la strega colpiva forte.
Tre.
Stranamente stava passando davanti al corridoio, tirando dritta.
Merlin era sicuro di avergli scritto che il corridoio era il terzo a destra, per quale motivo l’aveva superato ed era entrata nel quarto sulla destra?
Evidentemente i tacchi erano di qualche altra ragazza o professoressa. Strano, dato che non molte studentesse portano i tacchi e che nessuno avrebbe motivo per passare per quel corridoio.
Fece spallucce.
 Io torno a contare.
Quattr-

No col cacchio che torni a contare. Vai subito a controllare il corridoio.
Ma... 
VAI.
Ma che diavolo, manco fossi mia madre. 
Siamo parenti ed io sono un enorme drago sputafuoco. Non hai molte possibilità: va.
Merlin ancora doveva capire come potesse perdere le battaglie di sguardi nella sua testa.
Insomma, la mente è sua! E non vede neanche gli occhi del drago!
Prima o poi avrebbe vinto, oh sì. L'avrebbe dovuta sfidare a scacchi, era imbattibile in quel gioco. Escludendo la McGranitt, è ovvio.
Prevedrei le tue mosse.
Dannazione.
Altri rumori di passi interruppero la conversazione con Aithusa.
Il Corvonero, trattenendo il respiro, mise la testa fuori per il corridoio. Appena in tempo vide il mantello nero e rosso di Freya sparire velocemente dietro l'angolo successivo. Voci femminili la salutarono: Morgana e Gwen, chissà l’ultima quando era arrivata.
Un rumore fortissimo di bottiglie gli preannunciò che anche Will stava arrivando… e che era passato per le cucine.
Che grande quel ragazzo
Non volendosi far trovare il mezzo a quel corridoio si tirò lievemente indietro, rendendosi conto del perché tutti i suoi amici avevano sbagliato corridoio.
L'apertura era molto più piccola dei corridoi normali e inoltre sul lato sinistro c'era un’armatura, cosi che venendo da quella direzione, scesi dalle scale, non si notava immediatamente l’ingresso.
Ma insomma! Non dico studiarsi il percorso, ma almeno lo spirito d'osservazione migliore di quello di un dissennatore con l'emicrania.
Idiota, potevi prestar attenzione e specificare meglio.
Ehi, ora è colpa mia?
Aithusa sbuffò ma non rispose.
Questo errore per un certo verso faceva comodo, valutò il ragazzo. In questo modo si sarebbe risparmiato lo schiaffo di ‘Gana ed avrebbe potuto fare bella entrata ad effetto, incontrandoli tutti insieme: potrebbe saltare nel corridoio, salutandoli tranquillamente entrando nella stanza; oppure dargli un urlo, avrebbero sicuramente sentito. Probabilmente avrebbe optato per la seco-
Sentì uno scalpitio di quattro persone per il corridoio, stavolta nella sua direzione.
La persona più vicina si fermò all'imbocco del suo corridoio, modificando lievemente il passo.  
Per la sua entrata ad effetto era troppo tardi.
Morgana, meravigliosa in tutta la sua furia, entrò nel suo campo visivo. Teneva le scarpe in mano.
« TU! »
«'Gana calmati »
« Calmarmi? CALMARMI?» la prima scarpa venne lanciata molto sopra la sua testa,  ma il Corvonero ha comunque abbassato il corpo, in un gesto di autoconservazione comune in tutto il mondo.  
« Ti prenderò e mi farò una borsetta nuova con la tua pelle » anche l'altra scarpa venne lanciata, e con questa Merlin non fu così fortunato: un tacco otto lo colpì in pancia. 
Bella mira la ragazza.
Merlin stizzito per il colpo non aveva bisogno anche di voci che si complimentavano con il carnefice; rispose quindi in modo inacidito ad Aithusa.
«Oh stai zitta.»

Il gelo che scese nella stanza gli fece capire che l'aveva detto ad alta voce. Oh Merda.

Alzò la testa incrociando lo sguardo di Morgana, che aveva oramai gli occhi ridotti a due fessure.
Morgana era infuriata come poche volta l’aveva vista in vita sua.
Gwen, prendendo posto affianco a lei, fece un incantesimo di appello per le scarpe di 'Gana.
Porse all'altra ragazza le scarpe dal lato della punta, « Vai.»
Un altra scarica di attacchi lo colpì, prima ancora che lui potesse articolare delle scuse.
Gwen era un cacchio caricatore. Ogni volta la mora lanciava una scarpa Gwen la richiamava a se, cosicché Morgana aveva sempre una scarpa pronta da lanciare.
Al termine della terza raffica di colpi 'Gana si fermò per riprendere fiato, e Gwen che aveva le scarpe dell'amica di nuovo in mano le posò a terra, facendo da appoggio a Morgana per rimetterle.
Will stava ancora fissando le sue amiche, indeciso se scappare urlante annunciando al mondo che due donne erano riuscite a fare una mitraglia-lancia -tacchi e che il mondo era perduto o ridere dell’amico. Certo che la combo Morgana-Gwen era temibile.
Il silenzio si prolungava da un po', e Will non era mai stato il tipo a cui piaceva il silenzio.
Stava cercando qualcosa di simpatico da dire quando Freya si lanciò tra le braccia di Merlin, senza indugio e senza imbarazzo; Will conosceva il loro rapporto, il fatto che erano veramente uniti a volte l’ha portato a farsi delle pare mentali, ma sapeva perfettamente che Merlin era stato il suo primo amico e gli aveva salvato la vita. E questo è sicuramente qualcosa che unisce.
Poi il ragazzo era gay come una giunchiglia, e la prima volta che aveva fatto outing era proprio perché Will lo incalzava sui suoi sentimenti per Freya dopo quel famoso bacio. Quindi sorrise alla sua ragazza e al suo migliore amico che si abbracciavano, non volendo rovinare il momento. 
A quello ci pensò Gwen, che si lanciò anche lei nell'abbraccio, coinvolgendo Morgana tirata per la manica. 
A quel punto lui era rimasto l'unico escluso, e tentava di guardare ovunque tranne che verso di loro, ben conscio che se avesse incrociato lo sguardo di qualcuno sarebbe stato messo in mezzo.
Lui era un uomo, dannazione, non si sarebbe fatto coinvolgere da un abbraccio da ragazze. Mai.
Mai e poi mai.
Le ragazze erano singhiozzanti. Oh, ovviamente ad esclusione di Morgana, lei non avrebbe mai pianto davanti a Merlin. Perlomeno non un'altra volta; Lei gli stava semplicemente stritolando un braccio, impiantandogli le unghie nella carne in modo possessivo.
Merlin alzò il volto dalle ragazze, riuscendo a incrociare i suoi occhi che vagavano per la stanza. Aveva quell'enorme sorriso che coinvolgeva tutta la sua faccia, ogni singolo muscolo, e gli occhi bagnati delle lacrime represse, che li rendeva ancora più luminosi.
«Oh dannazione!»
E si lanciò anche lui in quell'abbraccio, stingendo i suoi migliori amici in un abbraccio stritolante.

Freya ci mise un po' più degli altri, ma una volta che anche lei si fu ripresa, Merlin si tolse quel sorriso enorme dalla faccia, dandosi minimamente un contegno. 
I suoi occhi brillavano ancora, ma non era sicuro fosse per le lacrime. 
«Ragazzi, mi spiace avervi fatto preoccupare, » li fissò con affetto « ma dovevo accertarmi di alcune cose.»
Merlin aveva deciso di dare le notizie con calma, era Venerdì e nessuno di loro aveva lezione il pomeriggio, avevano tutto il tempo che volevano.
«Ve ne voglio parlare, pero non qui » detto questo aprì una delle aule vuote sulla sinistra del corridoio. Era la stanza in cui Aithusa l’aveva portato il pomeriggio precedente, la prima stanza con un passaggio segreto per la grotta.
Sulla porta si trovavano incisi disordinatamente rozzi simboli, alcuni addirittura a fuoco, ma era solo  dall’intero dell’aula che si potevano notare, e solo se una volta entrati ci si voltava a cercarli, altrimenti sarebbero potuti passare per scarabocchi o incantesimi riusciti male.
Merlin aveva deciso come affrontare l’argomento: prima gli avrebbe parlato della sua magia, poi li avrebbe portati nella grotta del drago. Un passo alla volta.
Aithusa era silenziosa, ma probabilmente aveva capito che era meglio non pasticciare con la mente delle persone mentre stanno cercando di fare un discorso di senso compiuto.
E solo il cielo sa quanto sia difficile per Merlin anche senza interferenze esterne;
Non era mai stato un asso nel comunicare. 
« Allora.. ehm... c'è una cosa che devo dirvi.»
I suoi migliori amici lo stavano fissando come se avesse tre teste, ciò non aiutava. 
« Ehmm... io sono uno Stregone »
Ora quattro paia di occhi  passarono dalla curiosità all’esasperazione, guardandolo come se fosse idiota. 
In effetti aveva appena dimostrato di esserlo. Erano 5 anni che frequentava una scuola di magia e stregoneria con il massimo dei voti, che pensava di essere, un Magonò?!
« Cioè, non un magomagomago, sono uno stregone. Ci sono nato, ok? E beh sì, è strano però può succedere. E sicuramente non è poi così strano-» mentre Merlin continuava il suo monologo, assolutamente idiota per una scuola di maghi, tutti i suoi amici fissavano Morgana, in attesa della sua reazione.  La ragazza si guardò intorno sbuffando. 
«Che c'è? È troppo stupido anche per un insulto. »
Will non aveva ben chiaro dove Merlin volesse andare a parare. I maghi sono maghi e le streghe sono streghe, uno stregone cos’è? Una strega trans o un mago travestito?
«Merlin, amico. Essere gay non vuol dire essere uno stregone» Il moro lo guardò stralunato prima di sospirare. Merlin si passò una mano dietro la nuca.
«No, ok. Non mi sono spiegato bene evidentemente. »
Morgana incrociò le braccia e rispose acidamente. «Evidentemente.»
Il moro si strinse ancora di più nelle spalle, mormorando qualcosa simile a «Mi sto agitando.»
«Allora piantala di agitarti e spiegati. » Disse Gwen con un po' troppa enfasi, poi timorosa di averlo offeso aggiunse «Non che non vada bene che tu sia agitato» e si iniziò ad agitare pure lei, «no cioè va benissimo che tu sia agitato. Nessun problema. Anzi sei carino quando ti agiti. Non che tu sia carino per me. Insomma, non che tu non sia carino sempre, non volevo dire questo, tu sei molto carino Merlin, Cioè, se io fossi un uomo ti troverei molto bello, ma-»
«Gwen, calmati. »Morgana gli poggiò una mano sulla spalla per bloccare il fiume di parole sotto il quale si stava annegando.
«Merlin ha capito, vero Merlin? »
Una balbettante conferma fu la sua risposta. 
Will gli batté una mano sulla spalla, sedendosi su un banco affianco a lui
«Ricomincia a spiegare, Merlin. Stavolta con calma. »
Li fissò un attimo negli occhi un momento per ciascuno, pensando a tutti i complicati discorsi che si era mentalmente preparato ed a come non gliene tornasse in mente mezzo.

Maledizione.
 
Prese un profondo respiro prima di iniziare.
«Io... posso fare un tipo particolare di magie. »
Alzò gli occhi ad incrociare i loro. «Ne ho parlato tre settimane fa con la Preside, e lei ha voluto indagare. »
Ora i quattro ragazzi erano interessati. Fino a che la storia contemplava solo il Corvonero era un conto, ma la Preside non interveniva per niente. 
«Ha chiesto a Gaius se fosse vero. È il mio padrino e lo sa da quando sono nato. Vi ricordate di quando abbiamo parlato della nostra prima magia? » tutti annuirono. Erano passati anni ed era un discorso come un altro, ma erano quelle particolarità dei propri amici che si tengono a mente. «Io... non sono stato completamente sincero con voi. Vi ho detto che ho fatto levitare un oggetto... ecco... non è andata proprio così... io ho... fatto levitare l'intera sala parto. Durante il MIO parto. Ovviamente io non me lo ricordo, e neanche mia madre... Solo zio Gaius e Alice, l’infermiera era passata a salutare mia madre. Lei me lo ricorda ogni volta che la vedo.» finì il discorso abbozzando un sorrisetto sulle labbra, ripensando alla dolce Alice che rideva al solo pensarci. 
Il fatto in se era abbastanza strano, solitamente la prima magia era fatta per necessità, o per una sensazione forte, ma raramente prima dei 5 anni.
Il Corvonero continuò, «Quando la preside ha chiesto Gaius non ha potuto fare nient’altro che confermare tutto. Per questo ha chiamato la Granger e Potter, per parlarne al Ministero e agli Auror... li ho conosciuti due settimane fa dalla preside. »
All'accenno del ministero Morgana tirò lievemente su la testa. 
Se diventava una questione degli Auror sarebbe potuto essere un problema, al contrario, se diventava appannaggio del Ministero, e quindi di Uther, la mora se lo sarebbe potuto rigirare come voleva. Uther aveva preso in grande considerazione le idee della figlia per le elezioni da ministro, e alcune sue idee gli avevano fatto guadagnare un forte consenso, portandolo poi a vincere.
Nessuno sapeva rigirarsi le folle meglio di Morgana. Merlin l'aveva sperimentato quando ha fatto outing.
Will invece non era fiducioso come Morgana. 
Uther gli aveva sempre messo molta paura, soprattutto quando al loro primo anno quando si era preso una cotta per Morgana e l'uomo, che all'epoca era a capo dell’Ufficio Misteri gli ha fatto piombare a casa nel cuore della notte due indicibili per dirgli di tenersi alla larga. 
Però era indubbio che Morgana aveva potere su di lui ed in ogni caso sempre meglio che gli Auror.
Merlin li fissò entrambi, prima di continuare, «Hermione ha trovato un libro che accenna a questa magia, ed effettivamente pensiamo corrisponda.»
Gwen lo interruppe «non vuol dire solo che sei... ehmm... un po' più potente degli altri? Insomma, quello lo sapevamo. Anche con la bacchetta rotta sei uno dei studenti migliori del nostro anno. Non che ci sia nulla di male nella bacchetta rotta, ovviamente. Te l'ha data mio padre. Non ti avrebbe potuto dare una bacchetta che non andava bene, dopotutto, sei un mio amico. Non che se tu non fossi mio amico-»«Gwen! »«giusto ehm...scusate. Mi hai capito? »
La riccia si sedette sopra un banco, abbassando la testa, imbarazzata. Come potesse arrossire ancora dopo anni era un mistero.
«Sì Gwen, ho capito e no. Non  vuol dire che sono più potente degli altri... è proprio un altro tipo di magia. È istintiva, immediata... »poi riflesse su cosa voleva dirgli, e decise di tenersi gli occhi dorati e la mancanza di componente verbale per sé «...ed non mi serve la bacchetta per farlo.»
Questo li fece sussultare. Che loro sapessero solo alcuni Auror e pochi componenti dell'ex-E.S. erano in grado di fare incantesimi senza bacchetta.
Mentre Gwen e Will lo fissavano sorpresi, Freya e 'Gana non lo sembravano così tanto. Fu la Grifondoro a parlare.
«Non è tutto, vero? » ora lo sapeva, la magia usata per bloccare la trasformazione... era questa strana magia. E gli occhi dorati che aveva visto... erano veri.
È ora che lo dici.
Sarà un casino. So che lo sarà.
È tuo compito evitare che lo diventi, stregone.
«...»
Tutti i suoi più grandi amici lo stavano fissando in attesa di una risposta. Aithusa gli trasmetteva tutta la sua ansia, pressandolo.
Decisamente non era un buon momento.
Quando poi aprì bocca per parlare tutti si sporsero lievemente in avanti per ascoltarlo.  Ebbe la sensazione di venir braccato come una volpe. 
Prima di dire o fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, tipo scappare urlando fuori dall'aula, prese un respiro profondo ed annui con la testa, rivolto a Freya. Sapeva che se li avesse portati lì con la sola richiesta di non scappare con ogni probabilità gli avrebbero dato del pazzo e sarebbero scappati.  
Doveva prepararli prima, e almeno sul drago dirgli tutto.
«Quando sono... svenuto l'altro giorno io ho sentito una voce.
«non sapevo a chi apparteneva, ma era piacevole da ascoltare... era come se... come se lo conoscessi di già. 
«Ho continuato a sentirla, anche mentre ero in infermeria. Conversava con me e non sembrava malvagia... » ha guardato gli amici. Aveva la loro attenzione e la loro curiosità. Tirarla troppo per le lunghe sarebbe stato dannoso, quei ragazzi erano molto spesso imprevedibili, come avrebbero reagito?
Merlin decise di velocizzare. 
«Ieri nel primo pomeriggio l'ho incontrata... ma dovete giurarmi che nessuno fuori di noi ne dovrà mai sapere nulla»
Tutti lo fissarono e annuirono, sicuri. Merlin li fissò e continuò: il Corvonero sapeva perfettamente che anche senza questa richiesta non avrebbero mai detto niente a nessuno, ma per il bene di Aithusa non poteva rischiare.
«Cosa sapete sui draghi antichi? »
Morgana e Gwen spalancarono gli occhi, intuendo cosa gli stesse per dire, mentre Will e Freya si sorpresero della domanda. Fu proprio quest'ultima a parlare:
«Antichi draghi? Quelli estinti? »
All'imbarazzo di Merlin anche gli altri due capirono. Tutti e quattro così erano da foto, perché non aveva una di quelle enormi macchine fotografiche con se ovunque andava? Sarebbe stato meraviglioso
«Ecco beh... non è che siano proprio estinti-estinti...» Morgana lo blocco, con l'aspetto ancora scioccato, parlando velocemente «Merlin dimmi che non ci stai dicendo quello che noi pensiamo tu ci stia dicendo!》con un espressione veramente stupida il moro si ripeté un paio di volte a mente la frase appena pronunciata di Morgana, e non riuscendone comunque a cogliere il senso tenne il conto con le dita, mentre anche gli altri cercavano un epifania.
Morgana sbuffò «e pure un Corvonero sei.» Sbuffò di nuono, tirandosi su per darsi un contegno. «spiegami... perché dovremmo crederci? »
Al che tutti rinunciarono a cogliere il senso della frase e fecero tornare la loro attenzione sul corvino che stava fissando la Serpeverde.  A pensarci lucidamente la domanda era effettivamente giusta, ma Merlin non l'aveva proprio presa in considerazione. I suoi amici non avevano nessun motivo per dubitare delle sue parole, anzi, avevano prove sulla loro veridicità ed erano abbastanza intelligenti da capirlo. Era sicuro che nessuno avrebbe mai avuto veramente motivo per non crederci. Quindi perché quella domanda? 
Fissò negli occhi Morgana, la ragazza gli ricambiò uno sguardo di attesa. 
Merlin capì.  Non era incredula, Morgana gli aveva creduto dal primo momento. Lo stava sfidando a dargli una prova.
Voleva sentire anche lei il drago, averne prove tangibili. L'aveva incuriosita ed ora lo sfidava a finire il discorso, Morgana aveva già capito dove sarebbe andato a parare e voleva velocizzare il percorso.
Manipolatrice. Oh quanto la adorava.
Li fissò uno per uno, avevano già tutti capito che stava succedendo e tutti volevano testare quello che avevano intuito. E chi era lui per deluderli?.
Il resto delle spiegazioni a più tardi.
Si alzò in piedi scendendo dal banco che gli aveva fatto guadagnare qualche centimetro in altezza, andando verso la lavagna.  Tutti si accodarono alle sue spalle, anticipati da un rumore di banchi spostati.
«Seguitemi. »  E detto così, Merlin mosse i mattoni dietro la lavagna che  ricordava avrebbero aperto il passaggio segreto e si butto dentro, iniziando quel percorso che l'avrebbe portato  dal drago.
 

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