Tutto Quello Che Voglio

di KellyWatchTheStars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


 TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

CAPITOLO UNO
Alle 8.40 in punto di un normalissimo lunedì mattina, con il sole già alto nel cielo e una piacevole brezza primaverile che entra dalla finestra lasciata aperta, l’aula è viva e luminosa. Il professor Baker, che insegna matematica, è in cattedra: completamente calvo, con sproporzionati baffi neri che è solito lisciarsi quando è  in preda alla noia o al nervosismo, si ostina ad indossare delle terribili camicie a quadri che abbina a pantaloni in velluto dai colori più improponibili. E’ intento a compilare il registro di classe, e fra circa trenta secondi farà l’appello.                                                                
Alla mia destra c’è Rebecca Rolan, una delle ragazze più popolari della scuola nonché ragazza più carina della classe. Eccola mentre si pavoneggia, raccontando alla migliore amica Anne, che sta proprio dietro di lei ed è la seconda più carina della classe, i dettagli più sexy del suo finesettimana tutto sesso, droga e rock n’ roll. Ovviamente, mentre parla con l’amica, fa in modo che anche il resto della classe senta ogni minimo particolare. 
« E poi eravamo a casa di Mick seduti vicini sul divano, ci siamo sfiorati ed è stato come se tra noi passasse una corrente elettrica, capisci? Bzz bzzz… »
« Ma Mick non era il tipo con cui uscivi? »
« Oddio sì, ma era così appiccicoso e alla fine l’ho lasciato, e poi non sapeva tenere le mani a posto. »
« Ah… »
« Così ora Josh mi ha invitata ad uscire sabato prossimo. Mi piace da impazzire, Annie! »
« Oh Becky, sono cosììì felice per te tesoro! »
Rebecca ed Anne adorano parlare insieme e uscire insieme e mangiare insieme e guardare film insieme, quasi a rafforzare il fatto che Rebecca è la più carina della classe ed Anne la seconda più carina. Le ragazze sono molto attente alle gerarchie. Il dialogo fra le due prosegue intervallato da risolini e urletti isterici ogni dieci secondi, mentre io do un’occhiata alle altre attività nel resto dell’aula. Davanti a me Aaron Lowell si sta rollando una canna, incurante del fatto che sia al primo banco e il prof si trovi a soli 20 centimetri di distanza; Jenna Dillon, come ogni mattina, consulta l’oroscopo “ ma solo quello di OnlyGirls, perché ci prende sai? ” cerca di giustificarsi ogni volta; Mark Jackson gioca ossessivamente con il suo inseparabile nintendo; Mike  Dillinger copia un problema di matematica dalla secchiona che gli sta davanti, allungando il collo più di quanto sia umanamente possibile e sporgendosi dalla sedia con disinvoltura. Appena due file dietro di me c’è Nathan Young*, che si è autoeletto da ormai tre anni a questa parte, cioè più o meno da quando è iniziato il liceo, mio aguzzino personale. Sta parlando, o più probabilmente importunando, con Ashley, che sta seduta proprio di fianco a lui e rispecchia alla perfezione il classico stereotipo della bionda tutta tette e zero cervello. Ma a giudicare da come Nathan le sta fissando le già citate tette, non credo gli importi poi molto che la suddetta ragazza sia una completa idiota.
« Ehm ehm » il professor Baker si schiarisce la gola, cercando di attirare l’attenzione della classe con scarsi risultati. « Bene ragazzi, facciamo l’appello. »
« Adams »
« Presente »
« Alcott »
« Presente »
« Andrews »
Mi alzo in piedi.
« Presente »
Eccomi qui, Ellis Andrews. Lo sfigato della classe. Non è tanto l’aspetto, non sono così brutto, è piuttosto una questione di atteggiamento. Non sono esattamente il classico ragazzo che viene considerato figo, non sono quello con cui tutte le ragazze vorrebbero uscire, non sono neanche l’amico di quello figo…quello un po’ bruttino ma simpatico avete presente?                                      
Faccio per sedermi ma qualcosa mi colpisce la nuca. Mi giro seccato e vedo Nathan che ride. Chi altro poteva essere d’altronde?
« Buongiorno bellezza! » grida.
Se non ci fosse Nathan probabilmente mi annoierei a morte, insomma sarebbe tutto troppo semplice per me senza quel coglione che ogni fottuto giorno cerca i modi più assurdi per tormentarmi. Dopo tre interi anni di umiliazioni, dal chiudermi per tutta la mattinata nel bagno delle ragazze al farmi disegni osceni in faccia con il pennarello indelebile, posso dire con orgoglio di essermi meritato un posto d’onore nel suo cuore. Tre anni di sopportazione sono valsi a qualcosa, e infatti io e Nathan ora siamo, come dire, amici. Bé, il nostro è un rapporto di amore/odio, più odio da parte sua penso, ma comunque è sincero e se non altro Nate mi dice chiaramente quello che pensa di me. Anche troppo chiaramente. Coglione. Bastardo. Frocio. Rotto in culo. Mentre cerco di ricordare l’infinità di affettuosi nomignoli che il mio nemico/amico mi ha affibbiato nel corso di questi tre lunghi anni, torno a sedermi rassegnato.
« Bailey »
Oh eccola. Alicia Bailey, seduta al primo banco, il mio grande amore non ricambiato. Dalla mia postazione posso ammirarla mentre si alza dalla sedia per rispondere al professore, e per me sono cinque secondi interminabili. Indossa dei jeans chiari e una magliettina verde. I capelli castani e lisci ondeggiano dolcemente, accompagnando ogni suo movimento. Alicia assomiglia a tutte quelle attricette carine conosciute più per il loro aspetto che per il loro talento, quelle che compaiono sulle copertine dei giornali una settimana si e l’altra pure, solo che loro sono ritoccate con il Photoshop mentre Alicia no. E’ così bella e meravigliosa e semplice e dolce. Forse è un po’ piccolina ma è sexy.
« Presente »
Alicia torna a sedersi. Questi cinque secondi saranno decisamente i migliori dell’intera giornata.                                                    
 
NOTE:                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       
*piccolo omaggio al mio personaggio preferito di quella meravigliosa serie TV che era Misfits.
Che altro dire? Spero che vi piaccia e che continuerete a seguirla! Al prossimo aggiornamento,
Kriss.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

CAPITOLO DUE
Al suono della campanella che indica l’inizio dell’intervallo i corridoi si affollano rapidamente, invasi da studenti e insegnanti all’assalto delle macchinette o alla ricerca di un angolo tranquillo per fumare una sigaretta. Io vado in cerca di Jeremy, il mio migliore amico. Il mio unico amico a dire la verità. Jeremy a mensa cambia posto ogni giorno; certe volte si siede al tavolo della squadra di football, altre vicino agli ossessionati di Assassin’s Creed*, qualche volta anche al tavolo delle ragazze. Gira sempre con le cuffie nelle orecchie e questo gli permette di sedersi dove gli pare senza che nessuno gli rompa le scatole. Dovrei provarlo anch’io, magari funziona anche con Nathan. Non è difficile individuarlo comunque: è un ragazzo piuttosto grasso e basso, con delle cuffie enormi attorno al collo e dei capelli riccissimi stile afro.                                                
 
« Hey » dico, avvicinandomi.                                                                                                                                              

In realtà Jeremy non sta ascoltando proprio niente, solo che gli piace la sensazione di quelle cose sulla testa. E’ convinto che gli conferiscano fascino visto che come passa tutti si girano a guardarlo; più che per lui credo che la gente si giri per le sue cuffie verde evidenziatore, dalle quali esce un cavo che si avvolge a spirale come il filo di un telefono d’altri tempi. Sono un po’ esagerate secondo me.

« Hey » fa lui, che sta divorando un panino al prosciutto e tracannando latte « come va? »

« Male » rispondo « volevo invitare Alicia al ballo.. »

Già, il famoso Ballo di Primavera. Quello che tutte le ragazze sognano, con il vestito da principessa, la coroncina, le musiche e l’accompagnatore inclusi. Prima ci avevo soltanto pensato ma ora, alla luce del giorno e dopo averlo detto ad alta voce in presenza di Jeremy, la prospettiva mi appare davvero terrificante. Con i balli non ho mai avuto belle esperienze. Non me la cavavo neppure nelle lezioni di salsa alle quali mia madre mi aveva costretto ad iscrivermi, in quinta elementare. Non mi riusciva per niente bene…

« Mmmh seeh »

«  Ma non credo di farcela… »

« Seeh »

« Jeremy »

«  Seeh »

« Piantala di fare seeh e ascoltami! »

« Ok ok calmati » dice, alzandosi e andando a buttare i resti del pranzo nel cestino. Io lo seguo.

« Quindi mi stavi dicendo che volevi andare al ballo con Alicia, giusto? »

Annuisco, mi stava ascoltando allora.

« Però non hai il coraggio di invitarla… »

« Già.. »

« Ascolta amico » mi dice, appoggiandomi una mano sulla spalla « Pensa a come ti sentiresti se decidi di non invitarla. Pensa a come ti sentiresti stasera a casa sapendo che non ci hai neanche provato »

« Sì bé, mi sentirei… » mi sentirei come tutte le volte, come quando mi faccio umiliare da Nathan, quando non riesco a ballare a una festa o a dire quello che penso. Come sono abituato a sentirmi. « di merda »

« Appunto. Quindi provaci…»

« Senti bello, perché non ti levi dai coglioni? » dice Nathan a Jeremy, spingendolo. Jeremy si sposta e Nathan butta gli avanzi del pranzo, vassoio compreso, nella spazzatura. Poi ci guarda.

« Che c’è? Segaioli. » e se ne va, dopo aver fatto la cosa che sa fare meglio: far sentire gli altri dei perfetti sfigati.
 
Dopo la mensa attraverso i corridoi semivuoti della Phillips Academy, mentre penso alle frasi migliori da dire per invitare Alicia al ballo. So già che non ci riuscirò, non ho neanche mai detto una parola con lei, nemmeno una volta, tranne: « non premere A16 perché le croccantelle al ketchup sono rimaste incastrate ». Quella è stata l’unica volta, nell’atrio della scuola di fronte alla macchinetta dove le croccantelle al ketchup rimangono incastrate,perché io non ce la faccio a rivolgere la parola ad Alicia. Rimango incantato a guardarla durante l’ora di matematica e fisica perché siamo in classe assieme, e io cerco sempre di mettermi un po’ dietro di lei nelle file laterali così posso rimanere ad ammirarla senza che se ne accorga. Mi basta guardarla e non riesco a togliermela più dalla testa, perché lei è bellissima sapete? Mi piace tutto di lei: il suo sorriso, i suoi occhi nocciola, quel neo meraviglioso che ha sulla guancia, tutto di lei è semplicemente fantastico. Ma lei non è solo bella, è anche dolce, e intelligente, ed ha tutto quello che una ragazza deve avere per essere perfetta. E anche se fosse cattiva e stupida, rimarrebbe comunque bellissima e io sconvolto. A un certo punto vedo Alicia uscire dall’aula di fisica. Sicuramente è rimasta a parlare con il professor Baker del compito, o magari con un’amica. Faccio per andarle incontro, ma vengo bloccato dalla visione di lei che corre verso Josh Fisher. Non può essere vero. Non lui. Non Josh Fisher.  Josh Fisher  è il capitano della squadra di football, ricchissimo, alto due metri, super palestrato, ovviamente biondo e con gli occhi azzurri. All’inizio dell’anno tutti parlavano di lui, avevano detto che si era scopato la fidanzata del padre, una top model tedesca. Ed infatti, mentre guarda Alicia che sgambetta tutta contenta verso di lui, ha tutta l’aria da “scopatore-di-modelle-tedesche” e da “capitano-della-squadra-di-football”. Mi giro velocemente per evitare di vederli abbracciarsi, baciarsi, strusciarsi o qualunque sia il loro modo prescelto per salutarsi, e decido di tornarmene a casa.
 
NOTE:
*Assassin’s Creed: per chi non la conoscesse è una famosa saga di videogiochi.
Ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate e se vale la pena continuare questa storia…Il terzo capitolo lo posterò sabato o domenica, comunque non credo di farcela prima. Grazie per aver letto, un bacione
Kriss.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

Capitolo Tre

« Ciao tesoro! » mi saluta mia madre dall’ingresso.

E’ appena rientrata dal lavoro, fa la rappresentante per una ditta farmaceutica, quindi passa praticamente l’intera giornata seduta nelle sale d’aspetto degli ambulatori cercando di vendere medicine dai nomi improbabili. Da quando i miei hanno divorziato io sono rimasto a vivere con lei, mentre con papà rimango solo il sabato e la domenica.

« Com’è andata a scuola? » grida ora dalla cucina.

“ Bé vediamo…alla prima ora mi sono dovuto sorbire le avventure semi-porno di Rebecca Rolan, poi ho avuto una specie di scontro con il mio aguzzino personale, ma questa non è una novità e poi…ah sì, ho scoperto che Alicia Bailey, la ragazza per cui sbavo da tre interi anni, si fa sbattere dal Brad Pitt di turno. Giornata perfetta, non trovi?” Come faccio a spiegarlo a mia madre? Proviamo nel modo normale.

« Bene mamma »

« Ottimo »

Sono seduto sul divano del salotto che guardo la televisione, anche se non c’è molto. Una vecchia puntata di Csi:Miami*. Gordon Ramsey** che inveisce contro un concorrente. Su MTV stanno dando Next***. Non riesco a credere che esistano programmi come questo, dove un maschio super palestrato e soprattutto figo esce con una ragazza, e se quella non gli piace grida “Neeext!” Roba tipo: “ Neext, tu hai le caviglie troppo grosse!” Oppure:  “Neext, tu hai una doppia punta!”  Ma si può?! Cos’è, un subdolo modo per rinfacciarmi quanto io sia sfigato e ribadire il fatto che non uscirò mai con nessuna ragazza, neanche la più cessa, mentre i maschi fighi hanno il diritto di scegliere? E il problema è che me lo ritrovo davanti sempre nei momenti più cupi della giornata, giusto per darmi il colpo di grazia. In questa puntata però una delle ragazze incredibilmente sexy è asiatica, così decido di chiamare Jeremy. Ha sempre avuto un debole per le ragazze asiatiche.

« Ehi... »

« Ehi! Accendi la TV, c’è Next... »

Sento il clic del televisore che si accende. Non appena la vede, Jeremy fa un sospiro.

« Allora…com’è andata? »

« Non ce l’ho fatta… »

« Bello mio, lo sapevo che non gliel’avresti chiesto! Cioè, quando ti ho visto oggi a pranzo, ho capito subito che non sarebbe accaduto. »

« Grazie eh… »

« Dai non prendertela! Domani vai da lei e glielo dici. »

« Come no. Si è messa con Josh Fisher. »

« No! »

« Sì. Li ho visti oggi, mentre si baciavano. »

« Cazzo. »

« Già… »

« Mi dispiace dirtelo ma…sei fregato! Non hai speranze ora… »

« E’ sempre bello poter contare su un amico come te, Jeremy… »

« E dai, non prendertela! E’ che…voglio dire…Josh Fisher…avresti avuto più possibilità se si fosse messa con Johnny Depp****, capisci
che intendo? »

« Si lo so, lo so… senti un po’… per il ballo… » gli chiedo « dici che dovremmo andarci? »

« Mi stai dando un appuntamento? »

« Parlo sul serio! Non siamo mai andati, dai… »

« Tu vai. Ci sarà anche Alicia, no? »

« Certo che ci sarà! »

« Allora vacci! In bocca al lupo. »

« Cosa? Dovrei andarci da solo? »

« E dai bello, lo sai che non mi piacciono queste cose! Oh cavolo… »

In televisione la ragazza di Next ha iniziato a strusciarsi su un concorrente.

« Ti lascio finire di guardare Next da solo, ok? »

« Ok. A domani. »

« Non usare la vaselina! » gli dico, prima che attacchi.

E dopo questa folgorante telefonata, spengo la TV e me ne vado in camera mia per collegarmi a Internet…e fare quello che fa la maggior parte dei maschi adolescenti…masturbarmi e nient’altro.
 

L’indomani mattina entro  a scuola deciso a parlare con Alicia. Prima, però, vado in bagno per fare un Controllo dell’Aspetto. Ultimamente
ho fatto parecchi Controlli dell’Aspetto e ho scoperto di essere, come dire, diversamente bello. Ho i capelli castani e gli occhi verdi - bene no? – ma sono anche piuttosto basso, sono solo 1.65, e questo non mi aiuta per niente con le ragazze. Alle donne piacciono gli uomini alti, con le spalle larghe e fisicati, cercano qualcuno che le protegga, non uno da proteggere. Come me. Basso e con un corpo scarno. E poi non mi piace il mio naso. Quando avrò abbastanza soldi per ricorrere alla chirurgia estetica, comincerò con…
Sento sbattere la porta. Cerco di non guardare…è Nathan, che si dirige agli orinatoi strizzandosi i pantaloni come se ce l’avesse così grosso da dover prendere delle misure precauzionali per tirarlo fuori.

« Ma guarda chi c’è…»

« Ehi, Nathan. » dico senza muovermi.

Devo smetterla di precipitare in questo stato di paralisi ogni volta che devo affrontare un ragazzo o una ragazza, o soprattutto il pene degli altri ragazzi…

« Che stai facendo? » mi chiede.

“Non parlo con la gente mentre piscia” faccio. Solo che non glielo dico.

Nathan viene accanto a me, probabilmente sta ancora sgocciolando.

« Anch’io ero come te, sai? »

« Come me? »

« Sì, sempre chiuso in casa a farmi seghe davanti a Internet. Un vero sfigato, insomma. »

« Davvero? »

« No! Ma ti pare?! » dice, ridendo.

Era ovvio, ed io che ci credo pure. Che idiota.

« E quindi » prosegue « ti piace Alicia. »

« Cosa?! »

Cosa?! Come fa a saperlo? Cazzo! Ditemi che è solo un incubo, ora sono rovinato! Se
Nathan sa che mi piace Alicia allora lo sanno anche altre trenta persone. E’ così purtroppo…

« Dai, si vede… » aggiunge, evidentemente la mia espressione del viso è abbastanza eloquente. « la fissi in continuazione. »

« Non è vero! »

« Lo so, ormai è inutile che cerchi di negare. E poi sta tranquillo, non lo dirò a nessuno…a chi vuoi che interessi? »

Bè, in effetti…

« Allora, la vuoi o no quella ragazza? »

« Io.. » Perché mentire? Dillo, su! « Sì. »

« Ti rendi conto che potrei andare da lei e convincerla a scoparmi? Ora. » dice Nathan con un sorriso.

« Ehm sì, pare che te la cavi piuttosto bene con le ragazze. »

« Bene? » Nathan sembra quasi offeso dalla mia sola esistenza, ma a questo ci sono abituato. « Bene un cazzo! »

« Sì sì certo era..era solo per dire. »

« Vedi, mi dispiace doverti trattare sempre come un rifiuto ma guardati… » indica il mio riflesso allo specchio « devo farlo per ragioni
sociali, capisci? »

Non so cosa mi blocchi dal tirargli un cazzotto e spaccargli il naso. Forse il fatto che è molto più alto di me e soprattutto più muscoloso.

« Però ho capito che sei un bravo ragazzo quindi…scusa per tutte le volte in cui mi sono comportato da stronzo, ok? » mi poggia una mano
sulla spalla, e sembra sinceramente dispiaciuto. L’immagine riflessa sullo specchio è quasi comica, il mio ex (?) aguzzino che mi chiede scusa e mi parla come fossimo vecchi amici. Mah, magari è impazzito. O forse ha scoperto di avere una malattia terminale e quindi voleva ripulirsi la coscienza. Sì, i miei pensieri sono piuttosto macabri, a volte.

« Quindi è tutto a posto, ok? » continua.

« Si si certo…»

« Comunque, perché non provi a parlarle? »

« A chi? »

« Come a chi! Ad Alicia. »

Oh certo, Alicia. Come se una come lei potrebbe mai volere uno come me. Queste cose succedono solo nelle commedie americane, dove una ragazza strafiga e possibilmente bionda si innamora del secchione di turno, non nella realtà. Purtroppo. Nella vita reale non c’è posto per quelli come, non c’è nessuna possibilità di rivincita, nella vita reale nasci sfigato e così rimani per il resto della tua vita. Che prospettiva allettante…

« Alicia partecipa alla recita scolastica di fine anno…perché non ci vai anche tu? »

« C-cosa? »

« Sì, perché non partecipi anche tu? Così le parli… »

« Ma non ci riuscirò mai! »

« Tu provaci… »

Proprio in quel momento entra in bagno un ragazzo, mi pare si chiami Joshua ma non ne sono sicuro e comunque ci fissa stranito. Soprattutto sta fissando la mano di Nathan ancora poggiata sulla mia spalla…

« Beh? » gli chiede minaccioso Nathan. « Ci vediamo stronzetto » fa poi verso di me, e esce dal bagno.

Ancora sconvolto da questa strana conversazione, esco anch’io e mi avvio in classe dove sta per iniziare la lezione di storia. Per la prima volta in quattro anni Nathan mi ha dato un’idea…forse dovrei partecipare davvero alla recita scolastica.
 
NOTE:
*CSI: Miami: serie televisiva statunitense prodotta dal 2002 al 2012.
**Gordon Ramsey: cuoco scozzese e conduttore di programmi televisivi dedicati alla cucina.
***Next: programma televisivo andato in onda su MTV dal 2005 al 2008.
****Johnny Depp: non c’è bisogno di spiegazioni, vero?
 
Ed ecco il terzo capitolo, come promesso! Scusate se non è granché ma è riniziata la scuola quindi…capitemi! Spero che vi sia piaciuto e…niente, a sabato prossimo! Kriss.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

CAPITOLO QUATTRO

L’atmosfera in classe è più o meno quella di ogni venerdì mattina: la professoressa Grant, che insegna storia, sta spiegando mentre la classe si fa i cazzi suoi in completa libertà. Oggi Rebecca Rolan sta criticando con Anne una certa Elizabeth.
« Avresti dovuto vedere com’era vestita! Sembrava un sacco della spazzatura con un preservativo in cima. »
« Ahahah! » sghignazza Anne, allungando il collo per assorbire ogni parola.
Dal canale Rebecca-Anne sintonizzo le orecchie su altri tipi di attività nell’aula. Mark Jackson e un tipo che si chiama – non sto scherzando – Jackson Marks discutono di videogiochi. Michael Lewis sta guardando un porno sul telefonino. Erica Gilbert sta giocando a Ruzzle. Ed Alicia, seduta al primo banco, si limita ad essere carina.
« Ho sentito che Alicia Bailey ha un nuovo scocciatore… » riprende Anne.
Cosa?!
« Anne! Non vedi che lui è lì? » sussurra Rebecca come se stesse proteggendo un segreto. « Potrebbe sentirci! »
Cosa?! Ecco, lo sapevo, Nathan ha parlato: D’altronde, cosa potevo aspettarmi? Rimango seduto in silenzio, rigido. Calma. Calma. Non giro mai la testa così loro non pensano che le ascolto, invece sono sempre attento. Sono sintonizzato. Do una sbirciatina a Rebecca. Lei mi guarda come se fossi un oggetto solo vagamente interessante fra lei e l’orologio. Mi volto.
« Già. E’ proprio lui. » dice Rebecca. « Pare che le abbia scritto una lettera. »
Io non ho scritto nessuna lettera!
« Quello è davvero strano. » dice Anne.
Non è proprio un bell’inizio di giornata per me, a sentire queste cose. In tasca ho uno Shakespeare di cioccolata, tipo i coniglietti pasquali, però a forma di Shakespeare, e avevo intenzione di darlo ad Alicia oggi per la prima prova della rappresentazione teatrale. Lo stringo nella mano. Rebecca dice qualcosa ad Anne che non riesco ad afferrare. Cerco di togliermelo dalla tasca senza farmi notare ma in quel preciso istante la professoressa Grant fa la classica, stupida mossa da scuola superiore e, non ci posso credere, proprio contro di me.
« E tu, Ellis, ci sapresti dire in che data avvenne la battaglia di Hastings? »
Il mio libro è chiuso, lo stavo usando come scudo di protezione per nascondere lo Shakespeare. Giornata da dimenticare.
 
« Che succede? » chiede Jeremy mentre esco dall’ aula di storia. « Stai bene? »
E’ seduto a gambe incrociate nell’atrio, mi avvicino sedendomi accanto a lui.
« No. Oggi è stata una vera giornata di merda. » dico.
« Bè, adesso comincerà a migliorare. Guarda! »
Siamo in una posizione ottimale per guardare ginocchia e polpacci delle ragazze nell’atrio. Immagino che sia questo il programma di Michael, e poi, dall’altra parte, emerge una parata particolarmente sexy di ginocchia e polpacci. Appartengono a Michelle, Jenna e Chloe, le ragazze più sexy della scuola. Jeremy è di una calma invidiabile mentre le tre ragazze sgattaiolano fuori dalla lezione che stavano seguendo – Educazione Sessuale, credo – in formazione triangolare, con Jenna in testa. Io sono quello con un problema di controllo motorio, con le ginocchia che tremano e il polso che si contrae mentre quelle gambe ci passano davanti. Mi si stringe il cuore, e tutta la parte inferiore del corpo inizia a farmi male in una maniera stupida e improvvisa che mi fa ricordare le seghe su Internet. E’ ingiusto che io debba andare a scuola con quelle tre ragazze e non possa neanche avvicinarmici. Sono arrivate insieme nel mio stesso anno, e insieme coprono tutte le zone di possibile attrazione se uno ritiene che le ragazze siano vagamente attraenti. Michelle è rossa, Jenna è mora e Chloe è bionda (tinta…). Passandoci davanti non reagiscono in nessun modo alla presenza mia e di Jeremy. D’altronde, siamo seduti a terra.
« Come va con Alicia? » mi chiede Jeremy.
« Male. »
« Le hai detto qualcosa? »
« No, non ancora. Ma la gente crede di sì, che praticamente è la stessa cosa. »
« No. Tu che fai qualcosa e la gente che crede che l’hai fatta sono due cose molto diverse. »
« Bè, pensano che io le abbia scritto una lettera… »
« E allora? »
« Rebecca Rolan, la mia compagna di classe, lo pensa. E ha aggiunto che sono il suo nuovo scocciatore… »
« Sei proprio una femminuccia » dice Jeremy. « E’ Alicia che ti interessa, no? »
« Sì, però…sembrerà troppo da scocciatore se le do lo Shakespeare di cioccolata? »
« Ellis » Jeremy si aggiusta la felpa. « La cioccolata le piacerà di sicuro, a chi non piace? E poi lei recita in
una commedia di Shakespeare, quindi è ovvio che Shakespeare le piacerà. »
« E se invece pensa che sono uno sfigato ossessivo? »
« Non lo penserà » afferma convinto Jeremy.
Non lo penserà. Non lo penserà. Non lo penserà. Me lo ripeto come un mantra ma chissà perché non riesce a convincere neppure me.
 
NOTE:
Ciao a tutti :) Ho deciso di aggiornare un po’ prima perché sabato ho degli impegni e quindi non avrei potuto pubblicare…che brava, eh?!XD Il capitolo non è molto lungo, ma spero che vi piaccia comunque…Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite e BokuraFamily e Make_A_Wish che hanno recensito gli scorsi capitoli! Un bacione e alla settimana prossima, Kriss.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

CAPITOLO CINQUE

Durante l’intervallo la Phillips Academy si è trasformata. Mentre io decidevo se dare o meno lo Shakespeare di cioccolato ad Alicia, infatti, alcuni operosi membri dell’Unione Studentesca hanno riempito i corridoi di festoni colorati e appiccicato sui muri gli annunci per il Ballo di Primavera, cartoncini a forma di fiore che danno l’idea che dovrebbero avere il marchio della Disney da qualche parte, così carini, colorati e maledettamente nauseanti. Sto attraversando l’atrio, in direzione del teatro. Non avrei mai pensato di partecipare a una recita scolastica, ma questa è la mia unica occasione per parlare con Alicia, e quindi. Comunque ho un piano perfetto, l’ho progettato ieri notte prima di addormentarmi; in pratica devo (1) darle lo Shakespeare di cioccolato; (2) farlo come se fossi un suo semplice amico, che però potrebbe diventare qualcosa di più e (3) uscire dal teatro con camminata da “sono figo e lo so”.
« Ci sei anche tu in questa commedia? » domando a Mark Jackson, che è nella mia stessa classe di matematica, sedendomi accanto a lui. Con Mark siamo amici. Una specie.
« Si, ci sono pure io in questa cazzata » replica lui senza neanche guardarmi, mentre smanetta con il nintendo. « Ridimmi un po’ come si chiama? »
« Sogno di una notte di mezz’estate » rispondo. “ Ci reciti e non sai neanche come si chiama?” Solo che questo non glielo dico.
« Zogno di una notte di mezzestate. Beccato! »
« Cosa? »
« Parlo con il mio giochino. Tu pensa ai cazzi tuoi! »
Lancio un’occhiata al gioco di Mark, o meglio, ai cazzi suoi.
« Non sbirciare! » dice Mark, spostando il gioco. « Se vuoi guardare devi darmi cinque dollari. Io sono l’unico in tutta la scuola che ce l’ha,da noi non è ancora uscito. »
« Che roba è? »
« Assassin’s Creed, il quarto… »
« Ah… »
« Non sai neanche di cosa sto parlando vero? Ma dove vivi? » sbotta Mark, guardandomi.
Rimango seduto in silenzio, testa e bocca ferme, sguardo fisso davanti a me. Dopo qualche secondo, Mark scala di un posto come se io avessi l’herpes. A quel punto mi sposto di una fila.
« Cazzo, Ellis, non c’è bisogno che fai tanto lo stronzo. » dice mentre occupo il mio nuovo posto.
In quel preciso momento entra Alicia, stranamente in ritardo, e attraversa il corridoio passandoci accanto. Vede Mark e alza gli occhi al cielo, e mentre lo fa è possibile che per un millisecondo posi lo sguardo su di me.Ma il professore quando arriva?
« Buongiornoo ragazziiiii! » urla il professor Lewis dall’ingresso del teatro. « Salve a tutti! Non so se ve ne siete accorti, ma il mio falsetto è straordinario! Iiiiiih! »
« Che razza di frocio terrificante! » dice Mark dietro di me. I piccoli esserini sullo schermo gemono, infilzati da qualche strana lancia.
Il professor Lewis sale sul palco e si appropria di un microfono di cui non ha bisogno. « E’ meraviglioso avervi qui » dice « Sono felicissimo di avere un cast così bello, ci divertiremo da pazzi in questa commedia! »
Il professor Lewis è alto e magro, indossa una camicia a righe e un papillon a pois. Nella vita reale insegna inglese.
« Bene, ora assegniamo le parti. Ellis Andrews! »
« Sì » mi alzo in piedi.
« Non è necessario che ti alzi. Tu farai Lisandro,  un ruolo molto impegnativo. »
« Grazie professor Lewis. »
« Josh? »
Come, c’è anche Josh Fisher? Immagino che  non gli basti essere il capitano della squadra di football e scoparsi una top model tedesca e far parte dell’Unione Studentesca e stare con Alicia. In prima fila, si sposta leggermente per farsi vedere dal professor Lewis.
« Tu sarai Demetrio, un altro ruolo difficile. Preparati a studiare molto molto. »
« Figo » dice Josh.
« Puck? Dov’è Puck? Alicia Bailey? »
Alicia è in prima fila, vicino a Josh. Riesco solo a vederle i capelli castani.
« Dice sul serio? Io devo fare Puck? »
« Sì signorina, tu sarai Puck. »
« Evvaiii! » Alicia salta dalla sedia, agitando il pugno con fare vittorioso.
Tutti la guardano con ammirazione e orgoglio sdolcinato. O forse sono solo io.Il professor Lewis continua ad assegnare i vari ruoli di Ermia, Elena, Titania e circa un’altra ventina di personaggi.  Mark ottiene il ruolo di una specie di folletto travestito. Consolante.
« Benissimo, questi sono i ruoli. Ora procederemo alla lettura del copione. Ragazze, ognuna di voi vada a prendere le sedie e le porti sul palco. »
Le ragazze in prima fila sono confuse. La voce di Alicia è l’unica che riesco a sentire.
« Perché dobbiamo prenderle noi le sedie? »
« Vi alternerete. Domani le sedie le prenderanno i maschi. E a questo proposito, ragazzi! Scegliete uno di voi che vada a prepararmi un panino in Sala Professori! »
« Per tutta la durata della rappresentazione? » chiedo. Non voglio ritrovarmi incastrato con quest’incarico.
« No, Ellis. Solo per oggi. Domani le ragazze sceglieranno una di loro che vada a prepararmi il panino e ci penserà lei. »
« Io non ho capito » dice Mark dietro di me, staccando per la prima volta gli occhi dal gioco. « Potrebbe rispiegarlo, per favore? »
« Uuuuh » fa il professor Lewis « Oggi le ragazze portano le sedie e i ragazzi scelgono un ragazzo per preparare il mio panino; domani le ragazze sceglieranno una rappresentante per preparare il mio panino e i ragazzi sistemeranno le sedie. E poi si ricomincia…Ci sono domande? »
Ovviamente sì. Qualcuno in prima fila ne ha, e poi un altro e un altro ancora. Quando finalmente la questione è risolta, un ragazzo va a preparare il panino mentre le ragazze sistemano le sedie; poi il professor Lewis ci fa sedere in circolo come se dovessimo fare il gioco della sedia, ma adesso è arrivato il momento di leggere il copione di Sogno di una notte di mezz’estate, e adesso io non sono più un bambino, ora sono alle superiori, e non devo dimenticarlo.

Nel cerchio corro a sedermi accanto ad Alicia.
« Congratulazioni » dico sottovoce, senza staccare gli occhi dal copione e sperando che lei mi senta « per la parte di Puck »
« Ma cos’è questa stronzata? » fa lei, voltandosi infuriata.
Alicia ha una bella bocca, molto carnosa, e devo impormi uno sforzo mentale non indifferente per impedirmi di fissargliela.
« Non riesco a credere che ci mandi a prendergli le sedie…non è illegale? »
« Bè, illegale non credo però non è per niente bello… »
« Sì, vabbè…la Costituzione non prevede delle garanzie contro la discriminazione? »
« La Costituzione non ci garantisce proprio niente, siamo studenti… »
« Che cazzata! »
« E già… » tamburello con le dita sulla testa dello Shakespeare, ancora nella mia tasca.
 « Comunque, io sono Ellis. »
« Lo so chi sei » risponde Alicia. « Sei nella mia classe di mate, no? »
« Già, sì » fingo di non averci fatto caso « ma sai, a volte ci si può trovare nella stessa classe per un bel po’ senza mai veramente… »
« Lisandroooo! » grida il professor Lewis « Parla! »
« Ehm…sì…sono io Lisandro, vero? »
« Sì, Ellis. »
« Ok, sì, ehm…Tu hai l’amore di suo padre, Demetrio, lascia ch’io abbia quello di Ermia. Sposa lui piuttosto. »
« Grazie, Ellis. Davvero ottimo! » fa il professor Lewis, assumendo il suo miglior tono arrabbiato/deluso, tipico degli adulti.
« Mio signore, discendo da una famiglia illustre quanto la sua, e quanto la sua facoltosa. »
« Lo odio. Le sue lezioni di inglese fanno schifo. Non sa insegnare… » riprende Alicia a bassa voce.
« Ma ciò che vale più d’ogni altra cosa di cui possa vantarmi, si è ch’io son riamato dalla bella… »
« E quella voce stridula poi! Per non parlare di come si è vestito…camicia a righe e papillon a pois! Un papillon a pois, dico! »
Non riesco a capire se ad Alicia sto simpatico o semplicemente detesta il professor Lewis, ma sia come sia, lei sta parlando con me, e questo è il massimo. Continuo a leggere e ogni volta che c’è una battuta dolce, e in Shakespeare le battute dolci sono veramente dolci, le recito indirizzandole a lei, inclinando appena la testa, e lei reagisce in qualche impercettibile maniera che io probabilmente mi sto solo immaginando.
« Lisandro! » il professor Lewis mi richiama bruscamente per recitare una scena con delle fate.
Io mi incasino con le battute e Alicia sorride, il che non mi aiuta, e io cerco di ricambiare il sorriso anche se forse non era a me che sorrideva, o forse sì ma nella maniera sbagliata, come un sorriso di circostanza. Ma va bene lo stesso, è già un passo avanti.
« Ora vi auguro sogni felici, se sia ben chiaro che siamo amici, e a un applauso tutti vi esorto, poiché ho promesso che a ogni torto, a voi usato per insipienza, gentile pubblico, faremo ammenda.» legge Alicia.
La fine di Sogno di una notte di mezz’estate è senza applausi, ma c’è uno stiracchiarsi collettivo del cast, con le braccia all’indietro. Qualcuno se n’è andato durante la lettura del copione ma siamo ancora seduti in cerchio più o meno in una dozzina, compreso un sonnecchiante professor Lewis.
« Bene, ehm ehm » dice lui, alzandosi « questa è la commedia. Domani ci occuperemo delle scene con Lisandro e Demetrio, mi raccomando non mancate! Dovrete essere tutti quiiii! Iiiiih! »
Fra spostamenti di sedie, chiacchiere e sbadigli, lo soffochiamo tuffandoci a prendere i nostri zaini. Devo ancora chiarire la storia della lettera con Alicia, e questa è la mia ultima occasione per farlo.
« Allora, ehm, Alicia » riesco a dire, prima che scenda dal palcoscenico. « Ti sono arrivate per caso delle voci su di me che, mmmh, ti davo una lettera? »
« Eh? » si gira verso di me. Quel semplice “eh” non promette niente di buono.
« Una lettera…bè stamattina Rebecca, che è in classe con noi, sai, Rebecca Rolan…bè ha detto qualcosa di te e una lettera che ti avrei dato io, ma io nemmeno ti conosco così bene, perciò ci deve essere stato un equivoco. »
« Non capisco »
Neppure io, ed è esattamente ciò che ho appena detto. Non conosce il significato della parola “equivoco” ? Io rimango in silenzio.
« Vuoi essere sicuro di non avermi dato una lettera? »
« Io… »
« Non me l’hai mandata, ok? »
« Ok »
« Non mi hai mandato nessuna lettera. Contento? »
« Bè, abbastanza.. »
« Sei fiero di non avermi mandato una lettera? »
La sedia pieghevole, appoggiata contro il suo fianco, ha uno scatto. « E’ questo il tuo grande successo di oggi? Il non avermi dato qualcosa? »
« No anzi, stavo giusto… »
« Fa come ti pare. »
Alicia scende dal palcoscenico e va a riprendersi lo zaino. Io infilo la mano in tasca per prendere lo Shakespeare e…le dita afferrano una testa di cioccolato molliccia e affondano in una zuppa di carta d’alluminio. Missione fallita!
« Alicia, aspetta… »
Ma lei è già fuori dal teatro. Sembra che vada piano e che parli fra sé, forse del professor Lewis, ma più probabilmente di me, spero/temo, e poi di colpo è all’uscita e si volta a fissarmi con sguardo truce, come se pensasse “ bè, che ti potevi aspettare…quello si chiama Ellis “. E poi sparisce. Cazzo. Dovrei essere incazzato, no? Invece…mi sento quasi sollevato. E’ come se per tutto il tempo avessi saputo che sarebbe andata a finire così. E’ come se non avessi potuto gestire le cose diversamente. E’ come se per me il mondo funzionasse così e, guarda un po’, così ha funzionato ancora una volta.  Il fallimento giustifica tutti i miei timori, le pianificazioni e le strategie. Avevo ragione io. Non ci sarei riuscito.
 
NOTE:
Rieccomi con il quinto capitolo! Finale un po’ amaro, che delusione per il nostro Ellis! Ma non preoccupatevi, si riprenderà. Che ve ne pare di Alicia? Ha un bel caratterino, eh?! Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciatemi una recensioncina e al prossimo aggiornamento. Un bacione, Kriss.
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO
 
CAPITOLO SEI
« Mamma, oggi abbiamo cominciato le prove per lo spettacolo teatrale »
« Spettacolo teatrale? Non hai mai partecipato ad uno spettacolo teatrale, neanche alle elementari! »
« Sì, bè…ho voluto provare. »
Non posso mica dirle che lo faccio per Alicia…
« Ottimo! Ridimmi un po’ come si chiama? »
Esattamente la stessa frase che mi ha detto Mark quattro ore fa. Mi devo preoccupare?
« Sogno di una notte di mezz’estate »
« Sai quale dramma mi piace molto? La gatta sul tetto che scotta. Farai anche questo? »
« No mamma. Pensi che avrai un po’ di tempo qualche volta per aiutarmi con le battute? »
« Chiedilo a tuo padre. Io sono oberata di lavoro. »
« Papà non è a casa, mamma. »
Mi giro a guardarla mentre guida, diretta a casa di mio padre come ogni sabato pomeriggio, insolitamente truccata e pettinata, si è messa addirittura i tacchi.
« Devi uscire? »
« Io? No! »
« Bè sei truccata e con i tacchi…di solito non ti trucchi mai… »
« Oh sì è che…non devo proprio uscire, eh…è che Michelle…hai presente Michelle che fa il corso di yoga con me? »
« No, non ce l’ho presente. »
« Ma come no! Quella che l’anno scorso al tuo compleanno ti ha regalato l’abbonamento per andare a vedere le partite di hockey… »
« Ah, quella Michelle…che poi non l’ho mai usato, io odio l’hockey. »
« Sì bè lei non poteva saperlo Ellis! Comunque, ti stavo dicendo che è un brutto periodo per lei, il marito l’ha lasciata e se n’è andato a Cuba e quindi ha bisogno di me, vado a consolarla. »
« Con i tacchi? »
« Magari dopo la porto un po’ fuori… »
Sì certo, mamma, come no. Vallo a raccontare a qualcun altro…peccato che non glielo dico.
 
 
« Buongiorno. » dice papà, infilandosi in bagno.
E’ lunedì mattina, e come ogni lunedì mattina sono a casa di mio padre, visto che il finesettimana sto a dormire da lui. E’ lunedì mattina, e  ogni lunedì mattina è la stessa storia.
« Oh, ehi. » dico io, distogliendo lo sguardo dallo specchio e aprendo il rubinetto per dare l’idea che mi stessi lavando la faccia. Papà è completamente nudo, se non per il fatto che indossa un paio di calzini neri, come sempre verso le sette del mattino. « Oh, ehm…potrei avere un po’ di privacy qua dentro? »
« Figliolo, mi becchi nel bel mezzo della corrente » dice papà.
« Già, lo sento. »
« Non t’imbarazzare. Fa’ finta di essere sotto le armi, non ci sono altri cessi disponibili. Baracca militare da dieci. »
« Papà, tu non sei mai stato sotto le armi »
Mi volto e subito me ne pento, perché il suo sedere nudo ha un aspetto strano. E’ come se fosse schiacciato su una lastra di vetro.
« Puoi metterti almeno un asciugamano? »
« Mica sei una femmina…una femmina non l’ho mai avuta. »
Mi arriva un lieve fruscio mentre lui arraffa un asciugamano e se lo mette intorno all’abbondante circonferenza.
« Lo vuoi finire il secondo bagno? Per favore? »
Piazzo le mani sui lati del lavabo e chiudo gli occhi. Papà si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla.
« Cosa c’è che non va, figliolo? »
« Niente. »
Apro gli occhi e nello specchio vedo l’immagine di me e mio padre, il mio volto troppo lungo e gli occhi a palla, e papà sulla destra, una nuda e grassa faccia su un nudo e grasso corpo, le mani che tengono fermo l’asciugamano come fosse un Buddha. Sembriamo un’illustrazione di gente che non dovrebbe riprodursi e di come viene fuori la loro prole.

Una volta entrato a scuola, trovo Alicia seduta al suo solito posto in prima fila alla lezione di matematica. Passandole davanti, le lancio un’occhiata; anzi, la guardo apertamente, con occhi supplici, terrorizzati, ma lei non ci fa caso. Raggiungo il mio posto. Indovinate che sta facendo oggi Rebecca?
« Okay, e a quel punto Elizabeth fa: “Dove possiamo andare? Io non ho mica la macchina come te…” e lui dice: “Non preoccuparti…vieni a sederti qui, bella.” E lei ci è andata! Incredibile! »

“Sta’ zitta!” le dico “ Sono tutti stufi di sentire te che critichi questa Elizabeth.” Solo che non glielo dico. Invece mi siedo al mio solito posto e mi metto a guardare Alicia.

 « Eccolo che ricomincia » dice Rebecca ad un certo punto. Io fingo di non aver sentito.
« Cosa? » le domanda Anne.
« Lo scocciatore, guardalo. » Mi indica con un leggero cenno della testa.
« Oh… »
Anne si volta e guarda Rebecca. Rebecca le sorride impercettibilmente. Anne sembra vagamente triste, come se perorasse la mia causa. Rebecca risponde con uno sguardo fulminante. Non mi ero mai accorto che le ragazze potessero comunicare in questo modo, con gli occhi, come scimmie malefiche.
 
Ecco Jeremy, nel parcheggio della scuola. Gli avevo chiesto se dopo le lezioni poteva accompagnarmi a comprare una maschera per il ballo di Primavera, ed è riuscito a farsi prestare la macchina dai genitori per quando glielo avevo chiesto. Lo abbraccio. Non ho nessuna certezza sullo status di autista ufficiale di Jeremy. Forse ha un foglio rosa che non gli consente di guidare da solo, ma siccome non si può violare nessuna legge a bordo di un enorme catorcio color verde pisello che procede a quaranta all’ora, siamo a posto. Jeremy mette su un qualche orrido cd di canzoni reggae, io guardo fuori dal finestrino mentre usciamo dalla scuola.
« Oh me l’ero dimenticato, a te questa roba fa schifo, giusto? » mi domanda, indicando il cd. « Posso mettere David Guetta. »
« Va bene questa. » gli rispondo. Jeremy può mettere tutta la musica che gli pare ( eccetto David Guetta ) perché io adoro andare in macchina. Mi è sempre piaciuto. Non ho mai capito i ragazzini piccoli che continuano a chiedere « Quanto manca? » ogni dieci minuti.
« Allora dimmi un po’ » esordisce Jeremy « com’è che vuoi Alicia così tanto? »
«Ehm, mi piace. »
« Come mai? »
« E’ sexy. » poi mi riprendo in tempo. « e intelligente. »
« E non vuoi semplicemente fartela? Ti ci vuoi mettere assieme e quelle cose lì? »
« Sì. »
« Ah. Senti, le tue magliette ti piacciono? »
Abbasso gli occhi su quella che ho addosso. Guerre Stellari, Episodio I*. « Non sono male, credo… »
« Bè, allora forse è meglio che non ti metti con nessuna ragazza… »
« Perché?»
« Le magliette sono i trofei delle ragazze. L’ultima con cui usciva mio fratello gliene ha fatto fuori cinque. Non andare ad un appuntamento con una ragazza se non sei disposto a perderci la maglietta. » afferma convinto. « Arrivati. Sbrigati, stanno quasi per chiudere. » mi dice, parcheggiando di fronte al negozio.
Entro nel negozio, e devo implorare il commesso di darmi un po’ più di tempo per cercare e pagare una maschera. Immagino che con quella nessuno saprà riconoscermi, e io non dovrò far altro che indossare pantaloni e giacca nera, e se riesco a trovarmi da solo con Alicia, dopo essermi dichiarato, potrei togliermi la maschera e rivelarmi per quello che sono veramente, e forse cominciare a fare sesso contro un albero e …
« Oddio! » esclama Jeremy, quando mi vede uscire dal negozio con la maschera addosso. «  Sei proprio un caso disperato…che maschera stupida! »
 
NOTE:
*famosa saga cinematografica.
Scusate se vi ho fatto aspettare un po’ ma tra compiti e mancanza d’ispirazione, ci ho messo un pochino a scriverlo…che ne pensate di questo sesto capitolo? Come sempre, mi auguro che vi piaccia! A presto e un bacione, Kriss.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


 
TUTTO QUELLO CHE VOGLIO

CAPITOLO SETTE

Per la seconda lettura di “Sogno di una notte di mezz’estate” mi siedo di nuovo accanto ad Alicia. (Tocca ad una ragazza di nome Jessica andare a prendere il panino del professor Lewis oggi, mentre noi maschi formiamo a casaccio un cerchio con le sedie). Non so perché, mi sto predisponendo ad avere il cuore spezzato, ma ho i riflessi pronti e seguo l’istinto. Non appena iniziamo a leggere sposto il braccio fino a sfiorare quello di Alicia. Tutto quello che devo fare adesso è tirare fuori una frase, una frase tra tutte le cazzate e le mode e le cose serie del mondo, che come la volta scorsa le dia lo spunto per cominciare a parlare con me. Una frase come: “Ho sentito questa cosa sulla figlia di Madonna”, oppure “Penso che la Kardashian ha proprio un gran bel culo”, ma forse non è quella giusta. Probabilmente solo un decimo di un decimo di un diciassettesimo delle cose lo è.
« Ehi, Alicia, ho sentito dire che gli esseri umani hanno smesso di evolversi. »
« Eeh? » si volta con un misto di fastidio e perplessità. Ma cosa ci si poteva aspettare? Però è un inizio.
« Già, sul serio… » mi giro a guardare il professor Lewis: si è addormentato. « L’ho sentito su, ehm, Discovery Channel. Dal punto di vista dell’evoluzione siamo fermi. »
Alicia volge lo sguardo sul foglio di carta che ha sulle ginocchia. « Per il bosco sono andato, né ateniesi ho pur trovato, sopra cui provar se il fiore… »
Giusto, me ne ero dimenticato. Ha una battuta. Quando finisce, mi guarda e mi dice la cosa più meravigliosa del mondo.
« Infatti, l’ho sentito dire anche io. »
« Sul serio? » Quasi mi dimentico di parlare piano.
« Certo che no, Ellis. Solo tu puoi sapere cose del genere. Però, sembra interessante… »
Sul cerchio è calato un notevole silenzio. Alicia mi pungola il braccio con la penna, senza toccarmi « Tocca a te. »
« Ehm, sì, allora…Amor diletto, il lungo vagare per questo bosco ti ha stancata… »
« Parliamo alla fine delle prove, ok? » dice Alicia.
Le rivolgo un sorriso così largo che poi mi devo dare una controllata, perché so che i sorrisi larghi non mi donano. Quando la lettura del copione è finita, io e Alicia riprendiamo a chiacchierare. Insieme sistemiamo le sedie. Le passo la storia delle persone che hanno smesso di evolversi pari pari a come me l’ha riferita Jeremy ieri sera, mentre mi riaccompagnava a casa.
« E così pare che siamo a una stasi del processo evolutivo. »
« Cavolo, è una follia. »
Non è che si stia scoprendo troppo. Ha serrato un po’ le labbra, e questa è proprio l’espressione giusta perché sembrano un cuoricino rosso. « Non credi che le persone si stiano evolvendo verso un’intelligenza maggiore? »
« Io credo » affermo « che le donne sottopongano a selezione naturale i maschi più ricchi e affermati, tralasciando completamente il fatto che siano intelligenti o no. » E ora che mi rispondi, fidanzata di Josh Fisher?
« Oh no! » esclama Alicia, facendomi cenno di seguirla mentre raccoglie le sue cose. « La gente di successo è sempre intelligente. »
« Mio padre è un uomo di un certo successo, però è un cretino. »
« Non è carino da parte tua. Che lavoro fa? »
« Avvocato divorzista. E il tuo? »
« Supervisore capo delle montagne russe a Disneyland. » Adesso ha la borsa in mano, ma è allarmata perché manca qualcosa. Si china sopra una poltrona del teatro per guardare a terra. Voglio a tutti i costi ritrovarle l’oggetto perduto e rendermi utile. Credo di averlo visto…una cosa di stoffa bianca e imbottita vicino alla sua caviglia. Mi abbasso per raccoglierlo; lei si raddrizza nello stesso momento, finendo a sedere sul mio collo.
« Ahi! »
« Ehi! Da’ qua! » Alicia si riabbassa come un fulmine, mi spinge via e raccoglie l’oggetto dal pavimento.
« Scusa »
Lei ridacchia. « Ellis, non dovresti toccare questa roba da femmine! »
« Volevo solo darti una mano… » Alicia si allontana e io la seguo, attraversiamo insieme le porte del teatro.
« Immagino allora che se tuo padre lavora a Disneyland, tu non dovrai preoccuparti delle file. Cioè, le file per salire sulle giostre…non quelle al supermercato eh! »
« Sì, divertente…è stato licenziato, ok? »
« No…stavo, sai, cercando di essere simpatico o qualcosa del genere. Scusa, non sono molto bravo a fare conversazione. »
« Però stavi facendo conversazione. Stavamo. »
« Sì, bè… »
« Sai una cosa? » Alicia mette il broncio « Io odio i ragazzi che non sanno fare conversazione. E’ un ostacolo insormontabile. »
Cazzo.
Siamo a metà del corridoio, in direzione dell’uscita. Sto pensando a qualche arguzia finale da dire per rimediare alla cosa delle file (lei ha forse detto qualcosa sul fare conversazione?) quando vedo una figura tra le porte: Josh Fisher.
« …Ellis… » è tutto quello che riesco a sentire da laggiù; forse mi stava solo salutando. Josh spende e spande interi decimi di secondo quando mi vede. Poi guarda Alicia. A lei non ha bisogno di dire niente.
« Devo andare! » fa Alicia, e sgambetta in fono al corridoio per andare incontro a Josh, come farebbe Puck, come se ieri lui le avesse fatto qualche magia che è sfuggita completamente alla mia comprensione.
« Ed ecco che sul più bello se ne va…fanno tutte così le donne! » una voce mi arriva alle spalle. Nathan, ovviamente.
« Lasciami stare, Nathan. »
« Dovresti vedere la tua faccia…cucciolo bastonato mode on. »
« Ti diverte molto vedermi così, vero? »
« Bè, direi che…sì, lo ammetto. Scusa, è più forte di me. Carini, comunque, i tuoi timidi tentativi per cercare di scopartela! »
« Non voglio scoparmela. »
« Ah, giusto! Tu sei uno romantico…è per questo che sei ancora vergine, vero? Stai aspettando quella giusta. » sorride, guardandomi con un misto di compatimento e ironia.
« Perché non mi lasci in pace? » sbuffo, allontanandomi. Lui mi segue. Oggi non è proprio la mia giornata.
« Ok, la smetto. In realtà ti stavo cercando perché volevo chiederti una cosa… » si avvicina, circondandomi le spalle con un braccio.
« Che vuoi? »
« Mi servirebbe il tuo aiuto…si, hai capito bene. »
« E in cosa ti dovrei aiutare? »
« Mi dovresti dare delle ripetizioni di fisica. »
« Non ci penso neanche. »
« E invece ci pensi! Mica vuoi far incazzare il tuo caro vecchio amico, no? » stringe la presa attorno al mio collo. « Sai, se mi aiuti potrei anche parlare con Miss Alicia bel culo Bailey e convincerla a sco… »
« No grazie! »
« Come vuoi…allora ci vediamo domani pomeriggio a casa tua! » si allontana senza neanche attendere una mia risposta.
Domani. Ripetizione. Fisica. Nathan. Cazzo.

NOTE:
Ciao a tutte/i! Spero che questo settimo capitolo vi sia piaciuto, se qualcosa non vi convince o trovate degli errori non esitate a dirmelo, non mi offendo! Se vi va lasciatemi una recensioncina :) A presto, Kriss.

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