30 days of OTP challenge.

di Andromache
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Holding Hands ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Cuddling somewhere ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Watching a movie ***
Capitolo 4: *** Day 4 - On a date ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Holding Hands ***


Rating: Verde
Conteggio parole: 612 [di 112 parole sopra una flashfic, ma troppo corta per essere definita one-shot, per i miei gusti]

Holding hands

“Ma immagina che,” – John farfugliò – “immagina che quella nuvola sia un vero drago. Bianco, etereo, che svolazza sulle nostre teste. Io penso che quella nuvola assomigli al drago fortuna. Tu invece? No, in effetti non gli assomiglia. Dicevo, immagina che sia un drago vero; dici che ci attaccherebbe? Beh, non lo farebbe. Guarda come sembra felice”. Sherlock assisteva al suo monologo senza dire una parola, perché qualunque cosa avrebbe detto, John non l’avrebbe capita, essendo terribilmente ubriaco. Non sapeva come John facesse a vederle, le nuvole, quando il cielo era chiaramente sgombro. Forse si era fatto anche una canna, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco: non lo aveva controllato tutta la sera, se non si pensa a quando era andato a cercarlo. Era sabato sera, Sherlock e John erano sdraiati su un prato bagnato, e probabilmente i loro cappotti si erano sporcati irrimediabilmente di fango. Ma diamine se Sherlock non sarebbe stato sdraiato su quella collinetta con il suo ‘compagno’ per tutta la vita. “Che bella mattina. Il sole splende alto nel cielo limpido! Ascolta Sherlock, gli uccellini cantano! Salve signora” – John si era alzato: stava barcollando giù dalla collinetta dove per la precedente ora e mezza aveva commentato nuvole, e stava attraversando il parco del college salutando persone immaginarie e credendo fosse giorno. Forse era ora di tornare in stanza.

Sherlock gli corse dietro fino a quando non furono vicini. Gli prese un braccio e se lo mise sulle spalle: doveva reggerlo o sarebbe andato per terra, e al dormitorio non avevano disinfettante per un ginocchio sbucciato. “John, ti prego, cerca almeno di non rendere il mio compito di amico-che-non-beve più duro: non lasciarti andare così” tentava di convincerlo Sherlock mentre le gambe di John cedevano sotto il suo peso, e lo trascinava sulle scale come se fosse un sacco di patate. “John, Dio, ti prego, mancano ancora due piani, cerca di tenerti in piedi su quelle gambe da atleta che hai”. Dopo circa 120 gradini, erano arrivati entrambi sani e salvi, ma soprattutto sudati. Sherlock aveva faticato molto a tirare il suo compagno, e quello aveva probabilmente preso la febbre. Quando finalmente furono al loro piano, Sherlock decretò che John non aveva più bisogno di un vero e proprio sostegno: poteva benissimo essere trainato fino alla loro camera – e se ci fossero stati problemi, avrebbe chiesto aiuto a Gregory; lui non ce l’avrebbe fatta comunque.

Allacciò la mano fredda quale era la sua a quella sudaticcia e sporca di fango di John, e lui sorrise sornione. Sherlock lo guardo scettico. “Sei bellissimo, Sherlock” – per ogni parola che pronunciava, dal suo alito deduceva ogni tipo drink che aveva bevuto durante la festa, e poteva benissimo dire che erano almeno tre, se non di più. Ignorò ciò che disse e cominciò a tirarlo verso la stanza numero 562. “Questo cappotto ti sta benissimo, dovresti metterlo più spesso” – birra, l’odore che percepiva era decisamente birra. “O forse lo fai. Sono troppo ubriaco per ricordarmi cosa metti ogni giorno” – Bloodless Mary; tipico, John odiava il pomodoro. “Mi vuoi in stanza anche se non mi ricordo il tuo cognome?” – Hair Raiser, questo glielo aveva sicuramente consigliato quel coglione di Anderson. Chi poteva consigliare un cocktail così forte a John? Solo qualcuno che non lo aveva mai dovuto sopportare nel suo stato di ebbrezza, e chi non lo aveva mai visto ubriaco? Anderson. Sicuro come l’oro che gliel’avrebbe fatta pagare. “Ha… Hans? No, era più lungo…”. Quanto Cristo erano lontani dai loro letti? Avevano assolutamente bisogno entrambi di una dormita. Forse anche di una doccia, ma prima di una notte di sonno. “Hi… no… He… Ho… Holmes? Sì, sì, Holmes. Sherlock Holmes”. 

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Capitolo 2
*** Day 2 - Cuddling somewhere ***


Rating: Verde 
Conteggio parole: 576

Cuddling somewhere

 
Sherlock, abbracciami. Non lo fai mai. Avanti, dai su, vieni qua, con me, sul divano. Possiamo stare abbracciati per quanto tempo vuoi. O per quanto ne voglio io. Dai, Sherlock, posso stringerti tra le braccia? Puoi rannicchiarti sul mio petto? Lasciami dei capelli sul maglione, fammi sentire il tuo respiro sopra i vestiti. Stringimi la mano. La tua è fredda? Non importa, Sherlock, non importa. Vuoi prima bere un the? Te lo preparo. Ma poi coccolami, abbracciami, gioca con me e dimmi quanto mi ami. Non lo fai mai. Non l’hai mai fatto. Mi ami, Sherlock?
 
I'd sacrifice anything come what might 
For the sake of havin' you near 
In spite of a warnin' voice that comes in the night 
And repeats, repeats in my ear: 
Don't you know, little fool, you never can win? 
Use your mentality, wake up to reality. 
But each time that I do just the thought of you 
Makes me stop before I begin 
'Cause I've got you under my skin. 

Frank Sinatra, Sherlock. Ti piace? Possiamo ascoltarlo insieme. Ci mettiamo davanti allo stereo, sotto una coperta, ascoltiamo musica e basta. Sul pavimento, con un the. Bianco o verde? Forse lo vuoi nero.
 
“Che hai John?” 
“Ti sto solo guardando fare... qualunque cosa tu stia facendo”
“Mh”
 
Sherlock, posso essere io a stare tra le tue braccia se vuoi. Posso fare tutto ciò che ti fa felice. Posso mettermi in ginocchio, se questo ti farà venire voglia di passare una serata insieme sul divano, stretti l'uno all'altro. Ti prego, Sherlock, vieni da me. Scegli di starmi vicino, a me, John Watson, l'infelice dottore del Bart's. Nessuno lo fa mai. Siediti, avanti, posso mettere la testa sulle tue gambe?, gioca con i miei capelli se ti va. La sai qualche barzelletta? Io sì, e posso raccontartele. Ridi, Sherlock, amo la tua bocca quando ridi. No, io amo la tua bocca e basta. Sei così bello.
 
“'Notte, Sherlock”
“Buonanotte, John” 
 
Anche se ho lasciato il soggiorno, puoi venire nel mio letto. Non faremo niente di sporco, mai vorrei profanare il tuo delizioso corpicino, solo… sdraiati accanto a me. Contiamo insieme tutte le crepe che ci sono sul soffitto. La stanza è spoglia, mi sento solo, sali, metti la tua testa sulla mia spalla e raccontami di cosa hai visto oggi. Raccontami di quanti cani hai visto passare mentre guardavi fuori dalla finestra. Mi va bene tutto, ma parlami. Io amo la tua voce.
Dai, Sherlock, vieni, sono pochi i gradini che ci separano; se non vuoi sdraiarti puoi tranquillamente sederti. Se vuoi, puoi mettermi un braccio intorno alle spalle. Oppure dormirmi addosso, cingermi con braccia e gambe, respirarmi sul petto. Il mio letto non è dei più grandi, ma se stiamo vicini, si può stare comodi anche in due.
C'è una tv qua sopra. Possiamo guardare quello che vuoi, abbracciati, se vuoi anche un programma di scienza. Posso addormentarmi su di te, o posso guardarti dormire illuminato da una luce bluastra. Sbrigati, ho molto sonno, vieni a farmi una visitina, almeno per sta sera. Non ti ho mai detto quanto è vuota la mia camera quando dormo da solo, quanto vorrei che tu fossi qua. 
 
“Jooooohn” 
“Cosa c'è?” 
“È scoppiato qualcosa”
 

 
Tu mi leggi nel pensiero. Non so come tu faccia, ma lo fai. Non hai neanche bisogno di starmi vicino per sapere cosa voglio. Lo so che il contatto fisico non è la tua attività preferita, ma io ne ho bisogno; adoro sentire il tuo pigiama sotto la mia guancia, adoro addormentarmi sul divano accanto a te, stretti per la mancanza di spazio, e adoro quando tu mi abbracci. Abbracciami più forte, Sherlock. Io ti amo, voglio essere con te, voglio essere in te. Dentro. Abbracciami, fondiamoci, non riesco a pensare ad altro. È piccolo questo divano, non trovi, Sherlock? Dovremmo comprarne uno più grande, dovremmo dormire più spesso insieme sul divano.

Ps: si ho fatto questa cosa che il somewhere era nella testa di John, e sinceramente me ne pento ma non avevo voglia di riscriverlo ;_; E poi, una cosa, lo so che i primi due sono delle flashfic/one-shot mooolto corte, ma sono solo i primi due, perciò non abbandonatemi, so scrivervi anche un testo di 600,000 parole, vi giuro! :3

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Capitolo 3
*** Day 3 - Watching a movie ***


Mi scuso tantissimo per il ritardo, tra oggi e domani pubblicherò i capitoli mancanti!
Conteggio parole: 336
Rating: Verde

Watching a movie

Sherlock guardava John dormire sopra il suo petto. Non aveva mai visto niente di così pacifico e calmante. Era come un the: rilassante e... caldo. Di un calore che gli scaldava il cuore. Non si era mai aspettato, in vita sua, di trovare una persona che sarebbe stata disposta a guardare un film con lui. John lo era, e gli piaceva anche, farlo. 
Guardava la sua pancia fare su e giù, mentre ancora la luce fioca della tv illuminava il suo corpo e le coperte dove sotto vi era sdraiato; e pensava di essere un uomo fortunato. Diceva a sé stesso che Mycroft, che tanto l'aveva preso in giro, non avrebbe mai provato la sensazione di stare vicino, in senso platonico e fisico, a una persona; sentirne il battito cardiaco e i pensieri che frullano in ogni neurone. 
Guardava i suoi occhi chiusi e sentiva il respiro irregolare. Come avrebbe definito la sua relazione con John? Sentimentale, più o meno: Sherlock sentiva qualcosa per lui, ed era quasi sicuro che lo sentisse anche John, o ora sarebbe accoccolato nel suo letto, non in quello del suo coinquilino. 
La TV era sempre accesa, e qualcuno stava blaterando qualcosa sull'amore. Questi erano gli stupidi film che John guardava. Era un tipo da Pretty Woman, mentre Sherlock... beh, Sherlock non era un tipo da film. Sherlock non era un tipo e basta. Ma John lo aveva accettato così come era venuto, ed era riuscito anche a farselo piacere. Nonostante a Sherlock riuscisse molto facile allontanare la gente, con lui non si preoccupò di farlo, e lo ringrazia ancora per avergli lasciato i suoi spazi ed essersi avvicinato passo per passo. 
John era speciale e Sherlock era apatico. Un genio, più che abile osservatore e deduttore, ma apatico. Con una vita spericolata, sempre in pericolo di morte, ma vergine di sentimenti. 
John era arrivato e gli aveva insegnato l'arte di provare emozioni. Non gli sarebbe mai stato grato abbastanza per quello che gli aveva fatto, per come lo aveva cambiato. 

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Capitolo 4
*** Day 4 - On a date ***


Ok, facciamo che d'ora in poi i "day" saranno simbolici. Se qualcuno, come me, sperimenta il liceo linguistico, saprà perché potranno essere solo simbolici. Per gli altri: non prendete mai l'indirizzo linguistico ç_ç 
Ps: scusate per la schifezza ma dovevo volevo aggiornare pur non avendo idee. 

Conteggio parole: 444
Rating: Verde

On a Date

 
Quando lo aveva conosciuto, John aveva pensato a Sherlock solo come un coinquilino, una persona come un'altra, al massimo un amico, ma mai avrebbe pensato di esserne attratto fisicamente.
Eppure, a un anno dal loro primo incontro, John si era scoperto ad essere a un punto morto nella sua relazione con Sherlock. 
Non seppe mai cosa lo indusse a pensare di provare sentimenti per il suo compagno, ma sapeva cosa lo aveva fatto innamorare: lui come persona, e non come ragazzo attraente, perché era stato, probabilmente, l'unico a vederlo dentro e a sperimentare ognuno dei suoi repentini cambiamenti d'umore.
Così, un giorno, John gonfiò il petto e prese un bel respiro, e gli chiese un appuntamento. E, da grande bambino che era Sherlock, decise di portarlo da Hamley's. [1]
 
“John, non te lo nascondo” cominciò Sherlock felice, “questo è stato l'appuntamento più strano della mia vita”. John sorrise mentre Sherlock si tuffava in mezzo a dei pupazzi, emergendo dalla pila tenendo in mano un'apetta sorridente, e controllandone ogni punto. “E siamo solo al primo piano...”. Sherlock si avvicinò a John con fatica per via dell'ammasso di gente che si trovava all'interno del negozio. “Me la compri?” chiese, sorridendo teneramente e stringendo l'ape al petto. Se John avesse detto di no, si sarebbe sentito una persona completa a metà per il resto della sua vita. “Ma certo!” rispose, e lo prese gentilmente per mano, gli lasciò un bacio leggero sulla guancia e lo trascinò alle scale mobili. “Dimmi, allora, ti piace Hamley's?” chiese a Sherlock, e l'altro annuì distratto mentre osservava ogni angolo del negozio. Era impaziente di perlustrarlo da cima a fondo, e si vedeva dai suoi occhi. Anche in quelli di ogni altro bambino che avesse mai incontrato, non aveva mai visto la stessa scintilla che avevano ora quelli del suo amante. “Abito a Londra da sempre, e non ho mai saputo dell'esistenza di questo paradiso fino ad oggi” – neanche il tempo di finire la frase, che era già dappertutto a provare ogni gioco, a guardare ogni modellino e ad assaggiare ogni caramella, e John lo seguiva piano dopo piano, lo guardava divertirsi e portare in braccio una marea di cose, mettere in bilico scatoline su scatoline. 
Quando arrivarono al sesto piano, Sherlock sembrava alquanto deluso del fatto che fosse l'ultimo, ma quando vide tutte i dolci situati su quel piano gli tornò il sorriso. “John... comprami qualcosa anche qua sopra, ti prego”. Prima che potesse tirare fuori il portafoglio, Sherlock era già al bancone a ordinare un frappè agli M&M's. 
Sicuro come l'oro che, se John l'avesse portato a un altro appuntamento, Sherlock lo avrebbe fatto andare al verde. 
 
[1] Negozio (in Regent Street) di giocattoli su 6 piani, ci sono stata ed è la real life bottega di Mr Magorium. Veramente bellissimo!

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