Alla fine non hai scelta

di Raya_Cap_Fee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insanity ***
Capitolo 2: *** Madness ***
Capitolo 3: *** Where innocence is burned in flames ***
Capitolo 4: *** Hear the whisper: I'm in love ***
Capitolo 5: *** Hounds of Love ***
Capitolo 6: *** Now we standing side by side ***
Capitolo 7: *** You're my obsession ***
Capitolo 8: *** You're the contradiction personified ***
Capitolo 9: *** There is a possibility ***
Capitolo 10: *** I'm ready for the fight and fate ***
Capitolo 11: *** All I see is her face ***
Capitolo 12: *** No light, no light in your bright blue eyes ***



Capitolo 1
*** Insanity ***














CAPITOLO UNO: INSANITY









Turno versò il resto dell’ampolla in una delle piscine nella Sala Grande e mormorò sottovoce una preghiera di ringraziamento a Thenaar per aver guidato la sua mano in missione nella terra del Sole.
Egli sollevò poi lo sguardo verso la statua del dio e restò ancora per qualche secondo a rimirarla prima di rimettersi in piedi. 
L’odore di sangue era quasi insopportabile lì dentro ma ormai dopo anni che viveva lì sotto aveva imparato a tollerarlo.
Non si poteva altrimenti.
Imboccò il corridoio proprio quando si udì nell’aria il suono della campana che annunciava l’ora di cena.
Era tornato giusto in tempo a quanto pare e nel mentre che seguiva la folla di Vittoriosi si slacciò il mantello nero lasciando così intravedere gli abiti della Gilda.




Ogni tanto scambiava un cenno del capo, segno di saluto, verso
qualcuno di quei compagni che ormai da anni condividevano con lui quegli spazi ma nulla di più.
Non esisteva l’amicizia nella Gilda, si viveva per compiacere Theenar e svolgere le missioni ma i veri legami tra i Vittoriosi non esistevano.
Quasi mai almeno.

La sala al terzo rintocco era già piena e quindi Turno prese posto al primo tavolo che gli capitò.  C’era solo un lieve brusio che cessò non appena si chiusero le porte al quarto rintocco.
Chi era in ritardo stasera non avrebbe cenato.
Le regole nella Casa erano rigide e andavano rispettate o ci si cacciava in guai seri. I Postulanti cominciarono il loro giro per distribuire da mangiare e nell’attesa Turno si guardava intorno al lungo tavolo dove si era seduto incontrando così un paio di occhi azzurri che lo stavano fissando insistenti.
Sostenne quello sguardo magnetico e mosse appena il capo in cenno di saluto.
La Vittoriosa a pochi metri da lui sollevò un angolo della bocca in un sorriso mesto poi distolse lo sguardo per posarlo su Yeshol.
Turno tenne ancora lo sguardo per qualche attimo sulla ragazza dai capelli biondissimi poi, anche lui guardò Yeshol in attesa del permesso di cominciare con la cena.



 
Era già sdraiato sul letto da un paio d’ore quando udì quell’unico e quasi inavvertibile tocco alla porta.
Prese un respiro profondo quindi con un unico movimento fluido si alzò per aprirla in fretta.
Non appena ebbe lo spazio per passare una chioma bionda fece capolino richiudendo dietro di sé la porta “ Cormia…” mormorò il ragazzo incontrando di nuovo quegli occhi più chiari dei suoi.
La ragazza sorrise “Ci hai messo più tempo del previsto Turno” la sua voce era bassissima.

D’altronde non era permesso condividire le stanza con altri Vittoriosi né prima, né dopo il coprifuoco perciò sarebbe stato pericoloso ma negli ultimi anni ormai succedeva sempre più spesso che loro due si incontrassero.
Cormia aveva un alloggio appena fuori le terme e quel posto non era sicuro poiché capitava comunque che qualcuno andasse a farsi un bagno appena prima dell’alba quando il coprifuoco non c’era correndo così il rischio di farsi beccare.
La stanza del Vittorioso invece era una delle ultime della casa, più lontana, più sicura forse.
La ragazza gli si avvicinò tanto che i loro corpi si sfioravano, non aveva bisogno di chinare lo sguardo per guardarla perché era alta quanto lui e lui era alto.
Era cresciuta bene Cormia.
Si sorrisero e quindi lui le circondò i fianchi minuti con le braccia

“Sei venuta a darmi il bentornato?”

“Sì” rispose e poi prendendogli il volto tra le mani si protese a baciarlo sulle labbra.

Avevano tentato di dare un taglio a quel sentimento ma non era facile, non più, e così la situazione andava avanti.
Rispose a quel bacio e la strinse ancora di più a sé sollevandola appena in modo che lei potesse circondargli i fianchi con le gambe.
Senza interrompere il contatto si diresse verso la parete  e vi appoggiò la schiena della ragazza.
Fece scivolare le mani ai lati del bacino e lei gli circondò il collo con le braccia affondando le dita nei suoi capelli corti. Inspirava il suo odore di pulito mentre lui non doveva proprio avere un buon profumo e infatti lei glielo fece notare.
Staccò appena le labbra dalle sue appoggiandosi al muro e lo guardò con aria divertita

“Ancora non passi dalle terme mhm? Puzzi”

Lui scosse la testa “Volevo aspettare di condividere la piscina con te…”

Lei stese le labbra in un sorriso divertito poi tornò seria e scosse appena la testa “Mi sei mancato lo sai?”

Turno annuì e le depose un breve bacio sul collo sottile

“Sta per arrivare l’allieva di Sarnek qui nella Casa”

Tornò a guardarla sorpreso “Come sono riusciti a convincerla?”

Fece spallucce mentre con le dita gli solleticava la nuca “A quanto pare l’hanno maledetta. Hanno mandato Khray a iniettargli un veleno di Rekla e la ragazza lo ha ucciso, ma non sono sicura che sia tutto… Loro avranno sicuramente tenuto qualche dettaglio da parte”

“E come credono di riuscire a tenerla qui, cosa le impedirà di fuggire?”

Ancora si strinse nelle spalle “La prospettiva di morire, credo”

Erano da poco entrati nella Gilda quando Sarnek aveva tentato di fuggire con la sacerdotessa.
Lei era stata catturata e sacrificata nella Sala mentre lui era riuscito a scappare.
Entrambi ricordavano la faccia cupa della Suprema Guardia, la Casa mezza svuotata alla ricerca del Traditore ed entrambi sapevano che la storia di Sarnek era un monito per loro stessi. L’amore nella casa non doveva esistere.

Turno si accorse dei pensieri cupi della ragazza e appoggiò la fronte alla sua “Non pensare Cormia”

“Devo”

Lui le sorrise “Non devi invece, perché noi siamo diversi da lui”

Lo guardò come se volesse aggiungere qualcosa al riguardo poi però sospirò appena e lo baciò. Le mani di lei si spostarono sotto la sua casacca e lo aiutò a togliersela rimanendo così a torso nudo.
Sorrise passando le mani sul suo petto stando bene attenta a non graffiarlo.

Ogni segno poteva comprometterli, collegarli. Lui lasciò che tornasse a poggiare i piedi per terra mentre armeggiava  con i bottoni del corpetto “Turno…” lui sollevò lo sguardo “Ora devo andare”

“Perché?” chiese

“Perché sappiamo come vanno a finire questi incontri” fece un cenno in direzione del letto addossato alla parete di pietra

“Non mi sembra ti sia mai dispiaciuto…”

Sorrisero “No ma ho finito le erbe e l’ultima cosa che mi serve è crescere un bambino….anzi no, perché mi ammazzerebbero prima di metterlo al mondo…”

Turno fece una leggera smorfia “Beh è stato comunque un piacere vederti”

Lei si sistemò i bottoni neri del corpetto e si strinse la coda “E’ un piacere vedere te..” sorrise maliziosa guardando il suo addome definito dai duri allenamenti della Gilda e fece per avviarsi alla porta.
Il Vittorioso l’afferrò però per una mano e la trasse a sé intrappolandola senza che lei opponesse ovvia resistenza “ Ti amo” mormorò a fior di labbra

“Ti amo anch’io” poi si divincolò dalla sua presa senza sforzo e sgattaiolò fuori.

Turno tornò a letto ma non riuscì a prendere sonno.


 
Angolo autrice:
Bene se siete arrivate qui almeno avete letto parte di questa mia idea forse all’inizio un po’ smielata? E’ il termine giusto? Andando avanti ci sarà più azione, questo è più un capitolo di introduzione alla strana situazione JDitemi cosa ne pensate, se vi interessa che io continui oppure se è meglio che termini qui la cosa, un bacio
RayaFee
 

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Capitolo 2
*** Madness ***





CAPITOLO DUE: Madness








 
Qualche giorno dopo giunse la notizia tra i Vittoriosi che Dubhe era giunta alla casa.
Il principale motivo per cui quella ragazza entrava a far parte della Gilda è che era una bambina della morte avendo ucciso da piccola ma forse il motivo per cui Yeshol la voleva così tanto nella Casa era pure quello di vendicarsi della vergogna di cui si era ricoperto per la fuga di Sarnek.
Il termine oltre il quale ci si considerava bambini della morte e quello in cui accedeva alla Gilda, quattordici anni, Dubhe l’aveva superato da tre anni per cui, l’idea che avevano i Vittoriosi dei piani di Yeshol del suo ingresso era ben chiara.


“Non capisco perché una ragazzina dovrebbe attirare tanto l’attenzione…” mormorò Cormia a mollo nell’acqua delle terme, gli occhi socchiusi nel tentativo di rilassare i nervi.
Turno al suo fianco di voltò  e incrociò le braccia sul bordo di pietra della grande piscina in modo da non dar a vedere il fatto che stessero parlando.
In realtà  di chiacchere nella Casa negli ultimi giorni ce ne erano molte e infatti anche quel giorno prima di pranzo altri Vittoriosi bisbigliavano tra loro, mentre altri, come al solito con sguardo vacuo se ne stavano in disparte

“E’ una novità. Le persone amano le novità” ribattè il giovane trattenendo appena un sorriso.
Molti consideravano gli Adepti alla Gilda meno che animali, figuriamoci persone.
Non che a loro importasse.

La bionda sbuffò appena “Non ci serve una come lei qui dentro. Credi che come allieva di Sarnek sia contenta di finire nella Gilda? Credi che non tenterà di fuggire cura o meno?Tradirà alla prima occasione” bisbigliò ancora mentre lanciava uno sguardo alla Guardia dei Veleni, Rekla, che facente parte del secondo gruppo di Vittoriosi se ne stava in un angolo con lo sguardo acceso dalla solita smania.
Doveva essere un’occasione ghiotta per lei.
Avere potere assoluto sulla nuova arrivata.

Turno volse lo sguardo verso il profilo della ragazza e inarcò appena un sopracciglio “Non essere gelosa…Mi hanno detto che non è particolarmente bella...Puoi stare tranquilla” cominciò a prenderla in giro e allungò un piede nell’acqua a cercarle una gamba.
Meglio che qualcuno non udisse i suoi discorsi.
Come sempre lei ribattè prontamente “Sei proprio un’idiota cosa vuoi che me ne importi se sia bella o meno” si staccò dal bordo dopo aver alzato gli occhi al soffitto.

Il ragazzo le strizzò l’occhio e lei distese le labbra in un sorriso. Nonostante non facesse niente per apparire femminile, Cormia non riusciva a fare a meno di attirare gli sguardi degli uomini a sé.
Anche ora qualcuno le lanciava di tanto in tanto uno sguardo interessato, ed era ancora coperta dall’acqua “ se proprio qualcuno deve essere geloso, quello dovrei essere io”

“e per quale motivo di grazia?” ribattè  spostandosi appena di lato

“Attiri troppi sguardi”

Lei sorrise e scosse la testa “Ci vediamo Turno…”

“Ecco brava, così qualcuna può iniziare a guardare anche me”

 Lei sorrise un’ultima volta poisi allontanò a bracciate verso l’altro lato della piscina per uscire.
Forse lei poteva credere che stesse scherzando ma non era così.
In effetti si rendeva conto che da un po’ di tempo il fatto stesso qualcuno guardasse un po’ di più la ragazza gli dava parecchio fastidio.

Era veramente geloso di lei e questo non poteva che essere un male.
Le lanciò uno sguardo mentre era intenta a rivestirsi.
In verità non c’era molto da ammirare in fatto di forme perché ne era piuttosto sprovvista ma tutto l’insieme di lei era attraente. La pelle chiarissima, il corpo esile ma definito dagli allenamenti, i capelli biondi lunghi poco oltre le scapole e gli occhi. Quegli occhi erano capaci di inchiodarti.

Erano un incrocio tra l’azzurro e il grigio al quale riuscivi a stento a parlare.
Ricordava la prima volta in cui l’aveva vista sedici anni prima al villaggio.
Forse se ne era già innamorato allora chissà.

“La smetti  di sembrare un’idiota?” una voce gli parlò così vicino da farlo sobbalzare.
Nemmeno si era accorto che qualcuno si fosse avvicinato.
Distolse in fretta lo sguardo da Cormia e si voltò a guardare chi aveva parlato “ La smetti di avere un culo al posto della faccia, Leuca?” ribattè all’altro Vittorioso  che ridacchiò sommessamente.

Forse lui poteva essere considerato un amico.

Come lui e Cormia era entrato a far parte della Gilda tredici anni prima ma loro si conoscevano da molto prima.
Quello era un sottile legame che la Gilda non era riuscita a spezzare.

“Attento a come parli… se la fissi un altro po’ la consumi” lo prese in giro.

Leuca non sapeva come stessero propriamente le cose e sembrava che comunque non gli importasse. Ciò no significa che Turno l’avrebbe messo al corrente della loro relazione però. Era comunque pericoloso

“cos’è mi fai la paternale adesso? Fatti gli affari tuoi, guardo chi voglio” e infatti cominciò a guardare una rossa che usciva dall’acqua.
C’era di più da guardare se non altro.

“Figurati, guarda pure” ridacchiò mettendosi comodo per  guardare anche lui.
Turno alzò lo sguardo “muoviti, tra poco sarà ora di pranzo e stasera c’è l’iniziazione della nuova” . Senza aspettare una replica si allontanò per uscire dall’acqua. Beh, anche lui poteva essere un bel vedere insomma.
Recuperò i suoi abiti dalla nicchia e cominciò a rivestirsi. A pochi metri c’era quella che prima stava guardando, che gli lanciò niente di più di uno sguardo che lui interpretò come vagamente interessato.
Tutti i Vittoriosi potevano vantare almeno un fisico allenato e tonico, che poi ci si poteva annettere anche un bel faccino… Indossò la casacca a maniche larghe poi si passò una mano tra i capelli corti per arruffarli. L’acqua li aveva resi di un stano scuro ma quando si asciugavano era sul biondo scuro.
 
Dopo gli allenamenti e la cena giunse l’iniziazione alla casa di Dubhe.
C’erano tutti, riuniti nella Sala Grande erano intenti ad invocare Thenaar la cui statua si ergeva su di loro minacciosa. Turno partecipava insieme a loro e guardò verso l’ingresso quando la ragazza giunse. Sembrava, no, era terrorizzata. Non appena vide il sangue nelle piscine urlò mentre gli occhi scuri erano inquieti e bramosi. I due uomini che l’accompagnavano la trascinarono a forza  alle piscine.
Sembrava stesse per impazzire.

Urlò, disumana quando i suoi piedi furono immersi nel sangue. Che razza di maledizione le avevano imposto?
La Suprema Guardia parlò e i Vittoriosi si zittirono. Rimasero le urla di Dubhe e la voce di Yeshol che la sovrastava “Potente Thenaar, la presa che a lungo ti è sfuggita è ora qui, innanzi a te, e chiede di essere ammessa al novero dei tuoi. Per te abbandonerà le schiera dei Perdenti, rinnegherà la propria vita di peccato e seguirà la via dei Vittoriosi”. Yeshol tirò fuori un’ampolla cola di liquido rosso. “E purificata, ti offre la sua sofferenza e il suo sangue”.

I Vittoriosi ripresero a salmodiare e con loro anche Turno
“Sangue al sangue, carne alla carne, accetta l’offerta e prendi con te la progenie della morte”
Di nuovo tutti si zittirono per lasciar parlare Yeshol mentre la ragazza continuava ad agitarsi come se qualcosa le si muovesse dentro e stesse per uscire. Qualcosa di terribile
“Che il tuo sangue, potente Thenaar, purifichi e marchi la nostra nuova sorella, e imprina su di lei il tuo simbolo”


La Suprema Guardia prese un largo piatto di bronzo e lo intinse nella piscina prima di gettare sulla testa di Dubhe il suo contenuto.


Turno guardava quella scena e quasi sentì pietà per quella ragazza.

Alzò lo sguardo verso la statua di Thenaar. Era lui a volere questo?

 
 
Angolo Autrice
Bene, eccomi con il secondo capitolo JRingrazio Killuale94,Drachen e MissGale per aver recensito quello precedente (Grazie mille <3). In questo capitolo, non so se ben si comprende, che Turno, Cormia e Leuca provengono dallo stesso villaggio e sono entrati insieme nella Gilda. Nei prossimi capitoli spiegherò anche come. Voglio dire che l’ultima parte di questo capitolo riprende le parti del libro ma senz’altro di noterà la differenza perché l’ha scritto Licia :P
Ringrazio anche chi ha visualizzato la storia e sarei felice se lasciaste anche una recensione. Un Bacio,
RayaFee

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Capitolo 3
*** Where innocence is burned in flames ***





CAPITOLO TRE:Where innocence is burned in flames



“Ridammelo Cormack! E’ mio!” la ragazzina bionda tentava di riprendersi il piccolo coniglio che un altro ragazzino, più grande, teneva per le orecchie lontano dalle mani che volevano riprenderselo.

“E’ il compleanno della mia sorellina e devo farle un regalo! Le piacerà questo!”

Sbraitavano ai margini del villaggio, vicino al bosco, tre ragazzini di quattordici anni contro Cormia che già aveva le lacrime agli occhi.
Quel coniglio era stato regalato a lei da suo padre prima che se ne andasse per sempre pochi mesi prima.

Strinse i piccoli pugni “E’ mio!” urlò ancora mentre altri due ragazzini sbucarono dal bosco:Turno e Leuca.
Cormia temette che anche loro facessero parte del gruppo di Cormack, li aveva visti insieme al villaggio quelle poche volte che si azzardava a mettere fuori dalla capanna.

Perché Cormia aveva paura , paura del mondo, delle persone, di tutto.
Quella mattina si era azzardata a pensare di fare una passeggiata con Pot nel bosco.
E guarda come stava andando.

Incrociò lo sguardo con il più alto dei due nuovi giunti che era appoggiato al lato di un albero e lui chinò leggermente di lato la testa per guardarla.
Lei tirò su con il naso e si asciugò con rabbia una lacrima che stava rotolando giù per guancia.

“Forse…forse chiederò a mia mamma di cucinarlo.Sarà più buono da mangiare secondo me…” disse di nuovo Cormack provocando un risolino tra i due suoi amichetti alle spalle.

La guardò cattivo e poi fu fulminio nella sua mossa.

Crack.


Il rumore delle piccole ossa del collo di Pot risuonò nel silenzio.
Cormia restò a fissare il piccolo coniglio bianco,inerte tra le mani robuste di Cormack per lunghi momenti, poi, lui cominciò a ridere e fece per voltarsi e andarsene come se nulla fosse.

Lei scattò in avanti, cieca per la furia e lo aggredì da dietro arrampicandosi per le spalle e insieme caddero a terra “Che cosa hai fatto?!?!Che cosa hai fatto?!?!” urlò lei dimenandosi per riuscire a colpirlo ma era più grosso.
Edor e Ran, i gemelli, si lanciarono su quella ragazzina indemoniata per tirarla via dal loro amico ma non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi che Turno e Leuca piombarono su di loro.

Cormia non riusciva ad attaccare e nemmeno a difendersi, che ne sapeva lei di come si picchiava qualcuno?
Fu sorpresa di vedere che Turno e Leuca stavano picchiando i gemelli loro coetanei quando un ceffone la fece cadere di lato e subito senti il sapore di sangue in bocca.
Eccolo Pot, a terra con gli occhi gialli spenti, se allungava la mano avrebbe potuto toccarlo, ma non lo fece.
Si rialzò mentre nell’aria si sentivano i gemiti e i colpi.

“Torna a casa prima che ti faccia male piccola” disse Cormack con scherno mentre si sistemava la casacca, non guardò nemmeno in direzione dei suoi amici.
Li stavano ancora picchiando?

Lei si mosse rapidamente e si aggrappò alle sue gambe per farlo cadere di nuovo.
Ci riuscì.

“Smettila!” gridò lui ma Cormia non si fermò. Era arrabbiata e come se sapesse già cosa fare gli salì in un attimo sul petto e gli bloccò le braccia con i piedi all’altezza dei gomiti e con le mani afferrò la sua testa ruotandola di lato in uno scatto.
 
Crack.

Questo si sentì di più.
Immediatamente, sotto di lei, Cormack smise di muoversi come Pot.

Sbattè le palpebre, sorpresa, nel silenzio che era improvvisamente calato.
Tornò in piedi lentamente, lasciando la testa di Cormack e mosse un paio di passi indietro.
Guardò poi in direzione dei due gemelli, anche loro immobili a terra pieni di sangue sovrastati da Turno e Leuca con le mani altrettanto insanguinate e inaspettatamente lei sorrise.
Aveva vinto.
Gli altri due la guardarono vagamente sorpresi poi sorrisero anche loro.
 
Perché, per così tanto tempo, aveva avuto paura di uscire di casa?
Poteva essere divertente.

 
Turno stava guardando in direzione di Cormia che si esercitava ad allungare i muscoli con sguardo vacuo.
Era evidente che con la testa non era nel presente.
Le si avvicinò di soppiatto mentre gli altri continuavano ad allenarsi “ A cosa stai pensando in modo tanto intenso?” le chiese riscuotendola e lei si volse a guardarlo e rispose “ A quel giorno”

Sapeva a cosa si riferiva, lo chiamava così lei, il giorno in cui il capitolo Gilda ebbe inizio.

 “Sei stata grande”

“Lo so”

"Come sei modesta" la prese in giro

Se ne vantava Cormia, non se ne era  mai pentita.

Nessuno di loro si era pentito.

Si mise dietro di lui e piano gli passò un braccio intorno al collo, poi, gli parlò sottovoce nell’orecchio “Ti va di lottare con me, Turno?” chiese e lui nascose il sorriso “Non ci andrò piano”

Lei sorrise. Nessuno si era accorto di quello scambio di battute tra i due eppure, quando cominciarono a  lottare a mani nude, qualcuno si fermò a guardare.
C’era modo anche di divertirsi lì dentro, ogni tanto.
Non tutti erano degli esaltati.




Angolo Autrice
Okay, forse questo capitolo è un pò noioso non so...giudicate voi. Volevo far capire come fossero entrati nella Gilda e mi rendo conto che forse può sembrare simile all'esperienza di Dubhe con la differenza però che i nostri tre non si sono affatti pentiti del loro gesto. Comunque ringrazio Killuale94 per la recensione del capitolo due e MissGale che ha inserito la storia tre le ricordate e inoltre ringrazio i lettori anonimi che vorrei lasciassero anche un piccolo commento (pure negativo eh)
 :)

RayaFee

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Capitolo 4
*** Hear the whisper: I'm in love ***









CAPITOLO QUATTRO:   Hear the whisper: I ´m in love

 
Turno si pose di fronte a Yeshol tendendo davanti a sé il braccio destro.
La Notte della Mancanza.
Si incise il braccio con il pugnale che teneva stretto nella mano sinistra e lasciò che alcune gocce del liquido ricadessero nella bacinella.
Per un breve attimo incrociò lo sguardo della Suprema Guardia poi il Vittorioso tornò al suo posto tra la folla e guardò i suoi colleghi che compivano il suo stesso medesimo gesto.
Arrivò il momento di Cormia, da dove era lui poteva scorgerne il profilo, seguiva gli altri nella preghiera mentre la osservava e quando lei finì fu quasi tentato di chiamarla o andare ad affiancarla lì dov’era ma si trattenne.
Scosse appena il capo.
Così non andava.
Mantenere le distanze gli riusciva sempre più difficile ormai e questo poteva essere un problema non da poco nella Casa.
Da sotto il cappuccio che si era calato sulla testa si morse un labbro interrompendo il flusso della sua preghiera.
Cormia aveva dato inizio a quella relazione, da quando erano entrati nella Gilda, tredici anni prima, lui non aveva dato importanza a nulla che non fosse l’addestramento, la preghiera e la Casa.
Perché l'unico che sembrava avere problemi era lui?
Non aveva più pensato alla sua vita prima della Gilda, a quando aveva incontrato per la prima volta quegli occhi grigi al villaggio sedici anni prima fino a quando lei non lo aveva baciato.
 
Era con Leuca e tutta la compagnia di Cormack nella piazza al centro del villaggio nella Terra dei Giorni.
Il giorno di mercato.
Era l’unica occasione del mese dove potevano racimolare qualcosina in più da mangiare.
Qualche dolce, qualche mela che non fosse marcia.
A sette anni era facile confondersi tra gli adulti e allungare le mani sul banco senza essere visti. Cormack rimaneva a guardare o a distrarre i mercanti. Lui era più grosso e meno discreto.
Erano seduti a terra, vicino ad una piccola fontana, e mangiavano in silenzio i biscotti che erano riusciti a rubare quando la vide.

Camminava al fianco di una donna che le somigliava tantissimo, si torturava le mani e si mordeva le nocche mentre guardava le bancarelle, quando qualcuno le si avvicinava si aggrappava al vestito della madre e le parlava concitata.
Indossava un abitino blu e i capelli lunghi erano raccolti in una treccia che da quella distanza sembrava bianca.

Diede una gomitata alle costole di Leuca seduto accanto a lui “Chi è quella là?” accennò con il capo in direzione della bambina.

Leuca aggrottò la fronte e osservò in silenzio “Non so come si chiami, abita a qualche casa dalla mia”

“Io non l’ho mai vista”

“Perché non mette mai il naso fuori da casa. Se l’avrò vista tre o quattro volte da quanto ricordi….è già tanto” disse e tornò a mangiare il suo biscotto.

Turno gli diede un’altra gomitata “Oh! La smetti?!?!”

Lui lo ignorò “E perché non esce mai?”

Alzò gli occhi al cielo “Perché ha paura. Ho sentito più volte sua madre lamentarsi con la mia. Dice che non mette mai piede fuori da casa….chissà come ha fatto a convincerla oggi.Ora posso mangiare?” fece per addentare un altro morso ma venne interrotto “Scopri come si chiama”

“Ma che ti importa!”

“Stai zitto”

“Che mi dai in cambio?” avrebbe approfittato della situazione.

Turno gli diede i due biscotti che ancora non aveva mangiato.

 
 
Si riscosse e tornò a guardare verso Yeshol che incideva il braccio a Dubhe.
Perchè? Se l’era perso accidenti.
Non c’erano dubbi che ormai lui si fosse innamorato della Vittoriosa e lei? Sì, anche lei.
Ma sapeva fingere, sapeva mantenere le distanze. Non era gelosa, non aveva paura che durante una missione non tornasse più nella Gilda.
C’erano due alternative: o smetteva di vederla o….o cosa?
 
 
Angolo Autrice
Ok, questo capitolo Turno che si è perso nei meandri della sua mente mentre tutti intorno a lui pensano al rito. Cormia occupa sempre di più i suoi pensieri e questo non va bene, perché lui è comunque fedele alla Gilda e non si sogna di scappare e quindi? Cosa dovrà fare?Ringrazio Killuale94 e Drachen per aver recensito il capitolo tre e ringrazio anche voi lettori anonimi (considerato rinnovato il mio invito a lasciare un seppur piccolo commento a questa storia). Al prossimo capitolo,
RayaFee

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Capitolo 5
*** Hounds of Love ***




CAPITOLO CINQUE: HOUNDS OF LOVE


“Vuoi una mano per strangolarlo? Mi sembra piuttosto cattivo e pericoloso sai?” sussurrò con tono di scherno Turno all’orecchio di un altro Vittorioso nel mentre che gli passava al fianco nella sala della palestra.
Demar, davanti ad un fantoccio piuttosto malconcio che nessuno usava più, si volse si scatto a guardarlo male “Potrei strangolare anche te, peccato che le regole della Casa me lo impediscano…” minacciò il ragazzo fronteggiando l’altro assassino.

Leuca, a pochi passi dai due, coprì una risatina con un finto colpo di tosse e lanciò  uno sguardo divertito verso Turno.
La Casa era mezza svuotata, con la notte della Mancanza erano arrivati nuovi incarichi sia per i nuovi che per i vecchi assassini e la stessa Cormia era impegnata in missione.
Per sopperire all’ansia e ai pensieri Turno aveva ritrovato un vecchio passatempo.
Provocare Demar.

Sorrise a quella minaccia “Accidenti…potresti quasi mettermi paura. Non è vero, Leuca? Guarda che sguardo omicida ha il nostro ragazzino” si fece di lato per mostrare all’altro gli occhi infiammati dal risentimento di Demar.

“Terrorizzante…” Leuca si portò una mano sul cuore e scosse la testa.

“Potreste pensare ad allenarvi, Thenaar non vuole nella sua Casa dei Vittoriosi che non sanno nemmeno impugnare un pugnale” ringhiò Demar

Turno fece labbruccio e si picchiettò l’indice sul cuore “Questo ha fatto male qui” si finse offeso poi, accennò un sorriso.

“Io sarò un grande Vittorioso, al contrario di voi!”

Leuca sorrise di nuovo “Sarà…ma Thenaar ce ne ha messo di tempo per sceglierti tra le sue file. Doveva essere indeciso. Perdente o non Perdente?”

Mettere in dubbio che Thenaar aveva titubato a prenderlo o meno nelle sue schiere era qualcosa che a Demar aveva sempre fatto male.
Non mancava che qualcuno glielo ricordasse un giorno sì e l’altro pure e si domandava perché gli altri Vittoriosi non avessero nient’altro da fare che ricordarglielo di continuo.

“Stai zitto” mormorò quindi e di nuovo i due sorrisero.

Fece per allontanarsi quando Turno aggiunse qualcosa “Pappamolle” sbuffò annoiato.

Demar scattò verso il Vittorioso.
Nelle sale riservate agli Assassini più esperti non c’era la supervisione di Sherva per cui erano piuttosto liberi di fare quello che volevano.
Il laccio di Demar avvolse il collo di Turno velocemente. Leuca non si mosse nemmeno.
Con un solo movimento Turno era di nuovo libero e la situazione, invertita.
Con un braccio bloccava le spalle del ragazzo mentre l’altra mano stringeva il collo.
I muscoli erano tesi nello sforzo di trattenere la presa “Prova di nuovo a strangolarmi e mi costringi a romperti qualcosa” ringhiò Turno.
Era pur sempre un Vittorioso, un figlio della Casa.
Non poteva ucciderlo anche se, in quel momento avrebbe voluto.

Lo lasciò andare con un spintone ma quello tenne comunque l’equilibrio.
Turno poteva contare quattro anni in più di addestramento e lì nella Casa voleva dire molto. Rosso in viso, Demar gli lanciò un’occhiata fuoribonda ma non aggiunse altro.
Nessuno considerava meschino il fatto di provocarlo e di deriderlo, l’avrebbe reso più forte e con la fede che aveva Turno sapeva in cuor suo che alla fine, sarebbe stato un grande Assassino.

Si grattò dove il laccio aveva stretto intorno al collo “Coglione…” mormorò provocando l’ennesimo colpo di tosse da parte di Leuca.

“Ci si divertiva di più con lui tempo fa”

“Si arrabbiava, insultava….”

“Dovremmo trovarci qualche altro bersaglio Turno. Demar ormai è oggetto di derisione da troppo tempo…”

Lo guardarono allontanarsi e quindi Turno si strinse nelle spalle.
 
 

Quella sera la figura di Cormia entrò in refettorio al terzo rintocco.
Turnò la osservò per un attimo, stava bene.
Sospirò di sollievo e non la guardò più.


Quando, più tardi, sentì il lieve colpo sulla porta della sua camera si alzò in piedi pronto ad aprirle quando d’un tratto si bloccò.

Si era promesso di disintossicarsi dalla ragazza.
Si appoggiò alla porta e tese l’orecchio.
Era ancora lì, poteva sentire il lieve respiro.
 Non era mai successo che non gli aprisse.
Dopo qualche altro secondo di attesa udì il fruscio del mantello.
Si stava allontando in preda ai dubbi.





Angolo Autrice
Salve a tutti e benvenuti nel 5° capitolo ^^. Allora qui compare anche il nostro amico Demar, che nel terzo libro ci racconta brevemente di essere oggetto di angheria da parte degli altri Assassini perciò…perché non ficcarci in mezzo anche Turno e Leuca? Comunque, ammetto che forse la scena non è il massimo…non so. Giudicate voi. In questo capitolo Cormia appare solo di passaggio e viene pure ignorata da Turno nghgh. Beh, d’altronde  si era detto che doveva calmare un po’ l’animo xD
Come reagirà Cormia?
Ringrazio Killuale94, RedLight_Death e Drachen per la recensione al capitolo quattro e ringrazio anche i lettori anonimi! Aspetto vostre opinioni come sempre ^^
Alla prossima,
RayaFee

 

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Capitolo 6
*** Now we standing side by side ***




CAPITOLO SEI: NOW WE STANDING SIDE BY SIDE

La mattina dopo Turno incrociò nell’acqua calda delle terme lo sguardo interrogativo di Cormia, poco distante da lui.
D’altronde non era mai capitato che lui non le aprisse la porta della stanza.
Per evitare che lei si avvicinasse a fargli qualche domanda si tenne a debita distanza e il suo bagno durò meno del solito. Nel mentre però che riprendeva i suoi abiti dalla nicchia in cui li aveva riposti il ragazzo percepì la presenza della Vittoriosa ancora prima di vedere la chioma bionda  spuntare al suo fianco.
Turno non lasciò che lo sguardo indugiasse sul corpo di lei e fece finta di nulla “E’ successo qualcosa?” la domanda gli giunse bassissima e se non avesse avuto un buon orecchio senza dubbio non avrebbe distinto una parola dall’altra.
Lui recuperò i pantaloni neri di camoscio e li indossò senza rispondere mentre lei prendeva dalla nicchia vicina, guarda caso,  i propri “Turno stai bene?” un’altra domanda e il Vittorioso potè notare ora una certa preoccupazione nel suo tono.

Si voltò verso di lei deciso a risponderle con un secco sì ma non appena incrociò il suo sguardo tutto quello che gli riuscì fu di scrollare le spalle

“Perché non dovrebbe esserlo?” domandò indossando la casacca in un solo movimento

“Non mi hai aperto ieri sera”

“ E quindi?Non avevo voglia”

Cormia sbattè le palpebre, sorpresa dal suo tono e schiuse le labbra pronta a ribattere poi però non aggiunse altro.
Turno si pentì subito di quella risposta.
La osservò e notò subito che si era arrabbiata dalla mascella serrata e le labbra atteggiate in una linea dritta.Per non parlare dei suoi occhi.
Cormia si appuntò la cintura dei coltelli da lancio alla vita sottile e si allontanò in fretta nel mentre che si richiudeva ancora gli ultimi bottoni del corpetto che indossava sopra la casacca dalla maniche larghe.

“E’ meglio così” sussurrò una voce nella testa del Vittorioso.

Il volto della Vittoriosa però le rimbalzò nella mente per tutta la giornata rendendo così il suo tentativo di staccarsi da lei, ancora più inutile.

“Turno” la voce untuosa della Guardia della palestra, Sherva, pronunciò il suo nome durante l’allenamento.
Era raro che la Guardia presenziasse gli allenamenti dei più anziani se non per qualche motivo in particolare.
Il Vittorioso scese dalla trave sulla quale era salito per migliorare il suo equilibrio e si diresse verso Sherva.
Si portò le mani chiuse a pugni al petto “Mia guardia…” salutò così l’Assassino prima di guardarlo in volto con una certa difficoltà.
Non perché fosse molto più alto di lui, piuttosto perché lo sguardo e l’aspetto viscido di quella Guardia non le era mai piaciuto molto. Inoltre, aveva sempre avuto qualche dubbio sulla sua fedeltà.
“Vieni, devo parlarti” lo condusse in una delle stanze vuote della palestra e lo fissò per qualche attimo prima di parlare “Dopo la cena dovrai andare da Yeshol. Richiede la tua abilità per una missione al confine con la terra dei Giorni”

Turno annuì, finalmente una missione.
Qualcosa per cui mettere in moto il corpo e la mente “Sarò puntuale mia Guardia” e lui annuì “Ora torna ad allenarti e riprendi l’allenamento con la spada…non vuoi tornare ad allenarti con i ragazzini vero?”

Il Vittorioso sollevò appena le sopracciglia, non c’era da meravigliarsi che Sherva si fosse accorto del suo abbandono per l’arma “Cerco che no, mio signore” rispose con calma e uscì dalla stanza.
 
Dopo la cena, impaziente, si diresse verso lo studio di Yeshol.
L’attendente della Guardia lo fissò qualche secondo poi con un cenno del capo gli aprì la porta.

Il capo della Gilda era seduto dietro la sua scrivania e si rigirava tra le mani il pugnale che era in dotazione a ciascun Assassino.

“Turno” lo salutò nel mentre che il ragazzo si inchinava con i pugni al petto.

Sollevò gli occhi chiari verso di lui “Sua Eccellenza” disse.

“Sherva ti ha accennato del motivo per cui ti trovi qui?”

Lui annuì, poi aggiunse “Sì signore”

Yeshol non era tollerante verso coloro che non gli portavano rispetto. Specie se erano dei sottoposti.

“Ho bisogno della tua mano per liberare il Mondo Emerso da un altro paio di Perdenti” si alzò e fece il giro della scrivania ponendoglisi di fronte.

“Sono pronto a compiere il mio dovere”.In quel momento la porta si aprì di nuovo per lasciar passare un’altra persona.
Non appena Turno avvistò la figura  della Vittoriosa trattenne il fiato e sudò freddo.
Cormia entrò nello studio di Yeshol e si chinò per salutare la Guardia “Mio signore”.

Nella stanza risuonò la sua voce cristallina. Era talmente abituato a sentirla bisbigliare che gli parve strano. Chissà com'era sentirla ridere...

“Cormia, sei un po’ in ritardo” mormorò Yeshol e lei fece per scusarsi quando un gesto del più anziano la interruppe
“Thenaar richiede anche i tuoi servigi Cormia ed è bene che tu non ritardi anche in questo.”

Lì guardò entrambi e Turno tentò di ignorare il moto di paura che gli era nato del cuore.
Possibile che la Suprema Guardia avesse scoperto qualcosa?No, non era possibile.
 
“Bene, ora che siete qui entrambi posso spiegarvi cosa dovrete fare”

“Sarà una missione in coppia mio Signore?” il tono di Cormia lo sorprese tanto che gli giunse all’orecchio inespressivo

“Sì, Cormia” rispose Yeshol spazientito “Ora statemi a sentire”

“Bel casino Turno” pensò il Vittorioso nel mentre che si avvicinava alla scrivania “Vuoi liberarti di Cormia, eppure non vuoi e a quanto pare, non puoi nemmeno”

Le lanciò un’occhiata mentre ascoltava concentrata gli ordini di Yeshol e pregò che Cormia non gli staccasse la testa non appena messo piede fuori dalla Casa. Di sicuro lo aspettava qualcosa.

 
Angolo Autrice
Ecco il capitolo 6 lettori! Spero non vi abbia annoiato troppo! :D Comunque la sfiga sembra essere proprio a favore del nostro protagonista, insomma vuole tentare di mettere freno alla sua ossessione per Cormia e guardate un po’? Yeshol ha un tempismo perfetto! Nghghgh ^_^ Ringrazio Drachen, Killuale94, RedLight_Death per la recensione del capitolo cinque e invito chiunque di voi, che legge questa storia, a lasciare un piccolo commento, positivo o negativo che sia! Li accetto tutti! Al prossimo capitolo! Un bacio,
RayaFee

 

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Capitolo 7
*** You're my obsession ***


CAPITOLO SETTE:  You're my obsession





















Partirono dalla Casa all’alba e respirare l’aria fresca fu un toccasana, specie per i nervi di Turno.
Il fatto che Yeshol avesse richiamato Cormia per una missione, quando, appena la sera precedente aveva fatto ritorno lo aveva stranito ma soprattutto, spaventato.
Aveva temuto che la Suprema Guardia si fosse accorta di qualcosa ma dubitava che Yeshol li avrebbe mandati in missione anziché sacrificarli nella Sala Grande come traditori.
Stava decisamente diventando paranoico.
Erano due Assassini, null’altro, agli occhi della Casa e come tali potevano ricevere incarichi anche tutti i giorni.
L’ordine era quello di ritornare alla Casa prima dell’arrivo del Novilunio per cui, avevano un po’ di tempo.
 Erano diretti in un villaggio, nella terra natìa di entrambi, appena dopo il confine della Terra della Notte. Dovevano occuparsi di alcuni traditori di Dohor, il Perdente del quale Yeshol si serviva per gli scopi della Gilda, e di un sacerdote che aveva loro voltato le spalle. Lavoro che li avrebbe impegnati senza dubbio.
La Vittoriosa, che era riuscita a mostrargli la più totale indifferenza nello studio di Yeshol, procedeva appena davanti a lui coperta dal cappuccio del mantello e rinchiusa in un ostinato silenzio.
Era sicuramente ancora arrabbiata e a lui stava bene così…forse.

Il silenzio tra loro quindi, durò molto tempo, almeno fino a quando il cielo sopra di loro non cominciò a rischiararsi per via della fine sull’incantesimo sulla Terra della Notte che la condannava al buio eterno.
Un pensiero, a quella vista balenò nella mente di Turno e non potè fare a meno di condividerlo ad alta voce con la compagna “Sai, è passato molto tempo da quando ti ho visto l’ultima volta alla luce del sole…” mormorò, ma lei riuscì lo stesso a sentirlo.

Si fermò e si voltò a guardarlo “Insomma, questa è la prima volta che siamo in missione insieme” continuò lui.

E in effetti era così.
Dopo il loro ingresso nella Gilda e il loro primo omicidio per loro conto, non erano mai stati mandati insieme in missione “E con questo?” fu la risposta secca della ragazza.

“Sei arrabbiata?” chiese, voleva sentire la sua voce così come l’aveva udita nello studio di Yeshol e di sicuro quella domanda l’avrebbe fatta parlare. Le si avvicinò di qualche passo, in modo che potesse scorgere, anche se ancora sotto il cappuccio, il profilo del suo viso
“Sei uno stronzo Turno…hai pure il coraggio di chiedermelo”

 “Beh, scusami, ma non mi spaventi mica”

Lei sbattè le palpebre e si calò sulle spalle il cappuccio per mostrare il capo “Fai male” bisbigliò e lui non potè che sorridere mentre la guardava “Sei ancora più bella quando ti arrabbi”

“Smettila!”

“Perché sei così arrabbiata?Perché ti ho detto che non avevo voglia di aprirti la porta?” domandò con calma stringendosi appena nelle spalle.
Era ovvio che il motivo fosse anche il tono che aveva usato.

Lei lo fissò in silenzio per qualche secondo poi fece una leggera smorfia “Turno...”

“Cormia…” lei alzò una mano per interromperlo ma la ignorò, finalmente dopo tanto tempo potevano parlare senza dover sussurare.
Avrebbe sfruttato a pieno quei giorni “L’ho fatto perché non potevo altrimenti…cerca di capirmi”

“Qualcuno sa qualcosa?” chiese lei e i suoi occhi si posarono sulla gola del ragazzo dove faceva la comparsa il segno del laccio di Demar per poi guardarsi intorno, agitata.

“No ma sta diventando troppo…difficile per me starti accanto”

L’Assassina aggrottò appena la fronte confusa “Ora mi sembri proprio una femminuccia Turno”

“Non è così facile..”

Lei lo interruppe animata dalla rabbia “Io torno da una missione e mi accorgo che l’unica cosa che voglio tornata in quella Casa è poter rivedere la tua stupida faccia, riabbracciare il tuo stupido corpo e baciare le tue stupide labbra e tu invece cosa fai? Mi lasci fuori dalla tua porta perché non hai voglia di aprirmi! E  adesso fai come se nulla fosse!”

Rimase spiazzato da quella valanga di parole e da quegli insulti dettati dal nervosismo.
Lei tirò un sospiro, quasi sollevata per quello sfogo e fece per riprendere a camminare ma lui la prese per un polso costringendola a voltarsi verso di lui
“Sei diventata un’ossessione per me, Cormia. E tu sai quanto questo nella Casa può essere pericoloso. Ci è andata bene troppe volte ma temo che sfidare la fortuna troppo a lungo possa condurre ad una tragedia…” parlò a bassa voce, come facevano sempre mentre gli passava un braccio dietro la schiena per attirarla a sé.
Lei, ammutolita, lo lasciò fare “Noi stiamo tradendo la Casa”.
Cormia soppesò le sue parole e poi chiuse gli occhi continuando ad ascoltare il ragazzo “Credo che la cosa migliore per entrambi sia chiudere qui la nostra relazione”.

Quelle parole rimbalzarono nella mente della ragazza e sentì nuovamente  montare la rabbia ma anche la consapevolezza che Turno aveva ragione.
Lei sapeva che il sentimento del ragazzo era sincero, lo percepiva dai suoi sguardi e dai suoi gesti. Lei sapeva che non la stava scaricando semplicemente perché si era stufato di lei ma tuttavia non riusciva più a capire come avrebbe potuto affrontare la vita nella Casa senza le sere passate con Turno.
La sua fede in Thenaar non era forse abbastanza forte da permetterglielo.

Prese un profondo respiro e poi si liberò dalla presa del ragazzo muovendo qualche passo indietro “Ora pensiamo a portare a termine questa missione Turno. Sappiamo anche quale è il prezzo da pagare se non lo facciamo come Yeshol vuole” la voce risuonò strana persino alle sue stesse orecchie.
Era come nel giorno in cui Cormack le aveva preso Pot dalle mani, quando stava per scoppiare a piangere.
Non piangeva da quel giorno.
Turno se ne accorse e fece per avvicinarsi di nuovo ma lei glielo impedì “Per favore Turno. Basta così. Ne riparleremo”.

Scosse la testa e si voltò riprendendo il cammino.



Angolo autrice
Bonjour lettori! Eccomi tornata dalle vacanze con il settimo capitolo u.u Non sono sicura sia riuscito come volevo però ^_^” La situazione è che Turno nonostante ami Cormia deve riuscire ad allontanarsi da lei e il modo migliore è chiudere la relazione no? Cormia che sembrava così sicura di sé si rende conto che la sua vita nella Casa senza Turno non potrà più essere la stessa. Insomma è una sorta di “voglio ma non posso più”. Nel prossimo vedremo come procederà questa missione e quale decisione verrà presa dai nostri due protagonisti. Un grande ringraziamento va a Killuale94, RedLight_Death e a Drachen che sono sempre pronte a recensire i miei capitoli (Grazie mille!) e un ringraziamento va anche ai lettori anonimi di questa storia e a Hola1994 che ha messo questa storia tre le seguite :)
Un bacio,
 
RayaFee

 

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Capitolo 8
*** You're the contradiction personified ***






CAPITOLO OTTO:You are the contradiction personified
 
Nessuno dei due parlò più fino a quando non misero piede nel villaggio di Grainode, nella terra dei  Giorni.
Non era un silenzio carico di rancore ma piuttosto un silenzio imbarazzato.
Di una situazione che entrambi conoscevano e che fino al quel momento non aveva affrontato.

Il villaggio non era molto grande e per la maggior parte le costruzioni erano in pietra.
Non c’erano nemmeno case di lusso, a parte quella del reggente.
Un posto ideale per restare anonimi?

Incappucciati e fianco a fianco i due Assassini della Gilda stavano ai margini della piazza centrale, che non era niente di più che uno spazio quadrato più grande degli altri con una statua al centro senza capo né braccia

“Credo che la gente ragioni in modo stupido…” mormorò Turno al fianco della giovane che voltò appena il capo in sua direzione “Non è forse più difficile trovare le persone dove c’è molta più gente anziché dove non c’è?”

Infatti la Gilda, non ci aveva messo molto a scoprire dove si erano rifugiati i quattro obiettivi dei due Vittoriosi.
La ragazza riuscì ad accennare un sorriso e si guardò intorno.
Turno aveva ragione.
“Vogliono renderci il compito più noioso…ecco tutto” fu la sua replica poi riprese a camminare.

Entrambi ricevevano occhiate incuriosite.Evidentemente non era abituati a veder passeggiare tra loro gente incappucciata. Cormia dubitava che gli obiettivi si sarebbero accorti tardi di essere in trappola.

Entrarono in una locanda e si avviarono al bancone scoprendosi il capo.
L’oste rimase sorpreso da quelle faccie pallide, specie la ragazza che aveva la pelle così chiara alla luce della lampada che riusciva a distinguere qualche vena sulla fronte
“ E con questi sono sei stranieri in tre mesi” pensò l’uomo riponendo lo strofinaccio con cui stava ripulendo i boccali.
Fortunatamente, nel primo pomeriggio la sua locanda era sempre vuota o la gente si sarebbe inquietata.
Si schiarì la voce e si avvicinò ai due “Salve” disse

“Salve” rispose il ragazzo in tono piatto.
Sembrava un bravo ragazzo, una faccia pulita.
Solo ora l’uomo si accorse del colletto che si intravedeva sotto al mantello e sbarrò appena gli occhi.
Non aveva viaggiato molto ma sapeva e soprattutto sentì che quei due erano tutt’altro che bravi ragazzi.

Loro se ne accorsero ed entrambi stirarono le labbra in un sorriso “Ditemi cosa posso fare” continuò l’oste ostentando un tono calmo

“Abbiamo bisogno di due stanze”

Questa volta fu lei a parlare e Tyrion, l’oste, incrociò il suo sguardo.

La Gilda degli Assassini. Ne fu sicuro.

Lui annuì, avrebbe preferito dirgli di andarsene immediatamente ma supponeva che non fosse la risposta che volevano.

Si voltò per chiamare sua moglie ma si fermò. No, meglio non agitarla.

“Seguitemi”

Cominciò a camminare e salì le scale che di fianco al bancone conducevano al piano superiore e imboccò il corridoio. Si voltò per ripetere ai due di seguirlo visto che non li aveva sentiti muoversi e sobbalzò quando invece si ritrovò faccia a faccia con il ragazzo.

“Sento aria di guai Tyrion” parlò tra sé.
Fece un passo di lato e indicò due porte di legno scure, una a fianco all’altra “Non sono stanze di lusso…Non siamo abituati ad avere ospiti”

“Oh, non fa niente. Non rimarremo molto” disse Turno aprendo la prima porta.

Cormia si avvicinò all’oste, poteva sentire la paura nel suo respiro.
Gli rivolse un sorriso, il più innocente di cui era capace e gli allungò un sacchettino che tintinnò di monete “Queste dovrebbero bastare per entrambi” gli mise il saccettino tra le mani poi rimase a fissarlo.

Tyrion rabbrividì,chissà quel denaro da dove proveniva.

“La cena sarà pronta tra qualche ora…” disse e poi si allontanò in tutta fretta maledicendosi per non aver chiuso a chiave la porta d’ingresso come tutti i giorni.
 
Cormia sospirò vedendo l’oste scappare via poi, rivolse un’occhiata a Turno che si liberava del mantello, con la porta ancora aperta
“Vieni…” disse lui e lei obbedì chiudendosi la porta alle spalle.

La stanza non era poi così diversa da quella che avevano nella casa. C’era un letto, una piccolo tavolo, una cassapanca, un comodino però c’era finestra che faceva entrare la luce.
Una luce naturale.

Si liberò anche lei del mantello poi prese dal tascapane dei dischi che gli aveva dato Fenula, la Guardia degli Incantesimi e si sedette a terra.
Dovevano verificare gli quegli uomini fossero ancora lì.

Turno gli si pose di fronte e gli tese le mani. Quello era un Incantesimo che tutti i Vittoriosi conoscevano.
La ragazza prese le mani di Turno e insieme pronunciarono il nome del sacerdote traditore
 
“Thaern”

I dischi, a terra fra di loro, diventarono azzurrini poi, come animati indicarono una direzione.

Ovest.
I due Vittoriosi si guardarono. Era molto vicino.

Cormia interruppe per prima il contatto con le mani di Turno e si alzò raccogliendo i dischi “Non ci vorrà più di qualche giorno. Forse riusciremo a trovarli questa notte stessa” .

Tenne gli occhi bassi mentre rimetteva i dischi al proprio posto e prendeva il mantello. Si diresse alla porta ma Turno fu più veloce bloccandola.

Quel ragazzo era la contraddizione fatta persona.

Lei fece per protestare ma fu zittita dalle labbra del compagno.

Perché?

Perché Turno le faceva questo dopo quanto si erano detti?

Schiuse le labbra e rispose a quel bacio. Quanto l’aveva desiderato.

Cormia intrecciò le dita dietro la nuca del ragazzo attirandolo a sé

“No…aspetta..Cormia”

Turno le prese le braccia e interruppe il contatto “Io…scusami…non volevo…”
L’assassino colse la sorpresa nello sguardo di Cormia.
Era proprio uno stupido ma non aveva resistito, non riusciva a stare lontano da quel corpo.
Gli tenne ancora per qualche istante i polsi poi la lasciò andare e si spostò di fianco per lasciarla passare “Scusami…”ripetè.
Lei guardava ancora davanti a sé incredula poi si riscosse e lo guardò poi uscì, silenziosa.
 
 
 
Angolo Autrice
Salve ancora :) eccolo un piccolo interludio prima della missione (mi sto preparando psicologicamente alle scene d’azione O_o). Comunque…insomma….niente, a voi i commenti xD
Ringrazio coloro che hanno recensito come sempre (<3) e voi lettori. A presto,
RayaFee

 

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Capitolo 9
*** There is a possibility ***




CAPITOLO NOVE: There is a possibility?


Era calata la notte ormai da qualche ora nel piccolo villaggio quando i due Assassini della Gilda si presentarono, sotto suggerimento dei dischi magici all’uscio di una casa in pietra piuttosto grande.
Entrambi incappucciati e armati fino ai denti si guardarono.
La ragazza ormai aveva deciso,forse, di rassegnarsi ai continui atteggiamenti contradditori del ragazzo nel mentre lui si era imposto di non farla soffrire oltre. Sempre che lei fosse capace di soffrire.

Una volta scavalcato il basso muro di cinta si avvicinarono alla finestra del piano terra e Turno senza troppi  preamboli o paura di far rumore la ruppe.
Balzarono dentro mentre le prime voci concitate provennero dal piano superiore.
Entrambi a volto scoperto impugnarono l’arma prediletta della Gilda e scattarono verso le scale davanti a loro.
Tanto nessuno lì dentro sarebbe rimasto vivo per riconoscerli. Un paio di uomini correvano loro incontro con le spade sguainate. Uno zoppicava e l’altro non poteva avere l’energia nemmeno per scontrarsi con un bambino.

Turno la anticipò e si gettò contro i due mentre la ragazza proseguiva oltre verso il corridoio di pietra.

Tre figure sbucarono da una porta accompagnate da quella che sembrava un'altra Guardia e un sorriso spuntò sulle labbra della giovane. La lotta, le missioni, quell’espressione di paura che si designava sulle vittime una volta che la guardavano e riconoscevano in lei la Gilda.
“Buonasera Signori” salutò tranquilla.
Erano tutti sui sessant’anni, ingrigiti e stanchi della vita già da un pezzo. Il rumore alle spalle di Cormia era cessato per cui Turno doveva aver messo a tacere le due guardie e infatti le sbucò al fianco “Andate via! Cosa volete? Chi siete?”  gridò uno degli anziani

“Sai chi siamo e soprattutto qual è il motivo per cui siamo qui” continuò lei distaccata.
Turno scattò in avanti e affondò la propria arma nel bersaglio più vicino. La guardia sguainò la spada e tentò di resistere. Cercò di colpirlo con un fendente ma non era abbastanza veloce. Turno sorrise e il pugnale trovò la sua quarta vittima nel giro di qualche minuto.


I due rimasti urlarono e presero a scappare lungo il corridoio “Gli cediamo un piccolo vantaggio?” giunse la voce della ragazza al suo orecchio e lui si voltò appena a fissarla. Era la personificazione del divertimento e della calma.
Gli occhi azzurro-grigi erano accesi da una luce sinistra e Turno ne rimase affascinato ancora una volta “Non credo siano in grado di poter costruire un vantaggio sai?” e rise.
Fu allora che entrambi si mossero.
Cormia piombò sul primo che le era davanti e prima che quello toccasse terra la lama del pugnale aveva già reciso la gola; Turno recuperò dalla cintura che teneva in vita un coltello da lancio e lo scagliò contro la schiena dell’altro.

Calò il silenzio. Ora rimaneva il sacerdote poco lontano da lì in una casetta. Senza parlarsi oltre, sebbene entrambi fossero carichi di adrenalina, compirono il rito sui cadaveri e lasciarono la casa da dove erano entrati.



 
La casa del sacerdote era piccolissima, al confine con il boschetto che vedevano dalla finestra della loro camera in locanda. La luce soffusa di una torcia illuminava una stanza al pian terreno, segno che il suo abitante era sveglio.
“Lo lascio a te” esordì Turno poco lontano dalla casa e l’altra lo guardò “Ti ringrazio” mormorò lei.

La seguì mentre si avvicinavano alla porta “Cormia?”
“Sì?”
“Niente. Lascia che ti apra la porta” La superò e con un calciò spalancò la sottile porta di legno.
Un urlo giunse immediatamente dalla stanza illuminata.
L’assassina entrò seguita dal compagno.
Nella stanza c'era un uomo dai capelli brizzolati ma ancora abbastanza giovane e in forze da poter quantomeno cercare di difendersi.


Teneva un pugnale per ogni mano. Almeno non era sprovveduto come gli altri “Maledetti! Che siate maledetti!” esclamò rabbioso scagliandosi contro Cormia.
Turno si fece parte lasciando alla compagna l’onore di vedersela con il sacerdote, una volta, affiliato alla Gilda fin quando non aveva deciso di non voler aver nulla a che fare con la Setta.

Si teneva comunque pronto ad intervenire ma bastò un’occhiata per capire che non ve ne era bisogno.
Cormia scartò di lato e sorrise ma il sacerdote attaccò di nuovo. I suoi gesti non avevano alcuna logica perché anziché tentare di ferire, agitava solo i pugnali per non lasciarla avvicinare.

La ragazza sguainò un secondo pugnale, decisa a divertirsi e scattò in avanti ferendo l’uomo ad un braccio, quello urlò e sorpresa riuscì a muovere l’arma velocemente e colpì il medesimo punto della ragazza  solo più forte.
Digrignò i denti mentre il sangue imbrattava la casacca dalle larghe maniche
“Questo non dovevi farlo” si appiattì in basso e con un calcio da terra lo fece cadere all’indietro quindi, con un secondo calcio lo disarmò del pugnale di destra.

Il sacerdote con il respiro mozzato a causa dei movimenti e del terrore tentò di rialzarsi ma Cormia glielo impedì piantandogli un piede al centro del petto per tenerlo fermo.
Turno osservò la scena.
Aveva avuto modo di provare quanto fosse forte la ragazza durante gli allenamenti nonostante l’apparenza fragile.
Il sacerdote smise di agitarsi quasi rassegnato e Cormia si chinò su di lui soddisfatta “Per il Thenaar a cui hai voltato le spalle. Perdente” mormorò lei poi affondò il pugnale.


 
Non tornarono alla locanda. La sosta era stata molto più breve del previsto. Si inoltrarono nel bosco e ormai il cielo era già abbastanza chiaro da rendere visibili i contorni delle cose.
Seduti su due rocce l’uno di fronte all’altra Turno era intento a medicare la ferita di Cormia sull’avambraccio
“Ti fa male?”
Lei scosse la testa ed attese che lui finisse di bendarla prima di parlare di nuovo.
L’espressione che Turno aveva visto nella casa degli uomini di Dohor e in quella del sacerdote era scomparsa, sostituita da una quasi afflitta
“Ne sei sicura?” tanto che chiese di nuovo come si sentisse ma lei cambiò discorso
“La missione è finita” e Turno capì cosa volesse dire.
 Dovevano tornare nella Casa ora…..ora?

Si guardarono e Turno prese le mani tra le sue “Cormia”

“Turno” dissero nello stesso momento.

Sorrisero divertiti prima di tornare seri “Prima tu” disse lei

“No, prima tu”

Un nuovo sorriso poi lei liberò una mano per sfiorargli la guancia resa appena ispida da un accenno di barba “Ricordo quello che mi hai detto all’inizio di questa missione. Per te è difficile starmi accanto con distacco” la mano risalì fino a passargli tra i capelli, come faceva spesso e lui trattenne il respiro
“Lo sai, prima di tornare alla Gilda di cosa avrei bisogno?” sussurrò lei “Di uno di quei tuoi gesti contradditori” continuò lei alzandosi per sedergli in grembo.

Turno si rese conto “Strega…poi ti lamenti anche di me e dei miei atteggiamenti” rispose sottovoce con dolcezza sfiorando le labbra della ragazza con le sue.

“Hai deciso di rompere perché non sai resistermi e nemmeno ora che stiamo per far ritorno alla Casa mi allontani”

“A quanto pare a te questo non dispiace”

“Comincio già a pensare a come saranno i miei giorni senza di te nella Gilda e ricordare questi momenti sarà ancora più doloroso” poi gli prese una mano e se la portò al petto all’altezza del cuore
“Lo senti Turno? Questo smetterà di battere non appena metteremo piede lì dentro. La verità Turno è che quella che non riesce a stare senza di te sono io”
 
 
Angolo Autrice
Buonasera lettori! Ecco il capitolo nove!
Beh chiamarlo capitolo d’azione sarebbe troppo ma tuttavia…ecco che questa benedetta missione giunge al termine per i nostri due bei protagonisti. Ora, è tempo di ritornare nella Gilda ed è tempo di prendere decisioni. Ringrazio Killuale94 e Drachen che non mancano di recensire tutti i capitoli (Grazie ^^) e ringrazio tutti voi che vi siete soffermati a leggere questo frutto della mia mente. Un bacio, a presto
 
RayaFee  

 

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Capitolo 10
*** I'm ready for the fight and fate ***




CAPITOLO DIECI: I’m ready for the fight and fate


 

Fecero ritorno nella Casa in tempo per il Novilunio e nessuno dei due Assassini toccò più l’argomento “relazione” anzi, non toccavano più nessun argomento.
Yeshol era stato contento della buona riuscita della missione e si era complimentato con loro “Un altro paio di missioni così e sono sicuro che potreste essere promossi” aveva detto.
Cormia aveva accennato un sorriso.
Diventare una Guardia voleva dire molto per ciascuno di loro lì dentro.
Usciti dallo studio di Yeshol avevano percorso in silenzio i corridoi. Non si erano parlati molto, né toccati dopo il giorno trascorso nel bosco “Perciò…” cominciò lui mentre le camminava la fianco.
Le spalle che quasi si sfioravano.
Sentì un sospiro leggero.
Cormia lo faceva spesso negli ultimi giorni “Perciò si ritorna alla vita normale” aggiunse lei guardando davanti a sé.

Turno sentì un nodo allo stomaco, non si sentiva affatto meglio per quella decisione.
Per la prima volta nel bosco, dopo aver fatto l’amore con Cormia si era addormentato stringendo quel corpo sottile contro il suo.
Nella Gilda dovevano separarsi subito, sempre per timore di essere scoperti.
La sensazione che aveva provato nello svegliarsi e nell’osservarla dormire rannicchiata contro di lui avevano fatto sì che pensasse di non tornare nella Terra della Notte, di non ritornare alla Gilda e da Yeshol.
Restare con lei, vivere una vita con lei.
Aveva sospirato e scosso la testa.
Era proprio per pensieri come quelli che dovevano rompere.


“Allora…ci si vede in giro” mormorò lui fermo in mezzo al corridoio.
Cormia annuì e lo guardò per un attimo nascondendo bene ciò che provava
“Già” replicò per poi svoltare verso le sue stanze.

Era finita.
 
 
 
Passò poco tempo, o almeno così gli sembrò prima che un fulmine a ciel sereno colpisse la Gilda.
Dubhe e un Postulante erano scappati.
Esattamente come Sarnek prima di lei l’allieva del traditore aveva deciso di sfuggire alla Setta che con l’inganno l’aveva condotta a sé.
La Suprema Guardia era fuoribonda così come Rekla, la Guardia dei Veleni.
I Vittoriosi erano sgomenti.

“Ci manderanno sulle loro tracce al più presto” disse Leuca al suo fianco non appena Yeshol comunicò alla Casa, il mattino successivo alla fuga l’accaduto.
Turno socchiuse un attimo gli occhi e si passò una mano tra i capelli “Mi sembra ovvio” rispose.
Non cercò con lo sguardo Cormia, ormai da un po’ si era imposto di non farlo e ci riusciva ogni giorno di più.
Ma non l’aveva dimenticata.
C’erano volte in cui la sera tendeva l’orecchio per cogliere il segnale dell’arrivo della ragazza alla porta della sua camera, volte in cui desiderava avvicinarsi a lei mentre facevano il bagno alle terme, volte in cui avrebbe voluto baciarla ma non poteva.
Non sapeva come lei stesse vivendo la loro rottura ma probabilmente non molto bene.

“E’ forte, si dimenticherà di me” continuava a ripetersi.
 
Come Leuca aveva annunciato Yeshol convocò gli Assassini nel suo studio poco dopo.
Quando Turno entrò ce n’erano già quattro e altri due arrivarono subito dopo di lui. Sette Assassini per due persone.

Gli pareva uno spreco “Seguite le loro tracce e trovatela. Dovunque sia, in qualsiasi condizione versi voglio che la portiate qui in questa Casa. Anche moribonda. Uccidete il Postulante, lui non ha alcuna importanza. Lei dovrà morire qui!” parlò Yeshol febbrile e iroso come non l’aveva mai visto.
Vi fu un cenno collettivo e uscirono dallo studio.
Probabilmente quella era la sua occasione. Se fosse riuscito a riportare Dubhe alla Casa Yeshol l’avrebbe sicuramente promosso a Guardia.
Sorrise mentre percorreva i corridoi.
Il tempo di prendere tutte le armi e il mantello e poi sarebbe partito.

Si fermò di scatto quando vide la chioma bionda davanti alla sua porta. Cormia. Il loro sguardi si incrociarono dopo quelle poche settimane di separazione
“Ti ha convocato?” chiese lei con un filo di voce.
Turno aprì in fretta la porta e la trascinò con sé dentro
“Sì” rispose lasciandole il braccio.
Lo sguardo di lei vagò nella stanza in cui avevavo condiviso le notti, sembrava inquieta.
Non sembrava voler aggiungere altro così Turno si sbrigò a recuperare il laccio e la cintura con i coltelli da un lancio.
I due pugnali li aveva sempre con sé. Non aveva bisogno d’altro.
Prese il mantello dal letto e lo indossò “Devo andare” disse.
Lei non si era mossa di un centimetro “Turno…” com’era bello sentir pronunciare quel nome dalle sue labbra
“Starai attento vero?”

Quelle parole lo fecero sorridere “Non essere sciocca Cormia. Non mi fermerà di certo quella ragazzina”

“Forse lei no, ma la Bestia che ha dentro sì”

Già, quello era un problema.

“Non preoccuparti per me” disse ancora prima di andare verso la porta “Turno?” lo chiamò ancora e lui si voltò.

Sembrava voler aggiungere qualcos’altro ma non parlava. Esasperato, il Vittorioso le si avvicinò prendendole il volto tra le mani e lei si aggrappò ai suoi polsi “Ci vedremo presto Cormia” sussurrò sporgendosi a sfiorarle la fronte con le labbra. Poi si voltò e uscì dalla stanza e poco dopo dalla Gilda.


Era pronto a combattere, era pronto per il suo fato.


Angolo Autrice

Ecocci qui con un altro capitolo! Ormai mancano solo due capitoli alla conclusione di questa mia storia (anche se in realtà nella mia mente c'è qualche idea xD). Comunque lascio a voi le opionioni, so che questo capitolo è cortino ma spero vada bene lo stesso. Ringrazio Killuale94 e Drachen per le recensioni e invito chiunque legga a lasciarmi anche una piccola impressione :)
Ps: La prestavolto di Cormia è l' attrice Axelle Carolyn mentre quello di Turno è l'attore Garrett Hedlund
Un bacio,

RayaFee

 

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Capitolo 11
*** All I see is her face ***




CAPITOLO UNDICI: All I see is her face


 
La Gilda non poteva affrontare nuovamente uno scandalo come quello di Sarnek anni prima per cui era d’obbligo tornare alla Casa con il corpo di Dubhe.

Turno sapeva, o almeno sentiva, che se avesse fallito quella missione avrebbe trovato la morte per mano dello stesso Yeshol, per cui, l’impegno che stava mettendo per seguire le tracce dei due fuggitivi era massimo.
Per evitare che  Dubhe avesse occultato la loro direzione e creato diversivi i sette Assassini si erano divisi: Tess e Ryan si erano diretti ai confini con la Terra del fuoco dove trovare rifugio nelle Rocce poteva essere utile; Yuma e Alexis invece erano diretti verso il fiume Ludanio vicino alla Terra dei Giorni; Jace, Turno e Horn erano diretti verso la Grande Terra.
Ognuno di loro però si era distanziato dall’altro. Sapevano che, chi per primo avesse trovato i Traditori sarebbe diventato uno dei Grandi nella Gilda e nessuno voleva mancare a una simile promozione, specie ora che “i tempi erano vicini” come ricordava spesso la Suprema Guardia a tutti i sicari.

Di preciso non conosceva quali fossero i piani della Gilda, poiché loro erano semplici Assassini ma di sicuro era qualcosa di grande e che faceva sì che Yeshol fosse impegnato giorno e notte.

Turno procedeva in silenzio, non avendo nessuno con cui parlare, il passo era quasi una corsa.
Ovviamente Yeshol non aveva fornito loro dei cavalli o un drago “Sarebbe stato molto più facile trovarli..” mormorò tra sé.

Era abituato agli sforzi, ai duri allenamenti, alle restrizioni che la vita imponeva. Dopo un intero giorno di viaggio decise di concedersi un’ora di riposo. Si sedette su una pietra piatta e guardò verso l’orizzonte.
La Grande Terra. Seguire le tracce sul terreno pietroso sarebbe stato appena più difficile ma non affatto impossibile.
Il ragazzo recuperò dal tascapane un tozzo di pane nero e del formaggio e se lo cacciò in gola in pochi morsi, giusto per mettersi qualcosa nello stomaco. Sospirò appena e si passò una mano tra i capelli mentre osservava il tramonto.
Era il momento della giornata che preferiva nonostante il fatto di non averne visti davvero molti  in vita sua.
L’aveva detto anche a Cormia una volta, una di quelle sere che passavano a bisbigliare nella sua stanza.

Sembrava quasi che il tempo,il quel momento del giorno, volesse fermarsi.

Né giorno e né notte.
Né buio né luce.

Il tramonto era la Sospensione. Così lo chiamava lui.

Cormia aveva accennato un sorriso.
 
L’Assassino stette lì a guardare fin quando non sparì anche l’ultimo raggio poi, tornò in piedi.
Non c’era tempo per dormire.
Dalle tracce era chiaro che i due avessero con loro dei cavalli ma non erano troppo lontani.
Di posti dove poter ristorare gli animali non c’è n’erano da quelle parti e presto i cavalli sarebbero stati stremati o morti.

Così continuò a camminare senza fermarsi, portando al limite il suo  stesso corpo.
Sapeva che era sbagliato anche questo.
Affrontare Dubhe in quelle condizioni non sarebbe stato facile per cui si concedette appena qualche ora di sonno quando si accorse che ormai gli era vicino.

Le tracce che seguiva ora erano fresche.
Sorrise e ringraziò mentalmente Thenaar.
A lui doveva la forza che gli aveva permesso di arrivare fin lì.
Avrebbe riportato la traditrice alla Casa e si sarebbe preso i meriti. Degli altri sicari non c’era traccia. Forse erano indietro, o forse erano stati depistati dai tentativi di Dubhe.

Deviò appena verso est per aggirarli e aspettarli in un posto dove era possibile nascondersi e attendere.

Sentiva un nodo allo stomaco dall’emozione.

Li aveva trovati prima di tutti!
Lì osservò avvicinarsi. Erano stanchi, così come i cavalli. Avrebbe dovuto tramortire Dubhe per riportarla alla Casa a piedi.

Turno si slacciò il mantello e lo poggiò a terra, dietro il masso dove si trovava poteva ora scorgere il volto di Dubhe e quello del Perdente.

Lui non sarebbe stato affatto un problema invece la ragazzina sembrava avere qualcosa che non andasse.

“Lei no, ma la Bestia che ha dentro sì” le parole di Cormia gli risuonarono nella mente. 

Di sicuro la pozione di Rekla aveva terminato i suoi effetti.
Poco male, sarebbe riuscito comunque.
Ascoltò per un attimo il mormorio che provocavano.

Stavano chiaccherando. Scosse appena la testa e quindi uscì allo scoperto lentamente. Aggirò con calma il masso stringendo tra le mani il pugnale della Gilda, il compagno dei suoi anni.

Dubhe si irrigidì mormorò qualcosa a Lonerin. Si era accorta già di lui. Aveva un buon udito.

I suoi occhi chiari incontrarono quelli del Perdente per un attimo prima che questi si allontanasse. Si sarebbe occupato di lui più tardi.

Sorrise in direzione di Dubhe. E pensare che quasi gli aveva fatto pena all’iniziazione!
La maledizione doveva essere più forte del solito perché i muscoli della ragazza sembravano più gonfi, il respiro irregolare quasi come quello di un animale che fiuta l’aria

“Dove credevate di andare? Gli occhi di Thenaar sono ovunque” disse, il tono leggermente ironico mentre si passava il pugnale da una mano all’altra.

Dubhe non si muoveva così fu lui a fare la prima mossa. Scattò in direzione della ragazza ma quella con un balzo, saltò giù dal cavallo piombandogli addosso.

Nel momento esatto in cui quella ragazzina fu sopra di lui, Turno si accorse che c’era qualcosa che non andava. Non poteva essere così forte, era così minuta.

Contrasse appena la mascella e stringendo il pugnale nella mano destra riuscì a ferirla ad un fianco. Un fiotto caldo di sangue gli colò giù per la mano imbrattandogli il braccio mentre lei si spostò appena.
 
“Dubhe” sentì qualcuno urlare il nome della ragazza ma non si distrasse.

Gli occhi della Traditrice erano diventate due pozze nere, un abisso nel quale sprofondare.

D’un tratto ebbe paura.

Quella non era Dubhe, quella era la Bestia. Doveva combattere contro una creatura della Gilda, una creatura di Thenaar.

Non riuscì a muoversi in tempo e la Bestia gli fu di nuovo sopra. Una mano gli si serrò sulla sua gola impedendogli di muoversi ma Turno non demorse, provò a ferirla nuovamente con il pugnale e ma lei lo bloccò e allora il sicario capì.
Dubhe urlò, un urlo disumano che gli rimbombò nelle orecchie stordendolo.

L’aria cominciò a mancargli e sollevò gli occhi verso il cielo sereno della Grande Terra. C’erano già degli avvoltoi.

Provò ancora debolmente a liberarsi ma non c’era scampo da quella presa. Era finita.

Il dolore arrivò lancinante e violento. Nel momento in cui la lama di Dubhe si immerse fino all’elsa Turno ebbe ancora un attimo di lucidità o di pazzia, comunque un barlume di vita.  

Rivide davanti a sé il volto di Cormia così come l’ultima volta in cui l’aveva vista. Non l’avrebbe mai più riabbracciata. Quanti pensieri che l’avevano tormentato sembravano non avere più senso ormai.

Il pugnale di Dubhe calò una seconda volta.

Era per Cormia che moriva. Per l'amore proibito.

Thenaar l’aveva punito ma lui non si pentiva di aver amato, di amare quella ragazza che ora sarebbe vissuta senza di lui.

Turno fece un verso strozzato, poi calò il buio sopra di lui.


Angolo Autrice
Salve! Ecco il penultimo capitolo :)
Devo ammettere che a scrivere questo capitolo mi è venuto il groppo in gola :(
My sweet Turno ç___ç Comunque era inevitabile, cioè ho voluto essere fedele al libro per cui...Turno doveva morire.
E Cormia? Lei sarà la protagonista del prossimo capitolo. Ringrazio le fedeli Killuale94 e Drachen (<3), Dalmar90 che ha inserito questa storia tra le seguite e tutti voi che leggete. se anche voi lettori voleste lasciare un piccolo pensiero questo è più che accetto :) A presto

RayaFee

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Capitolo 12
*** No light, no light in your bright blue eyes ***


CAPITOLO DODICI: No light, no light in your bright blue eyes
 
 Nda:Per favore leggete questo capitolo con questa: http://www.youtube.com/watch?v=kspnwhAFpcA




Cormia era partita dalla Gilda appena poche ore dopo la partenza del primo gruppo. Yeshol stava sguinzagliando la maggior parte dei Vittoriosi per quella ragazzina. Da sola, si era diretta verso la Grande Terra, sospettava che avrebbero cercato rifugio nella Terra dell’Acqua. Per tutto il tragitto, sin da quando aveva sentito che Turno era stato convocato una sensazione terribile le aveva invaso la mente, distraendola dalla missione.

La Bestia era pericolosa, ma non era quello.

Sentiva che avrebbe perso qualcosa.

Quando giunse dove le tracce dei cavalli erano appena più fresche sentì un nodo formarsi nello stomaco nel momento in cui vide qualcosa di scomposto a terra.

Una figura dagli abiti neri. Una figura della Gilda.

Sollevò per un attimo lo sguardo al cielo arancione. Il tramonto. Guardò nuovamente la figura e poi cominciò a muovere un passo dietro l’altro, sempre più veloce verso quella sagoma.
Si ritrovò a correre mentre nella testa le balenava un solo nome. Turno. Il suo Turno.

I passi risuonavano sul terreno arido mentre il vuoto le riempiva la mente. Era evidente che quella figura non poteva essere Dubhe e più si avvicinava e più si rendeva conto che non poteva essere viva.
Non con tutto quel sangue raggrumato a terra che formava una pozza tutto intorno. Poteva essere uno qualsiasi degli Assassini che erano partiti ma lei sentiva che non era così.

Un verso strozzato le uscì dalla gola e qualcosa cominciò a velarle la vista. Lacrime.

Si gettò in ginocchio accanto all’individuo e un grido le salì in gola risuonando nel silenzio della Sospensione.

“No…no” soffiava mentre si ritrovò a fissare il volto del ragazzo che amava.

“Turno!” gridò scuotendolo mentre lacrime salate le solcavano il volto pallido.
Il suo Turno non poteva essere quel corpo così freddo e inanimato.

Non poteva essere lui, sempre pieno di vita e così caldo. Si chinò sul suo volto dove gli occhi fissavano vuoti il cielo sopra di loro.

Non c’era più la luce in quegli occhi azzurri.

“Per favore Turno…”singhiozzò mentre gli toccava la fronte gelida “Per favore, non lasciarmi”

In ginocchio gli prese una mano e si chinò a poggiare la fronte sulla sua spalla. Non poteva che essere opera di Dubhe quella. La violenza con la quale erano stati sferrati quei colpi al petto non lasciava dubbi. Si morse forte un labbro fino a farlo sanguinare.


“Non essere sciocca Cormia. Non sarà di certo quella ragazzina a fermarmi”


Strinse quella mano che non rispondeva ai suoi gesti. Non poteva essere vero.


“ Ci vedremo presto Cormia”


Sollevò di nuovo la testa e fissò quel volto. Perché nella sua stanza non gli aveva detto che lo amava? Perché non aveva detto che quella lontananza, seppure di poche settimane la stava logorando? Ora lui era lì davanti a lei.

Morto.

Morto.

Morto.

Non riusciva a rendersene conto. Nemmeno vedendo il colorito terreo, le labbra appena violacee, gli occhi vuoti, la rigidità e la freddezza che caratterizza i morti.
 
Stette accanto a quel corpo per quelle che le parvero ore, giorni forse anni; ad accarezzare quei capelli biondo scuro.
Non aveva idea di come sarebbe ritornata alla Gilda ora.
Seppure prima, durante la loro rottura,non era stato facile stare senza Turno almeno lui era lì. Ora..ora non più.


Riuscì ad allontanarsi a stento il mattino successivo. Era sicura che presto sarebbero arrivati gli animali, attratti da quello che consideravano il cibo. C’erano già gli avvoltoi.
Non poteva permetterlo, ma le era impossibile trasportarlo in un luogo dove avrebbe potuto dargli sepoltura. In quel terreno non c’era modo di scavare e lei non aveva gli strumenti.

C’era un unico modo. Bruciare. Si slacciò il mantello con mani tremanti e si chinò un’ultima volta sul volto ancora di cereo. Gli poggiò le mani ai lati del viso, come nel tentativo di riscaldarlo “ Ti amo Turno” sussurrò sfiorandogli appena le labbra poi si alzò in piedi. Lo avrebbe vendicato. Avrebbe trovato il modo.

Recuperò il pugnale insaguinato di Turno poi, coprì il corpo con il suo mantello.

Non aveva una grande forza magica lei. Quasi nulla quindi posò una piccola pietra sul petto di Turno. Era una pietra magica, che serviva a rafforzare gli incantesimi, per chi come lei non aveva dimestichezza.

Era stata una idea di Fenula.
Fece qualche passo indietro e prese un respiro. Non aveva più lacrime da versare ormai. Deglutì e poi mormorò l’incantesimo.
“Fire”.
 
 
 
Riprese la via per tornare alla Gilda solo dopo che tutto fu consumato dalle fiamme. Aveva anche cercato delle tracce di Dubhe e del Postulante ma sembravano finire lì. Qualcuno doveva averli recuperati in volo. Chi, non le importava.

Durante il ritorno era come se la sua mente fosse svuotata da qualsiasi pensiero, come si trovasse in uno stato incredulità.
Quando le guglie della Casa le si pararono di fronte si sentì come se dovesse entrare in una prigione. Non c’era niente per lei lì dentro.

Thenaar le aveva tolto Turno.
Qualcosa si era spezzato. Entrò nel tempio e discese nei cunicoli della Casa diretta allo studio di Yeshol. Sicuramente si sarebbe accorto che aveva pianto ma non le importava nemmeno di quello. L’attendente la squadrò un attimo poi la annunciò alla Guardia.

“Cormia” mormorò Yeshol sopreso. Stava scrivendo qualcosa alla sua scrivania. La fissò per un breve momento e le labbra si arricciarono appena.

“Turno ha fallito. Ho trovato il suo cadavere nella Grande Terra. E’ stata senz’altro opera di Dubhe” disse con voce roca. Un lieve crack risuonò nella stanza.

La Guardia aveva spezzato la penna, gli occhi azzurri erano accesi dalla furia. Lui aveva perso solo un Vittorioso. Cormia aveva perso l’amore.

Chinò il capo “ Qualcuno li ha recuperati, non c’erano più tracce di loro dopo quel posto”

“Puoi andare” fu la sua unica risposta. Era certa che avrebbe mandato altri a cercare la traditrice ma non perché aveva ucciso uno di loro. Non erano che pedine per i suoi piani.
 

A cena Yeshol parlò davanti a tutti, annunciando la morte di uno dei Vittoriosi per mano della traditrice. Quando il nome risuonò nel refettorio vi fu qualche sguardo sorpreso.

“Non può essere” sentì mormorare Cormia che teneva la testa bassa.

Alzò quindi gli occhi chiari verso quella voce e riconobbe Leuca. Non aveva mai parlato molto con lui. Qualche frase, forse.
Ma sapeva che Turno era suo amico. Erano amici fin dal principio d’altronde. I loro sguardi si incontrarono per un lungo attimo ma bastò.
Lei represse le lacrime ma comunque la vista le si annebbiò mentre davanti le veniva posta la zuppa di cavoli.
L’odore la nauseò e non riuscì a mangiare che qualche cucchiaio.
Già, quello era un altro problema dell’ultimo periodo. L’odore del cibo.


Terminata la cena si diresse nella sua stanza e appena rinchiusa la porta scivolò a terra, con la schiena poggiata al legno. Chiuse gli occhi e trattenne il fiato per tentare di non piangere ancora.

All’improvviso quel poco di zuppa che aveva messo nello stomaco le salì in gola e scattò appena in tempo verso la piccola bacinella per vomitare.
Si portò una mano alla fronte imperlata da un sudore gelido e si sedette sul letto scostandosi i capelli dal volto.

Alla fine, quando la nausea le passò si sdraiò a pancia in sù sul letto. Ancora del tutto vestita.

Era da qualche settimana che accusava sempre più spesso qualche malessere. Nausea e capogiri improvvisi. Era insolito per lei, che aveva sempre avuto una salute di ferro.

Un pensiero le attraversò la mente e sbarrò gli occhi nella sua stanza illuminata solo da una candela.

Non aveva avuto il suo ciclo. Tr i tanti pensieri dell'ultimo mese se ne era dimenticata.

“No…” sussurrò mettendosi a sedere.

Non poteva essere incinta.

 
You are the hole in my head
You are the space in my bed
You are the silence in between what I thought
And what I said

You are the night time fear
You are the morning
When it’s clear
When, it’s over you’ll start


 
You’re my head
You’re my heart

 
Florence and the Machine-No light, no light.
 
 
Angolo autrice:
Bum! ^^
Siamo giunti al compimento di “Alla fine non hai scelta”. La mia pazza idea su una comparsa del Libro. Ringrazio chi di voi ha recensito, seguito, ricordato questa storia. Ho lasciato questo finale un po’ aperto. Magari deciderò di continuare una storia con il personaggio di Cormia, solo però se avrò sostegno da voi lettori (insomma recensite se volete che inizi una nuova storia con Cormia nghggh xD) Un enorme bacio,
RayaFee

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