Tutta colpa di una dichiarazione

di JulietAndRomeo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Daphne Greengrass e Pansy Parkinson correvano come se da un momento all'altro fosse dovuta succedere una catastrofe di proporzioni epiche. Nonostante le due ragazze apparissero sempre calme e posate, quel giorno avevano mandato a quel paese ogni dignità e con i capelli che svolazzavano, tentavano di evitare tutti gli studenti che intralciavano la loro strada.
Correvano con un solo obiettivo: rintracciarla e riferirle la notizia.
-Pista!-, -Toglietevi di mezzo!- esclamarono all'unisono le due ragazze, la prima saltando un Tassorosso che si era chinato per raccogliere una piuma e la seconda schivando un primino di Grifondoro.
Attraversavano i lunghi e spaziosi corridoi secolari di Hogwarts, correndo a perdifiato, ripensando a quello che avevano visto: non lo avrebbero dimenticato mai, nessuno lo avrebbe dimenticato mai in quella scuola.
Le dichiarazioni ad Hogwarts erano già di per sé eclatanti, nessuno le faceva più ormai; le dichiarazioni ad Hogwarts, fatte in pubblico, anche davanti alla McGranitt, erano inconcepibili; le dichiarazioni in pubblico, fatte alla ragazza del tuo migliore amico, davanti alla McGranitt erano assolutamente inimmaginabili; le dichiarazioni di questo tipo con un conseguente rifiuto, erano un gossip che Daphne Greengrass e Pansy Parkinson non potevano perdersi.
Le due ragazze correvano sin da quando avevano assistito alla scena del secolo, davanti all'aula di Trasfigurazione all'uscita dalla lezione.
Sbucarono nel parco e, a colpo sicuro, si diressero verso il Lago Nero, rifugio della piovra gigante e di altre indicibili creature.
Calpestando l'erba soffice e prendendo grossi respiri per non soffocare per lo sforzo della corsa, Daphne e Pansy si mossero verso la riva del lago.
Lì, lontana da tutto e da tutti, una ragazza sedeva solitaria all'ombra di un piccolo salice piangente, mentre guardava l'acqua del lago incresparsi a causa dei movimenti delle creature che lo abitavano e della leggera brezza che, quel giorno, accarezzava la pelle degli studenti.
Quando la raggiunsero, si piegarono entrambe in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e prendendo grossi respiri. Dopo essersi rivolte uno sguardo complice, Daphne e Pansy si prepararono a sganciare la bomba: -Non... indovinerai... mai quello che... abbiamo visto- disse Pansy tra un respiro e l'altro,  buttandosi a peso morto di fianco alla ragazza seduta. 
-Perché, che avete visto Pan?- disse la ragazza con i capelli ricci tra lei e Daphne.
-Malfoy si è dichiarato- rispose Daphne al posto di Pansy.
-Non è possibile, nessuno si dichiara ormai, quando vuoi stare con qualcuno ti ci metti e basta, senza montare un teatrino- rispose la riccia.
-Questa volta invece il teatrino c'è stato: all'uscita di Trasfigurazione, si è messo in ginocchio e si è dichiarato, dopodiché le ha chiesto se voleva ufficialmente essere la sua ragazza- continuò Daphne.
-Disgustoso! Si può sapere chi diavolo è la sfigata che ha dovuto sorbirsi tutto questo?- chiese la bruna Serpeverde con una smorfia di disgusto.
-Ginny Weasley- disse Pansy dopo un attimo di silenzio.
Le labbra di Hermione disegnarono una O perfetta, prima che lei scoppiasse in una fragorosa risata.











Allora: avete avuto il coraggio, non solo di aprire la storia, ma anche di arrivare sin qui, siete dei veri Grifondoro.
Premettendo che sono una grandissima stronza perché ho altre due storie in sospeso e ne sto creando un'altra, ci sono delle cose che dovete sapere.
#1: Hermione è una Serpeverde ed essendo tale, è anche una purosangue.
#2: Draco è un Grifondoro, amico di Harry e Ron e anche lui, nonostante in questo momento stiate pensando che ho invertito i ruoli, è un purosangue, infatti è un Malfoy.
#3: Voldemort e compagnia bella, non sono mai esistiti, ergo James e Lily sono vivi e vegeti, i Malfoy liberi, Silente vivo e Piton altrettanto in forma... per quanto l'unto che ha sulla testa non gli abbia ancora annebbiato il cervello.
#4: i personaggi sono MOLTO OOC.
#5: Questo è solo il prologo e in redazione ho il prossimo capitolo oltre che i due delle altre storie, quindi spero di aggiornare presto tutte cose.
#6: il titolo è decisamente provvisorio, ma non sono brava con i titoli quindi per il momento mi è uscito solo questo. Se avete dei suggerimenti, che ben  vengano xD

Detto questo, vi informo che le recensioni (belle, brutte, pessime, spettacolari, magnifiche e di cacca) sono sempre gradite, anche per sapere se ho fatto degli errori nel testo o se devo migliorare le descrizioni o se la storia vi fa solamente schifo... cioè va, commentate per  qualunque cosa, vi risponderò e proverò a correggere gli errori, qualora ve ne fossero, non solo a livello grammaticale, ma anche a livello della storia in se.

Adesso che vi ho annoiati abbastanza, con un  bacio vi lascio e per quelli che continueranno a seguire la storia dico solo questo: ci vediamo al prossimo capitolo.
Juliet :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1.



Malfoy: un nome una garanzia.
Ricca e potente la famiglia Malfoy, conosciuta e rispettata, temuta e ammirata. Generazioni e generazioni di eredi maschi, tutti categoricamente Serpeverde: Lucius Malfoy, Serpeverde, Abraxas Malfoy, Serpeverde, fino ad arrivare ad Armand Malfoy, progenitore della stirpe.
E poi ci sono i giorni nostri e Draco Malfoy: Grifondoro per eccellenza.
Disgustata: questo era in termine con cui Hermione al momento preferiva definirsi. Disgustata dal fatto che un ragazzo, nato in una famiglia di Serpi, fosse finito a Grifondoro. Disguatata dal fatto che quello stesso ragazzo si fosse dichiarato ad una pezzente come la Weasley.
Chissà che ci trovano in lei gli uomini pensò Hermione.
Seduta sulla poltrona in pelle della Sala Comune di Serpeverde, rifletteva su quello che Daphne e Pansy le avevano riferito qualche ora prima, mentre guardava i suoi amici giocare a scacchi senza vederli realmente.
-Herm, tu che ne pensi?- chiese Blaise seduto poco lontano da lei.
-Non stavo ascoltando, di che stavate parlando?- ammise sincera con voce bassa e strascicata.
-Parlavamo dello scoop del secolo: che ne pensi? Cosa credi sia passato nella testa di Malfoy?- disse Theodore.
-Non seccarti, Theo, ma credo che Malfoy abbia la testa solo per separare le orecchie: chiunque abbia un minimo di cervello non sarebbe mai dichiarato alla ragazza del proprio migliore amico, davanti a tutti- rispose Hermione con indifferenza.
-Beh, Theo, Hermione ha ragione... comunque io non l’ho mai vista questa cosa nei confronti della Weasley da parte di Malfoy- intervenne Daphne.
-Neanche io... nonostante negli ultimi tempi fosse diventato più… gentile, ecco, nei confronti della Weasley, credevo fosse solo perché erano amici- disse Blaise.
-Già… amici- disse Hermione sghignazzando: -Comunque, io vado a farmi un giro, ci vediamo. Ah! Quasi dimenticavo: nel caso non te ne fossi accorto, Theo, Blaise ha vinto già da un quarto d’ora-.
-Cosa?!-.
Hermione fece in tempo ad ascoltare le risate di Daphne e Pansy e gli urli oltraggiati di Theo, che accusava Blaise di averlo umiliato per quindici minuti, che il quadro che nascondeva l’accesso alla Sala Comune di Serpeverde si chiuse, lasciando Hermione da sola nei sotterranei umidi.
Idiota... dichiararsi alla ragazza del proprio migliore amico, pensava Hermione con un ghigno sulle labbra, vedrai come ti sfotterò.
Mentre formulava questi pensieri, camminava ciondolante per i corridoi dei sotterranei, senza una meta precisa, ma speranzosa di poter incontrare almeno uno dei membri del Trio Degli Sfigati per divertirsi un po’ con loro.
Chissà se sono ancora un trio o si sono ridotti ad un duo pensò Hermione.
-Che ci fai qui?- disse una voce ben conosciuta alle sue spalle, interrompendo e rendendo reali allo stesso tempo i suoi pensieri.
Nel suo vagabondare per i corridoi, era arrivata poco lontana dall’aula di Piton, in un posto dei sotterranei poco conosciuto ai più. Era una stanza ampia, ma la cui entrata era semi-nascosta da un muro imponente. Il soffitto era alto, nonostante fosse situata nei sotterranei; l’umido l’avvolgeva e qui e lì potevano notarsi dei mucchietti di muschio, segno evidente dell’abbandono in cui verteva.
Era inoltre divisa in due spazi, separati da quattro colonne in pietra e da tre scalini, posti poco prima delle colonne.
-Stavo cercando il ragazzo della mia migliore amica per confessargli il mio amore in pubblico. Hai qualche suggerimento da darmi in proposito, Malfoy?- disse Hermione serafica.
Lui si irrigidì e torvo ribatté: -No e adesso vattene, sono arrivato prima io-.
-Non solo sei in territorio nemico, Malfoy, ma non sei neanche nella posizione per poter dare ordini a me, caro il mio Caposcuola- rispose Hermione, con un ghigno: -Cambiando discorso, Malfoy, c’è una domanda che non mi da tregua, a cui sicuramente tu potrai rispondere: il Trio Dei Miracoli è ancora tale oppure adesso è diventato il Duo Dei Miracoli?- continuò lei con un’espressione interessata in viso finta quanto una moneta da tre zellini.
-Non sono affari tuoi, Granger, e adesso che ho risposto...-.
-Eluso- lo interruppe lei, corregendolo.
-Dicevo, adesso che ho risposto alla tua domanda, puoi anche andare-.
-E se io non volessi, Malfoy? Chi sei tu per costringermi?-.
Draco pensò velocemente ad una risposta da darle, ma al momento il suo cervello era come bloccato: erano successe troppe cose tutte in una volta, non aveva la forza per litigare con la Granger.
-Non hai niente da dire, Malfoy? Quella dichiarazione deve essere stata lunga se ti ha seccato la lingua così in fretta-.
Lui non ribatté, ma la rabbia lo investì alla stessa velocità a cui viaggiava l’Espresso per Hogwarts, così, impettito e senza niente da ribattere, superò, senza degnarla di ulteriori sguardi, Hermione e prese a camminare velocemente verso il dormitorio Grifondoro.
Hermione si affacciò sul corridoio, subito dopo che Draco era uscito dalla stanza, e con un ghigno sul bel volto, disse ad alta voce nella direzione del ragazzo biondo: -Hey, Malfoy! Io lo so perché la Weasley non ti fila!-.
Draco si bloccò in mezzo al corridoio, con le orecchie ben tese: possibile che lei sapesse qualcosa?
In fondo quella ragazza sa sempre tutto, ha spie disseminate in tutta Hogwarts! pensò agitato.
-E sentiamo, Granger, perché?- disse girandosi verso la ragazza, con un sorriso strafottente in viso, nonostante dentro fremesse per sapere.
-Perché non sei popolare, Malfoy. Prendi Potter: lui ha la Weasley e altre venti ragazze pronte a far tutto per il capitano della squadra di Quidditch più giovane che ci sia mai stato. Prendi Weasley: lui ha la Brown e parecchie altre oche pronte a fare carte false per passarci insieme una sola ora perché è il fratello degli inventori dei Tiri Vispi. Prendi Blaise e Theodore: non ti dico neanche quante ragazze vanno dietro a loro, perché ti verrebbe un infarto fulminante. E adesso prendi te: non hai una media strabiliante a scuola, sei sempre stato l’ombra di Potter, il perfetto Caposcuola che segue sempre le regole. Sei uno sfigato anche più di Weasley. È per questo motivo che la Weasley non vuole sapere niente di te-.
Draco incassò il colpo e, sensa volerlo, ammise che la Granger, nel profondo aveva ragione: lui non era niente, a confronto dei suoi amici. Loro erano nella squadra di Quidditch, avevano fama e popolarità, addirittura Harry era il più giovane cercatore degli ultimi cento anni.
Lui cosa aveva? Il nome, certo, i Malfoy erano un famiglia potente, il conto in banca, ovviamente, ma oltre a questo? Tante ragazze puntavano a quelli ricchi, ma chissà perché, nonostante questo, mai a lui.
Magari la Granger ci aveva azzeccato di nuovo: era troppo attaccato alle regole e si rendeva sin troppo spesso antipatico per questo motivo.
Senza sapere che dirle, girò i tacchi e con un cenno della mano la salutò, salendo le scale che lo avrebbero portato fuori da quegli angusti sotterranei che all’improvviso si stavano addirittura rimpicciolendo.
Non vide mai il sorriso di vittoria e di soddisfazione che Hermione aveva messo su.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2:




Cinque anni: aveva passato cinque maledettissimi, interi anni a guardarla da lontano e a sperare che un giorno sarebbero potuti diventare qualcosa di più che semplici amici.
Negli ultimi tempi, il loro rapporto era mutato notevolmente: agli occhi della gente, potevano anche sembrare amici come prima, ma in realtà, ai suoi occhi, lei, gli era più legata.
Gli sorrideva sempre e rideva spesso in sua compagnia, gli metteva molte volte la mano sulla gamba con fare civettuolo e si sedeva in braccio a lui, lo abbracciava e le dimostrazioni di affetto erano aumentate, la loro amicizia stava crescendo di giorno in giorno da cinque anni e lui era pronto a ricevere di più.
Peccato che l'aver scambiato questi piccoli segnali per qualcosa di più fosse stato un errore piuttosto grossolano per uno come lui, ma chiunque ci sarebbe cascato.
Il rapporto tra Ginny ed Harry andava sempre più affievolendosi, mentre quello tra lei e Draco stava evidentemente crescendo ogni giorno di più... secondo lui.
Draco si era ripromesso che un giorno Ginny avrebbe saputo tutto quello che lui provava nei suoi confronti e così prendendo atto della freddezza con cui da un po' di tempo lei ed Harry si trattavano e dell'affetto che invece univa loro due, dopo cinque anni, aveva deciso che dire la verità alla ragazza che gli aveva rubato il cuore, fosse la cosa migliore.
Da tempo, ogni tanto, raccoglieva a due mani tutto il coraggio da Grifondoro che aveva e poi, quando incontrava gli occhi luminosi di Ginny, lo metteva da parte.
Questa volta non sarebbe andata così.
Quel giorno lo sguardo annoiato di Draco percorreva l'intera aula di Trasfigurazione e il tempo aveva assunto due velocità.
Andava lento a causa dell'eccessiva noia che la lezione della professoressa McGranitt sulla Trasfigurazione Umana stava suscitando in lui e, allo stesso tempo, correva veloce e non si fermava, come volesse farsi beffe dell'animo agitato di Draco. Quel giorno sarebbe stato il giorno della svolta.
Draco fissava intensamente da un po' l'orologio a cucù appeso in classe, proprio dietro la cattedra, battere incessantemente i secondi, e ne studiava ogni minimo particolare con l'intenzione di distrarsi da tutti i pensieri che riguardavano Ginny Weasley.

Alla fine si distrasse: ci riuscì quando la fenice dell'orologio venne fuori, incenerendosi, e annunciando che le lezioni per quel giorno erano finite.
Tutti gli studenti si alzarono in piedi e si accalcarono alla porta, per riversarsi tutti in corridoio.
Draco notò Harry e Ron venirgli incontro: -Hey, amico, dormito bene?- chiese un Ron sbadigliante ad un altrettanto insonnolito Harry.
-Alla grande e tu?- chiese di rimando il moro.
-Perfettamente- disse il rosso dando una pacca sulla spalla all'amico.
-Avete dormito?!- s'intromise incredulo Draco.
-Si- risposero in coro i due amici.
-Durante tutta la lezione?!-.
-Si- dissero ancora.
-Ma è contro le regole dormire in classe! Non potete farlo!- protestò con fermezza Draco.
-Smettila con queste regole, Dra! Non se le fila nessuno!- ribatté Ron, mentre Draco scuoteva la testa sconfitto.
-Hey, ragazzi! Come è andata?-.
Draco si immobilizzò sul posto, mentre Harry e Ron proseguivano verso il punto da cui proveniva la voce.
-Benissimo, Ginny, non ci siamo neanche accorti del tempo che passava!- disse Ron.
-È vero, ma tu che ci fai qui?- chiese Harry.
-Oh, oggi avevo un'ora buca e ho pensato di raggiungervi. Che avete fatto?- proseguì Ginny.
-Abbiamo dormito, ovviamente e il mio sogno era bellissimo, ho sognato un'intera tavolata di piatti squisiti e potevo mangiarli tutti, se volevo... non sono arrivato a quel punto del sogno, ma avevano tutti un aspetto delizioso!- disse Ron con un'espressione sognante al ricordo del suo sogno.
Sia Ginny, che Harry, lo guardarono di traverso, come a rimproverarlo di avere sempre fame e poi Ron si riscosse dai suoi pensieri: -Allora, andiamo a pranzo? Ho una fame da lupi!-.
-Si, andiamo- disse Harry scuotendo la testa divertito: -Tu vieni, Draco?-.
Draco, ancora fermo in mezzo al corridoio affollato di studenti, si riprese e come un'automa annuì alla proposta di Harry.
Avevi promesso che le avresti detto la verità alla fine delle lezioni, adesso le lezioni sono finite, quindi muoviti e non fare il codardo, sei pur sempre un Grifondoro!  urlò una vocina dentro la testa di Draco.
Lui annuì, quasi in risposta a se stesso ed esitante si avvicinò a Ginny.
-Ehm... Ginny?- disse battendole delicatamente un colpo sulla spalla.
-Si, Draco?- disse lei sorridendo.
Merlino, quanto è bella! I suoi occhi sono più lucenti del suo sorriso, potrebbero illuminare tutta Hogwarts!  pensò lui estasiato.
-Draco?- disse lei passandogli una mano davanti agli occhi.
-Oh, ehm, si... io volevo parlarti, hai cinque minuti?-.
-Ma si certo!- rispose Ginny.
-In realtà, io... ecco, io volevo parlarti in privato- disse Draco esitante, guardandosi intorno e guardando più o meno di sfuggita Harry e Ron.
-E perché dovresti farlo? Qui siamo tuoi amici, con noi puoi parlare-.
Draco guardò per l'ultima volta Harry e Ron, poco lontani da loro e non trovò una scusa decente che convincesse Ginny ad acconsentire alla sua richiesta.
Prese quindi un bel respiro e dopo essersi saziato del bellissimo sorriso di lei, le si inginocchiò di fronte e prese la sua mano.
Perché se una cosa andava fatta, andava fatta bene, secondo lui.
-Draco, ma che cosa...?- cominciò Ginny agitata, guardando la McGranitt che usciva dall'aula in quel momento e che sconcertata si fermava a guardare la scena come tutti gli altri studenti lì intorno.
Forse fare l'oca con lui non è stata una grande idea  pensò Ginny.
-Ti prego, non dire niente, perché non credo che avrò ancora il coraggio di guardarmi allo specchio dopo questa cosa- disse Draco incerto: -Allora, Gin, io ti conosco da sempre e quando ti ho guardata la prima volta negli occhi, mi sono sentito vivo, riempito di qualcosa che giorno per giorno, per cinque lunghi anni è cresciuto in me. So che sei la ragazza di Harry, ma ammettilo, Gin, mi hai mandato segnali sin troppo evidenti in queste ultime settimane per essere ignorati. Se tu ed Harry vi siete lasciati, io sono pronto a starti accanto, sono pronto a diventare tutto quello che hai sempre desiderato, sono pronto a riempire il tuo cuore d'amore. Che ne dici, Gin, possiamo provarci?- concluse Draco.
Ginny lo guardava con la bocca aperta e gli occhi spalancati, segno che probabilmente ci era rimasta secca.
Quando si riprese, dissipando i timori di suo fratello, che la credeva morta per infarto, e del suo ragazzo, che stava ancora riprendendosi dallo schoc, disse: -Draco, io non so che cosa tu abbia creduto, ma tra me e te non potrà mai esserci niente, sei solo un amico per me-.
Con quelle parole, il mondo che Draco conosceva, crollò rapidamente su se stesso, gettando il ragazzo in una sottospecie di depressione fulminante.
Ginny non era interessata a lui, non lo era mai stata, ma allora tutti quei gesti?
-Ma, Gin: ogni volta che siamo in Sala Comune mi abbracci, anche quando Harry è presente, mi metti la mano sulla gamba, vicino al ginocchio e tante altre cose, se non sei interessata a me, perché lo fai?-.
-Io... beh, lo faccio con tutti, è il mio modo per dimostrare l'affetto che provo nei confronti delle persone- disse lei incerta inventando una scusa all'ultimo secondo.
-Capisco- disse Draco alzandosi e lasciando andare le mani della ragazza.
Si fece spazio tra la gente a testa bassa, e poi, a passo svelto, si diresse verso i dormitori Grifondoro.
Appena lui si fu allontanato, i mormorii cominciarono e in mezzo al marasma, nessuno di accorse di una testa bionda e di una mora che erano corse via alla velocità della luce.
 
Quel giorno, Draco Malfoy non scese a pranzo e nessuno lo vide per i corridoi. Alcuni, addirittura, ipotizzarono si fosse impiccato per la delusione.
In realtà, Draco era vivo e vegeto e si era chiuso a doppia mandata nella sua camera e, nonostante i tentativi di Harry e Ron di farlo uscire per chiarire la situazione, lui non aveva voluto vedere nessuno, voleva invece cancellarsi dalla faccia della terra, voleva che di lui rimanesse soltanto il nome al Ministero della Magia.
Quando si rese conto che questo non sarebbe successo, afferrò il mantello autunnale e decise di farsi un giro con la speranza che nessuno lo notasse.
 
Dopo la 'chiacchierata' con la Granger, tutto aveva cominciato ad andargli stretto: sentiva come se il mondo che aveva conosciuto sino a quel momento stesse implodendo. Niente aveva più un senso: Ginny non lo aveva mai considerato se non come amico, Harry e Ron probabilmente non lo avrebbero mai più considerato in nessun senso e sicuramente non avrebbe mai più potuto mettere la testa fuori dalla sua camera da letto senza sentire le risatine derisorie degli altri studenti.
La Granger ha ragione: io non sono popolare. Nessuna ragazza mi guarderebbe mai, figuriamoci Ginny!  pensava Draco sconsolato. Questa situazione deve cambiare, non posso cominciare a deprimermi per un rifiuto. Lei guarda i ragazzi popolari? Diventerò popolare! Basta con le regole da far rispettare, devo svegliarmi! Diventerò quello che Ginny desidera, diventerò anche meglio di Harry. Non sarò più l'ombra di nessuno da oggi in poi!
Draco annuì convinto, in risposta al suo stesso pensiero. Poi all'improvviso un pensiero lo costrinse a bloccarsi in mezzo alle scale: come avrebbe fatto a diventare popolare?
Non aveva la minima idea di come fare, non era mai stato uno di quei ragazzi ammirati da tutti.
Doveva chiedere aiuto, ma l'orgoglio glielo avrebbe permesso?
 
Harry Potter non sapeva proprio in quale spigolo sbattere la testa.
Da quasi un'ora andava avanti e indietro, tra il divano della Sala Comune e il fuoco, consumando il tappeto rosso, aspettando che Draco si decidesse ad uscire da quella maledetta stanza.
Se quell'idiota di Malfoy credeva che lui e Ron lo avrebbero escluso ed abbandonato, per una simile sciocchezza si sbagliava di grosso.
Erano amici da praticamente sempre: avrebbero parlato di quello che era successo, avrebbero chiarito e tutti sarebbe tornato come prima...
In quel momento il buco del ritratto si aprì ed un ragazzo con i capelli biondo platino e gli occhi grigi fece la sua comparsa.
Harry sorrise nel vederlo: in fondo era solo una cotta... giusto?!






Para para papa! Fate squillare le trombe, sono riuscita a pubblicare un capitolo, dalla Francia con furore!
Bando alle ciance: l'avviso che ho precedentemente pubblicato, vale ancora. Vengo e mi spiego: sono ancora a Nizza, reduce da un lavoro straziante, il concerto più bello di tutta la mia vita e una litigata fresca fresca con la mia migliore amica. Perché vi dico tutto questo? perché fino alla prossima settimana e, a giudicare dai compiti che mi aspettano al rientro a scuola, direi anche di più, mi verrà difficile aggiornare, anzi direi che sarà molto improbabile.
Ovviamente è inutile che vi dica che se recensirete o continuerete a seguirmi anche senza mandarmi un vostro parere, mi farete la persona più felice del mondo, specialmente se lo farete adesso che la mia presenza su questo sito è parecchio scarsa.
Detto questo e, adesso che rileggo, ammetto di aver scritto un po' troppo, vi lascio.
Un bacio enorme,
Juliet :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.

Le Partite di Quidditch Grifondoro-Serpeverde erano sempre state le più attese: le Serpi imbrogliavano e giocavano sporco, i Grifoni tentavano di non saltargli addosso per picchiarli.
La fredda mattina di Novembre che vedeva avversare le squadre, veniva riempita dalle tante voci degli studenti di tutti gli anni che si affollavano in direzione dello stadio di Quidditch.
Se si prestava attenzione, si poteva notare un piccolo gruppo di studenti, che si stava dividendo dalla folla centrale e si stava avviando verso la parte bassa dello stadio, vicino agli spogliatoi, mentre tutti gli altri si accalcavano verso le gradinate per tentare di prendere i posti migliori.
Lì, vicino gli spogliatoi, una ragazza, dai capelli ricci e gli occhi marroni, ghignava divertita mentre registrava l'ultima entrata.
-Avanti, ragazzai, avanti! 10 a uno che i Grifoni questa volta perderanno! È sicura la vincita, avanti ragazzi, uscite i galeoni!- diceva mentre le sue amiche raccoglievano altre scommesse.
Il giro di scommesse di Hermione si era allargato di recente: da circa due anni, raccoglieva scommesse da chiunque volesse farlo, e sin ora nessuno si era mai lamentato.
Per ogni vincita, lei tratteneva il 30% e considerando che non venivano accettate scommesse sotto i cinquanta galeoni, era un affare. Il prezzo per una scommessa minima era alto, ma in questo modo, si riducevano i rischi: gli studenti che veramente volevano giocare, e potevano permetterselo, erano solo il 45% della scuola e nonostante non fossero pochi, era più semplice tenerli d'occhio per evitare che spifferassero qualcosa ad un professore.
-Allora, ragazzi? Si sta aprendo l'ultimo giro, ora o mai più!- continuò alzando la bretella della canottiera che indossava e che le era scivolata giù per la spalla.
Nonostante il freddo, era vestita parecchio leggera: sopra la canotta bianca, portava una maglia, che scivolava giù per la spalla destra, parecchio larga, ma comunque adatta al suo fisico, un paio di comunissimi jeans neri, strappati ovunque e delle scarpe di tela.
Anelli e collane erano la sua passione e di regola tutto doveva essere nero o di colori neutri, come bianco o grigio.
Nessuno ricordava di averla mai vista indossare qualcosa di colorato, che non fosse il maglioncino della divisa Serpeverde.
-Veramente l'ultimo giro si è appena concluso, Granger- la corresse una voce alle sue spalle.
Tutti i presenti avevano guardato oltre le spalle della ragazza e tutti, tranne le serpi che rano scoppiate in fragorose risate di scherno, avevano tentato di nascondere un sorrisino.
Hermione si stampò un sorrisetto tra il colpevole e il divertito in faccia e lentamente si girò: -Malfoy! Quale onore vederti!- disse enfatizzando sarcasticamente la parola 'onore': -Cosa ti porta da queste parti? Non hai qualcosa di imbarazzante da dover dire davanti a tutti o meglio ancora un amore segreto da dover gridare al mondo?-.
-Smettila, Granger, anche se lo avessi non sarebbero fatti tuoi. Questa... cosa- disse indicando con il dito tutti i ragazzi presenti: -Deve finire-.
Tutti quanti trattennero il fiato, in attesa che Hermione si prionunciasse.
Lei ghignò: -E perché mai, Malfoy? Ci stiamo divertendo-.
-Va contro le regole della scuola-.
-Oh, si... le famose regole...- disse con un tono pieno di sottointesi riguardo la loro chiaccherata: -Non ti sei ancora arreso?-.
Draco strinse i pugni, così forte da farsi sbiancare le nocche, ma rispose comunque con calma: -Sono io il Caposcuola, fino a prova contraria, Granger, quindi se non vuoi tre mesi di sospensione,  o peggio l'espuilsione, ti consiglio di ripensarci seriamente-.
Hermione si cancellò il sorriso dalla faccia e passò al piano B: se con le 'buone' non funzionava e le cattive non servivano, allora l'inganno era quello che ci voleva.
Si voltò quindi verso tutti gli altri studenti, che erano rimasti immobili a guardare lo scambio di battute voltando la testa dall'uno all'altra come in una partita di tennis, e disse: -Sparite-.
Dopo l'ordine di Hermione, scoppiò un coro di proteste: -Non ho ancora scommesso!-.
-Grifondoro perderà, sto per vincere, devo fare la mia giocata!-.
-Non è giusto! Voglio giocare anch'io!-.
-Hey!- tuonò Hermione: -Zitti tutti quanti: se ho detto sparite, significa che dovete evaporare all'istante! Quindi dileguatevi!-.
Nessuno questa volta osò ribattere e tutti, chi borbottando, chi in silenzio, andarono verso le gradinate dello stadio, alla ricerca degli amici o dei compagni di casa.
-E adesso torniamo a noi due, Malfoy. Infrangi le regole per una volta: scommettiamo sulla partita. Io dico che alla fine, Serpeverde avrà più di duecento punti, mentre Grifondoro meno di cento. Ci stai?- disse lei tendendogli la mano.
-Ti ho detto di chiudere il tuo giro di scommesse, non di aprirne un altro con me e poi, perché dovrei farlo?- disse Draco diffidente.
-Perché c'è una posta in palio... la migliore che ti sia mai stata offerta- rispose lei con aria tentatrice.
-E sarebbe?-.
-Se perderò, cosa che non capiterà perché voi Grifondoro fate pena, andrò a spiattellare alla McGranitt tutto sul mio giro di scommesse: dirò che tu mi hai scoperta e avrai l'onore di togliermi tutti i punti che vuoi e darmi qualsiasi punizione. Se vorrai, inoltre, ti dirò anche tutti i miei altri giri che non hanno niente a che vedere con le scommesse sul Quidditch. Ma se vinco, invece, tu farai come se oggi non fosse successo niente e, in caso i professori dovessero fiutare qualcosa, tu li svierai. Se invece dovessero scoprirlo, tu ti prenderai la responsabilità di tutto. Ci stai?-.
Draco la guardò intensamente prima di rispondere e poi le tese la mano: -Proprio tutti i tuoi giri?-.
-Si signore-.
-Affare fatto-.

Dopo l'urlo di Hermione, Daphne e Pansy avevano saggiamente deciso che per la loro salute, sia fisica (quelli erano capaci di schiantarsi e coinvolgere altri), che mentale ( facevano venire certe emicranie!), sarebbe stato meglio allontanarsi alla svelta.
Salirono insieme le scale in legno che conducevano alle gradinate dello stadio e aspettarono che Daniel Stewart, nuovo cronista sportivo di Hogwarts, annunciasse l'entrata in campo delle squadre.
Quando arrivarono in cima, con il fiatone e le gambe doloranti, cercarono con gli occhi Millicent Blustrode, una ragazza alta e corpulenta, con i capelli biondi e gli occhi marroni.
Millicent era facile da individuare, persino tra i ragazzi più alti del settimo anno.
Guardarono per un po' sulle gradinate più alte, individuando alcune facce conosciute, ma nessuna era vagamente somigliante a quella dell'oggetto della loro ricerca.
Spostarono allora lo sguardo sulle gradinate inferiori e lì, mentre minacciava un Tassorosso del terzo anno, videro una Millicent Blustrode che urlava a perdifiato.
-Spostati da qui, sgorbietto, perché non ho la minima intenzione di sporcarmi le mani con il tuo sangue!-.
Il ragazzino, spaventato, ma allo stesso tempo sostenuto dai compagni di Tassorosso più grandi di lui, balbettava frasi sconnesse, tentando di far ragionare quell'armadio quattro stagioni con i piedi: -Ma io, veramente... ecco, io avevo preso i posti per...-.
-Per chi, moccioso?- lo interruppe minacciosa Millicent sporgendosi maggiormente verso di lui.
-P-p-per nessuno, li tenevo caldi per lei, signorina, si sieda pure- disse mentre correva già giù per le scale, travolgendo quasi Pansy e Daphne.
Le due si guardarono negli occhi e con un'alzata di spalle che esprimeva tutta la loro indifferenza a quanto accaduto, si avviarono verso una sorridente Milly che le salutava sventolando la mano destra.
-Hey, guardate che bei posti mi ha gentilmente lasciato quel ragazzino- disse sorridente.
-Fantastici- disse asciutta Daphne.
-Meravigliosi- le fece eco Pansy.
-Dov'è Hermione?- chiese Millicent notando l'assenza della ragazza.
-Sta arrivando... spero- aggiunse Pansy temendo che la sua amica e Malfoy si fossero uccisi a vicenda.

-Hey, ascoltatemi tutti per bene se non volete fare una pessima fine!- esordì Hermione appena entrata negli spogliatoi di Quidditch dove Blaise, Theo, Tiger e altri tre giocatori stavano ripassando lo schema di gioco.
Dopo l'accordo con Malfoy, lui si era allontanato in direzione degli spogliatoi Grifondoro, mentre lei, appena il ragazzo biondo aveva voltato l'angolo, aveva cominciato a correre il lpiù velocemente possibile in direzione degli spogliatoi Serpeverde.
-Che ti sei fumata questa volta?- chiese Blaise, voltandosi quasi annoiato, ritenendo che fosse giunto il momento in cui, a causa delle canne, il cervello di Hermione fosse andato in pappa.
-Niente, Zabini, adesso siediti- disse gelida: -Anche tutti voi- aggiunse guardando gli altri.
-Ma, Herm, vuoi spiegarci?- chiese Theo.
-Siediti- sibillò Hermione.
Theodore non se lo fece ripetere una terza volta, Hermione poteva essere davvero perfida, a volte.
Tutti si sedetto quindi in silenzio e aspettarono che la ragazza parlasse.
-Allora: ho fatto una scommessa oggi- esordì Hermione.
Alle occhiate di indifferenza dei suoi compagni di casa, Hermione si sentì in dovere di specificare: -Non una scommessa come tutte le altre. Ho scommesso con Draco Malfoy che Serpeverde avrebbe vinto con più di duecento punti, battendo Grifondoro che sarebbe rimasta a meno di cento. Intendo vincere, ovviamente, perché la posta in palio è lo spiattellamento di tutti i miei traffici alla McGranitt, in caso Malfoy vinca. Come avrete potuto intuire- disse fermando il coro di protesta che stava nascendo: -Non ho la minima intenzione di dire alla McGranitt come faccio a far entrare alcool, sigarette e molto altro qui dentro, quindi vedete di vincere, perché sarei capace di mandarvi tutti al San Mungo se così non fosse. Regolatevi di conseguenza- concluse uscendo dagli spogliatoi e avviandosi verso le gradinate.












Eccomi qui! Finalmente aggiorno di nuovo da casa :DDD
So di essere terribilmente in ritardo, ma non ho avuto il tempo di fare niente da quando sono tornata, quindi è già un miracolo che io sia qui. Voglio ringraziare chi ha inserito questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite, chi l'ha recensita e chi legge semplicemente in silenzio, grazie a tutti/e che non mi avete mandata a quel paese per la mia scarsa presenza, spero che continuerete a seguirmi e quindi a leggere le mie storie.
Un mega bacio a tutti,
Juliet :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.

Il professor Severus Piton, aveva passato parecchi anni all'interno di Hogwarts, ad occhio e croce circa venticinque, e a memoria sua, la Sala Grande della suddetta scuola non era mai stata in subbuglio come quel giorno.
Studenti che correvano a destra, studenti che correvano a sinistra, c'era chi non smetteva di sussurrare e spettegolare con i compagni e chi invece, ancora sotto shoc, non riusciva a spiccicare parola.
Osservando con disgusto i ragazzini di tutte le età in fermento, il professor Piton raggiunse il suo posto al tavolo degli insegnati dove, anche se maggiormente contenuto, vi era la stesso caos che vigeva tra gli studenti.
Era del tutto ovvio che il professor Piton non aveva assistito alla scena di poche ore prima, o in quel momento, anche lui avrebbe sussurrato con la McGranitt o avrebbe già progettato il suicidio a causa della vergogna per la sua Casa.


Il giorno prima.

-E adesso, diamo il benvenuto alla squadra di Grifondoro!- urlò Daniel Stewart dalla postazione del cronista.
Un coro di applausi, urla e fischi di approvazione, invase lo stadio... altrettanti furono i fischi di disapprovazione da parte dei Serpeverde.
Dopo che la squadra di Grifondoro si fu sistemata in campo, Daniel annunciò, con meno entusiasmo ovviamente, l'ingresso in campo della squadra di Serpeverde: -E poi i Serpeverde- disse quasi annoiato accompagnando la frase ad un grugnito.
La squadra verde e argento fece il suo ingresso in campo, accompagnata dagli applausi delle serpi e dai fischi delle altre case.
Kenny Jacobs, battitore della squadra Serpeverde, lanciò uno sguardo omicida nella direzione dei Tassorosso, la metà dei quali, intimoriti, smise di fischiare.
Kenny era un armadio, alto uno e ottanta, largo uno e quaranta e come passatempo, appendeva i primini alle statue sparse per la scuola.
Anche quelli del settimo anno avevano avuto problemi con lui, ma erano tutti stati risolti grazie al provvidenziale aiuto di Hermione.
Lei riusciva sempre a mettere una buona parola per le serpi con chiunque ed era ritenuta degna di fiducia da tutti i professori, tranne dalla McGranitt che non credeva mai pienamente in tutto quello che la ragazza diceva, nonostante fosse una delle migliori della scuola.
Madama Bumb si avvicinò ai capitani di entrambe le squadre: -Datevi la mano, ragazzi- esclamò perentoria.
Harry e Blaise si guardarono con aria di sfida e nessuno dei due accennò a compiere il gesto che Madama Bumb aveva richiesto.
La donna alzò gli occhi al cielo in un gesto spazientito e poi riprese: -Lasciamo perdere! In sella alle scope!-.
Tutti i giocatori montarono velocemente, mentre la professoressa lanciava i Bolidi e il Boccino per aria.
Madama Bumb afferrò il fischietto e ci soffiò dentro, dopodiché tutti i giocatori si levarono in volo e aspettarono il lancio della Pluffa.
Quando anche quest'ultima fu in aria tutti si dispersero, dando inizio alla partita.
-La Pluffa è in aria e passa subito in mano di Mark Conrad, cacciatore della squadra di Serpeverde, che la passa ad Emily Stempton. Emily schiva il Bolide di Tom Patter, nuovo battitore della squadra di Grifondoro, sei una forza Tom!- urlò Daniel.
-Stewart!- lo riprese la McGranitt.
-Mi scusi prof, mi sono lasciato prendere la mano... Comunque, dicevamo: la Stempton ha ancora la Pluffa, la passa ad Alexis Mowen, che schiva Amanda Vestik e... accidenti! Segna dieci punti per Serpeverde. Ma dove stavi guardando, Weasley?!-.
-Stewart! La smetta!-.
-Ma lo ha visto anche lei, prof! L'avrei parata anche io!- come se niente fosse, poi, riprese: -La Pluffa va in mano ai Grifondoro, Ginny Weasley schiva Conrad e la passa a Malfoy, la Stempton gli va incontro, che intenzioni avrà?! La Stempton è sempre più vicina a Malfoy, gli si avvicina frontalmente e... colpo di scena signori e signore! La Stempton costringe Malfoy a scartare a destra, e la Mowen gli sottrae la Pluffa, le Serpi hanno fatto gioco di squadra contro il povero Draco, mentre, dall'altra parte del campo Kenny Jacobs scaglia un Bolide con una forza disumana contro la Weasley. Per fortuna lo hai evitato, grande Ginny! Quel tipo non sa che cos'è la delicatezza!-.
-Stewart, è l'ultima goccia!-.
-Scusi, Mac, non si ripeterà più... posso chiamarla Mac, vero?-.
Un ringhio rabbioso della McGranitt fece capire a Daniel che non era possibile, così, deglutendo a vuoto riprese la cronaca della partita: - Allora, eccoci... ehm, Alexis Mowen si avvicina sempre di più alla porta, sfidando apertamente Weasley, portiere di Grifondoro a fermarla... va davvero veloce, la ragazza, ed ecco che ci siamo, il tiro di Alexis Mowen che... non era diretto alla porta! Non era diretto alla porta?! Mark Conrad afferra la Pluffa e segna! Altri dieci punti per Serpeverde... Weasley, Alexis è una bella ragazza, ma qui stiamo giocando a Quidditch! Concentrati!- gridò isterico Daniel.
-Adesso basta!- tuonò la McGranitt al suo fianco.
-Mi scusi, Mac... volevo dire professoressa-.
La McGranitt sconsolata e ormai rassegnata si afflosciò sulla panca accanto a Daniel e non fiatò più per il resto della partita.
-Allora, dicevamo, attualmente la situazione è di venti a zero per Serpeverde, e Harry Potter non si è ancora deciso a prendere quel maledetto Boccino. Si può sapere che state aspettando?!-.
Harry, come punto sul vivo, prese a muoversi in circolo sopra il campo, sperando di vedere il Boccino tanto acclamato da Daniel. Ma così non fu. Non si era neanche accorto che Theodore lo seguiva passo passo, pronto a fargli perdere la rotta.
Hermione dal canto suo si era già annoiata, nonostante l'ansia di conoscere l'esito della sua scommessa con Malfoy. Serpeverde doveva raccogliere almeno sessanta punti più i centocinquanta del Boccino, per farla vincere.
Quindi perché non dargli una mano?
-Devo andare in bagno, torno subito- disse a Pansy e Daphne, sedute accanto a lei, senza neanche guardare Milly.
Loro le lanciarono uno sguardo perplesso, in fondo Hermione non si era mai allontanata da una partita di Quidditch, nonostante odiasse volare, ma c'è sempre una prima volta per tutto.
La riccia scese la prima scalinata in legno e poi, svelta svelta, raggiunse la parte sottostante delle gradinate.
Estrasse la bacchetta e aspettò di riuscire a scorgere la Pluffa da quel punto di osservazione così scomodo.
Andiamo, andiamo... pensò, mentre scrutava i giocatori.
Daniel, nel frattempo proseguiva: -Ed ecco che Ginny Weasley, prende la Pluffa, e scende in picchiata, e...-.
-Confundus- mormorò Hermione da sotto la gradianta.
-...oh! Si è schiantata! Deve aver calcolato male il tempo!- urlò Stewart dalla sua postazione.
Hermione ghignò e continuò a guardare i giocatori che volavano per il campo. Emily aveva preso la Pluffa subito dopo lo schianto della Weasley e approfittando della distrazione del fratello, per quest'ultima aveva segnato altri dieci punti.
30 a 0... avanti, qualcun'altro... pensò di nuovo la riccia nascosta tra i piedi degli spettatori.
-Amanda Vestik prende la pluffa e si dirige verso gli anelli di Serpeverde, chissà se il capitano della squadra, Zabini, sarà così in gamba da parare?-.
Hermione, spaventata che la Vestik potesse segnare, cercò uno dei battitori di Grifondoro, e poco distante da lei e da Amanda stessa, incrociò Perry Lender, da poco entrato in squadra.
Perfetto... -Relascio- sussurò con la bacchettà puntata contro Perry.
La scopa di Perry si mosse sola, e in pochi attimi fu vicinissimo alla giocatrice Grifondoro che, per schivarlo, perse l'occasione di segnare e anche la Pluffa, prontamente raccolta da Blaise.
Hermione allora, cercò con lo sguardo Theodore che non si era ancora mosso e guardava attentamente Potter. Quest'ultimo, faceva saettare gli occhi da una parte all'altra del campo, ma inutilmente a quanto sembrava dalla sua espressione delusa.
Poi, un ghigno passò sul volto di Theodore, così velocemente che Hermione credette di esserselo sognato. Ma così non era. Theodore, infatti, individuato Draco Malfoy con la Pluffa in mano, seriamente intenzionato a segnare, lanciò la scopa contro un punto imprecisato vicino gli anelli di Serpeverde.
Harry, credendo avesse avvistato il Boccino, gli tenne subito dietro ad una velocità incredibile. Tanto più si avvicinavano agli anelli, tanto più la faccia di Theodore assumeva un'aria concentrata, tanto più  Potter sembrava convinto che avesse individuato il Boccino.
Arrivato in prossimità degli anelli, Theodore urlò a Blaise di stare attento e 'godersi lo spettacolo'.
'Lo spettacolo' di Theo, fu la collisione di Draco Malfoy ed Harry Potter. Quest'ultimo, troppo impegnato a guardare Theodore e a cercare un inesistente Boccino, non aveva fatto caso al suo compagno di casa, il quale, non si era accorto, concentrato com'era a segnare, che Harry gli stava passando davanti.
Il risultato, furono due nasi rotti e molto sangue. Blaise e Theodore di diedero il cinque e mentre il primo, riprendeva la sua posizione davanti agli anelli, il secondo di concentrava seriamente alla ricerca del Boccino, dato che adesso Potter era meno... fastidioso.
Dopo diversi, casualissimi incidenti, il risultato era di 70 a 0, ma adesso quello che non si riusciva a trovare era il Boccino. Theodore, abbandonata la sua postazione, girava come una sentinella per il campo e ad ogni minimo luccichio si allarmava.
Dopo quattro giri di campo, due finte ai danni di Potter e tre Bolidi schivati, Theodore riuscì ad individuare il Boccino proprio sopra la postazione del cronista.
Evitando di farsi scorgere da Harry, prese a salire sempre più velocemente in verticale, fin quando non fece capolino davanti a Daniel Stewart che in quel momento stava elogiando i Grifondoro per aver giocato pulito e 'rimproverando' i Serpeverde per il gioco sporco.
-No, ti prego, non farmi del male, farò tutto quello che vuoi!- esclamò Daniel quando vide Theodore sbucargli davanti.
Lui lo guardò con sufficienza e una buona dose di pietà, mentre velocemente di metteva all'inseguimento del Boccino.
Mentre Harry lo raggiungeva, alla velocità della luce, Theodore tentava di inseguire quel maledetto coso dorato.
Hermione dal canto suo, era ansiosa: Theodore era il migliore, senza dubbio, ma Potter era un tantino arrabbiato per lo scherzetto che gli aveva teso, avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per umiliare Serpeverde...
... e io non posso perdere pensò decisa Hermione.
Afferrò la bacchetta e aspettò che Theodore passasse. Poi, appena fu il turno di Potter, un Impedimenta ben piazzato, lo bloccò qualche istante, dando il tempo a Theo di distanziarlo e di avvicinarsi di più al Boccino.
Dalla posizione in cui era, Hermione non riusciva a vedere bene quasi niente, ma il boato che si sentì, le fece comprendere che ci era riuscita. Serpeverde aveva vinto duecentoventi a zero.
Paga, Malfoy pensò contenta.
Uscì velocemente da sotto le gradinate e scese tutti gli scalini che la separavano dal suolo. Quando Pansy e Daphne scesero, le domandarono subito come mai non fosse più tornata.
-Mi annoiavo a risalire. Come è andata la partita?- chiese annoiata.
-Abbiamo vinto: duecentoventi a zero, i Grifondoro possono andare a nascondersi, adesso. Ammetto che però non avevo mai visto una partita così strana... Theodore è stato fantastico, ha fatto schiantare Potter e Malfoy. Entrambi si sono rotti il naso e sono usciti dallo scontro più cretini di prima- disse Daphne ridendo.
-Devo ricordarmi di ringraziarlo- disse Hermione ghignando.
-Noi andiamo a cercare i ragazzi, vieni con noi?- chiese Pansy.
-No, andate, vi raggiungo subito- disse Hermione, guardando con interesse un punto dietro la spalla di Pansy.
-Ehm... ok- rispose la mora, incamminandosi insieme a Daphne.
Appena si furono allontanate, Hermione di staccò dal tronco dell'albero a cui era appoggiata e si diresse furtiva verso lo spogliatoio Grifondoro.
Attese paziente dietro una colonna e dopo che due cacciatori e i due battitori furono usciti, la sua preda arrivò.
Lo prese per un braccio e lo strattonò nell'ombra: -Hai perso, biondino- esordì.
-Toglimi le mani di dosso, Granger. So che avete truccato la partita, non so come hai fatto, ma ci sei riuscita. Non hai vinto- rispose Draco.
-Si che ho vinto: la scommessa era che noi dovevamo avere più di duecento punti a fine partita e voi meno di cento. Ci siamo riusciti, quindi hai perso. Divertiti, Malfoy, anzi, perché tu e i tuoi amici perdenti non venite al festino di questa sera a Serpeverde? Festeggeremo l'umiliazione di voi Grifondioti- disse allontanandosi mentre rideva.

Draco non si era mai sentito peggio. Non solo avevano perso la partita, ma lui aveva perso anche la scommessa con quella stronza della Granger.
Sono un coglione. si disse mentalmente.
Si sedette per terra, in un angolino nopn frequentato della biblioteca e cominciò a pensare a tutte le sue sfortune: Ginny, la partita, la Granger, le umiliazioni.
Ad un tratto, una voce, sin troppo conosciuta ruppe i suoi pensieri.
-No- disse.
-Andiamo, una sola volta, non te lo chiederò più. Esci con me- diceva un tipo.
-No, neanche per tutto l'oro del mondo, ma ti sei visto?!- diceva indignata la voce della Granger.
Draco si sporse oltre lo scaffale dietro il quale era seduto. Lei gli dava le spalle e un Tassorosso, molto più alto di lei, la stava pregando con lo sguardo da cane bastonato.
-Ti prego, solo una volta, giuro che se vorrai non lo dirò a nessuno, rimmarrà un segreto-.
-No. Ho detto di no. Sparisci sgorbio! Quando avrai addosso un maglione che non sia stato tramandato da generazione in generazione per un millennio, ne potremmo riparlare-.
-Ma io non posso permettermi molto-.
-In ogni caso non disturbarti, la mia risposta rimane comunque no. E adesso lasciami studiare- disse lei troncando la conversazione.
Draco guardò con attenzione il maglione del Tassorosso che gli stava quasi di fronte e poi guardò il suo: erano uguali.
Entrambi sformati, entrambi con le palline che faceva la lana, dopo vari lavaggi, entrambi vecchissimi. Il suo addirittura aveva un buchetto.
E nella situazione del povero Tassorosso si immaginò lui, con Ginny al posto della Granger.
Sono un doppio coglione! esclamò una vocina nella sua testa. Se devo conquistare Ginny, solo una persona può aiutarmi. pensò alzandosi da terra e spostandosi vicino ai tavoli
-Granger, devo parlarti- disse sedendosi al tavolo della Serpeverde.
-Se vuoi ripetizioni, scordatelo, Malfoy, io non posso permettermi di sprecare il mio tempo- disse Hermione senza alzare gli occhi dal libro che aveva di fronte.
-No, voglio proporti un patto- disse lui.
-Un patto?- disse con un sorrisino di scherno Hermione: -Che tipo?-.
-Aiutami a diventare popolare e a conquistare Ginny Weasley, in cambio farò tutto quello che vuoi per il resto dell'anno-.
-Uhm... interessante, ma ci devo pensare. Vediamoci stasera davanti alla Sala Grande, subito dopo cena, poi ci sposteremo in un posto meno affollato. Ti darò la mia risposta-.
Draco annuì, si alzò e se ne andò in fretta dalla biblioteca.

La cena era finita già da un pezzo ed Hermione attendeva paziente il biondo Grifondoro davanti alla Sala Grande, come concordato.
Quando intravide la sua testa bionda, cominciò a camminare in direzione delle scale e prese a scenderle. Dopo qualche secondo, sentii un altro paio di piedi ticchettare contro i gradini in marmo che portavano nei sotterranei. Non si voltò a guardare chi fosse, lo sapeva già e quando arrivarono nella stanza che aveva accolto il loro primo incontro dopo la dichiarazione di Malfoy, la prima cosa che lei disse fu: -Allora, mi hai proposto un patto e io ti ho promesso una risposta-.
-Si- confermò Draco.
-Cosa ci guadagnerei ad aiutarti? Mi spiego, cosa intendi per 'tutto'?-.
-Intendo proprio tutto. Non mi importa quale sarà il prezzo da pagare, voglio solo Ginny-.
-Stai tramando alle spalle del tuo migliore amico, molto in stile Serpeverde-.
-Non sto tramando, voglio solo conquistarla. Poi dovrà essere lei a decidere se scegliere me o Harry-.
-Bene... Premettendo che sei un disastro su tutti i fronti, Malfoy, ti avverto, io non compio miracoli-.
-Stai accettando?-.
-Ti sto avvertendo. Se ti affidi a me non tornerai più indietro. Mai più. Allora? Hai il coraggio di diventare quello che ci si aspetta sia un Malfoy?-.
Ci fu un istante di silenzio, rotto solamente dal gocciolio insistente dell'acqua sulla pietra.
-Si- fu la risposta sicura di Draco.
-Bene. Fingeremo che non sia mai successo niente, che questo patto non esista. Preparati perché non potrai più considerarti un Grifondoro d'ora in avanti- disse lei prima di lasciare la stanza.

La mattina seguente, vide un Draco stravolto. Non aveva chiuso occhio tutta la nottata e il pensiero di quello che era successo, con la Granger, lo aveva tormentato persino nei sogni quando aveva provato ad addormentarsi.
Ma come mi è saltato in mente di chiedere aiuto alla Granger? pensava, mentre barcollante percorreva i corridoi per andare in Sala Grande.
-Toglimi le mani di dosso, o giuro che ti strappo le budella- soffiò una voce minacciosa.
-No, devi ascoltarmi. Esci con me, ti prego una sola volta- disse una voce maschile.
Draco voltò l'angolo e quello che lo accolse fu una cinquantina di persone, accalcate attorno a qualcosa. Il silenzio però regnava sovrano. Lui si fece spazio come meglio poteva e riuscì a scorgere due persone: la Granger e il Tassorosso del giorno precedente. Quest'ultimo teneva stretto in mano, il polso della ragazza e a giudicare dalle nocche bianche anche molto forte.
-Mi stai facendo male. Mollami, adesso o ti farò rimpiangere di essere stato concepito- disse lei minacciosa senza la minima inflessione nella voce.
-DEVI USCIRE CON ME!- esclamò lui.
-Hey, amico, lasciala andare- si intromise Draco, quando vide che nessuno interveniva.
-Sta zitto, Draco, non sono affari che ti riguardano- disse il Tassorosso.
-E invece si. Lasciala andare-.
-No, lei deve uscire con me. E poi a te che importa?!-.
-A me importa, e a te non devo spiegare il perché-.
Tutti cominciarono a mormorare, dopo quella frase di Malfoy, cominciando a supporre una tresca tra la Serpeverde e il Grifondoro.
-Adesso basta...- sussurrò Hermione, prima di mollare un gancio destro sul naso del Tassorosso: -Ti avevo detto che ti avrei fatto pentire, vero Philip? E il peggio deve ancora venire- gli sussurrò all'orecchio quando il Tassorosso le lasciò andare il polso per portare la mano sul naso.
-Sei solo una piccola...-.
-Che cosa, tesorino?- disse lei melliflua: -Io fossi in te costruirei subito una Passaporta per il Polo Nord, perché quando Serpeverde lo verrà a sapere non sarà molto contenta-.
Poi si drizzò del tutto e guardò tutti quelli che stavano assistendo alla scena: -Disperdetevi- ordinò secca.
Tutti si dileguarono, anche Philip che venne accompagnato in infermeria, in poco tempo e l'unico che rimase fu Draco.
-Non ti azzardare mai più, Malfoy. Non solo si cavarmela da sola, ma nel migliore dei casi, quello che penseranno tutti è che io e te siamo amici... bleah! E nel peggiore che andiamo a letto insieme. Sei un coglione- disse lei superandolo e andando via.
-Di niente, Granger- disse lui, quando ormai Hermione era andata via.



Ecco a voi il nuovo capitolo, mi dispiace per il ritardo, ma ho avuto compiti ed interrogazioni accumulati tutti in una settimana e mezza e non ho ancora finito. Quindi spero vi sia piaciuto e... aspetto i vostri commenti.
Un bacione,
Juliet :DD

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5.



Ti voglio nella Stanza delle Necessità alle undici di stasera. Se non ti presenterai saprò che hai rinunciato. Se invece verrai, porta tutti i vestiti che hai.

La scritta in verde, risaltava sulla pergamena ingiallita. Non c'era un nome, non era stato un gufo a portarla, semplicemente l'aveva trovata sotto il cuscino, quando aveva infilato il braccio sotto di esso, alla ricerca di una posizione comoda.
Menomale che andava sempre a coricarsi insieme alle galline, lui. Se fosse stato come Harry o Ron, non l'avrebbe trovata mai e il loro accordo sarebbe saltato.
Guardò l'orologio sul suo comodino e balzò in piedi, come se avesse avuto delle molle cariche di sotto.
Le undici meno cinque.
La Granger mi ucciderà fu il suo primo pensiero.
Si affrettò a riesumare qualche maglietta dall'armadio e un paio di pantaloni. Infilò in fretta e furia le scarpe e si diede una pettinata al volo.
Quando fu pronto, dopo vari saltelli per la stanza, mentre con una mano si pettinava e con l'altra si alzava i pantaloni, aprì la porta e schizzò fuori dalla stanza, arrivando quasi volando in Sala Comune.
-Hey, Dra, come mai sei vestito? Credevamo stessi già dormendo- disse Ron quando lo vide arrivare in Sala Comune.
-Vestito?! Merda!- rispose di rimando Draco, prendendo a salire di nuovo le scale per tornare in camera.
Aprì la porta con foga, e velocemente cominciò a rimpicciolire tutti i suoi vestiti e ad infilarli uno ad uno nelle tasche.
Per fortuna sono pochi, non ci è voluto molto pensò tra sé e sé quando ebbe finito.
Richiuse allora la porta del suo dormitorio e di riversò di nuovo giù per le scale.
-Draco, sei impazzito?- chiese Harry quando lo vide correre come un ossesso fino al ritratto della Signora Grassa.
-No, solo in ritardo! Ho... ho la ronda, stasera, lo avevo dimenticato!- concluse, mentre inforcava le scale di marmo esterne alla torre di Grifondoro.
-Ma che diavolo sta dicendo? La ronda la fa con Ernie, domani!- disse Ron, quando già il ritratto aveva nascosto l'accesso alla Sala Comune rosso e oro.

-Se ci ha ripensato poteva benissimo dirlo, anziché farmi perdere tempo- borbottò irritata Hermione.
Andava avanti e indietro nella Stanza delle Necessità da più di venti minuti, battendo qualche volta il piede sul parquet, per il nervosismo.
Aveva percorso circa cinque volte lo stesso giro: si siedeva su una delle poltrone bianche, si alzava e andava alla scrivania in mogano, giocherellava con la piuma sul tavolo e poi si spostava verso l'interno della sala. Poi quando si era annoiata a guardare i vestiti tutti disposti ordinatamente al centro della stanza, andava a prendere un drink, nel mobile bar che aveva fatto apparire. Si versava due dita di whiskey liscio e tornava a sedersi su una delle due poltrone bianche.
Quando la porta della Stanza venne aperta, lei era di spalle, intenta a versarsi l'ennesimo bicchiere di whiskey.
Si voltò lentamente quando lo sentì entrare e gli rivolse uno sguardo assassino.
Draco, visibilmente pallido, deglutì a vuoto e poi, schiarendosi la voce e guardandosi intorno, disse: -Che hai progettato?-.
-Oh, intendi nei venti... anzi, venticinque minuti che hai impiegato per percorrere meno di cinquecento metri, Malfoy?- disse Hermione acida come un limone.
-Non l'ho fatto apposta, hai beccato proprio la sera in cui mi sono trattenuto un po' di più con i ragazzi- disse Draco a mo' di scusa.
Lei ghignò: -Beh, allora posso stare tranquilla, non succederà mai più. Hai portato quello che ti avevo chiesto?- disse Hermione, poi, notando l'assenza dei vestiti.
-Si, ecco- rispose lui, estraendo dalle tasche gli indumenti e poggiandoli per terra.
Hermione sfoderò la bacchetta, ancora prima che Draco potesse allontanarsi e, appena anche l'ultimo maglione infeltrito sfiorò terra, lei disse: -Engorgio!-.
L'incantesimo ingrandì all'istante i vestiti, e la sua luce fece saltare per aria Draco, convinto che la Granger stesse per Schiantarlo.
-Ma sei impazzita?!- strillò lui, con voce isterica, quando capì che non correva alcun pericolo.
-Che c'è? Ti sei spaventato?- ghignò lei.
-Assolutamente no- mentì lui.
-Bene. E adesso vediamo che diavolo hai nel guardaroba-.
Con un colpo di bacchetta, Hermione fece levitare i vestiti di Draco fino a raggiungere delle stampelle, sulle quali gli indumenti si appoggiarono dolcemente.
Ripose poi la bacchetta negli stivali e si avvicinò lentamente ai capi sospesi per aria.
-Da buttare... troppo vecchio... troppo piccolo... sembra di mio nonno... questo poi! Mia zia Betty, cuce cose più carine... questo è una vergogna... questo è stato per caso vomitato da un arcobaleno?... accidenti che orrore!... questo l'ho visto una volta... addosso ad un clown, al circo!- disse esaminando uno per uno i maglioni di Draco.
-Puoi smetterla di offendere i miei maglioni? Ci sono affezionato- ribatté scocciato il biondo.
-Affezionato? Hai battuto la testa, venendo qui? Questi... cosi, fanno pena! Come hai solo potuto sperare che la Weasley ti guardasse?!- disse Hermione, voltandosi verso di lui.
Draco non rispose, ed Hermione tornò a rivolgere la sua attenzione ai vestiti, questa volta ai pantaloni e alle camicie: -Sbiaditi... macchiati... deformati... troppo larghi... troppo stretti... troppo corti e questi sono... pantaloncini? Devo supporre tu sia gay e stai facendo tutto questo per Potter anziché per la Weasley, Malfoy?- disse Hermione con voce atona.
-Come?! Io non sono gay, quelli sono di quando ero piccolo e li ho portati con me per ricordo- si spiegò Draco.
-Non ci credo, io conosco tua madre, è una donna di classe, non avrebbe mai permesso che tu portassi qualcosa del genere- disse lei indicando i pantaloncini alle sue spalle.
-Ok, li ho comprati quando vigeva la moda dei pantaloncini, contenta?- disse lui sbuffando.
Non si era mai perdonato per aver fatto quell'acquisto. Quei cosi erano troppo effemmianti, ma a ricordarglielo e a ridere di lui ci avevano già pensato Harry e Ron.
-Notizia dell'ultima ora: quella moda si è sparsa tra le ragazze. Femmine- disse Hermione ghignando.
-Lo so, ma quando li ho comprati non lo sapevo. E adesso per favore, andiamo avanti- rispose lui.
Hermione si girò nuovamente verso i vestiti e dopo che lei ebbe ripreso a mormorare tra sé e sé, lui si sedette su una delle sue poltrone bianche, poste di fronte al caminetto.
-Bene!- esclamò Hermione, quando ebbe finito.
-Bene?- chiese lui esitante.
-Si, bene! Possiamo buttare tutto. Non c'è niente che si possa salvare. Adesso ti dico io cosa indosserai, da ora in poi- disse Hermione guardando la faccia scioccata di Draco.
-Bu-bu-buttare tutto?! Non puoi! Io ci sono affezionato!- protestò.
-Avevi detto che volevi cambiare, io sono qui per questo, quindi chiudi il maledetto buco dentato che hai sotto il naso, se non vuoi che me ne vada e che ti lasci qui a rimuginare su quanto inarrivabile sia la Piattola!- disse Hermione tutto d'un fiato.
-E va bene, ok. Butta via tutto- si arrese lui.
-Ottimo, adesso, vieni con me- disse lei, precedendolo tra le fila di vestiti che la stanza aveva fatto apparire su richiesta di Hermione.
Draco si guardò un po' intorno, come se vedesse dei vestiti come quelli per la prima volta in vita sua, fin quando la voce di Hermione non lo richiamò: -Vieni qui. Prendi questi- disse mettendogli tra le braccia una marea di abiti: -Questi e questi. Possiamo andare, questi li porto io-.
Quando tornarono al piccolo salottino desiderato da Hermione, Draco lasciò cadere tutti gli abiti che lei gli aveva messo tra le braccia sul lucido pavimento in legno.
-Allora: qui abbiamo abiti per l'inverno, per la primavera, per l'estate e per l'autunno. Per ogni stagione abbiamo indumenti differenti, ovviamente, tra pantaloni, maglioni, magliette, camicie e anche qualche scarpa qui e li, credo, non ricordo bene- disse lei storpiando un angolo della bocca in un gesto di fastidio.
-Devo metterli?- chiese Draco.
-No, Malfoy, li abbiamo presi per ammirarli! Che razza di domande sono, scusa?! È ovvio che devi metterli!- rispose Hermione, irritata.
-Da dove comincio?-.
-Non è così semplice, dobbiamo essere sicuri che tu non cada negli stessi errori- disse indicando la pila di vestiti vecchi che Draco aveva portato.
Lui alzò un sopracciglio, cercando di capire.
-Scegli un paio di pantaloni a cui sei affezionato, una maglietta, una camicia e un maglione, muoviti-.
Quando Draco eseguì l'ordine, lei gli disse di sedersi sulla poltrona bianca e poi, con la bacchetta in mano, alle sue spalle, sussurrò: -Incarceramus-.
Subito delle corde legarono Draco alla sedia e scatenarono le mille proteste del biondo: -Slegami subito, Granger! Che intenzioni hai?!-.
-Tranquillo, non voglio ucciderti, voglio solo farti capire- disse lei, mentre con un colpo di bacchetta ruotava la poltrona di Draco, rivolgendola verso il camino acceso.
Diede un altro colpo di bacchetta ai due mucchi di vestiti ed essi le si posizionarono ai lati.
-Allora, hai detto che questi, sono i tuoi pantaloni preferiti, giusto?- disse Hermione tirando fuori dal mucchio un paio di pantaloni marrone scuro.
-Si, sono i primi che la madre di Ron mi ha regalato- disse lui, sforzandosi di capire dove volesse andare a parare la Granger.
-Bene e questi- disse tirando fuori dei pantaloni neri di buona fattura dall'altro mucchio: -Sono quelli che prenderanno il loro posto, Malfoy. Da oggi in poi-.
A quel punto lei lasciò cadere per terra i pantaloni neri e, dopo aver preso la bacchetta, esclamò: -Incendio!-.
I pantaloni marroni presero a bruciare, con in sottofondo un "Nooooooooo" di Draco.
-Allora, Malfoy, ti ricorderai quali sono i pantaloni che dovranno diventare i tuoi preferiti?- disse lei con un sorriso sadico dipinto in volto.
-Perché lo hai fatto?! Erano così belli!-.
-Rispondi o ne brucio un altro paio, magari... questi- disse prendendo un pantalone della tuta grigio, pieno di macchie di colore e buchi.
-No, non puoi farlo, quelli li metto quando gioco con Ron alla Tana a Quidditch!- protestò lui.
Hermione nel frattempo aveva puntato nuovamente la bacchetta contro i pantaloni e aveva dato libero sfogo al suo sadismo: -Diffindo!-.
I pantaloni si tagliuzzarono in mille pezzettini e i gemiti sofferenti di Draco, accompagnavano il divertimento di Hermione.
-Allora, Malfoy, ricorderai quali pantaloni dovrai usare per farti vedere in giro, in qualunque occasione?- disse melliflua.
-Si, si, lo ricorderò, ma non distruggere più niente- disse lui, esausto.
Troppo intento a guardare i pantaloni sopravvissuti, non fece caso al lampo di trionfo e cattiveria che passò negli occhi di Hermione.
Lei mosse impercettibilmente la bacchetta e tutti pantaloni, del mucchio alla sua destra, si posizionarono lontano da loro. Mentre Draco li seguiva con gli occhi, lei puntò loro contro la bacchetta: -Adieu. Incendio!- esclamò
-Avevi detto che non li avresti bruciati più!- protesto Draco, ancora legato come un salame.
-No, non l'ho mai detto, tu l'hai supposto. E adesso passiamo ai maglioni: questo è quello che devi portare. È nuovo, della giusta misura e non è colorato. Puoi usare il grigio, il nero o il bianco, colori neutri insomma, ma per l'amor del cielo, mai colorati. L'unica sfigata a cui piacciono le cose strane è la Lovegood e non è lei che ti interessa, giusto?-.
Draco annuì e si apprestò ad un nuovo supplizzio: questa volta, dato che sembrava avesse recepito il concetto, Hermione evitò di farlo soffrire più del dovuto. Fece semplicemente Evanescere tutti gli stupidi maglionicini colorati che Malfoy aveva portato.
-Adesso tocca alle camicie: quand'è stata l'ultima volta che ne hai messa una? Sono tutte piccole e molte puzzano anche, come se le tenessi nell'armadio da una vita-.
-Non le metto spesso, in effetti. Solo per le occasioni speciali- disse lui, con lo sguardo vacuo.
-Immaginavo... beh, adesso le metterai più spesso e se proprio non le sopporti, metterai una maglietta. Stessi colori dei maglioni, ma quando devi metterli entrambi, non accoppiare gli stessi colori. Per quanto riguarda le camicie, puoi metterle anche azzurre o blu, ma non comprarne di sgargianti. Per le magliette invece, come ti ho già detto, colori neutri. Ti mettono in risalto i muscoli. Le ragazze sono galline, cadranno ai tuoi piedi. Tutto chiaro fin qui?-.
Lui annuì, con sguardo più presente e con più convinzione delle prime due volte, quindi lei proseguì.
-Per le scarpe... sei un caso disperato. Comprane di cuoio, nere, senza lacci. Le puoi abbinare con tutto, sono eleganti e fanno comprendere alle ragazze che non sei ricco solo per sentito dire-.
-Perché dovrei ostentare la mia ricchezza?- chiese Draco, intervenendo per la prima volta nel "quasi monologo" di Hermione.
-Perché le ragazze adorano quelli ricchi e anche la Weasley è così frivola, fidati-.
Lui annuì e poi, dopo aver fatto sparire non solo i vestiti che Malfoy aveva portato, ma anche quelli che aveva addosso, lo sglegò.
-Ma che diavolo fai?- protestò lui, in mutande.
-Ti metto alla prova. Vestiti- disse lei indicando con un cenno del capo i vestiti per terra.
Lui la guardò intensamente un'ultima volta, quasi a voler capire se stesse scherzando o meno, e poi, una volta intuita la serietà di Hermione, si avvicinò al mucchio di vestiti.
La confusione mentale di Draco era sin troppa: i maglioni, dovevano avere lo stesso colore delle magliette? Le camicie dovevano essere solo nere? I pantaloni erano grigi?
I vestiti nel mucchio, poi, non lo aiutavano affatto: c'erano maglioni colorati (Da evitare come la peste pensò), camicie gialle e verdi (Ha detto che potevo prenderle colorate?), pantaloni bianchi (Colore neutro, posso metterli, eppure ha detto che avrei dovuto metterli neri...), e magliette marroni (Il marrone non è di sicuro il colore giusto).
Dopo dieci minuti di pelle d'oca, dubbi ed incertezze il risultato finale era un Malfoy con pantaloni neri, maglietta grigia e scarpe nere, tirate a lucido.
Ottimo! Insegno meglio della McGranitt pensò soddisfatta Hermione ammirando il suo capolavoro.
-Bene, vedo che ce l'hai fatta- disse lei, sorridendo apertamente.
Lui sorrise di rimando e per un po' rimasero ognuno chiuso nel proprio silenzio, con gli occhi puntati in quelli dell'altro.
Poi, Hermione, quasi fulminata da un pensiero improvviso, si riscosse ed in fretta, come se volesse farlo andare via il più velocemente possibile disse: -Adesso dobbiamo andare, per oggi abbiamo finito. Prendi questi vestiti, Malfoy- ridusse i vestiti con un colpo di bacchetta e riprese: -Ci vediamo fra tre giorni alle dieci questa volta, alle undici è un po' tardi forse- concluse mettendogli in mano i vestiti ridotti.
-Cosa devo portare, questa volta?-.
-Solo la tua presenza- disse sbrigativa.
-Bene... buonanotte, Granger- disse lui aprendo la porta della Stanza delle Necessità.
-Ciao, Malfoy- disse lei.
Draco si richiuse alle spalle la porta della Stanza e lei si lasciò cadere su una delle sue poltroncine.
Perché diavolo ho creduto avesse un bel sorriso?! pensò confusa ed irritata.









Ed eccomi di nuovo qui! in ritardo come sempre e senza una scusa che non abbia utilizzato una ventina di volte.
Premettendo che mi piacerebbe ricevere più recensioni, ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Ringrazio anche chi perde cinque minuti di tempo per recensire e anche solo chi legge in silenzio.
Un bacio a tutti quanti, spero di pubblicare al più presto, anche se mi sembra un po' difficile.
Juliet :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6.



Quella mattina risultò davvero difficile svegliarsi.
Il caos regnava sovrano nel dormitorio maschile Serpeverde del settimo anno.
Cinque letti e la convinzione che poco prima fosse passato un tornado, accolsero la venuta di Daphne Greengrass nella stanza da letto di Blaise zabini e Theodore Nott.
Sempre la stessa storia! pensò scocciata la ragazza. Quei due hanno il potere di farmi saltare in nervi anche da dormienti.
La sagoma di Theodore, il più posato tra i due, spuntava a malapena da sotto le pesanti coperte smeraldine e un ciuffo spettinato di capelli neri emergeva dal cuscino, mentre per quanto riguardava Blaise un piede sbucava da una parte, un gomito dall'altra. Daphne scosse la testa sconsolata e sbuffò sonoramente.
-Hey, Greengrass, che ci fai qui?- chiese la voce di Harper Fletch, compagno di Blaise e Theo.
-Sveglio quei due idioti- disse Daphne mettendo una mano nella borsa in cerca di qualcosa.
-Oh beh! Allora, buona fortuna- commentò sarcastico Fletch.
-La fortuna è per i principianti, Fletch- affermò sicura di sé, avvicinandosi ai letti ancora occupati.
Tirò poi fuori dalla borsa una trombetta da stadio e schiacciò il pulsante per qualche interminabile secondo.
Blaise e Theo saltarono in piedi come due soldatini, mettendosi in riga davanti ai propri letti.
Il primo aveva i pantaloni del pigiama più lunghi che Daphne avesse mai visto, tanto lunghi che nonostante l'incredibile altezza di Blaise strofinavano per terra; il secondo la maglietta più patetica che potesse esistere: era interamente ricoperta di orsetti, alcuni marroni e altri bianchi, mentre al centro, un enorme gattino giocava con un gomitolo di lana rossa.
Tentando di trovare il nesso tra gli orsetti e il gattino, Daphne tentò di non scoppiare a ridere, alla vista di quei due uomini di mondo, come amavano farsi chiamare, che dormivano con vestiti troppo grandi e gattini effemminati.
-Ditemi, ragazzi- gli apostrofò dopo aver soffocato una risatina: -Non avete dimenticato niente?- soffiò ad un palmo dal naso di Blaise.
-Daphne?- chiese Theo, non ancora del tutto sveglio.
Daphne spinse di nuovo sulla trombetta da stadio ed entrambi i ragazzi portarono immediatamente le mani alle orecchie per non sentirne il frastuono.
-Svegliati Theo. È domenica e avevate promesso di accompagnare me, Pansy ed Hermione ad Hosmeade! L'appuntamento era mezz'ora fa!- sbraitò isterica.
-Senti, Duffy, siamo un po' stanchi, facciamo per la prossima settimana, che ne dici?- chiese Blaise, mentre tentava di tornare a stendersi.
-Ascoltami, Blaise: se voi due idioti non vi mettete subito qualcosa di decente addosso e non muovete le chiappe da qui per accompagnarci ad Hogsmeade, io vi giuro, sulla mia testa che vi farò rimpiangere di essere nati. Lo avevate promesso e lo farete. Non voglio sentire ragioni, chiaro?- concluse minacciosa.
-Ma Daph, siamo tornati tardi ieri ed eravamo anche parecchio ubriachi e...- Theodore non finì mai, perché Daphne, ripescata la trombetta, l'aveva usata ancora una volta, facendosi maledire in quattro lingue diverse.
-E adesso muovetevi! Avete cinque minuti scarsi per rendervi presentabili- disse uscendo, mentre sbatteva la porta.
-Siamo sfigati, amico- disse Theodore, sconsolato.
-No, ti sbagli: siamo proprio scarognati- lo corresse Blaise, rassegnato.

-Alleluja! Credevamo non arrivaste più- esclamò Pansy, quando vide i due ragazzi venir loro incontro.
Più che persone, Blaise e Theodore sembravano due zombie: occhiaie profonde, capelli alla rinfusa, vestiti messi male e scarpe non allacciate che valsero a Blaise una caduta a faccia in avanti, nel giardino di Hogwarts durante la passeggiata di ritorno.
-Avete un aspetto... orribile, terrificante, mostruoso, deplorevole, assurdo...-.
-Abbiamo capito, grazie Hermione. Adesso possiamo andare per favore?- disse Theodore.
-Si, abbiamo già perso sin troppo tempo- disse Pansy.
-Hey, Herm, dove sei stata ieri sera? Ti abbiamo cercata per farti vedere il completo vergognoso che la Brown ha comprato l'altra settimana e ha messo ieri, ma non ti abbiamo trovata- proseguì Daphne, facendo attenzione alle pietre lungo il percorso.
-In giro, avevo bisogno di camminare e comunque, l'ho vista anch'io, sembrava una meringa mal riuscita. Io mi sarei già andata a nascondere fossi stata lei-.
Scesero gli ultimi gradini in pietra che li separavano dal sentiero per arrivare ai cancelli di Hogwarts e proseguirono chiaccherando del più e del meno per qualche minuto fin quando non varcarono la soglia dei cancelli, dove le Passaporte per Hogsmeade erano state installate.
-Qual è la prossima, Pan?- chiese Blaise.
-Una vecchia... scarpa? Ma quella con la scarpa è già partita!- protesto la mora.
-Dammi qua!- esclamò Daphne strappando il foglio di mano a Pansy. Diede poi un colpo con la mano destra sul foglio che reggeva nella sinistra e proseguì: -C'è scritto carta! Non scarpa! Non capisci neanche la tua scrittura, Pan!-.
-Questo perché è una decerebrata-.
-Meglio derebrata che patetica sfigata, Weasley- disse Pansy voltandosi verso la ragazza che aveva parlato.
-Prova a ripeterlo se hai il coraggio, Parkinson!- disse Ginny, alterandosi.
-Cosa? Patetica sfigata? O preferisci forse Piattola schifosa? A me vanno bene entrambi- rispose Pansy guardandosi le unghie della mano destra con indifferenza.
Ginny uscì la bacchetta e la puntò sul naso di Pansy, che con una freddezza degna di una Serpeverde, aveva alzato gli occhi dalle sue unghie e li aveva puntati in quelli della sua avversaria ghignando.
Daphne, Theo e Blaise a loro volta, avevano estratto le bacchette istintivamente e le avevano puntate alla gola della Weasley.
Quando Draco Malfoy, Harry Potter e Ronald Weasley avevano raggiunto la Weasley, avevano anche loro estratto i loro legni e li avevano puntati contro le tre Serpi. La scena, a cui tutti quanti attoniti assistevano, venne interrotta da una voce fredda quanto un blocco di ghiaccio.
-Mettetele giù. Adesso-.
-Sta zitta, Granger, quando i tuoi amici smetteranno di minacciare mia sorella potremmo riparlarne- disse Ron.
-È stata tua sorella a puntare per prima la bacchetta, Lenticchia, noi l'abbiamo fatto solo per difendere Pansy- disse Blaise.
-Bella difesa, tre contro uno, non vi vergognate?- rispose Harry.
-Io mi vergognerei di più ad andare in giro con te, Sfregiato- attaccò Daphne.
-Attenta a come parli, Greengrass- riprese Draco.
-Chiudi quella fogna, Malfoy- la difese Theo.
-Toglimi quella bacchetta di dosso, Weasley, mi stai insudiciando. E mi sembra inutile dirti che questi vestiti e anche la mia faccia, valgono più di quanto i tuoi si potranno mai permettere- disse ancora Pansy, circondata dalla sua freddezza.
Negli occhi di Ginny passò un lampo di umiliazione che tutte i ragazzi di Serpeverde colsero. Pansy cominciò a sghignazzare, seguita subito dopo da tutti i suoi amici, Hermione compresa che abbassarono le bacchette e, voltando le spalle agli sfigati Grifondoro, proseguirono per la loro strada alla ricerca della vecchia carta, che li avrebbe portati ad Hogsmeade.

Perché lo ha fatto? Perché ha riso anche lei?
Queste erano le domande che Draco si poneva sin da quando il piccolo scontro-non-scontro con i Serpeverde era terminato.
Lei era stata una delle prime a ridere di Ginny e della sua espressione ferita. Era pur sempre una Serpe, è vero, ma Draco si era convinto che magari, dato che lo stava aiutando, si fosse leggermente ammorbidita.
E invece si sbagliava.
Se nasci Serpe non puoi morire Grifone.
Nessuno può cambiare, non così nel profondo.
-A che pensi?- la voce di Neville lo aveva distolto dalle sue elucubrazioni mentali.
-A prima... lo hai visto anche tu, come si può essere così... cattivi con qualcuno? Loro sono tutti quanti ricchi e non capiscono come possa essere difficile per i Weasley mantenere i loro figli. Molly e Arthur hanno fatto così tanti sacrifici per loro e quelle stupide Serpi non comprendono cosa significhi sentirsi additare e catalogare. Prendi me, Neville: io per loro sono il traditore della mia famiglia, solo perché sono capitato a Grifondoro e non a Serpeverde e mi fa male quando mi chiamano così- confessò Draco.
-Bhe, se è per questo, io sono l'Imbranato Paciock. Tutti noi Grifondoro abbiamo un soprannome, per loro, e loro lo hanno per noi. È così che funziona-.
-Già. Raggiungiamo gli altri, che ne dici?- propose Draco.
-Si, ci sto. A proposito, mi piace come sei vestito oggi, Dra- disse Neville precedendolo sulla strada.
Un sorriso attraversò il viso di Draco, che si affrettò a raggiungere il suo amico.

-Su, Ginny, non fare così. Loro non possono capire!- squittì Lavanda Brown, nel mero tentativo di consolare la rossa.
Ginny le lanciò un'occhiata di puro disprezzo e continuò a singhiozzare nel silenzio del bagno del locale di Madama Rosmerta.
Si era rifugiata lì subito dopo le parole della Parkinson.
Era inutile comprare vestiti alla moda, tentando di apparire diversa, quando in realtà non lo era. Che poi, a cosa servivano? Poteva indossarli sono per qualche giorno l'anno, le domeniche quando non era costretta ad indossare la divisa di Hogwarst e in estate; ma durante l'estate le uscite erano piuttosto limitate ed Harry non faceva un granché per farla divertire.
Stavano insieme da più di un anno e non erano ancora andati a letto insieme neanche per sbaglio, solo qualche servizietto qui e li, prontamente fermato da lui, che riteneva fosse troppo presto.
Ma nonostante questo non si era fermata: vestiti alla moda quando poteva, atteggiamento civettuolo con qualcuno e qualche occhiata maliziosa e seducente ed ecco che tutti i ragazzi si prostravano ai suoi piedi, pronti a fare quello che Harry non era pronto a fare con lei.
-Oh, ma guarda un po' chi si rivede- disse Hermione appena entrata nel bagno delle signore.
Merlino quanto la odio! pensò Ginny.
Lei aveva tutto: era ricca, sexy, bella, intelligente e aveva la capacità di fare sempre meglio degli altri tutte cose.
Ginny si irrigidì ed Hermione se ne accorse subito.
-Che c'è Weasley? Hai dovuto vendere anche la lingua per permetterti quei vestiti? Tanto per rimanere in tema, ti svelo un segreto- disse Hermione cattiva. Proseguì poi sussurrando, come chi svela una cosa della massima importanza, che non deve arrivare ad orecchie indiscrete: -Sono dell'anno scorso- disse ghignando.
-Che ne dici di smetterla, Granger? A Ginny non servono le tue stupide battute- disse Lavanda.
-Ma guarda un po' chi c'è! Sei così insignificante, Brown, che non ti avevo neanche vista. In ogni caso preferisco quando tieni la bocca chiusa: hai una voce simile a quella di una cornacchia ferita. E adesso sparite tutt'e due: mi infettate l'aria- disse alzando il naso in un gesto di scherno.
-Questo è un luogo pubblico, possiamo rimanere quanto vogliamo- disse Ginny in tono di sfida.
-Ah, si? Beh, se la pensi così, Weasley direi che finalmente hai azionato l'unica cosa che non hai ancora portato al banco dei pegni: il cervello. E adesso, ti consiglio vivamente di non crearti una nemica in più... sai, ce ne sono molte ad Hogwarts che vengono da me per essere aiutate a vendicarsi di te. Il motivo principale è che ti sei scopata i loro ragazzi e sai...-.
-Ginny è una ragazza per bene, non tradisce Harry!- strillò la Brown.
-Già, vero come il fatto che la McGranitt è appena entrata a far parte della band delle Sorelle Stravagarie. Lasciando cadere questo discorso, direi che fareste meglio a seguire il mio consiglio e portare i vostri germi di seconda mano fuori qui, se non vuoi che mi scappi qualcosa sulle tue fughe notturne, davanti a Potter- disse Hermione ghignando.
Ginny come punta sul vivo, prese Lavanda per un braccio e, dopo aver urtato intenzionalmente Hermione con una spalla, lasciò il bagno dei Tre Manici di Scopa pieno solo della presenza di Hermione e della sua dignità perduta.

-Ce ne hai messo di tempo!- disse Daphne appena tronò al tavolo.
-Si, in bagno ho incontrato la Weasley e le ho rifilato la stoccata finale. Credo che non romperà più per qualche giorno- disse Hermione lasciandosi morbidamente cadere sul divanetto.
-Solo per qualche giorno? Ti stai ammorbidendo Herm?- la schernì bonariamente Blaise.
-Il mio ricatto durerà fin quando la coppia d'oro non si separerà... diciamo per un altro secolo ancora- ridacchiò la riccia.
-Perché che hai fatto?- chiese Pansy.
-Se ve lo dico non dovete fiatare, chiaro? O salterà tutto-.
Tutti annuirono e lei proseguì: -Ultimamente, mi sono venute a trovare un sacco di ragazze, e...-.
-Non dirmi che sei lesbica- disse Theo, preoccupato.
-Quanti bicchieri di Firewhiskey hai bevuto, Theo? E poi, in che modo avrei potuto ricattare la Weasley usando la mia sessualità?-.
-Non lo so, stavo solo mettendo le mani avanti-.
-Beh, tienile indietro che è meglio. Dicevo, tutte queste ragazze sono venute a chiedermi di aiutarle a vendicarsi della Weasley perché si era scopata i loro ragazzi. Così le ho detto che se non voleva che mi scappasse qualcosa su questa storia in presenza dello Sfregiato, avrebbe fatto bene a stare attenta a quello che faceva... non darà più problemi-.
-Fantastico!- disse Daphne.
-Brillante- esclamò Theo.
-Unica- lo imitò Blaise.
-Incredibile!- sorrise Pansy.
-Bastarda- concluse Hermione, bevendo un sorso della sua Burrobirra.
Peccato nessuno avesse fatto caso alla testolina bionda di Colin Canon, dietro di loro.












Ed eccomi di nuovo, dopo dodici giorni di assenza!
Sono pronta per ascoltare la mia sentenza di morte, e non posso biasimarvi, ma in mia difesa posso dire di essere stata malata, sepolta dai compiti e poi di nuovo malata :DD divertente, no?
Comunque, spero che questo capitolo (di passaggio) vi sia piaciuto e  spero di leggere le vostre recensioni che dovrete lasciare, purtroppo per voi.
E adesso..... RECENSITE! :DDDDD
Fatemi sapere se questa storia vi piace, se vi fa schifo, se i personaggi sono da prendere per intero e da buttare, se ci sono e(o)rrori grammaticali, e(o)rrori a livello di testo, ecc....
Aspetto di sentire la vostra voce, o in questo caso il rurore della tastiera che viene usata per scrivere la vosta opinione, un bacione a tutti voi che leggete e non mi abbandonate,
Juliet  :D

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7.




-Herm, Herm, Herm, Herm, HERM!-.
-Che accidenti ti prende, Pansy? Sei impazzita per caso?- chiese Hermione insonnolita, alzando leggermente la testa dal cuscino.
Pansy era piombata in camera sua, seguita da un fruscio e un gran chiasso, di prima mattina.
-Hai letto la Gazzetta di Hogwarts, stamattina?- chiese lei trafelata.
-Stavo dormendo, Pan! A meno che Canon non abbia il potere di far sognare quel maledetto giornale alla gente, no non l’ho letto. Perché diavolo sei così agitata?-.
-Tieni, leggi la prima pagina- disse Pansy tirando il giornale in faccia ad Hermione.
-Sei sempre delicata, Pan, non c’è che dire- disse Hermione sarcastica prendendo in mano il giornale.
Lo girò nel verso giusto con gli occhi ancora socchiusi e un enorme sbadiglio e lesse il titolo.
“HARRY POTTER E GINNY WEASLEY, FINITI PER SEMPRE? Prosegue a pagina 4”.
Il solo titolo bastò per far ingoiare, letteralmente, lo sbadiglio ad Hermione e farle sgranare gli occhi.
Divorò l’articolo in meno di due minuti e poi, in un accesso di rabbia, tirò con tutte le sue forze le pagine del giornale che si strappò in due, esattamente a metà.
-Come ha osato?!- disse Hermione con apparente calma: -Come lo ha saputo?! Chi glielo ha detto?!-.
-Ho già chiesto in giro, e quando dico in giro, intendo a Duffy, Theo e Blaise, nessuno di loro ha fiatato. Canon deve averci sentiti ai Tre Manici di Scopa- rispose Pansy.
-Io lo ammazzo! E quando lo avrò ammazzato, lo riporterò in vita, per poi ammazzarlo di nuovo! Pansy, trovami un paio di scarpe da abbinare con questa camicia, poi trova Canon e riferiscimi dov’è. È un uomo morto!- disse Hermione alzandosi di scatto dal letto e chiudendosi in bagno.
-Oh, poveri noi…- disse piano Pansy, quando Hermione ebbe chiuso la porta.
Poi aprì le ante dell’armadio di Hermione e cominciò la sua ricerca.
 
Colin Canon era abituato ad essere picchiato.
Tutti lo definivano uno scocciatore e quando le sue storie venivano pubblicate, c’era sempre qualcuno di scontento, pronto a dargliele di santa ragione, ma lui non si era mai abbattuto e nonostante avesse più volte decorato il pavimento di Hogwarts con i suoi denti rotti, aveva sempre continuato a fare quello che doveva essere fatto: far conoscere la verità agli altri.
Beh, non si era mai abbattuto fino a quel momento…

Nessuno ad Hogwarts aveva mai visto qualcuno furioso come Hermione Granger in quel momento. Neanche ai tempi d’oro quando la McGranitt aveva scoperto le sue bische clandestine, denunciate da una ragazza rompiballe di Tassorosso, la Granger era stata così arrabbiata. Inutile dire che la Tassorosso non aveva mai più incrociato il cammino di Hermione Granger.
Alla stessa maniera, o forse un po’ meno, Ginny Weasley era incazzata nera, con la Serpeverde sopracitata e Colin Canon, mentre Harry Potter era più che furioso con la sua ormai ex ragazza.
Quella mattina, in sintesi, nessuno era tranquillo e nessuno aveva il coraggio di incrociare uno dei tre, per paura di restarci secco.
Solo Colin Canon, non conosceva ancora il gioco in cui era entrato.
 
Hermione marciava veloce verso la Sala Grande dove, Pansy aveva riferito, si trovava il Grifondoro. I corridoi di pietra, tremavano sotto il suo passo e ogni angolo del castello leggermente più affollato improvvisamente si svuotava appena qualcuno avvertiva che “sta per arrivare Hermione Granger e non sembra molto contenta!” oppure quando la suddetta ragazza, passava di lì con due terrificanti occhi rossi e la bacchetta in mano.
Hermione affrontò l’ultima scalinata, quella che l’avrebbe portata in Sala Grande, con un’espressione che fece fuggire anche Lumacorno che per caso passava di lì.
-Signorina Granger, c’è qualche problema?- chiese preoccupato il professore che l’aveva vista sul piede di guerra.
-Stia zitto. Ho un affare da sistemare- disse lei con una nota isterica nella voce.
Il professore non obiettò oltre e proseguì per la sua strada, valutando che la sua pelle valeva molto di quella della persona che aveva avuto il coraggio di far infuriare la strega.
Di sicuro un Grifondoro pensò il professore.

Hermione spalancò le pesanti porte della Sala Grande e poi fece vagare gli occhi lungo il tavolo dei Grifondoro, fino ad individuare la sua preda.
Quando vide la testa bionda di Canon, parzialmente nascosto dietro ad un suo compagno disse, indicandolo: -Tu! Tu, mostriciattolo! Vieni qui fuori, io e te dobbiamo fare una chiaccherata!-.
Canon deglutì e come un condannato al patibolo si alzò dal suo posto e seguì la ragazza fuori dalla Sala Grande.
Poi, prima di chiudere di nuovo le pesanti porte disse: -Che guardate voi? Tornate a mangiare!-.
-E adesso a noi due, Canon. Dimmi: come hai osato origliare una mia conversazione?-.
-Io devo far conoscere la verità- disse lui evitando di sembrare troppo spavaldo.
-Ah, si? Allora non avrai problemi a far conoscere anche le bugie. Con il giornale di domani, smentirai tutto quello che hai detto e farai in modo che Potter e la Weasley tornino insieme o io non otterrò un bel niente. Chiaro, Canon?- disse minacciosa lei, pensando al suo affare con Malfoy.
Se lui avesse conquistato la Weasley da solo, adesso che lei era single, Hermione non avrebbe avuto il suo compenso che comprendeva "tutto".

-Io non posso farlo, mi dispiace- ribatté lui, meno sicuro di sé.
-Guardami, Canon: ti sembro un tipo irascibile? Quante cazzo di volte mi hai visto arrabbiata? Quante cazzo di volte mi vedrai così arrabbiata? Te lo dico io: nessuna. E ti giuro, Canon, su quello che ho di più caro, che se domani non smentisci tutto quello che hai detto e non ti impegni a far tornare quei due sfigati insieme, io ti farò finire in infermeria ad ogni ora della tua miserevole vita, ti farò strapazzare così tanto che alla fine mi supplicherai in ginocchio di smetterla. Renderò la tua vita peggiore di quella che potresti avere all’inferno, te lo garantisco. Adesso tornerai in Sala Grande e ti comporterai come se non fosse mai successo nulla. Se qualcuno dovesse chiederti perché Hermione Granger voleva ammazzarti, tu ti inventerai una scusa, una plausibile, e gliela propinerai. Tutto chiaro, Canon?- disse con una fredda calma.
Colin deglutì e poi, valutato che le possibilità di sopravvivenza in uno scontro con la Granger erano pari a zero, annuì mesto.
Hermione, allora, girò i tacchi e tornò da dove era venuta.
 
-Granger! Come hai potuto rivelare tutto a Colin?!- chiese scandalizzata Ginny Weasley.
Stava andando in Sala Grande, dove era convinta di trovare Colin ed aveva incrociato la Granger per i corridoi che, con un diavolo per capello, stava prendendo la via per i sotterranei.
-Non sono stata io, ha sentito la nostra discussione, Piattola. Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con il tuo amico ficcanaso, io non ho tempo da perdere-.
-Vorresti davvero farmi credere che tu non c’entri niente? Sei un’illusa. Solo tu lo sapevi, solo tu potevi dirglielo- disse con sicurezza e rabbia Ginny.
-Allora sei davvero stupida, Weasley. Ti ho detto che ha ascoltato la nostra discussione e poi chi ti dice che non glielo abbia detto la tua amica Lavanda? Quella quando apre la bocca da fiato senza pensare- disse Hermione con indifferenza.
Ginny sembrò pensarci: -Non finisce qui, Granger- disse andandosene.
-Tranquilla, Weasley, finirà quando lo dirò io- disse Hermione quando la ragazza era già andata via.
 
La seconda avventura di Colin Canon assomigliò molto alla prima: Ginny Weasley piombò in Sala Grande, accompagnata da intensi mormorii e sussurri concitati, additando Canon.
Gli impose di uscire fuori e, per la seconda volta quella mattina, Canon temette di rimetterci la pelle.
-Quella che hai pubblicato è una falsità bella e buona, Colin, vedi di far circolare la notizia che non è vera, perché potrei anche ucciderti con le mie mani in questo preciso istante. E ora dimmi chi ti ha detto una cosa del genere-.
-L’ho sentita dire alla Granger, ai Tre Manici di Scopa- disse Colin sperando si salvare la pelle.
-La Granger…- disse Ginny pensierosa: -Sei salvo per questa volta, Canon. Ma smentisci tutto quello che hai scritto-.
Colin si dileguò nel cortile della scuola, per quel giorno era meglio allontanarsi dalla Sala Grande.
La Granger non ha mentito pensò Ginny, ferma davanti alla scalinata principale di Hogwarts.
Poi si riscosse e si allontanò in fretta nella direzione opposta a quella da cui era arrivata.

Draco continuava a passeggiare su e giù lungo il corridoio della del settimo piano di fronte alla Stanza delle Necessità, indeciso se entrare o meno.
La Granger gli aveva dato un altro appuntamento, questa volta di pomeriggio, e lui non aveva voglia di andare, o almeno non più.
Da quando aveva saputo di Ginny e del fatto che avesse ripetutamente tradito Harry, non aveva più voglia di conquistarla. Il tarlo del dubbio si era ormai insinuato nella sua testa e non ne voleva sapere di andarsene.
La domanda che lo affliggeva era: se Ginny ha tradito Harry, cosa le impedisce di farlo anche con me qualora riuscissi a conquistarla?
La campana della Torre dell’Orologio suonò le quattro e, ancora corroso dall’indecisione, Draco decise di entrare lo stesso. Doveva riuscire a far innamorare Ginny di lui così tanto che lei non avrebbe avuto la forza per tradirlo.
Così in perfetto orario, si presentò nella Stanza delle Necessità, arredata nello stesso modo dell’altra volta, ma senza l’infinita distesa di abiti.
-Sei in perfetto orario, Malfoy- disse Hermione, comodamente seduta in poltrona.
-Lo so, iniziamo? Che hai preparato per oggi?-.
-Oggi ti mostrerò come devi comportarti con una ragazza. Vedo che il tuo abbigliamento è decisamente migliorato dalla nostra ultima seduta- disse lei accennando ai vestiti che Draco indossava.
-Beh, ho ricordato quello che hai detto… tutto qua. Che intendi con “come comportarti con una ragazza”?-.
-Siediti, sarà una giornata lunga. Hai portato quello che ti ho chiesto?- chiese Hermione.
-No, Harry non si è allontanato dalla sua stanza e non l’ho potuto prendere. A proposito, tu sapevi qualcosa della vicenda tra Ginny ed Harry?- chiese lui sospettoso, quando il ghigno di Hermione fece capolino sul suo viso.
-No, assolutamente. Comunque non importa ovvieremo al problema del Mantello con un incanto di Disillusione. Sarai contento Malfoy, oggi farai la tua prima gita d’istruzione- disse lei alzandosi.
Lui alzò un sopracciglio e poi si sedette sulla poltrona che Hermione gli stava indicando.
-Allora: come prima cosa qualche domanda veloce. Che risponderesti se una ragazza ti dicesse “Vuoi venire con me ad Hogsmeade domani?”-.
-Se la ragazza sei tu, Granger, direi che probabilmente tornerebbe solo uno dei due, sano e salvo al castello, quindi sarebbe preferibile non rischiare. Se la ragazza non fossi tu, ma fosse carina, direi di si, ma che prima devo chiedere ai miei amici se non hanno in programma qualcosa: gli amici prima di tutto. Se la ragazza fosse bruttina, direi di no, che ho un altro impegno-.
-Oh, santissimi numi!- esclamò Hermione alzandosi di scatto: -Sei uno sfigato cronico!-.
-Che cosa?- chiese lui preso in contropiede.
Eppure ho risposto al meglio pensò lui.
-Allora: sul punto primo siamo d’accordo. Probabilmente di te rimarrebbe solo qualche brandello di pelle. Sul secondo e sul terzo punto sei andato male: se una ragazza carina ti chiede di accompagnarla ad Hogsmeade, devi risponderle semplicemente con l’orario e il luogo d’incontro. Ti porto un esempio, porgimi la stessa domanda che ho fatto a te. Tu sei la ragazza e io sono te-.
-Vuoi venire con me ad Hogsmeade?- disse lui.
-Alle nove, davanti alla Sala Grande, mi raccomando non fare tardi. Questa risposta è quella giusta, non quella che mi hai dato tu “devo chiedere ai miei amici!”. Loro sono tuoi amici, non i tuoi genitori. Parlando della tua terza risposta: noi ragazze siamo più intelligenti di voi maschi. Noi fiutiamo le bugie a miglia di distanza e sappiamo come ragionate voi maschietti. Se una ragazza non troppo carina ti dice che vuole andare ad Hogsmeade con te, tu devi semplicemente dire no. Senza altri giri di parole. Se ti chiede perché, fai il bastardo, noi ragazze siamo masochiste e amiamo le sfide e, farti dire di si, diventerà la sua sfida personale-.
-Il che vuol dire che non mi mollerà mai-.
-Esatto, ma tu devi sempre ignorarla, farai del bene alla comunità in un certo senso-.
-Come?-.
-Lei si impegnerà a diventare più carina, è automatico, e  tu avrai il merito di aver tolto una cozza dalla circolazione-.
-Non è carino chiamarla “cozza”- disse canzonatorio lui.
-Io non sono dolce o gentile, Malfoy, dico le cose per come stanno-.
-Si, lo so- rispose lui, al ricordo della vicenda del giorno prima.
-Altra domanda: se una ragazza tenta di sedurti, tu come reagisci?-.
-Ma che razza di domande sono queste, Granger?- chiese lui, arrossendo lievemente.
-Una domanda lecita. E adesso rispondi-.
-Beh, io non lo so… la assecondo?- disse lui poco sicuro.
-Sei un caso disperato, Malfoy! Accidenti, è lo stesso principio di prima! Ignorala! Falla cuocere nel suo brodo!- disse Hermione, lanciandosi delicatamente sulla poltrona: -Ok: cominciamo dalle basi. Io non conosco te e tu non conosci me: io ti piaccio, attacca bottone-.
-Ciao- disse Draco a corto d’idee: -Come… come stai?-.
-Bene, tu?-.
-Alla grande… sei molto… ehm carina?- disse lui cercando la sua approvazione.
Lei annuì distrattamente e poi rispose con un semplice “grazie, anche tu non sei male”.
-Granger, non mi aiuti! Fai morire ogni tipo di discorso che tento di intavolare!-.
-Discorso? Quale discorso? Quello del “come stai?” o quello del “sei molto carina?”. Impara, Malfoy: quando qualcuno ti chiede come stai, non è davvero interessato. Una ragazza poco socievole come me, quindi, fa cadere il discorso in poche parole e i complimenti che seguono la risposta “anche io sto bene” sono sempre falsi. Adesso riprova, Malfoy. Intavola un discorso serio… che non sia sul tempo di oggi-.
Lui parve pensarci qualche minuto e dopo circa cinque sospiri e due sbuffi da parte di Hermione disse: -Ti piace stare qui?-.
Hermione si guardò intorno disorientata: -Qui, dove?-.
-Ad Hogwarts. Sto chiedendo all’ipotetica ragazza se le piace stare ad Hogwarts. Io non la conosco quindi non so di che casa è, che anno frequenta, chi sono i suoi amici, possiamo parlare di questo, giusto?-.
-Si! Alleluja, ci sei arrivato! Sposta la conversazione sempre su un campo neutro quando non conosci una persona e poi piano piano porta il discorso sempre più sul personale. È ancora meglio se il campo neutro di cui ti parlavo comprende anche la possibilità di intavolare un discorso molto vasto! In questo caso, lei potrebbe parlarti degli insegnanti, se proprio non vuole esporsi parlando sei suoi amici e di molto altro. Adesso credo che tu sia più o meno pronto. Ti porto a fare un giro a scuola, in posti che voi maschietti non conoscete e dove le ragazze di tutte le case fanno comunella. Ti faccio vedere il posto in cui si diffondono i pettegolezzi- disse Hermione, mettendo mano alla bacchetta.
-Hey, che stai facendo con la bacchetta?-.
-Non hai portato il Mantello dell’Invisibilità di Potter, come credi che faremo a passare inosservati senza un buon incantesimo di Disillusione?-.
-Oh. Giusto- disse lui.
Hermione puntò la bacchetta su entrambi e disse: -Disillio!-.
Improvvisamente entrambi i ragazzi, diventarono invisibili e poi una voce ruppe il silenzio creatosi: -Andiamo, non te ne pentirai-.
Hermione afferrò quindi la manica destra del maglione nero di Draco ed aprì la porta della Stanza delle Necessità.
-Come farò a non perderti, Granger?-.
Le guance di Hermione assunsero una lieve sfumatura di rosa, al pensiero di tutti i significati che quella domanda implicava e ringraziò Salasar che lui non potesse vederla.
-Non preoccuparti, non ti lascio da solo- disse lei ripresasi.
Draco ebbe appena il tempo di ringraziare Godric, per lo stesso motivo di Hermione prima di lui, che lei lo tirò per la manica, lungo il corridoio del settimo piano.












Eccomi di nuovo qui, sopravvissuta alla faccia dei Maya.
Che dire? Il capitolo è molto più lungo degli altri e il prossimo è strettamente collegato con questo.
Qui si scopre la reazione di tutti i personaggi all'articolo di Colin ed inizia anche una nuova "lezione" per Draco.
C'è anche un leggero passo in avanti tra lui ed Hermione e poi... basta XD
Adesso recensite, voi che siete sopravvissuti ai Maya, un bacione,
Juliet :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8.




-Granger, è un quarto d’ora buono che camminiamo, siamo lontani?- disse Malfoy.
-Fa silenzio, idiota! Se ci scoprono ti faccio un occhi nero e non sto scherzando.
Lui sbuffò.
Speriamo almeno che ne valga la pena…pensò lui.
-Eccoci, ci siamo- disse ad un certo punto Hermione: -Allora, poche semplici regole da rispettare: non allontanarti, se ti perdi lì dentro, rimarrai lì, perché non ti vengo a cercare. Fai il minimo rumore possibile, nonostante ci sia un casino, quelle ragazze là dentro sono come gli animali, fiutano il pericolo, non ho ancora scoperto come diavolo facciano- continuò lei pensierosa: -Ultima regola, non raccontare a nessuno quello che vedrai, Malfoy. Questo qui dentro è un posto dove le ragazze possono fare comunella e se tu lo racconterai a qualcuno, e la voce si sparge, inizierà una caccia all’uomo che non sarà solo volta a trovare te che sei entrato, ma anche me che ti ho fatto entrare, quindi niente scherzi. Chiaro?-.
-Si, chiaro- disse con la gola secca.
Tutto questo, agli occhi di Draco, seguitore accanito delle regole, sembrava qualcosa di così illegale che più di una volta fu tentato di buttare all’aria tutto. Poi, però, il suo pensiero volò a Ginny e al suo bellissimo viso.
Devo farlosi disse fra sé e sé.
Hermione prese la bacchetta dalla calza della divisa e la puntò contro la parete di pietra: -Griffendo!-.
Subito dalla bacchetta di Hermione uscì una sfera, bianca come la neve, che lentamente cominciò ad accostarsi al muro. Quando lo ebbe toccato, il muro cominciò a corrodersi, fino a mostrare un buco, da cui sarebbe benissimo potuta passare una persona di statura media.
Hermione entrò per prima e poi tirò Draco per la manica.
Lui, non vedendo i suoi stessi piedi, quasi inciampò, ma per fortuna non cadde, evitando di fare un gran fracasso.
-Allora sei duro, Malfoy! Ti ho detto di non fare rumore e tu cadi?- bisbigliò Hermione.
-Non è colpa mia, Granger, non vedo dove metto i piedi! Questo buco, piuttosto, rimane così?- chiese Draco indicando l’apertura nel muro.
Hermione sospirò e poi sussurrò un –Reparo!-, nella direzione del muro.
Il buco si tappò da solo, come se non ci fosse mai stato.
-Ingegnoso… fate così tutte le volte?- chiese sinceramente curioso Draco.
-E come dovremmo fare? Vieni, alzati- disse strattonandolo per la manica: -Abbiamo ancora qualche metro da fare-.
Quella in cui si trovavano, era una specie di camera, scavata lettarmente nella roccia di Hogwarts. Dal buco da cui erano entrati, si accedeva ad una sorta di pianerottolo, che permetteva di ammirare dall’alto, la stanza in cui si trovavano. Poi c’erano le scale, piccole, strette e ripide che scendevano sino al “piano terra” del posto. Questo era decorato come una vera e propria Sala Comune: il camino, in marmo bianco era posto davanti a dei divani enormi, in pelle bianca, che circondavano un tavolino di legno scuro. Poi c’era una specie di tunnel che si diramava poi in tre diverse gallerie.
A seconda di dove vuoi andarepensò Draco.
Al momento, era tutto vuoto e silenzioso, nonostante Hermione avesse detto che c’era sempre rumore e confusione.
-Vieni e fa attenzione. Il quarto gradino partendo dal basso devi saltarlo, è finto e funziona come una specie di allarme- disse lei.
-Quarto gradino dal basso- ripeté Draco, per fissare bene in testa tutto.
Scesero le scale lentamente e anche se non potevano vedersi tra di loro, entrambi evitarono accuratamente il quarto gradino. Alla fine della scala, dopo cinque tentativi, Hermione riuscì di nuovo ad afferrare la manica di Draco e a tirarselo dietro.
-Allora, hai presente una scuola Babbana?- chiese mentre attraversavano la sala.
-No- disse lui, confuso.
-Vabbé, c’era d’aspettarselo. Non ne so molto neanche io, ma qui dentro ho sentito che in alcune scuole Babbane, vengono organizzati come dei gruppi: ci sono i giocatori di… ehm, beh quelli che fanno sport, quelli che fanno musica, quelli che amano la scienza. Qui funziona in un modo alquanto simile, ma non si tratta di materie scolastiche. Qui le ragazze si dividono in base a degli stupidi fan club-.
-Che significa?- chiese confuso Draco.
-Vedi, ti sei mai chiesto come faccio a sapere con esattezza quante “ammiratrici” ha Potter?-.
-Tu sei Hermione Granger, devono ancora inventare chi riuscirà a farti smettere di sguinzagliare spie per tutta Hogwarts- rispose lui, in tono ovvio.
-Beh, si anche questo, ma lo so soprattutto perché il fan club di Potter è uno dei più quotati-.
-Harry ha un fan club? Poverino, quando glielo dirò ci rimarrà secco!- disse Draco.
-Oh, no! Tu non dirai niente a nessuno, Malfoy, o ti giuro sulla tomba dei miei avi che piangerai come un bambino capriccioso, quando avrò finito di dartele- rispose lei bloccandosi di botto.
-Oh, giusto, non devo dire niente… peccato, Harry sarebbe stato felice-.
Hermione roteò gli occhi e poi riprese a parlare: -Allora, in questi maledetti fan club- cominciò infilandosi nella galleria di sinistra: -le ragazze parlano di tutto quello che riguarda i maschietti, Malfoy, mi segui?-.
-Si, ti seguo- disse incerto lui
-Ti starai domandando, dove voglio andare a parare, immagino-.
-Esatto, stavo facendo proprio questo-.
-Beh, che tu ci creda o no, anche tu hai un fan club e ti mostrerò la differenza tra il tuo e quello di Potter, di Weasley o dei miei amici-.
-Davvero, anche io ho un fan club?- chiese Draco sbalordito.
-Oh, si! E molto particolare anche- rispose Hermione ghignando.
Poi gli disse di fare attenzione, dato che poco dopo, una piccola fossa aveva già fatto slogare una caviglia a cinque persone. Lui la saltò e dopo circa due minuti, arrivarono in un luogo più grande e luminoso, della galleria.
Questo sembrava proprio un corridoio della scuola, pieno anche del mormorio incessante che contraddistingueva i corridoi normali, solo che ai lati di questo, alcuni striscioni facevano bella mostra di sé.
Draco lesse alcuni titoli: Perché Weasley è il nostro amoRe; Potter, the most beautiful wand; L’italia fa per noi, Blaise fa per noi; questa Nott solo io e te; e molti altri. *
-Beh, non si può dire che non abbiano fantasia- borbottò Draco.
-Ce ne sono molti altri, Malfoy, ti porto al tuo… se mi ricordo dove diavolo è- disse lei, riprendendo a tirare.
-Ma c’è sempre questo casino?- chiese alzando leggermente la voce, Draco.
-Si, per questo non vengo quasi mai qui sotto, di solito preferisco rimanere sopra o fare un giro alla zona “Pettegolezzi liberi”.
All’occhiata perplessa di Draco, lei agitò la mano e disse: -Ti ci porto dopo-.
Poi continuò a camminare, fino ad arrivare in fondo alla stanza-corridoio.
Lì un semplice pezzo di cartone, piegato in due diceva “Draco Malfoy. Fan Club, iscrizioni aperte”.
-Oh hanno messo un cartello! Forse c’è qualche new entry- disse Hermione sorpresa.
-Aspetta, prima non c’era neanche il cartello?- chiese lui.
-Fino a quando ti vestivi come uno straccione, non c’era neanche il fan club, accontentati di quel che trovi- detto questo lo tirò dentro, facendo attenzione a non fare rumore.
La prima cosa che Draco pensò fu che sarebbe stato meglio rimanere fuori.
Nel suo gruppetto (perché neanche fun club poteva chiamarsi) di ragazze, c’erano cinque persone.
Tre erano ragazzine del primo anno, due di Grifondoro e una di Tassorosso, le altre due erano rispettivamente del quarto e del quinto anno di Corvonero.
-Lui è così… bello! E ora lo è anche più di prima!- disse una di Grifondoro.
-Si, lo abbiamo visto che camminava per i sotterranei stamattina ed era vestito magnificamente! Non che non fosse bello anche prima, ma ci voleva un tocco di stile- annuì concorde la sua compagna.
La smorfia di Draco, mista alla sua incredulità era impagabile. Per fortuna Hermione non poteva vederlo o sarebbero stati scoperti, traditi dalle troppe risate della ragazza.
Draco le conosceva più o meno tutte e cinque: una delle Grifondoro loro si chiamava Abbie Topps, aveva i capelli neri e gli occhi dello stesso colore, era alta e sembrava più un fumetto che una ragazza vera e propria. Abbie infatti amava, nel tempo libero, andare in giro con dei vestiti alquanto sgargianti, tanto che se la si metteva in una stanza al buio poteva benissimo illuminarla tutta.
L’altra si chiamava Annette Lengsinton: era bassa, tanto bassa che doveva solo abbassarsi di cinque centimentri per guardare Vitious negli occhi; aveva poi un insolito tic all’occhio destro, che le si chiudeva spesso come quando si lecca il succo di un limone. Questo non era di per sé considerato strano, un po’ tutti hanno i propri tic, ma Annette tentava di tenere l’occhio aperto e somigliava più alla psicopatica di un film horror che ad una ragazzina di undici anni.
Poi c’era Christine Fermont: lei era la Tassorosso più schiva che potesse esserci. Christine non parlava mai con nessuno, e quando qualcuno le rivolgeva la parola lei urlava, come spaventata a morte e correva via. Bisognava poi calmarla in qualche modo, senza rivolgerle la parola e convincerla che tutto era normale. Era una ragazzina alta, con i capelli liscissimi e color cenere, che potevi incontrare spesso in giardino, mentre parlava da sola.
Le ragazze di Corvonero, invece… beh, che dire? Loro erano di Corvonero.
Alexia Chandler e Rosina Keller, erano le ragazze più brutte che avessero mai camminato sui pavimenti in pietra di Hogwarts.
Alexia aveva la fissa per gli occhiali. Ogni giorno la si poteva vedere con un paio di occhiali da vista diversi, uno più stano dell’altro. E non come quelli di Luna, strani ma fini ad un qualche tipo di scopo (sempre secondo Luna). Gli occhiali più strani che Alexia aveva mai portato, e a detta di molti anche i suoi preferiti, assomigliavano in modo inquietantemente osceno a quelli della Cooman, solo che la montatura, se cosi poteva essere chiamata, era spessa due centimetri ed riportava una fantasia fucsia tigrata ed era circondata da alcune piume colorate. Alexia era anche un cubo di un metro e venti per lato. In altezza, in lunghezza e in larghezza era alta un metro e venti, se si escludeva la testa. La sua voce poi era come un chiodo conficcato nel cervello e la cosa peggiore è che non smetteva mai di blaterare delle cose più noiose.
Rosina invece non aveva alcun tipo di fissa, solo che era cieca come una talpa e, molte volte nonostante gli occhiali spessi come fondi di bottiglia, stingeva gli occhi per riuscire a mettere meglio a fuoco gli oggetti e soprattutto le scritte. La cosa più brutta di Rosina erano i vulcani che le crescevano sulla faccia, vulcani che ci si aspettasse eruttassero da un momento all’altro. Aveva gli incisivi della mascella inclinati di trenta gradi tondi tondi verso l’esterno e un apparecchio d’acciaio che quasi non le permetteva di chiudere la bocca. Inoltre, se la cosa più brutta erano i suoi brufoli, le due cose più fastidiose erano la sua risata in primis, che assomigliava al raglio di un asino ferito, e la capacità di riuscire a farti fare una doccia di saliva ogni qualvolta pronunciava le “s” al posto delle “r”.
-Ho sentito che è ancora single- disse allegramente Alexia.
-Deve esseslo, diventesà il mio sagazzo, un giosno- disse Rosina, con aria sognante.
-Granger, portami via di qui- sussurrò Draco all’orecchio di Hermione.
Hermione non se lo fece ripetere due volte, dato che aveva il bisogno impellente di ridere a crepapelle e lo trascinò fuori di peso.
Appena misero piede fuori e riuscirono ad allontanarsi di qualche decina di metri, la risata della ragazza riempì l’aria.
-Oh, Merlino, avrei pagato per vedere la tua faccia, Malfoy!- questa affermazione fu seguita da altre risate: -Non posso csedesci!- esclamò Hermione ridendo e tentando di imitare Rosina.
-Smettila, Granger, non è divertente, e il tuo piano geniale non sta funzionando. Le uniche ragazze che sono riuscito a far invaghire di me sono quelle cinque e tre di loro sono del primo anno! Non riuscirò mai a conquistare Ginny- disse Draco.
Hermione si asciugò una lacrima e riprese fiato: -Malfoy, sai quand’è stata l’ultima volta che sono scesa qui sotto?-.
-Quando?-.
-L’altra settimana, qualche minuto dopo la nostra prima “lezione” e non c’era nessun fan club. In una settimana, grazie a me hai accalappiato cinque ragazze… certo, possiamo fare di meglio, ma sono un buon inizio-.
-Ci credo poco, Granger-.
-Andiamo, ti faccio vedere un altro dei fun club- disse lei tentando si smettere di ridere: -Allora, dove vuoi andare? Potter? Weasley?-.
-Ron. Voglio vedere quello di Ron-.
-E sia. Andiamo, è per di qua- disse lei.
Arrivarono qualche minuto dopo davanti all’insegna colorata e illuminata di “Perché Weasley è il nostro amoRe”.
-Stomachevole- commentò Hermione.
Draco rimase in silenzio e lei lo trascinò dentro. Il posto era decisamente diverso da quello in cui si riunivano le ragazze del suo fan club.
Era accogliente, con un piccolo bancone per le bibite, molti tavolini e tantissima gente.
Draco divenne più depresso di prima, nel vedere tutto quello e non volle rimanere un secondo di più. Persino alcune ragazze Serpeverde erano sedute ai tavolini e questo bastò a deprimerlo come mai gli era successo prima d’ora.
-Sono un fallito- disse una volta fuori.
-Si, è vero, sei un fallito. Ma io no, ti rimetterò in carreggiata, Malfoy, e poi verrò a riscuotere il mio “tutto”- disse Hermione, mimando le virgolette, nonostante lui non potesse vederla: -Adesso andiamo, si è fatto tardi e devo ancora mostrarti la Bacheca-.
-Che cos’è la Bacheca?-.
-Si trova nella zona “pettegolezzi” è per di là- disse mentre camminavano in direzione di una nuova galleria: -In pratica è una grande bacheca, in cui si possono affigere delle domande… per esempio “qual è il tuo piatto preferito?” ed ogni ragazza risponde, lasciando la sua risposta con la firma accanto, così possono conoscersi meglio. Le uniche domande che si fanno sono altamente banali, come quella che ti ho portato io ad esempio. Se poi si vuole diventare amiche con una certa persona la si va a cercare e si può fare conoscenza-.
-E questo a che mi serve?-.
-Vedi, l’altro giorno, sempre poco dopo la nostra prima seduta, sono scesa qui sotto, come ti ho già detto e ho dato un’occhiata alla Bacheca. Una domanda mi ha colpita e adesso voglio fartela vedere. Gira a destra- disse lei, svoltand ad un bivio.
-E che domanda era?- chiese lui confuso e curioso allo stesso tempo.
-Lo vedrai- rispose lei enigmatica.
La conversazione morì e, qualche minuto dopo, Hermione annunciò: -Siamo quasi arrivati, laggiù, vedi?-.
Draco annuì, in silenzio, dimentico del fatto che lei non potesse vederlo, e continuò ad avanzare.
Quando uscirono dalla galleria, la prima cosa che Draco notò fu la grande tavola di legno appesa al muro. Il posto in cui erano era del tutto simile a quello di prima, ma silenzioso, dato che tutte le ragazze erano riunite nei vari “locali”.
-Sarebbe questa? Ma è enorme, come fate a trovare qualcosa?-.
-Con la magia, genio! Devi semplicemente puntare la bacchetta e dire il nome di chi ha pubblicato la domanda. Automaticamente arrivano anche le risposte. Stiamo cercando di perfezionare il sistema, dato che ogni volta ci si ritrova piene di bigliettini e foglietti vari, ma finora nessun risultato- rispose lei.
-E allora, la domanda che devi farmi vedere?-.
-Intendi quella che stiamo per rubare? È lassù, in alto a destra- disse Hermione.
-Che signigica “rubare”?-.
-Portare via qualcosa che non ci appartiene, Malfoy, sei così lento? Neanche Tiger e Goyle vanno così piano!-.
-Perché dovremmo rubarle, intendevo!-.
-Perché da oggi in poi ti assegnerò i compiti per casa. E adesso fatti fa parte- disse lei: -Samantha Lewick-.
Immediatamente la domanda di Samantha e tutte le risposte connesse ad essa (un bel po’) si riversarono addosso ad Hermione. I foglietti erano così numerosi che riuscirono a ricoprirla per intero, tanto che alla fine, avevano la forma di una figura umana.
Draco cominciò a ridere, mentre Hermione imprecava come uno scaricatore di porto.
-Che ti ridi, idiota? Aiutami che se ci vedono è la fine!- sbottò lei.
Lui smise di ridere, o almeno ci provò, e cominciò a tirare via i fogli ad uno ad uno. Quando li ebbero raccolti tutti, Hermione ordinò a Draco di metterli sotto la maglietta, in modo tale che anche quelli diventassero invisibili.
Lui lo fece e venti minuti dopo erano di nuovo davanti alla Stanza delle Necessità, che parlavano.
-Leggile tutte e studiale, Malfoy. La prossima volta ti interrogo e ti anticipo subito che non sono più gentile di Piton- poi si voltò e se ne andò, verso i sotterranei.
Draco scosse la testa e lesse la domanda, lasciando momentaneamente perdere le risposte.
“Cosa deve fare un ragazzo per conquistarvi?”.












*Dato che è una mezza commedia, questa ho pensato di storpiare qualche nome quindi la frase "Perché Weasley è il nostro Re" diventa "Perché Weasley è il nostro amoRe".
"Potter, the most beautiful wand" significa "Potter, la bacchetta più bella" capitela da soli, perché non ve la spiego xD.
"L'italia fa per noi, Blaise fa per noi" non ve la spiego neanche perché non c'è niente da spiegare, semplicemente non sapevo che scrivere.
"Questa Nott solo io e te" è appunto riferita a Theodore e capite anche questa da soli perché è come "Potter, the most beautiful wand" xD.






Ed eccomi tornata :D
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, io dovrei studiare, ma la voglia è poca... :/
Comunque un bacio,
Juliet :D

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9.



-Hey, amico, ti va di fare due lanci?- disse Ron aprendo la porta del dormitorio che condivideva con i suoi amici.
Un grugnito fu l’unico suono che gli arrivò alle orecchie e che gli fece capire che Draco Malfoy non era ancora morto.
-Sai, Dra, ultimamente sei sempre scontroso… non è che una ragazza ti ha rifiutato?-.
-Conosco esattamente duecentosessantasette modi diversi per conquistare una ragazza. A memoria. Peccato me ne manchino ancora centosettantaquattro- disse borbottando l’ultima frase tra sé e sé.
-Beh, beato te, amico! Comunque io ed Harry siamo fuori, se dovessi sentire il bisogno di uscire da questa stanza, dato che ormai anche i muri puzzano come te, raggiungici- concluse Ron prima di chiudersi la porta alle spalle.
Si stava comportando in modo davvero strano, Draco. Erano tre giorni che non lo si vedeva in giro, molti lo avevano dato per morto. Si presentava solo a lezione e ai pasti, dopodiché tornava di nuovo ad infilarsi nella sua stanza a leggere quei maledetti foglietti.
Che poi, chissà che diavolo c’è scritto su quei foglietti!pensò Ron esasperato.
Quando riuscì a raggiungere il campo da Quidditch, trovò Harry già ad attenderlo.
-Allora?- disse il moro.
-Niente. Ci ho provato, Harry, lo giuro, ma è stato come parlare ad un maiale, non ha fatto altro che grugnire e poi mi ha detto una strana frase…-.
-E cioè?-.
-Che conosceva duecento modi per conquistare una ragazza. Te lo immagini Draco un dongiovanni? Io non posso neanche pensarci che mi viene da ridere- disse Ron trattenendo a stento una risatina.
-In effetti hai ragione… magari viene, io continuo a sperare, sono settimane che è più strano del solito…- disse pensieroso Harry.
-Hey, ragazzi, muovetevi!- li richiamò Ginny, già sulla scopa.
-Arriviamo!- rispose Harry. –È inutile preoccuparsi adesso, quando torniamo alla Torre gli chiederemo spiegazioni-.
Ron annuì e poi si alzò in volo, raggiungendo sua sorella sul verde prato del campo da Quidditch.
 
Nel frattempo nella sua stanza, Draco, con le mani ai capelli, ripeteva sottovoce ed incessantemente le frasi che, sui bigliettini di tutti i colori, gli stavano davanti, beffeggiandosi di lui. Afferrò l’ennesimo bigliettino e maledisse tutti i fondatori (sì, anche Godric), per averlo fatto finire in quella situazione.
“Il mio Dracucciolo mi ha già conquistata. Lui è così bello, forte, intelligente e… bello… Ti amo Draco! –Rosina Keller”.
-Oh, Morgana..- borbottò il ragazzo sconsolato.
Ma perché quelle… cozze, per usare un termine della Granger, a me? Che ti ho fatto di male, Merlino? pensò, scuotendo la testa.
Mise da parte il bigliettino di Rosina e si alzò dal letto, cominciando a passeggiare avanti e indietro, dal letto di Neville, fino a quello di Harry. Erano già le sei del pomeriggio ed erano tre giorni che Hermione non aveva dato notizie di sé. Draco aveva imparato a memoria tutte le frasi su quei bigliettini ed alcuni erano stati anche utili. Dovette ammettere che la Granger aveva ragione, alle ragazze piacevano i tipi duri, ma non solo. Stando ai bigliettini ad alcune piacevano anche quelli che le guardavano con occhi adoranti, quelli che non le mollavano mai, neanche per andare a lezione. Al quattrocentesimo bigliettino, Draco si rassegnò. Poteva benissimo far sparire tutti quelli che mancavano ancora da studiare e dire alla Granger li aveva imparati tutti.
-Sì, così se scopre che la prendi in giro ti taglia gli attributi. Studia che è meglio- si disse tornando a sedersi sul letto.
Prima di riuscire però ad immergersi di nuovo nella lettura, un bagliore, proveniente da sopra la scrivania, lo fece voltare. Si alzò di nuovo e si avvicinò alla scrivania. Un biglietto argentato, simile a quelli sul suo letto, emanava una luce abbagliante. Coprendosi leggermente gli occhi con una mano, Draco afferrò il biglietto con l’altra. Il foglio smise di brillare appena il Grifondoro lo toccò.
Aprì il biglietto velocemente, sapendo già chi era il mittente.
Ci vediamo vicino alla statua della Strega Orba, stasera alle nove. Vedi di non arrivare in ritardo, ho invitato un amico e non possiamo farlo aspettare.
H. J. G.
Draco si chiese subito chi fosse l’amico che la Granger aveva trascinato sino ad Hogwarts e se tutto fosse legale. Poi si diede dello stupido: niente era legale in compagnia di quella Serpe.
 
-Hey, Herm, stai uscendo anche tu?- chiese Pansy, quando vide Hermione cambiarsi subito dopo essere tornata in stanza.
-Si Pan, ho un appuntamento… più o meno- disse sbrigativa.
-Oh! E si può sapere con chi?-.
-Con due tizi… uno dei due deve darmi delle informazioni- rispose ancora Hermione, finendo di infilarsi la maglietta nera.
Pansy la guardò in modo strano per un attimo, poi decise che non era affar suo quello che Hermione faceva la sera.
-Adesso vado, ci vediamo domani, Pan. A proposito, se lo vedi, dì a Blaise che il suo libro l’ho perso, se ne farà una ragione prima o poi- disse Hermione uscendo.
-Ci penso io!- urlò Pansy per farsi sentire, dato che Hermione era già scomparsa.
Poi uscì e tornò in Sala Comune. Il freddo dei colori l’accolse, facendo contrasto con le fiamme del camino acceso. Lì su una poltrona in pelle nera, Theo era seduto, con un’espressione rilassata.
-Dov’è andata Hermione?- chiese a Pansy appena si fu seduta, ai piedi della poltrona.
-Doveva vedere due tizi che hanno informazioni per lei. Mi ha detto che ci vediamo domani, quindi credo che non abbiano solo informazioni da darle. In ogni caso, vuoi sapere la bella notizia?-.
-Dimmi-.
-Non c’è neanche Daphne stasera e credo che Millcent abbia lezione di Astronomia fino alle tre del mattino, con la professoressa Sinistra. Sai che significa?- chiese avvicinandosi a Theo.
-Stanza tutta per noi?- chiese lui.
-Esatto- rispose lei sorridendo.
Lui si alzò, la prese in braccio come se non pesasse niente e corse verso il dormitorio femminile.
 
-Ce ne hai messo di tempo, Malfoy! Sei di dodici minuti in ritardo- disse Hermione quando vide Draco avvicinarsi tutto trafelato.
-Lo so, i miei amici credono che sia strano ultimamente e hanno tentato di farmi parlare. Anzi credo che mi stiano anche seguendo, ma li ho seminati… forse. Vabbé Granger, andiamo, prima che qualcuno ci veda insieme. Il coprifuoco non è ancora scattato-.
-Per una volta, Malfoy, hai detto una cosa sensata. Dissendium- disse Hermione puntando la bacchetta sulla statua della Strega. –Entra e muoviti- ordinò a Draco.
Lui eseguì, troppo occupato a preoccuparsi che i suoi amici non lo vedessero per badare al tono autoritario di Hermione.
Quando anche Hermione fu entrata nel passaggio, la statua della Strega Orba si chiuse alle loro spalle, impedendo l’accesso ad altri. Camminarono seguendo il passaggio per qualche minuto, fin quando non incontrarono la botola che portava alla cantina di Mielandia.
Draco, il più forte dei due, spostò la pietrà del pavimento della cantina, che bloccava l’uscita e venne fuori per primo. Poi aiutò Hermione ad uscire dal passaggio e, quando entrambi furono fuori rimise la pietra al suo posto.
-Non credi che ci possano vedere?- sussurrò Draco nella penombra, creata dal Lumos di Hermione.
-No, il negozio è chiuso e il proprietario ha lasciato tutto a suo figlio-.
-Beh, e quindi? Che ha questo figlio? È sordo-cieco? Ci può vedere e Schiantare lo stesso, Granger- disse Draco.
-Il figlio non abita qui, idiota, e non conosce neanche questo passaggio, quindi quale motivo dovrebbe venire qui di sera?- chiese lei retorica.
-Lasciamo perdere-.
-Piuttosto, hai fatto i compiti a casa? Hai imparato quelle cose?-.
-Si, tutte a memoria- disse Draco, fiero di sé.
-A memoria?!- esclamò Hermione alzandosi di colpo per la sorpresa e sbattendo la testa nella pietra che circondava le scale. –Accidenti! Che ti ridi, coglione?-.
-Niente, niente… comunque si, perché?-.
-Domani te le sarai già dimenticate tutte! Per Salasar, Malfoy, sei un caso disperato!- disse lei, mettendo piede nella stanza principale del negozio.
La stanza era buia e solitaria, così diversa dalle ore giornaliere quando il locale era aperto che Draco stentò a riconoscerla.
Guardandosi intorno e strizzando ogni tanto gli occhi per riuscire a vedere nel buio, Draco avanzò incerto, raggiungendo Hermione che stava accendendo una candela con la bacchetta.
-Ma esattamente chi è che dovremmo incontrare?- chiese lui, avvicinandosi sempre più a lei.
-Alex, un amico. È quello che ti serve; considera questa cosa come la lezione finale- disse lei enigmatica.
Draco la guardò sottecchi e poi lasciò perdere. Si era quasi abituato alle stranezze della ragazza.
All’improvviso il crack di una smaterializzazione fece sobbalzare Draco e sorridere Hermione.
-Alex! Che piacere rivederti- disse lei avvicinandosi al ragazzo appena apparso.
-Herm! Non sei cambiata di una virgola, sei sempre bellissima- disse lui con una voce suadente, guardando la ragazza come fosse un dolcetto.
Draco si schiarì la voce per far notare la sua presenza.
-Oh, Alex, questo è Draco Malfoy, l’incapace che sto aiutando. Mi piacerebbe se gli dessi qualche dritta su…-.
Il ragazzo la interruppe prima che lei potesse continuare e disse: -Consideralo già fatto, dolcezza-.
Poi si presentò. –Io sono Alex Holmes, un amico d’infanzia di Hermione. Vieni, amico facciamo quattro chiacchiere-.
Draco lanciò uno sguardo ad Hermione, che sembrava rapita dalla bellezza del ragazzo di fronte a lui. Poi tornò a spostare lo sguardo sul suo interlocutore. Era alto più o meno quanto lui, forse qualcosa in meno, aveva i capelli neri come la notte tra i quali ogni tanto faceva capolino a causa della luce della candela qualche riflesso blu. La fronte era stretta ma non troppo e le sopracciglia erano molto curate. Il naso era stretto e dritto, di lunghezza media e separava due occhi blu come il mare. La bocca era grande ma sottile. La pelle invece era bianca come il latte.
Draco lo bollò come gay. Nessun ragazzo etero era così maledettamente perfetto come quello.
-Malfoy, va con Alex, io vi aspetterò qui- disse Hermione dandogli una spintarella.
Il biondo fece qualche passo incerto e poi seguì l’altro nella cantina di Mielandia, dalla quale erano usciti poco prima lui e la Granger.
-Bene, amico. Raccontami delle tue… ehm… conquiste- cominciò il moro.
-Come?- chiese Draco confuso.
-Le ragazze. Quelle che ti sei fatto finora. Su forza-.
-Tu sei pazzo, io non mi sono fatto nessuno-.
-Cosa?! Hermione ha detto che avevi già… mi ha preso in giro- concluse Alex, con un sorrisetto in volto. –Allora dobbiamo partire dalle basi. Ci vorrà più del previsto…- disse infine osservando Draco.
 
-Allora com’è andata?- chiese Hermione, quando i due furono tornati di sopra.
-Bene, Herm. Draco è davvero simpatico, potrei farci qualche altra chiacchiera prima o poi- disse Alex avvicinandosi ad Hermione. –Adesso devo andare, però sei grande, fratello- riprese dando a Draco un pugno amichevole sulla spalla.
Poi baciò Hermione sulla tempia e con un cenno si Smaterializzò via.
Hermione si voltò a guardare Malfoy che non aveva ancora spiccicato parola.
-Che hai, Malfoy? Sei più pallido del solito- disse trattenendo una risatina.
Draco infatti era pallido come un cadavere, fermo in mezzo alla stanza e in uno stato semi-catatonico.
-Ho scoperto cose che non avrei immaginato neanche nelle mie più torbide fantasie- disse con una voce, che sembrava provenire dall’oltretomba.
-Ti ha scioccato, vero?- chiese lei, retorica.
-Sono un uomo diverso- rispose lui, nello stesso stato di prima.
Hermione non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata. –Magari adesso sarai meno tonto, Malfoy- disse incamminandosi verso la cantina, per poter tornare ad Hogwarts.
Draco deglutì sonoramente e la seguì in silenzio, desiderando, solo per quella notte, di poter dormire ancora con l’orsacchiotto di peluche, senza un occhio e con un orecchio penzolante, che possedeva quando aveva cinque anni.












Ed eccomi ancora qui, non sono morta come avevate sospettato, tranquillizzatevi.
Non ho molto da dire, mi dispiace enormemente per il ritardo di un mese suonato sull'aggiornamento, ma non ho avuto un attimo di tregua e non ho potuto né scrivere né aggiornare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lascerete delle recensioni, ringrazio ancora tutti voi che continuate a seguirmi in questa storia.
Un bacio e a presto,
Juliet :DD

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10.




-Stiamo girando a vuoto da un’ora, Daph. Arrenditi- disse Blaise, stanco ed irritato, dopo essere arrivato in cima all’ennesima rampa di scale insieme alla bionda.
-No. Deve essere qui. Se non lo ritrovo, Hermione mi da fuoco… e io sono troppo bella e benvoluta per morire- disse lei chinandosi alla ricerca del fermaglio che Hermione le aveva prestato la settimana prima.
-Ma sei assurda, perché diavolo lo hai messo, se sapevi ti sarebbe caduto?-.
-Perché stava alla grande con il maglione blu che avevo comprato. Adesso sta zitto e… hai sentito?-.
-Si, era il rumore della mia pazienza che andava in frantumi. Io me ne vado- disse il ragazzo, cominciando ad incamminarsi.
-Non essere sciocco- rispose Daphne rimettendosi in piedi per inseguire Blaise e afferrarlo per un braccio. –Era la voce di Hermione- continuò incamminandosi in direzione della voce.
-Ma che ti sei bevu…?-.
-Sta’ zitto, accidenti, ti dico che è lei… forse ha scoperto che ho perso il suo fermaglio… sono morta- disse lei pallida bloccandosi. –Torniamo indietro- disse poi.
-Eh, no! Adesso andiamo a vedere- rispose Blaise, riportandola vicino alla parete che faceva angolo con il corridoio da cui veniva la voce di Hermione.
Si appoggiarono furtivi alla parete e Blaise si sporse leggermente, attento a non farsi vedere, mentre Daphne progettava la fuga.
-Non credo sia sulle nostre tracce, Daph- disse Blaise. –Guarda…- continuò lasciando spazio alla ragazza per affacciarsi a guardare.
-Non mi dire che quello è…- cominciò lei in un sussurro.
-A me sembra proprio Draco Malfoy- disse invece Blaise.
Nel frattempo Hermione aveva afferrato la bacchetta, mormorato un udibile “Dissendium” e aperto un passaggio segreto. Poi fece segno a Malfoy di entrare e lo seguì un istante dopo.
-Non. Ci. Posso. Credere- disse Daphne scandendo bene le parole, dopo che i due furono entrati nel passaggio.
-Seguiamoli- propose Blaise.
-Seguirli? Vogliamo indovinare cosa stanno per fare, Blaise? Io non ci tengo a conoscere i dettagli piccanti della vita della mia migliore amica… soprattutto se questa migliore amica si diverte con Draco-sono un idiota- Malfoy. Preferisco continuare a cercare quel fermaglio- rispose lei.
-Tu credi che Hermione possa spassarsela con Malfoy?-.
-Non è che questo- disse lei indicando la statua della Strega Orba. –Lasci molto spazio all’immaginazione-.
-Non è possibile. Ci deve essere una spiegazione e ce la faremo dare quando tornerà-.
-Andiamo via. Prima troviamo quel maledetto fermaglio, prima potremmo riferire a Pansy e Theo- concluse Daphne.
 
Sono strani.
È questo quello che pensò Hermione dei suoi amici, quando due giorni dopo il suo incontro con Malfoy, mise piede in Sala Comune, dopo il pranzo.
Da due giorni i suoi amici non facevano altro che fissarla: la fissavano durante i pasti, la fissavano durante le lezioni, la fissavando quando erano in Sala Comune, la fissavano mentre studiava, Blaise e Theo la fissavano mentre erano sulla scopa durante gli allenamenti di Quidditch, tanto che una volta si erano anche scontrati.
Hermione aveva anche la brutta sensazione che Pansy e Daphne la fissassero anche mentre dormiva… o mentre loro dormivano. Se le immaginava a dormire con un occhio chiuso e uno aperto che la osservava tutta la notte, mentre lei si rigirava nel letto ignara.
Era diventata paranoica, ma questa paranoia era più che giustificata dagli atteggiamenti dei suoi quattro amici che non smettevano un attimo di inquietarla.
Aveva quasi perso il sonno.
Quel giorno, stanca di tutto (di Malfoy, dei suoi amici, dei professori, dei compiti e di molto altro), si lasciò cadere con eleganza su una delle poltrone nere della Sala Comune e chiuse gli occhi solo per un istante.
Quando li riaprì, incrociò lo sguardo dei suoi quattro migliori amici, che la guardavano come fosse un cane a tre teste. Presa ancora di più dalla paranoia, si voltò a guardare il camino e tentò di concentrarsi su pensieri quanto meno gioiosi.
L’incontro con Malfoy ed Alex non era andato male. Malfoy adesso conosceva le basi per conquistare la rossa e lei avrebbe potuto riscuotere ciò che le spettava di diritto.
Tutto.
Sapeva già cosa chiedere, lo sapeva sin dal giorno in cui quel deficiente si era presentato in biblioteca per chiederle aiuto, lo sapeva sin da quando tutto era inziato, ma non aveva osato chiederlo prima perché se no sarebbe andato tutto in fumo.
Animo Grifonforo dei miei stivalipensò ghignando.
Ad Hogwarts l’unica regola morale, basilare per tutte le Case, compresa quella di Serpeverde, era la fedeltà. Fedeltà nei confronti dei propri compagni di Casa.
Hermione aveva stilato una scaletta con il grado di fedeltà che si trovava in ogni Casa. In testa ovviamente stavano i Grifondioti. Loro non si tradivano mai, l’onore era la base di ogni cosa; poi venivano i Tassorosso. Anche loro erano leali e fedeli, caratteristiche della loro casa, ma molto penso degli idioti Rosso-Oro; a seguire i Corvi. A loro non interessava poi molto proteggere i loro compagni, la conoscenza era l’unica cosa a cui aspiravano. E poi si arrivava a Serpeverde. Per il giusto prezzo le Serpi avrebbero venduto chiunque.
Ecco perché Hermione aveva deciso che dire a Malfoy quello che lei desiderava in cambio di qualche stupida lezione, alla fine di tutto, quando lui non si sarebbe più potuto tirare indietro.
Quando un Grifondiota ti dà la sua parola la rispetta semprepensò soddisfatta la Serpe.
E Malfoy le aveva dato la sua parola, le aveva promesso tutto in cambio di niente. Lui possedeva informazioni a cui neanche le sue spie potevano arrivare ed Hermione questo lo sapeva. Sai che spasso, quando lei avrebbe potuto umiliare quegli sciatti Grifondoro, confessando all’intera Hogwarts i loro segreti più infimi, facendo nel frattempo sentire Malfoy uno schifo per aver tradito i suoi compagni.
L’ho trasformato in Giuda. Adoro essere cattivapensava Hermione, mentre sulle sue labbra affiorava l’ennesimo ghigno.
Quel ghigno, il quarto più o meno in meno di dieci minuti, mise in allarme i suoi amici che si chiesero se non stesse davvero portando avanti una relazione con Malfoy e progettando di tradirli.
-Hermione noi dobbiamo parlare- esordì Daphne a nome di tutti e tre i suoi migliori amici.
Lei corrugò la fronte, fingendo di non capire perché volessero parlarle. Poi fece un gesto con la mano, invitandoli a parlare.
-Dileguatevi- disse Pansy a dei ragazzi del quinto anno, seduti lì vicino.
Quando loro la guardarono con sufficienza, lei mise su un cipiglio degno di una banshee furiosa e i tre ragazzi sparirono per i corridoi dei dormitori.
Blaise si spostò leggeremente sul divano, cambiando posizione a disagio.
I dubbi che lo stavano divorando vivo erano gli stessi che corrodevano gli animi e le menti degli altri tre.
Theodore, di sicuro il più posato tra tutti, attaccò, come progettato, il discorso che da giorni, i ragazzi preparavano per costringere Hermione a confessare la sua tresca con Malfoy.
-Sappiamo quello che sta succedendo, solo non sappiamo perché tu ce lo abbia nascosto-.
Hermione, se possibile, corrugò ancora di più la fronte. Sapeva che qualcosa non andava nei suoi migliori amici da un paio di giorni, ma non credeva di aver fatto qualcosa che poteva aver creato questo disappunto nei suoi confronti.
-Andiamo- disse Blaise, notando l’espressione dell’amica. –Vi abbiamo visti io e Daphne, l’altra sera, mentre eravate insieme-.
Cercando di fare mente locale, dimentica del suo incontro con Malfoy ormai, guardò con aria, adesso sul serio, confusa i suoi amici.
Pansy, la più schietta del gruppo, sbuffò. –Te e Malfoy. Abbiamo visto te e Malfoy insieme, ma non capiamo perché tu non ci abbia detto che stai con quello sfigato… anche se adesso non sembra più tanto sfigato… ma in ogni caso rimarrà comunque tale- concluse confondendosi.
-Io credo di aver capito perché non ce lo hai detto. In fondo, Pansy ha ragione. È uno sfigato- disse Daphne.
Hermione, i cui occhi andavano man mano spalancandosi, riuscì a fermare le flippiche dei ragazzi davanti a lei in tempo, prima che le venisse un infarto. –Hey, hey. Buoni, buoni, buoni. Voi credete che io sia la ragazza di Malfoy?- chiese sperando di aver capito male.
Gli altri annuirono, dissipando le sue speranze in una nuvola di fumo.
-Ma voi dovete essere fuori come dei balconi! Io e Malfoy abbiamo un patto. Io lo aiuto a diventare meno sfigato e a conquistare la Weasley e lui in cambio farà tutto quello che vorrò- spiegò la riccia.
-COSA?!- esclamarono in coro gli altri quattro.
-Si, avete capito bene. Non ve l’ho detto perché far sapere a qualcuno che stavo aiutando un Grifondoro era un’umiliazione troppo grande, ma non sono così disperata da farmela con un cretino come Draco Malfoy- terminò Hermione.
-Allora i suoi cambiamenti sono dovuti a te?- chiese retorico, Blaise.
-Si, io lo faccio diventare ciò che ci si aspetta da un Malfoy e lui farà tutto quello che desidero. E so già cosa desidero…- disse lei, recuperando il ghigno malefico.
-E cioè?- chiese Pansy.
-Segreti. Tutti i segreti più umilianti degli stupidi Grifondoro. Immaginate- disse alzandosi elettrizzata dalla poltrona e prendendo a camminare su e giù per la Sala Comune. –Immaginate ci sia una lite e io sia coinvolta, un Grifondoro mi insulta pesantemente. Io potrei spiattellare uno dei suoi più profondi segreti all’intera scuola e farlo vergognare per il resto della sua miserabile vita. E poi immaginate Malfoy: divorato dai sensi di colpa per essere stato l’artefice dell’umiliazione di un suo compagno di Casa. Questo lo logorerà dentro, fino a farlo impiccare, magari. Pregusto già la gioia di vederli soffrire- disse con gli occhi che brillavano di felicità.
-Sei perfida, lo sai?- chiese con calma Daphne.
-Si lo so- rispose sorridendo Hermione, tornando a sedersi sulla poltrona.
-Ma quindi dov’èri l’altra sera insieme a lui?-.
-Alla parte conclusiva del suo addestramento. Gli ho fatto incontrare Alex, ve lo ricordate? Il tipo che rimorchia sempre tutte- chiese Hermione.
-Si- risposero tutti e quattro con toni differenti.
L’unico modo per definire il tono di Theo e Blaise era “profondamente irritato”, quello di Pansy e Daphne “sognante”.
-Perché glielo hai fatto incontrare?- disse Pansy che fu la prima a riprendersi.
-Perché io gli ho insegnato a vestirsi bene, a comportarsi e a parlare in un certo modo con le ragazze, ma non gli ho mai paralto dell’argomento fondamentale… e chi meglio di Alex, che si è portato a letto mezza Inghilterra, per farlo? Avreste dovuto vederlo quando è uscito da quella stanza, era bianco come un lenzuolo e per poco non cominciava a succhiarsi il pollice come i bambini spaventati. Ho chiesto ad Alex di esagerare e farlo spaventare un po’, mi annoiavo, e lui ha esagerato per bene, è stato fantastico… adoro quel ragazzo. Comunque sia, adesso vado, avremm incantesimi, ma Vitious mi annoia. Se mi cercate sarò al Lago- disse Hermione uscendo dalla Sala Comune.
-Beh, almeno non va a letto con quel perdente- disse Blaise.
-Concordo. Andiamo, Vitious avrà già iniziato la lezione- disse Daphne alzandosi e precedendo gli altri fuori dalla Sala Comune di Serpeverde.













 So di aver pubblicato pochi giorni fa, ma non ho resistito :D
Spero che il capitolo vi piaccia.
Un bacio,
Juliet :DDDD

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11.




Erano passati diversi giorni, da quando Draco aveva visto Hermione per l’ultima lezione.
Quella mattina, il ragazzo si svegliò con un senso d’inquietudine che gli attanagliava lo stomaco. Aveva quindi passato mentalmente in rassegna tutti i giorni precedenti, alla ricerca di qualche indizio su cosa esattamente quel giorno sarebbe andato storto.
Probabilmente Piton si divertirà a togliermi punti su punti solo per aver respirato troppo forte pensò infine, incapace di trovare altra spiegazione alla sua crescente ansia.
Si alzò controvoglia dal letto e raggiunse il bagno chiudendovisi dentro. Dopo una doccia veloce, una bella spazzolata ai denti, una scompigliatina ai capelli e un autentico bagno nel profumo, Draco uscì dal bagno e cominciò a vestirsi lentamente, facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio, proprio come la Granger aveva detto di fare.
Infilò delicatamente la camicia bianca, abbottonandola con cura, passò attorno al collo la cravatta rosso-oro e la annodò per bene, mise il maglione nero con sopra ricamato lo stemma di Grifondoro, sopra di essa e poi passò ai morbidi pantaloni neri di alta sartoria. Calzò poi le lucide scarpe di cuoio nero e si diede un’ultima controllatina allo specchio.
Perfetto.
Afferrò quindi la borsa a tracolla nera e uscì dal dormitorio, facendo attenzione nel chiudere bene la porta. Imboccò le scale e scese velocemente i gradini a due a due.
Alla fine della scalinata in pietra, trovò Harry munito anche lui di una borsa nera, da cui uscivano pergamene e piume di tutti i tipi.
-Ti aspettavo, sei pronto? Ginny e Ron sono già andati a colazione- disse appena lo vide.
-Si, ho una fame da lupi-.
Uscirono, passando attraverso il ritratto della Signora Grassa e scesero le scale, facendo attenzione al gradino che scompariva e ai repentini cambi di direzione delle scalinate.
Ogni tanto, durante quel breve tragitto fino in Sala Grande, Harry lanciò qualche occhiata furtiva al compagno, notando la sua preoccupazione che era ormai evidente.
-Draco, c’è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupato- disse il moro, davanti alle porte della Sala Grande.
In quello stesso momento, Hermione e Theodore, provenienti dai sotterranei, stavano venendo loro incontro per andare a far colazione ed entrambi, alla vista di Draco ed Harry, ghignarono nella direzione del primo.
Il senso di ansia e preoccupazione si acuì, tanto che Draco dovette prendere qualche respiro in più per porter rispondere ad Harry.
-No, sto bene, Harry. Grazie per l’interessamento- disse Draco, tentando di calmarsi.
Il moro fece finta di accettare la risposta dell’amico, ripromettendosi di chiedere spiegazioni in seguito.
Harry e Draco fecero il loro ingresso in Sala Grande e andarono a prendere posto, vicino a Ron e sua sorella.
La colazione passò con la stessa monotonia di sempre. Ron si ingozzava come se fosse digiuno da un anno, Harry che lanciava occhiate innamorate alla sua ragazza, che invece si prodigava nel rimproverare suo fratello e guardare, come se lo vedesse per la prima volta, Draco.
Quest’ultimo, ancora inquieto dalla strana occhiata che Hermione gli aveva rivolto poco prima, alzò lo sguardo, che venne inevitabilmente attratto dal tavolo Serpeverde.
Anche lì, a quanto pareva, sempre la solita storia: oche che si scambiavano succulenti pettegolezzi, ragazzini con facce scure, nervose, che sfoggiavano espressioni di divertimento sadico, Tiger e Goyle che esibivano le solite espressioni vacue.
Solo una persona, non si comportava come di consueto. Guardava con aria assente il soffitto e fantasticava su quanto quella giornata avrebbe fruttato.
Hermione infatti guardava, senza realmente vederlo, il maestoso ed incredibile soffitto, quel giorno con un cielo particolarmente terso, della Sala Grande della scuola.
Draco di accigliò, cercando di capire cosa tenesse così tanto impegnata la mente della Granger, quando prontamente, Harry lo distolse dai suoi pensieri, dicendo che loro due e Ron avrebbero fatto bene ad affrettarsi se non volevano che Piton togliesse loro una montagna di punti.
Il biondo sentì nuovamente la sensazione di ansia ed angoscia acuirsi alla prospettiva di due ore nei sotterranei con il professore più detestato di Hogwarts. Annuì in direzione di Harry, tentando di nascondere il fastidio che gli attanagliava il petto e lo stomaco, si alzò con eleganza e mise in spalla la borsa nera contenente i pochi libri di quella mattina. Attese insieme ad Harry che Ron fosse pronto e poi, insieme a loro, uscì dalla Sala Grande, sotto lo sguardo attento di una parte della popolazione femminile di Hogwarts e di una Serpeverde che non riusciva a smettere di sorridere enigmaticamente.
 
La porta dell’aula sbatté così forte che qualcuno tirò fuori la bacchetta, pronto a mormorare un flebile Reparo per aggiustarla.
Il professor Severus Piton aveva fatto il suo ingresso quella mattina in aula, facendo come al solito svolazzare il pesante mantello nero, così in contrasto con la sua pelle pallida e priva di qualsiasi tipo di colorito.
Subito dopo di lui, entrarono Hermione e i suoi amici che si accomodarono velocemente nei primi posti che trovarono, per evitare di far notare il loro recente arrivo al professore. Theodore e Blaise, riuscirono a piazzarsi in due banchi diversi, a poca distanza l’uno dall’altro, mentre Daphne e Pansy avevano trovato un tavolo tutto per loro.
Hermione, come annunciato a Theodore in Sala Comune, poco prima di andare a colazione, aveva cercato e trovato con lo sguardo Draco, a cui quel giorno toccava stare da solo, mentre Harry e ron sedevano insieme.
La ragazza aveva osservato per bene ed imparato a memoria i turni che i tre ragazzi facevano per sedersi insieme.
Prima Harry e Ron, mentre Draco rimaneva solo; poi Ron e Draco, mentre Harry si accomodava nel banco davanti; poi Harry e Draco, lasciando che Ron occupasse il posto vuoto.
Aveva quindi progettato di chiedere a Malfoy di vedersi un’ultima volta, durante l’ora di pozioni, in modo da poter discutere, senza che nessuno sospettasse qualcosa, facendo magari perdere qualche punto a Grifondoro.
Prese quindi posto accando al ragazzo biondo, un attimo prima che Piton, facendo finta di non aver visto i cinque ragazzi entrare in ritardo, si girasse, mostrando alla classe di Pozioni il volto scavato e giallognolo.
Quando Hermione si sedette, con nonchalance, Draco rimase per un attimo interdetto, mentre quella sensazione di fastidio che lo stava stritolando da quando quella mattina aveva aperto gli occhi, aumentava, tanto da creargli un principio di mal di testa. Tentò invano di concentrarsi su quello che Piton vaneggiava, ma la presenza di Hermione era quasi oppressiva e di sicuro non poteva aspettarsi niente di buono dalla tranquillità della ragazza.
Come volevasi dimostrare, un bigliettino gli venne passato furtivamente dalla sua compagna di banco.
 
Nel corridoio del quinto piano, vicino alla statua della Strega Orba, dieci minuti dopo la fine di questa lezione. Dobbiamo parlare.
 
Se non fosse stato seduto, probabilmente sarebbe caduto per terra, dato che anche le gambe si erano rammollite. Non seppe spiegarsi perché eppure vedeva guai all’orizzonte; li vedeva specialmente nella tranquillità della Granger, che ogni tanto scarabbocchiava qualche appunto di ciò che Piton stava ancora blaterando.
-La mia lezione non è di suo gradimento, signor Malfoy?- chiese la voce strascicata ed untuosa dell’uomo.
Draco si voltò, sobbalzando. –No, io…-.
-Sappiamo che la signorina Granger ha un certo fascino, ma fissarla con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, non è rispettoso nei confronti di nessuno. Dieci punti in meno a Grifondoro e se la trovo a fissare con aria inebetita qualsiasi altra cosa non sia la lavagna, la sua pergamena o qualcosa che riguardante la lezione, non solo toglierò altri venti punti alla sua Casa, ma mi prodigherò per farle avere un castigo con i fiocchi, signor Malfoy. Intesi?-.
-Sissignore-.
-Bene e adesso proseguiamo. Come dicevamo, la Bevanda della Pace è  una pozione che calma l'ansia e placa l'agitazione. Se però si eccede con gli ingredienti, chi la beve potrebbe cadere in un sonno pesante e a volte irreversibile. L'ingrediente principale è l'essenza di elleboro che va versata in un infuso di tiglio e lasciata bollire per 20 minuti. Dopodiché bisogna aggiungere fiori di gelsomino raccolti all'alba durante il plenilunio e girare tre volte in senso orario e una in senso antiorario. Viene spesso usata anche per…-.
Piton continuò con il suo monologo, ma Draco tornò ad isolarsi all’interno dei suoi pensieri.
Avevo davvero l’aria da deficiente che ha detto Piton? pensò lanciando un’ultima occhiata ad Hermione.
 
La lezione finì quaranta minuti dopo, tra i sospiri sollevati e le lamentele degli studenti. Fuori dalla classe, in attesa di tutti e tre loro, sostava Ginny. Quest’ultima si ritrasse come scottata, quando al suo fianco passò Hermione con i suoi amici, la quale le rivolse un’occhiata di superiorità, guardandola dall’alto in basso.
-Hey, Ginny!-.
Ron, seguito a ruota da un sorridente Harry ed un funereo Draco, aveva richiamato l’attenzione della sorella, facendole distogliere lo sguardo dalle Serpi.
-Ron- disse a mo’ di saluto. –Siete liberi in quest’ora?-.
-Veramente avremmo Divinazione, perché?- chiede Harry.
-Volevo andare fuori a fare una passeggiata… non avete neanche cinque minuti liberi?-.
-Ragazzi, andate voi, io devo prendere il libro in camera, l’ho dimenticato, stamattina- disse Draco con voce piatta, avviandosi verso le scale. –Ci vediamo alla Torre-.
-Ti aspettiamo lì!- urlò Ron per farsi sentire, dal compagno che ormai aveva imboccato le scale.
 
-Sei sempre in ritardo, Malfoy- esordì Hermione quando lo vide.
-Sono stato trattenuto- disse lui evasivo.
-Capisco- rispose Hermione con un tono pieno di sottointesi.
-Non è come credi tu. Allora, che volevi dirmi?-.
-Io ti ho reso quello che sei adesso. In cambio mi hai dato la tua parola che avresti fatto tutto quello che ti avrei chiesto. Giusto?- disse lei.
-Giusto. Cosa vuoi?- chiese lui, mentre il mal di testa scoppiava come un tuono e il sudore cominciava a colare lungo la tempia destra.
-Voglio conoscere i segreti più nascosti conservati nella Torre di Godric Grifondoro. Voglio umiliare la tua Casa. Voglio che tu sia la mia spia- soffiò lei minacciosa e tranquilla allo stesso tempo.
A Draco venne un principio d’infarto ed un unico pensiero lo fulminò in quel momento.
Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto...












Mi scuso per il ritardo, ma ultimamente il pc sta dando i numeri e non ho potuto postare, speriamo si riprenda.
Un abbraccio forte a tutti quanti,
Juliet :D

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12.



Come Draco Malfoy scoprì che al peggio non c’è mai fine è una questione un po’ spinosa.
Da due giorni, andava in giro con un’espressione perennemente spiritata in volto e ogni tanto sussurrava qualche frase al nulla. Il suo cervello si era azionato appena aveva sentito, rielaborato e compreso le parole della Granger e da quel momento non si era più fermato un attimo.
Da due giorni non faceva altro che combattere contro quella parte di se stesso che gli sussurrava malevola che doveva tradire i suoi amici per onorare il patto.
Quel giorno fu uno dei più difficili da superare per la sua integrità morale.
 
Dopo un’estenuante giornata (colazione, due ore di Pozioni, una di Trasfigurazione, una di Divinazione, pranzo, un’ora di Difesa Contro le Arti Oscure, una di Cura delle Creature Magiche, di nuovo Pozioni e poi cena) Draco aveva deciso che tornare alla Torre, per evitare spiacevoli incontri portanti il nome di Hermione Granger, fosse la cosa migliore.
Superò indenne le scale che quella sera erano anche più vispe del solito, saltò il gradino che scompariva, sussurrò la parola d’ordine alla Signora Grassa e finalmente, quando superò il buco del ritratto per trovarsi in Sala Comune, tirò un sospiro di sollievo: niente Granger, niente guai.
Quando cominciò ad avviarsi verso la scala che conduceva al dormitorio maschile, sentì come un leggero nodo allo stomaco. Non diede importanza al fastidio, associandolo alla crescente ansia di quei giorni passati a guardare dietro ogni angolo per paura di vedere una chioma bruna e riccia, sbucargli davanti all’improvviso.
Salì le scale in fretta e si avviò lungo il corridoio del settimo anno alla stanza che da anni condivideva con i suoi amici.
Il silenzio era assordante, tanto che Draco se ne domandò il motivo. Poi ricordò che tutti i Grifondoro si erano trattenuti in Sala Grande per festeggiare.
Festeggiare? Accidenti, oggi è Halloween!pensò. Beh, Halloween o non Halloween io me ne vado a dormire, non è serata…
Si avvicinò alla porta del dormitorio e, quando stava per poggiare la mano sulla maniglia, si accorse che la porta era solo socchiusa, quando invece veniva chiusa sistematicamente e qualche volta anche protetta con degli incantesimi.
Draco estrasse la bacchetta dai pantaloni e, prima di poterla usare, sentì un gemito provenire da dentro.
Pensò allora di sporsi leggermente, oltre il legno, per controllare che ci fosse davvero qualcuno e per verificare più che altro di non essere ancora impazzito. Anche nel Mondo Magico, sentire le voci non era una cosa del tutto normale.
Piano allora spinse più in avanti la porta semiaperta e nell’oscurità della sera, sbirciò senza essere visto.
Qualcuno, a giudicare dalla massa corporea due persone, si stavano rotolando sul suo letto, producendo un rumore di baci, simile a quello di uno sturalavandini.
Draco allora riportò la testa fuori, decidendo che l’intimità di Harry e Ginny doveva rimanere tale.
Aspetta un attimo: Harry e Ginny erano entrambi in Sala Grande… e anche Ron e Lavanda… ma allora…? si chiese un attimo dopo.
Rimise la testa dentro e cercò di scorgere il volto dei due occupanti, senza successo. Beh, senza successo, fin quando un raggio di luna non gli illuminò.
Draco non seppe se fosse peggio che Seamus e Dean stessero facendo sesso o che lo stessero facendo sul suo letto. Fatto sta che nel più assoluto silenzio, si ritirò in Sala Comune, per combattere nuovamente contro la sua coscienza.
Dirlo o non dirlo alla Granger, questo è il problema.
 
Harry Potter si era sempre considerato un ragazzo fortunato. Aveva due genitori  che lo amavano, una bella casa, degli amici leali, e da qualche tempo anche una bella ragazza.
E allora perché adesso, Harry Potter aveva la testa piena di dubbi, insicurezze e paure? Cosa era cambiato in meno di due mesi? Lui avrebbe potuto rispondere “tutto” e “niente”, in fondo i suoi genitori lo amavano ancora come prima, la sua casa era rimasta tale e gli amici anche. Eppure Draco adesso non parlava più, sembrava perso in un mondo tutto suo, dove lui e Ron non erano ammessi, o almeno per il momento.
E poi c’era Ginny. Aveva sempre pensato che lei sarebbe stata la donna che avrebbe sposato, quella che gli avrebbe dato dei bellissimi bambini con i capelli rossi e gli occhi verdi. Nonostante ciò adesso non sapeva più che credere: gli erano arrivate voci sul conto della sua rossa fidanzata, ma lui si fidava di lei, perché credere a qualcuno che, magari per invidia, vuole rovinarti?
Lui si fidava di Ginny - la fiducia è sempre alla base di qualsiasi rapporto -, lui ci era andato piano con lei -perché le ragazze potrebbero spaventarsi, gli avevano detto -, lui si sentiva bene quando lei era vicina.
Ma Ginny Weasley era fatta di un’altra pasta.
Ginny Weasley non era la bambina dolce, timida ed indifesa che tutti credevano. Lei era una ragazza forte, intelligente e capace di difendersi da sola. Ginny Weasley non voleva essere trattata con i guanti, certo non voleva neanche essere presa a legnate sui denti per una sciocchezza, ma tenerla sotto una campana di vetro, trattarla come la bambola di porcellana che non era, era servito solo a spingerla via, lontano da lui che adesso non sapeva più a che credere.
“HARRY POTTER E GINNY WEASLEY, FINITI PER SEMPRE?”. Quella frase, scritta da Colin Canon, ogni tanto ritornava a far visita ad Harry, facendogli sorgere altri dubbi e altre perplessità. Aveva divorato quell’articolo della Gazzetta di Hogwarts, quella mattina, e alcune parti le ricordava quasi a memoria.
“Secondo fonti attendibili, Ginny Weasley avrebbe tradito ripetutamente lo storico fidanzato, Harry Potter, il quale non ha mai dato segno di capire nulla”.
Harry poi, però, aveva cercato di rintracciare le “fonti attendibili” di Colin, ma il ragazzino non aveva aperto bocca, temendo, a giudicare dal terrore che gli aveva invaso gli occhi, di essere scuoiato vivo proprio dalla sua fonte.
I dubbi di Harry comunque non avevano avuto una vita longeva: il giorno dopo, Colin stesso, sia sulla Gazzetta di Hogwarts, sia a quattr’occhi con Harry, aveva smentito tutto quello che aveva scritto e si era giustificato, con tanto di lacrimoni e naso quasi gocciolante, che aveva scritto ed inventato di sana pianta quella storia perché il suo giornale non riscuoteva più tanto successo come prima. Harry si era quasi commosso a vederlo in quel modo e lo aveva ringraziato per avergli etto la verità, per poi andare alla ricerca di Ginny.
L’aveva trovata vicino al campo da Quidditch che, appoggiata ad un albero, fissava il vuoto; lui le si era avvicinato, le aveva spiegato quello che Colin aveva detto poco prima e lei, sorridente, lo aveva abbracciato.

Erano passate quasi due settimane da quel giorno, ed Harry era addesso in Sala Grande a festeggiare Halloween con lei e con i suoi amici… beh, tranne Draco che si era rifugiato in camera.
-Hey, Harry! Assaggia queste, sono incredibili!- esclamò Ron, passandogli un pugno di pallini neri che ogni tanto si agitavano.
Senza chiedere cosa fossero, Harry li mise in bocca tutti quanti e in pochi attimi cominciò a sentire la trachea bruciare. Da li ad un momento inizò a sputare fuoco come un drago, arrostendo molti dei pipistrelli che volavano sulle loro teste e bruciacchiando i capelli di alcuni Tassorosso, avvicinatisi per guardare la scena.
Ron, che era quasi piegato in due dalle risate, afferrata una caraffa d’acqua, gliela versò in testa, spegnendo così il drago umano che Harry era diventato.

La serata proseguì tra risate e quant’altro, fin quando lui e Ron non decisero di tornare al dormitorio, per godersi un meritato riposo, e lasciando Ginny con delle amiche di Corvonero.
-È stato fantastico! Non credevo le avresti mangiate tutte!- diceva Ron tentando di contenere le risate.
-Non è stato per niente fantastico! Ho quasi arrostito dei Tassorosso e quei poveri pipistrelli che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato… voglio dire: e se avevano delle famiglie?!- disse di rimando il moro, incapace di non far spuntare un sorrisetto alla fine della sua protesta.
Arrivati davanti alla Signora Grassa, Ron pronunciò la parola d’ordine (“Luci fatate”) e poi si bloccò: -Harry, abbiamo dimenticato di prendere delle caramelle per Dean, Seamus e Draco!-.
-Beh, la Sala Grande è ancora aperta, andiamo a prenderle, non ci costa niente- disse l’altro accondiscendente.
Dopo il cenno affermativo di Ron, insieme tornarono di sotto e, immersi in una conversazione sul Quidditch si bloccarono per guardarsi in faccia e far valere le proprie ragioni, in mezzo all’atrio principale.
-Tu stai dicendo che i Wimbourne Wasps sono più bravi dei Chudley Cannons? Ma devi essere completamente fuori!- disse Ron infervorato.
-Sto dicendo che hanno avuto una stagione migliore, una attacco e una difesa migliore in questo periodo, quindi si, per il momento, sono più bravi dei Cannons!- ribatté Harry.
-I Wasps hanno avuto solo for...-.
-Cosa? “For…” cosa?- disse Harry confuso, vedendo il suo amico sbiancare e spalancare gli occhi. –Ron?- continuò cominciando a preoccuparsi sul serio.
Ron non rispose. Alzò semplicemente il braccio destro e, con l’indice puntato, indicò un punto piuttosto lontano alle spalle di Harry.
Subito quest’ultimo si girò nella direzione indicata dall’amico, e dato che nella penombra, nonostante portasse gli occhiali, non vedesse un granché, afferrò Ron per una manica e se lo trascinò dietro, ancora paralizzato, nel più assoluto silenzio.
Fatti una ventina di metri, Harry cominciò a distinguere le due figure, appiccicate l’uno all’altra come la colla, che ignare della loro presenza, continuavano a baciarsi.
-Non ci ho voluto credere- disse il moro.
Entrambe le figure nell’ombra si riscossero.
-Fino alla fine, ho sperato che il mio istinto stesse mentendo e che tu fossi stata sincera con me-.
-Harry, io non…-.
-Non mi importa, Ginny. Tra noi è finita, lo sapevo e ho sperato di sbagliarmi, ho continuato ad illudermi. Sono un idiota, ma non ci vuole un genio per capirlo, giusto?- disse con tono amaro, Harry.
-Ginny… ma tu…- provò Ron.
Quando comprese che parlare era inutile e che tutto si era rotto, Harry voltò le spalle alla sua ex-ragazza e Ron fece lo stesso con sua sorella.
Risalirono in dormitorio senza voltarsi indietro neanche una volta, fin quando non videro Draco sul divano della Sala Comune, che, con un paio di occhiaie degne del più recidivo degli insonni, fissava il fuoco del camino.
Il biondo comprese subito che qualcosa nei suoi due migliori amici non andava. Gli andò incontro e senza dire niente, posò una mano sulla spalla di Harry e una su quella di Ron.
Questi ultimi lo abbracciarono e Draco non si tirò indietro, perché a volte un abbraccio vale più di mille parole e solo una persona avrebbe potuto ridurre così i suoi amici in un colpo solo.
Da cosa lo capì? Beh… lei aveva ridotto così anche lui.
-Ginny- sussurrò.
I due annuirono, contro le sue spalle.












Buona domenica a tuttiiiiiii :DDD
So che volete uccidermi, ma credo di avervi annoiato sin troppo con le solite scuse, quindi che ne dite di saltare la parte del "Perdono, giuro che tenterò di essere più puntuale!! :C" per arrivare a quella "Vi sono mancata, vero?! :DDD".
Come vedo siete tutti d'accordo, quindi procediamo.
Il capitolo, come avevo anticipato nella risposta ad una recensione (perdonatemi se non mi ricordo né di chi era, né in che capitolo era) questo, e forse anche un altro, capitolo, saranno incentrati sulla coppia Harry/Ginny che si è sfaciata :C ooooh! (non mi importa se volete picchiarmi, ma per sicurezza vado a nascondermi).
In conclusione, un grazie a chi non mi ha ancora presa a sprangate sui denti e a chi non mi ha ancora lasciata mezza morta in strada tra il marciapiede e le ruote di una macchina, per il ritardo nell'aggiornamento; grazie anche a chi ha messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate, a chi recensisce e a chi legge in silenzio.
Un bacio a tutti,
Juliet :DD

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13.



Quella sera, per i tre amici, fu più che chiarificatrice. Restarono in Sala Comune fino a tardi e Draco ne fu il colpevole. Con qualsiasi scusa, l’ultima che aveva rifilato ad Harry e Ron era che gli si era addormentata la gamba e non potevano salire sopra senza di lui, tentava di impedire che i due andassero in camera e scoprissero il segreto di Dean e Seamus.
-Draco, sul serio, io sono stanco… non puoi raggiungerci dopo?- chiese Harry, lentamente cercando di connettere i fili del cervello.
-Ehm… io veramente…- Draco guardò l’orologio a cucù appeso al muro. –Si. Vi raggiungo dopo, andate-.
Harry e Ron non se lo fecero ripetere due volte e sparirono su per le scale, Draco e le sue occhiaie invece rimasero lì, sul pavimento, a fissare il fuoco scoppiettante.
L’indomani sarebbe stato un delirio, se la Granger lo avesse beccato.
 
-Mi sembri un po’ alterata, Herm. È tutto ok?- chiese Blaise insicuro.
-No, Blaise. Sto alla grande, non mi vedi?!- urlò la ragazza con una nota isterica nella voce. –Perché non dovrei stare bene?- continuò schiaffando la rivista, che stava sfogliando nervosamente da mezz’ora, sul tavolino della Sala Comune.
-Niente, era giusto per… oh guarda, c’è Theodore… e anche Daphne, perché non ne parli con loro?- chiese Blaise battendo in ritirata, subito dopo aver fatto segno agli altri due che Hermione stava dando segni di squilibri mentali.
-A voi sembra che io abbia qualcosa che non vada?- chiese sbraitando agli altri due, appena li vide avvicinarsi.
-No, sei… perfettamente ordinaria, perché?- chiese Theodore con voce flebile, alla vista degli occhi iniettati di sangue dell’amica.
-Si, in realtà sembri una banshee incazzata, che ti è successo?- chiese Daphne più temeraria.
Hermione si calmò, come se fosse stata colpita da una secchiata di acqua gelida.
-Mi evita. Sono fermamente convinta che abbia scoperto qualcosa e per questo mi sta evitando. Oggi non l’ho visto per tutto il giorno- disse riappoggiandosi allo schienale della poltrona.
-Parli di Malfoy?- chiese l’altra
Hermione fece una smorfia. –Esattamente-.
-E perché sei così arrabbiata?- si arrischiò Theodore.
Le due ragazze lo fulminarono con lo sguardo e dopo un’attenta analisi della situazione, Theodore decise che se voleva arrivare vivo ai M.A.G.O. avrebbe dovuto prendere esempio da Blaise.
Così, con eleganza e senza aspettare una risposta, seguì il suo amico su per le scale del dormitorio maschile.
-E perché sei così arrabbiata?- disse Daphne, ripetendo le stesse parole di Theodore.
-Oggi stavo girando per la scuola e ad un certo punto ho sentito delle ragazzine confabulare tra di loro su quanto fosse “diventato tenero e carino” Draco Malfoy- disse lei imitando una voce infantile.
-Non vedo dove vuoi andare a parare- disse la bionda che nel frattempo si era appropriata della rivista della compagna.
-Il punto è che io l’ho reso così. Lui me lo deve. E invece mi evita e questo mi fa venire i nervi perché l’unica cosa che posso fare è far leva sul suo orgoglio Grifondoro per avere ciò che voglio, non posso metterlo sotto Imperio e quindi se lui si rifiutasse di farlo, io rimarrei senza niente in mano-.
-Il tuo è un ragionamento un po’ contorto, Herm. Lui è un Grifondoro, non riuscirà mai a pensare una cosa come questa. Sta’ tranquilla… a proposito di Grifondoro, oggi mi è successa una cosa strana- disse Daphne, chiudendo la rivista, lasciandovi un dito in mezzo.
-Cioè?- chiese l’altra interessata.
-Vi stavo raggiungendo a Trasfigurazione, - ti ricordi che non trovavo la spazzola, no? - beh, comunque sono passata per l’Aula di Antiche Rune, salendo, e ho visto Dean Thomas e Seamus Finnegan insieme che andavano a Pozioni-.
-Dove vuoi andare a parare, Daph?- chiese Hermione quasi annoiata.
-Beh, erano in atteggiamenti un po’… ambigui: erano abbracciati, tipo per come si abbracciano gli amici, ma in modo diverso… o forse ho visto male io, andavo un po’ di fretta in effetti- disse Daphne con una smorfia.
-Di sicuro ti sarai sbagliata, l’anno scorso Thomas stava con la Weasley e Finnegan andava dietro alla Habbott, quella di Tassorosso-.
-Hey, ragazze, avete visto Blaise?- disse Pansy appena entrata.
-Si, nel dormitorio con Theo- rispose Daphne.
Pansy cominciò a camminare eccitata verso i dormitori maschili, per poi fare dietrofront e pararsi davanti alle sue amiche.
-Chissenefrega di Blaise! Ho grandi novità per il Giorno delle Serpi!- disse fremendo.
-Spero siano belle, Pansy- disse Daphne.
-Ottime! Abbiamo ottenuto due parole d’ordine su tre, ci manca quella dei Grifondoro, una del quinto e due ragazzi del sesto ci stanno lavorando-.
-Chi sono i tre?- chiese Hermione.
-Barry Andrews, Tish Mogowl e Adrian Prince- rispose la mora.
-Tipi in gamba, ottima scelta, Pansy, quest’anno avremmo le parole d’ordine anche prima del dovuto- disse Hermione con un ghigno.
-Vado a dirlo a Blaise, se ne sta occupando lui delle parole d’ordine- disse sparendo per le scale.
-Sarà fantastico quest’anno- disse Daphne prendendo a limarsi le unghia.
-Ci puoi scommettere- rispose Hermione.
 
Tish Mogowl era sempre stata una bella ragazza, ma le piaceva non mettersi in mostra più di tanto. Nonostante ciò quell’anno le era stata affidata un’importante missione e non aveva potuto rifiutarsi. Così, insieme a due compagni di Casa, si era messa all’opera per montare il teatrino perfetto.
Stupidi Grifondoropensò, avvicinandosi all’entrata della loro Sala Comune insieme ai due complici.
-Bene, ci siamo. Avete le Orecchie Oblunghe?- chiese una volta arrivati davanti alla Signora Grassa, attualmente dormiente.
-Ovviamente. Abbiamo anche questo: me lo sono fatto comprare apposta- disse Barry, tirando fuori dalla borsa un Mantello dell’Invisibilità. –Non credo sia adatto ad essere usato troppe volte, ma per una sola volta dovrebbe essere perfetto- continuò esaminandolo.
Nel frattempo Adrian, aveva già preso le Orecchie Oblunghe e ne aveva cominciato a sciogliere il filo.
-Bene, Adrian piazzati lì, io e Barry ti ricopriamo- disse Tish.
Adrian posizionò l’Orecchio dei Tiri Vispi, vicino l’entrata della Sala Comune di Grifondoro, proprio sotto il ritratto della Signora Grassa e poi aveva sciolto il filo, lungo il corridoio, fino ad arrivare a circa metà.
Tish e Barry lo seguirono in fretta e lo ricoprirono con il Mantello. Poi tornarono indietro, in attesa della loro vittima.
Neville Paciock si presentò poco dopo e, nascosto dietro una colonna, vide tutta la scena che gli si parava davanti: due Serpeverde stavano litigando, lui l’accusava di averlo tradito, lei si difendeva e lo accusava a sua volta di non avere fiducia. Quando lui, proprio come era stato stabilito, aveva uscito la bacchetta e le aveva tirato uno Schiantesimo, facendola sbattere contro il muro, Neville, da bravo Grifondoro era subito accorso, aveva schiantato la Serpe e aveva soccorso la ragazza, anche se era di un’altra Casa.
-Hey, stai bene?- chiese Neville alla ragazza bionda, che fingeva uno stordimento.
-Si, sto bene, va via- disse lei scorbutica.
Neville la ignorò e, continuando a farlo, l’aiutò a rimettersi in piedi.
-Ce la fai a stare in piedi?- le chiese.
-Ma certo che… ahi!- urlò la ragazza, crollando di nuovo al suolo. –La caviglia- disse a voce bassa, ma abbastanza forte per farsi sentire.
-Aspetta, ti porto in infermeria- rispose Neville cercando di prenderla in braccio.
-No! Non toccarmi, non andrò in infermeria, lì ci vanno solo i plebei… hai delle bende? Mi fascio la caviglia e torno in Sala Comune. Lì ho tutto il necessario per medicarmi da sola- disse lei.
-Io non dovrei… e va bene. Tappati le orecchie però, anzi facciamo una cosa migliore- disse chinandosi su di lei e appoggiando i palmi delle mani sulle orecchie di Tish.
Poi pronunciò la parola d’ordine. Il ritratto di aprì e Neville entrò, per poi uscire qualche minuto dopo con delle bende.
-Ecco tieni- disse porgendogliele.
-G-g… oh… grazie- sputò fuori la ragazza come fosse una tortura. –Adesso te ne puoi andare-.
Neville alzò le sopracciglia con fare scettico mentre guardava la ragazza togliere la scarpa e cominciare a fasciarsi il piede. Lei gli lanciò un’altra occhiata fulminante e il ragazzo tornò a Grifondoro senza obbiettare più niente.
Appena il ritratto si chiuse, Tish si mise in piedi, spolverandosi la gonna, fece rinvenire Barry poco distante e insieme andarono verso Adrian che sorrideva trionfante.
-Ce l’hai?- chiese con schiettezza Barry.
-Ovviamente!- disse Adrian.
-Stupidi Grifondoro! Torniamo nei sotterranei, Zabini sarà contento di sapere che ce l’abbiamo- disse Tish con un ghigno.
I tre, rimisero tutto nelle borse e tornarono da dove erano venuti.
 
-Ce l’hanno fatta- disse Blaise quando vide i suoi quattro amici quella sera. –Adesso tocca a te, Herm. Raduna tutti, stasera sarà una grande sera e tra cinque giorni esatti, sarà ancora meglio- continuò.
Hermione non se lo fece ripetere due volte, uscì dalla Sala Comune e andò a cercare chi di dovere.












Buonaseraaa :DD
Sono tornata e spero che questo capitolo vi sia piaciuto, più chiarimenti sul Giorno delle Serpi e su tutto il resto nel prossimo.
Fatemi sapere che ne pensate, un bacio,
Juliet :D

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14.



Quella sera, nella Sala Comune dei Serpeverde, c’era grande movimento. Tutti, eccitati dalle novità, si erano riuniti per ascoltare ciò che gli organizzatori avevano da dire; erano lì per ascoltare i loro compiti e per essere sicuri di metterli in azione alla grande.
Radunati quindi tutti attorno al tavolino su cui adesso Hermione e Blaise erano in piedi, attendevano pazienti che gli altri tre amici dei due ragazzi arrivassero.
Poco dopo Theodore, Daphne e Pansy fecero la loro comparsa e, scavalcando tutta quella baraonda di gente, riuscirono a raggiungere gli altri.
-Bene, adesso che ci siamo tutti direi che possiamo iniziare- disse Blaise a voce alta.
Tutti tacquero e, pendendo dalle labbra del ragazzo, si fecero attenti.
-Quest’anno come sapete, la partita Tassorosso – Corvonero, si disputerà leggermente in anticipo rispetto agli altri anni e quindi abbiamo anticipato il Giorno delle Serpi-.
-Gli altri anni abbiamo avuto qualche problemino logistico e organizzativo, dato che ci hanno quasi scoperti, quest’anno abbiamo preso invece delle precauzioni. Bene, dopo queste piccole premesse che verranno spiegate più avanti da Pansy, passiamo al sodo: quelli del primo anno, si occuperanno delle cose non esplosive, dato che l’anno scorso uno ci stava per rimettere una mano; ciò vuol dire niente Caccabombe e niente Fuochi Forsennati. Per il resto fate voi. Quelli del secondo e del terzo si occuperanno dei fantasmi. Questa volta, siete gentilmente pregati di paralizzarli senza che se ne accorgano, grazie! Quelli del quarto e del quinto si occuperanno delle Paludi Portatili, di spargere la Puzzolinfa e di piazzare i Telescopi Pugno, quest’anno con attenzione, dato che l’anno scorso ne sono tornati circa una decina con un occhio nero. Quelli del sesto e del settimo, essendo quelli più esperti nella magia si occuperanno della sicurezza che Pansy vi spiega subito- disse Hermione, lasciando poi il posto a Pansy.
-Bene, l’anno scorso durante la partita si sono accorti che noi di Serpeverde mancavamo e al ritorno, quando hanno trovato quella baraonda, ci hanno subito incolpati, anche perché quell’idiota di Nick-Quasi-Senza-Testa ha visto due di voi correre con delle Caccabombe in mano… e al diavolo la discrezione, giusto? Comunque, quest’anno una parte di noi si recherà alla partita e terrà d’occhio i nostri cloni che la mattina stessa prepareremo. Tutto chiaro?- chiese.
-Io avrei una domanda- disse un ragazzo dalla folla.
-In fretta per favore-.
-Come facciamo a duplicarci?-.
-Con l’incantesimo di duplicazione Geminio. Altre domande?- chiese ancora Pansy.
-Quali sono le parole d’ordine- disse una ragazza.
-A questo vi rispondono Daphne e Theodore- rispose Pansy scendendo dal tavolino che venne subito rioccupato dagli altri due.
-Allora io e Theodore vi diremo come dividervi… quindi: abbiamo deciso di partire dal pianterreno questa volta e non dai sotterranei come l’anno scorso, dato che i maledetti Elfi Domestici hanno avuto poi la brillante idea di rassettare tutto. Dunque anziché sprecare risorse, eviteremo direttamente. Allora al pianterreno abbiamo la Sala Grande (vi andranno una decina di persone), la Sala Insegnanti (sarete in cinque al massimo), salteremo il ripostiglio delle scope e l’ufficio e la stanza della Sprite, per poi andare alla Sala Comune di Tassorosso (la parola d’ordine è Maltafinocchia, sarete in quindici)… la Sprite e il suo amore per le piante, chi la capisce è bravo!- disse Daphne, stupendosi per l’ennesima volta della stupidità di quella parola.
-Al primo piano, salteremo invece gli uffici e le stanze di Madama Chips, di Gazza, di Madama Pince e della McGranitt, l’Infermeria e la Biblioteca… non si sa mai dovessero servire. Invaderemo invece la Sala della Musica e l’Aula di Trasfigurazione. In tutto sarete una trentina. Passiamo al secondo piano: saltiamo gli uffici e le stanze della Vector, di Rüf e di Bullfer. Non ci tengo ad un faccia a faccia con quell’energumeno. Da devastare abbiamo invece le classi di Aritmanzia, Storia della Magia e Difesa Contro le Arti Oscure, andrete in venti. In più anche il Bagno di Mirtilla Malcontenta, che non riesco a capire come potesse essere una Corvonero, di solito quelle non si lamentano come fa lei, lo fanno quelle di Tass…-.
-Ok, abbiamo capito, smettila. Passiamo al terzo piano: da evitare le stanze di Madama Bumb e di Ferry. Divertitevi invece nell’Aula di Babbanologia e in quella d’Incantesimi (magari a Vitious viene un infarto), nella Sala dei Trofei e nella Galleria delle Armature. Ci andrete in venti. Al quarto piano c’è solo la Sala Comune di Corvonero (la parola d’ordine è Quid Agis… stupidi cervelloni). Al quinto piano solo il Bagno dei Prefetti e sarete una quindicina per entrambi i piani-.
-Al sesto, evitate la stanza e l’ufficio di Mirkwood e devastate invece l’Aula di Lingue non Umane e i bagni; al settimo piano solo la Sala Comune dei Grifondoro (la parola d’ordine è Verme Solitario… che schifo), da evitare le stanze e gli uffici di Vitious e della Sinistra, in totale per entrambi i piani sarete una quindicina. Infine arriviamo alle Torri. Ai dormitori di Grifondoro andranno gli stessi che si occuperanno della loro Sala Comune. Poi c’è la Torre di Astronomia che lasceremo perdere, dato che non verrà notata da nessuno se sarà distrutta, visto che è perennemente un disastro, quindi andiamo alla Torre Nord evitando le stanze di Silente, e quelle della Cooman. Fate a pezzi l’Aula di Divinazione, non voglio più subire torture da quella pazza, ma fatelo in silenzio, quella nevrotica non lascia mai la sua stanza; sarete in cinque quindi divertitevi. Da evitare anche la Torre Ovest che come sapete è conosciuta come la Guferia. Tutto chiaro?-.
-Quanto verremmo punti su una scala da uno a dieci, se ci beccano?- chiese un ragazzino.
-Beh… io direi quindici- disse Blaise. –Ma guardate il lato positivo, vi siete divertiti! In ogni caso se ognuno fa il suo lavoro per come si deve non ci beccheranno mai. Sapranno che siamo stati noi, nessun Grifondoro, Tassorosso o Corvonero farebbe quello che stiamo per fare, ma non avranno alcun tipo di prova- conluse.
Il ragazzino annuì e poco dopo i ragazzi stavano già dividendo gli altri in gruppi, in modo che potessero organizzarsi tra di loro.
 
La riunione con tutta Serpeverde, le aveva fatto venire il mal di testa, quindi Hermione decise di uscire a fare due passi.
Ripensando a quello che stavano per rifare, Hermione ebbe un pensiero improvviso: e se uno dei professori fosse rimasto a scuola? Di sicuro la Sprite e Vitious sarebbero stati alla partita, come del resto Madama Bumb che faceva l’arbitro, Madama Chips, che stava lì in caso qualcuno si fosse fatto male, Bullfer, fanatico dello sport, Mirkwood, innamorato letteralmente del Quidditch non si perdeva una partita, Ferry, babbanofilo convinto che tentava un modo per far conoscere ai Babbani il Quidditch e probabilmente anche la McGranitt, in veste di supervisore di tutto. Ma tutti gli altri? La Cooman era da escludere a prescindere: quella demente non si muoveva mai dalla sua stupida Torre; Rüf non sarebbe stato un problema, quel tipo anche da morto dormiva di continuo sulla sua poltrona sgangherata; Madama Pince sarebbe stata in Biblioteca, ma nessuno avrebbe toccato il suo regno e lei di sicuro non si sarebbe curata di nient’altro se non dei suoi amati libri; la Vector avrebbe passato la mattinata nel suo mondo fatto di numeri, proprio per come faceva ogni giorno; la Sinistra invece non era neanche da prendere in considerazione: passava la notte a fare lezione o a cercare di scoprire nuove costellazioni e la mattina a riguardare i suoi appunti della sera prima.
L’unico problema era… Gazza. Gazza e quella sua maledetta gatta dagli occhi rossi.
Hermione si bloccò in mezzo al corridoio e fece inversione a U, andando a sbattere contro qualcosa o qualcuno…
Quel qualcuno che l’aveva evitata per due giorni e che adesso cominciava a sudare freddo, alla semplice vista della ragazza le cui spalle aveva stretto tra le mani, per evitare che cadesse a terra.
Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui Hermione rimise apposto i pensieri e Draco cercò una scusa per spiegare il perché l’avesse evitata. Non avrebbe tradito Dean e Seamus, a costo di tradire la sua parola Grifondoro. L’amicizia valeva di più.
-Malfoy! Finalmente ci incontriamo… non è che hai qualcosa da dirmi?- chiese lei con fare allusivo.
Malfoy aveva cominciato a sudare, era sbiancato di colpo solo alla sua vista e lei non era mica stupida. Aveva capito che c’era qualcosa sotto.
-Chi, io? No, niente! Perché ci dovrebbe essere qualcosa da dirti?- disse lui deglutendo più volte.
-Beh, non lo so… sei più pallido del solito- disse lei indifferente.
-No, niente. Ho un po’ di nausea…- rispose lui.
-Che c’è? Hai visto i tuoi due amici abbracciati?- continuò prendendolo in giro Hermione, ripensando alle parole di Daphne su Thomas e Finnegan.
-Chi?- chiese Draco senza voce.
Lei lo sa. Come ha fatto a scoprirlo?pensò scrutandola.
-Andiamo! Finnegan e Thomas, chi altri se no?-.
-Come fai a saperlo?- chiese infine spavaldo. Era inutile ormai nascondersi dietro un dito, lei sapeva che i suoi amici erano gay. Improvvisamente Draco si sentì più leggero. Tecnicamente non aveva detto nulla alla Granger e quindi non aveva tradito i suoi amici e contemporaneamente, al momento, era tutto quello che di compromettente i Grifondoro avevano da nascondere, quindi non aveva neanche violato il suo patto con la Granger. In ogni caso, aspettò una conferma, magari stavano parlando di cose diverse e lui doveva stare attento con quella ragazza, lei ne sapeva una più del Diavolo.
-Daphne li ha visti l’altro giorno, nei Sotterranei- disse lei con un sorrisetto malvagio.
Malfoy avrebbe pensato davvero male dei suoi amici e sarebbe andato di corsa a chieder loro se quella era la verità. Loro lo avrebbero preso per pazzo e magari avrebbero anche litigato. Dopotutto l’aveva evitata per giorni, una punizione se la meritava.
-Nei Sotterranei? In atteggiamenti intimi?- chiese lui deglutendo a vuoto.
-Esattamente- disse lei evasiva.
-Come hanno fatto ad essere così incauti?- disse lui parlando a sé stesso, a bassa voce.
Lei lo sentì comunque: -Incauti?- chiese.
-Certo! Sapendo che nei Sotterranei ci siete voi Serpi io, se fossi gay, non ci andrei mai- sbottò lui.
-Sono gay?- rispose lei con gli occhi fuori dalle orbite.
-Ma certo che sono gay! Di che stiamo parlando? La Greengrass li ha visti, che altro c’è da aggiungere? Li ho visti anche io mentre facevano sesso sul mio letto, Granger! Il mio!- si sfogò lui.
-Malfoy, io non dicevo sul serio. Daphne li aveva visti abbracciarsi ma come fanno due amici… e invece guarda un po’ Finnegan e Thomas!- disse lei, mentre un ghigno sadico si andava formando sul suo viso.
-Aspetta, tu non sapevi che…?- Draco non riuscì a continuare. La gola gli si era seccata e anche la lingua aveva fatto la stessa fine.
Aveva fatto un casino.
-No, io non lo sapevo, mio caro Malfoy, me lo hai detto tu, adesso- rispose lei. –Adesso devo andare, devo finire un tema per la Cooman. Porta i miei saluti ai tuoi “amici”- disse lei virgolettando l’ultima parola e andando via ridendo.
Lasciò lì Draco, ancora in stato catatonico e con un senso di colpa capace di schiacciare un Titano.












Ecco qui il nuovo capitolo anche prima di Domenica :DD
Spero vi piaccia perché da questo momento in poi ne vedrete delle belle.
Un bacio a tutti,
Juliet :DDD

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15





La notizia fece il giro della scuola in meno di tre quarti d’ora.
Quando Daphne aprì la porta della stanza che condividevano come un’invasata, Hermione, beatamente sdraiata in dormiveglia nel suo letto, saltò così in alto che avrebbe giurato di aver toccato il tetto con la punta del naso.
-Daphne?!- chiese, quando capì che nessuno stava per ucciderla.
-Ma sei cretina?! Che cosa hai combinato? Avevi detto che era un patto! Blaise e Theo stanno delirando al piano di sopra!- disse Daphne, con i capelli ritti in testa.
-Giuro che questa volta io non c’entro, hanno fatto tutto loro, qualsiasi cosa abbiano preso!- si difese Hermione con veemenza.
-Ma di che stai parlando? Non hanno preso un bel niente, tutti sapevano la notizia, tranne noi che siamo i tuoi migliori amici, quindi adesso ti propongo una semplice domanda…-
-… ma sei cretina?!- intervenne Pansy, arrivata in quel momento, interrompendo Daphne.
-Pansy mi ha anticipata, se no lo avrei detto io- borbottò la bionda.
-La prossima che mi da della cretina diventerà calva!- minacciò Hermione.
-Blaise e Theodore sembrano impazziti e…-.
-Questo l’ho già detto io, Pansy- disse Daphne.
-Oh… beh, allora dicci perché non lo hai detto prima a noi!-.
-Ho già detto anche questo-.
-Beh… ehm… avevi detto che era un patto, niente di più!-.
-L’ha già sentito- intervenne di nuovo Daphne.
-Accidenti, vuoi dirmi cosa non le hai detto? Magari facciamo prima!- rispose Pansy piccata.
-Non le ho detto che non ce lo aspettavamo… ops, l’ho appena fatto-.
Pansy lanciò un’occhiata fulminante all’amica e poi si girò nuovamente verso Hermione, che ancora di tutta quella situazione non aveva mica capito chissà che.
-Herm… noi potremmo anche far finta di accettarlo, ma accidenti, dovevi dircelo prima… magari sarebbe stato saggio ometterlo con Blaise e Theo, ma noi siamo le tue migliori amiche, avevamo il diritto di saperlo!- disse Pansy, sedendosi sul bordo del letto di Hermione.
Quest’ultima sbuffò.
-Esattamente, ragazze- disse con estrema calma. –Cos’è che avrei dovuto dirvi?-.
-Ok, adesso tenti di negarlo, tipico di tutte le Serpi battere in ritirata, ma noi vogliamo solo cercare di capire cosa ci hai trovato in Malfoy… voglio dire lui era uno sfigato, adesso è anche lontanamente guardabile, ma resta comunque…-.
-Woah, woah, woah. Stop all’aratro, contadina!- disse Hermione, bloccando la flippica di Daphne. –Tra me e Malfoy c’è il vuoto più assoluto, non fatevi queste paranoie, io e lui non abbiamo niente da spartire… se non un patto bello che fruttuoso. Quindi si può sapere chi vi ha detto questa idiozia?-.
-Lo sa tutta la scuola: in meno di un’ora, anche i quadri lo hanno saputo e il Barone Sanguinario ha detto, testuali parole, “ditele almeno di non farsi contagiare dall’imbarazzante buonismo di quei felloni”- disse Pansy imitando il vocione del fantasma.
Hermione, con il cuore in preda a quattro infarti contemporanei e uno nuovo in arrivo, si alzò dal letto lentamente e si avvicinò alla porta, girandone poi il pomello con quanta più delicatezza possibile.
-Aspettate qui, io vado, lo ammazzo e torno- disse tentando di reprimere il tic spasmodico alla mano sinistra.
-Ehm… sei in pigiama- si arrischiò Daphne.
-Preferisco non sporcare di sangue i vestiti buoni- disse allora uscendo e chiudendo la porta con tanta violenza da far scappare i pesci del Lago Nero che nuotavano nelle vicinanze della camera.
-Dobbiamo fermarla, Pansy?- chiese Daphne.
Pansy si voltò verso l’amica.
-Nah!- esclamarono in coro.
 
Gli occhi di tutti puntati addosso non giovavano al nervosismo acuto e micidiale di Hermione. Ovunque passasse, sentiva i mormorii delle ragazzine più piccole che si chiedevano come quel “gran fusto di Draco Malfoy” avesse potuto far ricadere la sua scelta su “quella potenziale omicida di Hermione Granger”.
Ogni passo, ogni scalino, ogni mormorio la facevano innervosire sempre di più e le ragazze della sua età delle altre case che dicevano ad alta voce “chi disprezza, compra” non la facevano stare meglio.
Il coraggio di alcune era più che manifesto se si prendevano ad esempio quelle che le avevano addirittura fatto arrivare all’orecchio i suoni di baci, risolini stupidi e frecciatine di ogni genere. Ma il tutto non la colpiva. In tempi normali, le avrebbe come minimo appese a testa in giù sul recinto degli Schipodi del barbuto guardiacaccia, ma in quel momento tutta la sua rabbia, tutta la sua concentrazione erano rivolte al biondo ragazzo di Grifondoro, che stava per passare a miglior vita. O a peggiore, dipendeva da quanto avrebbe supplicato Merlino per essere graziato.
Hermione, quindi, imboccò le scale di gran lena e dopo la seconda scalinata, che aveva deciso di farla impazzire, decise di optare per le minacce.
-Hey tu, marmocchio! Vieni qui. Adesso- disse afferrando quasi per la collottola un ragazzino di Corvonero. –Portami da Draco Malfoy, da come sghignazzavi sono convinta che sai dove si trova-.
Il ragazzino, meno spavaldo di prima, cominciò a salire le scale in fretta, tampinato dalla Granger, che non lo mollava di un metro.
Quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa, Hermione lasciò andare il ragazzino e si mise alla ricerca di un Grifondoro di qualsiasi età.
Percorse tutti i corridoi del settimo piano, ripetendo, come fosse una cantilena “Uccidere. Squartare. Torturare. Mutilare”. Alla fine, nascosto dentro una nicchia, dietro la statua di un cavaliere, Hermione trovò un Grifondoro del sesto anno. Sfoderata la bacchetta gliela puntò alla giugulare e gli intimò di portarle Draco Malfoy. Vivo o mezzo morto non aveva importanza, le sarebbe  bastato mettere un punto alla vita di quell’inutile insetto albino.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e schizzò come un fulmine all’interno della Sala Comune, uscendone poco dopo tirando per i piedi un implorante Draco Malfoy.
-Allora, tesorino mio bello- disse Hermione con voce smielata, aiutando Draco a rimettersi in piedi. –Dimmi: come e quando io e te ci saremmo messi insieme?- chiese tirandolo per la cravatta fino ad avvicinarselo cosi tanto al viso da poter sentire la paura del ragazzo.
Draco strizzò gli occhi e poi mormorò qualcosa che Hermione non capì bene, ma che sembrava proprio un “Chi me lo ha fatto fare?”.
In un secondo tirò la ragazza per la vita e poggiò le labbra sulle sue, in un gesto che sembrava romantico visto dal di fuori, ma che di romantico, tra morsi, rumore di denti e gemiti di dolore, non aveva proprio niente.
 
Aveva trovato il modo più stupido per sviare l’attenzione della Granger dai suoi amici. Il problema era che come inventiva non è che fosse il massimo.
Quando il senso di colpa di quella sera si era attutito, Draco era tornato, più o meno cosciente, al dormitorio, si era infilato lentamente il pigiama, si era lavato i denti, aveva fissato per un quarto d’ora buono Seamus e Dean e poi si era lasciato cadere pesantemente sul letto, arrovellandosi il cervello su come avrebbe potuto sviare quella stronza della Granger.
La sua mente aveva scartato le opzioni più cretine in meno di qualche minuto.
“Beh” si era detto “di inventare qualcosa non se ne parla. Io non sono bravo a mentire e quella fiuta le bugie come un cane da caccia; darle una notizia falsa più succulenta, non è fattibile. Non riesco neanche a pensare come Ron, figuriamoci se riesco a capire cosa le farebbe più gola; chiedere a qualcuno di immolarsi per la causa è la cosa più cretina che ci possa essere. Mi vergogno anche di averlo pensato; l’unica è spargere una qualche notizia su di me… o magari su di lei!”.
A quel punto aveva sbarrato gli occhi e si era messo seduto a gambe incrociate sul letto.
“Se spargessi la voce che sta con qualcuno si dimenticherebbe di Seamus e Dean e si preoccuperebbe di quello che la riguarda! Sono un genio!” pensò. “Ora devo trovare qualcosa che… aspetta un attimo… potrei dire a tutti che… è un suicidio sociale, ma sarebbe abbastanza grave. Domani mattina ci penserò” si promise stendendosi di nuovo e addormentandosi.
Quando Paul Miller aveva bussato alla porta della sua stanza, Draco stava discutendo con Ron ed Harry della sua storia – finta – con la Granger.
-Vi giuro che è un’ottima persona, bisogna solo conoscerla!- stava dicendo ai suoi amici.
-Tu devi essere del tutto rimbecillito! Quella ragazza è il male… allo stato puro! È la reincarnazione di Morgana ai suoi tempi d’oro! Se credessi in Dio direi che sia il fratello di Satana, suo padre o addirittura lui stesso in un corpo decisamente da urlo!- rispondeva Ron in preda ad un attacco isterico.
-Harry, almeno tu!- implorava quindi Draco.
-Concordo con Ron, amico. Quella ragazza è la quinta essenza della perfidia e non è possibile che tu voglia stare con lei… voglio dire, tu sei una persona intelligente, buona… lei è solo furba e cattiva- ribatteva Harry.
In quel momento Paul aveva bussato e messo la testa dentro la camera.
-Fuori c’è la tua ragazza, Draco, e non mi è sembrata molto contenta. Mi ha minacciato di morte e ripeteva verbi inquietanti come “uccidere”, “mutilare”, “torturare” e “squartare”… vuole parlarti-.
Draco sbiancò. Il primo pensiero che gli attraversò la mente fu la stima del dolore che avrebbe provato. Poi vide sua madre che gli raccomandava di non litigare con nessuno e, per ultimo, una lapide bianca con sopra una sua foto, nel cimitero di famiglia.
-Vi prego, non lasciatemi andare- disse lamentoso rivolto ai suoi amici.
-Mi dispiace, Draco, ma ha detto che se non ti avessi fatto uscire mi avrebbe fatto rimpiangere di essere stato concepito, non nato, concepito. Quindi adesso io ti porto fuori e mi salvo la pellaccia. Lo so che è egoista, ma mia madre mi ha gentilmente chiesto di non farmi picchiare e vorrei accontentarla- disse Paul.
-No, mi dispiace per tua madre, ma Her-He-Hermione non voleva che dicessi a qualcuno della nostra relazione e non ho intenzione di rischiare la pelle- disse Draco pronunciando il nome della sua finta fidanzata con sofferenza.
-Non mi lasci altra scelta- disse Paul prendendo per le caviglie il povero Draco che cadde per terra in meno di un secondo.
-Paul, non farlo, ti prego. Sii ragionevole, farò tutto quello che vuoi, ma non farmi uscire, mi ucciderà!- disse il biondo, mentre il suo compagno lo trascinava già giù per le scale ed Harry e Ron li seguivano, ricordando tanto un corteo funebre.
Tra le proteste di Draco, tirato per i piedi, le imprecazioni irripetibili di Paul, che stava perdendo l’utilizzo delle braccia per il troppo sforzo e le silenziose ma assordanti parole di Harry e Ron che già piangevano prematuramente il loro non-ancora-morto amico, il ritratto della Signora Grassa si aprì.
Draco comprese solo in quel momento, guardando gli occhi rossi, come quelli di un vampiro assetato, della Granger, quanto grande fosse la cazzata che aveva commesso.
Lei lo aiutò a rimettersi in piedi e poi lo strattonò per la cravatta. Non aveva sentito una parola di quello che la ragazza aveva detto, ma aveva come l’impressione di dover fare qualcosa.
Chiuse gli occhi con forza per qualche attimo, come a volersi prendere di coraggio e poi farfugliò –Ma chi me lo ha fatto fare?-.
Poi le labbra che toccavano quelle della compagna, morsi da parte di lei, il sapore ferroso del sangue in bocca e poi un ciaffone che gli fece voltare la testa di trecentosessanta gradi.
L’ultima cosa che Draco sentì fu “La prossima volta ti stacco le braccia e ti ci prendo a schiaffi. Per questa volta approfitterò della situazione… in un modo o nell’altro”.
Lei se ne andò e lui finalmente si afflosciò a terra, come un sacco di patate, a causa della pressione che era magicamente schizzata alle stelle.












So che sono in ritardo, ma sono stata ancora una volta all'estero e non ho avuto la possibilità di aggiornare... tecnicamente adesso, dato che sono le 00.37, è Lunedì ma voi consideratelo come Domenica e diciamo che sono in ritardo di sole 4 settimane (Y)... per favore xD
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, un bacio e a presto,
Juliet :DD

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16




-I tuoi vestiti non sono macchiati di sangue-.
-E non c’è nessuno che ti insegue per legarti e portarti davanti al Wizengamot-.
-Dobbiamo supporre che tu non lo abbia ucciso?-.
-Datemi un po’ di tregua, ho appena baciato uno sgorbio, non posso avere il tempo di riconnettere i fili?- disse Hermione.
Aveva rimesso piede nella sua stanza, dove Daphne e Pansy la stavano aspettando, e subito era stata assalita dalle loro domande.
-Tu che cosa?!- esclamarono in coro le altre.
-Io…-.
-No. Non lo hai detto. Oh, Salasar, l’abbiamo persa! Daphne, capisci?! L’abbiamo persa!- cominciò ad urlare Pansy, saltando da un letto ad un altro della stanza come fosse impazzita.
Daphne, più calma e riflessiva, si avvicinò ad Hermione e le mise le mani sulle spalle e, mentre l’amica la fissava perplessa, lei le afferrò la palpebra superiore e la spostò leggermente verso l’alto.
-Beh, Pan, di sicuro non ha fumato. Non ha gli occhi rossi, né le pupille dilatate- poi, come a voler continuare quel gioco, voltò Hermione si schiena come fosse una bambola di dimensioni umane. –Lividi, in testa, non sembra averne- la girò ancora una volta, per il verso giusto, e continuò aprendo la bocca della riccia e avvicinandoci il naso. –Non sembra neanche abbia preso una pozione, non c’è nessun tipo di odore... non so proprio spiegarmi che stia succedendo- disse infine pensierosa.
-Avete finito tutt’e due? Non ho assunto alcun tipo di sostanza allucinogena, non ho preso botte in testa, in sintesi, sto benissimo. Prima che me lo possiate chiedere: sono ancora normale, ho solo deciso che lasciar vivere Malfoy sia la miglior cosa per il momento- disse Hermione liberandosi della stretta della bionda e andandosi a sedere sul bordo del letto.
Pansy scese dal letto di Daphne, su cui era ancora in piedi e con fare inquisitorio si avvicinò alla ragazza.
-C’erano troppi testimoni, vero?-.
-Una marea!- esclamò Hermione, alzandosi dal letto, in preda ad uno sfogo di nervi. –Se lo avessi ammazzato mi avrebbero dato l’ergastolo ad Azkaban! Quel grandissimo figlio di… sua madre, ha anche osato dire “Chi me lo ha fatto fare” prima di baciarmi, come se io fossi l’essere più schifoso di questa terra! E poi non lo avete visto, il suo compagno di Grifondoro lo ha trascinato fuori per i piedi, perché il deficiente, ci scommetto tutto l’oro che ho alla Gringott, si spaventava ad uscire! Patetico! Assolutamente, incredibilmente, inqualificabilmente patetico! E poi mi ha baciata! Ha osato farlo davanti a tutti. Adesso chi crederà che non siamo una coppia?! Eh? No, ditemelo voi, perché io non riesco a pensare a nessuno che possa pensare che ci detestiamo ancora! Gli ho tirato uno schiaffo da slogargli la mascella, ma porco Merlino, avevo una voglia di ucciderlo che avrebbe potuto stendere un Troll!- concluse urlando Hermione.
Pansy e Daphne, che non avevano emesso un fiato fino a quel momento, si arrischiarono a ribattere.
-Herm, mi dispiace, ma mi sono fermata a quando hai detto “ha anche osato dire “Chi me lo ha fatto fare” prima di baciarmi, come se io fossi l’essere più schifoso di questa terra”… lui ti dovrebbe detestare e dovrebbe essere reciproco, perché ti rode così tanto?- chiese Daphne con aria cospiratrice.
-Concordo pienamente con Daph- disse l’altra risoluta.
-La cosa non mi rode, mi da semplicemente rabbia e…- provò a ribattere Hermione.
-Ti rode- concluse Pansy.
-Se è la morte che cerchi, Pan, sono felice di accontentarti- rispose l’altra.
-Non lo faresti mai… in ogni caso non hai risposto- disse tranquilla Pansy.
Hermione si fermò seriamente a riflettere. Probabilmente oltre alla pateticità di quell’essere, quella era l’unica cosa che le aveva dato più fastidio di tutte. Si era sempre considerata una ragazza bella e quella frase l’aveva presa in contropiede. Che ci fosse qualcuno che non subiva il suo fascino? Non era tanto la questione “Draco Malfoy la pensa così” ma era piuttosto “Qualcuno, chiunque, la pensava così”.
-La cosa non mi rode. Non m’importa se Draco-sono-un-patetico-essere-che-non-merita-di-esistere-Malfoy considera dare un bacio a me alla stessa stregua che darlo ad un Dissennatore. Detto questo, se avete ancora intenzione di rompere, vi prego di uscire perché ho la serissima intenzione di dormire e di dimenticare quest’ora infernale. Grazie- concluse diplomatica.
Le altre due allora, uscirono, come Hermione aveva chiesto, ma prima di chiudere la porta, Pansy aveva esclamato un “Ti rode!” e il rumore di una scarpa contro la porta, le aveva fatte affrettare verso la Sala Comune.
 
-Hey, credo si stia riprendendo- disse una voce femminile.
-Granger?- chiese Draco semicosciente.
-“Granger”? Mi ha scambiata per quella stronza?- disse la voce indignata.
-Draco, siamo noi: Harry, Ron e… Ginny. La Granger non c’è, ma se vuoi Ron farà uno sforzo e l’andrà a chiamare- disse Harry.
-Perché non vai a chiamarla tu?- chiese Ron, piccato.
-Perché io devo stare con Draco e poi non l’hai vista com’era arrabbiata? Non posso rischiare di morire giovane, mia madre ne morirebbe!- rispose Harry.
-E quindi dovrei sacrificarmi io?! Tu sei tutto matto, amico- concluse Ron.
Nel frattempo, Draco, ancora mezzo intontito, cercava di mettersi seduto sul letto.
-Sono morto? Mi manca qualche arto? Mi ha picchiato, vero?- chiese il biondo quasi rassegnato all’idea di essere stato mutilato.
-No, ti ha solo mollato uno schiaffo… bello forte direi, dato che hai un occhio nero degno di un pugile- constatò Ron.
-Cosa ci hai trovato in lei, esattamente?- chiese Ginny, curiosa e quasi allo stesso tempo, infastidita. –Voglio dire, cosa ci hai trovato in lei tanto da mettertici insieme-.
Draco non ebbe bisogno di mentire. Omettere fu più facile.
-Beh… lei è bella, intelligente, furba, mi sorprende sempre (“Sempre in negativo, però” pensò), riesce a lasciarmi senza fiato (“Soprattutto quando mi manda in infermeria”), mi ha mostrato parti della vita che non conoscevo (“Come abbinare le camicie ai pantaloni, per esempio”) e tanto altro… lei mi completa (“Nel senso che io sono il bene e lei è la reincarnazione del vaso di Pandora… una catastrofe ambulante”)- disse, tentando di essere convincente e di non esagerare con le smorfie.
Ginny lo guardò di traverso. Poco più di un mese e mezzo prima, quelle stesse cose le diceva a lei, stando in ginocchio davanti all’aula di Trasfigurazione. La Granger non si stava prendendo solo la sua dignità, ma anche i suoi spasimanti leccapiedi. Doveva essere distrutta.
-Beh, noi dobbiamo andare, vero, Harry?- disse Ron, gettando un’occhiata all’orologio.
-Si, gli allenamenti iniziano tra cinque minuti- confermò l’altro.
-Allenamenti? Devo venire anche io, aspettate!- disse Draco, mentre tentava di alzarsi dal letto.
-No, per oggi sei esonerato, devi riposarti e assicurarti che quello schiaffo non ti abbia reciso il nervo ottico dell’occhio sinistro- disse Ron. –Ciao, Draco- concluse uscendo dall’Infermeria.
-Ron ha ragione. Ci si vede, amico- disse Harry seguendo poco dopo l’altro, con indifferenza.
Ma Draco non si era perso neanche una virgola di tutto quello che era successo. Nessuno dei due aveva minimamente accennato a Ginny, se non all’inizio, per informarlo che anche lei era presente al suo capezzale. E non si era perso neanche lo sguardo ferito della ragazza, palesemente ignorata.
Devono aver litigato… e anche di brutto.
Lui non chiese niente, ma si ripromise di indagare. Lei, poco dopo, lo salutò in fretta e lasciò l’Infermeria, alla svelta come se il suo posto in quel momento fosse da tutt’altra parte.
 
E in effetti il posto di Ginny non è che fosse proprio accanto a Draco, quanto piuttosto al fianco del suo nuovo ragazzo, ancora segreto.
-Sono qui, scusa per il ritardo, ho avuto un intoppo lungo la strada- disse a mo’ di scusa quando vide la chioma bruna del ragazzo.
Un tipo alto, dai capelli castani e gli occhi altrettanto comuni, si voltò verso di lei. La camicia era ben stirata, sotto il maglione nero. I pantaloni neri che seguivano una piega impeccabile, terminavano proprio a contatto stretto con le scarpe lucide. A completare il tutto, una cravatta verde-argento, seminascosta dal maglione, richiamava il piccolo stemma, raffigurante un serpente vicino ad un elmo, cucito all’altezza del cuore.
Danny Harper, era un comunissimo ragazzo di Serpeverde. I suoi voti non erano altissimi, non aveva mai fatto perdere punti alla sua Casa, non vantava un curriculum da giocatore di Quidditch eccelso, ma era comunque un tipo interessante.
Una delle sue capacità più grandi era quella di infinocchiare le belle ragazze e di riuscire ad usarle come marionette senza che loro se ne accorgessero. Da un po’ però, si era trasformato da farfallone a ragazzo serio. Ginny Weasley era l’unica a cui aveva puntato, da qualche tempo a questa parte. Nessuno avrebbe mai scommesso uno zellino su quella coppia: lui troppo libertino, lei troppo abituata a pretendere relazioni serie “fruttuose”.
Eppure la loro relazione andava avanti ormai da un mesetto. Non molto, ma considerando i soggetti andava preso come un traguardo.
-Dov’eri? È un secolo che aspetto!- disse lui.
-Lo so, qualcuno ha dato uno schiaffo a Draco Malfoy e mi sono sentita in dovere di andarlo a trovare in Infermeria- si giustificò lei.
-Lo hanno steso con uno schiaffo?- rispose lui, tentando di trattenere delle risatine.
-A quanto pare-.
-Allora, come è andata la tua giornata?- disse lui, prendendo a camminare.
-Al solito- rispose lei pensierosa.
-Che ti preoccupa?-.
-Tu sei di Serpeverde, non dovrei neanche parlartene-.
-A me puoi dire tutto, Gin. La mia fedeltà, adesso, è tutta per te. Per nessun’altro- ribatté lui, guardandola negli occhi.
Lei annuì, sorridendo, e raccontò.
-La Granger, lei sta con Draco adesso e… mi sembra strano-.
-Hermione sta con quell’idiota?- chiese lui incredulo.
-Sembra che tu ed “Hermione” vi conosciate bene- rispose lei, acida.
-Non devi essere gelosa, Hermione è una ragazza fantastica, non quanto te, Gin, ma mi ha aiutato un sacco di volte ed è anche una buona amica- rispose lui, passando un braccio attorno alle spalle della ragazza.
-Capisco- disse lei annuendo. –Comunque, stanno insieme adesso e mi sembra strano perché loro sono così… diversi. E poi Draco… beh ho paura che lei possa manipolarlo per mettercelo contro. Ne sarebbe capace-.
-Hermione vi odia, questo è vero, ma questo non lo farebbe mai, sta tranquilla, Ginny. Niente di tutto quello che ti preoccupa avverrà mai-.
 
-Come è andata, Danny?- chiese Hermione, quando vide il suo compagno rientrare a Serpeverde.
Si era svegliata da poco e aveva deciso che un buon libro in Sala Comune, davanti al fuoco scoppiettante, non sarebbe stato una pessima idea. Quando aveva sentito il passaggio segreto aprirsi aveva alzato gli occhi e la faccia soddisfatta di Danny, aveva scatenato la sua curiosità.
-Bene. Tutto per come deve andare- aveva detto lui con indifferenza, imboccando la discesa per il Dormitorio maschile del settimo anno.
Hermione sorrise vedendolo scomparire. Poi riportò l’attenzione sul suo libro.












Ecco a voi il nuovo capitolo, questa volta puntuale xD
Un bacio a tutti e a presto,
Juliet :DDD

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17.



La giornata di Draco iniziò nel peggiore dei modi: non ebbe il tempo di aprire gli occhi che già una sensazione orribile stava prendendo possesso del suo petto.
Quando schiuse gli occhi, fu anche più terribile.
Il naso di Hermione era così vicino alla sua faccia che Draco riuscì a contare anche le piccolissime lentiggini che c’erano sopra, già invisibili con venti centimetri di distanza.
-Sei ancora vivo- il suo tono era deluso e anche amareggiato.
-Anche io ti trovo bene, Granger- disse lui sarcastico, dopo essersi ripreso dallo spavento.
-Perché?- chiese lei, rimettendosi a sedere sulla sedia del visitatore.
-Beh, perché non sei malata, quindi stai…-.
-Non intendevo questo, razza di imbecille. Perché hai sparso la voce che sono la tua ragazza, perché mi hai baciata e, soprattutto, dimmi perché non ti ho ancora ucciso. In fretta per favore-.
-Non mi hai ucciso perché adesso sono bello- rispose lui, tentando di sviare il discorso, ridacchiando nervosamente.
-Adesso ti dico io cosa c’è da ridere, deficiente: c’è da ridere che tutti credano davvero che io e te stiamo insieme; c’è da ridere che tutte le galline di questa scuola, tra parentesi innamorate di te grazie alla sottoscritta, mi attacchino ogni due per tre quando cammino per i corridoi; c’è da ridere che per poco, non abbiamo portato Blaise e Theo da un buon Guaritore per controllare che i fili dei loro cervelli non si fossero intrecciati. Adesso vuoi dirmi, per favore, perché mi hai messa in mezzo alle tue macchiazioni idiote?-.
-Beh, perché se sto con la ragazza più conosciuta di Hogwarts, potrò accrescere la mia popolarità… semplice, no?-.
Hermione lo scrutò per due minuti buoni.
-Non mi convinci, ma farò finta di crederti, perché non voglio si dica in giro che nella nostra “felice coppietta” non ci sia fiducia e amore- disse sarcastica. –Malfoy, ovviamente questo ti costerà qualcosa… non so ancora cosa, ma adesso non puoi rifiutarti. Adesso posso ricattarti- continuò sorridendo. –Nessuno sa che la nostra relazione è finta quanto una moneta da tre zellini, ma credo che chiunque potrebbe udire qualche voce di corridoio, no? E poi pensa: se questo si venisse a sapere, tu saresti lo zimbello di Hogwarts-.
-Non lo faresti mai- disse Draco, leggermente impaurito.
-Oh, è qui che ti sbagli… non vedo l’ora di farlo. Sgarra un minimo passo e sei perduto-.
La porta si aprì facendo entrare due ragazzine di Tassorosso, ed Hermione, come sotto incantesimo, cambiò dal bianco al nero.
-Adesso riposati, tesoro- disse ad alta voce. Poi si avvicinò a Draco e gli sussurrò nell’orecchio –Pensami e preoccupati-.
Gli diede un bacio sull’orecchio e uscì, ghignando alla vista delle ragazzine che li guardavano scandalizzate.
Draco chiuse gli occhi, già esausto.
-Sono un coglione- sussurrò tra sé e sé.
 
Quando Ron aveva deciso di fare una passeggiata per schiarirsi le idee, non aveva certo intenzione di fare una passeggiata come quella e non aveva intenzione di schiarirsi le idee in quel modo.
Seguire Ginny non era uno dei suoi hobby preferiti, ma da quando lei ed Harry si erano lasciati, Ron riteneva che le misure di sicurezza dovessero essere aumentate.
Così, quatto quatto, aveva percorso l’intero parco di Hogwarts semicelato dalle piante, tentando di udire le conversazioni, probabilmente più che stomachevoli, tra sua sorella e quell’impiastro di Danny Harper. Nonostante avesse passato l’intera vita con Fred e George, i migliori spioni dell’ultimo secolo, Ron non aveva proprio le capacità né per origliare, né per seguire la gente senza essere notato.
Danny, infatti, nato e cresciuto tra le Serpi, si era subito accorto dell’intruso e con un sorrisetto furbo, aveva fatto finta di niente. La passeggiata tra i due, continuò così fin quando una voce, proveniente dal fondo del parco non li fece sobbalzare tutti e tre.
-Danny, dobbiamo andare, siamo in ritardo! Pansy ci scuoierà vivi se non ci muoviamo e probabilmente farà anche dimostrazioni pratiche su di noi!- disse Theodore, quando ebbe raggiunto il suo compagno.
-Ma di che parli?- chiese l’altro, guardandolo strano.
Anche Theodore stava osservando con stupore le mani di Ginny e del suo compagno intrecciate, ma la paura di poter morire per mano della sua ragazza, lo fece ridestare.
-Pansy e le ripetizioni di Trasfigurazione! Non ci tengo ad essere trasformato in un topo, quindi muoviti, tutti gli altri saranno già lì: oggi c’è anche quella deficiente di Millicent, non finiremo prima di cena, con il cervello che si ritrova quella ragazza- disse Theodore.
-Mi ero dimenticato, accidenti!- borbottò Danny.
Salutò in fretta Ginny e correndo, insieme all’amico, si precipitò alle ripetizioni di Trasfigurazione.
 
-Ripetizioni di Trasfigurazione? Ma sei impazzito? Io ho una O in Trasfigurazione!- stava dicendo sottovoce Danny.
-Ma che vuoi che ne sappia io, Dan? Hermione mi ha chiesto di cercarti, anzi forse sta ancora girovagando per i corridoi anche lei… a proposito di girovagare, ti sei accorto che il fratello della tua ragazza vi stava seguendo?-.
-Si, mi sono fatto una risata. È un idiota, anche un cieco di sarebbe accorto di lui-.
-Lei se n’è accor…-.
Theo non finì la frase, perché una locomotiva di dimensioni umane gli cadde addosso, facendolo sbattere per terra.
-Finalmente vi ho trovato! Sono trenta minuti che giro a vuoto!- disse Hermione, mettendosi in piedi e spolverandosi la gonna. –A proposito, Theo, grazie per avemi parato la caduta-.
-Non c’è di che!- disse lui, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
-Danny, volevo parlarti di venerdì. Tu sei uno di quelli addetti alla zona est dello stadio, c’è una piccola falla, se andiamo in Sala Comune te la faccio vedere- disse Hermione.
-Si, andiamo- rispose Danny.
-A proposito, Theo, ti ricordi ancora come si prepara il Distillato Soporifero, vero?-.
-Si, perché?-.
-Vedi, l’altra volta, dopo la riunione in Sala Comune, ho pensato che un po’ tutti gli insegnanti, avrebbero assistito alla partita, ma anche che alcuni sarebbero rimasti qui a scuola. Ad uno, ad uno, poi, ho pensato a chi potrebbe essere un problema per il nostro Giorno delle Serpi-.
-E?- chiese Theodore che non aveva ancora capito il nesso tra la pozione e gli insegnanti.
-Vedi, gli insegnanti non sono un problema, ma Gazza e quella sua gattaccia malefica sì… dobbiamo metterli a nanna per un po’. Quanto ti ci vuole per preparare quella pozione?- disse Hermione, sussurrando poi la Parola d’Ordine.
-Mi ci vogliono tre ore per la pozione, ma credo un po’ di più per fregare gli ingredienti a Piton-.
-Per gli ingredienti non preoccuparti, me li sono già procurati-.
-Come?- chiese incredulo, Theodore.
-Ho chiesto un favore-.
-Hai ricattato qualcuno- concluse lui.
-Fai sembrare quello che fa Hermione sempre una cosa cattiva, Theodore- disse Daphne, che seduta su una poltrona stava comodamente leggendo un libro.
-Mea culpa- disse lui, ghignando.
-Allora, Danny, guarda qui. Abbiamo un buco in questo lato, le copie devono essere tenute tutte insieme e tutte attive, ma Kelly Anderson è stata spostata, ci pensi tu?-.
-Non credo di potercela fare da solo, ci vuole parecchia energia per guardare un lato così grande. Credo che Michael sarà felice di aiutarmi, non preoccuparti ce ne occupiamo noi- disse Danny, valutando la situazione.
-Grazie, adesso puoi tornare dalla tua ragazza- disse Hermione.
Danny, curvò le labbra in un sorriso sghembo e poi uscì di gran lena dalla Sala Comune.
-Come facevi a sapere che sta con la Weasley? Io l’ho scoperto ora e solo perché sono andato a chiamarlo- disse Theo.
-Non rivelo mai le mie fonti, Theo, dovresti saperlo ormai- disse Hermione ridendo.
-Ha ragione, Theo… sono anni che la conosci!- disse Daphne, prendendolo in giro.
-Sta zitta tu!-.
 
Guardare dietro ad ogni angolo, prima di voltarlo era una sport che Draco stava ormai praticando da cinque ore buone. In cuor suo credeva che magari, così facendo, avrebbe potuto evitare di essere assalito: che poi l’assalitore fosse una delle ragazze che a detta della Granger stravedevano per lui, o la Granger stessa, faceva poca differenza.
Beh, più o meno.
Essere assaliti di nuovo fisicamente dalla Granger era un conto, essere assaliti da una ragazza che vuole violentarti, un altro.
Ma quel giorno Draco non era in vena di incontri, si era prefissato una missione e l’avrebbe portata a termine.
Se Ginny non gli avesse presentato il suo nuovo ragazzo (che doveva essere ovviamente distrutto) allora lui lo avrebbe rintracciato senza alcun tipo di aiuto.
Ma per fare una cosa del genere doveva stare attento, non sapeva esattamente chi cercare, dato che neanche Harry e Ron erano sicuri a quale casa appartenesse (“Era un Corvonero, te lo dico io, Harry!” diceva quella sera Ron. “Scherzi? Era un Tassorosso. Ucciderò tutti i Tassi che proveranno ad avvicinarsi a me, da oggi in poi” rispondeva Harry).
Ma Draco non credeva potesse essere un Tassorosso: erano persone leali e oneste, soprattutto con gli amici e poi, da quando tre anni prima Harry aveva preso il Boccino contro Serpeverde che aveva evitato che i Tassi arrivassero in finale, il suo amico era una specie di idolo tra i Tassorosso.
Okay, non è un Tassorosso e questo è poco ma sicuro. Harry e Ron si giocano la scopa da corsa che non è un Grifondoro e se la posta in palio è la loro scopa, allora devono esserne certissimi… rimangono Serpeverde e Corvonero.pensava Draco mentre si aggirava come un ninja alla ricerca di Ginny.
Nonostante avesse anche potuto avere una carriera da ninja, perso nei suoi pensieri, Draco non si accorse di una porta che si stava aprendo proprio davanti a lui.
Cadde a terra con un tonfo sordo, dopo aver dato una testata alla porta, e non riuscì neanche a distinguere le voci delle persone che si stavano posizionando attorno a lui, a causa dello stordimento della botta.
-Mi dispiace così tanto! Aspetta che ti aiuto- esclamò mortificata la voce di una ragazza.
Lui che non riusciva ancora a distinguere le forme, si lasciò aiutare da quelle mani delicate e, con non poca fatica, riuscì a rimettersi in piedi. Nel frattempo la folla di studenti di poco prima, si era quasi dimezzata: ai ragazzi poco importava la fine di quello scellerato che aveva avuto il coraggio di portar via loro una delle ragazze più carine della scuola e le ragazze si erano fatte soffiare, per questa volta, la possibilità di atteggiarsi a crocerossina di turno.
-Sei Draco Malfoy, giusto?- chiese la ragazza.
-Si, sono io… tu sei?-.
Adesso Draco aveva notato i capelli biondo cenere, l’ovale perfetto del viso, la fronte spaziosa e le sopracciglia delicate; aveva notato i grandi occhi verdi e il piccolo naso all’insù della ragazza, nonché la bocca piccola e carnosa che andava a completare il volto della sua soccorritrice.
-Mi chiamo Allison, sono al quinto anno, a Corvonero. Mi dispiace di averti steso- disse lei.
-Oh, non… non preoccuparti, se può consolarti, finora sei quella che ci ha messo meno forza nel farmi male- rispose lui, ridendo.
-Che succede qui?- disse una voce dal fondo del corridoio, interrompendo quel momento di dolcezza.
-Sarà meglio che vada, adesso. Scusami ancora- disse Allison, allontandosi alla svelta.
-Chi era quella?- chiese Hermione, avvicinandosi a Draco.
-Un angelo, credo- rispose lui, con aria sognante.
Lei gli mollò uno scappellotto sulla nuca.
-Un angelo, un cazzo! Ti ricordo che adesso, a causa delle tue geniali idee, noi stiamo insieme. Evita di farmi fare la figura della cornuta, soprattutto quando in mezzo ci si mette gente di questo… stampo!- disse Hermione, con tono offeso.
-Non dirmi che sei gelosa- disse lui, inconsapevole di star toccando un tasto dolente.
-Io. Non. Sono. Gelosa. Mettetevelo bene in testa, tutti!- esclamò lei, girando i tacchi per andarsene.
Draco la afferrò per un braccio, prima che potesse fare un altro passo.
-Granger, chi ti ha detto che sei gelosa?- chiese lui per prenderla un po’ in giro.
-Theodore, stamattina… ma questi non sono affari tuoi, anzi non so neanche perché te lo sto dicendo- rispose lei.
-Tu e Nott, passate troppo tempo insieme… e anche con quell’altro, ora che ci penso… come si chiama? Zabini, sì, Zabini- disse Draco, con una punta di acidità.
-Non dirmi che sei geloso, Malfoy!- rispose lei a tono. –In ogni caso, Theodore ce l’ha una ragazza e Blaise non è il mio tipo, quindi sta tranquillo… sono tutta tua- continuò lei, per finire con un ghigno.
-Non sono geloso, è lo stesso principio che vale per te: stiamo insieme, tecnicamente, e non ho intenzione di fare la figura del cornuto, ci perderei- rispose lui.
-Bene, allora- constatò lei.
-Bene!- esclamò lui.
-Bene!-.
-Bene!-.
Dopodiché si voltarono le spalle contemporaneamente e ognuno riprese la sua strada.
 
-Stamattina sei silenziosa- osservò Theodore, sedendosi sul bracciolo della poltrona di Hermione.
La Domenica mattina a Serpeverde, si respirava sempre aria di tranquillità: tutti sonnecchiavano tranquilli nei loro letti e, chi come Hermione e Theo si svegliava prima, aveva la possibilità di godersi qualche ora di relax prima di cominciare la giornata.
-Stamattina sono nervosa- lo corresse Hermione.
-E perché mai?- chiese l’amico, guardandola dall’alto in basso.
Hermione non rispose, fece solo un cenno con la testa verso due ragazzine del quarto anno, sedute alla loro sinistra, che chiaccheravano sottovoce tra di loro, forse proprio per non farsi sentire da Hermione.
-Continuo a non capire- affermò il ragazzo, guardando in modo strano la sua amica.
-Hanno passato gli ultimi quaranta minuti a ridacchiare, sognare e fantasticare, su un’immaginaria vita con Draco Malfoy come marito. Come se non bastasse, ogni tanto si girano verso di me e sghignazzano come due iene ridens in calore. Adesso capisci il perché del mio nervosismo?- chiese Hermione, mantenendo apparentemente la calma.
-Oh! Sei gelosa! Perché non lo hai detto subito?- chiese lui.
-Che cosa?!- chiese lei balzando in piedi come una molla carica.
-Herm, andiamo, sono uno dei tuoi migliori amici, a me puoi dire certe cose… certo forse sarebbe meglio parlarne con Pansy o con Daphne, tra di voi vi capite meglio, ma anche io riesco a comprendere come vanno queste cose!-.
-Tu non hai capito proprio una Mandragola!- gli rispose Hermione, quasi urlando. Poi abbassò la voce e continuò –Io non sono gelosa di Malfoy, mi da solo fastidio che quelle due fantastichino su quello che io ho creato!-.
-Non dovresti esserne contenta? Vuol dire che tutto quello che gli hai insegnato ha funzionato- disse il ragazzo, con lo stesso tono di chi afferma una cosa ovvia.
-Oh, smettila di psicanalizzarmi! Ti detesto!- disse lei, messa con le spalle al muro, marciando verso l’uscita della Sala Comune.
-Ti voglio bene, anche io, Herm!- ridacchiò Theodore, contento di aver vinto la battaglia.
-Impiccati!- rispose lei, mentre il passaggio si chiudeva.
 











Ecco a voi, il diciassettesimo capitolo, in ritardo di due giorni :DD
Spero vi piaccia,
Juliet :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18.





Di fortuna al mondo ce n’è poca, ma di solito, prima o dopo, si decide a girare e a toccare un po’ tutti. Di sfiga invece ce n’è davvero tantissima e, al contrario di sua sorella, la signorina Fortuna, tende ad affezionarsi ad una sola persona. Quando poi si rende conto di averti spremuto fino all’osso e che ormai ti sono capitate abbastanza sciagure, allora come la migliore dei parassiti, va ad attaccarsi ad un’altra persona.
Quel bel venerdì, il premio per la più grande quantità di sfiga accumulata, venne assegnato a Blaise Zabini.
A Novembre ormai inoltrato, il clima inglese non è poi dei più miti, anzi quelli abituati alle temperature calde anche in inverno, direbbero che è il clima adatto per gli orsi polari. Ma Blaise, inglese tutto d’un pezzo, non credeva nelle sciocchezze come il raffreddore, la gastrite, l’intossicazione, la varicella o la cistite. Semplicemente credeva di essere immune da qualsiasi tipo di malattia, infezione o influenza.
E fu proprio quest’ultima che stava per condurlo a morte certa.
-Che diavolo significa che stai male?!- aveva urlato Hermione, in preda ad una crisi di nervi.
-Mi sdono beggado l’invluenza- disse Blaise, tirando poi su con il naso.
-Io ti faccio fuori, Blaise! Non arriverai mai a finire la scuola, morirai qui come Mirtilla Malcontenta e vi farete compagnia in quello stupido bagno per il resto della vostra miserabile eternità!- aveva detto, ancora più contrariata, Hermione.
-Herm, non lo vedi che sta uno schifo?- chiese Daphne, porgendo disgustata un fazzolettino a Blaise.
-Starà peggio quando mi sarà passato sotto le mani!-.
-Herm, che ne dici se andiamo a prendere un caffè? Anzi no, il caffè sarebbe controproducente, andiamo a prendere una camomilla, vuoi?- intervenne Pansy, portando via Hermione, ormai con un diavolo per capello. L’aveva spinta fuori dalla stanza e poi aveva rimesso la testa dentro –Io la porto via per un po’, tu va da Madama Chips e fatti dare qualcosa per l’influenza o non arriverai a vedere il tramonto- aveva suggerito Pansy, prima di sparire.
Blaise si era lasciato cadere sul letto e aveva sbuffato sonoramente.
-Andiamo, ti accompagno da Madama Chips- disse Daphne, aiutando Blaise ad alzarsi dal letto.
-Sto ber borire, vero?- chiese il ragazzo, sconsolato.
-Come sei melodrammatico, al massimo rimarrai moribondo per qualche giorno-.
-Herbione bi abbazza!- aveva detto lui.
-Cosa vuoi che faccia, io? Te lo avevamo detto che ti saresti beccato l’influenza, ma tu hai comunque voluto fare quella scommessa con Theo e adesso ne paghi le conseguenze- aveva detto la bionda.
-Ba ho faddo solo un tuffo!-.
-Ti sei buttato nel Lago Nero a metà Novembre! Non importa se era un tuffo o un bagno di quattro ore! E adesso zitto e cammina- disse Daphne, resistendo alla tentazione di mollargli un ciaffone.
Camminarono fino all’Infermeria in silenzio e una volta arrivati, Daphne aiutò Blaise a stendersi sul lettino. Poi si accomodò vicino a lui, in attesa di Madama Chips.
-Credo che tu ed Hermione dobbiate parlare, con calma, di quello che è successo. Lo sai com’è fatta, lei vuole avere sempre ragione e tu ti sei comportato da cretino per una stupida...-.
Daphne venne interrotta da Blaise, prima di poter aggiungere altro –Lo so, sdono sdado uno sdubido, ma che ci bosso fare ora?-.
-Oh non sarò di certo io ad aiutarti, Blaise, tu hai fatto il casino e tu rimedierai-.
In quel momento arrivò Madama Chips che chiese alla ragazza di uscire. Lei, fingendo di dare un bacio a Blaise, gli disse –Se rovinerai il Giorno delle Serpi per uno stupido raffreddore, Hermione ti farà rimpiangere di essere nato, quindi rimettiti-. Poi lo baciò sul serio sullo zigomo e lasciò l’Infermeria in fretta.
Nessuno si era accorto della ragazza dietro la tenda che divideva il suo letto e quello di Blaise.
 
Quando era arrivata in Infermeria, non si aspettava di certo di sentire una storia come quella, che avrebbe potuto darle una qualche possibilità con Draco.
Come le aveva ordinato Madama Chips, si era seduta sul letto e aveva aspettato tranquilla che la donna tornasse con la sua pozione per il mal di testa. Sentendo la porta aprirsi, Allison, aveva pensato ad un possibile ritorno dell’infermiera e invece aveva sentito due voci, una femminile e una maschile. Non le piaceva origliare, ma non si sarebbe di certo tappata le orecchie.
-Credo che tu ed Hermione dobbiate parlare, con calma, di quello che è successo. Lo sai com’è fatta, lei vuole avere sempre ragione e tu ti sei comportato da cretino per una stupida- disse la ragazza.
C’entra la Granger. Probabilmente questo ragazzo l’avrà tradita con una stupida…penso Allison, interpretando le parole di Daphne. Povero Draco, quella manipolatrice lo sta prendendo in giro!
–Lo so, sdono sdado uno sdubido, ma che ci bosso fare ora?- rispose il ragazzo.
Ed ecco l’ammissione di colpa, disse Allison tra sé e sé.
-Oh non sarò di certo io ad aiutarti, Blaise, tu hai fatto il casino e tu rimedierai- disse la ragazza.
Poi entrò Madama Chips.
-Signorina Greengrass, signor Zabini, che fate qui?-.
-Blaise ha l’influenza, Madama Chips- disse Daphne.
-Vada via, signorina Greengrass, non vorrei che la prendesse anche lei- disse la donna.
Pochi secondi dopo, Daphne Greengrass era andata via, lei aveva avuto il suo rimedio e una scusa per uscire con uno dei più bei ragazzi che avessero mai messo piede a Hogwarts.
 
Corse fino al campo di Quidditch, dove la squadra di Grifondoro si stava allenando. La pioggia batteva forte e anche se aveva le scarpe zuppe d’acqua e fango, non si fermò, fin quando non vide Draco in volo. Si fermò sotto il portico riparato da cui uscivano i giocatori e ogni tanto, quando credeva che Draco potesse vederla, agitava le braccia, sperando che lui la notasse.
Quando successe, Draco con un atterraggio poco delicato, si fermò davanti a lei. Di solito era gentile con tutti, ma da un po’ di tempo era teso come una corda di violino e nervoso fino all’inverosimile. La notte faceva sogni strani, con la Granger protagonista che prima gli diceva di essere troppo per lui e poi arrivava quasi a violentarlo a lezione di Divinazione, durante la giornata, tentava di non far del male a nessuno di quelli che continuavano a fare apprezzamenti poco consoni sulla sua finta fidanzata in sua presenza, in più ci si metteva anche il Quidditch e la maledetta Pluffa che gli sfuggiva sempre di mano e quella ragazza che ultimamente lo seguiva ovunque in modo quasi ossessivo.
-Ciao, Draco- disse lei, sorridendo languida.
-Ciao, Allison. Che succede?- chiese brusco.
-Volevo chiederti se questo fine settimana sei libero.. potremmo andare ad Hogsmeade insieme se ti va- disse lei.
-Ehm, io ho una ragazza- disse lui, con un tono che parlava da sé.
-Si, ma lei sta con Zabini… ho sentito Daphne Greengrass in infermeria parlare con Blaise Zabini, a quanto pare tra lui e la Granger è successo qualcosa. Lui l’ha tradita con una stupida- disse Allison tra la frenesia e la gioia.
-Che cosa?- chiese Draco senza fiato.
-Si, te lo giuro. Allora, vieni a Hogsmeade con me?-.
Draco, perso nel rivivere i suoi sogni erotici su Hermione, non l’ascoltò nemmeno. Mollò la scopa ai piedi di Allison e corse come un forsennato fino a scuola.
 
Un normale raffreddore poteva diventare una sciagura in due situazioni:
1.      La tua migliore amica è una potenziale psicopatica.
2.      Vuoi rovinare i piani della suddetta migliore amica.
Hermione non aveva ancora capito come Blaise avesse potuto fare una cosa del genere.
Il bagno nel Lago Nero a metà Novembre… che idiota! pensava sorseggiando la sua camomilla.
-Granger, io e te dobbiamo parlare- disse Draco alle sue spalle.
Lei si voltò con calma, quasi come se non le interessasse a prescindere quello che lui aveva da dire. Era bagnato fradicio, i capelli appiccicati alla fronte e la camicia incollata alla pelle. Delle gocce di acqua, scendevano dalle tempie, lungo gli zigomi, fino ad attraversare le labbra sottili e ad arrivare al collo bianco e a scendere sempre più giù.
Hermione distolse lo sguardo da una di queste piccole tentatrici e riportò gli occhi sul volto del ragazzo, arrossendo leggermente.
-Che hai fatto, Malfoy? Ti verrà una polmonite- disse.
-Devo parlarti adesso… in privato- riprese lui, ignorando la sua domanda.
Lei espirò storcendo leggermente le labbra e poi annuì. Si alzò con calma, raccolse le sue cose e disse a Pansy che sarebbe tornata in qualche minuto. Poi seguì Draco fuori dalla Sala Grande, fino alla stanza che li aveva visti insieme, quando tutto era iniziato.
-Perché siamo qui? Che c’è che non puoi dirmi davanti a tutti?- disse lei, ormai incuriosita.
-Ti avevo detto che stavi passando troppo tempo con Zabini?-.
-Si, me lo avevi detto-.
-E tu hai ritenuto fosse divertente spassartela con lui, per farmi incazzare?-.
-Io che cosa?!-.
-Smettila di mentire, Granger! Mi hanno detto testuali parole “Ho sentito Daphne Greengrass in infermeria parlare con Blaise Zabini, a quanto pare tra lui e la Granger è successo qualcosa”. Come me lo spieghi questo?-.
-Punto primo, tra me e Blaise non c’è assolutamente niente se non una grande amicizia. Punto secondo, l’unica cosa che in questi giorni è successa con Blaise e che lui si è beccato l’influenza per colpa di una stupida scommessa- disse lei avvicinandosi a Draco. –Punto terzo, non riesco a capire il motivo di una scenata di gelosia. Sei zuppo, hai gli occhi lucidi e sei più pallido del solito- riprese, poggiando una mano sulla fronte di Draco –Hai l’influenza, Malfoy, fatti vedere da Madama Chips- concluse poi allontanandosi di botto.
Draco l’afferrò per le braccia e la strattonò avvicinandola a sé.
-Perché dovrei crederti? Tu menti e inganni- disse lui, appoggiando la fronte a quella di Hermione e guardandola negli occhi. -In questo momento potresti anche star mentendo e io non lo saprei, perché sei brava, maledettamente brava a raccontare bugie… e bella, maledettamen…- non finì mai la frase, perché si accasciò a peso morto sulla ragazza che, per volontà di Merlino, riuscì a malapena a sostenerlo.
Provò a stenderlo per terra, senza fargli male e quando ci riuscì, tirò fuori la bacchetta e tentò di farlo rinvenire.
Dopo il terzo tentativo, fece levitare il corpo di Draco e corse in Infermeria.












Per questo capitolo dovete ringraziare la febbre che mi sta dilaniando da tre giorni... forse è per questo che si ammalano tutti! Boh, vabbé!
Comunque, passi in avanti per i nostri garzoncelli (ma come parlo?! Sto delirando), che ormai si divertono a confondersi tra di loro.
Qualcuno mi aveva chiesto di Allison, se non sbaglio nelle recensioni precedenti (si, non ho ancora risposto, appena pubblico questo capitolo lo faccio, lo prometto) e qui ritorna. Precisiamo che sono passati alcuni giorni, da come si capisce tra le righe verso la fine, da quando si sono incontrati per la prima volta e quindi hanno un po' più di confidenza.
All'inizo ho anche nominato Mirtilla Malcontenta che, dato che Voldemort non è mai mort o esistit (sto delirando, compatitemi) non dovrebbe stare in quel cubicolo, ma io l'ho fatta morire lo stesso, nella mia testa, mentre il bagno un giorno era allagato lei è scivolata e ha battuto la testa (che fine di merda!).
Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio,
Julietdelirante 8)

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19.






-Hai visto Draco?- chiese Harry, preoccupato, a Neville.
-No, perché?-.
-È fuggito dal campo di Quidditch, durante gli allenamenti. Grazie comunque, Neville-.
Harry riprese a camminare velocemente per tutto il castello, chiedendo di Draco, fin quando la voce di una ragazza non attirò la sua attenzione.
-Maledetta! “Torno in due minuti, non preoccuparti” diceva, “non ammazzo nessuno, lo prometto” diceva. Se ha fatto fuori Blaise, Daphne mi ammazza, Theodore mi ammazza, anche Blaise dall’oltretomba mi ammazza!-.
-Parkinson, che ti prende?- chiese Harry, dimenticandosi di Draco.
-La mia vita è finita! Ecco cosa succede! Il tuo amico voleva parlare con Hermione, ma lei era nervosa, allora io l’ho portata a prendere una camomilla in Sala Grande e lei si stava calmando, ma poi è arrivato lui, tutto bagnato, proprio come te in questo momento, e le ha detto “Granger, devo parlarti in privato” e allora Hermione mi ha detto “Torno tra due minuti, Pansy” e poi sono andati via!- disse la ragazza urlando e senza riprendere fiato –Se Hermione ammazza il tuo amico, la mia vita è finita, vivrò per sempre con i sensi di colpa, non tanto per Malfoy, ma se lei si ricorda di dover far fuori Blaise, Daphne mi odierà per sempre, Theodore mi lascerà e io vivrò il resto della mia vita vecchia e sola, con dodici gatti se sarò fortunata, come la McGranitt!- concluse, mentre, afferrato per la camica Harry, lo sbatacchiava.
-Parkinson, calmati!- ribatté Harry, afferrandole le mani, per farla smettere. –Nessuno morirà, chiaro?-.
Pansy lo mollò di botto e puntò gli occhi nel vuoto.
-Tu… tu non la conosci! Quella ragazza è un’Erinni in un corpo umano! Devo trovarla prima che sia troppo tardi… e tu mi aiuterai, Potter!- disse con sguardo da folle.
-E perché mai?-.
-Perché è tutta colpa del tuo amico! Adesso muoviti!- prese poi Harry per un orecchio e lo trascinò alla ricerca di Hermione.
 
Toc. Toc. Toc.
Niente.
Toc. Toc. Toc.
Niente.
Mi stanno prendendo in giro?  si domandò Daphne. Al diavolo le buone maniere!
-Millicent!- esclamò attirando l’attenzione della ragazza. –Ascolta, non riesco ad aprire la porta, mi daresti una mano?-.
-Ma certo!-.
Millicent si accostò alla porta e con una spinta decisa, la porta cominciò a spostarsi leggermente. Andò avanti così, fin quando Daphne non riuscì a mettere dentro almeno la testa. Poi ringraziò Millicent, promettendole che sarebbero andate insieme ad Hogsmeade un fine settimana.
Daphne riuscì finalmente a guardare dentro la stanza e per poco non le venne un attacco di cuore, quando vide il caos che c’era.
Abbassò quindi lo sguardo e vide un baule, che assomigliava a quello suo, bloccare la porta.
Impugnò la bacchetta con la mano sinistra, infilò dentro il braccio e, dopo tre tentativi falliti, riuscì a far levitare lontano dalla porta il baule. Poi aprì la porta, entrò e se la richiuse alle spalle.
La luce soffusa delle poche candele accese dava all’ambiente, già di per sé orribile, una sfumatura inquietante.
-Ehm… Pansy?- chiamò cauta, quasi sottovoce.
Nessuno le rispose, ma un libro cadde giù da una mensola alle sue spalle, facendola sobbalzare spaventata. Decise di riprovarci.
-Her-Hermione?- chiese di nuovo.
Questa volta niente si mosse e l’unica cosa che le fece venire la pelle d’oca, fu la voce inquietante e vagamente spiritata che le rispose.
-Uccidimi- disse.
-Sei tu, Herm?- chiese leggermente più tranquilla.
-No, è la Fatina dei Denti che prende il thè con Babbo Natale. Chi diavolo vuoi che sia?- disse questa volta più arrabbiata la voce di Hermione.
La suddetta ragazza venne fuori da sotto il mucchio di vestiti e oggetti, sparsi sul pavimento.
-Che è successo qui dentro?- chiese Daphne, ignorando il tono sarcastico dell’amica.
-Questo,- disse Hermione mettendosi completamente in piedi e allargando le braccia come a mostrare meglio a Daphne ciò che la circondava, -È il miserabile stato in cui attualmente si trova il mio cervello!- continuò con un sorrisetto da squilibrata sul volto.
-Che intendi?- chiese la bionda, che adesso aveva preso a preoccuparsi per lo stato psicologico di Hermione.
-Vedi, oggi mi è arrivata una lettera da mia madre. Fin qui, niente di particolare, ma il contenuto della lettera era tutto tranne che ordinario. Diceva, infatti, che lei e mio padre avrebbero avuto piacere ad avermi a pranzo a casa, la settimana prossima, o che, in caso io rifiutassi per i troppi impegni scolastici, avrebbero avuto piacere nel visitarmi… qui. Ad Hogwarts. Adesso, mia cara Daphne, le domande sono sorte spontanee nella mia testolina organizzata e i miei neuroni, quelli che non sono stati ancora bruciati dai pensieri impudici su Malfoy,- continuò Hermione senza accorgersi di quello che diceva, -si sono messi alla ricerca delle risposte. Prima domanda: siamo sotto il periodo di Natale, tra meno di tre settimane avrei comunque rivisto mia madre e mio padre, quindi perché questa fretta di rivedermi? Seconda domanda: è possibile lasciare Hogwarts, per tornare momentaneamente a casa, senza il pretesto delle festività? Adesso, dato che io non ho saputo rispondere a nessuna delle due, mi daresti tu, mia cara, delle risposte?- concluse Hermione con sguardo allucinato.
Daphne si schiarì la voce e, soprassedendo alla considerazione su Malfoy, rispose con calma.
-Io non credo di essere in grado di dare una risposta alle tue domande, magari Pansy lo saprà! Anzi, sai che ti dico? La vado a cercare e torniamo subito, magari accompagnate da una buona camomilla e una resistente camicia di forza-.
Poi aprì di getto la porta e risalì le scale per la Sala Comune di corsa.
Con la velocità con cui correva, ci aveva messo meno di dieci minuti a setacciare Hogwarts e a torvare Pansy.
-Codice rosso, codice rosso! È impazzita, del tutto impazzita, intendo!- urlò quando vide l’amica.
-Codice rosso?!- rispose quella di rimando. –E dove la trovo adesso una camicia di forza?!- disse in preda al panico la mora.
-Non lo so, ma la nostra stanza è a soqquadro e lei ha due occhi da pazza che non terminano più! Inoltre ha involontariamente ammesso di fare…- Daphne si bloccò e dopo essersi guardata attorno con fare cospiratorio, abbassò la voce e sussurrò –pensieri impudici su Malfoy!-.
Pansy la guardò preoccupata.
-Vai in Sala Grande, procurati un litro di camomilla, io vado a cercare un elfo, magari riesce a procurarmi delle catene. Ci vediamo in stanza tra cinque minuti-.
Daphne annuì e poi si separarono.
 
-Hermione!- esclamò una voce con tono da bambina.
-Pansy, non credo che con questa voce inquietante, tu possa calmarla!- disse Daphne.
-Beh, allora se hai un’idea migliore, usala!- rispose Pansy offesa.
Hermione che era tornata a seppellirsi sotto i vestiti, si mise seduta sul pavimento, inquietata da un tintinnante rumore di catene.
-Che volete fare con quelle?- chiese.
-Con cosa? Oh, le catene! Volevamo… fissare meglio il baule di Daphne al suo letto!- disse la mora.
-Allora, avete le mie risposte?- chiese la riccia, lasciando perdere le catene.
-Oh! Ehm… si e no. Vedi, forse ai tuoi genitori manchi così tanto che non possono aspettare Natale per vederti!- disse Daphne.
-Ok, Daph. E la seconda?-.
-A questa rispondo io!- s’intromise Pansy, mentre si sedeva alla sinistra di Hermione e Daphne alla sua destra. –Vedi, io non credo sia possibile, ma i tuoi genitori potrebbero aver convinto Silente a fare un’eccezione… gli avranno detto che gli manchi da morire-.
-E allora perché non lo hanno fatto anche gli scorsi anni?-.
-Non lo sappiamo, Herm… ma cambiando discorso, perché hai messo a soqquadro la stanza?-.
-Mi dovevo sfogare-.
-E cambiando discorso di nuovo, prima hai accennato a dei pensieri... impudici… su Malfoy. Commenti in proposito? Si accettano anche spiegazioni- disse Daphne, tastando il terreno.
-Non c’è niente da spiegare. Sono impazzita. Completamente impazzita. Prima lo avrei mai fatto? No! Adesso? Tutti i giorni! Detesto quella piattola di Allison Callum? Si! Perché? Perché gli sta sempre appiccicata come una cozza! Oggi, quando stavo uscendo dall’Infermeria, dopo averci portato Malfoy, l’ho trovata lì fuori perché voleva vederlo. Vi sembra normale? No! Credete abbia capito, come ha fatto a rintracciarlo in Infermeria? Neanche! So solo che quella ragazza è più appiccicosa di pus di Bubotubero puro! La detesto? Si! La ucciderei quando la vedo insieme a Malfoy? No, la crucerei! Mi sono presa una cotta per lui? Non ne ho idea!- disse buttandosi a peso morto sul pavimento. –Mi sono fatta male? Si… ahia- concluse senza forze.
Pansy e Daphne si guardarono.
-Abbiamo un bel casino tra le mani?-  disse la prima.
-Si!- risposero in coro.












Rieccomiiii! :D Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto perché il prossimo sarà incentrato su Draco :D
Un bacio a tutti,
Juliet :3

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20.




Era strano.
Un attimo prima era nei Sotterranei con la Granger e adesso era lì, tra un letto vuoto e un Zabini con quaranta di febbre… più o meno come lui.
-Madama Chips, le giuro che sto bene!- sussurrò alla donna che tentava di rifilargli pozioni su pozioni.
-Signor Malfoy, la signorina Granger l’ha portata qui praticamente svenuto, ha dormito per otto ore di fila e nel frattempo urlava come un forsennato. Vuole davvero farmi credere di stare bene?- disse la donna rimproverandolo.
-Scusi, aspetti. Mi sono perso: chi è che mi ha portato qui?- chiese un po’ sbalordito.
-La signorina Granger. Doveva vederla, era così preoccupata!- disse la donna. –Adesso prenda queste due e fra tre ore, non si dimentichi di prendere anche questa- concluse mettendogli sul comodino tre fiale.
Ingurgitò, solo per far in modo che Madama Chips lo lasciasse andare, le prime due fiale dal sapore disgustoso. Si ripromise quindi che alla prima occasione si sarebbe tagliato la lingua, se il sapore non se ne fosse andato.
-Può andare via, signor Malfoy- disse l’infermiera.
A quel punto, Draco si rivestì in fretta e disordinatamente e lasciò l’Infermeria, con l’intenzione di trovare la Granger.
Stava quasi per imboccare l’ultima scalinata, quando una ragazza lo chiamò.
-Draco, aspetta, devo parlarti- disse Ginny correndo trafelata verso di lui.
Lui la guardò con sguardo dispiaciuto, come a dirle che per il momento non aveva tempo e che avrebbero parlato più tardi, ma in quel lasso di tempo, la scalinata, cambiò direzione e lui dovette rassegnarsi ad aspettare.
-Dimmi, Ginny- disse, battendo un piede per terra per il nervosismo.
-Pensavo che se stasera ti va, possiamo passare un’oretta davanti al fuoco come facciamo sempre- disse lei, quasi speranzosa, mentre Draco osservava il movimento continuo delle scale.
-Ehm… stasera? Non lo so, Ginny, vedremo. Ma il tuo ragazzo? Lui non si sentirà un po’ messo da parte?- chiese allungando il collo oltre le spalle di Ginny.
-Lascia perdere il mio ragazzo, non preoccuparti di lui. Draco, posso sapere dove vai con così tanta fretta?-.
-Nei Sotterranei. Devo parlare con la Gran… con Hermione- si corresse lui, imboccando finalmente la scala che si era appena fermata.
Ginny rimase un attimo basita, poi cominciò a seguirlo, tentando di tenere il suo passo.
-Che devi dirle?-.
-Sono affari tra me e la mia ragazza, Gin- rispose lui automaticamente.
-Ma io sono tua amica!- protestò lei.
-Si, ma…-.
Draco non terminò la frase, perché una massa di capelli biondi lo placcò, buttandolo a terra.
-Ma è un complotto!- esclamò dolorante.
-Ciao Draco!- disse Allison, china a quattro piedi su di lui. –Ti va di andare ad Hogsmeade questo fine settimana? Adesso che non stai più con la Granger, puoi venire con me!- disse lei sorridente, non muovendosi di un millimetro dalla posizione in cui era.
Draco, tentando di divincolarsi e di rimettersi in piedi, farfugliava cose su incidenti, complotti e congiure.
-Vi siete lasciati?- disse Ginny, fulminando con gli occhi la nuova rivale.
-No, io e la Gr… volevo dire, io ed Hermione non ci siamo lasciati. E adesso, Allison, fammi il favore di spostarti- disse, tentando di non perdere la pazienza.
-Ma certo che vi siete lasciati, lei ti ha tradito!- esclamò Allison.
-Lei non mi ha tradito con nessuno, hai capito male tu e la prossima volta, quando origli, cerca di capire ciò che viene detto. Non posso venire ad Hogsmeade con te, mi dispiace. Ginny, non ti dirò quello che faccio, dico o penso di Hermione. E adesso, se volete scusarmi, io avrei da fare- disse quindi rimettendosi in piedi e spolverandosi i vestiti.
Poi riprese a camminare, più veloce di prima, in modo che le due ragazze non potessero seguirlo.
-Ti conviene farti da parte, biondina. Questo pezzo è già stato comprato- sussurrò fredda Ginny, quando Draco era ormai lontano.
-Non ci conterei, si vede che gli piaccio- rispose impertinente Allison.
Quindi si guardarono con aria di sfida, si snobbarono portando il naso all’insù e, dandosi le spalle, si incamminarono in direzioni opposte.
 
L’acqua che sgocciolava nei sotterranei dava la stessa inquietudine che un castello abbandonato e pieno di fantasmi offriva.
Erano ormai trenta minuti che Draco era lì fuori, in attesa che qualcuno uscisse o entrasse.
Si era seduto per terra, bagnandosi i pantaloni, e tirava sassolini contro la parete opposta, per ammazzare il tempo.
Ad un tratto, delle voci, provenienti dal fondo della galleria, gli fecero capire che tra poco, i proprietari sarebbero arrivati.
Merlino sia lodato! pensò Draco.
-Hey, noi non ci conosciamo, ma potreste farmi un favore? Fate uscire Hermione Granger, devo parlarle- disse ai ragazzi quando questi gli si fermarono davanti.
-Noi non facciamo favori a nessuno, né tantomeno ad un Grifondoro!- disse uno a nome di tutti.
Draco sospirò e scosse la testa.
-Sentite, io sono un Prefetto, ma oggi ho dimenticato la spilla. La McGranitt mi ha dato questo foglio- disse uscendo un pezzo di carta dalla tasca, -da consegnare al vostro Prefetto, quindi se non la fate uscire, dirò alla professoressa di prendersela con voi, anzi cominciate a darmi i vostri nomi- mentì, recitando alla perfezione.
-Beh, se è così, signor Prefetto, andiamo subito a chiamare la signorina Granger- disse quello, ripensandoci.
-Perfetto. Aspetterò qui- rispose Draco.
Quando quelli entrarono, lui guardò il foglio che aveva in mano.
1.      Tema di Pozioni
2.      Esercizi di Trasfigurazione
3.      Allenamenti
4.      Cena
Quando si accorse che era una semplice lista delle cose che doveva fare quel giorno, si mise a ridere ed era così che lo trovò Hermione quando uscì.
-Che ti ridi?- disse.
-Oh, ehm.. niente, ho pensato ad una cosa divertente. Devo parlarti-.
-Si, lo avevo capito quando quei ragazzini mi hanno detto che un Prefetto biondo di Grifondoro doveva parlarmi. Paciock non è biondo e neanche la Patil- disse lei con un ghigno.
-Sei davvero perspicace- disse lui.
-Me la cavo, allora che devi dirmi?-.
-Non qui- disse lui.
Lei sbuffò e fece strada fino ad un ripostiglio per le scope, poco usato anche da Gazza per la sua lontananza dal resto del castello.
Una volta entrati, lei chiuse la porta ed accese la bacchetta.
-Dimmi-.
-Non sei stata con Zabini, vero?- disse Draco senza peli sulla lingua.
Gli si formò un nodo allo stomaco, durante il lasso di tempo in cui Hermione non parlò.
-Te l’ho già detto, no. E ti ho già detto che non capisco la tua gelosia- rispose lei.
-Io.. io non sono geloso- affermò Draco con tono strano.
Lei lo guardò con scetticismo e allora lui continuò.
-Vedi, è che c’è quella Allison, che non mi molla un attimo, vuole venire ad Hogsmeade con me, mi segue, poco fa mi ha anche placcato e mi stava sopra come se… beh, hai capito, no?-.
Hermione, dopo essersi quasi scheggiata i denti a causa della tensione della sua mascella, spense la luce della bacchetta, aprì la porta e cominciò a marciare, allontanandosi dal ripostiglio delle scope.
-Granger, dove stai andando?- chiese Draco, quando, ripresosi, riuscì a raggiungerla.
-Devo rimettere a posto quella stupida oca bionda-rispose senza neanche guardare Draco, che continuava ad inseguirla.
-Cosa?! No!- disse lui, temendo che la ragazza commettesse un omicidio.
-No?- ripetè lei, fermandosi.
-Ehm…-.
-Se prova ad avvicinarsi ancora a te, anche quando siete in pubblico, io l’ammazzo, quindi meglio darle una lezione oggi, che farla fuori domani!- siegò lei, rimettendosi in marcia.
Per sfortuna di Draco, Allison si trovava a meno di duecento metri da Hermione, che aveva già alzanto la bacchetta ed accellerato il passo.
-Hey tu!- urlò la mora, in direzione della Corvonero.
Draco, trattenne il fiato mentre cercava ancora, con voce più bassa, a convincere Hermione a non fare cazzate.
Gli amici di Allison, andarono via, quando la bionda fece segno loro di allontanarsi.
-Ciao, Granger. Mi sembri un po’ nervosa, giusto?-.
Draco si batté una mano in faccia ed Allison, la cui attenzione era prima interamente focalizzata su Hermione, lo notò.
-Oh, ciao Draco!- disse sorridente, avvicinandosi. –Ci hai ripensato e hai deciso di portarmi ad Hogsmeade?- chiese aggrappandosi al suo braccio.
Hermione, il cui tic all’occhio sinistro era già partito, le puntò la bacchetta alla gola.
-Giù le mani dal mio ragazzo, piattola! Non provare ad avvicinarti a meno di duecento metri da lui, perché ti stacco le braccia e ti ci prendo a schiaffi-.
La voce tagliente di Hermione, fece deglutire Allison, che mollò il braccio di Draco ma non si allontanò da lui.
-Tu lo hai tradito e io lo so. Non fare tanto la gelosa, Granger, hai perso ogni diritto su di lui- disse altezzosa.
-Io non ho tradito proprio nessuno e non sono gelosa!- urlò Hermione.
Draco, a quel punto, prima di assistere ad una carneficina, prese la mano di Hermione che stringeva ossessivamente la bacchetta e le si avvicinò. Passò un braccio attorno alle spalle della sua finta fidanzata e le baciò una tempia.
-Lascia perdere, Hermione, andiamo via- le disse a bassa voce, senza allontanare le labbra dalla sua tempia.
Hermione, come sotto l’effetto di un calmante, abbassò la bacchetta e rivolse un ultimo sguardo omicida nella direzione della bionda che riacquistato il colorito perso durante il breve scambio di battute, corse via con le lacrime agli occhi, alla vista della scena.
-Stai meglio ora?- chiese lui, passando anche l’altro braccio attorno ad Hermione e stringendola.
Lei, con le braccia abbandonate lungo il corpo e la bacchetta ancora in mano, appoggiò la testa sul petto del ragazzo.
-Molto- rispose, annusando il profumo dei vestiti di Draco.
-Ottimo, vieni ti riaccompagno a Serpeverde- disse lui, sciogliendo l’abbraccio e porgendole la mano.
Lei la prese volentieri, sorridendo piano.
Tornarono indietro nel silenzio più assoluto.












Ed eccola qui, Juliet che manca da due settimane, ma che in questi giorni ha fatto la stilista, la pasticciera e all'occorrenza anche la tipografa.
Ora smetto di annoiarvi perché devo andare a mare, risponderò alle recensioni dal cellulare (se questo ha la bontà di collegarsi ad internet).
Un bacio a tutti,
Juliet (che non vuole essere linciata) :DD

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21






-Ok, ho capito- esclamò Hermione rizzandosi a sedere sul letto.
Le voci delle sue, attualmente tre, compagne di stanza raggiunsero le sue orecchie esibendosi in borbottii irritati e invettive poco degne della bocca di ragazze per bene.
Hermione saettò giù dal letto, recuperò in fretta le pantofole e andò a scrollare per prima Daphne.
-Daph. Daph, svegliati, ho capito!- sussurrò, muovendo con forza la spalla della ragazza.
-Ma che accidenti ti sei fumata? Sono le… le cinque del mattino ed è anche domenica!- disse la bionda, aprendo un solo occhio, per guardare la sua amica.
-Alzati, mi serve aiuto-.
-Se mi vengono le occhiaie per colpa tua, me la paghi cara, Granger- disse Daphne sollevandosi su un braccio.
Ma Hermione non l’aveva neanche calcolata, era andata invece a svegliare anche Pansy, la quale, dopo una lunga sequela di minacce ed insulti della peggior specie, decise di dare la possibilità ad Hermione di spiegarsi.
Per tutta risposta, Hermione uscì dalla stanza, facendo loro segnale di non fare rumore per non svegliare Millicent, che ancora sonnecchiava nel suo letto.
Quando tutt’e tre furono uscite, Hermione attaccò, sempre sottovoce, a spiegarsi.
-Sono adesso del tutto convinta di aver preso una sbandata per Malfoy. Ci ho pensato tutta la notte ed è ovvio che se è riuscito a farmi abbassare la bacchetta, deve per forza contare qualcosa nella mia scala affettiva- poi fece una pausa e riprese. –Adesso, sorge un altro problema: quella gatta secca di Allison Miller-.
-Ma chi quella psicopatica di Corvonero?- chiese Daphne, stranita.
-Daphne, vi avevo già parlato di questa tipa, di che ti sorprendi?-.
-In realtà tu ci hai parlato di “una stralunata bionda che ha preso lezioni di deficienza dalla Lovegood e Paciock”, non di Allison Miller- asserì Pansy.
-Ok, qual è il problema? Potrebbe chiamarsi anche Kelly Tunner, che cambierebbe?-.
-Tu non capisci, Herm, quella schizzata è la tipa che al suo primo anno ha dato un pugno a Flitt!-.
Hermione spalancò la bocca, sorpresa.
-Quella che ha rotto il naso a quella bestia di Flitt?!-.
-Sì! Non dirmi che è lei quella che ci prova con Malfoy, perché è pericolosa… anche se tu puoi esserlo molto di più- considerò Daphne. –Sinceramente in una lotta tra voi due, non so chi ne uscirebbe vittoriosa… ma io punto su di te e la tua cattiveria-.
-Non importa se è una psicopatica, ho fatto piangere come bambini capricciosi, ragazzi grandi quasi il triplo di lei. Devo sbarazzarmene. Definitivamente- disse Hermione.
-Vuoi ucciderla?!- chiese Pansy allarmata.
-Cosa? No! Questo era il piano dell’altra sera… adesso si passa al piano B. Ma se il piano B non dovesse funzionare, l’ammazziamo e occultiamo il cadavere, tutto chiaro?-.
-La buttiamo nel Lago Nero?- chiese Pansy.
-A dove nascondere il cadavere ci pensiamo un altro giorno. Per ora, il piano B prevede di rovinare la sua vita sociale-.
-Perché?-.
-Perché quando sei solo e senza amici perdi la grinta e la voglia di combattere-.
-Terrorismo psicologico… mi piace!- esclamò Daphne.
-Come posso io, così buona e gentile, essere amica vostra?- chiese ancora Pansy.
-Si chiamano “misteri della vita”. Ho anche capito, ma questa volta non sono tanto sicura di aver ragione, quello che vogliono dirmi i miei genitori. Perché diciamocelo, nessuno è mai venuto ad Hogwarts a fare visita ad uno studente, quindi è qualcosa di grosso che ha a che fare con la mia vita. In ogni caso ho mandanto un gufo alla mamma, l’altro giorno, e le ho chiesto se fosse possibile riamandare fino a Natale ciò che vogliono dirmi. Mi ha risposto ieri sera e ha detto che anche se le sarebbe piaciuto vedermi prima, aspetterà per non mettermi in imbarazzo-.
-Cosa credi ti vogliano dire?- sussurrò Daphne.
-All’inizio ho creduto mi avessero trovato marito, ma poi ho pensato che i miei hanno sempre detto che sarei dovuta essere io a scegliere, quindi ho accantonato l’idea. Poi ho creduto fosse morto qualcuno, un parente stretto, magari, ma i nostri parenti stanno tutti all’estero e ho messo da parte anche questa idea. Sinceramente non lo so, io non credo sia una comunicazione, credo piuttosto sia… beh, credo abbiano saputo della mia relazione con Malfoy e che lo vogliano conoscere, quindi sì, posso affermare con certezza che potrebbe essere un’imminente tragedia- disse Hermione gesticolando.
-Non vorrei essere nei tuoi panni- disse Pansy, ridacchiando.
-Oh, ma è questo il bello!- rispose Hermione con un sorriso sadico. –Ho mandato un gufo anche ai vostri genitori. Ho detto loro che avreste passato il Natale da me, così se i miei vogliono conoscere Malfoy o invitarlo, voi sarete lì con me-.
-Sei una.. non te lo dico che cosa sei, è troppo maleducato!- rispose Daphne.
-Anche io vi voglio bene, ragazze. Passeremo il miglior Natale di sempre- disse sorridendo la riccia.
 
Ginny Weasley era sempre stata una ragazza composta. Non si era mai lasciata andare a attacchi isterici, scenate o drammi.
Quella volta però si ritrovava a fronteggiare un nemico alquanto potente e determinato. Allison Miller non era una da sottovalutare, anzi. Era una ragazza da cui guardarsi perché usava tutta la sua intelligenza per arrivare ai suoi scopi.
Quindi, quando quel giorno Danny era arrivato con un sorriso a trentadue denti spiattellato in faccia, l’unico istinto di Ginny fu quello di mollargli un ciaffone… così, senza motivo. Anzi, il motivo c’era. Come si permetteva lui di essere così allegro e sorridente, quando lei aveva un casino di proporzioni apocalittiche tra le mani? Un bravo fidanzato avrebbe condiviso il suo nervosismo, l’avrebbe aiutata a distruggere quella bionda slavata di Allison, per aiutarla a conquistare di nuovo Draco. Ma lui no!
-Hey, dolcezza, ti ho portato dei cioccolatini, li ho presi oggi da Mielandia. A proposito, come mai non sei venuta con me?- chiese, senza che il sorriso se ne andasse dal suo volto.
-Non ero dell’umore- disse brusca, sperando lui capisse di dover girare a largo.
-Oh, beh! Sarà per la prossima volta. Sai, oggi il tempo era fantastico: c’è stato il sole per tutto il giorno e neanche un filo di vento. Siamo stati da Mielandia, Zonco e molti altri e poi…-.
Mentre Danny continuava a parlare, la mente di Ginny si estraniò.
Come fare per togliere di mezzo quella sgorbietta? Non sarebbe stato difficile, in fondo Allison voleva Draco, ma Draco stava con la Granger. In poco tempo la Granger l’avrebbe fatta fuori dai giochi e lei, senza che nessuno lo potesse sapere, sarebbe tornata tra le braccia e soprattutto i pensieri di Draco. Perché era questo che Ginny voleva: voleva che Draco l’amasse, voleva essere quella che aveva il potere di tenerlo per le palle, voleva essere sicura che qualsiasi suo desiderio si realizzasse grazie al denaro e al prestigio del cognome Malfoy. E la Granger, se pur inconsapevolmente, l’avrebbe aiutata nei suoi piani.
L’unica cosa da fare era non parlare con nessuno della faccenda. Quella maledetta Serpe veniva a sapere sempre tutto in un modo o nell’altro e non fidarsi di nessuno era il miglior modo che aveva per attuare il suo piano.
-Hey, Gin! Mi ascolti?- chiese Danny, sventolandole una mano davanti al viso.
-Si, certo- rispose lei, assente.
-Qual è stata l’ultima cosa che ho detto?-.
-Sei stato con i tuoi amici-.
-Quello l’ho detto all’inizio! Ti stavo parlando della McGranitt e di quel suo fastidioso modo di richiamare tutti! Si può sapere che hai stasera?!-.
-Niente! Anzi, qualcosa ce l’ho. Vattene!- disse lei. –Lasciami in pace per una serata. Una, non chiedo molto e smettila di macinarmi il cervello con le tue cazzate da ragazzino deficiente, non me ne frega proprio niente!- esplose Ginny.
-Lo sai che c’è? Potter ha ragione. Sei una stronza- dopodiché Danny prese le sue cose e tornò alla sua Sala Comune.
 
Seduta in poltrona con un libro tra le mani, Hermione si accorse a malapena che l’entrata della Sala Comune era appena stata spalancata. Quando però Daphne, seduta sulla poltrona accanto alla sua, le sussurrò che Danny era appena entrato imbufalito, Hermione alzò gli occhi, appena in tempo per vedere il ragazzo tuffarsi davanti al camino.
-Qualcosa non va, Danny?- chiese, chiudendo il libro.
-Ginny e io non stiamo andando ultimamente- rispose atono.
Hermione scambiò una breve occhiata d’intesa con le sue amiche e poi proseguì.
-Che succede?-.
-Non credo che tu lo voglia sapere-.
-Se è per aiutarti, puoi fidarti di me-.
Danny si voltò e la guardò negli occhi.
-Nervosismo, isteria e amore per le scenate. Ecco cosa succede. Sono giorni che è sempre cupa, nervosa. Scatta alla minima parola e sin troppo spesso. A meno che non è nel suo periodo del mese, credo di essere io il problema-.
-Perché dovresti essere tu il problema?-.
-Ah, credo che abbia mirato qualcun altro-.
-Come fai a dirlo?-.
-Sai chi è l’oggetto o il termine di paragone nei nostri discorsi?-.
-No, chi?-.
-Draco Malfoy- disse Danny, alzandosi. –Fossi in te, terrei gli occhi aperti. L’altra volta li ho visti anche parlare- poi se ne andò, imboccando la discesa per i dormitori maschili.
-Ginny Weasley deve essere distrutta- sibillò la riccia, con un diavolo per capello.
-Lago Nero?- chiese Pansy.
-Avada Kedavra- rispose Hermione.












Ed eccola, che aggiorna con un capitolo più corto e di passaggio.
Vi ricordo che l'odio non porta niente e che come dice Silente, l'amore è la forza più grande di tutte. Quindi provate amore verso di me e non odio <3
Ultimamente mi sono fissata con twitter e ci passo anche le giornate. La cosa strana è che nemmeno all'inizio con fb ero così... drogata.
Se qualcuno di voi ha Twitter, questo è il mio account https://twitter.com/thisisg_m_g cercatemi se vi va ;)
Ci vediamo alla prossima,
Juliet :DD

Ps: risponderò alle recensioni il prima possibile :)

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22





-Harry hai per caso visto le mie pantofole? Non le trovo più da nessuna parte- disse Ron, a quattro piedi, con la testa sotto il letto.
-Sì, credo siano dietro il comodino di Neville- rispose Harry, dando un colpo di bacchetta alle ultime cose rimaste sul suo comodino.
-Grazie, amico. Sai, non ho idea di come farò durante queste vacanze di Natale senza di te… voglio dire, con Ginny non ho molta voglia di parlare e Fred e George mi useranno come cavia per i loro esperimenti. Percy è sempre lo stesso e Bill e Charlie non possono tornare quest’anno- disse Ron, riemergendo da dietro il comodino di Neville. –A proposito, qui dietro, non c’è proprio niente-.
-Se convinco mamma e papà a lasciarmi andare, vengo per Capodanno. Prova a guardare dentro la valigia di Seamus, magari per sbaglio le ha prese lui, se non vado errato le avete comprate uguali. Bella trovata, Ron!- disse Harry sarcastico.
-Non solo erano in saldo, ma avevano anche le stampe dei Chudley Cannons. Mi dici come potevamo resistere?!- chiese Ron aprendo la valigia di Seamus.
-Non credi che dovresti dirlo a Seamus, che stai aprendo la sua valigia?- chiese Harry, dubbioso.
-Nah! Non ci sono mai stati segreti tra di noi e poi non sto rubando niente, sto solo controllando se ha due paia di pantofole- disse Ron.
Harry non ribatté, almeno fin quando non vide la faccia imbambolata di Ron fissare un punto dentro la valigia di Seamus.
-Ron? Ron stai bene? Se Seamus ti ha rovinato le ciabatte è inutile che ti metti a fissare la valigia con espressione vuota, fattene una ragione e vai avanti- disse Harry, ridacchiando.
Quando vide che Ron non rispondeva, Harry cominciò a preoccuparsi, ormai era più di un minuto che, con la bocca aperta e gli occhi spalancati, Ron fissava la valigia di Seamus.
-Ok, adesso mi sto preoccupando-.
Harry andò vicino a Ron, per scuoterlo e farlo rinsavire, ma fece la sua stessa fine quando vide ciò che il suo amico stava con attenzione fissando.
-Non mi dire che quello è…-.
Ron deglutì e poi rispose, quasi senza voce.
-Oh, sì. È proprio Dean. Ed è…-.
-Nudo e in pose…-.
-Oscene con… che cos’è quel coso, Harry?- disse Ron, indicando un grosso arnese di gomma delle dimensioni di un pene.
-Non vuoi davvero saperlo, Ron. Fidati. Credo di star per diventare cieco- ribatté Harry.
-Hey, ragazzi!- esclamò Draco, alle loro spalle cogliendoli di sorpresa.
-Noi non abbiamo visto niente, lo giuriamo, cercavamo solo le pantofole!- piagnucolò Ron, mentre insieme ad Harry si spostavano lontano dalla valigia di Seamus.
Draco ebbe modo di vedere anche lui e dopo aver inspirato dalla sorpresa, gonfiando il petto come un pesce palla, chiuse la valigia di Seamus.
-Oh, cazzo!- esclamò Draco, colto alla sprovvista.
-“Oh, cazzo!”?. Non è divertente, Draco!- esclamò Harry.
-Non avrò mai più un’erezione in tutta la mia vita, ne sono sicuro- disse Ron, richiudendo le cerniere della valigia di Seamus.
-Io lo sapevo già- confessò Draco.
-Cosa?!- dissero all’unisono Harry e Ron.
-Sì, li ho visti mentre… beh, avete capito, no?- disse Draco.
Gli altri due si sedettero sul letto del biondo e quando quest’ultimo se ne accorse, fece una smorfia.
-Che ti prende?- disse guardingo Ron.
-Lo stavano facendo lì, sul mio letto. Dove siete seduti ora- disse Draco.
Harry e Ron, si alzarono come se avessero preso la scossa e cominciarono ad imprecare in mille modi diversi, la maggior parte vietata ai minori di diciotto anni.
-Che facciamo? A Neville lo diciamo?- chiese Harry.
-Secondo me dovrebbe saperlo anche lui. Poi dopo le vacanze di Natale, quando ci saremo tutti abituati all’idea, affronteremo sia Seamus che Dean e diremo loro che non ci importa se sono… beh, gay- disse Draco.
-Io quoto Draco. Credo che sia inutile a questo punto nasconderlo a Neville- disse Ron.
In quel mentre, entrarono proprio i due diretti interessati, ridendo di una battuta fatta da Seamus.
I tre ragazzi nella stanza si guardarono in modo complice e alla domanda di Dean “Hey, ragazzi, vi vedo un po’ giù, dovreste farvi alzare un po’ il morale!”, tutti captarono solo il verbo “alzare” e si defilarono ognuno con una scusa più stupida di quella dell’altro.
-Io devo andare da… Hermione- disse Draco, prendendo il largo.
-Io devo andare dalla McGranitt, vuole vedermi- ribattè invece Harry.
-Io… devo spedire un gufo a… mia madre, sì, mia madre- disse Ron.
Quando tutti furono fuori, Seamus aprì la valigia e sorrise sornione alla vista delle foto.
-Sei davvero carino, lo sai?- disse a Dean.
-Ci vediamo a Natale, passerotto- rispose il ragazzo.
 
 
Ginny Weasley, con l’aria di una cospiratrice, si aggirava vicino l’entrata della Sala Comune di Corvonero con una macchina fotografica, appesa al collo.
Le vacanze natalizie stavano per iniziare e ancora la Granger non aveva mosso un dito contro Allison. Così, quel pomeriggio, subito dopo le lezioni in comune con Tassorosso, Ginny aveva ben pensato di velocizzare la morte della bionda Corvonero.
Aveva infatti sentito dire che Allison avrebbe provato ad avvicinarsi a Draco ancora una volta, per chiedergli di uscire di nuovo. A quel punto, Ginny avrebbe scattato delle foto che immortalavano quella ragazzina con Draco e le avrebbe spedite in forma anonima alla Granger. Quest’ultima, presa dalla folle gelosia nei confronti di Draco, avrebbe distrutto, in un modo o nell’altro, Allison. Sarebbe stata poi, per opera di una giustiziera anonima, denunciata alla McGranitt e allontanata dalla scuola, dando finalmente modo a Ginny di riavere le attenzioni del suo biondo cavaliere.
Un piano perfetto, secondo Ginny.
Così, quando Allison uscì dalla Sala Comune di Corvonero, Ginny, nascosta dalle varie colonne dei corridoi, dagli angoli e seguendola a distanza, cominciò a pedinarla.
Girarono a vuoto per una mezz’ora buona, fin quando, finalmente, Allison non intravide la testa bionda di Draco e prese a correre nella sua direzione. Ginny, per paura di perdere nella confusione del corridoio la sua preda, uscì allo scoperto e, nascondendosi in mezzo agli altri studenti, inforcò la macchina fotografica, tentando di passare inosservata.
Da lontano vide finalmente Allison aggrappata al braccio di Draco e l’aria vagamente scocciata del ragazzo. Cominciò a pigiare il tasto dell’oggetto in continuazione, riuscendo a catturare persino un bacio che Draco aveva abilmente schivato ma che era comunque finito sulla guancia del biondo.
Con quell’ultimo scatto, Ginny facendosi largo tra gli studenti che affollavano il corridoio, si precipitò a Grifondoro, per sviluppare le foto.
 
Quella domenica mattina, il quinto piano della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, era più che deserto. Quello infatti era l’ultimo giorno disponibile per andare ad Hogsmeade per tutti gli studenti che ancora dovevano fare acquisti per Natale, per quelli che volevano godersi in pace la neve e per quelli che invece volevano passare un po’ di tempo con gli amici, lontano dai pesanti e secolari muri che ogni giorno, avvolgevano la loro routine quotidiana.
Le uniche persone presenti a scuola erano pochi Corvonero seduti al caldo nella loro Sala Comune, che si portavano avanti con i compiti delle vacanze, gli insegnanti, Hermione Granger, Pansy Parkinson e Daphne Greengrass.
Queste ultime tre, appena sveglie, si erano concesse solo qualche minuto di pace e tranquillità, prima che la loro missione avesse inizio. Si erano quindi, a turno, fiondate in bagno e poi si erano vestite, evitando accuratamente di indossare la fastidiosa divisa scolastica.
Uscite poi dalla Sala Comune, si erano dirette a passo svelto verso le scale e, arrivate al quinto piano, si fermarono davanti ad una parete completamente vuota.
Pansy trasse la bacchetta dallo stivale e, con mano ferma, la puntò contro il muro, esclamando -Griffendo!-.
Dalla bacchetta della ragazza, uscì una palla di luce che, accostatasi alla parete di roccia, cominciò a corroderla.
Quando il buco fu completamente aperto, le tre ragazze entrarono, accovacciandosi per poter passare. Si rimisero in piedi e si diedero il tempo di guardarsi attorno, per assicurarsi che nessuno fosse presente.
Poi inforcarono le scale, strette e ripide e arrivarono fino a terra, evitando il quarto gradino dal basso. Superati i divanetti bianchi ed il camino in marmo, le ragazze si ritrovarono davanti alle tre gallerie che le avrebbero condotte nell’unico antro di Hogwarts dedicato interamente alle ragazze.
-Ok, troviamo quel nome- disse Hermione, fermandosi davanti alla galleria centrale. –Daphne, tu a destra, Pansy, a sinistra. Se c’è qualcuno comportatevi come se niente fosse e trovate quei registri, costi quel che costi. Comunicheremo con questi- disse mostrando degli aeroplani di carta. –Sono promemoria inter-ufficio, li usano al Ministero-.
-Non ti chiederò neanche come te li sei procurati- disse Daphne guardandoli.
-Meglio così. Andiamo- rispose Hermione, prima di infilarsi nella galleria centrale.
 
Daphne non era mai stato il tipo a cui piaceva sporcarsi le mani. Preferiva le vendette sottili, la violenza era l’arma dei bruti, invece, la furbizia il pregio dei più forti. Il piano elaborato insieme alle amiche per aiutare Hermione, era uno dei migliori che aveva escogitato in sette anni.
Mai mettersi contro una donna innamorata, diceva la nonna… non sapeva neanche quanto avesse ragione, povera donna. Pace all’anima sua!pensava Daphne, mentre percorreva la galleria.
Se i registri fossero venuti a galla, tante ragazze avrebbero scatenato l’inferno, i maschi invece… be’, loro probabilmente ne sarebbero stati contenti.
Quando arrivò alla stradina, piena da ambo i lati di insegne colorate e stand davanti alle porte dei locali, Daphne diede uno sguardo in giro, accertandosi di essere sola e poi si mise all’opera. Prima di sera, Allison Miller non avrebbe più avuto una vita sociale.
 
Pansy, parallelamente a Daphne, era anch’ella arrivata nel grande spiazzale alla fine della galleria. Lì, luogo in cui ogni ragazza appendeva i propri segreti in forma anonima, si soffermò a guardare le pareti dell’enorme luogo, tappezzati di fogliettini.
Sarebbe stato un lavoro immane, far apparire i nomi di tutte quelle ragazze, ma per Hermione questo ed altro. In fondo, di tempo ce n’era, prima di sera nessuna ragazza avrebbe messo piede in quel posto e di questo Pansy era certa. Così, armata di buona volontà, cominciò a far levitare giù tutta la prima parete di fogliettini. Probabilmente erano circa cinquemila, ma il divertimento che tutto quello che stavano per fare avrebbe suscitato, dava a Pansy la forza per andare avanti con colpi di bacchetta e incanti Revelio.
 
Hermione invece, era spuntata nella strada parallela, sia come posizione che come “funzione”, a quella in cui stava Daphne. Entrò nel primo locale, costruito in tronchi di legno e molto simile ad una baita; cominciò a buttare all’aria, carte, bicchieri, bottiglie, sedie e tavoli, fin quando, sotto il bancone, appiccicato con il nastro adesivo, non trovò un libro delle dimensioni di un quaderno, ma molto più vecchio e trasandato. Lo staccò e nel frattempo diede un colpo di bacchetta in giro, dando modo a tutte le cose di sistemarsi esattamente per come erano prima.
Hermione scostò una sedia e si sedette, appoggiando il libro sopra il tavolo e cominciando a sfogliarlo. Nomi e date erano ordinatamente vergati in una scrittura elegante e raffinata. Ghignò, richiudendo il registro delle iscrizioni al fan club di Marcus Rookwood, e si concesse un istante per ammirare la copertina. Questa era in cuoio e nel centro si apriva un buco, tappato da una foto in movimento del Tassorosso che sorrideva allegro. Sotto alla foto, il nome e il cognome della presidentessa, vergato con la stessa scrittura del resto delle pagine.
Hermione si alzò, ridusse il libro e se lo infilò in tasca; poi uscì con disinvoltura dal locale e chiuse per bene la porta, per poi passare a quello successivo.
L’aspettava un lavoro enorme.
 
Nel frattempo, Ginny, che in quei giorni aveva già sviluppato due foto più che adatte ad essere spedite alla Granger, era di nuovo in missione.
Aveva notato Allison, quella mattina, afferrare il braccio di Draco, proprio fuori dal ritratto della Signora Grassa e, recuperata velocemente la macchina fotografica, aveva fatto appena in tempo a vedere Allison trascinare, letteralmente, per il braccio Draco fuori dal castello. Aveva preso a pedinarli, in silenzio e segretamente si divertiva, mentre vedeva lui che tentava di fuggire e lei che tentava di baciarlo. Quella ragazzina ne avrebbe viste delle belle, la Granger l’avrebbe fatta nera.
Stette fino a sera a pedinarli, finché dopo averli persi, insieme a tutto il resto degli studenti di Hogwarts, non ritornò al castello. Aveva conquistato delle belle foto, nonostante tutto, adesso era giunto il momento di mandarle alla Granger.
 
Si ritrovarono a sera davanti all’entrata della Sala Grande.
Quando erano uscite, insieme ma ognuna con il proprio bottino, dal covo di tutte le ragazze di Hogwarts, si erano subito precipitate in Sala Comune e, rinchiusesi nella loro stanza, avevano tirato fuori tutto quello che avevano trovato.
Daphne con ottantanove registri, Hermione con ottantacinque e Pansy con migliaia e migliaia di fogliettini, stavano sedute sui loro letti e ammiravano il loro lavoro. Nascosero tutte cose in fretta e furia, sotto ai materassi e, appurato che mancavano ancora tre ore all’orario di ritorno di tutti gli studenti, decisero di fare una passeggiata, per mettere a punto, gli ultimi passaggi del loro piano. Tutto doveva essere attuato quel giorno stesso o si sarebbe seminato il panico, quando le ragazze di Hogwarts avrebbero notato la sparizione di tutte le cose nascoste nel rifugio.
Per fortuna, o forse per volontà della perfida Morgana, Allison stava appunto varcando la soglia della scuola al braccio di uno scocciato Draco, quando le ragazze la videro.
Hermione strinse i pugni per la rabbia, mentre faceva cenno alle altre due di mettere in atto il piano. Mentre Daphne e Pansy, andavano a nascondersi dietro una colonna, Hermione a passo di carica si avviava verso i due.
-Sbaglio o ti avevo detto di stargli lontana?!- sbraitò con voce tagliente, quando fu abbastanza vicina.
-Tu dov’eri mentre oggi noi stavamo insieme? Per caso con il tuo amante?- chiese irriverente Allison.
-Io. Non. Ho. Un. Amante. Mettitelo bene in testa, mocciosa! E tieni i tentacoli lontani dal mio ragazzo!- disse mentre, avvicinandosi a Draco, visibilmente preoccupato per l’evolversi della situazione, vide Daphne che si avvicinava furtiva alle spalle di Allison e Draco.
-Hermione, ti prego non fare cazzate- sussurrò lui, sapendo che nonostante tutto lei lo avrebbe sentito comunque.
-No!- esclamò Allison. –Oggi io e Dracucciolo abbiamo passato una giornata meravigliosa, siamo stati a Mielandia-, e l’espressione di Draco si ammosciava, -Siamo stati da Zonco- e Draco diventava ancora più depresso, -Abbiamo fatto una passeggiata nel parco di Hogsmeade e infine siamo andati anche ai Tre Manici di Scopa, dove lui mi ha offerto una Burrobirra, dolce e buona, proprio come lui!- terminò lei, con aria sognante.
Quando Hermione vide Daphne, farle cenno che tutto era stato fatto, si avvicinò ai due, appena in tempo per sentire Draco sussurrare “Salvami non la sopporto più”. Uscì la bacchetta dalla tasca e senza pensarci, esclamò –Stupeficium!-.
Tanta era la potenza dell’incantesimo, che Allison fece un volo di quattro metri prima di rovinare a terra con un tonfo.
Draco, scioccato, si voltò con la bocca aperta, verso Hermione che, soddisfatta, sorrideva felice. Lui non poté evitare di pensare che, nonostante il motivo da cui derivava, quel sorriso fosse uno dei più belli che avesse mai visto.
-Ora devo andare, Harry e Ron mi staranno cercando- disse lui, quando si rese conto di star fissando Hermione con uno sguardo deficiente.
Lei annuì compita e immobile aspettò che lui andasse via.
Draco la superò. Poi si bloccò in mezzo al corridoio, come fulminato da un pensiero improvviso. Quindi tornò indietro e le posò un bacio delicato all’angolo della bocca.
-Grazie, Granger- sussurrò prima di andarsene.
Quando lui fu sparito, Pansy e Daphne, si avvicinarono all’amica, in palese stato di choc.
-Non sentite caldo anche voi?!- chiese Hermione, prendendo a camminare spedita verso la Sala Comune.
Le due ragazze, rimaste indietro, si scambiarono uno sguardo divertito e poi si affrettarono a seguirla.












Eccomi tornata, con un giorno di ritardo. Ho passato il fine settimana a casa a mare da un'amica e non ho avuto modo di scrivere.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un bacio a tutti,
Juliet :DD

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23




Finché non si trovarono davanti all’entrata di Serpeverde, nessuna delle tre ragazze spiccicò parola. Hermione era troppo imbarazzata per farlo, mentre Daphne e Pansy, complici, se la ridevano sotto i baffi.
Una volta entrate, come se si fossero lette nel pensiero, si diressero a passo svelto verso la loro stanza, per recuperare il bottino del saccheggio pomeridiano, sfruttando l’assenza di tutti i loro compagni di Casa.
Scesero le scale che portavano ai dormitori in fretta ed altrettanto velocemente spalancarono la porta della camera, afferrarono i registri rimpiccioliti e se ne riempirono le tasche, stessa fine fecero i foglietti dei segreti, recuperati da Pansy.
Prima di uscire, si accertarono che tutto fosse in ordine e fecero attenzione a non lasciarsi niente alle spalle. Poi ritornarono, quasi correndo, nei corridoi.
Arrivate nell’atrio antistante la Sala Grande, Hermione uscì uno dei registri dalla tasca e lo riportò alle sue dimensioni normali con un semplice incantesimo.
Posizionato sul muro, all’altezza degli occhi, Hermione puntò la bacchetta contro il registro ed esclamò –Adhaesio Perpetua!-, nello stesso momento in cui Daphne, accanto a lei, esclamava –Confundus!-.
Quando il libro dalla copertina consunta venne avvolto da una luce viola, Hermione tolse la mano che fino a poco prima lo teneva fermo contro la parete. L’Incantesimo di Adesione Permanente funzionava benissimo. Il punto debole di questo incantesimo però era che poteva essere rimosso solo dalla persona che lo aveva scagliato, ma questo non era un problema per Hermione. Con un Confundus ben piazzato, l’incantesimo non avrebbe riconosciuto come generatrice la bacchetta di Hermione, ma quella di Allison Miller, su cui poco prima, la stessa Daphne aveva scagliato un Incanto Calamitante. Ciò significava che tutti gli incantesimi prodotti dalla bacchetta di Hermione venivano registrati sulla bacchetta di Allison. Adesso l’unica cosa da testare era l’effetto.
Hermione, quindi, puntò nuovamente la bacchetta contro il registro, ormai affisso alla parete, e disse –Finitem Incantatem-.
Quando lo stesso fascio di luce viola, che poco prima si era manifestato, si ripresentò come a voler proteggere il libro dal nuovo incantesimo scagliatogli, Hermione ghignò soddisfatta.
La cosa si ripeté per altre centocinquanta volte circa, fino a che la parete antecedente la Sala Grande, non si fu riempita di registri aperti, dentro cui facevano bella mostra di sé tutte le firme delle ragazze, aderenti ai diversi fan club.
Quando passarono ai fogliettini pieni di segreti, accompagnati, adesso, grazie a Pansy dai nomi delle ragazze che li avevano scritti, la situazione si fece anche più divertente. Essendo i foglietti una miriade era più facile spargerli per la scuola e, evitando accuratamente le scale, piene di quadri che avrebbero potuto parlare e rovinare il loro piano, le ragazze riempirono i corridoi, fin quasi ad arrivare alle aule.
Quando il lavoro fu finito, controllarono per l’ennesima volta che tutti i loro incantesimi venissero correttamente deviati sulla bacchetta di Allison.
-Prior Incantatio- recitò Pansy, contro la bacchetta di Hermione.
Da questa uscirono solo un Incanto di Levitazione ed uno Schiantesimo, usato qualche ora prima per mandare al tappeto la bionda deficiente.
Soddisfatte, le ragazze tornarono in Sala Comune e attesero il ritorno di tutti i loro compagni.
Che lo spettacolo abbia inizio  pensò Hermione eccitata.
 
Quella domenica sera, a memoria dei quattro Grifondoro, fu una delle più movimentate degli ultimi sette anni.
Dopo essere uscito per andarli a cercare, Draco aveva trovato Harry, Ron e Neville che discutevano delle ultime partite di Quidditch, sul sentiero per arrivare a scuola.
-Andiamo, le Vespe stanno giocando da far schifo! Anche i Cannoni le hanno battute, il che è tutto dire!- stava dicendo Neville.
-I Cannoni sono mitici, è normale che abbiano battuto le Vespe, non dovresti neanche farli questi paragoni, Neville- disse offeso Ron.
-Ragazzi, guardate chi ci ha degnati della sua presenza!- disse Harry, tentando di trattenere una risatina.
-Sì, sì, ridi- disse Draco. –Tanto non sei tu che devi sopportare quella fessa bionda. Sul serio, da quando l’ho conosciuta non mi molla un attimo, oggi mi ha praticamente rapito e voi non avete provato neanche ad impedirlo-.
-Come se ti dispiacesse, Dra’! Avere una ragazza appesa al braccio tutto il giorno… o, ma aspetta! Stiamo parlando di una ragazza che non è la tua ragazza… come la prenderà la Granger?- disse Ron, ridacchiando.
-Male. L’ha schiantata circa dieci minuti fa. Allison ha fatto un volo di quattro metri, prima di toccare terra, ed Hermione era tanto arrabbiata che sembrava un drago. La cosa che mi preoccupa è che è già la seconda volta che Allison rischia la vita così- disse Draco.
-La seconda volta?- chiese Neville, perplesso.
Draco annuì.
-La prima volta, Hermione stava per ammazzarla. Non so neanche come diavolo ho fatto a calmarla, l’avrebbe fatta a pezzi, se avesse potuto-.
-La cosa divertente è che quellaè la bionda che ha rotto il naso a Flitt, cinque anni fa- disse Harry, tra l’ammirazione e la preoccupazione.
-Lo so, ma non credo che Hermione lo sappia o non l’avrebbe affrontata di petto… piuttosto l’avrebbe distrutta con cose più sottili-.
-Vendetta silenziosa?- disse Ron.
-Esattamente- confermò Draco.
Nel frattempo il quartetto era arrivato alle porte principali della scuola e la strana calca, che impediva loro un tranquillo passaggio fino alla scalinata principale, non sembrava volersi diradare.
Il fracasso era così tanto che i ragazzi, a meno di un metro l’uno dall’altro, dovevano urlare per sentirsi tra di loro.
-Che sta succedendo?!- urlò, quasi sgolandosi, il povero Neville.
Gli altri tre scossero la testa, per indicare al compagno di non saperne niente, senza rischiare di perdere la voce.
L’unica cosa che tutti notarono, furono tanti libri, più o meno nuovi, piazzati tutti ad altezza d’uomo.
Poi un urlo acuto, come se a qualcuno fosse venuto improvvisamente un attacco di panico. Di sicuro quella che urlava era di sicuro una ragazza. Tutti all’improvviso tacquero e aspettarono di individuare la ragazza che aveva urlato, prima di ricominciare a parlare.
Purtroppo per loro però quella stessa ragazza, non diede loro il tempo di ricominciare a parlare.
Si arrampicò agilmente sulle spalle di un battitore della squadra di Tassorosso, un ragazzo alto e robusto, che si chiamava Peter. Dopo essersi messa a cavalcioni sulle spalle di Peter e aver amplificato la sua voce con un –Sonorus- eseguito alla perfezione, la ragazza, di Corvonero, parlò.
-La maggior parte di voi non mi conosce, sono un tipo che passa inosservato, ma adesso data la situazione, siete pregati di ascoltarmi attentamente. Qualcuno, di cui non sappiamo né il sesso, né la Casa di appartenenza, né l’età, né tantomeno il nome, ha affisso i registri dei nostri fan club, alle pareti della scuola. Chiunque sia stato, sia maschio che femmina, è pregato di rimuoverli. Tutti. Entro stasera- disse la ragazza, con tono freddo e minaccioso.
-Sapete qual è la cosa più divertente?- intervenne la voce di Hermione, dal fondo della calca.
-No, Granger, qual è?- disse una ragazza di Grifondoro, di circa sedici anni.
-Da quella parte, -disse Hermione, ignorando il tono iracondo della ragazza e indicando il corridoio più prossimo al punto in cui tutti erano, -Sono stati appesi miliardi di fogliettini colorati. Venendo qui e non sapendo cosa fossero, ne ho letto uno e a quanto pare, una certa Camilla Brown, è innamorata della sua migliore amica e…-.
Hermione non ebbe il tempo di finire che tutte le ragazze si precipitarono a vedere se quello che stava dicendo era la verità.
A quel punto era ovvio che tutte le ragazze avevano compreso di avere una traditrice tra di loro. Nessuno conosceva il modo di svelare i nomi scritti sui fogliettini, ne era a conoscenza solo chi aveva accesso all’unico antro interamente femminile di Hogwarts. Nonostante questo, in tanti anni che quel posto esisteva, nessuna ragazza aveva mai osato tanto: nessuna aveva mai messo in ridicolo le altre, nessuna aveva mai portato fuori dalla caverna in pietra niente di tutto quello che dentro vi era conservato. Il segreto era stato violato, la traditrice andava trovata e punita.
La stessa ragazza di prima, che non aveva tolto l’incanto Sonorus dalla gola, parlò di nuovo questa volta con voce atona.
-Stasera tutte le ragazze sono attese nel posto che già conoscono. Una di noi è fuori dai giochi-.
 
-Gr… Hermione, cos’è questa storia?- chiese Draco a nome di tutti.
Lei, facendo finta di niente, rispose –Ne so quanto te. Io e le ragazze stavamo arrivando dalla Sala Comune perché abbiamo sentito un casino venire da sopra e abbiamo trovato tutta quella gente qui-.
-Noi andiamo a vedere che sta succedendo, Draco. Ci vediamo dopo- disse Harry a nome di tutti, prima di allontanarsi insieme a Ron e Neville.
Appena loro si furono allontanati, Hermione si guardò in giro e avvicinandosi, disse sottovoce –Sai che sono questi?- facendo un cenno con la testa in direzione dei registri.
Draco, con aria anche lui da cospiratore, fece un cenno di diniego con la testa.
-Sono i registri, dei fan club che ti ho fatto vedere. Ogni “presidentessa”, annota i nomi e le date delle iscrizioni delle varie ragazze. Ti assicuro che fino a domani mattina, e forse anche pomeriggio, non verrano staccati dal muro. Se la tipa che li ha appesi ha fatto un buon lavoro ci dovrebbe essere anche il tuo e quelli dei tuoi amici… io non ti ho detto niente, ma muoio dalla voglia di vedere la faccia di Potter quando troverà il suo- disse Hermione.
-Sono davvero i… i registri?- chiese Draco, incredulo.
-Si, ci sono tutti i nomi-.
-Nel mio registro, troverò il tuo?- disse lui, sorridendo furbo.
-Io… ehm… no. No, che vai dicendo?- disse lei, tentando di fare l’indifferente. Poi si schiarì la voce e proseguì –Adesso devo… andare a cercare Pansy… e Daphne- poi, fece dietro front e sparì, inghiottita dalla penombra del corridoio.
Draco sorrise e si mise alla ricerca del suo registro.
 
Quella sera fu anche una delle più lunghe che le ragazze di Hogwarts ricordassero.
Alle dieci di sera, dopo essersi sorbite insieme al resto della scuola la ramanzina della McGranitt sull’imbrattare i muri della scuola, si erano tutte ritrovate nell’ampia Sala Comune, dedicata interamente a loro.
La ragazza che poche ore prima aveva preso la parola, di fronte alla Sala Grande, adesso stava in piedi sul tavolino bianco e sovrastava in altezza tutte le altre ragazze sedute di fronte a lei.
-In qualità di Presidentessa Prima di questo luogo è mio dovere condurre questa… riunione- cominciò esitando sull’ultima parola. –Mettiamo subito in chiaro che chiunque sia la colpevole, verrà bandita per sempre, insieme alla sua prole, qualora questa dovesse venire in questa scuola, dalle attività che si svolgono in questi luoghi, come previsto dal regolamento. Per chi non lo ricordasse, rammento che è vietato #1: far accedere qui dei ragazzi; #2: mostrare il materiale contenuto qui a dei ragazzi; #3: parlare parzialmente e/o approfonditamente con dei ragazzi di questo luogo.
Quello che è successo oggi è un fatto più che grave. Siamo state messe in imbarazzo, in ridicolo oserei dire, di fronte alla metà maschile della scuola. Questo luogo nasce per dare un rifugio alle ragazze che vogliono allontanarsi da tutto, non per dare la possibilità a qualcuno di prenderci in giro. Inutile dire che ormai i ragazzi avranno letto da cima a fondo quei registri e magari adesso mentre parliamo stanno leggendo i nostri biglietti segreti.
Adesso, vorrei che la colpevole si facesse avanti spontaneamente, così da evitare di perdere altro tempo e di dare la possibilità ai ragazzi di leggere i nostri segreti. La pena non commuterà se la colpevole si farà avanti spontaneamente o se si nasconderà fino all’ultimo. Come già detto l’unica differenza è il tempo-.
Dopo quelle parole, tutte le ragazze cominciarono a guardarsi con diffidenza, l’una con l’altra, e quando alla fine, trascorso circa un minuto nessuna si era alzata, la ragazza di Corvonero cominciò.
-Bene, anche se sospettavo che nessuna si sarebbe fatta avanti, dovevo comunque provare. Allora, valutata la situazione, direi che gli incantesimi usati sono quello di Rivelazione e di Adesione Permanente. Con un semplice Prior Incantatio, esamineremo una alla volta le vostre bacchette, fin quando questi due incanti non verrano fuori. Partiremo proprio dalla mia bacchetta e poi passeremo in ordine-
Trascorsero così le tre ore più noiose che le tre Serpi avessero mai vissuto. Poi arrivò il loro turno, la prima fu Pansy. L’ultimo incantesimo della sua bacchetta era un Wingardium Leviosa. Poi toccò Hermione, con uno Stupeficium e poi Daphne, con un Reparo.
Con calma, seguendo l’esempio delle altre prima di loro tornarono a sedersi e finalmente, dopo un’altra mezz’ora, arrivò il turno di Allison.
Hermione, diede un pugno sulla gamba di ognuna delle sue due amiche per risvegliarle dal torpore e gustarsi la scena.
La povera ragazza, che non sapeva a cosa stava andando incontro, porse la bacchetta alla P. P. e aspettò. Dalla bacchetta, in mano alla Corvonero, si levarono gli incantesimi che Hermione aveva usato e che erano stati dirottati sulla bacchetta di Allison.
Ci fu un attimo di silenzio generale, durante il quale l’unico rumore fu prorpio quello della mascella di Allison che cadeva a terra con un tonfo.
Poi si scatenò il parapiglia. Millicent si alzò di scatto dalla sua sedia alla fine della stanza e prese a correre, come un toro inferocito, verso Allison. In molte tentarono di bloccare Millicent, ma solo Pansy ebbe l’accortezza di pietrificarla. Tutte ammutolirono di nuovo.
-E adesso chiudete le fogne che avete sotto il naso. Siamo persone civili e come tali ci comporteremo. Adesso vai avanti Mary- disse infine rivolgendosi alla Corvonero.
La Presidentessa si schiarì la voce e poi andò avanti.
-Allison, sei la vergogna di Corvonero. Mi dispiace, ma non potrai più avere accesso a questo posto, le misure di sicurezza verranno alzate per evitare una tua intrusione. Sai che non andiamo ci andiamo leggere, quindi ti consiglio di tenerti alla larga. Adesso andremo a staccare tutti i registri e i biglietti dai corridoi-.
Tra le proteste di Allison, che si dichiarava innocente, la furia di Millicent, che appena era stata sbloccata aveva preso a sbuffare fumo dalle orecchie come una locomotiva, e le risate soffocate di Hermione e le sue amiche, le ragazze tornarono tutte in corridoio.
Così, mentre alcune tentavano di allontanare i ragazzi, che ormai avevano quasi tutti trovato il loro registro e che stavano leggendo i segreti delle ragazze, le altre assistevano alle lacrime e alla rassegnazione di Allison che con molteplici “Finitem Incantatem” cancellava il duro lavoro di Pansy, Daphne ed Hermione.
 
Da quel giorno in poi, Allison era diventata un fantasma. Le sue amiche la snobbavano ogni volta che la incrociavano per i corridoi, le sue compagne di Casa la evitavano come la peste e tutte le altre, soprattutto le Serpi, bisbigliavano e sussurravano cose maligne alle sue spalle.
Lei non rispondeva mai, sembrava aver perso la voglia di lottare, proprio come aveva predetto Hermione: la si vedeva procedere ogni tanto, con lo sguardo perso nel vuoto, i libri sotto il braccio e un’aria simile a quella della Lovegood stampata in faccia.
Fu proprio in uno di questi momenti che Hermione, in ritardo a Pozioni, la incontrò. Ghignando le si accostò e aspettò che la bionda si accorgesse di lei, fiduciosa nel fatto che Piton non avrebbe mai tolto punti ad una Serpe.
Allison alzò la testa e, perduta per un istante l’aria spaesata, fece una smorfia.
Hermione si guardò intorno, poi le si accostò.
-Hai visto cosa succede a metterti contro di me? Pensavi davvero che ti avrei lasciata andare in giro con Draco illesa? Ma non preoccuparti, un’altra pedina dai capelli rosso fuoco dovrà cadere. Lei ti farà compagnia- disse a voce bassa.
Poi si incamminò di nuovo, mentre il volto di Allison perdeva vistosamente colore.












Eccola qui, l'unica ragazza al mondo la cui madre si sveglia la mattina e dice "Oggi cambiamo compagnia telefonica" togliendo la connessione internet per due settimane! :D
Sono tornata con la nuova connessione e un nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto.
A presto,
Juliet :DD

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24.







Quella mattina del 22 Dicembre vedeva quattro ragazzi di Grifondoro combattere contro il vento che si era scatenato. Con i mantelli alzati quasi fin sopra la testa, Harry Potter, Ron Weasley, Neville Paciock e Draco Malfoy tentavano di non scivolare sulla neve che imbiancava tutta la via fino alla stazione del treno.
L’Espresso per Hogwarts che avrebbe riportato tutti a casa per le vacanze natalizie stava già sbuffando fumo e lì attorno, Hagrid tentava di riunire tutti gli studenti che ancora si attardavano.
I quattro ragazzi dopo aver sistemato i bagagli più grandi, si avviarono alla ricerca di uno scompartimento libero o al limite di una carrozza poco affollata.
Quando finalmente la trovarono si accomodarono sui confortevoli sedili.
-Che farete questo Natale?- chiese Harry.
-I miei mi portano in giro per l’Europa. Mio padre ha detto che mi porterà a vedere delle piante rarissime che crescono solo tra la Germania e la Svizzera- disse Neville, stirando le gambe infreddolite.
-Io rimango alla Tana, lo sai già. Tu, Draco?-.
-Ad essere sincero non lo so. Mia madre dice di avere una sorpresa per me, ma se è come quella di due anni fa ne faccio anche a meno- disse con una smorfia.
-Cioè?-.
-Ma come, Neville, non te la ricordi? Quelle caramelle verdi che per poco non abbiamo mangiato anche noi. A Draco hanno fatto venire delle pustole enormi su tutta la faccia!- disse Ron ridacchiando.
-Mia madre continua a sostenere che siano delle caramelle fatte con erbe pregiatissime provenienti dalla Cina. Possono anche essere pregiatissime, ma io in Cina non ci metterò mai piede-.
-E tu, Harry, che farai?- chiese Neville.
-Se sono fortunato andiamo a sciare, se non lo sono passerò il Natale con Ron alla Tana- disse, tentando poi di parare un colpo di Ron, che offeso aveva tentato di tirargli uno scappellotto.
In quel mentre, un’imprecazione poco femminile proveniente dall’esterno dello scompartimento, fece in modo che i ragazzi si lanciassero una strana occhiata.
-Porco cane! Merda!-.
Neville, il più vicino alla porta, si alzò coraggiosamente ed andò ad aprire, rivelando dietro di essa una ragazza bassina, intenta a maledire Godric Grifondoro.
-Ehm… ti serve aiuto?- chiese Neville.
-No, grazie- disse voltandosi verso Neville, che perplesso ancora la guardava.
La ragazza dovette alzare di parecchio lo sguardo perché i suoi occhi arrivarono a vedere solo i pettorali di Neville.
-Neville Paciock- disse quando riuscì a guardarlo in faccia.
-Ci conosciamo?- chiese lui.
-No. Io sono Sam. Sesto anno, Serpeverde- disse.
-Tu sai già come mi chiamo, quindi… non sapevo che voi di Serpeverde mi conosceste-.
-Non è Serpeverde che ti conosce, cocco. Ti conosco io e probabilmente sono l’unica sfigata, dato che la mia migliore amica conosce una tipa che è letteralmente ossessionata da te-.
-Beh, allora puoi farmela conoscere- disse Neville.
-Wow. E io che credevo che i miei compagni dicessero stupidaggini. Sei davvero disperato come dicono se cerchi di rimorchiare quelle di cui non conosci neanche la faccia. Fatti da parte, spilungone, mi si è rotta la scarpa e devo aggiustarla-.
Neville, leggermente intimidito da quella ragazza tutta pepe, si fece da parte e Sam si appoggiò alla parete. Si tolse la scarpa, che Neville realizzò essere la più piccola che avesse mai visto in vita sua, e con un colpo di bacchetta rimise a posto il tacco che si era rotto.
Poi la rimise al piede, lanciò un’ultima occhiata Neville e disse –A mai più, Paciock- scomparendo poco dopo.
Quando Neville rientrò gli altri chiesero subito chi fosse quella ragazza.
-Sam, di Serpeverde. Non credo di starle molto simpatico- disse lasciandosi cadere sul sedile con una smorfia.
 
In un’altra carrozza, poco distante, Hermione e le sue amiche attendevano l’arrivo di Theodore, Blaise e la nuova conquista di quest’ultimo.
Come al solito le scommesse sull’aspetto e il carattere della nuova fiamma di Blaise si erano aperte e le ragazze si stavano davvero divertendo.
-No, non credo che sarà bionda, l’ultima volta ha detto che sarebbe passato alle more- disse Pansy.
-Io credo che avrà il naso enorme- disse Hermione, scartando distratta una Cioccorana.
-E in base a cosa questa previsione?- chiese Pansy, mettendo in bocca un’Ape Frizzola.
-Pensateci- disse Hermione, staccando la testa alla rana. –Quella dell’ultima volta aveva due occhi che sembravano fari, erano così grandi e veloci che sembravano bolidi; quella ancora prima aveva due orecchie così grandi che con un colpo di vento sarebbe potuta arrivare dall’altra parte dell’oceano; quella ancora precedente, aveva una bocca così enorme che sembrava un forno. Quella avrebbe potuto mangiare un tacchino senza tagliarlo. Quindi questa avrà il naso enorme- concluse finendo la Cioccorana.
-Beh, c’è da dire che Hermione ha ragione. Ok, naso enorme, mora e con una voce così stridula da rompere tutti i vetri del treno- disse Daphne.
-Ok, dieci galeoni che è mora, carina, ma stupida- disse Pansy.
-Io dico che è bionda, relativamente intelligente e la bocca enorme- disse Daphne.
-Secondo me è mora, non molto intelligente, ma neanche completamente celebrolesa, e, come ho già detto, con un naso lunghissimo- ribatté Hermione.
In quel momento entrarono proprio i tre interessati, prima Theodore che si accomodò vicino a Pansy, poi Blaise che con voce solenne annunciò il nome della sua nuova ragazza.
-Ragazzi, lei è Kristal. Kristal loro sono Daphne, Pansy, Hermione e Theodore lo conosci già-.
Kristal era una ragazza alta, quasi più di Blaise, magrissima e mora, con un volto stretto e lungo somigliante a quello di un equino. La fronte era molto spaziosa, i suoi occhi piccoli e tondi, del colore del prato. Il suo naso, assecondando Hermione era lungoe anche molto grande; la bocca, quasi a compensare il naso era piccola e carnosa, a forma di cuore, forse l’unica cosa bella di quella ragazza.
Tra l’altro, quello che Hermione non evitò di notare, furono le poche forme che quella ragazza aveva.
-Ciao a tutti!- esclamò allegra Kristal.
Hermione, sgranò gli occhi e fece violenza su se stessa per evitare di gridare a quella ragazza di chiudere la bocca. La sua voce era qualcosa di orribile, non distruggeva i veri, ma era gracchiante, come se la sua gola fosse secca e riarsa da giorni.
-Hey- disse con una smorfia che voleva essere un sorriso, Daphne.
-Credo di aver vinto dieci galeoni, ragazze- disse Hermione, indecisa se essere contenta per la vincita o disperata davanti alla prospettiva del resto del viaggio in carrozza con quella tipa.
-Per cosa?- chiese Blaise, sorridente.
-Cavoli nostri, Blaise- disse Pansy.
-Siediti, Kristal- disse Theodore, per cambiare discorso.
Kristal prese posto vicino ad Hermione che, tra bestemmie mentali e Maledizioni Senza Perdono pensate, aveva girato gli occhi al cielo.
-Allora, ehm… Hermione, tu sei quella che sta con Draco Malfoy, vero? No, perché ho un’amica, che ha un’amica a sua volta, che conosce un tizio, che ha un cugino a Tassorosso, che è fidanzato con una di Grifondoro, che dice che lui è il tuo ragazzo! Lui è davvero carino, ma come è nata questa cosa tra di voi perché sai, noi a Corvonero, non è che l’abbiamo mica capito: voglio dire, tu sei di Serpeverde, lui di Grifondoro, le vostre case si detestano da sempre, dovreste essere mondi opposti, e invece state insieme! È una cosa così romantica! Io sono del quarto anno, quindi non ho mai avuto occasione di conoscere qualcuno del settimo delle vostre Case, ma voi ragazzi mi sembrate tutti molto simpatici, soprattutto tu, Hermione, sono sicura che diventeremo presto migliori amiche!- disse tutto d’un fiato, avvolgendo poi, con forza sovrumana, il braccio destro di Hermione.
Quest’ultima, arrivata al limite della sofferenza e della sopportazione, tirò fuori la bacchetta e schiantò la ragazza, gettandole poi un incanto Silencio per sicurezza.
-Portala. Fuori. Di. Qui. Blaise. Adesso- disse scandendo bene le parole.
-C’era bisogno di schiantarla?- chiese Blaise.
-Voleva essere la mia migliore amica! Sei fuori di testa?! E a parte questo con che coraggio stai con lei?!- esplose Hermione.
-Scherzi? È simpatica!- rispose lui.
-Simpatica un cazzo, Blaise, avrei preferito ti fossi messo con la McGranitt!-.
Kristal cominciò a muoversi di nuovo e Blaise, prima rimosse l’Incanto Silencio con un colpo di bacchetta, poi l’aiutò a rialzarsi.
-Che è successo?- chiese Kristal ancora intontita.
-Come diavolo c’è finita a Corvonero?- borbottò Pansy.
-Questi sono i misteri della vita- sussurrò Daphne in risposta.
-Oh, beh, non importa! Hermione, ti dicevo, io vorrei tanto che anche la mia storia d’amore con Blaise fosse così bella come quella tra te e Draco Malfoy, sarebbe magnifico e poi… ma dove stai andando?-.
Hermione, fatto un cenno alle ragazze, si era alzata, sistemata i vestiti e avviata, seguita dalle amiche verso la porta dello scompartimento.
-Andiamo via- rispose secca.
-Perché?- chiese la ragazza triste.
-Perché mi hai annoiata, porca Morgana!-.
Poi Pansy e Daphne annuirono e tutt’e tre cominciarono a correre velocemente per seminare quel virus allampanato che Blaise aveva portato.
-Qui!- disse Hermione ad alta voce.
Aprì la porta scorrevole di uno scompartimento e ci si infilarono dentro. Poi chiusero di scatto e si abbassarono per evitare che Kristal, lanciata al loro inseguimento, potesse vederle attraverso il vetro.
Quando finalmente passò, Daphne, si sporse leggermente per controllare che tutto fosse tornato tranquillo.
-Via libera, ma vi avverto che nel nostro scompartimento non ci torno, quella cosa potrebbe tornare-.
Così, decise a rimanere lì, le ragazze si voltarono e incontrarono quattro paia di occhi fissi su di loro.
-Che state facendo?- chiese Ron.
-Non lo vedi, Weasley? Ci nascondiamo!- disse Daphne.
-Da chi?- continuò per il suo amico, Harry.
-Dalla nuova conquista di Blaise. Spero che almeno se la goda più di quanto non abbiamo fatto noi- rispose Pansy acida.
-Ci ospiterete per un po’, che vi piaccia o no. Fateci spazio adesso- disse Hermione, alzandosi da terra.
-Già, peccato che non ci sia abbastanza spazio, una di voi dovrebbe rimaere all’impiedi…- disse Neville.
-… oppure, Hermione, puoi sederti qui, su di me- continuò Draco, con una faccia che avrebbe potuto attirare schiaffi da un chilometro.
Hermione, diventata rossa fin nelle viscere, si ritrovò a maledire ancora una volta Blaise e quella scorfana  della sua ragazza. Poi, nonostante tutto annuì e, impacciata e tesa, si appoggiò leggeremente sulle gambe di Draco, che con un po’ di forza riuscì a farla salire del tutto.
Hermione, dopo un primo momento di imbarazzo si rilassò e poté godere del profumo di pulito della camicia di Draco e della sua mano che, con movimenti circolari, attraversava la sua schiena. Il viaggio, tra silenzi e battutine acide, imbarazzi e qualche risata, proseguì tranquillo, fin quando Kristal, avendole viste dall’esterno, non tornò all’attacco.
-Oh, vi ho trovate finalmente! Hermione, amichetta,- disse abbracciando la ragazza, che diventò rigida come un manico di scopa –Prometti che non mi lascerai più! Oh, ma sei con Draco! Ciao, io sono Kristal, la ragazza di Blaise Zabini, piacere di conoscerti! Ho sentito parlare di te e della vostra storia d’amore, sono contenta che fili tutto alla grande, Hermione se lo merita e anche tu!-.
Come poco prima, Hermione e la sua bacchetta furono più veloci della lingua lunga di quella zecca e un Incanto Silencio, colpì in pieno la ragazza.
-Adesso, se mi fai il piacere di stare zitta per cinque minuti, ti chiederò un favore, me lo faresti?- disse Hermione, con calma, alzandosi dal suo comodo giaciglio e posizionandosi davanti alla ragazza.
Mentre la Serpeverde la guardava dal basso verso l’alto, Kristal annuì contenta.
-Sparisci. Non ti sopporto, ti ho detestata sin dal primo momento in cui ti ho vista. Sei fastidiosa, invadente e io non sono la tua amica del cuore. Vedi queste due ragazze? Sono le uniche che hanno il diritto e il dovere anche di usare l’appellativo “migliore amica” accanto alla frase “Io sono” quando parlano di me. Chiaro? Non piangere, idiota, va da Blaise e digli che se non ti pianta, al ritorno dalle vacanze, lo farò a fettine così sottili che lo servirò alla cena di Natale dell’anno prossimo. E adesso evapora, impiastro!- disse spingendo fuori Kristal e chiudendole la porta in faccia.
-Cattivo, ma efficace. Sono fiera di te- disse Daphne sorridente.
-Non avrei saputo dirlo meglio, baby Satana. Sei il mio idolo- rincarò la dose Pansy.
Per il resto del viaggio, Kristal e i suoi lacrimoni non si fecero vedere neanche per sbaglio ed Hermione, poté riaffondare nel profumo della camicia di Draco.
 
La casa di Hermione non era enorme e impressionante come quella dei Malfoy, ma non era neanche patetica e ridicola come quella dei Weasley.
Era una tipica villetta inglese di tre piani, con un giardino anteriore ben curato e rigoglioso e uno posteriore, leggermente più grande, con un’amaca, un portico e qualche srdraio, posizionata accanto ad una piccola piscina, coperta la maggior parte dell’anno a causa del tempo uggioso del Inghilterra.
La prima ad apparire sul vialetto di casa Granger, dal nulla, fu Daphne. La ragazza si guardò attorno con aria circospetta e poi, dopo essersi accertata di non essere stata vista da nessuno, si sedette con grazia, sulla panchina del giardino anteriore della casa.
Hermione, apparsa subito dopo di lei, si avviò in fretta verso la porta d’ingresso e, estratta una chiave relativamente nuova dal mazzo che aveva in mano, aprì, mentre Daphne e Pansy, apparsa da qualche secondo, le si avvicinavano.
L’interno della casa era sobrio proprio come i Granger preferivano, dove elementi magici e babbani si mischiavano armoniosamente.
-Allora, come al solito, vi raccomando di stare lontano dalle cose babbane, soprattutto dal frullatore e dal televisore nuovo o mia madre mi stacca la testa. A proposito di mia madre, dov’è?- chiese Hermione a se stessa, notando l’assenza di entrambi i genitori.
-Non lo so, Herm, ma credo che ti abbia lasciato un biglietto- disse Pansy alle sue spalle, sventolando una busta bianca.
Hermione afferrò la busta e l’aprì, incominciando a leggere ad alta voce la lettera che c’era dentro.
-Care ragazze, siamo molto contenti che abbiate deciso di passare il Natale in nostra compagnia, purtroppo però questo non sarà possibile. Vedete, agli inizi di Settembre noi e i vostri genitori abbiamo prenotato un soggiorno natalizio sulle Alpi svizzere, riservato ai soli maghi adulti. Ci sembrava una cosa carina e volevamo avvisarvi in tempo, ma Hermione ci ha chiesto di non venire ad Hogwarts per dirglielo, ci sembrava una cosa troppo brutta dirvelo in una lettera, avreste potuto pensare che non vi volessimo tra i piedi. Ma non preoccupatevi, abbiamo pensato a non farvi rimanere sole. Lucius e Narcissa Malfoy si sono offerti, dato che loro non sono potuti venire con noi per motivi di lavoro di Lucius, di ospitarvi tutt’e tre, per queste due settimane. La lettera che tenete in mano è una Passaporta speciale, che al termine della lettura vi farà arrivare direttamente a Malfoy Manor. Vi vogliamo bene, ragazze. Matt e Jean Granger-.
Pansy e Daphne fecero appena in tempo ad afferrare la pergamena che il familiare senso di strappo all’ombelico le colse.












Eccola! Con un giorno di ritardo, causa gita al mare :)
Spero che questo capitolo, di passaggio vi possa piacere.
Un bacio,
Juliet :DD

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25.






Fu come una mazzata tra capo e collo a tradimento, per Hermione, ritrovarsi nel salotto dei Malfoy. Sotto lo sguardo allibito di Draco che, per la sorpresa, strappò esattamente nel mezzo il giornale che stava leggendo e le facce compiaciute di Lucius e Narcissa, Pansy fu la prima a muoversi.
-Buongiorno, Lucius, buongiorno, Narcissa- salutò, con un lieve cenno della mano.
-Ciao, cara, come stai?- chiese Narcissa alzandosi e venendo incontro a Pansy.
-Ad essere sincera non lo so. Sono… siamo un tantino confuse- disse la ragazza, indicando le amiche che si stavano ancora guardando intorno.
-Lo capisco, ma non preoccupatevi, passeremo un ottimo Natale anche in pochi- disse la donna, dopo aver sorriso gentile.
-Ehm… posso contattare via camino i miei genitori?- chiese Hermione, tentando di dissimulare il suo disappunto.
-Ma certo, Kelly ti accompagnerà-.
Un attimo dopo, una minuscola creatura con le orecchie a punta teneva per mano Hermione, mentre la conduceva attraverso corridoi e stanze enormi. Arrivati alla stanza del camino, l’elfo scomparì ed Hermione camminò spedita fino al tavolo di legno su cui c’era il barattolo della Polvere Volante, ne prese una manciata e la gettò nel camino, pronunciando chiaramente il nome della località alpina che a suo padre piaceva tanto e infilandovi la testa dentro. Un attimo dopo, vide sua madre sobbalzare alla vista della sua testa tra le fiamme verdi e suo padre sorridere.
-Vorrei, se non vi disturba troppo, una spiegazione. Non me lo avete detto per gufo, ma mi avete lasciato un biglietto. Non è la stessa cosa? Se mi aveste detto prima questa cosa, mi sarei preparata mentalmente al pensiero delle mie vacanze natalizie in compagnia di Draco Malfoy, mi sarei abituata, forse, agli imbarazzanti silenzi che si verranno a creare e forse adesso non avrei voglia ti mettere in atto una strage o di suicidarmi. Ne vogliamo discutere?-.
-Hermione, tesoro, noi ti vogliamo bene, ma credevamo che magari avresti potuto pensare che volevamo liberarci di te e poi… abbiamo pensato di farti una sorpresa-.
Hermione li guardò entrambi con occhi truci e un’espressione assassina sul volto.
-Voi non avete mai pensato di dirmelo di persona! Sapevate che vi avrei chiesto di non venire ad Hogwarts per salvare la faccia, così mi avreste per forza dovuto scrivere un biglietto e avreste evitato che io dessi i numeri! Oh, è vero allora che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, credevo foste due Corvonero, non due Serpi!-.
-Ci dispiace, Hermione, troveremo il modo di farci perdonare- disse Matt infilandosi gli scarponi da neve.
-Saresti più credibile se non stessi fremendo dalla voglia di andare a rotolarti giù per la montagna, papà!- esclamò Hermione, al limite della pazienza.
-Tesoro, adesso dobbiamo davvero andare, ti vogliamo bene!- disse Jean, uscendo dalla baita seguita da suo marito.
-Accidenti a loro- borbottò tra i denti Hermione, ritirando la testa.
 
Nel frattempo la situazione in salotto non era delle più gradevoli.
Draco teneva un occhio fisso sul giornale, uno fisso sui genitori che sorridevano innocenti e, se lo avesse avuto, avrebbe tenuto un terzo occhio sulle due ragazze che di tanto in tanto gli rivolgevano occhiate fuggevoli per poi guardarsi tra di loro, complici.
Nessuno si era preoccupato di informarlo delle novità e a quanto pareva neanche le ragazze ne sapevano niente. Le facce della Greengrass e della Granger in mezzo al salotto al loro arrivo erano più che eloquenti. La Parkinson era stata la prima ad essersi ripresa dallo shock e aveva salutato i padroni di casa con modi più o meno rilassati.
Lui invece era rimasto immobile, con il giornale strappato a metà tra le mani e la mandibola che per poco non sfiorava il pregiato tappeto. Gli ci erano voluti cinque minuti buoni per capire che tutti lo stavano fissando come fosse ammattito e aveva quindi chiuso la bocca e riparato il giornale con la bacchetta.
Fu in quel momento che la Granger tornò, con un’aria che non prometteva altro che tempesta. Un attimo prima che i suoi genitori perà alzassero lo sguardo, lei si stampò il sorriso più finto che Draco avesse mai visto in faccia e chiese anche a nome delle sue amiche di poter salire in camera, per poter sistemarsi. I due adulti annuirono, ripetendo che quella per le vacanze natalizie era anche casa loro e che non c’era bisogno di certe formalità. La ragazza annuì brevemente e sparì alla velocità della luce su per le scale.
Draco quindi si girò verso i genitori con sguardo interrogativo.
Fece una faccia che ispirava solo compassione e pietà e chiese, con aria supplichevole –Perché? Che ho fatto di male? Mi odiate?-.
-Draco, sei nostro figlio, perché dovremmo odiarti?- chiese Narcissa, confusa.
-Passerò il Natale con tre ragazze, mamma. Tre ragazze, di cui una è la figlia adolescente di Satana e le altre due le sue migliori amiche! Mi volete morto, vero?-.
-La figlia adolescente di Satana? Eppure ho sentito che è la tua ragazza- disse Lucius con un sorriso compiaciuto sul viso, accompagnato da uno sguardo divertito della sua consorte.
Oh, per le mutande a scacchi di Silente  pensò Draco.
-Lei non è… ok, ma non significa che… devo andare- decretò inforcando le scale a gran velocità.
-Ah!- sospirò Lucius. –L’amour!-.
 
-Guarda il lato positivo, Hermione: non siamo dai Weasley- disse la voce di quella che lui, da dietro la porta, identificò come Daphne.
Che problemi hanno con Ron? pensò Draco, appoggiato al legno di quercia.
-Daphne, tu non afferri la gravità della situazione! Due settimane sono lunghe, lunghissime se si contano i silenzi imbarazzanti dei pasti, quelli della mattina di Natale e…-.
-Perché la mattina di Natale dovrebbe essere imbarazzante?- chiese Pansy.
-Beh… ecco… io credevo che saremmo state lontane da qui e quindi… come dire, io… gli ho fatto… gli ho preso un pensiero. Ad Hogsmeade, due settimane fa- disse Hermione, balbettando.
Draco per poco, da dietro la porta, non ci rimase secco. Lei gli aveva fatto un regalo? Beh, sarebbe potuta anche essere una cosa carina, in fondo ufficialmente era la sua ragazza.
Sarebbe potuta essere una cosa carina… se lui avesse ricambiato.
Adesso era il 22 Dicembre e lui, non solo non sapeva cosa  prenderle, ma non sapeva neanche quando  andare a comprare qualcosa.
C’era una sola persona che poteva aiutarlo. Sperando che la sua sfortuna si fosse fatta viva e lui fosse alla Tana. Si raddrizzò appena in tempo, per evitare che un colpo di porta lo mandasse al tappeto.
-Malfoy? Ti serve qualcosa?- chiese la Parkinson uscendo. –Se cerchi Hermione è dentro, aspetta un attimo-.
Pansy tornò dentro, afferrò Daphne mentre stava rovistando nella valigia di Hermione, per la collottola e la trascinò fuori dalla porta. Poi, prima di allontanarsi, girò Malfoy di spalle e lo spinse dentro la stanza, chiudendogli la porta alle spalle e urlando un –Divertitevi!- ad entrambi i ragazzi che adesso si guardavano in silenzio, attenti anche a non respirare troppo forte.
Draco, racimolando un po’ di coraggio, proferì le uniche parole che riuscì a formulare.
-Senti, due settimane… voi e tu e io e i miei qui… lo stesso tetto… e poi disagio e questo... devo andare- disse facendo dietrofront.
-Non ho capito molto, ma da quello che ho capito hai ragione- disse lei afferrandolo per la maglietta in modo che non potesse scappare come un coniglio.
Non piaceva neanche a lei la situazione, ma bisognava prenderla di petto, era l’unica cosa da fare.
Affrontare gli altri e minacciarli era semplice. Fare la dura le riusciva bene e la faceva divertire. Psicanalizzare gli altri e toccare i tasti più dolenti per farli piangere come mocciosi era quello che le veniva meglio, ma quando si arrivava al confronto con se stessa e con quello che le succedeva con Draco tutto diventava confuso, non aveva un filo logico, forse proprio perché di logico non c’era un fico secco, e ogni volta che provava a scigliere la matassa, questa si faceva più grande. E allora lei abbandonava i suoi propositi di capire e si lasciava trasportare dagli eventi, il che, fin quando gli eventi stessi non avessero preso una brutta piega, non era una brutta cosa.
Ma adesso erano costretti a vivere vicini e tutto diventava più strano. Per quanto grande, Malfoy Manor non era grande quanto Hogwarts e loro dormivano solo ad un paio di camere, non a quasi otto piani di distanza.
-Prometto che tenterò di comportarmi nel modo più normale e meno crudele possibile. Tu prova a non comportarti come fai di solito- disse lei mollando la maglietta.
Lui, finalmente libero si voltò.
-Perché?-.
-Perché ti comporti sempre in modo strano… a proposito di modi e tipi strani, Allison ti ha più cercato?- chiese con indifferenza.
-No, non mi ha più cercato. Eppure l’ho incrociata spesso per i corridoi, adesso sembra essere terrorizzata da me- disse con aria confusa.
Nel frattempo Hermione, per evitare che la sua espressione tradisse la sua soddisfazione si girò e prese ad armeggiare con le valigie.
-O forse- continuò Draco, quando vide, la ragazza girarsi tanto in fretta, -Da qualcuno che sta vicino a me… tu ne sai niente?- chiese quindi avvicinandosi alle spalle di Hermione.
-No, assolutamente- rispose la ragazza, continuando ad armeggiare con le sue cose.
-Ne sei sicura? Io non le ho mai messo paura, ma mi guarda con uno sguardo che le ho visto solo la notte in cui le hai puntato la bacchetta alla gola- continuò mettendo le mani sulle braccia di Hermione.
Lei quindi, consapevole di non avere via di fuga da quella discussione, tentò di cambiare discorso.
-I tuoi amici non vengono?-.
-Non tentare di cambiare discorso, Granger- disse Draco, girando di peso la ragazza, aggrappata saldamente ad una maglietta. –Che le hai fatto?- concluse avvicinandosi per guardarla negli occhi, con fare inquisitorio.
-Diciamo che la gente mi piace di più quando capisce chi comanda- disse messa alle strette.
-L’hai cruciata, per caso?- chiese semi-serio il ragazzo.
-No… ma ammetto di averci pensato-.
-E allora che le hai fatto?- disse sorridendo sghembo.
-Non ti basta sapere che non ti darà più fastidio?-.
Lui le guardò intensamente il volto e le labbra prima di allontanarsi.
-Per il momento sì, ma ti assicuro che non finisce qui, ho due settimane per darti il tormento e farti confessare- sussurrò, strizzandole l’occhio.
-Tu credi davvero che riuscirai a farmi sputare il rospo?- ribatté lei, ridendo divertita.
-Ovviamente!-.
-Beh, allora buona fortuna! Vedremo se sarai tanto bravo- esclamò Hermione mentre Draco si allontanava in direzione della porta.
-Parola di Grifondoro che canterai come un canarino- disse lui con la mano sul pomello.
Poi aprì ed uscì in corridoio, chiudendosi poi la porta dietro.
Hermione si lanciò al suo inseguimento e dalla soglia della porta urlò –Ti farò rimangiare tutto, buffone!-.
Quando si voltò, entrambe le sue amiche, la guardavano con la fronte corrugata ed un’espressione confusa.
-Cose tra me e lui- spiegò Hermione, ritornando in stanza.
Non sapeva quanto Draco avesse ragione.












Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Per il prossimo capitolo se ne parla giorno 18 ragazzi, perché la vostra Juliet se ne va in Grecia! :DD
Dato che è l'una di notte, risponderò domani alle vostre precendenti recensioni, un bacio a tutti.
Juliet :D

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26





La  mattina del 23 Dicembre, contrariamente a quella precedente, che vedeva Draco Malfoy spensierato e contento di tornare a casa, trovava lo stesso ragazzo profondamente cambiato.
Aveva due occhiaie enormi, che facevano a gara tra di loro per chi fosse più scura e più profonda, i capelli, solitamente lisci e composti, erano in aria, somiglianti vagamente a quelli di Harry, e gli occhi erano così rossi da farlo sembrare un indemoniato.
Mancava un solo giorno a Natale e lui, pur avendoci pensato tutta la notte, non aveva idea di cosa prendere alla Granger. Se si fosse presentato senza niente alla vigilia, non solo avrebbe fatto una magra figura davanti alle amiche di Hermione e ai suoi genitori, ma lei avrebbe potuto non rivolgergli più la parola e lui non voleva succedesse. Sospettava, dopo averci riflettuto per tutta la notte, che ormai il volerla in mezzo ai piedi non fosse tanto perché così poteva liberarsi delle scocciatrici o per proteggere Dean e Seamus: credeva piuttosto che lei fosse diventata ormai parte integrante delle sue giornate. In fondo Draco lo sapeva: un casino al giorno, toglie il medico di torno e quella ragazza era una fonte vivente di casini.
Scommetteva tutto il patrimonio dei Malfoy che era lei la causa per cui Allison non si era più avvicinata a lui ed anzi lo guardava con paura. E scommetteva anche che Hermione non ci fosse andata leggera con la bionda Corvonero.
Quella notte lo aveva attraversato anche il pensiero di Ginny. Lui aveva chiesto aiuto a quella catastrofe ambulante della Granger per far in modo che Ginny lo guardasse, per avere una chance di essere visto come più di un amico.
Adesso invece che aveva sentito da Harry stesso come era in realtà la rossa, non credeva di poter più averci a che fare. Ultimamente poi, sembrava che Ginny avesse mollato anche il suo nuovo amichetto di Serpeverde, perché stava tutto il giorno attaccata a Draco  e lui aveva notato il modo in cui Harper lo guardava.
La cosa strana era che non era uno sguardo arrabbiato, di rimprovero o vendicativo. Era più che altro uno sguardo che ti studiava, valutava e a Draco non piaceva per niente. Secondo lui, quando una Serpe ti guardava in quel modo niente sarebbe andato bene. Dopotutto era lo stesso modo in cui lo guardava a volte Hermione.
Si appuntò mentalmente di chiedere al trio delle bestie infernali, che alloggiavano a due camere dalla sua, che cosa stesse succedendo ad Harper, così da potersi difendere in caso di pericolo.
-Malfoy, tua madre ha detto che se non scendi subito a colazione, ti lascerà morire di fame fino alla fine delle vacanze natalizie- disse la voce della Granger da dietro la porta.
Draco, disteso sul suo letto, con un braccio appoggiato alla fronte, si rizzò a sedere di scatto e in men che non si dica, si era fiondato in bagno a rassettarsi i capelli e a sciacquarsi la faccia con acqua gelida.
Sua madre manteneva sempre le sue promesse e lui era già magro per i fatti suoi. Un digiuno forzato lo avrebbe portato a diventare il miglior amico di Nick-quasi-senza-testa.
Così, come un forsennato si fiondò giù dalle scale e, due imprecazioni, una caduta dalle scale, tre bernoccoli e una bestemmia più tardi, Draco era sulla soglia della sala da pranzo, a fissare immobile Hermione che con un sorriso bastardo se la rideva di gusto.
-Dov’è mia madre?- chiese intontito e dolorante.
-Credo stia ancora dormendo, ma io mi annoiavo e quindi… eccoci qua. Perché non parliamo di quello che ci siamo detti ieri? In fondo lo so io come lo sai tu che non riuscirai mai a farmi sputare il rospo-.
-Mi hai fatto precipitare letteralmente giù per le scale per questo motivo?- chiese Draco incredulo.
-Cosa vuoi che ti dica? Mi sono accorta che da quando ho a che fare con te, mi sono ammorbidita. È ora di ricomiciare a far vedere i sorci verdi alle persone- disse lei, sorseggiando il suo caffè.
-E come mai ti sei ammorbidita?- domandò Draco sedendosi di fronte a lei.
-Sarà il tuo odiosissimo spirito Grifondoro, che vuoi che ti dica?-.
-E allora perché hai scelto me come cavia per la tua ritrovata cattiveria?- disse lui calmo.
-Non lo so, tu mi ispiri violenza. Non nel senso che mi sembri un tipo violento- si spiegò Hermione quando il sopracciglio di Draco scattò in aria, -Solo che quando ti vedo, vorrei farti male. Non da ucciderti sia chiaro, cose del tipo morderti. O schiaffeggiarti. Esatto, hai una faccia da schiaffi, Malfoy e mi gioco la mano destra che tu eri informato di questo mio cambio di residenza, quindi la mia domanda è: perché non me lo hai detto?- sibillò la ragazza, mentre, alzatasi, si andava a posizionare alle spalle di Draco, per passargli sensualmente una mano sul petto.
Il ragazzo, immobile sulla sedia, rispose immediatamente che lui non ne sapeva proprio niente di tutto quello che era successo. Poi con rigidità, si alzò e, scusandosi, corse su per le scale, diretto in camera sua.
-Uno a zero per me, Malfoy- sussurrò con un sorriso soddisfatto, Hermione, ancora ferma in sala da pranzo.
 
-Devo trovare Harry. Devo trovare Harry. Devo torvare Harry- ripeteva Draco, mentre buttava all’aria l’armadio per trovare una camicia degna di quel nome.
-Chi diavolo me l’ha regalata questa cosa?!- esclamò quindi tirando fuori una camicia Hawaiana. –Dovrebbero essere illegali-.
Quando finalmente ebbe tra le mani non una camicia ma una maglietta, se la mise in fretta e poi, impugnata la bacchetta, si Materializzò a casa Potter.
La camera di Harry era grande quasi quanto la sua, ma di sicuro era arredata in modo più fresco e giovanile. Il letto era semplice senza fronzoli e sotto la finestra, la scrivania era di legno chiaro e non aveva decori barocchi sopra, una lampada stava accanto a delle foto incorniciate di Harry con lui e Ron. Poi ce n’erano altre con Neville, Seamus e Dean.
Alle pareti, la carta da parati chiara era quasi invisibile, essendo tappezzata di poster dei Chudley Cannons e delle squadre di Quidditch più famose del Mondo Magico.
Il resto del mobilio seguiva il gusto semplice e raffinato di Lily Potter mentre i soprammobili quello scherzoso e allegro di James.
Draco non ci badò più di tanto, era stato così tante volte in quella casa che avrebbe anche saputo dire dove la polvere si accumulava più in fretta. Si avviò invece a passo svelto verso il letto di Harry e cominciò a chiamare il ragazzo, scuotendolo.
-Harry, maledizione, svegliati! Ho bisogno di una tua consulenza-.
-Va via, mamma, ieri ho fatto tardi- mormorò Harry nel sonno.
-Ma ti sembra la voce di una donna, la mia?!-.
-Ti ho detto che ho fatto tardi, fammi dormire-.
-Sì, tardi! Sei rimasto sveglio per parlare con i tuoi peluches! Accidenti, Potter, svegliati!-.
Harry lo spinse, con la poca forza che aveva, lontano da sé e Draco, ormai stufo, afferrò un giornale poco distante e, arrotolatolo, glielo diede sulla testa.
Harry balzò a sedere e cominciò a dare i numeri, fin quando non vide Draco lì accanto a lui.
-Ma sei del tutto impazzito?!- chiese infine.
-Un casino, Harry. È successo l’impossibile!-.
-Sei ammattito, io chiamo i miei e i tuoi, così ti facciamo aiutare-.
-Hermione e le sue amiche si sono trasferite in casa mia-.
-Oh, povero piccolo! Ha la possibilità di farsi la sua ragazza che sta nella camera vicina! Questa sì che è una tragedia- disse Harry tentando di distendersi di nuovo.
-Harry, lei non è la mia ragazza, non lo è mai stata. Ho mentito perché lei aveva scoperto di Seamus e Dean e allora ho pensato che se avessi fatto circolare una voce che la riguardava non avrebbe più pensato ai ragazzi e il loro segreto sarebbe stato al sicuro!-.
-Tu che cosa?!- esclamò Harry.
-Sssh! Non voglio che ci sentano. Il problema è che adesso i suoi sono partiti e i miei genitori si sono offerti di ospitare lei e le sue amiche e lei… e io…-.
-Tu che cosa?- disse Harry dubbioso.
-Non credo più che lei sia tanto male come un tempo… credo che sia simpatica. Capisci?-.
-Tu che cosa?!- esclamò di nuovo il moro.
-La vuoi smettere di dire “Tu che cosa”?! Tra le altre cose, lei mi ha comrpato un regalo per Natale, ma io non ne sapevo niente e non le ho preso niente!-.
-Tu che…- Harry si bloccò ad un’occhiata assassina di Draco e poi riprese, -Ok. Fammi vestire, andiamo a Diagon Alley e cerchiamo qualcosa e nel frattempo mi spiegherai meglio questa storia-.
-Sei un amico- disse Draco riconoscente.
-Sono un fesso. Aspettami qui-.
Cinque minuti dopo Harry era lavato e vestito. Appena afferrò la bacchetta per Smaterializzarsi insieme a Draco però, qualcuno bussò alla porta.
-Harry, sei sveglio?-.
Harry sgranò gli occhi e rispose –Sì, mamma!-.
Poi, rivolto a Draco, aggiunse –Nasconditi nell’armadio, se mia madre ti vede ti farà tante di quelle domande e complimenti su quanto sei cresciuto che non riusciremo ad uscire di qui neanche per Capodanno!-.
-Ma tua madre mi vede sempre, come può farmi i complimenti su quanto sono cresciuto?- disse Draco, mentre Harry lo spingeva nell’armadio.
-Ti ricordo che stiamo parlando di mia madre e adesso sta zitto!- disse chiudendo le ante dell’armadio nello stesso momento in cui Lily Potter apriva la porta.
-C’è qualcuno qui dentro?- chiese la donna, mettendo piede dentro la camera del figlio.
-Assolutamente no-.
-Strano, eppure mi era sembrato di sentire la voce di Draco… devo aver bevuto troppo caffè, lo sai l’effetto che mi fa. In ogni caso ero venuta a dirti che se vuoi puoi andare da uno dei tuoi amici per Natale perché la zia Rosemary sta male e dovremmo andare a farle visita domani. Probabilmente rimarremo lì anche per il 25. Ma perché sei vestito?-.
-Stavo andando da… Ginny. Andiamo a fare colazione insieme. Comunque, manderò un gufo a Draco e uno a Ron-.
-Buona giornata, tesoro e saluta anche Ginny- disse la donna andando via.
-Puoi uscire-.
Draco, quasi cianotico, uscì dall’armadio di Harry con un colorito paurosamente blu e i polmoni simili  a due prugne secche.
-Devono esserci dei calzini sporchi lì dentro, mi dispiace- disse Harry.
-Sei sicuro che non ci sia un intera colonia di procioni morti?!- rispose l’altro, prendendo profonde boccate d’aria.
-Allora, mi posso trasferire da te? Non ho voglia di rivedere Ginny e prima che tu lo chieda, i miei non sannovche l’ho mollata perché non so come dirglielo, mi vedevano già sposato con quella stronza-.
-Sì, ti prego, trasferisciti da me, se siamo in due a combattere sarà meno dolorosa la sconfitta- disse Draco.
-Sono due settimane, Draco, non due anni. Adesso andiamo-.
Due crack dopo, la stanza era completamente deserta.
 
Diagon Alley era popolata da sciarpe, cappelli e mantelli pesanti. Sembrava addirittura che si muovessero da soli perché le persone al di sotto di essi erano completamente invisibili.
Lui ed Harry avevano deciso di riscaldarsi in un locale, dove Draco avrebbe potuto con calma raccontare tutto, in attesa che i vari negozi aprissero.
-Allora: raccontami- disse Harry, lasciandosi cadere su una sedia del locale.
-Ok, ma promettimi che non ce l’avrai con me quando avrò finito-.
-Lo prometto-.
Nel frattempo il cameriere del piccolo bar venne a prendere le ordinazioni dei due ragazzi.
Quando arrivarono le due burrobirre, Draco cominciò a parlare.
-Ho passato due anni a guardare da lontano Ginny. Sono sempre stato attratto da lei e dai suoi modi di fare, ma tu eri così preso da lei e lei da te che ho preferito tacere. Così quando ho cominciato a notare certi suoi comportamenti nei miei confronti e altri nei tuoi, ho creduto che voi due foste sul punto di lasciarvi e le ho chiesto se volesse diventare la mia ragazza- disse Draco, senza guardare Harry negli occhi, imbarazzato da tutto quello che stava succedendo. –Ma lei mi ha rifiutato e io ho creduto di essermi immaginato tutto e per giorni ho evitato te, Ron e anche lei. Poi finalmente un giorno mi sono deciso ad uscire dalla nostra stanza e ho incontrato lei. Diceva di sapere il motivo per cui Ginny non ne voleva sapere di me e mi disse che ero uno sfigato, che nessuna avrebbe mai potuto guardarmi-.
-Questo non me lo hai mai detto-.
-E c’è un motivo. Quel giorno la mandai a quel paese, ma pochi giorni dopo in biblioteca ho capito come le ragazze come lei trattassero quelli non proprio popolari come me. Così ho stretto un patto con il diavolo-.
-E cioè?- lo spinse Harry.
-Se lei mi avesse fatto diventare ciò che Ginny voleva, io avrei fatto qualsiasi cosa- annunciò Draco, alzando finalmente gli occhi dal boccale che aveva di fronte.
-In poche parole ti sei tirato la zappa sui piedi- disse Harry, mentre l’amico prendeva un sorso della sua bevanda.
-Esatto. I giorni passavano e la Granger continuava a darmi lezioni su come dovevo comportarmi, vestirmi e parlare. Alla fine, quando avevamo concluso lei ha detto che sarebbe venuta a chiedere indietro la mia parte del patto e così ha fatto. Mi disse che c’era un solo posto in cui le sue spie non potevano entrare ma io sì-.
-La Torre di Grifondoro- disse Harry.
-Appunto. Voleva che io le passassi i segreti di tutti i Grifondoro per poterli usare come armi. Inizialmente ho creduto di potermi tirare indietro, nessun Grifondoro ha segreti così loschi, ma poi ho visto Seamus e Dean sul mio letto e… beh, in sintesi avevo deciso che contro la mia parola non avrei detto niente, anche se avevo giurato-.
-E allora cosa è successo?- chiese Harry, ormai appassionatosi alla storia di Draco.
-Beh, mi ha fatto credere di aver visto i ragazzi in atteggiamenti più che amichevoli tra di loro e allora io involontariamente ho confermato la loro omosessualità. Il giorno dopo, ho messo in giro la voce che io e lei stavamo insieme perché se lei si fosse concentrata su se stessa, avrebbe lasciato perdere la cosa su Seamus e Dean e io non mi sarei sentito in colpa. Quindi ho mentito perché non potevo spiegarvi il motivo per cui le voci erano false-.
-Noi non sapevamo ancora di Seamus e Dean- puntualizzò Harry.
-Esatto. So che mi detesterai per aver desiderato Ginny ma…-.
-No, non ti detesto, ormai è passato e non ci si può fare niente. Adesso spiegami perché ha preso a starti simpatica. La tratti davvero come fosse la tua ragazza davanti agli altri, l’altra volta non te ne sei neanche accorto, ma hai fulminato con lo sguardo Zabini solo perché le ha dato un bacio sulla testa-.
-Io… non lo so. Quando c’è lei, mi sento confuso. Vorrei abbracciarla ma allo stesso tempo le metterei le mani attorno al collo. E poi quando è vicina vorrei andarmene, ma non so dove è come se dovessi stare lì accanto a lei, ma allo stesso tempo correre via, il più lontano possibile. E la odio. La odio così tanto che l’ammazzerei con le mie mani, ma allo stesso tempo la metterei anche su un piedistallo e la tratterei bene. Credo di aver sviluppato un disturbo bipolare della personalità, Harry-.
-Capisco- disse Harry guardandolo con un sorriso furbo e consapevole.
-Che c’è?- chiese Draco quando se ne accorse.
-Andiamo i negozi stanno aprendo-.
Harry si alzò e mollò cinque galeoni sul tavolo. Poi guadagnò la porta, seguito a ruota dall’amico.












Eccomi qui, ritornata alla civiltà dopo una settimana passata a visitare antiche pietre rotte e musei pieni di gioielli pacchiani! :D
Seriamente, se volete andarvene in Grecia, scegliete una delle isole (Santorini, Mykonos...) non andate ad Atene se detestate il caldo e le pietre.
Detto questo, spero che il capitolo vi possa piacere e adesso risponderò subito a Waasp_ della cui recensione non mi sono accorta prima.
Un bacio a tutti,
Juliet :DD

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27





Draco ed Harry, persi tra la calca di Diagon Alley, erano riconoscibili solo dal fatto che, al contrario di tutti gli altri maghi, non avevano un cappello di lana in testa.
Si muovevano con lentezza, cercando di evitare le persone che si accalcavano e spingevano per rifugiarsi in un luogo caldo ed asciutto il più presto possibile.
Avevano già scartato varie ipotesi, tra cui quella di prendere ad Hermione un gatto, un talismano per tenere lontano gli spiriti cattivi (“Probabilmente dovrei comprarlo io per tenere lontana lei” era sta la risposta di Draco alla proposta di Harry), un vestito che assomigliava molto a quelli della nonna di Ron e un set per lucidare le scope (“Accidenti, Draco, è una ragazza!” aveva esclamato Harry).
Trovandosi a corto di idee quindi avevano continuato a camminare senza meta per Diagon Alley, sperando in un’illuminazione divina o quanto meno un segno.
Alla fine, sconsolati e sconfitti, si sedettero su una panchina ghiacciata.
-Se continuiamo con queste idee idiote, non troveremo mai niente di buono- disse Draco.
-Beh, almeno ci stiamo provando…- ribatté Harry, buttando la testa all’indietro. Poi, come fulminato da un’idea improvvisa, si rimise dritto e spalancò gli occhi. –Sono un emerito cretino! Come ho fatto a non pensarci prima?!-.
-A cosa?- chiese Draco confuso.
Harry schizzò in piedi e, afferrato Draco per il gomito, prese a trascinarlo in giro per Diagon Alley.
-Ogni volta che mio padre combina qualche disastro, mia madre gli mette il muso (questo ovviamente quando non gli urla addosso che è un idiota) e lui per farsi perdonare le porta sempre un mazzo di rose che gli vengono puntualmente sbattute sul naso. Capito che con mia madre i fiori non bastano, le porta un gioiello, una cosa bella, di quelle a cui mia madre non sa resistere e lei smette di tenergli il muso-.
-Ok, ma continuo a non capire dove stiamo andando- disse Draco che a quel punto era ancora più confuso di prima.
-Mio padre prende i gioielli qui, a Diagon Alley, in un posto che si chiama “La magia dell’amore” è uno di quei posti dove vanno solo le ragazze, di quelli in cui dopo cinque minuti ti è venuto il diabete e hai bisogno di una settimana di partite di Quidditch per riprenderti. La Granger per quanto stronza è comunque una ragazza e un gioiello le piacerà-.
-Sai, Harry, a volte sai essere perspicace, intelligente ed acuto- disse Draco scimmiottandolo.
-Ricordati che dovrei prenderti a calci per avermi svegliato alle 7 del mattino e per avermi mentito per quasi due mesi, quindi chiudi il buco dentato che hai sotto il naso!-.
-Ok, hai vinto tu-.
Camminarono per qualche minuto ancora, fin quando una musica dolce non accarezzò soave le orecchie di Draco. Harry si fermò a qualche metro dalla vetrina di un negozio, che sembrava uscire da un libro di fiabe.
-E io dovrei entrare lì dentro?!- disse Draco terrorizzato all’idea di dover entrare in un posto mieloso come quello. –Preferisco che Hermione mi faccia bruciare vivo o che mi strappi gli attributi-.
-Come la fai lunga, vieni entriamo- ribatté Harry, tirandolo per un gomito.
-No! Se entriamo lì dentro insieme crederanno che siamo una coppia!- disse il biondo.
-Questo oppure subirai le torture barbare della Granger fino alla fine della scuola. Oh, sì, dimenticavo! Probabilmente i tuoi genitori sarebbero davvero contrariati dalla tua scortesia-.
-Tu dici?!- disse Draco con una smorfia preoccupata.
-Sì. Quindi adesso prendi il coraggio Grifondoro che hai e porta le chiappe lì dentro-.
Draco deglutì a vuoto e rumorosamente, più di una volta, prima di convincersi che una mezz’ora di tortura in quel negozio era meglio di altri sei mesi e mezzo di quelle della Granger.
Così insieme al suo migliore amico, varcò la soglia del negozio.
Un profumo di rose e lavanda lo investì prepotente, proprio come fece la luce che proveniva dai lucernari in vetro del tetto, accompagnata da quelle delle candele rosa.
Il mobilio era costituito al novanta percento di specchi, dentro i quali i riflessi dei volti delle signore, si mostravano sorridenti, e da vetrine che mostravano tutti i gioielli e gli oggetti preziosi che contenevano. Alla destra della porta da cui erano appena entrati i due ragazzi, una signora sulla sessantina e una con circa vent’anni in meno, stavano sedute ad un tavolino da caffè bianco, su due sedie che richiamavano il motivo del tavolo.
Al centro della sala, invece, un bancone circolare faceva la sua figura, ospitando all’interno una ragazza che aveva più o meno la loro età. Era mora, alta e un sorriso gentile le deformava il viso. Le guance erano rosse come le labbra.
Harry, fece la prima mossa e si avvicinò alla ragazza, Draco subito lo seguì.
-Buongiorno, cercavamo qualcosa per una ragazza. Ehm, dovrebbe essere qualcosa di delicato e magari con qualche…-.
-… brillante. Sì, con qualche brillante. Ma non grosso. Piccolo- disse Draco, guardandosi intorno allo stesso tempo schifato e a disagio.
-Bene, avete pensato a qualcosa?- chiese la ragazza con voce delicata.
-No, siamo aperti a tutte le possibilità- disse Harry.
La ragazza annuì brevemente e uscì dal bancone circolare, chiedendo poi loro di aspettare lì.
Appena furono soli, Harry si girò con gli occhi fuori dalle orbite.
-Brillante?! Sai quanto costano i brillanti?!-.
-Sono ricco sfondato, se non li spendo io i soldi chi dovrebbe farlo? Harry ti prego, cambiamo posto, mi sento un calore all’altezza del cuore e non mi piace, mi sento una ragazza in preda alle emozioni!- disse sconfortato Draco.
-Mi sento così anche io, ma se vuoi tornare con qualcosa in mano a casa, devi restistere-.
In quel momento alle loro spalle, la voce delicata della ragazza, annunciava il suo ritorno.
Aveva le braccia piene di bracciali, collane, anelli, orecchini e ciondoli. A Draco venne un colpo solo al pensiero di quanto ci sarebbe voluto per trovare quello giusto.
-Allora- disse la ragazza riponendo tutto sul bancone. –Direi di partire con gli anelli-.
-No, niente anelli, non voglio sposarla, voglio farle un regalo di Natale- disse Draco.
-Beh, gli anelli non si regalano solo quando bisogna sposarsi- ribatté la ragazza.
-Si, ma non è neanche la mia ragazza, quindi evitiamo. Se si mette in testa strane idee, mi troveranno assassinato tra qualche giorno-.
La ragazza fece schioccare la lingua contro il palato e con un gesto che tradiva tutto il suo disappunto, mise da parte gli anelli.
-Orecchini?- chiese più affabile.
-Non ha i buchi alle orecchie- ribatté pronto lui.
-Come fai a saperlo?- chiese Harry.
-Gliele ho morse le orecchie. Ricordi? Finta fidanzata- disse Draco in tono ovvio.
Harry lo guardò, scuotendo la testa e fece cenno alla ragazza di mettere via anche gli orecchini. A questo punto la lista di cose tra cui scegliere si era notevolmente ridotta e Draco cominciava a sentirsi molto meno pessimista.
-Abbiamo queste collane con diamanti, smeraldi, rubini, topazi, acquemarine…-.
La scelta era durata più di un’ora e quando misero piede fuori dal negozio, Draco era quasi in lacrime.
-Voglio la mamma!- piagnucolò.
-Era una gioielleria, che ti aspettavi? Uomini sudati che discutevano dell’ultima partita di Lancio Dello Gnomo o di Quidditch?- rispose Harry.
-Portami in un posto per uomini, portami lontano da qui!-.
Harry, mentre se la rideva sotto i baffi, afferrò Draco e Materializzò entrambi a Malfoy Manor.
Quando i cancelli della villa riconobbero Draco, si spalancarono e i due entrarono assomigliando a due reduci di guerra.
Draco, più pallido del solito, appogiato ad Harry, ed Harry che tentava di nascondere la bustina della gioielleria, attraversarono il salone principale del castello e salirono le scale in fretta e furia.
Poco prima di chiudersi nella camera di Draco, una voce dal fondo delle scale, li fece fermare come due ladri colti con le mani nel sacco.
-Potter! Qual buon vento?- disse Daphne, salendo pochi gradini.
-Greengrass- disse Harry senza una qualche particolare inflessione nella voce. –Mi trasferisco qui anche io, i miei purtroppo hanno da fare per le vacanze-.
-Beh, credo che le ragazze saranno felici di saperlo. Malfoy, di sotto è pronto il pranzo, aspettano tutti te, ti conviene però andare a dire di aggiungere un posto a tavola- disse Daphne accennando ad Harry. –Io torno di là. Fate in fretta-.
Daphne scese le scale, lasciando i due ragazzi soli, ma poco dopo la sua voce echeggiò tra i corridoi del Manor.
-Spero tu le abbia preso un bel regalo, Malfoy!- esclamò, probabilmente da uno dei corridoi lì vicino.
Draco, sbigottito dalla vista da falco della ragazza, non rispose e, dopo aver nascosto il regalo sotto il suo letto, scese con Harry in sala da pranzo.
 
Quel pomeriggio passò pigro. I cinque ragazzi, stavano nel salotto, dove tre divani e due poltrone davano bella mostra di sé nel mezzo della stanza. Daphne ed Hermione, coricate al contrario su uno di essi, stavano giocando a scacchi; Pansy, sul divano a fianco, metteva lo smalto ai piedi; Harry e Draco invece, giocavano a Gobbiglie.
-Mi annoio da morire- disse Daphne, mentre la sua regina distruggeva l’alfiere di Hermione.
-Concordo. Che fai per far passare il tempo, Malfoy?- chiese Pansy.
-Leggo un libro- rispose lui.
-Preferisco continuare ad annoiarmi- fu la pigra risposta di Daphne.
In quel mentre un gufo picchettò alla finestra. Hermione lo riconobbe subito come il gufo di Blaise. Abbandonò la partita con Daphne e andò ad aprire. Quando il gufo, senza neanche entrare, le porse la zampina, lei slegò la pergamena.
Il gufo volò via, senza attendere neanche il compenso che Hermione era andata a prendere e lei, incurante, tornò a sedersi sul divano.
-Che vuole?- chiese Pansy, riconoscendo il gufo.
-Non vuoi davvero saperlo- disse Hermione, con una smorfia.
-Dimmi che non è un’altra delle sue freddure- supplicò Daphne.
All’occhiata sconsolata di Hermione, la bionda sbuffò, prendendole la pergamena dalle mani.
-“Sapete dove finiscono gli hobbit quando muoiono? All’hobbitorio”- lesse ad alta voce Daphne. –A volte mi vergogno profondamente di essere sua amica- concluse la bionda, guardando il foglio con sdegno.
All’improvviso una fragorosa risata, irruppe nella stanza.
-All’hobbit.. torio!- disse Draco, rotolandosi a terra dalle risate, seguito da Harry.
-Stanno scherzando, vero?- chiese Pansy. –Non stanno ridendo per davvero, giusto?-.
-Io credo proprio di sì, Pansy- disse Hermione.
-Hey, ne ho una anche io, Draco, va a cercare un gufo!- disse Harry, cercando di trattenere un’altra risata.
Draco volò su per le scale e poco dopo tornò con un enorme gufo appollaiato sul braccio sinistro, mentre nella mano destra teneva una penna, un piccolo calamaio e un foglio di pergamena.
Harry srotolò la pergamena e intinse la penna nel’inchiostro.
-Sai quali sono i biscotti preferiti di Silente? I gALBUSera!- poi vi fu il solito scroscio di risate, mentre le ragazze, scioccate, portavano le loro orecchie lontano da quel salotto.
-Diventeranno amici per la pelle- disse Pansy.
-Spero di no o diventeremo come loro- disse Daphne.
Hermione si limitò a sospirare preoccupata.












Perdonatemi, sono stata fuori, risponderò immediatamente alle recensioni :3
Juliet :D

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28



-Sei per caso impazzita?!- esclamò sottovoce Daphne, guardando all’interno della piccola scatola blu.
Pansy, al contrario della sua amica, aveva perso la voce e si limitava a fissare le mani di Daphne che reggevano la scatola, lanciando al suo contenuto un’occhiata furtiva ogni tanto.
-Devi riportarlo indietro. Adesso- continuò la bionda.
Hermione la guardò con aria smarrita, tentando di capire cosa avesse provocato la reazione delle amiche.
-Non capisco perché ti scaldi tanto! Non ti piace?- chiese cauta.
-Hermione, il fermacravatta è bellissimo e anche prezioso, il problema sono i colori- disse Pansy, lentamente.
-Che cos’hanno che non va? Sono i colori di Serpeverde, così, quando lo indosserà si ricorderà di me che l’ho perseguitato per anni- disse la riccia, soddisfatta di se stessa.
Era il 24 Dicembre, il giorno dell’anno che grandi e piccini attendono durante i mesi precedenti. La neve che quella mattina aveva preso a scendere dolcemente, si andava a posare sui prati intorno e sui davanzali delle finestre di Malfoy Manor. Le nuvole fuori, scure, non lasciavano passare neanche un raggio di sole, ma erano solo le sette del mattino, con un po’ di fortuna, durante la giornata il sole avrebbe fatto capolino in cielo, per rischiarare il tempo rimasto prima di sera.
Le ragazze si erano alzate presto e avevano preso a chiaccherare a proposito dei regali di Natale che a sera sarebbero stati scambiati. Pansy e Daphne avevano insistito, fino a portare all’esasperazione Hermione, per vedere il regalo che quest’ultima aveva fatto a Draco.
Le due si guardarono, indecise su chi avrebbe sganciato la bomba sulla ragazza che adesso le guardava scettica.
-Vedi, Herm… ecco, di solito i colori della propria casa non si regalano- attaccò Pansy, indubbiamente la più pacata tra le due.
-Mi conosci da anni, Pan, credi ancora che io sia un tipo “ordinario”?- ribatté Hermione.
-Tesoro, tu non capisci… quello che Pansy voleva dire è che…- Daphne si bloccò è tirò un sospirò. –Pansy voleva dire che regalare i colori della propria Casa a qualcuno di un’altra Casa è come prendere un impegno… sentimentale. Lo capisci?-.
-No, di che diavolo stai parlando?-.
Una goccia di sudore freddo scivolò lungo la schiena di Hermione, che indubbiamente aveva capito quello che le amiche cercavano di dirle.
-Se gli regali questo fermacravatta, con il serpente in argento e gli occhi di smeraldi, penserà che tu provi una sorta d’interesse nei suoi confronti. Che vorresti fosse per davvero il tuo ragazzo- disse Pansy, la cui filosofia “Via il dente, via il dolore” non tradiva mai.
Il bestemmione che partì in automatico, avrebbe fatto crepare d’invidia Satana o un qualsiasi suo adepto e crepare solamente un qualsiasi credente, anche non praticante, che fosse passato di lì per caso.
-Ok, a livello di blasfemie ci siamo- sentenziò Daphne.
-Devi riportarlo indietro, Hermione- ripeté Pansy.
-Come?! A parte il fatto che non possiamo muovere il culo da qui, perché è la Vigilia di Natale e Narcissa ieri ha detto che ci voleva tutti in casa per festeggiare, non apriranno la gioielleria perché io sono una testa di cazzo! Sono fregata- asserì Hermione, rassegnata all’evidenza.
-Beh, guarda il lato positivo, lui ti piace quindi alla fine non ti stai proprio distruggendo con le tue mani. Magari ne esce qualcosa di buono- tentò Daphne.
-Tu dici, Daph? Te la immagini la vergogna e l’umiliazione quando capirà che mi piace, mentre lui neanche mi considera?- disse Hermione acida. –Devo pregare Merlino che lui non sappia di questa stronzata dei colori proprio come non la sapevo io-.
-Non puoi trasfigurarlo?- disse Pansy.
-Una trasfigurazione deve essere mantenuta, Pan, non può essere permanente, soprattutto quando ad eseguirla è una ragazza che va ancora a scuola! Dal momento in cui io e la mia bacchetta ci allontaniamo, l’incantesimo durerà un paio d’ore, non di più-.
Questo mise fine alla conversazione.
 
-Svegliati, Draco, tua madre ha mandato un elfo per dire che la colazione è già in tavola- disse Harry ancora mezzo intontito dal sonno.
-Si, ho sentito- la voce di Draco era fioca, come se non fosse stata usata per tanto tempo e le corde vocali si fossero arruginite.
-Dì un po’, non hai chiuso occhio stanotte, vero?- domandò Harry infilandosi un paio di pantaloni.
-Neanche per sbaglio. Se il regalo non le piacesse?-.
-Le piacerà, sta tranquillo-.
-Harry, io in quel posto per prenderle qualcos’altro, non ci torno neanche se mi ci trascina- disse Draco.
-Quando te la sposerai, diventerai proprio come mio padre, ti conviene farci l’abitudine sin da ora-.
-Cosa?-.
-Cosa, cosa?- chiese Harry confuso.
-Hai detto “quando te la sposerai”, chi ti dice che io avrò mai un futuro con la Granger?-.
-Fidati, Draco, la Cooman è una ciarlatana, ma la materia che insegna di sicuro no-.
-Hai visto il mio futuro?- chiese Draco con una nota di ilarità nella voce.
-Oh, no, ho visto il presente, amico! Ti aspetto di sotto, muoviti- disse Harry, guadagnando la porta.
Quando arrivò a metà scale, dopo che Draco lo ebbe mandato a quel paese, aggiunse –E ho visto anche come la guardi-.
-Potter!-.
-Greengrass. Chi non muore si rivede!-.
-Potter, dato che non so se sorridere del tuo commento o darti un cazzotto, ti ignorerò, dov’è il tuo amico albino?- disse Daphne, affiancando il ragazzo, in direzione della sala da pranzo.
-Sta scendendo. Tu non hai detto niente del regalo, vero?-.
-Sono stata muta come un pesce, ma spero per Malfoy che sia una cosa carina, o può cominciare a fare i bagagli per l’aldilà- disse lei, ridacchiando.
La sala da pranzo, quel giorno sembrava meno cupa del solito. I moccoli delle candele, appese al muro e sopra i tavoli, erano quasi tutti spenti e lasciavano il posto alla luce che anche una giornata uggiosa offriva. La tavola, apparecchiata nei toni del rosso natalizio, vivace ed acceso, era uno spettacolo inconsueto tra le mura della casa. Riuniti intorno al tavolo c’erano già i padroni di casa, accompagnati da Hermione e Pansy, che spalmavano burro e marmellata sulle fette di pane appena tostato, proprio come avrebbero fatto ad Hogwarts. Per quella mattina, così familiare e raccolta, tra l’abbigliamento svettavano le morbide vestaglie eleganti dei coniugi Malfoy e i comodi pigiami delle ragazze.
Harry si voltò verso Daphne e notò che anche lei, proprio come le amiche indossava una tuta intera di pile. Daphne si mosse, con la grazia che da sempre la distingueva, verso la sedia libera tra le sue due amiche e anche lei cominciò a servirsi.
-Harry- disse a voce bassa, Draco alle sue spalle, facendolo saltare in aria.
-Accidenti, Draco, mi hai fato venire un infarto-.
-Che stavi guardando di così interessante?- chiese con lo stesso volume di voce.
-Niente. Sediamoci- Harry lanciò un’ultima occhiata alle ragazze e precedette Draco verso le sedie.
 
La giornata proseguì tranquilla.
Come aveva predetto, Narcissa aveva programmato una giornata all’insegna dei giochi familiari e della compagnia.
La donna, non avendo mai avuto un simile affollamento in casa durante il Natale, aveva deciso di passarlo lietamente, con tutti i ragazzi. Lucius, invece, più solitario, ogni tanto era sgattaiolato nel suo studio o in biblioteca e ci era rimasto, fin quando sua moglie non aveva innaugurato una caccia all’uomo, atta a stanare il marito, ovunque egli si fosse nascosto.
Con l’aiuto degli elfi e la sorpresa del figlio, aveva anche organizzato una caccia al tesoro. Le squadre erano formate da tre persone ciascuna e la donna si era schierata da quella di Draco ed Harry che essendo in minoranza, avevano meno possibilità di vincere.
-Come la signora ha chiesto, Lenny ha nascosto l’oggetto e tutti gli indovinelli, per la casa. La signora è sicura di non voler sapere dove sono?- chiese l’elfo incaricato, inchinandosi.
-No, Lenny, io giocherò pure, quindi sarebbe scorretto nei confronti delle ragazze. Puoi andare, Lenny- lo congedò la donna.
Lenny scomparve con un crack e altri due elfi, diedero un indizio a testa a Pansy, capitano di una squadra e a Draco, capitano dell’altra.
Le ragazze si guardarono con un ghigno. Erano relativamente svantaggiate, non conoscendo bene la casa, ma erano tre Serpi bene addestrate, potevano vincere quello ed altro.
Il primo indovinello, nonostante la loro furbizia le spiazzò un po’. L’elfo, consegnò loro un bigliettino spiegazzato e piegato in quattro parti.
 
Puoi veder al suo interno tre sorelle,
che corrono agili come gazzelle
una grassoccia, una più snella, l’altra stretta stretta
girano sempre in tondo ma non hanno mai fretta.
Si inseguono e si sfiorano tutta la notte e il dì
però alla fine del giorno sono tutte e tre lì.
Se vuoi la soluzione procedi pure adagio
che quello di cui parlo è proprio…
 
-Siamo sicure che non sia una presa in giro?- chiese Pansy.
-Troviamo queste sorelle del cavolo, non ho la minima intenzione di perdere, Potter ce lo rinfaccerebbe a vita- disse Daphne.
-Ok, dobbiamo cercare tre sorelle, una meno in forma dell’altra, che girano in tondo dentro qualcosa. Hermione?- chiese Pansy.
-“Se vuoi la soluzione procedi pure adagio”. Perché ci da la possibilità di procedere piano?- chiese lei di rimando.
-Perché cerchiamo un oggetto che non scappa!- disse Daphne ovvia.
-Oppure cerchiamo qualcosa che si muove-.
-Te l’hanno fatto capire le maledette sorelle? Andiamo, Herm, abbiamo poco…- Daphne s’interruppe e alzò lo sguardo sulle amiche, contemporaneamente a loro.
-Tempo!- esclamarono tutt’e tre.
-Cercate tutti gli orologi della casa e smontateli se è necessario, non mi farò battere da due Grinfodoro- disse Hermione.
Poi le ragazze si divisero, ognuna prese una direzione diversa e ognuna ribaltò quanti più orologi possibili fin quando Pansy non esclamò –L’ho trovato! Correte!-.
La ragazza era proprio nell’androne principale della casa, aveva, probabilemente con l’aiuto della magia, spostato un pesante orologio a pendolo e aveva la testa tra il muro e l’oggetto.
-Le sorelle sono le lancette e si rincorrono perché fanno sempre lo stesso giro. Mi chiedo chi abbia scritto questi cosi, sembrano roba fatta da Silente!- disse Daphne.
Pansy uscì in quel mentre con un altro foglietto in mano ed intascò il primo.
 
Sedici guerrieri bianchi contro sedici guerrieri neri
sono in guerra oggi, erano in guerra ieri,
combattono senza tregua e senza respiro,
non sono cannibali ma si mangian tra di loro
sono in lotta, pensa, ormai da una vita
lo vedrai appena inizia la prossima battaglia.
Ma dai, è come averli davanti agli occhi
Sono loro, sono…
 
Pansy lo lesse ad alta voce e guardò le altre due, con le sopracciglia alzate.
-Scommetto la mano destra che ci hanno appioppato quelli più difficili perché la signora Malfoy e suo figlio sono nell’altra squadra- disse Daphne.
-Ok, sono dei tizi che si trovano in casa, sono guerrieri, e siamo circondate da armature. Svuotiamole!- disse Pansy.
-No!- le fermò Hermione. –Non sono le armature, queste sono lucide e sono di ferro. Noi cerchiamo dei guerrieri bianchi e neri. Non vi viene in mente proprio niente?- chiese lei.
-Hermione, ce lo abbiamo già un indovinello per le mani!- disse Pansy.
-Sono gli scacchi! Ricordate? “Non sono cannibali, ma si mangian tra loro”. Troviamo una scacchiera-.
Insieme si diressero verso le varie stanze al pian terreno, quando entrarono nel salone azzurro, quello adibito a sala di svago, trovarono un piano forte, dei libri e naturalmente una scacchiera.
La prima cosa che le ragazze fecero, per evitare di rovinare i pezzi, fu rimuoverli. Poi voltarono la scacchiera, eccitate per aver risolto un altro indovinello.
Il problema, che fece restare le ragazze a bocca aperta, fu il fatto di non trovare nulla.
-Magari ha un doppio fondo? O uno scomparto segreto? In fondo è molto alta per essere una scacchiera- azzardò Hermione.
Perplesse cominciarono ad ispezionare, palmo a palmo la scacchiera, sperando di trovare qualcosa. Quando alzarono gli occhi, Hermione fece un cenno distratto a Daphne.
-Sei pericolosamente vicina ai pezzi, Daph-.
Daphne si girò di scatto, urtando per sbaglio un alfiere. Il pezzo cadde per terra e Pansy ebbe appena il tempo di mettere un piede sotto, per attutire la botta con il pavimento.
Per fortuna il pezzo non si ruppe e la ragazza lo raccolse.
-Daphne, probabilmente questi pezzi costano un occhio della… Merlino!- esclamò Pansy. –Non era la scacchiera che dovevamo cercare, erano gli scacchi! Sotto questo alfiere c’è scritto “sta”-.
Hermione girò la regina bianca e noto che anche lì c’era una parola.
-Qui c’è scritto “sbatti”- disse.
Capovolsero tutti i pezzi e tentarono di ricomporre la frase. Dopo un quarto d’ora buono, il risultato era un nuovo indovinello e sei pezzi superflui che vennero riposizionati sulla scacchiera.
 
Proprio in mezzo se ne sta
tra il “di qua” ed il “di là”,
se ci sbatti senti che è duro,
ma è facile, è proprio...
 
-Che significa “Tra il ‘di qua’ e il ‘di là’”? Parliamo del regno dei morti?-.
-È un oggetto, Daphne. Dobbiamo trovare un oggetto, non la morte!- disse Pansy, acida.
-Pansy ha ragione tra l’altro, non credo che si possa sbattere contro il regno dei morti- asserì Hermione.
Passò qualche minuto di silenzio.
-Siamo delle imbecilli- disse Daphne.
-Se ci volessi spiegare perché, almeno- rispose Pansy, mentre Hermione annuiva, assecondandola.
-Dobbiamo trovare un muro. Probabilmente c’è un passaggio segreto da qualche parte. Ragionateci, il muro sta in mezzo a due stanze ed è duro se ci sbatti!-.
-Già, hai ragione, peccato che dobbiamo trovare un muro in particolare, in una casa fatta di muri- disse Hermione.
-Allora separiamoci e mettiamoci al lavoro!- disse Daphne. –Ci ritroviamo qui tra… venti minuti-.
Si separarono in fretta e cominciarono a cercare. Chi bussava sui muri con le orecchie appoggiate alla roccia, chi tentava di spingere le varie pietre, chi invece, con una candela in mano, controllava le ombre che si riflettevano sulle pareti.
-Che cerchi?- chiese Draco, facendo sobbalzare Hermione, che stava spingendo l’ennesima pietra.
-Porca Morgana, Malfoy, mi stavi facendo morire di crepacuore!- disse Hermione. Poi si guardò intorno alla ricerca di Potter e della signora Malfoy. –Che ci fai qui?-.
-Oh, niente, dovremmo cercare una candela in particolare, mi hanno mandato a setacciare il piano di sotto e ti ho vista così mi sono fermato… non è cosa da tutti i giorni, vedere una bella ragazza che spinge le pietre dei muri di casa tua- disse Draco con un ghignetto, avvicinandosi alla ragazza. –Noi abbiamo un discorso in sospeso, Granger, te lo ricordi?-.
Hermione, il cui respiro era accellerato quando per poco non ci stava rimanendo secca dalla paura, era diventato un ansito, mentre vedeva Draco avvicinarsi, come un predatore. Se credeva di poterla fregare si sbagliava di grosso.
-Me lo ricordo benissimo, Malfoy, e in proposito ti ho già detto che non saresti riuscito a niente- disse lei.
-Davvero?- chiese lui ad un soffio dal suo viso.
-Già- sussurrò Hermione.
-Desidero farlo da un pezzo, Granger-.
Non le diede neanche il tempo di capire che premette le labbra sulle sue, spingendola contro il muro.
Con il gomito Hermione urtò una pietra che si spostò verso l’interno, facendola cadere all’indietro.
Arrivò a terra con Draco di sopra, la polvere tra i capelli e gli occhi spalancati per la sorpresa.
Draco si allontanò di un soffio, la guardò intensamente e poi si mise in piedi, sorridendole tranquillo.
Hermione, ancora mezza scombussolata, afferrò la mano che lui le stava offrendo per alzarsi e si tirò su.
-Quello me lo chiami bacio, Malfoy?- disse spavalda, ignorando la fastidiosa sensazione di calore sulle guance.
Doveva essere rossa come un pomodoro maturo, ma contava sul fatto che lui, da buon Grifondoro non glielo avrebbe fatto notare.
-Non preoccupatevi, vi tenderò un’altra imboscata, madamigella- disse lui con un sorriso, baciandole la fronte e poi allontanandosi, in fretta dall’angusta stanza segreta.
Hermione non si voltò neanche indietro per guardare in che posto era finita. Raccolse il biglietto con il prossimo indovinello da terra e cominciò a correre in direzione del salone degli svaghi.
 
-Lo avete trovato?- chiese Daphne, entrando per ultima nella stanza.
-Si, l’ho trovato- rispose Hermione, neutra.
-Dov’era?- disse Pansy.
-Oh, ecco… non ne ho idea, ho urtato per sbaglio una pietra e si è… aperto il passaggio-.
-E non hai controllato che c’era dentro?-.
-Chi, se ne frega, Pansy? Ho il biglietto, questo conta!- esclamò Hermione, messa alle strette.
Le altre due la ignorarono. Sapevano che c’era qualcosa che Hermione non stava dicendo, ma l’avrebbero messa sotto torchio più tardi, una volta vinto il premio.
 
E’ la casa della testa
Quando dormi o stai un po’ male
Sto parlando del…
 
-“La casa della testa”?!- chiese Daphne.
-“Quando dormi”. Dov’è che dormi?- disse Pansy, con un sorriso sornione.
-A letto- rispose Daphne.
-E dove metti la testa?- disse Hermione, che aveva già capito.
-Sul cuscino… che si chiama anche guanciale! Siamo una bomba, sorelle!- disse Daphne, battendo un cinque alto con le altre due.
Le ragazze volarono ognuna nelle proprie camere da letto. Buttarono in aria tutti i cuscini, fin quando Daphne dalla sua stanza non strillò –Eccolo!-.
Le altre due corsero nella stanza dell’amica e la trovarono già intenta a leggere ad alta voce.
 
Nasce nell'acqua,
vive nell'acqua
e se lo metti nell'acqua muore…
 
-Dobbiamo cercare un rubinetto?- chiese Hermione.
-Dopo questo Natale dovremmo cercare un bravo psicologo- disse Pansy.
-“Nasce nell’acqua”. Un pesce?- azzardò Hermione.
-I pesci non muoiono in acqua. Potrebbe essere una pianta?- disse Daphne.
-E dove la troviamo qui dentro una pianta che vive sott’acqua?- replicò Pansy.
-Il fatto che viva in acqua e nasca in acqua, non vi fa pensare che sia qualcosa fatto di acqua?- disse Hermione.
-Hermione ha ragione, c’è solo una cosa che “muore” in acqua, essendo fatto di acqua stessa, ed è il ghiaccio. Troviamo le cucine di questo castello- disse Daphne.
Ritornarono al piano di sotto, incrociando per la prima volta l’altra squadra. Draco sorrise sotto i baffi, mentre Hermione arrossì. Le ragazze che se ne accorsero e non dissero niente, ma di sicuro Hermione non l’avrebbe passata liscia.
-Oh, ragazze!- esclamò la signora Malfoy. –Come procede la ricerca? Siete a buon punto?-.
-Oh, sì, siamo…- Pansy non finì la frase che una gomitata da parte di Hermione le affondò nelle costole zittendola.
-No, in realtà siamo ancora al terzo indovinello, non riusciamo a decifrarlo- disse con una faccia d’angelo. –Spero che voi ve la stiate cavando meglio- concluse quindi.
-Oh, beh… in realtà non proprio la ricerca dell’ultimo oggetto è stata davvero difficile- disse la signora Malfoy.
-Beh, allora buona fortuna!- rispose Daphne, mentre insieme alle altre cominciava ad incamminarsi.
-Anche a voi, ragazze!- augurò loro Narcissa.
-Mente. Proprio come abbiamo fatto noi- disse Hermione.
-Da che te ne sei accorta? Hai tenuto gli occhi inchiodati al pavimento, per tutto il tempo- disse Pansy.
-Potter aveva in mano quattro fogli, Malfoy uno. La signora ha nascosto la mano di Potter, che teneva i fogli con un lembo della vestaglia, quando le abbiamo chiesto- disse Hermione senza raccogliere le parole di Pansy.
-Perché abbiamo mentito?- chiese Daphne.
-Per la stessa ragione per cui lo hanno fatto loro. Vogliono farci credere che abbiamo tempo per decifrare gli ultimi indizi. Credono che ce la prenderemo con calma così loro avranno l’opportunità di fare le cose senza fretta- disse Hermione. –Ma mentre noi, secondo loro, perderemo per aver fatto con calma, ritenendoli più indietro di noi, loro vinceranno senza doversi affrettare. Per fortuna teniamo i bigliettini in tasca o avrebbero notato, proprio come ho fatto io, a che punto siamo veramente-.
-Eccoci alle cucine- disse Pansy.
Il locale cucine era una stanza enorme, con un bancone in marmo al centro, coltelli, pollame, selvaggina e carne appesi a ganci sopra le teste degli elfi, un lavandino in acciaio, cucchiai mestoli e soprattutto pietanze prelibate.
Al loro ingresso una ventina di teste con orecchie a punta, si girarono verso di loro.
Poi quasi una dozzina di esse venne ad accoglierle, a chieder loro se volessero da mangiare, se potessero aiutarle in qualche modo, in cosa potevano servirle.
Il chiacchericcio degli elfi era più assordante di un boato e quelle vocette stridule non aiutavano il mal di testa che Daphne si era procurata con quegli indovinelli.
-Hey! State tutti zitti!- urlò, rompendo quasi un timpano ad Hermione. –Dove tenete il ghiaccio?- domandò poi.
Un’elfa, più minuta degli altri, disse che le avrebbe accompagnate. Tenny, era questo il suo nome, le aveva avvertite che la strada per scendere alla camera del ghiaccio era sdrucciolevole e che avrebbero dovuto fare attenzione.
Dopo quasi cinque ruzzoloni, le ragazze che avevano imparato a bestemmiare anche in ostrogoto antico, arrivarono davanti ad un’imponente porta in acciaio.
-È questa?- chiese Daphne.
-Sì, signora- rispose Tenny. –Tenny vi fa entrare, se volete-.
-Sì e mentre siamo lì dentro, controlla la porta, non vorrei rimanere lì dentro come un topo in trappola- disse Pansy.
-Sì, signora-.
L’elfa aprì la porta e fece un inchino per invitarle ad entrare. Poi si mise, come le era stato chiesto, a guardia della porta.
-Fa freddino qui dentro, non trovate?-.
-È una ghiacceria, Pansy, non una sauna, che ti aspettavi?- rispose Hermione. –Se non mi viene una bronco-polmonite oggi, mi riterrò immortale. Cerchiamo questo oggetto-.
Si misero all’opera, spostarono, con la magia, pesanti blocchi di ghiaccio, utilizzarono un incanto Revelio per accertarsi che lì dentro ci fosse davvero qualcosa, ma l’incanto non fece brillare nessun oggetto, solo alcuni blocchi di ghiaccio.
-Ragazze e se non ci fosse nessun oggetto da cercare? Se ci fosse un ultimo indizio?- chiese Daphne.
-Quello che abbiamo risolto era l’ultimo indizio, qui ci sono solo blocchi di ghiacchio luminosi- disse Hermione, afferrandone uno.
-E lettere scritte dietro- completò Pansy. –Sono come con gli scacchi, solo che qui ci sono solo una lettera per blocco-.
-Merda!-.
-Poco signorile da parte tua, Daph. Portiamo su questi cosi e riordiniamoli- disse Hermione.
Ognuna di loro prese circa dieci mattoni di ghiaccio luminoso e impiegano circa dieci minuti insieme all’aiuto degli elfi per portare su il ghiaccio, più o meno meszz’ora per anagrammare tutto l‘indovinello.
 
Gia antenati li custodiscono da sempre,
i grandi maghi li cercano,
chi è malvagio non li avrà,
chi lotta in nome loro vincerà.


-Ok, questo non è un’oggetto. Mi ci gioco i capelli- disse Daphne, che ai suoi capelli teneva più che alla vita.
-Concordo. Se non è un oggetto, dobbiamo trovare qualcuno a cui dire la parola. Magari l’elfo che ci ha dato il biglietto all’inizio?- disse Pansy.
-Sì, molto probabilmente- rispose Hermione.
-Ok, prima che il ghiaccio si sciolga: che caspita è, anzi, sono?-.
-Le memorie? Gli antenati le conservano- rispose Hermione.
-C’è scritto “li”, non “le”, Herm. Secondo me sono qualcosa di morale-.
-Chi te lo dice, Pan?-.
-“Chi è malvagio non li avrà”. Chi è cattivo non ha una morale- rispose la ragazza.
-Ok, ma dobbiamo comunque pensare al plurale- disse Hermione.
-Sì, ma per esempio ci sono i va… oh, merda! Corriamo, so cosa sono!- disse Pansy, sfrecciando verso l’uscita.
Hermione e Daphne la seguirono senza fare domande, anche se avevano sperato di sapere per cosa stavano correndo.
Nella sala di partenza, arrivarono contemporaneamente all’altra squadra.
-Pansy, devi raggiungere l’elfo, noi ti copriamo- disse Hermione mettendo mano alla bacchetta.
Pansy non se lo fece ripetere due volte e mentre udiva distintamente Hermione pronunciare –Silencio!- vide Harry Potter boccheggiare, alla ricerca della voce.
Pansy evitò il placcaggio di un Potter ormai muto e un incantesimo di un Malfoy, accovacciato dietro un divano per ripararsi dagli incantesimi.
-Impedimenta!- l’incantesimo di Daphne colpì Harry che si stava avvicinando pericolosamente a Pansy.
Hermione notò con la coda dell’occhio che la signora Malfoy invece, si era seduta su una poltrona, sorseggiando del tè. Probabilmente non le importava più di tanto e voleva godersi lo spettacolo.
-Accidenti, non vale!- disse Draco, spostandosi sotto un tavolo.
-Daph, coprimi!- disse Hermione, sfrecciando in avanti verso Pansy che ormai era diventata la vittima designata di Harry.
Pansy la vide correre e superarla, quindi gridò –Valori! Hermione, sono i valori morali!-.
Hermione annuì e passò Harry, liberatosi dall’incantesimo, saltandogli di sopra, proprio come nel gioco della cavallina. Il ragazzo si arrese, quando Daphne, che aveva ottenuto il cambio da Pansy, gli si sedette di sopra, per evitare che si alzasse.
-Beh, Potter, almeno sei comodo e avete perso con dignità- disse ridacchiando.
-Te la farò pagare, Greengrass. Te lo giuro su Godric- borbottò lui.
-Aspetta e spera- disse lei.
Nel frattempo Hermione, aveva schivato un Impedimenta di Draco, un controincantesimo di Pansy e un divano che si trovava sfortunatamente sul suo cammino.
Vedendo un Silencio questa volta, farsi strada verso di lei, si tuffò a pesce verso il piccolo elfo che, nonostante il terrore di venir schiacciato, non si mosse di un millimetro.
L’incantesimo le passò appena sopra la testa e lei arrivò sdraiata davanti ai piedi dell’elfo.
-Valori… valori morali- balbettò esausta.
-Corretto- annunciò l’elfo, guardandola dall’alto in basso, ottenendo un sospiro sollevato da parte delle ragazze e un coro di protesta da parte di Harry, a cui ormai mancava l’aria, e da Draco, impossibilitato ad uscire dal suo nascondiglio da Pansy che ormai, rinfoderata la bacchetta, se la rideva di gusto.
-Mai passato un Natale più divertente!- disse Daphne, senza muoversi da sopra la schiena di Harry.
-Parla per te, Greengrass- borbottò il ragazzo abbassando la testa, sconfitto.
 
Il resto della giornata venne occupata da altri giochi. Alle parole proibite, vinsero ancora le ragazze, mentre nel gioco dei disegni, i ragazzi e la signora Malfoy, dato che Daphne era l’unica che con una matita in mano se la sapeva cavare discretamente.
Anche il tempo dei regali passò in fretta, ma Hermione non ebbe il coraggio di uscire il proprio davanti agli altri e attese quindi il momento in cui tutti andarono a dormire.
Bussò, circa un’ora dopo la buonanotte ufficiale, con discrezione alla porta di Draco e attese con una punta di ansia che lui le andasse ad aprire. Con i capelli scarmigliati e un ridicolo pigiama di pile, Draco aprì la porta, strofinandosi gli occhi, segno che si era addormentato anche lui.
In quelle vesti sembrava più un bambino di cinque anni a cui hanno interrotto il sonnellino che un ragazzo quasi diciottenne.
-Granger- disse lui, mettendo a fuoco la figura di Hermione e chiudendosi la porta alle spalle. –Che fai qui?-.
-Beh, ecco io… ehm, io ti avevo preso una cosa, per Natale, qualche tempo fa, ma non ho voluto dartela davanti agli altri- gli porse la scatola, quasi vergognosa di quella caduta di bastardaggine che era il suo marchio di fabbrica. –Quindi, ecco qua-.
Lui la guardò un attimo, tentando di trattenere un sorriso. Poi abbassò gli occhi sulla scatola e slegò il fiocco blu che teneva insieme le due metà della scatola nera.
-Io spero ti piaccia, ma se vuoi posso andare a cambiarlo, sai tipo prendere qualcos’altro, magari di meno impegnativo- Hermione si accorse, con una punta di agitazione che aveva usato lo stesso termine che quella mattina Daphne e Pansy le avevano fatto venire in odio. –Cioè, non “impegnativo”, perché “impegnativo” è una parola grossa, volevo dire, meno formale, sì, ecco… meno formale…-.
Gli sproloqui di Hermione, vennero interrotti nel modo più dolce che la ragazza potesse desiderare. Draco la baciò e poi le sorrise, senza allontanare il braccio destro dalla sua vita.
-Ti accorgi che quando sei nervosa, cominci a straparlare, la maggior parte delle volte?- non attese risposta, che continuò, -È bellissimo, grazie. Sai, anche io ti ho preso una cosa. Aspetta qui-.
Rientrò in stanza e qualche minuto dopo fu di nuovo fuori.
Hermione prese, guardandolo incerta una scatola color panna e i bordi rifiniti in marrone. Quando la aprì rimase senza parole.
Era una collana il cui ciondolo in oro giallo era formato dai bordi di un cuore, avvolti da fascette di rubini rossi come il sangue. Quello che colpì di più Hermione, oltre ai colori di Grifondoro, fu il diamante non molto grosso, pendente dalla punta interna del cuore.
-Se non ti piace te lo tieni lo stesso, perché in quel posto non ci torno neanche sotto Maledizione Imperio- disse Draco.
Aveva tentato di sdrammatizzare perché era del tutto convinto che alla ragazza fosse venuto un principio di infarto e avesse smesso di respirare.
-No, no, è… stupendo- disse Hermione quando si ricordò della necessità di mettere aria nei polmoni. –È stupendo- ripeté, alzando gli occhi verso quelli di Draco e sorridendo.
Non lo ringraziò, non era nel suo stile, ma gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte e, udendo Harry parlare nel sonno, sorrise.
-Credo tu debba andare- gli disse.
-Già-.
Lei prese a camminare verso la sua stanza. Draco le corse dietro e l’afferrò per un braccio e per la vita.
-La metterai?-.
-Uhm.. non lo so- disse con aria di sufficienza. –Ma credo proprio di sì- aggiunse sorridendo.
Draco le diede un ultimo bacio, prima di augurarle una buonanotte ed eclissarsi nella sua stanza.
Appena lui sparì dietro la porta, Hermione sfrecciò verso le stanze di Pansy e Daphne. Ad ognuna delle due amiche, toccò la stessa sorte: un’Hermione troppo eccitata per dormire che saltava sui loro letti e, con parole poco gentili, intimava loro di svegliarsi per ascoltarla.









Ok. Questo capitolo è stato un parto. Spero vi sia piaciuto perché non rivedrete mai più un capitolo di questa lunghezza xD
alla prossima, baci,
Juliet :DD

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29




-Hermione, Daphne, mancano solo venti minuti- annunciò Pansy aprendo la porta della loro camera.
-Arriviamo- rispose, con freddezza, Daphne per entrambe, mentre finiva di allacciarsi le scarpe.
 
-Solo un quarto d’ora, Ernie- disse Justin eccitato, mentre sistemava per bene la divisa.
-Non vedo l’ora- ribatté Ernie sicuro di sé. –Quest’anno li distruggiamo-.
 
-Dieci minuti, Cho!- esclamò impaziente ed agitato Anthony Goldstein, varcando la soglia della Sala Comune di Corvonero.
-Eccomi!- fece impaziente la ragazza, affiancandolo in un batter d’occhio.
 
-Cinque minuti, Harry! Muoviti o non troveremo nessun posto a sedere!- gridò frustrato Ron, mentre insieme a Neville, scendeva le scale dirette per la Sala Comune.
-Datemi un attimo, accidenti, devo trovare… ah, eccola!- rispose Harry, afferrando la sua bacchetta da sotto un mucchio di stracci, per poi incamminarsi insieme agli amici.
 
Due giorni prima.
I tacchi delle scarpe della divisa di Ginny Weasley, sbattevano contro il pavimento di pietra dei corridoi di Hogwarts. Con passo marziale, la ragazza stava dirigendosi in Sala Grande per la cena e il suo incidere, da persona pronta ad uccidere per molto meno di un saluto, aveva già fatto defilare molti alunni più piccoli di lei.
Il ritorno dalle vacanze natalizie era stato sempre il solito: saluti e abbracci soffocanti dalla madre, raccomandazioni dal padre, prese in giro su una nuova possibile fiamma da parte dei fratelli e poi di nuovo saluti alla stazione di King’s Cross.
Quello che era riuscito a fare infuriare la ragazza era stato vedere arrivare al binario, Harry e Draco in compagnia della Granger e delle sue due svampite amiche. Ron, anche se con una certa sorpresa, aveva accolto e catalogato la cosa sotto la dicitura tutta personale di “Devo farmelo spiegare più tardi”. Lei, invece, aveva provato l’istinto di staccare la testa a tutti, persino a suo fratello, la cui unica colpa era quella di non essersi arrabbiato.
Harry e Draco si erano poi congedati, piuttosto calorosamente, dalle tre ragazze, che erano andate dritte verso i loro amici, e si erano avviati, con dei sorrisi fastidiosi nella loro direzione.
-C’è qualcosa che dovrei sapere?- aveva chiesto Ron, trattenendo una risatina, appena i due si furono avvicinati abbastanza.
-Ciao anche a te, Ron!- aveva salutato Draco. –No, non c’è nulla che dovresti sapere, per ora- aveva continuato poi, lanciando in un attimo un’occhiata a Ginny.
Ron se n’era accorto e non aveva insistito più di tanto, facendo morire lì il discorso. Ginny, però, si era offesa e in qualche secondo era già sparita alla ricerca di Lavanda o qualcun altro che potesse riuscire a toglierle dalla testa quell’episodio.
Arrivò davanti alla porta della Sala Grande senza neanche accorgersene, persa com’era nei suoi pensieri.
-Ginny!- esclamò Draco, affiancandola. –È da un pezzo che ti chiamo, non mi hai sentito?- chiese, tentando poi di moderare il respiro.
-No, non ti ho sentito. Ti serve qualcosa?- domandò brusca.
-Si, in effetti volevo chiederti una cosa: ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? Siamo tornati da una settimana e mi hai evitato come la peste. Se l’ho fatto mi dispiace, Ginny, non volevo- disse lui.
-No, non hai fatto niente, sono solamente un po’ stressata ultimamente, ecco tutto… entriamo?- disse poi accennando alla porta della Sala Grande.
-Si, certo- disse Draco, un po’ più sollevato, ma sempre dubbioso.
Entrarono insieme e nessuno evitò di notarlo, da Harry, sorpreso di vederli insieme, senza che Draco fosse esasperato, ad Hermione, che già aveva fatto morire, con molta fantasia, Ginny per ben quattordici volte, passando per Daphne e Pansy, che si chiedevano quale triste e dolorosa sorte sarebbe toccata a quei due, quando Hermione avrebbe deciso di ucciderli.
La cena era proseguita normalmente, lasciando poi spazio alle attività serali.
Nel dormitorio di Serpeverde, queste comprendevano l’organizzazione per la giornanta dell’anno.
-Allora- disse Theodore, cominciando a fare il punto. –Le parole d’ordine?-.
-Ci sono- rispose Pansy, controllando su un blocco per appunti.
-Gli scherzi?- proseguì.
-Ci sono anche quelli-.
-La pozione per Gazza e la sua gatta demoniaca?-.
-C’è-.
-I volontari per gli incantesimi di duplicazione?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la sicurezza al campo?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la sicurezza, e con sicurezza mi riferisco al controllo di Gazza, qui?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la supervisione degli scherzi?-.
-Ci sono-.
-Le mappe con i luoghi da non distruggere?-.
-Ci sono e sono già state distribuite con la nota di imparare tutto a memoria e poi dargli fuoco-.
-Allora direi che abbiamo tutto- concluse Theodore, mentre Pansy con un fruscio chiudeva il blocco.
-Andrà alla grande. Ma che dico alla grande?! Sarà il miglior Giorno delle Serpi che la storia abbia mai visto!- esclamò Blaise, mentre si stiracchiava.
-Io mi annoio, vado a farmi un giro- disse Hermione, alzandosi e incamminandosi verso l’uscita.
Il corridoio umido e buio dei Sotterranei era l’ambiente in cui più i ragazzi delle altre Case detestavano passare. A lei invece piaceva. Era un posto rilassato, dove l’unico rumore era quello dei propri pensieri.
-Granger- disse una voce tagliente.
-Weasley- rispose Hermione fredda.
-Che ci fai qui?- domandò Ginny.
-Tu piuttosto che fai qui. Ti ricordo, in caso lo avessi rimosso, che qui si trova la mia Sala Comune, quindi ho tutto il diritto di star qui. La tua invece se non mi sbaglio si trova esattamente otto piani sopra le nostre teste-.
-Sono venuta a trovare un amico- disse Ginny.
-Chi? Danny?- Hermione non riuscì a trattenersi dal ridele in faccia. –Credi che Danny voglia vederti?-.
-Ovviamente, Granger, io sono la sua ragazza- disse Ginny, sicura di sé.
-Sei un essere patetico, non la sua ragazza. In caso ti fosse sfuggito, lui ti detesta. Ma in ogni caso, non sono affari miei, quindi ci si vede, Weasley- ridacchiò Hermione, passandole a fianco.
-Cosa è successo tra te e Draco?-.
-Ecco, questa è la domanda a cui risponderei con quello che hai detto poco fa. Per citarti, Weasley, “io sono la sua ragazza”. Spero che tu abbia trascorso un buon Natale perché il mio è stato davvero bello- rispose Hermione, buttando lì un’allusione che Ginny non mancò di recepire.
Quando la ragazza si fu allontanata, Ginny batté un piede a terra con forza e sottovoce borbottò –Te la farò pagare, Granger-.
 
 
-Philip!- esclamò Hermione, fermando un ragazzo alto e con i capelli castani.
-Dimmi- rispose lui con un sorriso.
-Hai tutto pronto?-.
-Assolutamente. Tutti gli studenti di Serpeverde sono stati duplicati alla perfezione e si sono già avviati con Penny e Stephen al campo. Abbiamo fatto anche qualche leggera modifica all’incantesimo, per evitare che una copia e l’originale potessero torvarsi nello stesso posto contemporaneamente, così, per esempio, quando tu ti avvicinerai alla tua copia, questa svanirà temporaneamente e rimarrai solo tu. Quando ti allontanerai la copia ricomparirà- disse Philip Thomas, strizzando uno degli occhi verdi in direzione della ragazza.
-Sei un genio, Philip. Trova anche Marc e non mollate neanche per un attimo tutte quelle copie, o va tutto a quel paese-.
Dopo essersi congedata da Philip, Hermione girò i tacchi, andando a raggiungere Pansy che nel frattempo, si assicurava che Gazza fosse stato steso.
-Ne sei sicuro?-.
-Certo che sì! Quel magonò non ci darà nessun fastidio-.
Annabelle Jennings si allontanò, quando Pansy annuì soddisfatta.
-Allora?- chiese Hermione.
-Gazza e Mrs. Purr sono fuori dai giochi. I ragazzi sono riusciti a correggergli il vino elfico, prima che lo bevesse e la gatta è stata legata per le zampe e costretta a prendere la pozione. Poi gli hanno chiusi nello sgabuzzino delle scope, uno di quelli dove non va mai nessuno. La pozione durerà abbastanza da darci il tempo di portare lui e la sua gatta nei loro alloggi e fargli credere che stesse solo dormendo. Per controllare che non si svegli rimarranno Kenny Jacobs e Mark Conrad. La squadra di Quidditch serve a qualcosa, almeno-.
-Ottimo, andiamo dagli altri- rispose pratica l’amica.
Fecero solo pochi passi che Blaise le fermò.
-Ragazze! Mi sono assicurato che non rimanesse più nessuno da duplicare, tutti gli originali sono in Sala Comune che aspettano ordini, tranne quelli che hanno già del lavoro assegnato-.
-Perfetto, Blaise- esclamò soddisfatta Hermione. –Veni, vidi, vici- disse poi, aspettando che il passaggio per la Sala Comune si aprisse.
Tutti gli studenti erano radunati nella lunga e cupa Sala, in attesa che qualcuno desse il via al Giorno delle Serpi.
Hermione, Pansy e Blaise si districarono a fatica in mezzo alla calca, ma alla fine riuscirono ad arrivare al tavolino basso che avrebbe fatto da palco improvvisato. Hermione vi salì agilmente sopra e amplificò la propria voce con un incantesimo.
-Ascoltatemi, per favore!- esclamò, facendo calare il silenzio. –Siamo pronti per partire, dobbiamo solo aspettare che inizi la partita. I posti in cui dovete andare vi sono già stati comunicati, siete stati divisi a gruppi e ogni capogruppo ha la responsabilità di accertarsi che non vi salti una mano e conosce anche le parole d’ordine. Spero che tutti abbiate bruciato le mappe che vi sono state consegnate qualche giorno fa, perché in caso non lo abbiate fatto, vi aspetta una fine orribile. Al campo, si trovano tutte le vostre copie, quando vi avvicinerete a loro le copie scompariranno, quando vi allontanerete riappariranno. Gazza è stato sistemato e al momento è controllato da Kenny Jacobs e Mark Conrad, che hanno ordini di affatturare chiunque si avvicini a loro o al sorvegliato. Io, Pansy Parkinson, Blaise Zabini, Danny Harper, Theodore Nott, Daphne Greengrass, Anita Rollis, Andrew McBroth- disse Hermione indicando a turno i proprietari di ogni nome, -Siamo quelli a cui rivolgervi in caso aveste dei problemi e che controlleranno la situazione in generale. Credo di aver detto tutto. Adesso dobbiamo solo aspettare il via libera dal campo e da quelli che si occupano del controllo dei professori-.
Pochi secondi dopo, un biglietto di materializzò tra le mani di Theodore.
-I professori sono tutti alla partita- disse.
-Che- disse Daphne intromettendosi, -È appena iniziata-.
Hermione si prodigò in un sorriso soddisfatto.
-Scatenate l’inferno!- disse.
Un orda di studenti, più o meno ordinatamente, si riversò nei sotterranei e in pochi minuti si era già dispersa.
-Sapete dove andare, ragazzi- disse Blaise.
Tutti annuirono e in fretta si mossero.
 
Daphne e Pansy, assegnate alla torre di Corvonero, erano riuscite ad evitare magistralmente molte paludi, buttate in giro a caso e anche delle sabbie mobili ed erano arrivate infine alla torre.
-Detesto queste scale- disse la bionda.
­-Anch’io, mi sento presa in giro ogni volta che le uso- ribatté concorde Pansy.
Arrivate davanti a quella che sarebbe dovuta essere l’entrata della Sala Comune di Corvonero, videro una campanello di circa sette persone, che agitate, parlottavano tra di loro.
-Che succede qui?- chiese Daphne.
-Abbiamo un problema, non basta la parola d’ordine per entrare- disse Taylor Spellek, la capogruppo.
-Che diavolo significa, Taylor?!- chiese Pansy, agitandosi.
La ragazza si fece largo tra i ragazzi che la fissavano con un certo timore e si piazzò davanti alla porta in legno. Osservandola, notò che non aveva maniglia, ma un semplice batacchio a forma di aquila. Pansy si girò per guardare interrogativa Daphne. Quando quest’ultima alzò le spalle, per dire che non ne sapeva niente, Pansy tornò a rivolgere di nuovo lo sguardo al batacchio. Poi lo prese e lo sbatté con forza due volte. L’aquila si animò e disse –Caro visitatore, dovrai dimostrare la tua appartenenza a questa Casa. Allora, dimmi: qual è quell’animale che prima possiede quattro zampe, poi solo due e infine tre?-.
Pansy, rimasta con la bocca spalancata, ad osservare quell’aquila in bronzo, non si riebbe fin quando Daphne non le si accostò.
-Un animale che cambia zampe? C’è lo zampino della signora Malfoy e di un’altra caccia al tesoro? Devo chiamare qualcuno?-.
-L’uomo- disse Pansy.
-L’uo…-.
-Esatto, signorina. Adesso la parola d’ordine e poi potrete entrare- disse l’aquila.
-Quid Agis- disse Daphne.
L’aquila soddisfatta, aprì la porta e li lasciò entrare.
La Sala Comune di Corvonero era vasta ed ariosa, illuminata da enormi vetrate ad arco e, nelle stagioni fredde e durante la notte, da meravigliosi candelabri di cristallo.  Le pareti, la parte che subito saltava all’occhio, erano ricoperte di drappi di seta blu e bronzo. Il soffitto, invece, era decorato da un affresco raffigurante il cielo notturno, punteggiato di stelle di bronzo, ripetute sulla moquette blu notte. Era arredata con moltissime librerie e scaffalature, traboccanti di libri e tomi voluminosi, lunghi tavoli di legno scuro e comode bèrgere. Le due ragazze si chiesero se quella non fosse una seconda biblioteca, riservata interamente ad un ristretto gruppo di studenti, che tutti gli altri non potevano consultare.
La porta d'ingresso aveva di fronte una stupenda scultura di marmo levigato rappresentante Priscilla Corvonero seduta accanto alla porta che conduceva ai dormitori del piano superiore.
Tutti i ragazzi dietro di loro entrarono e appena lo fecero Daphne si voltò verso l’amica.
-Come hai fatto?-.
-Quando l’uomo è piccolo, cammina a quatto piedi, i bambini gattonano. Poi crescono e camminano eretti su due piedi. Quando invece diventiamo vecchi, ci serviamo di un bastone per camminare- spiegò Pansy. –La conoscevo già comunque, mio nonno mi aveva proposto lo stesso quesito, qualche anno fa-.
-Beh, allora siamo molto fortunate… hey, tu! Avevamo detto niente cose esplosive, posa quella Caccabomba!- esclamò Daphne.
 
Nel frattempo, Blaise e Anita Rollins erano appena giunti davanti alla Sala Comune di Tassorosso. Non avendo dovuto fare molta strada, sembravano quelli più rilassati di tutti nei ditorni, proprio perché le paludi, e i Telescopi Pugno erano ancora molto pochi ed erano riusciti ad evitarli con facilità.
Oltrepassata la natura morta che permetteva l’accesso alle cucine, avevano solo dovuto salire qualche gradino e poi avevano incontrato, sul lato destro del corridoio, una pila di grosse botti in una buia nicchia di pietra. La seconda botte dal basso, nel mezzo della seconda fila, secondo le informazioni che avevano ottenuto, si sarebbe aperta se colpita al ritmo di “Tosca Tassorosso”. Il problema era che, se si fosse bussato sulla botte sbagliata o se si fosse battuto un numero sbagliato di volte, il coperchio di uno degli altri barili sarebbe saltato via, inondandoli di aceto.
Blaise, che aveva ripassato un miliardo di volte il modo per entrare, batté con sicurezza sulle botti giuste e su una di quelle, si disegnarono le parole “Parola d’ordine”. Con voce solenne, Blaise annunciò “Maltafinocchia” e la botte con l’ingresso si aprì. Dentro la botte, un cunicolo terroso in salita si arrampica per un breve tratto. Blaise con fare galante, fece un inchino e un gesto con la mano, invitando Anita a precederlo. Lei, che conosceva la fama di Blaise, gli disse che se proprio voleva vedere per bene le sue preziose natiche avrebbe fatto meglio ad essere in punto di morte, perché solo in quel caso avrebbe avuto il piacere. Colpito ed affondato, Blaise si incamminò per primo, sporcandosi di terra i pantaloni,  fino a che non si trovò davanti a un'accogliente sala rotonda dal soffitto basso, che ricorda vagamente la tana di un tasso. La stanza era arredata con la vivace combinazione del giallo e del nero, messi in rilievo dal lucidissimo legno color miele utilizzato per i tavoli e le porte circolari che conducono ai dormitori dei ragazzi e delle ragazze, che come scoprirono in seguito erano ammobiliati con comodi letti in legno, ricoperti da trapunte patchwork.
Una colorata moltitudine di piante sembrava, invece, godersi l’atmosfera della Sala Comune: sulle mensole circolari di legno, tagliate curve per seguire le pareti, vi erano diversi cactus, alcuni dei quali ondeggiavano e ballavano se ci si passava davanti, mentre dai portavasi di rame che pendevano dal soffitto ciuffi di felce e edera spazzolavano  i capelli di quelli che ci passavano sotto. Un quadro sopra la mensola del caminetto, intagliata con tassi danzanti decorativi, ritraeva Tosca Tassorosso,  che brindava ai suoi studenti con una piccola coppa a due manici. Dalle finestrelle rotonde, situate poco più sopra del livello del terreno, si godeva di una piacevole vista di uno dei cortili.
Nonostante la bellezza del posto, le Serpi si erano date da fare e un qualche litro di Puzzalinfa era stato sparso per tutto il pavimento. L’ambiente era così appestato che Blaise ebbe l’impulso di aprire le finestre.
Approfittando della situazione, però, Blaise si voltò verso Anita con espressione sofferente.
-Probabilmente moriremo qui dentro soffocati, ma in caso ne uscissimo vivi, devi promettermi che uscirai con me-.
Lei, intenta a farsi spazzolare i capelli da una felce, lo guardò con aria scettica e ne studiò l’espressione con i penetranti occhi neri.
-No- disse tirando in su il naso.
-Ti prego, sento di stare per svenire- disse lui, accasciandosi teatralmente al suolo.
-Ho detto di no, Zabini. Tu sei uscito con quasi tutte le mie amiche, so come sei e come le hai trattate, sono qui con te solo perché mi è stato chiesto. Quindi no-.
-Hai detto “quasi” tutte le tue amiche? Ne ho saltata qualcuna? Dimmi i nomi!- disse Blaise riprendendosi magicamente, incapace di credere di aver commesso una disattenzione tanto terribile.
Anita, per tutta risposta, gli tirò uno schiaffo sulla nuca, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i morbidi ricci neri.
-Sei sicura che non vuoi uscire con me?- chiese Blaise sull’orlo della depressione.
In quel momento vennero interrotti da i ragazzi che tornavano dai dormitori che urlavano –Devastiamooo!- e che uscivano di corsa per dare man forte agli altri compagni.
-Ne sono assolutamente convinta- disse Anita, seguendo i ragazzi.
Blaise sconsolato e depresso, si lasciò dare qualche colpetto consolatorio su una spalla da una felce.
-Sei l’unica che mi può comprendere, vero?- disse stringendo leggermente il ramo della pianta.
 
Theodore ed Andrew invece stavano girovagando per i corridoi, ammirando il lavoro di quelli del terzo anno che avevano pietrificato i fantasmi, questa volta senza farsi vedere e appeso al contrario tutti i quadri di Hogwarts.
-Quindi credi che vinceranno i Corvi? Nah! Sono anni che sottovalutano i Tassi, questa volta perderanno secondo me- diceva Andrew.
-Ma pensaci- disse Theodore, -I Corvi si allenano ogni settimana, stavano per battere anche quegli sfigati dei Grifondoro e la Chang è molto veloce. I Tassi non hanno speranze, si allenano quando Bames non ha il raffreddore, il che capita davvero raramente e non discutono mai tra loro di Quidditch-.
-Questo è vero, ma…- Andrew venne interrotto da un ragazzino del secondo anno che gli tagliò la strada, correndo come un forsennato.
-Hey, sta attento o finirai in una Palude Portatile!- esclamò Theodore.
Qualche secondo dopo, i due ragazzi sentirono uno splash e una voce infantile che malediceva Godric Grifondoro.
-Beh, io glielo avevo detto- disse Theodore.
-Andiamo a tirarlo fuori- continuò Andrew.
 
Nel frattempo, nella Sala Comune di Grifondoro, già sottosopra, si stavano avendo problemi con le scale del dormitorio femminile. Alcune ragazze, erano riuscite a salire, prima che Matthew Stanley tentasse di salire. Dopo di lui ci avevano provato altri due ragazzi, compreso Danny, ma nessuno era riuscito a salire. Avevano avuto anche problemi con la parola d’ordine che in qualche settimana era cambiata completamente. Infatti da “Verme Solitario” si era passato a “Dame e Cavalieri”. Hermione era riuscita a ingannare la Signora Grassa con qualche gioco di parole, costringendola, a sua insaputa, a rivelare la parola d’ordine. Quando entrarono, Hermione e Danny rabbrividirono. La Sala Comune era proprio per come se l’erano aspettata. Era una stanza accogliente, sin troppo accogliente per i gusti delle due Serpi, a pianta rotonda, piena di soffici poltrone rosse. Il pavimento era ricoperto da uno stupendo tappeto rosso vermiglio e oro, mentre le pareti erano tappezzate di drappi e magnifici arazzi dei colori della Casa. Pur avendo l'arredamento, gran parte della Sala era occupata dall'immenso camino di marmo. Di fronte al camino, dall’altro della Sala vi erano due scalinate che davano l'accesso ai dormitori dei ragazzi e delle ragazze.
Proprio davanti a queste due, Hermione aveva deciso di fare un esperimento. Aveva salito i primi cinque gradini e poi era scesa. Le scale non avevano in alcun modo protestato. Poi, aveva chiamato Danny e gli aveva chiesto di fare la stessa cosa. Danny però non aveva avuto la stessa fortuna: le scale infatti erano diventate una specie di scivolo e dopo neanche i primi due gradini, Danny era arrivato ai piedi di Hermione, con il sedere in aria.
-Beh, è ovvio che nei dormitori delle ragazze possono entrare solo ed esclusivamente le ragazze, mentre in quelli dei maschi possono entrare tutti. Che cosa stupida- disse Hermione. –Stanley, Staford, andatemi a cercare altre due ragazze e sbrigatevi: dite loro la parola d’ordine per entrare e mandatele qui. Voi invece rimanete al posto loro-.
I due ragazzi saettarono fuori dalla Sala Comune di Grifondoro ed Hermione annunciò che intanto sarebbe salita lei.
-Danny- disse prima di imboccare le scale. –Ho intenzione di ficcare il naso nella sua camera. Sia chiaro, non ti sto chiedendo il permesso, sto solamente informandoti della mia decisione- concluse decisa.
-Distruggila- disse Danny, con una scintilla rabbiosa negli occhi. –Trova, prendi e usa tutto quello che puoi, ma distruggila-.
-Sarà fatto-.
Hermione arrivò in cima alle scale in poco tempo. Da quello che era riuscita, sottilmente, ad estorcere a Draco, sapeva che più in alto si andava, più si aumentava l’anno di appartenenza ad Hogwarts. La Weasley era del sesto, quindi avrebbe dovuto salire per sei piani. Arrivata infatti al sesto pianerottolo, la targhetta sulla porta, riportava scritto “Sesto anno”. Hermione la spinse e venne immessa in un corridoio, le cui pareti erano in pietra, il pavimento invece ricoperto da un morbido tappeto rosso. Sulle porte delle varie camere erano riportarti i nomi delle occupanti. A circa metà del corridoio, trovò ciò che cercava. Girò il pomello e spinse la porta, che non era chiusa a chiave, ed entrò.
La stanza conteneva cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso. Le coperte, anche quelle rosse con rifiniture oro erano pesanti e davano una sensazione di calore così soffocante che Hermione sentì il bisogno di aprire la finestra.
Trattenendosi, si mise a cercare e in pochi minuti individuò il letto della Weasley. Era il secondo a partire da destra ed era anche il più vicino alla finestra.
Accanto al baldacchino c’era un comodino in legno scuro, probabilmente di ciliegio, pensò Hermione. Si avvicinò, aggirando il grande letto e cominciò a frugare nel cassetto. Non trovò niente di particolare. Solo una spazzola nera, uno specchietto da borsetta, un paio di calzini e qualche lettera da parte della famiglia. Hermione allora si dedicò al baule.
Era molto vecchio, la stoffa era infatti lacerata in più parti e i colori sbiaditi. La ragazza riuscì ad aprirlo con facilità e cominciò a tirare fuori vestiti, sia vecchi, che relativamente nuovi: maglioni sgualciti e sformati, gonne inguinali non più di moda, magliette con su scritto “RONNIE” nell’etichetta e tante altre cose. Quello che attirò l’attenzione di Hermione, che era ormai arrivata al fondo del baule fu un vecchio libro dalla logora copertina blu scuro, chiuso con un lucchetto grande quanto un pugno.
Hermione gli puntò sopra la bacchetta e con un Alohomora ben piazzato riuscì ad aprire il libro. Gli occhi le si illuminarono appena aperta la prima pagina. Lo richiuse in fretta, lo duplicò e rimpicciolì l’originale per poi infilarselo in tasca. Mise la copia dove l’aveva trovata e sistemò di nuovo tutti i vestiti dentro al baule. Chiuse tutto ed uscì, proprio come una ladra dal dormitorio del sesto anno.
-Voi siete le ragazze nuove, immagino. Non lasciate un solo millimetro intatto. Sono stata chiara?- disse Hermione, a due ragazze del quarto anno, incrociate sulle scale.
-Si, signora- risposero le due con un ghigno.
Hermione soddisfatta scese le scale del dormitorio e tornò alla Sala Comune. Lì trovò Danny che, seduto su una poltrona, l’aspettava. Quando la vide balzò in piedi e lei con un ghigno di vittoria uscì dalal tasca il bottino.
-Danny, mio caro amico, ti presento il diario di Ginny Weasley. Diario di Ginny Weasley, questo è un mio caro amico, Danny- disse Hermione.
-Sei un mito- disse Danny, incapace di smettere di guardare il diario.
-E non hai ancora visto niente- disse Hermione, mentre si lasciava cadere con un tonfo su una delle poltrone. –Questo posto è così accogliente!- esclamò disguastata.
 








Ed eccola, appena risorta! Mi dispiace per non aver aggiornato, ma sono stata un tantino impegnata xD
Comunque eccomi qui, con un nuovo, lunghissimo capitolo :D
Spero vi possa piacere!

Passando ad un'altra cosa, lp'altra volta stavo leggendo una serie di libri (davvero bella) che si chiama Black Friars. Arrivata al quarto ed ultimo libro ho trovato un piccolo brano che vi riporto e che scommetto vi sarà familiare. Parla di due ragazzi che sono scappati insieme...
"Lui era Lucius Malfrey, nipote purosangue del Granduca di Nalvalle: altro, dai capelli di un singolare biondo argenteo e gelidi occhi grigi. Lei era Jean Grayger, mezzosangue, e aveva lunghi boccoli scuri e profondi occhi castani".
Che ne pensate? xD L'autrice è una scrittrice famosissima di fanfiction (Dramione). Indovinate chi è!

Juliet :D

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30




Le urla che accolsero il ritorno degli studenti in ritardo, furono una grande soddisfazione per le Serpi. Tutti nascosti nella loro Sala Comune, addobbata anche quella come se fosse stata distrutta, con qualche trucchetto d’illusionismo, avevano aspettato il ritorno delle loro copie, accompagnate da Stephen Bellaby, Penny Acherton e Philip McCallum. Le aveno fatte sparire in fretta e poi, anche loro come tutto il resto della scuola, erano usciti a lamentarsi e a urlare che la loro Sala Comune era stata distrutta come tutti gli altri luoghi di Hogwarts.
La parte più bella, secondo Hermione, era stata quando la McGranitt aveva cercato, invano, di svenire e Vitious aveva tentato di prenderla. La ragazza si era dovuta controllare dal ridere in faccia ai professori e anzi rimanere seria e scandalizzata.
-Ma che diavolo è successo?- aveva chiesto Blaise con fare teatrale a un tizio di Corvonero.
Il ragazzo si era stetto nelle spalle, dopodiché era tornato a fissare con espressione vuota quell’apocalittico disastro.
-Tornate tutti ai vostri dormitori- aveva detto la McGranitt.
-Io non ci torno! Serpeverde puzza come una fogna a cielo aperto e io non posso morire asfissiata in così giovane età!- aveva protestato Daphne.
La McGranitt, dando segretamente ragione alla ragazza, non aveva ribattuto e insieme agli altri colleghi si era affrettata ad allontanarsi per cercare il custode.
Quest’ultimo dopo essersi ripreso e aver sentito uno strano odore, era uscito fuori dallo sgabuzzino che qualcuno aveva avuto il coraggio di chiamare “stanza”. In anni di lavoro, aveva visto delle cose del genere prima d’ora, ma in così grandi proporzioni mai. Gazza era piombato a terra, come un sacco di patate e così era stato ritrovato. La sua gatta era accanto a lui che tentava di farlo rinvenire, leccandogli la faccia e i pochi capelli unti, alla stessa stregua di quelli di Piton.
Aveva raccontato, alla professoressa Sprite che era andata a parlargli, di aver pensato che dato che tutti i ragazzi erano alla partita, lui avrebbe potuto farsi un sonnellino. Non aveva sentito neanche un rumore e, quando si era svegliato, aveva quasi avuto un infarto alla vista di quel marasma.
La professoressa Sprite aveva annuito, sconsolata, e poi era tornata dagli altri colleghi. Gazza invece aveva girato i tacchi e, appoggiato l’occhio destro contro un telescopio, ritrovato stranamente per terra lì nel corridoio, si era beccato un pugno in faccia, cadendo di nuovo al suolo, più morto che vivo.
 
Nel frattempo, nella torre di Grifondoro, le urla scandalizzate e allarmate delle ragazze erano così alte che ai ragazzi stavano sanguinando le orecchie.
La puzza era indescrivibile e molti si erano sentiti obbligati ad uscire dalla Torre per garantirsi un minimo di possibilità di sopravvivenza.
L’unica che più che disgustata si poteva dire in preda al panico, era Ginny. Il suo cervello era scattato sull’attenti nel momento in cui si era accorta che la Signora Grassa aveva un fazzoletto sul naso. Nessun quadro soffriva così tanto la puzza, a meno che, dall’altra parte del muro, non ci fosse la stessa cosa.
Quando erano entrati dentro la Torre, ormai l’allarme rosso era scattato in tutte le zone del corpo e della mente. Secondo il suo, non erroneo, ragionamento, se qualcuno era riuscito ad entrare in Sala Comune, era anche riuscito a salire nei dormitori.
Si era quindi fatta largo, a morsi e gomitate, tra la folla che invadeva l’esiguo spazio e, una volta arrivata davanti alle scale per i dormitori femminili, aveva tirato un sospiro. Aveva preso a salire di fretta, facendo gli scalini a due a due, tanto che una volta arrivata al sesto piano, i muscoli delle gambe stavano bruciando come fossero un rogo.
Ignorando il fastidio, si era fatta largo tra la puzza e le Paludi Portatili e in un attimo era arrivata davanti alla porta della sua camera. L’aveva aperta, come fosse dentro un racconto horror, di quelli in cui dietro la porta delal casa abbandonata, ci sta sempre qualcuno che cuoce nei pentoloni zuppe di ossa umane.
Il disastro, nonostante le sue esigue speranze, era totale. Le tende dei baldacchini erano state strappate, i comodini rovesciati e distrutti, i bauli bruciacchiati, le coperte smembrate di tutte le loro piume d’oca.
Ginny non si era curata di niente, era andata verso il suo baule, con la fretta di un ricercato evaso, e si era inginocchiata. Il baule, già vecchio di per sé, era stato riempito di pittura indelebile e sopra vi erano state scritte frasi oscene. La ragazza aveva scosso la testa e si era chiesta come avrebbe evitato che sua madre vedesse quello scempio. Come minimo avrebbe cacciato gnomi dal giardino e pulito verdure per tutta l’estate.
Lo aveva aperto, ripromettendosi che avrebbe pensato dopo a come nascondere il baule e aveva cominciato a frugare, fin quando tra le mani non aveva avuto il suo amato, vecchio, caro ed alquanto incriminante diario.
Lo aveva riposto sul fondo del baule e con il cuore più leggero era tornata di sotto, con i suoi compagni.
 
-Siamo stati dei F-E-N-O-M-E-N-I- aveva esclamato Pansy, mentre insieme ad altri ragazzi ripulivano il finto disastro della Sala Comune.
-L’avete vista la faccia di Piton?- ridacchiò Daphne. –Non sapeva se essere dispiaciuto perché non eravamo stati noi a fare questo casino o contento perché per una volta non c’entravamo niente!-
-È stato il miglior Giorno delle Serpi di sempre, quest’anno, con la testimonianza di Piton e della McGranitt siamo salvi- disse Blaise.
-Vogliamo parlare della faccia della McMegera?!- aggiunse Hermione. –Quando è entrata qui insieme a Piton per controllare, sembrava avesse visto Merlino in persona di quanto era sorpresa!-.
-“Aggiustate tutto, ragazzi. Troveremo il responsabile di questo disastro, ve lo prometto”- disse Theodore, facendo una pessima imitazione della professoressa di Trasfigurazione.
Tutti scoppiarono a ridere e poi Pansy aggiunse –“Lo spero, professoressa”- in una perfetta imitazione di Hermione.
-Io non parlo così!- si difese la ragazza.
-Parlando di cose serie, secondo voi il preside lo sa? Voglio dire quell’uomo sa sempre tutto- disse Theodore.
-È ovvio che lo sa. Ma non ha nessun tipo di prova per farci espellere e/o toglierci punti. Noi, ufficialmente eravamo tutti alla partita e persino i professori ci hanno visti. Inoltre Gazza non ha sentito niente, i quadri hanno detto di non aver visto nulla, i fantasmi erano K. O., e i professori rimasti qui non hanno ancora detto niente di niente. Se avessero potuto accusarci avremmo già i bauli in mano e un piede sul treno per casa- disse Pansy, ammiccando.
 
-Secondo voi chi è stato?- chiese Draco, seduto sul divano della Sala Comune che, ripulito da poco, conservava ancora odori orribili.
-Le Serpi ovviamente- rispose Lavanda Brown, studentessa del sesto anno.
-No, non sono stati loro, almeno non questa volta: abbiamo parlato con Zabini e Nott alla partita, hanno detto che dovevano aiutare i Prefetti a tenere d’occhio tutti i gli altri, e poi abbiamo anche visto la Granger che raccoglieva le solite scommesse- disse Harry.
-A parte loro, c’erano anche quasi tutti quelli del quarto, del quinto e del sesto anno e tutta la squadra di Quidditch, e non credo che quelli dei primi tre anni avrebbero fatto una cosa del genere senza che qualcuno li vedesse. I quadri non hanno visto niente, i fantasmi non hanno visto niente, i professori non hanno visto niente. Neanche Gazza e quella malefica gatta di Mrs. Purr non hanno visto niente. Ve lo dico io, è il lavoro di un professionista e per quanto furbi, quelli di Serpeverde non potevano escogitare qualcosa del genere- ribadì Dean.
-Tra l’altro ho sentito che anche la loro Sala Comune è stata vandalizzata e che, a quanto pare, anche Piton e la McGranitt se ne sono accertati- concluse Ron.
-Ok, se non sono stati loro, chi è stato? Gli elfi?!- sbottò Ginny, irritata.
-No, gli elfi no, ma non possiamo dar loro la colpa di qualcosa che non hanno fatto- ribatté Draco, duro.
-Io me ne vado- concluse Ginny, uscendo di malumore dalla Sala Comune.
Appena fuori dal buco del ritratto, una voce acuta, che Ginny riconobbe come quella della Signora Grassa, cominciò a strillare.
-Oh, che dolore!- diceva cantando.
Ginny si voltò per dirle di smetterla di assillare tutti con i suoi ultrasuoni, ma qualcosa la fece bloccare, con la bocca aperta e i polmoni pieni di aria.
Espirò con forza, prima di avvicinarsi al ritratto e staccarvi da sopra un biglietto, le cui frasi, vergate con la scrittura tipica dei bambini, che non sanno ancora tener bene la piuma in mano, le fecero venire un capogiro.
 
Possiedo qualcosa che non vorresti mai far vedere a nessuno. Le tue macchinazioni, i tuoi intrighi e i tuoi tradimenti, sono in mano mia. Divulgherò una pagina al giorno, a partire da domani. Sarai una reietta. Benvenuta all’inferno, piccola Ginny.
 
Nessuna firma.
In quel mentre, due paia di occhi scrutavano attentamente le reazioni della ragazza con i capelli rossi. Due mani, appartenenti a persone diverse si scambiarono un cinque alto ed un sorriso soddisfatto. Nell’ombra un ciondolo in oro giallo, avvolto da rubini rossi, scintillò prepotente.
 
Neville Paciock, quella mattina, si era svegliato con un fastidiosissimo dolore alla gamba destra. Era come se qualcuno fosse stato seduto sul suo arto per tutta la notte e poi si fosse alzato, lasciando che il sangue ricominciasse a circolare solo un minuto prima del suo risveglio.
Si era alzato, con non poche difficoltà, ed aveva zoppicato incerto fino al bagno. Trovando la porta chiusa aveva cominciato a bussare, fin quando un grugnito proveniente da dentro, non gli diede conferma che, attualmente, la stanza fosse occupata.
-Harry, sei tu?- chiese Neville, sedendosi sul letto di Ron, già vuoto, per evitare di stancare la gamba buona.
Il ragazzo non ricevette mai risposta, perché poco dopo, un Harry Potter, con un colorito pallido, tendente al verde, aprì la porta.
-Stai bene?- chiese Neville preoccupato.
-Sto alla grande. Non mi vedi? Il verde vomito mi dona- rispose Harry sarcastico.
-Ci siamo alzati con il piede sbagliato stamattina!- esclamò l’amico.
-Io? Tu, piuttosto, te la senti la gamba destra? Ron ti aveva poggiato il baule di sopra, mentre dormivi- disse Harry, andando a scostare le coperte per infilarvisi sotto.
-Cosa?!-.
-Diceva che era sicuro di aver visto qualcosa strisciare sotto il suo baule e così lo ha sollevato per controllare- disse Harry la cui voce era ovattata dalle coperte che lo ricoprivano per intero.
-Perché non lo ha poggiato sul suo letto?!-.
-Diceva che si sarebbero potute macchiare le coperte nuove e voleva evitare… e poi tu non te ne sei neanche accorto-.
-Non è una scusa, sono mezzo zoppo al momento!-.
-Prenditela con Ron e adesso lasciami dormire. Non mi sento molto bene-.
Neville guardò Harry sprofondare ancora più sotto le coperte, scosse la testa e decise che era arrivato il momento di lavarsi e vestirsi; appena, però, mise la testa dentro il bagno, la ritirò come un lampo.
-C’è una puzza di vomito incredibile!-.
-Ti ho detto che non mi sentivo molto bene, no?- domando Harry in modo retorico da sotto le coperte.
-Ma va a quel paese!- disse Neville prendendo lo spazzolino e i vestiti, per poi uscire zoppicando dalla stanza.
 
In fretta era arrivato al bagno dei ragazzi, nel corridoio del quarto piano. Essendo domenica mattina, tutti i ragazzi più piccoli erano già filati via, corsi a far acquisti ad Hogsmeade. Neville però si rese conto che, con il pigiama con le scope volanti e i boccini, le pantofole a forma di testa di drago, non era decente a mostrarsi né a grandi, né a piccini, quindi fece dietro front e ripercorse il corridoio al contrario, fino ad incontrare nuovamente la scalinata principale.
-Paciock?- chiese qualcuno alle sue spalle, la cui voce spezzata dalle risate, tradiva la nota seria che aveva sentito.
Neville si girò lentamente, sperando che la ragazza che lo aveva visto non fosse di Serpeverde. Si voltò tenendo gli occhi chiusi, con la speranza che, al momento di riaprirli, non ci fosse nessuno davanti a lui. Purtroppo per Neville, una ragazza bassina, con i capelli corti e biondi, lo fissava con un’espressione divertita.
Il ragazzo batté il proprio record, ovviamente molto basso dato che era un ragazzo a modo, di imprecazioni, brutte parole e bestemmie in meno di cinque secondi, ma si sforzò comunque di sfoggiare un finto sorriso di circostanza.
-Sì, sono io- disse Neville. –E tu sei?-.
La ragazza ghignò.
-Ma come? Non mi riconosci?- disse avvicinandosi.
-Uhm… no, direi di no- disse Neville indietreggiando.
Per qualche motivo, aveva la sensazione di aver già incontrato quella ragazza da qualche parte, ma aveva le punte dei capelli colorate di verde acqua, lo stesso colore degli occhi, si sarebbe ricordato un tipo del genere.
-Sono Sam. Ci siamo incontrati sul treno, Paciock, adesso ti ricordi?-.
Neville la guardò meglio e in effetti dovette ammettere che era proprio lei.
-Ho tagliato i capelli e ho cambiato colore, ma la faccia è sempre quella, Paciock. Hai lo spirito di osservazione di una talpa- continuò.
-Beh, grazie- disse Neville, a cui in fondo erano stati dati appellativi peggiori di “talpa”.
-Bene, allora ci vediamo tra venti minuti all’ingresso della Sala Grande, sii puntuale!- disse Sam, superandolo.
-Cosa?!- domandò Neville, girandosi a guardarla.
La ragazza si fermò e sbuffò.
-Ricordi che la mia migliore amica conosce quella tipa ossessionata da te?-.
Il ragazzo annuì, curioso di sapere dove Sam sarebbe andata a parare.
-Beh, questa tipa mi ha dato della stronza e io ho intenzione di farle mangiare il fegato, la milza e tutti gli altri organi interni, quindi tu uscirai con me-.
-E sei io non volessi?- disse Neville, che di quella ragazza aveva una certa soggezione.
-Io dirò al gruppo di amici di Hermione Granger, ho sentito che li conosci, come ti sei conciato. Credo che la tua reputazione sociale avrà un brusco ribasso- disse lei facendo una smorfia fintamente dispiaciuta.
Neville sospirò rassegnato. in effetti aveva più paura della ragazza di Draco che di Sam.
-Tra venti minuti davanti alla Sala Grande. Andata-.
-Sii puntuale!- esclamò lei, mentre già filava via di gran lena.
 
Neville si convinse alla fine ad andare a lavarsi e vestirsi nel bagno degli uomini. Per fortuna, oltre quella infida ricattatrice di Sam, non aveva incontrato nessuno e poteva cullarsi del fatto che anche sotto ricatto, poteva sopportare altri sei mesi di scuola.
Nascose il pigiama e le pantofole in bagno, in un angolino buio, prontamente ripulito con la magia e poi uscì.
Rinforcò la scalinata principale e arrivò quasi di fronte alla Sala Grande.
Un folto campanello di gente, chi rideva, chi lanciava urletti scandalizzati, era piazzato di fronte alla porta e non lasciava il passaggio neanche per quei nani del primo anno che riuscivano ad infilarsi ovunque.
Neville, spintonando qualcuno, tirando una gomitata di qua e una di là, riuscì a farsi spazio fino al punto che tutti osservavano.
C’era una pergamena, piuttosto ingiallita, solcata da una grafia minuta e stretta. In testa al foglio, lasciata con la magia, un’altra scritta diceva “Dal diario di ginny Weasley”
Sulla pagina era riportato:
29 Luglio.
Quella racchi di Lavanda dovrebbe sciaquarsi la bocca, prima di rivolgermi la parola. Merlino, se la odio! Ma mi serve, lei è così stupida che nessuno fa caso a lei quando si avvicina e riesce a sentire tutte le conversazioni private della gente. Poi è così facile farmele riferire e ottenere ciò che voglio. Vorrei tanto che quell’oca trovasse qualcosa su quelle maledette serpi… almeno avrebbe un motivo per continuare a rovinarmi l’esistenza.
 
Il biglietto poi, con altre frasi scritte con la magia, continuava dicendo:
Oh, Weasley, che pensieri maligni! Non credi che quell’idiota della Brown se la prenderà?
Tornerò, cara, non preoccuparti. Hai pestato i piedi a troppe persone.
 
Neville rimase in piedi, a fissare il foglio, cercando di comprendere come qualcuno potesse fare dei pensieri così.
La folla intorno a lui si era zittita, intenta a fissare qualcuno di cui Neville neanche si era accorto, perso com’era nei suoi pensieri…
… fin quando non sentì un rumore umido e sordo di un osso che si rompeva.
Si voltò giusto in tempo per ammirare Lavanda Brown andarsene a testa alta, dopo aver rotto il naso a Ginny Weasley.
 








Sono tornata!
Il problema di fondo è che dovrei far fare al mio computer di mer** un volo di venti metri dal balcone. Potrete anche non credermi, ma ho dovuto riscrivere questo capitolo TRE volte e ogni volta cambiavo delle parti, quindi non è proprio come lo avevo progettato xD
Spero che, nonostante il ritardo e il mio frequente cambio di idee, lo possiate apprezzare lo stesso, mi dispiace anche di non aver risposto alle vostre recensioni e mi scuso con Sam_HP Federica Sindoni VexDominil e Elvass per aver ignorato le loro rencensioni per due settimane... ho battuto il mio record di idiozia personale! xD
Detto questo, alla prossima,
Juliet ;)
Ps: mi sono dimenticata che l'autrice di quella saga, Black Friars, è Savannah (o Virginia de Winter che è il nome sulla copertina dei libri)!

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31





-Dimmi, mia maligna strega, sei stata tu?-.
-Malfoy, mi stavi per staccare un braccio!-.
Hermione era stata, a tradimento ovviamente, tirata in un angolino buio e aveva riconosciuto il tocco e il profumo del suo assalitore, ancor prima che questi parlasse.
-Sono davvero mortificato, Sua Malvagità, ma ora dimmi: sei stata tu?- ripeté lui.
Hermione capì all’istante quello a cui Draco si stava riferendo, ma saggiare il terreno prima di metterci i piedi sopra non era mai un male.
-Non capisco a che ti riferisci- disse, cercando di capire se nonostante tutto lui fosse allegro o quello che le stava rivolgendo era un rimprovero celato.
-Mi riferisco alla pagina del diario di Ginny- disse lui avvicinadola a sé, con delicatezza e appoggiando il mento sopra la testa della ragazza.
-Come posso essere stata io? Dove avrei potuto trovarlo?- rispose Hermione.
-Allora non siete stati voi a devastare Hogwarts?- chiese Draco, scostandosi sorpreso, per guardarla in viso.
-Ma certo che no, hanno devastato anche la nostra Sala Comune e…- disse Hermione indignata.
-Ok, ok. Ho capito- la interruppe lui ridacchiando. –Cambiando discorso, mi chiedevo se Vostra Malvagità, mi farebbe il piacere di concedermi la sua compagnia per una giornata ad Hogsmeade solo noi due, domenica prossima-.
-C’è qualcosa sotto?- chiese lei, insospettita da quel brusco cambio di argomento.
-No, niente, voglio solo passare del tempo con te… è un male?-.
-No, non è un male- disse lei, sorridendo.
-Eppure mi sembrava ci fosse la tua firma dietro tutto questo- disse Draco.
Hermione non rispose. Cominciò a guardarlo in faccia, mantendo un sopracciglio inarcato e una smorfia scettica. Poi ghignò leggermente, fin quando quel mezzo sorriso inquietante non si trasformò in un vero e proprio sorriso.
-So che stai tentando di fare, ma cambiare così in fretta discorso per confondermi e farmi confessare, non funzionerà. In ogni caso, anche se ti dicessi che sono stata io e che ho coinvolto tutti i miei compagni e architettato un piano che prevedeva l’utilizzo di sosia per sviarvi, non avresti prove per dimostrare niente- rispose lei.
-Oh, allora milady, dovrò arrendermi al fatto che siete più subdola e scaltra di me- rispose lui, facendosi più vicino.
-Assolutamente sì- trillò Hermione, allegra, scostandosi in fretta e allontandosi, ridendo quasi dell’espressione ebete di Draco.
-Hey, mostro, questa cosa doveva finire con me e te, avvinghiati come piovre!- gridò lui, sorridente, vedendola allontanarsi.
-Sono in ritrardo per Divinazione, facciamo la prossima volta!- rispose lei, allungando il passo.
-Ma tu non frequenti Divinazione!- urlò ancora lui, prima di vederla sparire dietro l’angolo.
 
Draco era ritornato in Sala Comune per sfruttare la sua ora di libertà in santa pace. La sua ragazza –perché adesso poteva anche definirla tale- lo aveva per l’ennesima volta messo nel sacco. Scosse la testa ridacchiando tra sé e sé, per poi lanciarsi letteralmente sul divano davanti al camino.
In quel momento si aprì il buco del ritratto, lasciando passare un Harry Potter con un diavolo per capello.
-Harry, stai bene?- chiese il ragazzo, sporgendo la testa oltre la spalliera del divano.
-Stare bene?! Dove sei stato, Draco? Non sai quello che c’è lì fuori?- scattò inviperito Harry.
-Ero con Hermione, che è successo?- domandò nuovamente Draco alzandosi e andando incontro all’amico.
-Il diario di Ginny. Questa volta c’ero menzionato io. Sono lo zimbello di Hogwarts- disse afflosciandosi sul divano, Harry.
Draco non disse nulla, sapeva che Harry avrebbe parlato, ma solo se gli si fossero lasciati i suoi tempi.
-Stava con me per la fama di miglior giocatore di Quidditch del Grifondoro, non perché le piacevo. Nel frattempo, accanto al mio nome, su quel diario c’erano i nomi di altri tre idioti che vedeva, mentre io ero il suo ragazzo. Avrei dovuto saperlo, giusto?-.
Harry alzò gli occhi su Draco. L’espressione colpevole e amareggiata dipinta sul suo volto parlava per lui.
-Ci ha provato anche con te, vero? Per questo le hai detto quella cosa, all’inizio dell’anno. È così?-.
Draco sospirò, chiudendo per un momento gli occhi. Non era colpa sua, Ginny si era rivelata una manipolatrice, ma a lui bruciava parecchio esserci cascato. Si era sentito in colpa per i suoi sentimenti nei confronti di Ginny, adesso si sentiva in colpa per non aver aiutato Harry a rendersi conto prima di quello che era in realtà la sua ragazza.
-Sì. Fammi vedere questa pagina- disse Draco tendendo la mano ad Harry per aiutarlo ad alzarsi.
L’amico l’afferrò e in un batter d’occhio erano già fuori dal buco del ritratto, che percorrevano le scale in discesa, fianco a fianco.
Alla fine della scalinata, dove tutti potevano vederlo, un foglio di pergamena, recitava:

4 Agosto.
La scuola non è neanche iniziata e sono già stressata. Hector vuole vedermi, sabato a Diagon Alley. Di per sé non sarebbe un problema, ci siamo visti un milione di volte, ma c’è Harry a casa nostra e non so come liberarmene… magari sposto l’appuntamento con Hector per quando Harry se ne sarà andato e ritardo anche quello con Chris. Stasera comunque, con la scusa di andare da Lavanda per il suo compleanno, vedo Antony.
 
Oh, Weasley, mi sembra tu sia a buon mercato, è ovvio che ormai hai capito che i prezzi bassi attirano tanti clienti. Ma che penserebbero i tuoi genitori se vedessero una cosa del genere? Non lo sai? Non vuoi immagiarlo neanche lontanamente? Non preoccuparti, ho avuto io la premura di mandare una copia di questo alla tua famiglia. Ad ogni membro della tua famiglia.
 
Draco deglutì un paio di volte, leggendolo, fin quando una piccola mano fredda non si intrecciò alla sua.
-Poteva esserci il tuo nome lì sopra, Malfoy-.
-Io non avrei mai fatto una cosa del genere al mio migliore amico, neanche sotto Imperius-.
-Non mi riferisco al fatto in particolare, Malfoy, mi riferisco al fatto che se questi “fatti” continueranno, prima o poi salterà fuori anche il tuo nome- disse Hermione, stringendogli un po’ di più la mano.
-Quando succederà lo affronterò. In ogni caso sia Harry che gli altri tre sono delle vittime- Draco si girò, notando solo in quel momento l’assenza dell’amico.
-Se stai cercando Potter è in ottime mani- disse Hermione sibillina.
Draco posò gli occhi sulla sua espressione furba e capì che sarebbe stato meglio non sapere.
-Ma tu- iniziò poi, facendo mente locale, -Non dovevi essere a Divinazione?-.
-Ma chi? Io? Assolutamente no, io non frequento Divinazione- rispose con una risatina Hermione. –Una passeggiata nel parco?- chiese poi, ottenendo un cenno del capo dal ragazzo.
-Sai, credevo che voi Grifondoro foste leali e schifosamente buoni- riprese Hermione, mentre camminavano vicini, con le mani unite.
-Ci sono le eccezioni che confermano la regola. Per esempio, voi Serpeverde siete subdoli e meschini…-.
-Non sai quanto!- borbottò Hermione.
-Ma- continuò Draco, ignorando l’uscita della ragazza, -Con voi mi sono divertito a Natale e ho scoperto che anche tu hai un cuore, anche se ti piace vedermi soffrire-.
-Perché dici così?- disse Hermione, senza smentirlo, mentre si sedevano sotto le foglie di un bellissimo albero.
-Beh, tu fuggi con una scusa ogni volta che tento di baciarti, questo è puro sadismo- esclamò Draco.
Hermione rise di cuore, a quella sua battuta e rispose –Hai detto tu che siamo meschini!-.
-Mi respingerai anche adesso?-.
-Non so, prova- rispose.
Draco non le diede neanche il tempo di muoversi. L’afferrò saldamente da sotto le gambe e da dietro la schiena, per sollevarla quel tanto che bastava per poggiarla sulle sue gambe. Le passò le mani attorno alla vita ed Hermione poggiò la testa sulla spalla del Grifondoro, che le diede un bacio sulla tempia.
-Provate a scappare ora, Vostra Malvagità- le disse piano.
-E chi ha detto che voglio scappare?- rispose lei, ruotando il collo, per guardarlo.
Gli posò un piccolo bacio all’angolo della bocca e aspettò che lui ruotasse il viso per far divenire quel bacio infantile un vero e proprio bacio.
Draco non se lo fece ripetere due volte e mentre loro si godevano la tranquillità e la frescura di quel tardo pomeriggio, all’interno della scuola, conversazioni di ben altro genere, venivano portate avanti.
 
-Potter, accidenti, sembri regredito allo stato di vegetale!- disse Daphne, mentre caricava l’ennesimo schiaffo per Harry.
-Greengrass puoi continuare a schiaffeggiarmi quanto vuoi, sono stato umiliato e preso in giro per più di un anno intero, dalla ragazza che avrebbe dovuto volermi bene- rispose Harry mogio, ricevendo per tutta risposta un altro schiaffo.
-Ascoltami bene, Potter, se continui a rispondermi con quella voce incolore, giuro su Salazar che ti prendo a schiaffi fino a farti crepare. Una volta che sarai trapassato, ti verrò a cercare all’inferno, per strapparti via l’intestino e giocarci al salto con la corda. Chiaro?- disse la ragazza, afferrandolo per il colletto della camicia in un gesto che di affettuoso non aveva niente.
Harry sembrò come riprendersi, balzò in piedi, con una forza che quando si era lasciato cadere a sedere per terra non aveva, e si allontanò da Daphne.
-Che cosa macabra!-.
Daphne si rimise in piedi con un sorriso soddisfatto.
-Questa minaccia funziona sempre e con tutti. È la più efficace che Hermione abbia mai inventato- disse Daphne. –E adesso ascoltami ben, Potter: quando ero al secondo anno ero innamorata persa di Blaise. Lui è sempre stato uno che non si lascia sfuggire neanche una ragazza, quando ha l’opportunità di averla e io lo vedevo ogni giorno cambiare ragazza e andarne fiero. Mi sentivo ogni giorno tradita e ignorata- continuò lei, sedendosi per terra e appoggiandosi al muro. –Il fatto è che tutti lo sapevano. E tutti mi prendevano in giro. Io, Hermione e Pansy non siamo state sempre amiche, anche se siamo sempre state compagne di stanza, e ogni sera quando tornavo in stanza, con gli occhi rossi, pronta per scoppiare in lacrime, loro si giravano dall’altro lato e facevano finta di non vedere. Non sapevo se essergliene grata perché comprendevano la vergogna di piangere in loro presenza o detestarle perché evitavano di consolarmi e aiutarmi. Un giorno l’ennesima fiamma di Blaise mi umiliò. Io sono sempre stata un tipo piuttosto calmo, detesto la violenza e preferisco ridurre la vita sociale delle persone ad un niente, piuttosto che picchiarle a sangue. Ma Pansy non era dello stesso avviso, chiamò quella tizia e le mollò un gancio destro che ancora l’intera Serpeverde ricorda. Hermione la fece diventare lo zimbello del dormitorio. Ti dico questo per dirti che anche se quella poco di buono di Ginny Weasley ti ha umiliato, i tuoi amici non ti abbandoneranno. La storia che ti ho raccontato non è proprio il paragone migliore che potessi fare, ma è quella che si avvicina di più a tutto quello che sta succedendo-.
Harry non parlò per qualche minuto. Rifletteva e si era accorto che nonostante tutto Daphne aveva ragione. La prova era Ron, che appena scoperto di sua sorella, era andato a cercarlo per stargli accanto, anziché cercare di giustificare Ginny. La prova era anche Draco, che era davvero preso dalla ragazza, ma non aveva perso un attimo a domandarsi se avesse dovuto preoccuparsi per lui o meno, l’aveva fatto e basta.
-Sono un demente-.
-Assolutamente sì. Adesso andiamo, abbiamo lasciato per troppo tempo Malfoy ed Hermione da soli- rispose la ragazza, alzandosi e spolverandosi i vestiti.
Harry sorrise e s’incamminò in fretta accanto a lei.
-Allora, sei ancora presa da Zabini?-.
Per tutta risposta, Daphne gli tirò uno schiaffo sulla nuca.









Eccomi tornata, con un capitoletto... ultimamente ho avuto un sacco da fare tra scuola guida e scuola e non ho avuto il tempo di respirare... ripsonderò alle vostre recensioni domani, perché al momento non sono neanche in casa e mi sembra brutto occupare il computer per tanto tempo, un bacio a tutti e alla prossima!
Juliet :D

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32



Che cosa immonda  pensò Ginny, quando quella sera ricevette diverse Strillettere dalla sua famiglia.
Tutte dicevano la stessa cosa: Harry è un così bravo ragazzo, come hai potuto?, che razza di sorella ho?, non è questo il modo in cui ti abbiamo cresciuta, che ne hai fatto della mia dolce bambina?, spero questa cosa sia solo uno scherzo, e così via.
Ginny disgustata da quella bontà non indirizzata a lei, aveva silenziato le lettere, quando la terza aveva ricominciato la stessa ramanzina delle prime due, poi le aveva viste lentamente bruciare e contorcersi tra le fiamme.
Chiunque fosse stato doveva pagare. E lei aveva già un’idea di chi ci fosse dietro. L’unico problema era dimostrarlo, dato che il giorno della partita lei  era al campo. L’aveva vista raccogliere le sue solite scommesse e poi andarsi a piazzare sugli spalti con i suoi compagni. Non poteva essere stata lei ad entrare nella sua stanza. Ginny aveva già pensato all’aiuto di un complice, ma chi si sarebbe prestetato ad una simile cosa se non le sue amiche, anche loro allo stadio quel giorno?
Aveva tentato di rintracciare qualche comportamento sospetto in quelle tre ragazze, le aveva pedinate, osservate e studiate per tre interi giorni e non aveva ricavato niente.
Buttò le gambe giù dal letto e scese in Sala Comune. Le solite occhiate malevole, il solito silenzio pesante e Ginny era già stufa di quella storia.
Scese le scale e, di nuovo, il solito campanello di gente la mise in allarme.
 
15 Agosto.
 
Così inziava la pergamena.
Ginny tentò di pensare in fretta, di far mente locale sul quindici agosto di quell’anno, ma niente. Era come se alla vista di quella pergamena la mente avesse cancellato tutti i ricordi di quel mese.
 
Altre due settimane e sarò ad Hogwarts. Hogwarts popolata da imbecilli e sfigati.
Hogwarts dei miei stivali. Anche la miseria di questa stupida casa è preferibile ad Hogwarts. Almeno qui non fingiamo di essere perfetti. Lì tutti sono così servizievoli e disponibili. Così gentili. La cosa mi da il voltastomaco; se tutti smettessero la maschera che tengono in viso costantemente il mondo sarebbe migliore. Quei falliti dei Tassorosso, quegli sfigati di Corvonero, quei bastardi di Serpeverde, quegli ipocriti di Grifondoro. Nessuno è per come di mostra, ma io conosco tutto di loro. Io posso piegarli. Io posso smascherarli. E loro non lo sanno.
 
Oh! Scusa, com’è che ci hai chiamati? Falliti? Sfigati? Bastardi? Ipocriti? Io credo che tu abbia un problema grande quanto l’intera scuola, Weasley. Fossi in te non tenterei neanche di risolverlo, alla gente viene difficile perdonarti, quando li chiami falliti, sfigati, bastardi o ipocriti. Ma cosa vedo? Tante facce arrabbiate? Allora ho fatto tombola! Alla prossima, stronzetta.
 
A Ginny tremarono le ginocchia. Strinse i denti e abbassò lo sguardo sulle facce di tutti quelli che la circondavano. Non sembravano per niente felici. Millicent Bulstrode, di Serpeverde, si avvicinò facendo sfregare i denti e scrocchiando le dita delle mani. Ginny deglutì a vuoto. Sapeva che quella ragazza non aveva paura di prendersi una punizione e sapeva che come minimo le avrebbe rotto tutti i denti.
-Milly!- esclamò una voce dal fondo della calca.
Tutto si era fatto silenzioso e quella voce aveva avuto il potere di farle cadere il cuore sotto le suole delle scarpe. Poteva comandare di farla nera o poteva salvarle la vita. Ah, all’immenso potere di essere Hermione Granger.
-Milly,- ripeté Hermione. –Lascia perdere. Vale la pena prendersi una punizione con la McMegera solo per una sgualdrina? Non abbassarti al suo livello-.
Millicent stese le mani lungo i fianchi e continuò a guardare la ragazza con i capelli rossi, diventati quasi bianchi dallo spavento, con rabbia e odio.
-Milly, andiamo via- continuò Hermione, prendendo per un braccio la ragazza armadio.
La bionda la guardò un secondo e poi si voltò e andò via. Hermione, si girò lentamente verso Ginny.
-Non l’ho fatto per te, questo immagino tu lo avessi capito-.
Ginny deglutì, ma restò ferma ad aspettare che Hermione continuasse.
-Credo che tu abbia bisogno di qualcosa in più che di un paio di pugni, quindi per quanto mi riguarda, il mutismo, nelle prossime settimane fino alla fine dell’anno, sarà l’unica cosa che otterrai da me. Niente più giochini, Weasley, niente più minacce velate o palesi, niente di niente. Vuoi giocare? Gioca da sola. Per una come te credo che l’esclusione sociale sia la cosa più terribile, o mi sbaglio? Per questo motivo invito tutti i presenti a vendicarsi, se proprio vogliono farlo in modo sottile e senza spargimenti di sangue: ignoratela. Ogni volta che lei vi rivolgerà la parola, fate finta che non esista, e poi cominciate a sussurrarle dietro, quando si sarà allontanata- Hermione le diede le spalle. –Questo è quello che ti meriti: niente-.
Poi andò via. E come lei fecero tutti gli altri, tranne uno.
-Credevo fossi una persona, non un mostro- disse Draco, voltandole poi le spalle anche lui.
Ginny cadde sulle ginocchia appena il ragazzo ebbe girato l’angolo.
Sola.
 
-Per poco non le scoppiavo a ridere in faccia- disse Hermione, mentre Daphne e Pansy ridevano. –Voglio dire, avete visto la sua faccia?-.
-Adoro questa cosa, domani che pagina pubblicherete?- disse Pansy, mentre passava attorno al collo una vecchia sciarpa di Theo.
-Il tredici Settembre-.
-Ma è la data…-.
-Esatto Daph. È la data in cui Draco si è dichiarato. Lui ha ancora qualche riserva su di lei, non l’appoggia ma non la odia neanche e sono sicura che lei si aggrapperà a questo, sa che lui è troppo buono per fare come tutti gli altri-.
-Che c’è scritto?- chiese curiosa Daphne.
-Oh, lo scoprirete domani, ci sarà da divertirsi-.
In quel momento Blaise aprì la porta della stanza delle ragazze.
-Tu. Sei. Il. Mio. Idolo- disse ad Hermione, prendendola in braccio e facendole fare un giro completo prima di rimetterla a terra. –È stata la cosa più fenomenale che abbia mai visto, sei un’attrice degna del Settiamanale delle Streghe-.
-Grazie, Blaise, vi siete divertiti?-.
-Divertiti? Io e Theodore eravamo sull’orlo delle lacrime, ad un certo punto siamo dovuti uscire per ridere come due matti! Millicent l’avrebbe uccisa se non l’avessi fermata-.
-Beh, il sangue macchia i vestiti, lo sai- rispose Hermione. –Adesso devo andare, il prossimo colpo è in arrivo-.
Uscì di gran lena dalla Sala Comune e si recò sul luogo dell’appuntamento. Entrò nella vecchia aula dei sotterranei e si posizionò come stabilito sul fondo, in ombra, dove nessuno avrebbe potuto vederla.
Aspettò qualche minuto, poi la porta di aprì e Danny si fece vedere.
-È molto tempo che aspetti?-.
-Qualche minuto- rispose Hermione.
Si sedettero in uno dei banchi vuoti, uno di fronte all’altra.
-Cosa hai scelto questa volta?-.
-Questa- disse la ragazza, passando una pagina del diario di Ginny a Danny. –È del giorno in cui Draco Malfoy le si è dichiarato davanti all’aula di Trasfigurazione-.
-Perché vuoi umiliare il tuo ragazzo?-.
-Non è quello lo scopo: lui è l’unica persona che lei crede possa ancora… considerarla. Quando Draco leggerà questa cosa, lei sarà completamente e totalmente sola-.
-Ottimo- rispose Danny. –Ci penso io, ci vediamo domani alla solita ora-.
-Non mancherò- rispose Hermione, uscendo per prima dall’aula.
Neanche Danny, uscito qualche minuto dopo, si accorse di Draco Malfoy, nascosto dietro la colonna più vicina, sul cui volto un'espressione di consapevolezza si era ormai fatta strada. Hermione gli aveva mentito e il prossimo sarebbe stato lui.
 
-Greengrass! Fermati, devo parlarti!- urlò Harry, cercando di sovrastare il brusio del corridoio.
Daphne e Blaise si bloccarono in mezzo alla calca e attesero che Harry li raggiungesse.
-Potter, respira, o soffocherai- disse Blaise, vedendo l’affanno del ragazzo.
Harry, tra un respiro e un altro, aprì la bocca per rispondere, ma la corsa lo aveva sfiancato e il fiato per articolare delle parole non bastava; perciò  mise un dito in aria per chiedere un minuto di recupero.
Quando il respiro tornò più o meno regolare, Harry si drizzò, si aggiustò gli occhiali sul naso e guardò in tralice Blaise.
Il ragazzo rispose all’occhiata intimidatoria di Harry con una interrogativa, mentre Daphne faceva balazare lo sguardo prima sull’uno e poi sull’altro dei contendenti di quella muta lotta.
-Zabini, potresti lasciarci soli?- chiese Harry.
-Lasciare la piccola Daph con un idiota come te? Non se ne parla- disse Blaise come se Harry avesse appena prinunciato una bestemmia.
-Sciacquati la bocca, quando parli con me…-.
-Hey! Basta. Blaise, non preoccuparti, ci vediamo a lezione, tienimi il posto, oggi Pansy e Theodore faranno lezione insieme e io non ho intenzione di finire con Millicent- disse Daphne.
-Ne sei sicura?- chiese l’amico guardandola curioso.
-Assolutamente, adesso vai- rispose Daphne spingendolo via.
Blaise s’incamminò, lanciando ogni tanto qualche occhiata dietro di sé, per controllare che Daphne fosse ancora integra, dopo trenta secondi con quell’imbranato di Potter.
-Dovrei sapere qualcosa?-.
-Millicent è piuttosto stupida, non mi va di sedermi con lei-.
-No, mi riferivo a Zabini-.
-Potter quella storia, insieme alla mia cotta per Blaise, sono vecchie di anni. Tra l’altro al momento lui sta con… Eloise? Credo si chiami così. Lasciamo perdere, c’è qualcosa che dovevi dirmi?-.
-Beh, ecco… ti va di venire ad Hogsmeade con me, domenica? Devo comprare un regalo al mio padrino per il suo compleanno e non sono un asso-.
-Un regalo per il tuo padrino? Ok, ci mettiamo d’accordo un altro giorno però, adesso devo andare in classe. Ci si vede, Potter- rispsoe Daphne correndo, nella stessa direzione in cui era sparito Blaise.
Harry, rimasto da solo ormai, si lasciò andare a qualche pensiero ad alta voce.
-Sirius fa il compleanno ad Ottobre, ma non credo si offenderà per aver sbagliato la data- disse, per poi andare via fischiettando.









Ok, ho mancato la domenica, ma di poco!
Se volete picchiarmi, progettate la rissa per il sabato, perché venerdì è il mio compleanno, vorrei sapere come ci si sente ad avere diciotto anni, prima di morire...
Vi lascio, le vostre recensioni otterranno risposta in due minuti!
Juliet :D

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