a other doppelganger

di MiaBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 - primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 - cena in compagnia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - facciamo conoscenza ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 Se non commentate non aggiornerò prima di gennaio.... Fine gennaio... ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 buon compleanno ***
Capitolo 8: *** capitolo 8: un po' del passato di Leila ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Fine!! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Il primo incontro ***


 
PS. Prima di lasciarvi alla storia vi dico che l’ho scritta diverso tempo fa e quindi ho un ricordo sfuocato del racconto -.- perdonatemi, ho messo GIALLO, per sicurezza, ma non ricordo se è proprio giallo o forse è verde. Perdonatemi sono sbadata
 
 
a other doppelganger
 
 
 
Il sole sorgeva e un nuovo giorno era iniziato.
Steso su un letto matrimoniale ancora addormentato c'era un bellissimo ragazzo appena coperto da un lenzuolo bianco, accanto a lui una ragazza sonnecchiava con un sorriso beato.
La giovane si mosse voltandosi verso il ragazzo infastidita da un rumore persistente.
-Ehy, bussano... - fece la giovane infastidita da quel suono che sembrava non voler cessare.
-Mmmhmmm? - rispose lui passandosi una mano sugli occhi svegliato dalla ragazza.
-Stanno bussando... - ripetè quella sporgendosi sopra il ragazzo baciandolo dolcemente sulle labbra.
Il ragazzo l'afferrò e la fece cadere sopra di se continuandola a bacare, ma chiunque fosse alla porta bussò nuovamente interrompendo il momento che si era creato.
-Vai a vedere chi è, io mi faccio una doccia... - la ragazza si alzò portandosi via il lenzuolo scomparendo poi dietro una porta. Il giovane la seguì con lo sguardo soppesando l’idea di seguirla, chiunque fosse arrivato era intenzionato a non andarsene, si infilò i pantaloni e andò a vedere chi era lo scocciatore.
Davanti alla porta c'era un uomo, lo sguardo era lontano e in mano teneva una busta bianca.
-Sto cercando Damon Salvatore... - disse l'uomo, la voce era atona, lontana come il suo sguardo.
-Sono io, tu chi sei? - chiese sospettoso il moro squadrando il nuovo arrivato.
-Questa è per lei... - gli diede la busta e se ne andò lasciandolo sulla soglia, lo vide camminare fino alla fine del corridoio aprire la finestra e buttarsi di sotto. Chiunque fosse era stato soggiogato da un vampiro.
Chiuse la porta e tornò a sedersi sul letto, non si era preoccupato nemmeno per un secondo dell'umano che si era appena buttato di sotto, non era un problema suo. L'unica cosa che si chiedeva era chi poteva essere a scrivergli? Guardò la lettera la busta bianca anonima priva di qualsiasi odore o indizio, niente di quella busta svelava il suo mittente. Dopo un po' che la guardava si decise ad aprirla, all'interno c'era un foglio con un unica parola:
 
Uccidila!
( http://tinypic.com/view.php?pic=34y3fif&s=6 )
 
 
All'interno della busta c'era una foto di una bambina, i capelli erano ricci e scuri, gli occhi erano verdi anche se si vedevano appena dalla foto, era una bambina molto graziosa, non che lui avesse un debole per i bambini, anzi se poteva li evitava, ma quella piccoletta aveva qualcosa di affascinante.
Lesse nuovamente il messaggio, ucciderla, non c'erano dubbi su cosa si aspettasse il misterioso mittente da lui, ma non sapeva proprio chi glielo stesse chiedendo. Farlo o non farlo, era un bel dilemma cosa c'entrava lui in quella storia, perchè chiunque fosse non ci pensava da solo, non era necessario essere un vampiro per uccidere una bambina. Girò la foto accorgendosi di una seconda scritta:
 
Via Villamagna 44, Firenze
 
Firenze, sarebbe dovuto tornare nella sua amata terra d'origine.
 
-Allora chi era? Carina, tua nipote? - chiese la ragazza vedendo la foto della bambina tra le mani del moro.
-No. - rispose riponendo foto e biglietto dentro la busta così che la ragazza non potesse leggere il messaggio.
-Non mi dire che è tua figlia? - il sorriso sul viso scomparve, la giovane sembrò irritata dall'idea che il bel ragazzo potesse avere una famiglia.
- No... Devo andare.. -  rispose lui infastidito dal comportamento infantile, iniziò a vestirsi e a raccattare le poche cose che aveva sparso per la camera.
- Come sarebbe a dire che devi andare? Dove? E chi è quella bambina? - insistette, il moro si mosse velocemente attaccando la giovane al muro.
- Che fai? - chiese in un soffio lei.
- Non mi piacciono gli interrogatori... - rispose semplicemente lui.
- Mi stai spaventando... -
- Non ti preoccupare... Non ricorderai niente! - la giovane fissò per un secondo il volto del ragazzo come se non lo vedesse per davvero e nel frattempo ripeteva quello che le aveva detto lui, lei non avrebbe ricordato, ne lui, ne la foto.
 
***
 
Un bellissimo ragazzo uscì dalla stazione di Firenze, pelle chiara, capelli neri, indossava un paio di jeans scuri e un giubbotto di pelle anche esso nero, sul naso portava un paio di occhiali da sole scuri che gli nascondevano gli occhi e parte del viso.
- Firenze sono tornato... - esclamò guardandosi attorno per ammirare quella città così piena di arte e bellezze.
Passeggiò un po' per la città ammirando le bellezze del posto, le quali non erano solo i monumenti storici di cui la città era ricca.
- Ehy bellezza! - commentò lui fissando una ragazza che era passata davanti a lui, la giovane si voltò e gli sorrise maliziosa mentre continuava la sua strada.
- Sarà meglio muoversi... - si guardò attorno un attimo per ammirare ancora le ragazze attorno a lui, poi scomparve, un attimo prima era li in mezzo a piazza del duomo, un attimo dopo non c'era più.
 
***
 
Intanto nella parte sud della città una bambina giocava nel giardino di casa sua, il cancello chiuso la divideva e la proteggeva delle macchine e dagli sconosciuti che passavano per la strada.
La bambina agitava un orsacchiotto di peluche come fosse un arma di distruzione di massa, lo sbatteva da una parte all'altra ridendo come una pazza per quello che per lei era il gioco più divertente del mondo.
- Ciao! - la bambina si fermò e guardò l'uomo che era appoggiato al cancello.
- Non posso parlare con te! - fece alzandosi, si avviò verso casa portando con se l'orso come se quel pupazzo dovesse proteggerla dalle persone cattive.
- Perchè non puoi? - chiese incuriosito dallo strano comportamento della bambina, l'aveva osservata per un po' prima di decidere se parlarle, non aveva ancora deciso se ucciderla o meno era li solo perchè quel musino l'aveva incuriosito.
- La mamma non vuole che io parlo con chi non conosco! - rispose, Damon sorrise a quell'italiano molto sgrammaticato, ma non commentò. Le si avvicinò scavalcando il cancello con un gesto molto atletico, ma come gli fu vicina la bambina iniziò a colpirlo con il suo orsetto, non voleva che si avvicinasse, stava dimostrando tutto il suo carattere combattivo.
- Piacere io sono Damon e tu come ti chiami? - il vampiro evitò il peluche e si abbassò ad altezza bambina, era davvero bellina e agguerrita, da grande sarebbe stata una combattente ne era certo.
- Io sono Eila! - rispose esitante, smettendo però di picchiarlo, lo squadrava con sospetto, ma non faceva nulla.
- Adesso siamo amici quindi possiamo parlare. - le fece notare lui, quella lo guardò per un attimo poi annui, il ragionamento tornava, non era più uno sconosciuto quindi poteva tranquillamente parlare con lui.
- Vuoi giocare con me? - chiese lei saltellando e sventolando l'orsetto, ad ogni suo movimento la cascata di riccioli scuri si muovevano con lei.
-Facciamo un bel gioco... - il sorriso che sfoderò la piccola fece sorridere Damon. L'aveva già detto e lo ripeteva, lui non amava i bambini, ma quella era davvero un amore e poi c'era qualcosa di familiare in quel volto, in quegli occhi scintillanti di una felicità così vera e pura.
- Che gioco facciamo? - chiese lei non gli dava nemmeno il tempo di rispondere faceva tutto da sola.
- Ma non hai caldo con quel giubbotto? - continuò curiosa.
- No. - rispose per la prima volta il moro.
- E' molto bello! Bello come i tuoi occhi! - esclamò lei quando il moro finalmente si tolse gli occhiali e mostrò alla piccola i suoi occhi azzurri ghiaccio.
- Lo vuoi provare? - chiese lui indicando il giubbotto di pelle che indossava.
- Si! – esultò lei, Damon si sfilò il giubbotto di pelle e lo diede alla bambina che se lo mise in un attimo, il giubbotto le arrivava ai piedi e le maniche strusciavano quasi a terra, le stava enorme, ma questo non le impediva di saltellare felice e di fare giravolte su se stessa.
- LEILA! - sentendosi chiamare la bambina si voltò verso la porta d'ingresso da dove proveniva la voce della madre.
- MAMMA! -  urlò lei in risposta.
 La giovane donna uscì in giardino per richiamare la figlia in casa.
- E quello chi te l'ha dato? - chiese la donna vedendole il giubbotto addosso.
- Il mio amico... - si voltò per indicarle Damon, ma il ragazzo era scomparso eppure lei era sicura che fosse proprio accanto a lei fino ad un attimo prima.
- Vieni dentro muoviti... - la bambina entrò in casa guardandosi per un ultima volta alle spalle, ma del suo nuovo amico non c'era traccia.
 
 
****
 
 
 
Continua….
 
Ecco il primo capitolo.
COMMENTATE vi prego ç.ç!
Un bacione alla prossima settimana.
MiaBlack

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Capitolo 2
*** capitolo 2 - primo giorno di scuola ***


 
Capitolo 2
 
Molti anni dopo
 
Virginia Mystic Falls
 2012
 
Una ragazza stava uscendo da casa dopo aver salutato sua madre con finto entusiasmo. Si diresse verso la propria macchina che il nuovo marito della madre le aveva preso, per comprarla, come diceva lei, si perchè era colpa di quel viscido uomo se lei aveva dovuto lasciare la sua bellissima città e trasferirsi, non solo in un altra città o in un altro stato, ma proprio in un altro continente, così per farsi perdonare Ryan le aveva comprato un auto, bella e costosa, non comprendendo che a lei non interessavano questo tipo di cose, avrebbe preferito una bici vecchia e scassata ma rimanere a casa sua con i suoi amici che andare a vivere in quella cittadina sperduta nel mondo di cui forse nemmeno Dio sapeva della sua esistenza.
Leila, questo era il suo nome, si diresse verso la scuola, quello non solo era il suo primo giorno in quella cittadina, ma anche il suo primo giorno nella nuova scuola, era proprio un accoppiata vincente se si considerava che l'anno scolastico era già iniziato e il primo quadrimestre era ormai a fine, la situazione non faceva che peggiorare.
Parcheggiò il suo nuovo amore nel parcheggio della scuola in un punto un po' più lontano, ma dove almeno sarebbe stata al sicuro da eventuali incidenti, con la speranza che nessuno le tamponasse l'auto si avviò verso l'entrata, doveva passare ancora in segreteria per ritirare l'orario e anche una piantina della scuola.
Camminava fra i nuovi compagni ma nessuno le prestava particolare attenzione, i capelli erano castano scuro con le punte rosse,scendevano lisci dietro la schiena fino quasi al sedere. Leila era una ragazza comune c'erano ragazze più belle di lei, ma decisamente non era una brutta ragazza,  era abbastanza alta con il fisico slanciato e sottile.
Leila era a pochi passi dall'entrata della scuola quando un ragazzo le si parò davanti, molto alterato.
- Katherine! - fece quasi ringhiando il giovane, quella presa di sorpresa fece un passo indietro spaventata, non si aspettava di essere fermata in quel modo. Dopo poco un gruppetto di ragazzi si avvicinò al castano che l'aveva fermata fermandosi alle spalle del giovane.
- No, ti stai sbagliando non sono Katherine... - rispose lei esitante, il gruppo la guardava arrabbiato, chiunque fosse questa Katherine doveva aver combinato qualcosa di grave visto come si comportavano.
- Stefan ti stai sbagliando non è lei... - a quelle parole tirò un sospiro di sollievo voltandosi verso il ragazzo che aveva parlato anche lui la stava fissando, rimase un secondo a contemplare  i suoi occhi tanto azzurri da sembrare due cubetti di ghiaccio.
- Che stai blaterando Damon, certo che è lei, Elena...- continuò il giovane che l'aveva fermata per primo.
- Mi dovete aver scambiato per qualcun altra io... - avrebbe voluto spiegarsi meglio, dire che lei era nuova e che non conosceva nessuno di loro ne tanto meno questa misteriosa Katherine che tanto le somigliava, ma lo sguardo duro del gruppo l'aveva messa in soggezione.
Stefan, il ragazzo che l'aveva fermata, quasi ringhiò contro di lei facendola indietreggiare.
-Stefan! Non essere sciocco, guardala! Ha gli occhi verdi! Katherine ed Elena li hanno marroni. - in quel preciso istante come richiamata dal bel moro una ragazza raggiunse il gruppetto.
-Ehy ragazzi che succ... -
-O mio Dio! - esclamò la nuova arrivata insieme ad Leila.
-Katherine! - aggiunse subito spostandosi verso il castano per essere protetta.-
-Ancora? Non sono lei. - rispose scocciata.
-Non è lei Elena... - intervenne Damon sospirando, si erano tutti preoccupati inutilmente, quella ragazzina non era Katherine anche a quella distanza poteva sentire l'odore del suo sangue e il rumore del suo cuore che batteva terrorizzato.
-Come mai tu sei uguale a me? - chiese Leila puntando il dito contro Elena, le due ragazze erano identiche se non fosse stato per gli occhi e per i capelli colorati.
- Chi sei? - continuò il moro facendo un passo avanti, lo sguardo del ragazzo non prometteva bene, ma lei non era una fifona e non si faceva mettere facilmente i piedi in testa, da nessuno.
- Sarebbe educato se prima vi scusaste per il vostro comportamento! Mi avete quasi aggredito! E poi non si risponde ad una domanda con un altra domanda, non lo sia che è maleducazione? - rispose lei piccata incrociando le braccia al petto,  quello non era certo il modo per farsi dei nuovi amici, ma il loro comportamento era stato davvero maleducato.
- Io sono Elena, non ho la minima idea del perchè noi due ci assomigliamo tanto. - rispose la ragazza sinceramente.
- Io sono Leila. - si presentò sorridendo, finalmente le buone maniere allora anche loro le conoscevano.
- Ora scusate sono di fretta, se non avete intenzione di assalirmi, io andrei... - Leila li superò non attendendo una loro reazione, quando entrò nella scuola tirò un sospiro di sollievo aveva sentito lo sguardo freddo del moro seguirla fino a che non si era chiusa la porta dietro le spalle e la cosa l'aveva resa inquieta, quei due occhi di ghiaccio avevano come il potere di scrutarle l'anima.
 
Dopo aver trovato la segreteria e aver sbrigato le ultime pratiche si diresse verso la sua prima lezione, storia, guardò l'orologio e si maledì: era in ritardo, ma almeno aveva una scusa, era stata in segreteria, quale prof poteva metterla in punizione?
Bussò alla porta sperando di non aver sbagliato e quando sentì il professore invitarla ad entrare entrò cercando di sorridere. Il professore, un bell'uomo molto giovane e sexy, era appoggiato alla cattedra e meno male, perchè a giudicare dalla sua faccia se fosse stato in piedi sarebbe caduto sicuramente a terra per lo shock. Lo vide guardarla e poi guardare verso la classe, curiosa seguì lo sguardo dell'uomo e si trovò a guardare il gruppetto di ragazzi che l'avevano fermata prima.
- Salve, sono Leila Rossi, mi sono appena trasferita. - cercò di spiegare lei, il professore doveva era stato avvisato del suo arrivo, almeno così le aveva detto la segretaria.
- Certo scusa e che... Niente vieni, presentati pure ai tuoi compagni e poi prendi posto. - il professore le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, nonostante lo stupore si era comportato in modo educato e civile, avrebbe dovuto sicuramente farci l'abitudine.
- Salve a tutti mi chiamo Leila e vengo dell'Italia, sono arrivata solo ieri in città e ho qualche problema con la vostra lingua.... Quindi se sbaglio scusatemi! Ah non ho idea del perchè io e quella ragazza ci assomigliamo così tanto. - aggiunse visto le occhiate che i compagni continuavano a lanciare a lei e ad Elena, nemmeno fossero al circo.
-Bene Leila prendi pure posto. -
Leila si sedette nell'unico posto vuoto ovvero vicino ad una ricciola bionda che faceva parte del gruppo che l'aveva fermata poco prima all'entrata.
 
 
***
 
Quella giornata per Leila fu davvero spiacevole, ovunque andasse tutti la guardavano e bisbigliavano al suo passaggio, più volte l'avevano scambiata per Elena e la cosa era stata imbarazzante. Quando le, troppe, ore scolastiche finirono uscì quasi di corsa dalla struttura dirigendosi verso la sua auto sperando di poter andare a casa sua e rimanere chiusa li fino al giorno seguente, ma purtroppo  fuori trovò qualcuno ad attenderla e ad rallentare la sua fuga.
-Ciao! - quella sobbalzò spaventata non riconoscendo la voce, dietro di lei c'era il moro dagli occhi di ghiaccio di quella mattina.
-Ciao... - rispose lei aspettando che lui continuasse a parlare, ma lui la guardava, la stava esaminando da capo a piedi e questo la faceva innervosire, si fermò squadrandolo a sua volta.
-La pianti di fissarmi? Non sono un clown! - poi si voltò e proseguì per la sua strada, vedeva la sua auto parcheggiata, ancora poco e l'avrebbe raggiunta e avrebbe trovato la pace.
- Ehy aspetta. - Leila però non si fermò continuò a comminare ignorando il bel moro che la seguiva, con un movimento fulmineo lui si posizionò davanti e lei gli andò a sbattere contro.
- Cavolo se sei rapido... - commentò facendo un passo indietro per mettere distanza tra i loro corpi, quando si era scontrata aveva sentito una scossa percorrerle il corpo.
- Non è carino ignorare le persone... - commentò lui senza muoversi di mezzo passo.
- Non è carino aggredire le persone! - rispose a tono lei, riferendosi a quello che era successo la mattina, lo superò e finalmente arrivò alla sua auto, non era mai stata tanto contenta di vederla come in quel momento.
- Okay è vero non siamo stati simpatici... - si bloccò quando vide la giovane infilare lo zaino nella macchina.
- Questo gioiellino è tuo? - chiese, davanti a lui c'era un audi TT decappottabile nera.
- Si. - rispose con indifferenza, sapeva benissimo anche lei che per essere solo una diciassettene quell'auto era troppo bella e costosa per lei, ma in fondo aveva cambiato continente quindi se la meritava.
- Devi essere proprio ricca e viziata! - commentò lui facendola innervosire ancora di più.
- E tu devi essere proprio uno stronzo! - rispose mentre apriva lo sportello della macchina.
- Aspetta, me la fai guidare? - chiese lui continuando a guardare l'auto.
- Se ti conoscessi e fossi l'ultimo essere vivente sulla terra allora forse ti farei avvicinare al volante. Anzi forse nemmeno in quel caso! - salì e sparì a gran velocità lasciando li il moro a fissare il dietro della sua vettura.
 
Quando rientrò a casa trovò sua madre in cucina intenta a svuotare l'ennesimo scatolone per riporre ogni oggetto al suo posto.
- Vuoi una mano? - chiese la ragazza entrando in cucina e lasciando tutta la sua roba sullo sgabello vicino al bancone.
- Eccoti finalmente! Ti davo per dispersa... - le rispose la donna.
- Scusa sono andata a fare un giro in auto... - quando era nervosa si concedeva un giro, solitamente lo faceva in bici, ma ora che aveva la macchina tanto valeva utilizzare quella.
- Come è andata? - le chiese la madre passandole uno scatolone da svuotare.
- Bene... - non voleva certo farla preoccupare dicendo che era stata quasi “aggredita” da dei compagni di scuola, ma la sua voce non era esattamente tranquilla.
- Mi sembri un po' alterata! -
- Sai è successo una cosa strana... - continuò lei cercando di sviare il discorso.
- Cosa? -
- C'è una ragazza identica a me, si chiama Elena. -
- Identica? - chiese la donna senza però crederle, conosceva bene sua figlia ed era solita esagerare.
- No mamma, ti giuro, ha gli occhi castani, ma poi siamo proprio uguali! È inquietante la cosa, mi hanno scambiato per lei tutto il giorno. - lo sguardo dubbioso che la donna le rifilò le fece ben intendere che continuava a non crederle. La conversazione si interruppe quando qualcuno suonò alla porta e la madre andò ad aprire.
- Oh! - fece quella vedendo chi c'era alla porta, per una volta avrebbe dovuto scusarsi con sua figlia.
- Salve signora può sembrare strano, ecco, io non sono Leila, mi chiamo... -
- Elena. - rispose semplicemente la donna sorridendole cordiale.
- Io sono Cristina entra pure, Leila è in cucina... -
- Lei quindi sa... - chiese entrando in casa, la donna era bassina con due bellissimi occhi color del cielo e capelli biondi corti.
- Leila mi stava giusto dicendo della vostra somiglianza. Certo non immaginavo che vi assomigliaste così tanto. -
-E' stata una sorpresa anche per me... -
-Leila guarda chi c'è? - la giovane distoglie l'attenzione dalle pentole e guardò verso la porta per vedere chi era arrivato. Si accigliò immediatamente, cosa ci faceva lei li.
-Perchè l'hai fatta entrare?  - esclamò in italiano un po' scocciata.
-L'educazione dove l'hai messa? - la rimproverò la donna per il modo in cui si era rivolta.
-L'ho lasciata a casa! - rispose sempre nella stessa lingua, beccandosi un occhiataccia dalla madre e uno sguardo perplesso da Elena che non aveva capito cosa le due si erano dette.
-Non fare la maleducata! - la madre la riprese in inglese in modo che anche Elena potesse capire.
- Scusa, scusa! Ciao! Come mai qua? - le chiese cercando di essere gentile per compiacere sua madre, ma il tono era uscito molto sarcastico e più duro di quello che voleva.
-Volevo parlarti e spiegarti il comportamento di stamani. -
- Vieni andiamo in camera mia. Ti aiuto dopo mamma! -
Leila le fece strada su per le scale fino ad entrare in camera.
La stanza era ancora un po' in disordine i vestiti erano sparsi un po' ovunque e gli scatoloni ingombravano il pavimento, in sostanza quella stanza sembrava un campo di battaglia.
- Accomodati, dove trovi spazio. Scusa ma non ho ancora finito di sistemare. -
- Prima di tutto mi dispiace per il comportamento dei miei amici di questa mattina. - iniziò Elena guardandola dritta negli occhi, era sincera almeno su quello.
-Non dovresti essere te a scusarti ma loro, soprattutto il castano pensavo che mi volesse aggredire. - sbuffò lei mentre si sedeva sulla sedia davanti alla scrivania.
-Stefan non lo farebbe mai, è solo che beh ammettiamo è strano...-
-Si ma strano non è una giustificazione per aggredire qualcuno. - rispose lei tranquilla, non voleva certo litigare con quella ragazza, stata carina ad andare da lei per chiarire la situazione.
-Tu come te lo spieghi questa somiglianza?  - domandò Leila seriamente interessata, aveva sentito parlare di persone che si somigliano, ma loro due potevano essere scambiate per gemelle se non fosse stato per gli occhi.
-Non ne ho idea, forse siamo imparentate alla lontana, so che la famiglia di mia madre era Bulgara, ma parliamo di secoli fa. -
- Non conosco così tanto il mio albero genealogico, mi fermo ai miei bis nonni e so che erano tutti Italiani... -
La conversazione delle due si spostò sulla terra di origine della nuova arrivata, chiacchierarono normalmente come due amiche e nemmeno si accorsero del tempo che passa, solo quando Cristina fece capolino da dietro la porta le due si resero conto del tempo che era passato da quando si erano chiuse in camera.
- Ragazze scusatemi, Elena ti fermi a cena da noi? - chiese sorridendo, le due si guardarono per un attimo stupite.
- Mamma è presto stai preparando già la cena? - chiese sorpresa rivolta alla madre.
-Presto? Tesoro Ryan è già rientrato... Sono le otto passate! -
-No la ringrazio signora anzi è meglio se vado dovevo cenare dal mio ragazzo. - raccolse la sua roba e si alzò dal letto dove si era seduta.
-Ti accompagno alla porta. - Elena cercò il cellulare in borsa e velocemente chiamò il suo ragazzo.
- Ciao amore, sto venendo via ora. Lo so ho fatto tardi.... Cosa? Che idea magnifica aspetta ora sento... Leila? -
-Dimmi. -
- Vuoi venire a cena con noi? -
- Io non vorrei disturbare.. - non aveva tanta voglia di incontrare quei ragazzi che quella mattina l'avevano trattata in quel modo, non era una persona che portava rancore, ma ci teneva alla vita e evitava il più possibili di andarsi ad infilare in situazioni potenzialmente rischiose.
- Macchè disturbare, anzi così anche gli altri colgono l'occasione per scusarsi... -
- Beh ecco io.. -
- Certo che viene! Vai tesoro così ti fai degli amici. - l'intervento della madre impedì ad Leila di inventarsi una scusa credibile per declinare l'invito.
- E va bene.. - accettò sconfitta su tutti i fronti.
- Perfetto. Viene anche lei! - esclamò al cellulare tutta contenta, almeno sembrava sincera.
Uscirono insieme dalla casa.
- Vieni prendiamo la mia! - le due salirono sull'auto di Elena e insieme si diressero verso casa di Stefan.
 
Continua…
 
Ecco il primo incontro scontro con il gruppo! Che ne pensate? Come primo giorno di scuola è stato un po’ movimentato povera Leila speriamo che la cena vada meglio.
Un bacione
MiaBlack

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Capitolo 3
*** capitolo 3 - cena in compagnia ***


Capitolo 3
 
 
La casa davanti alla quale si fermarono era davvero bella, non sembrava una villa padronale, per come era costruita, almeno esteriormente. Aveva l’aspetto di una di quelle vecchie pensioni del passato, ma faceva comunque la sua “porca” figura.
-Vieni... - la incitò Elena ormai ad un passo dall'entrata.
-Wow! - fece osservando la casa da vicino era veramente tenuta bene.
-Entriamo... - la mora aprì la porta ed entrò, Leila registrò la stranezza, non chiudevano la porta, sua madre si raccomandava sempre di chiudere a chiave, o quel posto era privo di pericoli o forse li stavano solo aspettando.
-Ragazzi siamo arrivate! - dalla stanza adiacente fece capolino Stefan che si avvicinò sorridente, non sembrava intenzionato ad aggredirla, al contrario aveva un atteggiamento amichevole e sembrava intenzionato ad instaurare un rapporto di amicizia.
- Ciao amore! Leila, sono contento che tu sia venuta. - continuò lui dopo aver dato un bacio alla sua ragazza.
- Grazie per avermi invitato... - dalla stessa stanza uscirono anche il resto del gruppo che l'aveva fermata quella stessa mattina, si sentiva un po’ intimidita, nessuno dei presenti si era presentato bene, ma ora sembravano tutti ben disposti nei suoi confronti.
- Prima di tutto ci scusiamo per stamani, non volevamo aggredirti... scusaci... - il gruppo annuiva alle parole del ragazzo, avevano fatto decisamente un passo avanti.
- Scuse accettate. - era convinta che quelle fossero le scuse migliori che poteva ricevere da quei ragazzi, ma sicuramente era meglio di niente.
-Ora è meglio presentarci! Io sono Stefan... Lui è Tyler la sua ragazza Caroline, Bonnei, Matt e Jeremy il fratello di Elena. - li indicò uno a uno e loro la salutarono gentilmente, sembravano persone completamente diverse da quelle che aveva incontrato quella stessa mattina.
-E' un piacere conoscervi... - sorrise, ma il sorriso le morì sul volto quando dalla stessa stanza da dove erano usciti tutti arrivò anche il moro che l'aveva importunata all'uscita da scuola.
-Guarda chi si vede! - commentò lui sorridente vedendola li davanti a lui.
-Oh no ancora tu? Ma sei ovunque? - chiese lei scocciata, ma anche un po' divertita, non sapeva dire con esattezza perchè ma una parte di lei era attratta da quello strano, ma alquanto attraente, ragazzo.
- Si dal caso che questa sia anche casa mia. -
- Leila lui è Damon mio fratello. - intervenne Stefan interrompendo lo scontro verbale.
- Beh di fratelli diversi ne ho visti, ma voi sembrate proprio gli opposti. - commentò lei squadrando prima uno e poi l'altro, non che non si somigliassero un minimo nell'aspetto , okay,forse con un po' di fantasia poteva scorgere quei geni che condividevano, ma nemmeno il comportamento era uguale, ogni tanto avevano dei gesti simili sicuramente quello era dato dall'educazione che entrambi avevano ricevuto, ma era una cosa lieve quasi invisibile da notare se non li si osservava contemporaneamente e con attenzione.
-Da dove vieni? -
-Da molto lontano e ci stavo estremamente bene anche perchè la, non c'eri te! - il gruppetto ridacchiò e anche il moro sorrise divertito alla battuta tagliente della giovane.
-Ora che le ultime sono arrivate andiamo a cena! - propose Caroline, cercando di sbloccare la situazione, conosceva bene Damon avrebbe continuato a punzecchiare la nuova all'infinito e per quanto aveva potuto costatare anche lei non era da meno.
- Mangiamo forse diventi più trattabile! - il moro mise le mani sulle spalle di Leila e la guidò verso la sala da pranzo sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti.
-Ma quanto sei simpatico. - rispose sarcastica, lasciandosi però guidare per la casa.
-Lo so me lo dicono in molti.. -
-Sei sicuro che non siano sarcastici? -
-No, perchè oltre a simpatico dicono anche che sono sexy e bello da morire... - continuò lui facendola accomodare spostandole la sedia.
-Ti dicono anche che sei modesto? -
-No, non mi sembra, beh ma se sono sexy che ci posso fare? - avevano preso posto davanti a lei sorridendo beffardo.
L'attenzione di tutti era rivolta a Damon, non l'avevano mai visto così socievole con qualcuno, ma questo poteva dipendere dal fatto che Leila era uguale ad Elena che era uguale a Katherine, una condizione che non era da sottovalutare.
 
 
Passarono una serata tranquilla chiacchierando e ridendo. Leila li aveva rivalutati, nonostante l'inizio non troppo incoraggiante, aveva scoperto che erano simpatici e gentili e la prima impressione che aveva avuto fu presto sostituita con una positiva.
-Oh così voi due state insieme? Siete proprio carini! - esclamò rivolta a Caroline e Tyler, la bionda sorrise mentre dava un bacio sulla guancia al ragazzo.
-Tu invece? Ragazzi? - chiese Damon, la cena si era conclusa ma erano ancora tutti seduti al tavolo, Damon stava bevendo un bicchiere di vino, anche Leila sorseggiava del vino con il quale per poco non si strozzava sentendo la domanda.
-Ti potresti fare anche un pentolino di fatti tuoi tesoro! - rispose lei acida ma sorridente, nonostante il primo impatto Damon le piaceva, ovvio fisicamente non poteva dire nulla, solo una ritardata mentale non avrebbe sbavato sul ragazzo, però lei non era il tipo che si fermava alla superficie, quello che le piaceva era il suo modo di fare, un po' da stronzo ma accattivante e seducente.
-Ho capito, nessuno si è mai avvicinato a te... Beh in fondo non sei questo gran che. - il tavolo si era ammutolito, Leila lo fissava con uno sguardo assassino stava quasi per urlargli che lui non era nessuno per fare certe affermazione, ma la risata cristallina di Elena la bloccò.
-Scusate, ma siete comici! Il vostro modo di flirtare fa schifo! -
-EHY! - esclamarono in coro i due indignati da quell'affermazione.
-Comunque su una cosa Elena ha ragione... - interviene Caroline incurante.
-E sarebbe? - chiese Damon fissando la bionda che si guardava le unghie tranquillamente cercando di non ridere.
-Damon, ci stai provando e in modo anche poco originale. - tutto il gruppo era scoppiato a ridere mentre Leila era arrossita vistosamente, stava flirtando e nemmeno se ne era accorta, possibile?
-Beh direi che per stasera ci siamo divertiti abbastanza a spese di Damon... Meglio se andiamo domani c'è scuola. - commentò Elena alzandosi da tavola seguita a ruota da tutti gli altri.
-Ha ragione, ci vediamo domani. Notte ragazzi... -
Il gruppetto uscì da casa mentre Elena si era spostata e parlottava con Stefan. Damon si era alzato anche lui e aveva iniziato a sparecchiare, Leila si avvicinò e iniziò ad aiutarlo, non le andava di mettersi a fissare la coppia che si sbaciucchiava in preda a gli ormoni.
-Che fai? - chiese sorpreso.
-Ti do una mano... - rispose lei tranquilla.
-Non ce n'è bisogno... Puoi andare anche te... -
-Beh mi piacerebbe... Ma mi ha accompagnato Elena, mi sembra molto impegnata in questo momento, anche se volessi andare a casa a piedi, rischierei di perdermi non sono ancora pratica. - spiegò rapidamente senza però guardarlo si sentiva ancora in imbarazzo per il commento che avevano fatto poco prima le ragazze.
-Ti accompagno io, tanto Elena rimarrà qua a dormire, inutile farti aspettare a meno che non voglia restare anche tu qui con noi... - fece lui sorridendole in modo sexy e malizioso, avrebbe anche potuto rispondere si con molto piacere, ma sapeva che se l'avesse fatto si sarebbe ritrovata per davvero nella camera del bel moro stesa sul letto, non che questo pensiero la schifasse, però, era meglio evitare, non voleva sembrare una ragazza facile, lei non lo era, anche se per lui lo sarebbe diventata molto volentieri.
-Preferisco tornare a casa mia... -
-Come vuoi, andiamo... -
Uscirono rivolgendo un vago ciao alla coppia che si stava baciando in salotto, la quale però non si accorse neanche dei due che andando via. Damon si avviò verso il retro della casa e indicò una macchina celeste.
-Una Chevy Camaro del 1969? mi prendi in giro? - chiese divertita Leila fissando la macchina che sembrava appena uscita dalla concessionaria tanto era tenuta bene.
-No perchè? -
-Tu hai elogiato la mia, quanto tu hai questa bellezza? -
-La tua è una bellezza recente... -
-La tua è una bellezza d'altri tempi il che è ancora meglio... - salì in auto sorridente, gli diede l'indirizzo di casa e partirono.
Il viaggio fu fatto nel più totale silenzio, solo la radio spezzava quell'assordante imbarazzo che era sceso tra i due una volta rimasti soli, Leila non era mai stata una persona timida, era circondata da amici e molti ragazzi le giravano attorno, eppure con lui non riusciva a essere se stessa, le parole che diceva la facevano sembrare una poppante, c'era qualcosa che le impediva di formulare pensieri intelligenti e brillanti.
-Grazie per il passaggio e per la cena... - balbettò imbarazzata quando il moro fermò l'auto davanti a casa sua, le luci erano accese segno che sua madre e il patrigno erano ancora svegli.
-Prego. - dopo un attimo di silenzio e di indecisione Leila decise di scendere e rifugiarsi in casa sua, il più lontano possibile da quella situazione imbarazzante, scese augurando la buonanotte e si incamminò verso la porta sperando di sentire l'auto mettersi in moto. Solo quando si fu chiusa la porta alle spalle sentì l'auto partire, per tutto il tragitto aveva percepito gli occhi sulla sua schiena e questo l'aveva messa a disagio.
-Eccoti finalmente! Mi stavo preoccupando, come è andata? - chiese Ryan, l'uomo era abbastanza alto e con un bel fisico, spalle larghe e braccia molto muscolose, i capelli erano neri e molto corti, mentre gli occhi erano di un semplice castano chiaro, nonostante il sorriso, quell'uomo le metteva i brividi, non riusciva a capire perchè sua madre l'avesse sposato.
-Ciao Ryan! Tutto bene, mi sono divertita... - rispose iniziando a salire le scale, voleva rimanere il meno tempo possibile con lui, non aveva fatto niente di male ne a lei ne a sua madre, ma ogni volta che gli era vicino provava un terrore e una voglia di fuggire che non sapeva spiegare razionalmente.
Passò in camera di sua madre a dare la buona notte anche lei e poi se ne andò in camera chiudendo la porta a chiave. Nonostante il caos che regnava sovrano in quella stanza decise di andare a letto e rimandare il riordino e qualsiasi altra cosa al giorno seguente, era troppo stanca, spostò tutto quello che era sul letto per terra e si preparò per entrare nel letto.
Era già in pigiama quando si  accorse della finestra aperta e di un piccolo visitatore che la stava fissando appollaiato sul davanzale.
-E tu che ci fai sul mio davanzale? Su vai via che così chiudo! - appoggiato proprio sul bordo della finestra c'era un piccolo corvo nero con gli occhi rossi che la fissavano, non aveva mai visto un corvo avvicinarsi tanto ad una persona solitamente volavano via appena sentivano un rumore, quello invece la fissava con i suoi inquietanti occhi rossi.
-Allora? Che fai? Fa troppo freddo per tenere aperto, vai a casa tua invece di stare qui! - insistette lei, si sentiva stupida a parlare con un pennuto, ma quello non si voleva muovere, alla fine dovette cedere.
-Okay deciditi o entri e mi fai chiudere o te ne vai e mi fai chiudere ugualmente ti do tre secondi! Uno.... - non ebbe bisogno di continuare a contare il pennuto entrò e si appoggiò sulla spalliera della sedia.
-Ma in che posto di pazzi sono capitata si può sapere? Tu prova a fare i tuoi bisogni in camera mia o prova a beccarmi e io ti faccio arrosto! - lo minacciò lei, quello gracchiò come se avesse capito, sospirò e si buttò sul letto, dopo pochi secondi sentì il pennuto alzarsi in volo e arrivare alla testata del suo letto, si addormentò inquieta gli occhi rossi dell'animale non si spostavano mai da lei e questo non l'aiutò ad avere un sonno tranquillo.
 
Continua…
 
Cenetta un po’ movimentata e inquietante compagno di letto! Non credo che sarei riuscita ad addormentarmi con un pennuto che mi fissa. No decisamente no!
Spero vi sia piaciuto e mi scuso per il ritardo, se volete commentare mi fate un enorme piacere, voglio dire è così brutta? Non vi piace proprio? Un parere un vi uccide vi prego!
Un bacio
Mia

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - facciamo conoscenza ***


Capitolo 4
 
Il mattino dopo Leila si svegliò solo grazie alle urla della madre che dovendo scappare a lavoro l'aveva buttata giù dal letto per assicurarsi che non arrivasse in ritardo a scuola.
-Forza giù dal letto pigrona! -
-Ma io ho sonno! - si lamentò lei aprendo un occhio.
-La sera leoni la mattina coglioni! Ora in piedi e vai a fare colazione muoviti! Ci vediamo stasera. -
-Si mamma! -
Rimasta sola in casa Leila si guardò attorno alla ricerca del corvo che la sera prima aveva deciso di rimanere a dormire da lei, ma di lui nessuna traccia, probabilmente doveva essere uscito da camera sua e poi se ne era andato uscendo dalla canna fumaria del caminetto in soggiorno.
Si preparò e anche se era molto presto decise di avviarsi verso scuola, ne avrebbe approfittato per fermarsi al bar a fare colazione e per fare i compiti che il giorno prima non aveva fatto. Come inizio nella scuola nuova non era  decisamente il massimo, aveva appena chiuso la porta di casa quando si accorse del bel moro appoggiato alla sua altrettanto bella macchina.
-E tu che ci fai qui? - chiese lei sorpresa di vedere Damon davanti a casa sua.
-Passaggio? - chiese lui, lei finse di pensarci un attimo poi annui e salì. Come chiuse la portiera prese il quaderno dallo zaino e iniziò a picchiettare con la penna sul foglio.
-Che fai? - domandò lui curioso e confuso.
-Ne approfitto, ieri non ho fatto i compiti.. - sbuffò lei, iniziò da matematica visto che fortunatamente i numeri e i procedimenti erano universali in tutto il mondo, in pochi minuti finì gli esercizi e soddisfatta cambiò quaderno.
-Non è carino da parte tua fare i compiti... - le fece notare lui.
-Lo so. Ma altrimenti rimango indietro, devo solo ripassare un paio di pagine... - commentò lei sfogliando il libro alla ricerca della pagina da studiare.
-Storia? - domandò notando il libro che aveva in mano.
-Si, perchè? - lui sembrò pensarci un momento poi continuò con le sue domande.
-Sei in classe con Stefan ed Elena? -
-Si... - continuò annuendo, non capiva proprio dove volesse arrivare con quelle domande.
-Quindi il tuo insegnante è Rick.. -
-Eh? -
-Il tuo professore è Alaric? -
-Si, come fai a saperlo? -
-Bene allora questo lo prendo io! - senza scomporsi troppo e senza alcuna fatica sfilò il libro dalle mani della ragazza e lo tolse dalla sua portata.
-Non è divertente se mi interroga cosa gli dico? “scusi sa ma Damon mi ha sequestrato il libro?” - chiese tra l'acido e l'esterrefatto, non era divertente lei si giocava il voto in pagella.
-No, non ti preoccupare, parliamo un po'! Dormito bene? - chiese lui cambiando completamente discorso, sbuffò, ma comunque rispose.
-Si certo, anche se da queste parti avete animali strani.. -
-Perchè? -
-Un corvo ha voluto tenermi compagnia mentre dormivo, fortunatamente non ha rotto ne sporcato nulla altrimenti l'avrei arrostito! - lui sorrise divertito, mentre lei arrossiva imbarazzata per la sua uscita poco femminile.
-Senti perchè mi sei passato a prendere? -
-Non avevo niente da fare... - rispose vago lui senza rivelare un vero interesse ne un reale motivo per la sua inspiegabile azione.
-Okay. Senti... - Leila stava per partire con i suoi soliti soliloqui che solitamente facevano ridere a crepapelle il suo migliore amico, ma che avevano l'insano potere di terrorizzare a morte i ragazzi che avevano un interesse anche minimo nei suoi confronti.
-Si? -
-No niente lascia stare. - borbottò cambiando idea sull'aprire bocca, era meglio per una volta non rischiare.
-Hai fatto colazione? - chiese lui guardandola con la coda dell'occhio incuriosito da quello che voleva dirgli.
-No veramente, mi sono cambiata e sono uscita... -
Accostò la macchina e parcheggiò davanti ad un bar, Mystic Falls Grill, l'unico bar decente della città.
-Cosa fai? - domandò lei scettica, non aveva voglia di entrare li di prima mattina, non sembrava proprio il tipo di bar che serve la caffè e brioche, al massimo erano provvisti di borbuon e noccioline.
-E' presto, vieni andiamo a fare colazione! - scese e lei lo seguì nel bar, le fece segno di sedersi ed un tavolino mentre lui andava ad ordinare la loro colazione.
Lo guardava al bancone e cercava di capirne i comportamenti, ma lui non sembrava una persona che facesse le cose con uno scopo, faceva quello che voleva senza pensare ne alle conseguenze ne a possibili implicazioni, sicuramente la sera prima l'aveva incuriosito e stamani non avendo niente da fare aveva pensato di scoprire cosa la ragazza nascondesse. Gli osservò la schiena e una parte dentro di lei cercava di farle capire qualcosa, che purtroppo non riusciva a comprendere, in quel momento sapeva una cosa, Damon Salvatore aveva proprio un bel culo. Si impose di smettere di pensarci giusto in tempo per l'arrivo di lui al tavolo.
-Grazie! - esclamò lei prendendo il bicchiere con dentro il caffè, non aveva niente a che vedere con quello che beveva prima, quello era uno sciacquone, era acqua sporca e lo trovava proprio disgustoso, ma Damon era stato così gentile che non se la sentiva di dirgli che non le piaceva nemmeno un po'.
-Damon Salvatore già sveglio a quest'ora? - una ragazza si avvicinò al tavolo dove erano i due, ridacchiando come una smorfiosa davanti alla sua prima cotta, Leila la esaminò da capo a piedi, era più alta di lei e anche molto più grande di lei, forse era anche più grande di lui, i capelli erano lunghi e biondi e il fisico asciutto, indossava jeans stretti e la camicia bianca molto attillata non lasciavano molto spazio all'immaginazione.
-Ciao... - rispose lui non troppo interessato, cosa che provocò soddisfazione in Leila.
-Come mai così freddo oggi? Ti va se andiamo a divertirci un po'? Ho appena staccato da lavoro, ma per te non sono mai troppo stanca... - Leila sorrise vedendo la bionda fare le fusa come una gatta, Damon al contrario non era per nulla divertito da quell'assalto, lo vide roteare gli occhi scocciato e anche imprecare a mezza voce, decise che era meglio intervenire o sarebbe finita abbandonata al bar sola come un cane.
-Scusa? Ci sarei io, se non ti spiace potresti andare a fare le fusa da un altra parte? - chiese lei gentilmente, odiava essere snobbata in quel modo.
-Sono occupato come puoi vedere... - rispose lui sorridendo alla castana che gli era andata in aiuto, cercando allo stesso tempo di scoraggiare la nuova arrivata di portare avanti il suo intento di portarselo a letto.
-Cosa? Preferisci perdere tempo con questa bambina che stare con me? -
-Almeno io ho ancora diversi anni prima di dover ricorrere alla chirurgia estetica... Se fossi in te mi farei tirare un po' qui. - commentò maligna tirandosi il lato del viso, quella divenne rossa come un pomodoro e se ne andò infuriata, maledicendola apertamente senza curarsi di essere in un luogo pubblico.
-Che maleducata, non ha nemmeno salutato. - fece bevendo una sorsata di caffè.
-Salvatore giusto? - chiese lei dopo un attimo di silenzio, addentò la pasta che lui le aveva portato con lentezza esasperante.
-Si perchè? -
-E' un cognome Italiano, di dove sei? -
-Io sono nato e cresciuto qui... Ma i miei antenati sono di Firenze... - a quella rivelazione la giovane per poco si strozzò con il boccone che aveva in bocca.
-Firenze? - chiese sorpresa.
-Si perchè? -
-Bella città.. - rispose vaga, quante possibilità c'erano che i suoi antenati fossero proprio di Firenze come lo era lei, sicuramente poche quasi punte, ma la coincidenza era davvero piacevole, lei non credeva nel destino quella era solo una strana coincidenza.
-Ci sei mai stato? - chiese curiosa, voleva sapere più cose possibili su quel ragazzo così da poterlo inquadrare velocemente, ma era estremamente criptico, ad ogni risposta ricevuta si formavano altre cento domane.
-Si, bellissima città. -
-Secondo me è la città più bella d'Italia. -
-Tu di dove sei... -
-Se te lo dicessi non sarebbe divertente... Scoprirlo da solo... Certo però il caffè italiano non ha niente a che vedere con questo! - fece indicando la tazza ancora mezza piena, ci aveva provato a berlo ma non sapeva di nulla.
-Poco ma sicuro! - risero insieme, almeno su qualcosa andavano d'accordo.
-Andiamo o farai tardi a scuola! - i due salirono nuovamente in macchina ridacchiando e parlando di Firenze, quali erano i loro posti preferiti, i locali che avevano frequentato.
 
-Grazie per il passaggio e per la colazione.. Ci vediamo! - lo salutò lei quando arrivarono davanti alla scuola.
-Ciao... - la guardò entrare di corsa nella scuola, la campanella era già suonata e lei era in ritardo. Riuscì a sedersi nel banco dietro ad Elena un attimo prima dell'arrivo del professore.
-Ehy sei in ritardo... - la prese in giro Elena voltandosi per guardarla con un sorriso divertito.
-Appena in tempo direi io! - si sorrisero mentre il professore iniziava a fare l'appello.
-Ragazzi oggi si interroga..- sbiancò a quelle parole, non aveva ripassato e in più aveva lasciato il libro in macchina di Damon.
-Oh cavolo... - sibilò, fortunatamente solo Stefan sembrò averla udita, il quale infatti si era voltato e la stava guardando curioso.
-Vediamo un po' Rossi, perchè non ci racconta lei qualcosa su quello che ho spiegato ieri... - ecco lo sapeva la sfiga la perseguitava, ma con una classe piena di persone doveva scegliere proprio lei, la sua condanna fu momentaneamente sospesa, un custode era appena entrato in classe con in mano il suo libro.
-Leila Rossi è stato portato questo per lei... - la ragazza si alzò e prese il libro sorridendo, anche se ormai non se ne sarebbe fatta di nulla, non poteva certo studiare in trenta secondi.
-Questo invece è per lei professore... - il bidello consegnò un foglio all'uomo e poi uscì.
 
Rick lascia in pace Leila per oggi, era con me.
Damon
 
 
Il professore alzò il sopracciglio e spostò lo sguardo sulla ragazza: che diavolo stava succedendo? Piegò il biglietto e lo appoggiò sulla cattedra, dopo avrebbe chiesto spiegazioni al ragazzo.
-Va beh Leila, per oggi lasciamo stare l'interrogazione in fondo sei arrivata solo ieri... Stefan facci tu un riassunto di quello che ho spiegato ieri. - il castano sorrise e iniziò a parlare indifferente di essere stato scelto al suo posto. Aprì il libro e ne uscì un bigliettino che raccolse e lesse.
 
 
Lo avevi dimenticato in macchina, non ti preoccupare al tuo insegnante ci ho pensato io.
Damon.
 
 
Sorrise leggendo la riga, era stato provvidenziale, ora però lei era curiosa di sapere cosa gli avesse scritto. Avrebbe voluto ringraziarlo subito, ma purtroppo non sapeva come fare, non le sembrava il caso di chiedere il numero ad Elena o a Stefan, voleva evitare chiacchiere infondate, avrebbe aspettato, la città era piccola sicuramente si sarebbero visti entro sera.
 
Quando uscirono dall'aula Leila si parò davanti a Stefan mettendo le mani a preghiera e chiudendo gli occhi.
-Scusa, scusa, scusa! - esclamò a raffica lei, il gruppetto si fermò e la guardò non capendo a cosa si stesse riferendo.
-Stava interrogando me! Invece è passato a te ed è tutta colpa mia! Cioè non proprio mia, però.. Beh insomma mi dispiace. - cercò di spiegare lei.
-Non ti preoccupare come hai visto me la sono cavata con un otto, a storia vado bene e comunque me l'aspettavo l'interrogazione. -
-Piuttosto com'è che sei arrivata tardi? - intervenne Caroline cambiando discorso curiosa.
-Stamani i miei se ne sono andati via presto da casa e io ho fatto colazione fuori. - la spiegazione era vaga e non troppo sensata, ma nessuno approfondì l'argomento, da quella mezza frase tutti avevano capito che si era dilungata al bar.
 
-Che fai oggi pomeriggio? - chiese Caroline.
-Studio con storia oggi mi è andata bene, ma domani non ho scuse... - sbuffò.
-Non mi sembri particolarmente vogliosa di studiare... -
-Beh nemmeno voi lo sareste, con l'inglese me la cavo, ma per studiare mi ci vuole un secolo! - rispose un po' scontrosa.
-Se vuoi una mano... -
-No vi ringrazio, scusate vado a lezione... - si allontanò dal gruppo era un po' lunatica lo era sempre stata e questo non sarebbe mai cambiato, si affezionava subito alle persone, ma dopo un po' quando iniziavano a essere troppo presenti e appiccicosi lei riprendeva le distanze, rimetteva tutti al loro posto, era anche per questo che le sue storie con i ragazzi erano poche e soprattutto erano corte, i ragazzi non tolleravano troppo questo suo modo di fare, certo stancarsi dopo un solo giorno quello era un vero record anche per i suoi stadard.
 
Continua…
 
Ecco il nuovo capitolo, scusate cercherò di aggiornare con più regolarità, vi chiedo scusa per il ritardo, ma sto lavorando come baby sitter e in più il mio pc è rotto ç.ç quindi viaggio con quello di mio fratello.
 
Spero che la storia vi piaccia, ma un anima buona che commenta non c’è? Che fine hanno fatto le recensioni??
 
Mi trovate anche su Fb con il nome MiaBlack EFP
Un bacio a presto
MiaBlack 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 Se non commentate non aggiornerò prima di gennaio.... Fine gennaio... ***


Capitolo 5
 
 
Quando uscì da scuola dopo la fine delle lezioni, si guardò attorno, per un attimo aveva sperato ci fosse Damon ad attenderla, ma di lui nemmeno l'ombra così si avviò verso casa sua a piedi,  avevano parlato solo di un passaggio verso scuola, lui non si era mai impegnato a riaccompagnarla anche a casa.
Il tragitto le servì a schiarirsi le idee, Damon era un gran fico non poteva negarlo, ma lo conosceva da meno di quarantottore e gli aveva dato troppa importanza, si era lasciata trasportare da qualcosa che nemmeno lei sapeva definire, avrebbe dovuto rimettere le distanze, lui era Damon il fratello di Stefan, punto.
Arrivata a casa si mise subito a studiare in camera sua, la stanza era ancora nel caos più totale ma a lei in quel momento non interessava, per il giorno seguente doveva studiare biologia e chimica, materie che già le davano diversi problemi nella sua lingua, non voleva nemmeno pensare che problemi avrebbe avuto nel capire i concetti in inglese.
-E' ora di iniziare... -
Si sedette alla scrivania e iniziò a studiare chimica, il suo modo di studiare era rimasto uguale negli anni, leggeva sottolineava e poi riscriveva le cose importanti in piccoli riassunti per poi ripeterli fino a che non li aveva imparati.
Era intenta a studiare quando sentì picchiettare, li per li non ci fece nemmeno caso troppo intenta a studiare per essere distratta. Il ticchettio si fece più insistente e lei si voltò verso la porta, ma non era da li che proveniva il rumore.
-Ancora tu! - fece sorpresa, alla finestra c'era un corvo e lei avrebbe potuto scommetterci che era lo stesso della sera precedente, aprì la finestra e lo fece entrare, il volatile si posò sull'armadio.
-Valgono le stesse regole di ieri sera, non sporcare, non beccare e non rompere! - dopo avergli lanciato un ultima occhiata lui gracchiò un paio di volte, Leila prese il libro e andò a sedersi a terra. Dopo un po' anche il pavimento divenne scomodo e passò sul letto.
Cambiò ogni posizione possibile sotto lo sguardo divertito del pennuto che al contrario della ragazza non si era spostato di un centimetro.
-Okay sono pronta la so! - esclamò decisa la giovane alzandosi di scatto dal letto, iniziò a passeggiare su e giù per la stanza ripetendo a voce alta la lezione, ogni tanto si fermava incerta sulla pronuncia di alcune parole, le ci vollero quasi due ore per finire i compiti, ma alla fine ne fu soddisfatta, almeno abbastanza per lanciare il quaderno sul letto ed accendere il pc.
-Finalmente un po' di relax! - si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.
Lesse alcune e-mail di alcuni amici che aveva lasciato nella sua città, mentre attendeva che Samuele, il suo migliore amico, si connettesse su Skype.
 
“Chiamata da Samuele”
 
“Ehy bambilina!” la voce risuonò per la stanza e per un attimo Leila si sentì come se fosse ancora a casa sua, sullo schermo del computer apparve il viso sorridente di un ragazzo che la guardava con attenzione
-E' un secolo che ti aspetto! - lo brontolò lei parlando in italiano.
“Dammi un bacio!” quella si avvicinò alla web e gli mandò un bacio, i due ridacchiarono e si scambiarono i convenevoli, Leila chiese aggiornamenti su alcuni amici e su di lui, poi toccò a lui condurre il gioco.
“Ora basta fare domande! Tocca a me!” quella scoppiò a ridere e si alzò stiracchiandosi.
-Okay fai tutte le domande che vuoi, ma ti scoccia se mentre parliamo sistemo? - chiese lei indicando la camera intorno a lei.
“Vedo che l'ordine è sovrano in camera tua.”
-Non fare il simpatico sono arrivata da tre giorni e ieri ho iniziato la scuola non ho avuto ancora il tempo di sistemare... -
“Tanto sarebbe così comunque!”
-Senti tesoro se non la pianti io spengo! - rispose lei agitando una maglietta che aveva raccolto da terra.
“Tu raccogli la tua semina e metti tutto al suo posto io intanto inizio a farti domande!”
-Okay chiedi pure, ma non c'è niente di interessante da dire... -
“Domanda più ovvia, più scontata e meno interessante...”
-Allora perchè inizi con questa? - chiese lei alzando un sopracciglio già scocciata.
“Perchè si almeno so che sopravvivi... Come ti trovi a scuola?” la vide sospirare e continuare a sistemare la sua roba mentre pensava a come rispondere.
-Beh è solo il secondo giorno, ma... E' dura, voglio dire studiare è già abbastanza difficile farlo nella mia lingua madre, figurati farlo in inglese, sono stata due ore su chimica e biologia! -
“Posso immaginare, ma perchè non chiedi aiuto a qualcuno? Magari qualcuno che sappia anche l'italiano, in un intera nazione ci sarà uno scemo che parli la tua lingua...”
-No, non mi piace chiedere aiuto, poi comunque nessuno qui conosce l'italiano... -
“La donna che fa tutto da sola! Ora passiamo a cose più interessanti... Amici?” chiese lui sorridendo, lo conosceva troppo bene, non era quella la domanda che le voleva fare, ci stava girando attorno, aspettando di coglierla impreparata o di averla ammorbidita abbastanza da farsi rivelare tutti i dettagli sordidi.
-Si bimbo ho fatto amicizia con alcuni compagni sono simpatici, ma la sai la cosa più inquietante? Colore degli occhi a parte io e un altra ragazza siamo identiche! -
“Identiche?” chiese dubbioso lui.
-Anche te non mi credi! Se vuoi chiamo mia mamma e te lo dice lei se non siamo uguali, il primo giorno mi hanno scambiato per lei! -
“Beh se lo dice anche tua madre allora sarà vero!”
-A lei credi e a me no? - si era fermata dal raccogliere gli oggetti e ora fissava lo schermo arrabbiata.
“Amore tu hai il vizio di ingigantire le cose... Ora a proposito di lingue straniere” chiese lui malizioso facendola scoppiare a ridere.
-I tuoi doppi senso sono disgustosi! - sapeva che l'aveva presa larga solo per arrivare li, il suo piccolo e impiccione amico adorava farsi i fatti suoi, soprattutto di quel tipo.
“Non è vero... Se volevo essere disgusto avrei parlato di uccelli tipici dell'America... Non di lingue straniere!” rincarò la dose lui.
-Basta! Comunque è presto, sono qui da tre giorni di cui uno l'ho passato interamente a casa! -
“Cosa non mi stai dicendo?”
-Ho incontrato un ragazzo molto carino. - iniziò lei sorridendo maledicendo il suo dono di comprenderla così bene.
“Racconta, tutto!”
-Nemmeno tu fossi una donna! Comunque alto, moro, occhi azzurro ghiaccio, fisico scolpito, è simpatico o almeno mi è sembrato, sexy e stronzo, quel mix che attira, deve essere anche abbastanza intelligente e sveglio e sa come ottenere le cose... - mentre gli descriveva il moro, il piccolo corvo era sceso dal suo nascondiglio e si era posato sulla sedia fissando attentamente la giovane che continuava il suo lavoro di riordino ignorandolo.
“Che accidenti hai in camera?” chiese curioso avvicinandosi di più allo schermo come se così facendo avesse potuto vedere meglio.
-Ah è un corvo, non chiedere non so ma sembra che gli piaccia la mia camera! -
“Solo tu potevi trovarti come animale da compagnia un corvo... Continua con questo ragazzo, dove l'hai conosciuto?”
-Non l'ho scelto è lui che ha scelto la mia stanza. Comunque questo lui è il fratello di un mio compagno di classe, mi ci sono ritrovata a cena insieme e mi ha riportato a casa, stamani inoltre mi ha portato a scuola. - aggiunge con noncuranza.
“Che cavaliere! Aspetta hai detto che ti ha accompagnato a scuola... E a casa?” chiese lui, sentiva ancora la frase sospesa li a metà, gli stava nascondendo qualcosa la sua amica, la conosceva troppo bene.
-No, non è venuto a riprendermi... - fece lei triste e un po' scocciata, quando era andato a prenderla non ci aveva pensato, ma ad averlo saputo non avrebbe accettato il passaggio, da casa sua a scuola c'era un bel pezzo da fare a piedi.
“Sento il rumore assordante delle tue rotelle che girano anche a questa distanza... Hai tirato conclusioni affrettate vero?”
-Lo sai che io... -
“Ti fai filmini da sola che sono completamente campati in aria...”
-Senti, il fatto che non mi sia venuto a prendere a scuola non vuol dire nulla, avrà avuto degli impegni in fin dei conti ha una vita e poi mi conosce da poco...-
“Che altro non mi dici? Leila dimmi cosa...”
-LEILA! - l'urlo della madre interruppe quello che voleva dire, roteò gli occhi spazientita.
-Mi chiama mia madre... Ci risentiamo vero? - chiese lei, doveva chiudere non aveva idea di cosa volesse la madre e quindi poteva metterci o un secondo o poteva tornare su anche tra un paio di ore.
“Certo! Quando vuoi! Manda un sms e io accendo subito il computer... Ma non credere che questa conversazione sia finita qui, voglio sapere cosa ti passa per la testa”
-Ti voglio bene! -
“Sei la mia vita baby e non ti lascerò andare via...” lei rise e spense il computer, aveva le lacrime agli occhi, quel ragazzo le mancava da morire.
-Dio quanto mi manchi! - bisbigliò lei asciugando una lacrima che audace si era permessa di scivolare lungo la guancia.
-Leila, ci sei? - insistette la donna dal piano inferiore.
-Si mamma ora scendo! E tu fai il bravo! - fece rivolta al corvo prima di uscire dalla camera e andare a vedere cosa volesse la donna.
Il corvo volò verso la porta e uscì volando fuori di casa attraverso la porta ancora aperta.
Quando finì con la madre Leila tornò in camera e riaccese Skype trovando ancora il suo amico connesso, ne avrebbe approfittato per finire la conversazione.
“Già di ritorno?” chiese il ragazzo riprendendo la conversazione.
-Si, mia mamma voleva solo sapere se ero in casa, ha una grazia quella donna che fa paura! -
“Beh da qualcuno dovevi pur averla ereditata! Comunque ora parlami dei tuoi filmini mentali!” lei gli lanciò un occhiata assassina, ma prese a parlare.
-Ci conosciamo da due giorni però è come se mi sentissi presa da lui è una cosa strana, lo sai come sono, prima mi affeziono, sto bene per qualche giorno poi ho bisogno dei miei spazi e tanti saluti a tutti e poi mi infastidisce questa cosa... -
“Questa cosa, cosa?” Samuele era uno dei pochi che riusciva a seguire i pensieri sconnessi della ragazza.
-Te l'ho detto, questa cosa del sentirmi legata. I suoi amici dicevano che si stava flirtando, ma io non me ne sono nemmeno accorta, mi sento attratta, il suo modo di fare, è saccente e stronzo. Quando io gli rispondo per le rime lui invece di mandarmi al diavolo, prende e risponde e mi fa impazzire... -
“Quindi ti piace...” si informò lui, tutto quel discorso era facilmente riassumibile in quelle tre parole.
-Beh se lo vedessi cambieresti sponda! -
“Non esagerare non può essere così bello... Ora vado mi chiama mia madre, aspetto tue notizie!”
-Ciaoooo! - chiuse la comunicazione.
 
Continua
 
Io chiedo scusa per il ritardo, ma ho dovuto buttare via il mio computer e quindi sfrutto quello di mio fratello con sua grande ira.
Allora so che è brutto, ma… PERCHé NON COMMENTATE? Nessuno voglio dire, vi costa tanto?
E’ frustrante. Mi fate passare la voglia di scrivere e di aggiornare!
Se volete un nuovo capitolo velocemente vi conviene commentare, altrimenti gli aggiornamenti seguiranno questa cadenza… quando capita, capita…
A voi la scelta.
Un bacio
MiaBlack

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Il tempo passò velocemente, era già da un mese che era arrivata a Mystic Folls.
Leila stava iniziando piano piano ad  ambientarsi, era anche migliorata a scuola, niente di che, ma almeno ora riusciva a capire cosa dicessero i professori. Finalmente era riuscita a sistemare un po' il problema del cambio della lingua. Aveva stretto una solida amicizia con Elena e tutti gli altri, anche se Bonnie non è che le stesse molto simpatica, ma non le importava sopravviveva anche con la sua saccente foce nelle orecchie.
Le conferenze con Samuele erano ormai un appuntamento fisso al mattino prima di andare a scuola, dove lei raccontava tutto per filo e per segno e si faceva raccontare tutto quello che succedeva a Firenze.
Il bel moro il giorno dopo che l'aveva accompagnata a scuola era misteriosamente scomparso, nessuno ne sapeva nulla; anche il corvo che aveva trovato nella stanza di Leila il suo nido si era dissolto nel nulla, ma questa cosa non infastidiva per nulla Leila anzi ne era quasi contenta.
 
Quella sera, sabato per la precisione, Leila si trovava al Grill, locale dove si ritrovava la maggior parte dei ragazzi della scuola, stava giocando a biliardo o almeno ci stava provando quando il moro fece la sua comparsa, ma lei era troppo presa dalla partita per rendersene conto.
-Guardate chi si vede! - esclamò sarcastica Caroline quando lo vide avvicinarsi al tavolo dove loro erano seduti.
-Ti sono mancato biondina? - chiese lui altrettanto sarcastico.
-Nemmeno un po'... -
Tra quello scambio di battute fece la sua comparsa Leila seguita da Jeremy che rideva e si pavoneggiava come un gallo.
-Okay basta! Elena è ufficiale odio tuo fratello! - esclamò ridendo anche lei.
-Andiamo Ali, devi impegnarti un po' di più... - fece lui abbracciandola e tirandola verso di se.
-Mi hai stracciato! Sono negata per il biliardo, non si può essere bravi in tutto! - esclamò facendo ridere il gruppetto, spostò lo sguardo su tutti e solo allora si rese conto del nuovo arrivato, Damon, era li davanti a lei bello come il sole e la guardava come un leone osserva la sua preda.
-Damon sei tornato! - commentò Jeremy, Leila lo fissava senza dire niente, il cuore le batteva all'impazzata in quel mese si era trovata spesso a pensare a lui, ma aveva deciso che quando fosse tornato lei avrebbe fatto l'indifferente con lui, ma ora avendolo davanti a lei con solo il tavolo a dividerli sentiva che la sua presa di posizione stava lentamente scivolando nell'oblio, sentiva il suo corpo vibrare come richiamato da quello del moro, non poteva cedere alle sue pulsioni, così decise di fare la cosa più intelligende che le venne in mente. Scappare.
-Vado a prendermi da bere... - fece sorridente, o almeno cercando di essere sorridente per non far preoccupare il gruppo, con quella scusa si dileguò tra la folla.
-Ehy! - fece rivolta al barista che la guardava e sorrideva, la maglietta che portava era molto scollata e il suo seno era messo in mostra così da corrompere il barista e avere qualcosa da bere.
-Che ti porto bellezza? - chiese lui continuando a passare il suo sguardo dai suoi occhi al suo seno, quella sorrise senza però fare nulla per coprirsi, se giocava bene le sue carte sarebbe stata capace di farsi dare qualcosa di forte senza presentare un documento.
-Mi fai un borbun? - chiese lei civettando un po', quello la guardò pensieroso non ci voleva un genio per capire che era minorenne, ma con qualche moina riuscì ad ottenere quello che voleva.
-Che fai corrompi il barista? - chiese una voce alle sue spalle, si bloccò, una doccia gelata la investì in pieno, non si aspettava la sua presenza dietro di lei.
-Ci provo, almeno non mi chiede il documento... - rispose lei senza voltarsi pregando che il ragazzo tornasse con la sua bevuta il prima possibile, il moro si appoggiò al bancone accanto a lei guardandola attentamente negli occhi per poi scendere per esaminare la sua figura, si soffermò sul seno e poi scese sulle gambe lasciate scoperte.
-Ecco a te bellezza... - lei prese il bicchiere e lo contemplò per un secondo come se dovesse prendere coraggio, poi lo buttò giù tutto d'un fiato, odiava il borboun, il sapore le dava la nausea, ma aveva bisogno di qualcosa di forte altrimenti sarebbe crollata senza sapere neanche lei il motivo.
-Ah quasi dimenticavo, volevo ringraziarti per avermi riportato il libro l'altra volta e per avermi salvato dall'interrogazione anche se non ho la minima idea di come tu ci sia riuscito... - si stava complimentando con se stessa, la voce le era uscita calma e con il giusto tono di interesse, anche se nella sua testa stava morendo dalla voglia di saperne di più.
-Leila! Prendi due brocche di birra! - le urlò Caroline, quella annui e ordinò allo stesso barman che le aveva dato il bourbon.
-Ho i miei segreti! - rispose lui continuando a guardare la ragazza, la quale però non gli mostrava il minimo interesse.
-Tuo fratello mi ha detto che tu e il prof siete buoni amici. Non è che riesci anche a farmi alzare il voto di fine anno? - chiese lei ridacchiando mentre prendeva una delle brocche e tornava verso il tavolo.
- Beh potrebbe anche essere, ma non faccio nulla per nulla... - commentò lui arrivando al tavolo insieme a lei.
-Di che stavate parlando? - chiese preoccupata Elena, non le piaceva che il moro ronzasse intorno alla sua amica.
-Niente di importante... - si affrettò a rispondere lei. Dopo la sua improvvisa partenza il gruppetto aveva fatto varie battute su di loro che avevano innervosito Leila, non voleva che iniziassero nuovamente.
-Beh? Si beve? - chiese lei vedendo le brocche ancora intatte.
-Sei un'alcolizzata? - chiese Damon guadandola sorpreso.
-No! - rispose stizzita lei mentre prendeva il suo bicchiere di birra.
-Ehy Damon, ma quella non è Andie? - chiese Bonnie indicando una donna bruna che se lo stava divorando con gli occhi dall'altra parte del locale.
-Direi che io ho da fare... - si alzò dal suo posto e andò verso la ragazza che sorridente lo accolse con un bacio.
Leila si voltò verso Jeremy quella scena le aveva messo la nausea, era stata completamente snobbata e quello per il suo ego era un colpo molto duro.
-Giochiamo ancora? - chiese indicando il tavolo che si era appena liberato, Jeremy la guardò sorpreso, ma accettò.
-Bene andiamo Miss, ti straccerò ancora! -
-Certo come no... Vedremo chi vincerà! -
I due si avviarono al tavolo ignari che il moro la stesse guardando da lontano non si perdeva una sola mossa di quello che faceva.
La partita da una si trasformarono in due e poi in tre, tutte perse da Leila che però non sembrava particolarmente coinvolta, anzi la sua attenzione era rivolta al cellulare e al tavolo dove Damon era seduto e flirtava in modo disgustoso con quella oca, sapeva di essere ingiusta, Andie era molto intelligente, ma offenderla la faceva sentire meglio.
-Non mi dire Damon ha conquistato anche te! - fece canzonatorio il ragazzo facendole venire una smorfia sul viso, possibile che fosse così ovvio il suo interesse.
-Lascialo perdere... - continuò lui passandole un braccio attorno alle spalle e tirandola vicino a se per parlargli nell'orecchio.
-Non è adatto a te... -
-Perchè? - chiese curiosa, possibile che fosse così facile da capire, eppure nessuno a parte Samuele era capace di capirla così al volo, ma li tutti vedevano quello che pensava come se ce l'avesse scritto in faccia, e dire che pensava anche in un altra lingua.
-E' uno che con le ragazze gioca e ne cambia una ogni volta che gli va... -
-Sicuramente se lo può permettere, scommetto che sono poche le ragazze che gli resistono... - rispose lei girandosi verso di lui sorridente, come se la cosa non la riguardasse.
-Ti svelo un altro segreto, ha un udito finissimo e sente benissimo a distanza se non fosse per il rumore, sono sicuro che sentirebbe anche la nostra conversazione quindi stai attenta. -
-Grazie per avermelo detto... - rispose, poi si voltò nuovamente verso il moro, quello che gli aveva appena detto non la incoraggiava per niente, si era presa una cotta paurosa per uno a cui non interessava e che trattava le ragazze come giocattoli person.
-Hai una faccia strana, stai bene? - chiese lui accarezzandole il viso.
-Si grazie, però mi gira un po' la testa forse è meglio se torno a casa... - sospirò e dopo aver buttato un occhio a Damon decise di andarsene senza salutare.
-Senti, salut te, digli che ci vediamo domani... Io vado... -
Uscì dal grill senza salutare nessuno e si diresse verso l'auto, si appoggiò alla sua macchina portandosi le mani al volto cercando di recuperare il controllo, l'aveva visto tre volte in tutto e non era successo nulla che potesse giustificare la sua attrazione per quel ragazzo, ne tanto meno la gelosia che era stata a malapena capace di sopprimere quando Jeremy le aveva detto delle diverse spasimanti.
-Accidenti! - sibilò infuriata, stava cercando di aprire la macchina, ma le chiavi le erano appena cadute a terra, i pensieri vorticavano e la stavano facendo impazzire rendendole difficile fare una cosa semplice come aprire la portiera dell'auto.
-Stai bene? - le chiese una voce accanto a lei, una mano entrò nel suo campo visivo e raccolse le chiavi per lei.
-Si grazie... - rispose lei cercando di mantenere il suo autocontrollo e di riavere le sue chiavi così che lei potesse mettere più chilometri possibili tra lei e la fonte del suo malessere che in quel momento era proprio di fronte a lei.
-Jeremy ha detto che stavi male... -
-Ho solo mal di testa... - rispose lei vaga.
-Non è che hai bevuto troppo? - le chiese lui porgendole le chiavi della macchina, le fece per riprenderle ma lui glielo impedì.
-I tuoi riflessi fanno schifo... Guido io è meglio... - le aprì la portiera e lei salì sospirando, come era possibile che riuscisse a farle fare quello che voleva lui senza un minimo di obbiezione da parte sua, non era il suo animaletto.
Viaggiarono in silenzio lei guardava fuori dal finestrino cercando di tenersi a distanza di sicurezza una mossa sbagliata e lei gli sarebbe saltata addosso baciandolo e svestendolo per approfondire la loro conoscenza.
-Vuoi tornare a casa? - chiese lui di punto in bianco distogliendola dai suoi pensieri peccaminosi.
-Perchè? - chiese lei distratta.
-Ti offro un caffè! - a quelle parole la castana si voltò sorpresa vero il moro, le voleva offrire un caffè, l'aveva ignorata per tutta la sera era sparito per un mese intero e ora le voleva offrire un caffè? O era affetto da persontà multipla o aveva un gemello di cui lei non era a conoscenza così da spiegare i suoi sbalzi di umore e il suo interesse a intermittenza.
-Accetto! -
Nel frattempo il moro l'aveva accompagnata a casa sua e aveva parcheggiato nel vialetto davanti alla pensione.
-Come mai qua? -
-Vieni entriamo... - lo seguì all'interno della casa, lo vide togliersi la giacca e buttarla sul  mobile vicino all'ingresso, si spostò in cucina e lei lo seguì silenziosa, in quel momento abolì l'idea del gemello era solo affetto da persontà multipla, non doveva preoccuparsi.
Damon iniziò a trafficare con qualcosa che Leila non riusciva a vedere.
- Si può sapere che stai facendo? - chiese lei un po' scocciata, lei era ancora li in piedi sulla soglia della cucina con la borsa in mano, lui non le aveva chiesto di accomodarsi non le aveva detto nulla, non capiva il suo comportamento sembra scostante, un attimo prima non la considerava poi la invitava a prendere un caffè e la portava a casa sua.
-Il caffè... - rispose lui voltandosi con un sorriso beffardo sul volto, in mano aveva due tazzine da caffè, guardò sorpresa le due tazze e sorrise.
-Questo non ha niente a che fare con il caffè dell'altro giorno. - sorrise e prese la tazzina, guardò il liquido nero all'interno, il profumo deciso della bevanda le arrivò al naso e lei sorrise, sorseggiò il caffè gustandoselo a pieno.
-Grazie. -
-Di niente... Piaciuto? - annuì.
-Molto è stato un bel pensiero... -
-Viene! Accomodati pure in salotto io arrivo subito... - si sedette sul divano come lui le aveva chiesto mentre il ragazzo sva le scale e andava da qualche parte al piano superiore.
 
Damon non tornava così iniziò a giocherellare con il cellulare.
Dopo aver atteso dieci minuti abbondanti Leila si stancò di aspettare, stava camminando in su e giù per il salotto, alla fine stressata di aspettare salì le scale per le qu lo aveva visto sparire. Cercava di muoversi silenziosamente anche se con i tacchi non le risultava particolarmente facile, non sapeva chi ci vivesse oltre ai due fratelli e vista l'ora era meglio non fare troppo rumore.
Quella casa era un labirinto c'era da perdersi con attenzione si mosse per le stanze alla fine finalmente riuscì a trovarlo, prima di vederlo lo sentì, stava parlando con qualcuno, ma chiunque fosse lei non riusciva a sentire la sua voce, quindi sicuramente stava parlando al telefono, bussò sullo stipite, lo sguardo del ragazzo salì subito verso di lei sorpreso di vederla li davanti a lui.
-Senti ti richiamo io... - cercò di chiudere la chiamata.
-No stai pure al telefono, io vado a casa... - intervenne lei girando sui tacchi e percorrendo la strada al contrario sperando di ricordarsela, lo sentì blaterare qualcosa al telefono ma lei non si soffermò iniziò a scendere le scale velocemente e uscì di casa, era stanca, aveva mal di testa e il suo comportamento scostante le dava sui nervi.
-Aspetta, dai aspetta. - lui la fermò afferrandola per il braccio e trattenendola.
-Damon ho mal di testa non ce la faccio a stare dietro ai tuoi pensieri quindi... Vai al diavolo! - esclamò lei liberandosi dalla sua presa e facendo un passo per allontanarsi da lui.
-Aspetta, ferma... Okay vuoi tornare a casa, non ci sono problemi, ma lascia che ti accompagni io... -
-Okay... - sbuffò esasperata, altro che doppia persontà, dentro quel ragazzo convivevano minimo sei persone diverse l'una dall'altra.
-Tu aspetta qui prendo il giubbotto e le chiavi di casa, altrimenti dopo non rientro... - lo guardò dubbiosa, loro non chiudevano mai a chiave, ma decise di lasciar perdere.
-Okay ti aspetto qui, ma muoviti non è carino far aspettare le persone... -
Damon entrò in casa afferrò il giubbotto e le chiavi, buttando un occhio sul divano e si accorse della borsa e del cellulare della ragazza li abbandonati.
 
- Hai dimenticato questi... - commentò lui passandole borsa e cellulare.
- Grazie. -
 
Arrivarono sotto casa sua.
-Come torni ora a casa? - chiese lei, non ci aveva pensato ma effettivamente ora si trovava ben distante da dove abitava lui e ora era anche a piedi, gli avrebbe dato volentieri la sua auto ma poi il giorno dopo sarebbero stati punto e a capo, l'auto serviva a lei.
-Cosa fai domani? -
-Veramente sono a pranzo a casa tua... - rispose quella ridacchiando alla faccia sorpresa del ragazzo.
-Tuo fratello ed Elena hanno organizzato un pranzo per festeggiare il compleanno di Caroline. - 
-Ah... Bene! A che ora ti devo passare a prendere? -
-Alle dieci! Devo aiutare Elena a preparare. -
-Perfetto a domani... Notte... -
-Notte Damon.. - uscì dall'auto ed entrò in casa, fortunatamente la casa era vuota e lei potè correre su per le scale senza dover far attenzione al rumore ne dare spiegazioni sull'orario di rientro, come entrò in camera accese il pc e cercò subito Samuele che trovò in linea.
“Ciao! Novità?” chiese lui curioso.
-Ciao. E' tornato! - rispose lei mentre si cambiava lontano dall'occhio della telecamera.
“Ora siediti e raccontami tutto.” Cosi Leila fece come l'amico le aveva detto dopo essersi infilata il pigiama, si sedette e iniziò a raccontagli la serata, Samuele ascoltava ogni parola con attenzione cercando di comprendere ogni sfumatura nella voce dell'amica.
“Bene traggo le mie conclusioni...”
-Non mi interessano! - rispose rapida lei.
“Ti piace! Questo è palese, ma sei spaventata per quello che gli altri ti raccontano e per quello che è successo qua...”
-Non mi piace e non sono spaventata... - rispose decisa lei.
“E non c'è un corvo sulla tua finestra!” si accigliò un attimo poi si voltò e vide che il corvo era tornata a trovarla.
-Ancora tu? Pensavo te ne fossi andato. Cos'è oggi il giorno del ritorno? - l'animale entrò e lei richiuse la finestra inutile provare a ignorarlo tanto avrebbe continuato a picchiettare sul vetro fino a che non si fosse scocciata.
“Io devo andare ci sentiamo.. Bacio!”
-Bacio tesoro! - chiuse il pc e si buttò sul letto, il corvo la seguì e le si posò accanto a lei sul letto.
-Sai che sei proprio un animale strano? - si addormentò coccolando il pennuto che non sembrava voglioso di andarsene.
 
Continua….

ecco il nuovo capitolo....
non chiedo nemmeno più di commentare tanto sono solo parole sprecate...
buon anno
MiaBlack

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Capitolo 7
*** capitolo 7 buon compleanno ***


Capitolo 7
 
La mattina dopo Leila si svegliò esclusivamente per merito del cellulare che squillava, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto pensando e ripensando al comportamento che il ragazzo aveva avuto nei suoi confronti e di quella strana attrazione che provava per lui,così non aveva chiuso occhio.
-Chi accidente sei? - chiese lei rispondendo malamente al cellulare solitamente chi la svegliava riceveva una risposta peggiore, ma visto che il numero non era nella sua rubrica si era leggermente trattenuta dal mandarlo all'inferno con un biglietto di sola andata.
-Ma come siamo acide di prima mattina... - riconobbe subito la voce e il tono divertito con cui aveva pronunciato la frase, non c'erano dubbi su chi fosse al di la del telefono.
-Damon? - chiese lei in un soffio, come faceva quel ragazzo ad avere il suo numero di cellulare?
-Risposta esatta! Ti ho chiamato per sapere se eri pronta... -
-Pronta? - chiese lei, era ancora rincoglionita dal sonno e il sentire la sua voce l'aveva mandata ancora di più in confusione.
-Si, devo fare una cosa quindi ti passavo a prendere ora se per te andava bene... - cercò di spiegarle lui, il quale aveva capito che la ragazza doveva essere ancora nel mondo dei sogni.
-Ma che ore sono? -
-Sono le nove... - rispose lui veloce.
-Si si puoi venire! Sono quasi pronta! - mentì lei scendendo dal letto cercando di non inciampare nelle coperte.
-Sei sicura di non esserti svegliata ora? - continuò lui.
-Ma no! Che dici sono sveglissima e prontissima! Tra quanto ci sei? -
-Dieci minuti! -
-Perfetto a tra poco! -
Alla velocità della luce si buttò sotto la doccia  aveva poco tempo, sicuramente in dieci minuti lui sarebbe stato li, ancora gocciolante arrivò in camera ed aprì la sua cabina armadio ora c'era solo un grande gigantesco problema: cosa cavolo si sarebbe messa? Ci pensò un attimo e si diede della stupida, era un pranzo a casa di amici cosa si doveva mettere? Perchè poi tanti problemi lei non era il tipo che si faceva venire una crisi isteria per i vestiti, così afferrò un paio di jeans scuri una maglia nera e optò per un paio di scarpe da ginnastica, un filo di trucco leggero ed era pronta, sentì il rumore di un auto che si fermava sotto casa sua così scese di corsa afferrando la borsa, appena in tempo, sicuramente Damon non era il tipo di ragazzo che avrebbe apprezzato aspettare qualcuno.
Uscita trovò Damon ancora in auto, stava parlando al cellulare con qualcuno e dalla faccia non sembrava nemmeno troppo contento, quando la vide ferma sotto il portico le fece cenno di salire e ripartì continuando a parlare al telefono.
-No, no... Arrivo ti ho detto... Avevo da fare una cosa.. - si zittì per ascoltare l'altra persona.
-Senti dieci minuti e sono da te! Muori se aspetti dieci minuti? - chiese sarcastico lui.
-Vede appunto hai ancora almeno trenta minuti di vita ora se permetti mi stai disturbando... - con questa ultima frase chiuse la comunicazione e si girò verso la ragazza che si era seduta in silenzio.
-Buongiorno... -
-'Giorno... - si guardarono un attimo poi lei distolse lo sguardo e lo riportò sulla strada fuori dal finestrino.
-Ti ho svegliata? - chiese lui guardandola.
-No assolutamente, te l'ho detto ero sveglia... - si ostinò a mentire mentre lui ridacchiava.
-Eccoci arrivati... -
-Grazie del passaggio... - Leila scese dalla macchina e si diresse verso l'entrata, mentre Damon ripartiva per raggiungere il suo impegno urgente.
-Eccoti! -
-Ciao Elena! -
-Ma Damon? - chiese Stefan comparendo alle spalle della fidanzata.
-Non lo so di preciso ma aveva un qualche impegno urgente...-
-Boh, va beh entra dai! -
-Pronta? - chiese Elena, le due si guardarono e un luccichio divertito comparve nei loro occhi.
- Certo! - si diressero a passo deciso in cucina, l'idea era di fare una festicciola per la loro amica che in quel periodo non se la passava troppo bene, così per farla distrarre avevano deciso di farle una bella sorpresa, il menù per il pranzo era stato deciso e approvato all'unanimità, ovvero, crostini misti, lasagne alla bolognese, arrosto, patate al forno e insalata e per concludere un millefoglie con sopra una sola candelina. Ovviamente il menù era stato proposto da Leila come una piacevole novità alla solita cena americana.
-Speriamo bene! - esclamò Leila infornando le lasagne, da brava tradizione italiana Leila aveva fatto tutto a mano anche perchè comprare una qualsiasi cosa già pronta c'era il rischio che venisse un vero porcaio, così con santa pazienza aveva steso la pasta, mentre Elena preparava la besciamella e Strefan le guardava curioso.
-Invece di star li a non far niente potresti aiutare... - esclamò divertita Leila.
-Ehy sei te l'Italiana maga dei fornelli... -
-Beh le tue origini Italiane potrebbero sempre far comodo! - esclamò lei facendogli la linguaccia.
-Come fai... - chiese sorpreso il ragazzo, non erano in molti a sapere delle loro origini Italiane.
-Damon. - rispose semplicemente scrollando le spalle come se dovesse essere scontata la risposta.
-Ovviamente, Damon, come ho fatto a non pensarci. -
-Sai Stefan, lascia il sarcasmo a tuo fratello a te non riesce troppo bene! - Elena scoppiò a ridere.
-Okay ora al diavolo tutto! Stefan sbuccia le patate! Leila tu mi devi delle risposte! - esclamò Elena  puntandole il cucchiaio contro.
-Si signora, giuro di rispondere a tutte le domande di cui saprò la risposta, ma la prego non mi picchi con quel mestolo! - esclamò alzando le mani, i tre ridacchiarono, ma poi tornarono seri.
-Che succede tra te e Damon? - chiese diretta la castana.
-Che dovrebbe succedere? - rispose evasiva.
-Ah io non lo so, ma tu... Tu lo sai di certo! -
-Okay cosa voi sapere? Anzi cosa volete sapere, tanto lo so che stai ascoltando Stefan! -
-Lascia stare lui e parla con me. Bene allora, dimmi... Tutto! -
-Elena mi piacerebbe raccontarti qualcosa, ma lui è stato via per un mese e io l'ho visto tre volte! - le fece notare lei alzando la testa dal bancone che stava ripulendo.
-Spiegami perchè la tua macchina è parcheggiata nel vialetto di casa Salvatore da ieri sera? - chiese lei, domanda niente male alla quale però aveva una risposta del tutto innocente.
-Ieri quando sono andata via dal grill, lui è uscito e a insistito per accompagnarmi a casa perchè avevo mal di testa... Visto che non sto proprio dietro l'angolo gli ho lasciato l'auto e stamani mi è passato a prendere, se no dovevo venire a piedi. -
-Carino da parte di Damon... -
-Spiegaci anche il perchè del tuo ritardo il secondo giorno di scuola? - lei guardò Stefan per un attimo, come faceva lui a sapere del motivo del suo ritardo.
-Io ecco non ricordo... - rispose vaga, non c'era niente di male in quello che era successo, ma non voleva mettere i manifesti si sarebbero fatti un sacco di filmini peggiori dei suoi.
-Questo forse ti rinfrescherà la memoria... - Stefan si avvicinò ad un mobile di cucina e dopo aver traccheggiato un po' le passò un foglietto piegato a metà, che lei prese sospettosa e lesse.
 
 
Rick lascia in pace Leila per oggi, era con me.
Damon
 
 
La bocca di Leila si aprì, finalmente aveva scoperto cosa aveva scritto Damon all'insegnate per evitare che la interrogasse, ma come cavolo faceva il ragazzo ad avere il biglietto.
-Tu come ne sei entrato in possesso? - chiese curiosa.
-Rick. - rispose semplicemente lui.
-Il professor Alaric ti ha dato il biglietto? Perchè? - chiese ancora più curiosa, per quale motivo il professore aveva dato il biglietto a lui, cosa ci incastrava.
-Abbiamo un buon rapporto con lui è il fidanzato della zia di Elena ed è un po' come se fosse suo zio. Ma non hai risposto alla mia domanda, forza cosa è successo? -
-Nulla, mi è venuto a prendere a casa e mi ha portato a fare colazione poi a scuola. Basta questo è tutto. -
-Non ce la racconti giusta... -
-Elena l'ho visto tre volte, cosa doveva succedere? -
-Non lo so... E' solo che è strano tutto qui, senti non so se ti piace per davvero oppure no, ma Damon diciamo... -
-Che è uno che con le ragazze si da da fare, me l'ha già detto Jeremy, ma non è successo nulla! E poi dai vuoi che venga dietro a me? - i due si sognarono bene dal dirle che Damon era cotto di Elena e che prima di lei era cotto di Katherine e che tutte e tre erano uguali e che quindi la risposta alla sua domanda era un grosso e forte SI. Il tempo per le chiacchiere fu rimandato, la sala doveva essere addobbata e il pranzo doveva essere ancora preparato, piano piano gli altri invitati iniziarono ad arrivare e spediti ad allestire la sala dove avrebbero pranzato.
 
Alle una in punto Tyler accompagnò l'ignara Caroline a casa dei due fratelli con una scusa alquanto idiota.
-Tyler spero che sia importante, perchè io voglio passare questa giornata divertendomi.... - fece la bionda entrando dalla porta, quella casa era un vero porto di mare tanto che i due fratelli non si preoccupavano nemmeno di chiudere  la porta.
-AUGURI! - urlarono i ragazzi che erano in nascosti in salotto.
-Oh mio Dio! Ragazzi! Grazie! Grazie! Grazie! Non ho parole! Non me l'aspettavo! - dopo che tutti gli ebbero fatto gli auguri, la festa fu spostata dal salotto alla sala da pranzo.
-Manca solo una persona... - fece notare Stefan mentre guidava il gruppo in sala.
-Fammi indovinare, un nome a caso... Damon! - intervenne sarcastica Caroline facendo ridere tutti.
-Ti aspettavi qualcosa di diverso? -
-O lo aspettiamo, o iniziamo senza di lui.. -
-Potreste anche aspettarmi visto che sono qui! - il moro come richiamato dai loro pensieri entrò in casa.
-Perfetto! Allora tutti a tavola! -
Elena ed Leila portarono in tavola le portate sotto lo sguardo stupito della festeggiata e degli invitati.
-Speriamo che sia venuto tutto bene... -
-Il profumo promette bene... - intervenne Tyler.
Il pranzo passò tranquillamente, tra battute e frecciatine, il gruppetto si divertiva a sbeffeggiare Leila la quale stava iniziando ad affondare sotto i colpi del gruppo, non faceva in tempo a difendersi da una parte che qualcuno rigirava quello che diceva.
-Siete impossibili! - sentenziò lei dopo un po', sembrava che tutti si fossero cozzati contro di lei per scoprire tutto quello che era possibile scoprire, ma purtroppo la bocca della bella castana era cucita, ogni risposta che dava era soppesata e non diceva mai nulla di troppo personale, il suo passato e i suoi segreti erano gelosamente custoditi dentro di lei.
-E’ un mese che sei qui e noi non sappiamo praticamente nulla di te. - intervenne Elena scocciata da tanto mistero.
-Forse è così che deve essere, magari sono nel programma di protezione testimoni e non posso rivelarvi nulla, ci avete mai pensato? - fece, si stava arrampicando su gli specchi, non gli piaceva parlare di se stessa quindi glissava ogni domanda troppo personale, a salvarla in estremis ci pensò il cellulare.
“Puoi connetterti?” la voce di Samuele le arrivò dritta al cervello come un fulmine, per un secondo sentì il suo corpo irrigidirsi, cosa era successo.
-No sono a pranzo fuori... Perchè? -
“Nulla di importante, ma ho delle novità...” aveva novità riguardanti cosa di preciso? Ma quello non era il momento giusto per parlarne lei era ad una festa e anche se loro non capivano cosa stesse dicendo, non era sicuro discuterne davanti a tutti.
-Ne riparliamo quando torno a casa... - tutti al tavolo la stavano fissando, la conversazione si era svolta ovviamente in italiano e quindi nessuno al tavolo aveva capito mezza parola, ma la postura e la sua espressione facciale aveva reso chiaro a tutti che stava succedendo qualcosa.
“Okay ci sentiamo dopo...”
- A dopo... - chiuse la comunicazione e tornò al tavolo cercando di sembrare naturale, quella chiamata l'aveva messa di cattivo umore.
-Chi era? - si informarono curiosi.
-Una persona... -
-Perchè eri preoccupata? - chiese Jeremy, quel ragazzino era molto vispo.
-Cavolo che osservatore! Ero preoccupata perchè ci eravamo promessi di non chiamarci mai visto la distanza e il costo delle chiamate al cellulare, pensavo fosse successo qualcosa di grave... - rispose tranquillamente lei, quello non era un segreto, se avesse dovuto pagare tutte le chiamate che aveva fatto in quel mese con il suo amico a quell'ora si sarebbe dovuta suicidare per la bolletta.
-Li senti ancora i tuoi amici? -
-Certo! Qualche messaggio, molte e-mail e con uno in particolare facciamo video chiamate su skype... -
-Molto ingegnoso, usando internet non paghi nulla... -
-Esatto! -
-Il tuo passato si sta svelando! -
-Mai! -
-Ora che facciamo? -
-Quello che vuole la festeggiata. -
-Mmmm... -
 
Continua…
 
Capitolo tranquillo non accade niente di che.
Non vi chiedo nemmeno più di recensire tanto sono parole sprecate. Se ogni tanto le parole sono tagliate scusate ho controllato ma è possibile che mi sia persa pezzi per strada Leila in origine si chiamava in un altro modo, ho usato il correttore senza pensare che avrei amputato altre parole.
Mia

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Capitolo 8
*** capitolo 8: un po' del passato di Leila ***


Capitolo 8.
 
Il tempo passava noioso, Damon era misteriosamente scomparso un altra volta, dopo il compleanno di Caroline aveva salutato tutti dicendo che doveva fare qualcosa ed era andato via, Stefan non era minimamente preoccupato per il fratello, tutti dicevano che era una cosa normale la scomparsa del moro che non era mai stato un gran fan di quella cittadina e che ogni volta che poteva se ne andava da qualche parte. Così per quelle che ad Leila sembrò un eternità, ma che in realtà furono solo tre settimane, Damon scomparve dalla sua vista.
 
-Allora mio dolce amico, mi hai terrorizzato sei scomparso nel nulla! - Leila era davanti al pc, e guardava Samuele con sguardo truce mentre picchiettava con il lapis sul quaderno davanti a lei.
“Non è stata una cosa voluta...”
-No? Non me ne frega un cazzo, mi hai chiamato tre settimane fa dicendo che dovevamo parlare e poi PUF! Sei scomparso nemmeno Udinì è mai stato capace di farlo in modo così perfetto! -
“Stai esagerando...”
-Esagerando Samy? Cazzo con tutto quello che è successo tu dici che esagero?- Leila era quasi impazzita in quel periodo, quando la sera era tornata a casa aveva trovato l'amico offline, aveva provato a rintracciarlo sul telefono ma era spento. Aveva vissuto quel mese in simbiosi con pc, sempre acceso sempre connesso a skype, ma nulla. Samuele era scomparso, nessuno dei suoi vecchi amici l'aveva visto.
“Come vanno le cose la?”
-Da schifo, sembra di essere in un manicomio... Mia mamma è andata via di testa... Ora prima che anche io impazzisca per la preoccupazione mi dici dove diavolo sei sparito? -
“Ho trovato notizie su di lui...” a quelle parole la giovane si mese seduta composta attenta a tutto quello che lui le avrebbe detto.
-Dimmi! -
“E' morto... Non può essere chi dice di essere!” la bocca di Leila si aprì, non era possibile, come poteva essere li con lei se i documenti riportavano che doveva essere morto.
-Samuele sei sicuro di quello che dici? -
“Sicurissima tesoro... E tu sai cosa è, se è morto e cammina può essere solo una cosa.” si leccò le labbra, quella notizia non era per nulla buona, se le informazione che aveva trovato erano vere era in pericolo.
“Non fare mosse avventate... Se i nostri sospetti sono fondati lui è molto più forte di te... Devi proteggere te e tua madre...”
-Verbena... - balbettò lei cercando di ricordare quello che aveva imparato.
“Vedo che ricordi gli insegnamenti...”
-Continua a cercare... C'è ancora qualcosa che non torna...-
“Stai attenta, non mi piace quel posto, girano strane leggende...”
-Vampiri, streghe e ibridi? - chiese lei ridacchiando voleva spezzare la tensione che si era creata, ma le era uscita proprio male.
“E lupi mannari, non ti dimenticare di loro... Appena trovo altri indizi te li mando.”
-Okay, grazie per la dritta... -
“Ti voglio bene, guardati le spalle e non fidarti di nessuno.”
-Ciao. - chiuse il computer, non le serviva più acceso, era felice di vedere che il suo amico stava bene, ma le notizie che le aveva dato non erano per nulla incoraggianti, si buttò sul letto sperando di riuscire a mettere insieme i pezzi che Samuele le aveva dato, quando era in pericolo veramente?
- Leila Rossi! VIENI IMMEDIATAMENTE GIU'!! - l'urlo della madre riecheggiò per la casa facendo vibrare le pareti, quella donna aveva una voce potente, Leila si stupiva di come ancora i vetri e le pareti di casa fossero intatti, con velocità degna del migliore corridore del mondo Leila si trovò in cucina.
-Mamma? - chiese lei preoccupata, da quando si erano trasferite li con il nuovo compagno, tra loro era tutto un litigare, qualsiasi cosa faceva scattare la donna che inevitabilmente se la rifaceva sulla figlia.
-LEILA! Quante volte ti devo dire che quando prendi qualcosa poi la devi rimettere al suo posto! - la donna indicò un pacco di biscotti che erano stati abbandonati sul bancone invece di essere rimessi al suo posto nell'armadietto delle merendine.
-Mamma scusa. Li rimetto subito! - una cosa aveva capito in quegli ultimi mesi, inutile cercare di far placare la madre o di farla ragionare, se era arrabbiata aveva solo due cose da fare, prima, scusarsi prostrandosi ai suoi piedi giurando che non sarebbe più accaduto e seconda rimettere a posto se possibile, l'oggetto che aveva scatenato l'ira.
-Mi hai stancata, sei disordinata! Non mi ascolti, fai solo quello che ti pare! I tuo voti fanno schifo! Era meglio se tu non fossi mai nata! Sei la peggior figlia che potessi avere! - quelle parole ferirono profondamente Leila, che mai in tutti quegli anni si era sentita dire una cosa del genere; sconvolta lasciò cadere il pacco di biscotti a terra e corse via, in un secondo si trovò per strada non chiuse nemmeno la porta alle sue spalle, corse finchè aveva fiato, corse come non aveva mai fatto in vita sua, le lacrime scivolavano lungo il viso senza che lei facesse niente per fermarle, le forze finirono insieme al fiato e si trovò a terra, senza rendersene conto era finita dalle parti del bosco. Quello era il posto meno adatto dove rimanere, Elena si era raccomandata e le aveva fatto anche giurare di non andare mai nel bosco di notte perchè era estremamente pericoloso, Leila le aveva risposto che non ci pensava neppure, quel posto le metteva i brividi di giorno e non voleva sperimentarlo di notte, ma in quel momento era troppo concentrata sull'ennesima litigata per potersi preoccupare anche di quello che c'era nel bosco.
Non sapeva da quanto tempo era inginocchiata a terra, forse un paio di minuti, forse cinque o forse anche un ora, non lo sapeva e non le interessava, voleva rimanere li sperando che la terra si spaccasse e la mangiasse così da non aver più nessun tipo ti problemi, mentre la sua testa formulava questi pensieri una macchina passò per quella desolata strada, i fari la illuminarono e le ferirono per un attimo gli occhi che lei richiuse, sentì l'auto fermarsi e la portiera aprirsi.
-Leila? Leila! - la figura si era avvicinata a lei.
-Ehy! Stai bene? -
La ragazza era sicura di conoscere quella voce, anche se non ricordava di aver mai sentito quella nota di preoccupazione, ma in quel momento non riusciva a capire di chi fosse.
-Rispondimi, Leila? - Leila avrebbe voluto rispondergli, avrebbe voluto dirgli di non smettere mai di pronunciare il suo nome perchè mai, in diciassette anni l'aveva sentito pronunciare con tanta dolcezza, voleva rispondergli, ma non ce la faceva, si sentì tirare su e portare fino alla macchina mentre finiva in uno stato di dolce incoscienza.
 
Già prima di riaprire gli occhi Leila si accorse che non era più in mezzo alla strada, era stesa su quello che doveva essere un bellissimo letto matrimoniale e la coperta che la copriva era calda e soffice, si girò nel letto inspirando il profumo sul cuscino, dopo un po' decise di aprire gli occhi e di vedere dove fosse finita, ricordava vagamente cosa era successo, la chiacchierata con Samuele, il litigio con la madre, la sua corsa, il bosco e poi l'auto che si era fermata e qualcuno che scendeva e la portava via da li, ma chi diavolo era? Si alzò di scatto, trovandosi seduta su un grande letto, le coperte erano di raso rosso, la stanza era grande e con molte finestre, le pareti erano rivestite interamente di legno su di un lato c'era una poltrona e un grande specchio, sparpagliati a giro per c'erano pile di libri e un tavolo dall'aspetto molto antico era situato su un angolo della stanza, c'era anche un camino con il fuoco che scoppiettava, tra l'altro unica fonte di luce della stanza, Leila contò tre porte; si alzò e si avviò verso una delle porte aprì quella più vicina a lei e si trovò in un corridoio, almeno aveva azzeccato la porta giusta o almeno sperava, camminò per alcuni minuti lungo l'infinito corridoio avendo la netta sensazione di essere già stata in quel posto, quando finalmente arrivò alle scale si trovò nel salotto di casa Salvatore.
-Ti sei svegliata... - si voltò e si trovò faccia a faccia con Damon, il ragazzo la squadrò per un istante mentre giocherellava con il ghiaccio che era all'interno del bicchiere che aveva in mano.
-Come stai? - le chiese lui avvicinandosi al tavolino dei liquori da dove prese una bottiglia e si versò qualcosa nel bicchiere.
-Meglio... Sei... Sei stato tu... - chiese lei imbarazzata.
-Si sono stato io a trovarti, mi spieghi che ci facevi sotto la pioggia nel bosco a quell'ora? -
-Pioggia? - chiese sorpresa.
-Si Leila pioggia, sta diluviando da diverse ore, non te ne sei accorta... - chiese preoccupato per la sanità mentale della ragazza.
-No, io... - si portò le mani alle tempie la testa le stava scoppiando, come aveva fatto a non accorgersi che stava diluviando era tutto il pomeriggio che pioveva lei era corsa via da casa e nemmeno se ne era resa conto, stava impazzendo.
-Ehy! - Damon le era accanto senza che Leila si fosse accorta del suo spostamento, l'aiutò a sedersi sul divano e la guardò preoccupato.
-Vuoi qualcosa? Borboun? Té? Tè con borboun? - Leila rise e annuì, forse le avrebbe fatto bene qualcosa di caldo.
-Mmm a cosa hai annuito? -
-Tea, Damon, grazie... -
-Torno subito rimani qui... - la guardò ancora un attimo come se il fatto che lei rimanesse sola comportasse la sua imminente morte.
-Okay... - lo seguì con lo sguardo fino a che non fu scomparso in cucina, sospirò mentre si sedeva più comodamente sul divano, appoggiò la schiena contro il bracciolo e tirò su le gambe, le ci volle qualche momento per accorgersi che c'era qualcosa di strano, aveva una maglia nera a maniche lunghe e un paio di pantaloni della tuta grigi, i piedi erano scalzi, quelli non erano i suoi abiti anche perchè il tutto le stava gigantesco, Damon l'aveva spogliata e cambiata! Il viso le divenne rosso per l'imbarazzo, quando il ragazzo tornò nell'altra stanza la trovò in quello stato.
-Stai bene? Sei tutta rossa. Non è che ti è sta la febbre? - chiese lui, avvicinandosi a lei e posando le sue labbra sulla fronte della castana, a quel contatto il viso di Leila divenne se era possibile ancora più rosso e cercò di scostarsi senza essere maleducata.
-Non ti preoccupare sto bene... Grazie... - bisbigliò, lui la guardò divertito e le diede la tazza con il liquido ancora fumante.
-Bevi... - rimasero in silenzio seduti sul divano.
-Mi spieghi che ci facevi li sotto la pioggia? - chiese Damon fissando la ragazza che finalmente aveva ripreso il suo colorito e fissava intensamente il liquido dentro la tazza.
-Quando sei tornato? - chiese invece lei, non lo guardava era troppo imbarazzata per guardarlo, lui invece la fissava chiedendosi cosa le passasse per la testa.
-Stavo tornando quando ti ho trovata. Ero appena arrivato in città, beh a tempo sono arrivato. -
-Dove sei stato? -
-Un po' qua un po' la... Dovevo cercare alcuni libri... - rispose.
-Che libri? -
-Vecchi e rari volumi... -
-Sei un collezionista? -
-Più o meno... - si zittirono, ad Leila sembrava di far un interrogatorio e lei odiava farli, le piaceva se qualcuno le raccontava qualcosa di se, ma non avrebbe mai costretto nessuno a farlo, così rimase in silenzio.
-Non sono proprio un collezionista diciamo che mi piacciono i libri antichi sulle leggende che circondano questo posto. -
-Ah, ho capito... Ma Stefan? - chiese lei.
-Penso sia da Elena, non sapeva che sarei tornato oggi... Forse nemmeno sa del mio rientro – aggiunse pensandoci.
-Damon ti squilla il cellulare... - fece lei, era convinta che lui l'avesse sentito e lo stesse ignorando e a giudicare dalla sua espressione ci doveva aver preso.
-Lascialo squillare prima o poi smette. -
-Rispondi Damon potrebbe essere importante... -
-Non credo che sia più importante di quello che.... - il telefono aveva smesso di suonare e poi aveva ripreso facendo roteare gli occhi del ragazzo.
-Okay rispondo ma tu non muoverti... - lo vide andare al giubbotto dove era rimasto il cellulare e dopo aver letto chi chiamava rispose sarcastico e molto infastidito.
-Dammi una buona ragione per questa chiamata! - lo vide ascoltare socchiudendo gli occhi come se fosse interessato a quello che gli veniva detto, poi sorrise come se niente fosse e riprese a parlare.
-Si Rick molto interessante, ma... Può aspettare domani ora ho da fare... - mentre parlava stava tornando al divano.
-No sono a casa... - si buttò sul divano.
-Rick, domani! Notte! - chiuse la telefonata e si voltò verso di lei.
-E' colpa tua se ho dovuto rispondere! - fece mentre tornava a sedere sul divano e lasciava il cellulare sul tavolino.
-Povero il professor Alaric ti ha mangiato... Fammi vedere se ti ha lasciato i morsi? - rispose lei fingendosi triste e dispiaciuta, mentre si metteva in ginocchio sul divano e spostava il colletto della camicia per vedere se c'erano segni di morsi.
-Nessun morso. - fece con noncuranza lei mentre gli faceva la linguaccia.
-Se vuoi il morso te lo do io! - in un attimo Leila si trovò a cavalcioni sulle gambe del moro, il corpo era scosso da mille brividi, ma tutta la sua attenzione era rivolta al collo dove sentiva il respiro del ragazzo, sentì i denti morderle piano il collo facendole venire altri brividi. Un secondo prima tutto sembrava tranquillo, fino a quando Leila con uno scatto spinse Damon allontanandolo dal suo collo, non aveva calcolato che dietro al moro ci fosse il divano così si ritrovò a col sedere a terra.
-Ahi! Che male... - esclamò, quando era caduta si era scontrata con il tavolino battendo la schiena sull'angolo.
-Sei impazzita completamente? - le chiese lui aiutandola ad alzarsi.
-Non mi piace essere morsa.. - gli occhi le si ombrarono per un secondo e tutto il suo corpo si irrigidì.
-Okay, non lo faccio più... E' tardi forse è meglio se ti riporto a casa... - Leila lo fissava, tornare a casa, no lei non voleva, la lite le tornò alla mente e si sentì di nuovo uno schifo, non aveva voglia di tornare a casa e poi sicuramente sua madre nemmeno si era accorta che non aveva fatto ritorno, ormai non si accorgeva nemmeno della sua esistenza.
-Non ho voglia di tornare a casa... - rispose lei fissandosi le punte dei piedi.
-Ma tua mamma.... -
-Se ti do noia vado via... -
-E dove vorresti andare sono l'una di notte... -
-L'una? - chiese sorpresa.
-Si, hai dormito un bel po'... Dai samo rimani qui per stanotte... - la guidò su per le scale tenendola per mano, lei lo seguiva come un cagnolino cercando di non inciampare nei pantaloni della tuta, tornarono nella camera dove si era svegliata poco prima.
-Se vuoi puoi rimanere qui, tanto Stefan dorme da Elena... E poi avremmo una cinquantina di camere quindi non dai alcun fastidio... - lei lo guardò imbarazzata.
-Grazie... -
-Li c'è il bagno... - Damon le indicò una delle porte che c'erano in camera e lei vi ci si fiondò, ci rimase per una manciata di minuti, più per riprendersi da quello che era successo sul divano che per effettiva necessità, quando fu sicura che i suoi nervi erano tornati saldi o almeno non rischiava più una crisi di panico, ne rischiava di saltargli addosso e di violentarlo uscì, per un momento si congratulò con se stessa per aver azzeccato il momento per uscire dal bagno, Damon era in piedi accanto al letto con addosso solo un paio di pantaloni del pigiama neri, il petto era in bella vista e lei potè sbavare mentre lo contemplava, aveva sempre avuto la sensazione che il ragazzo avesse un bel fisico, ma mai avrebbe pensato che fosse così scolpito.
-Smetti di sbavare sembri un cane! - il rossore tornò a farsi sentire, ma decise di ignorare la battuta e si infilò nel letto.
-Io non sto sbavando. - esclamò lei infilandosi sotto le coperte con fare molto indifferente.
-Certo aspetta. - il moro le si avvicinò e le passò un dito sotto il labbro inferiore.
-Ecco ti era rimasta un po' di bava! - per tutta risposta lei gli tirò il cuscino in faccia e continuò a colpirlo più forte quando lo sentì ridere.
-Okay basta è tardi e tu domani hai scuola, dormi... - fece lui sfilandole il cuscino dalle mani, poi lo passò dietro la sua testa mentre si stendeva accanto a lei nel letto.
-Cosa fai? - chiese arrossendo.
-Cerco di dormire... - rispose lui tranquillo.
-Qui? -
-E' camera mia... -
-Hai detto che avete... -
-So cosa ho detto, ma ripeto, questa è camera mia... - a quelle parole cercò di alzarsi dal letto ma lui la blocco tirandola a se.
-Non vai da nessuna parte dormi... -
-Ma io... -
-Dormi... - sospirò e decise di rimanere così, il braccio del ragazzo era sotto la sua testa e le circondava le spalle facendola aderire al suo corpo, lei si era rannicchiata sul suo torace Tenendo gli occhi chiusi.
-Damon... - lo chiamò dopo un po' che stavano in silenzio.
-Che c'è? -
-Non ho sonno... - rispose semplicemente lei, aveva dormito un sacco di tempo come poteva anche solo pensare di aver sonno.
-Chiudi gli occhi vedrai che ti addormenti subito... - certo come no, Leila se chiudeva gli occhi riusciva solo a ripensare alle parole della madre e alle svariate litigate che aveva fatto negli ultimi mesi, una lacrima scivolò sulla guancia, non voleva piangere, non voleva farlo per principio in più c'era anche Damon li accanto a lei e non voleva farsi vedere debole da lui, ma lui si accorse ugualmente delle sue lacrime.
-Ti va di dirmi perchè eri sotto la pioggia... - chiese lui accarezzandole la schiena.
-Ho litigato con mia mamma... - rispose lei piano, tanto piano che non si era sentita neppure lei.
-Succede di litigare con i propri genitori... -
-Si lo so... Ma ultimamente è come impazzita, mi riprende per tutto ho lasciato i biscotti sul bancone e si è infuriata, okay non sono ordinata, nella mia camera sembra che ci sia esplosa una bomba, ma questo non giustifica quello che mi ha detto... -
-Magari era solo nervosa, succede... -
-Ultimamente è sempre nervosa, da quando è arrivato Ryan le cose sono peggiorate, io e mia mamma non abbiamo mai avuto questo grande rapporto, ma per un periodo siamo state molto unite tutto sembrava andare bene, poi è arrivato lui, si è infilato quasi a forza nella nostra vita e poi ci ha portato qua... Mia madre ha occhi solo per lui. - spiegò lei. Damon aveva ascoltato tutta la storia senza però capire quello che stava dicendo, c'erano dei buchi nel suo racconto che lui non sapeva come colmare.
-Quindi Ryan, non è tuo... - stava per chiedere Damon.
-No, mio padre si chiamava Giulio è morto quando io ero piccola. - le lacrime ora scendevano copiose e lei non faceva nulla per fermarle, non le importava se lui la credeva una debole, il dolore per la perdita di suo padre era ancora forte e le faceva male, nessuno sapeva le vere circostanze in cui era venuto a mancare l'uomo, lei e Samuele stavano ancora cercando la verità.
-Shhh!! Tranquilla... -
Rimasero tutta la notte stesi sul letto a parlare, Leila gli raccontò di quello che faceva quando viveva a Firenze, dei suoi amici e di Samuele, di come lui fosse la persona più importante della sua vita, Damon ascoltò ogni singola parola.
Alle sette i due decisero di alzarsi dal letto, Leila rimise i vestiti della sera precedente che Damon gentilmente aveva messo in lavatrice e nell'asciugatrice, fecero colazione li dal ragazzo.
-Cappuccino e fette biscottate! - propose lui mettendogli la tazza sotto il naso.
-Sai sotto il tuo caratteraccio sei decisamente un uomo da sposare! - commentò lei mentre beveva la bevanda calda.
-Il mio carattere è perfetto! - lei scoppiò a ridere.
-Certo come no! E io ho ottant'anni -
-Ci pensavo visto le rughe! - a quelle parole lei aprì la bocca oltraggiata, come si permetteva quel bell'imbusto di dirle che aveva le rughe, lei non aveva nessuna ruga!
-Ti odio! - sibilò fra i denti.
-Dai andiamo ti accompagno a scuola! - i due uscirono di casa e srono in auto, Leila teneva coraggiosamente il punto della situazione, non gli avrebbe rivolto parola per l'offesa arrecatale.
-Pensi di rimanere in silenzio per tutto il tempo? - chiese lui.
-Phf – fu l'unico suono che riuscì ad uscire dalle sue labbra.
-Senti Damon, io non so perchè tu ti comporti così. Ti comporti da stronzo, dopo fai il carino e mi accompagni a casa... Poi sparisci per un mese e quando torni non mi calcoli, poi mi offri il caffè.. Sparisci di nuovo e poi mi raccatti per strada e mi ascolti tutta la notte. Mi confondi... Io non riesco a capire... - le parole uscirono a raffica dalla bocca della ragazza lasciando il ragazzo spiazzato, non si aspettava una reazione del genere.
-Cosa ti aspetti da me? - chiese lui avvicinandosi a lei.
-Non mi aspetto nulla da te. Solo un comportamento coerente, se vuoi provarci bene, altrimenti smettila, non ho bisogno della balia me la so cavare da sola e soprattutto non mi do al primo che passa. - scese di macchina sbattendo la portiera, perchè tutto doveva essere così complicato, al diavolo lui e chiunque altro con il cromosoma Y.
Quando entrò a scuola si diresse al suo armadietto sperando che dentro ci fosse qualche libro utile per quella giornata, speranza vana visto che i libri li aveva tutti a casa insieme ai compiti per quel giorno.
-Leila, stai bene? - chiese Elena arrivandole alle spalle.
-Dio Elena mi hai fatto prendere un infarto. E' successo qualcosa? - chiese lei chiudendosi l'armadietto alle spalle.
-Dimmelo te ieri sera ho provato a chiamarti ma non rispondevi... -
-Cavolo ho lasciato il cellulare in camera mia... - rispose lei, vista la foga con cui era uscita non si doveva sorprendere se aveva seminato tutto ovunque.
-Damon sei tornato? - era stato Stefan a parlare che era pochi passi dietro Elena. Il moro invece era comodamente appoggiato agli armadietti e fissava la castana divertito.
-Sai vero che se tieni il muso ti aumentano le rughe. - fece lui divertito innervosendo ancora di più la povera ragazza che dopo averlo guardato male lo spinse via e passò oltre.
-Sei un demente Damon! -
-Lo so che mi adori! - continuò lui.
-Nei tuoi sogni! E nei miei incubi! - urlò lei.
-Damon? - lo richiamò Stefan.
-Sono tornato ieri sera, devo parlare con Rick e dargli questi, non ci capisco nulla. - ammise mentre guardava le due ragazze allontanarsi.
 
Continua…
 
A quando sarà sarà.
MiaBlack

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Intanto Leila camminava per il corridoio, prima lezione matematica, l'aveva già interrogata per fortuna quindi per un ora poteva tirare un sospiro di sollievo, ma le prossime cinque ore non sapeva proprio come fare.
-Leila è successo qualcosa con Damon? - chiese preoccupata.
-No. Mi stavi dicendo? Perchè mi avevi chiamata ieri? - chiese lei cercando di riportare la conversazione in una posizione più neutra.
-Volevo sapere se avevi avuto problemi con la relazione di chimica. -
-Cavolo la relazione! No! - la castana si passò le mani tra i capelli, possibile la sua giornata fosse davvero così negativa.
-Che hai fatto? -
-Elena quanto tempo abbiamo prima che inizi la lezione? - chiese, l'altra buttò uno sguardo sull'orologio.
-Venti minuti perchè? -
-Mi dai un passaggio a casa? - chiese le speranzosa, quello era l'ultimo giorno per la consegna del compito, se non voleva una bella F doveva correre a casa e prendere la relazione che aveva finito con tanta fatica e tornare a scuola in tempo per non saltare la prima ora.
-Certo, ma perchè? -
-Non ho assolutamente niente dietro... E non sono venuta con la mia macchina... -
-Io ti accompagno, ma che ne dici di darmi qualche spiegazione? -
-Okay, ma andiamo o farò fare tardi anche a te! - le due si diressero verso il parcheggio, stavano camminando tra le macchine parcheggiate quando Leila notò qualcuno che non si aspettava di trovare li in quel momento.
-Ryan? - l'uomo si avvicinò a lei.
-Dove cazzo sei stata? - chiese, non era solo arrabbiato era proprio furioso.
-Io... - le parole le morirono in gola, se avesse detto che aveva passato la notte da Damon sarebbe finita davvero male, così disse l'unica cosa che in quel momento le sembrava opportuna.
-Sono stata da Elena... - la ragazza sentitasi chiamare in causa la guardò sorpresa, ma spalleggiò l'amica sicura che poi le avrebbe spiegato cosa stava succedendo e chi fosse quell'uomo.
-E' stata a casa mia... - intervenne facendo un passo avanti.
-Nessuno ti ha chiesto niente. - Elena fu spinta malamente via.
-Mentre tu sei solo una poco di buona... - Ryan le assestò uno schiaffo che le fece veramente male.
-Forza vieni con me! - alzò nuovamente il braccio pronto a colpirla di nuovo, ma prima che lo facesse qualcuno si mise in mezzo, Damon era sbucato fuori da chissà dove e aveva bloccato il braccio dell'uomo ancora a mezz'aria.
-Non lo sa che non si picchiano le donne? - chiese lui ironico.
-E tu chi diavolo saresti. Togliti di mezzo, non hai nessun diritto di dirmi come trattare mia figlia!- alzò il sopracciglio, ora la situazione gli era molto più chiara quello era l'uomo che aveva costretto Leila a trasferirsi e il motivo del cambiamento della madre nei suoi confronti. 
-Forza s in macchina... - si scrollò di dosso il moro e guardò severamente la figliastra.
-Non la porti da nessuna parte... - insistette lui, l'uomo era furibondo e lui non si fidava minimamente di lasciarla andare, le avrebbe potuto fare del male, qualcosa di molto più doloroso di un semplice schiaffo.
-Damon lascia stare... Grazie... - si spostò e salì sull'auto di Ryan sperando che tutto finisse bene.
-Che diavolo succede Damon? - chiese Elena preoccupata.
-Non ne ho idea, Stefan dai te i libri a Rick, ci vediamo appena lo scopro. - dopo aver pronunciato quelle parole il moro scomparve dalla loro vista.
 
 
Nel frattempo la macchina aveva terminato la sua folle corsa e si era fermata davanti a casa McBlack, Ryan prese la ragazza e la trascinò in casa dove c'era sua madre che urlava come una matta, come entrò dentro la donna l'aggredì verbalmente. Gli urli si propagarono per tutta l'abitazione, peggio del solito, quando la donna si fu finalmente placata si rivolse alla figlia.
-Sei in punizione per due settimane, niente uscite, niente pc, niente cellulare! E ora vai in camera tua. - la ragazza salì le scale con il morale sotto le scarpe, quello era l'ultimo giorno di scuola prima che iniziassero le vacanze di natale, non che sentisse tutta questa voglia di tornare a scuola, ma almeno era una scusa per incontrare gli altri e spiegare loro la situazione.
Si chiuse nella stanza e si buttò sul letto, quelle due settimane sarebbero stata un vero inferno, sospirò poteva andarle decisamente peggio, invece che due settimane potevano essere tutte le vacanze o poteva essere tutta la vita.
 
***
 
I giorni passarono inesorabilmente, Leila stava chiusa in camera sua, il primo giorno erano venuti a cercarla Elena e Caroline, ma la madre le aveva mandate via chiarendo bene il concetto che lei era in punizione per due settimane e di non passare più.
Era intenta a fissare il soffitto in cerca di una nuova ispirazione per un disegno, quando sentì il consueto ticchettio alla finestra si voltò e trovò come al solito il corvo che la guardava, quella si alzò e si diresse sorridendo alla finestra.
-Ma ciao! Entra pure. - fece rivolta al pennuto, il corvo era comparso la mattina della sua punizione e non si allontanava mai per più di qualche ora, quella era la sua unica compagnia, doveva ringraziare lui se in quei giorni non era impazzita.
-Mia mamma oggi mi ha annunciato che per la festa di natale andremo a casa del sindaco, gli arresti domiciliari sono sospesi per un paio di ore, meno male, con un po' di fortuna forse riuscirò a parlare con Elena e gli altri... - il corvo piegò il capo di lato e gracchiò piano, lei sorrise.
-Meno male ho te! Vieni! - il pennuto le volò sulla mano e lei gli accarezzò il piumaggio, rimase così per un tempo indefinito immersa nei suoi pensieri.
-Uffy, chissà cosa penseranno gli altri... Chissà se Damon ha raccontato che ho passato la notte con lui? - le guance si tinsero di un leggero rossore, detta in quel modo poteva essere fraintesa, ma tanto ad ascoltarla c'era solo il pennuto.
-Oggi la mamma è uscita è andata a comprare non so cosa e Ryan fortunatamente è fuori per alcuni giorni. Mi sembra un sogno, quando lui non c'è la mamma sembra quasi tornare quella di prima. - sorrise mnconica al ricordo di come era prima sua madre.
Il pennuto volò via fuori dalla finestra lasciando interdetta la ragazza, non passò molto che qualcuno bussò alla porta, scese le scale sicuramente era la madre che si era dimenticata le chiavi, quando aprì si trovò davanti l'ultima persona che si aspettava di vedere.
-Come stai? Non mi fai entrare... - le parole le morirono in gola e richiuse immediatamente la porta.
-Va via Damon! TI prego vai! - gli disse attraverso la porta chiusa.
-Leila aprimi! Andiamo! -
-No! Mia mamma potrebbe tornare da un momento all'altro, non ti deve trovare qui! - esclamo spaventata da quella possibilità.
-Leila e una settimana che sei chiusa li dentro, voglio solo sapere come stai? -
-Damon vai se ti trova qui si arrabbierà, Ryan starà tornando io... Io non voglio farlo arrabbiare ti prego! -
-Okay vado via, ma dimmi se stai bene... - rimase un secondo in silenzio poi rispose.
-Si, sto bene te lo giuro... -
-Okay... - lo sentì scendere i primi gradini.
-Damon... - lo sentì tornare indietro e appoggiare la fronte contro la porta.
-... -
-Mia mamma mi ha detto che verrò alla festa a casa di Tyler... -
-Ci vediamo tra due giorni allora... - poi se ne andò, mentre Leila rimase appoggiata alla porta cercando di riprendersi, la comparsa di Damon l'aveva sconvolta, perchè si era presentato dopo una settimana dalla sua clausura, iniziò a sre le scale per tornare in camera sua quando la porta si aprì di nuovo, convinta che fosse la madre si fermò sulle scale sorridendo, magari se era di buon umore riusciva a strapparle anche una bella torta fatta come si deve. Ma quando la porta si aprì scoprì che oltre la soglia non c'era la madre come pensava bensì Ryan con un espressione davvero arrabbiata.
-Non eri in punizione? - chiese l'uomo entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
-Si.. io... non ho fatto nulla, sono rimasta in casa... -
-E come mai quel ragazzo è uscito da casa nostra... - sgranò gli occhi per la sorpresa, lo sapeva che sarebbe finita nei guai tutta colpa di quello stupido di Damon.
-Non è come pensi è passato solo per vedere come stavo, ma non è entrato l'ho mandato via subito. - cercò di giustificarsi lei, ma l'uomo non sembrava volerne sapere.
-Non mi sono mai piaciute le bambine bugiarde... - uno schiaffo le arrivò al viso, la guancia le bruciava, avrebbe voluto piangere, quell'uomo era una pessima persona e per giunta picchiava forte.
 
Continua

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Il giorno di natale arrivò con un certo dispiacere di Leila, quello era il giorno della festa a casa del sindaco, la ragazza non voleva andarci sarebbe stato problematico e lo sapeva, ma ormai l'aveva detto a Damon e se non si fosse presentata ci sarebbero stati svariati problemi, si infilò il vestito maledicendo il momento in cui l'aveva scelto, l'abito le piaceva e le stava benissimo, l'aveva comprato pensando a come Damon sarebbe sicuramente caduto ai suoi piedi . Il vestito era di un bel blu notte, era senza spalline e si stringeva delicatamente sotto il seno dove c'era una fascia azzurra, la gonna era lunga, come l'etichetta richiedeva per quel genere di festa, la scarpa era un elegante paio di decoltè con il tacco alto anche quello di un bel blu.
-LEILA SCENDI! - la voce della madre proveniente da qualche camera di distanza la risvegliò dal suo contemplarsi allo specchio, con mossa stizzita afferrò il golfino e se lo mise.
Durante il viaggio giocherellò nervosamente con i capelli che per l'occasione erano stati arricciati e lasciati sciolti sulle spalle.
-Niente scherzi ragazzina, sei in punizione sei qui solo perchè la tua presenza era richiesta da l'etichetta... -
-Si Ryan...- la coppia entrò invitata dal sindaco che come vide Leila le sorrise e scambiarono due parole, Leila era stata spesso in quella casa con gli altri, il sindaco infatti era la madre di Tyler che aveva visto più volte.
-Gli altri sono già tutti dentro cerc vedrai li troverai in biblioteca, solitamente è li che spostano la festa. - sorrise come se comprendesse, quella festa era per i grandi i giovani dovevano esserci solo per immagine.
-La ringrazio... - sorrise e si apprestò a raggiungere la madre, il tempo passava e Leila era tenuta sotto stretto controllo dal patrigno che non le staccava mai gli occhi di dosso. Si mise a guardare la casa, mai vista una casa tanto bianca, le pareti i soffitti anche l'impiantito era bianco, le scale che portavano al piano superiore erano in pietra e il corrimano era di legno scuro, alle pareti c'erano molti quadri e fiori sparsi ovunque, la casa dei Lockwood era tra le più belle della città.
-Mamma? - fece ad un certo punto, aveva cercato di individuare i suoi amici nella sala, ma non c'era stato verso, non li aveva visti da nessuna parte.
-Si tesoro? - stava cercando una scusa per allontanarsi dai genitori in modo da raggiungere gli altri, ma in quel momento comparve la signora Lockwood che vedendola ancora con i genitori la rimprovero bonariamente.
-Tesoro ma non ti annoi con loro? -
-In biblioteca non ci sono e non saprei dove cercarli... - mentì lei, non era mai stata in biblioteca, ma non poteva certo dire che non poteva allontanarsi dai suoi genitori perchè non voleva scatenare le ire del patrigno.
-Ragazzi, chissà dove si saranno cacciati, ah.. C'è Damon, non so se lo conosci è il fratello di Stefan, che gran bel ragazzo, forse ha qualche anno in più di te ma è tanto bello, balla con lui... - le propose la donna.
-Non credo sia il caso. -
-Insisto invece, questo è il ballo dei fondatori e non posso lasciare che uno dei rappresentanti dei fondatori non apra le danze sarebbe come insultare gli antenati... -
-Ecco io, signora Lockwood non credo... -
-Damon, puoi venire un attimo... - il ragazzo si avvicinò e per Leila fu una vera visione, era bellissimo nel suo completo nero con coordinata camicia anch'essa nera.
-Carol mia cara, festa magnifica, ma non è una novità... - il sorriso del più grande dei Salvatore fece sciogliere la donna e la ragazza che lo guardava incantata.
-Damon, fammi un favore, balla con Leila... - Damon la guardò e lei distolse lo sguardo imbarazzata era davvero una pessima situazione.
-Sarà per me un piacere aprire le danze di questa magica ricorrenza con questa splendida ragazza.-
-Che adulatore, se avessi vent'anni in meno... - sospirò la donna.
-Io veramente non so ballare.. -
-Non ti preoccupare, tu segui me e andrà tutto bene... - Leila guardò i genitori, come faceva a liberarsi da quell'invito?
-Vai cara non ti preoccupare... - la madre le aveva appena dato il permesso di allontanarsi con il ragazzo, ancora con il sorriso tirato i due si allontanarono a braccetto.
-Non dire nulla... - disse a denti stretti la ragazza cercando di non smettere di sorridere per salvare le apparenze.
La musica partì lentamente, Damon la condusse al centro della pista seguiti da tutti gli altri membri della famiglie fondatrici.
-Stai bene? - chiese lui preoccupato.
-Si, ma parla a bassa voce e cerca di non farti notare... - rispose lei continuando a mandare occhiate preoccupate verso sua madre e Ryan che li guardavano senza perdersi una mossa.
-Mi spieghi cosa succede? -
-Niente di grave ma sono sempre in punizione e non posso avvicinarmi a voi. -
-Tutto questo per l'altra notte? -
-Si... Ora stai zitto per favore! - i due continuarono a ballare in silenzio fissandosi dritti negli occhi, la musica cambiò e passò ad un lento, molte altre coppie iniziarono a ballare e tra queste c'erano anche sua madre e il patrigno, Damon l'avvicinò di più a se, mentre ballava Damon la strinse e un piccolo gemito di dolore le uscì dalle labbra.
-Non credevo di essere tanto forte... - fece il ragazzo sarcastico, Leila sorrise, cercando di sviare il discorso, ma qualcosa nel suo sguardo insospettì il bel moro.
-Che hai? - chiese serio.
-Nulla... -
-Leila non ti riesce mentire... Cosa è successo? -
-Nulla giuro... -
-Vieni con me. - approfittando di un momento di distrazione Damon portò via Leila dalla stanza e si chiusero in biblioteca.
-Damon tu sei pazzo Ryan si arrabbierà! - fece lei cercando di uscire da li, la porta si aprì e per un attimo Leila sbiancò pensando che fosse il patrigno, invece dalla porta entrarono Elena e gli altri curiosi di sapere cosa fosse successo.
-Leila! - Elena le corse in contro stringendola e questo fece gemere nuovamente la ragazza che cercò di staccare l'amica come meglio poteva.
-Elena mi ammazzi! - esclamò.
-Abbiamo dovuto coinvolgere Carol per riuscire a strapparti dai tuoi genitori, spiegaci! - intervenne Caroline.
-Voi! Ecco spiegata l'insistenza per farmi ballare con Damon... -
-Cosa hai fatto alla schiena? - Damon si avvicinò afferrandole il golfino, si sentiva stupida a portarlo, ma se lo toglieva avrebbe dovuto rispondere a molte domande imbarazzanti.
-Non ho fatto nulla, Damon lascialo! - ma il moro fu più veloce e lo sfilò lasciandolo cadere a terra.
-Oh mamma mia! Che accidenti... - la schiena era ricoperta da vari lividi violacei anche le braccia e attorno al collo vi erano li stessi lividi.
-Ti ha visto.. - rispose lei semplicemente mentre riafferrava il golfino e si copriva nuovamente, sapeva che doveva prendere un altro abito che avrebbe coperto meglio i segni, ma ormai era tardi non c'era più tempo per trovarlo.
-Non riusciamo a seguire i tuoi discorsi , chi ha visto chi! E perchè tuo padre ti ha portato via in quel modo l'ultimo giorno di scuola? - Leila si voltò verso Damon.
-Non hai detto nulla? - chiese sorpresa.
-Cosa avrebbe dovuto dirci? - chiese Caroline, guardando male Damon.
-Il giorno prima ho litigato con mia madre e sono scappata di casa, mi ha trovato Damon mentre tornava, la sera non volevo tornare a casa così sono rimasta da lui. Per quello il giorno dopo non avevo nulla. - il gruppetto la fissava sconvolto.
-Ryan non è mio padre ma il mio patrigno, si è arrabbiato come mia madre e sono finita chiusa in casa, tutto qui niente di grave. - cercò di spiegare lei.
-La schiena Leila, sei piena di lividi! -
-L'altro giorno quando sei venuto lui ti ha visto e.... Mi ha picchiato perchè ho disubbidito... E non so cosa accadrà stasera se non mi fate tornare immediatamente di la... -
-Tu sei pazza noi non ti facciamo tornare con quel pazzo. - intervenne Damon spalleggiato subito dal fratello.
-E' solo qualche giorno, poi andrà via per due settimane e se mi va bene andrà via anche mia madre e io sarò di nuovo libera, ma non peggiorate la situazione... - lo pregò lei.
-Leila! Leila! - la voce del patrigno riecheggiò per il corridoio mandando brividi di terrore lungo tutto il corpo della ragazza.
-Devo andare vi prego... Ci vediamo appena partono.. - Damon le afferrò il polso non l'avrebbe lasciata andare, li erano diventati tutti pazzi, quell'uomo era da denuncia doveva essere messo in prigione e buttata via la chiave, non si picchiavano le persone.
-Damon ti prego. -
-, vai in bagno, ci penso io a distrarlo così avrai una scusa vda.... - Caroline si era proposta per aiutarla e lei le sorrise riconoscente.
-Grazie Caroline... -
-Mi dispiace biondina, ma il tuo piano è stato scoperto.. - la porta della biblioteca si era aperta di scatto e Ryan faceva bella mostra di se.
-Esci di qui a casa facciamo i conti... - Leila si diresse verso la porta senza reagire, aveva imparato qualcosa in quel periodo di convivenza meglio ubbidirgli prima di peggiorare la situazione.
-Tu non vai da nessuna parte... - Damon la tirò indietro passandola al fratello come se fosse una bambola.
-Damon... -
-Sta zitta! -
-Cosa pensi di fare? - i due iniziarono a litigare, i pugni volavano e nessuno poteva credere ai propri occhi, Damon non era il tipo di ragazzo che faceva a pugni per una ragazza. Leila si sentì mancare, gli occhi del patrigno erano diventati rossi e il viso si era smostrato, lunghi canini appuntiti uscivano dalla bocca.
-Non è possibile... - sibilò lei, Ryan era un vampiro. Leila dovette ringraziare Stefan che la stava sorreggendo perchè sarebbe caduta a terra vedendo che anche il viso di Damon aveva subito la stessa trasformazione.
-Damon sta attento! - esclamò Stefan, per il moro fu facile tenere a bada il vampiro e in poche mosse riuscì a metterlo fuori combattimento.
-Rick! - da dietro la porta comparve il professore di storia che senza troppi preamboli impalò il vampiro.
-Ragazzi siete una calamita per i vampiri... - commentò l'uomo sorridendo. Leila si liberò dalla presa di Stefan.
-Leila stai bene? -
-Statemi lontani tutti... - nessuno si stupì della reazione della castana, chiunque avesse assistito a quella scena si sarebbe spaventato.
-Stai calma ti possiamo spiegare... -
-No! Statemi lontani... -
-... -
-Chi altro? Damon? Stefan e poi... -
-Io... - fece la bionda, anche Caroline era una di loro.
-Non vi avvicinate ne a me ne a mia madre... Mamma... - velocemente per quanto quelle scarpe le permettessero corse dalla madre, la trovò in un angolo della sala circondata da Carol e lo sceriffo, Cristina era improvvisamente svenuta.
-Mamma, mamma? Mamma stai bene? Mamma rispondi! -
-Leila stai calma! - il bel vampiro fece un passo verso di lei, ma quella si ritrasse.
-Stammi lontano non ti avvicinare. -
Il sindaco chiamò l'ambulanza che portò via la donna.
 
Il giorno seguente Leila era all'ospedale dove la madre era stata portata, non si era mossa di un millimetro, era entrata in stato incosciente e così ancora si trovava, i medici avevano detto che la causa era sconosciuta e che dovevano solo attendere.
Leila era chiusa nella camera con la madre, si rifiutava di uscire perchè se l'avesse fatto avrebbe trovato tutto il gruppo fuori ad attenderla e lei non aveva il coraggio di affrontarli, almeno non per il momento.
Passarono due giorni e le condizioni di Cristina non cambiavano, Leila fu mandata a casa da un infermiera particolarmente preoccupata.
Tornata a casa per prima cosa si fece una doccia era rimasta tre giorni in ospedale e puzzava di disinfettante, dopo una doccia accurata decise di fare due passi per schiarirsi le idee, si infilò un paio di jeans, una felpa e le scarpe da ginnastica, stava per prendere il piumino quando un altro indumento attirò la sua attenzione, afferrò il vecchio giubbotto di pelle e se lo infilò, quel giubbotto era nel suo armadio da sempre, non ricordava nemmeno da dove fosse saltato fuori in qualsiasi stagione quel giubbotto era appeso ad una gruccia nel suo armadio.
Passeggiò per la città ignorando il freddo, il cielo che si era annuvolando e i primi fiocchi di neve stavano iniziando a cadere.
Camminava in qua e la senza una meta precisa, pensava a come poter aiutare sua madre, doveva esserci un modo per farla svegliare. Non si accorse nemmeno della strada che stava facendo, i piedi la guidavano animati da una forza tutta loro, mentre la mente arrivava alle stesse conclusioni che i piedi avevano raggiunto molto prima. Doveva dare a sua madre un po' di sangue di vampiro.
Il sole era già tramontato. Era tardi lo sapeva, ma sicuramente il ragazzo era a casa, alzò la testa decisa a dirigersi verso la casa di Damon, si sorprese di scoprire che era a soli pochi passi di distanza dalla sua meta, i suoi piedi l'avevano condotta da lui senza che lei se ne rendesse conto.
Prese coraggio e bussò alla porta aspettando che qualcuno andasse ad aprirle.
-Leila! - davanti a lei c'e Damon che la fissava preoccupato.
-Ciao Damon... - lui la esaminò per un attimo, era rannicchiata su se stessa e si stringeva addosso un giubbotto di pelle.
-Sei congelata entra! -
-Grazie... - Damon la tirò dentro casa e richiuse la porta, la accompagnò verso il salotto e la mise vicino al fuoco per farla riscaldare.
-Leila che ci fai qua? È successo qualcosa? -
-No non è successo nulla... - rispose, voleva lui, non sapeva bene perchè, ma nonostante sapesse che lui le aveva mentito e che era pericoloso, si fidava di lui e voleva che fosse lui, non Stefan, non Caroline, lui Damon Salvatore a dare il sangue a sua madre.
-Togliti le scarpe e il giubbotto sei fradicia! Da quanto tempo sei a giro? - le chiese lui.
-Da un paio di ore... - il vampiro l'aiutò a togliersi il giubbotto.
-Questo giubbotto. Dove. Dove l'hai trovato? - chiese lui, per un attimo gli era sembrato il suo, l'aveva portato per un sacco di tempo lo aveva adorato quel giubbotto, poi senza sapere il vero motivo l'aveva lasciato a quella bambina che avrebbe dovuto uccidere.
-Non lo so, credo fosse di mio padre, ce l'ho da quando sono piccola, perchè? - rispose esitante.
-No niente, pensavo... Come mai sei venuta qua? -
-Leila! - Elena era entrata in casa insieme a Stefan e come l'aveva vista le era corsa incontro per abbracciarla.
-Ciao Elena. - la ragazza rimase rigida nell'abbraccio, non si fidava, era stata per mesi in loro compagnia e loro non le avevano detto niente, tutti fingevano tranquillità fingevano di fare una vita normale.
-Stai bene? É successo qualcosa? - chiese preoccupata.
-Ho bisogno di un favore... -
Leila era esitante, il moro la guardava senza muoversi e senza dire una sola parola, la fissava immobile rendendola alquanto nervosa.
-Daresti un po' del tuo sangue a mia madre? - chiese rivolta a Damon, Elena la guardò sconvolta, non si aspettavano che lei fosse a conoscenza di quel dettaglio.
-Tu sai... - iniziò titubante.
-Si lo so... -
-Sta morendo? - chiese Stefan sorvolando sul fatto che lei sapesse le proprietà del loro sangue.
-No. I dottori dicono che sta bene, ma non si sveglia, ho paura che Ryan possa averle fatto qualcosa... -
-Va bene. Andiamo. - Damon prese il giubbotto e uscì di casa seguito da Leila. La fece sre in macchina e partirono verso l'ospedale, nessuno dei due parlava, Damon la studiava silenziosamente cercava di capire cosa sapesse la giovane di loro.
Arrivati in ospedale entrarono senza che qualcuno li notasse, l'orario di visita era terminato da un pezzo e loro non potevano stare li. Entrarono nella stanza e chiusero le tende così che nessuna infermiera li potesse vedere, la donna era stesa sul letto immobile.
-Come pensi di farle bere il sangue? - si informò lui, Leila si voltò e lo guardò male, aprì un cassetto dal carrello delle emergenze e ne estrasse una siringa vuota.
-Dammi il braccio... - gli prese un po' di sangue cercando di fare piano, non voleva fargli male.
-Sono morto non sento dolore. - riempì la siringa di sangue. Aveva inserito l'ago nel tubicino per la flebo che la donna aveva inserito nel braccio e stava immettendo il sangue nel corpo della madre, quando un infermiera entrò nella stanza.
-Che state facendo voi non dovreste essere qui! - Damon l'afferrò e l'attaccò al muro.
-Continua, ci penso io a lei! Tu non ci hai mai visto qui stasera! Ora esci e di alle altre infermiere che in questa camera va tutto bene... - soggiogò l'infermiera che uscì dalla stanza quasi in trance, nel frattempo Leila aveva finito, si era messa la siringa in tasca così che nessuno potesse trovarla.
-Allora? - si informò lui avvicinandosi al letto.
-Non succede niente... Perchè? -
-Non lo so. Ora andiamocene, non è il caso di rimanere qui. -
Tornarono in auto. Erano ormai le una di notte, Leila era stanca e stressata non poteva crederci che il sangue non avesse sortito nessun effetto.
Quando vide casa sua tirò un sospiro di sollievo si sarebbe chiusa in casa e avrebbe cercato un'altra soluzione per far guarire sua madre, magari avrebbe chiamato Samuele insieme avrebbero trovato una soluzione, ma i suoi piani non andarono a buon fine, casa sua arrivò e passò, si perchè Damon non si fermò, nemmeno rallentò.
-Forse non ci hai fatto caso ma io abito li! - fece lei.
-So dove abiti; ma non ti lascio a casa è pericoloso...-
-Voglio andare a casa e mettermi a letto, sono stanca non ho voglia di litigare con te. - -Starai da me... E troppo pericoloso per te restare sola...-
-Ma io non voglio...-
-Leila non te lo sto chiedendo! Lascia che ti aiuti. -
-Non voglio l'aiuto di un vampiro... -
-Poco fa non la pensavi così per aiutare tua madre. - con quella frase Damon pose fine alla conversazione, Leila si lasciò portare a casa Salvatore senza ulteriori obbiezioni, non avrebbe cambiato idea, poteva sempre impalettarlo nel sonno.
 
Continua….
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
I due entrarono in casa e si diressero direttamente in camera del ragazzo.
-Questo può essere considerato un sequestro lo sai vero! -
-Esagerata... - rispose lui.
-Forza a letto! - continuò lui vedendo che lei rimaneva ferma sulla soglia della stanza.
-Mi puoi dare qualcosa per dormire? - chiese lei.
-Tieni! - Damon le passò una maglia e lei si chiuse in bagno per cambiarsi, non le piaceva quella situazione non le piaceva per nulla. Uscì con la maglia di Damon che le faceva da vestito, il vampiro era già steso sul letto e la guardava.
-Dove dormo io? - chiese lei, non voleva dormire di nuovo con lui ora che sapeva la verità, lui avrebbe potuto morderla.
-Qui... -
-Io non dormo con te! - rispose lei decisa, lui roteò gli occhi infastidito, era tardi e lei era stanca, ma non abbastanza per rinunciare a discutere con lui.
-Come se non l'avessi già fatto! -
-Mi potresti mordere. - espose i suoi timori tranquilla ma convinta, una parte di lei sapeva che lui non l'avrebbe mai fatto, ma come poteva esserne sicura. Damon la guardò ferito da quell'osservazione, non aveva mai preso in considerazione di morderla, nemmeno quella volta che erano sul divano e aveva minacciata di morderla era serio e per lui era una cosa veramente strana.
Con la super velocità il vampiro si alzò e si fermò ad un passo da lei guardandola dritta negli occhi.
-A letto hai bisogno di dormire! - la tirò su e la portò sul letto.
-Ammettilo che era questo il tuo intento fin dall'inizio... - la prese in giro.
-Stronzo! - sibilò poi si posizionò con le spalle rivolte verso il ragazzo e abbracciò il cuscino chiudendo gli occhi pronta a finire nel mondo dei sogni.
-Cos'hai da ridere? - ormai ne era certa, se voleva trovare un po' di pace sarebbe dovuta morire, allora forse solo allora Damon l'avrebbe lasciata libera. Come aveva chiuso gli occhi il moro si era messo a ridere, quel ragazzo era impossibile.
-Niente, solo sembri una mocciosa abbracciata in quel modo al cuscino. -
-Dormo come mi pare e piace e ora sta zitto! -
-Okay. - chiuse gli occhi e si addormentò poco dopo.
La mattina dopo quando si svegliò c'era qualcosa di sbagliato, il cuscino era più duro del solito e anche più freddo, ma in quel momento non le interessava poi troppo, voleva solo stringersi ancora di più al cuscino e tornare nei mondo dei sogni.
-Vedo che sono comodo... - le parole erano appena sussurrate al suo orecchio, spaventata la ragazza spinse via il “cuscino” facendolo volare a terra, aprì gli occhi e guardò la figura stesa a sul pavimento, Damon la guardava con un sopracciglio alzato.
-Ah sei tuo... - fece senza un minimo di entusiasmo, si era completamente dimenticato di lui.
-Carina si, bel modo di darmi il buongiorno... -
-Beh ringrazia che non ti ho impalettato nel sonno! - rispose scavalcandolo.
-Impalettermi nel sonno? Tesoro hai ronfato per tutta la notte senza svegliarti, hai anche fatto a pugni con il cuscino per poi abbracciarti a me e non te ne sei neanche accorta... - lei arrossì visibilmente, ma non gli diede soddisfazione.
-Che vuoi fare oggi? - le chiese lui mentre lei afferrava i suoi vestiti e se ne andava in bagno a cambiarsi.
-Voglio andare da mia madre! - rispose lei attraverso la porta chiusa.
-Va bene... - Leila era ancora chiusa nel bagno, Damon nel frattempo si era preparato e guardava la busta che aveva posato sul tavolo. La sera prima non era riuscito a chiudere occhio, quel giubbotto era diventato un chiodo fisso nella sua mente così quando Leila si era addormentata aveva cercato in tutta la camera e alla fine l'aveva trovata, gli era stata recapitata qualcosa come tredici anni prima in quel bellissimo albergo, un ordine che non era riuscito a portare a termine.
Dentro alla busta c'era ancora la foto della bambina, possibile che quella mocciosa fosse la stessa ragazza che ora era chiusa nel suo bagno, come era possibile e per quale motivo qualcuno la voleva morta, una cosa era certa se era lei la bambina della foto era una vera e propria calamita per i vampiri.
-Allora? - la voce di Leila lo risvegliò dai suoi pensieri.
-Cosa? -
-Ti ho chiesto se eri pronto. - ripetè lei fece per avvicinarsi a lui, ma lui fu molto più veloce, lasciò la foto sulla scrivania e con Leila uscì dalla sua stanza.
 
Quando arrivarono all'ospedale Leila ebbe una buona notizia, la madre si era finalmente ripresa.
-MAMMA! - urlò lei entrando nella stanza della donna, quella le sorrise e si lasciò abbracciare dalla figlia.
-Tesoro stai bene? - chiese quella accarezzandole il viso.
-Io si, tu mamma come stai? -
-Mi sento benissimo! Ma i dottori mi vogliono tenere qui ancora per qualche giorno... -si lamentò lei un po' infastidita dal fatto che dovesse rimanere li.
- E tu ci rimani. Sei svenuta mi hai fatto preoccupare. -
-Dovrei essere io quella che si preoccupa. - Leila rise, finalmente era tornata sua madre, era tornata la donna che lei conosceva e che amava.
-Tesoro chi è questo bel ragazzo che è qui con te? - chiese lei vedendo Damon fermo vicino alla porta.
-Lui è Damon... - rispose lei, possibile che lei non si ricordasse di lui.
-Piacere di conoscerti... -
-Mamma ma l'hai già visto alla festa di natale. - le fece presente lei, sua madre non si ricordava del vampiro.
-Non mi ricordo, di che festa parli? - Leila si voltò verso il ragazzo.
-Mamma l'ultimo ricordo? -
-Io e Ryan che litighiamo per qualcosa. Per qualcosa che riguardava te... Tu eri in pericolo. - la donna iniziò ad agitarsi.
-Non ti dovrai più preoccupare mamma, Ryan se ne andato per sempre non ci darà più fastidio... -
-Oh bambina se ci fosse tuo padre... -
-Non ti preoccupare, ce la caveremo anche da sole! Ora è meglio se vado... -
-Va bene tesoro, però fammi un favore... Non rimanere a casa da sola ho paura... - Damon decise di aprire bocca in quel momento così da tranquillizzare la madre e innervosire la figlia.
-Non si preoccupi può stare da me. Io e mio fratello la difenderemo. -
-Ti ringrazio... Mi raccomando fai la brava. -
-Si mamma... -
 
Leila precedette Damon fuori dall'ospedale, quel maledetto l'aveva incastrata per bene, ora doveva rimanere a casa Salvatore per forza, sua madre si fidava sempre delle persone sbagliate.
-A cosa pensi? - le chiese lui.
-A come mia madre si fida sempre delle persone sbagliate... -
-Pensi questo solo perchè si fida di me! -
-Mi sembra logico, si fida di te come si fidava di Ryan, non mi sembra una cosa saggia ne l'una ne l'altra decisione. -
-Però in fondo anche tu ti fidi di me... -
-Solo perchè ho dormito nel tuo letto e non ti ho ucciso, non vuol dire che io mi fidi di te... - rispose lei leccandosi le labbra infastidita.
-Non saresti in grado in impalare nemmeno coniglio già morto! - la prese in giro lui, nel frattempo i due erano tornati alla pensione, Leila era scesa ed era entrata in casa sbattendo la porta dietro di se.
-Idiota! Stupido idiota! - sbraitò iniziando a sre le scale.
-Con chi ce l'hai? - chiese Stefan il quale era in casa con Elena e aveva sentito il suo ingresso delicato.
-Con quell'idiota di tuo fratello! Ti avviso se continua così resterai figlio unico per il resto dell'eternità! - rispose lei mentre ormai scompariva verso camera di Damon. Dopo poco entrò anche il bel vampiro ridacchiando.
-Che è successo? - chiese Elena, guardandolo attenta.
-Niente di che, le ho solo fatto notare che non sarebbe in grado di uccidermi! -
 
Leila si era chiusa anche la porta di camera alle spalle con poca grazie. Leila continuava a camminare in su e in giù borbottanto furibonda, possibile che quel ragazzo avesse il potere di farla arrabbiare in quel modo.
Tirò un sospiro di sollievo per calmarsi, non poteva arrabbiarsi così tanto ne andava della sua salute presto le sarebbe venuta l'ulcera o peggio sarebbe morta per lo stress, prese a spostare i fogli che erano appoggiati li senza però prestare loro una reale attenzione, era troppo presa dai suoi pensieri di morte per interessarsi a degli stupidi fogli su un altrettanto stupido tavolo.
-Ma cosa... - una busta attirò la sua attenzione, appoggiata sopra c'era un foglio un indirizzo scritto con un elegante calligrafia, quando girò il foglio scopri che non era un semplice foglio era una foto e ritraeva una bambina, perchè Damon aveva quella foto? La voltò e lesse la scritta che c'era dietro, era un indirizzo. La mora si alzò dal tavolo come se fosse appena stata bruciata, strinse in mano la foto e scese le scale come una furia.
 
Damon era ancora al piano di sotto e stava ridacchiando con Stefan per qualcosa che lui stesso aveva detto, Leila scese le scale di corsa e lo spinse furiosa.
-Perchè diavolo tu hai questa foto! - urlò lei sventolandogli la foto incriminata sotto al naso, i tre rimasero in silenzio sorpresi dalla strana reazione che la ragazza aveva avuto.
-Leila, stai ferma non riesco a vedere... -
-Tu non dovresti averla! Come fai ad averla? E perchè dietro c'è quell'indirizzo? - continuò ad urlare lei.
-Leila fermati, cosa c'è di male in questa foto? - chiese Elena fermando la giovane e facendola voltare verso di lei.
-C'è di male che la bambina di quella foto sono IO! E quell'indirizzo scritto dietro era il mio indirizzo di casa! - urlò lei voltandosi verso Damon che la guardava a bocca aperta.
-Avevo ragione allora... -
-Avevi ragione? Sai dire solo questo? Perchè hai la mia foto di quando ero piccola? -
-Io, io non lo so, mi è stata recapitata... - si giustificò lui, non ci poteva credere lei era la piccola che voleva picchiarlo con l'orsetto doveva capirlo da quando l'aveva vista la prima volta, agguerrita e fiera come quando aveva solo quattro anni.
-Da chi? E perchè? - chiese lei, chi era stato a recapitargli la sua foto e per quale motivo l'avevano fatto, cosa volevano da lei.
-Non so da chi... Ma so perchè... -
-Perchè? Illuminami! -
-Per ucciderti... - i tre lo fissavano sconvolti, Damon aveva appena detto che gli era stato chiesto di ucciderla. Leila lo guardò poi uscì di casa non voleva ascoltare altro, non le interessava sapere altro, stare li non era più possibile lui avrebbe potuto farle male in ogni momento, ora che sapeva che lei era la bambina della foto l'avrebbe uccisa.
Alla pensione Elena guardava Damon senza parole, non voleva credere alle sue orecchie quel ragazzo era completamente andato fuori di testa, perchè le aveva detto una cosa del genere.
-Damon Salvatore sei diventato completamente scemo? -
-Cosa vuoi? - le chiese lui.
-Cosa voglio? Ma dico, sei impazzito? Vai a parlarle e ad assicurarle che non le farai del male! -
-Elena... - si mosse tanto velocemente che la giovane non lo vide nemmeno, un attimo era in piedi davanti a lei e ora la sua mano era attorno al suo collo e la schiacciava contro il muro.
-Impara a farti i fatti tuoi... - dopo aver detto ciò la lasciò e se ne andò ignorando le urla del fratello.
 
Damon camminava per la città, sapeva esattamente dove doveva andare, aveva bisogno di parlare e di schiarirsi le idee, così attraversò la città fino ad arrivare davanti alla porta della casa dell'unica persona che in quel momento voleva vedere. Bussò ed aspettò che qualcuno gli andasse ad aprire.
-Che accidenti ci fai qui? - ad aprirgli la porta era stato un uomo, un gran bell'uomo, indossava una  maglia bianca e portava un paio di jeans, in mano stringeva un bicchiere di borboun e guardava l'amico al di la della soglia incuriosito.
-Ho bisogno di un consiglio Rick... - Alaric sorrise e lo lasciò passare, se il vampiro era andato fino a casa sua senza la piccola doppelganger voleva dire che aveva un problema e anche bello grosso, gli versò in un bicchiere il liquido ambrato che anche lui sorseggiava e glielo passò, Damon non rifiutava mai del buon borboun.
-Cosa è successo con Leila? - gli chiese l'uomo appoggiandosi contro la scrivania, il vampiro lo guardò per un secondo, poi abbassò lo sguardo portando la sua attenzione al bicchiere che teneva in mano.
-Io l'avevo già incontrata... - iniziò lui.
-Cosa? Quando? Perchè non ci hai detto nulla? - chiese il professore sorpreso da quella rivelazione.
-L'ho incontrata quando aveva quattro anni e per nemmeno dieci minuti, non l'ho riconosciuta fino a ieri sera quando lo vista con indosso questo! - gli spiegò mostrandogli il suo vecchio giubbotto.
-E anche allora non ero sicuro che fosse lei... -
-E come mai ora ne sei certo? -
-Lei ha trovato una foto di quando era piccola e si è riconosciuta... - si versò un altro bicchiere e Damon gli fece segno di riempire anche il suo.
-Aspetta non mi torna, perchè tu avevi una sua foto? -
-Tredici anni fa ero in un albergo e mi stavo divertendo con una ragazza... - il moro iniziò a raccontargli come si erano svolti i fatti e di come senza saperne neanche il motivo lui fosse andato a Firenze incuriosito, non sicuro di volerla uccidere.
-Chi pensi che potesse essere il mittente della lettera? -
-Non lo so, ma sicuramente un vampiro! Da come parla si capisce che io e Ryan non siamo gli unici vampiri che ha attirato nella sua vita. -
-Damon, perchè sei qui? Perchè non vai da lei a parlare. -
-E se mi chiude la porta in faccia? -
-Te lo meriteresti, ma sono convinto che non lo farà. Non chiuderà la porta. -
-Come fai ad esserne così sicuro? -
-Perchè io non l'ho fatto e sono più che certo che non lo farà nemmeno lei. Sei andato la per ucciderla ma non l'hai fatto, avresti potuto ucciderla in un secondo quando volevi, il fatto che sua madre vi abbia interrotto non significa nulla, avresti potuto ucciderla il giorno dopo o quello dopo ancora, ma non l'hai fatto, l'hai lasciata in vita e le hai lasciato il giubbotto, sappiamo tutti quanto sei geloso delle tue cose. -
-Hai ragione devo andarci a parlare. -
-Bravo vai da lei. Ma questa la lasci a me... fammi sapere come va a finire... -gli sfilò la bottiglia dalle mani e lo accompagnò verso la porta.
-Non fare il coglione. -
-Io sono un coglione.. -
-Beh fingi di non esserlo... Potresti aver trovato la ragazza che ti amerà per tutta la vita e oltre, non giocartela. -
-Ehy.. -
-Cosa? - stava per chiudere la porta quando lui l'aveva richiamato.
-Grazie, sei un vero amico! -
 
Continua…

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


 
Capitolo 12
 
Leila nel frattempo era arrivata a casa sua e aveva sbattuto la porta, stava prendendo un brutto vizio alla fine avrebbe spaccato qualcosa. Se ne andò in cucina a prepararsi un bel bicchiere di tè e visto che c'era l'avrebbe corretto con del brandy che aveva in casa.
-Mi voleva uccidere... - ripeteva quelle parole da quando era uscita dalla pensione, non poteva credere che Damon avesse provato ad ucciderla, non ricordava di come era entrata in possesso della giacca, sua madre le ripeteva sempre che quando era uscita per chiamarla lei la stava indossando e che accanto a lei non c'era nessuno, nonostante lei ripetesse che c'era un suo amico.
Sedeva sullo sgabello in cucina davanti a lei la tazza piena di quello che ormai doveva essere solo brandy con una goccia di tè.
Qualcuno bussò alla porta e lei andò ad aprire, se non metteva piede fuori di casa lei era al sicuro nessuno poteva entrare. Per poco non le veniva un infarto, davanti a lei appoggiato in modo molto teatrale alla porta c'era Damon.
-Cosa vuoi? Vuoi uccidermi? Beh caschi male non puoi entrare in casa mia non ti darò mai il permesso. -
-Sei ubriaca? - chiese lui sorpreso, si aspettava di trovarsi davanti un Leila arrabbiata furiosa, non si aspettava certo un Leila ubriaca.
-No... Forse un po', ma non è un problema tuo! - rispose lei agitando la tazza come se fosse un arma, Damon sorrise per un secondo gli ricordò quando l'aveva vista la prima volta e sventolava l'orsetto.
-Leila parliamo... - cercò di dirgli lui.
-Di cosa? Di come mi vuoi uccidere? Vuoi strapparmi il cuore, staccarmi la testa o magari dissanguarmi? -
-Non voglio ucciderti... -
-Certo come no... - Leila si allontanò dalla porta scomparendo dalla visuale del ragazzo.
-Leila dove stai andando? - chiese lui, l'aveva vista sparire nell'altra senza.
-Cosa vuoi si può sapere? - chiese lei ritornando davanti al ragazzo, al posto della tazza aveva preso direttamente la bottiglia di brandy.
-Smetti di bere! - la rimproverò lui.
-Senti da che pulpito tu bevi borboun ad ogni ora del giorno! Ci fai anche colazione! -
-Io sono già morto. Tu no! -
Le rise quello era un dettaglio irrilevante, agitò la bottiglia come a voler scacciare una mosca, ma la bottiglia le scivolò dalle mani, cercò di scansarla facendo un passo indietro inciampando sul gradino delle scale che erano proprio dietro di lei, cadde battendo la testa contro un gradino.
-Leila! - in due passi Damon raggiunse la giovane ancora stesa.
-Ehy... - Leila rimaneva immobile, Damon le controllò la testa per assicurarsi che non si fosse fatta male, fortunatamente non c'era traccie di sangue. La prese in braccio ancora incosciente e dopo aver chiuso la porta la portò al piano di sopra per poi stenderla sul letto.
-Leila, Leila? -
-Damon? - bisbigliò lei aprendo gli occhi.
-Per fortuna, mi hai fatto prendere un colpo, come stai? -
-Mi fa male la testa... - commentò lei portandosi una mano sul visto.
-Dovresti farti vedere da un medico... -
-No... - rispose lei.
-Allora bevi un po' del mio sangue... -
-No, non voglio... -
-Leila, potresti avere danni seri, hai preso una bella botta. -
-Beh se muoio almeno hai fatto quello che dovevi... - rispose lei, aveva chiuso gli occhi non voleva vederlo.
-Non dire stronzate! Bevi! - Damon si morse il polso e glielo premette contro le labbra per farla bere, riuscì a farle buttare giù un paio di sorsi poi lei riuscì a scostarsi.
-Sei un idiota! -
-Non vedo la novità! –
-Come sei entrato? - notando che il moro era entrato senza essere stato invitato.
-Non te lo dico… Non ti fa bene agitarti dopo un colpo alla testa. –
-Damon dimmi immediatamente come hai fatto ad entrare ho trovo un modo per infilarti un paletto nel cuore! – sibilò minacciosa e anche se era molto più bassa di lui e pesava quanto una piuma Damon dovette riconoscere che aveva decisamente un aria spaventosa.
-Ti arrabbierai. –
-Sono già arrabbiata! – Leila non sembrava voler mollare quella conversazione, qualunque cosa avesse detto Leila sarebbe riuscita ad estorcergli la verità.
-Promettimi che non ti arrabbierai! –
-Non prometto qualcosa che non posso mantenere. – sbuffò e in un attimo si trasformò in un corvo nero, Leila rimase sorpresa, non pensava che i vampiri avessero questa capacità.
-TU! – urlò mentre lui riprendeva il suo aspetto. Finalmente la ragazza aveva riconosciuto il pennuto. Quello era il corvo inquietante che si era infilato in camera sua il giorno dopo il suo arrivo.
-Sei… Sei… Non riesco nemmeno a dire cosa sei! Ti odio! –
-Lo sapevo che sarebbe finita così! Volevo solo assicurarmi che tu fossi chi realmente dicevi di essere. –
-Sei morto! –
-Mi uccidi dopo, ora riposa un po'... - Damon si stese accanto a lei e le sfilò il cuscino.
-Che accidenti fai? - chiese lei cercando di afferrare il suo cuscino.
-Tanto ci litigheresti anche stanotte dormi direttamente su di me! -
-Sbruffone! - urlò lei riprendendosi il cuscino per poi tornarsi a stendere.
Dopo un po' Leila si voltò verso il ragazzo, non era stanca e la testa aveva smesso di farle male sicuramente era merito del sangue, perchè si stava preoccupando per lei, per quale assurda ragione lui era li steso accanto a lei e sembrava realmente preoccupato per le sue condizioni.
-Che c'è? - le chiese lui dopo un po' che lei lo fissava.
-Perchè? -
-Cosa? - chiese lui.
-Perchè sei qui, perchè sei venuto da me? - chiese lei.
-Mi lascerai spiegare senza interrompermi? -
-Può darsi... -
-Leila, devi sapere una cosa prima che io inizi a raccontarti, fino all'anno scorso io non ero così, non mi preoccupavo delle persone facevo quello che volevo, quando volevo e come volevo. Se un umano moriva non mi interessava, avevo spento le emozioni. Spesso mi capitava di fare cose che non avrei dovuto fare, in realtà tutt'ora faccio un sacco di cose che non dovrei fare. -
-Mi stai dicendo che ora sei diverso? -
-Si, ora sono diverso da prima... -
-Va bene, ti credo, dimmi come sei entrato in possesso della mia foto... - voleva credergli, voleva che convincersi che lui le stesse dicendo la verità, doveva almeno provare ad ascoltarlo.
Damon sospirò e iniziò a raccontare.
-Ero in un hotel a Vienna in quel periodo mi divertivo con una modella, era proprio bella. Comunque una mattina bussarono alla porta e quando andai a vedere chi era un umano mi diede una busta. Quando l'aprii ci trovai un biglietto e la foto, il biglietto diceva di ucciderti. Così quello stesso pomeriggio arrivai a Firenze e ti trovai... - lui si fermò e aspettò che lei dicesse qualcosa.
-Io non ricordo, non mi ricordo di quel giorno... - intervenne lei sperando che lui le dicesse cosa era successo.
-Non ricordi di avermi visto? -
-No, cosa è successo? -
-Eri in giardino e stavi giocando con un orsacchiotto, più che giocarci lo stavi usando come se fosse una arma lo agitavi in qua e la era molto buffa. - le diede un buffetto sul naso e lei si scostò.
-Inizialmente non volevi parlarmi perchè non mi conoscevi, poi riuscii a convincerti, io indossavo il giubbotto nonostante fosse quasi estate e tu mi hai fatto notare che faceva caldo, te l'ho fatto provare.-
-Perchè non mi hai ucciso? -
-Eri così carina hai cercato di picchiarmi con il pupazzo. -
-COSA? Stai scherzando? -
-No, no! Eri li che mi picchiavi poi mi sono presentato e abbiamo parlato, per poco meno di cinque minuti, nei quali hai voluto provare il mio giubbotto. -
-Poi cosa è successo? -
-E' uscita tua mamma e io mi sono allontanato, vi ho visto parlare e rientrare in casa e io me ne sono andato... -
-Perchè non mi hai ucciso, voglio dire mia madre non è tutto questo problema avresti potuto ucciderci entrambe... -
-Il tuo viso mi ricordava qualcosa, ma li per li non riuscivo a capire. -
Leila lo stava guardando rimanendo in silenzio, non le stava dicendo tutta la verità ma in fondo nemmeno lei lo stava facendo quindi erano pari.
-Andiamo... -
-Dove? - chiese lei.
-Elena sarà preoccupata, andiamo a casa... -
-Io sono a casa. - rispose lei, Damon roteò gli occhi alzandosi lentamente dal letto.
-Forse è meglio se prima di andare a casa ti cambi, questi vestiti sono sporchi... - le fece notare lui, ormai era arrivato davanti a lei e le stava toccando la maglia, le guance si tinsero di rosse e lei si scostò dal ragazzo, non che fosse una ragazza molto timida ma quel maledetto vampiro era capace di metterla in imbarazzo come mai nessuno era riuscito a fare.
-Cos'è ti imbarazzo? - fece lui sbeffeggiandola.
-Vorrai scherza... Tu che mi imbarazzi, non credi di esserti un po' montato la testa? - rispose lei mostrando una sicurezza che non aveva minimamente.
-Quindi io non ti imbarazzo? - chiese lui avvicinandosi nuovamente a lei che però ogni volta che lui faceva un passo avanti lei ne faceva uno indietro.
-No per nulla. -
-Però non sembra... Ma forse mi sbaglio... -
-Esatto ti sbagli! - sorrise spavalda lei. Damon l'afferrò per le spalle e la spinse contro la parete zittendola con le sue labbra, la stava baciando con dolcezza, cosa che non gli capitava di fare spesso, ma quando l'aveva spinta l'aveva sentita irrigidirsi e anche ora mentre le loro labbra si sfioravano poteva percepire la sua tensione. Quando finalmente la sentì rilassarsi si spostò dalla sue labbra verso la guancia per poi scendere fino al collo a quel punto Leila si riscosse e cercò di spostarsi.
-Damon! - il giovane si fermò, Leila era rigida come una statua di marmo e tremava come una foglia. 
-Ehy che hai... -
-Non... il collo... - la giovane stava ancora tremando, ora che ci ripensava anche l'altra volta si era scansata quando lui aveva provato a morderle il collo per gioco.
-Cosa ti è successo? -
-Niente... prendo qualcosa e andiamo alla pensione. -
-... - ma la ragazza non lo ascoltò iniziò a mettere alcune cose in un borsone, non aveva voglia di parlare, ne di raccontare cosa le era successo.
-Possiamo andare... - i due uscirono da casa Rossi e tornarono alla pensione in silenzio.
Elena e Stefan erano sempre in casa e ora si erano aggiunti anche Caroline, Tyler e il professor Alaric. Vedendo i due rientrare insieme Elena e Alaric sorrisero, al contrario Caroline guadava il vampiro con aria diffidente.
-Ehy tutto bene? - le chiese Caroline avvicinandosi.
-Si grazie. -
-E' meglio se ti siedi! - le consigliò Damon.
-Non ho tre anni! Se voglio stare in piedi sto in piedi! -
-Che pazienza ci vuole con te... Mi sa che è questione di DNA... - borbottò Damon buttando un occhiata anche ad Elena che lo guardò scocciata da quel commento.
-Come sta tua madre? -
-Meglio si è ripresa! -
-Bene ora che finalmente tutto è finito bene possiamo organizzare la festa dell'ultimo dell'anno! - esclamò Caroline esultando, quella ragazza aveva un senso delle priorità che faceva accapponare la pelle a molti.
-Ma come puoi pensare a queste cose Caroline! -
-Mancano pochi giorni e finalmente la situazione sta migliorando quindi decidiamo cosa fare! -
-Come vuoi! -
-Bene allora ascoltatemi! Ho tre feste che sono degne di nota! -
La bella vampira iniziò a spiegare le tre feste in modo dettagliato, alla fine anche Leila fu travolta dall'entusiasmo che la bionda dimostrava.
-Mi piace questa idea! - commentò lei annuendo.
-Sarà indimenticabile! Ce la ricorderemo per tutta la vita! -
-Io sicuramente, tu Caroline hai un eternità davanti troverai feste più eccitanti da ricordare. -
-Ma saranno feste senza di voi e questo le renderà barbose!  -
-Ora che abbiamo deciso anche questo direi che per oggi la riunione finisce qui! - Damon si era alzato e aveva messo le mani sulle spalle di Leila.
-Damon sei odioso! -
-Già e poi vogliamo alcune delucidazioni da Leila. - intervenne Alaric, gli sembra strano che il professore si fosse scomodato per andare da loro solo per sapere cosa avrebbero fatto per l'ultimo dell'anno.
-Cosa vorreste sapere? - chiese lei.
-Tu sapevi dell'esistenza dei vampiri... -
-Si. - rispose lei, lei conosceva i vampiri sapeva cosa erano in realtà, anime disgustose che sapevano solo seguire i loro istinti, creature capricciose e orgogliose che non erano in grado di fermarsi o desistere quando desiderano qualcosa. Eppure Stefan e Caroline erano così diversi da quella descrizione e a modo suo anche Damon non era proprio così, che fosse capriccioso e orgoglioso su quello non c'erano dubbi, ma poteva scommetterci la sua vista che lo fosse stato anche da vivo.
-So come uccidere un vampiro se è questo che ti domandi, so che la verbena è velenosa per loro, so che io non potrei mai fermarli... -
-Interessante, come fai a sapere della loro esistenza? -
-Mio padre era un mago. - quello era l'inizio, la scintilla che aveva fatto scoppiare la bomba.
-Quindi tu sei una strega? -
-No, non ho nessun potere. - rispose, per un periodo ci aveva sperato, aveva sperato con tutto il cuore che i poteri si manifestassero soprattutto durante quel fatto.
-Come fai a sapere tutte queste cose... -
-Ho studiato i grimori di mio padre, tra quelle pagine c'erano alcune  che parlavano dei vampiri inizialmente pensavo fosse uno scherzo, magia e creature fantastiche. Non poteva essere vero. -
-Poi cosa è successo? -
-Sono stata attaccata... Ero uscita con un ragazzo che mi piaceva era poco più grande di me o almeno così credevo. Mi disse che ero la perfezione che ragazze come me ne nascevano una ogni mille anni quasi, li per li lo presi come un complimento. Poi mi morse, non ho idea di cosa sia successo ho perso conoscenza e quando mi sono svegliata ero a casa mia con mia madre e mio cugino. Dissi a mia madre che ero stata attaccata da un animale, ma io e mio cugino sapevamo la verità, era stato un vampiro.-
-Poi cosa è successo? -
-Ho iniziato ad assumere verbena regolarmente così che se qualcuno avesse provato a mordermi si sarebbe fatto male anche lui... - gli sguardi passarono tutti su Damon.
-Ehy non ci ho mai provato, quindi piantatela di fissarmi. -
-Non hai mai sospettato di Ryan? -
-Si, ma a quanto pare lui era più furbo, buttavo la verbena nel caffè o nell'acqua così che anche mia madre fosse al sicuro, quando poi abbiamo iniziato a vivere tutti insieme a quanto pare ci pensava lui a tenere lontano mia madre dalla verbena senza che io me ne accorgessi. -
-Ora avete avuto le informazioni che vi servivano possiamo finirla qui. - Damon intervenne impedendo a chiunque di porre altre domande, si avvicinò ad Leila e la fece alzare.
-Basta devi riposare... -
-Damon non sono... -
-Non me ne frega.! - la prese di peso e sparì con lei su per le scale fino ad arrivare in camera di sua.
-Damon io... -
-Non sei stanca l'ho capito, ma per favore ti vuoi riposare.. - lei lo fissò dritto negli occhi voleva davvero capire cosa gli passasse per la testa a quel vampiro da strapazzo.
-Sei preoccupato? - gli chiese a bruciapelo lei.
-Si... - rispose lui sincero senza spostare i suoi occhi da quelli di lei.
-Perchè? -
-Che domanda è perchè? -
-Damon sii sincero, me lo devi io ti ho detto tutto su di me. Perchè ti comporti così con me? Non lo fai con nessuno. -
-Ti ricordi quando sei arrivata? Il primo giorno che ci siamo visti a scuola. -
-Certo. - come poteva dimenticare quel giorno aveva veramente creduto di morire per mano loro.
-Stefan ti chiamò Katherine. - iniziò il moro preoccupato per la piega che la conversazione aveva preso.
-Si me lo ricordo, chi è? -
-Katherine è una vampira di almeno cinquecento anni è arrivata qui nell 1865 e mi ha cambiato la vita, per la prima volta mi sono innamorato di una donna lei era tutta la mia vita, l'amavo anche sapendo cosa era in verità, ma lei non mi amava nemmeno lontanamente, si stava solo divertendo, giocava con me e mio fratello. E' stata lei a darci il sangue per trasformarci, siamo morti nel tentativo di salvarla dai fondatori della città che volevano bruciare tutti i vampiri. -
-Mi dispiace Damon... -
-Aspetta a dispiacerti non hai sentito la parte peggiore... -
-Cosa è successo? - come poteva esserci qualcosa di peggio, morire per la donna che ami.
-Ho creduto per un secolo e mezzo che lei fosse chiusa in una maledetta cripta sotto la chiesa, quando in verità quella stronza era in giro per il mondo e mi ignorava. Poi sono arrivato qui e ho visto Elena anche lei è stata scambiata per la vampira, ma conoscendola ho visto che non aveva niente a che vedere con lei, per un periodo me ne sono innamorato, era così uguale ma allo stesso tempo così diversa che mi era sembrato inevitabile. -
-E così ti è successo con me, ti sei avvicinato solo perchè ti ricordo il tuo primo amore... -
-No... Anche, voglio dire due doppelganger nello stesso momento è decisamente strano tu sembravi così innocente e spaesata. Che mi hai... -
-Fatto pena.. Ancora peggio, la pena è il sentimento che più odio... -bofonchiò lei irritata.
-No sbagli. Non mi hai fatto pena, mi hai fatto tenerezza, i tuoi occhi sono così chiari, qualsiasi pensiero ti passi per la testa i tuoi occhi lo rendano leggibile a chiunque. Nel tuo essere uguale ad Elena e a Katherine sei diversa da entrambe e sinceramente, sei meglio di tutte e due. -
-Sei sicuro? Voglio dire Elena la conosci da più tempo, magari tra un po' anche io sarò uguale a lei. -
-Non credo... -
-Poco fa hai detto che con noi ci vuole pazienza, magari ci assomigliamo più di quanto tu pensi... -
-Se vi assomigliate nella testa dura, nella caparbietà allora non è un problema.... Mi piacciono le donne con carattere. - rise era la prima volta che lei e Damon parlavano di qualcosa di serio, per la prima volta lui era sembrato davvero interessato a lei.
I due ragazzi erano seduti sul letto, Leila gli si avvicinò e lo baciò.
-Aspetta... E' da prima che mi frulla questa domanda in testa... Come hai fatto ad entrare in casa mia, non ti ho mai invitato!- se ne stava quasi per scordare.
-Veramente mi hai fatto entrare, il primo giorno che ci siamo visti... -
-No, me lo ricorderei. - sorrideva come uno che la sapeva lunga.
-Mi hai fatto passare dalla finestra di camera tua... Mi hai detto che dovevo decidermi o dentro o fuori, e io ho scelto dentro... -
-SEI IL CORVO! - esclamò, ci mise un attimo ma quelle parole le aveva dette al pennuto. Il sorriso soddisfatto del ragazzo le confermava che quello che aveva detto era vero.
-Come diavolo...Cazzo mi sono anche cambiata davanti a te! -
-Si! -
-Io ti uccido! - gli saltò sopra cercando di picchiarlo, ma lui rideva e si proteggeva.
-Damon...- gli sussurrò all'orecchio.
-Dimmi... -
-Sarei troppo sfaccia a chiederti di farti una doccia con me? Sai prima... - non dovette nemmeno finire la frase Damon l'aveva afferrata e con la sua super velocità e l'aveva portata in bagno dove ora si stavano baciando, uno dopo l'altro gli  indumenti finirono a terra.
-Sei decisamente il mio tipo! - esclamò Damon mentre le faceva volare via il reggiseno.
-Tu sei troppo vestito per essere il mio tipo ideale! -
-Oh basta dirlo! -
Successe troppo rapidamente che Leila nemmeno se ne rese conto, un attimo prima era schiacciata contro il vetro della cabina della doccia e un attimo dopo il getto d'acqua la stava bagnando, Damon era completamente nudo a pochi centimetri da lei.
 
 
Continua…

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13
***
 
Finalmente era arrivato il grande giorno, mancavano meno di quindici ore e anche quell'anno sarebbe finito.
La situazione era decisamente cambiata, Leila si era ormai trasferita alla pensione o per meglio dire in camera di Damon, i due facevano ormai coppia fissa cosa che aveva sorpreso tutti.
Erano le nove e qualcosa quando Leila aprì gli occhi, le tende erano ancora tirate così da impedire alla luce di entrare nella stanza, si voltò cercando quello che ormai era diventato il suo compagno, ma non lo trovò, cosa alquanto strana visto che solitamente era sempre lei quella che lo buttava letteralmente già dal letto, Damon era solito svegliarsi molto prima di lei, ma rimaneva sempre a letto fino a che lei non si svegliava così che si potessero fare una bella doccia insieme, in quella settimana non era mai capitato che lei si svegliasse senza di lui.
Si alzò e si buttò sotto la doccia sicuramente aveva avuto qualche impegno, vestita scese in cucina dove trovò Elena che girava distrattamente la cioccolata dentro la sua tazza.
-Giorno! - salutò Leila sorridendo.
-Ciao... -
-Hai visto Damon? Non c'era in camera... - chiese alla sosia sperando che lei lo sapesse.
-Cosa? Io, no non l'ho visto.. - la voce sembrava strozzata come se nascondesse qualcosa.
-Elena il tuo modo di mentire fa schifo, forza cosa c'è che non va? - chiese lei mentre si preparava del tè.
-Sembra sia arrivato un vampiro... -
-Tutto qui? Un vampiro? - chiese genuinamente sorpresa, tanto panico per un solo vampiro.
-Diciamo che è un vampiro particolare... -
-Katherine! - esclamò, lo sguardo che la mora le regalò le fece capire di aver centrato in pieno il problema, la secolare Katherine era arrivata in città ed Elena aveva paura, di cosa poi? Che le rubasse l'uomo, Stefan le sembrava molto innamorato di Elena non ce lo vedeva a scappare con quel vampiro anche se era identica a lei.
-Cosa sai di Katherine? -
-So quello che c'è da sapere... - la porta si aprì e i due fratelli fecero la loro comparsa litigando come al solito.
-La prossima volta tenterò io ti impaletterla la tua mira fa schifo! - Damon stava parlando e dal suo tono di voce era chiaro che fosse profondamente scocciato dal fratello.
-Se te non la facevi infuriare come al solito non ti avrebbe attaccato all'albero. -
-Io non l'ho fatta infuriare è lei che è troppo permalosa! -
-Damon le hai dato di vecchia zitella inacidita! - rispose esasperato Stefan. 
-Eccoti! - i due si voltarono trovandosi una sorridente Leila a fissarli, mentre Elena era come sempre preoccupata, Damon sorrise e le andò davanti con la super velocità.
-La pianti di muoverti così velocemente? -
-Perchè ti da fastidio? - chiese passando dietro le sue spalle alla stessa velocità, lui fece per baciarla ma lei si alzò.
-Ah, ti devi far perdonare! - fece lei arrivando verso la porta .
-Per cosa? -
-Ho dovuto fare la doccia da sola! - sorrise vedendola sparire dietro la porta, quando i due si voltarono verso Damon lui era scomparso, dalle scale arrivò un piccolo urlò di Leila e poi le sue risate, Damon l'aveva presa in braccio e l'aveva portata in doccia con la super velocità, quei due erano proprio ugu, due bambini a cui piaceva solo giocare.
 
-Damon aspetta parliamo un attimo... -
-Vuoi davvero parlare? - chiese lui mentre continuava a baciarle il collo per poi scendere verso l'ombelico.
-SI parliamo torna su dai! -
I due erano appena usciti dalla doccia e ora erano comodamente stesi sul letto.
-Che ti ha detto? -
-Chi? -
-Elena! Quella ragazza fa sempre un sacco di danni. - rispose lui sospirando.
-Non mi ha detto nulla era solo preoccupata, eccessivamente preoccupata e questo mi ha insospettito. -
-Non è successo nulla, stamani è passata Caroline dicendoci che ha visto Katherine e noi siamo andati a vedere cosa voleva. -
-Ho capito, ma perchè siete tutti spaventati? -
-Katherine ama prendere il posto di Elena e nessuno se ne accorge è molto brava è stata lei a trasformare Caroline, lei pensava fosse Elena invece era Kath. -
-Quindi volendo, lei potrebbe prendere anche iniziare a spacciarsi per me? -
-Volendo si, ma lei non sa della tua esistenza e io voglio che continui così... -
-Perchè? -
-E' pericolosa, molto pericolosa e io ti voglio sapere al sicuro. -
-Va bene, starò lontana da lei, ma come faccio a sapere se è lei o è Elena? -
-Mh interessante obbiezione, ma non mi va di pensarci ora... Voglio fare altro.. -
-No aspetta, voglio che anche tu mi prometta una cosa... -
-Cosa dovrei prometterti, che non scapperò con lei? Che non ti tradirò? -
-No! Voglio che tu mi prometta che non la stuzzicherai solo per il gusto di farla arrabbiare, preferisco che tu te la rifaccia con me che con lei! -
-Perchè? -
-Lei è più forte di te e ti può far male io al massimo ti prendo a cuscinate! - esclamò lei colpendolo in viso con il cuscino.
-Ah è così! -
-SI è così, non vale che tu l'abbia sempre vinta! -
-Non è colpa mia se ho sempre ragione! - Leila rise in faccia al vampiro per farsi beffa di lui, poi lo spinse facendolo rotolare sul letto accanto a lei, gli diede un bacio e si alzò dal letto.
-Ehy dove vai? - chiese lui accigliato vedendola vestirsi.
-Devo vedermi con mia mamma oggi finalmente la dimettono e dopo vado da Caroline, mi presta un vestito per stasera. -
-Non è sicuro che tu vada a giro da sola... -
-Damon ascolta, se lei è davvero a giro come dici se ci vedesse insieme sarebbe un problema. -
-Non mi piace questa cosa, dirò ad Elena che se ci vediamo di non salutarci così che lei non possa capire che ci sono anche io a giro. -
-Va bene, ma fai attenzione e chiamami spesso! -
-Damon dove è finito quel ragazzo che pensava solo a se stesso? -
-Mi sono sempre preoccupato per te! -
-Si ma lo davi a vedere molto meno! Torna ad essere misterioso, sexy e un po' più menefreghista! - gli diede un altro bacio e poi scese le scale di corsa, se non si muoveva avrebbe fatto tardi, s in macchine e stando ben attenta arrivò a casa dove c'era da sua madre.
-Mamma! Scusa ho fatto tardi! - esclamò lei entrando, la vide ferma in salotto con le mani sui fianchi, per un secondo pensò che si sarebbe arrabbiata che le avrebbe urlato contro, ma invece la vide sorridere e scuotere la testa.
-Non cambierai mai! Sempre la solita dormigliona! - allargò le braccia e lei ci si buttò dentro, era tanto che non si abbracciavano e le era mancato, ora che finalmente Ryan era sparito sua madre era tornata quella di un tempo e lei non poteva sperare in meglio.
-Vedo che nemmeno il mio ritorno a casa ti ha fatto migliorare. -
-Lo sai che mi piace dormire! Mamma ti devo dire una cosa, ma non ti arrabbiare! -
-Oddio che hai combinato Leila sei peggio di un uragano! -
-Mamma! Non è vero... E' una cosa bella, almeno io la vedo bella! -
-Allora dimmela. -
-Mi sono messa con Damon! - esclamò lei tutta contenta.
-Con quel bel giovane dell'altro giorno? -
-Si lui... -
-Carino hai proprio buon gusto! - rimasero a parlare ancora un po' poi sua madre le diede una notizia.
-Devo tornare a Firenze per qualche giorno tua zia non sta bene ed è meglio se vado a vedere come sta... tu rimani qui tanto non credo che al tuo caro Damon darai tanto fastidio se rimani da lui qualche altro giorno! -
-No non credo! - rise e l'aiutò a preparare i bagagli, le sarebbe piaciuto accompagnarla all'aeroporto, ma sua madre aveva già chiamato un taxi e lei doveva andare da Caroline. La zia non poteva star male in un momento migliore, sua madre sarebbe stata in Ita lontano dalla sua sosia vampira molto pericolosa.
 
-Eccoti finalmente credevo che non arrivasi più! - esclamò la bionda non appena la vide sulla soglia di casa, Leila entrò senza aspettare che la bionda la invitasse ad entrare, una cosa era certa quello era l'unico modo per essere sicuri che lei non fosse Katherine.
-Scusa Caroline mia madre torna in Ita e l'ho aiutata a fare la vgia... -
-Cosa? Perchè torna in Ita? Vai via anche te? - chiese preoccupata la bionda.
-No non vado da nessuna parte tranquilla, mia zia sta poco bene e così mia madre torna la a vedere un po'... -
-Ah meno male, mi mancheresti se decideste di tornare in Ita. -
-Ora che mi ci fai pensare, il motivo per cui siamo venute qui era Ryan forse ora potremmo tornare a casa... - lo disse senza pensarci, non voleva realmente tornare a Firenze, se fosse successo prima allora le cose erano diverse, ma ora finalmente la lingua non era più un problema, aveva amici che le volevano bene e poi ora aveva Damon, non poteva minimamente pensare di lasciare uno qualsiasi di loro.
-Cosa? -
-Scherzo Caroline, non vado da nessuna parte, dai fammi vedere i vestiti! -
La bionda iniziò a tirare fuori gli abiti dall'armadio e li mostrava entusiasta all'amica che li ammirava erano tutti stupendi e lei non sapeva proprio quale scegliere.
-Non so Caroline sono tutti fantastici, tu che lo conosci meglio, cosa potrei mettere? - chiese lei, voleva essere bellissima, voleva essere sicura che lui guardasse lei e nessun altra.
-Leila lui bacia la terra dove tu cammini, secondo te pensi che potrebbe non apprezzare qualcosa che indossi? -
-Non ti piace molto Damon vero? - chiese, quando avevano annunciato che si erano messi insieme ovvero quando Damon l'aveva baciata davanti a tutti qualche giorno prima, Caroline non aveva commentato ma lo guardava male, non che quello fosse stato l'unico indizio il rancore che la bionda provava per Damon le era sempre stato chiaro, ma non aveva mai capito il motivo.
-Per un periodo sono stata con lui, ma diciamo non ero esattamente cosciente di quello che facevo, mi soggiogava e si nutriva di me, non si è comportato bene... -
-Ho capito, mi dispiace... -
-Con te non si comporta così... -
-No, almeno non mi sembra... -
-Da quando ha scoperto che Katherine non era nella cripta dopo un momento nero è migliorato, non so a cosa è dovuto il miglioramento, sicuramente da Elena, il suo essere uguale a Katherine ma allo stesso tempo diversa lo deve aver fatto abboccare all'amo. - Leila rimase in silenzio, non era stata un uscita molto felice e anche Caroline se ne accorse.
-Mi dispiace, non sto dicendo che sta con te per stare con Katherine... -
-Non ti preoccupare non me la sono presa.. Però o scelto il vestito! Mi presteresti qesto? - chiese indicando un vestito rosso, era un abito semplicissimo lo scollo era a v e la chiusura era dietro al collo così da lasciare parte della schiena scoperta, la gonna era corta le arrivava a metà coscia , era molto semplice ma molto carino, Caroline sorrise e glielo diede, addosso le stava una favola così decise avrebbe preso quello.
-Sarà divertente... -
-Cosa? -
-Ti prepari da Damon? -
-Si io ed Elena ci vestiamo insieme perchè? Vuoi venire anche te? -
-Si! -
Pranzarono insieme a casa di Caroline poi decisero di tornare alla pensione per potersi preparare con tutta la calma del mondo.
 
-Leila se non ti sbrighi arriveremo in ritardo sono già le dieci e mezzo! - Damon lo urlò praticamente dal piano sottostante, la voce di Leila era invece un sussurro, inutile che urlasse tanto Damon l'avrebbe comunque sentita.
-Dagli il tempo di prepararsi! - lo riprese Stefan che anche lui stava aspettando Elena.
-Prima o poi finiranno! - commentò Tylar.
-Non credo proprio secondo me passeremo qui l'ultimo dell'anno! - commentò stanco Jeremy, alla fine le ragazze avevano di invitare anche Bonnie a prepararsi con loro così da poter andare tutti insieme alla festa.
-Vado su e le porto giù di peso!-
-Arriviamo! - esclamarono in coro.
Per prime scesero Caroline e Bonnie, entrambe portavano un abito corto, la bionda lo aveva scelto nero molto carino che le fasciava e scendeva morbido lungo il suo corpo. Bonnie indossava invece un abito color bronzo, era senza spalline e si stringeva sotto al seno.
-Spettacolo! - esclamò Jeremy andando incontro alla ragazza.
-Perchè ancora non avete visto la parte migliore... Vediamo se conoscete davvero le vostre donne! Ragazze, tocca a voi! -
Dalle scale iniziarono a scendere le due ragazze e per un attimo il gruppo rimase ammutolito, si soffermarono a metà delle scale e sorridendo fissarono Caroline, era stata sua l'idea quando aveva visto quale vestito aveva scelto Leila e ora era tutta soddisfatta del risultato.
Elena ed Leila indossavano lo stesso identico abito, solo che Leila lo aveva rosso mentre Elena era vestita di nero, avevano arricciato entrambe i capelli e li avevano lasciati sciolti.
-Sapete distinguerle? - fece sarcastica Bonnie, gli occhi di Leila erano diventati scuri con un incantesimo così da proteggere la sua identità, anche se avesse incontrato Katherine lei l'avrebbe scambiata per Elena.
-Che diavolo... -
-Abbiamo cambiato gli occhi ad Leila così Katherine non saprà che ne esiste un altra di doppelganger... Sapete distinguerle? - Bonnie aveva risposto in modo molto arrogante, fissava i due che sorpresi fissavano le due ragazze, quelle due non aveva nulla di personale che potesse distinguerle, Stefan passava lo sguardo da l'una all'altra senza muovere un muscolo, intanto le due erano arrivate in fondo alle scale.
-Che domanda idiota! - commentò Damon sbuffando, superò il fratello e si diresse verso quella che lui era convinto fosse Leila.
-Andiamo, comunque stai meglio con gli occhi verdi! - commentò porgendole la mano.
-Come accidenti hai fatto? - chiese lei arricciando le labbra infastidita, possibile che non avesse avuto nemmeno un secondo di indecisione, da quando era scesa si era sentita i suoi occhi su di se ed era più che convinta che non avesse guardato Elena se non più di due secondi.
-Hai ancora il mio odore addosso! - le bisbigliò lui all'orecchi facendola ridere, lei profumava di lui, possibile? Ma quando lo vide ridere seppe con certezza che aveva appena mentito.
-Non mi prendere in giro, come hai fatto a distinguerci? Anche Stefan ci fissava ammutolito! -
-Non te lo dico, altrimenti smetti di farlo! -
-Hai paura di non sapermi distinguere? - chiese lei sorridendogli di nuovo.
-Di saprei distinguere anche tra mille identiche a te! -
-E se ti dicessi che ti sei appena sbagliato e che quella è Elena? - chiese Caroline convinta di ciò che diceva, Damon la guardò per un secondo, poi si mise davanti ad Leila, sbuffò e la baciò davanti a tutti, per un momento non seppe cosa fare, non avevano previsto questo, non avevano proprio previsto che fosse Damon quello che avrebbe riconosciuto la sua dama, alla fine Leila non riuscì a resistere e rispose al bacio.
-Convinta? Se fosse stata Elena mi avrebbe respinto! -
-Scusate ragazze ma come si fa a resistere? - il gruppetto rise e uscì mentre Elena prendeva il braccio di Stefan anche lei sorridente, non l'aveva ammesso e aveva cercato di non darlo a vedere ma era stata gelosa di Leila, Damon non aveva avuto un attimo di esitazione come erano comparse aveva puntato lo sguardo su Leila e l'aveva spostato solo per una frazione di secondo su di lei, poi era rimasto fermo sull'amica, Stefan invece le aveva guardato sconvolto come se non sapesse distinguerle.
 
-Come ci arriviamo alla festa? - chiese Elena che era tornata a sorridere.
-Non lo so ci ha pensato Damon... - tutti si voltarono verso di lui.
-Vi ho mai deluso? - chiese in modo retorico lui, non si aspettava veramente una risposta perchè tanto sapeva che l'unica a dire no sarebbe stata Leila.
-Si un sacco di volte.... -
-Biondina ti lascio a piedi... Comunque ci arriviamo con quella... - davanti a loro si era fermata una bellissima limousine nera.
-Non ci credo è fantastica! -  il guidatore era uscito dalla vettura e stava aprendo la portiera invitando le ragazza ad entrare.
-Ti amo Damon! - Leila lo disse con disinvoltura dandogli un bacio a stampo, non sembrava una cosa detta così per dire gli occhi di lei anche se di un altro colore brillarono di verde per un secondo come a voler confermare che era lei Leila e che era lei che glielo stava dicendo. Lui le diede un altro bacio e l'accompagnò verso la portiera senza però ridirle quello che lei gli aveva appena confessato.
In auto Elena e Leila si trovarono sedute accanto con ognuna accanto il proprio accompagnatore. Sulla limo i giovani stapparono le bottiglie di champagne che erano presenti nell'auto.
-Ragazze siete davvero inquietanti! - commentò Tyler fissando le due che si muovevano a specchio senza neanche accorgersene.
-Perchè? - chiesero in coro per poi ridere, non si erano mai accorte di assomigliarsi tanto, ora che però erano l'una accanto all'altra vestite e pettinate nello stesso modo la loro somiglianza saltava all'occhio in modo incredibile.
-Dio se siete inquietanti! Vi prego domani ognuna torni ad essere se stessa! -
-Ma noi siamo noi! -
-Intrecciante ! - la prese in giro Elena ridendo.
-Però ho reso il concetto! -
-Possibile che in quasi tre mesi non ce ne siamo mai resi conto? -
-Perchè solitamente sono diverse. - intervenne Damon ignorando il commento di Jeremy, quello doveva essere il fratello di una delle due? Come faceva a non riconoscere sua sorella?
-Guarda che questa è la nostra faccia! -
-No la tua faccia ha gli occhi verdi! E solitamente ti trucchi in modo diverso, tu usi un trucco più scuro e peso, mentre Elena mette appena la matita, e anche il vostro modo di vestire è diverso, tu metti camicie e maglie molto scollate, sempre molto scure, Elena invece preferisce magli semplici e di colori più chiari. Te sei riccia lei è liscia. In più come ti ho già detto siete caratterialmente diverse! -
-Come sei profondo Damon! -
-Però ha ragione tutto quello che ha detto è vero noi le abbiamo sempre distinte per quelle cose, tutte quei motivi ci mostravano anche i loro volti differenti, una volta tolte le differenze è saltata agli occhi la loro somiglianza, come il primo giorno a scuola. -
-Mi avete terrorizzato quel giorno! Sai sa ci fosse qui anche Katherine? Chissà se siamo davvero identiche tutte e tre. -
-Meglio lasciarla dov'è! Non avrei voglia di vederla... -
-Io si! non l'ho mai vista sarei curiosa di vedere se effettivamente siamo uguali. -
-Tu sei pazza! -
-Siamo arrivati! - il discorso si chiuse così mentre il gruppo entrava nella mega villa dove si stava svolgendo la festa.
-Caroline! Ti adoro! - Esclamò Leila entrando.
Le quattro entrarono insieme una accanto all'altra, fortunatamente la villa essendo disabitata non era soggetta a sortilegi magici e anche i vampiri potevano entrare tranquillamente.
La folla si aprì facendo entrare le ragazze, tutti le fissavano ma nessuno osava avvicinarsi visti i ragazzi che le seguivano a distanza di due passi.
-Io voglio ballare! - Leila afferrò per mano Damon e lo portò in pista, ballarono un po' insieme, poi Leila si unì nuovamente alle ragazze per poter spettegolare e ballare insieme, mentre i  ragazzi recuperavano qualcosa da bere.
 
-Manca poco! - i ragazzi si erano spostati in una parte un po' più tranquilla della casa dove poter chiacchierare tranquillamente.
-Dove è finito? -  si lamentò Caroline vedendo che l'unico a mancare era il moro.
-Vado io a cercarlo! - Leila fece per allontanarsi ma la bionda l'afferrò e la rimise al suo posto.
-Damon staccherà la testa  a noi se te ti allontani da sola, tu stai qui! -
-Dove è che volevi andare! - Damon comparve alle sue spalle e le sussurrò la frase all'orecchio, quella rise e si voltò prendendo il suo bicchiere.
-Tra poco è mezzanotte! - le fece notare lui.
-Tra esattamente tre secondi! -
-Buon anno! -
-Anche a te! - i due si baciarono mentre attorno a loro la musica si alzava e gli urli di tutti i presenti diventavano assordanti
-Eri seria prima? -
-Prima quando? - chiese ingenuamente.
-Lascia stare... - Damon stava appena rinunciando, da quando l'aveva conosciuto quella era la prima volta che lo vedeva rinunciare a qualcosa.
-Al fatto che ti amo? Si che è vero, forse sarò una bambina confronto a te, ma sei la persona più importante della mia vita, non saprei come fare senza di te! - lui sorrise.
-Ho amato una sola persona in tutta la mia vita e quella mi ha tradito, non ho mai più amato nessuno... -
-Non sei obbligato a dirmi nulla! Io provo questo per te punto, se te non lo provi forse un giorno lo farai o forse no, non lo so, ma non devi dire niente, questa cosa che c'è tra noi mi piace e.... -
-Santa ragazza con la lingua lunga, mi vuoi far parlare? -
-Io... -
-Leila! - dietro i due comparve un ragazzo, il portamento era fiero, gli occhi marroni e i capelli erano corti e tirati leggermente indietro, Damon si irrigidì e trattenne la giovane per un braccio.
-Elijah! - esclamò quella sorridendo entusiasta, a sentire quel nome tutto il gruppo si era voltato e guardava con orrore, Leila che abbracciava l'uomo.
-Che accidenti ci fai tu qui? - chiese ridacchiando, il ragazzo sorrise tenendosi stretta la ragazza.
-Ti presento i miei amici, vieni... - fece per tirarlo verso di loro ma quello non si mosse di un millimetro.
-Elijah che ci fai qui? - chiese Damon. Leila rimase sorpresa sembrava che i suoi amici lo conoscessero già.
-Ehy cuginetto li conosci già? - chiese sorpresa lei a quelle parole tutti la guardavano a bocca aperta, cugino? Che accidenti stava succedendo.
-E' il momento di mantenere l'accordo Leila. -
-Che accordo? - Elijah la guardò dritta negli occhi e le diede il comando.
-Ricorda! - fu un attimo i ricordi bloccati dal soggiogamento furono liberati e come un fiume in piena travolsero la ragazza che dovette sorreggersi al vampiro per poter rimanere in piedi.
-Ahh! Che mal di testa. Elijah?! -
-Stai bene? - chiese lui preoccupato, quella annui  poi guardò i ragazzi e fece un sorriso.
-Cavolo e io che mi stavo divertendo. -
-E' il momento di andare. -
-Lo so, ma... -
-Avevamo un accordo. - le ricordò lui, quella roteò gli occhi possibile che quel vampiro non avesse la minima fiducia in lei, lei era una persona di parola aveva fatto un accordo e lei non si rimangiava mai la parola data.
-Lo so e intendo rispettarlo, però voglio anche spiegargli! Che ti costa andiamo alla pensione così gli dico cosa sta succedendo. E poi Katherine è qui! -
-Lei è qui? Questo è un male! Sa di te? - chiese lui tirandola più vicina a se.
-No, ma perchè? -
-Lei ti vuole morta in questi anni ha mandato un sacco di Vampiri ad ucciderti è stata lei a mandare il vampiro che ha ucciso tuo padre... -
-Mio padre... -
-Dobbiamo andarcene... Tu vieni con me. -  tutti li stavano ascoltando, quella vampira sapeva solo fare danni.
-Okay... - Elijah lasciò la presa su Leila che in pochi passi raggiunse gli amici.
-Andiamo alla pensione li vi spiego cosa sta succedendo, ti prego Damon non fare nessuna stronzata! - fece lei fermandolo prima che potesse muoversi.
 
Continua….

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


 
Capitolo 14
 
 
Leila e Elijah raggiunsero l'abitazione prima degli altri e li aspettarono dentro parlando tra loro.
-Quindi la zia sta bene? - chiese lei, la zia nei suoi ricordi compromessi doveva essere la madre di lui, ma visto che lui non era realmente imparentato con lei si chiese se aveva inventato quella scusa solo per allontanare sua madre.
-Io non ne so nulla, dopo aver stretto il patto con te io me ne sono andato non ho vissuto con quella donna.. -
-Ah peccato la zia Alberta è una donna fantastica. -
-Eccoli! -
-No non sono loro! - Leila si era alzata di scatto davanti a lei c'era una ragazza identica ad Elena e a lei, ma non era nessuna delle due, quella doveva essere Katherine, ebbe paura che quella pazza scoprisse chi era così fece un passo indietro e si avvicinò ad Elijah.
-Che accidenti ci fai con lui Elena? Non ti è bastato rischiare di morire una volta? - il vampiro ormai si era già mosso e l'aveva bloccata schiacciandola contro il muro.
-Non fare mosse avventate... - le sibilò lui all'orecchio.
Il primo ad entrare in casa fu Damon che si parò davanti ad Leila frapponendosi così tra lei e i due vampiri..
-Che accidenti sta succedendo? - chiese Caroline, la serata era stata rovinata e questo non le stava per niente bene.
-Tu non sei Elena... - esclamò la vampira vendo entrare Elena in casa.
-I suoi occhi, che tornino del suo colore! - ordinò il vampiro, Leila annui e Bonnie sciolse l'incantesimo che aveva imposto su essi facendoli tornare così verdi come sempre.
-Mocciosa! Tu dovevi essere MORTA! - Leila si nascose dietro Damon spaventata da quella pazza.
-Tu avresti dovuto ucciderla tredici anni fa! Non si può mai contare su di te! Non fai mai niente di giusto! - urlò rivolta a Damon, svelando così il segreto su chi avesse mandato quella misteriosa foto. Afferrò la gamba di una sedia e gliela conficcò nel cuore.
-Avrei dovuto capirlo che eri te il mittente! -  sibilò mentre la vampira diventava polvere.
-E' così che la proteggi? -
-Damon stai calmo e siediti! Anche voi sedetevi! Anche tu Elijah seduto! -
-Non abbiamo molto tempo... -
-Ha aspettato secoli non muore se attende un ora! Voglio spiegargli cosa è successo! -
-Ma fai in fretta... - Elijah si avvicinò alla finestra e si mise ad osservare fuori scrutando l'oscurità.
-Ai tuoi ordini! - rise facendogli il saluto militare poi si mise seduta anche lei e fissò i ragazzi con un po' di mnconia, doveva salutarli e questo le dispiaceva.
-Come fai a conoscerlo? -
-Vi ricordate vi dissi che ero stata attaccata da un vampiro? E' stato Elijah a salvarmi e a riportarmi a casa. Stilammo un patto, lui avrebbe fatto in modo che il mio desiderio si avverasse e quando si fosse avverato lui avrebbe riscosso la sua parte dell'accordo. -
-Perchè te non ne avevi memoria. -
-Ho preferito così, se lei avesse ricordato e ve l'avesse detto voi avreste cercato una scappatoia vi conosco e ho preferito rimuoverle i ricordi, anche quello del vostro primo incontro. -
-Cosa? -
-Già ora ricordo è vero ti ho cercato di picchiare con l'orsacchiotto! Non ci avevo creduto quando me l'avevi detto! - rise ora che lo ricordava si sarebbe sotterrata volentieri, ma almeno aveva dimostrato di essere agguerrita anche a quattro anni.
-E cosa comporta l'accordo... -
-La mia vita per spezzare la maledizione. -
-NO! - Damon saltò in piedi furioso.
-Era per questo che ti ho tolto i ricordi... -
-L'avevo capito grazie Elijah. - rispose sarcastica.
-La smetti di parlare con lui come se fosse un vecchio amico? Noi non ti faremo andare con lui! -
-Ho risparmiato la vita di Elena e ho nascosto le sue tracce a Klaus, non vi conviene provocarmi. -
-Lascia stare Elena, abbiamo un accordo e intendo mantenere la parola data. -
-Sarà meglio.-
-Ragazzi è stato bellissimo conoscervi mi mancherete! - abbracciò tutti uno dopo l'altro e poi si fermò davanti a Damon.
-Parliamo in privato io e te! Ti dispiace Elijah? -
-No fai pure, ma se scappi io prendo Elena... -
-Uffy un minimo di fiducia nei miei confronti!-
-Non è per te, ma per lui così non penserà di portarti via. - i due si spostarono nell'altra stanza lontano dalle orecchie di tutti.
-Non fare l'idiota okay, non valgo abbastanza per sacrificare la tua eternità per me, e poi ci saranno tantissime ragazzine che vorranno avere il piacere di passare del tempo con te! Non far del male a nessuna di loro. -
- prima non ho fatto in tempo a finire. -
-Già non hai finito... ma non importa, voglio andare via con l'illusione che io fossi importante per te... Esaudisci un mio desiderio... -
-Mi stai già chiedendo di non impedirti di andare con lui cosa altro vuoi che faccia? -
-Nutriti da me, è da quando Ryan è morto che non prendo più la verbena, voglio che tu mi morda!-
-Non è un gioco quello che mi stai chiedendo, farà male e io... -
-Lo so che non è un gioco Damon, ma io voglio che tu lo faccia! - si avvicinò non era convinto, lui non voleva farlo le avrebbe fatto del male e lui non voleva che l'ultimo ricordo che lei avesse avuto di lui fosse così doloroso, lei non se lo sarebbe dovuto portare nella memoria per l'eternità, lui si e aveva già la coscienza abbastanza pesante senza doverci aggiungere anche quello.
-Damon, non mi farai male... - alla fine non resistette, la morse sul collo, per un attimo sentì un dolore immenso partirle dal collo per poi diramarsi in tutto il corpo, ma durò un attimo, poi sentì solo piacere, c'era qualcosa di eccitante nel modo in cui lui beveva da lei, lo senti bere diverse sorsate poi ritrasse i canini e le leccò la ferita che ancora sanguinava.
-Grazie. -
-Leila... - la fermò e la baciò, le labbra erano ancora sporche del suo sangue e lei lo assaggiò.
-Non è poi troppo buono.. - commentò storcendo il naso infastidita dal sapore metallico che aveva ora in bocca.
-Invece è delizioso... .. Ti amo.. non voglio perderti! -
-Non mi perderai, mi avrai sempre accanto a te e sappi, se farai una stronzata ti prenderò a calci nel sedere.. Ora andiamo prima che Elijah prenda Elena. -
Tornarono di la sorridenti, almeno Leila sorrideva, tenendosi un fazzoletto sul collo che ancora sanguinava.
-Che accidenti ti ha fatto? - Bonnie scatto in piedi sentendo Elena pronunciare quella frase.
-Non mi ha fatto nulla che io non gli avessi chiesto. Tranquille! -
Salutò nuovamente tutti, poi tornò davanti a Damon.
-Fammi un favore.... -
-Me ne hai chiesti anche troppi senza dare nulla in cambio... - lei rise ma lo ignorò.
-Quando tornerà mia madre elimina dalla sua mente il mio ricordo, rendila felice e spensierata e falle trovare l'amore di chiunque, ma tienila lontana dai vampiri.. -
-Okay... -
-Ti amo! Elijah andiamo! -
Con la super velocità Elijah portò via Leila, sballottata dalla velocità ci mise un po' a capire che si erano fermati.
Davanti a loro un auto, avrebbero proseguito con quella.
 
Continua…

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Capitolo 15
*** Fine!! ***


 
Capitolo 15
Ci mise un mese buono per arrivare finalmente a destinazione.
-Dove siamo? -
-Qui è dove c'è Klaus, sei pronta? -
-Si, però aspetta, devo morire giusto... - il ragazzo annui e lei sorrise rassegnata.
-Ma devo rimanere per forza morta? - chiese lei sperando di ricevere un no come risposta, Elijah rise alla domanda che quella ragazza gli aveva fatto, possibile che fosse così diversa da Tatiana e da Katherine, per quanto aveva potuto constatare era diversa anche da Elena, che si sarebbe sacrificata, ma sarebbe rimasta morta, lei gli stava chiedendo di essere trasformata.
-Credo proprio che non ci siano problemi se muori...-
-Aspetta, lui non deve mai scoprire nulla su Elena! -
-Elena non è la vera doppelganger, Tatiana aveva gli occhi verdi... Però ti giuro che non uscirà dalla mia bocca il fatto che tu sia viva! -  Si morse il polso e la fece bere, il morso sul collo scomparve e lui ritrasse il braccio.
Entrarono dentro la casa, il cuore di Leila batteva all'impazzata dalla paura, mentre la sua mente cercava di pensare a Damon sperando che lui le desse la forza per affrontare la sua morte.
 
-Ciao fratellino, vedo che porti un dono con te... - la voce che aveva parlato proveniva da qualche metro avanti a lei, ma il buio di quella stanza non le permetteva di capire dove fosse e chi stesse parlando, il sangue di Leila si congelò, quella voce era tra le più gelide che avesse mai sentite, trasudava violenza e cattiveria e lei ne era terrorizzata.
-Ho trovato la doppelganger di Petrova. - in un secondo si trovò davanti un ragazzo poco più giovane di Elijah, i capelli erano chiari e riccioli, gli occhi erano chiari e sul viso aveva la barba, qualcosa in lui la costrinse a fare un passo indietro terrorizzata.
-Scappi? - chiese ghignando, facendo si che i canini fossero visibili, lei scosse la testa e tornò al posto di prima.
-Interessante mi piace, sarà un vero spreco ucciderla.. -
-Klaus... -
-Non mi fermerai dovrà morire... -
-Facciamolo in fretta! - intervenne Leila, voleva morire e tornare in vita così da poter tornare presto da Damon e tutti gli altri.
Un cerchio di fuoco comparve attorno alla giovane che finalmente potè vedere quello che la circondava, accanto a lei c'erano altre due persone anche loro bloccate in un cerchio di fuoco.
-Ora finalmente sarò libero dalla maledizione! -  lo vide mentre si cibava e uccideva le altre due  persone accanto a lei, per un attimo ebbe paura, la voglia incondizionata di scappare e salvarsi la vita, ma poi ci ripensò presto lei sarebbe tornata invita come vampiro e nulla avrebbe potuto impedirle di stare con Damon.
Si avventò su di lei, e lei sentì male, il morso di Damon era stato niente paragonato a quello, Klaus beveva e mordeva con cattiveria come se dovesse far scontare a lei tutta la sofferenza che aveva provato per quella maledizione, tutto divenne nero e lei morì.
 
 
Leila sentiva il corpo farle mssimo, cercò di aprire gli occhi ma il sole le ferì gli occhi, si lamentò e si voltò, era talmente dolorante che non si era nemmeno accorta di non essere più a buttata brutalmente a terra,. In quel momento era comodamente seduta sul sedile di quella che doveva essere un auto.
-Metti questi il sole ti darà noia fino a che non finisci la trasformazione. - la voce di Elijah le arrivò dal lato del guidatore, afferrò gli occhi e li inserì.
-Ti ringrazio. Dove stiamo andando? -
-Devi bere sangue umano prima di dodici ore se no morirai... -
-Okay... -
-E dobbiamo passare anche da una mia amica strega.. - continuò lui.
-Per fare? -
-Un anello solare, se non vuoi che il sole ti bruci... -
-Sei molto gentile con me Elijah. -
-Non sono riuscito a proteggere Katherine e in un certo senso non ho protetto nemmeno te, che sei la vera doppelganger. Mi devo far perdonare. -
 
Ci volle qualche giorno perchè trovassero la strega e lei le facesse l'anello.
-Fai quello che vuoi ma non farti vedere da Klaus.. - se ne stava andando lasciandola li con l'auto.
-Grazie Elijah buona fortuna! Ehy l'auto? -
-Regalala al tuo amore, ti perdonerà per esserti sacrificata! - rise e lo ringraziò poi i due vampiri si separarono, Leila salì sulla macchina che Elijah le aveva appena regalato: una porsche 550 spyder, quell'uomo la sorprendeva ogni volta di più, ne era cerca, non lo avrebbe mai più rivisto.
Rise e mise in moto la macchina, da dove si trovava ora per arrivare a Mystic Falls ci voleva più di  un mese di viaggio, chissà se Damon era rimasto li o lo avrebbe dovuto rincorrere per tutto il mondo.
 
Epilogo
 
Una porsche nera si fermò davanti alla pensione, una giovane ragazza scese e si avvicinò alla porta sperando che lui fosse ancora li, bussò piano ed entro, gli occhi da sole erano ancora sul naso e le nascondevano gli occhi.
-Ehy c'è nessuno? - chiese lei, la casa era silenziosa cosa rara per quanto si ricordava lei, quel posto era sempre pieno di persone era il fulcro del loro gruppo tutto girava attorno a quella casa.
-Elena ciao... - Stefan comparve, doveva averla sentita, quel ragazzo la deludeva sempre di più possibile che anche ora che era morta la scambiava per Elena.
-Mi spiace Stefan stai sbagliando... - si tolse gli occhi rivelando così i suoi occhi smeraldo.
-Leila? - chiese lui in un sussurro.
-Già, morta e risorta! - i due si abbracciarono, un movimento veloce la fece voltare verso le scale, per un attimo pensò che fosse Damon, ma non era lui.
-Elena? - chiese sorpresa, si era mossa a velocità vampiresca come era possibile.
-Leila? -
-Tu sei... -
-Tu sei... -
-Un vampiro! - esclamarono contemporaneamente.
-Inquietante! Se fate così per l'eternità io vi lascio qui! - le due risero e poi si abbracciarono.
-Come è successo? -
-Un incidente, mi ero fatta male e ho bevuto il sangue di Stefan, poi  ho perso il controllo dell'auto e mi sono schiantata contro un albero molta sul colpo. - spiegò lei.
-Cavolo ora sei un vampiro! -
-Già anche te! -
-Elijah mi ha dato il suo sangue dicendo che infondo sarei rimasta comunque morta! -
-Elijah si è comportato bene con te. -
-Si, ma ora non voglio parlare di lui, ho bisogno di vedere Damon, dov'è? - chiese lei preoccupata.
-E' dove è sempre... -
-Al bar a bere! - esclamò lei scocciata, lei moriva e lui andava a bere ovvio, ma alla fine era solo una ragazzina che si aspettava da lui.
-No.. è al cimitero, sulla tua bara. -
-COSA? -
-Ti pensavamo morta abbiamo sepolto una bara vuota così da poterti almeno piangere.. -
-Fatemi indovinare.. Idea di Caroline.. -
-E' così scontata la cosa? -
-Si, solo lei potrebbe pensare ad una cosa del genere. Ci vediamo dopo... -
 
Non ci impiegò molto a trovare Damon nel cimitero, lo trovò li fermo seduto per terra a contemplare la sua foto, accanto a lui c'era il professor Alaric che gli stava dicendo qualcosa.
-Damon non puoi andare avanti così! Reagisci! -
-E' morta, si è sacrificata e per cosa? -
-Ha salvato Elena! - cercò di spiegargli lui.
-Si era sacrificata prima di conoscere Elena, tutto per venire qui, per fare cosa, cos'era così importante da farle fare un patto del genere. - sorrise, non aveva capito cosa aveva desiderato? Possibile che fosse così ottuso?
Si avvicinò silenziosamente.
-Il desiderio era incontrare te! - esclamò lei allo loro spalle, i due si voltarono sorpresi.
-Leila?! - sorrise mentre si stava per togliere gli occhi così da confermare la sua identità, ma non fece in tempo che Damon la stava abbracciando e baciando.
-Ehy! Come hai fatto ad essere sicuro che fossi io potevo essere anche Elena! -
-Non mi fregavate da vive, non mi fregate nemmeno ora che siete morte! Come fai ad essere qui? -
-Ho fatto quello che dovevo, sono morta per spezzare la maledizione, ma prima ho bevuto il sangue di Elijah e ora sono qui per restare con te. Sempre che tu mi voglia! -
-Si che ti voglio! -
-Meno male! -
-Sarà divertente! - Elena e Stefan erano dietro di loro con tutti gli altri.
-LEILA! -
-CAROLINE! - si abbracciarono e uno dopo l'altro tutti salutarono la ritrovata Leila.
-E' bello essere qui! -
-E ora che farai? -
-Per Klaus sono morta, Elijah mi ha dato la sua parola che non dirà nulla a suo fratello ne di me ne di Elena e poi anche se gli dicesse qualcosa di Elena ormai è morta non le servirebbe a molto. -
-Staremo sempre insieme! -
-Sapete cosa pensavo? - intervenne Caroline sorridente.
-Che ora i due Salvatori non dovranno più litigate, ognuno ha la propria doppelganger! -
 
Fine
 
Finalmente è finita!

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