All is complicated...

di purple eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You, again? ***
Capitolo 2: *** A asshole boy... ***
Capitolo 3: *** In your dreams, Bieber! ***
Capitolo 4: *** I like? ***
Capitolo 5: *** I can't believe it! ***
Capitolo 6: *** I can not liking the boyfriend of my best friend! ***
Capitolo 7: *** You must tell me the thruth ***
Capitolo 8: *** You are important to me ***
Capitolo 9: *** My life is shit! ***
Capitolo 10: *** Why are you doing this? ***
Capitolo 11: *** He destroyed my life ***
Capitolo 12: *** Have not yet understood, Jes? ***
Capitolo 13: *** Danger ***
Capitolo 14: *** The first kiss... ***
Capitolo 15: *** A mistake... The most beautiful of my life ***
Capitolo 16: *** The song ***
Capitolo 17: *** Turn to you... ***
Capitolo 18: *** Your t-shirt... ***
Capitolo 19: *** I want to stay with you... ***
Capitolo 20: *** I love you... ***
Capitolo 21: *** Alex? ***
Capitolo 22: *** Destruction... ***
Capitolo 23: *** Empty souls ***
Capitolo 24: *** It will become... ***
Capitolo 25: *** Mine... ***
Capitolo 26: *** She is back... ***
Capitolo 27: *** Caitlin... ***
Capitolo 28: *** The deception... ***
Capitolo 29: *** I'm her boyfriend... ***
Capitolo 30: *** Bibo ***
Capitolo 31: *** Dead Inside... ***
Capitolo 32: *** Surprise ***
Capitolo 33: *** My life saver... ***
Capitolo 34: *** Make love with me... ***
Capitolo 35: *** Tenerife... ***
Capitolo 36: *** Abduction.... ***
Capitolo 37: *** Sorry mom... ***
Capitolo 38: *** She is alive... ***
Capitolo 39: *** Hope ***



Capitolo 1
*** You, again? ***


Capitolo 2
You, again?

Sto tornando a casa, è incredibile! Mio Dio, quel ragazzo,è proprio fuori! Ne ho incontrati di ragazzi puttanieri, ma come questo mai! Dio che sfacciato, se ci ripenso, mi viene da vomitare, ho fatto bene a dargli quel calcio.

Se pensa che io sono come le altre si sbaglia! Io non la do a tutti e specialmente ad uno sconosciuto. Però, devo ammettere che era molto carino... Carino? Cazzo era bellissimo! Non ho mai incontrato un ragazzo così bello in vita mia! Se solo non fosse così puttaniere!

Arrivo a casa, apro la porta (avendo portato le chiavi questa volta) ed entro in casa, dove trovo mia madre e il 'decappottabile Hulk' che si baciano appassionatamente. Dio che schifo! Mi viene da vomitare, ma come fa a baciare quello lì? Bleah! Ok basta Jes! Devo pur dargli qualche possibilità no? Devo farlo per mia madre. Ok è brutto, ma forse è bravo no? Li guardo e faccio una finta tosse per farli staccare...

"Oh tesoro sei tornata!" Dice mia madre scozzandosi da quel coso, venendomi incontro e abbracciandomi, le sorrido falsamente e saluto Tom con la mano. "Senti, che ne dici di andare al ristorante domani sera, tutti insieme? Oggi purtroppo non posso che ho il turno di notte a lavoro..."

Si mia madre fa l'infermiera, quindi la maggior parte delle volte rimango sola in casa. Comunque non ho nessuna voglia di andare a cena con quello... Ma devo farlo per mamma, quindi annuisco rassegnata e mamma mi fa un sorriso a trentadue denti. "Bene tesoro! Ora io e Tom usciamo, ci vediamo domani mattina, visto che non torno a casa stasera, Tom mi accompagna direttamente a lavoro."

Oh fantastico, adesso l'accompagna anche al lavoro! Basta Jes, non fare l'antipatica, ammettilo è un gesto carino dai! Si ammetto che è un gesto carino, ma qualcosa non mi convince! "Umh, ok divertitevi ciao mamma, ciao ehm... Tom!" Dico sorridendo falsamente.

"Ciao bellezza! Ci vediamo domani!" Dice Tom sorridendo. Bellezza? Ma che si è fumato oh? Troppa confidenza! Lo guardo in modo strano e vado in camera mia. Comincio a pensare a tutte le cose che mi sono successe oggi. Non riesco a smettere di pensare a quel Dio di ragazzo che ho incontrato.

Perchè, tutti i ragazzi belli sono così, stronzi? Ma soprattutto perchè i ragazzi, vogliono solo una cosa da me? Sobbalzo per la suoneria del cellulare e per prenderlo scivolo dal letto e sbatto il culo per terra. Cazzo se fa male! Mi massaggio il sedere e bestemmio in aramaico, prima di rispondere al cellulare, senza nemmeno guardare chi è. "Pronto?" Dico in tono annoiato, sbuffando.

"Aaaaaaaah!" Parte un urlo dall' altra parte, sfondandomi un timpano. Capisco che è Alex, solo quella pazza può fare una cosa del genere. "Ma insomma, che cazzo ti urli? Mi hai sfondato un timpano Alex!" Dico incazzata. "Jes, lui è arrivato, è arrivato! Justin è qui!" Dice continuando ad urlare.

Ma che ha sbagliato bottiglia stamattina? "Primo: chi cazzo è Justin? Secondo: smettila di urlare! Terzo: Mi stai preoccupando! Quarto: Non si fanno le canne prima di parlare al telefono con la tua migliore amica, idiota!" Dico in tono ironico. "Ah, ah, ah simpatica! Comunque Justin è il ragazzo del matrimonio, quello che mi ha detto che sono bella, quello con cui ho ballato, quello che..." La interrompo.

"Si, si ok ho capito. E quando sarebbe arrivato?" Dico in tono annoiato ."Questo mattina sul tardi!" Risponde lei contenta. "Oh sono contenta per te!" Dico sincera, accennando un piccolo sorriso. "Jes, stasera viene a casa che ne dici di fare un'uscita a tre? Così almeno lo conosci no?" Esclama lei.

"Emh, forse è meglio di no sai, farò la parte della candela e io non voglio, avete tante cose da dir..." Mi interrompe prima che io possa finire la frase. "Ma che dici? Jes, non siamo mica fidanzati dai! Usciamo solo come amici! Dai vieni? Ti prego, ti prego, ti prego. Ci terrei tanto!" Sono sicura che sta facendo la faccia da cucciolo, anche se io non la vedo.

Sospiro e annuisco, poi mi ricordo che lei non può vedermi. "Ok va bene, ma lo faccio solo per te, intesi?" Si mette ad urlare sfondandomi un timpano per la seconda volta. "Grazie, grazie, grazie, sei la migliore! Ci vediamo stasera alle diciotto e trenta ok? Miraccomando puntuale!" Dice lei eccitata all'idea.

"Si, ci vediamo, a dopo stronza!" Riattacco e decido di andarmi a fare una doccia. Così entro in bagno, mi spoglio e lascio che l'acqua scivoli sul mio corpo. Fare la doccia mi fa pensare molto. Voi non ci crederete, ma le ho prese nella doccia tutte le decisioni importanti. Io sono strana lo so, ma non avete ancora visto nulla!

Ok, ora sembro il pinguino di Madagascar! Abbandono questi strani pensieri e comincio a pensare alla cena di domani! Cavoli non ho proprio voglia di andarci. Ma devo... Devo farlo per mia madre, si infatti è solo per lei che lo faccio. Esco dalla doccia dopo mezz'ora circa, mi asciugo, infilo l'intimo e ritorno in camera mia con un asciugamano in testa per mantenere i capelli bagnati. Mi stendo sul letto e mi addormento senza accorgermene.
 
 ***
 
 Apro piano, piano gli occhi, mi alzo un po' per guardare l'orologio che è sul comodino. Mi ristendo sospirando, ma poi mi accorgo dell'orario! Cazzo! Noto che è tardissimo, sono le cinque e mezza, così, mi precipito in bagno, mi asciugo velocemente i capelli mezzi bagnati, ci passo la piastra e torno in camera per scegliere i vestiti.

Scelgo qualcosa di semplice: un pantaloncino e una maglietta a maniche corte. Beh alla fine non sono mica io quella che deve conquistare quel Justin, ma Alex. Indosso i vestiti che ho scelto e corro in bagno a mettermi un filo di matita e il mascara e infine metto le mie adorate converse.

Prendo portafogli e telefono, mi guardo allo specchio un'ultima volta, faccio pietà, ma almeno sono pronta. Così esco, mi avvio a casa di Alex giusto in tempo, visto che sono già le sei e trenta. Dopo cinque minuti sono lì suono alla porta, mi apre lei e mi abbraccia. Indossa dei pantaloncini strappati, una maglia senza una spalla, larga, la sua testa è piena di lunghi boccoli d'oro e ai piedi indossa un tacco dodici. Wow è bellissima!

"Wow Alex, sei bellissima! Lo farai svenire vedrai!" Lei scoppia a ridere. "Ah grazie, ma non esagerare!" Entriamo dentro e aspettiamo l' arrivo di Justin. Molto puntuale sto qui! Sono già le sette meno un quarto. "Puntuale il tuo amico! Molto!" Dico ironica. Lei ridacchia.

"Mi ha mandato un messaggio e ha detto che ha avuto un imprevisto, arriverà a minuti!" Dice lei battendo le mani. "Non sai quanto sono agitata Jes! E se non gli piaccio così?" Dice indicandosi i vestiti. "Scherzi vero? Sembri una modella!" Le sorrido dolcemente e mi alzo dal divano.

Le prendo la mano e le faccio fare un giro su stessa. Ridacchiamo leggermente e ci abbracciamo. "Sarai perfetta." Le sussurro dolcemente, prima staccarmi dall'abbraccio. Lei sospira e biascica un grazie. "Senti io vado a prendere un bicchiere d'acqua ho una sete!" Lei annuisce e io mi dirigo in cucina.

Ormai casa di Alex, è anche casa mia. Ci conosciamo da quando avevamo due anni, quindi ho molta confidenza, sia con lei e sia con tutta la sua famiglia. Apro il frigo, prendo la bottiglia e verso un po' d'acqua nel bicchiere. Sorseggio il liquido trasparente nel mio bicchiere guardando nel vuoto, avvolta nei mie pensieri. E' da quando l'ho conosciuto, che non faccio altro che pensare a lui.

Si, quel ragazzo, ha qualcosa di irresistibile. Una bellezza particolare, mai vista prima. E' così bello, tanto quanto montato... Intanto sento il campanello suonare, deve essere arrivato Justin, ma prima finisco di bere l'acqua. Dalla cucina sento parlare, così poso il bicchiere sulla mensola e ritorno in salotto, dove trovo Alex che parla con un ragazzo che mi da le spalle, quindi non lo vedo, ma mi sembra di conoscerlo.

Socchiudo gli occhi per cercare di capire chi è, ma niente non riesco a riconoscerlo."Oh Jes, lui è Justin... Justin lei è la mia migliore amica Jes." Dice lei con un sorriso a trentadue denti e gli occhi che le brillano. Il ragazzo volta le spalle e si gira nella mia direzione. Sgrano gli occhi e rimango a bocca aperta. Vedo che anche lui ha la mia stessa reazione. Deglutisco. No, non ci posso credere! Lui che ci fa qui? "Tu che ci fai qui?" Ringhiamo all' unisono.
 
 

 
 
 
 *SPAZIO AUTRICE.*
 Ragazze, ho visto che nell'altro capitolo non ci sono state molte recensioni e vorrei capire il perché. Se non vi piace ditemelo, tranquille, le critiche servono... Quindi gradirei anche qualche recensione in più almeno in questo capitolo, altrimenti non pubblico l'altro...  Bye, one kiss <3

 P.s Non è una minaccia... :)                                               

                                 

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Capitolo 2
*** A asshole boy... ***



Capitolo 1

A asshole boy...

Ed ecco come al solito sono nel parco, il mio posto preferito, ad ascoltare musica. Sono da sola, anzi no, c’è il mio mp3 a tenermi compagnia. Ah la musica… Cos’è per me la musica? Non saprei esattamente dire cos’è la musica per me, ma una cosa è certa, senza la musica io non potrei vivere, è essenziale per me.

La musica, mi rappresenta, mi conforta, si prende cura di me, ma allo stesso tempo può distruggere con note cariche di emozioni forti e tristi Mi fa provare emozioni forti e mi fa entrare in un mondo tutto mio, solo lì i miei sogni si avverano. Una volta, lessi persino una frase su internet che mi rimase impressa nella mente: la musica è la colonna sonora della vita. E condivido pienamente il pensiero. La musica è vita, passione, rabbia, pensiero… Ok basta, ora sto diventando troppo sdolcinata, ma è quello che penso, quando si tratta della musica non posso fare a meno di dire queste cose… Solo la musica riesce a farmi dire queste cose… I miei pensieri vengo interrotti dal mio cellulare che vibra, è la mia migliore amica Alex, tolgo le cuffiette e rispondo.                                                                                                     
“Ehy Alex dimmi tutto.”                                                                                                        
“Jes non sai cosa è successo, devo dirti una cosa importante, vieni a casa mia ora!” Risponde tutta agitata.                                                                      “Ok Alex ora mi stai preoccupando, è successo qualcosa di grave?” Rispondo in tono preoccupato.                                                                                    “No, no anzi, vieni che ti racconto tutto. Ti aspetto!”                                        
“Ok, ok arrivo.” Riattacca senza neanche salutarmi, ormai fa sempre così. Sbuffando, mi alzo dalla panchina, mi rimetto le cuffie e mi avvio a casa di Alex. Per tutto il tragitto non faccio altro che chiedermi cosa avrà da dirmi Alex di così importante.

Deve essere una cosa bella a quanto ho capito, ma non riesco proprio ad immaginare cosa possa essere. Che abbia vinto i biglietti per andare al concerto del suo cantante preferito? Ha vinto due biglietti per le Hawaii e vuole portarci anche me? Magari… Ha vinto alla lotteria ed è diventata miliardaria? Un momento… Alex non è mai stata fortunata nella vita purtroppo e non ha mai giocato alla lotteria, quindi escludiamo questa opzione. Mhà non ho proprio idea di che cosa debba dirmi.

Senza accorgermene con questi pensieri, arrivo di fronte casa di Alex, mi tolgo le cuffiette, suono il campanello e aspetto che mi apra. Non passano neanche cinque secondi che Alex apre la porta di scatto con un sorriso a trentadue denti, facendomi spaventare. “Sei tu!” Dice con un sorriso alla Demi Lovato. “No, sono Babbo Natale, travestito da adolescente, ma ho dimenticato il sacco e le renne al Polo Nord.” Dico ironicamente. Come al solito, non presta attenzione a quello che dico, così mi abbraccia e comincia a saltellare. “Ah Jes, Jes, Jes!” Mi dice sorridendo e continuando a saltellarmi intorno.

Ma che cazzo le è preso? Sembra una pazza sclerotica! “Alex smettila! Sembri la palla del cane di mio cugino. Mi stai facendo saltare anche le palle degli occhi!” Dico afferrandola per le spalle, facendola fermare. “Ti devo raccontare una cosa!” Dice continuando a saltare. “E questo l’avevo capito.” Dico con fare ovvio. “Vieni dentro!”

Mi prende per un braccio e mi trascina su per le scale, mi porta in camera sua, chiude la porta e ci sediamo sul letto. “Allora ti ricordi? Ieri è stato il matrimonio della figlia dell’amica di mia mamma no?” Inizia lei. Annuisco socchiudendo gli occhi, cercando di capire la parentela.

“Quel matrimonio dove hai mangiato cibo avariato e hai vomitato per tre giorni anche l’anima. Certo, che me lo ricordo, non ci siamo viste per tre giorni e non mi hai più raccontato nulla.” Dico dispiaciuta. “Già era tutto a base cinese e sai che io odio il cinese.”

Dice facendo una smorfia. Ridacchiamo leggermente, ma poi le faccio cenno di continuare a raccontare, non capendo però cosa centra il matrimonio. “Ho conosciuto un ragazzo stupendo! Abbiamo ballato per tutto il matrimonio, lui mi baciava sempre la guancia, mi ha detto che sono bella e che vorrebbe al suo fianco una ragazza come me, è stato dolcissimo tu non puoi immaginare!” Dice lei con gli occhi che le brillano. Io sgrano gli occhi e sorrido.

“Wow Alex sono contenta per te, non ti ho mai vista così, però una cosa è strana di questo ragazzo.” Dico sospettosa. “Che cosa?” Dice lei spegnendo il sorriso. “Bhè secondo me si è preso troppa confidenza non credi? Già dal primo giorno a darti baci sulla guancia, a dirti che sei bella, è un po’ strano non credi?”                                                                                                                          

“Oh ma dai Jes, non essere antica! Sono tutti così i ragazzi e poi non mi ha chiesto mica di sposarlo, mi ha dato solo dei baci sulla guancia, non in bocca!” Dice lei giocando con i pollici E’ proprio cotta la ragazza! Non vuole vedere la realtà.
“Io non sono antica! Vorrei soltanto che non fosse un puttaniere e che non ti faccia soffrire ok?” Le dico sorridendole dolcemente. “Grazie.” Dice ricambiando il sorriso. “Il problema qui, è un altro!” Dice lei facendo scomparire di nuovo quel sorriso dal volto e sospirando.

Ogni volta che Alex, racconta una cosa, mi fa innervosire, non arriva mai dritta al punto, ci mette milioni di suspance, prima di arrivare alla conclusione. “Quale sarebbe il problema?” Le dico curiosa e preoccupata allo stesso tempo, facendole cenno di continuare.

“Bhè ho sentito dire che lui è canadese, non è di Los Angeles ed è partito subito dopo il matrimonio.” Dice con gli occhi quasi lucidi.
“Oh mi dispiace!” Dico dispiaciuta, non sapendo che dire. Si, non sono molto brava con le parole.

Cala un silenzio fastidioso, che viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare che squilla sulle note di Troublemaker. Rispondo, è mia mamma. “Mà, che succede?” Dico sbuffando. “Tesoro devi venire subito a casa, devo farti conoscere una persona.” La sua felicità si sente attraverso il telefono.

“Adesso?” Dico sbuffando per la seconda volta. Se avessi avuto un palloncino in bocca, in questo momento lo avrei gonfiato. “Si dai è importante devo dirti una cosa!” Ma che hanno tutti oggi? Devono tutti dirmi una cosa? Devono tutti confessarsi con me? Sono diventata un prete? Io non confesso nessuno, cazzo! “Si arrivo, sono da Alex. Il tempo di arrivare.” Chiudo la chiamata senza nemmeno salutarla. “Devo andare.” Dico ad Alex.

“Ok, tranquilla, vai ci sentiamo dopo, nessun problema.” Dice sorridendo per far intendere che va tutto bene. Le do un bacio sulla guancia, la saluto con la mano ed esco da casa sua, per dirigermi a casa mia. Per fortuna la strada non è molta, Alex abita a circa due isolati da casa mia, quindi arrivo in un attimo.

Suono e mi si apre subito la porta, salgo le scale e mi dirigo in cucina, dove trovo mamma seduta con un uomo intenta a parlare. “Emh, buon giorno.” Dico squadrando l’uomo da capo a piedi.

“Oh Jes, sei venuta subito per fortuna.” Dice mamma sorridendo a trentadue denti. L’uomo si alza e affianca mia madre che era già in piedi. “Lui è Tom, il mio compagno.” A quelle parole il mio cuore perde un battito. No, non può essere, è questo l’uomo con cui esce mia madre? Mi aveva detto che stava uscendo con qualcuno, ma non pensavo stesse uscendo nel senso di frequentare, pensavo fossero solo amici…

Si è vero, sono passati quattro anni da quando papà è morto, ma non immaginavo che mia madre si mettesse proprio con lui. Cos’ha questo qui di speciale? A me fa solo paura.

E’ molto robusto, ha le braccia ricoperte completamente da tatuaggi, tanto da non far vedere neanche il colore della pelle, è alto quattro metri, ok adesso sto esagerando, ma è comunque molto alto, ha dei muscoli quasi come quelli di Jon Ceena, un piercing sull’occhio destro e per finire è persino pelato. Sembra un lottatore di Wrestriling.

“Oh tu devi essere Jessica! Piacere! Io sono Tom, tua madre mi ha parlato molto di te, complimenti sei molto bella.” Dice con un sorriso che a me sembra malizioso, ma forse sono io che sono paranoica. Mi porge la mano e io la guardo per qualche secondo indecisa sul da farsi, ma dopo cinque secondi la stringo.

“Piacere.” Dico con voce flebile, accennando un sorriso falsissimo. Si crea un silenzio imbarazzante. “Bhè ragazzi perché non ci mettiamo a tavola? Ho preparato il tuo piatto preferito!” Dice rivolgendosi a Tom. “Oh grazie tesoro!” Tesoro? Oh mio Dio. Questa sarà una lunga, lunga giornata!

Ci mettiamo a tavola e cominciamo a mangiare. Parlano solo loro due, io non riesco ad aprire un discorso. Finito di mangiare, aiuto mamma a lavare i piatti e dopo aver finito, vado in camera mia per stendermi sul letto.

Inizio a pensare al mio papà, mi manca terribilmente. Perché se né andato proprio lui? Lui che era buono come il pane! Era il papà migliore del mondo! Perché? A volte la vita è ingiusta, ti porta via le persone più importanti. Ma si dice che siano sempre gli angeli ad andare in cielo giusto? Ad interrompere un’altra volta i miei pensieri è il mio telefono. Rispondo senza nemmeno guardare chi è. “Pronto?” Dico annoiata.

“Jes, non sai, tu non sai. Sono così felice!” La voce di Alex mi entra fastidiosa nelle orecchie. “Alex per una volta potresti raccontarmi tutto senza farmi prendere un infarto o un attacco d’ansia, stai calma, dimmi, cosa succede?!” Dico sbuffando. Non mi ascolta mai… Ma quando la finirà con tutti questi suspance? A me fanno venire i nervi. “Il ragazzo, Los Angeles, qui.” Dice gridando contenta.

Come al solito, quando è felice, parla come un’analfabeta rincoglionita. “Non ho capito niente spiegati!” Dico sbuffando. “Il ragazzo verrà qui! Si trasferirà a Los Angeles, per raggiungere suo padre, sai ho scoperto che lui è vissuto a Stratford, poi i genitori hanno divorziato, a quanto ho capito, e lui è rimasto col padre a Los Angeles!”

Oh adesso ho capito! “Ah ecco. Ma lui che ci faceva a Stratford?” Domando. “Bhè ovviamente era andato a trovare sua madre!” Dice con tono ovvio. Giusto che stupida, avrei dovuto capirlo. “Sono così felice Jes!” Dice emozionata sicuramente all’idea di rivederlo di nuovo. Secondo me è innamorata. Ma va? Hai fatto la scoperta dell’acqua calda Jes? Smettila vocina interiore di ricordarmi che sono un’idiota. Lo so già.

“Sono contenta per te Alex.” Dico non mostrando il mio entusiasmo. Lei se né accorge. “Ehi Jes, tutto bene?” Mi chiede. “Emh, no…”                              “Che succede?” Chiede lei in tono preoccupato. Faccio un sospiro.

“Ti ricordi quando mia madre mi ha chiamato per dirmi di tornare a casa, perché aveva una cosa importante da dirmi?” Dico tutto d’un fiato. “Mmh… Si.” Risponde lei aspettando che continui. Prendo un bel respiro. “Mia madre ha un nuovo compagno.” Dico sospirando. “Davvero?  E una cosa bellissima Jes!” Dice contenta per me.

“Bellissima?! Bellissima un cazzo Alex! No! Porca trota e papà?! Dove lo mettiamo eh?!” Dico innervosita. “Ma dai non prenderla così male! So che non vuoi che lui sostituisca tuo padre, ma cerca di capire tua madre. Sono passati cinque anni da quando è morto tuo padre Jes! E’ normale che lei voglia rifarsi una vita. Tua madre è giovane, è una bella donna, ha ancora tutta la vita davanti, non può stare sempre sola. E poi magari è bravo che ne sai! Devi conoscerlo prima!” Sospiro sapendo che in fondo ha ragione. Ok, non solo in fondo, ha ragione e basta.

“Si, lo so che dovrei conoscerlo, ma io voglio mio padre Alex, non voglio al fianco di mia madre una persona che non sia lui, comprendimi! E poi questo qui non mi piace per niente sembra un lottatore di Wrestriling!” Lei scoppia a ridere.

“Mio Dio come sei paranoica! Sono sicura che è una brava persona altrimenti non l’avrebbe scelto tua madre non credi?! Prova a dargli una possibilità. Non dico che devi chiamarlo papà, ma almeno prova ad andare d’accordo.” Sospiro. Alex ha ragione. L’ho già detto? Si l’ho già detto.

“Si, hai ragione! Adesso vado a fare un giro ci sentiamo dopo ok?”                                                                                                                                        “Ok a dopo Jes!” Chiudo la chiamata, prendo il mio Mp3 e mi dirigo al parco.


*******

Durante il tragitto ascolto Give your heart a break di Demi Lovato. Adoro tutto di quella canzone, le parole, la melodia, la voce di quella straordinaria donna. Mentre faccio un commento mentale della canzone, qualcosa mi viene addosso, o meglio qualcuno, facendomi cadere per terra insieme al mio Mp3. Mi tolgo incazzata le cuffie.

“Insomma! Vuoi stare più attento!?” Sbotto innervosita, raccogliendo l’Mp3, alzandomi da terra. Alzo lo sguardo e trovo un ragazzo stupendo. Capelli raccolti in una cresta biondo scuro, occhi color caramello, dei piccoli nei sulla faccia, nasino all’insù, labbra carnose a forma di cuore, addominali scolpiti, ma non troppo, abbastanza alto.

Indossa una canotta bianca che lascia intravedere i numerosi tatuaggi sul braccio sinistro. Pantaloni a cavallo basso neri e per finire delle supra. Wow, ma è perfetto, non sono riuscita a trovargli alcun difetto. Sembra Peter Pan! Lui mi guarda inarcando un sopracciglio. “Sei tu che non guardi dove vai! Chissà a cosa stavi pensando!” Lo guardo in cagnesco.

“Senti bello, sei tu che mi sei venuto addosso correndo, quindi smettila di rompere le palle!” Faccio per andarmene, ma lui mi prende per un polso. “Aspetta! Sai di essere molto carina?! Anzi mi correggo, sei bellissima! Perché non ce ne andiamo da qualche parte a divertirci io e te, da soli, mh?” Dice con sguardo malizioso.

Faccio una smorfia disgustata e alzo il sopracciglio destro. Ma che ha questo, mi conosce da neanche due minuti e già mi dice che sono bellissima?! Io poi bellissima? Ma che si è fumato? Mi sta solo prendendo in giro. Deve essere un puttaniere di prima categoria, vuole solo una cosa da me e devo stargli alla larga. “Scusami?! Mi conosci da neanche due minuti, non sai il mio nome e già vuoi scopare con me?” Lui si passa un dito sul mento.

“Umh, perspicace la ragazza! Ma a me non interessa il tuo nome, interessa qualcos’altro…” Si avvicina alle mie labbra e sta per darmi un bacio. Ma questo è fuori?! Prima che le sue labbra possano toccare le mie, gli tiro un calcio lì, dove non batte il sole e comincio a correre. Lo sento imprecare in aramaico. “Stronza! Me la pagherai!” Urla contro di me. Mi giro e gli faccio un sorriso compiaciuto, con l’aggiunta di una linguaccia. Poi me ne vado soddisfatta di avergli dato una lezione. Gli sta bene, non si trattano come oggetti le ragazze! 

 


* Spazio autrice *
Ciao ragazze, questa è la prima fanfiction che scrivo e che pubblico, spero vi piaccia e per favore mi lascereste qualche recensioncina??? *o* (occhi dolci)

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Capitolo 3
*** In your dreams, Bieber! ***


Capitolo 3
In your dreams, Bieber!

Ditemi che è un scherzo! No, è impossibile! Con tutti i ragazzi che c’erano mi dovevo ritrovare proprio lui? Non posso credere a quello che vedo. Occhi color caramello, capelli biondo scuro con una cresta alta, i tatuaggi… Eccetera… Eccetera… Avete capito di chi parlo no?

“Tu, tu… S - sei J- Justin? Justin Bieber?” Dico balbettando. Lui sorride malizioso. “Direi proprio di si! E tu devi essere Jessica giusto? Jes per gli amici. Piacere di averti rivista!” Sorride sghembo. Io non so che dire. Sono rimasta paralizzata. Ma alla fine decido di parlare.

“Primo: si sono io!” Dico alzando il pollice a mò di elencare le varie cose che ho da dirgli.

“Secondo: tu non sei mio amico, quindi non hai il diritto di chiamarmi Jes!” Continuo alzando anche l’indice.

“ E terzo: il piacere è tutto tuo.” Concludo alzando anche il medio e sorridendo strafottente.

Alex ha la mascella che sta per cadere a terra dalla sorpresa. “Voi due vi conoscete?” Domanda Alex passando lo sguardo su Justin e poi su di me indicandoci. Certo che sta diventando molto perspicace la mia amica! “Direi proprio di si! Vero Jessica?” Dice continuando a sorridere sghembo. Annuisco imbarazzata.

“Già.” Dico con voce flebile. “E come fate a conoscervi?” Chiede Alex incrociando le braccia, attendendo una risposta. “Beh piccola, non direi che ci conosciamo proprio bene! Abbiamo solo avuto un incontro molto spiacevole vero?” Afferma guardandomi maliziosamente.

“Emh, si il signorino mi è venuto letteralmente addosso ieri pomeriggio, vero Justin?” Affermo guardandolo con un sorriso sghembo io, stavolta. “Oh no, ti stai confondendo cara, quella che mi è venuta addosso sei tu, non guardi mai dove vai!” Digrigno i denti e stringo i pugni prima di prenderlo a manate. Mi sto davvero incazzando.

“Scusami? Non ero di certo io quella che correva come un pazzo idiota! Se tu non andassi sempre di fretta, forse mi avresti vista e mi avresti schivata e invece mi hai preso in pieno facendomi addirittura male!” Così impari stronzo! Ora che dici!?

“Ah quindi sono io quello che ti ha fatto male? Devo ricordarti quello che mi hai fatto tu? Non mi hai chiesto neanche scusa stronza!” Dice riferendosi sicuramente alla ginocchiata che gli ho dato lì. Oh adesso basta io lo prendo a pugni sto qui. “Senti Justin Baibir, Baibor o come cazzo ti chiami… L’ultima persona che mi ha chiamata stronza ha fatto una brutta fine! Coglione!” Mi avvicino a lui e faccio per prenderlo a schiaffi, ma Alex mi ferma.

“Basta smettetela ragazzi! Vi state comportando come due bambini!” Afferma Alex sbuffando. “E’ colpa sua!” Diciamo all’unisono io e Justin. “Smettila di copiare quello che dico!” Urlo incazzata. “Sei tu quella che copi quello che dico io!” Continua Justin indicandomi. “Basta!” Urla Alex.

“Mi state rovinando la serata! Ora usciamo! Dimenticatevi di questo piccolo incidente e fate pace, fatelo per me! Per favore.” Dice Alex supplicandoci. Io e Justin voltiamo la testa altrove sbuffando. “Su datevi la mano, fatelo per me avanti!” Justin sbuffa e allunga la mano verso di me.

“Ok, pace Jessica.” Aspetto circa dieci secondi e gli stringo la mano talmente forte da fargliela diventare bianca. “Pace.” Dico sorridendo strafottente. Lo vedo trattenere una smorfia di dolore. Gli lascio la mano e lui se la massaggia. Esco soddisfatta dalla porta, seguita dai due…

Ad un certo punto mi fermo. “Ragazzi dove andiamo?” Alex mi guarda. “Che ne dici di andare nel nostro bar preferito a prenderci un frappè?” Annuisco. “Vedrai fanno dei frappè buonissimi! I migliori che tu abbia mai assaggiato!” Dice rivolgendosi a Justin.

Lui le sorride, le stampa un bacio sulla guancia e si prendono a braccetto. Io invece sono davanti a loro come una cogliona! Mi giro dietro a guardarli e li vedo ridere e scherzare. Però, devo dire che formano una bella coppia.

Sono così belli, poi lui è bellissimo!

Ma che cazzo sto dicendo? Bellissimo?

Ok ammetto che è carino, ma non è poi tutta sta perfezione! Oh si? Cioè…

Oh basta! Sto facendo questi pensieri perché sono stanca. Si sarà sicuramente per questo, domani mattina sicuramente quando mi sveglierò, penserò che Justin sia un sgorbio. Ok ne dubito fortemente.

Senza accorgemene siamo arrivati al bar. Ci sediamo ad un tavolo, ovviamente Alex si mette vicino a Justin, mentre io di fronte a loro da sola. Un cameriere ci viene incontro sorridendo.

“Buona sera! Cosa volete ordinare?” Alziamo tutti e tre lo sguardo verso di lui. “Io un frappè alla fragola.” Dice Alex sorridendo. “Io un frappè al cioccolato!” Rispondiamo io e Justin all’unisono.

Oh ma che cazzo! Abbiamo pure gli stessi gusti! Il cameriere ci guarda strano. “Bene, arrivano subito.” Dice il cameriere sorridendo prima di andarsene. “Bene Justin, conosciamoci un po’, quali sono i tuoi hobby?” Dice Alex poggiando i gomiti sul tavolo sorridendo come un ebete, oh mio Dio è proprio andata, sembra ipnotizzata.

Beh come posso darle torto? Lui è bellis… Basta Jes cazzo! Quando parli di lui, nel tuo vocabolario c’è solo la parola bellissimo? Si… Cioè, no, c’è anche coglione. Sto parlando con la mia psiche? Da sola? Mi do uno schiaffo sulla fronte mentalmente e cerco di seguire la conversazione dei due.

“Beh, adoro giocare a basket, giocare a hochey, a scacchi, ma la mia passione più grande è cantare, suono anche la chitarra, il pianoforte, la tromba e la batteria!” Modestia portami via! Ma quanto cazzo si vanta? Alex lo guarda con occhi luccicanti.

“Wow è bellissimo Justin! Un giorno mi dovrai far ascoltare qualcosa! Sei veramente bravissimo!”                                                                                

“Lo so piccola, modestamente io sono Justin Drew Bieber!” Dice ridendo. Ok adesso basta!

“Ok Bieber tiratela di meno! Chi ti credi di essere umh? Io invece sono Jessica Avril Silverstone, ma il nome cosa centra con l’essere bravi in qualcosa?” Non ha il tempo di rispondere che arriva il cameriere con le nostre ordinazioni.

“Ecco a voi!” Dice il cameriere andandosene. Justin mi guarda in cagnesco e mordicchia la cannuccia del frappè dal nervoso. L’ho spiazzato con questa risposta, non sa più che dire. Ben ti sta coglione! Io gli faccio un sorriso sghembo e Alex sbuffa cercando di cambiare discorso. Così lei e Justin continuano a parlare, mentre io sorseggio il mio delizioso frappè.

Ogni tanto alzo lo sguardo su di loro e li vedo ridere e scherzare, e di tanto in tanto scambiarsi qualche bacio sulla guancia o qualche carezza. Tra un po’ mi verrà il diabete sono sicura.

Dopo aver finito di bere il frappè restiamo un altro po’ nel bar e dopo decidiamo di farci un giro. Loro due si prendono mano nella mano come due fidanzati. Devo ammettere che un po’ invidio Alex. Ce…

Lei sta per fidanzarsi con un ragazzo e io? Non la invidio per Justin credo… Ma che minchia dico? Si io sto male sul serio, devo tornare subito a casa! “Emh… Ragazzi si è fatto tardi, devo tornare a casa ci vediamo ok?” Dico sorridendo falsamente.

“Vai già via?” Dice Alex dispiaciuta. “Si sono molto stanca e poi si è fatto tardi!” Dico toccandomi la fronte, fingendo di essere stanca. Anche se non so che cazzo centra il gesto di toccarmi la fronte, con la stanchezza, ma fa niente. Si lo so, sono una pessima attrice, non so mentire, ma dettagli.

“Oh, ok allora ci sentiamo per telefono che dici?” Dice lei accucciandosi a Justin per il freddo. Wow ci ha creduto per fortuna! “Si, si ovvio! Ci sentiamo per telefono!” Mi avvicino e le do un bacio sulla guancia. Poi mi avvicino a Justin e lo guardo con le labbra curvate in una smorfia. “Arrivederci Bieber.” Dico freddamente per poi voltare lo sguardo e andarmene, senza dargli il tempo di rispondermi.
 
 
 ******


Torno velocemente a casa, entro e mi butto sul letto con la faccia sul cuscino emettendo un urlo di frustrazione. Mi vengono mille pensieri in testa. Justin, Alex, mamma, Tom alias Hulk, mio padre.

Dio non ce la faccio, la mia testa sta per scoppiare da un momento all’altro. Mi alzo dal letto, vado in bagno e mi sciacquo la faccia, poi mi spoglio e mi metto il pigiama, mi infilo sotto le coperte e inizio di nuovo a pensare. Eh ma che palle! Il mio cervello vuole riposare, andate via pensieri! Ok sto impazzendo sto parlando di nuovo con miei pensieri? Comunque a me sembra strano il comportamento di Bieber.

Secondo me prende troppa confidenza con Alex, cioè si conoscono da soli due giorni e si comportano come due fidanzati. L’ho già detto? Si l’ho già detto. Poi lui ci ha anche ‘provato’ con me il giorno che mi ha vista, anche se voleva solo scopare, ma boh secondo me quando sono andata via hanno fatto i salti di gioia e si sono pure dati un bacio vero. Ma tanto a me che importa. Non me ne frega niente! Giusto? Giusto. Oh basta voglio dormire!

Domani sarà una giornata molto lunga, devo andare a cena con mamma e con il decappottabile Hulk! Che bello non vedo l’ora, guardate. Quando sto per addormentarmi mi vibra il cellulare sul comodino.

“Ma chi cazzo è a quest’ora?” Impreco prima di prenderlo. E’ un messaggio di uno sconosciuto. Lo apro e leggo il testo.                        

Sconosciuto: Sei gelosa?

Ok, chi cazzo è questo? Ammetto che sto incominciando ad avere paura.
Prendo il telefono e decido di rispondere.                                                                 

Posso sapere chi cazzo sei e che cosa vuoi a quest'ora della notte? Sto cercando di dormire, smettila di rompere le palle e di incutere terrore, cazzo!

Da sconosciuto: Primo: hai la finezza di un camionista che trasporta spazzatura Silverstone! Secondo: Perchè ripeti sempre la parola cazzo? E' un intercalare? Terzo: Ma ti comporti sempre così?

Ok ora mi sto stancando sul serio, chi cazzo è? Sto per chiedergli chi è? Quando una lampadina si accende nel mio cervello. ‘Ma ti comporti sempre così?’ Ma certo chi può essere se non lui?

A pantaloni scacati: Bieber? Primo: Ripeto la parola cazzo per rafforzare i concetti. Secondo: Come cazzo fai ad avere il mio numero e perché ce l’hai? Terzo: Di cosa dovrei essere gelosa?

Dopo neanche due secondi mi arriva la risposta.

Da pantaloni scacati: Se gelosa di Alex, perchè mi vuoi tutto per te. Ho il tuo numero perchè... Bhè l'ho preso di nascosto da Alex.

Ma è scemo?

A pantaloni scacati: Ma che hai bevuto? Cosa c'era nel tuo frappè? Vodka? Vai a dormire che hai sonno! Io gelosa di te ahahahah, questa è bella! Notte ciuffo al caramello. Lol.

Io gelosa di lui? No sta proprio male questo qui.

A pantaloni scacati: Si hai ragione ho sonno, ma dovresti ammettere i tuoi sentimenti per me. Notte bruna, sognami! <3

Se come no Bieber nei tuoi sogni! Decido di non rispondere più, poso il telefono sul comodino e mi addormento pensando a tutto ciò che devo fare domani.

 

 



*EHILA'! Ecco il nuovo capitolo! Lo so non pubblico da più di una settimana e mi dispiace, ma sono stata impegnata con la scuola... Vi prometto che cercherò di aggiornare più spesso. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia e che hanno recensito! Tornerò presto con un nuovo capitolo, ora me ne vado ciauuuuuuuuu! <3*
 

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Capitolo 4
*** I like? ***


Capitolo 4

I like?


Un suono fastidioso mi entra nelle orecchie, facendomi sobbalzare. Ma cos’è? Ah quella stupida sveglia! Ma perché sta cosa suona? Ah, giusto, devo andare a scuola, guardo l’orario e… Sono le sette… Perfetto stranamente sono in orario, così, mi alzo dal mio amato lettino.

Scendo giù in cucina e trovo mamma e Hulk seduti a fare colazione che ridono e scherzano. Ma che palle! Anche di prima mattina me lo devo ritrovare questo qui, e che cazzo! “Buon giorno, tesoro!” Dice mamma sorridendomi. “Buon giorno, mamma.” Dico andandole a dare un bacio sulla guancia.

“Buon giorno, bellissima!” Mi dice Hulk. Lo guardo inarcando un sopracciglio, indecisa sul da farsi. La mamma si alza e mi guarda supplicante, incitandomi a fare qualcosa. Così dopo un abbondante silenzio di dieci secondi, mi decido e gli vado incontro.

“Buon giorno Hul… Emh… Tom!” Gli stampo un leggero bacio sulla guancia, ruvida a causa della barba e faccio per allontanarmi, quando lui mi trattiene in un abbraccio forte, facendomi male. Trattengo un gemito di dolore e cerco di staccarmi, ma la sua presa è forte. Se non mi lascia entro cinque secondi, gli tiro un calcio nelle palle!

Finalmente si stacca e mi sorride a dodici miliardi di denti. Intanto la mamma mi incita a sedermi e mi porge una tazza di latte, che io rifiuto, perché Hulk mi ha stritolato lo stomaco e mi è passata la fame. Scherzo, è la sua presenza che mi fa passare la fame. “Come sei bella piccola, oggi c’è la cena, non sei contenta eh?” Si Hulk contentissima! Sprizzo felicità da tutti i pori! “Emh… Si non vedo l’ora.” Dico sorridendo falsamente.

Mia madre se ne accorge e mi guarda in cagnesco. “Oggi ti farò conoscere mio figlio. E’ tornato proprio ieri dal Canada! Vedrai, andrete d’accordo, sarete ottimi fratellini!” Dice lui tutto entusiasta all’idea e ridendo come un pazzo. Perfetto ha pure un figlio, meglio di così non poteva andare! Ma cosa c’è da ridere poi, mhà. Io lo guardo arricciando il naso.

“Fratellastri e poi tu e mamma non siete ancora sposati.” Dico con correggendolo con disprezzo. Lui smette immediatamente di ridere e la mamma mi guarda per la millesima volta in cagnesco. Aaaaah se tutti gli sguardi potessero uccidere, a quest’ora non sarei qui a raccontare questa storia.

“Emh… Voglio dire alla fine è la verità no? Voi due non siete sposati…” Cerco di rimediare. Lui si alza da dove era seduto, affianca mia madre, mettendole un braccio sulle spalle.

“Oh piccola, tranquilla, noi due ci sposeremo presto, ho intenzione di non lasciare tua madre, è bellissima e ti fa divertire…” Dice sussurrando l’ultima parte all’orecchio di mia madre in tono malizioso, anche se io ho sentito tutto e credo che lui l’abbia fatto a posta per farmi ascoltare.

Io di tutta risposta alzo gli occhi al cielo, li guardo schifati e mi allontano in bagno per farmi una doccia veloce. Anche se la doccia è veloce, riesco a pensare a quello che ha detto Hulk. No ci sposeremo presto! Che significa? Insomma sarà solo un modo di dire… Giusto? Giusto Jes, andiamo non si possono sposare così su due piedi! Ri - giusto? (?) Ri – giusto Jes.

Termino la doccia con questo pensiero, esco, lavo per bene i denti e ritorno in camera per decidere cosa mettermi. Opto per un jeans a stretto, una felpa della Hollywood nera e le Lacoste fucsia. Ritorno in bagno per mettere un filo di matita e mascara, poi lascio i miei capelli sciolti al naturale, con piccole onde e sono pronta. Saluto mamma e prendo lo zaino per poi avviarmi a scuola.

 
****


Sono nel giardino della scuola e sto aspettando Alex che arrivi. E’ strano non arriva mai in ritardo, di solito è sempre puntuale e arriva prima di me, ma vabbè un imprevisto può capitare a tutti no?                                                           

Ad un tratto si ferma una Range Rover nera, proprio davanti la scuola. Wow una Range Rover! Deve avere i soldi che gli escono anche dal culo, sto qui! E deve anche essere un figlio di papà! Si apre lo sportello e scende Bieber…

No aspetta Bieber?? Che cazzo ci fa nella nostra scuola? Fa il giro dall’altra parte della macchina e apre l’altro sportello dove scende una Alex, tutt’allegra, gli stampa un bacio sulle labbra e si incamminano verso di me mano nella mano. Aspettate! Bacio sulle labbra? Passeggiate mano nella mano?? Stanno insieme?

“Ciao Jes!” Dice la mia amica interrompendo i miei pensieri e lasciando la mano di Bieber, le vado incontro, ricambio il saluto e l’abbraccio sorridendo, ignorando Bieber che mi guarda. “Ehy Jes, ci sono anche io potresti anche salutare sai!” Dice il biondino montato. Lo guardo inarcando un sopracciglio. “Ciao Bieber, ti ho già detto che per te sono Jessica, comunque come mai se qui?” Dico fredda.

Ti prego fa che non si sia iscritto a questa scuola! Fa che non si sia iscritto a que… “Mi sono iscritto a questa scuola, per stare più vicino alla mia fidanzata.” Dice guardando Alex stampandole un bacio sulle labbra. Oh, ma vaffanculo! Dio perché c’è l’hai con me? E poi perché quando ha detto fidanzata e ha baciato Alex, ho sentito quel crack?! Cos’è questo rumore?? Oh il mio cuore… Lo sapevo che quei due si sarebbero messi insieme.

Lei arrossisce e lo abbraccia. Sorrido falsamente. “Oh Jes, non è carino? Ha cambiato scuola per stare insieme a me.” Dice accucciandosi al giubbotto di pelle nero di Bieber. “Oh emh... Congratulazioni ragazzi, sono contenta per voi, adesso devo andare, ci vediamo dopo.” Vado subito in classe.

Perché sto per piangere? Insomma Bieber è il fidanzato della mia migliore amica, perché sto male? Devo essere contenta per lei. A me Bieber non piace, non può piacermi, neanche lo conosco… Giusto? Giusto. Arrivo in classe e mi siedo aspettando gli altri…

Dopo cinque minuti arrivano anche Bieber e Alex mano nella mano. Alex mi viene incontro. Perfetto Bieber è anche in classe con noi! Quindi ha diciotto anni come noi! Vabbè io ne ho diciassette, ma sto per compierne diciotto, il quindici Marzo. Ma ora che cazzo centra il mio compleanno? “Ehy Jes non ti dispiace se da oggi in poi mi siedo con Justin vero?” Dice Alex interrompendomi dai miei stupidi pensieri. Io la guardo facendo una smorfia.

Perfetto è rincoglionita proprio, adesso mi lascia anche da sola. “No, tranquilla Alex vai pure.” Dico sorridendole falsamente. “Oh grazie Jessy!” Dice con una vocetta stridula, ma che le è preso, Mhà. E poi per che cacchio mi chiama Jessy? Odio quel nome, l’ho sempre odiato, sin da quando ero piccola, mi ricorda Jessy, l’antagonista femminile dei Pokemon. Oh fanculo! Che giornata di merda devo pure andare a cena con quello oggi!

 

****


Per fortuna le ore scolastiche passano in fretta, così decido di tornare a casa a piedi, visto che Alex sicuramente sarà con il suo ‘adorato fidanzato.’

Mi incammino verso casa, quando una macchina mi passa davanti, oh merda è quella cazzo di Range Rover. Bieber! Accosta la macchina sul marciapiede dove sto camminando, facendomi fermare, abbassa il finestrino e si toglie gli occhiali con un gesto, che secondo lui dovrebbe essere sexy. Ok Jes, non secondo lui, quel gesto è sexy, ammettilo.

“Ehy Jes, che dici vuoi un passaggio?” Lo guardo assottigliando gli occhi. Ma perché cazzo mi chiama Jes? Gliel’ho detto un casino di volte che io e lui non siamo amici, quindi deve chiamarmi Jessica. Ma il problema è un altro. Cosa cazzo mi ha chiesto? “Io in macchina con te? Pft… Ma per favore! E poi dov’è Alex?” Dico guardandolo interrogativo.

Lui di tutta risposta mi fa un sorrisetto sghembo. “E’ dovuta tornare a casa presto, sua madre aveva bisogno di parlarle urgentemente di non so cosa. Non te ne sei neanche accorta. Chissà a cosa pensi, è tutto il giorno che sei con la testa sulle nuvole e poi… Sei triste… Non sarai mica gelosa vero?” Dice lui ammiccando.

“Uff… Sei ripetitivo sai?” Dico io sbuffando. “Dove stai andando?” Dice lui ignorando la mia risposta. Mi metto un dito sul mento facendo finta di pensare, dopo di che rispondo. “Mmh… Non so… A casa forse?” Lui sospira rassegnato, credo dal mio comportamento verso di lui. Alza il capo, mi guarda e sorride dolcemente. Io lo guardo strano.

“Allora lo accetti o no questo passaggio? Voglio solo conoscerti meglio, sei la migliore amica della mia ragazza e voglio andare d’accordo con te, abbiamo iniziato con il piede sbagliato e voglio rimediare… Dai ci facciamo anche una bella chiacchierata.” Mi mordo il labbro, indecisa sul da farsi.

Alla fine vuole solo un’opportunità per diventare amici, non vuole fare niente di che, perché non dargli una possibilità? Sbuffo e alla fine annuisco. “E va bene, grazie!” Apro lo sportello ed entro in macchina sbuffando. Lui ingrana la marcia e parte. Per tutto il tragitto non parliamo, io mi limito a guardare il finestrino, mentre lui canticchia la canzone che fanno alla radio. Cazzo se è bravo, ha una bellissima voce!

“Sai… Sei bravissimo a cantare.” Dico sorridendogli e arrossendo leggermente. Lui smette di cantare e volta lo sguardo verso di me. Mi sorride dolcemente. “Grazie, ma non credo di essere così bravo…”

Che cosa? Justin Drew Bieber che fa il modesto? No questa è da scrivere! Ma che fine ha fatto il vero lui? Lui intanto inarca un sopracciglio guardandomi in modo strano, ops forse perché lo sto guardando da circa trenta secondi con gli occhi sgranati senza dire niente.

“Perché mi guardi così?” Mi dice lui con sguardo indagatore. “Bhè, perché questa è la prima volta che non ti vanti, insomma oggi non sembri tu, sei diverso, potresti essere più spesso così, invece di fare sempre il bambino viziato.” Lui stringe il volante come se fosse il collo di una persona. Oh cazzo mi sa che si è arrabbiato.

“Ma che cazzo vuoi saperne tu della mia vita eh? Non mi conosci neanche e mi chiami bambino viziato? Ma come ti permetti? Faccio il bambino viziato come dici tu e ti arrabbi, faccio il gentile e non ti va bene, ma insomma cosa devo fare con te Jes eh? Dimmi tu, cosa devo fare per essere tuo amico, io sto solo cercando di andare d’accordo con te, ma tu devi rovinare sempre tutto, cazzo!” Tira un pugno sul volante e si ferma ad una strada vicino casa mia.

Lo guardo dispiaciuta, per la prima volta ha ragione, ho esagerato, ma non posso farci niente io sono così, a volte sono insopportabile. Però anche lui cazzo ha esagerato, mi ha fatto prendere un colpo, quando ha tirato quel fottuto pugno sul volante. Lui si accorge della mia reazione spaventata e il suo sguardo si addolcisce.

“Emh… Scusa non volevo rea…” Lo interrompo. “Non importa.” Sto per scendere dalla macchina, ma lui mi afferra per un braccio. “Aspetta! Almeno lascia che ti accompagni a casa.” Scuoto la testa, desiderando di uscire dal quella macchina, il più in fretta possibile.

“No, tranquillo, tanto casa mia è vicina, ci vediamo, ciao.” Dico scendendo finalmente dalla macchina. Comincio a camminare per dirigermi verso casa, quando ad un tratto mi giro verso di lui e noto i suoi occhi spenti che mi guardano.

E’ triste? Mi sento in colpa, è stata tutta colpa mia, perché gli ho detto quelle cose? Mi giro di nuovo per non guardarlo, non riesco a reggere il suo sguardo che mi trafigge l’anima e mi metto a correre per raggiungere casa mia.

 

Pov Justin.



Che cosa ho fatto? Come al solito devo sempre rovinare tutto! Ho dato sfogo al mio istinto animalesco, ma quelle cose che mi ha detto mi hanno fatto davvero molto male. Odio quando mi chiamano bambino viziato, perché io non lo sono, ho una vita di merda e lei non ha il diritto di giudicarmi, perché non mi conosce.

Però anche io ho esagerato, il suo corpo tremava, i suoi occhi erano spaventati, aveva paura, paura di me e questo mi fa male. Non ha neanche lasciato che la riaccompagnassi a casa, era veramente terrorizzata.                                                                                                               

Dopo non so quanto tempo passato a pensare, decido di tornarmene a casa, così metto in moto e tre minuti dopo, sono sotto casa mia. Apro la porta di casa e butto lo zaino sul divano, per fortuna a casa non c’è LUI, quel bastardo di merda, che mi sta rovinando la vita. Sono solo in casa, così decido di stendermi sul letto, prendo il mio cellulare e le mando un messaggio.

A bambolina scorbutica: Perdonami per quello che è successo. So che ti ho fatto paura, ma non era mia intenzione, io sono un tipo molto istintivo e a volte esagero, come è successo questa volta, scusami se ti ho spaventata.

 Aspetto circa due minuti dopo di che il mio telefono vibra.

Da bambolina scorbutica: Scusami tu, ho un carattere di merda e a volte dico cose che non penso, ho esagerato a giudicarti senza conoscerti quindi la colpa è stata tutta mia.

 Sorrido leggendo il messaggio e le rispondo subito.

A bambolina scorbutica: Vuol dire che mi hai perdonato? :)

Da bambolina scorbutica: Si, abbiamo sbagliato tutti e due, ci siamo chiesti scusa e quindi si ti perdono, tu mi perdoni?

 A bambolina scorbutica: OVVIO :)

Da bambolina scorbutica: D’accordo Bieber, ora vado a fare i compiti ci vediamo a scuola bye. :)

A bambolina scorbutica: Bye baby :*


Poso il telefono sul comodino e socchiudo gli occhi, non riesco a smettere di pensare a lei, è così diversa dalle altre ragazze, è speciale, caratterialmente ha tutti i difetti del mondo, ma è per questo che mi… piace?
 
 

 


*Spazio autrice*
 Ed ecco a voi il quarto capitolo. Ho visto che a questa storia ci sono molte visualizzazioni, ma poche recensioni, per favore a questo capitolo, vorrei tante recensioni. Perciò per favore recensite!… Ora vado, vi saluto by babies! :*

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Capitolo 5
*** I can't believe it! ***



Capitolo 5
I can't believe it!
 



 



Ecco sono davanti al mio armadio a scegliere cosa mettermi. Si, è arrivata l’ora di andare a cena con Hulk e suo figlio. Si ma che cazzo mi metto? Oh al diavolo! Metto un jeans e una maglietta, alla fine non è una cena importante. Si basta, ho deciso!                                                                                                 

Così, vado in bagno a farmi una doccia e rimango dentro una buona mezz’ora a pensare… Per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che pensare a Bieber!

Perché ogni volta che sono con lui mi sento strana?
Perché ho paura di dire quello che penso e ho paura di quello che provo?
Pensavo fosse un puttaniere e invece non lo è.
Pensavo fosse un buffone e invece non lo è.
Pensavo fosse un bullo e invece non lo è.

E’ un bravo ragazzo, ha qualcosa di ambiguo che non riesco a capire cosa sia, ma presto lo scoprirò. C’è della tristezza nei suoi occhi, avrà sofferto molto nella sua vita. Dal giorno in cui ci siamo conosciuti i miei sentimenti per lui sono cambiati notevolmente. Io CREDO di volergli bene. Oh basta devo smetterla di pensare a lui. Piuttosto, ora in testa, mi è venuto un altro pensiero…

Flashback…

“Emh… Voglio dire alla fine è la verità no? Voi due non siete sposati…” Cerco di rimediare. Lui si alza da dove era seduto, affianca mia madre mettendole un braccio sulle spalle. “Oh piccola, tranquilla, noi due ci sposeremo presto, ho intenzione di non lasciare tua madre, è bellissima e ti fa divertire…” Dice sussurrando l’ultima parte all’orecchio di mia madre in tono malizioso, anche se io ho sentito tutto e credo che lui l’abbia fatto a posta per farmi ascoltare.

Fine flashback.


Noi due ci sposeremo presto! Nah secondo me scherzava, l’ha detto solo per farmi innervosire, infatti quando l’ha detto, ci ho pensato un pò, ma poi l’ho dimenticato.

Ora ci sto pensando di nuovo, perché? E’ impossibile quei due, non si possono sposare!
Stanno insieme da quanto? Dieci giorni? Due settimane? Un mese? Ancora è presto per parlare di matrimonio! Oh andiamo, non dipende da questo, io non voglio assolutamente che mia madre si risposi e men che meno con lui!

Oh basta pensare, mi sta già scoppiando la testa! Esco dalla doccia, mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo e mi dirigo in camera mia. Appena entro, trovo mia madre seduta sul letto che mi guarda a braccia incrociate. La guardo inarcando un sopracciglio, aspettando che parli. “Jessica Avril Silverstone allora cos’è questo?” Dice indicando i vestiti che avevo scelto, sul letto.

Perfetto quando dice il mio nome tutto intero, è pericolosa. “Emh… Non so, quello che devo mettere stasera alla cena?” Domando ironicamente. Lei di tutta risposta sgrana gli occhi e apre il mio armadio.

Dopo aver frugato per circa cinque minuti, lo chiude e vedo che in mano ha un vestito fucsia senza spalline, stretto al seno, con una gonna ampia. Io la guardo con la bocca aperta.

“Oh no, mamma non hai capito un bel niente, io quel coso non lo metto!” Dico indicandolo con una faccia schifata.

“Eh invece si tesoro, tu lo metti, altrimenti puoi dimenticare, telefonino e computer per un mese chiaro?” Dice puntandomi un dito contro.

“Ma dai mamma, ho diciassette anni, sono grande per le punizioni! E poi non puoi minacciarmi e mettermi in punizione perché non voglio mettere uno stupido vestito!” Dico piagnucolando. “Eh invece si e ora sbrigati che già è tardi, dovrebbero passare tra mezz’ora e ancora devi vestirti. Ora vestiti e aspetta qui che ti porto i tacchi.” Sgrano per la millesima volta gli occhi.

“Mamma, anche i tacchi no! Ti prego! Pietà!” Le mi sorride furba ed esce. Io sbuffo e alla fine metto quel vestito.

Mi guardo allo specchio e mi sento ridicola, sembro un pallone! Non indosso mai i vestiti, non che non mi piacciano, ma non credo di avere il fisico adatto per metterli.

L’ultima volta che ho messo un vestito è stato della cresima. Non prendetemi per un maschiaccio, anche se in un certo senso un po’ lo sono. Insomma il mio look è composto da felpe e jeans skinny, anche se a volte metto delle t-shirt e pantaloncini. Bè non ho un look molto alternativo, ma... Dettagli…

Ad un tratto entra mia madre con un paio di scarpe col tacco dodici fucsia. Ecco l’altra cosa che non metto mai, i tacchi. Li odio, non li sopporto, sono scomodi, anche se sono costretta a metterli non essendo molto alta. Insomma le mie scarpe preferite sono le converse. Appena mia madre mi vede con quel vestito, mi fa un sorriso grandissimo.

“Wow tesoro sei bellissima!” Io le sorrido e le sussurro un grazie. Finisco di prepararmi, mettendomi le scarpe e truccandomi leggermente con eylener, mascara e un filo di ombretto rosa. Faccio qualche boccolo con la piastra ai miei capelli e sono pronta. Giusto in tempo perchè suonano al campanello. Mi dirigo alla porta per andare ad aprire facendo attenzione a non cadere e mi ritrovo davanti......                                                                                                         

Che cosa? No! Non è possibile! Tutto questo è un incubo! Bieber? Il mio cuore perde un battito, ma ricomincia a battere subito dopo alla velocità della luce. “Che – che c - ci fai qui?” Dico io balbettando e sgranando gli occhi dalla sorpresa. Lui apre la bocca e mi osserva da capo a piedi. Dopo circa dieci secondi che mi osserva, che a me sembrano ore. Scuote la testa e ricomincia a parlare.

“Wow Jes sei… Stupenda!” Dice lui guardandomi dolcemente. Io arrossisco violentemente e abbasso il capo grattandomi il braccio. “Bieber ti ho chiesto… Che ci fai qui?” Dico alzando la voce in modo da smorzare l’imbarazzo. Lui si riprende dal piccolo shock che ha avuto vedendomi, scuotendo la testa e ribatte al mio stesso tono.

“No, che ci fai tu qui?” Dice lui puntandomi un dito contro. E’ vestito con una maglietta bianca con una giacca nera e i pantaloni del medesimo colore, al collo indossa una collana di Stewe Griffin, i capelli li ha raccolti nella sua solita cresta, mentre ai piedi ha dei mocassini rossi. Mamma mia quanto è bello!

“Ecco… Io stavo aspettando il compagno di mia madre e suo figlio.”  Lui sgrana gli occhi. “S - sei t - tu la figlia di Erin?” Dice in tono scioccato. “Emh… A quanto pare si.” Dico sospirando. “E tu devi essere il figlio di Hulk… Emh… Volevo dire Tom.” Dico io arrossendo.

Non ci posso credere che lui sia il figlio di quella bestia, non si somigliano affatto! “Emh… No veramente…” Cerca di parlare lui, ma viene interrotto da Tom che lo spinge per entrare e stritolarmi in uno dei suoi abbracci schifosi.

“Ehy Jes come sei bella! Dio, tua madre si sarà proprio data da fare, per fare uscire una bomba come te!” Io sgrano gli occhi per il commento volgare che ha appena fatto e lo guardo con disgusto. “Tom smettila! Ma che dici?” Gli dice Bieber facendo una smorfia. Tom? Un momento, perché non lo chiama papà?                                                              

“Vedo che hai già conosciuto mio figlio Justin, visto che bel ragazzo che è!” Dice dandogli pacche sulle spalle. “Figliastro Tom, sono il tuo figliastro!” Sbotta lui con tono irritato. Wow è il figliastro, adesso capisco, perché lo chiama Tom. A quanto pare non deve essere nemmeno a lui molto simpatico Tom, visto il modo in cui gli risponde.                                                                     

Ad un tratto dalla porta esce mia madre bellissima come sempre. Hulk le va incontro e le mette la lingua in gola. Io e Bieber li guardiamo schifati e io faccio una finta tosse per farli staccare. Si staccano e finalmente ci dirigiamo al ristorante.


****

Ci sediamo ad un tavolo, ordiniamo e cominciamo a parlare. “Allora tesoro, ho notato che tu e Justin già vi conoscete no? Come mai?” Io arrossisco, sto per parlare, quando Justin mi precede. “Siamo a scuola e in classe insieme.” Dice Justin sorridendo a mia madre. Mia madre annuisce sorridendo altrettanto.
“Oh Tom, non è fantastico? Sono anche in classe insieme! Le coincidenze della vita!” Hulk le mette un braccio sulle spalle e la guarda maliziosamente. “Hai ragione tesoro!” Le dice dandole un bacio a stampo.

Ad interrompere questo ‘romantico’ momento, è il cameriere che ci porta le ordinazioni, così iniziamo a mangiare.


Durante la cena, io non spiccico parola, a parlare sono solo mamma e Hulk, ogni tanto io e Bieber ci scambiamo qualche sguardo, ma niente di più. “Allora ragazzi, è arrivato il momento di dirvi una cosa!” Dice mamma, alla fine della cena. Io alzo la testa dal piatto e faccio cenno di continuare. Si gira verso Hulk, gli sorride prendendogli la mano e stringendogliela.

"Io ed Erin ci sposiamo.” Dice Hulk con un sorriso a trentadue denti. Il mio cuore perde un battito.
“Congratulazioni!” Dice Bieber senza far trasparire nessuna emozione. Si sposano? Questo è un incubo. Sono pietrificata, non riesco a spiccicare parola, ho lo sguardo perso nel vuoto e non riesco a capire nemmeno se sto respirando. Sento lo sguardo di Bieber addosso, ma non lo guardo, non ce la faccio.

“Cosa?” Mi alzo di scatto dalla sedia attirando l’attenzione dei presenti. Tutti ci guardano. “Mamma, ma che fai? Insomma, tu non puoi sposarti con lui… Da quanto vi conoscete umh? Io non voglio, non voglio!” Delle lacrime amare salgono i miei occhi. “Jessica…” Cerca di dire mia madre, delusa e mortificata.

Io scuoto la testa, accorgendomi delle lacrime che stanno per uscire. No, non voglio piangere davanti a tutti! Corro verso l’uscita, per dirigermi al giardino del ristorante. Entro nel giardino e mi siedo sulla panchina, cominciando a piangere e a singhiozzare disperatamente, mettendomi le mani sul volto.



Pov Justin.



“Jessica!” Dice Erin alzandosi dalla sedia, cercando di raggiungere la figlia. “No Erin, meglio che non vada a vedere come sta, sicuramente in questo momento lei non le vorrà parlare, deve capirla…” Dico io fermandola per un braccio. Lei sospira e noto che i suoi occhi sono lucidi.

“Io non pensavo reagisse così, insomma suo padre è morto quattro anni fa, io devo pur rifarmi una vita.” Dice sedendosi sulla sedia e accucciandosi a Tom che le accarezza la spalla e sorride maliziosamente a me. Bastardo! Il padre di Jes è morto, proprio come il mio. Chiudo gli occhi cercando di non piangere ricordando quel giorno e stringo forte un lembo della tovaglia. “Erin, non si preoccupi, vado io a vedere come sta Jes, cercherò di consolarla e di farle capire.” Dico asciugandomi le labbra con un tovagliolo e alzandomi dalla sedia.

Mi dirigo a passo svelto all’uscita del ristorante e vado nel giardino. Non la trovo, ma dove cazzo può essersi cacciata! Mi passo una mano tra i capelli per la frustrazione scompigliandomi il ciuffo. Guardo a destra e a sinistra, quando la vedo seduta su una panchina con la testa tra le mani. Mi avvicino e noto che la sua spalla fa su e giù a causa degli scossoni provocati dai suoi singhiozzi. Mi fa male vederla così!



Pov Jessica.


L’ultima cosa che volevo accadesse è accaduta! No, non voglio che mia madre si sposi, che dimentichi papà e soprattutto con quello lì, a me non piace, non è una brava persona, me lo sento!

“Ehy.” Mi dice una voce dolce, levo le mani dal mio viso e alzo la testa. Eccolo qui, bello come non mai. “Vattene Bieber!” Lui di tutta risposta non mi ascolta come al solito e si siede sulla panchina, mettendomi la sua giacca sulle spalle. Io divento rossa a causa di quello che ha appena fatto. “Fa freddo.” Risponde scrollando le spalle con nonchalance. Io sospiro, non ho voglia di litigare.

“Senti io ti capisco, so che non vuoi che lui sposi tua madre e credimi ti capisco perfettamente.” Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano e volto lo sguardo verso di lui, inarcando un sopracciglio, non capendo. Mi sta dando ragione? Lui di tutta risposta continua a parlare. “Vedi Tom non è mio padre come avrai capito, il mio vero padre è morto sette anni fa.” Emette un sospiro e io lo guardo in attesa che continui.

“E da quando è morto, mia madre è andata in rovina, ha incominciato a fare la prostituta in un locale che gestiva Tom…” Io sgrano gli occhi non ci posso credere, quel bastardo gestiva un locale di prostitute. Non capisco, ma perché lo sta raccontando a me?

“Pe-perché lo stai raccontando a me?” Dico biascicando. “Perché mi fido di te e poi alla fine ti riguarda in un certo senso, devi conoscere le persone che frequenta tua madre, per proteggerla.” Mi dice perforando con i suoi occhi i miei. “Continua…” Dico annuendo e chiudendo un attimo gli occhi per poi riaprirli subito dopo, pronta ad ascoltare ciò che ha da dire.

“Dunque… Io volevo che mia madre smettesse di fare quel lavoro, avevo undici anni, ero piccolo e avere una madre così era bruttissimo, anche se lo faceva per mantenermi. Lei vedeva che stavo male, così un giorno mi disse che voleva smettere solo per me, io ne fui felicissimo. Andò nel locale di Tom per dimettersi, ma Tom, la minacciò, dicendole che mi avrebbe fatto del male, se solo avesse provato a lasciare il lavoro. Così alla fine giunsero ad un accordo.” I suoi occhi sono lucidi, mi si spezza il cuore a vederlo così, ma voglio che continui, io voglio sapere.

“Quale?” Domando debolmente. “Tom non aveva figli, ma né desiderava tanto uno, così disse a mia madre che se mi avesse adottato, mi avrebbe trattato bene, in fondo lui era ricco e potevo navigare nell’oro, avrei fatto una vita da re insieme a lui. Mia madre ci pensò un po’ su, ma pur di farmi vivere bene, poi acconsentì a patto che una volta all’anno, mi avrebbe rivisto. Tom accettò il patto e io pur di salvare mia madre, partii per Los Angeles con lui, ma dopo un mese io volevo scappare via, mi trattava male, mi picchiava. Un giorno decisi di scappare, ma inutilmente, così mi minacciò dicendo che avrebbe ucciso mia madre se solo avessi provato a scappare un’altra volta. Così dal quel giorno non scappai più, lavorai al suo fianco, anche se lo odiavo e lo odio tutt’ora, ma devo stare con lui, per forza, altrimenti mia madre…” Non riusciva a continuare aveva gli occhi pieni di lacrime, così d’istinto lo abbracciai e lo strinsi a me, lui si appoggiò al mio petto e mi circondò la vita con le braccia. Singhiozzava e tanto, sembrava un bambino, piansi anche io, vederlo così, mi faceva male. Gli accarezzai i capelli e poi gli presi il viso tra le mani.

“Dovrei essere io a consolarti e invece sei tu che consoli me.” Io sorrido debolmente e lui mi mette una ciocca  di capelli dietro l’orecchio asciugandomi una lacrima con il pollice. “Che lavoro facevi stando con lui?” Dico cercando di farlo calmare e riprendere. Lui sospira e si allontana di qualche centimetro da me.

“Portavo dei messaggi alla mafia, lui è un mafioso, ho –h- ho anche spacciato della droga per lui, ma l’ho convinto a farmi smettere io- i- io non volevo farlo, ma ho dovuto, altrimenti mia madre sarebbe stata in pericolo, capiscimi.” Porto una mano alla bocca dalla sorpresa. Annuisco comprensiva facendogli uno sguardo  da non preoccuparti. In fondo, non si deve giustificare con me, anche io avrei fatto la stessa cosa per mia madre. Lei è l’unica persona che mi è rimasta.

“Da quanto tempo non vedi tua madre?” Gli domando. Lui alza lo sguardo dalle sue scarpe per guardarmi in volto. Ha gli occhi di un nero intenso, non sono più chiari come il solito. Ho sentito che alcune persone cambiano il colore degli occhi in base all’umore, ma non ci credevo molto.

“Vedi… Lei abita a Stratford e l’ultima volta che l’ho vista è stata due giorni fa, perché sono dovuto tornare a Los Angeles per colpa di quel… Bastardo!” Dice digrignando i denti. Io gli prendo la mano e gliela stringo incoraggiandolo. “Justin ti giuro che ti aiuterò, sappi che puoi contare su di me, sconfiggeremo quel bastardo tranquillo.” Lui di tutta risposta ridacchia e io lo guardo strano.

“Perché ridi? Che c’è?” Sbotto un po’ infastidita dalla sua reazione. “Bè mi hai chiamato Justin e di solito mi chiami Bieber, ecco perché rido.” Io arrossisco e abbasso il capo. Cazzo è vero, perché l’ho chiamato Justin? Bè, neanche me né sono accorta, l’ho fatto inconsciamente. Lui mi alza il viso con due dita e si avvicina piano, piano al mio volto, oddio sta per toccare le mie labbra. Oh Dio perché non mi stacco? Cazzo Jes fai qualcosa! Staccati!

“Sai sei molto bella, soprattutto stasera.” Dice sorridendomi dolcemente. Il mio cuore batte a mille, sono confusa non capisco niente, le gambe mi tremano, le sue labbra sono ad un millimetro dalle mie, sento il suo respiro sulle labbra. Ma perché non faccio qualcosa per staccarmi? Perché rimango ferma come una cogliona?

“Ragazzi! Dove siete? E’ ora di tornare a casa!” Urla mia madre. Oh mio Dio sia ringraziata mia madre. Ma che cazzo stavo facendo prima? Stavo per baciare il ragazzo della mia migliore amica?
 
 
 

*ECCOMI QUI!*
Bene, in questo capitolo ci sono tante sorprese! Alcuni misteri si sono svelati, finalmente! Avete conosciuto la vera storia di Justin! Ad ogni modo, se riceverò abbastanza recensioni, pubblicherò il capitolo prima di quanto voi possiate immaginare...     
ultima cosa e poi mi dileguo: vorrei dedicare questa storia alle mie due migliori amiche: Franceska e Valeria! Amiche mie, vi voglio bene e siete la mia vita! Bene ci sentiamo FORSE nel prossimo capitolo! Ciaooooooo <3

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Capitolo 6
*** I can not liking the boyfriend of my best friend! ***



 
*SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY, SORRY… Vi spiego tutto a fine capitolo… Buona lettura*



Capitolo 6

 

Una settimana dopo…


Eh già....  E' passata una settimana da quando sono andata a quella cena. Tra me e Justin le cose vanno decisamente meglio, non litighiamo più come prima. Però non parliamo da quella sera a cena, a parte qualche ciao che ci scambiamo, quando ci incontriamo. Ma forse ha altri problemi a cui pensare, sembra che le cose con Alex non vadano molto bene, sembrano tutto, tranne che una coppia di innamorati.

Non sono più affiatati come prima, questo è sicuro. Per quanto riguarda il matrimonio, non ho più parlato con mia madre, o meglio lei ha provato a parlarmi, ma io l’ho evitata, so che posso sembrare una bambina, ma non voglio proprio parlare con mia madre di quell’argomento… Sono super incazzata con lei, anche se non glielo faccio notare!
 
Sono a scuola, aspetto che suoni la campanella, ho le cuffie alle orecchie come al solito, mi chiedo come farò a sentirla. Sto ascoltando Heart Attack di Demi Lovato, adoro quella canzone, anche se mi rattrista. Anzi adoro Demi Lovato e basta! Sto pensando a tutto quello che mi ha detto Justin quella sera al ristorante.

Ho paura, paura per mia madre, per me e si, anche per Justin, ho paura che quell’uomo possa fargli del male, visto che vive con lui. Dio mio, devo incastrarlo, ci sarà pur un modo.

Ma è un mafioso, cosa posso fare io, cosa può fare una ragazzina di diciassette anni da sola, contro di lui e i suoi uomini? Non è degno di essere chiamato neanche uomo quel bastardo!

Abbasso il volume della musica in modo da poter sentire la campanella quando suona. A cena Justin stava anche per baciarmi, ma perché si comporta così con me?

E perché io non mi sono allontanata subito? Sono io la stupida che gli dò modo di fare. Sono una cogliona! Ma forse…

Non stava per baciarmi… Sicuramente voleva togliermi qualcosa che si era posato sul viso oppure? Non lo so! Non so che pensare! Sono così confusa, non so cosa provo io e non so cosa prova lui!                                           

* DRIN! DRIN! *                                                                                         

Che cazzo è sto rumore squillante? Ah si, giusto la campanella. Ho l’aspetto di una rincoglionita, non dormo bene da circa una settimana e non riesco a ragionare lucidamente.

Non viene neanche Alex a scuola, ieri mi ha chiamato e mi ha detto che aveva la febbre alta e il raffreddore.

Si, ma Justin perché non c’è?

Gli sarà successo qualcosa?

Dio, ma perché penso sempre male?

Magari non è suonata la sveglia e sta arrivando proprio ora. Oppure si è fermato a parlare con i suoi amici…

Ma perché ho un brutto presentimento? E come se gli fosse successo qualcosa di brutto…

Ho un terribile nodo alla gola che non riesco a mandare giù. Ho l’ansia, peggio di quando devo fare un interrogazione o un compito. Sospiro e decido di entrare a scuola.                                                                                                 

Mentre sto per entrare a scuola, qualcuno mi prende dal polso, sto per gridare, ma mi mette una mano sulla bocca, per evitare che io gridi. E’ incappucciato, quindi non riesco a vedere chi è. Ho paura, ho una fottuta paura!

E se è Tom che mi vuole fare del male? Mi trascina dietro la scuola e mi appoggia delicatamente al muro. E’ vestito/a (anche se penso sia un maschio) con una felpa viola, dei jeans chiari e delle blazer azzurre. Si toglie il cappuccio, rivelandomi il suo volto.

Rimango a bocca aperta, ma tiro anche un sospiro di sollievo, vedendo lui. “Justin!” Dico coprendomi la bocca con la mano per evitare di urlare. Non posso credere a quello che vedo. Il volto di Justin è ricoperto di lividi, ha un labbro rotto, lo zigomo gonfio e gli occhi spenti. Dio, non posso vederlo così. “Ma- ma ch- che cosa ti è successo?” Balbetto spaventata.

Lui sospira. “Non posso andare a scuola così Jes. Devi aiutarmi!” Ignora completamente la mia domanda e io lo guardo, non capendo dove vuole arrivare, ma annuisco. “Oggi saltiamo la scuola, non ci andiamo.” Spalanco la bocca. “Ma io non…-” Cerco di dire, ma lui mi interrompe.

“Ti prego Jes, ho bisogno di curarmi e poi devo parlarti, per favore, ti assicuro che nessuno scoprirà niente e poi Alex mi ha detto che sei una delle più brave dell’intera scuola, un giorno d’assenza non cambierà la situazione. Si tratta di questioni troppo importanti Jes. Sei l’unica che conosce la mia storia e che può aiutarmi.” Annuisco.

L’unica che conosce la sua storia? Che cosa? Non ha detto niente ad Alex… Ma come può? E’ la sua ragazza, dovrebbe dirglielo, lo ha detto a me che sono un’amica, anzi non sono neanche un’amica… Questo ragazzo è strano, non lo capirò mai. “Va bene, ma dove andiamo?” Chiedo.

“Questo non lo so, ma in un luogo dove non ci sia nessuno.” Ci penso un po’ su, mia madre oggi ha il turno mattutino, quindi potremmo andare a casa mia. “Senti Justin, andiamo a casa mia!”                                                                               

“No Jes! C’è tua madre!” Ribatte lui. “No, ha il turno di mattina oggi, quindi siamo soli.” Lui mi guarda prima di annuire e mi porge la mano, aspettando che la afferri. Lo guardo inarcando la fronte, non so cosa fare, ma alla fine la afferro per non fare scenate.

Appena tocco la sua mano una scarica elettrica mi pervade la schiena e un colorito roseo si impossessa delle mie guance, così abbasso lo sguardo per non darlo a vedere. Ci dirigiamo verso la sua auto, con un passo veloce entriamo e lui emette un gemito di dolore.

“Justin va tutto bene? Ce la fai a guidare?” Mi guarda facendo una smorfia di dolore. “Si tranquilla.” Dice accennando un sorriso. Ma io so che non va tutto bene.                                                       
 
 
Per tutto il viaggio non parliamo. Si crea un silenzio imbarazzante che io voglio rompere, ma non sapendo che dire rimango zitta. Se mia madre scopre che ho saltato la scuola, mi sgozza! Ma alla fine è per una buona causa, non posso lasciare Justin in queste condizioni! Io devo aiutarlo… “Come sta Alex?” Mi dice lui, mettendo fine al quel fottuto silenzio, finalmente. “Ieri aveva il raffreddore e trentanove di febbre.” Sospira.

“Mi dispiace.” Dice non sapendo cos’altro dire. Senza che me ne accorga arriviamo a casa. Lui scende dalla macchina e bussa al mio finestrino. “Jes, non scendi?” Si mette una mano sul fianco aspettando. “Oh si giusto…” Che figura di merda! Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi sono neanche accorta di essere arrivata a casa.

Scendo dalla macchina e mi avvicino alla porta di casa per aprirla ed entriamo dentro. Mi giro a guardarlo, aspettando che entri, visto che era dietro di me e chiudo la porta. Sospiro e mi giro a guardarlo. “Senti Justin, posso dirti una cosa?” Mi guarda negli occhi e annuisce. “Tu e Alex, non sembrate un coppia, insomma…” Mi guarda aggrottando un sopracciglio.

“E perché? Sentiamo…” Mi dice incrociando le braccia sotto il petto. Abbasso lo sguardo sulle mie mani imbarazzata e inizio a giocare con i pollici. “Bhè ecco… Justin, secondo me tu non la ami. Scusa se te lo dico, ti prego non arrabbiarti, ma io non voglio che Alex soffra... Quindi se sbaglio dimmelo. Justin ami Alex o no?” Dico alzando la voce sull’ultima frase.

Lui mi guarda profondamente negli occhi, con il respiro affannato. Il petto si alza e si abbassa. Oh mio Dio, sembra arrabbiato. Oh cazzo, ma perché non chiudo mai quella boccaccia. Ma ho il diritto di sapere alla fine! Io voglio bene ad Alex e non voglio che soffra! Farei di tutto per lei. Si avvicina sempre di più a me, chiude gli occhi, si allontana improvvisamente e sospira.

“Si Jes, hai ragione, io non amo Alex, mi piace, anzi mi piaceva finchè non ho incontrato un’altra ragazza che mi ha fatto provare emozioni fortissime, mai provate in vita mia con nessuna ragazza. Pensavo che tra me e Alex, potesse funzionare, che io mi potessi innamorare, ma questa ragazza ha rovinato tutto.” Dice mimando le virgolette con le mani alla parola rovinare. Il mio cuore perde un battito.

E’ innamorato di un’altra ragazza. Lo guardo nascondendo la tristezza che mi ha colpito, quando ha parlato della ragazza di cui si è innamorato. Alla fine non è colpa sua se si è innamorato di un’altra, ma non deve far soffrire Alex, non deve illuderla.

Mi mordo l’interno della guancia non sapendo cosa dire e deglutisco rumorosamente. “Non so, se sono innamorato di questa ragazza, ma quando sto con lei, mi sento strano, sono sincero,non fingo nulla, sono me stesso Jes.” Dice con un sorriso che va da un orecchio all’altro. Io gli sorrido dolcemente e annuisco comprensiva. 

Lui si mette una mano nei capelli e abbassa la testa al pavimento. “Cristo Jes! Mi sento così fottutamente in colpa, la sto prendendo in giro e io non voglio, perché anche se non la amo, mi sono affezionato a lei, le voglio bene. E poi questa ragazza che mi piace, mi odia, pensa che sia un puttaniere viziato. Sarebbe impossibile con lei e non solo perché mi odia, ma perché ci sono in mezzo altri tipi problemi.”

Il mio cuore perde un altro battito, per un attimo, ho pensato che stesse parlando di me, ma poi ha detto che questa ragazza lo odia e io non lo odio, ormai siamo diventati… credo… Amici? E poi è impossibile che io gli piaccia, insomma, io? Piacere a qualcuno? Pts… Si siede sul divano, mettendosi le mani sul volto con fare disperato. Mi si stringe il cuore a vederlo così distrutto, sia dentro, che fuori.

Mi siedo vicino a lui e gli accarezzo la schiena cercando di consolarlo. “Io Jes, mi sento così fottutamente confuso.” Dice tristemente, alzando il capo. “Senti Justin…” Inizio io… Mi guarda negli occhi, aspettando che continui. “Ad Alex non devi mentire, devi dirle la verità, lei capirà tranquillo, non prenderla in giro in questo modo, sarebbe peggio, lei soffrirebbe di più perché si accorgerà che tu sei distante da lei.” Lui mi guarda e annuisce, sapendo che ho ragione, così io continuo.

“E invece per quanto riguarda questa ragazza, non puoi sapere se lei ti odia o meno, magari prova i tuoi stessi sentimenti, devi chiederglielo e se lei si comportasse male con te e ti dice quelle cose, perché cerca di mascherare quello che prova per te?!” Dico gesticolando con le mani.

“Tu dici che lei si comporta così con me perché cerca di mascherare quello che prova per me?” Dice facendo comparire un magnifico sorriso. “Bè questo non lo! Non lo saprai mai se non glielo chiedi. Pensaci! Devi dirglielo. Se non prendi parte al gioco per paura di perdere, di certo non avrai nessuna possibilità di vincere, diceva mia nonna…” Accenno un sorriso, ridacchiando e lui si aggiunge a me.

“Quindi Jes, tu pensi che io dovrei dichiararmi a lei?” Dice con gli occhi che gli luccicano. “Si, secondo me dovresti dichiararti.” Dico con la tristezza nel cuore. Lui mi abbraccia e mi stringe forte al suo petto. Eccolo qui, il mio posto preferito, il posto di cui non posso fare più a meno.

Inspiro il suo profumo One milion il mio preferito, beandomi di questa bellissima sensazione che mi attraversa il corpo facendomi venire i brividi. Perché si, ormai è chiaro tutto. L’ho capito solo ora, ecco ciò che si prova.

Ecco perché le gambe tremano, il corpo mi si accalda, solo se mi sfiora o se ci sto semplicemente vicino, le farfalle nello stomaco quando mi guarda, quando mi parla e quando canta… I brividi che mi attraversano la pelle, quando mi abbraccia… Perché questo non mi è mai successo e non mi succede con nessun ragazzo? Forse perché lui mi piace… No! non può piacermi il ragazzo della mia migliore amica, io non posso farle questo...







Ma quanto cacchio vi posso amare??? Grazie per tutte le recensioni e le visualizzazioni davvero ragazze, vi ringrazio tanto :******* Ad ogni modo, mi dispiace, per non aver pubblicato ieri, lo so ve lo avevo promesso, ma sono stata tutto il tempo fuori casa e non ho potuto pubblicare… Bhè che dirvi? Vi piace questo capitolo?? Jes e Justin diventano sempre più intimi ihihihihi… Vabbè un’ultima cosa: dedico questo capitolo a Vanessa, Giovanni e la mia amica Martina che mi ha sempre incoraggiata con questa storia. Ciaooooooo! Ci vediamo e miraccomando recensite per favoreeeeeee! :* one kiss

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Capitolo 7
*** You must tell me the thruth ***


Olà girls! Visto? Ho pubblicato il capitolo prima questa settimana, come promesso.Vabbè ci vediamo a fine capitolo ;) Buona lettura!*


Capitolo 7


"Ehy è successo qualcosa?" Dice Justin staccandosi dall'abbraccio, guardandomi premuroso, notando la mia faccia spaesata e spaventata. "Emh... N-no, no tranquillo." Balbetto io insicura, abbassando il volto. Lui notando la mia insicurezza, mi guarda, mettendomi un dito sotto il mento alzandomi il volto.

“Jes, sicura?” Annuisco più sicura. Lo guardo per poi prendergli la mano. “Allora Justin, vuoi dirmi che è successo?” Lui deglutisce rumorosamente e abbassa lo sguardo. “Chi ti ha ridotto così?” Continuo io. Lui alza lo sguardo sui miei occhi facendomi notare che i suoi sono lucidi. “Jus-…”          

“Mi hanno picchiato…” Mi interrompe lui. “Gli uomini di Tom mi hanno picchiato.” Continua lui. Io sgrano occhi e bocca, mi alzo dal divano e vado verso il tavolo di fronte a lui dandogli le spalle. Mi appoggio con le mani al tavolo come per reggermi. Non posso crederci che Tom lo abbia veramente picchiato, certo Justin mi aveva detto che quando era piccolo lo aveva picchiato più volte, ma non pensavo lo picchiasse ancora. Io ho paura e non ne ho mai avuta tanta in vita mia. Alla fine dopo secondi interminabili di riflessione gli rivolgo la parola.

“Perché?” Domando con la voce rotta. Sto per piangere, ma non voglio farglielo notare. Sento un sospiro provenire al mio orecchio e due mani sui miei fianchi che mi girano dall’altro lato. Non mi sono neanche accorta che si fosse alzato venendomi dietro.

Mi ritrovo faccia a faccia con lui, a pochi centimetri dal suo viso. Non riesco a reggerlo, non riesco a reggere il suo sguardo, così lo abbasso, ma lui racchiude la sua mano intorno alla mia guancia e mi alza il viso. Io lo guardo con il labbro che trema, non ce la faccio a guardarlo, scoppio a piangere rumorosamente. Lui mi stringe a se e infila le mani tra i miei capelli.

“Shh… Piccola, non piangere, è tutto apposto… shh…” No Justin non è tutto apposto, vorrei dirgli, ma non ce la faccio, perciò mi limito a stringergli forte la maglietta, ho paura di strappargliela, la stringo fortissimo, ma la rabbia che mi invade è troppa, per quei bastardi che gli hanno fatto del male. "Non devi avere paura di esternare i tuoi sentimenti ok?"

Come ha fatto a capire che io non voglio piangere davanti a lui?

"Si vede Jes, che cerchi di nascondere ciò che provi quando sei con me e non capisco il perchè..." Oh fantastico, ora mi legge anche nella mente. Continuo a singhiozzare ancora più forte contro il suo petto, finchè piano, piano il mio diventa un pianto silenzioso. Non piango più tra le sue braccia, mi sento al sicuro, protetta, lui è l’unico capace di farmi calmare.

Restiamo abbracciati per alcuni minuti che a me sembrano ore. L Dopo di che ci stacchiamo e ci guardiamo profondamente negli occhi. Lui asciuga i residui delle mie lacrime amare con il pollice, dopo di che mi prende la mano e mi porta di fronte al divano. “Siediti… Ti racconto tutto.” Faccio come mi dice e lui e si siede accanto a me. Mi prende tutte e due le mani. Fa un lungo sospiro e si lecca le labbra nervoso, prima di cominciare a parlare.

“Ieri… Tom mi ha chiesto di sparare ad una persona…” Inizia lui, apro la bocca per lo stupore, ma faccio cenno di continuare, chiudendo gli occhi dal nervoso e dallo spavento. “Io mi sono rifiutato e lui ha incominciato a dire che me l’avrebbe fatta pagare se non lo avessi fatto, ma io ho lasciato perdere e me ne sono andato in camera mia. Dopo circa due ore è ritornato e mi ha chiesto di nuovo di sparare ad un uomo, io mi sono nuovamente rifiutato, quando lui ha detto una cosa che mi ha fatto salire i nervi…” Dice stringendo il pugno dal nervoso credo.

“Cosa ti ha detto?” Dico io accarezzandogli il dorso della mano facendogli coraggio. Lui mi guarda negli occhi profondamente.

 

Pov Justin.


La guardo profondamente negli occhi. Non so come fare a dirglielo, ma devo, devo avvertirla. “Mi… mi ha detto che se la sarebbe presa con le persone a me care.”


Flashback.*

Ricordati che posso sempre fare del male ai tuoi amichetti…” Mi dice, guardandomi con quel sorriso sghembo stampato sul viso. Deglutisco rumorosamente e lui se ne accorge. Non ho paura per me, a me può fare quello che vuole, ma le persone a cui voglio bene non le deve toccare. “Tu e Jes siete molto amici ho notato!” Io sgrano gli occhi per quello che ha detto. Come fa a sapere di me e Jes?

“Al ristorante, eravate molto intimi.” Continua a tenere uno sguardo malizioso. “Non oseresti, non osare toccarla!” Lui si mette a ridere, una risata malvagia che a me, mette solo i brividi.

“Ti sei innamorato figliolo? Davvero ti sei innamorato di una puttanella come quella! Oh andiamo non vale niente, è bella si, ma è solo una puttana!” Serro i pugni dalla rabbia. Io non riesco più a trattenermi e gli tiro un pugno sul naso, facendogli voltare il viso dall’altra parte e facendogli uscire un rivolo di sangue.

Ho il petto che si abbassa e si alza ritmicamente dalla rabbia. Jes non la deve toccare! “Non ti azzardare mai più a chiamare Jes in quel modo! Puttane saranno quelle che ti fai ogni sera! Sei solo un bastardo!” Lui gira il viso dalla mia parte, mi guarda, si asciuga con la manica della felpa il sangue e si mette a ridere come un pazzo.

“Accidenti è più grave di quanto pensassi sei proprio rincoglionito per quella eh!” Lui mi guarda quando ad un tratto smette di ridere. Mi tira un pugno nello stomaco, facendomi cadere a terra. Mi tengo la pancia, il dolore è atroce.

"L'innamoramento non è una giustifica a mancarmi di rispetto ragazzino! Quella sgualdrina di tua madre non ti ha insegnato che ai genitori devi portare Dico balbettando e gemendo per il dolore. Lui mi tira un altro calcio nelle costole e se ne va lasciandomi a terra agonizzante.

 
*Fine flaschback*


Lei mi guarda con gli occhi lucidi. Mi fa male vederla così, mi fa male vederla distrutta così, perché ormai è chiaro, io credo di provare qualcosa di forte per lei, ma non è solo una cotta. Nei suoi occhi vedo la paura, vedo la preoccupazione, un misto di emozioni che riesco chiaramente a decifrare.

“E poi?” Chiede lei con un filo di voce. Mi passo la lingua sul labbro inferiore e continuo a parlare. “Questa mattina prima di andare a scuola, sono venuti degli uomini in camera mia, mi hanno picchiato da tutte le parti e mi hanno lasciato a terra senza forze.

Quando se ne sono andati, Tom è entrato in camera mia e mi ha detto che quegli uomini li aveva mandati lui per farmela pagare del rifiuto che gli avevo dato e per avergli tirato un pugno. E questo è tutto.” Lei mi guarda per qualche secondo. Mi da un bacio sulla guancia e mi abbraccia forte. “Mi dispiace…” Dice staccandosi. “Torno subito, resta qui!” Mi dice accennando un sorriso. Si alza dal divano e scompare in un’altra stanza.

 
Pov Jessica.


Sono nel bagno, a cercare la cassetta del pronto soccorso per medicarlo. Non posso credere che lui gli abbia tirato un pugno perché quell’essere mi ha chiamato puttana. Lui lo ha fatto per difendermi. Lui tiene a me? Devo chiederglielo, devo chiarire questo dubbio. Deve dirmi tutta la verità.

 

 



*Spazio autrice*
 Ehy ragazze come vi ho già detto, questa settimana ho pubblicato prima il capitolo perchè ho notato che le recensioni e le visualizzazioni sono aumentate parecchio! Grazie, grazie, grazie! Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia nei preferiti, nelle seguite e nelle ricordate, vi ringrazio tanto! So che questo capitolo non è un granchè, però potreste lasciare qualche recensioncina, per favoreeeeeee! Un'ultima cosa: dedico queso capito a un'amica conosciuta su EFP... Siamo diventate molto amiche perciò ti voglio bene mlmlmlisabel <3! Ora vado ci sentiamo con il prossimo capitolo! :*

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Capitolo 8
*** You are important to me ***


Capitolo 8

 

 Pov Justin.
 

La vedo tornare con una cassetta del pronto soccorso in mano, oh no! Non vorrà mica medicarmi, ho sempre odiato le medicazioni, bruciano! “No Jes per favore, odio le medicazioni!” Le dico supplicandola. Lei di tutta risposta incrocia le braccia e sbuffa.

“Justin, per favore te lo chiedo io! Ti prometto che non ti farò del male, ma devo disinfettarti! Non fare il bambino di cinque anni dai! Su, ora rilassati e appoggia la schiena al divano, sarà come una piccola puntura, passa subito!” Mi dice lei sorridendo dolcemente. Io chiudo gli occhi e faccio un sospiro.

“Va bene, ma…” Cerco di parlare. “Justin niente ma, ora sta zitto e rilassati!” Dice lei interrompendomi. Sbuffo e faccio come mi dice. Appoggio la spalla sullo schienale del divano e guardo il soffitto spaventato. Le mi guarda e sorride dolcemente.

“Justin, perché non chiudi gli occhi? Almeno così non ci pensi no?” La guardo ricambiando il sorriso e faccio come mi dice. Sento che maneggia con la cassetta del pronto soccorso, quando ad un tratto, sento qualcosa di fresco sul mio viso. Non brucia e il tocco della sua mano è così delicato, che mi fa sospirare rumorosamente. Lei se ne accorge e smette di accarezzarmi con quel panno morbido imbevuto di alcool.

“Justin, tutto ok? Ti sto facendo male?” Io apro gli occhi e la guardo dolcemente. Mamma mia, quanto è bella! “Assolutamente no, mi sto rilassando, ti prego continua, non smettere.” Lei abbassa lo sguardo imbarazzata, facendo ricadere i suoi capelli castani sul viso e per non darlo a vedere fa finta di intingere l’ovatta nell’alcool. Mi viene da ridere, è così tenera. Richiudo gli occhi e ricomincio di nuovo a bearmi del suo tocco.

Continua così, passandomi l’ovatto su quasi tutto il viso per dieci minuti, quando ad un certo punto si ferma, prende dei cerotti e li mette sulle mie ferite. Io apro gli occhi e noto che lei è arrossita. “Che c’è?” Le chiedo inarcando un sopracciglio.

“Emh… Ecco, Justin… Mmh.. Mi hai detto che ti hanno picchiato anche sullo stomaco no?” Mi dice lei guardando altrove. “Si e allora?” Domando non capendo. Lei arrossisce ancora di più e guarda in basso. “Ecco Justin, ti do-dovresti to-togliere la -la fe- felpa, così t-i me-medico anche lì, sullo stomaco.”

Si passa una mano sulla nuca imbarazzatissima, mentre io sto per riderle in faccia. Adesso capisco perché era imbarazzata. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere. Lei di tutta risposta, mi guarda negli occhi con sguardo arrabbiato. “Adesso, mi vuoi spiegare perché stai ridendo? Non ho detto nulla di divertente!” Sbotta infastidita.

“Oh, no scusami Jes, è che sei così tenera quando ti imbarazzi, non stavo ridendo per prenderti in giro, ma semplicemente, perché sei così dolce quando arrossisci.” Lei arrossisce un’altra volta, diventando stavolta un peperone arrostito e mi guarda con le braccia incrociate sotto il petto. “Dai scherzavo.” Dico sorridendole, così mi alzo dal divano e lentamente mi tolgo la maglietta, appoggiandola sul tavolino in legno avanti a noi.

Vedo che rimane a bocca aperta, non so se per i lividi o per i muscoli e avvampa per non so quante volte in quella giornata. Mette una mano davanti alla bocca per reprimere la voglia di piangere e i suoi occhi si fanno lucidi, così le prendo il viso tra le mani e la rassicuro. “Ehy, piccola va tutto bene, passerà, è solo qualche graffio.” Dico accarezzandole la guancia e sforzando un sorriso.

“Tu non capisci Justin! Stavolta ti è andata bene, te la sei cavata solo con qualche graffio! Ma se la prossima volta, tu…” Le stringo forte la mano. “No dirlo neanche per scherzo, non ci sarà una prossima volta, ok?” Lei annuisce non del tutto convinta. “Ora stenditi.” Mi dice decisa, annuisco e faccio come mi dice. Si accovaccia e posa le ginocchia a terra con la faccia dritta sul mio stomaco.

“Justin, ti avverto, questa volta brucerà un po’.” Deglutisco rumorosamente e lei comincia a tamponare sui lividi con l’ovatta imbevuta di alcool. Gemo silenziosamente e lei se ne accorge. “Scusami.” Dice continuando a tamponare più delicatamente, anche se io sento ancora dolore, cerco di chiudere gli occhi come mi aveva suggerito prima lei, nella speranza che il dolore passi, ma niente.

Dopo circa quindici minuti di dolore atrofizzante, smette di medicarmi con l’alcool. “Bene, Justin, ho finito di disinfettarti, ora devo spalmarti la crema per calmare un po’ il dolore, ma tranquillo non farà male.” Mi dice con un sorriso rassicurante. Annuisco e la lascio fare.

Si alza dal pavimento e si sporge leggermente su di me. Comincia a passarmi la crema sulle costole e a massaggiare delicatamente con tutte e due le mani, poi scende sulla pancia e fa piccoli cerchi racchiusi con le mani. Cazzo, ci sa proprio fare con i massaggi, mi sta facendo eccitare, il mio amico sta fremendo lì sotto! Cazzo e se si accorge della mia eccitazione che faccio?

“Sai, sei proprio brava a fare i massaggi, mi sto ‘rilassando’ sai?”  E non solo mi stai rilassando baby, vorrei dirle… Lei mi guarda e mi sorride dolcemente. “Oh, sono contenta.” Mi dice levando le mani dal mio ventre. Mi sposto leggermente sul divano e lei non avendo più il sostegno del mio corpo, cade su di me, con la faccia sul mio collo. Io le metto una mano sulla spalla e faccio su e giù.

“Scusami.” Dice alzando il viso dal mio collo e guardandomi. Si toglie dal mio corpo e si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Tranquilla, non fa niente, continua.” Dico riferendomi ai massaggi. Annuisce e ricomincia a fare su giù sul mio stomaco, provocandomi un leggere solletico. Chiudo gli occhi beandomi del suo tocco e non mi accorgo del tempo che passa. Lei toglie le mani dal mio stomaco e io apro gli occhi.

“Che fai?” Lei chiedo io deluso dal suo atteggiamento. Lei ridacchia e mi guarda negli occhi. “Justin, ho finito, ti ho fatto i massaggi per quasi mezz’ora non te ne sei accorto?” Io spalanco la bocca dalla sorpresa, non pensavo che fosse passata mezz’ora, ma non volevo che smettesse. “Ah, scusami, non me ne sono accorto.” Dico grattandomi la nuca imbarazzato. Lei mi sorride, mentre io la guardo serio.

“Senti Jes…” Mi passo la lingua sul labbro inferiore prima di continuare. “Tu sei in pericolo, devi stare attenta, non rimanere mai da sola con Tom, Dio solo, sa cosa può farti quel bastardo e inoltre non uscire mai di casa, senza che nessuno ti accompagni ok?” Lei annuisce, mordendosi il labbro. Abbassa la testa e sospira. “Senti Justin, io devo dirti una cosa che mi sta frullando in testa, da quando me l’hai detta.” Dice deglutendo.

“Dimmi tutto…” Dico sorridendole. Alza la testa e mi guarda profondamente negli occhi. “Pe-perché Tom ha detto che farà del male proprio a me e non a qualcun altro, cosa sono io per te?” Abbasso la testa, non sapendo che dire, rimango un minuto circa in silenzio, indeciso se dirle tutto ciò che provo per lei o negare tutto da grande codardo. “Perché sei importante per me.” Dico alla fine, non scegliendo nessuna delle due opzioni, ma dicendolo la verità.

Lei mi guarda e mi sorride. “Davvero? I-io sono importante per te?” Mi dice con gli occhi che le brillano. Io le scosto una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio e le sorrido dolcemente. “Si Jes, io ti v-voglio bene.” Dico balbettando sulle ultime parole indeciso, facendo un sospiro triste, per non averle detto che le voglio più che bene. Lei diventa subito triste e mi chiedo il perché.

“Jes, tutto bene?” Dico prendendole il mento fra due dita. “Emh… si Justin, tutto bene, è solo che sono un pò stanca, tutto qui.” Io annuisco e mi alzo per prendere la felpa che avevo lasciato sul tavolino di legno. Me la rimetto e poi poso lo sguardo su di lei girandomi.

“Bene, Jes, grazie di tutto, grazie per avermi medicato, per avermi ascoltato, sei una vera amica, Alex è fortunata ad averti.” Dico accarezzandole la guancia e stampandole un bacio su di essa. “Ehy, Justin, anche tu sei mio amico non dimenticarlo.” Se, certo, solo un amico purtroppo. Le faccio un finto sorriso e la saluto con la mano. “Grazie.” Le dico prima di sparire dietro la porta e imboccare la strada di casa, per passare il resto della giornata un inferno.

 

 

 


You're all that matters to meeeeeeeee yeah yeah!
 Ciaoooooooooooo! Come state?
 Volevo ringraziare tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo, vi ringrazio tanto, siete fantastiche, ogni giorno di più! Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito la mia storia, a chi l'ha messa nelle ricordate, nelle seguite e nei preferiti...
 Vabbè parlando del capitolo, che ne pensate??? Recensite?? Per favore, per favore, per favoreeeeeeee... ok ora sto rompendo, me ne vado.... Ci vediamo col nono capitolo! Ciao babieeeeeeees!

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Capitolo 9
*** My life is shit! ***


Chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma non ho avuto internet in questi giorni e di conseguenza non ho potuto pubblicare, dopo di questo vi lascio al capitolo, buona lettura :) *


 Capitolo 9

 
Pov Jessica.



Che giornata di merda ho avuto oggi! Ho preso un brutto voto a scuola, - cosa strana perché ho la media del nove in tutte le materie - sono caduta dalle scale provocandomi una contusione al piede, sono dovuta andare all’ospedale per medicarmi, ho aspettato quasi quattro ore, perché c’erano due codici rossi del cazzo e per finire, Justin non mi parla da tre giorni!

Ma che cazzo! Tutto a me poi! L’unica cosa positiva, è che almeno il piede non è rotto e quindi tra qualche giorno potrò togliere la fasciatura. Comunque, cambiando discorso, sono le diciotto e non posso neanche uscire, sono a casa da sola, perché la mia ‘cara mammina’ è al lavoro.

Mi sto anche annoiando. Decido di alzarmi piano dal letto e zoppicando cerco di arrivare al divano. Dopo circa un anno -ok cinque minuti dai- arrivo, mi siedo e accendo la tv.

Comincio a fare zapping con i canali finchè non arrivo a MTV music, il mio canale preferito musicale. Perfetto, stanno facendo una della mie canzoni preferite: Talk Dirty di Jason Derulo.

Non posso neanche ballare per via di una cazzo di scala bagnata che mi ha fatto scivolare, vabbè almeno posso cantarla. Comincio a canticchiarla finchè non mi squilla il telefono, smetto di cantare e allungo la mano sul tavolino per prendere il cellulare.

Dopo quello che a me sembra un’eternità, riesco a prendere il cellulare, vedo che è Alex, così premo la cornetta verde. “Ehy Alex!” Rispondo entusiasta dal sentirla. “Je-Jes…” Dice balbettando, la sento singhiozzare. Ma che succede?

“Ehy Alex, calmati, dimmi che è successo?!” Dico spegnendo l’entusiasmo e iniziando a preoccuparmi. “Jus-Justin…” Dice iniziando a singhiozzare ancora più forte. “Justin cosa? Alex, che è successo?” Ok, ora mi sta battendo il cuore a mille. “Mi-mi ha lasciato Jes!” Dice urlando per la disperazione. Il mio cuore perde un battito. Alla fine, ha seguito il mio consiglio e l’ha lasciata per davvero.

“Ah… Mi-mi dispiace.” Dico io, sentendomi in colpa, anche se alla fine non dovrei, o forse si? Alla fine non ho fatto niente, o forse no? Forse si o forse no boh. Forse mi sento in colpa perché alla fine gli ho consigliato io di lasciarla, ma per non farla soffrire, io tengo a lei, non doveva mentirle. Ma perché allora mi sento una pietra sul cuore che mi opprime e che mi vieta di respirare regolarmente?

Forse perché io sapevo che l’avrebbe lasciata e non le ho detto niente. Ma alla fine non è compito mio dire ciò. Basta, io non ho fatto niente! Si, certo come no! Sei innamorata di Justin, lo stesso ragazzo della tua migliore amica, è ovvio che tu ti senta in colpa. Oh coscienza sta zitta, io non ci ho mica provato con Justin! Si ma vorresti farlo ammettilo Jes, ammettilo, ammettilo, ammettilo, amm…

Basta! Sta zitta coscienza, mi stai facendo scoppiare la testa, ora vai via e fatti gli affari tuoi! I tuoi affari sono anche i miei cogliona, ricordati che sono dentro la tua testa! Oh si, giusto, ma ora ritorna nella mia psiche e non rompere le stozze! Cosa sono le stozze? Non lo so e non mi interessa, sparisci ora! Dopo la mia amorevolissima conversazione con la mia coscienza, mi ricordo che Alex è ancora in linea sul cellulare.

“Emh… Alex… Justin, ti ha detto perché ti ha lasciata?” Domando, facendo finta di non sapere niente! Sono una pessima amica lo so! “Si… Mi ha detto che è innamorato di un’altra.” Dice smettendo di piangere e sospirando rumorosamente. “Ah…” Dico io non sapendo che altro dire.

“Tu, non puoi immaginare Jes! Io lo amo tantissimo, lui è tutta la mia vita! Non puoi immaginare quanto sia brutto che la persona che ami, non ricambi i tuoi sentimenti.”

Oh certo Alex che lo immagino, sto peggio di te in questo momento credimi. Non puoi immaginare io, cosa sto provando in questo momento a sapere, non solo che il ragazzo che amo, non ricambia i miei sentimenti, ma anche che il ragazzo che amo è lo stesso ragazzo di cui si è innamorata la mia migliore amica.

“Mi dispiace Alex… Se c’è qualcosa che posso fare dimmelo, io ci sono lo sai.” Dico, cercando di farle capire che nonostante tutto ci sono e può contare su di me. “Niente Jes, non c’è niente che tu possa fare per aiutarmi, non si può fare nulla. Ti ringrazio per tutto, sei la mia migliore amica, mi ascolti sempre e soprattutto da quando ci conosciamo non mi hai mai mentito ed è questo che ti rende speciale. Ti voglio bene Jes.”

‘ E soprattutto da quando ci conosciamo non mi hai mai mentito è questo che ti rende speciale.’ E’ questa la frase che mi rimbomba in mente, in questo momento. Rimango a bocca aperta per tutte le belle parole che mi ha detto, sono un mostro.

“A-Alex s-sei fantastica, grazie! Anche io ti voglio bene!” Dico sorridendo tristemente. “Senti, non ti ho chiamato solo per parlarti dei miei problemi, volevo sapere come va con il piede, ho incontrato tua madre per strada e mi ha detto che sei caduta per le scale.” Dice in tono preoccupato. “Oh tranquilla, è soltanto una lieve contusione. Tra due giorni tolgo le bende.” Dico guardandomi le unghie.

“Oh meno male sono contenta, almeno tu stai bene. Ok, ora vado, ci vediamo domani ok? Così parliamo meglio di persona.” Sospiro. “Ok, a domani Alex, buona notte.” Dico con voce roca per via delle lacrime che stanno per cadere sulle mie gote. “Notte Jes! Grazie!” Chiudo la chiamata e mi butto con la faccia sul cuscino del divano, cominciando a piangere.

Perché? Mi ripeto mentalmente. Perché tutto deve succedere a me? Perché? Tutto va storto! Io non ce la faccio più. Alzo la testa dal cuscino e piano piano mi dirigo verso il bagno, mi guardo allo specchio e vedo un mostro davanti. I capelli scompigliati, legati in una crocchia disordinata, occhi rossi contornati da due occhiaie, viso pallido, labbra secche. Sono brutta, faccio schifo.

Senza neanche accorgemene, il mio sguardo cade su una lametta da depilazione appoggiata sulla vasca da bagno. Mi alzo le maniche del maglione e con le mani tremanti, la prendo e la rigiro tra le mani. La guardo prima di puntarla sul polso. Rimango alcuni secondi, con la lametta che distanzia il mio polso pochi millimetri, indecisa sul da farsi. Alla fine riduco quella minima distanza e sprofondo la lametta nel polso, facendo un lungo taglio. Noto che mi sento meglio, è come se tutto il dolore uscisse insieme al sangue, che ora sgorga dalle mie vene.

Ne faccio altri due e poi passo all’altro polso, facendo lo stesso. Lascio cadere la lametta e mi guardo i polsi pieni di sangue. Ricomincio a piangere, mentre mi sciacquo i polsi con l’acqua fredda, lasciando scivolare il sangue e gelandomi la pelle.

Quando vedo che il sangue non esce più, chiudo il rubinetto del lavandino, tampono i polsi con l’asciugamano, abbasso le maniche del maglione e mi siedo per terra con le mani sulla testa disperata. Non riesco a credere di averlo fatto davvero, lo avevo visto nei film e letto solo nei libri, ma adesso questo è successo a me.

Dopo aver riflettuto abbastanza, mi alzo da terra, mi sciacquo la faccia, levando i residui di trucco sciolto a causa delle lacrime amare e metto dei bracciali per coprire i tagli. Esco dal bagno e noto che mia madre è appena tornata da lavoro. “Ciao tesoro!” Mi dice sorridendomi, posando la borsa sul tavolo.

“Ciao mà.” Dico io sorridendo forzatamente, lei però se ne accorge. “Amore tutto ok?” Mi dice preoccupata. Annuisco semplicemente, ma lei non la beve. “Jessica, non mentirmi, che è successo?”

Che è successo mamma? No, non posso dirti che sono innamorata dello stesso ragazzo di cui è innamorata la mia migliore amica e che per di più non ricambia i miei sentimenti. Oppure che il tuo compagno, è un mafioso, pericoloso, violento che sta cercando non so cosa da noi e che il ragazzo di cui sono innamorata lotta contro la vita e la morte ogni giorno, per colpa di quell’animale.

Oppure che mi sono tagliata per la prima volta per farmi del male. “No, mamma, tranquilla, sono solo un po’ stanca.” Dico sorridendole più convincente. “Vuoi mangiare un po’?” Dice sorridendomi. “No grazie, non ho fame.” Dico scuotendo la testa. “Vado a dormire, buona notte mamma!” Le do un bacio sulla guancia e salgo le scale.

“Notte tesoro!” Dice mamma. Mi dirigo in camera mia e mi avvolgo nel piumone caldo, ricominciando a piangere per la millesima volta. La mia vita ora fa schifo!

 

Pov Justin.



“Io non sono innamorato di Jes, porca puttana!” Dico sull’orlo dell’esasperazione cercando di convincerlo. Lui sorride malizioso e si avvicina pericolosamente a me.

“Oh davvero? Peccato che l’altro giorno ti ho visto uscire da casa sua. Ti ha aiutato lei a medicarti vero?” Il sangue mi si gela nelle vene e il cuore inizia  pompare più forte. “Oh adesso spii anche quello che faccio Tom?” Mi prende per il colletto della felpa violentemente sbattendomi al muro.

“Non ha importanza quello che faccio, tu devi stare lontano da quella ragazzina, altrimenti saranno cazzi amari per lei, sono stato chiaro?” Lo guardo con disprezzo per alcuni secondi.

“Sono stato chiaro?” Ripete ancora più forte. Annuisco rassegnato. “Bene.” Dice lasciandomi il colletto della felpa. “Cosa devo fare?” Dico stringendo i pugni dal nervoso.

 

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

 Ehy ragazzuoleeeeeeee sono tornataaaaaa! Ecco il nono capitolo.... E' incredibile sembrava ieri che pubblicavo il primo e invece siamo già al nono... Come vi sembra questo capitolo?? Un pò troppo drammatico?? Mi lasciate qualche recensione??? per favoreeeeeee... Ringrazio tutte quelle che hanno recensito la storia, davvero siete favolose ragazze! Inoltre volevo che voi leggeste due fanfiction molto belle: Nothing like you and me di Orobosa e Dance with me di mlmlmlisabel.... Detto questo io vado e spero che il capito vi sia piaciuto, un bacio ci sentiamo con il prossimo capitoloooooo ;) Ciaoooooo p.s Avete sentito le nuove canzoni di Justin?? FAVOLOSEEEEE!

 

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Capitolo 10
*** Why are you doing this? ***


Capitolo 10


Pov Jessica.

Come ogni mattina, la sveglia suona alle sette in punto, né un minuto di più, né un minuto di meno. Mi alzo dal letto controvoglia e apro l’armadio per decidere cosa mettere. Alla fine, decido per una felpa pesante grigio scuro, degli skinny jeans neri e delle Adidas grigie.

Dopo aver scelto l’abbigliamento, vado in bagno, mi lavo il volto e i denti e mi vesto, raccolgo i capelli in uno chignon e sono pronta. Non ho neanche voglia di truccarmi stamattina, sono distrutta, mi sento così stanca e non fisicamente, ma mentalmente, stanca di dover sopportare questa situazione schifosa.

Mi guardo un’ultima volta allo specchio e mi alzo le maniche della felpa, guardando con disprezzo ciò che ho fatto ieri sera. I miei occhi iniziano a farsi lucidi solo al ricordo, così abbasso le maniche scuotendo la testa.

Scendo le scale lentamente, riflettendo ad ogni gradino che faccio, tutto quello che ho fatto per meritarmi questo. Arrivo in cucina e trovo mamma intenta a preparare la colazione.

“Buon giorno mamma! Io vado a scuola! Ciao! Ci vediamo dopo.” Dico andando verso la porta per uscire . “Aspetta tesoro!” Dice lei chiamandomi dalla cucina raggiungendomi. “Che c’è?” Rispondo guardandola.

“Jes, ora non fai neanche più colazione? E’ da ieri a pranzo che non mangi, vuoi rischiare di sentirti male? Sei tutta pallida in volto.” Io di tutta risposta sbuffo infastidita.

“Mamma smettila di preoccuparti per me! Ho diciassette anni, non sono più una bambina a cui dover fare la predica e poi se non mangio evidentemente non ho fame, non si forzano le persone a mangiare, contro la propria volontà.” Dico mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, guardando il pavimento.

“Jessica, io… Non capisco cosa ti sta succedendo, io davvero non lo capisco, sei così strana da giorni, sei sempre triste, nervosa, insomma Jes…” Cerca di parlare lei, ma la interrompo. “Mamma, non ho niente… Sto bene. Ciao!” Dico aprendo la porta di casa e avviandomi verso la scuola.

Io non volevo trattare mia madre in quel modo. Proprio lei che è una della persone più importanti nella mia vita, ho solo lei, dopo che se ne andato papà. Ma ho dei problemi molto più gravi adesso in testa, per pensare a ciò che ho detto a mia madre.

Senza neanche accorgermene, con questi pensieri arrivo a scuola. Trovo una panchina libera e mi ci siedo, aspettando Alex. Ad un tratto mi squilla il cellulare, vedo che è Alex e rispondo. “Ehy.” Dico in tono pacato. “Jes..." Sussurra.  "Che succede?"

"Io oggi non vengo a scuola, scusami, ma non me la sento di vedere Justin che mi ignora, mi farebbe troppo male.” Sospiro, ha ragione, anche io sono nella sua stessa situazione. “Va bene, tranquilla ti capisco ci sentiamo allora ok?” Dico guardando altrove.

“Va bene, ciao Jes.” Riattacco e ripongo il telefono in tasca, aspettando che suoni la campanella. Ho dimenticato perfino l’mp3, l’unica cosa che in un certo senso mi poteva consolare era la musica, anche se non c’è niente che possa farmi stare bene.

Dopo abbondanti dieci minuti, suona la campanella, quando sto per entrare a scuola qualcuno mi tira violentemente lo zaino, facendomi cadere i libri per terra. Mi giro per vedere chi possa essere stato a farmi una cosa del genere e rimango allibita nel vedere il suo volto.

“Allora sfigatella, da quanto tempo eh?” Dice con un ghigno stampato sul viso, ridendo insieme ai suoi amici, della figura che mi ha fatto fare. Sfigatella? “Jus-Justin perché l’hai fatto? Che ti prende?” Dico sentendo gli occhi pizzicare.

Lui di tutta risposta ride di nuovo e mi spinge facendomi cadere per terra. Tutta la scuola ride, compreso lui. Ma perché si comporta così? Che gli ho fatto? Adesso ci mancava solo essere vittima di bullismo. “Come perché? E me lo chiedi anche?” Dice accovacciandosi alla mia altezza.

“Perché sei una sfigata!” Urla ridendo come un pazzo. UNA. SFIGATA. Non riesco neanche a capire se il mio cuore batte ancora dopo aver sentito questa frase.

In tutta la scuola, si sentono le risate di tutti, nessuno escluso. Ma perché nessuno viene ad aiutarmi? Nessuno viene ad aiutarmi perchè, lui è Justin Bieber e chi si mette contro Justin Bieber è uno sfigato.... Questa era la reputazione che si era fatta a scuola in queste due settimane insieme ai suoi amichetti.

Con la poca forza che mi è rimasta, mi alzo piano e sento un dolore al piede, cazzo avevo dimenticato di avere la contusione. Gemo silenziosamente, ma Justin se ne accorge e deglutisce rumorosamente.

Prendo lo zaino da terra e zoppicando me ne vado piano, ma mi sento tirare un braccio. “Cos’hai al piede? Non mi dire che Justin te lo ha rotto! Wow! Ha una forza il mio amico!” Dice Chaz ridendo battendo una mano sulla spalla di Justin. Chi è Chaz? Chaz è uno degli amici/ scagnozzi di Justin, il "capo" della scuola prima che arrivasse Justin. 

Justin rimane serio e nei suoi occhi leggo un pizzico di… Preoccupazione? Io di tutta risposta rimango zitta. “Che è successo al piede?” Ripete più forte. “Non sono cazzi tuoi! E ora lasciami in pace!” Dico urlando e strattonandomi dalla sua presa, ma lui non molla il mio braccio.

“Lasciami, mi stai facendo male!” Urlo sentendo le lacrime tornare a galla. “Lasciala stare Chaz! Non ne vale la pena perdere del tempo con delle puttanelle come lei! Ora lasciala e andiamocene in classe, che è tardi.” Non ci posso credere, mi… Mi ha chiamato puttana, a me… Ma perché fa così adesso?

Prima dice di tenerci a me, che mi vuole bene e che sono importante per lui e ora mi tratta come se fossi un pezzo di carta. Chaz molla la presa sul mio braccio, raggiunge Justin e se ne vanno in classe, che tra l’altro è anche la mia classe. E adesso cosa faccio? Sono sola, non c’è neanche Alex.

Decido di andare in bagno a sfogarmi, lì dove nessuno mi può vedere. Comincio a piangere silenziosamente. Non riesco proprio a capire il suo comportamento, un giorno si comporta come se fosse innamorato di me e il giorno dopo si comporta come se gli avessi fatto chissà che cosa.

Aspetto circa cinque minuti per calmarmi, dopo di che mi sciacquo la faccia con l’acqua gelida, nella speranza che mi svegli da tutto questo incubo e mi dirigo in classe. Noto che la porta è chiusa, quindi la lezione è già cominciata, così busso e attendo che la prof mi dica il fatidico ‘avanti’.

Dopo averlo sentito, apro la porta e la prof sgrana gli occhi. “Signorina Silverstone, le sembra questa l’ora di entrare? La lezione è già cominciata."

"Mi scusi." Dico non sapendo che dire. "Ma che le sta succedendo in questo periodo eh? Arriva in ritardo alle lezioni, ultimamente sta prendendo pessimi voti, insomma se continua così dovrò convocare qualcuno. ” Mi dice guardandomi delusa. “Mi scusi ancora professoressa, non è un buon periodo.” Dico abbassando il capo. Annuisce rassegnata, scuotendo la testa.

Intanto che la professoressa scrive sul registro la mia entrata, cerco un posto libero tra i banchi. Ci sono un sacco di assenti oggi, perciò di posti liberi ce ne sono a milioni.

Decido di sedermi a ultimo banco, vicino alla finestra da sola, cosicché nessuno possa disturbare i miei pensieri. Prendo il quaderno in modo da prendere appunti e comincio ad ‘ascoltare’ la professoressa.

La mia mente si sta sforzando di seguire la lezione, ma purtroppo dopo cinque minuti me ne vado nel mio mondo e inizio a pensare a tutto altro. Insomma, come faccio a seguire la lezione con tutti i problemi che ho? “Insomma! Bieber! Butler! E un’ora che parlate tra di voi!” Dice la voce della professoressa interrompendo ciò che stavo facendo.

“Bieber, si vada sedere vicino alla signorina Silverstone, così non disturberà più!” Che cosa? Brutta cornacchia! Ma Dio, la fai apposta?

“Ma prof…” Cerca di replicare lui. “Niente prof signorino, faccia quello che le ho detto o dovrò metterle una nota.” Dice la prof puntandogli un dito contro.

Lui sbuffa, prende il suo zaino e si siede accanto a me. Io cerco di allontanarmi il più possibile da lui con la sedia e mi faccio piccola, piccola. Sento i suoi occhi puntati addosso, ma non riesco a guardarlo, ho paura, ho una fottuta paura di lui.

Non riesco a credere in quello che mi è successo in meno di un mese. Sono senza un padre, mi sono innamorata di un ragazzo che non ricambia i miei sentimenti e che tra l’altro è stato anche il ragazzo della mia migliore amica. Mia madre ha un compagno mafioso e violento che farebbe di tutto pur di arrivare ai suoi scopi. Sono vittima di bullismo, la prof mi ha messo di fianco la persona che mi sta rovinando la vita e per finire in bellezza ieri mi sono tagliata.

Sento ancora lo sguardo di Justin addosso, mi gira la testa, comincio a vedere sfocato e non mi sento più forza nelle gambe. Alzo la testa e incontro i suoi bellissimi occhi color caramello, affogandoci dentro.

Noto che le ferite sul suo volto sono quasi scomparse, ma perché i suoi occhi sono lucidi? Che gli succede? Perché mi guarda così? Continuarlo a guardarlo, una lacrima non può fare a meno di cadere sul mio zigomo.

Il suo sguardo sembra dispiaciuto. Mi sento male, non riesco a sentire più niente, sento un freddo dentro che mi impedisce di fare qualsiasi mossa. Dopo qualche secondo, con non so quale forza, riesco ad alzarmi in piedi per chiedere alla prof di andare in bagno, quando ad un tratto ho la sensazione di sentirmi leggera e poi solo buio.







*SPAZIO AUTRICE*

Ehilàààààààà! Amatemi, ho pubblicato prima il capitolo questa settimana! Che ne pensate di questo capitolo?? A me non piace molto, ma tra qualche capitolo, arriveranno le scene dolci, ve lo prometto.... Ringrazio a tutte per le recensioni davvero! Tanto love! Mi lasciereste qualche recensione anche a questo capitolo per favore?? :* Vadoooooo ciauuuuuuu!
 

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Capitolo 11
*** He destroyed my life ***


Capitolo 11

Mi sveglio in un letto di una stanza che non è la mia…

Le pareti sono di un bianco pallido, a destra del letto c’è un comodino di legno con qualche decorazione floreale e al centro del muro, in alto si trova un crocifisso… 

Ma dove sono? Sembra l’infermeria della scuola…

Un momento questa è l’infermeria della scuola. Ma perché mi trovo qui? Ricordo solo di aver guardato Justin e di essermi alzata dalla sedia, per chiedere alla prof, se potevo andare in bagno e poi ho visto solo il buio.

Cazzo, devo essere svenuta… Mi alzo col busto e mi metto seduta con la spalla poggiata sul cuscino, socchiudendo gli occhi a causa del giramento di testa che ho.

Non capisco perchè Justin mi ha guardato in quel modo? Mi sento così confusa e così debole sia fisicamente, sia mentalmente.

Ad un tratto si apre la porta della stanza dove sono ed entra Catrine, l’infermiera della scuola. “Signorina Silverstone, per fortuna si è svegliata.” Dice sorridendomi.

Io gioco con le lenzuola e rimango muta. “Ha avuto un calo di pressione, ma ora è tutto ok, ha bisogno di zuccheri, deve mangia…” Cerca di dire lei. “Non ho fame.” Dico interrompendola, sapendo già quello che sta per dirmi.

“Oh, così non va bene signorina, deve mangiare qualcosa altrimenti non si reggerà più in piedi, almeno beva un succo, un qualcosa di zuccherato.” La guardo e sospiro. Lei di tutta risposta mi sorride dolcemente. “Dai ti porto una spremuta ok?” Dice aprendo la porta e uscendo.

Appoggio la testa sul cuscino giocando col suo lembo. Non capisco chi possa avermi portata qui, non ci sono arrivata da sola, la prof non credo, è una vecchia arpia, non è abbastanza forte per reggere un peso.

Dopo circa cinque minuti, Catrine torna con in mano una tazzona piena di spremuta. “Tenga signorina.” Mi dice porgendomi la tazza sorridendomi. “Grazie.” Dico prendendola dal manico. Comincio a sorseggiarla, quando alzo lo sguardo per guardare l’infermiera.

“Chi mi ha portata qui?” Domando timidamente. “Oh, un ragazzo, è stato così carino, sembrava così preoccupato per lei, si vede che le vuole molto bene.” Mi dice prendendomi la mano. Il mio cuore perde un battito, mi alzo lentamente dal letto, con la tazza in mano e guardo Catrine negli occhi.

“Sa come si chiamava per caso?” Dico con il cuore che batte a mille. “Mmh…” Dice mettendosi un dito sul mento, pensandoci. “Mi pare che sia il ragazzo nuovo, quello che è arrivato da un mesetto, come si chiama? Ah si ci sono, Bieber, Justin Bieber.” Dice sorridendomi a trentadue denti.

Io rimango scioccata e faccio cadere la tazza a terra, rompendola.

 Io non ci posso credere, no è impossibile che sia lui. Lui mi odia, non mi avrebbe mai aiutata, sto cominciando ad avere seri dubbi sulla sua sanità mentale. Si comporta come un bipolare del cazzo. “Oh, emh, mi scusi, mi è scivolata.” Dico a Catrine riferendomi, alla tazza che ho rotto.

Lei sbuffa e la raccoglie. “Si, ma sta più attenta la prossima volta ok?” Annuisco e mi siedo sul letto per mettere le scarpe. “Posso andare signora Catrine, vero?” Le chiedo, lei di tutta risposta annuisce.

“Si, però se dovessi avere capogiri, fatti accompagnare immediatamente qui ok?” Aggiunge accennando un sorriso, mentre pulisce il macello che ho combinato. “Va bene, grazie di tutto e mi perdoni ancora per il casino che ho fatto.” Dico aprendo la porta per uscire, la richiudo e mi ritrovo davanti Bieber.

Il mio corpo inizia a tremare e lo guardo deglutendo. “Ch-che v-vuoi?” Dico balbettando. “Stai bene?” Mi chiede guardandomi profondamente negli occhi. Ma è pazzo? Si è pazzo! Prima mi butta a terra, poi svengo, mi accompagna in infermeria e mi chiede come sto?!

“Questo dovrei chiedertelo io, come fai a chiedermi come sto? Prima mi butti a terra, poi svengo, mi porti in infermeria e mi chiedi come sto? Ma piuttosto come stai tu, sei un bipolare del cazzo.” Dico urlando l’ultima frase.

Lui di tutta risposta, mi prende dalle spalle e mi sbatte al muro, con un po’ troppa forza, facendomi gemere dal dolore. “Io non sono bipolare! ” Dice digrignando i denti, stringendomi forte il polso.

Ed ecco che il mal di testa ritorna e le lacrime fremono di uscire dai miei occhi, ma no, non piangerò davanti a lui. Cerco di dimenarmi dalla sua presa, mi sta facendo male.

I suoi occhi fanno paura, sono neri, neri come il petrolio, ho paura di lui, ma non mi arrendo, voglio scoprire che cosa gli passa per la mente. “Ah no? Bhè a me sembra il contrario, perché ti comporti così con me è? Perché prima mi dici che mi vuoi bene, che ci tieni a me e poi mi smerdi davanti a tutta la scuola? Perché dopo che sono svenuta mi hai aiutata? Insomma Justin, se questo non è bipolarismo, spiegami che cazzo è!” Dico urlando.

Lui mi guarda negli occhi e molla la presa sui miei polsi. Si appoggia con la testa al muro accanto alla mia e inizia a sospirare. Alza la testa e mi penetra con i suoi occhi che in questo momento sono castano chiaro. Sono bellissimi i suoi occhi.

Appoggia la sua fronte sulla mia chiudendo gli occhi e respirando irregolarmente, facendomi accelerare i battiti del cuore, data la vicinanza. “Tu, non capisci.” Dice andandosene e lasciandomi lì da sola con un vuoto dentro, ancora più confusa di prima. Che vuol dire che io non capisco? Ma certo che non capisco. Se fa il bipolare come faccio a capire? Ma che se ne vada a fanculo.

Non posso essermi innamorata di uno stronzo così. No, non sono assolutamente innamorata di lui, era solo una stupidissima attrazione!


******

Sono di nuovo nel bagno di casa mia, a guardarmi allo specchio. Vedo un mostro, un mostro che è stanco di vivere in questo modo. Prendo la lametta che avevo nascosto in camera mia e mi alzo le maniche della maglietta. Mi guardo le ferite che ho sui polsi e noto che si stanno per rimarginare.

Avvicino la lametta al mio polso e mentre sto per fare un taglio, suona il campanello. Sussulto e mi cade la lametta a terra per la paura, la raccolgo e vado in camera mia a nasconderla, nel cassetto dei reggiseni, dopo di che mi dirigo alla porta per aprire e vedere chi è.

Non posso credere a quello che vedo, di fronte a me c’è Alex, con il viso bagnato dalle lacrime. “Alex, ma che cos-?” Non faccio in tempo a finire che Alex si butta tra le mie braccia e comincia a piangere disperatamente. Io ricambio l’abbraccio e la stringo a me, accarezzandole i capelli.

“ Oh Jes, Jes.” Dice lei continuando a singhiozzare. “Alex, ora calmati e dimmi che ti succede.” Dico io prendendole il viso tra le mani, scostandola dal mio petto.

“Vieni.” Dico trascinandola sul divano. Ci sediamo e le stringo la mano. “Su, forza raccontami cosa è successo.” Dico accarezzandole la spalla, in modo da infonderle coraggio. Lei emette un altro singhiozzo e comincia a parlare.

“Jus-Justin, io, l’ho visto.” Dice abbassando la testa. Aggrotto la fronte non capendo. “Hai visto, Justin e allora?” Lei alza il viso e mi guarda con quei suoi occhi blu, più rossi in questo momento, che blu.

“Lui… Stava baciando una ragazza! Io l’ho visto!” Urla gettandosi nuovamente sul mio petto, riprendendo a singhiozzare. Il mio cuore perde uno, due, tre battiti. Rimango immobile, incapace di fare tutto, non riesco più a parlare, è come se avessi perso tutte le articolazioni, sento come se mi mancasse il respiro.

Justin ha baciato un’altra ragazza…Justin ha baciato un'altra ragazza... Justin ha baciato un'altra ragazza... Sono queste le parole che mi rimbombano in testa. 

Bhè me l’aveva detto che era innamorato di questa ragazza, sapevo che prima o poi ci avrebbe provato e allora se sapevo tutto ciò...

Perché mi sento morta dentro?

Perché ho smesso di respirare quando me lo ha detto?

Perché sto per piangere?

Forse perché, in qualche modo speravo che quella ragazza fossi io, anche se sarebbe stato impossibile, però avevo una piccola speranza… Mi sono illusa, sono una stupida. Alex continua a singhiozzare sulla mia spalla e io la stringo forte a me, in modo da reprimere le lacrime e la rabbia che in questo momento stanno invadendo il mio corpo. “Mi-mi dispiace.” Sussurro a causa del nodo alla gola che mi si è formato. Perfetto, ora si che la mia vita non è più degna di essere chiamata VITA. Ora si che mi sono stancata di vivere. Ho perso tutto, non mi rimane niente, lui mi ha rovinato la vita!



*SPAZIO AUTRICE, LEGGETE E' IMPORTANTE.*
Ehilà belle! Innanzitutto buon anno! Lo so che avevo promesso che avrei pubblicato prima il capitolo, ma non ne ho avuto proprio il tempo.... ma vi prometto che se riceverò più di 6 recensionia questo capitolo, domani pubblico l'altro. Promesso! Ringrazio tutte quelle che hanno recensito , che hanno messo la storia tra le seguite , nelle ricordate e nelle preferite... Davvero siete fantastiche!! Vabbè parlando del capitolo che ne pensate??? A me non piace molto, non vedo l'ora che arrivino quei capitoli con le scene dolci, e ci siamo quasi ihihihihihihi! Nel prossimo capitolo, ne vedrete delle belle, succederanno cose moolto importanti... Spero di avervi incuriosito almeno un pochettino :) Detto questo io vi saluto, miraccomando recensite, recensite, recensite per favore.... Un bacio enorme :*
















 

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Capitolo 12
*** Have not yet understood, Jes? ***


Ciaoooooo! *Fa ciao con la mano* Lo so sono pessima, avevo promesso che avrei pubblicato ieri, ma mi è successo di tutto… Non sono stata molto bene e non me la sono sentita di pubblicare il capitolo, per favore capitemi, sarebbe uscito una merda… Però come ho già detto ad alcune di voi, oggi avrei postato il capitolo e come vedete l’ho fatto contente?? Ci vediamo a fine capitolo con i ringraziamenti e inoltre vi devo dire una cosa importantissima… Ciauuuu… Buona lettura belle!


Capitolo 12

Oggi, le cose sembrano andare per il verso giusto finalmente, ho recuperato il brutto voto a scuola. Ho tolto la fasciatura al piede, Tom è partito per ‘lavoro’, dice lui e quindi per un po’ io e mia madre non lo vedremo e infine stamattina non ho ancora visto Justin.

Ma la cosa che più mi rende felice è non vedere quella faccia da culo di Tom insieme a mia madre, almeno posso stare un pò tranquilla. Si ma alla fine quanto durerà? Tra una settimana tornerà.

Sono a mensa, sto cercando di prendere il cibo se così si può definire visto che fa schifo e cercare un tavolo vuoto, dove sedermi insieme ad Alex. Oggi prendo cotoletta con patatine, non si può definire buona, ma per lo meno, meglio della pasta è.

Non appena prendiamo il cibo, io e Alex ci sediamo al tavolo libero, vicino la porta, così cominciamo a mangiare, quando ad un tratto… Dalla porta entra Bieber mano nella mano con… Cristal?

Mi si stringe il cuore, mi sale un nodo in gola e le gambe sembrano essere diventate gelatina. Deglutisco più e volte e li osservo. Cristal? E’ davvero Cristal la ragazza di cui Justin è innamorato? Davvero si è innamorato della puttana della scuola?

Lei sorride malefica a tutte le ragazze della scuola e stringe forte la mano di Justin, per far capire che lui è solamente suo e che nessuno deve azzardarsi a toccarlo.

Alex digrigna i denti e abbassa lo sguardo, sta per piangere, ha gli occhi lucidi, come ti capisco amica mia! “Brutta oca che non sei altra!” Dice battendo un pugno sul tavolo con rabbia, ma senza farsi sentire. Metto una mano sulla sua e cerco di calmarla.

“Alex, basta, calmati ora. Fai un respiro profondo e fai finta che loro non ci siano.” Come se fosse facile, penso tra me e me. Ma bisogna andare avanti, non si può sempre piangere nella vita. Lei respira profondamente e delle lacrime le rigano il volto.

“Ehy, Alex, devi andare avanti, non puoi sempre piangere per lui, devi dimenticarlo, so che è difficile, che lo ami con tutto il tuo cuore e tutto il resto, ma lui non ti ama, devi fartene una ragione, forse detta così sembra difficile accettarlo, ma devi farlo, Alex. Non piangere, per uno che non ti merita, tu sei bellissima, avrai mille ragazzi, anche meglio di lui, faranno la fila per te.” Dico sorridendo dolcemente all’ultima frase. Lei alza la testa e mi guarda.

“Mi prometti che non piangi più?” Dico accarezzandole la mano, continuando a sorridere. Lei ricambia il sorriso e annuisce, asciugandosi le poche lacrime che sono cadute sulle sue gote, con la manica della felpa.


***

Sono all’uscita da scuola con Alex e stiamo ridendo e scherzando allegramente sedute sulla panchina, era da tanto che non lo facevamo, mi sento così bene in questo momento.

Sono quasi usciti tutti, mancano solo alcuni studenti, sicuramente i più secchioni che si saranno trattenuti in classe per studiare o i cosiddetti ‘lecchini’ che stanno parlando con i prof per aumentare la media, in cambio di qualche complimento.

“Oh Dio che testa!” Esclamo battendomi una mano in fronte. “Che c’è?” Domanda Alex. “Ho dimenticato il mio beauty nel bagno, devo andare a prenderlo.” Dico alzandomi dalla panchina. “Ah ok, vai, io ti aspetto qui.” Dice Alex, sorridendomi.

Comincio a correre verso la porta d’entrata, la apro e mi dirigo verso il bagno delle ragazze. Comincio a girarmi intorno alla ricerca del mio beauty, ma dove cazzo l’ho lasci…

Ah eccolo qui! Lo prendo, quando sento dei gemiti provenire dall’ultima porta del bagno, sgrano gli occhi e mi metto una mano sulla bocca. Dio mio, che schifo, anche a farlo nel bagno della scuola!

Sto per andarmene, prima di vomitare, quando la porta dove provenivano i gemiti, si apre ed esce Bieber che si allaccia i pantaloni. Che cosa?? Justin che si allaccia i pantaloni? Era lui nel bagno a fare… Oddio! Anche Cristal esce dalla porta del bagno affiancandolo, abbottonandosi la camicetta.

Finalmente si accorgono della mia presenza e Cristal mi guarda con un sorriso malefico. Puttana! Penso tra me e me. Justin invece non ha il coraggio di guardarmi in faccia e abbassa lo sguardo. Io invece li guardo con la bocca spalancata.

Questa giornata era iniziata bene, ma è finita una merda come al solito. “Ch-che schifo.” Dico con le lacrime agli occhi prima di scappare via. Una lacrima silenziosa scende dal mio viso, ma la asciugo, prima che Alex possa vederla. Ma certo dico ad Alex di non piangere per uno stronzo e io cosa faccio? 

Esco dalla scuola e vedo che Alex, mi sta aspettando sulla panchina, così le vado incontro. “Cazzo Jes, quanto ci hai messo?” Mi dice gesticolando. “Andiamo.” Dico in tono freddo. “Ehy, che succede?” Mi dice lei accorgendosi del mio tono.

“Niente, andiamo che è già tardi.” Dico ignorandola e cominciando a camminare per andare a casa. Non posso di certo dirle che ho visto il ragazzo di cui è innamorata scopare con un’altra, ne soffrirebbe troppo, anche se mi ha promesso che non avrebbe più pianto.




***


Ma vaffanculo a Pitagora e a tutti i teoremi che ha inventato! (Ok ne ha inventato solo uno, ma dettagli.) Come cazzo si fanno queste equazioni?

Questa è la conseguenza di non essere stata attenta in classe durante la spiegazione di matematica, ma è inevitabile che io me ne vada in un altro mondo, è più noiosa del programma Super Quark, insomma nessuno riesce a stare attento.

Ad un certo punto un dlin don, giunge alle mie orecchie. Oh perfetto ci si mette pure il campanello. Mia madre non c’è, quindi devo per forza andare ad aprire io. Sbatto la penna sul tavolo con fare nervoso e mi dirigo verso la porta, la apro e spalanco occhi e bocca dalla sorpresa.

“J-Justin ch-che vuoi?” Dico guardando altrove. “Devo parlarti, posso entrare?” Dice lui, con un tono molto serio. Mi sta chiedendo se può entrare? Stronzo di merda che non sei altro, cazzo quanto ti detesto.

“Sai che c’è? No, non puoi entrare. E sai perché? Perché, primo sto facendo i compiti e mi hai disturbato. Secondo non puoi trattarmi a tuo piacimento. Prima ti confidi con me e mi parli dei tuoi problemi, poi a scuola fai finta di non conoscermi e mi tratti di merda, quindi ora sparisci!” Dico chiudendogli la porta in faccia, ma lui riesce a bloccarla con un piede prima che la chiuda definitivamente.

“Per favore Jes, sono venuto a parlarti proprio di questo.” Dice lui supplicandomi. “Non mi interessa Justin, vattene!” Urlo io. Ormai non mi incanta più.

“Jes, devo parlarti di Tom, per piacere!” Dice continuando a supplicarmi disperatamente. Io deglutisco rumorosamente. E’ venuto per parlarmi di Tom, deve essere una cosa estremamente importante. Apro la porta e lui mi guarda.

“Entra.” Dico sospirando in tono freddo. Lui fa come gli dico ed entra in casa senza dire niente. Io incrocio le braccia sotto il seno e attendo impazientemente che lui inizi a parlare.

“Bhè? Per fare le tue suppliche ne hai di fiato, ma quando si tratta di parlare sul serio, stai zitto come un codardo!” Dico io con disprezzo. “Ti prego Jes, non trattarmi così.” Dice lui facendo la vittima.

“Trattarti come, Justin eh? Trattarti come?  Dobbiamo parlare di come mi hai trattata tu il giorno che mi hai fatto cadere? Del fatto che mi hai fatto fare la figura di merda davanti a tutta la scuola? Oppure del fatto che mi hai chiamata puttana, quando invece qui la vera puttana è la tua ragazza!” Dico alzando la voce ad ogni frase che dico.

Lui mi guarda mettendosi le mani tra i capelli. “Tu non capisci.” Mi dice sedendosi sul divano con le mani sulla testa con fare disperato. “Cosa Justin? Non capisco cosa? Continui a ripetermi che non capisco, ma cosa Justin? Cazzo spiegamelo! L’unica cosa che non capisco è il tuo comportamento!” Urlo.

“Lui, mi ha minacciato!” Dice urlando anche lui, alzandosi dal divano mettendosi a pochi centimetri da me. Il suo respiro è affannato e il mio cuore batte più veloce. “Mi ha minacciato.” Ripete lui sussurrando, mentre le lacrime cominciano a cadermi sul viso.

“Tom?” Domando spaventata, con la voce tremante. Lui di tutta risposta annuisce. “Ch-che ti ha detto?” Dico io penetrandolo con i miei occhi lucidi. Anche lui ha gli occhi lucidi, sta per piangere, così abbassa lo sguardo sul pavimento.

“Justin, ti prego.” Dico, alzandogli il viso e supplicandolo io stavolta. Lui alza lo sguardo e mi guarda. “Tre giorni dopo che mi ha picchiato, mi ha chiesto se avessi cambiato idea sul fatto di commettere quell’omicidio…” Inizia lui cominciando a respirare, io annuisco facendogli segno di proseguire. “Ma, io mi sono rifiutato.” Continua lui.


Pov Justin.


Flashback…

"Allora figliolo, hai cambiato idea per quanto riguarda quell'omicidio?" Mi dice entrando in camera mia, con le braccia incrociate. "No." Dico semplicemente scuotendo la testa. "Non cometterò mai un omicidio." Continuo determinato. "Bene." Dice lui sorridendo maligno avvicinandosi a me. "Bella Jes eh?" Dice dandomi un colpetto sulla spalla.

"Cosa centra ora Jes?" Dico corrugando la fronte. "Sai che se non fai quello che ti dico, la tua amichetta, potrebbe cadere in un mare di guai, vero?" Dice sogghignando malefico.

Ma perchè continua a minacciarmi di fare del male a Jes? Continua a ripetermi che se commetto un errore, lei sarebbe l'unica che pagherebbe le conseguenze. 

“Ma perché proprio lei eh? Tra tutte le persone che ci sono perché hai scelto lei?” Dico digrignando i denti. “Perché so che ci tieni a lei figliolo, le vuoi bene vero? O la ami?”


“Io non sono innamorato di Jes, porca puttana!” Dico sull’orlo dell’esasperazione cercando di convincerlo. Lui sorride malizioso e si avvicina pericolosamente a me. “Oh davvero? Peccato che l’altro giorno ti ho visto uscire da casa sua. Ti ha aiutato lei a medicarti vero?” Il sangue mi si gela nelle vene e il cuore inizia  pompare più forte.

"Oh adesso spii anche quello che faccio Tom?" Lo guardo con disprezzo per alcuni secondi. Mi prende per il colletto della felpa violentemente, sbattendomi al muro.

"Non ha importanza quello che faccio, tu devi stare lontano da quella ragazzina, altrimenti saranno cazzi amari per lei! Sono stato chiaro?" Lo guardo con disprezzo per alcuni secondi. "Bene." Dice lasciandomi il colleto della felpa.
"Cosa devo fare?" Dico stringendo i pugni dal nervoso.                   

"Sul serio, mi stai chiedendo cosa devi fare? Dimostramelo! Fammi vedere che a lei non ci tieni, trattala male e se lo farai, capirò sul serio che a lei non ci tieni." Dice lui passandosi una mano sul mento sorridendo sghembo. Io deglutisco.

Devo ignorarla... Devo davvero ignorare la persona che amo? "Se, io la lasciassi perdere e la trattassi male, tu la lascerai in pace? Dico stringendo i pugni. "Vedremo, tutto dipende se lo farai." Dice lui andandosene dalla stanza e lasciandomi solo con i miei pensieri.
Come faccio a trattare male la persona che amo più della mia stessa vita?



Fine flashback.


“E questo è tutto.” Dico io sospirando alla fine del racconto. “Vedi Jes… Quando io ti ho buttata per terra, lui era davanti alla scuola per controllare se davvero avessi fatto una cosa del genere… Scusami se ti ho trattata in quel modo, ma ripeto, era per salvarti.” Mi passo una mano tra i capelli e la guardo negli occhi aspettando che dica qualcosa.

“Ma perché non me l’hai detto prima? Tu mi hai trattata in quel modo perch-perché volevi sal-salvarmi? ” Dice balbettando per via del pianto. “Si piccola si, ti prego perdonami per quello che ho fatto, io non volevo trattarti così, ma ho dovuto farlo, non potevo rischiare che quel pezzo di merda ti facesse del male, capiscimi.” Dico accarezzandole il viso. Lei mi guarda e singhiozza.

“Non sai come mi sono sentito, quando ho fatto quello che ho fatto, sono stato malissimo Jes, malissimo.” Mi avvicino a lei, ma fa un passo indietro. La guardo inarcando un sopracciglio. “Potevi evitarmi però di chiamarmi puttana!” Dice facendo scorrere altre lacrime da quel suo bellissimo viso.

Chiudo gli occhi e sospiro. “Perché mi hai chiamata puttana eh Justin, non credo che Tom te lo abbia chiesto.” Alza il tono della voce e mi guarda male.

“Perché non accettavo il fatto di starti lontano Jes, allora diciamo che stavo cominciando ad odiarti, volevo trattarti male, volevo che tu mi odiassi, volevo odiarti anche io, ma non ci sono riuscito Jes!” Lei di tutta risposta mi abbraccia forte e affonda il viso nel mio petto.

“Oh, Justin.” Dice piangendo stringendomi la maglietta. “Sono qui piccola, sono qui, non piangere.” Dico affondando una mano nei suoi lunghi capelli. Lei lentamente si stacca dal mio petto e mi guarda con quegli occhi azzurri che mi fanno sciogliere il cuore.

Io le accarezzo la guancia e con il pollice le asciugo le lacrime. “Justin, perché l’hai fatto? Perché fai tutto questo per me?” Mi domanda. Io di tutta risposta le sorrido dolcemente, le scosto una ciocca di capelli mettendola dietro l’orecchio e la penetro con il mio sguardo. “Non l’hai ancora capito Jes?”








*SPAZIO AUTRICE*
Ehilà girls! Come state? Avete letto quello che vi ho critto sopra? Scusate ancora, sto deludendo tutte le mie lettrici e mi dispiace di questo, ancora non sto tanto bene, ma ho deciso di pubblicare lo stesso il capitolo, solo per voi, perchè vi voglio bene, anche se non vi conosco... Perciò vorrei che recensiste in tante, mi fate questo regalo? per favore? Ah volevo dirvi un'ultima cosa: una ragazza (molto gentile) sta creando un banner per la fanfiction, quindi tra un pò scoprirete chi è Jes... Detto questo io vi saluto... CIao ragazze, un bacio a tutte e grazie a tutte le 9 recensioni allo scorso capitolo!

-Mirea

P.s Non dimenticate di recensire questo capitolo!

 

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Capitolo 13
*** Danger ***



Capitolo 13


Danger!



Pov Jessica.
“Non l’hai ancora capito Jes?” Dice avvicinandosi pericolosamente al mio volto. Mette una mano sulla mia guancia, passandola poi dietro la nuca, cominciando a fare dei piccoli massaggi.

Io mi limito a socchiudere gli occhi e bearmi della stupenda sensazione che sto provando in questo momento. Le sue mani sono calde e grandi, mi fanno sentire al sicuro, protetta.

I suoi occhi sono vicinissimi ai miei e posso osservarli in tutte le stupende sfumature che hanno e vanno dal marrone scuro al marrone caramello, ma l’ultimo cerchio della pupilla, quello che è difficile notare è verde scuro. Sono bellissimi.

Fino a poco tempo fa pensavo che gli occhi azzurri fossero i più belli e invece no, a quanto pare mi sbagliavo… Gli occhi di Justin sono i più belli che io abbia mai visto in vita mia. Sono trasparenti tanto da farti leggere tutto il dolore che ha provato nella sua vita, ma allo stesso tempo sono dolci, come quelli di un cucciolo di cerbiatto che ha bisogno di affetto.

Continua a sorridermi dolcemente, quando ad un tratto mi prende le mani e me le accarezza, le incrocia con le mie quando spalanca la bocca e sgrana gli occhi.

“Jes, cosa sono questi?” Dice prendendomi i polsi e alzando il volume della voce di un’ottava. Spalanco la bocca anche io. Oh cazzo no, ho dimenticato di mettere i bracciali per coprire i tagli, merda!

“Nie-niente.” Dico togliendo di scatto i polsi dalla sua mano. Mi giro dall’altra parte, non riesco a guardarlo negli occhi. “Jes, dimmi che non l’hai fatto.” Mi dice venendo verso di me, prendendomi le spalle e girandomi verso il suo corpo.

“Justin, lasciami stare, vattene!” Dico spingendolo via, ma lui non molla la presa e continua tenermi per le spalle. “Jes, tu… T-tu ti sei tagliata…” Dice chiudendo gli occhi e attaccando la sua fronte alla mia.

“Cristo santo.” Sussurra allontanandosi. “Ma perché? Io-io non capisco.” Dice mettendosi una mano sul fianco e passandosi l’altra sui capelli frustrato. “Justin…” Cerco di dire. “Perché Jes?” Mi dice lui interrompendomi e guardandomi.

Io di tutta risposta mi inginocchio per terra e comincio a piangere. “I-io non s-so che mi è preso.” Dico disperandomi. “I-io in quel momento mi sentivo così sola.” Dico emettendo singhiozzi infiniti.

Si, mi sentivo sola e volevo sapere cosa si provava a tagliarti la pelle con una insignificante lama di ferro. Gli autolesionisti dicono che ci si sente meglio e che non si sente il dolore, perché quello interno è più forte.

Io invece ho provato solo un fottuto senso di liberazione. E’ come se insieme a tutto il sangue fosse fuoriuscito anche il dolore interno, ma questa sensazione è durata pochi minuti, perché dopo sono stata anche peggio.

Lui si inginocchia davanti a me e mi prende per i polsi girandomeli, mi alza le maniche del maglione per vedere meglio i miei tagli e comincia a dare piccoli bacetti umidi su ogni ferita. Il mio corpo è pervaso da brividi e nel mio stomaco sento farfalle volare di qua e di là. Posso sentire la morbidezza della sua bocca, attraverso ogni singolo bacio, che lascia sulla mia pelle, ormai accaldata.

“Tu non sei sola.” Dice avvicinandosi a me e  prendendomi il viso tra le mani. “Ti prego, non lo fare più.” Continua abbracciandomi. Annuisco sulla sua spalla e appoggio la testa sul suo petto, respirando il suo profumo meraviglioso, stringendolo dalla maglietta.

“Non sei sola.” Mi ripete sussurrandolo. Ci stacchiamo dall’abbraccio e lui si alza da terra porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Io la prendo e mi ritrovo a pochi centimetri dal suo viso. “Ci sono io ora. Ti prometto che non ti farò più del male.” Sento il suo respiro sulla mia bocca, lui si avvicina sempre di più, quando ad un certo punto la porta di casa si apre ed entra mia madre.

Justin si allontana velocemente da me grattandosi la nuca imbarazzato guardando il pavimento, mentre io con uno scatto, abbasso subito le maniche della felpa. “Ragazzi, che sta succedendo qui?” Dice mia madre spostando continuamente gli occhi da me a Justin.

Ad un certo punto sgrana gli occhi. “Jes, perché stai piangendo?” Dice venendomi incontro prendendomi il viso tra le mani. “Che è successo tesoro eh?” Domanda preoccupata, asciugandomi le lacrime con il pollice. “Niente mamma è che mi è entrata una cosa nell’occhio e ho cominciato a lacrimare…” Dico io allontanandomi da lei e mettendomi un dito sull’occhio.

“E io stavo cercando di toglierla, ma a quanto pare non ce l’ho fatta.” Continua Justin lanciandomi uno sguardo complice. Io annuisco a mia madre facendole capire che quello che ha detto Justin è vero.

“Ah…” Sospira mia madre, annuendo sospetta. “Aspetta, provo a toglierla io…” Dice mia madre avvicinandosi al mio viso. “Emh… No mamma, non mi fa più male, deve essersi tolta da sola, sicuramente era solo una ciglia.” Dico guardandomi le unghie, accennando un sorriso falso, per fare credere che sto ‘bene’.

“Mmh…” Mugugna mia madre. Perfetto a quanto pare se l’è bevuta. “Allora Justin, come mai sei passato di qui?” Dice sorridendogli a trentadue denti.

“Emh… Sono passato da Jes, perché… Volevo una mano con i compiti di matematica e ho pensato che siccome Jes è molto brava poteva aiutarmi… Infatti mi ha spiegato tutto, ho capito e stavo andando via, tolgo il disturbo.” Dice guardandosi le scarpe. Wow Bieber ottima scusa! Sai davvero recitare, devi essere un bugiardo professionista.

“Oh, tranquillo tesoro puoi restare, nessun disturbo, puoi venire qui quando vuoi. Io lavoro sempre, Jes è sempre sola in casa e puoi farle compagnia di tanto in tanto. Alla fine siete anche fratelli ora.” Dice mia madre sorridendo a Justin. Oh certo mamma, se sapessi!

“Non ancora mamma!” Dico sbuffando e guardandola in cagnesco. Lei di tutta risposta mi sventola la mano con non chalance. “Emh… Va bene grazie, ma ora devo andare si è fatto tardi.” Dice dandomi un bacio sulla guancia e sussurrandomi all’orecchio in modo che solo io possa sentirlo un ‘ne riparleremo’.

Si allontana da me e va verso mia madre stampando anche a lei un bacio sulla guancia. Apre la porta e prima di uscire guarda mia madre. “ Per favore Erin non dica niente a mio padre che sono stato qui, potrebbe arrabbiarsi perché dice che non devo disturbare.” Dice calcando sulla parola disturbare e lanciandomi uno sguardo d’intesa.

“Oh Tom quanto è stupido, ma come può pensare queste cose! Sei come un figlio per me, ma per favore!” Dice gesticolando. “Per favore, non gli dica niente.” Dice supplicandola. Mia madre inarca la fronte, non capendo, ma annuisce lo stesso. “Va bene, vai a casa tranquillo.” Dice accennandogli un sorriso.

“Grazie.” Sussurra Justin a mia madre prima di uscire da casa. Sospiro e vado in camera mia, prima che mia madre mi faccia altre domande a cui non voglio rispondere.


*******



Sono in giro per la città con Alex, stasera abbiamo deciso di uscire, era da tanto che non passavamo un po’ di tempo insieme ha detto lei.

Lei si sente in colpa perché quando era fidanzata con Justin, mi ha trascurata un po’, così ha deciso di fare un giro con me. Siamo appena uscite dal centro commerciale e abbiamo comprato un sacco di cose.

Io ho comprato un vestito turchese stretto al seno, senza spalline con una gonna a tubo che mi arriva fino alle ginocchia e un paio di tacco dodici dello stesso colore del vestito.

Non è il mio genere lo sapete, non so neanche quando lo metterò, ma Alex, adulandomi di complimenti e dicendo che ogni tanto devo vestire un po’ più femminile, alla fine, mi ha convinto a comprarlo.

Lei invece ha comprato un vestito color pesca, mono spalla con un’ampia gonna che le arriva sopra le ginocchia e per completare il tutto un paio di tacchi numero dodici rosa chiaro. Le stava benissimo, era davvero molto bella.

Infine abbiamo riempito il carrello di schifezze come caramelle, cioccolate, marschmellow e snack vari. Come avete notato, siamo due che teniamo molto alla linea. “Allora, Alex, dove andiamo ora?” Le chiedo fermandomi.

Lei si gira con tutte le buste in mano e mi sorride furba. “Mmmh… Che ne dici di andare al Mcdonald’s?” Mi chiede cominciando a saltellare. Io mi metto un dito sul mento come per pensare, quando d’un tratto le sorrido anche io in modo furbo.

“Siiii!” Urlo correndo, prendendola per mano. “Però prima lasciamo le cose che abbiamo comprato in macchina.” Dico io fermandomi di colpo per poi correre verso la macchina di Alex. Lasciamo le buste dentro e Alex mi guarda stranita.

“Che c’è?” Chiedo non capendo. “Perché non andiamo con la macchina?” Incrocia le braccia e si guarda le unghie. “Perché correre come due bambine è molto più divertente.” La prendo per mano e ci rimettiamo a correre per le strade, finchè esauste non ci fermiamo davanti al Mc…

“Tu sei pazza!” Afferma Alex puntandomi un dito contro affannata dalla corsa. Io di tutta risposta rido ed entriamo nel Mc. Ordiniamo due big mack e ci sediamo ad un tavolo aspettando che arrivino le nostre ordinazioni.

“Che bella serata Jes, era da tanto che non mi divertivo così.” Dice lei ridacchiando. “Anche io Alex.” Dico accennando un sorriso.

Perché non riesco ad essere del tutto felice?
Sono con la mia migliore amica finalmente, ho scoperto che Justin non mi odia, ma è stato costretto a trattarmi male…

Quindi se tutto si è sistemato perché non sono del tutto felice? Eh no, Jes, non si è sistemato tutto, tu ami Justin e lui? Lui si è fidanzato con Cristal, continuando a farti soffrire, ecco perché non sei felice, mi dice la mia carissima coscienza. Uffa! Quell’arpia ha sempre ragione!

“Ehy, Jes ti sei incantata? Jes svegliati!” Mi dice Alex, schioccandomi due dita davanti al viso per farmi ritornare nel mondo reale. “Emh… si scusa, stavo pensando.” Dico muovendo la mano con non chalance.

“Jes, in quest’ultimo periodo ti vedo strana, ma a che pensi eh?” si morde il labbro, tenendosi il viso tra le mani e appoggiando i gomiti sul tavolo. Giusto Jes, a che pensi? Su diglielo che pensi al suo ex. Dai Jes!

“Emh… A niente Alex, mi manca solo mio padre tutto qui e Tom continua a non piacermi per mia madre.” Dico sospirando, alla fine non le ho detto una bugia, in parte le ho detto la verità, giusto?

“Ah… Ma perché, non ti piace, cos’ha che non va?” Continua chiedermi. Oh niente Alex, è solo un mafioso assassino, violento, drogato, porco, ma a parte questo è una bravissima persona.

“Emh… Non lo so, ha qualcosa che non mi piace, tutto qui, ma non voglio parlare di questo, su divertiamoci.” Dico sorridendo, mentre il cameriere ci porta le ordinazioni. Così cominciamo a mangiare e a parlare di più e del meno come fanno due normali migliori amiche.

****


“Grazie per la bellissima serata!” Mi dice Alex dandomi un bacio sulla guancia, salutandomi. “Grazie a te, era da tanto che non passavamo una giornata solo io e te, dobbiamo farlo più spesso da oggi in poi, ok?” Dico io sorridendole.

“Promesso Jes! Sicura di non volere un passaggio, ho la macchina proprio qui vicino.” Dice lei indicando con il dito dietro di lei. “No grazie, mi farà bene camminare un po’, ciao Alex, a domani.” Dico salutandola con la mano. Lei ricambia il saluto e raggiunge la sua macchina, mentre io imbocco la via per la strada di casa.

Dio mio, questa strada fa paura, non c’è nessuno, è così isolata. Cazzo, ho dimenticato persino le cose che avevo comprato nella macchina di Alex, vabbè pazienza, le riprenderò domani, non è così grave.

Mentre faccio questi pensieri, sento dei rumori dietro di me. Non ho il coraggio di girarmi, così comincio a camminare più veloce impaurita. “Ehy bellezza!” Dice una voce dietro di me. Il sangue mi si gela nelle vene e il mio cuore batte talmente forte, che sembra quasi che mi voglia uscire dal petto, così stavolta corro, quando ad un tratto, mi sento bloccare il polso e due mani mi inchiodano al muro.

“Lo sai che non dovresti girare, a quest’ora? E’ pericoloso!” Mi dice uno dei due ragazzi che mi tiene ferma. Il suo alito puzza di alcool e la sua voce è così roca, tanto da farmi venire i brividi in tutto il corpo. “Lasciatemi andare!” Dico io, dimenandomi dalla loro presa inutilmente, perché loro continuano a tenermi ferma.

“Ehy, stai buona, vogliamo solo divertirci. Smettila di dimenarti.” Dice cominciando a baciarmi il collo, mentre l’altro mi inizia a sbottonare la camicetta. “Lasciatemi! Lasciatemi!” urlo in preda alle lacrime, ma niente, è tutto inutile, non hanno pietà. Ormai vedo offuscato a causa delle lacrime, non posso credere di star per perdere la verginità con degli sconosciuti.

 




*SPAZIO AUTRICE*
Dodici recensioni? Dodici recensioni? Dodici recensioni? Ripeto dodici recensioni? Ok smetto di fare l’idiota, ma sono troppo felice! Lo scorso capitolo ha ricevuto appunto dodici recensioni e io non so davvero come ringraziarvi, vi adoro davvero! Le vostre recensioni sono davvero dolci! Parlando del capitolo, che ne pensate? Justin ha scoperto i tagli di Jes e wow! Inoltre la fine del capitolo, vi ho lasciate col fiato sospeso? Se volete sapere come va a finire non dovete fare altro che recensire! Quindi recensite in tante questo capitolo! Vi pregooooo! *fa la faccia da cucciola* Un bacio, vi voglio bene… AH VOLEVO DIRE UN'ULTIMA COSA (LO SCRIVO IN GRANDE COSI' LO NOTATE LOL!) C'E' UNA FANFICTION CHE A ME PARTICOLARMENTE HA COLPITO MOLTO: AS LONG AS YOU BELIEVE EVERYTHING IS POSSIBLE DI MERY __ VORREI CHE LA LEGGESTE PERCHE' E' DAVVERO BELLISSIMA! Ok ora mi dileguo ciauuuu!
-Mirea.

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Capitolo 14
*** The first kiss... ***


Capitolo 14

The first kiss...


Un conato di vomito, raggiunge il mio stomaco, bloccandomi il respiro. Ho paura come mai ne ho avuta in vita mia. Non posso credere di star per perdere la verginità con degli sconosciuti.

Io avevo immaginato la mia prima volta in un letto o magari sotto la luna, ma soprattutto con una persona che mi ama e che io amo, non in una strada isolata con dei delinquenti.

“Aiuto, Aiutatemi!” Urlo, continuando a singhiozzare, nella speranza che qualcuno mi salvi.  “Shh… Sta zitta!” Dice uno dei due mettendomi una mano sulla bocca palpandomi il culo, mentre l’altro mi sbottona i pantaloni, ormai la mia camicia è andata.

Mi gira la testa, sto per cadere a terra, così chiudo gli occhi e quando credo di aver perso le speranze… “Ehy, voi toglietele le mani di dosso, se non volete che ve le mozzi.”  Quella voce così leggera e roca mi arriva alle orecchie come un sollievo, una voce che conosco bene ormai.

Apro gli occhi e lo vedo lì, in tutto il suo splendore, bello come sempre. Justin, il MIO Justin, ma non è da solo, con lui c’è anche Ryan, il suo amico.

I due ragazzi mi lasciano, facendomi scivolare a terra, mentre si dirigono verso Chaz e Justin. “E voi, chi cazzo siete?” Chiede uno di loro, sputando a terra.

“Quelli che vi faremo le palle, se non ve ne andate immediatamente!” Esclama Ryan guardandoli in cagnesco. I due ragazzi cominciano a ridere, quando ad un certo punto Justin tira un pugno ad uno dei due, facendo scoppiare una rissa.

“Brutti figli di puttana, cosa stavate facendo a Jes eh?” Dice Justin prendendo per il colletto uno dei due e sbattendolo al muro, mentre Chaz continua a picchiare l’altro.

“Andatevene ora!” Ringhia Justin. I due ragazzi sono conciati male, a mala pena riescono a reggersi in piedi. “Approfittate delle povere ragazze, poi quando dovete battervi con i ragazzi non valete niente! Siete veramente dei codardi!” Sputa Ryan come se fosse veleno.

Dopo questa frase, i due ragazzi se ne vanno doloranti e Justin mi guarda. “Justin, io vado in macchina, vi aspetto lì, ok?” Dice Ryan andandosene.

Justin gli fa un cenno con la testa e viene verso di me. Io mi ricordo che non ho più la camicia addosso e che mi si vede il reggiseno, così mi copro con le mani.

Pov Justin.

La vedo a terra con le spalle appoggiate al muro e con le gambe piegate, sconvolta, con il viso rigato dalle lacrime e con i segni viola sul collo, senza camicetta, le si vede il reggiseno.

Il mio cuore perde due o tre battiti, mi fa male vederla così, in quelle condizioni. Un senso di rabbia mi invade in tutto il corpo facendomi stringere le nocche della mano tanto forte da farle diventare bianche.

Avrei dovuto ucciderli quei bastardi! Lei alza lo sguardo su di me e mi guarda, coprendosi il seno con le mani. Io mi inginocchio di fronte a lei e cerco di accarezzarle una guancia, ma lei si scosta dalla mia carezza. Non posso credere che abbia paura, anche di me!

Cristo santo che cosa hanno fatto alla mia piccola?

“Ehy… Non ti farò del male, sono io…” Dico sorridendole dolcemente, accarezzandole la guancia, stavolta non si scosta e si lascia accarezzare.

Le incominciano a scendere altre lacrime silenziose sul viso e mi guarda come per chiedermi aiuto. Si sente a disagio a stare in quello stato, inoltre fa freddo, sta tremando.

La sua camicetta non si può più utilizzare, è lì strappata per terra, così mi tolgo la felpa rimanendo con la maglietta più leggera e senda dire nulla gliela infilo dalla testa, per poi passare alle braccia.

Le metto una mano sotto le ginocchia e l’altra sulla vita e la prendo in braccio. Lei mi circonda il collo con le braccia esili e si appoggia al mio petto.

Mi dirigo verso la macchina di Ryan che scende per aprirmi lo sportello davanti. Io mi ci siedo con lei in braccio. “Perché non la fai stendere dietro?” Domanda Ryan facendo il giro dall’altra parte per mettersi al posto del guidatore.

“Perché voglio stringerla a me.” Rispondo semplicemente. Lui di tutta risposta annuisce, ingrana la marcia e partiamo. Lei è appoggiata con la testa sul mio petto e ha chiuso gli occhi, io mi limito ad accarezzarle i capelli e appoggio il mento sulla sua testa.

La sento sospirare profondamente, quindi capisco che sta dormendo. “Si è addormentata.” Sussurro per non svegliarla.

“Bhè mi sembra ovvio, dopo tutto quello che ha passato.” Dice Ryan sospirando. “Già.” Mi limito a dire, guardandola con tenerezza. “Dove andiamo Justin?” Mi dice Ryan non togliendo lo sguardo dalla strada.

“A casa mia, visto che Tom è partito e non c’è, non posso portarla a casa sua in queste condizioni.” Dico guardandola. Ryan mi guarda e senza dire niente, guida verso casa mia.

Ryan, è l’unico oltre a Jes, che sa della mia situazione con Tom, lui è mio migliore amico e sento che di lui posso fidarmi, non l’ho detto neanche a Chaz e non so perché, ma non mi fido ciecamente di lui, come mi fido di Ryan.

Senza accorgemene siamo arrivati a casa mia così Ryan parcheggia di fronte e si gira a guardarmi. “Ti sei innamorato vero?” Dice guardando Jes. Io rimango muto, non so che dire.

“Cristal è solo uno spasso per dimenticarla, è lei quella che ami no?” Cazzo, ma come fa a capirmi sempre?

“E’ così evidente?” Domando arrossendo, guardando verso il finestrino. Non posso crederci Justin Drew Bieber che arrossisce? E chi l’avrebbe mai detto!

“Non so se è così evidente, ma io ti conosco bene Justin e capisco quando sei innamorato, non ti ho mai visto così.” Dice sorridendomi e tirandomi un pugno piano sul braccio.

Io ridacchio e scuoto la testa rassegnato. “Bene, ora andiamo a casa, dai aprimi la porta,” Dico cambiando discorso. “Non ti piace proprio parlare di queste cose eh?” Dice ridendo. Io lo guardo in cagnesco e lui smette di ridere, cominciando a tossire, ritornando serio. 

“Va bene, va bene, ti apro la porta.” Dice alzando le mani in segno di resa e scendendo dalla macchina, facendo il giro venendomi ad aprire lo sportello.

Io scendo con Jes in braccio e mi dirigo verso la porta di casa mia. Ryan, prende le chiavi dalla mia tasca e mi apre la porta, così io entro con Jes posandola sul divano.

“Ryan non entri?” Chiedo vedendo che è ancora sotto la porta. “No, bro vado a conoscere un po’ di belle ragazze, se non ti dispiace, ti lascio solo con Jes.” Io scuoto la testa rassegnato.

“Non cambierai mai vero? Ma quand’è che smetterai di fare il puttaniere e ti innamorerai veramente?” Lui di tutta risposta ride.

“Ti ricordo che anche tu una volta eri come me Bro!” Mi dice chiudendo la porta alle sue spalle, senza darmi tempo di rispondere.

Rimango un minuto a pensare a quello che mi ha detto Ryan e mi dirigo verso il divano, dove avevo poggiato Jes provvisoriamente.

La riprendo in braccio e vado in camera mia. La appoggio sul mio letto matrimoniale e scosto le coperte coprendola.

Mi siedo sul letto e rimango interi minuti ad osservarla in tutta la sua bellezza. E’ rannicchiata su se stessa, i capelli scompigliati, le dita sono racchiuse in un leggero pugno, il naso e le guance sono rosse, alcune ciocche di capelli le contornano il viso, le ciglia lunghe e bagnate, e le labbra screpolate e socchiuse.

E’ bellissima anche in queste condizioni. Le scosto le ciocche di capelli castani che sono sul suo viso e le accarezzo la guancia.

Dopo minuti che a me sembrano ore, mi alzo dal letto e sto per andare via, ma un tocco leggero che riconoscerei tra mille mi blocca la mano, provocandomi brividi su tutta la schiena.

“Ti prego Justin, resta con me, non mi lasciare sola.” Mi giro e la vedo con la bocca e gli occhi socchiusi. Il mio cuore perde un battito a vederla così fragile e abbattuta.

Io mi risiedo sul letto e le accarezzo i capelli morbidi. “Tranquilla, resto qui, non ti lascerò mai più sola.” Dico sorridendole dolcemente, sembra una bambina, la mia bambina.

Ad un tratto si sottrae dalle mie carezze e si alza con la schiena appoggiandola al cuscino, abbassando la testa.

“Ehy…” Dico sollevandole il mento. I suoi occhi lucidi color mare incontrano i miei, provocandomi un tuffo al cuore.
“Non piangere, è tutto finito ora.” Le dico accarezzandole la guancia, raccogliendo con il pollice quelle poche lacrime che contornano il suo candido viso.

“Dove sono? E’ casa tua questa?” Domanda guardandosi intorno alla stanza. “Si… Ora dovresti dormire un po’, che ne dici?” Le domando piegando la testa di lato.

“Non ho voglia di dormire.” Mi dice accennando un sorriso finalmente. “Dovresti, dopo quello che è successo.” Dico stringendole la mano.

Lei sussulta e abbassa il capo ricordando sicuramente l’accaduto. Sono uno stupido, non c’è niente da fare. “Scusa, non volevo ricordartelo.” Dico dispiaciuto.

“Purtroppo non l’avevo dimenticato… Certe cose non si dimenticano Justin.” Sussurra dispiaciuta. “Non fartene una colpa, anzi è solo grazie a te se adesso sono qui, stavo per essere violentata, ma tu mi hai salvato, hai avuto un grande coraggio, grazie Justin.” Dice dandomi un bacio sulla guancia.

Io le sorrido e le scosto una ciocca di capelli ribelle dietro all’orecchio. “Sei così bella.” Sussurro avvicinandomi alle sue labbra.

“Non è vero Justin.” Io di tutta risposta, le accarezzo la guancia, avvicinandomi ancora di più. “Ho provato tanta rabbia quando ho visto quei due che ti mettevano le mani addosso…” Sussurro con voce roca rimanendo a due centimetri dalle sue labbra.

“Justin…” Sussurra lei mettendomi una mano sulla spalla. “Shh… Zitta, non dire niente, ti prego, non abbiamo bisogno di parole per esprimere ciò che vogliamo fare in questo momento.” Dico prima di poggiare delicatamente le mie labbra sulle sue.




*SPAZIO AUTRICE*

Tadan! Ecco il quattordicesimo capitolo finalmente! Lo so che sono in un ritardo pazzesco, ma la scuola mi ha tenuta occupata in una maniera assurda, ho dovuto studiare per ore e ore! Ho vissuto una specie di inferno di Dante! (Ok non esageriamo) Parlando del capitolo che ne pensate vi piace? FInalmente si sono baciatiiii! Mi lasciareste qualche recensione? Per favore! Appena raggiungo le 8 recensioni pubblico l'altro... Grazie a tutte le 9 recensioni dello scorso capitolo, siete fantastiche davvero! Il prossimo capitolo sarà mooolto molto dolce... Detto questo dedico questo capitolo ad un'amica molto speciale che io adoro! Ti voglio bene M!
- Mirea






 

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Capitolo 15
*** A mistake... The most beautiful of my life ***



Ehy ciao ragazze! *si nasconde in un angolino* Ok... Lo so sono stata davvero malvagia a lasciarvi così nel quattordicesimo capitolo e poi non aggiornare per così tanto tempo, ma capitemi... :( Questo periodo è davvero difficile per me, con la scuola e tutti gli impegni... E' difficile coordinare tutto... Volevo aggiornare anche sabato, ma ho avuto problemi con internet e quindi non è stato possibile... Detto questo vi lascio al capitolo e spero vi piaccia... Buona lettura :)

Capitolo 15


A mistake... The most beautiful of my life...


Pov Jessica.
“Shh… Zitta, non dire niente, ti prego.” Dice prima di poggiare delicatamente le sue labbra sulle mie. Il bacio dura pochissimo, il tempo di un battito di ciglia, ma è abbastanza per farmi esplodere dentro tutte le emozioni che ho, non riesco più a capire niente.

Lui si stacca lentamente dalle mie labbra e ci guardiamo negli occhi. Contemporaneamente ci riavviciniamo subito e ci baciamo con foga stavolta, come se non potessimo più fare a meno l’uno dell’altro. Mi prende il viso tra le mani e io gli metto le braccia al collo, accarezzandogli la nuca.

Ci succhiamo le labbra a vicenda e nell’aria si sentono solo gli schiocchi dei nostri baci. Il bacio si fa sempre più passionale e lui mi lecca il labbro inferiore chiedendomi l’accesso per entrare con la lingua. Io apro la bocca lasciandogli libero accesso e lui ci infila la lingua.

Comincia ad esplorare ogni angolo della mia bocca e cerca la mia lingua disperatamente. Appena le nostre lingue si scontrano, un brivido mi attraversa la schiena. Le nostre lingue iniziano a danzare e a rincorrersi continuamente senza mai darsi tregua.

Non ho mai provato questa sensazione con nessuno ragazzo, è indescrivibile tutto quello che sta succedendo dentro di me, il mio cuore sembra stia ballando a ritmo dei nostri respiri affannati, mentre nel mio stomaco non ci sono solo le farfalle, ma tutti gli animali dello zoo.

Sono stata fidanzata solo una volta nella vita e il primo bacio l’ho dato a lui, credevo fosse amore, ma dopo aver baciato Justin, posso dire che quello che provavo per lui non è niente.

E’ così bello, non mi staccherei mai da questa posizione, anche se tutto questo, è così fottutamente sbagliato.

Continuiamo a baciarci e lui infila una mano nei miei capelli stringendoli a pugno, facendomi emettere un piccolo gemito, io invece mi limito a tirare le punte dei suoi capelli facendolo a sua volta gemere. Dopo qualche minuto ci stacchiamo e lui poggia la sua fronte sulla mia.

Ci guardiamo intensamente negli occhi e cerchiamo di riprendere fiato. E’ così bello con i capelli scompigliati, le labbra gonfie e gli occhi che brillano. “Era da tanto che volevo farlo Jes.” Dice accarezzandomi la guancia con le nocche, mentre si lecca le labbra.

“Pensavo che la ragazza fosse Cristal, quella di cui ti eri innamorato.” Dico con respiro affannato, ma sorridendogli. Lui scuote la testa e mi sorride. “Ma Justin… io non posso farlo, non possiamo farlo, tutto questo è stato un errore.” Dico accarezzandogli la guancia.

“Jes, come puoi chiamare tutto questo un errore? Allora i nostri sentimenti per te sono un errore? Il bacio che ci siamo dati è stato un errore?” Dice con tono arrabbiato allontanandosi da me e uscendo dalla stanza.

Cosa cazzo ho detto? Quello che è successo è stata la cosa più bella della mia vita, non intendevo dire quello che ho detto, ma come al solito devo sempre rovinare tutto. Mi alzo dal letto e lo raggiungo nel salone.

“Justin! Justin aspetta!” Urlo, ma lui non si ferma. “Justin!” Dico prendendolo per un polso, lui si ferma e rimane girato di spalle. “Ti prego guardami.” Dico girandogli il viso verso il mio. Lui finalmente si gira e si decide a guardarmi.

“Il bacio che ci siamo dati lo volevamo entrambi ed è stata la cosa più bella che mi sia successa in vita mia, ho provato cose, mai provate prima, sentivo il cuore uscirmi dal petto per quanto batteva forte, ma io e te non possiamo frequentarci Justin, non saremo mai felici.” Dico, mentre mi scende una lacrima sul viso.

“Io non posso stare con te, non posso fare questo ad Alex e poi tu stai con Cristal.” Continuo a dire emettendo un grosso sospiro. “Io non amo Cristal te l’ho già detto, ora sai chi è la ragazza di cui mi sono innamorato…” Incurva le sue labbra in un piccolo sorriso e mi guarda dolcemente.

“Si, ma intanto ci hai scopato.” Dico arricciando il naso e guardando altrove. “Jes, io l’ho usata per far capire a Tom che io e te non ci frequentavamo. Lei per me vale meno di zero e poi io sono un ragazzo, lei me lo ha chiesto ed io non potevo rifiutare… Io e lei non stiamo insieme, è solo sesso per me.” Si gratta la nuca imbarazzato, ma poi continua a parlare.

Scuoto la testa rassegnata e faccio una piccola smorfia. E’ proprio un ragazzo!

“Rimane comunque Alex…” Mi passo una mano tra i capelli frustati. “Hai ragione io e te non potremmo mai essere felici insieme.” Non posso crederci, mi sta dando ragione.

“Se io stessi con te, ti metterei in pericolo con Tom, ti farebbe del male ed io questo non posso permetterlo, inoltre rovinerei la tua amicizia con Alex.” Dice dandomi un bacio sulla fronte. “Quindi Justin cosa facciamo?” Gli domando prendendogli le mani.

“Non lo so piccola, non lo so.” Dice abbracciandomi e lasciandomi piccoli baci sui capelli. Io gli circondo la vita con le braccia e lo stringo a me, mi sento male, perché non posso mai essere felice?

“E’ meglio che me ne vada a casa.” Sussurro allontanandomi dal suo abbraccio. “No, ti prego.” Sussurra prendendomi il polso e tirandomi di nuovo in quell’abbraccio. “Non andare via, ti prego, resta qui con me.” Sussurra al mio orecchio con voce roca facendomi venire i brividi.

“Justin, io non credo sia una buona ide…” Cerco di dire io, ma mi mette l’indice sulle labbra, prima che possa finire la frase. “Tranquilla, io dormo sul divano e tu nel letto, non è un problema.” Mi dice guardandomi con un sorriso a trentadue denti.

“Ti sembra il caso dopo quello che è successo che io dorma a casa tua?” Sussurro. “Dai alla fine siamo pur sempre amici.” Dice facendo le virgolette ad amici, facendomi ridacchiare.

“Allora, io dormo sul divano e tu sul letto.” Ripete sorridendo. “No Justin, io dormo sul divano e tu nel letto.” Dico con tono di voce fermo. “No cara, tu sei l’ospite e devi stare comoda, quindi tu dormi nel letto.” Dice sorridendomi soddisfatto.

“Ma…” Cerco di replicare. “Niente ma, non si discute.” Dice interrompendomi. Io di tutta risposta sbuffo. “Justin, ma cosa dico a mia madre?” Dico mordendomi il labbro e ricordandomi solo in quel momento che ho una madre anche io.

 “Semplicemente che resti a dormire a casa di Alex.” Dice senza far trasparire nessuna emozione, come se fosse una cosa da niente quella che sta dicendo. Apro la bocca per parlare, ma la richiudo subito dopo, non sapendo cosa dire. Sto davvero accettando di rimanere a dormire a casa sua? Sono pazza, è ufficiale.

Prendo il cellulare dalla tasca del mio jeans e invio un messaggio a mia madre dicendole che dormo da Alex, come mi ha suggerito Justin. Una volta inviato lo rimetto nella tasca del pantalone, alzo la testa e noto che Justin, mi sta guardando.

 “Che c’è?” Chiedo guardandolo. “Sei bellissima.” Mi dice sorridendo dolcemente. Io arrossisco e metto una ciocca di capelli dietro l’orecchio in imbarazzo. “Soprattutto quando arrossisci.” Continua a dire ridacchiando.

“Oh Justin!” Dico ridendo e mettendomi le mani sul viso dalla vergogna, facendo ridere anche lui. “Justin, potrei farmi una doccia?” Dico tornando seria. Voglio togliere dal mio corpo le mani di quei bastardi che hanno tentato di violentarmi.

“Si certo, in fondo a destra c’è il bagno, ti lascio i vestiti in camera mia ok?” Mi dice accennando un sorriso. “Va bene, grazie.” Dico dirigendomi verso il bagno. Chiudo la porta chiave, non vorrei che Justin entrasse, alla fine rimane pur sempre un ragazzo pervertito con gli ormoni a mille.

Apro l’acqua calda e inizio a spogliarmi. Tolgo la felpa che Justin mi aveva fatto indossare per coprirmi e l’annuso sentendo il suo inconfondibile profumo. Finisco di spogliarmi e mi faccio una crocchia disordinata in testa, giusto per non far bagnare i capelli, dopo di che entro nella doccia.

Mi rilasso sotto l’acqua calda e accarezzo il mio corpo con le mani, prendo la spugna e il sapone iniziando a strofinare in ogni parte del corpo, sperando di cancellare quelle luride mani, che lo hanno toccato.

Una volta finito, mi sciacquo ed esco dalla doccia, mi avvolgo un asciugamano attorno al seno che mi arriva a malapena sotto al sedere ed esco dal bagno, andando in camera di Justin.

Vedo che mi ha lasciato un felpone e dei boxer sul letto. Mi asciugo per bene e dopo mi vesto, dirigendomi in cucina per cercare Justin.

Ed eccolo lì, è girato di spalle e sta prendendo qualcosa dal frigo, perciò non mi ha visto. Mi avvicino piano piano a lui e una volta arrivata alle sue spalle…
“Boooom!” Grido, facendogli cadere la bottiglia d’acqua per terra. Lui si gira con una faccia incazzata e viene verso di me. Oh, oh, forse si è arrabbiato. “Jessica. Avril. Silverstone.” Dice scandendo bene il mio nome per intero e continuando ad avanzare verso di me.

Io indietreggio, finchè non incontro il muro dietro di me. Porca padella in calore e ora che faccio? Lui mi guarda con un sorrisetto furbo che sta a dire che sono nei guai.

“Adesso ti faccio vedere io.” Dice prendendomi in braccio e poggiandomi sulla sua spalla. Sono a testa in giù e ho il suo culo in faccia, bhè non posso di certo dire che mi dispiaccia, ha un bel culo! Ma che cazzo di pensieri faccio?

“Justin, lasciami! Lasciami!” urlo cercando di dimenarmi, ma inutilmente perché scoppio a ridere. Ad un certo punto lui si ferma e mi butta sul divano, si mette a cavalcioni sopra di me e comincia a farmi il solletico.

“Justin smettila! Non resisto!” Dico contorcendomi sotto di lui e ridendo come una pazza, ma lui non smette. “Dovrai implorarmi Silverstone!” Dice lui continuando a farmi il solletico.

“Justin, non ce la faccio più smettila!” Dico io continuando a contorcermi. “Se vuoi che smetta, devi darmi un bacio.” Dice smettendo di farmi il solletico e guardandomi negli occhi.

“No.” Dico con un sorrisetto sghembo. “No?” Ripete lui. “D’accordo.” Dice ricominciando a farmi il solletico. “Eh va bene, va bene, ti dò il bacio.” Lui smette di farmi il solletico e si abbassa sul mio viso, io alzo un po’ la testa e gli do un bacio a stampo sulle labbra.

Quando sto per allontanarmi lui mi attira di nuovo sulle sue labbra e approfondisce il bacio. Dopo qualche minuto si stacca dalle mie labbra. “Che stiamo facendo?” Chiedo guardandolo tristemente.

“Scusa, è stata tutta colpa mia. Andiamo a mangiare, ho ordinato le pizze.” dice freddo, alzandosi sopra di me e andando in cucina. Perché adesso è arrabbiato con me?


















*IF A WAS BOYFRIEND, NEVER LET YOU GO!*
Ok, stamattina, l'hanno fatta su radio capri e la sto cantando ininterrottamente da circa tre ore? E' normale? Si è normale trattandosi di me... Ma ora bando alle ciance o ciancio alle bande... Come state? Che ne pensate del capitolo? Vi è venuto il diabete? Ahahahha spero propio di no e che invece sia piaciuto, quindi lasciatemi qualche recensione... Per favore, così posso sapere cosa ne pensate... Vi ringrazio per tutte le recensioni che vaete lasciato alla storia.... Abbiamo superato i 100, sono 110, vi rendete conto? Dico abbiamo perchè grazie a voi che ho ottenuto queste stupende recensioni... Vi ringrazio tanto vi voglio bene... Grazie a tutte quelle che hanno recensito, quelle che hanno messo la storia nei preferiti, nelle ricordate e nel seguite, davvero diete fantastiche.... Un bacio ci vediamo nel prossimo capitolo, recensite in tante! LOL!
-Mirea


 

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Capitolo 16
*** The song ***


Capitolo 16

The song...

Siamo seduti a mangiare la pizza, ma non parliamo, lui neanche mi guarda. Io non riesco a capire, cosa gli ho fatto? Perché si comporta così? Prima è dolce e fa tutto il romantico del cazzo e adesso mi ignora.

Questo ragazzo ha seri problemi mentali. Inoltre questo silenzio mi mette a disagio. Basta non ce la faccio più, sono dieci minuti che andiamo avanti così. Sbatto una mano sul tavolo nervosa e lui solleva la testa per guardarmi.

“Si può sapere adesso cosa ti ho fatto? Perché fai finta che io non ci sia? Perché non mi parli?” Dico in tono un tantino alterato. Lui sbuffa e si passa una mano tra i capelli frustato leccandosi ripetutamente il labbro.

“Scusami, è che sono stanco di tutta questa situazione, non riesco a stare così.” Sussurra affranto. “V-vuoi che-che me ne vada?” Biascico alzandomi dalla sedia. “Cosa? No! Neanche per sogno. Siediti, ti prego, fai finta che non ti abbia detto nulla.” Dice alzando la mano con nonchalance.

Io annuisco non del tutto convinta, mi risiedo e continuo a mangiare. Continuiamo a non parlare creando un fastidioso silenzio imbarazzante, vorrei parlare, ma ho paura di sparare cazzate. Ma una domanda dovrò pur fargliela no? Ma si qualsiasi domanda pur di rompere questo silenzio.

“Hai sorelle o fratelli Justin?” Ecco! Bravissima Jes hai sparato una cazzata. Adesso che cazzo centrano i fratelli? Lui mi sorride amaramente e incastra il suo sguardo col mio. “Si, ho una sorella.” Dice tristemente.

“Oh...” Sospiro e gli sorrido dolcemente. “E lei ora dov’è?” Continuo. Lui stringe il pugno sul tavolo. “Non-non c’è più.” Dice insicuro guardando altrove. Non c’è più? Vuol dire che è morta? Allora perché quando gli ho chiesto se avesse fratelli, lui ha risposto di si?

“Non capisco Justin…” Sussurro più a me stessa che a lui. “Non c’è niente da capire...” Dice alzandosi dalla sedia. “Non mi va di parlare di questo argomento, scusa.” Sussurra freddo prima di andarsene in salone. ‘Non mi va di parlare di questo argomento,’ era un modo semplice per dirmi fatti gli affari tuoi.

Mi alzo anche io dalla sedia, sparecchio mettendo i piatti nel lavandino. Dopo averli lavati, raggiungo il salone dove vedo Justin seduto sul divano con lo sguardo perso. Mi siedo accanto a lui e gli accarezzo una spalla.

“Ehy tutto bene?” Dico alzando l’angolo della bocca in un piccolo sorriso. Lui si sottrae dal mio tocco e si alza dal divano. “Sto bene.” Dice in modo brusco. “Ora andiamo a dormire.” Sussurra in tono freddo indicandomi la stanza.

Oh bene, adesso è anche arrabbiato, ma insomma, non so mai come devo comportarmi con lui. Annuisco sospirando e mi alzo dal divano. “Buona notte.” Sussurro prima di andarmene in camera sua, non ricevendo risposta.

Mi sdraio sul letto e mi tiro su la coperta. Comincio a pensare a tutto quello che mi è successo oggi. Già, troppe cose in un solo giorno. La magnifica serata passata con Alex, il quasi stupro che stavo per subire, il meraviglioso bacio con Justin, le sensazioni incredibili che ho provato.

E’ stato così gentile con me, ma adesso perché si comporta male con me? Perché mi tratta così? Perché prima mi invita a dormire a casa sua e poi neanche mi parla? E’ bipolare? E inoltre cos’è questa storia della sorella che non c’è più? Con quest’ultimo pensiero chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.
 
“Allora bellezza…” Mi dice una voce che io conosco bene. Mi volto e trovo Tom con un ghigno stampato sul viso. “Tom, che ci fai qui?” Dico impaurita. Lui si avvicina sempre di più a me e mi accarezza la guancia con le nocche. Io mi sottraggo dal suo tocco, ma lui mi blocca i polsi.

Ho paura, ho di nuovo paura! Non capisco, cosa ci fa lui qui? Non era partito per chissà dove? E poi non mi piace per niente come mi guarda. Ho un brutto presentimento. “Sai, tua madre non mi soddisfa più, voglio vedere come te la cavi tu.” Ed è in quel momento che sento la gola secca e il respiro non passarmi più per il cervello.

Sento un conato di vomito arrivare giù per la gola, ma mi trattengo. Sento come se il mio cuore si fosse bloccato e la mia pelle fredda. Che significa? Vuole violentarmi? No, non ci posso credere, non di nuovo. Non può succedermi ancora!

Le lacrime prendono subito possesso del mio viso e la mia vista si appanna. “No, lasciami, non voglio!” Urlo dimenandomi dalla sua presa, mentre lui mi slaccia il primo bottone del pantalone.

Continuo a dimenarmi, ma senza successo, lui è troppo forte e la sua presa così forte tanto da farmi mancare il respiro. “Justin! Justin Aiuto! Justin!” Urlo ancora più forte.



Pov Justin.


Sono disteso sul divano cercando di prendere sonno, ma senza successo. Non riesco a smettere di pensare a Jes e a tutto quello che è successo con lei. Non riesco a credere di averla finalmente baciata. E’ stato il bacio più emozionante della mia vita.

Non avevo mai provato cose simili. Anzi dopo la mia ultima relazione ero rimasto talmente male da promettermi che non mi sarei mai più innamorato di nessuna ragazza. E invece no, ho incontrato lei che prova i miei stessi sentimenti che mi fa sentire diverso, che mi fa battere il cuore.

Ok, sembro una femminuccia dicendo queste cose. I miei amici mi chiamavano così quando ero più piccolo, perché dicevano che ero troppo romantico e sensibile. Così un giorno decisi di cambiare, non volevo più essere chiamato femminuccia, solo perché trattavo ‘bene’ le ragazze.

Ma arrivato a questo punto, non me ne importa niente degli altri e di cosa pensino di me. Io sono così e non posso cambiare. Anzi, io devo ritornare ad essere il Justin dolce e sensibile di un tempo.

Con questo ultimo pensiero mi addormento, quando ad un tratto sento delle urla molto forti provenire dalla mia camera. Aggrotto la fronte e corro subito in camera mia.                              
E’ Jes, che urla e si dimena tra le lenzuola, sta sognando. Corro subito verso di lei e la afferro per le spalle.

“Ehy Jes, svegliati!” Dico scuotendola, nel tentativo di svegliarla. Ma niente, è tutto rossa in viso e le palpebre degli occhi tremano, come se avesse paura che qualcosa la colpisse. La scuoto un’altra volta più forte dandole un leggero schiaffetto in viso.

“Jes, porca puttana, svegliati!” Urlo. Lei spalanca gli occhi e si alza di scatto con il respiro affannato. Comincia a piangere e a singhiozzare e io la attiro al mio petto, sentendo il suo cuore battere alla velocità della luce.

“Tranquilla, è stato solo un incubo.” Dico cullandola tra le mie braccia. “Justin, ho paura, ho paura!” Dice mentre si allontana da me. Ma cosa ha sognato per farla spaventare fino a questo punto? “Ehy, va tutto bene, ci sono io qui, ti proteggerò.” Dico prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime.

Il suo respiro si calma pian piano e anche il suo cuore ritorna a battere regolarmente, io le accarezzo i capelli tenendola sempre ben stretta a me. Le allontano il viso dal mio petto e la guardo negli occhi. “Te la senti di dirmi cosa hai sognato?” Domando abbozzando un sorriso. Lei prende un bel respiro e inizia a parlare.

“Ho-ho sognato Tom che mi... mi violentava, è stato terribile, sembrava vero.” Sussurra con voce roca, mentre le scende una lacrima sul viso. Lei con la manica della felpa se la asciuga e mi penetra con il suo sguardo. “Non glielo permetterò.” Dico prendendole i palmi delle mani e baciandoli.

“Resta con me, Justin, non te ne andare ti prego, dormi con me.” Dice supplicandomi. Mi guardo intorno non sapendo che fare, ma alla fine le sorrido dolcemente e la faccio ristendere sul cuscino.

Mi stendo dietro di lei in modo che il mio petto aderisca con la sua schiena e le circondo la vita con un braccio. “Tranquilla, non me ne vado sto qui con te.” Sussurro prima di darle un piccolo bacio sul collo. Lei stringe la mano che ho sulla sua vita e sospira. “Buona notte piccola.” Sussurro prima di chiudere gli occhi.


Pov Jessica.


Una dolce melodia mi sveglia, dal mio sonno profondo… Ma cos’è? Sembra una chitarra. Tocco l’altra parte del letto e noto che non c’è nessun, ma dov’è Justin?

Piano, piano sposto la coperta, metto le ciabatte che mi ha prestato Justin e mi alzo dal letto, guardo l’orologio, notando che sono le tre del mattino. Apro la porta della camera e comincio a seguire con l’udito quella dolce melodia.

Mi avvicino ad una stanza con una porta chiusa e la apro piano facendo attenzione a non farla scricchiolare. La richiudo alle mie spalle e mi giro notando Justin in fondo ad una scala seduto su una sedia che suona la chitarra.

E’ girato di spalle perciò non mi vede. Questa deve sicuramente essere la cantina, ci sono varie cianfrusaglie qui intorno. Piano, piano scendo le scale, quando a metà mi fermo e mi siedo su un gradino. Ad un certo punto lui inizia a cantare parole che mi fanno venire i brividi.

“I’m under pressure,                      
 seven billion people in the world trying to fit in                    
keep in together,                                                                          
 smile on your face, even though                                              
your heart is frowing.                                                                    
But hey now, don’t know girl, we both know what to do.                
But I will take my chances…"              
       
     
La sua voce è un qualcosa di unico, la melodia altrettanto, ma le parole che canta sono un qualcosa di indescrivibile che ti fa emozionare a tal punto da farti tremare le gambe e il cuore. E’ la prima volta che lo sento cantare in questo modo.

Si certo l’avevo sentito cantare quella volta in macchina quando litigammo, ma quello era niente in confronto a quello che sto ascoltando ora. Inoltre non conosco, questa canzone, deve averla scritta lui.                         

“E’ bellissima…” Sussurro. Lui sussulta notevolmente e smette di suonare all’istante girandosi nella mia direzione. Mi alzo dagli scalini dove ero seduta e gli vado incontro. “L’hai sentita?” Chiede guardandomi con gli occhi sbarrati. 









*SPAZIO AUTRICE*
Ciaoooooooooo ragazzeeeeee i'm back! Avete visto il film? OMG! E' stato stupendo! Ho pianto due volte... La prima quando ha parlato di Avalannah e la seconda quando ha cantato Believe verso la fineeeeee! 
Vabbè bando alle ciance passiamo alla storia... Innanzitutto vi ringrazio delle vostre bellissime recensioni! In tutto sono 125... Ma insomma volete farmi morire? So che vi ho fatto aspettare a lungo per questo capitolo, ma vi assicuro che non è stata colpa mia... Tra i vari impegni e il computer che non funzionava... Credetemi ho imprecato parecchio LOL... Vabbè spero che il capitolo vi sia piaicuto e miraccomando recensiteeeee! Un bacio! Continuo a 10 recensioni.... <3

 

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Capitolo 17
*** Turn to you... ***


*Leggete lo spazio autrice sotto, è importante*


Capitolo 17

“L’hai sentita?” Chiede guardandomi con gli occhi sbarrati. Io abbasso lo sguardo e gioco con le dita delle mani. “Bhè si.” Sussurro imbarazzata. Lui sospira e guarda le corde della chitarra. “L’ha-hai scritta tu?” Domando sorridendo.

Lui alza lo sguardo dalla chitarra e annuisce. “Bhè complimenti, sei bravissimo.” Dico dandogli una piccola botta sulla spalla e sedendomi sulla sedia che è accanto a lui. “Come mai sei sveglio?” Domando inarcando la fronte. “Non riuscivo a dormire.” Dice semplicemente scrollando le spalle.

“E tu?” Chiede. “Anche io non riuscivo a dormire, ho sentito una melodia e l’ho seguita.” Sorrido dolcemente, mentre lui annuisce e sposta il suo sguardo altrove. Mi mordo il labbro e lo guardo. “Me la faresti ascoltare?” Domando mentre lui gira il viso per impregnare i suoi occhi nei miei.

“Cosa?” Chiede facendo finta di non capire. “Oh Justin, non fare lo stupido, la canzone!” Dico dandogli un leggero schiaffetto sul braccio “Oh no! No! Per favore e poi non l’ho ancora finita. Ho scritto solo quello che hai ascoltato fino adesso.” Dice arrossendo e scuotendo la testa.

“Tu che arrossisci? Ahahah questa è da scrivere.” Dico ridacchiando. “Oh smettila!” Dice arrossendo ancora di più. Io rido ancora più forte, ritornando immediatamente seria guardandolo negli occhi.

“Allora Justin va bene, ma sicuramente avrai scritto altre canzoni no?” Lui mi guarda e si morde il labbro indeciso. “Emh…” Sbuffa frustato. “Si, ne ho terminata una.” Mi dice sorridendo. “Mi faresti ascoltare almeno quella?” Dico sbattendo le ciglia facendo gli occhi dolci.

“Ti prego!” Lo supplico aggiungendo anche il labbruccio. Si guarda intorno come a cercare una via d’uscita, ma alla fine cede. “E va bene.” Dice abbozzando un sorriso. Io sorrido a trentadue denti e batto le mani felice come una bambina che ha ricevuto dalla mamma il suo giocattolo preferito.

Lui riprende la chitarra che aveva lasciato momentaneamente sul parquet e la posiziona sulle sue gambe. “Sei mancino?” Dico notando che ha messo la mano sinistra sulle corde. Lui annuisce sorridendo e dopo di che inizia a suonare.

(Se volete ascoltate questa canzone:  http://www.youtube.com/watch?v=Uw2E-aixcYg)

You worked two jobs                                                                         
to keep a roof above our heads                                               
You chose a life for me                                                            
No you never gave up                                                                       
I admire you for the strength                                                       
You’ve instilled in me                                                                       
You were so young                                                                             
You were just my age when you had me mom                                         
You were so brave                                                                             
There was nothing that would stop or get in our way                            
And I now you will always be there for me

I miei occhi si chiudono leggermente cercando di ascoltare la dolce melodia che accompagna queste parole stupende. Già dalle prime righe capisco che la canzone è dedicata a sua madre. La sua voce è quella di un angelo, pulita, delicata priva di ogni inclinazione. E' stupenda come la canzone che canta.

So when you’re lost and you’re tired                                                
when you’re broken in two                                                               
Let my love take you higher                                                          
Cause I, I still turn to you                                                           
I still turn to you                                                                         
I still turn to you

I miei occhi iniziano a farsi lucidi e le mie ciglia a inumidirsi. Riesco a percepire e a immedesimarmi nelle stesse emozioni e sentimenti che in questo momento sta provando Justin. Non pensavo fosse così profondo, potrebbe fare il poeta, il mio stomaco è in subbuglio, provo un sacco di emozioni in questo momento, ma non riesco a spiegare quali emozioni provo. Mi sento solo felice e triste allo stesso tempo, è indescrivibile.

It was ’94 the year that everything started                                 
to change                                                                                    
From before                                                                                      
You had to be a woman                                                                    
You were forced to change your ways                                          
To change your ways                                                                     
The you found the lord                                                              
You gave your life to him                                                              
And you could not ignore                                                                 
The love he had for you                                                                           
And I wanted more for your heart

Non riesco a credere che sua madre abbia fatto tutto questo per lui. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa farei io senza mia madre, ma lui invece ha quasi sempre quel sorriso fantastico stampato sulle labbra, è forte. Quando l’ho conosciuto sembrava un ragazzo viziato, figlio di papà, privo di emozioni, privo di sentimenti, abituato ad avere tutto. Ma quella sera al ristorante, io capii che la sua vita era tutta sbagliata, tutta un errore del destino, proprio come la mia.

So when you’re lost and you’re tired                                        
When you’re broken in two                                                            
Let my love take you higher                                                          
Cause I, I still tuen to you                                                             
I still turn to you                                                                           
I still turn to you
I don’t know what I’d do if you left me                                          
So please don’t go away                                                                  
 Everything that you are is who I am                                                
Who I am today…

Le lacrime iniziano a scendere lente sul mio viso e anche a lui gli si incrina un pò la voce, ma continua a cantare facendo finta di niente. Mi viene la pelle d’oca, la sua voce è vita, non riuscirei a farne a meno, la ascolterei in eterno, anche in punto di morte, sono sicura che sarebbe in grado di darmi di nuovo la vita.

So when you’re lost and you’re tired                                            
when you’re tired                                                                  
when you’re broken in two                                                             
let my love take you higher                                                           
Cause I still turn to you                                                               
I still turn to you                                                                           
I still turn to you…

To you to you to you                                                                   
I still turn to you                                                                       
to you to you to you                                                                        
Cause I, I turn to you…

Sento che la canzone sta per finire e ormai il mio viso è una valle di lacrime. Lui fa gli ultimi accordi con la chitarra, dopo di che smette di suonare, facendomi intendere che la canzone ormai è finita.                                                                                                                                                       

“E’ stupenda…” Dico asciugando le lacrime che mi sono scese dal viso. Lui posa la chitarra a terra e mi sorride, asciugandosi una lacrima che è sfuggita al suo controllo. “Non ci posso credere… Stai piangendo? Ti sei commossa?” Domanda ridacchiando dolcemente chinando la testa di lato per guardarmi.

“Si.” Sussurro. “Mi sono emozionata.” Dico guardandolo con gli occhi lucidi. “L’ho scritta il giorno in cui ho lasciato mia madre, ma l’ho finita qualche giorno fa.” Dice spostandomi i capelli dal viso. “Quel giorno mi sentivo perso, io senza di lei non sono niente Jes, io ho bisogno di lei, mi manca.” Io alzo lo sguardo e lo guardo dolcemente.

“Posso provare a capire quello che provi, ma ti prometto che vedrai presto tua madre Justin. Io ti aiuterò.” Gli dico prendendogli la mano e carezzandogli la nuca. “E’ difficile Jes…” Dice sospirando.

“No, non è difficile niente… Se desideri qualcosa con tutte le tue forze, vedrai che prima o poi accadrà.” No, lui non dovrà aspettare un anno per vedere sua madre ed io lo aiuterò. “Questo succede solo nei film Jes, è la vita reale questa.” Mi dice lui sorridendo amaramente. Ma che gli prende? Non l’ho mai sentito parlare così. Che fine ha fatto quel ragazzo ottimista che mi tranquillizzava in ogni cosa?

“Sai è buffo, prima ero io che ti tranquillizzavo in ogni cosa, invece adesso sei tu, che mi consoli.” Mi dice ridacchiando leggermente. Mi unisco alla sua risata. Wow, sembra mi abbia letto nel pensiero, stavo per dirlo io! “Comunque…” Dice ritornando improvvisamente serio. “Sei, la prima persona a cui faccio ascoltare le mie canzoni, neanche a mia madre le ho mai fatte sentire.” Sussurra accennando un sorriso.

“Davvero?” Domando con gli occhi lucidi. Lui mi sorride e annuisce, dopo di che lo abbraccio forte. Lui ricambia il mio abbraccio e sorride sui miei capelli. “Grazie, per me è importante quello che mi hai detto.”  Sussurro dolcemente al suo orecchio.

“Su andiamo a dormire.” Dico staccandomi da lui e alzandomi dalla sedia, prendendolo per mano. “No aspetta Jes.” Mi tira per una mano e mi fa sedere di nuovo. “Che c’è?” Sussurro notando il suo viso cupo. “Io vo-voglio parlarti di mia sorella.” Biascica insicuro prendendomi le mani.

“Justin, non sei obbligato io non-.” Cerco di dire. “No prima mi sono comportato come uno stupido e voglio rimediare… E poi mi fido di te, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.” Ma come può con una frase, farmi sentire la persona più importante di questo mondo? “Va bene.” Sorrido. Lui si schiarisce la gola e inizia a raccontare.

“Bene, come ti ho già detto io ho una sorella o meglio avevo una sorella, io non lo so…” Dice sospirando. Inarco la fronte non capendo, sicuramente c’è dell’altro… “Sette anni fa mio padre è morto come ti ho già detto…” Annuisco facendogli segno di continuare.

“E’ morto in un incidente stradale insieme a mia sorella Jasmine… Solo che i vigili del fuoco, al momento di estrarre i corpi dall’auto, non hanno trovato quello di Jazmine. I carabinieri dicono che sia impossibile essere sopravvissuti in un incidente di quel genere, ma la scomparsa del corpo di Jazmine rimaneva sempre un mistero… Io in questi anni l’ho cercata dappertutto, anche la polizia ha fatto di tutto, ma circa due anni fa, hanno mollato tutto e si sono arresi, ma io no… Io ho ancora la speranza che lei sia viva, da qualche parte… Ogni notte mi viene in sogno bella come non mai e mi chiede di non smettere mai di cercarla. Da quando è avvenuto il fatto, io non ho smesso un secondo di cercarla, ma sono sette anni ormai che vivo nella ricerca e non posso vivere così.” Dice con gli occhi lucidi.

“Justin, mi dispiace io ti capisco, anche mio padre è morto…” Sento di nuovo gli occhi pizzicarmi.

Quando una persona se ne va via per sempre, è difficile imparare a vivere con quel vuoto profondo che affiora all’improvviso sulla nostra pelle e non basta dire ‘la vita va avanti’ e ‘fa come se non fosse successo niente’. Non basta volta pagina e non basta dire la vita continua, non basta imporsi di non pensarci e dirsi che non serve nulla piangere, tanto non tornerà. Quel vuoto è lì, è come una cicatrice indelebile che non se ne andrà mai. Purtroppo non c’è un tasto come sul computer dove c’è scritto ‘cancella’ come per cancellare tutti i ricordi che si legano a quella persona cara. Si tratta solo di dover accettare la realtà e di riuscire ad elaborare la perdita e forse è quello che io

 “Justin non ti devi arrendere, l’ho hai detto tu stesso che pensi che sia viva… Io ti prometto che ti aiuterò.” Lui ride amaramente. “ Io non penso che lei sia viva, spero che sia viva, anche se è impossibile. E’ inutile cercare Jes, lei è morta, altrimenti non credi che l’avremmo ritrovata dopo sette anni? ” Dice alzando un pochino la voce.

“Ma che stai dicendo Justin? Io non ti capisco! Se vuoi veramente bene a tua sorella, non devi arrenderti, devi sempre credere che un giorno la troverai! Cosa significano secondo te quei sogni che fai eh?” Dico incazzandomi e alzandomi dalla sedia.

“Un cazzo Jes! Non significano proprio un cazzo! Io faccio quel sogno ogni notte perché la voglia di ritrovarla è tanta che mi fa illudere facendo strani sogni, tutto qui.” Urla alzandosi dalla sedia, mentre io scuoto la testa facendo una smorfia disgustata.

“Davvero credi che sia così?” Dico incrociando le braccia, rimanendo sempre con quella espressione. “Si.” Dice lui annuendo. Annuisco anche io e lo guardo con pietà. “Sai pensavo fossi diverso… pensavo fossi un ragazzo coraggioso, che non si arrende di fronte a niente, che farebbe qualsiasi cosa pur di non rinunciare ai suoi sogni, invece sei solo un codardo.” Dico salendo le scale velocemente, senza neanche guardarlo in faccia, anche se sento il suo guardo addosso.

Raggiungo la stanza di Justin e chiudo la porta, appoggiandomi ad essa e scivolando sul pavimento. Metto le mani sul viso e comincio a piangere. Perché gli ho detto quelle cose terribili? Lui non merita che io gli dica quelle cose, chi sono io per parlargli così? Dopo circa cinque minuti mi alzo e decido di ritornare in cantina per scusarmi con Justin. Mi asciugo le lacrime e corro verso la cantina. Entro e mi si ferma il cuore per qualche attimo…

Justin è seduto a terra, con lo sguardo basso che singhiozza. Dio mio, che cosa ho fatto? Corro subito da lui e mi inginocchio davanti al suo corpo. “Justin, ti prego perdonami, io non penso veramente quelle cose, io non…“                                            

“Lo so.” Dice alzando lo sguardo e sorridendomi amaramente. “Mi perdoni?” Dico dandogli un bacio sulla guancia. “Io non sono arrabbiato con te.” Mi dice carezzandomi la guancia con le nocche.

“Sono arrabbiato con me stesso, ho sprecato sette anni di vita, senza risolvere niente! Sono un buon annulla.” Dice asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. “Justin, ma che stai dicendo?” Gli prendo il viso tra le mani e gli accarezzo le guance.

“Non dirlo mai più ti prego! Tu sei la persona più buona e coraggiosa che io abbia mai conosciuto… Sei in gamba Justin… Già da piccolo hai dovuto affrontare problemi più grandi di te, ma c’è l’hai fatta, nonostante tutto ed io ti ammiro Justin… Altri probabilmente pur di salvarsi il culo si sarebbero sottomessi a qualsiasi cosa avesse detto Tom, mentre tu no… Io ti stimo tantissimo.” Dico sorridendo.

Lui mi sorride amaramente e mi accarezza la testa. “Grazie Jes… Tu mi fai sentire bene, tu sei l’unica persona che mi fa stare in pace con me stesso.” Mi da un bacio all’angolo della bocca che mi fa rabbrividire e mi siedo accanto a lui. “Quanti anni ha tua sorella Justin?” Dico guardando altrove.

“Quando è avvenuto l’incidente otto anni, quasi nove, ora dovrebbe avere sui quindici anni.” Dice sospirando. “Bene Justin, io ti aiuterò, te lo prometto, sappi che per qualsiasi cosa io ci sono.” Dico stringendogli la mano. Lui incrocia le sue dita con le mie e mi stampa un bacio in fronte.

“Grazie, grazie per tutto quello che fai per me.” Mi guarda intensamente negli occhi e sbadiglia, mettendosi una mano davanti alla bocca. “Sarà meglio che andiamo a dormire prima che si faccia mattina.” Dico ridacchiando. “Tanto domani non si va a scuola, è Domenica.” Dice lui stiracchiandosi e alzandosi in piedi.

“E quindi? Ma non hai sonno? Su dai andiamo a letto, io sono stanca morta, sto per crollare.” Dico alzandomi in piedi e sbadigliando anche io. “Anche io, su andiamo a dormire.” Si alza anche lui, dopo di che ci dirigiamo in camera sua e ci stendiamo sul letto, coprendoci con il piumone e spegniamo la luce.

“Mi abbracci per favore?” Mi chiede girandosi dal mio lato, in modo che la sua faccia sia di fronte alla mia. “Hai paura?” dico ridendo. “Si.” Sussurra ridendo anche lui. “Scherzo, è che se sto tra le tue braccia dormo meglio e dimentico tutto.” Dice tornando serio.

“Vieni qui.” Dico sospirando e attirandolo al mio petto. Lui mi circonda la vita con le braccia e mi da due tre baci sul collo, mentre io gli accarezzo i capelli. Ad un tratto lo sento respirare profondamente e capisco che si è addormentato.

E’ così bello mentre dorme, sembra un bimbo, il mio bimbo bello. Faccio un ultimo sbadiglio dopo di che mi addormento anche io cullata dal suo dolce profumo e dal suo respiro regolare.












*SPAZIO AUTRICE*
Ok vi prego non ammazzatemi! So che sono in un ritardo fenomenale, ma ho il computer guasto e col cellulare non riesco ad aggiornare... Vi prego capitemi e non prendetemi a pomodori! LOL Comunque che ne pensate del capitolo? Spero tanto che vi piaccia... Ci ho messo l'anima per scriverlo e per pubblicarlo, perciò recensite in tante vi prego... Vi ringrazio per sedici recensioni ricevute all'ultimo capitolo, davvero grazie per tutti i complimenti, siete dolcissime! Ringrazio anche a chi ha messo la storia tra le seguite e i preferiti... Continuate così, siete grandi... Detto questo io mi dileguo, spero che il capitolo vi piaccia! Baciiii...
-Mirea

 

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Capitolo 18
*** Your t-shirt... ***


*LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE*

Capitolo 18

Your t-shirt...

Pov Jessica.
Dei fasci di luce provenienti dalla persiana battono sui miei occhi. Li apro, ma li richiudo subito avendo ancora l’abitudine del buio. Li strofino con una mano dopo di che li apro definitivamente e mi accorgo di essere caduta nella ragnatela del ragno più bello del mondo.

Le braccia di Justin mi stringono saldamente, come se non volessero lasciarmi andare, mentre io ho la testa poggiata sul suo petto che si abbassa e si alza facendo uscire dei respiri regolari.

I suoi capelli non sono raccolti nella cresta, come il solito, ma ricadono sulla fronte, le ciglia dei suoi occhi chiusi sono lunghe, la bocca socchiusa e la fronte corrugata. E’ così bello e non solo quando dorme.

Con una mano gli sposto il ciuffo che cade sulla fronte e mi viene spontaneo sorridere, ripensando a quello che è successo questa notte. Ok detta così, si potrebbe pensare male, ma mi riferisco alla canzone che ieri ha cantato per sua madre.

Non avrei mai immaginato che sapesse suonare la chitarra così bene. Non pensavo che lui fosse così profondo e così bravo nel scrivere. Questo ragazzo mi sorprende sempre di più, ogni giorno che passa e io non posso fare a meno di amarlo infinitamente.

Dopo circa dieci minuti che fisso il mio angelo sul letto, mi alzo facendo attenzione a non svegliarlo. Scendo le scale e mi ritrovo in cucina. Guardo l’orologio che è appeso sulla parete e noto che sono ancora le sei.

Wow! Non mi sono mai svegliata così presto la domenica, di solito sfioro le undici, meno male però. Che figura ci avrei fatto con Justin, se mi fossi svegliata alle undici? Vabbè lasciamo perdere…

Visto che è presto, decido di preparare la colazione, ma non una semplice tazza di latte con biscotti o cereali, voglio fare qualcosa di speciale per lui! Dopo tutto gli devo un favore per avermi salvato la vita, anzi più di uno.

Dopo circa cinque minuti passati a pensare e ripensare, decido di preparare la ciambella che mi ha insegnato mia mamma, anche perché è l’unico dolce che so fare. Si io preferisco cucinare il salato, con i dolci sono una schiappa, anche se la ciambella modestamente mi viene bene. Incomincio col prendere tutti gli ingredienti che occorrono dal frigorifero: burro, uova, farina, zucchero, limone grattugiato e liquore.

Dopo aver mescolato tutti gli ingredienti, prendo la padella dove poter svuotare l’impasto ancora denso della ciambella. Dopo averla messa in padella, accendo il forno, la infilo dentro e regolo il timer a trentacinque minuti.

Fatto tutto, decido di farmi una doccia, così vado in bagno, apro l’acqua e aspetto che si faccia calda. Ci entro e inizio a rilassarmi sotto il getto dell’acqua che fa scivolare via ogni mia preoccupazione. Prendo la spugna col bagnoschiuma, inizio a strofinare in ogni parte del mio corpo e intanto inizio a pensare a Justin e a sua sorella.

Non riesco a credere che in un corpo così muscoloso e pieno di tatuaggi ci sia così tanta sofferenza dentro. Ha perso le persone più importanti della sua vita eppure lui continua a sorridere sempre. Si è tenuto dentro tutto fino adesso, senza dire mai niente a nessuno. Io non ce l’avrei mai fatta. Quel ragazzo ha una forza sovrumana. 

Dopo un’abbondante mezz’ora passata a riflettere su come aiutare Justin – senza trovare una soluzione ovviamente - mi sciacquo ed esco. Mi avvolgo un asciugamano ed entro in camera di Justin, facendo attenzione a non svegliarlo. Oddio se mi vedesse, in queste condizioni mi seppellirei viva! 

Comincio a cercare tra i suoi cassetti qualche t-shirt da mettermi, visto che la mia camicia è andata buttata via. Il mio viso si fa cupo al ricordo di quello che mi è successo ieri sera, ma scrollo la testa cercando di rimandarlo via, dopo tutto non mi è successo niente di brutto grazie a LUI.

Finalmente trovo una sua maglietta, prendo i jeans che indossavo ieri, dell’intimo femminile pulito trovato nella stanza di Tom (dio mio che schifo!) e vado in bagno per cambiarmi. Una volta finito scendo in cucina per vedere se il dolce è pronto e man mano che mi avvicino sento un profumino delizioso.

Così apro il forno e con dei guantoni esco la ciambella, appoggiandola sul tavolo. Dopo di che la metto sul vassoio, in modo da renderla più presentabile e ci metto lo zucchero a velo. Aspetto un po’ che si raffreddi, dopo di che salgo di sopra per svegliare Justin.

Entro e lo trovo abbracciato al cuscino dove dormivo io, mi viene da ridere è così tenero. Cerco di trattenermi e mi avvicino piano piano a lui. Mi siedo sul letto e con delicatezza lo scuoto per le spalle. “Justin” Sussurro piano. Lui emette un mugugno incomprensibile e si gira dalla mia parte, ma non apre gli occhi.

“Justin svegliati.” Dico alzando leggermente la voce. Niente non si sveglia. “Justin! La colazione è pronta!” Urlo. Lui apre di scatto gli occhi e li chiude subito dopo a causa della luce che infastidisce i suoi occhi. “Buon giorno.” Gli sorrido dolcemente. “Buon giorno! Dov’è la colazione?” Esclma aprendo gli occhi e mettendosi seduto sul letto. Ma certo! Il suo primo pensiero, la mattina è la colazione, vabbè anche il mio, senza colazione sono perduta, divento una rincoglionita, anche se già lo sono.

“In cucina, devi scendere, su alzati.” Lui mi sorride dolcemente e mi abbraccia. Ed ecco che le fottute farfalle ritornano! Oh ma che cavolo! Andate a volare da un’altra parte! “Ehi… Che ti prende?” Mi stacco e arrossisco leggermente abbassando il capo.

“Scusa… E’ che la mattina, ho bisogno di coccole.” Dice con la voce ancora impastata di sonno. Ridacchio mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e scuoto la testa rassegnata. “Ok, Bieber, se non vuoi che mangi tutta io la tua colazione, faresti meglio a scendere.” Mi alzo dal letto e lo guardo con aria di sfida. “Che cosa? No!” Dice lui alzandosi dal letto e cominciando a correre, verso la cucina.

Io lo seguo ridendo, ma lui arriva per primo e rimane a bocca aperta nel vedere la ciambella sul tavolo. “Wow… Tu hai fatto…” Indica la ciambella col dito e io annuisco. Dopo di che mi abbraccia e mi solleva da terra, facendomi fare due o tre giri. “Justin, mettimi giù che mi gira la testa.” Dico ridendo. Lui mi appoggia per terra delicatamente e mi dà un bacio in guancia, molto vicino alla bocca. “Grazie.” Io arrossisco, mentre lui si allontana per sedersi.

Prendo un coltello e inizio a tagliare la ciambella, mentre lui mi guarda con gli occhi che luccicano, ridacchio leggermente e gliene porgo un pezzo. Lui lo prende e lo assaggia. Io lo guardo a braccia conserte aspettando il risultato, mentre lui sgrana gli occhi e mi guarda a bocca aperta, naturalmente dopo aver ingoiato il boccone.

“Che c’è? Non ti piace? Ci ho messo troppo liquore? Ah lo sap…” Lui si alza di scatto dalla sedia e mi interrompe con un bacio a stampo. Si stacca lentamente e mi fa il sorriso più bello del mondo. “E’ buonissima, complimenti Jes.” Sussurra sensualmente attaccando la sua fronte con la mia.

Deglutisco più volte a causa della vicinanza che ci separa, dopo di che lui si siede e ricomincia a mangiare la ciambella. Il mio cuore perde un battito a quel minimo contatto e la testa mi gira per qualche secondo.

“Non mangi?” Mi chiede lui alzando lo sguardo verso di me. “Come? Ah si.” Mi siedo e inizio a mangiare anche io il mio pezzo di ciambella senza guardarlo negli occhi. “Ah Jes?” Alzo lo sguardo dal mio piatto e lo guardo.

“Si, che c’è?” Arrossisco violentemente per il modo in cui mi sta guardando. “Scusami se ti ho baciato prima, ma tu non finivi di parlare e poi era un modo per ringraziarti per quello che hai fatto per me. Non succederà più davvero.” Il suo tono è incredibilmente serio e le ultime quattro parole, mi trafiggono il cuore, ma alla fine ho deciso io tutto questo e devo accettarlo.

Lui non sarà mai il mio ragazzo, ci sono troppi ostacoli. TUTTO E’ COMPLICATO. Non è giusto andare contro tutti e tutto. C’è un limite ad ogni cosa. E’ vero, bisogna lottare per amore, ma fino a quando quest’amore non fa male a noi stessi e soprattutto alle persone a noi vicine.

Cerco di riprendermi lentamente, annuisco non del tutto sicura e finisco di mangiare la torta e anche Justin. Prendo i piatti sporchi e li metto nel lavello, dopo di che li lavo, li metto a posto e vado in camera, dove trovo Justin seduto sul letto, intento a cercare qualcosa nel cassetto del comodino.

“Emh… Justin?” Si volta nella mia direzione e aspetta che io finisca di parlare. “Io vado a casa, non vedo mia madre da ieri e non vorrei sospettasse qualcosa.” Annuisce comprensivo e si alza venendo verso di me.

“Grazie di tutto davvero, se non fosse stato per te a quest’ora io…” Continuo a parlare, ma lui mi interrompe.                                                                                 “Shh…” Sussurra mettendomi un dito sulle labbra. “Non devi neanche pensarlo, è finito tutto è andato tutto bene.” Annuisco e istintivamente lo abbraccio, lui ricambia e mi stringe forte a se, tanto forte da farmi mancare il respiro.

Mi stacco per guardarlo negli occhi. Quegli occhi che mi fanno provare imbarazzo, felicità e tristezza allo stesso tempo. Ho una terribile voglia di baciarlo in questo momento per fargli capire che non mi importa niente di nessuno per una volta. Vorrei essere egoista per una volta, ma purtroppo non ce la faccio. Io non sono così.

Scuoto la testa cercando di liberare questi pensieri e do un bacio sulla guancia a Justin, beandomi della morbidezza della sua pelle. “Io vado allora ci vediamo.” Mi accompagna alla porta e anche lui mi da un bacio sulla guancia.

“Ci vediamo Jes.” Dice battendosi una mano sulla gamba. Sto per chiudere la porta, quando ad un tratto mi viene in mente che ho indosso la sua maglietta. “Ah, emh… Justin?” Biascico grattandomi il braccio imbarazzata.

“Si?” Volta il viso verso di me, facendomi incrociare i suoi occhi. “Ecco… Ho preso la tua maglietta, perché la mia camicia era strappata.” Annuisce comprensivo. “Si ho visto.” Sorride debolmente guardando la mia maglietta.

“Ecco mi chiedevo se tu potevi regalarmi la tua maglietta…” Arrossisco violentemente e mi metto una mano sul volto, per non guardarlo. Lui di tutta risposta ride, facendomi imbarazzare ancora di più. Lo sapevo non dovevo chiederglielo, uffa! “Ma certo che te la regalo, se ti piace puoi tenerla.” Mi dice sorridendo dolcemente.

“N-non è s-solo per quello...” Dico balbettando. Lui di tutta risposta aggrotta la fronte. Chiudo gli occhi facendo un sospiro dopo di che continuo a parlare, o meglio a dire stronzate. “Io volevo avere qualcosa di tuo… Da tenere sempre con te… Mi aiuterà a sentire di meno la tua mancanza.” Ma che cazzo ho detto? Oddio, ora chissà cosa penserà. Sono stata troppo sdolcinata. E ora? E poi una stupida maglietta non potrà sostituire lui, che cavolo dico?

“Emh… Justin dimentica quello che ti ho detto, sono una stupida…”Apro la porta e faccio per andarmene, quando mi prende per un polso e fa scontrare le sue labbra con le mie. Io di tutta risposta allaccio le braccia al suo collo e sento una stretta al cuore.

Tutto questo mi farà soffrire, mi sento un vuoto dentro al solo pensiero che tutto questo finirà, ma allo stesso tempo quando le sue labbra toccano le mie, mi sento come se stessi fluttuando in aria. Come se in questi pochi istanti io mi dimenticassi di ogni cosa e il vero tutto diventasse la persona che ami.

Si stacca lentamente dalle mie labbra e mi da un bacio sul naso. “Questo era il nostro ultimo bacio Jes…” Mi dice con gli occhi lucidi. Il mondo mi crolla addosso, non può dirmi queste cose.

Non può farmi sentire la persona più felice del mondo e un attimo dopo quella più infelice. Anche se devo farmene una ragione. Il nostro è un amore impossibile. Annuisco lievemente, dopo di che esco da quella casa, chiudendo la porta dietro di me.

Appena varco la soglia un’ondata di vento mi scompiglia i capelli e mi fa gelare tutte le ossa, così metto le mani sulle mie braccia per placarlo, ma niente. Non è il vento che mi fa quest’effetto, ma la sua mancanza.


****
 
Dopo circa un quarto d’ora arrivo a casa. “Sono a casa!” urlo a mamma, ma niente, lei non risponde. “Mamma?” Urlo di nuovo. “Ci sei?” Niente ancora niente. “Jessica Avril Silverstone!” Tuona lei alle mie spalle, scendendo dalle scale.

Oh. Oh. Che succede? “Dove sei stata questa notte eh? Eh non inventare balle dicendomi che sei andata a casa di Alex, perché è venuta qui che ti cercava per darti i vestiti che hai comprato ieri sera e mi ha detto che tu stanotte non hai dormito a casa sua! Dove sei stata Jessica eh?” Dice lei con le braccia incrociate. Oh, no! Non l’ho mai vista così arrabbiata e non le ho mai detto una bugia così grande. Ora si che sono nei guai! 

MERDA!













* SPAZIO AUTRICE *
Tanti auguri al nostro Justin! Non ci credo ancora ragazze! Il nostro idolo oggi compie vent'anni mi sembra solo ieri che ascoltavo Baby... Potrà anche compiere vent'anni, ma per me rimarrà sempre il ragazzino dalla felpa grigia di One time... Il piccolo Kidrauhl... Vabbè passiamo alla storia... So che oggi questo capitolo non verrà cagato da nessuno, perchè tutte le beliebers saranno impegnate a fare gli auguri a Justin su Twitter... Ma dovevo pubblicarlo per forza oggi, perchè ho il computer guasto e adesso sono a casa di mia zia.. E com'è che si dice? "Cogli l'attimo!" Perciò eccomi qui! Mi scuso enormente con voi per l'immenso ritardo, ma come ho già detto ad alcune di voi, il mio computer è fuori uso e non potrò aggionare sempre... So che per questo alcune di voi smetteranno di seguire la mia storia e mi dispiace... Vi chiedo solo qualche recensione, anche se questo capitolo fa cagare... Un'ultima cosa... Vorrei chiedervi di passare a leggere una fanfiction molto bella: 79 di jussmyeux... Detto questo questo, tanti baciiiiiiiii... Al prossimo capitolo! 
-Mirea

 

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Capitolo 19
*** I want to stay with you... ***


Capitolo 19

I want to stay with you...

“Mamma, io… Ti posso spiegare davvero.” Dico torturandomi le unghie con le dita nervosissima. In questo momento non ho il coraggio di guardarla nemmeno in faccia. “Bene spiega allora!” Tuona mia madre incrociando le braccia, facendomi sussultare più volte.

“Ecco io…” Sospiro incapace di continuare, e adesso che cazzo mi invento? Merda, merda, merda, merd…“Dimmi la verità Jes, sei stata con un ragazzo?” Deglutisco rumorosamente e il colore del mio volto diventa piano piano più pallido, dopo di che annuisco timorosa, prima di sospirare rassegnata.

Non sono mai stata brava a mentire, infatti da piccola, all’asilo non mi hanno mai fatta recitare, perché ridevo subito, perciò ho preferito dirle la verità, anche se ovviamente non le dirò tutto. Chiude per un secondo gli occhi per cercare di calmarsi e poi li riapre subito.

“Ci… ci hai fatto se-se-sso Jes?” Io sgrano gli occhi e alzo il viso per guardare mia madre. Ma che cavolo va a pensare? Ha davvero detto la parola sesso? Mia madre che parla di sesso? Erin Julie Springs che parla di sesso? Mia madre?

Ok basta Jes, lo ha detto davvero tua madre! Lei si mette le mani sulla bocca e i suoi occhi sono lucidi. Ed ecco che interpreta male il mio silenzio. “Jes, tu sei ancora picc…”                                                                         

“Mamma!” La interrompo. “Stai calma! Primo: sono stata a casa di un ragazzo è vero, ma non ci ho fatto sesso…” Inizio alzando il pollice a mò di elencare le varie cose che sto per dirle.

“E secondo: sono cresciuta, non sono più quella bambina a cui dovevi raccontare le storie per addormentarsi o comprare i giocattoli per tenerla a bada! Mamma ho diciassette anni e sicuramente prima o poi succederà una cosa del genere e tu dovrai accettarlo! Mi stanno succedendo cose che tu nemmeno immagini, che non pensavo potessero accadere a me…” Sento che le lacrime stanno tornando a galla solo a ricordare gli avvenimenti degli ultimi tempi, ma cerco di stringere gli occhi impedendo loro di uscire.

Non posso dire a mia madre cosa sta succedendo, non mi crederebbe e non mi capirebbe. “Tesoro dimmi cosa ti sta succedendo, non parli mai con me di queste cose… Sono tua madre e sarei felice se tu ti sfogassi con me…” Mi dice prendendomi per le braccia, accarezzandomele su e giù…

“Non importa.” Scuoto la testa, mi scosto dal suo tocco e salgo le scale per dirigermi in camera mia. Chiudo la porta a chiave, mi ci appoggio e scivolo fino ad arrivare sul pavimento mettendomi le mani sul viso.

Perché sto ancora più male di prima? Dovrei essere un po’ più felice, perché ho scoperto che Justin prova qualcosa per me e invece niente di niente. Non riesco a trovare un senso alla mia vita, mi sento inutile, mi sento bloccata in un limbo dal quale non riesco ad uscire. Mi sento un sacco vuoto, ho bisogno di qualcuno… Qualcuno che mi stia accanto… Ho bisogno di lui… Di Justin.

L’ho lasciato da meno di un’ora e già mi manca, mi manca tutto di lui. Non riesco neanche a credere a quello che è successo a casa sua. Ci siamo baciati, lui mi ha baciata, ma io ho ricambiato. Quel bacio lo volevamo entrambi. Sarei meschina e bugiarda se dicessi che quel bacio è stato un errore, perché non lo è.

In quelle poche ore con lui sono stata bene, sono riuscita a dimenticare tutto e per un attimo ho pensato al futuro, al mio futuro con lui, ma quando sono uscita da quella porta tutto dentro di me si è sbriciolato come una foglia secca che cade dall’albero in pieno autunno. Quella foglia è il mio cuore.


Mi sento fuori bordo con lui,
ho bisogno del suo amore finchè mi tiri su.
Non posso nuotare per conto mio, è troppo.
Mi sembra di affogare senza il suo amore.


Sono queste le parole che mi vengono pensando a lui. Con lui provo tutte queste sensazioni. Rifletto un po’ sulle parole che mi sono appena venute in mente. Dopo di che prendo carta e penna e inizio a scrivere…

I' m overboard
And I need your love to pull me up
I cant swim on my own
Its too much
Feels like im drownin without your love…                                             
So throw yourself out to me
My life saver
My Life saver
My Life saver…


Come una persona senza il salvagente non galleggia in mare, io non posso stare senza di lui… E’ lui il mio salvagente…
 
*Il giorno dopo*                                         
 
“Ehy Jes, ma si può sapere dov’eri ieri? Sono venuta a casa tua per portarti le cose che avevi comprato, ma tua madre mi ha detto che avevi dormito a casa mia, io non capisco…” Sospiro. Avevo completamente dimenticato che Alex era venuta a casa mia ieri e non ho preparato nessuna scusa da inventarmi.

“Alex io…” Mi interrompe. “No Jes, ora mi spieghi tutto, è da un po’ di tempo che non sei più la stessa, ti conosco da quando pisciavamo ancora il letto…” Ridacchio per la sua finezza, facendo ridacchiare anche lei, ma subito dopo ritorna seria, fissandomi negli occhi intensamente.

Il suo respiro è leggermente affannato e le sue labbra sono premute una contro l’altro. Riesco a percepire la sua frustrazione e il suo nervosismo. “Ti prego Jes, sono la tua migliore amica, perché non ti fidi di me? Hai passato la notte con un ragazzo vero?” Ecco le parole che mi fanno vibrare lo stomaco, facendomi sentire in colpa: SONO LA TUA MIGLIORE AMICA.

Si, Alex è la mia migliore amica e io le ho fatto la cosa più brutta che si potesse fare. Punto lo sguardo su un albero lì vicino, come faccio a guardarla negli occhi dopo quello che è successo con Justin?

Per un attimo sono tentata di dirle la verità, ma se lo facessi, io la perderei per sempre e non posso permetterlo. E’ già difficile sopportare tutto il casino con Justin, non posso fare questo!

“Ti prego Alex, io non posso dirti niente davvero, ma non perché non mi fidi di te, io…” Dico con la voce che mi trema. Lei aggrotta la fronte e scuote la testa, facendo ricadere il suo ciuffo biondo sulla fronte bianca.

“Ho capito Jes, tranquilla, tu non ti fidi di me, adesso è tutto chiaro…” Mi fa un sorriso amaro e si dirige verso l’entrata della scuola. “No Alex aspetta, ti prego!” Supplico cercando di fermarla, ma niente, continua a camminare imperterrita.

“Ti prego Jes, lasciami sola… Quando avrai voglia e se avrai voglia di parlare, sai dove trovarmi.” Dice senza neanche girarsi e continuando a camminare, facendo scomparire la sua figura dietro la porta. Una lacrima silenziosa scende sulla mia guancia, ma mi affretto ad asciugarla prima che gli altri la possano vedere.

Perfetto, adesso Alex è anche arrabbiata con me, ma se le raccontassi la verità la perderei per sempre. Io non riesco più a mentirle! Che fare? Perderla per sempre e non sentirsi più quel peso orribile sullo stomaco o mentirle e fare finta di niente e sentirmi logorare il cuore e lo stomaco ogni volta che parla di Justin? Sospiro passandomi una mano tra i capelli. Sono tra l’incudine e il martello.


***


Entro in classe e noto che Alex si è seduta con una ragazza con la quale ride e scherza serenamente, non mi degna neanche di uno sguardo, così mi vado a sedere in fondo vicino alla finestra, da sola. Che strano… Justin non è ancora arrivato… Gli sarà successo qualcosa?
Oh ma dai, perché devo essere sempre così pessimista?

Bhè… Però l’ultima volta che è arrivato in ritardo a scuola, me lo sono ritrovata davanti con la faccia gonfia e piena di lividi. Brividi attraversano il mio corpo al solo ricordo di quel viso così bello sfregiato da delle grandi mani di un mostro.

Scuoto la testa scacciando via i brutti pensieri ed entra il professore di matematica, con un sorriso sulle labbra. Ci alziamo tutti in piedi dopo aver ricambiato il fatidico ‘buon giorno’ che si dice ogni volta, ci sediamo nuovamente.

“Bene ragazzi, prima di fare l’appello vorrei farvi un annuncio…” Un bussare della porta interrompe il professore che scocciato sussurra un ‘avanti.’ I miei occhi si sgranano ed un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra a vederlo tutto intero con un sorriso sulle labbra, la persona che è appena entrata.

“Mi scusi il ritardo professore davvero, ma non è suonata la sveglia.” Dice grattandosi il capo imbarazzato. “Va bene, Bieber, ma che non ricapiti più, ora si sieda…” Dice il professore scuotendo la testa e nascondendo un sorriso.

Ah fantastico! Anche i professori lo adorano e come dargli torto? Ha l’aspetto di un delinquente con tutti quei tatuaggi e quelle collane che porta al collo, ma è uno studente modello e in questo periodo lo ha dimostrato, guadagnando addirittura dei crediti extra.

Si guarda intorno per vedere i posti vuoti, quando ad un certo punto il suo sguardo punta il mio viso e subito dopo il banco vuoto al mio fianco. Oh no! Non vorrà mica sedersi di fianco a me?

Si dirige nella mia direzione e proprio come avevo immaginato, poggia la sua sacca sul banco vicino al mio, per poi sorridermi dolcemente e sedersi di fianco a me.

Oh merda! E se Alex scoprisse tutto? Insomma perché si è seduto vicino a me? Ci sono altri tre banchi vuoti, cavolo! Noto con la coda dell’occhio, Alex girarsi verso di noi ed inarcare un sopracciglio.

Per un momento smetto di respirare e faccio finta di niente, e dopo circa trenta secondi rivolge di nuovo la sua attenzione al professore.

“Come dicevo… Tra un po’ ci sarà la festa della primavera e quest’anno abbiamo deciso che il ballo non si farà…” Dice il professore continuando il discorso di prima.

Un coro di ‘no’ di disapprovazione si solleva nell’aria da parte dei puttanieri e dalle puttane della classe che sicuramente hanno perso l’occasione di farsi qualcuno nei bagni o l’aumento della loro notorietà, durante il ballo.

“Silenzio, ragazzi! Non ho ancora finito!” Tuona il professore, facendo azzittire tutti. “Il ballo di fine anno non ci sarà è vero, ma…” Ecco quello stupido suspance… Lo odio è così… straziante, a tal punto che certe volte quando vedevo quei stupidi reality show in televisione per sapere chi doveva vincere mi mettevo le mani tra i capelli tirandomi le punte.

Il professore punta lo sguardo al centro della classe, mettendo fine allo strazio e riprendendo a parlare finalmente.  “Ma ognuno di voi dovrà cimentarsi in quello che sa fare meglio… Chi sa cantare, canti… Chi sa ballare, balli e così via… Tutto chiaro?”

Coooosaaaaaa?

“Professore!” Dico alzando la mano. “Mi dica, signorina Silverstone.”                                                            

“Mmmh… Ecco… Tutti i ragazzi della scuola dovranno fare qualcosa per forza?” Dico sperando in un no come risposta. “Ma certo che si signorina Silverstone! Ognuno di voi dovrà cimentarsi in quello che sa fare meglio, chi non parteciperà gli verrà abbassata la media, ricordate che vi servono i crediti per l’ultimo anno di maturità e questa è un’occasione da non perdere ragazzi! Inoltre ci saranno due premi. Uno andrà a chi vincerà la gara di ballo e l’altro premio a chi vincerà la gara di canto.” Annuncia sorridente.

“Ah quindi professore è una sfida?” Chiede un mio compagno. “Diciamo di si, signorino Evans, ma l’importante è divertirsi… Bene, ora chiudiamo l’argomento e iniziamo la lezione…” Conclude prendendo il gessetto per cominciare a scrivere equazioni alla lavagna.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro innervosita. Non ho voglia di fare questa stupida gara! “Sembra che questa cosa, non ti piaccia proprio eh!” Dice Justin ghignando. “Però… Sei perspicace, da cosa l’hai capito eh?” Rispondo con il suo stesso tono scherzoso. Lui di tutta risposta ridacchia, facendomi vibrare il cuore ad ogni singhiozzo sottomesso che emette per non farsi sentire dal professore.

Ritorno con lo sguardo alla lavagna, quando sento lo sguardo di Justin addosso, così mi giro e noto che i suoi occhi sembrano verdi sotto la luce sole. Quegli occhi capaci di trasmetterti tutto quello che vorresti sentire.

“Che c’è?” Domando sorridendo innocentemente. “Come stai?” Domanda lui serio. Cavolo di domanda è? Deglutisco a fatica e porto lo sguardo per la centesima volta sulla lavagna. Che posso dire? Bene? Male? Se dicessi bene, mentirei, ma se dicessi male, non saprei immaginare la sua reazione.

“Non lo so…” Sussurro senza guardarlo e abbassando il capo sul quaderno. Oh certo Jes ‘non lo so’, così sembra che non ti capisci neanche da sola e penserà che sei una pazza psicopatica! Oh mi sei mancata coscienza cara, dove cavolo sei stata tutto questo tempo eh? Ah e poi si, io non mi capisco da sola ok?

“Senti, all’uscita non andare via, devo parlarti urgentemente.” Dice Justin, interrompendo i miei dialoghi con la mia fottuta coscienza. Corrugo la fronte. Vuole parlarmi? Credevo ci fossimo già detti tutto, cosa vuole aggiungere ancora? Ma potrebbe essere qualcosa di importante, così annuisco leggermente e torno a seguire la lezione.


***


Sono all’uscita da scuola e sto aspettando Justin da circa… Venti minuti… Venti minuti? Vi rendete conto? Oh ma vaffanculo, se non arriva tra due secondi io me ne vado e non scherzo… Uno… Due… Due e mezzo… Due e tre quarti… Tre… Perfetto!

Vaffanculo!

Mi alzo dalla panchina dove ero seduta e attraverso il giardino per tornare a casa, quando ad un tratto qualcuno mi afferra per il polso e mi tappa la bocca, ma per quale cazzo di motivo devono capitare tutte a me? Non riesco neanche a vederlo in faccia, perché sono girata di spalle, ma ho paura, le lacrime minacciano di scendere.

Comincia a trascinarmi, si ferma sul retro della scuola e mi fa girare verso di lui, togliendomi la mano dalla bocca. Mi porto una mano al petto e butto fuori tutta l’aria trattenuta. Ma è scemo? Per quale fottuto motivo doveva trascinarmi?

“Sei un fottuto stronzo, mi hai fatto prendere un colpo!” Urlo cercando di far tornare il mio battito cardiaco regolare. “Shhh… Non urlare, se ci sentono siamo nei guai!” Sussurra Bieber, facendomi innervosire, ancora di più, mettendomi nuovamente la mano sulla bocca. Mi scrollo di dosso la mano dalla bocca e digrigno i denti.

“Devi sempre trascinarmi così? Cristo santo sai tutto quello che ho subito e che ho una paura matta, devi per forza farmi prendere ogni volta un infarto? E poi sono venti minuti abbondanti che ti aspetto, che cazzo di fine avevi fatto umh?” Sussurro, ma sempre alzando un po’ la voce.

“Lo so, hai ragione, ma non volevo che nessuno ci scoprisse, mi dispiace…” Sbuffo e lui continua a parlare. “Inoltre scusa il ritardo ma dovevo liberarmi di Christal, è una sanguisuga, mi è stata appiccicata tutto il tempo, perdonami.” Mi dice mortificato.

“Se mi hai portata qui, per parlarmi dei problemi di spazio che hai con quella, me ne posso anche andare.” Dico facendo un passo avanti a lui, ma mi prende per un polso e mi riporta dov’era.

“No, Jes… Io volevo portarti in un posto…” Mi dice sorridendo. “Cosa?” dico sgranando gli occhi. “Si, hai sentito bene, voglio portarti un posto, voglio stare da solo con te."




LEGGETE E' IMPORTANTE!

*Spazio autrice*

Ehylà ciao ragazze come state? Spero tutto bene... So che meriterei dei pomodori in faccia per non aver aggiornato per due settimane, ma il mio computer è messo proprio male, peggio di quanto pensassi e ora sono qui ad aggiornare con il computer del mio amore Franceska (ti amo tesoro) <3
Bene passiamo al capitolo...
Che ne pensate? La storia sta prendendo un'altra svolta e non so se vi piace, spero di si... Il prossimo capitolo sarà molto dolcioso, quindi preparatevi al diabete lol! Muahahahaha <3 
Ok vorrei ringraziare una mia cara amica che ha iniziato a leggere la fanfiction circa due giorni fa... Le voglio molto bene e vorrei dedicare questo capitolo a lei! Ti voglio bene Marianna Tulli, anche se sei una pazza del dick! Ringrazio anche ashleyofsuburbia perchè recensisce solo la mia storia, visto che non è una belieber e fa uno sforzo immane lol... Perciò vi chiedo per favore di non chiedere recensioni nè a Marianna Tulli e nè a ashleyofsuburbia please!
Vorrei ringraziare in modo particolare jelenaisback che è sempre così dolce nelle sue recensioni, sei fantastica tesoro!
Infine vorrei invitarvi a leggere una storia molto bella e originale: The truth about love di xxdrewsbeauty... E' di una mia amica conosciuta qui su efp perciò mi farebbe piacere se passaste e lasciaste una recensione! Bene detto questo, mi scuso per lo spazio autrice chilometrico e vado via... Ringrazio chi ha recensito la storia, chi l'ha messa tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate... Ma ringrazio anche i letori silenziosi! Baciiii e al prossimo capitolo <3

-Mirea xoxo
 

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Capitolo 20
*** I love you... ***


Capitolo 20




I love you...




“Si, hai sentito bene, voglio portarti in un posto, voglio stare da solo con te.” Improvvisamente i battiti del mio cuore iniziano a farsi più veloci e sento la gola secca.

“Justin, io…” Sussurro non sapendo che dire. “Ti prego Jes, domani torna Tom e io voglio passare questo ultimo giorno di pace con te, poi ti prometto che non ci vedremo più, però per favore, ti prego vieni con me… Io ho bisogno di te.” Mi supplica prendendomi la mano.

Deglutisco rumorosamente e cerco di evitare i suoi occhi, perché se lo guardassi in questo momento nelle sue iridi ambra, sicuramente obbedirei come uno stupido cagnolino, assecondandolo in tutto quello che mi chiede e io non voglio.

Il mio cuore sta suggerendo di gettargli le braccia al collo e di seguirlo ovunque lui mi chieda di andare, ma la mia testa invece mi sta elencando tutte le cose sbagliate e le conseguenze che pagherei seguendolo.

“Jes… Guardami, ti prego.” No, Justin, se ti guardassi negli occhi, non sarei più consapevole delle mie azioni. “Jes…” Mi richiama con voce roca. A questo punto non riesco più a resistere e punto le miei iridi azzurre nelle sue color caramello.

Ed ecco che tutte le mie barriere crollano e non posso fare altro che annuire rassegnata. Ma che cavolo sto facendo? Perché ho detto di si? Odio l’effetto che ha su di me. Tutta colpa dei suoi occhi!

Tutti dicono che è bello perdersi negli occhi di una persona e sono completamente d’accordo, ma a volte davanti ai suoi occhi indagatori non posso fare a meno di abbassare lo sguardo imbarazzata, mi sento nuda, come se stesse percependo tutto ciò che sto provando in questo momento e lo odio!

Lui di tutta risposta mi fa un sorriso a trentadue denti prendendomi per mano e da lì tutto l’imbarazzo svanisce facendo spazio alla voglia di rompere tutti gli schemi con lui. Si avvicina piano piano al muro e con cautela fa sbucare la testa dall’altra parte per vedere se c’è qualcuno.

“Perfetto, non c’è nessuno, andiamo.”  Sussurra velocizzando il passo verso la sua macchina. Dopo averla raggiunta, entriamo dentro velocemente e Justin infila le chiavi nel nottolino, partendo.

Mi affaccio al finestrino e piano piano vedo l’enorme edificio più comunemente chiamato scuola farsi sempre più lontano. Sospiro e mi lascio sprofondare nel sedile. “Senti Jes, devi promettermi una cosa.” Sussurra Justin, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

“Che cosa Justin?” Lui di tutta risposta toglie la mano che era sul cambio e afferra la mia accarezzandone le nocche. “Che per queste poche ore che staremo insieme, ti dimenticherai di tutto e con tutto intendo Tom, Alex, tua madre, tutto…” Ridacchio leggermente.

“Forse, volevi dire tutti!” Dico sorridendo, facendo spuntare una piccola curva sulle sue labbra che va da una guancia all’altra facendo uscire quella fossetta che mi fa tanto impazzire. Mi distolgo dai miei pensieri e mi rendo conto che sta aspettando ancora una risposta da me, così inzio a riflettere.

“Ti da fastidio se accendo la radio? Sai non sopporto molto il silenzio e amo la musica.” Mi dice sicuramente per smorzare la tensione. “Certo.” Rispondo sorridendo. Dopo di che preme il dito sul pulsante on della radio e la accende, iniziando a girare tra i canali, cercando una canzone decente.

“Oh ti prego lascia qui, adoro questa canzone.” Gli dico entusiasta, sentendo partire la melodia di You and I dei One direction. Lui di tutta risposta sorride e toglie la mano dal pulsante rimettendola sullo sterzo, mentre io inizio a cantare la prima strofa.

I figure it out                                                                               
I figure it out from black and white                                                
Second and hours                                                                          
Maybe the height to take some time…


Lo guardo sorridendo dolcemente invitandolo a cantare, lui distoglie per un momento lo sguardo dalla strada iniziando a cantare l’altra strofa.

I know how it goes                                                                       
I know how it goes form wrong and right                                             
Silence and sounds                                                                             
The day ever hold each other tight like us                                              
The day ever fight like us


Ed ecco che la sua voce è un sollievo per l’anima, una scarica di adrenalina pervade tutto il mio corpo. Mi emoziona così tanto da farmi venire gli occhi lucidi. E’ incredibile! Nessun cantante di fama mondiale riesce a farmi quest’effetto, neanche il mio cantante preferito! Invece lui, un semplice ragazzo, ma con una voce spettacolare, riesce a farmi vibrare le corde dell’anima. Ci giriamo a guardarci contemporaneamente negli occhi e iniziamo a cantare il ritornello.

You and I                                                                                            
We don’t wanna be like them                                                                 
We can make it till the end                                                              
Nothing can come between you and I                                                            
Not even the Gods above can separate the two of us                                
No nothing can come between you and I                                        
Oh, you and I…


Sembra che la canzone sia stata scritta per noi e che ora cantandola ce la stiamo dedicando a vicenda. E’ così bello tutto questo, sto davvero riuscendo a dimenticarmi di tutti i problemi che ho. Perché solo con lui mi sento così? Perché lui per me è così indispensabile?

“Wow, Jes hai una voce pazzesca, non me lo sarei mai aspettato da te…” Ridacchia sorpreso. “E come mai?” Dico inarcando un sopracciglio. “Bhè non hai la faccia di una che sa cantare, ecco…”

Ma che caz…??

“Che faccia dovrei avere scusa per saper cantare?” Corrugo la fronte in modo arrabbiato. “Ehy, calmati stavo solo scherzando era per sdrammatizzare.” Dice togliendo una mano dal volante agitandola con non-chalance.

“Sdrammatizzare che cosa?” Sussurro non capendo. “Bhè, ecco vedi… Questa canzone è una delle mie preferite…” Sussurra abbassando il capo sullo stampo che c’è al centro dello sterzo. “Tu ascolti i One Direction?” Domando incredula.

“Bhè, si non ci trovo nulla di male, sono dei grandi!” Dice sorridendo fiero. “Hai ragione, è solo che è strano sentirlo dire da un ragazzo.” Piego la testa di lato per guardarlo meglio. “Perché? Non mi prenderai per un gay adesso!” Dice ridacchiando, facendomi scoppiare in una fragorosa risata. Scuoto la testa facendogli capire che mai penserei una cosa del genere.

“Comunque dicevo…” Dice ritornando serio. “Questa canzone è una delle mie preferite, perché mi mette tristezza e speranza allo stesso tempo.” Dice appoggiando la testa sul sedile e chiudendo per un secondo gli occhi. “Anche a me…” Sussurro ritornando ad ascoltare il ritornello di You and I.                                              

“Niente si può mettere tra di noi.                                                   
Nemmeno gli dei sopra di noi possono separarci.                                           
No niente si può mettere tra me e te.”


Ed è dopo queste parole che mi ricordo che devo ancora dare una risposta alla domanda che mi ha posto Justin. “E’ si.” Gli dico sorridendo. Lui distoglie un attimo lo sguardo dalla strada per guardarmi confuso. “E’ si cosa?”                                                                               

“Voglio dimenticare Justin.” Gli dico sorridendo. “Voglio dimenticare tutto, per queste poche ore!” Lui di tutta riposta sospira e mi sorride dolcemente. “Volevi dire tutti, forse.” Mi dice con tono da rimprovero per scherzare, come gli ho detto io prima. Io di tutta risposta rido contagiando anche lui.

“Mi piace la tua risata Jes, fa ridere anche me.” Mi mordo il labbro nervosamente. “Anzi mi correggo, adoro la tua risata, perché adoro vederti felice.” Aggiunge arrossendo leggermente. Gli accarezzo la mano che ha sul cambio delle marce e lui me la stringe, mentre io mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia.

“Bene, ora ci divertiamo.” Dice facendo partire da un suo cd ‘The spark’ di Afrojack, alzando al massimo il volume. La musica rimbomba in tutta la sua auto e io comincio a dimenarmi e a ridere come una matta insieme a lui. “Sembriamo dei tamarri!” Urlo per sovrastare la musica. “Lo siamo!” Mi dice ridendo a crepapelle.


*****


“Justin è da circa mezz’ora che siamo in macchina, dove mi stai portando?” Dico piegando la testa di lato e guardandolo in ogni suo piccolo dettaglio. “Siamo quasi arrivati.” Sussurra non togliendo gli occhi dalla strada.

“Dimmi la verità, mi stai portando in luogo isolato per violentarmi vero?” Piagnucolo come una bambina scherzando, so che non lo farebbe mai. “Potrei piccola, mi piacerebbe.” Dice facendomi un occhiolino.

“Ma non posso, non ho mai violentato nessuno. Non faccio niente contro la volontà delle ragazze.” Mette una mano dietro al sedile per parcheggiare e volta il capo sui sedili posteriori. Questo ragazzo rimane sempre un pervertito non c’è niente da fare.

Ad un tratto il motore si spegne e Justin esce dalla macchina. Fa il giro dalla mia parte e mi apre lo sportello. “Su scendi, non vorrai restare qua.” Scuoto la testa e lascio lo zaino sul sedile, dopo di che scendo e mi guardo attorno.

Un venticello fresco, ma piacevole batte sul mio viso, facendomi svolazzare i capelli. Riesco a sentire l’odore del mare. No! Non ci posso credere lui mi ha…  La mia bocca cerca di articolare parole, ma non esce alcun suono.

“Ti piace?” Mi domanda divertito dalla mia reazione. “E me lo chiedi?” Non riesco a trattenere un sorriso di gioia. Era da tanto che non andavo al mare. “Vieni.” Mi sorride e mi prende per mano portandomi sulla sabbia.

Mi lascia la mano e si toglie le scarpe, invitandomi a fare lo stesso. Poso il piede nudo sulla sabbia e una scarica di brividi mi attraversa la schiena al contatto con essa. Avevo dimenticato tutto questo. E’ bello sentire ancora il tocco leggero e umido della sabbia sul mio corpo. E’ una sensazione piacevole, che mi ha sempre rilassato.

“Pe-perché mi hai portata qui?” Domando guardandolo dolcemente. Lui mi viene incontro e appoggia le sue morbide mani sui miei fianchi. “Perché voglio passare del tempo con te, mi sei mancata…” Sussurra con voce roca sul mio collo, mandando a puttane le mie ovaie.

Dopo di che mi lascia un bacio sul collo e mi guarda intensamente negli occhi. Il mare è il luogo dove ho vissuto i miei ricordi più belli, è li che andavo sempre con mio padre, ci sedevamo sulla sabbia, io in mezzo alle sue gambe, poi lui prendeva la chitarra e iniziava a suonarla e incitava me ad accompagnarlo con la mia voce.

Così cantavamo per ore diverse canzoni, mentre mamma muoveva dolcemente la testa a ritmo della melodia che papà suonava. Ripensare a tutti questi ricordi fa accrescere il vuoto che c’è in me, facendomi sparire tutta la felicità di un attimo prima.

“Jes, va tutto bene?” Scuoto la testa e miei occhi iniziano ad inumidirsi. “Questo posto mi ricorda mio padre…” Sussurro non riuscendo a trattenere un singhiozzo. “Dio, scusami piccola non volevo portare a galla brutti ricordi.” Sussurra abbracciandomi.

“Mi manca così tanto Justin, tanto…” Singhiozzo sulla sua felpa. “Ti capisco piccola anche a me manca mio padre.” Dice staccandosi e prendendomi il viso tra le mani. “Voglio farti dimenticare Jes… Voglio farti dimenticare tutto quello che hai passato… Voglio renderti felice, anche se per poco tempo…” Sussurra prima di premere le sue labbra sulle mie.

Le sue labbra sono ferme non si muovono, sento solo una leggera pressione sulle mie labbra, forse per paura di un mio rifiuto, ma ad un tratto inizia a muoverle lentamente catturando il mio labbro inferiore tra i denti, io di tutta risposta allaccio le braccia al suo collo e accarezzo la sua nuca lentamente, dove i capelli sono rasati infondendogli coraggio a continuare quello che sta facendo.

Lui continua a baciarmi, picchiettando la sua lingua sulle mie labbra chiedendomi l’accesso che concedo immediatamente, dando inizio così ad una lotta per la dominanza. Le sue mani sono sui miei capelli, quando ad un tratto scendono arrivando ai miei fianchi che massaggia dolcemente, finchè non arriva ai miei glutei che afferra facendomi fare un balzo.

Mi ritrovo così con le gambe allacciate alla sua vita e le braccia al suo collo, mentre le sue mani sono sui miei glutei per tenermi stretta a sé. In quel momento sento il mondo mancare sotto i miei piedi, non solo perché lui mi ha sollevata da terra, ma non sento niente a parte il rumore delle nostre labbra e dei nostri cuori che battono all’unisono.

Sento di aver dimenticato tutto, sono in un altro mondo, ci siamo solo io e lui.

Tom, Alex e tutti gli altri non esistono, sembrerò egoista, ma è questo l’effetto che lui mi fa. So che quello che stiamo facendo è completamente sbagliato, ma a me rende felice.

Perché allora se è sbagliato mi rende felice? Ci stacchiamo lentamente riprendendo fiato, attaccando le nostre fronti. Mi lascia un ultimo bacio a stampo e mi posa sul terreno continuando a guardarmi negli occhi intensamente.

Non mi ha mai guardata così. I suoi occhi sono lucidi, ma non riesco a decifrare cosa prova. Ad un tratto dalla sua bocca rotolano giù due paroline che mi fanno perdere mille battiti, che mai avrei pensato di poter sentire. “Ti amo Jes.”






*Spazio autrice*
Ehy ciao ragazzeeee! <3 Come state? Oggi sono stata puntualeeee vistooooo? Ho pubblicato esattamente dopo una settimana! Che ne pensate di questo capitolo? Troppo sdolcinato? muahahah :D Non avete visto nulla, il prossimo lo sarà ancora di più! Finalmente il nano malefico ha parlato e le ha detto ti amo! Cosa risponderà Jes? Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni <3 Siete sempre così dolci, mi fate emozionare ragazze sul serio! Ringrazio tutti quelle che hanno recensito... Chi ha messo la storia nelle preferite-ricordate-seguite! Grazie davvero, per me è molto importante e spero di non deludervi in futuro.... Vi avviso che questa storia conterrà molti capitoli, perchè ne succederanno di tutte e di più, perciò spero che non mi abbandonerete! Detto questo, io vado e spero che questo capitolo vi sia piaciutoooooo! Baciiiiii <3 

-Mirea 
p.s vi piace la scrittura fucsia? No oki ciaooooooo! Ho fatto l'arcobaleno oggi!
 

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Capitolo 21
*** Alex? ***


Capitolo 21


Alex?


Ti amo Jes.” La mia bocca si spalanca, così come i miei occhi. I palmi delle mani iniziano a sudare e il mio cuore inizia a pompare di gioia dopo aver perso più di un battito.

Due parole…

Solo due parole, ma piene di significato se sono dette dalla persona giusta. Dalla persona che vorresti accanto per tutta la vita. Dalla persona che ami più di te stessa e per la quale faresti di tutto pur di renderla felice, anche ammazzarti e sacrificare la vita.

Da quanto tempo ho aspettato tutto questo? Da quanto tempo ho sognato che un ragazzo mi dicesse queste parole? Nessuno mi ha mai detto queste parole con tanta lussuria e dolcezza negli occhi. Nessuno mi ha mai detto queste parole con questa sincerità.

Perché io lo sento…

Sento che lui è sincero, io so che lui non mi sta mentendo. Vorrei rispondergli che lo amo anche io, che darei la vita per lui, che farei qualsiasi cosa per renderlo felice, ma la mia bocca si rifiuta di emettere suoni.

Sono troppo felice e scioccata allo stesso tempo. Sento la gola secca e sono quasi tentata di correre verso il mare e bere la sua acqua, per riuscire finalmente a parlare. Chiudo per un secondo gli occhi cercando di riprendermi…

Ho paura che tutto questo sia solo un fottutissimo sogno, ho paura di svegliarmi da un momento all’altro e capire che tutto questo è solo una mia stupida fantasia. “Puoi ripetere quello che hai detto per favore?” Supplico con una nota di imbarazzo nella mia piccola voce. Lui mi sorride dolcemente e mi prende il viso tra le mani.

“Ti amo.” Mi da un bacio sul naso.

Ti amo.” Bacio sul mento.

Ti amo.” Bacio sulle labbra.

Ti amo piccola, non smetterò mai di dirlo.” Gli butto le braccia al collo, stringendo così forte che ho paura di fargli male, ma a lui non sembra dispiacere, infatti ricambia l’abbraccio. Dopo quella che a me sembra un’eternità mi stacco e gli accarezzo una guancia.

“Justin?” Sussurro sfiorando sulle sue labbra con un dito. “Mmmh?” Mugugna rilassandosi dolcemente sotto il mio tocco. “Anche io ti amo.” Eh si… Ci sono riuscita, finalmente anche io gli ho detto quelle due paroline ce l’ho fatta e sono terribilmente felice, mi sento come se mi fossi tolta un peso dallo stomaco. Mi sento libera…

Anche se secondo me le parole ‘ti amo’ sminuiscono quello che provo per lui. Sento di dover trovare altre parole, di doverle inventare… Ma poi penso e mi accorgo che non ci sono parole per descrivere quello che provo per lui. Bisogna essere pronti per dire una cosa del genere…

Queste due paroline escono dalle tue corde vocali spontaneamente come se non la potessi fermare. Justin di tutta risposta mi fa un sorriso a trentadue denti e mi solleva da terra facendomi girare, dandomi baci su tutto il viso, facendomi ridacchiare.

“Un sacco di ragazze mi hanno detto ti amo Jes…” Mi sussurra all’orecchio, mettendomi di nuovo a terra. “Non voglio saperlo Justin.” Dico agitando la mano scherzosamente. Lui di tutta risposta ridacchia.

“Devi sempre rovinare tutto eh? Stavo per dirti una cosa dolce.” Dice lui facendo il finto offeso. “Ah si? Ok dimmela sono tutta orecchie.” Mi metto due mani sulle orecchie per incitarlo a parlare, aspettando con ansia tutto quello che ha da dirmi.

“Oh no, ora non ho più voglia di dirtela!” Dice lui sorridendo sghembo. “Che? No dai ti prego, ti prego, ti prego…” Dico facendo il labbruccio. “Niente da fare piccola, non te la dico più.” Incrocia le braccia al petto e mi guarda divertito.

“Ti odio!” Faccio una smorfia e lui ridacchia. “Nah! Hai appena detto che mi ami!” Fa un’espressione contrariata continuando a ridacchiare. “Beh! Ora ti odio!” Dico incrociando le braccia al petto e girandomi dandogli le spalle.

Sembro una bambina capricciosa, ma lui in fondo sa che sto scherzando, anche se io volevo sapere la cosa dolce che stava per dirmi. Uffa! Sento due braccia cingermi i fianchi e un mento appoggiarsi sulla mia spalla. Riesco a sentire il suo alito caldo vicino all’orecchio e le gambe andarmi in gelatina.

Fanculo a lui e il suo tocco!

“Mi odi?” Sussurra con voce roca e sexy. Annuisco facendo un verso simile ad un ‘mmh mmh’. Lui mi sposta i capelli tutti da un lato e avvicina le labbra al mio collo, lasciando un tenero bacio umido. Merda!

Deglutisco rumorosamente e chiudo gli occhi per un secondo cercando di riprendermi. “Mi odi?” Mi domanda di nuovo con quella voce dal tono basso. “S-si.” Biascico insicura. Lui mi lascia altri tre baci sul collo, salendo piano all’orecchio.

“Sicura?” Mi morde il lobo e scende a lambirmi delicatamente il collo, facendomi venire brividi in tutto il corpo. Non rispondo e continuo a bearmi della sensazione di avere le sue labbra sul mio corpo.

Continua lasciarmi delicati morsi sul tutto il collo, quando ad un tratto si ferma su un punto ben preciso e comincia a succhiare e a mordere, facendoci passare la lingua di tanto in tanto. Mi sta facendo impazzire e ho paura di cadere da un momento all’altro, dato che le mie gambe sembrano marmellata.

Nel mio corpo si fa spazio un’altra emozione, mai provata prima… Trovo tutto questo sensuale e molto… Eccitante? Dopo circa un minuto si stacca e mi fa girare verso di lui guardandomi negli occhi.

“Sei mia ora.” Sussurra. Aggrotto la fronte e mi tocco il punto dove Justin mi ha morso il collo. Sento un solco sotto le mie dita e sgrano gli occhi. “Oddio!” Urlo. Lui di tutta risposta ride tenendosi la pancia.

“Sei uno stronzo e adesso come a faccio a spiegare a mia madre questo eh?” Dico indicando il succhiotto che mi ha appena fatto. “Aaaaah quante storie Jes, basta coprirlo con i capelli ed è fatta.” Mi mette i capelli davanti e sorride compiaciuto, come se avesse vinto un Grammy Awards.

Bastardo di un nanetto!

“Comincia a correre Justin Drew Bieber, perché se ti prendo…” Non termino neanche la frase che Justin, comincia correre ridendo come un matto per tutta la spiaggia, inseguito dalla sottoscritta.

Cerco di raggiungerlo, ma è troppo veloce, deve essere abituato a correre il coglione. Ad un tratto non vedo più la sua figura e mi fermo ansimante, piegandomi sulle ginocchia per riprendere fiato.

Dove cavolo è andato a finire quello stupido di un ragazzo. Ecco, ora sembro Giustino di leone cane fifone. Ah! Ma che coincidenza di chiama anche Giusti… Ma che cazzo vado a pensare? Sto diventando matta. Quel ragazzo, mi fa un brutto effetto!

Ad un tratto sento il terreno mancarmi da sotto i piedi e due braccia cingermi da sotto le ginocchia e la vita. “Justin!” Urlo ridendo. “Mettimi giù!” Continuo supplicandolo. Scuote la testa in segno di negazione da una parte all’altra, mentre io muovo le gambe protestando.

“Tu mi odi piccola… Dammi una ragione per cui dovrei lasciarti.” Mi aggrappo al suo collo per non cadere e lo guardo negli occhi rassegnata. “Ok… Che cosa vuoi?” Sbuffo. “Devi dire Justin Drew Bieber è il re del sesso.” Dice lui con sorriso sghembo.

“Ah… Ah… Ah… Che ne dici di…” Mi metto un dito sul mento facendo finta di pensare, mentre con l’altro braccio cingo il suo collo per non cadere. “No?” Lui mi sorride malizioso. “Va bene… Allora pronta per un bel bagno freddo?” Si avvicina piano piano al bagnasciuga, raggiungendo l’acqua.

“No, Justin, per favore no, ti prego!” Dico aggrappandomi ancora di più al suo collo. “Allora dillo!”                                                                                 

“Non dirò mai una cosa del genere… Perché primo è imbarazzante… Secondo… Non se è vera…” Il mio viso diventa color porpora mentre lui socchiude gli occhi, analizzando sicuramente l’ultima cosa che ho detto. “Hai ragione! Però puoi sempre provare per scoprirlo.” Mi fa un occhiolino e sorride malizioso.

“Sei un pervertito!” Gli do una pacca sulla spalla e lui ridacchia. “Ti prego Justin, non mi gettare in mare, ti scongiuro fa freddo!” Supplico facendo finta piangere. “Non l’avrei comunque fatto.” Dice ritornando sulla sabbia asciutta sempre con me in braccio.

“Perché?” Domando aggrottando la fronte. “Bhè naturalmente perché mi avresti bagnato l’auto e non ho asciugamani con me.” Risponde ovvio. “Idiota! Per un attimo ho pensato che ti dispiacesse per me!” Lui ride divertito e mi stende sulla sabbia mettendosi sul mio corpo, alzando i gomiti per non pesarmi.

“Che fai?” Domando deglutendo. Lui di tutta risposta mi bacia con passione, facendomi allacciare le braccia intorno al suo collo. Mi stacco un attimo da lui per riprendere fiato. “Almeno sai come farti perdonare.” Sussurro giocando con i suoi capelli. Lui ridacchia ritornando sulle mie labbra, dandomi un ultimo bacio a stampo dopo di che si stende accanto a me, facendomi posare la testa sul suo petto.

“Cosa volevi dirmi prima di dolce?” Domando tracciando linee immaginarie sul suo petto, mentre lui gioca con i miei capelli. “Non ti arrenderai vero?” Scuoto la testa in segno di negazione. Lui sorride dandomi un bacio sulla fronte.

“Allora?” Domando impaziente. Si appoggia col mento sulla mia testa e lo sento ridacchiare. “Dicevo che molte ragazze mi hanno detto ti amo…” Prende una piccola pausa leccandosi il labbro inferiore.

Ho la tentazione di interromperlo per dirgli che me lo ha già detto, ma sono sicura che non mi dirà più niente. Odio il fatto che molte ragazze lo abbiano toccato prima di me e sto cominciando che lo faccia a posta a ricordarmelo ogni volta. Intanto mi sorride rassicurandomi e io gli faccio cenno di continuare.

“Ma nessuna mi ha fatto lo stesso effetto che mi hai fatto tu. Inoltre io sentivo che tu eri sincera quando me lo hai detto, sento che mi ami veramente. Non riesco ancora a credere che fino a qualche mese fa tu mi odiavi e ora mia ami. Sono solo felice Jes.” Il cuore riprende a battere ancora più veloce di prima, sembra voglia uscirmi dal petto.

Mi ha detto una cosa dolcissima e io mi sento quasi in colpa prima per averlo interrotto. Gli sorrido raggiungendo le sue labbra e dandogli un leggero bacio. “Anche io sono felice Justin.” Dico chiudendo gli occhi. Certo… Ora sono felice… Ma domani e i prossimi giorni cosa farò?


***


“Piccola svegliati! Avanti!” Sento una dolce voce chiamarmi, ma i miei occhi non ne vogliono sapere di aprirsi. “Dai Jes, è tardi!” Apro gli occhi riconoscendo la voce di Justin, ma li richiudo subito a causa del sole che mi acceca la vista.

“Ho dormito?” Domando stropicciandomi gli occhi, con la voce impastata dal sonno. Apro gli occhi e incontro quelli color caramello di Justin, potrei guardarli per ore… Diventerebbe il mio film preferito dal titolo ‘Gli occhi color caramello di Justin Bieber’… Si mi piace. Mi do uno schiaffo mentale, per gli stupidi pensieri che sto facendo e ritorno alla realtà

“Si ti sei addormentata e anche io, mi sono svegliato poco prima di te… E’ tardissimo dobbiamo tornare a casa Jes.” Ed ecco quella frase che non avrei mai voluto sentire e che mi fa salire un nodo in gola.

Questo significa che tutto è finito, che ora ritornerà tutto come prima. Il tempo è volato in sua compagnia, come tutte le cose belle. In questo momento mi sento come se fossi Cenerentola e dovessi andare via dal ballo perché è arrivata la mezzanotte. Almeno a lei è finito tutto bene e si è sposata con il principe e io come finirò? Mi viene da piangere e abbasso il mento.

“Ehi piccola che hai?” Dice Justin alzandomi il mento. “E’ finito tutto Justin.” Mormoro prima di scoppiare a piangere e fiondarmi tra le sue braccia. “Shh… piccola calmati, andrà tutto bene, te lo prometto, si sistemerà tutto con il tempo. Non finirà mai, questo.” Annuisco non convinta del tutto e Justin si alza tendendomi la mano che io afferro. Ci rimettiamo le scarpe e ci dirigiamo in macchina, pronti a tornare alla vecchia vita.



*****


Non riesco a credere che tutto questo sia davvero finito. Non riesco ad accettarlo. Non potrò più baciarlo, né toccarlo, né scherzare con lui. E’ tutto finito e io devo andare avanti in qualche modo, cercando di trovare un appiglio a cui aggrapparmi per essere felice. Ma quale?

Lui era l’unica cosa bella della vita e ora non potrò mai più averla. Ma devo comunque essere felice perché sono riuscita a concedermi delle ore indimenticabili con lui e per questo sono davvero grata. Il viaggio è stato terribilmente lungo. Nessuno dei due parlava. Non c’era neanche la radio accesa, regnava solo un silenzio straziante.                                                      

Guardo fuori dal finestrino riconoscendo le strade che separano casa mia qualche metro. Ad un certo punto lui parcheggia la macchina fermandosi davanti la villa dove sono sempre vissuta. Sospira e volta il viso verso il mio.

“Ci siamo.” Sussurra stringendo il volante. “Ci siamo.” Ripeto sospirando, non riuscendo a guardarlo negli occhi. Sono sicura che se lo facessi, non sarei in grado di scendere da quella fottuta auto. “Ci vediamo in giro Justin.” Dico aprendo lo sportello della macchina.

“Certo.” Sussurra lui guardandomi. Chiudo lo sportello e mi dirigo verso casa mia. Sto per prendere le chiavi per aprire la porta, quando sento una presa sul mio polso che mi fa girare di scatto e due labbra scontrarsi con le mie.

Justin.  

Sento i battiti del cuore accelerare nuovamente e un groviglio nello stomaco. Mi bacia con foga, togliendomi il respiro come se fossi cibo che non tocca da settimane. Come se fossi tutto quello che ha sempre desiderato.

Mi sta dando il bacio più bello e più triste che mi abbia mai dato e io non posso fare a meno di ricambiare. Metto le mani tra i suoi capelli e lui mi stringe saldamente i fianchi. Ci stacchiamo lentamente e ci guardiamo negli occhi.

“Ti amo.” Sussurra dandomi un bacio sul naso, facendomi perdere la cognizione della realtà.  “Ti amo.” Ripeto con il respiro irregolare. “Non è un addio Jes, ricorda.” Mi accarezza teneramente una guancia e sorride rassicurandomi facendo sorridere anche me.

“Jes? Justin?” Sussurra una voce che io conosco bene. Il mio viso diventa pallido e sento il mio corpo tremare. Io e Justin ci giriamo lentamente e vediamo due occhi blu pieni di lacrime che ci scrutano con incredulità, rabbia e tristezza.

Alex. 





*SPAZIO AUTRICE*
Amatemi! Sono in ritardo solo di un giorno! Vi piace il colore? A me molto, anche perchè è il colore preferito di Giustino nostro! Dunque che ne pensate di questo capitolo? Alex ha scoperto tutto? Secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo? Fatemelo sapere nelle recensioni... Ringrazio tutte le ragazze che hanno messo la storia nelle preferite-seguite-ricordate e anche i lettori silenziosi! Grazie per tutto siete fantastici :D Detto questo vi vorrei lasciare con due fanfiction molto belle...
AS LONG AS YOU BELIEVE EVERYTHING IS POSSIBLE e REMEMBER, I LIVE IN YOU di ___Mery
Passate perchè sono entrambe bellissime! 
Baci e alla prossima <3
-Mirea 

 

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Capitolo 22
*** Destruction... ***


Capitolo 22




Destruction...


“Io non ci credo, voi due…” Si interrompe singhiozzando e il mio cuore perde un battito ad ogni singhiozzo che emette. Il mondo mi cade addosso e sembra che il cuore abbia smesso di battere. Non riesco a credere che sia davvero successo…

Non doveva succedere. Sento come se le mie budella si stessero contorcendo. Non le voglio mentire, non ce la farei e non potrei negare, mi sentirei peggio. E’ arrivata l’ora di dirle tutta la verità, anche se non sono pronta a trovare una giustificazione al mio comportamento, perché una giustificazione non c’è.

“Alex, non doveva finire così.” Sussurro più a me stessa che a lei, mentre le lacrime cominciano a rigare anche il mio viso. Già non doveva finire così. Io ho pensato solo a me stessa, dovevo farmi da parte come una buona amica avrebbe fatto e invece mi sono comportata come un’egoista.

Le ho mentito facendola soffrire il doppio. Mi sento come se fossi la persona più meschina del mondo. Dovevo rinunciare a Justin per lei nonostante lui non la amasse. Dovevo fare finta di niente e invece, se ora mi ritrovo in questa situazione è soltanto colpa mia.

“Ah no? E come doveva andare a finire?” Mette le mani sui fianchi sorridendo ironicamente, mentre nuove lacrime fanno spazio sul suo viso, sostituendo le vecchie. “Alex, non è colpa sua, lei non voleva, ma poi noi non abbiamo potuto evitarlo e…” Cerca di spiegare Justin, ma Alex lo interrompe bruscamente.

“Sta zitto Justin!” Justin abbassa il capo scuotendo la testa rassegnato. In questo momento sento che anche lui sta soffrendo e la voglia di abbracciarlo per consolarci a vicenda è tanta. “Non avete potuto evitarlo? Ma sentitevi… Mi fate solo schifo! Mi avete mentito… Da quanto tempo va avanti questa storia sentiamo!” Tuona facendoci spaventare.

Ed eccomi qui a guardare il pavimento, incapace di guardarla in faccia e di rispondere alla sua domanda. Ha ragione… Sono una codarda, bugiarda ed egoista. “Avanti parlate! Abbiate la forza di parlare! Da quanto tempo Jes umh?” Alzo lo sguardo incontrando i suoi occhi pieni rabbia, il suo petto si muove su e giù e le sue mani sono poggiate sui fianchi. Aspetta solo una risposta.

“Da un po’ di giorni…” Sussurro silenziosamente per paura della sua reazione anche se lei mi ha sentito benissimo. Chiude gli occhi cercando di calmarsi per elaborare la situazione.  “Aaaah benissimo! Mi hai mentito Jes, perché non me lo hai detto umh? Che cosa pensavi di risolvere così? Mi hai rubato il ragazzo Jessica! Sei solo una troia!” Urla l’ultima parola che mi arriva fino al cuore sgretolandolo.

I miei occhi si sgranano e sento le ginocchia cedere. Ma come può dirmi queste cose? E’ vero io ho sbagliato, ma lei non ha nessun diritto di dirmi tutto questo. Siamo amiche, praticamente da sempre e lei non può chiamarmi troia! Io non lo accetto! I suoi occhi mi scrutano con odio come se fossi la cosa più schifosa di questo mondo. Tutto questo fa male.

 “Ma che cazzo dici Alex? E’ la tua migliore amica, come puoi dirle queste cose?” Urla Justin difendendomi, mentre io sono completamente a terra, con il viso tra le ginocchia piangendo disperatamente.

“Ti sbagli Justin… Lei era la mia migliore amica. Non è niente per me… E’ solo un bugiarda…” Urla. Continuo a singhiozzare più forte. Le sue parole sono come lame di coltelli che arrivano a perforarmi tutto il corpo. Se mi avesse tirato uno schiaffo mi avrebbe fatto meno male. Respira pesantemente per cercare di calmarsi per aggiungere altre parole che contribuiscano a distruggermi.

“E pensare che quando Justin mi ha lasciata, io sono anche venuta da te perché ero distrutta… E tu hai recitato tutto il tempo, anzi sono sicura che eri addirittura felice, perché così potevi tenerti Justin bello stretto. Mi fai schifo Jessica! Sei una troia! Con me ha chiuso!” Il mio cuore ormai non esiste più, sembra che insieme alle lacrime stia uscendo anche il suo sangue. Mi ha chiamata troia di nuovo… Il modo in cui quella parola esce dalle sue labbra, riesce a farmi salire un conato di vomito che mi blocca la respirazione. No non lo posso sopportare! Non sa neanche lontanamente cosa significhi la parola troia.
Finalmente riesco ad alzare il viso piano dalle mie ginocchia e tiro su con il naso. “Adesso basta Alex, stai esa…”
                                                                                                        
“Justin no!” Scuoto la testa, prendendolo per un polso. Mi alzo velocemente da terra e vado nella sua direzione, rimanendo a pochi centimetri di distanza da lei. “Senti…” Dico puntandole il dito contro. “Tu puoi dirmi tutto… Mi puoi dire che faccio schifo, che sono una codarda, una vigliacca, un’egoista e tutto quello che vuoi, perché è vero.” Prendo una piccola pausa passandomi la manica della felpa sugli occhi cercando di levare via il trucco che ora mi sta colando sulle guance. Lei mi guarda con disprezzo.

“Ma non puoi chiamarmi troia solo perché mi sono innamorata dello stesso ragazzo di cui sei innamorata tu ok? Io non sono una troia, ho solo commesso uno sbaglio. So che non avrei dovuto farlo, ma non scelgo io di chi innamorarmi purtroppo. Io ho solo sbagliato a gestire questa cosa!” Dico emettendo un singhiozzo di sofferenza.

“E non pensare minimamente che quando sei venuta a casa mia, io non fossi dispiaciuta per te. Io non ho recitato niente… Quello è stato uno dei giorni più sofferenti della mia vita. Sono stata malissimo perché non sapevo come comportarmi! I sensi di colpa mi stavano distruggendo in un modo atroce. Stavo male, ma non te l’ho dato a vedere, perché non volevo farti soffrire ancora di più e a differenza tua io non avevo nessuno con cui parlare, mentre tu avevi me, Alex!” Urlo l’ultima frase arrabbiata, mentre lei mi guarda deglutendo.

La conosco sta riflettendo su quello che le sto dicendo e sa che in parte ho ragione. “Ora, prova a metterti nei miei panni e pensa a come sono stata io… So che ho sbagliato, ma anche io ho dei fottuti sentimenti e non riesco a concepire il fatto che tu mi chiami troia! Io non ce la faccio!” Aggiungo piangendo più forte, mentre mi metto le mani davanti al viso. “Io… Io…” Sussurra ricominciando a piangere anche lei.

“Io… Non riesco a perdonarti Jes… Non ce la faccio!” Tolgo le mani dal viso e vedo che nei suoi occhi non c’è più la rabbia, ma il dispiacere. I suoi occhi smettono di guardarmi e si fermano su Justin che è dietro di me. “Justin…” Lui alza lo sguardo e la guarda con gli occhi lucidi.

“Sei innamorato di lei?” Domanda indicandomi con un cenno del capo. Io e Justin ci guardiamo deglutendo rumorosamente, per secondi interminabili che sembrano ore. “Si” Sussurra Justin, senza esitare un secondo, abbassando il capo. Lei di tutta risposta si mette le mani sulle orecchie scuotendo il capo.

“No! No!” Urla. “Non voglio sentirvi!” Urla ancora più forte, dopo di che corre via da noi. “Alex, ti prego, non andartene!” Urlo cercando di fermarla, ma niente la sua figura si fa sempre più piccola, fino a scomparire tra gli alberi. Mi accascio a terra e piango disperatamente, sbattendo i pugni per terra.

“Jes, no ti prego!” Justin mi viene in contro e mi prende le mani. “Basta Jes, ti farai male! Ti prego!” Agguanta i miei polsi e mi guarda profondamente negli occhi. Io voglio farmi male! Io voglio distruggermi, perché è questo quello che mi merito… Sono stanca di tutto questo. Ho perso la mia migliore amica. L’ho fatta soffrire e tutto questo per colpa del mio grandissimo egoismo.

“Vattene Justin! Lasciami stare! Io non voglio vederti!” Vederlo mi farà stare ancora più male. Mi ricorderei di tutto e in questo momento anche se avrei bisogno di qualcuno al mio fianco, che mi conforti, devo stare da sola, perché io faccio del male a tutte le persone che mi vogliono bene e non voglio che succeda mai più. Sono stanca di tutto questo!

“No, Jes, io non me ne vado, voglio stare con te.” Mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime dolcemente. Tolgo le sue mani dal mio viso e scuoto la testa. “Ti prego, non rendere tutto più difficile, stare con te mi farebbe stare solo peggio.” Mi alzo da terra e sto per aprire la porta di casa, ma prima mi volto a guardarlo. Ha lo sguardo perso e il ciuffo non è più alto come prima, ma è scompigliato dalle sue mani, il suo respiro è affannato e il suo petto si alza e si abbassa. Dopo un tempo indefinito che a me sembra un’eternità, alza lo sguardo e mi guarda con gli occhi lucidi.

“Mi dispiace… Non doveva finire così… Non ti disturberò più Jes, te lo prometto.” Annuisco tirando su con il naso e apro la porta, entrando in casa, ringraziando il fatto che mia madre non c’è. E’ assurdo! Ho perso tutti… Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non lo avevo immaginato così orribile. E’ una cosa indescrivibile quello che sto provando in questo momento.


Pov Justin.

Corro, corro, sono senza fiato. Non sono mai stato peggio in tutta la mia vita, a parte quando è morto mio padre. Non riesco a credere che sia successo davvero questo. Stavo così bene un’ora fa, ero riuscito davvero a dimenticare tutto, ma ovviamente non posso essere felice, ci deve essere sempre qualcosa che deve rovinare tutto. Io, ho rovinato un’amicizia.

E’ successo tutto per colpa mia. Sento un nodo in gola che mi impedisce di respirare e deglutire e un peso sullo stomaco. Il senso di colpa mi sta mangiando vivo, devo assolutamente fare qualcosa, anche se ormai è troppo tardi, devo provarci. E’ terribile sentirsi così, è peggio di una lama conficcata nel petto. Credo che se mi fosse caduto un incudine sulla testa avrebbe fatto meno male.

Dire che vedere Jes in quel modo mi aveva fatto male, sarebbe stato un eufemismo. Non l’avevo mai vista in quel modo ed era davvero terribile. Devo fare qualcosa a rischio di peggiorare tutto, ma devo farlo. Sono finalmente di fronte a quella porta bianco panna, che conosco bene. Ho il fiato corto a causa della corsa che ho appena fatto e sento alcuni ciuffi di capelli ricadermi liberi sulla fronte. Aspetto qualche secondo per riprendermi e respiro profondamente, dopo di che suono al campanello.

Aspetto qualche minuto che lei mi apra. Niente, mi passo le mani tra i capelli frustrato, questi sono i minuti più lunghi della mia vita. Sto per andarmene sicuro che non mi aprirà, quando ad un tratto sento una flebile voce che biascica un ‘arrivo’. Deglutisco rumorosamente, finchè la porta non si apre e due occhi blu, rossi e gonfi incontrano i miei.

Sta per chiudermi la porta in faccia, ma faccio in tempo a mettere un piede, per impedire che si chiuda. “Alex, ti prego!” Supplico. “Vattene Justin!” Urla. “Ti prego!” Insisto. “Devo solo dirti una cosa, ascoltami almeno.” Dico urlando a mia volta. Noto che tira su con il naso e non parla.

“Alex, ti prego!” Supplico un’ultima volta. Apre la porta e mi guarda piangendo. Mi fa un cenno con il capo ed entro in casa. Si mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio e volta lo sguardo verso la televisione che è posata sul mobile del salone, al centro della stanza. Non vuole guardarmi. “Alex…” Inizio. “Posso immaginare come ti sen…”                       

“No Justin!” Mi interrompe bruscamente. “Nessuno immagina come mi sento e neanche tu.” Continua urlando. “Smettila!” Urlo a mia volta. Lei sussulta spaventata sicuramente dal mio tono, mi scuso con lo sguardo e continuo a parlare. “Non sei l’unica a stare male Alex, io sto anche peggio di voi due messe insieme…” Dico in tono più calmo. Lei mi guarda e scuote la testa.

“Non sai come ci si sente ad essere l’artefice della rottura di un’amicizia durata anni. Non riesco neanche a respirare per i sensi di colpa Alex… Mi sento come se un trattore avesse trapassato la mia gabbia toracica.” Le vado vicino e la guardo intensamente. “Ti vorrei spiegare come sono andati i fatti, ti va di stare ad ascoltare?” Scuote la testa, facendomi capire che non ha voglia di ascoltarmi. Sospiro frustato.

“Ti prego Alex.” Supplico disperato stringendo i pugni. “Parla…” Dice bruscamente guardando altrove. Mi lecco il labbro superiore, dopo di che inizio a parlare. “Tu lo sai che io e Jessica ci siamo conosciuti prima che ci presentassi tu, ricordi?” Annuisce e mi incita ad andare avanti con non-chalance.

“Bhè… Quel giorno noi abbiamo litigato, perché io avevo fatto lo stupido con lei…” Deglutisco prima di continuare. “Ricordi il giorno del matrimonio e tutte le cose che ti ho detto?” Annuisce nuovamente, guardandosi le unghie disinteressata.

“Bhè, io quelle cose che ti ho detto, le pensavo veramente, mi piacevi davvero tanto Alex, ma…” Mi guarda con gli occhi lucidi, mentre io aspetto un attimo prima di continuare a parlare per trovare il coraggio di dirle quello che sto per dire, dopo di che continuo.

“Ma… Quando ho incontrato Jes, io non ho capito più niente. Credo di esserne stato attratto sin dal primo giorno in cui l’ho vista, ma poi mi sono innamorato veramente e ti ho lasciato per non farti soffrire.” Non riesce a trattenere un singhiozzo e scoppia nuovamente a piangere.

So che dopo tutto questo starà ancora più male, ma devo dirle tutta la verità, non posso più mentirle. “Alex, ti prego… Mi distrugge vederti così sul serio, io ti voglio bene.” Annuisce e si asciuga le lacrime con il dorso della camicia. “Continua…” Biascica con la voce roca. “Ecco, quel giorno ho capito davvero che ero innamorato perso di Jessica e anche lei lo era di me, ma non voleva ferirti e allora ha ignorato i suoi sentimenti, fino ad oggi… Non ce l’abbiamo fatta a trattenerci…” Le prendo la mano e gliela carezzo.

“Io non ti chiedo di perdonarmi Alex, ma ti chiedo di perdonare Jes, non hai idea di come sta male…” Sorride amaramente e toglie la mano dalla mia bruscamente. “Io… Io.. Non ce la faccio… Non puoi chiedermi questo. Capisci come mi sento io in questo momento eh? Lo capisci?” Alza la voce di un’ottava alzandosi dal divano.

“Si lo capisco… Ma Jes sta passando un periodo difficile e…” Mi interrompo non sapendo se dirlo o meno. “E? Avanti continua Justin forza!” Urla, gesticolando nervosamente. “Porca puttana Alex, Jes si è tagliata!” Mi metto le mani tra i capelli urlando per l’esasperazione. Avevo promesso a Jes che non l’avrei detto a nessuno, ma ho dovuto farlo, altrimenti Alex non avrebbe capito la situazione in cui è.

“Che cosa?” Sento un lieve sussurro provenire dalla bocca di Alex, mentre indietreggia fino a toccare il salotto e lasciarsi andare su di esso, mettendosi le mani sulla bocca. “Non ci credo.” Singhiozza. Mi alzo dal divano sedendomi in quello dove è seduta lei.

“Senti Alex, Jes non può stare da sola, sta passando un periodo difficile, soprattutto per colpa mia… Non può perdere anche te…” Le dico prendendole la mano dolcemente. “Io non ti credo Justin, lo stai dicendo solo per farmi compassione in modo che io la perdoni!” Mi dice togliendo di scatto la sua mano dalla mia.

Apro la bocca per lo stupore, sorprendendomi dei pensieri di Alex. Non riesco a credere a quello che ha detto. Ridacchio nervosamente prima di alzarmi dal salotto e fronteggiarla. Sono arrabbiato come non mai in questo momento e in questo momento potrei dire qualsiasi cosa contro la mia volontà.

“Bene… Sai che ti dico? Non mi credi? Vai a controllare le cicatrici su suoi polsi! Sei davvero un’insensibile Alex e Jes ha fatto tanto per te, mentre tu sai solo insultarla chiamandola troia!” Urlo avvicinandomi a lei ulteriormente.

“Che cosa ha fatto lei per me eh? Rubarmi il ragazzo? Ti sembra un comportamento da amica questo umh?” Scuoto la testa non riuscendo a nascondere un sorriso incredulo. Non riesco a credere che stia davvero pensando solo questo. “Sai che ti dico? Adesso ho capito perché non mi sono innamorato di te… Lei non è come te. Jes è una persona buona e altruista e l’ultima cosa alla quale pensa è se stessa, mentre tu Alex…” La indico con l’indice mentre lei sbatte gli occhi impaurita, sicuramente dal mio tono di voce.

So che la sto ferendo ed è quello che voglio perché sono incazzato, voglio che lei soffra, che si penta per tutte le cose che ha detto a Jes. “Tu sei solo un’egoista del cazzo!” Urlo. Prima di sentire uno schiocco nell’aria che mi fa girare la guancia dall’altra parte. Mi ha tirato uno schiaffo. Non può averlo fatto. Chiudo gli occhi cercando ci calmarmi, prima di posare una mano sulla parte colpita del mio viso.

L’ultimo uomo che mi ha picchiato è stato Tom e lei non può farmi questo. Non può picchiarmi anche lei, non deve toccarmi! “Vattene…” Sussurra flebilmente, prima di far scendere un’altra lacrima sul suo viso arrossato. La guardo prima di sentire un leggero peso sul cuore. Mi sono già pentito di quello che le ho detto non dovevo. “Alex…” Sussurro, avvicinandomi.

“Vattene!” Urla questa volta allontanandosi da me prima di scoppiare in un pianto liberatorio. Prendo un profondo respiro raggiungendo la porta uscendo e richiudendomela alle mie spalle. Volevo aggiustare le cose e invece le ho peggiorate. Ho perso tutto!


No point of view


“Bene, adesso che hai quindici anni puoi iniziare a servire le sgualdrine che vivono qui, quando ne avrai sedici comincerai a soddisfare i clienti che verranno qui, è tutto chiaro?” Tuona l’uomo minaccioso sorridendo vittorioso di fronte alla vista di una ragazzina impaurita, ma che non lo dà a vedere.

“Va bene, signor Tom, farò di tutto per servire le ragazze che lavorano qui. Porterò loro tutti i vestiti necessari” Sussurra la ragazzina appena quindicenne mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Nessuna espressione appare sul viso di quella ragazzina, che ormai sembra rassegnata a dover fare quella vita. “Molto bene bambina mia…” Tom si avvicina maliziosamente a lei, accarezzandole una guancia con le nocche.

La ragazzina seria si lascia accarezzare distogliendo lo sguardo dall’uomo che l’ha costretta a fare cose contro il suo volere da ormai sette anni. “Sei diventata bellissima… Bella come tua madre.” Sussurra Tom con voce roca, prima di lasciare un viscido bacio sul collo della ragazzina, che chiudendo gli occhi si lascia fare tutto da quell’uomo.

L’uomo si stacca dal suo collo, facendo deglutire rumorosamente la ragazzina misteriosa. “Presto qui, verrà una nuova arrivata e vedrai ti piacerà molto come padrona.” La ragazzina annuisce timorosa. Il suo piccolo corpo è pieno di emozioni negative che non è riuscita mai a tirar fuori in sette anni. Rabbia, paura, tristezza, malinconia, ansia, terrore, ma non avrebbe mai dimostrato paura. Non avrebbe mai mostrato le sue emozioni a nessuno.

“Preparati Jessica Avril Silverstone, presto farai parte del covo delle mie sgualdrine!” Sussurra l’uomo minaccioso, facendo aggrottare la fronte della ragazzina castana.



























*SPAZIO AUTRICE*
Holààààà ciao ragazze! :D Lo so che sono pessima non aggiorno da circa.....  Oki meglio non dirlo mi sentirei in colpa peggio di Jes e Justin messi insieme (non esageriamo) Finalmente ho trovato un pò di tempo per aggiornare prima di partire in gita! Vabbè non voglio annoiarvi con la mia vita perciò passiamo al capitolo... Innanzitutto voglio dirvi che è il capitolo più lungo fino ad oggi... Perciò amatemi... Sinceramente a me non convince molto, soprattutto l'inizio, infatti l'ho riscritto circa 2453454 volte, però dovevo aggiornare quindi questo è il capitolo... Che dire?
A me dispiace un pò per Alex, nonostante alcuni di voi la odino, ma dispiace di più per Jes e Justin... Avete visto Justin? Si è proprio incazzato è... Secondo voi chi sarà la misteriosa ragazzina che ha parlato con Tom? Fatemi sapere con una recensione... Ringrazio tutte quelle che hanno recensito la storia e l'hanno messa tra le seguite-preferite-ricordate... Grazie davvero! Baciiii e alla prossima <3
-Mirea 

P.s Non so quando potrò aggiornare visto che tra pochi giorni partirò in gita... Durante le vacanze di Pasqua cercherò di aggiornare



 

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Capitolo 23
*** Empty souls ***




Capitolo 23


Empty souls...






Apro gli occhi per analizzare la situazione. Non riesco a capire come ho fatto ad arrivare in camera mia. Un dolore lancinante mi fa strizzare gli occhi, pentendomi subito dopo a causa del bruciore fastidioso.

Scosto la coperta per alzarmi dal letto, quando scopro di aver dormito vestita. Aggrotto la fronte non ricordando gli avvenimenti del giorno prima, quando ad un tratto barlumi di memoria colpiscono la mia mente. Riesco a ricordare con orrore tutto quello che è successo. Mi sono svegliata con la consapevolezza che fosse solo un terribile incubo, invece è tutto vero.

Solo al pensiero mi viene da piangere, ma le lacrime si rifiutano di uscire facendo aumentare il dolore interiore che mi assale. Adesso si spiega il fatto di aver dormito vestita, gli occhi doloranti e la testa che pulsa violentemente.

Mi dirigo a passo lento davanti allo specchio, sussultando leggermente alla mia immagina riflessa in quella specie di vetro così limpido. Capelli scompigliati, solchi neri compaiono sotto gli occhi rossi e gonfi, labbra screpolate a furia di morderle e viso pallido. Ho perso mio padre. Ho perso Alex. Justin non sarà mai mio. Non ho nessuno. Sono completamente sola. Non ho nessuno appiglio a cui aggrapparmi.

Mi sento come un delfino in mezzo all’immenso oceano da solo senza la madre ad aiutarlo a sopravvivere. Non ho più voglia di fare niente. La malinconia si è impossessata del mio corpo ormai fragile delle sofferenze morali. A tutti questi pensieri un conato di vomito arriva alla mia gola, facendomi catapultare in bagno. Mi piego in due rigettando tutto, anche l’anima.

Vado avanti per circa due minuti, rigettando tutto il male che è dentro di me, dopo di che mi alzo piano da terra, sciacquandomi la bocca con l’acqua fresca che scorre dal lavandino. Sono sola a pensare e ripensare a ciò che è stato e non riesco a trovare soluzioni per andare avanti. Sono nascosta dalla nostalgia e dal dolore e dovrò mettere una maschera per guardare gli altri negli occhi.

Mi dirigo in camera mia per vestirmi, quando una fitta alla testa mi costringe a sedermi sul letto. Questi saranno sicuramente i postumi del non aver mangiato ieri a cena. Mi sento debole e la testa mi pulsa pesantemente. “Jes, posso entrare?” Sussurra mia madre bussando alla porta. Biascico un ‘si’ prima di prendermi la testa tra le mani, cercando di calmare inutilmente il dolore.

Sento la porta aprirsi mostrando la figura esile di mia madre. “Jes, che succede?” Mormora facendo scomparire il sorriso con il cui era entrata. “Mi gira la testa, credo che resterò a casa.” Mi limito a rispondere chiudendo la bocca in una piccola smorfia di dolore.

“Non hai una bella cera, tesoro.” Si avvicina a me inginocchiandosi alla mia altezza mettendomi una sua mano tiepida sulla fronte. “Ma tu hai la febbre!” Esclama preoccupata. “Proprio oggi che Tom tornava dal viaggio e veniva a cena da noi.” Mi congelo all’istante al sentire quella frase, mordendomi il labbro, trattenendomi dal dire qualcosa di cui poi potrei sicuramente pentirmene.

Avevo quasi dimenticato Tom e le sue cattiverie. Era partito in viaggio per il Canada per il ‘lavoro’ dice lui, chissà quale losco affare ha concluso o quale piano malvagio è riuscito ad escogitare. “E’ già tornato?” Domando sbuffando non sapendo come reagire a tutto ciò. Annuisce contenta prima di prendere il termometro dall’armadio.

Mi fa un cenno con la testa invitandomi ad alzare il braccio posandomi il termometro sotto l’ascella, abbassandolo subito dopo per mantenere l’aggeggio. La stanza è invasa da un fastidiosissimo silenzio che viene interrotto da mia madre.

“Jes, lo so che questa situazione non ti piace e ti capisco…” Mormora accarezzandomi il viso. “Tuo padre è morto da quattro anni ormai e nessuno potrà mai sostituirlo, questo lo sai. Ma io ho il diritto di rifarmi una vita e con il tempo ti abituerai tesoro.” Conclude sorridendomi dolcemente.

Annuisco non convinta delle sue parole. Ah, se sapessi mamma! Lei è davvero innamorata di lui, non la vedevo così felice da tanto tempo ormai, ma non sa che tutta questa storia è tutta una grandissima balla.

Un senso di tristezza mi invade pensando a mia madre e alle illusioni che si è fatta su Tom. Per ora è felice, ma presto tutto questo finirà e lei ne uscirà distrutta me lo sento. Dopo la morte di papà, lei è caduta in depressione e si è chiusa in casa per più di quattro mesi, isolandosi dal mondo, diventando una specie di eremita.

Sembrava, fossi diventata orfana anche di madre in quel tempo, perché era come se non ci fosse. Io avevo solo tredici anni e l’unica persona che ho avuto accanto è stata Alex. Al solo pensiero del suo nome, i ricordi di ieri mi assalgono facendomi venire un nodo allo stomaco. Mi trattengo il labbro inferiore fra i denti, cercando di non piangere.

Non voglio più essere debole, sono diventata vulnerabile in questo ultimo periodo e questo non va bene. Pensavo che dopo la morte di mio padre, niente mi avrebbe più fatto piangere, ero divenuta una roccia. Ma poi è arrivato lui ‘rovinandomi’ la vita. Scuoto la testa liberandomi dai pensieri notando con sorpresa che mia madre mi ha tolto il termometro.

Lo osserva per alcuni secondi, prima di fare una smorfia preoccupata. “Ew! Come pensavo trentotto e cinque.” Sbuffo prima di alzare gli occhi al cielo infastidita. “Mettiti a letto che ti porto qualcosa per il mal di testa.” Annuisco eseguendo gli ordini e chiudo gli occhi cercando di addormentarmi, ma quando sono in procinto di farlo, mia madre sbuca dalla porta. “Ah Jes, stasera viene anche Justin a cena.”

BOOM!

Cos’era?

Ah…

Il mio cuore.


Pov Justin.


“Justin, stasera andiamo da Erin…” Esclama Tom avvicinandosi cautamente a me. Gioco con il cellulare non prestandogli attenzione, facendolo innervosire ulteriormente. “Non una parola con Jes è chiaro?” Continuo a non prestargli attenzione portandolo al limite del nervosismo, infatti sento afferrarmi per il colletto della felpa.

“Senti piccolo stronzetto, devi portarmi rispetto, hai capito quello che ti ho detto?” Urla scuotendomi, sputando quelle parole con tutto il disprezzo che ha verso di me. “Ho capito!” Sbotto scrollando la sua mano dal mio collo. Mi lancia un’occhiataccia che io ignoro prima di tornare in cucina.

Non ho nessuna voglia di stare lontano da Jes, avremmo potuto prendere al volo quest’occasione per parlare, anche se le avevo promesso che sarei stato lontano da lei, ma si sa che questo è impossibile. Non riuscirò mai a starle lontano, lei è la mia droga e quando non sono con lei sembro un drogato in crisi di astinenza, proprio come adesso. Ho bisogno di abbracciarla, di dirle che non è sola e che io non la abbandonerò mai, ma Tom sta rovinando tutto.

Sbuffo frustrato prima di gettare con violenza il mio I -Phone sul divano. Non riesco a smettere di pensare a lei. Oggi non è neanche venuta a scuola e sono preoccupato. Voglio solo sapere come sta, anche se sicuramente la risposta sarà negativa.

Ultimamente l’ho sempre vista piangere e la colpa era quasi sempre mia. Ieri stava così male, avevo voglia di stringerla al petto e non lasciarla mai più. Le avrei sussurrato di calmarsi, l’avrei abbracciata e confortata fino a che non si sarebbe calmata. Da quando mi sono trasferito qui le ho causato solo problemi, per colpa mia ha perso Alex e questo non me lo perdonerò mai e poi mai.

Sto cominciando a pensare anche di aver sbagliato a raccontarle tutta la storia di Tom, facendo così le ho creato solo una grandissima confusione mentale e maggior preoccupazione. Sono solo uno stupido che quella sera si è lasciato andare allo sfogo totale di se stesso. Sono solo un egoista.
 


****


Sono davanti alla porta di casa con Tom, ad aspettare che Erin ci apra. Non passa molto tempo che la sua figura minuta spalanchi la porta e si getti su Tom. Abbasso lo sguardo imbarazzato e schifato dalla situazione. Povera donna!

“Mi sei mancato tanto caro.” Sussurra quasi con le lacrime agli occhi. “Anche tu, tesoro.” Mormora Tom, facendole uno sguardo malizioso. Alzo gli occhi al cielo, stanco di tutta quella situazione. Erin sembra finalmente notarmi e si fionda sulle mie braccia, stringendomi a se.

“Ciao, tesoro come stai?” Mi dice staccandosi accarezzandomi una guancia. Tutto questo mi ricorda mia madre. Lei mi chiamava sempre tesoro, mi accarezzava sempre la guancia in quel modo e io le parlavo sempre dei miei problemi. Mi manca tanto. Mi sorprendo ogni volta della somiglianza di mia madre con questa dolce donna.

Le sorrido lievemente prima di sussurra un ‘bene’. “E lei… Cioè tu?” Domando correggendomi, so che odia che io le dia del lei. “Ah, ora che vi vedo molto meglio tesoro.” Il sorriso raggiante di quella donna fa sorridere anche me, mettendomi stranamente di buon umore. Erin si sposta dal mio corpo facendoci cenno di entrare. Mi guardo attorno, cercando con gli occhi Jes e non vedendola, aggrotto la fronte.

“Erin… E… E Jes?” Mormoro grattandomi il collo imbarazzato. Tom mi lancia un’occhiataccia, facendomi cenno con la mano di stare zitto. In questo momento, sono sicuro che se fossimo stati da soli mi avrebbe ammazzato. “E’ in camera sua. Ha la febbre.” Dice storcendo le labbra. Il dispiacere si impossessa del mio corpo, ora capisco il perché della sua assenza a scuola, ma credo che, anche se fosse stata bene in salute, non sarebbe venuta lo stesso. Povera piccola…

“Senti mi è venuta una bella idea. Perché non vai da lei?” Un sorriso fa capolinea dalle mie labbra, ma scompare subito dopo sentendo lo sguardo minaccioso di Tom addosso. Lo guardo indeciso sul da farsi e mi fa un cenno col capo per darmi il consenso di fare ciò che dice Erin, che ci guarda aggrottando la fronte.

“Emh… Si vado subito.” Percorro le scale quasi correndo, rischiando di cadere, quando noto la piccola porta di legno marrone scuro davanti a me. Appoggio la mano esitante sulla maniglia prima di fare un respiro profondo e aprire la porta.

Mi guardo intorno, spalancando leggermente la porta notando il suo letto vuoto. Inizio a preoccuparmi finchè un rumore di un getto d’acqua che scorre non mi tranquillizza. Si sta facendo una doccia. Sospiro sollevato prima di tornare ad osservare la stanza non molto grande.

E’ composta da un armadio a tre ante bianco, un letto ad una piazza al centro e la scrivania color mogano di fronte al letto. Mi avvicino alla scrivania, scorgendo alcune foto di Jes. Sorrido dolcemente prendendone una e inizio a passare i polpastrelli su tutto il bordo del suo bellissimo viso così distante da me. E’ bellissima.

La poso sospirando prima di scorgere un’altra foto contenente una bambina con i capelli di un marroncino chiaro, occhi azzurri come il mare e un vestito blu a contornare il suo piccolo corpo.

Affianco a lei un uomo sorridente la abbraccia da dietro sollevandola leggermente. La bambina deve essere sicuramente Jes e sono sicuro che l’uomo affianco è suo padre. E’ incredibile, hanno gli stessi lineamenti e gli occhi sono identici.

Un sorriso amaro si fa spazio sulle mie labbra. Io e Jes siamo uguali… Abbiamo perso nostro padre quando eravamo entrambi molto piccoli. Cerchiamo di essere forti e sembra che niente ci possa scalfire, finchè non ci ritroviamo a parlare delle nostre storie.

Quando l’ho conosciuta non avrei mai pensato tutto questo, pensavo fosse la solita ragazza che pensava cose del tipo: ‘i ragazzi sono tutti uguali’ o ‘i ragazzi sono degli stronzi’ e invece è un’anima vuota come me.

Un piccolo foglio di carta attira la mia attenzione, distogliendomi dai pensieri. So che non dovrei farlo, che non sono affari miei, ma la voglia di aprirlo è tanta. Lo prendo in mano, osservandolo curioso, finchè non decido di aprirlo.

I'm overboard
And I need your love to pull me up
I can't swim on my own
It's too much
Feels like i'm drowing without your love
So throw yourself out to me
My lifesaver
My lifesaver
My lifesaver


Sgrano gli occhi leggendo queste stupende parole che riempiono un piccolo e insignificante pezzo di carta e non posso fare a meno di sorridere e chiedermi cosa sia. Sembra una poesia o magari è una canzone.

Non voglio essere presuntuoso, ma sento come se quelle parole mi appartenessero. Ho quasi la sicurezza che quelle poche righe siano state scritte per me. Non faccio in tempo a posare il foglio sulla scrivania, che un rumore mi interrompe dal fare qualsiasi cosa. “Che ci fai tu qui?”






*SPAZIO AUTRICE*
Ciao ragazze! Sono stata puntuale visto? Ho aggiornato dopo una settimana esatta... Dunque come state? Spero bene... Io sono un pò triste, perchè le recensioni sono un pò diminuite... E mi chiedo il perchè... Se sto sbagliando qualcosa ditemelo oki? Anche le recensioni negative aiutano perciò tranquille sfogatevi, ditemi quello che non vi piace e io cercherò di migliorare oki? :)
Ringrazio comunque quelle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo... Siete favvero fantastiche e ogni volta che leggo le vostre recensioni la mia autostima sale :) Ahahhaha eh si! :D 
Bene detto questo passiamo al capitolo... E' un pò corto vero? Mi dispiace :'( sto diventando pessima e poi mi lamento del fatto che non ricevo recensioni è ovvio con un capitolo così? Oki la smetto di fare la depressa... Dunque questo capitolo è incentrato sui pensieri di Jes e Justin ed è un capitolo di passaggio come potete notare... Spero solo che non sia troppo pensante e che vi piaccia almeno un pochinoooo... Baciiiiii e alla prossima belleeee <3


- xoxo Mirea

P.s voglio fare amicizia con voi, perciò se volete (ovviamente) conoscermi contattatemi privatamente... Voglio avere un sacco di amiche beliebeeeeeer! LOL! Ciauuuuuuu <3





 

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Capitolo 24
*** It will become... ***


Capitolo 24



It will become...


“Che ci fai tu qui?” Urla una voce facendomi spaventare a morte. Mi giro automaticamente verso la voce che conosco bene e contemporaneamente poso il foglio sulla scrivania. Il mio corpo si paralizza all’istante. Di fronte a me mi appare Jes come non l’avevo mai vista prima.

I capelli lunghi, bagnati, lasciati cadere lisci sulle sue spalle magre, gli occhi lucidi sicuramente a causa della febbre e a coprirla solo una maglietta extra-large che le arriva poco più giù del sedere, lasciando intravedere le gambe lunghe bianco latte.

Sento la gola seccarsi e le gambe andarmi in gelatina. Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito dopo non sapendo cosa dire di fronte a tanta bellezza. E’ come se le mie corde vocali si rifiutassero di emettere suoni e i miei occhi non riescono a staccarsi dal suo corpo perfetto.

“Dovresti coprirti.” Mormoro infine riuscendo a parlare. Cerco di non guardare le sue gambe portando il mio sguardo sull’armadio bianco della sua camera. Lei arrossisce portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Mi lecco il labbro superiore prima di girare lo sguardo verso di lei, sgranando leggermente gli occhi alla vista del succhiotto di un rosa ormai sbiadito. I ricordi del giorno prima mi assalgono e un magone prende possesso del mio corpo.

Lei si accorge dei miei occhi puntati sul suo collo e si catapulta in bagno velocemente chiudendomi la porta in faccia. Ne esce pochi minuti dopo e noto con piacere che ha indossato i pantaloni del pigiama.

Cerco di trattenere un sospiro di sollievo senza successo. Non che mi dispiacesse averla in quelle condizioni, ma sono pur sempre un ragazzo e non credo avrei saputo resisterle molto. “Scusami non sapevo fossi qui.” Ribatte acida stringendo i pugni lungo i fianchi.

Mi sorprendo a constatare che nonostante la sua febbre, il suo sarcasmo e la sua acidità non scompaiono così mi ritrovo a sorridere come un ebete facendola innervosire ulteriormente.

“Eh allora? Adesso perché ridi? Mi trovi divertente? E perché non hai risposto alla domanda che ti ho fatto prima?” Sbotta tempestandomi di domande. Mi trattengo dal ridacchiare stringendo le labbra in una linea sottile, notandola estremamente tenera, nonostante non mi stia dicendo niente di carino.

“Scusa è che tua madre mi ha mandato a chiamarti per sapere se volessi mangiare con noi.” Sbuffa passandosi una mano tra i capelli bagnati. Potrebbero venirle le cervicali se continua a tenerli umidi.

“No, non voglio mangiare con quell’uomo, perciò puoi dire a mia madre che non mi sento tanto bene. Puoi andare grazie.” Conclude facendomi un sorriso falsissimo prima di sedersi sul letto.

“Dovresti asciugarti i capelli.” Sussurro senza neanche pensarci. Inarca un sopraciglio guardandomi torva come se avesse visto l’insetto più rivoltante di questa terra. “Affari miei!” Si limita a dire prima di stendersi sul cuscino.

La vedo che è distrutta e in questo momento mi sento come se fossi il ragazzo più egoista dell’intero pianeta. Sono stato un codardo, un idiota, ho pensato solo a me stesso pensando a quanto sarei stato bene se lei fosse stata mia fin dall’inizio.

Io l’ho fatta soffrire.

Lei doveva essere la classica ragazza forte, quella che ne aveva passate di tutti i colori e che ormai era diventata una roccia pronta ad affrontare qualsiasi cosa, pronta a non soffrire. Ma tutto questo prima che arrivassi io a rompere quella barriera trasparente anti-sofferenza che si era creata.

E invece ora?

Da quando mi ha incontrato non ha fatto altro che soffrire di più. Io l’ho fatta soffrire quando mi sono fidanzato con Alex. Io l’ho fatta soffrire quando le ho raccontato di Tom alimentando i suoi problemi. Io l’ho fatta soffrire quando a scuola le ho fatto del male costretto da quel figlio di puttana. Io l’ho fatta soffrire quando l’ho baciata per la prima volta e io l’ho fatta soffrire convincendola ad ignorare tutto il mondo.

In questo momento sento come se il mondo mi fosse caduto addosso insieme a tutte le disgrazie che lo affliggono. Lei ha pianto per colpa mia, tutte quelle piccole gocce salate, scese dai suoi occhi sono cadute giù per colpa mia. Tutto è successo per colpa mia e del mio egoismo.

Ora è lì su un piccolo letto, stressata dai problemi, stremata dalla febbre. Le ho rovinato la vita  e capisco il perché dei suoi comportamenti nei miei confronti, io non la biasimo. Anche se non riesco a smettere di pensare a quello che ho letto su quel pezzo di carta.

Non posso fare a meno di chiedermi se sia una canzone o uno sfogo scritto sul primo foglio di carta trovato lì per lì. Posso anche sembrare presuntuoso a pensare a ciò che sto pensando, ma sono sicuro che quelle parole sono state scritte per me.

Perché quello che lei prova è lo stesso che provo anche io per lei. Quello che è scritto su quel foglio è lo stesso che scriverei io, pensando a lei. “E’ bellissima quella canzone.” Le dico sorridendole dolcemente. Gira il viso nella mia direzione e mi guarda confusa.

“Quale canzone?” Domanda facendo una strana smorfia con le labbra. Non so se sta facendo finta di non capire o magari non ha veramente capito di cosa parlo, visto che per lei sicuramente non sarà una canzone. “Overboard.” Dico in un sussurro.

Spalanca la bocca sorpresa capendo finalmente di cosa sto parlando. “Overboard? Oh adesso le hai dato anche un nome? Non è una canzone!” Sbotta irritata. “Ma potrebbe diventarla!” Ribatto subito dopo con il suo stesso tono. “E tu dovresti farti gli affari tuoi!”                                                                                                             
“Stiamo litigando?” Urlo nervoso portando le braccia al cielo, senza neanche pensarci. Mi avvicino a lei andandole incontro e noto che lei fa lo stesso. Ora siamo così vicini e sento i nostri respiri fondersi in uno solo.

Da questa distanza posso contornare meglio il suo bellissimo viso con i miei occhi. I suoi occhi grandi color del mare, con un cerchio grigio che sembra un cubetto di ghiaccio come quello dei cartoni manga.

Il suo naso dritto leggermente all’insù e le sue labbra carnose dove ci passerei tutta la vita. Se potessi scegliere un posto sul quale morire, io sceglierei le sue labbra. E infine l’odore dei suoi capelli castani leggermente ondulati sulle punte, fragola, il mio frutto preferito, il mio shampoo preferito. Ci passerei la vita a guardare ogni sua sfaccettatura. “Si!” Urla socchiudendo gli occhi, facendomi intendere il suo nervosismo.                                                
“No!”                                                                                                                       
“Si!”                                                                                                           
“No!”                                                                                                                    
“Si!”                                                                                                
“Smettiamola di litigare, ti prego Jes.” Mormoro distrutto passandomi una mano tra i capelli, scompigliandomeli sicuramente, ma in questo momento non importa. Litigare è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento, peggioreremo le cose.

Pov Jessica.

Mi distrugge vederlo così, per colpa mia. Lo sto trattando male. Gli sto addossando tutta la colpa dei miei problemi. Lo sto facendo sentire una merda, come mi sento io in questo momento e non so perché mi comporto così. Sono la peggiore stronza che esista!

“Jessica posso entrare?” Dice una voce roca attraverso la porta. Una voce che non sentivo da tanto tempo, che mi fa paralizzare sul posto.
Tom.

Guardo Justin preoccupata che mi indica il letto con un cenno del capo. Mi precipito sul letto, rischiando di cadere dato il giramento di testa e mi copro con il piumone fin sopra la testa, non facendomi vedere.

Sento la porta aprirsi e un’ombra dalle dimensioni enormi fare capolinea dalla porta. Riesco a vederlo a mala pena dato gli occhi socchiusi, ma la sua ombra e il suo pensiero di lui nella mia stanza basta a farmi rabbrividire. “Dobbiamo cenare, Jes non vuole scendere?” Domanda guardando Justin che scuote la testa biascicando un debole ‘no’.

Sento dei passi avvicinarsi piano piano al mio letto, chiudo completamente gli occhi, facendo finta di dormire. Ad un tratto una mano si posa sulla mia fronte accarezzandola e sento un senso di disgusto farsi spazio sul mio corpo, facendomi stringere i pugni tanto da graffiarmi con le unghie il palmo della mano.

La sua mano così ruvida, così diversa da quella morbida e liscia di Justin, mi fa attanagliare lo stomaco e la voglia di alzarmi da questo letto e tirargli un calcio nelle palle o magari prenderlo a pugni è tanta.

“Andiamo.” Dice la voce nervosa di Justin, interrompendo Tom dall’accarezzarmi. Sento i passi dei due farsi sempre più lontani e infine la porta chiudersi. Aspetto qualche secondo prima di alzarmi cautamente dal letto, quando la porta si apre di botto facendomi spaventare all’istante.

“Pensavo fossi Tom.” Dico con respiro irregolare portandomi una mano sul petto, proprio sul cuore. Mi tranquillizzo nel vedere Justin accennare un piccolo sorriso, leggermente divertito.

“Senti Tom è giù con tua madre, non ho molto tempo, devo dirti una cosa.” Gli faccio cenno col capo, incitandolo a parlare. “Mi è venuta un’idea per quanto riguarda quella canzone.” Sussurra emozionato. Sbuffo incrociando le dita.

“Te lo ripeto per l’ennesima volta… Non è una canzone!” Ripeto esasperata. Sul suo viso compare un sorriso furbo che mi fa aggrottare la fronte, facendomi preoccupare. In questo momento nella mia testolina c’è il vuoto e non riesco a capire a cosa stia pensando.

“Oh credimi Jes, presto lo diventerà.” Mormora sorridendomi prima di prendere il foglio con la ‘canzone’ sulla scrivania e sparire dietro la porta, lasciandomi con mille punti interrogativi in testa.
 


*****


Pov Justin


“Ehy bro! Sono venuto appena me lo hai chiesto che succede?” Domando a Ryan vedendolo preoccupato. Mi ha chiamato dopo la cena a casa di Erin dicendomi che aveva una cosa importante da dirmi e sono corso immediatamente da lui.

“Entra.” Si sposta facendomi segno di entrare. Ryan vive da solo, i suoi genitori sono in Canada e appena ha saputo che mi sarei dovuto trasferire a Los Angeles ha subito utilizzato questa cosa come scusa per allontanarsi dai genitori e seguirmi. Che tipo!

Lui è l’unico di cui posso fidarmi. La mia felicità quando ho saputo che si sarebbe trasferito con me a Los Angeles era immensa. Ero felice di poter portare almeno un amico con me e Tom su questo è stato d’accordo per fortuna.

Sarei stato perso senza il mio migliore amico in una città così grande. Sarei stato solo come un cane, proprio come si sente Jes in questo momento. Lui sa tutto di me.

Sa del mio primo bacio, sa della mia prima volta, sa della mia prima sbronza, della mia prima sigaretta e sa anche tutto di Tom e di Jes. Scuoto la testa per liberarmi di tutti questi pensieri e mi lascio cadere sul divano con stanchezza.

“No, ma dico fai come se fossi a casa tua Jay!” Sorride ironicamente incrociando le braccia. “Lo sto già facendo Ry.” Ribatto chiamandolo anche io con il soprannome che gli ho affibbiato dall’età di cinque anni.

“Dunque vuoi dirmi che succede?” Domando mettendomi dritto. Sono in ansia. Sono sempre stato un tipo curioso ed è raro che Ryan mi chiami per dirmi di venire, perciò deve essere una cosa urgente e non nego la mia preoccupazione.

Si avvicina sul divano di fronte a me e si siede incurvando la spalla, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia. Osservo i suoi atteggiamenti con attenzione, ma non riesco a trarre nessuna informazione e tutto questo è strano perché di solito capisco il mio migliore amico da un semplice sguardo.

Si lecca le labbra prima di cominciare a parlare. “Vedi… Sono appena andato in un pub per…” Ridacchio interrompendolo, immaginando già quello che ha fatto qualche minuto prima.

“Ho capito Ryan, sei andato in un pub per scopare, tranquillo, non voglio sapere i dettagli.” Lui di tutta risposta sbuffa non riuscendo a trattenere un sorriso. “No genio, ma se magari mi fai finire di parlare, ti racconto.” Annuisco schiarendomi la voce ritornando incredibilmente serio.

“Sono andato in un pub e bhè… Ho incontrato Alex che era lì con una ragazza. Da quello che ho potuto notare era molto triste e la ragazza che era di fianco a lei cercava di tirarla su di morale, ma l’espressione sul viso di lei era sempre la stessa.” Deglutisco sentendo i sensi di colpa ritornare a galla immaginando la povera Alex in quelle condizioni per colpa mia.

“Dopo circa un’ora sono andato via a piedi e mentre passavo per il parco ho visto una figura nascosta tra i cespugli. Mi sono avvicinato per capire meglio cos’era e bhè…” Si interrompe guardando dall’altra parte facendomi sudare le mani. Odio quando le persone si interrompono nel bel mezzo di un discorso perché non solo mi fanno salire un’ansia tremenda, ma anche il nervosismo.

“Cazzo Ryan, parla! Chi era?” comincio a battere il piede in modo nervoso sul pavimento e sono quasi tentato di mangiarmi le unghie. Posso immaginare chi era, ma voglio averne la certezza.

“Alex…” Soffia in un sussurro appena accennato. Sgrano gli occhi richiudendoli subito dopo. “Continua.” Mi mordo l’interno della guancia aspettando che Ryan continui a parlare. “Era inginocchiata e singhiozzava rumorosamente, così…”



Ryan aveva posato una mano sulla spalla della bionda. Alex sussultò e si girò immediatamente verso la figura che l’aveva toccata. “Ryan” Biascicò cominciando a piangere più forte.

“Su Alex, alzati, non stare qui per terra, vieni con me.” Il biondo le tese la mano, l’aiutò ad alzarsi e la condusse vicino alla panchina facendola sedere, seguita subito dopo da lui.

Alex continuava a singhiozzare sommessamente e Ryan non sapeva cosa fare. Non era mai stato bravo a consolare le persone, ma lui sapeva cosa era successo. Justin gli aveva raccontato tutto quel pomeriggio e nonostante fosse dalla parte dell’amico, aveva provato dispiacere nei confronti della bionda.

“Senti Alex, so tutto quello che è successo, so perché stai piangendo perciò non ti chiederò questo, puoi stare tranquilla, so che mi conosci da poco tempo, ma se vuoi sfogarti io sono qui, va bene?” Il biondo le sorrise dolcemente aumentando la stretta della mano.

Alex si lasciò andare ad un pianto liberatorio e si gettò tra le braccia del biondo che la strinse a se cautamente. “Mi sento male Ryan, sono sola, ho perso la persona con cui ho condiviso la maggior parte della mia vita. Non ho nessun’amica oltre a lei di cui potrei fidarmi veramente. Inoltre Justin ama lei e io oggi ho avuto una brutta discussione con lui. Mi ha detto delle cose terribili, che mi risuonano in testa continuamente.”

Il biondo continuava ad accarezzare i capelli della ragazza fragile e non poteva non ammettere a se stesso che le faceva male vederla in quelle condizioni e pure non ne capiva il motivo, visto che si conoscevano a mala pena.

La ragazza si spostò dal petto di Ryan e incrociò i suoi occhi. Il ragazzo deglutì di fronte alla bellezza della bionda, nonostante avesse il trucco sbavato e i vestiti stropicciati. Il cuore del ragazzo cominciò ad accelerare i battiti e ancora una volta non ne capì il motivo.

“Io sono sola Ryan.” Alex abbassò il capo, ma Ryan glielo rialzò prontamente. “Non sei sola Alex, ci sono io, so che sembrerà una frase scontata come quelle che si dicono nei film, ma davvero puoi contare su di me. Forse non sarò come Jessica, ma sappi che io ci sono e ti aiuterò ad andare avanti“ Le disse dolcemente il biondo scostandole il ciuffo ribelle ricaduto sulla fronte.

La bionda annuì tirando su col naso. Le parole del ragazzo l’avevano colpita molto e le faceva piacere che qualcuno si preoccupasse per lei. Cominciava a volere bene a Ryan e si sentì sollevata sapendo finalmente di poter contare su qualcuno.

“Ti prego Ryan non dire niente a Justin, so che è il tuo migliore amico e che vi dite tutto, però…” Ryan la interruppe prima che potesse dire altro e la guardò profondamente negli occhi asciugandole le piccole gocce salate con i pollici.

“Stai tranquilla, questo rimarrà un segreto tra me e te.” Sussurrò il biondo sorridendole, la ragazza ricambiò il sorriso e si alzò dalla panchina seguita da Ryan. “Grazie di tutto Ryan davvero, mi ci voleva sfogarmi un po’.” Ryan annuì contento che quella bellissima ragazza si fosse sfogato con lei.

“Dai andiamo ti accompagno a casa, non puoi girare da sola a quest’ora della notte.” Alex sgranò gli occhi incredula. “Davvero lo faresti?” Il biondo le mise un braccio attorno alle spalle come se fossero amici da tutta la vita e le annuì sorridendole.

“Grazie” Sussurrò la bionda riconoscente. “Di nuovo.” Aggiunse subito dopo, facendo sorridere per l’ennesima volta in quella serata il biondo



 
“L’hai riaccompagnata a casa?” Domando incredulo. Qui qualcosa puzza di bruciato. Lui non ha mai riaccompagnato a casa una ragazza a meno che non le piacesse o la dovesse portare a letto.

“Si, era notte fonda Justin, non potevo lasciarla andare da sola.” Ribatte come se fosse la cosa più ovvia del mondo e invece non lo è caro Ryan, che cosa mi nascondi? “Ryan, tu non hai mai riaccompagnato una ragazza a casa, è questo che mi sorprende.” Alzo le mani al cielo sorridendo ironicamente.

“Bhè è che mi è dispiaciuto, tu non sapevi come stava Justin, non potevo lasciarla da sola.” Ed ecco che ‘l’innocenza’ si fa spazio sul suo viso. Pensa che io sono un bambino? Cavolo ho diciannove anni e lo conosco da quando eravamo all’asilo. Ma in fondo perché devo pensare sempre male?

Alex stava male e Ryan avrà pensato sicuramente di accompagnarla nel caso le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato, lo conosco, anche se sarei felice che Alex e Ryan un giorno…“Ok, ma almeno dimmi, cosa vi siete detti?”                                            

“Ah Justin niente da fare, ho promesso che non avrei detto niente e non dirò niente!” Risponde prontamente incrociando le braccia. “Ma io sono il tuo migliore amico Ry!” Sbuffo alzando gli occhi al cielo. “Non ti dirò niente Jay!” Mi dice con quel sorrisino sghembo che mi fa venire voglia di prenderlo a pugni. Io lo sapevo che c’era sotto qualcosa. Alex le piace e anche tanto!


****


Pov Jessica.


Cerco di dormire, ma non ci riesco, forse perché a causa della febbre ho dormito tutto il giorno o forse perché la mia mente è piena di cattivi pensieri. Ad un tratto il mio cellulare squilla. Mi affaccio sulla piccola sveglia posta sul comodino per scorgere l’orario: 3.30 del mattino.

Aggrotto la fronte stranita dall’orario. Chi mai mi chiamerebbe a quest’ora? Decido di togliermi ogni dubbio e di rispondere alla chiamata. “Pronto?” Rispondo curiosa di sentire la voce dall’altro capo.

“Jessica Silverstone?” Risponde una piccola voce da donna, non ancora matura. “S-si sono io, tu chi sei?” Mormoro a bassa voce per non svegliare mia madre, visto che la casa è molto piccola e le stanze sono molto vicine.

“Devi stare attenta Jessica, sei in pericolo.” Deglutisco rumorosamente, sentendo la fronte leggermente bagnata di sudore. “Chi sei? Pronto? Pronto?” Ripeto spaventata, ma purtroppo con mio dispiacere sento il ‘tu – tu’ segno che ha già riattaccato.

“Stupidi scherzi telefonici!” Sbotto nervosa, prima di sbattere il telefono sul comodino e mettermi nuovamente sotto le coperte.






*Spazio autrice*

Ehylà ciao ragazze! Come state? So che sono in ritardo, ma volvevo aspettare di avere qualche recensione i più, ma niente siamo sempre intorno a quela cifra e questo mi dispiace molto. Ringrazio comunque quelle anime buone ahahha che hanno recensito lo scorso capitolo, siete davvero fantastiche e le vostre recensioni sono favolose! Ringrazio inoltre che ha messo la storia tra i preferiti/seguite/ricordate. I preferiti sono aumentati molto e non posso fare a meno di essere contenta. Grazie mille davvero! Dunque che ne pensate di questo capitolo? Io spero tanto che vi piaccia e che le recensioni aumentino. Se supereranno il numero dieci vi poso il capitolo con puntualità :) Non prendetela come una minaccia, perchè non lo è... E' solo un piccolo regalo per voi, se voi lo farete a me... Bene detto questo vado... Baciiiiii <3

-Mirea xoxo

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Capitolo 25
*** Mine... ***


Capitolo 25

Mine...


Sono passati due giorni da quando Tom è tornato a Los Angeles e  non ho ancora capito cosa intendeva Justin con quel fatto della canzone. In tutta sincerità non sono sicura che quella cosa che ho scritto possa diventare una canzone, ma l’espressione sul volto di Justin era così convinta che ho lasciato che prendesse quel foglio senza protestare.

A quella strana telefonata non ci ho più fatto molto caso, sono sicura che sarà stata qualche ragazza della mia scuola che aveva il mio numero, per divertirsi a spaventarmi, perciò l’ho quasi dimenticata. Oggi è il primo giorno che vado a scuola dopo tutto quello che è successo con Alex.

L’idea di rivederla mi spaventa tantissimo. Se la vedessi non saprei come comportarmi. Non riesco ancora a credere che mi abbia detto tutte quelle parole. So che non le pensava, la conosco, non penserebbe mai una cosa del genere di me, anche se quelle parole hanno fatto comunque molto male.

Quando è arrabbiata ti sbraita contro tutti gli insulti che esistano ed è capace di ferirti peggio di uno schiaffo, dice cose terribili, anche se non la biasimo, credo di meritarmele.

Sono appena arrivata a scuola ed il cortile è pieno di ragazzi che ridono, alcuni che parlano degli ultimi pettegolezzi, i bulli che fumano o che guardano minacciosamente i secchioni che leggono tranquilli un libro sotto un albero, le coppie che si baciano o scherzano facendo invidiare tutti i single (perfino me) e infine ci sono io seduta sulla mia solita panchina ad aspettare che la campanella suoni.

Sto per mettermi le cuffie, quando una mano leggera e delicata si posa sulla mia spalla, facendomi voltare all’istante. Rimango a bocca aperta di fronte al ragazzo che si presenta di fronte a me. Occhi azzurri color del mare, con qualche sfumatura verde prato, i capelli neri come la pece alzati in una leggera cresta, fisico leggermente muscoloso e molto molto alto.

Deglutisco rumorosamente boccheggiando come un’emerita cogliona. E’ davvero stupendo, ma niente a che vedere con Justin.

Cazzo! Devo smetterla di pensare sempre a lui.

“Scusami se ti ho disturbato, ma sono nuovo e volevo sapere dove fosse la segreteria.” Mi dice accennando un sorriso dolce. Mi giro verso la porta d’ingresso per poi dargli le informazioni che gli servono.

“Prosegui sempre dritto per il corridoio e alla prima porta bianca gira a destra, di fronte c’è la segreteria.” Concludo facendogli i classici gesti con le mani per dare un’indicazione stradale. “Ah ho capito.” Annuisce prima di guardarmi negli occhi. “Comunque io sono Simon.” Allunga la mano verso la mia sorridendomi, facendomi vedere i suoi denti bianchi.

“Io sono Jessica, piacere.” Dico ricambiando il sorriso e stringendogli la mano. “Senti, ti va di accompagnarmi a fare un giro per la scuola? Non conosco bene il luogo e una guida mi sarebbe molto utile.” Si gratta la nuca imbarazzato e mi guarda ridacchiando. Penso qualche secondo sul da farsi, prima di annuire sorridendo e affiancarlo con passo leggermente affrettato rispetto al suo.

Si, in fondo fare la 'guida' della scuola a questo ragazzo, sarà meglio che starsene come un asociale a prendere il sole, seduta su una stupida panchina rovinata dal tempo ad ascoltare la mia Demi. No, niente è meglio di Demi Lovato... A parte Justin.  

Entriamo nella scuola notando già alcuni alunni che girano nei corridoi. Inizio a parlare come se stessi facendo una guida alla Tour Eiffel sentendomi una stupida. Indico gli armadietti, le aule, i laboratori e perfino i bagni, accompagnata dai commenti divertenti di Simon.

Infine mi dirigo alla mensa dove ci sono ragazzi che discutono o che fanno colazione al bar. “E con la mensa concludiamo il giro turistico.” Dico con fare saccente, facendolo ridere. “Bhè sei simpatica e ogni luogo che abbiamo visitato, l’hai descritto con tanto sarcasmo, perciò grazie.” Mi dice sorridendo.

“Bhè non posso dire che tu sia antipatico, ma non sono stata l’unica che ha fatto commenti poco carini sulla scuola Mrs. Simpatia.” Concludo facendo le virgolette al nomignolo che gli ho appena affibbiato. Lui di tutta risposta ride ancora di più. “Sai credo che noi due diventeremo grandi amici Jessica.” Gli sorrido mordendomi l’interno guancia.

“Lo credo, anche io, ma chiamami Jes.” Mi ci voleva proprio un amico in questo periodo di solitudine. La sua presenza qui a scuola mi ha rallegrato la giornata. Finalmente una cosa bella dopo tanto tempo. Inoltre Simon sembra un bravo ragazzo e sono sicura che di lui mi potrò fidare.

“Va bene, quanti anni hai?” Domanda cambiando argomento. “Diciassette, quasi diciotto.” Sussurro mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Oh quindi abbiamo la stessa età.” Si strofina le mani per il freddo, mettendosele successivamente in tasca. “Così sembra.” Faccio spallucce e mi dirigo verso il bar, seguita sempre da Simon.

Iniziamo a parlare del più o del meno come se fossimo amici da un’intera vita e devo dire che mi trovo bene con lui. E’ un ragazzo simpatico e divertente, oltre ad essere estremamente carino.

Continuo a ridere come una matta alle battute di Simon dimenticandomi per un attimo di tutti i problemi, quando ad un tratto sento uno sguardo puntato addosso. Mi giro dalla parte opposta alla mia sentendomi osservata e smetto subito di ridere notando gli occhi di Justin che mi scrutano severi.

Merda!

La sua mascella perfetta è contratta e posso vedere la vena del suo collo più grossa, i muscoli sono tesi e il suo petto che va su e giù mi fa intendere che il suo respiro è irregolare. Deglutisco ignorando Justin e riporto tutta la mia attenzione su Simon che sicuramente si è accorto della tensione di pochi secondi fa, dato che ha smesso di ridere anche lui.

“Chi è quello?” Mi domanda estremamente serio. “Quello chi?” Domando a mia volta facendo finta di non capire. “Dai Jes! Hai capito benissimo di chi parlo! Il biondino alle tue spalle, ricoperto di tatuaggi.” Ridacchio nervosa prima di battere scherzosamente una mano sul tavolo. “Aaaaah quello… Si chiama Justin.” Rispondo alzando le spalle con non-chalance lasciando che un sorriso nervoso passi per le mie labbra.

“Bhè? E’ il tuo ragazzo?” Impreco mentalmente per la domanda che mi è stata appena posta, prima di portare i miei occhi su Simon che mi guarda in attesa di una risposta.. E adesso?

Justin non è il mio ragazzo, però in un certo senso lo è stato. Oh ma dai? In quale senso è stato il mio ragazzo? Non c’è stato nulla di ufficiale! Niente di niente, perciò lui non è niente per me! Come no!

“Oh no, lui il mio ragazzo, è solo un conoscente!” Rido nervosamente prima di girarmi verso Justin che continua a guardare Simon come se volesse ucciderlo.

Smettila, porca puttana!

“Bhè da come ti guardava, non si direbbe, sembra che voglia uccidermi, ma forse mi sbaglio!” Oh no, non ti sbagli Simon, se avesse una pistola qui, credo che lo farebbe. “Si certo sicuramente ti sbagli, lui è buono come il pane, non farebbe del male ad una mosca.” Mi giro per prendere una bottiglietta d’acqua dallo zaino, per poi iniziare a sorseggiarla, dato che sto iniziando ad agitarmi.

“Da come lo stai descrivendo sembra un bravo ragazzo, mi piacerebbe tanto conoscerlo.” Spalanco la bocca dimenticandomi di avere il collo della bottiglia adagiato in quest'ultima e comincio a tossire rumorosamente, soffocandomi con quel liquido trasparente attirando l’attenzione di qualche ragazzo, forse anche quella di Justin.

La mia vista si appanna a causa delle lacrime che escono dallo sforzo di tossire e vedo con la coda dell’occhio Simon che si avvicina per darmi pacche sulla spalla. “Stai bene?” Mi domanda una volta avermi vista più calma. Faccio un sospiro profondo prima di rispondere.

“Oh, si credo… Sarà meglio che vada un attimo in bagno.” Gli faccio un leggero sorriso, prima di alzarmi dalla sedia. “Ci vediamo dopo Jes.” Urla la voce di Simon per farsi sentire. Non rispondo e continuo a camminare dirigendomi immediatamente in bagno.

Una volta arrivata, mi guardo intorno alla ricerca di qualcuno che fortunatamente non trovo. Mi appoggio con i palmi delle mani al lavandino e inizio a respirare profondamente l'odore di pulito che viene, strano che la bidella dopo anni abbia lavato i bagni.

Apro il rubinetto, mettendo le mani sotto il getto d’acqua fredda, sussultando appena a causa della temperatura. Mi rilasso guardandomi allo specchio di fronte a me e chiudo gli occhi continuando a strofinarmi i polsi con l’acqua ghiacciata. Non riesco a capire perché sono così agitata, non ne ho motivo.

O forse si?

Lo sguardo tagliente di Justin mi ha colpita nel profondo. Sembrava arrabbiato e sono rare le volte che l’ho visto così. Questa dovrebbe essere la seconda. La prima è stata sicuramente quando eravamo in macchina e io gli avevo detto delle cose orribili. Brividi attraversano le mie braccia a quel ricordo e sono sicura che non siano per l’acqua fredda.

Ricordo che quel giorno ero spaventata, proprio come lo sono adesso. Lui oggi sembrava così arrabbiato con me, anche se io, credo di non aver fatto nulla di male. Ma forse la sua non era rabbia. Nonostante la lontananza avevo visto che i suoi occhi erano di un verde petrolio, quasi neri, ma c’era una scintilla nuova che non avevo mai visto prima.

Era gelosia quella che ha provato vedendomi con Simon?

Mi sorprende il fatto che dopo tanto tempo, io ancora non lo conosca così bene. Ogni giorno mostra un lato nuovo di se che mai avrei pensato potesse avere. E poi il fatto che Simon volesse conoscere Justin è stata la cosa che mi ha fatto spaventare di più e ancora una volta non ne capisco la ragione.

Apro gli occhi portando lo sguardo sul rubinetto e lo chiudo, scuotendo le mani per far andare via l’acqua. Alzo gli occhi sullo specchio e lì lancio un urlo, mettendomi subito dopo le mani sul cuore dallo spavento. “Ma sei impazzito? Che ci fai qui?” Sbraito cercando di far tornare i battiti del mio cuore regolari.

Alle mie spalle appare Justin poggiato sul muro con le braccia incrociate e un piede poggiato alla fredda mattonella del marmo. Sembra un gangster e si, fa paura. “Chi era quello?” Mi dice assumendo un’espressione che non lascia trasparire emozioni, ignorando completamente la mia domanda.

Non rispondo continuando a guardare il suo volto. Lui sbuffa e si avvicina velocemente a me, portando il suo viso a pochi centimetri dal mio. “Chi. Era. Quello.” Scandisce ogni parola digrignando i denti dal nervoso. Maledetto il giorno in cui il preside ha deciso di fare i lavandini in comune sia per ragazzi e ragazze. Non nego che in questo momento io abbia paura di Justin, ma cerco con disinvoltura di mostrargli la faccia più tranquilla che so fare.

“Nessuno di importante.” Alzo le spalle facendogli un sorriso falso. Mi giro, per prendere la carta per asciugarmi le mani, quando mi sento strattonare per il braccio e il freddo marmo delle piastrelle  sbattere contro le mie spalle. Apro la bocca per la sorpresa e per il dolore, mentre Justin continua a stringermi il braccio. “Mi stai facendo male Justin!” Strizzo gli occhi per cercare di non piangere, mordendomi il labbro.

Ho paura di lui.

Apro gli occhi notando la sua mascella più rilassata e i suoi occhi sono ritornati di un giallo ocra molto scuro. Mi lascia il braccio, poggiando i palmi delle mani al muro, di fianco la mia testa. “Scusami.” Sussurra chiudendo gli occhi.

Posa la mano sinistra sul braccio che mi ha appena stretto e alza la manica della mia maglietta fino all’avambraccio, cominciando a massaggiare sul punto rosso. Poso lo sguardo sul punto in cui sta massaggiando e poi sui suoi occhi che in questo momento sono impegnati con il mio braccio destro.

Sento gli occhi pizzicare, ma voglio evitare di piangere davanti a lui. Ho promesso che avrei smesso di piangere per lui, perciò devo riuscire a trattenermi. “E’ un amico che ho appena conosciuto.” Sussurro dopo minuti interminabili, attirando l’attenzione dei suoi occhi nei miei.

Forse non si aspettava che io glielo avrei detto e in un certo senso neanche io pensavo che potessero uscire quelle parole dalla mia bocca. Smette di massaggiarmi il braccio e poggia le mani ai lati del mio viso sul muro. “Scusami se ti ho fatto del male.” Mi sorride dolcemente iniziando a lasciare diversi baci sul mio viso, evitando costantemente le mie labbra.

Il suo petto è completamente compresso con il mio, siamo completamente attaccati come se fossimo due pezzi di puzzle che si completano. Chiudo gli occhi a quel contatto e mi lascio andare alle sue labbra esperte che piano piano iniziano ad esplorare il mio viso. Tutto questo è di nuovo sbagliato, nonostante non mi stia baciando sulle labbra.

Mi sento ancora una volta un’egoista, ma non ho proprio la forza di spingerlo via da me. Mi sento bene, rilassata come se mi avesse fatto dimenticare tutto quello successo con Alex. Ed è questo l’effetto che lui mi fa, riesce a farmi dimenticare di tutti i problemi, meglio delle battute di Simon ed è per questo che nessuno potrà mai sostituirlo.

La sua scia di baci continua imperterrita sul mio viso ormai bollente. Sono sicura che il mio viso è diventato color porpora in questo momento, ma non me ne preoccupo più di tanto. Le sue labbra scorrono leggere dalla fronte, al naso, alla mascella e raramente sul collo.

Sta evitando le mie labbra e di questo gliene sono estremamente grata, non so se sarei riuscita a fermarmi. Le sue labbra si staccano dal mio viso e il suo naso percorre tutta la mia mascella, fino ad arrivare all’incavo del collo. Dopo averne delineato il contorno, punta i suoi occhi, fissi nei miei e quel contatto mi fa tremare le gambe e accelerare i battiti del mio cuore.

Il mio respiro inizia a diventare irregolare e comincio a sentire caldo. Avvicina la sue labbra alle mie, ma senza toccarle, sfiorandole leggermente, facendomi penare come non mai. I miei occhi si spostano continuamente dai suoi occhi alle sue labbra a forma di cuore.

In quel momento tutto quello che volevo era poter sentire dopo tanto tempo le sue labbra sulle mie, ma sapevo anche che, se lo avessi fatto, avrei sbagliato e mi sarei sentita in colpa. Mi sposta i capelli dall’orecchio destro e avvicina le labbra a quest’ultimo soffiando leggermente. “Tu sei solo mia Jessica, nessuno può toccarti tranne me.

"Sei mia.” Quella frase esce dalle sue labbra con tanta sensualità che la paura di accasciarmi a terra è tanta. Il mio stomaco è pieno di vibrazioni che salgono fino al mio cuore e i brividi sono presenti in ogni parte del mio piccolo corpo.

Inoltre è la prima volta che mi chiama Jessica, mi ha sempre chiamato Jes, sin dal primo giorno che ci siamo conosciuti, nonostante io lo rimproverassi dicendo che non era mio amico e che non aveva il diritto di chiamarmi con il mio soprannome.

Chiudo gli occhi per la millesima volta, riprendendomi da tutte le emozioni che sto provando e li riapro subito dopo notando che Justin si è allontanato da me. Toglie le mani dal mio viso, mi guarda un’ultima volta, prima di sparire dietro la porta del corridoio, lasciandomi esterrefatta spiaccicata su quel muro.




*Spazio Autrice*

Emh... Emh... *Si schiarisce la voce* Dunque... Da dove comincio? Allora innanzitutto vi ripeto la solita fatidica frase che vi ripeto ogni santissima volta che aggiorno: SCUSATE PER IL RITARDO! Ma finalmente abbiamo battuto il record delle recensioni e siamo arrivati a dodici, perciò non posso fare a meno di ringraziarvi immensamente, anche per i preferiti-ricordati-seguiti... Dunque devo dirvi un sacco di cose e spero di non dimenticarmele e di non annoiarvi... Innanzitutto è stata una vera impresa per me aggiornare con un computer vecchissimo di generazioni, (no oki, sto esagerando) l'ho riscritto una varietà di volte, perciò perdonatemi se trovate qualche errore di battitura o altro.. Che ne pensate del capitolo? So che non è un granchè, ma è stata una vera impresa scriverlo e non so perchè, ma è il capitolo più difficile che io abbia mai scritto, perciò spero di arrivare almeno a 13 recensioni :) In questpo capitolo è subentrato un nuovo personaggio: Simon! Che ne pensate? Secondo voi ostacolerà i rapporti di Justin e Jessica o sarà solo un buon amico per lei? Fatemi sapere che ne pensate attraverso una piccola recensione :) inoltre volevo dirvi che una ragazza mi ha trovato i nomi delle coppie: Rylex (Ryan-Alex) e i Jessin (Jessica-Justin) Non so a voi, ma a me piacciono molto, quindi ringrazio
Justin_Austin per questi nomi fantastci! <3

Un'ultima cosa e poi mi dileguo... La mia stramba mente ha pensato a una nuova storia da pubblicare, ma non ho ancora scritto nulla, perchè non sono convinta della trama, ma ce l'ho tutta in testa... Spero di riuscire a svilupparla e se scriverò qualche capitolo, lo pubblicherò :)

Bene, io credo di aver detto tutto perciò vado, prima che il computer se ne vada a puttane e lasci che io mi attacchi al ca... TRAM! Ciaoooo belleeee baciii e al prossimo capitolo <3

-Mirea xoxo

P.s Scusate per la recensione chilometrica...



 

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Capitolo 26
*** She is back... ***


Capitolo 26



She is back...



Pov Justin.

Vago per tutto il cortile della scuola alla ricerca di Ryan, non trovandolo. Dove cazzo si è cacciato quel coglione? Sparisce sempre nei momenti in cui io ho bisogno di lui.
So di aver trattato Jessica di merda e mi sento in colpa per questo, ma quando l’ho vista con quel coso non ho capito più niente, ho bisogno di parlare con un amico che mi possa capire. L'ho lasciata lì, da sola, come se avessi appena terminato di fare i cazzi miei con lei. 

Mi dirigo a passo svelto nella zona più nascosta della scuola, sperando di trovare Ryan, finchè non lo vedo con le braccia incrociate, poggiato al muro. Sulle mie labbra si fa spazio un sorriso vittorioso che scompare subito dopo vedendo che non è solo.

Con mio grande dispiacere è in compagnia di Chaz, che è seduto sul muretto intento a fumare una sigaretta. Dovevo dire una cosa importante a Ryan, ma se c’è anche Chaz non posso parlare. Che situazione di merda! Non so perché, ma non mi fido completamente di quel ragazzo. C’è qualcosa nella mia mente che mi impedisce di raccontargli i miei segreti.

Lui non sa niente di Jessica o di Tom e non ho di certo intenzione di dirglielo adesso. “Bro!” Urla Chaz sventolando una mano nella mia direzione. Mi avvicino lentamente ai due sentendo scorrere nelle narici l’odore di erba bruciata. Guardo nella direzione di Chaz e noto con orrore che sta fumando una canna.

“Vuoi fare un tiro Bro?” Mi domanda porgendomi quel disgustoso affare. “Smettila Chaz, lo sai che non fumo quella merda!” Protesto sventolando le mani, cercando di mandare via tutto il fumo che mi sta venendo addosso. Lui alza le spalle con non-chalance e continua a fumare quella merda, facendomi storcere il naso.

Ryan si limita a scuotere la testa, rassegnato dal comportamento di Chaz. Non riesco a capire come mai Ryan sia in sua compagnia, perché mi ha già detto troppe volte che non sopporta Chaz e poi lui odia l’odore del fumo, soprattutto quello di erba bruciata.

“Allora Justin, che ci fai qui?” Mi domanda Chaz buttando il mozzicone di ‘sigaretta’ a terra, cominciando a ridere come un matto. Ed ecco che la canna inizia a fare effetto sui suoi ultimi neuroni rimasti. Alzo gli occhi al cielo scuotendo la testa.

“Niente, volevo vedervi.” Dico lanciando uno sguardo d’intesa a Ryan che ha già capito che devo dirgli qualcosa, di cui Chaz non deve conoscere la minima parola. “Bhè ci hai visto.” Risponde il moro continuando a sorridermi sghembo.

“Forse è meglio se ti riposi Chaz, non vorrai tornare a lezione in questo stato. Vai a casa, tanto sei maggiorenne e puoi farlo, basta mettere una firma in segreteria.” Dico dandogli delle pacche sulla spalla con fare da amico. Lui di tutta risposta ride più forte e trattengo la voglia di prenderlo a pugni.

“Nah! Adesso vado in bagno, mi sciacquo il viso e ritorno come nuovo.” Risponde convinto, cominciando a dirigersi verso i bagni. Non appena vedo la figura di Chaz scomparire dietro la porta, tiro un sospiro di sollievo.

“Porca puttana non lo sopporto!” Sbuffa Ryan frustato passandosi una mano tra i capelli. “Neanche io.” Rispondo storcendo le labbra, facendo una piccola smorfia di disgusto.

Ad un tratto Ryan punta il suo sguardo con il mio e mi guarda come se avessi dieci coccodrilli alle mie spalle e sono quasi tentato di girarmi a controllare, ma sembrerei più idiota di quanto non sia già, perciò evito di fare figure di merda.

“Su Justin parla.” Dice riprendendosi dal suo stato di ‘frustrazione’ e alzando le braccia al cielo.
Ed eccolo qui, il mio vero amico. Colui che non mi deluderà mai, che mi capisce da un semplice sguardo d’intesa che gli lancio, che mi aiuterà a risolvere ogni problema, anche quelli impossibili.

“Un giorno mi spiegherai come fai a capirmi Ry!” Gli dico sorridendo. “Sono il tuo migliore amico Jay e ti conosco da tutta una vita, come fai a farmi certe domande?” Mi risponde lui sorridendo, mostrando anche i denti.

In questo momento avrei una grande voglia di abbracciarlo e di dirgli grazie fino all’infinito, ma questo sono cose che fanno le ragazze e facendo ciò potrei risultare una femminuccia. “Avanti parla, ti ascolto.” Continua ritornando immediatamente serio. Mi schiarisco la voce prima di iniziare a parlare.

“Devi farmi un favore.” Sussurro come a non volermi far sentire da nessuno. “Dimmi tutto.” Ribatte in tono serio. “Devi dare una cosa a Jes, da parte mia.” Mi tolgo lo zaino dalle spalle poggiandolo a terra inginocchiandomi. Lo apro iniziando a cercare tra le varie cianfrusaglie quel che mi serve, sotto lo sguardo del mio amico che mi scruta curioso.

Dopo circa due minuti, trovo finalmente quel che mi serve. Lo tiro fuori dalla borsa con sguardo vittorioso urlando un ‘trovato!’ Lo porgo a Ryan che mi guarda inarcando un sopracciglio, prima di afferrarlo con due dita.

“Un cd? Tutto qui?” Domanda assottigliando gli occhi in tono deluso. Sbuffo trattenendomi dall’alzare gli occhi al cielo. “Esatto! Devi solo dirle di ascoltarlo, appena esci da scuola glielo porgi ok?” Annuisce facendo una specie di saluto militare con la mano, facendomi scoppiare a ridere. Non mi ha neanche chiesto cosa c’era in quel cd, ma meglio così d’altronde non potrebbe capire uno come lui.

“Grazie idiota.” Mormoro abbracciandolo questa volta, fottendomene della sua reazione. Alla fine lui è il mio migliore amico e non mi ha mai giudicato, neanche quando avevo i capelli come un casco d’astronauta in testa.

Vabbè ammettiamolo, ero figo anche a quel tempo!

“Smettila di essere sempre così sdolcinato e togliti di dosso Jay, mi fai sembrare una fottuta femminuccia!” Mi dice ridendo, per poi mettermi un braccio intorno al collo e strofinarmi un pugno sulla testa. Lo avevo detto io che avrebbe reagito così, perciò non mi sorprendo anche perché so che sta scherzando.

“Cazzo Ryan Butler! I capelli no!” Urlo scrollandomelo di dosso, cercando di aggiustarmi il ciuffo con le mani. “Adesso si che sembri una fottuta femminuccia Jay!” Comincia ridere tenendosi la pancia con due mani.

“E’ meglio se sparisci di qui idiota prima che ti prenda a pugni.” Un ghigno scherzoso si fa spazio sul mio viso e comincio a strofinarmi i palmi delle mani. “Non ho paura delle femminucce Jay!” Risponde iniziando a correre verso l’entrata della scuola, visto che la campanella sta per suonare.

Certo non ha paura delle femminucce come me, però corre il coglione. “Chi è adesso la femminuccia Butler?” Urlo al vento perché purtroppo è già entrato dentro la scuola. Povero bastardo!


Pov Jessica.


Mancano solo dieci minuti alla fine dell’ultima ora finalmente. Anche se oggi la lezione non è stata così noiosa come le altre, forse perché ho scoperto che condivido le ultime due ore di lezione con Simon e ci siamo divertiti molto insieme.

Non ha fatto altro che fare battute divertenti sui professori, facendomi ridere come una matta. Siamo stati anche sgridati un paio di volte, ma non abbiamo rischiato di andare dal preside.

Con Justin ci sono stati solo sguardi sfuggenti alle prime ore ed è stata la cosa più stressante. Non riuscivo a reggere il suo sguardo, così come lui non riusciva a reggere il mio, anche se ci osservavamo lo stesso, senza dire una parola.

Tutto questo è stato imbarazzante, forse è dipeso dal fatto del bagno, ma le prime ore sono state le più lunghe della mia vita. Alle ultime due ore in cui sono stata con Simon, non era presente per fortuna, perché è andato via prima e di questo sono molto grata alla sorte.

Tamburello le dita sul banco aspettando con impazienza gli ultimi minuti che segnano la fine di quest’inferno. In questo momento mi sento come i ragazzi in High School Musical 2, ma al posto di ripetere la parola ‘estate’, direi sicuramente ‘casa,’ ‘letto,’ ‘cibo,’ ‘pace,’ ‘libertà,’ e cose del genere.

Finalmente il suono della campanella si propaga per tutta la scuola e tutti i ragazzi si alzano, compresa me, fottendosene se la professoressa stia ancora spiegando qualcosa.

Metto le poche cose che avevo sul banco nello zaino per poi chiuderlo e portarmelo in spalla, dirigendomi insieme a Simon verso l’uscita, arrivando in giardino. “Ok Jes, allora ci vediamo domani a scuola vero?” Mi mette una mano sulla spalla, prima di sorridermi a duemiladocici denti.

“Certo ci vediamo domani.” Rispondo ricambiando il sorriso. Simon si avvicina a me e mi stampa un bacio sulla guancia che mi fa leggermente arrossire. Dopo di che si allontana mormorando un ‘ciao’ in lontananza che ricambio sventolando la mano. Sospiro prima di girarmi verso la porta verde che segna l’uscita dalla prigione.

“Jessica! Jessica!” urla un ragazzo da lontano. Mi viene incontro, mostrandomi piano piano il suo viso. “Ryan?” Domando sorprendendomi di vederlo lì di fronte a me. Che cosa vuole adesso da me? Non ci ho mai parlato, l’ho visto solo in compagnia di Justin diverse volte, ma più del ‘ciao’ non c’è mai stata una conversazione.

“Si, proprio io.” Mi dice grattandosi il collo imbarazzato. “Che succede, perché mi hai chiamata?” Gli dico accennando un sorriso. “Oh si che stupido!” Impreca battendosi una mano sulla fronte, iniziando a frugare nel suo zaino alla ricerca di qualcosa.

E’ proprio amico di Justin, devo dire! Finalmente dopo qualche minuto sorride vittorioso e mi porge in mano un cd. “Un cd?” Domando confusa. Lui di tutta riposta ridacchia, mandandomi nella confusione più totale.  “Anche io ho avuto la tua stessa reazione, quando Justin me lo ha dato.” Lo guardo non capendo, mordendomi il labbro. “Che significa che te lo ha dato Justin?”                                        

“Bhè… Justin mi ha detto di dartelo e di dirti che devi ascoltarlo.”                                                                                                
“Cosa c’è dentro questo cd?” Dico scuotendolo un po’, ma non troppo forte, per evitare di romperlo. “Oh non chiederlo a me, non ne ho idea, mi ha detto solo quello che ti ho riferito.” Annuisco osservando curiosa il cd.

“Va bene Ryan, vorrà dire che lo scoprirò non appena sarò arrivata a casa, ora vado, grazie.” Lo congedo girandomi di spalle. “Aspetta Jes!” Urla lui, prendendomi per un braccio. “Dimmi.” Gli dico sorridendo, notando però l’espressione del suo viso terribilmente seria.

“Ho parlato con Alex.” Strabuzzo gli occhi, mandando giù il groppo di saliva che mi si è appena formato in gola. “Vieni sediamoci.” Mi dirigo verso la mia panchina e mi siedo, seguita da Ryan. Fa un leggero sospiro prima di iniziare a parlare. “Vedi innanzitutto lei mi ha chiesto di non dire niente a Justin, perciò tutto quello che ti dirò non uscirà fuori di qui ok?”                                        

“Certo Ryan, hai la mia parola.” Annuisco facendomi con le dita la croce a mò di giuramento, prima che lui continui a parlare. “Vedi due giorni fa, ero al parco e ad un tratto ho sentito qualcuno piangere, mi sono avvicinato ed ho visto che era Alex. Così l’ho aiutata ad alzarsi e l’ho fatta sedere su una panchina. Ha iniziato a piangere, dicendo che stava soffrendo per te, per Justin e che si sentiva sola.” Chiudo gli occhi cercando di trattenere le lacrime al pensiero di Alex in quelle condizioni, per colpa mia. Ed ecco che il magone fa ritorno e si espande in tutto il mio corpo.

“Tutto bene?” Mi chiede Ryan in tono premuroso, posandomi una mano sulla spalla. Annuisco, prima di guardarlo negli occhi. “Continua.” Gli dico socchiudendo leggermente la bocca. “Bhè dopo quella sera, io l’ho riaccompagnata a casa e abbiamo parlato un po’. Siamo diventati amici, insomma, ma ieri mi ha chiamato e…” Alza gli occhi al cielo prima di continuare, leccandosi le labbra facendomi stringere i pugni.

“E mi ha detto che stamattina sarebbe partita per Londra.” Dopo quella frase sento il mondo cadermi addosso e il cuore uscirmi dal petto.                                 

“Che cosa? Io non ci posso credere Ryan! Perché non mi hai avvisata prima. Lei è già su quell’aereo e io potevo fermarla!” Gli urlo contro alzandomi dalla panchina. Sento delle lacrime farsi spazio sul mio viso, ma cerco di ricacciarle indietro tirando su col naso. Lei sta modificando la sua vita per colpa mia. In questo momento mi sento peggio di prima, come se mi avessero infilzato tanti aghi nella pelle.

“Calmati Jes, io non sono riuscito a fermarla, ma mi ha detto che tornerà non appena starà meglio, perciò tranquilla, non stare male. Lei ha bisogno di stare da sola.” Cerca di consolarmi mettendomi le mani sulle spalle.

“Come faccio a non stare male? Lei era  una delle persone più importanti per me e se ne sta andando per colpa mia capisci? Io le ho fatto del male Ryan e merito tutto quello che sto passando!” Urlo, non riuscendo a trattenere le lacrime. Non posso credere davvero che tutto questo stia succedendo a me.

In questo momento capisco che io non riuscirò mai ad essere felice. Sarà sempre tutto complicato nella mia vita e non troverò mai una via d’uscita da tutto questo. Ci sarà sempre qualcosa che riuscirà a rovinarmi. “Vieni qui.” Sussurra Ryan, spingendomi contro il suo petto. Comincio a singhiozzare senza sosta, contro il petto di Ryan stringendo la sua maglietta bianca che ora è impregnata dalle mie lacrime salate.
 

****


Sono appena arrivata a casa e sono sola, mia madre è al lavoro come sempre. E ringrazio questo, perché se mi vedesse in queste condizioni, dovrei darle delle spiegazioni e non me la sento di raccontarle tutto, ma non perché non mi fidi di lei, ma perché non riuscirei a rivivere quello che ho passato.

Mi strofino gli occhi, ormai gonfi e mi dirigo in camera mia. Frugo nello zaino alla ricerca del cd che mi ha dato Ryan e una volta trovato lo osservo. Lo giro e rigiro tra le mani, indecisa sul da farsi e guardo il lettore che ho di fronte, mordendomi il labbro.

Mi dirigo a passo lento, inginocchiandomi di fronte allo stereo, inserisco il cd e mi siedo sul letto. Prendo il telecomando e guardo il tasto play che aspetta solo di essere premuto dal mio pollice. Ci potrebbe essere di tutto su quel cd per quanto mi riguarda, ma non ho la minima idea di cosa Justin abbia registrato.

Ho paura di premere quel tasto, ho paura che sia qualcosa di brutto, di doloroso e non voglio soffrire ancora. Però i problemi prima o poi vanno affrontati, così decido finalmente di premere quel tasto, prima di ingoiare la saliva che mi si è formata al centro della gola. Aspetto qualche secondo finchè una musica dolce, a me sconosciuta rimbomba in tutta la camera.

Strabuzzo gli occhi, non appena sento la voce di Justin che canta una canzone a me sconosciuta. Capisco che deve averla scritta lui, sorrido a quel pensiero. Le parole sono stupende e la sua voce è perfetta come sempre. Sento che la musica si fa di una tonalità sempre più alta annunciandomi sicuramente l’arrivo del ritornello che mi fa rimanere senza parole.

I’m overboard                                                                                          
and I need your love to pull me up                                                                
I can’t swim on my own                                                                                                      
 It’s too much                                                                                                     
Feels like I’m drowin without your love                                     
So throw yourself out to me                                                                            
My lifesaver                                                                                       
My lifesaver                                                                                           
My lifesaver.

E dal ritornello della canzone capisco che è lo sfogo che avevo scritto sul pezzo di carta. Mi porto le mani sulla bocca, sentendo la voce di Justin che canta le parole che ho scritto. E’ incredibile ha davvero scritto una canzone, non scherzava quel giorno. Non avrei mai creduto che potesse diventare una canzone.

Lui ci ha aggiunto le strofe iniziali e quelle finali e sono davvero bellissime. La bravura di questo ragazzo è immensa, scrive dannatamente bene e la musica che ha composto è spettacolare, per non parlare della sua voce spettacolare, solo a sentirla sento lo stomaco gorgogliare.

Lacrime di gioia fuoriescono dai miei occhi e non posso fare a meno di sorridere. Ed è proprio quest’effetto che mi fa la sua voce. Riesce a rendermi felice, mi rallegra le giornate. La ascolterei in eterno, anche in punto di morte, sono sicura che la sua voce sarebbe capace di farmi resuscitare.

Aspetto che la canzone finisca, prima di prendere il telefono e digitare il numero di Justin, mettendo ovviamente lo sconosciuto, nel caso Tom fosse lì vicino. Aspetto due – tre squilli prima di sentire la sua voce annoiata dall’altro capo del telefono.                                                                                                               

“Pronto?”                                                                                                                         

“Che significa?” Domando non lasciandogli il tempo di dire altro. 

“Jes, sei tu? Che succede?”                                                                               

“Justin, la canzone è… è…” Ripeto la è all’infinito non riuscendo a trovare un aggettivo adatto.                                                                   

“Non ti piace?” Domanda e riesco a sentire il suo tono di voce dispiaciuto.                                                                                     


“Stai scherzando? E’ meravigliosa Justin! Ma come fai a scrivere così bene? E adesso che ci faccio con questa canzone?” Lo sento ridacchiare attraverso il telefono e posso giurare che adesso sta sorridendo, anche se io non lo vedo.                                                                      

 “Jes, ti piace davvero tanto la canzone?”                               

“Siiiiiiii!” Urlo stranita dal suo tono dubbioso, mettendoci tutto il mio entusiasmo.                                                                                                      

“Bene e allora devi cantarla alla gara.” Dice in tono tranquillo come se stesse pronunciando il suo nome. Io di tutta risposta sgrano gli occhi. Ma è pazzo? La canzone l’ha scritta lui, non posso cantarla io, deve cantarla lui.                                                        

“Coooosa? Justin sei impazzito? La canzone l’hai scritta tu, perciò quello che la deve cantare qui sei tu!” Sento la mia insicurezza invadermi dalla punta dei capelli alle dita dei piedi.                               

“Avanti Jes, la canzone l’hai scritta anche tu e poi io ho un’altra canzone da cantare, perciò Overboard la canti tu e non si discute ok?” Aggiunge in un tono che non si ammettono proteste.

“Ma…” Cerco di dire.                                                            

“Niente ma… Ora devo andare e miraccomando prova la canzone!”     

“Justin, non ri-“ Cerco di dire, ma niente da fare l’idiota ha già riattaccato. Non mi ha lasciato neanche il tempo di dirgli grazie. E ora? Io non sono degna di cantare una canzone così stupenda e non credo neanche di essere così brava a cantare.

Perché non la canta lui che è così bravo? L’ha persino registrata sul cd, perciò se vuole potrebbe cantarla anche in playback no? Anche se secondo me farebbe più figura a cantarla in live. Io non sono sicura di farcela.


Pov Justin.


Ho appena chiuso la chiamata di Jes, perché ho ricevuto un messaggio da un anonimo, piuttosto strano, dicendomi che ci saremmo incontrati all’aereoporto di Los Angeles.

Sarei potuto andare anche a piedi, data la vicinanza con casa mia, ma ho preferito prendere la mia Range Rover per non perdere tempo. So che forse dovrei essere prudente perché potrebbe essere uno stupido scherzo di una persona che vuole farmi del male, ma io non ho paura, anzi sono proprio curioso di vedere chi possa essere questo misterioso personaggio che mi ha contattato con tanta urgenza.

Faccio retromarcia prima di parcheggiare di fronte alla pista di atterraggio. Mi avvicino cautamente di fronte alla pista di atterraggio e noto che è già vuoto e che sono uscite tutte le persone. Mi metto le mani in tasca, aspettando per circa venti minuti.

Sto incominciando a spazientirmi, se becco quel coglione che mi fatto lo scherzo giuro che… Non faccio in tempo a concludere il mio pensiero che vengo bloccato da una voce che chiama il mio nome.

“Justin.” Sussurra alle mie spalle. Il mio respiro si fa più pesante e sento il sangue pulsare nelle vene. Mi giro dietro di me, vedendo l’ultima persona che non mi sarei mai immaginato di vedere. 




*SPAZIO AUTRICE*

Solo una frase per scusare il mio ritardo: "Maggio, studente fatti coraggio!"
Detto questo passiamo al capitolo... Sinceramente a me non piace, ma se volete recensire anche per dirmi che fa schifo potete farlo tranquillamente... Ringrazio le 13 recensioni ricevute allo scorso capitolo... Riusciamo ad arrivare a 14? ovviamente se non arriviamo fa niente, non mi sorprendo dato che il capitolo fa schifoo! Ora devo andare perchè mio cugino sta romopendo... Ciao belle <3 









 

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Capitolo 27
*** Caitlin... ***


Capitolo 27


Catlin...


“Caitlin” Sussurro sentendo il fiato mancare nel corpo e le vene del collo pulsare. Cerco di deglutire, ma sembra che la mia gola non ne voglia sapere di mandare giù quel groppo che la opprime.

E’ incredibile! Davanti a me c’è lei, in carne ed ossa, che mi sorride come non mai. Non posso di certo dire che la crescita le abbia fatto male, anzi è diventata bellissima.

Indossa un giubbotto di pelle marrone scuro lasciato sbottonato che lascia intravedere la sua maglietta grigia, le sue gambe lunghe sono fasciate da dei leggins neri e ai piedi indossa un paio di stivaletti semplici a loro volta neri.

Oltre al suo look, anche il suo fisico è cambiato molto rispetto a un anno fa, è diventata più alta e le sue forme si sono sviluppate. I capelli castani più lunghi, ma sempre ondulati e il ciuffo è mantenuto dagli occhiali da sole che fanno da fermaglio e i suoi occhi così intensi color cioccolato sono l’unica cosa a non essere cambiata, perché si lo ammetto è cambiata tantissimo, ma per me resterà sempre la mia Caitlin, la mia migliore amica, la ragazza che mi ha aiutato sempre a superare tutti i miei problemi.

“Io… Io…” Boccheggio come un idiota, per la prima volta nella mia vita, credo di essere a corto di parole, ma sono solo così felice di vedere la mia migliore amica dopo tanto tempo, che non riesco ad esprimermi dalla gioia. Il mio essere imbranato la fa ridacchiare, tanto da avvicinarsi ancora di più a me.

“Sei un vero idiota Drew, come sempre d’altronde! Io sono qui da circa cinque minuti impalata come una statua e tu non mi hai ancora abbracciata!” Dice in tono scherzoso, chiamandomi con il mio secondo nome. Era da tanto che qualcuno non mi chiamava così.

Non mi lascia il tempo di dire nulla, che mi getta le braccia al collo, poggiando il viso sul mio petto. Io ricambio l’abbraccio stringendola a me, come se non volessi più lasciarla andare, mi è mancata troppo e solo in quel momento me ne rendo conto. Sento dei leggeri singhiozzi e del bagnato nell’incavo del mio collo, così capisco che sta piangendo.

Io di tutta risposta le accarezzo i capelli e la stringo ancora di più facendole capire che mi è mancata immensamente. Anche i miei occhi sono lucidi, ma evito di piangere, perché non voglio mostrarmi debole davanti alle ragazze, solo con Jes sono riuscito a sfogarmi così, neanche con Caitlin ho mai pianto.

Ci stacchiamo lentamente, guardandoci negli occhi e posso notare i suoi lucidi e le sue guance piene di lacrime. “Mi sei mancato Idiota!” Mi dice dandomi uno scappellotto in testa e asciugandosi quelle poche lacrime che ha perso.

Si, lei è sempre stata così, anche lei odia piangere davanti agli altri, perciò per sdrammatizzare deve mostrare il suo lato da ‘maschiaccia’. “Ahia! Mi hai fatto male stupida!” Dico facendo il finto offeso, mettendo anche il labbruccio.

Caitlin è stata il mio primo amore, quando avevo undici anni, ma non è stato niente di serio, siamo sempre stati migliori amici, anche quando stavamo insieme, per questo quando abbiamo deciso di lasciarci nessuno dei due ha sofferto e non abbiamo neanche litigato. Lei è una delle persone più importanti per me ed è l’unica che sa di Tom insieme a Ryan e che ha cercato di aiutarmi.

Stare con lei però in un certo senso mi fa male, perché riporta a galla tanti ricordi, quelli più belli. In quel periodo anche se ero nelle grinfie di Tom e lontano da mia madre ero felice perché avevo gli amici migliori del mondo. Io, Ryan, Caitlin e Chris eravamo uniti più che mai, eravamo come dei fratelli. Ma a proposito di Chris… Che fine ha fatto?

“E Chris dov’è?” Domando nella speranza di vederlo sbucare da qualche parte con suo solito ghigno da idiota. Ma niente dietro di lei vedo solo il suo piccolo trolley bianco. Il sorriso sul viso di Caitlin scompare, facendomi pensare le cose più brutte del mondo. “Cait? E’ successo qua…”
                                                                                               

“E’ in Spagna.” Dice in tono scocciato, incrociando le braccia al petto. Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito dopo non sapendo che dire. Era il suo sogno quello di andare in Spagna, mi ricordo che da bambino me ne parlava sempre e alla fine è riuscito a realizzarlo e sono molto contento per lui.

“Non lo vedo da… Tanto tempo.” Dice storcendo gli occhi facendomi capire tutto il rancore che prova verso suo fratello. Ricordo ancora il giorno in cui dovevo andarmene, lei era lì sulla soglia di quella porta e non voleva lasciarmi partire, mi continuava a ripetere che sarebbe rimasta sola, anche se aveva capito che non era colpa mia.

Per non parlare di quando seppe anche della partenza di Ryan, all’inizio era molto arrabbiata con lui, perché scelse di partire con me invece di stare con lei, ma poi comprese che io da solo senza di lui, non ce l’avrei mai fatta e quindi ritornò tutto ‘come prima.’ Ora anche Chris l’ha abbandonata e non posso crederci che l’abbia davvero fatto, da piccoli erano molto uniti e se proprio doveva andare in Spagna, doveva portare Cait con lui. Capisco Cait come si sente.

Se avessi ancora mia sorella qui, io non la lascerei mai andare, la proteggerei sempre ed è per questo che sono molto deluso da Chris. “Allora Ryan come sta?”Mi domanda cambiando discorso, capisco che non vuole parlare di suo fratello, così la assecondo mettendo un braccio sulle sue spalle, mentre lei avvolge il suo braccio attorno alla mia vita e con l’altro trascina il suo trolley.

“Oh, come sempre.” Rispondo con non-chalance, iniziando a camminare verso la mia macchina. “Ha messo la testa a posto? Si è innamorato?” Sorrido sghembo pensando a lui e ad Alex su una panchina a parlare di Dio sa cosa. “Forse…” Rispondo facendole aggrottare la fronte.

Arriviamo al parcheggio e io faccio il giro per aprirle lo sportello, facendole alzare gli occhi al cielo. “Oh Justin lo sai quanto odio tutte queste manie di farmi aprire lo sportello dagli uomini! Le mani ce le ho guarda!” Dice in tono esasperato, allungando le sue mani, dimostrando così la sua teoria. Lo so benissimo che le dà fastidio essere trattata come una principessa, ma a me piace stuzzicarla.

Ricordo ancora quella volta in prima media, quando un bambino le portò una rosa e lei lo mandò a fanculo. La sua prima parolaccia! Ridacchio a quel ricordo, prima di mettere il trolley nel cofano, fare il giro dall’altra parte della macchina e mettere in moto.

“A che pensi?” Domanda inarcando un sopracciglio, ha sicuramente sentito il risolino di prima. “Stavo solo pensando a quando mandasti a fanculo quel bambino, eri terribile.” Dico continuando a ridere. “Anzi no sei terribile.” Ribatto cambiando il verbo al presente, facendola ridere di gusto.

“Ne ho mandati tanti a fanculo Jay!” Non avevo dubbi Cait, lo sapevo. Faccio retromarcia per uscire dal parcheggio ed imboccarmi sulla strada di casa, quando mi viene in mente un piccolo particolare.  “Cait tu dove vivrai? Lo sai che non puoi stare a casa mia vero?” Non fraintendetemi, la ospiterei volentieri a casa mia, ma sono sicuro che Tom non sarà d’accordo e poi se la vedesse farebbe pensierini poco casti su di lei e io non voglio. Li ha già fatti su Jes, non voglio che cada nei guai anche lei, perciò Tom non deve assolutamente sapere che Cait è tornata.

“Lo so, Justin sta tranquillo, vado a vivere da mia cugina Jenna,. Appena ha saputo che sarei venuta mi ha subito proposto di andare a casa sua.” Agita la mano con nonchalance, cominciando ad aggiustarsi il ciuffo ricaduto dagli occhiali da sole. Non mi aveva mai detto di avere una cugina qui a Los Angeles, ma forse non lo sapeva neanche lei fino ad ora.

“Come mai sei venuta qui?” E’ da quando l’ho rivista che voglio chiederglielo, ma con i saluti e tutto il resto me ne sono dimenticato. Avrei anche voluto chiederle come facesse ad avere il mio numero, ma alla fine non mi importa più di tanto. Noto con la coda dell’occhio il suo viso abbassarsi sulle sue mani che ora giocano incastrandosi tra di loro. Capisco subito dalla sua espressione che c’è qualcosa non va.

“I miei genitori sono morti Justin.” Sussurra con una nota di malinconia nella voce. “Mi dispiace Cait.” Dico posando una mano sulla sua, interrompendola così dal giocare con i pollici. “Non sono venuta qui solo per questo Justin, devo dirti una cosa importante.” Risponde facendomi un leggero sorriso.

“Dimmi.” Rispondo riportando la mano sul volante. “Quando i miei genitori sono morti e Chris se ne andato, Pattie mi ha inviato a stare da lei.” Deglutisco sentendo nominare il nome di mia madre, e il sangue sembra si sia fermato dallo scorrere nelle mie vene. Sentire il suo nome dopo tanto tempo per me è una gioia immensa, ma allo stesso tempo, mi sento male, perché dovrò aspettare un anno per rivederla, per riabbracciarla.

In questo momento provo un po’ di invidia verso Caitlin. Lei è stata con mia madre per tutto questo tempo, mentre io ho vissuto nella merda, ma non sono arrabbiato con lei, mi dispiace molto che i suoi genitori siano morti, gli volevo molto bene. Piuttosto non riesco ancora a credere che Chris l’abbia lasciata sola, nonostante tutto. Non c’è dubbio che sono molto deluso da lui, ma evito di parlare di Chris, per non farla stare male.

“Come sta?” Domando non togliendo lo sguardo dalla strada. Vedo con la coda dell’occhio Cait sorridere e appoggiare gli occhiali da sole sul cruscotto. “Sta benissimo Justin, mi ha detto di dirti che ti vuole molto bene e che le manchi.” Stringo le labbra in una linea sottile e sento la mia vista annebbiarsi.

Mi mordo le labbra con forza per evitare che le lacrime scendano, sentendo il gusto ferreo del sangue. Perché non può dirmelo di persona, come fanno tutte le altre mamme con i propri figli? Perché non posso avere una vita normale come gli altri ragazzi? Ma soprattutto perché non posso essere felice? Mia madre è la persona più importante della mia vita e fin da piccolo sono cresciuto senza di lei, ricordo ancora il giorno in cui la lasciai. Avevo solo undici anni…


“Tesoro con lui starai meglio, devi andare con lui.” Disse la donna con gli occhi azzurri, al piccolo bambino che stringeva il suo vestito. “No, mamma, io non voglio andare con lui, voglio stare con te!” Strillò il piccolo continuando a piangere.

La donna si inginocchiò di fronte al fragile viso del figlio e cominciò a carezzargli le guance e i capelli. Le si strinse il cuore vedendolo in quello stato, si sentiva in colpa per non essere riuscita a mantenerlo, si sentiva in colpa per non avergli dato l’amore di una madre. Si sentiva in colpa per aver accettato il patto di quel lurido uomo che con i suoi pochi soldi riusciva a mandare avanti la casa.

Pensava che fosse la soluzione giusta, quella di mandare suo figlio a vivere da lui e inoltre l’avrebbe rivisto qualche volta. Lo stava abbandonando. “Justin, con lui avrai una vita migliore, io non riuscirò mai a crescerti, con lui non ti mancherà niente.” Disse la donna posando un bacio sulla fronte calda del figlio.

“Allora, sei pronto Justin?” Tuonò l’uomo entrando dalla piccola porta di legno, facendo spaventare Pattie e Justin. Il momento era arrivato e la donna doveva lasciare andare il figlio. “Solo un secondo Tom.” Sussurrò Pattie con la voce rotta dal pianto. Detto questo si strinse la testa del figlio al petto, carezzandogli le spalle amorevolmente come solo una vera madre può fare e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Il piccolo strinse la vita della madre con le sue piccole manine e strofinò la testa sul suo petto. “Miraccomando, sii forte, io ti voglio bene, ci rivedremo presto amore mio.” Gli sussurrò la donna al suo piccolo e fragile orecchio. Il piccolo Justin annuì rassegnato e diede un ultimo bacio alla madre, prima di tirare su col naso e dirigersi verso il possente uomo che aveva di fronte.

“Andiamo.” Disse in tono duro, cominciando a camminare verso la porta, seguito da Justin. Il bambino si girò un’ultima volta verso la madre ancora in lacrime e in quel momento capii che lui le doveva dare forza così le fece il sorriso più grande del mondo, mostrando anche i suoi piccoli dentini da latte.

Pattie non se la sentiva di sorridere, ma ne accennò lo stesso uno, che più che un sorriso sembrava una smorfia di dolore. La porta si chiuse con un tonfo sordo, facendo scomparire la piccola figura e in quel momento la donna capii che aveva perso per sempre il suo bambino.

Si accasciò a terra cominciando ad urlare dalla disperazione. Sapeva che con Tom il figlio avrebbe avuto una vita migliore, ma in quel momento si pentii di tutto quanto, voleva essere egoista e privare il cibo al figlio per due - tre giorni, pur di tenerlo tra le braccia per tutta la vita, ma ormai il rombo della gip, fece perdere tutte le speranze alla giovane donna.

Non solo aveva perso la figlia minore Jazmine, ma ora non c’era più neanche Justin. La donna corse alla porta, aprendola con un botto, rendendosi conto che ormai era troppo tardi e la gip era scomparsa, portandosi via la ragione della sua vita...


Una lacrima fa capolinea dal mio occhio sinistro, ma me la asciugo prima che Cait possa vederla. E’ passato tanto tempo da quel giorno, ma ricordarlo fa ancora male. Faccio un leggero sorriso per scacciare via tutta la tristezza e mi giro verso Cait che mi sta guardando con il suo solito sorrisetto furbo.

“Allora Justin, tu sei innamorato?” Freno di botto la macchina, accorgendomi troppo tardi del semaforo rosso. Altro tasto dolente, senza accorgersene Cait mi sta facendo sentire una merda. “Oh Justin, stai attento per poco non mi baciavo con il finestrino!” Sbotta irritata, ma nota subito il mio sguardo serio e mi accarezza piano il braccio, come a confortarmi.

Noto che il semaforo è verde, così premendo l’acceleratore, continuo il mio percorso. “Ho detto qualcosa di sbagliato Justin?” Dice in tono triste. In questo momento sembra una bambina che si sta scusando con i genitori per aver combinato qualche marachella e mi fa tanta tenerezza. Parcheggio sul bordo del marciapiede deciso a raccontarle tutto delle mia vita a Los Angeles.

“No, Cait va tutto bene, ti racconterò tutto.” Le dico carezzandole una guancia con le nocche. Annuisce contenta prima di guardarmi e mettersi comoda sul sedile. Ha già capito che la storia sarà lunga dalla mia faccia, è incredibile come le persone riescano a comprendermi dalla mia espressione. Sono un libro aperto per tutti ormai!


Pov Jessica.


Digito il suo numero sul telefono ed esito alcuni secondi prima di premere il tasto verde che indichi l’inizio della chiamata. Ho messo lo sconosciuto, altrimenti lei non mi avrebbe mai risposto, ma ho paura che riattacchi nell’istante in cui lei senta la mia voce.

Mi manderà sicuramente a fanculo, ma io ho bisogno di sentirla, devo sapere come sta e quando tornerà. Faccio un sospiro contando fino a dieci prima di premere finalmente quel tasto verde.

Sento gli squilli che si propagano nel mio orecchio e l’ansia in questo momento è alle stelle. Sono già passati tre squilli, ma è come se ne fossero passati venti. Sono già arrivata al sesto squillo e sto per riattaccare sicura che non risponderà quando sento finalmente la sua voce stanca.

“Pronto?”  Ed ecco il tuffo al cuore. E’ incredibile sentire la sua voce dopo tanto tempo, mi è mancata da morire. Ricordo che quando rispondevo al cellulare lei era sempre così allegra urlava nel dire ‘pronto’ e invece adesso la sua voce è così morta, priva di tonalità.

“A-Alex?” Balbetto, cominciando a vedere sfocato dai miei occhi. “Jessica, sei tu? Che cosa vuoi?” Dice in un tono nervoso, ma stanco, come se fosse scocciata di sentirmi. A quel punto scoppio a piangere, facendo udire i singhiozzi anche a lei.

“Io… Mi dispiace, Alex, ti prego perdonami, ti scongiuro, io ti voglio bene, tu sei la mia migliore amica, sei una sorella per me e io non riesco a sopportare tutta questa situazione! I sensi di colpa mi stanno divorando e sto così male!” Urlo disperata. Sento dei singhiozzi dall’altro capo del telefono, segno che sta piangendo anche lei e mi sento in colpa un’altra volta.

Aspetto qualche minuto finchè non sento il silenzio dall’altra parte. “Alex, hai riattaccato?” Domando con la paura nella voce. Non voglio che lei riattacchi, dobbiamo chiarire questa situazione, non si può andare avanti così. Aspetto circa un minuto con l’orecchio incollato alla cassa del cellulare, ma niente , non si odono nemmeno sospiri. Ha riattaccato.

Proprio mentre sto per perdere le speranze, sento una debole voce. “Anche io ti voglio bene Jes.” Mi dice in tono più dolce. Ed io non posso fare a meno di sorridere e comincio a piangere di gioia. “Scusami non volevo chiamarti troia.” Sussurra in tono dispiaciuto. “Lo so, lo so, va tutto bene, io ti ho già perdonata, ma adesso ho bisogno che tu perdoni me Alex ti prego!” Supplico mordendomi il labbro inferiore. Sento di nuovo il silenzio avvolgermi e stavolta passa più di un minuto prima che Alex parli.

“I-io n-non lo s-so Jes. E’ dif- ficile.” Balbetta dispiaciuta. “Ci vuole tempo ed è per questo che sono qui. Ho bisogno di pensare.” Annuisco a me stessa comprendendola, prima di fare un leggero sospiro. “Ora devo andare e… Ti prego salutami Ryan.” Dice e posso giurare che in questo momento lei sta sorridendo. “Certo. Ciao Alex e torna presto, ti prego.” Dico sorridendo, terminando così la chiamata. 





*SPAZIO AUTRICE*

Ehylà ragazze! Eccomi qui con il ventisettesimo capitolo! Che ne pensate? Sinceramente? A me è venuto da piangere mentre scrivevo il flashback di Justin... Sto esagerando con la tristezza vero? Boh... Vi assicuro che questa storia vrà un lieto fine, ma dovete avere un pò di pazienza ancora... Che ne pensate di Caitlin? Secondo voi ostacolerà l'amore di Justin e Jessica o si rivelerà un'amica per tutti e due? E poi? La fine? Alex e Jes hanno parlato dopo tanto tempo e anche qui mi è venuto da piangere, perchè ancher io non sto passando un buon periodo per quanto riguardano gli amici, ma questo a voi sicuramente non interess. Ringrazio le 9 recensioni allo scorso capitolo, anche se sono poche per me sono molte lol (?) Vi avevo detto che quel capitolo non era un granchè perciò tranquille io non mi arrabbio ;) Spero che a questo capitolo ne avrò un pò di più... So che io non aggiorno molto spesso, ma se magari avessi un pò più di recensioni, potrei aggiornare anche dopo cinque giorni (non so se mi sono spiegata) Ringrazio inoltre chi ha messo la storia nei preferiti-seguiti-ricordati... 

Vorrei dedicare questo capitolo alla mia cara amica Giulia che non vedo da mesi e che finalmentee mercoledì rivedrò... Ti voglio tanto bene, non sai quanto <3 <3 <3 
Ciao ragazzeeeee e al prossimo capitolo! <3 <3 <3
-Mirea








 

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Capitolo 28
*** The deception... ***


Capitolo 28

The deception...

Pov Justin.

Apro gli occhi sentendo un forte odore di tabacco provenire nella mia stanza. Deve essere sicuramente Tom che sta fumando la sua solita pipa mattutina. Scosto il piumone sentendo il freddo avvolgere le mie gambe scoperte, dato che dormo solo con i boxer e porto lo sguardo sulla sveglia di fianco a me che segna le sette e trenta del mattino.

Cazzo!

Sono in ritardo! Mi sbatto una mano sulla fronte comincio a frugare nell’armadio alla ricerca della prima cosa che mi capita sotto mano. Opto per un pantalone nero a cavallo basso, una maglietta bianca con scollo a v e le mie solite supra bianche.

Mi sistemo meglio la catena d’oro che porto al collo e lascio i capelli ricadermi liberi sulla fronte, dopo di che scendo giù per prendere lo zaino e uscire da quell’inferno di casa che mi ritrovo. Mi metto la mia giacca di pelle nera e quando sto per uscire dalla porta la voce di Tom mi blocca dal fare qualsiasi cosa.

“Dove cazzo sei stato ieri?” Mi giro verso di lui e noto che il suo viso non lascia trasparire nessuna emozione e le sue braccia sono incrociate al petto, aspettando una mia risposta. Aspetto qualche secondo prima di rispondere e lo guardo negli occhi, inarcando un sopracciglio.

“Da nessuna parte.” Dico con tono di voce tranquillo. Sto per aprire la porta, quando una grande mano, mi tira per la spalla e mi sbatte violentemente al muro. Trattengo un gemito di dolore, non voglio che lui veda la mia sofferenza, non voglio dargli questa soddisfazione, ma purtroppo la smorfia sul mio viso mi tradisce e noto che sul suo viso si forma un sorriso divertito.

Non ho paura di lui, questo mai! Non ne ho mai avuto, neanche quando ero piccolo. Mi ha sempre fatto solo schifo! “Quando faccio una domanda, esigo una risposta ben precisa, non ti permettere mai più di fare il vago con me, moccioso! Ora dimmi dove cazzo eri ieri!”  Ordina con voce alta guardandomi con tutto il disgusto di questo mondo.

Stringo i denti, trattenendo la voglia di sputargli in faccia. “Sono andato in giro con Ryan.” Dico tranquillo. E in un certo senso è vero, ieri dopo aver parlato con Cait, l’ho accompagnata a salutare Ryan, perciò sono stato anche con lui. Tom però non sembra essere soddisfatto della mia risposta e sta per ribattere, quando io lo interrompo, prima che dalla sua bocca possa fuoriuscire una parola.

“Devo andare a scuola ora.” Scrollo le sue mani dalla mia spalla e prendo lo zaino che era caduto a terra. Apro la porta, chiudendomela alle spalle una volta uscito. La brezza fresca del mattino mi invade il viso, il vento mi scompiglia i capelli e mi costringe a socchiudere gli occhi, per evitare di farli lacrimare, entro in macchina e metto in moto per andare a prendere Cait.

Subito i ricordi di ieri invadono la mia mente. Le ho raccontato tutta la storia di Jes e lei ne è rimasta subito colpita, ricordo ancora le sue imprecazioni in aramaico contro Tom e non posso fare a meno di ridacchiare al solo pensiero. Ha promesso di aiutarmi, ma io le ho detto subito di non intromettersi, perché non voglio che anche lei finisca nei guai, anche se credo che farà di testa sua come al solito.

Inoltre mi ha detto che vuole conoscere Jes per diventare sua amica. Appena le ho parlato di lei e del suo carattere, le si sono illuminati gli occhi, ha incominciato a sparare frasi del tipo: ‘oddioooo andremo subito d’accordo!’ ‘diventerà la mia migliore amica!’ Ovviamente non ho tralasciato la parte in cui Alex si è infuriata con noi e lei si è sbattuta una mano in fronte, anche se non ho capito perché lo ha fatto, ma trattandosi Cait che è strana, non mi sorprendo.

Scaccio via i pensieri rendendomi conto di essere davanti casa di sua cugina e le mando un messaggio per intimarle di scendere. Ah, dimenticavo un piccolo dettaglio… Ha deciso di iscriversi alla  mia scuola, dato che non ha ancora finito gli studi.

“Ehy Jay!” Sussulto sentendo la sua voce pimpante e la portiera della macchina aprirsi, mi stampa un bacio sulla guancia per poi mettersi comoda sul sedile e guardare lo schermo del cellulare, quando ad un tratto riporta lo sguardo su di me spalancando la bocca.

“Come cazzo ti sei fatto i capelli?” Urla in tono schifato. Comincia a passarmi le mani tra i capelli nel tentativo di alzarmeli. Ma io le scosto la mano e la fulmino con lo sguardo. “Lo sai che odio quando mi si toccano i capelli e poi oggi mi sono alzato tardi e non ho avuto tempo di mettere il gel… Piuttosto tu come cazzo ti sei vestita?"

Scannerizzo il suo corpo storcendo il naso, notando che indossa dei pantaloncini chiari strappati, – troppo corti per i miei gusti - una canotta che le lascia scoperto l’ombelico, da dove si intravede un piercing argentato e ai piedi i suoi soliti stivaletti neri con le borchie.

“Perché cos’ho che non va?” Mi dice guardandosi e abbassandosi leggermente la maglietta. Alzo gli occhi al cielo esasperato, mettendo in moto per dirigermi a scuola. “Sembri un coglione con quei capelli!” Mi dice ridendo.

Inarco un sopracciglio, distogliendo lo sguardo dalla strada. “E tu una tr…" Mi fulmina con lo sguardo. "Niente.” Dico sorridendo innocente, ritornando a guardare di fronte a me. Cait di tutta risposta mi sorride grata per aver cambiato parola, per poi riportare lo sguardo sul cellulare.

“Ti sei fatta un piercing?” Domando cambiando completamente argomento. “Oh si. Ti piace?” Domanda entusiasta scoprendosi di più la pancia, per far vedere quel piccolo diamantino.

“I piercing non mi piacciono!” Borbotto ticchettando i polpastrelli sul volante e sorridendo sghembo. “Ma sei tu ne hai due agli orecchi!” Esclama stranita. “Lo so, ma intendevo che non mi piacciono i piercing sulle ragazze, però quelli all’ombelico sono sexy, perciò mi piacciono.” Lei mi guarda strana, come se le avessi detto la cosa più stupida di questa terra, ma forse non ha tutti i torti… La guardo prima di farle l’occhiolino, per poi riportare lo sguardo sulla strada.
 

Pov Jessica.


“Oh Jes, basta con queste cazzo di cuffie, ti sto parlando da circa un quarto d’ora ma tu non mi stai ascoltando!” Simon si passa una mano trai capelli disperato. Io di tutta risposta ridacchio, facendo ridere anche lui. “Scusa Simon, hai ragione, ora le tolgo.” Mi tolgo le cuffie riponendole in tasca insieme al mio mp3.

“Dicevi?” Domando guardandolo. “Niente lascia perdere. Ho pure dimenticato di cosa stavo parlando. Piuttosto che ascoltavi?”                                                              
“Made in the Usa di Demi Lovato” Dico fiera di me con un sorriso a trentadue denti. Demi è il mio idolo, conosco tutte le sue canzoni a memoria e mi piacerebbe diventare come lei. Insomma ne ha passate tante quella povera ragazza, ma è sempre sul palco pronta a far sorridere tutti con la sua voce. E’ grandiosa ed io la adoro!

“Fico! Anche io adoro Demi!”                                                          
“Grande bro! Batti il cinque!” Urlo alzando in aria la mano aspettando che la sua mano si scontri con la mia, che non tarda a toccare il mio palmo. Ridiamo tutti e due prima di camminare per il corridoio parlando del più e del meno.

Oggi sono contentissima, sarà perché ieri ho parlato con Alex e anche se non mi ha perdonato del tutto, io so che mi vuole bene e spero torneremo amiche al più presto. Simon è grande e mi fa ridere un sacco e devo dire che mi trovo bene con lui, sono sicura che molto presto diventeremo grandi amici.

Ad un tratto una figura femminile fa capolinea dalla porta. Io e Simon smettiamo immediatamente di parlare e ci blocchiamo a guardare quella figura slanciata che sembra venire verso di noi.

Ha un fisico perfetto, alta, magra e i suoi capelli castani sono stupendi, anche se l’abbigliamento credo sia un po’ troppo scoperto per una scuola. La ragazza si ferma a poco più di un metro da noi e ci scruta sorridendo.

Noto che Simon è rimasto con la bocca aperta e gli occhi strabuzzati, scuoto la testa dandogli una gomitata nello stomaco facendolo ‘destare’ dal suo stato di trance. “Oh… Emh… Si… Ciao!” Sussurra Simon grattandosi la nuca, io di tutta risposta alzo gli occhi al cielo, per poi guardare la ragazza che mi sorride dolcemente. Che sta succedendo?


Pov Justin.


“Dove cazzo si è cacciata Cait?” Urlo a Ryan che mi guarda sgranocchiando un pacco di Taki. “fnon fe ho ifea.” Risponde con la bocca piena, prendendone subito dopo un’altra manciata ficcandosela in bocca. Cristo, mi fa venire il vomito, è disgustoso! Ho intravisto Jes che parlava con quell’idiota del nuovo arrivato e l’ho indicata subito a Cait, dato che mi stava tartassando per sapere chi era quella ragazza.

Ad un tratto è sparita e non l’ho più vista, ho paura che mi faccia fare figure di merda. “Muoviti andiamo a cercarla!” Urlo tirando Ryan per il cappuccio della felpa. “Ffammi finife!” Ribatte ancora con la bocca piena, indicando il pacchetto viola.

“Li finirai dopo! Muoviti!” Ordino. Rimette i Taki nello zaino e si strofina le mani sui pantaloni per pulirsi. Dopo di che mi segue e cominciamo a vagare nei corridoi della scuola, nella speranza di vedere quella testolina castana sbucare da qualche parte. Mi affaccio negli armadietti e trattengo un respiro, vedendola parlare animatamente con Jes e quel coglione di cui non so ancora il nome. “Justin l’hai tro…”                                                    

“Shh…” Sussurro mettendomi un dito sulla bocca, per fargli segno di stare zitto. Mi affaccio per cercare di sentire e assottiglio gli occhi. “Io sono Caitlin, ma potete chiamarmi Cait, sono nuova.” Vedo Jes che sorride e che le tende la mano, seguita subito dopo dal moro che la mangia con gli occhi.

“Io sono Simon.” Dice presentandosi alla mia amica. Oh finalmente so il nome di quel coglione! “Tu devi essere la famosa Jessica.” Esclama Cait, interrompendola dal presentarsi.                          

“Perché famosa?” Domanda Jessica in tono confuso. Mi spiaccico una mano in fronte, prima di imprecare in arabo e sbattere la testa contro un armadietto. Avete presente quando nei cartoni animati i personaggi cadono di proposito, quando qualcun altro dice qualcosa di stupido? Bene… E’ quello che vorrei fare io in questo momento, ma mi limito ad arrossire come un peperone. Cazzo fai Cait?

“Emh… Justin così ti farai male.” Dice Ryan riferendosi sicuramente al mio continuo sbattere la testa contro un fottuto armadietto di metallo. Lo ignoro e stacco la testa da quel coso, continuando a sentire le due ragazze che continuano a parlare.

“Bhè… Emh… Ecco mi hanno parlato molto di te.” Dice Cait in tono tranquillo, correggendosi dalla gaff che stava per fare. “Chi ti ha parlato di me?” Domanda Jes curiosa mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Oh… In giro si dice che tu sia una delle più brave della scuola.“ Dice Cait sollevando le spalle. Tiro un sospiro di sollievo, ringraziando il cielo che Cait non abbia fatto il mio nome. Sono sicuro che ne sarebbe stata capace.

Per fortuna le ho parlato di Jes e delle sue straordinarie doti scolastiche, altrimenti avrebbe fatto figure di merda. Noto Jes arrossire leggermente, lanciando un piccolo sorriso a Cait.

“Che materia avete voi?” Domanda la mia amica, cambiando completamente discorso. “Io geometria.” Sbuffa quel Simon alzando gli occhi al cielo. “Io storia dell’arte.” Dice Jessica in un sorriso. “Oh, ma anche io, potremmo sederci insieme che ne dici?” Jes annuisce, dopo di che Cait la prende sottobraccio e salutano Simon dirigendosi in classe.

Cazzo, quell’idiota che dovrebbe essere la mia migliore amica mi ha abbandonato come un coglione! E io con chi mi siedo? “Stronza!” Sbotto, tirando un pugno all’armadietto. “Calmati Justin, puoi sederti con Chaz!” Lo fulmino con lo sguardo e lui alza le mani in segno di resa. “Ok, calmati Jay, non prendertela con me se hai gli stessi orari di Jessica e non i miei!” Lancio qualche parolaccia al vento, prima di dare una pacca sulla spalla a Ryan e dirigermi in classe.

*****

Pov Jessica.

Sono seduta al tavolo della mensa con Cait e Simon. Mi sto divertendo un mondo. Cait è la ragazza più simpatica che io abbia mai conosciuto. Abbiamo parlato di tutto e nell’ora di arte abbiamo riso alla grande prendendo in giro la nostra professoressa dislessica con la parlantina di un’oca.

Justin oggi sembrava molto nervoso e non smetteva di guardare Cait, sembrava che volesse fulminarla, ma forse mi sbaglio e se la stava mangiando con gli occhi come tutti quanti in classe. Lei invece lo ha ignorato e non mi ha neanche chiesto chi era, bhà che strano, forse perché eravamo prese così tanto dai nostri discorsi insensati.

E’ proprio vero che non si giudica un libro dalla copertina, pensavo fosse una troia dato il suo abbigliamento, ma invece mi sbagliavo. Ha un carattere forte e determinato oltre ad essere una bellissima ragazza, credo che Simon abbia una cotta per lei. La guarda con gli occhi a cuoricino da quando l’ha vista e non smette di parlare con lei, ma non mi sembra che Cait ricambi, purtroppo per lui.

“Allora Jessica stasera andiamo in pub e ci divertiamo un po’?” Dice in tono entusiasta urtandomi il braccio ripetutamente. “Puoi venire anche tu Simon.” Aggiunge, facendogli l’occhiolino e vedo il mio amico sciogliersi sotto gli occhi da cerbiatto di Cait.

“Certo che vengo.” Sussurra Simon con voce roca e sexy, ma Cait lo ignora e riporta il suo sguardo su di me, aspettando la mia risposta. “Oh no, io non vengo Cait, mi dispiace.” Odio le discoteche, i pub e tutti quei locali, dove si balla, ci si struscia e ci si ubriaca per poi finire a letto con il primo che capita. Ci sono stata un paio di volte con Alex, ma sono andata sempre via prima.

“Oh avanti Jes, io e Simon siamo nuovi e devi farci conoscere un po’ Los Angeles! Ti prego” Sporge il labbro inferiore in avanti cercando di impietosirmi. Guardo Simon in cerca di aiuto, ma sembra impegnato a guardare la scollatura della canotta di Cait. Idiota!

“Ti prego Jes! E poi pensa che ti divertirai! Hai diciassette anni cazzo! Svagati!” Urla nervosa. Socchiudo la bocca rimanendo confusa dal suo nervosismo. “Allora?” Domanda sbattendo gli occhi, ritornando col suo solito sorriso sulle labbra. Questa ragazza deve avere sbalzi d’umore e sono quasi tentata dal chiederle se è incinta o meno.

Mi schiaffeggio mentalmente la fronte per il pensiero stupido che ho appena fatto e comincio a prendere in considerazione la proposta di Cait. Infondo che c’è di male? So che mi sono sempre annoiata a queste feste, ma forse ora che c’è Cait sarà tutto diverso! E poi da quanto tempo non mi diverto?

Forse dovrei andarci, potrei dimenticarmi per poche ore di tutti i problemi. Rifletto sul da farsi qualche secondo prima di sbuffare e annuire rassegnata. Sento un piccolo urletto di vittoria uscire dalla bocca carnosa di Cait e due braccia avvolgermi.

“Brava! Ottima scelta!” Dice staccandosi dall’abbraccio. “Quindi andiamo al Moonlight?” Domanda Simon posando gli occhi su Cait e su di me. Io e Cait annuiamo, prima di cominciare a mangiare il ‘cibo’ della mensa.

“Jes ti vengo a prendere io ok?” Annuisco prima di scrivergli l’indirizzo di casa su un foglietto preso dalla tasca dei jeans. Ad un tratto la campanella suona, interrompendoci dai preparativi della sera. “Dunque ci vediamo lì dentro, alle nove?” Urla Cait prima di alzarsi dalla sedia. “Certo.” Dico sorridendo.

Simon si limita farle l’occhiolino affiancandomi. Patetico! “Miraccomando! Fatti bella, anzi no, fatti sexy!” Sussurra Cait prima di darmi una leggera pacca sul sedere e andarsene. Dalle mie labbra fuoriesce un leggero ‘ehy’ soffocato che viene interrotto dalla risata di Simon.

“Quant’è sexy!” Dice mordendosi il labbro guardando il sedere di Cait che scompare dalla nostra visuale. Io mi limito  ad alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa rassegnata. “Andiamo idiota!” Gli do un leggero schiaffetto sulla nuca, facendolo risvegliare per poi incamminarmi verso la mia classe.
 
****

Pov Justin.


“Che cosa? Al moonlight? No, io non vengo Cait! Scordatelo!” Ribatto dandole le spalle e cominciando a camminare. Sbuffa sbattendo i piedi per terra come una bambina. Sono le due e mezza del pomeriggio e ci stiamo dirigendo verso la mia macchina per andare a casa.

“Dai Jay, io sono sola con chi ci vado?” Dice prendendomi per il polso e guardandomi negli occhi. “Ti prego.” Supplica facendomi il labbruccio e sbattendo le ciglia. “No Cait! E’ inutile che mi fai quella faccia da cucciolo, non funziona con me.” Mi scrollo dalla sua presa sul mio polso e continuo a dirigermi verso la mia Range Rover.

“Fanculo Justin!” Urla facendo la voce più acuta che esista. “Sono appena tornata dal Canada per venire a trovarti e tu mi abbandoni così? Sei un vero idiota, stronzo, menefreghista, bastardo, coglione…” Continua la sua lista di insulti, facendomi sentire in colpa. Lei ha questo potere su di me, stupida ragazzina!

Però ripensandoci potrei svagarmi, non pensando a tutti i problemi che ho. E’ da tanto che non ci vado e sarebbe divertente fare un salto in uno di quei luoghi, inoltre porterei in giro Cait per Los Angeles. Quindi che faccio? Sbuffo arrendendomi alla situazione.

“E va bene Cait!” Lei si interrompe dallo insultarmi e mi fa un sorriso grandissimo prima di gettarsi nelle mie braccia, avvolgendo le gambe intorno al mio bacino e darmi tanti baci su tutto il viso evitando ovviamente le mie labbra. Le cingo le gambe per evitarle di cadere e un sorriso fuoriesce dalle mie labbra. Quando il diavolo ti accarezza, vuole la tua anima…

“Grazie, grazie, grazie Jay.” Dice staccandosi dal mio corpo, non smettendo di dirmi grazie. “Se… Andiamo.” Dico trattenendo un altro sorriso. Entriamo in macchina e io metto in moto, iniziando a guidare verso il luogo dove abita Cait. Il viaggio è silenzioso, anche perché la mia amica ha messo le cuffiette alle orecchie non fa altro che dimenarsi come una pazza cantando le parole della canzone.

E io non dovrei lamentarmi? Ptf… “Siamo arrivati.” Dico mettendole una mano sulla gamba, dato che sarebbe inutile parlare visto che non mi sente. Lei si guarda intorno notando la sua casa, si toglie le cuffiette e mi dà un bacio sulla guancia, prima di scendere dalla macchina. “Fatti sexy Jay!” Urla prima di entrare in casa. Aggrotto la fronte e metto di nuovo in moto dirigendomi verso casa mia. Fatti sexy? Io sono sexy!
 
 
7 ore dopo…
 


Pov Jessica.


“Cazzo Simon, sembro una puttana!” Dico scendendo dalla sua macchina, cercando di abbassarmi il vestito blu notte che mi arriva poco più delle ginocchia. Non so che cosa intendeva Cait con ‘fatti sexy’, ma forse io ho inteso ‘fatti zoccola’ e ho sbagliato tutto.

Questo vestito mi lascia tutte le gambe e le spalle scoperte e mi sento già a disagio dato che tutti mi stanno guardando leccandosi le labbra. Forse mi hanno scambiato per una puttana per davvero! Mi do un schiaffo mentalmente, scacciando via i brutti pensieri. Siamo davanti a questo fottuto pub e mi sono già pentita di essere arrivata fin qui.

“Smettila Jes, sei stupenda… Te l’ho già detto sulla porta di casa. Su ora andiamo.” Si, è vero, sulla porta di casa, mi ha detto che ero uno schianto, ma forse l’ha detto per cortesia, come si dice nei film e roba simile. Simon mi prende a braccetto, portandomi dentro a quel fottuto posto.

Subito una puzza di fumo e di erba mista a quella di alcool e sudore mi invade le narici e mi viene quasi la tentazione di vomitare, ma mi trattengo deglutendo e tirando su col naso. La musica a palla va ritmo con il mio cuore e le mie orecchie chiedono già tregua. Ci sono persone che si strusciano, persone che fumano, persone che pomiciano sui divanetti, persone in procinto di scopare, persone che si scolano bottiglie intere di vodka.

Che cazzo ci faccio qui? Perché mi sono lasciata convincere da Cait? Perché mi sono vestita come una troia? La mia mente è invasa da mille domande senza risposte e il mio vestitino si è di nuovo alzato. Me lo riabbasso velocemente, guardando Simon preoccupata da tutto quello che vedo, ma lui mi ignora guardando una ragazza mezza nuda.

Scuoto la testa schifata, pregando tutti i santi, in cerca di una benedizione. “Ma dov’è Cait?” Domanda Simon, posando gli occhi su tutte le direzioni nella speranza di intravederla. Lo prendo per mano e lo trascino facendomi spazio tra le persone. Guardo anche io in tutte le direzioni, comincio a pensare che ci abbia preso in giro, in fondo non la conoscevamo bene e può anche averci ingannato.

Mando via questi pensieri dalla mente, vedendola che sta parlando con un ragazzo girato di spalle. Mi sembra quasi di conoscerlo e quegli atteggiamenti non mi sono nuovi.

“Cait!” Urlo cercando di sovrastare la musica, ma niente, lei non mi sente. “Cait!” Urlo un’altra volta un po’ più forte. Finalmente posa il suo sguardo nella nostra direzione, sventola la mano, facendoci segno di venire. Ci facciamo spazio tra la folla e arriviamo davanti a lei, o meglio davanti al ragazzo che è girato di spalle.

Deglutisco cominciando a sgranare gli occhi. No, non può essere lui. E’ tutto un fottuto sbaglio. Il ragazzo biondo si gira mostrandomi il suo viso e noto che anche lui ha la mia stessa reazione. Il cuore inizia a battermi più veloce e sento il respiro farsi più affannato. Questa giornata iniziata bene si stava trasformando in una delle peggiori.






*SPAZIO AUTRICE*
Ehylaaa ragazze! Non credo di essere molto in ritardo con questo capitolo, perciò spero che siate contente, lo so che in questo capitolo non succede niente di che, ma dovevo scriverlo per forza altrimenti non si capiva niente... Ho descritto un pò la personalità di Cait e di Simon e non so spero che ora vi stiano più simpatici, visto che nelle recensioni, alcune di voi odiavano Cait lol :D Nulla, io ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha messo la stortia nei preferiti-seguiti-ricordati... Grazie davvero e spero che con questo capitolo, supereremo le 300 recensioni, mi fate un regalino? Lol :D 
-Mirea xoxo
P.s Valeria, Lella e Martina, vi ringrazio per leggere questa storia, vi voglio beneeee <3

 

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Capitolo 29
*** I'm her boyfriend... ***


Capitolo 29


I'm your boyfriend...



“Che ci fai tu qui?” Ringhiamo all’unisono.
 
Il ragazzo volta le spalle e si gira nella mia direzione. Sgrano gli occhi e rimango a bocca aperta. Vedo che anche lui ha la mia stessa reazione. Deglutisco. No, non ci posso credere! Lui che ci fa qui? "Tu che ci fai qui?" Ringhiamo all' unisono.
 
Un dejavue assale la mia mente. I ricordi della sera in cui io e Justin ci incontrammo a casa di Alex mi balenano in testa. E’ stata proprio questa la frase che abbiamo detto, non appena ci siamo visti… Sono sicura che se non fossi talmente sconvolta in questo momento riderei di gusto, ma è come se la mia mascella si fosse bloccata e le mie corde vocali si fossero materializzate.

Guardo Justin con gli occhi spalancati per lo stupore e ne approfitto per esplorarlo in tutta la sua perfezione. Le labbra premute in una linea sottile come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa, la mascella contratta e gli occhi di un caramello fuso al castano scuro. Le braccia lungo i fianchi e le mani strette in un pugno talmente forte che le nocche sono diventate color bianco latte.

I capelli raccolti nel suo solito ciuffo biondo scuro e al collo indossa una collana d’oro che a giudicare dalla grandezza sembra molto pesante. Il petto aderisce con una canottiera che lascia intravedere i pettorali scolpiti e il tatuaggio a croce al centro del petto, la camicia a quadri blu e neri è aperta.

I pantaloni grigi come al solito sono a vita a bassa, ‘mantenuti’ da una cinta nera che ovviamente non serve a niente dato che lascia intravedere i suoi boxer grigi di Calvin Klein e per finire il tutto le adorate supra bianche.

Sento una grande confusione in testa, è come se mi scoppiasse e non credo sia solo per la musica alta. Noto che Justin mi squadra da capo a piedi, socchiudendo la bocca e tutto questo non fa altro che mettermi a disagio più di quanto io non lo sia già.

Non riesco a capire... Cosa ci fa lui con Cait? Si conoscono? Ma soprattutto chi è Cait per lui? Vedo che Simon ci guarda confusi portando lo sguardo su di me e poi su Justin in continuazione.

Sembra di essere in un film comico, peccato che a me questo film non diverta affatto! Justin si gira arrabbiato verso Cait che subito guarda Simon sorridendo falsamente. “Emh… Simon? Perché non andiamo a ballare?” Domanda Cait con un tono un po’ nervoso e non ne capisco il motivo. A Simon gli si illuminano gli occhi come se avesse visto un muffin alla nutella, sta per rispondere quando Cait lo trascina per un braccio correndo verso la pista.

“Caitlin Beadles!” Urla Justin incazzato, sta per seguirla, quando lo afferro per un braccio, intimandogli di fermarsi. “Che significa tutto questo Justin?” Domando mettendomi una mano sulla fronte. Justin sbuffa, scuotendo la testa, evitando il mio sguardo. “Ti prego spiegami.” Supplico disperata.

Ho bisogno di spiegazioni, sono sicura che lui sa il perché di tutto questo e io ho il diritto di sapere. Avvicina la sua guancia alla mia per poi portare la sua bocca vicino al mio orecchio. Tutto questo mi fa salire milioni di brividi lungo la schiena. “Vieni, andiamo fuori, qui non riusciremo a parlare.” Mi dice sicuramente riferendosi alla musica alta.

Scuoto la testa riprendendomi dallo stordimento di qualche secondo fa e lo seguo fuori dal pub. Subito l’aria gelida della sera mi colpisce le gambe e le braccia e mi maledico per non essermi portata una giacca. Camminiamo per circa due metri notando in fondo una panchina dove ci sediamo.

Comincio a giocare con il bordo del mio vestito, non sapendo cosa dire, come iniziare, notando con la coda dell’occhio che lui osserva i suoi tatuaggi sul braccio sinistro. Passano alcuni minuti di assoluto silenzio che sembrano ore, in sottofondo c’è solo la musica del pub e alcuni vociferi delle persone.

Mi sento in imbarazzo come non mai e la voglia di andarmene dalla panchina e lasciarlo lì come un coglione, inizia a balenarmi la mente, ma la sua voce interrompe tutti i miei pensieri. “E’ la seconda volta che ti vedo con un vestito.” Continua a tenere lo sguardo concentrato sui suoi tatuaggi, facendomi inarcare un sopracciglio.

Sta evitando il mio sguardo e non capisco il perché, però almeno è riuscito a parlarmi. Alzo lo sguardo su di lui, cercando di ricordare la prima volta che ho indossato un vestito in sua presenza, ma poi i ricordi della cena con Tom e mia madre, mi assalgono, facendomi scappare un piccolo sorriso.

“Sei bellissima.” Boom! Ed ecco che altri flashback si fanno spazio nella mia mente, facendomi scappare un risolino. Volta il suo sguardo sul mio, mettendo i gomiti sulle sue ginocchia, guardandomi confuso, sicuramente dalla mia risata. “Anche quella volta mi dicesti la stessa cosa.” Annuncio, facendogli scappare un piccolo sorriso.

Annuisce ricordando quel momento e distoglie lo sguardo dal mio, ancora una volta. “Perché sei con lui?” Il sorriso scompare dalle sue labbra e la sua mascella ritorna ad essere contratta come pochi minuti fa, il suo volto non lascia trasparire alcuna emozione e mi sembra di essere nel bagno di due giorni fa.

“Perché sei con lei?” Domando con il suo stesso tono. “Te l’ho chiesto prima io.” Ribatte alzandosi dalla panchina, incrociando le braccia. “E’ mio amico.” Mi mordo l’interno della guancia, guardando le macchine che passano.

“Ah, si certo un amico.” Esclama  ironicamente scuotendo la testa. “Sei incredibile! Ho conosciuto ieri Simon come puoi minimamente pensare che sia per me qualcos’altro eh?” Mi alzo dalla panchina allargando le braccia.

“Tu piuttosto flirti con la prima che incontri in discoteca e ti stai lamentando?” La mia voce si alza di un’ottava e le mie mani sono diventati due pugni stretti lungo i fianchi. Mi sto innervosendo e non poco. “Non hai capito niente.” Sussurra per poi mettersi a ridere, mettendosi una mano sugli occhi, ma la sua risata non è divertente, sento come se mi stesse prendendo in giro.

“Che cosa non ho capito Justin? Che cosa?” Urlo avvicinandomi a lui ulteriormente. “Lei è la mia migliore amica da quando avevo otto anni ed è tornata dal Canada proprio ieri per venire a trovarmi! Contenta?” Urla a sua volta anche lui. Mi mordo il labbro inferiore sentendo i sensi di colpa invadermi, sono una stupida!

“E se lo vuoi proprio sapere mi ha chiesto lei di venire qua, ma io non sapevo che ci saresti stata anche tu, altrimenti non sarei venuto.” In effetti a pensarci bene, tutto torna. Lui l’ha chiamata per nome e cognome con un tono di rimprovero, come se le conoscesse da una vita, come se stesse rimproverando una sorella.

Annuisco scusandomi con lo sguardo, ma lui non lo nota e continua a parlare, facendomi sentire una merda, come fa di solito. “Immagino che anche lei ti abbia chiesto di venire qua…” Annuisco mordendomi l’interno della guancia. “Perché?” Biascico non capendone il motivo. Alza lo sguardo su di me facendomi perdere nei suoi occhi.

“Vuoi sapere il perché?” Allarga le braccia per poi sbatterle sulle sue ginocchia, prima di continuare a parlare, senza aspettare un mio consenso. “Perché da quando è tornata non ho fatto altro che parlarle di te per tutto il fottuto giorno e lei ha voluto farci incontrare!” Urla scuotendomi leggermente le spalle.

Tutto ritorna… Lei non si è avvicinata a me per fare amicizia, non mi ha portata in discoteca per divertirsi e svagarsi, l’ha fatto perché voleva che io e Justin ci incontrassimo. Ecco perché tutta questa situazione era così ambigua.  

“E tu! Tu hai rovinato tutto, perché sei venuta con quel coglione!” Aggiunge Justin risvegliandomi dai miei pensieri, puntandomi un dito contro, continuando a tenere ferma la mia spalla con la mano destra. “Non è un coglione!” Urlo, scrollandomi le sue mani di dosso. Non può chiamarlo coglione, non può chiamare coglione una persona che non conosce, solo perché è geloso, non sopporto le persone che giudicano senza conoscere.

“Ah adesso lo difendi? Bene… Ti dimentichi in fretta delle persone!” Esclama sorridendo ironicamente. “Non posso credere a quello che stai dicendo Justin! Stai insinuando che io sono innamorata di lui? E io che pensavo che tu avessi capito quanto ho sofferto per te, ma invece mi sbagliavo! Io non mi dimentico facilmente delle persone da un giorno all’altro e tu sei davvero un idiota a pensare questo di me! Mi stai trattando come se fossi una puttana!” Urlo l’ultima frase, sputando sull’ultima parola, come se fosse veleno.

Noto che la sua mascella si rilassa e anche i pugni stretti si sciolgono, ricadendo lungo i fianchi, facendomi intendere che si è pentito di quello che ha detto, ma la frase che dice dopo fa cadere tutte le mie aspettative, facendomi paralizzare sul posto.

“In questo momento lo sembri.” Sussurra con uno sguardo carico di disprezzo. Spalanco gli occhi, incredula da quello che ha detto. Si sente solo uno schiocco nell’aria, quello della mia mano stampata sulla sua guancia.

Tutto mi riporta a quando me lo disse Alex, con tanto odio, ma l’ho perdonata, in fondo era arrabbiata e io le avevo fatto il torto più grande che un’amica potesse mai fare. Inoltre era una situazione diversa e anche io credo avrei reagito nello stesso modo, se non peggio. Ma no, lui no, non può chiamarmi così, non può dire una cosa del genere.

La cosa più brutta che mi possano dire nella vita è questa parola. Mi metto una mano sul petto per controllare il battito del cuore, ma niente è come se si fosse pietrificato insieme al mio corpo. Noto la sua mano destra posarsi sulla guancia sinistra, massaggiandosi la parte rossa. Lo guardo trasmettendo tutto l’odio che provo per lui in questo momento, mi volto iniziando a camminare verso il pub.

Sento la voce di Justin chiamarmi e dei passi seguirmi, ma non mi giro e continuo a camminare. Entro dentro il pub e mi dirigo al bancone, mi siedo sullo sgabello e appoggio i gomiti su di esso tenendomi la faccia. Sento gli occhi pizzicare di lacrime, ma non voglio piangere, ho promesso a me stessa che non avrei più pianto per lui, ma una lacrima riesce a scendere, prima che io possa riuscire a controllarla.

Me l’asciugo subito con il dorso della mano con tutto il nervoso che ho. In questo momento odio Justin con tutto il cuore. “Ehy bambola perché piangi?” Un ragazzo a me sconosciuto si siede accanto sullo sgabello al mio fianco, squadrandomi da capo a piedi.

I suoi capelli sono biondo platino, gli occhi azzurri e un piercing domina il lato destro del suo labbro. “Non sto piangendo.” Rispondo mostrando un sorriso falso al ragazzo, che mi guarda con uno sguardo da ‘tu non me la racconti giusta.’ “Una ragazza bella come te, non dovrebbe piangere. Chi è lo stronzo che ti ha fatto questo?” Cerca di accarezzarmi la guancia, ma io mi scosto dal suo tocco, rivelandogli l’ennesimo sorriso falso.

Già chi è lo stronzo che mi ha fatto questo? Il ragazzo che dice di amarmi, vorrei rispondere, ma mi mordo la lingua per evitare di parlare. “Nessuno.” Rispondo sorridendo, questa volta in modo più convincente.

“Ti va di ballare?” Propone alzandosi dalla sedia. Scuoto la testa in segno di negazione e il biondo si risiede. “Bene, allora ti offro da bere?” mi guarda speranzoso che io accetti la proposta. Sospiro prima di annuire. E’ inutile dire di no, avrebbe insistito fino a rompermi le palle e non ho proprio voglia di stare a sopportare anche lui.

“Due vodka lisce grazie.” Ordina al cameriere che gli fa il segno dell’ok con il pollice. “Vodka?” Domando sgranando gli occhi, al nome di quella bibita di cui conosco solo il nome e suoi effetti. “Angelo, qui siamo in un pub, cosa vuoi che ti offra un bicchiere d’acqua?” Domanda sarcastico. La sua ironia già non la sopporto, ma diciamo che non sopporto per niente questo ragazzo. Mi sta già sulle palle. Sto per rispondere a tono, come faccio sempre, ma mi interrompe prima che io possa aprire bocca.

“Comunque io sono Luke, piacere.” Mi sorride maliziosamente, baciando le nocche della mia mano. “E io, Jessica.” Dico in tono freddo, ritirando la mia mano dalla sua.

L’ho già detto che mi sta sul cazzo questo tizio?
Si, l’ho già detto.

Il cameriere ci porta le ordinazioni portando due bicchieri color rosso scarlatto sul tavolo. Luke prende il suo bicchiere di vodka portandolo all’altezza del petto, mentre con la mano sinistra, mi porge il mio.

“Ho le mani per prendermelo da sola grazie!” Glielo strappo dalle mani, continuando a reggerlo. So, che forse sto risultando parecchio antipatica a questo ragazzo, ma io sono fatta così, quando mi arrabbio di brutto per una cosa, so essere la persona più stronza del mondo e questo non è niente in confronto a quello che posso diventare.

“Ma, come siamo acide! Sai mi piacciono le ragazze aggressive!” Ed ecco che la malizia si fa spazio di nuovo sul suo viso pallido. “E a me stanno altamente sulle palle quelli come te.” Sorrido beffarda, facendolo ridacchiare. Questo ragazzo ha la capacità di urtarmi altamente il sistema nervoso.

“Che fai? Non bevi?” Domanda portando lo sguardo sul mio bicchiere. Osservo il contenuto del bicchiere indecisa sul da farsi. Non ho mai bevuto vodka in tutta la mia vita, il massimo che ho bevuto è stata una bottiglia di birra e mi ricordo che ero mezza brilla. Che cosa mi succede se bevo un grande bicchierone di vodka? Avvicino le mie labbra al bordo del bicchiere, poggiandole poi su di esso. Inizio a sorseggiare, ma mi allontano subito a causa del disgustoso sapore.

Faccio una smorfia di disgusto che subito Luke nota dato che sta ridendo, tenendosi quasi la pancia. “Oh mi fai morire! Devi berlo tutto in una volta piccola.” Stringo i pugni per trattenere la rabbia al nomignolo che mi ha dato, ma non credo di essere arrabbiata per quello.

Io sono arrabbiata, perché anche Justin mi chiama in quel modo  e solo lui ha il diritto di chiamarmi così. Deglutisco a fatica sentendo un groppo in gola al suo pensiero nella mia mente.

“Così è molto più buona.” Sussurra Luke prima di portarsi alla bocca tutto il bicchiere e berlo in un solo sorso. Sgrano gli occhi al pensiero che dovrò fare anche io una cosa del genere e continuo a guardare il bicchiere che contiene un liquido trasparente che può sembrare acqua, ma NON lo è.

Finalmente dopo secondi interminabili mi decido e porto il bicchiere alla bocca, imitando Luke nei movimenti. Bevo tutto il liquido in una volta e inizio a sentire la gola bruciare e lo stomaco in fiamme, come se avessi mangiato del cibo messicano.

Poso il bicchiere sul tavolo notando con soddisfazione che sono davvero riuscita a berlo tutto in un sorso. Sento un conato di vomito attraversarmi la gola e i miei occhi bruciare, gli strizzo per cercare di stare meglio, ma noto purtroppo che comincia a girarmi anche la testa, ma sono ancora lucida.

“Ti è piaciuto?” Domanda Luke con un sorriso sornione sulle labbra. Annuisco insicura e il sorriso di Luke diventa soddisfatto. Chiama nuovamente il cameriere ordinando una strana bibita di cui non ho capito bene il nome. “Che hai ordinato?”                                                                                            
“Oh, vedrai piccola, ti piacerà si chiama Angelo Azzurro!” Di nuovo, mi ha chiamato di nuovo piccola e questo no, non lo posso più sopportare.

“Smettila di chiamarmi piccola!” Sbotto, prima che il cameriere arrivi con le nostre due ordinazioni. Luke ride, prima di prendere in mano il nuovo bicchiere, questa volta trasparente, contenente un liquido azzurro. Guardo davanti a me e noto lo stesso identico bicchiere. Questo sarà ancora peggio della vodka me lo sento.

Se dovessi bere questo probabilmente sarei ubriaca fradicia e non posso permetterlo, così distolgo lo sguardo dal bicchiere e lo porto sul ragazzo biondo di fronte a me che noto con sorpresa ha già finito il suo drink.

“Questo, non lo bevi?” Mi domanda con un sorriso sghembo, scuoto la testa in segno di negazione. “Lo sapevo che eri una bambina, hai paura delle conseguenze vero?”                                                          
“No, io non sono una bambina e non ho paura delle conseguenze!” Urlo sovrastando anche la musica, facendomi sentire da un bel po’ di gente. Luke ride, prima di sussurrare a un mio orecchio un ‘dimostramelo’.

Annuisco decisa, prima di chiamare il cameriere e ordinare un altro drink come quello che ho già sul tavolo. Luke aggrotta la fronte, mentre io sorrido soddisfatta della sua reazione confusa. “Ne berrò due.” Sussurro in tono seducente a un suo orecchio, facendolo sorridere maliziosamente.

“Non ci credo.” Dice incrociando le braccia. Sorrido, prima di prendere il primo bicchiere e mandarlo giù nella mia gola tutto in una volta. Ecco di nuovo quel bruciore che attraversa l’esofago.

Il sapore di questo è diverso da quello di prima, lo trovo molto più gustoso, ma comincio a sentire la testa pesante. Se bevo l’altro bicchiere potrò dire addio al mio senno. Guardo Luke che se la ride e aspetta che io beva anche l’altro. Mi mordo il labbro indecisa, prima di afferrare quel bicchiere e osservarlo ancora una volta riflettendo sulle conseguenze del mio gesto.

Se bevo questo bicchiere sono fritta, mi gira già la testa e inizio vedere sfocato, ma se non lo bevo, farò credere a Luke di essere una fottuta bambina e io non voglio dargli la soddisfazione di avere ragione soprattutto a quel ragazzo.

Prendo coraggio e porto il nuovo bicchiere alla bocca e con una velocità immane ingoio il liquido e chiudo gli occhi per il nuovo bruciore. Annaspo in cerca di più aria e inizio a vedere due Luke di fronte a me. Strizzo gli occhi, riaprendoli subito dopo, ma i Luke sono sempre due. Merda!

“Però, brava, non me lo aspettavo!” Ridacchia, battendo le mani. Rido, prima di alzarmi dallo sgabello, barcollando sui tacchi. Cerco di reggermi al bancone e prendo per mano Luke, trascinandolo sulla pista da ballo, iniziando a ballare sulle note di qualche canzone house che non riconosco sicuramente a causa della sbornia.

Continuo a ridere senza motivo, quando ad un tratto Luke si posiziona dietro di me, facendo appoggiare la sua intimità sul mio sedere. Sobbalzo dalla sorpresa, cercando si scansarmi dalla sua presa, ma lui sembra come è come se si fosse incollato al mio culo.

Comincio a dimenarmi quando lui inizia a baciarmi il collo accarezzandomi la gamba nuda, da sotto il vestito. Un brivido di disgusto sale lungo il mio corpo e continuo a spingere, facendolo eccitare ulteriormente. Cerco di urlare, ma a causa della musica alta nessuno mi sente e tutti sono impegnati a ubriacarsi o a drogarsi. “Justin!” Urlo e poi vedo solo il buio.

Pov Justin.

Sono un coglione, un emerito coglione. Non riesco mai a controllare le parole che escono dalla mia bocca. Non sono riuscito a trattenere la rabbia, il dolore, perché si, la rabbia è dolore, sofferenza di vederla con quel Simon. Sento la gelosia corrodermi ogni parte del corpo, mi sento mangiare vivo.

Non riesco a vederla con un ragazzo che non sia io, non posso immaginare la sua vita con affianco un ragazzo che non sia io. Non riesco ad accettare il fatto che lei stia andando avanti anche senza di me. Lei è mia, è solo mia e nessuno può toccarla. Lei è venuta con quel tipo e io le ho dato della puttana solo perché sta cercando di farsi qualche nuovo amico, ora che ha perso Alex, sono un idiota.

“Jus, tesoro, come stai?” Una voce stridula arriva a perforarmi il timpano, mi volto alle spalle e trovo Christal che mi sorride e che mi guarda con occhi languidi. Indossa un top, che lascia mezzo seno scoperto, una minigonna quasi inesistente e degli stivaletti neri con tacco altissimo, per non parlare della sua faccia completamente truccata. Sbuffo sonoramente fregandomene della sua reazione.

“Che ci fai qui?” Domando in tono annoiato. “Non posso più venire qui? Mi andava di venirci e quindi…” Sussurra non continuando la frase, prima di appoggiarmi una mano sul petto, iniziando a giocare con la mia collana. “Allora, che si fa stanotte?” Domanda in tono malizioso, avvicinandosi al mio orecchio.

“Un cazzo Christal! Tu nel tuo letto e io nel mio e se non riesci a dormire conta le pecorelle!” Sbotto, scrollandomela di dosso e lasciandola con la faccia da pesce lesso che si ritrova. E’ incredibile, quanto possa essere insopportabile quella ragazza. Le ho detto tanto tempo fa che il nostro rapporto era finito, che poi non c’è mai stato niente tra di noi, era solo sesso.

Mi guardo intorno alla ricerca della testolina castana di Cait, ma niente non si vede un cazzo con queste luci da discoteca. Mi faccio spazio tra la folla, notando due, tre persone chiuse in un cerchio. Mi avvicino a quella cerchia, notando una ragazza svenuta per terra. Il vestito blu notte, mi sembra famigliare. Cazzo, Jes!

Mi avvicino correndo da quei ragazzi, spingendoli, per lasciarmi passare. A terra, ci sono un ragazzo che cerca di rianimarla tirandole dei leggeri schiaffi e accarezzando la sua gamba nuda. Figlio di puttana, se ne sta approfittando.

“Spostati stronzo!” urlo, tirandogli un pugno sulla mascella, facendolo allontanare da Jes. Mi inginocchio per terra e le prendo la testa posandomela sulle gambe. “Piccola svegliati.” Sussurro accarezzandole i capelli dolcemente. Che cosa le è successo… Il suo viso è così pallido ed è così calda. Non avrà mica bevuto vero?

“Chi cazzo dovresti essere tu?” Sbotta il ragazzo a cui ho tirato un pugno prima, che cerca di avvicinarsi, ma viene tirato via dalla sua cerchia di amici. “Sono il suo ragazzo e se osi toccarla un’altra volta, quelle mani del cazzo che hai, finiranno su per il culo intesi?” Urlo contro quel biondino che si ammutolisce all’istante. “Che le hai fatto?” Continuo, notando che Jes sta riprendendo conoscenza.

“Niente, ha solo bevuto un paio di drink e si è ubriacata. Non è colpa mia se la tua ragazza non regge l’alcool.” Evito di rispondere, concentrandomi su Jes che mi guarda sorridendo dolcemente. E’ decisamente ubriaca, non può avere dimenticato il modo in cui l’ho trattata.

“Dobbiamo andarcene di qui.” Le sussurro lasciandole un bacio sulla fronte, dopo di che, metto un braccio sotto le sue ginocchia e uno sul suo bacino, sollevandola da terra. Jes si aggrappa alle mie spalle, circondando il mio collo con le sue esili braccia. Mi dirigo fuori, fregandomene della gente che ci sta guardando e la porto in macchina.

Apro lo sportello con una mano continuando a tenere Jes che non riesce a reggersi in piedi. La faccio sedere nel sedile posteriore, intimandole di sdraiarsi, ma lei non vuole saperne, pare essersi risvegliata del tutto e sembra più attiva di prima. Sospiro prima di fare il giro dell’auto e sedermi al posto di guida.

Metto le chiavi nel nottolino e parto cominciando a vagare per le strade. Non posso portare Jes a casa mia, ma in queste condizioni non posso portarla neanche a casa sua, se sua madre dovesse vederla ridotta così la ucciderebbe. “Jes, ti ricordi se tua madre ha il turno di notte oggi?” Domando sapendo che la madre fa l’infermiera e che quindi spesso rimane tutta la notte all’ospedale.

Incrocio le dita nella mia mente, pregando dentro di me che sua madre non sia in casa. “Perché cosa vuoi fare?” Sussurra in tono malizioso al mio orecchio, prima di mordermi il lobo. Deglutisco rumorosamente, cercando di concentrarmi sulla strada e non cedere alle sue avances. “Comunque, non lo so.” Dice prima di scoppiare a ridere. Porca merda!

“Jessica, stai buona!” Le dico sorridendo dolcemente. Passano alcuni interminabili minuti e non riesco a capire cosa sta succedendo, mi sporgo dallo specchietto retrovisore, ma non vedo nulla a causa del buio. Che si sia addormentata?

“Jes?” Sussurro. Niente, non risponde, si deve essere addormentata. Sospiro sollevato, ma la mia tranquillità non dura neanche un secondo, perché sento un fiato caldo sul mio collo. “Mi hai chiamato Jus?” Sussurra con voce roca. “Jes, per favore, ti ripeto stai buona.” Cerco di mantenere la calma stringendo il volante tra le mani, quando ad un tratto, sento qualcosa di umido posarsi sul mio collo.

Porca merda 2! Guardo avanti, facendo un respiro profondo, sperando di arrivare il prima possibile a casa di Jes. La sua scia di baci continua e arriva sino alla guancia per poi ritornare sul collo. Non ho mai visto tanta audacia in questa ragazza, da quando la conosco, ma credo sia tutta colpa di quello che ha bevuto.

Cerco di trattenere i gemiti, stringendo i denti, ma purtroppo uno riesce a sfuggirmi quando Jes morde la giugulare. “Jessica Silverstone!” Urlo, facendola smettere all’istante di fare tutto ciò che sta facendo. Non che non mi piacesse, ma se continuavamo così un incidente non ce lo risparmiava nessuno e poi non è in se e non voglio che faccia cose di cui potrebbe pentirsi. “Sei sexy Justin.” Biascica con voce roca, facendomi tremare le gambe.





*SPAZIO AUTRICE*
Olà ragazze! Ritardo? Si... un pochino, vabbè lasciamo perdere... Vi piace il capitolo? Io spero di si... Ci ho messo due settimane per scriverlo... Grazie per tutte le 317 recensioni al capitolo precedente.. Sono riuscita ad entrare nelle popolari con la piùù alta media di parole per recensione positiva e tutto questo grazie a voi! Grazie mille sul serio... Ringrazio inoltre chi ha messo la storia tra i preferiti-seguite e ricordata e tutte le mie amiche che leggono la storia...
Baciiii e al prossimo capitolo
-Mirea xoxo
P.s fatemi sapere cosa ne pensate <3


 

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Capitolo 30
*** Bibo ***


Capitolo 30

Bibo...

Pov Justin     

“Dammi le chiavi dai” Supplico di fronte la porta di casa. La macchina di sua madre, sembra che non ci sia e di questo sono molto grato, almeno una botta di culo ogni tanto. Jes continua a dondolare le chiavi davanti al mio viso, senza mai darmi la possibilità di prenderle. Questa situazione sta diventando insopportabile e non so quanto resisterò ancora, spero che le venga presto il sonno.

“Vuoi le chiavi?” Mi guarda con un sorriso malizioso dall’alto verso il basso. Annuisco, allungando le mani, contento che finalmente abbia ceduto, ma proprio quando sto per afferrale, le ritira indietro mettendosele nel decolté del vestito, probabilmente nel reggiseno. Boccheggio in cerca di aria, dato che mi ha fatto rimanere come un coglione.

“Allora prendile Justin” Soffia sulle mie labbra facendomi l’occhiolino per poi appoggiarsi sulla porta. “Ti prego Jes, io…” Mi strofino una mano sul viso, in cerca di una soluzione. Non posso farle una cosa del genere, non metterò mai le mani nel… nel… suo seno ecco.

Continua a sorridermi maliziosa, aspettando che io faccia qualcosa. Nei suoi occhi riesco a intravedere la scintilla dell’eccitazione farsi spazio nel suo corpo. Ad un tratto mi prende le mani poggiandomele sui suoi fianchi, guidandole verso l’alto, ma io mi fermo, prima che possa pentirmene.

“No, piccola, ti prego… Non mi fare questo.” Le dico esasperato, mentre sul suo viso compare un sorriso soddisfatto. So che si diverte a vedermi così disperato e nonostante l’eccitazione che sto provando in questo momento, non farò mai una cosa del genere, non me ne approfitterei mai di una ragazza ubriaca, soprattutto se quella ragazza è la ragazza che amo.

Noto il sorriso scomparire dal suo viso e inarco un sopracciglio non capendo le sue intenzioni. Infila una mano nel decolté del vestito e mi porge la chiave che ha ripescato. “Ecco, tieni.” Dice estremamente seria, facendomi inarcare la fronte incredulo.

Ha davvero ceduto?

Forse ha capito che non le avrei mai messo le mani addosso, nelle sue condizioni. Oh, ma che diavolo sto dicendo? Non so, neanche se si ricorda il suo nome, dato quanto ha bevuto. Sfilo velocemente le chiavi dalla sua mano, prima che cambi idea e con le mani tremanti, la porto sulla serratura, mentre lei scivola, verso la porta, sedendosi sul ciglio, portando le ginocchia al petto.

Sospiro prima di aprire con fatica la porta, per poi inginocchiarmi alla sua altezza. “Ehy che c’è?” Le domando dolcemente, passando i polpastrelli sulla sua guancia morbida. Mi guarda con i suoi occhioni azzurri come diamanti che sarebbero capaci di incastonarti per sempre. I suoi occhi… Il mio più grande punto debole.

“Adesso te ne vai, vero?” Domanda con voce innocente, incrinata come se stesse per piangere. Gli ubriachi di solito tendono ad essere molto sensibili e coraggiosi e lei sta alternando le due emozioni, sinceramente non so quale preferire tra le due. Le sorrido dolcemente, prima di scuotere la testa e lasciarle un bacio sul naso.

Mi fa tanta tenerezza in questo momento e non riesco a rifiutare la sua offerta, non riuscirei mai a lasciarla da sola in queste condizioni, ma cosa farò con Tom? Cosa farò se dovesse scoprire che sono con lei? Guardo per terra, mordendomi l’interno della guancia, prima di incontrare i suoi meravigliosi occhi e da lì che tutte le mie intenzioni di lasciarla da sola svaniscono.

“No, piccola non me ne vado, resto con te, contenta?” Gli occhi le si illuminano, facendo intravedere una sfumatura di verde smeraldo che non avevo mai notato prima. “Davvero?” Domanda incredula e riesco a percepire la speranza nella sua voce sottile.

"Certo.” Le dico facendole l’occhiolino. Mi sorride felice, prima di abbracciarmi, posando la testa sul mio petto, ricambio l’abbraccio allacciando nuovamente, un braccio sotto le sue ginocchia e uno sotto la vita. Entro dentro la casa completamente buia, chiudendo la porta con un calcio e cammino a tentoni, nella speranza di non inciampare in qualche scalino, ma purtroppo la fortuna non è dalla mia parte e inciampo proprio sulle scale, senza però cadere.

Jes mi scivola piano dalle braccia, così sono costretto a farle fare un balzo per sostenerla. Continuo a camminare, inciampando qua e là, mentre Jes, sembra essersi calmata e mi fa i grattini sulla spalla. Apro la porta della stanza di Jes con un piede e mi dirigo sul letto, poggiandola delicatamente su di esso.

Accendo la lampada vicino a lei che mi guarda tenendomi la mano. Le avevo promesso che sarei rimasto e rimarrò finchè non si addormenterà, non la lascio da sola così. “Forse è meglio che ti metti qualcosa di più comodo.” Sussurro accarezzandole la fronte e guardando il suo vestito, ma soprattutto i tacchi scomodi.

Annuisce prima di alzarsi dal letto e dirigersi allo specchio della sua camera. La osservo in tutti i suoi movimenti e non posso fare a meno di notare quanto sia sensuale e aggraziata nei movimenti, nonostante la sua sbornia. Sorrido senza accorgermene, quando si scioglie i capelli legati in una perfetta coda alta e scuote la testa, per farli svolazzare.

E’ così sexy e la mia voglia di baciarla sta crescendo a dismisura, non so per quanto tempo resisterò. Sobbalzo quando sento la cerniera del suo vestito abbassarsi e in un attimo mi alzo dalla sedia. “I-io e-esco.” Balbetto, sentendomi di troppo in quel momento così intimo.

“No, Justin rimani ti prego, ho paura di rimanere sola.” Mi guarda supplicante, fermandomi da ciò che sto per fare. Mi mordo il labbro indeciso, mentre lei mi guarda nella speranza che non me ne vada. Faccio roteare gli occhi, prima di sedermi nuovamente sulla sedia. La sua espressione è più tranquilla, così ritorna a fare quello che stava facendo.

Deglutisco a fatica, quando fa cascare il suo vestito dalle spalle portandolo fino al bacino. Le spalle sono scoperte, lasciandomi intravedere il suo reggiseno nero di pizzo. Sento il fiato mancare, quando il vestito scivola completamente giù dalle sue gambe, lasciandola completamente in intimo e con i tacchi alti.

Mentirei se dicessi che sto facendo finta di non vedere, ma non riesco a distogliere gli occhi dal suo corpo, né tanto meno a coprirmi il viso con le mani. Si abbassa per togliersi le scarpe, lasciandomi la completa visuale del suo sedere coperto da delle mutandine di pizzo, anch’esse nere.

In quella stanza comincio a sentire completamente caldo e mi sento come se fossi in uno strip tese, dove sono seduto a godermi lo spettacolo. I tacchi sono stati tolti e lei è tornata alla sua altezza naturale. Questa è la prima volta che la vedo in intimo e non posso fare a meno di contemplare il suo corpo perfetto.

Ha una corporatura così piccola in confronto alla mia e tutto questo non fa che incrementare la mia voglia di proteggerla e tenerla tra le mie braccia per tutta la vita. “Ho caldo.” Dice sventolandosi la mano e venendo verso di me, con un sorrisetto malizioso sul volto.

I miei occhi cadono sul suo seno perfetto e deglutisco quando sento in me la voglia di saltarle addosso che cresce sempre più, soprattutto quando lei si avvicina al mio viso. “Peter Pan.” Mormora, con occhi sognanti. “Cosa?” Domando aggrottando la fronte, non riuscendo a nascondere un sorriso divertito.

“Sei Peter Pan, vero?” Richiede, questa volta con voce dolce, come quello di un bambina che ha appena visto Topolino a Disneyland. La mia piccola sta delirando. Ridacchio per la sua domanda, cercando di distrarmi dal suo corpo.

“Certo e tu sei la mia Wendy.” Decido di assecondarla facendole l’occhiolino, cosa che la fa ridere di gusto. “Portami all’isola che non c’è.” Dice aprendo le braccia per poi barcollare, ma per fortuna mi alzo in tempo prendendola per la vita. Ci ritroviamo a pochi millimetri di distanza. I nasi si toccano, il respiro è diventato uno solo e le labbra si sfiorano.

Neanche il tempo di battere le ciglia che mi ritrovo le labbra di Jes sulle mie. E’ un bacio dolce e pieno di amore, come quelli che si danno due fidanzatini dell’asilo, un semplice bacio a stampo. “Sei così bello Peter.” Sussurra carezzandomi la guancia con la sua mano morbida.

Chiudo gli occhi lasciandomi andare a quel momento così intenso. In questo momento non mi importa di come mi ha chiamato, di quello che ha fatto o di quello che stiamo per fare, in questo momento mi importa solo di lei e basta. E’ come se stessimo facendo un gioco e io voglio godermelo con lei, finchè tutto questo non finirà.

“Anche tu Wendy.” Soffio sulle sue labbra, facendole scappare un risolino che viene sommesso dalle mie labbra impazienti di essere premute sulle sue. Le cingo la schiena con le braccia, baciandola con tutto l’amore che ho, racchiudendo il tutto con un bacio che di casto ha ben poco.

Chiedo l’accesso con la mia lingua che mi concede immediatamente impaziente di farmi sua e in un attimo ci ritroviamo a lottare per la dominanza. Un turbine di emozioni si impossessa del mio corpo e sento la voglia di farla mia crescere in ogni piccola parte di me.

La spingo sul letto, mettendomi su di lei, alzandomi con i gomiti per non pesarle e comincio a baciarle il collo, mentre lei infila le mani tra i miei capelli chiudendo gli occhi e godendosi il momento. E’ ancora in intimo e credo di non potermi trattenere ancora lungo.

Porto una mia mano sulla sua gamba nuda e comincio ad accarezzarla su e giù, arrivando fino al sedere che strizzo, facendole scappare un gemito. Porta le sue mani sulla mia camicia già sbottonata e me la fa scivolare via dalle spalle, guardandomi negli occhi, mentre io osservo tutti i suoi movimenti, con il respiro affannato.

Rimango con una canottiera bianca e lei ammira il mio corpo, portando le mani tremanti sul mio petto. Inizia fare su e giù, dal collo fino al torace, finchè non arriva al mio bacino e di conseguenza ai bordi della mia canotta.

Che sto facendo?

Alza i bordi della canottiera portandomela fin sopra la testa.

Che sto facendo?

Alzo le braccia per permetterle di sfilarmela e in un attimo quell’indumento finisce a terra.

Che sto facendo?

Mi perlustra tutto l’addome e si sporge con il capo per baciarmi il tatuaggio al centro del petto. Gemo silenziosamente, alzando gli occhi al cielo, finchè lei non porta le mani al bottone dei miei jeans.

Che sto facendo?

Ed è lì che mi fermo dal fare qualsiasi cosa, togliendomi dal suo corpo e alzandomi dal letto. “No.” Mormoro mettendomi le mani sulla testa. “Non posso farlo.” Dico più a me stesso che a lei, scuotendo la testa, mentre lei mi guarda con gli occhi lucidi e le gote rosse dall’eccitazione.

Si alza dal letto mettendosi seduta con lo sguardo basso, sembra che stia per piangere. Sospiro prima di darle le spalle e aprire il cassetto dove tiene le magliette, per cercare all’interno qualcosa di adatto da farle indossare. Non riesco a credere a quello che stava per succedere prima, se io non mi fossi fermato, io e lei…

Scuoto la testa liberandomi da quel bellissimo e complicato sogno e continuo a frugare tra le magliette. Sorrido vittorioso, trovando la maglietta che le ho regalato, quel giorno in cui ci siamo baciati per la prima volta. Mi giro per porgerle l’indumento e mi immobilizzo davanti alla scena che vedo.

E’ seduta al bordo del letto, con le ginocchia al petto e la testa posata su di esse, le spalle si muovono, segno che sta singhiozzando. Socchiudo la bocca e mi precipito da lei, sedendomi sul letto. “Perché stai piangendo?” Domando dolcemente, carezzandole le spalle e i capelli.

“Perché tu non mi vuoi.” Biascica tra i singhiozzi. “Cosa? Piccola che stai dicendo?” Domando incredulo, le faccio alzare la testa dalle ginocchia, per guardarmi negli occhi. “Hai detto che sembro una puttana, per questo non mi vuoi.” Dice tirando su col naso.

La guardo dispiaciuto sentendo un macigno fracassarmi il petto. Mi sento dilaniato dentro, come qualcosa che si insinua furtivamente, nel profondo di me. Sento la rabbia crescere verso me stesso, perciò stringo i pugni. Mai avevo detto una cosa tanto brutta ad un ragazza e mi sento una merda per questo, soprattutto per averla detta a lei, che è tutto per me.

L’ho fatta stare male e tutto questo avrei potuto benissimo evitarlo se solo avessi messo a tacere la mia lingua biforcuta. I sensi di colpa mi divorano fino a scavarmi dentro e sento i demoni interiori espandersi in tutto il corpo. Non mi sono mai sentito così in tutta la mia vita.

Le ho stravolto l’esistenza, ma non credo in bene. “Non sei neanche lontanamente una puttana… Ero geloso e arrabbiato e ho detto cose terribili che non pensavo. Tu sei mia e nessun altro deve toccarti. Sei la mia ragazza.” Dico sussurrando l’ultima frase, sperando che lei non mi senta, ma a giudicare dal suo sguardo e dai suoi occhi credo che mi abbia sentito benissimo.

“Lo sono sempre stata.” Sorride dolcemente, facendomi accelerare i battiti cardiaci e la pulsazione delle vene. In questo momento non sembra ubriaca, ma sono costretto a ricredermi quando sento i suoi lamenti. “Justin, mi scoppia la testa.” Bofonchia, poggiandosi su una mia spalla.

“Lo so piccola.” Dico avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle, per poi alzarmi dal letto. La osservo dall’alto un’ultima volta in quel completino intimo così sexy, per poi prendere la maglietta che avevo preso prima e infilargliela come se fosse la mia bambola.

Faccio il giro dall’altra parte del letto e tiro via le coperte per farla stendere, mentre lei osserva tutti i miei movimenti. “Vieni qui.” Batto la mano sul letto per indicarle il posto dove sdraiarsi, mentre lei si morde il labbro, ma dopo qualche secondo mi raggiunge e si stende sul letto.

Le rimbocco le coperte e le do un bacio sulla fronte, come farebbe un padre con una figlia, prima di incamminarmi verso lo specchio. “Dove stai andando?” Mi dice con voce debole. “Tranquilla, torno subito, non posso dormire con i jeans.” Le faccio l’occhiolino e lei arrossisce violentemente.

Mi tolgo i jeans, rimanendo in boxer e raccolgo la camicia e la canotta da terra, per poi poggiare gli indumenti sulla sedia. Il letto è piuttosto piccolo, dato che è ad una piazza e mi chiedo come faremo a starci tutte e due. Faccio spallucce, prima di mettermi sotto le coperte di fronte a lei cingendole la vita con un braccio.

Le accarezzo i capelli e le bacio continuamente il capo nella speranza che si addormenti, ma passiamo più di un’ora così e ormai perdo le speranze, ma nonostante tutto non smetto con le mie carezze.
 
***
 
Mi sveglio di soprassalto a causa dell’incubo che ho appena fatto.

Mia sorella.

Ecco il sogno che mi tormenta quasi tutte le notti. Sono tutto sudato e il cuore mi batte a mille, ho il respiro affannato e la fronte calda. Chiudo gli occhi cercando di dimenticare il sogno che ho appena fatto, ma li riapro subito accorgendomi che ad occhi chiusi rivivo tutto quanto.

Mi guardo intorno ed è tutto buio, tasto il letto con la mano destra, notando il vuoto accanto a me. Subito mi metto dritto e guardo l’orario.
Le 3:15.

Dov’è Jes? Mi alzo piano dal letto e raccatto i miei pantaloni sulla sedia. Dopo averli infilati mi dirigo in bagno per cercare Jes, ma di lei nessuna traccia. Scendo giù aprendo tutte le porte nella speranza di trovarla, ma niente, mi metto una mano sulla fronte e inizio a sudare freddo.

Ad un tratto mi rendo conto di un’altra piccola porta che non ho ancora esplorato e con il cuore in gola mi dirigo lì. La apro piano, stando attento a non fare rumore e mi guardo intorno esplorando con i miei occhi tutti i metri quadrati possibili.

E’ una stanza molto piccola e a giudicare dalle cianfrusaglie che ci sono in giro, deve essere la cantina. Ci sono oggetti dappertutto e nonostante questo non è una stanza disordinata, ha il suo ordine. Noto una figura seduta per terra, accanto ad una finestra, illuminata solo dalla luce della luna.

Mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo verso quella figura rannicchiata su se stessa. Un sospiro di sollievo fuoriesce dalle mie labbra, quando vedo Jes seduta per terra, avvolta in una coperta che sembra abbastanza calda. Ha lo sguardo puntato sulla luna, ma nonostante tutto i suoi occhi sembrano persi nel vuoto.

Il suo viso è pallido, scavato e ha i capelli scompigliati, ma nonostante tutto rimane la figura più bella che io abbia mai visto in vita mia. Mi inginocchio alla sua altezza e mi siedo dall’altro lato della finestra di fronte a lei. Non mi guarda, mi ignora e non so cosa fare.

Il silenzio regna in quella stanza, per ore, minuti secondi, non riesco neanche a capire quanto tempo passa. Continuo ad osservarla con la speranza che lei si giri e mi dica una fottuta parola, ma non lo fa. Quando sto per perdere le speranze, il suo viso si volta nella mia direzione e mi guarda senza lasciar trasparire nessuna emozione.

Rimaniamo così per altri minuti interminabili, a guardarci, a perderci negli occhi e a soffermarci sui particolari l’uno dell’altra. “Come stai?” Le chiedo con voce sottile, come se avessi paura di una sua reazione, perché la sbronza sono sicuro che le sia passata e ora lei ricorda ciò che le ho detto, ciò che le ho fatto.

Spero soltanto con tutto il cuore che non ricordi ciò che è successo stanotte, ma di solito quando si è ubriachi fino al midollo si hanno ricordi sbiaditi e oscuri, perciò credo di non dovermene preoccupare. “Mi gira la testa e ho appena vomitato.” Il suo tono è normale, né freddo, né scontroso, non sembra arrabbiata, ma neanche felice, non riesco a scorgere niente.

“E’ normale.” Dico non sapendo cos’altro dire. Annuisce, prima di voltare lo sguardo sul cielo, ancora una volta. “Che ci fai qui?” Dico osservando i suoi lunghi capelli castani e perdendomi nei riflessi rossicci. “Non ho sonno.” Alza le spalle verso l’alto facendo una tenera smorfia con la bocca.

Ho quasi paura di parlarle, non voglio ritornare su quell’argomento, ma io devo chiederle scusa e devo approfittarne ora, visto che non sembra arrabbiata, ma sono sicura che lo è. “Jes?” Domando con un pizzico di timore nella voce. Mi guarda di nuovo con quell’espressione agghiacciante, aspettando che parli.

Faccio un respiro profondo e distolgo lo sguardo, portandolo su un vecchio scatolone color giallo ocra. “I-io… Volevo chiederti scusa per ieri.” La mia espressione è terribilmente seria, ma il mio corpo freme dalla voglia di abbracciarla. “Per quale delle tante cose?” Mi domanda con un sorriso amaro sulle labbra, come se ormai fosse rassegnata e tutto questo non fa che incrementare i miei sensi di colpa.

 “Per tutto… Per averti incontrato quel giorno, per aver fatto il cascamorto con te, per averti fatto innamorare di me, per averti baciata, per averti portato via la tua migliore amica, per essere stato così egoista da pensare solo al mio bene, per aver fatto lo stronzo con te nei bagni, per non esserti stato vicino quando ne hai avuto bisogno, per averti dato della puttana, per averti fatto versare delle lacrime inutili e per averti rovinato la vita.”

Mi metto una mano sul volto, sentendo i sensi di colpa crescere dentro di me, ma allo stesso tempo affievolirsi, dato che è la prima volta che le chiedo scusa in questo modo. “Non mi hai rovinato la vita.” Mi dice prendendo la mano dal mio volto e intrecciandola con la sua.

Sento il cuore accelerare i battiti e un calore sulle guance al vedere il suo debole sorriso. Rimaniamo alcuni minuti in silenzio, forse a pensare a tutto quello che abbiamo passato in così poco tempo, quando lei interrompe il silenzio.

“Grazie per non esserti approfittato di me ieri, grazie per tutto quello che hai fatto per me.” Aggrotto la fronte, sentendo il terreno mancare da sotto i piedi. “Tu, ricordi tutto?” Sgrano gli occhi incredulo. “Abbastanza.” Sussurra. Deglutisco a fatica, non sapendo che dire, facendo ritornare di nuovo il silenzio, interrotto solo dal canto dei grilli e di un gufo.

Quindi lei, ricorda quello che è successo, ricorda che ci siamo baciati, ricorda che stavamo per farlo e ricorda che io l’ho vista mezza nuda. “Justin?” Scuoto la testa, riprendendomi e puntando i miei occhi nei suoi. “Dimmi.”
                                                               
“Devi cantare Overboard con me.” La sua non è una domanda, ma un’affermazione, quasi un ordine. Alzo gli occhi al cielo, sorprendendomi sempre di più di quanto questa ragazza mi mostri ogni giorno un lato nuovo. Vuole cantare con me… La canzone che abbiamo scritto.

No! Non posso farlo!

Sto per rispondere, ma la suoneria del suo cellulare interrompe ogni mio tentativo di rimediare, facendomi aggrottare la fronte, dato l’orario. Noto Jes, avere la mia stessa reazione. Prende il telefono, guardando lo schermo e sbuffa prima di passarsi una mano tra i capelli.

“Di nuovo.” Aggrotto la fronte scorgendo il numero sconosciuto sul display del suo cellulare. “Che significa?” Domando non capendo la sua affermazione. “Mi ha già chiamata una volta, è uno stupido scherzo telefonico.”  

“Da qua! Lascia rispondere me.” Socchiude la bocca, prima di cedermi il cellulare che squilla incessantemente. Passo l’indice da destra verso sinistra sullo schermo e porto il telefono all’orecchio. “Pronto?” Il mio tono è nervoso e i muscoli tesi.

Chi cavolo chiamerebbe in piena notte, se non per un’urgenza? Il silenzio regna dall’altra parte della cornetta e inizio ad innervosirmi. “Pronto? Non mi piacciono questi scherzi, chiunque tu sia rispondi!” Inizio ad alterarmi facendo avanti e indietro per la stanza, mentre Jes inarca un sopracciglio e socchiude la bocca.

“Jessica? Chi sei tu?” Domanda una voce tenue e delicata, ancora non sviluppata. Deve essere una ragazza molto giovane. Brividi mi percorrono la schiena nuda e deglutisco a fatica. La sua voce è così inquietante. “Cosa vuoi da Jessica?” Rispondo nervoso.

“Chi sei?” Continua a chiedermi con quel tono calmo, sorprendendomi. “Sono Justin Bieber! Tu chi cazzo sei?” Continuo incazzato. Silenzio dall’altra parte della cornetta. Un silenzio interminabile solo questo. “Pronto?” Ripeto per l’ennesima volta.

Questa volta si sente un singhiozzo molto rumoroso e sento tirare su col naso. Socchiudo gli occhi e sto per chiudere la chiamata, quando quella voce, si decide a parlare. “Bibo.” Ed è lì che sento le ginocchia tremare, come se stessero per cedermi.





*SPAZIO AUTRICE*
Ehylaaa ciao ragazze! Non so se sono in ritardo o altro, ormai non li conto più i giorni non vorrei sentirmi in colpa... Credo comunque di star aggiornando abbastanza in fretta, rispetto a quest'inverno... Vi ringrazio per tutte le recensioni che mi state lasciando:350 in tutto! E bhé? Come posso non amarvi? Sono entrata nelle popolari grazie a voi, non so più come ringraziarvi. Ma non dimentico di ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite-preferite-ricordate, chi mi ha messa tra gli autori preferiti e anche i lettori silenziosi! Grazie mille! <3
Che ne pensate di questo capitolo? A me non piace molto, ma le mie amiche saranno più che felici dato che ho messo una mezza cosa tra i Jessin! Sono pervertite loro lol :D Spero che anche a voi possa piacervi e bhè nulla, fatemi sapere con una recensione <3
A presto con il prossimo capitolo, spero <3
Baciiii

-Mirea xoxo

 

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Capitolo 31
*** Dead Inside... ***


Capitolo 31



Dead Inside...




Pov Justin.

Il mio corpo trema, il cuore mi si ferma per un attimo, la fronte è imperlata di sudore e la mente confusa. Apro la bocca per dire qualcosa, ma le mie corde vocali non emettono il minimo suono; è come se fossero bloccate insieme al mio corpo paralizzato. Gli occhi sono spalancati, come se mi volessero uscire fuori dalle orbite, puntati in direzione di Jes, ma anche le pupille si sono immobilizzate.

“Justin, che succede?” Sul viso di Jes, aleggia un espressione preoccupata, spaventata dalla mia reazione, confusa da quello che sta succedendo, così si alza da terra per venire verso di me. Mi scuote le spalle per farmi risvegliare dal mio stato di trans, ma i miei occhi rimangono fissi nell’angolo in cui Jes era seduta.

“Justin, ti prego, mi stai preoccupando, dì qualcosa!” Esclama disperata, ma a quella supplica sento le gambe tremare ancora di più e la mano che era sospesa per mantenere il cellulare sull’orecchio, ricade lungo il fianco, mentre il telefono per terra, provocando un rumore sordo, che mi fa sussultare leggermente, ma a Jes sembra non importare.

“Lei… Solo lei mi chiamava così, non può essere…” Dico in un sussurro più a me stesso che a lei. “Lei chi Justin?” Mi domanda esasperata, stringendomi le braccia. Il respiro, mi si ferma e la testa inizia a farmi male. “M - mia sorella” Biascico, guardandola, mentre sento l’aria mancare in quella stanza che improvvisamente è diventata così piccola per due persone.

Sento l’ansia crescere in ogni parte del mio corpo e la mia mente è piena di punti interrogativi senza risposte. Mi sento male; è come se l’ansia schiacciasse il mio corpo. Non riesco a sostenermi in piedi, così ricado sulle ginocchia per terra, con la testa rivolta verso il basso e le mani premute con forza sul pavimento, come se volessi spingerlo giù. “Ho bisogno di aria” Riesco a dire, prima di accasciarmi a terra.


Pov Jessica.


“Oh mio Dio Justin!” Esclamo, per poi precipitarmi sul suo corpo tremante disteso per terra. Sento la preoccupazione fluire nel mio corpo e i miei occhi iniziano a lacrimare. Scuoto Justin, prendendogli il viso tra le mani, iniziando ad accarezzargli la fronte. Che gli succede?

“Aria.” Mormora con gli occhi semichiusi. Mi precipito verso la finestra, aprendola, per poi ritornare da Justin. “Justin, ce la fai ad alzarti?” Annuisce debolmente, prima di aggrapparsi alla mia spalla e mettersi seduto, mentre io gli circondo la vita con un braccio. Ci alziamo da terra e ci dirigiamo sul piccolo cortile.

Mi siedo sul tappeto posto vicino alla porta, per poi far mettere a Justin, la testa sulle mie gambe, in modo che sia comodo. Inizio ad accarezzargli i capelli che gli ricadono sulla fronte, portandogli in alto e la fronte leggermente sudata. Rimaniamo così per circa dieci minuti, con solo il silenzio a farci compagnia.

Gli do un bacio sotto lo zigomo e i suoi occhi si riaprono lentamente, mentre la sua mano si aggrappa con forza alla mia, come se avesse bisogno di sostegno, come se volesse sfogare la sua rabbia su di me, come se volesse avere la certezza che io sono qui con lui. Non può essere stato solo un mancamento, deve aver ricevuto una notizia scioccante.

Ma da chi? Chi è quella inquietante persona che mi chiama a quegli orari assurdi e cosa ha a che fare con Justin? “Come stai?” Domando ricambiando la stretta, fregandomene del dolore alla mano. “Meglio.” Accenna un leggero sorriso, mentre dalle mie labbra fuoriesce un sospiro di sollievo che non sapevo di aver trattenuto.

“Mi hai fatto preoccupare, lo sai?” Sussurro, sorridendo dolcemente, mentre lui, allunga la mano destra per portarmi i capelli dietro l’orecchio. “Scusami” Alza la testa dalle mie gambe, mettendosi seduto. “Mi gira solo un po’ la testa” Si alza e si dirige su una sedia, vicino al piccolo balconcino.

Mi alzo anche io ritornando in casa per prendere il cellulare per poi andare fuori raggiungendolo, rimanendo a poca distanza da lui."Ha riattaccato" Dico più a me stessa che a lui, guardando il piccolo schermo del mio cellulare, ma lui ha lo sguardo perso nel vuoto, come se non mi stesse ascoltando. 

“Vuoi dirmi che è successo?” Il mio tono è preoccupato, pauroso, con una leggera nota di curiosità. Ho paura che possa essere qualcosa di brutto. E poi cosa c’entra sua sorella con tutto questo? I suoi occhi si posano sul mio corpo scannerizzandolo, per poi fare una smorfia sulle labbra. 

“Vieni qui” Sussurra battendo la mano destra sulle sue ginocchia. Arrossisco, sentendo le guance avvampare, perciò rimango lì sul mio posto, guardando altrove. “Dai Jes, vieni qui.” Ripete con un tono leggermente più alto e deciso, come se mi stesse dando un ordine.

Mi mordo il labbro, prima di accontentarlo e sedermi sulle sue ginocchia. “Ti racconterò tutto” Mi dice accarezzandomi i capelli, guidando la mia testa, con la sua enorme mano sul suo petto nudo. Dimenticavo che non ha nulla addosso, se non i jeans, mentre io ho solo la sua maglietta che mi arriva quasi fino alle ginocchia.

Mi appoggio al suo petto, sentendomi subito più tranquilla, sorprendendomi di quanto lui mi faccia calmare con una sola carezza. Aveva capito che ero preoccupata per lui e ha provveduto subito per farmi sentire a mio agio, in modo che potessi essere calma. Dovevo essere io a farlo calmare e invece come al solito si è rivelato l’esatto contrario, perché io non sono in grado di tranquillizzare lui, ma lui è in grado di tranquillizzare me.

Sorrido tra me e me, appoggiando la mano destra sul suo stomaco, iniziando a disegnare con l’indice, dei cerchi immaginari, mentre lui continua ad accarezzarmi i capelli, stringendomi più a se.

“Ho avuto un attacco di panico” Spiega con naturalezza, come se fosse abituato. Io invece sussulto, socchiudendo leggermente la bocca. “Tranquilla, è normale” Mormora subito dopo, notando il mio irrigidimento, racchiudendo la mia vita con entrambe le braccia. Annuisco, mentre mi dà un bacio in fronte e continua a raccontare. “Devi sapere che…”
 

Il ragazzino stava tornando a casa, felice di aver battuto la squadra di Chris nella partita di Basket. In fondo bastava poco per rendere felice un undicenne: la vittoria di una partita, le caramelle gommose, i giocattoli, i cartoni animati, a differenza degli adulti che invece erano molto più complicati e i soldi erano la loro unica felicità; avevano dimenticato tutto, soprattutto i valori della vita.

A Justin, i soldi non importavano e non gli sarebbero mai importati, importava solo ricevere affetto dalla sua famiglia ed era sicuro che la madre lo avrebbe riempito di baci, mentre il padre si sarebbe limitato a fargli i complimenti per la partita svolta, con delle leggere pacche sulla sua spalla, ma per Justin era più che sufficiente.

Arrivò davanti alla porta con un sorriso stampato sulle labbra che era difficile togliere. Aprì la porta di botto, pronto a correre tra le braccia della madre. Stava per dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola e il corpo si paralizzò. La sua piccola casetta era piena di poliziotti e si sentivano le urla di una donna, che Justin riconobbe subito.

Il sorriso dalle sue labbra scomparve nel vedere la madre per terra, in un mare di lacrime, così si mise a piangere anche lui, anche se non ne conosceva la ragione. La donna corse dal figlio e se lo strinse forte, cominciando a sussurrare frasi che Justin non riusciva a capire.

“Mi sei rimasto solo tu, piccolo mio, non mi lasciare, non mi lasciare, non mi lasciare…” Continuava a sussurrare la donna. E fu lì che Justin ebbe un’illuminazione, facendo sgorgare nuove lacrime, che presto sostituirono quelle vecchie. “M-ma-mma dove so-sono Jazzy e papà?” Riuscì a domandare il bambino fra i singhiozzi.

La madre lo guardò con gli occhi strabuzzati, preoccupati dalla sua reazione, non appena avrebbe saputo la notizia. Non riusciva a parlare, era come se avesse un grande macigno nella gola che le impediva di parlare, così iniziò a piangere ancora di più e si strinse il figlio ancora più forte, ma Justin questa volta, non ricambiò l’abbraccio, anzi indietreggiò, allontanandosi dalla madre iniziando a scuotere la testa.

Aveva capito tutto.

“Tesoro, vieni qui.” Sussurrò la madre. Justin rimase spiaccicato con le spalle al muro, con il terrore negli occhi. Aveva paura di sapere la verità, aveva paura di scoprire se quello che aveva pensato fosse giusto. Ma l’uomo vestito di blu, fece svanire tutte le poche speranze del bambino.

“Mi dispiace signora, il signor Bieber è deceduto, non abbiamo trovato il corpo della bambina, ma è impossibile riuscire a sopravvivere ad un incidente del genere” E fu lì che tutto quello che Justin aveva immaginato si avverò e tutto intorno a lui divenne nero e grigio. I colori che non dovrebbero regnare neanche lontanamente la mente di un bambino.

Il bambino corse fuori da quella casa che era stata luogo di brutte notizie fino a qualche minuto fa. Correva, con gli occhi rossi e gonfi, piene di lacrime salate che sgorgavano prepotentemente sul suo fragile viso. Aveva perso il padre e anche la sua adorata sorellina…

La sua vita perfetta si era trasformata in pochi minuti in un incubo dal quale avrebbe voluto svegliarsi al più presto… Si chiedeva come avrebbe fatto ad andare avanti adesso e che cosa sarebbe successo dopo, ma non riusciva a darsi delle risposte… Ma una cosa gli frullava in testa, perché non avevano trovato il corpo di Jazzy?



Alzo il viso dal petto di Justin, per guardarlo negli occhi e vedere come sta, ma niente, sul suo viso non c'è nessuna emozione, nessuna lacrima, nessuna smorfia di sofferenza, mentre io ho dovuto stringere gli occhi per tutto il tempo per evitare di piangere.

Tutto questo mi sorprende… Chiunque avrebbe pianto o almeno avrebbe mostrato un segno di sofferenza dopo aver raccontato una storia del genere, mentre lui rimane impassibile, con lo sguardo perso nel vuoto. Sta trattenendo tutto il dolore e questo è un male.

Il dolore deve fuoriuscire, insieme alle lacrime; solo così si sarebbe stati meglio. “Il corpo di mia sorella, non è stato più trovato e io ormai ho perso le speranze che lei sia viva” Alzo gli occhi al cielo per la sua convinzione assurda e per la sua testardaggine, ma lo lascio continuare per evitare di litigare, ricordando il giorno in cui mi opposi alla sua affermazione.

“La persona che ha risposto al telefono mi ha chiamato Bibo e solo lei mi chiamava così” Aggrotto la fronte, trovando questa situazione stana e capisco l’improvviso attacco di panico. “Da piccola voleva chiamarmi per cognome, ma non riusciva a dirlo, così invece di Bieber dalla sua bocca usciva, Bibo” Sorride amaramente, come se tutti quei ricordi facessero male e in effetti è proprio così.

Ascolto tutto con attenzione, notando i suoi occhi tristi e la nostalgia nella sua voce, mentre si apre con me. Ad un tratto ritorna immediatamente serio, mi guarda negli occhi e per la prima volta dopo tutto il racconto noto i suoi, lucidi.

“Jes” Sussurra il mio nome in un singhiozzo, prima che le lacrime sgorghino dal suo viso. Si appoggia sul mio petto, cingendomi con le sue braccia tatuate la vita, mentre io gli accarezzo i capelli.


Non riusciva a continuare aveva gli occhi pieni di lacrime, così d’istinto lo abbracciai e lo strinsi a me, lui si appoggiò al mio petto e mi circondò la vita con le braccia. Singhiozzava e tanto, sembrava un bambino, piansi anche io, vederlo così, mi faceva male. Gli accarezzai i capelli e poi gli presi il viso tra le mani. “Dovrei essere io a consolarti e invece sei tu che consoli me.” Sorrisi debolmente, mentre lui mi mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio asciugandomi una lacrima con il pollice.


I ricordi fanno male e non posso fare a meno di piangere anche io, ricordandomi del giorno al ristorante, quando mi parlò di sua madre e scoppiammo a piangere insieme. Non vuole staccarsi da me; la sua presa è così forte che mi sembra di soffocare, ma non mi importa di questo, non gli chiederò mai di staccarsi dal mio corpo, anche se mi dovesse uccidere con la sua presa forte.

Rimaniamo così per un tempo a me indefinito, finchè lui non si scosta dal mio petto e mi guarda negli occhi, facendomi perdere nel suo oceano ambrato. Apre appena la bocca e poi la richiude subito. Sembra che stia per dire qualcosa, ma c’è qualcosa di strano, come se fosse insicuro se parlare o meno.

“Mi ami?” Domanda cogliendomi di sorpresa facendomi unire le sopracciglia.
“Justin, n-“                                                                   
“Jes, per favore, rispondimi” E in quel momento capisco che la domanda, ha un senso chiaro e preciso. Lui, ha bisogno di conforto, ha bisogno che io gli dica che ci sono, che non lo abbandonerò come hanno fatto tutti, che gli starò sempre vicina e che cercherò di aiutarlo in qualche modo a capire qualcosa di questa storia.

“Justin” Inizio prendendogli la mano che aveva poggiato sulla mia vita. “Io, ti prometto che ti aiuterò a capire qualcosa in più di tutta questa storia, ma adesso devi riprenderti, non puoi abbatterti per una stupida chiamata che potrebbe anche essere una stupida idiota che vuole solo spaventarci… Devi ess-“                                                              
“Non, mi hai risposto” Sussurra dispiaciuto. Aggrotto la fronte non capendo all’inizio, ma subito capisco che si sta riferendo alla domanda di prima. Alzo il capo guardando la sua faccia da cucciolo smarrito. I capelli color grano scompigliati, gli occhi lucidi e la barbetta leggermente accennata sotto il mento.

Sorrido tra me e me, prima di tornare seria e guardarlo negli occhi. “Non credo, che ‘ti amo’ siano le parole adatte per descrivere quello che provo per te. Quante volte qualcuno ha detto queste due paroline, buttate al vento, senza nessun significato? Quante volte qualcuno ha detto ‘ti amo’ e poi ha lasciato la persona amata? Il ‘ti amo’ è per sempre Justin ed è quello che vorrei dirti in questo momento, ma ho paura che sia troppo poco per esprimermi. Ho bisogno di trovare altre parole per dirti quello che provo, ma credo che per adesso dovrai accontentarti della comune frase che usano tutti. Ti amo Justin. Tantissimo.”

Sospiro, prima di alzarmi dalle sue gambe, ma lui mi trattiene dal polso alzandosi anch’esso dalla sedia. “E’ incredibile quanta sincerità c’è in te. Non ti sei mai aperta con me, in questo modo perché lo stai facendo adesso?” Mi domanda con il timore negli occhi. “Perché ho paura” Rispondo esprimendo esattamente quello penso.

“Sento che sta per succedermi qualcosa di brutto, qualcosa di traumatico e ho paura di non rivederti più, per questo io… ieri avrei preferito fare l’amore con te” Sussurro con non so quale coraggio, mentre lui mi guarda con la bocca aperta e gli occhi socchiusi. “Perché stai dicendo questo?” Mi accarezza la guancia, fino al collo, passando le mani tra i miei capelli.

“Perché pensi che ti dovrebbe succedere qualcosa di brutto? Perché sei tesa e cerchi di trattenere le lacrime quando sei con me? Pensi che non me ne sia accorto umh?” Urla l’ultima frase faccia a faccia, ma nonostante tutto io rimango impassibile e abbasso lo sguardo trattenendo le lacrime, che in questo momento hanno già fatto il loro traguardo sulla cornea.

“Guardami porca puttana!” Urla ancora alzandomi il viso con due dita, verso il suo, facendomi incontrare i suoi occhi, che nonostante la voce rabbiosa, trasmettono dolcezza ed è qui che la mia barriera protettiva scompare e le lacrime cadono giù, senza che io me ne accorga, ma purtroppo continuo a rimanere impassibile, guardando il vuoto dei suoi occhi.

“Piccola per favore, piangi, sfogati, urla, ma per favore non rimanere ferma come una statua” Il suo tono è più dolce, disperato, ma io continuo a piangere ad occhi aperti, non emettendo il minimo singhiozzo, non lasciando trasparire nessuna smorfia di dolore interno. Sospira passandosi, una mano tra i capelli, prima di prendermi in braccio a mò di sposa, per portarmi a letto. Mi copre per bene con il lenzuolo, per poi darmi un bacio in fronte.

“Ti amo tantissimo anche io, piccola mia” Sussurra al mio orecchio, facendomi tremare le gambe e soffrire il cuore. Prende la canotta da terra per infilarsela e si siede sul letto per allacciarsi, le scarpe, mentre io lo fisso impassibile, ripensando alle parole che mi ha detto all’orecchio.

“Sto andando via” Mormora, finendo di mettersi la camicia. Vorrei dirgli di restare con me, di stringermi e di farmi sentire solo come lui sa fare, ma non riesco a parlare. Lui di tutta risposta sospira, rassegnato dal mio silenzio, così lo vedo scomparire dalla porta della mia camera, sentendo la porta dell’uscio sbattere.

Perché non riesco più a sfogarmi?

Perché dal mio viso escono solo lacrime, senza che io senta niente?

E’ come se la mia testa comandasse alle mie lacrime di uscire, comprendendo la sofferenza del mio cuore, ma una cosa è strana le lacrime dovrebbero uscire perché le comanda un cuore soffrente e non una testa meccanica, incapace di capire. Sto soffrendo e anche tanto, ma non lo do a vedere. E’ come se fossi morta dentro.


Pov Justin


Non sono mai stato tanto confuso in vita mia. Non riesco più a capirla, non capisco più cosa sta succedendo alla mia vita. Quella chiamata e il comportamento di Jes, mi hanno scombussolato parecchio e mi hanno distrutto dentro. Nessuno conosceva il soprannome che mi aveva affibbiato mia sorella, a parte i miei genitori, Caitlin, Ryan e Chris.

Come è potuto succedere? E se Caitlin mi avesse fatto un brutto scherzo? No, è impossibile, non mi farebbe mai una cosa del genere, non scherzerebbe mai su mia sorella. Sento la testa scoppiare… E se mia sorella fosse viva e mi stesse cercando? Perché avrebbe dovuto aspettare sette anni per farlo? Perché i poliziotti non hanno trovato il suo corpo nell’auto?


Il mio telefono interrompe ogni mio tentativo di risposta. E’ Caitlin. “Che vuoi?” Rispondo brusco. Sono ancora arrabbiato con lei, non ho dimenticato la sua trappola. “Ju-stin, dove sei?”Aggrotto la fronte per il suo tono di voce spento, come se le fosse successo qualcosa, così accantono la rabbia da parte per un momento.

“Che ti succede? Dove sei Caitlin?” Entro in macchina per poi mettere le chiavi nel nottolino e iniziare a partire. “Sono nella Walk of fame, credo” Sgrano gli occhi per la via che mi ha appena indicato. “Che cazzo ci fai lì?” Sbraito, mantenendo il cellulare con l’orecchio, mentre mi dirigo verso quella via.

Sento un sospiro dall’altra parte della cornetta e poi il classico ‘tu-tu’ che indica la fine della chiamata. Metto il telefono in tasca, per poi aumentare la velocità. Dopo circa venti minuti sono già lì, nella via più frequentata di Los Angeles, anche se non c’è nessuno, dato che sono le 4:30 del mattino.

Cazzo!

Tom, mi ucciderà…

Vago con lo sguardo da una parte all’altra cercando di intravederla, finchè non vedo una ragazza stretta in una felpa enorme che ovviamente non è sua.

Caitlin.

Premo il clacson, per farla accorgere della mia presenza e lei sussulta spaventata, finchè non mi vede e tira un sospiro di sollievo. Apre lo sportello ed entra in macchina con la testa bassa. Per tutto il tragitto non parliamo; lei continua a tenere la testa bassa e io a guidare tranquillo.

Mi fermo ‘sotto casa sua’ e la guardo, mentre lei fa lo stesso. I suoi occhi sono rossi, cerchiati dalla matita nera sbavata. Ha pianto. Deglutisco, prima che lei si butti a capofitto tra le mie braccia. “Che ti è successo Caitlin?” Domando con la preoccupazione nella voce.

Ho paura che le sia successo qualcosa di brutto e mi fa male vederla così fragile, soprattutto lei, visto che è sempre una ragazza forte e sicura di se. “S-sono a-andata a letto con Simon” Balbetta spaventata. “Cosa?” Urlo spalancando la bocca, prima di scendere dalla macchina.

“Io quello lo ammazzo!” Urlo, iniziando ad incamminarmi per non so dove. “Fermati!” Urla Caitlin, prendendomi dal polso. Quando cazzo è scesa dalla macchina? “Eravamo entrambi ubriachi Justin! Non capivamo un cazzo!” Apro la bocca per parlare, richiudendola subito dopo, non sapendo che dire.

“Ma siete matti? Ti ha fatto male? Avete usato le precauzioni? Avet-“                                                          
“Justin, stai calmo! Innanzitutto prendo la pillola e poi non è stata la mia prima volta. Non sono più vergine da quando avevo quindici anni” La mia mascella, sembra che stia per arrivare a terra, da quanto è spalancata. Che fine ha fatto la mia Caitlin?

“E poi dalle poche cose che ricordo, sono stata benissimo, mi è piaciuto” Sorride sognante. “Perché piangevi allora?” Domando confuso. “Bhà, non lo so” Emette una risatina isterica, che mi irrita. “Mi avete stancato! Smettetela di confondermi cazzo!” Urlo, sbattendo un pugno sulla macchina, non tanto forte, facendo sobbalzare Caitlin sul posto.

“Scusa, per tutto quello che ho fatto Justin” Mormora dispiaciuta, prima di abbracciarmi. Sospiro, prima di ricambiare l’abbraccio. Non ho mai resistito ai suoi occhi dolci da cerbiatta, l’ho sempre perdonata dopo qualche marachella. “Come è andata con Jes?” Domanda, facendo ritornare il nodo in gola che avevo represso qualche minuto fa.






*SPAZIO AUTRICE*
Ehylaaa ciao ragazze! Per la prima volta posso dire di non essere in ritardo, dato che ho aggiornato prima che la settimana passasse ;) Comunque... Boh.... No.. Ok... Avevo dimenticato quello che dovevo dire... Ah si, vabbè a parte le solite cose... Vorrei soffermarmi un pò di più su questo capitolo, perchè può sembrare di passaggio e smielato come direbbe qualcuno lol, ma fate sempre attenzione a quello che dice Jes, perchè in alcune frasi ci sono alcuni messaggi che fanno intendere ciò che le accadrà tra un pò di capitoli... Ok, sto già spoilerando troppo, perciò passo avanti... Questo capitolo è l'unico che mi piace tra tutti quelli che ho scritto, non so il perchè, però credo di essermi impegnata molto, più degli altri sicuramente e bhè sono riuscita a immedesimarmi in loro e a scrivere ciò che io avrei
provato.... E poi? Cait è andata a letto con Simon! Vorrei precisare una cosa, non vedete Cait come una poco di buono, perchè può sembrarlo, ma non lo è sicuramente e poi per quanto riguarda Chaz (so che non è in questo capitolo) l'ho descritto un pò come un antagonista che Justin non sopporta, ma nella realtà lo adoro lol! Bheè che altro dire? Ringrazio ovviamente tutte le recensioni che mi avete lasciato, sono sempre di più e chi ha messo la storia nei preferiti-seguiti-ricordati, grazie di tutto, siete davvero fantastici! Bhè, spero che questo capitolo vi piaccia, perdonate gli errori e fatemi sapere con una recensione... Alla prossima <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

-Mirea xoxo
P.s Scusate lo spazio autrice estremamente lungo

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Capitolo 32
*** Surprise ***


Capitolo 32


Surprise...

Due settimane dopo…

Sono passate due settimane da quando è successo quello che è successo e la mia vita continua ad andare a rotoli. Ho perdonato Caitlin per quello che ha fatto quel giorno al pub, perché in fondo io non sono nessuno per giudicarla, dopo aver fatto una cosa così grande alla mia migliore amica e poi le lo ha fatto pensando di fare il nostro bene, anche se credo che abbia peggiorato tutto.

Ho cercato di svagarmi uscendo con Simon e Cait, ma non è servito a molto, ho sempre quel macigno sul petto come se dovessi soffocare da un momento all’altro, come se non dovessi farcela a continuare.

Non verso lacrima da due settimana ormai e questo non credo sia un bene, perché come si sa, il dolore va esternato e io non lo sto facendo e forse è per questo che mi sento ancora peggio. Sto tornando a casa, esausta da una giornata intensa di scuola.

Stasera ci sarà la gara a scuola e io ho deciso di non parteciparvi più, non mi interessa la perdita dei crediti o l’abbassamento dei voti, in questo momento ho problemi più importanti a cui pensare. Blocco i miei pensieri ritrovandomi di fronte alla porta color legno mogano di casa mia. Sospiro prima di infilare le chiavi nella serratura, aprendo così la porta.

Entro dentro e l’unica cosa che sento sono i singhiozzi della donna più importante della mia vita. Spalanco gli occhi, dirigendomi in cucina, dove provengono i singhiozzi e trovo una scena a dir poco terrificante. Per terra ci sono dei piatti rotti, il lampadario è distrutto, mentre i vetri delle finestre sono pieni di schegge.

Che cazzo è successo qui?

Mi avvicino cautamente con il cuore in gola e la paura nel cuore, prima di ritrovarmi di fronte alla donna che mi ha cresciuto che ora è accovacciata per terra, con la testa tra le gambe. Il mio cuore accelera i battiti e la pelle delle mie braccia inizia a diventare più ruvida.

“Mamma!” Urlo correndo nella sua direzione e abbassandomi alla sua altezza. La sua schiena si muove su e giù e i suoi vestiti, in alcuni tratti sono strappati. Sento il fiato mancare dal mio corpo e le gambe tremare. Le appoggio tremolante una mano sulla schiena, come se avessi paura di vederla negli occhi, come se non volessi scoprire la verità.

La mia mente è sovraffollata da mille pensieri, da mille domande, ma come al solito senza risposte. Il viso di mia madre si alza piano, come se avesse paura anche lei di mostrarmelo e in effetti appena lo vedo lancio un urlo forte che mi fa bloccare il sangue nelle vene e comincio a sentire il mio viso deformarsi da solo, a causa delle espressioni facciali che sto facendo.

Sto piangendo dopo due settimane vedendo il viso livido di mia madre. I suoi occhi sono cerchiati da due aloni viola, dal suo naso fuoriesce sangue e sulla guancia destra c’è un piccolo taglio. Deglutisco sentendo la rabbia crescere in me, ma soprattutto la paura e la preoccupazione.

Sul mio viso continuano a scorrere lacrime; lacrime arrugginite che non toccavano il mio viso da tempo. Vorrei urlare, vorrei spaccare tutto, vorrei sbattere la testa finchè la mia sofferenza non cesserà di esistere.

“Ch-che ti è suc-successo?” Balbetto tra i singhiozzi, prima di chiudere gli occhi e accarezzare con timore la sua guancia destra. Mia madre continua a piangere sommessamente, fregandosene che ci sia io a vederla soffrire in questo modo, fregandosene della sofferenza che sto provando in questo momento nel vederla ridotta così.

La cosa più brutta per un figlio è vedere il proprio genitore piangere. La pensavo anche io così fino a qualche minuto fa, ma se c’è una cosa ancora più brutta di questa è vedere un genitore, ferito, picchiato, traumatizzato, ridotto in questo modo.

Si getta a capofitto tra le mie braccia, accarezzandomi i capelli, stringendomi forte come non ha mai fatto in vita sua. “Ti chiedo perdono tesoro, se non ti ho capita prima, se non ti ho aiutata, se non ti sono stata accanto, ma adesso cambierà tutto, te lo prometto. E’ finita” Mi dice dandomi un bacio sulla guancia, per poi alzarsi barcollante da terra.

Sgrano gli occhi e in pochi attimi nella mia mente si accendono mille lampadine. Chiudo gli occhi per qualche secondo cercando di convincermi che quello che sto pensando non è vero, ma dalla mia mente quella convinzione non sparisce. “E stato lui, vero?” Domando alzandomi da terra lentamente, mentre il labbro superiore mi trema. “Tesoro i-“                                                               

“No mamma!” Urlo puntandole un dito contro. “E stato Tom?” Domando pressando le labbra in una linea sottile per la rabbia. Mia madre abbassa lo sguardo, facendomi intendere tutto con la sua espressione facciale piena di terrore, smarrita. Scuoto la testa digrignando i denti, prima di correre fuori casa, mentre sento la voce di mia madre che mi urla di fermarmi, ma io la ignoro.

Corro con la rabbia nel corpo, con il coraggio nel cuore e la voglia di vendetta che si espande in tutto il corpo. Continuo a correre per minuti interi, senza mai prendere fiato, ma in questo momento non importa. Arrivo di fronte a quella porta con la voglia di vomitare e suono il campanello in modo continuo, con la voglia di tirare un pugno in faccia a quella merda.

La porta si spalanca e mi apre proprio lui, senza maglietta, con i muscoli scolpiti peggio di quelli dei lottatori di Wrestling, ma non ho paura, la voglia di vendetta è più forte della paura. “Ciao bellezza, piaciuta la sorpresa?” Domanda con un sorriso divertito sulle labbra. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.

“Bastardo!” Urlo gettandomi su di lui, colpendolo sul petto con tutta la forza che ho. “Sei un figlio di puttana! Un mostro!” Urlo tirando pugni alla cieca, a causa delle lacrime che mi fanno vedere sfocato. Continuo a prenderlo a pugni, anche se non sembrano provocargli il minimo danno.

“Adesso basta troietta!” Mi blocca i polsi con le sue enormi mani piene di anelli d’oro. Il suo viso è furioso e la sua mascella contratta come se volesse uccidermi da un momento all’altro, ma non me ne sorprendo. “Lasciami bastardo!” Urlo dimenandomi, iniziando a scalciare come un asino impazzito. Mi gira entrambi i polsi dietro alla spalla, facendomi lanciare un urlo di dolore, mentre nuove lacrime si fanno spazio sul mio viso, ma non di sofferenza, di rabbia.

“Ma che cazzo sta succedendo?” Esclama una voce dolce e roca.

Justin.

Il mio cuore ritorna a battere come prima e dalla mia bocca fuoriesce un sospiro di sollievo che non sapevo di aver trattenuto. “Justin!” Urlo piangendo. “Lasciala stare Tom!” Mormora in tono estremamente calmo, come se stesse parlando con un bambino indifeso.

“Non darmi ordini moccioso!” Gli ordina Tom, prima di lasciarmi i polsi e dargli un pugno sul viso, che lo fa cadere a terra, mentre io corro da Justin, preoccupata. “Me la pagherete cara brutti mocciosi! Adesso andatevene, la vostra ora non è ancora vicina!” Urla prima di rientrare in casa e chiudere la porta con un rumore sordo. Che vuol dire che la nostra ora non è ancora vicina?

Inizio a piangere sentendo di nuovo la paura ritornare a fluire nelle mie vene, mentre abbraccio forte Justin come non lo avevo mai abbracciato prima. “Justin i-“                 “Shhh, andiamo da Ryan” Sussurra interrompendomi prima di fare un leggero sorriso che fa sparire tutta la mia paura e fa uscire fuori il mio coraggio.

Si asciuga il poco sangue uscito dal labbro, con la manica della felpa e mi mette un braccio attorno alle spalle, mentre io mi accoccolo sotto il suo braccio, asciugandomi le lacrime con i polsi.

Pov Justin.

Non ho reagito… Ma l’ho fatto per proteggerla, avevo paura per lei, paura che se lo avessi preso a pugni, le avrebbe fatto del male, l’avrebbe minacciata, ma tanto ho rovinato tutto e ora ho paura, ma non per quello che possa fare a me, ma per quello che farà a lei. Lo conosco e non gliela farà passare liscia.

Busso alla porta del mio migliore amico, aspettando con impazienza che apra la porta, mentre lei è in silenzio di fianco a me che fissa il vuoto e mi chiedo a cosa stia pensando. E’ pazza! Come cazzo le è venuto di andare lì da sola?

“Chi è che rompe a quest- Cazzo Justin!” Ryan urla le ultime due parole, prima di spalancare la porta e farci entrare. “Che cazzo ti è successo bro?” Domanda con preoccupazione nella voce, facendomi sorridere mentalmente, ma io lo ignoro e inizio a guardare Jes.

“Che cazzo ci facevi lì umh?” Urlo contro di lei scrollandomela di dosso. Con tutto quello che è successo avevo dimenticato di chiederle il motivo per cui lei era lì. Dire che sono arrabbiato è un eufemismo, ma credo che sia la preoccupazione e non la rabbia. Lei sussulta impaurita dalla mia reazione improvvisa e mi guarda con gli occhi lucidi.

“Emh… Io vado in cucina, quando volete dirmi cosa è successo chiamatemi” Conclude Ryan, prima di sparire nell’altra stanza, mentre il mio sguardo ritorna di nuovo su Jes che in questo momento sta giocherellando con le sue mani. “Tu sei pazza! Lo vuoi capire che poteva ucciderti? Lui non scherza! E’ malato, chissà cosa ti avrebbe fatto se non fossi intervenuto! Sei un’irresponsabile, un’incosc-“                                                                                                                

“Come cazzo reagiresti se ti picchiassero tua madre eh? Te ne staresti lì fermo come un coglione con le mani in mano mh? Prova a capirmi ogni tanto invece di urlarmi sempre contro!” Urla piangendo, prima di raggiungere Ryan in cucina, lasciandomi paralizzato sul mio posto.

Non riesco a crederci…

Tom…

Ha picchiato Erin. Spalanco la bocca, prima di passarmi le mani tra i capelli. Io, non pensavo potesse arrivare a fare una cosa simile. Lancio un urlo di frustrazione, prima di passarmi una mano tra i capelli. Perché sbaglio sempre tutto con lei? Perché litighiamo sempre? 

“Bastardo” Sussurro a denti stretti. Non ho mai avuto la voglia di ucciderlo come c’è l’ho in questo momento. Provo odio, ribrezzo, orrore, mi fa schifo e la voglia di puntargli una pistola in fronte e farla finita è tanta.

Lo odio per avermi rubato l’infanzia, lo odio per avermi portato via da mia madre, lo odio per avermi fatto fare cose orribili nella vita, lo odio per quello che sta facendo adesso. Tiro un calcio al divano con rabbia, prima che senta suonare il campanello.

“Vai tu bro!” Esclama Ryan dalla cucina. Mi dirigo a passo svelto verso la porta spalancandola. “Che cazzo ci fai qui?” Domando guardando Cait e Simon sulla soglia della porta. “Oh Justin! Come stai? Anche io sono felice di vederti!” Sibila, facendo una smorfia con le labbra. Digrigno i denti, facendole intendere che non è giornata.

“Ma che hai il ciclo? Stai calmo! Rilassati e fai yoga! Sono venuta a trovare Ryan, non posso?” Mi scosta entrando dentro casa. “Justin, chi era?” Domanda Ryan, uscendo dalla cucina. “La stronza” Sussurro per non farmi sentire.

“Seh! Anche io ti voglio bene Drew!” Mi dice Cait dandomi un bacio sulla guancia, a quanto pare ha sentito. “Che hai fatto al labbro?” Domanda ritornando estremamente seria. “Già anche io vorrei saperlo.” Afferma Ryan incrociando le braccia al petto. Sospiro prima di iniziare a raccontare tutto quanto e sentirmi in colpa come sempre nei confronti della persona più importante della mia vita.

Pov Jessica.

E’ un bastardo. Deve sempre urlarmi contro per ogni cosa che faccio. Poteva chiedere spiegazioni invece di aggredirmi così. Io non sono pazza, non andrei mai a casa di Tom, senza un motivo ben preciso. Ha picchiato mia madre, come facevo a starmene lì impalata, senza reagire.

Forse sono stata un po’ impulsiva, ma lui avrebbe fatto la stessa cosa se fosse stato in me, se non peggio. Sospiro prima di rispondere al telefono che squilla da qualche secondo incessantemente. “Pronto?” Rispondo guardando il frigorifero davanti a me.

“Tesoro dove sei? Cosa hai fatto? Stai bene?” Capisco subito dalla voce, che è mia madre. Sorrido debolmente senza accorgermene per la sua ansia e preoccupazione. “Mamma sto bene, sono a casa di un amico di Justin” Mi inumidisco le labbra, mentre dall’altra parte sento un sospiro frustrato.

“Devi andartene mamma, lì non sei al sicuro, vai a vivere dalla nonna a New York, va in un’altra città basta che te ne vai da qui” Continuo, mentre dei singhiozzi si fanno spazio dall’altra parte della cornetta.

“Jessica, io me ne vado, se tu vieni con me” Ribatte decisa. “No!” Rispondo subito dopo. “Io devo restare qui con Justin, non posso abbandonarlo” Chiudo gli occhi cercando di trattenere le lacrime che si sono già posate all’angolo del mio occhio.

“Io non me ne vado senza di te” Dice per poi scoppiare a piangere, mentre io faccio di tutto per non farlo. “Mamma devi farlo, io sono al sicuro qui con i miei amici. Sono qui con Justin e non posso abbandonarlo mamma, cerca di capirmi!” La supplico, passando una mano sulla fronte disperata, tranquillizzando più me stessa che lei. “Lo ami vero?” Spalanco la bocca per la domanda inaspettata di mia madre.

Sto per dire qualcosa, ma dalla mia bocca non esce il minimo suono. E’ così evidente la cosa? Sono un libro aperto per tutti? “Io ti conosco tesoro e so quello che provi. Sei innamorata di lui si vede” Sussurra rispondendo ai miei pensieri inespressi e posso giurare che in questo momento stia sorridendo maliziosamente.

“Io mi fido di Justin ed è solo per questo motivo che ti lascio qui con lui, perché so che sarai al sicuro” Continua, mentre sorrido emettendo un respiro di sollievo. “Ti voglio bene mamma e abbi cura di te” Le mie labbra si curvano in alto in un sorriso, prima di chiudere la telefonata non aspettando la sua riposta che mi avrebbe sicuramente fatto male sentirla.

Mi appoggio con le mani sul tavolo e inizio a singhiozzare silenziosamente per evitare che gli altri mi sentano, ma purtroppo sento la porta aprirsi e dei passi venirmi incontro. Continuo a rimanere con la testa bassa e i capelli che mi coprono il viso come se fossero una tenda.

Sento prendermi i fianchi da dietro con delle mani che ormai conosco bene. Milioni di brividi attraversano tutta la mia spina dorsale non appena sento le sue labbra sul mio collo e le sue mani massaggiarmi i fianchi. Getto la testa all’indietro e mi appoggio sulla sua spalla, mentre lui continua il suo lavoro con le labbra e con le sue mani che adesso mi cingono lo stomaco.

“Perché stavi piangendo?” Sussurra staccandosi leggermente dal mio collo, continuando a sfiorarlo con il labbro superiore. Mi giro ritrovandomi faccia a faccia con lui e finalmente incontro i suoi occhi che in questo momento sono di un verde scuro mischiato al caffè. Abbasso lo sguardo sentendomi a disagio sotto il suo sguardo indagatore, che mi scruta dolcemente come se stesse guardando un cucciolo indifeso.

Ad un tratto sento due mani sotto le mie cosce che mi appoggiano sull’isola della cucina. Justin si fa spazio tra le mie gambe, mettendosi in mezzo cominciando a guardarmi con adorazione, mentre le sue mani sono poggiate sulle mie ginocchia. “Scusami per prima” Sussurra, per poi sprofondare il viso nell’incavo del mio collo, mentre con le braccia mi cinge la vita.

Io essendo seduta sul ripiano della cucina, sono più alta di lui e mi limito ad allacciare le braccia dietro il suo collo, mentre lui inizia a cullarmi tra le sue braccia. “Ho sentito la conversazione con tua madre” Sussurra nel mio collo, facendomi smettere di respirare per qualche secondo e aggrottare la fronte.

“E allora perchè prima mi hai chiesto come mai stessi piangendo?” Domando staccandomi dal suo corpo, mantenendo le braccia sempre attorcigliate al suo collo. “Perché pensavo stessi piangendo per me” mi sposta una ciocca ribelle dal viso.

“Ci sono abituata a sentirmi contro le tue urla” Dico rassegnata facendo spallucce, prima di guardare dietro di lui. “Mi dispiace” dice posando la sua guancia sulla mia prima di accarezzarmi il viso. Sorrido dolcemente, sentendomi bene per alcuni minuti in sua compagnia e rendendomi conto di quanto lo amo ogni giorno che passa.

Quel poco tempo che sono con lui mi sento bene e tutto non mi sembra più complicato. Sento la sicurezza invadere il mio corpo, sentendomi indistruttibile. Lui è la mia forza, è il coraggio che nessuno riesce a darmi. Nulla potrà mai sostituirlo, nessuno potrà mai prendere il suo posto. Alcuni dicono che ci si innamora più volte nella vita e io non ci credo, perché amare è una cosa assolutamente diversa. Non puoi amare una persona allo stesso modo in cui ami un’altra.

Ci sarà sempre quella persona che ti farà sentire unica al mondo, come tu non ti sei mai sentita. “C’è una sorpresa per te” Dice prima di stamparmi un bacio sulle labbra cogliendomi di sorpresa, ma facendomi sorridere mostrando i denti.

“Che sorpresa?” Domando cominciando a giocare con il suo ciuffo tirandolo su, più di quanto già non lo sia, ricevendo un’occhiataccia da parte sua. Alzo le mani in segno di resa, facendolo ridere divertito.

Mi fa scendere dal bancone della cucina, prima di mettere il labbruccio e sbattere le ciglia come una stupido bambolotto. “Prima, dammi un bacio” Rido, prima di tirargli uno schiaffetto sul petto. “Smettila idiota!” Gli dico continuando a ridere, mentre lui si tiene il petto facendo finta di essersi fatto male.

“Oh, è così che chiami il tuo ragazzo?” Domanda con un sorriso sulle labbra, prima di farlo sparire subito dopo, rendendosi conto sicuramente di quello che ha detto. La sua ragazza? Io? I battiti del mio cuore accelerano, ma quando sto per dire qualcosa, la porta della cucina si spalanca, facendomi sussultare.

“Justin è arrivata!” Urla Ryan con un sorriso a trentadue denti affacciandosi alla porta. Aggrotto la fronte. Chi è arrivata? “Ho interrotto qualcosa?” Domanda Ryan spostando lo sguardo su di me e Justin.

“No, andiamo!” Esclama Justin dando una pacca sulla spalla a Ryan. “Justin chi è arrivata? Andiamo dove?” Mormoro tartassandolo di domande, mentre lui continua a sorridere divertito, non rispondendomi.

“Justin!” Urlo frustata. “Lo vedrai!” Dice facendomi l’occhiolino, per poi darmi una pacca sul culo e spingermi nell’altra stanza. Lo fulmino con lo sguardo, digrignando i denti, prima di seguire i due ragazzi. Ma quanto cazzo è grande questa casa?

“Chiudi gli occhi” Sussurra Justin al mio orecchio, mentre io lo guardo con una faccia a forma di punto interrogativo. “Dai!” Ribatte. Sbuffo prima di fare come dice e prendergli la mano lasciandomi guidare da lui. Continuo a camminare per poi salire dei gradini che sicuramente portano al piano di sopra, sempre con la mano allacciata a quella di Justin.

“Non aprirli, ci siamo quasi” Annuisco, prima che lui si fermi, lasciandomi la mano. “Bene, ora apri gli occhi” Dice al mio orecchio, mentre io prendo un respiro profondo e faccio come dice. Sento il cuore bloccarsi e le mie labbra unirsi in un sorriso vedendola di fronte a me tutta abbronzata.

Le lacrime cominciano a scendere dal mio viso, ma questa volta non di sofferenza, ma di gioia. Con mio stupore nella stanza, oltre a Justin e Ryan, ci sono anche Simon e Cait che sorridono felici anche loro. “Sorpresa Jes!” Esclamano tutti in coro. “Alex” Dico in un sussurro scuotendo la testa. Non ci credo.






*SPAZIO AUTRICE*
Ciaoooooo rrragazzeee! Come state? Vi ricordate questa frase? E come dimenticarsela? Awwww il nostro Justin! Bando alle ciance... Questa settimana sono stata puntuale, visto? Ho aggiornato esattamente dopo una settimana e mi sorprendo io stessa *O* Che ne pensate di questo capitolo? Ho visto che i preferiti- seguiti- ricordati... Vorrei solo un pò più di recensioni per capire se vi piace la piega che sta prendendo la storia, me lo fate questo favore? Detto questo, non posso trattenermi a lungo, perchè mio cugino sta facendo le pulizie e non posso perdermi le sue impreecazioni! Baciiiii <3

-Mirea 
 

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Capitolo 33
*** My life saver... ***



*ascoltate la canzone che vi ho messo sotto nel link, quando ve lo chiedo... E' un consiglio*

Capitolo 33

My life saver...

Scuoto la testa, non riuscendo a credere a ciò che vedo e le lacrime non aiutano dato che iniziano ad appannare la mia vista. Lei è lì, davanti a me con un timido sorriso sulle labbra. I suoi occhi brillano dalle lacrime, mentre le sue mani sono strette in due pugni come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.

Il mio labbro superiore inizia a tremare dall’emozione e in questo momento ci sono così tante parole che vorrei dirle, ma come al solito dalla mia bocca non esce nulla. Faccio un passo avanti insicura se continuare a camminare o meno. Ne faccio un altro in attesa che lo faccia anche lei, ma non si muove.

Inizio a mordermi il labbro, quando capisco che lei non verrà mai da me. Non faccio in tempo a formulare questa frase che sento due braccia avvolgermi il corpo e dei capelli solleticarmi il viso. Rimango immobile con le braccia lungo i fianchi per realizzare se veramente tutto quello che sta succedendo è vero.

Sorrido tra le lacrime prima di stritolarla in un abbraccio dal quale non vorrei più separarmi. Io e la mia migliore amica ci stiamo abbracciando dopo tre settimane che siamo state lontane. Non ci eravamo mai separate così tanto. Stavamo ogni giorno insieme per parlare e se non avevamo niente da dirci trovavamo subito l’argomento, anche quello più stupido.

Rido tra me e me al solo pensiero, mentre inizio a singhiozzare di gioia, seguita subito dopo da lei. Lei è quella persona che non potrà mai sostituire nessuno, nonostante tutti i difetti che per me contribuiscono a renderla perfetta.

Lei è quella persona che mi conosce meglio di chiunque altro, dopo mia madre. Lei è la persona a cui ho detto tutti i miei segreti e le fantasie, anche quelle più inconfessabili. Lei è quella persona che sostituirà sempre la sorella che non ho mai avuto. Lei è quella persona che mi starà sempre vicina nonostante tutti gli errori che faccia. Lei è unica, speciale e mai nessuno potrà sostituirla.

“Forse dovremmo parlare” Mormora, prima di staccarsi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, mentre io annuisco. “Da sole” Continuo io, guardando gli altri con un sorriso supplicante, incitandoli ad andare in un’altra stanza.

“Su tutti fuori!” Esclama Justin, gesticolando. “Anche tu Ryan” Continua ridacchiando verso il biondo, dato che era rimasto fermo a fissare la mia amica. “Oh… Emh… Si… a dopo” Si congeda facendo l’occhiolino ad Alex, che arrossisce violentemente.

Appena la porta si chiude, mi giro verso di lei a guardarla con un sopracciglio inarcato. “Mi sono persa qualcosa?” Domando con un sorriso malizioso sulle labbra, riferendomi al comportamento di Ryan. Emette un mugugno incomprensibile prima di scuotere la testa e sorridermi innocente.

“Ma io credo di si.” Sussurra. Sospiro prima di fare un cenno sul letto sicuramente di Ryan per sederci. La guardo mordendomi il labbro trattenendo un sorriso che sta per fare capolinea dalle mie labbra. Alex, ridacchia facendo ridacchiare anche me.

“Non posso credere che tu sia tornata” Mormoro, sentendo nuove lacrime uscire dal mio occhio destro, ma tiro sul col naso per cacciarle via. Alex annuisce, prima di fare un sospiro e iniziare a parlare. Tutta questa situazione è strana, ma tremendamente bella, mi sento di nuovo felice.

E’ come se gli altri problemi per me, fossero diventati futili. In questo momento mi importa solo della mia migliore amica. “Quando quel giorno che ero a Londra mi hai chiamata al telefono, ho capito che stavo facendo la cazzata più grande della mia vita. Stavo gettando l’amicizia di una vita per un ragazzo e non hai idea di come mi sia sentita” Si inumidisce le labbra prima di continuare a parlare “Ti ho chiamata in tutti i modi possibili e di quest-“        

“Ti ho già detto che non fa niente, anche io avrei reagito così” Ribatto sorridendo, mentre lei sbuffa non del tutto convinta. “Quel giorno che abbiamo litigato, Justin è venuto da me a parlarmi e mi ha detto che tu non molto tempo fa ti sei tagliata.” Sbianco, stringendo i pugni e vergognandomi di quello che ho fatto, soprattutto ora che lo sa anche la mia migliore amica.

Non sono arrabbiata con Justin per averglielo detto, però sento che avrei dovuto dirglielo io, anche se so benissimo che non l’ho fatto. Non le avevo mai nascosto nulla, nessun problema. Lei c’è sempre stata e sono stata una stupida a pensare che lei non mi avrebbe aiutato, come ha sempre fatto.

“Come cavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?” Mi rimprovera alzando leggermente la voce, ma nel suo tono non c’è la rabbia, ma lo stupore e la preoccupazione, mentre io getto lo sguardo sulla carta da parati color azzurro.

“I-io n-non lo so” Balbetto ricordandomi quei giorni, sentendo di nuovo il dolore nel petto.  “La mia vita stava andando a rotoli e non sai cosa è suc-“                                                                    
“Ora lo so, invece” Dice incrociando le braccia, con un’espressione terribilmente seria in volto. Aggrotto la fronte sorpresa, in cerca di spiegazioni.

“Ryan mi ha raccontato tutto e bhè appena ho saputo… Sono venuta qui” Spalanco la bocca dallo stupore, alzandomi dal letto. “Tu sai di Tom e…”                                       
“Esatto Jes” Sospira frustata, passandosi una mano tra i capelli. “E’ terribile” Afferma scuotendo la testa, incredula sicuramente da tutta questa situazione. “E non è tutto” Continua alzandosi anche lei dal letto.

“Ho parlato anche con Justin, appena sono arrivata e bhè mi ha spiegato un po’ di cose… Mi ha detto tutto quello che è successo fra voi due e tutto quello che avete passato” Si siede nuovamente sul letto, cominciando a giocare con il piumone che improvvisamente è diventato più interessante di qualsiasi altra cosa.

“Mi sono sentita male, quando l’ho saputo” Le vado incontro, sedendomi sul letto e prendendole la mano, mentre lei continua ad avere la testa bassa. “Mi sono messa in mezzo tra voi due e-“
                                                                           
“No, Alex quella che si è messa in mezzo tra voi due, sono io e credimi non c’è un giorno in cui io non me ne penta, ma… Non ho potuto evitarlo… Per me lui è tutto e lo amo” Concludo sentendomi in colpa per quello che detto, perché sicuramente lei sarà ancora innamorata di lui e io le sto sbattendo in faccia che lo amo ancora, nonostante tutto.

“Lo so” Dice, mentre io alzo lo sguardo e sul suo viso aleggia un sorriso sincero, dolce. Mi mordo il labbro e l’abbraccio forte ancora una volta, mentre altre lacrime scorrono sul mio viso. “Mi dispiace, mi dispiace” Continuo a ripetere nel suo orecchio, mentre lei mi accarezza i capelli consolandomi.

In questo momento mi sento bene, perché finalmente ho la possibilità di parlare con qualcuno e quel qualcuno è la mia migliore amica. E’ tornata e sento che non se ne andrà mai più. “Non devi dispiacerti” Mi dice staccandosi dall’abbraccio per guardarmi negli occhi, mentre con la mano destra si asciuga le lacrime.

“L’unica cosa che non capisco è il perché tu non me ne abbia parlato… Lo sai che io ti avrei aiutata, avrei fatto di tutto” Annuisco comprensiva, guardandola in quegli occhi blu che hanno sempre ammaliato tanti ragazzi e che ora sono malinconici, delusi e soprattutto tristi.

“Io non ti ho detto nulla, perché Justin, ti aveva appena lasciata, avevi problemi più importanti a cui pensare” Sospiro, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “I problemi della mia migliore amica sono importanti” Mi dice facendomi l’occhiolino, per poi darmi un buffetto piccolino sulla guancia.

Sorrido senza accorgermene, per poi ricordarmi di un problema molto importante. “Alex, ma tu…” Deglutisco, prima di continuare la domanda. “Mi hai perdonata?” Domando con timore nella voce, con la paura nel cuore che lei possa darmi una risposta negativa.

La sua espressione cambia immediatamente, mentre mi guarda seriamente negli occhi e la paura e la preoccupazione tornano a far parte di me. “Vedi… Io credo di non essere mai stata arrabbiata con te… Il mio cuore aveva capito che tu non avresti mai potuto farmi del male, anche se non ti nego che ho sofferto molto” Dalle mie labbra esce un leggero sorriso alla prima frase che pronuncia, per poi scomparire immediatamente alla parola ‘sofferto’.

“La mia mente però mi imponeva di non perdonarti… Tutto questo era terribilmente difficile. A giorni mi svegliavo con i sensi di colpa e la voglia di perdonarti, altri giorni, sentivo che quello che ti avevo detto era giusto” Annuisco comprensiva, prima di lasciarla continuare.

“Ma quando sono venuta a sapere tutto quello che è successo, mi sono sentita io nel torto e sentivo che quella che doveva perdonarmi eri tu, per non esserti stata vicina in tutto questo” Mormora tristemente, mentre io inizio a piangere scuotendo la testa facendole capire che tutto quello che sta dicendo non è vero e che sono io quella nel torto, ma proprio mentre sto per parlare lei mi interrompe.

“No Jes, ti prego non ne parliamo più, è finita, adesso siamo di nuovo amiche e non ci separeremo più, promesso?” Domanda, prima che nuove lacrime fuoriescano dai suoi occhi. “Promesso” Sussurro decisa, prima di abbracciarla forte e sfogare tutto il male che c’è in me, tutto quello che ho passato senza di lei. Mi sento come se fossi tolta un peso dal cuore e i sensi di colpa stanno svanendo ad ogni abbraccio che le dò.

“Alex, io vorrei farti una domanda.” Singhiozzo staccandomi dall’abbraccio, mentre lei annuisce aspettando che io parli. “Sei ancora innamorata di Justin?” Domando a brucia pelo, pentendomene subito dopo. Sto per rovinare un momento perfetto, un momento che ho aspettato da tanto, per colpa di una mia stupida domanda.

Non riesco neanche a capire perché gliel’ho fatta, in fondo non cambierebbe nulla, io e Justin non staremo insieme comunque. “Sarò sincera…” Sospira. “Non lo so… Non so se sono innamorata di Justin o se lo sono mai stata. Mi piaceva e anche tanto, ma ho capito che nessuno potrà mai amarlo come lo ami tu, neanche io” Dice sorridendomi sincera.

Il mio cuore si libera di un altro peso e dalle mie labbra fuoriesce un sospiro di sollievo. “E quindi?” Domando con il timore nella risposta. “E quindi siete liberi di fare quel che volete” Mi dice alzandosi dal letto per poi fare un sorriso enorme, seguito subito dopo dal mio. Ma la mia felicità non dura molto, perché purtroppo i problemi non mancano mai.

“Anche se volessi non potrei. C’è Tom che ci minaccia.” Sospiro alzandomi e fronteggiandola mentre lei fa roteare gli occhi al cielo. E’ vero Alex mi ha dato il consenso di stare con lui, ma ci sarà sempre Tom che ci renderà la vita impossibile. Non possiamo rischiare, non possiamo mandare tutto a puttane per il nostro amore. Ci sono in gioco la vita delle persone a me care e io non potrei mai fare loro del male, dovesse costare la mia felicità.

“Jes, porca puttana!” Urla Alex scuotendomi le spalle. “Se tu lo ami veramente te ne freghi di tutti i problemi con quel bastardo, devi rischiare per amore e ora va da lui!” Mi fa un cenno con la mano verso la porta incitandomi a camminare, mentre la vedo sorridere e senza accorgermene lo faccio anche io.

Ha perfettamente ragione, devo dimostrarle che lo amo sul serio. In fondo, l’amore è anche questo. Rischiare per l’altro, abbandonando la paura di restare delusi, affrontare i problemi insieme, senza nessuna esitazione. Sono stata una stupida a non aver rischiato prima, sono stata una stupida ad aver aspettato così tanto, sono stata una stupida ad aver pensato anche solo per un secondo a voler rinunciare a lui.

Scuoto la testa a questi pensieri, prima di abbracciare Alex per la millesima volta. “Grazie” Le sussurro riconoscente. “Vai brutta idiota” Urla dandomi una pacca abbastanza forte sul culo, mentre io rido divertita massaggiandomi il culo, biascicando un ‘ehy’.

Sto per andarmene, quando la sua voce mi blocca. “Ah Jes?” Mi giro verso di lei, in attesa che parli. “Justin mi ha raccontato della chiamata che ha ricevuto, quando quella ragazza lo ha chiamato Bibo” Il mio cuore perde un colpo, ripensando a quella strana persona che mi ha chiamata ben due volte, senza farmi capire nulla.

“E io e Ryan abbiamo pensato di analizzare il tuo telefono… So che è un numero sconosciuto, ma con un po’ di lavoro, potremmo scoprire qualcosa” Annuisco, prima di sfilare il mio telefono dalla tasca e porgerglielo. “Ora vai stronzetta!” Scuoto la testa ridacchiando prima di scendere le scale per andare a cercare Justin. Mi dirigo in cucina, ma non c’è traccia di lui.

“Justin?” urlo nella speranza che lui mi risponda. “Justin?” Ripeto per la seconda volta. Aggrotto la fronte confusa, passandomi la mano tra i capelli. Dove cavolo si è cacciato? Anzi, dove sono tutti? Continuo a chiamarlo, finchè non sento una voce dall’altra stanza. “Justin!” Dico in un sorriso a trentadue denti che scompare subito dopo vedendo Ryan con le braccia incrociate.

“Dov’è Justin?” Domando con il tremore della voce, come se avessi paura di qualcosa. Paura di quello che gli potrebbe succedere. Paura che Tom, gli faccia del male. “Ehy tranquilla” Mormora Ryan mettendomi una mano sulla spalla, capendo tutta la mia preoccupazione dalla mia faccia.

“E’ andato a scuola, dovresti raggiungerlo” Sospiro facendo uscire dall mia bocca un ‘oooh’ sorpreso. Che cazzo ci è andato a fare a scuola a quest’ora? E Simon e Cait invece? Sto per chiederlo a Ryan, quando mi ricordo di una cosa molto più importante.

“Emh Alex ti sta aspettando di sopra” Dico, vedendolo arrossire subito dopo. Non c’è dubbio, Ryan è stra-cotto di Alex. “Oh emh… si vado grazie” Gli do un forte abbraccio da amica, come se lo stessi ringraziando, anche se so che non ci conosciamo bene, anche lui mi ha aiutato.

“Ti ringrazio tantissimo Ryan, sei un amico” Mormoro in un suo orecchio, prima di staccarmi dall’abbraccio. Sorride, prima di farmi l’occhiolino e allontanarsi definitivamente da me. “Ora vai” Ribatte deciso, mentre io annuisco confusa e mi dirigo fuori.

Comincio a correre pensando e ripensando. Sono confusa, è come se Ryan volesse obbligarmi ad andare a scuola per un motivo ben preciso. Io non capisco perché Justin è andato a scuola. Oggi è venerdì e non c’è nessun corso pomeridiano, ma lui non ha mai frequentato corsi pomeridiani. Mi sento strana, ma felice.

Non vedo l’ora di rivedere il suo sorriso perfetto e i suoi occhi profondi così tristi e seri che mi hanno fatto innamorare sin dal primo giorno in cui l’ho visto. Lo amo e non sono mai stata più sicura in vita mia. Entro a scuola rallentando il passo con un sorriso tra le labbra e inizio a vagare con lo sguardo in ogni direzione, notando con mia sorpresa che c’è molta gente.

Aggrotto la fronte stranita da tutto ciò, prima di ricordarmi che oggi c’è la competizione a cui io avrei dovuto partecipare. Scuoto la testa fregandomene di quella benedetta competizione e continuo a vagare in ogni direzione, finchè una mano non mi prende dal polso. “Silverstone lei deve cantare... Tra un po’ tocca a lei!” Esclama la professoressa di musica, iniziando a trascinarmi.

Cooooosa?

Sbarro gli occhi realizzando le parole che ha appena detto e il cuore comincia a galoppare nel mio petto. “Io non devo cantare!” urlo con una nota di spavento nella mia voce. Sono così confusa. Cosa cavolo sta succedendo? “Ci deve essere un errore!” Continuo, cercando di fermarmi, ma lei continua a trascinarmi, finchè non arriviamo dietro le quinte del palco.

“Due minuti e tocca a lei!” Esclama, prima di andarsene. “Aspetti!” le dico intimandole di fermarsi, mentre gira il suo viso come se fosse l’esorcista. Mi ha sempre fatto paura la Smith, ma adesso mi fa più paura un’altra cosa. “Mi dica almeno cosa devo cantare” Supplico gesticolando, mentre sul viso della professoressa appare un sorriso malizioso.

“Lo scoprirà presto” Mormora prima di andarsene e lasciarmi lì come una cogliona. Non è possibile, è un incubo. Io non mi sono mai iscritta a questa cazzo di competizione! Non posso cantare, non conosco neanche una canzone, se non quella che mi ha scritto Justin. Continuo a camminare avanti e indietro con le mani nei capelli disperata, frustata, finchè ad un tratto, nella mia mente non si collegano tutti i fili elettrici.

Ma certo! Ma che bastardi! Lo hanno fatto apposta per farmi cantare e poi hanno detto che qui c’era Justin, così che io venissi qui. Ma non c’è neanche l’ombra di quello stronzo. Scommetto che anche lui era complice, anzi sono sicura che lui è l’ideatore del piano.

Ottimo piano, ma appena finisco questa pagliacciata me la pagheranno tutti e tre. Un momento… Io non farò nessuna pagliacciata, perché me ne vado adesso. Sto per scendere dal palco, quando sento una voce amplificata, sicuramente dal microfono. “Bene, signori dopo questa breve pausa, ritorniamo alla nostra gara. Abbiamo qui sul palco Jessica Silverstone!”

Cazzo!

“Signorina tocca a lei” Esclama la Smith sbucando dalla tenda, mentre a me iniziano a venire gli attacchi di panico, pensando alla figura di merda che farò davanti a TUTTA la scuola. “No io…” Non ho il tempo di ribattere che vengo spinta sul palco e mi ritrovo davanti tutti gli studenti con i genitori che stanno facendo da spettatori.

“Buona sera” Sussurro intimidita con un sorriso forzato sulle labbra. Oh certo buona sera… Ma che cazzo dico? Non ho neanche un cavolo di vestito decente. Indosso un semplice jeans con una maglietta a maniche corte, per non parlare delle condizioni in cui saranno i miei capelli o il trucco sbavato sotto gli occhi.

“Ed ecco a voi Jessica con Overboard!” Spalanco gli occhi e la bocca rendendomi conto di quello che ha detto. Come fa lui a sapere il titolo della canzone se neanche gliel’ho detto? E come faccio a cantare se non ho portato neanche la base della canzone?

Non ho il tempo di rispondermi a queste domande, che una melodia che ormai ho sentito troppe volte, parte inondandomi le orecchie con la sua dolcezza. Il mio cuore batte forte, mentre sento le parole non uscirmi dalla gola e mi sorprendo di tutto questo.

Sono così confusa e non capisco niente di tutto questo. Non riesco a crederci, mi sento svenire e il fiato mancare, ma soprattutto stanno per uscirmi le lacrime dall’ansia, così decido di chiudere gli occhi e non guardare tutta quella gente che mi fissa. Non sento nulla, se non la musica dolce, il respiro sembra essermi ritornato magicamente in corpo, così dopo aver preso un respiro profondo inizio a cantare la prima strofa.
(ascoltate questa canzone: https://www.youtube.com/watch?v=oKF0Wt6lNB4)
 
It Feels Like Weve Been Out At Sea
So Back and forth thats how it seems
And when I wanna talk u say to me
That if its meant to be it will be


Un calore prende il sopravvento nel mio cuore, appena pronuncio queste parole che ho cantato per tanto tempo solo nella mia mente. Apro gli occhi per guardare il pubblico e scovare tra le loro facce qualche espressione delusa, ma nei loro volti c’è solo un sorriso sincero e dolce, così chiudo gli occhi continuo a cantare.

So crazy its this thing we call love
And now that weve got it we just cant give up
Im reaching out for you
Got you out here in the water and I’m

 
Questa canzone sembra stata scritta per me. Questi sono i miei pensieri che non riesco ad esprimere. La musica è ciò che io non riesco a esprimere con le parole. Ho cercato per tanto tempo l’amore, quello vero, quello dei film e pensavo non esistesse, ma mi sbagliavo e ora che c’è non posso farne a meno, anche se sembra tutto così stupido. Siamo diversi, eppure siamo così simili ed è forse per questo che ti amo.
 
I’m overboard
And I need your love to pull me up
I cant swim on my own
Its too much
Feels like im drownin without your love
So throw yourself out to me
My life saver
My LifeSaver
My LifeSaver


Neanche dopo anni, riuscirei a dimenticarti. Con nessuno riuscirò mai a provare i sentimenti che provo quando sono con te. Tu sei l’unico al mondo. L’unico che mi salverà dal mare in tempesta, sarai il mio salvagente e solo con te io mi sentirò sempre fuori bordo. Apro gli occhi per notare le persone spalancare la bocca e non ne capisco il motivo, finchè non sento una voce familiare, anche troppo, cantare la prossima strofa.

Justin.


I never understood you when you say
Wanted me to meet you half way
I felt like I was doing my part
You kept thinkin you were cummin up short
Its funny how things change how I feel


Spalanco la bocca per la sorpresa; Justin sta cantando e le parole dette, anzi cantate da lui hanno un altro effetto. E’ come se stesse cantando per me ed infatti è così. Non ci credo che stia cantando con me. Non credo a quello che sta succedendo. Sono confusa, sorpresa, ma terribilmente felice. Il cuore sembra voglia uscirmi dal petto, mentre lui si avvicina a me con un microfono in mano e la mano tesa verso il mio corpo paralizzato, mentre mi guarda negli occhi lucidi, come se davvero volesse farmi leggere qualcosa nei suoi.

So crazy its this thing we call love
And now that we’ve got it we just cant give up
Im reaching out for you
Got you out here in the water and I’m


La sua mano si posa sulla mia guancia, accarezzando la gota, per poi salire più su e asciugarmi una lacrima che era sfuggita al mio controllo. Stiamo facendo un duetto, stiamo cantando insieme, la nostra canzone che ormai è diventata la mia preferita. Se mi chiedessero il nome del mio cantante preferito, io direi il suo nome. Non importa dire un nome di un cantante famoso, il cantante preferito deve essere colui che con la sua voce ti fa emozionare, tremare il cuore, mandare in gelatina le gambe e lui a me fa questo effetto.

I’m overboard
And I need your love to pull me up
I can’t swim on my own
Its too much
Feels like I’m drownin without your love
So throw yourself out to me
My life saver
My LifeSaver
My LifeSaver


Mi unisco alla sua voce, così pura, priva di imperfezioni, limpida e tremendamente spettacolare. Canto insieme a lui con il corpo tremante. Non ho bisogno di chiudere gli occhi per evitare di guardare il pubblico, cercando un sostegno, perché adesso ho i suoi occhi che mi danno sicurezza, mi danno il coraggio per fare ciò che non ho mai fatto.

Its supposed to be give and take I know
But ur only takin and not giving anymore
So what do I do
Coz I still love you
Your the only one who can save me

Woooahhhhhh
Woooahhhhhh
Woooahhhhhh


Prendo la sua mano stringendola forte scaricando l’ansia, quasi del tutto scomparsa grazie a lui. Non mi importa della gente che ci sta fissando. In questo teatro così mal ridotto, così vecchio mascherato dalle decorazioni in occasione della serata, ci siamo solo io e lui. Non mi importa di stonare qualche nota, perché sono con lui e lui è tutto ciò di cui mi importa.

Im overboard
And I need your love to pull me up
I cant swim on my own
Its too much
Feels like im drownin without your love
So throw yourself out to me
My life saver
My LifeSaver
My LifeSaver


E così concludiamo la canzone guardandoci negli occhi, come se stessimo ancora cantando, come se non ci fossimo accorti della fine della canzone. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, finchè tutti nella sala applaudono e urlano, ma a noi non importa, continuiamo a guardarci, finchè io non sorrido felice e lui mi stringe tra le sue braccia, sollevandomi da terra, facendomi fare un piccolo giro.

Quando sento di nuovo il pavimento sotto i piedi, mi giro in direzione del pubblico, guardando il loro volto felice e alcuni addirittura sono in piedi ad applaudire, tra questi la professoressa Smith. Guardo oltre il pubblico e noto che fuori la porta ci sono Alex, Ryan, Cait e Simon che ci sorridono fieri e applaudono felici, soprattutto Cait e Alex che non fanno che saltare da una parte all’altra, facendomi ridere.

Non mi ero minimamente accorta che fossero venuti, adesso capisco tutti. Forse era questa la sorpresa di cui parlava Justin. “Andiamo via di qui” Mi sussurra in un orecchio.





*SPAZIO AUTRICE*
Ehylaa ragazzeee! Eccomi qui con un giorno di ritardo, ma sono ancora qua! Eh già! (Ok, se cito un'altra canzone di Vasco rossi, Marianna Tulli mi ammazza) Sono riuscita finalamente a pubblicare questo capitolo e spero vivamente che le mie amiche che non sono beliebers abbiano ascoltato la canzone, perchè credo che il capitolo abbia tutto un altro effetto con la canzone. Spero vivamente che via sia piaciuto, perchè ci ho messo il cuore per scriverlo eho fatto di tutto per aggiornare proprio oggi, perciò vorrei chiedervi qualche recensione in più, anche per dirmi le cose che non vanno bene e le cose che devo cambiare, io accetto tutto... Ringrazio comunque tutte le recensioni che ho ricevuto e chi ha messo la storia tra i preferiti-seguiti-ricordati... Spero vivamente di ricevere più recensioni... Nulla, detto questo ci vediamo nel prossimo capitolo che spero di pubblicare presto se ricevo più recensioni.... Baciii
-Mirea xoxo


 

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Capitolo 34
*** Make love with me... ***


Capitolo34

Make love with me...

“Andiamo via di qui” Mi sussurra in un orecchio, mentre io annuisco senza ribattere, senza dire nulla. La mia mano si aggancia alla sua, mentre mi trascina giù per le scale davanti  tutto il pubblico che sorride sorpreso, e la Smith ci incita a fermarci, ma a noi non importa. Io voglio stare con lui e lui vuole stare con me.

Non importa come andrà a finire questa gara; ho cantato con lui ed è questo l’importante. Abbiamo espresso i nostri sentimenti attraverso una canzone che abbiamo scritto insieme. Una canzone che è diventata la nostra canzone e che sarà la colonna sonora della nostra vita insieme.

Continua a trascinarmi fuori dalla scuola, finchè non ci ritroviamo a correre ridendo come bambini. Corriamo felici, spensierati, i nostri problemi come al solito sono svaniti e sembra che il cuore mi stia per scoppiare dalla felicità. Ho una voglia incontrollabile di ridere dalla gioia che non riesco a fermare e sembra che anche a lui stia succedendo la stessa cosa.

Ci ritroviamo in un piccolo parco abbandonato, con la sola presenza della natura a farci compagnia. Le nostre mani sono ancora intrecciate e non hanno la minima intenzione di lasciarsi, sono state sparate per troppo tempo e ora si sono riunite per non lasciarsi mai più.

“Vieni andiamo a sederci lì” Indica un albero abbastanza grande che lascia intravedere i lievi raggi del sole che illuminano i suoi occhi, facendoli diventare color oro. La sera sta arrivando, ma il sole continua a riscaldarci, nonostante non sia estate.

Si siede su una grande conca di pietra per terra e quando sto per imitarlo, mi tira sulle sue ginocchia, facendomi cadere con la testa sul suo petto e di conseguenza accelerare ancora di più i battiti del mio cuore. “Ma sei un idiota!” Urlo ridendo, facendolo ridere a sua volta, mentre mi sposta i capelli caduti sulla fronte.

Il suo volto è ritornato serio, mentre si morde il labbro, trattenendosi dal fare o dal dire qualcosa. Tra di noi regna il silenzio, spezzato solo dal rumore dei pochi uccellini rimasti in circolazione. Il mio orecchio è poggiato sul suo petto e riesco a percepire i suoi battiti e il suo respiro affannato.

“Era questa la sorpresa?” Domando riferendomi alla canzone, mentre sollevo il mio volto, mettendomi alla sua stessa altezza e lui fa spallucce ridacchiando. “Non lo so” Sospira. “Ci sono così tante sorprese che non so da dove iniziare” Continua grattandosi il capo imbarazzato, mentre io mi mordo il labbro sorridente.

“Ancora?” Domando con occhi sognanti. “Si piccola” La voglia di ridere è tornata e non se ne va più e sono sicura che in questo momento sembro un idiota, ma non importa perché lui mi ama nonostante tutto. “Che c’è?” Mi dice in un orecchio e mi stringe tra le sue braccia, iniziando a cullarmi, facendo su e giù con la schiena, mentre io ritorno seria.

“Era da due settimane che non mi chiamavi piccola” Gli cingo la vita con le braccia, mentre appoggio la testa nell’incavo del collo e lui posa il mento sulla mia testa. Sento il suo petto vibrare, segno che sta ridendo e le sue labbra posarmi un bacio dolce sulla fronte.

“Bhè ho l’impressione che me lo sentirai dire molte volte” Sorrido confusa, guardandolo negli occhi. “Che significa?” Domando, prima di portarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Alzati” Mi dice sollevandomi leggermente per i fianchi e portarmi su, mentre me lo ritrovo in piedi accanto a me. I suoi occhi sono incastonati nei miei; l’azzurro con il caramello, forse è una combinazione un po’ strana, ma trattandosi di noi due insieme, tutto è perfetto.

“Non farò giri di parole, sarò dritto e coinciso” La sua espressione è terribilmente seria e non lascia trasparire nessuna emozione, incomincio ad avere paura di quello che voglia dirmi. L’ansia continua a crescere nel mio corpo, quando la sua bocca si socchiude, segno che sta per parlare.

“Vuoi essere mia e temere per quello che succederà insieme a me?” La sua bocca si apre in un grande sorriso dolce, il più sincero che abbia mai fatto da quando lo conosco, mentre il mio cuore si ferma, per poi cominciare a battere a un ritmo incontrollato. Mi sta chiedendo di essere la sua ragazza e lo ha fatto in un modo dolcissimo.

Non un semplice e banale ‘vuoi essere la mia ragazza’, ma una frase speciale e importante che racchiude tutto quello che abbiamo passato. Rimango immobile, con un’espressione seria in volto, ricordando tutti i momenti brutti che ho passato. Tutto quello che ho sognato da un sacco di tempo si sta avverando e non trovo parole per esprimere la mia felicità.

“Guarda piccola, se non vuoi io-” Mi getto a capofitto sulle sue labbra, essendomi trattenuta anche troppo. Non sono mai stata brava a esprimermi con le parole, ho sempre preferito i gesti. Le parole in fondo non valgono niente, se non si dimostra con i gesti quello che si dice.

Inizio a muovere le mie labbra sulle sue con velocità, divorandole, mentre lui inizia a succhiare il labbro superiore, prendendomi la testa tra le mani, facendole scendere sui fianchi e io inizio a tirare le punte dei suoi capelli, facendolo gemere sulle mie labbra. Mi stacco dalle sue labbra, rimanendo sempre a pochi centimetri dal suo viso.

“Finchè mi amerai potremmo fare tutto insieme. Ti amo, sei l’unico ragazzo che io abbia mai amato e si Justin Bieber, voglio essere tua nonostante tutte le difficoltà che affronteremo, perché combatteremo insieme” Sussurro, prima di baciarlo ancora, cogliendolo di sorpresa. “Ti amo” Mormora con gli occhi lucidi, forse dalla mia riposta.

“Anche io ti amo” Sorrido, prima di staccarmi da lui che sta sorridendo come un ebete. “Aspetta, devo darti una cosa” Sorrido, prima di rivolgergli un sguardo curioso. “Cosa vuoi darmi?” Dico con gli occhi che mi luccicano, mentre lui inizia a frugare nella sua tasca alla ricerca di qualcosa.

Dalla sua tasca fuoriesce una scatolina piccola, che mi fa spalancare gli occhi, mentre il mio cuore inizia a palpitare, avendo già capito tutto. “Girati” Sussurra avvicinandosi al mio orecchio. Faccio come dice e mi giro, guardando in direzione di un albero di mele, mentre i palmi delle mani sudano e le gambe tremano.

Sento qualcosa di freddo poggiarsi sul mio collo, mentre i miei capelli vengono spostati su una spalla. Guardo il mio collo notando una collana d’oro, con una scritta brillantata: ‘as long as you love me’. ‘Finchè mi amerai’. E’ incredibile, è la stessa frase che ho detto io prima, ma lui non sapeva che io l’avrei detto. Tutto questo è così strano, ma terribilmente bello.

Questo dimostra che io e lui sentiamo le stesse cose l’una per l’altra. Sorrido, mentre sento le lacrime alla punta dei miei occhi. Dei baci umidi si posano sul mio collo e la mia vita viene avvolta dalle sue braccia muscolose che mi fanno sentire al sicuro. Chiudo gli occhi, cercando di trattenere le lacrime sorridendo, ma senza risultato. Mi giro gettandogli le braccia al collo, dandogli baci su tutto il viso.

“Grazie, è bellissima, ma non dovevi” Mi stampa un bacio sulle labbra, per poi accarezzarmi i capelli. “Certo che dovevo” Mormora facendo spallucce. Sto per rispondere quando ad un tratto il sole scompare dalle nostre teste e il cielo inizia a diventare nero e grigio. “Andiamo a casa sta per piovere” Dice prima di prendermi per mano, iniziando di nuovo a correre e a ridere pazzamente, fregandocene delle persone che ci guardano strane.

Inizia a piovere, mentre noi cerchiamo in tutti i modi di ripararci, senza alcun risultato dato che arriviamo a casa fradici come pulcini. Entriamo in casa di Ryan, dato che abbiamo deciso di rimanere lì in attesa che le cose non si aggiustino. “Non c’è nessuno?” Domando stranita, prima di scuotere i capelli come un cane, facendo ridere Justin.

“A quanto pare no” Sussurra venendomi incontro. “Siamo soli” Aggiunge malizioso, prima di stamparmi un bacio sulle labbra. “Cosa facciamo?” Domando strofinando gli occhi per togliere l’acqua da essi. “Un’idea ce l’avrei” Si morde il labbro, prima di prendermi a mò di sacco di patate e farmi fare il giro di tutta la casa. “Justin, mettimi giù!” Comincio ad urlare divertita, ma lui non mi ascolta e mi tira una pacca sul culo.

“Stronzo” Digrigno i denti, prima di ricambiare la pacca, dato che ho il suo culo in direzione della mia faccia, non che mi dispiaccia. “Aggressiva” Afferma Justin con voce roca. “Ma io lo sono di più” Conclude, prima di gettarmi sul letto di una stanza che non ho mai visto, come se fossi spazzatura, fregandosene se sono bagnata o meno.

E’ molto grande, con pochi mobili color mogano, al centro c’è un letto matrimoniale con un piumone azzurro e a destra di esso c’è una finestra che lascia intravedere il tramonto e un arcobaleno che ha appena fatto capolinea nel cielo ormai limpido. Wow, ha smesso di piovere.

“Cosa sono un sacco di spazzatura?” Sto per rialzarmi dal letto dato che lo sto bagnando tutto, quando ad un tratto sento un peso su di me che blocca il circolare del mio respiro e non di certo per il peso. Siamo faccia a faccia e riesco a sentire il suo respiro sulle labbra. Il mio cuore batte veloce e sento su tutto il corpo qualcosa di strano, un sensazione mai provata prima. Sento la voglia di possederlo, di farlo veramente mio.

Le sue labbra bloccano i miei pensieri che si posano delicate sulle mie, in un semplice bacio dolce. Chiudo gli occhi sentendo il suo alito fresco invadere il mio, quando sento mordicchiarmi il labbro inferiore e la sua lingua si fa spazio nella mia bocca.

La sua mano risale lungo il mio fianco, accarezzandomi lo stomaco, finchè non si infiltra sotto la mia maglietta e qui sussulto, staccandomi dalle sue labbra con gli occhi leggermente più aperti del solito. “Tutto ok?” Domanda Justin accarezzandomi la guancia, mentre annuisco non del tutto sicura.

“Piccola che c’è?” Domanda, mentre rotola dall’altra parte del letto facendomi finire su di lui. “Ho… Paura” Biascico, mordendomi il labbro, facendo dei cuori con l’indice sul suo petto. Sento le mie guance bollenti e la testa scoppiare, mentre stringo i pugni trattenendomi dalla voglia di spaccare qualcosa.

Porto il mio sguardo alla stanza quadrata, ormai leggermente illuminata da un lampione che sbuca dalla finestra. E’ possibile che io non mi metta mai in gioco per qualcosa? Perché ho sempre paura delle conseguenze? Lui mi ama ed è il mio ragazzo ed io lo sto rifiutando. Sono una stupida codarda perché lo voglio esattamente come lui vuole me.

“Ehy se non vuoi non fa niente, io posso aspettare” E’ così dolce, nessun ragazzo avrebbe mai detto questo, mentre lui ha rispetto di me, mi ama veramente e io lo sto rifiutando. Non posso. “Justin, fai l’amore con me” Gli dico guardandolo negli occhi con tutta la sincerità che sento in questo momento. Lo voglio adesso in questo momento e sento tutta la paura svanire da un semplice scintillio dei suoi occhi che sorridono.

“Sicura?” Domanda un’ultima volta, alzandosi con il busto, mentre dalle sue labbra esce il sorriso più dolce che esista. Annuisco, prima di prendergli la mano e posarla sul mio fianco, guidandola verso l’alto, sul mio viso, ormai in fiamme.

Mi avvicino alle sue labbra baciandolo, spingendolo sul materasso del letto, mentre lui mi cinge i fianchi, massaggiandoli, per poi afferrare i bordi della mia maglietta, sollevandola su e sfilarmela dalla testa, gettandola sul pavimento. Lo vedo mordersi il labbro e sorridere alla vista del mio corpo, anche se dentro di me non c’è alcuna traccia di imbarazzo e mi stupisco, perché sono una ragazza che non ha mai messo in mostra il suo corpo, invece davanti a lui mi sento a mio agio, felice che lui sia il primo.

Rotoliamo sul letto, stavolta ritrovandomi io sotto e lui sopra, mente inizia a baciarmi il collo, mordicchiando qua e là, lasciando il suo marchio ovunque, mentre con la mano destra accarezza la mia pancia contratta per la tensione, facendomi venire i brividi. Decido di fare la prossima mossa e raggiungo i bordi della sua maglia, ormai diventata un tutt’uno con il suo corpo dato che è completamente bagnata.

Gliela sfilo gettandola sul pavimento affianco alla mia. Osservo il suo corpo con occhi luccicanti, perdendomi in ogni tatuaggio e cicatrice che lo decorano. Traccio il contorno della sua corona sulla spalla, mordendomi il labbro per poi passare alla sua croce al centro del petto e sorridere. “Quanti cavolo di tatuaggi hai?” Domando ridendo, facendo ridere anche lui.

“Sono ancora pochi, tu invece dovresti fartene uno qui” Afferma per poi baciarmi l’incavo del seno, mentre io arrossisco. “Sarebbe sexy” Continua, dando baci sempre in quel punto mentre io inizio a respirare affannosamente. “Mmh n-non credo s-sia una buona idea.” Affermo con voce roca, rotta dall’eccitazione. Prosegue la sua scia di baci umidi sulla pancia, per poi raggiungere il bordo dei miei jeans.

Mi guarda negli occhi, prima di slacciare il primo bottone e tirare giù la cerniera. Neanche questa volta ho paura, perciò sorrido rassicurante incitandolo a continuare. Mi sfila delicatamente le scarpe, insieme ai jeans facendomi rimanere in intimo, per poi alzarsi dal letto e osservare tutto il mio corpo con adorazione, mentre io distolgo lo sguardo imbarazzata dai suoi occhi lussuriosi.

Ritorna su di me continuando a baciarmi e ad accarezzare il mio corpo con le sue grandi mani che mi fanno sentire protetta. Porto le mie gambe intorno al suo bacino, sporgendomi con la testa per baciargli il collo, sentendolo gemere silenziosamente, mentre racchiude il mio sedere con le sue mani. Mi struscio involontariamente sul cavallo dei suoi pantaloni e lo vedo stringere gli occhi.

“Cazzo!” dice con voce sofferente, mentre io mi scuso con lo sguardo, sorridendo innocente. “Sei tremenda eh!” Esclama divertito, mentre io porto le mani tremanti sui suoi pantaloni ed è qui che l’ansia e la paura ritornano, facendomi bloccare ogni mio movimento. “Non ce la faccio” Sospiro, ritirando le mani. “Faccio io, tranquilla” Sussurra, prima di darmi un bacio dietro l’orecchio.

Si alza nuovamente dal letto togliendosi i pantaloni e le scarpe, rimanendo in boxer ed è lì che spalanco gli occhi, notando la sua preminente erezione. Mi mordo il labbro guardandolo, mentre lui ridacchia ritornando su di me. La paura è tornata in me, quando si è tolto i pantaloni. Mancano pochi indumenti a dividerci e io e lui ci apparterremo in tutti i sensi possibili.

“Piccola, tranquilla” Mi incoraggia notando il mio volto pallido, sollevando leggermente la mia spalla, per slacciarmi il reggiseno, mentre io inizio a tremare dall paura e dalla vergogna, quando noto il mio reggiseno bianco cadere a terra. Sul suo volto non appare un sorriso malizioso, ma dolce, sincero, rassicurante.

“Sei bellissima” Sussurra piano, prima di lasciarmi dei baci umidi che partono dal collo fino alla pancia e da lì che tutta la mia vergogna scompare, facendomi sorridere tra me e me. Lo vedo arrivare al bordo dei miei slip e mi guarda negli occhi come a chiedere il permesso, mentre io annuisco decisa, senza nessuna traccia di esitazione, ormai sono sicura di quello che sto per fare.

Sono completamente nuda davanti ai suoi occhi e la vergogna scompare di nuovo, grazie al suo sguardo dolce e premuroso. Si sfila l’ultimo indumento, rimanendo completamente nudo anche lui davanti a me. E’ bellissimo, non ho mai visto un ragazzo così bello in vita mia ed è mio, tutto per me. Lui mi ama. Si china su di me, per baciarmi un’ultima volta e portarmi le mani in alto, intrecciandole con le sue.

“Sei pronta?” Mi domanda, cominciando a baciarmi ogni parte del viso, mentre il cuore inizia a battermi a mille. “Se ti faccio male dimmelo” Annuisco, ancora una volta e ci guardiamo negli occhi, esprimendo tutto quello che proviamo con un solo sguardo, anche se per un attimo mi sembra di vedere i suoi lucidi e insicuri.

Non ho vergogna, ma sono in ansia, ho paura che qualcosa vada storto e lui lo nota dal mio sguardo. “Andrà tutto bene” Mi dice dandomi un ultimo sorriso incoraggiante, prima che io senta un dolore lancinante, trattenendo un urlo. “Ora passa tutto piccola, baciami” Faccio come dice, non pensando al dolore e godendo della dolcezza dei suoi baci. Dalle mie guance scendono alcune lacrime, non so se per il dolore o l’emozione, ma sento una felicità unica dentro di me.

Sento una sensazione piacevolissima e non riesco a pensare più a niente se non a quello che stiamo facendo, sto assaporando al massimo tutto quello che sto vivendo. Il dolore ora è passato in secondo piano, perché in questo momento sono persa nei suoi occhi e nel suo sorriso che mi confortano. Mi sento parte di un’unica cosa, di un unico corpo e di un’unica anima


Pov Justin.


Non mi aspettavo potesse succedere, non ho mai provato queste emozioni con nessuna ragazza. Non mi interessa provare piacere, mi interessa farla stare bene e farla sentire a suo agio e sembra che ci sia riuscito dato che adesso mi sorride felice.

Fare l’amore non è bello dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista psicologico. E’ questa la differenza tra amore e sesso e solo ora me ne accorgo, qui il piacere passa in secondo piano, prima ci sono l’amore e la felicità di conoscere l’uno il corpo dell’altra e di donarsi completamente. Quando non si programma nulla, è tutto più bello e anche io, può sembrare strano, ma ho paura, paura di non farla sentire bene, paura di farle del male, paura che lei non abbia un bel ricordo della sua prima volta.

Ho paura e forse più di lei.

Mi appoggio al suo petto, mentre lei cerca di far tornare il respiro regolare e mi accarezza i capelli sudati lasciando qualche bacio su di essi. Sorrido, non rendendomene conto, mentre lei continua cullarmi tra le sue braccia. “Grazie Justin” Sussurra con voce incrinata. Sta piangendo. Alzo il viso dal suo petto per guardarla negli occhi per vedere in lei qualche traccia di delusione o pentimento, ma niente, aleggia solo un dolce sorriso e delle lacrime, spero di gioia.

“E’ stato… fantastico” Sussurro, prima di baciarla sulle labbra. Annuisce, mentre io la copro con il lenzuolo, cingendola da dietro e lasciandole baci umidi sulla sua spalla nuda. “Ti amo” Mormora, prima che io senta il suo respiro più pesante, segno che si è addormentata. “Anche io, piccola” Sussurro prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo dal quale spero di non svegliarmi più, perché sto sognando. Sto sognando la mia piccola.






*Spazio di un'autrice idiotaaa*
Ok, stoooop! Sono in ritardo e lo so! Aspettavo solo più recensioni, ma fa niente... Ok innanzitutto dedico questo capitolo a Gigimare94 (recensore losco di tutta efp cit.) Marianna Tulli, Giulia che aspettavano da tempo questo capitolo ahahah... No ok, non ho dimenticato AshleyofSuburbia che anche se non mi ha rotto con la classica domanda "quando scopano?" mi ha incoraggiato molto con questo capitolo... E bhè che dire? Finalmente è successo e spero di avervi reso felice... All'inizio del capitolo volevo mettere l'avvertimento: "ATTENZIONE QUESTO CAPITOLO E' ALTAMENTE DIABETICO!", perchè si, rileggendolo mi sono accorta che è molto sdolcinato e stavo per vomitare arcobaleni, vi giuro! vabbè io spero che vi sia piaciuto e miraccomando non vi lasciate prendere dalla calma di questi capitoli, perchè il peggio deve ancora arrivare! NON DIMENTICATO TOM! Ok, ho detto roppo, perciò ora vado a rompere a qualcuno! Ciauuu
-Mirea xoxo
P.s Ringrazio tutte le recensioni, i preferiti, i ricordati e i seguiti, mi lascereste qualche recensione in più?  

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Capitolo 35
*** Tenerife... ***


Capitolo 35

Tenerife...

Pov Justin

Mi sveglio a causa dei raggi caldi del sole che bruciano la mia pelle e i miei occhi facendomeli strizzare, per poi aprirli lentamente. Mi stiracchio, tastando con la mano l’altra parte di letto, trovandolo vuoto. Mi alzo immediatamente col busto, prima di sbuffare sonoramente. Possibile che debba sempre alzarsi prima di me?

Scuoto la testa rassegnato dal fatto che non ci sveglieremo mai insieme e sorrido involontariamente appena i ricordi della scorsa notte mi invadono la mente, facendomi accelerare subito i battiti del cuore. Mi sento come se lo avessi fatto per la prima volta.

E’ una cosa nuova, ho sempre fatto solo sesso e mai l’amore, ho sempre provato solo piacere e mai la felicità. Era così tenera e timida di mostrarsi a me, diversa da tutte le altre ragazze che non vedevano l’ora di possedermi, mentre in lei c’era la paura mista alla voglia di amarmi e di appartenermi per sempre.

Sorrido ancora una volta, prima di alzarmi dal letto e infilarmi i boxer, seguiti dai pantaloni. Tiro su le braccia per stiracchiarmi per la seconda volta e passo una mano tra i capelli ravvivandoli un po’. Scendo le scale, sentendo il profumo del caffè invadermi le narici e mi precipito subito in cucina per vedere la mia piccola che canticchia una canzone di Demi Lovato, mentre cucina quella che sembra essere una torta.

Ha indosso solo la mia maglietta che lascia intravedere il suo sedere ricoperto da degli slip bianchi e questo non fa che aumentare la mia voglia di averla di nuovo. Mi avvicino piano e le circondo i fianchi con le mani. “Buon giorno piccola” Le sussurro, mentre lei sussulta leggermente e smette di cantare, prima di girarsi verso di me e sorridermi dolcemente.

“Buon giorno!” Esclama, cingendomi il collo con le sue braccia esili. Le scosto i capelli dalla faccia, avvicinando la testa nell’incavo del suo collo e annusando il suo dolce profumo di fragola dei suoi capelli. Non resisto alla tentazione di posarle un bacio proprio sotto il mento, seguito da altri che scendono sempre più giù.

Mi stacco dal suo collo per poi guardarla negli occhi perdendomi nelle sfumature verde chiaro che li circondano. Non ho mai visto occhi così belli in vita mia, sembrano colorati da acquerelli, due diamanti, due calamite che ti attraggono.

“Quanto sono belli i tuoi occhi” Dico dando voce ai miei pensieri, mentre lei sorride intimidita, avvicinandosi ancora di più al mio viso. Le accarezzo il viso con le nocche, mentre lei mi stampa un bacio sulle labbra. “Non hai mai visto i tuoi” Mormora accarezzandomi il capelli ricaduti sulla fronte, mentre mi guarda negli occhi profondamente come se stesse osservando tutti i particolari.

“Ho sempre creduto che gli occhi verdi e gli occhi azzurri fossero i più belli, ma dopo aver visto i tuoi… Così espressivi, così attraenti, così premurosi, meravigliosi Justin” Sorrido dolcemente, sorprendendomi per la dolcezza infinita di questa ragazza. Le sue parole sono così pure, così sincere, musica per le mie orecchie. Amo ciò che mi dice. Amo tutto di lei.

Mi sporgo per baciarla, rendendo il bacio subito passionale mentre lei stringe i capelli sulla mia nuca. E così bello, vedere che adesso posso baciarla quando voglio, senza aver paura di nessuno. E’ così bello vedere che io e lei stiamo insieme, felici. Le circondo i fianchi con le mani, per poi salire su sul ventre e infine sul suo seno, facendola gemere nel bacio.

“Emh… Jus-stin?” Domanda con ancora le mie labbra pressate sulle sue. “Mmh?” Mugugno continuando a baciarla. “Forse è meglio che ci stacchiamo, prima che ci ritroviamo a farlo una seconda volta, a distanza di poche ore” Ridacchio, prima di staccarmi dalle sue labbra per guardarla, notando il divertimento sul suo volto.

“Non vedo quale sarebbe il problema” Dico guardandola con un’espressione terribilmente seria in volto, anche se sto scherzando. “Smettila!” Ride, dandomi una pacca sul petto, per spingermi via da lei. “Solo se mi dai un altro bacio” Ribadisco prendendole il viso e attaccandolo al mio senza chiederle il permesso.

Sento dei rumori, provenire dal salone, ma non ci faccio molto caso e neanche lei dato che continua a baciarmi e io la seguo a sua volta facendo finta di niente, ma la pace non dura ancora a lungo. “Ragazzi se dovete scopare c’è la camera da letto” Mormora la voce, che riconosco essere quella di Cait.

Mi stacco da Jes, che in questo momento è di un colorito roseo e mi giro verso Cait fulminandola con lo sguardo per averci interrotti. “Beadles!” Sibilo, prima che dalla porta compaiano Ryan con Alex e Simon. “Bonjour!” Esclama Ryan, cominciando a ballare per tutta casa. Rido divertito, prima di guardare gli altri in cerca di spiegazioni.

“Siamo andati in un pub per tutta la notte e bhè il tuo amichetto si è preso una brutta sbronza. Ha bevuto alcool fino a un’oretta fa” Sgrano gli occhi trattenendo una risata, immaginando i guai che il mio amico avrà sicuramente combinato.

“Oh la la! Tu es la plus belle” Continua a dire Ryan con uno strano accento francese, rivolto verso Alex che in questo momento lo guarda con un’espressione strana sul volto, ma allo stesso tempo divertita. “Perché parla francese?” Chiede Jes trattenendo una risata, mentre io le vado incontro cingendole la vita.

“Non lo sappiamo neanche noi. L’idiota quando è ubriaco parla sempre francese” Spiega Cait con nonchalance, mentre si siede a tavola seguita da Simon. “Sarà meglio che lo porti a letto” Afferma Alex, afferrando la vita di Ryan. "Ah Jes, puoi riprenderti il cellulare, abbiamo scaricato tutti i dati sul computer" Continua Alex, mentre io non riesco a trattenere un sospiro frustrato pensando alla storia di mia sorella.

 “Belle! Tu es la plus belle de toute le monde” Urla Ryan interrompendo i miei pensieri, facendomi scoppiare a ridere con le mani sulla pancia, seguito subito dopo dagli altri.

“Seh! Me l’hai già detto un milione di volte, ora andiamo a nanna” ordina Alex e come per magia Ryan le obbedisce, seguendola come un cagnolino farebbe con il suo padrone. “Jes perché hai la maglietta di Justin?” Domanda maliziosa Cait, mentre sul viso di Simon compare un sorriso sornione avendo già capito tutto.

Io li fulmino con lo sguardo, mentre Jes prende il colorito della mia maglietta rossa, iniziando a giocare con i bordi. Le vado incontro posando un braccio sulle sue spalle, cercando di trovare una scusa che non servirà a un cazzo. “Le stava bene” Affermo, sparando la prima minchiata che mi capita a tiro.

“Certo” Annuisce Cait ammiccando, mentre tira delle gomitate complici a Simon. “Smettetela cazzo!” Sbuffo passandomi una mano tra i capelli, per poi sedermi stanco a tavola. “Calmati Drew” Esclama Cait alzando le mani in segno di resa, per poi appoggiare la testa sulla spalla di Simon.

“Facciamo colazione?” Chiede Jes, cambiando discorso, mentre a tutti si illuminano gli occhi compreso me. “Che si mangia?” Domanda Simon con la bava che sta per pendergli dalla bocca, mentre Jes sorride luminosa. “Torta di mele della nonna!” Dice prima di portare in tavola, la meraviglia che ha cucinato.

“Ecco perché ti amo” Le dico, prima che lei alzi gli occhi al cielo e rida divertita. Se solo tutti i giorni fossero così e invece se ci penso ci sono ancora così tanti problemi da risolvere. Tom, mia sorella, la misteriosa chiamata… Ci sarà mai qualcosa di non complicato nella mia vita?

No pov

“Si farà entro oggi, chiaro?” Tuonò minaccioso l’uomo verso il ragazzo che annuì ormai rassegnato. “Dove devo portarla Tom?” Domandò, mentre elaborava il piano da attuare sul computer. “In Spagna, a Tenerife” Sul viso dell’uomo apparve un sorriso malvagio, meschino come se non vedesse l’ora di fare ciò che aveva programmato da parecchio tempo ormai.

Il volto del ragazzo invece impallidì, al sentir nominare una delle città che aveva la fama di essere una delle più pericolose al mondo. Non l’avrebbe mai fatto, ma quando stava per ribattere, l’uomo lo interruppe. “Non un errore Christian! O puoi dire addio alla tua inutile vita… Sai benissimo che posso farlo sembrare anche un incidente come ho fatto con i tuoi carissimi genitori e il padre del tuo amichetto” Sorrise vittorioso Tom, sapendo di aver colpito il punto debole del ragazzo.

“Non nominare i miei genitori!” Sibilò il ragazzo stringendo i pugni, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa, mentre Tom sorrise soddisfatto alla reazione del ragazzo, perché a lui piaceva provocare le persone, provava gusto nel vederle soffrire per qualcosa che lui aveva fatto. Era meschino e non aveva un cuore, non voleva bene a nessuno se non a se stesso.

“E’ questo il carattere che devi usare, ora smettila di frignare e fa ciò che ti dico! Non ti ho fatto tornare dalla Spagna per nulla” Concluse, prima di dargli alcune pacche sulla spalla, abbastanza forti, come se stesse dando degli schiaffi.

Il ragazzo annuì e si alzò dalla sedia rassegnato. I sensi di colpa lo stavano divorando, ma non voleva darlo a vedere. Lavorava con Tom, da troppo tempo ormai, ma non di certo per suo volere. Lui odiava ciò che faceva, ma era stato minacciato da quel mostro e ora che c’era dentro non poteva più uscirne.

Non era in gioco la sua vita, ma anche quella di sua sorella, alla quale aveva mentito, lasciandola da sola in Canada, senza l’appoggio di nessuno. Non la vedeva da tempo ormai e si chiedeva come stava, che vita avesse e cosa stesse facendo in questo momento.

Le voleva un bene dell’anima ed era l’unica componente della famiglia che gli era rimasta ormai, dato che l’uomo al suo fianco li aveva distrutti. Christian si alzò dalla sedia e guardò l’uomo dritto negli occhi nella speranza di scorgere qualcosa di buono, pentimento, ma nulla, i suoi occhi erano malvagi, come lo era il suo cuore. “Dimmi solo quando e dove la posso trovare” Mormorò sicuro il ragazzo, facendo assottigliare gli occhi dell’uomo al suo fianco.

Pov Jessica.


“Jes, ma dici davvero?” Urla Alex dalla felicità sfracassandomi un timpano come è solita fare, mentre io la prego di abbassare la voce, nella paura che qualcuno ci senta, anche se in casa ci sono solo Ryan mezzo ubriaco e Cait che trafficano col computer e il mio cellulare, alla dannata ricerca del numero sconosciuto che ci ha chiamato la scorsa notte.

Justin e Simon sono fuori per delle commissioni a me sconosciute. Ormai i due sono diventati amici e Justin ha smesso di essere geloso perché ha capito che Simon è innamorato perdutamente di Cait ed io non posso essere più che felice. “Si, Alex” Sussurro diventando rossa in viso.

“Com’è stato?” Mi domanda con un luccichio negli occhi, felice per me, mentre io divento ancora più rossa ricordando gli avvenimenti della scorsa notte. Questa mattina mi sono svegliata felice, a differenza degli altri giorni che non volevo alzarmi per affrontare la giornata di merda che mi aspettava.

Sono andata in bagno e mi sono guardata allo specchio, osservando il mio corpo e non so il perché, ma in qualche modo lo vedevo diverso dal solito. Mi sentivo più grande, una donna, anche con tutti i dolori alle gambe che avevo. Non ho provato nessun senso di colpa o pentimento, anzi stamattina quando l’ho visto arrivare in cucina con tutti i capelli scompigliati e senza maglia addosso avevo voglia di rifarlo.

Non mi sono mai sentita così bene in vita mia, è stata la notte più bella della mia vita e spero che anche per lui lo sia stata. Avrei una gran voglia di chiederglielo, ma sono troppo codarda per farlo e ho paura della risposta. “E’ stato fantastico” Rispondo con un sorriso sincero, mordendomi il labbro, mentre ad Alex spunta un sorriso malizioso sulle labbra che mi fa aggrottare la fronte stranita.

“Dove ti ha toccata?” Mi domanda alzando il sopracciglio con un sorriso sghembo sulle labbra, mentre io sgrano gli occhi mettendomi il cuscino in faccia. “Ma che cazzo di domande Alex!” Mormoro soffocata dal cuscino che opprime il mio viso, mentre sento le guance andare lentamente a fuoco.

“E dai Jes, scherzavo dimentica tutto” Dice togliendomi il cuscino dalla faccia, per poi guardarmi con un’espressione seria in volto. “Devo dirti una cosa” Mormora giocherellando con le sue mani, mentre la preoccupazione ritorna a fluire dentro di me. “Co-cosa?” Balbetto in ansia, mentre lei prende un respiro profondo per poi cominciare a parlare.

“Ryan mi ha baciata” Sussurra, per non farsi sentire, anche se io ho sentito benissimo. Sgrano gli occhi e sto per urlare, ma mi trattengo alzandomi dal letto iniziando a fare giri intorno ad esso. “Non può essere” Mormoro continuando a camminare su e giù, mentre Alex mi guarda confusa.

“Ero sicura che lui fosse cotto di te” Dico puntandole un dito contro, mentre lei arrossisce giocando con i bordi della sua maglietta. “Era ubriaco Jes” Sospira, prima di alzare gli occhi al cielo, mentre io le vado incontro sedendomi nuovamente sul letto.

“In vino veritas” Sussurro saggiamente, prima di guardarla, notando nel suo sguardo la tristezza. “Dopo questo bacio, ho capito di non provare più nulla per Justin, ma non sono neanche sicura di provare qualcosa per Ryan, sono così confusa” Dice prendendosi la testa tra le mani, per poi scuoterla ritmicamente.

“Ok, calma Alex, calma” le prendo le mani e le intreccio alle mie. “Che cosa hai provato durante il bacio?” Domando cercando di capire qualcosa e di far capire qualcosa anche a lei, mentre arrossisce e sorride teneramente, ricordando sicuramente il momento.

“Bhè io… Ho sentito lo stomaco contorcersi e una felicità che non avevo mai provato prima, neanche con Justin. Non ho pensato a nulla per quel minuto che eravamo incollati, finchè non mi sono ricordata del suo stato e allora mi sono staccata e sono corsa via” Sospira, ricadendo sul letto, cominciando a guardare il soffitto che improvvisamente è diventato più interessante.

Ricordo ancora il giorno in cui Justin mi ha baciata per la prima volta e ho provato le stesse cose di Alex, anche se all’ora non ero sicura che fosse amore, ero confusa proprio come lo è la mia amica. “Perché sei corsa via?” Domando dolcemente, mentre lei strizza gli occhi. “Non lo so” Mormora. “Avevo paura” Si alza mettendosi seduta, mentre io le prendo nuovamente la mano.

“Sai… Anche io avevo paura di rischiare, soprattutto dopo tutto quello che è successo, ma quando sei tornata mi hai fatto capire che nonostante la sofferenza che avrei provato dovevo buttarmi per combattere, perché ero con lui. Di cosa hai paura Alex?” Mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa come se stesse riflettendo sul da farsi.                                                                            

Ho già sofferto troppo per amore e ho paura di farlo ancora, chi mi dice che lui ami per davvero?”                    
“Se non glielo chiedi non lo saprai mai” Dico alzandomi dal letto, invitandola a fare lo stesso. “Io non farò mai una cosa del genere, se lui non dovesse ricambiare i miei sentimenti ci rimarrei troppo male e non voglio. Inoltre non l’ho mai visto come un qualcosa di più di un amico, mi è stato accanto nei momenti più difficili e gli voglio bene credo” Mormora confusa, mentre incrocia le braccia al petto.

“Sei sicura di volergli solo bene?” La incalzo con un sorriso malizioso. “Non lo so, ho solo paura che lui non ricambi i miei sentimenti” Dice mortificata. “Quindi ammetti di provare qualcosa per lui?” Domando puntandole un dito contro, ma non fa in tempo a rispondere che il mio cellulare suona, facendo comparire il numero di Justin sullo schermo.

“Scusa” Sussurro ad Alex, prima di premere la cornetta verde e rispondere. “Justin” Dico, sentendo una risata di sottofondo che riconosco essere quella di Simon. “Piccola mia, mi manchi” Sussurra con voce sensuale, mentre il mio cuore accelera i battiti e non posso fare a meno di sorridere.

“Ma se ci siamo visti solo un’ora fa” Il mio tono è divertito e dall’altro capo sento una rumorosa risata che contagia anche me. “Lo so, ma mi manchi, ce la fai a raggiungermi al parco qui vicino?” Guardo Alex che ha sentito tutto, come a chiederle il permesso ed annuisce senza ribattere. “Ok, arrivo” Dico ansiosa dalla voglia di rivederlo, prima di sentire un bacio arrivare dritto nel mio orecchio.

“Perfetto, muoviti, ti amo”                                                              
“Non darmi ordini Bieber, ti amo anche io” Dico prima di chiudere la chiamata e guardare Alex che mi sorride dolcemente. “Posso entrare?” Urla la voce di Ryan attraverso la porta. “Oh mio dio, digli di no, non voglio vederlo” Sussurra Alex per non farsi sentire, mentre io sbuffo.

“Dai prima o poi dovrai pur vederlo” Sussurro anche io. Scuote la testa, prima di prendere un respiro profondo, mentre Ryan continua a bussare alla porta. “Emh… si, entra” Urlo, mentre Alex mi incenerisce con lo sguardo. Le faccio un sorriso forzato e guardo Ryan impalato sulla porta che si gratta il capo imbarazzato.

“Ciao, Jes… Emh… Alex” Arrossisce sussurrando il suo nome e non posso fare a meno di sorridere intenerita, sentendomi di troppo “Emh… Ok, io me ne vado da Justin, ci vediamo dopo” Urlo mettendo il cellulare in tasca, ma non sembra che i due mi abbiano dato molto retta dato gli sguardi che si lanciavano, così saluto Cait ed esco sentendo la brezza dell’autunno invadere ogni parte di me, facendomi sorridere spensierata.

Non avrei mai pensato che in pochi mesi la mia vita sarebbe cambiata radicalmente per un ragazzo che inizialmente non sopportavo. Se solo ripenso al modo in cui lo trattavo i primi giorni mi viene da ridere; lui sarebbe stato l’ultimo ragazzo a cui io mi sarei affezionata e invece è stato il primo ad avermi veramente in tutti i sensi possibili.

Non pensavo potesse accadere tutto quello che è successo, anzi se me lo avessero raccontato non ci avrei mai creduto e avrei riso fino a star male, anche se sento che qualcosa non va. Mi sta andando tutto fin troppo bene e questo non mi succede mai, perché nella mia vita è sempre tutto complicato e invece ora mi ritrovo a sorridere da sola come non avevo mai fatto in vita mia.

Blocco i miei pensieri, sentendo suonare il mio cellulare. “Pronto Alex?” Rispondo avendo visto il nome sullo schermo. “Ehy Jes, non sai cosa è successo!” Urla, sfracassandomi un timpano come è solita fare. “Che è successo Alex? Mi stai preoccupando” Mormoro passandomi una mano tra i capelli. “Abbiamo fatto di tutto per scoprire il numero del mittente, ma non ci siamo riusciti, però…” Prende una pausa facendomi accelerare i battiti del cuore.

“Abbiamo scoperto da dove proviene” Continua. “Quindi?” Chiedo con l’ansia a mille, mentre mi fermo di fronte ad un albero. “Tenerife, in Spagna” Aggrotto la fronte stranita dalla destinazione così lontana, prima di spalancare la bocca scioccata. Ho sentito parlare così tanto di quella città; se non sbaglio è una delle città più pericolose al mondo.

Non riesco a capire chi possa essere colei che mi ha contattata. E se fossi veramente in pericolo e lei mi avesse avvertito per proteggermi? In fondo che ragione avrebbe per spaventarmi… Lei addirittura conosceva il mio nome e cognome. “Jes, ci sei?” Chiede Alex, notando il silenzio dall’altra parte. “Io, emh… si, vado da Justin a raccontargli tutto” Mormoro spaventata, mentre chiudo la chiamata non aspettando la risposta di Alex.

Inizio a guardarmi intorno sentendomi improvvisamente osservata e deglutisco quando vedo che non c’è nessuno in circolazione. Continuo a camminare a passo svelto, sicuramente sarà solo suggestione, devo calmarmi. Ad un tratto sento un rumore dietro di me, mi giro e non vedo nessuno. Inizio a correre spaventata in direzione del parco che sembra essere sempre più lontano.

“Ehy bambola” Sussurra una voce alle mie spalle, facendomi ghiacciare il sangue delle vene. Mi giro lentamente con il cuore che batte a mille e noto un ragazzo con tratti vagamente familiari. I suoi occhi castano chiaro, quasi verdi non mi sono nuovi, i suoi capelli color cioccolato e il viso così simile a qualcuno che conosco.

“Sei molto bella, come dicono tutti del resto” Dice mentre continua ad avvicinarsi a me e ad ogni passo che fa sento il cuore accelerarmi sempre di più. Indietreggio finendo contro un muro, mentre lui è ormai così vicino a me, che posso sentire il suo respiro di tabacco.

Deglutisco a fatica, prima di cominciare a correre spaventata, ma lui mi prende per un polso, per poi bloccarmi entrambe le braccia, mettendomi un panno bianco sulla bocca con un odore forte, sgradevole. Sento la vista appannarsi, il corpo più leggero, prima di vedere completamente buio.



*SPAZIO DI UN'AUTRICE IDIOTA*
Ok, sono qui! Dopo anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi... Non so quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato e  nemmeno voglio saperlo mi sentirei troppo in colpa e sono consapevole che il capitolo non è uno dei migliori, anzi diciamo che fa cagare ed è un pò confuso... Non si capisce granchè, ma vi assicuro che dal prossimo si chiariranno molte cose... Ringrazio comunque tutte le persone che hanno recensito, sia i nuovi e sia i vecchi e chi ha messo la storia tra le preferite-seguite-ricordate <3... Miraccomando fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione...
Mirea xoxo



 

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Capitolo 36
*** Abduction.... ***


Capitolo 36



Abduction....



Pov Justin


E’ già passata mezz’ora e lei non è ancora arrivata, Simon è tornato a casa preferendo lasciarci soli. In fondo il parco non dista molto da casa di Ryan, quindi avrebbe dovuto raggiungerlo in dieci minuti massimo. Ho un brutto presentimento, sono preoccupato e se le fosse successo qualcosa? No! Devo stare calmo, sono solo paranoico, non le è successo niente, sicuramente ha avuto un imprevisto e non ha potuto avvertirmi.

Annuisco mentalmente a me stesso non del tutto convinto e mi siedo sulla panchina lì vicino per osservare i bambini che giocano spensierati sullo scivolo. Sorrido alla scena, ricordando la mia infanzia felice, prima che LUI la rovinasse, portandomi via dalla persona che più amavo e che amo tutt’ora: mia madre.

I minuti trascorrono e io sto già aspettando qui da un’ora, così mi alzo, prendo il cellulare e chiamo a casa di Ryan per vedere se Jes è ancora lì, cominciando a fare avanti indietro nell’attesa che qualcuno risponda. “Pronto?” Riconosco all’istante la voce pimpante di Alex.                                                                                                  

“Alex, sono Justin, sai dov’è Jes?” Domando con l’ansia e il cuore che mi batte a mille, perché quel brutto presentimento non vuole saperne di andarsene. “Jes? Ma non era con te?” Il suo tono è stupito, incredulo e anche preoccupato. “Cazzo!” Impreco dando un calcio alla panchina, prima di chiudere la chiamata e cominciare a correre verso casa.

Il mio cuore batte più veloce e la mia rabbia cresce a dismisura, mentre estraggo di nuovo il telefono dalla tasca e compongo il numero di Jes. Dalla cornetta iniziano una serie di squilli che sembrano non finire mai perché lei non risponde, così parte quella fottuta e odiosa segreteria telefonica che non fa che alimentare la mia preoccupazione.

Continuo a correre disperato, finchè non arrivo all’isolato vicino casa di Ryan e scorgo un aggeggio nero sul terreno. Mi avvicino cautamente per cercare di identificarlo e il mio cuore si ferma per quelli che sembrano minuti, ore, quando in realtà sono solo fottuti secondi. I più brutti della mia vita. Il respiro mi si blocca in gola e le mie ginocchia cedono proprio davanti al suo telefono che giace a terra con lo schermo rotto.

“Piccola” Sussurro avvicinando una mano tremante all’aggeggio disteso per terra. “Cazzo, cazzo, cazzo!” Urlo mettendomi le mani tra i capelli disperato, mentre la paura e la preoccupazione mi assalgono fino a divorarmi le viscere dello stomaco e farmi contorcere le budella. Arrivo a casa correndo, cominciando a suonare il campanello ininterrottamente.

“Justin ma che?” Alex apre la porta, prima che io entri con prepotenza imprecando contro tutto il mondo. “Justin che succede?” Tutti corrono in soggiorno, compresa Alex, che era rimasta impalata sotto la porta. “Ho trovato questo per terra!” Urlo preoccupato, mostrando il telefono di Jes a tutti i presenti che sgranano gli occhi preoccupati.

Alex lo strappa dalle mie mani girandolo in continuazione, come se stesse cercando di trovare qualche particolare che ci dimostri che non è il suo, senza successo però. Il suo sguardo si perde nei miei occhi che iniziano a diventare lucidi, mentre io tiro un pugno abbastanza forte al muro, che fa sussultare tutti.

“Ora calmati Justin” Mormora Cait, venendomi incontro, mentre io la incenerisco con lo sguardo. “Certo è facile per te non è vero? Non è la tua ragazza, non è un cazzo per te!” Sputo con tutta la rabbia e il veleno nel corpo che in questo momento mi affliggono, mentre Cait sgrana gli occhi dalla sorpresa e subito viene affiancata da Simon.

“Come fai a dire certe cose? Conosco da poco Jes, ma le voglio bene e sono preoccupata anche io, perciò calmati e smettila di prendertela con me!” Mi urla con le lacrime agli occhi, mentre io la guardo dispiaciuto, pentendomi immediatamente di tutto quello che ho detto, ma non ho tempo per scusarmi.

“Che cazzo facciamo?” Domanda Simon, mettendosi le mani sui fianchi. “Chiamate la polizia!” Esclama Alex piangendo, mentre Ryan le cinge le spalle con un braccio. Annuisco dando ragione ad Alex, ma mentre Ryan sta per prendere il suo telefono per chiamare la polizia, squilla il mio. Aggrotto la fronte vedendo il numero sconosciuto, mentre tutti mi guardano in attesa che io risponda.

“Pronto?” Dico mettendo da parte per un attimo le emozioni che mi hanno travolto qualche secondo fa. “Moccioso” la sua voce inconfondibile. Quella voce che mi ha fatto tremare per giorni interi quando ero piccolo, quella voce roca dalle troppe sigarette fumate, quella voce che odio più che mai.

“Tom” Sussurro spaventato da ciò che sta per dirmi. “Piaciuta la sorpresa?” Ed è lì che tutte le mie convinzioni diventano realtà, come il giorno in cui mio padre morì. La rabbia invade ogni poro del mio cervello, facendomi venire un dolore alla testa dalla troppa frustrazione. No! No! NO! Continuo a ripetere mentalmente.

“Sei stato tu!” Digrigno i denti, mentre dall’altra cornetta parte una risata malvagia di un uomo pazzo, senza cuore. “Sei perspicace moccioso, ma sei comunque arrivato troppo tardi” Dice divertito, mentre la mia rabbia non fa altro che aumentare. “Che le hai fatto Tom? Ti prego fammi parlare con lei” Ordino, mentre i miei pugni e i miei denti si stringono e il mio respiro diventa affannato. La preoccupazione comincia a fluire nel mio sangue arrivando al mio cuore che ormai sembra congelato.

“La principessa è nel mondo dei sogni ora, moccioso” Deglutisco rumorosamente a quella frase, non capendo il significato, ma quando sto per domandarlo con il colpo al cuore, lui mi precede. “Stai tranquillo moccioso, ha solo perso i sensi e sta facendo una bella dormita” Sospiro sollevato nel sapere che sta bene, ma la rabbia e la preoccupazione non vogliono sapere di andarsene.

“Dove sei Tom?” Urlo disperato, mentre gli altri mi guardano scioccati. “In questo momento sono sul mio jet e sto facendo un bel viaggio, non vedevi l’ora che mi levassi dalle palle vero?” Deglutisco, mentre le lacrime minacciano di scendere dai miei occhi. “Dove?” Urlo, facendo sussultare tutti. “Questo non te lo dico moccioso, devi scoprirlo” Sussurra prima di scoppiare a ridere, mentre dalla cornetta si sentono altre risate di cui io non conosco la provenienza.

“Tu sei malato Tom” Affermo scuotendo la testa, mentre i singhiozzi di Alex e Cait mi fanno da sottofondo. “Trovami moccioso” Dice prima di chiudere la chiamata, lasciandomi immobile. Il mio corpo è paralizzato, ancora incredulo da tutto quello che è successo. Noto Ryan venirmi incontro, per cercare di calmarmi, ma lo scosto, andando contro il muro più vicino, iniziando a tirare pugni, molto forti.

“Figlio di puttana!” Urlo cadendo a terra sconfitto, cominciando a tirare pugni anche sul pavimento. “Justin smettila ti farai male!” Esclama Simon, venendomi incontro, mentre lacrime di rabbia fuoriescono dai miei occhi. Mi sento inutile, sconfitto, non sono neanche stato capace di proteggere la ragazza che amo, anzi l’ho messa in pericolo io stesso. E’ tutta colpa mia.



******



Pov Jessica.

Apro gli occhi a causa di una tenue luce che li colpisce. Cerco di focalizzare dove sono, ma non ho mai visto in vita mia questa stanza. E’ immensa e lussuosa con le pareti di un arancione chiaro, mentre il pavimento è di un giallo opaco; a destra ci sono dei comodini in legno bianco, mentre a sinistra una persiana nera da dove provengono piccoli fasci di luce che prima mi hanno svegliato.

Al centro della stanza c’è un letto matrimoniale con le trapunte rosso scarlatto, mentre i cuscini sono color bianco panna. Dove diavolo sono? Cerco di alzarmi, ma un giramento di testa improvviso me lo impedisce, facendomi ricordare tutto quello che è successo. Socchiudo la bocca, ricordando quel ragazzo che mi parlava, che mi ha inchiodata al muro e che poi mi ha messo quello strano panno sulla bocca, imbevuto di chissà quale sostanza dato che dopo, credo di aver perso i sensi.

Doveva essere cloroformio senz’altro. Subito la paura mi assale e mi alzo dal letto nonostante il mal di testa me lo impedisca. Inizio a girarmi intorno e vado di fronte alla porta color bianco sbiadito di fronte a me. Appoggio la mano sulla maniglia, cercando di aprirla, ma con scarsi risultati dato che è chiusa a chiave.

Subito un senso di nausea mi invade, indietreggio sentendo le lacrime alla punta dei miei occhi. E pensare che fino a poco fa stavo sorridendo spensierata e ora mi ritrovo di nuovo a piangere per qualcosa che mi è successo, a me sconosciuta. Era questa la cosa che preannunciava la ragazza? Era questo il pericolo a cui dovevo stare attenta?

Scuoto la testa, accasciandomi a terra, iniziando a sentire già la mancanza di Justin e le sue braccia che mi stringono. Se ci fosse stato lui, a quest’ora avrei già smesso di piangere, perché mi avrebbe protetta e mi avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene, ma adesso sono sola, senza l’appoggio di nessuno, in una stanza immensa e lussuosa che agli occhi di tutti potrebbe sembrare bella, ma invece a me sembra la stanza delle torture dei film horror e voglio uscire immediatamente da qui.

Mi alzo da terra cominciando a frugare nelle tasche alla ricerca del cellulare, ma non c’è nulla, deve essermi caduto, dato che lo avevo in mano quando è successo tutto. Inizio a disperarmi, dirigendomi alla persiana per aprirla e subito i raggi del sole colpiscono i miei occhi chiari facendomeli strizzare. Com’è possibile che ci sia il sole alto come se fosse pomeriggio inoltrato?

Sono stata rapita esattamente verso quest’ora e non posso aver dormito tutto questo tempo. E se fossi in un altro stato e ci fosse il fuso orario? Spalanco la bocca preoccupata, mentre il cuore comincia a battermi a mille. Mi affaccio alla finestra, vedendo un panorama spettacolare pieno di alberi e cespugli pieni di fiori, ma a me non colpisce molto dato lo stato in cui sono.

A giudicare dall’altezza a cui si affaccia, questa ‘casa’ deve essere composta da più piani e deve trovarsi in un posto isolato, dato tutta la natura che c’è. Mi accascio a terra, portandomi le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi a causa del forte mal di testa. Comincio a farmi un milione di domande a cui saprò trovare risposte solo con il tempo, ma adesso nel mio cuore regna un nuovo sentimento che ultimamente provo spesso: la speranza.

La speranza di uscire da qui, la speranza di sapere che qualcuno mi verrà a cercare, la speranza di riuscire a vivere la mia vita insieme al ragazzo che amo, la speranza di essere felice nella mia fottuta vita di merda. Tutti dicono che dopo la pioggia c’è sempre il sole, forse per alcuni, ma non per me. Nella mia vita dopo le piogge ci sono sempre stati –e ci sono tutt’ora- gli uragani e le tempeste.

A tutti questi pensieri le lacrime continuano a rotolare giù dal mio viso, bagnandomi il collo e la maglietta, ma ad un tratto il coraggio si fa spazio in me, così mi asciugo le lacrime con il polso e mi dirigo a quella famosa porta che sembra osservarmi minacciosa. “Ehy!” Comincio a bussare insistentemente per attirare l’attenzione.

“Aprite!” Continuo ad urlare, per minuti, forse ore, tanto che sento la mia voce roca dopo l’ultimo urlo, ma quando sto per perdere le speranze la porta si apre facendo comparire un ragazzo di colore che mi sorride sghembo. E’ vestito tutto di nero, con tre collane al collo e due dog tag, mentre ai piedi porta degli strani anfibi blu. Deglutisco guardandolo con rabbia, mentre lui continua farmi quello stupido sorrisino del cazzo che mi verrebbe da togliere con un pugno dritto sulla mascella.

“Dove sono?” Urlo, alzando le mani al cielo, sentendomi per una volta sicura di me. “Però avevano ragione a dire che eri bellissima… E io che pensavo esagerassero” Mi prende per il mento osservandomi meglio, ma mentre sta per posare la mano sul mio sedere, gli tiro uno schiaffo talmente forte da fargli girare la guancia dall’altra parte.

“Non mi toccare!” Sibilo, incenerendolo con lo sguardo, mentre lui porta la mano sulla guancia indolenzita. “Avevano anche parlato del tuo caratteraccio, ma con me non la passi liscia bambola” Sussurra nel mio orecchio, prima che io sento un dolore lancinante allo stomaco. Mi ha tirato un pugno. Mi accascio a terra, tenendomi la pancia, mentre lui inizia a tirarmi calci sulle gambe.

“Non osare mai più toccarmi, troia!” Urla, mentre sento dolore da tutte le parti del corpo, ma non ho paura, non di lui. Non sono queste le mie paure più grandi, lui potrà anche farmi del male, uccidermi, ma non avrò mai paura di lui! “Stronzo” Biascico, mentre sputo sangue dalla bocca e lui smette di picchiarmi ridendo compiaciuto per come mi ha ridotta.

Il dolore allo stomaco sta piano piano diminuendo, ma quello alle gambe è ancora lì presente e non vuole andarsene. “Alzati troia” Lo guardo dall’alto notandolo con le braccia incrociate e uno sguardo di disprezzo sul volto. Mi sento umiliata, sconfitta, distrutta, ma non per questo smetterò di lottare.

“Alzati ho detto” Urla prendendomi per i capelli, facendomi urlare dal dolore. Continuo a rimanere a terra, immobile con le lacrime agli occhi, sia perché non voglio obbedirgli e sia perché non ce la farei ad alzarmi. Lui di tutta risposta, mi sorride sghembo lasciandomi un altro calcio nello stomaco, facendo ritornare il dolore di prima.

“Non vuoi obbedirmi? Bene, farò venire il capo da te e ti darà una lezione” Dice prima di sparire dietro la porta. Sospiro sollevata che se ne sia andato e cerco di alzarmi dal pavimento, ma anche con tutti gli sforzi che faccio mi sento debole, perciò rimango spiaccicata su quel marmo freddo.

Lui se n’è andato, ma adesso arriverà il ‘capo’ a farmi del male e comincio ad avere paura di chi possa essere. Sento le forze abbandonarmi e le palpebre pesanti, ma proprio mentre sto per chiudere gli occhi, la porta si spalanca, facendo comparire un uomo muscoloso di cui non riesco a vedere il volto dato che i raggi del sole me lo impediscono accecandomi.

Il suo fisico non mi è nuovo e neanche i suoi atteggiamenti. Alzo leggermente la testa, notando che pian piano i raggi del sole scompaiono dal suo volto definendolo sempre di più. Spalanco la bocca accorgendomi dell’uomo che sosta davanti al mio corpo inerme. No, non è possibile. Tom. I miei arti si bloccano e sento le budella contorcersi dal disgusto.

“T-tu?” Balbetto con il cuore che mi martella nel petto, mentre sul suo volto appare un sorriso malvagio. E’ assurdo! “Sei stato tu?” Urlo in preda al panico, mentre riesco a mettermi seduta ed inizio a tremare. “Devi stare attenta ai segnali bambolina. Ti avevo avvertita”



“Non darmi ordini moccioso!” Gli ordina Tom, prima di lasciarmi i polsi e dargli un pugno sul viso, che lo fa cadere a terra, mentre io corro da Justin, preoccupata. “Me la pagherete cara brutti mocciosi! Adesso andatevene, la vostra ora non è ancora vicina!” Urla prima di rientrare in casa e chiudere la porta con un rumore sordo.

Che vuol dire che la nostra ora non è ancora vicina? Inizio a piangere sentendo di nuovo la paura ritornare a fluire nelle mie vene, mentre abbraccio forte Justin come non lo avevo mai abbracciato prima.



Inizio a piangere spaventata, sentendo ogni parte del mio corpo tremare, persino il cuore. Le mie speranze sono andate a farsi fottere non appena l’ho visto. Lui sarebbe stata l’ultima persona a cui io avrei pensato. Sapevo fosse un uomo malvagio, ma ci aveva lasciati in pace per troppo tempo e stavo iniziando a pensare che tutto quello che dicesse, fossero solo bugie per spaventarci e invece adesso eccomi qui.

In un posto sperduto chissà dove con lui che mi guarda malizioso. Indietreggio, appena avanza verso di me, strisciando sul pavimento con gli occhi annebbiati dalle lacrime. “Tyson, mi ha detto che prima non sei stata molto gentile con lui e purtroppo ora devo punirti” Afferma, come se fosse dispiaciuto, facendomi venire un disgusto allo stomaco, mentre le lacrime continuano a scendere.

“E’ peccato rovinare un faccino carino come il tuo” Mi accarezza la guancia, ma io mi scosto dal suo tocco indietreggiando ancora di più, finendo con la spalla contro un piede del letto. Deglutisco, quando lo vedo avvicinarsi a me e darmi baci sul collo. Lo spingo via, mettendo i palmi delle mani sul suo petto, mentre lui si allontana guardandomi in malo modo.

“Mi fai schifo” Mormoro strofinando il punto in cui mi ha baciata, mentre lo vedo fare una smorfia di disgusto sulle labbra. Ad un tratto mi sento sollevata da due braccia muscolose, che mi gettano con poca delicatezza sul letto, mentre lui si appoggia su di me e posso sentire il suo respiro disgustoso contro il mio viso. Deglutisco a fatica, quando lo sento armeggiare con i bottoni della mia camicetta e inizio a dimenarmi, tirando calci nel suo addome, ma non sembrano scalfirlo.

“Lasciami brutto stronzo!” Urlo, mentre gli occhi iniziano a bruciare di nuovo dalle lacrime. Mi trattiene la mascella con la sua grande mano tenendomela ferma e guardandomi con rabbia negli occhi, mentre io lo guardo con tutto il disgusto di questo mondo. E’ un essere immondo e mi fa schifo. “Mi stai facendo incazzare troietta” Sorride malizioso, prima di avvicinarsi alle mie labbra, ma io gli sputo in faccia, facendolo togliere dal mio corpo.

Sento di nuovo il coraggio fluire nelle mie vene e la rabbia contro di lui è tornata, anzi non è mai andata via. Si asciuga il viso con la mano, prima di mettersi la mano in tasca, mentre io sono ancora immobile su quel letto, troppo indolenzita per alzarmi e sfuggire alle sue grinfie. “L’hai voluto tu” Sussurra, prima di estrarre dalla sua tasca un coltellino, mentre la paura ritorna a dominare il mio corpo alla vista di quell’arma pericolosa.

Spalanco gli occhi, appena lo vedo avanzare verso di me e avvicinare quell’aggeggio al mio corpo. Sorride malvagio come se si stesse divertendo a vedermi in quello stato, mentre io tremo immaginando già quello che voglia farmi. La lama fredda del coltello sfiora la mia guancia senza però pressare troppo, facendomi sussultare notevolmente e sento il cuore martellarmi nel petto.

“Tom” Una voce interrompe quell’uomo dal conficcare la lama nella mia pelle. “Che cazzo vuoi Christian?” Urla incazzato rivolgendosi al ragazzo che non riesco a vedere a causa del suo corpo che mi copre la visuale. “E’ arrivato Jaden” Mormora il ragazzo che pare chiamarsi Christian.

Nell’aria echeggia lo sbuffo di Tom, che si sposta immediatamente dal mio corpo, guardandomi con cattiveria e sussurrarmi parole che mi fanno gelare il sangue. “Non è finita qui ragazzina” Dal mio corpo esce un sospiro di sollievo che non sapevo di aver trattenuto e anche il mio cuore sembra star ritornare ad un ritmo regolare.

Il mio sguardo si posa sulla figura di Tom che esce da quella stanza, seguito dal ragazzo che mi lancia un’occhiata prima di sparire insieme a lui che riconosco essere il ragazzo che mi ha rapita. Sgrano gli occhi ripensando all’inquietante aspetto di quel ragazzo che sembra molto familiare, ma non riesco a capacitarmi di chi possa essere.

Un dolore lancinante allo stomaco interrompe ogni mio pensiero, così inizio a massaggiarmelo nella speranza di placare il dolore senza successo. “Hai bisogno di una mano?” Mi sollevo dal letto di scatto ignorando il dolore che sembra improvvisamente scomparso o meglio passato in secondo piano davanti a quella voce improvvisa . Quella voce. I miei occhi si posano sul suo corpo scannerizzandolo arrivando ai suoi occhi. Quegli occhi color caramello che ho già visto troppe volte.




*SPAZIO DI UN'AUTRICE IDIOTA*
Ehylaaaa, i'm back! Ritardo colossale, ma ciao! Questo capitolo è troppo violento e mi sento male leggendo quello che ho scritto e la mia amica Valeria dirà: "perchè l'hai scritto allora?" Non lo so, ok? Ciao!
No vabbè, ringrazio come sempre chi ha recensito, chi ha letto soltanto, chi ha messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate... Vi ringrazio tantissimo, 416 recensioni in tutto! *sviene*
Ora vado, baciii e fatemi sapere cosa ne pensate <3

 

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Capitolo 37
*** Sorry mom... ***


Capitolo 37

Sorry mom...

Quegli occhi ambrati che ho già visto troppo volte, che hanno incrociato le mie iridi azzurre, che mi hanno fatto innamorare sono lì davanti a me, ma questa volta non appartengono a Justin. Una ragazza dalla corporatura minuta, con i capelli color grano sosta davanti a me in attesa di una risposta da parte mia che non arriva. Indossa un pantaloncino stracciato, una canotta verde militare e ai piedi un paio di anfibi neri.

I suoi occhi mi scrutano continuamente, facendomi venire la pelle d’oca. Questa ragazza mi sembra di conoscerla, anche se sono sicura di non averla mai vista in vita mia. Tutta questa situazione è assurda, i suoi occhi fissi su di me mi inquietano. E’ come se ci fossero gli occhi di Justin a guardarmi, ma al posto del suo corpo, c’è quello di una ragazzina che avrà all’incirca quattordici - quindici anni.

Il mio corpo trema, appena lei si siede sul letto di fianco a me e cerca di avvicinarsi, ma io mi scosto, rotolando dall’altra parte. “Calmati non voglio farti del male” La sua voce è così tranquilla, così calma, fredda, ma soprattutto così familiare. Quando l’ho sentita parlare la prima volta avevo già avuto qualche sospetto, ma poi ho lasciato perdere, pensando di essermi sbagliata, così i suoi occhi color caramello mi hanno distratta.

Tutto questo ha un nonché di sovrannaturale e il mio corpo non smette di tremare e di essere scosso da milioni di brividi. Come faccio ad avere paura di una ragazzina dal viso angelico e dagli occhi tristi? Il mio corpo continua a rimanere fermo e sembra essere infastidita dalla situazione e lo capisco subito dal suo sbuffo.

“Guardami” Esclama alzandosi dal letto e facendo segno con le mani sul suo corpo. “Non sono armata, sono solo una che ti vuole aiutare” Aggiunge, penetrandomi di nuovo con i suoi occhi caramello. Deve smetterla di guardarmi. Non capisce che non ho paura di lei perché potrebbe essere armata o altro, tutto quello che mi fa paura sono la sua voce e il suo viso dai lineamenti così familiari. E’ una ragazza bellissima, un angelo che potrebbe trasformarsi in un diavolo da un momento all’altro.

“Chi sei?” Farfuglio esponendo la domanda che mi è ruotata in testa sin da quando l’ho vista, mentre il suo viso sembra rilassarsi al suono della mia voce che finalmente le sta parlando. “Non so se sia una buona idea dirtelo in questo momento” Annuncia scuotendo la testa, facendo aumentare la confusione nella mia testa.

“Perché? Se vuoi veramente aiutarmi dimmi dove sono e chi diavolo sei!” Urlo alzandomi di scatto dal letto, ma ricado subito dopo a causa di tutte le botte che ho preso. Il dolore allo stomaco è stato surclassato dai miei pensieri, ma non ho dimenticato che sono stata picchiata. “Hai bisogno di aiuto” Mi viene incontro la ragazzina misteriosa che cerca di aiutarmi.

“Voglio prima sapere chi sei” Ribatto ancora una volta fulminandola con lo sguardo, prima che si avvicini al mio corpo. Sospira prima di sedersi sul letto e guardarmi rassegnata. “Non penso sia il momento più adatto per dirtelo. Posso però dirti dove sei” Dice abozzando un sorriso, mentre io annuisco insicura. La voglia di sapere chi è mi sta logorando il cervello, ma anche la voglia di sapere dove sono e che cosa è successo non smette di ronzarmi in testa.

“Sei stata rapita” Dice in un sospiro, mentre io le faccio uno sguardo ovvio, incitandola a continuare. “Ti hanno dato un sonnifero per farti addormentare dopo averti stordita con il cloroformio e ti hanno portata a Tenerife” Sussulto sentendo il nome della città che mi ha nominato Alex. Sono in Spagna, dall’altra parte del mondo con delle persone che mi vogliono fare del male. Avevo ragione a pensare che qua ci fosse il fuso orario.

Le mie speranze iniziano a svanire e delle lacrime mi si formano agli angoli degli occhi.
Tenerife.
La città rimbomba nella mia mente come un eco sotto la voce della ragazzina misteriosa che non smette di fissarmi preoccupata, quando ad un tratto tutti i fili si ricollegano al mio cervello. “Sei tu la ragazzina che mi chiamava sempre al telefono?” Domando con gli occhi sbarrati.

Tutto questo sembra un film dell’orrore, un incubo dal quale non uscirò mai. La mia testa gira dalla troppa confusione, vogliosa di sapere e di capirci qualcosa. “Si” Afferma incontrando i miei occhi, mentre il mio cuore smette di battere per qualche secondo. Ecco perché la sua voce mi era così familiare. “Tu hai chiamato Justin in quel modo, quindi lo conosci, io…”                                                                                                                

“Non conosco nessun Justin” Biascica, come se non fosse sicura delle sue parole, mentre io socchiudo la bocca in cerca di risposte. “Conosci sua sorella?” Chiedo un’altra volta, guardando il viso di quella ragazzina, che mi fa accelerare i battiti del cuore e ad un tratto capisco tutto. “Sei tu Jazmine?” Mi metto le mani davanti alla bocca, mentre lei mi guarda con occhi lucidi come se volesse dire qualcosa, ma dalla sua bocca non esce nulla.

Non può essere vero.

Lei non può trovarsi qui, non può essere lei, ma la sua somiglianza con Justin è una cosa impressionante. Continua a non rispondermi guardandomi con uno sguardo di supplica; non vuole che le faccia più domande, ma io devo sapere, non smetterò di farle domande fino a quando non mi avrà detto tutta la verità.

“Ti prego rispondimi, puoi fidarti di me” Avvicino la mia mano alla sua per rassicurarla. Lei la guarda deglutendo per qualche secondo, sta per aprire bocca quando ad un tratto Tom fa di nuovo irruzione nella stanza facendo tremare il mio corpo.

“Kayla, ti ho proibito di vederla, esci immediatamente fuori di qui” La ragazzina sussulta alla voce minacciosa dell’uomo e non può fare a meno di annuire sconsolata, facendo aumentare la confusione nella mia testa. Kayla? No, deve esserci un errore. La sorella di Justin, si chiama Jazmine, ma se il nome Kayla fosse tutta una copertura di Tom? Ci sono troppe coincidenze.

Quella ragazzina sembra avere l’età di Jazmine, la somiglianza con Justin, per non parlare di quella chiamata in cui lei lo chiama ‘Bibo’. Potrei anche sbagliarmi e magari mi sto illudendo come sempre, ma questa volta la realtà sembra essere più forte della speranza. Devo vederci chiaro.

La voglia di uscire da qui cresce a dismisura, ma anche la voglia di scoprire chi è la ragazza mi tortura le meningi. Una cosa è certa. Non uscirò da qui fino a che non avrò scoperto chi è quella ragazzina misteriosa dallo sguardo inquietante. “Ciao meraviglia, ti sono mancato?” Mi domanda con un ghigno sulle labbra, mentre io faccio una smorfia di disgusto alla vista del suo volto e della sua cattiveria.

“Chi è quella ragazzina?” Sul mio viso non appare nessuna espressione e all’udire la mia domanda, il ghigno scompare dalle sue labbra, lasciando posto ad un espressione seria e sconcertata. I miei dubbi aumentano alla vista del suo viso preoccupato e il mio cuore inizia a battere più veloce, appena lui si avvicina al mio corpo inerme. “Kayla” Risponde, facendo tornare il ghigno sul suo volto, mentre io scuoto la testa. “Non è vero” Ribatto urlando.

“So che è la sorella di Justin” Continuo non del tutto sicura delle mie parole. So che forse potrei sbagliarmi, ma posso sempre usare il trucco che usano i poliziotti per far confessare l’assassino. Fingere di sapere la verità, così che la vittima cada nella tua trappola. L’espressione di Tom però muta da quella maliziosa a quella arrabbiata, mentre io deglutisco rumorosamente, quando sento il suo corpo più vicino al mio.

Mi sento strattonare per il mento e i miei occhi si sgranano, quando scopro di essere faccia a faccia con l’uomo che odio di più al mondo. “Non ti azzardare mai più a rispondermi in quel modo troietta! Chiaro?” Digrigna i denti, mentre stringe con forza il mio mento, facendomi gemere per il dolore. “Chiaro?” Ripete più forte, mentre una lacrima sfugge al mio volere e il dolore mi costringe ad annuire rassegnata.

“Brava bambina” Mormora, portando la mano che fino a quel momento aveva stretto il mento, sulla guancia, carezzandola con le nocche, mentre io non faccio che provare disgusto per quel tocco così ruvido che mi fa stringere gli occhi per non guardare. “Meriti un premio, bimba”



Pov Justin.


“Niente… Doveva essere in viaggio per l’Europa, ma non riesco ad intercettare dove” Sbatto la mano sul tavolo nervoso, imprecando, prima di mettermi le mani tra i capelli. E’ passato più di un giorno da quando Jes è stata rapita da quel bastardo e abbiamo provato a intercettare la sua chiamata al cellulare, ma non abbiamo trovato nulla, perché evidentemente il coglione si stava muovendo quando mi ha chiamato.

Sono così disperato, sono stato in piedi tutta la notte insieme agli altri che stanno cercando di capirci qualcosa come me. Alex è distrutta, come me d’altronde. Sono passate più di ventiquattro ore dall’accaduto e per quanto ne so le avrebbero potuto fare del male o chissà che cosa. Non oso nemmeno immaginare qualcuno che le metta le mani addosso e che le faccia del male.

Se dovesse succederle qualcosa non me lo perdonerei mai. In fondo è stata colpa mia se è stata rapita; se io non le avessi detto di raggiungermi, lei ora starebbe al sicuro a casa di Ryan e io l’avrei raggiunta così avremmo potuto coccolarci e invece no! Sono solo uno stupido che non ha saputo aspettare per rivederla dopo quella notte meravigliosa che abbiamo passato.

“Justin?” Mi richiama Ryan interrompendo i miei pensieri, mentre io alzo lo sguardo dal tavolo e aspetto che parli. “So a cosa stai pensando amico, ma smettila di darti la colpa inutilmente, non è stata colpa tua va bene?” Stringo i pugni lungo i fianchi, mentre guardo Ryan disperato in cerca di aiuto. Dalla porta sbuca Cait sconsolata e triste, sia per Jes e forse anche perché non l’ho trattata benissimo.

Le vado incontro con l’intento di farmi perdonare e la guardo deglutendo negli occhi, mentre lei abbassa il capo. “Scusami Cait, non volevo… Quando sono arrabbiato dico di tutto, mi conosci ormai” Sono pentito davvero per come l’ho trattata, ma quando sono arrabbiato mi comporto molto male e sfogo la mia rabbia su chiunque, persino alle persone a cui voglio bene.

Anche con Jes, l’ho fatto parecchie volte e mi sento ancora male per questo. Cait mi guarda, per poi annuire non del tutto sicura, mentre io le faccio un debole sorriso per poi abbracciarla. Mi ci voleva un abbraccio da una persona importante per me. Avevo bisogno di abbracciarla per farmi perdonare da quello che le ho detto, sigillando il ‘litigio’ con un abbraccio, ma avevo anche bisogno di conforto dato che nessuno ha avuto il tempo di darmelo con tutti i pensieri in testa e come biasimarli?

Quello che sta più male, sono io… Anche se Alex sembra essere diventata un vegetale. E’ seduta sul divano da quando è successo tutto e nessuno riesce a smuoverla. Ci abbiamo provato io e Simon, ma rimane sempre lì ferma come un pezzo di ghiaccio indistruttibile al calore.

Mi stacco dall’abbraccio di Cait, pizzicandole la guancia, mentre riporto lo sguardo su Ryan che è concentrato al suo computer. “Dovresti andare da Alex” Affermo attirando immediatamente la sua attenzione. “Ci penso io qui Ryan, anche io me la cavo abbastanza” Dice Cait con un sorriso rassicurante, mentre Ryan sospira rassegnato e annuisce, prima di sparire dalla porta della cucina per andare in soggiorno.

Cait si è già seduta al posto di Ryan e la raggiungo sulla sedia accanto, mentre la osservo trafficare con i tasti grigi del vecchio computer. I genitori di Ryan e Cait lavoravano insieme ed erano membri dell’FBI, per questo se la cavano abbastanza con il computer e con le intercettazioni.

Magari mio padre avesse avuto il tempo di insegnarmi i segreti del suo mestiere e invece no, Dio me lo ha portato via, facendomi perdere le tappe più importanti della mia vita con lui. Scuoto la testa ritornando a concentrarmi su Cait che ha un’espressione terribilmente seria in volto.

Ad un tratto vedo il mio cellulare illuminarsi e vibrare incessantemente, così lo stacco immediatamente dal cavo che lo lega al computer senza neanche guardare chi è. “Pronto?” Il mio respiro è affannato e il mio tono speranzoso, ma la paura nel cuore è immensa. E’ terribile provare delle emozioni tutte insieme; sento come se lo stomaco si stesse corrodendo.

“Moccioso” Di nuovo la sua voce roca e divertita arriva fastidiosa al mio orecchio come lo stridulo delle unghie su una lavagna. “Tom… Dove sei?” Chiedo disperato passandomi una mano tra i capelli, mentre Cait si è già alzata dalla sedia con uno sguardo preoccupato che non le avevo mai visto. “Vuoi parlare con lei?” Ridacchia divertito, facendomi stringere i pugni dalla rabbia e aumentare la preoccupazione di sentirla parlare.

“Si” Supplico deglutendo, mandando giù quel nodo in gola che non vuole saperne di andarsene. “Dolcezza, parla” Il mio cuore inizia a battere più veloce e in questo momento non sono più tanto sicuro di voler sentire la sua voce sofferente, ci starei troppo male. “Justin” Il mio nome sussurrato da lei, esce dalla sua bocca come una supplica, come se mi stesse supplicando di salvarla e non posso fare a meno di avere un colpo al cuore.

“Amore mio” Sussurro facendo un leggero sorriso, come se mi vedesse e potessi tranquillizzarla solo con quello. Dei singhiozzi si fanno spazio dall’altra cornetta e subito il sorriso scompare dalle mie labbra, facendomi contrarre la mascella. “Verrò a prenderti piccola, te lo prometto” I singhiozzi si fanno più forti, mentre il mio cuore soffre ancora di più e stringo gli occhi come se volessi evitare di volerla sentir piangere perché mi sento distrutto e impotente.

Lei è chissà dove in pericolo, mentre io sono qui in una casa – al sicuro - con il cuore a pezzi. “Justin sono a Te-“ La sua voce viene interrotta da un’altra più grossa. Quella di Tom. “Sta zitta troia!” L’eco di un rumore sordo, ma potente, si fa spazio nel mio orecchio, seguito dall’urlo di Jes, che mi fa salire il sangue al cervello. “Cosa le stai facendo Tom?” Urlo disperato, mentre Cait inizia a piangere coprendosi la bocca con le mani.

La mia preoccupazione aumenta, mentre continuo ad urlare contro Tom sentendomi un incapace buono a nulla. Non posso fare niente per aiutarla, le sta mettendo le mani addosso e io sono qui attraverso uno stupido telefono a supplicarlo. “La tua puttana parla troppo” Digrigno i denti al nome che le ha dato, ma non ribatto, sarebbe peggio, così cerco di supplicarlo e di calmarlo.

“Non farle del male” Stringo gli occhi per il nervoso, mentre Cait viene più vicino a me. I singhiozzi continuano a sentirsi indisturbati e i battiti del mio cuore sembrano diminuire rapidamente. “Per favore Tom! Dimmi dove cazzo sei!” Lo scongiuro, mentre un’altra risata mi arriva nelle orecchie. “Trovami ragazzino” Sogghigna, prima che io senta il classico ‘tu-tu’.

Cait, mi osserva biasciando uno ‘stronzo’ avendo sentito tutta la conversazione. “Porca puttana!” Urlo scaraventando il telefono contro il muro, rompendo lo schermo, ma in questo momento me ne frego. La rabbia pervade il mio corpo, così come la mia preoccupazione. “Cazzo Justin, il telefono no!” Piagnucola Cait, andando a raccogliere l’oggetto.

“E’ fondamentale! Adesso possiamo finalmente scoprire dove si trova quel bastardo.” Aggiunge con un leggero sorriso sulle labbra, mentre riattacca il telefono al computer. “Spero che la scheda non sia danneggiata” Inizia a premere tasti e a muovere il mouse in modo circolare, mentre io la osservo, sentendo l’ansia corrodermi il petto.

Sono immobile davanti a lei, scosso ancora dalla chiamata di quel bastardo. Sarebbe stato meglio se non mi avesse chiamato; ora sto ancora peggio di prima. Sentire la sua voce distrutta, mi ha ucciso il cuore. Se solo potessi tornare indietro nel tempo e impedire quella maledetta chiamata che l’ha fatta rapire… Mi trascino sulla sedia, prendendomi la testa tra le mani.                     

Passano i minuti e io mi sento sempre più inutile. Cait sta cercando di scoprire qualcosa da circa un’ora e io sono qui a disperarmi e a pensare un modo per trovarla. “Justin!” Urla la voce di Cait interrompendomi dai miei pensieri. “Ho trovato le coordinate della chiamata.” Mi alzo di scatto dalla sedia andandole in contro con la faccia sul computer, dove lampeggia la scritta della città più pericolosa al mondo.

“Tenerife” Sussurro più a me stesso che a lei con il cuore in gola. Scuoto la testa e esco di casa correndo, ignorando le urla di Cait e di Ryan che mi intimano di fermarmi. Comincio a correre finchè non arrivo a quella vecchia casa dalle pareti giallo ocra, che non vedevo da tempo ormai. La casa dove ho vissuto con Tom.

Estraggo le chiavi dalla tasca del giubbotto nero di pelle che indosso e le infilo con foga nella serratura, avendo fretta di entrare. Spalanco la porta, non preoccupandomi di chiuderla e mi dirigo nella stanza di Tom. Inizio a frugare negli armadi e sotto il materasso del letto, per poi passare ai cassetti. Li apro uno alla volta, finchè non arrivo all’ultimo dove c’è una scatola nera.

La prendo, per poi aprirla lentamente, trovandoci dentro ciò che cercavo: la pistola. La rigiro nelle mani deglutendo, rendendomi conto di quello che voglio fare. Solo una volta ho preso in mano quella pistola. Lui mi ha costretto a farlo per i soldi della droga che doveva recapitare a Toronto.

Mi mandò a minacciare quel povero ragazzo che tremava davanti ai miei piedi con un’espressione di terrore sul volto. Non dimenticherò mai quel ragazzo così terrorizzato per colpa mia. Mi diede i soldi tremando e poi scappò via. Quando vidi mia madre le raccontai tutto e mi fece giurare davanti a lei che non avrei mai più usato questa pistola.

Chiudo gli occhi ricordando gli occhi scioccati di mia madre, prima di prendere il telefono e comporre il numero di Ryan. “Justin!” Esclama rispondendo dopo il secondo squillo. “Ma dove sei fini…”  
“Prepara i biglietti, partiamo per Tenerife!” Lo interrompo con un tono incredibilmente serio. “Woah, woah, amico stai calmo non essere precipitoso, sei solo agitato”                                                                   

“Ti ho detto di prendere quei fottuti biglietti aerei, se non vuoi venire con me, non me ne frega un cazzo, partirò da solo” urlo con rabbia, mentre sento un respiro affannato dall’altra parte. “Ricordati che non ti lascerò mai da solo. Sono il tuo migliore amico e verrò con te.” Abbozzo un sorriso riconoscente anche se lui non può vedermi.

“Vengo anche io” Dice la voce di Simon che arriva come un sussurro attraverso la cornetta come se fosse lontano. Sorrido ancora una volta sentendo finalmente di potermi fidare di lui. “Bene, preparo i biglietti e le valige” Annuisco anche se lui non può vedermi e chiudo la chiamata.

Ripongo il cellulare nella tasca del pantalone, prima di emettere un lungo sospiro frustato. Guardo la pistola, controllando che dentro ci siano i proiettili. “Perdonami mamma, ma è arrivata l’ora di rompere quella promessa per salvare la ragazza che amo”.



*SPAZIO AUTRICE*
Ehyla ragazzeeee! Sono qui a d aggiornare, con il 37 capitolo e fidatevi che non siamo ancora lla fine, perchè mancano ancora un pò di capitoli... quello che posso dirvi è che questa storia avrà un lieto fine ve lo assicuro, ma dovete avere un pò di pazienza... Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo chi ha messo la storia tra i preferiti-seguiti-ricordati e bhè nulla... Risponderò presto alle vostre recensioni.. Ora vado perchè Caterina non vede l'ora di leggere il capitolo e quindi smetto... Baciii a tutte e miraccomando continuate a recensire :)
Baciiiii
-Mirea xoxo

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Capitolo 38
*** She is alive... ***


Capitolo 38

She is alive...

Pov Jessica

“Stavi per dire a quel moccioso dove ci trovavamo eh?” Urla tirandomi un altro pugno nello stomaco, mentre io non faccio altro che annaspare alla ricerca dell’aria che lui mi sta togliendo. Il dolore è atroce, ma non darò mai la soddisfazione di vedermi urlare.

“Nessuno ti verrà a salvare troia! Ormai appartieni a me!” Stavolta il suo grande pugno pieno di anelli colpisce il mio zigomo, talmente forte che sento la faccia tirare, come se mi andasse a fuoco dal dolore. Trattengo la voglia di urlare, ma al posto delle urla, iniziano a fuoriuscire delle lacrime che bruciano al contatto con la mia pelle.

Lui sorride vittorioso e le mie lacrime non sembrano scalfirlo nemmeno un po’. Mi metto una mano sulla guancia, massaggiandomela lentamente e sussultando al dolore che provoca. “Mi fai schifo” La mia voce esce come un sussurro, affaticata a causa del dolore che mi impedisce di parlare normalmente.

I miei occhi si scontrano con i suoi e in questo momento posso anche vedervi il fuoco. Nei suoi occhi c’è la rabbia e l’incredulità, ma non ho paura di quello che voglia farmi. “Ripetilo” Digrigna i denti avvicinandosi di più a me, mentre io rimango immobile seduta sul pavimento, cercando di reggermi.

“Mi fai schifo” Ripeto senza paura, ma stavolta più forte in modo che possa arrivare ben chiaro alle sue orecchie. Ad un tratto la sua mano si stringe a pugno contro i miei capelli, tirandoli e questa volta urlo dal dolore, facendo uscire altre lacrime di sfogo, di rabbia e anche di forza.

“Non pensavo sarei arrivato a questo punto, ma l’hai voluto tu” Mi tira un calcio sul fianco, facendomi stendere per terra, mentre lui si mette a cavalcioni sul mio corpo. “Lasciami stare bastardo!” Urlo con tutta la voce che ho in corpo, sperando che qualcuno mi venga a salvare, ma so benissimo che mai nessuno lo farà. Justin è lontano e non sa nemmeno dove mi trovo.

In questo momento sono sola e non posso fidarmi di nessuno, solo di me stessa. Ritorno con lo sguardo su Tom che mi ha bloccato entrambi i polsi con la sua grande mano e il suo peso su di me, mi toglie abbastanza aria, facendomi respirare irregolarmente

“Avrei voluto risparmiare questo bel faccino” Sussurra, carezzandomi la guancia con l’altra mano libera, mentre io rabbrividisco dal disgusto, cercando di togliere la sua mano dal mio viso. La sua mano si sposta nella tasca dei suoi pantaloni e il mio cuore inizia a battere più velocemente, appena vedo un piccolo coltellino tascabile.

Sorride malizioso, mentre io inizio a tremare e a dimenarmi e proprio in quel momento inizio ad avere paura come non ho mai avuto in vita mia. Ripenso immediatamente alla telefonata con Justin e potrebbe essere stata anche l’ultima in cui io abbia sentito la sua voce preoccupata. Lo sentivo urlare e pregare affinché lui smettesse di mettere le sue luride mani sul mio corpo.

Ho paura di non rivedere più mia madre, Alex, Cait, Simon e Justin. Più la lama si avvicina al mio viso e più sento i battiti del mio cuore diminuire rapidamente. I miei occhi sono pieni di lacrime e le mie mani sono ancora tenute ferme da lui, così da impedirmi di muovermi. “Ti prego” Supplico e poi la sento.

Sento la lama lacerarmi la pelle e un dolore atroce mi fa scalciare e piangere ancora di più, ma lui rimane immobile con la lama premuta sul mio viso, continuando il suo percorso sul collo. Continuo a gridare implorandolo di fermarsi, mentre un liquido caldo scorre sulla mia pelle tagliata.

Un senso di nausea mi invade alla vista del mio sangue che attraversa la mia camicetta bianca. Inizia a girarmi la testa e sento il respiro mancare a causa del suo corpo premuto sul mio. “Justin!” Urlo, prima di perdere i sensi.


******

Apro lentamente gli occhi con fatica; sento le palpebre pesanti e un odore putrido, di arrugginito arriva alle mie narici. Mi accorgo immediatamente di essere poggiata sul letto della stessa stanza dove ero prima con Tom… Ma lui non è più qui...

Cerco di alzarmi con la spalla e subito i miei occhi cadono su delle gocce di sangue sul piumone. Sangue? Aggrotto la fronte stranita e un brivido di terrore attraversa la mia schiena. Un senso di nausea mi invade, mi ha sempre fatto impressione il sangue. Cerco di alzarmi in piedi, ma un giramento di testa improvviso me lo impedisce.

Sento la faccia tirare, come se mi stessero dando un pizzicotto, ma fa molto più male e un qualcosa di fastidioso posato sulla mia guancia. Mi porto una mano sulla fronte facendola scendere sulla guancia destra e lì spalanco gli occhi, rendendomi conto di avere qualcosa che non va.

“Ti sei svegliata finalmente” Sussulto leggermente, voltando la testa in direzione della voce che mi ha parlato. Di nuovo quella ragazzina. “Come ti senti?” Chiede, mentre mi guarda dolcemente, come se volesse aiutarmi, ma lei non lo farà, non posso fidarmi di nessuno qui, neanche di questa ragazzina innocente dagli color caramello, come quelli di Justin.

Mi metto subito in piedi ignorando la ragazzina e anche il dolore allo stomaco, dirigendomi allo specchio posto davanti alla porta. La mia guancia destra è contornata da una garza bianca che mi impedisce di vedere tutto quanto. Porto le mani su di essa, per cercare di toglierla. “No, non farlo” Ribatte la ragazzina alle mie spalle, ma io non le do ascolto e continuo a togliere quella benda con gli occhi chiusi, non sicura di voler scoprire cosa c’è sulla mia gota.

La benda ricade sulle mie mani umida e sento il coraggio di guardarmi allo specchio svanire sempre di più. “Jes, ti prego, ti assicuro che guarirà” Cerca di tranquillizzarmi la ragazzina, ma senza successo, anzi la mia paura aumenta. Scuoto la testa sentendo gli occhi sempre più umidi, avvisandomi delle lacrime ormai prossime a scendere, ma alla fine apro gli occhi.

Urlo.

Un urlo di terrore fuoriesce dalle mie labbra screpolate. Un taglio profondo parte da sotto l’occhio per poi finire sulla guancia destra, sfiorando il mento. E inoltre il mio occhio sinistro è completamente livido. Delle lacrime fuoriescono dal mio viso, mentre accarezzo la pelle lacerata sotto il mio zigomo.

Tom.

Ricordo solo la mia voce che gli supplicava di fermarsi e il dolore atroce che ho provato non appena quella lama fredda ha oltrepassato la mia pelle. Mi guardo ancora una volta il taglio, passandoci sopra l’indice avvertendo subito il bruciore sulla pelle. Le lacrime non fanno che bruciare la ferita, ma soprattutto il mio cuore.

Mi accascio a terra piangendo ancora di più sentendo la voglia di morire immediatamente. Questa ferita non sparirà mai dal mio viso, così come la tranquillità non farà mai parte della mia vita. Il mio volto è completamente sfigurato. “Jes, ti prego, calmati, andrà tutto bene, te lo prometto” Ma io non le do ascolto e non ho neanche la forza per ribattere.

Sento una presenza alle mie spalle e una mano leggera e morbida carezzarmi la schiena. Mi volto immediatamente e mi faccio abbracciare dalla ragazzina che mi stringe a se tranquillizzandomi e stranamente tutto questo funziona. Avverto qualcosa di familiare qui tra le sue braccia e anche le sue parole lo sono. Così dolci, confortanti, ma soprattutto così vere, sincere o almeno lo sembrano.

Si stacca dall’abbraccio e mi prende il viso tra le mani osservandolo per bene e soffermandosi sulla ferita. I suoi occhi adesso sono ancora più vicini e non posso far altro che indietreggiare impaurita e scrollarmi di dosso le sue mani. Mi guarda dispiaciuta dal mio allontanamento e scuote la testa prima di dirigersi verso la porta. Non voglio trattarla male, ma non so se posso fidarmi di lei.

“Aspetta” Sussurro e non sono sicura che abbia sentito, ma il suo fermarsi annienta i miei pensieri. Si gira verso di me e mi guarda con un sopracciglio inarcato aspettando che parli. “M-mi puoi aiutare?” Balbetto, prima che dalle sue labbra fuoriesca un sorriso sincero. Lo stesso di Justin. Annuisce, prima di frugare in un cassetto, per prendere delle nuove garze e del disinfettante.

La osservo in tutti i suoi movimenti e senza accorgermene sorrido, dimenticando momentaneamente ciò che è successo pochi minuti fa. Mi rendo conto che questa ragazza non mi farà mai del male. Lei è solo una delle tante vittime che come me, si trova qui per sbaglio, per colpa di un uomo malato che ha in mente chissà quale progetto. Non c’entra niente con tutto questo e voglio aiutarla, voglio aiutarla ad uscire da qui. Ci usciremo insieme.

“Quanti anni hai?” Domando guardandola dolcemente, mentre lei si avvicina a me, per disinfettarmi la ferita. “Quindici” Dice con un enorme sorriso, come se non le fosse successo mai nulla nella vita e fosse sempre radiosa, così spontanea e sorridente, proprio come lo è Justin. Più parlo con lei e più mi rendo conto che quel che ho constatato prima è vero.

Continua a medicarmi la ferita e non sento alcun dolore, è così delicata e decisa. Io le osservo i suoi occhi concentrati, i suoi capelli color grano e i lineamenti del viso. “Fatto” Annuncia soddisfatta, mentre io aggrotto la fronte incredula. “Di già?” Domando, carezzandomi la guancia per constatare se ciò che ha detto è vero e ora c’è di nuovo la garza. Annuisce sorridente, mentre si siede dall’altro lato del letto. Nella stanza cala un lungo silenzio, in cui i miei pensieri prendono il sopravvento su tutto ciò che mi circonda.

La voglia di scoprire la verità sulla ragazzina al mio fianco è immensa, ma sono sicura che lei non mi dirà mai nulla di tutto ciò, ma non sembra ci siano bisogno di conferme. E’ lei Jazmine, devo solo scoprire perché si trova nelle grinfie di Tom, dato che Justin mi aveva detto che aveva avuto un incidente. “Non mi dirai mai la verità, vero?” Domando al vento continuando a guardare di fronte a me. Noto con la coda dell’occhio che la ragazzina si gira dalla mia parte.

“La verità? Che intendi?” Mi giro dalla sua parte, notando un sorriso radioso sul suo viso. Perché sorride in quel modo? “Andiamo! Io so chi sei! Io conosco tuo fratello!” La incalzo continuando a guardarla, mentre il sorriso scompare immediatamente dalle sue labbra. Si alza dal letto, guardando il muro davanti a se. “I-io non ho fratelli” Ribatte insicura, prima di dirigersi verso la porta.

“Aspetta, non andartene!” Dico cercando di fermarla, ma lei continua a camminare ignorandomi. Mi alzo dal letto, ignorando il dolore e comincio a correre nella sua direzione. “Aspetta Jazmine!” La prendo per un polso, facendola voltare nella mia direzione e rimango pietrificata alla vista del suo viso in lacrime. I suoi occhi sono completamente umidi così come le sue guance e non posso far altro che provare dispiacere per lei.

“So che hai paura, ma devi dirmi la verità, io non lo dirò a nessuno, rimarrà un segreto” Le faccio un debole sorriso carezzandole la guancia, mentre lei mi guarda indecisa sul da farsi, prima di annuire insicura. “Vieni” le dico prendendole la mano e trascinandola sul letto con me. “Devi fidarti di me, devi raccontarmi tutto quanto dall’inizio, senza paura, ok?” Le sorrido cercando di rassicurarla, ma lei rimane impassibile, guardandomi negli occhi. "Va bene” Sospira, prima di iniziare a parlare e facendo uno strano sguardo che mi fa intendere tutta la sua sofferenza e confusione.

Sul viso della bambina, aleggiava un sorriso sincero e contento che raramente appariva sul volto degli adulti. Era contenta, perché aveva trascorso un’intera mattinata al centro commerciale con suo padre che le aveva comprato un mucchio di cose, ma non erano le cose materiali ad interessarla, era il fatto di aver trascorso un’intera giornata con l’uomo più importante della sua vita.

Era seduta sul sedile accanto al guidatore e guardava con adorazione le due scatoline rosse che aveva in mano. “Pensi che alla mamma e a Justin, piaceranno?” Chiese la bambina con uno sguardo insicuro rivolto al padre che era concentrato sulla guida. Aveva preso un bracciale con le perline bianche alla madre e una collana con un ciondolo a forma di pallone da basket al fratello, pensava di aver scelto bene, ma la sua solita insicurezza aveva avuto la meglio su di lei.

Il padre la guardò con la coda dell’occhio, non potendo distogliere lo sguardo dalla strada, ma le fece comunque un lieve sorriso, dopo di che parlò. “Ma certo tesoro, saranno contentissimi, soprattutto Justin vedrai. Inoltre ricorda che ciò che conta è il pensiero.” Le disse in tutta sincerità Jeremy, intenerito da quella semplice domanda.

Nonostante fosse un uomo dall’aspetto massiccio e il suo corpo fosse completamente ricoperto di tatuaggi, era un bonaccione che amava la sua famiglia e faceva di tutto per renderla felice. La piccola annuì contenta fidandosi ciecamente delle parole del padre, facendo scomparire tutta l’insicurezza che l’aveva colpita poco prima e ritornò a guardare quelle due scatoline, impaziente di scoprire la faccia dei suoi famigliari una volta che avrebbero visto i regali.

Era così concentrata sulle due scatoline che non si accorse dei piccoli sussurri del padre, che molto presto si trasformarono in vere e proprie imprecazioni. “Papà che succede?” Chiese la piccola, distogliendo lo sguardo da ciò che aveva in mano. “Porca puttana, l’auto non frena!” Urlò l’uomo, premendo continuamente il pedale del freno. La bambina trasalì e iniziò a piangere, cominciando a guardare ciò che aveva accanto a se.

Per tornare alla loro umile casa, l’uomo aveva deciso di percorrere una scorciatoia, il che significava dover attraversare un fitto bosco pieno di alberi. “Oh cristo santo” Gridò l’uomo disperato da ciò che stava per accadere e in quel momento si sentì un buono a nulla che non era neanche riuscito a salvare la sua bambina.

Si sentiva così confuso, non riusciva a capire come mai tutto ad un tratto quei freni avessero smesso di funzionare. Guardò un’ultima volta la bambina e le sussurrò qualcosa che la piccola non riuscì a capire. “Papà!” Urlò un’ultima volta, guardando il grande arbusto che le si presentava di fronte. Si sentì solo un forte botto e la piccola non vide più niente, non sentì più niente, forse era morta.


Non riesco a credere di avere davanti a me la sorella di Justin, più la guardo e più mi sembra assurdo. Il suo volto è completamente rigato dalle lacrime ormai e io non sono da meno. Lei è viva e Justin non sa nulla, per tutti questi anni ha sofferto perché pensava il contrario e lei è lì di fronte a me.

“Oh mio dio” Mormoro tra le lacrime, prima di stringerla in un forte abbraccio, sentendo improvvisamente qualcosa di familiare attraversarmi il petto. “Io lo sapevo, sei tale e quale” Le dico staccandomi dall’abbraccio e asciugandole quelle piccole gocce salate che scendono sulle sue gote ormai rosse. “Sei la sua ragazza non è vero?” Mi domanda prendendomi la mano e facendomi un enorme sorriso, che mi fa battere forte il cuore dall’emozione e dalla felicità di avere qui una delle persone più importanti per Justin.

“Si, come fai a saperlo?” Le chiedo sorridendo e accennando una piccola risata, seguita subito dopo dalla sua. “Da quanto mi ha fatto capire Tom, devi essere molto importante per lui e di certo non puoi essere una sua amica.” Conclude facendomi un occhiolino, mentre io arrossisco lievemente a causa di ciò che ha detto.

Sono così contenta che lei sia ancora viva che nonostante la situazione in cui mi trovo, il sorriso non vuole abbandonare le mie labbra, ma purtroppo questo momento dura ancora poco, a causa della domanda che mi si è appena formulata in mente. “Ma Jazmine… Tu come mai ti trovi qui?” Un sospiro frustrato fuoriesce dalle sue labbra a cuore, proprio come quelle del fratello e tutto questo non promette nulla di buono.

“Mio padre è morto Jes… O meglio lo ha ucciso lui.”
“Lui chi?” Aggrotto la fronte non capendo, guardandola confusa, ma terribilmente spaventata da ciò che ha detto. “Tom” Un brivido di terrore scorre lungo la mia spina dorsale e la mia bocca si sgrana più per la shock, che per la paura. Le mie domande aumentano di continuo, man mano che i secondi passano e ho paura che la testa mi stia per scoppiare, ma lei inizia di nuovo a parlare rispondendo alle mie domande inespresse.

“Ha manomesso lui i freni dell’auto di mio padre. Voleva fargliela pagare per avergli portato via l’amore della sua vita… Mia madre” Sento l’aria mancare, non avrei mai creduto che Tom fosse in grado di provare dei sentimenti come l’amore, perciò rimango ancora più sorpresa e la mia curiosità cresce a dismisura.

“Ma… Voleva farla pagare anche a mia madre per aver scelto mio padre al posto suo, perciò una volta eliminato mio padre, ha cercato di portarle via i due suoi figli e come vedi c’è riuscito” Ascolto con attenzione tutte le parole di Jazmine e rimango sempre più incredula di fronte alla crudeltà di quell’uomo e alla sofferenza di questa ragazzina.

“Voleva uccidere anche me e Justin e con me ci stava quasi riuscendo come vedi, ma... io sono riuscita a sopravvivere a quel terribile incidente… Quel giorno controllò l’auto per constatare che mio padre fosse davvero morto e purtroppo è stato così, ma io no… Io ero ancora viva e ha riflettuto su cosa fare con me, così dopo un po’ di esitazione, ha deciso di portarmi con sè e quando avrei compiuto 16 anni avrei fatto la prostituta.” Sospira inumidendosi le labbra, prendendo un pausa e la voglia di interromperla e sfogare tutto ciò che penso è così tanta, ma stringo i pugni trattenendomi dall’imprecare contro quell’uomo che ha sconvolto una famiglia felice come la loro.

“In tutti questi anni che sono stata con lui, mi ha insegnato cosa piace ad un uomo e cosa non piace. Mi ha insegnato ad essere una puttana!” Sputa quella parola come se fosse veleno e in effetti lo è anche per me e il ribrezzo per lui cresce a dismisura.

“Con Justin è stato diverso… Mia madre ha dovuto farlo e io la capisco perfettamente. Dopo che è partito con Tom, io sono rimasta in Canada con Tyson” Trasalisco al suo nome, ricordando improvvisamente i calci all’addome e i lividi che mi ha procurato. Ora si spiega tutto, capisco il perché della rabbia di Tom, nei confronti della famiglia di Justin, ma non capisco perché ora ce l’ha con me.

“In tutti questi anni Tom mi ha picchiata, mi ha minacciata nel caso avessi provato a scappare, mi ha detto che avrebbe fatto del male a mia madre, a mio fratello e anche a… Christian” Mormora l’ultimo nome e dalle sue gote iniziano ad uscire lacrime di rabbia, mentre io stento a chiederle chi è quel ragazzo che ha nominato, di cui mi sembra di aver già sentito il nome.

“Christian è il ragazzo che ti ha rapita” Afferma rispondendo alla mia domanda inespressa, mentre un brivido percorre la mia colonna vertebrale. “Ed è anche il mio ragazzo.”


*Spazio di un'autrice idiota*
Olaaa! Ciao ragazze! Chiedo scusa per il ritardo, ma non sono riuscita a scrivere per niente... Non avevo ispirazione, no mi veniva voglia di fare nulla, ma sappiate che ho ripreso a scrivere e che sto già scrivendo il 39 capitolo... Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia chiarito un pò dei vostri dubbi... Ringrazio tutte le persone che hanno recensito, inserito la storia tra i preferit-seguti-ricordati... Ringrazio in particolar modo Margaretavon che mi incoraggia sempre... Andate a leggere le sue storie perchè sono davero bellissime... Le trovate qui...
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=361344 
Baciiii
-Mirea
P.s Recensite <3

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Capitolo 39
*** Hope ***


*Vi pregherei di leggere a fine capitolo*

Capitolo 39

Hope

Pov Jessica

Non so quanto tempo è trascorso dal giorno in cui Jazmine mi ha raccontato tutta la verità su quello che ha passato, ma so per certa che sto ogni giorno più male, la testa mi scoppia dai troppi pensieri, gli occhi mi bruciano dal mancato sonno e dalla stanchezza e sono così debole che sento che potrei svenire da un momento all’altro.

Jazmine mi ha sempre portato da mangiare, ma io ho sempre rifiutato, ho lo stomaco chiuso e la voglia di mangiare è svanita completamente, sono come un vegetale. Ho parlato molto con Jazmine in questi giorni e abbiamo chiarito molte cose e tutto torna. Ovviamente non posso avercela con Christian per avermi rapita, ha fatto solo ciò che gli avevano ordinato sotto minaccia e non posso dargli torto, lo avrei fatto anche io.

Jazmine sembra così innamorata di lui e mi ha anche confidato che più di una volta hanno provato a scappare, ma purtroppo sono sempre stati ripresi e puniti, o meglio punito, perché quello che passava i guai era solo Christian. Ho anche provato a scoprire il motivo per cui sono qui e ho chiesto anche a Jazmine di vederci chiaro in questa situazione, ma a quanto pare neanche lei ha saputo trovare una risposta a tutto ciò.

E’ da quasi tre giorni che non vedo Justin e mi manca così tanto, sono sempre stesa sul letto a pensare a lui e a tutto quello che abbiamo passato, a chiedermi se vivremo ancora momenti felici e se prima o poi uscirò di qui. Ogni tanto guardo il mio collo o meglio guardo la catena argentea con incisa la frase più bella che io abbiamo mai sentito.

Potrà anche sembrare banale, ma quella frase ha invece un significato più che importante, il segno del nostro amore, la frase che più ci ha caratterizzato in tutto questo tempo e che forse ci rappresenterà per sempre, perché il nostro amore avrà sempre delle complicazioni, ma finchè ci ameremo potremo soffrire tutto insieme. Una lacrima mi riga il viso, non appena le mie mani sfiorano la scritta incisa e un senso di angoscia si fa spazio nel mio corpo, assieme alla speranza di rivederlo che cresce sempre di più.

Tom non si fa più vivo da quando mi ha fatto quel che mi ha fatto e ringrazio il cielo per questo. Il mio taglio non è ancora guarito, anzi più mi guardo allo specchio e più vedo che quel taglio si fa sempre più profondo come se volesse ricordarmi che in quella profondità ci sono io, immersa da chissà quale oscura luce che mi impedisce di essere felice come la maggior parte delle ragazze della mia età dovrebbe essere. Un brivido di freddo percorre la mia schiena e mi stringo immediatamente nella felpa che mi ha prestato Jazmine. E’ più grande di me di almeno due taglie, credo che sia di Chris, ma almeno mi tiene un po’ al caldo come quel calore che mi faceva sentire Justin quando ero fra le sue braccia.

Oh, ma chi voglio prendere in giro?

Una stupida felpa non potrà mai sostituire le braccia di Justin. Scuoto la testa e sospiro, sprofondando la testa nel cuscino, in attesa che qualche stupida idea illumini la mia mente, ma sento di avere un vuoto, nessuna idea mi colpisce e tutto questo mi logora, sento la speranza svanire ogni giorno che passo in questo posto schifoso.

Sbuffo, prima che la porta si spalanchi mostrando una Jazmine preoccupata che si avvicina a me a passo svelto con un sorriso rassicurante sul volto. Aggrotto la fronte confusa, guardandola con una strana espressione sul volto. “Che succede?” Biascico con voce impaurita, prima di essere strattonata da un braccio ed essere trascinata fuori dal letto. Camminiamo a passo svelto verso la porta e io continuo a non capire.

“Jazzy si può sapere cosa stai facendo? Non ho voglia di-“ Mi interrompe mettendo un dito sulle sue labbra intimandomi di fare silenzio, mentre i pensieri più assurdi si fanno spazio nella mia mente. Apre la porta, mettendo la testa fuori, sbirciando sia a destra che a sinistra, prima di girarsi verso di me. “Adesso dobbiamo fare il massimo silenzio se non vogliamo essere scoperte, altrimenti saranno guai” Sussurra, mentre io annuisco non riuscendo ancora a capire, ma trattengo la voglia di farle diecimila domande in una volta.

Deglutisco, prima che lei mi porti fuori dalla stanza. Iniziamo a correre presso un corridoio che sembra non finire mai. Le piastrelle del pavimento sono così rovinate che se camminassi a piedi scalzi sicuramente li rovinerei, mentre le pareti sono malconce e piene di ragnatele. Tutto ciò aumenta la mia angoscia e non posso fare a meno di sospirare. “Si può sapere dove stiamo andando?” Sussurro cercando di farmi sentire solo da lei che continua a camminare a passo svelto non dandomi ascolto. Non ho la minima idea di cosa voglia fare, ma non posso fare a meno di fidarmi di lei, non mi farà mai del male.

Ad un tratto si ferma ad un angolo, dove spunta un ragazzo, che mi sembra di aver già visto. Socchiudo gli occhi per cercare di riconoscerlo e appena ci avviciniamo di più a lui, capisco che è Christian. Assumo un’espressione sorpresa e osservo i due ragazzi che si guardano compiaciuti. “Posso sapere cosa sta succedendo?” Domando gesticolando nervosa, mentre i due ragazzi mi osservano e continuano a sorridere, facendo aumentare la mia confusione. “Semplice Jes, ti stiamo aiutando a fuggire, non è ovvio?” Domanda Jazmine retorica, mentre io la guardo con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.

“Cosa?” Non mi dà il tempo di rispondere che Christian mi prende per il polso avvicinandosi a me. “Adesso, dobbiamo andare e fidati di me.” Mi sussurra all’orecchio. Guardo Jazmine, insicura sul da farsi, prima di annuire e seguire il ragazzo che mi conduce attraverso un altro corridoio. Questo è messo meglio dell’altro; le pareti sono di un giallo ocra e alcune tende decorano le poche finestre che ci sono. Un sorriso spunta dalle mie labbra non appena ricapitolo ciò che stiamo facendo e subito sento come se un peso si levasse dal mio stomaco.

Forse le mie preghiere in questa settimana sono state esaudite e sto finalmente riuscendo a fuggire da qui.
Forse, rivedrò Justin e mia madre e potrò essere felice.
Forse, Justin rivedrà sua sorella e un pensiero negativo assale il mio cuore non appena giro il mio viso in direzione di Jazmine che alza la mano in segno di saluto e tutto ad un tratto la mia felicità si spegne.

“Aspetta!” Christian si ferma immediatamente e mi lascia il braccio, mentre io inizio a correre di nuovo nella direzione di Jazmine che ormai appare una figura lontana e piccola ai miei occhi. “Jessica!” Urla Christian, riprendendomi il braccio e interrompendo così la mia corsa. “Che significa?” Gli urlo in faccia, strattonando il mio braccio dalla sua presa, mentre un sospiro frustrato fuoriesce dalle sue labbra. Socchiudo la bocca in cerca di spiegazioni e lo guardo profondamente negli occhi cercando di scorgere i suoi pensieri.

“Lei non viene” Afferma come se niente fosse, mentre una smorfia confusa lascia il mio viso e aspetto che mi dica altro. “Noi non veniamo Jes, potrebbe essere troppo pericoloso e tu potresti rischiare molto, perciò noi rimarremo qui e tu andrai a cercare aiuto.” Sorride rassicurante, mentre la mia bocca e i miei occhi si sgranano. “Cosa?” Urlo incredula. “Io non posso andarmene senza di voi, non lo farò mai, non vi lascerò qui da soli, perciò vado a prendere Jazmine e fuggiamo tutti e tre insieme.” Continuo e riprendo a correre nella direzione dove ho lasciato Jazmine che non si vede più e sicuramente si è allontanata nelle sue stanze.

“No Jess, torna qui!” Mi urla Christian da dietro che invano tenta di raggiungermi. Io sono decisa, non me ne andrò senza di loro, non sarò mai tanto egoista da lasciarli qui. O ce ne andiamo tutti e tre insieme o rimaniamo tutti e tre insieme e affrontiamo l’inferno. “Jes!” Urla Christian, mentre io svolto il corridoio e davanti ai miei occhi si presenta una scena terrificante.

“Jazmine!” Urlo, mettendomi le mani tra i capelli, mentre cerco di avvicinarmi a lei. “Sta ferma troietta!” Ghigna quel Tyler, puntando la pistola alla testa della ragazzina col viso da cui sembra che stiano per uscire dei lacrimoni che cerca di trattenere, ma so che non riuscirà a lungo nella sua impresa, poiché le sue mani tremano e parlano al posto dei suoi occhi.

“Ti prego, lasciala stare!” Urlo e nel frattempo mi raggiunge anche Chris, che ha la mia stessa reazione e guarda con la bocca spalancata la sua ragazza. “Tyler lasciala andare.” Il suo tono è fermo e non lascia trasparire nessuna emozione, ma so che dentro sta fremendo per la vita della sua ragazza e non posso fare a meno di fare lo stesso. Il mio cuore batte alla velocità della luce, man mano che i secondi passano e il mio respiro è affannato.

“Capo, questo pezzo di merda è un complice” e immediatamente da una delle porte presenti in quel corridoio, sbuca Tom con il volto serio e i pugni stesi lungo i fianchi in compagnia di un altro ragazzo di colore che sorride maliziosamente. Le mie gambe tremano e i miei occhi iniziano a pizzicare. Il mio cuore ormai ha perso la sua ultima speranza. Si avvicina lentamente a me e stringo i pugni conficcandomi le unghie nel palmo della mano per sfogare la mia paura e la mia rabbia.

“Stavi fuggendo da me principessa?” Sussurra prendendomi il viso con le mani, mentre il mio corpo trema dal disgusto. Giro il mio viso dall’altra parte, impendendo alle sue brusche mani di toccarmi e non rispondo, mentre lui sorride malizioso. “Jaden procedi!” Esclama schioccando le dita, mentre io aggrotto la fronte e guardo Christian nel cercare una spiegazione, ma il suo volto è più confuso del mio. Il mio cuore perde un battito nel momento in cui sento partire un colpo di pistola che mi fa mozzare il fiato in gola.

“Oh mio dio!” Urlo vedendo Christian a terra che si tiene la gamba. Un’espressione atroce di dolore si fa spazio sul suo volto, mentre lacrime di rabbia invadono il mio viso. Mi inginocchio immediatamente di fronte a lui che cerca di alzarsi in piedi senza successo. “Chris!” Urla Jazmine, mentre lacrime di paura si fanno spazio sul suo volto. Christian le sorride dolcemente cercando di rassicurarla, senza successo, perché comincia a piangere ancora di più.

“Riformulo la domanda principessa” Sorride malizioso Tom, avvicinandosi di nuovo a me. “Stavi fuggendo?” Deglutisco rumorosamente, non emettendo il minimo suono, un po’ per la paura, un po’ per non dare soddisfazione alle sue parole. Il mio corpo trema e fa fatica a reggersi in piedi, la mia preoccupazione aumenta così come la voglia di gettarmi a terra e piangere fino a sentirmi male. “Jaden!” Urla e un altro schiocco di dita parte dalle sue mani. Non faccio in tempo a capire cosa sta succedendo che Christian si ritrova un’altra pallottola conficcata nel braccio.

“No!” urlo con le lacrime agli occhi, mentre vedo il corpo di Chris accasciarsi al suolo urlando dal dolore. “Chris!” Urla Jazmine piangendo, che si dimena tra le braccia di Tyler che sorride compiaciuto del lavoro svolto da quello che sembra chiamarsi Jaden. “Ti prego smettila!” Urlo con le lacrime agli occhi. “Loro non centrano sono stata io a prendere l’iniziativa di scappare, ma ti prego ora lasciali andare, farò tutto quello che vuoi, ma non far loro del male!” Continuo inginocchiandomi per terra e stringendo i denti dalla rabbia e dal dolore. I sensi di colpa mi logorano, mentre sento Tom ridere compiaciuto.

“E’ proprio quello che volevo sentire principessa. Tu che supplichi a me in ginocchio pur di salvare la vita ai tuoi amichetti.” Stringo i pugni, mentre sento stringermi i capelli  dalle sue grandi mani e un dolore atroce si irradia per tutto il mio capo. “Ora ci divertiremo” Sussurra al mio orecchio con tono compiaciuto, mentre altre lacrime continuano ad uscire dal mio corpo. Giro il viso in direzione di Chris che sembra essere svenuto, sta perdendo troppo sangue. Jazmine piange disperata, mentre io mi alzo in piedi guardando Tom con disgusto.

“Sai cosa succederà adesso?” Domanda Tom facendomi un sorriso bastardo, mentre io scuoto la testa facendo cadere altre lacrime. “Diventerai una puttana e io guadagnerò molto con te” Spalanco la bocca, mentre altre lacrime sgorgano dal mio viso. Non può essere, tutto questo non sta succedendo a me. “Mai!” Urlo con tutto il poco coraggio rimasto nel corpo. Il sorriso di Tom scompare per un attimo, per lasciare spazio ad un’espressione seria. Si volta verso il tipo chiamato Jaden e gli fa un cenno con la testa, prima di dire le parole che fanno fermare i battiti del mio cuore.

“Uccidilo” ghigna con tanto divertimento sul viso e subito i miei occhi si sgranano e brividi di terrore scorrono lungo la mia colonna vertebrale. Ad un tratto sento la pistola fare uno strano rumore come se si stesse caricando e quel ragazzo dalla pelle scura prende la mira stavolta al petto del povero Chris. Jazmine si dimena con tutta la sua forza, ma la presa Tyler è così forte che non si smuove neanche di un millimetro. La mia ansia cresce, impedendomi di respirare normalmente e sento la mia debolezza invadere il mio corpo.

“No!” Urlo, mettendomi di fronte a Chris. “Ti prego Tom, farò quello che dici, ma ti supplico non toccarli, lasciali liberi ti prego!” Piango disperata, facendo ricadere le mie ginocchia a terra, infischiandomene del dolore provocato dall’impatto del pavimento scheggiato. Tom, sorride, prima di schioccare di nuovo le dita, facendo ritirare a Jaden la pistola che mi guarda facendo un occhiolino.

“Ora bambolina devi venire con me”. Brividi di terrore e disgusto scorrono lungo tutto il mio corpo, ma non posso fare a meno di annuire. Mi alzo voltandomi nella direzione di Jazmine che mi guarda con le lacrime agli occhi, scuotendo la testa. Le sorrido debolmente e abbasso il capo, trattenendo le lacrime cercando di dare più forza a lei che a me. “Tom!” Lo richiamo un’ultima volta. “Cosa c’è principessa?” Ghigna facendo un sorriso malizioso, avvicinandosi di pochi centimetri al mio viso. Deglutisco e una smorfia compare sul mio viso sentendo il puzzo del tabacco che mi invade le narici.

“Devi promettere che non farai loro del male.” Il mio tono è fermo e preciso, senza alcuna traccia di indecisione nella voce e mi compiaccio di me stessa. Tom sorride malizioso, guardando prima Jazmine e poi il povero Chris per terra che sembra aver perso i sensi. Socchiudo gli occhi vedendolo in quelle condizioni solo per colpa mia e non riesco a trattenere un singhiozzo. “Hai la mia parola principessa.” Sorride accarezzandomi una guancia, mentre chiudo gli occhi dal disgusto del suo tocco su di me.

Mi fa schifo.

“Sei così bella Jessica Silverstone, sarai il regalo di uno degli uomini di questa sera. Costerai una bella somma, ma insomma non posso mica fare sconti, sei la più bella del gruppo.” Alle sue parole le lacrime non possono fare a meno di uscire. Mi sento male al solo pensiero di diventare un oggetto sessuale di uno stupido uomo arrapato come lui. “Shh non piangere principessa, non piangere umh?” Mi riprende il viso con due dita, mentre giro il viso dall’altra parte, trattenendo la voglia di sputargli in faccia. Passa un dito sulla mia ferita, facendomi sussultare al suo tocco.

“Magari per stasera questo bel visino lo copriamo che ne dici?” Sorride facendomi l’occhiolino. “Ma signore se non vedranno il volto della ragazza, come faranno a comprarla?” Si intromette Tyler continuando a tenere Jazmine per i polsi. “Semplice Tyler, le nostre ragazze saranno tutte in maschera, così eviteremo ogni tipo di imprevisto. E sai una cosa? Anche i clienti dovranno essere in maschera, così sarà tutto più eccitante.” Sorride compiaciuto Tom, mentre Jaden inizia a ridere. “Il gioco si fa interessante.” Aggiunge Tyler, mentre io inizio a tremare al solo pensiero di sottomettermi e di essere il giocattolo sessuale di un uomo che neanche conosco.
 


*******
6 ore dopo…



“Non voglio toglierla!” Digrigno i denti non appena una ragazza sulla trentina cerca di afferrare la collana che ho al collo. Mi guarda stranita, ma posso anche leggere disgusto sui suoi occhi azzurri. Annuisce facendo un sorriso falsissimo, prima di andarsene sculettando, facendo ondeggiare i suoi capelli biondo platino. Deglutisco, prima di alzarmi dalla sedia girevole e guardarmi allo specchio.

Il mio seno è quasi scoperto da quella maledetta scollatura del top nero di pizzo che lascia intravedere tutto il mio ventre, le mie gambe completamente nude a causa della gonna rossa che mi arriva all’inguine, ai piedi un tacco esageratamente alto e per finire i miei capelli sono pieni di onde ben definite. Ma ciò che attira più la mia attenzione è il mio viso; il trucco può nascondere tutti i difetti, le occhiaie, i segni della stanchezza, ma non l’espressione. Ma il fatto è che ormai non riesco più a decifrare le mie emozioni…

Paura?
Rassegnazione?
Ribrezzo?

Niente…

Sta di fatto che preferirei morire piuttosto che farmi toccare da un altro uomo che non sia Justin, ma devo farlo per salvare Chris e Jazmine. Scannerizzo un’ultima volta il mio corpo, notando con grande dispiacere il taglio che ho sulla guancia che il trucco non è riuscito a coprire del tutto, ma noto un’unica cosa bella. Quella collana che mi ha dato speranza per tutta questa settimana che ho vissuto qui, ma che ora sembra più spenta e non più luccicante come una volta, proprio come me…

Forse perché la mia unica speranza di salvezza è svanita e anche la collana insieme a me ha perso la sua brillantezza, ma è solo una mia impressione. “Che cosa ci fai ancora qui?” E dalla tenda spunta la ragazza che mi ha truccato prima. Indossa un vestito corto e succinto che lascia intravedere quasi tutto e i suoi capelli sono ben sistemati con qualche boccolo qua e là.

La guardo con dispiacere come tutte le altre ragazze che ho visto oggi nel camerino insieme a me e prendo la maschera che avevo lasciato vicino allo specchio. Tiro l’elastico e la alzo fin sopra la testa deglutendo a fatica. Le mie gambe non riescono a muoversi e tremano. Le lacrime minacciano di scendere un’altra volta e la testa inizia a girarmi.

“Tutto bene?” Mi domanda la ragazza. Scuoto la testa e in questo momento vorrei andarmene e fermare tutto, essere coraggiosa e correre fuori da qui, ma le immagini di Christian disteso sul pavimento che si dimena dal dolore e Jazzy nelle mani di quel Tyler con una pistola puntata alla tempia che piange disperatamente, mi invadono e interrompono le mie idee. “Tutto bene, sono pronta.” Cammino a testa alta verso di lei, devo essere coraggiosa e mostrare a tutti che non ho paura, solo così forse potrò convincere a me stessa che non c’è traccia di terrore nel mio corpo.

Ma non appena arrivo su una specie di palchetto, che tutte le mie speranze svaniscono, lasciando posto a dei brividi di puro terrore scorrere lungo le mie braccia scoperte e non di certo per il freddo. Di fronte a me ci sono un sacco di persone incappucciate di nero, i loro volti irriconoscibili mi fanno ancora più paura e l’ansia cresce fino a farmi arrivare i conati di vomito che trattengo con non so quale forza.

Continuo a camminare cercando di non far notare il tremolio delle gambe e mi posiziono di fianco alle altre ragazze in fila. “Sicuramente vi starete chiedendo del perché tutto questo sia stato fatto in maschera signori e non come gli altri anni.” La voce di Jaden inizia a parlare e il mio respiro si fa più affannoso man mano che il tempo passa. L'unica cosa positiva è che Tom non è qui a fare questa stupida asta. “Semplicemente perché mi ero stancato dei soliti giochetti e volevo che voi osservaste più il corpo delle nostre ragazze che il loro viso, d'altronde è il personale che conta.”

E un boato di risate giunge alle mie orecchie, facendo crescere il mio disgusto. Continuo a guardarmi intorno e il mio sguardo cade su una persona incappucciata in fondo alla porta che credo stia fissando da quasi cinque minuti tutte in modo strano. Non riesco a scorgerlo per bene, ma sono sicura che lui sarà sicuramente uno che comprerà la ‘merce’. Mi fa schifo. Mi fanno schifo tutti qui dentro.

Sento il suo sguardo bruciare attraverso la sua maschera e tutto ciò mi inquieta. Ad un tratto esce fuori dal locale e aggrotto la fronte stranita. “Come ogni anno, ne abbiamo una nuova e vi assicuro che è una vera bomba, vieni bambola e fatti vedere.” Sorride malizioso, facendo un segno verso di me e mi ritrovo di nuovo a tremare dal terrore. Aspetto qualche secondo indecisa sul dà farsi, ma alla fine non ho altra scelta.

Cammino al centro del palco e mi posiziono accanto a lui, continuando a tremare dentro, cominciando a farmi mille domande sul mio futuro. “Come sempre la prima all’asta è la nuova arrivata. D'altronde com’è che si dice? Gli ultimi saranno i primi.” E detto ciò il vociare delle persone presenti nel locale aumenta. “Chi fa la prima offerta?” Domanda guardando nel pubblico e per la prima volta spero di apparire orrenda agli occhi di tutti, sperando che il mio corpo non soddisfi i requisiti necessari.

Ma le mie speranze cadono non appena molte persone iniziano ad urlare cifre di numeri. “10 mila dollari!” Esclama un signore emettendo una strana risata e posso vedere da sotto la maschera la sua lingua bagnare le sue labbra raggrinzite. Le mie lacrime non possono fare a meno di scendere e sento la testa girare, non posso crederci che io sia diventata un oggetto sessuale.

Il mio unico desiderio è quello di rivedere Justin un’ultima volta, per dirgli che sua sorella è viva, che non deve smettere di cercarla, ma tutto ciò non si avvererà mai. “20 mila dollari!” Abbasso la testa sui miei piedi, continuando a far scorrere incontrollate le mie lacrime, ringraziando il cielo di avere una maschera. “50 mila dollari!” Grida un altro uomo e la rassegnazione prende il sopravvento su di me. Sospiro, prima di alazare la testa e guardare il pubblico e tutto ciò che vedo, nonostante le maschere è il loro divertimento. Le loro risate insensibili e subdole. Ad un tratto si apre la porta e riconosco dalla corporatura quello strano individuo di prima che si avvicina al palco con passo deciso. “200 mila dollari!” Ed è lì che il mio cuore si ferma.
 



Purple eyes's space

Sinceramente non sapevo come iniziare questo spazio autrice, ho pensato e ripensato, ma alla fine mi sono detta che l'unica parola che potevo scrivee, anche se scontata è uno "SCUSATE"... Vorrei spiegarvi un pò cosa è successo in questo periodo e spero che voi mi capiate davvero... Avete presente quando avete quei periodi in cui non vi viene voglia di fare niente? Quei periodi in cui tu vuoi pensare a te stessa e basta? E' proprio quello che è successo a me... Non avevo ispirazione e tutto quello che scrivevo l'ho cancellato... E' stato un periodo un pò no per me... ma qualche giorno fa ho ripreso di nuovo a scrivere per via di alcuni avvenimenti accaduti che mi hanno fatto tornare l'ispirazione, ma anche la voglia di scrivere e quindi eccomi qua... Sappiate che ho sto già scrivendo il prossimo capitolo e che come ho promesso finirò questa storia e se andrà a buon fine ne pubblicherò un'altra. Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto questo capitolo, spero vivamente che voi non mi abbandoniate... Ora andrò a rispondere a tutte le recensioni.. Il capitolo come avrete notato è più lungo del solito e spero che questo sia un piacere... Bhè nulla vi lascio con questa suspance e spero di ricevere recensioni... Baci <3
-Mirea

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