The Strength and the Rose

di MinexLaggante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un fulmine a ciel sereno ***
Capitolo 3: *** Una voce dall'oscurità ***
Capitolo 4: *** La pietra dell'anima ***
Capitolo 5: *** Persona ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Claire Farron osservava, dalla finestra della sua classe al terzo piano, la pioggia che batteva sui vetri, come del resto su tutta la piccola città di Vanguard City, con le sue case piccole e squadrate, i grandi palazzi di cemento e le ciminiere della fabbrica che si levavano in alto, vomitando fumo.

Era passato un anno da quando si era trasferita lì, dopo essere stata spinta da un parente all’altro, parenti che spesso non conosceva nemmeno, da un capo all’altro d’America. Lì era riuscita finalmente a trovare residenza in un piccolo dormitorio a poche centinaia di metri dalla St. Mark High School, insieme ad altri due ragazzi con cui, lentamente, era riuscita a fare amicizia.

Poco dopo il suo arrivo, erano successe strane cose. Alcune case erano state svaligiate durante la notte, nonostante le telecamere non avessero riportato nulla; persone che fino a poche ore prima erano in perfetta salute scomparivano misteriosamente; altri, forse meno fortunati, erano stati uccisi in modi inspiegabili; tutto nel bel mezzo della notte, senza che la polizia potesse fare nulla.

Quando queste voci iniziarono a correre, nemmeno Claire poteva sperare di capirci qualcosa, e francamente non le interessava, come non l’avevano mai interessata i fatti bizzarri e le leggende metropolitane che tendono a nascere nelle piccole città. Poi però, una notte, si era svegliata di soprassalto, con una voce assordante che rimbombava ossessivamente nella sua testa, cupa e solenne.

Tu sei me… E io sono te…

Tu sei me… E io sono te…

Tu sei me… E io sono te…

Il rumore nel suo cervello era iniziato a farsi pesante e doloroso. Pensando che si trattasse soltanto di un ricordo residuo di un sogno, Claire provò a distogliere la mente da quella voce torreggiante che la riempiva, echeggiando tra i meandri del suo cervello; dopo pochi minuti, la voce si era affievolita e pian piano sparì del tutto.

La notte successiva, alla stessa ora, la voce tornò a tormentarla, ma stavolta era notevolmente più debole e gentile, nonché meno ripetitiva.

Tu sei me… E io sono te…

Emergo dall’oceano della tua anima…

Non avere paura, poiché io non sono altri che te stessa…

Questi richiami tornavano a perseguitarla nel sonno per tutte le notti, il loro tono che diventava via via meno imponente e più gentile e nobile, finché, il giorno prima, non erano cessati del tutto.

Questo fatto aveva inquietato parecchio Claire; il suo sesto senso le diceva che molto presto sarebbe accaduto qualcosa, e che non sarebbe stato molto piacevole.

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Capitolo 2
*** Un fulmine a ciel sereno ***


Una voce affabile la scosse dal suo sogno ad occhi aperti.

-Solitaria come sempre, eh?

Era William Katzroy, uno dei suoi due compagni di dormitorio. Era un ragazzo di colore dal temperamento vivace e aperto, con gli occhi grandi ed un sorriso contagioso; inoltre, era un vero esperto in quanto a meccanica e computer, oltre che uno studente modello. Era anche un donnaiolo e faceva il filo praticamente a qualsiasi ragazza che conosceva, sempre senza successo.

-Stavo solo… riflettendo su un paio di cose.

-Lo fai molto spesso ultimamente… dovresti provare a parlare un po’ di più con le altre persone.

-Lo sai che non sono brava a legare con la gente.

Una terza voce li interruppe, facendo un gran fracasso.

-Ehi, Will! Claire!

Un ragazzo alto e biondo sopraggiunse correndo di buona lena: era Ryan Villiers, il capitano della squadra di baseball, una persona dal carattere esplosivo e chiassoso, sempre pronto a menare le mani. Per colpa di questa sua attitudine, si cacciava sempre nei guai; nonostante questo, il suo fisico muscoloso, i suoi occhi azzurri e la sua aria da duro lo rendevano l’idolo delle ragazze di tutta la scuola.

-Era da un po’ che non ci si vedeva! Sei stato assente per un po’ di tempo- lo salutò William, con una stretta di mano: come al solito, Ryan gli aveva quasi stritolato le dita.

-Eh, già! Ho dovuto aiutare mio padre in negozio, sapete com’è… in ogni caso, eccomi qui!

-Bene, perché avevamo proprio bisogno di un eroe- fece Claire, con tono sarcastico.

William scoppiò a ridere, mentre l’espressione da presuntuoso sul volto di Ryan si trasformò in delusione.

Villiers era prevedibile, quando si atteggiava a quel modo, e Claire riusciva sempre a vincere la sua arroganza con delle battutine brucianti.

-Ad ogni modo, sembra che ieri ci sia stato un altro di quei crimini. Un furto, stavolta.

William sembrava sbalordito. –Davvero?! Quando?

-A quanto pare, è successo stanotte, ma non è questa la cosa più strana. Dicono che il proprietario della casa che hanno svaligiato sia scomparso senza lasciare traccia!

-A-accidenti… questa roba si sta facendo sempre più complicata… immagino che la polizia non abbia trovato nulla, vero?

-Come al solito. Però… stavolta hanno trovato un biglietto… indirizzato ad un certo “Lightning”.

Sentendo pronunciare quel nome, Claire ebbe un tuffo al cuore.

Nessuno la chiamava più così da molto tempo, ormai…

Era lei Lightning.

-Ehi, Claire, tutto ok? Sembra che tu abbia visto un fantasma.

Notò di aver assunto improvvisamente un’espressione sbalordita.

-Uh… no, tutto a posto… piuttosto, c’era scritto nient’altro in quel biglietto?

-Pensavo non ti interessasse la faccenda.

-Ho cambiato idea.

-Come vuoi. Vediamo un po’…- Ryan assunse un atteggiamento pensoso. –Ora che ci penso, diceva a questo “Lightning” di incontrare qualcuno in quel posto dietro all’Hotel Star, avete presente?

-Tsk, ormai chi ci capisce più niente?- disse William. – Dopo quasi un anno la polizia non ha trovato neanche l’ombra di un indizio, e i colpevoli sembrano essere la stessa persona… potremmo quasi dire un fantasma. Anzi, secondo me è proprio un fantasma; se lo lasciamo in pace, forse la smetterà di fare scomparire persone a caso.

-Piantala di dire stupidaggini- sbottò Claire, che senza dire altro se ne andò.

Non sapeva più cosa pensare. Erano ben poche le persone che conoscevano quella sua seconda identità, qualcosa di più di un soprannome, e soprattutto non sapeva chi sentiva le stesse voci che lei sentiva ogni notte: aveva già capito che la voce tornava sempre alla stessa ora, a mezzanotte, ma a chi apparteneva? Perché la chiamava? Solo lei poteva provare quell’ora oscura, dove la luna s’ingigantiva ed emanava un’inquietante luce verde? E soprattutto, perché la voce era scomparsa proprio il giorno prima?

Questo turbine di domande che le stava scombussolando il cervello rimanevano senza risposta, tuttavia sapeva già cosa doveva fare per risolverle.

Doveva andare.

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Capitolo 3
*** Una voce dall'oscurità ***


Claire era seduta sul letto nella sua piccola stanza, fissando l’orologio: mancavano due minuti a mezzanotte.

Le stesse domande che l’avevano tormentata per tutto il giorno riaffioravano nella sua mente, come uno spruzzo da un gorgo d’acqua. Chi era l’autore del misterioso biglietto? Come conosceva la sua seconda identità? Era lui a commettere i crimini che stavano sconvolgendo la città? Di nuovo, la totale assenza di una risposta la frustrava, ma al tempo stesso la spingeva a cercarla.

Doveva assolutamente incontrarsi con il misterioso individuo.

Nell’esatto momento in cui le lancette dell’orologio scoccarono la mezzanotte, la vista di Claire si annebbiò, e un dolore lancinante le trapassò il cervello.

C’era qualcosa nella sua psiche. Non soltanto una voce eterea, stavolta, ma una presenza talmente viva nella sua mente da risultare quasi tangibile.

Era la stessa voce delle altre notti, ma non era un’eco lontana: sembrava che ci fosse qualcuno lì, nella camera di Claire, che le stesse sussurrando nell’orecchio.

Tu sei me… E io sono te…

Emergo dall’oceano della tua anima…

Non avere paura, poiché io non sono altri che te stessa…

Gli Arcana sono il mezzo con cui tutto viene rivelato…

Il potere è inutile, se non c’è controllo…

Solo con una grande forza si può resistere a sofferenze e tormenti…

Io sono te… E tu sei me.

Detto questo, la voce sparì, assieme al dolore.

Sconvolta dall’accaduto, Claire si gettò sul letto per riprendere fiato. La voce era tornata, più chiara di prima, e le aveva bisbigliato altre frasi all’apparenza prive di senso.

Decise che questo non era il momento di pensare, ma di agire. Si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra: la gigantesca luna, grande più del doppio del solito, emanava una sinistra luce verdastra sulla città dormiente, o, per meglio dire, momentaneamente morta: vi erano infatti grandi pozze di un liquido simile al sangue e bare in posizione verticale sparse dappertutto.

Insomma, la città era come era sempre stata per Claire ogni mezzanotte.

Afferrò il suo coltello da caccia, un prezioso regalo di compleanno fatto da sua sorella, lo mise alla cintura e, per non svegliare Katzroy e Villiers, scavalcò il davanzale e uscì dalla finestra, atterrando senza problemi dato che era al piano terra.

Si incamminò a grandi e veloci passi verso il luogo indicato. Uno strano odore riempiva la fredda aria notturna, come di un retrogusto metallico e bruciante: si sarebbe potuto definire un odore di morte. Questo, unito alla disturbante atmosfera di quell’ora oscura, metteva ansia nell’animo di Claire, che come al solito non batté ciglio, non che ci fosse qualcuno che potesse vederla.

Dopo circa dieci minuti di cammino, la ragazza era finalmente giunta al posto giusto: trovò ad accoglierla una figura incappucciata.

La debole luce lunare e l’ombra proiettata dal cappuccio non le permettevano di scorgere il volto del misterioso individuo, una sagoma alta e slanciata con una luminosa pietra viola che pendeva dal collo.

-Ti stavo aspettando- disse l’uomo con voce profonda e melliflua.

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Capitolo 4
*** La pietra dell'anima ***


Claire estrasse il coltello dalla cintura e lo puntò verso lo sconosciuto.

-Che cosa vuoi?

-Non c’è bisogno di stare tanto sulla difensiva. Non voglio farti del male.

-Ci sei  tu dietro tutta questa faccenda?

-Intendi gli omicidi? No, sono solo qualcuno che cerca la verità- rispose l’uomo con un sorrisetto ambiguo –Un tuo pari, insomma.

-Allora dimmi… Cosa succede ogni giorno a mezzanotte?

-Questo? Questa è l’Ora Oscura, un tempo nascosto tra un giorno e quello successivo.

-Nascosto..?

-Esattamente. Solo pochi eletti, tra cui me e te, vi possono accedere; come vedi, la maggior parte delle persone si sono trasformate in bare. Ma l’Ora Oscura è irta di pericoli, il più grande dei quali è rappresentato dalle Ombre, mostri generati dalla nostra stessa mente, capaci d cibarsi delle menti degli esseri umani ed assumere forma fisica.

La ragazza cercò di assimilare un po’ per volta queste informazioni. L’Ora Oscura, le Ombre, i “pochi eletti”… Cosa significava tutto ciò? L’uomo misterioso sapeva più di quanto non volesse lasciar intendere.

Claire abbassò il coltello. –Sembri conoscermi bene. Che vuoi da me?

-So molte cose di te, come di tutti gli uomini. Sapevo che saresti venuta solo se avessi risvegliato in te la coscienza della tua seconda identità.

-Era qualcosa che volevo tenere nascosto… e dimenticare.- Su quest’ultima frase il tono di Claire si fece più basso.

-Tutti noi abbiamo dei segreti, me compreso, e non posso rivelarti tutto ora. Il motivo principale per cui sono venuto qui è darti questo.

L’uomo si avvicinò a Claire e le mise in mano qualcosa.

Era una grossa pietra preziosa delle dimensioni di una palla da tennis. Aveva la forma della corolla di una rosa dal colore violaceo, levigata in modo talmente superbo che sembrava emettere luce invece di rifletterla.

-Cos’è questo..?

-Consideralo un portafortuna. Ti aiuterà nel momento del bisogno.

-E cosa dovrei farne?

L’uomo sorrise di nuovo. –Quando verrà il momento, lo saprai.

Si girò e fece per andarsene, ma Claire lo fermò.

-Aspetta… C’è ancora una cosa che devo chiederti.

-Che cosa?

-Non mi hai detto il tuo nome.

L’uomo restò in silenzio, come se non si aspettasse quella domanda, poi disse:

-Chiamami… Anima.

Detto questo, l’enigmatica figura scomparve nell’ombra improvvisamente come era arrivata.

Claire restò immobile, travolta da un torrente di pensieri. Forse non aveva ancora ben compreso ciò che Anima le aveva appena detto, e come poteva? La sua testa era già un casino per via di quella maledetta voce, e tutta questa roba riguardo l’Ora Oscura e le Ombre non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.

Tuttavia, sentiva una debole certezza, come una fioca luce in fondo ad un lungo e buio tunnel: la pietra a forma di rosa. Sentiva che le trasmetteva una grande e nuova energia, in grado di cambiare la realtà, e che vi avrebbe potuto fare sempre affidamento.

Ma era pur sempre una semplice pietra.

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Capitolo 5
*** Persona ***


Mentre Claire rifletteva su queste cose, le sue gambe si muovevano da sole verso casa, la stessa strada che faceva da un anno a questa parte. Si trovava in uno stato di trance, probabilmente a causa della spossatezza e delle rivelazioni di Anima.

Improvvisamente, un urlo disumano attraversò l’aria immobile, facendo sussultare Claire dalla paura.

Senza che avesse il tempo di riprendersi, udì un secondo rumore: stavolta non era un grido, ma il suono di qualcosa che strisciava, come un rivoltante mucchio di fango.

Il suono si fece sempre più forte: si stava avvicinando.

Senza pensarci due volte, Claire si mise a correre più forte che poteva, senza nemmeno guardarsi indietro a vedere cosa la stava inseguendo; qualunque cosa fosse, non aveva certo intenzioni amichevoli, e sembrava parecchio determinata a raggiungerla.

Tuttavia, l’altezza e il fisico atletico di Claire le garantivano un certo distacco dal suo inseguitore. Non per niente si chiamava Lightning, un tempo.

La fuga si protrasse per molto tempo, e Claire non aveva la minima idea di dove si stesse cacciando, ma non poteva certo smettere di correre. Arrivata in una piccola piazza, trovò un nascondiglio adatto: un cespuglio abbastanza grande da riuscire a nascondercisi.

Facendo attenzione a non fare il minimo rumore, Claire guardò nella direzione da cui proveniva il suono.

Avrebbe preferito non farlo.

Una creatura gigantesca, simile ad un enorme mucchio di melma nera, si aggirava per la piazza. Aveva quattro braccia che reggevano altrettante grezze spade arrugginite, ed una maschera azzurra con una triste espressione ed il numero “I” inciso sopra come volto.

Terrificata e nauseata allo stesso tempo, Claire si mosse all’indietro, spezzando un ramo del cespuglio che cadde con un rumore secco.

“Merda!”

La creatura si girò lentamente verso Claire, che fece appena in tempo a rotolare fuori dal nascondiglio prima che il mostro lo incenerisse con una grande palla di fuoco.

Adesso Claire si trovava faccia a faccia con la creatura, le orbite vuote della sua triste maschera che le penetravano l’anima.

“Dannazione… e adesso che faccio?!”

La creatura calò pesantemente la lama, sfiorandola di pochi centimetri.

“Non posso combatterlo… Sarà questa una delle “Ombre” di cui mi ha parlato Anima?”
Il mostro continuò ad attaccare con le sue quattro spade, mentre Claire correva tutto intorno alla piazza cercando di evitarle: lei era molto più veloce del gigantesco mucchio di melma, tanto che ad un certo punto si trovò dietro di esso. Agendo d’istinto, estrasse rapidamente il coltello e lo affondò nella nera massa gorgogliante che era il corpo dell’Ombra.

Il colpo non sortì alcun effetto. Con velocità inaspettata, il mostro fece mulinare le spade in un movimento roteante, colpendo Claire allo stomaco e facendola sanguinare copiosamente.

Caduta in ginocchio e dolorante, la ragazza non vedeva vie d’uscita, e si preparò a subire il colpo fatale.

Tuttavia, si accorse che qualcosa stava brillando nella sua tasca: era la pietra a forma di rosa. Mentre la tirava fuori, il tempo sembrò fermarsi, come incantato anch’esso dal suo bagliore seducente. In quel momento, Claire si sentì tornare le forze e, insieme ad esse, una certa dose di consapevolezza: sapeva perfettamente cosa fare.

Le sue labbra si mossero da sole, mormorando una parola, come se l’avesse saputa da sempre ma mai pronunciata.

-Per…so…na…

La pietra esplose con un lampo abbagliante, stordendo la creatura che era in procinto di sferrare il colpo di grazia. Quando la luce fu dissolta, era comparsa una terza figura.

Era una sagoma umana, alta circa quattro metri, vestita di una splendida armatura bianca, nera e dorata; aveva uno sguardo divinamente fiero e terrificante. Portava in una mano un grande scudo rettangolare, anch’esso riccamente decorato, e nell’altra una bizzarra arma con due lame estremamente elaborate.

Il cavaliere iniziò a parlare nella mente di Claire con voce solenne.

Io sono te… E tu sei me…

Sono emerso dall’oceano della tua anima.

Io sono Odino, Cavaliere del Tuono… ti proteggerò con la mia possanza.

In quel momento una rivelazione colpì Claire. Era lui la voce nella sua testa.

Aveva sempre pensato che fosse qualcosa di completamente astratto dalla realtà, e invece aveva assunto una forma fisica, proprio davanti a lei.

La gigantesca Ombra, spaventata dall’apparizione, attaccò Odino con la spada, ma quest’ultimo parò il colpo e, con un elegante movimento, mozzò il braccio del mostro, che cadde a terra e si dissolse. Il combattimento tra i due giganti proseguì, ma non per molto; i colpi pesanti e lenti dell’Ombra non riuscivano a raggiungere Odino, che si muoveva agilmente e colpiva con furore.

La lotta finì nel momento in cui il Persona afferrò la maschera della creatura e la mandò in mille pezzi con un colpo solo dell’arma; poi, improvvisamente com’era comparso, sia il mostro che Odino sparirono.

La mente di Claire, già totalmente sconvolta dall’invocazione, si riempì di un’ondata di stanchezza, e la ragazza crollò a terra, priva di sensi.

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