Just Because I Really Love You

di Mon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Billie Joe era seduto sulla poltrona di pelle, mani dietro la testa, nell’ufficio dove aveva sede la sua casa discografica indipendente; gli occhi erano rivolti al soffitto mentre stava ascoltando l’ennesimo disco che gli era stato recapitato.
Già, perché Billie, oltre ad essere un cantante e un chitarrista di fama mondiale, aveva deciso di fondare quell’etichetta discografica per aiutare i giovani ragazzi a promuovere la loro musica e farla conoscere al mondo. Lui si sentiva fortunato, era riuscito a realizzare il suo sogno e voleva che anche altri ragazzi potessero arrivare dove era arrivato lui. Si sentiva un privilegiato; la sua vita non era stata facile, ma la musica era riuscita a salvarlo. Era sicuro che fosse così per tante altre persone e voleva mettere la sua esperienza a disposizione di tutti. Con questo non voleva sentirsi ringraziare, non voleva sentirsi gratificato, bensì voleva guardare negli occhi i ragazzi che andavano da lui e vedere la loro felicità nel sapere di avercela finalmente fatta.
La canzone che stava ascoltando Billie finì; si alzò dalla sua posizione, prese la custodia del cd e lesse il nome sopra. Quello che aveva ascoltato non era niente di speciale, niente che potesse colpire nel profondo il grande pubblico a cui si sarebbe dovuto rivolgere. Si sentiva male ogni volta che doveva stroncare sul nascere la carriera di qualche giovane ragazzo; quello però era il lavoro del discografico e non poteva fare diversamente. Ormai aveva cominciato a farci l’abitudine.
Si sporse verso la scrivania e prese un altro cd; lo infilò nel computer e lo fece partire. Si appoggiò nuovamente allo schienale della sedia e riprese a guardare il soffitto. La canzone che stava ascoltando iniziava con un assolo di chitarra acustica che a Billie piacque subito molto; niente errori, scorreva via liscio, cattivo, ma senza troppi fronzoli. Il ragazzo poteva addirittura immaginare le dita correre sulle corde della chitarra; c’era tutto quello che serviva per catturare l’attenzione di chi ascoltava. L’introduzione gli piaceva, ma non poteva basarsi solo su quella, doveva prima ascoltare tutta la canzone e, solo alla fine, avrebbe preso una decisione definitiva.
Di colpo si drizzò sulla sedia; guardò con gli occhi e la bocca spalancata lo schermo del computer. Quella che aveva appena sentito uscire dalle casse del suo pc era la voce di una ragazza, una bellissima voce: dolce, delicata, ma allo stesso tempo rabbiosa. Ascoltò attentamente tutta la canzone e percepì l’armonia che si creava tra il suono della chitarra classica e quello della voce della ragazza. Decise di ascoltare anche la seconda canzone incisa sul disco, scoprendo che la ragazza sapeva suonare anche la chitarra elettrica.
Quando il disco finì, Billie Joe rimase immobile sulla sedia per alcuni secondi; faticava a credere a quello che aveva appena sentito. Quando si riprese, si alzò di scatto, prese la custodia del cd e se la rigirò tra le mani: sopra c’era inciso solo un numero. Lo prese e uscì velocemente dalla porta, andando alla scrivania di uno dei suoi collaboratori.
«James, chi è che manda questo cd?» chiese, appoggiandolo davanti al ragazzo, che sussultò leggermente, non aspettandosi un arrivo del capo.
«Aspetta che controllo nel computer...» rispose.
Il ragazzo prese il cd, digitò il numero sulla tastiera e poi attese il responso.
«Si chiama Willow O’Brian»
«Hai qualche indirizzo o qualche numero di telefono, vero?»
James guardò lo schermo del computer ancora una volta e rispose: «Si, il numero di cellulare.»
Billie Joe batté le mani. «Chiamala! Dille di venire a fare un provino domani l’altro alle 5 di pomeriggio.»
Il ragazzo prese in mano il telefono e compose il numero velocemente, mentre Billie si allontanava per tornare nel suo ufficio. James cominciò a borbottare: «Avanti Willow, rispondi. Non ho mai visto Billie così, se non ti trovo quello dopo mi fa a pezzettini e mi raccoglie con il cucchiaino!»
Attese ancora qualche secondo poi, finalmente, la voce della ragazza rispose dall’altra parte della cornetta. Immediatamente James capì perché il suo capo aveva fatto tutta quella storia per avere un provino con Willow: anche al telefono la ragazza aveva una voce dolce, delicata, soave.
«Willow? Ciao, sono James della casa discografica di Billie Joe Armstrong. Posso parlarti?»
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte della cornetta poi la voce della ragazza tornò a farsi sentire, accompagnata da una punta di preoccupazione.
James decise di cancellargliela immediatamente, dandole la notizia dell’audizione.
«Considerami già lì!» disse la ragazza, finalmente con voce squillante e felice.





Salve a tutti! Allora, proviamo a dire due cose. Prima di tutto, questa è la prima storia a più capitoli che pubblico sui Green Day; avevo già fatto un paio di One Shot, ma finalmente ho trovato l'ispirazione per farne una un po' più lunga. Dico anche che sicuramente non riuscirò a postare tutti i giorni, ho scritto ancora ben poco della storia, ma avevo voglia di pubblicarla. 
Spero vi possa piacere. Ogni commento, positivo o negativo che sia, è ben accetto. 
Un salutone a tutti e grazie a chi avrà voglia di leggere i miei scleri. 
A presto.
Mon.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Willow stava preparando il suo pranzo; anche quel giorno il tutto si riduceva ad un toast con burro e bacon. La ragazza aveva fretta, era in ritardo sulla sua tabella di marcia, che consisteva nel mangiare, indossare la divisa, prendere la sua macchina e sfidare il traffico dell’ora di punta per andare a lavorare.
La ragazza, da circa due anni, infatti, lavorava in una caffetteria del centro di Berkeley, la sua città natale e con il suo stipendio riusciva a pagarsi una piccola casa in periferia. Non era certo quella la vita che aveva sognato di fare; lei, che si sentiva uno spirito libero, adesso era imprigionata in una vita che sembrava non le appartenesse: sveglia alla stessa ora tutti i giorni, stesso rituale tutte le mattine, stesse persone che passavano sotto i suoi occhi ogni giorno. Odiava tutto di quella vita, lei che aveva sempre sognato di girare il mondo con una chitarra in mano.
Corse in bagno per darsi una sistemata ai capelli e per mettere un po’ di trucco sugli occhi, poi tornò in cucina. Spense immediatamente il tostapane e tirò fuori le fette: come al solito erano bruciate. Imprecò, ma non aveva tempo di stare a prepararne altre. Mangiò velocemente, prese la sua giacca, le chiavi della macchina e uscì di casa. Salì sulla sua auto e mise in moto, gettò l’occhio sull’orologio del cruscotto e capì di essere terribilmente in ritardo.
Aveva percorso quasi cinque chilometri quando sentì il suo cellulare squillare. «Ci manca anche questa!» disse ad alta voce. Frugò nella sua borsa, senza staccare gli occhi dalla strada e quando lo trovò, rispose.
Dall’altra parte sentì una voce maschile, sconosciuta. «Ciao Willow, sono James, della casa discografica di Billie Joe Armstrong. Posso parlarti?»
La ragazza aggrottò la fronte e subito pensò che la sua giornata, già cominciata male, stava per continuare nel peggiore dei modi con l’annuncio dell’ennesima casa discografica che non voleva nemmeno provare a mettere sotto contratto un giovane cantante emergente. Respirò profondamente e disse: «Si, mi dica pure...»
«Intanto dammi del tu...» disse la voce di James dall’altra parte della cornetta. «Ti telefono per via del cd che ci hai mandato. Billie Joe lo ha ascoltato e ha chiesto se dopo domani puoi passare per un’audizione.»
Willow si accorse del semaforo rosso appena in tempo per inchiodare la macchina; in lontananza sentì il suono di un clacson, ma erano tutti rumori che in quel momento incorniciavano il repentino cambiamento della sua giornata: aveva appena ricevuto una delle più belle notizie della sua vita.
«Certo che posso!» disse, appena si fu ripresa dallo shock. «A che ora?»
«Nel pomeriggio, intorno alle 5 va bene?»
«Considerami già lì!»
James la salutò e chiuse la chiamata; Willow rimase a fissare la luce rossa del semaforo, incredula, bocca spalancata. Non poteva credere che la casa discografica di Billie Joe Armstrong, uno dei cantanti più famosi al mondo, avesse accettato di ascoltarla.
Realizzò che era arrivato il momento di rimettere in marcia la sua auto quando, dietro di lei, sentì nuovamente il rumore di un clacson. Alzò una mano per scusarsi con l’automobilista che la seguiva e riprese il tragitto per andare al lavoro. Quando arrivò, scese e corse all’interno della caffetteria, accorgendosi, con disgusto, che era piena. Si infilò velocemente il grembiule e andò alla cassa, dove cominciò a prendere le ordinazioni.
Troppo impegnata a correre avanti e indietro per servire tutti, non si accorse della persona che si era messa in fila per ordinare. Quando alzò lo sguardo per servirlo, sul suo viso si stampò un sorriso. Era Ryan, il suo ragazzo.
«Ciao tesoro, mi fai il solito e me lo porti al tavolino? Devo lavorare e mi fermo un po’...»
«Tranquillo, vai che ti porto tutto...» disse, mandandogli un bacio volante.
Willow e Ryan si erano conosciuti un anno e mezzo prima, proprio in quella caffetteria. Lei era in pausa pranzo e lui era entrato per la prima volta, la prima di tante altre. Aveva cominciato a farle una corte spietata, fino a che non era riuscito a conquistarla. Erano completamente diversi, ma riuscivano a trovarsi bene insieme. Lui, all’epoca, era studente all’università di economia, poi si era laureato e adesso lavorava nella banca del padre. Aveva 27 anni, era alto, biondo, occhi chiari, fisico perfetto. Willow invece aveva 26 anni, lavorava in quella caffetteria per riuscire a mantenersi, in attesa di sfondare nel mondo della musica; aveva i capelli tinti, rossi, gli occhi verdi, il piercing al naso, svariati buchi alle orecchie e tre tatuaggi: uno sul braccio sinistro, uno sulla spalla destra e uno sulla caviglia.
La ragazza preparò le cose per il fidanzato e poi le portò al suo tavolino, dove lui si era seduto e aveva già tirato fuori il computer.
«Cosa devi fare di bello?» chiese, appoggiando il piatto con il panino e il bicchiere di caffè latte sul tavolo.
«Di bello niente. Commissioni per la banca di papà, solite cose insomma...» rispose, tenendo gli occhi appoggiati sul computer.
«Ho una bella notizia da darti...» disse Willow.
Ryan alzò lo sguardo e sorrise alla fidanzata. «Dimmi!»
«Mi ha chiamato la casa discografica di Billie Joe Armstrong. Dopo domani devo fare un’audizione...»
L’espressione sul viso di Ryan non cambiò; accennò ad un lieve sorriso e poi appoggiò gli occhi nuovamente sullo schermo del computer.
«Io te l’ho sempre detto che se vuoi venire a lavorare in banca da papà puoi, invece di perdere tempo dietro alla musica. Però mi fa piacere, spero che almeno stavolta questa audizione vada bene...»
Willow rimase a fissare Ryan; non era certamente quella la reazione che si aspettava.
«Stavolta andrà bene, me lo sento!» rispose, girandosi e tornando al bancone per continuare il suo lavoro.
La risposta di Ryan l’aveva innervosita, ma quel giorno era troppo felice per farsi scalfire da quello che era appena successo.



Oddio, vi adoro! Io avevo postato l'introduzione ieri giusto per provare, non ero nemmeno sicura potesse piacere. Invece ringrazio tutti, dal primo all'ultimo, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Mamma mia, mi avete fatto quasi commuovere. 
Questo è un piccolo regalo, oggi avevo tempo, ero ispirata e ho scritto il nuovo capitolo. Non sarò di certo così puntuale, oggi è un'eccezione. 
Grazie, grazie e ancora grazie.
Al prossimo capitolo. 
Mon.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Willow era arrivata sotto la casa discografica con largo anticipo; aveva preso una giornata di ferie dal lavoro e aveva passato tutta la mattina davanti all’armadio chiedendosi quale sarebbe stato l’abbigliamento più consono da indossare per l’audizione. Provò e riprovò praticamente tutti i vestiti che aveva nell’armadio poi, poco convinta, optò per una maglietta a maniche corte nere, una giacca di jeans rossa, una gonna nera, con sotto un paio di leggins e le sue inseparabili All Star. Quando ebbe deciso, andò in bagno e si guardò allo specchio; scelse semplicemente di contornare gli occhi con un trucco scuro, ma non troppo appariscente, e si sistemò i lunghi capelli rossi.
Finì, tornò nella sua stanza e guardò il letto, completamente ricoperto di vestiti. Non aveva tempo di metterli a posto, decise che avrebbe fatto tutto una volta tornata a casa. Prese la sua chitarra e uscì, caricò tutto sulla sua macchina e si diresse verso la casa discografica. Non riusciva a pensare ad altro se non all’audizione; era la sua occasione, quella che avrebbe potuto lanciarla, quella che aspettava da una vita. Lei che con la musica ci era cresciuta, lei che senza la musica non sarebbe stata in quella macchina, in quel preciso momento, pronta per provare a realizzare il suo sogno. “La musica mi ha salvato la vita” è una frase, a volte, troppo abusata, ma non era il caso di Willow. Lei era stata presa per mano dalla musica e tirata fuori dal baratro in uno dei momenti più difficili della sua vita: amicizie sbagliate e problemi in famiglia l’avevano distrutta, lei non vedeva altro che le quattro mura della sua stanza e la sola voglia di lasciarsi andare e addormentarsi per sempre. Poi la musica rock era arrivata per caso, con la scoperta di vecchi gruppi come The Clash e The Doors; se ne era innamorata follemente e aveva cominciato a vedere il mondo in maniera diversa, accompagnata dalla voce di Joe Strummer e Jim Morrison. Era stato lì che Willow aveva deciso di imbracciare una chitarra e cominciare a suonare. Aveva passato giornate intere a studiare; la musica, in quel momento, era la sua unica amica. Aveva imparato da sola gli accordi della chitarra classica, poi aveva deciso di prendere lezioni per provarci anche con quella elettrica; ce l’aveva fatta.
Adesso era pronta per l’audizione con Billie Joe Armstrong, il cantante e chitarrista dei Green Day, un altro gruppo che Willow aveva nella sua lista di preferiti. Fermò la macchina nel parcheggio della casa discografica, scese e respirò profondamente. Attese qualche secondo poi suonò il campanello; la voce che l’aveva chiamata al telefono due giorni prima le rispose al citofono. Se non si sbagliava, il ragazzo si chiamava James. Lui le diede il tiro e le disse che doveva andare fino al terzo piano per trovare gli uffici della casa discografica. Willow non aveva voglia di prendere l’ascensore, decise di fare le scale in modo da provare a calmarsi un pochino: era agitata.
Arrivò al terzo piano e trovò la porta aperta; si affacciò e si trovò davanti un lungo corridoio. A destra c’erano tre porte, sulla sinistra solo due, poi una era posta esattamente davanti a quella di entrata. Willow richiuse la porta e si affacciò alla prima; c’erano due scrivanie, un ragazzo e una ragazza erano concentrati sul loro lavoro, davanti ai pc. In sottofondo si sentiva una chitarra suonare.
I due ragazzi alzarono lo sguardo quando Willow, educatamente, salutò. Quello che doveva essere James si alzò e, con il sorriso stampato in viso, le strinse la mano. La ragazza ricambiò poi disse: «Sono in anticipo, lo so...»
«Non ti preoccupare, Billie adesso è impegnato, ma appena ha finito, arriva. Intanto accomodati sulle poltroncine.»
Willow obbedì e rimase in attesa per un tempo che a lei sembrò infinito. Si guardò attorno, tutto in quel luogo riportava ai successi che Billie Joe Armstrong aveva avuto con i Green Day. C’erano locandine di concerti e la ragazza sorrise vedendone una che le ricordava di essere stata presente in mezzo alla folla, c’erano svariati premi e numerose foto di Billie Joe insieme ai grandi della musica rock. Il suo cuore prese a battere più velocemente pensando che presto avrebbe lo avrebbe incontrato; respirò profondamente, cercando di non farsi vedere da James e dalla ragazza poco distanti da lei. Appoggiò la schiena al divano e alzò lo sguardo verso il soffitto; qualche secondo e fu costretta ad abbassarlo nuovamente. Una voce inconfondibile aveva appena pronunciato il suo nome. Willow si alzò di scatto dal divano e guardò il proprietario della voce.
«Allora sei tu...» disse Billie Joe sorridendo e allungando la mano. La ragazza compì lo stesso gesto, imbarazzata.
«Immagino che tu sia un po’ in ansia, ma è normale. Seguimi che andiamo a fare subito la prova così ti togli il dente!» disse.
Willow seguì Billie Joe attraverso il corridoio, fino alla porta che si trovava di fronte a quella d’entrata. Il ragazzo la aprì, rivelando il mondo a cui Willow aveva sempre sognato di appartenere. Un grande tavolo ricoperto quasi completamente da un enorme mixer era posto davanti ad un vetro; dall’altra parte c’erano il microfono e una batteria.
Billie si girò a guardare la ragazza e sorrise. «Sorpresa?»
Lei si riscosse, guardò il cantante e disse: «Abbastanza, non avevo mai visto una cosa così bella...»
Il ragazzo annuì. «Adesso mettiti comoda, vai al di là del vetro e ci fai vedere e sentire quello di cui sei capace!»
«Ci?» chiese, leggermente preoccupata, la ragazza.
Billie sorrise nuovamente. «Deve arrivare un’altra persona. Non faccio tutto da solo...»
Willow abbassò la testa, diventando rossa in viso, sicura di aver appena fatto una figuraccia. In silenzio, tirò fuori dalla custodia la sua chitarra e si diresse verso la porta che conduceva al di là del vetro.
Si sentì chiamare e si girò. «Voglio che tu mi faccia i due pezzi che hai messo nel cd che ci hai mandato, in più hai qualcos’altro di tuo oppure qualche cover?» chiese Billie Joe.
«Ho un paio di cover dei The Doors e un altro pezzo mio...» rispose Willow.
«Cover dei The Doors?» chiese, interessato, il cantante dei Green Day.
Willow annuì.
«Quali?» chiese Billie.
«Hello, I Love You e Touch Me...»
Il ragazzo dai capelli corvini spalancò gli occhi. «Wow, impressionante! Le voglio sentire assolutamente!»
Willow entrò nella stanza con il sorriso sulle labbra, attaccò i fili della chitarra e si infilò le cuffie. Dall’altra parte del vetro Billie le disse di cominciare, lei fece un respiro profondo e attaccò. Tutte le sue paure scomparvero improvvisamente quando le sue dita cominciarono a correre lungo le corde della sua chitarra; non si rese nemmeno conto del tempo che passava. Quando concluse la sua ultima canzone le sembrarono passati solo pochi minuti.
Durante l’audizione non aveva mai guardato Billie; poggiò gli occhi sul vetro solamente quando finì e lo vide farle segno di uscire. Raccolse le sue cose e aprì la porta, trovando il cantante dei Green Day in piedi ad aspettarla; le sorrideva.
Lei fece altrettanto, poi prese la custodia della sua chitarra per riporre lo strumento.
«Willow, tu hai un lavoro?» chiese Billie.
La ragazza alzò lo sguardo, non era certo la domanda che si aspettava.
«Si, lavoro in una caffetteria...»
«Puoi dare le tue dimissioni...»
Willow spalancò gli occhi. «Come scusa?»
«Non c’è più bisogno che tu vada a lavorare in quel posto. Domani se vuoi passare ti faccio trovare il contratto pronto da firmare. Sei ufficialmente dei nostri!»
La ragazza si portò le mani davanti alla bocca, incredula. Avrebbe voluto piangere di gioia, ma cercò di trattenersi.
«Non so davvero cosa dire...»
«Non c’è bisogno che tu dica niente. Mi basta guardare i tuoi occhi per capire cosa stai provando...»
Willow si slanciò verso Billie e gli gettò le braccia al collo. «Grazie!»
«Dovere!» rispose il ragazzo.




Salve! Allora, ecco un nuovo capitolo. Oggi mi sono impegnata, non ho molto da fare. Fuori piove e la mia voglia di vivere e di fare qualsiasi cosa l'ho lasciata al palazzetto di Bologna il 6 giugno insieme ai Green Day. Tra l'altro era pure il giorno del mio compleanno, non potevo chiedere regalo migliore, solo che adesso è molto complicato riprendersi. 
Spero che il capitolo vi piaccia, io intanto vi lascio e vado a buttarmi sul divano, provando a buttare giù qualcos'altro. Mi porto avanti con il lavoro. 
Al prossimo capitolo e grazie a tutti quelli che seguono la storia. 
Mon.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Billie aprì la porta di casa e poi, velocemente, se la richiuse alle spalle, appoggiando le chiavi sul mobiletto che c’era nell’ingresso. Accese la luce e andò in cucina, aprì immediatamente il frigorifero per accertarsi che ci fosse qualcosa da mangiare e ne estrasse un’insalata già pronta: doveva solo condirla con olio e sale e poi sarebbe stata pronta per essere mangiata. Da quando Adrienne se n’era andata, circa un anno prima, il suo pranzo, la sua cena e tutti i lavori di casa erano affidati ad una governante che passava una volta al giorno e lasciava le cose pronte per Billie. 
Quella casa era vuota, ma lui aveva imparato a convivere con quel silenzio che, soprattutto nei primi tempi, lo attanagliava. Quella casa, un tempo piena di vita, di musica, di schiamazzi, improvvisamente era diventata silenziosa, improvvisamente si era svuotata e lui aveva dovuto imparare a vivere con quella nuova sensazione. La separazione da Adrienne non era stata facile, erano arrivati ad un punto di non ritorno quando avevano capito che stavano continuando a stare insieme solo per il bene dei loro due meravigliosi figli, le due stelle che illuminavano ancora la vita di Billie Joe. Solo grazie a loro e hai suoi amici di sempre, Mike, Tré e Jason, era riuscito a superare quel brutto momento della sua vita.
Billie Joe prese la sua insalata e andò a sedersi sul divano di casa, accese la televisione e mise i piedi sul tavolino, posto esattamente di fronte al sofà; non aveva voglia di fare altro se non perdere tempo a guardare schifezze in tv. Finì la sua insalata mentre sulla CBS passava il notiziario delle 20.30 poi sentì suonare il campanello di casa. Sbuffando si alzò dal divano e andò alla porta. Quando la aprì davanti si trovò Mike e Tré. Alzò un sopracciglio e disse: «E voi cosa ci fate qui?»
«Non ci vediamo da una settimana, sei sempre impegnato in quel cavolo di studio di registrazione. Avevamo voglia di vederti. Quindi adesso ti sposti da davanti alla porta e ci fai entrare!» disse Tré, appoggiando una mano sulla spalla di Billie e mettendolo con le spalle contro il muro di casa. Mike lo seguì, guadando Billie Joe e annuendo. Il ragazzo dai capelli corvini roteò gli occhi, sorrise e richiuse la porta, seguendo i suoi amici in salotto. Tré si era già accomodato sul divano e si era girato con la ciotola dell’insalata in mano, verso di lui.
«Cos’è questa tristezza?» chiese.
«La donna delle pulizie mi ha preparato quello e io quello ho mangiato!»
«Dio Billie, non potevi chiamare la pizza da asporto invece che mangiare questa robaccia? No dico, una sola, triste, insalatina?»
Il cantante rise. «Smettila dai Tré!»
Billie si andò poi ad accomodare di fianco al batterista, appoggiando la schiena contro lo schienale del divano, mentre Mike si accomodò sulla poltrona di pelle, poco distante. «Allora? Cosa ci dici della tua vita da discografico?» chiese il bassista.
Al cantante si illuminarono gli occhi. Si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle gambe e congiungendo le dita delle mani. «Ho trovato una ragazza che ha una voce meravigliosa e che sa suonare la chitarra da dio! Ieri le ho sentito fare una cover di Touch Me dei Doors che mi ha fatto correre i brividi giù per la schiena!»
«Wow! Deve essere bravissima allora!» disse Tré.
«Finché non la senti cantare non puoi capire!» ribatté Billie Joe con gli occhi fissi su un punto indefinito del muro.

***

Willow era in bagno e si stava sistemando i capelli; fissò la sua immagine riflessa nello specchio e sorrise a sé stessa. Quella sera era la ragazza più felice della terra, il cuore le scoppiava di gioia: finalmente stava riuscendo a realizzare il suo sogno. Aveva trovato una casa discografica che avesse avuto il coraggio di mettere sotto contratto una giovane artista come lei, poco le importava se la casa discografica era quella di Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day, uno dei suoi gruppi preferiti. Ciò che per lei contava veramente in quel momento era che qualcuno aveva avuto il coraggio di scommettere su di lei. Non voleva deludere chi le aveva dato tutta quella fiducia e dal giorno seguente avrebbe cominciato a buttare anima e corpo nel suo nuovo lavoro: doveva modificare un paio di canzoni se voleva presentarle a Billie Joe ed essere sicura che le approvasse, doveva scriverne altre per poterle inserire in quello che sarebbe diventato il suo primo disco. Ancora non poteva crederci; uscì dal bagno e andò in cucina, dirigendosi immediatamente verso il tavolo. Sopra c’era un foglio di carta, tutto scritto, sul fondo, sul lato destro, c’era la firma di Billie Joe, al fianco di quella spiccava la sua. Era il contratto che lei aveva firmato quella mattina.
Sentì suonare il campanello; sorrise e si diresse verso la porta. Sicuramente era Ryan; non aveva voluto chiamarlo il giorno prima, quando aveva ricevuto la notizia, aveva voluto aspettare di avere il contratto firmato. Adesso il suo ragazzo era lì e lei non vedeva l’ora di potergli dare quella bellissima notizia.
Willow aprì e sorrise a Ryan, che fece la stessa cosa; la ragazza gettò le braccia al collo del fidanzato, stampandogli un bacio sulle labbra. Quando si allontanarono, lui disse: «Mi piacciono queste accoglienze. Come mai stasera?»
Willow prese Ryan per mano, richiuse la porta e lo condusse in cucina. «Guarda!» disse, indicando il foglio che era sul tavolo. Il ragazzo lo prese tra le mani e lo lesse attentamente; quando ebbe finito alzò lo sguardo. «La casa discografica di Billie Joe Armstrong ti ha messo sotto contratto?»
La ragazza fece un piccolo saltello, sbattendo le mani. «Si! Ieri l’audizione è andata bene, stamattina sono andata a firmare il contratto. Adesso devo solo sistemare dei pezzi, scrivere qualche altra canzone e poi posso cominciare a provare e riprovare per registrare il mio primo disco!»
«Stai scherzando? Un disco?»
«No, non sto scherzando. È tutto vero! Io ancora non ci posso credere!»
Ryan la abbracciò e lei si fece cullare dalla stretta delle forti braccia del fidanzato. Era contenta per tutto, anche per il fatto che il suo ragazzo sembrava aver accettato senza grossi problemi la sua nuova carriera; considerando la reazione che aveva avuto qualche giorno prima, all’annuncio del  suo provino, non poteva che essere felice di come aveva reagito quella sera alla vista del contratto.



 

Salve a tutti! Eccovi un nuovo capitolo. Ho fatto una fatica tremenda a scriverlo, soprattutto la prima parte. Odio dover scrivere di Billie e Adi che rompono, ma senza la storia non avrebbe nessun senso. Mi sento male a doverlo fare, credetemi. 
Detto questo, che ne dite? La storia vi piace? Oppure fa schifo (cosa alquanto probabile...)? Ditemi, ditemi se c'è qualcosa che non va. Ogni tipo di recensione, consiglio, anche negativo, è ben accetto.
Al prossimo capitolo. 
Mon.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Willow prese la sua chitarra acustica, la caricò in macchina e si diresse verso la casa discografica, pronta per cominciare il suo nuovo lavoro. Era raggiante, non riusciva a togliersi il sorriso dalle labbra; quel giorno, per lei, cominciava una nuova vita. Non avrebbe più dovuto correre tra i tavoli con panini e tazze di caffé, non avrebbe più dovuto sparecchiare, lavare piatti, caricare lavastoviglie e fare turni di sette ore. Ora la sua vita sarebbe ruotata intorno alla musica, non poteva chiedere di meglio.
Arrivò sotto la casa discografica, parcheggiò la macchina e suonò. James, come sempre, rispose al citofono e le diede il tiro. Willow salì le scale con il cuore in gola, non vedeva l’ora di entrare nello studio di registrazione e cominciare. Quando arrivò al terzo piano trovò la porta aperta, si intrufolò e si affacciò alla stanza dove James e la sua collega Patty stavano lavorando e li salutò. Loro ricambiarono, cordiali, dicendo di accomodarsi nella sala di registrazione; Billie sarebbe arrivato di lì a pochi minuti.
Willow non se lo fece ripetere due volte; uscì dalla stanza per andare in quella di fronte alla porta d’entrata, dove aveva fatto il provino qualche giorno prima. Si affacciò e non trovò nessuno, così si guadò un po’ intorno, godendosi quegli attimi. Si avvicinò all’enorme mixer presente nella stanza e guardò quella miriade di bottoncini che si trovavano sopra. Passò delicatamente una mano e un leggero brivido le corse lungo la schiena; sorrise, compiaciuta. Guardò anche alcuni strumenti che erano nella stanza: due chitarre Fender e un basso della stessa marca. Si chiese di chi potessero essere e si rispose che probabilmente erano di qualche altro gruppo che stava registrando un album in quel periodo. Nella stanza c’era un divano in pelle; Willow decise di sedersi, di prendere la sua chitarra per ingannare il tempo e di suonare qualcosa. Gli occhi erano fissi sulle corde quindi non si rese conto che qualcuno era entrato nella stanza.

***

Billie aprì gli occhi, si stiracchiò e si girò a pancia all’aria; la sveglia non era ancora suonata. Decise di controllare che ore fossero, prese il suo cellulare e si accorse, con disappunto, di essere estremamente in ritardo. La sveglia non era suonata. Si alzò di scatto dal letto, in poco più di venti minuti avrebbe dovuto essere al lavoro, Willow lo stava aspettando per fare il punto della situazione.
Corse in bagno, si guardò allo specchio e inorridì; i suoi capelli, come sempre, erano un casino. Prese il pettine e cercò di sistemarli come meglio poteva, poi prese il suo inseparabile tubetto di gel e cercò di dare loro una forma più o meno decente. Velocemente si fece la barba, si vestì e uscì di casa. Sapeva di dover affrontare il traffico, ma non riuscì ad armarsi di pazienza.
Quando finalmente riuscì a parcheggiare la macchina, scese e fece un grande respiro, a pieni polmoni, ripromettendosi che, quel pomeriggio, sarebbe andato a fare un giro in spiaggia per rilassarsi.
Salì le scale ed entrò nella sua casa discografica; si affacciò alla porta dove James e Patty stavano lavorando e li salutò. «Willow è già arrivata, vero?»
«Si, le ho detto di accomodarsi nello studio di registrazione...»
«Cazzo! Sono io che stamattina sono in incredibile ritardo! Non è suonata la sveglia! Vado subito a chiederle scusa!» disse. Percorse velocemente il corridoio e arrivò davanti alla porta della sala. Guardò dentro dal vetro rotondo che si trovava sulla porta e vide Willow concentrata sulla sua chitarra, le dita si muovevano lungo le corde. Cercò di fare il meno rumore possibile; abbassò delicatamente la maniglia della porta e se la richiuse alle spalle; Willow non si accorse di nulla, continuando a suonare tranquillamente. Billie Joe rimase a guardarla, mentre era concentrata su quello che stava facendo. Non c’era niente da dire, era bravissima e lui era sicuro che scommettere su di lei avrebbe portato a risultati eccellenti. La guardò passare le dita sulle corde della chitarra, con le unghie colorate di rosso. Spostò poi gli occhi sul suo viso, aveva due meravigliosi occhi verdi, messi in risalto dal colore dei suoi capelli. Non era molto alta, più o meno quanto lui, ma aveva un bellissimo portamento ed era magra quanto bastava per non farla sembrare un manico di scopa.
Rimase a guardarla per qualche attimo, poi si riscosse e la salutò; la vide sussultare sul divano, alzando lo sguardo verso di lui e interrompendo il suono della chitarra poggiandovi una mano sopra.
«Scusami, ti ho spaventata?»
«Ero concentrata, non ti ho sentito entrare...»
Billie Joe sorrise a Willow e le fece l’occhiolino. «Sono in ritardo, ti chiedo scusa. Cominciamo a lavorare?»
Alla ragazza si illuminarono gli occhi; annuì e si alzò in piedi con la sua chitarra stretta tra le mani.
«Da dove cominciamo?» chiese.
«Che ne dici se cominciamo a perfezionare le canzoni che mi hai fatto sentire?»
Willow, felice come una bambina che scarta i pacchi regalo il giorno di Natale, si diresse nella saletta, si infilò le cuffie e portò le dita sulle corde della chitarra.





Salve a tutti! Grazie, grazie, grazie per seguire la mia storia, siete in tante, io che pensavo non interessasse a nessuno. Con questi capitoli iniziali cerco di descrivere un po' le cose, ma piano piano arriviamo al punto. Ci vuole solo un po' di pazienza. 
Insomma, che cosa posso aggiungere? Direi che vi lascio e comincio a scrivere il prossimo capitolo, oggi sono ispirata.
Alla prossima. 
Mon.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Era passata una settimana e a Willow sembrava di stare sempre al punto di partenza; non aveva dimestichezza con le cose che riguardano la produzione di un album, per lei era la prima volta, ma lei e Billie Joe stavano lavorando sulle solite due canzoni ormai da giorni. Ovviamente si fidava di lui, sicuramente sapeva quello che stava facendo, quindi lei, senza obbiettare, eseguiva quello che le veniva richiesto. 
Quella mattina entrò allo studio di registrazione quasi trascinandosi; la sera precedente aveva fatto tardi e aveva anche un terribile mal di testa. Salutò James e Patty e si diresse nel grande studio; Billie Joe era seduto davanti al grande mixer, una chitarra in braccio dove ci stava tamburellando sopra le nocche. Willow lo salutò, lui si girò di scatto e la guardò, ricambiando il saluto.
«Che brutta faccia che hai stamattina...»
«Grazie, lo so. Ho fatto tardi ieri sera...»
«Lo avevo immaginato!» disse, sorridendo.
Non aggiunse altro, rimase a guardare Willow mentre tirava fuori, con gesti delicati, la sua chitarra dalla custodia. La ragazza poi si sedette sul divano, appoggiando la schiena e lasciandosi scivolare leggermente; chiuse gli occhi, ma li riaprì immediatamente quando sentì Billie Joe parlare. «Senti, ieri pensavo ad una cosa. Per quanto riguarda Black Hole, se provassimo a farla in una tonalità leggermente più alta? Sono sicuro che la tua voce ci può arrivare...»
Willow guardò Billie Joe perplessa. «Non l’ho mai fatta in una tonalità più alta, non so come viene...»
Il ragazzo sorrise. «Siamo qui per provare. Dammi la chitarra, io la suono e tu prova a seguirmi...» disse Billie, sedendosi al fianco di Willow.
La ragazza si girò verso di lui, sorpresa. «L’hai imparata?»
Billie alzò gli occhi dalla chitarra e li poggiò sulla ragazza. «C’era qualcosa che non mi convinceva, allora ieri l’ho ascoltata diverse volte e ho provato a suonarla...» rispose, alzando le spalle.
«Ma tu lavori sempre?»
«Al momento non ho molto altro da fare...» rispose Billie, poggiando nuovamente gli occhi sulla chitarra e poi continuò: «Quando sei pronta dimmi che attacco...»
Willow prese un profondo respiro e disse a Billie di cominciare; cantava guardando le dita del ragazzo scorrere sulle corde della sua chitarra come se conoscesse quella canzone da sempre, come se fosse una delle tante che lui aveva scritto insieme ai Green Day. Tra sé si chiese come avesse fatto ad impararla in una sola giornata e si rese conto di aver smesso di cantare nel momento in cui Billie alzò la testa verso di lei e la guardò perplessa.
Willow si riscosse e si portò una mano davanti alla bocca. «Scusami...» fu l’unica cosa che riuscì a dire.
«Concentrata Willow, concentrata!» le rispose Billie.
La ragazza annuì, fece nuovamente cenno al ragazzo di cominciare e riuscirono a portare a termine la canzone. Quando Billie Joe fece l’ultimo accordo, Willow respirò profondamente e sorrise. Il ragazzo dai capelli corvini la guardò. «Te lo avevo detto che ce l’avresti fatta. Non è molto meglio con questa tonalità?»
Willow doveva ammettere che Billie aveva ragione; non aveva mai provato ad andare oltre una certa tonalità, troppo insicura di sé stessa e della sua voce. Invece il suo produttore aveva creduto in lei anche su quella cosa; si sentì rinfrancata e con un sacco di energia in più. Non poteva credere a quello che era appena riuscita a fare.
«La teniamo così?» chiese.
«Me lo devi dire tu, come preferisci. Io posso solo dirti che secondo me così è molto meglio, ma l’ultima parola spetta a te...»
Willow sorrise e annuì. «La teniamo così...»
«Ottima scelta. Vai al di là del vetro, mettiti le cuffie che la registriamo. Questa non verrà più toccata!”
La ragazza si alzò dal divano, gongolante, felice. Finalmente si sentiva realizzata, si sentiva viva.

***

Willow stava sistemando la sua chitarra all’interno della custodia; era rimasta sola nella sala di registrazione, Billie era uscito, salutandola. Lei raccolse le sue cose e uscì poco dopo. Patty e James ancora stavano lavorando, erano quasi le sette di sera.
«Ci vediamo domani...» disse Willow, salutando con la mano i due ragazzi, ma venne interrotta da James. «Aspetta un attimo. Billie è nel suo ufficio, ma ha detto di dirti di aspettarlo che deve parlarti...»
La ragazza era leggermente perplessa, ma annuì e rimase in attesa. Passarono poco più di cinque minuti, tempo che Willow impiegò chiacchierando con James e Patty, poi si sentì chiamare. Si girò e vide Billie Joe sorriderle.
«Stavi andando a casa, vero?»
«Si, però James mi ha detto che devi parlarmi...»
Billie sorrise vedendo stamparsi sul viso della ragazza un’espressione preoccupata. «Non è niente di grave, ti chiedevo solo se ti andava un aperitivo insieme?»





Salve a tutte!! Eccovi un nuovo capitolo. Vi vedo, vi scruto, vedo che leggete e siete pure in tante quindi vi ringrazio tantissimo. Io spero solo che la storia vi stia piacendo. Ora, io e il mio terribile mal di testa, stacchiamo dal computer e andiamo a rinfrescarci un po'. Il cinema stasera mi aspetta, quindi vado a prepararmi, il che significa perdere almeno un paio di orette. Credo però che a voi non interessi nulla, quindi mi eclisso.
Enjoy the chapter. 
Mon.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Billie Joe e Willow si accomodarono ad un tavolino, all’esterno di un bar sulla spiaggia. Era un angolo non molto frequentato di Berkeley, l’atmosfera era tranquilla, il sole ancora risplendeva nel cielo azzurro e faceva luccicare le acque del mare; presto però sarebbe andato ad incontrare la linea dell’orizzonte, per poi sparire e lasciare il posto alla luna e alle stelle. 
I due ordinarono bevande analcoliche, presero qualche pezzetto di pizza, un po’ di patatine e qualche arachide e si accomodarono. «Come mai volevi vedermi?» chiese, dopo qualche secondo, Willow.
«Volevo fare quattro chiacchiere con te, tutto qui. Soprattutto ho una domanda che mi ronza in testa da quando ti ho visto la prima volta...»
La ragazza annuì, mentre masticava un pezzo di pizzetta. Inghiottì il boccone, bevve un sorso della sua bevanda e disse: «Dimmi, se posso rispondere...»
«Perché una ragazza fa cover dei Doors?»
Willow rimase perplessa da quella domanda. «Una ragazza non le può fare?»
«No, non volevo di certo dire questo. Però è strano, la voce di Jim Morrison è particolare e trovare una ragazza che esegue una cover dei Doors così bene come l’hai fatta tu è quasi impossibile...»
«Io sono cresciuta ascoltando i Doors, ascoltando i loro album ho sempre provato a seguire la voce di Jim e tutto il resto è stato una conseguenza...»
«Sono il tuo gruppo preferito?»
Willow annuì. «Insieme ai Clash...»
Billie Joe parve colpito. «Posso chiederti perché?»
La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, valutando quali fossero le giuste parole da dire; la sua vita era stata uno schifo fino a che non aveva incontrato la sua migliore amica, la musica. Ci sarebbero state troppe cose da dire sulla sua vita e non voleva stancare il suo produttore con una storia che di certo non gli interessava.
«Perché c’erano loro con me quando io non avevo niente a cui aggrapparmi...»
Billie Joe sorrise leggermente. «Ti capisco, credimi...»
Anche Willow sorrise; era bello sentirsi capita. Non aveva detto molto, si era semplicemente limitata ad una frase, quella che però racchiudeva tutto ciò che lei aveva provato durante gli anni più difficili della sua vita. Guardò negli occhi Billie Joe mentre le rispondeva e nei suoi occhi lesse le stesse emozioni e gli stessi sentimenti che lei provava quando parlava della musica. Quello era il suo mondo, lo aveva sempre saputo e adesso sapere di farne parte le faceva scoppiare il cuore di gioia.
Willow guardò Billie Joe e lo vide sorridere, fissando un punto indefinito dietro di lei; pochi secondi e capì cosa, o meglio chi, il cantante aveva visto. Dietro la sua schiena sentì parlare una voce inconfondibile: era Tré, il batterista dei Green Day. Billie si alzò dalla sedia e abbracciò l’amico di lunga data, Willow si limitò a guardare la scena in silenzio. I due si scambiarono i soliti convenevoli poi Billie Joe mise una mano sulla spalla dell’amico e lo fece girare verso la ragazza.
«Tré, lei è Willow...» disse il ragazzo con i capelli corvini.
Il batterista guardò attentamente la ragazza poi sorrise. «Allora sei tu quella che ha fatto perdere la testa a Billie!»
Willow guardò Tré, poi spostò lo sguardo sul suo produttore; probabilmente la sua espressione doveva essere poco convinta perché il batterista si affrettò a dire: «Musicalmente parlando, si intende!»
Billie Joe ridacchiò, Tré spostò lo sguardo su di lui e lo fissò per alcuni secondi, poi si accomodò insieme ai due. Il batterista riempì Willow di domande, cosa che Billie non aveva fatto fino a quel momento; parlarono tutti insieme fino a che, finalmente, il sole non tramontò definitivamente dietro la linea dell’orizzonte.
La ragazza, messa subito a suo agio da Tré, non si era accorta dell’ora che si era fatta. Guardò l’orologio che portava al polso sinistro solo intorno alle 20. Immediatamente si batté una mano sulla fronte e si alzò dalla sedia dove era seduta. «Scusate, devo scappare! Devo correre a casa che tra un’ora il mio fidanzato passa a prendermi!»
Salutò Billie Joe, che le diede appuntamento al giorno dopo, e Tré, e corse verso la sua macchina parcheggiata poco distante.
Il cantante e il batterista dei Green Day rimasero per qualche secondo in silenzio, guardando Willow allontanarsi a passo veloce verso la sua auto. Quando la ragazza non era più sotto il loro sguardo, Tré si girò verso Billie e gli sorrise. «Complimenti per la scelta. Basta sentirla parlare per capire che questa ha la voce di un angelo...»
«Te l’ho detto, fin che non la senti cantare non puoi capire fino in fondo...»
«Allora mi vuoi dare quel cazzo di nastro così l’ascolto anche io? Sono giorni che te lo chiedo!»
«Passa domani mattina così la senti mentre prova, direttamente dal vivo...»
«Va bene. Cosa pensi di fare con lei?» chiese poi Tré.
Billie lo guardò, sgranando gli occhi; il batterista si mise a ridere e disse: «Perché oggi tutti mi fraintendete? Intendevo dire, come pensi di farla conoscere al pubblico!»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, prendendo le ultime arachidi rimaste e mettendole in bocca; masticò poi guardò l’amico seduto vicino a lui. «Pensavo di finire il disco nel più breve tempo possibile, farle fare qualche esibizione in piccoli locali qua intorno e poi, una volta uscito il disco, portarla in tour con noi...»
Tré, che stava finendo di bere la birra che aveva ordinato poco prima, sputò tutto e guardò Billie con gli occhi spalancati. «Portarla in tour con noi?»
«Che c’è di male? Aprirebbe i nostri concerti.»
«Willow? Una ragazzina davanti a cinquanta mila persone?»
«Non è una ragazzina. Ha 26 anni e può farcela benissimo. Tré, so quello che sto facendo!»
«Me lo auguro per te!» rispose l’amico. 





Salve a tutte! Eccomi qui, nuovo capitolo pronto. Ci ho messo un po', ma come vi ho già detto, purtroppo io e la puntualità siamo su due binari paralleli: non ci incontreremo mai! Va beh, niente, semplicemente spero che vi piaccia. Grazie a quelle che recensiscono, mi fa sempre un grande piacere leggere quello che pensate della mia storia. E grazie a chi ha la pazienza di leggere i miei scleri. Siete in tante, infinitamente grazie.
Smetto si proloquiare e vado. Provo a scrivere ancora un po', magari riesco a pubblicare in poco tempo (ma non prendetemi troppo sul serio!).
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


«Oh Willow, sei già qui. Bene, possiamo cominciare subito che oggi abbiamo un sacco di cose da fare!» disse Billie, entrando dalla porta dello studio di registrazione. Era allegro e pimpante e riuscì a mettere di buon umore anche lei che non lo era affatto. 
La sera precedente si era vista con Ryan e le cose non erano andate come lei aveva previsto; il suo ragazzo l’aveva accusata di parlare sempre e solo della sua nuova attività, di riuscire a parlare solo di cose che riguardassero la musica. Willow gli aveva fatto presente che la sua vita era sempre ruotata attorno alla musica, che lei si sentiva viva grazie alla sua chitarra e al canto.
«Dovresti smetterla di ripetermi sempre le stesse cose. Lo so che quello che fai ti piace da morire, ma io sono stanco di sentirti ripetere quant’è bello lavorare in un vero studio di registrazione. Sarà la quarta volta che lo ripeti stasera!» Quelle erano state le parole di Ryan mentre erano seduti a tavola, in un ristorante.
«Scusami sai se per una volta in vita mia riesco ad essere felice!»
Ryan l’aveva guardata e aveva alzato un sopracciglio. «Tu riesci ad essere felice solo quando suoni? Con me vuol dire che non lo sei allora!»
Willow aveva sbuffato. «Sai che non intendevo quello!»
Avevano finito la loro cena quasi in silenzio, poi la ragazza aveva preteso di essere riportata a casa. Ryan le aveva dato ascolto e, appena pagato il conto, lui l’aveva riaccompagnata. Willow l’aveva salutato e poi si era infilata in casa, si era seduta sul divano, aveva preso un foglio e aveva scritto una canzone.

***

«Billie, prima di cominciare, volevo farti vedere una cosa...» disse Willow.
Il ragazzo annuì e la guardò mentre lei cercava qualcosa nella custodia della sua chitarra. Quando la trovò, gli allungò un foglio, lui lo prese e lesse le parole che vi erano riportate sopra; era sicuramente una canzone. Alzò lo sguardo solo quando concluse la lettura e fece l’occhiolino alla ragazza. «Brava. Quando l’hai scritta?»
Il viso di Willow si rabbuiò improvvisamente. «Ieri sera...» si limitò a rispondere.
«Non dovevi uscire con il tuo fidanzato?» chiese, incautamente, Billie Joe.
«Appunto!» rispose lei, dura.
«Scusami, non avevo capito...»
Willow alzò le spalle e prese la sua chitarra. «Prima di cominciare volevo fartela sentire, oppure abbiamo proprio tante cose da fare e rimandiamo a domani?» domandò la ragazza.
«Possiamo concederci questa pausa...» disse Billie, sedendosi sul divano. Willow lo imitò, imbracciò la sua chitarra e cominciò a suonare. Come sempre non guardò in faccia il ragazzo, si limitò a farlo solo una volta conclusa la canzone.
«C’è qualcosa da mettere a posto, sostanzialmente però direi che ci siamo.»
La ragazza sorrise a Billie Joe e disse: «L’ho scritta d’istinto...»
«Quelle sono sempre le più riuscite! Senti...» continuò il cantante dai capelli corvini. «Ti devo dare un paio di annunci...»
Willow annuì, senza parlare, rimanendo attenta e in ascolto. «Prima di tutto oggi Tré ha detto che fa un salto perché vuole ascoltarti dal vivo...»
La ragazza sentì un brivido correrle giù per la schiena; aveva impiegato giorni per accettare di lavorare a stretto contatto con il cantante dei Green Day, ma piano piano aveva cominciato a farci l’abitudine. Vederlo tutti i giorni, lavorare con lui, parlare, l’aveva fatto diventare ormai una cosa quasi naturale, anche se tutto continuava ad avere i contorni di un sogno. Adesso, sapere che al di là del vetro ci sarebbe stato anche il batterista dei Green Day ad ascoltarla, le provocò un leggero senso di ansia.
Billie Joe sembrò percepire il suo stato d’animo, perché, sorridendo, disse: «Tré non mangia...»
Willow si sentì avvampare il viso, abbassò lo sguardo e disse: «Lo so benissimo, ieri sera è stato anche tanto carino nei miei confronti, però prova anche solo un secondo a metterti nei miei panni. Io ero solita venire sotto il vostro palco e adesso siete voi che ascoltate me, puoi immaginare che è un pochino strano...»
Il ragazzo si alzò, scompigliò i capelli a Willow e disse: «Si, capisco che i primi tempi possa sembrare strano...»
«Te lo garantisco, è molto strano. Comunque, c’era altro che volevi dirmi?»
Billie si girò verso Willow e la guardò. «Si, volevo chiederti come sei messa a canzoni. Nel senso, abbiamo Black Hole già registrata e pronta e quella non la tocchiamo più. Stiamo lavorando sull’altra, ormai finita. Abbiamo questa nuova e poi?»
Willow si alzò in piedi e si avvicinò al suo produttore che stava controllando un foglio dove c’erano scritte alcune cose riguardo all’album. «A casa ho un libricino dove tengo tutte quelle che ho scritto finora, ma mi rendo conto che solo un paio, massimo tre sono quelle che possono essere sistemate e inserite in un album...»
Billie rivolse lo sguardo verso Willow, poggiandolo sui suoi occhi verdi. «Posso vedere quel libricino?»
La ragazza spalancò gli occhi e diventò rossa in viso; scosse il capo e disse: «No! Ci sono delle cose improponibili la dentro! Canzoncine che anche io mi vergogno di avere scritto...»
«Tutti i musicisti hanno degli scheletri nell’armadio...» sorrise Billie. «Facciamo che mi fai vedere solo quelle che pensi vadano bene?» continuò.
Willow annuì.
«Comunque dovresti scriverne qualcun altra. Con le tre che abbiamo e quelle nel tuo fantastico libricino siamo a sei. Non bastano per un cd...»
«Lo so, mi impegnerò a farne altre in breve tempo, te lo prometto...»
«Sappi che se hai bisogno di una mano, puoi sempre chiedermela. Non ho problemi ad aiutarti...»
«Grazie. Non so perché tu faccia tutto questo per me, ma ti ringrazio tantissimo...»
Billie abbassò lo sguardo. «È il mio lavoro Willow...»
Nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere altro perché in quel momento la porta dello studio si aprì e Tré entrò quasi come un uragano nella quiete di quella mattina. «Allora, dov’è questa nuova promessa della musica che la voglio vedere all’opera?»




Salve a tutte! E grazie, grazie, grazie per le recensioni che mi lasciate. Siete fantastiche! Grazie per leggerla, per avere la pazienza di seguire questa storia, non sapete quanto mi faccia piacere tutto questo.
Detto ciò, non so a voi ma a me Ryan non sta per niente simpatico! Sono riuscita a creare un personaggio che io stessa odio, penso sia un record! :D
Ok, niente. Direi che smetto di sproloquiare e vi saluto. 
E grazie ancora tantissimo a tutte.
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Billie chiuse la porta dello studio alle sue spalle, girò la chiave nella serratura e scese le scale insieme a Tré; nessuno dei due disse nulla per tutta la discesa, solo quando il cantante aprì la porta di vetro per uscire all’aria aperta, si girò verso l’amico e chiese: «Allora? Cosa ne pensi di Willow?»
Tré guardò Billie e disse: «Avevi ragione su tutta la linea. Ha una voce angelica, ed è cattiva al punto giusto con la chitarra! Ottima scelta...»
«Te lo avevo detto! Adesso sei d’accordo sul fatto che può benissimo aprire i nostri concerti per il prossimo tour?»
«Ho detto che ti do ragione su tutto, quindi anche su questo!» ribatté Tré.
«Andiamo a berci qualcosa?» chiese il cantante, guardando l’amico camminargli al fianco.
«Certamente! Tanto nessuno dei due ha molto da fare a casa, giusto?»
«Giusto...» rispose Billie Joe, mesto e con gli occhi bassi.
Tré lo guardò, alzando un sopracciglio. «Pensavo ti fosse passata la batosta di Adrienne...»
Billie alzò le spalle. «Si, mi è passata, stai tranquillo.»
«E allora cosa c’è?»
«Niente di particolare Tré...»
«Sarà, ma non me la racconti giusta...»
«Pensa a tutto quello che vuoi, ma ti giuro che non c’è nulla che non va...»
Tré continuò a fissare l’amico camminargli vicino, poi lo fermò, prendendolo per un braccio e mettendosi davanti a lui. I due si fissarono negli occhi per qualche secondo.
«Billie, ti conosco da vent’anni e so fin troppo bene che c’è qualcosa che non va...» disse il batterista.
Il cantante sbuffò, roteando gli occhi e alzandoli al cielo. «Andiamo a berci qualcosa per favore e tu smetti di pensare a cose che non hanno nessun tipo di fondamento?»
«Perché non mi vuoi dire cosa c’è?»
«Ancora? Non ti dico cosa c’è perché non c’è niente!» disse Billie Joe, spostando Tré da davanti a lui e riprendendo la marcia. L’amico si affiancò di nuovo e continuò: «Faccio finta di crederci solo perché so che non riuscirò ad estorcerti nemmeno una parola...»
«Ecco, bravo! Adesso possiamo andare? Ho parecchia sete!»

***

Willow era seduta sullo sdraio del suo giardino, un foglio davanti, la sua chitarra appoggiata per terra. Doveva assolutamente trovare l’ispirazione per scrivere qualcosa di decente; lo aveva promesso a Billie e non aveva voglia di fallire. Non sapeva quanto il suo produttore si aspettasse, ma per come la stava trattando, Willow aveva l’impressione che stesse scommettendo molto su di lei. Non poteva deluderlo, non voleva; avrebbe scritto le canzoni che mancavano nel più breve tempo possibile e le avrebbe presentate a Billie Joe.
Nonostante le sue buone intenzioni, dopo un’ora la ragazza era ancora al punto di partenza. Non aveva ispirazione quella sera, il foglio era pieno di cancellature, tutto quello che fino a quel momento aveva scritto non le piaceva. Si lasciò cadere, sdraiandosi e guardando il cielo che piano piano stava diventando scuro. Amava la California, amava Berkeley e le sue sere d’estate, amava l’odore del mare che arrivava fin sotto le sue finestre, amava il chiasso dei ragazzi per strada fino a notte fonda, i falò sulla spiaggia che si concludevano sempre allo stesso modo: tutti sdraiati a pancia all’aria, fumando una sigaretta e bevendo una birra, guardando il cielo coperto di stelle. Amava tutto e non avrebbe cambiato la sua città con nessun’altra al mondo.
Guardò il foglio vicino ai suoi piedi e sbuffò; odiava quello che stava per fare, ma era l’unico modo che aveva per uscire da quella situazione. Si alzò dallo sdraio e andò in cucina; il suo cellulare era appoggiato sul tavolo. Lo guardò per qualche secondo prima di prenderlo in mano e cercare nella rubrica un numero. Portò il telefono vicino all’orecchio e attese tre squilli prima che la persona dall’altra parte rispondesse.
«Willow? Va tutto bene?» La voce di Billie Joe era un misto tra il sorpreso e il preoccupato.
«Billie, scusami per l’ora e scusami per quello che ti sto per chiedere...»
«Non c’è bisogno di scusarsi per niente. Dimmi tutto...»
La ragazza attese qualche secondo, non sapeva come impostare la domanda, temeva di essere giudicata come una buona a nulla. «Senti, tu mi avevi detto che se avevo qualche difficoltà nello scrivere le canzoni avrei potuto chiederti un piccolo aiuto. Ecco, adesso ne avrei tanto bisogno...»
«Non c’è problema Willow. Riesci a passare da me?»
«Certamente. Sempre che io non disturbi...»
«Nessun disturbo, ti aspetto».





Salve a tutte! Sono imperdonabile. Sono sparita per un po', ma in questi giorni l'ispirazione mi ha abbandonato. Non so come sia questo capitolo, a me non piace più di tanto, ma è l'unica cosa che sono riuscita a produrre. Qualche ricordo ha deciso di venirmi a fare visita, avrei preferito rimanesse sepolto in qualche cassetto della mia mente dove lo avevo nascosto, purtroppo quel maledetto si è riaperto da solo, senza che nessuno glielo chiedesse. Quindi se è brutto è solo colpa di quei ricordi. 
Ok, smetto di ammorbarvi. Torno nel mio silenzio ad ascoltare musica. 
Alla prossimo capitolo e grazie per le recensioni che mi lasciate. Sietre meravigliose.
Mon.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Billie chiuse la chiamata e rimase a fissare lo schermo del cellulare che piano piano andava spegnendosi. Alzò lo sguardo solo quando l’immagine del suo sfondo scomparve definitivamente e posò gli occhi sulla tavola della cucina; c’erano i piatti della cena da mettere in lavastoviglie, c’era da pulire la tavola dalle briciole, c’era da controllare che in salotto fosse tutto perfetto. Non voleva fare una brutta impressione su Willow. 
Cominciò a sistemare la casa, poi, quando finì, si mise dietro la tenda del salotto, con le luci spente, per sbirciare il suo cortile di casa e attendere l’arrivo della ragazza. Quando la vide arrivare, velocemente si scostò dal vetro e si diresse alla porta, aspettò che lei suonasse, attese qualche secondo e poi aprì. La ragazza sorrideva, tesa.
«Ciao Willow!» disse Billie, spostandosi da davanti alla porta.
«Ciao. Scusa l’ora e scusa anche per la richiesta, ma l’ispirazione per scrivere canzoni in questi giorni l’ho lasciata scappare...» disse, rimanendo sulla soglia della porta.
«Ti ho già detto di non scusarti, entra e andiamo in giardino. Vediamo cosa riusciamo a fare...» rispose, sorridendo.
Willow entrò e Billie richiuse la porta. La ragazza aspettò che fosse lui a guidarla verso il giardino; appena entrati dalla porta d’ingresso, sulla sinistra si trovava un arco che immetteva in un grande salotto. Al centro c’era posto un divano in pelle, al suo fianco, a fare angolo, c’era una poltrona dello stesso materiale. Davanti al divano c’era un grande mobile, dove sopra c’era appoggiato un televisore al plasma, e numerosi scaffali dove si trovavano libri, vecchi dischi e alcune foto. All’interno della sala c’era anche un tavolo in legno, posto vicino alla finestra che dava sul giardino. La ragazza seguì Billie Joe verso la porta che conduceva verso la cucina; lì c’era una tavola con sei sedie, e il piano cottura faceva angolo, prolungandosi in un bancone, vicino ad esso c’erano due sedie più alte, quelle che solitamente si trovano nei bar.
Willow seguì Billie Joe attraverso una porta finestra che immetteva sul giardino; era molto grande, c’era un enorme tavolo di legno, un gazebo con sotto un tavolo e due panchine e la piscina. Sul bordo si trovavano tre sdrai aperti. Billie si passò una mano tra i capelli e disse: «Non ho fatto in tempo a mettere via gli sdrai, due giorni fa sono passati i miei figli e non ho ancora avuto il tempo di sistemarli...»
La ragazza alzò le spalle. «Ti preoccupi per tre sdrai? Smettila dai. Sono io quella che disturba al momento, tu stavi sicuramente facendo altro e io ti sono venuta a rompere le scatole!»
«A dire la verità non stavo facendo niente quando mi hai telefonato. Mangiavo una triste cena a base di bistecca di tacchino e insalata tutto da solo. Anzi, ti devo ringraziare così non passo la serata a guardare la televisione...»
Willow sorrise; dentro di sé si insinuò, però, una domanda. Era quasi sicura che Billie Joe fosse sposato e non riusciva a spiegarsi perché fosse solo e le avesse detto che i suoi figli erano andati a trovarlo. Si rispose da sola nel giro di pochissimi istanti: probabilmente il suo matrimonio era finito. Si sedettero sotto il gazebo, uno di fronte all’altro e Billie guardò dritto negli occhi Willow; lei sostenne lo sguardo, sorridendo leggermente. «Da dove cominciamo?» chiese il ragazzo dai capelli corvini.
La risposta della ragazza non fu un’affermazione, bensì una domanda. «Da questa?» disse, allungando il foglio tutto pieno di cancellature che poco prima, a casa sua, aveva tentato di riempire con parole che avessero senso all’interno di una canzone.
«Sai già più o meno quali sono gli accordi?»
Willow imbracciò la sua chitarra e accennò qualche nota a Billie Joe, lui rimase in ascolto attentamente. «Si, non è niente male. Passami la chitarra che provo una cosa...» disse il ragazzo.
Lei ubbidì, allungò la sua chitarra a Billie e, mentre il ragazzo la afferrava, notò che al dito anulare della sua mano sinistra non c’era nessun anello. Aveva avuto l’intuizione giusta.
La serata passò via liscia; Willow e Billie Joe riuscirono a concludere la canzone in meno di due ore. La ragazza si lasciò poi scivolare leggermente sullo schienale della panchina e fissò il suo produttore negli occhi. «Grazie...»
Billie Joe sorrise. «Non mi devi ringraziare. Quando ti guardo impegnarti in quello che fai e farlo con tanta passione mi si gonfia il cuore di gioia. Mi fa piacere aiutarti, si vede che ci tieni molto a quello che stai facendo.»
Willow annuì. «La musica è la mia vita, come potrei non metterci impegno ora che ho questa stupenda possibilità?»
Billie Joe sorrise. «Guarda come ti brillano gli occhi quando dici queste cose...»
La ragazza si sentì arrossire, si sedette meglio sulla panchina e guardò l’orologio che portava al polso. «Forse è il caso che io vada verso casa...»
«Vuoi che ti accompagno?»
«Grazie, ma ho la macchina parcheggiata poco lontano...»
Billie Joe annuì e accompagnò Willow alla porta; i due si salutarono, dandosi appuntamento allo studio di registrazione il giorno seguente. Proprio mentre la ragazza stava per uscire, il cantante disse: «Hai ancora bisogno per le canzoni?»
«Penso di si, perdonami...»
«Ho detto di smetterla Willow! Facciamo così, domani dopo il lavoro andiamo a mangiare qualcosa insieme e poi ci rimettiamo a scrivere. Cosa ne dici?»
La ragazza annuì. «Va bene. Grazie ancora...»
Billie sbuffò e roteò gli occhi. «Se me lo ripeti ancora smetto di darti una mano...»
Willow si portò una mano vicino alla bocca, fece segno di chiudersela con la zip e di buttare via la chiave. Billie rise. 





Ariecchime!
Pensavate succedesse di più tra di due, vero? Dite la verità? :D E invece no. :) 
Come sempre ringrazio tutte quelle che seguono la storia, siete in tante, io non me lo aspettavo davvero. Grazie, grazie, grazie infinite! 
Torno nel mio silenzio, sommersa da fazzoletti (solo io posso avere il raffreddore in luglio!!), ad ascoltare musica. Oggi sono in modalità Green Day/All Time Low. 
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Willow finì di raccogliere le sue cose e uscì dalla sala di registrazione; andò nell’ufficio di James e Patty per salutarli e lì trovò Billie ad aspettarla. 
«Sei pronta?»
«Prontissima!» rispose la ragazza, mettendosi sull’attenti e sorridendo.
Billie fece altrettanto, i due salutarono James e Patty e si incamminarono verso l’uscita. Presero l’ascensore e Billie fissò Willow mentre cercava qualcosa nella sua borsa. «Dove vuoi andare a mangiare?» La ragazza alzò di colpo la testa e lo guardò. «Non ne ho idea, pensavo che ci avessi pensato tu...»
«Io pensavo di lasciare decidere a te...»
«Che responsabilità! Però se mi dai la possibilità di decidere io vado dritta sul mio piatto preferito...»
«Sarebbe?»
«La pizza! Possibilmente fatta da italiani!»
«C’è un buonissimo ristorante italiano poco lontano da qui!»
«Lo so! Anche io vivo a Berkeley!»
Billie Joe alzò le mani in segno di resa. «Ti chiedo scusa!» disse, sorridendo.
I due arrivarono in poco tempo presso il ristorante italiano, entrarono; c’erano due sale: nella prima, appena entrati, sulle pareti erano dipinti due dei simboli dell’Italia nel mondo, il Colosseo e l’Etna. Ai muri erano appesi alcuni quadri di vecchi attori italiani e scaffali di legno con sopra souvenir provenienti probabilmente dal Bel Paese. Nella seconda sala alle pareti erano disegnati un bellissimo mare blu con un sole che, caldo, splendeva nel cielo e come contrasto, dalla parte opposta della stanza, erano disegnate le montagne innevate. Anche lì scaffali di legno reggevano souvenir e su uno di questi era posta anche una vecchia radio che trasmetteva tipiche canzoni italiane. L’atmosfera era suggestiva, Billie e Willow si accomodarono e ordinarono la pizza.
«Sei mai stata in Italia?» chiese il ragazzo, dopo un po’.
«No, purtroppo mai. Tu si, invece...»
«Diverse volte. Ti posso assicurare che la pizza là è qualcosa di straordinario...»
Willow si morse un labbro. «Non infierire, ti prego...»
Billie Joe rise. «Ci andrai anche tu, promesso!»
«Si, e quando?»
«Quando sarà uscito il tuo disco e farai il tour mondiale con noi...»
Willow stava bevendo un sorso d’acqua dal suo bicchiere e cominciò a tossire; prese il tovagliolo e si pulì la bocca, cercò di respirare, poi si asciugò le lacrime che avevano cominciato a rigargli le guance. Billie Joe la guardava divertito.
«Tutto bene Willow?»
«No, per niente...» rispose la ragazza, con un filo di voce, ricominciando a tossire.
Solo quando si fu completamente ripresa trovò il coraggio di farsi ripetere quello che Billie aveva detto precedentemente. Temeva di averlo solo sognato.
«No, è tutto vero. Pensavo di finire il disco nel più breve tempo possibile, farti fare qualche esibizione in qualche locale qui intorno, mentre il tuo primo singolo uscirà nelle radio e poi verrai con noi in tour. Credo che tu sappia che abbiamo un nuovo disco in uscita tra un paio di mesi...»
«Si, lo so. Infatti mi chiedo dove tu trovi il tempo da dedicarmi con tutte le cose che avrai sicuramente da fare...»
«Trovo il tempo di fare tutto, non ti preoccupare per me. Piuttosto, cosa ne dici del mio piano?»
Sul viso di Willow si stampò un enorme sorriso; Billie Joe non poté fare a meno di notare il lampo di felicità che apparve negli occhi verdi della ragazza. Rimase a fissare il suo sorriso, una delle cose che gli piacevano di più di lei. Lo aveva capito subito; i sorrisi più belli sono quelli che arrivano dopo anni di sofferenza, dopo anni in cui quella leggera increspatura delle labbra verso l’alto fatica a disegnarsi sul viso. Era quello che era successo a lui, era probabilmente quello che era successo anche a Willow. Lei non gliene aveva parlato, ma lui lo sentiva; le persone che hanno un passato simile, alla fine, finiscono sempre per incontrarsi, è il destino che lo vuole.
Billie Joe si riscosse da quei pensieri quando sentì la ragazza che aveva di fronte parlare. «Direi che il tuo piano è stupendo. Non so però se sono pronta ad affrontare una cosa simile. Ce la faremo a finire il disco? Ce la farò ad affrontare un vero e proprio concerto? Ce la farò ad affrontare il pubblico europeo? Voi riempite sempre gli stadi, cosa ci sto a fare io in un posto pieno di gente? Cosa...»
Willow non era riuscita a finire quello che stava per dire perché Billie Joe si era alzato dalla sedia e le aveva messo una mano davanti alla bocca. «Basta così...» disse.
Solo quando la ragazza fece un profondo respiro Billie tolse la mano. «Scusa...» mormorò Willow.
«Tranquilla. Va tutto bene. Cerca solo di stare calma, insieme riusciamo a fare tutto...»
«Ma io ti porto via del tempo che tu dovresti dedicare al tuo gruppo!»
«Willow, ho detto che non c’è nessun problema! Non ti preoccupare per me! Adesso mangiamo la nostra pizza e poi andiamo a scrivere le canzoni. Vedrai che andrà tutto bene!»
La ragazza annuì e fissò Billie Joe mentre prendeva il coltello e cominciava a tagliare la sua pizza. Vederlo così sereno, nonostante tutto quello che c’era da fare, tranquillizzò anche lei. Prese le sue posate e si concentrò sul suo piatto.




Eccomi qui!
Non ho molto da dire oggi a parte che oggi ho cominciato male la giornata con il vicino di casa che usava il martello alle 7.30 di mattina. Già avevo dormito poco e male (maledetta zanzara, almeno portami le analisi del sangue!!) e quindi mi sono alzata con la luna storta, e mi limito a questo, non voglio dire di peggio. In più ho mal di schiena, sembro una vecchietta di 80 anni. Ma a voi tutto questo interessa? Penso proprio di no.
Quindi, direi che ho finito il mio inutile sproloquio e torno nel mio silenzio. 
P.S. Ieri sera al cinema ho visto il concerto dei Doors ad Hollywood Bowl del 1968. Awww ho sclerato di brutto. Quanto era bravo Jim, la sua voce, lui, la musica dei Doors. Va beh, vado ad ascoltarmi uno dei loro dischi, imprecando per non essere vissuta in quel periodo. 
Per oggi sparisco davvero.
Alla prossima
.
Mon.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Billie Joe aprì la porta di casa sua, entrò e fece accomodare anche Willow; la ragazza attese che fosse il suo produttore a decidere dove si sarebbero seduti quella sera per lavorare. Il ragazzo puntò dritto sulla cucina, dove disse a Willow di accomodarsi, aprì il frigorifero e ne estrasse una caraffa di thè freddo. «Posso offrirti solo questo oggi...» disse. Prese due bicchieri e li appoggiò sul tavolo. 
«Va fin troppo bene Billie. Anzi, non dovresti nemmeno, io ti disturbo sempre mentre tu dovresti essere impegnato a fare altro...»
«Ancora con questa storia Willow? Ho detto di smetterla, come te lo posso far capire?. Mi fa piacere darti una mano, il tempo che mi porti via è speso bene...»
La ragazza sorrise, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Billie; lui ricambiò il sorriso, sostenendo lo sguardo di Willow. Quella situazione durò solamente un paio di secondi, perché la ragazza abbassò nuovamente gli occhi, prese la caraffa e si versò un po’ di thè nel bicchiere.
«Hai qualche idea per la prossima canzone?» chiese Billie, sistemandosi meglio sulla sedia e congiungendo le mani.
«Ho buttato giù due cose veloci. Oggi sarà molto più dura di ieri...» rispose Willow sospirando.
«Ma noi non ci facciamo abbattere, vero?»
La ragazza annuì, scarabocchiando qualcosa sul foglio che aveva davanti e sorridendo leggermente.
Lavorarono intensamente per circa un’ora; Billie Joe fissava Willow mentre scriveva le parole sul foglio di carta, aggiungendo accanto ad ogni verso gli accordi che doveva usare. La guardava mentre provava ogni singola nota, arrabbiandosi se non le piaceva nel contesto della canzone, cancellando con forza l’accordo scritto sul foglio per sostituirlo con quello che secondo lei era migliore. A Billie piaceva la passione che lei metteva in tutto quello che faceva; capiva che aveva aspettato troppo tempo e adesso, che il suo sogno si stava realizzando, voleva portarlo a termine nel migliore dei modi.
Rilesse ad alta voce l’ultima strofa che aveva scritto sul foglio e poi alzò lo sguardo verso Billie. «Non ho idea di come continuarla...»
«Avanti Willow, lo so che puoi farcela!»
«Solo se tu hai un lampo di genio!»
Billie Joe sorrise, guardandola mentre si passava le mani sul viso; gliene prese una e la appoggiò delicatamente sul tavolo, costringendo la ragazza a guardarlo.
«Willow, tu non hai capito una cosa. Il lavoro lo stai facendo praticamente tutto tu. Io sono qui ad ascoltarti e ad annuire o a storcere il naso se qualcosa non va, ma mi limito a quello. Quante cose sono uscite dalla mia bocca da quando siamo qui seduti?»
La ragazza fissò Billie Joe, pensierosa. «Mi hai dato una mano...»
«No Willow, hai fatto tutto tu...»
I due si fissarono ancora, la ragazza non sapeva cosa aggiungere. Il momento fu interrotto dal suono del suo cellulare e Willow sussultò leggermente sulla sedia. Guardò il display e si portò una mano davanti alla bocca, rendendosi conto immediatamente di quello che era successo. Sullo schermo, infatti, lampeggiava il nome di Ryan. Rispose.
«Ciao...» disse debolmente.
«Dove sei finita?» chiese il fidanzato con voce spazientita, dall’altra parte del telefono.
«Ryan perdonami. Mi son dimenticata del nostro appuntamento...»
Willow vide Billie sgranare gli occhi, abbassare lo sguardo e sistemarsi meglio sulla sedia. Tornò a concentrarsi immediatamente sulla telefonata quando sentì Ryan parlare con voce alterata.
«Ti sei dimenticata?»
«Scusami, lo so, sono imperdonabile!»
«Dove sei adesso?»
Willow spostò nuovamente gli occhi su Billie, lui aveva ancora lo sguardo basso. Esitò qualche istante prima di rispondere poi disse: «Al lavoro...»
«Ancora?»
«Io e Billie dovevamo assolutamente finire una cosa...»
«Tu e Billie... ho capito. Ci vediamo un’altra volta, giusto?»
«Ti prego Ryan, cerca di capirmi. Oggi proprio non posso!»
«Mi sforzo di capirti, ma non ci riesco. Comunque va bene, ci vediamo un’altra volta. Fammi un fischio quando sarai libera!»
«Ryan...» Willow provò a protestare, ma non riuscì a finire la sua frase, perché il fidanzato chiuse la telefonata.
La ragazza fissò il telefono e l’immagine dello sfondo che piano piano andava sparendo. Alzò la testa e incontrò gli occhi di Billie. «Cosa è successo?» chiese il ragazzo.
«Io e Ryan avevamo un apputamento, mi sono dimenticata...»
«Willow, devi assolutamente andare. Qui finiamo domani, non ti preoccupare...»
«No, fa lo stesso. Voglio finire la canzone...»
«Willow, sul serio. Vai dal tuo fidanzato e non ti preoccupare. Abbiamo tempo...»
«Billie, va bene così!» rispose la ragazza, guardando gli occhi verdi del cantante.





Eccomi qui!
Posto il capitolo in orario un po' diverso dal solito. Era già pronto stamattina, aspettavo il solito orario per pubblicare, ma sono stata occupata con i cuginetti tutto il pomeriggio. Inutile dire che sono abbastanza a pezzi, però volevo pubblicarvi il capitolo lo stesso.
Domanda. Da uno a 10 quanto odiate Ryan? Io penso 12!
Va beh, niente. Torno nel mio relax con un po' di buona musica in sottofondo. 
Alla prossima.
Mon.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Billie stava pizzicando le corde della chitarra acustica seduto sullo sgabello nel suo studio di registrazione. Stava aspettando Willow ed era estremamente in anticipo quella mattina; non era quasi riuscito a dormire la notte precedente, non vedeva l’ora di dare una bellissima notizia alla ragazza. Ad ogni minimo rumore che sentiva, alzava la testa per vedere se la porta dello studio si apriva e quando, finalmente, vide Willow varcare la soglia della sala, appoggiò la chitarra e le andò incontro. La ragazza gli sorrise, Billie Joe fece altrettanto.
«Willow, siediti...»
La ragazza alzò un sopracciglio. «Perché?»
«Ti devo dare una bellissima notizia...»
«Sarebbe?»
Il ragazzo dai capelli corvini prese per mano Willow e la accompagnò sul divano; lei si accomodò al suo fianco e lo guardò. Riusciva a leggere la felicità nei suoi occhi, ma non riusciva a capire come mai lei ne fosse la fonte. Billie Joe le tenne stretto la mano, si avvicinò leggermente a lei e si sistemò meglio sul divano. Sorrise e la fissò negli occhi. Lei aspettò che lui parlasse, ma quando si accorse che ciò non sarebbe accaduto, provò a spronarlo: «Allora, cosa mi devi dire?»
Il ragazzo scrollò leggermente la testa, sciolse la presa sulla mano di Willow e disse: «Sono riuscito ad ottenere per te una serata al Bears Pub...»
La ragazza dai capelli rossi si portò le mani vicino alla bocca per soffocare l’urlo che le stava per uscire; guardò Billie negli occhi e poi l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di gettare le braccia al collo del suo produttore e cominciare a ringraziarlo. Billie Joe la strinse a sé, felice di vederla così contenta, e chiuse gli occhi facendo un profondo respiro; i capelli di Willow sapevano di camomilla. La tenne stretta a sé fino a che fu la ragazza ad allontanarsi; lo fissò con gli occhi lucidi e disse: «Il Bears Pub è uno dei locali più importanti di Berkeley...»
«L’ho scelto per quello. Così puoi cominciare a farti conoscere un po’...»
Willow non riusciva a smettere di sorridere e Billie nemmeno; la ragazza aveva un sorriso contagioso. «Verrai anche tu, vero?»
«Certo, mica posso perdermi la tua prima esibizione...»
«Non so come ringraziarti...»
«Non farlo...»

***

La serata era arrivata troppo in fretta per i gusti di Willow; non si sentiva pronta. Sapeva che il Bears Pub non era un locale molto grande, ma a vederla ci sarebbero state sicuramente più di un centinaio di persone.
Il locale era formato da un’unica grande sala, il pavimento era grigio, in fondo si stagliava il palco, non troppo grande, ma capace di contenere tutti gli strumenti di una band. Sul lato destro c’era il bancone del bar e alcune sedie, sul lato sinistro invece c’erano i tavolini, il centro era libero per permettere alla gente di assistere ai concerti di band, più o meno famose, che spesso si tenevano in quel locale. Anche a Willow era capitato diverse volte di ritrovarsi in quel pub, la sera, semplicemente per bersi una birra e ascoltare musica dal vivo; l’atmosfera le piaceva, era amichevole, tutti sembravano conoscersi da tempo, anche se si erano incontrati per la prima volta solo dieci minuti prima. Era bello condividere in compagnia la propria passione per la musica sorseggiando un bicchiere di birra fresco, seduti al bancone del bar.
Ora Willow stava dall’altra parte; quella sera altre persone avrebbero fatto quello che era solita fare lei, mentre lei si esibiva sul palco. A quel pensiero il cuore le prese a battere forte. Billie la precedeva e lei, d’istinto, si avvicinò a lui e gli prese la mano. Il ragazzo si girò, guardandola quasi incredulo. «Non credo di potercela fare...»
Billie sorrise e la tirò a sé, stringendola forte. «È normale. Anche a me succedeva e succede ancora quando salgo su un palco. Non ci farai mai l’abitudine, ricordatelo...»
«Non sei incoraggiante...»
Il ragazzo sorrise. «Ti sto solo dicendo la verità!» rispose.
Il proprietario del locale si avvicinò ai due; era un signore di circa cinquant’anni e sembrava conoscere Billie Joe visto il tono di voce che aveva usato per salutarlo e per scambiarsi i convenevoli di rito. Il proprietario si rivolse poi alla ragazza, tendendogli la mano. «Piacere sono Cal. Tu devi essere Willow, vero? Billie mi ha parlato parecchio di te...»
La ragazza tese la mano a Cal e gliela strinse. «La ringrazio per darmi questa possibilità.»
«Dammi del tu. Ti ho vista qua in giro ogni tanto...»
Willow annuì, accennando ad un sorriso. «Vieni, sistema le cose sul palco, in modo che quando apro il locale sia tutto già pronto...» disse Cal, precedendo la ragazza e Billie Joe sul palco.
Il proprietario del locale si allontanò; Willow e il suo produttore rimasero soli. La ragazza aveva cominciato a tirare fuori la sua chitarra dalla custodia e aveva cominciato ad attaccare i fili agli amplificatori. Si sistemò il microfono, provandolo, sotto lo sguardo vigile di Billie Joe.
«Io sarò in fondo al locale insieme a Mike e a Tré. Mi raccomando, non deludermi...»
«Ci proverò...» rispose, mesta, la ragazza.
Billie mise una mano sotto il mento di Willow e la costrinse a guardarlo negli occhi. «Ce la farai, ne sono sicuro...»





Eccomi qui!! Con poco da aggiungere, perché in questi giorni non ho avuto molto da fare, non mi sono successe cose interessanti, a parte il fatto che sto leggendo un bellissimo libro sui Green Day. Magari voi l'avete già letto, se non lo avete fatto ve lo consiglio con tutto il cuore. Si chiama semplicemente "Uno, Dos, Tré" ed è di Emanuele Binelli Mantelli. E' la storia dei nostri tre nani preferiti, raccontata anche attraverso alcuni dei testi più importanti. Parte dal 1039/Smoothed Out Slappy Hours fino alla trilogia. Lo sto divorando. Seriamente, è una lettura che consiglio a tutti. 
Detto ciò, mi dileguo, torno nel mio silenzio, a leggere il libro, con nelle orecchie la loro musica ovviamente.
Alla prossima. 
Mon. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Cal arrivò dietro le quinte del locale, si guardò intorno e vide Willow seduta su uno sgabello, la sua chitarra stretta tra le mani, le dita poggiate sulle corde. Stava provando, silenziosamente, le ultime cose prima di salire sul palco.
«È ora di andare...» disse.
La ragazza sussultò e si drizzò in piedi; fece due respiri profondi per calmarsi e poi annuì. Seguì Cal fino ai piedi del palco poi lui le disse di attendere, salì e la presentò. Quando Willow sentì il suo nome, capì che era ora di andare. Si appellò a tutte le forze che aveva e mise piede sul primo gradino della scaletta che portava sul palco. Ce ne erano solo quattro, ma a lei sembrò un percorso infinito. Quando arrivò sul palco e guardò la gente sotto, dovette respirare profondamente per calmarsi e riuscire a proseguire fino al centro. Poggiò gli occhi sulla sua chitarra, sistemò il microfono e poi salutò. Si rese conto di avere la voce leggermente rotta dall’emozione quindi cercò di schiarirla, inghiottì e poggiò le dita sulle corde della sua chitarra. Era sicura che, una volta cominciato a suonare, ci sarebbero stati solo lei e la sua migliore amica. Decise di non indugiare più; passò il plettro sulle corde e cominciò a suonare la prima canzone. Lei e Billie avevano deciso che Willow avrebbe cominciato con Black Hole e poi di seguito la ragazza avrebbe eseguito quelle canzoni che stavano provando in quei giorni in studio. L’ultima, quella che avrebbe chiuso l’esibizione di Willow, sarebbe stata Touch Me, la cover dei Doors.
La ragazza attaccò e, come aveva immaginato, le persone che la stavano ascoltando sotto il palco scomparvero improvvisamente. C’erano solo lei, la musica e quel sogno che si stava realizzando.

***

Billie Joe raggiunse il fondo del locale; si guardò intorno e vide Mike vicino al bancone, intento ad ordinare una birra. Lo raggiunse e lo salutò; l’amico gli fece l’occhiolino, pagò e disse: «Vuoi qualcosa?»
«No, per ora sono a posto così. Magari dopo prendo un analcolico. Adesso non mi va nulla...»
«Sei agitato?»
«Un po’, ma so che Willow può farcela benissimo. Dov’è Trè?»
«Mi ha mandato un messaggio e mi ha detto che sta arrivando...»
Billie Joe annuì e si spostò al centro del locale. Davanti al palco c’erano già parecchie persone, alcune chiacchieravano tra loro, altre si guardavano intorno aspettando un amico, altre erano concentrate sullo schermo del cellulare, probabilmente attente ad inviare un messaggio. Billie Joe incrociò le braccia sul petto, guardandosi intorno, Mike sorseggiava la sua birra in silenzio.
Dopo un po’ fu il cantante a parlare. «Credo che stasera venga anche il fidanzato di Willow...»
«La ragazzina è impegnata?»
«Pare di si. Se non ho visto male sul suo cellulare c’è la foto di un biondo con gli occhi chiari...»
«Billie, le hai sbirciato il telefono?»
Il ragazzo si girò verso l’amico con un’espressione quasi arrabbiata. «Come ti vengono certe idee? Certo che no! Era appoggiato sul tavolo e si è illuminato lo schermo!»
«Scusa, chiedevo...»
I due rimasero in silenzio fino a che non sentirono mani appoggiarsi sulle loro spalle; tra di loro sbucò la testa di Tré. «Allora? Dov’è il nuovo fenomeno della musica mondiale?» chiese.
Mike rise. Billie Joe non guardò gli amici, continuò a fissare il palco. «Alle 9 comincia...»
«Mike, ma tu l’hai sentita cantare?» chiese Tré.
L’amico scosse la testa. «Allora preparati alla sorpresa!» continuò il batterista.
Gli amici rimasero a parlare dell’imminente uscita del disco e del tour fino a che non videro Cal salire sul palco e annunciare l’esibizione di Willow. Si zittirono.
Billie Joe la guardò salire e la sentì salutare; percepì tutta l’emozione nella sua voce, sorrise, mentre un leggero brivido gli correva lungo la schiena. Scosse il capo, cercando di concentrarsi sulle note che uscivano dalla chitarra di Willow e sulla voce della ragazza. Non era facile. Girò lo sguardo su Mike e su Tré; il batterista muoveva la testa a ritmo di musica, Mike aveva gli occhi fissi sul palco, quasi non batteva ciglio. Billie Joe si avvicinò al suo orecchio e disse: «Cosa ti avevo detto?»
L’amico abbassò gli occhi e guardò il cantante. «Mamma mia Billie, dove l’hai trovata?»
Il ragazzo alzò le spalle. «Penso che il destino abbia voluto che la incontrassi...»
Mike alzò un sopracciglio. Billie si accorse della reazione dell’amico e si affrettò a dire: «Voglio dire, il destino l’ha portata alla mia casa discografica.»
Il cantante appoggiò nuovamente gli occhi sul palco e non li spostò più fino alla fine dell’esibizione.
Quando Willow concluse, scese, prese la sua chitarra e si diresse verso il bancone del bar. Billie Joe, Mike e Tré la seguirono con lo sguardo e la videro dare un bacio ad un ragazzo alto, biondo, occhi chiari e con il fisico scolpito.
Billie inghiottì rumorosamente.
«È quello il suo fidanzato? Sai che potrebbe metterci ko tutti e tre solo toccandoci per farsi spazio?» disse Mike. 




Eccomi qui!! A grande richiesta e come promesso a qualcuno ecco il nuovo capitolo della storia. 
Cosa posso aggiungere? Niente, semplicemente che vi ringrazio per tutti i complimenti che mi fate, per le recensioni che mi lasciate e anche solo per avere la pazienza di seguire la mia storia, per essere arrivati fino a qui insomma.
Grazie davvero, nulla da aggiungere, oggi è stata una giornata pressoche normale, quindi mi dileguo, vado a vedere se c'è qualcosa di decente che passa in tv.
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Willow entrò nello studio di registrazione il giorno seguente, con l’aria sognante; non vedeva l’ora di parlare della sua esibizione con Billie Joe. La sera prima non c’era, infatti, riuscita. Quando era scesa dal palco si era diretta immediatamente da Ryan, felice di vederlo alla sua prima esibizione dal vivo, poi aveva cercato Billie, sicura che fosse tra la folla. Aveva invece trovato solo Tré, in compagnia di Mike. Il batterista aveva fatto tutte le dovute presentazioni poi quando lei le aveva chiesto dov’era il suo produttore, Tré aveva farfugliato qualcosa, spalleggiato dal bassista. Da quello che lei era riuscita a capire, Billie Joe aveva avuto un contrattempo improvviso , ma nessuno dei due le aveva spiegato di che tipo di contrattempo si trattasse. 
«Complimenti Willow, sei bravissima!» disse Mike, immediatamente dopo.
La ragazza sorrise, abbassando lo sguardo e arrossendo. «Grazie. Sentirselo dire da voi mi rende felicissima...»
«Lei veniva hai nostri concerti...» disse Tré, rivolto a Mike, per spiegare il perché della frase appena pronunciata da Willow.
«Adesso verrai in tour con noi...» sorrise Mike.
«Così ha detto Billie Joe. Non so se sono pronta...»
«Te la caverai benissimo!» disse il batterista, per poi continuare: «Adesso noi andiamo...»
I due amici salutarono Willow, poi Tré prese per un braccio Mike e lo condusse fuori dal locale. La ragazza rimase a fissarli mentre si allontanavano, chiedendosi il perché di quel comportamento strano e chiedendosi dove era finito Billie Joe. Avrebbe voluto ringraziarlo, avrebbe voluto abbracciarlo, avrebbe voluto condividere la sua felicità con lui per una serata così ben riuscita. Abbassò lo sguardo e si girò verso il bancone; Ryan stava finendo di bere la sua birra. Rimase a guardarlo per qualche secondo; non era riuscita a capire se lui fosse contento oppure no per quello che lei aveva appena fatto, non aveva visto felicità nei suoi occhi, non aveva sentito entusiasmo nella sua voce. Sapeva che quelle sensazioni sarebbero state ricambiate solamente da Billie, ma lui in quel momento non c’era e lei sarebbe dovuta tornare da Ryan e comportarsi come se nulla fosse successo, come se lei non avesse fatto quell’esibizione. Non avrebbe potuto esprimere tutta la sua gioia, non avrebbe potuto condividere quelle emozioni che le stavano facendo battere il cuore a mille. Si diresse verso il bancone e si sedette vicino a Ryan, sorridendogli e chiedendogli come era andata la sua giornata al lavoro.

***

Mike e Tré erano saliti sulla macchina del bassista con un’unica destinazione: casa di Billie. Sapevano che era là, a loro aveva detto la verità, ma aveva fatto giurare agli amici di non dire nulla con Willow, di inventarsi qualsiasi scusa con la ragazza per giustificare la sua sparizione. Loro, adesso, volevano capire quale era il motivo, anche se ormai entrambi lo sospettavano. Parcheggiarono la macchina poco distante dalla casa del loro amico e si diressero verso la porta a passo spedito. Tré si attaccò al campanello, staccando il dito solo quando Billie aprì. «Sapevo che sareste passati...» disse il cantante, senza nemmeno salutarli.
Tré entrò di forza in casa, spostando l’amico da davanti alla porta, Mike lo seguì. Billie la richiuse e andò con i due amici in salotto. Non li trovò seduti sul divano, come erano soliti fare quando lo andavano a trovare; li vide in piedi, braccia incrociate sul petto, sguardo fisso su di lui.
«Allora? Cosa ci devi dire?»
«Se siete qua è perché lo avete capito...» rispose il ragazzo dai capelli corvini, passando di fianco ai due amici. Loro si girarono, seguendo Billie Joe con lo sguardo.
«Allora avevo ragione quando ti dicevo che qualcosa non andava...» disse Tré.
Il cantante non rispose.
«Billie, sei innamorato di Willow?» chiese direttamente Mike, senza fare troppi giri di parole.
«Si...» rispose, semplicemente, il cantante, buttandosi a peso morto sul divano e affondando il viso nel cuscino.
Mike e Tré si guardarono; aspettavano quella risposta, ma non erano pronti a sentirla direttamente dalla voce del loro amico. Si avvicinarono a lui e Mike disse: «Billie, lei è fidanzata...»
«Lo so fin troppo bene!» ringhiò l‘amico con la voce soffocata dal cuscino.
«Ed è anche un fidanzato di dimensioni abbastanza grosse...» continuò Tré, cercando di fare il simpatico e di stemperare un po’ l’atmosfera che si era creata. Il risultato che riuscì ad ottenere fu un altro ringhio soffocato di Billie. «L’ho visto anche io!»
L’amico poi alzò la testa e guardò Tré e Mike, si mise a sedere sul divano e incrociò le gambe. «Mi dite come faccio a competere con uno così?»
Mike si sedette di fianco a lui, Tré invece sull’orlo del divano. «Billie, non penso che tu possa competere. Willow ha la sua vita, Ryan è arrivato molto prima di te...» disse il bassista.
Il cantante annuì; Mike aveva ragione. Non poteva di certo pretendere che una ragazza dell’età di Willow lasciasse il bel fidanzato per mettersi con uno come lui: quarantenne, con due figli, divorziato, basso, senza muscoli e con dei capelli che non avevano mai una forma ben definita.
Billie Joe cominciò a tormentarsi una mano. «Hai ragione Mike, hai perfettamente ragione...»
Tra i tre scese il silenzio; ognuno stava pensando alle conseguenze di quella rivelazione.
«Billie, ricordati solo una cosa. Tu hai la musica che gioca dalla tua parte. Non penso che a Ryan interessi qualcosa di note, chitarre e strumenti vari...» disse Tré.
Sul viso di Billie Joe si stampò un tiepido sorriso.





Salve!! Eccomi qui, di nuovo. Il capitolo era pronto quindi ho preferito postarvelo subito, anche perché tra una cosa e l'altra credo che per i prossimi giorni mi sarà abbastanza difficile mettermi al pc e collegarmi, quindi eccolo qui. 
Spero vi sia piaciuto, finalmente il nano ha ammesso tutto! Anche se solo ai suoi amici, e non alla diretta interessa, ma questi sono dettagli. 
Va bene, niente di più e niente di meno. Mi dileguo, vado a leggere un libro, tanto in tv continua a non esserci niente. 
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


«Billie non c’è stamattina?» chiese la ragazza, guardandosi intorno, dopo essere entrata nello studio di registrazione. 
Ted, l’assistente di Billie, sorrise a Willow e scosse la testa. «Stamattina ha lasciato detto che non viene. Ha un impegno.»
Alla ragazza scomparve il sorriso dal viso. Era dalla sera precedente che voleva parlare della sua esibizione con Billie, che voleva sapere come era andata; era contenta di quello che aveva fatto, era sicura di sé, ma voleva sentirselo dire anche dal suo produttore.
Si girò e guardò Ted; era la prima volta che lavoravano solo lei e l’assistente di Billie. Sapeva che il ragazzo era molto bravo, ma avere Billie Joe al suo fianco le dava un senso di maggiore sicurezza e tranquillità. Sapeva che quel giorno le sarebbe mancato.
Tirò fuori la sua chitarra dalla custodia e si diresse nel piccolo studio, pronta per cominciare.

***

Willow camminava tranquilla sul lungomare di Berkeley, la musica usciva dalle cuffie del suo iPod e lei guardava l’orizzonte colorato di rosso. Un’altra giornata stava volgendo al termine, un’altra giornata che la avvicinava sempre di più alla realizzazione del suo sogno, all’uscita del suo primo cd. Ci stava mettendo l’anima per riuscire a portare a termine quel lavoro nel più breve tempo possibile, aiutata da Billie. Ancora non era riuscita a condividere con lui le sensazioni fantastiche che aveva provato stando su un palco e suonando per la gente sotto di lei. Erano persone a cui piaceva ascoltare musica dal vivo e poco importava se chi suonava era famoso o meno; quella gente l’aveva fatta sentire, per una volta, viva, si era sentita finalmente nel posto giusto. 

For once, for once, for once
I’ve got the feeling that I’m right where I belong.

Erano le parole di una canzone dei fun., un gruppo molto famoso, a Willow piacevano. La canzone si chiamava Why Am I The One e quelle parole erano perfette per descrivere ciò che lei aveva provato stando su quel palco, davanti a quel microfono, insieme alla sua chitarra. Avrebbe voluto dire tutte quelle cose a Billie Joe, ma non era ancora riuscito a vederlo. La sera prima era sparito, quel giorno non si era presentato al lavoro; Willow sapeva che era impegnato con la produzione del suo album con i Green Day, quindi, dopo un primo momento, aveva deciso di non fare caso all’assenza del suo produttore e di lavorare come se lui fosse presente.
Quella sera Willow camminava, senza una meta precisa; Ryan era impegnato in una riunione di lavoro che si sarebbe protratta fino a tardi. Lei aveva deciso di fare una semplice passeggiata per cercare di trovare ispirazione per scrivere qualcosa di nuovo. Tirò fuori il suo iPod dalla tasca dei jeans e decise di ascoltare la canzone dei fun. che le era improvvisamente entrata in testa.
Camminando tranquilla non si accorse di essere capitata nella via dove, qualche sera prima, aveva parcheggiato la macchina per andare a lavorare a casa di Billie Joe. Si fermò. Continuare avrebbe significato arrivare davanti a casa sua. La tentazione immediata fu quella di tornare indietro, qualcosa però la fermò. Lei voleva sapere a tutti i costi cosa pensava il suo produttore dell’esibizione del giorno precedente. Aveva aspettato fino a quel momento, aspettare fino al giorno dopo avrebbe significato rigirarsi nel letto tutta la notte con un solo pensiero in testa, senza riuscire a dormire. Si tolse le cuffie, spense l’iPod e, a passo veloce, arrivò davanti a casa di Billie Joe.
Mise il dito sul campanello, ma esitò qualche istante, temeva di disturbarlo. Fece un respiro profondo e suonò, pentendosi immediatamente di quello che aveva fatto. Pochi istanti dopo sentì la chiave della porta girare nella serratura, abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi. Udì Billie Joe pronunciare il suo nome con una nota di incredulità nella voce. Alzò la testa, rossa in viso. «Scusami, sono pessima! Ti disturbo vero?»
«No, certo che no! Sono solo sorpreso di vederti qui. Va tutto bene?»
Billie Joe si spostò da davanti alla porta, facendola accomodare; Willow si rasserenò un pochino. «Va tutto bene. Stavo facendo una passeggiata e passavo qui davanti per caso. Ho pensato di suonare visto che oggi non eri al lavoro, ma sicuramente ho fatto male. Sarai impegnato...»
Il ragazzo si mise una mano tra i capelli e sorrise a Willow. «No, non sono impegnato, non mi disturbi. È solo strano vederti qui...»
«Se vuoi vado via...» disse la ragazza, indicando la porta di casa, che Billie Joe aveva chiuso poco prima.
«No, no. Resta!» si affrettò a dire il ragazzo.
La fece accomodare in salotto e lei si sedette sul divano. «Cosa ti posso offrire?» chiese Billie.
«Niente. Non ti preoccupare...»
«Aspetta!» rispose il ragazzo, dirigendosi verso la cucina.
Willow si guardò intorno, dando una veloce occhiata all’armadio posto davanti al divano; c’era il televisore al plasma, un sacco di dischi, qualche premio e un paio di foto. Non fece in tempo a guardarle perché Billie Joe tornò con due bicchieri di coca-cola e due piatti di insalata di riso.
«È tutto quello che ho. La governante non mi ha preparato molto altro...»
«Billie, avevo detto che non c’era bisogno!»
«Dai, fai la brava ospite e prendi il tuo piatto!» rispose il ragazzo sorridendo e sedendosi sul divano insieme a Willow.
La ragazza ringraziò il suo produttore e prese il piatto. I due mangiarono qualche forchettata in silenzio poi fu Willow a parlare. «Un motivo del perché ho suonato alla tua porta a dire la verità c’è...» disse.
Billie bevve un sorso di coca-cola e annuì. «Ieri sera sei sparito, volevo sapere come era andata la mia esibizione. Non c’era nessuno a dirmelo...»
«Ryan non ti ha detto niente?»
Willow alzò un sopracciglio e guadò negli occhi Billie Joe. Lui sostenne lo sguardo fino a che la ragazza non scosse la testa e la abbassò, poggiando gli occhi verdi sul piatto.
«A Ryan non piace quello che fai?» chiese.
La ragazza alzò nuovamente la testa. «Diciamo che non è così entusiasta del mio lavoro...»
Billie la guardò mentre giocava con la forchetta e un chicco di riso. L’unica cosa che riuscì a pensare era che forse Tré non aveva avuto tutti i torti la sera precedente. Scosse il capo e disse: «Sappi che sei stata bravissima. Per essere la prima volta in un luogo come il Bears Pub sei stata fantastica!»
Era quello che Willow aspettava di sentirsi dire da una giornata intera; era bello sapere che la sua felicità era condivisa con qualcuno. Guardò negli occhi Billie e sorrise. «Sapevo di non essere andata male, ma sentirlo dire da te è molto più bello...»
«Sappi che sono orgoglioso di quello che stai facendo...»
Willow si portò le mani davanti alla bocca per soffocare un urlo di gioia; l’unica cosa che fece fu gettarsi tra le braccia di Billie per abbracciarlo. Il cantante rise, stringendo a sé la ragazza.




Salve!!
Eccomi qui con un nuovo capitolo. Vi ho fatto aspettare un po', vi chiedo scusa, ma ho avuto giornate davvero piene. Appena ho avuto un po' di tempo ho cercato di buttare giù qualcosa, ma questo capitolo è stato durissimo. L'ho scritto una prima volta, ne ho cancellato una parte perché non mi piaceva, l'ho riscritto e continuava a non piacermi. Insomma, per scriverlo ho sudato sette camicie (ed è proprio il caso di dirlo visto i 40 gradi che c'erano oggi fuori da casa mia! Ma io amo il caldo e non mi lamenterò!).
Comunque, oggi è il 6 agosto, ciò significa, 2 mesi esatti fa, a quest'ora, ero all'Unipol Arena di Bologna a vedere i nostri nani preferiti. E adesso, con il morale sotto i tacchi, vado ad ascoltarli. Quanto mi mancano.
Al prossimo capitolo.
Mon. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Il cellulare di Willow squillò sul comodino; lei si rigirò nel letto, passandosi le mani sugli occhi, e allungò la mano per prendere il telefono. La sua suoneria l’aveva svegliata, non guardò nemmeno chi la stava chiamando, rispose con la voce impastata dal sonno. Riconobbe immediatamente la voce dall’altra parte del telefono; si mise a sedere sul letto e si passò una mano tra i capelli. 
«Ti disturbo vero?» chiese Billie Joe.
«No, tranquillo...» rispose Willow.
«Dalla voce che hai si direbbe il contrario. Stavi dormendo?»
La ragazza rimase indecisa su cosa dire, poi confessò. «A dire la verità si, ma non ti preoccupare...»
«Scusami. Solo che ho avuto un’idea e volevo condividerla con te subito...»
Willow sorrise; gli piaceva il modo di lavorare di Billie, sempre attivo, pieno di iniziative, non si fermava mai. «Dimmi...»
«Pensavo, nel cd ti piacerebbe mettere la tua cover di Touch Me?»
La ragazza spalancò gli occhi. «Posso?»
«Certo! Secondo me come chiusura del disco è perfetta. Hai voglia di andare in studio oggi, anche se è domenica, e provarla?»
«E me lo chiedi anche?» rispose la ragazza, entusiasta.
«Allora ti aspetto tra un’ora, va bene?»
«Ci sarò!»
I due si salutarono, Willow scese immediatamente dal letto, andò in bagno a prepararsi e in poco più di mezzora fu pronta. Uscì di casa per dirigersi allo studio di registrazione senza riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra. Non riusciva davvero a credere a quello che stava succedendo. Aveva fatto cover della sua band preferita durante tutta la sua vita da musicista, pensare di metterne una nel proprio cd la rendeva euforica. Sapeva che non avrebbe mai potuto fare meglio di Jim Morrison, lui era e sempre sarebbe stato qualcosa di inarrivabile, ma avere Touch Me dei Doors sul proprio cd, cantata da lei, era qualcosa che aveva sempre sperato. Adesso stava davvero per succedere e doveva tutto ad una sola persona, doveva tutto a Billie Joe.
Parcheggiò la macchina sotto lo studio di registrazione e si accorse che Billie era già arrivato; suonò e la porta si aprì quasi subito, dal citofono non uscì nessuna voce; il suo produttore sapeva che era lei. Salì le scale di corsa e, quando arrivò davanti alla porta della casa discografica, la trovò aperta. Entrò e salutò. Billie Joe uscì dalla porta della sala di registrazione e ricambiò il saluto, sorridendo.
Erano solo loro due; Ted quella mattina non era stato disturbato. Willow appoggiò la sua chitarra e disse: «Da dove cominciamo? Non sai quanto sono felice di poterla mettere nel cd!»
Billie Joe percepì l’entusiasmo nella voce della ragazza e non poté fare a meno di esserne contagiato.
«Chitarra acustica o chitarra elettrica?» chiese il ragazzo dai capelli corvini.
«Io l’ho sempre fatta con la chitarra acustica...»
«Se provassimo con quella elettrica?» chiese Billie.
Willow annuì. Il ragazzo prese la Fender bianca che era appoggiata sul piedistallo nello studio di registrazione poi aprì la custodia al suo fianco e tirò fuori una delle sue chitarre, bianca e nera. «Proviamola...» disse.
La ragazza spalancò gli occhi. «La suoni con me?»
«Per una volta farò la seconda chitarra...»
A Willow mancò il fiato per qualche istante. Stava per suonare Touch Me dei Doors insieme a Billie Joe Armstrong. Respirò profondamente e mise le dita sulle corde della chitarra, guardò il suo produttore e, quando fu pronta, gli fece segno di attaccare. Cominciarono a suonare e, come sempre, Willow si lasciò trasportare dalle note, dalla musica. Sembrava che i due suonassero insieme da sempre; provarono e riprovarono, divertendosi a cambiare pezzi di canzone per vedere quale nota si addiceva meglio, si lasciarono andare a improvvisazioni con la musica, divertendosi come dei bambini al parco giochi in una giornata di sole. Durante un assolo di chitarra di Willow, Billie Joe si avvicinò a lei, seguendo la sua musica; le due chitarre quasi si sfioravano e mentre la ragazza passava il plettro sulle corde, la sua mano sfiorò quella di Billie Joe. Lei alzò lo sguardo verso il suo produttore; lui aveva gli occhi fissi sulla sua chitarra, concentrato sulle note da eseguire. Quando anche lui alzò lo sguardo, i loro occhi si incontrarono, legandosi per qualche istante. Il cuore di Willow cominciò a battere più forte del previsto, distolse lo sguardo e passò il plettro sulle corde della sua chitarra con più forza, poi si fermò, seguita da Billie. Mostrò la lingua al suo produttore e si andò a sedere sul divano, appoggiando la testa allo schienale, chiuse gli occhi e respirò profondamente. Billie Joe si sedette al suo fianco.
«Che meraviglia!» disse Willow, girando la testa e guardando il ragazzo dai capelli corvini.
«È per queste cose che amo la musica...» rispose lui.
«Ci credi se ti dico che non avevo mai fatto una cosa del genere da quando suono?»
«Come mai?»
«Purtroppo non ho nessuno che suona la chitarra con me...»
«Allora dobbiamo farlo più spesso!»
«Ti porterei via solo del tempo. Hai sicuramente cose più importanti da fare che stare dietro agli assoli di chitarra di una come me...»
«Smettila! Lo trovo sempre il tempo di un assolo di chitarra con te...»
I due si guardarono nuovamente, senza dire una parola. Willow sorrise, Billie Joe fece lo stesso. 





Ariecchime qua! Vi chiedo scusa, vi ho fatto aspettare qualche giorno in più del solito. Spero solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Devo dire che questo è forse il mio capitolo preferito finora. Probabilmente per aver fatto suonare a Willow Touche Me insieme a Billie. Quella canzone è qualcosa di meraviglioso, è forse una delle mie canzoni preferite non solo dei Doors, ma in assoluto, tutte le volte che la sento mi corrono i brividi lungo la schiena. Se non lo avete già fatto e se non conoscete i Doors, provate ad ascoltare almeno questa canzone. Tra l'altro questa canzone non è stata scritta da Jim Morrison, non tutti i capolavori dei Doors portano la sua firma. Questa è di Robby Krieger, il chitarrista, così come la canzone più famosa dei Doors, Light My Fire. 
Va beh, credo che se mi mettessi a parlare dei Doors non finirei più, quindi adesso mi dileguo velocemente e vado a rivedermi per l'ennesima volta Lo Hobbit. 
Al prossimo capitolo.
Mon.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Willow era sul divano insieme a Ryan, stavano guardando un film in tv. Lei teneva la testa appoggiata sulle gambe del fidanzato, lui era attento alle immagini che passavano in televisione. Solo quando arrivò il momento della pubblicità lui si rivolse a Willow. 
«Senti, pensavo ad una cosa...» disse.
La ragazza gli rispose con la voce stanca; era stata una giornata dura allo studio di registrazione e Willow in quel momento aveva solo voglia di andare a dormire. «Dimmi...»
«Ti va se domenica andiamo al mare a Long Beach?»
La ragazza si mise a sedere velocemente e si girò verso Ryan. «Domenica non posso...»
Il fidanzato alzò un sopracciglio e chiese il motivo del suo rifiuto. «Devo lavorare...» fu l’unica cosa che riuscì a dire Willow. Quello che aveva appena detto a Ryan era la verità, ma solo una parte di tutta la verità. Lei e Billie avevano concordato che quella domenica si sarebbero ritrovati alla casa discografica, avrebbero registrato qualcosa e poi si sarebbero dedicati ad improvvisare, solo per il gusto di suonare la chitarra e divertirsi. Willow non poteva dire tutto quello con Ryan, non avrebbe approvato; le avrebbe detto sempre le stesse cose: che la musica era più importante di lui, che lei pensava solo al lavoro, le solite, identiche cose, di un copione ormai vecchio che Willow conosceva a memoria. Non aveva voglia di sentirsele ripetere; dire che doveva lavorare era la scusa giusta.
«Adesso anche la domenica?» chiese Ryan, leggermente alterato.
«Te l’ho detto! Devo finire il disco nel più breve tempo possibile se dopo voglio andare in tour con i Green Day!»
«Già, il tour con i Green Day. Non ne abbiamo parlato molto...»
«Perché non c’è molto da dire. Se mi ami, mi lasci andare. Quella è la mia più grande occasione per farmi conoscere al pubblico, non solo americano, ma anche europeo. Non posso rinunciare solo perché tu non vuoi!»
«Io cosa ne so di quello che succede mentre sei lontana e tutto solo per quella maledetta musica!
«Maledetta musica? Se dici così è perché non hai capito niente di me in tutto questo tempo!» rispose Willow, alzandosi dal divano.
«Scusami, non volevo dire quello, è che sono preoccupato...»
«Ultimamente penso davvero che a te non freghi nulla di quello che faccio, anzi che tutto quello che mi sta succedendo ti infastidisca!»
«Ti ho detto che sono preoccupato di saperti lontana!»
La ragazza annuì, rimanendo in silenzio; Ryan si avvicinò e la tirò a sé, dandole un bacio sulla testa. Lei lasciò fare, senza ricambiare; le parole del suo ragazzo l’avevano ferita. Nessuno doveva rivolgersi a lei dicendo “maledetta musica”, nessuno. Ciò significava non sapere niente di lei, ignorare quanto per lei fossero importanti quelle sette note, quanto per lei fosse importante saper suonare la chitarra e cantare per le persone che apprezzavano la sua voce, i suoi testi, la sua musica. Sentire quelle parole dal proprio fidanzato le aveva provocato una fitta allo stomaco, una fitta di rabbia.
Ryan provò a darle un bacio sulle labbra, ma lei si scostò. «Cosa è successo stavolta?»
«Maledetta musica, hai detto davvero così...»
«Non lo pensavo...»
«Si invece. A te non piace quello che faccio, tu non approvi niente, tanto che ti stanchi di me quando parlo di quanto mi piace lavorare in quello studio di registrazione con persone che sanno quello che fanno e che mi stanno aiutando a realizzare il sogno della mia vita. Il problema tuo è che non hai sogni, la tua massima aspirazione è stata quella di prendere la laurea e lavorare nella banca di tuo padre!»
«Willow, cosa stai dicendo?»
«Cose che avrei dovuto dirti già da molto tempo! Non approvi nulla di quello che faccio, non appoggi il mio sogno. Come possiamo continuare ad essere una coppia se uno dei due non approva quello che l’altro fa?»
Ryan rimase in silenzio; Willow decise di affondare il colpo. «Quando mi sono esibita al Bears Pub tu non hai saputo dire altro che “Bravissima”. Quando ho provato a descriverti le emozioni che ho provato, hai continuato a bere la tua birra, mi ascoltavi senza entusiasmo, quando invece avrei voluto qualcuno che fosse felice per me e per quello che mi era appena successo. Ho cercato Billie Joe per quello, perché lui mi capisce, sa cosa provo quando suono la mia chitarra. A te invece ho dovuto chiedere come era andata la giornata al lavoro. Questo non è condividere, questa è una relazione a senso unico, il tuo senso. Scusami, ma io non ci sto più!»
«È un modo per dirmi che è finita?»
«O cambi atteggiamento o io non sono più disposta ad accettare una relazione così...»
Ryan fissò Willow dritta negli occhi. «Visto che ci stiamo dicendo la verità ora te la dico tutta anche io. Odio il modo in cui sei attaccata alla musica, sembra che esista solo quella per te e niente altro! Ultimamente non eri fidanzata con me, ma con quel maledetto studio di registrazione! Sai cosa ti dico, preferisco stare da solo piuttosto che sentire le stesse cose tutte le volte! Corri, vai da Billie Joe, vai allo studio di registrazione e buona fortuna. Non pensare di avercela già fatta, la parte più dura, tesoro, deve ancora arrivare!»
«Vai fuori da casa mia! Riuscirò a farcela, soprattutto adesso che sono da sola e non più con una persona squallida come te al mio fianco!»
Ryan si girò, senza più dire una parola; uscì da casa di Willow, sbattendo la porta. Lei rimase a fissarla, con le lacrime che le solcavano il viso. Non era triste per la storia appena finita, era arrabbiata, avrebbe voluto spaccare tutto quello che c’era in quella casa, avrebbe voluto urlare. Ryan si era finalmente rivelato per quello che era veramente e Willow non poteva credere di essere stata un anno e mezzo insieme ad una persona del genere. Strinse i pugni e si diresse nella sua stanza. Prese un foglio, una penna e in mezzora riuscì a scrivere una canzone. Quando finì, rimase a fissare il foglio; era bagnato di lacrime, ma era soddisfatta di quello che aveva scritto. Lo avrebbe fatto vedere il giorno seguente a Billie; voleva che quella canzone fosse inserita a tutti i costi nell’album.





Salve!
ALLELUJA, ALLELUJA!!!! Ce l'abbiamo finalmente fatta, quello stronzo di Ryan si è tolto finalmente dai piedi!! Siete contente, vero? Ammettetelo, anche se ormai lo so. Nessuna di voi sopportava più quel montato!!! 
Anyway... volevo ringraziarvi perché lo scorso capitolo ho ricevuto un sacco di recensioni, non era mai successo e mi avete davvero sorpreso. Come mi ha sorpeso il fatto che la mia storia sia entrata tra le più popolari. Insomma, non pensavo sarebbe mai successo, ma siccome è accaduto devo solo ringraziare voi. Che vi adoro l'ho già detto? Se non l'ho ancora fatto, rimedio subito. Vi adoro!!! Grazie, grazie, grazie. 
Mi dileguo.
Alla prossima.
Mon. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Willow entrò dalla porta dello studio di registrazione, salutando Billie; la sua voce non doveva essere allegra, perché il ragazzo si girò velocemente e guardò la ragazza con aria perplessa.
«Mio Dio Willow, cosa ti è successo?»
«Sono impresentabile, vero?»
«No, sei sempre bellissima, ma dalla voce mi pare di capire che c’è qualcosa che non va...»
Willow alzò un attimo lo sguardo, fissando Billie Joe e chiedendosi se davvero le sue orecchie avevano udito quel “sei sempre bellissima”; scrollò la testa, pensando di aver capito male, e disse:
«Ecco cosa c’è che non va!»
Frugò nella custodia della sua chitarra e allungò un foglio a Billie Joe. Lui lo lesse attentamente poi alzò lo sguardo verso di lei, perplesso.
«Qualcosa non va con Ryan?» chiese.
«Non c’è più niente che non va. È finita, e anche male. Vorrei che questa canzone la mettessimo nel cd!»
Billie Joe aveva perso il filo del discorso quando Willow aveva pronunciato due parole precise: “È finita”; nella sua testa cominciarono ad accavallarsi milioni di pensieri: avrebbe voluto sapere il motivo della rottura, avrebbe voluto sapere se c’era un’eventualità che i due, ormai ex, tornassero insieme, avrebbe voluto sapere se Willow avrebbe mai ricambiato lo stesso sentimento che lui provava nei suoi confronti.
Fu la voce della ragazza a mettere in silenzio quelle voci nella sua testa; Billie alzò lo sguardo verso di lei, incontrando i suoi occhi luminosi e verdi. «Cosa hai detto, scusa?»
Willow alzò un sopracciglio. «Ti ho chiesto se c’è la possibilità di inserire questa canzone nel cd? Mi piacerebbe anche farla diventare un singolo. Chissà che Ryan, ascoltandola, capisca che è per lui. Non penso però, talmente è stupido!»
La ragazza strinse i pugni e serrò le labbra; “Sembra davvero arrabbiata” pensò il ragazzo dai capelli corvini. «Si può fare...» si limitò, però, a rispondere.
«Benissimo!» rispose Willow, sorridendo.
Prese la sua chitarra e si diresse nella piccola sala dove era solita registrare; prima di entrare si girò verso Billie Joe. Lo guardò attentamente, vide il suo sguardo poggiato sul foglio dove lei aveva scritto la canzone; lo chiamò. Il suo produttore alzò la testa di scatto e guardò la ragazza.
«Cominciamo?» chiese, sorridente.
Billie non poté fare a meno di ricambiare. Annuì.

***

Ormai era ora di cena; di lì a poco Joseph e Jakob sarebbero arrivati. Billie Joe finì di apparecchiare la tavola poi andò ad accendere la televisione per ingannare l’attesa; le immagini passavano, ma la sua testa non riusciva a concentrarsi sulle parole che uscivano dalla bocca del giornalista della CNN. Non riusciva a pensare ad altro che a Willow e al fatto che adesso era una ragazza libera. Una ragazza, però, molto più giovane di lui. Sbuffò portandosi le mani sugli occhi e stropicciandoli.
Sentì girare la chiave nella serratura di casa, si alzò e si diresse nell’ingresso. Joseph teneva aperta la porta per far entrare anche Jakob; il ragazzino vide suo padre e andò lui incontro, abbracciandolo.
«Ciao ragazzi, finalmente vi rivedo! Come state?»
«Noi bene papà, tu?» rispose Joseph, il figlio maggiore.
«Abbastanza bene...» disse Billie Joe, con aria stanca.
Joseph guardò il padre, ma non riuscì a chiedere altro perché Jakob, il minore dei due fratelli, disse: «Papà, ho fame. Cosa mangiamo?»
«Avevo pensato di ordinare una pizza...» rispose seguendo il figlio in cucina.
«E hai apparecchiato la tavola? Non possiamo mangiarla sul divano mentre guardiamo una partita di basket?» chiese Joseph.
«Come volete voi ragazzi...»
Billie Joe prese il telefono ed ordinò tre pizze, poi tornò in cucina e trovò i suoi due figli che stavano sparecchiando la tavola. Li guardò, passandosi una mano tra i capelli, poi disse: «Non dovevate. Poi ci penso io a finire, andiamo in salotto dai...»
Joseph si affiancò al padre e lo guardò. «Cos’hai stasera papà?»
Billie Joe guardò il figlio spalancando gli occhi. «Io? Niente Joey, va tutto bene...»
«Sei sicuro?» insistette il ragazzo.
«No, ma non è il caso che io ve ne parli perché non è niente di importante...»
«Sei sicuro?» chiese Jakob, lasciandosi cadere sulla morbida poltrona di pelle e facendosi scivolare per trovare la posizione più comoda.
«Dai papà, dicci cosa c’è!» insistette, subito dopo, il figlio più grande.
Billie Joe si sedette sul divano e si sistemò meglio; appoggiò la testa sullo schienale e guardò il soffitto, passandosi le mani sul viso. «Qualcosa c’è e riguarda una persona...»
I due figli rimasero in silenzio, entrambi guardavano il padre in attesa che lui continuasse il racconto. «Mi sono innamorato...» disse il cantante dopo alcuni istanti. Drizzò la testa e guardò i suoi due figli per vedere la reazione. Non si aspettava di certo salti di gioia, urla di felicità, era una situazione particolare, ma sentiva di dover essere chiaro con loro.
«Chi è?» chiese Jakob, con un leggero sorriso sulle labbra. Billie fu contento di quella reazione, non sembrava arrabbiato, non sembrava deluso, sembrava quasi felice per lui.
«È una ragazza dello studio di registrazione, si chiama Willow...» rispose Billie.
Guardò Jakob poi spostò lo sguardo su Joseph; il viso del figlio più grande non lasciava presagire niente di buono, le braccia erano incrociate sul petto, lo sguardo era basso. «Ci stai insieme?» chiese, duro.
«No Joey, Willow non sa nemmeno che io sono innamorato di lei...»
«Come no?»
Billie spostò lo sguardo su Jakob, era lui ad avere parlato. «Perché no?» continuò il ragazzo.
«Perché lei lavora per me, io sono molto più grande di lei...»
«Quanti anni ha?»
«26...»
Jakob rimase in silenzio per qualche istante. «15 anni di differenza...»
«Sono tanti...» disse, mesto, Billie Joe.
«No papà. Parlale, io sono d’accordo. Joey, tu cosa dici?»
«Che papà può fare quello che vuole. A me non interessa!»






Buonasera, buonasera.
Innanzitutto scusate il ritardo, ci ho messo un po' a postare questo capitolo, un po' più del solito insomma. Il tutto si riassume in questo: non ero sicura del capitolo. Sono arrivata ad un punto della storia in cui mi sono chiesta qual era la strada che avrei dovuto prendere per finirla, mi sono fatta un piano con le due idee che mi erano saltate in testa e alla fine ho deciso di prendere questa strada qui. Spero non sia la decisone sbagliata, anche perché non sono fin troppo sicura del capitolo che ho scritto, ma se rimanevo a pensarci ancora un po' avrei cambiato idea per la settordicesima volta e non era il caso.
Dopo questo (inutile?) sproloquio, direi che sparisco, attendendo di sapere cosa ne pensate. 
Alla prossima.
Mon. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Domenica mattina; Willow aveva puntato la sveglia alle 8, voleva essere puntuale. Anche quel giorno, infatti, sarebbe andata allo studio di registrazione; voleva lavorare, voleva finire il suo disco nel più breve tempo possibile, ma soprattutto, voleva suonare la chitarra insieme a Billie Joe, voleva improvvisare pezzi, lasciandosi trasportare dalla musica. Era quello che aveva sempre sognato di fare, aveva atteso troppo tempo, suonando da sola nella sua stanza, per un momento come quello; adesso non voleva farselo scappare. Era elettrizzata.
Si preparò la colazione poi andò nella sua stanza cercando l’abbigliamento più consono per quella giornata. Optò semplicemente per una gonna di jeans, una maglietta dei Ramones e All Star rosse,  il tutto accompagnato da un filo di trucco sugli occhi. Si sistemò i capelli rossi e poi uscì di casa, prese la macchina e si diresse verso lo studio di registrazione. Appena arrivata mise la sua auto al fianco di quella già parcheggiata di Billie Joe e suonò il campanello. Nessuno gli rispose, ma la porta si aprì. Willow salì i gradini a due a due ed entrò nello studio. Salutò, sentendosi rispondere dalla sala di registrazione. Si richiuse la porta alle spalle e andò dal suo produttore.
«Altra domenica al lavoro!» disse, ridendo. 
Billie, girato di spalle, impegnato a muovere alcuni tasti del mixer, si voltò a guardarla, accennando ad un leggero sorriso; Willow capì che qualcosa non andava, appoggiò la sua chitarra e si avvicinò al ragazzo. 
«Va tutto bene?» chiese, mettendo una mano sulla spalla di Billie Joe. Il ragazzo alzò leggermente la testa; i due si trovarono a poca distanza l’uno dall’altra, Billie Joe guardò le labbra di Willow e poi spostò lo sguardo sugli occhi della ragazza. Lei fece lo stesso, rimase a fissare gli occhi verdi del suo produttore; sentì un leggero brivido correrle giù per la schiena, ma decise di ignorarlo. Si spostò leggermente e Billie Joe appoggiò nuovamente lo sguardo sul mixer. «Si, va tutto bene...» rispose. Poi continuò: «Hai voglia di registrare Touch Me?»
Willow annuì, contenta. Prese la sua chitarra e si diresse nella piccola saletta; si mise le cuffie e appoggiò le mani sulle corde della chitarra. Guardò Billie Joe al di là del vetro, gli fece l’occhiolino e aspettò il suo cenno. Quando questo arrivò, Willow cominciò a suonare, come sempre persa e felice in mezzo alle note e alla sua musica.

***

La ragazza dai capelli rossi uscì dalla piccola saletta dove aveva registrato con l’aria imbronciata; appoggiò la sua chitarra sul piedistallo e si lasciò cadere sul divano. Billie Joe la guardò, perplesso.
«Cosa c’è che non va?»
«È venuta da schifo!»
Il ragazzo dai capelli corvini spalancò gli occhi. «Willow, cosa stai dicendo?»
«La verità! L’ho fatta male, potevo fare molto meglio!» rispose, tenendo gli occhi bassi e le braccia incrociate sul petto. 
«Spero che tu stia scherzando! Vieni qui!» disse Billie, alzandosi dalla sedia, dirigendosi verso di lei e prendendola per mano. Si sedette nuovamente davanti al mixer, prese la cuffia e la allungò a Willow che prese solo un auricolare, l’altro lo tenne Billie Joe. La ragazza fu costretta a chinarsi leggermente e ad appoggiare il mento sulla spalla del suo produttore; il cantante si girò leggermente verso di lei, guardandola nuovamente negli occhi. Willow sostenne lo sguardo e Billie Joe fu il primo a distoglierlo. Lo appoggiò nuovamente sul mixer, spinse un bottone e fece partire la canzone che era stata registrata pochi minuti prima. Rimasero in silenzio ad ascoltare. Più la canzone andava avanti e più Willow doveva ammettere a sé stessa di aver giudicato male la sua performance. La canzone non solo le piaceva, ma era quasi sicura che quella era una delle volte in cui le era riuscita meglio.
Quando la canzone finì, la ragazza restituì la cuffia a Billie Joe e sorrise, divertita.
«Perché ridi?» chiese il ragazzo dai capelli corvini.
«Perché sono una scema, mi succede sempre. Per farmi piacere una cosa che faccio devo almeno sentirla due volte, e non è detto che basti!»
«È normale Willow, anche a me succede...»
«Non ci credo! Vuoi dire che un capolavoro come Jesus of Suburbia non ti è piaciuta al primo colpo?»
«Se è diventata un capolavoro è perché ci abbiamo perso giornate intere su quella canzone!»
La ragazza rimase in silenzio a pensare a quello che Billie Joe aveva appena detto; nella sua testa le parole della canzone presero a scorrere. Willow guardò il cantante e canticchiò: “I’m the son of rage and love...
Billie sorrise. «The Jesus of Suburbia, from the bible of none...» continuò.
La ragazza non poté fare a meno di andargli dietro. «...of the above, on a steady diet of..
Il cantante non continuò la canzone; si diresse verso un angolo dello studio e prese la sua chitarra. Si girò verso Willow e, mostrandole lo strumento, disse: «La conosci? Hai voglia di suonarla?»
Alla ragazza mancò il fiato. «Finirei solo per rovinarla...»
«Chi te lo dice? Proviamo?»
Willow annuì. Prese la chitarra elettrica, gli accordi di Jesus of Suburbia li conosceva a memoria, aveva provato a farla migliaia di volte, ma non si sarebbe mai sognata di poterla suonare un giorno insieme a colui che l’aveva scritta e cantata sui palchi di tutto il mondo. 
Aspettò che Billie Joe le desse l’attacco e insieme cominciarono a suonare la canzone. Billie Joe, dal canto suo, guardava Willow mentre, concentrata sulle corde della sua chitarra, cercava di non fare errori. Quella canzone era una delle migliori che avesse mai scritto, l’aveva cantata centinaia di volte davanti a maree di gente che pendeva dalle sue labbra, eppure quella volta, suonarla insieme a quella ragazza, in un piccolo studio di registrazione di Berkeley, gli fece provare emozioni che non provava da tanto tempo. Avevano appena cominciato la quarta parte della canzone, Dearly Beloved, quando lui si avvicinò a Willow, lei alzò lo sguardo e sorrise, felice. I loro occhi rimasero incollati, fino a che Billie Joe non staccò le dita dalle corde della chitarra, si avvicinò alla ragazza, le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sulle labbra. 




Salve!!
E finalmente, all'alba del diciannovesimo (!!!) capitolo, Willow e Billie si baciano!! Alleluja, alleluja, suoniamo le campane!! :D
Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, avevo l'ispirazione sotto i tacchi, non riuscivo proprio a scriverlo questo capitolo. Appena l'ho finito, ve l'ho pubblicato. Non potevo farvi aspettare ancora. 
Proprio con Jesus of Suburbia nelle orecchie, vi saluto, come sempre grazie a tutte per le recensioni che mi lasciate. Vi voglio bene, e dico sul serio!
Alla prossima.
Mon.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Era stato più forte di lui; Billie Joe non era riuscito a trattenersi. Quando lo sguardo suo e quello di Willow si erano incrociati non aveva saputo resistere, si era avvicinato alla ragazza e l’aveva baciata, convinto che lei lo avrebbe respinto. Invece, con sua grande sorpresa, Willow aveva risposto al bacio. Billie decise di farle scivolare delicatamente la chitarra lungo il braccio, in modo da togliere quell’ingombro che divideva i due. Quando ci riuscì, piano piano fece arretrare Willow verso il divano; le gambe di lei toccarono il bordo e la ragazza, inevitabilmente, cadde all’indietro, trascinando con sé Billie Joe che le finì sopra. I due continuarono a baciarsi, poi Willow si allontanò dalle labbra del ragazzo, affondando il viso tra il collo e la spalla di Billie e sussurrò semplicemente “scusami”. 
Il ragazzo le spostò il viso e disse: «Perché dovrei scusarti?»
«Perché non avrei dovuto rispondere al bacio...» rispose, abbassando nuovamente lo sguardo.
«Perché no? Era l’unica cosa che volevo!»
Willow alzò la testa verso Billie Joe e lo guardò negli occhi. «Come lo volevi?»
«Non ti sei accorta di niente Willow?»
La ragazza scosse leggermente la testa. «Sono innamorato di te...»
Lei spalancò gli occhi, allontanandosi dal suo produttore e mettendosi a sedere sul divano, incrociando le braccia sul petto, sguardo basso. 
«È evidente che tu non provi lo stesso per me, quindi dimentichiamoci tutto, ricominciamo a lavorare come se niente fosse successo...» rispose il ragazzo, alzandosi dal divano.
Willow lo trattenne per un braccio, lui si girò verso di lei. «Billie, il fatto è che io non lo so. Mi sono appena lasciata con Ryan, tu sei il mio produttore, lavoriamo insieme e poi...» la ragazza si fermò.
Billie Joe abbassò lo sguardo e annuì. «Lo so, sono troppo vecchio per te, sono divorziato e ho due figli...»
Willow sapeva di averlo ferito, lo aveva letto nei suoi occhi; si era resa conto già da un po’ di tempo che quelle due pietre preziose parlavano e spiegavano molte più cose di quelle che in realtà Billie Joe riuscisse ad esprimere con le parole. Si alzò in piedi e si diresse da lui; lo prese per mano e lui si girò verso di lei. Willow gli sorrise, accarezzandogli il viso. 
«Billie, vorrei che tu capissi che è una situazione nuova per me. Tutto quello che mi sta succedendo è una novità. Troppe emozioni che si scontrano: l’esibizione, il disco, la rottura con Ryan, che è stata una conseguenza di tutto quello che mi è successo negli ultimi mesi. Non mi dispiace di aver chiuso la relazione con lui, mi sento libera da un peso adesso e posso vivere la mia vita come voglio...»
«Ma io non sono contemplato nella tua vita...» disse lui, distogliendo lo sguardo. Continuare a guardare Willow era una tortura.
«Non ho detto questo Billie, lasciami finire! Dopo l’esibizione ho cominciato a pensare che solo tu mi capisci. Quando sto con te, quando lavoro con te, il mondo ha un sapore diverso. Finalmente sono me stessa, senza bisogno di nascondere niente. La mia paura è che quello che ho cominciato a provare per te sia solo una conseguenza di tutto, ho paura di fraintendere ciò che sento e ho paura di farti del male...»
«Quindi tu provi qualcosa per me?»
Willow abbassò lo sguardo. «Inutile negarlo adesso. Il problema è che non so nemmeno io cosa sia ciò che sento...»
Billie Joe si avvicinò alle labbra di Willow, affondò le mani nei capelli della ragazza e la tirò a sé, stampandole un bacio sulle labbra. Lei si allontanò. 
«Billie no, non è il caso. Ti prego, non rendere le cose più difficili di quelle che già sono e che saranno nei prossimi giorni. Dobbiamo lavorare e finire il disco...»
Il ragazzo annuì. 
«È il caso che io adesso vada a casa...» disse Willow, mentre prendeva la sua chitarra e la chiudeva nella custodia. Mise la mano sulla maniglia della porta e, quando la piegò, Billie Joe la chiamò. La ragazza si girò a guardare il suo produttore.
«Ti prego, pensaci...»
«Non farò altro...» rispose la ragazza, salutando Billie Joe e richiudendosi la porta della sala di registrazione alle spalle. 

***

Willow aprì la porta di casa sua, appoggiò la sua chitarra sul divano e si diresse direttamente in camera sua, lasciandosi cadere sul letto e portandosi le mani sul viso. Le lasciò scorrere tra i capelli e poi respirò profondamente. Non sapeva da dove cominciare a riordinare i suoi pensieri: il bacio di Billie, la confessione che lui le aveva fatto, quella mezza verità che lei si era lasciata scappare. Mezza verità, perché nemmeno lei sapeva veramente quale fosse quella completa. 
Quando si era lasciata con Ryan sentiva di essersi liberata di un peso, di avere eliminato ciò che le impediva di vivere il suo sogno nel migliore dei modi. Il suo ex fidanzato non riusciva ad essere felice per lei, non riusciva a leggere felicità nei suoi occhi, non riusciva a vedere quell’entusiasmo e quella passione che invece aveva trovato negli occhi e nel modo di fare di Billie Joe. Aveva cominciato a guardare il ragazzo in maniera diversa, ripetendosi però che quelle sensazioni che provava erano probabilmente dovute al fatto di lavorare tutti i giorni a stretto contatto con lui. Si sentiva in sintonia con lui su tutto, ridevano per le stesse cose, si emozionavano tutte le volte che dovevano cominciare a suonare qualcosa di nuovo, quelle sette note erano la loro vita. 
Willow aveva sentito crescere un legame con Billie che andava oltre il semplice rapporto di lavoro; nemmeno lei aveva capito cosa fosse in realtà, ma tutto ciò che aveva temuto si era concretizzato quel pomeriggio. Billie l’aveva baciata, lei aveva sentito il cuore accelerare quando le labbra del ragazzo si erano poggiate sulle sue. Avrebbe voluto rimanere tra le sue braccia per il resto della giornata, ma sapeva che tutto quello era sbagliato. Lei non aveva la minima idea di cosa provasse per lui e non voleva prenderlo in giro. Sapeva che la decisione di allontanarsi da lui era stata quella giusta, almeno fino a che non avesse fatto chiarezza tra il tornado di pensieri che stava vorticando velocemente nella sua testa. 




Eccomi qui! 
Potete insultarmi, dopo il capitolo dell'altra volta vi ho fatto aspettare troppo, quindi vi capisco. Penso che avrete voglia di insultarmi anche dopo la conclusione di questo capitolo, quindi date via al vostro sfogo. Sappiate che vi vorrò comunque bene, non posso non volervene, mi dimostrate tutte le volte che la mia storia vi piace, mi lasciate sempre delle stupende recensioni, non posso non volervi bene. Anzi, vi adoro.
Stasera sono in vena di cose melense, scappo altrimenti addolcisco tutto con cuoricini.
Al prossimo capitolo
Bacioni a tutte.
Mon. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Willow entrò nello studio di registrazione e si sorprese di vedere Billie Joe vicino al mixer; era qualche giorno che non lo vedeva, precisamente dalla domenica precedente, quando tra di loro era scappato quel bacio. Willow non era riuscito a dimenticarlo, ci aveva pensato e ripensato per giornate intere, senza riuscire a trovare una soluzione a quella grande confusione che aveva in testa.
Guardò Billie Joe e si fermò sulla soglia d’ingresso della sala; lo salutò. Dal sussulto che il ragazzo fece, dallo sguardo che le rivolse e da quel leggero colore rosso che aveva fatto capolino sulle guance di Billie, Willow capì che nemmeno lui aveva dimenticato quel bacio. 
«Sei già qui...» disse il ragazzo.
«Sono le 9 Billie, io comincio a lavorare a quest’ora...» rispose lei. Alzò un sopracciglio e poi disse: «Stai cercando di evitarmi?»
Il ragazzo non rispose, poggiando gli occhi sulla scatola nella quale stava cercando qualcosa quando Willow era entrata. La ragazza appoggiò la chitarra sul divano e disse: «Se non vuoi dirmi nulla fa lo stesso, sei stato tu però a fare tutto...»
«Tu però hai risposto. Comunque non ti sto evitando, oggi devo esserci io qui, Ted ha un impegno e  non può venire, in più ho delle cose da sbrigare con un altro gruppo...»
Era la prima volta che Willow lavorava in contemporanea con un altro gruppo in quell’edificio; si chiese chi potessero essere, ma non trovò il coraggio di chiederlo a Billie Joe. Prese la sua chitarra dalla custodia e la accordò. 
«Ted mi ha lasciato scritto quello che dobbiamo fare. Se cominciamo subito, riusciamo a fare tutto...» 
Willow annuì e si diresse nella sala dove c’era il microfono; attaccò i cavi e mise le dita sulla chitarra. Nelle cuffie sentì la voce di Billie Joe che le diceva il titolo della canzone da registrare e poi le dava l’attacco. La ragazza cominciò, ma la concentrazione quella mattina era rimasta fuori dallo studio di registrazione; Billie fu costretto ad interromperla diverse volte, fino a che non la chiamò fuori dalla sala. Willow uscì, sguardo basso.
«Cosa ti succede stamattina?» chiese il ragazzo, avvicinandosi. 
«Non lo so, non riesco a concentrarmi...»
«Ho sentito i lavori dei giorni scorsi ed erano perfetti, invece oggi proprio non ci siamo. È colpa mia?»
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando gli occhi verdi di Billie. Scosse la testa, ma l’espressione del suo viso raccontava invece qualcosa di diverso. «Non possiamo farci niente Willow. Non possiamo perdere una giornata di lavoro e Ted oggi non può essere qui. Cerchiamo di essere professionali e lasciamo i nostri problemi fuori dalla porta dello studio!»
Alle parole “i nostri problemi” Willow aveva sentito un piccolo brivido percorrerle la schiena; fino a quel momento non si era resa conto di essere così coinvolta nella vita di Billie Joe tanto da poter condividere con lui passioni, gioie e anche problemi. Qualcosa scattò nella sua testa; voleva davvero rinunciare ad essere felice? Voleva davvero rinunciare alla possibilità di passare momenti indimenticabili insieme a lui? Si immaginò per un attimo in giro per l’Europa, pronta per aprire i concerti dei Green Day; vide la sua immagine salire la scaletta che portava al palco stringendo la mano di Billie Joe, vide lui darle un tenero bacio e sussurrarle all’orecchio “buona fortuna” e poi si immaginò lei sul palco, mentre da dietro le quinte lui la guardava suonare. 
Un altro brivido le percorse la schiena, stavolta fu qualcosa di più intenso. Guardò Billie Joe in piedi, vicino a lei, leggere il foglio che Ted gli aveva lasciato. Si avvicinò a lui e disse: «Siamo noi il problema, vero?»
«Potrebbe non essere più un problema, se solo tu lo volessi...» rispose il ragazzo, alzando lo sguardo dal foglio e piantandolo sugli occhi di Willow. 
«Io ho paura di quello che sto per dirti...»
Billie Joe annuì leggermente. «Dimmelo, non c’è niente di cui aver paura...»
«L’ho capito adesso. Non so cosa mi riservi il futuro, spero qualcosa di buono, ma forse affrontarlo con qualcuno che riesce a farmi sorridere e che capisce quello che sento può non essere poi così disastroso, se anche le cose dovessero andare male...»
Billie Joe sorrise e prese il viso di Willow tra le mani. «Il tuo futuro non sarà disastroso, non può esserlo. La tua voce è fantastica, il tuo modo di suonare lo è altrettanto, il tuo modo di fare piacerà a tutti, come è piaciuto a me appena ti ho visto...»
«Quindi questo io e te lo facciamo diventare un noi?» chiese la ragazza, sorridendo leggermente.
«Potrebbero essere le parole di una canzone...» rise Billie. «Capisci perché mi piaci da morire?» 
Si avvicinò alle labbra di Willow, le sfiorò leggermente con un bacio, poi si ritrasse e riaprì gli occhi. La ragazza fece altrettanto, guardando perplessa Billie Joe che aveva un ghigno stampato in viso. «Sei cattivo!» disse lei, sporgendosi verso il cantante e appoggiando le sue labbra su quelle del ragazzo. Stavolta il bacio fu più deciso e si interruppe solo quando la porta dello studio si aprì.
«Papà, le chitarre dei ragazzi dove sono?» chiese Joseph, fermandosi sulla soglia dello studio, mano appoggiata sulla maniglia, a fissare Billie Joe e Willow.






Salve! Eccomi qui con il nuovo capitolo! Allora, che ne dite? Finalmente ce l'abbiamo fatta! Finalmente sono una coppia. 21 capitoli per tutto questo, dicasi 21, più l'introduzione. Mi sono decisamente dilungata! XD 
Allora, premesso che avrei potuto dare di più in questo capitolo, non so perché c'è qualcosa che non mi convince, forse sono io che pretendo sempre troppo, però boh, qualcosa non mi torna. A dire la verità da qui alla fine è tutta un'incognita, ho deciso di finirla in un certo modo, ma sono perplessa. Sarete voi a dirmi se la strada che ho deciso di prendere da qui alla fine vi piace o meno. 
Va beh, smetto di sproloquiare con i miei dubbi amletici.
Ringrazio ancora tutte, tantissimo, per le recensioni che mi lasciate e per l'affetto che dimostrate a me e alla storia. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.
Al prossimo capitolo.
Mon.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Joseph era il figlio più grande che Billie aveva avuto dalla sua precedente relazione; era la sua ragione di vita, il suo orgoglio, insieme, ovviamente, a Jakob. Quella mattina Joey era allo studio di registrazione; lui e i suoi tre amici avevano un gruppo, gli Emily’s Army, e Billie Joe aveva deciso di produrre il loro secondo album. Lui era orgoglioso di sapere che suo figlio aveva deciso di intraprendere le sue stesse orme, di fare della musica la sua vita. Non suonava la chitarra come lui, ma la batteria, come lo zio Tré. Joey ne era sempre stato affascinato, spesso, quando era più piccolo, girava intorno alla batteria dello zio durante le prove, ne studiava ogni particolare. Il giorno in cui Tré gli aveva dato in mano le bacchette e lui le aveva sbattute sui piatti ne era rimasto folgorato; era andato da Billie e gli aveva detto: «Papà, io da grande voglio suonare la batteria!» Il padre aveva annuito, compiaciuto; non gli importava quale strumento suonasse, ma solo che lo facesse con passione e si divertisse, e Joseph lo stava facendo.
Lui e i suoi amici avevano cominciato da poco la registrazione dell’album che Billie Joe aveva deciso di produrre, il tutto era ancora ad una fase iniziale e quella mattina il cantante voleva fare il punto della situazione con i quattro ragazzi. 
Di certo Billie Joe non si aspettava un’entrata così repentina del figlio; si allontanò velocemente da Willow e guardò Joseph fermo sulla soglia della stanza. Il ragazzo rimase a fissare il padre per alcuni secondi, poi guardò la ragazza che teneva gli occhi bassi e una mano sulla bocca. 
«Dove sono le nostre chitarre papà?» chiese, nuovamente Joey, con un tono di voce più duro. 
«In fondo alla sala, vicino al mobile nero...» 
Il figlio entrò, seguito da due dei suoi tre amici; presero gli strumenti e poi uscirono dalla sala senza dire una parola. Joseph si richiuse la porta alle spalle con forza, quasi sbattendola. 
Willow e Billie Joe rimasero in silenzio qualche secondo poi fu il ragazzo a parlare. «Dici che ci ha visto?» 
«Dalla reazione che ha avuto si direbbe di si. Era proprio questa una delle mie paure che mi sono portata dietro tutti questi giorni: cosa avrebbero pensato i tuoi figli di me...»
«Jakob, il più piccolo, sta dalla mia parte, Joey forse no...»
«Scusa, come fai a sapere che Jakob sta dalla tua parte?»
«Lo so perché ho parlato con loro di te, del fatto che mi ero innamorato...»
Willow spalancò gli occhi, l’espressione sul viso era quasi sconvolta. «Loro sanno di me?»
«Tesoro, stai calma. Con Joseph sistemerò tutto, su Jakob invece non ti devi preoccupare, hai già la sua approvazione...»
La ragazza si lasciò cadere sul divano portandosi le mani sul viso. «Non voglio creare problemi tra te e tuo figlio. Dovessi essere la causa di incomprensioni tra voi, io mi faccio da parte...»
Billie si sedette di fianco alla ragazza, la tirò a sé e le diede un bacio sulla testa. «Non dirlo nemmeno per scherzo...»
«Non sto scherzando!»
«Willow, smettila! Per favore! Non pensiamoci più e torniamo a lavorare!»

***

Billie Joe aveva salutato Willow, dicendole che si sarebbero visti il giorno dopo al lavoro. Quella sera aveva deciso di parlare con Joseph.
Aspettò che suo figlio finisse di registrare una canzone insieme alla sua band e insieme si diressero verso casa, in macchina. Joey non era di molte parole quella sera, provò Billie Joe a rompere il ghiaccio. 
«Cosa vuoi mangiare?»
«Quello che vuoi tu!» rispose Joseph, freddamente e rivolgendo gli occhi al finestrino. 
«Cinese? Giapponese?»
«Ho detto quello che vuoi papà!»
Billie Joe annuì, increspando leggermente le labbra in segno di disapprovazione per il tono con cui il figlio gli aveva risposto. Decise di non arrabbiarsi, non era il momento, la situazione era particolare. Arrivarono davanti a casa e Billie Joe aprì la porta; Joseph andò direttamente in salotto, prese il telecomando e accese la televisione. Il ragazzo guardò il figlio per qualche secondo, ricordando Joey seduto sul divano dove era in quel momento, solo con qualche anno di meno, mentre guardava i cartoni animati. Billie si rese conto che il tempo era passato troppo in fretta; Joseph e Jakob erano cresciuti, non erano più i due piccoletti che correvano per casa giocando tra di loro, mentre il profumo dell’arrosto di tacchino usciva dal forno. Il tempo era passato, la sua vita era cambiata. Si rese conto di quanto gli mancassero quei momenti, di quanto gli mancasse avere una vera famiglia. Un sorriso leggero fece capolino sul suo viso quando, per un attimo, pensò di poter rivivere quei momenti insieme a Willow. Scacciò quel pensiero dalla testa, sapeva che per ora era impossibile. Lei doveva promuovere il disco, fare concerti in giro per l’America, per l’Europa, e non solo, in più c’erano troppi anni di differenza tra loro, non era sicuro che sarebbero mai riusciti a creare una vera famiglia. Improvvisamente si sentì inadeguato, poi pensò allo sguardo di Willow, a quanto lui stava bene insieme a lei, a come riuscisse a sorridere quando aveva la ragazza al suo fianco. Cancellò tutti quei cattivi pensieri, non era il momento di farseli passare per la testa; adesso c’era da ordinare la cena al cinese e provare a chiarire quella situazione con Joseph. 





Salve! 
Dubbi, tanti, tanti dubbi. Il capitolo mi convince meno di zero, ho l'ispirazione sotto i tacchi, non so cosa sia uscito. Perdonatemi, probabilmente è qualcosa di orrendo. 
Ho poco tempo stasera per stare qui a sproloquiare e a parlare di nulla (meno male, direte voi!), in salotto mi aspettano, abbiamo una partita da guardare in tv. Spero che almeno la mia squadra mi dia qualche gioia stasera. Lascio a voi indovinare se io tifi Milan o Napoli ("Ma chi se ne importa?" probabilmente è quello che avete pensato adesso).
Scappo. Alla prossima e grazie, come sempre.
Mon.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Billie Joe e Joseph mangiarono sul divano, in silenzio, guardando la televisione; il figlio non aveva nessuna intenzione di parlare, il padre doveva trovare le parole giuste per cominciare il discorso. Pensò e ripensò a cosa dire poi decise di lasciar fare all’istinto. Quando ebbero finito, raccolse i cartoni, li portò in cucina e poi tornò in salotto; Joseph era ancora concentrato sulla televisione. Billie Joe prese il telecomando e la spense, il figlio lo guardò male. 
«Joey, adesso basta. Sai benissimo perché ti ho fatto venire a mangiare da me stasera, è il caso che io e te parliamo...»
«Non ho niente da dirti papà!» rispose, freddo, il figlio.
«Invece mi sa proprio di si. Cosa ti da fastidio della relazione tra me e Willow?»
Joseph incrociò le braccia sul petto, sguardo fisso davanti a lui, non rispose. 
«Joey, guardami e dimmi dov’è il problema!» disse Billie, girando il viso di Joseph verso di lui.
Il figlio sostenne lo sguardo del padre. «Sono entrato nella stanza stamattina e la stavi baciando, i miei amici hanno visto tutto!»
«I tuoi amici non hanno mai visto due persone che si baciano?»
Joseph rimase un istante in silenzio, spiazzato dalla domanda del padre. «Certo che si! Ma tu sei mio padre e stavi baciando una ragazza molto più giovane di te!»
«È l’età di Willow il problema?»
«No, è Willow in generale!» rispose Joseph, poggiando nuovamente gli occhi sul televisore spento davanti a lui. 
«Dimmi anche solo un motivo del perché lei è un problema...» disse Billie Joe, calmo.
Joseph rimase nuovamente spiazzato dalle parole del padre; si sistemò meglio sul divano e girò la testa dalla parte opposta, per non guardare in faccia Billie. Ci mise un attimo a rispondere poi disse: «Lavora per te, è più giovane di te, magari sta approfittando della situazione per avere successo. Non ci hai pensato papà?»
Joseph si girò verso Billie Joe e lo vide sorridere, non era quella la reazione che si aspettava. «Ho fatto tanti sbagli nella mia vita, ma certi sentimenti li so riconoscere. Willow non mente...» I due si fissarono negli occhi, Joseph distolse lo sguardo dopo qualche secondo.
«Fai come ti pare papà, non pensare che riuscirò a farmi andare bene la tua nuova ragazza!»
Billie Joe sorrise un’altra volta, alzandosi dal divano e passando una mano tra i capelli di Joseph, che si spostò stizzito. «Prima o poi ti passerà. Prova a parlare qualche volta mentre siete allo studio di registrazione insieme, secondo me ti piacerà...»
Il ragazzo sbuffò, prese il telecomando e accese nuovamente la televisione. 

***

«Ieri sera ho parlato con Joseph...» disse Billie Joe mentre allungava il piatto della cena a Willow. La ragazza si fermò con quello a mezz’aria a guardare, incredula, il fidanzato. 
«Cosa ha detto?»
«Non è felice della situazione, ma sono convinto che gli passerà quando ti avrà conosciuta meglio. Addirittura è arrivato a pensare che tu stessi approfittando della situazione per diventare famosa.»
Willow spalancò gli occhi, scosse energicamente la testa e disse: «No, no, no, non è vero!» 
Billie Joe si girò verso di lei, preoccupato dal tono di voce con cui Willow aveva pronunciato quelle parole. La guardò e vide i suoi occhi velati di lacrime, le prese il piatto dalla mano e lo appoggiò sul tavolo, poi la tirò a sé. «Non piangere, io lo so che non è così. Lo capirà anche Joseph.»
«E se non lo dovesse capire?» chiese la ragazza, con il viso affondato nella maglietta di Billie Joe. 
«Impossibile, tutti quelli che ti hanno conosciuta ti amano, Tré, Mike, James, Patty, Ted, tutti!»
Willow alzò la testa e guardò Billie negli occhi; un tiepido sorriso le comparve sul viso. 
«Tutti tranne la persona di cui mi importava, tuo figlio...»
«Ti deve solo conoscere, dagli il tempo.»
«Tutto quello che vuole.»
I due si misero a tavola, finirono la cena con calma poi decisero di accoccolarsi sul divano, guardando un film in televisione. Billie Joe la spense quando sul video cominciarono a scorrere i titoli di coda, poi lanciò un’occhiata all’orologio sul muro: segnava le 23.40. 
Rise e, passandosi una mano tra i capelli corvini, disse: «Lo so che quello che sto per dire non fa di me una grande rockstar maledetta, ma io andrei volentieri a dormire...»
Willow annuì e si avvicinò a Billie Joe, gli passò le mani attorno alla vita e, guardando gli occhi verdi del ragazzo, disse: «Sono troppo sfacciata se ti chiedo di dormire qui stanotte?»
Billie scosse la testa, prese il viso di Willow tra le mani e rispose: «Ci ho pensato durante tutto il film se chiederti o meno di restare qui stanotte. Per fortuna ci hai pensato tu...»
La ragazza stampò un bacio sulle labbra di Billie Joe, lui rispose poi la prese per mano e la condusse al piano superiore. Entrarono nella stanza e Willow si lasciò cadere sul letto, trascinando con sé Billie. Lui cominciò a baciarle il collo; sussurrò: «Sono sicuro che non riesci ad immaginare quanto mi fai impazzire...»
«Dimostramelo...» sussurrò Willow all’orecchio di Billie, passandogli una mano sotto la maglietta.
Il ragazzo smise di baciare il collo della fidanzata e la guardò. «Amore, non sarò mai bravo quanto Ryan.»
Willow aggrottò la fronte. «Cosa c’entra Ryan adesso?»
«Beh, l’ho visto e...»
La ragazza lo interruppe. «Cosa? Billie, lascia perdere Ryan, dimenticatelo!»
«Non è facile dimenticarselo visto che era alto, biondo, bello, muscoloso...» 
Willow mise una mano dietro la testa di Billie e lo tirò verso di sé; le loro labbra si sfiorarono e prima di lasciarsi andare al bacio, la ragazza sussurrò: «Voglio che tu sappia che sei mille volte meglio di Ryan. Adesso però basta parlare di lui, baciami!»
Billie incontrò le labbra di Willow e si lasciò finalmente andare; dopo troppo tempo, quella notte capì di aver fatto la scelta giusta: era di nuovo felice.





Salve!
Eccomi qui con il nuovo capitolo. Non ho avuto molto tempo per scrivere in questi giorni, il lavoro mi ha tenuto occupata abbastanza, ma appena ho trovato un'oretta libera ho buttato giù qualcosa. Aspetto solo i vostri commenti, perché so che, visto il finale, vi scatenerete. Date il meglio di voi, so che potete farlo. 
Scappo, vado a svaccarmi sul letto davanti ad un paio di puntate di Doctor Who, ho solo voglia di rilassarmi dopo che oggi sono stata occupata con il lavoro dalle 10 di stamattina fino a circa un'ora e mezzo fa! Sono distrutta. 
Alla prossima e grazie, come sempre, per tutte le recensioni che mi lasciate.
Un bacione a tutte.
Al prossimo capitolo.
Mon.

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Willow uscì dalla porta della sala di registrazione; non guardò Billie Joe in faccia, si limitò ad appoggiare la sua chitarra sul piedistallo. 
«Non mi dici niente?» chiese il ragazzo, vedendo che la fidanzata non parlava. 
«Non so cosa dire, non posso crederci...»
Billie Joe si avvicinò alla ragazza e la prese per mano; la portò davanti al mixer e le mostrò una scatola con dentro numerosi dischi e nastri. «La tua creatura è tutta qui...» disse battendo delicatamente una mano sul cartone. Willow la fissò, poi alzò lo sguardo velato dalle lacrime verso il viso di Billie Joe. «È finito, il mio disco è finito.»
Il ragazzo accarezzò il viso della fidanzata, sorridendo. «Ce l’abbiamo fatta, hai visto?»
Willow annuì, poi gettò le braccia al collo del fidanzato. «Non ci posso ancora credere. Grazie di tutto...»
«Non so quante volte tu mi abbia già ringraziato da quando ci conosciamo, e non so quante volte io ti abbia ripetuto di smettere di farlo, ma tu non mi dai ascolto...»
«Semplicemente perché non ci riesco. Non so perché tu abbia fatto tutto questo per me, ma te ne sarò grata per sempre.»
Billie Joe le accarezzò i capelli, guardò un punto davanti a lui, sorridendo leggermente tra sé. «È il mio lavoro Willow, l’ho fatto per questo e poi anche perché...» si interruppe. Scostò la ragazza da sé, le prese le due mani e la guardò negli occhi. «... perché ti amo veramente.»
Willow si avvicinò alle labbra di Billie Joe e le sfiorò con un bacio. «È la prima volta che me lo dici...»
Il cantante annuì. «Non sentirti obbligata a ricambiare. Puoi dirmelo solo quando te la senti, non...» 
Billie Joe non riuscì a finire la frase perché Willow appoggiò un dito sulle sue labbra e disse: «Possibile che tu debba sempre parlare troppo?» Scostò il dito dalla bocca del fidanzato e al suo posto vi appoggiò sopra le sue labbra. Solo quando si allontanarono, Willow riaprì gli occhi e incontrò quelli di Billie Joe. Sorrise. «Ti amo...»
Il cantante tirò a sé la ragazza, i due si baciarono nuovamente. Quando la ragazza si allontanò, andò a sedersi sul divano. «Possiamo tornare un secondo a quello che ci rimane da fare prima della pubblicazione dell’album?»
Billie Joe si sedette al suo fianco e rispose: «Domani mando tutte le registrazioni al mixaggio, loro faranno i cd, poi non ci resta che aspettare di vederli nei negozi di dischi. Nel frattempo mando alle radio il tuo primo singolo così loro possono cominciare a trasmetterlo...»
Willow si portò le mani sul viso, sorridendo. «Non ci posso credere! Il mio singolo nelle radio! Questo è un sogno!» 
Billie Joe rise, spostando le mani della ragazza da davanti al suo viso. «No amore, non lo è!»
Willow si lasciò sfuggire un piccolo urlo di eccitazione, per poi portarsi immediatamente le mani davanti alla bocca. «Scusa, devo fare silenzio, tuo figlio è nell’altra sala a provare con i suoi amici.»
«Non siete ancora riusciti a parlarvi?» chiese Billie Joe, preoccupato.
«Io ci provo, quando lo incontro per il corridoio provo sempre a salutarlo o a chiedergli come sta, lo affronto sempre con il sorriso, ma lui mi ignora.»
«Posso darti un consiglio?»
Willow annuì. 
«Se conosco bene Joey lui rivaluta le persone quando queste fanno qualcosa che lo lascia più stupito del solito.»
La ragazza si fermò a pensare a qualcosa da fare per far ricredere Joseph nei suoi confronti. «Ce l’ho!» disse poi, sbattendo le mani. «Che ne dici se pretendo...» la ragazza marcò molto l’ultima parola, per poi continuare: «...che lui venga con me a mangiare qualcosa? Il che significa che, se lui mi dice di no al primo colpo, io lo carico in macchina e lo porto al ristorante lo stesso?»
Billie Joe inarcò leggermente le labbra. «Tipo rapimento? Approvo!» disse sorridendo. 

***

Billie Joe salutò Willow, augurandole buona fortuna. Lei gli fece l’occhiolino; era stranamente tranquilla e sicura di sé.
Uscì in corridoio e andò nell’ufficio di Patty e James per salutarli, rimanendo con loro a chiacchierare; interruppe la conversazione solo quando sentì altre voci salutare i due impiegati della casa discografica. Si girò e vide Joey e i suoi amici, stavano per uscire. Li seguì in corridoio e disse: «Joseph scusa, posso parlarti?»
Il ragazzo e i suoi tre amici si girarono contemporaneamente; lo sguardo del figlio di Billie Joe non era certamente amichevole. Willow non si lasciò intimorire e disse: «Ho bisogno di parlare con te a quattrocchi. Ti andrebbe di venire a mangiare qualcosa con me?»
«Io non ho niente da dirti, quindi la mia risposta è no!» Si voltò dando le spalle alla ragazza. Lei non rinunciò alla prima difficoltà; lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla, Joseph si girò nuovamente verso di lei. I due si fissarono qualche secondo poi fu Willow a parlare ancora. «Non so se hai capito, non è un favore quello che ti sto chiedendo. Io ho bisogno di parlare con te, quindi adesso vieni a mangiare con me!»
«Chi sei tu per costringermi?» disse il ragazzo, incrociando le braccia sul petto.
«So benissimo di non essere nessuno, ma tuo padre sa che verrai a mangiare con me, quindi sarà quello che farai...»
Joseph ridusse gli occhi ad una fessura, respirò profondamente e disse: «Giochi sporco ragazza!»
«È l’unico modo che ho per fare due chiacchiere con te!»







Salve! Allora, che dire? Ah si, ho riletto questo capitolo millemila volte, cambiando qualcosa tutte le volte, soprattutto dell'ultima parte. Non mi convinceva nulla. Alla ventordicesima volta che cambiavo qualcosa ho deciso di pubblicarlo lo stesso, altrimenti avreste potuto aspettare ancora secoli!
Comunque volevo fare un piccolo annuncio, probabilmente non vi piacerà, non piace nemmeno a me, ma lo devo fare. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo della storia, poi ci sarà l'epilogo e poi la storia sarà finita. Mi dispiace dire addio a questi personaggi, mi dispiace dover lasciare questa storia, mi ci sono affezionata, sono mesi che la sto portando avanti, e mi sono affezionata a voi. Portarla ancora avanti, però, non avrebbe senso, allungherei troppo il brodo, e non ho voglia di rovinare qualcosa che sento che deve essere conclusa così come ho in mente. Comunque è ancora un po' presto per farsi venire la malinconia, quindi non ci pensiamo adesso. 
Io vi saluto, vado a svaccarmi sul divano con un mal di testa terribile. La mia cena è stata una semplice pastiglia per farlo passare. 
Al prossimo capitolo.
Un abbraccio a tutte. 
Mon.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Joseph salì in macchina chiudendo la portiera con forza, Willow fece lo stesso mettendo in moto l’auto. 
«Dove vuoi andare a mangiare?» provò a chiedere la ragazza. 
«Non mi interessa, tanto avrai già deciso tutto tu!»
Willow lanciò un’occhiata veloce a Joseph, stava guardando fuori dal finestrino. 
«Io non ho deciso ancora niente, se mi vuoi dare un consiglio è ben accetto.» La ragazza cercò di essere gentile e conciliante; non venne ripagata, tutto ciò che riuscì ad ottenere fu un secco: «Pensaci tu, non mi interessa.»
Willow appoggiò gli occhi sulla strada e mise in moto la macchina; capì che Joseph non avrebbe aperto bocca, quindi cercò di giocare sul terreno che era congeniale ad entrambi. «Se apri il cruscotto della macchina ci sono diversi cd, scegli quello che vuoi, penso che ci troverai qualcosa di tuo gradimento...»
«Ad esempio i cd dei Green Day? Ti ho capito sai...» rispose duramente Joseph. 
Willow fece finta di non capire quell’allusione al fatto che lei stesse approfittando della situazione solo per avere successo. Appoggiò velocemente gli occhi sul ragazzo e disse: «Non so cosa tu voglia dire, ma no, nella mia macchina non ci sono cd dei Green Day.»
La ragazza vide Joseph aprire lo sportellino del cruscotto e lo sentì rovistare; con la coda dell’occhio lo vide passarsi tra le mani i vari cd, guardare le copertine e leggere i titoli delle canzoni. 
«Devo ammettere che non hai dei cattivi gusti musicali: Ramones, The Clash, The Doors...»
Sul viso di Willow fece capolino un lieve sorriso, sapeva però che era ancora troppo presto per cantare vittoria. «Grazie...» si limitò a dire.
Vide Joseph aprire un album dei Ramones ed estrarne il disco. «Posso?» chiese, avvicinando il cd alla radio. 
«Certo...» Willow sapeva di aver trovato definitivamente l’argomento con cui poter addolcire Joseph: così come succedeva con lei, parlare di musica lo rendeva malleabile. La ragazza adesso sapeva dove avrebbe affondato il colpo una volta che i due si sarebbero seduti a tavola.
Arrivò davanti al ristorante italiano dove era stata qualche settimana prima con Billie Joe, fermò la macchina, e disse: «Ti va una pizza?»
«Si. Temevo avresti scelto di peggio.»
Willow spalancò gli occhi e disse: «Grazie per la fiducia...»
«Di niente.» rispose Joseph scendendo dall’auto. I due entrarono al ristorante e vennero fatti accomodare ad un tavolo, si sedettero, ordinarono, poi Joey prese il cellulare e si mise a guardare qualcosa.
La ragazza decise che era arrivato il momento di provare ad ammorbidire Joseph; aveva capito che la musica era l’unico terreno di incontro su cui avrebbero potuto trovarsi d’accordo quindi decise di giocare l’unica carta che aveva a sua disposizione per fare colpo su Joey.
«Posso chiederti una cosa?»
Joseph alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e la guardò. Annuì.
«Mi dici come mai hai deciso di cominciare a suonare la batteria?»
Il ragazzo guardò attentamente Willow, sembrava quasi stesse cercando di capire dove la ragazza volesse arrivare con quella domanda. Dopo qualche istante di silenzio, decise di rispondere: «Sono cresciuto in mezzo alla musica, credo tu lo sappia bene. Mi è capitato tante volte di gironzolare per lo studio di registrazione quando papà, Mike, Tré e Jason registravano i loro album. La batteria è uno strumento che mi ha sempre affascinato e lo zio Tré mi faceva provare quando ero più piccolo. So suonare anche la chitarra ovviamente, papà me lo ha insegnato, ma la batteria è uno strumento che ha qualcosa di speciale. Tu sai suonare solo la chitarra?» 
Willow cercò di trattenere un sorriso; aveva fatto centro, era la prima volta che Joseph le rivolgeva una domanda. «Si, purtroppo si. Ho imparato da sola a suonare quella acustica, poi sono andata a qualche lezione per perfezionare l’uso di quella elettrica...»
«Come mai non sei andata a lezione anche per quella acustica?»
Willow si versò un bicchiere di acqua e ne bevve un sorso. «C’è stato un momento della mia vita dove la musica era la mia unica amica. Mi chiudevo nella mia stanza con il volume della radio altissimo, non solo per non sentire gli altri parlare, ma anche per mettere a tacere tutti i pensieri che mi tormentavano e, credimi, erano tanti.»
Joseph sembrò colpito. «Posso chiederti cosa era successo?»
«Non ne ho parlato nemmeno con tuo padre, non vorrei raccontartelo per poi impietosirti...»
«No, stai tranquilla. Non sarà un racconto straziante che mi farà cambiare idea su di te!»
Willow guardò negli occhi Joseph; in quanto a testardaggine era uguale a suo padre. La risposta che le aveva dato la convinse a parlargli di quello che era successo. «Non farne parola con tuo padre, arriverà il giorno che racconterò di questa cosa anche a lui...»
«Non aprirò bocca!»
Willow prese fiato, era forse una delle prime volte che parlava di quella cosa. Deglutì e cominciò il racconto. 
«Avevo 14 anni quando la persona che praticamente mi aveva cresciuta, con la quale avevo passato la maggioranza del tempo quando ero bambina, se ne è andata. Era mia nonna. A 14 anni si comincia a scoprire il mondo e doverlo affrontare senza di lei mi ha distrutto. I miei amici sembravano non capirlo, sembravano non interessarsi al mio dolore, continuavano a vivere tranquillamente, ridendo e scherzando, ogni tanto prendendomi in giro perché non ero una persona allegra come loro, a me piaceva stare a casa da sola a guardare la televisione, ad ascoltare musica o a leggere un libro. Per loro ero strana. Gli unici che mi capivano erano Jim Morrison e Joe Strummer, è per quello che ho cominciato a suonare la chitarra, perdendo pomeriggi interi a provare e riprovare, chiusa nella mia stanza.»
Joseph guardò Willow per qualche istante poi si lasciò sfuggire un timido sorriso. «Dirò una cosa banalissima, ma penso che tua nonna adesso sia orgogliosa di te...»
«Lo spero.» disse la ragazza, accennando ad un sorriso.
Joseph attese qualche secondo poi tornò a parlare. «Il racconto non mi ha impietosito, sia chiaro, però forse ti ho giudicato male. Non pensavo la musica fosse così importante per te, pensavo fossi una delle tante che vuole fare successo a tutti i costi ed è disposta ad approfittare di qualsiasi situazione pur di farsi vedere dal grande pubblico, compresa quella di portarsi a letto il proprio produttore.»
«Joseph no. Ho suonato per tanti anni prima di trovare qualcuno come tuo padre che riuscisse a produrmi il disco, ma non per questo sono disposta a tutto pur di vederlo pubblicato. Tuo padre si è innamorato di me prima che io mi rendessi conto di provare qualcosa per lui. Se veramente non mi fosse interessato, semplicemente avrei detto di no, anche a costo di mandare all’aria la mia carriera. Non approfitto delle cose, non mi hanno insegnato questo. Il fatto è che mi sono davvero innamorata di Billie...»
Joseph annuì. «Forse l’ho capito, mi serve solo un po’ di tempo per abituarmi alla cosa.»
«Tutto quello che vuoi. Vorrei solo che riuscissimo almeno ad avere una conversazione che va al di là del ciao nei corridoi della casa discografica.»
«Ci proveremo.» disse il ragazzo.
Willow sorrise, finalmente felice e sollevata. Anche quella cosa era stata sistemata, adesso doveva solo preoccuparsi dell’uscita dell’album e del tour mondiale. La vita finalmente le sorrideva, finalmente era felice. Aveva il lavoro che aveva sempre sognato, al suo fianco aveva una persona che amava e che ricambiava lo stesso sentimento, con la stessa intensità. Non c’era niente di falso, tutto quello che c’era tra lei e Billie era vero, niente finzioni, niente bugie. Si era dimenticata cosa volesse dire quella sensazione. Prese il bicchiere, bevendo un sorso d’acqua, poi in lontananza vide arrivare il cameriere con le pizze per lei e Joseph. 
«Buon appetito Willow...»
«Anche a te Joey...»





Eccoci qui. Vi ho fatto aspettare qualche giorno di più, non volevo pubblicare. Farlo significava avvicinarsi sempre di più alla fine. Manca solo l'epilogo e poi archivierò questa storia. Mi ha accompagnata per quattro mesi, ho cominciato a pubblicarla il 4 giugno, due giorni dopo sarei andata al concerto dei Green Day. È stato un piacere pubblicarla, voi lo avete fatto diventare tale, perché mi avete riempito di recensioni e di complimenti e io sinceramente non me lo aspettavo. Avevo un sacco di dubbi all'inizio, era la prima long sui Green Day, voi me li avete tolti tutti. Ora, la situazione è questa: non ho molto tempo ultimamente di scrivere, però ho una vaga idea, per un continuo di questa storia. Se dovessi e se riuscissi a scriverla e poi a pubblicarla, voi avreste voglia di leggerla? 
Va beh, lasciamo i saluti finali all'epilogo, adesso è ancora troppo presto.
Alla prossima e grazie tantissimo.
Mon

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


Billie Joe era seduto ad un tavolo, davanti aveva un microfono, al suo fianco c’erano Mike e Tré. Era la conferenza stampa di presentazione del nuovo tour europeo che si sarebbe tenuto a seguito dell’uscita del nuovo album dei Green Day.
«Ovviamente siamo felici di cominciare questa nuova avventura in giro per l’Europa, non vediamo l’ora di ricominciare a suonare dal vivo, in fondo fare degli show davanti ad un pubblico numeroso come quello europeo è il sogno di ogni band.» disse Billie Joe, rispondendo ad una domanda del giornalista di Rolling Stone America. 
Un altro giornalista si alzò in piedi, stavolta era l’inviato di NME che rivolse una domanda direttamente a Billie Joe. «Prima dell’inizio della conferenza stampa, hai detto che ci sarebbe stata una sorpresa. Quando ci sveli cos’è?»
Il ragazzo dai capelli corvini si alzò in piedi e si chinò verso il microfono. «Subito...» disse. Mike lo seguì, lo stesso fece Tré, insieme percorsero tutta la sala, fino alla porta da dove erano entrati prima della conferenza stampa. Andarono nella stanza di fianco, Willow era seduta su uno sgabello, stava pizzicando le corde della sua chitarra elettrica rossa, distrattamente. Alzò lo sguardo e sorrise a Billie Joe e ai suoi due amici. Il fidanzato si avvicinò a lei e le diede un veloce bacio sulle labbra, prendendo poi la sua chitarra. 
«Sei pronta?» chiese.
«No, ma non posso fare diversamente...» rispose la ragazza, alzandosi in piedi dal suo sgabello.
«Sei bravissima, smettila di avere sempre paura!» disse Mike, accordando il suo basso. 
Willow lo guardò. «È un ottimo tentativo, ma non riesci a calmarmi.»
Mike sorrise, tirò a sé la ragazza e le schioccò un bacio sulla testa. 
«Fai un bel respiro profondo e non pensarci!» disse Tré. 
«Non è così facile!» rispose Willow che comunque provò a mettere in pratica il consiglio dell’amico, senza, però, ottenere risultati. 
Billie Joe si mise davanti alla porta guardando la fidanzata e facendole segno di seguirlo, dietro di lei Mike, con il suo basso, poi Tré. Fecero il percorso inverso, stavolta insieme a loro c’era Willow. 
Quando la ragazza mise piede nella sala il cuore prese a batterle più forte: quella era la sua presentazione ufficiale, il lancio del suo disco davanti ad alcuni dei più importanti giornalisti musicali d’America. Deglutì, cercando di non guardare le persone che invece avevano puntato i loro occhi su di lei. Mentre Billie, Mike e Tré erano nella stanza insieme a lei, era stato allestito un piccolo palco al posto del tavolo dove i tre avevano fatto la conferenza stampa precedentemente. 
Billie Joe prese il microfono e disse: «Questa è la sorpresa di cui vi avevo parlato...» Indicò Willow che sorrise e salutò la platea con un cenno del capo. 
«Lei è Willow O’Brian, la mia nuova scoperta.» In sala si levò un mormorio di sorpresa, alcuni giornalisti parlavano tra di loro, altri scrivevano sui loro taccuini. 
Billie Joe continuò: «Il suo album è uscito nei negozi un paio di giorni fa, sicuramente avrete sentito il suo primo singolo che passa nelle radio già da un paio di settimane, “I did it”.»
Un giornalista alzò la mano per prendere la parola. «Così è lei la ragazza misteriosa dalla voce meravigliosa. Ancora non l’avevamo vista in faccia. Finalmente!»
«Volevo approfittare della conferenza stampa di oggi per presentare il suo album e per annunciare anche che sarà lei ad aprire i concerti dei Green Day per il tour europeo.»
Altro mormorio di voci nella sala. Billie Joe prese nuovamente la parola e zittì tutti i presenti. «Io credo molto in questa ragazza, ho creduto in lei appena ho sentito i suoi demo presentati alla casa discografica. Credo che tutti, se avete sentito il singolo, abbiate constatato la bellissima voce che ha, il fatto è che non solo è brava a cantare, lo è anche nel suonare la chitarra e adesso ve ne darà una dimostrazione.»
Billie Joe si girò verso Willow e le fece l’occhiolino, invitandola ad avvicinasi. La ragazza sentì le gambe molli, ma riuscì ad arrivare all’asticella del microfono, la sistemò e salutò i presenti; si rese conto di avere la voce rotta, se ne accorse anche Billie che si avvicinò a lei e le sussurrò all’orecchio: «Stai tranquilla, andrà tutto bene.»
La voce del fidanzato riuscì a rassicurarla leggermente; lui era lì con lei, con lui al suo fianco ce l’avrebbe fatta. Poggiò le dita sulle corde della chitarra e attaccò la canzone. Non era più una novità, una volta cominciato a cantare e a suonare, c’erano solo lei e la musica. La canzone filò via liscia, senza sbavature; Willow si rese conto che i presenti nella sala erano rimasti in silenzio ad ascoltarla. Con un assolo finale chiuse la canzone, ricevendo gli applausi dei giornalisti presenti. Sorrise e ringraziò. Billie Joe le si avvicinò e prese il microfono. «Vi ho osservato, cosa vi avevo detto? Questa ragazza è o non è fenomenale?»
Il giornalista di Rolling Stone prese la parola. «Viste queste premesse sembrerebbe che tu abbia azzeccato un ottimo acquisto per la tua casa discografica!»
«Non sarò mai pentito della scelta che ho fatto e voi mi darete ragione! Adesso vorrei che voi prestaste attenzione all’interpretazione che Willow fa di un classico dei Doors, Touch Me. È con questa canzone che mi sono innamorato di lei. Con partecipazione straordinaria mia e di Mike al basso.»
Billie Joe si allontanò dal microfono, lasciando spazio a Willow, imbracciò la sua chitarra e guardò la sua ragazza. Lei si girò verso Mike e Billie e, con un cenno del capo, fece segno di partire. Si girò nuovamente verso il microfono e cominciò a cantare. Avevano provato e riprovato questa canzone in studio, in modo che venisse perfetta. Billie Joe si avvicinò a lei durante un assolo delle due chitarre, Willow si girò verso di lui e gli fece l’occhiolino. Il ragazzo sapeva cosa voleva dire, si avvicinò di più a lei e i due si lasciarono andare, come erano soliti fare quando erano in studio. La ragazza alzò gli occhi verso di lui, i due si sorrisero, rimanendo con lo sguardo incollato per alcuni istanti. Erano quelle le sensazioni che Willow aveva sempre sognato di provare, non solo dal punto di vista musicale, ma anche dal punto di vista affettivo. Non era mai riuscita a trovare qualcuno con cui aveva la stessa affinità che aveva trovato con Billie Joe, si capivano su tutto. Lui aveva dimostrato di comprenderla, sia nei suoi pregi che nei suoi difetti, e lei aveva fatto altrettanto con lui. Si sentiva realizzata, al settimo cielo, non si era mai sentita così in tutta la sua vita. Aveva trovato la sua dimensione e per tutto quello doveva ringraziare solo una persona: Billie. 
Un cenno di intesa, accordo di chiusura, e la canzone finì. La platea di giornalisti rimase per qualche secondo ammutolita, poi applaudì. Billie Joe tirò a sé Willow e le sussurrò all’orecchio: «Li abbiamo fatti innamorare. Aspettati ottime recensioni al tuo album sulle prossime riviste!»
Willow guardò negli occhi Billie Joe. «Come fai a saperlo?» sussurrò.
«Conosco l’ambiente, conosco quei bastardi che si divertono a dare giudizi seduti dietro un computer!» Si allontanò da lei e le fece l’occhiolino. 
Un giornalista si alzò in piedi, Billie acconsentì che lui parlasse con un cenno del capo. 
«C’è molta alchimia tra voi due, si vede che avete lavorato duramente insieme. Tu prima hai detto: “È con questa canzone che mi sono innamorato di lei”, ma forse non solo dal punto di vista musicale...»
Billie Joe sorrise, guardò Willow e lei annuì. «Hai indovinato. Io e lei stiamo insieme. Ora, io non vi ho mentito, vorrei che voi ricambiaste il favore facendo domande a lei solo sul disco e non su questioni che vanno oltre la musica. Sono sempre il suo produttore, se sento qualcuno di voi parlare di altro, ce ne andiamo.»
La platea di giornalisti rimase in silenzio. Billie Joe sorrise compiaciuto, si avvicinò a Willow, le diede un veloce bacio sulle labbra e disse: «Sono tutti tuoi...»
«Me li sbrano uno per uno, ma tu guardami le spalle!»
«Sarà fatto!» rispose, facendole l’occhiolino. 






Salve! 
Sono qui, siamo alla fine. Vi ho fatto aspettare un po' di più, ma non perché il capitolo non fosse pronto, semplicemente perché non volevo postarlo, farlo avrebbe significato chiudere questa storia. E non volevo. Però è arrivato il momento di farlo.
Sono legata a questi due, tanto che appunto, come vi ho detto, ci sarà il seguito. Non so quando riuscirò a postarlo, so solo che l'idea ce l'ho ed è un po' particolare, quindi devo trovare il tempo per buttare giù l'idea completa e poi la devo scrivere. Se avrete voglia di leggerla sapete dove trovarmi, ma non so quanto dovrete aspettare.
Detto questo, io ringrazio tutte quelle che hanno seguito questa storia con pazienza. Non riesco ad elencarvi tutte perché siete davvero tante, ma un grazie particolare va a _Billieve Yourself_ per le splendide recensioni che mi ha sempre lasciato, perché mi hanno sempre fatto sorridere, a balenciaga84 perché è grazie a questa storia se adesso ci sentiamo anche fuori di qui e le mando un bacione grande, ad AlyTae perché le sue recensioni mi hanno sempre fatto un grande piacere, a Elisa728 e a Whatsername of Suburbia
Vi saluto, è stato bello, questa storia mi ha accompagnato per tanti mesi. Willow e Billie Joe li ritroveremo.
Grazie a tutte, ma tutte tutte.
Un bacione.
Mon

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