La vita va avanti

di Kimmy_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Gale ***
Capitolo 2: *** Non me lo aspettavo... ***
Capitolo 3: *** Il tempo passa ma il dolore resta ***
Capitolo 4: *** L'invito ***
Capitolo 5: *** Un nuovo giorno... ***
Capitolo 6: *** Caty è innamorata... ***
Capitolo 7: *** Stella ***
Capitolo 8: *** L'attacco ***
Capitolo 9: *** Risveglio ***
Capitolo 10: *** La decisione ***
Capitolo 11: *** La separazione si avvicina ***
Capitolo 12: *** Partenza ***
Capitolo 13: *** Nessuna notizia ***
Capitolo 14: *** Sorpresa ***
Capitolo 15: *** Chiarimenti ***
Capitolo 16: *** Cena a casa Hawthorne ***
Capitolo 17: *** Dove ci sei tu e i ragazzi, quella, è casa. ***
Capitolo 18: *** Di nuovo tutti insieme ***
Capitolo 19: *** Tutto questo non finirà molto presto ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di Gale ***


                                                                                                        Il ritorno di Gale                                                             

Le foglie del bosco che circondava casa si stavano ingiallendo, segno che l'autunno stava arrivando...

Mi svegliai di soprassalto; un'altro incubo. 
Cercai accanto a me il petto di Peeta ma non c'era.
Dov'era andato? 

Mi alzai dal letto ed infilai una vestaglia calda; uscii dalla stanza ed andai in quella di Caty. Tutto tranquillo, la piccola ancora dormiva.
Mi diressi verso quella di Feen, anche lì regnava la quiete...
Era quasi l'alba e non sapevo dove fosse finito Peeta.

Scesi le scale e andai i cucina, feci il caffè e mi sedetti sullo sgabello.
C'era silenzio. Troppo silenzio...

Di solito, in casa, la mattina c'era così tanto trambusto.
 Caty, che voleva saltare la scuola per andare a passeggiare nei boschi, Feen, che voleva andare a lavoro con il padre alla panetteria e Peeta che cercava sempre qualcosa per casa, di solito il suo braccialetto; quello che gli ho regalato il giorno del nostro matrimonio. Lo avevo fatto io con della corda sfilacciata; avevo messo tra un pezzetto di corda e un'altro alcune pietre che avevo trovato nel bosco. Ha sempre detto che lo amava ma non so se lo diceva solo per farmi contenta...
La nostra vita da quando erano arrivati i bambini era diventata frenetica, in confronto a prima, ma a me piaceva così; la disordine e la confusione tengono lontani i miei pensieri...

Mentre contemplavo il silenzio che da li a poco sarebbe stato interrotto  sentii un tonfo venire da fuori.

Corsi vicino alla porta d'ingresso, presi il mio arco, che avevo posto accanto alla porta per ogni evenienza,  e spalancai la porta principale.
Quello che vidi mi stupì….

Davanti ai miei occhi c’era Gale….

Il mio caro amico Gale. Quello che mi aveva confessato il suo amore e che io avevo rifiutato scegliendo Peeta. Quello che era rimasto nell’esercito e non si faceva sentire da anni.
E così come era scomparso è riapparso… dal nulla.

Mi caddero dalle mani l’arco e la faretta appena lo vidi, il mio migliore amico era lì; sotto il portico di casa mia, come se nulla fosse mai successo. 
Gli corsi in contro, mi buttai tra le sue braccia e gli sussurrai  -Oh, Gale! Mi sei mancato così tanto! Dove eri finito? Perché sei scomparso e non ci hai dato notizie di te? Stai bene? Perché sei qui? Chi ti ha accompagnato a casa mia? Eravamo tutti preoccupati che ti fossi cacciato in qualche guaio a causa della tua testa calda-
Quando finii la frase non avevo più fiato in corpo. Non riuscivo a respirare; Gale mi stava stritolando. 
-Gale!Mi stai facendo male!- urlai.
Lui d’istinto mi lasciò andare e disse con tono preoccupato e dispiaciuto  – Scusa. E’ solo che ultimamente mi sono allenato molto e non so ancora dosare molto la mia forza- 

Era vero, si notava che ora era un uomo grande e muscoloso; un vero soldato. Era cambiato. Anche la sua voce era mutata, era più adulta, più mascolina. Aveva un tono basso e profondo che ti entrava nelle ossa.

-Ma non hai risposto alle mie domande!- gli ricordai
-Beh, me ne hai fatte così tante che mi sono rimbambito a tal punto da non ricordare quasi più dove mi trovo!- rispose ridendo di cuore.
-Hai ragione. Scusa- risposi imbarazzata.
-Oh, Catnip non devi essere imbarazzata con me! Sono sempre io, Gale. Il tuo amico di caccia! Non ci vediamo da un po’, però sono pur sempre io- disse Gale, avvicinandosi a me, a braccia aperte.

Esitai… non sapevo se abbracciarlo; prima lo avevo fatto d’impulso, nella foga del momento. Ora ero tornata in me e mi rendevo conto che se Peeta fosse passato di lì, e mi avesse vista abbracciata a Gale avrebbe sicuramente frainteso, e non volevo assolutamente che una cosa del genere accadesse, così, rimasi con i piedi ben saldati dove stavano. 

-Oh, Katniss! Su, vieni qui. Ti prometto che non ti romperò nemmeno un’osso!- esclamò sorridendo e continuando a tenere le braccia aperte verso di me.
-Non mi sembra il caso… Sai Gale… ora sono sposata e ho due bambini…- risposi esitante. Chissà come avrebbe preso la notizia.

-So bene che sei sposata con Peeta e hai due bambini; più precisamente una bambina di nome Caty. di 7 anni. e un bambino di nome Feen, di 2. Stai tranquilla, non credo che tuo marito se la prenderebbe se ti vedesse abbracciare un vecchio amico che è venuto a trovarti- dopo aver concluso la frase ci pensai un secondo… Aveva ragione; così mi buttai tra le sue braccia.
Il suo abbraccio era così caldo e famigliare…
Mi era mancato.

D’un tratto sentii un ramo spezzarsi; segno che qualcuno, o qualcosa, si stava avvicinando…

Io e Gale d’istinto prendemmo tra le mani le nostre armi e ci girammo verso il punto da cui avevamo sentito provenire il rumore…

Sembravamo tornati bambini, l’uno accanto all’altra, in attesa della preda… Ma questa volta non eravamo a caccia; così, non scoccai immediatamente la mia freccia verso il punto da cui avevo udito provenire quel rumore, e per fortuna... Perché a provocare quel suono, era stato Peeta. 
Mio marito era andato nei boschi da solo, ed ora, era li, davanti a me; a bocca aperta…



Angolino di Kimmy_chan ^_^
Dopo la mia prima FF su Sugar Sugar ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2220686&i=1 )  ho pensato ora su cosa scrivo?
E mi è subito venuta in mente la saga di Hunger games :3
Perciò ho provato ed è uscito questo primo capitolino :D 

RECENSITE PER FAVORE.
MI FA PIACERE SAPERE COSA PENSATE DI QUELLO CHE SCRIVO :D

       

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Capitolo 2
*** Non me lo aspettavo... ***


                                                                            Non me lo aspettavo...

-Peeta, ti posso spiegare… Gale, qui….- iniziai, ma lui mi interruppe. -Non c’è niente da spiegare qui… -     
Mio marito, con passo deciso, si diresse verso di noi.

Aveva degli scarponi color cemento ed un pantalone verde pisello; stranamente, non indossava la sua solita maglietta bianca ma portava un maglioncino color cenere. In spalla aveva uno zainetto nero, da una chiusurina, di esso, si poteva notare che al suo interno vi fossero stati riposti alcuni fogli e suppongo anche delle matite.

Peeta probabilmente era andato nel bosco per disegnare. 

Lo faceva spesso. 
In casa non c'era più, da un po' di tempo, il silenzio che desiderava, mentre disegnava o dipingeva, da quanto eravamo  diventati genitori. Caty e Feen erano due pesti che giravano per casa come furie, urlando e strepitando; perciò se si cercava un po' di tranquillità, si poteva solo che fuggire nei boschi...

Il volto di Peeta era impassibile, mentre si avvicinava sempre di più a noi; avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere.

Non sapevo quale sarebbe stata la reazioni di Peeta nel trovarsi di fronte Gale.
Mio marito, sapeva quello che quell'uomo provava per me e quello che io provavo per lui; ma era anche consapevole del fatto che io avessi scelto lui. 
E che lo avrei fatto per sempre... 

Sarei sempre tornata dalle sue braccia dolci che mi avvolgevano con dolcezza.
Dai suoi teneri baci.
Dalle sue morbide carezze.

Non dal mio migliore amico.
Non dal ragazzo che mi aveva aiutato a sostenere finanziariamente la mia famiglia.
Non dall'uomo che si era preso cura di Prim e mia madre, mentre io ero negli Hunger Games a fare la finta innamorata con lui.

Ma da lui... dal ragazzo del pane.


Conoscevo Peeta, ma non mi sarei mai aspettata una reazione del genere...
Perchè infatti lui non prese a pugni Gale, non lo ignorò, non lo offese, ma lo attirò a sè, e lo abbraccio. Come se fossero dei vecchi amici che si rincontravano dopo tanto tempo.
Non dei rivali in amore che avevano lottato per i loro sentimenti forti e passionali.

-Gale! Come stai? E' da tanto che non ci si vede. Che fine avevi fatto?- chiese mio marito, mentre dava delle forti pacche sulle spalle dell'uomo.

Non me lo aspettavo. O forse un pochino sì... 
Da Peeta, ormai, ci si poteva aspettare di tutto. Era imprevedibile.





Angolino di Kimmy_chan
Salve! Era da un po' che non aggiornavo... scusate >___< 
Sì il capitolo è un pochino corto, avendo aspettato tanto; ma su capitemi :(
Tra qualche giorno arriverà un nuovo capitolo per farmi perdonare <3
Spero che vi piaccia questa FF (E' la prima che scrivo su hunger games)
O così mi sembra..
Ahahahah ok per favore
DITEMI I VOSTRI PARERI! BELLI O BRUTTI CHE SIANO!

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Capitolo 3
*** Il tempo passa ma il dolore resta ***



                                                                         Il tempo passa ma il dolore resta

Gale era rimasto un po' perplesso all'inizio, ma poi dopo il continuo insistere, da parte di Peeta, accettò il nostro invito a colazione; visto che era appena spuntata l'alba.

Preparai velocemente dei toast e feci altro caffè, visto che lo avevo bevuto tutto poco prima.
Ci sedemmo tutti e tre intorno al bancone, posto al centro della cucina. 

Mi sentivo un po' a disagio.

Peeta parlo per primo - Dove ti sei stabilito? Nel tredici? - 
- Oh, no. Sono stato un po' a Capitol City, per aiutare nell'organizzazione, e ora mi sono stabilito permanentemente nell'undici. Mi trovo bene lì. Potete venirmi a trovare quando volete, voi e i piccoli intendo. Ho una casetta immersa nel verde. Lì, c'è molta selvaggina e delle bacche gustosissime.- 
-Mmmmh.. Bacche gustose dici? Ci faremo un pensierino- rispose Peeta facendo l'occhiolino al nostro ospite.
-Oh, beh, se quelle bacche sono come i morsi della notte, saranno dolcissime- aggiunsi ridendo spensierata.
Peeta e Gale erano naturali e rilassati; perchè io dovevo essere nervosa? 
Volevo godermi questi momenti di serenità con i due uomini, che hanno segnato inesorabilmente la mia vita...

D'un tratto sentii una vocina che proveniva dal piano di sopra.
- Scusate, credo che uno dei bambini si sia svegliato. Vado a controllare- feci cenno di alzarmi ma Peeta, che era accanto a me, mi fermò e alzandosi in piedi disse - Tranquilla. Vado io- e prima che potessi replicare si era già volatilizzato su per le scale.

Io e Gale rimanemmo di nuovo da soli.

In quel frangente sarei voluta scappare; non volevo rimanere lì, da sola, con lui. Ero vulnerabile e non ero pronta a qualunque tipo di attacco, da parte di Gale, sul fatto del perchè avessi scelto Peeta e non lui; non avevo scampo.

- Ora che fai ti ammutolisci? Non è da te Katniss- disse il ragazzo che era seduto davanti a me.
- Non ho niente da dire, perciò sto zitta- risposi acidamente.
- Oh, beh, non credo che tu non abbia niente da dire; ce l'hai sempre, lo so... Su dai, cheidi! Risponderò a qualsiasi domanda che ti passi per la testa. Niente bugie. Giuro- 
- Odio il fatto che tu capisca sempre al volo che qualcosa non va- risposi irritata, girando il volto verso la finestra che dava su di un'aiuola, che stavo curando con amore.
- Dopotutto, io ti conosco meglio di chiunque altro...- 
- Oh, no. Tu mi conoscevi! Sono cambiata. Ora sono una madre e una moglie - risposi girando il volto velocemente verso di lui.
I miei occhi irradiavano rabbia e dolore.
- Può darsi... E' passato molto tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta, ammetto che gli atteggiamenti di una persona possono cambiare negli anni, però dentro rimane sempre la stessa. E tu, Catnip, per me rimarrai sempre la mia migliore amica, dopotutto quello che abbiamo passato, vuoi far finta che tutti nostri trascorsi siano stati vani? Dopo il mio amore, per te. Dopo la guerra. Dopo gli anni. Vorrei tornare ad essere Gale. Il tuo amico Gale. Posso? Ho almeno una possibilità di tornare ad esserlo?- chiese speranzoso. 
I suoi occhi mi dicevano che quello che aveva appena detto era vero. Voleva tornare ad essere il mio migliore amico. Il mio amico Gale. L'amore che provava per me non c'era più, ora non c'era traccia di quel sentimento nel suo sguardo.
-Gale... Tu hai ucciso Prim. O almeno, una tua trappola lo ha fatto...- stavo iniziando a piangere. 
Non riuscivo a trattenere le lacrime. 
Quella ferita, non si era ancora rimarginata, dopo tutti quegli anni... o forse non lo avrebbe mai fatto. 
Prim..
La mia dolce sorellina. 
Sarebbe sicuramente diventata una bravissima dottoressa. 
Avrebbe salvato molte vite con le sue piccole e delicate mani, ma invece, ora, non aveva la possibilità di far niente... perchè era morta!
Non riuscivo più a trattenermi e scoppiai in lacrime, lì, davanti a lui.
Gale prese le mie mani tra le sue e chino il suo volto su di esse.
-Catnip... Scusami! Perdonami, ti prego! So quanto hai amato tua sorella e ogni giorno mi danno! So che ho fatto una stupidaggine a lanciare quegli arnesi. Perdonami. Ti prego Katniss...- 

Sentivo le sue lacrime sulle mie mani...
Cosa dovevo fare?
Non sapevo come comportarmi, perciò aspettai...

Gale, non sentendo alcuna risposta da parte mia, alzò il volto e si asciugò velocemente gli occhi, prima che potessi vedere il suo viso. 
I suo occhi grigi erano tristi e arrossati.

-Gale...- iniziai, ma poi sentii dei rumori provenienti dalle scale. Peeta stava tornando, perciò aggiunsi - ne riparliamo quando saremo di nuovo soli. Peeta sta tornando- 
L'uomo annui e cercò di ricomporsi.

Peeta spuntò dalle scale con in braccio un bambino, Feen si era svegliato.
-Mi dispiace Katniss, ma il piccolo qui, voleva la mamma e non voleva sentire ragioni- disse mio marito mentre mi avvicinavo a loro.
-Tranquillo- risposi a Peeta, poi mi rivolsi al pargolo che teneva tra le braccia - Feen, come mai ti sei svegliato così presto? Su, vieni dalla mamma- allargai le braccia ed il piccolo si butto tra di esse.



Angolino di Kimmy_chan
Come promesso, visto che l'ultimo capitolo era corto, ho aggiunto dopo pochi giorni il 3 capitolo :3
Vi piace come si evolve il tutto?
Cosa succederà ora?!? Per favore RECENSITE (<3)

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Capitolo 4
*** L'invito ***



                                                                                          L'invito 

Pov Gale

Mi sentivo in imbarazzo. 

Mi si stringeva il cuore vedere Katniss con un bambino in braccio. 
Quella che avevo davanti a me, non era più la Katniss che conoscevo. Quella che avevo dinanzi era una donna felice, moglie e madre di due bambini.
La mia vecchia amica, la mia confidente, che aveva sempre negato di volere dei bambini, ora, era felice e serena con una famiglia che le dava amore, e che non l'avrebbe mai abbandonata.

Io, invece, ero fuggito.
Ero scappato dall'ira di quella donna che avevo paura di affrontare. 
Ho pensato per giorni, per settimane, per mesi, ed in fine, per anni, cosa le avrei detto per cercare di recuperare il nostro rapporto. 

Ma era stato tutto inutile.

Gli anni sono passati ed io ancora non sapevo come avrei fatto per cercare di riallacciare i nostri rapporti. 
Ma quella notte,mentre riflettevo, come sempre, fissando il soffitto della mia camera da letto, ho deciso.
 
Mi sono alzato, ho baciato sulla fronte mia moglie, mentre dormiva beata, e mi sono vestito. Poi sono corso fuori di casa per cercare un passaggio per il distretto 12.
Durante il viaggio ho pensato più volte di tornare indietro, ma mi sono fatto coraggio e sono andato avanti.
Appena arrivato nella piazza centrale, ho notato immediatamente che era stata ricostruita ed erano state apportate delle migliorie rispetto alla precedente. 
Quando mi sono reso conto di non sapere dove abitasse Katniss ho deciso di fermare un passate, sperando che sapesse dove vivesse. Da quell'uomo, ho scoperto che, ormai, Katniss e Peeta avevano formato una famiglia ed erano felici. Avevano avuto due bambini.

Dopo questa notizia, mi sono fatto ancora più forza ed ho proseguito; tagliando per i boschi.

Volevo passare di lì, perchè soltanto tra quegli alberi profumati e quei cespugli alti mi sentivo a casa.
Mi era mancato quel verde intenso, e quell'aroma di fresco e di libertà. Ero stato così tanto tempo lontano da lì...
Capivo perchè Katniss avesse deciso di vivere in quel luogo. In questo, non era cambiata, amava ancora i boschi; anche dopo quello che aveva passato nelle arene...

Non sapevo cosa le avrei detto, fino a quando, non l'ho vista.

Speravo non fosse cambiata negli anni, perciò rimasi basito quando la vidi su quel portico... Forte e fiera, con il suo arco fra le mani.

E da quel momento, tutto aveva iniziato a scorrere così velocemente che non mi rendevo nemmeno più conto di cosa stava accadendo, fino a quando, non vidi il loro bambino...


Dovevo andarmene. 
L'alba era sorta da un po', probabilmente al mio ritorno troverò mia moglie davanti alla porta, con le braccia conserte ed esigerà una spiegazione per la mia fuga notturna.
Perciò, mi alzai e mi avvicinai al trio famigliare - Scusate, è stato bello rivedervi, ma ora devo tornare a casa, mia moglie sarà sicuramente infuriata... Sono uscito senza dirle niente e mi sono dimenticato di lasciarle un biglietto- dissi abbozzando un sorriso.
-Tranquillo. E' stato bello anche per noi rivederti. Però è un peccato che tu vada via così presto... perchè non facciamo una cosa? Tu e tua moglie venite una sera a cenare da noi! Siete invitati da noi a cena. Mmmh.... facciamo domani?- esclamò Peeta, mentre si scompigliava i capelli con un po' di imbarazzo. 
-Oh, no. Ho già disturbato troppo piombando qui, così dal nulla! Facciamo che siete voi, invitati da me. Domani sera. Per trovare la casa basta che seguite il 3 sentiero, che da a destra, dalla piazza del distretto 11; è facile. Non accetto un no come risposta. Ciao, a domani- dissi subito prima di andarmene. 

Non avevo atteso risposta, sapevo che sarebbero venuti. Ma non sapevo ora come spiegare tutto a mia moglie...


                                                                            
Pov Katniss

Cosa?
Domani sera saremo ospiti a casa di Gale e di sua moglie?
Come avrei fatto? 
Come mi sarei dovuta comportare?
E poi... chi aveva sposato Gale?


-Katniss...- iniziò Peeta - mi sono appena reso conto che l'ho invitato senza chiedertelo... Scusa. Mi spiace, l'ho fatto senza pensare. Non vi siete più parlati da...-
-Sì. Ma non so come comportarmi ora con lui- risposi cercando di fermare le braccine di Feen che cercavano di prendere i miei capelli. 
A quella piccola peste piaceva molto giocare con i miei capelli. 
-Tranquilla, amore. Ci sarò io e poi basta che sia te stessa- disse Peeta accarezzandomi la guancia, poi abbasso il volto per baciare Feen, ed aggiunse - Ma credo, che per te, sarebbe una buona occasione per riallacciare i rapporti; so che per te Gale è sempre stato importante. Vorrei che tu fossi felice, perciò voglio che il tuo migliore amico torni nella tua vita-
-Oh, Peeta...- mio marito sapeva sempre cosa dirmi per tirarmi su il morale.
- Ma ricordagli che tu sei mia moglie ora, e non ti lascerò a nessuno- 
Peeta si avvicinò piano piano e mi baciò delicatamente. 
Ogni singolo bacio che mi dava, mi faceva ancora, dopo tutti quegli anni, far sentire le farfalle nello stomaco...
Dolce e amorevole come sempre.

-Mamma?- sentii una vocina che proveniva dalle scale.
Mi avvicinai, con Feen ancora in braccio, alle scale e dissi -Sì? Caty?Scendi che ti preparo la colazione- 
Quando tornai in cucina, Peeta era già hai fornelli e stava preparando una delle sue ottime colazioni.
Avevamo un cuoco provetto in casa, che ci faceva gustare delle ottime leccornie ad ogni pasto.

Io non ero molto abile in queste cose... ma dopo tutto, io e lui, ci completavamo.





Angolino di Kimmy_chan
Mi spiace tantissimo di averci messo così tanto!!!
Scusateee :( ma sono piena di compiti in classe >___________________<
Scommetto che vi state chiedendo chi è la moglie di Gale... beh anche io :'D non so chi sarà ^^" ahahahah poi quando scriverò deciderò, sì perchè la storia vien scrivendo :D 
Cooomunque cosa ne pensate?! :3
L'ho scritto ora, ora!!!

Per favore RECENSITE! Datemi dei pareri, anche brevi... Sia positive che negativi. L'importante,per me, è sapere cosa pensate!

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Capitolo 5
*** Un nuovo giorno... ***


                                                                                 Un nuovo giorno...

Pov Gale

Quando fui, finalmente, uscito dalla porta di casa Mellark, inizia a correre, dirigendomi verso il fitto bosco...

Continuavo a scontrarmi con rami e arbusti per la strada di ritorno, che conduceva alla piazza.
Uno mi aveva anche graffiato la guancia destra.
Dovevo sbrigarmi ad andarmene da lì, perciò, non mi importava quante frustate avrei preso da quei rami o quante volte mi fossi impigliato in di essi, avrei continuato a correre, perchè volevo fuggire. 
Volevo fuggire da tutto quello che era accaduto lì, in quella casa, da quello che avevo visto e provato, in quelle poche ore...

Ma cosa mi aveva detto la testa? 
Perchè il mio cuore aveva reagito in quel modo davanti a Katniss? 
Credevo di averla dimenticata... ma, forse, mi sbagliavo.
Ero confuso! Ero tremendamente confuso!
E poi, perchè li avevo invitati a casa mia? 

Come avrei spiegato tutto a mia moglie ora? 

Arrestai, di colpo, la mia corsa... 
L'alba era sorta, ed il cielo si stava stingendo, di quel rosa mattutino che tanto amavo... ma mentre la volta tornava a tingersi di azzurro, il mio cuore iniziava ad incupirsi sempre più, di sentimenti contrastanti, di cui non riuscivo a comprendere il significato.

Guardai il mio orologio; segnava le sei meno quindici.
Dovevo sbrigarmi, il primo treno che partiva per i Capitol City, e fermava ad ogni distretto, partiva alle sei. 
Perciò, ripresi la mia corsa.

Riuscii a prendere il treno appena in tempo.
Mi sedetti nella prima cabina che incontrai e mi assopii, il viaggio non era lungo con il treno, ma quelle poche ore trascorse lontano da casa erano state stancanti, per la mia mente.


Pov Katniss

Mentre Caty mangiava la colazione, che Peeta aveva cucina, io davo la pappina al piccolo Feen, seduto sulle mie gambe, che pretendeva di mangiare da solo; ma ogni volta che ci provava, creava un pastrocchio su tutto il bancone e si impiastrava sempre tutti i vestiti. 
Di solito, riuscivo a farlo ragionare, ma oggi, chissà perchè, faceva più capricci del solito.
-No! Boglio mangiale da solo!- disse il piccolo, girando il volto dalla parte opposta al cucchiaino di pappetta che cercavo di fargli mangiare.

-Su, Feen! Per favore, fallo per la mamma...mangia un po' di pappa! Ti prometto, che se mangi altri quattro cucchiaini ti faccio mangiare da solo. Ti prego però, ora mangia...- dissi con voce disperata, implorando il piccolo. 
Sì, aveva vinto. Solo quattro cucchiaiate, e avrebbe fatto il suo amato pastrocchio ovunque, in cucina.

-No! Subbito!- replico il piccolo, continuando a tenere il muso.
Ma per fortuna intervenne in mio soccorso Peeta -Su, piccolo. Se mangi, tutto, oggi la mamma ti lascerà stare a casa ed io e te, cucineremo una buona torta- 
Gli occhi del piccolo, sentendo la parola torta, si illuminarono, girò la testa verso di me e spalancando la bocca.

Ce l'avevamo fatta! Feen aveva finito la pappa. Ma ora pretendeva di preparare la torta che più amava... quella con panna e fragole. 
Il problema era, che non avevamo fragole in casa, ma lui insisteva, e quando si metteva veramente una cosa in testa, come in questo caso, nessuno riusciva a fargliela passare. Così, decisi di portare prima Caty a scuola, e poi sarei andata nel bosco, per cercare delle fragole selvatiche, visto che non potevo acquistarle al mercato, perchè oggi era lunedì ed era chiuso fino alle quattro del pomeriggio; per questo mi dovevo arrangiare. 
Ma dopo tutto preferivo così... avevo la possibilità di fuggire per un po' dalle mie adorate pesti, e cercare un po' di tranquillità nei boschi.


Dopo essermi prepara, per uscire, mi avvicinai alle scale ed urlai, vero il piano superiore - Caty, ti sei preparata? Dobbiamo andare!Siamo in ritardo! Oggi dovete andare in gita! Non puoi fare tardare proprio oggi! Muoviti!-
Dopo qualche secondo sentii una vocina che rispose - Sì, arrivo! Sto prendendo la borsa! - 

Tornai in cucina. 
Lì, Peeta stava giocando, sul tavolo, con il nostro testardone. 
Erano adorabili insieme. Peeta ci sapeva proprio fare con i nostri figli...
Io al contrario di lui non ero così brava con loro. Certo, ero la loro mamma e so che mi volevano bene, ma credo che avrebbero sempre preferito il papà allegro e giocoso, alla mamma severa.

Mentre li guardavo assorta nei miei pensieri, Caty entrò in cucina - Mamma! Prima mi dici che facciamo tardi, poi ti trovo qui imbambolata a fissare papà e Feen? Muoviti!-
Peeta, alzò lo sguardo, e vedendo la mia faccia, che era diventata rossa come un peperone, iniziò a ridere a crepapelle.
D'altro canto, il piccolo Feen ci guardava con aria perplessa.

-Sì, andiamo!- esclamai, prima di prendere la borsa, il cappotto e di dirigermi verso l'uscita, con passo veloce; stavo per uscire quando mi resi conto che non avevo soldi in tasca. Ero sicura di averli messi all'interno della giacca...

Tornai dentro e mi diressi in cucina per chiedere a mio marito se aveva qualche moneta da darmi; ma con mio grande stupore, lui era già li in piedi... seduto sullo sgabello, con dei soldi nella mano destra, aperta, rivolta verso di me.
-Per caso, sei tornata per questi?!- disse Peeta allungano un po' la mano, in modo tale da farmi vedere le monete che teneva in mano.
-Oh, sì. Come lo sapevi? E dov'è Feen?- dissi, dirigendomi verso di lui con passo deciso, cerando di capire come avesse fatto, ma poi capii...
- Sei stato tu! Sapevo di aver messo in tasca i soldi...- mi sporsi, allungando la mano, per prendere ciò che mi serviva. Ma lui fu più veloce, afferrò il mio braccio e mi attirò a sè - Sapevo che te ne saresti andata, senza salutarmi... per questo, quando sei andata a chiamare Caty, ho preso i soldi che avevi nella tasca della giacca;  e tranquilla, Feen è sul divano che gioca con i suoi giocattoli.- 
-Peeta! Caty sta facendo tardi alla gita!- dissi esasperata, cercando di liberarmi dalle sue braccia, che si erano avvolse intorno a me...

-Non ti lascio finchè non mi saluti come si deve...- rispose, compiaciuto, mio marito.
Stava giocando con me! 
Non riuscivo a liberarmi, così, gliela diedi finta... mi sporsi, gli baciai la guancia e dissi, con il sorriso più dolce che riuscivo a fare - Ciao caro. Ora vado a portare nostra figlia alla fermata del treno; tornerò tra un quarto d'ora. Intanto tu e Feen preparata la torta; quando torno mi cambio, vado nel bosco e cerco delle fragole- 
-Non sono soddisfatto- rispose Peeta, poco prima di baciarmi, con le sue dolci e calde labbra. 
Quel contatto, lieve e  gentile, in un istante, si trasformò in pura passione.

Dopo qualche minuto, quando ormai non riuscivamo più a respirare, Peeta mise fine a questo nostro attimo di privacy, e mi ricordò, che fuori c'era qualcuno che mi aspettava..
-Ora. Sono soddisfatto- disse, sorridendo dolcemente. 
Lo guardai negli occhi... mi sarei potuta perdere in quei meraviglio occhi, che tanto amavo.
Peeta si accorse che mi ero incantata nel fissarlo, e per farmi tornare alla realtà, scostò un ciuffo di capelli che avevo davanti agli occhi, e posò un delicato bacio sulla mia guancia destra. 
D'un tratto sentii le "delicate" urla di mia figlia, che provenivano dal portico -Mamma! O ti muovi, o vado da sola alla stazione! Non ho intenzione di fare tardi per colpa tua!- 
Che caratterino...

-Ti conviene andare... Caty sta urlando come una pazza. Sai che ci tiene a questa gita, nel distretto 11-
 Sì, lo sapevo benissimo...ma io ne volevo di più. Perciò, cercai di baciare, nuovamente, mio marito; ma questa volta fu lui a sfuggirmi con uno scatto veloce verso il frigorifero - Eheheh... mia cara Katniss, mi piacerebbe continuare da dove abbiamo interrotto, ma ora devi andare, ed io devo preparare una torta. Continueremo questa notte... Mentre quelle due pesti dormono.- esclamò mio marito rivolgendomi un sorriso provocatorio...poi aprì il frigorifero ed iniziò a cercare gli ingredienti che gli sarebbero serviti per preparare un'ottima torta.
-Hai ragione...- ammisi, andandomene via di corsa, con un sorriso beato stampato sul volto.


Pov Peeta

Katniss era cambiata molto dai tempi degli Hunger Games... ora non si vergognava più, o almeno non come prima, dei suoi sentimenti. Era diventata un po' più onesta verso sè stessa...

Subito dopo che Katniss uscì dalla porta di casa, andai piano, piano, verso il divano e guardai il mio piccolo testone che giocava serenamente con i suoi giocattoli.
Potevo iniziare a fare la torta, se lui continuava ad essere così tranquillo; perciò, me ne tornai in cucina ed iniziai ad amalgamare tutti gli ingredienti.
Dopo circa dieci minuti sentii una vocina che mi chiamava, proveniente dal salone.

-Papà!- 
-Sì, Feen! Arrivo! Un attimo e papà è da te.- risposi mentre correvo nella stanza accanto.

Quando lo raggiunsi, lui era lì, sereno e felice che fissava il verde che c'era al di là delle finestre... Amava i boschi, proprio come la madre.

Mi sporsi verso di lui e lo presi in braccio - Su, andiamo a fare questa torta!-
-Yeah!- ripose Feen, battendo le mani tutto divertito.

Quando fummo in cucina lo misi a sedere sul bancone e gli diedi in mano una frusta. Lui, all'istante la tirò dall'altro capo della stanza. Che forza!

-Sei grande!- gli dissi, mentre lo prendevo tra le braccia e lo lanciavo per aria. Lui tutto divertito iniziò a ridere spensieratamente...


Pov Gale

Finalmente ero arrivato a casa... avevo paura di quello che avrei trovato dietro la porta d'ingresso. 
Chissà come l'avrebbe presa mia moglie, quando le avrei detto che ero andato nel 12, perchè volevo parlare con  Katniss, e che avevo addirittura invitato tutta la sua famiglia a cena, la sera prossima...
E chi lo sà! Quella donna mi stupiva ogni giorno, sempre di più.

Mi feci coraggio ed aprii la porta di casa, e come previsto, eccola lì, davanti alla porta, seduta sul primo scalino della rampa, che dava al piano superiore.
Il suo viso era impassibile e duro. Esigeva una spiegazione.
-Johanna, cara, ti posso spiegare...- iniziai.
-Ed allora spiega! Su, raccontami dove sei scappato nel cuore della notte! Ero preoccupata! Nemmeno un biglietto!- urlò mia moglie, prima di buttarsi tra le mie braccia, in lacrime... 





Angolino di Kimmy_chan
Questa volta il capitolo è un po' lungo :3 E COLGO L'OCCASIONE PER RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE HANNO MESSO QUESTA FF TRA I PREFERITI/SEGUITI/DA RICORDARE <3
Spero siate soddisfatti un pochino...
Considerazioni?!

La parte che vi è piaciuta di più?!? ^___^ Su! Recensite!

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Capitolo 6
*** Caty è innamorata... ***



                                                                                                    Caty è innamorata...

Pov Katniss

Quando fui uscita di casa, vidi all'istante il volto della mia amata figlia.
Aveva un'espressione di disappunto stampata sul volto.

Rimasi immobile ad osservarla...
I suoi capelli somigliavano molto ai miei, ma a differenza mia, lei, li curava molto di più. 
Gli erano sempre piaciuto portarli lunghi. E da quattro mesi a questa parte, tutte le mattine, mi chiedeva se potevo acconciarglieli, sempre in modi differenti. 
Da un po' di tempo era diventata vanitosa... 
Non volevo che mia figlia diventasse una bambina presuntuosa; e quando lo avevo fatto notare a Peeta, mi aveva detto di non preoccuparmene, perchè probabilmente era solo una piccola fissa passeggera.
Ma io non ero sicura, secondo me, alla mia piccola Caterina piaceva un suo amichetto e cercava di farsi più bella, per attirare la sua attenzione. 
Ormai stava crescendo. Era tempo dei primi amori...

-Mamma! Non stare lì imbambolata! Sai che ci tengo a questa gita! Andiamo!- urlò la piccola, tirandomi per un braccio.
-Okay! Okay! Non vorrei mai che tu perdessi quest'occasione per passare del tempo insieme ai tuoi compagni, fuori dalle attività scolastiche.- risposi seguendola.
Di colpo, il suo viso divenne paonazzo.

Era adorabile.

Tagliammo per il bosco, per arrivare prima alla stazione, ma quando eravamo tra quel verde così luminoso e quei raggi caldi, che ci avvolgevano, dimenticavamo sempre tutto. 

Quando eravamo tra quella boscaglia sentivamo come un richiamo che ci conduceva verso il cuore della foresta.

Quello, era il nostro angolo di verde preferito, dove i rumori che si potevano udire erano solamente quelli del canto degli uccelli e del fruscio dei rami...
Lì, tra la natura, ci sentivamo libere di fare, e dire, ciò che volevamo.


Pov Caterina

Sapevo di aver sbagliato a parlare alla mamma in quel modo prima, ma ero solo nervosa.
Dovevo parlarle. Dovevo dirgli che mi dispiaceva. 
-Mamma, scusa....- iniziai 
-Di cosa Caty?- rispose mia madre, rivolgendomi un dolce sorriso.
-So di aver sbagliato... intendo prima. Scusa se ti ho urlato contro, ti sarò sembrata una bambina viziata. Ma...è solo che...- non riuscivo a continuare. Non riuscivo a dirle cosa provavo, e per chi lo provavo.
-E' solo che...?- chiese mia madre, avvicinando il suo volto al mio. 
Mamma si mise in ginocchio, per potermi guardare negli occhi e aggiunse - Cosa, Caty? Dimmi cosa ti passa per la testa. Se posso aiutarti, sai che ci sono. Certo, non sono come tuo padre che riesce sempre a risolvere ogni cosa, ma posso provare a darti una mano, se qualche problema ti affligge. Su. Parla. Sfogati con me.-

La mamma era così gentile... 
Di solito lei faceva la parte della cattiva, ma sapevo che non è realmente così. 
Però, non sapevo perchè lo facesse. 

Devo riuscire a dirlo. 
Magari, se avessi aperto il mio cuore a lei, sarebbe stato più semplice, poi, aprirlo al diretto interessato...
-Sono... sono... innamorata.- 
Dopo aver pronunciato quelle semplici parole, mi presi il volto tra le mani, per nasconderlo dall'imbarazzo, e attesi un commento di mia madre.
Lei, prese le mie mani e le scostò dal mio volto.
Sul suo volto c'era un sorriso dolce e comprensivo -Bene, ne ero quasi del tutto certa. E chi è il fortunato?- 

Mi feci coraggio e dissi il suo nome -Josh Flerry...-
Ero diventata di nuovo rossa in volto. 
Ne ero certa.


Pov Katniss

Innamorata! Lo sapevo!
Dovevo dirlo a Peeta! Avevo avuto finalmente ragione...

Josh Flerry...? 
Chi era? 
Non ricordavo mai i nomi dei suoi compagni di scuola, a quello ci pensava Peeta. 
Cosa dovevo fare?
Mia figlia era davanti a me, con gli occhi lucidi, e mi stava aprendo il suo cuore...
Mi lasciai andare e seguii il mio istinto.

-E perchè ti piace?-  che domanda stupida da fare ad una bambina. Gli piaceva punto.

-Beh... è gentile. Una volta, l'anno scorso, Max Meccflar mi stava prendendo in giro perchè diceva che i miei capelli erano brutti, e Josh mi ha difesa. Ha detto che i miei capelli gli piacciono... Perciò, è da un po' che cerco di curarli di più...- 
-Poi?- cercai di esortarla a parlarmene. 
- E' intelligente e simpatico, anche se è molto chiuso. Non parla molto. Per questo non so come parlare con lui. Ho paura di sbagliare. Tu che mi consigli di fare mamma?- 

Mi figlia stava finalmente aprendomi il suo cuore... Così cercai di consigliarla al meglio.
-Beh... avete qualche interesse comunque?-
-Sì. L'ho osservato sempre quando tornava a casa da scuola, ama i fiori e gli animali. A casa ha anche un gatto.- rispose soddisfatta la mia piccola innamorata.
-Bene, allora cerca di iniziare un discorso partendo da lì.- risposi, cercando di incoraggiarla.
Lei abbassò il volto amareggiata.
A quel punto presi delicatamente il suo mento e lo alzai con gentilezza, in modo che potessimo guardarci negli occhi.
-Piccola mia, non ti abbattere, sei tanto carine e allegra. Se cerchi di conoscerlo, e di farti conoscere, meglio sicuramente farete amicizia... e poi dopo un po' di tempo, chissà...-
-Mamma! Grazie! Mi sento meglio dopo averti detto tutto. Grazie!- esclamò sollevata Caty, buttandosi tra le mie braccia.


Pov Caterina

La mamma aveva ragione, non dovevo abbattermi prima di averci provato. 
Ormai era un po' che ero cotta di Josh.

E finalmente quel giorno avrei cercato di parlare con lui... 
Durante la gita al Distretto 11 avremmo potuto osservare molte piante diverse. E a quel punto avrei potuto conoscerlo meglio.

Mia madre mi aveva veramente aiutata. 

Però dopo quella chiacchierata, mi ricordai che eravamo in ritardo per il treno! 

-Mamma! Siamo ancora in ritardo!- dissi spaventata. Sicuramente lo avevamo perso... e non sarei potuta andare nell'undici con Josh.

-Tranquilla. Salimi in spalla!- disse mi madre girandosi, per farmi salire.
-Cosa?- chiesi sconcertata.
-Sì! Sali! Saremo molto più veloci!- mi esortò la mamma.

Forse aveva ragione... 
Dopo qualche secondo accettai la sua proposta e gli salii in spalla.

La mamma correva molto velocemente. 
Si era sempre tenuta molto in forma, grazie alle sue lunghe passeggiate nel bosco, e conosceva alla perfezione quella fitta boscaglia...

In pochi minuti fummo all'entrata della stazione. 
Lì, mi lasciò scendere.


Pov Katniss

-Ora vai.- dissi alla mia piccola mentre la stringevo forte tra le braccia.
-Tu non vieni fino al binario?- chiese Caterina con un tono un po' triste.
-Vuoi? Pensavo che volessi sembrare una bambina grande, che va in gita senza la mamma che la accompagna...- chiesi stupita.
-Certo! Tutti devono vedere che bella e forte mamma ho!- rispose Caty, mostrandomi un dolce sorriso, uno di quelli che ormai faceva così di rado...

Sentivo che dopo quella chiacchierata nel bosco, qualcosa era cambiato tra di noi... eravamo più vicine.

Perciò la presi per mano e sperai che non fossero già partiti tutti.


Pov Caterina

Io e la mamma ci dirigemmo verso il binario. Speravo con tutto il cuore che il treno non fosse partito...

Rimasi stupita quando vidi sul binario tutti i miei compagni e la maestra, ma il treno non c'era.

Lasciai la mano di mia madre, la salutai e corsi verso di loro urlando alla mia amica Selenia - Perchè non c'è il treno?-
-Il treno è partito- rispose dispiaciuta la mia compagna.
-Come mai? Avete fatto tardi come me?- chiesi.
-No. Noi eravamo in orario, ma Josh ha insistito che ti aspettassimo, così il treno è partito un quarto d'ora fa...-
-Josh?-

Quando dissi ad alta voce quel nome, il mio volto tornò rosso come poco fa nel bosco.
Per nascondermi, portai immediatamente la mie mani al volto, in modo che nessuno potesse vedere che ero diventata rossa.

-Signorina Mellark! Finalmente è arrivata. La stavamo aspettando.- enunciò la mia insegnante, la Signorina Coomal.
-Mi scusi, ho avuto dei problemi durante il tragitto...- risposi mortificata.
-Va bene, ora dobbiamo aspettare, tra poco passerà un secondo treno. Ma la prossima volta cerchi di non far tardi.- concluse la Signorina, prima di girare i tacchi ed andarsene.
-Sì, mi scusi.- risposi.

-Caterina!- sentii qualcuno che mi chiamava, perciò mi girai in cerca di quel qualcuno...

E rimasi stupita quando lo vidi... era Josh.

Quando notò che lo avevo sentito mi fece cenno di avvicinarmi. 
Ero nel panico! Non ero ancora pronta! Sul treno pensavo di preparami un discorso, per poi parlargli quando saremmo giunti a destinazione...
Rimasi immobile, ero nel panico più totale.

Josh, vedendo che non mi accennavo a muovermi, si mosse per primo, verso di me.

-Caterina. Come mai hai fatto così tardi?- chiese lui, mentre si spostava una ciocca di capelli, color corvino, dietro l'orecchio destro.
-Ciao, Josh. Ho avuto dei problemi durante il tragitto.- risposi un po' incerta.
-Ah. Però, per fortuna, come hai visto, la Signorina Coomal ha deciso di aspettarti.- 
 
-Sì, beh, però questo solo grazie a te. Selenia mi ha detto che hai insistito per aspettarmi, sei stato molto gentile, grazie.- risposi un po' incerta.

Ce la stavo facendo! Stavo parlando con Josh!
Però lui continua a guardare in basso, mi aveva rivolto solo mezzo sguardo... Sono sicura. 
Lo stavo annoiando.

-Beh... hai parlato di questa gita per molti giorni, eri così ansiosa di andare a visitare l'undici e di vedere le piante, che ami tanto... Perciò, non sarebbe stato giusto.- 

-Grazie. Ma scusa... io non ricordo di averti parlato di questa gita... e tanto meno che amo le piante, come te.- risposi d'impulso. 
Josh finalmente alzò il volto e mi guardò con un'espressione interrogativa -E io non ti ho detto che amo le piante... come fai a saperlo?- 

-Mi rigiri la domanda?! Rispondi prima tu...- 
Ero rossissima in faccia. 
Lo sentivo. 
Ma ora non potevo tirarmi indietro.

Tutta la classe era intorno a Selenia, almeno nessuno ci avrebbe interrotti. 

-Beh..- iniziò il mio compagno.
Forse anche lui non sapeva come spiegarsi, perchè era tornato a fissare il terreno e faceva dei piccoli cerchi, con il piede destro, sulle piastrelle.

Ero così in ansia.
Il mio cuore batteva a mille. 
Ero lì, che giocavo nervosamente con i miei capelli, attendendo le sue parole...

- Ti osservo spesso... So che ami le piante, che quando sei nervosa ti arricci il ciuffo che hai davanti all'occhio destro, che ti piacciono le fragole, che ami gli animali, che preferisci stare sola più che circondata dagli altri, come Selenia, e che il tuo dolce preferito è la torta mimosa. Ora penserai che sono strano... Però, io ho risposto, ora tocca a te.- 
Ora lui mi fissava. 
Aprii la bocca ma non uscii nemmeno una parola.
Non riuscivo a parlare!
Mi stava fissando!

Ero in confusione.

Repirai profondamente e poi ripensai alle sue parole...
Lui mi osservava?
E solo osservandomi sapeva molte più cose di me, che io di lui!
Chissà da quanto mi guardava...

-Da quanto tempo mi osservi?- chiesi istintivamente.
-Da un po'...- 
-Mmmh...-
-Ora però rispondi tu!- chiese Josh, continuando a fissarmi.
-Beh... ora... dobbiamo andare! Il treno sta arrivando! Su, sbrighiamoci!- dissi correndo verso Selenia che si sbracciava, per avvisarmi dell'arrivo del mezzo.
-Ma non vale!!- urlò Josh dietro di me, mentre io correvo verso la mia amica.


Pov Katniss

Rimasi lì, a qualche metro di distanza, ad osservare Caty mentre parlava con un bambino con i capelli neri.
E poi quando furono partiti me ne andai anch'io.

Corsi nuovamente verso il bosco... 
-Ed ora... alla ricerca delle fragole per la torta!- 


Pov Peeta

Era quasi ora di pranzo e la torta era ormai fredda, chissà dove si era cacciata Katniss con le fragole.
Feen aveva fame, perciò gli preparai una pappetta di carote. 
Anche se non amava mangiare le carote o tutti gli altri tipi di ortaggi, io e Katniss avevamo deciso che si deve abituare. 

Ci misi un bel po' per fargli finire il suo pasto, ma alla fine lo aveva finito tutto; però, gli avevo promesso la torta subito dopo....

Chissà Katniss che fine aveva fatto...



Angolino di Kimmy_chan
Scusate se c'ho messo tanto ma sono troppo impicciata con tutto @_@ 
Cooomunque trovo carino questo capitolo :3 e voi?
Se ho fatto qualche errore, come sempre, vi chiedo di farmelo notare.
Mi fa piacere sapere cosa ne pensate perciò dite ^_^


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Capitolo 7
*** Stella ***


                                                                                           Stella

Pov Katniss

Che bello passeggiare tra i boschi, spensieratamente.

Ero andata nel bosco per cercare delle fragole selvatiche, per la torta di Peeta e Feen. 
Ma sfortunatamente mi ero dimenticata di prendere un cestino, e non potevo neanche tornare a casa, perchè avrei sprecato solo 

tempo per andare e tornare, ma per fortuna, un po' di tempo fa, avevo nascosto un cestino, che io e Caty avevamo fatto, su di un ramo... Dovevo solo ricordare quale fosse il ramo in questione.

Dopo qualche minuto di ricerca trovai l'abete giusto, ma quando mi arrampicai per recuperare l'oggetto nascosto notai che ormai era diventato il nido di alcune piccole rondinelle. 
Non me la sentivo di levargli il loro rifugio, ma avevo bisogno di quel cestino. 
Così pensai ad una soluzione...

Provai a intrecciare un cestino con delle foglie, di una grandezza che potesse andar bene, ed il risultato finale non era tanto male, perciò sostituii, delicatamente, il cestino di vimini con quello di foglie.
Gli uccellini sembravano soddisfatti del nido sostitutivo, perciò me ne andai tranquillamente alla ricerca delle bacche rosse che piacevano tanto a Feen.

Dopo una buona oretta, ne avevo trovate abbastanza, così decisi di incamminarmi verso casa. Ma durante il viaggio di ritorno, iniziai a mangiarne qualcuna... così passo dopo passo, metro dopo metro, mentre mi avvicinavo sempre di più alla strada di casa, le fragole diminuivano inesorabilmente. 
Quando fui giunta davanti alla struttura, che si ergeva fra gli alberi di pino, le fragole ormai erano ben poche. Non potevo portare quella misera quantità a casa, perciò decisi di tornare velocemente indietro, per raccoglierne delle altre.

Ci misi poco tempo, per far ritorno a quei rigogliosi cespugli, che avevo trovato poco prima. 
Racimolai altre fragole e mi diressi nuovamente verso casa.

Ormai era ora di pranzo, dovevo tornare velocemente a casa, però sulla via del ritorno trovai un cagnolino ferito ad una campa...
Non riusciva a muoversi.
I suoi guaiti di dolore mi risuonavano nel cranio.
Dovevo aiutarlo. 
Il mio cervello mi diceva di ucciderlo perchè avrebbe avuto una morte molto più dolorosa e lenta, se fosse rimasto lì.
Ma il mio cuore... mi implorava di aiutarlo. 
Quel povero animale indifeso mi faceva troppa tenerezza, per cui decisi di prenderlo con me. 

Fu un po' difficile portare quel cucciolo, che cercava continuamente di fuggire dalle mie braccia, e il cestino stracolmo di fragole. Ma ce la feci.

Battei forte il piede destro contro la porta di casa, sperando che Peeta non si trovasse al piano superiore.
Non ottenni alcuna risposta perciò continuai ininterrottamente a prendere a calci la porta.

Dopo alcuni minuti finalmente la porta si aprii. E vidi Peeta di fronte a me, esterrefatto.


Pov Peeta

Dopo aver fatto mangiare il piccolo Feen, decisi di provare a fargli fare un sonnellino, in modo tale che non potesse ricordarsi della torta che voleva da questa mattina.

Misi il pargolo nel lettino e gli iniziai a leggere una favola; avrebbe preferito una canzone, come quelle che gli canta Katniss, ma non ero bravo quanto lei, perciò ripiegai sulla storia della piccola Feelix ed il cagnolino Mey. 

Dopo neanche dieci minuti, Feen si era già assopito nel suo caldo letto. 
Lo coprii, socchiusi la porta ed andai in bagno. 

Mentre mi lavavo le mani, sentii dei rumori che provenivano dal piano inferiore.

Qualcuno stava, credo, prendendo a calci la porta principale. 
Forse, era Katniss che si era dimenticata le chiavi, perciò corsi ad aprirle.

Avevo indovinato... sulla soglia di casa c'era mia moglie, ma con lei c'era qualcun'altro, o meglio, qualcos'altro... un cagnolino.


Pov Katniss

-Ti prego, Peeta, aiutami!- esclamai, mentre entravo dentro casa e mi dirigevo in salotto.
-Ma dove hai trovato quel cucciolo Katniss?- chiese mio marito preoccupato, mentre mi seguiva nella stanza, dopo aver chiuso la porta di casa.

Corsi in soggiorno e adagiai la piccola creatura sul tavolino, di fronte al divano.
-L'ho trovato nel bosco. Ma ora non importa dove l'ho trovato, devi aiutarmi! Dobbiamo curarlo! - risposi disperata. 
Volevo salvarlo. 
Volevo salvare quel cucciolo spaventato.

Ero una cacciatrice, ma  per la prima volta nella mia vita, volevo salvare la vita a quel piccolo animale... l'ironia della sorte.

-Va bene. Dimmi quello che devo fare.- rispose mio marito, da dietro il divano, pronto a prendere qualsiasi cosa mi fosse utile per aiutare il piccolo cucciolo.


Pov Peeta

Era la prima volta che vedevo negli occhi di Katniss quel nuovo fuoco, voleva salvare la vita a quel cagnolino; perciò decisi di aiutarla.

-Portami delle bende, una ciotola di acqua fresca, una di acqua calda e delle forbici. Ah! E anche quella crema che ho comprato l'altro giorno... quella che sta nel secondo cassetto dei medicinali, è in una scatolina gialla. Per favore, sbrigati.- mi chiese Katniss con decisione.

Ho visto panico, angoscia e indecisione nei suoi occhi, quel giorno. 
Per la prima volta voleva salvare qualcuno che non faceva parte della sua famiglia. 
Per la prima volta nella sua vita cercava di salvare un'animale, che di solito era abituata a cacciare.

Corsi in cucina, presi due ciotole d'acqua, una calda e l'altra fredda, e le forbici. Tornai da lei, appoggiai il tutto sul divano e corsi verso il bagno, dove tenevamo le garze e i medicinali. 

Quando tornai con gli ultimi oggetti che mi aveva chiesto, la vidi mentre cercava di tagliare il pelo che copriva la ferita della piccola creatura. 
Era in difficoltà perciò mi feci avanti e le tolsi, delicatamente, le forbici dalle mani -Fai fare a me, intanto tu vai prendere un'asciugamano e bagnalo con dell'acqua calda.- la vidi tentennare - Stai tranquilla, taglierò solo il pelo che ci impedisce di vedere la ferita.-
Senza dire neanche una parole mi lasciò le forbici, si alzò e andò in bagno.

La zampa era tutta sporca di sangue, non riuscivo a capire dove iniziasse il taglio.

Iniziai a togliere un po' di pelo, grazie alle forbici, attimo dopo attimo, la ferita era sempre più visibile. 
Era simile a quella che in passato mi aveva inferto Cato nell'arena; quella che poi mi aveva portato a rimanere senza una gamba...

Ma quel cagnolino non poteva rimanere senza una zampa. No, non poteva.


Pov Katniss

Dopo aver preso un'asciugamano e dopo averlo bagnato adeguatamente d'acqua calda, tornai in salotto, dove il piccolo cagnolino continuava a guaire e a divincolarsi per il dolore.

Mi si stringeva il cuore.

-Katniss, abbiamo della pomata tipo quella che avevo usato tanto tempo fa per la gamba, sai... nell'arena..?!- chiese Peeta, quando mi vide tornare.

Se serviva quel tipo di crema, il cucciolo non stava affatto bene. 
Ero sempre più preoccupata.

-Non lo so, vado a controllare- risposi mentre mi sporgevo verso di lui, per potergli passare l'asciugamano bagnato -Intanto tu pulisci la ferita con questo.-
-Va bene.- rispose lui.

Tornai nuovamente in bagno, questa volta per cercare quella pomata, che tanto tempo fa avevo avuto in dono da Haymitch. Chissà poi, per quale ragione mi aveva regalato quella crema in particolare.

Cercai e cercai, ma non la trovavo in nessun cassetto; perciò corsi su per le scale e andai nel bagno della camera mia e di Peeta. 

Speravo fosse in quell'armadietto, e per fortuna finalmente la trovai. 
Mi diressi nuovamente verso le scale, ma quando tocca il primo gradino sentii un tremendo ululato di dolore.

Corsi nella stanza, dove avevo lasciato mio marito ed il nostro ospite, e quando fui entrata mi stupii nel trovare il cucciolo che beveva, sdraiato ma, cosciente e tranquillo.
Non guaiva più.

-Sta bene?- chiesi mentre mi avvicinavo lentamente, per non spaventarlo.
-Oh, Katniss! Sì! Povero cucciolo, anzi no! Povera cucciola! E' una femmina. Aveva un pezzo di ferro incastrato nella zampa; era in profondità, per questo soffriva molto. Dopo averla pulita, ho osservato meglio e ho notato che la ferita non era così estesa come credevo. Poi, quando ho notato quel maledetto pezzo di ferro che spuntava dalla zampa, ho preso delle pinze e l'ho estratta. Gli ha fatto molto male, ma ora sta decisamente meglio. Non trovi anche tu?- disse felice Peeta, rivolgendomi un luminoso sorriso che fece tornare il mio animo più sereno.

-Sì!- risposi, ricambiando il sorriso. 
Mi sedetti vicino a Peeta ed entrambi continuammo ad osservare la nuova arrivata. 
Sì. Avevamo deciso che la cagnolina sarebbe rimasta con noi, ed il nome lo avremmo fatto scegliere a Caty e Feen.

La nostra cagnolina era tutta nera, ma aveva una macchiolina a forma di stella sotto al pancino, probabilmente i nostri due bambini l'avrebbero chiamata Stella.
Ed infatti fu così....
Al ritorno dalla gita, Caty era felice e sprizzava allegria da tutti i pori, continuava a parlare di quanto fosse intelligente il suo amico Josh. Questo aveva un po' fatto insospettire Peeta, ma lo cercai di rassicurare, era molto geloso della sua piccola Caterina. 
Non avrebbe mai accettato che la sua bambina si fosse presa una cotta già all'età di 7 anni...
Era meglio tenergli nascosto questo piccolo particolare.

Caterina e Feen erano felici della nuova arrivata, ma sapevano di non poterla ancora toccare, non stava ancora del tutto bene, perciò era meglio se non la toccavano. Prima i tessuti dovevano rimarginarsi, poi avrebbero potuto giocare con lei tranquillamente. Era una cucciola molto giocherellona e dava molti "bacetti" ai miei due figli. 
Ero felice, perchè loro erano felici.

Pov Peeta

Ormai era notte fonda. Feen e Caty dormivano tranquilli nei loro lettini, Stella dormiva ai piedi del letto, sul cuscino che le avevamo messo come cuccia, e Katniss era ancora giù in cucina, mentre sistemava le stoviglie che aveva lavato.
Mi sdraiai sul letto, misi le mani dietro la testa ed iniziai a pensare...


Pov Katniss

Avevo quasi finito di sistemare il casino che c'era in cucina. 

I piccoli, prima di andare a dormire, avevano voluto preparare dei biscotti che avrebbero dovuto portare domani a scuola, in regalo ai loro compagni. Li avevamo iniziati a fare tutti insieme, Peeta ci dava le direttive, e noi, le seguivamo diligentemente; fino a quando  l'impasto non iniziò a volare... Feen si era stufato, e di conseguenza aveva iniziato a tirare le palline di biscotti.
Il piccolo aveva dato iniziò ad una feroce battaglia di polle di impasto.
Era stato divertente...

E quando anche l'ultimo sportello fu pulito, iniziai a sentire un langorino nello stomaco... perciò aprii il frigorifero e presi un cartone di latte.
Quando mi girai per cercare una ciotola, mi cadde il cartone dalle mani per lo stupore.
Davanti a me c'era Peeta, con un coltello tra le mani. 
I suoi occhi erano sbarrati ed il suo respiro non era regolare. 
Stava avendo un'attacco. 

- Sei un mostro! Lurido mostro, vattene! Vattene da casa mia! - urlò fuori di sè, Peeta, prima di scagliarsi contro di me.



Angolino di Kimmy_chan
Salve :3
Mi fa piacere sapere cosa ne pensate perciò dite ^_^  
Attenti ai messaggi, perchè come ben sapete, chi recensisce il capitolo prima viene contatto quando aggiorno ;D
Se non volete l'aggiornamento nella recensione ditelo "non voglio il messaggio di aggiornamento" e così non vi scrivo :)
Allora arriviamo al capitolo... l'ho appena finito di scrivere, c'ho messo un po', un capitolo "tranquillo" direi :')
Pareri?!?

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Capitolo 8
*** L'attacco ***


                                                                         L'attacco

In un secondo Peeta fu su di me. 

Eravamo a terra. I suoi occhi erano ancora assenti. Come se non vedesse me. 
Infatti, lui in quegli attimi di follia non vedeva me, vedeva un'ibrido geneticamente modificato.
Ormai sapevo come comportarmi, gli feci infilzare la punta del coltello contro il pavimento di legno e presi il suo volto tra le mani e lo avvicinai al mio -Stai calmo, Peeta. Peeta! Sono io! Sono io, Katniss! Tua moglie! Torna da me!- 
-Tu sei un mostro! Sporco ibrido!- 
Peeta riusci a liberarsi dalla mia stretta e si rimise in pedi, feci anch'io lo stesso, ma molto più velocemente di lui.
Dovevo calmarlo. Non volevo che i bambini lo vedessero così.
Peeta si scaraventò nuovamente contro di me. Questa volta però cercò di strozzarmi. 
Mi spinse fino a farmi sbattere la schiena contro il muro della cucina, mise le sue mani intorno al mio collo ed iniziò a stringere.

Stringeva. Stringeva molto forte.
-P-e-e-ta! S-t-ai c-c-a-l-mo! P-e-e-t-a-a s-o-n-o io! G-G-G-u-a-r-d-a-m-i!- riuscii a dire poche parole, ma per un'istante dopo quei miei  piccoli tentativi di riportarlo alla realtà, vidi nei suoi occhi un barlume di lucidità. 
Per pochi istanti, tornò in sè, perciò io ne approfittai e riuscii a liberarmi dalla stretta, che mi attanagliava al muro.

Peeta si buttò a terra, in posizione fetale e inizio a dondolare su e giù. 
 Continuava a comprimere le dita delle mani contro la sua tempi e ripeteva - Sempre. Sempre.  Sempre. Sempre.  Sempre. Sempre. Sempre. Sempre. - 
Continuò con la sua cantilena per qualche minuto fino a quando non si blocco e si ammutolì.
-Peeta... Sei tornata da me?- dissi, avvicinandomi piano piano a lui.

Nessuno risposta. Nessun movimento.

Continuai ad avvicinarmi, lentamente, molto lentamente.
Cercai di vederlo in volto... 
Il suo viso era bianco come un palla lavato. 
I suoi occhi erano chiusi. 
Il suo respiro era regolare...

D'un tratto spalancò gli occhi e si scaraventò verso di me.
Ero di nuovo nelle sue mani.

I suoi occhi erano di nuovo assenti. Sbarrati, come se stesse vedendo un'orribile mostro. Quando mi guardava vedeva uno schifoso ibrido. Questo, anche dopo tutti quegli anni, mi faceva ancora male.
Non sapevo come fare, questa volta era diverso. 

Non riuscivo a riportarlo da me.

Rimasi lì, sottomessa da lui, dai suoi muscoli, dalla sua rabbia, inerme.
-Perchè non ti difendi ibrido?- chiese Peeta, mentre mi teneva bloccata al pavimento, spingendo il mio collo contro esso con l'avambraccio destro.
-Io non sono un'ibrido. Peeta, io sono Katniss, tua moglie. Sono la madre dei tuoi figli...-  risposi, cercando di infondere amore in quelle parole. Dovevo fargli capire che io non ero un pericolo per il lui. 
-No! Tu sei un'ibrido! Uno schifoso ibrido!- insistette, spingendomi, ancora di più, il collo contro le assi del pavimento. 
-N-n-o! Io sono tua moglie. Sono la madre di Feen e Caterina, i tuoi figli!- esclamai, con quel poco d'aria che mi rimaneva.
Non ce la facevo più, sentivo che stavo per svenire. 
Iniziavo a vederci male, la vista si stava annebbiando. Piano piano iniziavo a sentirmi sempre più sempre senza forze...
Tutto stava diventando nero; ma non potevo abbandonarmi al buio. 
Dovevo lottare. 
Dovevo riportare indietro Peeta. Ma sentivo le palpebre pesantissime, non riuscivo a tenerle aperte...
Ero debole, ma con quelle poche forza che mi rimanevano riuscii a dire - Torna da me, Peeta. Torna da noi! Torna da Caty, Feen e da me! Ti amo, amore mio! Scusa... Scusa se non ti ho riportato da noi.- 
A quel punto, tutto diventò nero ed il mio volto venne rigato da una calda lacrima...




Angolino di Kimmy_chan
Salve :3
Finalmente il minimo delle recensioni che avevo chiesto sono arrivate :D 
So che è brevissimo come capitolo, ma ehi! Doveva finire così u.u Il prossimo sarà più lungo del solito ok?!?!
Vi dico che non è stato molto facile riuscire a descrivere un'attacco di Peeta, la Collins nel canto della rivolta non ha spiegato accuratamente cosa accadeva a Peeta durante gli attacchi; perciò c'ho provato io... Ho fatto un casino lo so :( 
Per favore ditemi cosa ne pensate! Commenti sia belli che brutti sono sempre benissimo accetti lo sapete <3

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Capitolo 9
*** Risveglio ***


             Risveglio                                                            

Pov Peeta

Aprii gli occhi, pensando che fosse già mattina, ma rimasi sbigottito nel rendermi conto, che era ancora notte e che mi trovavo nel salotto, per terra, non più nella mia camera da letto.
Cosa era successo? Come avevo fatto a finire lì?

Iniziai a guardami intorno, sembrava tutto tranquillo.
Non c'erano rumori, a parte il canto notturno di un gufo. Tutto intorno a me era in ordine.
Mi venne un dubbio. Non poteva essere che....?
No. Era impossibile! Non ne avevo avuto avuti più da mesi. E poi, di solito, quando mi svegliavo Katniss era accanto a me. Ora però non c'era.

Dov'era? 
Per caso le avevo fatto del male? 
Non volevo crederci! 

Mi diressi velocemente in camera e poi in bagno; cercai ovunque, passai persino nella stanza dei nostri figli, ma lei non c'era. 

L'ultimo posto rimasto era... la cucina.

Corsi in cucina, e lì, per terra, accanto al bancone, c'era lei... Katniss.
Era lì, distesa, inerme. Non vedevo che respirava. 
La sua cassa toracica era ferma. Non percepivo alcun movimento.

Cosa le avevo fatto?! Ero nel panico! Non potevo! Non potevo averle fatto del male! Ero sempre riuscito a tornare! 
Non ricordavo! Non riuscivo mai a ricordare quello che accadeva durante quei rari blackout. Però sapevo che Katniss riusciva sempre a riportarmi indietro, da lei e dai nostri figli.

Mi avvicinai e cercai di sentire il suo battito. Le orecchi mi fischiavano, era difficile.
Le finestre erano tutte aperte. Si congelava in quella stanza, e lei era fredda come un ghiacciolo. 
Trascorsi alcuni minuti nel tentativo di cercare di sentire se fosse ancora viva. 

Non sarei sopravvissuto se lei fosse morta. 
Non avrei mai retto la vita senza di lei. 
Non ce l'avrei fatta nemmeno per i nostri figli.
Ero debole senza di lei. Lei, era la mia forza. 
Lo era sempre stata, ma non se ne era mai resa conto.
Sapevo cosa avrei fatto se non si fosse più risvegliata, ne ero certo.
Sarei andato alla ricerca di quelle bacche che ci hanno salvato tanto tempo fa, nella prima arena... I morsi della notte.
Avrei lasciato Feen e Caterina in custodia a Gale. Era pur sempre il migliore amico della loro mamma.
Sapevo che li avrebbe cresciuti come se fossero figli suoi. Perciò non mi dovevo preoccupare.
Sarebbe sembrato un'atto di codardia, abbandonare i miei figli ad un'uomo che era ricomparso dopo anni nella nostra vita, ma io non ce l'avrei fatta, ne ero certo. 
Loro meritavano una famiglia che li amasse e li educasse al meglio, io, da solo, non ce l'avrei fatta. 
Senza di lei, ero niente.
In quel momento, mentre progettavo la mia morte e le conseguenze per i miei figli, riuscii, finalmente, a sentire qualche debole battito.

Era viva!

La presi tra le braccia e corsi in camera. La adagiai sul letto e la coprii speravo si riscaldasse. 
Non sapevo bene cosa fare. Era lei di solito che curava i nostri figli e me quando stavamo male.
Probabilmente era svenuta. Ma il battito era debole, si faceva sempre più debole, perciò iniziai ad attuare la rianimazione manuale. 
Cercai di non romperle la cassa toracica. 
Trascorsi alcuni minuti così, riuscii a sentire il cuore che piano piano riprendeva i battiti.
Stava tornando.

Le alzai le gambe al di sopra del livello della testa ed iniziai a chiamarla -Katniss... Katniss, amore... Katniss, per favore svegliati. 

Katniss, sono tornato! Ci sei riuscita, come sempre... Per favore, svegliati.- 
Non sapevo se quello che avevo fatto fosse stato quello che andava fatto. Ma non sapevo cosa fare. 
Il medico a quest'ora dormiva. E poi era dalla parte opposta del bosco, era nel centro cittadino.

Le misi tanti cuscini sotto i piedi, in modo che rimanessero al livello che avevo cercato di mantenere io, mentre le tenevo su.
Andai in bagno e presi dell'acqua. 
Cercai di spruzzarle qualche schizzo in volto, sperando che si svegliasse; ma niente.

Presi un asciugamano pulito ed iniziai ad asciugare il suo volto, mi soffermai sulle sue dolci labbra. Le sue meravigliose labbra, mi attraevano come un fiore con un'ape.
Delicatamente posai le mie labbra sulle sue. 

Dopo pochi attimi, con mio grande stupore, Katniss aprii gli occhi.


Pov Katniss

Sbattei ripetutamente le palpebre, non ci credevo. Difronte a me, proprio davanti ai miei occhi, c'era Peeta. Il mio Peeta.
Era tornata in sè. Ed io... ero viva!
-Peeta...- dissi, con un soffio di voce.
Portai la mano destra al collo. Mi faceva male, però poi notai lo sguardo di Peeta... era preoccupato, confuso, ansioso.

Raccolsi tutte le energie che avevo in corpo, ero debole, sentivo che il mio corpo era pesante; ma ci riuscii, allungai le braccia 

intorno al suo collo e lo attirai a me. Immediatamente, lui, mi avvolse tra le sue braccia -Katniss, scusa! Ma cosa è successo? Spiegamelo...- 
-Peeta... lascia stare. L'importante è che sei nuovamente con me. Siamo vivi, stiamo bene e siamo insieme. L'importante è solo questo.- risposi.
La voce mi stava tornando, ma il bruciore che sentivo al collo non diminuiva. 
Sono sicura che mi sarebbero venuti dei lividi. Non volevo che si sentisse i colpa. L'ultima volta che gli avevo detto cosa era accaduto durante uno dei suoi blackout non mi ha voluta toccare per settimane e non ha dormito con me per mesi..
Da quella volta ho sempre cercato di nascondergli cosa accadeva durante quelle ore, o quei minuti di buio nella sua mente.

-Katniss... Per favore, dimmelo.- cercò di convincermi.
Io rimanevo ferma sulle mie decisioni.
Lui, cercando di farmi addolcire, mi posa delicatamente una mano sulla guancia destra ed inizia ad avvicinarsi sempre di più.
I suoi occhi erano così belli... Solo guardandomi riusciva a farmi incasinare la mente. A volte sembravo una ragazzina di 16 anni. Mi stupivo di me stessa.
Forse lo amavo troppo, ma una cosa era certa. Non gli avrei mai risposto. Non volevo che si allontanasse nuovamente da me, come l'ultima volta; perciò mi girai dall'altra parte.

-Bene... se non me lo vuoi dire, lo vedrò da solo.- rispose con decisione, mio marito, prima di dirigersi verso il suo studio d'arte.

Dovevo seguirlo, non avevo capito cosa intendesse con le parole: lo vedrò da solo.


Pov Peeta

Dovevo scoprire cosa era accaduto durante il mio blackout.

Mi diressi velocemente verso il mio studio, che si trovava al pian terreno, passai davanti all'orologio che si trovava in corridoio e notai che erano le 4 del mattino, l'ultimo ricordo che avevo prima del mio risveglio nel salotto era.... Io che guardavo l'orologio sul mio comodino nella camera da letto, era l'una precisa. Poi da lì, fino al mio risveglio in salotto... il buio.

Dovevo vedere cosa era successo, con i miei occhi.
Subito dopo l'ultimo blackout avevo fatto installare delle videocamere in tutta casa. Katniss non ne sapeva niente. E non ne doveva sapere niente, perciò quando fui arrivato nello studio chiusi la porta a chiave e mi sedetti alla scrivania.
Aprii il programma e riavvolsi le registrazioni fino all'una precisa. 

Vidi tutta la scena.

Dovevo allontanarmi da lì.
Non potevo permettere che una cosa del genere accadesse di nuovo.

Presi il capotto, che avevo su di una poltrona nello studio, mi infilai gli scarponi che avevo in un'angolo e spalancai la porta. Dovevo andarmene; per il bene di Feen, Caty e Katniss dovevo andarmene. Appena sarei uscito di casa, mi sarei diretto in stazione, e li avrei preso il primo treno per la Capitale. Dovevo andare dal Dottor Marsel. 

Mi ha sempre aiutato in tutti questi anni. Mi serve aiuto. 
Devo vederlo.


Pov Katniss

Dopo molte difficoltà, c'ero riuscita, ero arrivata nello studio finalmente; ma quando fui giunta davanti alla porta notai che era chiusa a chiave. 
Non riuscivo a sentire niente. Non sentivo alcun rumore.

Cosa stava facendo Peeta lì dentro?

Piano piano le forze mi stavano tornando. Sentivo il sangue che continuava a fluire sempre più velocemente in me.

D'un tratto la porta si spalancò.

-Cosa stai facendo qui? Torna in camera.- mi disse Peeta. 
Era sorpreso nel trovarmi lì. Forse, pensava che fossi troppo debole per fare le scale e arrivare fino al pian terreno... ma si sbagliava. 

Quando si trattava di qualcosa che lo coinvolgesse riuscivo a trovare una forza che non credevo mai di avere.
-Beh...ovvio no? Sono qui per parlarti.-
-Scusa, ma stò uscendo.- disse, mentre cercava di evitarmi.
-L'ho notato...-
Indossava un cappotto marrone, dei pantaloni mimetici e degli scarponi neri, erano quelli che gli avevo regalato, tempo fa.

Mi piazzai di fronte a lui, cercava di superarmi, ma non glielo permettevo, ad ogni suo momento io mi ponevo fra lui e la porta di casa, lì vicino.
-Mi fai passare, per favore?- chiese spazientito mio marito.
-No! Se non mi dici dove stai andando non i farò passare.- 
-Sto andando dal Dottor Marsel nelle Capitale.- rispose freddo - Ora fammi passare, per favore.-
-Te ne vai e nemmeno ti degni di dirmelo?- chiesi con grande stupore e rabbia. 
Se ne stava andando senza dirmi niente... Ma cosa gli girava nella testa?
-Beh, mi sembra di avertelo detto.-
-Se non fossi venuta fino a qui, non me lo avresti detto. Te ne saresti andato come se non avessi una famiglia! Ricordatelo Peeta, hai una famiglia!- urlai disperata.
Ero in lacrime. Non sapevo nemmeno io perchè ero in quello stato ma era così. Mi sentivo debole e sfinita, mi lasciai cadere a terra; ma Peeta fu immediatamente lì a sostenermi -Tu sei ancora debole! E sei sfinita psicologicamente. Su, ti riporto a letto- prima che avesse finito la frase ero già tra le sue braccia; e mi stava portando al piano superiore.

Protestai un po', ma non avevo molte forze, ero stanca e avevo sonno; perciò vinse lui.

Quando fummo giunti in camera, mi fece sdraiare. Vidi che stava facendo dietro front perciò gli presi la mano -Non te ne andare.-
-Devo andare Katniss. Oggi hai rischiato seriamente la vita. Se non avessi lottato dentro di me, a quest'ora saresti morta.- 
-Appunto! Hai lottato! Sei tornato da me, e sono viva; perciò, per favore, se mi ami davvero resta. Non te ne andare. Il tuo posto è accanto a me, come il mio è accanto a te. Ricordi? "Sempre"...-
-Io ti amo Katniss, e lo sai bene. Però... Non voglio che accada nuovamente... Non voglio che tu rischi la vita, standomi accanto.-
-Peeta, ne abbiamo già parlato anni fa.- 
-Sì, e quello che ti dissi allora è ancora valido... Io ti amo, ma non posso accettare di farti del male. Avevo accettato di vivere insieme solo se avessimo trovato un modo per reprimere questi attacchi.- rispose con grande sconforto nel cuore.
-E lo abbiamo fatto! Se non ci avessimo lavorato, insieme, sarei morta ormai da tempo. Dormi nel mio stesso letto da anni, e quanti attacchi hai avuto da quando abbiamo i bambini? Su, rispondi!-
-Non c'entra niente, non dovrei proprio averli. Sono pericoloso! Questa notte ho quasi rischiato di ucciderti, con le mie stesse mani!-
-Oh sì che c'entra... In questi 7 anni hai avuto solo 4 attacchi, contando questo. Ho accettato questo "problema" quando ti ho sposato, io ti amo. Amo tutto quello che fai e che hai fatto. Sei stato depistato per colpa mia! Per colpire me! Perciò, non ti preoccupare. Riesci sempre a tornare da me, e lo farai sempre. Ne sono certa.-
-Come fai ad esserne così certa?- domandò con voce sofferente, mio marito, che era rimasto 
-Perchè credo nel nostro amore...- 

Peeta rimase di sasso, chissà perchè... Gli dicevo raramente che lo amavo, ma cercavo sempre di dimostrarglielo, con i piccoli gesti...
La colazione a letto, quando non si svegliava prima di me, anche se non era questo granché. Coltivavo i suoi fiori preferiti, i girasoli...

-Che fai, rimani così...impalato solo perchè ti ho detto che credo nel nostro amore? Peeta, non te lo dico spesso, però tento di dimostrartelo... Non sono mai stata brava in queste cose, ma io ti amo. Ti amo davvero. Per questo, non reggerei che tu te ne andassi.-
Mi misi a sedere e lo tirai verso di me, lentamente...
-Katniss ho bisogno di vedere il Dotto...- ma prima che potesse completare la frase, io, già avevo posato le mie labbra sulle sue. Dando inizio ad una danza esotica di lingue e labbra...
-Katniss...- tentò di bloccarmi...
Ma era inutile, lo desideravo. In quel momento doveva essere mio.



Angolino di Kimmy_chan
Ciaooo ^_^
Come promesso è un capitolo più lungo del solito.
Se trovate errori ditemelo pure! Meglio avere più occhi che controllano il lavoro, insieme ai miei visto che sono un po' andati... ahahahaha sì, porto gli occhiali. Sono miope. 
Cooomunque, vi è piaciuto il capitolo?
Che dite? Continuo la storia?! :3 
Sapete bene che scrivo ogni capitolo sul momento... Quando ho tempo, mi metto qui, al mio fidato pc e vedo cos'esce. Chissà perchè mentre scrivo le parole escono così... Spero solo che non facciano ****** :')  Vi ricordo che io informo quando aggiorno, se non volete il messaggio per l'aggiornamento basta che lo dite :3

Parte preferita di questo capitolo?
Vorrei ringraziare di tutto cuore tutti quelli che recensiscono i capitoli di questa mia FF... GRAZISSIME <3

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Capitolo 10
*** La decisione ***


                                                                                             La decisione

Pov Katniss

Quella notte, io e Peeta, non riuscimmo a chiudere occhi, non solo perchè lo assaltai con la mia passione irrefrenabile, ma anche a causa dei pensieri che continuavano a girare freneticamente nelle nostre menti...

Chissà a cosa pensava Peeta... 

Probabilmente rimuginava, ancora, su quel suo attacco... quello di poche ore prima. In quel momento  stava sicuramente decidendo se rimanere o fuggire, come stava per fare, verso la Capitale.

Io, dal canto mio, in quelle poche ore che ci separavano dall'alba, ormai prossima, pensai solo ad un modo per tenerlo stretto a me.

Lo amavo; e, tutt'ora, non saprei come fare se non fosse accanto a me. Ma, questo, lui non lo capiva...
Pensava che potessi farcela.. 
Secondo lui, sarei potuta andare avanti, come avevo sempre fatto in passato.
Pensava ancora che fossi quella Katniss di tanti anni prima... Quella che secondo Gale avrebbe deciso chi scegliere, tra loro due, in base alle mie possibilità di sopravvivenza con loro... Ricordo le parole precise che disse quella volta, in quello scantinato, a Capitol City: "Tra noi due, Katniss sceglierà quello che ritiene indispensabile alla sua sopravvivenza". 
All'epoca ci rimasi male; non mi aspettavo di ascoltare certe parole da lui. Non mi pensavo che mi reputasse così fredda e calcolatrice; ma la cosa che mi sorprese, e mi fece più male, fu che Peeta, con il quale stava parlando, non contestò. 
In passato, forse, potevo essere stata come mi descrivevano loro... 
Ma ora non ero più quella di una volta.

L'alba si avvicinava sempre  più velocemente.

Girai il volto per osservare quello di mio marito, che era accanto a me.

Peeta era lì che fissava il soffitto con sguardo assente. 
Dovevo agire. Stava prendendo la sua decisione e non potevo permettergli di lasciarmi; perciò mi sedetti sul letto e lo iniziai a fissare.
Non reagì fino a quando non mi allungai verso di lui per accarezzare la sua morbida guancia rosea; lui non mi negò questo contatto ma rimase fermo, impassibile.

Mi stava per abbandonare. 

Le poche, ma calde, ore di passione che avevamo passato, non lo avevano smosso dalla sua precedente decisione.

Sentii un brivido freddo che attraversò tutto il mio corpo nudo... Non poteva abbandonarmi!
-Peeta, non mi lasciare.- dissi con foce strozzata, dando voce ai miei pensieri.
Egli, si mise a sedere davanti a me e mi accarezzò la guancia  -Non ti stò abbandonando, ti stò salvando...- prese un profondo respiro e concluse la frase, come se ciò gli provocasse un grande dolore al petto - da me.-
Sapevo che quelle parole stavano facendo male a lui quanto a me; ma non poteva lasciarmi, anzi, lasciarci. 
-Non puoi andartene!- mi alzai con un veloce balzo e mi posizionai di fronte alla porta della camera - Non ti lascerò andare!-
-Stai calma... Lo faccio per voi, lo sai. Sono pericoloso. Confidavo che tu saresti sempre riuscita a bloccarmi... forse... No! Non so cosa è successo oggi nella mia mente, ma  non deve più riaccadere! Se voglio stare con voi devo andare dal Dottor Marsel. Lui mi aiuterà, come ha sempre fatto.- rispose Peeta venendomi in contro.
Le sue nudità, avvolte dalla fioca luce che gli stava sorgendo dietro, mi distraevano. 
Forse, dopo tutti questi anni, solo il mio amore era aumentato... Forse, il suo amore per me si era affievolito; per questo non ero riuscita a farlo tornare da me, prima... prima che tentasse di strangolarmi.
-Tu..- iniziai -Tu non mi ami più?- chiesi, cercando di mantenere gli occhi fissi nei suoi. Non dovevo cedere... sentivo che le lacrime stavano per fare la loro comparsa sul mio volto. Ma no! Non volevo sembrare debole.

Questo strano lato del mio carattere era rimasto, durante gli anni, ma si era alleviato; non volevo sembrare debole, anche se lo ero. Senza di lui non ero niente.

Lui, mi guardò sorpreso - Cosa?- poi piano, piano, si avvicinò a me e mi abbracciò.
E in quel momento, con il contatto della mia pelle e la sua, tutte le mie barriere erano cadute. Iniziai a piangere. 
piansi per tutto il tempo che mi tenne stretta a sè. 
-Cosa ti passa per la testa? Io ti amo e ti amerò per sempre. Dopo tutto quello che ho passato per stare con te credi che il mio amore possa svanire?- chiese, mentre mi teneva ancora stretta a sè. 
-No... ma allora perchè non sono riuscita a farti tornare da me questa volta?- chiesi, tra un singhiozzo e l'altro.
Mi sentivo come se fossi tornata bambina. Ero fragile e scoperta, in tutti i sensi.
-Non lo so. Per questo voglio andare dal Dottore. Devo capire.- rispose lui con tono tanto dolce ma altrettanto triste.
-Non voglio che tu te ne vada...- dissi stringendolo ancora di più a me.
-Non ho detto che ti lascerò per sempre, devo solo andare da lui. Devo parlare con lui, faccia a faccia, non attraverso uno stupido telefono. Devo capire, con lui, cosa non è andato. E quando avremo capito cosa non è andato tornerò...- prese le mie spalle e mi spinse leggermente, in modo tale che potessimo vederci negli occhi -tornerò sempre da te e dai bambini.- poi appoggiò le sue calde labbra sul mio collo.

L'alba stava facendo capolino dalla nostra finestra, ma non ci interessava, quei pochi attimi che avevamo ancora insieme li volevano sfruttare per unirci nuovamente...


Pov Caterina

Sentii suonare la sveglia ed aprii all'istante gli occhi. Era sabato, e a scuola non ci si andava di sabato; però avevo messo la sveglia, e mi ero subito svegliata perchè avevo un appuntamento al parco centrale del Distretto, per le dieci, con alcuni miei compagni di classe. Tra loro ci sarebbe stato anche Josh. Il giorno prima, alla gita scolastica nel distretto 11, io e lui avevamo parlato molto.

Mi piaceva sempre di più, ed anche piacevo a lui! Ero così felice. 

Mi alzai dal letto e mi preparai. Erano più o meno le nove. Avevo tempo per fare colazione ed avviarmi tranquillamente all'appuntamento.
Scesi le scale e trovai mamma e papà, in cucina, che preparavano la colazione e si lanciavano strani sguardi... Di complicità? D'amore? No... di preoccupazione.

-Buongiorno!- esclamai entrando, saltellante nella stanza. I miei genitori si girarono, entrambi, verso di me e mi rivolsero un sorriso forzato -Buongiorno tesoro.- 
Qualcosa non andava... erano strani.


Pov Katniss

Dovevamo dire a Caty che il padre sarebbe mancato per un po' da casa... ma come? Non potevo raccontare ad una bambina piccola cosa era accaduto quella notte, in quello stesso luogo, tra il suo adorato padre e sua madre. Non potevo! 
Ma dovevo pensare a cosa dirle...

-Mamma...- chiese mia figlia fissando le mie mani che si erano bloccate nel momento in cui avevo iniziato a rimuginare su quanto dovevo dirle -Stavi preparando la colazione? - aggiunge mia figlia.
-Ah! Sì.- mi rimisi a cucinare - tuo padre mi sta insegnando a fare la frittata come piace a te. Ne vuoi un po'?- le mostrai la padella al cui interno vi era un'impiastro di uova strapazzate. Doveva essere una frittata...
Ero demoralizzata, non riuscivo a fare nemmeno una frittata decentemente.
-Mmmmh.. non sembra una frittata, ma okay la assaggio. Sarà sicuramente buona!- ripose Caty, tentando di tirarmi su di morale.
La mia piccola ne prese un pezzo, se lo mise nel piatto e si sedette sullo sgabello che si trovava vicino al bancone. Ne prese una forchettata e le assaggiò. 
Speravo che fosse almeno mangiabile.
Attesi... e attesi... quei pochi secondi sembravano eterni. 
Dovevo imparare a cucinare. Peeta doveva andare e io dovevo imparare a mandare avanti la mia famiglia. Non ci sarebbe più stato per un po' e io dovevo imparare.
-Buono!- esclamò alla fine, mostrandoci un sorriso soddisfatto, la nostra piccola Caty.
-Davvero?- chiesi stupita.
-Sì! Mi piace!- rispose la bambina, poco prima di portare nuovamente alla bocca una forchettata colma di uova.

-Bravissima, Katniss!- esclamò mio marito, mentre mi stringeva a sè.

C'ero riuscita! Era un piccolo passo si, ma ero riuscita a fare un pasto decente a mia figlia.
Potevo resistere un po' senza di lui. Forse, ce la potevo fare; ma ero comunque preoccupata, non c'eravamo più separati da quando era tornato al Distretto tanti anni prima.


Pov Peeta

Poteva farcela... ne ero certo. 
Katniss ha la qualità di riuscire in tutto ciò che fa, se solo si impegna un po'.
Non sapevo quanto sarei stato lontano dalla mia famiglia, ma almeno sapevo che sarebbero stati bene.
In panetteria ci sarebbe stato Karl, il mio aiutante, ormai era abbastanza abile, e avevamo accordato giusto pochi minuti fa come dividere i soldi guadagnati nel locale, fino a quando l'avesse gestita lui da solo. Mi fidavo di quel giovane ragazzo. 
I soldi non sarebbero mancati e Katniss mi aveva visto fare le pulizie e cucinare più volte; ma se avesse avuto bisogno di aiuto la Signor Mafuls aveva promesso che le avrebbe dato una mano.
Dovevamo dire a Caterina e al piccolo che non ci sarei stato per un po'; sapevo che questo non sarebbe stato facile, ne sarei uscito distrutto, ma dovevamo farlo.

-Caterina...- iniziai.
La bambina finì di masticare l'ultimo boccone della sua colazione, alzò la testa e la rivolse verso di me -Sì, papà?- 
Io mi avvicinai a lei, mi sedetti su di uno sgabello accanto al suo e la guardai negli occhi -Tesoro, papà ti vuole tanto bene, ma per un po' non sarò a casa.-
-Cosa?- domandò sbigottita -Hai litigato con la mamma? Dai, le passerà. Non devi andare via, si risolverà tutto.- poi si buttò tra le mi braccia - Papà non te ne andare!- ed iniziò a piangere a dirotto.
-Piccola mia, ti voglio tanto bene, ma devo andare nella Capitale per alcuni affari. Non posso non andare. Devo. Mi fa male il cuore separarmi da te, tuo fratello e dalla mamma; ma non posso evitarlo.- le dissi, cercando di rassicurarla, mentre la stringevo tra le mie braccia e le accarezzavo delicatamente i capelli color mogano che portava legati in una morbida treccia.
-Okay, ma quando tornerai?- 
-Non lo so. Vi farò avere mie notizie, ovviamente, ma non so niente.- 
-Quando parti?- 
-Questa sera.-
Caty sciolse il nostro abbraccio e mi guardò scioccata -Questa sera?- 
-Sì..- risposi afflitto. Il suo sguardo mi aveva mandato una fitta al cuore.
-Va bene, allora oggi non esco con i miei compagni e stiamo tutti insieme. Okay?- chiese con un tono che mi suonava tanto come un'imposizione.
-Va bene... se è quello che vuoi.- 
-E' quello che voglio.- rispose decisa.

La mia piccola bambina, si alzò e se ne andrò, correndo, verso il piano superiore.

La mia piccola peste cresceva e diventata sempre più determinata ma anche sempre più intelligente.
Era l'ultimo giorno che passavo con la mia famiglia, per un po' di tempo non li avrei visti... Volevo portarmi dietro qualche altro bel ricordo... 
Ero un po' più sereno nel rendermi conto che sarebbero stati bene; ma sentivo che stavo dimenticando qualcosa... ma non sapevo cosa.

Katniss, che ci aveva lasciati soli per andare a svegliare il piccolo Feen, che avrebbe dormito fino a domani se non lo avesse svegliato, entrò con passo rapido, con in braccio il nostro pargolo.
-Peeta, dobbiamo trovare il modo per comunicare con Gale, oggi non possiamo andare a cena a casa sua!- 
-Hai ragione!- come avevo fatto a dimenticarmene? Quella sera dovevamo andare a cena dell'ex migliore amico di mia moglie e non che mio ex rivale in amore... 
-Vado a chiedere ad una delle sorelle se ha il suo numero, mi sbrigo così quando torno facciamo qualcosa tutti insieme. Per caso ti serve qualcosa da prendere un città?- chiesi.
-No... Quello che voglio non si può comprare...- rispose con tono deluso.
-Oh... amore.- mi avvinai a lei e la abbracciai, avvolgendo lei e il nostro adorato bambino tra le mie braccia.

Non volevo lasciarla. Non volevo lasciare i nostri bambini. Ma dovevo per il bene di tutti noi. 
Dovevo risolvere questo problema.






Angolino di Kimmy_chan
Dio mio! Un mese che non aggiorno!! La prossima volta potete linciarmi!! Ma FINALMENTE HO AGGIORNATO!!!!!! *----*
Mi sembra che stia migliorando nella scrittura... non credete?!
Ora cosa succederà? Che ne pensate?!
Vediamo cosa dite u.u

Aggiornerò al più presto (<3)
RECENSITE!





 

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Capitolo 11
*** La separazione si avvicina ***


                                                                                          La separazione si avvicina

Pov Peeta

Erano le sei del pomeriggio, ed il sole iniziava a tramontare...
Feen si era addormentato in braccio a me. Stava sudando, forse i riscaldamenti erano troppo alti, avevo sempre paura che si ammalassero, per questo li alzavo, ma se il piccolo sudava così tanto forse dovevo abbassarli un po'. I suoi capelli color paglia erano tutti appiccicati, perciò, con delicatezza, cercai di asciugarli un po con un panno, scompigliandoli. Era così tenero... Il mio tenero e paffuto Feen.
Caterina era andata al piano superiore per prendere una cosa che l'aveva tenuta occupata tutta la mattinata; mentre io e Katniss preparavamo il cibo per il pic-nic che avremmo fatto quel giorno nel bosco, lei, la mia piccola cacciatrice, si era chiusa in camera per ore.
Ed ora era giunto il momento di scoprire cosa aveva fatto tutto quel tempo rinchiusa nella sua stanza.

Katniss era accanto a me e guardava il tramonto, tenendo appoggiata la testa sulla mia spalla sinistra. Adoravamo guardare il tramonto insieme, erano anni che lo facevamo.
lo ammiravamo sempre su quello stesso divano, sempre uniti. E forse quello sarebbe stato l'ultimo che avremmo guardato insieme per chissà quando tempo...

Amavo la mia vita, e non volevo lasciarla; ma dovevo, per il nostro bene.


Pov Katniss

Ero triste.
Sentivo il mio cuore che si stava sgretolando. Ogni attimo che passava, era un momento in meno da trascorrere con lui. 
Avrei voluto che il tempo si fermasse, che il mondo smettesse di girare. 
Non volevo lasciarlo andare.

Come avrei fatto senza più vedere il suo sorriso appena svegli la mattina, accanto a me?
Come avrei fatto senza più sentire il delicato profumo di pane che lo accompagnava ogni sera a letto?
Ce l'avrei mai fatta a portare avanti questa famiglia senza di lui?


Pov Peeta

-Che fine ha fatto Caty?- chiesi a Katniss, mentre mi giravo verso lei, in modo tale da poterla vedere negli occhi.
-Ha detto che prendeva una sorpresa e tornava... Vado a controllare?- rispose un po' pensierosa mia moglie.
-No, lascia stare, potresti rovinare la sua sorpresa! Ma ovviamente, ormai, sei esperta in quello.- risposi di rimando, con tono di allusivo. 
Il suo dolce sorriso, un po' amaro, si trasformo immediatamente in una dolce ma tremenda smorfia. Adoravo quando faceva quella faccia imbronciata. Aveva capito. 
Ricordava...

Nella mia mente, quel ricordo, era impresso come carta stampata.

Era una bella giornata di Maggio, avevo deciso, quel giorno sarebbe stato il giorno decisivo.
Io e Katniss vivevamo a pochi passi l'uno dall'altra; spesso dormivamo anche insieme, restavamo accoccolati per ore a chiacchierare, finchè non ci assopivamo... insieme.
Piano, piano, i miei attacchi erano sempre meno frequenti e, quando arrivavano, lei, era sempre con me, per aiutarmi a  superarli.
Era la mia ancora di salvezza da quella rete di pazzia che Capitol City aveva iniettato nella mia mente. L'amavo immensamente.

Piano, piano, giunse la sera... ed a quel punto era quasi tutto pronto. 
Avevo preparato una sorpresa per porle una domanda che avrebbe cambiato le nostre vite; era il momento.

Erano le nove di sera, e di solito lei a quell'ora si faceva la doccia. Era diventata molto abitudinaria negli ultimi tempi: cercava sicurezza in piccole abitudini, perciò potevo stare tranquillo e potevo dedicarmi al completamento della sorpresa.

L'idea era di formare un'enorme cuore nel vialetto, che divideva le nostre case, con delle candeline arancioni che sfumavano sul rosso, ed io mi sarei posto al centro di esso, dopo aver tirato dei sassolini alla sua finestra, in modo tale da farla affacciare. A quel punto le avrei fatto un discorso che mi ero scritto, nel caso lo avessi dimenticato, e dopo le avrei fatto la fatidica domanda. 

Stavo sistemando le ultime candele, e allo stesso tempo controllavo che il cuore che stavo formando fosse più o meno simmetrico, quando qualcuno mi diede un colpetto sulla spalla -Non ora Haymitch! Non è il momento! Non vedi che sono impegnato? Questa è la sera più importante della mia vita. Sto per chiedere a Katniss di sposarmi e devo assicurarmi che sia tutto perfetto.- risposi di rimando.
Sentii una risata che conoscevo molto bene, dietro di me, non era Haymitch. 

Era lei; Katniss.

-Cosa ci fai, tu, qui?- domandai nel panico, mentre mi alzavo da terra.
-Beh, stavo venendo da te, per chiederti se ti andava di stare con me questa notte. Ma... vedo che sei impegnato.- rispose lei tutta divertita, mentre io diventavo sempre più rosso in volto.
-Ma non stavi facendo la doccia? Di solito fai la doccia a quest'ora!- 
-L'ho già fatta. Mi sono sbrigata, perchè...- non terminò la frase perchè ormai anche il suo volto era diventato rosso quanto il mio.
-Perchè... ?!- chiesi.
-Perchè volevo che mi stessi accanto! Ecco, lo sai. Mi sento sola quando non ci sei.- 
Dopo aver risposto alla mia domanda prese e fece cenno di andarsene, ma io la trattenni. Presi il suo braccio e la tirai verso di me; la avvolsi tra le mie braccia e le sussurrai - Beh, la sorpresa è rovinata, ma te lo chiedo lo stesso...- le baciai la guancia e mi misi in ginocchio, tenendo la sua mano sinistra stretta tra le mie, ed aggiunsi con tono fermo e deciso - Vuoi sposarmi?- 
Lei rimase scioccata, anche se le avevo praticamente detto che avevo intenzione di chiederglielo, quando pensavo fosse Haymitch, era rimasta comunque senza parole.

Il mio cuore andava a mille. Le mani iniziavano a sudare. 
Lei non accennava a rispondere. Stavo diventando sempre più ansioso.
Stavo per sentirmi male.

-Io..- iniziò.
-Tu...?- la incitai a continuare.
-Io...- si abbassò, mi guardò negli occhi, e trascorse un tempo che mi sembro infinito. 
Nei suoi occhi vidi il nostro passato, il nostro presente e speravo che quel futuro che avevo sognato con lei si avverasse.
Di punto in bianco sentii le sue labbra sulle mie. Calde e dolci. 
Erano anni che non assaporavo più uno dei suoi baci.
Quando si staccò da me ansimai. Ne volevo ancora. La desideravo ardentemente. La mia passione stava raggiungendo i limiti massimi. 
-Sì! Ti amo!- rispose lei buttandosi tra le mie braccia, ed entrambi finimmo a terra. 

Iniziammo a baciarci. Lasciammo uscire la nostra passione repressa fino a quando lei non si scostò, si alzò, e mi disse -Non è meglio se proseguiamo in casa mia?-
Dai suoi occhi potevo notare il fuoco della passione che la faceva ardere. Lo desideravamo, entrambi.
Da quel momento non c'eravamo più separati; l'indomani mi trasferii a casa sua ed iniziammo a progettare una nostra casa.
Lontano dagli altri; tra i profumati alberi del bosco.


-Papà! Papà! Ci sei?- 
Caty, era tornata e si era piazzata davanti a me e si stava sbracciando. Ero troppo concentrato a ricordare che non mi ero reso conto di niente.
-Oh.. scusa Caty. Papà stava ricordando una cosa divertente, di tanti anni fa...- risposi con sorriso sognante.
-Cosa ricordavi?- domandò lei curiosa.
-Ricordavo quando ho chiesto a tua madre di sposarmi. E' stata una delle giornate più belle della mia vita.- 
Guardai Katniss che era accanto a me e sorrideva divertita.
-Oh... me la racconti?- chiese impaziente la mia bambina.
A quel punto mia moglie esplose in una fragorosa risata.
-Meglio se lo facciamo un'altra volta, okay? Ora fammi vedere cosa sei andata a prendere di sopra.- esclamai mentre prendevo in braccio la piccola e la mettevo sulle mie gambe.

Caterina tirò fuori, da una tasca del suo vestito azzurro, un pezzo di legno e me lo porse.
Osservai meglio l'oggetto... Era un pezzo di legno grande guanto un mio pugno, era di frassino ed era stato intagliato, da una mano con poca forza, ma con decisione e precisione. C'era incisa una frase: "Casa è dove ti aspettano i tuoi cari". Era ornata da una pianta rampicante che era stata incisa anche sul retro.

-E' meraviglioso!- dissi estasiato; ma poi mi venne un dubbio e chiesi -Chi ti ha insegnato ad intagliare il legno così bene e quando?- 
-Me l'ha insegnato la mamma qualche settimana fa, e lei lo ha imparato dal Signor Flicckerman. Davvero ti piace?-
-Certo che mi piace! Lo porterò sempre con me.- risposi, dopo aver abbracciato la piccola, stando attento a non far del male al piccolo Feen che ancora riposava sereno tra le mie braccia.
Guardai negli occhi mi moglie, e per un'istante vidi tutte le sue paure e ansie. Ma immediatamente nascose tutto dietro un velo di lacrime e anch'egli si butto tra le mie braccia.
-Attene a Feen!- avvertii.
All'istante entrambe si ritrassero dall'abbraccio e iniziarono a ridere, ma piano, piano, quelle risate si tramutarono in pianto.

-Su! State calme! Sapete che tornerò. Tornerò sempre da voi.- esclamai, cercando di far coraggio a loro... e a me.


Pov Katniss

Dopo aver svegliato Feen e averlo vestito; mi cambiai. Era quasi ora.
Il treno partiva alle ventuno.
Tutti vestiti e ben coperti, per difenderci dal freddo e dall'umidità notturna, uscimmo di casa e chiusi bene a chiave la porta principale.

Mano nella mano, tutti e quattro, ci dirigemmo verso la stazione, attraversando il bosco che tanto amavamo.





Angolino di Kimmy_chan
Sono stata più veloce questa volta u.u ammettetelo!!!
Stò cercando di riprendere i miei voti ^^"
Spero che gli altri student che leggano questa mia storia, stiano messi meglio di me :') 
(Ricordo che informo tutti quelli che recensiscono il capitolo, quando aggiungo il seguito. Se non volete l'aggiornamento basta dirlo)
Ok... Che ne pensate di questo capitoletto!? :3 
Non ho mai inserito un Flashback  in una mia storia... o forse in una delle prime :/ l'ho inserito bene?! 
Che ne pensate?!?!??!!?!? SINCERITA'! 
La parte che avete preferito?! :3 

Recensite per favore <3

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Capitolo 12
*** Partenza ***



                                                                                Partenza
 
Pov Katniss


Il fitto bosco ci accompagnò fino al sentiero che portava alla stazione. 
Tutti e quattro camminavamo in silenzio.
Sul volto di Peeta potevo scorgere tanti sentimenti cupi... Angoscia, tristezza, amarezza e dolore. 
Sapevo che non voleva lasciarci; che il suo cuore era in mille pezzi. Sapevo che ci amava, ma doveva andare per il nostro bene. 
Io avrei voluto che rimanesse; ma dopo questa mattina, passata, insieme, nell'intento di spiegarmi come mandare avanti la nostra famiglia, senza di lui, ho capito come la pensa... e devo ammettere, che ha ragione. 

Questa sua partenza è per la nostra incolumità.

Caterina era triste; i suoi occhioni continuavano a contrarsi, nell'intento di trattenere le lacrime. 
Povera la mia piccola bambina. Il suo amato padre sta per andarsene, e non si sapeva quando sarebbe tornato.
Sapevo che la separazione sarebbe stata difficile; ma speravo solo che con il tempo tutto diventasse più facile, anche se... ero certa, che nulla sarebbe stato semplice, senza di lui.


Pov Peeta

La mia famiglia era triste, me ne rendevo conto. Ma io partivo per migliorare la nostra vita futura.
Non volevo più che Katniss mi vedesse in quello stato. 
Non volevo più aver paura di toccarla... di baciarla... di amarla.
Dopo quel viaggio chissà quanto lungo, sarei tornato normale. Senza più i miei attacchi. Senza più la mia costante paura di far del male, ai miei cari.

Eravamo quasi alla stazione. Quell'angosciante strada, verso di essa, mi aveva portato sempre più interrogativi...

Sarei mai tornato, quello di una volta?
Avrei mai potuto lasciarmi, veramente, andare quando intorno avevo Katniss, o qualcosa che me la ricordava?
Sarei mai riuscito a smettere di sognare tutto quello che mi avevano fatto a Capitol City, ai tempi di Snow, senza svegliarmi nel cuore della notte ed urlare?

Volevo tornare ad essere me stesso. Volevo tornare ad essere Peeta Mellark; quello che si era offerto volontario ai 75° Hunger Games, per salvare la sua amata.

Il Dottor Marsel, mi aveva promesso che c'avremmo lavorato. 
Per lui ero un caso eccezionale; a quanto diceva ero l'unico che riusciva ad uscire, e ad avere una vita normale, dalle crisi. Quelli che avevano avuto il mio stesso trattamento da parte di Capitol City non riuscivano ad uscire dalle crisi; ma anzi... molti vivevano in ospedale.
Il dottore si chiede come io faccia a vivere, con il mio depistaggio. A volte, lo chiedo anch'io... e l'unica spiegazione che riesco a trovare è una sola... Katniss.
Lei è sempre stata al mio fianco, da quando siamo tornati, "vittoriosi" da Capitol City, tanti anni fa.
C'è sempre stata per me; anche quando tentavo di ucciderla, sotto attacchi da parte del depistaggio, lei era sempre lì. Mi abbracciava, mi baciava... mi riportava indietro. 
Lei era la mia ancora di salvezza, in un mare nero.

Quel viaggio lo stavo facendo solo per migliorare le nostre vite.


Pov Caterina

Dovevo riuscire a trattenere le lacrime, fino a quando papà fosse rimasto con noi... non volevo che mi vedesse piangere. 
Per lui era difficile. Lo sapevo. Ma per me era tremendo. 
Volevo che il mio papà rimanesse sempre con me!


Pov Katniss

Arrivati alla stazione, compriamo il biglietto e ci dirigiamo al binario. Il treno era già pronto; mancavano pochi minuti alla partenza.
Dovevamo salutarci. 


Pov Peeta

Dinanzi al trasporto che mi avrebbe allontanato dalla mia famiglia, mi bloccai, così, di colpo. Restai lì, immobile, senza respirare.
Sembrava tutto un sogno. Un brutto sogno.
Stavo per lasciare la mia famiglia. Chissà tra quanto tempo sarei tornato. 
La mia mente continuò a vagare nei suoi pensieri; fino a quando Katniss non mi poggiò una mano sulla spalla. Il suo solo tocco mi riportò alla realtà.
Me ne stavo andando per dare una vita migliore a noi due, e ai nostri bambini.
 
-Caro.. Credo sia meglio se chiacchieri un po' prima con Caty.- mi sussurrò all'orecchio la mia amata moglie.
-Sì, hai ragione.-  risposi, dandole un bacio sulla guancia.

La piccola era rimasta in disparte, a fissare l'enorme treno che aveva davanti.
-E' grande vero?- le chiesi, avvicinandomi a lei.
Lei di rimando fece cenno con la testa.
-Sai.. potremmo sentirci qualche volta al telefono.-  dissi mentre osservavo il cielo che si stava tingendo di varie tonalità del blu. La notte stava arrivando.
-Davvero?- chiese speranzosa la piccola, fissandomi con occhi lucidi.
-Certo! E poi... non sarai sola. C'è la mamma con te, e Feen.- 
-Si.. è vero... ma... non ci sarai tu.- le lacrime iniziarono a fare capolino, sul volto della mia piccola guerriera.
-Non piangere piccola mia.- la avvolsi tra le mie braccia e aggiunsi - Tornerò. Lo sai che non riesco a starvi lontano più di tanto.-
Sciogliemmo il nostro abbraccio, in modo che potessi guardarla negli occhi.  Aveva i miei stessi occhi... ma trasmettevano i sentimenti che vedevo da giovane negli occhi di Katniss... forza e tenacia; ma al tempo stesso.. così dolci e fragili.
La mia piccola e tenera bambina stava piangendo per colpa mia! Non avrei mai voluto che questo accadesse; ma dovevo andare.
-Papà! Promettimi che tornerai presto! -esclamò tra un singhiozzo e l'altro, mentre cercava di asciugare con il bordo del giacchetto, le tiepide lacrime che rigavano il suo giovane volto.
-Te lo prometto! E quando sentirò la vostra mancanza, cosa che accadrà appena salirò su quel treno, guarderò questo...- le promisi, mostrandole il dono che mi aveva fatto poche ore fa.
Caty avvolse il mio collo con le sue braccia e urlò -Ti voglio bene papà!-  in modo tale che lo potessi sentire, anche con il rumore del fischio del capo treno, che stava facendo un rumore assordante. Era ora di andare.
-Anche io ti voglio bene piccola!- risposi, stringendola a me. 

Presi in braccio la mia bambina e la portai dove ci attendeva Katniss e il piccolo Feen.

La rimisi a terra e le chiesi di promettermi che avrebbe aiutato la mamma con il suo fratellino, e lei, da brava bambina qual'era, accetto con entusiasmo.

-Katniss...- rivolsi il mio sguardo verso mi moglie.
Era triste e affranta, ma aveva compreso la mia decisione e l'accettava; si notava dal suo sguardo.
Katniss, mise per terra Feen, che aveva tenuto in braccio fino a quel momento e porse la manina del piccolo alla sorellina. Caty, dopo avermi salutato, prese il fratellino e lo portò a giocare poco più avanti, in un piccolo prato verde.
Mentre osservavo allontanarsi i miei due bambini, mano nella mano, sentivo crescere in me un senso di... angoscia. Non volevo lasciarli.

D'un tratto, mi ritrovai a terra. Katniss si era buttata su di me con così tanta foga che eravamo caduti al suolo. 
-Katniss...- iniziai, ma lei bloccò ogni mia parola poggiando le sue labbra sul mie; donandomi un bacio di così tanto impeto e passione che quando le nostre labbra si divisero, ci misi alcuni minuti per riprendere fiato. 
-Promettimi che tornerai il prima possibile!- esclamò mia moglie, sull'orlo delle lacrime.
-Te lo prometto. E poi... non c'è bisogno che tu me lo faccia promettere, credevo di avertelo fatto capire in tutti questi anni... io tornerò sempre da te.- e a quel punto io posai le mie labbra sulle sue... ma con molta più delicatezza e dolcezza. Questo era un'altro tipo di bacio, ma anch'esso ci lasciò senza fiato.
-Sai... stavo pensando... perchè non facciamo un'altro bambina?- chiese con sguardo provocatorio mia moglie.
-Katniss!- diventai rosso in volto, chiusi gli occhi e girai la testa verso destra, in modo tale che non potesse vedermi.

Katniss scoppiò in una fragorosa risata... io aprii gli occhi e girai lentamente la testa verso lei. A quel punto anch'io ridevo.

Mia moglie si alzò e mi diede una mano per fare altrettanto.

Il capostazione suonò nuovamente. Era il fischio definitivo. Era il momento. Dovevo salire sul treno.

-Promettimi che farai la brava e non farai impazzire il mio povero aiutante!- le dissi a mo di rimprovero.
A quel punto incrociò le braccia sul petto e mise il broncio -Non sono così cattiva da farlo impazzire!- adoravo quando faceva così. 
Le presi il mento, lo alzai leggermente, e posai delicatamente le mie labbra sulle sue. Il contatto fu brevissimo; ma mi diede una scossa di elettricità, fantastica.
-Così non vale...- rispose lei tra un boccheggio e l'altro.
-Oh si che vale... Non avrò più queste labbra, che tanto amo, a disposizione per un po'... perciò ne approfitto ora.- risposi divertito.

Vidi con la coda dell'occhio il capostazione che mi faceva cenno di salire.

-Devo andare... Ricordati ogni giorno che ti amo. E di ai piccoli che gli voglio bene e che tornerò presto.- 
Baciai la guancia destra di Katniss e corsi verso il vagone che conteneva il mio alloggio.

Feci in appena in tempo. Appena sistemai i bagagli e mi sedetti, il treno iniziò a muoversi.

Guardai fuori il finestrino... piano, piano il Distretto 12 si faceva sempre più lontano, fino a quando non rimase più nulla di famigliare ai miei occhi; a parte quel pezzo di legno che aveva intagliato la mia piccola Caty.

Osservai quel pezzo di frassino per tutto il viaggio. Mi mancava già la mia famiglia.

Pov Katniss

Era partito. 
Ormai era andato.
Dovevo farmi forza per i bambini. Sarebbe tornato più sano di prima; me l'aveva promesso.

Andai a prendere i bambini, gli dissi che il papà era partito ma che gli voleva tanto bene e che sarebbe ritornato presto. Ci prendemmo tutti e tre per mano, e facemmo la strada che avevamo percorso poco prima, con lui, a ritroso... verso casa.




Angolino di Kimmy_chan
Si... lo so! Dovevo postare questo capitolo da tanto >.< ma non potete immaginare quanto sto impicciata con scuola e tutto! 
Questo capitolo mi sono costretta a scriverlo ieri notte! Era l'una :'D 
Visto che mi sono impegnata tanto mi fate delle recensioni!??! <3 PLEASE
Domande: Vi è piaciuto il capitolo?
La parte vostra parte preferita?
Ora... cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo?! 
Rispondete a queste domande :3

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Capitolo 13
*** Nessuna notizia ***


Nessuna notizia
 
Pov Katniss

Il giorno successivo alla sua partenza, verso mezzogiorno, ricevetti una chiamata da parte del Dottor Marsel, che mi informò dell'arrivo a destinazione di mio marito. Durante quella chiamata mi era stato detto di non farmi sentire; perchè avrei solo interferito. Mi sentii un po' mortificata, ma capii ciò che intendeva il dottore, perciò, promisi che sarei stata buona al 12 e mi sarei presa cura della mia famiglia; ma, in alcuni momenti, mi sembrava impossibile non poterlo sentire, vedere, abbracciare.. 
Desideravo così tanto poter sentire la sua calda e gentile voce, vedere il suo possente e forte corpo che con passione mi attirava a sè...


Era passata quasi una settimana dalla partenza di Peeta, e ancora nessuna notizia.

I giorni trascorrevano tranquilli. 
I bambini andavano a scuola ed io rassettavo il disordine in casa, quando tornavano il pranzo era pronto in tavola; ed il pomeriggio, infine, li portavo a passeggiare per il bosco.

Stavo instaurando un rapporto che non avevo mai nemmeno sognato di avere con i miei figli. Io non ero Peeta; lui era perfetto come padre. Sapeva sempre cosa fare. Io, no. Ma piano piano, forse, stavo imparando. 

Feen dormiva sempre sul fianco destro; ma prima di addormentarsi dovevo cullarlo un po' tra le braccia, mentre osservavamo, dalla finestra, insieme la luna che illuminava la sua stanza. 
Quel piccolo pasticcione somigliava molto a Peeta nelle espressioni facciali, mi faceva sentire un po' più vicina a lui, ma quando si intestardiva su qualcosa capivo come era difficile trattare con me.

Ad esempio ricordo che una mattina si era impuntato perchè voleva andare a svegliare la sorellina.. 
Eravamo in cucina; lui aveva appena finito di fare colazione, sì ero riuscita a farlo mangiare senza fargli sporcare l'intera cucina e senza farlo urlare e strepitare, e stava buono buono a giocare con il suo orsetto Maff. Intanto io lavavo le stoviglie.
-Mamma! Voglio andare io a svegliare Cat!- 
Si stava agitando così tanto che il seggiolone aveva iniziato a oscillare da una parte all'altra, come il pendolo dell'orologio antico che avevamo nel corridoio dell'entrata di casa.
-Stai calmo!- corsi verso di lui e, con le mani tutte bagnate e ancora ricoperte di sapone, bloccai il seggiolone -Non fare così che cadi e ti fai male!- urlai.
Il piccoli si fermò di colpo.. Forze avevo alzato troppo la voce. Non gli piaceva essere sgridato; ma che potevo fare? Si sarebbe potuto far male se avesse continuato in quel modo.
Mi misi in ginocchio, in modo tale da poter essere al suo stesso livello, solo così potevo guardalo negli occhi... in quegli splendidi occhi azzurri, che aveva preso dal padre. 
Così, in silenzio, mentre mi fissava con i suoi dolci ma terribili occhioni mi resi conto che sembrava un'angioletto sceso in terra. Sì... il mio angioletto sceso dal cielo per farmi impazzire con la sua testardaggine.
Mi asciugai le mani fradice sul grembiule, che mi ero abituata a mettere per evitare di sporcarmi sempre, e cercai di trovare un compromesso con il mio testone -Non fare i capricci...- gli diedi un delicato buffetto sulla testa - Andiamo insieme a svegliare la tua sorellina? Ti va?-
-No!- ripose accigliato -Da solo!-
-No, da solo non puoi. Ti potresti far male. Su fai il bravo, fatti prendere in braccio e andiamoci insieme.-
-No!-
Tentati di prenderlo in braccio, ma lui si impuntò con tutto il suo peso, e questo mi rese difficile riuscire a tirarlo sù.
Stava diventando pesante.. stava crescendo.
Il mio piccolo testone stava per compiere tre anni.

Come vola il tempo..

Sembrava ieri quando mi accingevo a prenderlo tra le braccia per la prima volta. Il parto era stato faticoso, ma quel semplice contatto tra me e il mio piccolo, e indifeso bambino, mi aveva ridato l'energia.
Occhi azzurri.. Pelle bianca latte.. Capelli color paglia... Ed un sorriso che fermava il tempo. 
Insomma, era tutto suo padre.
Ma poi.. in seguito, ho scoperto che aveva acquisito molti tratti che accompagnavano il mio carattere scontroso e testardo. Quando ha iniziato a muovere i primi passi mi sono resa conto che non avrei avuto vita facile con quel birbante, ma almeno sapevo di poter contare su Peeta. 
Avevo sempre fatto affidamento su Peeta per crescere i nostri bambini, spesso, quando Feen iniziava a piangere, non sapevo come farlo smettere ma così, dal nulla, appariva mio marito e lo tranquillizzava. A volte questo mi rintristiva... perchè io, la madre, non riuscivo a farlo stare buono? Cosa avevo di sbagliato?
Nei primi mesi di vita dei miei figli avevo cercato di instaurare un rapporto con loro; ma non c'ero mai riuscita come aveva fatto lui. Così, via via che il tempo passava... io sentivo sempre di più in me un senso di inadeguatezza a fare la mamma. Ero brava nella caccia e avrei difeso la mia famiglia fino alla morte, ma ero solo questo. Ero solo un vecchio tributo pieno id cicatrici, nel corpo e nell'anima.
Era meglio che i miei figli crescessero con l'educazione che gli dava Peeta; lui sapeva cos'era meglio per loro, io no. 

Ma ora lui non c'era e dovevo solo che cercare di imparare almeno la metà delle cose che lui faceva per la nostra famiglia.



Era un martedì di primavera quando sentii bussare alla porta di casa, non erano ancora l'una perciò non poteva essere Karl con il pane. Non potevo neanche lontanamente immaginare chi avrei trovato davanti alla porta di casa, con un mazzo di Girasoli in mano.
Alto e possente, come sempre, c'era lui...
Gale.


Angolino di Kimmy_chan
Scusate se c'ho messo un mese per scrivere questo brevissimo capitolo T_T Ma sono incasinatissima con la scuola :( Sono al 4° e le cose diventano toste :( 
Cooomuqnue cosa pensate di questo capitoletto?!?!? Cosa non va? Cosa vi è piaciuto?!

RECENSITE PER FAVORE <3


 

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Capitolo 14
*** Sorpresa ***


                                                                                  Sorpresa

Pov Katniss
 
-Cosa ci fai qui?- chiesi sconcerta al mio vecchio amico che si era presentato al mio portico in quella tarda mattinata di primavera.
-Sono venuto a trovarti. Dopo quella cena annullata non ho più avuto vostre notizie.- rispose porgendomi il mazzo di girasoli che aveva in mano.
-Ah! Hai ragione. Siamo stati un po' indaffarati, scusa.- presi il mazzo di fiori, aprii completamente la porta e mi feci da parte -Prego, entra.-
L'uomo non se lo fece ripetere due volte ed entrò con passo lesto.
Richiusi la porta a chiave, come mi ero abituata a fare nelle settimane passate, mi girai e lui non c'era. Me l'ero sognato? 

Forse dopo settimane di stress la mia mente stava iniziando a fare brutti scherzi... ma no! Non poteva essere un sogno. Avevo veramente in mano dei girasoli; perciò non me l'ero sognato. Ma.. allora.. dove si era cacciato Gale?

Iniziai a cercarlo per casa. Ma non lo trovai da nessuna parte, poi andai sul retro e lo trovai. Era seduto a terra e giocava, nel recinto che Peeta ed io avevamo costruito tempo fa per far giocare i bambini all'aria aperta anche se noi non eravamo con loro, con Feen, e Caty lo osservava in un'angolino. 
La mia piccola bambina portava una vecchia salopette e una camicetta color pesca che le donavano infinitamente. Era adorabile; ma era tesa e concentrata come una leonessa nel pieno della caccia.

Guardava in modo torvo il mio vecchio amico, credevo che lo vedesse come una minaccia. Forse pensava che visto che non c'era Peeta, Gale, sarebbe tornato per riavermi. Ma ormai quei tempi erano passati... Io e Gale non provavamo più nulla l'una per l'altro. 
Lei sapeva la storia di come io e il padre ci eravamo conosciuti e di come si era evoluto il tutto; perciò, di conseguenza, sapeva tutto anche di Gale e me. Sapeva che eravamo cresciuti insieme e che c'è stato un momento nel quale avevo pensato di trascorrere il resto della mia vita con lui.. 

-Gale!- urlai,mentre mi avvicinavo a passo spedito verso di loro -Sei sparito! Perchè hai portato i miei figli qui fuori? Fa troppo caldo a quest'ora, si scotteranno se non gli metti una protezione solare!-
Il mio ospite tutto tranquillo gira leggermente il volto per vedermi in volte e tra una risata e l'altra mi risponde -Su, Catnip! Non fare la musona!  Stavamo solo giocando! E poi io non sono scomparso, sei tu che non ti sei accorta che io mi ero diretto prima in cucina poi qui fuori. Non è che sei un po' stanca?- 
-Io non sono stanca! Sei tu che ti prendi troppe libertà.-
Ero furiosa. 
Presi mio figlio in braccio e tesi una mano a a Caty -Andiamo ragazzi. E' ora di pranzo. Oggi ho fatto il pollo con le patate al forno.- 
-Sì, mamma!- 
-Dì!-
Mi girai verso il portico e sento Gale toccarmi una spalla, mi giro di scatto per urlargli contro di andarsene ma la sua espressione mi blocca.
-Catnip..- 
Era affranto, lo potevo notare dai suoi occhi spenti. 
Quando quella mattina avevo aperto la porta d'ingresso avevo visto nei suoi occhi grigi tanta gioia e serenità. Non ne avevo mai vista così tanta nei suoi occhi; ma quel barlume di luminosità che aveva ormai era già volato via.. a causa mia.
-Gale... scusa. Hai ragione. Sono stanca e nervosa.-
-Cos'è successo Katniss? Dov'è Peeta?- era preoccupato. Per me. Per la mia famiglia.
-Non ne possiamo parlare ora Gale.. Devo far mangiare i bambini.- Fissai la sua mano, che ancora teneva stretta la mia spalla destra.
-Hai ragione.. E' ora di pranzo. Me ne parlerai quando sarai pronta.- acconsentì il mio vecchio amico.

Avevo sbagliato a reagire il quel modo, me ne ero resa conto. Avevo esagerato. Dovevo chiedergli scusa. 
Lui stava solo cercando di "giocare" con i miei figli. Però, c'era da ammettere che lui, a volte, si comportava ancora come un bambino. Non era proprio cresciuto. Era sempre il solito vecchio Gale... solo.. un po' più in là con gli anni; del resto.. come me.

Dopotutto mi era mancato il mio vecchio caro amico Gale. 


Pov Gale

Pensavo che Katniss fosse rimasta sempre la stessa negli anni; che non fosse cambiata. Ma quando uscii in giardino e mi urlò contro perchè li avevo portati fuori senza il suo permesso, quando la guardai giocare con i propri figli capii quanto era cambiata... Ormai era vera e propria madre. Era diventata una leonessa pronta ad uccidere chiunque a costo di proteggere i suoi cuccioli.

Dopo pranzo, Katniss portò nella sua stanza il piccolo Feen per farlo addormentare, ed io e Caty ci ritrovammo soli in soggiorno. 
Notai delle carte sul davanzale di una finestra perciò provai a chiedere alla piccola se magari, se non mi odiava troppo e sopportava la mia presenza, potevamo giocare a carte insieme.
Sì.. avevo notato che quella piccola mini Katniss mi odiava, o almeno non provava molta simpatia per me...
-Caterina, ti va di giocare un po' a carte?- chiesi speranzoso.
-Mmh.. va bene- rispose con un tono che mi sembrò un po' annoiato. Certo non mi era sembrata tanto felice di giocare con me, ma almeno non mi aveva urlato contro, come aveva fatto poco prima la madre. La piccola era molto più posata della madre, questo di sicuro dovevo ammetterlo. 
-A cosa vuoi giocare?- 
-A scala 40.. lo conosci?- 
-Certo. Un gioco da vecchietti direi.. Sei sicura di avere 4-5 anni? Non è che sei una nanerottola che si spaccia per bambina?-  cercai di provocarla.. speravo reagisse.
-Hei! Io ho 7 anni! E non è un gioco da vecchietti! Mi ha insegnato mio padre a giocarci! E sono anche brava!- rispose offesa la piccola. Era diventata tutta rossa in volto. 
-Ah si...? Sei brava? Allora fammi vedere.- la sfidai dando le carte.
-Certo!-

Trascorremmo più di un'ora tra una mano e l'altra. Finalmente dopo quasi dieci partite o più a "scala 40" Katniss scese al piano inferiore.


Pov Katniss

Feen quel giorno non ne voleva sapere di addormentarsi. Ero rimasta più di un'ora nella sua camera. Gli avevo letto una favola, lo avevo cullato tra le braccia; ma niente. Alla fine, mi sono messa a cantare... e, finalmente, dopo neanche dieci minuti è crollato. 
Di solito non cantavo, perchè mi ricordava troppe cose dolorose... come Prim e Rue. Ma il canto era l'ultima possibilità che avevo per farlo addormentare.

Quando scesi al piano inferiore non dovetti neanche chiedermi dove fosse Caty, perchè udii la sua risata. Ero stupita, non rideva così di gusto da giorni. Piano piano mi stavo abituando a vedere sul suo volto quel finto sorriso che rivolgeva a tutti ormai. Da quando Peeta era partito, la nostra bambina non aveva più riso così di gusto; perciò rimasi sorpresa quando la udii; ma quello che mi fece rimanere più basita era che Caty stava ridendo con Gale!
Pensavo che non gli andasse tanto a genio il mio vecchio amico; ma forse mi sbagliavo...
-Vedo che andate d'accordo voi due...- esclamai entrando nella stanza che a quanto pareva stava ospitando una sfida di "scala 40".
Caterina si alzò dal tavolino che si trovava al centro della stanza, che ormai era coperto di carte, e si diresse verso di me correndo.
-Mamma! Gale sta imbrogliando!- esclamò la mia piccola bambina, mentre mi stringeva tra le sue braccia.
-Non è vero! E' lei che non sa accettare la sconfitta!- rispose subito Gale.
Caty giro il volto verso di lui e gli mostro la sua rosea lingua a mo di risposta.
-Ok, ok. Hai vinto, mi arrendo. Ma non ho imbrogliato! Io non imbroglio e non mento mai!- rispose Gale, mentre riuniva il mazzo - 

Questo dove va?- chiese mostrando le carte.
-Mettilo pure sul davanzale dove lo hai trovato.- risposi schietta al mio amico, poi scostai leggermente le spalle di mia figlia dal mio grembo -Caty, perchè non vai a leggere qualcosa? Oppure non vai a fare i compiti?-
-Si, devi fare i compiti in realtà. Vado in camera mia.-
La piccola mi diede un bacio sulla guancia e andò al piano superiore.

-Gale.. andiamo sul portico. Io e te abbiamo molto di cui parlare no?- 
Dovevamo chiarire molte cose. E sentivo che quello era il momento adatto.
-Sì, hai ragione Katniss. Ma perchè non ci prepariamo una bella limonata e ce la portiamo fuori in veranda?- 
-Va bene.-


Pov Gale

Aveva ragione, era il momento che noi due affrontassimo alcuni discorsi che avrebbero potuto segnare il nostro rapporto futuro.
Potevamo ancora essere amici?
Potevamo tornare ad essere il Gale e la Catnip di una volta?
Io ero andato avanti. Questo era certo; ma... qualcosa ancora mi diceva che una parte del mio cuore era rimasta indissolubilmente legata a lei. La ragazza che mi aveva rubato il cuore fin dall'adolescenza. Però questo mio angolo di cuore doveva liberarsi, perchè ormai eravamo cresciuti, non eravamo più dei bambini che non sapevano cos'era l'amore. Io avevo Jo e lei aveva Peeta. Entrambi avevamo trovato la nostra cura.
Sì, a volte l'amore è come se fosse una cura per l'anima. 
Come Peeta era diventato la cura per l'anima dilaniata dal dolore di Katniss, Johanna lo era diventata me, e io per lei.
L'amavo; questo era più che certo, anzi, stavamo aspettando un bambino insieme. Ma... una parte del mio cuore era rimasto scottato dal fuoco che Katniss emanava. Dovevo dirgli quello che sentivo, così sarei potuto andare definitivamente avanti.





Angolino di Kimmy_chan
Ok.. si lo so che scrivo ogni morte di papa :( scusatemiiiiii 
Ma vedete il lato positivo! Almeno aggiorno una volta al mese! CI sono ff che io seguo che stanno bloccate da mesi T____T perciò vi capisco quando non esce un capitolo nuovo :/ ma sono troppo impicciata con la mi vita ç______________ç 
Cooomunque!Basta lagne! Che pensate di questo capitolino? Se ci sono errori fatemelo notare! 
Cosa vi è piaciuto e cosa no di questo nuovo scritto?
Cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo?
Su su recensite <3 Se non ci siete non ha senso che io scriva :( 

 

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Capitolo 15
*** Chiarimenti ***



                                                                                   Chiarimenti

Pov Katniss

Dopo aver preparato la limonata e averne portata un po' a Caterina, che studiava in camera sua, presi un vassoio e misi il succo giallino che avevo preparato in due bicchieri ed accanto misi dei biscotti fatti nella panetteria. 
Gale mi aspettava in veranda comodamente seduto su di una delle poltroncine di vimini. Quando mi vide uscire si alzò e mi venne in contro per aiutarmi, ma io lo bloccai - Tranquillo, ce la faccio. Riaccomodati pure.-
Lui fece un cenno d'assenso con la testa e si rimise a sedere.

Appoggiai il vassoio sul tavolino, che si trova tra le poltroncine, e mi misi a sedere -Prego, serviti pure.- lo incitai a servirsi con un sorriso cordiale; e lui di rimando prese un biscotto e rispose -Grazie.-

I minuti passavano e nessuno dei due accennava a parlare. 
Io sorseggiavo la limonata e lui mangiava, masticando lentamente e per minimo venti volte un solo piccolissimo boccone di biscotto.
Dovevamo deciderci a chiarire. Caterina prima o poi avrebbe finito i compiti, e a quel punto avrebbe voluto giocare, e poi non potevo nemmeno dimenticarmi che Feen alle 16.30 doveva essere portato dalla dottoressa per fare un controllo. 


Pov Gale

Ero decisamente confuso. Non riuscivo a capire cosa dovessi dirgli. Perchè ero lì?
Cosa mi aveva spinto a venire a trovare Katniss? 
Cosa provavo dopo che l'avevo rivista?

Dovevo decidermi a parlare. Dovevo fare il primo passo verso il chiarimento.
Avevo tanti dubbi che mi attanagliavano la mente ma ero sicuro che altrettanti avrebbero popolato i miei pensieri in seguito alla nostra prossima conversazione. Dovevamo parlare, ma era così difficile! 
Avevo così tanto da chiederle!
Da cosa potevo iniziare?


Pov Katniss

Era il momento, i biscotti stavano per finire e a quel punto avrebbe dovuto iniziare sicuramente a parlare lui per primo, ma era meglio se iniziavo io.
-Gale...- iniziai -Cosa sei venuto a fare qui oggi?- era stato difficile porgli questa semplice domanda, ma ero felice di esserci riuscita.
-Beh.. sai.. l'ultima volta che ci siamo visti non abbiamo avuto modo di finire il nostro discorso.. e poi avevi fatto annullare la cena a casa mia, da Rory. Ero un po' preoccupato.- per tutto il tempo in cui aveva parlato, Gale, aveva fissato le assi di legno che andavano a formare il pavimento del portico.
-Sì, beh.. abbiamo annullato la cena quella sera perchè Peeta sarebbe dovuto partire a breve. E per quanto riguarda il nostro discorso.. ora dovremmo terminarlo definitivamente. E' la cosa migliore.. non lo credi anche tu?- 


Pov Gale 

Terminare definitivamente il discorso? 
Queste sue parole forse volevano star a significare che non voleva avere più contatti con me? Non voleva più saperne di me?
Ero confuso e anche molto agitato. Non volevo perdere di nuovo Katniss. Lei era sempre stata con me e mi aveva aiutato a mandare avanti la mia famiglia. Ero cresciuto con lei, e lei con me. Avevamo condiviso così tanto. 
Insieme a lei avevo innumerevoli ricordi, che tengo segretamente chiusi al sicuro nel mio cuore, lontano dagli sguardi altrui, quei ricordi sono solo nostri; li custodisco tutt'ora con gelosia. Eravamo sempre stati inseparabili: dal quell'orribile giorno che aveva troncato le vite dei nostri padri, in quelle maledettissime miniere di carbone, fino al giorno della mietitura che me l'aveva portata via. 

Certo.. era tornata vincitrice, ma non era più sola. Aveva sempre avuto al suo seguito Peeta Mellark, il figlio del fornaio. 
Avevo notato da anni che la guardava ovunque andasse, poi la piccola Prim aveva iniziato a trascinare spesso Katniss alla panetteria del distretto, per guardare la torte, ma secondo me quella paperella aveva già capito tutto e tentava di dare delle possibilità al piccolo stupido fornaio; ma ovviamente lui era troppo fifone per farsi avanti e così passarono gli anni.. fino a quando si sono ritrovati insieme nell'arena degli Hunger Games. E chissà come dopo guerre, litigi e anni si sono sposati ed ora erano sereni con la loro famigliola.

Avevo paura di perderla, ma del resto.. non era mai stata mia. 

-Si hai ragione.- risposi alzando il volto, in modo tale da poterla guardare negli occhi.


Pov Katniss

-Bene.- risposi convinta, e facendomi un po' di coraggio mi affrettai a continuare -Io vorrei riavere indietro il mio amico Gale. Ma nulla più. Ora ho Peeta.-
-E io ho Johanna. Vedi, Katniss..? Entrambi abbiamo qualcuno che ha bisogno di noi, e noi, a nostra volta, abbiamo bisogno di loro per vivere.- rispose deciso rivolgendomi un dolce sorriso.
-Sì..- abbozzai un sorriso -Però.. non saremo mai più gli stessi. Siamo cambia, siamo cresciuti.-
-Sì, siamo cresciuti ma questo non toglie che abbiamo passato la nostra adolescenza insieme. Ci conosciamo. Non siamo degli estranei e scommetto che torneremo a capirci al volo, come un tempo, in poco tempo.- affermò il mio ospite, prima di aggiungere -Ora che abbiamo compreso entrambi che vogliamo essere solo amici... vorrei chiederti una cosa.. posso?-
-Sì, dimmi- avevo paura di quello che mi avrebbe potuto chiedere. Chissà che gli passava per la testa in quel momento. Ma dovevamo cercare di essere sinceri l'uno con l'altra.
-Dov'è Peeta? E come mai avete annullato la cena a casa mia?- chiese Gale, era un po' preoccupato, si poteva capire dal suo tono di voce.
-Ah.. Peeta.. Lui è a Capitol City. Una sera, poco dopo la tua "ricomparsa", Peeta ha avuto un brutto attacco, e durante 

quell'attacco.. non sono riuscita a fermarlo... stava per uccidermi.-  non riuscivo ad andare avanti. Solo ripensare a quello che era successo quella sera mi faceva venire la pelle d'oca. Peeta.. il mio amato Peeta era scomparso e non ero riuscita a farlo tornare.
-Katniss...- sussurrò Gale.

Tornai in me, e mi resi conto di essermi raggomitolata a terra. Avevo le braccia strette intorno alle gambe e la testa era stretta tra di esse.
Gale era accanto a me e mi toccava i capelli. -Katniss.. va tutto bene. Sei al sicuro ora.- 
D'istinto mi buttai tra le braccia del mio amico. Era tornato! Era di nuovo con me! 
-Gale... grazie.- sussurrai tra le sue braccia.
-Per cosa?- chiese lui sbalordito.
-Per essere tornato.-
-Oh... beh... sai.. non è tanto divertente la vita senza una Katniss Everdeen che te la scombussola.- sussurrò baciandomi la testa.



Angolino di Kimmy_chan
Scusate se è breve ma ho avuto un lutto in famigli e sono stata male, però volevo postarvi qualcosa. 
Che ne pensate? Ha fatto schifo come capitolo? :( 
Prometto ch eil prossimo sarà più lungo <3

Ditemi cosa ne pensate per favoreeee


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Capitolo 16
*** Cena a casa Hawthorne ***


                                                                      Cena a casa Hawthorne

Pov Katniss

Dopo la visita riconciliatoria di Gale avevo dovuto promettere al mio amico di andare a cena a casa sua, con i miei bambini, la sera successiva.
Avevamo il treno alle sette e un quarto, saremmo arrivati all'11 in pochi minuti, per fortuna, pur essendo molto lontani, i nostri distretti erano collegati dalla rete ferroviaria che ormai era divenuta pubblica da vari anni. 

Quella sera feci indossare a Caterina un'abito azzurro, che avevamo comprato qualche giorno prima al mercato cittadino, e dovetti cambiare per ben tre volte il piccolo Feen; quella piccola peste continuava a trovare il modo di sporcarsi i suoi vestitini. Prima con il succo, poi con i pennarelli ed infine con il fango. 
La scena del fango mi sarebbe rimasta impressa nella menta  a vita...

I piccoli erano pronti, avevo preso dei giacchetti, nel caso in cui al nostro ritorno avesse fatto freddo. 
Misi a sedere Feen sull'ultimo scalino del portico, ed avevo posizionato Caty accanto a lui, per fargli da guardia. Risalii velocemente le scale e chiusi bene a chiave la porta di casa, mi girai per fare a ritroso il piccolo tratto di strada che mi divideva dai miei figli ma rimasi sconvolta quando i miei occhi si posarono su quella scena..
Feen si era spiaccicato sui pantaloni e la camicetta una bella manata di fango fresco e continuava a spalmarsela con la sua piccola manina. Caterina cercava di fermarlo ma era inutile, il piccolo iniziava a piangere se qualcuno tentava di fermarlo. Era un po' viziato, sì. 
"Oh amore mio.. credo tu ti diverta a vedermi impazzire." ecco cosa pensai in quell'assurdo momento, non lo dimenticherò mai.

Secondo mia figlia era meglio se lo lasciavamo giocare con il fango, prima o poi si sarebbe stancato, ma io non ero affatto d'accordo. Presi la piccola peste in braccio, stando attenta a non sporcarmi anch'io, lo portai in camera sua e lo cambiai nuovamente.

Non so ancora come ma arrivammo giusto in tempo per prendere il treno, per fortuna avevo iniziato a vestire i piccoli un'ora prima; in quel mese, passato senza Peeta, avevo imparato ad aspettarmi di tutto. Gli imprevisti erano all'ordine del giorno.

Il viaggio sul treno fu veloce e confortevole, avevo portato delle matite colorate e dei fogli per tenere occupato Feen e Caty, per fortuna, si era portata qualcosa da fare. La mia piccola amava leggere, e di conseguenza ovunque andasse portava con sè uno dei suoi amati compagni. In quel periodo stava leggendo "Le due città".
La sua camera era piena di libri, su ogni scaffale ve erano accatastati più di quelli che le povere assi di legno ne potessero sorreggere. 

Mentre i bambini si tenevano occupai con i loro hobby, il mio pensiero iniziò a vagare...
Era più semplici non pensare a Peeta quando dovevo star dietro a Feen e Caterina. Ma in quel momento, su quel treno, tutto divenne più difficile.
Era trascorso poco più di un mese dalla partenza di Peeta, e avevo ricevuto soltanto due chiamate da parte del Dottor Marsel. 

Secondo l'uomo, il mio amato Peeta, stava facendo numerosi progressi ma non sapeva ancora per quanto tempo sarebbe dovuto star lontano da casa, dai piccoli, da me.. Le lacrime stavano per rigare il mio viso quando, Feen inizio a protestare. Era ora di pranzo e il piccolo voleva la sua pappa; per fortuna avevo portata un po di latte. Gli diedi il biberon e il piccolo si placò. 
-Mamma, anch'io ho fame!- esclamò Caty, che aveva spostato il suo nasino dalle pagine del suo amato libro. 
-Ho delle focaccine di formaggio, ne vuoi una?- chiesi, sapendo già la sua risposta, ne presi una dalla borsa e gliela porsi. Il suo viso 

si illuminò di un radioso sorriso -Sì! Grazie, mamma.-

I miei piccoli mangiarono tranquillamente e quando ebbero finito, finalmente, arrivammo al 10.

Alla banchina ci stava aspettando, con mia grande sorpresa, Gale. Non mi aveva detto che sarebbe venuto a prenderci, mi aspettavo di dover trovare da sola la strada di casa Hawthorne; e in effetti ero felicissima di vederlo perchè ero più che certa che sarei riuscita tranquillamente a perdermi in quel Distretto a me sconosciuto.

Racimolai le nostre cose, presi in braccio il mio bambino e scesi dal treno, seguita da Caterina, tutta intenta ad infilare il suo amato romanzo nella sua piccola borsetta.
-Katniss! Kantniss! Sono qui!- Gale si stava sbracciando tutto entusiasta. Che scena buffa! 

-Andiamo ragazzi, zio Gale ci stà aspettando.- esclamò prendendo per mano mia figlia e cercando di farmi strada tra la moltitudine di persone che andavano a destra e sinistra per raggiungere l'uscita o i loro cari.

-Gale, non credevo saresti venuto a prenderci!- dissi, rivolgendogli un sorriso. 
-Beh.. non potevo lasciarvi andare in giro da soli, vi sareste persi! Non è facile orientarsi in questo Distretto se non lo si conosce bene. Se fosse dovuti venire da soli chissà  a che ora sareste arrivati a casa! Forse per l'ora di cena!- rispose lui ridendo. Io gli rivolsi un'occhiata sdegnata. Non era vero! Sarei riuscita ad arrivare a casa sua! Certo.. non sarei arrivata subito, mi sarei persona una volta o due ma di sicuro non avrei fatto l'ora di cena! -Non mi sarei persa!- risposi mettendo il muso.  A quel punto anche Caty inizio a ridere. Entrambi ridevano di me, che cattivi. 
Quando finalmente Gale fu tornato serio mi porse la sua mano destra e mi offrì il suo aiuto -Dammi quella borsa blu, sembra pesante e già devi tenere in braccio il piccolo Feen. Qui.- con la mano sinistra tocco il naso del bambino e gli sorrise. Era uno di quei sorrisi che mi erano mancati tanto. Quando vedevo apparire sul suo volto quella beata espressione mi ritrovavo catapultata nei miei amati boschi. Gale.. finalmente era tornato.
Senza neanche accorgermene iniziai a piangere, e Gale sbigottito, e un po' preoccupato, mi chiese -Qualcosa non va Catnip?- poi sorridendo nuovamente aggiunse -Hai fame per caso?- e a quel punto iniziai a ridere e piangere. -E' solo che... mi sei mancato.- dissi tra un singhiozzo e l'altro.
-Beh, ovviamente ti sono mancato. Sai, la mia compagnia è apprezzata da molte fanciulle.- rispose pavoneggiandosi. -Immagino..- risposi ridendo. Era bello poter ridere nuovamente con il mio migliore amico.  
Ma quasi immediatamente il suo sguardo si addolcì e aggiunse -Anche tu mi sei mancata, sei la mia migliore amica.-
-Gale...- sussurrai. Forse non se ne accorse ma il mio viso venne rigato da un'ultima e fresca lacrima, che sprofondò nell'incavo della mia clavicola, ed accennai un sorriso.
-Bene! Però è ora di andare a mangiare! Sbrighiamoci se no Jo si incavolerà con me, per aver fatto tardi.- esclamò un po' preoccupato direi. Forse Johanna lo aveva messo in riga. 

Effettivamente la strada per arrivare a casa Hawthorne era piuttosto complicata. Si doveva passare tra innumerevoli viuzze e persino superare un ruscello. Ma quando finalmente fummo giunti, rimasi estasiata dalla vista di quella meravigliosa dimora. 
Era interamente fatta in legno di pino levigato, il suo colore era rimasto naturale, ma le persiane erano state tinte di un verde foresta che si sposava magnificamente con il paesaggio circostante. 
-Su, entra Katniss!- Gale era già sulla soglia della casa, mentre io ammiravo la sua abitazione.
-Dai mamma! Ho fame!- aggiunse impaziente Caty, che si trovava al fianco dell'uomo.
-Ecco! Arrivo!- 
Corsi. Corsi da loro, dalla mia famiglia, con il piccolo Feen a carico. Quanto stava diventando pesante.

-Katniss!- Trovammo Johanna tra i fornelli, portava uno stranissimo vestito a fiori; cioè, non era strano il vestito, era strano come stava a lei. Non riuscivo a concepire una Johanna Mason, sposata, con un vestito a fiori e... Oh mio dio, era anche incinta!
-Johanna! Come stai?- esclamai appena fui entrata nella stanza.
-Bene direi, beh.. un po' gonfia, però fa tutto bene!- esclamò toccandosi il pancione.
-Vedo..- misi Feen a terra e immediatamente si attacco alla mia gamba, per nascondersi - A che mese sei?- chiesi curiosa.
-Al quinto.- 
-Maschio o femmina?- Chissà quale piccola creatura sarebbe nata dall'unione di due teste calde come Gale e Jo..
-Non vogliamo saperlo, preferiamo avere una sorpresa.- rispose divertita la donna.
-Ma io sò che è un maschietto.- disse deciso Gale, avvicinandosi a sua moglie per baciare il pancione e successivamente la fronte della donna.
-Io invece dico che è femmina. Ed essendo la mamma sono certa di aver ragione.- 
-Sì, sì, cara..- 
Che scenetta! Iniziai a ridere. Che bello vedere che tutti avevano trovato la serenità dopo tutto quello che avevamo passato.
-Gale, attento che potrebbe batterti facilmente, non sottovalutarla solo perchè è incinta. Resta pur sempre una vincitrice.- avvisai l'uomo.
-Vedi? Non lo dice solo tua madre che non devi provocarmi. Grazie, Katniss.-
-Ok, ok. Alzo le mani. Due contro uno non vale ragazze!- esclamò divertito il mio amico -Feen, Caty, andiamo a giocare? Ho montato un'altalena qualche giorno fa. Vi va di provarla?-
-Shi!!!- esclamò il mio piccolo angelo. -Mamma possiamo?- mi chiese Caty e dopo un mio cenno del capo tutti e tre uscirono dalla stanza, lasciando sole me e Johanna.
Mi sentivo un po' a disagio. Non sapevo di cosa parlare con Johanna. Certo, eravamo entrambe due vincitrici che avevano affrontato tante difficoltà insieme ma.. non c'erano mai stati veri e propri dialoghi tra di noi.
-Per il piccolo Feen ho preparato una pappetta di mele e pere, va bene o devo preparargli altro?- chiese un po' preoccupata la donna ai fornelli.
-Jo, perchè non ti siedi? Ci penso io a cucinare, anche se vedo che la maggior parte del lavoro l'hai già fatto tu.- 
-Sapevo che non eri molto brava ai fornelli... E' meglio se finisco io ok? Non ti offendere, ma non vorrei morire avvelenata.- rispose divertita.
-Guarda che nell'ultimo mese ho cucinato sempre io a casa e non sono neanche tanto male. E sì, mi offendo. Perciò, se non vuoi che io tenga il broncio per tutto il giorno, fammi finire di cucinare.-
-Okay...- si tolse il grembiule con su scritto "Sono una feroce, attenti alle mani, potrei mordere!", lo poggiò su di una sedia lì vicino e si sedette su una vecchia poltrona color vaniglia, posta ad un'angolo della stanza.
Effettivamente Jo aveva già preparato numerosi piatti da portata. Erano tanti! Coprivano tutto il bancone! Ma quanta gente doveva mangiare? Un esercito? -Jo.. ma in quanti siamo per il pranzo? Qui c'è abbastanza cibo per sfamare un'intero esercito!- 
-Beh.. non sapendo cosa vi piacesse ho preparato un po' di tutto..- rispose un po' imbarazzata. Non riuscivo proprio a rendermi conto di quanto fosse cambiata quella pazza di una vincitrice.
-Johanna...- mi avvicinai a lei, mi inginocchiai e presi le sue mani tra le mie -Sei stata tanto gentile.. non dovevi. E poi, nello stato in cui sei, non è sicuro per te stare in cucina. Gale come ha potuto permetterti una cosa simile?- chiesi con un po' di disappunto.
-Oh, beh. So tenere a bada mio marito. - sul suo volto apparve un ghigno divertito. Ecco la vecchia e cara Johanna Mason che conoscevo.
Risi di gusto e risposi -Lo avevo capito, sai?-

Finii di prepara il pranzo con i consigli di Johanna, che mi seguiva con sguardo attento dalla sua poltrona. E finalmente, dopo un'ora di lavoro potemmo sederci tutti a tavola.

I piatti preparati dalla nostra ospite erano eccezionali. Quelli che avevo preparato io, messi a confronto con i suoi, erano mediocri. 
Mi vergognavo di me.
-Questa insalata di riso è ottima chi l'ha preparata?- chiese Gale.
-Katniss.- rispose prontamente Jo.
-Davvero?- chiese stupito l'uomo.
-Sì- rispose raggiante la moglie.
-Complimenti, Catnip! Non eri mai stata una cima in cucina, ma devo dire che hai fatto dei grandi passi da gigante in questo ambito.- 
Dopo queste sue parole il mio cuore si scaldo un po'. Ero felice che qualcuno avesse apprezzato i miei sforzi.

Mentre degustavamo il nostro personale banchetto, ed il mio piccolo Feen sporcava ovunque con il cibo, venni a conoscenza della posizione dei ribelli rimasti in vita.
Haymitch, si sa, abita vicino a noi e alleva oche. E' più o meno sobrio, quasi sempre. Se non lo fosse infatti non gli darei il permesso di avvicinarsi ai miei figli.
Annie era tornata al suo distretto e stava crescendo il piccolo Sky con l'aiuto di un'infermiera con la quale aveva fatto amicizia nel 13. 

Spesso andava a trovare Jo ed altrettante volte gli Hawthorne andavano a farle visita. Il suo piccolo cresceva, forte e bello, come il defunto padre.
Effie, invece, girava per Panem e tentava di comprendere di più l'animo umano, infatti aveva deciso di diventare una scrittrice. Era anche piuttosto famosa. Questo mi scaldava il cuore.
Ero felice nel sapere che tutti stavano cercando di andare avanti.

Tra una risata e un'altra ci riempimmo, con quell'ottimo cibo che ci avevano offerto. 
Dopo aver mangiato il piccolo Feen volle fare un pisolino, perciò lo cullai e Jo e Gale mi diedero il permesso di metterlo nel loro letto, tra un cuscino e l'altro il piccolo non sarebbe caduto. Fortunatamente i futuri genitori erano già in possesso di un volchi tokie baby, perciò potei stare tranquilla, nel caso si fosse svegliato lo avremmo immediatamente sentito attraverso i microfoni.
Gale e Caty andarono nel portico a giocare a carte, mentre io e Jo sistemavamo il putiferio che avevo creato in cucina. 

Tra una botta di pezze e l'altra diedi voce ad i miei pensieri -Gale ci sà davvero fare con i bambini... Sarà un'ottimo padre.- 
-Oh.. beh, credo che sia così bravo con loro perchè, dopotutto, anche lui è ancora uno di loro. A volte penso che quando sarà nato questo piccolino, avrò molto da fare per tenere a bada entrambi.- si accarezzò dolcemente il pancione, con occhi sognanti.
-Credo tu abbia ragione.- 
-Però, tu ne hai due e vedo che te la cavi alla grande!- esclamò.
-Beh, sai.. non sono sola.. Cioè, Peeta è sempre stato accanto a me...- 
Peeta.. quanto mi mancava. Volevo poterlo rivedere, riabbracciare... Volevo sentire le sue forti braccia che mi avvolgevano come una coperta che mi avrebbe protetta dal mondo intero. 
-Katniss.. non ti intristire, tornerà presto. Ne sono certa.- disse la donna, posandomi una mano sulla spalla -Non vi lascerà mai. Il ragazzo del pane torna sempre da te, lo sai bene.- 
-Hai ragione.- affermai - Tornerà da noi. E a quel punto, non se ne andrà mai più.-
-Brava! E' così che si ragiona! Positività, ecco cosa serve in questi momenti!- 
-Wow! Non mi sarei mai aspettata di sentire certe parole da te.- esclamai scioccata. 
-Beh, sono cambiata. Gale.. mi ha cambiata.- rispose abbozzando un timido sorriso.
-Ma comunque resti una tipa tosta, anche se arrossisci molto più spesso di prima.- confermai.
-Oh sì! Nessuno potrà mai battermi.- affermò, alzando un pugno in alto.
A quel punto, ci lasciamo andare ed iniziamo a ridere. E' bello passare del tempo con un'altra donna di casa. Capisce i miei problemi quotidiani, ma lei non è come le altre.. Lei sa anche del dolore che ho affrontato in passato. 
A legarci non sono soltanto i tempi bui ma anche il presente ed il futuro che si prospetta molto movimentato, grazie ai nostri figli.

D'un tratto sentii il campanello.  -Vado io, tu siediti che poi finisco io di pulire.- dissi a Jo, e prima che possa replicare io ero già scomparsa. 
Mi diressi con passo svelto verso la porta principale e prima di toccare il pomello della porta mi asciugai le mani con un canovaccio che portavo sulla spalla. Dopo aver tolto ogni traccia di sporco e sapone dalle mie mani aprii la porta. E rimasi con gli occhi sgranati per alcuni minuti davanti alla figura che mi si poneva dinanzi.
-Peeta...- sussurrai.
-Sì, Katniss. Sono io. Sono tornato.- rispose il mio amato marito, aprendo le sue braccia e mostrandomi uno dei suoi più radiosi sorrisi. Mi si scaldo immediatamente il cuore, traboccavo di felicità. Mi buttai tra le sue braccia e iniziai a piangere.
-Non piangere dai! Sono tornato e tu piangi? Nemmeno un bacio mi dai?- chiese divertito. Ed io gli tappai la bocca con le mie labbra. 
Ci scambiammo uno di quei baci che non si dimenticano mai.. passione, desiderio, bisogno. Quelle settimane lontani.. tutto quel desiderio di sentirlo tra le mie braccia, si tramuto in una danza sinuosa delle nostra lingue che si intrecciavano nelle nostre bocche.
-Katniss.. so che non siamo a casa nostra, ma che ne pensi di toglierci dalla soglia della porta?- sussurrò, sulle mie labbra, Peeta.
Quelle parole donarono al mio corpo una scarica di desiderio inimmaginabile.
-Sì. Seguimi...- risposi, prendendolo per mano e lo guidai davanti alla porta di una stanza degli ospiti.


Angolino di Kimmy_chan
Sì, lo so. E' passato un mese dall'ultimo aggiornamento. Scusate T_T Troppe cose da fare!
Ma ho aggiornato anche questa mia raccolta di One Shot su Peeta e Katniss > http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2587103&i=1
Però, ricordate che vi avevo promesso che questo capitolo sarebbe stato più lungo?! u.u e infatti lo è! Sono 2.770 parole u.u 
Che ve ne pare di questo capitolo? 

AVVISO! Ho cambiato il raeting della storia in arancione perchè nel prossimo capitolo ci sarà un po' più di movimento tra questi due :3 
 

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Capitolo 17
*** Dove ci sei tu e i ragazzi, quella, è casa. ***


                                                                 RATING ROSSO
Vi avverto, ci sono scene sconce. Se non leggete non influisce sul proseguimento della storia; è solo un momento passionale tra Katniss e Peeta. 
Anche se non recensirete questo capitolo verrete aggiornati sul capitolo che verrà aggiunto dopo, parlo di chi ha recensito il capitolo prima di questo




                                                                        Dove ci sei tu e i ragazzi, quella, è casa.


Pov Katniss

-Non credi che dovremmo darci un contegno? Sai...- tentò di dire Peeta, e tra un bacio e l'altro concluse la frase -non siamo a casa nostra...- 
-Gale e Jo capiranno..- mormorai sulle sue labbra. Oh, quanto mi era mancato quel semplice contatto. E ne desideravo sempre di più. 

Peeta era diventato come una droga per me. Ne ero stata in astinenza per troppo tempo.
Peeta faceva ancora un po' di resistenza, ma sapevo come farlo sciogliere.. 
Eravamo avvinghiati, lui con le spalle al muro, accanto alla porta della camera degli ospiti, ed io che mi strusciavo sul suo possente corpo. Le mie mani scorrevano sul suo corpo e lui faceva altrettanto su di me. Entrambi sentivamo il bisogno di possederci di nuovo, dopo tanto tempo. 
Allungai una mano per aprire la porta della camera ma essa fu bloccata dalla sua -Katniss.. dovremmo fermarci, non siamo a casa nostra, e ci stiamo comportando come due adolescenti in astinenza.- sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Come faceva a continuare a resistere al quel fuoco che si era acceso tra di noi? Mi stupiva la sua forza d'animo ma.. mi dispiacque molto per lui.. io ero decisa a prenderlo. Avevo bisogno di sentirlo su di me, dentro di me! 
-Mmmh..- mugugnai, passando, a fior di pelle, i miei denti sul suo labbro, e contemporaneamente infiltrai tra le sue gambe una delle mie e continuo a strusciarmi sul suo corpo. Intanto le nostre labbra erano tornare ad unirsi in un vortice di passione e desiderio. Piano piano sentii la sua erezione pulsare sotto di me. A quel punto, era pronto, non mi avrebbe più negato ciò che esigevo; perciò gli sussurrai ad un'orecchio, con tono malizioso -Peeta.. vuoi davvero fermarti?- come risposta ottenni un semplice, ma fantastico mugolo. 
Con un sorriso di vittoria aprii la porta della camera e, tenendo per mano Peeta, vi entrai, chiudendo dietro di me il mondo esterno. In quel momento esistevamo solo io e Peeta. Ed il nostro amore ci stava guidando.

Appena fummo entrati non facemmo neanche caso alla stanza perchè entrambi avevamo occhi solo l'uno per l'altra.
Peeta mi stava spogliando con gli occhi; e questo provocò in me una scarica di elettricità che accese la mia passione sempre più fremente. 
Mi sfilai immediatamente le scarpe ed i calzini, e mentre lui si toglieva il cappotto lo zaino e le calzature, io mi sdraiai sul letto, appoggiandomi sui gomiti. Quando Peeta alzò gli occhi e vide che mi ero già accomodata i suoi occhi si illuminarono. Era desiderio quello che vidi? Credo proprio di sì, visto che mio marito fu immediatamente su di me. 
Sentire il suo peso su di me era come sentirsi dire "Bentornata a casa"; era una sensazione fantastica. Per tutte quelle settimane avevo sempre sentito come se una parte di me non ci fosse più, ma in quel luogo, in quel momento, sentivo finalmente di aver ritrovato quel frammento che si era staccato dal mio cuore.
Peeta rimase attimi, che nella mia mente sembrarono secoli, ad osservarmi con un sorriso da ebete in faccia. -Peeta..- mugugnai muovendomi sotto di lui. Immediatamente lui sbattè le palpebre più volte, come se fosse tornato dal mondo dei sogni, e mi rivolse uno sguardo che mi scombussolò da dentro. 
Oh.. quanto lo desideravo!Ma lui non accennava a muoversi, perciò presi in mano la situazione. In un impeto di desiderio strinsi i suoi capelli tra le mie mani e attirai a me il suo volto. Posai le mie labbra sulle sue; esse erano esigenti, lente e decise.. In un primo momento lui rimase sbigottito da questa mia intraprendenza, mai mostratagli nei nostri momenti di intimità, ma deduco che ne fu lieto, visto che rispose con altrettanto desiderio. 
Cominciò a sbottonarmi e togliermi la camicia, facendomi alzare sui gomiti, per sfilarla meglio, intanto mi distribuì baci leggeri come piume sugli angoli della bocca, sul collo e via via scende sempre più lentamente in prossimità del mio seno, lì, però, trova la stoffa del reggiseno ad intralciare la sua scia di baci perciò iniziò a mordicchiarlo. -Okay.. mi alzo, levalo tu però.- mugugnai, quel coso di tessuto aveva arrestato quegli attimi di puro piacere che mi stavano donando le labbra del mio amato marito. Doveva essere eliminato in fretta.  
Con pochi veloci e semplici tocchi Peeta liberò il mio seno da quell'indumento che ci aveva intralciati.
Il mio corpo si muoveva eccitato sotto il tocco delicato di mio marito. 
Io ero stesa lì, su quel letto, immobile, assorta da quei brividi di piacere che invadevano il mio corpo, dove Peeta posava le sue mani o la sua bocca.
Mio marito conosceva, e consce, il mio corpo. Di conseguenza, ogni sua attenzione era rivolta ai punti più sensibili di esso. Sentivo il suo fiato caldo ed affannato sul mio seno mentre mordicchiava, leccava e succhiava, entrambi, alternando la tortura che rivolgeva prima uno poi all'altro. 
-Peeta..- lo richiamai a me, attirandolo per la camicia verso il mio volto, avevo bisogno di sentire le nostre labbra unirsi, in una di quelle danze che riusciva sempre a lasciarmi senza fiato. Immediatamente lui, comprendendo il mio desiderio, congiunse le nostre labbra, che diedero sfogo a tutti i nostri sentimenti. Nella foga del momento presi il colletto della sua camicia inamidata e lo feci cadere, letteralmente, su di me. Fino a pochi momenti prima lui si teneva sui gomiti, per non schiacciarmi, ma io avevo bisogno di sentire il suo peso su sul mio corpo. Desideravo sentire il contatto dei nostri corpi, pelle contro pelle, ma lui era ancora vestito. Perciò, mantenendo sempre le nostre labbra unite mi apprestai a sbottonare la camicia bianca che portava, e quando finalmente gliela levai, la lanciai a terra, dove poi venne seguita dai suoi pantaloni.
Mentre tenevamo gli occhi chiusi e ci lasciamo trasportare da quelle sensazioni che ci donava quel contatto tra noi, feci scorrere le mie mani tra i suoi capelli e poi le spinsi via via su tutta la lunghezza della sua schiena, fino ai glutei. 
Piano, piano sentii la sua erezione farsi sempre più pulsante. I boxer, l'unico indumento che ancora indossava, erano divenuti troppo stretti per il desiderio del biondo. 
Soffriva, perchè mi voleva e questo mi rendeva estremamente lieta; perciò, iniziai a passare delicatamente la mia mano destra sul tessuto che teneva rilegata l'erezione ormai pulsante del mio amato. Lui in risposta gemette ripetutamente. 
Mentre continuavo a torturarlo lui scese e iniziò a posare delicati baci su tutto il mio corpo, a quel punto mi abbandonai a lui.
Le emozioni che mi invasero percorsero ogni particella del mio debole e ormai sensibilissimo corpo. 
D'un tratto mi ritrovai senza più pantaloni e con Peeta che giocherellava con i denti con l'elastico del mio intimo; mentre tornò a torturare i miei capezzoli turgidi con le sue mani, che riuscivano a farmi vedere le stelle.
-Mmmh.- mugugnai. Desideravo che eliminasse quell'ultimo pezzo di stoffa che ci separava. Volevo sentirlo in me.
-Okay, okay.- rispose lui un po' divertito. Oh si.. si stava decisamente divertendo in quella situazione.
Così, dopo un'ultimo morso all'elastico delle mie mutandine, esse finirono chissà dove nella stanza. Mi sentivo un po' in imbarazzo perchè era da tanto che io e Peeta non facevamo l'amore. Io ero in estasi.. ma lui? Dovevo forse farlo godere di più? Ero sempre stata un po' egoista anche quando facevamo l'amore ma quella volta mi volevo spingere più in là del solito. Ma lui mi prese d'assalto...
Sentii la sua lingua, le sue labbra, il suo respiro su di me, tra le mie gambe. Tutto quello, dopo pochi istanti, mi portò ad un'orgasmo meraviglioso. In un primo momento, tutto il mio corpo era teso come una corda di violino però, subito dopo, mi sentivii come se fluttuassi nell'aria. E in quel momento, riuscii solo a pensare ad una cosa "Sì.. sei veramente tornato da me."
Dopo essere venuta, immaginai che lui sarebbe tornato a baciare le mie labbra ma mi sbagliavo di grosso... Peeta rimase tra le mie gambe e continuò a giocare con la mia intimità. Se avesse continuato, di quel passo sarei venuta di nuovo. E lui ancora fremeva. 
Cercai la forza dentro di me per oppormi a quei suoi fantastici tocchi e quando finalmente la trovai sussurrai, tra un ansimo e l'altro -Baciami- credevo che non mi avesse sentita ma dopo un minuto lui torno a premere le sue labbra sulle mie. Ricambiai il passionale bacio, però cercai di mantenere un po' di concentrazione per riuscire a muovere la mia mano destra fino a sotto i suoi boxer, lì trovai una lunga erezione pulsante ad attendermi. Con mano delicata iniziai a studiare con il tatto il membro che mi risultava sempre più famigliare. In un primo momento Peeta rimase interdetto da questa mia audacia ma subito dopo ne sembrò lieto, infatti, inizio a gemere nella mia bocca. 
Continuavo a muovere a ritmi diversi la mano, su e giù, tentando di non fargli male.
-Oh Katniss... Sto.. per... venire...- disse tra un gemito e l'altro. 
All'istante mi fermai e tirai fuori la mia mano dai suoi boxer, nemmeno io capii molto bene il perchè; ma per fortuna non feci la cosa sbagliata perchè Peeta si liberò di quell'indumento che impediva di respirare alla sua lunghezza. 
Il mio amato ragazzo, ormai divenuto uomo, del pane era in tensione. Le sue braccia, le sue gambe, ogni parte di lui fremeva dal desiderio. 
Era arrivato il momento? Guardai negli occhi il mio compagno e tutto scomparve. C'eravamo solo io e lui nell'universo. Non si sentivano più gli uccellini cinguettare, il rumore del ruscello si era dileguato. Non c'era più niente intorno a noi. Esistevamo solo io e lui. Le nostre anime si toccarono e sentii quello che aveva provato nel tempo passato lontano da me: ansia, dolore, tristezza, agonia. 
Dopo alcuni minuti trascorsi l'uno nell'anima dell'altra tornammo lì, in quella camera da letto di cui ci eravamo appropriati senza dire niente a nessuno.  
Mi resi conto che lui aspettava solo il mio consenso, che strano.. dopo tutti questi anni in cui avevamo fatto molte volte l'amore, lui, prima di entrare in me, mi aveva sempre chiesto mutamente il permesso ed io con altrettanto silenzio acconsentivo con gioia. Feci un cenno con la testa, impercettibile direi, e lui si posizionò meglio tra le mie gambe ed entrò in me con una semplice e veloce spinta. Attese qualche istante per farmi riabituare alla sua presenza ed iniziò a muoversi, io dal canto mio ero già su di giri, mi aggrappai alle sue spalle, lasciandogli profondi graffi e avvolsi le mie gambe intorno al suo bacino.


Pov Johanna

Katniss era scomparsa ormai da un bel po'.. ma beh, potevo capirla benissimo.

Quando avevamo sentito il campanello lei si era offerta gentilmente di andare ad aprire ma io mi ero nascosta, per vedere chi fosse. 

Rimasi stupita quando vidi che l'ospite inatteso era Peeta. Ero così felice per loro. Finalmente era tornato e lei poteva tornare ad essere serena e felice. 
Però rimasi stupita quando lì vidi correre al piano superiore. Sperai solo che non andassero in camera mia perchè sinceramente non mi entusiasmava l'idea di quei due in una camera da letto in casa mia.. figuriamoci la mia camera da letto! Ma sinceramente dopo qualche minuto non ci pensai più. Potevano fare quello che volevano, intanto io e Gale potevamo allenarci a fare i genitori con i loro piccoli pargoli, e questa idea mi attirava molto. 

Non mi stupì sentire degli urletti ogni tanto provenienti dalla camera degli ospiti, che per fortuna avevano scelto di usare. 
Quei due stavano ricuperando il tempo perso in una maniera meravigliosa direi.

-Cara, per quanto ancora credi andranno avanti?- chiese entrando in casa Gale. Stava tenendo a bada i piccoli in modo impeccabile; sarebbe stato un'ottimo papà.
-Ma lasciali stare!- esclamai divertita. Sul suo volto era apparsa una buffissima smorfia che andava dal disgusto al più totale imbarazzo. -E poi.. non credi anche tu che i ruoli si siano invertiti oggi?- gli sussurrò, avvicinandomi a lui ed attirandolo a me. So che quando soffio sotto il suo orecchio destro lui sente un brivido che gli percorre tutta la colonna vertebrale, perciò, ovviamente, lo faccio. E la reazione è decisamente quella che mi aspettavo. 
-Jo.. sei troppo cattiva a volte, sai?- mi rispose lui con voce tremante.
-Sì, lo so...- risposi io allontanandomi da lui, per poi rivolgergli uno di quei sorrisi maliziosi che lo mandavano fuori di testa. E così, sorridendo uscii per andare dai ragazzi, lasciando solo soletto il mio amato maritino.


Pov Katniss

-E' stato.. è stato..- ansimai, era stato meraviglioso. 
Io e Peeta eravamo sotto le lenzuola l'uno tra le braccia dell'altro. Potevo sentire il suo battito, ancora accelerato. Potevo sentire il 

suo odore. Potevo toccarlo finalmente, dopo settimane! 
-Strepitoso.- concluse lui.  Sì, lo era stato davvero.
-Ora.. però. Cosa diremo a Jo e Gale?- mi domandai impanicata.
-Tranquilla, capiranno.- sussurrò Peeta posando un suo dolce bacio sul mio capo.
-Se lo dici tu..- 
Restammo così dei minuti che sembrarono ore.. Era sempre così quando eravamo insieme. Il tempo si fermava. 

Peeta si era sdraiato a pancia all'insù e teneva gli occhi chiusi, i suoi respiri erano regolari ed il suo cuore era tornato a battere normalmente, io, dal canto mio, ero ancora agitatissima. Era tornato! Ed ero sdraiata accanto a lui. La mia testa era poggiata sul suo petto forte e lui mi carezzava i capelli.

-Che bello..- sussurrò, sorridendo.
-Cosa?- 
-Essere tornato. Essere qui, con te.- rispose baciandomi nuovamente sulla testa.
-E più tardi torneremo tutti insieme a casa.- aggiunsi sorridendogli.
I suoi occhi si spalancarono e potei ammirare le sue iridi cielo che non avevano confine. Mi sarei potuta perdere in quegli occhi che tanto amavo.
-Casa?- chiese un po' sconcertato lui.
-Sì... non tornerai con noi?- chiesi. Non sarebbe tornato a casa? Cosa doveva fare ancora? Cosa dovevamo ancora affrontare per stare tranquillamente insieme? Non avevamo già superato abbastanza?
Peeta notò la mia ansia perciò mi bacio delicatamente sulle labbra e sussurrò su di esse, poco prima di lasciarsi andare in un nuovo caldo e passionale bacio.  -Dove ci sei tu e i ragazzi, quella, è casa.- ecco cosa mi aveva detto in quel momento, poco prima di ritrascinarmi in un vortice di passione. 
Beh.. quelle parole erano pura poesia nel mio cuore. Saremmo rimasti insieme, per sempre. In quel momento avevamo affrontato tutti gli ultimi ostacoli che ci separavano da una vita serena e tranquilla.



Angolino di Kimmy_chan
Ok.. ho partorito questo maledettissimo capitolo in ratin rosso >_< qualcuno l'ha letto per recensirlo? PRIMA cosa scritta di questo genere. Come pensate sia andata? Che ne pensate? C'è una parte che preferite?
Ditemi cosa ne pensate per favore >_<

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Capitolo 18
*** Di nuovo tutti insieme ***


                                                                        Di nuovo tutti insieme


Pov Katniss

-Direi che ora è meglio vestirci e sistemare il casino che abbiamo fatto...- disse Peeta mettendosi a sedere e guardandosi intorno.

Effettivamente avevamo fatto un bel trambusto in quella stanza..
I nostri vestiti erano sparsi sul pavimento ed il mio reggiseno era addirittura arrivato ai piedi della porta, al lato opposto della camera. Non mi ero resa conto che durante la foga io e Peeta avevamo buttato a terra tutte le cianfrusaglie che avevamo incontrato sul nostro cammino della passione. 
Forse avevamo un po' esagerato.

-Non mi va di alzarmi, ma.. hai ragione. Dobbiamo sistemare questo casino, vestirci e andare dai nostri figli. Per oggi, Jo e Gale hanno fatto per troppo tempo pratica con i nostri bambini.- dissi un po' amareggiata. Non me ne volevo andare da quella stanza; anzi, da quel letto. 
Sentivo dentro di me ancora un desiderio irrefrenabile, ma avevo anche voglia di vedere la felicità sui volti delle mie piccole pesti, nel rivedere il loro adorato papà. 
-Bene.- esclamò Peeta, alzandosi in piedi e guardandosi intorno un po' confuso, pensai che sicuramente stava cercando i suoi boxer; perciò glieli mostri, tenendoli sull'indice della mia mano,  -Peeta... Cercavi questi per caso?- sul mio volto apparì un sorrisetto malizioso -Anche se, come ben sai, amo la vista del tuo corpo nudo, non credo di poter accettare che tu ti faccia vedere da altri in questo stato. Perciò prendili e vestiti, intanto io sistemo qui in giro.-
Peeta rimase con gli occhi sgranati e vedendo che non accennava a muoversi, mi misi in ginocchio sul letto, facendo scivolare il lenzuolo che copriva il mio corpo, e gli tirai in faccia il suo intimo. 

Con molta nonchalance mi alzai dal letto e iniziai a sistemare gli oggetti che avevamo buttato a terra, sparsi per tutta la camera. 
Peeta intanto rimase immobile a bocca aperta. E questo mi soddisfò immensamente.

Quando finalmente riusci a sistemare tutta la roba che era sparsa a terra, tolsi la biancheria del letto, la buttai a terra e iniziai a raccattare i miei vestiti sparsi per la camera. D'un tratto, però, il mio sguardo cadde sul sole che stava tramontando ed il cielo che si tingeva delle più varie sfumature d'arancione. Quel meraviglioso spettacolo naturale, finalmente, non mi rattristava più. 

Quei colori che cadevano sempre nell'arancione tenue, che tanto amava il mio amato, avevano accompagnato il mio dolore ogni sera. Quell'incantevole panorama faceva sempre più viva in me la sua mancanza. Infatti, quando lui era ancora a casa, eravamo soliti assistere insieme a quella meravigliosa scena che ci regalava ogni giorno madre natura. Per questo, da quando se n'era dovuto andare, guardare il tramonto mi rendeva solamente più triste. 


Pov Peeta

Mentre Katniss sistemava il casino che avevamo fatto, guidati dalla passione del momento, io iniziai a cercare di placare i miei, per così dire, "bollenti spiriti" e mi rivestii. Anche se, non era così facile cercare di calmarsi e ridarsi un certo contegno con l'oggetto del proprio desiderio che gironzolava nuda per la stanza. 

Era così bella..

Il suo corpo non era stato poi così mutato dal tempo. La sua pelle era rimasta liscia come quando era giovane, se non si consideravano le cicatrici riportate in seguito agli Hunger Games e alla Rivoluzione. Consecutivamente  a quei tempi bui tutti avevano incise delle cicatrici, nel corpo o nell'anima. 
Io e Katniss ci eravamo trovati al centro di questa guerra; ed essa ci aveva spezzati. 
Il dolore inflittoci non avrà mai fine perchè durante quei mesi molti dei nostri cari e tante altre persone innocenti, che desideravano soltanto una vita libera, sono stati sacrificati per uno stupido gioco di potere. Sì, quella guerra, che aveva dato innumerevoli vittime, era solamente un gioco di potere tra Snow e la Coin. Quest'ultima si presentava come una rivoluzionaria che voleva cambiare l'equilibrio del potere a Panem in favore della popolazione più disagiata; ma, alla fine, si era rivelata solamente un'altra dittatrice assetata di potere. Ma con la sua morte, e successivamente con quella dell'ex Presidente Snow, si poteva annunciare finalmente l'inizio di un lungo periodo di pace...

I giochi erano finiti. La guerra era finita. E finalmente andava tutto bene.

Ormai avevamo quasi quarant'anni. E tutto era cambiato, a parte il nostro amore. Anzi, anch'esso era mutato.. era divenuto più forte, più ardente, più intenso. Forse, era proprio a causa di quell'amore indomabile che ci legava se avevamo stravolto in quel modo quella stanza, dopo una distanza troppo lunga.

Quando tornai alla realtà, dopo una lunga riflessione, notai che Katniss era ancora nuda e teneva stretta a sè i suoi indumenti volgendo lo sguardo verso la finestra. 
-Ma cosa...- sussurrai, prima di avvicinarmi a lei. 
Il tramonto. Ecco cosa stava ammirando con le lacrime agli occhi. 
Il suo viso era rigato da calde lacrime che scorrevano sulla sua pelle marmorea. -Katniss...- mormorai, avvolgendola in un abbraccio da dietro. Lei alzò il capo, mi studiò, tocco una mia guancia con una sua calda mano e sorrise. 
Ed in quel momento pensai: "Eccolo"
Proprio in quell'istante Katniss aveva abbassato le sue barriere e mi aveva regalato uno dei suoi più rari e meravigliosi sorrisi. 

Quello era uno di quei sorrisi che le uscivano dal cuore, avvolti da amore e sincerità. 

Ricordo ancora quando vidi quel meraviglioso sorriso per la prima volta...


-Katniss! Dove ti sei cacciata?- urlai, portandomi la mani ai lati della bocca, per diffondere il suono della mia voce in un raggio più ampio. 
Ormai ne ero certo. Quella donna mi avrebbe fatto impazzire. 
Si era, di nuovo, volatilizzata nel nulla.

Ogni sabato pomeriggio, quando andavo a trovarla, non era mai in casa. Di solito me ne tornavo nella mia casetta da vincitore e aspettavo che tornasse. Lo faceva sempre. 
La sera, verso le sette, entrava tranquillamente dalla porta principale della mia casa, mi cercava, puntualmente mi trovava in cucina,  e poi mi posava un veloce bacio sulle labbra prima di iniziare a lamentarsi di quanta gente stesse tornando nel Distretto. Amava avere i suoi spazi, ma i nuovi abitanti del villaggio non gli davano molta libertà. Infatti, essendo la "Ghiandaia Imitatrice" molti di loro si presentavano a casa sua ma ogni volta lei non apriva la porta, di conseguenza venivano da me. 

Ma quella volta avevo deciso di andare a cercarla. 
L'unico posto dove poteva andarsi a rintanare era il bosco, perciò mi feci coraggio e mi addentrai in esso, chiamandola ogni dieci passi.
D'un tratto.. -Peeta?- 
Tentai di capire da dove provenisse la voce, che ovviamente avevo riconosciuto, ma mi rimase difficile capire da dove arrivasse. -

Katniss! Dove sei? Non ti vedo.- 
Una risatina sommessa echeggiò nella selva e mi confuse ancora di più. Le ghiandai imitatrice erano nei paraggi... 
Un po frustrato continuai a gironzolare lì intorno. -E dai! Dove ti nascondi?- chiesi un po' disperato. 
-Guarda in alto!- urlò la ragazza. 
Immediatamente alzai il volto ed iniziai a cercarla con lo sguardo la mia amata tra il folto di quei rami robusti e imponenti che andavano ad intrecciarsi su di me. -Non ti vedo!- esclamai esasperato. Dove si era cacciata?
Dopo un'ultima risata, che venne riprodotta fedelmente dalle ghiandaie, due gambe spuntarono dal folto degli alberi. Con passo deciso mi posizionai alla base dell'enorme quercia che Katniss aveva scelto come rifugio. -Cosa fai lì sopra?-
-Mi riposo.- rispose abbozzando un sorriso. 
-Scendi, dai!- 
-Va bene- rispose, iniziando a fare la sua discesa dal possente albero secolare. Ma d'un tratto ella mise male un piede e cadde. Con una frazione di secondo mi buttai per prenderla al volo, ma avevo decisamente sbagliato i calcoli, visto che Katniss mi finì sulla schiena. 
-Ahi!- urlai. 
Sentendo il mio grido di dolore la ragazza si spostò velocemente e mi prese tra le sue braccia.
-Oh dio! Scusa! Peeta! Come stai?- chiese preoccupata. 
Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, sentivo un dolore lancinante al centro della colonna vertebrale. Però Katniss si stava preoccupando perciò tentai di aprire gli occhi per rassicurarla ma appena ci provai venni trascinato nell'oscurità.

Dopo alcune ore, che mi parvero minuti, riuscii ad aprire nuovamente gli occhi. 
Rimasi basito ed anche un po' intontito quando notai  che mi trovavo nel soggiorno della casa di Katniss. Tentai di alzarmi ma visto che mi girava la testa mi rimisi sdraiato. Ero sul divano di casa Everdeen e non sentivo neanche un rumore in tutta la casa. Dov'era finita Katniss? 
Come se mi avesse letto nel pensiero ella sbucò dalla cucina con un borsa del ghiaccio -Ti sei svegliato! Finalmente! Ero così preoccupata! Sei rimasto svenuto per quattro ore!-
Sono rimasto svenuto per così tanto tempo? Era tutto confuso.. 
Mi girava la testa perciò mi misi a sedere e sbattei le palpebre più volte. Dopo pochi istanti ripresi un po' di lucidità e mi voltai verso la donna che mi stava fissando allibita dallo stipite della porta della cucina.
-Cos'è successo?-
Katniss si avvicinò al divano con poche veloci falcate, si mise in ginocchio accanto a me, dando le spalle all'enorme finestra che illuminava con i raggi lunari tutta la stanza e mi disse preoccupata -Non te lo ricordi?- 
Scossi piano piano la testa, sperando che essa non ricominciasse a girare. 
-Sei venuto a cercarmi nel bosco; mi ero arrampicata su di una quercia e quando stavo scendendo.. credo di aver messo male un piede.. Stavo per cadere al suolo ma tu hai cercato di prendermi, però io ti sono venuta addosso e credo che tu abbia battuto la testa. 

Mi dispiace così tanto!- spiegò lei tristemente.
Era davvero dispiaciuta..
Poggiai una mano sulla su di una sua guancia ed essa arrossì -Katniss, sta tranquilla!Sto bene. Tu, ti sei fatta male?- 
 -Io, sto bene. Sei tu quello che ha battuto la testa, è rimasto svenuto per ore e che ora deve riposare. Perciò sdraiati e non alzarti.- emanò con un tono di voce che non ammetteva repliche. Come un bravo bambino mi sdraiai e lei mi mise la borsa del ghiaccio sulla fronte. -Bravo bambino.- sussurrò mentre mi asciugava il volto con un panno. 

Mi vedeva come un bambino..? Le avrei fatto vedere io chi era il bambino... 

Le bloccai la mano prendendola per il polso, le rivolsi un sorrisetto malizioso e dissi languidamente -Il bambino qui.. ancora non ha avuto il suo premio per essere stato bravo.- 
A quel punto lo vidi.. Quel sorriso.. Quel sorriso che in pochi avevano visto sul volto di quella donna. Esso era abbagliante, caldo e.. vero. 
Mi scaldò il cuore e senza pensarci su mi limitai a posare le mie labbra sulle sue. Lei rimase impietrita per pochi istanti al nascere di quel contatto ma poi, superato quell'attimo di stupore, rispose con passione; e quel contatto, che era iniziato come un casto bacio, si trasformò in pochi istanti in una danza di toccate e fuga che vedevano in lotta le nostre due lingue. 
Quel bacio era stato il primo di tanti altri che lo susseguirono. Profondi, caldi, passionali. 



-Peeta...- sussurrò lei, volgendo nuovamente il suo sguardo verso l'orizzonte -mi era mancato vedere il tramonto con te, in realtà mi sei mancato tu, in ogni minuto che andava a comporre le mie monotone giornate.-  Nella sua voce percepii tristezza, amarezza e un pizzico di dolore.
-Katniss.. anche tu mi sei mancata. In ogni istante che passavo lontano da te, e dai bambini, il mio cuore si logorava e piangeva di dolore.- risposi affranto. Era vero. Quelle settimane trascorse lontano dalla mia famiglia mi avevano dato solo dolore. -Ma.. ora non pensiamoci più. Ora sono qui, e non me ne andrò più via.- dissi con voce ferma e amorevole.
-Hai ragione.- assentì lei, poggiando il suo capo sul mio petto. 

Osservai il volto della mia amata ma l'occhio mi cadde sul suo seno prosperoso ed esso scatenò in me una scarica di adrenalina. 
-Forse è meglio se ti rivesti.- consigliai, sciogliendo il nostro abbraccio e volgendo il volto verso destra. 
Quei semplici gesti mi costarono molto sforzo. Per fortuna la mia mente era forte grazie a tutto quello che avevo affrontato con il dottore. Perciò riuscii a non saltargli addosso.
-Oh.. hai ragione!- rispose un po' imbarazzata Katniss, coprendosi il corpo con gli indumenti che ancora teneva stretti tra le mani.-

Ma non trovo le mie mutandine...- il suo volto era divenuto una maschera di imbarazzo e si era tinta di un rosso vivo che superava persino il colore del fuoco vivo.
-Cercavi queste..?- dissi abbozzando un sorrisetto malizioso, mostrandole il suo intimo, che avevo tirato fuori dalla tasca posteriore del mio pantalone.
Il suo volto divenne ancora più rosso di prima e balbetto qualche parola sconnessa -Ma.. ma.. come..?- 
-Katniss, abbiamo fatto dei bambini e pochi minuti fa abbiamo fatto l'amore, non dovresti vergognarti di certe cose. Ancora mi stupisco del tuo essere così pura, pur avendo fatto cose di quel tipo fino a pochi momenti fa..- risposi, rivolgendogli uno sguardo allusivo.
Senza aprire bocca ella mi strappò dalle mani l'indumento che tenevo tra di esse e si chiuse nel bagno della camera. Dopo pochi minuti ne uscì vestita di tutto punto ed aveva rilegati i suoi meravigliosi capelli in una semplice treccia. Quella treccia che tanto amavo la rendeva, ai miei occhi, sempre più giovane di quello che era.
Quell'acconciatura mi riportava ai primi Hunger Games, al nostro primo bacio.. Mi riportava all'inizio della mia vera vita.


Pov Katniss

Dopo essermi rivestita e sistemata uscii dalla porta del bagno e senza pensarci dissi -Dobbiamo correre dai piccoli, si sta per far buio. Dobbiamo tornare a casa.-
Peeta, che intanto si era seduto comodamente su di una poltrona, che non avevo notato fino a quel momento, posta davanti ad un camino di marmo bianco, annuì convinto, si alzò, prese il suo borsone e con poche veloci falcate spalancò la porta della stanza, facendomi cenno di passare prima di lui.
Voltai il mio sguardo verso la stanza e mi parve che tutto fosse stato rimesso il ordine; ma poi notai le coperte buttate vicino alla scrivania. Feci un cenno veloce a Peeta che comprese all'istante cosa intendessi e presi tra le mie braccia le lenzuola, dirigendomi nuovamente verso il bagno. Lì, aprii la cesta dei panni sporchi, che avevo notato pochi minuti prima, e tornai accanto a mio marito.
Entrambi, prima di varcare la soglia di quella stanza e lasciarci dietro quelle ore di puro piacere, ci scambiammo un sorriso sereno, ci prendemmo per mano e tornammo al piano inferiore per recuperare i nostri figlioletti.


Pov Peeta

Scendemmo le scale, tenendo le nostre mani intrecciate, per darci forza l'un l'altra, eravamo molto imbarazzati perchè sicuramente i padroni di casa avevano capito cosa avevamo fatto fino a quel momento al piano superiore. Giungemmo davanti all'enorme arcata in mogano che collegava il corridoio principale con l'ampio soggiorno, sperando di trovare lì i nostri pargoli.
Rimasi stupito, quando entrai nella stanza, perchè vi trovai al suo interno un Gale assonnato che continuava a fare lunghe passeggiate che coprivano tutta la lunghezza del soggiorno, cullando e canticchiando qualcosa, suppongo una ninna nanna, ad un piccolo bambino biondo.
Feen.
Il mio piccolo pasticcere. 

Istintivamente mi avvicinai a lui ed il mio sguardo si posò sulla mia progenie.

Sentii le lacrime spingere per fare capolino sul mio volto. Volevo piangere di gioia. 
Finalmente, potevo piangere di gioia! Dopo settimane passate lontane dai miei cari e senza mai vedere un sorriso amico, potevo finalmente lasciarmi andare alle emozioni che mi rendevano umano.  La gioia, l'amore e la serenità che mi trasmetterono quei due occhioni azzurri cielo, come i miei, mi disarmarono. Però mi trattenni perchè non potevo farmi rivedere dal mio piccolo Feen in lacrime.

Mi avvicinai di più a mio figlio, attirato da quella piccola creaturina come se fosse una calamita che mi attraeva sempre di più verso di sè. Katniss mi lasciò la mano e appena Gale mi notò, senza proferire parola mi porse il pargolo che continuava a cullare inutilmente.

-Papà!- esclamò allegramente il piccolo. Il suo viso si illuminò di uno smagliante sorriso. 
Gli baciai la fronte, senza staccare i miei occhi dai suoi, e sussurrai -Sono tornato piccolo.- 
Come risposta otteni, con un sorriso ancora più luminoso -Finnamente! Bentonnato papà!-  Lo strinsi forte a me e mi lasciai andare. 

Piansi. 
Certo, non era un comportamento da adulto e poi un figlio non dovrebbe mai vedere un genitore piangere ma non riuscivo più a trattenere la gioia. 

-Gale? Ancora non si addormentato il piccolo?-
Jo aveva varcato in quel momento una delle tante porte che si aprivano nel soggiorno. Era.. ingrassata? O forse.. era incinta?! Oh mio dio. Johanna Mason incinta? 
Volsi lo sguardo verso di lei e nei miei occhi si poteva notare solamente sgomento. Non avrei mai potuto immaginare che Gale e Johanna avrebbero dato alla luce in figlio. E poi.. quel pancione era grande.. Sarà stata di sei mesi minimo. 
Sul volto della donna, appena mi vide, si aprì un veloce sorriso malizioso.

-Peeta.. Katniss.. ce l'avete fatta ad uscire da quella camera!- 
-Sai, era da tanto che non ci vedevamo, volevamo stare un po' da soli e... chiacchierare.- risposi facendo spallucce e sorridendogli.
-Chiacchierare... sì, sì. Ho sentito come chiacchieravate voi due.- il suo ghigno si allargò e, dopo aver guardato la faccia rossa come un peperone di Kantiss, scoppiò in una fragorosa risata.
-Jo, basta. Li stai mettendo in imbarazzo.- la ammonì il marito, cercando di trattenere le risate.
-Ma sono così divertenti! Guarda la faccia di Katniss!- 
-Dov'è Caty?- chiese, ignorando la sua ultima affermazione, Gale. 
-E' nel tuo studio, ha visto alcuni libri che le interessavano e le ho detto che poteva prenderli e poi riportarteli quando li avrebbe finiti, ma forse... Non avrei dovuto farlo, sta svuotando la tua libreria.- Jo sorrise divertita -Ma va bene. Meno cose da spolverare no?- 
-Vai a chiamarla e dille che basta che ne prende tre poi quando torna ne prenderà altri. Tutti quei libri sono impossibili da portare via. 

Alcuni volumi pesano tonnellate.- Gale si sedette sul divano arancione posto davanti all'enorme caminetto in mattoni neri che troneggiava tutta la parete ovest della stanza.
-Manca la parolina magica..- puntigliò la Signora Hawthorne.
-Per favore, amore.- aggiunse mostrandole un sorriso a trentadue denti. Senza dire altro Johanna sparì passando, di nuovo, per la porta da cui era comparsa. 
-Sedetevi!- ci incitò con un gesto cordiale il nostro ospite, senza proferire parola io e Katniss ci sedemmo sul divano a due posti posto alla sinistra dell'enorme divano arancione. 
Feen mugugnò qualcosa perciò iniziai a cullarlo, quasi immediatamente si zittì.
-Ah! Il piccolo Feen a mangiato un'ora fa, e tento di farlo addormentare da allora. Non credo di essergli molto simpatico.- il suo sguardo si incupì. Voleva davvero essere simpatico ad un bambino di pochi anni? 
-Gli sei simpatico, sta tranquillo. E' solo che Feen si addormenta se è o tra le mie braccia o tra quelle di Peeta.- rispose schietta Katniss.
L'uomo assentì con un cenno del capo e nella stanza tornò a regnare il silenzio più totale. Intanto le lacrime sul mio volto si erano asciugate.


Pov Katniss

Troppo silenzio. Non andava bene. Dovevo trovare qualcosa di cui parlare.
-Gale, come chiamerete il bambino nel caso in cui sia un maschio?- Ecco. La prima domanda che mi passò per la mente. Niente male direi. 
Gale strabuzzò un po' gli occhi, dedussi che non si aspettasse una mia domanda, forse si aspettava che sarei rimasta lì, in silenzio per tutto il tempo in cui Jo sarebbe stata lontana. Dopo un'attimo di imbarazzo rispose -Avevamo pensato di chiamarlo Loran. Ma se fosse una femminuccia, come dice Jo, la chiameremo Susanne.-
-Susanne mi piace! Spero anche io che sia una femminuccia. Così saremo in vantaggio noi donne!- risposi facendogli la linguaccia. 

Ma immediatamente mi ritirai e tornai a chiudermi nel mio silenzio. Ma che comportamento era? Fare la linguaccia al mio migliore amico, che si era rifatto vivo da pochi mesi? Non ero più una bambina. Non capivo cosa mi fosse successo.

Ero in imbarazzo.

Gale scoppio in una fragorosa risata e dopo pochi istanti anche Peeta lo segui. 
Avevano notato che ero in imbarazzo e stavano cercando di farmi rilassare... Adorabili. 

Era così bello poter stare al fianco di mio marito e avere davanti ai miei occhi il mio migliore amico, rimanendo serena. Finalmente la mia vita stava prendendo la piega giusta. 
Sul mio volto spuntò un piccolo sorriso che piano piano, continuando ad osservare i due uomini, si trasformò da una risatina sommessa via via ad aumentare di volume ed intensità.
Risi di gusto. Risi alla faccia del dolore, dell'ansia, della tristezza e della vita. Tutto stava andando apposto.

Trascorsero i minuti e piano piano Peeta e Gale cercarono di ritrovare il loro contegno perduto nel durante di quel momento così inusuale tra loro. Ma io.. non riuscivo a smettere di ridere, e ad un tratto le lacrime iniziarono a rigare il mio volto. 
I singhiozzi si fecero sempre più insistenti e mi ritrovai a piangere e ridere insieme. I due uomini presenti nella stanza mi scrutarono con i loro occhi profondi, nell'intento di comprendere cosa mi stesse accadendo. 
-Katniss, cara, cos'hai?- mi chiese con tono sommesso mio marito, accarezzandomi delicatamente la testa con la mano libera. Con l'altra ancora stringeva a sè il nostro piccolo Feen.
Tentai di parlare ma dalla mia bocca uscirono solo dei bofonchi, questo provocò in me solamente un'ondata in più di frustrazione che mi fece aumentare le lacrime. Cosa mi stava accadendo?
Tutto era confuso e non riuscivo a vedere bene, a causa delle lacrime che inondavano li mio volto, ma riuscii comunque a vede Peeta che porgeva nostro figlio a Gale e si risedeva accanto a me.
-Katniss..- sussurrò Peeta, prendendomi tra le braccia e facendomi posare la testa sul suo forte e caldo petto. Lì mi sentivo sempre al sicuro, mi sentivo a casa. - Stai calma. Siamo tutti qui. Le persone che ami sono tutte sotto lo stesso tetto no? A parte Haymitch, ma beh.. lui non esce molto lo sai. Perciò non sarà mai in pericolo, l'unico che potrebbe fargli del male è solo lui stesso.-
- Hai ragione. E poi io non voglio bene ad Haymitch!-  riuscii a dire tra un singhiozzo e l'altro.
-Ma si che gli vuoi bene! Tutti gli vogliono bene in fondo! Anche quelle sue oche, che si dimentica puntualmente di nutrire, gli vogliono bene, per questo lo beccano sempre quando vedono che non riesce neanche a stare in piedi.- rispose Peeta sorridendomi.
Il suo sorriso.. mi era mancato.
Qualcuno mi mise in mano un pezzo di carta, deduco Gale, perciò sciolsi l'abbraccio tra me e Peeta,soffiai il naso e tentai di smetterla di ridere come un'idiota.

Mi misi seduta in posizione eretta ed iniziai a tentare di regolarizzare il mio respiro. Piano piano ce la feci.  Gale mi diede un'altro fazzoletto, con il quale mi asciugai le lacrime e a quel punto cercai di rimettere in ordine la mia mente.
Non avevo ben capito cosa fosse successo ma accantonai i miei pensieri e rivolsi tutta la mia attenzione  a Feen che si dimenava tra le braccia di Gale. -Dallo a me.- dissi avvicinandomi a lui.
L'uomo stentò un'attimo, poi mi passò mio figlio. Il volto del piccolo era accigliato e appena fu tra le mie braccia vi si accoccolo sorridendo beato. 


Pov Peeta

Non capivo cosa fosse successo a Katniss, ma le lasciai ugualmente prendere tra le braccia nostro figlio. Tenerlo stretto a lei poteva solo che aiutarla a calmasi.

D'un tratto, mentre osservavo assorto il viso sereno di mia moglie e di mio figlio udii, una vocina che proveniva dalla parte opposta della stanza, esclamare -Papà!- 
Girai il mio volto e osservai la mia piccola bambina. All'istante balzai in piedi, come se una molla fosse spuntata sul divano e mi avesse spinto in alto, e le rivolsi un sorriso -Caterina! Piccola mia!- 
Entrambi ci mettemmo quasi a correre per raggiungere l'altro e a metà strada i nostri due corpi si avvolsero in un caldo abbraccio che ci trasmise un caldo tepore che irradiò le nostre membra.
-Mi sei mancato tanto! Sei tornato per restare vero?- chiese speranzosa Caty. 
-Certo. Non vado più da nessuna parte.- annuii.
Posai un dolce bacio sulla testa della mia piccola e in quel momento anche Katniss, e Feen che teneva in braccio, si aggiunsero al nostro caldo abbraccio.
In quel momento solamente una parola poteva riuscire a spiegare quell'innumerevole vortice di sensazioni che mi trasmise quel contatto tra tutti noi: "Casa" 

Sì, finalmente, ero tornato a casa. 



Angolino di Kimmy_chan
Sì, lo so! C'ho messo tropo per aggiornare questa volta TwT SCUSATEMI! Ma almeno guardate il lato positivo... Questo capitolo supera le 4 mila parole!
E vi informo di un'altra cosetta.. mancano 2 capitoli, massimo 3, alla fine di questa storia :D Siete felici?!?!
Io sì! Perchè cosi potrò dedicarmi alle OS di Hunger Games e poi inizierò una Dramione :3 oppure una su un'anime/manga. Poi verdò :D 
Coomunque! Tornando a noi. Vi è piaciuto questo capitolo?! Cosa ne pensate? 
Avete una parte preferita?!

Colgo questo attimo di attenzione da parte vostra per ringrazziare tutti quelli che mi seguono e hanno messo questa storia in una delle liste di Efp e ringrazio di cuore tutti quelli che recensiscono e che recensiranno questa mia storia. GRAZIE <3 

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Capitolo 19
*** Tutto questo non finirà molto presto ***


                                                                                                Tutto questo non finirà molto presto


Pov Katniss

Era mezzanotte meno un quarto quando il treno arrivò nella stazione del Distretto 12. I piccoli Feen e Caty si erano addormentati, ormai sfiniti dalla giornata trascorsa tra giochi e risate. 

Eravamo rimasti in casa Hawthorne anche per la cena. 
Mentre io e Johanna preparavamo qualcosa da mangiare, i nostri mariti intrattenevano i ragazzi nel parco dietro casa.
Peeta e Gale erano dei perfetti padri. I bambini non si erano mai divertiti tanto; perciò riuscire a portarli via da lì fu molto difficile..


-Mamma non me ne voglio andare! Zio Gale mia aveva promesso che mi avrebbe insegnato ad intagliare il legno!- esclamò Caty, agganciandosi con una forte stretta al braccio destro di un povero Gale mortificato.
-E io boio giocale con zia Jo!- aggiunse ancora più deciso il piccolo Feen, che si teneva stretto alla gamba della donna.

Io e Peeta eravamo davanti alla porta principale della casa, avevamo già raccolto tutte le nostre cose sparse per la casa e stavamo lì davanti ai nostri pargoli che facevano i capricci. 
-Caterina, Feen, state tranquilli che torneremo a trovare gli zii molto presto. Ma ora dobbiamo tornare a casa. E' tardi e l'ultimo treno sta per passare, dobbiamo muoverci!-
-No!- risposerò all'unisono i birbanti, continuando a tenersi stretti ai loro nuovi adorati parenti acquisiti.
-Per favore! Siamo tutti stanchi. E' ora di tornare a casa!- insistetti, cercando di staccare Feen dalla gamba di Jo, stando attenta a non urtarla o a farla cadere. 
-Noooooooo!- esclamò Feen, mentre cercavo di prenderlo in braccio -Non boglio andale a casa!- 

Ero esasperata, questa scenetta continuava ormai da un quarto d'ora, anche Gale e Jo cercavano di convincere i piccoli, ma non volevano sentire ragioni. 
Ero stanca e spossata. Mi misi a sedere sul parquet e mi voltai verso Peeta supplicandolo tacitamente di aiutarmi.

-Ragazzi. Non fatemi arrabbiare. Staccatevi immediatamente dai vostri zii!- disse con tono pacato ma autoritario mio marito.
I piccoli, vedendo il loro paparino così deciso stettero in silenzio per qualche minuto, come se stessero valutando la situazione, poi d'un tratto aprirono bocca.

In quel momento sperai con tutto il mio cuore che si sarebbero arresi ma...

-No! Noi non ci muoviamo da qui!- rispose Caty, anticipando il fratellino che le venne dietro con un'acuta negazione.
-Caterina Primrose Lorein Mellark. Non farmi arrabbiare. Ora tu ti stacchi dal braccio di Gale e vieni a casa. E se non ti sbrighi, non ti faccio vedere Josh per due settimane!- 
-Ma come..?- chiese sbigottita.
-Non importa come io lo sappia ma ti giuro che quando dico una cosa è quella.- 
Dopo quelle parole di Peeta, che stupirono anche me per l'autorevolezza con le quali le aveva ben scandite, la mia bambina, si staccò immediatamente da Gale e come un cucciolo bastonato si avvicinò al padre mormorando le sue scuse. Peeta le accarezzò i capelli e le mostro un dolce sorriso al quale Caty rispose con uno ancora più radioso. 

Ci sapeva proprio fare con i piccoli. Io non ero così brava.

-Feen, vieni a casa su!- sussurrai al piccolo, porgendogli una mano. Il piccolo vacillò per un attimo. -Domani facciamo la torta alle fragole. Se andiamo subito a casa.- aggiunsi. Sapevo che questo lo avrebbe fatto cedere, ed infatti.. Feen lasciò la gamba di Johanna e si buttò tra le mie braccia. 

-Bene, ora possiamo andare a casa.- annunciai, cercando di alzarmi. Era un po' difficile alzarsi da terra avendo un piccolo koala attaccato con le ventose al dorso. Tentai di alzarmi ma per fortuna, nel momento in cui stavo per cadere, qualcuno mi prese e mi attirò a sè. -Peeta.. grazie.- sussurrai, poggiando la testa all'indietro, per poterlo guardare in volto. Mi aveva presa da dietro ed ora i nostri corpi erano vicinissimi.. Potevo sentire i nostri corpi che si completavano. 
Sentivo il sangue ribollermi nelle vene. Mi scostai da lui e gli rivolsi un sorriso languido che lui comprese immediatamente. 
Avremmo avuto altri momenti di intimità, ma quello non era ne il momento ne il luogo adatto.

Mi voltai verso i nostri due amici e gli porsi i nostri più sinceri ringraziamenti -Jo, Gale, vi ringraziamo infinitamente per aver guardano le nostre pesti e per averci sopportato per quasi tutto il giorno. Siete i migliori!- mi voltai verso Peeta, lo presi per mano e aggiunsi -E noi vi adoriamo. Siamo felici di avervi ritrovati, ma mi dispiace per voi.. Non vi liberete di noi molto facilmente.- 
Non feci in tempo a finire la frase che Johanna mi fu addosso ed avvolte se sue braccia intorno a me e Feen. -E' stato un piacere per noi. Tornate quando volete! Ci ha reso felici questa vostra visita perciò non fate passare troppo tempo prima di rifarvi vivi ok?- sussurrò la donna. Annuii e andai a stringere Gale, mentre Jo salutava Peeta e Caty.

-Catnip. Seriamente, è stato un piacere avervi qui, e le piccole pesti qui- scompigliò i capelli di Feen - sono stati bravissime. Portaceli quando vuoi. E..- prima che finisse la frase lo strinsi in un caldo e forte abbraccio. -Va bene. Ci vediamo.- dissi mentre mi dirigevo verso Peeta, che intanto ci aspettava al di fuori del porticato. 
-Ciao a tutti! Ci vediamo!- esclamò Peeta, salutando con una mano i nostri amici, e con l'altra prese la mia e strinse le sue dita intorno alle mie.
Mi soffermai ad osservarlo. E rimasi incantata. 
Tutto andava bene e lui era tornato da me. 
-Andiamo?- mi chiese tendo sempre stretta la mia mano. 
Feci un veloce cenno con la testa e ci dirigemmo verso la stazione..


-Li svegliamo?- chiesi un po' triste. Non volevo strappare i miei piccoli a quei meravigliosi sogni che ero sicura stessero facendo. 
-Naah! Dormono troppo bene. Vedi che sorrisi beati? Scommetto che Feen sta sognando la torta alle fragole che gli hai promesso.- -E allora come facciamo?-
-Beh, io prendo Caty in braccio e tu fai lo stesso con Feen. I bagagli sono leggeri, posso riuscire a prenderli senza problemi.- constatò semplicemente lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Va bene io prendo Feen, ma prendo anche la borsetta di Caty e quella delle cose per Feen.- dissi con tono che non ammetteva repliche. Ed infatti non ne ebbi. Peeta si mise sulle spalle il suo borsone, come se fosse uno zainetto, e abbassandosi, con molta delicatezza, prese tra le braccia nostra figlia. 
Io feci altrettanto e ci dirigemmo verso casa.

Quando finalmente fummo giunti a casa portammo i nostri bambini nelle loro rispettive stanze e, per fortuna, non si erano svegliati neanche durante il tragitto. 

Feen era a letto e Peeta si stava facendo una doccia.. Io ero stanca e un po' spossata perciò mi misi sotto le coperte. Ma ero decisa a non addormentarmi, io e Peeta avevamo ancora molto di cui parlare. Però.. sentii le mie palpebre sempre più pesanti, fino a quando non cedetti e tutto diventò nero. Morfeo mi aveva trascinata nel suo mondo.


Pov Peeta

Dopo aver fatto una calda doccia mi asciugai velocemente i capelli e mi infilai un paio di boxer neri. Avevo fatto tutto con molta fretta, perchè sapevo che Katniss mi stava aspettando. Mi aveva detto che sarebbe rimasta sveglia perchè voleva parlare un po'. 
Ma quando tornai in camera non rimasi molto stupito nel constatare che si era addormentata. 
Si era presa tutto il lettone, era sdraiata scomposta e continuava a muoversi mugugnando. Stava avendo un brutto sogno. Perciò mi veci posto nel letto e la avvolsi tra le mie braccia, dopo pochi minuti ella smise di dimenarsi. 
-Dormi pure tranquilla amore mio, sono qui ora. E non me ne vado più via, stanne certa.- sussurrai al suo orecchio. Immediatamente, come e mi avesse sentito, sul suo volto si dipinse un dolce sorriso. E piano piano si accoccolò tra le mie braccia.

La osservai fino a quando non crollai, sfinito da una giornata piena di emozioni e novità. 


Pov Caterina

Quando mi svegliai erano passate da poco le nove. Eravamo in vacanza ma spesso mi succedeva ancora di svegliarmi molto presto. Però, di solito, non ero l'unica già alzata a quell'ora, infatti, ogni mattina, quando scendevo le scale, trovavo in cucina mia madre, intenta a prepararci la colazione come meglio poteva.
Era ormai un'abitudine, per questo rimasi molto sorpresa quando scesi al piano inferiore e non la trovai lì. Quasi senza accorgermene corsi verso la stanza dei miei, aprii piano piano la porta e li vidi. Lì, l'uno nella braccia dell'altro. Mi era mancato vederli così. Rimasi lì ad osservarli, a contemplare il grande amore che ancora era vivo nei miei genitori, fino a quando non mi balenò in mente un'idea.

Scesi velocemente in cucina e mi misi all'opera.

Quando tutto fu pronto misi la colazione su di un vassoio e, facendo molta attenzione, lo portai al piano superiore. 
Stavo per entrare nella camera dei miei quando.. sentii dei mormorii provenire dalla stanza accanto. Feen si era svegliato. 
Appoggiai il vassoio su un cassettone lì vicino ed andai dal mio fratellino.

Feen era nel suo box e ancora un po' insonnolito, ma quando mi vide gli si illuminò il volto.
-Cat!- quasi urlò il mio fratellino, sbracciandosi, per raggiungermi. 
-Eccomi, ma non urlare.- lo ammonii. 
Lo feci uscire dal box ed immediatamente lui andò a prendere il suo Bear su una sedia piccolina, formato bambino. 
-Senti, voglio fare una sorpresa alla mamma e al papà. Vuoi aiutarmi?- gli chiesi.
Senza dire altro lui annuii e mi seguii fuori dalla sua stanza.  Recuperai il vassoio e mi girai verso il piccolo -Ora svegliamo mamma e papà. Ma non urlare.- 

Entrammo nella stanza e Feen, fece come se non gli avessi detto di non urlare, iniziò ad urlare a squarcia gola -Buongiorno mamma! Buongiorno papà!- ed immediatamente si butto sul letto dei nostri genitori.
Entrambi si svegliarono di soprassalto e rimasero basiti nel vederci lì. 
-Ma cosa state facendo?- chiesi mia madre, mentre continuava a strofinarsi gli occhi.
-Vi abbiamo portato la colazione.- risposi facendo un sorriso che poteva solo essere inteso come un "Scusa ma sai che non lo si può fermare." 
-Oooh. Che c'è di buono.- rispose papà, mentre si massaggiava la pancia.
 Porsi il vassoio ai miei genitori ed illustrai quello che avevo fatto -Ho preparato delle uova strapazzate, dei toast, e una spremuta d'agrumi.- 
-Sei stata dolcissima. Vieni qui.- mi disse mamma, battendo la mano sul letto. Mi sedetti accanto a lei e mi lasciai abbracciare.
-E' buonissimo!- esclamò papà. Sbucai da quell'abbraccio tanto confortante ma al contempo soffocante e vidi il volto di mio padre.
Gli si erano illuminati gli occhi perciò era la verità! Non avevo fatto un casino. Ne ero davvero felice.
-Fai mangiare anche me! Non essere ingordo!- protestò mamma prendendo una forchetta ed iniziando a mangiare le uova.  
-Ha ragione!- esclamò dopo pochi istanti.
-Sarai un'ottima cuoca da grande. Per fortuna non sei negata come tua madre. Questo renderà più facile trovarti un marito.. anche se a quanto so da quel punto di vista già sappiamo chi sarà il fortunato...- disse allegramente mio padre.
-Papà!- lo ammonii.
-Peeta! Io non sono negata! Anzi, ho fatto progressi! E poi non direi queste cose a tua figlia!- esclamò paonazza mia madre.
-Va bene. Va bene. Mi arrendo.- alzò le mani in segno di resa, ma continuava a ridere a crepapelle. Adorava quando mamma diventava rossa, lo sapevamo tutti.
Quando finalmente riuscì a riprendere il controllo di sè si voltò verso Feen e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Ma non mi importava cosa gli stava dicendo, d'altronde.. finalmente erano tornati a stare tutti insieme, sotto lo stesso tetto, e questo mi bastava.


Pov Peeta

-Feen, ricorda una cosa, alle donne gli si deve dar ragione, se no poi non si finisce più di litigare. E' tempo sprecato quello che si passa a discutere con loro. Si perde in partenza. E poi... se trovi due femmine come tua madre e tua sorella, forti e tenaci non hai proprio scampo.- sussurrai al mio piccolo, che sogghignava divertito.

Dopo aver finito la dolce colazione io e Katniss andammo a sistemare la cucina. Mentre Caty andava a cambiarsi e Feen andava a giocare con il suo orsetto Bear in camera sua.
Ci aspettavamo un trambusto ma con nostro grande stupore Caty aveva risistemato e pulito tutto, dopo aver preparato il cibo che ci aveva portato. 

Mi misi a preparare il pane e li si sedette sullo sgabello davanti al mio tavolo da lavoro e mi osservò per tutta la durata del lavoro.
Quando finalmente ebbi infornato le teglie mi avvicinai a lei e sussurrai, quasi sperando che non comprendesse  -Sei cambiata..- 
-Cosa?- chiese un po' spaesata Katniss.
Dovevo dirle cosa pensavo. Il dottore mi ha detto che la sincerità mi aiuta a non farmi perdere il controllo. Che ormai avevo acquistato.
-Sei cambiata. Cioè il tuo comportamento nei confronti dei nostri figli è diverso. Vi siete molto avvicinati. Lì conosci.- spiegai.
-Non li conosco come li conosci tu.- rispose tristemente. 
-Può darsi, ma tu conosci cose che io non so su di loro. E' normale. Abbiamo rapporti differente con i nostri figli. Ed è giusto così.- 
Mi avvicinai sempre di più a lei e la abbracciai. Lei si accoccolò sul mio petto e si mise ad ascoltare il mio cuore. 
-Batte velocemente.- mormorò. 
-Sì..- risposi un po' imbarazzato.
-Perchè? Di solito non lo fa.- chiese con un tono di voce che non comprendevo bene. Forse era preoccupazione quella che sentivo nella sua voce?
-Perchè sei finalmente accanto a me.- risposi divenendo paonazzo in volto. 
Lei alzò il capo ed iniziò a scrutare il mio volto. -Faceva così solo i primi mesi, quando ci siamo messi insieme.-
-Beh.. a quanto pare il mio cuore, ed il mio corpo, ti vedono come una droga. Mi sei stata lontana per così tanto tempo che ero in astinenza.- risposi, cercando di non guardarla in faccia. Ero tremendamente in imbarazzo e lei lo notò. 
-Guardami in faccia...- mormorò con un topo a dir poco autoritario. 
Piano piano volsi il mio sguardo verso di lei e rimasi ancora più stupito quando vidi che nei suoi occhi si stavano formando delle piccole lacrime che cercavano di fuoriuscire da quei meravigliosi occhi grigi e che anche il suo volto era diventato rosso come un peperone.
-Perchè piangi?- chiesi sconvolto. 
-Mi sei mancato. E mi fa piacere sapere che anche io ti sono mancata. Sai.. iniziavo a pensare che tu te ne fossi andato definitivamente.- ammise con le lacrime agli occhi.
-Ma cosa dici?Sciocchina. Io ti amo. E amo i nostri figli. Come avrei mai potuto non tornate?- La strinsi più forte a me e con un piccolo gesto della mia mano alzai il suo mento e unii le nostre labbra, in un dolce, casto e caldo bacio. 

Sentimmo piccoli passi che scendevano le scale, perciò ci staccammo e lei si asciugò velocemente le lacrime che avevano iniziato a rigare il suo volto. Lacrime di gioia. Ecco cos'erano.


Pov Katniss

Mi allontani da Peeta ed asciugai il mio volto, pochi attimi prima che i nostri piccoli facessero la loro entrata nella stanza. 

-Mamma cosa facciamo oggi?- chiese Caty con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
E' vero! Era domenica e la domenica la trascorrevamo sempre tutti insieme, di solito nel bosco o al parco accanto a casa.
-Mmmh.. non lo so. Tu che dici Peeta?- Doveva essere partecipe della scelta anche lui.
-In realtà io dovrei passare un'attimo in panetteria per controllare come sono andate le cose in mia assenza.. Ma poi dopo pranzo potremmo andare al lago. Che dite?- 
-Sì!- risposero all'unisono i piccoli, iniziando a saltellare per tutta casa.
-Va bene, io preparo il pranzo e le cose da portare, intanto tu vatti a cambiare e fai quello che devi fare. Che oggi pomeriggio sei tutto nostro okay?- dissi a mio marito posandogli un casto bacio sulle labbra.
-Va bene..- 

Peeta andò in panetteria, io preparai il pranzo e i piccoli intanto racimolarono le cose che volevano portare al lago.
Quando mio marito fu tornato mangiammo tranquillamente nella sala da pranzo e dopo esserci cambiati uscimmo di casa, ma questa volta portammo con noi anche la nostra Stella. Era da tanto che non la portavamo a fare una passeggiata. Tutti furono felici di questa decisione.

Trascorremmo una meravigliosa giornata tra schizzi d'acqua fresca e dolci risate.


Quella notte, mentre io e Peeta ce ne stavamo accoccolati l'uno all'altra e aspettavamo che Morfeo ci portasse nel suo regno, mi venne un'idea. 
-Senti.. domani è lunedì e la panetteria è chiuso giusto?- chiesi un po' titubbante, pur sapendo che la risposta a questa mia domanda sarebbe stata affermativa.
-Si.. lo sai bene. Perchè questa domanda?- chiese un po' sospettoso. 
-Beh.. pensavo.. i ragazzi adorano Gale e Jo.. perchè non andiamo a trovarli domani? Gli facciamo una sorpresa. Potremmo portare dei dolci. Johanna ne mangia  molti, da quando è incinta.- piano piano che le parole si facevano largo sulle mie labbra vidi il volto di Peeta illuminarsi.
-Certo. Domani mattina mi sveglio presto e vado in pasticceria a fare qualche cosa. Che dici faccio dei biscotti e dei muffin?- chiese lui divertito.
Feci un cenno d'assenzo con la testa e mi raggomitolai sul suo petto. Ma, per fortuna, mi ricordai una cosa. 
-Peeta! Ieri abbiamo promesso a Feen una torta alle fragole! Oggi non se n'è ricordato perchè è stato troppo occupato, ma sta pur certo che domani se ne ricorderà.- 
-Oh dio. Hai ragione. Farò anche quella. Per fortuna che te ne sei ricordata! Immagina come avrebbe reagito quel testardone se non avesse avuto la sua torta...- 
-Non oso pensarci.- feci, facendo finta di avere i brividi.
Certo che il nostro piccolo pasticcere se non otteneva quello che voleva poteva diventare una furia. Era un piccolo di poco più di due anni ma aveva la volontà di uno di dodici.
Ci guardammo negli occhi alcuni istanti e poi scoppiamo in una fragorosa risata, così dal nulla.


Saranno state le sei del mattino quando sentii Peeta alzarsi dal letto. 
Lui sarebbe stato fino alle dieci in pasticceria, nel durante io avrei preparato qualcosa da mangiare. D'altronde i nostri ospiti non sapevano che gli saremmo piombati a casa, perciò non avrebbero avuto abbastanza cibo per tutti.


Alle undici e un quarto eravamo nella stazione del Distretto 12, e cercavamo uno scompartimento vuoto all'interno del treno. Non fu difficile, perchè di lunedì non vi erano molti viaggiatori. E poi quello era un treno che passava per tutti i Distretti, per fortuna che la nostra fermata sarebbe stata la prima. 

Il viaggio fu tranquillo... Peeta schiacciò un pisolino, Feen si mise a disegnare e Caty riprese in mano il libro di turno. 
Io invece preferii guardare il paesaggio che sfrecciava veloce davanti ai miei occhi. 

Trovare la strada per la casa Hawthorne non fu difficile, ce la ricordavamo tutti molto bene. E quando finalmente fummo giunti davanti all'enorme porta d'ingresso in quercia era già mezzogiorno e mezzo. 
Sistemai i vestiti dei piccoli e suonai il campanello della porta. 
Da dietro la porta, dopo pochi minuti, si udì qualcosa.. -Aspettavi qualcuno?- chiese una voce femminile, sicuramente Jo.
-No..- rispose una maschile, ovviamente Gale.
-Allora chi può.. - le parole le morirono in bocca perchè in quel preciso istante Gale aveva spalancato la porta, guardandoci sorpreso.
-Sopresa!- quasi urlò Peeta, mentre si faceva strada in casa, tenendo pericolosamente in bilico un'ammasso di teglie e scatole prese dalla pasticceria, piene di leccornie. 

Jo e Gale si guardarono con gli occhi sgranati. Forse avevamo fatto male a fargli un'improvvisata. Avevo sbagliato. 
Loro avevano i loro spazi. E noi dovevamo rispettarli, ma con un gesto del genere avevamo decisamente oltrepassato la linea.
Peeta si era già diretto in cucina per posare tutte le scatole e i contenitori, mentre io continuavo a stare davanti alla porta spalancata di casa Hawthorne.
-Scusate, forse abbiamo sbagliato a presentarci qui, così...- cercai di scusarmi ma Jo mi fermò, stritolandomi tra le sue forti braccia. 
-Non dire sciocchezze! Siamo solo sorpresi. Non ci aspettavamo una vostra visita così presto. Anzi, non credevamo che sareste più tornati..- 
-Ma cosa dici? Siamo stati benissimo qui con voi!-
-E allora che dire? Entrate! Non vorrete stare tutto il giorno qui davanti vero?- disse allegramente Gale, spostandosi da davanti ad essa, per farci passare.

-Abbiamo portato dei dolci per Jo e altro cibo per pranzo, visto che non vi aspettavate il nostro arrivo, per non mandare in panico Johanna con il cibo c'abbiamo pensato noi. Spero vi piaccia la pasta con funghi e salsiccia. Ora poso queste cose qui!- urlò Peeta dalla cucina, dopo pochi secondi si sentì il rumore di qualcosa di pesante che toccava terra e un Peeta un po' mortificato dire -Scusa!-
Jo sbarrò gli occhi e corse in cucina, per controllare cosa stesse facendo mio marito. Seguita dal piccolo Feen, che misi a terra per farlo passeggiare tranquillo, e da Caty che con un sorriso smagliante superò Gale, dopo avergli dato un veloce bacio sulla guancia e aver mormorato -Ciao zio.-

Gale mi guardò e scoppiò a ridere; e quando finalmente riusci a respirare disse -Potrei farci l'abitudine..- 
-A cosa?- chiesi un po' spaesata.
-A tutti noi.. insieme. Mi piace.- quasi mormorò tra sè e sè.
-Ormai che ci siamo ritrovati, credo che tutto questo non finirà molto presto..- ammisi. E in cuor mio sentivo che quello che avevo appena detto era la pura e semplice verità..



Angolino di Kimmy_chan
E bene.. siamo quasi alla fine. Cioè questo è l'ultimo capitolo, quelle che spero di postare a breve sarà l'epilogo. Ma vi esorto a leggerlo. Vedremo come sono cresciuti i piccoli ;D 
Se vi piace come scrivo, e volete seguire comunque qualcosa su HG vi chiedo di leggere e recensire:  
 

Come sempre vi chiedo di dirmi cose ne pensate e se c'è in questo testo una parte che vi è piaciuta maggiormente :) 
Ciao ciao :*

RECENSITE <3 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


                                                                                        Epilogo

Pov Johanna

-Dena! Muoviti a sistemare la tua cameretta! Tra poco saranno qui gli zii!- urlai dalla cucina.

Feci qualche passo indietro, per osservare meglio la camera da pranzo e la cucina. Era tutto in ordine. Ogni cosa era al proprio 

posto. Anche quella volta ero riuscita a sistemare tutto in tempo.

Mi asciugai le mani, ancora bagnate dall'acqua con la quale avevo lavato gli ultimi piatti della sera prima, e mi tolsi il grembiule. 
Sul mio volto spuntò un sorrisino soddisfatto, mi girai e salii le scale. Sperando che i nostri ospiti non facessero tardi, se il cibo si 

fosse raffreddato sarebbe stato tremendo. 

Quando giunsi davanti alla porta chiusa della mia camera, spuntò la folta chioma nera di Dena dalla porta accanto -Mamma, ho sistemato la mia camera e anche quella dei gemelli. Ora mi vado a cambiare. Ci pensi tu a vestire Feliscity e August?- 
-Va bene. Grazie per aver ordinato anche la camera di quei due demonietti, me ne ero completamente dimenticata.- ringraziai la mia amata figlioletta di tredici anni e le rivolsi un sorriso d'assenso, per farle capire che avrei pensato io al resto.
In un'istante, come era apparsa, quel turbine nero scomparse all'interno della sua cameretta. 
La mia piccola era cresciuta così tanto.. Ormai aveva quattordici anni compiuti e la sua pelle bianca come il latte, i suoi capelli neri come la notte ed i suoi tempestosi occhi grigi ammaliavano ogni essere vivente che posasse il suo sguardo sulla sua esile, ma forte, figura. 
Spesso mi divertivo ad appostarmi, di nascosto, fuori dalla scuola e rimanevo lì, immobile, ad osservarla giocare e chiacchierare con i suoi amici. Ogni ragazzo della scuola le andava dietro, ma lei non li considerava affatto e questo mi faceva sempre ridere come una matta. Poveri piccoli. Quella meravigliosa creatura che era mia figlia, nascondeva un bel caratterino. Era sì intelligente ma anche arguta, allegra e spesso parlava senza pensare. Quel suo dare aria a ciò che le passava per la testa mi ricordava tanto me da giovane. 

-Mamma! Mamma!- 
August? La vocetta del mio piccolo di appena quattro anni mi fece abbandonare i pensieri che mi stavano vorticando in mente. 
-Eccomi!- quasi urlai, dirigendomi con passo veloce nella cameretta dei miei piccoli gemelli, dove li avevo lasciati addormentati nel box giallo ocra.
La notte prima i piccoli non avevano dormito tanto bene a causa di un'incubo e di conseguenza avevano del sonno arretrato da recuperare, perciò avevo preferito fargli fare un pisolino prima del pranzo e dell'arrivo dei loro amati zii acquisiti.

Quando misi piede nella stanza fui lieta di avere una così brava figlia come Dena, perchè se in quel momento avessi dovuto ordinare quella stanza non ce l'avrei mai fatta. 
-Mamma!- esclamarono divertiti i miei due demonietti, saltellando, tenendosi ben saldi con le loro manine paffutelle alla ringhiera del box.
-Sì, è ora di cambiarsi e dopo c'è la pappa.- dissi avvinandomi a loro.
-Zio Peeta?- 
-Zia Katniss?- chiesero quasi all'unisono i due pargoli.
-Sì, arriveranno presto, ma ora vi dovete cambiare.- dissi con tono fermo, ogni volta che si dovevano cambiare era una battaglia. Se fosse stato per loro avrebbero vissuto tutta la vita con un solo paio di pantaloni ed una magliettina, ma beh.. d'altronde a loro non interessava minimamente se ad ogni passo che facevano, chissà come, riuscivano a sporcarsi.
-Nooo!- iniziarono a crepitare e a ribellarsi ma io sapevo come prenderli... 
-Se non vi sbrigate e vi fate cambiare oggi niente dolce!- e di colpo, dopo questa mia semplice affermazione, entrambi si bloccarono, come se fossero divenuti di pietra. -Bene.. ora che avete ricorda che i bambini cattivi, che fanno arrabbiare la mamma, non hanno il dolce, è ora di decidere: Chi si fa cambiare per primo?-
I piccoli voltarono le loro piccole testoline e si guardarono negli occhi. Chissà come ogni volta con una semplice occhiata quei due riuscivano a decidere chi sarebbe venuto per primo tra le mie braccia per farsi cambiare d'abito.


Pov Gale

Erano le tredici del pomeriggio, ero in ritardo, in tremendo ritardo. Speravo, con tutto il mio cuore, soltanto che Jo non se ne fosse accorta e che pensasse che fossi in camera a riposarmi, dopo la nottata al quartier generale...
Davanti alla porta della mia dimora mi levai i pesanti scarponi ed aprii lentamente la porta di essa. Feci capolino con la testa e controllai che in giro non ci fosse nessuno. Ormai constatato che nei paraggi non ci fosse anima viva mi feci coraggio e salii le scale, cercando di non far alcun rumore e pregando che nessuna delle assi di legno scricchiolasse al mio passaggio. Giunto al piano superiore, con poche e veloci falcate giunsi dinanzi alla camera da letto mia e di mia moglie. 
Trattenni il respiro e cercai di sentire se mia moglie fosse nella stanza, ma fortunatamente udii la sua voce lontana.. Probabilmente stava combattendo con i gemelli, per fortuna quel giorno toccava a lei cambiarli. 
Ripresi a respirare ed aprii la porta della camera, continuando a fare molta attenzione, ancora non ero in salvo; dovevo ancora lavarmi e cambiarmi d'abito. Ero tutto sporco di fango, a causa della mia veloce scappatella nei boschi. 


Pov Katniss

A settimane alterne la mia famiglia e quella Hawthorne ci incontravamo, ogni domenica, in una delle nostre case. E lì, tra dolci risate e affettuosi sorrisi, passavamo una splendida giornata in famiglia. 
Nei primi anni in cui questa nostra tradizione stava mettendo radici nelle nostre famiglie, di tanto in tanto si faceva vivo anche il nostro caro Haymitch, il nonno acquisito dei nostri pargoli. 
Però.. da quando era venuto a mancare giusto qualche anno prima, tutto era più freddo. Quel vecchio burbero sarebbe riuscito a tirar su di morale persino un orso in depressione. E poi... quel suo particolare modo di farci capire che ci voleva bene ci mancava ogni giorno di più. 

Uno dei ricordi che mi rimase impresso a vita fu quando il nostro vecchio mentore insieme a Caterina, ormai adolescente, e Feen, di appena sette anni, si era recato in "gita" al lago vicino casa.

Era una calda ed afosa giornata d'Agosto ed Haymitch aveva deciso di portare i miei piccoli Feen e Caterina al lago, per farli giocare un po'. Peeta aveva dato il suo consenso con estrema facilità ma io ero rimasta un po' titubante fino all'ultimo.

-State attenti mi raccomando!- avevo continuato a raccomandarmi con Haymitch e Caty. 
Il nostro piccolo Feen ancora non sapeva nuotare ed era difficile riuscire a convincerlo a fare qualcosa che non aveva intenzione di fare. Perciò era ormai arrivato all'età di sette anni senza mai imparare a nuotare; per questo motivo ero terribilmente in ansia. Ma il vecchio Haym mi aveva assicurato che non gli sarebbe accaduto nulla, e chissà come gli avevo creduto. 
Erano passati svariati anni ed il mio vecchio mentore era invecchiato ma rimaneva pur sempre un'uomo ben allenato. Si era mantenuto in forma; infatti, ogni giorno andava a correre per il bosco. Le prime volte si era persino perso e non vedendolo tornare ero accorsa in suo aiuto. Una volta lo avevo trovato su di un'albero, intento a canticchiare felicemente con un uccellino che si era posato su di un ramo accanto a lui. Era stato così divertente. Avevo riso per delle ore.

-Mamma, sta tranquilla. Staremo bene con il nonno.- esclamò, ormai esasperata dai miei continui avvertimenti, Caterina.
-Va bene.- cercai di darmi un contegno, diedi un bacio sulla fronte ai miei piccoli e gli misi in spalla uno zainetto per uno, ed aggiunsi -Non fate arrabbiare Haymitch.-
I miei figlioletti fecero un cenno con la testa e mi rivolsero un meraviglioso sorriso. Uno di quelli che Peeta mi faceva sempre. Per fortuna avevano preso dal padre. I miei sorrisi, quando li facevo, erano così brutti; anche se a sentire Peeta erano bellissimi, ma del resto quel matto di mio marito si era innamorato di me. Ed ancora dopo anni non mi capacitavo di essere riuscita ad avere una così meravigliosa famiglia. 

-Dolcezza, tranquilla! Ci penso io ai piccoli.- disse l'uomo facendomi uno dei suoi solito occhiolini e senza dire altro il piccolo gruppo prese il sentiero che portava al lago Swon.


Erano passate tre ore dalla loro partenza ed ero terribilmente in ansia.
-Peeta! Andiamo a controllarli?- chiesi disperata a mio marito, che stava asciugando i piatti, mentre io stavo seduta al bancone della cucina e lo osservavo, continuando ad annodare un vecchio pezzo di corda che tenevo tra le mani.
-No. Fidati di loro. E poi sono con Haymitch!- esclamò ormai sul punto dell'esaurimento il mio povero Peeta.
-Per favore! Giuro che stiamo solo cinque minuti e poi andiamo via. Giusto il tempo di vedere come stanno!- chiesi, tentando di fare gli occhi dolci, come faceva sempre lui quando mi chiedeva qualcosa che non avevo intenzione di fare. Quando lui mi faceva quella faccetta da cucciolo funzionava sempre, perciò avevo tentato ad usarla contro di lui.
Il suo  sguardo si posò il mio volto e dopo alcuni attimi di esitazione si arrese e asciugando l'ultimo piatto di porcellana disse -Va bene. Ma solo cinque minuti.- 
-Sì!- risposi, quasi saltando sulla sedia come una bambina di dieci anni a cui hanno comprato un giocattolo nuovo.


Dopo quasi in quarto d'ora di cammino giungemmo sulle rive del lago Swon. Per non far notare la nostra presenza ai nostri cari, io e mio marito, ci nascondemmo dietro degli arbusti e, facendo molta attenzione a non farci scoprire, sbirciammo sulla riva nord dello specchio d'acqua che si poneva dinanzi a noi. Lì, su quelle rive composte da sassolini lisci e bianchi come perle vi sarebbero dovuti essere i nostri figlioletti ed il nostro vecchio Haymitch, ma dei nostri bambini non vi era nemmeno l'ombra.

Tutto era tranquillo e di loro non vi era la minima traccia... Niente asciugamani, niente zainetti, niente.
Appurata questa mia orribile sensazione, cioè che qualcosa non andasse, strinsi forte il braccio a Peeta. I nostri sguardi si incontrarono, immediatamente, ed entrambi potemmo osservare nei nostri animi il terrore e l'ansia che si faceva sempre più velocemente strada in noi. 
Cosa poteva mai essere successo?, mi chiesi ansiosa.

Uscimmo velocemente dal nostro nascondiglio e corremmo verso le rive. Aguzzammo lo sguardo, tentando di capire dove si fossero cacciati i nostri fuggiaschi, ma niente. 
-Haymitch! Caterina! Feen!- urlò Peeta. La sua voce era ferma e decisa ma sapevo che era in ansia anche lui. 
Ci scambiammo un veloce sguardo e tacitamente ci mettemmo d'accordo.
Io avrei continuato a cercarli avanzando verso est e lui avrebbe fatto lo stesso andando dall'altra parte. 
-Feen! Haymitch! Caterina!- urlai, iniziando a camminare sulla riva. Ero impaurita e indolenzita; forse, andare in giro con dei sandali scomodi come quelli che portavo ai piedi e per di più con un pancione di tre chili era difficile.

D'un tratto, mentre continuavo ad avanzare, accarezzandomi il pancione scalciante, sentii il rumore dell'acqua. Mi girai velocemente più e più volte, come in preda a delle convulsioni, e dopo aver messo a fuoco riuscii ad individuare tre teste che spuntavano dall'acqua. 
Il mio cuore iniziò a battere velocemente, come se pochi attimi prima si fosse fermato ed in quel momento tentasse di recuperare i battiti persi. Con passo veloce, cercando di non inciampare o cadere, mi avvicinai alla riva davanti a loro ed urlai nuovamente i loro nomi, per cercare di attirare la loro attenzione. Ma loro non riuscivano a sentirmi. Li osservai con attenzione. Non sembrava che fossero in pericolo. Feci un respiro profondo e mi sedetti su di un grosso masso liscio posto sotto ad un'enorme cipresso. 

Si stava bene all'ombra e poi c'era anche un piacevole venticello che mi faceva svolazzare le poche ciocche di capelli che erano sfuggite al mio chignon mal legato. 
Rimasi lì ad osservare la mia progenie divertirsi spensierata tra le acque fresche e lipide del lago incontaminato...
Osservai la mia figlia maggiore e mi dissi tra me e me con entusiasmo, Caterina nuota così bene, sono così fiera di lei! 
Anche Feen non se la cava male.., aggiunsi osservando il mio piccolo pasticcere ossessionato dalle torte. Ma appena registrai quel pensiero rimasi di stucco. 
-Feen sta nuotando?- sussurrai come se ciò che vedevo con i miei stessi occhi non fosse la realtà. Non riuscivo a crederci..

Qualche settimana prima eravamo stati tutti insieme in quello stesso lago ma Feen era rimasto alla larga dall'acqua. Ero certa che lui fosse terrorizzato da quel fluido trasparente; ma quanto pareva mi sbagliavo, e anche di grosso.

Ero in estasi. Osservare il mio piccolo divertirsi così tanto mi aveva fatta imbambolare..

-Feen sta nuotando?- 
Le mie stessa parole.. ma questa volta quella domanda retorica non era uscita dalle mie labbra. Non avevo aperto bocca, perciò senza neanche girarmi per constatare ciò che per me era così ovvio risposi all'evidenza. -A quanto pare, sì.- 
-Ma.. quando siamo stati qui l'altra settimana è rimasto alla larga dall'acqua.- affermò stupito mio marito.
-Infatti. Possibile che abbia imparato a nuotare così bene in così poco tempo? Cioè, saranno poco più di dure ore che sono qui.- Non riuscivamo a capacitarci di ciò che stava avendo sotto i nostri occhi. 
-Forse ha imparato durante quelle lunghe "passeggiate" che faceva nel pomeriggio..- disse pensieroso Peeta, mentre si sedeva tranquillamente accanto a me.
-Forse hai ragione. Trovavo strano che se ne andasse tutto tranquillo da solo in giro, per passeggiare.- 
-Probabilmente ci sta lavorando su da tempo. Guarda quanto è bravo!- affermò con orgoglio mio marito. Senza dire alcun che strinsi la sua mano sinistra. Restammo per qualche minuto ad osservali, in silenzio, senza proferire parole.

Era così bello quel luogo.. 
Quella distesa d'acqua incontaminata, circondata da una folta vegetazione, veniva resa più magica dal cinguettare degli uccellini che avevano fatto il loro nido tra gli alti rami degli alberi secolari che troneggiavano le foreste che si incontravano in quel luogo. 

Infatti il lago Swon si trovava nel punto d'incontro di tre enormi foreste: La Foresta del Riposo, La Foresta delle Marmore e La Foresta del Saggio. 
Ogni cosa in quel luogo era meravigliosa ma essa veniva a completarsi con le risate felici dei nostri figlioletti che giocavano scherzosamente con il loro Nonno adorato; grazie alle loro voci gioiose quel luogo era divenuto perfetto ai miei occhi.

-Ah! Comunque scusa per non averti chiamato.- dissi d'un tratto, mantenendo gli occhi fissi verso le tre teste che continuavo ad immergersi ed a ritornare a galla.
-Cosa?- chiese distrattamente Peeta.
-Scusa se quando ho visto che era tutto apposto non ti ho cercato. Ero un po' stanca e poi.. sono rimasta incantata.- dissi, cercando i non fargli notare il mio imbarazzo. Era difficile per la me orgogliosa chiedere scusa, ma avevo sbagliato. Peeta era in ansia quanto me e lo avevo continuato a far cercare i nostri piccoli pur avendoli già trovati.
Egli si avvicinò e pochi attimi prima di darmi un dolce bacio sulla fronte, sussurrò -Tranquilla.- 

Peeta si mise ancora più vicino a me ed io appoggiai la mia testa sulla sua spalla ed insieme continuammo ad osservare estasiati i nostri pargoli divertirsi.

-Forse dovremmo andare, non vorrei che ci beccassero qui.. Penserebbero che non ci fidiamo di loro.- dissi. cercando di alzarmi ma era.. difficile. 
Il mio equilibrio era di nuovo tornato ad essere pessimo. 
Quando le mie condizioni erano "interessanti", come aveva detto la prima volta che il medico mi aveva visitata quando ero incinta di Caty, il mio equilibrio diventava tremendo. C'era sempre il pericolo per me di cadere e fare del male al nascituro che portavo in grembo o a me stessa. Perciò, i miei movimenti in quei mesi erano drasticamente limitati dal mio apprensivo marito. Infatti non mi stupii quando mi ritrovai una mano allungarsi verso di me. -Su, non fare la testarda e prendi la mia mano, so che non riesci ad alzarti.- disse dolcemente mio marito.
Con un segno del capo acconsentii e mi aggrappai a lui. 

Quando ci girammo vedemmo che gli unici bagnanti del lago stavano tornando rumorosamente a riva. Le loro risate si facevano sempre più vicine e contemporaneamente il mio cuore iniziava a battere sempre più forte. 
-Ci dobbiamo nascondere.- mormorò Peeta, e con estrema delicatezza, ma con passo veloce, mi prese mi condusse vicino ad un arbusto li vicino. 
Per fortuna la vegetazione era molto folta e questo ci aveva nascosto dagli sguardi indagatori dei nostri figlioletti.

Stavamo per andarcene quando udii la voce di Feen provenire a pochi metri da noi. -Nonno, grazie!-
-E di cosa pesciolino?- 
-Di avermi insegnato a nuotare. So che non è stato facile nascondere ai miei genitori che mi stavi dando lezioni di nuoto.- 
All'udire di quelle parole mi bloccai, come se fossi divenuta ghiaccio. 
-Ma che dici! Non è stato affatto un problema! Volevi fare una sorpresa a tua madre per il suo compleanno, no? Volevi non farla più preoccupare perchè non sai nuotare. Perciò detto e fatto! Io sono qui per voi, se avete bisogno di qualcosa; come ve lo devo dire?- 

Sbirciai da dietro delle foglie e vidi Haymitch stringere tra le sue braccia, ancora muscolose dopo anni e anni, i miei due figlioletti.
-Nonno! Così ci strangoli!- quasi urlò divertita Caty. Immediatamente l'uomo li lascio andare e vidi sul suo volto una faccia preoccupata -Scusate. State bene?- chiese un po' ansioso.
- Sì!- disse Feen, scambiandosi uno sguardo loquace con la sua sorellona e poco prima di aggiungere -Ma questo ci fa sentire mille volte meglio.- i miei due pestiferi figlioletti spinsero il loro nonnino acquisito nuovamente nell'acqua. Ma dopo un'istante si buttarono tra le braccia dell'uomo che era rimasto basito ma decisamente divertito da quella loro azione repentina.
-Ti vogliamo tanto tanto bene nonno!- urlarono i giovani.
-Anche io ve ne voglio, e tanto!- rispose, mostrando un bel sorriso sereno il vecchio Haymitch.

I tre, tra le fresche acque del lago si scambiarono un veloce sguardo e scoppiarono contemporaneamente in una fragorosa risata, che echeggiò per tutta la zona del lago.

-Forse è meglio andare. Ora.- sussurrò Peeta, evidenziando l'ultima parola, come se non ammettesse repliche; ed infatti non ne feci. 

Io e mio marito ce ne tornammo tranquillamente a casa, mantenendo ben impresso nella nostra mente quello splendido ricordo.



Dopo qualche ora dalla nostra partenza dalla stazione del Distretto 12 giungemmo nell'11 senza problemi. Anzi, il viaggio era stato decisamente piacevole. 

Mia figlia Caterina, ormai ventenne, era in procinto di sposarsi con il suo amato Josh; mancavano poche settimane alle loro nozze ed io avevo dovuto partecipare ai preparativi. Certo, non avevo nulla contro quel meraviglioso matrimonio che la mia piccola aveva allestito, e non ero nemmeno contraria alla scelta del futuro marito, perchè d'altronde dopo numerosi prendi e lascia Caty era sempre stata con Joshua e ormai avevo dato per scontato la loro unione. Però.. non avevo mai amato particolarmente i matrimoni.. 

Chissà perchè avevo sempre covato una strana avversione per queste cerimonie. Ma per la mia piccola Caterina potevo anche sopportare di trovarmi circondata da fronzoli e pizzi per un po'... 
Invece, il mio piccolo Feen era ormai un bell'ometto di quindici anni e, come avevamo previsto, lasciava dietro di sè una sfilza di cuori infranti. Lui riusciva solo a pensare alla sua cara amica Dana ed ai dolci, che tanto amava preparare. 
Aveva deciso ormai da tempo che sarebbe andato a lavorare con il padre in panetteria, ma che avrebbe espanso il locale per accostargli una pasticceria specializzata nella preparazione di torte nuziali. E infine.. tra le mie braccia avevo stretto per tutto il tempo la mia piccola Rose. Occhi color tempesta e capelli color notte rendevano lei la mia piccola una rosa scarlatta, di appena cinque anni.

Insomma, io, Peeta, Feen, Rose, Caterina ed il suo promesso sposo, Josh, che veniva invitato ogni tanto a queste riunioni famigliari, arrivammo alla stazione del Distretto dove vivevano gli Hawthorne alle dodici in punto. Ma giungemmo dinanzi alla villetta di famiglia soltanto dopo una buona mezz'ora. 

-Dai suona!- quasi urlai a Peeta che era giunto per prima davanti alla porta di mogano intagliato finemente.
Senza esitare ulteriormente mio marito suonò il campanello della casa dei nostri migliori amici. In un'istante vidi la porta di casa spalancarsi e notai che ad accoglierci, come ogni volta, c'era Jo, con il suo solito grembiulino vecchio di anni con su scritto "Sono una feroce, attenti alle mani, potrei mordere!" 
Ogni volta che guardavo quello straccio consumato, ma diligentemente rattoppato dalla padrona di casa, mi venivano in mente numerosi ricordi... 

Come ad esempio: le prime parole dei piccoli gemelli di Jo e quelle della mia Roseline. 

Roseline, essendo più grande di un'anno dei gemelli ha detto la sua prima parola, ancor prima della loro venuta al mondo. 
Era una domenica di primavera, quel pomeriggio, dopo l'abbondante pranzo a casa Hawthorne, tutte le donne avevano deciso di preparare un dolce da presentare agli amati uomini. Era stato difficile tenere lontano Feen dalla cucina ma ce l'avevamo fatta. 
Dopo anni ancora mi chiedevo se volesse così ardentemente stare con noi per fare i dolci o per stare con la sua adorata Dana. 

Johanna era incinta all'ottavo mese perciò gli avevo permesso di stare in cucina e di mettersi il grembiule ma le avevo vietato categoricamente di alzarsi dalla poltrona che avevamo posto in un'angolo della stanza, per farla stare comoda, in quelle ore di lavoro. 
Dana, Rose ed io avevamo deciso di fare una torta con panna e cioccolato. Tutto stava andando bene fino a quando la piccola Rose non si buttò tutto il composto per il pan di spagna sul vestitino color pesca. 
-Rosie! Ma dai! Era tanto carino quel vestitino!- dissi esasperata, prendendola in braccio, cercando di non sporcarmi anch'io. Anche se avevo il grembiule non ci tenevo proprio a puzzare d'uovo. 
-Katniss cambiala nel nuovo fasciatoio che c'è nella camera che presto sarà dei gemelli.- mi consigliò Jo, accarezzandosi il pancione con sguardo trasognante.
Era proprio felice di avere altri due figli, io sinceramente dopo averne fatti tre ero definitivamente apposto, e non solo perchè ormai avevo una certa età ma proprio perchè i miei nervi erano al limite. 
Tutti i miei figli erano stati impegnativi a modo loro ma Roseline era quella che mi dava più problemi. Era si intelligente e furba ma anche molto sbadata e pasticciona. Insomma, quando faceva qualcosa finiva sempre che si impiastricciava tutta. Aveva compiuto da poco un'anno ma era come se il mondo fosse nelle sue piccole manine. Capiva tutto, pur rimanendo nel suo mondo silenzioso.
Desideravo tanto sentire la sua vocina ma lei si rifiutava di parlare. Era inutile. Mi ero arresa, alla fine avrebbe deciso lei quando parlare, bisognava solo aspettare.
Ed infatti, finalmente, quel giorno parlò. Cioè non è che disse una frase o chissà che, ma la mia piccola Rosellina parlò. 

Dopo averla cambiata riportai al piano di sotto la piccola pasticciona e quando rimisi piede nella cucina rimasi incantata dalla bellezza delle primule poste in un capiente vaso di ceramica verde, posto sul bancone di lavoro. 
Poprio nel momento in cui misi piede nella stanza un petalo cadde sul grembiule di Jo.

Quei semplici ma meravigliosi fiori fecero riaffiorare alla mia mente innumerevoli ricordi.. Felicità, rabbia, paura e dolore mi invasero il cuore.
Ogni ricordo era nitido e distinto nella mia mente. Essi erano tutti diversi tra loro ma erano accomunati solamente da una piccola e gracile figura che portava il nome di quei delicati fiori che avevo sotto i miei occhi..
Sentii sul mio volto scendere amare lacrime e le mie labbra sussurrarono -Prim..- senza neanche accorgermene mi ritrovai a tenere stretta al collo la mia piccola Rosie, con le lacrime agli occhi.
Chiusi gli occhi e rimasi così.. a piangere, tenendo tra le braccia la mia piccola bambina.
La mia mente vagò nel mare di ricordi che tenevo chiusi nel mio cuore, e piano piano mi lasciai andare. Iniziai a singhiozzare ed ha sussurrare soltanto il suo nome -Prim. Prim. Prim.- 
Dicevo il suo nome come una cantilena, come se il solo pronunciare il suo nome l'avrebbe fatta apparire dinanzi a me.
 
-Pri.. Prim.- udii dire da una piccola e delicata vocina.
Spalancai gli occhi e fissai l'unico altro essere vivente, oltre a me, che vi era in quella stanza. Chissà dov'erano finiti tutti..
Guardai con occhi sgranati la mia bambina ed il suo viso si illuminò di uno smagliante sorriso, che aveva sicuramente ereditato da Peeta, il mio di sorriso sembrava più un ghigno sadico. 
-Prim!- ripetè la piccola con più decisione e dolcezza di prima. Era così allegra... Pronunciava il nome della sua dolce zietta defunta senza neanche rendersene conto...

Non mi sarei mai aspettata che la sua prima parola sarebbe stata proprio il nome della mia amata sorellina. Sì, gli parlavo spesso di lei ma non avrei mai immaginato che avrebbe detto il suo nome. E poi avevo notato che di solito i bambini non riuscivano a pronunciare facilmente le parole con la lettera "r" eppure lei c'era riuscita. 
Mi aveva fatto attendere molto ma quella sua parolina mi aveva emozionata più di quanto immaginassi..

Mi avvicinai al bancone per guardare più da vicino i fiorellini. Stavo per prendere tra le mani il piccolo stelo di uno di quei candidi fiori, prima di essere anticipata dalla piccola Rose. Ella si girò verso di me e porgendomi il fiore disse -Prim!- 
Forse era il suo modo di farmi capire che lei aveva ben compreso cosa significassero quei suoni. 
Era davvero intelligente. 

Per ore rimanemmo ferme lì, ad osservare i fiori; come se fuori da quella stanza non esistesse nulla. 



Pov Johanna

Katniss si era imbambolata ad osservare il mio grembiule. Che tonta! Ma beh.. la capisco benissimo. Questo straccio ultra rattoppato è stato testimone di innumerevoli momenti di vita per tutti noi. Una volta Gale ha tentato di buttarlo ma l'ho quasi linciato. 
Lui non capisce, ma vabbè del resto è un'uomo. Secondo lui è inutile rimanere legati ad un oggetto perchè esso prima o poi si romperà o si usurerà, perciò quando è tempo ciò che non è più utile dovrebbe essere buttato. Dopo quella volta in cui ha provato a buttare nel cestino della spazzatura il mio adorato grembiule non gli è più passato per l'anticamera del cervello, e di questo ne sono davvero lieta.

Solo guardare questo straccetto mi fa ricordare tanti bei momenti che ho trascorso con la mia grande grande famiglia. 

Uno dei ricordi più belli è quello di quando i gemelli hanno detto le loro prime parole..

Era un freddo pomeriggio d'inverno e quella domenica, il solito pranzo famigliare, si teneva a casa Mellark; ma io mi ero portata appresso il mio adorato grembiule ed avevo aiutato la padrona di casa in cucina. 
Dopo aver consumato un'abbondante e delizioso pranzetto lasciai i miei gemellini, August e Feliscity, alle cure del loro papà per poter aiutare Katniss a lavare i piatti. Avevamo quasi finito quando udii il pianto dei miei due demonietti. 
-E' ora del pisolino Jo!- quasi urlò Gal, dal solone.
Velocemente presi i piccoli ed andai nella stanza che prontamente la mia amica mi indicò.

I gemelli avevano deciso di non volerne sapere di fare il pisolino ma continuavano a piangere e a dimenarsi. 

-Per favore, dormite! Non ce la faccio più!- dissi esasperata cercando di farli addormentare, continuando a cullarli nel lettino di Rose, che però si era già addormentata sul lettone dei propri genitori. 
Beati loro che avevano una figlia che dormiva senza problemi, a me invece erano toccati due demonietti che non ne volevano sapere di fare il loro pisolino.
I piccoli continuavano a dimenarsi nel lettino e piangevano e piangevano. Ero preoccupata per le loro corde vocali ma il pediatra aveva detto che "gli faceva i polmoni piangere un po' ", parole sue. 


-Per favore, riposate! Dopo che avrete fatto il pisolino andremo a casa su!- continuavo a dondolarli, cercando di farli addormentare quando pensai di cantagli qualcosa. 
-Ninna nanna, ninna oh,
questo bimbo a chi lo do?
Lo darò alla Befana
Che lo tiene una settimana
Lo darò all'Uomo Nero
Che lo tiene un anno intero
Lo darò all'Uomo Bianco
Che le tiene finché è stanco
Lo darò al Saggio Folletto
Che lo renda Uomo perfetto!

Finalmente i piccoli smisero di piangere. Li guardai per un'istante e loro attaccarono a farfugliare le loro solite mezze paroline.
Continuai a cantare ed a dondolarli, sperando che presto si sarebbero stancati e sarebbero capitombolati tra le braccia di Morfeo.
Dopo più di tre quarti d'ora non ce la facevo più ma i piccoli niente! Continuavano a farfugliare tra di loro.
-Noooo! Per favore, dormite! Fatelo per la mamma!- quasi urlai in preda alla disperazione.
Gale era venuto più volte per aiutarmi a farli addormentare ma a quanto pareva lui riusciva solo a svegliarli ancora di più, perciò lo avevo pregato di rimanere lontano dalla stanza. Eravamo solo noi tre. Io e quei due demonietti di August e  Feliscity.

Dopo quel mezzo urlo i piccoli si zittirono. Lì guardai ed entrambi si scambiarono un veloce sguardo poi sorridendo allegramente August disse -No!- e  Feliscity aggiunse -Mamma!-
Rimasi basita. Avevano appena sette mesi. Dopo un'istante i piccoli si scambiarono un'altro sguardo complice e questa volta fu  Feliscity a parlare per prima -No!- e Gus aggiunse -Mamma!-
Quei demonietti stavano imparando a parlare e le loro prime parole avevano deciso che sarebbero state "No. Mamma!" che vita mi si prospettava davanti... 
Piena di litigi e di tremende emicrania. 
A quel punto mi arresi e con un sorriso dolce, che nascondeva una bella dose di arrendevolezza e paura per il futuro, stampato sul volto, presi tra le braccia i pargoli -Va bene. Per questa volta niente pisolino. Ma non credevi che vincerete sempre così facilmente.- 

E così con qualche passo veloce andai dagli altri, stringendomi tra le braccia i piccoli marmocchi ribelli che avevo generato.
Non c'era dubbio erano proprio miei figli.



Ancora vedevo quel bel ricordo nella mia mente quando mi resi conto che ero ancora sulla soglia della parta e guardavo la famiglia 

Mellark. Mi feci coraggio, misi da parte i bei ricordi ed urlai con tutto il fiato che avevo in corpo -Entrate su! Il pranzo si sta raffreddando!- pochi attimi prima di voltarmi verso le scale per andare a chiamare Gale e prendere i gemelli.


Pov Katniss

-Entrate su! Il pranzo si stà raffreddando!- urlò Johanna, dandoci le spalle per dirigersi al piano superiore, sicuramente per avvisare i suoi famigliari del nostro arrivo.
Il suo grido mi riportò alla realtà.
Sfoggiando uno dei sorrisi migliori, uno dei meno peggio, ed io e la mia famiglia entrammo nella casa dei nostri cari amici. Ci sistemammo in salotto per attendere l'arrivo degli altri con molta tranquillità. Però nella stanza ci stava già aspettando qualcuno... 

Dena, la figlia maggiore degli Hawthorne, era seduta su di una grande poltrona verde smeraldo.

La giovane appena vide Feen balzò in piedi e si buttò tra le sue braccia -Finalmente siete arrivati!- 
-Sì, Dede! Ma sta tranquilla, quasi mi facevi cadere.- disse sorridendo il mio piccolo ometto, tenendo stretta a sè la sua amichetta.

Quei due, ormai da tempo, non me la raccontavano giusta.. Perciò, durante una delle nostre riunioni domenicali, chiesi a Johanna cosa ne pensasse e mi stupii molto nel rendermi conto che anche lei vedeva che tra i nostri figlioletti c'era qualcosa di più di una semplice amicizia. 
E chissà come, dopo una chiacchierata c'eravamo ritrovate a scommettere su quando i due si sarebbero messi ufficialmente insieme.
Io avevo scommesso più o meno quando lui avrebbe avuto 16-17 anni ma Johanna era di altro avviso. Infatti, la mora era convinta che i nostri due tonti non si sarebbero dichiarati prima dei vent'anni di lei. Chissà chi avrebbe vinto. Ma beh.. solo il tempo avrebbe potuto decretare la vincitrice.
 
Il tempo trascorreva inesorabile ormai da anni e sicuramente non si sarebbe mai fermato. Perchè dopotutto.. la vita va avanti. 

 
Angolino di Kimmy_chan
Allora okay... avevo tante cose da dire spero che mi tornino in mente ^^" 
Allora mmmh..Ah sì! GRAZIE A TUTTI PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI ED AVER LETTO LA MIA PRIMA LONG SU HUNGER GAMES :*
Avete visto che questo capitolo supera le 5 mila parole?! *O* non ci credevo nemmeno io quando sono andata a vedere :'D 
Ma in particolare voglio ringraziare coloro che almeno una volta hanno recensito questa mia storia: BelladorCry_Stal17, Ale_Mellark, TheJessShow, OopsShoot, beberina_tribute, LALY_, magicadark007, pindow_wane_17, fallen_in_the_ocean, chicca_10, ile223, FedeRicaaStyles, HPK_HP_PJ_HG, Mistysky, HarryPercyAnnab, Garash, Ilgladiatore999, the_girl_on_fire7, Arianne_96, LOVE_sucks, Kategale97, WeareInfinite99, giuyoipoi77, RANFYC, Ryu Shibuya, Mydreamofthestory, X3CamillaXD
Si, mi ci sono impegnata per scrivere tutti i nomi u.u                                                  

                       
Domande o pareri? 
Cosa ne pensate di questo finale? Vi aspettavate altro? 
Se vi piace come scrivo vi consiglio vivamente di passare qui: Peeta e Katniss attimi di vita >http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2587103&i=1 (è una raccolta di One Shot su Peeta e Katniss)

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