Paranormal Creatures

di Sama_013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Occhi di fuoco ***
Capitolo 3: *** E' impossibile ***
Capitolo 4: *** Buon Risveglio ***
Capitolo 5: *** Vestiti bruciati. ***
Capitolo 6: *** Taser ***
Capitolo 7: *** Iglú. ***
Capitolo 8: *** Senso di colpa. ***
Capitolo 9: *** Cena rovinata. ***
Capitolo 10: *** Anima di ghiaccio. ***
Capitolo 11: *** Mine ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


-Jade! Jade svegliati! E’ tardi! Non vorrai fare tardi il tuo primo giorno di scuola?!- -Sì mamma arrivo- Mi preparai velocemente e per quanto fosse tardi non ebbi quasi il tempo di specchiarmi. Scesi così velocemente le scale che per poco non cadevo. Mia madre mi aspettava fuori con le braccia conserte –Dai su muoviti che facciamo tardi!- -Facciamo tardi? – ripetei io -Mamma non credi che per una volta sia io quella che debba guidare la macchina e non tu?!- -Su non fare tutte queste storie e datti una mossa!-

Primo giorno di scuola, l’unica persona nuova. Tutti mi guardavano come se in faccia avessi qualcosa di terrificante. Aprii il mio nuovo armadietto, ci posai dentro tutte le mie cose, compreso il mio specchietto e, prima di lasciarlo, mi ci specchiai. –O MIO DIO! Non può essere!- i miei occhi emanavano una luce tra il rosa acceso e il viola. Insomma! Avevo gli occhi viola! Preoccupata sbattei la porta dell’armadietto e girandomi vidi che gli altri ragazzi non facevano più caso a me. Riaprii l’armadietto, mi rispecchiai e PUF! I mie occhi erano di nuovo come prima, color nocciola. Iniziai a preoccuparmi ancora di più. Mi sentivo svenire. Vidi l’orologio, erano le 8:09 e sinceramente non avevo poi così tanta voglia di fare lezione. Come tutti, del resto. Erano ancora le 8:38. L’ora in quell’aula non passava mai. Ero l’unica ragazza seduta in prima fila oltre a un ragazzo di nome Claude, o almeno credo. La porta si aprì ed entrò un ragazzo dalla canotta rossa e un jeans rovinato –Prof! Prof, scusate, ecco..- non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che subito la prof ribatté: –Che cosa è successo stavolta Walker?! Si è rotta l’auto?- Tutti si misero a ridere –….Io- - Ormai ti conosco abbastanza bene, e so che tutto ciò che stai per dire è falso. E’ il terzo anno che ti insegno, sfortunatamente. Quindi, vatti a sedere!-Per quei pochi minuti quel ragazzo non aveva fatto altro che fissarmi. Pensai di avere di nuovo gli occhi viola ma notai che nessuno mi stava fissando oltre a lui. –Ti dispiace se mi siedo qui?- Chiese il misterioso ragazzo. –N-no- dissi. –Grazie- il ragazzo mi sorrise e, con aria divertita, mi guardò intensamente quel tanto che bastava per farmi innervosire. –Io sono Jack- disse il ragazzo porgendomi la sua mano – Io Jade- balbettai. -Sei nuova?- mi chiese jack –Mi hai mai visto prima?-gli domandai, ma lui mi guardò in modo strano – si vengo da..- -Kurner! Walker! La potreste smettere di blaterare?! Non mi sembra un buon inizio cominciare l’anno con una nota!- La campanella suonò e io mi girai verso Jack per salutarlo ma… lui non c’era più. Strano, perché la maggior parte degli alunni stava ancora in classe. Presi i libri per la prossima lezione, chiusi l’armadietto e Jack riapparve. –Che ci fai qui? Non dovresti andare a lezione?!- chiesi, infastidita dal modo inquietante in cui mi osservava –Potrei fare la stessa domanda a te, allora.- -Beh, come vedi Jack, io ho appena preso i libri per la prossima lezione, quindi se non ti dispiace..- Cercai di passargli avanti ma lui non volle farmi uscire cosi posò la sua mano sulla mia spalla. Ci guardammo così intensamente che iniziai a concentrarmi sui suoi occhi, dove intravidi una fiamma rossa. Mi liberai dalle sue braccia e scappai via, senza nemmeno concedergli il tempo di domandarsi il perché. Mi chiusi in bagno. Prima gli occhi viola, e poi questo! Ma che cavolo stava succedendo? Ero così concentrata a pensare a ciò che avevo appena visto che non mi ero accorta dell’ora, e tra non molto sarebbe iniziata la prossima lezione, quindi dovevo muovermi. Uscii dal bagno – ehi, ehi tu!- Mi girai e vidi che una ragazza dai lunghi capelli biondi e le punte azzurre mi stava chiamando –Sii?!- dissi io con fare nervoso. –Scusa ma ti è caduto questo- disse, porgendomi il mio quaderno. –ehm grazie..- dissi sorridendole –io.. io sono Tiffany .- disse –Io sono Jade. Senti scusami ma faccio tardi a lezione, ciao- scappai via Finalmente ero a casa. Mi specchiai allo specchio. I miei occhi erano ancora nocciola. Una delle poche cose positive di quella giornata era proprio quella. Iniziai ad incamminarmi verso camera mia e mi accorsi che ad ogni passo che facevo il pavimento era stranamente più lucido. Suonarono al campanello, così mi girai e corsi verso la porta. “Mossa sbagliata” pensai, e mi ritrovai subito a terra. C’era qualcosa di così scivoloso da rendere quel pavimento altamente pericoloso. Mi rialzai, mi guardai allo specchio, aprii la porta e la richiusi con la stessa velocità in cui l’avevo aperta. Fuori c’era Jack. Riaprii la porta molto lentamente ma fuori non c’era nessuno così chiusi la porta, mi voltai ed eccolo lì, seduto sul divano. Spaventata presi la prima cosa che trovai e la usai come arma – Si può sapere chi sei?- chiesi. –Jack Walker, tuo compagno di scuola. Non dirmi che ti sei già dimenticata di me?!- mi canzonò, sorridendo e alzandosi. Me lo ritrovai davanti a me con una velocità sorprendente. I suoi occhi grigi mi trasmettevano paura e, guardandolo intensamente, cercai quella scintilla rossa, ma niente. Non c’era. Forse me la ero solo immaginata. –Magari- dissi. – Lo so, è impossibile dimenticarsi di uno come me- disse. -Ma se nemmeno ci conosciamo- ribattei io impaurita dal modo in cui continuava a fissarmi – Credimi tesoro io ti conosco più di quanto immagini-. La porta dietro di me si aprì.– Ciao tesoro come è andata a scuola?- fece mia madre, sorridendomi. Ma io non le risposi. Mi domandai per quale assurdo motivo non avesse chiesto di Jack. Mi girai. Non c’era. Rimasi pietrificata. “Ma come diavolo fa a scomparire così?” mi domandai. Alzai lo sguardo verso il comodino dove c’era il telefono di casa e vidi un foglietto bianco. Mi avvicinai. Era di Jack , ne ero sicura. Presi il biglietto e lo lessi: “Non domandarti chi sono io, ma piuttosto domandati chi sei tu” –Allora Jade?-. - Eh?- ero rimasta così terrorizzata che non mi accorsi che mia madre mi stava parlando. Dopo cena continuai a guardare l’orologio, avevo paura che ricomparisse. –Tesoro!?- urlò mamma dal piano di sotto – c’è un tuo amico alla porta. Lo faccio salire da te- disse e io rimasi di sasso. Qualcuno bussò e la porta si spalancò. Jack. –Sono le dieci. Non dovresti dormire?- mi domandò lui sorridendomi in modo divertito – E tu non dovresti essere a casa?- gli risposi con un’altra domanda – No. Preferisco passare il tempo con te-. Ok. Iniziavo ad avere paura di lui. Ci conoscevamo solo da oggi e lui già pretendeva che io passassi il mio tempo insieme a lui. – Senti Jack ci ved…- lui si avvicinò a me e scostandomi i capelli dalla fronte si avvicinò ancora di più, sfiorandomi quasi le labbra ma io mi scansai e lo spinsi via. Jack sbatté contro il muro. L’impatto fu così forte che si intravidero le crepe sulla parete. Mia madre urlò da sotto – Ehi cosa è stato?-. -M-mamma niente n-non ti preoccupare-dissi impaurita. –J-Jack stai bene?- domandai. Lui aprì gli occhi e mi guardò divertito, mi sorrise. Chiusi gli occhi e in quell’istante in cui li chiusi Jack era sparito. Di nuovo.

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Capitolo 2
*** Occhi di fuoco ***


Quella notte non riuscii a dormire. Avevo così tanta paura che se avessi visto un film horror avrei riso. Non riuscivo a dormire non solo perché continuavo a pensare a Jack, ma anche perché avevo freddo, anche con il doppio delle coperte addosso, così decisi di andare a prenderne un’altra. Scesi le scale e presi quella deposta sul divano e, stranamente, mi venne in mente l’idea di specchiarmi; chissà forse avevo gli occhi viola! Ma ciò che lo specchio rifletteva non erano due inquietanti occhi viola, ma decisamente molto peggio. I miei occhi erano trasparenti come il ghiaccio. Ero così impaurita, così accollata al comò che non mi accorsi che si stava congelando. Io lo stavo trasformando in un blocco di ghiaccio! Ripensai al momento in cui ogni mio passo rendeva il pavimento scivoloso e quando, correndo, ci caddi sopra. Avevo paura. Continuai a ripetermi tutta la notte fino al giorno dopo che tutto ciò era impossibile e che era solo frutto della mia stramaledetta immaginazione. Mi svegliai dalla gelida notte e tutta la mia camera sembrava un ghiacciaio. –ODDIO- iniziai ad urlare come una pazza, quasi a piangere – Perché a me?!- -Ehi che è successo?- chiese mia mamma da sotto. O mio dio e se mamma vedesse la mia camera?! Mi ammazzerebbe di sicuro. Cosi provai a strofinare la mano sul ghiaccio per farlo sciogliere. Ma niente. Cosi riprovai e riprovai fino a quando non intravidi una scintilla che sciolse l’intero ghiacciaio nella mia camera. Uh che fortuna adesso so anche sciogliere un ghiacciaio. Corsi velocemente in bagno, i miei occhi non erano di nessun colore. Semplicemente nocciola. Bussarono alla porta. O mio dio e se è Jack? No no ti prego. Aprii la porta del bagno per vedere chi era. Ma la persona dietro la porta non era un ragazzo dai capelli sparati in aria, lo sguardo inquietante e la canotta rossa, ma semplicemente capelli biondi dalle punte blu. –Ciao- dissi chiedendomi il perché di quella visita –Ciao. Ti ricordi di me? Sono.. –Si lo so sei Tiffany. Giusto?- chiesi – Si si, ecco io abito a due isolati da qui e pensavo di venirti a chiamare per... andare a scuola insieme così potevamo conoscerci meglio..- disse lei continuandomi a sorridere – si ok. Dammi un minuto e sono pronta- dissi. La giornata non poteva decisamente cominciare peggio di così. Mancavano solamente gli occhi viola. Appena uscite di casa, una macchina sportiva si fermò davanti a noi. Il finestrino si abbassò –Volete un passaggio?- Il sorriso antipatico di Jack mi fece innervosire – Mi dispiace ma.. – Si si certo che veniamo- disse Tiffany continuando a sorridere a Jack. Salimmo sull’auto e arrivammo a scuola in anticipo di 10 minuti. Tiffany scese per prima, io feci per seguirla ma Jack mi bloccò, così fui costretta a rimanere. In auto, da sola con lui. Ancora. –Tiffany ti raggiungiamo tra un attimo. Rispose Jack con il suo sorriso ebete. – Lasciami, si può sapere cosa vuoi da me?- i suoi occhi grigi fissavano i miei – Voglio solo conoscerti - -Aspetta, non avevi detto che mi conoscevi già?- ribattei io – Io conosco chi dovresti essere no chi non sei già- il suo gioco di parole mi fece innervosire –Jack mi dispiace ma io non ho voglia di conoscerti- mi fai paura è quello che volevo dirgli ma, appunto, avevo paura. – Tu mi conosci già- disse lui in modo serio. Rimasi a fissarlo impaurita –Ok.. adesso è meglio che io vada- scesi dalla macchina e corsi velocemente verso la scuola, dove sbattei contro un ragazzo alto dai capelli castano scuro e gli occhi color ruggine – Scusami- dissi, lo guardai ancora per un istante e poi continuai la mia corsa. Entrai in classe e Jack era già li. Mi guardò e mi fece segno di sedermi accanto a lui. Così con lo sguardo cercai di trovare un altro posto libero, così mi sedetti vicino a Tiffany. –Ehi cos’hai? Hai la faccia di chi ha appena visto un fantasma!- disse Tiffany preoccupata per me –Ho visto di peggio, credimi- e mentre lo dicevo continuai a fissare Jack. Tiffany seguì il mio sguardo – Chi? Jack? Lui sarebbe peggio di un fantasma?- -Se te lo dicessi non capiresti- -Ok- si mise a ridere silenziosamente. – Io credo che Jack sia una specie di stalker- dissi innervosita e impaurita dallo sguardo di Jack –Mi stai dicendo che Jack è uno stalker? Na non credo- -Perché?- chiesi io -Perché lui ha già una ragazza, almeno fino a qualche settimana fa stavano sempre accollati- -E allora perché mi segue, cavolo? – Ha una ragazza. E allora perché ieri ha tentato di baciarmi? Domandai a me stessa. –Non lo so- Dopo la lezione salutai Tiffany e andai alla prossima lezione ma prima andai in bagno, precisamente allo specchio. Entrai e fortunatamente non c’era nessuno, oltre a me. Guardai lo specchio e mi concentrai su i miei occhi. Diventarono prima viola e poi color ghiaccio così aprii l’acqua per provarne a ghiacciare una sola goccia ma sentii la porta che iniziava ad aprirsi così chiusi il rubinetto e mi guardai allo specchio. I miei occhi erano ancora trasparenti. Cavolo e mho? Presi gli occhiali da sole e me li misi. – Sei davvero molto carina con quelli occhiali, lo sai?- mi voltai ma non c’era bisogno, perché sapevo già di chi si trattava. – E tu lo sai che questo è il bagno delle donne, vero Jack?- Non mi rispose si voltò verso lo specchio e iniziò ad aggiustarsi i capelli sparandoli ancora di più in aria. –Senti so che abbiamo iniziato col piede sbagliato, forse ti ho impaurito un po’ ed è per questo che voglio scusarmi- -Jack ma che hai fatto hai sbattuto la testa da qualche parte? – dissi, non solo era entrato nel bagno delle donne ma voleva anche chiedermi scusa. Forse aveva parlato con Tiffany. –Te l’ha detto Tiffany di scusarti con me, vero?- -Tiffany? Ma se tra poco non so nemmeno chi sia! Il punto è che ho preteso troppo da te. Ti prego dimenticati di… - -..quella specie di bacio- ribattei io – Esatto… - sorrise ma continuò a guardare in basso –Jack mi dici il perché di tutto questo? Insomma perché mi segui… e come fai a scomparire e ricomparire così… velocemente- - Te l’ho detto, voglio conoscerti – il suo sorriso era sempre ebete –Perché hai tentato di baciarmi quando…hai già una ragazza..?- -Ecco ,perché io…aspetta perché ti interessa se ho o no una ragazza?- i suoi occhi mi sorridevano e il suo sorriso era sempre più da ebete, era soddisfatto della domanda che gli avevo proposto. –Faccio tardi a lezione…ciao- scappai via e andai dritta all’armadietto per controllare i miei occhi che fortunatamente erano tornati normali. Avevo perso mezz’ora di lezione. Fantastico, grazie Jack! Mezz’ora dopo ero con Tiffany alla prossima lezione. Fortunatamente era una lezione a cui Jack non partecipava. Mentre scrivevo gli appunti notai che le mie mani erano sudate e che iniziavano a tremare. Stavo per sentirmi male. –Jade cos’hai?- -S-sto bene- dissi io con la mia voce tremolante -Prof posso andare in bagno?- chiesi sperando di non svenire –Certo vai pure- Così mi alzai uscii dall’aula e corsi in bagno. I miei occhi emanavano una luce rossa. Cercai di guardare bene nello specchio così mi avvicinai di più appoggiando con forza le miei mani sul lavandino. Dopo pochi istanti, da sotto le mie mani usci del fumo che arrivò fin sopra il soffitto e che fece scattare l’allarme antincendio. Da dentro sentivo la gente che urlava e correva via. Cavolo, se scoprissero che ero stata io a far scattare l’allarme mi avrebbero sospeso. La porta si spalancò e io mi chiusi nel bagno impaurita dall’idea che fosse un professore. Aprii la porta quel poco che basta per vedere chi era. –Ehi è tutto ok?- era Jack. Non l’avrei mai pensato, ma ero sollevata al pensiero che lui era lì. Aprii la porta e lo abbracciai forte. Iniziai a piangere e lui mi sollevò il mento – Ehi non ti preoccupare. Ci sono io qui con te- disse cercando di rassicurarmi. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio – Vieni con me- dato che ero traumatizzata e impaurita non avevo le forze per scappare via, quindi annuii. Lui mi prese la mano stringendomela forte. Riuscivo a percepire il calore della sua mano quando toccò la mia. Uscimmo da scuola ed entrammo nella sua auto. Per tutto il viaggio non feci altro che restare a fissare il vuoto. Ma come diavolo avevo fatto? Una lacrima mi rigò il viso che si ghiacciò appena arrivò al mento. –Non ti chiedi come ho fatto?- chiesi a Jack –Se me lo chiedi perché pensi che ho paura di te, beh ti sbagli, non ho affatto paura di te- -Dove mi stai portando?- -A casa mia. Non credo che tua madre rimarrà contenta quando scoprirà che sei scappata da scuola con uno che nemmeno conosci e che hai appena attivato un allarme antincendio.- Mi mise una mano sulla spalla –Siamo arrivati, piccola- disse lui rassicurandomi con il suo sorriso. Entrammo in casa sua e devo dire che era abbastanza carina. Mi sedetti sul divano e vidi che le mie mani erano bruciate, alzai le maniche del giubbino e le braccia erano bruciate fin sopra le spalle. Cavolo. – Se vuoi puoi andarti a fare una doccia- disse Jack dalla cucina – Si se mi prometti che non mi spii, Stalker-dissi io in modo scherzoso, anche se di scherzoso non c’era niente. –Promesso- ma in realtà non ci contavo tanto sulla sua parola. Aprii l’acqua della doccia, e ogni goccia che scendeva sul mio corpo si tramutò in ghiaccio. Così i miei occhi divennero rossi e ogni goccia di ghiaccio sul mio corpo si sciolse, così finalmente potevo lavarmi. Dopo essermi lavata notai che i miei vestiti puzzavano di fumo. Fantastico, adesso dovrò restare nuda fino alle tre. –Ehi Jack non è che hai qualcosa da farmi mettere, i miei vestiti puzzano di fumo.- -Dovrebbe esserci una maglia da football blu sul mio letto e un paio di pantaloncini da basket- -Wow! Abbinamento perfetto- -Accontentati, oh preferisci restare nuda?- scesi le scale vestita da giocatrice da foot-asket, ero orribile. –Ma come siamo carini- disse Jack, contento all’idea di vedermi vestita da pagliaccio. –Jack è meglio se stai zitto o l’allarme antincendio lo faccio scattare qui- Senti il calore del fuoco che mi attraversava la pelle, Jack si alzò dal divano e si avvicinò a me. Guardai i suoi occhi grigi e ne vidi il riflesso dei miei. Erano rossi come le fiamme di un incendio. Avevo gli occhi di fuoco.

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Capitolo 3
*** E' impossibile ***


-Jack!- urlai dal salone –Arrivo, arrivo!- uscì dalla cucina con un vassoio pieno di panini. –Fame?- mi chiese lui, io gli sorrisi, cosa che non capitava mai quando ero con lui –Jack, grazie di tutto ma… devo chiederti una cosa- -Dimmi- disse lui mentre si ingozzava di panini. –Jack, cosa mi sta succedendo? - Jack mi guardò ma aveva uno sguardo strano, non era quello di sempre, da stolker inquietante, ma…. serio. –E’ tutto ok, tranquilla- -E’ tutto ok?! Vorresti dirmi che ghiacciare la propria camera e sciogliere il lavandino con solo il calore delle mani ti sembra normale?!- lo guardai intensamente cercando una risposta. –Non capiresti- -Invece capirei eccome- dissi innervosita –Senti, Jade è troppo difficile da spiegare credimi- iniziai ad innervosirmi ancora di più, cominciando ad avvertire il calore del fuoco e il freddo del ghiaccio che mi scorrevano dentro. Anche se non potevo vederli, capii che i miei occhi erano di entrambi i colori. Jack mi fissò impaurito –Ehi calmati! Senti posso solo dirti che forse potrò aiutarti a controllare i tuoi poteri. Sei una Sovrannaturale Jade. Come me. – i suoi occhi si infuocarono di un rosso acceso e le sue mani presero fuoco. Spaventata mi alzai, con lo sguardo fisso sulle sue mani – E’-è impossibile – - Jade… fidati di me- i suoi occhi tornarono normali e lui mi prese la mano –Ci sono passato anche io Jade. – mi sorrise, ma io continuai a ripetermi che era impossibile, una spiegazione doveva pur esserci, giusto?! –Jack io… - lasciai la sua mano e impaurita presi lo zaino e uscii di casa. Non era possibile che lui non fosse umano, ha tutte le doti per esserlo è idiota, è stalker, è….è fidanzato! -Ehi aspetta Jade, fatti dare solo un passaggio a casa!- non gli risposi – Ti prego- mi voltai ma lui era davanti a me, mi prese le mani portandosele alla sua bocca, dandole un bacio. Il suo tocco fu come una scossa. Lui mi fissò implorandomi di farmi accompagnare da lui così.. accettai. Quando arrivammo a casa l’auto di mia madre non c’era e che quindi per adesso ero salva. Per Adesso. -Immagino che sei ancora terrorizzata da me, vero?- mi domandò Jack, continuando ad accarezzarmi la mano ma io restai a fissare il vuoto, avevo paura di quello che sarei stata in grado di fare, avevo paura di perdere il controllo, avevo paura di perdere me stessa. Prima che qualcuno mi vedesse conciata da pagliaccio, uscii dall’auto ed entrai velocemente in casa. Jack era già lì, ad aspettarmi dietro la porta. –Jack, è meglio se vai via. I tuoi vestiti te li riporto domani- -No Jade, io devo parlarti. E’ comprensibile che tu faccia così ma..- -Non è comprensibile un bel niente Jack! Io non voglio essere così!- ero nervosa e arrabbiata –Anche io all’ inizio non volevo essere come sono ora ma guardami, posso fare cose che gli altri non possono fare- iniziò a sorridere –Jade..- mi prese le mani –il destino ci ha voluti così, e sai che non possiamo cambiarlo- ci guardammo dritto negli occhi, dove intravidi una scintilla -Jade…- si mise in ginocchio, come per una proposta di matrimonio. Lo guardai negli occhi e mi scappò un sorriso – mi dai l’onore di aiutarti a controllare i tuoi poteri?- Il suo sguardo mi implorava e io non potevo evitare il suo smagliante sorriso –Ok, contento tu ma, credimi, non sarà facile- si alzò guardandomi negli occhi –Io adoro le sfide – mi sorrise e prima che mamma inserisse la chiave nella serratura lui era già svanito nel nulla. Mi voltai e sul comodino c’era un suo biglietto. “Jade, stasera alle 21:00, a casa mia”. A casa sua? Davvero? Ho paura all’idea di cosa potremmo fare li da soli. A meno che anche la sua ragazza non sia una ‘Sovrannaturale’ e che quindi ci farà un po’ di compagnia. Fantastico. –Cosa sono quei vestiti, Jade? - -Ehm, mamma è un po’ difficile da spiegare- Mi accorsi di avere ancora addosso il completino da pagliaccio, così salii sopra per cambiarmi. Quando mi tolsi la maglia da football di Jack, vidi che l’avevo bruciata dalla parte sinistra della maglia, cioè verso il cuore. Forse era da lì che proveniva tutta la mia energia. Suonarono alla porta –Tesoro, vai a vedere tu chi è?! Io vado a farmi una doccia!- O mio dio è Jack, ne sono sicura! Contenta all’idea che fosse lui mi vestii velocemente, mi aggiustai i capelli ed ero pronta. Aprii la porta –Jack non dovevamo vederci stasera a casa tua?!- dissi sorridendo –No, ma se vuoi possiamo anche fare- disse il ragazzo dietro la porta. Quello non era Jack, era un ragazzo dai capelli castano scuro e due occhi color ruggine. –Oh io…- -E’ tutto ok. Io sono Kevin– lo guardavo confusa –sono il ragazzo dell’altra volta. Ci siamo scontrati davanti scuola, ricordi?- -Oh si certo, come dimenticarlo.- mentii -Vuoi entrare?- - Veramente stavo andando al parco e mi chiedevo se ti andava di venire con me, giusto per conoscerci.- - Oh si, vol-volentieri, vado solo a prendere la borsa e andiamo- scappai velocemente in camera mia chiudendo la porta alle mie spalle. C’era qualcosa in lui che mi rendeva debole come la kryptonite con superman, qualcosa che mi rendeva confusa, fino a qualche secondo fa sapevo bene chi era quel ragazzo e dove l’avevo visto, ma appena aperta la porta era come se non l’avessi mai visto prima d’ora. Mi faceva molta più paura di Jack. Jack, ma certo. Cavolo se solo avessi il suo numero, forse saprebbe dirmi chi è il ragazzo dagli occhi di ruggine. Scesi le scale molto lentamente, non facendo il minimo rumore – Oh eccoti qui- Kevin entrò in casa sorridendomi con aria trionfante. Io lo guardai confusa e impaurita. Ma come cavolo ha fatto a sentirmi scendere le scale? Nemmeno un cane l’avrebbe sentito. –Allora andiamo?- -Hai sete? Se vuoi vado a prenderti qualcosa al bar- -Oh grazie – continuando a sorridergli, lo vidi allontanarsi lentamente verso il bar mentre io aspettavo ansiosamente Jack sperando riuscisse a sentirmi, non so forse i ‘sovrannaturali’ hanno una specie di localizzatore di energie per trovarci velocemente. Così si spiegherebbe perché sa sempre dove mi trovo. Mi voltai e Jack era dall’altro lato del parco. Stavo per chiamarlo quando dal nulla uscì una ragazza dai capelli rossi dalle ciocche bionde e blu, con una maglietta bianca abbastanza scollata e un paio di pantaloncini di jeans, che gli teneva la mano. Lei si girò verso di me, e guardandomi negli occhi prese il volto di Jack e lo baciò. –Ehi che ci fai qui?- mi domandò Tiffany che mi abbracciò intensamente senza nemmeno darmi il tempo di respirare. –Niente, stavo solo facendo un giro….- -Con me - disse Kevin portando la sua mano sulla mia spalla sinistra e con l’altra porgendomi una lattina di coca –Grazie- dissi togliendomi il suo braccio dalle mie spalle. Tiffany ci guardava confusa – Wow non sapevo che vi eravate messi insieme..- -Be si…. - -No non è come pensi. Siamo solo… amici beh nemmeno quello però non stiamo assolutamente insieme.- ero nervosa e molto. Alzai lo sguardo cercando di vedere Jack ma non c’era. – Senti, Kevin ho un sacco di compiti da fare e Tiffany è venuta qui per questo quindi.. - -oh davvero non lo sapevo- disse Tiffany confusa, così la guardai facendole segno di assecondarmi – oh si si certo- - Quindi ci vediamo domani- presi Tiffany e scappammo via, che si fermò di colpo –Adesso mi spieghi il perché di tutto questo!- -Senti il fatto e che volevo passare più tempo con te che con lui che nemmeno conosco- le dissi con un sorriso falso –Ok va bene ti credo- Erano quasi le nove e io ero ansiosa di andare da Jack. Tiffany mi guardò con aria strana – Come mai così in ansia?- mi chiese sorridendo – Devo incontrarmi con una persona- dissi mentre andavo in bagno, per aggiustarmi il trucco e cercare di trattenere il colore degli occhi che cambiava ogni volta che avevo freddo o caldo. –Dimmi, come sto?- dissi uscendo dal bagno – Bella e sexy, ma dimmi, chi è?- - Non lo conosci- -io conosco tutti di qui, cara- - E’ un vecchio amico dell’asilo e oggi è venuto qui così ci siamo dati appuntamento- non so perché ma mi sentii male dirle tutte quelle bugie –Tiffany potresti accompagnarmi al parco? Sono sicura che mia madre non mi darà mai la sua auto – Arrivata al parco cercai di fare una frenetica corsa verso casa di Jack e stranamente correvo molto più veloce del normale. Arrivata li, cercai di darmi un ultima aggiustatina e suonai il campanello. Jack aprì la porta e aveva addosso solo un paio di pantaloncini da basket e nient’altro. Notai che aveva un tatuaggio a forma di stella a sette punte verso l’ombelico. –Ehi Ja… - -Chi è alla porta Jack?- la ragazza dai capelli rossi si affacciò alla porta abbracciando da dietro Jack. – Ally, puoi lasciarci un secondo da soli, io devo parlare- la ragazza mi guardò un attimo e poi tornò ad accarezzare i capelli di Jack – Fai subito però- lei mi guardò e… si baciarono. Jack si staccò e la spinse dentro –Senti Jade credo che dobbiamo rimandare… - - oh si, ma certo- girai i tacchi e me ne andai via, aveva promesso di aiutarmi e invece… -Jade ti sei offesa?- Jack stava davanti a me sorridendomi come se niente fosse – No Jack, per niente- sentivo il calore che mi bruciava dentro –M-ma.. – gli misi una mano davanti alla bocca –Non fiatare- Erano appena le dieci e i miei occhi continuavano a cambiare uno dopo l’altro. Mi guardai allo specchio, che specchiava non solo me ma anche un ragazzo alto con gli occhi grigi. Mi voltai e lui era lì che mi guardava –Cosa ci fai qui Jack?- -Io volevo scusarmi con te… ti avevo promesso che ti avrei aiutata e voglio mantenere la mia promessa che ne dici di… - - no Jack niente promesse, non più- -Jade credimi non l’ho fatto apposta a invitarla a casa mia per sabotare il nostro appuntamento, credimi- diceva la verità, perché mi guardava in modo sincero. – Jack a me non mi interessa se eri in compagnia della tua ragazza… il punto è che potevi almeno avvisarmi prima, non so, con uno dei tuoi biglietti?! - - Ok, scusa hai ragione. La prossima volta lo farò- lui si avvicinò e sorridendomi mi scostò dalla fronte un ciocca di capelli, la sua mano scese giù verso la spalla. –Cosa stai facendo Jack?- –Niente- abbassò la testa e tolse la mano dalla mia spalla –Mi perdoni? – mi guardò e i suoi occhi grigi luccicavano di una piccola luce rossa –Per cosa?- mi scappò un sorriso -Per aver fatto lo stronzo, per essermi dimenticato di una cosa così importante – inclinai la testa e sorrisi –Ma si, certo che ti perdono stronzetto, ma fai una cosa del genere un’altra volta e giuro che ti ammazzo- mi sorrise –Si ma credo che per una come te sarà impossibile-

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Capitolo 4
*** Buon Risveglio ***


L’indomani Jack si presentò in camera mia, prese il materasso su cui stavo dormendo e lo buttò a terra. – Ahi Jack! Mi hai fatto male.- lo fissai lamentandomi del dolore lancinante che avevo sulla schiena –Teoricamente sarebbe tua la colpa, c’eri tu sul materasso quindi - -Ma smettila- ridendo gli diedi un colpetto sulla spalla, ma più che fare del male a lui me lo feci io. La sua pelle bruciava come un fuoco acceso. –Che ore sono?- domandai ancora assonnata –Le cinque- disse Jack sorridendo – Cosa? Ma sei impazzito?!- detto questo caddi sul materasso come se stavo per svenire, ma in realtà avevo solo una voglia matta di dormire. –Dovevamo allenarci, ricordi? - - Si lo ricordo, ma non ricordo che dovevamo allenarci ora.. aspetta hai detto allenarci? Cosa significa?!- -Significa che dobbiamo allenarci duramente per controllare i tuoi poteri- era davvero sorprendente il modo in cui Jack riusciva a cambiarti da: ‘un giorno lo uccido’ a ‘ora lo ammazzo’ -Ma io ti ammazzo- dissi ridendo e saltandogli addosso cademmo insieme a terra, ed era davvero imbarazzante perché gli stavo completamente sopra e per poco le nostre labbra non si sfioravano. Ci guardammo intensamente quando mia mamma entrò in camera con la sua vestaglia mattutina –Che cosa stai facendo a terra Jade?- rimisi gli occhi su Jack, ma lui non c’era più, come al solito. –Sono solo caduta dal letto mamma- - Ok, va bene. Dormi ancora un po’,è presto.- Se, magari. –Per poco non ci beccava, eh?- Jack uscì dal nulla appena mia mamma chiuse la porta. Il suo sorriso ebete mi fece venire voglia di tirargli un pugno in pieno viso. –Allora, sei pronta? – Jack mi guardò aspettando una risposta –Ti sembro pronta?!- lui abbassò lo sguardo e guardò il mio ‘pigiama’ – Beh, se vuoi davvero allenarti così…- lo guardai con le braccia conserte. Lui inarcò il sopracciglio –Che c’è?- disse confuso -Dovrei cambiarmi, quindi- lui si voltò coprendosi il volto con le mani –da sola- ribattei io –Ok, ok vado. Mamma mia, non è che hai tanto da farmi vedere eh.- disse lui sghignazzando mentre usciva dalla finestra. Mi alzai dal materasso, presi un cuscino glielo tirai in faccia e lui cadde all’indietro. –Ops! Scusa- - Si continua a ridere ma adesso che scenderai non credo che continuerai a ridere- disse lui in tono soddisfatto –Vedremo- Con molta attenzione, dopo essermi vestita, uscii dalla finestra attenta a non fare nessun rumore –Ci vuole tanto?- urlò Jack, stufo di aspettare, mentre io cercavo di scendere dall’albero vicino casa mia –Scusa se non sono un gatto- detto questo persi l’equilibrio e caddi a terra. Jack mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi –No grazie. Faccio da sola- mi alzai e lui era già in auto –Dove andiamo?- domandai curiosa –Non fare domande e datti una mossa- Dopo una ventina di minuti arrivammo in un bosco fitto fitto, gli alberi erano giganteschi e ogni tanto si sentiva il rumore di qualche animale che si spostava da albero ad albero –Stai scherzando vero?- guardai Jack indicandogli il bosco –si tesoro, stiamo su una Kandit camera- disse in modo sarcastico –Seriamente Jack- lo guardai con aria confusa e impaurita all’idea di dover stare da sola con Jack in un bosco da brividi, l’unica cosa positiva era che non era notte perché sennò… oddio non volevo nemmeno pensarci. Jack mi prese la mano senza nemmeno pensarci due volte e mi trascinò nel bosco. Dopo aver attraversato l’intero bosco uscimmo di lì e mi trovai davanti un dirupo. O mio dio! Jack vuole buttarmi giù di lì! Senza nemmeno perdere un secondo presi un bastone appuntito e lo puntai davanti a Jack –Cosa stai facendo con.. questo coso- si tolse il bastone dal viso e con uno scatto veloce me lo tolse dalle mani e lo sbriciolò con una sola mano –J-jack c-cosa vuoi f-fare?- Lui salto su un albero come se fosse un gatto e riatterò a terra con due bastoni appuntiti –Te l’ho detto voglio solo allenarti, tutto qui- detto questo mi lanciò uno dei bastoni e io lo presi al volo –Cosa devo farci?- ero ancora impaurita dall’idea che l’unico ragazzo che sapeva davvero chi ero voleva buttarmi giù da un dirupo. –Concentrati su qualcosa di caldo, di molto molto caldo- pensai a un vulcano che stava per eruttare e io che buttavo Jack nella lava, ‘una delle mille cose da fare prima di morire buttata giù da un dirupo’ era quella. –Si ok, fatto e mho?- -Infuoca il bastone- -Cosa?!- -Fallo!- Caldo, lava, fuoco, Jack nel vulcano. Si, Jack nel vulcano. Brucia, brucia, bru.. –Bruciaaaaaa!- iniziai ad urlare lasciando cadere a terra quel poco che era rimasto del bastone. La mia mano andava a fuoco. –ehi calma! E’ normale ok?! Anche io la prima volta pensavo di sentire dolore ma invece… non lo senti- lui mi sorrise e incrociò le braccia della serie “credimi tesoro, io ho sempre ragione”. Beh infatti aveva ragione, anche se era difficile da ammettere. –Fico!- dissi sorridendo –Lo so, io ho sempre ragione- detto quello caddi a terra senza forze. La mia mano era bruciata, e quel fuoco che avevo usato per bruciarla mia aveva completamente consumato l’energia. –E’ tutto ok. Pian piano ci farai l’abitudine- -Per te è sempre tutto ok?!- dissi rialzandomi a fatica –Jade, te l’ho detto. Ci sono passato anche io. Tutto il dolore che hai e proverai ancora l’ho provato anche io, credimi- ero troppo stanca per rispondergli cosi continuai a fissare la mia mano –Jade se non c’è la fai più possiamo anc..- -Qual è il nostro scopo?- -Cosa?!- -Perché ci hanno creati? Qual è il nostro destino? Deve esserci un motivo se io e te e chissà quanti altri, sanno fare cose che le persone normali non possono fare- -Io non lo so- -C-cosa? E allora perché diavolo mi stai aiutando a fare cose di cui non sappiamo il motivo?- -So solo che deve esserci un motivo perché noi siamo così. E se un giorno arriverà il momento in cui ci toccherà scoprirlo, noi saremo pronti!- ci guardammo dritti negli occhi, i suoi occhi grigi brillavano di una piccolissima scintilla rossa. Erano bellissimi. Mi scappò un piccolo sorriso. Jack si inginocchiò davanti a me prendendomi il mento con una mano, ma poi abbassò lo sguardo verso la mia mano. –L-la tua mano, è guarita- ero così concentrata su i suoi occhi che non mi ero accorta che la mia mano non era più bruciata, era come se non lo fosse mai stata, nemmeno una cicatrice. Niente, il che era strano. –Come hai fatto?- -E lo chiedi a me?! Io non me ne ero nemmeno accorta!- lui mi guardò e aveva uno sguardo confuso –Che c’è? Perché mi guardi così?- senza rispondermi, Jack prese il suo cellulare dalla tasca posteriore e mi fece una foto, mostrandomela. –Cosa cavolo..!?- i miei occhi erano verdi, di un verde brillantissimo. –Forse tu sei anche in grado di curarti da sola- mi guardò sorridendomi –Fico!- lo spinsi a terra –Ma smettila! Non c’è niente di “fico” in tutto questo.- mi misi le mani tra i capelli a mi sdraiai a terra sul prato verde –Prima gli occhi viola, poi il fuoco, poi il ghiaccio e adesso… questo! Cosa c’è di peggio?- Jack si sdraiò accanto a me guardandomi –Ci alleniamo?- -Non solo sei in grado di rovinare i momenti migliore ma adesso, anche i momenti peggiori?!- -Beh, siamo venuti qui per questo! Quindi alza le tue chiappe e concentrati- -Scusa, ma le mie “chiappe” non hanno voglia di alzarsi, quindi se permetti..- mi sdraiai a terra per riposarmi ma Jack mi prese in braccio –O ti alleni o ti butto- -Ah se, non avresti mai il coraggio di..- Jack si porse in avanti tenendomi sospesa nel vuoto, proprio sopra il precipizio –Ok, ok scusa- finalmente ritoccai terra tirando un energico ceffone a Jack – Non permetterti MAI più- lo schiaffo lo avevo tirato con tutta la mia forza, ma sapevo bene che a Jack non avrebbe fatto nemmeno un graffio, ma la reazione che vidi non era quello che mi ero immaginata, ma il contrario. Jack volò per l’aria rischiando di cadere nel precipizio, ma fortunatamente non cadde. – Oh cavoletti!- andai in soccorso di Jack mettendo la mia mano sulla sua guancia sinistra –Fatto male?- - Se aver preso uno schiaffo che mi ha quasi fatto cadere nel vuoto equivale ad essermi fatto male, si- Jack si alzò a fatica guardandomi divertito –però adesso me la paghi- Jack iniziò a correre verso di me, lasciando qualche scintilla a ogni passo –C-cosa vuoi da me?- iniziai a correre anche io, sapevo che scherzava ma il suo sguardo inquietante da assassino assetato di vendetta diceva l’esatto contrario. Iniziai a preoccuparmi così mi voltai ma Jack non c’era più e io ero nel bosco. Da sola.

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Capitolo 5
*** Vestiti bruciati. ***


Ero lì da quasi due ore, lo capii perché finalmente riuscivo a intravedere i raggi del sole che illuminavano il bosco, ma restava lo stesso inquietante. Jack mi aveva lasciato lì a marcire, ma un piccolo angolino della mia mente mi stava convincendo che forse sarebbe ritornato a prendermi. Forse. Iniziò a vibrarmi il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. Me ne ero completamente dimenticata di averlo con me, erano le sette e mezza. Vibrò ancora, era una chiamata di Tiffany –Ehi pron..-  –Dove cavolo sei Jade?-   -Sono uscita a fare una passeggiata fuori..(una specie) perché?-   -Perché, uno, dobbiamo andare a scuola e secondo, tua madre è preoccupata-   -Ok, ok dammi un secondo e arrivo- più semplice a dirsi che a farsi, ovviamente non potevo di certo dirle che Jack mi aveva portato a più di venti minuti di distanza e che mi aveva lasciata in un bosco sperduto. Così attaccai la chiamata e uscì dal bosco sperando che qualcuno si fermasse dandomi un passaggio a casa, pregando che non fosse Jack. Non passò nessuno, beh erano le sette e mezza e mi trovavo nel bel mezzo del nulla. Stavo per rientrare nel bosco, quando una moto nera sportiva si fermò davanti a me. –Hai bisogno di un passaggio?- disse il ragazzo misterioso, con la giacca di pelle nera e un jeans rovinato, mentre si sfilava il casco. –Beh, si mi servirebbe- mentre lo dicevo cercavo di sorridere ma rabbrividivo all’idea che sotto quel casco ci fosse Jack. Il ragazzo si tolse il casco, mostrando due occhi di un azzurro cristallino e dei capelli biondissimi –Allora, dove ti porto?- la sua voce era molto profonda –Beh io dovrei andare a scuola alla…-   -Thompson?-   -Esatto..- continuava a fissarmi e io non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi bellissimi occhi –Andiamo?- mi domandò sorridendomi. Salì sulla sua moto e in meno di dieci minuti arrivammo a casa mia, dove mi aspettavo di vedere mia madre con le braccia conserte fuori casa, ma non c’era. –Non dovevamo andare a scuola?- mi domandò il ragazzo dagli occhi di cristallo–Si, si vado a prendere i libri e arrivo- entrai in casa e vidi un biglietto sul comò. Rabbrividii all’idea che quel biglietto fosse di Jack, ma fortunatamente era di mia madre. Lo lessi –Tesoro, non ho idea di dove sei ma io devo andare a lavoro, quindi appena leggi questo biglietto chiamami- così le mandai un messaggio con scritto che stavo andando a scuola e corsi velocemente in camera mia per prendere i libri. Aprii la porta e camera mia era completamente invasa da tutti i miei vestiti sparsi ovunque, mi girai di scatto e vidi Jack che si specchiava con addosso i miei vestiti -Cosa cavolo stai facendo con i miei vestiti addosso?- mentre lo dissi mi coprii il viso con la mano perché era una situazione davvero imbarazzante, specialmente per lui. –Come sto? Sexy, vero?- indossava un mio reggiseno nero e un pantaloncino di jeans corto –Mi sorprende il fatto che ti vanno i miei jeans-   -Beh, c’è voluto un bel po’ per farli entrare- disse sorridendomi e grattandosi i capelli -   -Io ti ammazzo ma prima, si può sapere perché cavolo mi hai mollata nel bosco?-   -Dovevo vendicarmi- disse mentre si aggiustava i capelli e si rivestiva con i suoi vestiti -Ah e questa sarebbe la tua vendetta?- indicai il disordine in camera mia– Indossando i miei vestiti?! Ma davvero?!-   -Beh la maggior parte dei vestiti che ho indossato sono tutti bruciati, quindi credo che per un certo periodo di tempo verrai a scuola nuda- disse guardandomi e sorridendomi compiaciuto –No, no ma io ti ammazzo. Mia madre mi ammazza. Ma prima io a te- corsi verso i vestiti abbracciandoli tutti come se fossero bambini che avevano bisogno di affetto. –Puoi sempre comprarne degli altri!-   -Con quali soldi? Con i tuoi? Senti Jack sono davvero infuriata con te per tutto, quindi è meglio se adesso te ne vai, ok?-   -Dai se è per i vestiti oggi dopo scuola andiamo insieme a comprarne dei nuovi-    -Ah si, così mi molli di nuovo, in un negozio?!- Jack si avvicinò cercando di prendermi il viso ma io mi voltai –Senti, so che ho sbagliato ma non è poi così grave-    -Il fatto è che riesci sempre a farti odiare da me, per te è sempre come un gioco-    -Per me non sei un gioco, sei molto di più- mi guardò sperando che io rispondessi, ma non dissi niente –Dammi solo la possibilità di dimostrarti che non sei un gioco per me- mi prese le mani e le sue erano caldissime, si porse in avanti cercando le mie labbra così mi avvicinai anche io. Non so da quanto tempo stavo aspettando quel momento –Ehi, sono quasi le otto. Hai fatto?- eravamo così vicini che quasi riuscivo a sentire il suo respiro e in quel momento odiai il fatto di aver accettato il passaggio da quel ragazzo. Jack si allontanò per primo da quel bacio che entrambi desideravamo –Chi è?- mi domandò affacciandosi alla finestra –E’ il ragazzo che mi ha accompagnato qui…-   -Ah.. ok, quindi oggi dopo scuola shopping?- disse cercando di cambiare argomento –Ok, ma ovviamente paghi tu- dissi mentre le mie braccia si aggrappavano al suo collo –Ovvio principessa..- riprovò di nuovo a baciarmi e ovviamente l’altro ragazzo riprovò a chiamarmi –Dai è tardi-   -Arrivo…- mentre dissi quelle parole mi accorsi che Jack se ne era andato lasciando uno dei suoi bigliettini “Ci vediamo dopo scuola, principessa” dopo aver letto il biglietto presi un paio di libri e scesi velocemente le scale. Uscii fuori e il ragazzo biondo mi aspettava seduto sulla sua moto –Pronta?-   -Si, si scusa- salii sulla moto e partimmo, arrivando a scuola alle otto precise. Scesi dalla moto e feci per andarmene ma il ragazzo biondo mi bloccò –Sono Colin- mi porse la mano sorridendomi –Io sono Jade- mentre lo dissi lui prese il suo zaino -Allora, ci vediamo in giro?-    -Si.. ok- mentre lo dissi senti il calore che mi scorreva dentro e percepii di avere gli occhi rossi -Senti io devo andare, ciao- scappai via cercando di coprirmi gli occhi. Entrata a scuola aprii l’armadietto e mi specchiai per controllare gli occhi che emanavano una forte luce rossa, chiusi gli occhi e riaprendoli tornarono normali –Ehi, dove eri finita?- sbattei con forza l’armadietto dalla paura –Ero solo uscita per una passeggiata- mentre lo dissi pensavo a quel bacio e che forse iniziava a piacermi il fatto di passare il mio tempo con lui, e che forse iniziava a piacermi proprio lui. Sorrisi all’idea –Ok va bene, comunque qualcosa mi dice che dobbiamo muoverci- mentre lei parlava vidi Jack. Ci guardammo entrambi e io gli sorrisi e mentre lui stava per sorridermi Alison gli saltò al collo –Allora hai capito?- distolsi lo sguardo dalla coppietta e guardai Tiffany –Cosa, scusa?- -Ti stavo dicendo che oggi devo andare a fare shopping, e tu verrai con me-   -No, ho già qualcun’altro che mi compra i vesti- sorrisi cercando di non guardarlo mentre stava avvinghiato alla propria ragazza –Aspetta, tu hai un ragazzo che ti compra i vestiti e non mi dici niente?-   -Non è proprio così, senti ne parliamo un altro giorno che è tardi. Dai muoviamoci- Finalmente le strazianti ore di chimica, biologia e storia erano finite e io ero pronta per lo shopping. Poco prima che finisse l’ultima ora di storia, Jack mi aveva mandato un bigliettino con scritto che ci saremo incontrati al cancello della scuola. Arrivata lì non ebbi il tempo di appoggiarmi al cancello che Jack era già li davanti a me –Ciao principessa- si avvicinò a me dandomi un bacio sulla guancia, io gli accarezzai i capelli –Ciao bruciatore di vestiti- dissi in modo scherzoso, lui mi sorrise –Pronta per lo shopping?-   -Si ovviamente, tanto paghi tu- dissi soddisfatta –Si ma prima…- disse invitandomi a entrare nella sua auto –andiamo a pranzare-   -Si, ma dipende dove andiamo-   -Sorpresa-   -Basta che non sia il bosco-  

-Stai scherzando, vero Jack?-   -Dai, stavolta non ti lascerò di nuovo qui- disse portandomi nel prato verde dove ci eravamo allenati quella mattina. Vidi che il prato era cosparso di petali di rose e in mezzo una tovaglia a quadri con qualche rosa sparsa qua e là. Jack si sedette sulla tovaglia e iniziò a posarci del cibo e con una mano mi indicò di sedersi di fronte a lui –Wow è…- mi interruppi perché notai che il cibo che Jack stava cacciando dal cestino era crudo -…crudo?- ovvio, doveva allenarmi –Cuocili con le tue mani- disse porgendomi una bistecca –Tu sei davvero…-   -Fantastico? Stupendo?-   -..No, cretino!- la mia mano prese fuoco e io ebbi quasi l’istinto di urlare di nuovo, ma mi trattenni. Presi la bistecca e l’arrosti ma non notai che il fuoco sulle mie mani era decisamente troppo, così si carbonizzò. –Wow, era meglio un ristorante- disse Jack deluso dal fatto che avevo carbonizzato il pranzo –Potevi farlo tu allora- mi girai con braccia conserte, Jack si avvicinò a me da dietro –Ma preferisco rimanere qui con te, da soli- iniziò a baciarmi il collo, io mi girai e lui fece per baciarmi ma io gli misi un dito sulle sue calde labbra –Jack.. cosa stai facendo? Hai una…ragazza-   -Che m’importa quando invece posso avere te?!- arrossii ma pensai che anche se non conoscevo Alison, non potevo di certo fregarle il ragazzo, anche se volevo. Jack si accorse di aver sbagliato momento e parole perché vide che non lo guardavo e credo che entrambi pensammo che quel momento era esageratamente imbarazzante -Shopping?- chiese, ancora imbarazzato –Ok..- dissi, cercando di evitare il suo sguardo e pentendomi di aver interrotto quel bacio tanto desiderato.

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Capitolo 6
*** Taser ***


Dopo l’imbarazzante uscita con Jack e la costosa spesa di vestiti, finalmente tornai a casa. Appena entrata in camera mi sdrai sul mucchio di vestiti bruciati, dove sotto c’era il letto. Mia madre non sarebbe tornata prima delle undici di sera, quindi avevo la giornata completamente libera. Cominciai a buttare i vestiti bruciati e a mettere quelli nuovi nell’armadio quando mi vibrò il cellulare nella tasca posteriore dei jeans, era un messaggio di Tiffany. ‘Ehi, Derek Miller ha invitato tutti per una festa e con tutti intendo anche me e te. Ci verrai vero?’ ‘Beh non lo so, ho un mucchio di cose da fare qui a casa..’ ‘Non fare la scema e vieni, ti prego’ ‘Eh vabbè, mi passi a chiamare tu?’ ‘Ovvio, a stasera’ Dopo aver messaggiato con Tiffany, decisi di andare a farmi una bella doccia. Finita la doccia mi specchiai e guardai i miei occhi, cambiavano da colore a colore, mi chiesi se quella sera alla festa sarei riuscita a tenerli a bada. Rientrata in camera decisi di mettermi qualche vestito nuovo che avevo comprato insieme a Jack. Jack, chissà se ci sarebbe venuto alla festa. E chissà se verrà anche la sua ragazza. Decisi di mettermi un jeans stretto, una maglietta bianca e l’amato gilet di jeans con sotto le amatissime converse. Mentre le allacciavo suonarono al campanello così mi affacciai alla finestra, era Tiffany. Presi il cellulare e scesi sotto, pronta per la festa. –Pronta, tesoro?- disse Tiffany appena aprii la porta –Ovvio..- dissi ripensando per l’ennesima volta a Jack. Arrivate lì si sentiva la musica già da qualche isolato e un bel po’ di ragazzi stavano già fuori a bere birra e a fare cretini. Entrammo e io ero alla disperata ricerca di Jack. –Uh c’è Carter. Senti io vado a salutarlo, tu aspettami qui, ok?- annuii, così mi precipitai al bancone delle bibite. Mentre mi versavo la coca nel bicchiere qualcuno mi mise una mano sulla spalla, mi voltai e dietro di me c’era Colin. –Ehi, come butta?- disse sorridendomi, con la solita giacca di pelle –Bene….- cercai di levarmelo di torno -..io vado a cercare Tiffany. Allora ci sentiamo dopo.. ciao- Colin mi salutò e io andai davvero alla ricerca di Tiffany. La trovai che si stava baciando con Carter così decisi di lasciar perdere e di continuare la ricerca su Jack, ma preferivo prima mangiare. Presi qualche pizzetta e cominciai a guardarmi intorno, fino a quando non vidi Jack che baciava amorevolmente la sua ragazza, appoggiata al muro. Iniziai a pensare che era stata la scelta giusta quella di non baciarlo, perché sapevo bene che sarebbe tornato di corsa da Alison. Io non gli bastavo. Stavo quasi per andare in crisi, sentendo il solito calore nelle braccia e percependo gli occhi rossi, così decisi di salire al piano di sopra della casa e trovare un bagno. Jack alzò lo sguardo vedendomi andare via ma io non gli diedi retta, così continuai ad andare verso il bagno. Entrai e chiusi la porta ma Jack riuscì ad entrare giusto in tempo. –Possiamo parlare?- mi domandò appena ebbi chiuso la porta a chiave –Di cosa vogliamo parlare? Del fatto che desideri me ma che poi corri subito da lei?- mi accorsi che ciò che avevo appena pensato mi era uscito dalla bocca senza volerlo. Jack mi guardò confuso e lo ero anche io, perché lui non sapeva cosa provavo per lui e in realtà non lo sapevo nemmeno io. Jack si avvicinò a me, portando le sue mani calde sul mio viso. Le sue labbra si avvicinarono fino a toccare le mie. Era come baciare un fuoco, sentii le mie labbra bruciate. Lui si staccò e toccandomi le labbra con le dita mi guardò, gli scappò un sorriso. Scappò anche a me. –Scusami..- continuò a guardarmi -..ti fa male?- continuò a toccarmi le labbra con le sue calde dita -Si, fa male, ma quando sto con te passa tutto- lui mi guardò ancora, poi si avvicinò tentando di baciarmi di nuovo ma io mi voltai –Senti Jack, io….devo andare…- -Perché vuoi scappare via da me?- disse Jack guardano i miei occhi rossi come i suoi -io.. ho paura di te… credo- continuò a fissarmi ma poi abbassò il volto –ma… non faccio altro che pensare a te..- detto questo presi il suo volto con le mie mani e lo baciai. Le mie labbra bruciavano ancora più di prima ma non mi importava, il dolore prima o poi sarebbe passato ma il ricordo di quel bacio no. Io feci per staccarmi da quel bacio ma Jack continuò a baciarmi, gli misi le mani tra i capelli che poi scesero verso il collo, lui mi mise le mani sulle cosce e mi sollevò da terra tenendomi in braccio a lui. All’improvviso sentii vibrare il cellulare nella tasca posteriore, ma non mi importava, lo lasciai squillare fino a quando non finì. Quel bacio mi era sembrato infinito fino a quando non bussarono alla porta –Jade? Jade sei qui?- era Tiffany –Si, si eccomi- Jack mi riposò a terra dandomi un bacio veloce sulle labbra ormai bruciate, mi guardò –Tu vai a casa, io ti aspetterò lì- mi sorrise e poi svanì nel nulla. Aprii la porta –Ehi ha chiamato tua madre e ha chiesto di te, le ho detto che eri a casa ma lei ha detto che ha provato a chiamarti ma tu non hai risposto- oh cavolo, mia madre non voleva che io andassi alle feste, per giunta quando lei non c’era e senza il suo permesso. Guardai il display del cellulare, erano le undici meno un quarto –Cavolo Tiffany, dobbiamo muoverci sennò mia madre al massimo mi uccide stasera- Tiffany mi guardò –Cos’hai fatto alle labbra?- -Non c’è tempo per le spiegazioni, dobbiamo muoverci- Fortunatamente arrivammo a casa giusto in tempo, cinque minuti prima che arrivasse mia madre. Come aveva promesso, appena aprii la porta vidi Jack con una rosa in mano accanto alla finestra. Entrata, chiusi la porta a chiave e mi precipitai da lui, saltandogli addosso –Questa è per te, principessa- mi porse la rosa mettendomela tra i capelli –Adoro quando mi chiami così- mi avvicinai dandogli un bacio veloce –però….- -Ah.. c’è sempre un però..- disse Jack stufato -…quello che stiamo facendo è sbagliato, insomma il bacio…- -Non c’è niente di sbagliato se tu mi piaci tanto- -Lo so.. ma..- -Non ti preoccupare, ok?- -Va bene..- affondai il mio viso sul suo petto, lui mi accarezzò i capelli delicatamente –Posso farti una domanda?- chiesi impaziente –Tutto- -Perché ho le labbra bruciate se anche io sono.. come te, insomma, riesco anche io a controllare il fuoco..- -Forse perché io e te non siamo esattamente uguali.. cioè tu riesci a controllare più di un elemento.. io no- -io credo che non c’entri niente il fatto che ‘siamo diversi’, abbiamo sempre un elemento in comune..- -Forse…- mi guardò intensamente cercando qualcosa nei miei occhi –dai non lo so, non ci pensare- Jack sorrise e mi prese in braccio, portandomi sul letto dove anche lui si allungò –Cosa vuoi fare?- domandai un po’ impaurita all’idea -Voglio.. dormire- -Io credevo.. che tu non dormissi la notte, dato che stai sempre qui- -Beh, come vedi non sono un vampiro, sono esattamente come te- Jack infuocò i suoi occhi, mi prese tra le sue braccia e mi diede un bacio, un bacio che mandò una scossa in tutto il mio corpo. Letteralmente. Mi staccai da Jack, lui era impaurito, ma io lo ero di più. Era come aver ricevuto una scossa elettrica da un taser, solo che non era un taser ad avermi provocato la scossa, ma un bacio. Jack appoggiò una mano accanto ai miei occhi –I tuoi occhi sono… gialli- ero paralizzata, non solo dalla scossa ma anche dalla fantastica notizia.

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Capitolo 7
*** Iglú. ***


Rimasi lì paralizzata a fissare Jack, mi formicolavano così tanto le labbra che quasi non riuscivo a muoverle. Forse il destino voleva che io e Jack non stessimo insieme o semplicemente non voleva che ci baciavamo. Dannato destino! Non posso amare una persona se non posso dimostrarglielo! In realtà non so nemmeno se quello che c’era tra noi possa chiamarsi amore. Il fatto è che stava accadendo tutto troppo in fretta, e poi… lui aveva già una ragazza. Non lo so, non ci stavo capendo niente. Continuammo a fissarci senza dirci nemmeno una parola, così io provai a voltarmi per vedere che ore fossero. Ci misi più di due minuti per riuscire a prendere il telefono che stava sul comò. Quella scossa che mi aveva paralizzato, pian piano svaniva, ma nel frattempo faceva più male di prima. Erano quasi mezzanotte e io non avevo ancora sonno, invece Jack aveva la faccia di uno che non dormiva da giorni –Perché non dormi, Jack?- -Voglio accertarmi che tu stia bene- -Io sto bene, non ti preoccupare- -Quando tua madre vedrà le tue labbra, che le dirai?- mi accorsi che erano ancora bruciate e che sanguinavano un po’ –Non lo so, mi inventerò qualcosa, e chissà, forse si cureranno da sole come l’altra volta. Stai tranquillo- stavamo ancora allungati, Jack mi avvicinò a se, sentivo il suo respiro -Vorrei tanto baciarti…- io, invece, avvicinai le mie labbra alle sue ma lui si allontanò -Jade, non voglio ancora causarti bruciature o scosse…non voglio farti del male- -Non mi importa delle mie labbra- mi avvicinai a lui e lo baciai. Fu un bacio completamente diverso dagli altri, perché non mi aveva causato nulla. Mi aveva causato solo la voglia matta di continuarlo a baciare fino a quando non avrei perso fiato. Ci staccammo e io gli accarezzai i suoi capelli castani –Io non posso credere di… essere qui… con te - intravidi una piccola scintilla nei suoi occhi –Perché? E’ così strano avere accanto un ragazzo figo e sexy come me?!- -Ma smettila- dissi in tono divertito e spingendolo giù dal letto. Jack cadde a terrà e io mi misi a ridere. Jack si rialzò e mi guardò con uno sguardo confuso –Sai, non è divertente e smettila di ridere- -Perché sennò che mi fai?!- dissi in tono di sfida, i suoi occhi si infuocarono. Adoravo quando faceva il duro. Jack mi guardò e mi sorrise in modo inquietante. Saltò su di me tenendomi bloccata ed entrambi ci guardammo negli occhi –Potrei… bruciarti viva- il suo tono era profondo ma allo stesso tempo divertito. Iniziò a baciarmi il collo, io misi la mia mano sul suo petto, che bruciava come un vulcano, ma sapevo che per lui era normale. Poi, le sue labbra arrivarono alle mie, e lui le iniziò a mordere stando attento a non farmi male davvero, dato che le avevo completamente bruciate, quasi non riuscivo a percepire il bacio. Lui si fermò, guardandomi con i suoi occhi naturali –Adesso è meglio che vada, ci siamo divertiti abbastanza- mi sorrise e mi diede un ultimo bacio sulle labbra, dovetti guardare perché sennò non avrei capito se mi stava baciando. Era ufficiale! Le mia labbra erano andate. Jack fece per uscire dalla finestra ma io lo bloccai –Jack, posso parlarti prima.. che vai?- lui annuì col capo –Non vorrei essere la solita guastafeste ma.. credo che stiamo correndo troppo, diamo tempo alle cose e poi ti ricordo che hai una ragazza..- odiavo doverglielo sempre far ricordare ma.. era vero. Stavamo correndo troppo, che lui mi piacesse o no, dovevamo dare tempo alle cose. –Tu mi piaci Jade e anche molto.. Alison è una bella ragazza, ma con lei non puoi fare un discorso serio, non è la tipica ragazza con cui vorrei passare un'intera giornata insieme, con cui posso aprirmi..- - Beh, allora perché state insieme?- cercai di non pensare al modo in cui si baciavano quella sera alla festa -Diciamo che siamo fidanzanti ma in realtà ci usiamo entrambi solo per i nostri "divertimenti"...- Jack si avvicinò a me prendendomi le mani dandole un bacio, poi mi guardò intensamente come se volesse vedermi l’anima - Non mi sognerei neppure di divertirmi con te. Per me non sei un divertimento.. se per te stiamo correndo troppo, beh, vorrà dire che daremo tempo alle cose- Jack si avvicinò e mi baciò, poi si staccò e guardò i miei occhi –Farei qualunque cosa per te..- portò le sue mani sul mio viso e continuò a baciarmi. Riaprii gli occhi e lo guardai intensamente, poi avvicinai le mie labbra al suo orecchio –Rimani qui con me, stanotte- lui mi guardò sorridendomi –Ho detto che farei qualunque cosa per te- mi scappò un sorriso, gli presi le mani facendogli segno di seguirmi, ed entrambi ci allungammo sul letto. Io appoggiai la testa sul suo petto e lui mi baciò la fronte. Cominciai a pensare che forse potevo davvero fidarmi di lui, perché lui era l’unico a sapere chi ero davvero. Mi addormentai tra le sue braccia calde, mi sembrava di dormire in un forno, ma poi ci feci l’abitudine. Mi ero addormentata in un forno e mi ero svegliata.. in un ghiacciaio. Letteralmente! Camera mia era completamente ghiacciata, guardai le mie mani, erano fatte completamente di ghiaccio, quasi non riuscivo a specchiarmi. Guardai Jack, stava dormendo ancora però non aveva nemmeno un cristallo di ghiaccio sul corpo. Lo toccai, era caldissimo. Dato che Jack stava ancora dormendo, decisi di scendere sotto per mangiare qualcosa, poi avrei sciolto il ghiacciaio. Uscii dalla camera cercando di non far rumore, ma appena mi voltai caddi a terra. Camera mia non era l’unica ad essere ghiacciata, ma tutta la casa. Non riuscivo a capire il perché di tutto quello, insomma, l’ultima volta che avevo ghiacciato camera mia la notte prima avevo un freddo glaciale ma… io avevo dormito in un forno, con un forno! Ero stata al caldo tutta la notte, speravo solo di non aver ghiacciato mia madre. Entrai in camera sua, non c’era, ma anche camera sua era ghiacciata, sembrava di stare in un iglù. Scesi le scale, stando attenta a non scivolare, entrai in cucina, mia madre non era nemmeno lì. Cominciai a preoccuparmi. Suonò il cellulare e io mi spaventai a morte, scivolai a terra provocando delle crepe sul pavimento. Mi alzai e risposi -Pronto?- -Tesoro, sono io- la voce di mia madre mi rassicurò –Dove sei mamma?- chiesi ancora un po’ preoccupata -Sono a lavoro..- -Ok.. non hai notato niente di strano in casa stamattina, non ti è sembrata troppo fredda?- -No… mi è sembrata normale- -Ok.. ci vediamo stasera- attaccai la chiamata. Ero impaurita a morte. –Ahi!- Jack urlò da sopra e io mi precipitai da lui. Salii le scale, ancora troppo ghiacciate, e lo trovai in camera mia spiaccicato a terra come una sottiletta. Anche se non era il momento giusto per pensare una cosa del genere, pensai che era adorabile. Così figo con quella canotta rossa e quei jeans stracciati che lo rendeva.. No no! Ma a che diavolo stavo pensando?! Cavoli! Credo che quella scossa mi abbia fuso anche il cervello, anche se pensare certe cose non è di certo un crimine, giusto?! –A cosa stai pensando, principessa?- disse Jack alzandosi a fatica –Stavo pensando a quando sei figo- non capì se l’avevo solo pensato o l’avevo detto davvero, ma da come mi guardava sconvolto e divertito, capii che l’avevo detto davvero. –Oddio io..- -E io penso che anche se hai solo un misero pigiama addosso e due mani completamente ghiacciate, penso che sei terribilmente.. sexy- Jack si avvicinò a me chiudendo la porta alle mie spalle, io mi appoggiai alla porta e lui si avvicinò a me baciandomi il collo, io d’istinto, misi la mano sul suo petto e.. lo ghiacciai, non so perché, ma lo feci –Jack?- -Mmmh- continuò a baciarmi –Jack!- lo spinsi con tutta la forza che avevo, lui mi guardò confuso –G-guarda il tuo petto- abbassò lo sguardo, mi guardò, incredulo di ciò che gli avevo appena fatto –Cosa diavolo mi hai fatto?!- -I-io non lo so..- una lacrima mi rigò il viso, mentre a lui il ghiaccio si stava espandendo in tutto il corpo. Jack infuocò i suoi occhi, ma il fuoco che c’era nei suoi occhi si spense in un secondo, era come se quel ghiaccio lo.. rendesse debole. –Non capisco..- ci riprovò di nuovo, ma ebbe lo stesso risultato –Lascia che ci provi i-io- un’altra lacrima mi rigò il viso. Stava diventando un ghiacciolo ed era tutto colpa mia e dei miei stupidi poteri. –Ehi..- Jack portò la sua mano sul mio viso asciugandomi dal mio senso di colpa -..non è colpa tua se sto così..- mi sorrise cercando di non farmi preoccupare ma, non ci stava riuscendo. Scacciai i miei pensieri dalla testa e mi concentrai su Jack. Infuocai la mia mano e la misi sul suo petto, posizionandola sul suo cuore, riuscivo quasi a sentire.. la sua anima. Il ghiaccio sul suo corpo cominciò a sciogliersi e io tirai un sospiro di sollievo. Senza perdere un secondo mi avvicinai a lui e lo baciai, lui non rispose al bacio e cadde a terra svenuto. Alzai un attimo lo sguardo, mi sentivo osservata. Mi affacciai alla finestra, vidi solo un uomo con due occhi rossi e dei capelli neri. –J-Jade- mi girai guardando Jack, ma poi mi voltai di nuovo verso l’uomo, ma lui non c’era più. Chiusi gli occhi, li riaprii e tutto tornò come prima, tranne Jack a terra ansimante come un tenero cagnolino.



















Ehi salve ^^. Beh, questa è la mia storia e ho sempre
pensato di pubblicarla, e infatti eccomi qui.
Spero davvero vi piaccia e mi farebbe davvero piacere
trovare ogni tanto qualche recensione.
Grazie a chi lo farà. 
Baci <3

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Capitolo 8
*** Senso di colpa. ***


Era sabato, e il giorno prima che ghiacciai camera mia, io e Jack c’eravamo dati appuntamento al bosco, alle sei del mattino. Speravo solo ci venisse. Era passato solo un giorno e io non avevo avuto notizie di Jack da quell’incidente. La sera prima avevo chiesto a Tiffany se poteva prestarmi l’auto, così uscii dalla finestra e misi in moto l’auto. Arrivai al bosco in meno di un quarto d’ora, così parcheggiai. L’auto di Jack non c’era, pensai che poteva stare già ad aspettarmi all’uscita del bosco. Entrai nel bosco e anche se erano solo le sei del mattino, faceva più paura di quanto pensassi. Sembrava la scena di un film horror, con qualche spettro qua e la. Ma fortunatamente, in quel bosco non c’erano spettri. O almeno così speravo. Ero quasi vicina all’uscita, ma iniziai a sentire dei rumori, come se qualcuno stesse rompendo degli alberi o cose del genere. Uscii dal bosco e finalmente vidi Jack che stava tirando pugni a un albero. –Ja..- il ragazzo si voltò ma non era Jack, era.. Kevin. Forse gli avevo confusi per il fatto che avevano la stessa giacca di pelle rovinata e lo stesso colore di capelli. O forse ero solo io ad essere confusa. –Kevin, che ci fai.. qui?- -E’ la stessa domanda che dovrei farti io- -N-non sono affari tuoi…- -Beh, stessa cosa vale per me- Kevin si voltò e con un pungo spaccò a metà l’albero d’avanti a lui e una decina dietro, come un domino. Rimasi paralizzata. –C-come hai f-fatto?- chiesi terrorizzata –A fare cosa? Questo?!- sulle mani di Kevin cominciai a intravedere dei peli e le sue unghie divennero artigli acuminati. Kevin spalancò la bocca, dove intravidi i suoi denti diventati ormai zanne affilate. Le sue orecchie divennero più appuntite e i suoi occhi si colorarono di giallo. Come quelli di un licantropo. Io avevo visto un sacco di volte tutta la saga di Twilight, e avevo sempre sognato di avere come amico un licantropo, come nel film, ma adesso che ne avevo conosciuto uno e che tra l’altro voleva sbranarmi, mi rimangiai tutto. Sul suo viso intravidi un sorrisetto da maniaco della serie tu scappi, io ti prendo. Lui iniziò a correre verso di me e io cominciai a correre come non mai, avendo ancora la paura di rimanere un’altra volta da sola nel bosco e di essere sbranata da un licantropo. Sentii una scossa che mi vibrava in tutto il corpo, cominciai a sentirmi più energica e più veloce, anche se avevo una fame tremenda. Mentre correvo mi voltai, ma Kevin non riuscivo più a vederlo, così girai di scatto la testa e andai a sbattere contro qualcosa, contro qualcuno. –E’ tutto ok, principessa?- non c’era bisogno di aprire gli occhi per capire chi era, perché sapevo benissimo di chi si trattasse. Jack mi porse la mano invitandomi ad alzarmi. Appena rialzata lo abbracciai forte, sentendomi al sicuro tra le sue calde braccia di fuoco. –Mi sei mancato- dissi, nascondendo ancora il mio viso nel suo petto, appoggiando l’orecchio sentivo il suo cuore che batteva –Anche tu..- Jack mi alzò il volto costringendomi a guardarlo nei suoi occhi rosso fuoco poi affondò le sue labbra nelle mie. Mi scostò un ciuffo di capelli dalla fronte –Cos’è successo?- ero ancora traumatizzata dal fatto che Kevin fosse…un licantropo –Io.. non lo so, so solo che c’è un licantropo omicida che cercava di sbranarmi- ero sicura che Jack sapesse di Kevin e come fermarlo, ma l’espressione sul suo viso diceva tutto il contrario. Cominciò a ridere – Perché ridi?- -Adesso puoi uscire - Kevin saltò giù da un albero e continuandomi a guardare, lentamente ridivenne normale. Fulminai con lo sguardo entrambi –Vorresti dirmi che era tutto uno scherzo?- -Esatto- dissero in coro. Guardai Jack, confusa e arrabbiata a morte con lui. Questa me l’avrebbe pagata molto cara. –Ti rendi conto del fatto che ti trovi dal primo all’ultimo posto della lista di Omicidi da compiere?!- -E tu invece, ti trovi al primo posto nel mio cuore- si avvicinò, baciandomi lentamente le labbra. –Ehm..- mi girai e Kevin ci guardava con braccia conserte -…io credo di dover andare, ci vediamo a scuola- Kevin mi sorrise e poi scomparve tra gli alberi come un gatto selvatico. Io mi voltai e guardai Jack –Adesso facciamo i conti- non feci in tempo a prenderlo che scappò via –Però devi prima prendermi- cominciai a rincorrerlo, sentendo la scossa che mi vibrò nel corpo rendendomi più veloce. Jack era già all’uscita del bosco –Ehi, fermati- non riuscivo più a fermarmi, così caddi addosso a lui. Entrambi ci guardammo intensamente negli occhi. Io misi le mie mani tra i suoi capelli castani, che alla luce del sole sembravano quasi andare a fuoco, lui mise le sue calde mani sulla mia schiena. Poi posò una mano sul mio viso –I tuoi occhi..- sorrise – sono gialli…- -Che novità- dissi con sarcasmo, i suoi occhi si infuocarono –Sei bellissima- Jack portò una mano dietro alla nuca e mi avvicinò a se iniziando a baciarmi lentamente. Anche se erano passati tre giorni, quando Jack toccava le mie labbra sentivo ancora dolore e puzza di bruciato, ma non mi importava. Volevo solo che il nostro bacio durasse fino a quando non ci mancasse il respiro e questo era ciò che pensavo due secondi prima che suonasse il cellulare di Jack. Entrambi ci alzammo, lui rispose al cellulare e io, intanto, giocherellavo con una ciocca dei miei capelli. -...si, ok… anche io.. ci vediamo stasera..- Jack terminò la chiamata e si girò verso di me guardandomi imbarazzato –Scusa, era…- -Alison..- continuai la frase, guardando in basso -No.. era mia madre..- alzai lo sguardo verso di lui, e lui mi sorrise -…mi madre torna dal New Jersey e andiamo a cena stasera..- -E tuo padre..?- Jack abbassò lo sguardo come se avessi detto qualcosa di terribile, e forse lo era. –O mio dio Jack.. io non lo sapevo..- mi avvicinai a lui prendendogli le mani –Non ti preoccupare..- alzò il viso, rivolgendomi un sorriso triste. Mi avvicinai e lo abbracciai delicatamente. Diciamo che in un certo senso, entrambi non avevamo un padre, solo che a lui non c’era più davvero, a me era soltanto a un Miliardo di chilometri di distanza. –So come ti senti Jack… insomma a me non è morto.. però è come se lo fosse… è a un Miliardo di chilometri da qui e non ci sentiamo mai..- Jack aveva ancora lo sguardo fisso nel vuoto, io presi il suo volto avvicinandomi lo baciai ma.. lui non volle –Io… devo andare- Jack si scansò e scomparve tra gli alberi. Lo avevo ferito. Mi sentii in colpa. Qualche ora dopo ero già a scuola, ma Jack non c’era. Forse dovevo chiamarlo, o forse dovevo semplicemente lasciarlo solo per un po’. –Ciao..- Colin era dietro di me e sorrideva –Ciao…- Colin si sbottonò la giacca e notai che indossava un catenina con appeso un dente appuntito, come quella di mio padre. Ricordai quando io e mio padre passavamo il tempo a pescare al lago vicino casa mentre mia madre preparava la cena. Ricordai anche quando pescammo un gigantesco pesce e mio padre decise di lasciarlo libero, e quando gli togliemmo l’amo, sul palmo di mio padre rimase un dente scheggiato. D’allora, mio padre lo portò sempre al collo. Eppure, c’era qualcosa nella catenina di Colin che mi ricordava quella di mio padre, solo che non mi ricordavo cosa –Ehi, hai fatto.. qualcosa? Mi sembri un po’… disconnessa- -No, è che mi stavo chiedendo dove avessi preso questa collana- mi avvinai sfiorandogli con la mano il dente appeso alla catenina. –Oh, questa?- indicò la collana –E’ solo un regalo- ero confusa –Allora… mi stavo chiedendo… se oggi, per caso, avresti bisogno di un passaggio..- mi sorrise –E’ una specie di appuntamento?- gli rivolsi lo sguardo, imbarazzata –Se si può definire così, si, è un appuntamento- sorrise emozionato –Ok, va bene..- avrei voluto dirgli di no ma tanto, Tiffany non poteva uscire, Jack andava a cena con sua madre e io ero sola a casa senza fare niente. –Bene. Allora ti passo a prendere verso le otto- -Ok, a stasera allora- entrambi ci voltammo e la campanella suonò, e io finalmente potevo tornare a casa. Tornai a casa in meno di cinque minuti, da quando mi ero baciata con Jack, la sera prima del ghiacciaio in camera mia, ero diventata sempre più veloce, più energica. Entrata in casa, mi preparai un panino e salii in camera mia. La porta era spalancata e Jack era allungato sul mio letto. Posai il panino sulla scrivana e mi avvicinai a lui lentamente, salii sul letto e gli baciai la spalla abbracciandolo da dietro. –Ciao..- dissi e lui si voltò verso di me. I suoi occhi erano di un rosso sbiadito. Aveva pianto. Avvicinai il palmo della mia mano sul suo viso, e gli asciugai le lacrime. Jack abbassò lo sguardo –Mi manca.. così tanto- disse singhiozzando e continuando a piangere –M-mi dispiace- lui alzò lo sguardo, fissandomi –Mi dispiace essermela presa.. prima- -Non te la prendere, avevi ragione.. forse non te lo dovevo chiedere..- -Non ti preoccupare, ormai è sempre così. Ogni volta che sento parlare di mio padre..- aveva la voce affaticata -…vado in crisi e mi chiudo in me stesso..- -Jack.. non pensarci..- gli sollevai il viso baciandogli le sue labbra calde come un forno acceso. Jack mi sorrise –Grazie- -Per cosa?- mi avvicinai a lui, di nuovo, e lo baciai ancora –Per essere con me ogni volta che ne ho bisogno..- mi baciò delicatamente le mie labbra bruciate –Allora, cosa farai stasera, senza di me?- si avvicinò baciandomi la fronte e io cercavo di pensare a una scusa qualunque per evitare di dirgli che sarei andata a cena con Colin, avevo paura di ferirlo ancora. –Credo che rimarrò qui a casa..- Jack sorrise cominciando a baciarmi il collo delicatamente –Quindi, dopo la cena con mia madre posso venirti a fare compagnia- si fermò ed entrambi ci guardammo negli occhi, dovevo dirgli di si sennò avrebbe potuto sospettare –Ovvio, non aspetto altro- lo baciai intensamente –Bene, allora io vado, ci sentiamo stasera- Jack andò via, lasciando nell’ aria il suo odore inconfondibile di marshmallow bruciato.








Ehi ^^. Allora, eccomi di nuovo qui. Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, 
e spero piaccia anche a voi. Come al solito, mi farebbe piacere vedere qualche 
recensione. Alla prossima. Baci <3

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Capitolo 9
*** Cena rovinata. ***


. -Aspetta, fammi capire. Tu stasera vai a cena con Colin, quel Colin White?- -Si, è la decima volta che te lo ripeto- Tiffany si grattò la testa con la matita. –Non posso crederci, prima con Kevin e adesso con quel figo di Colin- -Se pensi che è un appuntamento, non lo è- -Ti ha chiesto di uscire, Jade, dimmi tu cos’e allora- -E’…- ero confusa più di lei -..una specie di appuntamento. Una Specie.- era sorpresa del fatto che io non ammettessi che era un appuntamento –Adesso è meglio se continuiamo a studiare, domani abbiamo il compito- - Non mi sembri così entusiasta di uscire con Colin, se vuoi ci esco volentieri io- disse divertita –Senti, oggi non sono tanto in vena di scherzare, tra me e Jack è….- mi bloccai capendo di aver appena detto me e Jack davanti a Tiffany, lei non sapeva che io e Jack uscivamo insieme, nessuno lo sapeva. Tiffany rimase a bocca aperta, aveva capito tutto. Beh, non c’era da stupirsi tanto, mi si leggeva in faccia, per lei ero un libro aperto. Tiffany stava per aprire bocca ma io riuscii a bloccarla giusto in tempo –Non dire una parola. Io e Jack non stiamo insieme, non siamo nemmeno amici.- mentii e mi dispiaceva, ma tra me e Jack era un po’ complicato e dirlo in giro era rischioso, specialmente per lui che aveva una ragazza. Era ancora sorpresa. –Mi ricordi me e Jonah, uscivamo di nas…- -Io e Jack non stiamo insieme, a stento parliamo..- Tiffany incrociò le braccia della serie non mentirmi, so tutto di te. Ero fottuta. Inarcò un sopracciglio. Così fui costretta a dirle tutto, ma in realtà le dissi solo il 20% delle cose da dirle –Ok, va bene. E’ un bel po’ che usciamo insieme, ma non c’è niente tra noi, siamo solo amici- non la bevve tutta ma fece finta di crederci. Si arrese –Si.. ci credo. Ma non finisce qui- disse puntandomi la matita e sorridendomi prese i libri mettendoli nello zaino –Dove vai?- chiesi confusa –Io e Carter abbiamo un appuntamento stasera e io devo prepararmi- -Non avevi detto che non potevi uscire?- -Jade, avevo detto, infatti ho detto a mia madre che sarei andata a dormire da una mia amica- disse soddisfatta –ci vediamo domani, e studia anche per me- disse allontanandosi piano piano –Contaci- le urlai dietro, e alzando lo sguardo vidi che erano le sette. Un’ora dopo ero di sopra a cambiarmi, misi un jeans stretto e una maglietta bianca con una scritta sopra. Mancavano pochi minuti alle otto e Colin sarebbe passato a prendermi. Non feci in tempo nemmeno a pensarlo che subito suonarono alla porta. Scrissi velocemente un messaggio a mia madre, presi la giacca di pelle, raccolsi i miei capelli in una treccia e scesi giù. Aprii la porta e Colin indossava un jeans e una camicia nera infilata nei pantaloni. Mancava solo la cravatta. Forse Tiffany aveva ragione, forse si trattava davvero di un appuntamento serio. Mi sentii a disagio. –Che carina- disse Colin giocherellando con la treccia –Dove andiamo?- dissi evitando i suoi occhi cristallini –Pensavo di portarti a cena e dato che un mio amico suonerà in un locale con la sua band pensavo di andarci dopo cena, che dici?- -Ok…- speravo solo non andassimo nello stesso posto dove andava Jack sennò ero fottuta. Colin mi prese per mano portandomi alla moto, porgendomi il casco. Entrambi salimmo sulla moto e partimmo. Il posto in cui arrivammo era tutto tranne che un ristorante, in realtà sembrava più un bed and breakfast ma era semplicemente un locale. I camerieri ci accolsero ai tavoli. Il nostro tavolo era giù in fondo e io mi sedetti accanto al muro. Colin non ebbe nemmeno il tempo di sedersi che io mi rialzai. Dalla porta del locale era appena entrato Jack mano per la mano con Alison. Alla faccia della madre. Presi la borsa. –Io vado un attimo in bagno- Colin era confuso e io ero incavolata e delusa da Jack. Cominciai a sentire un formicolio nelle braccia e cominciare a sudare. Entrata in bagno mi specchiai. Ero completamente rossa. Credevo di andare a fuoco. –E questo sarebbe il tuo modo di rimanere a casa? Andando a cena con… quello?- Jack entrò chiudendo la porta a chiave e guardandomi con rabbia. –Ah e io non sapevo che tua madre fosse Alison!- infuocai lo sguardo di Jack, ero davvero infuriata. –Scusami, ma non è colpa mia se a mia madre è saltato il volo, e dato che avevamo già prenotato ho chiesto a Alison di andare a cena- mi sentii confusa ed esclusa dal suo mondo, dal nostro –E… io?!- cominciai a sentire i miei occhi pieni di lacrime e che tra non molto sarei esplosa. Jack mi guardò rimanendo senza parole, non aveva proprio pensato di chiedermelo. Ma poi torno subito serio –Perché non mi hai detto che andavi a cena con un altro?- fantastico, aveva cambiato argomento –Per il tuo stesso motivo- dissi guardandolo negli occhi –Ah non sapevo che anche a tua madre è saltato il volo- disse con arroganza e delusione –No mio caro, ma per divertirmi- detto questo, lasciai Jack a bocca aperta e appena uscita dal bagno mi sentii uno vero schifo. Alzai lo sguardo e Alison mi guardava con un sorrisetto da saputella. Avrei voluto picchiarla perché ero davvero infuriata. Tornai al tavolo cercando di coprire la mia rabbia e di pensare solo a divertirmi, ma la voglia di farlo mi passò e decisi di lasciar perdere la cena e di tornare a casa a piangere come una bambina, rimpiangendo gli errori commessi. –Senti Colin.. io non credo di sentirmi tanto bene quindi vorrei tornare a casa. Scusami- mi sorrise dispiaciuto –Non preoccuparti, vuoi che ti accompagni?- stavo per rispondergli ma ci fu qualcun altro a farlo per me –No, lei viene con me- disse Jack, sicuro di se. Io mi voltai guardando i suoi occhi colmi di rabbia che cercava di trattenere –Si può sapere cosa cavolo vuoi da me, la tua ragazza è quella lì- la indicai con lo sguardo ma lei non c’era più –ma dov..- Jack mi prese per mano e mi trascinò via di lì portandomi alla sua auto. Jack aprì lo sportello –Entra- disse con voce seria, sembrava quella di un professore incavolato. Io mi appoggiai al cofano dell’auto con braccia conserte –No, perché non vai da Alison- dissi cercando di evitare il suo sguardo –Perché io voglio stare con te, solo con te- disse avvicinandosi a me prendendomi le mani –E allora perché cavolo non hai chiesto a me di venire a cena con te?- lo spinsi via cominciando a piangere –Perché… a cena doveva venirci anche lei, mia madre voleva conoscerla e dato che il volo è saltato Alison mi ha convinto a venire lo stesso.- rimasi a fissarlo –lei adesso è in bagno e se non ci muoviamo ci troverà qui, quindi è meglio se andiamo- –Perché non vuoi che Alison ci veda? Io e te non stiamo insieme e sinceramente ci ho rinunciato a stare con te e sai il perché?! Perché sapevo che saresti tornato da lei, io non ti basto. Per te sono solo una stupida sedicenne con dei poteri incontrollabili e una vita da schifo, con un padre che non vedo da anni e che non mi considera come una… figlia- alla parola padre, Jack abbassò lo sguardo, prese le chiavi ed entrò in macchina facendomi segno di entrare. Io lo fulminai con lo sguardo e lui mi guardò ferito, così entrai. –Hai ragione.. io sono solo uno stronzo che pensa solo a divertirsi invece di stare con te, ma io e Alison stiamo insieme da un bel po’ e con te ho cominciato troppo in fretta. Credevo fossi quella persona che pensavo che eri ma in realtà sei solo quella che non vuole essere quella che è.- il suo gioco di parole iniziava a innervosirmi -Ma…- sorrise –mi piaci lo stesso e anche se sto con Alison da un bel po’ non mi importa, perché io..- mi prese le mani – vorrei uscire dal suo mondo ed entrare nel tuo- ci guardammo entrambi, poi Jack si avvicinò a me dandomi un tenero bacio sulle labbra. Io gli accarezzai il volto –Quella stronza, qui in mezzo, sono io- una lacrima mi rigò il viso –io non dovevo...- -sh!- Jack mi mise un dito sulle labbra facendomi segno di non parlare, poi mi scostò un ciuffo dalla fronte e si avvicinò a me baciandomi lentamente. Mi asciugò le lacrime che ormai avevano coperto il mio viso –Vuoi.. che ti porti a casa?- presi le sue mani, calde come un forno –Voglio.. restare con te, stanotte- Jack sorrise scrutando i miei occhi. Quando mi guardava negli occhi sembrava come se riuscisse a leggerli, e la cosa era un po’ inquietante. Jack distolse lo sguardo e mise in moto l’auto. Non avevo idea di dove mia avrebbe portato, a me importava solo stare con lui, di essere come lui. Jack parcheggiò l’auto ed entrammo in casa sua. Io entrai e mi accomodai sul divano. Jack venne da me da dietro cominciandomi a togliere la giacca di pelle che avevo addosso, scostò i capelli dal collo e cominciò a baciarmi poi mi sussurrò all’orecchio –Mi dispiace per prima..- io mi voltai prendendogli il volto –Ti prego… dimentichiamolo- Jack si avvicinò dandomi un bacio intenso poi guardò i miei occhi di cui io non avevo la più pallida idea di come fossero. Anzi lo sapevo. Erano viola. Jack posò la giacca e si sedette accanto a me sul divano. –Che ti va di fare, principessa dagli occhi viola?- -Ho solo voglia di dormire, ragazzo dagli occhi di fuoco- entrambi ci mettemmo a ridere. Jack si avvicinò a me, e io chiusi gli occhi attendendo il suo bacio… che non arrivò. Invece di baciarmi, Jack decise di prendermi in braccio e di portarmi al piano di sopra. Aprì la porta e mi mise sul suo letto –Che vuoi fare?- chiesi impaurita –Voglio che tu dorma qui nel mio letto, stanotte- sorrise –E tu?- -Resterò qui con te finché non vedrò i tuoi occhi chiudersi, poi andrò a dormire sul divano- -Jack, per me va bene anche il divano..- -Le principesse hanno sempre bisogno delle cose migliori..- sorrise, con i suoi occhi rossi –Di migliore ho già te- mi avvicinai a lui cominciandolo a baciare delicatamente, avevo paura che mi arrivasse un’altra scossa. Jack si staccò per primo –Ho paura.. di bruciare quel tenero cuoricino che hai qui dentro- disse posandomi una mano sul petto, verso il cuore –Non potrai mai distruggere qualcosa che tieni in vita solo tu… a meno che tu non lo voglia davvero- dissi abbassando lo sguardo –Mai. Non potrei mai farlo- Jack si perse nel tenero bacio –Dormi, principessa- mi diede un bacio sulla fronte e si allungò accanto a me. Io mi avvicinai a lui rifugiandomi tra le sue braccia, evitando di mettergli una mano sul petto. Avevo paura di ghiacciarlo di nuovo. Jack cominciò a strofinare le sue mani sulle mie braccia –Cos’hai? Sei fredda- rise e mi avvicinò di più a se. Fredda. Quella parola mi rimbombò nella testa. Avevo solo voglia di mettergli una mano sul petto e di perdermi nel suo calore, ma non potevo dopo ciò che era successo l’ultima volta. Cominciai sentirmi più fredda del solito. Mi alzai dal letto –Io.. vado in bagno- mentre andai in bagno lasciai Jack a riposare sul letto. Entrata in bagno accesi la luce. Le mie mani e le mie braccia erano completamente trasparenti, come il ghiaccio. Alzai lo sguardo verso lo specchio e i miei occhi erano di un inquietante color ghiaccio, quasi cristallini, proprio come quelli di Colin. Era strano, l’ultima volta gli avevo proprio trasparenti, adesso erano leggermente più scuri. Jack bussò alla porta, ormai chiusa a chiave –Principessa, è tutto apposto?- -Si, si eccomi- ero sconvolta e forse lo aveva capito anche lui dal mio tono di voce. Era come se l’energia che c’era dentro di me si fosse rotta e che iniziava a dare i numeri, i miei occhi cambiavano da colore a colore. Dal nocciola al viola, dal viola al rosso, dal rosso al giallo, dal giallo a verde e dal verde al cristallino, e lì si fermò. Le mie mani erano ancora di ghiaccio. Così presi coraggio e uscii dal bagno. Jack mi aspettava lì e appena uscita, lui rimase senza parole. Mi prese le mani –C-cosa hai fatto?- -Chiedilo ai miei poteri, io non lo so- Jack alzò lo sguardo e notò anche lui che i miei occhi erano più scuri del solito colore ghiacciato. Concentrò lo sguardo e i suoi occhi presero fuoco, le sue mani divennero più calde e le mie cominciarono a sciogliersi, a ridiventare normali. Ritornate normali, gli occhi di Jack ridivennero grigi e tolse le mani dalle mie. Ma appena tolte, le mie mani si ghiacciarono di nuovo. Jack si avvicinò riprendendomi le mani dandole un tenero bacio –Cosa stai facendo?- sorrise guardandomi negli occhi di cristallo –Sei.. freddissima- gli occhi di Jack si colorarono di rosso e tutto il suo corpo prese fuoco, lingue di fuoco uscirono dalle sue braccia, dal suo petto, ovunque. Jack mi abbracciò attirandomi a se come una calamita, mi alzò il viso e infuocò le mie labbra in un tenero, intenso bacio. Una vampata di calore attraversò tutto il mio corpo, ma appena il tenero bacio finì le lingue di fuoco uscite dal corpo di Jack si ghiacciarono come ghiaccioli. Jack perse energia e cadde a terra, stremato. Mi scappò una lacrima –Jack!- gli urlai contro. Jack alzò lo sguardo, i suoi occhi erano di un grigio sbiadito –S-sto bene, piccola- portò la sua mano sul mio viso accarezzandomi delicatamente. La sua mano era fredda, come i suoi occhi. Presi Jack per le mani e lo portai in camera sua, facendolo sdraiare sul letto. Io mi allungai accanto a lui, tenendolo stretto a me avendo paura che me lo portassero via. Anche se le mie mani erano di ghiaccio, cercavo di tenerlo al caldo il meglio possibile. Eravamo avvinghiati l’uno all’altro, l’uno più freddo dell’altro.














Buona sera ^^. Come sempre ho adorato scirvere
questo capitolo e come sempre mi farebbe
davvero piacere trovarci qualche recensione.
Non vorrei essere ripetitiva ma sarebbe stupendo 
trovarci qualcuno che commenta la mia storia, che 
sia positiva o negativa, l'importante che sia costruttiva.
Alla prossima. Baci <3

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Capitolo 10
*** Anima di ghiaccio. ***


Il mattino seguente, mi aspettavo di svegliarmi con Jack e tutta la casa ghiacciata, ma non successe. Ero sollevata all’idea di vedere tutto normale, tranne le mie braccia, erano ancora di ghiaccio. Jack era ancora perso nel sonno, così lo lasciai dormire, io sarei andata in bagno. Mi guardai allo specchio e cominciai a urlare come una matta. Jack si svegliò di colpo e corse subito da me. Il viso di Jack, quando mi vide, era sconvolto. Ero di ghiaccio. Completamente e interamente di ghiaccio. Sembravo una statua. –Oh cavolo- Jack era rimasto a bocca aperta, io ero completamente assente. Jack cominciò a prendere fuoco, ma io lo bloccai –No, non farlo. Non voglio che capiti come ieri- Jack ridivenne normale. Io mi sollevai la maglietta, Jack rimase li a fissarmi compiaciuto con un sorriso da demente –Potresti girarti?- Jack si voltò con delusione. Concentrai tutto il fuoco che avevo dentro e dalla mia mano uscirono lingue di fuoco, alcune erano perfino dorate. Portai la mia mano sul mio petto. Lentamente il ghiaccio si sciolse, lasciando ghiacciato solo il petto, verso il cuore, verso l’anima. Mi rimisi la maglia e caddi a terra, ero davvero stanca. Prima che toccassi terra, Jack mi prese al volo –Adesso sei molto più bella- mi baciò velocemente. Mi rimise giù e io mi specchiai, i miei occhi erano tra il nocciola e il blu cristallino –Sei stupenda anche così, anche se sei per metà di ghiaccio- cominciò a baciarmi il collo, io mi voltai in cerca delle sue labbra. Jack mi sollevò appoggiandomi sul lavandino, vicino lo specchio –Non so perché, ma mi sembra di averla già vista questa scena- gli sussurrai all’orecchio cominciando a sorridere –Beh non era esattamente così che andò a finire quella sera, ma..- Jack mi sollevò di nuovo appoggiandomi alla porta -..così- continuò a baciarmi il collo, io persi le mie mani tra i suoi capelli. Jack mi guardò, cominciando a sciogliermi lentamente i capelli raccolti nella treccia e perdendo la sua testa nei miei capelli castani –Ti adoro- cominciò a baciarmi intensamente le labbra, ormai bruciate da tempo. Era il più bel ricordo che avessi di lui. Beh, più che bello, doloroso. Suonarono al campanello di sotto, ma Jack non si fermò –Non vai ad aprire?- gli domandai, anche se sarei rimasta lì per ore con lui –No, preferisco restare con te- entrambi ci perdemmo nel tenero bacio ma di sotto continuarono a suonare. Jack mi posò a terra –Faccio subito- mi baciò e scese giù saltando con un solo salto tutte le scale, prima o poi doveva impararmelo. Jack aprì la porta –Ciao..- riconobbi la sua voce. Alison si avvicinò lentamente a Jack, portò le sue braccia al collo e lo baciò. Io stavo sopra alle scale, assistendo alla scena. Jack la spinse via, Alison alzò lo sguardo e vide me, schifata –E quella cosa diavolo ci fa qui?- chiese con arroganza, continuandomi a guardare. Jack si mise una mano tra i capelli, così intervenni io –Non ti preoccupare, me ne stavo giusto andando- scesi le scale con attenzione, barcollavo un po’ a causa dell’energia persa. Presi la giacca di pelle e usci dalla porta. Jack mi guardò dispiaciuto. Alison invece mi guardò con rabbia e con un sorriso da saputella. La voglia di picchiarla era a mille. Uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle e rimasi lì a fissare il vuoto. Non avevo la più pallida idea di come tornare a casa mia. Erano le sette del mattino e non c’era nessuno per la strada. Avrei voluto chiamare Tiffany ma lei sicuramente stava ancora dormendo e poi mi avrebbe fatto mille domande del perché mi trovassi a casa di Jack. Nonostante tutto, decisi di andare a casa a piedi anche se era molto lontano. –Che cosa ci fai qui?- mi voltai e Kevin era dietro di me, sorridendo, con addosso una tuta blu –Me lo sto chiedendo anche io..- Kevin mi guardò confuso -..c-cioè nel senso che ci fai anche tu qui..- -Ah beh, come vedi..- indicò i suoi abiti –…faccio joking- sorrise –beh, non si direbbe tanto..- cominciai a ridere –Perché?- chiese confuso –Sembri un pagliaccio- lui mi guardo confuso -..allora che ci fai qui?- non sapevo che dirgli –ehm… corsetta mattutina- Kevin mi squadrò da capo a piedi, cominciò a ridere –Non si direbbe, non ho mai visto qualcuno fare una corsa con i jeans- –Perché io sono unica- entrambi ci mettemmo a ridere –Allora… dove stai andando?- -Pensavo di tornare a casa però, non è che ho tanta voglia di tornare a piedi- con lo sguardo lo supplicai di un passaggio –Casa mia è qui vicina se vuoi prendo l’auto e ti do un passaggio..- sorrisi a trentadue denti –Grandioso, grazie- mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia –Vieni con me o mi aspetti qui?- -Credo sia meglio che tu vada da solo, ti rallenterei solamente- Kevin annuì e corse via –Ehi- mi voltai e Jack era dietro di me con uno sguardo confuso –Dov’è Alison?- chiesi nervosa, avevo paura di trovarla alle mie spalle –Sta dormendo, crede che sto dormendo anche io con lei, ma in realtà..- Jack si avvicinò lentamente scostandomi i capelli dalla fronte -..sono qui con te- Jack sfiorò appena le mie labbra ma si fermò appena vide l’auto sportiva di Kevin. Kevin uscì dall’auto, si era cambiato, aveva un jeans rovinato, una canotta blu e gli occhiali da sole –Ciao amico- Kevin guardò Jack sorridendo, ma Jack non gli degnò di uno sguardò, preferì guardare in basso –Ciao..- poi alzò lo sguardo, guardandomi confuso –Ehm.. ecco, ho chiesto a Kevin di accompagnarmi a casa e dato che tu eri con..- la voce mi si bloccò, non riuscivo a pronunciare il suo nome. Jack prese il mio volto –Allora ci vediamo lì- Jack mi baciò teneramente, Kevin suonò il clacson –Bene, allora ci vediamo lì- sfoggiai il mio sorriso migliore ed entrai in macchina. Per tutto il tragitto restammo in silenzio ad ascoltare la radio e finalmente Kevin accostò davanti casa mia –ehm.. grazie p-per il..- Kevin si avvicinò a me così tanto che il suo respiro mi impediva di finire la frase, mi scoprì il collo togliendomi la giacca e cominciò a baciarmi, io lo spinsi via inorridita –Cosa cavolo stai facendo Kevin!?- gli urlai contro avendo paura che qualcuno ci vedesse insieme. Kevin mi guardò sorridendo –E da quando è vietato baciare un ragazza?!- ci riprovò di nuovo ma io mi scansai -..Da quando sto con Jack- sapevo bene che non dovevo dirlo ma.. se lo avrebbe fatto, avrei rimpianto quel bacio per sempre, avrei mentito a Jack per sempre. –Tu e Jack non state insieme, ha una ragazza- non ricordarmelo, era quello che volevo dirgli ma.. aveva ragione. Ci guardammo intensamente, Kevin si avvicinò riprovando di nuovo a baciarmi. Io alzai lo sguardo e nella mia camera intravidi un’ombra –Devo andare..- aprii la porta e la richiusi con forza, Kevin rimase in auto confuso. Corsi in casa e scappai in camera. Jack guardava fuori alla finestra, si voltò con le braccia conserte. Aveva visto tutto. –Io..- cominciai a sudare freddo –No, tu niente- Jack cominciò ad urlare, temevo che mia madre ci sentisse e ci vedesse insieme. Trovare uno sconosciuto nella camera della propria figlia in piena mattinata non era cosa di tutti giorni. Ma cominciai ad urlargli contro anche io –Ma che cavolo vuoi Jack, io non ho fatto niente!- Jack faticava a guardarmi negli occhi –Non hai fatto niente perché mi hai visto in camera tua sennò..- abbassò lo sguardo. Ripensai a quella scena. Jack aveva ragione, se non l’avessi visto in camera mia forse quel bacio sarebbe accaduto davvero. –Ma Jack..- cercai di addolcire la mia voce, avvicinandomi a lui -..non è successo niente- Jack continuava a evitarmi -..e anche se sarebbe accaduto, prima o poi avremmo dovuto lasciarci il passato alle spalle e pensare solo al presente, al nostro futuro- mi avvicinai a lui baciandolo, continuando fino a quando non mi accorsi che le mie labbra andavano a fuoco. Jack mi guardò dispiaciuto mentre io cercavo di ghiacciarmi le labbra per raffreddare il dolore accaldante –Mi dispiace per prima, è che io..- mi prese le mani -..non sono e non sarò mai pronto a perderti, a dimenticarti- ci baciammo lentamente -..è impossibile dimenticarti, non sarebbe umano- mi scappò un lieve sorriso. Jack prese il fiore che aveva in tasca e me lo porse –Io…- non riusciva a guardarmi negli occhi, era nervoso -ti a..- Tesoro. È tardi dev…- mia madre entrò in camera mia guardandomi confusa, Jack se ne era andato –Oh, sei già sveglia.. beh scendi sotto a fare colazione allora- mia madre si chiuse la porta alle spalle e io caddi a terra con in mano il fiore di Jack. E se mi stava dicendo che mi amava? Rimasi a guardare il fiore. Cominciai a sentire un brivido sul mio petto. Entrai in bagno, mi tolsi la maglietta e il mio petto era completamente ghiacciato, molto più di prima. Verso il centro cominciò a brillare di un blu più scuro, come se sotto quello strato di pelle fredda ci fosse.. un’anima di ghiaccio.








 

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Capitolo 11
*** Mine ***


Era il 13 dicembre, il mio compleanno. Era passata quasi una settimana dall’ultima volta che io e Jack c’eravamo visti. Il petto era ancora ghiacciato e ormai ne avevo fatto l’abitudine di trovare ghiacciata camera mia e di dormire tutta la notte al freddo. Adesso però, avevo solo voglia di andare a scuola e vedere Jack. Entrai a scuola e Tiffany mi saltò addosso urlando come una scema –Jaaaaaaaade- non riuscivo quasi a respirare –Ehilà- facevo fatica a sorridere dato che Tiffany aveva appena tentato di soffocarmi –Auguri, questo è per te- disse porgendomi una busta con un fiocco sopra –Non è niente di speciale ma.. voglio che te lo metti stasera- aprii la busta e tra le mie mani c’era un vestitino nero senza spalline con una fascia che formava un fiocco bianco perla alla vita –M-ma è stupendo- abbracciai forte a me Tiffany –Beh lo so, l’ho comprato io- disse con un sorriso gigantesco stampato in faccia –Aspetta, hai detto stasera?- -Ops..- Tiffany aveva uno sguardo confuso, come se si fosse appena ricordata di non dovermi dire qualcosa d’importante. Peccato che lo aveva appena fatto. La guardai con un sopracciglio alzato, in cerca di risposte. Tiffany si arrese, così comincio a sputare il rospo ma la campanella suonò e sul volto di Tiffany nacque un nuovo, gigantesco sorriso –Ops, ci vediamo- se ne andò, salterellando felice e io andai come uno zombie verso l’armadietto per prendere i libri per la prossima, stancante lezione. Aprii l’armadietto e una cascata di rose mi cadde addosso, con l’odore inconfondibile di marshmallow bruciato. Tra quelle migliaia di rose-marshmallow trovai un bigliettino bruciacchiato ai lati. Non c’era bisogno di sapere di chi era perché lo avevo già capito dall’odore delle rose, era di Jack. Lessi il biglietto: Auguri principessa. Era tutto qui?! Girai il biglietto: stasera, bosco al solito posto, solo io, te e le stelle. Portai il biglietto al mio petto, il cuore quasi non batteva, forse si stava ghiacciando. Mi voltai e dietro di me c’era Colin, grattandosi i capelli –Mi hanno detto che oggi è il tuo compleanno.. quindi auguri- disse porgendomi una scatolina blu con un fiocchetto sopra. Aprii la scatolina e dentro c’era una collana a cui pendeva una mezza luna –Colin.. non dovevi- dissi abbracciandolo, faticando a guardare quei agghiaccianti occhi di cristallo –Ehi, è il tuo compleanno- sorrise, io continuai a non guardarlo, poi diedi uno sguardo sull’orologio che portava al polso, e mi accorsi che tra non meno di cinque minuti sarei dovuta stare in classe, per l’ora di storia. –Senti.. Colin io dovrei andare in classe- cercai di sorridere –Non preoccuparti..- sorrise anche lui -..vai pure.- mi sollevò il mento con le sue mani e avvicinò il suo viso al mio. Le nostre labbra erano così vicine che ne senti il suo respiro, calmo e tranquillo. Mi guardò per un altro istante e portò le sue labbra sulla mia fronte, lasciandoci un bacio. Poi portò di nuovo i suoi occhi nei miei –Ci si vede- sorrise ancora e se ne andò via. Posai la scatolina che tenevo ancora tra le mie mani nell’armadietto e mi diressi in classe, pronta ad annoiarmi a morte. Finalmente tornai a casa dalla straziante lezione di storia. Per tutta la mattina non avevo fatto altro che pensare a Jack. L’unica prova che era ancora vivo era quel biglietto che tenevo stretto a me. Mangiai un panino e mi allungai sul letto. Mi risvegliai che erano già le nove. Di già? Beh, non rimasi tanto sorpresa. La notte non dormivo quasi mai a causa del fatto che pian piano stavo diventando un ghiacciolo e che il mio cuore, tra non molto sarebbe diventato freddo come il marmo. Controllai il telefono, avevo una decina di chiamate perse. Otto da Tiffany e due di Jack, l’ultima era di cinque minuti fa. Così mi affrettai a richiamarlo. Non rispose ma tra le mie mani mi trovai uno dei suoi biglietti, con la sua immancabile firma: odore di marshmallow e parti del biglietto bruciacchiate. Lessi il biglietto: Vieni a casa mia, ora. Stavo quasi per uscire di casa quando mi ricordai che Tiffany, quella mattina, mi aveva detto di indossare il vestito da lei comprato. Corsi sopra e me lo misi. Non voglio essere vanitosa, ma devo dire che mi stava abbastanza bene. Tiffany con i vestiti ci sapeva fare. Uscii di casa, concentrai l’energia in me e in meno di un minuto ero già davanti casa di Jack. Controllai i miei occhi e mi affacciai alla finestra, dentro era buio. Mi appoggiai alla porta ed essa si apri da sola –J-jack sei qui?- entrai e un miliardo di persone mi saltarono addosso –Sorpresaaaa!- ero sorpresa, ma tra quelle migliaia e migliaia di persone non riuscivo a trovare Jack. La casa di Jack era irriconoscibile, c’erano addobbi ovunque. Fiocchi sparsi qua e la e un migliaio di foto di me sparse sul muro. Sembrava più la stanza di un maniaco omicida che la casa di un ragazzo che ha organizzato una festa per la sua quasi ragazza. Quasi. La musica era altissima e c’erano più persone che si baciavano che persone che mi davano gli auguri. –Allora, che ti sembra?- disse Tiffany porgendomi un bicchiere di coca cola –Beh, devo dire che conoscete bene i miei gusti- dissi, indicando i fiocchi sparsi per la casa. Io stravedevo per i fiocchi. –Allora, di chi è l’idea?- Tiffany mi guardò sorpresa, come se pensasse che in realtà lo sapevo, ma non era così –E’ di Jack, è stata sua l’idea. Ha sparso la voce per tutta la scuola invitando chiunque- – A proposito, dov’è Jack?- domandai curiosa a Tiffany. Lei non mi rispose, ma si voltò verso il bancone del dj. La musica si abbassò e si senti dal microfono solo una profonda voce maschile. –Auguri Jade, questa è per te- un migliaio di coppie si misero attorno al bancone del dj e Jack si tuffò tra la folla in cerca del mio viso. Finalmente me lo ritrovai davanti, con uno smoking nero –C..- -shh!- mi tappò la bocca con le sue dita calde, facendomi segno di andare con lui al centro della sala a ballare. Dalle casse dello stereo uscì una delle canzoni che amavo di più, Red di Taylor Swift. L’adoravo. Jack portò le sue mani alla mia vita e insieme cominciammo a ballare, come il resto delle migliaia di persone attorno a noi. Jack avvicinò le sue labbra al mio orecchio –Sei bellissima- sorrisi, guardandolo negli occhi, intravedendo una scintilla rossa –Ringrazia Tiffany- entrambi ci mettemmo a ridere, io portai la mia mano dietro la sua nuca –Anche tu- lo baciai intensamente, restando così fino a quando la melodia della canzone non fosse finita. Prima che la canzone finisse, mi staccai da Jack –Perché mi hai scritto quel biglietto se poi dovevo venire qui?- ero curiosa, e molto –Poi lo scoprirai, a dopo- mi baciò e Jack scomparve nel nulla. La canzone finì e dalle casse riecheggiò l’assordante rumore delle canzoni remixate, speravo solo non le avesse scelte Tiffany o Jack sennò li avrei uccisi. –Wow- mi voltai e dietro di me c’era Kevin –Cosa cavolo ci fai qui?- cominciai a spingerlo via, con il timore che qualcuno ci vedesse insieme –Jack mi ha invitato- disse soddisfatto –Io non credo che Jack ti abbia invitato dopo quel..- la voce mi si bloccò e pensai all’ennesima volta a quel quasi bacio. Kevin mi guardò inarcando un sopracciglio –E’ il tuo compleanno e Jack ha voluto che tutti noi venissimo qui, niente di personale- disse, mettendomi fra le mani una scatolina bianca –Ci vediamo dopo- mi baciò le mani e se ne andò via, scomparendo tra la folla. Aprii la scatolina e dentro c’era una collana a cui pendeva una fiamma argentata, Tiffany si avvicinò a me e me la tolse dalle mani –Uh che..- non era tanto entusiasta -..carina- -Dai, non è così brutta- dissi, rimettendola nella scatolina –Non è il mio genere, tutto qui- disse sorridente e curiosa –Allora..- mi tirò una gomitata -..chi è il fortunato?- disse con una faccia un po’ inquietante. Avrei voluto dirle la verità ma avrebbe fatto un miliardo di domande su da quanto uscivamo e cose del genere che non sono e mai accadranno con Kevin –Ah.. boh, non lo so. L’ho trovato sul bancone delle bibite con su scritto il mio nome- iniziai a sudare e Tiffany inarcò un sopracciglio, non se la bevve tutta, così provai a cambiare argomento –Dov’è Carter? Di solito vi avrei già trovato di sopra a..- -Non provare a cambiare argomento con me..- disse con braccia conserte -..e poi ci siamo lasciati..- disse con uno sguardo fisso nel vuoto –Dai, qui ci sono un miliardo di ragazzi carini. Sono sicura che farai colpo su qualcuno di loro- cercai di sorridere, ma non ero molto brava a mentire. Alzai lo sguardo e dalla porta d’ingresso entrò Colin, Tiffany seguì il mio sguardo e si rivolse a me compiaciuta. Il suo sguardo diceva fammelo conoscere, stavo per aprire bocca ma Tiffany mi guardò, supplicandomi, così fui costretta. Mi avvicinai a Colin –Ehi- Colin si avvicinò, baciandomi la mano –Ciao, sei bellissima- arrossii, ma cercai di nasconderlo voltandomi –Senti, io vorrei farti conoscere un’amica- gli presi la mano, quasi non la percepivo, portandolo verso Tiffany e li avvicinai l’un l’altro –Ok. Adesso ballate, io vado- cominciai a perdermi tra la folla –Dove vai?- urlarono in coro –Vado..- non potevo dir loro che stavo andando in un bosco sperduto alle undici di sera -..in bagno- approfittai del fatto che c’erano migliaia di persone davanti a me, quindi avrebbero fatto fatica a trovarmi. Così, dato che Jack non c’era pensai che si trovasse nel bosco. Uscii di casa e corsi verso il bosco. Erano 20 minuti in macchina e credo il doppio o il triplo a piedi, ma per una come me erano solo 2 minuti. Il bosco era più inquietante che mai, ma ero disposta a tutto pur di stare da sola con Jack, anche se si trattava di un probabile bosco omicida. Entrai e finalmente mi trovai sulla distesa d’erba verde che ricadeva in un pericoloso dirupo. Alzai lo sguardo e Jack era li, con il solito smoking e una rosa in mano e mille sparse intorno a lui. Io mi avvicinai lentamente a lui. Jack prese la chitarra a lui vicina e cominciò a suonare. Non aveva nemmeno iniziato a cantare che io avevo già capito di che canzone si trattasse. Era la mia canzone preferita in assoluto. Mine di Taylor Swift. Anche se Jack non era un ottimo cantante non avevo mai conosciuto una persona che, anche se sa di essere stonato, sarebbe disposto a tutto pur di cantare la canzone più dolce che le mie orecchie abbiano mai amato. Jack finì di cantare e posò la chitarra ai suoi piedi –So di non essere il miglior cantante che tu abbia mai sentito dal vivo ma..- si avvicinò posandomi tra le mie mani un sacchettino rosso -..so anche che nessuno ti ha mai cantato una canzone così dolce perché.. ti ama- il cuore cominciò a battermi velocemente, il paesaggio intorno a me cominciava a girare velocemente, sentivo che stavo per svenire –Jade.. io ti amo- Jack mi baciò delicatamente e continuammo fino a quando non mi accorsi che stavo piangendo, ero commossa. –Io..- non riuscivo a dirlo ma sapevo di sentirlo. Ogni volta che lo vedevo il mio cuore batteva all’impazzata e cominciavo a sudare. La notte non dormivo non solo perché avevo freddo ma perché non facevo altro che pensare a lui e cominciavo a contare i minuti perché mi mancava e lo volevo accanto a me tutta la notte, sentendomi al sicuro ogni volta che mi perdevo nei suoi teneri baci. Io lo amavo e avevo paura di perderlo come avevo perso mio padre quella volta che aveva deciso di lasciare mia madre per una più bella e più bionda. Affondai le mie labbra nel suo baciò sentendo il sapore del sangue che raggiungeva la mia gola. –Jack, io credo di.. Io ti amo. Ti amo davvero- sul viso di Jack affiorò un dolce sorriso. Jack mi prese le mani portandomi via di li –Vorrei farti vedere una cosa- Jack mi prese in braccio e con un solo salto salimmo su un albero. Da quell’altezza potei finalmente capire che le rose che stavano sparse attorno a Jack formavano una parola ben precisa, MINE, che in inglese significa –Mia- disse Jack, abbracciandomi forte a lui, io alzai lo sguardo –Lo sarò sempre per te- restammo a baciarci finché Jack non prese il sacchetto che prima avevo tra le mie mani. –Girati- io mi voltai e al collo sentii Jack che mi metteva una fredda catenina. Abbassai lo sguardo e dalla collana pendeva un fiocco. Io mi voltai sorridendo confusa. Jack inarcò un sopracciglio. –Come fai a sapere tutte queste cose se non te ne ho mai parlato?- dissi riferendomi alla splendida serata che mi aveva regalato –Io ti conosco più di quanto tu conosci te stessa- sorrisi e Jack si avvicinò a me continuandomi a baciare fino a quando quella magica notte non terminò.

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