PASCEM

di CrotonishSpewing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Always Holding Onto Stars ***
Capitolo 2: *** A Sullen Riot penetrating through her Mind ***
Capitolo 3: *** Mama, life had just begun ***
Capitolo 4: *** I just don't want to miss you tonight ***
Capitolo 5: *** Nobody said It was Easy ***
Capitolo 6: *** A Salamander scurries into flame, to be Destroyed ***
Capitolo 7: *** Prendi una donna, trattala male, e allora si, vedrai che t'amerà! ***
Capitolo 8: *** We're just Two Lost Souls, Swimming in a Fish Bowl. ***
Capitolo 9: *** Oh, I'll break them down, no Mercy shown, heaven known, it's got to be this time! ***
Capitolo 10: *** If all my enemies throw a party, would you light the candles, would you drink the wine? ***
Capitolo 11: *** What’s the worst that I can say? Things are better if I stay ***
Capitolo 12: *** But I'm a Creep. ***
Capitolo 13: *** I will not Surrender. ***
Capitolo 14: *** Oh, why haven’t you been there for me? ***
Capitolo 15: *** This is the moment we come alive ***
Capitolo 16: *** We can live like Jack and Sally if we want ***
Capitolo 17: *** Era già tutto previsto ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** You Always Holding Onto Stars ***


Son tornate di moda le crociere, mia zia è andata in crociera, mio nonno è andato in crociera, gli amici nostri sono andati in crociera, ma noi no, perché è Settembre, e “Settembre significa scuola”. Sempre odiate queste uscite di mia mare, e ancora non capisco come abbiamo fatto a andare il 2 Settembre a Bologna per veere il concerto dei Green Day (che non sono venuti). Ho una piccola malattia, più che altro una dipendenza, cioè quella di non poter stare senza chitarra per più di un giorno, e immaginate il viaggio di ritorno da Bologna a Crotone, con le radio piene di Green Day, perché lo scoop del malore di Billie Joe è arrivato ovunque, e io che arrivo a casa dopo tutta quella musica e mi metto a suonare alla chitarra.
Non è proprio il massimo, ma chi se ne frega. Fa caldo. Tra due settimane ricomincia la scuola e io sono qui, a sudare e a ascoltare gli Offlaga Disco Pax, Superchiome:
Roba come girare per la città con mio cugino, con un qualche amico del centro, o magari andare in centri commerciali per veere delle cose di scuola, tutto così, annoiante e non poco. La cazzo della sala prove è chiusa, anzi, non è più sala prove, è studio di registrazione soltanto. Vaffanculo. Leggo sulla pagina di Facebook della “sala prove” che un ragazzo ha chiesto di venire a suonare lì in sala, anzi, mi ricordo ancora il nome. Era più o meno “Ivan Collina: Ciao, si può fare per le quattro? -  Si, è libero, prenoto? - Si, allora ci veiamo lì”. E ma allora fottetevi, se ci odiate ditelo, giriamo al largo, va beh che avremmo fatto lo stesso, già è tanto che c’è una sala prove a Crotone, figuriamoci una sala prove ben tenuta.
Passo così più o meno gli ultimi giorni di libertà, e la sera non ho mai niente da fare, mi annoio, mi deprimo e ascolto musica. Mi concentro sugli XX, è da poco uscito il loro secondo album Coexist e sono già innamorato di Angels, che è la prima traccia. Uno shock aver comprato il Rolling Stone di Settembre 2012 con la faccia di Billie Joe sopra e aver letto l’articolo su Coexist, dove per la prima volta veevo la faccia di Romy Madley Croft, e Cristo quanto è brutta, mi era mezzo caduto un mito.
Le note di Angels che risuonano nelle mie orecchie, inesorabili, infinite, quelle percussioni malinconiche, quella chitarra e quella voce. Mi addormento.

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Capitolo 2
*** A Sullen Riot penetrating through her Mind ***


Chiara, svegliati è primavera. 
Chiara è stata la mia prima e ultima ragazza, una relazione durata venti giorni, anzi, tredici ore di meno. L’ho conosciuta supplicando mia sorella di farmela conoscere, anzi, inizialmente lei mi ha detto “Tu ti devi mettere con Chiara Sparti, assolutamente”, poi è uscita una volta con lei, le avevo incontrate mentre ero con dei miei amici, e allora ho provato a spararmi la posa, a fare il figo con i Rayban di Gimoni, tutto per fare colpo su di lei. E devo dire che ci riuscii. Era la vera prima volta in cui riuscivo a far colpo su una ragazza. Dunque, come ogni gruppo di ragazze che si rispetti, cominciarono a farsi foto, e una di queste foto io la commentai, dicendo a mia sorella “Sembri Adrienne!” (La moglie di Billie Joe, tasto dolente, perché Chiara è un’accanita fan dei Green Day). Tiro fuori il concerto, lei non può andare al concerto, le chieo perché e lei mi contatta in chat scrivendomi in un unico messaggio il perché, genitori contrari ovviamente, inoltre mi lasciò il suo numero perché stava andando a dormire e voleva continuare sul telefono. Dopodiché, forse per quattro giorni, parliamo ininterrottamente, senza pause, niente di niente. La rividi in occasione del “Concertino crotonese del primo maggio”, dove suonarono Should I Stay Or Should I Go, Seven Nation Army e altre che cantammo insieme; devo dirlo, lei era il mio alter ego femminile. Ma Maggio è sempre pieno di tutto, in particolare quello.
“Maggio, studente fatti coraggio”. Ma fottiti, sto flirtando con una ragazza che mi piace, ci sono le giostre, c’è la festa della Madonna, riesco a uscire due volte con lei prima del passo fatidico, ho la rappresentazione teatrale (si, faccio teatro a scuola), insomma mi diverto assai. Con lei è tutto più bello. Non è più niente una noia, avevo fatto il mio passo New Wave, distaccandomi dal Post Punk e ero diventato “commerciale”, io amavo quella ragazza, nel senso che amavo stare con lei.
Una delle sue più grandi caratteristiche è stata quella di essere freda, molto freda. È a causa di questa fredezza che abbiamo litigato innumerevoli volte, ma era anche dolce quando serviva che lo fosse; in poche parole riusciva a soddisfare il mio bisogno di affetto/amore. 
Al tempo ero in un gruppo con gente un po’ strana. C’era Gerardo, un robusto amicone che ascolta buona musica, ma se qualche gruppo non gli piace deve farti schifo a forza; c’era Franchi, l’amico metallaro scilinguato, pelosissimo con un taglio da gay; c’era Ernesto, anche lui abbastanza metallaro con capelli ricci lunghi e una pancia abbastanza abbondante; infine Tommaso, l’amico punk, il nuovo Sid Vicious, il più grande tra tutti. Sembrava che con loro avessi trovato quello che da tempo cercavo, ridevo come un pazzo scatenato, e per quanto fossero strane quelle persone mi ci divertivo davvero; andavano inoltre a scuola con Chiara, erano amici e sempre a contatto con lei, questo mi facilitò. 
Ma Maggio non è stato solo feste, fidanzamenti e birra, purtroppo.
Il giorno della rappresentazione teatrale è morta Annamaria, la madre della migliore amica di mia sorella, Verdiana, con la quale ero in litigio da febbraio, perché si sentiva oppressa da me, in quanto la chiamavo troppe volte a cantare in sala prove. Annamaria è stato forse il lutto più doloroso della mia vita. Una chiesa, mille persone in lacrime, tutti a piangere, anche Chiara che io salutai con un groppo in gola, e Veronica la migliore amica di Chiara. Verdiana però non piangeva, non so perché, ma era solare. Salutava tutti così, senza trovare un senso a tutto ciò. E la salutai anche io. Ma quando la salutai con il classico bacio-bacio lei mi trattenne. E mi abbracciò. E pianse sulla mia spalla. Non so perché, ma da allora siamo diventati inseparabili, ci volevamo e ci vogliamo troppo bene, anche se ancora oggi litighiamo come fossimo Capuleti e i Montecchi. E ora è felice, e io sono felice per lei. Le voglio bene, tanto bene. Successe che il 21 Maggio, dopo che il giorno prima le avevo detto che mi piaceva, con una risposta ambigua che mi mandò in crisi, ci fidanzammo, alle undici di sera. E io ero leggero. Troppo leggero. Io ero felice, felicissimo, il ragazzo più felice della Sicilia (perché allora ero in Sicilia con la scuola). Quella gita non la scorderò mai, io mi ero fidanzato. E parlavamo, parlavamo, lei mi diceva cose belle, io ero innamorato. Il giorno dopo che tornai, la presi alla fermata dell’album, l’accompagnai a casa e immaginatevi la scena, immaginatevela sotto casa mentre la saluto, mentre le dico ciao e mi giro per andarmene.
“E mi saluti così?”
“Beh, come vuoi che ti saluti?”
Viene e mi scocca un bacio sonoro sulla guancia, e io ricambiai. Solo che lo feci sulla bocca. 
E le cose infatti si deteriorarono, perché lei non ci provava più gusto, non so perché, forse perché tutte le ragazze sono così. Franchi intanto ci provava con Verdiana che lo respingeva in tutti i sensi. C’era un altro concerto, Chiara non mi stava più attaccata, non la potevo baciare perche c’era la nonna in giro, cercava di farmi essere geloso sempre, con tutti, attaccava il telefono con me per parlare con Ernesto, e per finire, mi lascio l’11 Giugno alle 10:01, per mettersi venti giorni dopo con Tommaso, o meglio, Sid Vicious. E ho passato tutto il resto dell’estate a pensare a lei e a rimanerci male, cosa che finì poco prima del concerto.
Chiara, voglio tanto bene anche a te, evidentemente 
non-eri-tu-quella-giusta.

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Capitolo 3
*** Mama, life had just begun ***


Benvenuti nella mia ultima apocalisse.
“The 11th September of nine years ago, a double terrorist attack stroke the twin towers and cause their collapse”.
Questa è una di quelle frasi della terza media che conservo più gelosamente di tutte.
Ebbene sì, l’11 settembre è un giorno dannato, sia per 15.000 famiglie americane, sia per un ragazzo calabrese che è morto dentro per tanto tempo. 
“Quanto è bella Roberta Volta”,
Frase da un milione di dollari. Facebook parlava chiaro, era bellissima a giudicare dalle sue foto, niente da dire, splendida. Ok, cominciamo?
Era amica di Gerardo. Con Gerardo avevo litigato forte da quando mi ero lasciato con Chiara, il gruppo mi aveva tradito, avevano cominciato a parlare male di me, quel gay di Matteo Franchi mi prendeva in giro, e questa è un’offesa solo a pensarlo, mi sfottevano davanti a tutta la città con una pagina, insomma, il degrado. Ero solo come un cane, ma quell’11 settembre segnò l’inizio della mia Downward Spiral.
E Gerardo, il giorno dopo, prese coraggio e mi inviò un intenso messaggio di scuse che egli stesso elaborò e miracolosamente, mi mandò. Io lo perdonai, ma non perché gli volevo bene, ma perché era amico di Roberta, che amico vedrai, era diventato popolare, un fenomeno da baraccone. E io passai, passai i primi due mesi a cercare di contattarla, a avere imput da parte sua. Non avevo niente. Niente. Aspettavo. Intanto scorrevo le sue foto su Facebook, mi faceva male vederle, non so perché, ma mi faceva un male cane. Io non le appartenevo. È bruttissimo quando ti piace una persona della quale non sai niente. L’odio. L’odio. L’aspettare. Il voler fare tante cose e non potere farle. Vasco Brondi. Vasco Rossi. I Guns N’Roses. Intanto, nelle sale cinematografiche usciva TE, e lei andò a vederlo con Gerardo. Immaginate loro, a ammazzarsi di risate nel cinema, e io ammorbato sulla lega, a aspettarla, a aspettare che uscisse da quel cazzo di cinema con Gerardo. ECCOLI. Arrivò una marmaglia di gente, tutti attorno a lui, era incredibile quanta ce ne fosse. Ne approfittai. Andai a abbracciarlo da dietro, lo salutai, sempre vicino a lei. Di sotto avevo la maglietta dei RHCP per provare a fare colpo. Ecco che lui le mette una mano sulla spalla e le sussurra “lo vedi quel palo? Quello? Quello è il nostro futuro”. La risposta della redhead era “un palo?” e io intervenni: “Gerardo, te la fai pure con i pali?”. Non me l’aspettavo, ma mi rispose addirittura Roberta: “Ovvio, lui è un cavallo”. Quella sera andai fuori da me stesso, ero troppo, troppo felice, mi aveva parlato, non potevo crederci. Cercai di scoprire più cose sul suo conto. Visitai il suo profilo di Facebook molto più frequentemente, volevo provare a tutti i costi a diventare suo amico, e una grande cosa fu quando scoprii che le piacevano i fun., che amava Nate Ruess, lo riteneva bravissimo e con una voce fantastica; un punto in più per me, io amavo i fun.. 
In Aprile 2012 ho conosciuto la cugina di una mia amica che abita a Milano, si chiama Alessandra, e da subito, con lei, cominciò quella che è tutt’ora una grande amicizia, le voglio un sacco di bene, le auguro tutto il bene possibile col fidanzato Eddi, è stata capace di guadagnarsi un posto riservato e intoccabile del mio cuore. Mi ha supportato con Chiara, io l’ho supportata con chi le piaceva prima, ci vogliamo molto bene. 
“Alessà, vorrei contattarla ma non so come fare”
“Scrivile, devi farlo, sennò come ne vieni fuori?”
“Ma non ho il pretesto, dovrei avere un motivo valido, altrimenti sembrerei imbarazzante”
Aspetto, aspetto, aspetto, aspetto, aspetto, aspetto.. 
Ecco come potrei fare!
Mia sorella era in una chat a tre con Verdiana e Roberta, e mi feci mettere pure io, Roberta acconsentì perché le stavo simpatico, mi giudicava “una persona sensibile”. Passammo qualche mezz’ora a parlare di cose casuali e ecco che mi decisi a sfoderare una carta segreta, nominando Freddie Mercury. Un colpo basso per lei che ama i Queen e i Pink Floyd. Bene, rispose “Freddie Mercury è mio, solo mio”.
Presi coraggio, pensavo, dai ora posso farlo, è lei quella-giusta-se-ci-riesci. Inutile dirlo, non la contattai. Scherzo, sarei così coglione da perdere una delle occasioni della mia vita?
“Ti piacciono i Queen? Risposta sarcastica in arrivo”
“Si, da morire”
E da qui cominciò tutto.
Questa, che era stata la colonna sonora di quel periodo è anche una delle sue canzoni preferite. 
In quella chattata ci dicemmo di tutto. Io che amavo i RED, lei che conosceva i RED, io che non ci potevo credere; amavamo i Pink Floyd, odiava Justin Bieber, credeva che Don’t Worry Be Happy fosse di Bob Marley, mentre è di Bobby McFerrin; mi disse di amare gli Of Monsters and Men, facendomi sentire Mountain Sound, e dopo tutto questo, mi gridò “SPOSAMI”. La cosa brutta è che forse io lo avrei fatto davvero, lei no. 
Ricordo ancora la seconda chattata, come se fosse ieri, lei che mi diceva che doveva andare a casa di Lia, io che premuroso le dicevo “va bene, allora vai e non ti preoccupare” e lei che ribatteva dicendo “non fa niente, un’altra mezz’oretta posso stare a parlare”. Che sabato quello, chi se lo scorderà mai? Ero uscito con Gerardo e Franchi (ho fatto pace anche con lui), quest’ultimo si allontana e se ne va. Dalla telefonata che Gerardo aveva fatto con Alessandra, l’amica di Roberta, ho intuito che avremmo presto unito i gruppi. E eccole, davanti all’Ice Cream 2000, che venivano verso di noi, e io mi sentivo piccolo piccolo accanto a Gerardo, quasi protetto, e lei ancora più piccola, che mi guarda e mi fa con voce timidissima e tremolante “Ciao!”
Ciao? 
Dopo ore di discorsi tutto quello che mi riesci a dire è un cazzo di “ciao”?
Eccoci sulla lega, seduti, a parlare del più e del meno, degli scoop crotonesi, anche perché Gerardo è un cazzo di telegiornale locale, ma io guardavo la bocca di Roberta muoversi, la sentivo spiaccicare quei “Si, no, mmh-mmh, hai ragggggione”, mentre morivo, svenivo dentro. 
In quel momento si avvicinava un gruppo di persone, un gruppo di minchioni caca cazzo, tra i quali c’era il suo “ex” per dire, due settimane di fidanzamento, dove se lei non aveva voglia, lui ne aveva ancora di meno, bah. Ricchione. Dicevamo? Ah si, uno di quei simpatici ragazzi, salutò il gruppo di Roberta, dove c’erano anche amiche, dal nome Lia, Raffela e Alessandra. La cosa che mi ricordo di più, è che cominciò a guardare sotto le gonne delle ragazze che chiudevano prontamente le gambe. Mi ricordo Lia che veniva tartassata, a momenti aveva attacchi d’asma, poverina. Quel sabato passò, in un modo o nell’altro. Parlavamo, cominciai a mettere musica, le diedi delle cuffiette e le feci ascoltare la cover di “Somebody that I used to know” dei fun. e di Hayley Williams, e le piacque tantissimo. Tanto. Veramente tanto. Tanto che io mi innamorai di lei.
E quella sera si era conclusa, io alla fine rimanevo da solo con Sandro, un amico incontrato sulla via, e mentre lo accompagnavo verso il Gambero rosso, perché doveva essere preso dalla mare, riflettei sullo spreco che avevo fatto, avrei voluto rimediare, avrei voluto salutarle bene. Ma ormai erano a casa, sicuro, erano le undici, dovevano aver rincasato. Avevo una faccia sconsolata, ma alzai gli occhi e le trovai tutte e quattro davanti a me. Porca troia, e ora che cazzo faccio? Stavano ritornando ora a casa, ma le salutai, le chiesi se volevano rimanere ma avevano i rispettivi pari che le stavano aspettando. Quella sera ballai con i muri a casa mia. 

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Capitolo 4
*** I just don't want to miss you tonight ***


Una delle mie principali caratteristiche, che mi hanno fatto guadagnare la fiducia del 90% delle amicizie, è la grande bontà psicologica che ho sempre avuto. La capacità di avere una grande empatia, di calarmi nella parte di tutte le persone, di riuscire a dar loro consigli su tutto, su come agire, su come stare fermi, su come entrare nella mente delle persone. Amo questa cosa perché funziona con tutti, ma non è una cosa per la quale mi vanto, non è per questo che sono qui, ma perché ogni volta che vedo qualcuno sorridere io sono felice, il sorriso è la chiave di tutto. Vi faccio un esempio: ho un’amica cosentina alla quale ho conquistato il cuore nel-senso-di-simpatia, perché riuscivo sempre a trovare soluzioni ai suoi problemi, e lei di problemi ne aveva mille. E pure che non erano soluzioni permanenti, almeno le strappavano un sorriso. Questo mi rende fottutamente felice, dio se non sono felice.
La prima volta che fui io il “paziente” è stata proprio in occasione del tentativo di mettermi con Roberta, e il mio psicologo si chiamava Lorena Grande. 
A questa ragazza io voglio tutto il bene che un paziente può volere al suo dottore. 

Detto telegraficamente, Lorena Grande nasce a Crotone il 10/01/97, ma io la conosco dal suo primo liceo, poiché, suonando ancora con la sua vecchia scuola media, frequentata allora da mia sorella, diventò amica con lei e le due cominciarono a uscire diverse volte.
Molte sono le ragazze a Crotone che si credono vissute solo perché avranno visto Twilight o 500 days of summer e avranno avuto una cotta per qualche sedicente sedicenne di periferia, ma di vissuto forse avranno soltanto i nonni, ammesso che li abbiano ancora. Ecco, Lorena non si vanta di essere vissuta, ma ne ha passate tante.
 A mio parere lei è cresciuta in una famiglia bellissima, ha un fratello, Jimmy a cui vuole tantissimo bene e che sta istruendo ottimamente dal punto di vista musicale, e delle amicizie che non sono da meno. Lei è riuscita a vincere la sofferenza che le hanno causato i ragazzi che le piacevano, l’ha vinta ottimamente, e è una delle poche riuscite a dimenticarsi davvero dei vecchi amori. Uno tra i quali, un fidanzamento, finito malamente dopo che fu compiuto il mese; lei si sarebbe anche strappata le mani. Amica di Chiara, mi aiutò dopo che ci lasciammo e mi promise che mi avrebbe aiutato. Così fece e diventammo molto amici; in poco tempo mi disse che già si fidava di me. Io non glielo dissi. Era scontato che le volevo tanto bene.
 Ama anche lei Queen e Pink Floyd, quest’accoppiata vincente, anche per questo ho fatto successo con Roberta (dal punto di vista musicale, cari), perché ha saputo consigliarmi bene, come a esempio “Scrivile il testo di Hey You stanotte”, e il giorno dopo Roberta era in visibilio. Lei si è calata perfettamente in me, è stata una psicologa mamma, sorella, amica, anche maestra. E quante volte le ho rotto le palle, preferirei non precisare quante, tante, anche se lei tante volte mi ha detto che era un piacere aiutarmi, un motivo in più per amarla. Mi ha seguito fin dall’inizio con Roberta, se volete vi racconto anche com’è iniziato tutto ciò, altrimenti, saltate il capitolo e andate avanti nella storia. 
Era più o meno l’inizio di settembre, e eravamo usciti noi due con mia sorella e una nostra amica. Finì che io e lei rimanemmo da soli mentre Rachele e Giulia erano via dieci minuti. Mi raccontò che stava per fidanzarsi con un ragazzo del quale era innamoratissima, che era un ragazzo perfetto, che aveva tutto, che suonava la chitarra e che lei voleva pazzamente. E ci riuscì. In quel periodo era felice come non so cosa, probabilmente troppo felice per dare un nome a questa felicità. Anzi, così felice lo è ancora, sono contento per lei. 
Ai tempi mi disse che il segreto, o meglio, il trucco per riuscire in amore è non dire mai, mai, mai, mai a nessuno il nome dell’innamorato, ma siccome questo lo aveva stabilito lei, mi invitò comunque a dirle il nome di Roberta. Una volta mi raccontò che lei mi sognò mentre suonavo sotto la pioggia in un parco, e era attratta dalla visione, ma si svegliò nella notte, non ricordandosi il titolo di quella canzone. Così decise di farsi un giro sulla home di Facebook dal telefono, e dunque lesse un mio stato, ovvero “November Rain”. Era la canzone che stavo suonando nel suo sogno.
Cominciammo a costruire, a mettere pezzi su pezzi e questo mi permise di raggiungere un livello di confidenza che avevo raggiunto poche altre volte; mi ricordo la scena del 31 Ottobre, Halloween, quando era venuta a casa a vedere un film horror. Vedemmo il collezionista di occhi, e mentre eravamo sul divano lei appoggio la sua testa sulla mia spalla, come per dire “Stai tranquillo, ti aiuto io”. Dopodiché prendemmo a parlare ogni giorno. Mi raccontava dei problemi che aveva, anche con Carlo, il fidanzato che lei amava tantissimo. Mi diceva della sua paura di svegliarsi un giorno e non fregarsene più niente di lui, e mi ricordo anche il sollievo che ebbe quando le dissi che la cura a tutto ciò era solo nel dare importanza a ogni minimo particolare. Solo ora capisco che quei due non si lasceranno per tanto tempo, nel peggiore dei casi. Lore, potessi vedere quanto sono felice per voi due, vi voglio tanto bene.

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Capitolo 5
*** Nobody said It was Easy ***


Non so, forse quel gesto di appoggiarmi la testa sulla spalla di Lorena mi ha portato fortuna, ma due giorni dopo successe una cosa pazzesca.
Era il periodo Halloween, i morti, ognissanti, però io ero bloccato in casa, Rachele era a casa di Verdiana, Roberta usciva con le amiche e Lorena parlava con me. Allora Roberta mi contatta e mi chiede che facevo; le rispondo molto da vittima, dicendole che mi sto annoiando come un pazzo, e ecco il discorso:
“Esci”
“Con chi?”
“Con noi”
Buio.

Non so se vi è mai capitato di vedere attentamente la reazione di un bambino che apre il suo regalo sotto l’albero di Natale. Se ce l’avete presente o la state immaginando, credetemi, quella felicità non è niente. Niente. Niente in confronto a quello che avevo appena sentito. Roberta che mi chiedeva di uscire. E mentre mi preparavo, sentivo dall’altra stanza a volume alto Rocket Queen, dei Guns N’Roses
Questo era l’inno della felicità. Un ragazzo che viene invitato da una ragazza a uscire, così, per sport.
Dunque usciamo. Io con una felpa, perché non avevo alternative, mi volevo sotterrare. Eccola, la vedo, se ne viene, quanto è bella, è con le amiche, belle anche loro. Ci uniamo e lei praticamente si distacca dal gruppo per venire appresso a me, per parlare solo con me. Abbiamo parlato quella sera di musica, di artisti, come sempre, del fatto che abbiamo frequentato la stessa scuola media, degli insegnanti, del flauto traverso che suoniamo entrambi, di come ha passato Halloween, ovvero invitando le amiche a casa a dormire, con un resoconto disastroso: una chitarra già distrutta disintegrata, con la quale ha una stupenda foto del profilo, una pomello di scrivania staccato, un calzino di Alessandra che non si trovava, e il cuore infranto di un ragazzo, che ero io, solo che questo loro non lo sapevano. Quella serata passò, purtroppo, ma io tornai a casa con la gioia nel cuore, e indovinate..

Avevo il suo numero.

Eccolo lì, 10 cifre, salvato come “Ruess”, ogni volta che leggo questo nome da solo, la disposizione e l’immagine delle lettere mi ricordano quanto ho amato Roberta. E anche via messaggi abbiamo attaccato a parlare. Lei ogni pomeriggio era impegnata, una studiosa pazzesca, non la chiamo secchiona altrimenti mi ammazza, ma se alle medie faceva così, ora al classico potete dirle addio, non uscirà più di casa. Parlavamo tantissimo, io mi innamoravo sempre di più e diciamo che i progressi principali del mese furono tre.
Un’amica mia, dal nome di Vittoria, conosciuta per i suoi abbracci e per la sua tenerezza, sembrerebbe che sia riuscita a fare ingelosire Roberta, se non è vero, Robè, ti prego, non buttarmi giù questa illusione. 
Andammo al cinema a vedere Breaking Dawn part. 2, perché le amiche di Roberta ci tenevano assai a vederlo, nel più totale disappunto di Roberta, che accontentava le ragazze nell’accompagnarle per la durata del film.
Alla fine di tutto ciò, visto che c’era pure Gerardo, fuori dal cinema ci mettemmo a parlare di Vittoria, e io esclamai “Ah Vittoria, quanto è tenera”. Più tardi mia sorella mi riferì che mentre parlavo tali parole Roberta fece una faccia veramente, veramente gelosa. E questo è il primo progresso.

Un altro punto, sempre per “colpa” di Vittoria, che mi scrisse sulla bacheca qualcosa di molto dolce, è che Roberta mi rispose male sotto un commento di una foto e se ne andò. E io ci stetti veramente, veramente male, ma quando tornò mi disse:
“Vittoria Belli”
“Cosa?”
“È pazza di te”
“No, ma va”
“Si, guarda che ti ha scritto”
“Ahahaha e va beh, ma perché?”
“No, niente, così”
Lorena insisteva, è gelosia.
Il terzo e ultimo progresso è in realtà il crollo di ciò che ho sempre costruito. Scopro che le piace un ragazzo, me lo dice mia sorella. Il nome del condannato a morte fa Valerio Borbone. Maledetto.

 Una sera, prima di andare a letto, le chiesi se c’era qualcuno che le piaceva, e le mi disse: “Mah veramente no, cioè, dico che è bbbbono uno che fa il classico ma niente di che”. Quella notte non dormii dalla felicità.
E se mi ero illuso che qualcosa potesse andare bene, beh, non avevo fatto i conti con il male.

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Capitolo 6
*** A Salamander scurries into flame, to be Destroyed ***


Ormai lei era una routine. La mia routine. E anche io ero la sua. Parlavamo tanto, parlavamo di cose celestiali, parlavamo di Kurt Cobain, di quanto fosse bella Frances e di quanto potesse mancargli Kurt anche se le loro esistenze non sono mai state contemporanee. Il nostro cult era Wish You Were Here, la cantavamo sempre, noi eravamo i pesci di cui parla David Gilmour nella canzone, e eravamo soliti chiamarci così, oltre che io chiamavo lei Nate, e lei chiamava me David. Parlavamo di letteratura, di arte, sembravamo dei colti pivelli del cazzo. Sembravamo fidanzati. E io questa cosa la sentivo, avevo solo questa sensazione, e che sensazione ragazzi.
La prima volta che vidi suo pare fu allo staio, e ora vi racconto meglio.
Mio pare mi sussurra nell’orecchio “Lo vedi quello?-Si papà - È il padre di Roberta Hasta Volta”. Per chi non lo sapesse, Roberta è da Settembre 2012 che si chiama “Hasta” su Facebook, mentre Lia è, in completo, “Lia La Victoria Martini”, e insieme fanno “Hasta La Victoria”. Non male come idea. Comunque, ritornando al nostro aneddoto, io vidi il padre di lei e mi fece impressione. Cazzo quanto sono diversi e quanto si somigliano. 
Sempre nel ciclo staio, una volta vi andammo allo insieme con le scuole, a vedere la nazionale di serie B. Ma sempre quel giorno, dove io vidi suo pare per la prima volta, sempre in quel discorso, lei mi disse “Senti I know what I like”.
Panico, sgomento. 
Non conoscevo questa canzone dei Genesis, non sapevo neanche fosse una canzone, e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata mi ha detto in inglese che non ho speranze, che lei sa chi gli piace e io non devo interferire.
E invece era una canzone dei Genesis. Robè, scusami, ma fottiti.

Una qualche sera più tardi, mia sorella mi disse che Roberta non mi aveva detto la verità, ovvero che il ragazzo bbbbono del classico in realta era bbbbono perché le piaceva da mesi. E qui scattò il problema, ma chi se ne frega, esco con loro Sabato. Ci vediamo alle sei e mezza al comune. Io ci sono, ma non la vedo e le mando un messaggio. “Dove siete? - Siamo da Della Mura, la cartoleria”. Arrivo e la vedo insieme alle amiche, tranne Alessandra, che sarebbe venuta dopo. E lo ripeto fino alla fine, cazzo quanto è bella. Ci salutiamo e iniziamo a trascorrere il sabato, uno dei più belli con lei. Mi ricordo che andammo sulla lega, allo scivolo per le barche, ci sedemmo e mettemmo musica, anche perché ora il mio iPod era pieno di Queen, tra l’altro cominciai a cantare maldestramente un mashup tra Back In Black e We Will Rock You. Da lì ho imparato una cosa molto, molto importante.
Mai e dico mai, mai toccarle la frangetta.
Alla fine di tutto ciò, non mi ricordo come, venne fuori che io sapevo fare Stitch, il simpatico alieno blu della Disney, lo imitavo benissimo, tant’è che quando dissi con la sua voce Stitch no cattivo, Stitch coccoloso! Lia divenne un aspirapolvere, nel senso che, accecata da tanta tenerezza, tirò un sospiro indietro facendo il rumore di un’aspirapolvere, mentre Raffela e Roberta si facevano piccole piccole sempre per la tenerezza. E da qui l’ho ripetuto quante volte hanno chiesto ogni sera. 
La “Lega Navale”, detta più semplicemente “Lega”, ovvero posto di ritrovo per la gente del posto, è recintata da un muretto di pietra con tanti incavi che mirano a fare coppie di panchine, una di fronte all’altra. E è in una di queste panchine dove, stanchi da tante risate e tanta tenerezza, ci sedemmo. Un altro dei passi importanti, lei era in piedi di fronte a me e parlavamo delle nostre pippe mentali musicali. Io non ci pensai due volte e le presi la mano, lei mi guardò e io dissi “Io e te, sul lato oscuro della luna a vedere un concerto dei fun.”. Lei mi fissava e io supplicavo un qualche dio, un qualche eros o una qualche divinità, baciami, baciami, baciami. 
Non mi baciò, disse soltanto che sarebbe stato bellissimo. Quel sabato passò, tra i Foo Fighters al bar, frasi dette contemporaneamente da me e lei, e il “gas” dentro di me era così forte che contattai Raffela, sempre col pretesto di Stitch, chiedendole se le era piaciuto. 
Ricordate la mia grande empatia, quella che mi ha fatto conquistare il cuore-nel-senso-di-simpatia di tante ragazze?
Raffela, o meglio Raf è stata una vittima, e per lungo tempo abbiamo parlato ogni giorno. Mi ha anche rivelato che quella sera, davanti Della Mura, Roberta le ha detto “Ragazze, via da Alessandro, Alessandro è mio”.
Ci vogliamo molto bene ancora, ma quel periodo eravamo proprio affiatati. Bene, veramente bene. Dopo una settimana le chiesi di sposarmi su Facebook, e ci sposammo. Dunque ci succee una cosa che ancora io non mi spiego, beh.. Signore e signori, se quella di Vittoria vi sembrava gelosia, giudicate questa.
Contattai Roberta la sera stessa in cui mi sposai con l’amica e la vidi fredda.
“Cos’hai?”
“Niente”
“Ma sei fredda”
“Sono misantropa. Odio tutti.”
“Tutti? Odi anche me? Ho fatto qualcosa per farmi odiare?”
“Avrai pure tu fatto qualcosa per farti odiare”
Io non capivo cosa, veramente, non sapevo cosa avessi potuto fare. In realtà lo sapevo, mi ero sposato con Raffela e era gelosa, troppo gelosa. In parte è stato anche per farla ingelosire il motivo per il quale ho messo il matrimonio.
E la stessa sera…
“Sei una stronza, vaffanculo”
Roberta esordì così in chat con Raffela. O almeno è quello che Raffela mi ha detto, perché le dissi che mi piaceva Roberta. Parlammo anche al telefono una notte, per cercare di farmi dare suggerimenti su cosa dovessi fare; le confessai i sospetti che avevo, della sensazione positiva che mi pervadeva, ma anche lei mi disse di stare in guardia a proposito di Valerio Borbone, perché a lei piaceva, e anche tanto.
Comunque sia, il giorno dopo la misantropia le passo e eravamo tutti felici, punto e a capo. Non proprio, anzi, avevo ancora il matrimonio con Raffela. 
Il sabato dopo mi misi d’accordo per uscire con Roberta, che nel mentre mi disse di aver avuto un battibecco con Lia e che quando saremmo usciti avrebbero chiarito. Lei usciva alle sette, sarebbe stato un problema uscire con Lia e Raffela mezz’ora prima? No.  Quella sera, finché non venne Roberta fu una serata perfetta, comprammo la Nutella e tre cucchiai, mangiammo più della metà insieme, ci stavamo divertendo molto. 
Eravamo in un parchetto: le vie d’entrata erano una scaletta attaccata al muro del parco e la piazzetta di fronte. Allora Roberta stava venendo da noi dalla parte della scaletta, e io mi ero messo accanto a questa, così quando sarebbe passata l’avrei abbracciata. Solo che persi il tempo e lei corse verso Alessandra dalla parte opposta e fecero per andarsene. Io la rincorsi e  lei mi abbracciò soltanto, non mi disse niente, se ne andò con l’amica. 
“Raf, che devo fare? Hai visto che ha fatto?” 
“Non lo so Ale, a me è sembrata strana la cosa”
Lia intanto, che aveva capito anche mi disse “Si, si è capito che ti piace. Ma a me, che l’ho vista un attimo davanti a Alessandra ferma, è sembrato che piangesse”. E io con questa convinzione, forse forse ci credo ancora.
Quell’altro sabato non passò certo benissimo, io me ne stetti con Raffela e Lia, Roberta stette con Alessandra, mia sorella e Verdiana, a fare le foto dei “trentenni”. Alla fine, io salutai le mie due amiche perché se ne dovevano andare e mi diressi verso Roberta, ancora con la nutella in mano. Anche lei se ne stava andando e io mi decisi a accompagnarla. Mentre camminavamo lei mi chiese “Beh, ti avranno detto che Roberta è una stronza?” e io “No, abbiamo solo parlato di cazzate, ci siamo fatti un aperitivo al Florida e è tutto. Ma io vorrei chiederti scusa del fatto che non ho capito il litigio che c’era tra te e Lia, uscendo addirittura con loro.”
Lei si girò, io diedi la Nutella a Alessandra e lei mi si gettò tra le braccia gridando “PESCEEEEEEE!!!”

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Capitolo 7
*** Prendi una donna, trattala male, e allora si, vedrai che t'amerà! ***


Uscimmo con Raffela due volte, la prima di nascosto e la seconda pure, solo che purtroppo Roberta lo venne a sapere della seconda e se la prese con Raffela, non so perché. Io e Raffela litigammo molto, molto forte, io non capivo perché però, e volevo morire. Dunque capii che era perché io avevo parlato con Roberta e le avevo detto che ero uscito con Raffela affinché io la aiutassi a farle un regalo per Natale. Alla fine chiarimmo, perché era una gran bella puttanata litigare per questo motivo, perché Roberta sarebbe dovuta essere così possessiva o gelosa?
Qualche giorno dopo mi decisi a fare il passo finale.
I sospetti erano troppi, era visibilmente gelosa, parlavamo sempre, avete visto come si è comportata l’ultimo sabato, beh io non ne ero sicuro, ma quasi. Ma nello stesso tempo era diventata freddissima. Non mi rispondeva. Non metteva faccine. Aveva capito di piacermi e l’aveva detto a Raffela, non potevo fare altrimenti.
Le inviai un messaggio dove dicevo tutto quello che provavo, dove le avrei detto che lei era il mio progetto e che volevo solo e esclusivamente lei.
Lei mi ha detto che purtroppo era innamorata di un altro e che non ci stava.
Strano ma non la presi molto male, non lo so, viste le circostanze sentivo che tutto si poteva migliorare. E si sarebbe migliorato tutto.
Passò questo natale, continuavamo a parlare, parlavo molto con Raffela più che con Roberta. E in questo periodo, strano ma vero, Raffela e Lia si fidanzarono, Roberta invece no.
Vi ricordate Franchi, il ragazzo col taglio di capelli omosessuale? Beh, ecco, è lui il nuovo fidanzato di Raffela. Dopo che lui ci provò per due mesi con lei, dopo tante telefonate che io feci con lui per aiutarlo (in realtà provavo a buttarlo giù), e dopo che lei lo rifiutò, alla fine anche cominciò a piacerle e i due si misero insieme il 26 Novembre e beh, io ho espresso il mio disappunto implicitamente per tante cose, primo tra tutte il fatto che Raffela aveva tolto il matrimonio come per fidanzarsi con quello, che in teoria ci può pure stare, ma parliamo di Matteo Franchi e l’umiliazione brucia più di quanto incassato fino a ora.
Parlammo al telefono quella sera e lei mi disse una cosa per la quale io la odiai. Mi disse che dovevamo smettere di essere teneri nelle conversazioni perché ora lei si era fidanzata. Io non ci vidi più dagli occhi e non la sentii per sei giorni fin quando non arrivò capodanno. Lei scrisse su Facebook che qualcuno le mancava, allora io la contattai e le dissi che non potevamo più essere amici; tirai fuori delle scuse stupide, del tipo “Se tu mi dici di non essere tenero io non sono più me stesso, e è meglio che non parliamo se non devo essere me stesso”, ma nel contempo cose come “Ti voglio bene, e anche se non te ne accorgi io proverò a vegliare su di te”. Questa conversazione andò avanti fino alle 5 di mattina, era una conversazione cieca, senza una fine. Alla fine smettemmo, e quella notte mi prese un senso di malinconia, che a momenti piangevo. La canzone che avevo nelle orecchie era Try degli XX (dall’album Coexist).
 
L’1 Gennaio uscimmo in quattro. Io, Roberta, Raffela e Matteo Franchi. Lui arrivò dopo, e Roberta, essendo solo noi tre, capì che tra me e Raffela era successo qualcosa e insistette così tanto che alla fine glielo dovetti dire. Inutile dirlo, difese lei. Comprensibile, visto le cazzate che avevo detto per discolparmi. Quella è stata un’uscita memorabile, in senso negativo, perché camminavamo e ci fermavamo ogni due minuti, causa Raffela e Matteo che si fermavano per baciarsi. E sulla lega noi a fare casino con la musica, ma quello che era felice lì era solo Matteo. Nessuno era felice quella sera. Avevamo tutti bisogno di qualcuno. Matteo di Raffela e l’aveva, Raffela di me, io di Roberta e Roberta di Valerio Borbone. Che cazzo. La cosa più comica però è che quella sera, mentre eravamo seduti su delle panchine, come al solito i fidanzati si baciavano e io e Roberta seduti vicini a girarci i pollici. Il ricordo più intenso di quella serata era il fatto che a Roberta colava il naso e io glielo avrei pulito con la lingua. Schifo? Allora non avete visto Franchi che scatarrava e andava a baciare la fidanzata. Questa noia andò avanti per quasi tutto gennaio, anche se il giorno dopo io e Raffela facemmo pace e ritornammo praticamente come prima.
Poi i due si lasciarono. Matteo l’aveva invitata al cinema, ma prima di entrare le ha chiesto tramite un giro di parole se voleva scopare. La risposta fu certo. Che no ovviamente, e il testardo dentro il cinema provò a toccarla. Qualche giorno dopo i due ruppero e io ebbi campo libero. Dissi finalmente a Raffela che io non sopportavo Franchi e per questo motivo mi ero mostrato ostile al fatto che si era fidanzata e avevo provocato tutto quel tumulto inutile, solo perché non sopportavo l’idea che una persona come Raffela stesse con uno come Franchi. Era un insulto a me. Ma non fa niente, da allora non si parlano.
 
 
Lia “La Victoria” Martini è un’altra ragazza del gruppo, riccia, ora verde, che a lungo tempo, insieme a Roberta ha fantasticato su un ragazzo amico di Valerio Borbone, dal nome di Pietro Montagna, quasi a farlo apposta, o forse l’hanno davvero fatto apposta. Sta di fatto, che dopo tanto tempo, Pietro si accorge di Lia, Valerio invece no.
Una volta sarei dovuto uscire con Gerardo e Roberta, solo che poi Gerardo ebbe un contrattempo a casa e mi chiamò per dirmi che non poteva scendere da casa, mentre io ero già al comune. Nella chiamata mi chiese se Roberta mi piaceva, io gli dissi di si e lui mi disse di provarci anche se avevo già apparentemente fallito, anche perché Roberta si sarebbe presto dimenticata di Valerio, in quanto se per caso se ne fosse dovuto accorgere, l’avrebbe fatto ora che Pietro l’aveva fatto con Lia.
E fu anche lui a dirmi che Pietro aveva cominciato a interessarsi a Lia. Allora uscii quella sera con Roberta, Lia e Raffela e le prime due erano visibilmente depresse. Ma appena Lia se ne andò, ecco comparire il gruppo di Pietro e Valerio, mentre uscivano uno alla volta dalla yogurteria, e Roberta in tutto ciò che faceva la telecronaca finché non usciva Valerio, contandoli in spagnolo… uno, dos, tres, cuat… Olè!
Quella sera, mentre ero fuori, volevamo tutti morire, ma a casa successe che siamo diventati tutti felici e contenti. Intanto dissi a Lia che Pietro era interessato a lei, lei alle stelle, a ringraziarmi come se ne fossi stato io l’artefice.
Questa cosa, forse per invidia o perché a me mai niente, mi buttò giù e quella sera feci uno stato su Facebook:
 “Se non mi taglio le vene poco ci manca”.
Roberta chiese il perché dello stato prima a Verdiana, che le disse “Chiedi a lui” e poi a me. Glielo dissi. Era perché io ero perso dentro di lei e lei non mi guardava. Allora mi scrisse più o meno
Allora, sai che a me piace Valerio, ma quello è un coglione, io lo so che ci sto solo perdendo tempo. Per cui io non posso dimenticarmi di lui da un giorno all’altro, ma non smettere di sperare mai in niente, perché già immaginarmi con te è piacevole. Ah, e non saresti la soluzione ai miei problemi forse, la saresti sicuro.

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Capitolo 8
*** We're just Two Lost Souls, Swimming in a Fish Bowl. ***


Ci sono stati altri discorsi del genere con Roberta. Quando ero depresso facevo la vittima davanti a lei e era lei a dirmi di non demordere, di avere lungimiranza quasi come fosse un’altra a piacermi. Questo non lo capirò mai. “Ah quanto vorrei provare per te quello che provo per Valerio”. E continuiamo così per tre mesi. Passa il suo compleanno, le regalo “A Night at the Opera” dei Queen in vinile, dopo forse cinque sabati passati a fare la fame, lei felicissima; mentre glielo regalavo quasi piangevamo, io perché non ce la facevo a stare senza di lei, lei perché mi vedeva così. Mi vuole tanto bene. Passa anche il mio compleanno, mi regala insieme alle amiche l’LP di  “1” dei Beatles, il greatest hits rosso col numero gigante giallo sulla copertina. La festa è bellissima, balliamo, ci divertiamo; arriva l’ora di fare un gioco, ovvero che gli invitati si dovevano alzare e andare a bere un bicchiere di birra in base ai mesi in cui erano nati. A esempio, si cantava
“Chi è nato a Gennaio si alzi, si alzi”
E chi era nato a Gennaio si alzava e andava a bere la birra.
“Chi è nato a Febbraio si alzi, si alzi.
Io e lei gli unici nati a Febbraio, davanti 30 persone a bere la birra, tra gli “Olè!” dei presenti. Memorabile.
 Dopodiché succdeono altre cose. Roberta sta cambiando. Non è più la ragazza tenera di una volta, con le faccine e le cose belle dette. No. Sta diventando più seria. Diventa sempre più bella, io comincio a soffrire fino al vomito, anche lei lo faceva per Valerio. Niente da dire, colpa nostra anche. Comincia a frequentare pagine su Facebook come Cinismo Bastardo Per Bimbiminchia Depressi, Perché posti Boiate, figliolo?, Caronte che canta a squarciagola “Highway to Hell” traghettando e tutte quelle pagine che si autodefiniscono “di degrado”, che si, sono simpatiche e certe volte ci moriresti dalle risate, ma le ragazze ormai ci escono pazze, trattano gli amministratori come fossero dei VIP, e anche Roberta aveva cominciato a perdere la testa. Bestemmiava di più, li nominava sempre, sembrava un’ossessionata, come se questo le conferisse la forza e la facesse sembrare più figa al mondo. Ma non era così.
Intanto le cose tra Pietro e Lia si erano deteriorate già da tempo, perché Pietro non la rispettava, lei era timida mentre lui provava a toccarla, allora la ragazza è arrivata a un punto in cui non ce la faceva più, e dopo varie consulenze che le ho fatto, dicendole di resistere, di dargli varie opportunità gliel’ho buttata: “Se ti fa stare così male lascialo”. Evidentemente lei aspettava che qualcuno glielo dicesse, e presa dalla mia sincerità e dalla mia liberalità mi ringraziò calorosamente e lo lasciò.
Roberta mi contattò qualche minuto dopo: “ALESSANDRO, CERTO CHE TU SEI PROPRIO UN COGLIONAZZO”. Immaginate me, chiamato coglionazzo da Roberta. Lei riteneva che io avessi fatto una cazzata gigante, perché uno come Pietro era raro, che ci teneva alle persone, ma non era vero, perché se 6 volte è stato ammonito, 7 volte ha continuato imperterrito a fare cose che non doveva fare. Roberta era furiosa, ma il vero motivo per il quale era arrabbiata, era che io avevo preso troppa confidenza con le sue due amiche. Questo era un colpo basso, forse aveva paura che gliele portassi via, o forse era troppo, troppo possessiva. Alla fine litigammo così forte, ma così forte che mi scioccai per quello che mi disse “Bel pesce del cazzo che sei. Un’anguilla proprio”.
Un quarto d’ora dopo facemmo pace, lei non sapeva che cazzo le era preso, e neanche io sapevo che cazzo le era preso. La volta dopo che litigammo, fu perché io mi sposai su Facebook anche con Lia.
Lei condivise una foto della sagoma dell’Inghilterra riempita coi nomi di tanti gruppi musicali, e io le commentai “Ti piacciono i Tears for Fears?”, lei rispose “si”, così fredda, le chiesi anche il perché. Dopo avere cercato di nasconderlo mi disse che io le stavo sul cazzo perché Raffela e Lia erano le sue amiche. Io le rinfacciai il fatto che lei è sbagliata, che riesce a perdere tutte le persone che ha. E qui la mandai in crisi, perché era la stessa frase che le disse una sua amica prima che litigassero. Ma tre giorni dopo rifacemmo pace, perché lei non riesce a stare in litigio con le persone a cui vuole bene, e mi ha detto “Ora basta litigare, abbiamo litigato abbastanza per altri cinquant’anni”.
Le ho anche scritto una canzone che si chiama Fishes, l’ho provata con Gimoni e Fabio in sala, era una melodia di chitarra, piano e batteria, qualcosa di già sentito, il cui testo faceva:
 
“Fishes, and we’re not together
stuck in this dimension
where everything is lost.
Tell me how you feel,
tell me how you felt inside,
tell me how you breathe and please
show me”
 
Lo scherzo del primo aprile?
Ho chiesto a Rachele, a Verdiana, a Chiara e a Pietro Montagna (Perché c’ero amico da quando stava con Lia) di inscenare la mia morte, quindi comincia Pietro: Pubblica una foto mia con scritto di sotto “1997-2013, addio amico, mi mancherai”.
90 persone lo contattano in chat per chiedere spiegazioni.
Rachele scrive sul suo profilo che sono morto, Verdiana risponde “NON CI CREDO, STO VENENDO A CASA, RESISTI”.
Anche Chiara sta allo scherzo e mi scrisse sul profilo “Ricordo quando al tuo compleanno io ero ubriaca e tu mi toglievi la birra dalla mano. Adio Paolì”
Roberta ci ha creduto e le stava venendo lo shock, tanto che abbiamo purtroppo dovuto interrompere lo scherzo prima del previsto, perché lei stava piangendo, si stava disperando e stava davvero venendo a casa. Mi ha chiesto di non fare mai più uno scherzo del genere, mi ha detto che sono uno stronzo e che le stava prendendo un infarto, e va bene, ma se sei stupida che ci possiamo fare?
… Le ho dovuto promettere che muore prima lei di me, pensate un po’.

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Capitolo 9
*** Oh, I'll break them down, no Mercy shown, heaven known, it's got to be this time! ***


Come ho già detto, ero amico di Pietro Montagna, e in poco tempo cominciai a uscire col suo gruppo. Cominciai a conoscere Pasquale, Kevin, Ivan, Spavello, Masi e pure Valerio Borbone. Facemmo diverse partite di calcio e io sempre che ironizzavo con Valerio Borbone quando era lui a tirare fuori il discorso, con la frase “sei un cieco di merda”.

E dopo un po’ di tempo Roberta mi contatta e mi dice: 
“Valerio, io soffro, io sono innamorata di Valerio, e è già impossibile di suo, poi ti ci metti pure tu che lo allontani ulteriormente da me, io non ho bisogno di questo. Dici sempre che prima di amarmi mi vuoi bene, ma la verità è che non ti interessa niente di me, altrimenti non faresti quello che fai. Perché lo fai? Mi fai male e basta, ti credevo un pesce, ti credevo un floydian.. e invece no”.
Non le dissi di no perché non volevo litigare, ma non era vero. Abbiamo solo deciso di non sentirci più.

E da quel giorno non sentii più Roberta fino a giugno.


Non sentire Roberta significa anche non sentire Lia e Raffela, per cui avevo solo i nuovi amici. Trascorro così le prime volte con il gruppo. Scatta aprile, e indovinate cosa?
Verdiana si invaghisce di Valerio Borbone. 
“Si, ma è bono”
No seriamente, lo credeva un porcone di  prima categoria, io non sapevo che dire. Mi inviava le sue foto, mi rompeva con queste cose, e allora ho deciso di impuntarmi per farli conoscere un sabato, facendo prima di tutto avvicinare Verdiana a Valerio. 
E quella sera Valerio mi ha detto che lui ci sarebbe stato con Verdiana, che, nonostante la ragazza “segreta” che gli piaceva, che io avevo indovinato e lui mi diceva di no, ha detto che con lei avrebbe fatto partire qualcosa di serio. Lo convinco a contattarla, cominciano a flirtare visibilmente, sono molto teneri l’uno con l’altro.
E escono.
E si baciano.
Chissà Roberta in tutto ciò.
Roberta, quando ha scoperto questo, oltre a rimanere paralizzata ha cominciato seriamente a odiare Verdiana, a odiare Valerio e a odiare il mondo. Era il periodo delle giostre e andavamo molto spesso alle giostre, anche se loro erano dei cagasotto pazzeschi. I due escono tante volte , però non si fidanzano; si baciano soltanto.
Ecco il nuovo Maggio. Questo Maggio si apre con una novità. 
Il ragazzo che mi aveva indisposto, Ivan, perché riusciva a provare alla sala prove, diventa mio amico e decidiamo di suonare alla giornata dell’Arte crotonese. Ci prepariamo insieme, viene diverse volte a casa mia, abbiamo anche un batterista, Roberto, che bravissimo è dire poco, è semplicemente mostruoso. Mancava solo il bassista. Questo bassista non si riesce a trovare. Chiamo Pietro, Jole, Isacco. Nessuno di loro è disponibile. 
L’unica alternativa, abbastanza improbabile, è chiamare il fidanzato di Lorena, Carlo, che abita anche a Rocca di Neto. Lui suona la chitarra, è mostruoso anche lui, per cui al basso se la caverà. E infatti accetta.
 Scegliamo i brani da suonare
•    Intro, XX
•    Ceremony, New Order
•    Brain Damage, Pink Floyd
•    Basket Case, Green Day
•    Radar Love, Golden Earrings
Questa era la scaletta che avremmo dovuto portare.
Io avevo scelto Brain Damage, dei Pink Floyd, una delle preferite di Roberta, perché, dovendo noi suonare sulla lega, magari sarebbe passata e avrebbe visto me che la suonavo, e magari avrebbe capito che gliela deicavo. Provammo a casa di Roberto. Riuscimmo a fare tutti i brani, e il giorno della giornata dell’Arte (spostata al palazzetto dello sport per presunto maltempo), Carlo mi mandò un messaggio dicendo che non poteva venire quel giorno. Si scusò come fosse uno schiavo, io ero arrabbiato ma non potevo biasimarlo, gli hanno infilzato nel vero senso della parola un esame di scuola guida. Annulliamo tutto.
Come se non bastasse, anche il rapporto tra Verdiana e Valerio si rovinò. Lui pareva aver cambiato idea, non rispondeva più ai suoi messaggi, era freddo, non riusciva a essere se stesso con lei.
Una volta eravamo col gruppo sulla lega, e io, preso dalla rabbia, visto che Valerio evitava in continuazione Verdiana senza darle una risposta, l’ho preso per un braccio e gli ho portato la compagna, facendo una scenata sulla lega. Era un meschino. Se ne andarono via per parlare nella direzione dove li spinsi io, e in quella direzione stava passando Roberta. Io morivo dentro, che cazzo avevo fatto?
Viene Fabio Nerone che mi fa “Sei un grande, ma come cazzo hai fatto a calcolare tutto?”
E io ironizzando “Eeeeeh, i trucchi del mestiere”
Ma quali trucchi del mestiere, avrei voluto sotterrarmi.
Verdiana era confusa, tra lei e Valerio stava per finire, e nel gruppo con lei c’era anche Ivan. Indovinate un po’?

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Capitolo 10
*** If all my enemies throw a party, would you light the candles, would you drink the wine? ***


“Che figo Ivan Collina, è bruttino però guardalo!”
Questa è stata la frase principale di Verdiana nel mentre e post Valerio Borbone. Prima di rompere, in un litigio, creo, Valerio gliel’ha buttata, “vai da Ivan, tanto lo so che vi piacete tutti e due”. Ma che cazzo, aveva ragione lo stupido. Dopo Valerio, Verdiana si fissò su Ivan. Verdiana ha rischiato di brutto, se Ivan non avesse ricambiato lei ci avrebbe sofferto abbestia. Invece, per non so quale fortuna, ce l’ha fatta. È durato poco il periodo “di prova”. Si saranno fatti nove, dieci ore di chat prima di uscire insieme quel sabato. Eh si, quel sabato pieno di eventi. C’era Berry White al bar sulla spiaggia, e ecco che siamo solo io e Ivan, perché col gruppo abbiamo rotto, gente che non ci compete, mentre viene Verdiana con mia sorella e Eliana. Si scambiano due parole e si abbracciano. Io non ce la facevo. Avevo passato tutta la serata a cercare disperato Roberta sulla lega. Non si vedeva da nessuna parte, e quando era arrivata, era arrivata solo 10 minuti prima di Verdiana. 
Ho raccontato tutta la vicenda a Ivan, Ivan mi ha detto che non ho fatto mai nulla di sbagliato con Roberta, che ha sbagliato lei a dire determinate cose, e che dovevo ancora tentare. 
Avevo deciso, oggi le avrei scritto un messaggio.
E infatti lo faccio, non appena si allontana Verdiana.
E ecco il messaggio mio: Manchi
Mezz’ora più tardi lei: Chi sei? AHAHAHAHAHAHAH
Le avevo inviato il messaggio con iMessage, quindi il messaggio glielo avevo inviato con la mia e-mail ridicola e non con il numero
Io di nuovo: Valerio
Eccole davanti a me, mentre io ero nel gruppo con Verdiana, c’era un casino da paura, era pazzesco. E le sento ridere, ridere a crepapelle come se stessero prendendo in giro qualcuno. La risposta un quarto d’ora dopo:

Ah Ahhahahaahahahahahahok.

Quella sera Ivan si dichiarò a Verdiana, Verdiana ci stette e si fidanzarono qualche giorno dopo. 
Ho sempre odiato fare il terzo incomodo, ma non ci potevo fare niente.
Quei giorni a venire li ho passati nella più totale depressione, mi faceva male tutto quanto. Odiavo Roberta, volevo ordire una coalizione contro di lei. Maledetta stronza. Dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme, dopo tutte le cose che mi ha detto, se le dico che mi manca mi risponde con ok.
In tutto ciò, Verdiana va a Casa di Ivan, si vedono un film e pomiciano come fossero dei dannati. Mi è capitato anche a me di andare a casa di Ivan mentre c’era pure Verdiana, e ho trovato loro mezzi nudi, le scarpe buttate, tutto in disordine, il ventilatore distrutto. 
Ma che cazzo stavano facendo io non lo so, ma comunque dopo siamo usciti e abbiamo visto che vicino casa di Ivan c’è un garage dove stavano suonando dei signori sulla sessantina. Ci hanno invitato a suonare 10 minuti e noi siamo entrati. Tutto ciò era comico.

Insomma. Andava tutto così.
Verdiana felicissima, Ivan Felicissimo, Roberta che non esisteva, io che soffrivo come un cane, tutto così.
Era una cosa abbastanza arrabbiante non potere uscire perché Ivan doveva uscire con Verdiana, mi faceva incazzare questa cosa, che io riuscissi a fare fidanzare le persone e che io non potessi farlo.  
Ivan aveva scoperto l’America. Non creo che persona più felice ci possa essere stata nella città, anche perché lui che usciva dalla grande delusione di una relazione a distanza con una rumena di Gubbio dal nome di Karol.
Tutto è iniziato su Facebook, dove lui, gestendo una pagina dal nome di “Tra musica e poesia” o qualcosa del genere, ricevette la visita di lei, che gli chiedeva uno scambio di pubblicità tra pagine. Dopodiché si sono conosciuti sul web, hanno parlato per tanto tempo e hanno cominciato a volersi bene. A Ivan non sembrava niente di ché tutto ciò, lei era solo una ragazza bellissima; è stata lei 2 mesi dopo a dirgli che Ivan le piaceva tanto. Immaginate la reazione di un ragazzo lontano 800 km dalla sua bella. Beh ecco, lui aveva paura che se un domani lei l’avesse vista, e avesse visto i tre nei che aveva sulla faccia, non avrebbe più fatto nulla. Ma invece quei nei erano “fighissimi”, non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi. E lei, quindi, quando le disse che Ivan le piaceva, se ne andò offline per paura della reazione. Ivan ricambiava il sentimento invece, si fidanzarono dopo poco tempo grazie al romanticismo di Ivan e all’accortezza di Karol. E dunque vissero così per qualche mese, da Gennaio fino a Giugno. Al suo compleanno Ivan pensò bene di chiamarla, perché non l’aveva mai chiamata prima, per quanto possa essere strano ciò. Lei non rispose, ma riuscirono a parlare in un secondo momento.

La chiamata durò tre ore e quarantacinque minuti.
Il morale di Ivan era alle stelle, ma come ogni cosa bella, destinata a finire, Karol non era più la Karol di un tempo; faceva molti problemi, era complessata, parlavano con due messaggi al giorno e basta, anche se andava pur sempre avanti.
Morì la nonna di Karol e lei fu costretta a andare due settimane in Romania, e Romania significava due cose: I chilometri si triplicavano e non la sento per due settimane, perché lì niente connessione a internet e  i messaggi e le chiamate costavano dieci volte di più. 
Una volta però riuscì a connettersi da Facebook della cugina e parlò a Ivan usando parole come “Mi manchi tantissimo, quando cazzo torno, non ce la faccio più senza di te”.
Ivan mio, cos’hai patito.
Appena torna Karol ha importante novità sul suo profilo. Ivan è sulla spiaggia di Praialonga, il villaggio sul mare dove trascorre le vacanze. Eccola lì, con una super immagine del profilo dove scambia un bel bacio con un ragazzo rumeno. 



per quante lettere d’amore si sono scambiati i due, tutto così ora svaniva. 
“Non possiamo più sentirci, le cose sono cambiate”
Così Karol ha liquidato Ivan. Ivan non sapeva che fare e, da innamorato pazzo qual era, le dava anche ragione senza arrabbiarsi.
Ma più tardi Karol si fece sentire, e più tardi ancora si lasciò col nuovo fidanzato. Lei lo lasciò perché non ce la faceva più senza Ivan. E tornarono insieme.
Ma le cose non andarono affatto bene e, caro Ivan, ti lasciasti di nuovo, altre 4 volte e altre 3 volte ti rimettesti. Lei era uscita pazza, era diventata drastica, ti urlava “Forza, se la metti così lasciami, dai, lasciami, lasciami se ti fa sentire meglio”
Ti insultò
Insultò la tua famiglia
Ti diede del bambino
Le rinfacciasti le 6 volte in cui vi eravate lasciati con una conseguente risposta come
Ah pure le conti?
E poi ti inviò una lettera dove vi lasciavate, e ti disse che non era un addio ma un arrivederci.
Passa una buona vita.


Verdiana è stata la tua medicina.

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Capitolo 11
*** What’s the worst that I can say? Things are better if I stay ***


Quando facevo la terza media, nelle prime classi c’era una ragazza bionda, con i ricci, una fascia per capelli, l’apparecchio, un pare abbastanza strano, con i capelli lunghissimi grigi, la barba e i Rayban perenni. Questa ragazza mi è sempre rimasta nella testa, era molto carina e se ci fossi stato di più in quella scuola, forse ci avrei provato.
Ivan è dell’annata 98, quella ragazza anche, è finita che sono andati in classe insieme al liceo.
Per ironia della sorte l’ho incontrata un sabato mentre ero col gruppo, e visto che anche il gruppo va in classe con lei, si è unita a noi. Era bellissima, stereotipata al massimo, con gli stivali e le borchiette d’argento. Io ero frastornato da Roberta, avevo appena deciso di non parlare più con lei e dovevo cambiare aria. Mi sembrava una ragazza perfetta per provarci. Quel sabato io me ne dovetti andare a casa nello stesso momento in cui se ne doveva andare lei, e insieme a noi un altro ragazzo faceva lo stesso. Allora ci incamminammo.
Lei mi spiegò che quel ragazzo che veniva via con noi era un suo amico di famiglia e quella sera lei rimaneva a casa sua, finché i loro genitori non fossero tornati da una cena insieme fuori Crotone.
Io me ne uscii con un “Chissà cosa combinate stasera eheheheh”
e lei mi freddò “Io sono fidanzata”
SBAM.

Eccomi qua, a raccontarvi di Veronica Marano.
Sembrava finita, ma in realtà non era neppure cominciata.
Quello in corsivo è il motto di tutta la saga di Veronica.
 
“Talk myself out of falling in love
Falling in love with you”
 
 Lei è una delle classiche ragazze che citano le Luci della Centrale Elettrica senza neanche sapere che le frasi che estrapolano sono delle Luci della Centrale Elettrica, una di quelle ragazze che ti fanno prendere una rabbia folle per queste cose.
 
 
Ask.fm:
Mamma quanto sei bella quanto ti si vede dal vivo
Grazie mille, però potresti anche togliere l’anonimo
L’ho contattata un giorno X di Giugno, perché mi andava, la volevo sentire dopo tanto tempo e lo faccio, col pretesto di parlare delle foto che ha messo su Facebook, raffiguranti lei da piccola. Parliamo un poco’ (Ivan è sempre super aggiornato) e poi finiamo. Però poi mi ricontatta lei e continuiamo a parlare. Il giorno dopo io e Ivan usciamo. Le sto raccontando tutto e lui è sempre pronto a aiutarmi. Siamo due idioti. Noi parliamo appoggiati a una ringhiera e Veronica ci passa dietro; nessuno di noi se ne accorge, incredibile. Poi passeggiando l’abbiamo incontrata, ma neanche il tempo di trovare una scusa per salutarla, se n’era già andata. È un’impresa disperata, ma a me piace, non so, non la vedo per niente affiatata col suo ragazzo, se ho dei segnali positivi bene, altrimenti au revoir. Allora io e Ivan ci sediamo per mangiare un Kebab (lui sempre rigorosamente a messaggiare con Verdiana), e eravamo seduti al tavolino, lui al posto capotavola e io alla sua destra. Questa disposizione è tale da allora perché proprio quel giorno sbuca Veronica da un angolo e viene a salutarci. Era con un’amica; cominciamo a parlare, lei ha la conferma che Ivan e Verdiana stanno insieme, io la faccio ridere e mi guadagno pure un mezzo abbraccio. Felicissimo che non vi dico. Passiamo tutta la giornata a pedinarle, erano sempre lì vicino, le vediamo, svoltiamo o svoltano loro. Però c’è qualcosa che non va… Ehi, ma quello non è il fidanzato?
Era uscito con due amiche e, cosa che mi buttò nel dubbio e nelle speranze, quando passò davanti a Veronica non la calcolò. Lei neanche, le bruttò solo uno sguardo; questo mentre camminavano nella nostra direzione. E durante tutto ciò io e Ivan che guardavamo la scena attoniti, lei se ne accorse e ci sorrise sarcastica, come per dire “Ecco, ora vi devo raccontare che abbiamo litigato”.
La sera la contattai e le chiesi spiegazioni.
Io sono una merda, io l’ho trattato male, ero confusa e gli ho chiesto un periodo per riflettere. Ora ci sta male per me, mi ha detto che quando voglio devo andare a parlargli, non ce la faccio, mi manca da morire.”
Tutto questo è successo il giorno dopo che l’ho contattata, quasi a tirarle i piedi. Non era sicuro che riuscissi in qualche intento, ma almeno potevo sperare davvero che si lasciassero.
Veronica adora Fabio Volo, cosa che a Verdiana non è mai andata a genio perché Fabio Volo è un coglione. Non lo so questo, io non leggo Fabio Volo.
Ha provato a leggere Oceano Mare di Baricco, ma era troppo pesante per lei, e le ho consigliato così due libri, Ma le stelle quante sono di G. Carcasi e Cose che nessuno sa, di A. D’Avenia. Probabilmente non mi ha neanche dato ascolto, ma chi se ne fotte.
Era venerdì: “Esci domani? - Si, tu? - Certo, stiamo un po’ insieme?”
Non ero io a averlo chiesto, era stata lei. Cosa da non credere.
Allora l’indomani, verso le undici di mattina mi invia un messaggio, anzi una foto di lei con un bel vestito nero.
“Che dici, me lo metto stasera? - Certo, sei bellissima - Non è vero, ma grazie, allora me lo metto per te”
Vola Valerio, vola.
La sera invece ero con Ivan, Verdiana, Eliana e Rachele e ecco il suo gruppo che arriva. Visto che ci sono nei nostri gruppi persone che si conoscono, ci siamo uniti cinque minuti per salutarci, ma io e lei ci salutammo solo con un gesto di mano. Che delusione.
Ivan, io ti chiedo scusa se quel sabato non te l’ho fatto passare con Verdiana, ma avevo bisogno di cercarla, quella ragazza. E l’ho trovata, e abbiamo parlato davanti la pizzeria Roberto. Beh come va, come non va, con Stefano, il fidanzato, ah si non ti stai sentendo, hai paura, beh comprensibile bla bla bla. Ho cercato comunque di farla ridere e magari ci sono anche riuscito, la cosa bella è che mi ha anche abbracciato, però che cazzo, povero Ivan quanto mi sono lamentato con lui più tardi, non me ne va mai bene una. Cazzo, mai una.
Tornai a casa, tutto lamentoso, cazzo, tra poco è anche il suo compleanno e non so che cazzo regalarle. Intanto Verdiana e Ivan belli e fidanzati, beati loro.
Idea. Ivan, hai detto di avere la casa libera, giusto? Beh allora facciamo un bel party, tu, Verdiana, Eliana, mia sorella e visto che io sicuramente mi annoierò inviterò Veronica. Lo facciamo domani se è fattibile.
Allora cominciai a organizzare tutto, e quando era tutto provvisoriamente pronto avvisai Veronica, la quale mi disse che se si faceva dopo le sette sarebbe stata disponibile, non prima perché era al mare.
Niente da fare, i genitori di Ivan sarebbero tornati alle cinque.
Però in compenso ero riuscito a chiedere di uscire a Veronica.. E mi ha detto di si, lo avremmo fatto Martedì. Cristo, Veronica, io, uscire, morivo. Solo che mi assalì un’ansia pazzesca. Lo dissi a mamma, mamma mi aiuto; la mia paura era che lei fosse una di quelle ragazze poco serie, a cui chiedi di uscire e che ti dicono si, ma quando stabilisci l’orario e il posto scappano. Ma abbiamo superato anche questo, alle 7 davanti “i Caraibi”. Ah, Veronica, ti amo.
Una delle cose che non potrò mai scordare è stata quando mi inviò una foto di com’era vestita, canotta nera, pantaloncini corti rosa, stivali neri e calzini rosa, perché secondo lei si abbinano con i pantaloncini, mentre io le ho inviato un video in cui facevo un cenno di si di assoluta approvazione con la testa. Lei è morta dalle risate, ha fatto vedere pure il video alla mare. E abbiamo continuato a messaggiare finché non ci siamo visti. Eccola, arrivava, in quella bellezza così grande, col ciuffo piastrato, ma no amore, stai bene anche senza ciuffo piastrato.
Abbiamo parlato di tutto, della scuola, del fatto che da piccola sembrava una polacca e che pensavano che fosse stata adottata. Era tutto perfetto, eravamo da soli.
“Andiamo via da qui che è dove viene Stefano a mare”. Si, abbiamo parlato anche di questo, mi faceva molto male sentire cose del genere, ma cosa devo fare sennò?
Si aggiunse a noi un’amica di Veronica, Viviane, e non mi lamento perché non avrei mai giurato di uscire da solo anche per due ore con Veronica. Rompo il ghiaccio anche con lei e mangiamo, passeggiamo e ci seiamo davanti al campetto di beach volley. Sono due ragazze fantastiche, mi sarò divertito tanto quella sera, ma alla fine arriva la doccia freda.
“Vì, c’è Stefano, e se ci andassi a parlare? - Lo sappiamo che non lo farai - Già, ma lo devo fare, mi manca tanto”.
E mentre se ne stava andando lui era dietro di noi e lei, in una decina di metri di cammino, si è girata quattro volte a guardarlo.

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Capitolo 12
*** But I'm a Creep. ***


Ivan, io ho deciso, contatto Roberta, se parliamo bene, se mi manda a quel paese allora vaffanculo.
E così lo feci.
“Posso dirti una cosa?”
“Dimmi”
“Prima che tu mi dica che mi odi, che vorresti la mia morte e che mi pisceresti sul cadavere, hai almeno una motivazione per farlo?”
Mi chiese di aspettare un attimo perché aveva cominciato a tremare forte.
Così mi rispose. Mi disse che in realtà non mi odiava, solo che non avrei dovuto fare tante cose, che in realtà io non ho mai fatto. 
“Io non ti odio, né ce l’ho con te. Solo che non volevo che rimanessi innamorato di me, perché ti saresti fatto solo male. Per questo motivo ti ho risposto freddamente al messaggio. Dopo tanto tempo, due mesi forse, se n’è venuto Valerio con un “ti devo fare delle scuse, mi sei mancata davvero tanto” e mi ha rimandato in confusione. E poi, per quanto riguarda il fatto di Verdiana, beh lui mi ha anche detto che tu quella sera lo hai mandato con Verdiana nella mia direzione apposta per farmi soffrire; si, li ti ho odiato. Ti ho odiato anche quando hai letto il mio profilo di Tumblr. Ma nient’altro”
Una breve considerazione. Valerio Borbone mi ha rovinato la vita. Mi ha rubato Roberta, mi ha rubato tutto quello che uno come lui mi potesse rubare. Ma io non l’ho mai odiato, lui non aveva colpe. E l’ho fatto mettere pure con Verdiana, per un semplice prurito alle mani che aveva, come se si fosse alzato e avesse detto “Oggi ho deciso che comincio a frequentarmi con Verdiana”. E io sempre a appoggiarlo, a rimproverare solo la sua cecità per non aver mai visto bene Roberta e l’unica cosa che creo di avergli fatto di male, che poi in realtà gli facevo molto bene, è quando l’ho assillato affinché parlasse con Verdiana per risolvere la questione in sospeso. Tu in cambio invece mi hai messo contro la ragazza che amavo più di me stesso, solo perché ti ho messo un qualche grillo sulla testa perché dovevi fare una cosa che DOVEVI fare. 
Le hai praticamente detto “Quello lì mi ha mandato con Verdiana verso di te perché visto che mi ami ci avresti sofferto vedendomi con lei, che stronzo che è no?”
Tu in realtà mi stavi molto simpatico, sin da quando ti ho conosciuto, anche perché sei stato tu a attaccare bottone e quindi pensavo ci tenessi. Con te avevo rotto il ghiaccio, e mi divertivo a farti ridere, perché avevi un sorriso da vero ebete. Sei proprio un irresponsabile, un ingrato, un broccolo e anche un cazzo finto. Spero che un giorno te ne accorga e cambi, perché quello che hai fatto sta per ritorcerti contro.


Una cosa che mi ha sempre preoccupato è stato che, nel frangente in cui eravamo lontani anni luce, Roberta conobbe un ragazzo dal nome di Massimo, un palermitano, con uno strano nome su Tumblr. Ecco, questa è stata una cosa che mi ha fatto male e non poco, ma mi sono reso conto che in realtà quel ragazzo è una medicina bella e buona per lei e ho cambiato subito idea. 
Io lo spero vivamente, spero che almeno tu ci riesca a tirarla su.

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Capitolo 13
*** I will not Surrender. ***


Le cose qui cominciarono a peggiorare. Veronica aveva deciso che Venerdì avrebbe parlato con “Malerone”, il suo ragazzo, come lo chiamavamo io e Ivan.
Andiamo, sapevamo tutti che non lo avrebbe fatto. Ma un giorno o l’altro avrebbe preso quel telefono e l’avrebbe chiamato, lui ci sarebbe stato di sicuro a rimettersi, non è scemo.
La realtà dei fatti, quella che avrei dovuto fronteggiare a breve mi assaliva dentro, come se avessi ingoiato dentro un pezzo di kebab uno gnomo con l’ascia che mi distrugge gli organi vitali. 
Cambiando discorso, oltre a quello di Veronica, arrivava anche il compleanno di Verdiana, il 3 Luglio e Ivan non aveva in mente regali decenti, perché o non erano abbastanza, o comportavano enormi sacrifici. Optiamo per uno che comportava enormi sacrifici.
“Valerio, io vorrei portarla sulla spiaggia, prendere le pizze, l’acqua e una candela e stare lì a mangiare – 
E come fai? - Non lo so, non ci sono modi per non farmi scoprire - E va bene, ti aiuto io - E come mi aiuti tu?”
Ivan sapeva benissimo che avrebbe potuto contare sulle mie forze per portare a termine questa missione impossibile. Che maledetto, mi ha risposto con un E come mi aiuti tu?, il che denota che sapeva benissimo che gliel’avrei detto, altrimenti mi avrebbe risposto con un tu? davvero mi aiuteresti?. Ivan, evidentemente si.
Com’è andata a finire? 
Era tutto pronto, dovevamo solo uscire, quando Verdiana manda un messaggio a Ivan e le dice che probabilmente non sarebbe potuta scendere. Noi eravamo a terra, e mi sembrava opportuno giocarmi il tutto per tutto. Ok, si, avrei dovuto farmi i cazzi miei, però Cristo, dovevo chiamare Verdiana e l’ho fatto. “Verdià, per favore, solo una volta, puoi non ostacolare Ivan e scendere con lui?”
Che cazzo fa? Mi chiude il telefono in faccia e si va a lamentare con Ivan perché lui mi dice tutto.
Mi hanno dovuto mettere una camicia di forza quel pomeriggio, ero incazzato come una iena e cosa che non mi dimenticherò mai è stato che mentre entravo nella doccia gridavo come un ossesso: “Fanculo, io non faccio più niente, mi sto ammazzando per farla veramente felice e lei che fa mi chiude il telefono in faccia? Ma vaffanculo, restate tutti a casa!”
Poi però, non so come, mia sorella mi ha detto che le acque si erano calmate e esco per andare a casa di Ivan, per poi riuscire per comprare le pizze e l’acqua. E non so come, Verdiana, che forse aveva già capito che c’era una sorpresa per lei, sfrontata com’è gli ha scritto che voleva la pizza della “Gola”, una bella pizzeria sul lungomare. 
Però prima facciamo un salto in libreria, dove lui le compra due libri da regalarle insieme al pacchetto generale, mentre io guardavo pure i libri per veere cosa avrei potuto regalare a Veronica al compleanno. L’avrei lasciata senza parole, avevo in mente di prenderle Io e Te di Ammaniti, Margherita Dolcevita di Stefano Benni e un CD di Ed Sheeran. Ordiniamo due pizze: una ai wurstel e l’altra alla salsiccia. Dopodiché Ivan se ne va, mi lascia la borsa con gli asciugamani, la candelina e il brucia oli, l’acqua, i bicchieri, i tovaglioli, e va a prendere Verdiana.
Io intanto raggiungo i miei, prendo le pizze, le pago, avviso Ivan, comincio a sistemare tutto, lo faccio un in quattr’e quattr’otto, loro sono già li vicino, io faccio la guardia alla roba, anche perché c’era un cane che è andato a mettere il muso nella pizza di Verdiana, Verdià scusami se non te l’ho detto, e eccoli arrivare, lei che aveva gli occhi chiusi e Ivan che la conduceva. Però non aveva visto la roba e era andato avanti di qualche metro sul lungomare. E vedete che me ne esco io da dietro le piante, Verdiana non mi vedeva, e silenziosamente ho fatto un arrabbiatissimo segno a Ivan che le pizze erano dall’altra parte. Non ricordo di aver mai fatto faccia più diabolica di quella. 
Una volta davanti agli asciugamani e alle pizze, Ivan le fa aprire gli occhi e Verdiana, scena da film, lo abbraccia.
Il mio lavoro da super terzo incomodo è finito e me ne torno a casa.

Io e Veronica non siamo mai stati compatibili. Lo dico perché io sono uno che non ha mai smesso di criticare gli stereotipi e lei era troppo stereotipata. Ma mi piaceva tanto, non lo so, sarebbe potuta essere una grande liberazione per me. Ma tutto cade quel sabato di merda, un sabato di merda per tutti. 
Non veevo l’ora di incontrarla, di salutarla e di abbracciarla, anche perché da qualche giorno non ci sentivamo perché volevo veere fino a quanto resisteva nel non contattarmi. E ecco che la veo, sempre con quel vestito nero, questa volta aveva dei sandali con un tacco bello alto, era troppo alta. Appena mi vede, corre da me e mi abbraccia, e io, che avevo dato tutto per scontato le dissi:
“Sai, mi sto sviscerando per trovarti il regalo di compleanno”
Lei assunse quella faccia come per dire ma che cazzo fai:
“Infatti non devi”
“Perché?”
“Perché no, a parte che io lo festeggio a casa quindi nemmeno ci vediamo, ma non devi.”
Mi è cauto il mondo addosso. Sarebbe stato un colpo infallibile il regalo che le avrei fatto e lei mi ha disintegrato così. Taglio la corda e me ne vado. Via. Lontano da lei; nei giorni successivi ne sentii di tutti i colori, roba del tipo “non ti invita perché sono solo femmine”, “non ti invita perché si vergogna”, “secondo me ti invita, non è che ti ha detto il contrario”. Tutto inutile. Quella sera ero un anima persa, senza l’altro pesce che, intanto, era partito per Amsterdam. Anche Ivan accusò un bel colpo. Quella sera Verdiana non lo calcolava per niente e alla fine ci siamo seduti in un posto appartato e abbiamo cominciato a parlare. 
Lo convinsi a dire a Verdiana tutto quello che pensava e le preoccupazioni che aveva; mi ascoltò e si risolse tutto. 



Capitai a Cosenza un giorno di quelli e potei fare un giro nella Feltrinelli. Dopo un’accurata visita al reparto CD feci un giro complessivo, e non potei non notare come sotto la sezione “Bassani” ci fosse un solo libro: Margherita Dolcevita. 
Le cose erano due: o era segno che glielo dovevo regalare, o qualche dio mi stava perseguitando da qualche parte. 
Perfetto, grazie. 
Le mandai un messaggio, per due giorni non mi rispose, e quando lo fece dovette chiudere subito perché era a un campo scuola. Fantastico, un cuore e non mi risponde. Che cosa ho fatto ora?
Niente. È questo il problema. Io non faccio mai niente.
E successe che il fatidico compleanno arrivò. Tutto il giorno precedente a attendere la mezzanotte per farle gli auguri, voglio essere il primo. 
E cinquantanove, eccoci, ci siamo, mezzanotte, le invio “Auguri” insieme a un cuore. 
La risposta? “Grazie” con una faccina sorridente. 
Solo una faccina sorridente, quella che vale meno della moneta da un centesimo. 
Qualche giorno dopo vidi le foto del suo compleanno che ha messo, i maschi c’erano, c’erano tante persone e c’era anche il suo ragazzo, la cui foto con lei finì come sua immagine del profilo. 








E ora sta anche leggendo Ma le stelle quante sono e Cose che nessuno sa.

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Capitolo 14
*** Oh, why haven’t you been there for me? ***


Il 5 Giugno, prima che Roberta mi liquidasse con la risposta fredda, o che conoscessi Veronica, o che Ivan e Verdiana si conoscessero, quando ancora Verdiana andava appresso a quella mezza sega di Valerio Borbone, ho avuto uno dei concerti della mia vita: Green Day, Rock in Roma.
È stata una serata memorabile, da lì ho capito che una performance così è difficile che venga battuta da altri gruppi musicali. Se ci penso a quando Tré Cool è salito sul palco mi vengono i brividi, penso al Drunk Bunny, penso agli All Time Low che mi hanno lanciato un plettro, il plettro che ora è nascosto in una cornicetta, con su scritto “Alexander William, All Time Low” e dietro un bel simbolo di Batman (per l’invidia di Gerardo, lui adora Batman). Ma se tornassi indietro cercherei di avvicinarmi di più al palco anche a costo di fare a botte con qualcuno. E non per vedere Billie Joe da più vicino.
Roma mi ha davvero giocato un brutto scherzo.
Ritorno a essere (più o meno) amico di Roberta, questa cosa mi fa essere felice e triste allo stesso tempo. Felice perché ritorno a essere suo amico, triste per il più o meno che veete tra parentesi. Mostra un’evidente ostilità nei miei confronti, forse è ancora spaventata, non lo so. Provo a non pensarci e forse ci riesco. Perché c’è un pensiero che arriva di scatto e comincia a occupare la mia testa.
Un giorno qualsiasi, inaspettato, che avrebbe potuto benissimo essere quello prima o quello dopo, Ivan mi inviò un messaggio: “Dimmi quando ci sei, ci sono importanti novità”. E io ci fui.
Gli chiesi se erano novità buone o cattive e mi rispose “meravigliose per te”. Mi inviò un messaggio, anzi, una foto della conversazione tra lei e una sua amica di Roma, dal nome di Chiara Baresi dove si dicevano:
“Valerio mi piace, ha degli occhi dolcissimi, è tipo il migliore amico di Verdiana, no? E uccidila”
“E’ lui l’amico che ti dicevo che è venuto al concerto dei Green Day”
“È riccio, ha la barba. È troppo, è troppo tutto. Oh mio dio, censuratemelo
“Dovresti conoscerlo, è una persona fantastica”
“No, io non lo posso conoscere, perché c’ha gli occhi troppo belli. Dio, io me lo sposo”
Ero felice. Ero felicissimo. E lei era bellissima, una delle più belle di Italia secondo Ivan.
Non potevo sprecare quest’occasione, mi è arrivata nelle mani così, che faccio, me la lascio scappare? Non posso.
Escogitiamo con Ivan uno stratagemma perché io la contattassi; lui condivide sulla sua bacheca di Facebook la notizia che si stava organizzando un festival a Roma dove avrebbero suonato anche le Luci della Centrale Elettrica, di cui Chiara è innamorata. E lì ho commentato.
“Che carino Alessandro, ha commentato”
Ecco, io lì trattenni a malapena la felicità, mi lasciai scappare un grido folle.
Ora si spiega perché sarei andato più avanti nella folla al concerto, perché a cinque metri da me c’era lei, e io non sapevo niente, non la conoscevo, la sapevo solo di nome. Cosa ci avrei fatto lì non lo so, ma sarei stato forse davvero il ragazzo più felice dell’arena, per non dire del mondo.
Questa cosa mi ha aiutato a trovare il pretesto per contattarla, questa volta non ebbi paura di niente, perché le piacevo. Da subito rompemmo il ghiaccio: era una pazza, era temeraria, una volta ha urlato una bestemmia davanti a un paio di suore, mentre era fatta. Si, fuma un sacco, tabacco, erba, anche il cacao. Oppure un suo cult era di urlare “pene” davanti a  tutti, soprattutto nei centri commerciali, come in 500 days of summer. Pare che sia stata soggetta a una relazione a distanza, anche se era una distanza minima e i due si conoscevano poiché andavano insieme al mare a Tortoreto in Abruzzo. Ma stando a quello che dice lei, non ha mai conosciuto qualcuno che la amasse veramente, non è mai stata rispettata veramente e si sentiva sola, senza nessuno che la provasse a farla sentire meglio. Era sempre triste e fumava come una turca. Si faceva molto male, si svegliava la mattina con degli ematomi sulle braccia, di cui ignorava la provenienza e ogni sera era depressa.
Ho provato a fare lo psicologo anche con lei e riuscii a guadagnarmi un bel po’ di simpatia.
Una delle cose che ricordo meglio è quando ci siamo detti:
“Vorrei essere lì solo per accarezzarti i capelli”
“Vorrei che tu fossi qui solo per farmeli accarezzare”
Sono delle cose bellissime che mi porto dentro e che non mi dimenticherò facilmente. Ma la sberla gliela diedi quando le dissi che sapevo suonare la chitarra e che l’indomani le avrei mandato una registrazione di me che suonavo una canzone. Con questa scusa le chiesi anche il numero.
Morto di sonno le diedi la buonanotte e mi addormentai. E quando mi svegliai, nemmeno il tempo di alzare la tapparella che ho preso la chitarra e le ho suonato Per Combattere l’Acne delle Luci.
E me ne andai a casa di Ivan.
Parlammo con lui del fatto che io ora parlavo con lei in maniera fissa, cioè ero riuscito a diventare una persona alla quale teneva davvero.
Lui mi disse che Chiara era fantastica, perché sarebbe riuscita a gratificarmi ogni volta e mi avrebbe risposto anche a distanza di ore.
E mentre parlavamo mi arrivò un messaggio con scritto:
“Alessandro, ho le lacrime, nessuno ha mai fatto una cosa così per me”
E mi inviò anche lei una registrazione mentre parlava e mi salutava. Era tenera, troppo tenera.
E aveva due “boobs” molto grandi.

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Capitolo 15
*** This is the moment we come alive ***


A un certo punto ti chiedi come sarebbe stato se la persona che hai amato fino allo svisceramento ti avesse detto sì alla fatidica domanda per stare insieme. A un certo punto ti prendono tanti, tanti sensi di colpa e anche tanti ripensamenti, a quello che mi sono perso e al fatto che anche un’altra ragazza non ti ha accettato per quello che eri. Non so se leggerai questo post, però io ti chiedo scusa. Ti chiedo scusa per non essermi preoccupato di te e per aver voluto sembrare più vittima ai tuoi occhi. Perdonami. Ti voglio bene, sappilo, sappi che te ne voglio tanto.”
Post dedicato a Roberta su Tumblr da me.
Un sabato esco con Ivan, Rachele e Verdiana e successivamente si sarebbero aggiunte anche Roberta e Lia, perché avevano fatto pace e si volevano vedere. E questo post di Tumblr è stato scritto dopo questa uscita, dove ho visto che a Roberta non importava un fico secco neanche di salutarmi. Questo mi fece male e mi ci sfogai. Ma la sera stessa mi contattò Lia per chiedere di fare pace. Aveva paura che la potessi mandare a quel paese in un modo o nell’altro. Ma io non l’ho mandata a quel paese e ero anche molto felice che mi avesse contattato. Per cui ho preso in mano la situazione e l’ho chiamata al telefono.
Mi stupì il fatto che mi disse di aver cercato di contattarmi tante volte, ma di aver chiuso poi la chat. Beh, sembrava che si fosse appena fidanzata, per la felicità che emanava. Questo rese felice anche me. E con lei era fatta.
Mancava solo Raffela, che chiamai subito dopo. Stessa cosa, stava tremando, pensava avessi sbagliato numero. Ma subito dopo era felice e aveva ripreso confidenza con tutti i sensi. Ci chiedemmo scusa tutti quanti per esserci allontanati così, senza un vero motivo. E io le voglio bene, a tutte e due.
Ma la sorpresa la ebbi il 30 Luglio e mi arrivò un messaggio da Roberta.
“Io ho visto come hai cercato di fare pace con me, ho visto quanto ardore ci mettevi nel cercarmi ogni volta e forse è ora che anche io muova il culo. Scusa se abbiamo smesso di parlare perché quel coglione di Pietro mi ha detto cose false. Scusa se ti ho fatto soffrire per quel mezzo uomo di Valerio, basta che è felice lui con Del Piero. Io mi fidavo di Pietro, ma ha detto cose agli altri che non doveva dire, e ora conta meno del meno per me quel ragazzo. Scusami se è successo tutto ciò. Non avrei dovuto farlo.”
E così io e lei ritornammo amici seriamente. Quella fu una chattata memorabile, anche perché lei mi mancava seriamente, e anche io le mancavo, almeno creo. Beh, era tutto ritornato per il verso giusto. A parte i rimorsi che ancora non se ne sono andati.
Un giorno ci siamo ritrovati a chattare insieme e lei mi pregò di convincere i miei a mandare mia sorella al concerto dei Bring Me The Horizon con lei. Beh, non era per niente facile, considerando l’Hardcore che fanno questi qui, beh, mamma non l’avrebbe fatta passare. E invece, il giorno dopo, papà mi chiese informazioni sul gruppo, che musica facessero e dove sarebbe stato questo concerto, perché Rachele glie ne aveva parlato il giorno prima. E visto che anche Rachele aveva un concerto in sospeso, perché io ho anche convinto mamma a mandarmi al concerto dei RED l’11 Novembre, beh.. qualche giorno dopo presero i biglietti, per il concerto del 26 Novembre a Roma. Partiranno tutti tranne me. Ma questo è ancora da vedere.
Va tutto troppo bene.

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Capitolo 16
*** We can live like Jack and Sally if we want ***


Con Chiara andava tutto magnificamente. Era davvero come mi aveva detto Ivan, una persona magnifica. Una di quelle che non si scordano di te. Ma i sospetti sono sempre tanti e io mi lamentavo con Ivan delle mie paure. Lui mi disse che se io fossi rimasto sempre vicino a lei, lei si sarebbe innamorata di me. E forse aveva ragione, io le stavo vicino e lei si avvicinava sempre di più a me. Le scrissi anche il testo di I Miss You dei Blink-182, e lei mi rispose con un “io adoro quella canzone, quando sarò più grande mi farò tatuare sulla spalla we can live like Jack and Sally if we want”, che è un verso della canzone.
Una volta andai alla casa al mare, ma prima di partire mi si ruppe il telefono e fui costretto a usare quello di mamma, per cui le rubai qualche minuto sul telefono e la chiamai. Aveva una voce pazzesca. Era troppo per me quella ragazza. Mi raccontò del fatto che aveva appena finito di dilatarsi il lobo sinistro e che dopo la chiamata avrebbe attaccato a farsi il lobo destro. Mi raccontò del fatto che lei abita in un quartiere vicino Rebibbia e che lì i ragazzi sono tutti uguali, stronzi, insensibili e lei ha cambiato tre ragazzi in quattro mesi, perché era un momento di confusione pazzesca. Beh, quella chiamata durò circa un’oretta e servì a darmi una bella scossa al morale, già di per sé non basso.
Continuavamo a parlare e qualche giorno dopo, quando tornai dalla casa al mare mi disse che non aveva voglia di parlare e che voleva restare sola. La sera di quel giorno le inviai un messaggio dove scrissi più o meno:
Ciao Chiara, vorrei che sapessi che mi fa molto male vederti così triste. Io non sono una persona a cui piace vedere le persone soffrire e vorrei far qualcosa per alleviarti questa sofferenza. Io creo che tu abbia un sorriso spettacolare e ne sono sicuro, tu non sarai triste nella tua vita. Ma se ora lo sei io te lo giuro, se fosse per me verrei a piedi a Roma per farti sorridere. Vorrei vederci su un letto insieme, con una chitarra e una cioccolata calda, ma per ora mi accontenterei solo di farti sorridere. Ti voglio bene.”
 
“Alessandro, ho le lacrime.”
E più o meno continuavo a acquistare sempre più fiducia e amicizia. Un’altra sera la richiamai di nuovo, anche perché non aveva niente da fare, aveva appena finito di parlare al telefono con un amico di nome Frankie, che era andato a innaffiare le piante, e quando sarebbe tornato avrebbero riparlato.
In questo frangente riuscii a parlare io con lei.
Mi raccontò questa volta che lei era innamorata di un ragazzo di nome Stefano (guarda un po’), con il quale stette per qualche mese. Poi lui le mise le corna, fece la stessa cosa anche con quella con cui aveva tradito Chiara con la stessa Chiara. Insomma, questo, ovunque andava, riusciva a mettere le corna a tutti: pensate un po’, una volta, mentre stava con Chiara uscirono, si allontanò un attimo a parlare con un’amica e qualche minuto dopo scoprì che in quel frangente i due si erano rimessi insieme. Presa dall’odio, aveva una lattina di te nelle mani e gliela rovesciò tutta sui vestiti.
Questo fu più o meno l’argomento della telefonata, conclusasi perché Frankie era ritornato dal suo istinto dal pollice verde.
Il giorno dopo la contattai, ma disse che non se la fidava a parlare, perché quella sera era veramente depressa. Solo il giorno dopo mi raccontò che era uscita con Stefano, che erano stati insieme, che si erano baciati, ma che non riuscivano a stare insieme. Lei questa situazione non l’ha sopportata per niente, non riusciva a digerirla, per cui entrò in gioco Ivan, il quale la rimproverò perché si stava comportando da stupida, che si lasciava manovrare così e che doveva voltare pagina.
Dopo che mi disse tale cosa io cominciai a vedere tutto negativo e finii di provarci con lei.
Però ricominciai qualche tempo dopo perché Chiara aveva detto a Ivan “stare con Alessandro? Sarebbe stupendo, Alessandro è il massimo”
E chi non si scioglierebbe davanti a tale dichiarazione?
Andò che mentre scorrevano questi giorni, Roberta mi contattò per dirmi quello che ho già raccontato sopra. In uno dei discorsi che facemmo dopo, lei mi disse che anche se ancora non lo capivo, sarebbe arrivato il momento in cui avrei sicuramente capito che lei non era la mia ragazza ideale, e che ce ne sarebbe stata un’altra che mi avrebbe sicuramente dato tutto quello che lei non mi ha dato.
“Beh, veramente c’è una ragazza che mi piace, solo che è di Roma”
“Oddio, è Chiara Baresi?”
“Si, come fai a saperlo?”
Ero stupito
“Sono solo andata a senso. Me lo sentivo che era lei, sono sicuro che non fallirai.”
Roba da pazzi, da non creere.
Passarono i giorni e continuavo a sentirmi con Chiara; eravamo diventati ultra teneri, ci volevamo bene e si vedeva, le suonavo tante canzoni alla chitarra, eravamo diventati strettissimi.
C’era solo un piccolo problema, cioè che nell’ultimo periodo ero sempre io a contattarla. Non andava affatto bene questa cosa, e decisi non contattarla finché non lo avesse fatto lei.
Nel frattempo vidi anche io 500 days of summer, il film etichettato da Ivan come il film che ti farà capire che a ogni cosa bella c’è sempre una fine. E Ivan aveva ragione, ma non ha preso in considerazione il fatto che dopo la fine c’è sempre un nuovo inizio.
 
È passata una settimana senza cercarmi, e l’ho dovuta cercare io.
Qui è crollato tutto.
Le dissi che mi mancava, e lei mi disse che le mancavo anche io, solo che purtroppo era stata “impegnata” e stava soffrendo come un animale nell’ultimo periodo, soprattutto a causa del fatto che nessuno l’accettava per quello che era.
Beh, io mi buttai e le dissi che qualcuno che l’amava c’era, anche se era distante per settecento chilometri, e che sapeva che non era lo stesso. Lei mi rispose con “pazienza”. E non ci siamo sentiti per qualche altro giorno.
Ho chiesto a Ivan un favore: “quando ti capiterà di parlare di nuovo con lei, ti prego, dille che mi piace”.
Ivan lo ha fatto, e lei le ha risposto che anche a lei piacevo, solo che non era disposta alla distanza.
 
“Where are you?
And I’m so sorry,
I cannot sleep, I cannot dream tonight”
 
Me lo ricordo ancora. Ivan mi mandò gli screenshot della conversazione con lei mentre vedevo “Life of Pi”, il bellissimo film tratto dall’omonimo libro, che parla di un indiano disperso nel pacifico su una scialuppa con una tigre. Non “spoilero” altro. Avrei voluto che la fine del film non arrivasse mai, perché quando sarebbe arrivata avrei dovuto dichiarare i miei sentimenti a Chiara.
Scrissi una bozza, che poi si rivelò il messaggio che le inviai:
“Sai, esattamente 22 anni fa, un uomo chiamato Axl Rose scrisse una canzone bellissima, che si chiama November Rain. E a un certo punto di questa canzone sentii le parole “everybody needs somebody”, ovvero che ognuno ha bisogno di qualcuno. Oggi per esempio cadono le stelle, e c’è l’uso, il mito, che quando vedi una stella cadere esprimi un desiderio. Io l’ho vista la stella cadere, e ho espresso il mio desiderio, ovvero di trovare quel somebody di cui parla Axl Rose. Forse non lo sai, forse lo sai, ma io qui mi faccio male. Io ho bisogno del mio somebody, ne ho un bisogno vitale, e il mio somebody sei tu. E ho voluto che fossi tu, lo so che sei tu, lo so perché me lo hai fatto capire capire da come parli, da come ti comporti, non puoi non essere tu. Perché anche il corso degli eventi ha voluto che io mi innamorassi di quegli occhi senza neanche vederli, e vedere le tue foto mi fa tanto male. E se tu sei bella anche il mondo è bello. E tu sei bellissima. Tu sei troppo bella. Tu sei la più bella, e se me lo chiedessi, forse ti direi che sei impagabile, con quel sorriso che hai, beh, io sono una stella cadente. Io quel sorriso farò di tutto per mantenerlo, per vederlo vivo. È di te che ho bisogno, e vorrei essere il tuo bisogno, quello che significa che quando ti guardo tutti quei chilometri non esistono più, perché nessuno ha messo distanza all’amore e nessuno la metterà. Vorrei avere con te una luce della centrale elettrica. E nessun cuore batterebbe come il nostro, il mio brucia per te, perché sei spaventata da tutti questi chilometri, ma non ti lascio combatterli da sola, vorrei solo che sapessi che il mondo è brutto, ma tu sei bellissima per me, e se tu salvi la mia vita io stasera rimarrò nel cielo, non cadrò come le stelle, e se proveranno a buttarti giù gli altri, allora io ti terrò, a costo di dover cadere giù io, e se tu non mi desideri io muoio. È da quando ho sentito la tua voce che il mio tempo scorre intorno a te, e voglio anche tu sappia che se io ti chi chiedo di stare con me, te lo chiedo perché non desidero altra cosa al mondo, e so a cosa vado incontro, e è per questo che io lì verrò subito da te.
Io sono solo , perché ci sono troppi stupidi che avranno paura di dire cosa provano e lo nascondono dentro di loro, e non avranno
mai nessuno come te, capace di prendere loro la mano e di portarli alla felicità, come hai fatto tu con me.
 
La distanza fa schifo, e è per questo che noi due la batteremo, se tu vuoi.
 
Tuo, Alessandro.”
 
“Non puoi fallire” ha detto Roberta.
“Questa sarà la volta giusta, inviaglielo, è perfetto, ne sono sicuro, ti andrà bene.”
 
“Alessandro, ma che fai, toglimi subito dalla mia testa, così ti metterai nei guai fino al collo” ha detto invece Chiara.
 
Ho fallito di nuovo.
 
Abbiamo continuato a parlare, e se io fossi lì non ci penserebbe due secondi a mettersi con me. Nessuno le ha detto una cosa così bella in vita sua, ma lei non sopporterebbe una relazione a distanza. Ha bisogno di veermi, ha bisogno di avere un contatto fisico con me.
 
La mia illusione si è ritrasformata,
ora è delusione.

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Capitolo 17
*** Era già tutto previsto ***


Prima di tutto lo scempio, quando io contattai Chiara dopo la settimana di attesa passata, una delle cose che mi disse era “Aiuta Ivan, con Verdiana va male”.
Ivan è sempre stato un tipo abbastanza paranoico. Si è sempre spaventato per quanto riguarda Verdiana e le cose annessevi, anche se io gli ho sempre ripetuto che sarebbe andato tutto bene.
Anche quando lui era a Praialonga lo controllavo. Però lui aveva troppa paura. Verdiana cominciava a non rispondergli più per ore, quando lo faceva era come se gli stesse facendo un favore. Lui si lamentava di questa cosa con me, e quando io gli dicevo di parlarne con lei lui non lo sapeva fare e cominciava a ingigantire le sue colpe.
Qualche tempo prima, quando andava tutto bene, si parla di Giugno e i primi di Luglio, i due uscivano tutti i giorni, e come ho detto, si vedevano a casa di Ivan e si spogliavano “dal caldo”.
Beh, io gliel’ho sempre detto a Ivan di non accelerare troppo le cose. Hanno fatto più cose loro in una settimana che una coppia di venticinquenni in due mesi. Va beh, Ivan non ci vedeva dalla voglia, e è giusto e comprensibile che avesse questo e altro in una settimana, dopo mesi di relazione a distanza finita peraltro molto male.
Per cui, da questi ritmi così frenetici e stressanti, soprattutto perché Verdiana è una che si stufa anche di respirare, passare ai due o tre messaggi al giorno, per Ivan fu uno shock.
Beh, hanno cominciato a litigare furiosamente facendosi molto male, soprattutto quando Verdiana gli inviò il messaggio:
eri la luce della mia vita nera, ma ora la stai oscurando ancora di più”
Bella frase a effetto. Ma perché, Verdiana?
Non vi siete capiti, eravate due persone molto diverse, pur essendo identici.
Avete sbagliato tante, troppe cose.
Nel frattempo, io e Ivan decidiamo di andare a suonare nel garage di un nostro amico con altri amici. Dunque scendiamo, ognuno dai rispettivi villaggi per venire a Crotone. Io scendo il giorno stesso, Ivan un giorno prima, per provare a vedersi con Verdiana.
Invece no, lei doveva scendere con Eliana.
Lui si mise le mani tra i capelli, pensando “come è possibile? Stiamo insieme, dovrebbe fregartene più di me che delle tue amiche, almeno ora che stiamo insieme da un mese o poco più”
In realtà questo aveva sempre ossessionato Ivan. Ricordo una domenica in cui Ivan era veramente depresso, non riusciva a alzare un dito, perché Verdiana non gli aveva permesso di stare con lui nel gruppo con le amiche, perché Ivan non si sarebbe sentito a suo agio. La verità? Era Verdiana a non sentirsi a suo agio. Perché non dirlo? Buttare in crisi un ragazzo. E poi, perché?
Comunque sia, quel giorno, quando Eliana se ne andò, Ivan uscì con lei e altre due amiche che avevano in comune. Il giorno dopo avremmo dovuto suonare io, Ivan, Isacco, Gimoni e Roberta. Si, proprio lei.
Qualche mese prima l’avevo chiamata a cantare in una piccola sala prove che cadeva a pezzi. Beh, lei mi disse di essere molto timida, però mi chiese se poteva portare qualche amica, anzi, mi chiese anche i pezzi che avremmo suonato.
Quel giorno però non si presentò in sala, senza dire niente a nessuno.
Ma io ne ero sicuro che sta volta fosse venuta a cantare, ne avevamo già parlato. Eccoci, eravamo tutti in sala tranne lei e Gimoni che stavano venendo. Abbiamo fatto un piccolo sound check, quando lei mi inviò un messaggio e mi disse che si era scottata con la piastra e che faceva un po’ di ritardo perché dovevano portarle la crema.
Dieci minuti più tardi mi rimandò un messaggio, dove diceva che non sarebbe venuta, causa piccolo litigio con la mare.
Io ci stetti un po’ male, ma non glielo dissi, tra l’altro non era neanche colpa sua.
La stessa sera Ivan stette a casa mia, cenò e poi ripartì con noi.
Più o meno una settimana dopo le prove, Roberta mi aggiunse in un gruppo su Whatsapp, dove c’erano oltre a noi due Rachele, Verdiana e altre due amiche, Daniela e Letizia. Qui si facevano cazzate, si rideva, si inviano foto sconcertanti.
Ma un pomeriggio mi addormentai, e quando mi svegliai trovai una cinquantina di messaggi in sospeso, tutti sulla questione “Ivan e Verdiana”:
Verdiana si stava lamentando del fatto che Ivan le stesse dicendo cose brutte, cioè che non stava più bene, aveva mille pensieri diversi, aveva l’ansia e era sempre preoccupatissimo. Non stavano più bene insieme, si facevano la guerra a vicenda.
Conoscendo Ivan e quello che mi ha sempre detto, dissi a Verdiana il motivo del comportamento di Ivan, ovvero una crisi causatagli da quello che in precedenza gli aveva detto Verdiana, o quando non gli rispondeva ai messaggi, o quando non lo voleva mentre c’erano le amiche.
Le paranoie di Ivan prima erano esagerate, ma non infondate. Ultimamente neanche tanto esagerate.
 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Oggi, 14 Agosto 2013 sono quattro giorni che Chiara mi ha detto di no
e sono due giorni che Ivan e Verdiana si sono lasciati.
È più di un mese che Veronica e Stefano si sono rimessi insieme.
È un mese e mezzo che riparlo con Roberta, tre settimane che Verdiana e Rachele fanno lo stesso.
Due settimane che riparlo con Lia e Raffela.
Tre mesi che Ivan ha bloccato Karol da Facebook e da Tumblr, ma non dai suoi ricordi.
Tre mesi che Verdiana cerca Valerio per buttargli un calcio nei coglioni.
Cinque mesi dall’ultimo litigio con Roberta.
Cinque mesi da che conosco Ivan.
E mai, mai è successo che Roberta mi abbia amato.
Mai è successo che Veronica mi abbia guardato minimamente.
Mai è successo che Chiara abbia deposto la distanza per stare con me.
Mai che Ivan abbia visto Karol.
Mai che Verdiana abbia veramente amato Ivan come lui ha fatto con lei.
Mai che Valerio abbia chiesto scusa a Roberta.
Mai che io e Ivan ci siamo trovati in disaccordo.
Mai che io ho visto Roberta felice per me.
Mai, mai che ha smesso di mancarmi.

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