Non ci saranno altri malandrini, un altro trio. Soltanto delle nuove storie// Arriva il clan Potter

di Megan204
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back here again. ***
Capitolo 2: *** The insane version of Dominique. ***
Capitolo 3: *** "Wintertime" Sadness ***
Capitolo 4: *** Pure Love. ***
Capitolo 5: *** Alcool and Kiss, bad combination. ***
Capitolo 6: *** Grow. ***
Capitolo 7: *** Cause Darling i'm a nightmare dresses like a daydream. ***
Capitolo 8: *** Cause in the end we have each other. ***
Capitolo 9: *** We are the heroes of our time. ***



Capitolo 1
*** Back here again. ***


1 Settembre 2016.
 
Il primo settembre era arrivato come ogni anno con una precisione mostruosa, portandosi dietro un’aria ancora troppo calda per gli inglesi. Per tutta la popolazione britannica il primo settembre era una normale giornata, ma per alcune famiglie no.
Una famiglia, in una casa a Godric’s Hollow era in subbuglio. Perché il loro primo figlio sarebbe finalmente andato a Hogwarts.
James Potter ad Hogwarts, le mura stavano già tremando.
Perché James Sirius Potter era tremendamente affascinante già a undici anni, capelli scuri, occhi scuri e fascino ereditato dal nonno.
Un carattere ribelle, quasi strafottente e maledettamente intelligente.
James Sirius Potter era un mix letale. Un mix, che avrebbe spezzato molti cuori, era nel suo destino.
Lui avrebbe fatto come il nonno e il suo migliore amico, niente di meno, perché a undici anni sapeva già cosa voleva.
Sarebbe stato Grifondoro e cercatore, nessuno aveva dubbi.
Ma questa strana storia, non sarà solo composta da James Potter, ma da tanti piccoli tasselli, che formano un mosaico vario e colorato, come i Weasley.
C’è una Victoire Weasley sedicenne, maledettamente bella, alle prese con fitte al cuore dovute alla lontananza del suo ragazzo Ted Lupin, impegnato nel suo corso Auror e delle sue amiche, Katharina, che vive con la sorella maggiore, e Iris, che da poco vive con Mark.
Molly Weasley, 15anni, con il suo perfetto fidanzato Lysander Scamandro, e una migliore amica malinconica.
Lucy Weasley, 13 anni, maledettamente secchiona, con Mike Jordan che la perseguita e il suo segreto, quella bellezza nascosta.
Lorcan Scamandro, 13 anni, che forse non così tranquillo come sembra, e si innamora anche lui.
Fred e Roxanne Weasley, 12 anni più Weasley che mai, combinando disastri a destra e manca con Melanie e Luke Baston.
Louis Weasley, 11 anni, migliore amico di James, gemello di Dominique, maledettamente uguale al migliore amico.
Dominique Weasley, fredda, calcolatrice, subdola Veela, caratterino forte, in grado di tener testa al fratello e al cugino.
Albus Potter, 10 anni, che riserva non poche sorprese
Rose Weasley,10 anni, tipica sotuttoio, che odia un furetto, come la madre un tempo.
Scorpius Malfoy,10 anni, Purosangue solo per obbligo, e forse non così come nonno vorrebbe.
Lily Potter, 8 anni, bella come il sole, strappa cuori e in sintonia col fratello maggiore.
Hugo Weasley, 8 anni, che non resiste al fascino di una certa rossa.
Electra Zabini, 13 anni, sempre meno Serpeverde.
Maia Zabini, 10 anni, così semplice e pura che non può essere anche una Parkinson.
Acrux Zabini, 11 anni, Purosangue rigoroso, che si innamora di una piccola mezzosangue.
Hydra Nott, 11 anni, sempre più forte e tenace, maledettamente ribelle.
Un mosaico di storie, che intersecandosi, formano un’unica grande storia.

(Dominique)

Dominique Weasley, undicenne, capelli rossi, occhi azzurri, Veela, se volevate sapere questo.
E poi si, sto andando ad Hogwarts con il mio gemello, e mio cugino. Non ho paura, insomma mi toccava prima o poi. Non ho paura, ma sono felice. Sono certa di finire a Grifondoro, sono cresciuta con James e Louis.
Salgo in camera, dove vedo Victoire, intenta farsi una coda, con gli occhi azzurri stanchi e spenti. Le mancano incredibilmente i suoi amici, ma è quasi normale. E poi con Ted quest’estate si sono visti molto poco, e ora il loro tempo sarà ridotto a zero. Capisco mia sorella, anzi a dir la verità io e lei ci capiamo alla perfezione. Siamo simili e diverse. Non c’è cosa che io non sappia di lei e viceversa. Mi avvicino di soppiatto e la abbraccio, uno dei miei rari gesti d’affetto. Victoire mi stringe sospirando, mentre Louis arriva e le accarezza i capelli, dicendo che finalmente è ora. Tempo di prendere le foto estive di Victoire con gli amici e scendere di sotto.

Il binario è affollato come al solito, e mentre mi guardo intorno un piccolo tornado rosso mi salta in braccio, facendomi quasi ribaltare.
-Ciao anche a te Lils!- esclamo osservando la mia cuginetta.
-Ciao Nicky!- Un uragano vivente, ecco come la definirei.
Dietro di lei appaiono Albus, Harry, Ginny e James, che si arruffa i capelli e si scambia una pacca con mio fratello.
Saluto gli zii e Albus e poi corro sul treno, a prendere uno scompartimento con quei due disperati, dato che Vic sta con Molly, Lorcan, Lucy, Lysander ed Electra. Mi siedo con decisamente poca femminilità sul sedile e osservo parlare quei due disperati.
-Weasley non essere così silenziosa, su parla.-
-Taci Potter, taci.- Maledetto lui e il suo ghigno beffardo.
Una ragazza bionda fa capolino sulla porta, occhi color ghiaccio e lunghi capelli biondi.
-Hydra!- Hydra Nott, nostra coetanea, figlia di Theodore e Daphne, non propriamente la perfetta Purosangue. Diciamo che è un po’… ribelle. È cresciuta con Astoria, e ciò le è stato molto utile.
-Posso? È tutto occupato..-
-Certo, io questi due non li reggo.- Siamo amiche da qualche anno, e sua madre non è così felice.
-Simpatiche come poche eh.- Louis, biondo, occhi chiari, mio gemello e totalmente diverso da me.

Passiamo il viaggio a ridere e scherzare, quando un ragazzo serioso, pelle chiara, occhi chiari, capelli marroni. Hydra lo fissa con aria di sfida.
-Zabini, quale onore. Da quando frequenti la feccia? La mamma ti da il permesso?- Fredda e tagliente. Acrux Zabini, coetaneo anche lui, figlio di Pansy e Blaise, anche se sul padre ho qualche dubbio. A quanto pare, segue l’etica del perfetto Purosangue.
-Calmati Hydra, sono qua per darti questo, da parte di tua madre. Me l’ha dato stamattina.- La sua voce è calma e pacata.
-Oh cos’è? Un manuale per uccidere Mezzosangue?- In realtà è una collana, con allegato un biglietto, con scritto: Portalo come solo una sangue puro come te sa fare.
-Di a mia madre di andare a passeggio con Voldemort, non me ne faccio niente di questi regali.-
-Hydra, porta rispetto, è tua madre.-
-Acrux, ascoltami bene. Tu rispetti tua madre e lei ti odia, meno delle tue sorelle, ma ti odia. Hai idee obsolete in testa. Fa come Maia e Electra, come e Scorpius. Ribellati. Apri la mente Acrux!-
-Io non ho idee obsolete, non ho proprio idee. Siete voi che vi fate idee strane.-
-Acrux torna nel tuo scompartimento.- Electra Zabini, appare davanti a noi, facendo andare via il fratello. Pelle abbastanza scura, occhi scuri e lunghi capelli marroni scuro.
-Grazie Electra.-
-Figurati Hydra.-


-Credo che andrò a Serpeverde.- Annuncia Hydra funesta.
-Perché?- Chiede James mangiando una Cioccorana.
-Perché sono comunque, mio malgrado, una Nott-Greengrass, una maledetta Purosangue, troppo astuta ma anche con una buona dose di coraggio. So che finirò lì, ne sono certa. Che schifezza.-
-Hydra, non farti questi problemi ora, il Cappello sa cosa fare.- dico tentando di consolarla.
-Dai ragazze, ci siamo.- Annuncia Louis, Hogsmeade è alle porte.

OVVIAMENTE MIO FRATELLO E MIO CUGINO HANNO AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI FARSI UN TUFFO NEL LAGO, PER SALUTARE LA PIOVRA, CHE DISPERATI. La faccia della McGranitt è da oscar però, o forse da Ordine di Merlino.
Entriamo in Sala Grande dove Victoire mi guarda, cercando spiegazioni per Lou e James. Con dei cenni furtivi della mano mi spiego, e credo mi abbia capito, dato che sta ridendo come un’idiota sulla spalla di Lysander.
Ci mettiamo in fila attendendo il nostro turno
-Nott Hydra Daphne!-
Hydra prende un profondo respiro per dirigersi a testa alta verso il Cappello, che a quanto pare la trova una scelta ardua.
Dopo 4 minuti abbondanti il cappello si pronuncia:
-Grifondoro!-
I Grifondoro applaudono perplessi, i Serpeverde sono stupiti. Hydra sorride come poche e si dirige al tavolo rosso-oro quasi correndo. Sono felice per lei, se lo merita.
-Potter James Sirius.- Che sembra un pulcino bagnato aggiungerei.
Tutta la sala si zittisce e senti James dire:
-Su non siate così seri, so di essere affascinante però!-
-POTTER!-
Penso che mio cugino sia l’essere più idiota del mondo, ma ormai ci ho rinunciato da qualche anno.
Neanche tempo di sfiorare la sua chioma color pece che il cappello dice:
-GRIFONDORO!-
E qualcuno aveva dubbi, eh bravo Potter. Il tavolo scarlatto è esploso. Un Potter tra di loro, secondo molti è un onore.
-Weasley Dominique!- Quindi tocca a me?
Mi volto verso Victoire, che annuisce sorridendo. Mia sorella è la mia roccia, niente da fare.
-Grifondoro!-
Un altro Weasley a Grifondoro! Stiamo ristabilendo l’equilibrio. Abbraccio Hydra e faccio l’occhiolino a James, mentre gli applausi troppo forti si spengono.
-Weasley Louis!- Mio fratello, il pulcino bagnato numero 2 si siede, sorridendo come un perfetto idiota a tutta la sala.
-Grifondoro!-
Tutti qua, allegria!
-Zabini Acrux Blaise!-
-Ora sta a vedere come fila dritto a Serpeverde.- bisbiglia Hydra.
Ed effettivamente aveva ragione.
La sorella applaude con scarso entusiasmo al tavolo verde-argento. Neanche lei dovrebbe stare lì, secondo me.

Finito il banchetto e di conseguenza lo smistamento, finalmente ci dirigiamo in Sala Comune. Uscendo incrocio Victoire, di nuovo malinconica. Mi sorride forzatamente per dirmi con le lacrime agli occhi:
-Sono orgogliosa di voi.- La stringo in un rapido abbraccio, per poi lasciarla andare.
Uh, ma la sala comune mi piace!
-Potter, sembri un pulcino bagnato.- Sto giocando col fuoco, lo so.
-Cosa sembro Weasley?!-
-Un pulcino bagnato.-
In men che non si dica James mi salta addosso buttandomi su un divanetto iniziando a farmi il solletico! Maledetto Potter presuntuoso! Mi avvento sulla prima cosa che trovo e gli mordo il collo, forte.
James si stacca quasi piangendo, ha un segno rossissimo.
-Sapevo che mi amavi ma non così tanto, Weasley.-
-Ammazzati Potter.-
Detto questo prendo Hydra per mano e salgo in dormitorio.
Domani ci aspetta una giornata d’inferno.
O forse i prossimi sette anni?

Eccomi di nuovo qua! Non ho resistito e in quattro e quattr'otto ecco qua il sequel! Per i nuovi arrivati beh, capirete tutto col tempo, leggere la prima non sarà fondamentale.
Dominque è una ragazza fredda, maledettamente acida, ma in fondo, ha un cuore e un bellissimo segreto. Ma dovrete aspettare.
Al prossimo capitolo, anche coi prestavolto.
Megan

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Capitolo 2
*** The insane version of Dominique. ***


10 Settembre 2016 (Victoire)
 
10 giorni a Hogwarts. Sono entrata nel ritmo delle lezioni in tempo record, da buona Corvonero, e va tutto a meraviglia. 
Almeno cosi fingo. Diciamo che mi mancano. 
Sì, ora pensano tutti che sono in una fase di depressione adolescenziale, al diavolo! Mi mancano perché erano la spalla su cui andavo a piangere, le braccia dove amavo fiondarmi.  
Grazie a dio mi sono rimaste Molly e Dominique. 
Molly mi abbraccia praticamente ogni minuto e Dominique beh, è quasi irritante. 
È un misto completo di geni Weasley-Delacour, infatti è uscita una bomba a mano. Ha quel lato protettivo di nonna Molly e quel lato freddo e gelido della mamma, non capisco come faccia a far conciliare le due cose. Sinceramente a volte odio quell’espressione che le si piazza in faccia, quella tipica espressione da “riesco a capire tutto e tutti” oppure “mi disgusta il tuo comportamento ma non lo dico”. 
La prima la usa con me, la seconda con Louis e James. 
Dominique è diversa da me, lei non dipende da nessuno. Vive anche da sola, senza nessuno che le stia appresso, sa gestire la sua vita autonomamente, senza aver bisogno di amiche o fidanzati.  
Dominique sopravviverebbe da sola nel deserto, io neanche a Hogwarts riesco a stare sola, pagherei per essere come mia sorella. 
O come Louis, così giovane e spensierato, così fuori di testa. 
 
Mi guardo allo specchio, stanca. Sono Veela e riesco anche a far pena. Ho perso parecchi chili, come se non fossi abbastanza magra di mio, ho due occhiaie violacee, occhi arrossati e capelli flosci e spenti. Raccolgo i capelli in una coda veloce e con due colpi di bacchetta cerco di rendermi abbastanza presentabile. Mi butto la borsa in spalla e scendo da Molly e Lysander, che si scambiano uno sguardo compassionevole e nello stesso tempo rassegnato. Molly mi abbraccia mentre Lysander mi da un bacio sulla fronte. 
Come al solito in Sala Grande butto giù solo succo di zucca, senza buttare giù nulla, come sempre, che monotonia. 
-Ragazzi io vado a lezione, a dopo…- 
-Ciao Vic..- 
Molly ormai fa colazione al tavolo dei Corvonero con me e Lysander e mi guarda come farebbe una mamma che vede la figlia piangere per la prima volta per un ragazzo o quando cadi e ti sbucci per la prima volta il ginocchio. 
E pensare che sono anche più grande. 
Appena dopo aver varcato l’enorme porta della sala Grande vengo bloccata da mia sorella Dominique che mi si piazza davanti. 
Fronte aggrottata,labbra a papera, mano sul fianco,è la versione squilibrata di Dominique.* 
-Ascoltami bene, sei più grande, ma io sono molto più furba di te, più sveglia e decisamente più testarda di te, quindi, guardati e capisci come ti stai riducendo! Sei pelle e ossa, hai due occhiaie che fanno paura e sei ridotta come uno straccio, sono tua sorella e non te lo permetterò, soprattutto a 16 anni. Quindi ricordati che se ti metti contro di me, ti metti contro un diavolo. Fa attenzione perché….- 
-Ok adesso basta Domi, datti una calmata, vieni con me dai…- James interrompe il monologo di mia sorella portandosela via quasi di peso. 
Ho sempre detto che Dominique è così maledettamente forte. 
Mi dirigo su per le scale, ancora più amareggiata di prima, riesco a farmi sgridare anche da mia sorella. 
-Weasley.- Ecco mi ci mancava anche la McGranitt. 
-Oggi sei esentata dalle lezioni, va nel posto segnato su questo foglio e segui le istruzioni, grazie.- 
E sparisce com’è arrivata, in questa scuola scrollano tutti. Nel biglietto, con la calligrafia ordinata della McGranitt c’è scritto “Stanza delle Necessità, pensa alla tua casa dei sogni.” 
Okay, qualcosa qua non mi torna, prima mia sorella, poi la McGranitt, una persona normale sulla mia strada? 
Mi dirigo preoccupata alla Stanza al settimo piano, pensando alla casa dei miei sogni, con un enorme salotto e un camino sui toni del bianco e del nero. 
 
Apro gli occhi e mi ritrovo davanti il portone massiccio, apro e dentro c’è il mio salotto, con il mio camino acceso. 
Entro, mollo la borsa per terra e due mani mi coprono gli occhi. La mia schiena si appoggia al petto dello sconosciuto, e deduco che è un ragazzo, abbastanza magro e alto, con un petto ampio e muscoloso. 
Che sia Lysander? 
Con la mia mano sfioro la sua e un brivido mi percorre la schiena. 
Alzo il braccio, toccandogli i capelli. 
Non ci credo. Respiro a pieni polmoni l’odore che mi avvolge, andando a stringere forte la mano dello “sconosciuto”.  
Delle lacrime scappano accidentalmente dai miei occhi, bagnando la mano posizionata su essi. 
-Shh.. Non si piange adesso…-  
-Teds…- 
Mi giro di botto incollandomi alle labbra del mio ragazzo, che finalmente, dopo quasi due mesi, mi riabbraccia strettissima. I capelli sono sempre azzurri, i muscoli più sviluppati dall’addestramento Auror. 
-Ehi ehi, ci siamo anche noi qua!-  
Mi volto altrettanto di scatto e vedo due donne ormai mature, Katharina avvolta in uno splendido abito nero, che la mostra così donna. 
Iris con i suoi jeans e la sua giacca di pelle marrone, così adulta accanto al suo fidanzato, chiuso dentro una camicia azzurrina. 
Mi lancio in braccio a Katharina, abbracciandola forte. A questo abbraccio si aggiungono Mark e Iris. 
-Perché sei così maledettamente magra? E così spenta? La fiamma Victoire che conoscevamo noi non si può spegnere.- Lo sguardo di Iris è più sicuro di quando era qua, è più maturo. 
-Voglio una fidanzata, non uno stecchino. Hai da viverti la tua adolescenza qua, i tuoi ultimi passi prima dell’età adulta. Hai ancora Molly, Louis e Dominique.- Vedo un ghigno apparire al nome di mia sorella, maledetta nanetta, sapevo che era colpa sua. 
Mi stringo nelle spalle, osservandoli uno a uno. E nei loro occhi, oltre alla felicità leggo una forte preoccupazione, ovviamente a causa mia. 
Mi siedo comodamente appoggiata al petto di Ted sul divano, fissando Kath, Iris e Mark, iniziando a parlare, con sincerità. 
-So benissimo di essermi lasciata andare, ma sono crollata come un castello di carte, avevo accanto a me persone fantastiche e pensavo solo a chi mi mancava e non a chi avevo accanto, ho sbagliato, mi sono lasciata andare. Avevo paura di perdere tutto, semplice.- 
-Tu sei idiota, lo sai vero? Non vuol dire che se Ted è sbattuto a fare l’Auror, io a fare corsi per Medimaga, Iris a studiare ancora più lingue di quelle che già sa, compresa quella di mio fratello ma non ci voglio pensare, Mark con Ted dobbiamo dimenticarti cioè sei in Corvonero e sei così scema? Nessuna come te esiste su questo mondo, quindi vedi di ingrassare o a Natale parlo con tua nonna e ti faccio far ingrassare da lei chiaro?!- Evitando le occhiate scandalizzate dei due scoppio a ridere finalmente dopo tanto tempo, Katharina non è cambiata di una virgola, continua a essere la solita donna con quel pizzico di infantilità e sarcasmo che la rende unica. Mi alzo per abbracciarla forte, di nuovo. 
-Hanno ragione sai? Sei un po’ idiota ma ti amo comunque.- Grazie Merlino per avermi dato Ted. Grazie per avermi dato loro, che nonostante tutto sono ancora qua a insultarmi per la mia eccessiva magrezza. 
-State qua tutto il giorno?- Chiedo con un sorriso. 
Il ghigno di Katharina mi basta come risposta.
-Aguamenti.- 
E con un solo colpo di bacchetta Katharina è colpita da uno spruzzo d’acqua, che la guerra abbia inizio allora. 
 
(James Sirius) 
 
Uscivo tranquillamente dalla Sala Grande, facendomi notare da due ragazze del secondo anno, scompigliandomi i capelli, quando sento delle urla soavi provenire da pochi metri più avanti. 
Ecco il vulcano in tutta la sua piena attività. Dominique che tenta di far riprendere mia cugina Victoire, che assomiglia sempre più a uno stuzzichino.  
Fronte aggrottata,labbra a papera, mano sul fianco,è la versione squilibrata di Dominique.* Capisco al volo, perché oltre che bello sono intelligente, che devo assolutamente portarla via di peso interronpendo la sfuriata. Louis quando serve è in punizione! Si sono passati solo 10 giorni e siamo già in punizione, divisi. Ok non ho tempo da perdere, idea geniale per portare via Dominique a rapporto! 
Parto a passo deciso, la afferro per la vita e la trascino di peso in cortile, intanto le prime due ore avremmo Aberforth ma deve curare una capra e per sta volta ci lascia liberi, sante capre e sant’uomo. 
-James Sirius Potter giuro su Merlino e Silente che ti uccido come ha fatto lo zio con Voldemort, anzi lo faccio in minor tempo!- 
-Datti una calmata piccola Weasley! Non puoi uccidere tua sorella in questo modo, è già abbastanza stanca di suo ci manchi te!- Questa ragazza è peggio di mia sorella Lily. 
-Siediti Potter… Sai una cosa?- Mi dice indicando l’erba accanto a lei. 
-No, dimmi.- Tanto vale ascoltarla, o scoppia la terza guerra magica. 
-Nascondino era il mio gioco preferito con Victoire e sai perché? Vincevo sempre io.** Come in ogni gioco, e ho vinto anche stavolta.- 
Espressione da pazza assassina, mia cugina mi fa paura. 
-Mi terrorizzi, sembri una di quei film terribili che zia Hermione ha fatto scoprire a Fred e Roxanne, cos’hai fatto?- 
Un ghigno, non è mai un buon segno da Dominique, e se lo dico io che la conosco come le mie tasche ho ragione. 
-Dominique Gabrielle Weasley!- Lei non ha un secondo nome, ma siccome odia sua zia la chiamo così, dato che in teoria doveva portare proprio Gabrielle come secondo nome. 
-Io ti uccido Potter, modera bene le tue prossime parole. Comunque ho usato le armi migliori.- 
-Ted.- E come non pensarci, figuriamoci se la signorina ci andava giù leggera. Rimango in silenzio a riflettere, quando si fa di nuovo sentire. 
-Ho stupito anche te Potter, voglio un premio.-  
Sorride Dominique, come ha sempre fatto. Ha un sorriso così coinvolgente che farebbe sorridere anche un morto.  
-Certo Weasley, certo.- 
-Muoviti va, dobbiamo andare dal vecchio Luma.- 
-Dominique posso fare saltare in aria un calderone?- 
Reazione prevista di Dominique avvenuta. Si gira di scatto fissandomi con gli occhi sbarrati.  
Scoppio a ridere mentre lei, iniziando di nuovo a ridere, mi prende a borsate, facendomi anche male! Per fermarla la abbraccio, tentando di farle il solletico. Lei mi salta in braccio tentando di buttarmi per terra, ma ormai conosco le sue mosse e rimanendo perfettamente in piedi. 
-La smettete voi due?- Dice divertita Hydra, a pochi metri da noi, insieme a Louis, finalmente uscito dalla punizione. 
-Ovvio, ciao Potter ci si vede a lezione, ciao fratello ho risolto i nostri problemi.- E sparisce, lasciandoci un bacio sulla guancia a testa. 
-Non voglio sapere cos’ha combinato, me lo dirà lei. Ma riuscirete mai a non uccidervi per una giornata?- 
La domanda di Louis resta in sospeso, dato che sto osservando due ragazzine del secondo anno che bisbigliano arrabbiate. Che siano gelose di mia cugina? 
Mia cugina è e rimarrà sempre e solo mia cugina. 
 
*Frase di Glee, detta da Puck su Quinn. 4x12 
**Frase di Pretty little liars, detta da Spencer Hastings riferita a sua sorella Melissa nel'ultima puntata della seconda serie. 
Ce l'ho fatta, impossibile ma vero! Ho avuto un blocco e non usciva niente, quindi questi sono i risultati dei miei sforzi. Per chi non avesse seguito il prequel Mark, Iris e Katharina erano allo stesso anno di Ted, molto amici di Victoire. Mark e Kath sono fratelli, e Mark sta con Iris. Ho fatto fatica anche coi prestavolto e due non mi convincono, quindi accetto pareri! 
 
Image and video hosting by TinyPic James Campell Bower alias Louis Weasley.
 
Image and video hosting by TinyPic Sasha Pieterse alias Hydra Nott (La amo poco, sisi.)
 
La foto di Dominique Weasley l'ho tolta, ho trovato la Dominique perfetta, alla prossima ci sarà.
 
Alla prossima Megan.

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Capitolo 3
*** "Wintertime" Sadness ***


23 Dicembre 2016 ( Victoire)
 
Natale è finalmente arrivato e Villa Conchiglia è più bella che mai, tutta decorata da me, mamma e Dominique. Louis ovviamente ha solo contribuito a fare casino, ma in linea di massima è stato quasi utile, dopo essersi picchiato con mia sorella, ovvio. 
Oggi la casa è stranamente tranquilla, siccome Louis è da James insieme a Dominique, il silenzio regna sovrano, interrotto solo dal rumore dell’aggeggio babbano regalato da zia Herm, la televisione. Sto aspettando un film di Natale di cui la zia mi ha parlato, ma non ho capito molto bene come si chiama. 
 
Sono avvolta nel mio pigiama enormemente caldo ed enorme con una bollente cioccolata calda in mano, sdraiata sul letto quando sento suonare il campanello di sotto. Siccome non aspetto nessuno lascio fare ai miei genitori, continuando a sorseggiare la cioccolata. Al diavolo la burrobirra e il succo di zucca, amo questa bevanda e penso che vivrei solo di questa. -Victoire!- Mio padre non urla mai, strano.  
Poso la tazza per correre di sotto a vedere che succede. 
Scendo rapidamente le scale, fiondandomi dalla porta dove vedo mio padre appoggiato allo stipite, con aria abbastanza perplessa. Incontro i suoi occhi di un azzurro così diverso dal mio, che sembrano molto tristi. 
Sulla porta vedo l’ultima persona che potevo aspettarmi. Katharina. Con gli occhi rossi e le lacrime che scendono sulle guance, arrossate anch’esse. 
Tempo di vedermi che me la ritrovo tra le braccia. 
-Shhh, non piangere, andiamo su… Grazie papà.. faccio io.-  
Mio padre accenna un sorriso triste mentre io conduco Katharina in camera mia, mentre le sue lacrime continuano a bagnare la mia maglia. 
-Ehi ehi, cosa succede?- Katharina non ha quasi mai pianto in tutti questi anni e vederla così abbattuta mi fa sentire male. 
-Aaron…-  
Aaron? Ok, divento maggiorenne tra cinque mesi, quindi non posso ancora ucciderlo, al diavolo. Calma, devo stare tranquilla. 
-Cos’ha fatto? Calmati e raccontami, dai Kath…-  
Con un gesto secco della mano si asciuga le lacrime, prende un respiro e incomincia a raccontare singhiozzando di tanto in tanto: 
-Un mese fa circa mi ha lasciato le chiavi di casa sua, perché finite le lezioni per il futuro lavoro andavo spesso da lui, mi fermavo a dormire e tutto, stavo li ormai in pianta stabile. Ieri ho detto che sarei andata da lui il 24, ma oggi ho voluto fargli una sorpresa, quindi sono andata a trovarlo… E l’ho trovato nel letto con Hollie Colombus, quella tutta bionda caramello, Tassorosso, infinitamente stupida. Stavano facendo cose non così caste e pure. Ha avuto il coraggio di dirmi che non era come credevo! No infatti giocavano a domino no?! Dio mi ero innamorata sul serio per la prima volta!- Termina a fatica, per poi scoppiare nuovamente a piangere tra le mie braccia.  Mentre la stringo allungo la mano per prendere il telefonino e mandare un messaggio a Ted, con scritto di raggiungermi a casa insieme a Iris e Mark, senza ulteriori spiegazioni, dicendo solo di dire a mio padre che li ho chiamati io. 
 
Nel giro di dieci minuti sono tutti in camera mia, mio padre compreso. 
-Vi faccio una cioccolata a tutti….- dice mio padre scendendo di sotto. Non appena si chiude la porta, mi fiondo tra le braccia di Ted facendomi abbracciare e raccontando tutto in fretta e furia.  
Iris tiene stretta la sua migliore amica durante tutto il racconto, mentre Ted e Mark ascoltano allibiti. 
Mio padre ci lascia le cioccolate calde sulla scrivania, per poi sparire di sotto.  
-Κόλαση, θα τον σκοτώσω.- Borbotta Iris in greco. 
-Traduci prego?- risponde Katharina accennando per la prima volta un mezzo sorriso. 
-Al diavolo, lo uccido.- Risponde semplicemente con un alzata di spalle. 
Mark si avvicina alla sorella abbracciandola forte, cosa che non ha quasi mai fatto. 
-Ascoltami bene, te sei mia sorella e sei speciale. Ne troverai di meglio stanne certa, non piangere per un cretino del genere ti prego. Nostra sorella non lo vorrebbe, ne sono certo.- 
-Grazie Mark…- 
-Film e cioccolata calda e tanti abbracci?- Propongo speranzosa. 
-Che gioia fare il terzo incomodo tra due coppie, non vedevo l’ora!- Ironizza Katharina, con un sorriso fugace. 
Io e Iris ci guardiamo e ci capiamo al volo, lei allarga il mio letto e ci fiondiamo li, mettendo Katharina in mezzo a noi e i ragazzi ai due estremi, abbracciando la nostra amica che sorride riconoscente. 
-Kath ascolta, siccome tua sorella abita lontano dal centro di Londra, se vuoi puoi venire da me e tuo fratello, nella casa che ci hanno lasciato i miei genitori, è abbastanza grande per tutti e tre, ovviamente anche Aalyah è la benvenuta, in quattro ci staremo più che comodi, ma se vuoi venire solo te, la porta è aperta.-  
-Grazie Iris, ci penserò, mio fratello è fortunato ad averti. Inizia il film, forza voglio vederlo, non fate cose sconce con me in mezzo grazie!- Dice Kath mettendo il broncio, 18 anni e non sentirli.  
Scoppiamo tutti in una risata allegra, coinvolgendo anche lei. Beh, per crescere aspettiamo ancora un po’, da bambini si sta meglio, o no? 
 
(Molly Jr) 
 
Mi sono sempre ritenuta diversa dalle mie cugine, non sono dolce, non sono fine e soprattutto amo la neve, a differenza loro che amano il caldo estivo. Per cui stamattina mi sono armata di giubotto, sciarpa e cappello e sono andata a prendere il bus, per andare nel centro di Londra, con tutti i babbani. Ovviamente i miei genitori sono impegnati nelle compere natalizie, quindi sono sgattaiolata facilmente via, senza dare spiegazioni a nessuno. Amo Londra innevata, tutta illuminata da luci natalizie. Mi tranquillizza, ed è la cosa di cui ho bisogno. Tra me e Lysander non sta andando tutto così bene, si mostra freddo, esattamente come faceva Ted con Vic, anche se non stavano insieme. È passato un anno dal nostro “fidanzamento” e per il primo periodo andava tutto a meraviglia, ora incominciamo ad avere alcune incomprensioni, quindi non ci parliamo più molto. 
 
Mi siedo su una panchina di Hyde Park, osservando i bambini che si tirano le palle di neve, assaporando il freddo pungente contro il mio viso arrossato. 
Non so per quanto tempo rimango seduta a fissare il paesaggio, quando un ragazzo si siede accanto a me. 
-Non la perdi mai l’abitudine di scappare te?- 
-Ciao Lysander..- 
C’è il mio ragazzo avvolto in un cappotto azzurro, con tutta la faccia rossa e gli occhi lucidi dal freddo. 
-Sapevo di poterti trovare qui..- 
-Lo so..- Rispondo semplicemente. 
-Andiamo verso casa mia a piedi, così parliamo un attimo.- Mi alzo e dopo un ultimo sguardo furtivo ad Hyde Park mi affianco Lysander e lo seguo per le affollate vie londinesi. 
-Cosa devi dirmi Lysander?-  
-Allora, sai dopo il funerale di mio nonno… Si insomma quando ci siamo messi insieme… Non nego di aver agito pienamente consapevole delle mie azioni. Però adesso, a distanza, non mi sento più così sicuro. Non fraintendermi, ti voglio bene come se fossi la mia migliore amica, ma ho paura che i miei sentimenti si limitino solo a quello e non a un rapporto amoroso. So che sembro maledettamente cattivo o aggettivi peggiori, ma non voglio trovarmi magari tra qualche anno consapevole del fatto che non sono innamorato di te come vorresti, mi dispiace Molly..- 
Prendo un profondo respiro per non farmi tradire dalle lacrime e rispondo un semplice e secco: 
-Va bene.- 
-Ti prego non voglio perderti come amica, mi sentire male, ti voglio davvero bene. Voglio restare il tuo migliore amico e tu la mia migliore amica.- 
Mi guarda coi suoi bellissimi occhi azzurri implorandomi, riesce anche a piacermi dopo tutto il male che mi sta facendo. 
-Come se niente fosse successo.- Rispondo alzando lo sguardo, incastrando i miei occhi nei suoi. 
-No, non voglio dimenticare tutto questo, voglio soltanto che sia una parentesi, in attesa di essere riaperta o chiusa per sempre.- 
-Sai di solito i migliori amici consolano dalle delusioni, ma come farai a consolarmi dopo tutto quello che mi stai facendo? Se sei disposto ad accettare tutto ciò, va bene.- 
-Scusami Molly… Davvero scusami.- 
Si avvicina a me velocemente, abbracciandomi. Mi ritrovo la testa appoggiata contro il suo petto, con il suo profumo che mi riempie le narici, mentre lui indietreggia aprendo la porta di casa sua. 
Le lacrime incominciano a scendere, bagnandogli il cappotto. Lysander mi tira su la testa, fissandomi negli occhi, pieni di lacrime. Lo vedo sempre più vicino e mentre con una mano mi attira ancora di più a se, le sue labbra si posano sulle mie. La stretta intorno alla vita si fa più salda e approfondisce il bacio. Era tempo che non mi dava un bacio del genere. Come il nostro primo bacio mi toglie il cappello e mi scioglie i capelli, infilandoci l’altra mano dentro. Non riesco neanche a pensare quanto tutto ciò sia sbagliato. Lui mi ha appena lasciata e lui mi sta baciando.  
Si stacca, interrompendo questo sogno, dicendomi a bassa voce: 
-Vedi, non è un vero addio dopotutto, posso tornare, non appena avrò le idee chiare.- 
-Scusa, devo andare.- Corro verso il camino e per quanto i singhiozzi me lo permettano pronuncio chiaramente Villa Conchiglia. 
Appaio nel camino trovandomi davanti la zia che si è spaventata. Esco dal camino e continuando a piangere mi fiondo tra le sue braccia, che mi accolgono quasi subito, accarezzandomi i capelli.  
Ero innamorata di Lysander, ma sarò disposta a essere solo una semplice amica, basta averlo accanto.  
Zio Bill arriva in salotto, osservando la moglie con aria stranita per poi salire in fretta di sopra. Sento un rumore forte di passi veloci che scendono le scale, quando appare Victoire seguita da Ted, Mark, Katharina ed Iris. Victoire corre ad abbracciarmi senza fare domande. 
Mi rifugio in quelle braccia magre della mia migliore amica, mentre gli altri si guardano perplessi. 
-Grazie mamma, lascia stare…- Sussurra Victoire portandomi di sopra. 
 
In camera sua racconto tutto tra le lacrime, mentre Kath racconta ciò che le è successo poche ore prima. Gli amici di mia cugina mi abbracciano, Ted compreso. Non capisce, ha un’aria stralunata e confusa. 
Nessuno capisce i comportamenti maschili, neanche i maschi stessi. 
 
Se siete arrivati fino qua, beh complimenti, bel coraggio. Assomiglia a una totale schifezza, ed è tristissimo secondo me. Ma avevo bisogno di smuovere le acque (Coi miei modi tragici). E molto corto ma almeno ho aggiornato.
Comunque, ho i prestavolto perfetti, ormai ho deciso, ve ne linko due soltanto.

Image and video hosting by TinyPic Dominique Weasley alias Megan Fox (I capelli rossi gli ho aggiunti io, quindi immaginatevela cosi. Secondo me è perfetta, non a caso mi chiamo Megan, non solo per lei però.)

Megan

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Capitolo 4
*** Pure Love. ***


3 febbraio 2017 ( Katharina)
 
Cosa avevo in testa quando ho deciso di fare la Curatrice? Sono veramente esausta, maledetto studio e maledettissimi corsi. Una volta, anni or sono, avevo una vita sociale, poi ho scoperto che il mio ragazzo mi tradiva con l'oca più oca del mondo, quindi la mia vita va in tutti i modi, fuorchè a meraviglia. Mio fratello e la mia migliore amica sono estremamente mielosi, bleah. Ted e Victoire, beh sono quasi peggio. Vorrei avvisare il gentile pubblico che non ho intenzione di diventare zia, assolutamente no. Vago per i corridoi del San Mungo dove ho appena avuto una lezione, sempre con la mia montagna di libri, che io dico, siamo maghi per la miseria facciamo libri leggeri! Comunque, cammino spedita leggendo i miei appunti su come riconoscere di primo acchito la tipologia di morsi quando... Bum. Mi ritrovo per terra, sommersa da libri, fogli e chi più ne ha più ne metta, compreso un ragazzo. 
-Quanta delicatezza Drew!- Osservo ridendo il ragazzo biondo, un anno avanti a me, che mi è caduto addosso.  
-Scusa Kari.- Mi chiama con sto soprannome strano, va beh, come faccio a non cedere alle scuse quando quegli occhioni verdi mi guardano con il faccino da cucciolo bastonato, maledetto Drew! Lui è un ragazzo molto diverso dagli altri, non ha quel crestino odioso, ma dei capelli normalissimi, tenuti in ordine con chili di gel. Sorride spesso e ha un po' di barba, che lo rende indubbiamente più maturo di quel che sembra. È molto alto e credo abbia anche un bel fisico, dato che fa molto sport, da quel poco che so.  
Mi aiuta a raccogliere i fogli sempre col sorriso in faccia, e mentre mi rialzo e sto per ringraziarlo sento qualcuno che mi afferra saldamente il braccio da dietro. Mi giro e incontro quegli occhi che ormai conosco fin troppo bene, quegli occhi scuri in cui cercavo conforto. Aaron.  
-Cosa ci fai qui? Cosa vuoi ancora da me?!- Chiedo con voce quasi isterica, dimenticandomi di essere in un posto pieno di malati.  
-Voglio parlarti, noi dobbiamo tornare insieme.-  
-Noi dobbiamo? Aaron ti ho beccato a letto con un'altra e non ti perdonerò mai, sognatelo. Il treno passa una volta sola, e non intendo tornare con te, mi fai schifo. E poi... sì sto con un altro!- La prima cavolata stupida che mi passa per il cervello gliela dico, dannazione!  
-Ah sì, e chi sarebbe sentiamo?- Ha capito che è una grandissima cavolata, quindi ora cosa faccio?  
-Ora Katharina esce con me.- Drew mi cinge la vita con il braccio, sia santificato quel ragazzo. L’espressione di Aaron è piuttosto scettica, ma in tempo record Drew mi lascia un semplice bacio sulle labbra, infatti realizzo il tutto qualche secondo dopo, riuscendo finalmente a proferire parola. 
-Aaron, va via. Va da Hollie, va da chi vuoi, ma lasciamo stare. Dovresti saperlo, sono stata Corvonero, ma i piedi in testa non me li mette nessuno.- Afferro la mano a Drew, scendendo in strada, buttandoci nel centro di Londra in mezzo alla folla.  
-Grazie Drew, non dovevi.. È stancante, ormai mi ha perso, non intendo tornare indietro.- Mi ha fatto troppo male essere tradita così, ho un orgoglio abbastanza spiccato.  
–Allora anche stasera ti andrebbe di fingerti la ragazza con cui esco?- Ho sentito bene? Aiutatemi. Mi giro di scatto e lo fisso negli occhi per capire se ho sentito bene e sto diventando anche sorda, ma a quanto pare, ho sentito benissimo.  Arrossisce leggermente e ammetto che questa cosa mi fa tenerezza.  
–Sì, insomma, ti sto chiedendo se stasera vuoi uscire con me, ma non così per divertimento, sei una bella ragazza e mi interessi, forse troppo.- Per la prima volta in vita mia mi sento in imbarazzo con un ragazzo, e mi risulta strana la cosa.  
-Va bene, allora ci vediamo stasera nel pub qua vicino! Ora devo scappare, mio fratello mi sta aspettando a Hogsmeade!- Lascio a Drew un bacio sulla guancia, per poi infilarmi in un vicolo e raggiungere Hogsmeade.  
Oh Merlino, avevo promesso di restare single per un bel po’! 
 
(Roxanne) 
E ti pareva che mio fratello e Luke ci svegliassero in modi normali! Incantesimo di levitazione e succo di zucca. Sta di fatto che io e Melanie siamo zuppe e puzziamo di zucca. Giuro su Merlino che Fred lo uccido! Non potevo avere un gemello che si, fa scherzi, ma magari non a sua sorella?! Forse è questo che ci distingue da nostro padre. Io e Fred ci torturiamo ogni giorno, più che una squadra siamo nemici, giurati nemici eterni.  
–Weasley io ti uccido! E anche a te, Baston, con cui ho la sfiga di condividere il DNA!- Le urla soavi di Melanie riempiono il dormitorio deserto. Sento nitidamente sghignazzare quei due dalla sala comune. Oh sì, me la pagheranno. E anche cara. Ho preso un po’ di sale in zucca da mia madre, quindi sotto certi aspetti sono avvantaggiata contro quei due esseri.  
–Si può sapere perché sento urlare il mio cognome seguito da minacce di morte?- Molly entra nella stanza con un sorriso che la sa lunga, seguita da Lucy, migrata dal dormitorio di Corvonero a qua, magari per dare qualcosa alla sorella.  
-Fred e Luke.- Risponde Melanie, mentre mia cugina Lucy, nauseata dall’odore ripulisce tutto, noi comprese, con un colpo di bacchetta.  
–Credo centri anche Mike.- Lucy mi guarda disperata, dato che il signor Jordan ci prova con lei da anni, ovviamente con scarsissimi risultati, visto il caratterino di Lus.  
–Comunque Rox, sono qua per dirti che vado a Hogsmeade con Vic e gli altri, se ci arriva della posta, conoscendo i gufi degli zii che sono sempre di corsa, verranno da te, dato che di James, Dominique e Louis non ci fidiamo molto!- Capisco perfettamente mia cugina, quei tre fanno dei disastri, solo che Dominique è così furba da non farsi beccare, un po’ come me. Senza mezza parola le mie cugine escono, lasciandomi in camera con Melanie. I miei non mi scrivono da una settimana. E forse so anche perché. Papà è di nuovo in “quel periodo”, dove lo zio gli manca più del solito. Ricordo con particolare nitidezza un episodio: Io e Fred avevamo tre anni e dormivamo in cameretta insieme, abbastanza lontani dalla camera di mamma e papà. Una notte mi sono svegliata e sentivo dei sussurri provenire da camera dei miei. Con il mio pigiamino a boccini e con Funky, il mio orsacchiotto, ero andata a vedere cosa succedeva. Mio padre era seduto sul letto, che piangeva, con mia madre che lo accarezzava, sussurrandogli che era solo un incubo, che scoprii alcuni anni dopo che riguardava il cadavere dello zio. Non capivo e vedere mio padre piangere era strano, così entrai in camera chiedendo cosa succedeva. Mia madre si alzò e mi sorrise a fatica, mi prese in braccio e mi sussurrò che papà aveva fatto un brutto sogno. Mi disse di andare a dormire che era tardi, ma io ero restia. Nel frattempo arrivò Fred, che con uno sbadiglio fece la mia stessa domanda. Mio padre si alzò e strinse così forte Fred, così capii che in quel momento, lo vedeva più come suo fratello e non come suo figlio. Chiese a mamma di farci dormire lì, accanto a loro e così facemmo. Melanie mi riscuote dai miei pensieri, avendo probabilmente capito, dicendomi di sorridere.  
Perché lei sa, che se sorrido io, mio fratello non si preoccupa. Ormai io e la mamma siamo le colonne portanti della casa.  
 
Victoire 
Nel gelo invernale inglese, io insieme a Molly e tutta la compagnia andiamo a Hogsmeade dove ci sono Ted e gli altri che ci aspettano. Molly cammina accanto a Lysander che parla con il fratello come se nulla fosse cambiato. Lo vedo tentato ad afferrare la mano di Molly, come se si sforzasse a starle lontano. Ma allora per quale motivo l’ha lasciata, essere bacato! Dal canto suo, Molly fissa la neve, con i suoi capelli rossi raccolti in una coda che risaltano nel paesaggio bianco, insieme a quelli di Lucy ed Electra, che però sono scuri.  
Sembra diversa mia cugina. Ha quel qualcosa che l’ha fatta crescere in così pochi mesi. D’altronde ha appena compiuto 16 anni, sta incominciando ad avere le fattezze da donna accentuate che contraddistinguono sua madre.  
Osservo per tutto il tragitto quei due disgraziati, di cui mi occuperò con Ted, quando vedo la chioma azzurrina del mio ragazzo spiccare sotto un albero spoglio. Senza riflettere un secondo di più, mi infilo di corsa tra le sue braccia, assaporando il loro tepore. Ted sorride per poi lasciarmi un bacio sulla fronte e lasciarmi alle mie amiche, che rivendicano attenzioni.  
Inutile dire che passiamo la giornata a scherzare, ma nell’aria c’è qualcosa di strano, infatti Mark si alza e dice:  
-Ragazzi devo dirvi una cosa.- La serietà si mescola alla felicità del momento. 
–Iris sei incinta?!- Katharina e il suo tono di voce soave.  
–No Kath no, però abbiamo deciso di sposarci. A Luglio.- Mark lancia la bomba tutto d’un fiato mentre Iris sorride alle sue parole. C’è un attimo di silenzio interrotto ovviamente da me e Kath, che ci fiondiamo addosso a Iris abbracciandola, stessa cosa che fa Ted con Mark e che a turno fanno gli altri. Una delle mie migliori amiche si sposa, anche se ha solo 19 anni!  
-Io faccio la damigella e non è una domanda.- Katharina fissa il fratello e la cognata mettendo il broncio.  
–Tu, Victoire e Molly sarete le damigelle o le testimoni, stessa cosa per Ted e Lysander ovviamente solo nel caso dei testimoni. Per il resto, tutta la combriccola Weasley-Potter e chi più ne ha più ne metta è invitata. Ho già spedito gli inviti ai vostri genitori, tranne che ai tuoi Electra per ovvie ragioni, ma sei invitata anche te!- Esclama Iris raggiante, abbracciandosi con Mark. Ecco, loro sono una coppia perfetta. Lei è tranquilla e lui casinaro. La combinazione perfetta. Tra congratulazioni, consigli e chiacchiere passa un'altra ora, quando veniamo interrotti da Sebastian Anderson, un Tassorosso che sbava dietro a Molly e che lei, non so se per ripicca o altro, sembra ricambiare. Ma ovviamente io, Katharina, Iris, Lucy ed Electra non crediamo a questa storia.  
–Molly puoi venire un attimo con me?- chiede osservandola intensamente.  
–Certamente.- Con un falsissimo sorriso Molly si stacca da noi e si affianca al ragazzo, per poi andare via. 
Vedo Lysander osservarli e stringere i pugni, mordendosi il labbro fino quasi a farlo sanguinare. Io e Ted ci scambiamo un occhiata d’intesa. Entrambi sappiamo cosa fare. Ma a quanto pare, Iris ci precede. 
–Fino a quando puoi, vattela a prendere Lysander.- Gli occhi azzurri di lei fissano così intensamente Lysander quasi da perdere la messa a fuoco. 
Lysander si alza e finalmente va a riprendersela.  
Le colonne portanti di questo gruppo siamo noi, tutti noi.  
Ognuno ha il suo compito, tutto il resto non conta. 
 
Molly  
 
Seguo Sebastian per Hogsmeade, sino a quando non ci fermiamo in una sorta di piccolo parco, quasi alle porte della città. Durante il tragitto mi ha detto che voleva stare solo con me e mi ha afferrato la mano. Non l’ho respinta, ma non l’ho neanche accettata. Sto solo facendo del male a me stessa ma poco importa. Passerà, come tutto. Ci sediamo su una panchina in silenzio mentre lui mi accarezza il viso, le mani e i capelli, con la vaga speranza di aver abbattuto quel muro, ma non ci è riuscito. Mi osservo le mani, sperando di dissociarmi da questa realtà. Ma dal presente, non puoi scappare. Essere toccata da lui mi fa quasi schifo, sentire la sua mano sulla mia coscia che fa su e giù, mentre io tento di spostargliela stancamente. Intanto chissenefrega. Molly sta in piedi, Molly è forte. Ma io non sono forte, ho bisogno di un aiuto. Vedo le labbra di Sebastian avvicinarsi e sento nettamente un conato risalirmi per la gola. Però le labbra che mi aspettavo, non le sento. Apro gli occhi e vedo Lysander che ha afferrato Sebastian per il colletto della maglia e gli sta dicendo di sparire, o sarà costretto a passare alle maniere forti. Mi alzo e sposto Lysander di peso, portandolo via.  
–Ora te spiegami che cavolo stai facendo?!- Urlo quasi isterica. 
–Datti una calmata, devo parlarti.-  
-Tanto per cambiare.- Rispondo girandomi dall’altra parte.  
–Ho sbagliato per l’ennesima volta.-  
-In cosa sentiamo?- Sono stanca anche degli sbalzi di umore di Lysander. Mi sciolgo i capelli in un gesto secco mentre il vento li fa danzare come fiamme, facendo risaltare il mio viso pallido. Alzo gli occhi al cielo nella vaga speranza di riuscire a rilassarmi e a sbollire la rabbia.  
–Vedi, è questo di cui parlo io. Nessuna si sarebbe mai sciolta i capelli con questo vento, soprattutto se si ha la carnagione chiara. Nessuna riuscirebbe a trasformare il dolore in rabbia in così poco. Nessuna ride come te e mi fa dannare. Nessuna mi fissa con quegli occhi verdi che cercano spiegazioni che io non so dare. Nessuna sa la metà di quel che tu sai. Nessuna, ci sei solo tu e basta. Diamine sì, mi manchi e anche tantissimo. Anche come ragazza.- 
-Stai scherzando vero? Perché questa cosa non avrebbe un cavolo di perché! Anzi, tu non hai un perché! Non puoi sparire e ricomparire così quando diavolo vuoi.- 
-Mi manchi, da morire.- 
-Eppure mi sembri vivo e vegeto.- Sto cercando di non cedere a quegli occhi azzurri, ma non è mai stato così difficile.  
Lys sembra aver perso le speranze perché abbassa lo sguardo e se ne va lentamente. Alza lo sguardo e in lontananza riesco a vedere le sue lacrime scendere lungo il viso. Al diavolo tutto. 
Corro dietro Lysander afferrandolo per il cappotto e facendolo voltare di scatto. Mi attacco alle sue labbra come un’affamata e stringo le braccia attorno al suo collo, mentre lui mi prende per i fianchi, quasi sollevandomi da terra. Dio quanto lo amo. 16 anni e già innamorata.  
–Ecco cosa mi mancava.- Lysander si stacca e mi osserva ridendo felice, aggiungendo:  
-Stavolta niente ci divide, siamo io e te, non ho bisogno di nulla.-  
Sono appena le 13 mentre ci avviamo mano nella mano al castello, abbiamo bisogno di stare soli. Ci fiondiamo nella Stanza delle Necessità, dove nessuno ci troverà mai. Mi lascio cullare dalle sue braccia e dal suo respiro, fino a quando non lo sento nell’incavo del collo, dove lascia una scia di baci. Mi volto mettendomi a cavalcioni, posizione equivoca, che segna irrimediabilmente il tutto. Mentre bacio Lysander sento le sue mani fredde che mi accarezzano la schiena. Ho i brividi, ma non provocati dal freddo. Sento il maglione scivolare via dalle mie braccia, facendomi rimanere in canottiera. I suoi occhi brillano, il mio cuore batte così forte che sta per sfondarmi la cassa toracica. Riprendiamo a baciarci dolcemente, quando mi accorgo di essere in piedi, senza canotta. Fortunatamente non sono totalmente scoperta, ma Lysander sembra accorgersi del mio imbarazzo, perché mi abbraccia stringendomi al suo petto per i miei gusti troppo vestito. La sua maglia tocca terra in tempo record. 
–Sei sicura?- Chiede osservandomi e mordicchiandosi il labbro.  
–No, ma proprio per questo sento che posso.- Sorrido aggrappandomi a ormai il mio ragazzo.  
Il dolore è oscurato dalla felicità e posso dire che tutto è stato perfetto e naturale.  
Sono sdraiata sul petto di Lysander che mi accarezza i capelli dolcemente, lasciandomi di tanto in tanto un bacio.  
Lui è la mia forza, e non lo lascio andare via. Non di nuovo. 
 
Sono qua, ancora. Ho preso del tempo perchè beh, non vedendo apprezzato il sequel, avevo deciso di staccare un po'. Se sto seguendo una brutta linea ditelo e vedrò di risolvere. Sperando che ci sia ancora qualcuno.

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Capitolo 5
*** Alcool and Kiss, bad combination. ***


Eccomi qua, dopo 3 mesi. Per scrivere questa robina ci ho messo due mesi, , perchè beh, scuola e tanti problemi. Oggi sono due anni dal giorno in cui quel ragazzo mi ha resa la persona più felice che potesse esserci. Non ci parliamo più, ma grazie anche a te. Ci vediamo in fondo con cose IMPORTANTISSIMISSIME.


4 Luglio 2017 (Victoire)
 
Il gran giorno finalmente è arrivato. Iris si sposa.
Sono felice per lei, è inutile dirlo. Quell'abito bianco che la fascia la fa sembrare una principessa.
Quell'abito bianco è l'obbiettivo di ogni donna e spero di poterlo indossare anche io, prima o poi, con l'uomo giusto.
Con un colpo di bacchetta raccolgo i capelli in un semplicissimo chignon e mi preparo a mettere l'abito.
Iris si sposerà accanto a casa mia, perchè ama il mare e le ricorda casa sua, la Grecia.
Sua madre non è d'accordo con la sua scelta, infatti la porterà all'altare suo fratello. I suoi genitori saranno presenti, ma non parteciperanno come genitori. A Iris, tutto ciò, fa male. Ma non le importa, ha 19 anni e vuole sposarsi.
L'abito che indosso è lungo, azzurro opaco, con lo scollo a cuore.
E puntualmente una testa azzurra spunta accanto a me.
-Mio padre non ti ha vietato l'accesso a camera mia?- Gli chiedo sfoderando un sorriso sarcastico.
-No mi ha dato il benestare.- risponde lui mordendosi il labbro, per poi darmi un bacio abbastanza irruento.
-Ehi Lupin se mi rovini l'acconciatura sei morto!-
La camera si riempie di risate.
Ed è proprio quello che amo.
Sentire le risate, le mie, quelle dei miei fratelli, dei miei cugini, di Ted.

Ovviamente per gli ultimi ritocchi passo da mia madre, dato che è maledettamente più brava di me.
Mia madre mi sistema i capelli, mi liscia l'abito e mi mette la collana.
-Quando lo dirai a tuo padre?-
-Cosa maman?- Chiedo preoccupata.
-Della tua relasion con Teddì.-
-Ma io non ho una relazione con Ted!- Rispondo decisamente poco convinta, sapendo che mia madre sa riconoscere le mie bugie.
-Da quanto state insieme?-
-Mamma.....-
-Dimmelo Victoire, sono tua madre e posso comprenderlo.- Mia madre sorride, e in quel sorriso mi ci riconosco.
-Quasi tre anni...- rispondo, sorridendo, pensando appunto al tempo passato in segreto con lui.
-Lo sapevo. Dillo a tuo padre, capirà. Ma almeno te la potrai vivere, sono contenta per te.-
-Grazie mamma.- Abbraccio forte mia madre, respirando a pieni polmoni l'odore di mare che caratterizza tutta la casa, quando sento una flebile risata contagiosa provenire dall'uscio, seguita da una chioma rosso fuoco. Dominique. Affiancata da una chioma come la mia, Louis.
I miei fratelli sorridono, prendendo in giro mamma per il fatto che loro lo sapevano prima di lei. Dominique ghigna in modo diabolico.
-Dominique posso ucciderti, sono maggiorenne ricordatelo.- Mia sorella sorride di nuovo, per poi sparire.
Maledetta Grifondoro.

Il caldo avvolgente di luglio si fa sentire. Non basta un vestito leggero a farti sentire fresca e la tensione palpabile non aiuta certo. Katharina aiuta ancora meno.
Siamo qua che tentiamo in qualche modo di aiutare Iris a dare gli ultimi ritocchi, quando una figura sconosciuta fa capolino sulla porta. Una figura maschile biondo cenere.
Iris inclina la testa verso destra, Aaliyah, che è la sorella maggiore di Mark e Kath, aggrotta la fronte mentre io sollevo un sopracciglio. L'unica che scoppia a ridere è Kath, vedendo le nostre facce. Le guance dello sconosciuto si tingono di un leggero rossore mentre Kath gli si avvicina e lo circonda con un braccio, mentre lui lascia un bacio sui capelli elaborati della mora. Noi tre ci scambiamo uno sguardo interrogativo, anche se Iris accenna un ghigno.
-Ragazze lui è Drew, è il mio famoso..... accompagnatore, ecco. E ora fila di sotto che la sposa deve finire!- Katharina con un sorriso spinge fuori Drew, per tornare a sistemare Iris senza dire una parola.

Tocca a noi entrare per prime, precedendo la sposa.
Le note di Marry You accompagnano la nostra camminata lungo la navata, insieme al rumore delle onde in sottofondo. Mark è avvolto nello smoking, tentando di mascherare l'emozione. Accanto a lui Ted e Lysander, nei loro completi. Quando incrocio gli occhi del mio ragazzo, vedo come il lontananza me in abito da sposa e lui fermo ad aspettarmi. Mentre raggiungiamo l'altare la voce di Bruno Mars si spegne per lasciar spazio al pianoforte, che anticipa l'ingresso di Iris. Come se fosse una Veela, come una fata, Iris fa il suo ingresso lasciando tutti a bocca aperta, me e le altre comprese.
I capelli sono lasciati cadere mossi lungo la schiena, cozzando in senso buono col bianco dell'abito.
Gli occhi di Mark, oggi più che mai, sono solo per lei.
Come alla fine sono da 5 anni, esclusivamente per lei.
Mark non resiste all'impulso di prendere la mano ad Iris, stringendogliela forte.
Lei sorride, come ha sempre fatto.
Finalmente si sente bella, al posto suo.
Scaccia via i brutti ricordi e le litigate con i genitori tramite un semplice sorriso.
Quel sorriso che illumina la chiesa.
Accanto a Iris ci siamo io e Kath.
Kath sorride facendo l'occhiolino a Drew, mentre io osservo Ted ghignando.
Sa che mi interessano i preparativi di Mark, lui mi racconterà tutto.
Eppure oggi, oltre al matrimonio, sembra esserci altro che ci unisce, tutti insieme, con un filo dorato come la sabbia sotto il sole bollente, cioè le risate, il sorriso.

Siamo finalmente arrivati alle promesse e so che le loro saranno molto particolari. Lo so perchè ho letto piccoli spezzoni di quella di Iris.
-Mi ricordo, cinque anni fa, una ragazzina magra, con una cascata di capelli rossi e lentiggini, con la borsa sulle spalle, che si guardava intorno spaesata. Facevi parte della mia stessa casa, nel dormitorio con mia sorella, che mi aveva accennato qualcosa su “quella nuova”. Ti ho chiesto se volevi una mano, così siamo andati insieme nell'aula. Non parlavi e tenevi gli occhi bassi, fissandoti le scarpe e contorcendo le mani. Mi ricordo quando poche settimane dopo ti ho chiesto di venire a Hogsmeade con me, ti sei morsa il labbro e alzando leggermente gli occhi hai detto sì. Ma non è bastata ne quell'uscita ne altri tre week end nel parco per farti cedere. Al quarto week end sono riuscito finalmente a darti un bacio, ed eri così rossa che le lentiggini si vedevano malapena. Sono stati quattro anni di scuola bellissimi, anche grazie a te. Eri diventata la migliore amica di mia sorella e di Victoire, compattando ancor di più il gruppo. Questi cinque anni sono stati unici, e se ora sono qui è anche perchè voglio passarne altrettanti, e anche di più, accanto a te. Voglio vedere piccoletti coi capelli rossi e le lentiggini, con i miei occhi verdi. Voglio figlie femmine timide come la mamma e maschietti incredibilmente sfacciati come me.Voglio te ora, e sempre.- Dicendo questo, Mark mette l'anello a Iris, mentre io e Kath ci passiamo rapidamente una mano sotto gli occhi.
-Non sono brava a fare i discorsi, dopo questo ancora meno. Sei stato il primo a farmi sentire bella e desiderata. Il primo che si è messo a contare senza successo le mie lentiggini, oppure il primo che mi ha invitata a un ballo, per poi passare la serata a fissarmi le gambe, come se avessi scoperto che io ho le gambe! Ok la smetto di parlare perché sennò inizio a piangere e tua sorella mi maltratta. Giuro di restarti a fianco sempre, anche quando inviterai a casa i tuoi amici e a me toccherà pulire. E poi ammetto che dei piccoli Mark non mi dispiacciano.- Con un sorriso lacrimoso, Iris infila la fede nuziale a suo marito.
-Beh, gli sposi han detto tutto. Quindi, vi dichiaro marito e moglie, e sì, può baciare finalmente la sposa.-
Mark lascia un bacio casto sulle labbra di Iris mentre la chiesa si riempie di applausi, corredati da lacrime di commozione. Anche Kath piange, finalmente qualcosa per prenderla in giro.


Con due colpi di bacchetta la zona ricevimento è allestita. È sui toni del bianco e del lilla, con dei cristalli come decorazioni.
E personalmente la amo.
A fatica mi avvicino a Ted, che mi circonda la vita con un braccio, lasciandomi un bacio sulla guancia.
-Ho sempre pensato che quei due fossero la coppia perfetta.- Dico, appoggiando la testa alla sua spalla.
-Hogwarts ne ha viste tante di coppie perfette. Chi è il tipo biondo laggiù?-
-Ah, l'accompagnatore di Kath, almeno così dice lei.- Rispondo accennando una risata.
-Mmm, siamo al tavolo con loro, so come stuzzicarli.- Io non ho un fidanzato, ma un diavolo vestito elegante.
-Voi due! Fate la coppietta felice dopo! Forza forzaa!- Kath ci afferra per le braccia trascinandoci letteralmente dai due sposini.
-Testimoni e damigelle degeneri che scappano alla prima ondata di auguri! Voi dovete fare da sostegno morale a noi sposini!- Esclama Iris sorridendo abbracciata a quello che ora, è a tutti gli effetti suo marito.
-Va beh, Iris Smith, dannazione come suoni male col mio cognome!- Katharina e la sua solita dolcezza.
-Sei simpatica Smith. Che mi dici di quel Drew?- Chiede Iris facendo una smorfia all'espressione di Kath.
-È un mio compagno di corso, siamo amici e si è gentilmente offerto di non mollarmi da sola in mezzo ai novelli sposi e alla coppietta più melensa che possa esistere su questa terra! Fatevi un po' i fatti vostri piccole nanette!-
-Uuhuh, sento odore di nuovo amore per Kath...Ahì non puoi picchiarmi anche il giorno del mio matrimonio!- Iris mette nuovamente il broncio, come una bambina piccola.
-Ehi voi due! Andiamo a mangiare, forza!-

La cena passa relativamente tranquilla, escludendo Katharina e Drew che si scambiano sguardi bollenti ed Iris che dal tavolo degli sposi affoga le risate nel vino, ci manca solo la sposa ubriaca.
Terminata la cena, Iris si alza barcollando leggermente annunciando:
-Bene, siccome sono anticonformista e un po' brilla, do il via alle danze senza il primo ballo degli sposi! Forza tutti in pista!-
Anticonformista vero?
Qua è musica per scatenarsi, altrochè.
Iris si muove disinvolta nell'abito da sposa, insieme a Katharina, che indubbiamente è la donna della sala, dato che ha cambiato abito optando per uno corto e parecchio sensuale, bianco e nero, con delle frange che nascondono il seno, bilanciando la gonna corta e attillata.
Dominique balla in un angolo con Louis e James, in modo... alternativo.
Molly si scatena con Lysander, che le tiene una mano salda sul fianco. Quei due non me la raccontano giusta da un pezzo.
Lucy non sembra molto lucida, e questo mi stupisce. La perfetta Lucy Weasley che si scatena in pista, coi capelli sciolti, un trucco abbastanza marcato e nessun incantesimo strano, che copre la sua vera bellezza. Poi mi dovranno spiegare chi l'ha riempita d'alcool.
Electra e Lorcan stanno seduti, osservando Lucy e ridendo sottovoce.
Hanno fatto ubriacare metà Weasley questi qua, dannazione! -Problemi Weasley?-
-Tanti Lupin, i miei cugini sono quasi tutti ubriachi!- La risata di Ted si fa sentire mentre la musica cambia, diventando un lento tipico del matrimonio.
Il mio ragazzo mi prende la mano e mi conduce in pista, abbracciandomi e nascondendo il volto nell'incavo del mio collo.
-Victoire...-
-Sì?-
-Ti amo.-
-Anche io.-
Sono sicura che in questi momenti le parole siano inutili, perchè i gesti parlano da soli.
Le parole rovinerebbero il momento, e alla fine non sono l'unica a pensarla così.
Molly si regge a Lysander ondeggiando appena, con un sorriso ebete in faccia.
Katharina sembra ancora più bella al fianco di Drew, che la stringe timidamente, perché ovviamente loro non sono una coppia, certo.
E poi ci sono i novelli sposi. E come si guardano loro non credo di riuscire a descriverlo.
È qualcosa superiore al normale amore, qualcosa di diverso dal classico rapporto di coppia, qualcosa di unico e indescrivibile.
Ognuno ama a modo suo, ma alla fine credo che tutti siano felici.
A tutte noi brillano gli occhi, una luce così forte, che forse da così giovani può bruciare.
Ma siamo Weasley, il rosso fuoco ci è sempre piaciuto.

(Katharina.)

Io sapevo di dover rinunciare ai tacchi, i miei piedi piangono lacrime amare.
Ma per il matrimonio della mia amata amichetta e del mio amato fratellino.
E non sono decisamente sobria, il che penso renda ancor di più precario l'equilibrio.
Cioè sono ubriaca marcia, quindi non penso!
Mi stacco da Iris che sembra ancor meno sobria di me e mi dirigo verso Drew, seduto solo ad un tavolino.
Quel ragazzo penso mi piaccia, cosa che non credevo più di provare da quando ho beccato Aaron con quella cozza bionda. Sono confusa, anche quando sono sobria, figuriamoci ora. Mi siedo sulla sua gamba circondandogli le spalle con un braccio, mentre lui deglutisce rumorosamente osservando le mie gambe troppo scoperte. Tenta di mascherare il tutto con un sorriso prima di dirmi:
-Andiamo a farci due passi Smith! Sei ubriaca marcia!- Quanta intraprendenza.
Lo seguo in spiaggia, togliendomi le scarpe e vagando senza meta, guardando il cielo stellato di Luglio.
Sembra tutto perfetto, il rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera e sulla spiaggia, l’odore di salsedine, la musica di nuovo allegra in lontananza. Chiudo gli occhi respirando a pieni polmoni quando due braccia muscolose mi stringono la vita. Sono così diverse da quelle di Aaron. Sono più calde e accoglienti, quasi come volessero proteggermi. Ma io sono Katharina Smith, non ho bisogno di protezione.
-Ferma tu, così finirai in mare..- Dice mentre il suo respiro caldo è troppo vicino al mio collo.
-Drew cosa provi per me?- Anche senza girarmi so per certo che è arrossito di botto, respirando sempre più piano, quasi a non voler far rumore.
-Kath io… ecco non è il momento di parlarne.- Rapidamente toglie le braccia dalla mia vita, mentre io mi giro per guardarlo negli occhi.
-Drew è la tua occasione migliore, non sprecarla.-
-Mi piaci Kath, sei bella, sei simpatica, hai un carattere forte, sai di essere una donna che può tutto, non ti abbatti di fronte a nulla e sei anche intelligente. E per quanto tu mi veda come un amico o un semplice accompagnatore, tu per me sei qualcosa in più.-
-Ehi metti il freno a mano. Sarò ubriaca ma posso risponderti tranquillamente, perché sono forte, come dici te. Sono stata ferita da Aaron, è stato il primo vero amore e il primo vero dolore, oserei dire. Tu mi hai fatta rinascere, tra semplici abbracci, risate e baci. Sì sono forte ma ho bisogno di una persona affianco. Odio dirlo ma ho bisogno di persone a cui voglio bene e a te ne voglio tantissimo. Sei diverso dai ragazzi che ho avuto, sei dolce, timido e per niente intraprendente. Sei bello, perchè lo sei ma soprattutto hai un cuore d'oro. Butta via le tue insicurezze perchè se lo faccio io, fidati è peggio, soprattutto perché sono ubriaca e il mio corpo non risponde delle mie azioni.-
Ok, mi piace Drew, penso sia una cosa strana, dato che dopo Aaron avevo giurato a me stessa che coi ragazzi, almeno per un po' avrei chiuso. Che macello.
-Vieni qua..- Drew parla pianissimo, ma riesco a distinguere le sue parole. Mi avvicino e mi lascio abbracciare, appoggiando la testa al suo petto, respirando finalmente un odore diverso dall'alcool e della salsedine. Sento un leggero bacio sui capelli e alzo la testa, guardandolo negli occhi e arricciando le labbra, specialità imparata dalla sorella di Victoire, è un genio quella piccoletta.
Mentre sono persa nei miei pensieri sento le labbra di Drew stranamente sulle mie, in modo quasi...violento. E Drew non è così impulsivo.
Colgo al volo la situazione ricambiando a pieni questo bacio, che ammetto di aver aspettato per un bel po'. La mano di Drew mi stringe la vita e mi accarezza un fianco col pollice. Maledetto, prima scappa e poi quando finalmente si ferma mi provoca!
-Finalmente il principino si è svegliato?- Chiedo ridendo.
-Zitta tu, piccola donna!-
-Non mi definirei tanto piccola, dato il modo il cui prima mi fissavi le gambe.- Mi diverto a provocarlo, vediamo se mi tiene testa.
-Ah ecco, da oggi solo vestiti lunghi o pantaloni larghi, maglie a collo alto e costume assolutamente vietato!- Mi risponde ridendo, squadrando il mio abbigliamento.
-Si questo ne discuteremo a breve, ora portami a ballare cavaliere!-
Un passo alla volta, magari costruiremo qualcosa di serio, stavolta sento di potermi fidare, come Drew ce ne sono pochi, non me lo lascio scappare così velocemente. Anzi, magari se riesco ad averne l'esclusiva per anni, perchè non sfruttarla?

(Lucy)*

Barcollo leggermente verso la spiaggia, per stendermi un po'. Mi gira la testa e sto per vomitare.
Però mi sento leggera, mi sento svuotata. Mi sento bene. Se non fosse per queste scarpe fastidiose e per questo vestito lunghissimo.
Però la sabbia è morbida, mi scappa dalle mani.
Sono seduta e guardo le stelle.
Non le avevo mai viste così belle e così tante, neanche nei libri di mio padre.
Ah, maledetti libri!
Come se la mia vita dovesse dipendere da quei tomi.
Io sono come mia madre, in fondo.
Sono bella, ma lo nascondo con la bacchetta.
Lo faccio per mio padre, perchè lui dice che devo studiare e diventare come lui. Ma è stancante. Cioè guardate Molly, libera, felice, schifosamente fidanzata, anche se non dovrei saperlo ovvio, bella, Grifondoro e sempre abbastanza. Ma io senza i libri cosa sono?
Niente. Solo la stupida Lucy Weasley, nipote di tizio e caio.
Che stanchezza, andrò a farmi dare un altro di quei cosi forti dai cugini di Mark, che non hanno capito che sono minorenne. Poveretti.
-Lucy stai bene?- Ecco l'ennesimo problema, Mike Jordan, l'insopportabile Mike Jordan.
-Perchè dovrei stare male? Non senti come è fresca l'aria?- Rispondo ridendo.
-Lucy sei ubriaca?-
-Noooo sto benissimo Jordan! Il mondo sembra più bello!-
Mike si siede accanto a me alzando gli occhi al cielo.
Allora piacciono anche a lui le stelle!
Lui ha la pelle, gli occhi e i capelli scuri.
Gli occhi sono neri e profondi, mi piacciono.
Cioè non è un brutto ragazzo ma capite, è irritante.
Non saprei descriverlo, però mi irrita.
Anche questo silenzio mi irrita.
-Jordan, secondo te perchè le stelle sono così tante?-
Mike scoppia a ridere guardandomi malissimo.
E poi non riesco a resistere, quel sorriso mi piace.
In poco tempo mi ritrovo attaccata alle sue labbra, perchè ha delle belle labbra.
È il mio primo bacio e credo di muovermi bene, dato che dopo un attimo di smarrimento ricambia il bacio, mettendomi una mano dietro la nuca.
Appena mi stacco sento un qualcosa alla bocca dello stomaco. Faccio in tempo ad alzarmi e a correre dal cespuglio che faccio fuori l'anima.
Sento Mike che mi regge i capelli mentre io cerco un appoggio, sentendo le gambe cedere.
Che brutta sensazione.
-Evanesco. Weasley prima mi baci poi vomiti, devi essere ubriaca marcia!-
-Stai zitto Jordan o ti vomito addosso.-
-Oh, ecco la vera Lucy Weasley, mi mancava quasi. Forza, ti porto di sopra così vai a dormire e magari non impiastri tutto.- Mi lega i capelli con un elastico apparso da non so dove e mi prende in braccio portandomi in camera di Dominique, dove dovrei dormire con Molly. Mi sdraia a letto e sento subito le palpebre farsi pesanti.
-Buonanotte Weasley, ci sentiamo quando la smetti di vomitare d'accordo?-
-Jordan ti affatturo.-
Con un bacio leggero sulla fronte esce dalla stanza, lasciandomi nel buio, che accoglie i miei deliri, per chiuderli in un sonno, che domani mattina porterà solo una cosa:
Un grande mal di testa.

*Lucy è ubriaca, quindi non capisce molto bene tutto.

Eccoci qua. Sì potete anche lapidarmi, ma volevo incentrare il capitolo sui vecchietti. Alla prossima tocca al Potter numero due, A Malfoy e a Rose.
Ora, I prestavolto non li troverete più qua ma nella mia pagina fb: https://www.facebook.com/hpmiaproallachiusura nell'album apposito.
Un bacio enorme
Megan, che è viva.

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Capitolo 6
*** Grow. ***


Ebbene, sono tornata dopo tre mesi di silenzio. Tre mesi in cui la voglia di scrivere mi ha abbandonata giorno dopo giorno, lasciandomi questo capitolo da finire. L'ho ripresa in mano ieri sera, con enorme difficoltà ho scritto questo. Sto provando a riprendere in mano il tutto, ma è davvero difficile. Ci sentiamo alle note in fondo.


Cinque minuti, possono sembrare eterni?
Se lo chiedeva continuamente, o almeno così le pareva.
Quelle pareti bianche la disorientavano.
Quattro pareti possono contenere un segreto?
Possono contenere la felicità, la paura, il dolore, la forza?
Sospettava di sì, dato che nessuno, al di fuori di quel piccolo bagno, sembrasse sentire quelle emozioni che le attanagliavano lo stomaco.
Istintivamente afferrò il bordo bianco della vasca su cui era seduta, facendosi diventare le nocche bianche, perché aveva bisogno di qualcosa di fermo e solido, un punto di riferimento, mentre la stanza iniziava sempre più a vacillare, complice l’emozione.
O la paura?
Era troppo giovane per quello.
Ma più i minuti scorrevano, più si rese conto di essere destinata a prendere una strada sterrata, complicata da percorrere, soprattutto da sola.
Sarebbe stata sola?
Questa domanda la colpì in pieno, lasciandola con gli occhi spalancati verso il soffitto.
No, i suoi amici sarebbero rimasti.
I suoi parenti? Avrebbero accettato tutto ciò?
Lui.
Quello era il suo più grande punto interrogativo.
Dannazione.
Lui era pronto? No, lo sapeva.
Se la sarebbe cavata da sola.
Il ticchettio dell’orologio a muro la risvegliò di botto.
Cinque minuti.
Si alzò lentamente, andando verso il lavandino, che pur trovandosi a nemmeno due metri, sembrava dall’altra parte del mondo.
Prese con la mano tremante lo stick di plastica bianca e posò gli occhi finalmente sull’aggeggio.
La scritta in grassetto nera incinta la colpì come un bolide, facendola sedere a terra.
Il respiro accelerato, la tachicardia e le lacrime ebbero la meglio, rendendola quasi priva di sensi.
Appoggiò la schiena al muro, cercando di calmare inutilmente i singhiozzi.
Strinse il test e se lo portò al cuore.
E scoppiò a ridere. Un sorriso che si accese tra le lacrime.
Stava per diventare mamma.
Forse la mamma peggiore del mondo, ma tra meno di nove mesi avrebbe avuto un fagotto in braccio, troppo piccolo anche per lei che era dannatamente giovane.
La mano libera andò a sfiorare il ventre ancora piatto.
Era pronta a quel turbine d’emozioni sballate dagli ormoni?
Era pronta alle nausee, alle voglie notturne e al mal di schiena?
Ai piedi gonfi e ai dolori del parto? Alle prime pappine, alle notti in bianco?
Era pronta a tutto questo?
Madri non si nasce, lo si diventa con il tempo.
E avrebbe imparato anche lei, come le altre.
Si alzò lentamente da terra e uscì dal piccolo bagno, che tutt’un tratto non era più così insignificante.
Infilò lo stick in una tasca della borsa e fissò il riflesso nello specchio.
Aveva gli occhi rossi ma quel sorriso non accennava ad andarsene.
Al diavolo, non si sarebbe neanche truccata.
Si chiuse la porta alle spalle diretta al binario.
Quel posto, rappresentava il suo crescere.


1 Settembre 2017

Victoire


Ultimo anno arrivo! Mi sento maledettamente bene, finalmente, tra pochi mesi, sarò nel mondo degli adulti anche io.
Ho deciso che intraprenderò la carriera di Magisprudenza, perché, come dice mia sorella, cosa c’è di meglio che farsi sbranare in tribunale da una bella bionda con le gambe chilometriche?
Incomincio ad avere meno dubbi sull’intelligenza di Dominique, ma comunque ho scelto questa strada perché sono brava a parlare e vorrei fare qualcosa di veramente utile. Zia Hermione mi ha già aiutato quest’estate a consultare dei manuali e mi ha fatto parlare con un suo ex compagno di scuola, Michael Corner, che ha intrapreso la mia stessa strada e sono sempre più convinta che quella sia la mia strada.
Mi sento carica e piena di energie, anche se non so perché.
Scendo in cucina quasi saltellando, guadagnandomi un’occhiataccia da mia sorella.
-Sono le 8 e mezza del mattino, per quale motivo saltelli come una bambina nel negozio dello zio?- Chiede acida, la mattina è sempre così.
-Perché sono felice Dominique, è una bella sensazione dovresti sperimentarla a volte.-
Louis ride nascosto nella sua tazza del latte mentre mia madre mi osserva con un cipiglio quasi odioso.
Okay, sgancerò la bomba adesso.
-Papà, devo dirti una cosa.- Esordisco piano, incrociando gli occhi azzurri di mio padre.
Ai limiti del mio campo visivo vedo Dominique spalancare gli occhi e appoggiare il bicchiere di spremuta, mettendosi comoda contro lo schienale incrociando le braccia, increspando le labbra. Toccherà anche a te maledetta.
Louis continua a mangiare indifferente o quasi.
-Dimmi piccola.- Risponde mio padre col sorriso, vediamo quanto dura.
-Ho una relazione con Ted Lupin.- Dico tutto d’un fiato.
Louis si soffoca con il latte, menomale che lui lo sapeva.
Mia madre mi sorride e fissa papà, toccandosi i capelli.
Dominique trasforma il sorriso in un ghigno diabolico, la butto sotto l’Espresso giuro.
Mio padre è… sotto shock, tuttavia sembra riuscire a parlare.
-Da quanto?- Chiede con tono neutro, non so se è un bene.
-Quasi 4 anni, direi.-Rispondo picchiettandomi il mento
-Ah.- Che risposta geniale papà, davvero!
Guarda mia madre che annuisce, sì, lei sapeva già.
-Meglio Ted che qualcun altro no? Sono felice per te piccola.- Mi lascio scappare un sospiro di sollievo.
-Ma io e Lupin a Natale facciamo due chiacchiere.- Dio no. I discorsi padre/fidanzato della figlia sono imbarazzanti.
Sto per ribattere quando un gufo si fionda in casa, con una lettera col sigillo della Gringott.
Mio padre la afferra e legge rapidamente il contenuto per poi rivolgersi a mia madre:
-Ci sono problemi con le camere blindate degli ex Mangiamorte, ci vogliono entrambi lì, ora.- Dichiara funesto.
Mia madre sospira e risponde:
-E i ragazzi? Chi li porta al binario?-
Mio padre mi fissa un attimo per poi dire:
-Mandiamo i bagagli a casa di Harry e Ginny, loro penseranno a quelli, Victoire può portare i fratelli con Materializzazione congiunta.-
Vedo Louis e Dominique alzare le sopracciglia, mentre io li rivolgo una linguaccia.
-D’accordo papà, ci penso io, non preoccuparti!- Esclamo contenta.
Solo per fare un dispetto a quei due ovvio.
Papà e mamma ci salutano con un bacio, per poi sparire in uno schiocco.
-Ti odio.- Finalmente Louis si decide a parlare.
-Grazie fratellino, muovetevi ora!-
Dominique borbotta qualcosa simile a qualche insulto ma non le do peso.
Sto finalmente diventando grande.

Il binario è come al solito troppo affollato, anche se riconoscerei Iris, Ted, Mark e Katharina ovunque.
Saluto i miei fratelli, intanto qui se la cavano e mi dirigo verso di loro saltando in braccio alla “neo” sposa.
-Buongiorno anche a te principessa!- Esordisce Kath squadrandomi con il sorriso sulle labbra.
Abbraccio anche lei che stranamente, non mi respinge.
Mark mi accarezza la testa, manco fossi un cane!
A Ted lascio un semplice bacio sulle labbra quando dietro di me sento una vocina conosciuta:
-Uhuh.- commenta James fissando me e Ted.
-James io ti uccido, lo sai vero?- Commento mettendomi una mano sul fianco e facendo scappare mio cugino.
Mi scambio uno sguardo con le ragazze e scoppio a ridere. Ted mi lancia uno sguardo interrogativo a cui rispondo:
-L’ho detto a mio padre stamattina, ne parlate a Natale.- Vedo il mio ragazzo impallidire, sorridendo debolmente. Non posso fare a meno di lasciargli un altro bacio sulla guancia mentre Katharina sembra sentirsi male dal ridere.
-Ah ecco, tu che ridi, come va con il tuo bel Drew?- Chiedo squadrandola. Lei sorride involontariamente.
-Ormai, anche se sono passati nemmeno due mesi, viviamo insieme, stiamo bene e le mie migliori amiche dovrebbero farsi i fatti loro!- Esclama squadrando me ed Iris.
Lancio una rapida occhiata all’orologio, che segna le undici meno cinque.
Guardo tutti i miei amici, facendo capire che devo andare.
Abbraccio prima Mark, sussurrandogli di fare il bravo maritino.
Condivido il mio solito abbraccio a tre con le ragazze, che sono sempre più mature e belle. Iris porta la fede con orgoglio e Katharina, beh, Katharina solo a guardarla capisci che è donna.
L’abbraccio più lungo è quello con Ted, seguito da un bacio bellissimo e dalla promessa di vederci ad Hogsmeade.
Sì, adesso sono pronta.
Sono pronta al mio ultimo viaggio.

James Sirius.

Dopo aver visto mia cugina Victoire che si sbaciucchiava con Ted posso dire di aver visto tutto. I miei genitori non sono stati tanto sorpresi, Al come al solito era su un pianeta tutto suo, Lils invece era emozionata, come ogni bambina di 9 anni che si rispetti.
Entro nel vagone già occupato da Lou e Dominique e quasi urlo:
-Vostra sorella sta con Ted Lupin!-
Dominique mi guarda, poco sorpresa dicendo mollemente:
-Sono quasi quattro anni, buongiorno Potter.-
Louis alza semplicemente le spalle, strozzo i miei cugini.
Come un flash mi viene in mente il biglietto di stamattina di zio Bill per i miei genitori, riguardo i bagagli, con un post scriptum rivolto a me: “Tieni d’occhio tua cugina per me.”
E so per certo che non si riferisse a Victoire, ma a miss capelli rossi davanti a me. Insomma perché devo tenere d’occhio mia cugina?
Poi la osservo attentamente.
Lei odia sentirselo dire ma si vede che è una Veela. Non tutte le dodicenni sono come lei, anzi, nessuna lo è. È alta, non supera il metro e sessanta per poco, ha dei tratti del viso decisamente femminili. E per il fisico beh, ha le sue forme. So che non dovrei guardare questa parte di mia cugina, ma se mi chiedono di proteggerla devo anche capire da cosa!
I miei pensieri sono interrotti dall’ingresso delicato di Hydra.
-Fammi indovinare, hai litigato con tua madre?- Chiede Dominique portandosi le ginocchia al petto.
-La odio, giuro, non la sopporto, maledetta Greengrass!- Sbotta la bionda acida. -Se vuoi passare Natale con noi, sai che puoi.- Dice Dominique pigramente, sa che i Greengrass sono una causa persa in partenza.
Due ragazzine sembrano spintonarsi accanto all’entrata del nostro scompartimento ridacchiando.
Una è Jocelyn, secondo anno, Grifondoro. L’altra è la sua migliore amica Claire, sempre Grifondoro. Sono due ragazze molto sciolte diciamo.
La rossa, Jocelyn, si fa avanti e si rivolge a me con una finta voce sensuale:
-Ciao James, ciao Louis, ciao. Ascolta, ne avresti voglia il prossimo week end di uscire con me nel parco…-
-E Louis potrebbe venire con me…- Interviene la bionda, rigorosamente finta. Io e mio cugino ci scambiamo uno sguardo e rispondiamo un sì annoiato, mentre le ragazze escono ridacchiando.
Mi sento andare a fuoco e capisco perché.
Dominique mi sta squadrando con quei suoi occhi color ghiaccio.
Increspa le labbra in un ghigno per poi dire velenosa:
-Bella scelta, complimenti.-
Effettivamente quelle due hanno lo stesso colore di capelli delle due ragazze di fronte a noi.
Ma le somiglianze si limitano a questo.
Hanno entrambe gli occhi scuri e sono piuttosto basse, a differenza di Hydra e Dominique.
Dominique si avvicina al mio orecchio sussurrando:
-Ti sfido a trovarne una migliore, cuginetto.-
Sorrido.
Guardo mia cugina negli occhi rispondendole:
-Crescendo andrà sempre meglio, accetto la sfida, cuginetta.-

Rose

Sono sull’Espresso e menomale che c’è mio cugino Al con me.
Mi fisso le ginocchia e le vedo tremare, anche se in modo lieve.
Albus è a suo agio, o almeno mostra questo, mentre parla con Maya Zabini che per qualche strano motivo è seduta nel nostro scompartimento.
Mi tormento il bordo della felpa con le dita, cercando di calmarmi ma non ci riesco.
Vedo passare Victoire, con la sua andatura trottante seguita da Molly e Lucy. Vedo la lunga chioma bionda di Victoire sferzare l’aria come un fulmine, per poi bloccarsi di colpo davanti al nostro scompartimento.
Oh no.
-Ehi Al! Ah c’è anche Rosie, come state?- Chiede mia cugina con la sua solita allegria.
-Ciao Victoire, bene, come te d’altronde.- Risponde Albus calmo mentre io sussurro un ciao.
Il sorriso smagliante di Victoire è accompagnato dagli occhiolini di Molly e dai sorrisi tirati di Lucy.
Mi sento ancora più a disagio, mentre loro ci salutano chiamandoci cuginetti, come a rimarcare questa fortunata parentela.
Non odio le mie cugine ma.. Ecco appunto.
James, Dominique, Louis, Hydra Nott e Scorpius Malfoy hanno preso il posto delle mie cugine.
-Eccoli qua Scorpius!- Tuona Hydra allegra.
-Non avevo bisogno della babysitter, grazie Hydra.- Commenta piatto Scorpius lasciandosi cadere accanto ad Al.
-Ah guarda chi c’è! Il mio caro fratellino e la mia cugina preferita, dopo te Domi ovvio.- James si becca una linguaccia da Dominique, che si rivolge a noi:
-Siete i Potter/Weasley-Granger, dovete onorarci quest’anno!- Esclama Dominique mulinando scherzosamente i capelli.
-Infatti Al, fai attenzione!- Continua James.
-Va al diavolo James!- Urla Albus mentre i quattro si dissolvono come le altre tre.
Ecco, guardate le mie cugine.
Lucy, maledettamente intelligente e bella nel frattempo.
Molly, casinista e degna Weasley, come Roxanne.
Dominique e Victoire poi, sono maledettamente belle. Sono intelligenti e divertenti. Tutto quello che io non sono.
Perfino Lily è meglio di me.
Okay mi sta esplodendo la testa.
Fai come ti ha insegnato mamma Rose, respira e non pensare a nulla.
Difficile quando davanti si ha Scorpius Malfoy.
Penso di avere una cotta per lui sin da bambina, ma ovviamente lui non mi considera. Non sono così bella da essere considerata.
-Rose che succede? Sei arrossita.- Chiede Al scrutandomi con gli occhi verdi stretti in una linea sottile.
-Niente Al, sono solo nervosa.- Rispondo forzando un sorriso.
Passo il viaggio da Londra ad Hogwarts osservando tutto quello che c’è alla mia destra, fuori dal finestrino.
Non appena metto piede ad Hogsmeade sento un conato di vomito in gola, non posso farcela.
Il viaggio in barca non aiuta e tutta la Sala Grande che ci fissa nemmeno.
Sento la pressione farsi più pesante sullo stomaco.
La McGranitt si ferma a riprendere Fred, Louis e James sotto gli occhi di Roxanne, Dominique ed Hydra che ridono soddisfatte.
La sala incomincia a girare non appena la McGranitt chiama i nomi.
Rose, respira. Mi sembra di avere la mamma accanto a me.
Scorpius va dritto a Serpeverde, non avevo dubbi.
Respira Rose, sta calma.
La poca calma rimasta se ne va non appena il nome di Albus è avvicinato alla voce del Cappello Parlante, che dice Serpeverde.
Sento la sicurezza vacillare, sotto lo sguardo tranquillo di Al.
Io non finirò mai a Serpeverde con lui! Sono da sola.
Mi asciugo le mani sudate sulla divisa, quando la sala si zittisce al cognome Weasley.
Avanzo a passo insicuro verso lo sgabello.
Tuttavia il cappello non sembra insicuro come me, dato che mi spedisce subito a Corvonero.
No. Ora avrò i confronti con le mie cugine e non sono Grifondoro come papà e mamma. Un gemito mi scappa dalle labbra, che non toccano cibo per tutta la sera.
Una volta in dormitorio, verso tutte le lacrime.
Devo crescere, mi ripeto, mentre i singhiozzi si fanno più frequenti.
Sono da sola.
Non ho la forza nemmeno di vedere che schifezza è uscita, perché non sono assolutamente soddisfatta anzi. Rose è una bambina soltanto molto timida, ma prometto che si sbloccherà coi capitoli. C'è anche il mistero di chi è incinta, ma lì ne avete da aspettare;)
Vi direi alla prossima ma non so quando sarà, non sento più ma questa storia, ma proverò a recuperare. Chiedo scusa se non rispondo alle recensioni ma ho pochissimo tempo, intanto i pochi prestavolto decisi li trovate sulla mia pagina facebook: https://www.facebook.com/hpmiaproallachiusura
E se vi piace Divergent, c'è una mia storia, a cui tengo particolarmente, quindi spero di sentirvi anche lì (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2772307&i=1)
Megan

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Capitolo 7
*** Cause Darling i'm a nightmare dresses like a daydream. ***


Si, sono tornata.
Sì, vi meritate una spiegazione.
Diciamo che i periodi difficili sono molto frequenti nella mia vita, quindi ho iniziato semplicemente a mollare tutto.
Ho provato a scrivere di nuovo due mesi e mezzo fa, ma l'amore verso Victoire e gli altri era sparito totalmente. Così ho preso un'altra strada. Ho iniziato un progetto fotografico, in cui davo un volto definitivo e delle foto simboliche alla storia, dei pezzi di vita da aggiungere e da cui prendere ispirazione. In una settimana ho tirato giù un intero capitolo, che farete fatica a riconoscere perchè ho cambiato drasticamente stile di scrittura. Dovrò rivedere i primi capitoli ma tutto con molta calma, perchè ho capito di dover dosare ogni cosa.
Qui, potete chiedermi l'amicizia, trovate per ora solo i prestavolto. Se siete timidi beh, metterò tutto pubblico, così lo vedrete comunque, ma interagire con voi mi farebbe piacere.
https://www.facebook.com/astoria.confundus?ref=ts&fref=ts
Godetevi il capitolo, ci sentiamo in fondo.

Cause Darling I’m nightmare dressed like a daydream.




-Jordan ti affatturo!- L’urlo di Lucy Weasley rimbombò per i corridoi vuoti del settimo piano.
-Che c’è Weasley, sbalzi d’umore?- Continuò imperterrito, appoggiandosi al muro.
Gli piaceva così tanto farla arrabbiare.
Lucy Weasley era sicuramente una delle ragazze più intelligenti di Hogwarts con tutti quegli Eccezionale e una delle menti più brillanti, tanto da arrivare quasi a fare concorrenza a sua zia Hermione.
Lucy Weasley era bella, maledettamente bella, grazie ai geni Marrington che si trovavano in lei, ma era chiusa, dentro quella corazza che soltanto Lorcan Scamandro sembrava poter spezzare.
Lucy Weasley era testarda, così determinata a voler conquistar la fiducia paterna da nascondere con qualche colpo di bacchetta quegli occhi verdi dietro spessi occhiali, i capelli rossi scurirli e chiuderli nella gabbia di quello chignon e la carnagione ingrigirla, quasi a sembrare malata.
Lucy Weasley aveva un enorme difetto, non aveva pazienza. E questo, Mike Jordan lo sapeva benissimo.
-Ti prego Jordan, te lo chiedo per favore, sparisci!-Disse in tono isterico, infilandosi le mani nei capelli.
Stava cercando di evitarlo dal matrimonio dell’amica di sua cugina, a causa dei suoi sfocati ricordi di un certo bacio.
Ma Hogwarts non le era sembrata mai così tanto piccola.
Di fronte al sorriso impertinente del ragazzo alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
Lo odiava.
-Noi dobbiamo parlare Weasley.- Replicò il moro incrociando le braccia al petto.
Inutile dirlo, ma Lucy era il suo punto fisso.
Vedeva qualcosa in quella ragazza che lo attraeva come una calamita, d’altronde ogni Weasley aveva quel qualcosa in più delle altre, ma non capiva bene che cosa quella piccola rossa avesse.
Era come una sfida, una sfida contro il fuoco.
-E di cosa?- Rispose la rossa assumendo un’aria innocente, sperando di impietosire il ragazzo.
Lei non voleva parlarne, era una cosa imbarazzante.
Insomma, a quattordici anni, i cugini di Mark, che l’avevano scambiata per maggiorenne, l’avevano riempita d’alcool fino a farla vomitare e farle dare un bacio a Mike Jordan, segno cristallino delle sue pessime condizioni.
Da quel momento in avanti aveva evitato il ragazzo come la peste con enorme successo, fino a quel giorno di fine Novembre, dove al momento era bloccata in un corridoio vuoto con quel disgraziato, dovendo dare risposte che nemmeno lei, l’intelligentissima Lucy, conosceva.
Probabilmente, fosse stata come sua sorella, avrebbe avuto la risposta pronta, ma niente, quella parte di geni Marrington sua madre si era dimenticata di darglieli.
-Del fatto che al matrimonio di Iris e Mark tu, da ubriaca quale eri, mi sia saltata addosso e mi abbia baciato con una passione che non vedo tutti i giorni sul tuo bel visino.- Disse il moro afferrandola per il mento.
Con uno schiaffo, Lucy allontanò la mano, sentendosi avvampare.
Quel maledetto idiota mirava al suo scarso autocontrollo e lei lo sapeva.
-Hai detto bene Jordan, ero ubriaca fradicia.-Rispose in tono risoluto, tremando appena.
A lei non faceva ne caldo ne freddo quel maledetto disgraziato, o almeno così credeva.
Aveva un bel sorriso e gliel’aveva detto quando era ubriaca, dimostrando che in vino, o qualsiasi altra cosa alcolica, veritas, come dicevano i babbani.
Si maledisse all’istante per quel pensiero positivo, schiaffandosi una mano in faccia, sotto lo sguardo stranito di Mike.
-Tu sei strana, comunque.- Commentò il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio, beccandosi un’occhiataccia.
-E perché mai?-Chiese acida la rossa, incrociando le braccia come lui.
-Perché si, insomma, fai tanto la secchiona e la sostenuta quando basta un niente per farti perdere le staffe. Ti fai qualche strano incantesimo, perché la Lucy che ho visto alla festa è molto più bella della Lucy che ho davanti. Sei isterica, pazza e anche un po’ paranoica ma poi ci sono dei momenti in cui diventi esattamente l’opposto. Le tue cugine e tua sorella sono chiare e cristalline, insomma Victoire e Molly sprizzano energia da tutti i pori, Anne è una casinara nata, Rose è timidissima e Dominique sprizza acidità, ma te, dove ti collochi? Non riesco a capirti minimamente, sembra che solo Lorcan e forse Electra riescano a capirti. Per me sei quasi una sfida Weasley, che intendo vincere.-Mike le si avvicina pericolosamente, lasciandole un bacio sulla guancia già abbastanza rossa.
-Io sono Lucy Weasley, la cugina legata allo studio e ai libri, ma non mi aspetto che uno zuccone come te lo capisca, Jordan.- Ribattè in tono ovvio Lucy, assumendo l’aria superiore che aveva sempre suo padre.
Mike sorrise impertinente, fissando intensamente Lucy.
Quella ragazza era maledettamente magnetica e lui si sentiva attratto ai limiti dell’impossibile da quella rossa isterica.
Non erano i tratti fisici, perché raccontandosela tutta, Lucy era bella. Si sforzava di nascondere il fascino made in Weasley ma senza quegli stupidi incantesimi era totalmente imbranata.
Aveva un fascino naturale e non si poteva nascondere, e se tutti ne erano immuni, lui no.
Da un lato era contento di avere campo libero in quanto oltre Lorcan e la miriade di cugini che si ritrovava nessun essere maschile le ronzava troppo intorno.
Dall’altro sarebbe stato meglio una Lucy più sciolta con il genere maschile, per poter essere un po’ più Mike e un po’ meno un pendolare che aspetta il treno tutte le mattine a Londra.
-Weasley me lo fai un favore?- Riprese finalmente parola, inarcando la testa. Lucy inarcò un sopracciglio involontariamente e per qualche secondo perse l’aria indifferente, curiosa di scoprire quale altra sfida dovesse sopportare. Perché non l’avrebbe ammesso, ma giocare con lui iniziava a piacerle, anche troppo. Era il tira e molla che le mancava, quel brivido che i libri e lo studio non le davano.
Mike la faceva assomigliare più a sua sorella, più libera.
L’aria da secchiona che aveva ereditato da suo padre, quell’amore forzato per i libri.
Lucy voleva semplicemente rendere orgoglioso suo padre, sacrificando anche se stessa.
Percy era un uomo difficile da comprendere e Lucy aveva sempre avuto un’affinità speciale con suo padre, prendendo a cuore la sua voglia di avere un contatto diretto con qualcuno in famiglia.
Così fin da piccola era diventata la sua piccola topina da biblioteca con gli occhiali quadrati, gli occhioni verdi e tanta voglia di imparare.
Ma nel pieno dell’adolescenza, la topina di papà aveva voglia di uscire dalla tana e viversi finalmente qualcosa di suo.
Qualcosa per lei.
-Dimmi Jordan.- Rispose sospirando appena.
-Fatti vedere senza incantesimi, per vederti una volta di più.- Fece schioccare la lingua, ghignando appena nel vedere l’espressione sconcertata e anche un pochino disgustata di Lucy.
-Scordatelo zuccone.- Ribattè acida, mordendosi l’interno guancia.
Erano il suo sottile strato per non esplodere, quegli incantesimi.
Non poteva permettere che qualcuno li eliminasse così facilmente.
Mike incrociò le braccia al petto, sbuffando sonoramente.
-Perché non la smetti Lucy? Sei bella dannazione! Lo nascondi perché vuoi essere la secchiona perfetta? Prego non sarò io a impedirti di non viverti la vita. Sei una maledetta testarda, devi toglierti questo peso! Non è ancora un crimine essere bella sai?- Sbottò acido, fissandola intensamente. Lei si imbarazzava per nulla.
Ma per la prima volta in quindici anni, Lucy Weasley iniziò ad assomigliare realmente a sua sorella Molly e ad essere un po’ meno se stessa.
Sostenne lo sguardo e accennò un timido ghigno.
Infilò la mano in tasca, ne estrasse la bacchetta e mormorò un Finitum incantatem abbastanza scocciato.
Lo chignon ordinato si sciolse lasciando cadere sulle spalle una massa di capelli rosso scuro, perfettamente curati e ordinati. La pelle assunse un colorito molto più naturale, un rosa acceso senza imperfezioni o segni dell’adolescenza. Gli occhi, nonostante la spessa montatura, sembravano più luminosi.
Lucy si tolse rapidamente gli occhiali, riponendoli con la bacchetta nella divisa.
Si sistemò i capelli con la mano, sorridendo appena.
-Contento ora, Jordan?-Chiese a bruciapelo, piegando la testa.
Mike non rispose, attratto magneticamente da quei capelli rossi che le arrivavano fin sotto il seno.
Sapeva che con Lucy doveva pensare ad ogni singola mossa, ad ogni singola parola.
Ma quando lei si era messa così a nudo davanti a lui, la lucidità era venuta a mancare.
Sorrise appena, afferrando una ciocca di capelli e rigirandosela tra le dita.
Lucy sorrise di rimando, in imbarazzo.
Chissà come sarebbe stato baciarlo a mente lucida.
Si maledisse immediatamente per aver pensato una cosa simile, continuando però a fissargli le labbra.
Si morse appena le sue, scatenando inconsapevolmente qualcosa nelle budella del povero malcapitato.
-Weasley se continui a torturarti quel labbro non rispondo più di me.- Borbottò il ragazzo in risposta.
Lucy rise nuovamente, ma non fece in tempo a replicare che Mike, assolutamente senza pensare, la baciò.
Sentì in contemporanea un nodo alla bocca dello stomaco, tanto diverso dalla nausea di pochi mesi prima.
Si ritrovò incastrata tra il muro e il ragazzo, che giocava coi suoi capelli sciolti, accarezzandoli lentamente.
Stava baciando Mike Jordan.
Non appena questo pensiero venne a galla, la rossa si staccò bruscamente, afferrò la borsa e corse via, verso il primo bagno.
Respirò a fatica, risistemandosi gli incantesimi.
Lucy Weasley era certa di una cosa.
Quello era l’inizio di un incubo.




L’inverno e di conseguenza anche la neve, quell’anno erano arrivati puntuali. Le vacanze di Natale erano appena iniziate, riportando a casa tutti gli Weasley.
Victoire camminava sulla spiaggia, avvolta nel suo cappotto e coi capelli scompigliati dal vento.
Stava per crescere, ma nel contempo voleva rimanere bambina.
Non era ancora disposta a lasciare il suo letto e la sua stanza che si affacciava sul mare.
Non voleva rinunciare al profumo di caffè, preparato da sua madre, che la svegliava ogni mattina, ne tantomeno al bacio sulla fronte che suo padre le lasciava da quasi diciotto anni.
Certo, avrebbe lasciato Hogwarts a breve, probabilmente con il massimo dei voti, da brava Corvonero qual era, ma il mondo reale la spaventava.
Non c’erano più i Mangiamorte e nemmeno Voldemort, ma si sentiva insicura. Aveva paura del divenire, come qualsiasi normale adolescente.
Presto sarebbe arrivata una proposta di convivenza da Ted, ma per quanto lo amasse, non era pronta nemmeno a questo enorme passo.
Stavano insieme da molto e lui era appena andato a vivere in un appartamentino nella periferia londinese, per essere più vicino al Ministero.
Victoire Weasley aveva diciotto anni, cercava l’indipendenza ma poi tornava sempre tra le braccia sottili di sua madre, assaporandosi quel profumo raffinato che Fleur non aveva mai cambiato.
Sentì una mano sfiorarle la spalla, e si trovò a fianco Dominique, con un’espressione risoluta e i capelli rossi che danzavano come fiamme.
-A cosa stai pensando?- Chiese semplicemente la più piccola, iniziando a camminare a fianco della sorella.
-Non sono pronta al cento per cento a diventare grande.- Rispose Victoire, sicura che Dominique avrebbe capito, rispondendo magari con qualche battuta acida come al suo solito.
-Cerchi di inseguire la libertà e non appena ti danno la chiave per uscire dalla gabbia ti tiri indietro, giustamente.- Disse sarcastica la rossa, studiando la sorella con gli occhi stretti in una linea sottile.
-Perché la gabbia è comunque casa mia.- Sapeva benissimo che Dominique non intendeva criticare la famiglia, ma gabbia era il termine corretto per descrivere la vita in casa coi genitori.
Una gabbia bellissima, ma che prima o poi ti farà desiderare la libertà.
-Io non sono come te, Dom.- Riprese la sorella maggiore, osservando la più piccola.
Dominique, Victoire lo aveva sempre sostenuto, era maledettamente forte. Era quella che teneva testa a due persone come James e Louis, era quella che a cinque anni aveva deciso che la colazione se la sarebbe preparata da sola e ancora adesso lo faceva. Era quella che nonostante l’origine francese, era tutto, tranne che lo stereotipo di ragazzina con la puzza sotto il naso, era quella che aveva risposto un secco no ad Apolline e a Fleur di fronte alla proposta di un corso di francese, che lei e Louis avevano invece seguito.
Dominique era un vulcano, pronto a esplodere quando tutto diventava troppo, disposta a sopportare qualsiasi scossa nella sua ancora breve vita.
Dominique era fuoco, Victoire era acqua.
Dominique viveva fino all’ultimo respiro, da brava Grifondoro.
Victoire, ragionava su qualsiasi mossa, da brava Corvonero.
Erano agli antipodi, ma erano anche sorelle.
Victoire aveva coccolato Domi le poche volte che quest’ultima, da bambina, piangeva per gli scherzi di quel disgraziato del suo gemello.
Victoire amava Louis, ma con Domi c’era quella chimica che soltanto tra le migliori sorelle poteva esserci.
Era un rapporto di completamento, il loro.
Victoire era debole, ma arrivava in soccorso la forza di Dominique.
Dominique era impulsiva, ma aveva la ragione di Victoire.
Dal suo canto, Dominique amava i suoi fratelli, con due sfumature diverse.
Louis era il suo gemello, si conoscevano da sempre, era la sua esatta metà.
Combaciavano per qualsiasi cosa, dal carattere ai gusti musicali, alle quotidiane scelte.
Louis era l’uomo che avrebbe sempre difeso da tutti, e viceversa.
Erano tre fratelli con tre storie a sé stanti, ma chiusi tra le mura di Villa Conchiglia si riunivano come un puzzle, creando di nuovo il loro legame, ogni volta più forte.
Louis le raggiunse e si sedette accanto a loro, sulla sabbia, in silenzio.
A loro bastava quello per capirsi.
Erano probabilmente i fratelli Weasley meglio riusciti, perché sì, erano tutti legati, ma loro superavano tutti.
Lucy e Molly erano opposti, come loro, ma senza molti punti d’incontro.
Fred e Rox erano gemelli e complici, ma raramente si sedevano su un letto raccontandosi i loro segreti.
Hugo e Rose erano simili e diversi, erano un Ron Weasley ed una Hermione Granger in miniatura, e tra i due spesso c’erano litigate, esattamente come tra i genitori da ragazzini.
Albus, James e Lily erano strani. James e Lily erano l’amore fraterno in tutto il suo splendore, mentre Albus con il suo carattere mansueto amava coltivare i suoi interessi, aggregandosi ogni tanto ai due.
Loro erano semplicemente…loro.
Erano seduti, quando la voce di Bill risuonò nel vento.
-Victoire ci sono Iris, Mark e Lupin.- Dominique scoppiò in una risata, da quando sua sorella e Ted erano usciti allo scoperto lui era diventato Lupin.
Louis ghignò appena ed entrambi si beccarono una gomitata dalla maggiore, che si alzò correndo verso casa.
Trovò nel salotto la coppietta di sposini più il suo fidanzato, avvolti in pesanti cappotti e coi capelli leggermente coperti di neve, segno che a Londra nevicava.
Si limitò ad un semplice bacio sulla guancia nei confronti di Ted, sentendosi gli occhi chiari di suo padre puntati addosso.
Fece un rapido cenno ad indicare ai tre la sua stanza.
Da quando era finita la Guerra, suo padre aveva ampliato la casa, aggiungendo parecchie stanze e rendendo tutto molto più spazioso, cosa che si era rivelata utile dopo la nascita di Domi e Lou.
-Tuo padre mi odia.-Borbottò Ted non appena si chiuse alle spalle la porta di camera di Vic.
-Non ti odia amico, sei semplicemente il fidanzato della figlia maggiore. Anche il padre di Iris non mi ha preso benissimo all’inizio.- Rispose Mark, con tono ovvio.
-Devi solo dargli tempo di... elaborare la cosa, ecco. Con il tempo ti adorerà.- Disse Victoire, allacciando le braccia al collo del fidanzato, facendo una smorfia.
Ted le lasciò un bacio leggero sulle labbra, sorridendo appena.
No, non era pronta a crescere ma lo amava come solo alcune donne adulte sanno fare.
-Okay, ora toglietemi un dubbio. Dove diavolo è Kat?- Intervenne la rossa squadrando Mark.
-Non so, è strana in questo periodo mia sorella. Anche Aaliyah se n’è resa conto. Sarà questa nuova relazione con quel Drew.-
Ed era vero, Kat si era stranita ultimamente.
Era molto più schiva e silenziosa, studiava il triplo di quanto doveva ed era anche parecchio, troppo avanti con gli esami.
Con Drew sembrava andare tutto a meraviglia, ma anche lui aveva constatato questo cambiamento repentino nella compagna.
-Ora le mando un messaggio, dato che adora il suo aggeggio babbano.- Intervenne Victoire, ironica.
“Kat dove sei finita?”
“Sto arrivando, mi materializzo in camera tua.”

Grazie a Merlino, suo padre aveva messo degli incantesimi anti intrusione in casa, con le dovute modifiche dato l’enorme via vai di gente.
In meno di trenta secondi, Katharina apparve sul tappeto di casa Weasley-Delacour.
Appena aprì gli occhi assunse un’espressione leggermente disgustata ed era di un colorito verde. Prese un respiro profondo e si sforzò di sorridere, cosa che tutti notarono senza dirlo apertamente.
-Allora gente vi sono mancata?-Esordì, stavolta con la sua solita sfacciataggine e il suo solito sorrisetto impertinente.
-Da morire, non stavamo più nella pelle.- Rispose Iris, analizzandola per qualche secondo di troppo.
Tutti vedevano un problema, ma nessuno si sentiva di affrontarlo con lei, conoscendo il suo carattere o troppo sbrigativo nel liquidare le cose o troppo chiuso, in alcuni argomenti.
Perché se avesse voluto, l’avrebbe fatto.
Ne avrebbe parlato tranquillamente, perché Katharina Smith era così.
O troppo chiusa, o troppo sincera.
Kath non conosceva mezze misure, in nulla.
O ti amava, o ti odiava. O vestito lungo, o vestito corto. O bianco, o nero.
A volte persino Mark faticava a comprenderla.
Non pensarono ne tantomeno parlarono dei fantomatici problemi della mora per un’ora buona, quando Bill e Fleur bussarono alla porta, entrando con cinque caffè con panna fumanti.
-Abbiamo sentito l’arrivo di Katharina e non appena abbiamo avuto tempo vi abbiamo preparato questi, godeteveli, fuori inizia a fare freddo.- Disse Fleur con un largo sorriso, con un minimo accento francese.
Victoire si alzò dal letto lasciando un bacio sulla guancia di entrambi i genitori, che si dileguarono in fretta.
Porse a ognuno la tazza fumante, ma c’era qualcosa che non andava.
Kat era seduta per terra e fissava la sua, cambiando leggermente colorito.
Stavolta la bionda avrebbe chiesto una maledetta spiegazione.
Ma non ebbe nemmeno il tempo di dire mezza sillaba che la sua amica posò la tazza sul comodino e corse nel bagno privato della camera, iniziando a vomitare.
Si precipitarono tutti in bagno e Mark afferrò i capelli della sorella, tenendoglieli alti e osservandola preoccupato.
Iris sussurrò un’imprecazione, sentita solo da Victoire, che però non capì.
Era troppo concentrata ad osservare Katharina, che si appoggiò alla vasca da bagno, mentre bollenti lacrime le bagnavano il viso, che appariva decisamente stanco.
-Kat calmati. Cosa succede? È solo un po’ di vomito, magari hai l’influenza.- Suggerì Mark ingenuamente.
-No, non credo abbia l’influenza.- Sussurrò in risposta Iris, guardando la sua migliore amica.
Victoire seguì lo sguardo di Iris e prima che Kath parlasse capì anche lei, spalancando gli occhi chiari.
-Sono incinta. Di tre mesi.- Disse la mora a mezza voce, ormai solo rivolta ai due uomini.
Iris trovò semplicemente la conferma che le mancava, perché aveva quasi capito da tempo.
A Victoire era bastato vedere le mani che accarezzavano in ventre che con la maglietta tirata, non era piatto come sempre ma una minima curva era accennata.
Mark arretrò, appoggiandosi al muro. Aveva un vago colorito bianco, ma Iris lasciò perdere il marito e si sedette accanto alla sua migliore amica, circondandola con un braccio mentre piangeva.
Mark guardava la sorella, come se l’ultima traccia di adolescenza fosse appena scomparsa del tutto dagli occhi della sorella.
Katharina sarebbe diventata mamma.
-Drew lo sa?- Chiese Ted studiando la sua amica.
-Non ne ho avuto il coraggio. Mi sembra un incubo ma vestito da sogno. Perché diventare mamma era ed è tutt’ora il mio sogno ma sono piccola. Vorrei averla ancora io una madre che si prende cura di me ma è impegnata con il suo amato compagno. Non sono pronta a fare la madre e non lo sarò mai, tanto come Drew. Stiamo insieme da così poco dannazione! Non voglio diventare madre. Ma questo è mio o mia figlia e non voglio rinunciarci.- Spiegò Kat, calmandosi leggermente e mostrando tutto il suo essere donna.
Era la più matura tra le altre ragazze, in tutto e per tutto.
Guardò il suo gemello, cercando un sostegno.
Mark si sciolse in un rapido sorriso e si staccò dal muro, sedendosi accanto alla sorella.
-Io sono con te Katharina, qualsiasi cosa accada e qualsiasi sia la tua scelta.- Mark prese per mano la sorella, a conferma di quelle parole.
La mora parve subito sollevata, lasciandosi andare sulla spalla del fratello.
-E anche noi siamo con te Kat. Come sempre.- Disse Victoire sorridendo.
Erano un gruppo e lo sarebbero sempre stato.
Kath sorrise, in pace.
Sapeva che non avrebbe sopportato i dolori del travaglio da sola, ma con due amiche a cui stringere la mano affianco, sapeva che ci sarebbe stato uno zio come Ted che avrebbe viziato quel piccolo che le cresceva dentro e uno zio come Mark disposto a tenersi il nipote una sera per lasciare libera uscita ai genitori.
E dentro di se, sapeva anche che ci sarebbe stato un padre perfetto, disposto a tutto pur di rendere felice il suo scricciolo.
Dopotutto, forse quello era soltanto un sogno che stava per prendere vita.




Sì, lo so, è breve ma almeno è qualcosa. Katharina è quella incinta! Mistero risolto (è stato un regalo, sappiatelo.) Allora, vi lascio con una promessa, da farvi capire che ci sono di nuovo. Devo riprendere in mano e concludere un capitolo della mia storia di Divergent, ma ho già le basi per il prossimo capitolo che parlerà di:
-Hydra e Scorpius
-Katharina e la sua benedetta confessione per Drew.
-Forse, tratterò nuovamente capodanno.(Consigli bene accetti.)
E se siete arrivati fin qui, vuol dire che ci siete ancora e vi ringrazio da morire.
Un bacio enormemente enorme,
Megan.

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Capitolo 8
*** Cause in the end we have each other. ***


Nota Autrice1:  No, non state sognando sono di nuovo qua, con 30 pagine di capitolo. Il tema è Capodanno, giusto perchè a Giugno non guasta mai.
Il capitolo è "coppiettoso" vi avviso, ma mi soddisfa.
Come ho già detto  QUA c'è la mia paginetta, con SPOILER, MISSING MOMENTS, PRESTAVOLTO E NOTIZIE SUGLI AGGIORNAMENTI (che non guastano mai) 
(https://www.facebook.com/Megan204efp)
Ci sentiamo in fondo con qualche chiarimento sull'andare di sta storia che sta diventando come un parto d'elefante.
 


Cause in the end we have each other.
“And I, would give the world to you
Say everything you've always wanted
Be not afraid of who you really are
Cause in the end we have each other
And that's at least one thing worth living for”

-This is the New Year, by A Great Big World.
 
Fin da piccola aveva sempre programmato la sua vita secondo schemi ben precisi, nonostante amasse il rischio.
Aveva iniziato a pensare al futuro intorno agli otto anni, quando tutte le bambine si ritrovano a fantasticare su matrimoni ed eventuali figli.
Aveva sempre pensato a lei, intorno ai trent’anni, con un lavoro stabile ed un matrimonio alle spalle, sdraiata sul divano della sua villetta fuori Londra con un enorme pancione che esibiva fiera agli occhi dei suoi fratelli e dei suoi genitori, accarezzato dalla mano premurosa del marito.
Quel sogno era andato avanti degli anni, ma purtroppo era irrealizzabile.
Ogni mattina, quando si alzava, si ripeteva mentalmente quel piccolo desiderio, che cozzava con la realtà.
Aveva soltanto 19 anni ed era nel suo appartamentino nel centro di Londra, che bastava giusto per lei e Drew, ed era l’unico che potevano permettersi studiando a tempo pieno, che piegava le magliette nascondendo la pancia con un incantesimo.
Soltanto suo fratello sapeva del suo piccolo segreto, sua sorella Aaliyah non ne era a conoscenza, sua madre non sapeva nemmeno dell’esistenza di Drew e suo padre l’aveva lasciata anni prima.
Drew, esatto, il ragazzo che frequentava da sei mesi ed era incinta di tre.
Chiuse gli occhi, cercando di non piangere, dannati ormoni!
Sapeva benissimo, in cuor suo, a pochi giorni da Natale di dover parlare con la futura zia e il futuro padre.
Tre mesi erano tanti e il peso del segreto aumentava ogni giorno con il pancino che iniziava a farsi strada, poco timido, sotto le magliette attillate che non era ancora pronta ad abbandonare.
Se con Drew voleva parlare faccia a faccia, ad Aaliyah avrebbe mandato una lettera, come quando da piccoline litigavano e facevano pace mediante bigliettini sotto la porta.
Si sedette ed iniziò a scrivere con la sua calligrafia sottile e tondeggiante, le parole dettate dal cuore.
 
Aaliyah,
Ti sto davvero scrivendo una lettera. Erano anni che non lo facevo e mi è venuta questa improvvisa idea.
Nonostante l’età, siamo sempre state una persona sola, nonostante il mio gemello.
Sei  la donna più importante della mia vita, lo dico senza timore, sei stata una migliore amica, una consigliera, una sorella e anche una mamma.
Hai voluto bene a me e Mark con ogni singola fibra del tuo corpo, sacrificando ogni cosa per me e lui.
Siamo sempre state una lo specchio dell’altra e mi dispiace di averti lasciata sola quando papà se n’è andato.
Te e Mark soffrivate esattamente come me, ma io mi sono chiusa a riccio, respingendo ogni vostro singolo tentativo di restare uniti in un momento del genere, perché papà è sempre stato la nostra forza, quella corda che teneva legata  la famiglia Smith.
Appena è volato via, ci siamo sciolti come neve al sole, mamma si è rifatta una vita in pochissimo tempo e noi eravamo soli ad aggiustare i cocci.
Ma mentre tu e Mark vi mettevate la colla a vicenda, io rimanevo a guardare i miei pezzi rotti e non appena volevate darmi aiuto, distruggevo anche voi.
Ma ora, Aly, ho bisogno che te e Mark mi teniate in piedi, perché non posso permettermi di cadere, farei male a due persone stavolta.
Ho paura a dirti la verità, perché diventerà tutto maledettamente reale.
Sono incinta Aaliyah.
Aspetto un bimbo, o una bimba, da tre mesi.
Drew non lo sa, anzi probabilmente ne verrà al corrente mentre tu leggerai questa lettera, e non so cosa aspettarmi.
Ho paura.
Paura di stare sola, paura di perdere qualsiasi cosa di nuovo, paura di non essere abbastanza per una creatura che avrà bisogno di me per almeno i prossimi diciotto anni.
Mi sento sola, forse perché come al solito mi sono chiusa nella mia piccola bolla di cristallo, escludendo tutti.
La mamma non sa nulla, come potrei dirglielo? Non abbiamo uno straccio di rapporto da anni, ed entrare in casa e annunciarle una gravidanza davanti ad un caffè, non mi sembra la mossa migliore.
Spero soltanto che papà sia fiero di me, nonostante tutto, da lassù. Spero che sia fiero del fatto che i suoi figli tentano di mandare avanti una baracca che sta cadendo a pezzi. Spero sia fiero di Mark e le sue fatiche per diventare Auror, spero sia fiero di te e del tuo lavoro al ministero, della tua splendida relazione che va sempre meglio.
Mi auguro anche che un giorno, sarà fiero della mamma che diventerò, perché intendo tenere questa creatura.
È mio figlio, nonostante tutto.
Se c’è una cosa che spero di non tradire del mio sogno d’infanzia, è quello di vedermi al parco, mentre guardo il mio bimbo giocare, affiancata dai miei fratelli, che mi prendono in giro per la dolcezza che tiro fuori, guardando il mio piccolo scricciolo.
Mark ed Iris, perché ormai anche lei è famiglia, sono già saliti a bordo, nonostante la tempesta e il mare mosso, spero soltanto che tu abbia lo stesso coraggio e ottime pastiglie per la nausea.
Vorrei scriverti un papiro di spiegazioni, ma non ne ho la forza.
Ti chiedo soltanto di capirmi e di rimanermi accanto come ha fatto Mark, perché ho bisogno di voi.
Ti voglio bene, sempre e per sempre.*
Kath.
 
 Prese l’ennesimo respiro, passandosi la mano sulle guance.
Diede la lettera al suo gufo, sussurrandogli il nome della sorella.
Il gufo piegò leggermente la testa, per poi volare via dal centro di Londra, diretto verso la periferia, dove viveva Aaliyah con Lukas.
Ora restava soltanto da aspettare Drew e ripetere a pappagallo il discorso che da giorni preparava, magari davanti a un bicchiere di Whisky incendiario.
Si rimise a piegare le magliette come un robot, sperando vivamente di riuscire a calmarsi prima dell’arrivo di Drew.
Quando sentì la chiave girare nella toppa sobbalzò appena, sentendo il cuore battere furioso nel petto.
-Kath?- Esordì Drew sbucando dalla porta che dava sul soggiorno.
-Ehi, com’è andata?- Chiese il più disinvolta possibile, lasciando un leggero bacio sulle labbra del compagno, avendo come la sensazione che sarebbe stato uno degli ultimi.
-Bene, il professore dice che se mi continuo ad impegnare così tra due anni potrei avere già l’abilitazione come Curatore.- Disse tranquillo, lasciandosi cadere sul divano.
Tra due anni nostro figlio camminerà e parlerà, non lasciandoci un attimo di respiro.
-È grandioso.- Rispose lei guardando fuori, per non tradirsi proprio ora.
Non era ancora il momento.
-Tu stai dando quasi il doppio dei miei esami, sarai abilitata tra un anno se vai avanti così!- Esclamò Drew contento osservando la fidanzata.
Katharina tirò rapidamente su la testa, lanciando uno sguardo carico di colpe e delusione a Drew.
No, tra un anno sarà nel bel mezzo di pappette e pannolini, i libri di medicina e incantesimi passeranno sicuramente in secondo piano.
Drew sembrò accorgersi, esattamente come negli ultimi mesi, del repentino cambio d’umore della mora ed era stanco di non aver risposte.
Si sedette composto, prendendosi la testa tra le mani.
-Katharina, quale diavolo è il problema?- Chiese, togliendosi quell’enorme peso che lo attanagliava da settimane.
-Nessun problema, perché?- Mentì spudoratamente lei, adottando la sua classica espressione innocente.
Ma seppe fin da subito che non avrebbe funzionato, era come invecchiata di botto negli ultimi mesi, togliendo quel poco di adolescenza che le era rimasta sul volto.
-Perché sono settimane che sei strana, sono settimane che sei in casa ma sembri un fantasma, non parli né tantomeno sorridi. È come se di botto il mondo ti apparisse grigio senza una effettiva ragione! O forse la ragione c’è e non vuoi dirmela, ma credo di saperla già.- Il tono di Drew si era di botto indurito, risultando freddo alla pelle di Katharina che fu invasa da un familiare senso di panico.
-E quale sarebbe?- Sussurrò appena, trattenendo a stento le lacrime.
-Aaron. L’ho visto due settimane fa al San Mungo Kath. Stavate parlando e avevi un’espressione… strana. Sembravi felice e triste nel contempo, sembravi terrorizzata sotto alcuni aspetti. Cosa c’è di nuovo tra voi due? Avevi anche tre chiamate sue, l’altra mattina.- Finalmente lui iniziava a giocare a carte scoperte, ma lei sentiva come se avesse appena mischiato il mazzo.
-Come scusa? Sei seriamente convinto che abbia qualcosa con Aaron?!- La vecchia Katharina per un attimo era tornata a galla, facendo capire alla mora che forse tutta la forza che pensava di aver perso era ancora lì, da qualche parte, pronta a lottare.
-Non lo so dimmelo te.- Controbatté lui, alzandosi in piedi e sfidandola con lo sguardo.
-Non ho nessuna relazione con Aaron perché dopo che si è portato a letto Holly io non ne ho più voluto sapere, e poi si da il caso che io stia con te e conviva con te!- Sbottò acida, sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi.
-Ma come ti ha dimostrato Aaron, non serve stare con qualcuno per non portarsi a letto qualcun altro!-Drew sentiva il nervoso farsi strada nel suo cervello e tentava a stento di mantenere il controllo.
-Mi sta davvero paragonando ad uno come lui! Seriamente? Dannazione come siamo finiti a parlare di questo?- Le lacrime avevano iniziato a bagnarle le guance senza nessuna possibilità di ritorno.
-Ti vedi Kath? Non ti ho mai visto piangere per nessuno e ora piangi per lui? Seriamente Kat, non ti capisco.- Concluse Drew sconsolato, lasciandosi cadere di nuovo sul divano.
-Piango perché sono in un periodo difficile, Drew. Piango perché se soltanto invece che farti castelli per settimane avessi parlato con me, ora saremmo ad un altro punto. Piango perché sei convinto che Aaron stia di nuovo con me, quando l’ho respinto, di nuovo, dicendo che ero innamorata di te. Perché fondamentalmente è questa la verità, mi sono innamorata di nuovo dopo una batosta. Ma piango anche perché non ho più il controllo del mio corpo, ho perso anche questo previlegio. Piango perché gli ormoni mi stanno scombussolando ogni singola cosa, dalla colazione al film romantico guardato sul divano. Piango perché questi tre mesi sono stati una sfida che mio malgrado ho provato a combattere da sola ma non posso. Piango perché mentre tu progetti il futuro io so che non sarà così perché c’è una cosa che non sai. Piango perché a diciannove anni Drew, sono costretta a crescere.- Ad ogni parola, vedeva l’espressione del fidanzato passare da tesa a dubbiosa.
-Cosa stai dicendo Kath?- Chiese, a bassa voce.
-Che sono incinta Drew. Aspetto un bambino da quasi quattro mesi. E non te l’ho detto perché siamo giovani, perché non abbiamo un soldo e stiamo insieme da sei mesi. Ma nonostante questo non ho voluto abortire perché è mio figlio. Non so come ma voglio farcela e no, non ti obbligherò a intraprendere questa avventura quasi suicida. È la tua scelta, il mio compito è solo fartelo sapere.- Finalmente l’aveva detto.
Si era tolta quel maledetto peso dal cuore.
Sentì come delle farfalle nello stomaco e nonostante fosse pienamente convinta che il bimbo era troppo piccolo per muoversi, sapeva che anche lui apprezzava a pieno la sua decisione.
Per avvalorare il suo monologo prese la bacchetta mormorando un Finitum incantatem, vedendo il pancino fare finalmente capolino sotto la maglia del pigiama, sotto lo sguardo attonito del biondo, che spalancò gli occhi.
Alla soddisfazione però, subentrò subito la paura.
Perché nonostante il suo discorso pieno di aspettative, lei voleva Drew al suo fianco.
Voleva crescere il bambino con il padre, fare i turni la notte e discutere a chi assomigliasse di più.
Voleva avere la famiglia che gli era stata portata via anni prima.
Voleva tutto ciò che le era stato negato per colpa di una stupida malattia.
Lanciò uno sguardo a Drew, leggendogli in faccia soltanto un enorme terrore.
Doveva uscire da quella casa.
Afferrò la prima giacca che le capitò sotto mano e corse fuori, sperando che l’aria risultasse meno pesante.
Lasciò Drew nel silenzio del loro appartamento, a realizzare quello che aveva appena detto.
Se lo stava ripetendo lentamente, scandendo bene le parole.
Katharina era incinta.
E lui incredibilmente frastornato dalla notizia.
Stava per diventare padre.
Si appoggiò allo schienale del divano, vedendo la stanza iniziare a girare vorticosamente.
Ricapitolando, era un diciannovenne che conviveva da qualche mese con la fidanzata che a sua volta era incinta.
Scoppiò in una risata isterica che risuonò per tutto l’appartamento, come un eco in una casa degli orrori.
Era felice.
Non sapeva perché ma sentiva una strana gioia scorrergli nelle vene.
Si immaginava già con un fagotto tra le braccia che una volta cresciuto sarebbe stato il suo campioncino.
Era cresciuto in una famiglia con tradizioni babbane e come tale aveva giocato a calcio fin dalla tenera età, innamorandosi di quello sport babbano, che sotto certi aspetti lo coinvolgeva più del Quidditch, cosa che non avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Avrebbe insegnato a suo figlio a prendere a calci un pallone ed a volare su una scopa.
Se fosse stata femmina… beh, sarebbe stata la sua principessina, sperando che non fosse l’esatta copia della spericolata mamma.
La mamma.
Dove diavolo era andata a cacciarsi Katharina?
Si alzò dal divano, uscendo sul pianerottolo e sentendo la corrente d’aria fredda provenire dalla porta del terrazzo comune, lasciata aperta.
Afferrò una coperta appena piegata e salì.
Katharina aveva gli avambracci appoggiati sulla ringhiera ghiacciata, osservando Londra imbiancata dalla neve di fine Dicembre.
Se da un lato si sentiva sollevata, dall’altro sentiva l’incombente peso della solitudine, come una mano che stringe la bocca dello stomaco.
 Portò istintivamente una mano sul ventre, come ad accertarsi che almeno lei o lui era ancora lì, con lei.
Era così presa dai suoi pensieri che non si accorse dei passi corti e misurati di Drew alle sue spalle, che la avvolse nella coperta.
-Nelle tue condizioni non dovresti prendere freddo, Kat.- Le sussurrò sul collo, lasciandole un bacio leggero.
-Lo so.- Rispose lei, laconica, appoggiandosi alla spalla di Drew.
-Posso dire una cosa strana? Sono felice.-** Disse lui, sovrapponendo le loro mani sulla pancia della mora e sentendo un brivido, quando constatò che era tutto tranne che piatta.
Katharina sospirò rumorosamente, pervasa dal sollievo.
Stava per riprendere parola, quando Drew la bloccò.
-No ora fai parlare me, hai già sclerato abbastanza. Cosa numero uno, dovevi dirmelo subito, immagino che lo sai da mesi. Cosa numero due, sì, è vero, siamo giovani e non abbiamo uno straccio di lavoro fisso, viviamo un po’ alla giornata e siamo due studenti, ma ce la faremo a crescere questo bimbo. Insieme. Perché nonostante i tuoi castelli mentali, non vado da nessuna parte.-
Era convinto della sua scelta per pochi semplici motivi: se pensava al futuro lo vedeva solo ed esclusivamente con la mora.
Poi quel bambino era una parte di lui, lo attirava come con un filo invisibile, legandolo minuto dopo minuto a lui e a Kath.
La mora sorrise alle parole del fidanzato, accarezzandogli la mano con movimenti circolari del pollice.
-Dovremmo dirlo a tua madre.- Concluse la mora, girandosi a guardare negli occhi il fidanzato.
-Dovrei prima presentarti a mia madre per prima cosa.- Disse con un sorrisino accennato lui.
In questi sei mesi non aveva ancora portato a casa Katharina perché sua madre era una donna fermamente convinta che le cose andassero fatte a tempo debito e con la massima sicurezza.
Sarebbe stata sicuramente entusiasta di questa nuova situazione.
Katharina sorrise appena, tornando a guardare l’orizzonte.
Si stava godendo a pieno il tocco della mano di Drew sulla pancia, ed era pronta a sentirlo per gli altri cinque mesi restanti.
-Sei psicologicamente pronto a shopping estremo composto da vestitini, culle, passeggini, bavaglini e biberon?- Chiese la mora, ghignando.
Il suo fidanzato odiava lo shopping.
-Per lo shopping estremo delegherò Iris, Victoire e Aaliyah mentre io, Mark, Ted e Lukas berremo tanta birra.- Rispose tra le risate Drew, consapevole del fatto che si sarebbe fatto trascinare insieme ai suoi compagni d’avventura tra le corsie di qualche negozio per bambini, pieno di orsetti sui muri colorati.
-Kath, gli altri lo sanno?- Domandò a bruciapelo, sentendola sospirare pesantemente tra le braccia.
-Mark e gli altri sì, mi sono sentita male a casa di Vic. Mark è rimasto sconvolto e oltre a mandarmi trenta sms al giorno sta bene. Ad Aaliyah ho scritto oggi pomeriggio una lettera, sarà arrivata a casa adesso da lavoro e la starà leggendo…. A mia madre non credo di volerlo dire..- Concluse, stringendosi di più al fidanzato.
-Ma è tua madre Kath..- Le fece notare Drew, con una leggera smorfia di disappunto.
-Sono anni che non ho più una madre, se lo verrà a sapere bene, sennò vivrò comunque.- Rispose, senza un minimo di rimorso o rimpianto nella voce.
Drew afferrò la mano verso Katharina, portandola verso la porta, per rientrare nel palazzo, quando dei passi frenetici li fecero bloccare qualche secondo.
Dalle scale sbucò, affannata, Aaliyah, con i capelli arruffati e una tuta da casa ancora addosso.
Si bloccò alla vista di sua sorella, specialmente alla vista della pancia.
-Kath..- Sospirò, abbassando le spalle, rigide per la tensione.
Katharina non replicò nemmeno, partendo di corsa, gettandosi tra le braccia della sorella.
Aaliyah ricambiò la stretta, lasciandole un bacio in fronte. La sua bambina stava per diventare mamma.
La mora strinse le braccia intorno al collo della sorella, godendosi quell’abbraccio che da piccola l’aveva sempre consolata da delusioni o incubi.
Drew osservava le due ragazze con due sole certezze.
Era un immagine che si sarebbe portato dietro per sempre, e sicuramente in quel viaggio, non sarebbero stati soli.
 
 
 
Se c’era una cosa che Hydra adorava, questa era leggere romanzi babbani. Amava il genere più romantico, strano per un carattere come il suo, e passava delle ore con il naso tra le pagine.
E il Malfoy Manor, era il luogo perfetto per leggere a lungo.
Suo zio Draco e sua zia Astoria avevano una libreria fornitissima, tra libri magici e non, ed Hydra poteva benissimo attingerne quando ne aveva voglia.
Casa Malfoy era un po’ come casa sua, tanto che aveva una cameretta, esattamente a fianco a quella di Scorpius.
Ormai lo sapevano anche i muri, che ad Hydra, casa Nott-Greengrass stava incredibilmente stretta.
Non tanto per suo padre, povera vittima come lei, ma quanto per sua madre.
Daphne Greengrass rientrava sicuramente tra i peggior tipo di donna che lei conoscesse.
Era soltanto un paio d’anni più grande di sua zia, ma era totalmente l’opposto.
Daphne amava i noiosi galà della società purosangue, nonché lo shopping sfrenato con la sua migliore amica Pansy.
Hydra era di tutt’altro stampo.
Senza andare troppo agli antipodi, adorava la calma di casa Malfoy e il modo in cui Draco guardava sua zia.
Tra loro due c’era qualcosa di più che tra suo padre e sua madre, dove lei vedeva soltanto un’amicizia di convenienza.
Agli occhi del mondo Magico erano la coppia perfetta, affiatata e tutto il resto, ma in casa si parlavano appena.
Per parlare di estremi poi, Hydra era stata parecchie volte a Villa Conchiglia, dove la pace che trasmetteva il mare si mischiava con la tranquillità della famiglia Weasley-Delacour.
Tranquillità figurativa ovviamente, perché dove c’erano Dominique e Louis, non c’era la calma.
-Hydra, voglio andare in Islanda.- Scorpius interruppe i suoi pensieri.
La bionda abbassò il libro, fissando il cugino, sull’altro divano.
-In Islanda. E perché?- Chiese sollevando un sopracciglio, in segno di disapprovazione.
-Perché c’è la neve e il ghiaccio, tipo sempre.- Rispose Scorpius, alzando le spalle.
Suo cugino e la sua maledetta fissazione con la neve.
-Se vuoi la neve basta che esci in giardino, Scorp.- Commentò la bionda, riprendendo a leggere.
-Ma lì c’è quasi sempre fresco, anche d’estate.- Continuò Scorpius, con tono ovvio.
-L’estate è fatta apposta per il caldo. Sono sempre più convinta che mi abbiano adottato, non puoi essere mio cugino.- Concluse lei, con uno sbuffo.
-Mi dispiace deluderti Hyd, ma sei figlia di tua madre.- Disse Astoria, annunciata dal suono dei tacchi sul marmo del pavimento.
-Mi è andata male anche stavolta.- Rispose la bionda, fissando sua zia con un ghigno diabolico.
Astoria lasciava saettare lo sguardo tra la nipote e il figlio,  picchiettandosi con le dita la coscia.
-Devo dirvi una cosa.- Comunicò, assumendo uno sguardo mezzo disperato, mezzo rassegnato.
Sia Hydra che Scorpius osservarono il volto della donna, giungendo entrambi alla tragica conclusione.
-No.- Tuonarono entrambi chiudendo di botto i libri.
Astoria alzò gli occhi al cielo, ghignando appena.
-Mamma, ti prego, tutto ma non questo!- Esclamò Scorpius sporgendosi dal divano, con la faccia da cucciolo bastonato.
-Vedo che hai dato la buona notizia a nostro figlio e alla sua adorabile cuginetta.- Disse Draco, entrando in salotto e osservando Hydra con un cuscino spiaccicato in faccia dalla disperazione.
-Scorpius, dobbiamo andarci, non possiamo scappare da loro in eterno.- Disse Astoria, cercando di mantenere un tono fermo.
-Te ne sei andata da quella casa a diciotto anni, sposando papà. Poi chi è che scappa?!- Fece notare Scorpius con fare disperato.
-Scorpius Hyperion, non parlare così a tua madre.- Dichiarò Draco, lanciando un’occhiata ammonitrice al figlio.
Il biondo sapeva benissimo la storia della moglie e Scorpius ne era completamente all’oscuro.
Astoria era membro di una delle famiglie purosangue più influenti, esattamente come Draco.
Ricordava ancora, aveva appena sedici anni, ed era una notte fredda d’inverno quando sentì delle voci, nel pieno della notte, provenire dal salotto.
Scese le scale, e ancora oggi ricordava i piedi nudi contro le scale fredde di villa Greengrass, trovando in salotto una scen agghiacciante.
Una marea di uomini, col cappuccio nero, intorno ad un uomo inginocchiato su cui Lord Voldemort stava imprimendo il Marchio Nero.
L’uomo si contorceva dalle urla, sotto lo sguardo inerme dei suoi genitori.
Astoria, con le lacrime agli occhi, era risalita in camera sua, rimanendo tutta la notte sotto il piumone.
Era stata promessa a Draco esattamente un anno dopo, dopo la fine della guerra, e si era trovata a soli sedici anni, davanti ad un uomo con troppi scheletri nell’armadio.
Leggeva il dolore negli occhi del ragazzo ogni qualvolta che l’argomento virava sulla guerra.
Ci aveva messo mesi ad instaurare un discorso col ragazzo, e conoscendolo se ne era innamorata giorno per giorno, prendendosi carico delle paure e dei problemi di Draco Malfoy.
Pur essendo una cosa non adatta a gente del loro rango, avevano preso l’abitudine di dormire insieme, ed era proprio tra le coperte di casa Malfoy che Astoria aveva distrutto la sua corazza e aveva parlato della sua esperienza, cullata dalle carezze del biondo.
Draco aveva capito che quella ragazza era diversa dalle altre, era intelligente, con un cuore e con un’anima.
Era la ragazza che nel tempo l’avrebbe aiutato a guarire da quelle cicatrici che la guerra gli aveva lasciato, e l’affetto giorno dopo giorno era diventato qualcosa di più, portandolo al giorno del matrimonio consapevole di essere innamorato di lei.
Il letto dove si erano raccontati tanti segreti, era ancora lo stesso, dopo diciotto anni loro erano ancora lì, nella stessa camera, a difendere i loro ideali e le loro convinzioni.
Astoria odiava tornare nella villa dei genitori, ma era consapevole del fatto che per non avere pressioni doveva farlo, esattamente come i suoi figli.
Perché Hydra era come se fosse sua figlia, l’aveva cresciuta e l’aveva difesa dalle critiche pesanti della sorella, e per Draco era un po’ la sua principessina, la piccola di casa Malfoy.
-Sapete che dovete andarci, almeno una volta per ogni festività.-Disse Astoria, appoggiandosi a Draco.
-Ma zia, mi stressano ogni volta. Izar e Sirio sono tutto fuorchè l’esempio di nonni perfetti.- Intervenne Hydra, togliendosi il cuscino dalla faccia.
-Lo so, ma già ho evitato di mandarti a Parigi con tua madre per Capodanno, non riesco a rivoltare il mondo, lo sai.- Le rispose Astoria, rivolgendole uno sguardo amorevole.
Hydra si arrese e si infossò tra i cuscini del divano, mettendo il broncio, mentre Scorpius fissava il padre con astio.
-Non possiamo andare da nonna Narcissa e accompagniamo Hydra dai Nott? Almeno abbiamo una scusa per evitarli.- Azzardò Scorpius, spalancando gli occhi azzurri.
-No, Scorp. Vestitevi decentemente, pettinatevi, profumatevi e rimuovete per un po’ i Weasley dalla vostra mente. Un paio d’ore e sarà finita.- Concluse Draco, indicando con gli occhi le scale.
Hydra si alzò con fare teatrale, dirigendosi verso le scale, seguita a ruota da Scorpius, che lanciò un’ultima occhiata di ghiaccio al padre.
Astoria sospirò, rivolgendosi a Draco:
-È proprio tuo figlio.- E poi si avviò verso le scale, lasciando Draco  in salotto, a pensare a quanto fossero vere le parole di Astoria.
 
 
Era la prima festività che passava ufficialmente con Ted e questa cosa la agitava parecchio.
Aveva notato la smorfia di suo padre quando era scesa dalla sua camera con un abitino bianco, senza spalline e pieno di paillettes, lungo fino a metà coscia e si era subito sentita sotto esame.
Suo padre aveva fatto leva sul fattore freddo, ma era stato zittito dall’occhiata di fuoco che gli aveva lanciato Fleur.
Sua madre aveva preso più di buon occhio Ted, mentre Bill era entrato a pieno nella parte del padre geloso, supportato da Dominique, che si sosteneva fermamente ancora la principessa di papà, tesi confermata dall’approvazione paterna per il suo abbigliamento.
Dominique aveva puntato sulla comodità, indossando dei leggins di pelle e una maglia dorata lunga, tutta a paillettes.
Entrambe le sorelle sapevano che il padre tendeva ad esagerare, ma sarebbero rimaste le principesse di casa sempre e comunque, tra gli sbuffi di Louis, che sosteneva fermamente che Victoire e Domi assomigliavano più a delle streghette malvagie che a principesse.
La serata di capodanno l’avrebbero passata al Manor, che Astoria e Draco avevano gentilmente messo a disposizione per tutti i più piccoli, mentre loro con tutti i genitori al seguito, si sarebbero goduti una serata più soft in un’altra villa in aperta campagna.
Victoire stava sistemando i piatti, essendo arrivata prima con sua madre, quando due braccia le circondarono la vita, lasciandole un bacio sul collo.
Sapeva benissimo chi fosse, ma quando si voltò rimase comunque sorpresa nel vedere Ted, vestito elegante e coi capelli blu scuro, quasi nero.
-Ti piace il nuovo look, Weasley?-Chiese Ted, sorridendo alla fidanzata.
-Decisamente, Lupin.- Rispose lasciandogli un bacio casto sulle labbra.
-Kat?- Aggiunse Ted dubbioso.
-Ha scritto oggi che verrà, credo abbia parlato con Drew.- Victoire era preoccupata per l’amica, che sembrava essere in un periodo di confusione totale.
Stava per rivolgersi nuovamente al fidanzato quando sua sorella sbucò a fianco a lei con una smorfia diabolica in faccia.
-Per quanto voi due non lo notiate, papà è ancora qua e vi sta squadrando, quindi Lupin aiuta me coi festoni e stacca le manine da mia sorella.- Esordì, indicando con la testa l’angolo della sala da dove Bill Weasley controllava di soppiatto la figlia maggiore.
Senza dare possibilità di replica al ragazzo, Domi lo prese sottobraccio, trascinandoselo via.
Victoire intercettò lo sguardo sconvolto di Louis, che sollevò le spalle come a rinunciare a capire la gemella, facendo ridere la bionda che tornò a dedicarsi ai suoi piatti e ai suoi tovaglioli.
Fu distratta poco dopo dal rumore di tacchi alle sue spalle, trovando Iris con un abito lungo che la rendeva bellissima.
-Se il matrimonio ti giova così tanto abbiamo trovato la soluzione per metà delle donne inglesi.- Commentò la bionda, accennando alla felicità che emanava l’amica.
-L’Inghilterra scarseggia di uomini come Mark, ne sono certa. E poi tra le due, quella indubbiamente raggiante sei tu.- Rispose sorridendo ancor più di prima.
-Sono particolarmente felice. Ieri ho mandato il modulo per sostenere l’esame per entrare a Magisprudenza, con Ted sembra andare alla grande nonostante mia sorella sia una piccola ansia vivente. Mi preoccupa soltanto tua cognata.- Affermò, guardando negli occhi la rossa.
-Kat deve tirare fuori tutta la sua testardaggine, perché un figlio non sarà mai facile. Non è facile come infilarsi un anello al dito. Spero solo che Drew le stia accanto, tutto qua.- Rispose, indicando con un cenno la sua fede nuziale.
Proprio mentre stava per ribattere la bionda, nella stanza cadde un silenzio innaturale.
Le due si voltarono contemporaneamente rimanendo a bocca aperta.
-Questa è la Kat che conosciamo.- Bisbigliò Iris, ghignando.
All’ingresso c’era Katharina, insieme a Drew, avvolta in un vestito nero aderente nero, con parti in pizzo, che evidenziava il pancino ben in vista.
Fleur si avvicinò alla mora, con gli occhi azzurri spalancati.
Aveva visto la ragazza pochi giorni prima senza un filo di pancia e ora sembrava incinta.
Anzi, era decisamente incinta.
La francese inclinò la testa, osservando più attentamente la scena.
Katharina le rivolse un sorriso innocente, aprendo la bocca per spiegarle a Fleur cosa era successo, ma la francese non le diede tempo, abbracciandola affettuosamente, come una figlia.
Fleur aveva capito, era madre anche lei.
Quando era rimasta incinta di Victoire la guerra era finita da appena un anno e la famiglia stava ancora cercando un equilibrio per ripartire, curando il dolore ognuno a modo suo.
Charlie era tornato in Romania senza pensarci due volte, Bill faceva i conti con le ferite da lupo, Ron imbastiva le basi di un rapporto solido con Hermione, Harry faceva i conti con i sensi di colpa aiutato da Ginny e George tentava inutilmente di andare avanti.
Aveva paura di dire che aspettava un bambino, perché cambia tutto dal momento esatto in cui sai della sua esistenza.
Il suo carattere estremamente limpido aveva vinto anche quella volta, annunciando il lieto evento al marito e poi alla famiglia, una domenica a pranzo.
Inaspettatamente Victore era stata la corda che aveva di nuovo unito tutti, senza alcuna riserva.
Quando la mattina del due maggio, mentre si preparava per il pranzo alla Tana, le si erano rotte le acque aveva subito pensato a che pessimo tempismo avesse la figlia, ma quando aveva visto tutti al San Mungo, aveva immediatamente cambiato idea.
E ora, riusciva a capire perfettamente Katharina.
Era giovane e tutto fuorché stabile, ed un figlio richiedeva stabilità.
Victoire osservò sua madre, in ogni singola mossa, sorridendo.
Sua madre era una grande donna, ne era sempre stata certa, ma ora ne aveva la piena conferma.
Iris le tirò un colpo sul braccio, facendo segno di avvicinarsi alle due, e così fecero anche Ted e Mark, dal lato opposto della sala.
Quando la mora si sciolse dall’abbraccio trovò davanti a sé il fratello e la cognata, con Ted e Victoire.
Guardò Mark, con gli occhi lucidi, e scoppiò a ridere, buttandosi nell’abbraccio del fratello.
Tutti i cugini Weasley si avvicinarono, con espressioni tra il curioso e lo stupito, osservando Katharina.
-Resta comunque una delle ex studentesse più belle di Hogwarts.- Sussurrò James a Louis, che scosse la testa disperato.
I suoi cugini erano una causa persa, pensò Victoire guardando James ghignare.
 
La serata dopo la sparizione dei genitori, aveva acquistato dei toni decisamente Weasley, con Dominique, Hydra e Molly che ballavano sui tavoli, completamente sobrie.
James e Louis avevano dato il via alla missione “torturiamo la nostra amata cugina Lucy fino a quando non impazzisce definitivamente” con scarsi risultati, siccome quella sera Lucy sembrava parecchio su di giri e disposta a sopportare gli scherzi.
Anche le parti più tranquille della famiglia, vedi Rose e Albus, erano decisamente coinvolti, trascinati dal rampollo di casa Malfoy e dalla più piccola delle sorelle Zabini.
Victoire aveva ballato con Iris e Katharina, estremamente festaiola nonostante la pancia semi ingombrante, sotto lo sguardo dei rispettivi fidanzati molto affezionati alla bottiglia di vino.
-Andiamo in giardino, sta iniziando il conto alla rovescia!- Urlò qualcuno, facendo spostare tutti sotto il porticato di casa Malfoy, dove la voce del conduttore babbano arrivava appena
 
Dieci.
 
Dieci, le volte che aveva seriamente pensato che Louis fosse bello.
Dieci, le volte che si era maledetta per quel pensiero.
Dieci, le volte che avrebbe voluto ucciderlo. (No, erano molte di più ma poco importava)
Conosceva Louis da anni, da quando sua zia l’aveva portata alla Tana, e si era trovata davanti un bambino tutto capelli biondi, che la studiava seduto nel prato.
I capelli del biondo erano sempre stati il suo debole, adorava infilarci le mani e scompigliarglieli più di quanto già lo erano.
Inoltre, sembravano sempre più curati dei suoi, che li trattava con oli, shampoo e creme, mentre lui probabilmente li lavava con la prima cosa sotto mano.
Lei e Louis si assomigliavano sotto molti punti di vista.
Il primo era quello fisico, biondi occhi azzurri.
Il secondo era caratteriale. Erano testardi ma a differenza di James e Dominique avevano qualche debolezza, che li prendeva ogni tanto, facendoli aggrottare le sopracciglia e chiudersi in silenzi eterni. (Anche Domi aveva questo vizio odioso.)
Molti avrebbero potuto sostenere che tra lei e il biondo di casa Weasley ci fosse qualcosa, anzi, buona parte della popolazione femminile di Hogwarts era gelosa di lei (e Dominique, per James) senza nessun motivo a parte lo stare sempre insieme, in quel gruppetto composto da quattro persone, difficilmente penetrabile, anzi, impossibile.
Ma come poteva esserci qualcosa tra una Nott-Greengrass e un Weasley-Delacour?
La risposta era chiara, ma Hydra non ne teneva conto, in fondo era la migliore amica di Domi, anche lei una Weasley.
Guardò Louis, ghignando, mentre lui ricambiava lo sguardo.
Quella piccola serpe naturalizzata grifone l’avrebbe fatto impazzire.
Louis odiava le bionde, eccezion fatta per sua madre, sua sorella, Astoria ed Hydra.
Astoria le stava simpatica a pelle, ma Hydra era tutt’altra storia.
Hydra era un piccolo mistero, totalmente alternativa.
Hydra era un piccolo puzzle da risolvere passo dopo passo.
Hydra era una sfida.
E quella sfida, più passava il tempo, più iniziava a piacergli.
Sia chiaro, alla sua età aveva tutto fuorché l’obbiettivo di diventare come sua sorella, ossia fidanzato a vita.
Hydra poteva essere una compagna di disastri e scherzi, nulla più, oltre che la migliore amica della sorella.
Appunto. La migliore amica di sua sorella.
Hydra le rivolse un’ultima occhiata, ghignando.
Maledetta Grifondoro.
 
Nove.
 
Nove, come le lettere che formavano il nome del suo peggior incubo.
Scamandro.
Perché sì, Lorcan Scamandro era il suo peggior incubo.
Lorcan Scamandro era quel problema su cui  ti applichi per giorni interi ma non ne vieni a capo.
Lorcan Scamandro era il finto gemello di Lysander. (Ma chi li conosceva, sapeva benissimo che quei due erano fratelli, sì, ma non uguali.)
Lysander era stravagante come Lorcan (e come Luna) ma le somiglianze caratteriali finivano lì.
Lorcan era più propenso al rischio, più aperto e deciso di Lysander, che con quella povera ragazza di Molly cambiava sempre idea.
Lorcan rischiava, ma con intelligenza. (Quasi sempre)
Aveva portato a quella festa Hariette, la fiamma del momento.
Niente conto la giovane tassorosso, ma lei e Lucy riuscivano a stento a sopportarla.
Se Lucy era una maledetta secchiona ed Electra una serpe coi fiocchi, lei aveva tutte le perfette doti per essere una Tassorosso, ed era anche intelligente, ma aveva una risata odiosa.
Lucy, ogni qualvolta la sentiva ridere, stringeva gli occhi e serrava i pugni.
Non era un oca, ma faceva di tutto per sembrarlo.
Electra aveva attribuito l’odio a pelle per la ragazza in un appoggio solidale a Lucy, anche se con il tempo assomigliava sempre più a gelosia.
Lei e Lorcan non avevano mai avuto un rapporto stretto ma potevano considerarsi amici.
Lorcan era uno dei pochi del suo anno a non sbavarle dietro, perché nonostante tutto Electra era la figlia di Pansy Parkinson.
Se i tratti del viso erano della nonna paterna, una bellezza accattivante, il suo fisico era tentazione allo stato puro, esattamente come sua madre.
Indubbiamente, a differenza di sua madre, non metteva in mostra tutte le sue grazie, ma sapeva come attirare le attenzioni. (Era pur sempre una piccola Serpeverde.)
Lanciò uno sguardo furtivo a Lorcan, con un braccio appoggiato intorno alle spalle di Harrie, stringendo le labbra in una linea sottile.
Non fosse stata così presa a osservare il corvonero, si sarebbe accorta dello sguardo che più piccola delle Weasley-Marrington le stava riservando.
Lucy Weasley, sapeva già qual era il suo obbiettivo.
La serpe è destinata a nutrirsi, che siano topi o tassi, questo poco importa.
A noi due Scamandro.
Il piano di Lucy Weasley stava iniziando.
 
 
Otto.
 
Ma Lucy Weasley aveva ben altri problemi, oltre il migliore amico.
Mike Jordan era uno di quelli.
(E a differenza degli altri, quell’otto non aveva nulla a che fare)
Mike Jordan era la disperazione.
(Ogni donna Weasley aveva la sua causa persa.)
Quella di Lucy era destinata essere Mike.
Parlare di loro due era come parlare di ghiaccio e fuoco.
Parlare di caldo e freddo.
Parlare di Nord e sud.
(Parlare e basta, perché loro erano solo un ideale.)
Quella sera Lucy aveva lasciato perdere incantesimi e tutte le schifezze che usava, perché intanto i presenti sapevano bene il suo segreto.
Era bella, e Lucy lo sapeva.
Era bella, e Mike lo subiva.
Non essere la perfetta figlia di Percy Weasley per una sera era un obbiettivo.
Leggeva la soddisfazione nello sguardo di Molly, leggeva l’orgoglio negli occhi della sorella maggiore, che le fece un cenno alle sue spalle, indicando probabilmente Mike.
La rossa scosse la testa, con fare disperato.
(Aveva anche sua sorella a sfavore e lo sapeva.)
Si voltò guardando Mike, che la scrutava, come in cerca di un idea.
(Una malsana idea)
-A mezzanotte ti bacio Weasley, sappilo.- Ecco, appunto.
-Ti affatturo Jordan.- Ribattè la rossa, increspando le labbra.
-Se vuoi ti bacio ora.- Propose audace il moro.
-Non stavolta Jordan, te lo devi guadagnare.-
Se lo doveva guadagnare.
Se lo sarebbe guadagnato.
Rise, perché la Weasley stava cedendo.
Rise, perché Jordan era messo sempre peggio.
Si appoggiò alla spalla del ragazzo, continuando a ghignare.
D’altronde anche lei sapeva provocare.
Era pur sempre una Weasley
 
Sette.
  
Sette, quello sarebbe stato il loro settimo anno insieme.
Sette, l’anno di qualsiasi crisi (in concomitanza con il nove.)
Sette anni insieme.
Ricordava ancora il primo incontro.
(Glielo aveva ricordato anche lui nelle promesse nuziali.)
Ricordava il primo bacio.
(E come dimenticarlo, era diventata del colore dei suoi capelli)
Ricordava il primo ballo insieme.
(Anche vestito sgualcito e guance rosse facevano parte di quel ricordo.)
Amava svegliarsi la mattina con il suo profumo addosso.
(Glielo aveva regalato lei, un Natale di parecchi anni prima)
Lanciò uno sguardo alla mano, dove la fede e l’anello di fidanzamento brillavano.
Si era fidanzata a diciotto anni e sposata a diciannove e ne era ogni giorno più fiera.
Mark era quel classico esempio di ragazzo più unico che raro.
I primi tempi aveva resistito con tutte le sue forze, cercando di cancellare l’ombra di qualsiasi sentimento, ma come diceva una canzone babbana straniera che aveva ascoltato da quella fanatica, più cancelli più ti resta il segno.***
E con Mark era stato così.
Non riusciva a cancellarlo ed era qualche anno che non ci provava nemmeno più.
(Erano sei anni, ma non l’avrebbe mai ammesso.)
Insomma, stava per entrare al ministero per trattare con gli altri paesi (parlare inglese, italiano, francese, greco ed un po’ di tedesco a qualcosa serviva allora), era felicemente sposata con un futuro Auror e aveva delle amiche splendide (lanciò uno sguardo a Victoire e a Katharina, ringraziando mentalmente Merlino.)
Non poteva chiedere di meglio.
Anche quell’anno, sarebbe andato tutto bene, era una promessa.
 
Sei.
 
Sei, gli anni che avevano davanti.
Per i prossimi sei anni sarebbero rimasti insieme.
Erano quattro, due da un lato, due dall’altro.
Eppure ogni angolo di questo quadrato, si collegava con l’angolo opposto. (Diagonali, avrebbe risposto Rose.)
Agli estremi di una diagonale c’erano Rose e Maia.
Rose Weasley, Maia Charlotte Zabini.
La prima, Corvonero (tutta intelligenza materna, si dice), riservata ed introversa.
La seconda, Serpeverde fino al midollo, con una buona dose di sfacciataggine nel sangue. (Geni parziali dei Parkinson, esattamente come Electra.)
Si erano trovate un po’ per caso, un po’ per sopravvivenza.
Dove non arrivava Maia, c’era Rose.
Dove Rose crollava, c’era Maia.
Nell’altra diagonale c’erano Scorpius e Albus.
Scorpius Hyperion Malfoy e Albus Severus Potter.
Entrambi Serpeverde, uno figlio del Salvatore del Mondo Magico, l’altro figlio del Mangiamorte in redenzione, rampollo di una delle casate magiche più antiche.
Albus molto simile a Rose.
(Dopo James, quel tipo di gene era andato in pensione.)
Scorpius simile all’amica d’infanzia, forse perché cresciuti entrambi nell’ambiente serpentesco.
Anche Maia, come Electra e Hydra, era cresciuta sotto l’ala protettiva di Astoria, con il metodo Astoria, ovviamente.
Serpeverde macchiata di Grifondoro, così si dice.
Da un lato c’era Rose e la (eterna) cotta per Scorpius Malfoy.
Dall’altro Albus e l’ammirazione per Maia.
Erano piccoli, spensierati ma incastrati in una rete troppo intricata.
Ma alla fine, i corvi sanno volare e le serpi strisciare.
Nulla è impossibile.
 
Cinque.
 
Cinque, i mesi che mancavano.
Tra cinque mesi avrebbero tenuto il loro piccolo scricciolo tra le braccia.
Katharina era fondamentalmente stanca di pensare al passato.
Voleva lasciarsi quell’anno alle spalle, rimanendo con poche certezze.
Era innamorata di Drew.
(Eccome se lo era, anche se dopo Aaron non lo credeva possibile.)
Sarebbe diventata un’ottima Medimaga.
(Prima o poi, ma lo sarebbe diventata.)
Sarebbe stata una madre.
(Perché solo ad esserlo, ci voleva coraggio, lo aveva provato sulla pelle.)
Non si sarebbe sposata.
(Perché le mancava soltanto il matrimonio in quella vita disordinata.)
Avrebbe ringraziato ogni singola mattina, ad ogni singolo risveglio, qualsiasi cosa ci fosse lì su per Iris, Victoire e Aaliyah, le tre donne che ricoprivano ogni ruolo, da migliore amiche, a mamme, a sorelle, a cognate.
Doveva ringraziare anche per Mark, Ted e Drew, che le sarebbero stati accanto nonostante tutto.
Doveva soltanto un ultimo grazie, a suo padre.
Era grazie a lui che era la donna che era.
 
Quattro.
 
Il quarto anno che stavano insieme.
Sì, anche per loro c’era un numero.
Quattro anni da quando Victoire Weasley era passata da essere la migliore amica ad essere la fidanzata di Ted Lupin.
Non era stato facile, né il prima né il dopo.
C’era stata Ambra e tanti altri ostacoli, ma il loro era un amore scritto in qualche pagina dal destino.
(Lo diceva sempre, sua zia Ginny.)
Erano una coppia ben assortita, senza grandi litigate.
Vivevano alla giornata, cercando di risolvere i problemi ancora prima che questi nascano.
La lontananza si faceva sentire, soprattutto sulla bionda che si ritrovava chiusa (ancora per poco) tra quattro mura a scuola, mentre Ted era nel mondo reale, da ben due anni, con oche di qualsiasi genere ed età intorno, dalla ventenne tirocinante al ministero all’anziana aiutante di suo zio Percy, che venerava per Ted.
Aveva imparato, con molta pratica e molto autocontrollo, a ignorare quelle ragazze, perché lui voleva lei e lei voleva lui.
Victoire non l’avrebbe mai ammesso ma era terrorizzata di diventare come Iris o Katharina.
Lei non era pronta a lasciare casa.
(Però l’aveva detto a Domi, la sua piccola Dominique.)
Ted lo sapeva, non lo diceva, ma sapeva.
Conosceva Victoire da diciassette anni ed era in grado di leggere ogni minimo cambiamento negli occhi della bionda, e sapeva leggere meglio di chiunque altro la paura.
(Si erano presi per mano quando Victoire aveva soltanto qualche ora, se lo ricordavano tutti, anche Bill Weasley.)
La bionda si accoccolò sulla spalla del fidanzato, prendendolo per mano, sapendo che comunque sarebbe andata la sua vita, Ted ne avrebbe fatto parte.
Con lui, forse, il futuro faceva leggermente meno paura.
 
Tre.
 
 
Tre, le volte che avevano discusso.
La prima discussione, il primo bacio.
(Litigata numero uno.)
L’aveva lasciata, senza un apparente perché ed era tornato sui suoi passi, facendo tutto da solo e senza lasciarle tempo di capire e rialzarsi.
(Litigata numero due.)
Pochi mesi prima, si erano trovati a discutere per una cosa banale, che al momento Molly, complice forse quel goccetto d’alcool di troppo, non ricordava.
(Litigata numero tre.)
Lysander però era così, imprevedibile.
Era una scatola chiusa, che ogni tanto rivelava sorprese e altre volte stranezze.
Lysander era il figlio di Luna Lovegood in tutto e per tutto.
(Con gli anni anche le stranezze di Luna erano diventate sporadiche.
Lysander voleva bene a Molly con tutto sé stesso, ma dimostrarlo era tutt’altra storia.
Per Lysander Scamandro, dimostrare chiaramente i propri sentimenti era una vera e propria impresa.
Se Molly era un’esplosione di entusiasmo e un’eruzione di sentimenti, Lysander era totalmente l’opposto.
(Gli opposti si attraggono, cara vecchia regola.)
Ma la rossa aveva imparato ad apprezzare queste caratteristiche del biondo e stava iniziando a comprenderle.
(Comprenderle era un parolone.)
Lysander, dal suo canto, si raccontava da solo.
Una sera era andato da sua madre, raccontandole di Molly, senza una apparente ragione.
(Imprevedibile,  Molly glielo avrebbe volentieri tatuato in fronte.)
Loro non erano Ted e Vic, ma erano comunque innamorati, in modo diverso, ma innamorati.
Alla faccia delle prime paure, Lys sapeva che senza Molly non riusciva a stare e Molly sapeva che Lysander non l’avrebbe più lasciata.
Il biondo lasciò un bacio in fronte alla fidanzata, tornando a guardare il cielo.
Soltanto i Gorgosprizzi sapevano cosa sarebbe successo.
 
Due.
 
Due era il loro numero.
Due, perché erano gemelli.
Due, perché erano due coppie di gemelli.
Due, perché erano due maschi e due femmine.
Roxanne, Fred, Luke e Melanie, il quartetto gemellare.
Così come i genitori erano cresciuti ad Hogwarts insieme, loro combinavano danni insieme.
(Ci si può aspettare altro dai figli di George Weasley?)
Melanie e Luke, figli di Oliver e Alicia, erano i degni compari dei due Weasley, pronti a ribaltare Hogwarts.
Erano sempre stati loro quattro, fin da piccoli, a far dannare nonna Molly nelle tante riunioni alla Tana.
(Quando poi si aggiungevano Louis e James era la fine.)
Sin dal primo anno, testavano ogni tipo di prodotto proveniente dal negozio di George tra gli studenti di Hogwarts, seminando il panico e le risate.
Inutile dire che i Serpeverde erano l’obbiettivo prediletto, soprattutto per testare nuovi dolci.
Loro erano diversi da tutti gli altri cugini, perché li legava soltanto una semplice amicizia.
Non c’erano secondi fini o attrazioni ambigue, erano soltanto amici.
Amici, compagni di scherzi, compagni di squadra, ma lì la cosa si fermava ed erano completamente fieri di ammetterlo.
(La dolcezza della parte fidanzata della famiglia li faceva venire il diabete, lo diceva sempre Roxanne.)
Fred e Roxanne erano i battitori, Luke il portiere della squadra di Quidditch dei Grifoni, Melanie si autodefiniva capo tifoseria.
I tre onoravano a pieno le passate carriere scolastiche dei genitori, dimostrandosi all’altezza.
(James, caso strano, era un Cercatore. Bravo tanto quanto il padre, ovviamente.)
L’unico, che forse aveva più peso sulle spalle, era Fred.
Fred e quel nome che voleva costantemente onorare.
E se per suo padre e per curare il suo dolore c’era stata sua madre, per lui c’era sempre e solo Roxanne.
Roxanne, che con il suo carattere riusciva sempre ad alleggerire quel maledetto peso, che poi alla fine peso non era.
Era un privilegio, e lei glielo ricordava sempre.
I gemelli Weasley alzarono gli occhi al cielo, sapendo che da qualche parte, Fred Weasley li stava facendo l’occhiolino.
Anche lui era fiero di loro.
 
Uno.****
 
Le volte che Dominique gli aveva detto che lo odiava, sul serio.
Era piccola, James ne aveva combinata una delle sue e la rossa, esasperata, aveva urlato contro il cugino il ti odio più sincero che avesse mai detto.
Lei non odiava James.
James era il suo migliore amico, il terzo gemello mancato.
James era il cugino testardo e quello che la faceva indiavolare di più, perfino più di Louis.
James era il diavolo fatto a cugino, ne era convintissima.
Non apprezzava i comportamenti di James e Louis, e lo dichiarava apertamente, sempre con una punta di orgoglio nella voce.
Quei due, malgrado la loro giovane età, erano già dei disgraziati con metà della popolazione femminile di Hogwarts.
E lei lo odiava, perché quelle ragazze erano esattamente come lei.
(Forse erano meno belle e più “espansive”, ma poco importava.)
Dominique, grazie a James, aveva trovato un nuovo passatempo.
Le lanciava un sacco di maledizioni, ma alla fine il bene che gli voleva gli faceva continuamente da scudo.
Avrebbe ucciso ogni singolo essere femminile e non, avesse osato fare del male a James.
(E a Louis, ma quello era palese.)
Era il suo migliore amico, e lo sarebbe sempre stato, nonostante davvero tutto.
James ghignò, osservando la cugina e lei pensò subito a quel libro, prestatole da Hydra e a quella frase “Più sorrideva, più avrei voluto detestarlo, eppure quel sorriso mi rendeva impossibile farlo”(5) ed era la verità.
Odiava James e il suo ghigno strafottente, come se fosse il re del mondo, ma alla fine quello era James e l’avrebbe sempre accettato.
Lei ci sarebbe stata, nonostante gelosie, litigate, scherzi e giochi.
Perché alla fine lei e James, si avevano a vicenda. (6)
 
 
 
*Always and forever, da The Originals e dai miei adorati fratelli Mikaelson.
 
**Arrow, 3x23 Olicity ending scene.
 
***Domani è un altro film, Dear Jack. È colpa delle playlist casuali di Youtube, non mia.
 
****Questa “coppia” è moooolto discussa, ma a me piace un sacco, sappiatelo(?)
 
(5)  Jamie McGuire, uno splendido disastro. (L’amore per questo libro) (Se mettevo altre asterisco ci diventavo scema.)
 
(6) Dalla canzone del capitolo, con furore.

Note Autrice2  LEGGERE FINO IN FONDO E AVRETE UN BISCOTTO
Allora, partiamo con una cosa importante: Ho in mente un salto temporale, che porterebbe Dominique e James al quinto anno, Fred e Roxanne al sesto, Lucy e Lorcan al settimo, Albus e compagnia al quarto, Lily e Hugo (perchè esistono anche loro e ho già in mente qualcosa) al secondo.
Molly, Lysander, Victoire, Ted e tutti gli altri fuori da Hogwarts.
Il salto sarebbe di quattro anni circa.
Ci sono ancora un paio di cose da risolvere Ora, ossia la gravidanza della nostra Kath, tra le tante.
Con il salto, i protagonisti sarebbero James, Dominique e Louis, insieme al quartetto di Albus, Rose, Scorp e Maia, con la amabile partecipazione di Lils e Hugo.
Ci saranno anche gli altri, ovviamente, vedrò di trattare il tutto.
Arrivando al capitolo, quelle di capodanno sono in linea le coppie su cui punto, e so che per James e Dominique ci sono un sacco di stress, ma a me sti due piacciono, che ci posso fare?!
Mi risulta anche più facile, scrivere di loro perchè ho già il loro percorso, che non è detto sia positivo eh....
Dopo questa enorme filippica, spero soltanto apprezziate il nuovo metodo di impostazione in terza persona e senza giorni precisi, rende la cosa più scorrevole, accetto consigli via recensione e via messaggio privato.
Il prossimo aggiornamento è tabù, ma conto di farlo in massimo tre settimane, se il computer e la chiavetta reggono.
Saluti a tuuuutti e buona estate! 
Megan

 

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Capitolo 9
*** We are the heroes of our time. ***


Ma buonasera! La vostra Megan più odiata è tornata.
Vi linko qua, e anche in fondo, la mia pagina, dove c'è quasi tutto e dove mi trovate.
(https://www.facebook.com/Megan204efp)

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Ci Sentiamo al fondo.




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We are the heroes of our time.
 
He said go dry your eyes
And live your life like there is no tomorrow, son
And tell the others To go sing it like a hummingbird
The greatest anthem ever heard
We are the heroes of our time
But we’re dancing with the demons in our minds
We are the heroes of our time
 
Ha detto vai ad asciugarti gli occhi
e vivi la tua vita come se non ci fosse un domani, figliolo
e dillo agli altri Di andare a cantare come un colibrì
il più grande inno mai ascoltato

Siamo gli eroi del nostro tempo
ma balliamo con i demoni nella testa

Siamo gli eroi del nostro tempo
Heroes, Mans Zelmerlöw
 

 
 
Le vacanze le amava e le odiava.
Le amava perché insomma, erano vacanze.
Poi le odiava, perché equivalevano ai parenti in casa.
E se c'era una cosa che odiava erano i suoi parenti francesi.
Era da circa 20 anni che per la prima settimana di maggio, gli studenti di Hogwarts avevano l'opportunità di tornare a casa per celebrare la festa della commemorazione* con i parenti, avendo subito più o meno gravi perdite.
La sua famiglia era stata duramente colpita e lei e i suoi cugini avevano l'usanza di passare la notte a spiaggia, nonostante il clima non favorevole.
Malgrado la tristezza dell'evento, la famiglia Weasley riusciva sempre a rendere onore ai morti con dignità e un pizzico di felicità giovanile.
Ma in quel momento, Dominique non capiva per quale sconosciuto motivo si trovava, due giorni prima del compleanno di sua sorella, sul divano ad ascoltare noiosissimi discorsi in francese.
Era sdraiata sulle gambe di Victoire, che le accarezzava i capelli, osservando sua zia Gabrielle e una lontana cugina di sua madre, Urielle o qualcosa di simile, borbottare in francese sotto lo sguardo delle figlie delle due, Chanel e Monique.
Le odiosissime Chanel e Monique.
Erano il classico stereotipo di ragazzina francese con la puzza sotto al naso, il totale opposto di Dominique e Victoire.
La differenza la si vedeva solo dal modo di stare sedute, le due francesi con la schiena dritta sulla poltrona e le gambe accavallate in una posa accattivante, mentre la Weasley bionda aveva le gambe incrociate, con la testa della sorella su esse mentre stava stravaccata sul divano.
Dominique sbuffava a intervalli regolari, alzando gli occhi al cielo e facendoli roteare, tranne quando aveva l'ispirazione momentanea e iniziava a imitare con espressioni stupide le due ragazze, facendo sorridere Victoire.
«Dominique, vous devriez vous habiller plus féminine!**» intervenì Chanel, rivolgendosi con voce melensa alla cugina.
Dominique le lanciò uno sguardo di fuoco, arricciando le labbra in una smorfia.
Odiava il francese, non l'aveva mai voluto studiare ma lo capiva a malapena.
Si guardò i vestiti facendo l'ennesima smorfia.
Aveva preso dei vestiti a caso, arrivando a infilarsi un paio di pantaloni della tuta di Louis e una maglia con disegnato un mostro.
Tutto l'opposto dell'abbigliamento curato ed elegante delle due.
Victoire aumentò le carezze ai capelli come a calmare la sorella, che rispose acidamente:
«No, voglio darti un argomento di cui parlare.» lo disse con uno stretto accento inglese, serrando gli occhi.
Chanel non rispose, tornando ad ascoltare i discorsi degli adulti, mentre Victoire si aprì in un ghigno, osservando la madre con disappunto.
Fleur sapeva l'odio delle figlie verso la parte della famiglia al sud della Manica, ma si ostinava a invitarle per un quieto vivere, cercando di mantenere l'equilibrio fragile della  famiglia francese, già abbastanza scosso dal burrascoso rapporto tra la donna e sua madre.
Non avevano avuto modo di riallacciare i rapporti, né la voglia.
Lei era felice in Cornovaglia, sua madre era felice nelle campagne poco fuori Parigi e le andava bene così.
Louis fece irruzione in salotto, in peno stile Louis, scuotendo dal torpore le sorelle.
Alle cugine scosse qualcos'altro, ma poco importava.
(Louis e il potere sugli ormoni femminili, commentò mentalmente Domi)
«Usciamo, su. » Dichiaró secco, indicando con un cenno della testa la porta.
Victoire scattò come una molla, alzandosi e affiancando il fratello minore.
Dominique assunse un'espressione da cane bastonato, mettendosi a testa in giù sul divano.
(Fleur non avrebbe nemmeno provato a fermarli, sapeva che erano una causa persa in partenza.)
«Louuu, mi porti fuori?» Biascicò con voce da bambina.
(E un pizzico di accento francese, chiara frecciatina alle cugine)
Louis scoppiò a ridere, seguito dalla sorella maggiore, tuttavia si avvicinò al divano, porgendo la schiena alla gemella.
Come una bambina a cui è stata appena regalata una caramella, a Dominique si illuminarono gli occhi, saltando sul divano come una piccola cangura.
Saltò sulla schiena del fratello, lasciandoli un bacio umido sulla guancia.
(Poco nel suo stile, ma molto nello stile di quelle due oche. La sua vita era piena di oche.)
«Grazie, sei il mio fratello preferito.» Disse convinta, sotto lo sguardo sconvolto della madre.
«Sono l'unico, ma grazie Domi, ti voglio bene anche io.» Concluse Louis afferrando una giacca e passandola alla sorella, mentre la portava fuori, sulla sabbia ancora fredda che circondava Villa Conchiglia.
«Voglio andare in un posto caldo, ma veramente caldo.» Borbottò Victoire stringendosi la giacca al petto.
Non faceva freddo, o perlomeno in Cornovaglia il freddo era altro, ma c'era il solito vento, proveniente dalle scogliere che circondavano la spiaggia.
Dominique lanciò uno sguardo alla tomba di Dobby, che sbucava dalla collina tra le piante che anni prima, molti anni prima, avevano piantato.
«Tra due giorni c'è il falò.» Sussurrò la ragazza mantenendo un'espressione risoluta, con il volto sferzato dal vento.
Victoire e Louis volsero lo sguardo nello stesso punto della sorella, sospirando appena.
Victoire si ricordava bene il significato di quella lapide per la sorella minore.
Aveva soltanto 2 anni e tra un passetto e l'altro era finita su quella collina, restando qualche minuto a fissarla con gli occhietti stretti in una linea sottile, arrivando poi a chiedere spiegazioni.
Dall'alto dei suoi sette anni, Victoire aveva spiegato in parole semplici le cose che sapeva, ossia che c'era stata una guerra e che parecchie persone, tra cui il gemello di zio George e quel piccolo elfo, erano andate in cielo.
Dominique era stata avvolta da una grande tristezza, così Victoire l'aveva abbracciata, promettendole che si sarebbero prese cura di quel posto, rendendolo allegro e piacevole.
Era inutile dire che avevano mantenuto pieno la promessa.
Il falò invece era venuto da se, con la crescita della famiglia e il bisogno di ricordare degnamente tutti coloro che avevano perso.
James, Lily, Sirius, Malocchio, Silente, Remus, Tonks e Fred.
Erano tenuti ad onorarli, uno ad uno.
Dominique prese a mordersi il labbro, segno che qualcosa evidentemente la preoccupava.
«Che c’è Dom?» Chiese Louis mettendola giù.
«Al falò voglio partecipino anche i genitori. Voglio che anche loro parlino intorno al fuoco.» Disse decisa, osservando i fratelli in attesa di una risposta.
Non avevano mai coinvolto gli adulti perché era troppo doloroso, ogni anno.
Ma Dominique sembrava convinta.
«Domi, non sarebbe troppo per loro?» Azzardò Victoire, esprimendo tutti i suoi dubbi.
«Sono passati vent’anni, Vic. E nessuno di noi sa più del dovuto. Sappiamo della Guerra, dei morti e di Voldemort, ma non sappiamo come stavano veramente loro, cosa provavano. I loro racconti sembrano fotocopiati da un libro. Non vi viene in mente, quando guardate papà e mamma, di chiedervi come sono rimasti uniti in una guerra dove lei poteva andarsene? O di come papà abbia vissuto i primi momenti dopo l’aggressione? Noi queste cose non le sappiamo.» Concluse, incrociando le braccia al petto.
Aveva ragione.
Sapevano tutto di quel periodo, tranne cosa avevano provato loro.
Sì, magari potevano immaginarlo, ma era frequente, quando erano bambini, che certe ferite risultassero più profonde del dovuto, senza apparenti ragioni.
Era quello il pezzo che mancava.
E mancava a tutti.
Come mancava a loro mancava a Molly e Lucy, a Fred e Roxanne, a James Albus e Lily, a Rose e Hugo.
Mancava anche a Ted, che aveva perso le due parti migliori di lui, in quella guerra.
Era come un puzzle senza cornice, completo fino in fondo ma senza quel pezzo in più che da un senso all’operato.
Dominique si lasciò cadere sulla sabbia, studiando l’orizzonte.
Stava macchinando qualcosa.
Louis la stava osservando da qualche secondo quando sembrò illuminarsi.
«Domi, che mi dici di Ryan Halsen?» Chiese con un ghigno furbo, prevedendo la reazione della sorella, che gli lanciò un’occhiataccia in suo stile.
«Chi?!» Urlò Victoire indignata, dato che non era al corrente di nulla.
«Un idiota Victoire, niente di più.» Disse Dominique secca, continuando a fissare male Louis.
«È la sua nuova fiamma, diversa da quella che si trova al posto dei capelli, ovvio.» La scimmiottò Louis, facendo la linguaccia.
Louis 1, Dominique 0.
«In realtà è uno con l’ego più sviluppato di quello di Louis e James messo insieme.» Ribattè ghignando la rossa, ignorando il commento sarcastico sui suoi capelli.
Louis la guardò indignato, anche palesemente schifato dal paragone con quell’idiota.
Louis 1, Dominique 1.
Victoire si sedette, pronta ad osservare l’ennesima sfida tra fratelli, curiosa di scoprire il vincitore.
«Infatti non è un caso che ci provi con te, magari la tua acidità smorza il suo ego, e i suoi brufoli.» Riprese Louis dopo un attimo di smarrimento.
Louis 2, Dominique 1.
Dominique riprese a ghignare, segno che il colpo non l’aveva nemmeno toccata.
Adesso si preparava a tirare giù l’asso nella manica.
«Io almeno ho un rimedio. Tu che arma intendi usare con delle serpi? Infondo Hydra è una serpe nata.» Concluse la rossa con la massima scioltezza, incrociando le braccia al petto, godendosi l’immediata vittoria.
Louis tossì rumorosamente, in preda al nervosismo.
«Ma cosa stai dicendo?!»
Louis 2, Dominique 559864.
Victoire sorrise, fiera della sorella e tentando di ignorare l’assist lanciatole da Dominique.
A Louis piaceva Hydra?
Aveva sempre visto un legame tra i due, ma facilmente paragonabile a quello di Dominique e James, quindi un legame quasi fraterno.
Scacciò rapidamente il dubbio dell’effettiva natura del rapporto tra la sorella e il cugino, stringendo gli occhi.
«Ho un idea geniale.» Disse Louis riprendendosi dal momentaneo stato di shock.
«Del tipo?» Chiese la bionda scettica, conoscendo la definizione di geniale del fratello.
«Facciamo il bagno!» Esclamò felice come un bambino.
Victoire pensò per più di qualche secondo che suo fratello si fosse rimbecillito tutto insieme, perché fare il bagno a Maggio in Cornovaglia equivaleva a una broncopolmonite assicurata.
Già a luglio non era il massimo della vita immergersi in quel mare, ma a metà primavera era semplicemente da folli.
«Te sei completamente pazzo!» Ribattè quasi urlando, sgranando gli occhi.
«Invece è geniale! Sapevo che c’era qualche minima possibilità che tu fossi veramente mio fratello!» Esclamò Dominique sorridendo al fratello.
Victoire scosse la testa, rassegnata.
Quei due erano la sua rovina.
«Odio farvi da mamma, ma rischiate una broncopolmonite.» Concluse seria, facendo un lontano appello al minimo buonsenso dei due gemelli.
«Siamo maghi per curarci.» Rispose Dominique continuando a ghignare come una perfetta idiota.
Victoire scosse la testa, rassegnata.
(Di nuovo.)
Quei due erano una causa persa e ne era sempre più convinta.
Dominique scattò in piedi, togliendosi la giacca e lasciandola cadere sulla sabbia.
Con un calcio si tolse anche le ciabatte con cui era uscita e scosse le braccia.
Louis la imitò, scrocchiando il collo.
«Vuoi salire?» Chiese alla gemella, indicando la schiena.
Dominique sembrò illuminarsi, per l’ennesima volta, saltando subito in spalla al biondo.
«Vi prego, fate appello al buonsenso…» Sussurrò Victoire, sapendo che le sue parole sarebbero state vane.
I due la ignorarono bellamente, preparandosi all’ennesima follia del loro bagaglio.
«Pronta Dom?» Chiese Louis, stringendo di più la presa sulle gambe della rossa.
«Prontissima.» Rispose, stringendo le braccia intorno al collo del fratello, di riflesso.
Louis prese un respiro profondo, per poi partire di corsa lanciandosi tra le onde.
Victoire assunse un’espressione perplessa, mentre i fratelli rimasero qualche secondo sott’acqua.
La prima a riemergere fu Dominique, che spostandosi i capelli rossi appiccicati alla faccia, scoppiò in una risata isterica che si propagò per tutta la spiaggia.
Louis riemerse subito dopo urlando:
«Dannazione, è gelida!»
La rossa si lanciò subito sul fratello, tentando di affogarlo.
Louis, evidentemente preparato, la strinse in una morsa che da lontano poteva sembrare un abbraccio, ma Victoire sapeva che era una stretta quasi immobilizzante, infatti Dominique passò subito al contrattacco, mordendo non troppo forte, la spalla del fratello.
Victoire scoppiò a ridere, osservando quei due idioti fare a botte in mezzo alle onde.
«Voi siete squilibrati!» Urlò in preda alle risate, attirando l’attenzione dei due.
Dominique fece una smorfia, mentre Louis accennò un ghigno diabolico.
«Forza Vic, entra! Non è fredda… » Disse una poco convinta Dominique, appoggiata da Louis.
La bionda pensò qualche secondo a quanto fosse da stupide, ad un mese da M.A.G.O. buttarsi nell’acqua fredda insieme a due persone tutto fuorché con il sale in zucca.
Si morse il labbro, studiando la situazione.
Immaginava già le urla quasi isteriche della madre e lo sguardo rassegnato del padre, ma poco le importava.
Tanto valeva rischiare.
Si tolse anche lei la felpa, buttandosi in acqua.
Non appena fu completamente immersa sentì come mille aghi conficcarsi nella pelle.
Alla faccia del non era fredda!
Riemerse prendendo un respiro profondo, come a controllare di avere ancora i polmoni funzionanti e non trasformati in due cubetti di ghiaccio.
«Voi due siete da ricovero!» Urlò per l’ennesima volta tra le risate dei fratelli, che coalizzati, iniziarono subito una guerra a suon di spruzzi.
Poteva sembrare una cosa stupida e banale, ma Victoire stava bene così.
Nonostante l’incombenza dei diciotto anni, coi suoi fratelli si sentiva sempre una bambina ai primi giochi.
Era come scoprire un mondo nuovo ogni volta, come imparare di nuovo a camminare o a parlare.
Era pronta ad essere la studentessa di Magisprudenza che nei week end si ritrova coi fratelli a farsi scherzi idioti.
Sorrise a quel pensiero, cercando di ricambiare gli schizzi.
«Si può sapere cosa diavolo state facendo?!» Urlò una voce familiare, dalla spiaggia.
I tre si voltarono simultaneamente, trovando una Fleur parecchio incazzata, come testimoniavano le sopracciglia aggrottate e le braccia sui fianchi, postura tramandata anche alle figlie, insieme alle quattro francesi palesemente disgustate dal comportamento dei tre.
«Ci godiamo la vita mamma, a differenza di qualcun altro!» Rispose  Dominique, con un chiaro riferimento alle francesi.
Fleur sembrò studiare per qualche secondo le parole della figlia, per poi scoppiare in una risata quasi isterica.
Ormai, anche lei, sapeva che doveva rinunciarci coi suoi figli, dato che aveva messo al mondo due terremoti e mezzo viventi.
In fondo, qualche speranza per Victoire la nutriva ancora, ma i dubbi la assalivano sempre di più.
I terremoti erano tre.
Anche Victoire ormai era finita nel circolo vizioso dei gemelli e delle loro idee strampalate.
Ma non importava.
Nonostante tutto le andava davvero bene così.
 
 
 
 
All'esterno, la loro, era una classica villa a qualche kilometro da Londra, immersa nel verde.
Sembrava la casa di quelle pubblicità babbane di biscotti, dove la felicità è di casa, tra galline e mulini ad acqua.
Perfino quel campanello dorato, con i cognomi in un fine ed ordinatissimo  corsivo, sprizzava una strana idea di famiglia.
Ma bastava leggere Nott-Greengrass per ricredersi completamente.
Per quanto alle feste fossero una famiglia invidiata dall'elitè del mondo magico, dentro le mura domestiche era un dramma unico.
Nonostante la casa fosse grande, in quelle quattro mura riuscivano a malapena a convivere il carattere quieto e silenzioso di Theodore Nott, con quello della festaiola e modaiola moglie Daphne Greengrass.
A condire il tutto come una leggera salsa piccante c'era il carattere della piccola di casa, Hydra.
I rapporti tra lei e Daphne non erano mai stati morbidi, ma da quanto la biondina era stata smistata a Grifondoro la cosa era totalmente degenerata.
Daphne non era mai stata madre.
Sin da quando aveva scoperto di essere incinta la sua unica preoccupazione era stata non entrare più nei suoi costosi vestiti, ovviamente frutto della camera blindata della famiglia Nott.
Non che i Greengrass fossero poveri, ma nutrivano sicuramente meno prestigio della famiglia del marito.
E per questo si era dimostrata molto felice della gravidanza.
Era felice perché figlio significava eredità dei Nott, una cosa da salvaguardare.
Aveva passato nove mesi di dieta ferrea e pochi eccessi, facendo in modo che nascesse una o un erede degno di essere considerato tale.
La salute perfetta e il bell’aspetto erano fondamentali, in quel frangente.
Hydra era venuta alla luce facilmente, quando Daphne aveva appena venticinque anni.
Il nome derivava da una costellazione, come era frequente in tutte le più influenti famiglie.
Aveva a malapena preso in braccio la bimba appena nata, lasciandola subito in altre braccia, incurante di quel piccolo fagotto.
Non aveva mai allattato direttamente ed era sempre ricorsa all’aiuto di sua sorella, alla madre e alle innumerevoli tate.
Theodore, come ogni padre, si era innamorato a prima vista della sua bimba, non dandolo a vedere proprio apertamente.
Cercava sempre di mantenere un minimo di contegno ma diventava sempre più difficile.
Oltre a sua zia Astoria, i pomeriggi invernali passati con suo padre a giocare, mentre Daphne era in giro per negozi, era uno dei pochi ricordi felici nella mente di Hydra.
L’uomo era particolarmente felice di passare pomeriggi a giocare sul tappeto del suo studio o a correre per il giardino con quel diavolo biondo.
(Con l’altro diavolo biondo, meno simpatico, condivideva il letto.)
Theodore malgrado tutto aveva anche accettato che la figlia diventasse Grifondoro, sopportando soltanto grazie a una buona dose di Whiskey incendiario i lunghi monologhi della moglie a riguardo.
Hydra odiava le vacanze di Maggio anche per quello.
Tornava a casa perché a Hogwarts non rimaneva nessuno, ma ovviamente sua madre non festeggiava nulla.
Lei non aveva perso nessuno, ne tantomeno era mai stata in pericolo.
Serpeverde protetta fino alla fine.
Vagava per la casa sbuffando sonoramente ogni qualvolta si imbatteva nel profumo dolce e nauseante di sua madre.
Cercava di evitarla come la peste ma non era così facile.
L'unica alternativa era chiudersi in camera, sperando che sua madre uscisse per la sua dose di shopping.
Alternativa quell’anno improbabile siccome Pansy era partita con la famiglia per Scozia, in visita ai Parkinson.
Sbuffò nuovamente, lanciandosi nel letto.
Odiava condividere il tetto con sua madre e l'avrebbe ripetuto fino alla fine.
Quella casa era sempre, o quasi, troppo silenziosa per una persona iperattiva come lei.
Non aveva fratelli, né amici degni dell’approvazione materna.
Forse soltanto Scorpius, Electra e Maia avevano il benestare, grazie al loro sangue puro.
Sbuffò, per la milionesima volta, affondando la testa nel cuscino.
«Hydra!» La soave voce di sua madre la fece sobbalzare.
Quel tono voleva dire una sola cosa, guai.
Si alzò a malavoglia, andando al piano di sotto in salotto.
Trovò sua madre, seduta rigida sul divano a leggere, caso strano, una rivista di moda, mentre suo padre sorseggiava un bicchiere di Whiskey, leggendo La Gazzetta del Profeta.
«Eccomi.» Disse con una voce strascicata, beccandosi un’occhiataccia dal padre, che aveva tutto fuorché voglia di sentire la moglie e la figlia litigare.
«Domani abbiamo un ricevimento dai Montague, vedi di combinarti come si deve, non come al solito.» Disse acida, squadrando l’abbigliamento decisamente sportivo della figlia.
«Devo proprio esserci? Scorpius non c’è così come Electra e Maia, cosa diavolo vengo a fare?» Chiese con una punta di disgusto, mentre il padre si ritirava al piano di sopra nel suo ufficio, preventivando già le urla.
«Ci saranno altri giovani, poi avrai la possibilità di conoscere il giovane Montague, Anthony, è un ragazzo davvero educato, di sani principi, potresti trovare un’ottima compagnia.» Sentenziò Daphne, ed Hydra capì subito dove sua madre volesse andare a parare.
«Non mi importa un accidente di Anthony Montague, gli amici li ho e me li so fortunatamente scegliere da sola, senza il tuo aiuto. Grazie, ma declino l’invito.» No, non si sarebbe passata un’altra giornata in mezzo a Purosangue senza un minimo di cervello.
«Ah certo, vedo come sai scegliergli. La feccia.» Sputò acida Daphne, posando la rivista.
«La feccia, che a differenza tua, ha dei seri valori.» Hydra aveva aperto la bocca prima di pensare, senza fare i conti con le immediate conseguenze.
«Hydra sono tua madre, pretendo rispetto!» Urlò Daphne, alzandosi a fronteggiare la figlia.
«Sei mia madre soltanto quando ti fa comodo, Daphne! Non ci sei mai stata, nemmeno un secondo in cui hai finto ti importasse di tua figlia, la bambina che per nove mesi è stata nella tua pancia, che secondo te ti ha solo fatta ingrassare. Non mi hai mai riservato un gesto d’affetto, perché per te significavo, e significo tutt’ora, eredità dei Nott! Hai lasciato che tua sorella, la tua sorella minore che tanto disprezzi, crescesse tua figlia, senza preoccuparti di come io, crescendo, mi sarei potuta sentire. Sono cresciuta senza madre per tredici anni! Per cui, non fingere di essere mia madre, perché per quanto mi riguarda, non sei assolutamente quella figura.» Era scoppiata, come un vulcano in piena eruzione.
Dominique glielo aveva detto, che prima o poi sarebbe esplosa.
(E come al solito, la rossa aveva ragione.)
«E cosa pretendevi? Siamo tutti cresciuti così.» Ribattè composta Daphne, non toccata dalle parole della figlia.
«Pretendevo soltanto che fossi mia madre, non chiedevo l’America. Pretendevo ricoprissi il ruolo che, in teoria, ti spetta. Non chiedevo assolutamente nulla di più. Ma come in tutto il resto, non ti sei fatta carico dei tuoi doveri. Ma lo capisco sai, lo shopping con Pansy deve essere estremamente faticoso, vero? Molto più faticoso e importante di crescere una bambina. Chissà che argomenti brillanti trattate nelle vostre lunghe giornate insieme.» Continuò Hydra, assumendo un tono sprezzante ed ironico.
«A differenza tua, tengo ad apparire in modo dignitoso nella società.» Rispose Daphne, lisciandosi la gonna.
Quest’affermazione fece andare Hydra fuori di testa.
«E cosa conta la società quando in famiglia vali zero? Tua sorella ti odia, perché non hai mai provato a guardare oltre il tuo naso, facendo sempre la regina di casa. Astoria ha sempre provato a creare un qualcosa con te, durante la guerra, venendo solo malamente respinta, forse perché tu adoravi tanto Voldemort e lei no. Tuo marito ti ha sposato per uno stupido contratto, non ti ama minimamente e non ti tradisce solo perché ha rispetto di me, dato che per lui qualcosa conto. Tra di voi non c’è ne ci sarà mai nulla e non mi sorprendo se tu non l’avessi già tradito, con quella faccia tosta che ti ritrovi. E poi beh, come madre te l’ho già detto, fai abbastanza schifo. Tua sorella è stata una madre per me, non tu. Narcissa è stata una nonna per me, non Izar e Sirio. E pretendi di apparire perfetta in società, beh Daphne cara, non sei perfetta, tutt’altro. Sei una delle persone peggiori su questa terra, ma tranquilla, non lo dirò a nessuno.» Le si erano riempiti gli occhi di lacrime mentre parlava, perché era stanca di vivere in quello schifo di mondo.
Daphne, toccata nel profondo, le tirò uno schiaffo secco, ignorando le lacrime.
«Non osare parlarmi così piccola ingrata! Soltanto perché tu non vali la metà di me, sei soltanto invidiosa.» Disse acida Daphne, ghignando per nascondere la rabbia ceca che la stava colpendo.
«Me ne vado, non voglio stare in questa casa un minuto di più.» Concluse Hydra, correndo su per le scale.
Lasciò sfogare le lacrime, superando di corsa tutte le stanze, andando verso la sua.
Si sarebbe fatta una borsa e sarebbe andata via, a costo di stare sotto un ponte.
«Hydra.» La voce ferma di suo padre la richiamò, mentre passava davanti al suo studio.
Non si vergognò di alzare la testa, facendo vedere il volto segnato inevitabilmente dal pianto.
Theodore strinse le labbra, facendo cenno alla figlia di entrare e chiudere la porta.
Non appena chiuse quest’ultima, Theodore allargò le braccia, lasciando che Hydra ci si precipitasse, stringendola appena.
«Devi lasciare stare tua madre, lo sai com’è fatta.» Sussurrò, lasciandole un bacio sui capelli.
«Voglio andare via, non ne posso più papà.» Rispose tra i singhiozzi.
«Non puoi andare a stare sotto a un ponte o in un parco, è pericoloso. E tua zia Astoria non è nemmeno in città.» Continuò a bassa voce l’uomo, accarezzandole la testa.
«Troverò qualche altro posto, ma non voglio stare qua un minuto di più.» Sentenziò la bionda, non lasciando spazio a ulteriori repliche.
Theodore sospirò, mettendo in conto una chiacchierata con la moglie.
Daphne doveva cambiare l’atteggiamento nei confronti della figlia, o avrebbe fatto scoppiare il finimondo.
Hydra sarebbe rimasta una Nott per sempre, l’idea del divorzio non lo spaventava per nulla, al diavolo le regole del perfetto Purosangue.
Hydra era sua figlia e veniva prima di quell’isterica di sua moglie.
E se Hydra era felice a Grifondoro insieme ai Weasley francesi, gli andava bene così.
Non sprizzava felicità da tutti i pori, certo, ma accettava la scelta della figlia senza alcuna remora.
Aveva più volte discusso con Draco e Blaise a riguardo, trovando opinioni simili e contrastanti.
Draco definiva quella famiglia “non così male come sembrava” e gli amici di Hydra decisamente attivi, mentre Blaise aveva ancora fiducia nel figlio intermedio, Acrux, che pareva non essere coinvolto in quel giro strano chiamato Weasley-Potter-Scamandro.
Tra i tre, Draco era sicuramente l’uomo più fortunato, avendo sposato Astoria.
Blaise diceva di avere un gran bel pezzo di donna accanto, ma ogni volta che apriva bocca gli veniva voglia di ucciderla all’istante.
Theodore aveva sì una bella moglie, ma con una mentalità molto mal impostata.
Sua figlia restava sempre e comunque sua figlia, nonostante la mentalità troppo aperta e il carattere irrequieto.
«E dove diavolo intendi andare?» Protestò l’uomo, che ovviamente non voleva lasciare una bambina in balia di sé stessa.
«Troverò un posto, tu fidati di me.» Ribattè Hydra, alzando fiera la testa e non staccando gli occhi ancora rossi da quelli del padre.
Theodore si arrese allo sguardo determinato della figlia, che si avvicinò soltanto per lasciargli un lieve bacio sulla guancia, per poi lasciarlo nello studio e tornarsene in camera sua.
Si fermò a riflettere qualche secondo, per poi afferrare la prima sacca che c’era nell’armadio.
Senza controllare minimamente cosa afferrava, buttò un sacco di vestiti vari nella borsa, probabilmente anche più del necessario.
Fortunatamente il suo baule, e di conseguenza i suoi libri, erano rimasti sigillati nel suo dormitorio ad Hogwarts e ciò significava un peso in meno.
Infilò la bacchetta nella parte laterale della borsa, chiudendo la zip.
Era pronta.
Prese una felpa e uscì dalla camera, chiudendola a chiave.
Decise di portarsela via, onde evitare spiacevoli sorprese da parte di Daphne, che sicuramente non avrebbe usato l’Alohomora, o il marito si sarebbe parecchio alterato.
Ritornò nello studio del padre, torturandosi le mani.
«Allora io vado…» Sussurrò piano, dirigendosi verso il camino.
«Sta attenta, e fammi sapere dove sei. Se hai bisogno di galeoni o altre cose, trova il modo per contattarmi, chiaro?» Disse Theodore con un tono che non ammetteva nessuna replica.
Hydra piegò le labbra nella sua consueta smorfia di rassegnazione, fissando qualche secondo il padre.
«Certo, sta tranquillo.» Replicò con voce piatta.
Non aveva nemmeno la forza di parlare, voleva soltanto trovare un posto dove stare, dormendo magari ventiquattro ore consecutive, per eliminare qualsiasi traccia di debolezza che aveva mostrato alla madre.
Doveva rimettersi lentamente in piedi, e stare lontana da quella casa il più possibile.
Doveva cambiare semplicemente aria.
Per la prima volta, dalla discussione con sua madre, si sentì una stupida.
Sì stupida, perché aveva mostrato tutte le sue crepe e le sue debolezze ad una donna come Daphne.
E non lo meritava.
Non valeva la sua stanchezza, il suo nervosismo, la sua tensione e tantomeno le sue lacrime.
Non doveva valere assolutamente nulla per lei.
Mise entrambi i piedi nel camino, cercando di pensare ad un luogo dove passare un paio di giorni, almeno fino al ritorno di sua zia, in assoluta tranquillità.
La piccola casetta sul mare di Dominique le balzò chiara alla mente, magari avrebbe passato il pomeriggio lì.
«Villa Conchiglia.» Sussurrò, riprendendo a piangere.
Era esplosa definitivamente.
La consueta orribile sensazione di essere chiusa in una scatoletta di metallo le attanagliò lo stomaco.
Aprì gli occhi non appena sentì i piedi sbattere nel camino di casa Weasley-Delacour, sentendo un gridolino, tipico di una visita inaspettata.
Si trovò davanti i tre fratelli Weasley, bagnati da capo a piedi, che la fissavano dubbiosi.
Dominique inclinò leggermente la testa, mentre Hydra, per la prima volta dopo ore, scoppiò in una sonora risata.
Louis sembrava un piccolo barboncino bagnato.
«Cosa diavolo vi è successo?» Disse, cercando di ignorare i singhiozzi.
«Bagno in mare.» Rispose sbrigativa Domi.« Cosa diavolo è successo a te invece?»
«Scambio di opinioni non proprio carine tra me e mia madre, posso restare qui questo pomeriggio? Stasera andrò al Paiolo Magico o da Hannah***.» Concluse sollevando le spalle, rassegnata.
«Tu non ti muovi da qua. Stai con noi fino al rientro ad Hogwarts. E ora esci da questo camino e vatti a fare una doccia, hai una faccia impresentabile.» Fleur fece un cenno di assenso alle parole della figlia, che sembrava fin troppo determinata, ed allungò la mano aiutando la piccola Nott ad uscire da quel piccolo vano.
Hydra ringraziò tutti silenziosamente, dirigendosi al piano di sopra.
I gemelli Weasley si sentirono nello stesso modo.
Sentivano la rabbia ribollire dentro, come un fuoco pronto ad esplodere da un momento all’altro.
Prima o poi avrebbero ucciso Daphne Greengrass.
 
 
 
Il due Maggio era arrivato, come ogni anno, portandosi dietro felicità e dolori.
Felicità, per la vittoria e la nascita di Victoire.
Tristezza, ma il perché si sapeva.
Ted e Lysander, con l’aiuto di Bill Weasley, avevano acceso il falò da un’ora circa, aspettando tutti gli altri.
Dominique vagava per la spiaggia, ondeggiando nel suo vestito lungo, come una disperata, sotto lo sguardo di James, Hydra e Lou, nonostante tutti e tre trovassero l’orizzonte immensamente interessante.
Victoire era ferma accanto al falò, che beveva qualcosa di sicuramente forte, contro il petto del fidanzato.
Lysander e Lorcan, come al loro solito, erano chiusi nel loro beato silenzio, intorno al falò, in compagnia di Albus e Rose.
Hugo e Lily erano seduti nella sabbia, sollevandone un po’ di tanto in tanto.
All’appello mancavano solo Roxanne e Fred, con i genitori, Molly e Lucy, con i genitori anche loro.
Sapevano tutti a cos’era dovuto il ritardo.
Percy e George erano quelli che soffrivano più di tutti, forse perfino più di Harry e dei suoi maledetti sensi di colpa.
I toni di voce all’interno della casa crebbero di colpo, e poco dopo una esausta Roxanne e un rassegnato Fred, seguiti dai gemelli Baston, uscirono sulla spiaggia, lasciandosi circondare da tutti i cugini.
«Com’è andata oggi?» Fu James ad avere il coraggio di fare questa richiesta, in parte temuta da tutti.
«Peggio di tutti gli altri anni.» Rispose Roxanne, mordendosi un labbro.
«Non mi ha rivolto la parola, esattamente come ogni anno.» Riprese Fred, evidentemente a pezzi.
Victoire si avvicinò al cugino, lasciandogli un bacio in fronte e stringendolo appena.
Dei passi strascicati annunciarono l’arrivo di Lucy e Molly, che non indugiò un secondo nel buttarsi tra le braccia di Lysander, stremata anche lei.
«Mamma è tutto il giorno che cerca di far parlare papà, ha quasi avuto una crisi di nervi anche lei.» Rispose Lucy, alla tacita domanda degli altri.
Era sempre la stessa storia, George e Percy diventavano intoccabili quel giorno, chiudevano le mogli e i figli fuori dalla loro bolla di dolore.
Se per gli Weasley era ormai una cosa con cui fare i conti tutti gli anni, Hydra si sentì improvvisamente di troppo.
Non aveva mai visto così tanto dolore, nemmeno negli occhi di sua zia Astoria, quando si parlava della guerra.
Si sentiva un pesce fuor d’acqua, in grado di sentire quel dolore pungente ma non di condividerlo.
A interrompere il flusso di pensieri fu Ginny Weasley, uscita sulla spiaggia avvolta in un’enorme cardigan.
«Iniziate pure ragazzi, tra qualche minuto vi raggiungiamo.» Nel suo tono c’era rassegnazione, per una guerra che non aveva ancora finito di combattere.
Era vent’anni che lottava con mostri e fantasmi, e poteva considerarsi stanca.
Ci aveva messo anni a lasciare andare definitivamente Fred, ma suo marito sembrava sempre pressato da quelle cinquantun morti, come se un enorme macigno gli si fosse posato sulla schiena.
I ragazzi annuirono contemporaneamente, andando a sedersi sui tronchi disposti intorno al fuoco scoppiettante.
«Che dire, come ogni anno inizio io, perché in quella guerra io c’ero. Non fisicamente, ovviamente, ma c’ero. Avevo nemmeno un mese quando mia madre mi ha salutato per l’ultima volta, lasciandomi tra le braccia di Andromeda. Mi sono fatto raccontare quel momento così tante volte che sembro ricordarmelo… Mi ha lasciato un bacio in fronte, promettendomi che sarebbe tornata dopo. Ma mamma non è mai tornata, così come papà. Sono morti in quella Guerra come eroi, lo ripeterò sempre. Combattevano per un mondo migliore per me, per noi. Per anni li ho incolpati di avermi abbandonato, quando hanno soltanto scelto il mio futuro. Non smetterò mai di ringraziarli, spero soltanto di renderli orgogliosi del figlio che hanno messo al mondo…»
«Sono orgogliosi di te, Ted. Tuo padre sarebbe fiero dell’uomo che sei.» Interrompe Harry, con gli occhi lucidi.
Ginny tentava, con carezze leggere, di tranquillizzare il marito, visibilmente scosso.
Fleur ed Hermione osservavano il fuoco come ipnotizzate, come se le parole di Ted risuonassero nell’aria, mentre Bill, Angelina, Ron ed Audrey osservavano Harry.
Percy e George erano rimasti in casa, come previsto.
Victoire prese la mano a Ted, mentre Harry si sedeva accanto a lui, iniziando il suo racconto.
«La Guerra non è stata come quella descritta nel libro. Su questo hai ragione, Domi. Manca la parte sentimentale, le sensazioni e i dolori. Vedere morire il tuo padrino e colui che è stato un importante professore e mentore. Vedere morire l’amico che ha sempre portato gioia. Andare incontro alla morte. Questa è stata la mia Guerra. Lasciare la ragazza che amavo per proteggerla, dormire nei boschi coi miei migliori amici, scoprire verità che per una vita mi sono state nascoste. Non so raccontarvi come mi sentivo, perché a parole è inspiegabile. Il dolore e la preoccupazione che bruciano dentro come fuoco vivo, è l’unica cosa che riesco a esprimere.» Conclude Harry, con un profondo sospiro.
Riesce a leggere la sorpresa e lo sconforto negli occhi di tutti i presenti, anche in quelli di James.
Hydra era scossa.
Era entrata, per la prima volta in vita sua, nel mondo della Guerra.
La mano che aveva appoggiata sulla gamba tremava leggermente, tanto era turbata.
Louis accanto a lei, se ne accorse, afferrandole la mano.
La circondò con un braccio e la sentì abbandonarsi contro di lui. Non disse niente, perché non c'era bisogno di parole. Anche lei rimase in silenzio, appoggiando la testa sulla sua spalla, e fu colpito dalla sensazione che non ci fosse niente di meglio al mondo(4) come se anche in quella situazione, riuscisse ad aggrapparsi a qualcosa di bello.
Perfino Dominique, la forte Dominique, si appoggiò alla spalla di James, sconvolta.
Fred sospirò rumorosamente, attirando l’attenzione su di sé.
«Sapete, non è facile portare il nome Fred. Ci sono giorni in cui essere Fred Weasley è un onore e altri in cui non so veramente come comportarmi. A volte mi sento come l’ombra dello zio, che pesa ancora sulle spalle di papà. Come oggi, fa male vedere che tuo padre non riesce a stare nella stessa stanza con te perché gli ricordi il fratello defunto. Mi sento come l’ombra dello zio, quasi in dovere di emularlo. Lo leggo negli occhi della nonna, quando mi rimprovera per qualcosa, ecco, in quel momento sembra tornare tutto al suo posto, anche solo per poco, come se trovasse sollievo nell’urlare contro a Fred Weasley. Vorrei essere come Roxanne, a volte. Libero da ogni fardello che comporta avere un nome di un defunto.» Concluse, lanciando un’occhiata alla sorella, che strinse le labbra, comprensiva.
«Chiamarsi Fred Weasley, James Sirius e Albus Severus pesa. Ce ne siamo accorti tutti Fred, bene o male. Ma sta anche a noi, insomma guardateci, siamo tutti uno stereotipo. Io e Fred reincarniamo ciò che il nostro nome comporta, ossia confusione allo stato puro. Albus, esattamente come lo erano Silente e Piton, è ambiguo. Vive in un mondo tutto suo, studiando ogni singolo particolare. Perfino Lily! Insomma, mia sorella è ancora una bambina eppure guardala, è cocciuta come poche, esattamente come Lily. Sapete quella frase babbana, “anche chi non c’è più ci protegge da lassù?” (5) ecco, trovo sia perfetta. Sento che in qualche modo, loro ci stanno aiutando. Perché non seguiremo mai le loro orme nonostante le somiglianze, Fred, tu sei molto più sensibile dello zio, Albus, tu continuerai la tua vita senza immensi atti eroici nascosti, perché sei troppo tranquillo, non che tu sia codardo, e non adatto a queste cose. E io beh, non cadrò ai piedi della Lily Evans della nostra generazione. In qualcosa ci distingueremo sempre e comunque, dobbiamo andare fieri di questo.» Rispose James, con sguardo serio.
Dominique lo studiò, riuscendo a pensare che, finalmente, suo cugino aveva detto qualcosa di intelligente.
«Tutti di aspettano tanto da noi, perché siamo Potter-Weasley e siccome i nostri genitori hanno salvato il mondo, per gli altri noi dovremmo fare lo stesso, essendo perfetti in tutto e per tutto, quando non lo siamo. Perché Victoire è troppo emotiva, Molly troppo esuberante, io litigo con me stessa e ho problemi con il mio aspetto, Ted è troppo calmo e troppo poco lupo mannaro, Lysander e Lorcan troppo poco strambi per essere figli di Luna Lovegood, Roxanne troppo scura per essere una Weasley e Fred troppo riflessivo per essere figlio di George Weasley. Rose sarà sempre troppo timida per essere la figlia di Hermione Granger e del Re Ronald Weasley, mentre Albus sarà troppo Serpeverde per essere un Potter. James sarà troppo nell’approcciarsi al genere femminile per essere il figlio di quell’imbranato- scusa zio- di Harry. Louis sarà troppo Veela per essere un maschio e Dominique troppo acida. Lily sarà sempre troppo uguale a sua madre e Hugo per niente amante del Quidditch. Perfino Scorpius ed Hydra, che con la Guerra centrano poco, saranno sempre troppo poco Serpi. Tutti, semplicemente, si aspettano che noi siamo gli eroi del nostro tempo. E potremmo anche esserlo, ma mai nel modo in cui gli altri vogliono.» Concluse Lucy, mentre il fuoco si rifletteva nei suoi capelli sciolti.
Anche questa volta si dimostrava la cugina più intelligente.
Perché era vero.
Tutti si aspettavano qualcosa che probabilmente non sarebbe mai arrivata da nessun Weasley.
Loro erano loro, i loro genitori erano tutt’altra storia.
Se volevano rivivere quella storia, tanto valeva leggere quel tomo, tanto amato da Hermione, di Storia della Magia, dove era stata aggiunta la Guerra.
Loro dovevano rimanere quello che erano.
«A quello che siamo, e che mai non saremo.» Disse Domi, alzando il bicchiere con la sua bibita analcolica.
«Alla nostra.» Risposero in coro, sperando che con quel liquido dolciastro, sparisse anche l’amaro che il falò lasciava.
 
 
 
Bonus Scene.
ca. 10 maggio.
 
Male.
Troppo male.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare era quello, il dolore lancinante che le avvolgeva ogni singola fibra del corpo, dalla punta del piedi alla misera doppia punta che poteva avere nei capelli.
Nemmeno urlare le avrebbe fatto passare quel dolore, mentre si domandava mentalmente come diavolo aveva fatto sua madre a partorire due gemelli con parto naturale.
«Fa male!» Urlò esasperata all’infermiera del San Mungo che le stava accanto.
«Kath, sta calma.» Borbottò Aalyah, accarezzando la mano alla sorella.
«Sono in travaglio da sette ore e mezza! Nanetta(6) vuole restare ancora per tanto a farmi soffrire?» Imprecò, rivolgendosi alla sua enorme pancia.
Aalyah si scambiò un’occhiata con Iris, seduta su una poltrona in un angolo della stanza, che rispose alzando gli occhi.
Gli ultimi mesi di gravidanza di Katharina erano stati esattamente come il travaglio, incasinati e strambi, alternando la mora che parlava con la pancia alle sfuriate, probabilmente dovute agli ormoni, portate dal non riuscire a dormire a pancia in giù.
Drew si era dimostrato l’uomo paziente che era, assecondando isterismi e voglie.
Aveva anche dato tutti gli esami, per quell’anno, cosa che era riuscita a fare anche Katharina, tra lo stupore generale, infatti l’ultimo esame l’aveva sostenuto due giorni prima, passandolo a pieni voti.
La pancia non le aveva impedito di continuare a pieno ritmo la sua vita, studio compreso.
Si era anche presentata alla porta di sua madre, con un pancione di sette mesi, per annunciarle finalmente che diventava nonna, provocando alla donna uno svenimento.
Ma i rapporti non si erano riconsolidati, anzi.
Infatti, in quella camera modesta, c’erano soltanto i suoi fratelli, Iris e Drew, mentre in sala d’aspetto c’erano Ted e Luke, che probabilmente stavano giocando a solitario, giusto per ingannare l’attesa.
Katharina rise un attimo, facendosi probabilmente per pazza, pensando a Victoire in versione isterica, imprecando contro la McGranitt che l’avrebbe lasciata uscire, per soltanto un’ora, soltanto quando la creatura sarebbe venuta al mondo.
E quel momento doveva essere vicino, dato che il dolore aumentò di colpo, portandola a stringere la mano di Drew, in cerca di salvezza.
Inconsapevolmente, sentì una lacrima scorrerle sulla guancia, prontamente asciugata da sua sorella.
«Ci siamo quasi, un’ultima spinta signorina Smith e vedrà sua figlia.» Disse il medico, in tono strettamente professionale.
E per la prima volta in vita sua, obbedì ad un semi sconosciuto.
Fu un attimo, dal dolore ad una strana sensazione di vuoto, riempita subito da un pianto, anzi un urlo, proveniente dallo scricciolo ancora in braccio al medico, intento a tagliare il cordone ombelicale con la bacchetta, tra le sue ginocchia.
«Complimenti signorina, è una bellissima bambina.» Riprese l’uomo, avvolgendo la bambina in un panno rosa.
Non si rese nemmeno conto di quel che faceva, fino a quando l’uomo gliela posò sul seno, tra le braccia.
Katharina non credeva nella perfezione, ma quella bambina lo era.
Aveva tanti capelli neri, la bocca piccola e carnosa, esattamente come la sua, e gli occhi chiusi, come a bearsi del calore materno.
Sentiva il cuore della piccola battere esattamente dove batteva il suo, come due melodie che insieme suonano fin troppo bene.
Le toccò la manina con la sua, accarezzandole le dita.
Era così piccola.
«È perfetta…» Sussurrò Drew, poggiando la fronte su quella della fidanzata, respirando profondamente per non piangere.
Quella era la loro bambina.
Non fecero nemmeno caso agli altri tre occupanti della stanza, tutti con gli occhi lucidi, perché quella bambina era ormai il centro delle loro attenzioni.
Erano una famiglia.
Sentirono la voce ovattata dell’infermiera chiedere il nome della piccola, mentre loro annuirono, scuotendosi dal torpore, e si guardarono.
«Alison Aalyah Cough.» Dissero in contemporanea, lanciando uno sguardo alla sorella maggiore di lei, che si sciolse definitivamente in lacrime.
Anche Alison era pronta a diventare la prossima eroina della famiglia.
 
 
 
 
 
*inventata dalla sottoscritta, per il 2 maggio, battaglia a Hogwarts e data di nascita della prima Weasley, alias Victoire.
** viva Google traduttore, non ho mai fatto francese, viva lo spagnolo, incazzatevi con Google per gli errori, anyway.
***Hannah Abbott, moglie di Neville, ha preso da Madama Rosmerta I Tre Manici Di Scopa, così ci ha detto la Row.
(4)  “Vicino a te non ho paura” di Nicholas Sparks.
(5) Re Leone 2, Siamo un’unica realtà.
(6) Soprannome ufficiale della figlia di Kath.


Eccoci!
Come al solito, mi scuso per l'immenso ritardo, ma tra caldo scuola e ristrutturazioni sono stata un po' incasinata.
Quest'anno devo studiare molto, quindi sono piuttosto impegnata, ma veniamo a noi!
Il capitolo, beh, si commenta da solo.
La scena di Kath è stata aggiunta poichè, arriva IL SALTO TEMPORALE (PLL IS THE WAY)
Sarà di quattro anni, e tratterà la piccola generazione, con la vecchia conciata sempre peggio.
Detto ciò, vi rilascio la pagina, e ci sentiamo al prossimo capitolo
(https://www.facebook.com/Megan204efp)
Megan

 

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