Una lettera non vale tutto il sangue del mondo

di TheREVolutionary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'altra volta ***
Capitolo 2: *** Da dove riesco appena a vedere una piccola luna rossa ***
Capitolo 3: *** Da un luogo tanto caldo quanto freddo ***



Capitolo 1
*** Un'altra volta ***


Era vicino a me. Lo sapevo. Ne ero più che cosciente, sapevo perfettamente che un giorno sarebbe tornato da me. Sarebbe tornato per vendicarsi, sarebbe tornato spingendomi fin oltre il limite che solo un essere umano come me non poteva sopportare. Sarebbe definitivamente tornato.

Sentivo il suo respiro incessante, anche se non sapevo da dove uscisse. Ad una manciata di centimetri da me, in quella calda notte perforata da una pioggia fitta, sottile e leggera, lui tornò senza alcun preavviso, senza darmi il minimo cenno, né un ramo spezzato, né un attimo infranto, né una strada cancellata. Niente di niente. Come una freccia che perfora la tempia di un soldato in guerra, lui mi sbarrò la strada in un lampo. Ebbe anche la durata, di un lampo, ma la sua apparizione bastò per ricordarmi che non potevo liberarmi di lui. LUI sarebbe sempre tornato da me, avrebbe sempre cercato di portarmi via piombandomi in fronte quando meno me lo aspettavo. Un'altra volta.

 

Mi ritrovai di nuovo a correre. Anche questa volta, come tutte le altre.

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Capitolo 2
*** Da dove riesco appena a vedere una piccola luna rossa ***


“3/06/XXXX”
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-Di nuovo. Di nuovo, dal buio, dal muro, dalla terra, dalla luna, dal sangue. Non so da dove, neanche questa volta, ma è arrivato. Un istante prima ero lì a fissare la corteccia di uno strana pianta che avevo visto per caso, i nervi erano rilassati, il cuore pompava normalmente e il cervello operava ancora nel campo della razionalità. Ed un attimo dopo, era lì. I nervi si sono contratti, hanno tirato le redini con uno strattone e mi hanno messi sull'attenti; il cuore ha iniziato a contrarsi e decontrarsi di più, di più, sempre di più, finché non riuscii più a contare a mente il numero dei battiti per la velocità che avevano raggiunto; il cervello ha iniziato a farmi vedere cose che non si vedono neanche nei film o in qualche scritto di uno psicopatico carcerato tossicodipendente: forti dolori che andavano e venivano, strade sterrate in piccoli frangenti, bagnate da una luce nera come l'ombra dell'odio ed illuminate da qualcosa, probabilmente lucciole, una donna in abiti da notte che corre su una strada piena di sassi e cespugli che le dilaniano la carne ed i vestiti, e altre cose che non ti posso scrivere, perché al solo pensiero di poterle ricordare il mio ego inizia a tremare.

Non chiedermi come mi sono salvato, perché proprio non lo so. Forse ho pensato, “No, non è reale. Non è reale. Neanche questa volta, per l'ennesima dannata volta, non è reale”, cercando di creare attorno a me questa piccola illusione che mi avrebbe schermato dalla sua presenza, ma niente, ha avuto la stessa utilità di una ipotetica ricerca sul numero di volte che ha sbattuto gli occhi durante la sua vita il primo essere unicellulare che ha messo piede sulla terra miliardi di milioni di anni fa. Nessuna.

Ad ogni modo, in quale me lo chiedo ancora anche io, sono sopravvissuto, e sono riuscito a correre fino qua. Qualcosa mi spingeva. Non con insistenza, ma in modo appena percettibile e solamente mentre “sbagliavo”, come le frecce che nei videogiochi di guida ti indicano la strada giusta quando ne imbocchi una errata. Sono arrivato fino qua solamente per poterti scrivere, per poter prendere i muri illusori ed imprigionarli qua, per tenerlo lontano. Almeno per un po', almeno quanta basta per non farmi impazzire del tutto.

Il suolo è zuppo, anche i miei vestiti lo sono. Qua è tutto maledettamente umido, tutto dannatamente freddo e tutto spaventosamente buio. Solamente la luce del cellulare dal quale sto scrivendo mi offre un piccolo spiraglio, ma sarà meglio conservare la batteria. Magari un giorno qualcuno troverà tutto quanto.

Ti spiegherò meglio quando non mi starà inseguendo. Spero te la stia passando meglio di me.

Interrompo qua. Devo tornare a correre.

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Capitolo 3
*** Da un luogo tanto caldo quanto freddo ***


"05/06/XXXX”

91%

 

-D'accordo. Si? Bene, ci siamo. Non ti sto scrivendo perché è apparso, ma questa volta perché mi è stato indotto, se così si può dire. Ma penso che sia molto più efficace raccontarti bene passo per passo cosa è successo.

È da due giorni che non faccio altro che sentirlo, come un ronzio nelle mie orecchie che mi lascia solo nelle rare volte nelle quali riesco a dormire ed ora, quando ti scrivo. È come se mi volesse avvisare, spaventare, mettere in allerta, dicendomi “Stai attento, io sono sempre lì, in agguato. Aspetto solamente te. Sono qui per farti del male e nient'altro. Avanti, fai un altro passo. Non hai alternative.” E questo mi mette addosso un'ansia incredibile, un peso che mi rende molto difficili anche i pochi passi che riesco a fare. Si, in questi due giorni non ho praticamente mosso un dito. Appena mi sono svegliato ho vomitato entrambe le volte, e nell'istante nel quale sentivo il conato vicino al compimento, vedevo un paio di strani occhi che mi fissavano. Fortunatamente si trattava solo di un'immagine costruita nella mia mente, perché aveva davvero la durata di un lampo. “Fortunatamente”?

Ad ogni modo, dalla scorsa volta ho smesso di osservare inutilmente la corteccia degli alberi, visto che questo sembra attirarlo, anche se sono cosciente del fatto che mi osservi in continuazione. In quegli attimi, dentro di me balena la frase “Always watches. No eyes.”

Stavo camminando piano, poggiando bene il piede a terra, prima il tallone, e successivamente tutta la pianta fino ad arrivare alla punta, quasi si trattasse di appoggiare a terra un oggetto antico e prezioso. Non facevo molto rumore, e camminavo tranquillamente nonostante il fastidioso ronzio che mi perseguita. In quell'istante forse non lo sentivo, la mia mente era proiettata da tutt'altra parte.

Mentre la scorsa volta è stato un lampo, questa volta è stato totalmente diverso. Si è trattato più di un richiamo, di un tacito avvicinamento. Da parte mia.

Camminavo piano, come già detto, mentre la mia mente viaggiava in terre sconfinate e lontane dove nessuno avrebbe mai avuto modo di sfogare qualsiasi cosa, quando, da lontano, l'ho visto. Lì, immobile, dritto, ad almeno cinquanta metri di distanza. Ero consapevole del fatto che si trovasse davanti a me, lo avevo visto, ero cosciente. Eppure ho continuato a camminare per una manciata di secondi senza opporre resistenza, senza voltarmi e correre, come se avessi perso di vista la mia presenza in quel luogo e anche la sua figura fosse solamente un disegno confuso fatto da un bambino disubbidiente sulla parete della sala della casa di qualche famiglia che di sicuro se la stava passando meglio di me. Neanche a dirlo, dopo quei tre secondi mi sono voltato verso destra ed ho iniziato a correre, gettando a terra il bengala e spegnendo la luce del cellulare. E da lì, il mio corpo ha ripreso a funzionare normalmente. Ansia, paura, battito cardiaco totalmente fuori controllo, occhi lucidi, e tutto quello che si sente di norma quando la nostra vita è minacciata da qualcosa, qualcosa che potrebbe prendersela in un istante. Eppure, perché non lo fa? Dovrebbe esserne in grado, no? Magari si tratta di qualche suo strano aspetto che...

No, d'accordo, devo tenere la sanità mentale per il giorno che sta per arrivare. Da oggi pomeriggio ad ora non si è più fatto vedere, ed il ronzio pare essersi appena attenuato, in maniera quasi impercettibile.

Spero di avere la facoltà fisica e mentale per continuarti a scrivere anche nei prossimi giorni. Ho l'impressione che tutta questa faccenda non si risolverà a breve, e non si risolverà bene, soprattutto. Ho solo questa vaga impressione.

Mi concedo un po' di sonno, nella speranza di non ricevere agguati notturni nel bel mezzo del riposo.

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