the wrong way to love

di Final Alex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** il re ***
Capitolo 3: *** capriola ***
Capitolo 4: *** disney tour ***
Capitolo 5: *** quando sei un vero uomo ***
Capitolo 6: *** chi puo dire...? ***
Capitolo 7: *** sigarettsssss ***
Capitolo 8: *** con te... ***
Capitolo 9: *** 9-non sei tu ***
Capitolo 10: *** lui e lei ***



Capitolo 1
*** 1 ***


“esco ma’”

“e dove pensi di andare?!?!”

“devo aiutare Kurenai-sama con la bambina”

“di nuovo?! ti pagasse almeno…”

“per me è un piacere e poi…l’ho promesso…”

scavalcò la soglia per l’ennesima volta in quella giornata.

Era da un po’ in effetti che la varcava sempre più spesso.

Usciva più volte e per motivi diversi.

Non aveva tempo da concedere all’ozio, né al riposo.

In giro, per colpa della sua promessa…

Una promessa che però non avrebbe rimpianto mai…

 

“ed ora…è il mio turno… mi prenderò  cura del bambino che nascerà…sarò io a proteggerlo…”

 

non aveva dimenticato le parole di quel giorno.

E il sorriso della donna mentre si toccava il grembo…

 

“Shikamaru…Grazie”

 

quel pomeriggio il cielo era sereno, il sole splendeva alto tra le nuvole.

Sentiva i raggi solari accarezzargli la pelle, il vento cullarla.

Era proprio una bella giornata.

Svoltò l’angolo. Era quasi arrivato…

“SHIKAMARU!!!!”

una voce femminile, lo chiamava da un  balcone

si voltò e vide Lei che ondeggiava le mani in segno di saluto.

Egli ricambiò con un movimento della testa e proseguì per andarle incontro.

“’Giorno Kurenai!”

arrivò davanti all’abitazione dalle pareti arancioni.

“Buongiorno mio Badante!” ridacchiò lei

non fece conto delle sue parole e col sorriso sul volto rispose:

“posso salire?”

“ma certo!”

la donna rincasò.

Pochi secondi dopo l’entrata principale venne aperta.

“vieni…”

“grazie…”

entrò all’interno dell’abitazione.

il piccolo salottino era scuro, privo di luce.

Le serrande erano chiuse, l’aria aveva un odore strano…

Nell’oscurità le due figure si fissavano in silenzio.

Occhi negli occhi.

“la bambina sta riposando”

il Nara annuì.

La donna indicò il divano rosso, evidente.

Entrambi si sedettero.

“sono contenta che tu sia venuto…”

il ragazzo annuì  nuovamente,contento

“vuoi una tazza di the?”

“volentieri”

Kurenai quindi si alzò e si diresse verso la cucina. Poco dopo lui la seguì.

“mi sembri stanca” aveva detto flebilmente prendendo due contenitori in ceramica.

“è la prima volta che riesco a farla addormentare, dopo il mal di pancia che ha avuto…” lei riempì un pentolino d’acqua dal rubinetto

“per questo ci sono qua io” Shikamaru prese l’oggetto ed accese il fuoco

“che vuoi fare?” chiese interrogativa, voltandosi verso lui

“lasciarti riposare…controllo io la bambina”

la donna sgranò i  forti occhi rossi

“come?!” domandò ancora alzando lievemente la voce

“sono venuto apposta per darti il cambio..”

la Sensei corse a cliccare l’interruttore della luce per vedere bene quello sguardo scuro.

Click

“Shikamaru, non ho intenzione di scaricarti addosso questo MIO peso. Non c’è ne bisogno, sul serio!”

“ma guardati, sei stravolta! Non puoi farcela da sola! Voglio aiutarti, te l’ho promesso…e…”

il giovane abbassò lentamente lo sguardo. Quello di lei si spense.

“…l’ho promesso anche a Lui…”

DUM DUM DUM DUM

Uno strano rumore interruppe quel momento mettendo entrambi sulla guardia.

Cosa poteva essere?

DUM DUM DUM DUM DUM DUM

“Oh NOO!” aveva urlato lei.

“cosa?! Che succede?”

“si è…”

una piccola figura apparve sulla soglia, fissando il ragazzo dalla mora chioma.

“ZIO CIKAMAAAALUUUUUU!!!!”

“…svegliata” sbuffò la brunetta.

La piccina corse incontro al giovane saltandogli letteralmente addosso.

Allargò gambe e braccia in salto, atterrando a di piovra in braccio a questo.

Yuzumi!!”esclamò colto alla sprovvista

“la mamma mi aveva detto che stavi dormendo…” la fece scendere e posare i piedini nudi a terra

“mi ciono shveiata quando ti ho schentito pallare co’ Kurenai!”

“mamma!!chiamami mamma, accidenti a te!” scherzò la donna

hihi^//^ mamma…”

la bimba aveva lisci capelli neri, con due codine scompigliate ai lati della testa.

Due grandi occhioni rossi catturavano l’attenzione sul volto.

Assomigliava molto alla Sensei, ma la forma del viso e il contorno degli occhi erano del padre.

Indossava un pigiamino rosa confetto con qualche carota qua e la.

“ora dovresti tornare a letto Yuzy…” fece timidamente rigida la mora

“no mammaaaa!!” frignò la piccina chiudendo i pugnetti lungo i fianchi e battendo i piedi.

“si si! Ora andiamo a nanna!” intervenne il ragazzo

“ma novvoglio dommire!”

“perché no?” chiese la madre

pecchè vojottare co’ Zio Cikamalu” rispose con il viso dolce come un angelo

“ma Zio SHIkamaRu rimarrà fino a sta sera, hai tempo per giocare con lui”

Kurenai fece un cenno al Nara per chiedere conferma delle sue parole, e lui rispose con un cenno.

“ma io vojottare collui ola…”

Yuzumi!!non fare i capricci!” tentò una vaga forma di severità

“dai mammaaaaaa!” cercò di convincere strizzando gli occhioni da cerbiatta.

Lei aprì bocca per rispondere, ma venne preceduta

“andiamoci insieme a letto, che ne dici?” entrò nella conversazione il ragazzo.

La piccola lo guardò un attimo di storto, analizzando la proposta.

Poi sorrise

“Okay ^//^”

“bene!” disse deciso lui

la donna si mise a fissare il giovane, quasi con rassegnazione

certo che per lei era stata davvero una fortuna aver trovato uno come Shikamaru…

le aveva praticamente salvato l’esistenza.

Non ce l’avrebbe mai fatta senza di lui, di questo era certa.

Era stato il suo piccolo miracolo, la sua salvezza.

Entrava sorridente nella sua casa, giocava con la sua bambina.

Le regalava attimi di tempo per se stessa che altrimenti non avrebbe mai più avuto con la nascita di Yuzumi.

Non sapeva il perché quel ragazzo così giovane avesse deciso di prendersi un impegno del genere.

Nessuno gli aveva chiesto aiuto.

Nessuno aveva voluto riempire la sua vita così.

Eppure lui aveva scelto di aiutarla.

Non aveva idea di come ringraziarlo, di cosa fare per lui.

Era stato il suo miracolo…

E lo era tutt’ora…

“su su, andiamo nel lettone” la manina calda afferrò saldamente il dito indice del Nara, tirandolo via.

Kurenai sorrise, arrendendosi del tutto..

Non ci sarebbe stato verso di allontanare quei due, ne di lasciar vivere Shikamaru nella sua giovinezza.

Ormai aveva deciso così, e chi era lei per negargli ciò?!

Si lasciò scappare uno sbuffo dalle labbra, e si sciolse sul divano sogghignando.

Un po’ si sentiva in colpa…

Dopotutto il Nara era giovane per avere delle responsabilità del genere, e ciò lo teneva molto impegnato…

La bambina stava crescendo, ed aveva bisogno di un padre…e Shikamaru…non lo era

Avrebbe dovuto spiegarglielo un giorno, avrebbe dovuto dividerli…

Prima o poi, avrebbe dovuto cavarsela da sola, come avrebbe sempre dovuto fare.

Il ragazzo non l’avrebbe aiutata in eterno…

Sicuramente costruirà un giorno una famiglia tutta sua, lasciando sola Yuzumi e…lei

E sarà come perdere nuovamente una delle colonne portanti della sua vita, e questo le era già successo una volta…

Asuma…

Gia, Asuma

Le mancava molto…

Non avrebbe mai più permesso a se stessa di soffrire così.

Non ce l’avrebbe fatta ancora, e non voleva questo per sua figlia.

Shikamaru non era suo padre…e non sarebbe rimasto con lei per sempre…

 

“ed ora…è il mio turno… mi prenderò  cura del bambino che nascerà…sarò io a proteggerlo…”

 

Shikamaru…Grazie”

 

AsumaGrazie

Doveva essere stato lui, a benedirla…

Già, che gran fortuna..

Kurenai si alzò in piedi e si diresse verso la camera da letto.

Guardò il grande orologio appeso alla parete: era passata più di mezz’ora da quando aveva visto i due allontanarsi insieme.

Le tapparelle erano abbassate e tutto era avvolto nel buio più totale.

In silenzio entrò nella stanza.

C’era un leggero odore di chiuso e latte.

Di coperte sfatte e calde.

Avvertì le due figure coricate sul letto, l’una di fianco all’altra.

Riusciva a percepire i loro respiri regolari.

Le palpebre semichiuse strizzarsi di tanto in tanto seguendo un probabile sogno…

“ciao…”udì un sussurro provenire dal materasso di fronte a lei…

una voce calda e suadente, masticata nel sonno.

“ehi…allora sei sveglio…”

“si, ora mi alzo…”

“fai piano mi raccomando”

“certo…”

sentì dei piccoli spostamenti, fatti con la cautela di un felino.

Il ragazzo uscì strisciando dal materasso, permettendo alla luce del corridoio di illuminagli il volto.

La piccola rimase a respirare calma, tra le lenzuola candide, senza accorgersi di niente.

“bene…”continuò lui, a bassa voce.

La donna fece un cenno con la testa ed andarono in salotto, chiudendosi la porta alle spalle.

“anche questa è fatta!” Asserì scioccamente il giovane

“già, Grazie mille”

“ti pare…”

i due tornarono nella sala da pranzo, si sedettero al grande tavolo in legno in mezzo alla stanza, afferrando i tazzoni pieni di un liquido ormai raffreddato.

“senti Shika…stavo pensando a questa storia…” asserì la mora incamminandosi verso il doloroso argomento.

“quale storia?”

“la nostra storia…quella di noi, di te e della bambina…”il ragazzo riordinò un secondo le parole che ancora fluttuavano nell’aria, prima di cominciare a domandarsi…

“che cosa c’è?”

“non mi piace…”affermarono le sue parole, taglienti e dolose.

“in che senso, scusa?” bevve un sorso il giovane, comprendendo a poco a poco la serietà di quel discorso…

“non va bene, Shika, non va bene per niente!”

“cosa non va bene?!”

“quello che stiamo facendo!”

“e..cosa staremo facendo?!”

“facciamo parlare di noi al villaggio. Le sento le voci, eccome se le sento! E sono lì, intorno a noi, sempre, in ogni nostro passo, in ogni nostro sussurro”

“che cosa dicono queste voci Kurenai-san?”

“dicono di noi, e della bambina. Narrano di te che sei divenuto il mio sfogo, e la bambina una povera vittima!”

“spettegolano su di noi?!”

“esatto, Shikamaru…”

“e perché mai?!”

“tu sei a mala pena un ragazzo, io sono una donna compiuta. Lo capisci questo?!”

“ma non stiamo facendo nulla di male. Voglio solo aiutarti con Yuzumi…”

“le voci non sempre comprendono queste grandezze d’animo in un giovane…”

“perciò non possiamo, Kurenai-san? Perché sei una Sensei?”

“ho paura di si, Shika-kun…”

“non mi interessa!”

“cosa?”

“delle voci, che parlino pure con quanto fiato hanno in gola, non lascerò Yuzumi da sola!”

“non capisci…non puoi stare con lei per sempre! Prima o poi tu ed Ino avrete una famiglia vostra, e dei figli…e…ci lascerai”

“sai che non potrei mai farlo…”

“ma lo farai, ed io non voglio soffrire ancora…”

“non soffrirai, non con me. Non me ne andrò, questa è una promessa!”

“hai già fatto promesse della quali ti pentirai”

“non me ne sono mai pentito, Kurenai, e non comincerò di certo adesso…”

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE:

comincia così un’altra delle mie trampalate fanfiction

lasciatemi commenti e chiedo scusa in anticipo se in futuro sarò un po’ lento nell’aggiornamento.

Avverto i lettori che il Shikamaru della storia ha 19 anni.

Buona prossima lettura.

Commentate please.

Bacio

Ale-kun

 

 

 

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Capitolo 2
*** il re ***


Tak Tak Tak

Tak Tak Tak

Quello straziante rumore che insisteva ed insisteva ormai da mezzora non faceva che ripetersi.

Rimbombava tra le sue tempie, ai lati degli scuri sguardi, e batteva.

“ma non puoi mettere un silenziatore a quell’affare??”

Appoggiò entrambe le mani sulle orecchie, proteggendole da quell’innocuo suono casalingo.

Tak Tak Tak

La voce tranquilla e colma d’affetto rispose:
“non ho mai visto un coltello con il silenziatore…”

Entrò nella stanza un’imponente figura, sedendosi ad un tavolo

“per forza, non l’hanno ancora inventato”

Intervenne quello, dai toni bassi e rochi.

Tak Tak Tak

“dovrebbero invece, sarebbe utile in casi come questo”

L’adulta voce, colorita di severità paterna asserì

“smettila, Shikamaru,sei buono solo a lamentarti!”

Le labbra calde ed amorevoli si strinsero in un accenno di sorriso, mentre ella dava le spalle agli altri due.

“Ma non è colpa mia se ho questo terribile mal di testa!!”

“di certo…” iniziò la dolce donna “…non è nostra, è colpa delle urla di quella bambina”

Tak Tak Tak

gia, passi troppo tempo con la Yuhi

L’uomo incrociò le braccia con dissenso. Chinò la testa in avanti, scuotendola

“ma cosa dici, padre, faccio solo il mio dovere” in difesa di se stesso, rispose il giovane chunnin.

“il tuo dovere è proteggere il villaggio, ricordatelo”

“… il villaggio…e i suoi abitanti” intervenne l’altra, ancora di spalle

Tak Tak Tak

Yuzumi è…è l’unica cosa che mi rimane del mio maestro…” la voce si era mischiata a vecchi ricordi, a vecchie frasi, a vecchie parole. Erano tornate indietro immagini chiuse nella sua testa, insieme ad altre ancora più dolorose.

-se paragonassimo le pedine dello Shogi ai Ninja della foglia, tu Shikamaru, saresti il cavallo-

-e perché?-

-perché non hai tanta forza ma hai la capacità di saltare i pezzi e portarti avanti-

-e tu maestro?-

-io non sono niente…sono solo…-

-un pedone sacrificabile?-

-e lo sai…chi è il re?-

“io…io devo proteggere il re…devo farlo…”

Tremò di poco la  voce, in maniera si, percettibile. Si era promesso di non piangere,ma l’aveva fatto una volta. Ed Aveva sbagliato.

-lHokage, no?-

-anch’io ne ero convinto fino a poco tempo fa…ma mi sbagliavo-

- allora chi è?-

Non avrebbe mai dovuto piangere davanti a lui.

 Gli aveva regalato le sue lacrime mischiate alla pioggia, per dirgli addio.

Si era promesso di non piangere al funerale, e non l’aveva fatto. Aveva sostenuto chi invece lo stava facendo, soffrendo probabilmente più questo.

-il problema adesso è che sono troppo grande per comportarmi come un bambino!!!-

Gia, era troppo grande per provare dolore.

Shikamaru, capisco che tu ti senta, in un qualche modo, in debito con lui, e perciò che tu voglia metterti a disposizione di Kurenai…” cominciò preso alla sprovvista l’alto moro, dal viso ricoperto di inquietanti cicatrici.

La donna voltò il capo verso gli altri, facendoli sprofondare nelle proprie brune iridi, tanto similo a quelle.

 “…ma sei solo un ragazzo, stai trascurando la tua vita per la loro e di vita, Shika, se ne ha una e una soltanto…”

Posò il coltello e la sua lunga lama, si asciugò le mani nel grembiulino umido e sporco.

Il giovane abbassò lo sguardo, fissò il parquet sotto i suoi piedi, la lucidatura che sua madre aveva da poco fatto, il riflesso della finestra a sinistra…

“non sarò più quel ragazzo, mamma…è ora che io diventi uomo, che cresca, che diventi utile al villaggio e alle sue famiglie, perché è questo…che significa proteggere il re…”

- non posso abbandonarmi ad un pianto per lui-

 

“L-Lui…mi disse di proteggerlo, di proteggere il re…il nostro re…ed io lo farò, lo farò con tutto me stesso!!”

- allora chi è il re?-

-lo capirai anche tu, quando sarà il momento-

Il momento era arrivato,e lui era cresciuto.

Aveva avuto un secondo padre, a guidarlo nella sua maturazione, ed era ora di pagare il debito.

Sarebbe diventato lui un padre, all’altezza del suo maestro.

Avrebbe protetto il suo re, quella era una promessa…

“Ma Ino??”

L’interruppe lei, ricominciando l’opera

Tak Tak Tak

“che cosa c’entra?”

Si distrasse da quei amari pensieri, concentrandosi sulla esile figura dalla chioma chiara come il sole.

“la stai trascurando molto da quando hai cominciato ad occuparti di Yuzumi…”

Tak Tak Tak

“non la sto trascurando, ho semplicemente meno tempo da concedere al dolce far niente. Mi sto solo adoperando, tanto anche lei ha da fare con il negozio”

“potrebbe ingelosirsi, lo sai”

“ingelosirsi?!? E di chi?!”

“della Yuhi!” intervenne il padre alzandosi dalla sedia

Tak Tak Tak

“e per cosa?”

Il ragazzo non capiva, o non voleva capire, quel discorso troppo malizioso per essere uscito dalle labbra dei suoi genitori…

“beh, stai molto con lei, dopotutto Ino è la tua ragazza, l’amore merita di avere più importanza di una Sensei, a volte”

“l’amore è quello che è, e se c’è sul serio, saprà capirmi”

Tak Tak Tak

“non basta farti capire, devi farti amare. così la perderai di certo…”

Insisteva il genitore, forse in pensiero.

“era presente mentre Asuma-sensei mi diceva quello che avremmo dovuto fare, cioè di proteggere il villaggio. Io lo sto facendo: proteggo il mio re e continuerò a farlo. Sarò un ottimo Ninja, un ottimo uomo, costi quel che costi!!”

Il giovane si alzò dalla sedia trascinandola indietro. Carico delle sue stesse parole fece per uscire dalla stanza, quando quello straziante rumore continuò…

Tak Tak Tak

“E BASTA CON QUESTO TAK TAK!!!” gridò in direzione materna facendo sobbalzare i presenti.

“sto semplicemente preparandoti le carote, le tue preferite…”rispose lei con calma “…grand’ Uomo!!”

Si mise a ridere della medesima ironia che fece sbocciare un sorriso sotto le cicatrici del padre.

-ti ricordi quella storia del re?-

-…-

-ti dirò chi è…avvicinati…-

-ma allora è per questo…che hai smesso di fumare…-

 

Gia, le sigarette non gli erano mai piaciute…il fumo, si…lo faceva piangere

 

 

 

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Capitolo 3
*** capriola ***


[Mi fido di te…Shikamaru]

[Mi fido di te…Shikamaru]

opplalà!!visto? ce l’hai fatta!!” risuonò una voce allegra nascosta tra qualche albero

vitto vitto!sono blava eh?” delle note calde e serene risposero

“brava? Sei stata bravissima!!e tu che avevi perfino paura!”

“non èvvelo che avevo paula!”

se, come no! Tremavi come una foglia Yuzy!”

“non è veloooo! >____<°°°”

“si si cara, hai poco da dire, il merito è mio se ti è venuta! Punto e basta!”

“Mamma!!” la boccuccia chiamò una donna voltata di spalle, piegata sull’erba

“Mamma Mamma Mamma!” continuò a schiamazzare la bambina battendo i piedi facendo dei rumorini sordi
La figura si voltò ricercando quelle iridi sanguigne identiche alle sue

che cosa c’è Yuzumi?” domandò il più amorevolmente possibile. Ella aveva in mano un mazzo di fiori che aveva appena colto dal terreno, con margherite e violette.

Cikamalu è antipatico!” mise il broncio la moretta , incrociando le sottili braccia al petto

“ah beh!” sorrise la donna guardando il giovane

“ed io cosa ci posso fare?!  il ragazzo ricambiò lo sguardo dell’alta mora con gentilezza

“fallo ‘mettere!” continuò a mugugnare la piccina fissando torva Shikamaru

Quello rispondeva alle accuse solo con una coda di linguacce verso la bambina

“Shikamaru dai, smettila di fare il bambino! La sua capriola era perfetta e l’ha fatta tutta assolutamente da sola!” disse ridente Kurenai con un tono decisamente sarcastico

“mamma dai! Non plendelmi in gilo!”

e chi ti prende in giro, sei stata brava sul serio! Ma devi ringraziare Shikamaru se ti è venuta, è fin’ora che ti insegna come si fa!” rispose quindi con tono autoritario e di chi non ha mai torto

La piccola Yuhi fece il broncio guardando il prato sotto di se ed i piccoli piedini nudi

uffy glazie Cikamalu …” sussurrò tenendo il viso basso

Una mano le si posò sul capo, strofinandole i capelli mori e scompigliandole i codini

“prego piccola mia!” un caloroso sorriso rallegrò Yuzumi che andò ad abbracciare il ragazzo che se si era accovacciato affianco.

Kurenai a pochi passi da loro guardò la scena

Gli occhi le si serrarono di fronte a quell’affetto, a quell’abbraccio tanto vero…da non sembrarle tale.

Quella scena, se l’era immaginata tante volte, ed altrettante volte l’aveva sognata…ma un’altra persona sarebbe stata li, ad abbracciare sua figlia.

Una persona che poteva ormai avere solo in sogno e che solo li sarebbe potuta tornare da lei.

E per un attimo immaginò quella stessa divisa da Chunnin, quello stesso giubbotto verde, quella stessa pelle, vestita da un altro uomo…

Quell’uomo…

Asuma

Asuma mi manchi

Le sussurrava la mente…

Guardò ancora quell’abbraccio che si stava ora sciogliendo. Guardò quel viso giovane, privo di barba, dagli occhi più scuri, la carnagione più chiara, i lineamenti più dolci.

Il sorriso però, quel dannato sorriso era sempre lo stesso. Forse una ruga di meno…

Ma era lo stesso…quello stesso che aveva amato anni prima e che ancora ricercava negli sguardi altrui

voio falla ancola!” strillò la sua bambina all’altro

“okay va bene…tira su le gambe, come hai fatto prima su!” dava le istruzioni il maggiore un tantino divertito

cosshi?” chiese la bimba alzando le zampe all’aria, mostrando il sedere alle nuvole

“si, esatto cosi” il chunnin mise la mancina sotto la testa castana della piccola “poggia bene la testa e datti lo slancio” continuò lui dando indicazioni

Scappò una tenera risata alla donna in piedi al loro fianco, che li osservava con attenzione e divertimento.

Li guardava da lì, con i capelli mossi, scossi da una leggera brezza, con i piedi nudi sul prato.

oplaaaaYuzumi rotolò sulla testa, finendo con il sedere sul terreno. Le piccole gambe avevano fatto il loro dovere

“ecco, ci sei riuscita di nuovo! Stai diventando brava!” asserì il giovane facendo un piccolo applauso

Una bella scena…si quella era davvero una bella scena, pensò la Yuhi

Quel giovane, all’avvicinarsi del suo diciannovesimo compleanno, era ancora li… con loro…

Non si era mosso, non era fuggito, non le aveva abbandonate.

Come Shikamaru aveva promesso aveva mantenuto. Era ancora li con loro…

Kurenai si mise a guardarlo…gia, a guardarlo a fondo

Aveva dei lineamenti graziosi, non grezzi o duri come quelli di Asuma, ma più soavi e teneri…

Gli occhi piccoli perennemente socchiusi in una smorfia annoiata, cosi maledettamente scuri e…attraenti…

Ma cosa stava pensando..?! il giovane Nara attraente per Lei, una Sensei? Impossibile

Guardò la sua fronte, i suoi capelli raccolti e scuri come quelli del Sarutobi Junior…

Proprio dello stesso colore e sottili al medesimo modo

Le guance incavate, il naso fine, diversamente da quello del suo ex maestro.

E poi le sue orecchie, ornate dagli orecchini che simboleggiavano il team 10…

Oh se ricordava il giorno in cui Asuma li comprò…

C’era Lei con Lui, quel pomeriggio.

Voleva premiare la squadra per il superamento dell’esame, voleva unire nuovamente il team che di li a poco si sarebbe sciolto per sempre.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma si era affezionato a quei tre ragazzi così tanto diversi tra loro.

Scure iridi le attraversarono il viso e la guardarono negli occhi

“che cosa c’è Kurenai-san?” domandò la voce maschile intuite le sue riflessioni

emh…” biascicò l’altra alla ricerca di una spiegazione logica

Eppure non vi erano spiegazioni…

Lo stava guardando…guardava il suo viso, il suo corpo, il suo fascino

Ma non avrebbe potuto mai farlo in verità, era contro le regole, non era lecito…

Perciò vagò con lo sguardo oltre la sua persona, concentrandosi su una chioma bionda che  stava passando alle sue spalle

“guarda Shika, c’è Ino…” fece la Yuhi un cenno con la testa

Le parole quasi le morirono il gola, nel pronunciare quel breve nome

Il giovane si voltò scorgendo la snella ragazza ammiccare allegra

“ciao Ino!” questa superò una siepe e giunse dal Nara per abbracciarlo

“ehi Shika!” si strinse al suo petto strofinandosi il viso per poi alzare lo sguardo e fissare quello di lui.

Era strano come quella situazione le parve sgradevole. La facevano sentire a disagio le loro occhiate  d’intesa, i contatti che i loro corpi avevano, quel sapore che si trasmettevano con solo un bacio.

Era come incagliarsi sul mare dei vecchi ricordi che in quel momento più che mai, non avrebbe voluto rivivere.

“che cosa ci fate qua?” domandò la biondina voltandosi verso la Sensei

“stavamo portando Yuzumi a fare un giro al parco” spiegò l’altra diligentemente.

“ma Shika…” intervenne la Yamanaka con tono piuttosto adirato

“mi avevi detto che non potevamo uscire insieme perchè eri molto impegnato” un broncio scavato si fece largo sulla pelle candida della ragazza.

E quel continuo abbraccio era un continuo dolore nel petto della donna.

Non aveva un motivo, ma era così.

Forse perché Shikamaru somigliava così tanto ad Asuma… e lei…beh, si sentiva un po’ come Ino.

Stava rivivendo vecchie scene ormai dimenticate in fondo a qualche cassetto, insieme ad altre foto.

I loro abbracci si, erano caldi come i loro

E quell’abbraccio che stava vedendo, era talmente caldo, da farle provare freddo

infatti lo sono Ino…come vedi sto insegnando a fare le capriole a Yuzy!” rispose il chunnin con un sorriso sciocco

Il fiore dai petali lilla venne attraversato da un lampo, un forte bagliore che le sbarrò gli occhi e le bloccò il respiro.

CRACK

Si sentiva il cuore colare sangue nero

CRACK

Si sentiva cadere il vetro della sua anima spaccato in mille e più pezzi

 “ah, se è per le capriole ti perdono!” la ragazza mostrò un gelido ghigno che doveva vagamente somigliare ad un sorriso rassicurante

Il porpora di Kurenai si affievolì, divenne opaco ed impenetrabile.

“che cosa c’è?” chiese il Nara, accortosi del cambiamento della donna

“no niente, lascia stare”

Aveva udito il cuore di quella bella ragazza spezzarsi, il suo sorriso cessare di splendere…e tutto per cosa?!

Un pomeriggio al parco…

Rivedeva se stessa, ed era il suo cuore a crollare questa volta.

“mamma mamma”  la Yuhi si voltò

“andiamo a casa?” domandò la piccina con grandi occhioni supplicanti

“ma cosa facciamo tutto il giorno chiusi in casa?” chiese ancora lei, prendendo la bambina in braccio  su un fianco

“ci guaddiamo i cattoni!” rispose battendo le manine l’una contro l’altra

okay va bene…” si rassegnò la mora.

Kurenai si voltò verso gli altri due, guardando principalmente Shikamaru

“beh, noi andiamo” asserì quindi facendo un cenno in saluto

“andate?e dove?” domandò perplesso lui

“a vedele i cattoni! Vieni connoi!” strillò la bimba protendendo le mani

Yuzumi, Shikamaru non può venire ha altre cose da..

“sarei felice di accompagnarvi Kurenai-san!”

La mora levò lo sguardo verso l’altro, stupita.

Quello sorrideva confortante, cancellando ogni traccia di quelle iridi fredde ed apatiche che perennemente lo accompagnavano.

La Yamanaka rimase senza parole fissando gli altri due ed i sorrisi che si scambiavano

“ma com…” stava per pronunciare la biondina

“mi dispiace Ino…” asserì quindi senza un minimo  di espressione a colorarne le parole.

Tutto così improvvisamente ghiacciato e grigio…

Ino per un attimo non riuscì a prendere il respiro, come fosse circondata da acqua gelata

“che bello viene anche Cikamalu!” la tenera vocina spezzò la quiete

La gioia della piccola Yuzumi si specchiò nel viso del ragazzo, che ricambiò pienamente

“incamminiamoci allora” dissero le labbra di pesca della donna

“si, ciao Ino” il Nara si voltò verso la giovane e si abbassò vicino a questa, schioccandole un bacio sulla fronte

“chiamami più tardi” chiese malinconica la ragazza guardando con le iridi celesti

“va bene, ciao”

“ciao”

I tre si avviarono verso l’uscita del parco.

la Yuhi con in braccio la bambina ed affianco un giovane sereno, che le guardava con amore.

Chiunque da fuori avrebbe detto fossero una famiglia…

Una vera famiglia…

Quella poteva tranquillamente essere la loro bambina…con una madre ed un padre

Poteva si, essere tutto così semplice

Ma così non era, come ben sappiamo

Shikamaru non era un padre…

E non era un marito

Non era altri che un normale ragazzo in soccorso alla propria Sensei

Sarebbe anche bello se le cose fossero così…

Ma così nemmeno era…

C’era qualcosa sotto, di sbagliato forse, di errato

Qualcosa di pericoloso ed illecito che si stava insinuando nella loro mente…

Di lei e di lui…

Qualcosa che come ben sappiamo…non poteva esserci…e non doveva esserci

[Mi fido di te…Shikamaru]

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** disney tour ***


chi può decidere un mostro cos’èèèè

chi può decidere un mostro cos’èèèè! Mentre suonaaa Notreeee Daaaameeee

uaa è finito anche quetto!”  una piccola figura dai capelli raccolti scivolava svelta giù dal divano porpora, alzando leggermente la gonnellina con su variopinti fiori.

Cikamalu ora cosa guaddiamo?” si voltarono le iridi ardenti posandosi su colui che era stravaccato sul suo divano

Cikamalu?!” alzò la voce la piccola chiamandolo e scuotendolo.

Aveva notato la faccia assonnata e gli occhi parecchio inclini al chiudersi al sonno.

“eh?! Cosa?!” sobbalzò quello tirandosi in piedi

-cosa…?-

“cosa guaddiamo adesso?” la manina avvolte la giacca da chiunnin e la tirò di più a se.

“ah, quello che vuoi…scegli tu, io intanto vado ad aiutare la mamma in cucina, okay?”

La piccina strizzò gli occhi in un espressione gioiosa

babene, ma noppalile eh?” fece nono col ditino

“sparire? È perché?! Ora scegli con calma il cartone che tra poco torno

shiYuzumi diede le spalle al ragazzo fiondandosi tra le tante cassette che lei doveva ormai sapere a memoria.

-cosa facciamo…con Kurenai-sensei?-

Il giovane si diresse verso la cucina, attraversò la porta e ciò che vide fu una donna voltata sul lavandino a lavare piatti, bicchieri e pentole

Le si avvicinò cauto, senza farsi sentire, come un felino pronto a correre dietro ad una preda, che per quanto possa provare a scappare…sa che diverrà sua…

Si mise dietro il suo corpo venendo investito prima dal forte odore di agrumi sprigionato dal gel per il lavaggio dei piatti, e subito dopo…sotto quell’acre odore..il suo odore…

Quello di shampoo alla pesca, quello di erba fresca del parco, quello di latte e biscotti…

-le parlo io-

Con la destra le sfiorò un braccio, intento nello strofinare una pentola

Si sentirono i brividi della donna investire anche i vetri dei quadri e delle finestre.

Stupita si voltò incontrando quello sguardo…vicino al suo…forse troppo vicino.

“ehi” sussurrò lui caldamente e sorridendo

Il respirò si bloccò all’altezza di quella bella collana che portava spesso al collo.

Le si bloccò per uno o più istanti, nell’osservare quel ragazzo su di se.

“ehi…mi hai…”

“spaventata…si scusa”  la donna riprese le distanze di qualche centimetro, per non vedere quel viso così vicino e soprattutto quelle labbra invitanti e vietate così tanto tanto vicine

“non importa figurati” il viso le si arrossò

-…Asuma…-

Tornò ad essere un’adolescente impacciata. ricominciò ad emozionarsi come una scema per uno sguardo di sfuggita, per un sussurro ad un orecchio o semplicemente per un complimento sincero.

“che..che cosa fate ora di la?” chiede voltandosi nuovamente per evitare il nocciola, concentrandosi su quelle maledette incrostature che non le permettevano di stare con Yuzumi.

“beh….abbiamo visto per adesso: la carica dei 101, la bella addormentata nel bosco, biancaneve, il re leone e all’ultimo posto, ma non per importanza, troviamo il gobbo di Notre Dame!” il Nara mostrò un viso invaso dalla disperazione

“ah e avrete finito spero!”

se, magari! IlDisney tour’ non è ancora finito: Yuzy è di la a sceglierne un altro” sbuffò il giovane devastato dalla noia

“ah, spero tanto per te che non scelga il solito, io lo so a memoria, è una tortura”

“quale sarebbe il solito? Barbie Raperonzolo?” domandò ironico Shikamaru

“ALADDIN!!! Cikamalu vieni guaddiamo Aladdin!!!” un grido prese in pieno la cucina

“come non detto…” cominciò a sghignazzare lo donna prendendo sotto mano un piatto con su righe d’orate.

“si va bene arrivo!” urlò verso il soggiorno “che tipa Yuzumi, si vede proprio che è tua figlia”

Un bel sorriso si stanziò sul volto di lui che fece qualche passo verso la soglia della stanza

ahah, buon salto nell’arabia!!” rispose con una risata Kurenai

Cikamalu vieni vieni! C’è gia i’meccante che canta!!

grazzzie cara” aprì la porta e la scavalcò “arrivo Yuzy un secondo” sparì nel buio…nell’ombra

Guardò il corridoio che il Nara aveva appena attraversato.

Il parquet di legno lucido…

Gia, le ricordava qualcosa…

C’erano delle macchie sopra…

Macchie che non era riuscita a lavare via…

Quelle delle sue lacrime….

-…Asuma Sarutobi…è morto…-

Perché ora…perché quel maledetto momento…doveva essere ora li, a vivere attraverso i suoi occhi…

Forse quei piatti, quel tavolo, quelle tende…quella casa le ricordavano ancora lui…

Ogni giorno così: una sevizia di ricordi…

In ogni angolo della casa era rimasto un suo passo, un capello nero, un po’ di cenere di sigaretta.

Ed ogni volta che stava da sola…

In quei quattro anni…

Fantasmi del suo passato si animavano nella sua  testa…

Le sue parole, la sua voce calma e rassicurante, le loro chiacchierate

Erano tutte li nella sua mente e lei tornava a piangere, come quel giorno, quell’odiato giorno in cui un giovane…

Un giovane che tutti avrebbero chiamato Shikamaru…ma che aveva un volto diverso,vuoto, pallido

Il giorno in cui quel ragazzo era arrivato in quella casa, quella stessa casa in cui sua figlia guardava i cartoni Disney

Il giorno in cui la sua vita era cambiata…

E quelle poche parole, le più dure di tutta una vita…

-…Asuma Sarutobi…è morto…-

E quella voce a pronunciarle, intrinseca di lacrime come la sua…

Aveva guardato quel viso sciupato e distrutto cercando un segno di quel ragazzo che aveva conosciuto, quel quindicenne dall’aria particolare…

L’aveva cercato per quei secondi di silenzio quell’allegro ragazzino

Ma nulla…niente…

Nessun ragazzo  a sorriderle spensierato…

Solo un uomo fermo, immobile e freddo a guardarla mentre la schiena le cedeva, le gambe tremavano

E lei cadeva al suolo, tra le sue braccia…

Tra le braccia dell’uomo che non conosceva mentre si disperava per l’uomo che aveva appena perso.

Si era lasciata andare, presa dalle sue emozioni, dalle grida, dalle lacrime e lui era stato li a guardarla…

Senza fare niente…

Non le aveva detto alcuna parola di conforto, nemmeno un solo bacio sulla fronte…

C’erano solo le sue braccia quel giorno di quattro anni fa…

Nessun sentimento, nessun aiuto…

Eppure lui ci era riuscito…

Senza fare niente l’aveva aiutata in quell’istante, quando lei, alzando il fuoco spento dal pianto, l’aveva guardato negli occhi…

E lui aveva sussurrato…piano…

Quasi inudibile

Perché in verità non l’aveva detto…

L’aveva sentito…lei…

Nel suo cuore, in quel abbraccio, che batteva forte..

E gli aveva sussurrato

Io sono qui…

E lui c’era stato sul serio…

 

La porta alle sue spalle si spalancò all’improvviso, facendola sobbalzare

Un bicchiere aveva rischiato di cadere

“ah, Shikamaru! Mi hai fatto prendere un colpo!”

“ e sono gia due…” egli si avvicinò alla donna “ho portato la bambina a letto” le passò uno strofinaccio celeste dove asciugarsi le mani

“finisco io più tardi” continuò riferendosi ai piatti ed osservando il viso della Yuhi.

C’era dell’acqua sul quel volto…

Ma non era del rubinetto.

Lo capiva…per lo sguardo di lei, così bagnato e annacquato di sofferenza.

Forse egli l’aveva fiutata…quella sofferenza

“che cosa c’è?” aveva domandato guardandola perplesso

“nulla…che cosa dovrebbe esserci?” rispose acidamente lei, poggiando lo strofinaccio vicino al lavandino

“siediti” aveva detto lui, senza muovere ciglio.

Non era una richiesta, una cortesia da fare…ma un obbligo un comando…

Lei lo guardò dritto negli occhi e quel ragazzo per un attimo sentì l’anima abbandonargli il corpo…con quello sguardo composto da fiamme a fissarlo ed a bruciarlo dentro…

 

 

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Capitolo 5
*** quando sei un vero uomo ***


“siediti”

“siediti”

Non era una richiesta, una cortesia da fare…ma un obbligo un comando…

Lei lo guardò dritto negli occhi e quel ragazzo per un attimo sentì l’anima abbandonargli il corpo…con quello sguardo composto da fiamme a fissarlo ed a bruciarlo dentro…

 

I due sguardi si osservavano, si studiavano…fuoco e ombra…in una stessa cosa

La donna lo fissava con stupore ed insieme inquietudine

Non sapeva se prendere ordini da un moccioso…oppure ribellarsi a quell’imposizione.

Lo fissò ancora con impertinenza e poi mise la mancina sullo schienale della sedia in legno, tirandola all’indietro.

Egli fece lo stesso, sedendosi al tavolo.

“che cosa c’è Kurenai? Ho visto l’espressione che avevi prima, è successo qualcosa?”

Le solite domande….

“no, nulla Shika, stai tranquillo”

Le solite risposte…

Le iridi opache cambiarono forma a quelle parole, mai state più false.

“smettila di prendermi per il culo!che diavolo hai?” alzò la voce il moro sbattendo un bicchiere in vetro che si trovava sul tavolo

La Yuhi non rispose e rimase con lo sguardo vacuo per un secondo.

Non era abituata a sentirlo alzare la voce forse…o semplicemente si era resa conto che ciò che quelle labbra dicevano erano del tutto vere.

Lo stava prendendo in giro, facendo finta di niente…superava le cose, o meglio, se le lasciava alle spalle e lui non aveva mai  saputo niente.

Ma era giusto così?

Prendersi gioco dell’unica persona che la stava veramente aiutando?

La risposta poteva essere una e una soltanto…

Abbassò lo sguardo purpureo

Se Shikamaru le era sempre stato vicino, poteva farlo anche adesso

“è…” interruppe le sue riflessioni il ragazzo, con voce tenue

“è…per Asuma, non è vero? Pensi ancora a lui?” la mora levò il viso osservando quello dell’altro

Era divenuto serio e grave tutto d’un colpo, toccato l’argomento.

Allora aveva capito…

Dopo quattro anni lei stava ancora dietro ai ricordi più tristi

In un certo senso la cosa la imbarazzava.

Si sentiva una stupida, una vera idiota…così davanti a lui

“allora? C’entra Asuma?” insistette il giovane aspettandosi almeno un gesto in risposta

La Yuhi annuì fissandosi le mani, legate sul grembo.

“non lo riesci a dimenticare?” continuò il Nara col tentativo di estirparle fuori quel grosso peso

Ci stava riuscendo…ma le faceva male

Il petto le dolorava di uno strazio infernale.

Fingeva spudoratamente di non sentire quel dolore… ma era li, atroce ad appesantirle le vene

La donna levò lo sguardo all’altro fissandolo sfocato.

I contorni si scioglievano, i colori si mischiavano

La vista le si appannava…si coprivano di lacrime le sue iridi

“è cosi non è vero?” continuò lui, sentendosi il protagonista di un monologo

“che cosa vuoi?” la voce di lei si fece roca ed irritante fissandolo acida

Il Nara sgranò gli occhi incapace di capire il senso della sua frase

“che cosa vuoi ora da me?” proseguì la mora, mentre le prime lacrime le rigavano la pelle rosea delle guance

“come che cos..” tentò sempre più sbalordito il giovane “ti sembra strano che pensi ancora a l’uomo che amo?!” le sue grida echeggiarono in quella cucina, come una preghiera alla luna, in cerca di salvezza o di una via d’uscita

“Kuren…” aveva tentato di cominciare lui, ma venne bloccato di scatto, con un gesto veloce

“che cosa c’è? Ti sembra stupido forse??” le sue urla soffocate stavano finalmente uscendo, sempre più limpide e pesanti d’angoscia

“no, no Kurenai …”

Dicendo quelle parole l’aveva guardata dritta nelle iridi piene di lacrime, fissandola senza stranezza, senza insicurezza…

Ma compassione…comprensione…paura….

Paura di cosa poi?

Lei l aveva osservato incapace di dire niente, impotente di una risposta…

Lui si levò i piedi dandole le spalle verso il frigorifero

L’aprì con forza fiondandosi dentro e tirandone fuori due bottiglie di vetro, prese subito dopo due bicchieri dello stesso materiale color nuvola, i suoi preferiti.

Tornò a sedersi di fronte alla donna che intanto non aveva avuto il coraggio di muovere un muscolo

“tieni, bevendo le cose migliorano”

Le passò un bicchiere come nei vecchi film del West

“non ho intenzione di diventare un’alcolizzata solo per non parlare dei miei problemi…” s’udì l’acida voce

“non è ciò che ho detto…” rispose semplicemente lui, con calma

“però è ciò che volevi intendere” disse maliziosa e cinica la donna

“no…se magari bevi,ti rilassi e riesci a parlarmi di questa storia con più facilità, non credi?” rispose lui con il medesimo tono sarcastico

“credo solo che non sia detto che io voglia dirti queste mie cose, no?” mugugnò la Yuhi, sviando il discorso, per non cadere in alcuna confessione

“perché non dovresti, Kurenai? Io sono qua per questo” continuò lui, afferrando un bicchiere pieno e scolandosi il contenuto

“non ho mai detto di aver bisogno di una bambinaia…” lei prese un sorso buttandolo giù d’un fiato

“no, infatti tu hai bisogno di un uomo”

sbang

il porpora si crocifisse in un espressione vacua e confusa

Uomo??

Che cosa ci faceva li quella parola?

“ e tu ti reputi tale?”

“fino all’ultimo capello” asserì lui fiero con il mento alto

Lui si considerava uomo, davvero…

Forse era cosi…ma lui non poteva dirlo

Nessuno può considerarsi uomo senza motivo…

Qualcosa…qualcosa deve provare ciò che realmente sei

“cosa credi faccia di una persona un vero uomo? spiegami…” domandò allora la mora aspettando una risposta confusa che non tardò a venire

“che cosa? dici…”

“gia, che cosa Shika?”

“mmh, credo…” tentò di cominciare lui

“credi siano i muscoli, i soldi o la bellezza vero? Oppure l’altezza, la virilità o la barba magari…” l’interruppe lei con una risatina cattiva

“no no, non credo sia questo…”

La Yuhi fece un altro sorso, guardando divertita l’uomo che le sedeva di fronte fare il medesimo gesto

Forse stavano bevendo un po’ troppo

Doveva fermarlo probabilmente, ma era un uomo dopotutto, sapeva porsi dei limiti

Lui prese ancora il bicchiere, riempiendolo di quel liquido trasparente che di li a poco gli avrebbe impastato qualsiasi parola o pensiero

“e cosa Shika allora…illuminami”

Lui la guardò a fondo, scavando dentro di lei…

Si sentì nuda davanti agli occhi castano

Vedeva dentro di lei la vera risposta a quel quesito…

L’unica che sarebbe stata quella giusta

 “l’Amore…”

Gli occhi continuarono ad incrociarsi, e si chiedevano che cosa lui avesse appena detto

Era vero?

E allora perché quella parola tanto usata appariva così pesante tra loro due

Cosi difficile da dire e da pensare

“c-cosa?”

“l’Amore, Kurenai”

Imperterrito non si fermò lui, verso la sua battaglia

E quelle iridi scure volevano dire qualcos’altro, e lo sapeva anche lei

Lo leggeva nel suo sguardo quel suo volere…

Ciò che le fece tremare la voce…

“l’a-amore??”

“si, proprio l’Amore secondo me distingue un vero uomo…”

Rispose lui buttando giu un altro bicchiere

“non si è uomini finchè non si ha veramente amato…”

“ah, quindi tu dovresti essere uomo?” decise in modo opportuno di cancellare quella parola dai loro discorsi…perché le faceva troppo male

“si, lo sono…ne sono certo…”

La vista di lei per un attimo si spense annegando nell’ombra…la Sua ombra

Il pensiero vagò su una chioma bionda,e a dei baci che no, non potevano appartenerle

“gia, Ino…”

Si riempì un altro bicchiere.

Quella volta il sapore di alcool era più vivo, o era lei ad essere improvvisamente diventata più sensibile al gusto, o semplicemente alle sue parole

“forse non lei…” disse quello senza un minimo di colore nella voce

“come no, qualcuno prima di lei?” si stupì la donna di aver sbagliato il colpo

“o anche dopo…” continuò lui fissandola

Lo sguardo del giovane si fece improvvisamente enigmatico.

Era impossibile concepirne il significato.

Era diverso…

Forse più profondo del solito, più sicuro di se…oppure semplicemente voleva significare qualcosa.

Ma lei, o si, era troppo matura per capirlo…

Anzi no, non per capirlo…per accettarlo

Perché non aveva possibilità di essere vero, di poter accadere

Eppure stava succedendo…

Così, l’uno di fronte all’altra si scrutavano e bevevano liquidi trasparenti.

Avrebbero dovuto capirlo da subito…

Forse così non sarebbe diventato…

Quegli occhi lei…non avrebbe mai dovuto lasciarli

Mai svoltare la vista per non incrociare il suo viso

No, avrebbe dovuto accoglierlo, abbracciarlo, baciarlo

Forse…forse si…le cose sarebbero andate diversamente…

 

Solo Lui

Solo Lui Shikamaru può chiamarmi Amore…

Una persona sola…

Io amo una persona sola

E quella persona…

Non sei tu…

 

 

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Capitolo 6
*** chi puo dire...? ***


La serata era continuata così, tra un bicchiere e una parola

La serata era continuata così, tra un bicchiere e una parola

Tra una confessione e un singhiozzo

“basta ora, molla quella bottiglia” un comando da una sedia strappando dalle mani il biberon al bambino.

maddai, mica zono ubrriago!”

Un ragazzo seduto e barcollante davanti alla Yuhi, la testa che girava e si reggeva instabile sul collo.

se, come no! Smettila di bere, sei fuso…” la donna si alzò portandosi via la bottiglia e i due bicchieri

mavvaaa, figurati se mi ubbriago per coshì pogo!” il giovane si alzò un po’  traballante

“è meglio che tu vada a nanna ora, direi che la serata si è allungata abbastanza” la donna lo prese sottobraccio e con l’altra mano gli reggeva la schiena

 “ma miga shono come la bella addommentada nel boshco!” disse quello sorridendo confuso

“eh??” Kurenai si mise a ridere “i cartoni di mia figlia devono averti rimbambito parecchio”

“può essere…ma non lo trovo giusto nei confronti di quasimodo!” la donna rise ancora, ascoltando di sfuggita quelle frasi masticate dalla sbornia

-Non so che fare-

-intendi con Shikamaru?-

-si esatto…-

-dove sta il problema?-

-come dove sta il problema?! Se ne rende conto?! Me ne vergogno ma…a volte mi viene l’impeto di..-

-toccarlo, vero?-

-si, esatto…è ripugnante non trova?-

-perché ripugnante…?-

-perché non si deve fare..è sbagliato…è un errore!-

-sbagliato perché Kurenai…?-

-come perché!?-

-lamore non è sbagliato sa’?-

-non so…non sono sicura che si tratti di amore…-

-forse il tuo è semplice bisogno di avere qualcuno accanto dopo tanto tempo..-

-gia..forse..-

-potrebbe essere un bene averlo al tuo fianco, anche se lo reputi sbagliato-

-ma io…io sono ancora innamorata di…-

-non devi preoccuparti…di certo Asuma sarebbe stato contento di vederti felice…-

-ma lei lo reputa giusto?-

-come ho detto chi puo dire cos’è sbagliato?-

-il fatto che io lo stia praticamente usarlo per dimenticare…-

-ma tu senti ancora la voglia di toccarlo no?? Non puo essere un semplice desiderio carnale?-

-e così fosse? Che dovrei fare?-

-non saprei davvero…solo tu puoi sapere se è il caso o meno..-

-la ringrazio signorina Tsunade, per i suoi  consigli-

 

“forza su, vieni a letto” lo chiamava la sensei, dirigendolo verso il corridoio

“ma poi pongo come fa, dico io?! Rimane shenza zazu e poi?? PUFF!!” Shikamaru continuava imperterrito a gesticolare, senza dare più alcun senso a ciò che diceva.

La donna lo scortò fino al letto, il suo letto

Non aveva mai avuto una camera degli ospiti, pensò lei…

Forse era il caso, per la prossima volta, di procurarsi almeno un materasso…

Il corpo del ragazzo cedette alla gravità finendo tra le lenzuola del letto matrimoniale

Matrimoniale…

Rifletté la Yuhi

perchè doveva per forza chiamarsi così un letto più ampio?

Era forse vietato farci dormire qualcun altro?

Era forse peccato?

“io vado a prenderti qualcosa per la notte”

Biascicò, sapendo già che nessuno in quella stanza avrebbe capito il senso di ciò che aveva appena detto

Si sentì un mugolio nel buio e poi la donna svanì dietro la porta

Raggiunse un ampio armadio in legno, nella stanza affianco.

Lo fissò un istante.

Da quant’è che non l’apriva?

Gia, sarebbe stato troppo, affrontarlo ora…

Ma doveva, o quel giovane avrebbe dovuto dormire vestito..

Così sfiorò l’anta con la mancina…

Attese, un secondo, sotto quel tocco…

Era così liscio, se lo ricordava bene…

Ricordava anche quando l’aveva chiuso, chiuso per sempre, nella sua mente.

L’aprì…di scatto

All’interno diversi colori di cotone, lana e jeans…

Quell’odore maschile che ricordava bene, le riempì i polmoni.

I vestiti…

Quei vestiti…

I suoi vestiti…

Immaginò per un attimo quell’uomo ad aprire la stessa anta, come avrebbe fatto ogni mattina.

Come faceva ogni mattina

Senza indugiare troppo, frugò tra i diversi tessuti, per poi estrarre dei pantaloni e una maglietta larghi in cotone.

Richiuse quell’armadio e gli diede le spalle…

Per un secondo la sua mente si riempì di malinconia…

Quella malinconia che ormai conosceva troppo bene.

E quell’odore era ancora forte…

Nostalgia…

maddaiii…non sche il topo di brontolooo!”

Una voce dall’altra camera l’ha riportò alla realtà.

Quel ragazzo l’aveva salvata da pensieri troppo tristi per quella serata…

E non se lo sarebbe nemmeno ricordato…

La donna corse dal Nara e l’ho trovò mezzo nudo sul suo letto.

“Shikamaru! Ma che fai?!

“hai detto che andavi a prendere il pishama!” strillò lui

“ah…”

Kurenai fissò il corpo che le si proponeva

Il petto nudo, muscoloso, la pelle candida…

Le gambe magre, ma non troppo, e sode…

Quegli slip, così stretti, e…sensuali

“NO!” urlò, come a voler rendere partecipi anche i muri

Non doveva pensarlo…

Era un ragazzino infondo

Ma quel corpo scoperto…su quel letto…

Era come rivedere vecchie scene gia vissute.

Un uomo nella sua camera, semi nudo

E così maledettamente proibito…

“prendi” gli lanciò sul viso gli indumenti che aveva in mano poco prima.

Quello troppo occupato a capire cosa gli accadeva intorno non riuscì a coordinarsi…

Era la sbornia ad impedirglielo

shai una coszsa Kurenaaai…io non rieshco proprio a capire perché Biancaneve non voglia Simba…”

Intanto si infilava i pantaloni…

No…non coprirti…

Urlava una vocina prima tranquilla dentro di se

gia, i problemi della vita” esordì quella sorridendo nel buio

“ma perghè poi Jasmine ha avuto una figlia e filippo la iuta sempre…ma lei non lo ama comunque!”

Cosa..?

“eh?”

“eh che Frollo ama davvero Anita!solo che lei è ancora innamorata di Pongo anche s’è morto!! È triste poverina…e Jago ci prova con tutto se stesso, ma lei non lo vede neppure…”

COSA…?

Sentiva dentro di se…quella vocina cosi apparentemente tranquilla strillare.

Strillava il suo nome e la chiamava alla realtà..

Ma lei era troppo occupata a rimboccare le coperte ad un altro bimbo

“capisci KurenaaaiFebo ama Pegghy ma lei ha paura di amarlo…”

devessere terribile…”

È cosi…terribile

Di cosa…

Di cosa poteva star parlando, o meglio, farfugliando il Nara?

Erano pensieri contorti infilati male nel cervello… oppure…

Oppure cosa…?

Oppure parlavano di qualcosa… di qualcuno….

Di qualcuno che forse stava vivendo le loro vite

Forse stava parlando di.. loro

“la ama tantissimo…”

Shikamaru appoggiò la testa sul cuscino e cominciò a socchiudere gli occhi, accecato dalla sonnolenza

sssh…non svegliamo la bella addormentata nel bosco…”

gia, sssssssssssssssh” fece lui col dito appoggiato alle labbra umide.

“da bravo, addormentati ora…”

La Yuhi gli stava accarezzando la testa, i capelli, con piccole movenze delle mani.

Affianco agli occhi chiusi, toccava quella pelle…

Quando si rese conto che il giovane era tra le braccia di morfeo, la donna emise un sospiro di sollievo.

Si scoprì però, seduta sul letto ad accarezzare quel ragazzo…

Sentiva l’atmosfera, così strana, intorno a lei…

Si fece quasi schifo a vedersi così, incantata dalle sue stesse mani, a percorrere quella bocca, quei lineamenti.

Come una ladra si guardò intorno…

non c’era nessuno…

Ma lei c’era…

E si era vista…

E si vergognava…

-chi puo dire cos’è sbagliato?-

 

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Capitolo 7
*** sigarettsssss ***


“Kiba, smettila di fare il cretino

Kiba, smettila di fare il cretino!”

“io? Ma s’è Naruto il deficiente qui!”

“ehi cagnaccio perché non te ne vai a sotterrare un osso?! Qua stiamo cercando di avere una conversazione!”

Cinque ragazzi intorno ad un tavolo il legno scuro, un locale apparentemente vuoto.

Due intenti a litigare rumorosamente

shika devo dirti una cosa…”

-ho paura…-

 

Il ragazzo venne accarezzato da una piccola e magra mano.

“dimmi Ino” l’altro la guardava fisso negli occhi, in attesa e titubante

“non qui…non posso” sussurrò quella

“che cosa devi dirgli??” strillò quello dalla chioma bionda

“si, dai, dillo anche a noi! Siamo curiosi!” l’altro interveniva protendendosi verso i due

 

-ho paura…-

 

“fatevi gli affari vostri!” digrignò i denti il felino dagli occhi color del cielo

“forza! Di che si tratta Ino?!” la pregò l’altro, più robusto, all’angolo del tavolo

Shika…” sospirò allora la giovane, rivolgendosi al Nara

“volevo parlarti…di Kurenai…” disse quella tutto d’un fiato con dipinta in volto un’espressione fin troppo seria

“ah, e quindi?” domandò lui con disinteresse

“come e quindi! Non ti sembra ci sia qualcosa di strano in quello che fate?!” la biondina quindi agitò le mani

Era indispettita, da quell’aria indifferente che le rabbrividiva la carne.

Come poteva essere diventato cosi…freddo?!

“no...” rispose allora tranquillo lui, senza alzare lo sguardo dal giornale che stava sfogliando

Ella serrò gli occhi in una smorfia indescrivibile.

Le labbra rimasero socchiuse in un mezzo respiro..bloccato la, sul nascere.

 

-paura?-

-che ci sia qualcosa...-

-e cosa puo mai esserci?-

 

Gli altri quattro lo scrutarono…forse un po’ spaventati da quella risposta

“ma Shikamaru, Ino non ha tutti i torti, qualcosa di strano sta succedendo”

La voce piena dell’Akimichi penetrò la mente del moro, che guardandosi intorno, riuscì a scorgere visi ugualmente preoccupati

“che cosa intendete dire?” si chiese allora lui, un po’ confuso forse

“che non esci mai, sei sempre da Kurenai-sensei e non hai tempo più nemmeno di vedere la tua ragazza!”

“c-cosa…?” i nocciola si sgranarono per captare ogni parola…ogni espressione, per capire quindi…cosa stessero dicendo

-cosa puo esserci!??!-

-gia…cosa?-

-un…sentimento forse…-

 

“ma che dite?!” Shikamaru mostro la sua irrequietezza  di fronte a tali accuse, così esagerate a parer suo.

“è vero sai?! Stai sempre con quella donna e la sua mocciosa!”

Tutti si voltarono verso quella voce, abbastanza stupida da far alzare il Nara in piedi

Quello strinse i pugni e corrucciò le sopracciglia, in un viso colmo d’ira

“cos’hai detto?!” tutto accadde in un secondo

“che cos’hai detto razza di verme?!”

 

-un  sentimento…?

E che sentimento, sentiamo.

 Gelosia, Rabbia, Amicizia, Fiducia o Gratitudine?-

-no…-

 

La mano stringeva la camicia dell’altro, impaurito e stupito

“ehi ehi, Shika buono…”

“buono un cazzo Kiba! Non osare parlare così di Kurenai e Yuzumi chiaro, cagnaccio pulcioso?!”

Era arrabbiato…

No, che dico…

Infuriato

E non ne avrebbe mai ammesso il perché…

o forse l’avrebbe fatto…

forse lo stava gia facendo…

nella sua testa…

-e cosa allora?-

forse si stava rendendo conto, e stava accettando…

-forse…l’amore…-

Ne prendeva atto ed ammetteva a se stesso….

Che si, quell’aiuto era diventa una canzone,

quelle lacrime dei baci

e quelle parole degli sguardi

così tutto si ricomponeva in un nuovo puzzle che prima non esisteva…

ed era quel puzzle, quello di cui avevano tutti paura…

il loro puzzle…

la loro storia…

-come l’amore..?!-

-ho terribilmente paura di starmi innamorando di lui-

-…-

-lo so, è terribile-

-ma come te ne sei accorta?-

-saranno state le sue sigarette…-

 

Shikamaru, lasciò andare l’altro giovane, che si ricompose quasi subito

“ehi Shika che t’è preso?!” domandò Choji, comparendo alle sue spalle

“niente…sto bene…” il Nara abbassò gli occhi socchiudendoli, come se non volesse vedere più niente.

Perché il film della sua anima era gia li

Ed Era abbastanza…

 non ne poteva più

Gli sforzi, le notti, il tempo per loro…

Era tutto una malizia agli occhi degli altri

E  lui allora?

Chi pensava all’impegno che ci metteva lui ogni giorno?

Proteggeva il Re, era una cosa nobile…una cosa da premiare

E allora perché?

Perché doveva essere tutto così dannatamente difficile?

“grazie che stai bene! Vaffanculo Nara!” abbaiò il lupo un po’ lontano dall’altro

Kiba calmati..” gli sussurrava Naruto, che gli era affianco

Shikamaru non si mosse, anzi, non alzò nemmeno gli occhi per vederlo dimenarsi nella sua posizione.

Mise invece una mano nella tasca del giubbotto da chunnin, per estrarne un pacchetto in cartone.

Sigarette

-che cosa c’entrano le sigarette ora?!-

-fuma le stesse… fuma le stesse di Asuma e…-

-ti ricordano lui?-

-hanno lo stesso odore, di quelle odiosissime sigarette-

E quel fumo che gli macchiava i polmoni, gli ricordava lui…

Gli ricordava la sua promessa, che mai…

Mai avrebbe infranto…

Nemmeno a costo di rimanere solo…

Così, fumava…quelle stesse sigarette…

Assaporava quell’odore sobrio e sfatto…

Che sapevo di quel tempo lontano in cui gli era stato detto…

Mi fido di te…Shikamaru

Era lontano, si, quel tempo…

Ma indelebile, incancellabile, eterno…

Era il suo tempo…

Quello che aveva vissuto più di tutto

Quello che avrebbe ricordato per sempre…

E non voleva lasciarlo andare, anche se ora non esisteva più…

Guardò i suoi amici negli occhi, uno per uno, scrutando nella loro anima…

Quegli sguardi si facevano intimoriti, spiazzati, si guardavano intorno alla ricerca di un perché…

Shikamaru estrasse una sigaretta, con due dita se la mise fra le labbra, assaporando con la lingua quell’odore misto di tabacco e vecchi ricordi.

L’accese, assistendo tutti alla fiamma del suo accendino…

Nessuno disse niente

Nessuno osò fiatare

Non c’erano parole da dire…

Solo il fumo di quella sigaretta

Shika…” il lamento della ragazza, con gli occhi languidi, lo chiamava

Lui non rispose. Si limitò a lanciarle uno strano sguardo di sfida

“io… beh…. Poi ne parliamo va bene?”

Si poteva udire,dalla sua voce flebile, quanto avesse timore di lui, di un suo gesto, si una sua reazione.

Perciò non aspettò nemmeno una risposta…

Il Nara voltò le spalle ai suoi compagni… che forse un tempo avrebbe anche chiamato “amici”

E cominciò a camminare.

 

-cosa dovrei fare?-

-forse ti converrebbe dirglielo-

 

Pronunciò un solo

“ciao”

Forse pensava avrebbe risolto tutto, con quel saluto

Forse credeva che l’argomento non si sarebbe mai più toccato.

Ma non poteva sperarci più di tanto

 

-dirglielo?!? Ma come posso!? Sai se lo si venisse a sapere in giro?!-

 

Così si fermò in cima ad un tetto

Il suo vecchio tetto

Quello dove trascorreva le giornate da piccino

Con solo le nuvole

 

-è vero, non ci avevo pensato-

-potresti allontanarlo-

-allontanarlo..?-

-gia, gli dici che non lo vuoi più in casa, cose così,

 fai in modo che non vi stia cosi addosso, e questa strana storia finirà-

Senza promesse, senza ragazza, senza amici appiccicosi

Era solo, con le nuvole

Così si sdraiò li, col sapore della sua sigaretta ancora tra le dita

E quei sospiri che vennero subito dopo…

Un po di pace finalmente

 

-si forse…forse dovrei-

 

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Capitolo 8
*** con te... ***


Non era affatto giusto, pensò

Non era affatto giusto, pensò.

Come poteva esserlo…

Una situazione del genere, da chiarire il prima possibile…

Doveva farlo…

Era “l’obbligo”

Le era stato imposto, l’aveva immagino da sempre, che quel momento prima o poi sarebbe arrivato.

Ma non lo voleva ora…

Non lo voleva adesso…

Era vulnerabile, abbandonato…

E lei sensibile, sola…

Come poteva fare mai una cosa del genere?!

TOK TOK

Arrivato.

Dei passi frettolosi echeggiarono nella sala prima di qualsiasi fiato

Una mano sulla maniglia, e poi di scattò s’aprì la porta

“Buongiorno” un viso sorridente le apparve sul fronte

“Ciao” la voce di lei, un po’ roca “entra pure”

Quel corpo non aspettò molto ad eseguire, entrando nell’abitazione della donna

“dov’è Yuzumi?” domandò quello voltandosi verso l’altra

“non c’è…l’ho lasciata per qualche ora dall’Hokage…” la risposta giunse con un solo respiro

“ah…come mai?” chiese quindi lui un po’ stupito

“perché…volevo parlarti…”

 

-allora, cos’hai deciso di fare?-

-devo parlargli…-

-bene, vedo che cominci a ragionare-

-ma cosa potrei dirgli? Come spiegare tutto questo?-

-basta capire cosa hai dentro Kurenai, e tirarlo fuori-

-ma non so nemmeno io che cosa sento-

-se hai paura, come tutti noi, della vostra ambigua

Relazione, la cosa più sensata e parlargliene pacatamente…

È un ragazzo intelligente, saprà di certo capirti-

-lei dice?-

 

“e…e di cosa Kurenai-san?” chiede ancora lui,con tono leggermente più serio

Ormai sempre più persone volevano dirgli qualcosa…

Qualcosa che lui non riusciva a comprendere… malgrado la sua innata intelligenza

“di… beh… sediamoci prima” indicò il solito e familiare divano rosso

L’altro annuì seguendolo nel sedersi

L’uno al fianco dell’altra… con quell’aria satura e stanca di troppi misteri

“dimmi…” la invocò il ragazzo, pregandola di cominciare

“io…come dire…ho riflettuto diciamo…”

Le parole erano strozzate, come se qualcosa gliele stringesse nelle viscere per non farle uscire allo scoperto

“so che ce la stai mettendo tutta nell’aiutare me e Yuzumi…”

Lo sguardo del giovane si fece opaco… impenetrabile…

Incomprensibile…

Non si mossero, le sue labbra, nemmeno respirò mentre ascoltava quella dannata sentenza…

“ma…non credo vada bene così…”

Sentiva tra i suoi capelli, quei bellissimi capelli castani, ancora il suo odore…

Quelle delle sue stupide sigarette…

Non ce la fece ad andare avanti, con quel sapore ad inebriarle i sensi

“come…non capisco…”

Aveva sibilato lui, fissandola dritto nelle iridi porpora

“io…non so bene come dirtelo…ma non posso Shika…”

Sembrò quasi una preghiera…

Come se cercasse di essere perdonata per il proprio peccato…

Che però non aveva ancora commesso

“ non puoi….?” Domandò più a se stesso il Nara “cos’è che non puoi..?”

la chioma scura si agitò al suo movimento, quello di una donna che si alzava d’improvviso, dando le spalle al ragazzo

“io non posso fare questo…c’è…io… non so che cosa tu abbia in mente Shikamaru, ma non è quello che voglio…”

Le parole uscirono confuse dal quelle labbra al sapore di pesca…

Eppure sapeva cosa dire…

Sapeva cos’avrebbe dovuto dire…

Lo sapeva fino a pochi minuti prima… ma ora…

Buio totale…

Non era questo che si era immaginata, non era così che doveva procedere…

Eppure…

Sentiva di star sbagliando…

Sbagliava in continuazione

“io…io non….” Lui si tirò in piedi alle spalle di quella, che non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi

“tu cosa Shika?! Non capisci che non stiamo facendo la cosa giusta?? Tu hai una tua vita e Devi vivertela, sei ancora un ragazzo! stai perdendo tutti i tuoi amici per mantenere una promessa di quattro anni fa!”

Il giovane si bloccò, nell’avanzare verso la Yuhi

La osservò alle sue spalle…

Riusciva a sentire il suo respiro affannoso

Percepiva anche il suo dolore…nel dire quelle cose…

Lo sapeva che per lei era un sacrificio…lo sapeva bene

“se ho preso questa decisione Kurenai, è perché ci credo veramente… perché voglio farlo…e non mi interessa se dovrò perdere tutto ciò che ho!”

Lui le aveva risposto… ed ora cosa dire?

A lui non interessava…

A lui non fregava niente di niente…

Avevano sempre avuto ragione, quelle voci lontane che le dicevano che si, sarebbe stato davvero difficile

Shika…non puoi…fare così…”

Sarebbe stato sempre peggio…

Sempre e sempre peggio…

Non poteva…

“Ino, è preoccupata, i tuoi genitori sono preoccupati…ed io stessa lo sono…”

Si mise una mano al petto, lo sentiva dolorante

Erano cose vere, senza alcun dubbio…ma…

Lei, lei stava dicendo queste cose?

Il Nara non rispose, almeno non subito, a quelle accuse.

Lei si voltò, trovando in se la forza per guardarlo…

Forse per l’ultima volta…

Per l’ultima volta…in quel modo…

quel modo…che era solo loro…

“ ma non l’hai ancora capito, Kurenai-chan?”

Disse d’improvviso lui, con un leggerissimo sorriso carico di malinconia repressa

Quelle labbra le portavano inquietudine…

Quel mezzo sorriso…la faceva rabbrividire

E non sapeva ancora perché…

Sapeva solo… che aveva un enorme timore… di quello che avrebbe detto

“non mi interessa…”

Stop. Punto.

Nient’altro…

Che cosa poteva voler dire?

La Sensei lo fissò curiosa mentre l’altro le si avvicinava sempre di più

“se sono con te…non mi interessa”

Bum Bum, si sentì solo il suo cuore battere due volte, prima di arrestarsi…

Almeno, sembrò fosse così…

Così lo sentiva lei, il suo cuore…

Fermo sotto quelle parole…

Con te…

Con te…

Con te…

No, non poteva…

E lei lo sapeva bene…

“se posso stare vicino a te e a Yuzumi, non mi interessa di perdere chiunque altro…”

Lui le sfiorò le braccia conserte, come in posa

Una posa che voleva creare una barriera, così da nascondere ciò che realmente sentiva, provava…

Ma anche lui, si era ormai accorto, che quella maschera che aveva provato fino a qual momento si stava via via sgretolando…

Si stava come sciogliendo, davanti allo sguardo castano

“non mi interessa niente…di quello che può capitare…”

Le sciolse le mani, le accarezzò le braccia, si fece sempre più vicino…

manteneva ancora quell’odore di sigarette

“io voglio stare con te…”

 

Ancora quelle parole, echeggiarono nella mente della donna, mentre vedeva la loro distanza diminuire sempre di più.

E quel sapore inconfondibile, di quelle dannate sigarette, era così soffice e caldo.

Lo sentì avvolgervela, così come stavano facendo quelle forti braccia.

Fu così che si ruppe del tutto, quella maledetta barriera

Si sentì solo più qualche respiro leggero.

Mentre il buio si chiudeva sempre di più

E piccole lacrime scesero dalle guance rosee

Mentre si rendeva conto che lo stava vivendo…il suo peccato…

Gli occhi prima spalancati da stupore, poi portati via da ben altra passione

Era sempre stato così…

Quel vuoto, che sentiva…

voleva colmarlo…

L’aveva solo coperto, nascosto, agli occhi di tutti…

Con l’indifferenza, lasciandoselo semplicemente alle spalle

Ma non era bastato

Le loro labbra si toccarono, le loro lingue si accarezzarono…

In quel semplice bacio…

E quella bramosia che sentivano in corpo si espandeva nella stanza

Mentre passavano su quello stesso parquet

Quel parquet sporco, sudicio, imbrattato di quel male che vi era impresso.

Quelle macchie indelebili sul pavimento…

Che però, sembravano non esserci più…

Le sue lacrime…

Forse non c’erano mai state

Forse erano sparite da tempo…

Forse erano stati i suoi occhi a vederle per tutti quegli anni…

Li, impresse sul legno…

Ma ora…

Ora no… non c’erano più…

E forse non le avrebbe mai più riviste

E quell’odore di sigarette, li tra le sue lenzuola…

La faceva innervosire

Quel loro sapore…

Ma ormai era loro, di tutti e due… li su quel letto

In quel buio…

Con quel fumo immaginario a sbarrargli gli occhi…

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9-non sei tu ***


Così la madre nacque alta nel cielo, navigando tra le tante nuvole variopinte di blu, in quella scura notte di luna piena

Così la madre nacque alta nel cielo, navigando tra le tante nuvole variopinte di blu, in quella scura notte di luna piena.

Due figure profumate di carne e sudore, rigirate tra le lenzuola, respiravano caldamente appisolate,  l ‘una avvinghiata all’altro, con il sapore di questa ancora impastata tra i capelli e le ciglia.

Vispi occhi sanguigni si agitarono per la stanza.

Si alzò lei, stropicciandosi gli occhi, smuovendo i capelli. Guardò l’immagine riversata sul materasso, respirare sul cuscino con la schiena rivolta verso il soffitto. Sbuffò.

Si diresse versò il bagno con l’intenzione di farsi una doccia; di lasciare quindi quei sapori delle notte in balia dell’acqua sulla sua pelle; voleva cancellare quei piccoli ricordi di carezze e di baci lavando via  loro odori.

Si schiudevano intanto sguardi nocciola.

Kuren…”

il giovane si alzò a sedere fissando il posto vuoto al suo fianco.

La forma intagliata nelle lenzuola ancora calde, appariva così fredda ora, senza di lei.

“Kurenai!” la chiamò a gran voce, udendo in risposta solo lo scrosciare dell’acqua.

 

Non doveva andare così -Si sfregò i capelli, li massaggiò.

No proprio no…è sbagliato

è tutto sbagliato

non doveva succedere

è stato un errore- si sciacquò il viso

un errore colossale

quell’amore che c’era stato

…sbagliato...

le sensazioni, le emozioni

…tutto sbagliato….

E il sentimento… quel dannato sentimento

Era stato l’errore più grande…

 

“kurenai!”

“sono sotto la doccia!” urlò di rimando, chiudendo la manovella dell’acqua.

Chiuse gli occhi un secondo e quelle immagini…o come galoppavano nella sua mente.

Ne prendevano possesso, occupando la sua vista.

La sua schiena imperlata di sudore, il battito del cuore nel petto, quel caldo afoso.

Aveva commesso un peccato: si era lasciata portar via dalla marea delle sue parole e dalle sue carezze.

Lui non avrebbe dovuto trovarsi lì…in quel letto…ora…

Afferrò rapida un asciugamano e si coprì il corpo.

Andava tutto così bene. appariva tutto lucidato e perfetto, pronto per essere mostrato con orgoglio.

Quelle voci, quelle stramaledettissime voci che girovagavano per Konoha…erano vere…

Avevano sempre avuto ragione.

Sarebbe capitato qualcosa, lo sapevano.

Lui lo sapeva.

Lui volevo fossero vere.

Pura incoscienza la sua, pura adolescenza ricca di stupidaggini e sogni.

Prese gli abiti che aveva poggiato sul comodino e se li infilò.

Stupida lei ad averlo ascoltato, ad averlo seguito.

Avrebbe dovuto sicuramente fermarlo, prima di combinare qualche disastro.

Ma non ne aveva avuto la forza.

Non capiva il motivo, ma era stato più forte di lei, la ricerca del sesso.

Forse perchè era da tanto che non aveva un uomo così vicino.

Eppure era una persona che sapeva porsi dei limiti.

Con i capelli ancora bagnati, uscì dal bagno per andare in camera da letto.

Era stato il sesso quindi ad imporgli di errare.

Nulla più, nulla meno.

Una sbandata, una svista.

Niente di eccessivamente illecito, si poteva risolvere tutto.

Era ancora in tempo, chissà…

Varcata la soglia si trovò davanti un ragazzo semi vestito, alla ricerca della propria maglietta.

Sentendola entrare si voltò di scatto.

“esci”

la fissò con incredulità -“come?”

“esci di qui” voce calma ma insieme tagliente, cacciava via un anima dal suo nido.

“ma…”  tentò vagamente una forma di ribellione il Nara

“ti prego Shikamaru” così tiepide e flebili parevano quelle parole. Pronunciate piano, ma ricevute forti e chiare, come una richiesta, una preghiera.

Sempre la stessa dannata preghiera

Kurenai-chan…c-che cosa c’è?” domandò timido il giovane incapace di comprendere

“voglio che tu esca da questa casa! Vestiti!” ancora più aspro il tono, ancora più amare le parole.

I violenti occhi parevano sanguinare ancora più porpora del solito.

“ehi asp…” il cervo protese una mano “..spetta, Amore!!”

A…Amore??

Quella parola, quel suono improvviso, le sbarrò gli occhi facendola cadere nel buio.

Amore, era vietato

Amore, non gli apparteneva

si arrabbiò ed ululò i suoi voleri, come la padrona ad uno schiavo, come la madre ad un figlio…

come una donna… ad un uomo

 “NON CHIAMARMI COSI!”

Una persona sola

strillò il suo nome nella mente, mentre sgridava l’artefice di quel dolore.

 “NON CHIAMARMI MAI PIU AMORE!”

solo Lui

l’immagine riflessa negli specchi del suo cuore, giaceva immensa ed adornata di fiori e petali

“e perché scusa?!

Kurenai si avvicinò al materasso, vicino a giovane. Si fissarono nelle iridi brune.

Quel sapore, entrambi lo sentivano ancora tra le loro labbra,salato.

“ho commesso un errore, Shikamaru, sta notte”

u-un errore?m-ma come? Perché!?

ed egli si domandò il motivo di quello sbaglio.

Stranito e colpito nel segno, da quella donna fatale e fatata che aveva di fronte.

“Solo Lui…” sussurrarono le dolci labbra ancora bagnate.

Il Nara l’interruppe, incurante dei mormorii

“Io ci tengo a te Kurenai…perché vuoi distruggere tutto questo?!

era suppliche quelle che udiva la sensei.

Suppliche difficili da fare, ed impossibili da sentire

“Shikamaru…Non c’è Niente tra noi...”

crash…

il cuore pulsante in petto di lui, cadde spaccandosi in tanti e troppi pezzi…

“la tua è solo un’infatuazione adolescenziale”

il ragazzo rimase impietrito, dopo essere stato investito in pieno da cosi crudeli sentenze

Solo Lui…Shikamaru…Può chiamarmi Amore

p-per me n-non è stato solo Sesso. So che è così anche per te…”

Io amo una persona…

“ti sbagli…tra noi non v’è nulla Shika, mettitelo bene in testa…”

Una persona sola…

“vai via da questa casa, lascia perdere Yuzumi…”

ancora a petto nudo lui si allontanò dalla donna.

Andò alla porta e ve n’è uscì.

Si trovarono l’uno di fronte all’altra, a guardarsi in silenzio

E quella persona…

 “Mi dispiace…Shika

Non sei Tu…

 

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Capitolo 10
*** lui e lei ***


No, non era Amore

No, non era Amore.

Ma l’aveva fatto,l’errore più grande della sua vita, e se ne rendeva perfettamente conto. Aveva baciato, toccato e assaporato quel corpo da ragazzo e le era piaciuto fin troppo.

Non poteva fare ameno di pensare a quanto le era mancato il tocco di un uomo.

Ma non era di quelluomo che aveva bisogno, ma di un altro che ormai era troppo lontano.

Il cuore le si strinse in petto.

Si guardò intorno nel silenzio, sentì l’aria ancora impressa dei loro ansimi peccatori. Li sentì risuonare nella sua testa, sentì quel piacere forte, quel corpo caldo, la pelle liscia e giovane.

Si pentì di averlo mandato via così e questa la spaventava.

DLIN DLON

Udì il ritorno della realtà ed il suo campanello suonare. Andò velocemente in camera a recuperare i vestiti che sarebbero dovuti rimanerle addosso. Erano stropicciati, sudati, impressi del dannato odore delle sue sigarette.

Aprì un cassetto e ne estrasse qualche altro vestito, che con l’odore di pulito le avrebbero fatto dimenticare la puzza del peccato.

DLIN DLON

Sentì ancora il campanello. Decise a malincuore di dirigersi verso la porta.

L’aprì  e lo trovò lì, come l’aveva lasciato: a petto nudo e con l’espressione stravolta.

“vattene.. aveva detto con aria stanca. I suoi occhi così maledettamente neri la fissavano rabbiosi, quasi terrificanti “perché?” aveva chiesto quel ragazzo. Continuando a fissarla aveva fatto un passo in avanti, dentro casa. Kurenai indietreggiò e deglutì sonorosamente. “fammi entrare” continuò egli, supplichevolmente.

“No,Shika” provò a spingerlo indietro, ma lui non si mosse. Il ragazzo si impadronì improvvisamente di un tono scocciato:“non fare la bambina”

A quelle parole la Yuhi abbassò la guardia abbastanza a lungo perché Shikamaru potesse spingersi all’interno dell’abitazione, chiudendosi la porta alle spalle.

Non fare la bambina

Rabbrividì all’idea di essere stata rimproverata.

“credevo di essere stata chiara” commentò fredda ed inusuale, quanto bastava per ricordargli chi era l’adulto tra i due.

“non lo sei stata”.

Shikamaru si mostrava tranquillo, ma non lo era. Si sedette sul divano sanguigno guardandola in attesa. Ella però rimase immobile. “perché mi hai trattato in quel modo?”non era arrabbiato ma scocciato, parlava lentamente. Dalla sua voce traspariva in parte la paura di ricevere la risposta.

Kurenai ancora non parlò. Lo osservava dallo stipite con diffidenza, studiava il suo corpo scoperto con la paura di cadere di nuovo nella tentazione. “non mi merito di essere trattato così”

La donna trasalì: era vero.

Shikamaru non meritava nessuna delle parole che lei gli aveva urlato dietro pochi minuti fa.

“mi dispiace ma non sapevo cosa fare” ammise, rassegnata all’idea di dover essere sincera almeno con se stessa.

“non eri tenuta a fare niente, benché meno a buttarmi fuori di casa. Il Nara l’accusò.

Ella sconfitta decise di allontanarsi dalla porta e di avvicinarsi al ragazzo.

Sprofondò nel divano accanto a lui, guardandolo senza espressione.

Voleva spiegargli il perché di quella sua reazione, ma aveva paura di cadere nei ricordi di quell’uomo che,purtroppo per Shikamaru, si era preso tutto il suo amore.

Decise che non era più il momento di pensare e rimuginare.

Da quando aveva cominciato a riflettere sulla loro strana relazione tutto le era sfuggito di mano. Probabilmente avrebbe fatto meglio a smettere.

“non devi avere paura” lui le accarezzò dolcemente i capelli neri, ancora bagnati.

Kurenai sbuffò, poi guardò il vuoto sussurrando“tu non ti rendi conto di che cosa abbiamo fatto..

Il Nara smise di accarezzarla “e che cosa abbiamo fatto di sbagliato?” alzò leggermente la voce “abbiamo fatto ciò che ci sentivamo di fare, niente di più” concluse, tornando ad accarezzarla.

“io non volevo farlo” lei lo guardò con occhi tristi, pieni di rimorso.

“potevi fermarmi” sussurrò lui, come per ripulirsi dalle accuse.

Si lei avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.

Tacque, colpita nel segno. Al Nara scappò un risolino compiaciuto.

Lo spavento di pochi minuti prima sembrò superato.

Senza parlare le sfiorò il mento attirandolo a se e la baciò con dolcezza, a fior di labbra.

Ella chiuse gli occhi.

Sentì quell’odore, le sembrò così familiare.

Sentiva il sapore dolce delle sue labbra, la loro morbidezza, la loro autenticità.

Quelle labbra erano vere, non stampate in qualche foto ormai ingiallita sul comodino.

Erano vere, pulsanti di sangue.

Erano calde.

Kurenai ricambiò il bacio.Appoggiò una mano sulla sua spalla nuda, facendola scendere sul corpo fino al pettorale allenato.

Sentì sotto i polpastrelli la delicatezza della cute.

Sentì il suo calore.

Percepì il cuore battere.

Le mani di Shikamaru invece scesero dietro al collo sottile, accarezzandolo lievemente fino ad infilarle le dita nei capelli corvini. Si avvicinò sempre di più e i baci continuarono e si moltiplicarono perdendo via via tutta la loro dolcezza.

Ella poggiò la schiena sui cuscini del divano lasciandosi sopraffare dal corpo dell’altro.

Il Nara le si sdraiò lentamente sopra facendo aderire i due corpi, rendendo ancora più evidente la sua eccitazione. La mano della donna scivolò dietro la schiena, toccandone i muscoli e carpendone la forza .

 

Ad un certo punto, però, spostò le mani nuovamente sul suo petto e lo allontanò con entrambe le braccia. Spense il fuoco che si era creato.

“smettila di fare così!” si tornò alla realtà.

Il ragazzo tornò a sedersi composto lasciandole modo di tirarsi su.

“mi sembrava ti piacesse” commentò, con aria furba

La donna lo guardò di storto “no, A ME sembrava ti piacesse!” alludendo alla strana forma assunta dai suoi pantaloni.

Il Nara rise imbarazzato.

Provò a riavvicinarsi ma ella lo bloccò nuovamente. “smettila, basta così”

Shikamaru provò ad obiettare ma venne fermato.

“sta arrivando Tsunade con la bambina” guardò fuori dalla finestra “è già buio”.

Shikamaru si rivestì infilandosi velocemente la maglietta. “allora io vado da Ino” disse alzandosi.

Al suono di quel nome la Yuhi ebbe un tuffo al cuore.

Ino era la sua ragazza, Shikamaru aveva una ragazza e quella ragazza lo amava.

Al pensiero si sentì ancora più sporca.

Gli occhi sanguigni lo guardarono spaventati in cerca di un qualche sollievo.

“cosa c’è?” il Nara non comprese quello sguardo. “vado a sistemare le cose con lei”

Kurenai trasalì, non comprendeva “come??” chiese scomponendosi un poco,

“vado a dirle di noi” spiegò con naturalezza.

La donna si sentì precipitare “NO!” urlò “tu non le dirai proprio un bel niente!” continuò agitando le braccia ed tirandosi dritta in piedi di fronte a lui, sembrava impazzita.

ma…” il ragazzo come poco prima si trovò confuso.

La Yuhi prese un bel respiro, pensando alle parole che avrebbe di lì a poco detto.

Il pensiero che la Yamanaka o chiunque altro potessero venire a conoscenza del suo crimine le accelerò il battito cardiaco, la fece ansimare.

Era troppo per lei, non l’avrebbe mai sopportato.

Sudava freddo.

 “senti Shikamaru, non so che cosa tu abbia in mente ma.. respirò ancora, sforzandosi di farlo più lentamente nel tentativo di calmarsi e di trovare il modo migliore per esprimersi” io non ho intenzione di cominciare una relazione con te”

Ci fu silenzio.

Il Nara la guardò più confuso di prima “ma…abbiamo fatto…”

“so che cosa abbiamo fatto” lo interruppe subito “ho giusto una decina d’anni in più di te!”l’ammutolì “e proprio per questo una relazione è fuori questione” fissò i grandi occhi rossi in quelli si lui, catturandoli

ma cosa c’entra l’età?” chiese l’altro,scocciato e un po’ ingenuamente.

“c’entra eccome Shika, un giorno lo capirai”

“non trattarmi come un bambino!” il ragazzo alzò la voce.

.

Il cielo ormai catturato dalla notte lasciava che si intravedessero appena i profili dei loro visi.

Si scorgeva un giovane, piuttosto alto e snello e una donna di fronte a lui che si stringeva nelle proprie braccia, come per farsi da sostegno lei stessa per i concetti che avrebbe dovuto enunciare.

 

“io non ho bisogno di un fidanzatino, ho trent’anni”

Era seria come non lo era mai stata.

Il giovane mantenne la calma;

Voleva dimostrarsi un adulto in tutto e per tutto per rispondere a quelle provocazioni.

Le avrebbe fatto rimangiare quelle parole.

Inspirò e la guardò fissa negli occhi con i suoi neri più di quel cielo notturno fuori dalla finestra.

“non ho intenzione di essere il tuo fidanzatino” la voce era calma, perfetta “ma il tuo uomo”.

Kurenai, trovandosi nel panico, riuscì a sfuggire a quello sguardo determinato dirigendosi verso l’interruttore della luce, dato che cominciava ad essere fin troppo buio.

 “non hai nemmeno vent’anni…”  gli disse, come se lui avesse dovuto accontentarsi di quella spiegazione.

ma cosa c’entra…” mugugnò l’altro

 

Lui era deciso, lui la voleva.

E lui l’avrebbe messa in un sacco di casini.

 

“Kurenai.. aveva provato ad avvicinarsi, vedendo l’espressione pensierosa della donna.

 “io voglio stare con te e con la bambina…”le sorrise, di un sorriso davvero splendido

..e so che tu mi vuoi nella tua vita, non nasconderlo”

 

La Yuhi non riuscì più ad imporsi, tanto non c’era verso.

Era chiaro: Lui non l’avrebbe mai lasciata.

Ed era ancora più chiaro che lei non voleva che questo accadesse.

Lui voleva esserci, e lei aveva bisogno della sua presenza, ormai l’aveva capito.

Aveva bisogno del suo calore, dei suoi abbracci, dei suoi baci, del suo corpo nudo sotto le coperte.

Ma ancora di più aveva bisogno di un uomo, e sua figlia di un padre.

Prese un bel respiro, l’altro attendeva impaziente.

Poi parlò:

 

“tu non dirai niente ad Ino..sbuffò, decisa che la sua parte più debole fosse stanca di bugie “rimarrà una cosa nostra e di nessun altro..…”

Shikamaru rimase un po’ interdetto: non amava i sotterfugi.

Comprese di lì a breve i motivi di quella scelta: 

Lei aveva trent’anni, lui a mala pena venti.

Lei era una sensei, lui l’ex allievo del padre di sua figlia.

Lui era solo un ragazzo, lei una donna compiuta.

 

Decise che sarebbe stato meglio accontentarsi, nella speranza di poter avere qualcosa di più in futuro.

Per ora sarebbe stato un amore nascosto, celato, profondo.

Si sarebbero visti ogni tanto a casa della Yuhi, lui sarebbe stato con la bambina e in mancanza di questa avrebbero potuto fare l’amore, in silenzio.

Shikamaru avrebbe continuato a stare con Ino, senza destare sospetti, lasciandole l’amore che solo a lei era riservato.

Un altro tipo di amore sarebbe stato protagonista del suo segreto.

Un amore più lascivo, voluttuoso, fatto di desiderio e di carne.

Sarebbe stato un loro segreto, poiché nessuno avrebbe mai potuto capire.

 

 

Lei aveva trent’anni, lui a mala pena venti.

Lei era una sensei, lui l’ex allievo del padre di sua figlia.

Lui era solo un ragazzo, lei una donna compiuta

 

No, nessuno avrebbe mai potuto capirli…

 

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