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scavalcò la soglia per l’ennesima volta in quella giornata.
Era da un po’ in effetti che la varcava sempre più spesso.
Usciva più volte e per motivi diversi.
Non aveva tempo da concedere all’ozio, né al riposo.
In giro, per colpa della sua promessa…
Una promessa che però non avrebbe rimpianto mai…
“ed ora…è il mio
turno… mi prenderò cura del bambino che
nascerà…sarò io a proteggerlo…”
non aveva dimenticato le parole di quel giorno.
E il sorriso della donna mentre si toccava il grembo…
“Shikamaru…Grazie”
quel pomeriggio il cielo era sereno, il sole splendeva alto tra
le nuvole.
Sentiva i raggi solari accarezzargli la pelle, il vento
cullarla.
Era proprio una bella giornata.
Svoltò l’angolo. Era quasi arrivato…
“SHIKAMARU!!!!”
una voce femminile, lo chiamava da unbalcone
si voltò e vide Lei che ondeggiava le mani in segno di
saluto.
Egli ricambiò con un movimento della testa e proseguì per
andarle incontro.
“’Giorno Kurenai!”
arrivò davanti all’abitazione dalle pareti arancioni.
“Buongiorno mio Badante!” ridacchiò lei
non fece conto delle sue parole e col sorriso sul volto
rispose:
“posso salire?”
“ma certo!”
la donna rincasò.
Pochi secondi dopo l’entrata principale venne aperta.
“vieni…”
“grazie…”
entrò all’interno dell’abitazione.
il piccolo salottino era scuro, privo di luce.
Le serrande erano chiuse, l’aria aveva un odore strano…
Nell’oscurità le due figure si fissavano in silenzio.
Occhi negli occhi.
“la bambina sta riposando”
il Nara annuì.
La donna indicò il divano rosso, evidente.
Entrambi si sedettero.
“sono contenta che tu sia venuto…”
il ragazzo annuì nuovamente,contento
“vuoi una tazza di the?”
“volentieri”
Kurenai quindi si alzò e si diresse verso la cucina. Poco
dopo lui la seguì.
“mi sembri stanca” aveva detto flebilmente prendendo due
contenitori in ceramica.
“è la prima volta che riesco a farla addormentare, dopo il
mal di pancia che ha avuto…” lei riempì un pentolino d’acqua dal rubinetto
“per questo ci sono qua io” Shikamaru prese l’oggetto ed
accese il fuoco
“che vuoi fare?” chiese interrogativa, voltandosi verso lui
“lasciarti riposare…controllo io la bambina”
la donna sgranò iforti
occhi rossi
“come?!” domandò ancora alzando lievemente la voce
“sono venuto apposta per darti il cambio..”
la Sensei corse a cliccare l’interruttore della luce per
vedere bene quello sguardo scuro.
Click
“Shikamaru, non ho intenzione di scaricarti addosso questo
MIO peso. Non c’è ne bisogno, sul serio!”
“ma guardati, sei stravolta! Non puoi farcela da sola!
Voglio aiutarti, te l’ho promesso…e…”
il giovane abbassò lentamente lo sguardo. Quello di lei si
spense.
“…l’ho promesso anche a Lui…”
DUM DUMDUMDUM
Uno strano rumore interruppe quel momento mettendo entrambi
sulla guardia.
Cosa poteva essere?
DUM DUM DUM DUM DUM DUM
“Oh NOO!” aveva urlato lei.
“cosa?! Che succede?”
“si è…”
una piccola figura apparve sulla soglia, fissando il ragazzo
dalla mora chioma.
“ZIO CIKAMAAAALUUUUUU!!!!”
“…svegliata” sbuffò la brunetta.
La piccina corse incontro al giovane saltandogli
letteralmente addosso.
Allargò gambe e braccia in salto, atterrando a mò di piovra in braccio a questo.
“Yuzumi!!”esclamò colto alla
sprovvista
“la mamma mi aveva detto che stavi dormendo…” la fece
scendere e posare i piedini nudi a terra
“mi cionoshveiata
quando ti ho schentitopallareco’ Kurenai!”
“mamma!!chiamami mamma, accidenti a te!” scherzò la donna
“hihi^//^ mamma…”
la bimba aveva lisci capelli neri, con due codine
scompigliate ai lati della testa.
Due grandi occhioni rossi
catturavano l’attenzione sul volto.
Assomigliava molto alla Sensei, ma la forma del viso e il
contorno degli occhi erano del padre.
Indossava un pigiamino rosa confetto
con qualche carota qua e la.
“ora dovresti tornare a letto Yuzy…”
fece timidamente rigida la mora
“no mammaaaa!!” frignò la piccina
chiudendo i pugnetti lungo i fianchi e battendo i piedi.
“si si! Ora andiamo a nanna!”
intervenne il ragazzo
“ma novvogliodommire!”
“perché no?” chiese la madre
“pecchèvojo
‘ttareco’ Zio Cikamalu” rispose con il viso dolce come un angelo
“ma Zio SHIkamaRu rimarrà fino a
sta sera, hai tempo per giocare con lui”
Kurenai fece un cenno al Nara per chiedere conferma delle sue
parole, e lui rispose con un cenno.
“ma io vojo ‘ttarecollui ola…”
“Yuzumi!!non fare i capricci!”
tentò una vaga forma di severità
“dai mammaaaaaa!” cercò di
convincere strizzando gli occhioni da cerbiatta.
Lei aprì bocca per rispondere, ma venne preceduta
“andiamoci insieme a letto, che ne dici?” entrò nella
conversazione il ragazzo.
La piccola lo guardò un attimo di storto, analizzando la
proposta.
Poi sorrise
“Okay ^//^”
“bene!” disse deciso lui
la donna si mise a fissare il giovane, quasi con rassegnazione
certo che per lei era stata davvero una fortuna aver trovato
uno come Shikamaru…
le aveva praticamente salvato l’esistenza.
Non ce l’avrebbe mai fatta senza di lui, di questo era certa.
Era stato il suo piccolo miracolo, la sua salvezza.
Entrava sorridente nella sua casa, giocava con la sua
bambina.
Le regalava attimi di tempo per se stessa che altrimenti non
avrebbe mai più avuto con la nascita di Yuzumi.
Non sapeva il perché quel ragazzo così giovane avesse deciso
di prendersi un impegno del genere.
Nessuno gli aveva chiesto aiuto.
Nessuno aveva voluto riempire la sua vita così.
Eppure lui aveva scelto di aiutarla.
Non aveva idea di come ringraziarlo, di cosa fare per lui.
Era stato il suo miracolo…
E lo era tutt’ora…
“su su, andiamo nel lettone” la
manina calda afferrò saldamente il dito indice del Nara, tirandolo via.
Kurenai sorrise, arrendendosi del tutto..
Non ci sarebbe stato verso di allontanare quei due, ne di
lasciar vivere Shikamaru nella sua giovinezza.
Ormai aveva deciso così, e chi era lei per negargli ciò?!
Si lasciò scappare uno sbuffo dalle labbra, e si sciolse sul
divano sogghignando.
Un po’ si sentiva in colpa…
Dopotutto il Nara era giovane per avere delle responsabilità
del genere, e ciò lo teneva molto impegnato…
La bambina stava crescendo, ed aveva bisogno di un padre…e
Shikamaru…non lo era…
Avrebbe dovuto spiegarglielo un giorno, avrebbe dovuto
dividerli…
Prima o poi, avrebbe dovuto cavarsela da sola, come avrebbe
sempre dovuto fare.
Il ragazzo non l’avrebbe aiutata in eterno…
Sicuramente costruirà un giorno una famiglia tutta sua,
lasciando sola Yuzumi e…lei…
E sarà come perdere nuovamente una delle colonne portanti
della sua vita, e questo le era già successo una volta…
Asuma…
Gia, Asuma…
Le mancava molto…
Non avrebbe mai più permesso a se stessa di soffrire così.
Non ce l’avrebbe fatta ancora, e non voleva questo per sua
figlia.
Shikamaru non era
suo padre…e non sarebbe rimasto con lei per sempre…
“ed ora…è il mio
turno… mi prenderò cura del bambino che
nascerà…sarò io a proteggerlo…”
“Shikamaru…Grazie”
Asuma…Grazie
Doveva essere stato lui, a benedirla…
Già, che gran fortuna..
Kurenai si alzò in piedi e si diresse verso la camera da
letto.
Guardò il grande orologio appeso alla parete: era passata
più di mezz’ora da quando aveva visto i due allontanarsi insieme.
Le tapparelle erano abbassate e tutto era avvolto nel buio
più totale.
In silenzio entrò nella stanza.
C’era un leggero odore di chiuso e latte.
Di coperte sfatte e calde.
Avvertì le due figure coricate sul letto, l’una di fianco
all’altra.
Riusciva a percepire i loro respiri regolari.
Le palpebre semichiuse strizzarsi di tanto in tanto seguendo
un probabile sogno…
“ciao…”udì un sussurro provenire dal materasso di fronte a
lei…
una voce calda e suadente, masticata nel sonno.
“ehi…allora sei sveglio…”
“si, ora mi alzo…”
“fai piano mi raccomando”
“certo…”
sentì dei piccoli spostamenti, fatti con la cautela di un
felino.
Il ragazzo uscì strisciando dal materasso, permettendo alla
luce del corridoio di illuminagli il volto.
La piccola rimase a respirare calma, tra le lenzuola
candide, senza accorgersi di niente.
“bene…”continuò lui, a bassa voce.
La donna fece un cenno con la testa ed andarono in salotto,
chiudendosi la porta alle spalle.
“anche questa è fatta!” Asserì scioccamente il giovane
“già, Grazie mille”
“ti pare…”
i due tornarono nella sala da pranzo, si sedettero al grande
tavolo in legno in mezzo alla stanza, afferrando i tazzoni pieni di un liquido
ormai raffreddato.
“senti Shika…stavo pensando a questa storia…” asserì la mora
incamminandosi verso il doloroso argomento.
“quale storia?”
“la nostra
storia…quella di noi, di te e della bambina…”il ragazzo riordinò un secondo le parole che ancora
fluttuavano nell’aria, prima di cominciare a domandarsi…
“che cosa c’è?”
“non mi piace…”affermarono le sue parole, taglienti e
dolose.
“in che senso, scusa?” bevve un sorso il giovane,
comprendendo a poco a poco la serietà di quel discorso…
“non va bene, Shika, non va bene per niente!”
“cosa non va bene?!”
“quello che stiamo facendo!”
“e..cosa staremo facendo?!”
“facciamo parlare di noi al villaggio. Le sento le voci,
eccome se le sento! E sono lì, intorno a noi, sempre, in ogni nostro passo, in
ogni nostro sussurro”
“che cosa dicono queste voci Kurenai-san?”
“dicono di noi, e della bambina. Narrano di te che sei
divenuto il mio sfogo, e la bambina una povera vittima!”
“spettegolano su di noi?!”
“esatto, Shikamaru…”
“e perché mai?!”
“tu sei a mala pena un ragazzo, io sono una donna compiuta.
Lo capisci questo?!”
“ma non stiamo facendo nulla di male. Voglio solo aiutarti
con Yuzumi…”
“le voci non sempre comprendono queste grandezze d’animo in
un giovane…”
“perciò non possiamo, Kurenai-san?
Perché sei una Sensei?”
“ho paura di si, Shika-kun…”
“non mi interessa!”
“cosa?”
“delle voci, che parlino pure con quanto fiato hanno in
gola, non lascerò Yuzumi da sola!”
“non capisci…non puoi stare con lei per sempre! Prima o poi
tu ed Ino avrete una famiglia vostra, e dei figli…e…ci lascerai”
“sai che non potrei mai farlo…”
“ma lo farai, ed io non voglio soffrire ancora…”
“non soffrirai, non con me. Non me ne andrò, questa è una
promessa!”
“hai già fatto promesse della quali ti pentirai”
“non me ne sono mai pentito, Kurenai, e non comincerò di
certo adesso…”
NOTE DELL’AUTORE:
comincia
così un’altra delle mie trampalatefanfiction…
lasciatemi
commenti e chiedo scusa in anticipo se in futuro sarò un po’ lento
nell’aggiornamento.
Avverto
i lettori che il Shikamaru della storia ha 19 anni.
Quello straziante rumore che insisteva ed insisteva ormai
da mezzora non faceva che ripetersi.
Rimbombava tra le sue tempie, ai lati degli scuri sguardi,
e batteva.
“ma non puoi mettere un silenziatore a quell’affare??”
Appoggiò entrambe le mani sulle orecchie, proteggendole da
quell’innocuo suono casalingo.
TakTakTak
La voce tranquilla e colma d’affetto rispose:
“non ho mai visto un coltello con il silenziatore…”
Entrò nella stanza un’imponente figura, sedendosi ad un
tavolo
“per forza, non l’hanno ancora inventato”
Intervenne quello, dai toni bassi e rochi.
TakTakTak
“dovrebbero invece, sarebbe utile in casi come questo”
L’adulta voce, colorita di severità paterna asserì
“smettila,Shikamaru,sei buono solo a lamentarti!”
Le labbra calde ed amorevoli si strinsero in un accenno di
sorriso, mentre ella dava le spalle agli altri due.
“Ma non è colpa mia se ho questo terribile mal di testa!!”
“di certo…” iniziò la dolce donna “…non è nostra, è colpa
delle urla di quella bambina”
TakTakTak
“gia, passi troppo tempo con la Yuhi”
L’uomo incrociò le braccia con dissenso. Chinò la testa in
avanti, scuotendola
“ma cosa dici, padre, faccio solo il mio dovere” in difesa
di se stesso, rispose il giovanechunnin.
“il tuo dovere è proteggere il villaggio, ricordatelo”
“… il villaggio…e i suoi abitanti” intervenne l’altra,
ancora di spalle
TakTakTak
“Yuzumiè…è l’unica cosa che mi rimane del mio
maestro…” la voce si era mischiata a vecchi ricordi, a vecchie frasi, a vecchie
parole. Erano tornate indietro immagini chiuse nella sua testa, insieme ad
altre ancora più dolorose.
-se paragonassimo le pedine
delloShogiai Ninja della foglia, tuShikamaru,
saresti il cavallo-
-e perché?-
-perché non hai tanta forza
ma hai la capacità di saltare i pezzi e portarti avanti-
-e tu maestro?-
-io non sono niente…sono
solo…-
-un pedone sacrificabile?-
-e lo sai…chi è ilre?-
“io…io devo proteggere ilre…devo
farlo…”
Tremò di poco la voce,
in maniera si, percettibile. Si era promesso di non piangere,ma l’aveva fatto
una volta. Ed Aveva sbagliato.
-l’Hokage, no?-
-anch’io ne ero convinto fino a poco tempo fa…ma mi sbagliavo-
- allora chi è?-
Non avrebbe mai dovuto piangere davanti alui.
Gli aveva regalato le sue lacrime mischiate alla
pioggia, per dirgli addio.
Si era promesso di non piangere al funerale, e non l’aveva
fatto. Aveva sostenuto chi invece lo stava facendo, soffrendo probabilmente più
questo.
-il problema adesso è che
sono troppo grande per comportarmi come un bambino!!!-
Gia, era troppo grande per provaredolore.
“Shikamaru, capisco che tu ti
senta, in un qualche modo, in debito conlui,
e perciò che tu voglia metterti a disposizione diKurenai…”
cominciò preso alla sprovvista l’alto moro, dal viso ricoperto di inquietanti
cicatrici.
La donna voltò il capo verso gli altri, facendoli
sprofondare nelle proprie brune iridi, tantosimiloa
quelle.
“…ma sei solo un ragazzo, stai trascurando la tua
vita per la loro e di vita,Shika, se ne ha una e una soltanto…”
Posò il coltello e la sua lunga lama, si asciugò le mani
nel grembiulino umido e sporco.
Il giovane abbassò lo sguardo, fissò il parquet sotto i
suoi piedi, la lucidatura che sua madre aveva da poco fatto, il riflesso della
finestra a sinistra…
“non sarò più quel ragazzo, mamma…è ora che io diventiuomo, che cresca, che diventi
utile al villaggio e alle sue famiglie, perché è questo…che significa
proteggere ilre…”
- non posso abbandonarmi ad
un pianto per lui-
“L-Lui…mi disse di proteggerlo, di proteggere il re…il
nostro re…ed io lo farò, lo farò con tutto me stesso!!”
- allora chi è il re?-
-lo capirai anche tu, quando
sarà il momento-
Il momento era arrivato,e lui era cresciuto.
Aveva avuto un secondo padre, a guidarlo nella sua
maturazione, ed era ora di pagare il debito.
Sarebbe diventato lui un padre, all’altezza del suo
maestro.
Avrebbe protetto il suo re, quella era una promessa…
“MaIno??”
L’interruppe lei, ricominciando l’opera
TakTakTak
“che cosa c’entra?”
Si distrasse da quei amari pensieri, concentrandosi sulla
esile figura dalla chioma chiara come il sole.
“la stai trascurando molto da quando hai cominciato ad
occuparti diYuzumi…”
TakTakTak
“non la sto trascurando, ho semplicemente meno tempo da
concedere al dolce far niente. Mi sto solo adoperando, tanto anche lei ha da
fare con il negozio”
“potrebbe ingelosirsi, lo sai”
“ingelosirsi?!? E di chi?!”
“dellaYuhi!” intervenne il padre alzandosi dalla sedia
TakTakTak
“e per cosa?”
Il ragazzo non capiva, o non voleva capire, quel discorsotroppomalizioso per essere uscito dalle
labbra deisuoigenitori…
“beh, stai molto con lei, dopotuttoInoè la tua ragazza, l’amore merita di
avere più importanza di unaSensei, a volte”
“l’amore è quello che è, e se c’è sul serio, saprà capirmi”
TakTakTak
“non basta farti capire, devi farti amare. così la perderai
di certo…”
Insisteva il genitore, forse in pensiero.
“era presente mentreAsuma-senseimi
diceva quello che avremmo dovuto fare, cioè di proteggere il villaggio. Io lo
sto facendo: proteggo il mio re e continuerò a farlo. Sarò un ottimo Ninja, un
ottimo uomo, costi quel che costi!!”
Il giovane si alzò dalla sedia trascinandola indietro.
Carico delle sue stesse parole fece per uscire dalla stanza, quando quello
straziante rumore continuò…
TakTakTak
“E BASTA CON QUESTOTAKTAK!!!”
gridò in direzione materna facendo sobbalzare i presenti.
“sto semplicemente preparandoti le carote, le tue
preferite…”rispose lei con calma “…grand’ Uomo!!”
Si mise a ridere della medesima ironia che fece sbocciare
un sorriso sotto le cicatrici del padre.
-ti ricordi quella storia del
re?-
-…-
-ti dirò chi è…avvicinati…-
-ma allora è per questo…che
hai smesso di fumare…-
Gia, le sigarette non gli erano mai piaciute…il fumo, si…lo facevapiangere…
“opplalà!!visto? ce l’hai fatta!!” risuonò
una voce allegra nascosta tra qualche albero
“vitto vitto!sonoblavaeh?” delle note calde e serene
risposero
“brava? Sei stata bravissima!!e tu
che avevi perfino paura!”
“nonèvveloche avevopaula!”
“se, come no! Tremavi come una
fogliaYuzy!”
“non èveloooo! >____<°°°”
“sisicara, hai
poco da dire, il merito è mio se ti è venuta! Punto e basta!”
“Mamma!!” la boccuccia chiamò una
donna voltata di spalle, piegata sull’erba
“MammaMammaMamma!” continuò a schiamazzare la bambina battendo i piedi
facendo dei rumorini sordi
La figura si voltò ricercando quelle iridi sanguigne identiche alle sue
“che cosa c’è Yuzumi?”
domandò il più amorevolmente possibile. Ella aveva in
mano un mazzo di fiori che aveva appena colto dal terreno, con margherite e
violette.
“Cikamaluè antipatico!” mise il broncio la
moretta , incrociando le sottili braccia al petto
“ah beh!” sorrise la donna guardando il giovane
“ed io cosa ci posso fare?!” il ragazzo ricambiò lo sguardo
dell’alta mora con gentilezza
“fallo ‘mettere!” continuò a mugugnare la piccina fissando
torva Shikamaru
Quello rispondeva alle accuse solo con una coda di
linguacce verso la bambina
“Shikamaru dai, smettila di fare
il bambino! La sua capriola era perfetta e l’ha fatta tutta assolutamente da
sola!” disse ridente Kurenai con un tono decisamente
sarcastico
“mamma dai! Nonplendelmiingilo!”
“e chi ti prende in giro, sei
stata brava sul serio! Ma devi ringraziare Shikamaru se ti è venuta, è fin’ora che ti insegna come si
fa!” rispose quindi con tono autoritario e di chi non ha mai torto
La piccolaYuhifece il broncio guardando il prato
sotto di se ed i piccoli piedini nudi
“uffy…glazieCikamalu…” sussurrò tenendo il viso basso
Una mano le si posò sul capo,
strofinandole i capelli mori e scompigliandole i codini
“prego piccola mia!” un caloroso sorriso rallegrò Yuzumi che andò ad abbracciare il ragazzo che se si era
accovacciato affianco.
Kurenai a pochi passi da loro guardò la scena
Gli occhi le si serrarono di
fronte a quell’affetto, a quell’abbraccio
tanto vero…da non sembrarle tale.
Quella scena, se l’era immaginata tante volte, ed
altrettante volte l’aveva sognata…ma un’altra persona
sarebbe stata li, ad abbracciaresuafiglia.
Una persona che poteva ormai avere solo in sogno e che solo
li sarebbe potuta tornare da lei.
E
per un attimo immaginò quella stessa divisa daChunnin,
quello stesso giubbotto verde, quella stessa pelle, vestita da un altro uomo…
Quell’uomo…
Asuma…
Asuma mi manchi
Le sussurrava la mente…
Guardò ancora quell’abbraccio che
si stava ora sciogliendo. Guardò quel viso giovane, privo di barba, dagli occhi
più scuri, la carnagione più chiara, i lineamenti più dolci.
Il sorriso però, quel dannato sorriso era sempre lo stesso.
Forse una ruga di meno…
Ma era lo stesso…quello stesso che aveva amato anni prima e che ancora ricercava negli sguardi altrui
“voiofallaancola!”
strillò la sua bambina all’altro
“okay va bene…tira su le gambe, come hai fatto prima su!”
dava le istruzioni il maggiore un tantino divertito
“cosshi?”
chiese la bimba alzando le zampe all’aria, mostrando il sedere alle nuvole
“si, esatto cosi” ilchunninmise la mancina sotto la testa castana
della piccola “poggia bene la testa e datti lo slancio” continuò lui dando
indicazioni
Scappò una tenera risata alla donna in piedi al loro
fianco, che li osservava con attenzione e divertimento.
Li guardava da lì, con i capelli mossi, scossi da una
leggera brezza, con i piedi nudi sul prato.
“oplaaaa”
Yuzumi rotolò sulla testa, finendo con il sedere sul
terreno. Le piccole gambe avevano fatto il loro dovere
“ecco, ci sei riuscita di nuovo! Stai diventando brava!”
asserì il giovane facendo un piccolo applauso
Una bella scena…si quella era
davvero una bella scena, pensò laYuhi…
Quel giovane, all’avvicinarsi del suo diciannovesimo
compleanno, era ancora li… con loro…
Non si era mosso, non era fuggito, non le aveva
abbandonate.
Come Shikamaru aveva promesso aveva
mantenuto. Era ancora li con loro…
Kurenai si mise a guardarlo…gia, a
guardarlo a fondo
Aveva dei lineamenti graziosi, non grezzi o duri come
quelli di Asuma, ma più
soavi e teneri…
Gli occhi piccoli perennemente socchiusi
in una smorfia annoiata, cosi maledettamente scuri e…attraenti…
Ma cosa stava pensando..?!il giovane Nara attraente perLei, unaSensei?Impossibile…
Guardò la sua fronte, i suoi
capelli raccolti e scuri come quelli delSarutobiJunior…
Proprio dello stesso colore e sottili
al medesimo modo
Le guance incavate, il naso fine,
diversamente da quello del suo ex maestro.
E
poi le sue orecchie, ornate dagli orecchini che simboleggiavano il team 10…
Oh se ricordava il giorno in cui Asuma
li comprò…
C’era Lei con Lui, quel pomeriggio.
Voleva premiare la squadra per il superamento dell’esame,
voleva unire nuovamente il team che di li a poco si
sarebbe sciolto per sempre.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma si era affezionato a quei tre
ragazzi così tanto diversi tra loro.
Scure iridi le attraversarono il viso e la guardarono negli
occhi
“che cosa c’èKurenai-san?” domandò la voce
maschile intuite le sue riflessioni
“emh…”
biascicò l’altra alla ricerca di una spiegazione logica
Eppure non vi erano spiegazioni…
Lo stava guardando…guardava il suo viso, il suo corpo, il
suo fascino
Ma
non avrebbe potuto mai farlo in verità, era contro le regole, non era lecito…
Perciò vagò con lo sguardo oltre la sua persona,
concentrandosi su una chioma bionda che stava
passando alle sue spalle
“guardaShika, c’è Ino…” fece laYuhiun cenno con la testa
Le parole quasi le morirono il gola,
nel pronunciare quel breve nome
Il giovane si voltò scorgendo la snella ragazza ammiccare allegra
“ciao Ino!” questa superò una siepe e giunse dal Nara per abbracciarlo
“ehiShika!” si strinse al suo petto
strofinandosi il viso per poi alzare lo sguardo e fissare quello di lui.
Era strano come quella situazione le parvesgradevole. La facevano sentire
adisagiole loro occhiate d’intesa, i contatti che i loro corpi
avevano, quel sapore che si trasmettevano con solo un bacio.
Era come incagliarsi sulmaredei vecchi ricordi che in quel momento
più che mai, non avrebbe voluto rivivere.
“che cosa ci fate qua?” domandò la biondina voltandosi
verso laSensei
“stavamo portando Yuzumi a fare
un giro al parco” spiegò l’altra diligentemente.
“maShika…” intervenne la Yamanaka con tono
piuttosto adirato
“mi avevi detto che non potevamo
uscire insiemeperchèeri
molto impegnato” un broncio scavato si fece largo sulla pelle candida della
ragazza.
E
quelcontinuoabbraccioera uncontinuodolorenel petto della donna.
Non aveva un motivo, ma era così.
Forse perché Shikamaru somigliava così
tanto adAsuma… elei…beh,
si sentiva un po’ come Ino.
Stava rivivendo vecchie scene ormai dimenticate in fondo a
qualche cassetto, insieme ad altre foto.
I loro abbracci si,eranocaldicome iloro…
Equell’abbraccio che stava vedendo, era talmentecaldo, da farle provarefreddo…
“infatti lo sono Ino…come vedi sto
insegnando a fare le capriole aYuzy!” rispose ilchunnincon un sorriso sciocco
Il fiore dai petali lilla venne
attraversato da un lampo, un forte bagliore che le sbarrò gli occhi e le bloccò
il respiro.
CRACK
Si sentiva il cuore colare sangue nero
CRACK
Si sentiva cadere il vetro della sua anima spaccato in
mille e più pezzi
“ah, se è per le capriole ti perdono!” la ragazza mostrò
un gelido ghigno che doveva vagamente somigliare ad un sorriso rassicurante
Il porpora di Kurenai si affievolì, divenne opaco ed impenetrabile.
“che cosa c’è?” chiese il Nara,
accortosi del cambiamento della donna
“no niente, lascia stare”
Aveva udito il cuore di quella bella ragazza spezzarsi, il
suo sorriso cessare di splendere…e tutto per cosa?!
Un pomeriggio al parco…
Rivedeva se stessa, ed era il suo cuore a crollare questa
volta.
“mammamamma” laYuhisi voltò
“andiamo a casa?” domandò la piccina con grandiocchionisupplicanti
“ma cosa facciamo tutto il giorno chiusi
in casa?” chiese ancora lei, prendendo la bambina in braccio su un fianco
“ciguaddiamoicattoni!” rispose battendo le
manine l’una contro l’altra
“okay va bene…” si rassegnò la mora.
Kurenai si voltò verso gli altri due, guardando
principalmente Shikamaru
“beh, noi andiamo” asserì quindi facendo un cenno in saluto
“andate?e dove?” domandò perplesso lui
“avedeleicattoni! Vieniconnoi!”
strillò la bimba protendendo le mani
“Yuzumi, Shikamaru non può venire
ha altre cose da..”
“sarei felice di accompagnarviKurenai-san!”
La mora levò lo sguardo verso l’altro, stupita.
Quello sorrideva confortante, cancellando ogni traccia di
quelle iridi fredde ed apatiche che perennemente lo accompagnavano.
La Yamanaka rimase senza parole fissando gli altri due ed i sorrisi
che si scambiavano
“macom…” stava per pronunciare la biondina
“mi dispiace Ino…” asserì quindi senza un minimo di espressione
a colorarne le parole.
Tutto così improvvisamente ghiacciato e grigio…
Ino per un attimo non riuscì a prendere il respiro, come fosse circondata da acqua gelata
“che bello viene ancheCikamalu!” la tenera vocina
spezzò la quiete
La gioia della piccola Yuzumi si
specchiò nel viso del ragazzo, che ricambiò pienamente
“incamminiamoci allora” dissero le labbra di pesca della donna
“si, ciao Ino” il Nara si voltò
verso la giovane e si abbassò vicino a questa, schioccandole un bacio sulla
fronte
“chiamami più tardi” chiese malinconica
la ragazza guardando con le iridi celesti
“va bene, ciao”
“ciao”
I tre si avviarono verso l’uscita del parco.
laYuhicon in braccio la bambina ed affianco un giovane sereno,
che le guardava con amore.
Chiunque da fuori avrebbe detto fossero
una famiglia…
Unaverafamiglia…
Quella poteva tranquillamente essere lalorobambina…con una madre ed unpadre…
Poteva si, essere tutto cosìsemplice…
Ma così non era, come ben sappiamo…
Shikamaru non era un padre…
E
non era unmarito…
Non era altri che un normale ragazzo in soccorso alla propriaSensei
Sarebbe anche bello se le cose fossero così…
Ma
così nemmeno era…
C’era qualcosa sotto, disbagliatoforse, dierrato
Qualcosa di pericoloso edillecitoche si stava insinuando nella loro
mente…
Di lei e di lui…
Qualcosa che come ben sappiamo…non potevaesserci…enon dovevaesserci
chi può decidere un mostro cos’èèèè! MentresuonaaaNotreeeeDaaaameeee
“uaaè finito anchequetto!” una piccola figura dai capelli
raccolti scivolava svelta giù dal divano porpora, alzando leggermente la
gonnellina con su variopinti fiori.
“Cikamaluora cosaguaddiamo?”
si voltarono le iridi ardenti posandosi su colui che
era stravaccato sul suo divano
“Cikamalu?!” alzò la voce la piccola chiamandolo e scuotendolo.
Aveva notato la faccia assonnata e gli occhi parecchio
inclini al chiudersi al sonno.
“eh?! Cosa?!” sobbalzò quello
tirandosi in piedi
-cosa…?-
“cosaguaddiamoadesso?” la manina avvolte la giacca
dachiunnine
la tirò di più a se.
“ah, quello che vuoi…scegli tu, io intanto vado ad aiutare
la mamma in cucina, okay?”
La piccina strizzò gli occhi in un
espressione gioiosa
“babene, manoppalileeh?” fecenonocol ditino
“sparire? È perché?! Ora scegli
con calma il cartone che tra poco torno”
“shi” Yuzumi diede le spalle al ragazzo fiondandosi
tra le tante cassette che lei doveva ormai sapere a memoria.
-cosa facciamo…conKurenai-sensei?-
Il giovane si diresse verso la cucina, attraversò la porta
e ciò che vide fu una donna voltata sul lavandino a lavare piatti, bicchieri e pentole
Le si avvicinò cauto, senza farsi sentire, come un felino pronto a correre
dietro ad una preda, che per quanto possa provare a scappare…sa che diverrà
sua…
Si mise dietro il suo corpo venendo
investito prima dal forte odore di agrumi sprigionato dal gel per il lavaggio
dei piatti, e subito dopo…sotto quell’acre odore..ilsuoodore…
Quello di shampoo alla pesca, quello di erba
fresca del parco, quello di latte e biscotti…
-le parlo io-
Con la destra le sfiorò un braccio, intento nello
strofinare una pentola
Si sentirono i brividi della donna investire anche i vetri
dei quadri e delle finestre.
Stupita si voltò incontrando quello sguardo…vicino al
suo…forsetroppovicino.
“ehi” sussurrò lui caldamente e sorridendo
Il respirò si bloccò all’altezza
di quella bella collana che portava spesso al collo.
Le si bloccò per uno o più istanti, nell’osservare quel ragazzo su di
se.
“ehi…mi hai…”
“spaventata…si scusa”la donna riprese le distanze di qualche centimetro, per non
vedere quel viso così vicino e soprattutto quelle labbra invitanti e vietate
cosìtantotantovicine
“non importa figurati” il viso le si
arrossò…
-…Asuma…-
Tornò ad essere un’adolescente impacciata. ricominciò ad emozionarsi come una scema per uno sguardo di
sfuggita, per un sussurro ad un orecchio o semplicemente per un complimento
sincero.
“che..che
cosa fate ora di la?” chiede voltandosi nuovamente per evitare il nocciola,
concentrandosi su quelle maledette incrostature che non le permettevano di
stare con Yuzumi.
“beh….abbiamo visto per adesso: la carica dei 101, la bella addormentata nel bosco,biancaneve,
il re leone e all’ultimo posto, ma non per importanza, troviamo il gobbo diNotreDame!” il Nara mostrò un viso invaso
dalla disperazione
“ah e avrete finito spero!”
“se, magari! Il
‘Disneytour’ non è
ancora finito:Yuzyè di la a sceglierne un altro” sbuffò
il giovane devastato dalla noia
“ah, spero tanto per te che non scelga il solito, io lo so
a memoria, è una tortura”
“quale sarebbe il solito? Barbie
Raperonzolo?” domandò ironico Shikamaru
“ALADDIN!!!CikamaluvieniguaddiamoAladdin!!!”
un grido prese in pieno la cucina
“come non detto…” cominciò a sghignazzare lo donna prendendo sotto mano un piatto con su righe
d’orate.
“si va bene arrivo!” urlò verso il soggiorno “che tipa Yuzumi, si vede proprio che è tua figlia”
Un bel sorriso si stanziò sul volto di lui
che fece qualche passo verso la soglia della stanza
“ahah,
buon salto nell’arabia!!” rispose con una risata Kurenai
“Cikamaluvienivieni!
C’ègiai’meccanteche
canta!!”
“grazzziecara” aprì la porta e la scavalcò
“arrivoYuzyun
secondo” sparì nel buio…nell’ombra
Guardò il corridoio che il Nara
aveva appena attraversato.
Il parquet di legno lucido…
Gia, le ricordava
qualcosa…
C’erano delle macchie sopra…
Macchie che non era riuscita a lavare via…
Quelle delle sue lacrime….
-…AsumaSarutobi…è
morto…-
Perché ora…perché quel maledetto momento…doveva essere ora li, a
vivere attraverso i suoi occhi…
Forse quei piatti, quel tavolo,
quelle tende…quella casa le ricordavano ancora lui…
Ogni giorno così: una sevizia di ricordi…
In ogni angolo della casa era rimasto un suo passo, un
capello nero, un po’ di cenere di sigaretta.
Ed
ogni volta che stava da sola…
In quei quattro anni…
Fantasmi del suo passato si animavano nella suatesta…
Le sueparole,
la suavocecalma e rassicurante, le lorochiacchierate…
Erano tutte li nella sua mente e
lei tornava a piangere, come quel giorno, quell’odiato
giorno in cui un giovane…
Un giovane che tutti avrebbero chiamato Shikamaru…ma che
aveva un voltodiverso,vuoto,pallido…
Il giorno in cui quel ragazzo era arrivato in quella casa, quella stessa casa in cui sua figlia guardava i
cartoni Disney…
Il giorno in cui la sua vita era cambiata…
E
quelle poche parole, le piùduredi tutta una vita…
-…AsumaSarutobi…è
morto…-
E
quella voce a pronunciarle, intrinseca di lacrime come la sua…
Aveva guardato quel viso sciupato e distrutto cercando un
segno di quel ragazzo che aveva conosciuto, quel
quindicenne dall’aria particolare…
L’aveva cercato per quei secondi di silenzio quell’allegroragazzino…
Ma
nulla…niente…
Nessunragazzo a sorriderle spensierato…
Solo unuomofermo, immobile e freddo a guardarla
mentre la schiena le cedeva, le gambe tremavano
E
lei cadeva al suolo, tra le sue braccia…
Tra le braccia dell’uomoche non conosceva
mentre si disperava per l’uomoche
aveva appena perso.
Si era lasciata andare, presa dalle sue emozioni, dalle
grida, dalle lacrime e lui era stato li a guardarla…
Senza fare niente…
Non le aveva detto alcuna parola
di conforto, nemmeno un solo bacio sulla fronte…
C’erano solo le sue braccia quel giorno di quattro anni fa…
Nessun sentimento, nessun aiuto…
Eppure lui ci era riuscito…
Senza fare niente l’aveva aiutata in quell’istante, quando lei, alzando il fuoco spento dal
pianto, l’aveva guardato negli occhi…
E
lui aveva sussurrato…piano…
Quasi inudibile…
Perché in verità non l’aveva detto…
L’aveva sentito…lei…
Nel suo cuore, in quel abbraccio,
che batteva forte..
E
gli aveva sussurrato
Io sono qui…
E
lui c’era stato sul serio…
La porta alle sue spalle si spalancò all’improvviso,
facendola sobbalzare
Un bicchiere aveva rischiato di cadere
“ah, Shikamaru! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“ e sonogiadue…”
egli si avvicinò alla donna “ho portato la bambina a letto” le passò uno
strofinaccio celeste dove asciugarsi le mani
“finisco io più tardi” continuò riferendosi ai piatti ed
osservando il viso dellaYuhi.
C’era dell’acqua sul quel volto…
Ma
non era del rubinetto.
Lo capiva…per lo sguardo di lei,
così bagnato e annacquato di sofferenza.
Forse egli l’aveva fiutata…quella sofferenza
“che cosa c’è?” aveva domandato guardandola perplesso
“nulla…che cosa dovrebbe esserci?” rispose acidamente lei,
poggiando lo strofinaccio vicino al lavandino
“siediti” aveva detto lui, senza muovere ciglio.
Non era una richiesta, una cortesia da fare…ma un obbligo un comando…
Lei lo guardò dritto negli occhi e quel ragazzo per un
attimo sentì l’anima abbandonargli il corpo…con quello sguardo composto da fiamme a fissarlo ed a bruciarlo dentro…
Non
era una richiesta, una cortesia da fare…ma un obbligo un comando…
Lei
lo guardò dritto negli occhi e quel ragazzo per un attimo sentì l’anima
abbandonargli il corpo…con quello sguardo composto da fiamme a fissarlo ed a
bruciarlo dentro…
I due sguardi si osservavano, si studiavano…fuoco e
ombra…in una stessa cosa
La donna lo fissava con stupore ed insieme inquietudine
Non sapeva se prendere ordini da un moccioso…oppure
ribellarsi a quell’imposizione.
Lo fissò ancora con impertinenza e poi mise la mancina
sullo schienale della sedia in legno, tirandola all’indietro.
Egli fece lo stesso, sedendosi al tavolo.
“che cosa c’è Kurenai? Ho visto l’espressione che avevi
prima, è successo qualcosa?”
Le solite domande….
“no, nulla Shika, stai tranquillo”
Le solite risposte…
Le iridi opache cambiarono forma a quelle parole, mai state
più false.
“smettila di prendermi per il culo!che diavolo hai?” alzò
la voce il moro sbattendo un bicchiere in vetro che si trovava sul tavolo
La Yuhi non rispose e rimase con lo sguardo vacuo per un secondo.
Non era abituata a sentirlo alzare la voce forse…o
semplicemente si era resa conto che ciò che quelle labbra dicevano erano del
tutto vere.
Lo stava prendendo in giro, facendo finta di
niente…superava le cose, o meglio, se le lasciava alle spalle e lui non aveva
mai saputo niente.
Ma era giusto così?
Prendersi gioco dell’unica persona che la stava veramente
aiutando?
La risposta poteva essere una e una soltanto…
Abbassò lo sguardo purpureo
Se Shikamaru le era sempre stato vicino, poteva farlo anche
adesso
“è…” interruppe le sue riflessioni il ragazzo, con voce
tenue
“è…per Asuma, non è vero? Pensi ancora a lui?” la mora levò
il viso osservando quello dell’altro
Era divenuto serio e grave tutto d’un colpo, toccato l’argomento.
Allora aveva capito…
Dopo quattro anni lei stava ancora dietro ai ricordi più
tristi
In un certo senso la cosa la imbarazzava.
Si sentiva una stupida, una vera idiota…così davanti a lui
“allora? C’entra Asuma?” insistette il giovane aspettandosi
almeno un gesto in risposta
La Yuhi annuì fissandosi le mani, legate sul grembo.
“non lo riesci a dimenticare?” continuò il Nara col
tentativo di estirparle fuori quel grosso peso
Ci stava riuscendo…ma le faceva male
Il petto le dolorava di uno strazio infernale.
Fingeva spudoratamente di non sentire quel dolore… ma era
li, atroce ad appesantirle le vene
La donna levò lo sguardo all’altro fissandolo sfocato.
I contorni si scioglievano, i colori si mischiavano
La vista le si appannava…si coprivano di lacrime le sue
iridi
“è cosi non è vero?” continuò lui, sentendosi il
protagonista di un monologo
“che cosa vuoi?” la voce di lei si fece roca ed irritante
fissandolo acida
Il Nara sgranò gli occhi incapace di capire il senso della
sua frase
“che cosa vuoi ora da me?” proseguì la mora, mentre le
prime lacrime le rigavano la pelle rosea delle guance
“come che cos..” tentò sempre più sbalordito il giovane “ti
sembra strano che pensi ancora a l’uomo che amo?!” le sue grida echeggiarono in
quella cucina, come una preghiera alla luna, in cerca di salvezza o di una via
d’uscita
“Kuren…” aveva tentato di cominciare lui, ma venne bloccato
di scatto, con un gesto veloce
“che cosa c’è? Ti sembra stupido forse??” le sue urla
soffocate stavano finalmente uscendo, sempre più limpide e pesanti d’angoscia
“no, no Kurenai …”
Dicendo quelle parole l’aveva guardata dritta nelle iridi
piene di lacrime, fissandola senza stranezza, senza insicurezza…
Ma compassione…comprensione…paura….
Paura di cosa poi?
Lei l aveva osservato incapace di dire niente, impotente di
una risposta…
Lui si levò i piedi dandole le spalle verso il frigorifero
L’aprì con forza fiondandosi dentro e tirandone fuori due
bottiglie di vetro, prese subito dopo due bicchieri dello stesso materiale
color nuvola, i suoi preferiti.
Tornò a sedersi di fronte alla donna che intanto non aveva
avuto il coraggio di muovere un muscolo
“tieni, bevendo le cose migliorano”
Le passò un bicchiere come nei vecchi film del West
“non ho intenzione di diventare un’alcolizzata solo per non
parlare dei miei problemi…” s’udì l’acida voce
“non è ciò che ho detto…” rispose semplicemente lui, con
calma
“però è ciò che volevi intendere” disse maliziosa e cinica
la donna
“no…se magari bevi,ti rilassi e riesci a parlarmi di questa
storia con più facilità, non credi?” rispose lui con il medesimo tono
sarcastico
“credo solo che non sia detto che io voglia dirti queste
mie cose, no?” mugugnò la Yuhi,
sviando il discorso, per non cadere in alcuna confessione
“perché non dovresti, Kurenai? Io sono qua per questo”
continuò lui, afferrando un bicchiere pieno e scolandosi il contenuto
“non ho mai detto di aver bisogno di una bambinaia…” lei
prese un sorso buttandolo giù d’un fiato
“no, infatti tu hai bisogno di un uomo”
sbang
il porpora si crocifisse in un espressione vacua e confusa
Uomo??
Che cosa ci faceva li quella parola?
“ e tu ti reputi tale?”
“fino all’ultimo capello” asserì lui fiero con il mento
alto
Lui si considerava uomo, davvero…
Forse era cosi…ma lui non poteva dirlo
Nessuno può considerarsi uomo senza motivo…
Qualcosa…qualcosa deve provare ciò che realmente sei
“cosa credi faccia di una persona un vero uomo? spiegami…”
domandò allora la mora aspettando una risposta confusa che non tardò a venire
“che cosa? dici…”
“gia, che cosa Shika?”
“mmh, credo…” tentò di cominciare lui
“credi siano i muscoli, i soldi o la bellezza vero? Oppure
l’altezza, la virilità o la barba magari…” l’interruppe lei con una risatina
cattiva
“no no, non credo sia questo…”
La Yuhi fece un altro sorso, guardando divertita l’uomoche le sedeva di fronte fare il
medesimo gesto
Forse stavano bevendo un po’ troppo
Doveva fermarlo probabilmente, ma era unuomodopotutto, sapeva porsi dei limiti
Lui prese ancora il bicchiere, riempiendolo di quel liquido
trasparente che di li a poco gli avrebbe impastato qualsiasi parola o pensiero
“e cosa Shika allora…illuminami”
Lui la guardò a fondo, scavando dentro di lei…
Si sentì nuda davanti agli occhi castano
Vedeva dentro di lei la vera risposta a quel quesito…
L’unica che sarebbe stata quella giusta
“l’Amore…”
Gli occhi continuarono ad incrociarsi, e si chiedevano che
cosa lui avesse appena detto
Era vero?
E allora perché quella parola tanto usata appariva così
pesante tra loro due
Cosi difficile da dire e da pensare
“c-cosa?”
“l’Amore, Kurenai”
Imperterrito non si fermò lui, verso la sua battaglia
E quelle iridi scure volevano dire qualcos’altro, e lo
sapeva anche lei
Lo leggeva nel suo sguardo quel suo volere…
Ciò che le fece tremare la voce…
“l’a-amore??”
“si, proprio l’Amore secondo me distingue un vero uomo…”
Rispose lui buttando giu un altro bicchiere
“non si è uomini finchè non si ha veramente amato…”
“ah, quindi tu dovresti essere uomo?” decise in modo
opportuno di cancellare quella parola dai loro discorsi…perché le faceva troppo
male
“si, lo sono…ne sono certo…”
La vista di lei per un attimo si spense annegando
nell’ombra…laSuaombra
Il pensiero vagò su una chioma bionda,e a dei baci che no,
non potevano appartenerle
“gia, Ino…”
Si riempì un altro bicchiere.
Quella volta il sapore di alcool era più vivo, o era lei ad
essere improvvisamente diventata più sensibile al gusto, o semplicemente alle
sue parole
“forse non lei…” disse quello senza un minimo di colore
nella voce
“come no, qualcuno prima di lei?” si stupì la donna di aver
sbagliato il colpo
“o anche dopo…” continuò lui fissandola
Lo sguardo del giovane si fece improvvisamente enigmatico.
Era impossibile concepirne il significato.
Era diverso…
Forse più profondo del solito, più sicuro di se…oppure
semplicemente voleva significare qualcosa.
Ma lei, o si, era troppo matura per capirlo…
Anzi no, non per capirlo…per accettarlo
Perché non aveva possibilità di essere vero, di poter
accadere
Eppure stava succedendo…
Così, l’uno di fronte all’altra si scrutavano e bevevano liquidi
trasparenti.
Avrebbero dovuto capirlo da subito…
Forse così non sarebbe diventato…
Quegli occhi lei…non avrebbe mai dovuto lasciarli
Mai svoltare la vista per non incrociare il suo viso
No, avrebbe dovuto accoglierlo, abbracciarlo, baciarlo
La serata era continuata così, tra un bicchiere e una parola
La serata era continuata così, tra un bicchiere e una parola
Tra una confessione e un singhiozzo
“basta ora, molla quella bottiglia” un comando da una sedia
strappando dalle mani il biberon al bambino.
“maddai,
micazonoubrriago!”
Un ragazzo seduto e barcollante davanti allaYuhi,
la testa che girava e si reggeva instabile sul collo.
“se, come no! Smettila di bere,
sei fuso…” la donna si alzò portandosi via la bottiglia e i due bicchieri
“mavvaaa,
figurati se miubbriagopercoshìpogo!”
il giovane si alzò un po’ traballante
“è meglio che tu vada a nanna ora, direi
che la serata si è allungata abbastanza” la donna lo prese sottobraccio e con
l’altra mano gli reggeva la schiena
“mamigashonocome la bellaaddommentadanelboshco!” disse quello sorridendo confuso
“eh??” Kurenai si mise a ridere “i
cartoni di mia figlia devono averti rimbambito parecchio”
“può essere…ma non lo trovo giusto
nei confronti di quasimodo!” la donna rise ancora,
ascoltando di sfuggita quelle frasi masticate dalla sbornia
-Non so che fare-
-intendi con Shikamaru?-
-si esatto…-
-dove sta il
problema?-
-come dove sta il problema?! Se ne rende conto?! Me ne vergogno ma…a volte mi viene l’impeto di..-
-toccarlo, vero?-
-si, esatto…è
ripugnante non trova?-
-perché ripugnante…?-
-perché non si deve fare..è
sbagliato…è un errore!-
-sbagliato perché Kurenai…?-
-come perché!?-
-l’amore non è sbagliato sa’?-
-non so…non sono sicura che si
tratti di amore…-
-forse il tuo è semplice bisogno
di avere qualcuno accanto dopo tanto tempo..-
-gia..forse..-
-potrebbe essere un bene averlo
al tuo fianco, anche se lo reputi sbagliato-
-ma io…io sono ancora innamorata di…-
-non devi preoccuparti…di certo Asuma sarebbe stato contento di vederti felice…-
-ma lei lo reputa giusto?-
-come ho detto chipuodire cos’è sbagliato?-
-il fatto che io lo stia praticamente usarlo per dimenticare…-
-ma tu senti ancora la voglia di
toccarlo no?? Nonpuoessere un semplice desiderio carnale?-
-e così fosse? Che dovrei fare?-
-non saprei davvero…solo tu puoi
sapere se è il caso o meno..-
-la ringrazio signorinaTsunade,
per i suoi consigli-
“forza su, vieni a letto” lo chiamava lasensei,
dirigendolo verso il corridoio
“ma poi pongo come fa, dico io?!
Rimaneshenzazazue poi?? PUFF!!” Shikamaru continuava imperterrito a gesticolare, senza
dare più alcun senso a ciò che diceva.
La donna lo scortò fino al letto, ilsuoletto…
Non aveva mai avuto una camera degli
ospiti, pensò lei…
Forse era il caso, per la prossima volta, di procurarsi
almeno un materasso…
Il corpo del ragazzo cedette alla gravità finendo tra le
lenzuola del letto matrimoniale
Matrimoniale…
Rifletté laYuhi…
perchèdoveva per forza chiamarsi così un letto più ampio?
Era forse vietato farci dormire qualcun altro?
Era forse peccato?
“io vado a prenderti qualcosa per la notte”
Biascicò, sapendo già che nessuno in quella stanza avrebbe
capito il senso di ciò che aveva appena detto
Si sentì un mugolio nel buio e poi la donna svanì dietro la
porta
Raggiunse un ampio armadio in
legno, nella stanza affianco.
Lo fissò un istante.
Da quant’è che non l’apriva?
Gia, sarebbe stato
troppo, affrontarlo ora…
Ma doveva, o quel giovane avrebbe dovuto dormire vestito..
Così sfiorò l’anta con la mancina…
Attese, un secondo, sotto quel tocco…
Era così liscio, se lo ricordava bene…
Ricordava anche quando l’aveva chiuso, chiuso per sempre,
nella sua mente.
L’aprì…di scatto
All’interno diversi colori di cotone, lana e jeans…
Quell’odore maschile che ricordava bene, le riempì i polmoni.
I vestiti…
Queivestiti…
Isuoivestiti…
Immaginò per un attimo quell’uomo
ad aprire la stessa anta, come avrebbe fatto ogni mattina.
Comefacevaogni mattina
Senza indugiare troppo, frugò tra i diversi tessuti, per
poi estrarre dei pantaloni e una maglietta larghi in cotone.
Richiuse quell’armadio e gli
diede le spalle…
Per un secondo la sua mente si riempì di malinconia…
Quella malinconia che ormai conosceva troppo bene.
Equell’odore era ancora forte…
Nostalgia…
“maddaiii…nonscheil topo dibrontolooo!”
Una voce dall’altra camera l’ha riportò
alla realtà.
Quel ragazzo l’aveva salvata da pensieri troppo tristi per
quella serata…
E
non se lo sarebbe nemmeno ricordato…
La donna corse dal Nara e l’ho
trovò mezzo nudo sul suo letto.
“Shikamaru! Ma che fai?!”
“hai detto che andavi a prendere
ilpishama!” strillò lui
“ah…”
Kurenai fissò il corpo che le si
proponeva
Il petto nudo, muscoloso, la pelle candida…
Le gambe magre, ma non troppo, e sode…
Quegli slip, così stretti, e…sensuali
“NO!” urlò, come a voler rendere partecipi anche i muri
Non doveva pensarlo…
Era un ragazzinoinfondo…
Ma
quel corpo scoperto…suquelletto…
Era come rivedere vecchie scenegiavissute.
Un uomo nella sua camera, semi nudo…
E così maledettamente proibito…
“prendi” gli lanciò sul viso gli indumenti che aveva in
mano poco prima.
Quello troppo occupato a capire cosa gli accadeva intorno
non riuscì a coordinarsi…
Era la sbornia ad impedirglielo
“shaiunacoszsaKurenaaai…io
nonrieshcoproprio
a capire perché Biancaneve non voglia Simba…”
Intanto si infilava i pantaloni…
No…non coprirti…
Urlava una vocina prima tranquilla dentro di se
“gia, i problemi della vita”
esordì quella sorridendo nel buio
“maperghèpoiJasmineha avuto una figlia efilippola iuta sempre…ma
lei non lo ama comunque!”
Cosa..?
“eh?”
“eh che Frollo ama davvero Anita!solo che lei è ancora
innamorata di Pongo anche s’è morto!! È triste
poverina…e Jago ci prova con tutto se stesso, ma lei non lo vede neppure…”
COSA…?
Sentiva dentro di se…quella vocina cosi apparentemente
tranquilla strillare.
Strillava il suo nome e la chiamava alla realtà..
Ma
lei era troppo occupata a rimboccare le coperte ad un altrobimbo…
“capisciKurenaaai…FeboamaPegghyma lei ha
paura di amarlo…”
“dev’essere
terribile…”
È cosi…terribile…
Di cosa…
Di cosa poteva star parlando, o meglio, farfugliando il Nara?
Erano pensieri contorti infilati male nel cervello… oppure…
Oppure cosa…?
Oppure parlavano di qualcosa… di qualcuno….
Di qualcuno che forse stava vivendo le
loro vite…
Forse stava parlando di..loro…
“la ama tantissimo…”
Shikamaru appoggiò la testa sul cuscino e cominciò a
socchiudere gli occhi, accecato dalla sonnolenza
“sssh…non
svegliamo la bella addormentata nel bosco…”
“gia,sssssssssssssssh”
fece lui col dito appoggiato alle labbra umide.
“da bravo, addormentati ora…”
LaYuhigli stava accarezzando la testa, i
capelli, con piccole movenze delle mani.
Affianco agli occhi chiusi, toccava quella pelle…
Quando si rese conto che il giovane era tra le braccia dimorfeo,
la donna emise un sospiro di sollievo.
Si scoprì però, seduta sul letto ad accarezzare quel
ragazzo…
Sentiva l’atmosfera, così strana, intorno a lei…
Si fece quasi schifo a vedersi così, incantata dalle sue
stesse mani, a percorrere quella bocca, quei
lineamenti.
Una situazione del genere, da chiarire il prima possibile…
Doveva farlo…
Era “l’obbligo”
Le era stato imposto, l’aveva immagino da sempre, che quel
momento prima o poi sarebbe arrivato.
Ma non lo voleva ora…
Non lo voleva adesso…
Era vulnerabile, abbandonato…
E lei sensibile, sola…
Come poteva fare mai una cosa del genere?!
TOKTOK
Arrivato.
Dei passi frettolosi echeggiarono nella sala prima di
qualsiasi fiato
Una mano sulla maniglia, e poi di scattò s’aprì la porta
“Buongiorno” un viso sorridente le apparve sul fronte
“Ciao” la voce di lei, un po’ roca “entra pure”
Quel corpo non aspettò molto ad eseguire, entrando
nell’abitazione della donna
“dov’è Yuzumi?” domandò quello voltandosi verso l’altra
“non c’è…l’ho lasciata per qualche ora dall’Hokage…” la risposta giunse con un solo respiro
“ah…come mai?” chiese quindi lui un po’ stupito
“perché…volevo parlarti…”
-allora, cos’hai deciso di
fare?-
-devo parlargli…-
-bene, vedo che cominci a
ragionare-
-ma cosa potrei dirgli? Come
spiegare tutto questo?-
-basta capire cosa hai dentro
Kurenai, e tirarlo fuori-
-ma non so nemmeno io che cosa
sento-
-se hai paura, come tutti noi,
della vostra ambigua
Relazione, la cosa più sensata e
parlargliene pacatamente…
È un ragazzo intelligente, saprà
di certo capirti-
-lei dice?-
“e…e di cosaKurenai-san?” chiede ancora lui,con tono leggermente più
serio
Ormai sempre più persone volevano dirgli qualcosa…
Qualcosa che lui non riusciva a comprendere… malgrado la
sua innata intelligenza
“di… beh… sediamoci prima” indicò il solito e familiare
divano rosso
L’altro annuì seguendolo nel sedersi
L’uno al fianco dell’altra… con quell’aria satura e stanca
di troppi misteri
“dimmi…” la invocò il ragazzo, pregandola di cominciare
“io…come dire…ho riflettuto diciamo…”
Le parole erano strozzate, come se qualcosa gliele
stringesse nelle viscere per non farle uscire allo scoperto
“so che ce la stai mettendo tutta nell’aiutare me e
Yuzumi…”
Lo sguardo del giovane si fece opaco… impenetrabile…
Incomprensibile…
Non si mossero, le sue labbra, nemmeno respirò mentre
ascoltava quella dannata sentenza…
“ma…non credo vada bene così…”
Sentiva tra i suoi capelli, quei bellissimi capelli
castani, ancora ilsuoodore…
Quelle delle sue stupide sigarette…
Non ce la fece ad andare avanti, con quel sapore ad
inebriarle i sensi
“come…non capisco…”
Aveva sibilato lui, fissandola dritto nelle iridi porpora
“io…non so bene come dirtelo…ma non possoShika…”
Sembrò quasi una preghiera…
Come se cercasse di essere perdonata per il proprio
peccato…
Che però non aveva ancora commesso
“ non puoi….?” Domandò più a se stesso il Nara “cos’è che
non puoi..?”
la chioma scura si agitò al suo movimento, quello di una
donna che si alzava d’improvviso, dando le spalle al ragazzo
“io non posso fare questo…c’è…io… non so che cosa tu abbia
in mente Shikamaru, ma non è quello che voglio…”
Le parole uscirono confuse dal quelle labbra al sapore di
pesca…
Eppure sapeva cosa dire…
Sapeva cos’avrebbe dovuto dire…
Lo sapeva fino a pochi minuti prima… ma ora…
Buio totale…
Non era questo che si era immaginata, non era così che
doveva procedere…
Eppure…
Sentiva di star sbagliando…
Sbagliava in continuazione
“io…io non….” Lui si tirò in piedi alle spalle di quella,
che non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi
“tu cosaShika?! Non capisci che non stiamo facendo la cosa giusta??
Tu hai una tua vita e Devi vivertela, sei ancora un ragazzo! stai perdendo
tutti i tuoi amici per mantenere una promessa di quattro anni fa!”
Il giovane si bloccò, nell’avanzare verso laYuhi…
La osservò alle sue spalle…
Riusciva a sentire il suo respiro affannoso
Percepiva anche il suo dolore…nel dire quelle cose…
Lo sapeva che per lei era un sacrificio…lo sapeva bene
“se ho preso questa decisione Kurenai, è perché ci credo
veramente… perché voglio farlo…e non mi interessa se dovrò perdere tutto ciò
che ho!”
Lui le aveva risposto… ed ora cosa dire?
A lui non interessava…
A lui non fregava niente di niente…
Avevano sempre avuto ragione, quelle voci lontane che le
dicevano che si, sarebbe stato davvero difficile
“Shika…non puoi…fare così…”
Sarebbe stato sempre peggio…
Sempre e sempre peggio…
Non poteva…
“Ino, è preoccupata, i tuoi genitori sono preoccupati…ed io
stessa lo sono…”
Si mise una mano al petto, lo sentiva dolorante
Erano cose vere, senza alcun dubbio…ma…
Lei, lei stava dicendo queste cose?
Il Nara non rispose, almeno non subito, a quelle accuse.
Lei si voltò, trovando in se la forza per guardarlo…
Forse per l’ultima volta…
Per l’ultima volta…inquelmodo…
quel modo…che erasololoro…
“ ma non l’hai ancora capito,Kurenai-chan?”
Disse d’improvviso lui, con un leggerissimo sorriso carico
di malinconia repressa
Quelle labbra le portavano inquietudine…
Quel mezzo sorriso…la faceva rabbrividire
E non sapeva ancora perché…
Sapeva solo… che aveva un enorme timore… di quello che
avrebbe detto
“non mi interessa…”
Stop. Punto.
Nient’altro…
Che cosa poteva voler dire?
LaSenseilo
fissò curiosa mentre l’altro le si avvicinava sempre di più
“se sono con te…non mi interessa”
BumBum, si sentì solo il suo cuore battere due volte, prima di
arrestarsi…
Almeno, sembrò fosse così…
Così lo sentiva lei, il suo cuore…
Fermo sotto quelle parole…
Con te…
Con te…
Con te…
No, non poteva…
E lei lo sapeva bene…
“se posso stare vicino a te e a Yuzumi, non mi interessa di
perdere chiunque altro…”
Lui le sfiorò le braccia conserte, come in posa
Una posa che voleva creare una barriera, così da nascondere
ciò che realmente sentiva, provava…
Ma anche lui, si era ormai accorto, che quella maschera che
aveva provato fino a qual momento si stava viaviasgretolando…
Si stava come sciogliendo, davanti allo sguardo castano
“non mi interessa niente…di quello che può capitare…”
Le sciolse le mani, le accarezzò le braccia, si fece sempre
più vicino…
manteneva ancora quell’odore di sigarette
“io voglio stare con te…”
Ancora quelle parole, echeggiarono nella mente della donna,
mentre vedeva la loro distanza diminuire sempre di più.
E quel sapore inconfondibile, di quelle dannate sigarette,
era così soffice e caldo.
Lo sentì avvolgervela, così come stavano facendo quelle
forti braccia.
Fu così che si ruppe del tutto, quella maledetta barriera
Si sentì solo più qualche respiro leggero.
Mentre il buio si chiudeva sempre di più
E piccole lacrime scesero dalle guance rosee
Mentre si rendeva conto che lo stava vivendo…il suo
peccato…
Gli occhi prima spalancati da stupore, poi portati via da
ben altra passione
Era sempre stato così…
Quel vuoto, che sentiva…
voleva colmarlo…
L’aveva solo coperto, nascosto, agli occhi di tutti…
Con l’indifferenza, lasciandoselo semplicemente alle spalle
Ma non era bastato
Le loro labbra si toccarono, le loro lingue si
accarezzarono…
In quel semplice bacio…
E quella bramosia che sentivano in corpo si espandeva nella
stanza
Mentre passavano su quello stesso parquet
Quel parquet sporco, sudicio, imbrattato di quel male che
vi era impresso.
Quelle macchie indelebili sul pavimento…
Che però, sembravano non esserci più…
Le sue lacrime…
Forse non c’erano mai state
Forse erano sparite da tempo…
Forse erano stati i suoi occhi a vederle per tutti quegli
anni…
Li, impresse sul legno…
Ma ora…
Ora no… non c’erano più…
E forse non le avrebbe mai più riviste
E quell’odore di sigarette, li tra le sue lenzuola…
La faceva innervosire
Quel loro sapore…
Ma ormai era loro, di tutti e due… li su quel letto
Così la madre nacque alta nel cielo, navigando tra le tante nuvole
variopinte di blu, in quella scura notte di luna piena
Così la madre nacque alta nel
cielo, navigando tra le tante nuvole variopinte di blu, in quella scura notte
di luna piena.
Due figure profumate di carne e
sudore, rigirate tra le lenzuola, respiravano caldamente appisolate,l ‘una
avvinghiata all’altro, con il sapore di questa ancora impastata tra i capelli e
le ciglia.
Vispi occhi sanguigni si agitarono
per la stanza.
Si alzò lei, stropicciandosi gli
occhi, smuovendo i capelli. Guardò l’immagine riversata sul materasso,
respirare sul cuscino con la schiena rivolta verso il soffitto. Sbuffò.
Si diresse versò il bagno con
l’intenzione di farsi una doccia; di lasciare quindi quei sapori delle notte in balia dell’acqua sulla sua pelle; voleva
cancellare quei piccoli ricordi di carezze e di baci lavando via loro odori.
Si schiudevano intanto sguardi
nocciola.
“Kuren…”
il giovane si alzò a sedere fissando il posto vuoto al suo
fianco.
La forma intagliata nelle lenzuola
ancora calde, appariva così fredda ora, senza di lei.
“Kurenai!” la chiamò a gran voce,
udendo in risposta solo lo scrosciare dell’acqua.
Non doveva
andare così -Si sfregò i capelli, li massaggiò.
No proprio no…è sbagliato
è tutto sbagliato
non doveva succedere
è stato un errore- si sciacquò il viso
un errore colossale
quell’amore che c’era
stato
…sbagliato...
le sensazioni, le emozioni
…tutto sbagliato….
E il sentimento… quel dannato sentimento
Era statol’errore più grande…
“kurenai!”
“sono sotto la doccia!” urlò di
rimando, chiudendo la manovella dell’acqua.
Chiuse gli occhi un secondo e quelle
immagini…o come galoppavano nella sua mente.
Ne prendevano possesso, occupando
la sua vista.
La sua schiena
imperlata di sudore, il battito del cuore nel petto, quel caldo afoso.
Aveva commesso un peccato: si era
lasciata portar via dalla marea delle sue parole e dalle sue
carezze.
Lui non avrebbe dovuto trovarsi
lì…in quel letto…ora…
Afferrò rapida un asciugamano e si
coprì il corpo.
Andava tutto così bene. appariva tutto lucidato e perfetto, pronto per essere
mostrato con orgoglio.
Quelle voci, quelle
stramaledettissime voci che girovagavano per Konoha…erano vere…
Avevano sempre avuto ragione.
Sarebbe capitato qualcosa, lo sapevano.
Lui lo sapeva.
Lui volevo
fossero vere.
Pura incoscienza la sua, pura adolescenza ricca di stupidaggini e sogni.
Prese gli abiti che aveva poggiato
sul comodino e se li infilò.
Stupida lei ad averlo ascoltato,
ad averlo seguito.
Avrebbe dovuto sicuramente
fermarlo, prima di combinare qualche disastro.
Ma non ne aveva
avuto la forza.
Non capiva il motivo, ma era stato
più forte di lei, la ricerca del sesso.
Forse perchè era da tanto che non
aveva un uomo così vicino.
Eppure era una persona che sapeva porsi dei limiti.
Con i capelli ancora bagnati, uscì
dal bagno per andare in camera da letto.
Era stato il sesso quindi ad
imporgli di errare.
Nulla più, nulla meno.
Una sbandata, una svista.
Niente di eccessivamente illecito,
si poteva risolvere tutto.
Era ancora in tempo, chissà…
Varcata la soglia si trovò davanti
un ragazzo semi vestito, alla ricerca della propria maglietta.
Sentendola entrare si voltò di
scatto.
“esci”
la fissò con incredulità -“come?”
“esci di
qui” voce calma ma insieme tagliente, cacciava via un anima dal suo nido.
“ma…” tentò vagamente una forma di
ribellione il Nara
“ti prego Shikamaru” così tiepide
e flebili parevano quelle parole. Pronunciate piano, ma ricevute forti e
chiare, come una richiesta, una preghiera.
Sempre la stessa dannata preghiera
“Kurenai-chan…c-che
cosa c’è?” domandò timido il giovane incapace di comprendere
“voglio che tu esca da questa casa!
Vestiti!” ancora più aspro il tono, ancora più amare le
parole.
I violenti occhi parevano
sanguinare ancora più porpora del solito.
“ehi asp…”
il cervo protese una mano “..spetta,Amore!!”
A…Amore??
Quella parola, quel
suono improvviso, le sbarrò gli occhi facendola cadere nel buio.
Amore,era vietato
Amore,non gli apparteneva
si arrabbiò ed ululò i suoi voleri, come la padrona ad uno
schiavo, come la madre ad un figlio…
come una donna… ad un uomo
“NON CHIAMARMI COSI!”
Una persona sola…
strillò il suo nome nella mente, mentre sgridava l’artefice di
quel dolore.
“NON CHIAMARMI MAI PIU AMORE!”
soloLui
l’immagine riflessa negli specchi del suo cuore, giaceva
immensa ed adornata di fiori e petali
“e perché scusa?!”
Kurenai si avvicinò al materasso,
vicino a giovane. Si fissarono nelle iridi brune.
Quel sapore, entrambi lo sentivano ancora tra le loro labbra,salato.
“ho commesso un errore, Shikamaru,
sta notte”
“u-un
errore?m-ma come? Perché!?”
ed egli si domandò il motivo di quello sbaglio.
Stranito e colpito nel segno, da
quella donna fatale e fatata che aveva di fronte.
“SoloLui…” sussurrarono le
dolci labbra ancora bagnate.
Il Nara l’interruppe, incurante dei mormorii
“Io ci tengo a te Kurenai…perché
vuoi distruggere tutto questo?!”
era suppliche quelle che udiva la sensei.
Suppliche difficili da fare, ed
impossibili da sentire
“Shikamaru…Non c’èNientetra noi...”
crash…
il cuore pulsante in petto di lui, cadde spaccandosi in tanti
e troppi pezzi…
“la tua è solo un’infatuazione
adolescenziale”
il ragazzo rimase impietrito, dopo essere stato investito in
pieno da cosi crudeli sentenze
SoloLui…Shikamaru…Può chiamarmiAmore…
“p-per
me n-non è stato solo Sesso. So che è così anche per te…”
Io amo una persona…
“ti sbagli…tra
noi non v’è nulla Shika, mettitelo bene in
testa…”
Una persona sola…
“vai via da questa casa, lascia perdereYuzumi…”
ancora a petto nudo lui si allontanò dalla donna.
Andò alla porta e ve n’è uscì.
Si trovarono l’uno di fronte
all’altra, a guardarsi in silenzio
Ma l’aveva fatto,l’errore più grande della sua vita, e se ne rendeva
perfettamente conto. Aveva baciato, toccato e assaporato quel corpo da ragazzo
e le era piaciuto fin troppo.
Non poteva fare ameno di pensare a
quanto le era mancato il tocco di un uomo.
Manon era diquell’uomo che aveva
bisogno, ma di un altro che ormai era troppo lontano.
Il cuorele
si strinsein
petto.
Siguardò
intorno nel silenzio, sentìl’aria
ancora impressa dei loro ansimi peccatori. Lisentì risuonare nella sua testa, sentìquel piacere forte, quel corpo caldo,
la pelle liscia e giovane.
Si pentì di averlo mandato via
così e questa la spaventava.
DLIN DLON
Udì il ritorno della realtà ed il
suo campanello suonare. Andò velocemente in camera a recuperare i vestiti che
sarebbero dovuti rimanerle addosso. Erano stropicciati, sudati, impressi del
dannato odore delle sue sigarette.
Aprì un cassetto eneestrasse qualche altro vestito, che
con l’odore di pulito le avrebbero fatto dimenticare
la puzza del peccato.
DLIN DLON
Sentì ancora il campanello. Decise
a malincuore di dirigersi verso la porta.
L’aprìe lo trovò lì, come l’aveva lasciato:
a petto nudo e con l’espressione stravolta.
“vattene..”avevadetto con aria stanca. I suoi occhi
così maledettamente neri la fissavano rabbiosi, quasi terrificanti “perché?”
aveva chiesto quel ragazzo. Continuando a fissarla aveva fatto un passo in
avanti, dentro casa. Kurenai indietreggiò e deglutìsonorosamente.
“fammi entrare” continuò egli, supplichevolmente.
“No,Shika”
provò a spingerlo indietro, ma lui non si mosse. Il ragazzosiimpadronì improvvisamente di un tono
scocciato:“non fare la bambina”
A quelle parolelaYuhiabbassò la guardia abbastanza a lungo
perché Shikamaru potesse spingersi all’interno dell’abitazione, chiudendosi la
porta alle spalle.
Non fare la bambina…
Rabbrividì all’idea di essere
stata rimproverata.
“credevo di essere stata chiara”
commentò fredda edinusuale, quanto bastava per
ricordargli chi era l’adulto tra i due.
“non lo sei stata”.
Shikamaru si mostrava tranquillo,
ma non lo era. Si sedette sul divano sanguigno guardandolainattesa.Ellaperò rimase immobile. “perché mi hai
trattato in quel modo?”non era arrabbiato
mascocciato,
parlava lentamente. Dalla sua voce traspariva in parte la paura di ricevere la
risposta.
Kurenai ancora non parlò. Loosservava
dallo stipite con diffidenza, studiavail suo corpo scoperto con la paura di
cadere di nuovo nella tentazione. “non mi merito di essere trattato così”
La donna trasalì: era vero.
Shikamaru non meritava nessuna
delle parole che lei gli aveva urlato dietro pochi minuti fa.
“midispiace
manon sapevo cosa
fare” ammise, rassegnata all’idea di dover essere sincera almeno con se stessa.
“non eri tenuta a fare niente,
benché meno a buttarmi fuori di casa.”Il
Naral’accusò.
Ellasconfitta decise di allontanarsi dalla porta e di
avvicinarsi al ragazzo.
Sprofondò nel divano accanto a
lui, guardandolo senza espressione.
Voleva spiegargli il perché di
quella sua reazione, ma aveva paura di cadere nei ricordi diquell’uomo
che,purtroppo per Shikamaru,
si era preso tutto il suo amore.
Decise che non era più il momento
di pensare e rimuginare.
Da quando aveva cominciato a
riflettere sulla loro stranarelazionetutto
le era sfuggito di mano. Probabilmente avrebbe fatto meglio a smettere.
“non devi avere paura” lui le
accarezzò dolcemente i capelli neri, ancora bagnati.
Kurenai sbuffò, poi guardò il
vuoto sussurrando“tu non ti rendi conto di che cosa abbiamo fatto..”
Il
Narasmise di
accarezzarla “e che cosa abbiamo fatto di sbagliato?” alzò leggermente la voce
“abbiamo fatto ciò che ci sentivamo di fare, niente di più” concluse, tornando
ad accarezzarla.
“io non volevo farlo” lei loguardò con occhi
tristi, pieni di rimorso.
“potevi fermarmi” sussurrò lui,
come per ripulirsi dalle accuse.
Silei avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.
Tacque, colpita nel segno.Al
Narascappò un
risolino compiaciuto.
Lo
spavento di pochi minuti primasembrò superato.
Senza parlare le sfiorò il mento
attirandolo a se e la baciò con dolcezza, a fior di labbra.
Ellachiuse gli occhi.
Sentìquell’odore, le sembròcosì familiare.
Sentiva il sapore dolce delle sue
labbra, la loro morbidezza, laloroautenticità.
Quelle labbraerano
vere, non stampatein
qualche foto ormai ingiallita sul comodino.
Erano vere, pulsanti di sangue.
Erano calde.
Kurenai ricambiò il bacio.Appoggiò una mano sulla sua spalla nuda, facendola
scendere sul corpo fino al pettorale allenato.
Sentì sotto i polpastrelli la
delicatezza della cute.
Sentì il suo calore.
Percepì il cuore battere.
Le mani di Shikamaru invece
scesero dietro al collo sottile, accarezzandolo lievemente fino ad infilarle le
dita nei capelli corvini. Si avvicinò sempre di più e i baci continuarono e si
moltiplicarono perdendo via via tutta la loro dolcezza.
Ellapoggiò la schiena sui cuscini del divano lasciandosi
sopraffare dal corpo dell’altro.
Il
Narale si sdraiò
lentamente sopra facendo aderire i due corpi, rendendo ancora più evidente la
sua eccitazione. La mano della donna scivolò dietro la schiena, toccandone i
muscoli e carpendone la forza.
Ad un certo punto, però, spostò le
mani nuovamente sul suo petto e lo allontanò con entrambe le braccia. Spense il
fuoco che si era creato.
“smettila di fare così!” si tornò
alla realtà.
Il ragazzo tornò a sedersi
composto lasciandole modo di tirarsi su.
“mi sembrava ti piacesse”
commentò, con aria furba
La donna lo guardò di storto “no,
A ME sembrava ti piacesse!” alludendo alla strana forma assunta dai suoi
pantaloni.
Il
Nararise
imbarazzato.
Provò ariavvicinarsi
maella lo bloccò
nuovamente. “smettila, basta così”
Shikamaru provò adobiettare
mavenne fermato.
“sta arrivandoTsunadecon la bambina” guardòfuori
dallafinestra “è
già buio”.
Shikamaru si rivestì infilandosi
velocemente la maglietta. “allora io vado da Ino” disse alzandosi.
Al suono di quel nomelaYuhiebbe un tuffo al cuore.
Ino era la sua ragazza, Shikamaru
aveva unaragazzae
quella ragazza lo amava.
Al pensiero si sentì ancora più
sporca.
Gli occhi sanguigni lo guardarono spaventati
in cerca di un qualche sollievo.
“cosa c’è?”il
Naranon comprese
quello sguardo. “vado a sistemare le cose con lei”
Kurenai trasalì, non comprendeva
“come??” chiesescomponendosiun poco,
“vado a dirle di noi” spiegò con
naturalezza.
La donna si sentì precipitare
“NO!” urlò “tu non le dirai proprio un bel niente!” continuò agitando le
bracciaedtirandosi dritta in piedi di fronte a
lui, sembrava impazzita.
“ma…” il ragazzo come poco prima si trovò confuso.
LaYuhiprese un bel respiro, pensando alle
parole cheavrebbedi
lì a poco detto.
Il pensiero che la Yamanaka o chiunque altro
potessero venire a conoscenza del suo crimine le
accelerò il battito cardiaco, la fece ansimare.
Era troppo per
lei, non l’avrebbe mai sopportato.
Sudava freddo.
“senti Shikamaru, non so che cosa tu abbia in mente ma..”respiròancora, sforzandosi di farlo più
lentamente nel tentativo di calmarsi e di trovare il modo migliore per
esprimersi” io non ho intenzione di cominciare una relazione con te”
Ci fu silenzio.
Il
Narala guardò più
confuso di prima “ma…abbiamo fatto…”
“so che cosa abbiamo fatto” lointerruppe subito
“ho giusto una decina d’anni in più di te!”l’ammutolì “e proprio per
questo una relazione è fuori questione” fissò i grandi occhi rossi in quellisilui, catturandoli
“macosa c’entra l’età?” chiese l’altro,scocciato e un po’ ingenuamente.
“c’entra eccomeShika,
un giorno lo capirai”
“non trattarmi come un bambino!”
il ragazzo alzò la voce.
.
Il cielo ormai catturato dalla
notte lasciava chesiintravedessero
appena i profili dei loro visi.
Si scorgeva un giovane, piuttosto
alto e snello e una donna di fronte a lui che si stringeva nelle proprie
braccia, come per farsi da sostegno lei stessa per i concetti che avrebbe
dovuto enunciare.
“io non ho bisogno di un fidanzatino,
hotrent’anni”
Era seria come non lo era mai
stata.
Il giovane mantenne la calma;
Voleva dimostrarsi un adulto in
tutto e per tutto per rispondere a quelle provocazioni.
Le avrebbefattorimangiare quelle parole.
Inspirò e la guardò fissa negli
occhi con i suoi neri più di quel cielo notturnofuori
dallafinestra.
“non ho intenzione di essere il
tuo fidanzatino” la voce era calma, perfetta “ma il tuo uomo”.
Kurenai, trovandosi nel panico, riuscì a sfuggire a quello sguardo
determinato dirigendosi verso l’interruttore della luce, dato
che cominciavaad essere fin
troppo buio.
“non hai nemmenovent’anni…”gli
disse, come se lui avesse dovuto accontentarsi di quella spiegazione.
“macosa
c’entra…” mugugnò l’altro
Luiera
deciso, lui la voleva.
Elui l’avrebbe messa in un sacco di casini.
“Kurenai..”avevaprovato ad avvicinarsi, vedendo
l’espressione pensierosa della donna.
“io voglio stare con te e
con la bambina…”le sorrise, di un sorriso davvero
splendido
“..e so
che tu mi vuoi nella tua vita, non nasconderlo”
La Yuhi nonriuscì più ad imporsi, tanto non c’eraverso.
Era chiaro: Lui non l’avrebbe mai
lasciata.
Ed era ancora più chiaro che lei non voleva che questo accadesse.
Lui voleva
esserci, e lei aveva bisogno della sua presenza, ormai l’aveva capito.
Aveva bisogno
del suo calore, dei suoi abbracci, dei suoi baci, del
suo corpo nudo sotto le coperte.
Ma ancora di più aveva bisogno di un uomo,
e sua figlia di un padre.
Prese
un bel respiro, l’altro attendevaimpaziente.
Poi parlò:
“tu non dirai niente ad Ino..” sbuffò, decisa che la sua parte
più debole fosse stanca di bugie “rimarrà una cosa nostra e di nessun altro..…”
Shikamaru rimase un po’
interdetto: non amava i sotterfugi.
Comprese di lì a breve i motivi di
quella scelta:
Lei avevatrent’anni,
lui a mala pena venti.
Lei era unasensei,
lui l’ex allievo del padre di sua figlia.
Lui era solo un ragazzo, lei una
donna compiuta.
Decise che sarebbe stato meglio
accontentarsi, nella speranza di poter avere qualcosa di più in futuro.
Per ora sarebbe stato un amore
nascosto, celato, profondo.
Si sarebbero
visti ogni tanto a casa della Yuhi, lui sarebbe
stato con la bambina e in mancanza di questa avrebbero potuto fare l’amore, in
silenzio.
Shikamaru avrebbe continuato a
stare con Ino, senza destare sospetti, lasciandole l’amore che solo a lei era
riservato.
Un altro tipo di
amore sarebbe stato protagonista del suo segreto.
Un amore più lascivo, voluttuoso,
fatto di desiderio e di carne.
Sarebbe stato un loro segreto,
poiché nessuno avrebbe mai potuto capire.
Lei avevatrent’anni,
lui a mala pena venti.
Lei era unasensei,
lui l’ex allievo del padre di sua figlia.