The missing piece.

di Gracedanger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Things we lost in the fire. ***
Capitolo 2: *** I hope you're doing fine. ***
Capitolo 3: *** We can live like Kevin and Dani if you want. ***
Capitolo 4: *** The world. ***
Capitolo 5: *** the smokers ***



Capitolo 1
*** Things we lost in the fire. ***



Questo è il seguito di un’altra storia.
Non hai letto la prima stagione? Ecco:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1820541&i=1

 
Non hai voglia di leggere la prima stagione? Pazienza.
Un particolare ringraziamento ad
Im that boy che è stata così meravigliosa ad aver seguito tutta la prima stagione e la mia prima fanfiction. Spero che questa ti piaccia anche di più.

Allora, q
uesta fanfiction è molto importante per me.
Per i personaggi mi sono ispirata a delle persone che mi stanno molto a cuore.
 

Breve avviso:
Le caratteristiche o le azioni di personaggi realmente esistenti sono frutto di pura fantasia.
Ogni capitolo sarà accompagnato da una canzone.
La storia verrà raccontata da un narratore esterno.
 
Buona lettura, spero di farvi emozionare.
 

 
 
A Danielle, che è diventata madre.
A Kevin, che ha abbandonato l’angolo.
A Joe, che ama senza limiti.
A Nick, che ha aspettato.
Ad Alice, che ha imparato a fidarsi.
A Giulia, che ha sconfitto le sue paure.
 
A Valentina, la mia persona.
Al mio pezzo mancante che mi ha fatto vivere i momenti più belli e che non tornerà più.
 
 
 
 
 
Non fare tardi Joseph, mi raccomando. Ricorda, ora c’è qualcuno che ti aspetta a casa.
 
Queste furono le ultime parole di Greg mentre lasciava lo studio.
Il ragazzo osservava vitreo il mixer e si lasciava trasportare dai pensieri.
Si accorse che era davvero cambiato tutto.
Pensò a ognuno dei suoi amici che tutte le volte usciva a passo svelto dalle porte dello studio dicendo “Io vado, Danielle ha già preparato la cena.” oppure “Se oggi non torno per l’una, Paris è la volta buona che mi fa dormire sul pavimento.”
Ogni tanto quando le ragazze venivano a trovare i loro fidanzati o mariti in studio c’era sempre da divertirsi. Anche Joe si prendeva gioco di loro, che avevano mille obblighi, condizioni, compromessi. E soprattutto avevano qualcuno che li aspettava a casa.
Li osservava uscire mano nella mano, o stretti in un caldo abbraccio.
Non avrebbe mai pensato di farlo anche lui un giorno.
Rimase solo, oscillando lentamente sulla poltrona di pelle nera.
Si avvicinò al mixer e mise uno dei CD preferiti di suo fratello che stranamente aveva dimenticato in studio. Le note iniziali della prima canzone si diffusero rapidamente nella stanza.
 
Things we lost to the flame
Things we'll never see again
All that we've amassed
Sits before us, shattered into ash
 
 
Se ne era andato anche Nick a testa alta, muovendo audace le braccia muscolose, visibilmente fiero di essere single e di avere tutta la notte per fare quello che voleva. Solo pochi mesi fa Joe avrebbe fatto lo stesso e sarebbero finiti in un locale all’ultima moda pieno di gente di cui il giorno dopo non si ricorderà nemmeno il nome. Giusto quattro Cosmopolitan con il suo migliore amico e la vita non sarebbe più stata così vuota come difficilmente avrebbe ammesso. Voleva divertirsi. Era una rockstar in fondo, che altro avrebbe potuto fare?
 
These are the things, the things we lost
The things we lost in the fire, fire, fire
These are the things, the things we lost
The things we lost in the fire, fire, fire
 
 
Joe ripensò alla sera del concerto in Italia. Quella Giulia non fu facile da dimenticare.
E dopo non poche difficoltà quella ragazza dai lunghi capelli castani, e il sorriso gentile diventò la sua Giulia.
Inaspettatamente ora Joseph poteva dire che nel mondo c’era qualcosa di suo.
E si rese conto che Kevin, Greg, John, che aveva spesso preso in giro, non avevano torto a fregarsene. Ora le sue parole gli sembravano solo quelle di un single triste e stupido.
Aveva mentito a se stesso per tanto tempo. Ora non sapeva perché, voleva a tutti costi farlo capire anche a Nicholas. Ma alla fine ci ripensava, diceva che era giovane, e certamente anche più maturo di lui alla sua età. ‘Magari quei giorni da single e quelle serate da dimenticare gli serviranno’ pensava. A Joe erano serviti solo a fargli capire che aveva sprecato tanto tempo.
In fin dei conti però, tutto quello che aveva fatto l’aveva portato da Giulia. Forse così doveva andare.
Ora non poteva rimanere più di tanto a rimuginare sul suo passato, aveva qualcuno che l’aspettava a casa e soprattutto una notizia da darle.
 
 
 
We sat and made a list
Of all the things that we have
Down the backs of table tops
Ticket stubs and your diaries
I read them all one day
When loneliness came and you were away
Oh they told me nothing new,
But I love to read the words you used
 
 
 
 
La luce pallida del portatile illuminava la stanza buia.
Giulia fissava il foglio bianco con le labbra serrate e con due dita si massaggiava le tempie.
Erano due ore consecutive che scriveva e cancellava subito dopo.
Ogni cosa le sembrava non abbastanza buona.
Quello che scriveva le sembrava palesemente banale. Eppure scrivere era la cosa che le riusciva meglio.
Quella critica la tormentava da settimane.
Solo una. Solo poche parole che le rimbombavano nella testa.
Non aveva detto nulla nemmeno a Joe. Ne del manoscritto del suo famigerato libro che scriveva di nascosto quando lui tornava a casa tardi dallo studio di registrazione. Non sapeva nemmeno perché glielo nascondeva. Probabilmente paura di deludere qualcuno.
Aveva consegnato il suo segreto a un professore dell’università. Quello più stronzo di tutti, certo, ma quello che tra i tanti le avrebbe dato un giudizio severo e cattivo, credeva di averne bisogno. Invece si pentì, quando dopo quel ‘Abbastanza soddisfacente’ che la fece arrivare sulla luna, seguì un ‘ma alcune riflessioni del personaggio sono palesemente banali.’ che la fece ritornare sulla terra nel giro di un nanosecondo.
Sapeva che quel giudizio l’avrebbe influenzata.
Ora sentiva di aver sprecato un anno e mezzo della sua vita per qualcosa di ‘palesemente banale’.
 
I was the match and you were the rock
Maybe we started this fire
We sat apart and watched
All we had burned on the pyre
 
 
Un acuto suono la distrasse dai suoi pensieri.
Videochiamata in arrivo: Alice Ferri.
Giulia sospirò e cercò di aggiustarsi i capelli al meglio, tirò su con il naso e premette il tasto ‘accetta’.
Una finestra si aprì e l’esile figura di Alice comparve sullo schermo, aveva i capelli biondi legati in una morbida treccia e il mascara leggermente colato sotto gli occhi verdi. E un’espressione esausta.
“Good morning Mrs. Bianchi.” Esordì con un accento inglese evidentemente influenzato dal francese con cui era a contatto tutti i giorni.
“Bonjour mademoiselle Ferri. Comment ça va?” le rispose la sua amica.
“Veramente bene, veramente…. stancante. Questi mangialumache mi ricordano tutto il giorno che non è il mio posto qui. E io glielo metto a quel posto.”
Era Alice.
“Non mollare.”
“Mi sembra ovvio. E Joe?”
“Torna tardi. E François?”
“Chi è François?
“Che ne so, ma c’è sempre un François se vai a Parigi.”
“Ah, capisco.” ridacchiò “Nessun François in vista, per ora.”
“Sappi che non lo incontrerai mai se non ti decidi a parlare francese.”
“Io lo faccio a posta, così i miei clienti mangiarane capiscono che devono stare alle mie regole.”
“Non erano mangialumache?”
“E’ lo stesso, qui mangiano di tutto, non puoi capire.”
“E tu non mangi niente, vero?”
“Già. Perché me lo chiedi?”
“Ti vedo più magra del solito. Vai da McDonald e rimettiti in carreggiata, come ai vecchi tempi.”
“Non sono dimagrita, è la webcam. Tu invece non mangiare troppe schifezze!”
“Che ne sai che sto mangiando schifezze?”
“Sei in America, cara. Lì se non le mangi è probabile che ti facciano una multa.”
“Nah. Qui sono tutti così alla mano, e fanno una vita da pazzi. Americani, valli a capire..”
“Oh non avrai cambiato idea?”
“Certo che no! Perché me lo chiedi ogni volta?”
“Mmh, così. Per sicurezza. Ti vedo un po’ triste.”
“Non è niente. Sono solo un po’ stanca.”
 
Mentiva anche alla sua migliore amica, l’unico motivo che la spingeva a farlo era che non voleva deludere nessuno.
You said we were born with nothing
And we sure as hell have nothing now
 
 “Giulia, ho ancora una tonnellata di lavoro da sbrigare e due clienti nel pomeriggio, una coppia di sposini novelli che vogliono costruirsi un appartamento con vista sulla torre Eiffel e sono convinti che nessuno gli farà la minima storia.”
“Francesi?”
“No, italiani.” rispose e fece una risata sommessa “Augurami buona fortuna.”
“Buona fortuna, Alice.”
“Ah, nel caso cambiassi idea, io e François ti lasciamo un posto nel divano letto!”
“Ci penserò. Salutami il caro François, mi raccomando.”
“Sarà fatto. Ci sentiamo.”
“Ciao Ali. Ti salutano tutti, Joe, Kevin e Danielle. Anche.. Nick.”
 
Do you understand that we will never be the same again?
The future’s in our hands and we will never be the same again
 
La schermata diventò nera.
Alice se ne era andata.
Ormai non poteva nemmeno pronunciare il suo nome con lei.
Eppure quello che avevano loro non era un amore estivo, quelli che finiscono col calar del sole, quelli che oltre a raffreddarsi i corpi si raffreddano anche i cuori.
Era solo.. complicato.
 
 
Flames, they licked the walls
Tenderly they turned to dust all that I adore.
 

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Capitolo 2
*** I hope you're doing fine. ***


Breve avviso: In questo capitolo i versetti scritti in questo carattere sono pezzi tratti dal libro scritto da Giulia.




“Lei era una persona forte, una di quelle che non si piegano davanti alle difficoltà della vita, una che continua a scalciare fino alla fine. Lei non si scomponeva mai. Lei era una forza della natura, in continuo movimento, non aveva paura di cambiare, ma soprattutto non si fermava mai a guardare indietro. Neanche per lui.”


Parigi, ore: 6:35 a.m.
 
Well it’s good to hear your voice
I hope you’re doing fine
And if you ever wonder I’m lonely here tonight
Lost here in this moment and time keeps slipping by
And if I could have just one wish
I’d have you by my side
 


La sveglia di Alice suonò alle sei e trentacinque.
Alice si alzò in quel momento, spaccando il secondo. Infilò la morbida vestaglia bianca di seta, e si avviò in cucina, per il suo solito caffè.
La macchinetta del caffè giaceva in bilico sul lavandino. L’afferrò e cominciò a versarci dentro la polvere, disseminandone sbadatamente anche sul piano da cucina.
 
Oh, I miss you

Accese il fornello e ci mise sopra la macchinetta.
Si allontanò lentamente nel profondo silenzio del suo appartamento.

Oh, I need you

Entrò nel suo studio e si sedette sulla poltrona di pelle nera. Cominciò a frugare tra i documenti, i prospetti, e le bozze alla ricerca della cartella del suo cliente.
Niente.  Aprì tutti cassetti, cercò sulle mensole. Le agili dita di Alice continuavano a scorrere sui dorsi dei raccoglitori, quando all’improvviso si fermarono.
Alice in punta di piedi, tirò fuori dallo scaffale più alto, un album rosa. Aveva sempre odiato il rosa, si impegnava a buttare qualsiasi avesse una sfumatura di quel colore, perciò non si spiegava perché quell’album fosse ancora lì.
Appena lo aprì, emise un respiro soffocato.
 
And I love you more than I did before
And if today I don’t see your face
Nothing’s changed no one can take your place
It gets harder everyday
 

“Oh.” sussurrò mentre sfogliava l’album che Giulia le aveva regalato quando avevano dieci anni e che aveva continuato a riempire per altri dieci.
 

Say you love me more than you did before
And I’m sorry it’s this way
But I’m coming home I’ll be coming home
And if you ask me I will stay, I will stay

Le foto sbiadite, con volti di cui era rimasto solo il nome nella sua mente, fecero però sorridere Alice.
Le lettere, scritte con quelle grafie tondeggianti e incerte e i cuoricini infantili ai lati del foglio.
Il biglietto del concerto. 20 Luglio 2010.
Il biglietto aereo per Los Angeles.
Un bocciolo di rosa, ormai seccato, che Nick aveva rubato per lei, mentre passeggiavano a notte fonda per le strade.
L’album sembrava aver tenuto tutti i profumi e le emozioni, tutti i nomi, i ricordi.

 
Well I try to live without you
The tears fall from my eyes
I’m alone and I feel empty
God I’m torn apart inside.

Dopo dieci minuti passati con il naso immerso tra quelle pagine, un forte odore di bruciato giunse nella camera.
“Cazzo!” sobbalzò e con l’album ancora tra le mani corse in cucina, la macchinetta era bruciata e stava facendo saltare schizzi bollenti di caffè ovunque. Alice spense i fornelli e senza pensarci, afferrò la macchinetta rovente per buttarla, si scottò le dita e lasciò cadere tutto dalle mani.
La macchinetta cadde sul piano e il caffè si rovesciò sul pavimento, bagnando le pagine dell’album, quando Alice se ne accorse era troppo tardi, si inginocchiò sul pavimento e osservò con le labbra serrate tutti i suoi ricordi rovinarsi e le pagine intrise di caffè. I suoi grandi occhi verdi si fecero lucidi.
Sentiva di non avere davvero più niente ora.


 
I look up at the stars
Hoping you’re doing the same
Somehow I feel closer and I can hear you say
Oh I miss you. 


 





“Lui non voleva più lottare. L’amava, certo. Era stanco ma non riusciva a darsi pace. Voleva prendersi una pausa, pensare ad altro.”


New York City, ore: 3:20
 
I never wanna lose you
And if I had to I would chose you
So stay, please always stay
You’re the one that I hold onto
Cause my heart would stop without you


La gente si addossava ad altra gente. L’aria era irrespirabile. Eppure era abituato a stare in enormi locali, in cui il fumo e la musica offuscavano i sensi, e si finiva sempre tutti come una massa di idioti che si muove allo stesso modo.
Marcus gli scosse la spalla e gli porse un bicchiere con un liquido di colore rosso. Nick era sovrappensiero ma abbozzò lo stesso un sorriso e afferrò il bicchiere. Lo buttò giù tutto di un fiato, e appena gli si liberò di nuovo la visuale, si ritrovò un sguardo puntato addosso.  Si alzò dal divanetto e si fece strada seguendo quei grandi occhi verdi tra la folla.
La ragazza proprietaria di quegli occhi, che si muoveva sinuosamente in un mini abito nero,  gli sorrise. Nicholas ricambiò il suo sorriso.
“Sono Nick.”
Continuava a perdersi nei suoi occhi. Erano uguali a quelli di lei.
 
And I love you more than I did before
And if today I don’t see your face
Nothing’s changed no one can take your place
It gets harder everyday

“Si lo so chi sei, io sono Katie.” Disse la ragazza, con una voce squillante.
A Nick bastò quella singola frase, per ritornare alla realtà.
Continuò con i convenevoli per un altri due minuti e poi si allontanò, fece un cenno a Marcus. Gli serviva aria, gli serviva allontanarsi.


“New York è la città che non dorme mai.” Pensò tra se e se.
Certe volte provava una profonda invidia per i New Yorkesi, i ragazzi della sua età che non dormivano mai, che si divertivano, facevano errori e nessuno li sbatteva in prima pagina.
I giornalisti si azzuffarono davanti a lui. Nick abbassò la testa e continuò a camminare a passo svelto.
La notte non era mai troppo buia a New York e questo a lui piaceva.
Ormai odiava il buio pesto della notte.
Spesso non voleva dormire, se l’avesse fatto quasi sicuramente avrebbe sognato.
Avrebbe sognato lei.
 
And love you more than I did before
And I’m sorry that it’s this way
But I’m coming home I’ll be coming home
And if you ask me I will stay, I will stay
I will stay.


 


 


 


 


“Lei era fiera della sua scelta anche se quella scelta l’avrebbe allontanato da lui. Le loro vite andavano in direzioni opposte, in due parti del mondo diverse. Ma ogni notte prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno inquieto, si chiedevano entrambi: “Come sarebbe andata se.. avessi scelto lui?” “Lei mi avrebbe aspettato, avrebbe mai potuto perdonarmi?”


E se poi l’avessero fatto, se fossero tornati l’uno dall’altra. Forse sarebbe stato troppo tardi, o forse no.”

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Capitolo 3
*** We can live like Kevin and Dani if you want. ***



Clack! Joe chiuse lentamente la porta alle sue spalle.
Giulia sorrise, sentendo subito le sue mani che scorrevano su per i fianchi.
“Buonasera.” sussurrò Joseph con la sua voce roca e le sfiorò il collo con le labbra.
“Stai cucinando?” disse con un leggero tono di sorpresa notando un libro di cucina aperto.
“La ragazza che è stata seduta accanto a me oggi all’università parlava così tanto e di così tante cose che le sono sfuggite pure un paio di ricette e io non so perché le ho appuntate.” Mormorò lei con lo sguardo concentrato sui fogli.
“Ah, non ha idea, quindi..” disse lui allontanandosi dal piano cucina.
“Non ha idea di cosa?” chiese lei voltandosi.
“Di quanto tu sia assolutamente negata per la cucina…” la punzecchiò lui.
“Ah, davvero?!” Giulia la prese bene, ma diede lo stesso una gomitata indirizzata allo stomaco del suo fidanzato.
Risero sottovoce.
 “Dai, per stasera cucino io.” disse Joe, che cucinava praticamente tutte le sere.
 
Baby hair with a woman's eyes
I can feel you watching in the night
All alone with me and we're waiting for the sunlight
When I feel cold you warm me
And when I feel I can't go on, you come and hold me
It's you and me forever
 
Lo stereo era acceso e una canzone di qualche anno prima si diffondeva per la casa.
“La sai la novità?” disse Joe mentre Giulia affettava i pomodori per l’insalata, l’unico compito che il suo ragazzo le affidava sempre mentre lui preparava la cena.
“Quale novità?” chiese lei.
“Danielle aspetta un bambino.”
Giulia lasciò cadere il coltello sul tagliere per la sorpresa.
 
Sara, smile
Smile awhile for me, Sara

 
“Davvero?” disse a bocca aperta “ma è… è meraviglioso!” sorrise e corse dall’altro lato del bancone per abbracciarlo.
“Già.” Accennò un sorriso lui.
“Diventerai zio, tu! Non ci credo..” disse tra se e se ridacchiando e riprese ad affettare più lentamente.
 
“Si, è incredibile, Kevin sta per diventare padre.. poi toccherà anche a me o a Nick.” Sussurrò Joe come se le sue parole fossero sospese su un filo sottile.
“Già.” Gli rispose Giulia ancora sorridendo per la lieta notizia.
“E poi… noi… stiamo insieme da due anni.. e stiamo bene, si, insomma, siamo felici.. potremmo anche.. non so, sposarci.”
“Mmm.. cosa hai detto?” gli chiese lei distrattamente.
Joe prese un respiro profondo e si prese qualche secondo per guardare la bella ragazza dai capelli scuri con lo sguardo concentrato sui pomodori.
 
“Giulia, vuoi sposarmi?”

  
Giulia si fermò di scatto e il coltello le scivolò dalle mani cadendo rumorosamente sul pavimento.
Sollevò lentamente lo sguardo verso Joe.
Aveva la bocca serrata e le mani che tremavano. Forse era per l’emozione, o per paura.
Non riusciva a credere alle parole che erano appena giunte alle sue orecchie e già si autopuniva per non aver recepito subito quella domanda così importante.
Solo che ora non sapeva assolutamente cosa rispondere.
Nonostante le tonnellate di film, serie tv, libri e anche nella vita reale dove aveva assistito a proposte di matrimonio di vario genere, non sapeva cosa rispondere.
If you feel like leaving you know you can go
But why don't you wait until tomorrow
And if you want to be free
You know all you got to do is say so


 
Quello che voleva dire veramente assomigliava parecchio a questo:
“E’ presto, non sono pronta, tu hai appena ricominciato a lavorare con i tuoi fratelli e io ho l’università, ho il mio libro, già.. il libro del quale non ti ho ancora parlato.”
“E perché diavolo me lo chiedi ora? Ora che Danielle e Kevin stanno per diventare genitori? Cosa vuoi fare? Vuoi metterti in pari? Vuoi l’attenzione dei tuoi genitori? Joe, hai ventiquattro anni, sei cresciuto per fare questi giochini idioti.”
 
When you feel cold I'll warm you
And when feel you can't go on
I'll come and hold you

 
In quel momento non riusciva a riflettere, sentiva il respiro mancare, sudava freddo e avrebbe voluto strapparsi il cuore dal petto, non aveva tempo di pensare, Joe era di fronte a lei e aspettava.
Si prese un minuto per osservare il ragazzo che le aveva appena fatto la fatidica domanda.
Le sembrava di avere amato Joe da sempre, sia come icona, che come persona vera, due aspetti completamente differenti, ma le sembrava di non aver avuto mai nessun altro vero amore, nessun altra persona alla quale affidare il proprio cuore.
Non vedeva questo in negativo, anche se a volte nel cuore della notte alcuni dubbi solcavano la sua mente, anzi Giulia pensava di essere la persona più fortunata della terra, che l’aver incontrato Joe, in qualche modo, fosse stato parte del suo destino.
Improvvisamente Giulia mosse le labbra mormorando qualcosa di incomprensibile e Joseph che aveva fermato i polmoni fino a quel momento, diventando ormai pallido, prese rumorosamente un respiro profondo.
Lei rise. E tutto un tratto la paura abbandonò la sua mente, un fulmineo attimo  in cui, guardando questa buffa scena, riconobbe di avere bisogno di quell’uomo per il resto della vita o quanto più possibile, e aallora tra una risata e un’altra una sillaba scivolò fuori dalle sue labbra. In meno di qualche secondo le labbra di Joe si contrapposero alle sue e le sue forti braccia sollevarono la ragazza dal pavimento.
 
It's you and me forever.
 
Poco dopo dall’altra parte di New York, un telefono vibrò.
Nick lasciò cadere dalla bocca il sigaro che tranquillamente stava fumando, leggendo il messaggio di suo fratello.

“Nicholas, porta il tuo sedere scolpito in lavanderia e ritira lo smoking. Io e Giulia ci sposiamo.”

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Capitolo 4
*** The world. ***


 

Giulia uscì dalla doccia. Il bagno era una nuvola enorme di vapore. I capelli neri gocciolavano sul pavimento.
Sollevò i piedi nudi in mezzapunta e con la mano passò sopra lo specchio appannato riuscendo a creare uno spazio per riflettere la sua immagine.
Specchiarsi le piaceva particolarmente. Non per vero e proprio narcisismo o troppa autostima, al contrario le piaceva guardarsi nello specchio e immaginarsi diversa, le piaceva spogliarsi per quei pochi minuti di tutta la sua insicurezza, ed essere un’altra, lasciar spaziare la mente verso piacevoli facezie, di tanto in tanto.
Provò a immaginarsi con un velo bianco sul viso di porcellana. Un vestito bianco con il corpetto di seta che si apriva in una larga gonna che non terminava più. S’immaginò un altare colmo di fiori bianchi, e il volto di Joseph lontano, quasi sfocato.
All’improvviso cominciò a sentire il vestito troppo stretto, soffocante. Cercò di distrarre la mente da quel pensiero cercò di uscire dal vestito, ma il respiro le si bloccò.
Giulia spalancò la porta e corse fuori dal bagno.
Entrò nella camera da letto e si sedette sul grande tappeto che era davanti al letto, a gambe incrociate e riprese fiato, prendendo respiri profondi.
Forse pensare e rimuginare sul suo matrimonio non era la cosa giusta da fare in quel momento.

 
You can't stop the world
You can't do it all alone
It's too heavy for,
you to carry on on your own
 
 
“Non avevi detto, una festicciola?” Giulia agguantò l’orecchio di Joe al volo e lo portò vicino alla sua bocca mentre il ragazzo emise un gemito di dolore soffocato.
“Beh, si all’inizio era una festicciola, poi Nick ha chiamato i suoi amici, i vecchi colleghi dei Jonas Brothers e così via e il numero si è alzato da venti a centoventi.” Rispose lui.
Si tenevano stretti l’uno all’altra, come se stessero cercando di farsi scudo con i propri corpi dagli invitati “a sorpresa” della loro festa di fidanzamento.
“Ci sono anche i tuoi genitori.” Bisbigliò lei atterrita. Joe si voltò come per dire “E allora?”
“Lo sai che li adoro, ma tua madre spesso mi mette a disagio.”
“Come?”
“Si, mi lancia certe occhiate da brivido..”
“In che sens.. Oh, padre John!” disse Joe guardando Giulia mortificato. “Padre chi?” ripetè lei allarmata.
Un alto uomo con la barba bianca e un largo sorriso si avvicinava ai due fidanzati, accompagnato da Paul e Denise, i genitori di Joe.

“Oh Joe guarda, i tuoi genitori hanno chiamato Dio in persona per celebrare il nostro matrimonio.” sussurrò Giulia, facendo scoppiare il povero Joe nella più fragorosa delle risate quando i tre erano solo a pochi metri di distanza.

Appena Padre John, Paul e Denise arrivarono davanti a loro, quest’ultima lanciò a Joe un’occhiataccia per via del modo poco educato in cui era scoppiato a ridere alla vista del loro amico.

Don’t stress for nothing
Let me take you away
From all the madness
Just give me today
Cause you’re all I want
You’re all I need
Right here, right now
 

“Bene allora, è stato un piacere conoscerla Padre John, e godetevi la festa.” Dissero i due ragazzi con un grande sorriso e poi in modo cauto si allontanarono e si fermarono dietro una colonna.
“Ho capito l’occhiataccia che dicevi!” disse Joe.
“Visto?”
Si fermò un secondo e accarezzò i capelli scuri della ragazza.
“Non ti ho detto una cosa, sei veramente splendida stasera.”
Le guance di Giulia si accesero.
Sorrise e gli diede un leggero e fugace bacio lontano da occhi indiscreti.
“Quel tizio assomigliava proprio a Dio.” disse lei.
Entrambi esplosero in una grossa risata che allontanò tutta la tensione.
“Si era proprio lui.”
 
Don’t think about the world
Stop blaming yourself, I know you do
Don’t think about the world
Just me and you, tonight

 

“Allora Padre John, le faccio fare una visita della casa a cominciare dalla camera da letto di mio figlio e della sua futura consorte.”
Appena queste parole arrivarono alle orecchie di Joe e Giulia si precipitarono all’unisono nella sala e trovarono Kevin, Greg, Paris e Danielle che ridevano di gusto nel vedere le loro facce.
“Divertenti.” Sbuffò Joe.
“Dai Joseph, era uno scherzo, papà voleva rifilare padre John anche a me e Danielle.” Disse Kevin alzando il calice di champagne verso un Joe esausto.
Greg chiamò John e entrambi presero Joe sotto le braccia e lo trascinarono via, per quattro chiacchiere da uomini.
Intanto Giulia corse dalle ragazze.
“Stanca?” disse Paris mettendo un bicchiere di champagne tra le mani di Giulia.
“Da morire. Per ora abbiamo superato i genitori di Joe, ed è già una gran vittoria.” Disse abbracciando Paris.
“Danielle, ma sei meravigliosa.” Si rivolse alla ragazza dalla pelle marroncina e un meraviglioso vestito panna che presto sarebbe diventata madre.
“Hai saltato completamente e fastidiosamente sobria.” Disse Danielle indicando il bicchiere di vetro pieno di acqua minerale che aveva tra le sottili mani. “Ma felice.”
“Facciamo un brindisi.” Disse Paris.
“A Giulia, e alle sue damigelle che non ancora scelto, ma che saremo noi, altrimenti le renderemo il matrimonio un inferno. Salute!” Scherzò Paris.
Giulia rise di gusto. Danielle e Paris erano le sue migliori amiche a New York ed erano delle persone fantastiche, sarebbero state certamente loro le sue damigelle. Un pensiero attraversò la mente di Giulia e nei suoi occhi balenò una sfumatura di tristezza.

 
 
Una mano toccò la sua spalla.
“Ti prego, fa che non sia Denise.” pensò Giulia prima di voltarsi.
La ragazza aveva un lungo vestito nero che le lasciava scoperta la schiena e i lunghi capelli biondi le cadevano sul petto.
Gli occhi vispi e verdi di Alice squadravano Giulia sorpresi e l'esile biondina sfoderò il suo sorriso più dolce e più emozionato nel rivedere la sua migliore amica.
“Oddio, la mia mangiabaguette!” urlò Giulia saltandole al collo e stringendola con tutta la forza che poteva.
“Un uccellino mi ha detto che nella grande mela serve una damigella d’onore.”
“Perfetto, quindi hai portato François per farmi da damigella d’onore?”
Risero come solo quando erano insieme facevano.
L’intera sala si voltò a guardarle, ma alle due non importava.
 
 I don’t wonder why
It’s just the way it’s gotta be
I love that you care
Not know that you scared
It’s just us in this moment

 
Kevin si voltò di scatto verso Joe, che aveva la bocca serrata e il bicchiere ancora sulle labbra.
“Dovremmo..” disse.
“…avvisarlo?” continuò il fratello “Non so. Ho paura di come potrebbe reagire.”
“Io credo che non la prenderebbe così male. Non si vedono ne si sentono da due anni.”
“Appunto.” Disse Joe ingoiando il drink tutto d’un fiato e corse in un’altra stanza, per telefonare a suo fratello minore con le migliori intenzioni che ovviamente non avrebbero trattenuto il tornado di emozioni che si stava per scatenare all’interno di Nick alla notizia dell’arrivo di Alice in città.

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Capitolo 5
*** the smokers ***





”Rallenta.”
La maserati mordeva l’asfalto scuro.
Il ragazzo alzò ancora il volume della radio, cominciava a diventare davvero troppo alto.
“Amore, ho detto rallenta.”
La musica era solo una scusa, i suoi pensieri erano ancora più rumorosi.
Nick avvolse la mano sul cambio e lo spinse in avanti.
Più veloce ancora.
Serrò le labbra, aveva il volto scuro.
La ragazza dalla pelle chiara seduta al sedile del passeggero sospirò e si girò dal lato opposto.
Era successo qualcosa.
 
 
 
Alice prese un vassoio dalle mani del cameriere e corse furtivamente in cucina con la schiena ricurva.
Joe la seguì, e appena sentì i suoi passi nella cucina Alice sputò gli antipasti e fece cadere il vassoio nel lavandino con le mani che tremavano, per poi girarsi e assumere un aspetto naturale.
“Allora… come stai, Alice?” disse Joe.
“Ah, io sto bene, sono felice. Tu piuttosto, ora hai ottenuto quello che volevi.”
“In che senso?”
“Si, la sposi. Dovresti essere contento.”
“Certo che sono contento, sono al settimo cielo.”
“Già… ce l’hai fatta.” Disse l’esile ragazza con un tono accentuato di scherno.
“Alice ma di che diavolo parli? Non ti capisco.”
“Ah non capisci? Sei sicuro? Non sai quindi che con questo matrimonio riuscirai a portarla definitivamente via da me?”
“Non ho mai voluto separarla da te.”
“Menti.”
“E anche se fosse? Giulia ti ha sempre sostenuta, ti ha sempre sopportata e tu cosa hai fatto per lei? L’hai convinta a lasciarmi. Voi non siete amiche, tu ti sei solo approfittata di lei, della fiducia che ha riposto in te.”
“Ti sbagli di grosso, Joe. Perché se in questa stanza c’è qualcuno che si è sempre approfittato delle insicurezze di Giulia quello sei tu. Lei stava per finire sotto un auto per colpa tua, io non rischierò di perderla un’altra volta. Non per colpa tua.”
“Noi ci sposiamo perché ci amiamo.”
“Ti prego.” Sbuffò Alice. “Farle la proposta lo stesso giorno in cui tuo fratello e sua moglie hanno annunciato che diventeranno genitori. Tu ti sei sentito come se fossi rimasto indietro e allora hai voluto recuperare. Ma questa è una follia e stai trascinando giù con te anche lei.
Joe rimase ammutolito. Continuava a fissare alice con la bocca semi aperta ma non riusciva a proferire parola. Per un nanosecondo nel suo cervello si fece strada una piccola domanda, che fu subito spazzata via forse perché semplicemente non voleva rifletterci sopra. Non in quel momento.
Alice aveva le braccia conserte, stava per riprendere ad urlargli contro quando il suo volto cambiò repentinamente e cominciò a sorridergli con apparente gentilezza. Joe era confuso, ma capì appena vide Giulia avanzare verso di loro con un enorme sorriso.
 
Oh, le due persone che amo di più al mondo, insieme.” esultò Giulia avendo trovato finalmente qualcuno di gradito a quella festa.
Alice le rivolse lo stesso sorriso e Joe le mise il braccio attorno al collo e le diede un bacio sulla fronte, lanciando uno sguardo di sfida alla ragazza bionda che rispose con una smorfia.
 
“Amore, vado fuori a fumare, torno subito.” Disse Nick tirando fuori un sigaro dal taschino della giacca.
Olivia gli fece un cenno con la testa e lo guardò allontanarsi.
Nick era arrivato alla festa da due ore.
L’aveva solo intravista.
Non riusciva nemmeno a descrivere il turbine di emozioni che aveva nello stomaco quando la vide ridere mentre parlava con sua cognata. Peggio della sensazione di avere uno schiaffo in faccia e subito dopo un bacio.
Un bel sigaro, nel silenzio dell’esterno di quella grande casa isolata, gli avrebbe solo fatto bene.
Uscì.
Ma la prima cosa che vide fu il suo più grande incubo, il suo sogno ricorrente, il suo pensiero assillante.
Era bella oltre ogni immaginazione.
“Ciao Nicholas.” sorrise, con la sigaretta tra le labbra rosee e quell’aria da donna che non te la saresti mai aspettata da una come lei.
Dopo qualche secondo di shock, Nick le sorrise e si sedette sul portico, silenziosamente, di fronte a lei.
Lui si accese il sigaro.
“Mi fai accendere?” Chiese la voce delicata di Alice.
Che senso aveva uscire a fumare senza accendino? Quasi lo avesse aspettato. Quasi fosse solo una scusa per stare un po’ da soli fuori da quell’immensa casa, dalla baraonda di quella gente sconosciuta.
Alice fumava avidamente, aprì la borsetta e Nick ci buttò un occhio e intravide due pacchetti di sigarette vuoti.
“Ti fa male fumare così tanto.” Gli disse lui.
Alice amava tanto ascoltarlo parlare, la faceva impazzire la sua voce, sempre calma, profonda, dolce.
Sorrise.
“Non puoi fare la parte del fratello maggiore. Non tu. Non con me.”
Uno sguardo di intesa. Una leggera scintilla.
“Quello che vedo non mi piace per niente. Un sigaro? Tu? Il tuo medico non farebbe i salti di gioia, caro il mio diabetico.”
“Occhio non vede cuore non duole.”
“Stiamo facendo una gara a chi si rovina prima per caso?”
Lei gli soffiò leggermente il fumo in viso.
Ridacchiarono.
“Beh, se è così, stai vincendo Alice, come al solito.”

 

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